Sweet Revenge!

di Val__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo : “Dovresti mangiare dei cosmetici, così saresti bella pure dentro, stronza.” ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 : “La più coraggiosa decisione che puoi prendere ogni giorno è quella di essere di buonumore.” ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 : “Se ti tirano una pietra, tu rispondi tirando un fiore, ma non dimenticare il vaso... ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 : “Il mio cuore era un organo isterico sul quale non si poteva fare affidamento.” ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 : “Sarai amato il giorno in cui potrai mostrare la tua debolezza senza che l’altro se ne serva per affermare la sua forza.” e "Il mio corpo è composto per il 70% d’acqua e per il 30% dai bu ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 : "Dicono che il cuore ed il corpo siano due cose diverse. Bugia. Quando il cuore sente qualcosa, anche il corpo vuole sentire lo stesso." ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 : ***



Capitolo 1
*** Prologo : “Dovresti mangiare dei cosmetici, così saresti bella pure dentro, stronza.” ***


Sweet Revenge!

Prologo:

“Dovresti mangiare dei cosmetici, così saresti bella pure dentro, stronza.”



Colpa sua! Tutta colpa sua!

Era questo che Demien continuava a ripetersi. Era realmente colpa sua, di Karin, se Demien ora raggomitolato su se stesso, steso su quel suo piccolo letto, continuava a piangere per la tristezza dell’essere stato tradito e la rabbia per l’essersi fidato di una stupida oca bionda, di quelle che come modello di vita hanno Barbie, stupide cheerleader buone solo a fare coretti idioti alle partite e farsi scopare dal giocatore di football di turno.
Sì perché non dobbiamo dimenticarci di quegli stupidi gorilla dalla mentalità così chiusa che più chiusa non si può, quelli che hanno due neuroni in croce, che giocano pure a nascondino - uno si nasconde e l’altro lo cerca. Demien sapeva bene anche quanto potessero essere perfidi, lo aveva scoperto a sue spese quando era venuta fuori la verità
Quella, era una normale giornata come le altre. Il giorno prima Demien, aveva confessato alla sua amica Karin, uno dei suoi più grandi segreti. Le aveva detto di non dirlo assolutamente a nessuno, lei glielo aveva promesso, gli aveva giurato che non avrebbe fatto parola con nessuno della sua omosessualità… infatti si era visto come non l’aveva detto! Il giorno dopo a scuola, lo sapevano tutti, ed il suo incubo divenne realtà. < È così che non lo dici a nessuno!? > esplose in lacrime, lei si girò verso le amiche che ghignavano di soddisfazione < scusa Demi ma ho dovuto, che cosa sarebbe successo a quei poveri ragazzi inconsapevoli che ti si avvicinavano, anche solo per sbaglio! E se gli fossi saltato addosso?! > lei e le sue amichette continuarono a sghignazzare senza contegno. Demien era ancora in piedi davanti a lei, con le lacrime che scendevano lungo il viso senza fermarsi.
Quella giornata era stata un vero e proprio incubo, non appena alzava lo sguardo qualcuno rideva di lui ma non bastava essere sbeffeggiato da tutti, perché persino i gorilla lo andarono a cercare, e non certo per porgergli i loro saluti, lo inseguirono per mezza scuola per tutto il tempo riuscendo a prenderlo solo poco prima del suono della campanella della terza ora. Inutile dire che Demien, sanguinante e pieno di lividi, ferito non solo nel fisico, persino con il fragile cuore sul punto di spezzarsi, chiamò a casa per farsi venire a prendere prima, sua madre arrivò immediatamente, spaventata a morte.
Da Quel giorno Demien non era più voluto andare a scuola, uscire di casa, o uscire dalla sua stanza.

< Tesoro, è pronto ti va di scendere per mangiare qualcosa? > chiese sua madre preoccupata per lui, Demien alzò la testolina rossastra mostrando il viso coperto di cerotti che coprivano i graffi e i lividi violacei ben evidenti sulla sua pelle chiara < i-io non… non so, penso di non avere fame > accennò con voce bassa lui, sua madre sospirò < Demi tesoro, devi mangiare, per favore… un piatto di spaghetti non ha mai mangiato nessuno, anzi! > sorrise lei. Lui leggendo la preoccupazione sul suo viso nascosta da quel suo dolce sorriso che accompagnava ogni suo dire, si rialzò lentamente sui gomiti, si trascinò fuori dalle coperte, ancora rannicchiato sul letto, si girò verso la madre sforzando un sorriso riuscito non proprio benissimo, < arrivo, sono un po’ rotto… niente fretta > disse con voce flebile < chiamo Rori così ti aiuta? > chiese lei, Demien annuì piano un po’ demoralizzato, non riusciva ad alzarsi per quanto c’erano andati pesante quei gorilla, quindi a camminare nemmeno a pensarci.
Rori apparì pochi minuti dopo da dietro la porta, in tutto il suo metro e ottanta per diciannove anni di splendore, i capelli rossicci scompigliati e gli occhi azzurri, alle volte tendenti al grigio, illuminati da un sorriso dei più sinceri che avreste mai potuto avere l’occasione vedere in tutta la vostra vita e, senza dire nulla, si avvicinò a Demien e rapidamente se lo prese tra le braccia, schioccandogli un grosso bacio sulla guancia, lui rise forte, felice.

Rori, suo fratello maggiore, era uno di quelle persone espansive con tutti, con il sorriso sempre sul quel suo bel visino, il quale una volta conosciuto fino in fondo, ti rende impossibile staccarti da lui per quanto riesce a farti affezionare. E’ come se fossi… “Rori-dipendente”! Impossibile non rilevare quella strana forza gravitazionale che attira le persone intorno a lui, la dimostrazione più evidente erano quelli che Demi chiamava “i pianeti del sistema Rori” , ovvero gli amici del fratello che puntualmente, ogni santa mattina, verso le dieci lo venivano a svegliare, per non fargli fare tardi al lavoro, gli davano uno strappo ed erano sempre gentili e disponibili senza nessuna motivazione concreta, anche troppo direi. Erano tutti così tranne Mackenzie, il suo migliore amico, fin dai tempi delle elementari, l’unico che si filava pure Demien, nonché l’unico che si fregava altamente di quella sottospecie di sistema solare che scatenava l’amico intorno a se e che anzi, sfruttava, scroccone com’era, passaggi e sveglie mattutine. Era così tanto scroccone che ogni mattina si presentava alla porta, con tanto di sacchetto con biscotti e paste, si sedeva comodamente a capotavola e faceva colazione con loro e non solo la colazione, ma anche pranzo, cena e spuntini vari, anche se, tutti oramai avevano capito che lo faceva per non restare solo in casa, da piccolo i sui genitori lavoravano spesso, mentre ora che viveva da solo, l’abitudine di stare accanto a Rori gli era rimasta. Visto che questa situazione si ripeteva sin dai primi incontri dei due, ormai Mackenzie era uno di famiglia e nessuno dei tre faceva caso a quel quarto componente, con quel suo viso serio, raramente sorridente i capelli scuri, così diversi da quelli degli altri al tavolo e l’altezza pari a quella di Rori, ad un primo sguardo poteva sembrare minaccioso, nonostante avesse bei lineamenti, ma al contrario era una persona di una dolcezza unica.

Rori aveva appena sceso dall’ultimo gradino, quando qualcuno, per qualcuno intendo Mackenzie, aprì la porta d’ingresso senza preavviso < Ciao > fece semplicemente, Rori davanti a lui con il fratellino in braccio rimase per un momento interdetto per poi riprendersi, con in viso ancora un’espressione confusa < come sei entrato? Non hai le chiavi di casa! > disse stranito < si, lo so, ma quelle di riserva sono sempre nello stesso posto… a proposito, dovreste metterle da un’altra parte, sotto lo zerbino è super prevedibile e insomma non siamo in un telefilm > si lamentò lui, Rori sorrise, mentre Demien, ancora accoccolato tra le sue braccia, si dimenava appena (per quanto il corpicino dolorante glielo permettesse) per fare segno al fratello di metterlo giù e, non appena lo fece, Demi corse ad abbracciare Mackenzie con un sorriso che arrivava da un orecchio all’altro, il più grande se lo caricò in spalla e lo portò di peso al tavolo dove il suo aguzzino, anche noto come Piatto di spaghetti lo stava aspettando.
< Su forza, ti ordino di mangiare! > si impose Mackenzie < Zie sii gentile > sorrise Rori < Demi prova a mangiare qualcosa, ti va? > ancora Demien non si spiegava come quei due dopo tutti quegli anni riuscissero a stare insieme senza sbranarsi… sarà la forza dell’abitudine!
Demi cominciò a mangiare di malavoglia, nonostante gli spaghetti con il tonno fossero i suoi preferiti. < Rò, Demi! Oh ciao Zie non ti ho sentito! Comunque vado al lavoro fate i bravi bambini > irruppe Olive, la madre di Demien con in dosso uno splendido tailleur color beige e gli splendidi capelli rossi legati in uno chignon le davano un aria adulta per quanto i lineamenti gentili e giovanili lo permettessero. I tre la salutarono sorridendo, Demien si sforzò per non farla preoccupare, gli uscì un sorrisetto evidentemente forzato.

< Demi… senti, non mi piace vederti mezzo massacrato di botte ed in qualità di fratello maggiore iperprotettivo vorrei… ti consiglierei di cambiare istituto... che ne dici? > sorrise Rori sperando che la sua proposta non venisse cestinata < ci avevo pensato… ma così non sembra che stia scappando? > Rori si era bloccato non sapendo cosa rispondere, Demien non era un tipo orgoglioso, ma era comprensibile, dopo quello che gli era successo, era però anche sensato seguire il consiglio di Rori, persino Zie lo pensava, infatti inaspettatamente cercò di appoggiare l’amico… certo a suo modo però… < Rori ha ragione, ma anche tu ce l’hai, insomma è come se avesse sputato sulla tua dignità! Che ne dici se io e te provassimo a… VENDICARCI? > propose allora. A quella proposta sul visino dolce di Demien si fece largo un gigantesco ghigno compiaciuto: vendetta… niente di più dolce! Rori si spaventò per un momento, perché fra i due non sapeva chi gli facesse più paura, nemmeno Mackenzie sapeva come interpretare quel suo inquietante sorriso, sperava solo di star stuzzicando per benino il can che dormiva nel cervellino di Demien, almeno quanto bastava per far mettere da parte il carattere adorabile di Demi per poi sostituirlo momentaneamente con uno feroce e vendicativo, diciamo solo che…

AVEVA FATTO UN BUON LAVORO!




Angolino di Val_chan :

Ehilà Fanciulle e Fanciulli è la mia prima Fic Romantica che pubblico e la prima a tematica omosessuale, spero comunque che incuriosisca qualcuno di voi e che la/lo spinga a seguirmi (almeno fino al prossimo capitolo per vedere se vi spira veramente o era una finta XD).
Detto questo devo ringraziare un po' delle mie Fanciulle importanterrime (XD) senza le quali sarebbe stato un casino ^^: Prima tra tutte la mia Beta Tiky (<3) *abbraccia*
Poi la mia sostenitrice che si occupa del sostegno morale e che si sorbisce i miei sfoghi e i miei deliri da ormai 5 e più anni XD la mia Gio-chin (grazie tesorinoo!).
Detto questo grazie a chi mi seguirà, a chi anche solo leggerà se vi va lasciate un commentino mi piacerebbe sapere se sto scrivendo cose sensate o come mio solito sto delirando XD (a parte gli scherzi mi farebbe piacere sapere il vostro parere).
Bene grazie ancora! Ricordate tengo molto ai miei personaggi, sono i miei bambini, non scippatemeli per favore. :)


P.S. : I titoli dei capitoli saranno citazioni prese qua e là, spero vi piacciano <3
Baci Val_chan

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 : “La più coraggiosa decisione che puoi prendere ogni giorno è quella di essere di buonumore.” ***


Sweet Revenge

Capitolo 1:

“La più coraggiosa decisione che puoi prendere ogni giorno è quella di essere di buonumore.”



Era ormai passata una settimana da quel brutto incidente a scuola, le ferite di Demien erano oramai risanate ma lui era ancora in stato vegetativo e nonostante i buoni propositi, si era accorto che per vendicarsi di quello che Karin gli aveva fatto doveva ripagarla con la stessa medicina, ovvero in modo altrettanto stronzo, ma a pensarci bene, i segreti che lei gli aveva confessato non erano niente di ché. Progettava quindi di restare a vegetare in casa fino al momento in cui non gli fosse venuto in mente qualcosa, ma Rori si era stancato di vedere il fratello sempre chiuso in casa, più sul morto che sul vivo, quindi gli impose di uscire almeno dall’appartamento, suggerendogli di tenersi impegnato e magari trovarsi un lavoro, visto che di tornare a scuola non ne voleva sapere. Con l’aiuto di Mackenzie che sapeva essere molto convincente (l’aveva praticamente costretto a vestirsi e se l’era caricato di peso portandolo fuori casa), era riuscito a farlo assumere nello stesso bar in cui lui stesso lavorava.

Era il primo giorno di lavoro di Demien nonché la sua prima esperienza lavorativa, ma dopotutto aveva solo sedici anni ed un carattere tra i più apatici degli adolescenti, era stato infatti molto difficile per lui aprirsi anche nella precedente scuola e, visto il risultato, si era ancora più chiuso in se stesso di quanto avesse mai fatto.

Il turno del mattino era sempre un’agonia per Rori, gli spettavano solo tre giorni la settimana in cui doveva svegliarsi alle cinque e mezza del mattino per preparare l’apertura del bar, mentre il resto delle mattine, si occupava del suo secondo lavoro che includeva svegliarsi poco prima delle dieci del mattino, per quelle volte però poteva usufruire di passaggi gratis e sveglie mattutine di amici e colleghi, altresì detti “i pianeti del sistema Rori”.
Demi era invece stato costretto a lavorare al bar cinque mattine su sette e tre pomeriggi o se necessario per sostituire qualcuno faceva da "sostituto". Le mattine in cui Rori non era presente, vi era Mackenzie, anche lui lavorava lì e la mattina era più irritabile che mai, quindi bisognava trattarlo con cautela e, soprattutto badare che non si mangiasse vivi i clienti più esigenti (o rompipalle), come ad esempio quella mattina…

< Volete ordinare?> Chiese Mackenzie con aria un tantino scocciata, erano le sette meno dieci ed il bar era pieno di ragazzi della Corvenia High School, la scuola che stava a qualche metro da lì, tutti quei marmocchi che continuavano a parlare, parlare e… insomma a fare un gran casino, non aiutavano di certo l’umore di Zie che stava fissando con sguardo omicida il gruppo di ragazzi che stavano decidendo cosa prendere.
< Allora? > si trovò a dire spazientito, uno dei ragazzi del gruppo gli rivolse uno sguardo seccato, aveva un’aria di superiorità negli occhi chiari ed a giudicare dai capelli scompigliati che continuava a rigirarsi con qualche arruffamento alla bene e meglio, nemmeno lui era tanto predisposto ad essere strapazzato di prima mattina < ha fretta? > rispose infatti arrogante, Mackenzie ancora più nervoso stava per fare una strage, quando la voce timorosa di Demien lo fece ripigliare < Zie vuoi che faccia io? …Non che tu non abbia pazienza, maaa… no, non ne hai nemmeno un briciolo, di mattina specialmente! Vai via e prendi le ordinazioni dei tavoli con più chiacchiericcio, magari hanno già deciso > disse schietto andando di logica, vista la sua poca esperienza, con tanto di sorrisino ammaliante e occhi che dicevano “ebbene sì, l’ho detto… ma ora non uccidermi”, ma Mackenzie non era intenzionato ad ucciderlo… sarebbe stato troppo faticoso! Così sospirò rumorosamente e si congedò vagando verso il prossimo tavolo con movenze che potevano far invidia ad uno zombie < Potete fare con calma… > disse con un leggero sorriso Demien, il ragazzo che aveva (a suo rischio e pericolo) provocato Zie lo guardò con fare neutro, mentre uno dei suoi compagni dai capelli biondi e gli occhi castani gli sorrise sincero < grazie ragazzino, il tuo amico faceva paura e Xavier non è tanto di buon umore la mattina, quindi se in futuro dirà cattiverie anche a te per favore non prendertela con lui > quell’accenno di sorriso sul volto di Demi sparì si colpo < mi è capitato di peggio… qualche insulto non mi ucciderà > < che cosa ti è successo? > chiese curioso, il suo sorriso amichevole si fece un ghigno curioso, sporgendosi in avanti con il viso per sapere la risposta < sei qui per mangiare o per rompere le… > < Demien non essere volgare con i clienti anche se sono degli stronzetti arroganti, se ti sente il proprietario sei nei casini > lo interruppe Mackenzie sbucando da dietro di lui con vassoi e quant’altro in mano < non che ci tenga poi tanto a lavorare qui… > puntualizzò il minore < preferisci tornare a scuola Dolcezza? > lo provocò allora l’altro, Demi non rispose nemmeno, ma gli riservò comunque uno sguardo quasi offeso < siete pronti per ordinare? > riprese con tono più deciso e seccato < io ci sono! Voi? > rispose un altro di loro con i capelli biondo ossigenati, evidentemente tinti e qualche piercing sul viso, leggermente più basso degli altri che risposero lui con un cenno del capo.
< Demi che santo hai pregato per averli fatti decidere così in fretta? > infierì Mackenzie quando Demien gli passò accanto con le ordinazioni, lui rise appena guadagnandosi una tirata di guance < non ridere lavora! > lo riprese anche lui ridacchiando.

