Non sono chi tu pensi che sia

di madelifje
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Different ***
Capitolo 3: *** I wished that was him ***
Capitolo 4: *** College ***
Capitolo 5: *** Ginny? ***
Capitolo 6: *** La notte delle sfide ***
Capitolo 7: *** Forgive. ***
Capitolo 8: *** Troublemaker ***
Capitolo 9: *** Unicorni che mangiano lo zucchero filato ***
Capitolo 10: *** Same day ***
Capitolo 11: *** Gentlewoman ***
Capitolo 12: *** Luck is against me ***
Capitolo 13: *** Il patto ***
Capitolo 14: *** Ghost girl ***
Capitolo 15: *** Twelve hours ***
Capitolo 16: *** Drunk ***
Capitolo 17: *** Crash ***
Capitolo 18: *** Bon voyage ***
Capitolo 19: *** Lost ***
Capitolo 20: *** Waterfalls ***
Capitolo 21: *** With me ***
Capitolo 22: *** Now you see me ***
Capitolo 23: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo







Un lampo illuminò a giorno la mia stanza, e il tuonò che seguì mi fece sobbalzare. Era davvero vicino.
Controllai che non fosse saltata la corrente e tornai al mio computer. Stavo aggiornando il mio blog di fotografia con delle foto che avevo trovato quel pomeriggio in uno scatolone. Le avevo fatte io a dodici anni, e poi me n’ero completamente dimenticata.
Ci fu un altro tuono, leggermente più lontano del precedente.
Era marzo, quei temporali non erano normali.
E mi stava venendo mal di testa…
Scema, ti stai facendo suggestionare. Da una vecchia pazza e dalla tua migliore amica superstiziosa. Sono tutte cavolate, e lo sai.
Pubblicai le foto e mi distesi sul letto.
Guardai il poster dei Green Day di fronte a me ed iniziai a rilassarmi.
Lampo numero tre. La luce del lampadario lampeggiò e io pregai che la lampadina fosse abbastanza resistente, anche se non la cambiavo dal Paleolitico. Le mie preghiere furono ascoltate, anche se la luce diventò un po’ troppo spettrale per i miei gusti.
Il mal di testa aumentava.
Era tutta colpa di quella maledetta veggente.
Non avrei mai dovuto lasciarmi convincere…
 
Due giorni prima
"Durante il tragitto, reggersi all’apposito sostegno".
Questo era quello che diceva il cartello appeso dieci centimetri sopra la mia testa.
Ero completamente schiacciata contro uno dei portelloni, di fianco a me c’erano una vecchia che faceva le parole crociate e un uomo d’affari che non conosceva il deodorante. Ovviamente aveva il braccio sollevato per reggersi alla maniglia. E ovviamente la sua ascella era all’altezza della mia faccia.
L’autista inchiodò e una ventina di persone mi crollò addosso.
Odiavo il pullman dell’una e dieci.
Il cellulare iniziò a vibrare e io strisciai verso il basso fino a raggiungere una posizione assurda, ma che almeno mi permise di toglierlo dalla tasca e rispondere.
Tirando un cazzotto alla vecchia, riuscii addirittura ad avvicinarlo all’orecchio.
-Pronto?
-Bea? Dove sei?
-In pullman.
Noemi, la mia migliore amica, sbuffò.
-Ce la fai ad essere in centro alle due e mezza?
Diedi una rapida occhiata all’orologio da polso di Mister Ascelle Aromatiche.
-Ma certo che no.
-Beh vieni comunque
E riattaccò.
Dovevamo andare in centro, per “una cosa urgente” che Memi non aveva voluto dirmi. Sapevo già che non mi sarebbe piaciuta, ma ero in debito con lei.
L’autista inchiodò nuovamente, davanti alla mia fermata. Così, i poveri cristi che crollarono contro il portellone finirono in strada, spingendo la sottoscritta in una pozzanghera. Trattenni il fiato ed agitai le braccia per non cadere, poi realizzai di non avere l’ombrello e di essere nel bel mezzo del Diluvio Universale 2 La Vendetta. Merda.
 
 
Arrivai a casa di corsa, buttai per terra lo zaino e corsi fuori di nuovo (dopo aver preso l’ombrello).
Riuscii ad arrivare in centro alle due e quarantacinque, evitai una lastra di ghiaccio particolarmente estesa e trovai Memi seduta al solito posto.
Cercava di ripararsi con la sciarpa mentre messaggiava.
-Ciao Memi.
-Bea, finalmente!
Mi sedetti di fianco a lei, infilando i guanti. Faceva maledettamente freddo.
-Allora? Questo giro misterioso?
-Devo prendere il regalo di compleanno per Lorenzo. E mi serve un parere.
Lo sospettavo. Non sopportavo Lorenzo. Non sopportavo il suo cappello osceno, il suo modo di parlare, ma soprattutto non sopportavo il fatto che avesse tradito Memi e che lei lo avesse perdonato.
Dato che la pioggia non accennava a diminuire, ci riparammo in galleria (dove c’erano i negozi migliori) e iniziammo la ricerca.
-Potresti regalargli un biglietto con la scritta “ho dato i soldi del regalo in beneficienza”.
-Bea, ti prego! Conosci Lory.
Veramente io conoscevo Lorenzo e non Lory.
-Allora regalagli… un paio di calzini! È un’idea originale!
-Ma lo sai che sei stronza?
-Sì.
Scoppiò a ridere. Un’interruzione dei portici ci costrinse a riaprire gli ombrelli. A metà strada, una folata di vento rovesciò il mio e lo fece volare via. Tipico.
Inseguii il mio ombrello in una stradina che ero sicura di non avere mai visto, sentendomi sempre più fradicia e congelata.
Finalmente l’ombrello si fermò, ma quando lo recuperai scoprii che si era strappato.
-Fottuto vento di merda! –sbottai
-Sei sempre la solita, la finezza fatta perso.. Hey! –Memi troncò la frase a metà e io sollevai lo sguardo. Ci trovavamo davanti ad un negozio stranissimo. Era una piccolissima casetta in legno e sembrava appena uscito da un film di Halloween di serie B. L’insegna rovinatissima diceva: “Emporio d’ …. a” l’ultima parola era troppo rovinata per poterla leggere.
-Cos’è? –chiesi, rialzandomi.
-Non lo so. Sembra un negozio di roba per Halloween. O comunque sullo stile gotico. Entriamo.
-Scordatelo.
-Bea! È per Lorenzo!
“Appunto” avrei voluto dirle. Ma poi pensai che in un posto del genere avremmo di sicuro trovato un regalo merdoso, l’ideale per il caro Lory. Così alla fine accettai.
Non potevo sapere cosa sarebbe successo.
Se l’avessi saputo, molto probabilmente non sarei mai entrata.
Ma l’ho fatto, e da lì sono cominciati i guai.
 
L’interno era pieno fino all’inverosimile di oggetti. In alcuni punti si faceva fatica a camminare ed era buio pesto.
Un gatto nero dormiva su una poltrona. Al nostro passaggio si svegliò, rivelando due occhi di due colori diversi che mi fecero accapponare la pelle.
-Memi, è stata un’idea di merda. Usciamo.
-Ma dai! Non abbiamo visto tutto!
Io non ci tenevo affatto a vedere il resto. Ma Memi è testarda.
-Avanti! Chi è? –chiese una voce femminile dalla stanza in fondo al corridoio. Era profonda e leggermente rauca, sicuramente di una signora anziana.
Ed era proprio una vecchia quella seduta al tavolo al centro della stanza. Era buio, la vedevo vagamente armeggiare con delle carte.
Che fa, gioca a solitario?
-Buonasera, è lei la proprietaria? –chiese Noemi, allegra.
-No, tesoro. Io sono… solo la veggente.
Oh. Mio. Dio.
-Abbiamo sbagliato casa. Arrivederci! –afferrai Memi per un braccio e cercai di trascinarla via, ma lei non mosse un muscolo. Anzi, si avvicinò alla vecchia pazza.
-Mi legga la mano. Voglio sapere se sto con la persona giusta.
Forse era uscita di testa. Anzi, sicuramente. Ma la tizia si illuminò come un albero di Natale e fece cenno a Memi di sedersi. La mia migliore amica ubbidì e si accomodò sulla poltroncina di fronte alla “veggente”.
La donna le prese una mano e ci passò sopra più volte la propria. Poi le fece pescare una carta e la osservò.
-Mhm… vedo indecisione da parte sua… mi dispiace tesoro, credo che ti tradirà.
Memi sbiancò. Oh andiamo, non poteva mica crederci!
Poi la vecchia si voltò verso di me.
-La tua amica? Non si vuole far leggere la mano?
-Mi dispiace, non credo a queste cose. –dissi con sincerità.
-Davvero? Strano, hai un’aura particolare…
-Ah sì?
-Eddai, tesoro. È gratis!
Non ci credevo molto. Ma avevo anche la sensazione che non ci avrebbe lasciato andare fino a quando non mi fossi lasciata leggere la mano. Così accettai, sospirando. Presi il posto di Memi sulla poltroncina ed aspettai.
-Tu non credi all’amore…
-Esatto. Lo considero una stronzata.
-Non lo troverai qui. Lo troverai in un posto molto lontano… In un certo senso non sarai più tu ma… Beatrice, troverai la tua anima gemella. Stai attenta alla pioggia e alla testa, tesoro.
Ok, quello era troppo. Mi alzai e mi diressi verso la porta con un “Arrivederci”. Fuori dall’emporio, mi accolse il diluvio. Avevo dimenticato l’ombrello rotto in quel dannato negozio. Sperai che Memi se ne fosse accorta e che l’avesse preso. Ma quando la mia migliore amica uscì, aveva in mano solo il suo ombrellino. Ecco, non solo mi ero fatta leggere la mano da una vecchia pazza, ma ci avevo pure smenato un ombrello riparabilissimo.
-Forse era un po’ fuori di testa ma… -cominciò Memi dopo un po’.
-Ma cosa? Non crederai mica a quello che ha detto!
-Bea, come diavolo faceva a sapere il tuo nome?
 
 
Il mal di testa mi era venuto davvero. Era leggermente diverso dal solito, anche se non ero in grado di definirlo. Sta di fatto che c’era, e che la pioggia non era passata.
Sì, mi ero decisamente lasciata condizionare.
Riportai l’attenzione al mio blog, Imagine, e finii di caricare le foto.

_Liam Bea? Sei ancora lì?
Beα Sì scusa. Pensavo.
_Liam Davvero?!
Beα Fottiti ♥


Non avevo mai incontrato Liam. L’avevo conosciuto su Twitter e sapevo solo che era inglese e che aveva paura dei cucchiai. Era la persona più simpatica che conoscessi, e per me c’era sempre stato. Mi sarebbe piaciuto incontrarlo…
 
Avevo la gola secca, così mi alzai per prendere un bicchiere d’acqua. Non riuscii ad arrivare in cucina.
La testa mi girava fortissimo e facevo fatica a stare in piedi. Non mi ero mai sentita così, era come se stessi guardando la scena dall’esterno. Come se quella non fossi io.
I colori iniziarono a fondersi.
Una luce verdastra.
Poi il buio.
 
 
 
Aprii lentamente gli occhi.
Mi sentivo come se fossi stata investita da un tram.
Era un mia impressione o la luce era diventata più forte?
Ma soprattutto, cosa diavolo mi era successo?
Mi appoggiai al letto e mi rialzai faticosamente. Dopo qualche secondo riuscii a mettere a fuoco il piumone viola.
Mi sedetti per precauzione e appoggiai una mano sulla coscia, sentendo la trama dei jeans.
Un attimo… jeans?
Io indossavo dei leggins!
Una consapevolezza atroce si fece strada nella mia mente.
Il mio piumone non era mai stato viola.
Con in cuore che batteva all’impazzata sollevai lo sguardo alla ricerca di uno specchio e ne trovai uno appeso alla parete di fronte a me.
Urlai.
Il volto che mi fissava non era il mio.



Hola!
Ciao meraviglie e buona Vigilia!
Eccomi qua con una nuova ff! 
La protagonista si chiama Bea... che strano .____. 
Non so come mi sia venuta in mente un'idea del genere. Sta di fatto che mi sono divertita tantissimo a scrivere questo prologo e spero che vi divertiate anche voi a leggere :)
Sono sempre la solita pazza di Like Falling Stars e You will always be my angel LFS è quasi finita, così ho deciso di pubblicare già il prologo di questa nuovissima ff. Anche se non so quando aggiornerò... 
Anyway, ditemi cosa ne pensate della trama. Non è la trama classica Ragazza-incontra-membro-dei-1D-e-si-innamorano, e ho paura che sia troppo... strana. 
Ok, basta, mi dileguo
tantissimi baci,
Gaia

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Capitolo 2
*** Different ***


Different.





Aprii gli occhi di scatto.
Era stato solo un sogno folle e senza senso, come gli altri. Era mattina, sarei andata a scuola, avrei insultato Noemi per avermi fatto andare in paranoia e avrei cercato di conoscere quel gran figo della quinta A. Gli scambi dei corpi erano solo cazzate dei film fantasy di serie B. Quella era la vita reale.
Cercai di mettermi seduta con un colpo di addominali, ma una fitta alla schiena mi immobilizzò.
Ero sdraiata sul pavimento. Indossavo un pigiama fuxia e da parte a me c’era un letto con il piumone viola.
Oh. Mio. Dio.
Mi alzai di scatto e mi diressi verso lo specchio.
I miei ricci erano spariti, al loro posto c’erano dei capelli tinti di biondo chiarissimo lisci. I miei occhi azzurri (che sono l’unica cosa che mi sia mai piaciuta del mio fisico) erano stati sostituiti da un paio verde-marrone.
Ed ero bassa.
Non era un fottuto sogno.
Urlai.
Avevo paura, una paura tremenda, e un assoluto bisogno di acqua.
Mi fiondai in corridoio, rendendomi conto di non sapere dove fosse il bagno.
Quella non era casa mia.
-Buongiorno Haley. Tutto bene?
Mi voltai. Un uomo sulla cinquantina stava sbadigliando, appoggiato allo stipite di una porta. Intravidi una parete con delle piastrelle bianche. Il bagno.
-‘Giorno…-Papà disse una voce nella mia testa –papà. Sto benissimo, non ti preoccupare.
Lui mi guardò perplesso, ma si allontanò.
Dopo una bella rifrescata tornai in camera e mi chiusi dentro. Dovevo pensare, e in fretta. A quanto pare mi chiamavo Eily. Come diavolo si scriveva? Ho sempre odiato l’inglese. Presi un libro di scuola (storia) e lessi l’etichetta con il nome. Haley Foster.
 
Un uomo con un gilet osceno sta blaterando qualcosa sulla Magna Charta. La mia compagna di banco, una ragazza con i capelli rossi, scarabocchia sul mio libro.
C’è un ragazzo seduto davanti a me. È moro con il ciuffo biondo.
-Ell, sei bellissima –sussurra…
 
Riaprii gli occhi. Cosa diavolo era successo? Io non avevo mai vissuto queste cose. Io ero semplicemente Bea! 
Il tizio con il gilet (il prof?) stava parlando in inglese. Anche “mio padre” mi aveva parlato in inglese. E il mio cognome era Foster.
Oh cazzo.
Ero finita in Inghilterra.
 
Dopo tre tentativi riuscii a trovare la cucina.
Una ragazza stava mangiando del bacon seduta al tavolo mentre guardava la televisione.
-Ciao Haley. –borbottò.
Doveva essere mia sorella.
-Ciao… Sophie? –Ancora quella voce nella testa.
-No, Babbo Natale. Hai bevuto ieri sera?
Sì, eravamo sorelle.
Mi sedetti anche io, cercando di rimandare il momento della colazione. Il mio stomaco non riusciva a reggere il bacon alle sette e mezza del mattino. Ed ero leggermente sconvolta.
-Non sono la tua serva, alza il culo e prenditi la colazione.
Simpatica.
Obbedii. Avrei rigurgitato tutto, me lo sentivo.
Non poteva essere così difficile. Conficcai la forchetta in un pezzo di bacon e la sollevai lentamente.  –Ecco brava. Fai “AAAAAAAAH”!
Ora, Bea l’avrebbe mandata a fanculo. Ma Haley non sembrava una ragazza volgare perciò… -Vai a quel paese Sophie!
Mangiai quel dannato pezzo di bacon. Il mio stomaco mi urlava “Cosa stai facendo? Dov’è il cappuccino?” ma lo ignorai.
-Allora? Programmi per oggi? Ieri hai detto di avere cose urgenti da fare.
E ora? Cosa le dovevo dire? Decisi di stare sul vago.
-Devo uscire.
Sophie annuì distrattamente e diede un sorso al succo di frutta.
-Con il tuo ragazzo immagino.
#Promemoria
Haley Foster è fidanzata
-Esatto!
-Bene. Non tornare prima delle sette, Ben deve venire qui. Mamma e papà non ci saranno. Hai capito?
Purtroppo avevo capito benissimo. Non sarei tornata prima delle sette neanche sotto tortura.
Dopo colazione accesi il computer.
Digitai su Google il nome della mia città, della mia vera città. Poi mi sforzai di ricordare quello di quel fottuto negozio.
Bottega… Nah. Emporio… emporio di… Cazzo. L’insegna era illeggibile.
Provai solo con “Emporio”. Il primo sito era dell’ “Emporio d’ombra”. In alto c’era una foto della catapecchia. Cercai la sezione “Contattaci” e digitai sull’iPhone l’unico numero di cellulare.
-Pronto? –gracchiò la voce della vecchia.
-Lei è quella stronza della veggente?
-Con chi parlo?
-Con Beatrice! Quella a cui a detto di stare attenta ai temporali. Quella che non credeva nell’amore. Quella che ha lasciato lì un ombrello bellissimo!
-Ah, ho capito! Tesoro, quell’ombrello è rotto. –l’avrei uccisa.
-Non me ne frega un cazzo dell’ombrello! Per colpa sua sono finita in un corpo non mio! Adesso sono inglese!
Lei sembrò contenta–Allora avevo ragione! Stai per trovare la tua anima gemella.
-Come faccio a tornare indietro?
-Indietro?
-Ad essere di nuovo me stessa!
-Bambina mia, non puoi.
Fu come se mi avessero tirato un pugno nello stomaco. Riattaccai mormorando qualcosa come un saluto e mi lasciai cadere sul letto. “Non puoi”. Non potevo tornare a casa. Scoppiai a piangere. Quando il cellulare squillò fui tentata di buttarlo giù dalla finestra, ma riconobbi un numero italiano.
-Ascoltami. –disse la voce della vecchia-Quello che devi fare adesso è vivere. Se avevo ragione fino in fondo, ti innamorerai. È l’unica cosa che puoi fare, tesoro. Vivi.
Deglutii. Detestavo ammetterlo, ma aveva ragione.
-Lo farò.
-Adesso ti saluto, questa telefonata mi costa un occhio della testa!
Riattaccai. Bene, dovevo vivere. Decisi di farlo. Almeno mi sarei distratta…
 
Dovevo scoprire qualcosa sul mio ipotetico ragazzo, e il modo migliore che mi veniva in mente era facebook.
Sperai che Haley avesse memorizzato la password, ma ovviamente non era così. La mail compariva già, il mio problema era la password.
Di sicuro l’aveva scritta da qualche parte.
Guardai in tutti i quaderni, nell’iPhone, nel diario… nada.
Notai la foto di un labrador sulla scrivania. Mi sforzai per leggere la scritta sul collare. Elvis. Mio dio, doveva davvero odiare quel cane.
Dopo due secondi comparve la home di facebook.
Bingo!
Pensai a Noemi, a quanto odiava dire “Bingo” e mi venne un attacco di nostalgia. La mia Memi…
Haley Foster era ufficialmente fidanzata con Zayn Malik. Il ragazzo con il ciuffo biondo.
Si trattava bene, la nostra Haley. Non sarebbe stato un problema rientrare dopo le sette, con un tipo del genere.
In “famiglia” trovai Sophie Foster, Harry Styles, Ginny Sunders e Lena Tish come “fratelli”.
Zayn invece aveva tre fratelli: Harry Styles, Niall Horan, e Liam Payne.
Liam.
Ero davvero un’idiota. L’Inghilterra era piena di Liam, non doveva per forza essere il ragazzo di Twitter. Non era possibile.
Non feci in tempo a dedicare altri pensieri a Liam, perché il campanello suonò.
-Haley! È per te!
Scesi le scale e corsi all’ingresso. Sulla porta c’era Zayn.
-Ciao piccola. Mi sei mancata.
Detto questo, mi mise una mano sulla schiena e mi baciò.
 
Liam’s POV
Non so da quanto tempo fissavo la chat. Ma Bea non si connetteva. Avevo davvero voglia di parlare con lei…
-Hai visto Zayn? –chiese Harry comparendo alle mie spalle.
-Ha detto che andava dalla Foster.
-Strano, Ell non me l’ha detto.
Sbuffai. Non sopportavo Haley. Da quando c’era lei, il mio migliore amico era sparito. E poi era così superficiale… ma Zayn non poteva trovarsene una come Bea? Anzi no, una come Bea la volevo io.
-Haley è pur sempre Haley, no? –dissi
-Eddai, Liam!
-Scusa. A volte dimentico che è la tua migliore amica.
Harry si sedette da parte a me e si passò una mano fra i ricci.
-Questo pomeriggio andremo anche noi.
-E perché? Vuoi farti tirare un cazzotto da Zayn?
-No, semplicemente ci sarà anche Danielle. E una sua amica.
Danielle Peazer. Io e lei eravamo una delle coppie storiche della nostra scuola, anche se non eravamo mai stati insieme ufficialmente. Ci baciavamo, uscivamo, cose del genere. Lei avrebbe voluto di più, era chiaro come il sole. Ma io non ero pronto.
Diedi un’ultima occhiata alla chat. Accanto al nickname Beα non c’era nessun pallino verde.
Mi voltai verso Harry.
-Ci sto. Andiamo.


Hola!
Buonasera meraviglie! 
No, cioè... 6 recensioni per il prologo?! Io... non so cosa dire... VI AMO ♥ 
Avevo detto che avrei aggiornato solo dopo aver pubblicato l'epilogo di LFS, ma non ho resistito :)
In questo capitolo vengono introdotti alcuni personaggi... e si vede la reazione di Bea dopo lo scambio lol
Cosa ne pensate? 
Ok, la smetto di annoiarvi
tantissimi baci,
Gaia


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Capitolo 3
*** I wished that was him ***


I wished that was him.

 


Zayn continò a baciarmi con passione finché non andammo a sbattere contro il mobile all’ingresso. Per la precisione, fui io a beccare lo spigolo del mobile con la schiena. Dolore atroce. Allontanai delicatamente Zayn.
-Piccola, cosa c’è?
Cosa c’è?! Per poco non mi bucavi un polmone!
Ma sarebbe stato troppo strano da spiegare.
-Mio padre è in casa!
Stranamente lui sorrise.
-Sono tre mesi che sa di noi, ho anche cenato qui! –ridacchiò –Dove eravamo?
Tre mesi. L’aveva portato in casa. Allora era una cosa ufficiale! Haley si trattava decisamente bene. Realizzai che nessuno sarebbe arrivato per tirarmi fuori da quella situazione. Potevo stare lì a farmi baciare, oppure cercare di uscire da quella casa prima dell’arrivo del ragazzo di Sophie, perché quello sì che sarebbe stato imbarazzante.
-Non dovremmo uscire?
Zayn mi accarezzò la schiena dolorante, senza togliersi dalla faccia quel sorriso sexy. Era davvero troppo sexy, dannazione!
-Sì. Ho detto a Liam e Harry che ci incontreremo nel pomeriggio. Ci saranno anche Danielle e Taylor.
Danielle e Taylor. Due nomi che non mi dicevano assolutamente nulla. Aspettai la solita vocina nella testa, ma evidentemente aveva deciso di scioperare.
-Che bello! –dissi cercando di essere convincente. Peccato che la mia voce somigliasse a quella di un criceto strozzato.
-Pensavo fossero tue amiche!
Oh, accidenti. Dovevo farmi venire in mente qualcosa per rimediare. Decisi di fare la romantica e gli accarezzai i capelli.
-Lo sono, infatti. Volevo semplicemente passare un pomeriggio da sola con il mio ragazzo.
E il premio Oscar va a…
Zayn mi diede un bacio a stampo. Evidentemente avevo detto la cosa giusta.
-Piccola, non ti preoccupare. Sarà fantastico.
Pranzammo da Starbucks. Mi ingozzai come facevo di solito sotto lo sguardo esterrefatto di Zayn. Realizzai che forse Haley era una di quelle fissate con la dieta, ma ormai era troppo tardi. Malik si offrì di pagare (finsi di insistere per un po’, poi lo lasciai fare) e poi ci avviammo verso il parco. A sentire lui quello era il nostro posto. Sarà, ma non si porta tutta la compagnia di amici nei posti privati.
Mi sedetti su un tavolo da picnic, facendo dondolare le gambe. Non feci in tempo ad appoggiare la borsa che due ragazze si fiondarono verso di me. La prima era biondissima e aveva gli occhi chiari. La seconda era castana, riccia ed abbronzata. Mi bastò poco per identificarle: popolari e vanitose.
-Tesoro, come stai? –chiese la riccia, stampandomi due baci sulle guance.
Ma tutta questa confidenza?
Non avevo la più pallida idea di chi fosse e dalla vocina nella mia testa non arrivava nessun suggerimento.
-Danielle! Non la soffocare! Ciao, piccola. -disse la seconda.
Ok, quindi la riccia era Danielle e la bionda Taylor. Ce la potevo fare.
-Ciao ragazze. –dissi abbozzando un sorriso.
-Liam non c’è ancora? –continuò Danielle. Decisamente non era una ragazza silenziosa.
-Che io sappia, non può rendersi invisibile –borbottai.
Taylor mi lanciò un’occhiata stupita.

#Promemoria
Haley Foster non è una tipa sarcastica. O almeno, non così tanto come me

Dovevo rimediare e cercare di essere… come loro.
-Scusami, Danielle. Oggi sono un po’ depressa…
-Oh, Haley, non importa! Dopotutto, con tutto quello che è successo con Louis anche io sarei così insopportabile.
Mi aveva appena dato dell’insopportabile, ma decisi di sorvolare. Anche perché in quel momento fummo raggiunte da due ragazzi. Il primo, riccio con gli occhi verdi, mi schioccò un bacio sulla guancia. Il secondo, palestrato e castano, mi rivolse un cenno veloce con la mano.
Harry e Liam,mi disse la solita vocina.
-Ciao ragazze! –disse Harry. Stava scannerizzando Taylor, e non si vergognava di darlo a vedere. Lei fece finta di non accorgersene e prese un pacchetto di Tic tac dalla tasca.
-Tay, perché io e te non andiamo a farci un giro?
Il riccio era uno che passava subito ai fatti. Taylor sorrise, mi lanciò un’occhiata divertita e prese Harry a braccetto. Due secondi dopo erano spariti. Danielle ignorava spudoratamente Liam, che parlava di sport con Zayn. Forse si aspettava che io chiacchierassi con lei, ma non sapevo assolutamente cosa dire. Nel dubbio, mi appoggiai al mio ragazzo.
-Il Manchester United ha vinto l’ultima partita –stava dicendo Malik.
-Quanto ha fatto? –chiesi.
Ero interista e lo sarei sempre stata, ma dovevo inserirmi nella conversazione.
-Due a uno. Ma non ti scomodare, queste cose sono troppo difficili per te. Parla pure di Zac Efron –disse Liam gelido.
Zayn gli scoccò un’occhiataccia, mentre io avvampavo. Era evidente che non mi sopportasse, ma poteva almeno sforzarsi.
No, decisamente quello non era il “mio” Liam. Ero un’ingenua solo per averlo pensato. Deglutii e lo guardai a testa alta.
-Mi dispiace deluderti, Liam, ma io detesto Zac Efron. Faresti meglio ad informarti sui miei gusti.
Mi guardò malissimo ma non replicò. Cosa poteva essere successo fra lui e la vera Haley Foster?
Poiché Danielle si sentiva ignorata, decise di spalmarsi in stile nutella su Mister Muscolo. Lui non sembrò apprezzare molto, così lei appoggiò la testa sulla sua spalla. Mio dio. Stavo rimpiangendo la compagnia di Taylor quando arrivò un altro ragazzo. Aveva due occhi incredibili. Indossava una maglia a righe, dei pantaloni rossi e delle bretelle, eppure sembrava perfettamente a suo agio. Era accompagnato da un tipo basso e grasso che ci fece “ciao” con la mano.
-Louis Tomlinson si spinge fino al parco. Cosa vuoi da me? –chiese Zayn freddamente.
-Mi dispiace deluderti, ma il mondo non gira intorno a te. Sono venuto per scambiare quattro chiacchiere amichevoli con la tua ragazza. Ti spiace, Foster?
-Sì, le spiace –continuò Zayn.
-Ha la lingua, mi pare.
Detestavo quando la gente parlava al posto mio. Mi staccai da Zayn e feci un passo verso Tomlinson.
-Cosa c’è?
-Hai presente quello che è successo alla partita di basket? La mia ragazza ha detto che sei stata poco gentile con lei, quella sera. Io non voglio che si ripeta.
-Okay. Non credo che tu sia venuto fin qui solo per dirmi una stronzata del genere.
-A dire il vero no. Dovevo incontrare la tua amica Lena. Spero che sia diversa da te, Haley.
Non risposi. Non riuscivo ad inquadrare quel Louis e la cosa mi dava parecchio fastidio. Cosa cazzo voleva? Cos’era successo alla partita? Mi stava venendo mal di testa.
Louis fece un cenno a Danielle con la mano e se ne andò. La riccia rivolse la sua attenzione verso Liam, mentre Zayn mi metteva un braccio intorno alla vita.
-Ce ne andiamo, piccola?
Oh, finalmente una cosa sensata!
Annuii e gli sorrisi.
 
Alle sette e un quarto varcai la porta di casa. Non c’era traccia di Sophie, ma mi precipitai nella mia stanza per non rischiare. Ero stanchissima. Volevo solo dormire, o telefonare a Noemi. Ovviamente non potevo.
Ma posso parlare con Liam.
Accesi il computer e mi collegai alla chat. Era online!

 
_Liam: hey!
Beα: ciao!
_Liam: è passato un po’ di tempo! Tutto bene?
No, tutto malissimo.
Beα:Sì dai… è stata solo una giornata di merda. Ho conosciuto un tuo omonimo stronzo (:
_Liam: wow! Non pensavo ci fossero Liam in Italia

 
Giusto. Secondo lui ero ancora in Italia… non potevo dirglielo, mi avrebbe presa per pazza.
 
Beα: a quanto pare vengono solo gli idioti LOL
_Liam: LOLpreferivi che ci fossi io?
Beα: se ti dico sì ti monti la testa?
_Liam: forse (:
Beα: ok, allora no
_Liam: ahahahgrazie! :33
_Liam: mi dispiace Bea, devo scappare. Ci sentiamo!
Beα: sì (: Ciao Liam
_Liam: Ciao ^^

 
Era incredibile, parlare con Liam per cinque minuti mi aveva tirato su il morale.
Dio, quanto avrei voluto che lui fosse Payne!



Hola!
Ciao meraviglie!
Ok, sono in strasupermegarci ritardo çç chiedo perdono!
Sono anche di fretta perchè devo finire dei compiti... quindi sarò breve :)
Ringrazio quelle che hanno recensito lo scorso capitolo asbuvxjbqwdab vi amo *-*
In questo c'è una presentazione di quelli che saranno i personaggi, anche se ne mancano alcuni...
La finisco di annoiarvi,
tantissimi baci,
Gaia



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Capitolo 4
*** College ***


College.

 


Ero davanti alla scuola. La Shoreline High School. Un collegio.
Non ci potevo credere! Anni ed anni passati a sentire i genitori di Noemi minacciare di farla finire in collegio, ed adesso eccomi qua.
Cosa ci faceva una come Haley alla Shoreline? La risposta era semplice: mandare la figlia in un collegio privato faceva sentire i signori Foster molto fighi. Peccato che io non fossi la loro cara figlioletta con una passione per il rosa.
Era stata mia madre, Karen, a darmi la notizia.
-Tesoro, hai già fatto le valige?-aveva chiesto affacciandosi alla porta della mia stanza.
-Che valige?- avevo risposto.
-Ma come, hai dimenticato che domani si torna a scuola? Come farai a stare là per tre mesi, se non hai dei bagagli?
Sì, era stato abbastanza traumatico. Ma la cosa peggiore era un’altra: mi avevano lasciato davanti al cancello, ignari del fatto che non avessi al più pallida idea di dove andare.
Avevo suonato tutti e 3 i campanelli e finalmente mi aveva risposto un tale signor Hills, il portinaio.
-Foster? E io che speravo avessi cambiato scuola –aveva grugnito.
Ci speravo anche io, sa?Avevo pensato mentre mi faceva entrare nell’enorme edificio ottocentesco.
Ed eccomi qui, ferma immobile nell’atrio, senza sapere dove andare.
Potevo fingere di aver preso una botta in testa e di aver dimenticato tutto. O potevo fare ambarabaciccìcoccò e prendere un corridoio a caso. Erano entrambe due emerite stronzate, così optai per la terza scelta: stare lì.
Dopo un quarto d’ora non era ancora arrivato un accidenti di nessuno.
-Haley?  Hai finito di fare la bella statuina?
Mi voltai di scatto, felice di vedere qualcuno che mi conoscesse. Mi ritrovai davanti ad un ragazzo biondiccio. Aveva due enormi occhi azzurri e stava mangiando un panino imbottito. Indossava un paio di jeans e una t-shirt vintage verdina, che gli stava benissimo. Ma soprattutto, mi stava sorridendo amichevolmente.
-Ciao! –dissi, fingendo di averlo riconosciuto.
Il biondo fece tre passi verso di me. Mi guardava con un’aria leggermente sospetta.
-Perché sei qui ferma?
Ecco, questa è una bella domanda.
Ad una bella domanda si risponde con una minchiata.
-Stavo ammirando il quadro.
Bea, facevi prima a usare la scusa della botta in testa.
Lui sbatté le palpebre. Poi decise di ignorare il mio colpo di demenza.
-Stai andando nella tua stanza?
-Sì!
-Vengo anch’io… devo vedere Ginny.
Stavolta la vocina venne in mio soccorso. Ginny era una delle mie migliori amiche. Ed il nome del ragazzo biondo era Niall.
Seguii Niall. Camminavo leggermente dietro di lui con la scusa della valigia pesante (certo che avrebbe potuto offrirsi di portarla) ed intanto memorizzavo la strada.
Scoprii che la stanza di Haley era la 7B.
Era piccola, ma abbastanza carina. Le pareti erano color carta da zucchero. Una scrivania in legno bianco era posta esattamente sotto la finestra. Per prima cosa testai il letto ed il cuscino. Abbastanza comodi. Non come quelli di casa, ma comodi. Aprii la valigia e diedi un’occhiata all’interno dell’armadio. Era pieno di jeans abbastanza carini, ma le maglie non le avrei indossate neanche sotto tortura. Indossai il maglione color panna che avevo trovato sepolto in un cassetto a casa Foster e diedi una pettinata ai capelli. Dovevo assolutamente cercare di capire come funzionasse quella scuola. Per mia fortuna Haley aveva tenuto una copia del regolamento.
Mi misi comoda sul letto ed iniziai a leggere.
 
Niall’s POV
Bussai alla porta di Ginny. Venne subito ad aprire ma non appena mi vide mi sbatté la porta in faccia.
-Dai, Ginny. Ti prego, ascolta…
-No! Vai da quella puttanella della Peazer, visto che ti piace così tanto. –rispose la sua voce. Da fuori risultava leggermente ovattata.
-Ti ho detto che non mi piace Danielle… so che mi odi, ma…
-Se sai che ti odio, allora vattene.
Non poteva dire sul serio. O forse sì. Dopotutto, ero andato a letto con Danielle. E quella simpaticona della sua amica Lena era andata a dirglielo. Era stato solo un errore, per me non significava nulla. C’era solo Ginny.
Mi appoggiai alla porta.
-Ginny. Mi dispiace tantissimo… sono un coglione. Non avrei mai dovuto farlo. Dammi un’altra possibilità. Ti amo.
Silenzio. Forse ci stavo riuscendo…
-Quando vorrai parlare, sai dove trovarmi.
E mi allontanai.
 
Liam’s POV
Haley fece il suo ingresso in sala da pranzo. Stranamente era sola. Ed indossava un maglione. Niente minigonna o maglietta fuxia, solo un maglione. Zayn, seduto da parte a me, si sbracciò per farsi vedere.
Lei sembrò stupita di vederci. Ma cos’aveva? Era ovvio che saremmo tornati anche noi a scuola.
Si avvicinò e si sedette al nostro tavolo. Non mi degnò nemmeno di uno sguardo, si limitò a salutare gli altri con l’ennesimo sorriso forzato ed a baciare Zayn.
Secondo Niall non è possibile che sia ancora arrabbiato con lei, anche dopo tutti questi anni. Se fosse dipeso solo da me l’avrei già perdonata, ma lei non si era mostrata minimamente dispiaciuta, anzi. Era stata molto più stronza del solito.
Quando sollevai lo sguardo dalla mia bistecca la sorpresi a fissarmi.
-Vado a mangiare con Niall –dichiarai.


