Stop breathing when I think I lost you

di Echo85
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm sorry for your pain ***
Capitolo 2: *** Make me feel alive ***
Capitolo 3: *** Feels like home ***
Capitolo 4: *** Lost without you ***
Capitolo 5: *** Shattered ***
Capitolo 6: *** Rebirth ***
Capitolo 7: *** You take my breath away ***
Capitolo 8: *** Everything I've done, I've done it for you ***
Capitolo 9: *** My true love, my whole heart ***
Capitolo 10: *** I wanna spend the whole life in your eyes ***



Capitolo 1
*** I'm sorry for your pain ***


NOTE: Salve a tutti, questo è il mio ingresso in questo fandom e rappresenta anche la prima ff in assoluto.


DISCLAIMER: Questi personaggi non mi appartengono. Tutti i diritti sono riservati al legittimo proprietario del copyright: la BBC. Non ho fini di lucro.
 

***







Era stato tutto così veloce.
Un momento prima stavano battibeccando come al solito, mentre tornavano verso Camelot insieme ai fidati cavalieri e un attimo dopo erano stati attaccati. Arthur era stato tirato giù dal cavallo. Merlin era sceso di fretta e vedendo un assalitore dirigersi verso il re, aveva urlato il suo nome, ma invano. Era stato così costretto ad allontanare il pericolo usando la sua magia.
Era sempre contento di essere utile anche senza l’utilizzo delle spade.
Come spesso succedeva, grazie al suo intervento si era evitata una tragedia, ma il fatto che la sua priorità fosse la salvezza del re, lo aveva messo anche questa volta, in pericolo. 
All'improvviso un uomo era spuntato dal nulla e lo aveva colpito così forte da farlo stramazzare al suolo, stordito e incapace di compiere qualsiasi movimento.
Fu questa l’immagine che Arthur si trovò davanti quando, liberatosi dell’avversario, si era girato per assicurarsi che Merlin stesse bene.
I suoi occhi si spalancarono, mentre sconvolto e spaventato, guardò il suo servo a terra completamente inerme.
Quella vista gli provocò una fortissima stretta al cuore. Corse immediatamente verso di lui.

“Merlin? Merlin?".

Come risposta ricevette solo un veloce sguardo colmo di dolore.
Era sveglio, ma la grande botta gli aveva tolto il fiato e quindi non riusciva a respirare e tanto meno a parlare. Il fatto che non avesse perso conoscenza gli diede immediato sollievo, ma il vederlo soffrire così tanto gli provocò un’insopportabile angoscia che ovviamente cercò di nascondere, non solo al giovane, ma anche a sé stesso.
Lo aiutò ad alzarsi e gli mise un braccio sulle spalle, dandogli così la possibilità di appoggiarsi completamente a lui e con l'altra mano gli andò a cingere delicatamente il polso.
I cavalieri erano ancora nel bel mezzo del combattimento e così lui riuscì ad allontanarsi senza che fossero presi di mira da altri assalitori.
Camminò per un po’ cercando di allontanarsi il più possibile dal quel luogo pericoloso, ma poi fu costretto a fermarsi per riprendere fiato.
Depose delicatamente Merlin sul tronco di un albero, appoggiandosi a sua volta mentre respirava affannosamente.
Guardò il giovane pallido e sofferente, ma non si stupì nel sentire il ragazzo scherzare nonostante la sua condizione.

“Sono davvero arrabbiati, dovrebbero sfogarsi”

Arthur lo guardò con un’espressione piena di dispiacere. “Lo hanno appena fatto. Su di te.”
E poi allontanò lo sguardo sentendosi terribilmente in colpa.
Lo portava sempre con lui, verso tutti i pericoli in cui ogni giorno potevano imbattersi. E lo faceva sapendo che non possedeva le capacità di un cavaliere. E lo faceva sapendo che non era nemmeno protetto dall’armatura.
Doveva però ammettere che cercava di tenerlo sempre il più vicino possibile a sé.
Era lui la sua armatura.
Ogni volta che c’era un pericolo in agguato, lo afferrava per la giacca e lo trascinava dietro al suo corpo o comunque verso il lato più sicuro.
Oltre a proteggere Camelot, oltre a proteggere sé stesso, il suo dovere era anche preservare quel giovane uomo che non aveva mai esitato a buttarsi nell’inferno per salvare la sua vita.
Era per questo che si sentiva così responsabile, si disse, ignorando la stretta al cuore che suggeriva che quello non fosse l’unico motivo per cui, quando erano nei guai, pensava prima di tutto a assicurarsi che Merlin fosse sano e salvo.
Era ora di smettere di pensare.
Il respiro era tornato regolare e quindi avrebbe potuto rimettersi in marcia. Mise di nuovo il ragazzo nella stessa posizione di prima e, ignorando quella sensazione di benessere che provava sentendo quel corpo stretto al suo, proseguì.






***





Merlin non si aspettava che sarebbe andata a finire così. Quando aveva visto quell’uomo in procinto di colpire il re, aveva agito come sempre pensando al bene di quest’ultimo.
Soddisfatto di averlo salvato per l’ennesima volta, constatando che ormai l’avversario con cui Arthur stava combattendo fosse ormai a terra - e che anche i cavalieri se la stessero cavando bene come sempre - aveva pensato di averla scampata anche quel giorno.
All’improvviso, invece, aveva sentito gli zoccoli di un cavallo sempre più vicini a lui, si era girato immediatamente, ma era stato troppo tardi. Qualcuno era arrivato alle sue spalle colpendolo talmente forte da farlo finire a terra, frastornato e dolorante.
Le sue palpebre si erano chiuse a causa delle terribile fitte, ma era cosciente e questo era un buon segno.
Aveva deciso di provare a muoversi, ma nel frattempo aveva sentito urlare il suo nome e dopo un attimo due mani stavano tastando gentilmente le sue spalle. 
Aprì gli occhi e vide il viso del re a pochi passi da lui. La sua espressione era talmente piena di preoccupazione che Merlin ne rimase profondamente colpito. Sembrava davvero sconvolto, ma non poteva essere per lui. Sicuramente era stata la sorpresa di quell’assalto improvviso oppure uno dei cavalieri era stato ferito gravemente.
Provò a dirgli qualcosa ma era senza fiato e così richiuse gli occhi, non prima di aver visto l’espressione di sollievo disegnarsi sul viso di Arthur quando i loro sguardi si erano incontrati.
Si disse che probabilmente aveva perso la lucidità e che stava semplicemente assistendo a quello che desiderava vedere e non quello che stava succedendo davvero.
Quando però si sentì sollevare e sentì il corpo del re così vicino al suo, divenne ancora più confuso… forse era svenuto e stava solo sognando.
Non gli importava più, decise di abbandonarsi a quel calore e smettere di pensare.

Avevano camminato per un po’ quando si sentì allontanare dal corpo dell'altro e avvertì quelle mani scendere sulla sua vita per adagiarlo meglio contro un albero.
Aprì nuovamente gli occhi accorgendosi che, seppure ancora con fatica, era in grado di parlare.
Guardò l’uomo al suo fianco a sé e gli sembrò di vederlo ancora preoccupato.
La situazione gli sembrava così strana che cominciò a sentirsi in imbarazzo e questo lo portò a fare una battuta. Era sicuro che in questo modo avrebbe visto il re sorridere, ma così non fu. Anzi, lui gli rispose in modo così cupo e con un tono di voce così serio, da rendere la sua confusione ancora più grande. Alla fine era stato lui quello che si era trovato a sorridere per nascondere il suo turbamento.
Vide il suo sguardo perdersi nel vuoto e si chiese a cosa stesse pensando, non potendo nemmeno lontanamente immaginare quali fossero le sue considerazioni.
Si stava chiedendo questo, quando Arthur gli disse che era ora di continuare.
Merlin sperò che gli avrebbe permesso di aggrapparsi di nuovo al suo corpo come aveva fatto prima e quando, inconsapevolmente, il re esaudì la sua speranza, il ragazzo chiuse gli occhi godendo di quella sensazione di pace che, nonostante la sofferenza fisica, lo avvolgeva totalmente.
 




NOTE: Dato che non sono pratica, se dovessi avere sbagliato il rating, le note o altre cose, mi potreste avvisare? Grazie.

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Capitolo 2
*** Make me feel alive ***


Ormai il sole era tramontato da un tempo e finalmente si trovavano lontani dal pericolo.
Visto che al buio non avrebbe potuto comunque continuare, Arthur decise di fermarsi per riposare.
Si diresse verso l’interno di una radura e, vedendo la sofferenza di Merlin, provò a tranquillizzarlo dicendogli che dopo una notte di riposo sarebbe sicuramente stato già pronto per lucidare la sua armatura.
Arrivato a un punto ben riparato dagli alberi, il re si fermò e s’inginocchiò al fianco del giovane ferito per controllare la gravità del suo stato.
Gli lanciò uno sguardo veloce e ne ebbe di riposta un altro molto profondo, ricco di attesa.
L’intensità che vide in quegli occhi lo scosse a fondo, tanto che distolse il proprio il più velocemente possibile.
Delicatamente, con le mani che gli tremavano, allargò i lembi della tunica di Merlin scrutando il suo petto. Guardò un istante ma poi, vedendo la pelle così violacea e rigonfia, i suoi occhi si allontanarono rivolgendosi di nuovo a quelli del ragazzo.
Era però necessario controllare e così riportò l’attenzione su quel torace livido.
Si passò velocemente la parte superiore della mano sulle labbra e, guardando nel vuoto, rispose alla tacita domanda che il suo servitore aveva nascosto nello sguardo. 

“Ho visto di peggio. Senza dubbio, ho visto di peggio”,

“Su un cadavere?” si sentì rispondere, mentre sistemava i lembi della tunica.

Prese la mano di Merlin e ci appoggiò la propria sopra sperando che lui non si accorgesse che stava tremando. Infine le portò sul quel magro busto per tenere la giacca ben attaccata al suo corpo e impedire così che entrasse il freddo.
Ciò che sentì quando la propria pelle sfiorò quella dell’altro, lo sconvolse talmente tanto che allontanò immediatamente la sua mano nuda per sostituirla con quella che ancora indossava il guanto. Almeno così non sarebbe rabbrividito e non avrebbe avvertito quella sensazione di calore così potente che lo scombussolava nel profondo.
Non aveva mai avuto un contatto fisico così prolungato e così intenso con il suo giovane servitore.
Era da un po’ di tempo che aveva cominciato a sentirsi, non sapeva nemmeno lui come definirlo… a sentirsi… diverso. Sì, diverso nei suoi confronti.
Nonostante questo, però, aveva sempre fatto finta di niente.
Ripensò al loro primo incontro. 
Quando lo aveva visto era rimasto stupito dal coraggio di quel ragazzino che lo aveva affrontato per difendere uno sconosciuto. La cosa più strana poi, era che avesse continuanto a insultarlo anche quando aveva scoperto chi fosse realmente.
Lui lo aveva nascosto certo, ma ciò lo aveva davvero affascinato ed era stato proprio questo il motivo per il quale, quando lo aveva incontrato per strada la seconda volta, lo aveva subito provocato.
Anche in quel caso Merlin si era dimostrato senza paura, forse un po’ incosciente, ma coraggioso come pochi.
Era semplicemente se stesso ed esprimeva il suo punto di vista, indipendentemente da chi avesse davanti. Lo aveva trattato come un uomo qualsiasi, non un appartenente alla famiglia reale e lui aveva apprezzato la sua sincerità e la sua schiettezza.
Quando al banchetto, si era accorto che fosse stato proprio lui a salvarlo, era rimasto completamente sorpreso. Nonostante avessero iniziato malissimo, lui non aveva esitato a salvargli la vita.
La decisione di Uther di renderlo il suo servitore personale, lo aveva scioccato molto meno rispetto a quello che aveva mostrato; aveva il presentimento che si sarebbe davvero divertito in sua compagnia.
I giorni poi erano passati e si era reso conto di aver a che fare con un vero incapace. Un incapace che lo serviva lealmente ma che continuava a trattarlo come fosse un uomo qualsiasi, che lo insultava e che gli rispondeva per le rime incurante di avere davanti il figlio del re.
Arthur si lamentava continuamente di lui, ma gradiva tanto questa sua caratteristica perché allietava le sue giornate e perché sapeva che almeno la sua opinione fosse sempre obiettiva.
All’inizio il fatto che fosse così sbadato lo irritava, successivamente, invece, aveva cominciato a farlo sorridere. Per lui era ancora un imbranato, ma un imbranato adorabile.
In seguito poi, era successo qualcosa di speciale e totalmente inaspettato.
Aveva parlato con Merlin di argomenti profondi e seri e la sua risposta lo aveva completamente sorpreso. La sua saggezza lo aveva lasciato a bocca aperta.  
Era così giovane, così smemorato eppure così saggio.
Da quel giorno le occasioni per rimanere sbalordito dalle sue parole erano state tante e così lui aveva smesso di stupirsi.
Il ragazzo sapeva sempre che cosa dire e ogni volta lo diceva al momento giusto. Riusciva a farlo ragionare come nessun altro sarebbe mai stato in grado di fare, era capace di tirargli su il morale quando era confuso o triste e ben presto si era reso conto che la sua opinione era diventata talmente importante che sempre più spesso aveva avvertito la necessità di chiedergli consigli.
Aveva così percepito nel suo cuore che quel giovane uomo non era più semplicemente il suo servitore. Era diventato il suo primo caro amico.
Nessuno lo sapeva, ma per lui provava stima, ammirazione e puro affetto. Non c’era persona che lo conoscesse come e quanto facesse Merlin e lui era felice di questo.
Da un po’ di tempo però quell’affetto era diventato molto intenso, rendendolo davvero confuso. Così confuso che non aveva avuto il coraggio di approfondire ciò che provava e si era quindi costretto a non dare ascolto ai suoi sentimenti.
Era ancora all’inizio, nella fase in cui fare finta di non “sentire”, era ancora possibile.
Quel giorno, però, era difficile continuare a non ammettere la verità.
Si sentiva fragile e frastornato e la paura che potesse perderlo, aveva permesso alle barriere che aveva costruito dentro di sé per proteggersi da ciò che provava, di crollare. Tutto questo lo aveva reso vulnerabile come non si era mai sentito prima.
Cosa gli stava succedendo?
Non poteva permettere che Merlin sospettasse qualcosa e così si obbligò a comportarsi come sempre, rispondendogli come sapeva che lui si sarebbe aspettato.

“Non morirai Merlin, non essere codardo”, gli disse, allontanandosi da lui.

“Se morissi, tu mi chiameresti eroe?”

Arthur non voleva nemmeno sentire quella parola, gli veniva la nausea solo al pensiero. 
No, quell’idiota non sarebbe morto. Non poteva abbandonarlo. Gli rispose con uno sguardo che nascondeva il terrore di poterlo davvero perdere.

“Probabilmente sì”.

“Ma finché sarò vivo, sono un codardo”, ribadì, volendo fargli notare quanto contorta fosse quella logica.

Quante bugie che stava raccontando. Merlin era sempre stato così coraggioso e forte e lui avrebbe voluto confessarglielo.

“E’ così che funzionano le cose, temo…si ha la gloria quando non saremo più qui, per poterla apprezzare”, rispose invece.

“Sempre che non tu non sia il re."

Arthur sorrise interiormente perché finalmente aveva di nuovo davanti il suo servo con la lingua tagliente, non più il ragazzo sofferente che faticava a reggersi in piedi. Significava che le sue condizioni fossero migliorate e questo lo riempì di sollievo.

“Dai, ci dovranno pur essere dei vantaggi”

“Hai davvero un ottimo servitore”

Questa volta non dovette riflettere su cosa dire, le parole uscirono senza che riuscisse a fermarle, direttamente dal suo cuore.

“Hai ragione”, soffiò in sussurro.

“Ce l’ho”, continuò, guardandolo intensamente.

“Un servitore estremamente coraggioso”, proseguì, imbarazzato distogliendo lo sguardo.

“Incredibilmente leale e, a essere onesti, per niente codardo”, terminò, ritrovando il coraggio di tuffarsi in quegli occhi splendenti ancora una volta. Ma gli divenne impossibile reggere quello sguardo che sembrava possedere il potere di trapassarlo e così, dopo aver deglutito nervosamente, tornò a scrutare il vuoto, lasciando Merlin per un attimo senza parole.

 “Grazie per avermi salvato la vita”, si sentì dire, dopo alcuni istanti di silenzio.

Arthur vide così tanta gratitudine nei suoi occhi, ma lui sapeva di non meritarla. La colpa di quello che era successo, era soltanto sua.

“Avresti fatto lo stesso per me”

E l’hai fatto. Un’infinità di volte, aggiunse mentalmente.
Era Merlin che meritava tutta la sua riconoscenza, ma non era mai riuscito a trasmettergliela e non lo aveva mai ringraziato a parole come avrebbe dovuto.
Sperò che almeno con i gesti fosse riuscito a fargli capire un po’ quanto gli fosse grato, ma in fondo sapeva che non poteva essere abbastanza.