Il lavoro andò avanti così fino all’inizio delle lezioni, poi finalmente i due assonnati e nervosi zombie, poterono avere una tregua in cui solamente lavoratori tranquilli e solitari si fermavano al bar per un caffè durante la lettura del loro giornale.
Se durante quelle cinque ore si erano potuti rilassare, le due seguenti furono un putiferio, c’erano così tanti studenti a pranzo che il bar stava per essere messo sottosopra per via del casino, ma per Demien e Mackenzie non era una gran preoccupazione, da li a poco non sarebbe più stato un loro problema poiché il loro turno stava per terminare.
< Zie vi diamo il cambio scusa per il ritardo! > gridò tutto agitato Ronny che aspettava tutto impaurito insieme a Cole la sfuriata del collega per il loro ritardo < era ora cavolo! Ho fame ma non posso mangiare se voi due idioti non arrivate per il cambio! > sbottò Mackenzie < ora io mangerò, Demi mangerà, tu mi porterai del cibo così tutti saranno contenti! > riprese poi, nessuno si oppose e così fu (neanche Mackenzie fosse una specie di Dio in terra).

< Non ti ha detto proprio niente di significativo quella Meretrice? > sospirò Zie riferendosi a quella sgualdrina di Karin < nulla, tranne di quanti “amici” si era fatta in un giorno > disse mimando le virgolette < Meretrice… ho detto bene! > sorrise Mackenzie < Karin è un mostriciattolo impiastrato di trucco, più somigliante ad un barbie che ad un essere umano… e che se la fa con il mondo! E senza il trucco è un vero e proprio mostro non degna di essere definita scopabile… se trovassi delle sue foto senza trucco… ma il punto è che non so dove prendere le suddette foto! > si lamentò, al nominare di quell’essere spregevole una ragazza seduta al tavolino alle sue spalle quasi si affogò con il milkshake < p-parli di Katrin, Katrin Miller? > balbettò < povero caro, chissà cosa gli ha fatto quella troietta > aggiunse il ragazzo moro con una alta cresta che le stava accanto.
Lei, ripresasi dal principio di affogamento, sorrise scuotendo i capelli color del grano e osservando Demi da sotto le lunghe ciglia < allora è lei la Katrin di cui parli? > Demien annuì < parlavate di cosa ti ha confidato? Per quale motivo? > solitamente Demien le avrebbe risposto arrogantemente, come aveva appunto fatto quella stessa mattina trovatosi di fronte quel ragazzo ed il suo sorrisetto, ma provava una strana sensazione, sentiva che quei ragazzi potevano essergli utili, prima tra tutti perché conoscevano la sua vittima e secondo, il ragazzo aveva assunto una faccia disgustata al sol pronunciare il nome della vipera e questo non aveva fatto altro che farlo risultare ancora più simpatico ed affidabile agli occhi dei due seduti al tavolo li accanto < mi devo vendicare > tagliò corto < potete aiutarmi? Nel caso la risposta negativa a cuccia perché non vi riguarda > aggiunse poi < se possiamo aiutarti? Non sai da quanto tempo sto aspettando di sputtanare quell’ipocrita rovina vite! > sbottò lei, a quel punto Zie si alzò < Demien io vado, organizzati, informami e se dei giocatori di football cercano di sfracellarti di nuovo, chiamami, sai dove sono > disse < no, non lo so! In libreria o con le chiappe sul mio divano? > scherzò, Mackenzie rise < non so ancora, tu chiamami che rispondo! > stette al gioco lui.
Una volta che Mackenzie se ne fu andato, Demien si girò verso i due ragazzi, sorrise compiaciuto e iniziò < aaaallora, stavamo dicendo? > chiese < prima di tutto piacere Dolcezza, io sono Conny e lui è Elliot > < Demien, se sarà un piacere oppure no dipenderà tutto da voi > si presentarono < dunque, cosa avreste di così compromettente da farmela addirittura sputtanare come si deve? > cercò di informarsi il Rosso, il ragazzo sorrise imitando Demien < una foto, una foto mooolto compromettente… quante fotocopie puoi fare Dolcezza? > chiese < più di quanto tu possa sperare, che ne dite di un cartellone? > rispose Demien a cui la situazione cominciava piacere, quei due parlavano la sua lingua
< Perfetto! >
Dissero in coro i due.
< Allora diamo il via al progetto Ficchiamogliela in quel posto! >

Ora Demien Hill era a tanto così dal compiere la sua vendetta! E non c’era niente di più che potesse desiderare!






Angolino di Val_chan :

Ehilà Fanciulle e Fanciulli!
Sono ancora qui! Un grazie gigantiserrimo a tutte le personcine che mi seguono e uno Special Thanks alle mie Fanciulle che hanno recensito <3 i vostri pareri mi hanno fatto tanto, tanto piacere! :*
E un altro enorme, ginormico grazie alla mia beta Tiky <3 ...siamo dei geni malavgi noi ù.ù XD Bene! Spero che il capitolo vi sia piaciuto nel prossimo ci sara la grande vendetta di Demien!
Bene, per ora è tutto!

P.S. : scusate se il capitolo è un filito corto ma il prossimo sarà più lungo, promesso! <3

Baci Val_chan

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 : “Se ti tirano una pietra, tu rispondi tirando un fiore, ma non dimenticare il vaso... ***


Sweet Revenge

Capitolo 2:

"Se ti tirano una pietra, tu rispondi tirando un fiore ma non dimenticare il vaso…"




< Geniale! Quei due sono dei geni malvagi, non potevamo sperare in meglio! > Continuava a ripetere Demien mentre Mackenzie osservava le varie fotocopie già fatte della foto compromettente e sorridendo < QUESTO è ripagarla della sua stessa medicina! Ehi, chi poteva immaginarselo, avevate sul serio qualcosa in comune! > entrambi scoppiarono a ridere < Ma così ti abbassi al suo livello, dovresti esserle superiore Demi… e poi, non ti sembra un po’… crudele? E se si mettesse a piangere? Non ti sentiresti in colpa? > domandò Rori leggermente preoccupato per il fratellino, insomma era sì una figata di vendetta ed anche meritata possiamo dire, ma che non sia mai che si pentisse poco dopo averla attuata, allora a Rori sarebbe toccato consolarlo ed impedire a Zie di riempirlo di “te l’avevo detto”perché, ad ogni passo avanti nel compimento della tanto agognata rivincita, Mackenzie si accertava della determinazione di Demien < se davvero vuoi la vendetta, devi essere duro. Devi essere disonesto contorto e freddo… non puoi lasciare che gli altri vedano cos’hai dentro… > diceva ogni volta fissando il più piccolo dritto negli occhi e allora Demi annuiva serio e con un fuoco di determinazione che gli faceva brillare gli occhi.
< Rori non ti preoccupare, non me ne pentirò nemmeno un po’! Avrà quello che si merita, come ha potuto dire a praticamente tutta la scuola che sono gay, nonostante quello che mostra la foto che ho qui sotto! Insomma guardala non c’è nulla di male… se non l’avesse sbandierato ai quattro venti, mantenendo il segreto e rivelandomi anche il suo… non avrei avuto bisogno di vendicarmi… e se piange… che importa! Anche io ho pianto, così forte che mi facevano male gli occhi! Quindi se mi facesse affiorare anche solo un pizzico di sensi di colpa, vedrò di andarmene o di sopportare! Sono umano anche io dopotutto! > affermò sicuro Demien, Mackenzie sorrise, accarezzandogli la testolina rossiccia < D’accordo, mi arrendo… ma non vi aiuterò nemmeno un po’! > riprese Rori. Il fratello ridacchiò abbracciandolo come a consolarlo, mentre al moro non sembrava dispiacere poi così tanto < io già lo sapevo, ma non te lo avremmo permesso comunque, se una catena ha anche solo un anello debole, POOF! Si spezza… lo sai anche tu > disse con fare ovvio ed un tono neutro, mentre distratto osservava una delle fotocopie; la risposta non piacque poi tanto a Rori che, con fare da finto offeso, dopo aver posato un piccolo bacio sulla guancia di Demi, andò verso la sedia dove era seduto Mackenzie, si chinò verso di lui e… gli diede un morso sulla guancia < ahi! Non mordermiii! > si lamentò lui cercando di allontanarlo piano, mentre Rori era ricorso al “mostro del solletico” come diceva da piccolo quando lui ed il fratellino giocavano. Demien, che li osservava sorridendo, decise di non rovinare il momento per quanto dolce, così in silenzio prese la giacca e, solo una volta arrivato all’uscio, ormai con un piede fuori dalla porta, gridò < STO USCENDOO! > per poi sbattere la porta “io li lascio da soli intanto, poi che facciano quello che vogliono!” pensò sempre con un sorriso ebete sul viso di chi ne sa a pacchi, perché sì, quei due erano semplicemente perfetti insieme, ma sembravano sempre più ciechi e questo faceva dannare Demi, era dalla tenera età di dieci anni che provava a farli stare insieme, ma non c’era verso, nessuno dei due si accorgeva di ciò che provava l’altro e, per non rovinare il rapporto di amicizia, nessuno dei due voleva fiatare. Non erano sicuri, quindi d’accordo, era lecito… ma no! Lecito un cavolo! Come accidenti si fa ad essere così poco recettivi, Rori tanto tanto, era sempre stato un tantino ingenuo, ma Mackenzie? Andiamo!
Era a questo che pensava mentre si dirigeva verso il bar in cui lavorava, questa volta però in veste di cliente. Doveva incontrarsi lì con Conny ed Elliot per le tre e lui, armato di fotocopie, non vedeva l’ora, letteralmente, visto che era arrivato lì con un’ora di anticipo, con tanto di libro per l’attesa, “il barone rampante” …uno dei libri più strani e divertenti che avesse mai letto, insomma chi è che si arrampicherebbe su di un albero per protesta e per non mangiare delle lumache, per poi rimanere a vivere sospeso saltando di pianta in pianta!?

Era arrivato da poco ed armato del suo romanzo, stava rannicchiato sulla sedia con la schiena poggiata al muro che vi era affianco ad una delle panchine dei tavolini esterni e, tutto concentrato, stava dando mentalmente della meretrice a Violante, di cui il protagonista era tanto innamorato, quando una voce già sentita attirò la sua attenzione < Toh! Guarda il marmocchietto che sta qua la mattina! > quello che aveva parlato era il ragazzo biondo dagli occhi castani che l’altra mattina Mackenzie voleva uccidere insieme al resto degli amici, visto che non si davano una mossa ad ordinare (e diciamoci la verità: a Zie giravano pure!), che erano appunto vicino a lui, e si erano fermati anch’essi. Demien sospirò impercettibilmente < Ehilà… > provò a rispondere con voce leggera ed ancora con la testa impegnata sul libro < che cosa leggi? > chiese un altro che… ehi! Momento, momento, momento! Mica aveva i capelli biondi ossigenati prima? Perché ora erano Mori? Ma che diavolo …! Demi corrugò appena la fronte < Ma tu non eri biondo una volta? > chiese più a se stesso che al diretto interessato < Ah! E comunque è un libro a caso… > rispose vago < Ahahah! Fun, si è accorto dei tuoi capelli! Alla faccia di Xavier che diceva“figurati se si ricorda di te ha tanta gente da servire” > scimmiottò il biondo ricevendo in cambio dal suddetto Xavier uno sguardo poco amichevole e, a proposito del suo sguardo, Demi non l’aveva per niente notato, ma aveva degli occhi azzurri davvero… Wow! E fossero solo gli occhi, era un figo della madonna e aveva pure un labret centrale, fine, perché non era troppo evidente, ma che gli stava da Dio, ad un tratto Demi si trovò a pensare “com’è che ‘sti fighi stanno qui a parlare con me?” < Avete bisogno di qualcosa? > chiese con un mezzo sorriso < Ahahah hai la faccia di chi spera in un no! > rise il biondo < Già! Non è il mio turno ma potete chiedere a Ronny > disse con un sorriso più sincero < Naah! Fammi… facci, compagnia ti va? > disse accomodandosi sulla panca al suo fianco, avvolgendo con finta distrazione un braccio attorno alle sue spalle, a Demien per poco non scappò da ridere e, con un sorriso diede un pizzicotto alla mano del ragazzo < Sto aspettando qualcuno, ma se ci tieni prima dimmi in questo ordine: nome, cognome, nazionalità, precedenti penali ed intenzioni! > lui ritirò la mano divertito < Sospettoso? Bene allora! In ordine Matt Olson, sono di qui e nel caso te lo stessi chiedendo potrei starci provando con te spudoratamente, sei simpatico e… sei rosso! > Demi cominciò a ridere forte coprendo il viso arrossato con il libro aperto < Scusa, non sono interessato, ma sei adorabile e mi stai simpatico! > gli sorrise… mai assistito ad un corteggiamento così… strano? Prima di quel momento, se non in un telefilm, figuriamoci esserne il diretto interessato! < Così mi lusinghi! Tra quanto arrivano queste persone che aspetti? A giudicare dal tuo attrezzamento, non molto presto > constatò indicando il libro < No, infatti mancano ancora tre quarti d’ora, ma non sapevo cosa fare a casa così sono venuto qui, dove non c’è nessuno che mi conosce, mi vede, mi sente… e mi parla… ma a quanto pare, tentativo fallito > disse un pochino turbato, ricordando d’improvviso di essere rimasto abbastanza solo, visto che la sua unica compagnia erano Karin e le pompon-fesse, tutti e tre si accorsero dell’improvviso cambiamento, dissimulato subito da un accenno di sorriso < Comuuunque, ora tocca a loro due e poi sta a te! > cercò di cambiare discorso il biondo, per non farlo sentire a disagio < Voi fate quello che vi pare, io ho bisogno di un thè! > se ne tirò fuori Xavier andando verso il bar e congedandosi con un < Anzi, fate voi per me! > il ragazzo dai capelli muta colore sospirò con finta rassegnazione < D’accordo allora! Lui si chiama Xavier Pierce, è nato da questa parti, penso… ma questo in teoria non dovrei nemmeno dirlo io quindi chi si accontenta godo eee… Ah! Le intenzioni? Penso che abbia intenzione di fare il menefreghista mentre beve il suo thè! > concluse tutto contento guardando Demien che ricambiò < Ok, quindi basta fregarsi del menefreghista? Perfetto! Ora sta a te! > decise poi, l’altro annuì cominciando < Sono Fun Prince, la mia mamma è francese, ma sono di qui e ho intenzione di darti fastidio e farti compagnia! > annunciò. Proprio in quel momento il signor menefreghismo tornò indietro con il suo amato thè… un momento… aranciata? Mica si doveva prendere un thè? < Xav, ma il thè? > chiese infatti Matt, lui lo guardò a malapena < Ho cambiato idea > disse sedendosi tranquillo sulla panca accanto all’amico < Allora? Avete finito con le presentazioni? > i due sembrarono riscuotersi < Giusto! Sta a te Rosso! > esclamò sorridente Fun < Ok… > esordì con un sospiro leggero, “insomma è solo una presentazione, non significa che vogliano fare… fare a-amicizia, no, perché in questo caso io ancora non mi fido! Appena posso me ne vado con una scusa per sicurezza…” raccolse il segnalibro sul tavolino incastrandolo tra le pagine del libro, per poi chiudere quest’ultimo < Sono Demien Hill… anche io so di qui e… avevo intenzione di leggere questo libro, ma i miei piani malvagi sono stati sventati > nonostante la faccia quasi seria l’aveva buttata sul ridere e, nonostante la battuta scarsa, al ragazzo di nome Xavier scappò una risatina, mostrando un altro piercing sulla lingua, mentre Matt quasi non respirava dal ridere < Allora sei un genio del male!? > chiese Fun scherzando avrebbe anche risposto poco serio Demi, se proprio in quel momento non sentì una voce purtroppo per lui ben conosciuta < Guarda chi c’è qui! > esclamò Paris. Era una delle amiche di Karin, una di quelle tanto stronze quanto senza cervello < Ciao Demi! Com’è che non vieni più a scuola? Lo sai a Karin manchi tanto! > se ne uscì la stronza, Demien che inizialmente aveva sbarrato gli occhi si riprese, respirò appena più profondamente accennando ad un sorriso dei più falsi a questo mondo, per poi mettere su un ghigno bastardo < Sai… dovresti smetterla con il cioccolato > convenne alzandosi con tanto di scuse ai tre ragazzi, mettendo il libro nella borsa e, passandole affianco fulminandola, esclamò < …Da quando Davis ti ha lasciato ti trovo grassa > lei si paralizzò guardandolo con rabbia < E tu… da quando ti hanno pestato sei… sei pieno di cerotti! > ok, pensare non era il suo forte, questo l’abbiamo di certo capito < Beh! Fai diverso! > esclamò andando verso il bar < T-te la sei presa così tanto solo per quella piccola cosa? Suvvia era importante, avresti dovuto dirlo tu! > a quella affermazione Demi si girò scoppiando a ridere, una risata amara e con un timbro da presa per il culo < Non ero l’unico ad avere segreti! > e detto questo sparì dietro al bancone, rifugiandosi nella sala del personale (una stanzetta 4x4 dove camerieri e baristi riponevano la loro roba).