Hola!
Scusate per il solito ritardo ç___ç
In più il capitolo fa decisamente cagare... E' solo di passaggio, non preoccupatevi LOL
Finalmente entra in scena anche Niall! :3
A quanto pare, è successo qualcosa tra Haley e Liam. Qualcosa che è fatto incazzare il nostro Payne... non anticipo nulla :)
Ok, la smetto di annoiarvi
tantissimi baci,
Gaia




 

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Capitolo 5
*** Ginny? ***


Ginny?

 


Bea’s POV

Sono decisamente fuori allenamento.
Questo è quello che mi ripetevo in continuazione mentre correvo per l’ala ovest della Shoreline, alla ricerca dell’aula di scienze naturali. Mi ero persa circa cinque volte ed ero entrata in tre stanze (di cui una vuota, grazie al cielo).
Quando aprii la porta dell’aula 112 mi sentii con Rocky Balboa alla fine del primo film. In quell’istante suonò la seconda campanella, segno che ero riuscita ad evitare il ritardo.
-Salve –esclamai entrando.
La Johnson mi guardò come se al mio posto che fosse stato uno Schiopodo sparacoda. Socchiuse i suoi occhi da rettile e lanciò un’occhiataccia alla classe.
-Vicino a Payne, e non ti lamentare.
Come mi aveva gentilmente ricordato al solita vocina, io e la Johnson ci odiavano appassionatamente. Quella era la dimostrazione.
Mentre imprecavo mentalmente in tutte le lingue a me conosciute, mi avviai verso il mio posto. Liam si spostò verso il muro.
Neanche avessi al lebbra.
-Oh, finiscila! –gli sibilai prendendo il libro dalla cartella.
Pensai ad altro per tutta la lezione, scarabocchiando in un angolo della pagina e rimpiangendo di non aver fatto colazione. Ero nel bel mezzo di uno sbadiglio quando la Johnson decise di torturarmi un atro po’.
-Foster? Bilanciami l’equazione alla lavagna. Ovviamente con voto.
Oh merda.
Da brava capra in chimica, riuscivo a bilanciare le equazioni solo disegnando gli atomi sotto alle formule. E non mi serviva l’istinto di ragno per capire che non mi conveniva alzarmi e disegnare sulla lavagna.
Sperai in un’illuminazione, in una allarme bomba, nell’invasione degli scarafaggi di Men in Black e in un’improvvisa botta di simpatia della Johnson. Ovviamente non successe nulla.
-Prendi due volte l’idrogeno, tre l’ossigeno e due lo zolfo.
Non sapevo chi fosse l’autore del suggerimento, ma non mi interessava: ero così nel panico che avrei accettato volentieri anche l’aiuto di Liam Payne.
Ripetei la risposta che mi era stata suggerita e pregai che fosse giusta.
La Johnson si sgonfiò, delusa. –Sì. Ma ti metto sette e mezzo perché hai impiegato tanto a rispondere.
Giuro che avrei tranquillamente potuto ucciderla.
Quando sonò la campanella non mi mossi. Volevo trovare qualcuno diretto alla mia stessa aula, per evitare altre figure di merda.
-Potresti anche aprire il libro, sai? Non ti manderà all’Inferno –sibilò Liam passandomi accanto.
-E tu potresti fare meno il coglione. Ti eviterebbe l’Inferno –replicai. Dio, non lo sopportavo più. Mi voltai verso la persona seduta dietro di me, che stava mettendo le penne nell’astuccio. Era una ragazza carina con i capelli rossi, che somigliava incredibilmente a Bonnie Wright. Mi sorrise. È mia amica, decisi.
-“No, Ginny, non mi serve aiuto per chimica”- disse, evidentemente imitandomi.
Si chiamava Ginny. Dio.
-Era solo un blackout mentale. Comunque grazie per il suggerimento –risposi, ricambiando il sorriso. Si alzò e venne vicino al mio banco.
-Tranquilla. E poi ti doveva mettere proprio accanto a Liam?
-D’altronde è la mia migliore amica!
Ginny rise ed insieme ci avviammo in corridoio. Disse che dovevo mettermi assolutamente di fianco a lei durante storia, perché stava cercando di evitare qualcuno. Esultai mentalmente per quella richiesta e poi rielaborai la sua frase.
-Chi? –chiesi.
In quel momento la testa bionda di Niall Horan spuntò da dietro l’angolo. Non appena ci vide fece per parlare, ma Ginny sbiancò, mi afferrò per un polso e mi trascinò nel bagno delle ragazze chiudendo al porta a chiave.
-Non puoi stare lì dentro per sempre! –urlò il ragazzo da fuori.
-E tu non puoi stare appostato come una sentinella in eterno! –replicò lei.
Sentimmo Niall sbuffare ma non si mosse (controllai dalla serratura).
-Ma cosa diavolo sta succedendo? –sussurrai alla mia amica.
-Perché non lo spieghi tu a Haley? O forse ti vergogni? –urlò lei.
Mi trovavo nel bel mezzo di una lite epica, molto probabilmente tra due innamorati. Fantastico.
-Mi vergogno eccome, ma ti ripeto che non significa nulla per me!
-Stiamo parlando della Peazer, è fidanzata con un tuo amico!  
Adesso era tutto chiaro.
-Io ti amo! –urlò inaspettatamente Niall.
Ginny non rispose. Infilò la chiave nella serratura ed aprì la porta. Mi trascinò fuori, spinse via Niall e si diresse a grandi passi verso l’aula di storia.
 
 
Liam’s POV

Cazzeggiavo durante inglese. Era la lezione di ripasso su Shelley. Avrei volentieri preferito attraversare la Manica a nuoto, piuttosto che sorbirmi quella tortura. Da parte a me, Harry prendeva diligentemente appunti al pc.
Continuavo a pensare all'ultima conversazione avuta con Danielle. Era tesa, c'era qualcosa che non andava.
"Dobbiamo parlare" mi aveva detto.
Accesi il mio portatile e feci il log in nella chat. La nostra chat.
Miracolo dei miracoli, lei c’era.


_Liam: Hey!
Beα: Liam (:
_Liam: come stai?
Beα: uhm bene dai. Tu?
_Liam: mica tanto. Ora di inglese D: mi sparo.
Beα: se ti serve una mano, io ci sono LOL
_Liam: per inglese?
Beα: no, per spararti ♥
_Liam: Che paura (:
Beα: dovresti u.u Anche se penso che prima ucciderò il tuo omonimo stronzo.
_Liam: lo vuoi ammazzare perché è stronzo?
Beα: no, perché mangia i Kit Kat nel modo sbagliato. Secondo te?
_Liam: è una cosa seria, sbagliare a mangiare i Kit kat. Rovina parte del gusto u.u
Beα: dici sul serio?
_Liam: assolutamente. Perché?
Beα: perché credevo di essere l’unica a pensarlo :3


-Payne, visto che stai prendendo così diligentemente appunti, condividi con noi le tue opinioni. –disse la Whitman, interrompendo la mia conversazione.
Schiacciai in fretta la X sperando che Bea non mi odiasse. 



HOLA.
Buona domenica, ragazzuole :3
Scusate per il solito ritardo, ma sono stata davvero impegnata. Con una verifica. Sì, mi sono messa a studiare O.O
Ok, basta parlare di scuola.
Che ve ne pare del capitolo?
*Fa schifo u.u*
Sono particolarmente felice, perchè ho avuto un'idea per i prossimi... anche se dovrò aspettare un po' per metterla in pratica. Tipo 10 capitoli ç_ç
Anyway, sono di corsissima perchè devo uscire
tantissimi baci ♥
Gaia 

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Capitolo 6
*** La notte delle sfide ***


La notte delle sfide.



Liam mi aveva chiuso al chat in faccia. Sicuramente era successo qualcosa, ma non feci in tempo a preoccuparmene perché poco dopo finì l’ora di storia e tutti schizzarono fuori dalle aule per l’intervallo. Seguii Ginny per i corridoi fino alle macchinette, dove incontrammo Taylor. Stava parlando con una ragazza bassa e mora (somigliava a Honoka delle Pretty Cure) e un ragazzo con le guance paffute. Da come Ginny depositò i libri in mano a Honoka, dedussi che quei due erano nostri amici. Ma chi erano?
-Haley! Non ti fai sentire da più di una settimana, tutto bene?- chiese la morettina. Ero davvero tentata di risponderle qualcosa come “No, in realtà sono morta ma non ho visto nessuna fottuta luce bianca, per questo sono ancora qui” ma mi trattenni.
-Ho… avuto da fare –dissi invece, cercando di sembrare la Ragazza Adorabile. Dio, a furia di sorridere mi sarebbe venuta una paralisi ai muscoli facciali.
La morettina storse il naso, come se non mi credesse affatto. Era un problema suo.
-Eddai, Lena, siamo tutti impegnati nelle vacanze di fine trimestre! –intervenne Taylor. –E sappiamo tutti con chi Haley è stata impegnata.
Ah-ah. Davvero simpatica, la bionda. Sul viso di Lena comparve un’espressione eloquente. Il ragazzo invece, mi tirò una gomitata affettuosa.
-Su, vogliamo sapere i particolari.
Ok. Un tizio che non hai mai visto prima vuole sapere cos’hai fatto con il tuo ragazzo durante le vacanze. Primo: non hai la più pallida idea di chi sia. Secondo: non sai nemmeno cosa sia successo tra te ed il tuo ragazzo durante tutte le vacanze. Complimenti, Bea, riesci sempre a cacciarti in situazioni assurde
-Ma i cazzi tuoi no, eh? –dissi sulla difensiva
-Suscettibile –disse lui, appoggiandomi una mano sulla spalla. Lo faceva per farmi arrabbiare. Sì, era mio amico.
-Piuttosto, Ginny-Minnie, è vero quello che si dice di te e del Pozzo Senza Fondo?
-Josh, sul serio. Fatti i fattacci tuoi. E piantala con i nomignoli. –disse Lena.
-Comunque sì, le voci sono vere –grugnì Ginny.
-Ah, tesoro, quel ragazzo ha più vite segrete di Hannah Monatana.
Scoppiammo tutti a ridere. Infilai i soldi nella macchinetta e presi una kinder delice. Nonostante non capissi nulla della vita di Haley, mi stavo divertendo. Più o meno. Dovevo solo buttare tutta quella robaccia che c’era nell’armadio…
Due mani calde si posarono sui miei occhi. Purtroppo per Mr. Simpatia, avevo riconosciuto il braccialetto.
-Zayn, ti sei messo il profumo anche sulle mani?
Con un unico movimento Zayn spostò le mani sulle mie spalle, mi prese e mi fece voltare verso di lui. Quindi mi fece fare un casquè e mi baciò. Davanti a tutti.
-Ciao piccola –disse mentre ci allontanavamo –Noi andiamo a fare un giro!
-Zayn, se decidi di cambiare squadra, chiamami! –ci gridò dietro Josh mentre Malik mi trascinava in cortile. Alzai gli occhi al cielo e sorrisi.
 
-Allora, com’è andata la tua giornata? –camminavamo mano nella mano sotto il porticato come due fidanzatini dei telefilm americani. Se Zayn si fosse messo a fare commenti sul bel panorama o cose simili mi sarebbe venuto il diabete.
-Come al solito. Sono arrivata tardi, ho avuto un amichevole scambio di opinioni con Liam ed ero con Ginny quando lei si è chiusa in bagno per scappare da Hannah.
-Da chi?
-Niall. Niall Horan. –mi corressi, pregando che mi cadesse in testa un meteorite.
-Non vai proprio d’accordo con Liam, eh? –fece lui. Non aveva commentato. Quel ragazzo era un santo!
-No… la tua giornata, invece? –Perché dovevamo parlare di Payne?
-Solite cose. Mi sei mancata tantissimo, piccola.
Mi stavo scervellando per inventare una qualunque frase sdolcinata quando sentimmo delle voci. Erano di un ragazzo e di una ragazza nel bel mezzo di un litigio. Riconobbi immediatamente i proprietari.
-Che ci fanno Liam e Danielle qui fuori? –chiese Zayn.
-Cazzo, abbassa la voce! –sibilai.
-Non vorrai mica spiarli!
-Perché, tu no?
Scosse la testa, ma il luccichio nei suoi occhi diceva il contrario. Scossi la testa e camminai piano fino all’angolo. Loro erano esattamente dall’altra parte…
 

Danielle’s POV
Quando arrivai al solito posto, lui era già lì.
Mi sentivo maledettamente in colpa, Liam non se lo meritava.
D’altronde, avevamo avuto quella piccola discussione… cos’aveva detto? “Io non sono pronto per impegnarmi ufficialmente.”
Bene, allora non si doveva lamentare se andavo con un altro.
Anche se andare a letto con il suo migliore amico non era stata esattamente una buona idea. Non mi era nemmeno piaciuto! Niall continuava a dire “Ma io sto con Ginny!”
Cheppalle.
-Ciao Liam –esordii.
-Danielle. Cos’è successo?
-Io… ti devo dire una cosa.
Lui si preoccupò. Era sempre il solito Liam, quello premuroso, il classico principe azzurro. In quel momento mi sentii davvero in colpa.
Coraggio, Danielle. Diglielo.
-Sono andata a letto con Niall. –dissi semplicemente. Non amavo i giri di parole, soprattutto in quei casi.
Liam impallidì. Se gli avessi tirato un pugno nello stomaco sarebbe stato molto meglio. strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche, poi cercò di fare un respiro profondo.
-Vattene –disse infine.
“Vattene?” non aveva niente da dire?
-Eh? Non mi chiedi nemmeno una spiegazione?
-Vuoi davvero che ti chieda il perché?
-Sì –risposi secca.
-Questo è assurdo.  Io non ti voglio più vedere! Vai via!
Lo guardai dritto negli occhi.
-Io e te non stiamo insieme. Perché ti arrabbi?
-Non stiamo insieme? Strano, l’altro ieri non la pensavi così. –disse con una risata amara.
-Sei tu che la pensi così. Sai che io ti amo.
-Oh, certo. Ed è per dimostrarmi quanto mi ami che sei stata con il mio migliore amico?
-Esatto.
La sua espressione ferita mi fece star male.
-Danielle, te lo ripeto, non ti voglio più vedere.
 

 
Bea’s POV
A cena mi sedetti allo stesso tavolo di Ginny, Lena e Josh. Dopo cinque minuti venni raggiunta da un sorridente Zayn e da un incazzatissimo Liam. Non appena Taylor mise piede in sala da pranzo venne agguantata da Danielle, che la trascinò dall’altra parte della sala.
Sembrava di essere all’epoca della guerra fredda.
-Cosa sta succedendo? –chiese Josh.
Io e Malik ci scambiammo un’occhiata. Non era esattamente il caso di dire a tutti quello che avevamo sentito. Anche perché Harry e Niall si dirigevano al nostro tavolo.
-Se ti siedi, io me ne vado –disse Ginny al biondo.
-Credo che la seguirò –sussurrò Liam.
Harry li ignorò e prese posto tra Payne e Josh. Niall rimase in piedi, a fissare la mia amica. Stavo giusto pensando che le cose non potevano andare peggio di così, quando un tizio con i rasta depositò delle buste sul tavolo. Erano dieci.
C’erano scritti sopra tutti i nostri nomi più quelli di Louis Tomlinson e Danielle Peazer.
-Cosa sono? –chiesi.
-Secondo te? Stasera è la notte delle sfide –disse Lena, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Mi scervellai cercando di ricordare cosa fosse questa notte delle sfide, ma il mio cervello era più vuoto del Deserto del Sahara.
Nel dubbio, era meglio fingere.
-Aaaaaaaaah, la notte delle sfide. Bello.
-Ma se tu l’hai sempre detestata! –esclamò Harry.
Ops.
-Le cose cambiano –dissi filosofica.
Zayn disse che consegnava le lettere di Louis e Danielle ai loro legittimi proprietari e si alzò. Nel frattempo, il tizio con i rasta aveva avvicinato una sedia al tavolo.
Dio, era peggio di un porto di mare.
-Allora, Brian, cosa succederà stavolta?
Lui assunse un tono solenne e sorrise –Mi sono superato. Nella busta troverete il nome del vostro compagno di squadra e la prima sfida. Come sempre, il gioco finisce a mezzanotte. Allora, chi ci sta?
Ginny accettò subito, seguita a ruota da Harry, Niall, Lena e Josh.
-Ci sto anche io –disse Tomlinson. Alla fine accettarono tutti, tranne Liam ed io.
-Dai, Haley! –esclamò Danielle. Ginny la fulminò con un’occhiata ma io ignorai entrambe. Guardai Liam. Fissava la busta come se al suo posto ci fosse stato un topo morto, ma alla fine la appoggiò sopra a quelle degli altri. Niall esultò. Non volevo fare quella diversa, così accettai.
Brian era un tipo facile da inquadrare. Cannaiolo.  Finto alternativo fissato con Bob Marley. Il genere di persona da “Don’t worry be happy”. Questa teoria era rafforzata dalla maglia sgualcita con la bandiera della Giamaica e dagli occhi lucidi ed arrossati.
Potevo ancora filarmela passando dalla portafinestra. O potevo far scattare l’allarme antincendio o simulare uno svenimento.
Ma sentivo lo sguardo di Ginny sulla schiena. Se mi fossi tirata indietro mi avrebbe ucciso.
Aprimmo le nostre buste.
 

Liam’s POV
Avevo una voglia matta di ritirarmi. Non era possibile, tra tutti i compagni di squadra possibili e immaginabili doveva capitarmi proprio lei?
Eccolo lì, il nome di Haley Foster scritto in Times New Roman al centro del foglio. Avevo sempre odiato Brian. L’unica consolazione era che nemmeno lei sprizzava gioia da tutti i pori. E, in confronto al altri, fummo addirittura fortunati.
Ginny e Danielle erano in squadra insieme. La rossa era così furibonda che le tremavano le mani, mentre Danielle fissava il pavimento.
Le altre squadre erano:
Lena e Zayn. Harry e Louis. Niall e Josh.
Sì, Brian Fox si era divertito.
-Allora? Iniziamo? –mi esortò Haley. Io proprio non riuscivo a capirla.
Prima iniziamo prima finiamo, pensai. Girai il foglietto per leggere la nostra prima sfida. Ero pronto a tutto, dopotutto l'anno scorso avevo dovuto mangiare cinquanta chewing-gum contemporaneamente. 
Fate il bagno nella fontana al centro del cortile principale.
-Stiamo scherzando? -
chiese Haley.
-Secondo te, dolcezza? -disse Brian, sogghignando. 
Non vedevo l'ora di raccontare quella serata a Bea. 

Zayn's POV
Io e Lena dovevamo rubare sei lattine di birra dalle cucine. Avevo sempre avuto la convinzione che i prof fossero liberi di bere, ma addirittura tenere la birra in cucina...  Se davvero fossimo riusciti a trovarla, avrei preso una lattina in più, poco ma sicuro.
Lena Tish aveva altri progetti. 
Sentivo le sue mani nei miei capelli, le mie sulla sua schiena e le sue labbra sulle mie. 
-Se ci scoprono siamo morti-disse allontanandosi da me. Il coprifuoco era passato da un quarto d'ora e le luci nei corridoi erano già spente. 
-Hai intenzione di farti scoprire? -le chiesi sorridendo.
-Non ho detto questo. 
Non puoi farlo, mi dissi, non di nuovo.
Mi bloccai nel bel mezzo del corridoio, facendo scricchiolare una delle travi del pavimento. 
-Non posso. 
-Lo so -disse Lena. Da quanto tempo andava avanti? Due mesi? Dovevo smetterla, prima che Haley lo scoprisse. Io l'amavo, non volevo farla soffrire. 
-Questa è l'ultima volta, Lenny. 
Lei fece un sorriso triste. La afferrai per le spalle e la baciai. 


Hola! 
Mi vergogno a pubblicare una cosa del genere çç

E in più sono in ritardo... ok, odiatemi :)
Le cose si stanno incasinando sempre di più, ma vi prometto che capirete LOL Questo capitolo è ispirato ad un episodio di One Three Hill, nella seconda stagione, nel caso l'abbiate visto :3
Poooi, vediamo un po'... ah, sì, sto cercando di fare un banner alla storia usando Gimp. Per ora vengono tutte delle schifezze, quando ne farò uno appena guardabile lo pubblicaherò ^^
Bene, non voglio annoiarvi ancora di più
tantissimi baci,
Gaia
P.S. passate da You always will be my angel 

 

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Capitolo 7
*** Forgive. ***


Forgive.





Bea’s POV
 
La fontana al centro del cortile principale era, appunto, nel bel mezzo del prato. Si trattava di uno dei luoghi più sorvegliati della scuola e, se la prospettiva di farci il bagno dentro non mi allettava, quella di farci un bagno dentro con Liam mi faceva venire voglia di impiccarmi. D’altro canto volevo anche vincere quella stupida sfida per dimostrare a Payne di non essere solo un’oca senza cervello.
Non che mi importasse qualcosa di Payne e delle sue opinioni.
Lo guardai. Neanche lui sprizzava gioia da tutti i pori, così mi consolai un po’.
-Prima iniziamo prima finiamo –dichiarò Liam dopo un po’.
Annuii. Calciai via le All Star scassate e rimpiansi di non avere un costume. Mi sarei dovuta immergere vestita. Liam si tolse la maglietta ed io feci del mio meglio per non fissare i suoi addominali scolpiti.
Sono gli addominali di un coglione. Saranno anche stupendi, ma ricordati a chi appartengono, Bea.
-Non pensi che sia un’idea idiota?
Mi guardò di sbieco –Non eri tu quella entusiasta?
-Comincio a pensare che sia solo un modo con cui Brian ci fa sentire delle nullità.
-Congratulazioni, hai appena scoperto quello che io so da anni.
Era la persona più insopportabile che avessi mai conosciuto. Perché mi odiava così tanto?
-Ma perché dobbiamo sempre discutere?
-Perché io non dimentico chi mi fa sentire una nullità.
Mi morsi il labbro. Forse la notte delle sfide non era solo un modo per aumentare l’ego di quel coglione di Brian.
-Scusami. Io… sono cambiata.–volevo tapparmi la bocca. Perché mi ero scusata?
-Le persone non cambiano.
-A volte sì! Guarda Niall. Avresti detto che avrebbe tradito Ginny?
Ahia. Avevo tirato implicitamente in ballo anche Danielle.
-E tu non saresti più la stessa di quella volta?
-No. Ma tu sei libero di non crederci.
-Non puoi pretendere che basti un semplice “scusa” –disse dopo un po’.
-Non ho mai detto il contrario.
Liam non rispose. Era parecchio sorpreso, si vedeva lontano un miglio.
Appoggiò il cellulare sul bordo della fontana, tenendolo in piedi con il portafogli. 
 
-Ho impostato l’autoscatto. Facciamolo.
Le foto dovevano essere inviate immediatamente a Brian, era la regola.
Infilai un piede nell’acqua gelida e rabbrividii. Poi infilai anche l’altro.
-Devi fare il bagno non pucciare i piedi.
-Belle parole, per uno che è ancora fuori.
Poi successe una cosa incredibile.
Liam Payne mi sorrise.
Non un sorriso vero, intendiamoci.
Una specie di riga che gli attraversava orizzontalmente la parte di bocca tra il naso e il mento.
Ma era già qualcosa.
-Segnati la data sul calendario: 12 marzo, ho sorriso a Haley Foster.
-Mancano dieci secondi allo scatto!
Feci due passi e finii sotto il getto dell’acqua. Sorrisi automaticamente ed aprii le braccia. Sentii un sonoro Splash, segno che Liam mi aveva raggiunto. Poi uno schizzo mi colpì in piena faccia.
-Attento a quello che fai.
Altro schizzo.
Aprii gli occhi e ricambiai.
Sentii Liam ridacchiare.
In quel momento ci fu il flash della macchina fotografica.

 
Harry’s POV
-Potremmo rovesciargli una granita in faccia. O buttarlo giù da una finestra del piano terra.
Louis continuava a blaterare senza sosta. Stava decidendo cosa fare a Brian una volta finita tutta quella faccenda e le sue idee erano una più imbecille dell’altra.
-Oppure potresti stare zitto.
-Harry, dobbiamo correre nudi per il cortile interno! Il signor Hills ci scuoierà vivi.
Non risposi. Anche io odiavo Brian, ma in quel momento nemmeno il mio livello di simpatia per Louis Tomlinson era particolarmente alto.
-Ma sei incazzato? –continuò il moro.
Adesso faceva anche lo gnorri? –Ti sembra carino quello che hai detto a Haley?
-E quello che lei ha detto alla mia ragazza? Le ha dato della puttana!
-Perché ha insultato Ginny.
-E cosa le avrà detto di così grave?
-Che non è degna nemmeno di pulire il culo agli studenti di questa scuola perché è una barbona di merda. Solo perché è qui grazie ad una borsa di studio e solo perché Ginny è la tua ex.
Louis mi guardò stupito.
-Avevamo tredici anni!
-Non è a me che lo devi dire.
Louis disse che avevo ragione e che si sarebbe scusato con Haley.
Eravamo arrivati nel cortile interno. Ci guardammo leggermente imbarazzati ed iniziammo a toglierci i vestiti. Quando fummo entrambi completamente nudi evitammo categoricamente di guardarci al di sotto della vita.
-Bene. La sfida dice di fare dieci giri e di riprendere il tutto. –Dissi.
Sistemai il cellulare e feci partire la videocamera.
-Tre… due… uno… VIA!
Schizzammo in avanti alla massima velocità. In quel momento tutti i lampioni spenti per via del coprifuoco si accesero. Io ucciderò Brian.
Louis imprecò a bassa voce.
-Ehi voi! Ma che diavolo….? Styles e Tomlinson! –la figura gobba di Mr. Hills comparve da una porta finestra. Noi accelerammo istintivamente.
-Ma vi siete fumati qualcosa? Vestitevi!
-Mancano quattro giri –sibilai a Louis.
-Non pensate di farla franca, razza di idioti! Venite subito qui!
Mr. Hills si lanciò al nostro inseguimento. Il video sarebbe stato parecchio divertente.
Far correre quel ciccione quattro volte intorno al cortile interno mi diede una soddisfazione assurda. Soprattutto perché il fiato iniziò a mancargli al secondo giro. Al terzo iniziò ad imprecare. Al quarto emise dei versi acuti, come se stesse per morire da un momento all’altro.
-Dieci! –esultai.
-Voi…. Siete nei guai… giuro… che… non… la… passerete… liscia –ansimò il guardiano della scuola.
 

Ginny’s POV
Detestavo Danielle Peazer con tutta l’anima. L’avrei rapata a zero e le avrei ficcato qualcosa in bocca in modo da farla stare zitta. Ma non potevo.
-Ehi Weasley, è così lontano il posto in cui stiamo andando?
-Se non avessi quelle scarpe leopardate da battona ti sembrerebbe più vicino.
L’unica persona al mondo che poteva permettersi di chiamarmi “Weasley” era Josh. E solo perché non avrebbe potuto far male ad una mosca, figuriamoci insultare una sua amica. Ma Danielle Peazer non era una mia amica.
-Comprare dei preservativi extra-large in farmacia. Roba da non credere. –sbuffai.
-Entri tu!
-Sei tu quella più pratica con queste cose.
Lei si fermò di colpo. La Shoreline era enorme. All’interno del campus non era permesso girare in macchina, perché le strade erano identiche ai sentieri dei parchi. Danielle si appoggiò ad un lampione per riprendere fiato.
-Se ti riferisci a quello sfigato del tuo ragazzo, puoi tenertelo. Non la smetteva di blaterare “io amo Ginny, vattene”. Una noia! Continuava a dire che ti ama e altre robe del genere.
Mi voltai di scatto verso di lei. –Sul serio?
-Sì! È noioso. Non mi piacciono quelli così fedeli.
Niall mi ama.
Niall ama solo me.
-Scusa! –urlai a Danielle, prima di correre via.
Attraversai di corsa tutti i sentieri. Non mi fermai neppure quando fui entrata nell’edificio principale. Mi diressi al punto di ritrovo, dove trovai Brian.
-Niall dov’è?
-Con Josh.
-Sai cosa vuol dire “dove”?
Lui sbuffò–Nella palestra grande.
Ricominciai a correre, stavolta verso la palestra.
La milza mi faceva male, non avevo più fiato ma non mi potevo fermare. Spalancai le porte antipanico e mi fiondai in palestra. Niall e Josh erano in fondo, vicino ai materassini e al quadro svedese.
-Niall! –lo chiamai. Lui si voltò perplesso. Corsi verso di lui e, quando fummo a meno di due metri di distanza, gli buttai le braccia al collo di slancio, facendoci cadere entrambi per terra.
Ero sopra di lui. –Ok, idiota. Ascoltami. Ero con quella stronza della Peazer. Tra le tante cazzate ha detto anche che tu mi ami. E mi sono detta: “Ma lo amo anche io!”. E se lo amo significa che posso anche perdonare. Quindi, razza di scemo, ti perdono. E sappi che ti amo.
Lui mi guardò allibito. Poi mi prese il volto tra le mani e mi baciò. Io ricambiai.
Sentii vagamente la voce di Josh.
-Ohmioddio! Sono così felice che potrei piangere! Tesoro, finalmente! Sei riuscita a perdonare Hannah Montana!
-Hannah Montana? –chiese Niall quando ci allontanammo.
Risi. –Oh, lascia stare.
 

Bea’s POV
Il bip maledetto della sveglia interruppe un sogno bellissimo. Tirai quella specie di scatoletta metallica contro al muro e mi alzai. Ogni muscolo del mio corpo gridava vendetta, mentre il mio letto mi supplicava di restare. Sentendomi una persona senza cuore, aprii l’armadio e scavai alla ricerca di qualcosa di decente da mettere. Il sonno aveva decisamente offuscato le mie capacità modaiole, ma riuscii a tirare fuori qualcosa di decente modificando un maglione.
Quando fui pronta mi trascinai in sala da pranzo per colazione.
Ero tra i primi.
Scelsi un tavolo a caso, depositai la felpa sulla sedia per evitare che mi rubassero il posto ed andai a prendere lo yogurt.
Poco dopo entrarono Harry e Louis, seguiti a ruota da Ginny, Taylor e Niall.
Harry mi salutò sbadigliando.
-Ciao anche a te, –dissi a bassa voce. Odiavo avere così tanto sonno.
Josh e Lena ci raggiunsero poco dopo. Per ultimi arrivarono Liam e Zayn.
-Buongiorno –disse Brian Lostronzo.
-Cattivo giorno anche a te –grugnii.
-Sono qui per comunicarvi la classifica di ieri sera.
Quando ci eravamo incontrati tutti al punto di ritrovo, Brian non c’era. Al suo posto un biglietto diceva “Ho sonno, ci vediamo domani mattina”. Volevo strappargli i capelli uno ad uno con una pinzetta.
-Ginny e Danielle sono state squalificate per non aver portato a termine la prova.
Ginny lanciò un’occhiata complice al biondo. Dovevo assolutamente indagare.
-Josh e Niall sono arrivati ultimi perché ci hanno messo troppo.
-Avevamo da fare –disse Josh –Niall e Ginny! Io non centro!
-Tesoro, nessuno dubitava di te. Sei troppo pura per fare cose del genere. –replicai sorridendo.
-Al terzo posto Zayn e Lena. Anche voi siete stati lenti. –continuò Brian Lostronzoasociale.
Lena guardò immediatamente sul tavolo, evitando accuratamente Zayn.
No, un momento. Cosa?
-Al secondo posto Haley e Liam! E al primo Harry e Louis.
Nessuno gioì. I due vincitori si limitarono a darsi un cinque assonnato. Mi ritrovai in mano dieci sterline, premio da parte di Brian Lostronzoasocialetirchio. Il soprannome iniziava a diventare troppo lungo.
-Ci si vede, –disse lui allontanandosi.
-Ma anche no. –sibilò Ginny.
Per un po’ tutti si limitarono a mangiare la colazione. Poi Josh ruppe il silenzio.
-Ragazzi, ho un’idea!
-Illuminaci. –disse ironico Louis.
-Vi ricordate quando ci lamentavamo per le nostre finanze limitate?
Ovviamente no. Ma non potevo fare quella diversa.
-Sì. –dissi distrattamente.
-Veramente me lo sono inventato, non l’abbiamo mai detto. –Replicò Josh perplesso.
-Merda! Possibile che non ci azzecco mai! –sbottai. Tutti mi fissarono.
Qualcuno non potrebbe… non lo so… uccidermi?
-Qui vicino mio padre ha un loft. Potremmo sistemarlo, aprirci un mini-locale dove far suonare una band! –continuò Josh.
-Tu sei pazza, Josh –commentò Liam. Mi copiava le battute?
A me l’idea non dispiaceva. Forse era un po’ fuori portata, ma non mi sarebbe dispiaciuto lavorare in un locale gestito da noi.
Quando tutti ebbero finito di mangiare ci precipitammo nelle nostre stanze per prendere i libri di scuola. Io afferrai Ginny per un braccio e la tirai verso di me.
-Posso farti una domanda?
Lei annuì.
-Secondo te, perché io e Liam ci odiamo tanto?


Hola!
Buonasera, meraviglie ♥
Scusatemi tanto per il ritardo. L'ispirazione era in sciopero, è tornata solo oggi çç
Cosa ne pensate di questo capitolo? 
Secondo voi cosa sarà successo tra Haley e Liam?
Poooi, vediamo :) Volevo ringraziare le 6 persone che hanno recensito lo scorso capitolo orrendo C: Davvero, grazie!
Non vi voglio annoiare oltre,
tantissimissimi baci,
Gaia


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Capitolo 8
*** Troublemaker ***


Troublemaker.




-Foster. Stavolta hai davvero passato il limite! –strillò Mr. Hills.
-Si calmi, vediamo di risolvere il problema. –disse Davis, il preside. Non pensavo che Mr. Hills potesse calmarsi. Dopotutto, quello che era successo era a dir poco ridicolo.
Se fosse stata una cosuccia da nulla non ci saremmo trovai nell’ufficio di quell’idiota di Davis, bagnati fradici e incazzati. Da parte a me, Danielle si stava strizzando i capelli mentre Louis dava un morso alla sua maledetta carota.
-E come facciamo a risolverlo? –chiese Liam seccamente.
-Verrete espulsi, ecco come! –strillò ancora il guardiano.
-Senta un po’, Manny Tuttofare, non è a lei che spettano certe decisioni. –ribattei. Mrs. Hills divenne violaceo e per un secondo pensai che stesse per morire asfissiato. Poi riprese a respirare e a sforzarsi di non mandarmi a cagare.
-Io. Voglio. Un. Colpevole!
-E ce l’avrà.
-Il colpevole è lei. Non doveva affidarci quel compito, tutto qui. –disse Louis pacato. Davis contò fino a dieci.
-Se c’erano dei problemi, dovevate dirmelo! Signorina Foster, mi dica cos’è successo da quando si è alzata ad adesso!
-Cioè vuole fare un interrogatorio in stile “I soliti sospetti”?
-Esatto! Non è eccitante?

 

Bea’s POV
Apro gli occhi sentendo gli uccellini che cantano. Sorrido felice. Muoio dalla voglia di iniziare una nuova ed emozionante giornata, chissà cosa succeder…
 

-Foster, ci hai preso per idioti?
-Senta signor preside, lei è liberissimo di credere o no alla mia versione dei fa…
-Fai la seria e racconta!
Va bene, se era la verità che volevano, peggio per loro.

Ok, forse l’avrei modificata un po’.

 
Apro gli occhi sbadigliando. L’occhio mi cade sulla sveglietta digitale in pastica fuxia sul comodino, che segna le sei e ventinove. Mi sono svegliata un minuto prima i quel maledetto affare, penso orgogliosa di me stessa. Disattivo l’allarme della sveglia, mi alzo con molta calma e rimango a fissare imbambolata l’armadio per qualche minuto prima di prendere dei vestiti che sembrano decenti. Mentre saltello su un piede solo per infilare i leggins, il mio sguardo cade sulla sveglia, che segna sempre le sei e ventinove.
Oh merda.
Mi avvicino e sollevo l’oggetto di plastica.
Nessun tic tac.
Oh porca merda.
La sveglia è passata a miglior vita, e questo significa principalmente una cosa: non sono le sei e ventinove.
-Ma Haley non poteva comprare una sveglia non Made in China e di un colore decente, già che c’era?
Accendo il cellulare, terrorizzata da quello che potrei vedere.
Le otto e un quarto.
Traduzione: dovrei essere in classe da diciassette minuti.
-Oh cazzo!
Non mi trucco, mi pettino velocemente, afferro al borsa e mi precipito giù per le scale. Non dedico nemmeno un pensierino alla colazione, l’unica cosa importante è arrivare in classe prima che la Johnson decida di mandare qualcuno a trucidarmi.
Non so perché i bidelli lavino il pavimento a quest’ora. E non so nemmeno perché le suole delle All star siano così dannatamente lisce, sta di fatto che percorro metà corridoio scivolando, prima di cadere di faccia davanti alla classe.
Nello stesso momento, Louis apre la porta (probabilmente per andare in bagno). Così tutti hanno la possibilità di vedere in diretta la mia grandissima figura di merda. E con “tutti” intendo anche la Johnson.
-Ma buongiorno, prof! –esclamo.
-Foster. Che fai lì sul pavimento?
-Testo la forza di gravità. –dico seria –Vuole provare?
-NO. Alza il tuo delicato fondoschiena e raggiungi Payne al posto, grazie.
Insultandola in italiano, obbedisco. Dovrò andare in presidenza per quella maledetta giustificazione. Grugnisco una forma di saluto a Liam e crollo sulla sedia. Ogni volta che lo vedo non posso fare a meno di pensare a quello che mi ha raccontato Ginny una settimana fa. E soprattutto alle cose che mi sono venute in mente subito dopo.
Liam dodicenne che si avvicina al mio tavolo, in mensa.
Il suo tono ansioso mentre confessa di avere una cotta per me –per Haley- da due anni. Mentre mi dice quanto sia bella.
Il suo sorriso speranzoso.
E la mia risata.
Ricordo di essermi alzata in piedi, assicurandomi di avere l’attenzione di tutti.
-Liam Payne ha una cotta per me! Questo ciccione ha una cotta per me! Questa è davvero bella, sfigato. Cosa ti aspetti? Che ti baci? – continuavo a ridere, anche se il labbro di Liam aveva iniziato a tremare. Anche se mi stava supplicando con lo sguardo di non farlo. E poi anche gli altri avevano iniziato a ridere. –Vai a ingozzarti, obeso di merda, sai fare solo quello. Che sfigato.