NOTE: Ci ho tenuto descrivere bene i sentimenti che avrei voluto avessero provato nei momenti che abbiamo visto nello show, perché mi servono come introduzione alla parte centrale della storia. Può essere noioso leggere racconti di scene viste, ma ho voluto raccontarle dal punto di vista di due innamorati, descrivendo anche i loro pensieri e, purtroppo, questo non l'abbiamo visto. -.-

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Capitolo 3
*** Feels like home ***


Merlin avvertiva il bisogno di stendersi per riposare. Stava per dirlo ad Arthur quando, dai suoi movimenti, capì che lui stava pensando la stessa cosa.
Si sentì appoggiare gentilmente a terra e, finalmente a contatto con il suolo, sospirò, chiudendo gli occhi.
Quando dopo un attimo li riaprì, si accorse che il re era chino su di lui e vide le sue mani tendersi verso il suo corpo.
Comprese che fosse in procinto di controllargli la ferita e il solo pensiero gli fece battere il cuore all’impazzata.
Con le labbra semi aperte, alzò lentamente lo sguardo verso quel viso così vicino. Uno sguardo carico di quel desiderio che teneva da tempo dentro di sé, ma che ora sentiva pulsare violentemente.
Scorse le dita di Arthur spostare i lembi della tunica mentre i suoi occhi erano fissi sul suo petto. Dalla sua espressione capì che non era per niente bello quello che aveva visto, ma in quel momento a lui non importava di ciò che gli era successo perché era troppo frastornato da ciò che stava provando.
Non aveva mai avuto un contatto così ravvicinato con il re.
Erano ormai mesi che si era reso conto di provare per lui qualcosa che andava oltre l’ammirazione, oltre l’amicizia.
Quando lo aveva conosciuto, non gli era piaciuto per niente.
Arrogante, presuntuoso e superficiale: il ritratto del genere di persona che Merlin non sopportava.
Poi, però, conoscendolo, aveva scoperto in lui tanti lati che, per la maggior parte del tempo, teneva nascosti.
Aveva così compreso che dietro quell’aria da duro, si nascondeva un uomo di grandi valori, sentimenti e soprattutto di buon cuore. Rimaneva pieno di difetti certo, ma aveva anche tanto di positivo e lui lo avevo visto con i propri occhi e sentito con il proprio cuore.
Gaius gli ripeteva sempre che era unicamente merito suo e che non solo era riuscito a permettere ad Arthur di tirare fuori queste qualità, ma che lo aveva decisamente migliorato grazie alla sua speciale anima.
Lui, modestamente, gli rispondeva che l’uomo queste doti le aveva dentro da sempre e che lui non aveva fatto niente di particolare; era stato semplicemente sé stesso comportandosi come sentiva.
E il medico gli sorrideva scuotendo la testa, sapendo che il giovane mago non si sarebbe mai reso conto che non si trattava di fare o no qualcosa di speciale. Lui era speciale.
Merlin però era così umile da non comprendere quanto fosse immensa la sua grandezza.
E così, giorno dopo giorno, l’antipatia che il ragazzo provava per quello che aveva sempre definito un cretino, si era trasformata in ammirazione. Ammirazione che a sua volta si era trasformata in affetto e affetto che a sua volta si era tramutato in amore.
Sì, Merlin lo amava come e quanto non aveva mai amato nessuno.
In un modo totale e viscerale, con ogni fibra del suo essere. Amava la sua mente e amava il suo cuore.
Quando aveva cominciato a sentire questi nuovi sentimenti nascere dentro di sé, ne era rimasto sconvolto, ma non aveva finto di non sentire quel turbamento. Si era dato immediatamente  dello stupido, certo, ma aveva subito ammesso la verità con sé stesso.
Lui era così. Non poteva nascondere niente al suo cuore, non riusciva a raccontarsi bugie.
E adesso si trovava in quella strana situazione con il re così vicino che gli lanciava sguardi preoccupati.
Lo guardò e all’improvviso si sentì mancare il fiato: le sue dita erano scese sopra le sue e sentire quella pelle calda gli provocò un brivido. Quella mano era così grande, così forte ma lo stava toccando in modo così dolce e tenero, come se lo stesse accarezzando.
Stava assaporando quella sensazione meravigliosa di pace quando il re sostituì la sua morbida mano con quella che ancora indossava il guanto, interrompendo così l’emozione di Merlin.
Il giovane, per riprendersi, e per timore che Arthur si sarebbe potuto accorgere del suo sconvolgimento, si concentrò sulla sua salute. Tra una chiacchiera e l’altra si ritrovarono a discutere del fatto che essere re avesse dei vantaggi.
Il giovane mago gli fece presente che, tra quelli che possedeva lui, c’era anche quello di avere un ottimo servitore.
Si aspettava di sentire una grossa risata e invece Arthur lo sorprese completamente, dicendogli quello che avrebbe voluto sentire da tempo.
Le sue parole gli fecero aumentare i battiti, l’emozione gli salì prima alla gola e poi agli occhi, fino a che questi non diventarono lucidi.
Il tono di voce e l’espressione del re mentre, con sincerità, si apriva a lui lo avevano colpito tanto quanto le parole stesse. Era stata così inaspettata quella risposta, era stata davvero un colpo al cuore. Non sapeva proprio cosa rispondere.
Arthur aveva già volto il suo sguardo altrove, ma lui non voleva rimanere muto come un idiota.
 Fu tentato di rispondere con una battuta per togliere entrambi dall’imbarazzo. Avrebbe potuto dire: “Complimenti dal re?" Ok, sto davvero per morire”, ma l’uomo non l’aveva detto scherzando, era stato così serio.
Lo guardò con l’emozione che ancora vibrava in lui e, ansimando, lo ringraziò per avergli salvato la vita.

“Avresti fatto lo stesso per me”, ricevette come risposta.

 “Ora è meglio che riposiamo”, gli disse il re un attimo dopo,  senza riuscire a staccare lo sguardo dal suo.

Quante cose si stavano dicendo senza parlare.
Stavano esprimendo tutte le loro paure, i loro sentimenti, il loro desiderio.
Arthur stava pensando a quanto avrebbe voluto stringere quel ragazzo tra le braccia e accarezzargli dolcemente i capelli.
A quanto avrebbe voluto dirgli che sarebbe andato tutto bene e che lui non l’avrebbe mai lasciato solo.
Merlin stava desiderando che il re lo accogliesse sul suo petto e gli permettesse di abbandonare il corpo stremato contro il suo.
Sarebbe stata quella la sua medicina, pensò sognando ad occhi aperti.
O il suo veleno, si corresse ritrovando un po’ di lucidità. Per quanto meravigliosamente stesse quando i loro corpi erano vicini e nelle rarissime volte in cui l’uomo gli rivolgeva parole belle come quelle che gli aveva detto prima, sapeva che quel benessere non sarebbe stato altro che momentaneo.
Sapeva che più calore sentiva quando era con lui, più sarebbe stato grande il freddo che avrebbe sentito quando gli sarebbe stato lontano.
E poi questa provvisoria beatitudine avrebbe solo alimentato i suoi sentimenti che sarebbero diventati ancora più forti e intensi, rendendogli sempre più difficile e doloroso tenere tutto dentro.
Sì perché ovviamente il re non ricambiava i suoi sentimenti e poi la loro unione sarebbe stata ugualmente impossibile, pensò con tristezza.
Si guardarono ancora per un attimo, prima di abbandonarsi al sonno che stava sopraggiungendo.
Lo fecero con gli occhi pieni di sofferenza, quella sofferenza che non immaginavano nemmeno lontanamente stesse invadendo il  cuore di entrambi.
 
 
 
 



Grazie a chi ha messo la storia tra le seguite, le ricordate e le preferite e a chi semplicemente ha letto e continua a farlo. Sono ben accette anche le critiche. Non possono essere che costruttive, soprattutto visto che si tratta della mia prima ff. Grazie.

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Capitolo 4
*** Lost without you ***


La luce era da poco tornata quando Arthur si svegliò di colpo chiedendosi dove fosse.
Lanciò un’occhiata al ragazzo che giaceva a pochi metri da lui e gli si strinse il cuore a vederlo in quello stato.
Merlin stava visibilmente soffrendo ed era pallido come non mai.
Lo stava scrutando con quell’aria preoccupata, quando un forte rumore interruppe i suoi pensieri. Si alzò di scatto mentre la consapevolezza di essere stati raggiunti, gli invase la mente.

“Mi piacerebbe rimanere qui ancora a riposare, ma se rimanessimo altri dieci minuti, diventeremmo carne da macello”, disse sollevando Merlin.  

Adagiò quel corpo sulle sue spalle e, mentre con un braccio appoggiato sull’incavo del ginocchio dell’altro, lo teneva stretto a sé, con l’altro avvolgeva uno dei suoi polsi in una morsa leggera ma allo stesso tempo forte.

“Lasciami qui”

“Non è il momento di scherzare”


Merlin però insistette: ”Ti prego, lasciami qui”.

Il re si chiese come potesse anche solo pensare che l’avrebbe abbandonato lì, verso morte sicura.  

“Certo, come dici tu”, gli rispose continuando a camminare e sperando in cuor suo che davvero il suo servitore non lo credeva capace di fare una cosa simile.

Intanto non poté fare a meno di sentire quanto fosse bello avvertire quel corpo completamente su di sé, quel corpo che lo avvolgeva morbidamente trasmettendogli una sensazione di totale appagamento. Avrebbe voluto godere appieno quelle sensazioni, ma purtroppo non era il momento giusto per farlo.
Camminò fino ad arrivare all’imbocco di un sentiero e decise di addentrarsi in esso.
Sperava di allontanare il più possibile i mercenari, ma non fece nemmeno in tempo ad avanzare che invece se li trovò proprio di fronte.
Spalancò gli occhi e, comprendendo che avrebbe dovuto combattere, appoggiò Merlin a terra.
Sguainò la spada e si diresse verso di loro. Uno... due... tre... li batté, ma altri continuavano ad arrivare da ogni direzione.
Si girò e ne vide alcuni passare accanto Merlin per poi avanzare verso di lui. Sollevato che non avessero fatto nulla al giovane, si chiese però come avrebbe fatto a sconfiggerli tutti.
Erano palesemente troppi e il pensiero che non sarebbe riuscito a portare Merlin in salvo, si trasformò in terrore. Doveva fare il possibile.
Preoccupato ma pronto per affrontarli, si mise in posizione, e aspettò il loro arrivo.
Improvvisamente, però, sentì uno strano frastuono, come se le rocce che circondavano il sentiero, si stessero sgretolando.  
Guardò in alto spaesato e si accorse che enormi massi erano caduti bloccando il passaggio agli assalitori.  
Lo avevano salvato, ma avevano intrappolato Merlin dall’altro lato.

“Merlinnnnnnn”, gridò sconvolto, con gli occhi sbarrati, usando tutto il fiato che aveva in gola.

Si buttò verso i massi, cercando di spostarli con rabbia mentre continuava a urlare il nome del suo servitore.  
Quelli, però, erano troppi e spingere non servì a niente. Decise di cercare una strada che gli permettesse di tornare indietro al punto in cui aveva lasciato Merlin.
Com’era potuto succedere? Avrebbe dovuto proteggerlo, gli aveva promesso mentalmente che non l’avrebbe mai lasciato solo e invece lo aveva fatto, pensò affranto. 

Stava camminando velocemente già da parecchio, quando sentì dei cavalli in lontananza.
Guardò nella loro direzione e riconobbe i suoi cavalieri che nel frattempo si stavano avvicinando, riconoscendolo. Questi si accorsero subito che qualcosa non andava; il re era talmente sconvolto che non sembrava completamente lucido.
Gli domandarono cosa fosse successo, mentre Gwaine, preoccupato, chiese dove fosse Merlin. 
Arthur ordinò di dargli un cavallo e ci balzò sopra in un attimo, ordinando a tutti di seguirlo.  

“Che cosa è successo a Merlin?”, chiese Lancelot preoccupato, mentre avanzavano.

“Dobbiamo trovarlo.” Questa fu l’unica riposta che ricevettero.

Dopo vari tentativi riuscirono ad arrivare dall'altra parte dei massi, ma lui non c’era più.
Arthur sentì il cuore mancare un battito quando vide la roccia dove lo aveva appoggiato, completamente vuota.

“Merlin, Merlin” urlò, senza però ottenere risposta, prima di ordinare di perlustrare attentamente ogni angolo.  

Anche i cavalieri erano preoccupati per quel giovane che era sempre stato gentile con tutti loro, ma lo erano soprattutto Lancelot e Gwaine.
Merlin li aveva li aveva aiutati fin dal loro primo incontro, aveva fatto tanto per entrambi mostrando tutta la sua generosità e il suo altruismo. 
Ecco perché stavano cercando così scrupolosamente. Non solo perché gli era stato ordinato, ma perché desideravano trovare il loro amico.
Arthur intanto era sopraffatto dal dubbio che forse non l'avrebbe mai più rivisto. Solo immaginarlo, gli provocò una forte stretta al cuore. 
Era stato uno stupido, lo aveva sempre trattato male, non gli aveva quasi mai rivolto un complimento, non gli aveva mai detto ciò che realmente provava per lui. E forse ora sarebbe stato troppo tardi.  
A quel pensiero, la nausea s’impossessò di lui, facendolo sbiancare.
Sir Leon, che lo stava osservando, gli corse incontro chiedendogli come stesse e suggerendogli di tornare a Camelot.

“Sto bene, continuate a cercare”

Le ore trascorsero, senza che trovassero alcuna traccia.
Sir Leon tornò dal sovrano per farlo ragionare. Gli disse che era inutile continuare le ricerche e che sarebbe stato meglio tornare al castello per radunare più uomini.
Arthur capì che le possibilità di trovarlo sarebbero aumentate se ci fossero stati più cavalieri a perlustrare la zona e ordinò la ritirata.
A quel punto si diressero verso Camelot, tutti preoccupati e persi nei loro pensieri.
Intanto i sensi di colpa stavano divorando Arthur. Si sentiva così vuoto.
L’assenza di Merlin era così forte, e paradossalmente, così rumorosa.  
Quel silenzio era talmente pesante che sembrava urlare il fatto che lui non gli fosse accanto come ogni volta che tornavano a casa.  
Gli mancava già e il pensiero che potesse essere stato l’ultimo giorno in cui l'aveva avuto accanto, lo faceva impazzire.



***





Dopo una notte travagliata, Merlin si svegliò a causa del forte dolore al petto. Le sue condizioni erano peggiorate e si sentiva incredibilmente debole.
Stava riflettendo sul fatto che sarebbe stato impossibile usare la magia in quelle condizioni, quando sentì un rumore di cavalli in lontananza. Spaventato, si girò verso Arthur e si accorse che anche lui l’aveva udito.
Lo sentì borbottare qualcosa e un attimo dopo si ritrovò sopra alle sue spalle. Sconvolto da quel contatto così esteso con il corpo dell’altro, ma ignorando quella sensazione di serenità e calore che lo stava pervadendo, gli supplicò di lasciarlo lì.
Dovendo portare sulle spalle il suo peso, Arthur avrebbe ovviamente rallentato il passo e lui non voleva essere d’intralcio per la sua salvezza.
Il re gli rispose facendogli intendere che non fosse nemmeno una cosa da prendere in considerazione e lui si sentì scaldare il cuore pensando quanto grande sarebbe stata la sua delusione, se invece avesse acconsentito.
Nonostante il dolore fosse forte stava meravigliosamente bene accovacciato su quella spalla possente e con quelle mani grandi e forti sopra il suo corpo. Si sentiva così al sicuro.
Purtroppo, però, quella sensazione durò poco.
Arthur aveva dovuto appoggiarlo al suolo per combattere contro i mercenari che li avevano raggiunti.
Merlin era a terra e non poteva fare altro che stare a guardare. Si sentì così impotente.
Guardò Arthur difendersi e vincere, ma poi si accorse che gli avversari erano diventati troppi per essere battuti da un solo uomo.
Capì quindi che avrebbe dovuto provare a usare la magia. Doveva sforzarsi e doveva riuscirci, si disse.
Agì immediatamente nonostante la consapevolezza che, per salvare il re, stesse sacrificando sé stesso.
E così, a fatica, riunì le poche energie che gli erano rimaste e pronunciò parole magiche mentre i suoi occhi sofferenti, si coloravano di un caldo dorato. Un istante dopo vide i massi sprofondare al suolo. Ce l’aveva fatta.
Arthur era salvo e questa era la cosa più importante, pensò sentendo le sporche mani di quei delinquenti sul suo corpo, mentre, stremato, perdeva i sensi.  
 
 
 
 

***

 
Appena arrivato a Camelot, Arthur aveva fatto chiamare tutti gli uomini che aveva a disposizione e li aveva mandati a cercare Merlin insieme ai suoi fidati cavalieri. Aveva insistito per andare con loro ma suo zio Agravaine glielo aveva impedito.
Gli aveva ricordato che, sebbene lui non sembrasse rendersene conto, era il re e il re non poteva certo partire per andare a cercare il suo servitore.
Secondo la sua opinione l’avrebbe tutti definito debole. Lo avrebbero incolpato di abbandonare il regno rischiando la vita.
Arthur aveva risposto urlandogli che Merlin non era un semplice servo, che gli aveva salvato la vita tante volte e che non lo avrebbe abbandonato.
Agravaine, sorpreso per la sua reazione e per le sue parole, aveva replicato che non l’aveva abbandonato dato che aveva mandato tutti i suoi uomini a cercarlo.
Poi, vedendo lo sguardo addolorato e confuso del nipote, gli aveva detto che avrebbe raggiunto gli altri per aiutarli nella perlustrazione della foresta.
Arthur si trovò così finalmente solo con il suo dolore. Andò nelle sue stanze e si buttò sul letto, stremato. Si guardò intorno e il dolore divenne ancora più pulsante nel suo cuore.
Gli sembrava di vedere Merlin in ogni angolo.
Merlin che gli sorrideva, Merlin che lo insultava, Merlin che lo fissava intensamente con i suoi meravigliosi occhi, Merlin che gli parlava con tutta la sua bontà e saggezza.
Quanto avrebbe voluto averlo lì accanto. Aveva così bisogno che lui lo confortasse, ma come poteva farlo se questa volta era proprio a lui a rappresentare il motivo del suo strazio?
A un tratto sentì bussare e si alzò immediatamente sperando di ricevere buone notizie.
Purtroppo era solo un servo che gli comunicò che gli uomini del consiglio avevano richiesto la sua presenza perché c’erano questioni urgenti da risolvere.
Arthur voleva stare da solo, ma pensò ai suoi doveri e capì che gli sarebbe stato utile tener e la mente occupata perché altrimenti sarebbe impazzito.
Si diresse nella sala delle assemblee e si sedette al suo posto con espressione grave. Provò a concentrarsi su ciò che gli stavano esponendo, ma fu completamente inutile.
A ricordargli costantemente ciò che era accaduto, era il suo cuore. Gli doleva incredibilmente, sembrava stesse urlando tutta la sofferenza che lo stava consumando. In quel momento desiderava solamente dormire.
Dormire per non sentire quella morsa stringergli il petto, dormire per avere l’impressione che il tempo sarebbe passato più in fretta.
E invece era obbligato a rimanere lì, fingendo di prestare attenzione, sotto lo sguardo attonito degli altri membri del consiglio che non comprendevano il perché non parlasse e sembrasse così lontano.
Dopo tempo passato in quelle condizioni, la porta si aprì improvvisamente. Arthur sperò con tutto sé stesso di scorgere Merlin accanto ad Agravine, ma così non fu.
Vedere la sua speranza infrangersi, rese la stretta intorno al cuore ancora più asfissiante.

“Abbiamo setacciato la foresta”, disse lo zio guardandolo.

“Setacciatela di nuovo”, ripose lui.

Agravine avanzò nella sua direzione mentre Sir Leon disse che non c’era alcuna traccia del servitore.
A quel punto il re si toccò il naso con nervosismo e poi la mano scese a coprirgli gli occhi come se volesse rifiutare quella terribile notizia.
Nel frattempo lo zio, che era arrivato al suo fianco, appoggiò qualcosa sul tavolo e, riferendosi al fatto che non avevano trovato nessuna traccia, disse: “Nessuna a parte questa”.