< Ronny posso stare qui? > chiese al barista che aveva assistito alla scena, lui annuì andando verso di lui e regalandogli una carezza < vuoi chiamare Zie che ti porta a casa? > Demi fece di no con la testa riprendendo il libro e portando le ginocchia al petto < se vedi una ragazza mora e carina ed un ragazzo alto, figo e castano digli che sono qui e falli venire > avvisò immergendosi nuovamente nella lettura, mentre intanto sentiva la voce della stronza parlottare con i tre ragazzi.
“Non volevo fare amicizia… no, ma parlare con loro era… carino, ora gli dirà tutto e non si avvicineranno più o peggio, succederà come a scuola, e non mi servono altri cerotti…” pensò intanto con brividi di terrore. Peccato, un vero peccato, Matt era aperto e solare, Fun era sincero e divertente e Xavier… oltre all’essere un figo, non doveva essere male, con lui si poteva scherzare e dire cretinate per quel che gli era sembrato. Demien non aveva mai avuto troppi amici maschi, aveva paura che non rimanessero solo amici per lui e mentirgli non rivelando le sue preferenze, lo faceva sentire una pessima persona…

Conny ed Elliot arrivarono dopo non molto e Ronny li fece accomodare nella stanzetta del personale dove Demien si stava deprimendo mezzo steso sul divanetto < Ehilà piccolo Demi! Come mai sei così depresso? Stampante rotta? > provò Elliot < No… non è nulla, mi vendicherò anche di questo! > ridacchiò appena < Comunque… > iniziò tirando fuori una delle tante fotocopie dalla borsa < che ve ne pare? Per stasera ho anche un cartellone, Zie me lo ha promesso! Dite che esagero? > chiese poi mostrando il foglio < Io dico di no! Sputtaniamola con stile! > esclamò il ragazzo sedendosi vicino a Demien < Quando cominciamo l’operazione “ficchiamogliela in quel posto”? > domandò Conny eccitata ed impaziente < Possiamo fare anche domani mattina sul presto, entriamo a scuola prima di tutti attacchiamo un po’ di queste robe qua e là e il cartellone in palestra, ma dovreste fare buco… per voi va bene? È solo la prima ora… > propose Demien un poco titubante < Per me è ok e tanto fare buco è lo sport preferito di Elliot! > ridacchiò lei, seguita a ruota dall’amico, impegnato ad intrecciate e scompigliare i capelli di Demi < Ell, cos’hanno i miei capelli oggi che non ti fanno stare fermo?! > chiese lui sorridendo e lasciandosi stropicciare da Elliot < Non saprei, sono… rossi! > ne venne fuori < Non ci avevo fatto caso sai! > lo prese in giro, tutti e tre presero a ridere.

< Posso azzardare una domanda? > chiese Demi. I tre se n’erano andati dal bar da circa mezz’oretta, ed ora stavano passeggiando nel parco li vicino < Spara! > acconsentì Conny < Perché anche voi odiate Karin? Conoscete anche le pompon-fesse? > chiese allora. I due ridacchiarono per qualche secondo per poi tornare seri, si scambiarono uno sguardo veloce per stabilire chi dei due doveva iniziare < Beh… lei ha rovinato tutto… ora ti spiego: l’anno scorso stavo uscendo con il mio ragazzo, era tutto normale, sono andato a prendere da bere, questione di secondi cavolo, ma quando sono tornato lui e Karin si stavano sbaciucchiando, nemmeno fossero due cazzo di ventose! Lei ci aveva già provato altre volte e lui non era uno stinco di Santo, ma a me piaceva così… quella era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, nonostante mi avesse promesso di stare lontano da lei e chiunque altro, allora ho dato una testata a lei e un ceffone a lui e gli ho urlato“I ‘m not your bitch!” …e sono andato via con aria di HA mollato e non È STATO mollato, anche se le dinamiche della cosa dicono il contrario, ma preferisco pensare che sia stato di accordo comune! Poi ho conosciuto Conny e ora facciamo finta di stare insieme per ripicca… s-sia chiaro, non voglio farlo diventare geloso per riprendermelo, è solo per fargli realizzare che cosa si è perso! > raccontò Elliot < Il giorno dopo, per quella testata, mi sono trovato sotto casa i suoi garzoni… ho chiamato la polizia, Dio solo sa come cazzo fa a conoscere quelli dell’università! > concluse con aria triste per poi squadrare Demien che lo guardava con aria dispiaciuta < non mi sembri poi così sconvolto di scoprire che stavo con un ragazzo… posso sperare che tu sia dalla mia parte > ammiccò allora. Demien arrossì di botto e prese a balbettare < I-io, no-non… c-cioè i-i-io… > a quel punto Elliot non si trattenne più e lo abbracciò ridendo < Io questo lo prendo come un sì! Sei adorabile! > concluse allora tutto contento stampando un bacio sulla guancia di Demi che si era impappinato e non sapeva come reagire < N-n-non lo dite a-a nessuno… p-per favore… nell’altra scuola… Karin l’ha detto a tutti e-e… m-mi hanno pe-pestato > balbettò allora, < No, non lo saprà nessuno! Promesso! > annuirono i due < Ora sta a me immagino! …Nemmeno la mia è una storia tanto felice… vi basti sapere che ha preso il mio tenero cuoricino, la calpestato riducendolo in tanti piccoli pezzi… Non voglio dire altro… voglio solo attuare la nostra vendetta! Demi, Dolcezza, sappi che sei la nostra salvezza, ci serviva qualcuno con le palle! > disse Conny; Demi sorrise ad entrambi, non aveva mai avuto così tante “palle”, ma questo e altro pur di vendicarsi a dovere.
Ora sì che si sentiva bene, loro sapevano il suo segreto, ma non l’avevano ferito, nonostante li conoscesse da poco sentiva di potersi fidare, sperava davvero che dopo la vendetta del giorno seguente si sarebbero potuti rivedere.

Quella sera Demi non aveva chiuso occhio fino alle due di notte e nemmeno Zie che aveva deciso di restare a dormire lì (così, tutto da solo, senza chiedere né il permesso né altro) per poi accompagnare Demi vicino alla sua scuola, dove si sarebbe dovuto incontrare con Conny e Elliot la mattina seguente.

Alle cinque spaccate, non un minuto di più, non un minuto di meno, Demien e Mackenzie erano già sulla moto di quest’ultimo per correre quasi esaltati verso la scuola.
< Allora abbiamo tutto? > chiese Elliot una volta radunatisi davanti alla scuola ancora chiusa < Si! > esclamarono sorridenti ed in coro Demien e Conny < Perfetto! Ma una cosa non ho ben capito… Se la scuola è chiusa come ci entriamo prima che arrivino tutti? > Zie dietro di loro, sentendosi tirato in causa, lanciò uno sguardo che lasciava intendere tutto a Demien che, sempre con il sorriso stampato sul volto ed indicando il più grande disse < E secondo voi lui è qui solo per supporto morale? > i due erano ancora un tantino perplessi < Le mie… Fonti, mi hanno fatto avere la copia delle chiavi dell’allarme, quindi il piano è questo: togliamo l’allarme, voi vi fate le vostre cose, mentre io le scriverò “Bitch” sull’armadietto (il numero lo sa Demi), poi vediamo di uscire in tempo, chiudere tutto, inserire di nuovo l’anti saccheggio e spariamo > chiarì allora il moro < Coooome? E non ci potremmo nemmeno godere la faccia disperata di quella tro… disdicevole fanciulla? > chiese un po’ dispiaciuto Elliot, Demien scosse la testa < No, mi spiace, ce lo faremo raccontare dalle Fonti di Zie… credimi dispiace anche a me, ma qui siamo a rischio… comunque, è ufficiale, da domani non sono più uno studente di questo… coso che molti chiamano scuola, una volta attuata la vendetta sarò a posto! > disse felice esibendosi in una giravolta, indicando con un ampio gesto l’edificio che non avrebbe più visto ne voluto vedere nemmeno in foto.
Come programmato poco prima Zie “sfondò” loro le porte (o meglio la porta con tanto di allarme) che gli impedivano lo svolgimento del piano, ed una volta entrati Conny prese ad attaccare in giro fotocopie su fotocopie, su muri, armadietti, aule dei club, classi e segreteria, mentre Ell e Demi tappezzavano la palestra ed attaccavano il tanto agognato cartellone per poi essere raggiunti dalla ragazza e Zie che si guardava intorno soddisfatto, Demien si sentiva realizzato nonché più stronzo che mai, ma questo gli fece capire quello che Rori voleva dirgli nei suoi molteplici tentativi di farlo ripigliare, dopotutto non era meglio di Karin, insomma aveva fatto la stessa cosa, in modo ancora più teatrale, ma dopotutto era una ragazza lei: non l’avrebbero picchiata, al massimo avrebbero preso le distanze, o guardata con scherno, se lo meritava! E allora… allora perché sentiva quella strana angoscia e paura per lei, che magari adesso era felice e non si aspettava affatto questa brutta sorpresa, come anche per lui era stato, perché questi sensi di colpa gli attanagliavano lo stomaco e non volevano lasciarlo stare… No! Così non andava, Zie lo avrebbe ucciso, Rori gli avrebbe urlato un sonoro “te l’avevo detto” e per Diana se gli avrebbe dato fastidio! Non poteva! Non ora! Non c’era tempo per ripensamenti, così prese Conny in disparte mentre Zie ed Elliot si beavano dell’opera compiuta < Conny… PICCHIAMI! > lei un tantino presa alla sprovvista, non capì il senso della cosa < Come prego?! Dolcezza, stai bene? > chiese preoccupata < No… no, non sto bene, mi sento male, mi sento in colpa… dammi uno schiaffo ed usciamo di qua! Ti supplico… > la pregò lui. Lei lo guardò come illuminata, poi senza avvertire, ne dire nient’altro, partì un frontino di quelli che non si scordano nemmeno impegnandosi < …Ahi! > si lamentò dopo un po’ < ora io e la mia fronte dolorante usciremo da qui! Vi unite a me? > chiese poi al gruppo, che assentì anche per non correre il rischio di essere beccati dalla preside che doveva aprire la scuola, uscirono, rimisero l’allarme e se ne andarono tutti insieme, per accompagnare Elliot e Conny a scuola.



Alle otto passate era ufficiale.
Tutta la scuola sapeva… e presto anche altri fuori da essa la voce si sarebbe diffusa.
La notizia era dilagata in fretta, la vendetta era compiuta, ora tutti sapevano la verità su Karin Puttanella Miller.
Ora tutti sapevano che la cheerleader dalle gambe sempre aperte, al pari di una porta rotta, era lesbica.



< Scusate gente, ma se ‘sta tizia non fila i ragazzi, com’è che fa la troietta e sputtana i dolci tesorini come il nostro Demi? > chiese solo in quel momento Zie < Penso abbia un qualche tipo di complesso, non si accetta e non accetta nemmeno le persone come lei… ma questo non giustifica un cavolo di niente! > spiegò Conny < Beh… eccoci qui! E ho anche saltato metà dell’ora di matematica! Meglio di così si schiatta! > si fermò Elliot una volta arrivati davanti alla scuola < Emm… a dopo allora? > chiese timidamente Demien facendo ciao con la manina e salutandoli con un lieve e dolce sorriso < Certo! Cos’è pensavi di scapparci?! > scherzò l’amico schioccando un bacio sulla fronte a Demi, che avvampò come suo solito, per poi lasciare i due correre in classe.

Al bar durante l’ora di pranzo c’era sempre un gran via vai, gli ordini si sovrapponevano e si incasinavano e Rori cercava di far inquadrare il fratellino che tutto confuso portava ordini su ordini ai tavoli, cercando di non sbagliare.
D’un tratto un bicchiere si rovesciò a terra, Demi corse per pulire il macello e per far sì che nessuno scivolasse sul liquido… identificato come thè. Si inginocchiò per asciugare tutto, quando all’improvviso sentì qualcosa bagnargli la testa… aranciata… dai suoi capelli stava gocciolando aranciata, si fermò mezzo sconvolto e sorpreso < Dimmi. Che. Non. L’hai. Fatto. > disse già incazzato come una biscia alzando la testa verso l’artefice di quella sciagura < Ops. Penso di averlo appena fatto invece, ma potrebbe darsi anche di no > proferì scandendo bene Xavier, ora che Demien si era accertato dell’intenzionalità della cosa, ben palesato dalla stronzaggine ben marcata sul volto dell’altro, era NERO< Beh probabilmente non l’hai fatto perché io avrei potuto fare QUESTO > si girò verso Rori che proprio in quel momento stava passando lì a fianco, ancora ignaro dell’accaduto, con un bicchiere di aranciata sul vassoio, proprio alla portata di Demi che afferrando l’oggetto in questione, lo rovesciò direttamente sulla testa di Xavier che si era fatto di pietra e proprio in quel momento aveva due occhi sgranati ed increduli, come se non si fosse aspettato una reazione < ma avrei anche potuto non farlo > sentenziò Demien lanciandogli uno sguardo pieno di astio. Nel bar era calato il silenzio < D-D-Demien?! > l’aveva ripreso Rori resosi conto dell’idiozia compiuta dal più piccolo e, come se la voce del fratello avesse risvegliato la sua coscienza, anche Demi si rese conto dell’immensa cazzata < Cavolo… ti prendo un asciugamano… > sospirò più a se stesso esibendosi in un epico facepalm, insomma non era da lui fare cose del genere! Però… però, perché Xavier l’aveva fatto? …Non gli aveva fatto alcun torto; certo si parla di prima di avergli rovesciato dell’aranciata sulla capoccia, non… pensava di stargli così tanto antipatico, non gli era sembrato. Questi pensieri non fecero che moltiplicare le sue angosce “e se avesse saputo dalla pompon-fessa che sono gay? Forse è per quello… o semplicemente non mi vuole intorno, ci sono modi più… carini di esprimersi però!” si ritrovò a considerare angosciato. Solo al pensiero di aver appena mandato a puttane una futura amicizia, gli faceva provare una tristezza opprimente.
Portò l’asciugamano a Xavier, con in viso tutti quei sentimenti scaturiti da quelle sue riflessioni < Mi spiace ho esagerato > provò a scusarsi con sincerità.
Poi, tutto appannato. Rori corse verso di lui < Demi va tutto bene? Perché piangi? > chiese allarmato, piangere, stava piangendo? Cioè! Sul serio? Per una cavolata del genere stava frignando, davanti ad altre persone per giunta < N-no, l’a-aranciata, negli occhi… vado a sciacquarmi… > disse quasi sconvolto dirigendosi a passi svelti verso la sala del personale, cercando di levarsi quelle fastidiose goccioline d’acqua dal viso.

“Perché sta succedendo… anzi, che succede? Perché l’ha fatto? Perché sto frignando!?”






Angolino di Val_chan :

Val_chan on Facebook <3

Ehilà Fanciulle e Fanciulli!
Prima cosa voglio dire che... ho un cuore, mi dispiace per Karin (non troppo eh! Che un pochino se lo merita) ma non vi preoccupate sempre se vi state preoccupando, no le faranno niente ù.ù
...piccola parentesi sappiate che non ho nulla contro le bionde XD
Poi! Xavier ha arancizzato (nuova parola XD) Demien che l'ha arancizzato indietro, ma, visto che è un poco deboluccio (e già vendicarsi in modo così pesante della maledetta pompon-fessa per lui era tanto) si è sentito incolpa, ed è pure morto dentro per quello che Xavier ha fatto intenzionalmente, perchè sì, l'ha fatto apposta, ma tutto ha un perchè, intanto per chi vuole provare ad indovinare il corso degli eventi ho pensato ad un regalino a chi va più vicino... della serie un'immagine del personaggio che più amate XD Tanto lo so che amate tutte Rori! XD Ma amate anche Elliot che è un cucciolo! <3 (più avanti lo amerete tutteeee ...spero XD) Ora vi lascio con tutti i vostri interrogativi:
A cosa avrà portato la vendetta nei confronti di Karin?
Perchè Xavier ha arancizzato Demi (non odiatelo, io lo amo)?
Demi è andato fuori di testa o cosa?
Beh... lo scoprirete nella prossima puntata (cit.) ...cioè capitolo! XD

P.S. : Scusate il ritardo... la scuola fa schifo... ù.ù
Ma domani vado in gita *-* ci sentiamo quando torno Fanciulle/i <3

Baci Val_chan

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 : “Il mio cuore era un organo isterico sul quale non si poteva fare affidamento.” ***


Sweet Revenge

Capitolo 3 :

“Il mio cuore era un organo isterico sul quale non si poteva fare affidamento.”