-Ti sei seduta, e…?
La voce di Mr. Hills interruppe i miei pensieri.  Ovviamente non dissi a voce alta quello che era successo cinque anni prima, o Liam mi avrebbe ucciso.
-E abbiamo litigato. Come al solito. –Continuai.


Devo scusarmi con lui.
Non ci siamo praticamente più rivolti la parola dalla notte delle sfide e fingo che vada bene così. Se però continua a fare il coglione, la mia voglia di scusarmi va a farsi benedire.
-Devo usare anche io il microscopio, sai?
-Aspetta un attimo.
-Ma ce l’hai da dieci minuti buoni!
Samantha, la puttanella della classe, si gira e sorride  –Veramente ce l’ha da quando è nato.
-Sam non fai ridere nessuno –commenta Liam, senza staccare gli occhi dal microscopio.
Sbuffo e continuo a contemplare la pagina del quaderno, quasi completamente bianca ad eccezione della scritta “Relazione” in blu.  Disegno Spongebob in un angolo.
-Adesso basta, dammi quel coso!
-Il coso ha un nome, Foster. –interviene la Johnson.
Io e Payne la ignoriamo completamente.
-No. –dice semplicemente lui.
Irritata, prendo il microscopio e lo tiro verso di me, mentre Liam toglie rapidamente il vetrino.
Succede come nei cartoni animati.
Io tiro il vetrino.
Lui lo tira dall’altra parte.
Io impreco.
Lui impreca.
È troppo forte per me, così mi arrendo e mollo la presa.
Il vetrino scivola dalle mani di Liam.
E si schianta sul pavimento, frantumandosi.
-Guarda cos’hai fatto, razza di idiota!
-Io? Sei tu che ti sei messa a fare la bambina!
-Vaffanculo.
-Vai a cagare.
-Coglione.
-Stronza.
-FOSTER E PAYNE, IN PRESIDENZA!
Sbuffiamo all’unisono. 
I corridoi a quest’ora sono stranamente silenziosi. Io e Liam camminiamo fianco a fianco senza spiccicare parola. Lui fischietta One Day tenendo le mani in tasca, mentre io cammino velocemente cercando di stare al suo passo, irritata.
-Rallenta. Già mi hai cacciato in questo pasticcio, almeno abbi la decenza di aspettarmi!
-Io ho cacciato te in questo pasticcio?!
-Esatto. Ti comporti da ragazzino viziato senza pensare a quello che fai. Ed è sempre così, Liam.
-Ah, quindi non ragiono? Solo perché non ho voluto darti un microscopio?
-In generale! Eviti Niall da una settimana, anche se Ginny lo ha perdonato!
-Ginny lo ama. Io non amo Niall.
-E’ tuo amico. E comunque non ami neanche Danielle, o l’avresti perdonata. E allora perché avercela tanto con Niall, se ha baciato una ragazza che non ami?
Dal suo sguardo capisco di aver fatto centro. Payne è rimasto senza parole.
-Bea, tu non capisci.
Mi blocco. –Bea?!
-Volevo dire Haley! Mi sono confuso, ho altro per la testa.
Mi ha chiamato Bea.
Bea.
E se…?

 
Liam’s POV
-Avete discusso anche in corridoio, e? –chiese Davis.
A eterno merito di Haley c’è da dire che non riferì la nostra conversazione, sarebbe stato troppo imbarazzante.
Da dove diavolo mi era uscito quel “Bea”?! Haley ed io non ci sopportiamo, mentre Bea è la mia migliore amica. Come ho fatto a confonderle?
Tutta colpa della Foster. In quel momento mi era sembrata così uguale a Bea… No, non si somigliano nemmeno un po’. Semplicemente mi manca chattare con quella ragazza, tutto qui.
-Poi cos’è successo? –chiese Mr. Hills irritato.
-Poi è arrivato Zayn. –dissi.
-Malik? –chiese Davis.
-Quanti diavolo di Zayn ci sono in questa scuola? –fece Haley. Continuai a raccontare, prima che peggiorasse la nostra situazione.
 

Come al solito, io sparisco dalla faccia della Terra e quei due possono esibire le loro migliori frasi sdolcinate. Ma oggi è leggermente diverso.
-Che ci fai qui, piccola? –chiede il mio amico, tenendo Haley stretta a sé.
-Io e Liam abbiamo distrutto un vetrino durante scienze e ci siamo messi ad insultarci pesantemente. Non proprio a bassa voce.
-In più sei arrivata con un ritardo madornale –preciso.
-Hai messo nei guai la mia ragazza, Payne? –scherza Zayn.
-Lei è allergica alle regole, io non c'entro.
Lui sorride e le accarezza i capelli, costringendomi a guardare da un’altra parte.
-Il preside vorrà fare quattro chiacchiere con noi per organizzare il funerale al vetrino. Qualcuno lo deve pur fare. –commenta la Foster.
Zayn ride e non accenna a staccarsi da lei.
-Tu invece perché sei qui?
-Davis mi vuole parlare. Ah, ho incontrato Josh e gli altri. Hanno detto che vi devono dire delle cose.
Annuisco distrattamente.
In quel momento la segretaria si affaccia dalla porta della presidenza e invita Zayn ad entrare. Il moro rimane dentro per circa un quarto d’ora, dopodichè esce salutando distrattamente la sua ragazza.
L’ufficio di Davis è più piccolo di quello che ricordavo. Forse è perché l’ultima volta che sono entrato avevo tredici anni e da allora mi sono alzato parecchio. La cosa che più mi stupisce è che non siamo soli. Louis e Danielle sono stravaccati sulle sedie davanti alla scrivania del preside.
Tra tutti gli studenti della Shoreline…
-Salutate i vostri compagni. –ringhia Davis.
-Ciao Haley. Ciao Liam.- dicono loro.
-Siamo agli Alcolisti Anonimi? –fa Haley. Soffoco una risatina, un po’ perché non è il caso e un po’ perché non le voglio dare troppa soddisfazione.
Louis alza gli occhi al cielo, mentre Davis finge di non aver sentito.
-Non voglio sapere perché siete qui. Sappiate che sono stufo delle vostre bravate e stavolta ho deciso di graziarvi, a patto che facciate qualcosa per me. Niente ma, Foster. –Haley richiude la bocca. –Tra circa mezz’ora arriveranno i ragazzini che devono visitare la nostra scuola. Conto su di voi per risistemare i laboratori e portarli a fare un giro. Deludetemi e ve la faccio pagare. Intesi? E adesso muovetevi.
Vorrei tanto sapere cosa possono aver fatto Louis e Danielle per averlo fatto incazzare così.
-La moglie lo ha lasciato –sibila Louis una volta in corridoio.
-Chissà come mai.- commenta acidamente Haley.


Hola!
Buonasera meraviglie!
Scusate per il ritarso immenso, ma ho avuto da fare çç
Ovviamente ci sarà una seconda parte di questo capitolo, una seconda parte molto più sconvolgente. Fidatevi, è meglio così. Avete rischiato di dover leggere una cosa in stile Divina Commedia, e penso che non faccia piacere a nessuno C:
Si capisce la storia dei due caratteri? E' l'unico modo che mi è venuto in mente per distinguere il racconto dal "presente". 
Devo scappare, la batteria si sta esaurendo.
tantissimissimi baci ♥
Gaia

P.S. salutate Niall *ciao Niall*





 

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Capitolo 9
*** Unicorni che mangiano lo zucchero filato ***





Unicorni che mangiano lo zucchero filato.

 

Bea’s POV
-Fino ad ora ci avete raccontato solo cose perfettamente inutili.
-Scusi, ma è lei che mi ha chiesto di raccontare tutta la mia giornata, ed è quello che sto facendo! –esclamai.
Ero in quel maledetto ufficio da un’ora e mezza. A peggiorare la situazione, Louis stava avendo una crisi di astinenza da caramelle, ancora qualche minuto e si sarebbe messo ad imitare King Kong. Speravo solo che rapisse Mr Hills.
Gli occhi del tuttofare si assottigliarono.
Appare Hills Selvatico.
Vai Tomlinson, scelgo te!
Hills usa fulmisguardo.
Non è molto efficace…
Tomlinson usa idropompa.
È super efficace!
Hills selvatico è esausto!
Bea usa Pokeball.
-Foster? Haley? Continua, grazie–disse il preside interrompendo i miei deliri mentali.
Mi schiarii la voce.

 

Abbiamo solo mezz’ora per rendere la Shoreline presentabile. Mezz’ora per far valere il nostro onore. Mezz’ora che verrà ricordata per generazio…

-HALEY!
-Mi scusi.


Non ce la faremo mai, e la palla di lar… il signor Davis ci sbatterà fuori a calci.
Oltretutto, Danielle non si sta esattamente spaccando la schiena.
Infilo l’ultima provetta in uno dei mobili del laboratorio di scienze.
-Danielle, potresti aiutarmi?
Lei deposita la limetta per le unghie per due secondi, giusto il tempo di sollevare lo sguardo.
-Ell, hai finito, no?
Sospiro. –Senti. Ho insistito per stare in coppia con te per evitare che tu e Liam vi ammazzaste a vicenda, non farmi pentire.
-Tesoro, io non ho nessun problema con Liam.
“Prova a dirlo a lui”, penso.
La porta si spalanca e Louis si precipita all’interno del laboratorio.
-Sono già qui! Muoviamoci, Liam li sta accogliendo.
Ingoia una caramellina a forma di coccodrillo per tranquillizzarsi. Quel ragazzo è ossessionato.


Louis deglutì sonoramente alla parola “caramellina”.
Tutti ci voltammo a guardarlo e lui finse uno spiccato interesse per il tagliacarte-pugnale del preside.
-Tomlinson, mi togli una curiosità? –chiese Mr Hills. –Cosa ci facevi in presidenza?
-Niente di che, stavo bigiando e mi hanno beccato. –disse lui, liquidando le obiezioni. –Quanto a Danielle, ha tirato un pugno in faccia alla Rossa.
-Si chiama Ginny! –ringhiai. 
-Quello che è. Comunque adesso racconto io, ho voglia di car… parlare.

 
Louis’  POV
Liam Payne non è esattamente il miglior parlatore del mondo. Lasciarlo solo con una marea di ragazzini viziati e i loro genitori iperprotettivi non è stata una mossa degna del mio quoziente intellettivo, ma non ho avuto scelta. Ho promesso ad Harry che mi sarei scusato con la sua migliore amica, ed ho intenzione di farlo.
Ma c’è un problema. Indossa una minigonna e delle scarpe leopardate.  Il problema si chiama Danielle.
-Eeeeeehm. Qui c’è l’atrio. E questo è… un esempio di… quadro… -sta dicendo Liam.  Il gruppo di undicenni e le loro famiglie lo guardano come se fosse un alieno. O un cavernicolo in perizoma.
Prima che la metà di loro se la dia a gambe, Danielle decide di intervenire.
-Buongiorno signori e signori! Vi do il benvenuto a questa visita guidata della Shoreline. Sono sicura che ve ne innamorerete!
Haley le rifila una gomitata.
-Iniziamo?

 
Mi fermai per riprendere fiato. Poi mi sistemai più comodamente sulla sedia e fissai interessato Davis.
-Embè? –fece Mr. Hills.
-Embè cosa?
-Tutto qui?
-La mia voglia di parlare si è già esaurita, mi dispiace. –Pensai che il tuttofare fosse sul punto di ammazzarmi a mani nude. Sono sicuro che se non fosse intervenuto il preside, a quest’ora al mondo ci sarebbe un ragazzo di classe in meno.
-Forse è meglio se continua qualcun altro, ok? Peazer, non hai ancora parlato…
Danielle lo guardò malissimo. –La visita è stata uno schifo. Per colpa di qualcuno. E la diretta interessata non sono io, quindi deve essere lei a raccontare.
Haley sobbalzò. –Adesso sarebbe colpa mia? Grazie, Dan.
-Tesoro, scusa! Io non ho fatto nomi apposta per non coinvolgerti…
-Hai detto “la diretta interessata” e “lei”. Liam ha cambiato sesso, per caso?
-No. –disse seccamente Liam.
Tutti si voltarono verso Haley.
-E va bene!

 

Bea’s POV
La prima parte della visita procede bene. Danielle parla della mensa e degli eventi organizzati dalla scuola, Liam parla dello sport, Louis illustra brevemente gli orari delle lezioni e i programmi di studio. In teoria, io dovrei occuparmi delle strutture extra e dei laboratori.
Non è un compito difficile.
Peccato che io stia pensando a tutt’altro.
Perché Liam mi ha chiamato Bea?  Da dove diavolo gli è uscito? Mi viene in mente una sola spiegazione plausibile, ma non voglio nemmeno prenderla in considerazione.
Insomma, come lui non è l’unico Liam del pianeta, io non sono l’unica Beatrice. E perché mai un altro Liam non potrebbe conoscere un’altra Bea? Magari una Bea inglese che vive in Gran Bretagna, che non ha un blog su tumblr e che non ama alla follia i Green Day.
Sì. Sembra assurdo. Ma dopotutto io mi ritrovo nel corpo di un’altra persona…
I due Liam non possono essere la stessa persona. Io e Payne non ci sopportiamo!
 
Prima che me ne renda conto, arriva il mio turno.
Parlo delle due palestre, del laboratorio di arte, di quello di scienze, della pista da jogging in cortile, della serra, del terrario e della voliera. Dico anche che dopo visiteremo tutti questi luoghi. Sto iniziando a sentirmi orgogliosa di me stessa, quando arriva lei. La Domanda Bastarda.
A farla è un tizio occhialuto e stranamente brufoloso, decisamente troppo grande per avere undici anni.
-Cosa tenete nella voliera?
In quel momento mi rendo conto di stare strusciando la mano destra sulla colonna di marmo, per cercare di eliminare l’ansia.
Peccato che sulla mano destra ci fosse tutto il mio discorso scritto minuscolo in penna nera.
Quando getto un’occhiata al palmo, vedo solo una macchina di inchiostro.
E il ragazzino aspetta una risposta.
Uccelli, suggerisce il Capitan Ovvio che è in me. Ma rischio di prendere una clavata in testa da parte di Louis.
-Oh… be’….
Danielle mi fissa sconcertata. Certo, per lei è una domanda ovvia. Peccato che io abbia visto la voliera in questione solo da lontano, ma questo loro non possono saperlo.
È anche vero che se la domanda è così banale, i miei compagni potrebbero benissimo prendersi il disturbo di rispondere.
Louis è dietro a parecchi ragazzini, così decide di ricorrere ai gesti.
Prima mima un cannolo con le mani. Poi appoggia il “cannolo” a metà tra il naso e la fronte. Poi mima un cerchio facendo vibrare le mani.
Rispondo con una delle più grandi cazzate della mia vita.
-Ehm… Unicorni che mangiano lo zucchero filato? –dico candidamente.
Louis prende a testate la colonna. Liam spalanca la bocca. I bambini anche. Danielle impreca sottovoce.
Sollevo gli angoli della bocca.
-AHAHAHAHAHAHAHAHAH. Scherzavo.
Silenzio.
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAH Haley è sempre così simpatica! –dice Liam.
La risata gli muore in gola.
-Andiamo avanti! –dice Louis.
Da quel momento in poi va tutto di male in peggio.
Il laboratorio di arte è una stanza enorme, illuminata da finestre altissime e piena di cavalletti e tele. Una buona parte dei ragazzini rimane colpita. E anche i genitori.
-Scusami, -dice una delle madri, -Non avete per caso dei volantini riassuntivi? Purtroppo non ho preso appunti…
-Certo, sono proprio… -il mio sguardo cade sul tavolo del laboratorio di arte su cui dovrebbero esserci i volantini. L’unica cosa che c’è è un pacchetto di Air Action Vigorsol, che presto sparisce nelle tasche di Louis. –…Al piano di sopra.  –termino.
Rivolgo un sorriso di scuse alla piccola folla, faccio cenno a Liam di continuare ed afferro il ladro di gomme da masticare trascinandolo fuori dalla stanza.
Ricordo di aver visto i volantini sul grande tavolo del terzo piano, per cui la mia meta è quella.
Corriamo per i corridoi al massimo della velocità. Finalmente arriviamo al terzo piano - per capire il nostro stato d’animo dovete pensare a Rocky Balboa o a Momenti di gloria.
-Mi togli una curiosità? Cosa volevi suggerirmi?
-Uccelli. –dice pacatamente Louis. Eccolo, l’atro Capitan Ovvio.
Ci dividiamo i volantini.
-Haley, aspetta. So che noi… ehm… dopo la partita di basket ci siamo praticamente mandati a cagare a vicenda una volta al giorno e… scusamidispiacepossiamoessereamici? –dice d’un fiato.
Non ricordo nulla della partita di basket. La vocina mi suggerisce qualcosa a riguardo di Ginny e la fidanzata di Louis (Eleanor mi pare), ma non voglio indagare. Inoltre Louis Tomlinson si è appena scusato con me.
-Certo. Perché no?
Louis si rilassa. Poi si avvicina al mio orecchio. –Questa conversazione dovrà rimanere solo ed esclusivamente tra noi, capito Foster?
Rido e scuoto la testa. Faccio per andarmene, quando Josh sbuca da dietro l’angolo e si appoggia al muro ansimando. Ha gli occhi fuori dalle orbite e sembra sull’orlo di un arresto cardiaco.
-Dio, Josh, ma cosa stai facendo? –chiedo.
-A te cosa sembra? –replica Louis.
-Sto… scap…pando. –rantola Josh.
-E da chi?
In quel momento la vociona della Johnson risuona per i corridoi.
-Dove sei finito, disgraziato? Giuro che ti troverò!
Questo posto è una fottuta gabbia di matti.
Josh si porta un dito alla bocca e noi annuiamo. Non ho intenzione di tradire una delle poche persone davvero simpatiche che ci siano qua dentro.
Louis si sporge da dietro l’angolo per controllare che la culon… professoressa se ne sia andata.
-Via libera –ci comunica.
-Comunque vi stavo cercando. Vi ricordate il progetto del bar? Bene, mio padre ha un loft che è disabitato da un mese. È proprio a pochi minuti da qui. Secondo me sarebbe perfetto!
Il bar. Non avevo avuto più tempo per pensarci, con la visita guidata e il resto…
-Cazzo, Liam e Danielle! –sbotto.
-Solo un secondo –mi blocca Louis. –Josh caro, cosa tieni dietro alla schiena?
La voce del mio amico sale di qualche ottava. –Niente! Davvero niente!
-Big J, quella è una rivista… e conosciamo tutti l’hobby della Johnson.
La Johnson sequestra qualsiasi cosa. E con qualsiasi intendo proprio qualsiasi. È particolarmente severa in fatto di riviste, ed un’occhiata al colorito assunto da Josh mi conferma che la copia che tiene dietro alla schiena non sia esattamente innocente.
-Non voglio sapere niente.
Il mio amico sospira.
-Ehi… cosa sta succedendo?
Indica fuori dall’enorme finestra del corridoio. Dà sul parco della scuola, per la precisione mostra il terrario, la serra e la voliera.
Tre piani più sotto, Liam sta cercando di staccare l’iguana Sally dal petto di una ragazzina.

 
-L’iguana? Cos’è successo a Sally? –chiese agitato Davis. Nei pochi secondi che seguirono Liam e Danielle mi fulminarono con lo sguardo e sono piuttosto sicura che abbiano progettato di uccidermi.
-Lei non sapeva dell’iguana, vero? –chiesi con voce angelica.
Il preside scosse la testa.
-Fantastico! –commentai sorridendo.
-Stiamo calmi –disse il preside –Peazer, racconta tutto con calma.
Danielle annuì lentamente.

 
Danielle’s POV
Haley e Louis si allontanano camminando velocemente. Non posso credere che Haley mi abbia lasciato da sola con Liam e questa banda di marmocchi! La visita sta andando di merda, forse sarò espulsa per colpa di quella rompicoglioni con i capelli rossi e mi si sta rovinando lo smalto. La vita è maledettamente ingiusta.
-Potremmo vedere il terrario? –chiede un ragazzino. È il classico sfigatello a soli undici anni. Capelli ricci slavati, lentiggini, occhiali esageratamente spessi e denti così infuori che sarebbero in grado di aprire una bottiglia.
-Ma certo piccolo. –dico con voce amabile. Gli occhi dello sfigato si assottigliano. Probabilmente muore dalla voglia di sputarmi in un occhio.
-Ho undici anni. –sibila.
-Appunto. –replico senza smettere di sorridere. Il pizzicotto di Liam mi zittisce.
Mentre camminiamo per il vialetto, rimpiango di aver messo i tacchi. Questo prato è davvero terribile.
Dietro la serra si trova il terrario. È una piccola costruzione che potrebbe benissimo sembrare la casetta del bosco dei sette nani. Liam cammina in testa al gruppo con fare professionale, mentre io cerco disperatamente di rimanere in equilibrio anche tra l’erba alta.
Ho sottovalutato il ragazzino.
Quando entriamo iniziano i soliti versetti entusiasti dei ragazzini. Payne snocciola tutto quello che sa sui rettili (in particolare sulle tartarughe) mentre io ammiro lo smalto. Ma dove diavolo è finita Haley?
-Posso vedere l’iguana? –chiede ad un certo punto il marmocchio.
-Eccola, -risponde pazientemente Liam. Il ragazzino scuote la testa.
-Ma posso vederla da vicino? Posso toccarla?
-Ehi, se è dietro a quel vetro ci sarà un motivo, no?
-Maiovogliovedeeeeerlaaaa! –piagnucola. Siamo sicuri che abbia undici anni?
Il padre cerca inutilmente di farlo ragionare, poi si rivolge a noi.
-Non si potrebbe farla uscire? Per due minuti?
-No, mi dispiace.
Vorrei uccidere Liam. Il ragazzino viziato e il suo caro paparino hanno i soldi che escono dal… ci siamo capiti. Se non li accontenta, lo sfigatello non si iscriverà mai a questa scuola, e Davis ci butterà fuori a calci.
-Sono sicura che si possa fare un’eccezione!
-Ti dico di no, Danielle.
-Sì che possiamo.
Si scatena una battaglia di sguardi fra me e Payne. Sappiamo entrambi chi vincerà.
-Due minuti. –dice infine.
Succede tutto in tre secondi. Liam va a recuperare le chiavi, solleva l’iguana e torna verso i ragazzini. Contemporaneamente ci ricordiamo dell’abitudine di Sally: le piace abbracciare le persone. Ma ormai è troppo tardi. L’iguana salta verso una ragazzina mora e le si aggrappa alla maglia. Lei è troppo sconvolta per urlare, così spalanca la bocca così tanto che si riescono ad intravedere le tonsille. Tutti gridano.
Adesso sì che siamo fottuti.


Bea’s POV
-Ovviamente io e Louis ci siamo precipitati subito ad aiutarli…-mi affretto ad aggiungere.

Quando apriamo la porta, quaranta ragazzini e le loro famiglie sono nel panico. I genitori della ragazzina le urlano di stare ferma, e nessuno ascolta Liam mentre cerca di spiegare che Sally è assolutamente innocua.
Payne ha preso l’iguana da sotto le ascelle e la sta tirando.
La ragazzina è ancora immobile.
Gli altri stanno ancora urlando.
La porta si apre, e Mr Hills armato di scopa fa irruzione nella casetta. Contemporaneamente Louis tira fuori le Vigorsol dalla tasca. Un atro hobby di Sally è quello di masticare cicche. Ne sente immediatamente l’odore e molla la presa, facendo cadere Liam all’indietro. Quando l’iguana è di nuovo libera di camminare sul pavimento, si scatena l’inferno. I ragazzini iniziano a correre da tutte le parti, spingendosi a vicenda. Non so come, Danielle finisce contro alla leva d’emergenza. Ondeggia pericolosamente sui tacchi e si aggrappa alla leva per non cadere.
Un secondo dopo parte l’allarme antincendio e tutti ci ritroviamo lavati dalla testa ai piedi.

-Il resto lo sapete. –conclusi.
Davis era sconvolto. Gli ci volle qualche minuto per assimilare tutto quello che era successo, poi tolse gli occhiali e li pulì con la camicia.
Ci guardò tutti per un po’.
-Li sbatterai fuori, Albert? –chiese ansioso Mr. Hills.
Ti prego Albert, sbatti fuori lui.
-Non sbatterò fuori nessuno. Quello che è successo oggi è stato un curioso incidente, non è colpa di nessuno. Se però voi quattro sarete coinvolti in un altro “incidente” farete i bagagli. Mi sono spiegato?
-Sissignor capitano!
-Non ho sentito bene.
-Sì, signor capitano!
Purtroppo non partì la sigla di Spongebob. 




HOLA!
Saaaalve ragazzuole :) Come state?
Come al solito, scusate per il ritardo çç
Salutate il banner più penoso della storia di efp! *ciao banner* E perdonatemi per il capitolo completamente demente. 
Sul serio, solo io posso scrivere delle cavolate del genere....
Il capitolo è lungo come la Divina Commedia, quindi evito di annoiarvi oltre.
tantissimi baci,
Gaia

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Capitolo 10
*** Same day ***


Same day.




-Sveglia principessa! Sta per iniziare una nuova ed emozionante giornata!
Questa me la paghi, Harry Styles. Tu e le tue sveglie di merda.
Allungai un braccio e spensi la sveglia, con grande gioia delle mie orecchie. Come ogni mattina presi il cellulare e controllai il nuovo sfondo. Amavo quell’applicazione. La scritta bianca “Mercoledì 3 aprile” risaltava sullo sfondo nero. Sorrisi soddisfatta e mi trascinai in bagno. Odiavo il mercoledì. Avevo due ore consecutive di storia, l’inferno.
Mentre infilavo i leggins mi arrivò un messaggio da Zayn.
Buongiorno, amore. Ti devo parlare
Ahia. Non parlavo con Zayn dal giorno prima, quando l’avevo incontrato fuori dalla presidenza.
Buongiorno. Tutto a posto?
Sì e no. Ci vediamo a colazione, ti amo.
Il mio stomaco brontolò, ricordandomi della scarsissima cena fatta la sera precedente. Praticamente corsi in sala da pranzo. Mi fiondai verso il buffet a rallentatore, immaginandomi Momenti di gloria come sottofondo. Stavo prendendo lo yogurt al lampone, quando qualcuno mi coprì gli occhi con le mani. Dovetti sforzarmi  per reprimere l’urlo.
-Indovina chi è?
-Josh, ho riconosciuto la voce.
-Ho grandi novità!
Staccai le manone di Josh dalla mia faccia e presi lo yogurt.
-Sarebbe?
-Un gruppo si è offerto di lavorare al nostro locale! –era emozionatissimo, gli brillavano gli occhi.
-Adesso esiste un nostro locale?
Josh mi guardò come se avessi appena dichiarato di saper volare. Fece un respiro profondo, contò fino a quindici e pensò alla gioia che gli davano i maglioni in cachemire, esattamente come gli aveva consigliato il suo personal trainer gay.
-Certo che esiste. Ti aspetto alle due e mezza fuori da scuola. Andremo ai provini! –emise un gridolino eccitato e prese un altro pacchetto di fette biscottate.
Quel tizio aveva problemi gravi.
Appoggiai il mio vassoio al tavolo di Ginny, Lena e Taylor, ignorando le occhiatacce degli inglesi DOC che trovavano inconcepibile mangiare uno yogurt a colazione.
Salutai tutte con un grugnito ed affondai il cucchiaio alla ricerca dei lamponi.
Dove diavolo era Zayn?
-Buongiorno! –disse Niall comparendo alle mie spalle. Baciò Ginny sulla bocca e si sedette di fianco a me.
-Programmi per oggi?
-Andare al locale per i provini. Oppure sopprimere Josh. Chi vota per la seconda? –proposi.
Tutti, ad eccezione di Taylor, alzarono la mano.
-Poverino… -disse la bionda.
Lena roteò gli occhi e diede un sorso al suo succo di frutta. Era una di quelle ragazze fissate con la dieta.
-Niall, alza il culo. Voglio stare vicino alla mia ragazza. –disse la voce di Zayn.
-Non mi dovevi parlare? –chiesi.
Zayn annuì, mi prese per un braccio e mi tirò in un angolo della sala da pranzo.
-Ho vinto una specie di borsa di studio…
-Ma è fantastico!
-Parteciperò ad uno stage di sei settimane con i campioni del mondo di nuoto…
-Scherzavo, è più che fantastico.
Lo pensavo davvero. Sapevo quanto Zayn tenesse al nuoto.
-Ma è in Australia.
Mi bloccai con la bocca aperta. Stava scherzando? Davvero sarebbe andato così lontano? Diavolo, era dall’altra parte della Terra!
-Haley, è solo per sei settimane! Ci sentiremo su skype e vedrai che non ti accorgerai nemmeno della mia assenza. –Continuò il mio ragazzo.
No, d’altronde vedere una persona di persona o dietro ad uno schermo è la stessa identica cosa.  Forse avrei dovuto fare la fidanzata gelosa, ma io non ero così follemente innamorata di Zayn, e se il mio ragazzo avrebbe chiesto a me di rinunciare all’occasione della mia vita gli avrei fatto ingoiare la cintura.
-Lo so. Andrà tutto bene.
 
Lena’s POV
Camminavo rapidamente per i corridoi. Quando arrivai al terzo piano, Zayn era già lì. Mi aveva inviato un sms dicendo che aveva una cosa importante da dirmi, e mi stavo preoccupando. Aveva lasciato Haley? Voleva lasciare definitivamente me? Quel triangolo amoroso non mi piaceva per niente, considerando la mia amicizia con Haley, ma Zayn era… avevo una cotta per lui da tre lunghi anni, e finalmente si era accorto di me. Ma amava la sua ragazza.
-Ciao, -mormorai.
-Ehi, Lenny.
-La notte delle sfide non è stata l’ultima volta? –dissi gelida.
-Infatti. Ho capito di amare Haley, mi dispiace. Starò in Australia per un mese, forse avrò il tempo per riflettere.
Sperai che non avesse visto la lacrima colare lungo la mia guancia.
 
Bea’s POV
Il locale era molto più grande di quanto pensassi.
Nei nove minuti a piedi che separavano la Shoreline dal loft del padre di Josh, il mio amico ci illustrò il suo progetto: un locale. Un posto dove trascorrere il sabato sera che ci avrebbe fruttato un po’ di quattrini (parole sue ovviamente).
Il pavimento era in parquet, le pareti erano grigie con qualche dettaglio in mattone. E misurava 170 m2. Certo che Josh era davvero ricco.
Per i provini era stato allestito un palco provvisorio, davanti al quale erano stati posizionato un tavolo e delle sedie.
Cercavamo un cantante per il gruppo che avrebbe suonato ogni venerdì e sabato sera.
-Manca la birra. –disse Zayn mentre prendevamo posto.
-La gallina che canta ha fatto l’uovo. –recitò Lena.
-Che diavolo centra?!
-Zayn se n’è accorto, Zayn va a comprare la birra.
C’era qualcosa di strano nel suo tono di voce. Come se ce l’avesse con Zayn per qualche cosa…
Il moro scosse la testa con decisione.
-Bene, non ci resta che una cosa da fare… -disse Louis, tirando fuori dalla tasca un mazzo di carte.
-La regina di picche perde.
Non avevo idea del perché si portasse dietro quel mazzo, ma non feci domande. Louis estrasse nove carte e le appoggiò sul tavolo . Indovinate un po’ chi prese la regina di picche?
 
-La prossima volta va davvero Zayn. –sbuffai cinque minuti dopo, mente mi dirigevo verso il supermercato più vicino. Mi era anche entrato un sasso nelle Superga, cosa che mi costringeva a non appoggiare completamente il piede sinistro.
Avevo chiesto ad una signora dove fosse il supermercato, ed avevo il tremendo sospetto che avesse sbagliato. In teoria avrei dovuto vedere un McDonald’s, ma in quella via non c’era nulla.
Merda.
Fu allora che la vidi.
Una catapecchia dall’aria stranamente familiare.  Il mio sguardo si posò immediatamente sull’insegna, anche sapevo già cosa avrei letto. Shadows Emporium.  Con il cuore che batteva forte mi precipitai dentro al piccolo negozio. Attraversai la prima stanza ingombra fino all’inverosimile e piombai nel retro del negozio, dove la vecchia ormai familiare giocava a solitario.
-Ma lei…? –iniziai in italiano.
La signora sollevò la testa. –Beatrice! Non pensavo che ti saresti fatta viva così presto!
Quella tizia mi ricordava tantissimo Nonna Enigmina nei videogiochi del professor Layton. Compariva ovunque, era pazza ed aveva poteri strani.
-Ma lei è in Italia!
-Tesoro, non potevo farmi sfuggire un’occasione del genere. È da tutta la vita che aspetto che mi succeda una cosa così. –disse sorridendo. Era bello poter parlare nella mia lingua, anche se dopo lo scambio riuscivo a parlare inglese alla perfezione.
-Quindi ha deciso di venire qui. Ma come ha fatto a trovarmi?
-Semplice, ho rintracciato la tua telefonata. Poi ho parlato con tua madre al cellulare ed ho scoperto che frequenti la Shoreline.
Era una dichiarazione abbastanza inquietante, ma decisi di non farci caso.
-Dài, siediti. Voglio sapere tutto della tua nuova vita.
Otto ragazzi stavano aspettando me e la loro birra, eppure accettai l’invito.
Raccontai tutto quella vecchia, manco fosse la mia posta del cuore o cose del genere.
Lei era deliziata, come solo le signore anziane assetate di pettegolezzi possono essere.
-Quindi: sei fidanzata con un ragazzo che ha un amico. Questo amico potrebbe essere il tipo con cui tu chattavi dall’Italia. Tu e questo amico non vi sopportate. Sbaglio? –scandì Nonna Enigmina alla fine del racconto.
-No.
-Chiarite, Dio santo!
-E come? Ehi, Liam! Io in realtà non sono Haley, ma Bea, la ragazza con cui chattavi ogni fottuto giorno. Che tempo farà domani? –esclamai. –E poi sono fidanzata con Zayn! Non posso mollarlo, se riuscirò ad uscire da questo pasticcio la vera Haley si ritroverà single!
-Cara, nella vita bisogna essere egoisti. Quando è bello questo Zayn?
-Tanto. Ma oggi mi ha detto che andrà in Australia per due mesi e io non mi sono opposta.
-Non ti sei opposta? Cos’hai nella testa?! Così non va, Beatrice.
Diavolo, quella tizia era più infervorata di me!
In quel momento mi ricordai dei miei amici e della birra. Mi avrebbero cotta allo spiedo.
-Devo andare, ci rivedremo. Ha della birra?
-Certo che sì. Comunque devi prendere le redini anche di questa vita, mi hai capito bene?
Dieci minuti dopo mi dirigevo al locale reggendo una scatola con una dozzina di birre. Quella vecchia mi preoccupava sempre di più.
Ad un tratto l’asfalto sotto di me oscillò. Riuscii miracolosamente a non cadere, nonostante le mie gambe fossero diventate di cemento. Erano troppo pesanti. Anche le mie palpebre erano pesanti. Mentre lottavo per non chiuderle sentii il peso dello scatolone scomparire, ed una luce verde mi abbagliò. Qualcosa di duro contro il viso ed il resto del corpo. L’asfalto?
La luce verde si fece più forte.
Per un attimo pensai di morire, ma poi la riconobbi. E seppi cosa stava per succedere.
 
-Sveglia principessa! Sta per iniziare una nuova ed emozionante giornata!
Questa me la paghi, Harry Styles. Tu e le tue sveglie di merda.
Allungai un braccio e spensi la sveglia, con grande gioia delle mie orecchie. Come ogni mattina presi il cellulare e controllai il nuovo sfondo. Amavo quell’applicazione. La scritta bianca “Mercoledì 3 aprile” risaltava sullo sfondo nero.
Un attimo.
Mercoledì tre aprile?! Ieri era il tre aprile!
E ieri mi sono incazzata con Styles perché si diverte a cambiare la mia sveglia!
C’era decisamente qualcosa che non andava.
Mi trascinai in bagno ed indossai i vestiti che avevo diligentemente preparato la sera prima.
Mentre infilavo i leggins mi arrivò un messaggio da Zayn.
Buongiorno, amore. Ti devo parlare
Il mio stomaco fece una capriola.
Era già successo. Tutto mi era già successo il giorno prima.
Ma non era quella la cosa più inquietante. Riuscivo a ricordare tutto quello che era successo il giorno prima fino a metà pomeriggio. Poi, il nulla.
Tremando, risposi al messaggio.Buongiorno. Tutto a posto?
Sì e no. Ci vediamo a colazione, ti amo.
 