Vedendo un brandello della giacca di Merlin, Arthur sentì il cuore frantumarsi in mille pezzi.
Stava fissando pietrificato quel pezzettino di stoffa, quando sentì la voce di Agravaine:
 “Arthur… Merlin è scomparso… mi dispiace che tu abbia perso un uomo così leale e…”gli stava dicendo, ma il re non voleva sentire quelle parole.
Se le avesse sentite pronunciare gli sarebbero parse vere. Quella drammatica situazione gli sarebbe sembrata reale e non avrebbe più avuto l’impressione che fosse solo un dannato incubo.
Gli fece quindi cenno di tacere e si alzò dirigendosi verso la porta, lasciando interdetti tutti i presenti.
Nessuno si era accorto che aveva preso tra le mani l’unica cosa che gli restava di Merlin e che la stava stringendo come fosse la cosa più importante e preziosa che avesse mai avuto.
"Non può essere…non può essere…non può essere”, urlava la voce dentro di lui, mentre abbandonava la sala.
 


***





Era notte e Merlin fu svegliato da un secchio d’acqua rovesciato in pieno viso.
Ansimando, aprì gli occhi e si trovò di fronte uno sguardo feroce che lo scrutava malignamente. Si guardò intorno e si rese conto di essere in una caverna e di avere i polsi e le caviglie legate.
Era esausto, il petto gli faceva ancora male ed era ancora completamente privo di forze. Non sarebbe mai riuscito a usare la magia in quello stato. E se quell’uomo l’avesse ucciso?
A questo pensiero, l’angoscia s’impossessò di lui.
Non avrebbe più visto Arthur.
Lui non avrebbe mai saputo quanto tenesse a lui, non avrebbe mai saputo dell'esistenza dei suoi poteri, non avrebbero più potuto compiere insieme quello che sembrava essere il loro destino.
Calde lacrime cominciarono ad affacciarsi nei suoi occhi. Si sentiva così perso, così vuoto, senza Arthur al suo fianco.
Il pensiero che avrebbe potuto non vedere più il suo viso, il pensiero che non sarebbe invecchiato con lui come aveva sempre sperato, gli trafisse il petto provocandogli una fitta dolorosa che gli attraversò tutto il corpo, facendolo tremare.

“Signorino”, sentì urlare. “Sei caduto di nuovo nel mondo dei sogni?”. Merlin guardò l’uomo con rabbia e gli chiese cosa volesse da lui.

Il malvivente scoppiò in una fragorosa risata. “Che cosa voglio?”

“La testa del re", tuonò, con un tono di voce pieno d’odio.

Con sguardo determinato, il mago gli disse che non l’avrebbe mai avuta.
L’altro lo guardò crudelmente.  “Taci inutile schiavetto. Mi servi vivo, altrimenti ti avrei già ucciso”.

“P… perché ti servo? Che cosa vuoi fare?”
“Il sovrano sembra essere davvero preoccupato per la tua scomparsa. Ha continuato a cercarti per ore, ha mandato decine di uomini a perlustrare la foresta. Vuole trovarti. E ti troverà. Solo che io sarò qui ad aspettarlo.”

” I codardi dei miei compagni si sono spaventati e mi hanno abbandonato, ma io andrò fino in fondo. E’ chiaro?”, sbraitò l’uomo.

Mentre ascoltava ciò che Arthur aveva fatto per lui, il suo cuore aveva fatto una capriola donandogli un po’ di calore, ma dopo aver sentito il piano del bandito, si era raggelato di nuovo.
“Nooo” cominciò a urlare il mago, scalpitando.

 “Smettila, idiota. Potrei anche ammazzarti e far arrivare comunque il re fin qui, ma se il mio piano dovesse fallire e fossi obbligato a progettarne un altro, tu mi torneresti utile… quindi, finiscila! Non mi farai perdere la pazienza portandomi a ucciderti. La testa di Pendragon è troppo importante per me.”, gli disse quel delinquente, con voce carica di astio.

“Perché?”

“Spesso tocca ai figli espiare le colpe dei padri e ora toccherà ad Arthur pagare per quello che il suo dannato padre ha fatto. Ha distrutto il mio villaggio, ha ucciso tutti gli abitanti, solo perché pensava fosse abitato da stregoni. Hai capito idiota? La pagherà”, disse mentre strappava il fazzoletto che Merlin portava al collo e gli toglieva gli stivali.

Questa fu l’ultima cosa che il giovane vide prima di ricevere un colpo in testa talmente forte da fargli perdere i sensi.
 

 
 

 
 


NOTE: Anche se nella quarta stagione non è stato, purtroppo, presente, ho voluto inserire ugualmente il mio adorato Lancelot. Non perdonerò mai gli autori di aver ucciso un personaggio bello quanto lui, quindi ho voluto che, almeno qui, ci fosse.





Grazie a chi ha messo la storia tra le seguite, le ricordate e le preferite e a chi semplicemente ha letto e continua a farlo. Sono ben accette anche le critiche. Non possono essere che costruttive, soprattutto visto che si tratta della mia prima ff. Grazie.

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Capitolo 5
*** Shattered ***


Arthur si rifugiò nelle sue stanze e si sedette ai piedi del letto privo di forze. Tra le mani aveva ancora il lembo della giacca di Merlin e lo fissava come se stesse guardando lui. Lo stringeva in modo forte ma allo stesso tempo dolce, proprio come avrebbe voluto fare con il suo corpo.
Incredulo. Straziato. Confuso. Disperato. Arrabbiato. Impotente. Vuoto. Amputato.
Era così che si sentiva in quel momento.
Aveva perso l’unica persona con la quale si era sentito vivo, la persona che aveva dato un senso completamente diverso alla sua vita e che aveva colorato le sue giornate come nessuno era mai stato in grado di fare.
La persona che conosceva il vero Arthur e non solo il re di Camelot.
La persona che era in grado di infondergli pace e tranquillità anche quando era in procinto di affrontare la peggiore delle battaglie… lui aveva sempre rappresentato la sua “calma” durante la tempesta, il suo posto sicuro in mezzo alla bufera.
E ora tutte quelle sensazioni erano sparite, facendolo sprofondare in un gelido e buio baratro.
Si sentiva come se gli avessero portato via una parte del corpo, come se dentro di sé ci fosse solo oscurità. La luce che illuminava il suo cuore, si era spenta.
Che stupido che era. Era riuscito a confessare davvero ciò che provava solo ora, ora che lui se ne era andato.
Per capitolare aveva avuto bisogno di questo immenso dolore, di questo turbinio di sensazioni che si stavano dimenando nella sua anima, scuotendolo fino a permettere ai suoi sentimenti di venire a galla.
Quanto tempo aveva sprecato. Quante bugie. Quante omissioni.
E tutto a causa del suo orgoglio e della sua maledettissima posizione sociale, ma anche della sua mancanza di coraggio, del suo timore che dichiarandosi, invece di avvicinarlo, lo avrebbe allontanato più da sé.
Erano state tutte paure inconsce che non aveva mai affrontato, ma ora tutta la verità lo stava colpendo con chiarezza.  
Ora che era troppo tardi. Il suo Merlin non c’era più e non avrebbe mai saputo quanto fosse importante per lui. Se n’era andato pensando che lui lo ritenesse solo un semplice servo, anzi, un servo imbranato.
Desiderava cambiare le cose adesso che non era più possibile. Quando invece aveva avuto la possibilità, non aveva agito.
Si chiese cosa fosse successo se avesse avuto il fegato di confessare subito, a sé stesso, i propri sentimenti.
Probabilmente avrebbe comunque permesso ai propri doveri, alle proprie responsabilità e all'opinione degli altri, di condizionarlo.
Avrebbe dato più peso a questi, più peso a ciò che comportava essere re piuttosto che ai suoi sentimenti.
Avrebbe permesso agli altri di rubargli la propria esistenza e d'impedirgli di vivere come il suo cuore desiderava.
C’era però anche la possibilità che le cose sarebbero andate diversamente.
Se lui non fosse stato così orgoglioso, se non fosse così spaventato dai suoi sentimenti, se non fosse stato il principe e, poi il re, se non avesse dovuto vivere con il fiato di Uther sul collo, forse non avrebbe trattato Merlin così.
Gli avrebbe fatto capire quanto tenesse a lui, probabilmente non gli avrebbe confessato di amarlo, ma almeno gli avrebbe fatto capire con chiarezza quanto grandi fossero l'affetto e la stima che provava per lui.
Non glielo avrebbe dimostrato solo sporadicamente con gesti che Merlin poteva anche non aver interpretato nel modo giusto.
Non aveva mai maledetto la sua posizione sociale, come stava facendo in quel momento.
Essere nobile, essere re, aveva tanti vantaggi, ma significava anche vivere senza libertà.
Era come essere racchiuso in una gabbia, certo una gabbia dorata, ma pur sempre in gabbia.
Era così inutile pensarci adesso.
Si odiava con tutto sé stesso e si sentiva così in colpa, pensò, mentre si alzava e si dirigeva verso il letto.
Si buttò sul materasso come se fosse diventato un oggetto che non aveva più alcuna utilità.
Chiuse gli occhi e pensò a quel viso che aveva cominciato ad amare sempre di più, ricordò quella voce che avrebbe riconosciuto tra mille e si sentì impazzire al pensiero che non avrebbe più incrociato i suoi occhi e che non avrebbe più sentito quel suono rassicurante.
Quel “mai più” cominciò a martellargli la mente, togliendogli il respiro.
Il dubbio che con il tempo i ricordi sarebbero sbiaditi e lui non avrebbe più ricordato niente di lui, gli trafisse il cuore portandolo alla disperazione totale.
Aveva l’impressione di essere al buio, con un sacchetto sulla testa che gli opprimeva la gola, in una stanza talmente minuscola da rendere impossibile qualsiasi movimento. Gli mancava il respiro, si sentiva soffocare, impazzire.
Avvertiva un estremo bisogno di urlare, di distruggere tutto quello che aveva davanti, di strapparsi i capelli e la pelle.
Il suo cuore si stava sbriciolando e il suo corpo non riuscì più a contenere quello strazio.
Prese un cuscino tra le braccia e cominciò a urlare sfogando tutto il suo dolore ma soffocando quel suono straziante nel guanciale.
Quando non ebbe più voce, le lacrime che aveva trattenuto fino ad allora, cominciarono a uscire dai suoi occhi inondandogli il viso.
Tempo prima aveva detto a Merlin che nessun uomo meritasse le lacrime di un altro. Che stupido era stato anche in quella circostanza, pensò in un momento di lucidità.
Come in ogni occasione, anche quella volta aveva pensato di avere sempre ragione. Era convinto di sapere sempre tutto e invece non sapeva proprio niente.
Ora stava piangendo tutte le lacrime che forse non aveva mai pianto in tutta la sua vita e lo stava facendo per una persona che le meritava dalla prima all'ultima.
 

***


La luce del sole si stava affacciando timidamente su Camelot.
Poche ore prima il re aveva esternato tutto il suo dolore, fino a quando, annientato e sfinito, era scivolato in un tormentato sonno. Ora, però, stava cominciando a destarsi.
All'improvviso aprì gli occhi. Sbatté le palpebre ripetutamente e sentì un intenso tonfo al cuore.

“Merlin”, urlò con gli occhi spalancati, mettendosi a sedere velocemente.

“Merlin”, sussurrò poi con voce carica di strazio, sentendo la fitta al petto divenire sempre più dolorosa.

Il ricordo di tutto quello che era successo lo schiacciò talmente forte che, per un attimo, smise di respirare. Si rituffò all'indietro, stremato e privo di energie, chiudendo gli occhi e pensando che avrebbe voluto dormire ancora e poi ancora per non sentire quel lancinante tormento che sembrava spaccarlo in due.

“Toc, toc”, sentì dopo un istante.

“Avanti”, rispose sperando di vedere il viso di Merlin.

Dopo pochi secondi vide avanzare uno sconosciuto, che una volta avvicinatosi, gli s’inchinò dinanzi.

“Chi sei?”.

“Buongiorno maestà, mi chiamo George. Vostro zio mi ha incaricato di occuparmi delle vostre necessità e di esaudire ogni vostra richiesta. Sono il vostro nuovo servitore”, esordì questi.

Il re sbatté le palpebre più volte, sbalordito da quelle parole. Guardò il giovane di fronte a lui e, per un attimo, gli sembrò che i suoi lineamenti si mischiassero con quelli di Merlin. Fu un istante ma ad Arthur sembrò davvero di vedere lui.
Il ragazzo continuò a parlare, elencandogli cosa ci fosse per colazione e quali vestiti avrebbe dovuto indossare vista la temperatura esterna.
Arthur continuava a guardarlo esterrefatto, mentre una sensazione di repulsione continuava a farsi in strada lui.
A un certo punto George si avvicinò, toccandolo come se volesse aiutarlo a svestirsi.
Quando Arthur sentì quel tocco su di lui, perse la ragione. Sbalzò dal letto come se quelle mani che si erano appena appoggiate sul suo corpo, l’avessero ustionato. Non poteva permettere ad altre dita che non fossero quelle di Merlin di toccarlo.

“Ce l’ho già un servitore”, urlò il re fulminando con lo sguardo quel povero ragazzo completamente ignaro della situazione.

“Esci da qui”, gli ordinò, mentre sentiva le lacrime pungergli gli occhi. Il domestico sgattaiolò via un attimo, chiudendosi la porta alle spalle.

Arthur si guardò intorno. Quella camera era così fredda, così vuota, così incolore senza Merlin. Senza la sua vivace voce, senza il suo luminoso sorriso, senza i suoi occhi splendenti. Gli sembrava di vederlo in ogni angolo, alle prese con i suoi abiti, con la sua colazione, davanti all'armadio, mentre gli riempiva la vasca per il bagno, mentre scostava le tende per svegliarlo.
Il pensiero di vivere senza tutto questo, senza di lui, era insopportabile e lo stava dilaniava nel profondo. Come osava suo zio fare una cosa del genere?.
Merlin era sparito solo il giorno prima e pretendeva che lui fosse già pronto per ricominciare con la normalità, come se niente fosse accaduto. Pensava che il suo servo fosse soltanto un oggetto e che quindi potesse essere sostituito in un batter d’occhio.
Ripensò alla sensazione di benessere che aveva provato quando per un attimo il viso di George si era apparentemente trasformato in quello di Merlin e capì.
Doveva andare a cercarlo ancora, non poteva stare lì a disperarsi e basta. Al diavolo quello che avrebbero pensato gli altri vedendo il sovrano che abbandonava tutto e partiva alla ricerca del suo servitore. Al diavolo il dover sempre far prevalere la ragione e le regole sul cuore e sui sentimenti.
Sentiva il bisogno di andare, di passare un po' di tempo negli ultimi luoghi in cui era stato con lui, di stare solo con il suo ricordo, lì dove nessuno l'avrebbe disturbato.
Doveva andare. Doveva trovarlo. O almeno doveva trovare il suo corpo.
Merlin meritava una degna sepoltura, pensò mentre una potente nausea s’impossessava del suo stomaco, rifiutando anche solo il pensiero di trovare il suo corpo esanime, probabilmente ferito, di vedere i suoi occhi chiusi, di sentire tra le mani il suo corpo freddo, di chiamarlo e di non sentirsi rispondere.
Ricacciando il pensiero di seppellirlo, in un posto freddo, sporco e buio. Di lasciarlo lì da solo, di chiuderlo in un buco dal quale non sarebbe mai più uscito.
A questi pensieri il suo corpo si ribellò. Li rifiutò così intensamente che si fecero strada partendo dal suo stomaco per poi arrivare alla sua gola, fino a riversarsi sul pavimento.
Arthur pensò a quanto avrebbe voluto poter vomitare anche tutto il dolore che aveva dentro e che gli stava lacerando l’anima.  



***





Merlin, completamente ignaro del supplizio che Arthur stava vivendo, era ancora privo di sensi in quella lurida e fredda caverna.
Il suo corpo era a terra inerme, ma la sua mente non provava dolore, anzi tutt'altro. Stava sognando e quello era il sogno più bello che avesse mai fatto.
Viveva a Camelot, al castello. Non era più un ragazzo, ma un adulto. Il suo viso era quello di un uomo più sicuro di sè, determinato, ma sempre sensibile e saggio. Nei suoi occhi c’era serenità, talmente tanta che il debole corpo del giovane mago, sembrò avvertirla come se la stesse provando davvero. Era una sensazione così bella, sentiva ogni cellula del suo corpo essere attraversata da una sensazione di pace intensa.
Il Merlin del sogno non indossava più abiti da servitore e chi lo incrociava, lo salutava in modo riverente e degno di grande rispetto. Stava camminando in quel luogo che conosceva perfettamente, come se dovesse dirigersi in un posto preciso.
Attraversò lunghi corridoi, salì diverse rampe di scale, arrivando poi nella parte più alta della fortezza.
C’era una porta davanti a lui, così estrasse una chiave dalle proprie tasche e la aprì.
Si ritrovò dentro una bella ma semplice camera che gli infondeva uno strano senso di appartenenza e calore.
Al centro della stanza c’era un grande tappeto rosso e su di esso due belle poltrone, una di fianco all'altra, che si trovavano di fronte a un grande camino le cui fiamme danzavano alte. Guardandole avvertì un senso di intensa familiarità.
Si voltò verso l’altra parete e vide grandi scaffali su cui era impilata una grande quantità di libri, che riconobbe essere di magia.
Si affacciò alla finestra che aveva proprio di fronte e, scrutando il panorama, provò una sensazione di pace. Da quel punto così alto, sembrava di poter toccare quel bellissimo cielo azzurro. Vedeva le spumose nuvole bianche fuse tra loro come se volessero raccontare qualcosa attraverso le forme che erano in grado di creare. Sembrava che gli sorridessero, che fossero anche loro felici come lo era lui.
Il corpo malandato del giovane Merlin sembrava guarire grazie alle sensazioni che stava provando in quel sogno che pareva così reale.
Era così bello sentirsi in quel modo che sperò di continuare a sognare per ore e ore.
Il Merlin adulto stava ammirando quella vista, quando sentì un rumore alle sue spalle.
Si voltò e vide un uomo biondo con gli occhi azzurri e dal fisico possente che gli stava sorridendo.
Quel volto ora era maturo ed era attraversato da un filo di barba, ma l’avrebbe riconosciuto sempre.
Arthur. Era il suo amato Arthur, si rese conto il giovane Merlin felice di rivederlo, seppure non realmente.

“Sire”, lo chiamò.

Il sovrano scoppiò in una fragorosa risata.
“Sire?? Hai nostalgia dei vecchi tempi?” gli chiese, avvicinandosi un po’ a lui.