< Aaaaah… la teeesta… > si lamentò Rori < Demi… voglio Zie… dov’è il mio Mackenzieee? > fece per alzarsi dal letto sul quale era mollemente steso, ma il fratello lo precedette posandogli le mani sulle spalle e spingendolo a poggiarsi nuovamente contro il materasso morbido < Rò l’ho chiamato cinque minuti fa! Non puoi pretendere che sia qui sub… > ma non finì la frase che il campanello suonò e, il rumore della porta, aperta con ben poca grazia, introdusse l’entrata in scena di un Mackenzie tutto affannato e preoccupato. Rori non appena lo vide portò le braccia avanti, come una muta richiesta di qualche coccola, mentre sul suo volto un grande sorriso vi si faceva largo. Il visino già giovanile del ragazzo sembrava ora quello di un bambino che emozionò Mackenzie facendolo sorridere < Carinoo! Sembra… regredito? > parlò ansimante per la corsa, ma anche con un sorrisino sulle labbra < Solo regredito? È tutto ieri sera che mugola cose come che vuole una coperta, che vuole un abbraccio e poi ha freddo, subito dopo caldo! Non si sopporta! > puntualizzò alterato Demien senza però alzare troppo la voce, anche per il fatto che era mezzo addormentato e di urlare… voglia zero.
< Vabbè ti lascio la lagna, devo andare al bar, Ronny sostituisce Rori così non ci saranno problemi… ciao lagnosetto > aggiunse poi dolcemente posando un tenero bacio sulla guancia del fratello < Demi aspetta! …come va? > lo fermò Zie con un velo di preoccupazione per nulla celata, Demi aveva iniziato a comportarsi in modo diverso, come se stesse cercando di nascondersi agli altri, sembrava più riservato del solito e non voleva aprirsi nemmeno con Mackenzie ed il fratello < Va tutto bene > rispose neutro, non tradiva nulla. Questo era tipico.
Chi conosceva il piccolo Demien sapeva che se stava cercando di tagliarti fuori da qualcosa, avrebbe assunto un tono di voce senza sentimento e i suoi occhi si sarebbero velati di una patina di indifferenza, si nascondeva, non parlava, non si avvicinava e ignorava chiunque. Purtroppo e fortunatamente per Demien, Mackenzie era stato ed era tutt’ora come un fratello maggiore per lui, lo conosceva meglio di quanto conoscesse se stesso < Piccolino, vieni qui, parliamo? > proferì facendogli segno di sedersi sulle sue ginocchi come se stessero tornando indietro, a quando Demi era un marmocchietto di sette anni. Diversamente da quello che si aspettava il più grande, il ragazzo lo assecondò, andandoglisi a sedere in braccio ed accucciandosi comodamente, per poi alzare la testa verso il viso di Zie che lo guardava intenerito e lo stringeva a sé < è per quello che è successo l’altro giorno? Per il moccioso arrogante che ti ha rovesciato l’aranciata? Ti ha detto altro? …Lo devo picchiare? > Proferì lui… e no, non stava scherzando, ma Demi anche solo al ricordo del il viso ed il sorrisino bastardo ed arrogante di Xavier, veniva una fitta allo stomaco. Non capiva.
Cosa gli aveva fatto? Perché gli stava antipatico?
Che sapesse?
E se Paris… no. Non di nuovo.
Doveva cambiare, doveva smettere di essere così… così Demien!
Doveva nascondersi, rimanere a distanza, quello che gli era capitato non era altro che la sua punizione, o almeno così lo aveva interpretato, si era avvicinato ad altre persone, non doveva, gli altri avevano quel potere di farlo star male, di ucciderlo dentro, di tradire la sua fiducia e lui non era in grado di sopportare tutte quelle ferite, il suo cuore aveva troppe cicatrici.
L’amicizia, l’amore, sono cose che non sono eterne. Ne MAI lo saranno.
Demien queste cose le pensava tutte, ad ogni riflessione, lo sguardo gli si faceva sempre più cupo, la testa sempre più china, gli occhi già bassi volevano sprofondare, voleva togliersi quei pensieri dalla testa, scaturiti dalla sola immagine del viso splendido e con un filo di bastardaggine di Xavier, presente ed impresso, come marcato a fuoco nella memoria di Demi che, mantenendo il silenzio se ne stava in balia dei suoi pensieri tra le braccia di Mackenzie, che lo osservava pazientemente, sempre tenendolo stretto a sé.

Passato qualche tempo, Mackenzie aveva capito che Demien non aveva intenzione di esternare i suoi sentimenti e pensieri, non per il momento, così per risvegliarlo nel modo meno brusco possibile da quel suo riflettere, posò un bacio leggero sulla tempia del più piccolo che al contatto, saltò come una molla, guardandolo senza capire, un poco perplesso < Chi? Che? Ah! Lavoro… io… vado…? > proferì confuso ed alzandosi malfermo, Zie gli sorrise carezzandolo < Non farti troppe paturnie piccolino e buon lavoro! > tentò ancora, l’altro annuì uscendo di casa ancora preda dell’insicurezza datagli da quei suoi pensieri, poco felici senz’altro, se ne rendeva conto, ma per lui non c’era niente di più vero.

< Demi non ti sembra diverso oggi? > domandò Conny ad Elliot.
Entrambi stavano osservando il Rosso tutti straniti < Sembra moscio… tralasciando il fatto che ha già ucciso un paio di bicchieri… penso sia per via di quel che ha fatto Xavier, dici che dovremmo spiegargli tutto? Guardalo… sembra spento, non mi piace vederlo così…> osservò Elliot rivolgendo poi lo sguardo all’amica che posando una mano sulla sua, spiegò < Sarebbe la cosa più sensata, ma non penso spetti a noi, se Xavier viene a sapere che parliamo di lui e di altro che lo riguarda si arrabbierà, visto che dopo quello che è successo non siamo poi così intimi, non penso sia il caso di ficcare il naso… > Elliot annuì, aveva ragione, ma Xavier aveva sbagliato a versare l’aranciata su quel povero topolino e nemmeno lo sapeva! Era scocciato, Demien non aveva alle spalle dei precedenti di amicizia proprio rosei e se Xavier avesse compromesso ancor di più questa sua tendenza a non fidarsi e, se l’avesse fatto chiudere ancor più in se stesso, beh… < Qualche testa rotolerà per questo! > pensò ad alta voce ridacchiò Conny.

Intanto Demi, ignaro di tutte le preoccupazioni degli amici, aveva già fatto sfracellare al suolo non si sa quanti bicchieri, mentre il suo umore peggiorava di minuto in minuto.
< DEMIEN! VOGLIAMO FINIRLA?! STIAMO FINENDO I BICCHIERI QUI! > urlò la voce spazientita del proprietario, proveniente dalla cucina < Mi spiace, oggi non mi sento un granché bene… > si scusò lui tutto mogio < lascia stare… guarda, quel tavolo è pronto per ordinare da almeno venti minuti, muoviti dai! > ordinò allora il capo, buttando un occhio fuori dalla finestrella che collegava sala e cucina, anche per verificare la salute del ragazzo, che risultò essere effettivamente poco in forma.
Demi mugolo piano, se non si era avvicinato nemmeno per sbaglio al tavolo, era perché sperava che Ronny lo servisse al posto suo, voleva evitare altri bicchieri di aranciata in testa da parte di Xavier, anzi, voleva evitare Xavier in generale, Matt e Fun ancora di più, erano stati gentili con lui, ma quando non sapevano, e nel caso Paris avesse realmente spifferato loro il suo segreto… temeva di prenderle. Ancora. Dopotutto erano parecchio grandi confronto lui… vabbè, anche un primino un po’ robusto avrebbe avuto più spessore di lui che era… un cosetto magro, con delle belle gambe lunghe che lo slanciavano facendolo sembrare ancora più sottile e con un bel visetto con qualche lentiggine appena accennata (N.d.A. Il mio bambino quanto è bello cuccioloso e ukettoso! ç.ç)…
Un perfetto bersaglio, nevvero?

Seguendo tutta una sua catena di pensieri, si avvicinò, con la testa china sul blocchetto, al tavolo dei tre tanto temuti < Cosa ordinate? > domandò, il tono di voce smorzato non era proprio quello apatico e distaccato che avrebbe voluto… ma chi si accontenta gode per cui… per cui pazienza!
< Un’aranciata. > disse convinto Xavier, provocandolo con aria di sfida e meritandosi un’occhiata poco benevola dagli altri due < Bene. > fece neutro Demien < Bene! > affermò più convinto Xavier < Perfetto! > disse allora il Rosso < Meraviglioso! > ribatte il più grande < Vedrò di non sputarci dentro! > concluse allora l’altro tutto scocciato e sorpreso per la poca pazienza che riusciva a mantenere durante i pochi attimi in cui discorreva con, con… quell’essere!
Con tutto quel ribattere, Matt e Fun cominciavano a temere la reazione dell’amico, così il primo, di certo più temerario dell’altro, che preferiva sotterrarsi o in alternativa sprofondare sotto il tavolo evitando la scarica elettrica che viaggiava nell’atmosfera, appesantita dagli sguardi omicidi dei due litiganti, decise di alleggerire il tutto, tentando di intromettendosi < IO…! > gridò attirando l’attenzione dei due < Io vorrei un thè, mentre Fun che sta avendo troppa paura per fiatare, prende una cioccolata calda > sorrise rassicurante Matt. Demi non si sforzò nemmeno di ricambiare, sussurrò un rapido < Capito > e sparì voltandosi verso il bar, insieme alla sua faccia tosta.

< Insomma Xav che diavolo ti prende! > sibilò Fun dissotterrandosi e osservando il Rosso mentre si dirigeva verso il bancone < E me lo chiedi? Lo sai che non faccio terrorismo gratuito, ed il motivo mi sembra evidente! > rispose Xavier con il solito atteggiamento da menefreghista, < Non è stato lui! Guardalo, sembra così un brava personcina! E poi scommetto che conoscendolo potrebbe anche starti simpatico! > si intromise Matt accigliato, ma senza alzare il tono di voce per non farsi sgamare dall’oggetto delle loro discussioni < Sì, certo Matt, e magari a dirti che lui non centra è stato un unicorno! Sii realista, le mie fonti parlano chiaro e non si sbagliano MAI! > scandì bene Xavier<…e smettila di usare diminutivi quando parli di lui… personcina! Mah! > proferì avvicinandosi al viso dell’altro e fissandolo dritto negli occhi. Il biondino a quel punto scatto in piedi, dando le spalle agli altri due e andando verso Demien che stava farfugliando qualcosa con Ronny, mentre aspettava la cioccolata di Fun.
< Demi parliamo? > chiese diretto Matt, Demi un po’ intimorito, non sapendo come ribattere, tentennò qualche secondo, indietreggiando di qualche passo e lanciando anche uno guardo a tutto il locale, come per cercare un pretesto o una via di fuga < Non ti mangio eh! > scherzò accennando un sorriso per farlo rilassare un poco < V-va bene… > acconsenti Demien < Possiamo andare nella stanza del personale? Non voglio orecchie indiscrete > sussurrò Matt avvicinandosi all’orecchio del più piccolo che si trasformò come suo solito in un pomodorino e che annuì piano con la testolina rossa. In effetti anche Demien aveva parecchie domande da fare a Matt, ed ora che si era accertato che non le avrebbe prese, poteva avanzarle senza timore, anche perché se davvero Matt avesse saputo della sua omosessualità, a parer suo, non si sarebbe mai avvicinato, nemmeno per sussurrargli qualcosa di tanto banale.

< Ti chiedo scusa… per quello che ha fatto Xavier intendo! Non è cattivo, davvero! > cercò di giustificarlo fin da subito Matt, da bravo amico qual era < S-sì, ma perché mi ha versato l’aranciata sulla testa, ho fatto qualcosa che l’ha offeso? P-posso chiedere scusa se ho fatto qualcosa… di sbagliato > si affrettò a dire Demien, ma l’altro scosse la testa < No Dolcezza, non hai fatto nulla a lui personalmente, posso azzardare una domanda? Tranquillo non è niente di ché! > provò Matt < Certo, spara… > assentì lui < Qualche giorno fa è venuto fuori una specie di scandalo, in una scuola qui vicino, non so se hai presente, la ragazza pompon lesbica… > Demi annuì, già deglutendo a vuoto, senza passare inosservato agli occhi dell’interlocutore < Sei stato tu a… sputtanarla? > e se prima era in ansia, ora a Demien mancava l’ossigeno: sbiancò di colpo e sgranò gli occhi, tremolante < C-come fai a saperlo? > chiese in fretta < A-aspetta, ma quindi tu centri! > fece Matt accusatorio < Sì, lei ha fatto la stessa cosa con me, le ho restituito il favore, e risparmiami le prediche su quanto sia stato poco maturo e dimmi come cavolo fai a saperlo! > alzò la voce il Rosso che già si sentiva mancare e che senza volerlo si era fatto sfuggire più del dovuto < B-beh… in giro si è sparsa la voce che la mattina in cui questa ragazza di nome Karin è stata costretta a fare coming out da tutti quei fogli, davanti all’entrata della scuola c’erano un paio di persone e uno di loro aveva in capelli rossicci e, visto che quando parlavi con la ragazza al bar l’altro giorno avevate accennato ad una certa Karin… abbiamo fatto due più due e… a-aspetta, come vendetta.. cos’è che ha fatto lei?! > si fermò Matt che aveva già intuito tutto, ma voleva accertarsi di non stare pensando delle gran cavolate.
Purtroppo per lui, non ricevette alcuna risposta, poiché il suo interlocutore, era si era praticamente buttato seduto sul pavimenti, emettendo lamentii sospetti e farfugliando frasi come < Sono mooortooo! Tanto mooortooo! Così morto che più di così si muoreee! > e vedendolo così, non poteva fare altro se non chiedergli cosa non andasse < M-m-mi posso fi-fi-fidare? > domandò allora con fatica, pensando di star per commettere l’ennesimo errore a fidarsi di un’altra persona, ma Matt vedendolo quasi con le lacrime agli occhi, afferrò stretta la mano di Demi fra le sue, sì, tipo telefilm ottocenteschi, dicendo < Certo, so mantenere i segreti, sono il campione di mantenimento segreti! …sempre se esiste una competizione per questo… > allora il ragazzino, per niente sicuro di quello che stava per fare, ma estremamente bisognoso di far capire a Matt le sue ragioni, ed anche per non sembrare più stronzo di Mackenzie appena sveglio, raccontò tutto all’ennesima persona.

< Capisci? Ora che lo sa, verrà ad uccidermi, anzi manderà qualcuno di grande grosso e spaventoso per pestarmi finché non schiatto dissanguato! > si disperò lui una volta finito di raccontare, accucciandosi sul divanetto sul quale si erano seduti < Non era nei piani… ma almeno non faranno male ad Elliot e Conny, di loro non si parla nelle voci vero? > Matt scosse la testa < Hai bisogno di una guardia del corpicino Piccolino? Non sono un gigante, ma sono comunque grande! Se vuoi anche Fun e Xavier… > ma solo a sentirli nominare, solo a sentire il suo nome, Demi senti un brivido percorrergli la spina dorsale:

“No! Loro no! Lui no! Mi odia già, non lo deve sapere, non voglio!”

< NO! > gridò forte e fulmineo allora < Loro no! Nessuno! Non dirlo a nessuno, hai detto che i segreti li mantieni, ti prego… > disse rafforzando la presa sulla mano ancora stretta alla sua e guardandolo dritto negli occhi < ti prego! Non voglio che pensino o dicano cose cattive, fa male… e-e a Xavier non piaccio nemmeno, non voglio che lo sappiano altri! > continuava a parlare con ormai le lacrime che gli sfioravano il viso, mentre facendo una piccola, adorabile smorfietta cercava di trattenersi < E perché continuo a piangere! Io non piango mai! > mugolò mentre Matt provava ad asciugare quelle perle d’acqua sulle sue guanciotte, ormai bordeaux per tutte quelle emozioni, < Sssh! Tranquillo non lo dico a nessuno, promesso! > disse abbracciandolo, passandogli le dita fra i capelli e posandogli la testa sulla sua spalla, anche se per l’altezza di Demi, la testolina rossa arrivava a malapena all’altezza del petto < Non sono mai stato così piagnucoloso come in questo periodo! È colpa di Karin e anche di Paris! …Paris… cosa vi ha detto Paris? > si riscosse appena il più piccolo, alzando la testolina, ma senza discostarsi dall’abbraccio < Paris… ah! Capito! La ragazzetta che ci ha provato con Xav… tranquillo, stava solo cercando di rimorchiare Xavier, ma lui l’ha non rifiutata, ma praticamente vomitata via, lei si è offesa e se n’è andata sculettando… stavo per crepare dal ridere! > sghignazzò lui < Crudele! …ma non l’ho mai stimato tanto! Quello lì sì che ha fegato! Ma per quel che riguarda gli insulti e i dibattiti, io sono più bravo e lo batto alla grande! > sorrise Demi, mentre Matt si fermò un attimo < Sì beh, penso che anche lui se ne sia accorto… non sputerai veramente nel suo bicchiere vero? > fece preoccupato guardando bene negli occhi il più piccolo, che scoppiò a ridere di gusto < No, no! Assolutamente, io sono tutto fumo e niente arrosto! Parlo tanto, ma non lo farei mai, povero! Era più una minaccia che una promessa! > lo rassicurò, facendolo sorridere.