Praticamente corsi in sala da pranzo. Mi avvicinai al buffet e feci per prendere lo yogurt, esattamente come il giorno prima. Così, quando qualcuno posò le mani sui miei occhi non mi stupii.
-Josh, togliti. –brontolai.
Ti prego Dio, fa che non sia lui.
-Haley, come facevi a… Non importa! Ho grandi novità!
Merda.
-Sì, sì, il locale. Questo pomeriggio ci sarò! –gli urlai mentre mi dirigevo in fretta al tavolo, senza toccare lo yogurt.
Tutto andò esattamente come il giorno prima. Zayn mi disse dell’Australia, alle due e mezza andammo al locale, e Zayn fece notare l’assenza della birra.
Ebbi un’illuminazione.
-Zayn, andiamo noi due a prendere la birra. Ti devo parlare.
Lui mi guardò stupito, ma accettò – probabilmente si aspettava una pomiciata con i fiocchi, ma io avevo altri programmi.
-Non voglio che tu vada in Australia. –esordii una volta soli. Nonna Enigmina sarebbe stata orgogliosa di me.
-Piccola, anche io non voglio lasciarti… mi mancherai tantissimo.
-E allora non partire! –mi sentivo una persona di merda. Avrei sentito davvero la mancanza di Zayn, ma non era per quello che gli stavo facendo quel discorso.
Zayn mi baciò.
-Facciamo così: dopo un mese ci saranno le vacanze estive. Abbiamo tre settimane prima dell’inizio del trimestre estivo, e tu trascorrerai quelle tre settimane in Australia.
Cioè, loro vanno a scuola anche in estate?! Ma che razza di posto è la Shoreline?
Eppure sorrisi. –Ok! Ti prometto che verrò!
Mi sentivo orgogliosa di me stessa. Mi ero comportata da brava fidanzata con Zayn, e speravo che fosse bastato. Ero così felice che quando tornai al locale e dovetti sedermi da parte a Liam per i provini, la cosa non mi pesò più di tanto.
La prima ragazza si chiamava Caitlin.
-Con la C, -specificò.
Annuimmo.
Lei regolò il microfono e fece partire la base.
Era I will always love you di Whitney Houston.
-If I should stay, I will would only be in your way.
Bastò una semplice frase per raggelarci tutti. Un tricheco con un palo ficcato su per il fondoschiena avrebbe cantato molto meglio.
Si avvicinò il momento del ritornello. Sentii il debole “Oh no” di Liam e soffocai una risatina.
Se al primo ritornello Louis si ingozzò con la birra e al secondo Niall prese il tavolo a testate, al terzo pregai che le cadesse tutto l’edificio sulla testa o che i Dalek del Doctor Who la sterminassero, e sono piuttosto sicura che Whitney Houston si sia rivoltata nella tomba.
Finalmente la canzone finì, e noi ringraziammo Percy Jackson e tutti gli dei dell’Olimpo.
-Il prossimo!-trillò Josh.
Una ragazza riccia e bionda salì sul palco.
-Sono Kaitlin con la K, e vi canterò 21 guns dei Green Day.
Se osa rovinare questa canzone la ammazzo.
Se osa rovinare questa canzone giuro che la ammazzo.
La sgozzo davanti a tutti.
-Prego, -le disse Louis.
Non solo steccò per tutta la canzone, ma pensò bene di cambiare le parole.
Avrei tanto voluto che al so posto ci fosse stato un maiale verde di Angry Birds da ammazzare.
-Per me è NO. –esclamai quando lei ebbe finito di cantare.
-E poi, è You and I, non You and me! Capisci?
Kaitlin avvampò ed ebbe la brillante idea di volatilizzarsi.
Ginny propose di fare una piccola pausa.
Ci fu un applauso in suo onore.
-Haley, sai l’ora? –chiese Liam.
Diedi una rapida occhiata all’orologio.
-Sì. –dichiarai.
Lui mi guardò malissimo. Ok, mi ero ripromessa di essere gentile, ma dopotutto Liam Payne non era mai gentile con me.
-Spero che ti vada di traverso la birra. –grugnì.
-E io spero che tu vada a fanculo.
Poi lo sentii di nuovo.
Il pavimento ondeggiava e tutto intorno a me era diventato verde.
Non di nuovo, maledizione.
 
-Sveglia principessa! Sta per iniziare una nuova ed emozionante giornata!
-NO! Porca puttana, no! –urlai. Lanciai la sveglia contro al muro e la voce di Harry si zittì.
Era successo di nuovo. Non avevo bisogno di guardare il cellulare. Era ancora il tre aprile.
Non risposi al messaggio di Zayn che arrivò cinque secondi dopo, mi vestii e corsi in sala da pranzo.
Sapevo già tutto quello che sarebbe successo.
Avrei parlato con Josh.
Avrei parlato con Zayn.
Sarei andata al locale per i provini.
Mi avrebbero mandato a prendere la birra.
Sarei uscita con Zayn, evitando di andare da Nonna Enigm…
Oh.
Oh!
OH!
Tutto aveva senso. Era stata lei.
Era lei l’artefice di quell’assurdità.
Dopo mi sente. Parola di Bea. 



HOLA! (leggere)
Finito! Lunghissimo come al solito, ma non posso farci nulla (:
Mi diverto troppo a scrivere questa ff akjbscvtvgb
Spero che vi divertiate anche voi a leggerla u.u
Cosa ne pensate?

Ho iniziato una nuova ff, stavolta su Ed Sheeran ♥ è particolare, fateci un salto se vi va :D Cliccate href="http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1709694&i=1">QUI C:
Devo scappare!
Tantissimi baci,
Gaia

P.S. vi saluta pikachu :3


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Capitolo 11
*** Gentlewoman ***


Gentlewoman.



Quando spalancai la porta dello Shadows Emporium capii cosa provassero i cowboy dei film western quando entravano nel saloon, circa due secondi prima di dare inizio alla sparatoria giornaliera.
-Lei! Mi dia una spiegazione sensata a tutto questo, ORA! –urlai.
Purtroppo quello non era un film western, così non ci fu nessun’inquadratura con i miei occhi in primo piano.
-Shh cara! Adesso sono impegnata!
Nonna Enigmina era in piedi al centro della stanza sul retro del suo folle negozio. Aveva in mano una rivista arrotolata e si guardava furtivamente intorno.
Avevo detto a Zayn di non partire quella mattina stessa, così avevo potuto andare da quella vecchiaccia da sola. Qualunque cosa avesse fatto, doveva annullarla.
-Impegnata a fare cosa?
-Devo ammazzare il moscone.
Stavo per chiederle di quale moscone stesse parlando, quando udii il ronzio.
Era davvero un insetto enorme. Se ne stava appicciato al muro, a circa un metro e ottanta di altezza. La cara Nonna Enigmina non sarebbe riuscita a raggiungerlo nemmeno se si fosse messa a saltare su di un tappeto elastico.
-Non m’importa del moscone! Io e lei dobbiamo parlare.
-Aiutami ad ucciderlo e ti prometto che parleremo, Bea.
Al locale di Josh mi aspettavano i provini, con Caitlin e Kaitlin che mutilavano le mie canzoni preferite. Quindi no, non avevo niente di meglio da fare.
Presi una scopa e mi sistemai nella metà destra della stanza, mentre la vecchia si posizionava a sinistra.
Avete mai giocato a Spada lesta, sulla Wii Sport Resort? Prima di ogni partita si sente quel suono, che crea un’atmosfera da ninja e voi iniziate a pensare di essere fottuti. Ecco, in quel momento mi sentii proprio così.
Il moscone era maledettamente agile. Nonna Enigmina imprecava come uno scaricatore di porto mentre si avventava sull’insetto e, ogni volta che questo le sfuggiva, si voltava verso di me con sguardo accusatorio.
Al quinto tentativo fallito, ammazzare quel moscone divenne per me una questione personale.
-GERONIMO! –urlai lanciandomi contro di lui per la sesta volta.
Il bastardo scappò di nuovo.
Dopo dieci minuti io e Nonna Enigmina eravamo sudate come due maiali ed ansimavamo peggio di una mandria di bufali. Ci serviva una strategia.
-Propongo un… attacco… combinato, -ansimai –quando si ferma all’angolo lo accerchiamo e lo uccidiamo. Ci sta?
La vecchia annuì.
Passarono un paio di minuti prima che il Bastardo decidesse di posarsi sull’angolo. Guardai Nonna Enigmina ed insieme camminammo silenziosamente verso di lui. Sollevammo a rallentatore le nostre armi e trattenemmo il fiato.
-Per Sparta! –urlò la vecchia.
Le budella del moscone si spiaccicarono contro al muro. ci fu un attimo di silenzio.
-È morto. –decretò Nonna Enigmina.
-Bene, adesso possiamo parlare.
 
Mi offrì un bicchiere di Gatorade e ci sedemmo al tavolino.
-Ha deciso di farmi rivivere la stessa giornata fino a quando non farò esattamente quello che vuole lei. Sbaglio? –iniziai.
-No, non sbagli. Non puoi rovinare questa vita, non te lo permetterò.
-Prima dovevo fare la fidanzata modello. E così è stato. Cosa diavolo ho fatto di male l’ultima volta?
Lei mi guardò come se fossi una povera ebete.
-Ieri… cioè, non ieri ieri. Oggi, ma non oggi. L’oggi-ieri. La prima volta che è stato oggi. Cioè… sì, insomma, hai capito. –si era incartata, e la cosa mi dava un piacere immenso.
-A dire il vero no. –mentii.
-Diamine, la prima volta che hai vissuto il 3 aprile! Comunque, mi hai raccontato tutta la storia di Liam, e poi cos’hai fatto? Avete litigato di nuovo. E stavolta te la sei cercata, signorina. Devi essere gentile con quel ragazzo, o non riuscirai mai a dirgli la verità!
Gemetti. Io volevo essere gentile con Liam, davvero. Era uno dei ragazzi più belli che avessi mai visto, e avevo scoperto che sotto sotto aveva anche un lato tenero. Haley forse non l’aveva visto, ma Bea sì. Probabilmente soffriva di disturbi della personalità. Sta di fatto che non riuscivo a non insultarlo.
-Ma non può chiedermi questo!
-Invece posso. Oh cielo, è tardissimo! Non puoi tornare a quest’ora, i provini saranno già iniziati… ci vediamo domani… oggi… hai capito.
Quella volta non avevo capito sul serio. Ma Nonna Enigmina non mi diede il tempo di chiedere spiegazioni. La luce verde mi investì, e chiusi gli occhi.
 
-Sveglia principessa! Sta per iniziare una nuova ed emozionante giornata!
No! È la quarta volta, maledizione, non ce la faccio più!
Dopo che mi fui vestita strappai un foglio da quaderno di inglese e cominciai a scrivere.
1) Zayn mi invia un messaggio
2) A colazione Josh mi parla dei provini
3) Zayn mi dà la notizia del viaggio
4) Io lo prego di restare come vuole Nonna E.
5) Scuola
6) Ai provini manca la birra
7) Vado da Nonna E.
8) Provini
9) Cerco di essere gentile con Liam
Se tutte queste cose fossero andate nel verso giusto, avrei superato quella giornata.
Tutto andò come previsto fino alla fine dei provini. Mi sedetti lontano da Liam in modo da non essere obbligata a parlare con lui, ma purtroppo finii tra Ginny e Josh.
I candidati erano uno più negato dell’altro, ed i commenti di Ginny erano davvero esilaranti. Così, ogni volta che scoppiavo a ridere, Josh mi dava un pizzicotto sul braccio sinistro. Sempre nello stesso punto. Il dolore era atroce così, quando una ragazza che si spacciava per la figlia illegittima di Amy Winehouse scese dal palco, tirai un sospiro di sollievo. E Josh mi diede ugualmente il pizzicotto.
-No, adesso mi spieghi cos’ho fatto di male! –sbottai.
-Sei felice anche se non abbiamo trovato un cantante decente!
-Oggi sei insopportabile. Ma hai il ciclo?
-Insopportabile sarai tu! Maledizione, Haley, non hai fatto che ridere.
-Un ragazzo ha ruttato mentre cantava Isn’t she lovely!
Il ricordo fece ridacchiare Ginny, che si beccò un’occhiataccia da Josh.
-Bene, se trovate la faccenda così divertente, trovatemi voi il cantante! Entro stasera!
No, non sarei mai riuscita a superare quella giornata.
 
Erano le quattro e mezza di pomeriggio quando rientrammo alla Shoreline.  La vocina nella mia testa mi disse che Josh da arrabbiato era peggio dell’incredibile Hulk, quindi mi conveniva trovare quel maledetto cantante.
Peccato che non sapessi da che parte cominciare.
-Cosa facciamo? –chiesi a Ginny.
Lei si sedette su un dondolo della terrazza grande e sbuffò.
-Non ne ho idea…
Restammo in silenzio tutte e due per un po’.
-Potremmo dividerci i compiti, -propose Ginny –tu chiedi in giro per la scuola mentre io cerco su internet.
-Ma mi vergogno! –protestai.
Ci fissammo.
-Sasso, forbice… -pausa per creare suspense –carta!
Osservai la mano aperta di Ginny e la mia chiusa a pugno. Merda.
 
Ginny’s POV
Dopo aver preso il mio laptop, mi accomodai di nuovo sul dondolo. Lena prendeva il sole sdraiata da parte a me, i ragazzi stavano studiando (o fingendo di) e Haley se era appena andata sbuffando a chiedere ai nostri compagni di cantare in un locale. Le possibilità di trovare qualcuno erano davvero scarse.
Schiacciai l’icona di Google Chrome ed aspettai che si caricasse la pagina.
Quella era una giornata decisamente sfigata, perché due secondi dopo lo schermo diventò completamente nero, ed una scritta rossa lampeggiò accompagnata da una musichetta.
Ti è entrato un cavallo di Troia nel computer!
L’immagine di un cavallo di legno attraversò lo schermo.
-Ma porca….!
-Non imprecare! –mi sibilò Lena. Grazie agli occhiali da sole non riuscivo a capire se avesse gli occhi chiusi o no.
Il mio computer morì definitivamente.
-Se non vuoi che imprechi prestami il tuo portatile!
Lei mi allungò le chiavi della sua stanza senza dire una parola.
Feci i due piani di scale di corsa, misi sulla mia scrivania il laptop e mi fiondai verso la stanza di Lenny. Dovetti lottare un po’ contro la serratura, ma poi quella cedette e riuscii ad entrare.
Il portatile era acceso.
Normalmente l’avrei semplicemente chiuso, ma quella volta no.
Forse perché la schermata era aperta su Skype, e in particolare sulla conversazione con Zayn Malik.
O forse perché il mio occhio aveva notato un cuore.
Sta di fatto che mi sedetti ed iniziai a leggere.
 
-E questa cos’è?!
-Cos’è cosa? –chiese Lena, sempre distesa a prendere il sole.
Le appoggiai il portatile sulla gambe. Lei si sollevò, diede una rapida occhiata allo schermo ed impallidì.
-Hai letto le mie conversazioni?
-Ho trovato così il computer. Avresti dovuto spegnerlo.
-E tu non avresti dovuto leggere!
-E tu non avresti dovuto fare la puttana con il ragazzo di Haley!
Cercò di rubarmi il pc dalle mani ma io lo sollevai.
-Mi mancherai, non posso credere che andrai in Australia, come farò senza di te, mi mancheranno i tuoi baci, mi sto innamorando di un bellissimo ragazzo moro… Lena!
-Ginny, tu non capisci…
-Davvero? Cos’è che non capisco? Ti dico solo una cosa, Lena: o lo dici tu a Haley o lo farò io.
 
Bea’s POV
Mi lasciai cadere sui gradini dell’ingresso della scuola, esausta. Non solo non avevo trovato nessuno, ma tutta la scuola mi aveva preso per una perfetta idiota. Sperai che la popolarità di Haley Foster fosse un grado di resistere anche ad una figura di merda del genere.
Dubitavo che Ginny avesse trovato qualcuno. La punizione di Josh ormai era inevitabile.
Notai una monetina vicino al mio piede destro. La giornata non era così merdosa, dopotutto. Quando la sollevai, però, mi accorsi che si trattava di una monetina di cioccolato.
Fanculo a tutti.
La scartai ed iniziai a mangiarla.
-Qualcosa mi dice che tu e Ginny non avete trovato nessuno. –disse la voce di Liam Payne.
Sii gentile con lui, sii gentile con lui, sii gentile con l…
-Wow, non ti facevo così perspicace.
Avrei voluto prendermi a sprangate sui denti. Rimasi in attesa della solita luce verde, che però non arrivò. Forse Nonna Enigmina si era stancata.
-Ho dei talenti nascosti. –fece Liam sedendosi vicino a me.
-Anche io. Sono la campionessa indiscussa di Cioccolating e Sfigaggine. –sollevai la monetina per mostrargliela.
-Questa era terribile. –disse Liam ridendo.
-Lo so, ma cerca di essere clemente.
Aveva la cuffie nelle orecchie ed i capelli leggermente umidi. Doveva essere appena tornato da una corsa nel parco. Cercai di comportarmi come se la maglietta attillata e gli addominali che c’erano sotto non mi facessero nessun effetto. Fallii miseramente e mi concentrai sul metallo che ricopriva la moneta.
-Potresti ingaggiare Niall. Con una bella strizzatina di palle dovrebbe riuscire anche nelle note più acute.
Lo guardai malissimo cercando di non ridere. –Non avete ancora chiarito, vero?
-No.
Silenzio.
Dopo qualche minuto lo sentii canticchiare.
You look so beautiful today, when you’re sitting there it's hard for me to look away. 
So I try to find the words that I could say. 
I know distance doesn't matter, but you feel so far away. 
and I can't lie but everytime I leave my heart turns gray, 
and I, wanna come back home to see your face


Non fu tanto la canzone a stupirmi.
Liam Payne cantava benissimo.
Lo lasciai continuare per essere sicura di non aver avuto un’allucinazione uditiva.
Another day without you with me, is like a blade that cuts right through me, 
but I can wait I can wait forever 
when you call my heart stops beating, but when ur gone it wont stop bleeding 
I can wait I can wait forever... 


-Tu sei un idiota! –sbottai.
-Se non ti piacciono i Simple Plan è un problema tuo. –borbottò.
-Io AMO i Simple Plan. Ma non è a quello che mi riferivo. Quando avevi intenzione di dirmi che canti da dio?
Mi guardò stupito.
-Mai, perché non è vero.
Sospirai.
-Alza il culo.
-Eh?
-Alza il tuo maledetto culo! Andiamo da Josh.
-Oh, scordatelo.
Lo afferrai per un braccio e provai a tirarlo. Non si mosse di un millimetro. Io tiravo con tutta la mia forza, con le suole delle All Star che scivolavano sul vialetto, mentre Liam sbadigliava annoiato.
Ma la vera Haley non poteva andare in palestra?
-Cavolo, sei tale e quale ad Hercules!
-Fottiti. E non finisce qui… HARRY! –urlai a Styles che passava casualmente di lì –Non lasciare che si allontani. Chiaro?
Harry annuì serio. Corsi a cercare Josh, ci avrebbe pensato lui a convincere Liam.
 
-Buongiorno Miss Foster! Si alzi, o farà tardi!
Uno di questi giorni Harry Styles si ritroverà senza lingua.
Un attimo…
Presi in fretta il cellulare e guardai lo schermo.
Giovedì 4 aprile.
Sorrisi. 


HOLA!
Buona Pasqua, meraviglie!
Per vostra fortuna non sono riuscita a caricare quella schifezza di banner :) con GIMP non vengono un granchè...
Cosa ne pensate di questo capitolo? Fa leggermente cagare? Lo so lol
Non vi voglio annoiare ancora, quindi mi dileguo
tantissimissimi baci
Gaia ♥


One Direction GIF bellissime ed emozionanti!

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Capitolo 12
*** Luck is against me ***


Luck is against me.  



-Vorrei un frullato alla fragola. E ci metta anche del cocco, signora.
-Ho diciassette anni, merda!
Ahi! Non l’avrei passata liscia, non con Adolf appostato dietro al bancone. Me l’avrebbe fatta pagare, poco ma sicuro. Anche se l’undicenne seduta davanti a me non sembrava troppo provata.
-Frullato alla fragola e cocco. Ricevuto, piccola! –trillai.
-Ho undici anni! –protestò.
-Esatto. –sibilai.  Annotai sul piccolo block notes il mio quinto ordine della giornata  e feci dietrofront verso il bancone.
Ci siamo. Adolf ti ucciderà, soprattutto quando scapperai via.
Feci il frullato in due secondi, consapevole dei suoi occhi sulla schiena.
Lo portai alla ragazzina, con un sorriso fintissimo sulle labbra.
-Ti sei salvata in extremis. Ma non del tutto. mi ricorderò della parolaccia, Foster.
Eccolo. Accucciato dietro al bancone, osservava i “suoi dipendenti” credendosi un mix tra James Bond e un camaleonte. Aveva però avuto l’infelice idea di farsi una cresta, cosa che lo rendeva visibilissimo.
-Eccheccazzo, Josh! Era solo un’innocua “merda”!
-E questa?!
-Un… innocuo eccheccazzo?
Josh aveva preso il suo incarico di gestore maledettamente sul serio, non c’erano dubbi.
-Haley!
-Ragazzone del mio cuore, colgo l’occasione per chiederti un favore –apprezza la rima. Potrei staccare mezz’ora prima, oggi?
Gli lanciai la mia migliore occhiata da cucciolo di foca. Con lui funzionava sempre…
-Mi hai appena chiamato “ragazzone” e speri di ottenere un permesso?
Fanculo alla mia linguaccia.
-Assolutamente no! Anzi, rimarrai qui fino alle cinque, così imparerai a non imprecare contro i clienti!
Fanculo anche a lui.
Nonna Enigmina mi avrebbe ucciso dato che avevo promesso che sarei passata a trovarla.
-Ma ca…lendario Josh! Non puoi farmi una cosa del genere!
Adolf si diresse a grandi passi verso la porta, sotto lo sguardo stupefatto dell’undicenne che non lo aveva ancora visto.
 
A coronare una delle domeniche pomeriggio peggiori della mia nuova vita, il locale rimase deserto per tutto il pomeriggio. Così deserto che intorno alle tre decisi di dedicarmi alla contabilità.
O almeno, ci provai.
-‘Ngiorno, Haley. -Per poco non caddi dallo sgabello.
-Ammettilo: Josh ti ha pagato per tormentarmi!
-No, Josh mi paga per cantare in ‘sto posto ogni venerdì, sabato e domenica sera. E se non ti dispiace, ho intenzione di provare. –dichiarò Liam Payne lanciando lo zaino su un tavolo.
-Invece mi dispiace.
-Fattene una ragione.
Avrei voluto ucciderlo.
Decisa ad ignorarlo, chiusi la cassa ed iniziai a fare i conti. Purtroppo per me, l’occupazione principale di Liam Payne era rompere i cosiddetti alla gente.

Today is gonna be the day 
That they're gonna throw it back to you 
By now you should've somehow 
Realized what you gotta do 
I don't believe that anybody 
Feels the way I do about you now 


-Qualcosa di più recente no? –commentai.
-Cos’hai contro questa canzone?
-What’s the story Morning Glory è uscito nel 1995. Ha la mia età. E voi siete in un locale del XXI secolo.
Liam mi guardò come se mi fosse spuntato un secondo naso nel bel mezzo della fronte.
-Ascolto gli Oasis. Contento?

And all the roads we have to walk along are winding 
And all the lights that lead us there are blinding 
There are many things that I would 
Like to say to you 
I don't know how
 

-Dimostramelo. Perchè non è possibile che Haley Foster ascolti della musica decente.
Voleva una sfida, quindi. I miei occhi si assottigliarono e mi unii a lui nel cantare il ritornello.

Because maybe 
You're gonna be the one who saves me? 
And after all 
You're my wonderwall 


Ebbene sì, l’avevo smerdato.
-È la Serata Alternative Rock. –spiegò Liam con un banale tentativo di cambiare discorso.
-Tutti i gruppi che suonano l’Alternative Rock? Purtroppo me la devo perdere. –commetai.
-Perché? –Quello era il colmo. Non era una domanda di cortesia, Liam Payne sembrava davvero interessato! O era semplicemente un ottimo attore.
-Zayn. –dissi semplicemente. Non volevo rivelargli tutto il mio piano. Eppure Liam intuì qualcosa.
-Ok, allora ascolterai tutto il mio repertorio adesso.
Cantammo Charlie Brown, Viva la vida e Yellow dei Coldplay, This is War dei 30 seconds to Mars, American Idiot, Know your enemy e Oh love dei Green Day. Quando gettai una rapida occhiata all’orologio rimasi stupita nel vedere la scritta 17:02. Ero libera. Potevo andare da Nonna Enigmina senza che a Josh venisse in mente di trucidarmi.
 
Quando appoggiai le All Star sull’asfalto mi accorsi di essere confusa. E tanto anche. Perché quel pomeriggio mi ero divertita, e la cosa non mi piaceva per niente. Soprattutto perché anche Liam sembrava essersi divertito. Insomma, avevo promesso alla vecchia malefica che sarei stata gentile con lui. E l’avevo fatto. Anzi, ero andata decisamente oltre all’essere gentile. E stavo per andare a parlarle di Zayn.
Zayn Malik era un bravissimo ragazzo. Baciava da dio. Con me era sempre gentile e premuroso. Era uno dei ragazzi più belli che avessi mai visto. Mi piaceva, e tanto anche.
Ma non lo amavo.
L’amore era una cosa tremendamente diversa.
In seconda avevo dato il mio primo vero bacio (traduzione: avevo limonato) con Marco Grandi, e all’epoca pensavo di essere veramente innamorata di lui. Poi Marco mi aveva confessato di essere gay, e di frequentarmi solo per non far preoccupare il padre. Sì, era stata una mazzata. E sì, in qualche modo ero riuscita a superarla. Un anno dopo, un certo _Liam retwittò una citazione degli Script. Due giorni dopo, sempre _Liam iniziò a seguirmi su Tumblr. Il giorno seguente chattammo per la prima volta.
L’amore non mi interessava.
Non volevo un altro Marco.
L’amore era una stronzata per poveri ingenui.
 
-Giustifica il tuo ritardo prima che arrivi al cinque. Uno.
-Mi è successo di tutto! deve credermi!
-Due.
Nonna Enigmina era bassa. Molto bassa. Avrei potuto stenderla semplicemente soffiando, pur essendo alta un metro e sessantacinque.
-Io ho avuto molto da fare e…
-Quattro.
-Ma non vale! Hodovutolavorareok?
-Mmm.
Due secondi dopo buttò giù il gatto da una poltroncina. Il povero animale emise un verso (un’imprecazione nella lingua dei gatti, ne sono sicura) e scappò via.
-Rufus, piantala di fare l’asociale.
Rufus era anche il nome della talpa senza pelo di Ron, l’amico di Kim Possible, ma non lo dissi. Non ne ebbi nemmeno il tempo, perché tre secondi dopo mi spinse sulla summenzionata poltroncina.
-Allora? Novità? Cosa fai stasera?
-Vado a cena con Zayn. Parte dopodomani per l’Australia, e voglio fargli una “festicciola intima d’addio”.
-Farete sesso dopocena?
-Ma… che domande sono?!
Oddio. Avrei fatto sesso con Zayn dopocena? Non ero assolutamente pronta ad una cosa del genere!
La vera Haley l’avrebbe fatto, quindi Zayn ci sarebbe rimasto male se avessi rifiutato… potevo sempre narcotizzarlo, così avrebbe dormito fino alle undici del giorno dopo e non avrebbe potuto fare altro. Ma sarebbe stato troppo meschino da parte mia.
Quindi… No. Assolutamente no.
-Cara, non volevo mandarti in crisi con quella domanda. Sappi che dovrai anche dirgli “ti amo”.–fece Nonna Enigmina interrompendo i miei deliri mentali.
-Be’, c’è riuscita. Aspetti… CHE COSA?! –grugnii.
-Comunque la cena mi sembra un’ottima idea! Cerca solo di non andare oltre!
Non c’erano più le vecchie di una volta.
 
Ginny’s POV
-Zayn ti posso parlare?
Visto che Lena mi evitava da due settimane, avevo deciso di passare al piano B. Zayn Malik si stava allacciando frettolosamente la camicia (lasciando intravedere i pettorali), eppure non sembrava troppo sorpreso di vedermi.
-Haley non può più venire?
-Eh?
Sbatté le palpebre più volte. –Ginny, cosa ci fai qui?
-So tutto.
-Qual è la radice quadrata di 352984?
-Puoi sempre chiederlo a Lena, tra un bacio e l’altro.
Impallidì ad una velocità impressionante.
-Tu non sai niente, Ginny.
-Allora spiega. Oppure andrò a dire tutto alla tua ragazza.
 

Bea's POV
Domenica sera è una delle poche in cui ci permettono di uscire da scuola (salvo casi eccezionali, tipo il lavoro). Quasi la totalità degli studenti della Shoreline va in discoteca. Io stavo aspettando Zayn sotto al porticato.
E mi tormentavo.
Poi lo vidi.
-Scusa piccola! Mi ha… uhm… telefonato mia madre, e sai com’è…
C’era qualcosa di tremendamente strano nel modo in cui lo disse, ma feci finta di niente.
Ci baciammo. Cavolo, era il ragazzo ideale.
Durante tutto il viaggio in macchina mi raccontò dei preparativi per la partenza. Della sua incapacità nel fare le valige, dell’ansia di essere il meno bravo in tutto lo stage, di soffrire di nostalgia… Eppure c’era qualcosa che non andava.
La sensazione non mi abbandonò neanche quando entrammo nel ristorante ed un cameriere ingessato ci fece sedere al nostro tavolo.
-Cosa prendi? –mi chiese Zayn.
Bel problema. Conosceva la metà dei piatti sul menù –tipicamente inglesi- ed avevo una voglia assurda di cotoletta –tipicamente milanese. Decisi di affidarmi al solito metodo infallibile.
Ambarabacciccìcoccò tre civette sul comò, che facevano l’amore con la figlia del dottore, il dottore si ammalò, ambarabacciccìco-cò!
Quella stupida conta mi fece tornare in mente l’argomento Amore. Merda.
-Il filetto! –buttai lì, cercando disperatamente di distrarmi. –Tu?
-Non lo so ancora.
Rimasi in silenzio fino a quando il cameriere non se ne fu andato con le nostre ordinazioni.
Poi ebbi L’Idea.
Iniziai a parlare del più e del meno, come se davanti a me ci fosse stato Josh e non il mio ragazzo.
-Haley, ti devo dire una cosa. Ma non so come la prenderai.–disse Zayn troncando un appassionante discorso sui luna park.
Oh merda oh merda oh merdosa merda!
-Tranquillo. Ho scoperto da poco che la madre di Honey Boo Boo ha paura della maionese. Ormai non mi stupisco più di niente. –dichiarai. Ma perché me ne uscivo sempre con queste cavolate?
-Ma come si fa ad avere paura della ma… Comunque, ti volevo dire che…
Mi guardò per un lunghissimo istante.
-Ti amo. Ti amo come non ho mai amato nessun altra. Ho paura che la lontananza rovini il nostro rapporto, perché non credo che riuscirei a sopportarlo. Mi ripeto che sarà solo per un mese, perché poi tu mi raggiungerai, ma… io ho paura, Haley.
Oddio. Cosa dovevo dirgli? Ti amo? Avrei potuto dirlo in italiano, così lui non avrebbe capito nulla ed io avrei fatto la figura della poliglotta.
No, era un’idea assolutamente idiota.
Non potevo nemmeno scappare in bagno (anche se avrei tanto voluto farlo).
Così scelsi la via più indolore.
Mi sporsi in avanti e lo baciai sulle labbra.
-Anche tu mi mancherai. E quando sarai in Australia il nostro rapporto non cambierà. Hai capito? Ci sentiremo tutti i giorni. Non te ne accorgerai nemmeno. Possiamo farcela, Zayn.
 
Due giorni dopo Zayn Malik salì sull’aereo diretto a Sydney.
Era iniziato il mio conto alla rovescia prima dell’Australia.



HOLA!
Scusate. Scusate. Scusate. Scusate. Scusatemi tantissimo.
Giuro che cercherò di essere più puntuale çç
Ho avuto da fare con la scuola, proprio non ce l'ho fatta... uccidetemi.
Il capitolo è anche orribile, e lo sto postando alle 22:51. Cavolo. Non posso aggiornare domani, perchè vado a vedere Bianca come il latte rossa come il sangue LOL
Non vi annoio oltre, meraviglie ♥
tantissimissimi baci,
Gaia
ʘ‿ʘ


 

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Capitolo 13
*** Il patto ***


 


Il patto.
 




-Rilancio di altri due muffin.
-Cavolo, Liam! Devi essere davvero sicuro di te! –commentò Harry.
L’espressione di Liam era indecifrabile. Forse stava solo bleffando. Non potevo rischiare, avevo già scommesso cinque muffin.
L’atmosfera nello scantinato era tesissima. Mi avevano trascinato in una specie di Fight club. Harry aveva addirittura recitato il famoso regolamento: “Prima regola del club. Mai parlare del club…”. Se mi avessero chiesto di scegliere tra una pillola blu e una rossa sarei scappata.
-Allora? Ti arrendi? –chiese Payne con un sorriso beffardo.
-Ma neanche per sogno!
Zayn era partito da due giorni. Ciò significava che era da due giorni che ogni singolo studente della Shoreline cercava di farmi dimenticare la sua partenza. Da un lato era bello ricevere tutte quelle attenzioni, dall’altro io non mi sentivo affatto così abbandonata come pensavano loro. Stavo diventando ipocrita.
Così avevo deciso di andare dall’unica persona che ero sicura non avrebbe cercato di compatirmi: Liam.
Ed ero stata coinvolta nel poker con i muffin.
Avevo una scala. Solo una misera scaletta. Harry si era ritirato prima che Liam rilanciasse, e in quel momento stava guardando la partita con un’espressione di pura goduria. Payne, invece, era indecifrabile. Ogni tanto gli sfuggiva un sorrisetto sicuro di sé che non mi piaceva per niente.
I muffin ai mirtilli che avevo davanti erano una visione celestiale.
-Tic-toc, -disse Harry.
-VEDO! Non ne posso più!-sbottai.
-Aspetta –mi bloccò il moro –aumentiamo la posta in gioco. Se vinco io dovrai cantare con me al locale, sabato sera.
Diavolo. Non potevo permettere che succedesse.
Pensa pensa pensa!, urlò il Winnie the pooh che è in me.
-Ok. Ma se vinco io dovrai obbedire a tre miei ordini. Ci stai?
-Affare fatto, Foster.
Sbattei le mie carte sul tavolo con un colpo secco.
Liam aveva un misero tris di cinque.
Avevo vinto.
-Un tris? Eri così sicuro di te grazie ad un tris?
-Stavo bleffando, Bee.
-Bee?
 Lui mi ignorò. Spostò i muffin verso di me e fece per alzarsi.
-Aspetta! C’è ancora la seconda parte del patto.
 
-Questo non è un ordine, giusto?
-Esatto.
-Quindi potrei anche mandarti via, giusto?
-Non lo farai.
-Forse hai ragione. –ammise Liam riluttante. Avevo deciso di conservare i tre ordini, nel caso mi fosse servito in futuro. Da quando avevo iniziato a seguirlo, lui aveva preso a camminare senza meta per il giardino, sperando di depistarmi.
-Ti manca tanto Zayn? –mi chiese. Cosa dovevo dirgli? Per mancarmi mi mancava, ma non nel senso che intendeva lui.
Lanciai una rapida occhiata al cielo, che aveva assunto un colore grigio-nerastro.
-Abbastanza.
-Domani io e i ragazzi pensavamo di andare a giocare a paintball. Ti va di venire?
Con “i ragazzi” intendeva Harry, Louis, Josh, Lena, Ginny e Taylor.
-Ci sarà anche Niall?
-No. Per quello che mi riguarda può anche trasferirsi in Islanda.
Smisi di camminare, lo afferrai per un braccio e lo feci voltare verso di me.
-Non puoi continuare così. Niall era il tuo migliore amico!
Grazie vocina nella mia testa. A volte non so cosa farei senza di te.
-Era è la parola chiave. Non ho perdonato Danielle, non vedo perché dovrei perdonare lui.
-Ginny l’ha fatto.
-Ginny lo ama.
Aveva ragione, cavolo. Eppure non potevano continuare ad odiarsi a vicenda fino alla fine dei loro giorni. Soprattutto se la causa era Danielle Peazer.
-Hai perdonato me, però. E non mi ami. –dissi a bassa voce.
Liam rimase immobile a guardarmi per un lunghissimo istante. Poi si liberò dalla mia stretta e continuò a camminare.
-Bee, ti va una partita a ping-pong?
-Ok, ma sbrighiamoci. Tra un po’ scoppia il secondo diluvio universale. E perché diavolo mi chiami Bee?
 