“Hai smesso di chiamarmi così da tanto tempo. Precisamente dal giorno in cui sei diventato il mio consigliere personale, dal giorno in cui ci siamo detti quelle parole magiche”, aggiunse il re, sorridendo.

“Parole magiche? Quali parole?”

“Il mio Mago, oggi è proprio in vena di scherzare, vero?”, continuò il biondo, mentre lentamente si avvicinava sempre più a lui, guardandolo così intensamente da far chiedere a Merlin - che incantato e ammaliato e con il cuore che batteva all'impazzata non riusciva a staccare lo sguardo dal suo - chi dei due avesse poteri magici.

Mago, pensò Merlin. L’aveva chiamato "mago"! L'aveva chiamato "mio"!
Arthur arrivò davanti a lui senza mai smettere di guardarlo. Gli si pose di fronte e alzò il braccio portando una mano sulla sua guancia. Cominciò ad accarezzarlo dolcemente, scendendo sul collo, fino a arrivare alla spalla, lasciando così una scia incandescente su quella candida pelle.
Merlin si sentiva sempre più invigorito, il dolore stava diminuendo sempre di più. Aveva i brividi e non poté fare a meno di abbandonarsi completamente alle straordinarie emozioni che stava provando. I suoi occhi erano già serrati, ma si accorse che anche il Merlin del sogno, a quel tocco, li aveva chiusi. Li riaprì soltanto dopo qualche istante che quella mano aveva lasciato il suo corpo.
Si ritrovò così il viso del re a pochi centimetri dal suo, mentre quelle braccia robuste lo attiravano verso di sé.

“Ti amo”, sussurrò Arthur fondendo il suo respiro con quello dell'altro, senza mai staccare i suoi occhi da quelle profonde iridi blu.

“Ti amo. Erano queste le famose parole magiche”, disse mentre appoggiava delicatamente le labbra su quelle di Merlin, baciando quella bocca con interminabile lentezza, così teneramente che sembrava avesse timore di rompere una cosa preziosa.

Il giovane mago, tremolante, con le lacrime agli occhi e il cuore che traboccava d’amore, si sentì frastornato da quelle sensazioni così nuove. Non aveva mai provato nulla del genere in tutta la sua vita. Era inebriato, disarmato da quelle parole e da quel tocco così speciale da sembrare davvero magico.
Il bacio, dapprima delicato e leggero, si trasformò ben presto in un’unione profonda delle loro bocche, uno scambio di amore totale e intenso che lasciò entrambi senza fiato.
Si guardarono intensamente, ancora uniti in quel perfetto incastro e, senza proferire parola, lasciarono che a comunicare fossero i loro cuori. Mentre la fronte di uno andava ad appoggiarsi lentamente su quella dell’altro, chiusero gli occhi godendo di quella beatitudine interiore che solo stando vicini riuscivano a provare.
A quel punto Merlin si svegliò completamente. Aprì gli occhi di colpo rendendosi conto di non sentire più né e il dolore né la debolezza. Il suo corpo era pervaso da un senso di benessere indescrivibile, il suo cuore batteva all'impazzata e il suo viso era attraversato da lente e dolci lacrime.
Era parso tutto talmente reale e tutto così… giusto. Non avrebbe mai pensato di potere definire l’amore che provava per il re in questo modo e invece quello che aveva appena visto, quello che aveva appena provato, lo era.
Comunque era tutto inutile, pensò. Poteva anche sembrargli appropriato, ma rimaneva ugualmente e completamente impossibile.
Arthur che lo amava e che sapeva della sua magia, era un sogno indescrivibilmente bello ma, appunto, solo un sogno, si disse raggelandosi all'idea che non si sarebbe mai sentito così vivo e amato come aveva appena sognato di sentirsi.
Era perso in quei pensieri quando sentì dei passi avvicinarsi. Decise di fingere di essere ancora privo di sensi e così chiuse gli occhi sperando di raggirare l’uomo che stava sopraggiungendo.
 
 

 
 
   
 
 
 
 
NOTE: Grazie a chi ha messo la storia tra le seguite, le ricordate e le preferite e a chi semplicemente ha letto e continua a farlo. Sono ben accette anche le critiche. Non possono essere che costruttive, soprattutto visto che si tratta della mia prima ff. Grazie.

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Capitolo 6
*** Rebirth ***


Arthur era pronto per il viaggio.
Agravaine gli aveva ripetuto quanto fosse inutile partire e aveva quindi provato a dissuaderlo, ma era stato inutile: niente e nessuno avrebbe potuto fargli cambiare idea.
Ci aveva provato anche Gwen, una serva con la quale si era instaurato un rapporto fraterno.
Gli aveva raccomandato di stare attento, gli aveva fatto presente che era stanco e gli aveva ricordato che il pericolo potesse ancora essere presente, ma lui non aveva voluto sentire ragioni.

“Niente di quello che dirai, riuscirà a trattenermi. Pensi che possa stare qui tranquillo sentendomi dire che Merlin è sparito? Non avrò pace finché non avrò tentato”, gli aveva risposto.
Anche se la verità era che non avrebbe avuto pace finché non l’avesse trovato. Se non l’avesse fatto o se avesse trovato solo il suo corpo, la pace non l’avrebbe avuta mai.
Con questi pensieri abbandonò Camelot, quasi odiandola perché non era più il posto in cui Merlin si trovava.
Stava viaggiando ormai da tempo quando finalmente vide il sentiero dove erano stati assaliti.
Guardò la roccia dove aveva appoggiato Merlin e sentì il suo cuore aprirsi in due. Decise di controllare tutta la zona circostante per assicurarsi  che niente fosse stato tralasciato il giorno prima. 
A un certo punto qualcosa attirò la sua attenzione; si avvicinò e vide uno degli stivali di Merlin.
Scese dal cavallo con il cuore che gli batteva all’impazzata.
Lo prese tra le mani e tremò terrorizzato al pensiero di quello che potesse significare e chiedendosi come fosse possibile che nessuno di loro l’avesse avvistato durante le prime ricerche.
Continuò a guardarsi intorno e vide delle orme recenti.
Rimontò sul cavallo e cominciò a seguirle fino a quando non si trovò a un bivio, ma non dovette riflettere molto su quale direzione prendere perché vide poco distante un altro stivaletto di Merlin .  
Proseguì ancora e poco dopo si  trovò davanti a una grotta.
Il suo cuore smise di battere per un attimo quando, davanti all’entrata, notò un pezzo di tessuto rosso.
Gli era così familiare quello scampolo di stoffa che cominciò a tremare violentemente chiedendosi cosa avesse trovato all’interno.
La paura di poter trovare il corpo esanime di Merlin, gli bloccava gli arti inferiori e gli faceva salire la nausea.
Fece un profondo respiro e cercò di concentrarsi sull’idea che invece avrebbe potuto trovarlo vivo e questo pensiero gli diede un tale sollievo da fargli girare la testa e decidere di muoversi.
Si mise il fazzoletto in tasca ed entrò.
Ben presto fu avvolto buio. Accese la fiaccola che aveva portato con sé e si concentrò provando a percepire un qualsiasi suono.
A un certo punto scorse una luce provenire da uno angolo poco lontano; si avvicinò e ciò che vide gli spaccò il petto in due: il corpo inerme del giovane giaceva sul pavimento.
Da un lato il sollievo di avere Merlin a pochi passi da lui lo stordì talmente tanto che la sua testa cominciò a girargli vorticosamente, ma dall’altro il terrore di trovarlo senza vita gli strinse il cuore in una lancinante morsa. Non riusciva a vedere il suo viso dato che questi era di spalle, ma si accorse che aveva mani e polsi legati.

“Merlin”, sussurrò, con la voce spezzata mentre si avvicinava.

All’improvviso il corpo del ragazzosi mosse con uno scatto veloce e voltò la testa.
Finalmente i loro occhi s’incontrarono.
Arthur si sentì esplodere dentro, la gioia e il sollievo furono talmente grandi e intensi che sembrava che l’emozione volesse uscirgli dall'anima. Ciò che sentì in quel momento fu così violento che pensò di poter svenire, pensò che il suo cuore non avrebbe retto.
Lo guardò mentre le lacrime cominciavano a bagnare i suoi occhi spalancati e, incredulo e disorientato, mentre un sorriso cominciava a disegnarsi sul suo viso, corse verso di lui.

“E’ una trappola, Arthur…scappa!”

Arthur non fece in tempo a reagire che sentì un rumore provenire alle sue spalle e in un attimo si ritrovò in terra, svenuto.
Non seppe quanto tempo era passato, ma quando si risvegliò sentì una sensazione di pace avvolgerlo completamente.
“Merlin”, urlò ricordando tutto. Lo aveva ritrovato e ora era accanto a lui che lo guardava con occhi spaventati.
Merlin era vivo, pensò mentre il sollievo gli invadeva il cuore talmente forte da fargli quasi male.
Doveva trovare il modo di portarlo in salvo, si disse quando si accorse che era stato legato a sua volta.

“Eccoti qui, Arthur Pendragon”, disse la voce di uomo di mezz’età che si parò davanti a lui guardandolo malignamente.

 “Chi sei?”br />
“Colui che ucciderà il re di Camelot”, disse questi con gli occhi pieni di risentimento parlandogli di Uther e di quello che lui aveva fatto al suo villaggio.

Arthur rimase sbigottito perché non si aspettava nulla del genere e per un attimo odiò suo padre. Aveva rischiato di perdere Merlin per una colpa di Uther e, anzi, lo stava rischiando ancora.

“Non ti basta la morte di mio padre?” gli chiese, sussurrando.

“Se l’avessi ucciso con le mie mani sì, ma dato che non è stato così…”

“Va bene, uccidimi ma lascia andare Merlin"

L’uomo scoppiò in una fragorosa risata.

“E' stato talmente fondamentale per il mio piano che potrei anche lasciarlo andare. Se non fosse stato per la vostra insistenza nel cercarlo, ora non sareste qui. E’ bastato spargere tracce di lui per la foresta e voilà! Eravate talmente preoccupato e speranzoso di trovarlo che non avete nemmeno capito che fosse una trappola. Eppure era così chiaro. Siete proprio uno stupido.
Non pensavo sarebbe stato così facile. Un re che corre a salvare il suo servitore…davvero incredibile"
Merlin e Arthur si scambiarono uno sguardo profondo.
Il mago sembrava volesse ringraziarlo,  il re che volesse chiedergli scusa per averlo messo in quella situazione.
Sobbalzarono sentendo la voce del loro aguzzino.
“Mmm, interessante”, disse quest’ultimo che aveva notato il loro sguardo intenso.

“Siete così inspiegabilmente affezionato a questo ragazzo, avete fatto così tanto per trovarlo che forse invece che uccidere voi, dovrei uccidere lui.”

“No”, urlò, Arthur sconvolto.

“Vedere la sofferenza nei vostri occhi e condannarvi per sempre al dolore, sarebbe una vendetta molto più gustosa. Provereste quello che ho provato io quando vostro padre ha massacrato la mia famiglia”

“No”, urlò di nuovo Arthur disperato.

“Lui non c’entra niente, non ha fatto alcun male, lasciatelo.”

“Vi prego”, continuò terrorizzato.

“Il sovrano che mi supplica, che onore”

Il re non fece in tempo a rispondere che la situazione cambiò completamente.
L’uomo cominciò ad urlare portandosi le mani al petto e poco dopo cadde al suolo dolorante.
Un istante dopo Merlin si alzò e cominciò a slegarlo mentre lui lo guardava stupito e gli porgeva una tacita domanda.
“Ero riuscito a slegarmi già prima del tuo arrivo, aspettavo solo il momento giusto per scappare”
Voleva stringerlo finalmente tra le braccia, ma si sentì afferrare per un braccio e spingere verso l’uscita. Correndo più velocemente possibile, raggiunsero in pochi istanti l’uscita dove trovarono il fedele cavallo del sovrano ad aspettarli.
Salirono freneticamente senza avere nemmeno il tempo di guardarsi e cominciarono a galoppare rapidamente verso la salvezza.  
 
 
 
 

***





Quando Merlin aveva sentito quei passi, aveva pensato fossero quelli dell’uomo che lo teneva imprigionato. Poi, però, aveva sentito quella voce, la sua voce, e in quel momento il suo cuore era stato invaso dalla contentezza, dalla commozione e dall’amore. 
Era davvero andato a cercarlo, non lo aveva mai abbandonato, pensò guardandolo emozionato mentre la felicità scoppiava dentro di lui, accompagnata però dalla paura.

“E’ una trappola Arthur”, gli urlò dopo quegli istanti di stordimento.

“Scappa”, aggiunsem con gli occhi lucidi rendendosi conto che era troppo tardi.

Il loro carceriere lo aveva colpito e ora il re era a terra svenuto.
Merlin, preoccupato, guardò l’uomo legarlo e si chiese se avesse abbastanza forza per compiere un incantesimo, ma le sensazioni che aveva provato grazie al sogno e quelle che aveva provato vedendo Arthur, lo avevano rinvigorito.
Era stata come una scarica di energia e quindi molto probabilmente ce l’avrebbe fatta.
Decise che era quello il momento di agire, ma in un attimo vide l’uomo avventarsi su quel corpo svenuto e prenderlo a calci.
Arthur si svegliò e, dopo aver sbattuto gli occhi sorpreso, pronunciò il suo nome e lo guardò in un modo così carico di significato che gli fece aumentare il battito.
Il loro sguardo però fu interrotto subito da una voce piena di rancore che si accaniva contro il re.
Vide la sofferenza negli occhi di Arthur mentre quell’uomo gli sputava addosso tutto l’odio che provava per lui e per Uther.
A un certo punto, però, lui stesse divenne l’oggetto della loro discussione sconvolgendo il mago che rimase completamente incredulo.

“Va bene, uccidimi ma lascia andare Merlin”

Emozionato guardò il re e il re guardò lui, ma il loro sguardo fu troppo breve perché quella voce li interruppe di nuovo.
Merlin non provò fare a meno di provare sollievo sentendo che l’uomo aveva abbandonato l’idea di uccidere Arthur. Questa era la cosa più importante, anche se lui avesse perso la vita. Almeno sarebbe morto in pace sapendo che Arthur era salvo.
Non era così semplice però. Il re supplicò l’uomo di non farlo e Merlin sentì talmente tanta disperazione nella sua voce che rimase confuso e senza fiato.
Era ora di agire.
Abbassò il viso al suolo in modo che Arthur non potesse vederlo e lasciò uscire la magia da dentro di sé.
Ruppe le corde che lo tenevano imprigionato e successivamente si concentrò sul malvivente.
Fissò il suo petto e sbatté gli occhi velocemente e ripetutamente. Ogni battito corrispondeva ad una terribile stilettata nel cuore di quell’uomo che presto cadde urlando dal dolore.
Merlin aveva gli occhi lucidi perché odiava provocare sofferenza in un'altra persona, chiunque questa fosse e qualsiasi cosa avesse fatto, ma  certe situazioni lo obbligavano a farlo.
Si alzò in fretta e, sotto gli occhi stupiti di Arthur, andò verso di lui slegandolo.
Vide il re avvicinarsi a lui, ma non c’era tempo, dovevano uscire da lì.
Lo prese per il braccio e lo spinse fuori mentre l’uomo incapace di muoversi, continuava ad urlare sofferente.
Dopo pochi minuti stavano galoppando velocemente per la foresta. Erano salvi, pensò Merlin sorridendo.
Erano salvi e soprattutto erano insieme.
 
 
 
 

****






Arthur si sentiva come se fosse rinato. Non poteva credere di aver ritrovato Merlin.
Era felice come non lo era mai stato, come non avrebbe mai pensato si potesse essere.
Stavano cavalcando da un po’ ma nessuno di loro aveva aperto bocca, ora c’era l’urgenza di correre il più lontano possibile.
Anche se i loro corpi non si stavano nemmeno sfiorando, sentiva intensamente la presenza di Merlin dietro di sé. Avvertiva un calore intenso scorrere violentemente nelle sue vene. 
Quanto avrebbe voluto che si fosse abbandonato sul suo corpo, abbracciandolo. Desiderò chiedergli di farlo, ma poi pensò a quanta confusione avrebbe portato questa sua richiesta nel giovane.
Pensò al gelo sconvolgente, al vuoto angosciante, che aveva provato fino a poche ore prima dentro di sè e penso a quanto fossero improvvisamente cambiate le sue emozioni.
Ora sentiva assolutamente l’opposto.
Ora era pieno.
Ora era completo. 
 
 
 
 

***





Merlin si sentiva così scombussolato. Ripensò a quello che aveva detto il malvivente nella grotta e al comportamento di Arthur e senti un fremito attraversare il suo corpo.
Aveva capito che nonostante il re non lo trattasse sempre nel migliore dei modi e che non sapesse bene cosa fosse la gentilezza, un po’ gli importava di lui.
Si era sempre preoccupato della sua salvezza, gli chiedeva spesso il suo parere, agiva sempre in base a quello che lui gli suggeriva, era l’unico che si accorgeva quando qualcosa non andava in lui e faceva di tutto per sapere quale fosse la causa per poi cercare di tirargli su il morale, seppure in qualche stramba maniera.
Ripensò a quando se l’era trovato nel bel mezzo dalla foresta durante il suo viaggio verso Ealdor. Forse era stato proprio quello il giorno in cui si era reso conto di essersi innamorato di lui.
Vederlo lì, accorgersi che aveva lasciato Camelot e che era pronto a rischiare la vita per lui, lo aveva toccato nel profondo.
Arthur era così. Si preoccupava degli altri e faceva il possibile per aiutarli. Tante volte aveva visto la sua sensibilità e per questo sapeva che, a suo modo, tenesse un po’ anche a lui.
Lo sapeva nonostante spesso questa consapevolezza vacillava a causa dei comportamenti sgarbati del re. Ci rimaneva male quando lo trattava in un certo modo, ma ormai sapeva che quella era solo una facciata, un maschera che lui indossava per fingere di essere un duro.
A causa di Uther pensava che un buon sovrano sarebbe dovuto essere rigido e senza sentimenti, invece era completamente il contrario.
Un buon re sarebbe dovuto essere sensibile e avere buon cuore e, anche se lo nascondeva, lui era proprio così.
E’ per questo che sarebbe diventato uno dei più grandi re che la storia avrebbe mai conosciuto.
E’ per questo che si era innamorato di lui.
Benché sapesse tutte queste cose, il suo comportamento di poco prima lo aveva scosso. Scoprire che lo aveva cercato così tanto, vedere il suo sguardo così felice quando aveva visto che era vivo, sentirlo così preoccupato che quell’uomo l’avrebbe ucciso e, addirittura implorarlo di non farlo, era stato troppo.
Non se lo aspettava.
Ripensò al sogno e fantasticò su quanto sarebbe bello se fosse diventato realtà.
Sognò anche di abbandonarsi a quel corpo così vicino al suo e per un istante fu davvero sul punto di farlo, ma poi si riprese dandosi dello sciocco.
Quel giorno aveva davvero visto un Arthur che non avrebbe mai creduto di vedere, ma certo lui non sarebbe stato contento se avesse sentito le sue braccia stringergli la vita.
Ora però non voleva più pensare a niente, voleva solo concentrarsi sulla sensazione di pace che provava ad essere lì vicino a lui. Non si stavano toccando, ma comunque ogni cellula del suo corpo vibrava intensamente come se lo stessero facendo. Sentiva un formicolio attraversarlo ed era una sensazione bellissima.
Il suo corpo sapeva di essere al sicuro, sapeva di essere al posto giusto.  
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTE: Grazie a chi ha messo la storia tra le seguite, le ricordate e le preferite e a chi semplicemente ha letto e continua a farlo. Sono ben accette anche le critiche. Non possono essere che costruttive, soprattutto visto che si tratta della mia prima ff. Grazie.