Poco prima che tornassero dalla stanzetta del personale, Fun aveva già la sua agognata cioccolata calda e Xavier stava complottando, più che con l’amico, con la sua adorata aranciata, compagna di recenti cattiverie, di andare a sfondare la porta e riprendersi Matt per farsi dire per quale diavolo di motivo ci stava mettendo così tanto a fare… qualsiasi cosa stesse facendo. Ma prima che lo schizzo di Xavier raggiungesse tali livelli, i due ragazzi sbucarono dalla saletta, Demi ancora sotto le spoglie di pomodorino e Matt con un sorrisino talmente dolce che a Xavier stava per venire il diabete, in effetti agli occhi di chi, sì sapeva qualcosa, ma non quello che si erano detti (e con questo intendo Elliot e Conny), la situazione pareva parecchio equivoca, ed infatti, la prima cosa che fecero, vedendo arrivare il Rosso nelle vicinanze del loro tavolo, fu accalappiarlo, spingendolo ad avvicinarsi per poi indagare, poiché la curiosità era troppa.
< Beh? Cos’è quel faccino? Che ha detto… o fatto, Matt? > sussurrò Elliot con una puntina di malizia nella voce. Demien, come se non fosse già abbastanza rosso, prese una tonalità ancora più sullo scarlatto, mentre a sua insaputa aumentava ancor di più i sospetti dei due amici < N-non è niente! Giuro… non insinuareee! > fece lamentoso e super imbarazzato lui, girando il viso dalla parte opposta per non mostrare il viso arrossato. esclamò felice Conny < Non ti deprimere più, non so cosa abbia detto o fatto quel tesorino di Matt, ma ti ha fatto stare meglio! E visto che non lo sooo… cosa è successo là dentro?! > fece poi curiosa e, come a voler rinforzare la curiosità generale, Elliot si sporse verso Demi allungando il collo < A-abbiamo parlato… t-tra poco stacco, questione di minuti, poi vi racconto… > fece il Rosso, i due si scambiarono uno sguardo vittorioso per poi lasciar andare Demi che, stavolta senza far suicidare nessun bicchiere, finì il turno.

Al contrario della gentilezza che Demi aveva ricevuto dai due amici, Matt, una volta tornato al tavolo, si trovò uno Xavier tutt’altro che tranquillo e garbato.
< Allora? Cos’è che complottavate tu e quel cosetto rosso? Gli hai chiesto se è stato lui? Ho ragione? …Non ha sputato nel mio bicchiere vero? > lo sommerse di domande il moro.
Matt si trovò in difficoltà: non avrebbe mai tradito la fiducia di Demi, ma non voleva fare torti a Xavier, lui era sempre stato il suo migliore amico, sempre dalla sua, anche quando erano piccoli e Matt… non era proprio un bambino socievole, complice un fisico bello grassoccio che lo faceva sentire diverso, sbagliato e, a complicare tutto, l’inizio di una consapevolezza… LA consapevolezza di non essere solo affascinato dalle ragazze, ma anche dall’altro genere.
< Xav… r-riesci a capire se ti dico che non posso dirti quello che mi ha detto quel cosetto? Posso dirti che sì, è stato lui, ma aveva i suoi motivi, non è stato lui a cominciare con i torti… e tranquillo, non ha sputato nel tuo bicchiere, lo ha detto solo per vincere nel dibattito > cercò di spiegare Matt, Xavier, che fino a prima aveva un’espressione corrucciata e ben poco paziente, distese il viso, mostrando all’amico un piccolo sorriso sincero < Capisco certo… in realtà se sapeva che ti avremmo domandato qualcosa, non avrebbe dovuto dirti nulla, ma almeno ora posso tranquillamente bere la mia aranciata! Certo che sei sentimentale tu, cosa ti fa credere che non ti abbia mentito? > domandò allora tranquillo, sorseggiando la bibita, Matt sorrise intenerito solo al ricordo di quel faccino tutto triste che anche volendo non riusciva a smettere di piangere, se Xavier avesse potuto vederlo… avrebbe anche lui creduto alle sue parole, non era possibile che un ragazzo con un visino, con un’espressione del genere, stesse mentendo < Sono sicuro! Mi ha anche pregato di non dirlo a nessuno, era così dolce che dopo aver visto quell’angioletto, sarei potuto schiattare! > spiegò allora. Fun che era stato zitto ad ascoltare, senza dire una parola, troppo impegnato a smangiucchiare la sua cioccolata, intervenne curioso < è davvero così grave quello che questa Karin ha fatto a Demien? > chiese.
Ottimo ascoltatore, ottima domanda, la risposta avrebbe potuto far ricredere persino Xavier su chi era il bullo e chi la vittima e Matt avrebbe detto qualsiasi cosa pur di cambiare il parere che l’amico si era fatto di Demien.
< Molto grave, non ricordi che la ragazza che ci ha provato con Xav aveva accennato ad un pestaggio, ecco, quello che ha fatto Karin l’ha causato, sono stati quei gorilla dei giocatori di football di quinta della sua scuola, erano il quadruplo di lui, il poverino ha corso per due, tre ore a fila prima che lo beccassero… è dovuto uscire prima da scuola per quanto l’avevano conciato male, e solo dopo un intervallo, pensa cosa avrebbero fatto se… basta… non voglio pensarci > spiegò. L’espressione sul volto di Xavier sembrò mutare per qualche secondo in una dispiaciuta, per poi rivolgere uno sguardo disinvolto al Rosso, distogliendolo all’istante, per non farsi sgamare, mentre Matt, non appena lo vide passare accanto al tavolo, lo trascinò verso di lui, per poi smollargli un bacino sulla fronte che ebbe il solito effetto sul più piccolo, che si trasformo in un pomodoro all’istante. Inutile dire che il re e la regina dei filmini mentali, alias Conny ed Elliot, si erano messi a sghignazzare e a parlottare, facendo sospirare Demi che, corrugando la fronte, afferrò una saliera facendo segno ad Elliot che sì, gliel’avrebbe seriamente tirata se non la finivano.

< E questo è quanto! E niente faccine deluse! …Mi sono già pentito… stava parlando con Xavier prima… mi ha lanciato un’occhiata strana… gli avrà detto tutto e domani sarò di nuovo sommerso di aranciata… o thè… o quello che gli andrà… spero non coca cola… > finì di raccontare Demien mentre camminavano per il parco < No. > disse solamente Elliot < Secondo me invece non gli ha detto niente, ti sta salvando quel bel culetto che ti ritrovi… e Xavier non è omofobo… è NON ti odia tranquillo, quello che ha fatto ha un senso, peccato che non sa di aver sbagliato… > aggiunse spiegandosi < Da quel che ho intuito è arrabbiato con me perché ho sputtanato la Barbie… ha senso? > fece pensoso Demien < Ha sensissimo! > dissero in coro gli altri due, Demi si girò guardandoli sconcerto < ok, me lo spiegate magari? > proferì con un velo di ironia < No, non si può, non si parla di Xavier senza il permesso di Xavier… o ti viene a cercare! > sussurrò Conny avvicinandosi all’orecchio del Rosso < Ma non verrà mai a saperlo! > ridacchiò allora Demi < Questo lo dici tu! …Lui sa tutto, di tutti! …O quasi… ma il punto è che non sa, ma saprà! E se non saprà dalle sue fonti, che sinceramente mi fanno paura, altri lo sapranno, e lui da loro verrà a sapere…> e quel discorso senza senso sarebbe anche continuato, ma Elliot fu interrotto dalla mano del Rosso che, ormai confuso all’ennesima potenza, aveva schiaffato la mano sulla sua bocca per impedirgli la fuoriuscita di quel fiume di parole per nulla lungimiranti < D’accordo d’accordo! Non si parla di Xavier, afferrato! …Anche se è quello che abbiamo fatto fino ad ora… > sbuffò allora, poi guardando l’orologio mugolò dispiaciuto < Sono quasi le sette, sono in ritardo e ho fame, ci vediamo domani? > chiese con un sorriso, gli altri due annuirono < Certo, ma domani non ti voglio vedere nemmeno con un filo di depressione sulla faccia! Altrimenti ti ucciderò di solletico! > lo “minacciò” Elliot < Va bene, prometto che non sembrerò un depresso cronico e che non mi sfogherò sui bicchieri facendoli sfracellare! Ora vado… ciao! > li salutò avviandosi.

Ora volendo potrei anche sorvolare e passare direttamente a raccontare le vicende del giorno dopo, ma non è che per caso vi siete scordate scordati qualcosa… o qualcuno?
Ebbene sì, per la gioia di voi fangirl, sto parlando di Rori e Mackenzie e, dopo questo intervento molto Manzoniano, passiamo agli avvenimenti!

Demien entrò in casa, con il faccino appena tirato in un sorriso quieto, nonostante la situazione della quale Matt lo aveva messo al corrente dovesse provocargli ansie e paure, ora era finalmente a casa, dove lo aspettavano un Rori regredito e super carino/lagnoso, ed un Mackenzie tutto trotterellante per la situazione di quest’ultimo, molto più vulnerabile e coccoloso del solito. Così sarebbe dovuto essere… Appena mise piede nel salotto, si ritrovò davanti la scena madre che ogni fangirl (quale lui stesso era… tranne per la parte “girl”) avrebbe voluto vedere, perlomeno per farsi tanti di quei filmini mentali, che altre persone non avrebbero mai potuto immaginare nemmeno lontanamente.
La scena dunque era questa:
Mackenzie, fresco di doccia, capelli bagnati e niente maglia, che cercava di scolare i capelli di Rori, anch’essi bagnati, strofinandoli con un asciugamano, mentre appunto il Rosso, praticamente arrampicato sull’altro in un tentativo di abbraccio, gli rendeva il compito arduo, complicando la situazione con dolci carezze e teneri bacini alla base del collo che mettevano alla prova concentrazione ed autocontrollo del povero Zie che ricambiava con qualche bacio sulla fronte.
Credetemi se vi dico che Demi per poco non svenne.
Quando i due si accorsero della presenza di una terza persona, saltarono come canguri per poi guardarsi come per dire “’Azz! Ci ha sgamati!”, ma Demien che aspettava quel momento da una vita, si buttò in ginocchio e, alzando le braccia al soffitto gridò < Non so per quale divinità è avvenuto questo miracolo, ma grazie! Grazie davvero! Chiunque tu sia hai fatto un favore all’universo e a me! > gli altri due sconcerti per quella reazione poco, se non affatto prevedibile, fecero per aprire bocca, ma il più piccolo li interruppe < Ringraziate Conny ed Ell che mi hanno fatto fare tardi, sennò chissà cosa mi si presentava se tornavo in orario! > rise come un idiota lui < D-Demi stai bene? > fece preoccupato Rori che, si vedeva, già stava meglio < Io? Io sto meravigliosamente, la mia giornata non è stata del tutto uno schifo, nessuno mi ha versato nulla addosso, e ora questo! Perfetto! > saltellò felice ad abbracciarli < Ora! > cominciò sedendosi a terra < Come cavolo è successo?! > non l’avesse mai chiesto! I due presero un colore tendente al rosso peperone, mentre Demien aveva messo su un sorrisino malizioso che poche volte era comparso su quell’angelico visetto < N-n-non saprai nulla! Non da me! > fece imbarazzato Rori < A me qualcosa potresti anche scucire… > sussurrò Zie sporgendosi verso di lui, beccandosi una tirata di guance dell’altro < Scherzavo, scherzavo! > rise Mackenzie posando un bacio leggero sulle labbra dell’altro.
Demi trattenne un gridolino tutt’altro che mascolino < Posso farvi una foto?! > domandò tutto sorridente. Rori sospirò, guardando prima il fratellino, che aveva sfoggiato i suoi grandi occhioni chiari e le lunghe ciglia in una muta preghiera, poi quello che, per imbarazzo o per abitudine (ma principalmente per imbarazzo), tardavo un poco a definire il suo fidanzato, il quale gli stava sorridendo dolcemente come a volerlo contagiare di quel suo buon umore < Hai dieci secondi per prendere la macchina fotografica e fare due, e dico due, foto, chiaro Dedè? > gli sorrise rassegnato ma senza alcuna nota severa nella voce. D’altro canto, Demi, non appena ricevuto l’ok dal fratello, si fiondo (inciampando quasi sui suoi piedi) in camera, attrezzandosi anche di video camera < è un momento speciale questo! Non sapete da quanto il Mondo, che poi sarei io, aspetta questo momento! Ora, buoni, siate carini e datevi un bacino! >.

E fu così che per il resto della serata Mackenzie e Rori furono aggetto delle attenzioni di Demi e di Olive (per chi non si ricorda è la mamma di Rò e Demi) che aveva tirato fuori pure i coriandoli.

Il giorno a seguire ancora tutto trotterellante per la nuova coppietta, Demi si stava avviando verso il bar. Non dimentico però del fatto che la Barbie lo sapeva colpevole della vendetta, la sera prima aveva parlato con Zie, quando il fratello si era già appisolato, per non farlo troppo preoccupare per poi fargli alzare quelle due linee di febbre che gli erano rimaste, il “cognatino” come l’aveva soprannominato, l’aveva ascoltato comprensivo e l’aveva tranquillizzato dicendo di chiamarlo non appena gli fosse accaduto qualcosa di sospetto, così lui sarebbe corso alla velocità supersonica a salvargli il bel sederino : < Se mi inseguono, il nostro punto di incontro è la libreria, lì a fianco c’è un vicolo, con una scaletta in alto, io salto sul cassonetto che è quasi sempre accostato e salgo sul tettuccio che sporge, dove non riescono a prendermi e calciò il bidone così a salire ci mettono più tempo, e se il bidone non è al suo posto… > aveva spiegato tutto tentennante, sapeva che i gorilla di Karin non si sarebbero di certo fermati difronte ad una sua fuga, anzi, sarebbe stato pane per i loro denti < Se non è al suo posto comincia ad urlare o comunque mantieni un certo vantaggio mentre corri, così se vedi il bidone fuori posto puoi tornare indietro e andare verso caso, così se passo ti vedo > così era stato deciso e così sarebbe stato!

Al bar la mattinata era passata abbastanza quieta, anche se Demi tutto impanicato, non si era rilassato nemmeno per un momento, questo perché aveva in sé un pessimo presentimento.
Stava spazzando la parte esterna del locale, dove i tavoli e le panche si affacciavano sul giardino d’entrata, proprio dove giorni prima aveva conosciuto, più o meno approfonditamente Matt, Fun e… l’altro; quando, sentendosi appoggiare una mano sulla spalla, salto come una molla per lo spavento, girandosi di scatto e trovandosi davanti Elliot che, non riuscendo a trattenersi sghignazzava coprendosi la bocca con una mano < S-scusa, non pensavo di essere così furtivo… paura? Posso fare qualcosa per farti rilassare? > chiese gentile, d’un tratto la voce vivace di Conny li sorprese < Ehi Fanciulli! Non scordatevi di me! Se possiamo aiutarti siam qui Demi-amoruccio! Chiedi e sarai aiutato… anche se non era proprio così… ma tu hai capito! > gli sorrise lei < G-grazie… m-ma sono comunque teso come una corda… s-se ho bisogno corro… d-da voi intendo! > balbettò Demien, arrossendo appena. I due si sedettero ad un tavolo all’interno, squadrando tutti coloro che entravano e che già prima di loro erano entrati per scavare qualcuno di sospetto tra di essi. < Allora? Qualcuno di sospetto? > sorrise il Rosso vendendoli così circospetto, d’un tratto Elliot si esibì in una smorfia di disgusto < Sì, più che sospetto, viscido… > fece vago, Conny roteò gli occhi avvicinandosi di più all’amico, ed abbracciandolo sorridendo lieve e sussurrando tra i denti < Ex in vista… > e dopo ciò Demi non poteva non essere curiosi di sapere chi era il famosi “viscido” ex-fidanzato di Ell, così, con la disinvoltura di un orco col tutù, si girò verso l’entrata, vedendo entrare un gruppetto di gente, più corposo del solito, tra le quali persone, spiccavano una testa bionda ed una rossa fuoco, che Demi riconobbe come Matt e Fun con “un altro paio di capelli”, non riuscendo però a capire chi fosse il suddetto ex, nemmeno quando tutta quella gente gli passò a fianco.
< Demi! Oh Demi! Sei vivo!? > urlò quasi Fun abbracciandolo < oggi ho i capelli rossi, forse troppo rossi, per farti coraggio! E se avrai bisogno, ci siamo portati dietro qualche ragazzone che è “casualmente” qui… ci siamo intesi? > fece non smettendo di stritolarlo nella sua morsa che in teoria doveva essere un abbraccio < Non respiro! > sussurrò infatti la vittima, per poi essere salvato dall’intervento di Matt che, staccandoli, smollò un piccolo bacino sulla fronte del più piccolo < Sul serio Demi se hai bisogno basta chiamare… > ribadì poi. < Mi state spaventando… > fece indietreggiando un po’ < Io ho già paura, ma sembrate tutti più spaventati all’idea che mi vengano a cercare… sono peggio di quel che mi aspetto? Siete già in cinque che continuate a dire di chiamare se ho bisogno… l’ha detto anche Zie > finì con voce flebile, ma facendosi sentire anche da Conny ed Elliot < No… non fanno così paura è che tu sei piccolo e fragile e quelli sono dei mammut! Fa paura a noi… vuol dire che ci teniamo e che ti vogliamo bene… scusaci siamo tutti un po’ agitati > intervenne Ell, posando una carezza sulla testolina di Demi < Capito… non fate niente se non ve lo dico ok? Ah! Giusto… se resto vivo a fine turno ricordami che devo dire qualcosa a te e a Conny! > sorrise Demi pensando a Rori e Zie ed a quanto dovessero essere felici < Ecco ora sono curiosa! > sospirò Conny facendolo ridere appena < Ma aspè! Non è che ve ne manca uno? Xavier dove l’avete messo? > se ne salto fuori poi la ragazza < Buco! > dissero in coro Fun e Matt.
In effetti Demien, mica ci aveva pensato… forse è proprio vero: lontano dagli occhi, lontano dai coglion… cioè… avete capito! O forse era troppo agitato per pensare a qualsiasi cosa che non fosse la sua incolumità fisica… sì mooolto probabile!