Il tavolo da ping-pong e tutto l’occorrente per giocare si trovavano in un ripostiglio nell’estremo est del campus. Come ogni ripostiglio che si rispetti, sembrava una catapecchia arrugginita. Ed era rigorosamente chiuso a chiave.
-Fanculo a Mr. Hills, -commentò Liam da dietro la mia spalla.
Il custode-tuttofare era introvabile da un paio di giorni. La causa (o merito, a seconda dei punti di vista) era di una nota azienda di cotechini che aveva regalato alla Shoreline una di quelle macchinine elettriche che usano nei campi da golf. Tra Mr. Hills e quell’aggeggio maledetto era scattata la scintilla.
In quel momento Manny Tuttofare passò sgommando da parte a noi. Lo sentii chiaramente lanciare un grido western ed alzai gli occhi al cielo.
Resistendo alla tentazione di mostrargli il medio, iniziai a frugare nelle tasche alla ricerca di una maledetta forcina. Poi mi inginocchiai ed iniziai a lavorare alla serratura. Stava iniziando a piovere.
-Non posso crederci. La stai davvero scassinando?
-No, Liam, le sto facendo il solletico. Voglio vedere se scoppia a ridere. È per la scienza.
-Un giorno qualcuno donerà il tuo cervello ad un laboratorio. Quello sì che sarà per la scienza.
-Muori.
La serratura cedette sotto al mio tocco fatato e spalancai la porta con un calcio.
Mi sarei aspettata di tutto, tranne la visione di Niall e Ginny impegnati a fare le loro cose. La mia amica strillò e si separò da Niall come se avesse ricevuto una scossa. Il biondo cercò disperatamente di riallacciare la cintura dei jeans, ma fallì.
-Stavate…?- azzardai.
-Non ancora, e il merito è tutto vostro.–fece acido Niall. Ginny diventò dello stesso colore dei suoi capelli e finse uno spiccato interesse per le travi del pavimento.
-Ce ne andiamo, Horan, tranquillo. –disse Liam. Mi lanciò le racchette e la pallina, poi sollevò il tavolo pieghevole da ping-pong. Non fece in tempo ad aprire la porta. Quella che prima era una pioggerella innocente si era trasformata in un temporale. Prima che potessi anche solo pensare ad una qualsiasi imprecazione, iniziò a grandinare. Forte.
Liam richiuse la porta.
Eravamo lontanissimi dalla scuola, troppo per pensare di uscire senza ombrello. Così diedi la bella notizia ad Horan e Ginny: saremmo rimasti lì.
 
-Dai, non possiamo stare in silenzio per tutto il tempo! –esclamò Ginny. Conoscendo Liam e Niall (perché ormai li conoscevo davvero) avrebbe potuto benissimo andare così. Quando ci eravamo seduti sul pavimento ad aspettare, i due idioti si erano posizionati di spalle, in modo da non essere costretti a guardarsi.
-Non abbiamo niente da dirci. –replicò Niall.
-Oh, io ne avrei di cose da dirti, ma nessuna è ripetibile davanti a delle signore. –commentò Liam gelido.
Benissimo. Avrei preferito essere un americano in vacanza in Russia durante la guerra fredda piuttosto che… quello.
-Tesoro, perfino la tua unghia dell’alluce è più fine di me –disse Ginny ridendo. –Per non parlare di Haley.
Gli altri due la ignorarono e continuarono la loro lotta con gli sguardi.
-Tornando indietro non lo rifarei, e lo sai benissimo.
-Ci mancherebbe!
-Sbrigatevi a chiarire le cose o giuro che vi castro! –sbottai.
Ammutolirono. Mi avvicinai a Liam e mi abbassai in modo da riuscire a farmi sentire.
-Questo è uno di quei famosi ordini. Almeno provaci!
Lui prese fiato. –Niall, da te non me lo sarei mai aspettato. Danielle non ti è nemmeno mai piaciuta!
-Anche io non me lo sarei aspettato da me stesso. Ero ubriaco, Liam! E amo Ginny! Mi sono sentito un verme per quello che ho fatto. Scusami.
Tutti sbagliano. Chi più degli altri, d’accordo, ma anche Liam avrà fatto delle cavolate nella vita.
-Anche se non eravamo fidanzati, io… mi stavo innamorando di lei. Mi stavo innamorando davvero.
Niall si alzò in piedi.-Quando avevamo sette anni abbiamo promesso che non avremmo mai litigato per una ragazza. Te lo ricordi?
Payne annuì. Si alzò anche lui, trovandosi faccia a faccia con il biondo.
-Abbiamo sbagliato tutto, vero?
-Forse, ma possiamo sempre rimediare.
Gli angoli della bocca di Liam si sollevarono, facendo sorridere anche Niall. Poi i due ragazzi si abbracciarono.
Liam mi guardò da sopra la spalla del biondo, mi fece l’occhiolino e sollevò il pollice. Risi.

 
_Liam: Hey! ♥
Beα: cavolo, non ti sento da tantissimo tempo!
_Liam: come stai?
Beα: Bene dai, tu?
_Liam:confuso… non riesco a togliermi dalla testa una persona…
Beα: Stai dicendo che c’è qualcosa dentro alla tua testa?
_Liam:Come sei simpy ♥
Beα: Lo so ♥
_Liam:quello che stavo cercando di dirti è che mi sto innamorando di una persona…


Il mio cuore smise di battere per qualche attimo. Non poteva dire sul serio. Liam non frequentava nessuno, giusto? Me l’avrebbe detto?
Mi alzai ed iniziai a camminare in cerchio sul parquet della mia stanza.
Liam si stava innamorando.
Perché mi importava così tanto di lui?
Mi riavvicinai al computer, scervellandomi in cerca di una cosa intelligente da dire.
In quel momento però, qualcuno bussò così forte che pensai avesse intenzione di buttare giù la porta.
-Haley, apri! –era Ginny. –Ho una cosa molto importante da dirti.



HOLA!
Sono ancora in ritardo. Merda D:
Di fretta anche oggi, quindi sarò breve :)
Questa storia della scommessa diventerà abbastanza fondamentale più avanti *nospoiler*
E il prossimo capitolo sarà particolarmente fuori di capoccia C:
basta, vi saluto ♥
tantissimissimi baci,
Gaia

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Capitolo 14
*** Ghost girl ***




Ghost girl.



Dovrebbero fornire un “Manuale per la sopravvivenza agli scambi dei corpi”. Mi eviterebbe un bel po’ di guai. Sono una specie di calamita per le catastrofi e sebbene faccia di tutto per starne lontana, loro hanno la tendenza venire da me. Sempre e comunque.
Tipo in quel momento.
-Ho una cosa molto importante da dirti! –esclamò Ginny.
Aprii la porta. –Spara.
Lei si fiondò all’interno della stanza e si sedette sul letto.
-Ascolta, forse ti incazzerai come una biscia e prima che tu faccia qualcosa di immensamente stupido voglio dirti che magari non significa assolutamente nulla, anche perché io ho parlato con Zayn e lui mi ha assicurato che non è stato nulla di importante e…
-Ginny!
-Ok, scusa –disse lei inspirando. –Zayn ti ha cornificato alla stragrande.
Non reagii. Avevo la mente così vuota da non riuscire neanche a formulare un pensiero.
-Con Lena. –finii Ginny. A quel punto la mia mente si riempì di tante sensazioni contrastanti. Rabbia, tanta rabbia. Delusione. Uno strano senso di tristezza. La voglia di prendere a pugni qualcuno. E, soprattutto, la confusione. Cosa diavolo dovevo fare?
-Lena?!
-Zayn ha detto che non è stato nulla di importante… Ma ho giurato a Lena che se non te l’avesse detto l’avrei fatto io, e non mi sembra che lei abbia confessato… Poi ho anche parlato con Zayn, il giorno in cui siete andati a cena, e anche lui mi ha assicurato che avreste chiarito tutto, ma ovviamente non è successo e…
-Ma come…- iniziai. Ginny mi diede il suo cellulare. La schermata mostrava gli screen della conversazione tra Zayn e Lena su Skype. Mi veniva da vomitare. Con le dita tremanti, presi il cellulare e feci scorrere la rubrica fino al nome di Zayn poi schiacciai la cornetta verde. Rispose al terzo squillo.
-Haley…?
-Per tua sfortuna, bruto stronzo, sono io.  Interrompi qualsiasi cosa tu stia facendo e ascoltami.
-Piccola, sono le cinque e mezza del mattino. Cosa vuoi che stia facendo?
Maledetto fuso orario.
-Non so, magari sei sul punto di fare un favore all’umanità e impiccarti.
Nei quattro secondi che seguirono il cervellino del mio futuro ex fece due più due.
-Ginny ti ha…
-Esatto, pezzo di merda. Hai cinque secondi per spiegare. Quattro.
-Non è stato niente di serio! Le ho detto che è acqua passata, perché io ti amo e…
-“Ieri sera è stato incredibile, ti amo angelo mio”. I casi sono due: o parlavi della tua squadra del cuore, o siete andati a letto insieme.
-Solo due volte.
-SOLO DUE VOLTE?! –urlai così forte da far trasalire Ginny.
-Haley…
-Basta, Zayn. Considerati single a partire da adesso e vedi di non farti più vedere. –riattaccai.
Con una scusa riuscii a sbarazzarmi di Ginny e mi distesi sul letto. Rimasi in quella posizione per tanto tempo, fissando il soffitto e chiedendomi se avessi fatto la cosa giusta. Quando mi alzai per tornare al computer, scoprii che Liam si era scollegato. “Mi sto innamorando di una persona…”. Credevo di impazzire. Senza riflettere, presi la giacca e il cellulare ed uscii.
 
-Lei è una specie di maga, giusto? –esordii.
Nonna Enigmina sobbalzò. Quando sollevò lo sguardo dal libro e mi vide, i suoi occhi piccoli si fecero più attenti.
-Principalmente sono una veggente, ma mi intendo anche di magia. Ti serve qualcosa, Bea?
-Sì. –Quella donna viveva al negozio. C’era un’altra piccola stanza sul retro che fungeva da camera da letto, il bagno era quello dell’Emporio e non avevo idea di dove fosse la cucina. Quella stanza doveva essere il suo soggiorno.
-Non adesso, devo finire questo libro. –L’avrei uccisa. Ruotai la testa per riuscire a leggere il titolo: Assassinio sull’Orient Express, di Agatha Christie.
-I passeggeri sono d’accordo. Sono tutti colpevoli, ma Poirot decide di non denunciarli perché Ratchett aveva ucciso una bambina. –dissi con voce piatta. La vecchia sgranò gli occhi.
-NOOO!
-Invece sì.
-Vaffanculo tesoro, mi hai rovinato tutto!
Era la prima volta che la sentivo imprecare. –Almeno adesso può ascoltarmi!
Sbuffando, chiuse il libro e mi indicò la sedia girevole. Mi ci lasciai letteralmente cadere sopra e raccontai tutto.
-Devo scoprire di chi si stia innamorando Liam, perché sono sicura che lui non lo dirà né a Bea né ad Haley. So che lei può aiutarmi.
Nonostante i miei spoiler sul giallo della Christie, Nonna Enigmina si interessava troppo nelle mie vicende per lasciar perdere. –Cosa vorresti, esattamente? –chiese deliziata.
-Non saprei… un modo per sentire quello che pensa o per poterlo spiare senza che lui mi scopra…
Lei lanciò un verso simile ad uno squittio e scattò in piedi. Era stranamente agile per la sua età (che poi, quanti anni aveva?) . frugò nei cassetti per due minuti, poi appoggiò una provetta contenente un liquido azzurrino davanti a me.
-Ecco.
-A cosa serve?
-Ad aiutarti. Bevilo senza fare domande, Bea.
Negli ultimi giorni avevo fatto spesso visita a Nonna Enigmina. Era pazza, ma più o meno sapeva quello che faceva. Più meno che più. Non avevo abbastanza tempo per rifletterci, così presi la provetta e la bevvi tutta in un colpo solo.
Tossii. –Sa di…
-Brandy e carciofi. Non è deliziosa?
Ero sul punto di vomitare.
-Mi sono sempre chiesta se lei sia un genio o una perfetta idiota. Oggi ho ottenuto  la risposta.
-Grazie tesoro, mi fa piacere che ti mi consideri un genio.
E quella era la prova che la risposta era corretta.
-Certo. –commentai. A parte il saporaccio in bocca, mi sentivo perfettamente normale.
-Farà effetto tra circa dieci minuti.
Quando uscii dal negozio, i dieci minuti non erano ancora passati. Stavo benissimo. Quando arrivai a metà strada tra il negozio e la scuola, la gola iniziò a farmi malissimo. Tossi. Quando pensai di stare per vomitare anche l’anima, il dolore sparì magicamente. Il liquido azzurrino aveva fatto effetto, ma non sapevo cosa questo significasse.
Stordita, accelerai il passo. Stavo per attraversare la strada all’incrocio, quando un’auto sbucò da dietro l’angolo e rallentò. Convinta che stesser per frenare, continuai ad avanzare. Ma poi quel genio aumentò la velocità e fui costretta a saltare indietro per non essere investita. Che idiota. Quando imboccai il vialetto della Shoreline vidi Niall camminare davanti a me, probabilmente tornava dal locale.
-Ehi, biondo! –urlai. Lui non si voltò.
-Niall?
Nessuna reazione. Seccata, corsi verso di lui.
-Non fai ridere, scemo. Niall?! –Lo stronzo continuava a fingere di non vedermi.
-Sai che ti dico? Fanculo. Ci vediamo domani. –Ed andai nella mia stanza senza fermarmi.
 
Il mattino seguente ero in ritardo come al solito. Mi vestii con le prime cose che mi capitarono (un maglione lunghissimo e un paio di collant di lana blu) e mi precipitai in corridoio sperando di riuscire a fare colazione. Danielle e Taylor stavano ancora chiacchierando in corridoio. La Swift faceva le bolle con la gomma da masticare e Danielle tentava di fargliele scoppiare in faccia, senza riuscirci.
-Uhm, è da un po’ che non vedo Haley. –disse la bionda.
-Tay, sono qui! –esclamai. Nessuna delle due dimostrò di avermi sentito.
No, basta. Prima Niall, adesso anche loro! Iniziai a cantare She will be loved dei Marron 5 a squarciagola. Non ho proprio una voce d’angelo, ignorarmi mentre canto non è semplice. Eppure ci riuscirono.
-I don't mind spending everyday | Out on your corner in the pouring rain | Look for the girl with the broken smile | Ask her if she wants to stay awhile | And she will be loved | She will be loved!
Stavo urlando, eppure loro non battevano ciglio. Spompata, mi fermai. C’era qualcosa che non andava.
“Poterlo spiare senza che lui mi scopra”. Oddio.
Taylor e Danielle non stavano fingendo. E nemmeno Niall la sera prima. Non riuscivano davvero né a vedermi nè a sentirmi.
Quella vecchia pazza mi aveva preso alla lettera.
Ero diventata invisibile.
 
L’ammazzo.
Giuro che l’ammazzo.
E non avrò complici, al contrario di quelli di Assassinio sull’Orient express.
Una fastidiosa parte della mia testa mi informò che in parte era colpa mia. Me l’ero cercata. Sicuramente non mi aspettavo di diventare una specie di fantasma. Merda.
Liam uscì dalla sala da pranzo, sforzandosi di non guardare la Peazer. Era la mia occasione.
Lo seguii fino alla porta dell’aula di scienze. Non volevo assolutamente fare una gaffe, così decisi di mettere alla prova la mia nuova “capacità”.  Tanto Payne sarebbe stato chiuso in quella stanza per altri cinquantacinque minuti.
Nella remota eventualità in cui i miei amici mi stessero facendo uno scherzo, mr. Hills si sarebbe sicuramente rifiutato di partecipare. Alla prima ora il tuttofare cazzeggiava nella scrivania. Scrutava tutti gli studenti con quella sua aria da Mi sento superiore – non rompete i maroni. Perfino Danielle durante quei giorni del mese è più simpatica.
Mi parai davanti a lui e deglutii. Stavo per far avverare il sogno di una vita.
-Perry l’ornitorinco mentre caga è molto più sexy di lei.
Nessuna reazione. Non si mosse.
Ero davvero invisibile.


Liam’s POV
Haley non si fece vedere a lezione.
Credevo di impazzire. La sera precedente Bea si era volatilizzata, proprio nel bel mezzo del momento clou. Mi serviva un parere femminile, e lei era sicuramente l’unica in grado di capirmi.
Di capire come avessi fatto ad innamorarmi di una ragazza che odiavo fino a tre settimane prima.
Come al solito, Ginny era seduta dietro di me.
-Haley?
-Non l’ho vista. Ieri sera… -si bloccò, come se avesse parlato troppo.  Donne.
Sbuffando, tornai a fingere di interessarmi alla biologia.
Haley… ma dove diavolo sei?
Sentii un click. La mia matita era caduta. La cosa di per sé non sarebbe stata così strana, se non fosse stata a circa dieci centimetri dal bordo e da trenta dal mio braccio. Come aveva fatto a cadere?
Mi chinai per raccoglierla.
Ever wonder about what she’s doing 
How it all turned to lies 
Sometimes I think that it’s better 
to never ask why 

Idiota.
Lei era la ragazza del mio migliore amico.
Era la ragazza d Zayn, maledizione!
Where there is desire
There is gonna be a flame
Where there is a flame
Someone’s bound to get burned
But just because it burns
Doesn’t mean you’re gonna die
You’ve gotta get up and try
Gotta get up and try
You gotta get up and try
Non me l’avrebbe mai perdonato. Mai. Ed avevo giurato di non mettere le ragazze davanti agli amici, per quanto fantastiche potessero essere. Haley era diversa. Mi ricordava qualcuno, ma non riuscivo a capire chi. Eppure avrei potuto giurare che si trattasse di qualcuno di importante.
Ever worried that it might be ruined 
And does it make you wanna cry? 
When you’re out there doing what you’re 
doing 
Are you just getting by? 
Tell me are you just getting by

Per Haley sarei stato disposto a infrangere le regole.
You’ve gotta get up and try
Ero fottuto.

 
Bea’s POV
Fantastico. Ero riuscita a strisciare dietro a quell’idiota che era arrivato in ritardo esclusivamente per spiare Liam, ed ero stata capace solo di far cadere una matita. Speravo non si fosse insospettito…
-Hey Liam, vieni al locale per le prove dopo la scuola? –chiese Ginny quando al campanella fu suonata.
-Sicuro! –il moro sorrise e raccolse i suoi libri. Come al solito erano gli ultimi ad essere rimasti nell’aula.
Non riuscii ad infilarmi dietro Ginny per uscire e rimasi bloccata all’interno.
Fantastico.
Ero invisibile. Potevo trapassare i muri?
Certo che sì,pensai, Nonna Enigmina non è sprovveduta. Non così tanto.
Come si trapassavano i muri?
Cercai di pensare a quello che faceva Harry Potter per raggiungere il binario 9 ¾ . camminare dritta verso la barriera. Non ti fermare e non avere paura di sbatterci contro.
Presi la rincorsa per precauzione.
Non avere paura di sbatterci contro.
Non avere paura di sbatterci contro.
Non ti fermare!
Avrei dovuto usare un minimo di buonsenso. Solo un minimo.
Sbattei contro il muro come un piccione che si schianta contro una vetrata.

Spero che una delle civette di Hogwarts caghi in testa a Nonna Enigmina.


HOLA!
Non so nemmeno cosa dire per scusarmi.
Sono in megaritardo. 
Più di un mese *si mette un sacchetto in testa*
Scusatemi çç
Adesso che la scuola è praticamente finita potrò aggiornare MOOOOOLTO più spesso. Giuro ♥♥♥
Il capitolo è una boiata delle mie. Ormai l'avrete capito: vi potete aspettare di tutto dalla mia mente malata :)
Ali mi ha chiesto il POV di Liam... ho cercato di accontentarla senza rivelare troppo. Zayn e Bea/Haley si sono lasciati. Sarà  definitivo? Non lo so nemmeno io ouo sono indecisa ): 
Vado a spararmi una maratona di Hollywood Heights ;)
tantissimissimi baci, siete le migliori ♥
Gaia

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Capitolo 15
*** Twelve hours ***




Twelve hours.



Liam sarebbe andato al locale dopo la scuola, così decisi di anticiparlo. Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto.
Per prima cosa dovevo uscire da quell’aula. Mi abbassai in modo da riuscire a guardare dalla serratura. Perfetto, il corridoio sembrava deserto. Abbassai in fretta la maniglia e mi fiondai all’esterno, chiudendo la porta alle mie spalle. Tornai in fretta nella mia stanza, inviai un sms a Ginny dicendole che avevo avuto un problema familiare ed ero tornata a casa per un paio di giorni, infilai il cellulare in tasca ed uscii, ignorando le dieci chiamate perse da Zayn.
Ero tentata di infestare la stanza di Lena, ma decisi di lasciar perdere. Avevo una faccenda molto più importante da sbrigare.
 
Nonna Enigmina aveva un’età indefinibile. Aveva sicuramente superato la mezza età, per cui farle prendere uno spavento del genere avrebbe potuto benissimo esserle fatale. Ma nella vita bisogna correre dei rischi. Entrai nel negozio e marciai con passo sicuro verso la solita stanzetta. La donna era seduta sulla solita poltroncina e stava scrivendo su una copia della Settimana Enigmistica, sorseggiando quello che sembrava the.
Nonna Enigmina che fa la settimana Enigmistica,pensai ridendo.
Bea, dopo questa puoi anche impiccarti.
Presi una bottiglia di Ceres dal minifrigo, la appoggiai rumorosamente sul tavolo e me ne versai un po’ nel bicchiere.
Gli occhi di Nonna Enigmina si spalancarono. Sputò il the in perfetto stile lama e la dentiera atterrò a quindici centimetri da lei. Senza raccoglierla, schizzò in piedi e sollevò una sedia davanti a sé.
-CRISTOSANTO!
-Moderi i termini.  –il fatto che lei non potesse sentirmi rendeva la mia risposta perfettamente inutile.
La sedia iniziò a tremare, come la persona che la teneva in mano. –Dimmi chi sei e giuro che non ti farò del male! –Ah, lei non mi avrebbe fatto del male.
-Sono lo yeti, l’abominevole uomo delle nevi! Chi vuole che sia?! -mi sentivo un po’ Don Chisciotte.
 Poi il suo cervello fece due più due. Abbassò lentamente la sedia e smise di fare la posizione dell’aquila.
-Bea? –scandì lentamente.
Bussai una volta sul tavolo. In genere nei film americani un colpo vuol dire “sì” e due “no”. Nonna Enigmina non mi sembrava una patita di quel genere di film, ma valeva la pena tentare.
-Aspetta, -disse. Aprì un cassetto, prese un block notes e lo appoggiò sul tavolo insieme alla penna che stava usando prima.

Io la uccido!
-Tesoro, me l’hai chiesto tu!
Era un fottuto esempio, non pensavo l’avrebbe fatto davvero!
-Mantengo sempre la parola. Come sta andando?
Malissimo: non ho ancora scoperto niente – i miei amici si sono preoccupati. Voglio tornare come prima!
-Tranquilla, l’effetto si esaurirà stasera a mezzanotte.
Vuole davvero incarnare i cliché più banali, vero?
-Esatto. Se fossi in te non perderei tempo con una vecchia fattucchiera, ma andrei a cercare il mio Liam.
Lui non è il mio Ok.
Me ne andai sbattendo la porta.
Il tragitto per andare al locale non mi era mai sembrato così lungo. Quando arrivai era mezzogiorno. Traduzione: avevo dodici ore di tempo per scoprire di chi Liam si fosse innamorato. Avevo paura della risposta.
Nessuno sarebbe arrivato prima dell’una e mezza circa, così decisi di giocare un po’ a Candy Crush Saga con il cellulare. Quando terminai le vite iniziai a prendere a calci un sasso. Quando quello finì dal lato opposto della strada mi sdraiai sul prato e cercai di trovare qualche forma strana nelle nuvole.
 
Dovevo essermi addormentata. Quando sentii le voci di Josh e Liam ero ancora tutta intorpidita…
Se non ti togli da qui ti calpesteranno, stupida.
Balzai in piedi e mi spostai a sinistra, giusto in tempo per evitare una spallata di Payne.
-Tutto pronto per stasera? –chiese il moro.
-Sì! Ho già impostato il videoregistratore, così non perderò Hollywood Heights.
-Josh, non mi riferivo a quello. La festa, ricordi?
Molto probabilmente Josh era più interessato ad Eddie Duran. Liam infilò la chiave nella serratura ed aprì la porta, mentre io strisciavo tra lui e Josh pregando che non se ne accorgessero.
-Haley ha scelto un brutto giorno per sparire. Chi farà servizio durante la festa?
Come avevo fatto a dimenticarmene? Tutti ne parlavano da settimane!
Liam iniziò a togliere le sedie dai tavoli, mentre Josh girava il cartello appeso alla porta su “Open”. Mi sedetti sul bancone, aspettando che iniziassero a parlare. Josh era troppo pettegolo per lasciarsi sfuggire un’occasione del genere.
-Cosa ti stava dicendo Danielle all’intervallo?
Per poco non caddi in avanti.
-Niente di importante.
-Liam, con me puoi parlare.
Esatto, Liam, parla con lui.
-Tra me e Danielle è finita definitivamente, ok? Adesso ho altro per la testa.
-A chi ti riferisci?
Il mio cuore aumentò la frequenza dei battiti.
-Buongiorno! –esclamarono Harry e Ginny entrando.
Io, Liam e Josh imprecammo.
Nei minuti che seguirono venni a conoscenza principalmente di quattro fatti.
1)  Praticamente tutta la scuola sarebbe andata alla festa, perché i prof avevano dato il permesso.
2) Josh, Louis, Harry e Taylor erano di turno, mentre Liam avrebbe dovuto cantare.
3) Ginny non aveva detto niente su me e Zayn.
4) Ci sarebbe stata anche Lena.
La gente iniziò ad arrivare alle nove. Liam chiese a Ginny delle notizie su di me, ma lei non sapeva nulla. Se avessi tirato fuori il cellulare dalla tasca loro avrebbero visto un iPhone galleggiare nell’aria, quindi evitai. Dovevo solo sperare che la mia copertura reggesse per altre tre ore.
Non ero mai stata un’amante di quel genere di feste. Soprattutto per via della gente ubriaca alle nove e mezza di sera. O per il gruppo delle “fighe” che si divertiva a fare foto in pose oscene davanti agli oggetti più stupidi. O per gli incapaci che ti rovesciavano addosso la birra e poi dicevano “Oooops! Che cosa simpatica” e tu ti incazzavi perché non era per niente simpatica dato che eri tu e non loro a puzzare di Becks andata a male. Poi c’è un orario (di solito verso le undici) in cui a tutti veniva un’insana passione per il karaoke.
Ecco, essere invisibile rendeva tutto ancora più complicato.
Soprattutto perché una Danielle Peazer leopardata fissava di continuo Liam e io non potevo fare niente per impedirlo. Ok, Payne stava cantando e c’era tantissima gente che lo guardava imbambolata, ma Danielle stava decisamente sbavando. E quello non andava bene.
Spinsi Niall contro di lei.
-Ma che cazzo…
-Scusa Danielle! Sono… credo di aver perso l’equilibrio.
-Te lo faccio recuperare io, tranquillo! –sbottò Ginny afferrandolo per la collottola e trascinandolo via.
Niall le appoggiò le mani sui fianchi e continuarono a ballare. Ginny roteò gli occhi e si alzò in punta di piedi per baciarlo.
-Ginny sai che… -non riuscì a finire la frase, perché un pugno colpì la sua ragazza sulla guancia.
-TU! –urlò Lena. Quella non me lo dovevo perdere.
-Io. –disse Ginny.
-Hai raccontato tutto ad Haley, brutta stronza!
-E la stronza sarei io? Non sono andata a letto con Zayn, Lena. Oh, aspetta, l’hai fatto tu.
-Perché cazzo gliel’hai detto?
-Sei andata a letto con Zayn? –fece Niall.
-TU STANNE FUORI! –lo zittirono.
-Avevamo un accordo, ricordi? Se tu non le avessi raccontato tutto l’avrei fatto io. E né tu né Zayn l’avete fatto.
Niall continuava a girare la testa da una all’altra, come se stesse seguendo una partita di ping-pong.
-Le avrei detto la verità tra qualche giorno!
-Sì, in sella al tuo unicorno!  -ridacchiai, contenta che non potessero sentirmi.
-Come sei simpatica. Adesso si sono lasciati, contenta?
-Per la cronaca, Haley ha lasciato lui ieri sera. Io c’ero.
-Haley ha lasciato Zayn?-ululò Niall.
-Ma devi ripetere tutto quello che dico?!–esclamò Ginny.
Lena era diventata di uno strano colore bluastro. Per un attimo pensai che stesse per colpire di nuovo la sua ex amica, ma poi rinunciò e fece un respiro profondo.
-Ho parlato con Zayn questo pomeriggio. Convinci Haley a venire ugualmente in Australia se ci tieni alla nostra amicizia.
-No cara, non funziona così. Deve essere Zayn a convincerla, non io. Buona serata.
Ginny prese Niall per un braccio e lo trascinò lontano da lì.
 
-Benissimo, -disse la voce di Josh amplificata dal microfono. –salutiamo la nostra band dopo Streets of love dei Rolling Stones!
Che la voce di Liam fosse tremendamente bella non era una novità eppure, quando lo sentii cantare quella canzone, sentii qualcosa agitarsi all’altezza dello stomaco.
Che diavolo mi stava succedendo?
Quando la canzone finì iniziai ad applaudire, nonostante fosse perfettamente inutile. Payne scese dal palco e si unì ai nostri amici. Naturalmente tutti si congratularono con lui… Poi Harry lo prese da parte.
-Cosa c’è? –chiese Liam passandosi una mano tra i capelli cortissimi.
-Stasera hai cantato in maniera diversa.
-Cosa intendi?
-Intendo che eri diverso.
Lanciai un’occhiata all’orologio appeso alla parete. Le undici e cinquantasette. Merda!
-Ero sempre io, Harry.
-In un certo senso no. A cosa stavi pensando?
-La domanda giusta è “a chi”.
Ti prego, Liam, sbrigati!
-Ok. A chi stavi pensando mentre cantavi?
Dovevo andarmene da lì, o sarei riapparsa nel bel mezzo della conversazione e sarebbe stato… strano. C’ero quasi, maledizione. Ero a un passo dalla verità.
-È un po’ di tempo che penso ad una ragazza…
Non avevo più tempo. Mentre le lacrime mi rigavano le guance corsi via. Mi feci largo tra la gente ignorando gli sguardi stupiti ed arrivai appena in tempo alla porta d’ingresso del bar. La testa mi girava fortissimo ed era tornato il dolore alla gola della sera precedente, ma mi costrinsi ad uscire.
Dopo neanche un minuto tutto finì.
Ero tornata normale.


AUGH.
Dai, sono stata più brava della volta scorsa. Ci ho messo SOLO 13 giorni çç
Scusate, sto avendo dei problemi a casa anche abbastanza grossi, giuro che troverò il tempo di rispondere alle vostre bellissime recensioni.
Cosa ve ne pare del capitolo, meravigliuzze? ♥
La mia mente malata è di nuovo al lavoro ed ha progettato un nuovo bellissimo (?) disastro che colpirà  Bea & Company muahahaha
Succederà tra tipo due capitoli, quindi state pronte :)
vado agli allenamenti,
tantissimissimi baci
Gaia


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Capitolo 16
*** Drunk ***




Drunk

 

I will love you until the end of time

Lana del Rey – Blue jeans

 
La mia voglia di vivere era sottoterra.
Quando la sveglia ruppe la quiete mattutina non feci nulla per spegnerla. Lasciai che quel maledetto frastuono trapanasse i timpani di tutti gli studenti che dormivano alla Shoreline, giusto per far avere agli altri un’idea di come mi sentissi.
Dopo un paio di minuti qualcuno iniziò a bussare furiosamente alla mia porta, così decisi di stoppare la sveglia a metà di un acuto di Elton John. Presi i vestiti più brutti che c’erano nell’armadio e mi avventurai in bagno.
Odiavo il lunedì.
Per una volta non ero in ritardo. Camminavo a passo di tartaruga, eppure riuscii a varcare l’ingresso della sala da pranzo alle sei e quarantacinque precise.
Mentre mangiavo lo yogurt, decisi di mettere un po’ di ordine nella mia testa.
Numero di giorni in cui ero stata invisibile: 1.
Numero di giorni in cui ero rimasta segregata in camera fingendo di non esistere: 1.
Numero di giorni in cui avevo evitato come la peste Liam Payne e Lena Tish: 4.
Numero di giorni passati dall’ultima volta in cui avevo davvero rivolto la parola a Liam Payne: 6.
Numero di chiamate di Zayn a cui non avevo risposto: 37.
Numero di giorni che mi separavano dal mio ipotetico viaggio in Australia: 20.

In un certo senso erano tanti. In un altro sapevo di non poter rimandare la decisione al giorno numero 19.
-Buondì! –dissero Niall e Liam sedendosi al mio tavolo e facendomi venire un colpo.
Avrei voluto evaporare. Ok, non avevo scuse che reggessero. Potevo fingere un improvviso malore, ma loro avrebbero potuto chiamare un’ambulanza, e quello sì che sarebbe stato imbarazzante.
-Ciao! –risposi, socievole quanto il vecchio pappagallo bisbetico di mia nonna.
-Non abbiamo più avuto occasione di andare al bowling, -buttò lì Liam. Accidenti, me n’ero completamente dimenticata! Avremmo dovuto andarci il giorno in cui Nonna Enigmina mi avevo reso invisibile, e per ovvi motivi avevo dovuto dargli buca. Merda.
-Sì… Mi dispiace tantissimo, ho avuto quel problema familiare e non sono potuta venire…
-Certo, capisco. Quindi potremmo stabilire un’altra data, ok?
Sì, sì, sì cavolo!
-Domani? –mi fissarono. –Cioè, se per te va bene eccetera.
-Vada per domani. –disse Liam sorridendo.
Dovetti ancorarmi alle gambe del tavolo per impedirmi di ballare.
Trangugiai in fretta quello che rimaneva dello yogurt e scappai via. Erano le sette, mancava mezz’ora all’inizio delle lezioni (in quella scuola erano tutti matti) così decisi di andare a fare una corsa nel parco. Infilai le cuffie nelle orecchie e stabilii di percorrere almeno un chilometro. In trenta minuti ci poteva riuscire anche un’impedita come me.
Il corpo di Haley non era per niente allenato. Addominali deboli, si stancava subito e il record segnato sull’iPhone era di due chilometri in un’ora. Fantastico.
Quando arrivai nei pressi del boschetto, decisi che potevo permettermi di cantare, tanto non mi avrebbe sentito nessuno.
-Buongiorno Haley. –esclamò Taylor spuntando da non so dove in tenuta da jogging.
Quindi aveva sentito la mia interpretazione di "Ride"?! Dio.
Urlai. La mia dignità era appena deceduta così iniziai a cercare una via di fuga. C’era il prato, ovvio, ma la rugiada avrebbe completamente bagnato le mie scarpe.
Di’ qualcosa di intelligente e maturo.
-Tuu non hai visto nieeeeenteee! –cantilenai camminando all’indietro sul sentiero. La bionda mi fissava confusa senza emettere suono.
-Haley, attenta all’… -un colpo. Dolore allucinante alla schiena. –…albero. –finii la mia cosiddetta amica.
La settimana si preannunciava una merda.
 
-Stai cercando di evitare Liam? –camminavamo con calma verso la scuola. Avrei preferito ascoltare la musica, ma la biondina aveva voglia di parlare.
-È così maledettamente evidente? –gemetti.
Mi fissò come se al mio posto ci fosse stata una povera ebete.
-Tesoro, ieri hai affermato di dover dare da mangiare al gatto per non andare con Liam, Ginny e me al locale.
Con nonchalance scrollai le spalle e la guardai dritta negli occhi. –E allora?
-Tu non hai un gatto.
Dettagli insignificanti.  Per lei era tutto così semplice! Era uscita per tre settimane con Harry, e da quando avevano deciso di essere solo amici avevano un ottimo rapporto. Niente conversazioni imbarazzanti, niente scuse, niente invisibilità e niente gatti immaginari. Li invidiavo.
-Perché fai di tutto per non parlargli?
Quella era un’ottima domanda. Liam non era il mio ex. Il mio ex era un pakistano in parte acquatico che al momento si trovava in Australia per uno stage di nuoto. Liam era un amico che fino a neanche un mese prima non sopportavo.
Liam era anche il ragazzo con cui chattavo da un anno, ma questo lui non lo sapeva. E non potevo dirglielo.
Era l’ex di una mia pseudo-amica, e questo lo rendeva assolutamente intoccabile.
Pensandoci bene, Liam era un sacco di cose.
-Potrebbe piacermi. –buttai lì.
-Che cosa?!
CHE COSA?!
-Già. –dissi, sia a Taylor che alla mia coscienza. Perché non me n’ero resa conto prima? Ma soprattutto, come diavolo avrei fatto a guardarlo in faccia?
-Tay, hai per caso voglia di bowling?
 