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Capitolo 7
*** You take my breath away ***


Ormai erano al sicuro e così Arthur decise di fermarsi a riposare un po’.
Tremò al pensiero che finalmente avrebbe avuto quegli splendenti occhi nei suoi.
Si fermò e, incapace di aprire bocca, sperò che Merlin capisse che dovesse smontare dal cavallo. Non fece in tempo a finire quel pensiero che sentì il giovane scendere. Fece lo stesso, respirando profondamente.
Si voltò e finalmente ebbe quel viso di fronte al suo.
Bastò guardarlo un attimo per sentire tutte le sue difese cadere. Si sentì debole ma forte allo stesso tempo e, incapace di pensare, si avventò su di lui stringendolo come non aveva mai stretto niente e nessuno tra le sue braccia, come se da un momento all’altro potesse perderlo di nuovo.
Si staccò un attimo dal suo viso e con gli occhi che gli brillavano, incatenò lo sguardo al suo.

“Pensavo di averti perso”, gli disse con un tono di voce che conteneva tutti i sentimenti contrastanti che aveva provato in quei giorni.

Disperazione, rabbia, sollievo, gioia e amore si erano fusi tutti insieme nel suo cuore, rendendolo indifeso e completamente dipendente da essi.
Continuò a guardarlo incantato da quegli occhi che in quel momento erano spalancati e poi, sorridendo dolcemente, lo strinse di nuovo.
Pian piano sentì quel corpo che finalmente era incollato al suo, sciogliersi. Lentamente Merlin si mosse e ricambiò quell’abbraccio tanto desiderato.
Le loro guance erano premute una contro l’altra, i loro capelli si sfioravano. Le braccia dell’uno avvinghiate all’altro.
Entrambi con gli occhi chiusi, assaporarono quelle sensazioni, sentendosi finalmente nel luogo a cui appartenevano.
Sentendosi finalmente a casa.
 

 
 

***



 

Merlin si stava chiedendo quanto mancasse per arrivare a Camelot, quando aveva sentito il cavallo fermarsi.  
Capì che Arthur aveva intenzione di fermarsi e così scese.
Aveva il cuore che batteva all’impazzata. Non si erano né parlati né guardati in viso da quando erano fuggiti.
Vide il viso del re voltarsi verso di lui e tremò nel trovarsi davanti quello sguardo così profondo.
Non fece in tempo a pensare cosa dire che vide Arthur gettarsi su di lui.
Rimase scioccato e immobile mentre una sensazione di pace s’impossessava di lui. I loro corpi si allontanarono per un attimo e quello che successe dopo, lo sconvolse completamente.
Vide il re guardarlo in un modo così intenso e profondo che il suo cuore mancò un battito.  

“Pensavo di averti perso”, si sentì dire.

Merlin era stupefatto. Ciò che gli aveva detto, ma soprattutto il tono di voce con qui lo aveva fatto e ciò che aveva nello sguardo, lo fecero tremare dentro, lasciandolo completamente frastornato.
Sembrava che i suoi occhi stessero urlando qualcosa, ma lui non riusciva a capire cosa.
Avendo finalmente il tempo per guardarlo con attenzione, si accorse anche che il suo viso era davvero stravolto. Così pallido e segnato da profondissime e scure occhiaie. Non l’aveva mai visto in quelle condizioni, pensò sempre più confuso e incapace di parlare. Ancora una volta non dovette pensare a cosa rispondere perché si sentì di nuovo stringere tra le sue braccia.
E questa volta non rimase immobile. Lo shock iniziale stava lasciando il posto ai suoi sentimenti, alla voglia che aveva di perdersi in quelle braccia che lo stavano stringendo così intensamente, alla tenerezza infinita che aveva provato vedendo Arthur così fragile. Alzò le braccia e si unì finalmente al corpo dell’altro dimenticandosi del mondo e sentendo ogni fibra del suo essere fusa con ogni fibra del corpo dell’uomo che amava.


 

***


 


Quando Arthur aveva sentito Merlin ricambiare l’abbraccio, una sensazione di felicità mista ad appagamento si era appropriata del suo cuore.
Voleva confessargli tutta la verità nonostante avesse paura della sua reazione. Chissà cosa avrebbe risposto il giovane quando avrebbe sentito quali fossero i suoi veri sentimenti per lui.
Era stato così sorpreso quando lo aveva stretto a sé, figuriamoci come si sarebbe sentito quando avesse udito quello che aveva da dirgli.
Non poteva più tacere, però. Quello che aveva patito quando era convinto di averlo perso, gli aveva fatto comprendere tante cose.
Era stato assalito dai rimpianti e dai rimorsi. Si era terribilmente pentito per tutte le parole che non gli aveva mai detto e per tutto, l’affetto prima, l’amore poi, non gli aveva dimostrato.
Pensava che fosse tardi e che non avrebbe mai più avuto l’occasione di spiegarglielo.
Quel “mai più” lo aveva ucciso.
Quindi ora sarebbe stato sincero con lui e avrebbe mandato al diavolo il suo orgoglio e la sua posizione sociale.
Ciò che un po’ lo frenava era il terrore che, dichiarandogli i suoi sentimenti, lo avrebbe perso.
Lui però era sempre stato così leale che non l’aveva mai abbandonato.
Sperava, e credeva, che non lo avrebbe fatto nemmeno questa volta. 
E poi il modo in cui era stretto a lui… oddio non aveva mai avvertito quello stava provando in quel momento. Era inebriato e il cuore gli batteva così forte che sembrava volesse scoppiare da un momento all’altro.
A fatica si staccò leggermente da lui, non lasciandolo però del tutto.
Vide quei meravigliosi occhi guardarlo con un’espressione confusa.
Un leggero rossore gli colorava le gote e gli occhi gli luccicavano.
Arthur tremò. Vederlo così aveva acceso in lui una fiamma di speranza.
Lo trovò così tenero, così bello.
La prima volta che lo aveva visto non aveva pensato niente di tutto questo, ma poi man mano che lui gli rapiva il cuore, i suoi occhi avevano cominciato a vedere tutta la sua adorabile bellezza. E ora ne era totalmente incantato, totalmente sopraffatto.
Gli sorrise dolcemente alzando una mano verso il suo viso. Le sue dita si poggiarono sulla sua guancia per poi scivolare, con estrema delicatezza, come se avesse paura di romperlo, fino al mento.
Al suo tocco vide Merlin abbassare le palpebre e si accorse che stava tremando. Aveva la bocca socchiusa e un’espressione di beatitudine si era impossessata del suo volto. Vederlo così fu travolgente.
Si sentì come se un fulmine l’avesse appena colpito. Se il suo tocco gli faceva quell’effetto voleva dire che…
La felicità esplose dentro di lui facendolo sentire forte come non si era mai sentito.
La mano che era ancora sul mento del giovane, fu raggiunta dall’altra.
Le sue dita si mossero fino a essere completamente a contatto con quella morbida e vellutata pelle. Ora gli stava completamente circondando il viso; sentiva i suoi capelli solleticargli i polpastrelli.
Lentamente spostò il pollice verso la bocca di Merlin. Quella bocca che tanto aveva ammirato, desiderato e sognato. Quella bocca meravigliosamente perfetta. La fissò e dovette trattenersi per non tuffarsi immediatamente su di essa. Si limitò a sfiorarla teneramente con il pollice.
A quel tocco vide il ragazzo, che aveva ancora le sua braccia attorno a lui, sussultare e spalancare gli occhi sorpreso.
Arthur gli sorrise di nuovo e quando vide Merlin ricambiare timidamente quel sorriso.

“Ti amo”, gli sussurrò mentre un senso di libertà s’impossessava violentemente del suo corpo tremolante.

“Ti amo così tanto”, sottolineò, mentre Merlin sgranava gli occhi che stavano diventando lucidi.

“C…cosa?”, gli disse il giovane mago stupefatto.

“Sì Merlin, sono innamorato di te”, ribadì il re, con il cuore a mille e con gli occhi imprigionati ai suoi.

Una calda lacrima scivolò sul viso del giovane.

“N-non ci posso credere”, sussurrò, accennando a un sorriso.

“E’ la verità”

“Non ci posso credere”, ripeté, eliminando la poca distanza che c’era tra loro stringendo forte il re tra le sue braccia.

Arthur chiuse gli occhi beandosi della reazione del giovane. Era molto di più di quello che aveva sperato, si disse commuovendosi e stringendolo forte a sua volta.
Dopo un attimo sentì le braccia di Merlin allontanarlo quel poco sufficiente per guardarlo.
I loro visi erano a pochi centimetri l’uno dall’altro.
Arhtur alzò una mano per asciugare le lacrime che si erano posate sul quel viso che tanto amava.
Aveva appena poggiato su di esso le sue dita, quando sentì la mano di Merlin sopra la sua.
Quest’ultimo la prese e la strinse forte portandole entrambe al suo cuore.
Non distogliendo mai lo sguardo, mosse poi la sua fino a farla intrecciare a quella del suo amato.
Ora erano perfettamente incastrate ed erano ancora appoggiate al cuore del giovane mago.
 Arhtur sentì l’altra mano poggiarsi sulla sua nuca e accarezzarlo dolcemente. Chiuse gli occhi inebriato dai brividi che si stavano facendo strada su tutto il suo corpo. 
“Arhtur”.  Quella voce calda e roca che pronunciava il suo nome come nessuno faceva, lo aveva appena chiamato portandolo ad aprire gli occhi e toccandolo nel profondo.
Occhi negli occhi, mano nella mano, cuore nel cuore.
”Ti amo”, gli disse Merlin, facendo aumentare l’intensità dei brividi.
Questa volta furono gli occhi del re a riempirsi di sorpresa, mentre un sorriso di pura felicità s’impossessava del suo viso facendolo esplodere dalla gioia.

“T-tu mi ami? A-anche tu mi ami?”, chiese, incredulo che quello aveva sognato si fosse avverato. Sconcertato che mentre quella mattina fosse completamente distrutto dal dolore, ora fosse smisuratamente felice.

“Sì, Arthur…sono innamorato di te”
Il re si commosse, era stato tutto troppo bello per essere vero.
Quegli occhi che lo ammaliavano, però, erano così reali, così vivi.
E così i loro visi si avvicinarono sempre di più fino a quando sentirono chiaramente il respiro dell’altro sulla propria pelle. Si guardarono intensamente per un attimo, prima di chiudere gli occhi e unire finalmente le loro bocche.
Queste, appena dischiuse, dapprima si toccarono timidamente, pian piano poi, si aprirono l’una all’altra assaggiandosi dolcemente per alcuni istanti.
Infine si scatenarono in una travolgente e avida danza, così piena di desiderio represso, così piena di amore taciuto.
Quando la bocca di uno non ebbe più angoli non conquistati da quella dell’altro, si staccarono ansimanti e stravolti, con le gambe che a fatica li reggevano.
Il viso di Merlin appoggiato sulla spalla di Arthur, abbracciati mentre ognuno respirava la reciproca essenza, sentendosi vivi come non si erano sentiti mai.
 


 

***



 


Merlin era completamente estasiato, ma allo stesso tempo confuso per quello che stava succedendo. Però quello non era il momento di farsi domande, voleva solo godere delle sensazioni che Arthur gli stava regalando.
Dopo alcuni istanti si sentì allontanare leggermente.
Vide quello sguardo intenso posarsi sul suo viso e si sentì arrossire. Non poté fare a meno di ricambiare quello sguardo, ammirando ciò che aveva davanti a lui.
Quanto lo affascinava quel viso. Quei suoi tratti decisi che mostravano determinazione e forza ma che quando sorrideva si ammorbidivano, rendendolo così spensierato.
Ecco gli stava sorridendo proprio in quel momento e in un modo talmente dolce…all’improvviso Merlin sentì la sua mano sulla guancia.
Sorpreso ma incantato, abbassò le palpebre, mentre i brividi cominciarono a viaggiare incessantemente per tutto il suo essere.
Poco dopo sentì l’altro mano di Arthur poggiarsi sull’altra sua guancia e le sue dita sfiorargli i capelli.
Il suo viso era completamente avvolto da quel tocco dolce e delicato ma allo stesso tempo forte e sicuro. Avvertire quella pelle sulla sua fu completamente elettrizzante.
Sentì il suo cuore sciogliersi dall’amore e dalla tenerezza che provava per quell’uomo. Stava assaporando quelle sensazioni quando sentì il pollice del re, sfiorargli la bocca.
Trasalì sorpreso spalancando gli occhi e trovandosi di fronte ad un altro dolcissimo sorriso.
I loro sguardi erano nuovamente incatenati e non poté fare a meno di ricambiarlo.

“Ti amo”, si sentì dire improvvisamente da Arthur.
Cosa? Pensò, disorientato. Non poteva essere. Forse era ancora nella grotta e questo, come l’altro, era solo un sogno.

“Ti amo così tanto”, si sentì ripetere.

Il suo cuore cominciò a battere ancora più forte di quanto stesse già facendo. Deglutì incredulo mentre sgranava gli occhi, stupefatto. Perse completamente la lucidità perché l’incredulità era troppa.
Allora era vero. Santo cielo, non poteva crederci.
L’emozione cominciò a diventare troppo grande perché riuscisse a trattenerla dentro al suo corpo e sentì le lacrime pungergli gli occhi.

“Cosa?” Balbettò il mago che proprio non riusciva a credere che stesse succedendo davvero.

“Sì, Merlin sono innamorato di te”, si sentì ribadire.

E questa volta le lacrime non poterono far altro che cominciare a scivolare sul suo viso.

“Non ci posso credere”, ripeté ancora, sorridendo e stringendosi a quel corpo caldo che lo stava tenendo legato a sé.
Ora però toccava a lui aprire il cuore.
Si staccò da lui, i loro visi erano così vicini.
Sentì la mano del re posarsi sul viso e decise di raggiungerla. La prese tra la sua e stringendola la portò sul suo cuore.
Continuò a fissarlo intensamente mentre le sue dita s’incastravano perfettamente a quelle di Arthur.
Tenne quel perfetto incastro sul suo cuore mentre con l’altra mano salì ad accarezzargli la nuca.
Lo vide chiudere gli occhi e si sentì scosso.
Non l’aveva mai visto così disarmato e la cosa scioccante era che la ragione era lui.
Si sentì così potente, così appagato.
Lo chiamò perché aveva bisogno di avere i suoi occhi nei suoi.

“Ti amo”, gli disse, sentendosi libero come non mai.
Subito lo vide strabuzzare gli occhi dalla sorpresa, ma dopo un istante gli fu regalato un sorriso immenso che gli scaldò il cuore.

 “T-tu mi ami? A-anche tu mi ami?”, si sentì chiedere.

“Sì Arthur, sono innamorato di te”. Gli ripeté, immensamente felice di poterlo finalmente dire ad alta voce.

E poi non ci fu bisogno di parole. I loro visi si avvicinarono, le loro bocche s’incontrarono fondendosi l’una con l’altra e suggellando finalmente così il loro amore. Si appartenevano e se lo stavano dicendo. 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
NOTE:

-Arthur chiaramente risulta OOC, ma ho voluto descrivere un amore da "favola". Non credo molto (anzi, forse, per niente) che possa esistere un amore così grande, che faccia sentire tutt'uno con l'altra persona, che faccia sentire completi solo quando l'altro è vicino a noi, ma anche se appunto non ci credo, mi piace tanto sognare con storie d'amore di questo tipo e quindi ho voluto immaginare che tra loro ci fosse questo sentimento speciale (anche forse per la faccenda del destino).
Si suppone che Arthur sia innamorato di Gwen, ma certo non lo vediamo comportarsi come tale più di tanto (anzi, a volte si è mostrato un compagno disattento e disinteressato), quindi dovendolo immaginare innamorato veramente e profondamente, è diventato OOC.
In più ho voluto mostrare che, dopo aver creduto di aver perso Merlin per sempre, e essendo stato completamente devastato da questo, abbia perso la sua facciata da duro e anche la sua razionalità. Nel senso che il dolore straziante che ha provato, l'ha scosso talmente tanto che non gli interessa più della sua posizione e del suo orgoglio. Lo shock di non aver perso Merlin come credeva, ma di averlo "ritrovato", e quindi la sensazione di avere il cuore prima distrutto e poi di sentirlo, invece, "guarire" in un istante, lo ha reso completamente disarmato di fronte ai suoi veri sentimenti.
E come se una specie di "follia" si fosse impossessata di lui, una follia nata dalla disperazione che ha provato in precedenza.

-Grazie a chi ha messo la storia tra le seguite, le ricordate e le preferite e a chi semplicemente ha letto e continua a farlo. Sono ben accette anche le critiche. Non possono essere che costruttive, soprattutto visto che si tratta della mia prima ff. Grazie.

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Capitolo 8
*** Everything I've done, I've done it for you ***


Si staccarono a fatica sentendosi forti e invincibili come non mai.
I loro corpi erano infiammati, sentivano scariche elettriche attraversarli intensamente.
Finalmente avevano potuto esternare i reciproci desideri.
Tutte le emozioni che avevano imploso dentro di loro, ora stavano correndo libere, stavano scoppiando, trascinandoli in un vortice di estremo appagamento.
Si staccarono completamente scossi da quelle sensazioni che non avevano mai provato prima.
Dopo attimi passati a riprendere fiato, Arthur parlò.
“Quanto vorrei non tornare più a Camelot”, disse, fissando intensamente Merlin e quasi faticando a parlare toccato dall’emozione che provava davanti a quegli occhi fissi dentro i suoi.

“Il popolo ha bisogno di te. C’è un grande destino che ti aspetta”

Il re lo guardò seriamente.