Alle due del pomeriggio, ancora nessun segno dei fantomatici gorilla, e Demi a breve, avrebbe dovuto staccare.
Non ci crederete, ma tutti, e per tutti intendo Conny, Elliot, Matt, Fun e i loro “ragazzoni”, erano ancora alle loro postazioni, da mezzogiorno e mezzo, Demi era quasi commosso e sollevato, non sapete quanto! Ma purtroppo per lui, proprio quando stava servendo l’ultimo tavolo, cinque giganti, ma che dico giganti, non si potevano nemmeno definire persone quelle per quanto erano immense, almeno il triplo di Demi che, fatto un respiro profondo e preparatosi mentalmente, osservò quei… ROBI, sedersi e guardarlo e ghignando insieme, per poi andare verso Conny, consegnarle il cellulare e sussurrarle, scandendo però molto bene < Chiama “Mackenzie” è nelle chiamate rapide sotto il numero uno, digli che ho bisogno e in quanti sono > lei annuì visibilmente preoccupata < Ora cosa fai? > chiese seguendolo insieme ad Elliot fino alla porta della sala del personale dove si cambiava solitamente gli abiti da lavoro, passando così di fianco al tavolo con il grande gruppo < Tsè! Mi cambio, esco dalla saletta… e comincio a correre finché non trovo Zie… se tutto va bene torno indietro per non farvi morire d’infarto… al massimo ci vediamo all’ospedale! > fece l’occhiolino, lasciandoli in piedi sconvolti dal cambiamento di Demi che nell’attesa era di una fifa incredibile, mentre ora che era arrivata l’ora, sembrava quasi… Coraggioso (o incredibilmente stupido)? Anche al tavolo di Matt e co. sembravano piuttosto sconvolti nel guardarlo in tutta la sua tranquillità comminare verso la sala e chiudersi la porta alle spalle, infatti i quattro (oramai) amici di Demi si chiamarono con lo sguardo < La pazzia dell’attesa l’ha fatto uscire di testa! > esclamò Conny, avvicinandosi al tavolo, mentre chiamava Mackenzie < Emm… s-sono Conny, Demi ha bisogno e-e sono cinque… > non appena pronunciò quelle parole, l’unica cosa che senti fu un rapito e lapidario < Corro > per poi sentirsi riattaccare il telefono in immediato < Chi ti ha fatto chiamare? > domandò Fun < Mackenzie… il moretto che lavora qui e che la mattina è irritabile… > gli rispose Elliot < Speriamo bene > dissero o pensarono tutti.

Intanto Demi, in sala dipendenti, non si stava cambiando, o meglio, lo aveva già fatto, ora stava riscaldando un poco le gambe per non prendersi uno strappo nella futura corsa folle, poi, veloce, aprì la porta, si mise lo zaino in spalla e, percependo i cinque ragazzi-giganti alzarsi, in meno di due secondi, era uscito dal bar, evitando le mani allungate verso di lui che cercavano di acciuffarlo, e correndo come se ne andasse della sua vita, ma chissà, magari era così, l’unica cosa a cui era in grado di pensare in quel momento critico era “Grazie adrenalina! Grazie acido lattico (anche se stasera non ne sarò così felice)! E grazie anche a te spirito di sopravvivenza, se riuscirò a correre ancora tra venti minuti sarà solo merito vostro!”.

Correva, correva, correva.
Chissà da quanto correva!
Sapeva solo di essere stanco morto, ma che era quasi arrivato al vicolo, doveva solo passare la libreria, e fu proprio lì che si fregò.

Stava correndo esasperato, sfinito, quando, mentre si stava guardando indietro, urtò contro una persona che per destino, per sfiga o per karma, stava uscendo proprio in quel momento dalla libreria e finì a terra… mangiandosi il vantaggio per cui aveva tanto corso, non guardò nemmeno in faccia chi aveva urtato, tantomeno si era scusato, poiché il danno più grave l’aveva ricevuto lui, che ora rischiava di essere pestato se il maledetto cassonetto non si trovava proprio di fronte alla scaletta in alto nel vicolo, così ansimando riprese a correre, svoltando nella viuzza… indovinate…
Il bidone quel giorno, proprio non c’era.
Demi continuava ad ansimare, risperato, cercando di arrivare saltando alla scala, ma non c’era verso, quella sua piccola altezza, l’aveva condannato.
Che fosse destino, sfiga o karma, aveva fatto un buon lavoro.
Provò a tornare indietro, ma era troppo tardi, i gorilla lo guardavano divertiti dal terrore che si leggeva sul suo volto, allora Demi perse le speranze per la possibile fuga “Ti prego fa che arrivi Zie, che arrivi Matt, con tutte quelle persone… che arrivi chiunque! Mi andrebbe bene persino Xavier!” prego disperato.

Detto fatto!

Demi si vide sventolare una mano sopra il naso, ed una voce che per lui in quel momento era simile al canto degli angeli, lo risvegliò dalla disperazione < Ehi! Datti una mossa! > alzò lo sguardo e Xavier ed il suo sorrisino bastardo fecero capolino nel suo campo visivo < Non vorrai che ti rovinino il tuo bel faccino > allargò il sorriso, Demi afferrò la mano del suo salvatore con entrambe le sue, riuscendo a salire ed a rifugiarsi tra le braccia di Xavier che lo portava a sé per tirarlo via dal bordo del tetto.
< Grazie! Grazie! Non mi vendicherò mai più in vita mia! Il karma è un mostro! > continuava a ripetere il Rosso in un inutile tentativo di ricacciare le lacrime che imperterrite cominciarono a scivolare sul viso < Ehi, ehi! Tranquillo! > provò Xavier alzandogli il volto ed asciugandogli le lacrime con la manica < Ci sono io ora, non ti prendono! > lo rassicurò con delle lievi carezze.
“Tenero!” pensava Xavier con quel cosetto stretto tra braccia, < Mi devi un favore, me lo segno eh! > sorrise spontaneo poi, guardandolo accennare ad un sorrisino divertito < …Grazie… > ripete ancora con vocina spezzata, abbracciandolo, mentre gli inseguitori sotto di loro parevano scaldarsi per l’inaspettato salvataggio. < Hanno corso per chissà quanto e si infiammano pure? Ma tutta ‘sta forza da dove la prendono!? Facciamoli sbollire ti va? > disse Xav afferrando un lungo tubo di metallo per poi agitarlo verso il basso, prendendo anche qualche capoccia dei gorilla sottostanti, che in risposta cominciarono a lanciare pezzi di tutto, che stavano da quelle parte sotto le montagne di rifiuti (che si sa in assenza di cassonetto…), non fecero però in tempo a ferire nessuno dei due, poiché un rumore forte li interruppe, un rumore di motori, una decina più o meno, era la cosa più assordante che Demi avesse sentito, ma era anche il rumore della salvezza!

< Zieee! > gridò Demien per farsi sentire.
A quel punto il fracasso era vicinissimo, all’ingresso del vicolo, dove Zie e “le sue fonti” (anche detti “la sua cattiva compagnia”) avevano accostato le moto.
Inutile dire (forse no) che i gorilla li guardavano non più tanto convinti di quel che volevano fare, bastò che Zie, in tutta la sua figaggine, scendesse dalla moto per “parlare”, per far andare in panico i cinque ragazzoni che alzando le mani e spiegarono chissà cosa a Mackenzie, che intanto sfoggiava un sorrisino bastardo dei suoi, per poi dileguarsi.
A quel punto, Mackenzie si avvicinò al punto del tetto dove Demi, ancora tutto accoccolato tra le braccia di Xavier e con ancora le lacrime agli occhi, stava mostrando un dolce sorriso di gratitudine < Grazie… > sembrava riuscisse a dire solo quello, per quanto aveva avuto paura.
Una volta scesi dal tetto (alias rifugio anti-bulli), Demien, che era ancora un po’ agitato, riuscì a calmarsi un poco, grazie anche a tutti i mega abbracci che Zie gli rifilava, preoccupato che non si fosse fatto male, mentre appioppava a Xavier qualche occhiatina di ringraziamento.
< Devo tornare al bar per far vedere che sono vivo… e poi Conny ha il mio cellulare… > annunciò Demi staccandosi da Mackenzie < Ti accompagno, stavo andando lì prima che mi venissi addosso tutto affannato > si offrì Xav alzando le spalle < Ah… ehm… scusa… avevo fretta e non… ma già lo sai cosa ti spiego a fare! > lasciò perdere Demi, era stato avvisato proprio da Matt -migliore amico di Xavier- del circolo delle voci che lo riguardavano, per cui spiegare tutto proprio a lui, non avrebbe avuto senso < Vengo anche io, ho detto a Rori che andavo a prendermi qualcosa da mangiare per non farlo preoccupare e mi ha chiesto una brioche… gli prendo anche un caffè anche se è carino quando è poco sveglio… > si aggiunse Zie con un dolce sorriso tutto rivolto al pensiero del suo Rori che lo aspettava a casa.

Quando arrivarono al bar, non appena ebbero varcato la soglia, Elliot, Conny, Fun e Matt, saltarono in piedi facendo immediatamente correre lo sguardo al piccoletto dalla testolina rossa e, facendo una rapida analisi, constatarono che sì, era tutto intero… miracolosamente tutto intero!
< Come cavolo è possibile?! > esclamò Conny < Mi preferivi morto? > fece Demi ironico, a quanto pare tutti si aspettavano di rivederselo all’ospedale!
< N-no! Nel senso che non pensavamo che… cioè, ci aspettavamo che… ah! Al diavolo! Dicci come cavolo hai fatto! > si arrese Elliot mentre correva ad abbracciare Demi, dietro di lui, dal gruppo di persone che Matt s’era portato dietro, spiccò una voce, un pizzico di bastardaggine nel tono < Ma guarda! Il cosetto è tutto intero! Xavier c’entra qualcosa con questo? > disse la voce attirando l’attenzione di Demi, il ragazzo che aveva parlato, era moro, alto, con gli occhi di un azzurro acceso e la bocca piegata in un sorrisino bastardo… spaventosamente familiare < …Narsè, non insinuare che sia diventato così, di botto, il buon samaritano! Mi è solo venuto addosso mentre correva, gli ho fatto perdere il vantaggio e mi sono fatto perdonare salvandogli il culetto, ecco tutto, è poi quest’altro qui l’ha salvato a tutti e due > sembrò quasi giustificarsi Xavier, sentito si tirato in causa < E Che bel culetto!> fece il moro < Ehi! È il mio cosetto! Stagli alla larga Narsete! > lo guardò velenoso Elliot, mentre stringeva di più Demi.
Conny in mezzo a finti colpi di tosse pronunciò < Coff, coff …è lui l’ex… coff, coff > fece per far capire a Demien la situazione < Mmmh… quindi mi sono ficcato in mezzo ad una lite tra fidanzatini eh? …Dammi il cellulare che scappo! > constatò lui, Conny gli passò il cellulare sospirando < Buona fortuna… >.

“Fortuna? Naah! Per una volta non ne ho bisogno!”

Pensò Demi < Eeeelliooot! <3 > fece mieloso < Mi molleresti per favore? Così andiamo a fare un giro > fece dolce (facendosi venire il diabete da solo) e facendo intendere a Elliot che se proprio doveva infilarcisi, in quella rivalità, doveva farlo per bene! Zie trattenne una risatina, dando una pacca sulla spalla ad Elliot < No! Il faccino diabolico di Demi! Ora prova a dire di no! > lo sfidò quasi < No! > provò < …no …nel senso che… va bene vieni, gelato? > propose, lanciando un’occhiata discreta a Narsete che con la testa appena piegata li stava osservando attento < Ok! Conny? > accetto subito Demi < Non vorrei rovinare l’atmosfera, maaa… il gelato mi fa gola quindi vi rovinerò tutto! Andiamo! > sorrise Conny < Vengo anche io! > si intromise Narsete < NO, TU NO! > gridarono insieme Xavier ed Elliot, lanciandosi tra loro occhiate d’intesa < Portatelo a casa! Quello lì da sui nervi! > si imbronciò Ell < Subito! > si trovò d’accordo Xavier andando ad afferrare il braccio di Narsete.

In sintesi da quel che Demi aveva capito, questo Narsete era l’ex di Elliot… beh, di certo non aveva cattivi gusti il suo amico!

“…Bene, giornata produttiva, mi sono quasi fatto picchiare da cinque… cosi, sono finito addosso a Xavier che mi ha salvato dai suddetti cinque, Zie ha salvato entrambi, poi un tipo di nome Narsete ha pure detto che ho un bel sedere e ora Ell mi ha offerto il gelato… decisamente una giornata produttiva! Magari fare amicizia non è poi così impossibile e complicato..."

E già solo il fatto che Demien abbia pensato a quest'ultima frase, basti a farvi intuire che la sua apatia depressiva, si era volatilizzata...




Angolino di Val_chan :

Val_chan on Facebook <3

Ehilà Fanciulle e Fanciulli!
Eccomi qui con un ritardo mostruoso... non è colpa mia cioè sì è colpa mia ma tutto questo è per via di interrogazioni infinite e verifiche di massa... per farmi perdonare, per chi non lo ha ancora visto ho scritto delle mini storielle tipo missing moment della coppia ZieXRori che si chiama Sunlight e visto che non vi ho detto di proposito cosa è successo mentre quei due erano a casa da soli con Rori mezzo affebbrato, sappiate che nel capitolo 4 di Sunlight vi sarà raccontato tutto NEI MINIMI DETTAGLI *-* (finchè riuscirò nella mie capacità di scrivere lemon ù.ù)
Cooomunque spero vi sia piaciuto questo capitolo come sempre vorrei lasciaste una recensioncina anche per dirmi dove ho sbagliato qualcosa o se non si capisce qualcosa, magari per dei chiarimenti, accetto critiche e consigli!
Grazie per aver letto e un grazie doppio a chi recensirà! <3

Baci Val_chan

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 : “Sarai amato il giorno in cui potrai mostrare la tua debolezza senza che l’altro se ne serva per affermare la sua forza.” e "Il mio corpo è composto per il 70% d’acqua e per il 30% dai bu ***


Sweet Revenge

Capitolo 4 :

“Sarai amato il giorno in cui potrai mostrare la tua debolezza senza che l’altro se ne serva per affermare la sua forza.”