Il contenuto del mio armadio si trovava ammassato ed appallottolato sul letto. C’era di tutto, da una maglia con gli unicorni alle calze a rete. Iniziavo a pensare che la vera Haley avesse disturbi della personalità. Molto seri.
Niente gonna. La gonna non è da bowling.
I jeans, però, erano banali.
Imprecando in milanese, pescai a caso un maglione blu con la scritta  ˙lɐɯɹou ʇou ɯɐ I
Agguantai un paio di leggins chiari e iniziai l’epica ricerca delle scarpe.
Riuscii ad arrivare puntuale e mi fiondai nella macchina di Ginny.
-Dio, Haley, dove sono finiti i tuoi vestiti supersexy? –chiese Taylor infilandosi nel sedile posteriore.
-Sono cambiata. –in tutti i sensi del termine, pensai.
Assurdo, il nostro collegio permetteva agli studenti di uscire il martedì, il giovedì e il sabato sera.
Ginny inserì l’indirizzo del bowling nel navigatore e partì. Guidava pianissimo. Troppo piano. In quelle che lei definì “zone abitate” ci superavano perfino le biciclette, ma la rossa sembrava non rendersene conto.
-O acceleri o subirai un ammutinamento. Scegli.
-Se vuoi andare più veloce, scendi e inizia a sping…
Fu interrotta dallo squillo del mio cellulare. Sapevo chi era ancora prima di guardare, per cui non mi stupii quando la scritta “Zayn” lampeggiò per la quarantunesima volta sul display. Non volevo rifiutare la chiamata, così infilai il cellulare in tasca.
-Odio quella suoneria. Rispondi. –la biondina mi diede un pizzicotto sul braccio, obbligandomi a riprendere il cellulare.
-Pronto?
-Piccola, hai risposto!
-Fosse stato per me, avrei evitato. Cosa vuoi, Zayn?
Ginny aveva spento la radio e si era sporta verso il mio orecchio. Quanto a Taylor, sospettavo che stesse cercando di non respirare. Pettegole di merda.
-Spiegarti.
-Oh, questa è la prima cosa sensata che dici da… una settimana?
Taylor ridacchiò e Ginny la zittì con un sonoro Shhhhh!.
-Per me Lena non significava niente.
-Ah, la usavi solo per il sesso! Scusa, non avevo capito che fossi un tale maiale, ti credevo solo un puttaniere.
Quella conversazione rasentava il ridicolo.
-È iniziato tutto quella volta che tu hai baciato Ryan Nelson. –aspettai che la vocina nella mia testa mi desse delle informazioni su quel tizio, ma non successe niente. –Ero arrabbiato, Haley, e Lena sembrava triste. Così siamo finiti a letto. Poi abbiamo iniziato a parlare, e…
-QUINDI LA COLPA SAREBBE MIA?! –gridai. 
Le mie amiche sobbalzarono e l’auto sbandò.
-Dai, non puoi dire di essere una santa. Anche se ultimamente sei cambiata parecchio…
La cosa peggiore era che Zayn non stava mentendo. La vera Haley non era esattamente una brava persona. Non potevo cancellare il passato.
-Senti, vieni in Australia. Dobbiamo parlare di persona per chiarire, non trovi? E ricordati che ti amo. –sembrava maledettamente sincero.
-Ci penserò. Tu non sperarci troppo, idiota. Buona serata. O mattinata. O pomeriggio. O qualunque ora sia lì da te. –riattaccai. Lanciai alle ragazze uno sguardo da “Lasciatemi in pace se non volete fare una brutta fine”, sprofondai nel sedile e fissai il finestrino, senza emettere suono fino alla fine del viaggio.
 
Quando arrivammo al bowling i ragazzi, Liam, Niall e Louis, erano già lì. Salutai tutti con un gesto della mano, evitando di guardare dalla parte di Payne. Non ero affatto interessata a dettagli inutili, come t-shirt verde scuro della Hollister magnificamente aderente e i jeans leggermente schiariti sulle ginocchia, che lo facevano sembrare ancora più alto.
Ok, potrei aver dato una sbirciatina.  
-Quando mi hai chiesto se potevi portare un amico, non pensavo a così tanta gente. –commentò il moro ridacchiando.
-Più siamo e meglio stiamo. Siamo. Insomma, quel proverbio lì. –affermai.
-Un altro detto dice “meglio soli che mal accompagnati” –sibilò lui quando tutti gli altri si avviarono verso l’ingresso. Gli tirai una gomitata nelle costole e lo superai.
Dovevo assolutamente cercare di non pensare a Zayn. Ovvio, per riuscirci mi sarebbe bastato guardare Liam, ma mi avevano già messo in mano un cocktail e non avevo intenzione di dire/fare qualcosa di cui poi avrei potuto pentirmi. Così mi limitai ad infilare quelle orribili scarpe nere e giallo fluo, e a osservare Niall e Louis che facevano stronzate come il moonwalk sulla pista.
-Guarda come fa bene Michael Jackson, Haley! –disse Niall.
Louis eseguì il moonwalk poi si fermò, diede una strizzatina ai genitali e lanciò un “AW!
Applaudii sinceramente ammirata, mentre Ginny faceva spare. Qualcuno mi mise in mano una palla, e cercai di ricordarmi delle uniche due volte in cui avevo giocato a bowling. Di cui solo una reale, l’altra sulla wii di mia cugina. E aveva vinto lei.
Afferrai la palla, tirai indietro il braccio e lanciai. Lo slancio, sommato al mio equilibrio decisamente instabile, fecero sì che finissi di faccia sul parquet. Sentii vagamente le esclamazioni dei miei amici, poi la voce di Liam mi informò che ero riuscita a buttare giù due birilli e le sua braccia assurdamente forti mi aiutarono a rialzarmi.
-Forse è meglio se lascio stare il bowling… -dissi sedendomi sulla panca.
-Ti faccio compagnia? –chiese Liam piazzandosi da parte a me.
Oh diavolo, sì!
-Ok!
Non riesco assolutamente a ricordare l’argomento della conversazione. Era qualcosa a proposito della musica, ma i dettagli non li ricordo. L’unica cosa che so è che molti bicchieri dopo la mia testa era straordinariamente leggera.
Troppo leggera.
-Hai bevuto un po’ troppo… -disse Ginny.
-Sto bene. Non reggo l’alcool, ma sto bene. –biascicai. Mi alzai, intenzionata a raggiungere Louis e gli altri, ma il pavimento ondeggiò e mi ritrovai molto più a destra di quello che avrei voluto. Merda.
-Ti porto a scuola, ok? –fece Liam.
-Daiiii, adesso iniziavo a… divertirmiii!
Lui alzò gli occhi al cielo, mi prese la borsa e mi aiutò a togliere quelle scarpe orribili. Lo sentii vagamente salutare gli altri e poi mi accorsi del suo braccio avvinghiato al mio.
-Mi stai tenendo a braccetto come fanno le vecchie! –ridacchiai, con una voce assurdamente stridula. Liam non rispose, ma mi scompigliò affettuosamente i capelli, facendo schizzare i miei ormoni alle stelle.
Dovete sapere che l’alcool ha degli effetti disastrosi su di me. Davvero ma davvero disastrosi.
-Quindici uomini e una cassa da morto. OH OOOHHH e un barile di rum!
-Ok, sei ubriaca. Ubriaca fradicia.
-Cosa? Ma nooo! Io sono molto so… so… com’era la parola? Quindici uomini…
-Sobria. Stai cantando canzoni da pirati. O sei la figlia di Jack Sparrow, o hai bevuto decisamente troppo, Haley.–precisò lui ridendo.
-OH OOOOH e un barile di ruuuum! Haley? Chi è Haley? Io mi chiamo Beatrice. Detta Bea. Beatrice fa veramente cagare.
 

Hujiambo!
Non sono impazzita, è solamente "ciao" in swahili.
Scusate per il solito, assurdo ritardo. Questa volta è dovuto alla creazione del nuovo banner, perché dopo la terza riga del capitolo sono stata così presa che praticamente non riuscivo a pensare ad altro (amo quando succede).

Cosa ve ne pare? Sia del capitolo che del banner lol
Ok, stasera sono particolarmente intrattabile. Così stanca e intrattabile che non sono andata a vedere i Finley, nonostante si trovino nel mio paese.
Non so quando riuscirò ad aggiornare, perchè in teoria il 7 parto e non torno fino al 20... se non avrete più mie notizie, buone vacanze!
Ho creato finalmente un account su twitter, sono @walkingcrash
Basta, mi eclisso.
Tantissimissimi bacioni,
Gaia

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Capitolo 17
*** Crash ***




Crash.


"How do you spell love?"
"You don't spell it. You feel it."
Winnie the pooh a Pimpy



-Che… che cosa? –balbettò Liam.
Cosa c’era di così difficile da capire? Non avevo mica parlato in cantonese! -Ho detto che mi chiam….
STOOOOP!
Le braccia di Liam, che fino a quel momento avevano stretto le mie spalle, diventarono improvvisamente rigide mentre il loro proprietario smetteva di camminare. La voce di Bruno Mars si interruppe nel bel mezzo di Marry You e nel bowling piombò il silenzio. Ai tavoli, la gente si bloccò con il bicchiere sollevato davanti ala bocca. I birilli si fermarono a mezz’aria. Tutti smisero di parlare.
Ero confusa. Cosa stava succedendo?
Mia cara ragazza, perché vuoi rovinare tutto?
La voce di Nonna Enigmina rimbombò così forte nella mia testa che mi fece sobbalzare.
-È… lei? –tentai.
Certo che sì! Anzi, sono il tuo angelo custode, Bea. Cosa stai facendo?
-Può anche fermare il tempo? Pensavo succedesse solo nelle serie fantasy di serie B.
Ok, qualche volta anche io avevo guardato Star Trek. Ma quello non era fantascienza? Perché la mia mente era così annebbiata?
Posso farlo, tranquilla. Tu, piuttosto, cosa combini?
-Ho solo corretto Liam. Mi ha chiamato…. –i ricordi si fecero più nitidi. -Oh. Oh! OH! Cos’ho fatto?!
Mi liberai dalla stretta di Liam e iniziai a camminare in cerchio. Avrebbe capito tutto? Se la sarebbe presa perché non gli avevo detto nulla? Avrebbe raccontato tutto agli altri? A Zayn? Oppure non mi avrebbe creduto e mi avrebbe semplicemente presa per una bugiarda? Era impossibile, lui non aveva detto ad Haley di Bea. O sì? No, prima del mio arrivo a malapena si parlavano… Avevo rovinato tutto.
Un casino. Se non ci fossi io…
-Sarebbe potuta intervenire prima, cazzo!
Prima?! Scusa tesoro, stavo tranquillamente guardando The next great baker, non sapevo cosa stessi facendo tu!
-The next great baker? Chi hanno eliminato?
Grazie a te non lo saprò mai!
Fantastico, Nonna Enigmina cercava di farmi sentire in colpa.
-Se abbiamo poco tempo, perché sprecarlo discutendo?
Perché sei de coccio, come dicono in Italia.
Simpatica.
Ascolta, pensa a qualcosa di intelligente da dire per rimediare, prima che scada il tempo.
Qualcosa di intelligente da ubriaca. La cosa più facile del mondo.
Io non reggo l’alcool. Per niente. Tendo a fare e/o dire cose imbarazzanti, come la canzone sui quindici uomini e il rum.
Dopo quella che mi sembrò una frazione di secondo, il mondo ricominciò lentamente a muoversi. Sgusciai in fretta tra le braccia di Liam pregando che non si accorgesse di niente ed assumendo la posizione di prima.
-…chiamo Haley. –finii mentre Bruno Mars riprendeva da dove si era interrotto.
-No, hai detto un’altra cosa. –ribatté Liam.
-Non mi sarò messa a cantare la parodia di Waka Waka? Oppure I will always love you? Dopo l’ultima volta in cui ho bevuto della vodka ero convinta di essere Whitney Houston. Ricordo di aver ballato sui tavoli del bar. O era McDonald’s? Non ne sono sicura. Ma so che mi hanno sbattuto fuori dicendo che stavo terrorizzando i clienti e mi hanno gentilmente invitato a non farmi più rivedere. A quel punto ho più o meno vomitato in faccia alla cameriera e sono scappata via. Di corsa. Merda, non posso credere di avertelo raccontato.
“Qualcosa di intelligente” aveva raccomandato Nonna Enigmina. Come no. Non mi ero nemmeno inventata una scusa, forse era quella la cosa peggiore: era tutto maledettamente vero. Sperai almeno di essere riuscita nel mio intento, ossia distrarre Liam dal disastro che avevo combinato.
Lo sentii ridacchiare. Poi la sua si trasformò in una risata vera e propria, tipo quella di J. Jonah Jamenson in Spiderman. Andò avanti così per parecchi secondi, poi dovette fermarsi a riprendere fiato.
-Da ubriaca sei ancora più tenera, -disse Liam, poi arrossì di botto. Non sapendo cosa aggiungere, mi aggrappai ancora di più al suo braccio. Lo sentii vagamente mentre mi trasportava in macchina. Udii il tonfo della portiera, poi tutto sprofondò nell’oscurità.
 
In fondo al mar, in fondo al mar tutto bagnato è molto meglio, credi a me!
Quando Harry Styles smetterà di armeggiare con la mia sveglia sarà il giorno in cui gli gnu impareranno a volare.
Lanciai quel maledetto affare di plastica contro al muro, e la musichetta cessò. Sbadigliando, cercai di alzarmi dal letto e ignorai le fitte lancinanti alla testa. Gli avvenimenti della sera prima mi tornarono alla mente di colpo e desiderai di sparire. Meno male che dopo essermi addormentata in macchina non avevo combinato altri guai.
Un attimo. Mi ero addormentata… Diedi un’occhiata al mio pigiama, ai capelli sciolti e alle scarpe abbandonate sul pavimento. Non ricordavo assolutamente di essere arrivata in camera, e c’era solo una spiegazione plausibile.
 
-PAYNE! –ruggii bussando alla sua porta. Più o meno metà degli abitanti del corridoio si affacciò per vedere cosa stesse succedendo.
-Ehi! Va meglio? –chiese Liam appoggiandosi allo stipite.
-Tu mi hai… portato in camera ieri sera? –balbettai. Speravo di non essere diventata dello stesso colore di una melanzana. Il suo volto si illuminò e mi sorrise con aria furba.
-Sì. Ti ho portato di peso e ti ho infilata nel letto. Sei leggera, sai?
Cosa aveva appena detto?
-Che cosa…
-Foster, sai che se ti beccano nel corridoio dei ragazzi sei fottuta? –fece un ragazzo con la cresta.
-Fai qualcosa di utile per la società: impiccati. –poi tornai a rivolgermi a Liam. –Che cos’hai fatto?
-Sai, mentre eravamo in macchina ti sei svegliata per due minuti. Giusto il tempo per dare di stomaco sul mio cruscotto.
Oh mio Dio. La fortuna doveva davvero avercela a morte con me.
-Dove sono i miei vestiti? –pigolai.
-In lavanderia. Le scarpe si sono salvate.
La mia dignità no, però.  –Be’, grazie. Forse ci conviene andare a lezione.
-Già, forse.
Camminammo fianco a fianco fino alle aule, rossi fino alla radice dei capelli. Ero talmente in imbarazzo da fiondarmi sulla prima persona conosciuta che mi capitò davanti. Peccato che quella persona fosse Danielle.
-Ciao, bella. Hai un aspetto orribile.
E tu sei davvero molto coerente.
Mi voltai per salutare Liam, ma lui era già scomparso. Danielle mi trascinò nell’aula di matematica e mi sedetti di fianco a lei. Era amica di Haley, dopotutto.
Il signor Fitz, un cinquantenne leggermente sovrappeso con un’aria da pazzo, si aggirava per i banchi come un condor sulle Ande.
Mentre scribacchiavo le disequazioni sul quaderno, lo sentii vagamente fare l’appello.
-Dov’è la Tish?
-Dal preside, prof. –rispose Danielle, richiamando tutta la mia attenzione. Mi sporsi verso la Peazer.
-Cosa ci fa Lena dal preside?
Danielle sapeva sempre tutto di tutti. Sempre. E non aveva nemmeno problemi a dirlo ai suoi amici, motivo per cui evitavo di raccontarle ogni singolo dettaglio della mia vita.
-Cerca di ottenere il permesso di andare in Australia. Con i suoi voti non sarà facile…
Mi andò di traverso la mentos. -In Australia?! Da Zayn?! Lena?!
-Oh, qualcuno è geloso!
Non ero gelosa. Non esattamente. La sera prima Zayn aveva blaterato un sacco di cose come “non è stato niente”, “mi manchi” e poi aveva invitato anche Lena?
-Se davvero ti interessa… be’, sai quello che devi fare. –continuò Danielle, con il suo migliore tono angelico. Alzai la mano e chiesi di andare in bagno, poi mi fiondai fuori dall’aula. Sbattei contro Lena a metà del corridoio. Lei impallidì e fece per andarsene, ma io la bloccai.
-Sei in partenza? –avrei potuto scommettere di averla vista maledire mentalmente Danielle.
-A quanto pare sì. Tu? –rispose, spavalda.
-Non sono ancora sicura al cento per cento. –Annuì distrattamente, mi salutò e si avviò verso l’aula. Quanto a me, dovevo fare una visita al preside Davis.
 
-Non posso credere che tu abbia accettato! –strillò Ginny dall’altro capo del telefono.
-Ad essere sincera nemmeno io, -gemetti.
Camminavo dritta verso il locale, sperando di arrivare puntuale. Non è che farmi scuoiare da Josh fosse la mia ragione di vita.
-Hai ancora due settimane per cambiare idea e, ti prego Haley, pensaci.
-Lo farò, ma non servirà a nulla. Ho deciso. Voglio smerdare Zayn una volta per tutte, e non posso farlo qui in Inghilterra. –abbassai la maniglia ma la trovai bloccata.
-Uhm forse hai ragione. Ma ti conviene non salire sullo stesso volo di Lena, o finirete per uccidervi a vicenda. –stavo setacciando la borsa alla ricerca delle chiavi quando notai una luce accesa al primo piano.
-Ehi, ti richiamo dopo. Ciao ciao. –riattaccai, raccolsi un sasso e lo lanciai contro la finestra illuminata.
Mancata.
Imprecando, presi un altro sasso, sollevai il braccio, tirai… e colpii in piena fronte Liam, che si stava affacciando.
Oh merda.
-Oh merda! –esclamò, massaggiandosi. –Vengo ad aprire!
-Scusa! Non ti avevo vi… -ma lui aveva già richiuso la finestra.
-Ti ho fatto male? –chiesi quando aprì la porta. Lui disse di no e si spostò per farmi passare.
Il locale era deserto, le lampade creavano una luce soffusa e la radio trasmetteva una canzone di Lana del Rey, Blue jeans.
-A me non sembra, è rimasto il segno! –insistetti. Avevo scelto un sasso abbastanza grosso per fare più rumore, non era esattamente innocuo.
-Forse dovrei metterci un po’ di ghiaccio… -sbuffai, aprii un’anta dietro al bancone e presi la cassetta del pronto soccorso. Purtroppo c’era solo il ghiaccio spray.
Avvisai Liam che avrebbe fatto un po’ male e lo spinsi su uno degli sgabelli alti del bar.
-Guarda che non serve preoccuparsi tanto… -disse sorridendo.
-Non sono preoccupata. Semplicemente voglio evitare che Josh mi uccida per aver rovinato la fronte del suo cantante.
E mi sentivo anche maledettamente in colpa, ma non  lo avrei mai ammesso.
Gli spruzzai un po’ di ghiaccio sulla fronte e mi sedetti.
-Ecco qua. Per favore, se dovessi avere un trauma cranico o cose del genere cerca di non incolparmi davanti a quella checca pazza. –borbottai.
-Intendi Josh?
-Oddio, forse hai davvero un trauma cranico!
Liam rise e, d’impulso, mi prese per le spalle e mi baciò sulle labbra.
Sgranai gli occhi e lo fissai per circa due secondi dopo il bacio, mentre le farfalle nel mio stomaco ballavano Thriller.
Cercai di dire qualcosa, ma fallii miseramente.
Lentamente, ci avvicinammo una seconda volta. Percepii le sue mani intrufolarsi nei miei capelli e gli buttai le braccia al collo.
Ci baciammo ancora, sul serio, e mi trovai a desiderare che Nonna Enigmina fermasse il tempo, anche solo per un minuto.


Hujiambo!
Sono tornata, meraviglie!
Ho scritto questo capitolo in circa due ore, e non mi convince.

Si sono baciati! Al diciassettesimo capitolo lol è il mio record, non li avevo mai fatti aspettare così tanto. Comunque SI SONO BACIATI.
E Baley andrà in Australia. Secondo voi cosa succederà?
Non ho nient'altro da dire, a parte che stavolta riuscirò a rispondere alle vostre stupende recensioni. A quanto pare rimarrò a casa fino ad agosto :)
Ok, vado a guardare per l'ennesima volta il trailer di Catching Fire *-*
tantissimissimi baci,
Gaia


 

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Capitolo 18
*** Bon voyage ***




Bon voyage.

Lost in the city of angels 
Down in the comfort of strangers. 
I found myself in the fire burnt hills. 
In the land of a billion lights.
-30 seconds to Mars 


Bip.

-Ciao mamma, sono Haley. Il volo è domani mattina alle nove, ti mando un messaggio appena arrivo a Sydney. Ti avviso che ci vorrà circa un giorno… Salutami papà. 

Biip.

-È tutto pronto? –chiese Nonna Enigmina. Era seduta al solito tavolo del negozio, teneva in mano la solita matita gialla e nera ed era concentrata sulle solite parole crociate. Fuori infuriava il peggiore temporale dell’ultimo anno. In piedi, con i gomiti appoggiati al davanzale e i capelli completamente fradici che mi bagnavano le spalle, osservavo le saette disegnate dai lampi nel cielo scuro e ripassavo mentalmente la lista delle cose che avrei dovuto aver messo in valigia.
-Credo di sì, -dissi infine.
-E Liam come l’ha presa?
-Deve smetterla di spiarmi! –protestai.
-Tesoro, è praticamente il mio mestiere. –disse ridendo. Stupida vecchia senza vita sociale.
-Comunque non sono sicura che lui lo sappia… E non sono nemmeno affari suoi! Io andrò in Australia e quando sarò tornata potrò essere in galera per l’omicidio di Zayn e Lena, oppure felicemente fidanzata con il summenzionato pakistano. –dissi d’un fiato. Mi ero preparata quella frase strada facendo, per cui sperai che fosse credibile. Per mia enorme sfortuna, Nonna Enigmina ne sapeva una più del diavolo. Se avessi saputo cosa sarebbe successo l’avrei impiccata al lampadario. Ma non lo sapevo.
-Buona fortuna, Bea. Ne avrai davvero bisogno. È da pazzi pensare di salire su un aereo con questo tempo. –aggiunse, più a se stessa che a me.
L’idea non entusiasmava nemmeno me, ma Danielle era stata così gentile a offrirmi un posto sul suo jet privato che proprio non me la sentivo di rifiutare. Sbuffai, pregando che le previsioni del tempo si rivelassero un’immensa cavolata esattamente come succedeva di solito.
 
Liam’s POV
-È da pazzi. –disse Louis, riportandomi sul pianeta Terra.
-Che cosa?
-Il tuo piano assurdo, tanto per cominciare. Haley si incazzerà tantissimo. Anche questo tempo è da pazzi, avrebbe dovuto esserci la partita!
Tipico di Louis: iniziava un discorso più o meno profondo ma poi veniva attratto inesorabilmente dal basket. Non che io fossi il massimo della concentrazione, soprattutto nell’ultimo periodo. Haley mi stava evitando, avevo dovuto chiedere un favore a Danielle e non sentivo Bea da tantissimo tempo.
Haley mi stava evitando.
Aveva tutte le ragioni del mondo, eppure ci stavo male ugualmente.

Ho perso la cognizione del tempo. Sento solo le sue labbra sulle mie, la sua stretta, il suo profumo… poi la verità su quello che sto facendo mi colpisce in pieno e mi stacco da lei.
-Non posso. –boccheggio. Mi odierà a morte.
-Tu sei fantastica e mi piaci tantissimo ma… sei la ragazza di Zayn! È uno dei miei migliori amici!
-Ci siamo lasciati. –dichiara.
-Le ex dei migliori amici non si toccano. Soprattutto se sono state importanti.
 Scatta in piedi e raccoglie la borsa. Perché non capisce? Darei tutto pur di stare con lei. E con tutto intendo davvero tutto.
-Cosa vuoi fare, ignorare quello che è successo e fare finta di niente?
-Sì! –rimane a bocca aperta. –Haley, io sono attratto da te, ma non posso…
-Non puoi o non vuoi? –Non posso. Se potessi cancellare Zayn con una specie di gomma gigante, giuro che lo farei. Se potessi dimenticare la nostra amicizia, ti bacerei come se fosse l’ultimo istante della mia vita. Ma questo non riuscirò mai a dirtelo.
-Non posso. Mi dispiace tanto.
-No, non ci credo.
Scappa via, lasciandomi in piedi in mezzo alla stanza.

-Sai Lou, il bello di essere me è che non si ha niente da perdere.
 
Bea’s POV
-Signorina Foster, è pronta? –il maggiordomo ingessato che bussò alla mia porta la mattina dopo era perfetto. Capelli perfettamente pettinati, guanti bianchi perfettamente puliti, scarpe perfettamente lucidate, sorriso perfettamente falso e fuori luogo, soprattutto per le otto meno un quarto della domenica mattina.
-Certo! –trillai, desiderosa di partire alla svelta. Liam era uno sportivo: poteva decidere di fare cose assurde tipo andare a correre, e l’ultima cosa che volevo era incontrarlo.
L’uomo e il suo sorriso di plastica raccolsero i miei bagagli e mi scortarono fino alla macchina. Anzi, alla limousine. A bordo, intenta a sorseggiare un cocktail di dubbio contenuto, c’era Danielle.
-Cosa te ne pare, caramellina? –mi chiese sorridendo deliziata.
La ragazza fine che è in me avrebbe detto “Penso che tu abbia i soldi che escono dal buco del culo!”.
La ragazza socievole che è in me avrebbe detto “Tuo padre ha anche un allevamento di unicorni?”.
Alla fine prese il sopravvento la me che non vedeva l’ora di arrivare in Australia, così mi limitai a sorridere con aria ebete mentre Danielle batteva la mano da parte a sé, nel gesto che universalmente significa “accomodati”.
-Sono felice che ci siamo riavvicinate! –commentò mentre il maggiordomo si trasformava in autista e metteva in moto la limo.
-Anche io! –affermai prendendo una banale Coca Cola Zero dal minibar. Cavolo, avrei ucciso per averne uno in macchina.
Danielle distese le gambe sul sedile in pelle chiara, sospirando.
-Ti piacerà il mio jet, -mi strizzò l’occhio. Ne dubitavo fortemente, soprattutto perché ormai avevo inquadrato i gusti di Danielle. Dopotutto non erano molto diversi da quelli della vera Haley…
Ero curiosa di sapere come avesse fatto Danielle a convincere il direttore a lasciarla partire per l’Australia. Non aveva voti molto buoni, di sicuro non poteva aver usato la scusa del “recupererò in fretta”. Poi mi guardai intorno. La limousine, il minibar, il maggiordomo/autista e il suo sorriso perfetto, la televisione, il jet privato che stavamo per raggiungere. No, Danielle Peazer non sarebbe mai stata bocciata.
 
Il jet si chiamava Black Star. Ho avuto anche io una fase Avril Lavigne, e questo mi ha permesso di farmi una certa idea sul nostro mezzo di trasporto ancora prima di vederlo. Mentre camminavamo speditamente in mezzo alla folla dell’aeroporto, Danielle mi descrisse il jet come sobrio ed elegante. Non ci credetti nemmeno per un secondo.
La prima cosa che vidi fu il fuxia evidenziatore. Poi notai delle macchie, che riuscii a mettere a fuoco man mano che la jeep si avvicinava al Black Star. Il jet era leopardato.
La scritta "Black Star" era in blu elettrico e occupava buona parte della fiancata. Un pugno nell’occhio.
-Che te ne pare?
Kitch. Potrebbe causare emicrania se guardato troppo a lungo. Sembra che qualcuno ci abbia vomitato sopra degli arcobaleni.
-Beeello! –cantilenai.
Le sorprese non erano ancora finite (purtroppo). Ai piedi della scala che portava al jet, c’era un uomo muscoloso e abbronzato. Doveva avere qualcosa come un intero flacone di gel in testa, e la cosa lo rendeva incredibilmente sicuro di sé.
A conferma della mia teoria, l’uomo si passò una mano fra i capelli.
-Buongiorno, signorine belle!
-Jones. -lo salutò Danielle. –Lei è Haley. –Senza aspettare una risposta da quello che classificai come il pilota, la Peazer mi trascinò all’interno del Black Star.
Jones si affrettò a rincorrerci, ma inciampò sull’ultimo gradino e prese una facciata notevole contro il pavimento.
-Sta… bene? –chiesi avvicinandomi. Jones non si mosse. Oddio, era svenuto? Avremmo dovuto portarlo in ospedale di corsa?
-Signor Jones? –mi chinai, appoggiai una mano sulla sua spalla e feci per scuoterlo ma…
-BUUUUU! –si tirò su di scatto, spingendomi.
-AAAAAH!
-Jones, per l’amor di Dio! –gemette Danielle. Il pilota si stava rotolando per terra dal ridere mentre io lo fissavo, ancora stordita. Ad un certo punto dovette essergli andata di traverso la saliva. Non so come ma mi ritrovai sopra di lui a tirargli colpi sulla schiena per evitare che soffocasse, mentre Jones tossiva anche l’anima.
Fu a quel punto che delle scarpe stranamente simili a quelle di Liam Payne entrarono nel mio campo visivo. Anche il volto sembrava proprio quello di Liam, e quando si abbassò per osservarmi meglio ne ebbi la conferma.
-Haley?
Per un attimo pensai a come dovesse sembrare la scena dall’esterno: un uomo che sembrava un bagnino dei film americani a carponi sul pavimento mentre una ragazza, inginocchiata di fianco a lui, gli dava dei cazzotti sulla schiena. Avvampai e smisi immediatamente.
-Che cosa ci fai qui?
-Avevi ragione tu. Non è solo Zayn la ragione per cui… Io ho paura, Haley. Non voglio che tra noi finisca come le altre volte. Voglio provarci davvero, voglio che le cose funzionino. Per questo vado in Australia, per raccontare tutta la verità a Zayn.
Lo stavo fissando imbambolata da non so quanto tempo, quando Jones emise un verso.
-Soff..o…co!
Stavo per ricominciare con i cazzotti, ma Liam mi spinse via. Tirò su Jones e si posizionò dietro di lui, poi intrecciò le mani, le mise circa all’altezza dello stomaco e fece pressione.
Una pallina bianca schizzò fuori dalla gola di Jones e atterrò sul pavimento.
Quest’uomo stava soffocando per… una gomma da masticare ancora perfettamente intera?
Ringraziò Liam e si rintanò in fretta in cabina.
-Be’, sedetevi. –disse Danielle per rompere il ghiaccio.
-Lui… viene con noi?
-Sei in debito con me, Payne. –precisò la ragazza, ignorandomi.
-Scordatelo.
Nessuno parlò per i seguenti quindici minuti. Sarebbe stato un lunghissimo viaggio, con Liam e Danielle a pochi metri di distanza. Stavo per chiedere cosa stessimo aspettando, quando qualcun altro salì a bordo.
-Oh, no. Col cazzo! –sbottai alzandomi.
Lena attraversò lo stretto corridoio a testa alta e si accomodò in fondo, sistemando la borsa sulla spalliera.
-Lei no! –urlai a Danielle.
-Non posso cacciarla… -iniziò quest’ultima. Poteva eccome, ma preferiva di gran lunga assistere a una rissa ad alta quota. Sbuffando, dissi a Lena di comportarsi da persona civile e mi lasciai cadere sul sedile.
-Signorine belle, tenete allacciate le cinture per tutta la durata del decollo. Spero che vi troviate bene sulla Jones’ Airline.
Aveva davvero un’alta considerazione di Liam, soprattutto considerando che gli aveva salvato la vita.
-Jones, non fare il coglione e pensa a pilotare il jet. –ringhiò Danielle.
Avremmo fatto una sosta di tre ore a Hong Kong. Ventidue ore di viaggio totali.
Nonostante la tensione, riuscimmo a giocare a carte per un paio d’ore, poi infilai le cuffie e cercai di immergermi in City of angels. Le mie palpebre erano diventate improvvisamente pesantissime, così chiusi gli occhi.
 
Venni svegliata dalla sensazione di stare tremando. Impiegai qualche secondo a capire che non si trattava di me, ma dell’aereo.
-Signorine belle, sopra a Hong Kong c’è una tempesta che vorrei evitare di attraversare. Propongo di rinunciare alla nostra sosta. –disse la voce di Jones dall’altoparlante.
-Niente sosta? Ma… è possibile? –chiese Liam.
-Certo! Sedetevi e allacciate le cinture.
Tecnicamente, allontanandoci da Hong Kong avremmo dovuto evitare la turbolenza. Invece l’aereo aveva iniziato a traballare così forte che perfino Danielle aveva smesso di parlare. Evitavo di guardare fuori dal finestrino, ma la luce dei lampi illuminava comunque l’interno del jet, facendomi rabbrividire.
-Oh, sembra che il temporale ci stia seguendo!
Non so per quanto tempo andammo avanti così. Tre ore, o forse venti minuti. Jones aveva messo su della musica e canticchiava tranquillamente. C’era qualcosa di raccapricciante nell’attraversare una tempesta con i Maroon 5, anche se non avrei saputo dire cosa.
-And when the dayliiiiiights comes I have to goo!
-Vi prego, fatelo smettere. –gemette Liam.
Se prima il viaggio era imbarazzante e teso, adesso era spaventoso.
La pioggia batteva incessantemente sui vetri dei finestrini, l’aereo si muoveva così tanto che sembrava di essere sulle montagne russe e Jones cantava malissimo.
Ma il peggio doveva ancora venire.
Dopo circa mezz’ora la luce tremolò per poi spegnersi del tutto.
-Oddio! -pigolò Lena.
-Signorine belle, mi sa che abbiamo dei problemi tecnici.
Il jet fece uno scatto in avanti.
Mi sa anche a me, pensai, giuro che quando atterriamo Jones si beccherà un bel calcio dove non batte il sole.
Si sentì un rombo che sicuramente non aveva niente a che fare con il temporale.
Mi correggo: se atterriamo.
-Jones, ma non avevi fatto controllare i motori? –urlò Danielle.
-Sì signorina Danielle, e sembrava tutto a posto. Dovevo fare un secondo controllo a Hong Kong.
-Ce la fa ad atterrare? –chiese Lena.
Il rombo stava aumentando, e l’udito di Jones non era così fine.
-Cosa?
-RIESCE A FAR ATTERRARE QUESTO JET DI MERDA? –gridai. Danielle non commentò l’epiteto che avevo trovato al suo gioiellino.
-Di sicuro non a Sydney!
Non a Sydney?
-Siamo nella merda. –disse Danielle.
Lentamente, sentimmo il jet inclinarsi in avanti e la velocità aumentò.
Era una mia  impressione o stavamo precipitando?
-Signorine belle? Suggerisco di tenersi molto, molto forte!
Mi aggrappai ai braccioli e chiusi gli occhi. Percepii una mano calda posarsi sulla mia. Aprendo leggermente l’occhio destro, vidi Liam seduto da parte a me. Deglutii.
Stavamo per morire?
Accelerammo di colpo, il mio stomaco si rovesciò e urlai con tutto il fiato che avevo in gola, imitata dagli altri.
Mi sembrò di sentire un “ti amo”, ma fu sicuramente frutto della mia mente malata e contorta.
La discesa sembrò infinita.
Un colpo, un boato, poi più nulla.  


Hujiambo!
No, la mia ossessione per lo swahili non è ancora finita.
Sto aggiornando di pomeriggio, che strano!
Questo capitolo è lunghiiiissimo, ma non vedevo l'ora di scriverlo e spero che non vi abbia istigato al suicidio.

Non potevo far arrivare Bealey sana e salva in Australia, sarebbe stato troppo semplice lol
Ve l'aspettavate? O finalmente sono riuscita a fare un colpo di scena?
11 recensioni positive allo scorso capitolo... Cosa dire? Siete le migliori, grazie ♥
il latino mi chiama, anche se preferirei non rispondere *dopo questa vado ad impiccarmi*
bacioni,
Gaia ♥

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Capitolo 19
*** Lost ***




Lost.
 