 “Sai quante volte ho sognato di lasciare Camelot, di trasferirmi in un paese lontano dove avrei potuto semplicemente essere me stesso?
In una bella fattoria dovrei avrei potuto fare il contadino in santa pace? E lo sai che tu facevi parte del mio sogno?
Sognavo di portarti con me in un luogo dove avremmo potuto vivere liberamente, in cui non avrei avuto pressioni e responsabilità così grandi e dove non avrei avuto obblighi di alcun tipo.”, disse con sguardo sognante.

“Ma soprattutto dove avremmo potuto amarci in piena libertà. E tutto questo, lo sogno ancora”, aggiunse, con gli occhi che gli luccicavano.

Merlin, sconvolto per quella confessione, gli sorrise arrossendo.

 “Sarebbe così bello”

“Allora facciamolo”

“Arthur…non possiamo. Tu sarai uno dei più grandi re che la storia abbia mai conosciuto, è il tuo destino”

“Io voglio che sia tu il mio destino, Merlin”.

E continuò a scrutarlo intensamente, mentre si domandava perché avesse la sensazione che quello che il giovane gli aveva ripetuto più volte riguardo al suo destino, non provenisse solo dalla fede che Merlin riponeva in lui.
Sembrava così convinto, come se possedesse la certezza di ciò che diceva. Questa sua convinzione l’aveva sempre lasciato perplesso, ma non aveva mai chiesto spiegazioni.

“Ed io voglio che tu sia il mio, Arthur”, gli disse Merlin, baciandolo dolcemente.

“Ma i nostri destini si dovranno compiere a Camelot. E’ necessario tornare”, gli spiegò, quando si staccò da lui.

Arthur lo guardò ancora con confusione e poi gli rispose:
“Non ancora, non ancora”, sussurrò, prima di baciarlo nuovamente.
 
 
 
 

***


 
 
 
Qualche istante dopo furono costretti a staccare le loro labbra roventi, a causa della mancanza di ossigeno.
I loro corpi erano percorsi da un turbinio di emozioni sconosciute fino ad allora, la loro passione aveva finalmente cominciato a sfogarsi e loro ne erano stati sopraffatti.
Si guardarono intensamente e Merlin pensò a quanto fosse disarmato di fronte a quello sguardo pregno di sentimenti.
Era perso in questi pensieri, quando il re gli aprì il cuore di nuovo, confessandogli il suo desiderio di fuggire con lui.
Quelle parole lo colpirono talmente che si sentì arrossire e avvertì i battiti del suo cuore aumentare, se possibile, ancora di più.
Arthur aveva sempre sognato di abbandonare Camelot per amarlo liberamente, non ci poteva davvero credere.
Gli disse quanto gli sarebbe piaciuto poterlo fare davvero, ma poi dovette ricordargli i suoi doveri, i suoi obblighi e quello che il fato aveva in serbo per lui.

“Io voglio che sia tu il mio destino, Merlin”

Gli mancò il respiro, quelle parole gli avevano stretto il cuore.
Ripensò a ciò che gli aveva predetto il drago quando era appena arrivato a Camelot e sorrise. 
Gli aveva detto che le loro vite erano intrecciate, che uno senza l’altro, non avrebbe potuto compiere la propria sorte.
Lui però non aveva capito fino in fondo quella rivelazione, aveva sempre pensato che ognuno dovesse essere presente nel percorso dell’altro, certo, ma non che i loro cammini si sarebbero fusi per diventare uno solo.
Vide Arthur guardarlo con un pizzico di confusione.
Tante volte quando gli aveva fatto questi discorsi, lui aveva assunto espressioni del genere e Merlin per un attimo rimaneva in attesa domandandosi se gli avesse chiesto spiegazioni, ma questo non succedeva mai.
“Ed io voglio che tu sia il mio, Arthur”, gli rispose quindi mentre portava le sue labbra su quelle dell’altro.

“Ma essi si dovranno compiere a Camelot, dobbiamo ritornare lì”, aggiunse, mentre il desiderio di raccontare tutta la verità all’uomo che amava, diventava sempre più forte nel suo cuore.

Il re gli disse che quello non era ancora il momento per partire e lo baciò, distogliendolo completamente da quei pensieri e trasportandolo in un mondo bellissimo dove niente di brutto sarebbe potuto succedere. 





***







Il tempo scorreva, ma non avevano alcuna voglia di tornare a Camelot. Desideravano solamente continuare a godere della compagnia reciproca in libertà.
Arthur era seduto con le spalle contro un albero e stava divinamente perché appoggiata al suo torace, c’era la schiena dell’uomo che amava. Lo stava circondando in un dolcissimo, ma allo stesso tempo potente, abbraccio. Il braccio destro di Merlin era ancorato a quella catena che rappresentava il senso di appartenenza che Arthur sentiva verso di lui. Quello sinistro era appoggiato sulla gamba del re.
La testa del giovane mago era sul suo torace e i capelli gli solleticavano il mento.
Quel groviglio era così perfetto, così giusto.
Sarebbero voluti rimanere lì per ore e ore, assaporando quella pace interiore che stava colmando le loro anime. Erano in quella posizione da parecchio, ma quella sensazione non andava scemando. Anzi, sembrava crescere.
Sarebbero potuti rimanere così per un’infinità di tempo ma i loro corpi non si sarebbero mai abituati, mai dimenticatidella presenza così travolgente dell’altro.
Arthur cominciò a posare dolci baci su quella scura criniera mentre Merlin muoveva la sua mano, accarezzando delicatamente quel possente braccio.
Quest’ultimo era estasiato ma allo stesso tempo, nel suo cuore, il peso di quello che non aveva mai detto ad Arthur stava diventando sempre più insopportabile. A quel pensiero s’irrigidì involontariamente ma l'altro si accorse del suo turbamento e gli chiese cosa fosse successo.
Merlin si voltò lentamente verso di lui e quando vide l’amore e la preoccupazione che c’erano negli occhi dell’altro, capì. Si staccò da lui e senza dire una parola, si alzò in piedi.

“Cosa sta succedendo?”, gli chiese Arthur, confuso.

Il giovane mago non rispose. Fece alzare anche lui, lo prese per mano e lo condusse poco più in là, dove c’erano due massi vicini. Lo spinse delicatamente su uno dei due in modo da metterlo seduto e poi fece lo stesso.
Ora erano uno di fronte all’altro. Uno con uno sguardo pieno di confusione e di domande, l’altro con uno pieno di timore e sofferenza.
Merlin prese le mani di Arthur e fece un grosso respiro.

“Arthur…” cominciò, deglutendo nervosamente. “Devo dirti una cosa…”

“Ma cos’hai? Cos’è successo così improvvisamente? Un attimo fa andava tutto bene… perché stai tremando?”

Temeva che Merlin gli dicesse che non sarebbe potuto stare con lui, temeva che l’avrebbe abbandonato.

“O-ora ti spiegherò tutto…” continuò Merlin, abbassando gli occhi.

Il cuore gli batteva a mille, il suo corpo tremava, gocce di sudore gli imperlavano la fronte e non riusciva a trovare le parole. Non sapeva nemmeno da dove cominciare.
Riprese a guardarlo e quello sguardo che lo faceva sentire al sicuro, gli diede la forza.

“Promettimi che qualunque sia la cosa che ti dirò, non ti dimenticherai mai che ti amo”, lo pregò.

“Merlin…”disse il re che cominciava a spaventarsi.

“Per favore, promettilo e basta”, lo supplicò.

“Te lo prometto”, sussurrò Arthur, fissandolo intensamente e preparandosi al peggio.

“Ricordati anche che dal giorno in cui tuo padre m’incaricò di servirti, ho sempre svolto il mio compito con lealtà assoluta. Ho sempre messo te e la tua vita, sopra di tutto. Ho sempre agito con l’unico obiettivo di proteggerti e ho fatto ogni cosa in mio poter per riuscirci. Ho sempre creduto in te e ti ho sempre ammirato e stimato, anche prima che m’innamorassi di te”

“Merlin… lo so. Cos…” cominciò, stringendo le mani del giovane.

Il mago gli posò un dito sulle labbra. ”Shhh… per favore ascoltami”

“Io non sono arrivato a Camelot per caso. Ti ricordi quando andammo a Ealdor e vincemmo la battaglia grazie alla magia?”

“Certo che ricordo… il tuo amico Will…” disse Arthur mentre si chiedeva che cosa stesse cercando di dirgli.

Merlin respirò profondamente e con gli occhi lucidi riprese a parlare.

“Will non aveva alcun potere magico"

“Ma come?”, domandò, aggrottando la fronte.

 “Allora in che modo...” cominciò Arthur, bloccandosi di colpo di fronte al viso così sofferente di Merlin e vedendo l’intensità del suo sguardo. Nel frattempo uno strano presentimento si era fatto strada in lui.

 “Tu…” sussurrò, lasciandogli frettolosamente le mani come se avesse paura di essere contagiato da qualche brutta malattia.

“Arthur… ti prego ascoltami”, supplicò il mago mentre calde lacrime gli scivolavano sul viso.

“Mi hai mentito per tutti questi anni! Hai mentito a me e al mio regno!”, urlò, alzandosi in piedi.

“Ti prego, guardami”, implorò il giovane alzandosi a sua volta.
Il re lo fece e Merlin lo vide rilassarsi lentamente. Provò ad avvicinarsi a lui e a riprendere le mani tra le sue, ma lui lo scansò malamente.

“Sono io, sono Merlin…un minuto fa hai detto che sai che ho sempre fatto tutto per il tuo bene. Sono ancora quella persona, non è cambiato niente”, disse piangendo.

“Non so cosa tu stia pensando in questo momento, ma sappi che quello che ti ho detto è la verità. Ti supplico, dimmi che mi credi”, continuò guardandolo e supplicandolo.

“Come hai potuto mentirmi su una cosa del genere per così tanto tempo?”, gli urlò contro, strattonandolo.

“Con che coraggio mi guardavi negli occhi e mi raccontavi bugie?”, continuò, gridando.

Vide Merlin inerme e sconvolto e lo lasciò immediatamente.

“Riesci a immaginare quanto sia scioccato? Mi sento come se non ti conoscessi, come se tutti questi anni che abbiamo passato insieme siano stati una farsa”, disse Arthur, questa volta, in un sussurro carico di tristezza.

Non poteva credere a quello che stava succedendo. La persona della quale si fidava più di tutte, lo aveva preso in giro per tutto quel tempo. Voleva stare solo, doveva elaborare quella scoperta.

S’incamminò per allontanarsi, pronto a lasciarlo lì da solo nel bel mezzo della foresta.
Dopo aver fatto qualche passo, però, ripensò alle sensazioni devastanti che aveva provato quando era convinto di averlo perso per sempre e si fermò. Non poteva abbandonarlo lì.
Merlin si sentiva svuotato, non aveva più forze, ma sapeva che la reazione di Arthur fosse prevedibile.
Le sue parole erano state come una pugnalata al cuore. E ora se ne stava andando, pensò mentre le lacrime continuavano incessantemente a scorrere sul suo viso.
Lo guardò incamminarsi pensando che quello che aveva creduto essere il più bel giorno della sua vita, ora fosse diventato invece uno dei peggiori. Ma poi lo vide tornare indietro e un barlume di speranza lo rianimò.

“Perché non me l’hai detto prima? Io ti consideravo un amico”

“Perché me l’hai detto proprio ora?”

Merlin temette che fosse tornato indietro solo per avere spiegazioni e che quando le avesse avute, sarebbe andato via davvero. E questa volta per sempre.

“All’inizio sono stato costretto a tacere. Vivere in un luogo dove la magia è bandita, non offre tante possibilità. Se qualcuno mi avesse scoperto, sarei morto e non avrei potuto più compiere quello che sono destinato a fare”, cominciò Merlin.

“Di cosa stai parlando?”

“Starti vicino sempre e comunque. E’ questo il mio destino”, gli disse Merlin, fissandolo intensamente senza mostrare un minimo di esitazione.

Arthur sentì il cuore battere più forte e Merlin vide chiaramente il suo viso abbandonare la durezza e la delusione, per far strada all’emozione che gli avevano donato quelle parole. Ma fu solo un attimo.
La rabbia e lo sconforto tornarono immediatamente, disilludendo Merlin.

“Vai avanti”

Merlin, abbattuto ma comunque ancora speranzoso per quello sprazzo che aveva colto sul suo viso, continuò.

“Con il tempo poi, il nostro rapporto è diventato più profondo e in quel momento avrei potuto dirtelo, è vero, ma tu continuavi ad avere sotto gli occhi esempi di magia nera e la odiavi sempre di più. Mi sono lasciato trascinare dalla situazione e così gli anni sono passati.
E poi sapevo che in qualche modo un po’ tenessi a me, ma pensavo lo facessi perché hai un buon cuore… credevo di essere un semplice servitore per te, non potevo certo immaginare…
Ma ora è diverso… non volevo che tra noi ci fossero segreti. Convivo con questo peso da anni, ma non avevo idea che mi amassi anche tu. Non avrei mai vissuto in pace senza avertelo detto, non avrei potuto tenere questo segreto dentro in queste circostanze.”, disse. con gli occhi lucidi.

“Sarei un bugiardo a dirti che non ho avuto scelta, perché non sarebbe vero. Certo mi sono sentito spinto da tanti elementi, ma una scelta l’abbiamo sempre. Per decidere dobbiamo valutare i pro e i contro e decidere quale strada rappresenti il “male minore”.
E ora anche tu hai la possibilità di scegliere.
Se fidarti o no delle mie parole. Se lasciarti accecare solo dalla collera e dalla delusione che, giustamente, stai provando o se guardare in fondo al tuo cuore e vedere chiaramente la verità.

Sì perché lo so che lui ti sta dicendo di credermi, so che lui mi riconosce e che non ha smesso un attimo di farlo, so che lui sente il mio”, continuò il mago con la voce rotta, lasciandosi cadere sul masso e abbassando la testa.

Ascoltando i motivi a causa dei quali gli avesse taciuto la verità, Arthur non aveva trovato niente da obiettare. Come sempre Merlin mostrava una saggezza davanti alla quale era difficile porre obiezioni.
Ascoltando poi il discorso sul fatto che anche lui avesse scelta, si era sentito come se Merlin lo stesse leggendo dentro. Era tutto vero.
Il suo cuore non aveva dubitato se non per un istante e quindi avrebbe dovuto fidarsi di quello che lui gli diceva. Aveva sempre saputo tutto prima di lui, percepiva le cose come lui, a causa dell’orgoglio, non riusciva a percepire.
Gli occhi di Merlin erano così sinceri, il suo dolore anche, e lui non sopportava vederlo così.
Ripensò alle sue parole e all’improvviso ad tutto gli fu chiaro e gli venne un’illuminazione.
A un certo punto della sua vita, si era sentito aiutato e protetto durante ogni battaglia, durante ogni missione. Spesso la cosa era stata così palese e lui aveva davvero avuto la consapevolezza che qualcuno vegliasse su di lui perché le coincidenze erano davvero troppe.
Non si era mai reso conto che avesse cominciato a sentire questa presenza dopo poco che Merlin fosse entrato nella sua vita, ma riflettendoci ora, si accorse che era proprio così.
Come quella volta in cui era riuscito a salvarsi dalla trappola di Nimueh mentre prendeva il fiore che avrebbe salvato proprio Merlin. Quella luce lo aveva guidato e senza di essa sarebbe morto.
Il cuore gli si strinse pensando a tutto quello che il giovane aveva fatto per lui.
Capì anche perché lui insistesse sempre per accompagnarlo ovunque. Desiderava proteggerlo mentre lui era convinto che dovesse essere lui a farlo, rifletté colpito nell’orgoglio pensando a quante volte si era sentito invincibile e potente dopo essere uscito vincitore dai più difficili scontri.
In tutti quegli anni Merlin era stata la sua ombra, non lo aveva mai abbandonato, pensò mentre il cuore gli scoppiava d’amore.
Arthur guardò quel ragazzo chino con lo sguardo pieno di sofferenza e non vide uno stregone. Vide solo Merlin. Il suo Merlin.
Ripensò alla sua vita prima che loro s’incontrassero e a tutti i momenti che avevano passato insieme.
Gli aveva taciuto una cosa così importante per tutto quel tempo e chissà quante volte gli aveva mentito, però sul fatto che lo amasse davvero e che avesse sempre fatto tutto per salvaguardarlo, non aveva dubbi.
Gli credeva. Continuando a guardarlo e vedendolo inclinato su sé stesso con le spalle basse, provò a mettersi nei suoi panni.
Che peso immenso che aveva portato. Che coraggio aveva dimostrato abitando a Camelot, che forza d’animo aveva avuto vivendo circondato da persone che disprezzavano la magia. Quanto dolore aveva dovuto patire sentendo i loro discorsi, vedendo morire i suoi simili e dovendo sempre nascondere tutto. E tutto solo per lui.
Oh mio dio! Povero Merlin! Quante volte si era accorto che fosse triste e quante volte lui gli aveva raccontato bugie per giustificare la sua tristezza. Chissà cosa c’era davvero dietro il suo malessere. Immaginò quanto avrebbe voluto avere qualcuno vicino con qui sfogarsi e parlare liberamente.
Gli aveva chiesto perché non glielo avesse confessato prima, ma bastava riflettere per capire che una parte di colpe le aveva anche lui.
Come avrebbe potuto dirgli la verità visto il modo in cui trattava la magia e lui stesso?
Quanto doveva essere stato difficile sentirsi chiamare continuamente idiota, imbranato, buono a nulla, e non poter fare nulla per mostrare che in realtà era tutto il contrario di questo.
Lo guardò e il suo cuore si sciolse. Si avvicinò e gli si sedette di nuovo di fronte.
Gli toccò dolcemente il mento per fargli alzare il viso.
Merlin lo guardò con uno sguardo pieno di tristezza ma allo stesso tempo anche di speranza. Il suo cuore batteva all’impazzata. Arthur lo stava toccando e questo sembrava un buon segno.
Quest’ultimo intanto aveva preso ad asciugargli gli occhi, muovendo dolcemente il suo polpastrello su quelle morbide gote.
Il giovane restò immobile e chiuse gli occhi godendo di quel tocco e sperando che le parole che presto avrebbe sentito, sarebbero state positive.
Arthur intanto pensava a quanto fosse bello e quanto odiasse vederlo soffrire.
Gli stava asciugando le lacrime come se volesse davvero cancellare tutta la sofferenza che lui aveva patito in quegli anni. Lasciò il suo viso per prendergli il volto tra le mani e cominciò a posare dolci piccoli baci su quegli occhi ancora bagnati.
A quel punto Merlin, che prima aveva quasi paura di muoversi non riuscì più a trattenersi e portò le sue braccia su quel corpo chino su di lui.