Respiro corto, ansia da prestazione, tremarella compulsiva, gambe molli, sguardi nervosi a destra e a sinistra e ultimo ma non da sottovalutare, quel male allo stomaco e quella nausea che a lui veniva sempre nei momenti di nervosismo.
Demi conosceva quella sensazione come le sue tasche, o forse un po’ di più, visto che quella mattina aveva trovato in quelle del suo giubbotto un bigliettino di sua madre, Olive, che diceva “stai tranquillo tesoro, ricordati di respirare e non vomitare addosso alle persone!”… quindi, conosceva quella sensazione come sua madre conosceva le sue tasche, era la sensazione pluri-maledetta del primo giorno di scuola, ma non una scuola qualunque, una nuova scuola, il terrore di Demi.
Fino a poche settimane prima non aveva nessuna intenzione di riprendere gli studi, ma era stato convinto ad entrare nella scuola dove anche Elliot e Conny andavano dopo una telefonata dall’africa di suo padre, che si occupava delle popolazioni povere e in difficoltà insieme ad altri medici senza frontiere, perché sì, il papà di Demi, un “sant’uomo”, dicevano tutti, era un medico che, richiamato in quei paesi sottosviluppati per dare una mano e con il sostegno della moglie, aveva accettato la proposta di restare per la durata di un paio di anni che stavano oramai giungendo al termine.
< Così non resterai solo e ti integrerai meglio giusto? > aveva detto lui che, telefonando e videochiamando ogni tre quattro giorni la sua famiglia, era stato aggiornato dai figli, Olive e anche Zie che per lui era come un figlio, della situazione, minacciando di tornare da loro per prendere a pugni le persone che avevano fatto del male al suo bambino.
Ma tornando al piccoletto tremante, la paura di non essere accettato e di poter ripetere l’errore della prima scuola faceva aumentare i sintomi sopra elencati.
Per questo motivo, e perché si era aggrappato alla gamba del tavolo, Demien era ancora a casa alle otto meno dieci (contando che a piedi fino alla scuola, minimo-minimo venti minuti ci volevano, era messo malino) con Zie e Rori che cercavano invano di convincerlo a scollarsi da lì, finché a Mackenzie non venne in mente di dire < Demi guarda che se arrivi in ritardo attirerai ancora di più l’attenzione e dovrai stare in piedi, in mezzo alla classe per spiegare il motivo del tuo ritardo, sei davvero così coraggioso? E poi che dici al professore “me la stavo facendo sotto ed ero aggrappato alla gamba del tavolo frignando”? > al povero ragazzo vennero i brividi solo al pensiero, odiava essere guardato da tante persone, poiché il numero delle persone che lo guardavano era direttamente proporzionale a quando la figuraccia che stava per fare (e che con ogni possibilità avrebbe fatto) l’avrebbe fatto vergognare, al pari del peggiore dei ladri.
Dopo quella corretta osservazione, Demien era diventato peggio di una mozzarella, era talmente pallido che Zie dovette ritrattare, preoccupato, per farlo riprendere < Senti non fare quella faccia e niente vomito che sennò pulisci tu! Se ti dai una mossa e corri fuori entro dieci secondi ti porto io con la moto! > propose, tale suggerimento sembrò piacere al più piccolo che afferrando lo zaino e in zero due secondi era fuori dalla porta gridando < Grazie Zie, ti sposerei, ma dopo Rori è geloso! > l’ovvia reazione del fratello, tirato in causa fu la trasformazione in pomodoro (non per niente lui e Demi erano fratelli). Zie sorrise baciando leggermente e dolcemente sulle labbra Rori che gli sfiorò la mano sussurrando < Incoraggialo… tanto, ne ha bisogno > incrociarono un ultima volta gli sguardi sorridendosi per poi dividersi < Siete così carini che mi passa il vomito! In compenso ora sono diabetico > rise Demi < Cuccia o ti lascio a piedi! > lo riprese Mackenzie.

Dopo essersi aggrappato tipo koala a Zie mentre raggiungevano la scuola ad una velocità sicuramente non consentita, ben evidente dalla situazione di Demi, che in quei cinque minuti stava per volare via dal retro della moto, se non fosse per la sopra citata presa ferrea, arrivarono a destinazione.
Il cortile era ancora pieno di ragazzi che facevano di tutto pur di temporeggiare, ritardando così il più possibile l’obbligatoria entrata.
Tra questi ritardatari, era ben evidente una capoccia bionda, la quale puntava costantemente lo sguardo verso l’ingresso dei cancelli. Matt, teso e preoccupato per Demi, stava aspettando il suo arrivo, voleva stargli vicino nel suo primo giorno nella nuova scuola, immaginava quanto potesse essere agitato ed aveva rassicurato Elliot e Conny che si sarebbe occupato lui di scortare il Rosso, visto che la sua persona (per dirla in modo “raffinato”) aveva un certo prestigio a scuola… in sintesi era rispettato e conosciuto per via delle sue amicizie e del carattere aperto che lo rendeva capace di socializzare con tutti.
Quando il protagonista dei suoi pensieri si fece vivo su una moto sicuramente non da ignorare, guidata da un tipo che nessuno riuscirebbe ad ignorare (per intenderci, Zie è un figo e no, nemmeno qualcuno con un autocontrollo esagerato non ci avrebbe fatto nemmeno un pensierino!), gli corse incontro fermandosi qualche metro prima, per dargli il tempo di scendere dalla moto e salutare Zie.

Intanto Demi, dopo essersi tolto il casco ed aver scosso la testa per far riprendere i capelli schiacciati in modo molto simile alla pubblicità dello sciampo (NdA : Swiiiishhh!), guardò Mackenzie inquieto e sempre agitato, aspettandosi che dicesse qualcosa < Beh? Non dovevi incoraggiarmi tu?! > fece quasi dispiaciuto, il più grande sorrise < Posso darti dei consigli se vuoi! Bene prima cosa: non andare fuori di testa o finisce come con il prof di matematica dell’altra scuola, so che ti ricordi quindi non c’è bisogno di dire altro, poi magari evita di andare contro chi è più grande di te, magari eh! Infine, ma questo lo sai già, stai lontano dalle bionde carine! > si raccomandò. < Loro sono il maaaaleee! > si trovò d’accordo Demi < Esattamente, ora muoviti ed entra che c’è già qualcuno che ti aspetta > gli fece notare Zie facendo un cenno a Matt che lo salutò sbracciandosi eccessivamente, ma solare come sempre < Va bene grazie Zie… a dopo > lo saluto il Rosso regalandogli un sorriso, pensando che buttargli un bacio davanti a tutta quella gente non fosse il massimo per lui.

< Bene Piccolino, ti accompagno in segreteria e poi scappo che se mi beccano fuori non ci andranno piano con me, ma tranquillo il prof di matematica arriva sempre un quarto d’ora dopo! Se hai problemi a trovare la classe chiedi ad un inserviente, il vecchietto dai capelli bianchi è quello più simpatico, ma evita di stringergli la mano… è senza qualche dito e se gli chiedi com’è successo, cambia versione ogni volta! > si raccomandò Matt < Sei in classe con me la prima ora? …In cosa ti hanno segato? > chiese disgeto, l’altro rispose con un sorriso < La prima ora e la seconda… non sono una cima in matematica e letteratura, ecco tutto… > rise poi prima di andare, lasciandolo così in segreteria.

La tizia che gli aveva dato informazioni l’aveva tirata un po’ per le lunghe e ora Demi stava correndo per il corridoio inciampando ogni due per tre, quando ad un tratto si scontrò con un signorotto in giacca e cravatta < Scusi! > gridò quasi Demien raccogliendo un paio di libri che erano caduti all’uomo per poi riprendere a correre < Non si corre nei corridoi! > gli gridò dietro l’altro, mentre Demi rendendosi conto di essere in torto e con il panico che saliva sempre di più, invece di correre ammazzandosi, decise di ammazzarsi camminando velocemente, con grandi falcate, i pugni chiusi e le braccia che oscillavano alternandosi con le gambe, fortunatamente nessuno era per i corridoi, perché se qualcuno l’avesse visto avrebbe pensato “Cosa cavolo sta facendo quel tipo strano?!”.
Continuò la sua strana camminata/corsa fino a che non si accorse di una porta aperta, con accanto una piccola insegna che citava: “Corso Matematica 3° ”, dalla quale provenivano rumori di grida e sghignazzi. Demi sgrano gli occhi, si guardò dietro e davanti, più in là nel corridoio, nessuno.
Prese un respiro profondo, abbassò lo sguardo e sbucò con la testolina da un lato delle porta, non aveva fatto alcun rumore, ma come fossero stati animali che sentivano l’odore della paura, un po’ tutti si girarono puntando tutti gli occhi su di lui, che rimase pietrificato in un primo momento, per poi tirare fuori la solita faccia tosta: quella che nasceva insieme al carattere provocatorio, che succedeva ogni volta quegli attimi di paura, di codardia, proprio come era successo al bar, prima se la faceva sotto, ed il momento dopo era Lion-Demien! (NdA Mia sorella aggiunge Lion davanti al nome delle persone con caratteri aggressivi XD) < Beh? > chiese a tutti < Volete una foto, no perché credo duri di più! > fece senza alzare la voce, con un tono quasi troppo basso per le parole pronunciate e per il modo in cui, entrando in classe, aveva lanciato a chi incrociava il suo sguardo un’occhiata irritata, mentre dentro pensava “Ti prego, per favore! Fa che non mi vengano ad uccidere per questo! Maledetta la mia doppia faccia!”, ma prima che dicesse altro o che qualcuno dicesse qualcosa, Elliot con un sorriso da un orecchio all’altro, gli andò incontro < Demi! > lo chiamò abbracciandolo e facendo addolcire il suo volto ed il suo carattere.
Elliot era più alto di lui e Demi riusciva a malapena a far sbucare gli occhietti da sopra la sua spalla < Ciao… > fece piano, arpionandosi a lui ricambiando l’abbraccio.
Il casino di qualche minuto prima sembrava svanito, tutti stavano studiando Demi, che se ne era reso conto e non li degnava di attenzione, per paura o per non sfidarli, come aveva detto Zie, meglio non andare contro quelli più grandi di te. Guardava solo Elliot e Matt che li aveva raggiunti e che aveva scappicciato i capelli di Demi, sorridendogli.

Il professore, Arthur Coble, arrivò dopo venti minuti buoni, poco dopo l’entrata in classe di Demi che, con una certa dose di paura riconobbe l’uomo che in corridoio aveva urtato “Oh cavolo… anche quest’anno avrò due in matematica!” pensò sperando invano che non lo riconoscesse.
Il professore, sulla quarantina, abbastanza alto e con una pelata che faceva da riflettore, parve subito notarlo, probabilmente, un ragazzino dalla chioma rossa è più che riconoscibile tra la folla e questo Demien, aveva potuto certificarlo.
< Ah! Lei è quel marmocchio che mi è venuto addosso prima! > esclamò subito il professore < Nessuno le ha insegnato a guardare dove va? O ha qualche problema alla vista > si prese gioco di lui l’uomo, e Demien, sentendosi provocare, non poté non ribattere e ritornare in modalità “Lion-Demien” < Mi pareva di essermi scusato, in più non ero di certo io quello che se ne stava in piedi in mezzo al corridoio a contare i granelli di polvere, o ha qualche problema di concentrazione? > disse il Rosso, rendendosi conto solo dopo aver pronunciato l’intera frase dell’immensa cavolata che aveva fatto (ma magari era davvero questione di concentrazione, il cervello magari è più esposto, vista la sua pelata, così volava a distrazionelandia ogni tanto!).
La stessa cosa era accaduta con il prof dell’altra scuola (destino vuole che fosse sempre l’insegnante di matematica): continuava a provocarlo e stuzzicarlo, quasi ce l’avesse con lui, alcuni gli avevano spiegato che magari faceva così per stimolarlo, ma Demi aveva bisogno di quel che vi pare, fuorché essere stimolato, si stimolava benissimo da solo! Così un giorno in cui gli giravano particolarmente, gli aveva risposto < Ma insomma se non le sto simpatico me lo dica che mi mette un’insufficienza e vado a posto! Tanto se vengo mi mette quattro e se non vengo fa uguale! > aveva urlato. Da quel giorno Demien, tra interrogazioni e verifiche rimediate, aveva la media del 4/5, ma ne andava fiero (anche perché con tutti i tre che gli aveva rifilato l’insegnante, era quasi un miracolo)!
Ma tornando al presente: al termine della frase Demi si sentiva un idiota, ma nonostante le imprecazioni silenziose nella sua testa, la sua espressione era rimasta la stessa, corrucciata, quasi imbronciata, ma soprattutto di sfida.
Tutti i componenti della classe erano divisi in categorie, chi incredulo aveva sbarrato gli occhi (e di questo gruppo faceva parte il professor Coble), chi si tratteneva dal ridere, la maggior parte, e chi come Matt ed Elliot aveva mandato a puttane il contegno, ed era scoppiato a ridere senza ritegno.
< Le piace fare lo spiritoso?! Bene se non sbaglio aveva una media per nulla sufficiente nella vecchia scuola, per quel che riguarda la mia materia, perché allora non viene alla lavagna, signoooor… Hill! Dal colore della sua chioma, immagino sia imparentato con Rori Hill, gran bravo ragazzo, peccato avesse una compagnia disdicevole! Spero abbia sviluppato del buon senso negli anni! > intuì il professore “Se si riferiva a Mackenzie, beh, mi spiace per lei… anzi no, ma ora sono più uniti che mai!” sghignazzò tra se Demi prima che il professore interrompesse il suo fiume di pensieri facendogli segno di venire alla lavagna. < Dove siete arrivati con il programma? > chiese sottovoce ad Elliot, ma questo non fece tempo a rispondere che il professore si intromise < Aah! Non si scomodi, non penso che il suo compagno sappia suggerirle o informarla su qualsiasi cosa riguardante il programma! > a Demi scappo una risatina < Immaginavo > sussurrò ad Elliot che ricambiò < Mi dichiaro colpevole vostro onore! > gridò allora Elliot, subito seguito da un coro di risate, mentre dava una pacca sulla spalla a Demi che si dirigeva verso il patibol… cioè la lavagna.

L’interrogazione fu… quasi piacevole per Demi.
Non sapeva tutte le risposte, ma aveva detto le stesse cose che avrebbe detto nell’altra scuola, lo stesso atteggiamento, la stessa risatina nervosa prima del suo solito < emmm… non ricordo ora… > ed in più erano un poco più indietro di lui con il programma, così avrebbe potuto recuperare ciò che si era perso nei giorni di reclusione e lavoro al bar.
< Sinceramente? Pensavo peggio! Signor Hill il quasi mi dispiace, ma quel che giusto è giusto, le do un sette, ma le conviene continuare così, perché non ci andrò piano con lei! > concluse, Demien rimase stranito < Mai preso un sette in matematica in vita mia! > pronunciò andando verso il posto sbattendo le mani per togliere i residui di gesso < Si direbbe che questo sia il suo giorno fortunato! > sorrise il professore.

Demi non capiva, gli aveva risposto male, perché gli aveva dato la sufficienza?!
E perché diavolo gli stava sorridendo?
I professori… che strane bestie! Non si sa mai come prenderle!

Arrivato l’intervallo i due compagni di Demi dovettero lasciarlo al suo destino, poiché Elliot aveva il corso di latino (quale orribile parola per Demi!), Matt il corso di arte, verso il quale stava andando trotterellando, mentre Demi avrebbe avuto grammatica (NdA inglese ovvio) che, come gli aveva anticipato Ell, avrebbe frequentato insieme a Conny.
Il problema stava nel fatto che il suo cavolo di armadietto aveva una cavolo di combinazione astrusa e quindi non riusciva ad aprirlo… cavolo!
Fortunatamente o sfortunatamente per lui, l’ultima persona da cui sperava di ricevere aiuto era sbucata dietro di lui e vedendolo in difficoltà, si era prima messo in un angolino a guardarlo divertito mentre armeggiava con la manopola in cerca dei numeri giusti poi, ancora ridacchiando, lo aveva preso per le spalle per spostarlo, gli aveva rubato dalle mani il foglietto con la combinazione dell’armadietto e con un solo tentativo aveva aperto il vecchio ed arrugginito… bagaglio, per non chiamarlo coso, perché sicuramente quell’ammasso di ferraglia non era un armadietto.
< Non c’è di che Marmocchio, con questo mi devi due favori > decise da solo Xavier < Cosa, cosa, cosa? Io non ti devo niente, ti ricordo che in nessuna delle occasioni ti ho chiesto aiuto, quindi in teoria hai fatto tutto tu per conto tuo > protestò il rosso < Forse la prima volta ero mosso dai sensi di colpa, ma questa volta ho visto il tuo sguardo implorante ed incazzoso insieme che diceva “Aiuuuto Xavier, salvami mio eroe!” > lo scimmiottò, Demi lo guardò per un momento per poi scoppiare a ridere insieme all’altro, la sua prima impressione di Xavier era stata proprio di uno con cui puoi sparare tutte le cavolate che vuoi e riderci per ore < Ma davvero? Da quand’è che parlo come una donzella in pericolo, guarda che qui davanti hai un fantastico e meraviglioso principe! > fece Demi altezzoso trattenendo un’altra risata che all’altro venne spontanea, ma mica loro non si sopportavano una volta?
< Sua altezza! > fece una riverenza < …Per essere un altezza non sei così alto > finì maligno Xavier.
< Solo perché sei qualche spanna più in su di me non fare quello con la puzza sotto il naso, a proposito che tempo fa lassù? > rispose a tono l’altro < Mah, è soleggiato > rispose guardando in su Xavier, con tanto di sorrisino bastardo e, proprio quando sembrava che quello scambio di battutine taglienti non finisse più, una ragazza castana, nasino all’insù che sfoggiava la divisa da cheerleader, gli si avvicinò, salutando Xavier e fermandosi davanti a Demien < Ciao sei nuovo? Se vuoi posso accompagnarti ad inglese, è proprio il corso a cui sto andando > fece scostandosi un ciocca di capelli dal viso ed arrotolandosela tra le dita, ma Demi le sorrise gentilmente dicendo < No, grazie lo stesso, l’unica ragazza carina di cui mi fido è Conny, ho imparato che c’è sempre la fregatura con le cheerleader carine che ti vengono a parlare il primo giorno di scuola > spiegò, Xavier inarcò le sopracciglia. < Demi, Tesoruccio, trovi davvero che io sia carina?! > fece solare Conny che era comparsa in quel momento accanto a loro e che aveva una particolare voglia di stritolare Demi in un abbraccio spezza ossa < Ciao Conny! > fece lui, lei ricambiò il saluto, per poi salutare anche Xavier con un < Ehi! Cos’è successo altra gente che lo vuole pestare? > il ragazzo guardò Demi ridacchiando < Ma che sono diventato il tuo bodyguard? > chiese < Beh eri tu che volevi fare l’eroe! > fece con fare ovvio il rosso facendo sorridere l’altro. Il suono della campanella li interruppe, costringendoli a sgusciare nelle rispettive classi, ma permettendo a Demi di fare prima una linguaccia a Xavier che gli sorrise divertito.