A Liam, perchè oggni è il suo compleanno


-Haley!
-Haley!
-HALEY!
Un colpo violentissimo alla guancia. Aprii gli occhi. La luce del sole mi dava fastidio, ma riuscii comunque a mettere a fuoco una mano che si stava dirigendo a tutta velocità verso la mia faccia. Fortunatamente riuscii a bloccarla in tempo.
-Allora sei sveglia! –disse Lena, leggermente delusa.
-Cos’è successo? –mormorai cercando di alzarmi lentamente. Eravamo sul jet. I bagagli erano per terra e le mascherine per l’ossigeno penzolavano dalle spalliere. Lena era chinata sopra di me, con i capelli in disordine e un occhio nero. Borbottò qualcosa sulla sua valigia e su come le fosse caduta in testa, poi mi afferrò per il gomito e mi aiutò a rimettermi in piedi.
-Dove sono gli altri? –speravo che finalmente si degnasse di rispondere alle mie domande.
-Non lo so, -ammise –quando mi sono svegliata c’eri solo tu. A quanto pare a quell’incapace del pilota è riuscito un atterraggio di emergenza.
Fin lì ci sarei arrivata anche da sola.
-Devi stare qui a lamentarti o possiamo andare a cercarli? –sbottò infine.
-Guarda che io non ho aperto boc…
-Perfetto. Andiamo.
La porta del jet era stata sfondata, segno che probabilmente Liam e gli altri erano passati lì.
Scesi rapidamente dalla passerella e quello che vidi mi lasciò a bocca aperta. Avrei dovuto aspettarmelo, ma trovarmi davanti ad una foresta pluviale mi fece comunque un certo effetto.
Oh mio Dio.
Avevo visto abbastanza puntate di Lost da avere paura di entrare nel folto degli alberi, tuttavia non avevo altre alternative. Atterrando, il jet aveva abbattuto parecchi alberi, che adesso formavano un’enorme scia dietro al Black Star. Eravamo completamente circondate dalla giungla. Poi notai una cosa. Era troppo piccolo per essere stato causato dal jet, e di sicuro non era opera di Madre Natura. Era un sentiero. Lo indicai a Lena, che si rifiutò di entrare “in quella massa di insetti”.
-Sai, penso che dovremmo arrampicarci su un albero per cercare di guardare dall’alto.
-Prego, accomodati.
-Non sono capace, -replicò scrollando le spalle. Come se io invece fossi stata una specie di Tarzan al femminile che ammazza il tempo nella giungla. Era inutile discutere, così trovai un albero abbastanza robusto e cercai di arrampicarmi. Dovetti fare parecchi tentativi. Sentivo Lena sbuffare, cosa che faceva aumentare sempre di più la mia voglia di imboccare il sentiero e lasciarla lì. Alla fine riuscii a resistere abbastanza a lungo da aggrapparmi ad un ramo solido e continuare la salita. Man mano che mi avvicinavo alla cime i rami si assottigliavano. Cercavo di non pensare all’altezza, ma era piuttosto complicato. Fanculo a Lena che non ha mai toccato un albero in vita sua, a Jones che è un coglione, a Zayn che ha deciso di invitarmi in Australia e a Nonna Enigmina che mi ha messa in questo casino di vita.
-Allora? –urlò Lena dal basso.
Aggrappata al tronco cercai di guardare oltre le fronde degli alberi.
-Non riesco a vedere bene perché gli altri alberi sono troppo alti. Ma più avanti c’è una specie di collina, potremmo provare da lì.
Non ricordo bene come  feci a scendere, sta di fatto che neanche cinque minuti dopo i miei piedi erano di nuovo a terra.
 
La vista dalla collina confermò i nostri peggiori timori: eravamo su un’isola. Riuscimmo a scorgere qualcos’altro, di maledettamente simile ad un gruppo di edifici. Forse era un’allucinazione eppure bastò a farci tornare miracolosamente le forze. Corremmo giù per il pendio, sperando di non rotolare come dei maiali ciccioni. E ci ritrovammo di nuovo nella giungla.
-Merda. Non ne posso più di questi alberi. E sai qual è la cosa peggiore? Qui non c’è campo!
Oh. Sicuramente a Zayn dispiacerà non sentirti per qualche secondo. Anzi, sono sicura che avrà un attacco di panico.
Evitai di commentare una stronzata simile. Liam e gli altri dovevano stare bene per forza. Voglio dire, sul jet non c’erano i loro cadaveri e solo un finestrino si era rotto. Era altamente improbabile che fossero stati sbalzati tutti e tre nel cielo.
Quindi dovevo assolutamente smettere di preoccuparmi.
Sentii un fruscio.
-Cos’è stato?
-Se eviti di urlare, forse la tigre che è dietro a quei cespugli eviterà di sbranarti. –sibilai.
-Quanto sei simpatica. –bisbigliò Lena in risposta. Il fruscio aumentò, facendomi accapponare la pelle. Sembrava davvero un rumore di passi. Prima che ci facesse finire nei guai, afferrai la mia compagna e la traportai dietro ad un tronco caduto. Ci acquattammo e trattenemmo il fiato. Quel Qualcuno si era fermato. Forse ci aveva perso i vista… ero sicura che in poco tempo se ne sarebbe andato. Invece di diminuire, i passi divennero più forti. Si stava avvicinando. Lena strinse più forte la mia mano. La sagoma di un uomo si parò dietro di noi, coprendo la luce. Agii in fretta. Scattai in piedi e tirai un pugno in faccia al nostro possibile aggressore. Meglio prevenire che curare, no?
-Cazzo, Haley… -gemette Liam, massaggiandosi la mascella.
-Payne! –squittì Lena.
Avrei potuto insultarlo per avermi fatto spaventare. Avrei potuto tempestarlo di domande. Avrei anche potuto tirargli un altro pugno. Invece feci la cosa più imbarazzante di tutte: scoppiai a piangere e gli buttai le braccia al collo. Lui mi accarezzò la schiena, probabilmente stupito.
-Ehi… non mi hai fatto così male! –disse dolcemente.
-Non… è per quel…lo, coglione! –singhiozzai. –Tu s…ei vivo!
Mi abbracciò più stretta e ondeggiò lentamente, come se mi stesse cullando.
-Andrà tutto bene, Haley. -mi disse di essere felicissimo di vedermi. A quanto pare lui, Jones e Danielle si erano ripresi prima di noi ed erano andati a cercare dei soccorsi. Trasportarci per la giungla non era sembrata esattamente una buona idea. In quel momento non mi interessava. Ero troppo felice di vederlo per pensare al resto.
E lui fece qualcosa di assolutamente inaspettato. Mi accarezzò la testa.
Non feci in tempo a godermi il momento, siccome quella guastafeste di Lena decise di schiarirsi rumorosamente la voce. Cercai di recuperare un minimo di autocontrollo, mi asciugai velocemente le lacrime e mi staccai da Liam.
-Dove sono gli altri? –chiese Lena.
-Al campo. Stavo venendo a cercarvi, poi vi ho sentito camminare…
-Un attimo, -articolai –quale campo?
 
-Sicuro di non essere finito a Jurassic park? -chiesi per la quarta volta.
-Sì. Niente dinosauri in circolazione. –ripeté Liam. Peccato. Avevo sempre adorato quei film, soprattutto il primo.
In effetti i dinosauri erano forse l’unica cosa che mancava alla stazione scientifica in cui ci trovavamo. Scoprimmo di essere atterrati (o precipitati, se preferite) su un’isoletta nei pressi di Singapore, nota per la sua attività geotermica e soprattutto completamente incontaminata. Fatta eccezione per gli scienziati e il loro accampamento, s’intende.
Pensavo di essere salva. Ero sicura che Jones avesse già chiamato qualche squadra di soccorso dalla terraferma per venire a recuperarci. Ero convinta di poter essere in Australia nel giro di un paio di giorni al massimo.
Invece no.
Perché la tempesta grazie alla quale eravamo piombati lì aveva anche fatto saltare la centrale elettrica. E, con lei, anche la possibilità di contattare il mondo esterno. Eravamo isolati.
-Ma non hanno un generatore di emergenza? Una radio? Un qualche apparecchio satellitare? –dissi sconsolata a Liam mentre mi accompagnava dal “boss” degli scienziati, un certo dottor Crane.
-La torre radio è stata danneggiata dallo stesso fulmine che ha preso la centrale elettrica. Il generatore serve a supportare i loro aggeggi sofisticati. Mi ha detto qualcosa sul perché non possano usare un telefono satellitare, ma non ci ho capito niente. –mi liquidò lui passandosi una mano tra i capelli corti.
Imprecai. Dovevo ammettere però che il campo era davvero carino. Le case degli scienziati sembravano uscite da un film americano anni cinquanta. C’era una sala da pranzo comune che veniva usata solo nei giorni lavorativi, un parco giochi, uno spaccio, una scuola e una serie di edifici che non riuscivo ad identificare.
-Vado a cercare Jones. –dichiarai –forse non posso ucciderlo, ma un bel calcio negli attributi non glielo leva nessuno!
Liam scoppiò a ridere. –Buona fortuna! L’ultima volta che l’ho visto aveva tutta l’intenzione di ubriacarsi.
Buona fortuna.
“Buona fortuna, Bea. Ne avrai davvero bisogno.” Aveva detto Nonna Enigmina l’ultima volta che l’avevo vista.
Lì per lì avevo creduto che si riferisse a Zayn, ma…
“È da pazzi pensare di salire su un aereo con questo tempo.”
Oh. Mio. Dio.
Non poteva essere.
Invece sì, era l’unica spiegazione più o meno logica. Nemmeno io potevo essere così sfigata, doveva per forse essere opera sua.
La uccido. La faccio a pezzi e la do in pasto agli gnu. No, Bea, gli gnu sono erbivori.
Meglio strozzarla e seppellirla sotto al vialetto della sua maledetta bottega.
-Giuro che questa me la paga! –sbraitai. Liam pensò che mi stessi riferendo a Jones, così non disse nulla.
Marciai con decisione verso l’unico bar. Nonna Enigmina aveva passato il limite. Come aveva potuto far cadere il jet? Ma soprattutto, come diavolo ci era riuscita? La sarebbe bastato schioccare le dita per causare un uragano? Il mondo nelle mani di quella vecchia pazza e idiota. Non volevo nemmeno pensarci.
 
Zayn’s POV
«Zayn, sono io. Ginny. Ascoltami bene, non mi sognerei nemmeno di chiamarti se non fosse importante. Haley, Liam, Danielle e Lena sono già arrivati? Hai loro notizie, vero? Ascolta, questa telefonata mi costa un occhio della testa e dato che tu sei troppo spilorcio per richiamare mi accontento anche di un messaggio. Però, rispondi.»
Chiaramente Ginny non era ancora riuscita a perdonarmi. Mi alzai, cercando di dare un senso a quel messaggio assurdo. Non sapevo nulla del volo di Haley e degli altri, a parte che sarebbero venuti tutti con il jet di Danielle. Non mi avevano dato un’ora di arrivo, niente. Non ero nemmeno sicuro che fossero partiti. O almeno, non lo ero prima di sentire il messaggio vocale di Ginny.
Guardai Tanya, che stava mangiando delle patatine.
-Tutto bene? –mi chiese.
-No. Credo proprio di no.
 
Ginny’s POV
-NIALL! Per l’ultima volta, biondo, APRI QUESTA PORTA!
Il mio ragazzo comparve da dietro allo stipite, sbadigliando così tanto che riuscii a vedere le sue tonsille. Cercò di sistemarsi i capelli e il pigiama, con risultati abbastanza discutibili.
-Sono le sette del mattino, ed è domenica. Cosa c’è?
-Haley non mi risponde! –esclamai –L’avrò chiamata quindici volte e le avrò lasciato tredici messaggi in segreteria. Niente!
-Magari dorme. Hai considerato il fuso orario? –fece il biondo. Aveva troppo sonno per dire cose intelligenti.
-Certo! Là sono le quattro del pomeriggio! –lo rimbeccai.
-Hai chiamato gli altri?
-Sì. Cinque volte Liam, due Danielle e una Lena. Non mi hanno mai risposto. Niall, ho paura che sia successo qualcosa. Zayn mi ha inviato un sms. Lui non li ha ancora visti.
Niall sembrò finalmente connettere il cervello. Rientrò in camera e ne uscì poco dopo saltellando su un piede solo, mentre cercava di infilare un paio di jeans. Poi afferrò una maglietta dall’appendiabiti dietro la porta e mi trascinò in corridoio. Superò quattro porte e bussò forte alla quinta. Comparve il viso di un assonnato Josh in un ridicolo pigiama rosa. Il ragazzo guardò noi, il suo pigiama e ancora noi. In un nanosecondo ci sbatté la porta in faccia. Lo sentimmo trafficare con cassetti vari e, quando ricomparve, era vestito decentemente.
-Voi non avete visto niente. –sibilò. –Perché logorate l’anima ad un povero diavolo la domenica mattina?
Lo guardai esterrefatta. –Primo: cosa cazzo hai bevuto ieri sera? Secondo: tecnicamente i diavoli non hanno l’anima. Terzo: è inutile che ti cambi, anche i muri sanno quanto tu sia effemminato. Quarto: è stata un’idea di Niall.
Horan mi lanciò un’occhiata che avrebbe potuto uccidere e si schiarì la voce. –Ci serve il tuo aiuto da mago del computer.
 
Bea’s POV
Trovai Jones spaparanzato sulla sedia a dondolo di una villetta. Sorseggiava beatamente una bibita ghiacciata rossa, che somigliava tanto al sanbittèr che c’è in Italia. Almeno non sembrava alcolica.  Superai i gradini a passo di carica e mi fermai davanti al pilota, le mani sui fianchi. Distolse gli occhi dal contenuto del bicchiere e li posò su di me. poi lanciò un ululato.
-Signorina bella! È proprio lei! –mi saltò in braccio. Ovviamente quello stupido idiota pesava molto più di me. E ovviamente cademmo per terra.
-Dica un po’, ma non si è accorto che sul suo cervello c’è scritto fac-simile?
Sghignazzò. –Bella questa, signorina Foster. Non sa quanto sia felice di vederla viva. Mi aspettavo già di finire in galera per omicidio.
Stupido e melodrammatico. Fantastico.
-Forza, -lo incitai spazzandomi via la terra dai pantaloni –andiamo a raccogliere le nostre cose, così potremo andarcene da qui.
-Ah, non gliel’hanno detto? Ci vorrà minimo una settimana.
 
Hujiambo!
Aspettate ad uccidermi. Mettete giù le armi e ascoltate le mie ultime volontà.
So di essere in ritardissimo.
Come dice mio padre, “sono un idiota consapevole della sua idiozia, e questo è già un passo avanti”. Mettete la frase al femminile e diventa perfetta anche per me.
Avevi deciso di prendermi agosto di pausa per sistemare le trame delle mie fanfic e portarmi un po’ più avanti con la scrittura. Poi però mi sono resa conto di aver aggiornato questa storia molto prima delle altre, per cui non potevo farvi aspettare così tanto. Ed eccomi qui, il 29 di agosto.
AUGURI LIAM!
Ok, basta.
Come potete vedere non li ho uccisi lol non avrei mai potuto. Ma abbiamo finalmente scoperto con chi il nostro Zayn ammazza il suo tempo in Australia. Il ragazzo non perde tempo. Sto parlando di una mia creatura come se fosse una persona vera, forse è meglio evaporare.
Grazie a tutte per le recensioni,
Tantissimi baci,
Gaia

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Capitolo 20
*** Waterfalls ***




Waterfalls.
 

Darlin, you are the only exception
-Paramore

-Oddio, -disse Danielle –sono arrivati a prenderci.
Mi si annodò lo stomaco mentre agguantavo la mia borsa e seguivo la Peazer in corridoio. Lei chiuse a chiave la porta della nostra camera e fece un sorriso forzato all’australiano doc che era venuto per portarci da Zayn. Avrei dovuto essere calma. Dopotutto, stavo preparando il discorso che avrei fatto al mio ex da quando ero salita sull’elicottero, ormai sapevo alla perfezione cosa dirgli. Eppure era difficile. La vera Haley probabilmente amava Zayn. E detestava Liam. Nonostante mi fossi abituata a quella situazione assurda, io non ero chi dicevo di essere. Ero un’italiana di nome Beatrice, che viveva in Lombardia e amava i Green Day. Punto. Non avevo nessun diritto di sconvolgere in quel modo una vita che non era la mia. Non avevo nemmeno la certezza che sarei tornata a casa e non ero affatto intenzionata a passare il resto dei miei giorni con un uomo che non amavo.
Se Haley fosse tornata nel suo corpo… be’, avrebbe trovato una soluzione. Io non sapevo cosa stesse succedendo in Italia. E avevo compiuto la mia scelta. Finalmente, dopo quello che era successo sull’isola, non avevo più dubbi.

 
Era la stagione delle piogge. Le zanzare e altri insetti svolazzanti non ben identificati mi tendevano degli agguati, ero costretta a vivere a stretto contatto con il mio amico figo, gli scienziati della base non ci permettevano di fare assolutamente nulla che potesse danneggiare la natura, non sopportavo più Lena, a Jones era venuta un’irritazione che lo costringeva a grattarsi tutto il santo giorno e al campo l’avevano soprannominato Uomo Peperone, Danielle controllava il cellulare ogni tre secondi sperando di veder comparire qualche tacca e approfittava dell’intervallo di tempo per lamentarsi.
Mi annoiavo a morte.
-Buongiorno! –esclamai alle due del quinto giorno. Il resto del gruppo dei “dispersi”, come ci chiamavano i cervelloni, era impegnato in un’emozionante partita a carte sui tavoli da pic-nic. Chiunque avesse progettato il campo l’aveva costruito a immagine e somiglianza di Pleasentville. 
-Non è per essere antipatica, -cominciò Lena con un tono che lasciava intendere l’esatto contrario. –ma ci siamo visti un’ora fa. A pranzo.
-E poi mi chiedono perché abbia questi istinti omicidi verso la tua persona.
Jones scoppiò in una fragorosa risata, battendo la mano sul legno del tavolo e facendo quasi rovesciare un bicchiere di plastica rosso.
-Non faceva così ridere. –sibilò Danielle. Jones smise nel giro di un secondo.
Stavano giocando ad assassino. Ero lì da pochissimo ed avevo già individuato i ruoli di tutti. Liam era il peggiore assassino della storia: cercava continuamente di coprire la carta e strizzava così tanto gli occhi che i suoi occhiolini coinvolgevano anche gli angoli della bocca. Eppure Lena-il-detective non si era ancora accorta.
-Sono morta. –sbuffò Danielle e scoprì la sua carta banalissima da semplice vittima.
Jones-la-battona le mandò immediatamente un sonoro bacio e Danielle trasalì.
-Sono stata traumatizzata. Cazzo, Lena, adesso non hai tanta scelta!
-Liam? –tentò quella stupida. Partì un applauso. Un Payne amareggiato si beccò sei chili di merda. Non potevo sopportare oltre quella situazione. Girai sui tacchi e imboccai il sentiero che portava all’altopiano. In arrivo una noiosissima ora a guardare le nuvole.
Ne vidi tre: una a forma di tartaruga, un drago che sputava fuoco e… Nonna Enigmina?!
-Ma che…?
Non feci in tempo a finire la domanda, poiché un foglio piovve letteralmente dal cielo e mi cadde sulla testa. Quella vecchia aveva dei seri problemi. Srotolai il messaggio e iniziai a leggere.
Cara Bea,
spero che tu ti stia divertendo. Ti è piaciuta la mia sorpresa?
Nel caso tu ti stia annoiando, ecco un bello spunto.
Prendi Liam (se vuoi anche qualcun altro) e vai alle cascate. Sono esattamente dalla parte opposta della giungla rispetto al campo.
Buon divertimento!
X
P.S. In allegato c’è una cartina. Non si sa mai.
 
Ovviamente Zayn era in piscina ad allenarsi. A volte dimenticavo il vero scopo del suo viaggio in Australia. Non era lì per fare parapendio in compagnia di un canguro, ma per nuotare.
-Cosa diavolo hai da ridere? –mi sibilò Danielle in ascensore. Dovevo dire la verità, e cioè che mi ero immaginata un canguro che si lanciava da un aereo? No, mi avrebbe fatta rinchiudere. Scrollai le spalle e fissai i capelli pieni di gel dell’amico di Zayn.
La discesa mi sembrò interminabile, ma non era niente in confronto al viaggio in macchina. E non solo perché il ragazzo (Abe) guidava da cani. Ok, soprattutto per quello. Danielle sembrava aver perso la voce e quel mentecatto ascoltava una radio religiosa. E io sono un’atea cresciuta da genitori atei.
-Eccoci! –disse Abe. Entrò nel parcheggio della piscina e rubò il posto a una volvo, beccandosi parecchi insulti dall’uomo che era alla guida. Abe ci aprì la portiera da bravo cavaliere ed entrammo. Venni subito investita dal forte odore di cloro e per poco non mi lacrimarono gli occhi. Ci sistemammo sulle tribune e cercai subito Zayn con lo sguardo. Non lo trovai.
-Scusate il ritardo! –disse Lena quindici minuti dopo. Si sedette davanti a me sorridendo coma una bambina la mattina di Natale.
-Oh, potevi anche rimanere in hotel.
-Paura della concorrenza, Haley?
Era fuori strada. Decisamente fuori strada. Non ribattei. E non ne ebbi nemmeno il tempo, perché una ragazza decisamente bella seduta in prima fila si era alzata in piedi. E stava acclamando Zayn. Esterrefatta, mi chinai verso Lena.
-Sai, forse ti converrebbe avere paura di lei.

 
Liam ed io ci inerpicavamo su per la collina, una sorta di scorciatoia per non dover attraversare tutta la giungla.
-Mi dici come fai a conoscere le cascate? –ansimò Payne.
-Me l’ha detto il dottor Crane. –improvvisai.
-Speriamo almeno che siano belle.
Risi. Una volta arrivati in cima ci fermammo per riprendere fiato. Gli altri, da bravi sfaticati, si erano rifiutati categoricamente di accompagnarci. La cosa non mi dispiaceva, anzi.
Il panorama era bello. Il Black Star spiccava come una macchia fucsia nel bel mezzo di una distesa verde. Più avanti, subito dopo le spiagge bianche, il mare.
-A chi arriva prima? –soffiò Liam vicino al mio orecchio.
-Mangerai la mia polvere, Payne.
-Tre… -iniziò –Due… -stavo aspettando l’uno, quando lui schizzò in avanti e si lanciò giù per la discesa.
-Bastardo! –gridai rincorrendolo. Forse avevo sottovalutato la resistenza (e la lealtà) di Liam, ma lui sminuiva sicuramente la mia velocità. L’avevo raggiunto, ma lui decise di allungare una delle sue braccia chilometriche e toccò il tronco di un albero.
-Primo! –ululò.
-Non ci fare l’abitudine, -borbottai in risposta. Lui sorrise e si sporse in avanti per baciarmi.
 
-Chi diavolo è quella? –per la prima volta da quando la conoscevo, Danielle Peazer era davvero allibita.
Studiai la Donna del Mistero. Capelli biondi non tinti, pelle abbastanza scura (sospetto la crema abbronzante), pantaloncini verde acqua, maglietta rosa e occhiali da sole gialli in testa. Doveva avere una grande passione per i colori pastello.
-Non lo so, -dissi a Danielle –ma spero che la temperatura si alzi, così avremo l’occasione di ammirare la sua abbronzatura mentre si squaglia.
La Peazer rise (lei aveva più classe: si faceva le lampade). Avrei tanto voluto farglielo notare, ma poi vidi Zayn issarsi sul bordo della piscina e uscire. Si buttò in spalla il classico asciugamano tanto piccolo quanto inutile e diede uno sguardo agli spalti. Evidentemente stava cercando la Donna del Mistero, perché la sua faccia quando ci vide fu… spettacolare. Vedere la sua bella bocca spalancarsi era impagabile. Fuggì negli spogliatoi e io lo seguii.
Non ci misi molto a trovarlo. Lo beccai intento ad allacciarsi le scarpe, un piede appoggiato sopra ad una panca. Chiusi la porta. La punta delle orecchie gli diventò rosso fuoco, segno che mi aveva visto con la coda dell’occhio.
-Ciao Zayn.
-Haley. –evitava accuratamente di incrociare il mio sguardo. –State tutti bene? Eravamo preoccupati…
-Non abbastanza da telefonare. –obiettai. Avvampò ancora di più.
-Com’è… andato il viaggio? –tergiversò.
-Sul serio?
-Ah, già. Be’… scusa. Per tutto. Sai cosa intendo.
Quello che stava facendo alle sue scarpe era forse il nodo più lungo della storia. Mi sedetti sulla panca, obbligandolo a guardarmi in faccia.
-Intendi forse scusarti per essere andato con una mia amica mentre stavi con me? Oppure per non aver avuto il coraggio di dirmelo? O magari per averci già rimpiazzato entrambe con Miss Colori Pastello?
Vidi passare tutti i colori dell’arcobaleno sulla faccia di Zayn.
-Io e Tanya non siamo proprio… Ell, io ti amavo. Come non ho mai amato nessuno. A te non è mai fregato niente di me! Vuoi forse farmi credere di non avermi mai tradito? Lo sa tutta la scuola! E poi sei cambiata, dannazione. Prima eri sempre con Danielle, Harry e Tay, adesso frequenti praticamente solo Ginny, Josh e Niall. Ah, non dimentichiamoci di Liam. Prima lo odiavi!
-Non cercare di giustificarti, Malik! –urlai. Che razza di scuse erano quelle? “Tu hai cambiato compagnia quindi ho deciso di fare sesso con una tua amica”? Ridicolo.
-E quello che faccio con Tanya non sono affari tuoi. Non più. Sei tu che mi hai lasciato.
-Non sono nemmeno affari miei, Zayn? –Lena fece irruzione negli spogliatoi sbattendosi forte la porta alle spalle. Era rossa in viso, teneva le braccia lungo i fianchi e le mani stringevano la maglia color pesca.
Le cose si mettevano male.
-Non vorrei allarmarvi, ma… la maniglia è rotta. Non c’è modo di aprire la porta dall’interno. –ci informò pacatamente il moro.
-Non me ne frega un cazzo! –strillò Lena in risposta. Avrei voluto contraddirla, perché tecnicamente eravamo bloccati, ma quando vidi la sua espressione cambiai idea. –Due settimane fa hai detto di amarmi! –continuò.
-Due settimane fa hai detto cosa?! –intervenni. Se fossi stata al posto di Zayn avrei seriamente iniziato a temere per la mia incolumità. I capelli neri di Lena la facevano somigliare tanto a Xena, la protagonista di quel telefilm degli anni Novanta che mi piaceva tantissimo.
-Io non amo Tanya! È solo una storiella, Lenny, non devi essere gelosa.
-Io non sono gelosa. Anzi, sai cosa ti dico? Vai al diavolo. Non me ne frega più niente di te.
-Davvero? –chiese Zayn.
-Davvero? –ripetei. Lena mi scoccò un’occhiataccia che non dimenticherò mai.
-Sì, davvero!
-Be’, meglio così! Ti avevo chiesto di venire per dirti in faccia che è finita. Che, nonostante tutto, sono ancora innamorato di Haley!
Aspettate un attimo.
Cosa?
-Zayn, ti devo parlare! –la figura di Liam comparve sulla soglia. Aveva ancora una mano sulla maniglia e la stava tirando verso di sé. Scattammo tutti in avanti.
-No, no, NO! Non… -si sentì un colpo -…chiudere.
Troppo tardi. Payne assunse un’espressione interrogativa e Lena gli spiegò brevemente della porta e “di quella cazzo di maniglia”. Liam imprecò.

 

Liam spostò dei cespugli e la cascata comparve davanti a noi in tutta la sue bellezza. Non era particolarmente grande, ma me ne innamorai.
Mi chiesi da dove venisse l’acqua, dato che non mi sembrava di aver visto nessun torrente. Probabilmente c’era qualche fiume sotterraneo.
L’acqua precipitava per una decina di metri e finiva in un laghetto in mezzo alla foresta. Bellissimo.
-Se scendiamo ancora un po’ dovremmo riuscire a tuffarci, l’acqua sembra abbastanza alta. -propose Liam.
-Ok, ma niente gara. Non voglio rotolare giù.
Lui ridacchiò, probabilmente immaginandosi la scena.
Quando arrivammo a circa tre o quattro metri dallo specchio d’acqua, Liam si tolse la maglietta e calciò via le scarpe. Probabilmente non sarebbe più riuscito a trovarle, ma non glielo dissi. Sfilai la canotta e i pantaloncini, li appoggiai vicino alle mie scarpe ed aspettai.
-Non mi so tuffare di testa, -ammisi.
-Allora tuffiamoci insieme a pennello, ok? –mi porse la mano e io la strinsi. Era calda ma non sudaticcia, per fortuna.
-Conto io, di te non mi fido –grugnii.
Contai partendo da cinque e saltai mezzo secondo dopo il via. Urlammo entrambi e finimmo in mezzo agli spruzzi della cascata. Quando tornai in superficie Liam stava facendo il morto a pancia in su. Lo schizzai, lui boccheggiò ed andò a fondo.
-Qualcuno vuole la guerra! –gridò schizzandomi con entrambe le mani.
-Per Sparta! –esclamai ridendo. Quando l’acqua gli finì in gola ed iniziò a tossire gli concessi una tregua.
-Mi sembra di essere tornati nella fontana della scuola. Ti ricordi?
Certo che me lo ricordavo. Non avrei mai potuto dimenticarmi del giorno in cui le cose avevano iniziato ad andare meglio.
-Ovvio, -risposi –Liam?
Era strano, ansioso. Cominciai a preoccuparmi.
-Ecco, non so come chiedertelo. Volevo escogitare qualcosa di originale o romantico, ma non sono capace. Volevo che fosse speciale. Volevo aspettare il momento giusto, ma non me ne viene in mente nessuno migliore di questo.
-Ma cosa…?
-Dio, non ci credo. Haley, vuoi essere la mia ragazza?
Sbattei le palpebre. Boccheggiai mentre gli angoli della bocca mi si sollevavano.
Nuotai verso di lui e gli circondai il collo con le braccia. Poi lo baciai. Due volte.
-È… un sì?
Gli diedi un altro bacio.
-Certo che sì, scemo. E questo momento è perfetto.



Hujiambo!
Buona domenica!
Scusate il leggero ritardo, all'inizio volevo dedicare un intero capitolo all'isola ma poi la mia passione per i flashback ha preso il sopravvento e... ta-daaan!
Cosa ve ne pare? Fa schifo. Ok. 
Ma i Biam/Liley si sono fidanzati ♥ *fuochi d'artificio*
Lascio a voi la parola, meraviglie!
E vi avviso che nel prossimo capitolo ci sarà un bel casino con Zayn, Lena e Tanya. 
Torno alla mia maratona di Pretty Little Liars in attesa di uscire (credo di amare Ezra Fitz)
baci,
Gaia

 

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Capitolo 21
*** With me ***




With me.

I'm on the top of the world,
I've been waiting to smile.

-The Fray

 
-Visto che abbiamo un po’ di tempo… Cosa mi volevi dire? –domandò Zayn.
Non era troppo tardi per sperare in un’invasione aliena, vero? Da piccola adoravo un film della Pixar, Chicken Little. Era la storia di un piccolo pollo che trovava dei “pezzi di cielo”, che in realtà erano parti di astronavi, ma non gli credeva nessuno. Ovviamente aveva un lieto fine, come ogni film americano, ma qualcosa mi diceva che io non sarei stata altrettanto fortunata.
Liam guardava fisso il suo amico. Gli tremava il mento. Forse un uragano non sarebbe dispiaciuto neanche a lui.
-Io… Ah, diavolo. Sono innamorato di Haley. Lo so, nemmeno io lo credevo possibile. Però è successo e non ho nessuna intenzione di rinunciare o chiederti scusa, perché è iniziata dopo che voi vi siete lasciati, non abbiamo fatto nulla di… male.
Come si dice, la quiete prima della tempesta.
-Cosa intendi con “è iniziata”? –chiese Zayn, sorprendentemente calmo.
-Stiamo insieme da qualche giorno. –intervenni.
Lena emise un verso di sorpresa che ricordò a tutti la sua presenza. Anche se solo per poco.
-Perché diavolo non me l’hai detto?
-Non ho avuto tempo, Zayn. E poi non pensavo che tu… insomma…
-Che tu fossi ancora innamorato di lei. -mi aiutò Lena.
-Lui è che cosa?! –Liam esplose –Perché l’hai tradita, allora?
-Era un periodo difficile, ok?
Io non ci trovavo proprio nulla di complicato. Evitai però di farglielo notare, eravamo già troppo vicini alla Terza Guerra Mondiale.
-E non potevi tirare fuori le palle e cercare di sistemare le cose?
-Payne, cercare di sistemare il rapporto tra Haley e Zayn è un po’ controproducente per te, non trovi? –sibilò Lena.
Gli spiriti bollenti di Liam sembrarono calmarsi un poco e io tirai un sospiro di sollievo. Dov’erano i piccoli polli quando c’era bisogno di loro?
-Potevi non dirmi niente, razza di idiota! Potevi lasciarmi qui in Australia da solo e sperare che con Tanya diventasse una cosa seria!
-Ma io la amo, cazzo!
A quelle parole seguì un silenzio così carico di tensione che anche solo il ronzio di una mosca sarebbe stato capace di farci venire un infarto.
-Davvero? –sussurrai.
Lui avvampò. –Non… te lo volevo dire così. Comunque sì, ti amo. L’ho capito quel giorno in cui mi hai aiutato a fare pace con Niall.
Tecnicamente quello era anche il giorno in cui l’aveva detto a Bea via chat. Il giorno in cui io e Zayn ci eravamo lasciati. Il giorno in cui Nonna Enigmina mi aveva fatto diventare invisibile. Erano successe un bel po’ di cose, quel giorno.
-Ti amo anche io, Liam.
Se fossimo stati in un film ci sarebbe stato il bacio finale seguito dai titoli di coda. Ma quella era la vita vera. Proprio mentre Liam faceva un passo verso di me un pugno lo colpì in faccia e per poco non lo fece cadere a terra.
All’inizio non capii bene cosa fosse successo, poi vidi Zayn massaggiarsi una mano.
-Oddio, Liam! E tu che cazzo fai?! –urlai.
-Non potevo starmene qui con le mani in mano, -rispose scrollando le spalle.
Aiutai Payne a rimettersi in piedi. Gli sanguinava il naso.
-Malik, te ne pentirai amaramente. –disse Liam, con un tono che non gli avevo mai sentito.
Dov’era Nonna Enigmina quando avevo un assoluto bisogno di lei?
-ALT! –Lena si parò davanti a Zayn mentre Liam caricava il pugno.  Per fortuna Payne riuscì a fermarsi in tempo. –Tu non ti abbasserai al suo livello e non gli sfonderai il cranio. E tu finalmente potrai dimenticare Haley! Perché non ci diamo una possibilità, Zayn?
Quella ragazza era incredibile. Erano passati cinque minuti da quando aveva detto di aver chiuso per sempre con il moro.
-Perché no! Non potrà mai esserci niente! –poi Zayn si girò verso di me –Quanto a te… Non ti voglio più vedere, Haley. Vai via. Andatevene tutti e due.
Non ci vidi più. –Primo: me ne andrei molto volentieri, ma siamo ancora chiusi qua dentro. Secondo: non sei un accidenti di nessuno per darmi ordini. Terzo: tu non vuoi più vedere me? Ti ho lasciato, Zayn, è finita! Sono libera di fare quello che voglio! Liam ha avuto la decenza di venire a dirtelo di persona, ma noi non abbiamo fatto niente di male. Quarto: Vaffanculo.
Presi fiato. Le palpebre di Lena non sbattevano da troppo tempo. Liam aveva smesso di tamponarsi il naso con un fazzoletto e mi guardava orgoglioso. Ma io non avevo ancora finito. Marciai verso di lui e lo baciai. Un bacio vero, di quelli che coinvolgono anche le braccia.
Quando ci separammo nessuno ebbe più il coraggio di parlare. Restammo tutti e quattro seduti sulle panche. Liam con un braccio intorno alle mie spalle, gli altri due che evitavano accuratamente ogni tipo di contatto ed io che cercavo di non sembrare troppo soddisfatta per il mio discorso. Il silenzio fu rotto da Liam parecchi minuti dopo.
-Ma chi è Tanya?
 