“Merlin…” sussurrò, il re dopo che ebbe finito quel trattamento.

Quest’ultimo aprì gli occhi pieni di lacrime e, fissandolo, lo supplicò.

“Ti prego perdonami”

Arthur sentì un tremito attraversargli il corpo.

  “Sono io che ti chiedo di perdonarmi… sono stato così cieco e così idiota da camuffare i miei sentimenti e la mia stima per te dietro insulti di ogni tipo. Ti ho sempre sminuito nonostante, invece, ti ammirassi tanto.
Ti chiedo perdono per quello che ti ho fatto passare. Io t’insultavo e tu mi proteggevi continuamente.
Sei stato il mio angelo, Merlin.
Avevo così spesso la sensazione di essere aiutato da una forza esterna, ma non potevo immaginare che fossi tu.”, disse con espressione triste, mettendolo a corrente di tutte le riflessioni che aveva appena fatto.
Merlin lo aveva guardato per tutto il tempo senza credere alle proprie orecchie.
Arthur lo aveva compreso e non lo aveva giudicato male. Anzi, era lui ad avergli offerto il suo perdono. Aveva capito tutte quelle cose senza che lui gli avesse ancora dato tante spiegazioni.
Era così felice! Si avvinghiò a lui, stringendolo più forte che poteva, facendogli sentire tutto il suo amore.
Quell’abbraccio fu presto ricambiato e così si abbandonarono a esso, dicendo a se stessi che da quel momento le cose sarebbero cambiate e l’avrebbero fatto solo in meglio.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
NOTE: Grazie a chi ha messo la storia tra le seguite, le ricordate e le preferite e a chi semplicemente ha letto e continua a farlo. Sono ben accette anche le critiche. Non possono essere che costruttive, soprattutto visto che si tratta della mia prima ff. Grazie.

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Capitolo 9
*** My true love, my whole heart ***


Erano rimasti abbracciati per lungo tempo, entrambi con il cuore in subbuglio e la mente piena di rammarichi per ciò che uno aveva fatto all’altro, ma allo stesso tempo pregna di speranza e gioia.
Si staccarono sorridendo.

“Ti amo così tanto”, disse Arthur, perdendosi nelle sue splendenti iridi.

Merlin tremò.

“Anch’io”, rispose, con gli occhi che gli brillavano.

“Posso chiederti una cosa?”, domandò il re.

“Certo”

“Mi racconteresti tutto quello che è successo in questi anni? Ma solo se te la senti di parlarne.”

Merlin sorrise per la sensibilità mostrata dal re, mentre un’idea gli balenò nella mente.

“Chiudi gli occhi”, gli disse.

Arthur lo guardò stupito aggrottando le sopracciglia e stringendo gli occhi.

“Fidati di me”

E così fu accontentato.
Gli posò una mano sulla fronte, appoggiò un’altra sulla propria e pronunciò parole incomprensibili.
Era rischioso fare quell’incantesimo, perché quando Arthur avrebbe visto che lo stregone che aveva provato a salvare Uther era lui, avrebbe potuto non capire e accusarlo di aver ucciso suo padre.
Non potevano esserci più bugie tra loro però, voleva essere sincero ad ogni costo e così proseguì.
Il re, che si fidava ciecamente di Merlin, aveva fatto ciò che gli aveva chiesto.
Quando aveva sentito la mano dell’altro sulla sua fronte, si era domandato che cosa stesse facendo.
Dopo un attimo, però, aveva udito strane parole uscire dalla bocca di Merlin e aveva compreso.
All’improvviso mille immagini attraversarono la sua mente.
Un drago, Merlin che lo salvava, Merlin che offriva la propria vita per lui, Merlin terrorizzato per la sua sorte, Freya, Balinor, la morte di Uther, e ancora e ancora Merlin che faceva di tutto per proteggerlo.
Sconvolto, spalancò gli occhi, rompendo l’incantesimo.
Incredulo e sconvolto, fissò Merlin che lo guardava spaventato.

“Fallo di nuovo”, gli sussurrò però, dopo in un attimo.

“Sei sicuro?”

Come risposta il re chiuse gli occhi e dopo qualche istante quelle immagini cominciarono a bombardare la sua mente, lasciandolo sempre più sbalordito.
All’improvviso sentì una miriade di sensazioni colpirgli il cuore.
Comprese che stava percependo tutto ciò che Merlin aveva provato in quelle situazioni.
Avvertiva tutto, proprio come se le avesse vissute sulla sua pelle.
 Lo sbalordimento fu totale. Quelle emozioni che Merlin aveva imprigionato dentro di sé per tutti quegli anni, erano così intense, così dolorose.
Quella sofferenza lo stava dilaniando e il pensiero di ciò che quel giovane uomo aveva patito, lo fece inorridire e calde lacrime cominciarono a scivolargli sul viso.
Merlin sentì Arthur sobbalzare e vide la sua espressione passare da confusa a sconvolta.
Shock, sorpresa e dolore si alternarono sul suo viso per tutto il tempo.
Lo vide piangere e quindi allontanò immediatamente la mano per mettere fine all’incantesimo.
Un istante dopo essersi staccato da lui, però, sentì la mano del re posarsi con forza sulla propria.
Capì che Arthur volesse andare fino in fondo, che desiderasse sapere tutto fino all’ultimo e così proseguì.
Dopo parecchi istanti la visione che si presentò nella mente del re, fu quella di loro due seduti su un masso con le mani di Merlin sulle loro fronti. Era arrivato al presente, aveva visto tutto.
Apri gli occhi pieni di lacrime e si alzò di scatto portandosi le mani alle tempie.
Quel subisso di emozioni che gli stava ancora attanagliando il petto, era però ancora troppo forte e quindi fu costretto a sedersi di nuovo. Con i gomiti sulle ginocchia e le mani tra i capelli, chiuse gli occhi come se non volesse accettare ciò che aveva visto. Era completamente incredulo e disorientato.
Merlin lo guardava impotente, non sapendo cosa fare. Immaginava quanto lo avesse turbato tutto ciò che aveva visto e sapeva che in quel momento fosse completamente sconvolto.
Dopo qualche istante, decise di muoversi e appoggiò la sua mano tremolante sulla sua spalla.
Il re rabbrividì e con gli occhi ancora umidi, si decise a guardarlo.

“Volevo salvarlo, te lo giuro”, disse il mago, appena i loro occhi s’incontrarono.

“Lo so…”, sussurrò, facendo fatica a emettere alcun suono.

“H-ho sentito la tua disperazione quando lui è morto…”, aggiunse, con espressione sofferente.

“Hai sentito?”

 “Ho visto tutto ciò che è successo, ma…”

“Ho anche avvertito ogni emozione che tu provavi in quell’esatto momento a cui assistevo e le sento ancora. Tutte”, disse Arthur, sottovoce mentre distoglieva lo sguardo incapace di guardarlo negli occhi.
 Si sentiva così in colpa per tutto ciò che Merlin aveva patito.

 “Mi dispiace… non era mia intenzione, te lo giuro. Non volevo farti sentire le mie emozioni, desideravo solamente mostrarti cos’era accaduto… scusami…”, disse il mago, abbassando lo sguardo. Se l’avesse saputo, non l’avrebbe fatto, pensò angustiato e sorpreso che fosse successa una cosa simile.

“Forse ho sentito tutto perché ti amo”

L'altro, arrossendo, capì che la ragione poteva essere davvero quella. L’amore che li legava aveva alterato l’incantesimo.

“Cosa hai dovuto passare…”, disse il re, con voce carica di angoscia.

“Mi dispiace così tanto…”, gli sussurrò, prendendo le mani tra le sue.

 Merlin si sentì sollevato. Finalmente lo aveva toccato.

“Shhh”, gli sussurrò, mentre con le braccia avvolgeva quel corpo scosso.

Il re, logorato e sconvolto, si abbandonò contro di lui continuando a piangere in silenzio.
Il mago cominciò a cullarlo dolcemente, accarezzandolo e baciandogli i capelli con estrema delicatezza.
Non seppero quanto tempo passarono in quella posizione, entrambi con gli occhi chiusi, sopraffatti dalle loro emozioni.
Il contatto con Merlin curò Arthur che dopo un po’ non si sentì più soffocare da quella morsa che gli stringeva il petto, pian piano, fu di nuovo avvolto dal senso di beatitudine che gli regalava il contatto con il corpo dell’uomo che amava.
Il mago, con sollievo, si accorse che aveva smesso di tremare e così decise di staccarsi leggermente da lui per parlargli.

“Va meglio?”

Arthur aprì gli occhi e si staccò.

“Sì grazie…”, rispose guardandolo intensamente e stringendo una mano tra le sue.

“Ma dobbiamo parlare…”

Sentendo quelle parole Merlin si spaventò terribilmente. Il respirò si bloccò.

"E se avesse voluto lasciarlo?", pensò, terrorizzato.

Il re si accorse del cambiamento del giovane e lo rassicurò.

“Prima mi hai chiesto di non dimenticarmi che mi ami. Ora sono io che lo chiedo a te.”

Il mago sorrise riprendendo a respirare normalmente.

“Balinor era tuo padre e tu non hai potuto dirmi niente, sei stato costretto a nascondere tutto quando siamo andati da lui. Hai dovuto nascondere il tuo dolore quando lui è morto tra le tue braccia… santo cielo…”, disse con tono incredulo, mentre si passava nervosamente una mano sulla bocca.

Merlin abbassò lo sguardo.
Ripensò ai quei momenti e a quanto avrebbe davvero voluto condividere con lui la sua disperazione.

“Non ho dovuto trattenermi sempre”, gli disse per tranquillizzarlo.

“Per fortuna avevo Gaius”

 “Sì per fortuna avevi lui”, rispose Arthur che non era rimasto più di tanto sorpreso quando, attraverso le visioni, aveva scoperto che il medico aveva sempre saputo tutto e, anzi, lo aveva aiutato continuamente. Ringraziò il cielo che Merlin avesse avuto quella presenza accanto a lui, ma per un attimo si sentì geloso di lui.

Con lui il giovane si era potuto sempre confidare, con lui era sempre potuto essere sé stesso.
E poi era geloso di quella ragazza. Lei aveva fatto sentire Merlin speciale e amato come lui non aveva mai fatto. Glielo disse.

“Arthur… io mi ero affezionato a lei perché mi poteva capire perfettamente, in sua compagnia mi sentivo libero di parlare di ogni cosa senza sentirmi un mostro”

“Tu allora non mi facevi sentire apprezzato e tanto meno speciale, ma l’hai fatto oggi”, disse, capendo che il re si stava paragonando a Freya e che si stava sentendo inferiore a lei.

 “E sei riuscito a farlo come nessuno aveva mai fatto in tutta la mia vita”, lo rassicurò.

Gli occhi di Arthur brillarono emozionati, ma ancora non riusciva a cancellare quel senso di colpa e d’impotenza nei confronti delle pene di Merlin.

Quest’ultimo se ne accorse.

 “Non fare così, l’importante è che ora non ci siano più segreti tra noi. Ciò che veramente importa è il nostro amore. Ora sono felice, felice come non lo sono mai stato“

“Anch’io“, mormorò il re sorridendogli e stringendogli entrambe le mani tra le proprie, prima di tornare pensieroso.

“Hai detto che quando eri con quella ragazza, non ti sentivi un mostro. Un mostro? Tu un mostro? “, disse, sbalordito.

Merlin abbassò lo sguardo ricordando quante volte si era sentito proprio così.
Quante volte aveva sperato di svegliarsi una mattina e di non aver più alcun potere, di essere una persona come le altre. Sapeva di avere un dono ed era grato di questo, ma a volte era così dannatamente difficile che desiderava solo essere un ragazzo come gli altri e poter vivere come loro.
La voce del re interruppe i suoi pensieri.

“Nessuna parola è più lontana da te di questa. Tu sei così speciale”
“L’avevo capito ma non credevo lo fossi così tanto, e non parlo della magia.
Parlo della tua sensibilità, della tua profondità, della tua saggezza, della tua bontà d’animo, del tuo cuore immenso. Tu hai annullato la tua vita per starmi vicino”, disse, in un sussurro sofferto.

“ Hai vissuto in relazione alla mia senza mai pensare a te… non me lo potrò mai perdonare”

Merlin lo guardò emozionandosi incredibilmente. Quanto aveva sognato di sentirsi dire da lui delle parole così belle. Sapere che Arthur avesse quell’opinione di lui, lo fece sentire davvero speciale.
Il re però aveva detto anche altro e lui non sapeva davvero cosa rispondere.
Per quanto gli fosse stato vicino con gioia, le parole di Arthur riguardo al suo vivere condizionato solo ed esclusivamente da lui, erano comunque vere.

“Sì, è vero. Le mie giornate ruotavano sempre attorno a te, ma io sono stato felice e orgoglioso di stare al tuo fianco. Vederti diventare il re che sei destinato a essere, è stato bellissimo.
Tu non hai niente di cui perdonarti, ricordalo.
Doveva andare così, prima di arrivare dove siamo ora e a dove saremo tra anni, le cose dovevano andare così come sono andate.”,

“Sbagli”

“Tu non mi hai visto diventare quel re… tu mi hai fatto diventare quel re”

Il mago lo accarezzò, arrossendo lievemente e abbassando lo sguardo.

“Non ti merito”, aggiunse consapevole di quanto prezioso e raro fosse quel ragazzo davanti a lui.

“Ma che cosa dici?”

“Tu mi hai cambiato, mi ha arricchito, mi hai fatto diventare la persona che senza di te non sarei mai diventata…ma non sarò mai alla tua altezza”, replicò il re, sospirando.

“Io mi sono innamorato di te, della tua anima… ti ho sempre visto per come sei realmente e non come ti mostravi agli altri. Hai un grande cuore Arthur, solo che lo nascondevi troppo spesso”

Il cuore del re fece una capriola. Era così privilegiato ad avere una persona come Merlin al suo fianco.
Era così fortunato ad avere il suo amore. Questo era il suo più grande privilegio, non essere sovrano.

“Spero che da oggi ti sentirai libero di parlare di ogni cosa anche con me.
Spero che ti confiderai come non hai mai potuto fare in questi anni“

“Sì Arthur, lo farò. Te lo prometto”, rispose Merlin, sorridendo e abbracciandolo forte.

Quando si staccarono, il mago vide Arthur di nuovo assorto nei suoi pensieri. Era chiaro che stesse pensando a tutto ciò che aveva visto nelle visioni.

“Il drago ha detto che siamo due facce della stessa medaglia… che dobbiamo compiere il nostro destino insieme… non riuscivo mai a capire perché quando parlassi della mia sorte, fossi così sicuro… mi lasciavi sempre senza parole”, spiegò, con gli occhi che gli luccicavano.

Arthur aveva scoperto troppe cose tutte in una volta. Era davvero sbalordito, scosso e confuso.
Merlin capì che aveva bisogno di chiarimenti e così gli prese le mani e lo fece alzare.
Lo portò poco più in là e lo fece sedere contro il tronco dell’albero. Gli si sedette di fronte non lasciando mai le sue mani e si aprì a lui come non aveva mai potuto fare.
Gli parlò di tutto ciò che di cui non aveva mai potuto parlargli, gli spiegò ogni cosa, rispondendo a ogni sua domanda.
E Arthur fece lo stesso. Gli raccontò tutte le volte che aveva agito spinto dall’affetto prima, e dall’amore poi, che provava per lui.
Gli rivelò di quando aveva deciso di andare a Ealdor per aiutarlo.
Gli spiegò che quando aveva udito la sua risposta al quel suo “ritornerai”, aveva avvertito una fitta attraversagli il cuore. Aveva finto di non sentirla, ma poi non aveva potuto trattenersi dal raggiungerlo. Il pensiero che potesse perderlo era stato insopportabile.
E così era partito. Se l’avesse aiutato, se avessero risolto la situazione lì, Merlin sarebbe tornato indietro insieme a lui e sarebbe stato sereno.
Gli disse che forse fu proprio quel giorno che il suo cuore aveva scoperto di essersi innamorato di lui. Lui lo aveva capito molto tempo dopo, ma il suo cuore lo sapeva già da tanto.
Il mago lo ascoltava mentre l’emozione si espandeva in tutto il suo essere. Si commosse soprattutto sentendo del momento in cui aveva cominciato ad amarlo, perché anche lui aveva capito quel giorno la vera natura dei suoi sentimenti.  E così glielo disse lasciando il re emozionato, sorpreso e felice.
Parlarono per ore, sentendosi finalmente liberi e recuperando, almeno in parte, il tempo che avevano perduto durante tutti quegli anni.
L’imbrunire si stava avvicinando. I due giovani si guardarono capendo che le loro menti erano attraversati dallo stesso pensiero. Il momento di tornare a Camelot si stava avvicinando sempre di più.
Quelle ultime ore erano state così speciali. Non avevano mai condiviso così tanti pensieri, sentimenti, emozioni e anche paure.
Merlin si sentiva così libero, così leggero.
Non aveva più quel macigno dentro di sé, non avrebbe più dovuto nascondere niente ad Arthur, non avrebbe dovuto più trattenere le sue sensazioni, sarebbe potuto essere finalmente, semplicemente, Merlin.
Merlin il mago e Merlin la persona sensibile, saggia e generosa. Avrebbe potuto smettere di fingersi imbranato, smemorato e amante delle taverne.
E soprattutto avrebbe potuto amare Arthur senza dovere essere costretto a implodere il suo amore dentro di sé.
Amore, pensò. Non avrebbe dimenticato quel giorno per il resto della sua vita.
 Arthur gli aveva confessato di amarlo e, nonostante la sua scioccante rivelazione, non l’aveva lasciato andare. Gli aveva ripetuto che lo amava.
Non ci poteva ancora credere, sembrava così impossibile.
Ripensò a quel bellissimo sogno. Solo poche ore prima era convinto che non sarebbe mai stato felice come lo era stato sognando e invece ora lo era ancora di più.
La consapevolezza di essere amato da Arthur, lo faceva sentire speciale, importante, ricco.
Quei pensieri lo facevano sentire così potente, così vivo, più di quanto la magia avesse mai fatto, pensò sorridendo al re che lo guardava con occhi così intrisi di calore.
Quest’ultimo, dopo aver saputo tutto, era rimasto a corto di parole. Non sapeva cosa dire, come scusarsi, come fargli capire quanto grande fosse il suo dispiacere. Non era in grado di esprimergli quanto lo amasse e quanto gli fosse grato per tutto quello che aveva fatto per lui.
Scoprire quanto amore per lui ci fosse dietro ad ogni gesto e a ogni decisione che Merlin aveva preso in quegli anni, era stato come essersi innamorato di lui una seconda volta.
Quel ragazzo aveva fatto tutto ciò che era nelle sue possibilità per salvaguardare la sua vita, anche andando contro sé stesso, contro ciò che era.  Proteggerlo e salvarlo era stata la sua unica priorità e lui gli era così riconoscente.
Si chiese ancora se meritasse tutto quell’amore così puro e una tale lealtà e si rese conto di non sentirsi assolutamente degno di esso.
Merlin però lo amava, lo voleva al suo fianco e da quel momento in poi avrebbero recuperato tutto il tempo perduto.
Avrebbe fatto sentire a quell'uomo tutto il suo amore, gli avrebbe fatto capire quanto grato gli fosse e soprattutto quanto importante fosse per lui.
Gli avrebbe dimostrato quanto lo ritenesse speciale e quanto si ritenesse fortunato a possedere il suo cuore.
Si guardarono intensamente e si strinsero in un abbraccio che comunicava tutti i loro sentimenti.
Si strinsero forte come se volessero fare congiungere i loro corpi in uno solo.
Entrambi con gli occhi chiusi, estasiati, si sentivano come se si stessero sciogliendo. Come se fossero entrati in un mondo che apparteneva solo a loro, un mondo perfetto dove respirare l’altro era importante come respirare l’aria stessa.
Si staccarono delicatamente e lo sguardo di Merlin diventò triste al pensiero che a Camelot non avrebbero potuto più lasciarsi andare così. Al pensiero che, in presenza degli altri, sarebbero stati costretti a essere semplicemente il re e il suo servo.
Arthur stava pensando lo stesso.