-Te lo ripeto: Haley è lì dentro da troppo tempo! Come se non bastasse ho perso Liam e Lena! Mi stai ascoltando?
Non ero mai stata così felice di sentire la voce di Danielle e credo che non lo sarò mai più.
-Dani apri, per l’amor di Dio! –le gridò Lena. Scattai verso la porta e mi trovai davanti al faccione abbronzato di Jones. Bloccai immediatamente la porta con un piede. Danielle mise dentro la testa ricciuta e diede un’occhiata in giro. Vide Lena, Zayn e Liam e sgranò gli occhi.
-Cosa mi sono persa?
-Lascia stare, -disse Liam. Scoppiai a ridere ed uscii da quel maledetto spogliatoio giurando che non ci avrei più rimesso piede.
E così avevo davvero scelto Liam. La vera Haley mi avrebbe odiato. Si sarebbe trovata la vita completamente stravolta. Un pensiero mi colpì per la prima volta. E io? Dentro il mio corpo c’era Haley Foster? Probabilmente anche lei stava facendo dei grandi casini con la mia vita. Perché non ci avevo mai pensato? Perché, in quei mesi, l’idea di provare a contattarla non mi aveva mai nemmeno sfiorato?
Presi il cellulare ed entrai su facebook. Dal mio profilo non risultava niente di strano. Anzi, non risultava proprio nulla. Non ero mai stata una maniaca di facebook, non era così strano che non ci fossero nuovi post sul diario. Entrai con il profilo di Haley ed inviai una richiesta d’amicizia a Beatrice Castelli. Non mi aspettavo una risposta immediata, soprattutto visto il fuso orario tra l’Australia e l’Italia.
Il cellulare prese a vibrare fortissimo.
-Pronto?
-SEI VIVA! ODDIO, MI HAI FATTO PERDERE VENT’ANNI DI VITA! Giuro che ti picchio, Haley Foster, ti picchio a sangue. Ormai pensavo già che fossi spacciata, e poi ti ho visto online su facebook! Perché non mi hai chiamato? Abbiamo avuto paura che vi fosse successo qualcosa!
Sorrisi dolcemente. –A dire il vero il jet è precipitato su un’isola deserta e ci siamo rimasti per una settimana. Non c’era campo, Ginny.
Silenzio.
-Ehm, Haley? –domandò la voce di Niall.
-Ehilà biondo!
Una voce in sottofondo chiese qualcosa che non riuscii a capire.
-Sta’ zitto! –sibilò Niall. –Dio, ci avete fatto venire un infarto! Josh aveva sentito dell’incidente, ma non sapevamo se… sì Ginny, tra poco ti restituisco il cellulare… Dicevo, non sapevamo se voi…. No… ehi… J, ridamm….!
-Haley! Ohmioddio! –strillò Josh, un paio di ottave sopra al normale. –Ginny, c’è Haley!
Sentii Ginny urlare “Lo so, idiota!” e scoppiai a ridere.
-Come stai, Josh?
-Adesso benissimo! Questi due mi hanno fatto sgobbare. Sono entrato in una ventina di siti e ho infranto altrettante leggi… Sono in debito con me a v-i-t-a. –scandì a voce più alta.
-Se non mi restituisci il telefono la tua vita durerà al massimo tre secondi!
-Ma il vivavoce è troppo complicato? –intervenne un’altra voce. Seguì un silenzio imbarazzato.
-Abbiamo appena capito che Harry è più intelligente di noi tre messi insieme. spiegò Niall.
-E dov’è la novità? –chiese il diretto interessato.
Nessuno si prese il disturbo di replicare. Era così bello stare al telefono con loro. La dolcezza di Josh, l’idiozia di Harry, l’acidità di Ginny e la niallaggine di Horan.
-Haley, devi raccontarci tuuuuuutto! –cantilenò Josh. Formulai mentalmente il discorso e mi preparai a sganciare la bomba. Liam mi anticipò e mi strappò il cellulare di mano.
-Si è fidanzata. Con il sottoscritto. –annunciò. Poi mi riconsegnò l’iPhone e si godette le nostre reazioni. Dall’altra parte era calato un silenzio così assoluto da farmi controllare che non fosse caduta la linea.  Tirai una sberla sul braccio di Liam. Poi iniziarono a parlare simultaneamente.
-Lo sapevo! –ululò Ginny.
-Porca puttana! –esclamò Harry.
-E bravo Liam, -commentò Niall. Riuscivo a sentire il sorriso nella sua voce.
-Taylor l’aveva detto! –gridò Josh.
Taylor farà una fine terribile.
-Adesso, se volete scusarci, abbiamo da fare. –Liam si intromise di nuovo nella conversazione e fece per riattaccare.
-No aspetta, vogliamo sapere i dettag… -la frase di Ginny venne troncata a metà e Payne si infilò il mio cellulare in tasca.  Eravamo soli. Danielle, Lena e Jones si erano volatilizzati. Coincidenza? Pensavo proprio di no. Liam mi cinse le spalle con un braccio e ci incamminammo senza nessuna fretta verso l’uscita.
-Non ti immagini quanto sia felice di aver detto tutto a Zayn. –disse a bassa voce. Ecco, lui era felice. Io mi sentivo una merda. Il senso di colpa mi impediva di guardarlo in faccia. Sapevo che prima o poi avrei dovuto dirgli la verità. Probabilmente non mi avrebbe mai creduto. Oppure mi avrebbe sommerso con una valanga di domande a cui non avrei saputo rispondere. Ma se non fossi mai tornata nel mio corpo? Che senso aveva raccontagli tutto? Così mi avrebbe detestato ancora di più per aver rovinato la sua amicizia con Zayn?
-Anche se si è arrabbiato così tanto? –chiesi.
-Era la cosa giusta. Non posso sopportare l’idea di nasconderci, ho voglia di gridarlo a mezzo mondo. E poi lui è Zayn, gli passerà.
Non ne ero così convinta e lui se ne accorse.
-Ehi, rilassati. Finalmente le cose stanno iniziando a funzionare.
-Ne sei sicuro? Perché potremmo essere interrotti da un piccolo pollo che urla “il cielo crolla”.
Ci mise un po’ a capire. Poi sul suo viso spuntò un sorriso storto. Aveva riconosciuto la citazione. Quel ragazzo era da sposare.
-Allora ci toccherebbe nasconderci in un bunker per sopravvivere alla fine del mondo.
Decisi di stare al gioco, giusto per eliminare del tutto la mia sanità mentale. –Non torneremmo più a casa…
-Non serve. Io ti guardo e sono a casa.
Vorrei ricordare a tutti che io non sono un tipo sentimentale. Per niente. Odio la maggior parte dei film e dei libri d’amore, mi fanno venire il nervoso. Ma quella frase… quella frase riuscì a farmi venire gli occhi lucidi.
-“Alla ricerca di Nemo”, -sussurrai. Si avvicinò ed aprì le gambe per arrivare alla mia altezza. Eravamo così vicini che i nostri nasi si sfioravano.
-Ho appena citato Dory. Non mi fai un bell’effetto, Foster.
Fu un bacio dolcissimo, quello che venne dopo. Uno di quelli che ti fanno sciogliere come la neve al sole. Che ti fanno sentire come Wall-e mentre sfreccia nello spazio grazie ad un estintore.
È la giornata delle citazioni della Pixar, pensai sorridendo.
Ero in Australia.
Con Liam.
Probabilmente sarei riuscita a vedere un koala.
Ero, in una parola, felice.
Ma ovviamente non poteva durare in eterno. 



AUGH.
Sono di corsissima ma ci tenevo ad aggiornare.
Sono in ritardo, lo so.
Il capitolo è corto, so anche questo.
Non so perchè, ma ho fatto una fatica bestiale a scriverlo ahah
Senza questo capitolo la storia non poteva finire, e ormai non manca tanto. Dovrò dire addio ai Biam, se ci penso piango. 
Quindi: Zayn ha avuto il benservito. Liam e Bea si sono fidanzati. Lei non sa se confessargli o no la verità. Secondo voi cosa deciderà? Ho fatto la rima lol
Dopo questa posso anche impiccarmi.
Grazie mille a tutte, davvero. Non mi sarei mai aspettata di avere quasi 100 preferiti, non per questa storia. Siete le migliori, grazie ♥
bacioni,

Gaia

 

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Capitolo 22
*** Now you see me ***




Usate questa come sottofondo. http://www.youtube.com/watch?v=WJTXDCh2YiA Se finisce fatela ripartire lol

Now you see me.


Mi svegliarono i tuoni.
Sobbalzando per la paura, controllai che non fosse saltata la corrente.
Tutto normale, per fortuna.
Fui colta da una forte sensazione di dejà-vu che scacciai subito. Era solo un banalissimo temporale, era ovvio che mi sembrasse di averlo già vissuto. Mi alzai ed andai ad aprire la finestra. Urtai lo spigolo del letto con il mignolo ed urlai un’imprecazione, che svegliò il ragazzo nel mio letto.
-Sei sempre la solita. –grugnì.
-Buongiorno. –borbottai in risposta. Avete presente i film americani in cui tutti si svegliano con un sorrisone stampato sulle labbra? Pura fantascienza.
Conoscevo Liam Payne. Sarebbe tornato in letargo nel giro di un minuto. Ma io no. Mi vestii, indossando anche una felpa, e scesi a fare colazione.
Era la mia terza ed ultima settimana in Australia, e diluviava.
Il mio cattivo umore era direttamente proporzionale al numero di nuvole nel cielo, e quel giorno ce n’erano davvero tante.
Probabilmente mi addormentai rannicchiata su una delle poltrone della hall, perché quando riaprii gli occhi Danielle era supina sul divano di fronte a me e giocherellava con un elastico. Non vedevo nessuno fare una cosa del genere più o meno dalle elementari.
-Ah, sei sveglia! –esclamò quando tossii.
-Non ti sfugge nulla. Gli altri?
-Dato che non penso tu voglia sapere di Lena passerò direttamente a Liam. Che dorme. In camera tua, per la precisione.
-Sei entrata in camera mia?
-Cioè, io indosso una tua maglia e non te ne sei nemmeno accorta? –la detestavo quando mi faceva passare per stupida.
-Comunque. Io sono qui davanti a te, e Jones… Ieri sera ha mangiato per sbaglio dei lassativi, penso sia sul cesso da allora. –il tono piatto con cui lo disse e l’assurdità di quella frase mi fecero scoppiare a ridere. Danielle mi osservò per un attimo. Poi sospirò, alzò gli occhi al cielo e saltò in piedi come una molla. Si appoggiò alle mie cosce, costringendomi a guardarla. Sembrava indecisa sul dirmi o meno qualcosa di importante. Optò per il sì.
-Senti. Liam è davvero un bravo ragazzo. Probabilmente anche troppo. E si è davvero innamorato di te, quel coglione. Fallo stare male e ti stacco i capelli uno a uno, capito caramellina?
Era la cosa più altruista mai uscita dalla bocca di Danielle Peazer. Feci un cenno di assenso con la testa. Lei sorrise e tornò sul divano.
 
All’una ricevetti uno strano sms da Nonna Enigmina.
I tarocchi oggi sono strani. Bea, credo che stia per succedere qualcosa.
Come se uno stupido mazzo di carte fosse stato affidabile. Ignorai il messaggio.
Un tuono fece tremare i vetri delle finestre.
-Dai Haley, ti perdi la parte migliore?
-Corro!
Presi un Moment dalla borsa e lo ingoiai. Maledetta emicrania, perchè vieni a farmi visita solo quando sono in vacanza?
Buttai la scatola nel beauty-case e raggiunsi Liam sul divano della mia camera d’albergo.
Io avevo già visto One Day, ma Haley no.
 
Successe intorno alle undici di sera.
Ero nel bel mezzo di una videochiamata su Skype con Ginny quando un lampo fece saltare la corrente in tutto l’hotel. Il modem centrale si spense, interrompendo la connessione wi-fi.
Imprecai.
La televisione non funzionava, ovviamente. Non potevo accendere la luce e quindi nemmeno leggere. Presi in considerazione l’idea delle ombre cinesi, ma Liam quella sera era in camera sua a guardare una partita e con lui c’era anche la mia torcia. A quale scopo, poi, non lo sapevo. Cantai canzoni rock, il volume del cellulare al massimo, fino a quando l’anziana coppia della stanza accanto non bussò sul muro. Cercai di ottenere una “S” in Hardest game ever, ma fallii miseramente e spensi tutto, lottando contro l’impulso di lanciare il cellulare contro al muro.
Un altro lampo.
Non vedevo un temporale del genere da quella volta…
Oddio.
No.
Il temporale. L'emicrania. Lo strano messaggio della vecchia. Coincideva tutto.
Non adesso.
Ti prego, non proprio adesso.
Composi in fretta il numero di Nonna Enigmina. Rispose al terzo squillo.
-Sta succedendo di nuovo, vero?
Capì al volo quello che intendevo dire. –Tesoro, non dipende da me.
-Sì o no.
-Sì. –il mondo mi crollò addosso. Desideravo tornare a casa da tanto tempo. Quella non era la mia vita. Ma…
-Perché proprio adesso? Perché proprio adesso che sono felice?
-Ti ricordi quando sei venuta da me? Hai detto che consideravi l’amore una stronzata. Non è più così, vero?
-No. –mi tremava il labbro inferiore.
-Mi dispiace, non dipende davvero da me. –sembrava seria, per la prima volta da quando la conoscevo.
-Lo devo salutare. –dissi semplicemente.
-Se mi impegno dovrei riuscire a rallentare il tutto. Non sono una principiante, io. Però non hai più di quindici minuti. Ci stai?
Per tutta risposta, riattaccai e corsi fuori dalla stanza.
 
Sunlight comes creeping in
Illuminates our skin
We watched the day go by
Stories of what we did
It made me think of you
It made me think of you

 
Sfrecciavo per i corridoi più veloce che potevo, ma erano tutti identici. Non so quante volte sbagliai strada e nemmeno quante persone svegliai. Controllavo continuatamente l’orologio. Di solito il tempo sembrava passare più lentamente, ma quella sera no.
Arrivai davanti alla sua porta.
 
Under a trillion stars
We danced on top of cars
Took pictures of the state
So far from where we are
They made me think of you
They made me think of you

 
Bussai forte. Ero sicura che il legno si sarebbe sfondato.
Di Liam nemmeno l’ombra.
-Cazzo, apri!
Finalmente la sua figura palestrata comparve sulla soglia. Se pensavo che non l’avrei più rivisto…
-Ti sta inseguendo Jack lo Squartatore? Cavolo Haley, ti avrà sentito tutta Sydney!
Mi puntò la torcia, la mia torcia, in faccia. E vide la mia faccia. Dovevo essere davvero conciata male, perché il suo tono cambiò radicalmente.
-Cos’è successo?
Piangevo come una bambina a cui è caduto per terra il cono gelato.
-Dai, vieni qui.
Fece un passo verso di me, le braccia tese. Indietreggiai.
-N…no.
-Perché no?
-Non ho tempo!
 
Oh lights go down
In the moment we’re lost and found
I just wanna be by your side
If these wings could fly

 
Deglutii, ricacciando indietro le lacrime. Il singhiozzo non voleva saperne di passare, ma quello era il minore dei miei mali.
Si sentì un ronzio, le lampadine del corridoio sfarfallarono e poco dopo la luce tornò definitivamente. Sbattemmo le palpebre per riabituarci e lui spense la pila.
-Liam, ascoltami! Ti sembrerà strano, assurdo, senza senso. Penserai che sia pazza. O stronza. O entrambe le cose. Non mi interessa. Non più. Cioè sì, mi interessa un casino, ma ormai non dovrebbe. Perché ho solo undici fottuti minuti per spiegarti come stanno davvero le cose e non riesco nemmeno a formulare una frase. Non sono chi tu pensi che sia, Liam. Non mi chiamo Haley Foster. Non vivo in Inghilterra e non frequento la Shoreline. Zayn non è il mio ex.  Era marzo. Ero in giro con una mia amica e siamo capitate casualmente in questo negozio stranissimo. Era gestito da una vecchia pazza che somigliava a quella dei videogiochi del professor Layton, Nonna Enigmina. Hai presente? Ad essere sincera non so nemmeno quale sia il suo vero nome. scoppiai a ridere, perché quella situazione era davvero assurda. –La mia amica, Noemi, ha voluto assolutamente che mi facessi leggere le carte. E così è stato. La vecchia mi ha predetto qualcosa di strano a cui non ho minimamente creduto, ma mi sbagliavo. Avrei dovuto ascoltarla, e forse le cose sarebbero andate in maniera completamente diversa. E sai perché? Perché pochi giorni dopo mi sono svegliata nel corpo di qualcun'altra. Tale Haley Foster.
Non sono in grado di descrivere l’espressione di Liam. È troppo complicato. Non mi credeva, naturalmente. Al suo posto non l’avrei fatto nemmeno io.
-Ah, a proposito. Piacere. Beatrice Castelli.
Ecco, quella frase lo spiazzò. Haley poteva anche essere pazza ma non avrebbe mai e poi mai potuto sapere di Bea.
-Non è possibile.
-Ah no?
 
Oh damn these walls
In the moment we’re ten feet tall
And how you told me after it all
We’d remember tonight
For the rest of our lives

 
-Sono io. Beα, con l’alfa al posto della “a”. Ho scelto il nickname a tredici anni. All’epoca l’alfabeto greco mi esaltava. Tre anni dopo ti ho conosciuto. Chattavamo ogni sera e di giorno io non vedevo l’ora di sentirti. Ti ricordi quando stavamo svegli insieme per guardare dei film? Li facevamo partire nello stesso momento per essere sincronizzati e li commentavamo in chat. Tu ti incazzavi perché io non riuscivo a stare zitta e ti distraevo. In più ho anche la tendenza a rovinare i momenti drammatici… Quando ti ho incontrato, e fingevo di essere Haley, non pensavo fossi davvero tu. Non potevi essere l’unico Liam dell’Inghilterra, no? Poi però mi hai chiamato Bea… Lì è cambiato tutto.
Il mal di testa era diventato insopportabile.
Non avrei fatto in tempo a salutare Harry e Louis. Ginny, la mia Ginny, e quel tonto di Niall. Josh. Taylor. Quel simpaticone di Mr. Hills. Danielle, che a modo suo era stata mia amica. E nemmeno Lena o Zayn.
A lui, però, dovevo dire addio.
Liam mi stava ancora fissando a bocca aperta.
Vidi una luce verde.
Merda, perché così presto?
 
Oh lights go down
In the moment we’re lost and found
I just wanna be by your side
If these wings could fly

 
Avrei dovuto aspettarmelo, fu il mio ultimo pensiero.
Nella frase “vissero per sempre felici e contenti” manca la parola “insieme”.
 
-Birdy, Wings


Hujiambo!
E adesso piango.
Non è possibile.
Sto pubblicando l’ultimo capitolo prima dell’epilogo (che sarà tanto strano e vi farà venire istinti omicidi verso la sottoscritta per la maggior parte del tempo).
Tante di voi c’avevano azzeccato: Bea è tornata indietro. Il signor Payne, però, è rimasto nel suo gran bel corpo. In Inghilterra. Sigh.
Non potete immaginare il mio stato d’animo mentre scrivevo. Ho pubblicato questa storia il… ventiquattro dicembre? Sul serio ho aggiunto una fic alla Vigilia di Natale? Evidentemente sì. Comunque sono passati più di dieci mesi. E no, non mi sembra vero.
Vi risparmio i sentimentalismi, per quelli ci sarà l’epilogo.
Vi dico soltanto che senza di voi non avrei mai terminato questa… cosa. È in assoluto la storia più demenziale e fuori di testa che abbia mai pubblicato, ma spero tanto che vi sia piaciuta almeno quanto è piaciuto a me scriverla.
Nel caso non ne abbiate abbastanza del mio swahili, dei progetti assurdi e della mia discutibile simpatia, eccovi una nuova originale. Totalmente diversa da questa storia.
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Gaia

 
 
La memoria genetica è il ricordo di esperienze che non abbiamo mai vissuto di persona, ma che sono state ereditate e sono presenti alla nascita. Alcuni, come Freud, non ci credono. Altri le chiamano “vite passate”. 
Parigi, 1889 – Arielle è intrappolata nella sua vita e l’unica via d’uscita sembra essere Stephane.
San Pietroburgo, 1907 – Leon aiuta Vera a fuggire dalla reggia dello zar durante la rivoluzione russa.
Nuova Delhi, 1818 – Samira è promessa sposa ad un uomo che non ama. E poi è arrivato James.
Kingston, 1703 – Rosalyn, travestita da uomo, si imbarca su un veliero e cerca di mantenere il suo segreto. Con il mozzo Henry, però, è più difficile.

North Dakota, 1704 – la Cheyenne Malia scappa dalla sua tribù con Gilbert, l’uomo bianco che le ha salvato la vita
Londra, 2013 –tutti si incontrano di nuovo. Ariel, Stefan, Vivian, Liam, Sam, Jace, Rain, Erik, Maya e Gideon. 
Perché la storia ha la brutta abitudine di ripetersi.

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Capitolo 23
*** Epilogo ***




Epilogo.

 

Finirà sicuramente prima. Al limite fatela ripartire ;)
Mentre scrivevo avevo Big my secret, ma penso che questa sia più adatta:
sottofondo

A voi, che sopportate i miei ritardi
Ad Alice, Rebecca e Giulia, che sopportano me
A Valentina, perché glielo devo
A Sara, che chissà quando leggerà questo capitolo
A Bea e Liam, perché mi mancheranno
 


Il cuscino finì inspiegabilmente sul pavimento, svegliandomi.
Borbottando aprii gli occhi e mi trovai a detestare il poster dei Green Day appeso alla parete, perché loro erano maledettamente perfetti già di prima mattina.
Certo, pensai, sono fatti i di carta.
Mi trascinai in anticamera, facendo scrocchiare ogni singolo osso del mio corpo.
La mamma mi salutò distrattamente. Aveva dormito malissimo per colpa di papà e del suo maledetto raffreddore, che lo faceva russare anche più del solito. Incazzata, aggiunse che se glielo avessi chiesto lui avrebbe sicuramente negato. Se non ci fosse stata lei –sì, proprio lei –quella casa sarebbe andata in rovina.
-Com'è andata ieri sera? –sbadigliò.
Ieri sera. Non mi ricordavo assolutamente nulla.
-Bene, -rimasi sul vago.
Forse mi ero ubriacata. Quell'ipotesi spiegava anche il dolore alla testa.
-Ti avviso che sei in ritardo.
-Per cosa?
-Bea? Elisa che torna dal suo anno all'estero? La telefonata intercontinentale che mi sarà costata un patrimonio, ma che era necessaria perché "dovevate organizzarvi"? Ti dice qualcosa?
No. Per niente.
-Ah già! Vado a prepararmi, ciao ciao. -feci marcia indietro. Dei vuoti di memoria non erano tanto preoccupanti, giusto? Anche perché un vago ricordo dei giorni precedenti ce l'avevo. Molto, molto vago. Lunedì era iniziato l'oratorio estivo, io ero un'animatrice. Quella mattina però era sabato, potevo uscire con chi volevo. Tipo Elisa che tornava dall'intercultura. Ancora non mi ricordavo della telefonata. E nemmeno del luogo dell'incontro. Merda.
Saltai sul primo pullman diretto in centro con le cuffie nelle orecchie. Non c'era traffico.
Arrivai dopo circa un quarto d'ora. In giro non c’era praticamente anima viva. Conoscevo Elisa da nove anni, e forse aveva rispettato l’orario solo due volte. Scavai un po’ nei messaggi ricevuti e scoprii di essere in ritardo di cinque minuti. Di Elisa non c’era traccia, così mi sedetti su una panchina di marmo e controllai facebook.
Una richiesta d’amicizia: Haley Foster. Nessun amico in comune.
Chi diavolo era? Aveva i capelli tinti di biondo e due labbra rosse e carnose. Dal profilo scoprii che viveva in Inghilterra. Perplessa, ignorai la richiesta ed iniziai a giocare a Triple town per ammazzare il tempo.
-Bea scusa! C’era traffico, pensavo di arrivare prima!
-Eli, non c’è in giro nessuno. –la informai, senza distogliere lo sguardo dal cellulare.
-Ok, sono partita tardi. Ma sai come sono, è nella mia natura. Potresti anche abbracciarmi, stronza.
Scoppiai a ridere, infilai il galaxy in tasca e buttai le braccia al collo della mia amica.
-La mia Bea… -disse lei –Dai, raccontami. Cos’hai fatto in questi mesi? A parte strapparti i capelli a causa della mia assenza, ovviamente.
Ecco, avrei tanto voluto sapere la risposta a quella domanda.
-Le solite cose: scuola, amici, allenamenti, vita amorosa inesistente… entriamo da Kiko? –tergiversavo spudoratamente. Con Elisa, però, “Kiko” era la parola magica. Mi prese sottobraccio ed insieme ci dirigemmo verso il negozio di cosmetici.
Restammo da Kiko fino a quando le commesse non iniziarono a guardarci male, obbligandoci a comprare qualcosa e ad andarcene. Una volta fuori, optammo per un gelato.
Passammo davanti ad un piccolo vicolo in cui non mi sembrava di essere mai stata. Un colpo d’aria mi scompigliò i capelli –strano, avrei potuto giurare che fino a due secondi prima non ci fosse stato neanche un alito di vento- e il biglietto del pullman che spuntava dalla tasca dei jeans volò fuori e rotolò lungo la stradina. Imprecai e gli corsi dietro, mentre Eli coglieva l’occasione per ricordarmi quanto fossi sfigata. Il biglietto per poco non finì in un tombino. Mi chinai per raccoglierlo giusto in tempo, poi sollevai lo sguardo.
Mi trovavo davanti ad una catapecchia vecchissima. L’insegna rovinatissima e in parte illeggibile diceva “Emporio d’…a”.
 
Piove. Il vento mi fa sfuggire di mano l’ombrello e lo inseguo in una stradina che sono sicura di non avere mai notato prima.
-Fottuto vento di merda! –sbotto.
-Sei sempre la solita, la finezza fatta perso.. Ehi! –Noemi tronca la frase a metà e io sollevo lo sguardo. Ci troviamo davanti ad un negozio stranissimo. È una piccolissima casetta in legno e sembra appena uscito da un film di Halloween di serie B. 

 
Sbattei le palpebre. Non feci in tempo a dare un senso a quello che avevo appena visto, perché Elisa mi afferrò per un braccio.
-Entriamo?
Il mio istinto di sopravvivenza mi diceva di correre via.
-No. Dai, Eli, è un posto assurdo!
-Appunto! Se entriamo ci facciamo due risate! Ti prego, Bea. –accettai.
Ogni singolo centimetro dell’interno era pieno degli oggetti più assurdi, che nessuna persona sana di mente avrebbe mai comprato. Ad ogni passo la sensazione di dejà-vu aumentava.
Era solo la mia immaginazione e la mia cultura piena di film spazzatura. Io quel negozio non l’avevo mai visto, poco ma sicuro.
Seguii Elisa scavalcando cumuli di libri, statuette di gatti neri e strane pietre fino a raggiungere una porta vecchissima. Eli abbassò la maniglia. Cosa diavolo stavamo cercando?
-Oh bene! Vi stavo aspettando! –qualcuno eseguì una rotazione completa su una sedia girevole e ci rivolse un sorriso a trentadue denti. Era una vecchia. Aveva un’aria stranamente familiare, e dopo qualche secondo la associai a Nonna Enigmina, la tipa stramba dei videogiochi del Professor Layton. Ci trovavamo in quella che doveva essere la stanzetta sul retro. Un grande tavolo dominava la scena, insieme alle due poltroncine e alla sedia girevole.
-Stava aspettando… noi? –chiese Elisa.
-Esatto! –Nonna Enigmina annuì energicamente. –Beatrice, come stai?
Sobbalzai. –E lei come fa a sapere il mio nome?
L’espressione di Nonna Enigmina cambiò. Il suo viso smise di essere radioso. Sorrideva ancora, certo, ma c’era qualcosa di… malinconico.
-Davvero non ricordi, eh? –scosse la testa –Avrei dovuto dare ascolto a Liam. Quel benedetto ragazzo non è solo bello.
Elisa mi guardava allarmata. Io semplicemente non sapevo come comportarmi.
-Chi è Liam? –chiesi infine.
-Oh, credo proprio che lo scoprirai presto. Sappi che è stato bello. Molto bello.
 
-Ok, chi diavolo era quella?
-Solo una pazza.
-Una pazza che ti conosce, Bea. Fossi in te avrei paura.
I nostri piedi ci aveva ricondotto alla fermata dell’autobus. Quello diretto al mio paese sarebbe passato nel giro di cinque minuti.
-Di quella lì? Ma l’hai vista? In un corpo-a-corpo non avrebbe speranze contro di me, -dissi strizzando l’occhio alla mia amica. Lei mi diede una sberla sulla fronte.
-Se verrà a casa mia per aggredirmi, giuro che sarai la seconda persona a cui lo dirò.
-E la prima?
-Un poliziotto, ovviamente. –scoppiammo a ridere.Un autobus blu spuntò da dietro l'angolo.  –Merda, è il mio! Ciao Eli!
-Corri, Bea! E guardati le spalle!
Saltai sull’autobus e salutai il conducente. Mi lasciai cadere sui posti a quattro ed allungai le gambe sul sedile che avevo davanti.
Vecchie pazze a parte, non era stata una mattinata così inutile. Il mascara nero extra volume nella mia tasca ne era la prova. Mi rilassai ed impostai la riproduzione casuale del cellulare. Toccò a I can wait forever.
Canticchiavo a bassa voce, mentre alberi e case sfrecciavano fuori dal finestrino, abbastanza lentamente da permettermi di vedere i contorni.
Intanto partì il ritornello.
 
Sono seduta su dei gradini. È stato un pomeriggio di merda. Non che la mattinata sia stata migliore. Anzi, si può dire che io non abbia una giornata piacevole da… non me lo ricordo nemmeno.
-Qualcosa mi dice che tu e Ginny non avete trovato nessuno. –dice la sua voce. Si siede accanto a me.
-Wow, non ti facevo così perspicace.
Ha le cuffie nelle orecchie e i capelli umidi. È semplicemente bellissimo. Devo fingere che la sua presenza non mi faccia nessun tipo di effetto, così mi concentro sulla moneta di cioccolato che sto mangiando. Poi lui inizia a canticchiare.
Conosco la canzone, ma non è questo che mi stupisce. Lui canta benissimo.
Another day without you with me, is like a blade that cuts right through me, 
but I can wait I can wait forever 
when you call my heart stops beating, but when ur gone it wont stop bleeding 
I can wait I can wait forever... 

Sono estasiata.
-Sei un idiota! –sbotto.
-Se non ti piacciono i Simple Plan è un problema tuo, Haley.
 
Trasalii.
Haley.
Haley.
Come la ragazza misteriosa della richiesta d’amicizia.
Non poteva essere una coincidenza. Mi erano successe troppe cose strane, e tutte in un giorno.
Doveva esserci qualcosa sotto. Oppure ero una pazza visionaria. In ogni caso iniziavo ad avere paura. Prenotai la fermata ed iniziai a camminare speditamente verso casa non appena i miei piedi toccarono terra.
Volevo solo barricarmi in camera ed ascoltare musica a tutto volume.
Ma qualcosa me lo impedì. O meglio, qualcuno.
Per la precisione, il ragazzo bellissimo della visione appostato fuori dal mio cancello.
Lanciai un urlo.
-E tu che cosa ci fai qui?!
Mi ignorò. -Beatrice? –chiese con un forte accento inglese.
-Sì. E tu sei?
La sua aria interrogativa parlava da sola. Ripetei la domanda in inglese.
-Liam! Bea, sono io! Ti ricordi? –parlava lentamente, per assicurarsi che lo capissi.
-No, mi dispiace. Non ho la più pallida idea di chi tu sia. Potresti per favore spostarti e andare via da casa mia?
Era bello. Tanto, ma tanto bello.
-Anche Haley non si ricorda. Sa di essere andata in Australia per Zayn, ma non si ricorda di me. Allora le ho preso il cellulare e ho telefonato a quella signora, Nonna Enigmina. Mi sono fatto dare il tuo vero indirizzo, ho detto agli altri che tornavo in Inghilterra e invece eccomi qui. Ti credo, Bea. Mi dispiace di non averlo fatto l’altro ieri, quando mi hai raccontato tutto.
Non capivo il senso di quel racconto. Perché dirmi quelle cose? Chi erano Haley e Zayn? E cose c’entrava l’Australia?
-Ok, adesso devi proprio andare via. –lo spinsi da una parte ed aprii il cancello.  –È stato bello conoscerti, ma puoi anche tornare in Inghilterra. Torna a casa tua.
Feci tre passi.
-Non serve, sai. Io ti guardo e sono a casa. Ma lo farò. Ciao, Bea. Ti amo. –rimasi paralizzata. Liam mormorò un “ciao” e si allontanò, lentamente. Io corsi in casa.
Non mi fermai fino a quando la porta della camera da letto non fu ben chiusa alle mie spalle e scivolai lungo il legno marrone scuro. Chiusi gli occhi.
 
Io ti guardo e sono a casa.
Liam che mi schizza mentre facciamo il bagno in una fontana.
Liam ed io che cantiamo Wanderwall in un pub.
Liam che porta a casa in braccio dal bowling una me ubriaca fradicia.
Liam ed io che ci baciamo in un bar.
Liam che dice di amarmi mentre il nostro jet precipita.
Liam ed io che ci tuffiamo in un laghetto su un’isola sperduta nell’Oceano Indiano.
Liam che sparisce davanti ai miei occhi e io che non faccio in tempo a dirgli quanto lo ami.
 
Quando mi svegliai erano passate due ore.
Era tardi, troppo tardi.
Corsi fuori dalla mia stanza e mi precipitai in garage (Beatrice, nel frattempo, aveva preso la patente). Partii a tutta velocità, diretta all’aeroporto di Malpensa.
C’era traffico. Le mie dita tamburellavano nervosamente sul volante mentre la vecchia polo era bloccata in coda. Presi il cellulare. Non fu difficile trovare l’Emporio d’Ombra su internet, e nemmeno risalire al numero di Nonna Enigmina.
-Finalmente! –esclamò lei.
-Mi dia il suo numero. Non ho molto tempo.
Me lo dettò. –Sa, prima non gliel’ho potuto dire, ma è stato bello anche per me.
Stava sorridendo. Ne ero sicura.
-Oh no! Non riuscirai a farmi piangere. Sbrigati, ragazza mia. Faccio il tifo per te. Vai dal tuo Liam e bacialo.
-Senta…
-Dimmi.
-Qual è il suo vero nome?
Si sentì una risata. –Chissà. Per te sempre Nonna Enigmina.
Una lacrima colò lungo la mia guancia. Niente “addio”. Niente “mi mancherà”. Non ce n’era bisogno. E andava bene così.
La macchina davanti a me si mosse.
 
Parcheggiai in doppia fila, ignorando le proteste degli altri.
Io pensavo solo a correre. Correvo per i corridoi affollati, mi facevo largo tra le famiglie troppo numerose e gli uomini d’affari, scivolavo sui pavimenti lucidissimi e urtavo tutte le valige.
-Il prossimo volo per Heathrow?
-Tesoro, -disse la donna al banco del check-in –gate 12. Parte tra cinque minuti!
Imprecai e ripresi la mia folle corsa.
Dovevo fare in tempo.
Non poteva partire senza di me, senza sapere che ricordavo tutto.
Senza sapere che lo amavo.
Vidi Liam proprio mentre entrava nel tunnel.
-Liam! Liam aspetta!
Non riusciva a sentirmi. Grosse lacrime mi rigavano le guance.
-Cazzo, Liam!
La hostess gli disse di sbrigarsi. Una montagna umana mi sbarrò la strada prima che potessi raggiungerlo e io urlai ancora il nome di Liam.
Lui finalmente si voltò.
Mi vide.
E il portellone dell’aereo si chiuse.
Caddi pesantemente su una seggiola verde. Scoppiai a piangere, mentre l’uomo della sicurezza cercava di calmarmi.
Quando trovai la forza per chiamarlo erano passati minuti.
Lui rispose al secondo squillo.
-Torna indietro, -singhiozzai.
-Bea…
-Riporta qui il culo, sbrigati!
-Non sai quanto mi piacerebbe. Ma non posso. Non ho i soldi per un altro volo e quello che guadagno al bar non basta. Avevo prenotato questo biglietto perché sapevo che tu non mi avresti riconosciuto. Anche se speravo di disdire…
-Allora fai qualcosa, punta una pistola alla testa del comandante e ordinagli di riatterrare!
Non riuscivo a capire se stesse ridendo o piangendo. Probabilmente entrambe le cose.
Io non potevo andare da lui e lui non poteva venire da me. Avevamo due vite completamente diverse.
-Cosa facciamo? Io non riesco a stare senza di te!
Guardavo fuori dall’ampia vetrata, mentre i singhiozzi mi scuotevano le spalle. Probabilmente anche lui stava guardando giù.
-Bea, ascoltami. Un giorno, non so quando, come o dove, ma ti giuro che ci rincontreremo. Voglio fare il bagno nelle fontane. Voglio citare in continuazione i film della Pixar. Voglio litigare durante le ore di chimica. Voglio cantare le canzoni degli Oasis. Voglio ubriacarmi al bowling. Voglio portarti alle cascate.
Io invece volevo insultarlo, perché non avevo mai pianto così tanto in tutta la mia vita.
-Ti amo, Liam. –dissi invece.
-Ti amo anche io.
Dovevo riattaccare. Non si poteva telefonare a bordo di un aereo.
-Un giorno. In un posto qualsiasi in un momento qualsiasi.
-Te lo prometto. 



Augh!
Non piangere. Non piangere. Non piangere, accidenti.
È finita. La cosa più strana, pazza, demenziale, ridicola, fuori dal mondo che abbia mai scritto e pubblicato (alla Vigilia di Natale lol) è finita. So che tante di voi vorranno uccidermi per il finale. La colpa è di Giulia, non mia (♥). E dopo tanti lieto fine volevo provare a farne uno leggermente diverso...
Voglio ringraziarvi. Senza di voi, questa storia pazza iniziata per caso non sarebbe mai stata ultimata. Avrei abbandonato tutto intorno al capitolo cinque. E invece no. Quindi grazie. Grazie alle 120 persone che la seguono, le 30 che la ricordano, le 90 che la preferiscono e le 171 che l'hanno recensita in maniera positiva. Siete le migliori.
Le lettrici silenziose potrebbero lasciare un commentino a questo ultimo capitolo? Giusto per dirmi cosa pensano di questa follia :)

Adesso? Non so cosa farò ahah. Ho tre storie in corso, tutte abbastanza lontane da una conclusione (ve le linko qui sotto, nel caso non ne abbiate abbastanza di me). Non so più cosa dire. Dopo undici mesi ho finito Non sono chi tu pensi che sia, e mi rendo conto solo adesso di quanto cavolo mi sia affezionata ai miei personaggi.
Basta, direi che vi ho già annoiato a sufficienza.
Tantissimi baci, e grazie
Gaia ♥
   


Disaster (One Direction)
Invisible (Ed Sheeran)
Dejà-vu (Originale)
You always will be my angel (One Direction, prequel di Disaster)

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