“Neanch’io voglio tornare”

Merlin lo guardò, ma abbassò lo sguardo dopo un istante perché una fitta di dolore gli attraversò il cuore.

“Non potremo mai vivere il nostro amore...”gli disse, con voce carica di tristezza.

“T-tu dovrai sposarti”

“Tu dovrai scegliere una regina”, disse mentre, una lacrima gli scivolava dagli occhi.

“Mio padre non ha avuto una regina e nemmeno io l’avrò”

Merlin lo guardò stupito da quella risposta.

“Il popolo si aspetta di vederti unito in matrimonio presto”

“Il re sono io e non m’importa cosa si aspetta il popolo.
Io amo te Merlin. Non potrei mai nemmeno fingere di amare un’altra persona.
Non voglio darti più alcun motivo per soffrire, nemmeno io voglio farlo e non voglio costringere una persona in un matrimonio di finzione. Nessuno può obbligarmi a fare ciò che non voglio.
Voglio te Merlin, ti voglio al mio fianco fino all’ultimo giorno della mia vita”, aggiunse, mentre il mago gli si tuffava tra le braccia piangendo.

“Anch’io voglio te, anch’io ti voglio al mio fianco fino all’ultimo giorno della mia vita.”

Arthur pensò che non si sarebbe mai abituato a tutto quello. All’effetto che Merlin e le sue parole avevano su di lui. Si sentiva come se il suo cuore si fosse liquefatto e quella era una sensazione meravigliosa.
Lo guardò emozionato. Era così bello, dentro e fuori, ma non se ne rendeva nemmeno conto, pensò, vedendolo arrossire sotto il suo sguardo profondo.

“Quando arriveremo a Camelot ti nominerò mio consigliere personale”

“Cosa?” chiese il mago stupito. “Non devi, a me non dispiace servirti.”

“Merlin… taci”, gli disse il re, chinandosi per posargli un leggero bacio su quella bocca che tanto amava

“Ormai è deciso. Dimenticati cosa vuol dire fare il servo, perché non lo farai mai più”

“Ma…”

“Al consigliere personale è permesso avere una camera al castello vicino a quella del re”, gli disse, guardandolo con un malizioso sorriso.

Merlin arrossì leggermente, ma ricambiò il suo sguardo con calore.
Quello sguardo fece vibrare ogni cellula del corpo del re.

“E poi dovrà essere l’ombra del re. Dovrà stargli accanto in ogni istante, non potrà mai abbandonarlo. Mai”

“E ovviamente non è finita”, disse fissandolo, questa volta seriamente.

“Oggi sarà l’ultimo giorno in cui la magia sarà bandita da Camelot”

Merlin si sentì sopraffare dalle emozioni che quelle parole così attese e finalmente arrivate, gli avevano provocato. Guardò Arthur con le lacrime agli occhi, incapace di aprire bocca.
Quest’ultimo sentì una stretta al cuore nel vederlo così felice da essere incredulo e commosso.

“Allora, accetti questa carica? Accetti tutto questo?
Perché visto che tutti la vorrebbero, ci metterei un attimo a cercare altri candidati”, scherzò, con tono canzonatorio mentre gli asciugava le lacrime con il pollice.

“Arrogante, presuntuoso e testa di cavolo”, si riprese Merlin ridendo, ma staccandosi da lui e fingendosi offeso.

Arthur si mosse e in un istante Merlin si ritrovò di nuovo imprigionato tra le sue braccia.
Non ci poteva davvero credere. Si chiese di nuovo se fosse possibile che stesse ancora sognando, perché era tutto troppo bello per essere reale.
Guardò il suo amato e lui ricambiò il suo sguardo.
Si specchiarono nei reciproci occhi come se avessero davanti la cosa più bella del mondo.

“Accetto, sire”

“Grazie”, aggiunse con gli occhi che esprimevano immensa gratitudine, gioia e calore.

“Non sei certo tu a dovermi ringraziare, Merlin”, gli disse il re, appropriandosi della sua bocca.

Quello che si scambiarono fu un bacio impregnato di speranze, di promesse, di felicità, di amore, di vita.
Si staccarono ansimando, stravolti dalla passione, ma ancora con le proprie braccia ancorate al corpo dell’altro. Si sorrisero dolcemente.
Arthur pensò a ciò che gli provocava quel meraviglioso sorriso. Era così bello quando sorrideva, gli comparivano quelle fantastiche fossette sulle guance e il suo viso si distendeva. Amava vederlo sorridere, il suo volto sereno portava serenità anche nel suo cuore. 
Merlin nel frattempo stava pensando lo stesso. Quando Arthur sorrideva i suoi occhi brillavano e il suo viso sembrava quello di un giovane spensierato e non quello di un re che portava un peso enorme di responsabilità e doveri sulle sue spalle. Amava vedere quel giovane. Era Arthur, non il re.
La consapevolezza di essere l’unico a vederlo nella sua vera e completa essenza, lo riempiva di gioia.
Lo faceva sentire più potente di quanto lo facesse la sua magia.
Si guardarono e annuirono.
Ora il momento era arrivato per davvero.
Era ora di partire.
Era ora di andare verso la loro vita insieme. Verso quel destino che li aveva uniti rendendoli un incastro perfetto.  

 
 
 




NOTE:

- Ho deciso di interrompere la suddivisione dei punti di vista e di raccontare tutto contemporaneamente, perché ora che si sono confessati il reciproco amore e che non ci sono più segreti tra loro, è come se non ci sia più niente da nascondere all’altro. Possono finalmente esprimere tutto ciò che sentono e tutto ciò che gli passa per la testa perché sono diventati una cosa sola. (Sì questa cosa è da diabete :P)  
Ci sentiamo a breve con l'epilogo.

-Grazie a chi ha messo la storia tra le seguite, le ricordate e le preferite e a chi semplicemente ha letto e continua a farlo. Sono ben accette anche le critiche. Non possono essere che costruttive, soprattutto visto che si tratta della mia prima ff. Grazie.

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Capitolo 10
*** I wanna spend the whole life in your eyes ***


Merlin stava ammirando quel panorama bellissimo nel quale scopriva ogni giorno un nuovo particolare. Era un po’ come l’amore tra lui e Arthur.
Si conoscevano da tanto tempo ormai, ma c’era sempre qualcosa di nuovo da scoprire, qualcosa che, se possibile, li faceva innamorare l’uno dell’altro un po’ di più.
Il suo cuore era pregno di gioia e quel cielo azzurro sembrava rispecchiare i suoi sentimenti.
Solo lui e Arthur potevano ammirarlo da quell’altezza perché nessun altro conosceva quel luogo.
Era il loro posto segreto dove potevano rifugiarsi e stare soli senza il rischio di essere disturbati. Rappresentava anche l'unico spazio in cui Merlin poteva tenere tutti gli scritti sulla magia, senza il rischio che potessero finire in mani sbagliate.
Ripensò alla miriade di meravigliosi momenti che avevano passato lì negli ultimi anni. Si sentiva così fortunato, il suo re lo aveva fatto sentire amato e speciale ogni giorno da quando si erano confessati i reciproci sentimenti.
Erano trascorsi quindici anni, ma si amavano come allora. Anzi, forse ancora di più.
Il loro amore ora era maturo, era vissuto, era divenuto ancora più forte e indistruttibile perché erano riusciti a conoscersi profondamente.
Era così felice. Da quel giorno la sua vita era diventata perfetta.
Arthur gli aveva dichiarato i suoi sentimenti, e una volta arrivati a Camelot, l’aveva nominato suo consigliere personale, cosa che aveva lasciato tutti gli altri meno sorpresi di quanto si aspettassero. Ma non era finita. Aveva reso la magia praticabile, e questa volta, sì che aveva sconvolto tutti.
E quando, dopo tempo, le persone avevano cominciato ad accettarla aveva detto ai cavalieri, e a tutte le persone a lui più vicine, che Merlin era un mago e che se non fosse stato per lui, a quell'ora, sarebbe morto.
Gli aveva dato tutto il valore che meritava e l’aveva fatto pubblicamente.
Quel giorno era diventato il secondo più bello della sua vita.
Da allora usava la sua magia liberamente e tutti lo rispettavano. Anche troppo per i suoi gusti, e per questo non permetteva a nessuno di mostrargli così tanta riverenza.
Lui si sentiva semplicemente Merlin, non un’entità potente e superiore.
Aveva anche voluto mantenere con i cavalieri lo stesso rapporto di prima. Questi, subito, erano rimasti stupefatti, ma poi avevano riflettuto e tante cose che non avevano mai trovato una spiegazione logica, erano finalmente diventate chiare e si erano resi conto di aver avuto la verità proprio davanti agli occhi per anni e anni. Lancelot e Gwaine erano infinitamente contenti per lui. Merlin si era fatto volere bene dal loro primo incontro, mostrandosi una persona generosa e altruista e poi era diventato un loro caro amico. Gli volevano davvero bene e sapevano di essere ricambiati.
Gaius era stato così orgoglioso di lui, così felice. Gli aveva detto che quando sarebbe venuta la sua ora, sarebbe morto in pace e soddisfatto.
E così aveva fatto. Quando cinque anni prima se n’era andato, sul letto di morte gli era parso davvero sereno.

“Mi sento onorato di aver conosciuto una persona speciale come te, Merlin”, gli aveva sussurrato.

“Grazie per tutto l'affetto che mi hai dato, grazie per essere stato il figlio che non ho mai avuto”, aveva aggiunto.

Merlin commosso, aveva stretto la sua mano tra le proprie e gli aveva detto che era lui che meritava la sua gratitudine visto tutto ciò che aveva fatto per lui dal primo momento in cui le loro strade si erano incrociate. E poi lo aveva ringraziato per avergli fatto da padre nel migliore dei modi possibili.

“Capisci quanto sei speciale?”, aveva chiesto il medico, sentendo le parole di Merlin.

“Però ora non piangere”, aveva continuato Gaius, scorgendo le lacrime scorrere veloci sul volto del mago.

 “Ho vissuto la mia vita, è ora che io vada e lo farò felice di aver visto tutto andare al proprio posto. Contento di vedere te felice come meriti. Ti voglio bene amico mio.”

“Ti voglio bene, amico mio”, gli aveva risposto lui, continuando a piangere.

Gaius gli aveva sorriso e aveva chiuso gli occhi perdendo i sensi. Poche ore dopo aveva esalato il suo ultimo respiro.
Merlin aveva sofferto tanto per la sua mancanza e Arthur gli era sempre stato vicino.
I suoi occhi si bagnarono pensando al medico che aveva davvero amato come se fosse suo padre. Lanciò un’occhiata al cielo e, sperando che lo stesse guardando, lo salutò, sorridendo nostalgicamente.
Tornò poi con i pensieri a quello che era accaduto durante quegli anni.
Lui e Arthur, insieme, avevano davvero reso Camelot un grande regno e ne erano profondamente orgogliosi, anche il popolo lo era e questo li appagava profondamente; il sapere che i cittadini erano contenti e che vivevano in pace, li rendeva felici.
All’improvviso sentì dei passi dietro di lui. Era arrivato finalmente.
Si voltò e vide il re.

“Sire”, lo chiamò.

 Il sovrano scoppiò in una fragorosa risata.

“Sire?? Hai nostalgia dei vecchi tempi?” gli chiese, avvicinandosi un po’ a lui.

“Hai smesso di chiamarmi così da tanto tempo. Precisamente dal giorno in cui sei diventato il mio consigliere personale, dal giorno in cui ci siamo detti quelle parole magiche”

“Parole magiche? Quali parole?” chiese Merlin, fingendo di non capire di che cosa stesse parlando.

“Il mio Mago, oggi è proprio in vena di scherzare, vero?”, continuò il re, mentre lentamente si avvicinava sempre più a lui incantandolo con il suo sguardo ammaliatore.

Arthur arrivò davanti a lui senza mai smettere di guardarlo e gli passò una mano sulla guancia, accarezzandolo dolcemente fino a scivolare giù fino alla spalla.
Merlin chiuse gli occhi abbandonandosi a quel tocco che, dopo tutto quel tempo, ancora gli toglieva il fiato. Li riaprì soltanto dopo qualche istante che quella mano aveva lasciato il suo corpo.
Si ritrovò così il viso del re a pochi centimetri dal suo, mentre quelle braccia robuste lo attiravano verso di sé.

“Ti amo”, sussurrò quest’ultimo sulle sue labbra, senza mai staccare i suoi occhi da quelle profonde iridi blu.

“Ti amo. Erano queste le famose parole magiche”, proseguì, mentre appoggiava delicatamente le labbra su quelle dell’altro, baciando quella bocca con interminabile lentezza, così teneramente che sembrava fosse una cosa preziosa che lui aveva timore di rompere.

Il bacio, dapprima delicato e leggero, si trasformò ben presto in un’unione profonda delle loro bocche, uno scambio di amore totale e intenso che lasciò entrambi senza fiato.
Si guardarono intensamente, ancora uniti in quel perfetto incastro e, senza proferire parola, lasciarono che a comunicare fossero i loro cuori. Mentre la fronte di uno andava ad appoggiarsi lentamente su quella dell’altro, chiusero gli occhi gustandosi quella beatitudine interiore che solo stando vicini erano in grado di provare.

“Stavo pensando proprio a quel giorno, quel bellissimo e indimenticabile giorno”, disse Merlin dopo qualche istante, con gli occhi che gli luccicavano.

“E’ stato il giorno più bello della mia vita”, gli rispose il re, fissandolo emozionato.

Sapere di essere così tanto amato faceva battere ancora il cuore di Merlin come quel lontano momento. Non si sarebbe mai abituato.

“Anche il mio, lo sai”

Arthur lo guardò continuando a tenerlo tra le braccia e ricordò gli anni splendidi che erano trascorsi da quel giorno. Non avrebbe mai creduto di poter essere così felice, non immaginava che l’amore gli avrebbe regalato così tanta serenità e pace.
Amava e stimava Merlin immensamente e faceva il possibile per dimostrarglielo in ogni momento.
Lo vedeva sereno e questo era la cosa più importante per lui, il suo scopo era proprio renderlo felice. Dargli felicità aumentava la felicità che il sentirsi amato profondamente da lui , gli donava.
Il suo amore lo aveva curato da tutta la sofferenza che persone a cui lui voleva bene, gli avevano procurato. Il suo amore era come linfa vitale per lui, lo sentiva scorrere nelle vene, esplodergli nel cuore.
Era come se innamorasse di quello splendido uomo ogni giorno, di nuovo. E questa era una sensazione meravigliosa che lo faceva sentire vivo.
Il drago aveva detto a Merlin che rappresentavano due facce della stessa medaglia.
Quanto aveva ragione, era proprio così che lui si sentiva. Si sentiva completo solo quando Merlin era accanto a lui, quando lui non c’era, era sempre come se gli mancasse qualcosa. Era il suo incastro perfetto, la sua esatta metà.
Si guardarono sorridendosi, mentre ognuno pensava a quanto amasse l’uomo che aveva davanti e a quanto si ritenesse fortunato di essere amato a sua volta così intensamente.
Si strinsero poi tra le braccia chiudendo gli occhi e unendo i loro corpi in un dolcissimo abbraccio.
Ogni parte vuota di uno andava a fondersi con ogni parte vuota dell’altro.
Il proprio battito del cuore andava a riempire la parte "senza cuore" dell'altro.
Il calore e l’energia che si trasmettevano a vicenda, stando così stretti, andava a nutrire le loro anime, arricchendoli e sprigionando tutto il loro smisurato amore.
Non c’era più bisogno di parole.
Erano nel posto in cui erano destinati a essere.
Nel posto in cui appartenevano.
Nel posto in cui sarebbero stati per il resto della loro vita, anzi delle loro vite. 

 
 
 
 

Fine

 


 
 

 

 
NOTE:
 
-Sono stata molto sdolcinata, ma è così che volevo la ff. Volevo raccontasse un amore intenso, dolcissimo e romantico al massimo, come, credo, non esista nella vita reale.
 
-Desideravo che Lancelot scoprisse la verità su Merlin quando lo hanno scoperto tutti gli altri, perché volevo che, chiaramente dopo Gaius, Arthur fosse il primo a saperlo.
 
-Ho inserito la parte su Gaius perché adoro lui e il rapporto che ha con Merlin, ci tenevo quindi a dedicargli un piccolo passaggio. Come ho fatto con Lancelot e Gwaine, che sono tra  i miei personaggi preferiti.
 
- I titoli dei capitoli (come della ff) sono ispirati a canzoni e appartengono al punto di vista che prevale in quel capitolo, quindi a volte quelle parole sono “dette” da Merlin, altre da Arthur, altre anche da entrambi.
 
-Grazie a chi ha seguito e commentato la mia storia.
E’ stata la mia prima ff, non avrei mai pensato di scriverne una e invece ho scoperto Merthur e, innamorandomi del loro legame, mi è venuta voglia di farlo.
Nonostante siamo alla fine dello show ( :((((( ) spero che questo fandom rimarrà attivo ancora per tanto tanto tempo e che ci siano sempre tante storie da leggere su questa coppia che ci ha conquistato profondamente.
Colgo anche l’occasione per farvi un un appello: scrivete, scrivete, scrivete su di loro, please! Grazie :) 

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