< Cosa voleva poi Evelyn? …La ragazza castana > chiese Conny mentre in classe aspettavano l’arrivo della professoressa seduti sul banco a gambe incrociate < Accompagnarmi in classe, ma non mi sono fidato > spiegò Demi, sentendosi nuovamente osservato da un po’ tutti in classe. < Hai fatto bene, ma lei è abbastanza innocua, confrontato a Karin persino un lanciafiamme è più innocuo… > rifletté Conny lasciandosi sfuggire una melodiosa risata, Demi acconsentì rivolgendole un ampio sorriso < Giusto! Ora che mi viene in mente lo sai, il giornalino della scuola di sta pedinando, fanno sempre articoli sui nuovi arrivi nel bel mezzo dell’anno, quindi preparati, verranno a scassarti le palle, ti faranno domande e ti pedineranno tipo stalker fino a che non li asseconderai > lo avvisò la ragazza, Demi sbarrò gli occhi < Come? Cosa? No! Perché…! E se non volessi articoli strani ed ambigui su di me? Sono abbastanza agorafobico, non piacciono le persone e ce ne sono anche troppe che mi stanno fissando… un certa furia omicida sta nascendo in me… > sussurrò assottigliando gli occhi Demi, Conny sorrise compiaciuta < Io adoro la tua furia omicida e vendicativa, potrei sposarti per quello sguardo di puro odio che trabocca dai tuoi occhi… anzi, Demien sposami! > gli ordinò Conny portandosi le mani al petto come per fermare i palpiti (immaginari) del suo cuore, metà della gente in aula si girò verso di loro, mentre Conny si buttava in un abbraccio verso Demien < Sei bella e giovane, se diventi ricca ci faccio un pensierino > le ammiccò lui < ma pensavo che Elliot avesse la precedenza, quindi mi farò dare il permesso, tu pensa a guadagnare soldi! > e dopo aver pronunciato l’ennesima cavolata del giorno scoppiarono a ridere all’unisono, ma Conny non aveva ancora finito e avvicinandosi all’orecchio del rosso sussurrò in modo che solo lui potesse sentirla < Oh Dolcezza, non dirmi che un threesome ti farebbe schifo, perché non ci credo nemmeno un po’… > Demi si accese all’istante (NdA magari voi non lo dite, ma quando qualcuno arrossisce io dico “si è acceso” XD) e la rimproverò all’istante tirandole le guance con un sorrisetto nervoso < C-Conny! > lei si liberò dalla presa e scoppiando a ridere ricominciò sempre a voce bassa < Che c’è! È un figo e tu lo sai, ma forse preferisci i tipi come Matt, premuroso e taaanto carino e gentile, o magari Xa… > ma Demi le si lanciò contro tappandole la bocca prima che terminasse la frase < No! Piuttosto mi faccio frate! > e fu così che Conny a forza di risate si piegò in due e restò a ridacchiare per tutta la lezione lanciando occhiatine eloquenti a Demi che continuava a darle gomitate ed a scuotere la testa esasperato.

Xavier! Come diavolo le è venuto in mente! Quel… Coso non è il mio tipo, assolutamente! È un Coso appunto, al pari con questo maledetto armadietto, ecco perché è riuscito ad aprirlo, si sa che tra simili c’è solidarietà!
Pensava Demi, riuscendo a scassinare la ferraglia solo al terzo tentativo, recuperando i libri del corso di psicologia per poi chiuderlo sbattendolo, ritrovandosi davanti una faccina lentigginosa (meno del suo) che lo fece balzare all’indietro con i grandi occhi chiari sgranati per la sorpresa.
Il suddetto faccino apparteneva ad una ragazza, anche lei rossa di capelli, che lo guardava come in attesa con blocchetto e penna alla mano e fotocamera che ciondolava al collo < Oh no… > indietreggio il ragazzo < Oh sì! Sono Megan O’Burge, del giornalino della scuola, ma puoi chiamarmi Meg posso farti qualche domanda e scattare un po’ di foto? > ribatté lei. < Senti mi dispiace, non mi piace essere al centro dell’attenzione, potreste non scrive niente su di me, nemmeno accennare al fatto che esista in questo universo? > chiese speranzoso, lei intanto lo stava studiando < Strano… molte persone pensavano fossi un teppista, hai risposto per bene al prof Coble, hai problemi di doppia personalità? > chiese stranita, Demien abbassò un poco le difese < No, ma ho tanti modi per stare sulla difensiva, dipende dal livello di nervosismo, ma preferirei comunque che mi lasciaste stare > spiegò, sempre chiedendo un po’ di pace e sorridendo gentilmente, lei finse di pensarci su per poi rispondere secca < No. > sorridendo raggiante < Ehi le cheerleader mi hanno riferito di averti visto parlare con Xavier, hai amicizie importanti! > tirò fuori scrutandolo nuovamente < Non siamo amici, si è messo in testa che gli devo un favore e gli piace darmi fastidio, solo questo, le uniche persone che conosco più o meno sono Ell e Conny… Matt… penso che sia uno a cui piace fare compagnia alle persone… ma è simpatico > sorrise più aperto prima di essere sparaflashato (NdA Parola inesistente <3) dalla luce abbagliante della macchina fotografica < Mi dispiace, anzi no… avevi un sorriso così carino! Potrei prendermi una cotta per te! > ammiccò dandogli una pacca sulla spalla, lui stette al gioco < Ehi! Saremmo pure in tinta, carino! > scherzò facendo l’occhiolino, lei rise per poi guardare alle spalle dell’altro con in viso un’espressione sorpresa, Demi si girò, per poi sbuffare < Cosa c’è, volevi assicurarti che non stessi lanciando a nessuno sguardi di supplica per farmi aprire l’armadietto, non essere geloso, non tutti sono eroici come te! > recitò Demi, salutando Matt e Xavier che ruotò gli occhi con un sorriso spontaneo < Sì, mi hai sgamato, senza di te non posso vivere, se non fosse che Conny ha chiesto la tua mano… > disse drammatico facendo ridere sonoramente Demien < Il giornalino rompe? > chiese lanciando un’occhiata a Megan, Demi annuì < A quanto pare vogliono farsi i fatti miei, intendi salvarmi da bravo paladino? > Xavier sorrise compiaciuto < No, ci penserà il mio braccio super destro! > esclamò.
E fu così (NdA sì, mi piace finire i paragrafi e le frasi in questo modo) che Matt se lo caricò in spalla per poi fuggire insieme a Xavier e la loro vittim… cioè “fanciulla in difficoltà”, dopo aver mormorato qualche scusa a Meg.

Il suo primo giorno di scuola non era stato tanto male, né tanto traumatizzante, sicuramente meglio di quanto avesse potuto immaginare, anche perché quando aveva provato ad immaginarlo, nelle sue fantasie tutti si trasformavano in mostri simili a dinosauri che gridavano < Rawrr! Corri o ti stacco la testa a morsi! > non facendo altro che aumentarsi da solo l’ansia.
Zie sarebbe venuto a prenderlo tra breve davanti al bar, che era praticamente appiccicato alla scuola e, mentre vi si avviava con Elliot e Conny, notò una figura conosciuta, seduta ad uno dei tavolini esterni del caffè: era bionda, ma portava un cappello tirato sul volto, anch’esso coperto da dei grandi occhiali da sole, che davano l’effetto “moscone” come lo chiamava lui.
Appena si videro, Demi sbarrò gli occhi fermandosi di colpo, mentre lei, alzatasi di scatto, lo raggiunse con grandi falcate < Demien dobbiamo parlare. > fece schietta Karin. Demi non vece storie, tranquillizzò i due amici e seguì la ragazza.
“Dobbiamo parlare”. Le fatidiche parole in grado di farti fare un esame di coscienza in meno di cinque secondi. Ma Demi non ne aveva bisogno, sapeva cosa aveva fatto e di cosa volesse parlare, ma quelle diaboliche due parole gli fecero comunque provare inquietudine, facendo anche ricomparire i sensi di colpa per quella meritatissima vendetta che in realtà non erano mai spariti, ma che Demi aveva voluto ignorare. Karin lo portò in un angolo piuttosto isolato dal bar, probabilmente per non farsi sentire da terze persone e di questo Demien le fu grato.
< Sei stato tu vero. > disse con voce seria, non era una domanda, ma Demien si sentì in dovere di annuire comunque < Perché diavolo l’hai fatto! > prese ad urlare, lui stava per risponderle e dirle che non aveva fatto altro che ripetere lo stesso suo gesto, che se lui era stato pessimo, lei lo era stata come lui se non di più, visto che aveva tradito la sua fiducia, ma Karin continuò il suo discorso < Insomma, io ho solo chiarito le certezze di tutti, lo sospettavano già, stavi vicino a delle gran fighe e non ci provavi nemmeno! Ma io! Io avevo la mia reputazione, nessuno avrebbe mai capito niente! È tutta colpa tua e di quei due stronzetti! Sono tuoi amici solo perché hai fatto il lavoro sporco per loro e perché siete il trio dell’altra sponda! Sono solo solidali, tutto qui > Demien era stato in silenzio ad ascoltarla mentre la rabbia continuava a salire e quando non riuscì a trattenerla più, esplose < Taci… TACI! TA-CI! COME OSI BRUTTA STRONZA! Prima che avessi la bella idea di “chiarire le certezze” era solo una voce, UNA FARLOCCA, INFONDATISSIMA VOCE! Ma volevi fare la figa, la stronza di turno che si finge omofoba perché ha dei cazzo di conflitti interni, ma sai che ti dico tu e i tuoi cazzo di conflitti ANDATE. A. FANCULO! > le urlò in faccia con tutta la rabbia che aveva represso e che era dentro di lui da chissà quanto tempo. Le sue guance erano rosse e respirava più pesantemente del solito, con più difficoltà.
Lei non riusciva a ribattere, aveva ragione. Cazzo, se aveva ragione!
Stava per uscirsene con una delle sue frasi inutili da situazione complicata, quando dietro di loro si senti una voce che portò Demi a calmarsi per un momento ed andare in panico poco dopo < Ehi! Che succede? > aveva chiesto Xavier preoccupato, sbucando da dietro l’angolo. Aveva sentito la voce di Demien urlare di rabbia e un po’ perplesso voleva controllare che non si stesse ficcando nei casini, ma appena Demi si era girato con la fronte corrucciate, pensava di essersi intromesso troppo ed aveva alzato le mani arretrando, per fargli capire che sarebbe andato via e li avrebbe lasciati soli. Demien non sarebbe stato tranquillo finché Xavier non fosse sparito dietro quel benedetto angolo, ma non fece in tempo nemmeno a svoltare che la voce di Karin si fece sentire < Un amico? Tsè scommetto che non oserebbe avvicinartisi nemmeno se sapesse che sei gay! > gridò.
Demien si girò verso di lei con gli occhi sbarrati, sentendo lo sguardo di Xavier addosso, magari sorpreso o disgustato, non voleva saperlo, sapeva solo che sentiva nuovamente pungere gli occhi, ed aveva una gran voglia di tirare un ceffone a quella troia rovina vite.

E così fece.

Era contro la sua etica, aveva sempre pensato che le donne non di dovevano toccare nemmeno con un fiore, ma quella volta decise di mandare tutto a fanculo e la schiaffeggiò.
La schiaffeggiò come una puttana di quarta categoria.
Si sentì quasi soddisfatto a vedere il viso di lei sconvolto, ma non si sentì meglio, la mano gli pizzicava quanto gli occhi e sicuramente stava facendo una strana smorfia tutto corrucciato e rosso per la rabbia, pur di trattenersi dal piangere, avrebbe voluto girarsi e scappare, ma Xavier si era già avvicinato e gli aveva toccato la spalla come per richiamare la sua attenzione, non sapeva cosa volesse dirgli o fargli, così pieno di paura, arretrò, con lo sguardo basso, sapendo che se lo avesse guardato in faccia vi avrebbe trovato solo disgusto ed orrore, probabilmente anche rabbia e mosso dal terrore, nonostante Xavier fosse quello che lo aveva salvato dai cinque che lo volevano pestare e nonostante durante tutta quella mattina gli avesse tenuto compagnia e gli avesse infuso sicurezza, tanta da potersi guadagnare la sua fiducia, ora aveva solo voglia di sparire dalla sua vista e disse le stesse parole che avrebbe detto ad una persona qualsiasi, lasciando lo stesso Xavier sorpreso < N-Non mi picchiare, per favore… > era davvero una supplica, che lasciò il più grande impietrito, e si sorprese ancora di più quando, quasi di corse Demien gli era passato accanto, coprendosi il viso con le mani per la vergogna e la paura che provava verso di lui, scappando da quell’angolino appartato.

Zie era già arrivato quando aveva raggiunto il bar, ma non gli disse nulla, al contrario di tutte le altre volte in cui aveva problemi, Zie era sempre stata la sua valvola di sfogo, lo aveva abbracciato, consolato e tranquillizzato, ma non riuscì a parlargli.
Mise su una faccia tranquilla e gli andò incontro, quando gli chiese come era andata lui gli aveva risposto fingendo serenità dicendo < Non è stato male > e Zie aveva sorriso, felice per lui, ma ignaro dei suoi timori.

Il giorno dopo Demi, per temporeggiare aveva finto di non sentirsi bene, restando sotto le coperte, cercando di non pensare, ma senza versare una lacrima, voleva credere che Xavier non dicesse niente a nessuno o che almeno lo evitasse in silenzio, insomma Matt magari lo avrebbe convinto, a meno che non avesse finto di essergli amico, ma non ci voleva pensare, si sentiva come rotto, spezzato, ma voleva solo dormire e dimenticarsi di tutti per un po’, godendosi il calduccio delle proprie coperte.



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Intanto davanti ai cancelli della scuola, Xavier era arrivato con il suo solito anticipo e si guardava intorno, in cerca di una piccola testolina rossa, quando scorse in mezzo alla folla la chioma mora di Conny, con accanto Elliot che stava trafficando con il proprio cellulare < Ehi! > li chiamò lui aspettando che si avvicinassero per continuare < E il marmocchio rosso? > ma Elliot fece una smorfia < Influenza a quanto mi ha detto per messaggio, forse ha la febbre… ma siamo parecchio preoccupati, ieri dopo aver parlato con Karin non sembrava avere una bella cera, Conny l’ha visto prepararsi un sorriso finto prima di andare da Mackenzie > lo informò, Xavier corrugò la fronte ed in suoi occhi color ghiaccio parvero brillare attraversati da un’idea, il che intimorì parecchio Elliot < A cosa stai pensando Xav? > chiese assottigliando gli occhi < Penso che sia una cazzata enorme e ora andrò a controllare se davvero sta così male > decise parlando come se già sapesse l’esito del controllo e senza aspettare la risposta dell’altro partì in quarta < Aspetta! Come cavolo fai a sapere dove abita? > gli urlò dietro l’altro, Xavier sorrise tranquillo < Non lo so, chiederò ad un po’ di gente! > fece risoluto continuando a camminare a grandi falcate per la sua strada.

Demien Hill non potrai evitarmi a vita, non ti sarà possibile, IO non lo renderò possibile, a costo di accamparmi sotto casa tua!

E così fece, alle dieci meno un quarto Xavier era sotto la casa di Demien.
Suonò due volte a seguito impaziente ed una terza per sicurezza e, dopo poco alla porta si affacciò una testolina rossa tutta spettinata, con gli occhietti stanchi e rossi anch’essi e con indosso una maglia che era il triplo di lui e dei pantaloncini che sbucavano da sotto l’orlo del maglione, dalle cui maniche sbucavano metà delle sue dita e si stava stropicciando un occhietto con la mano coperta, per mettere a fuoco l’immagine davanti a lui che aveva creduto il maledetto postino che aveva voglia di rompere < Non la voglio la posta… a cosa serve la buca delle lettere se non- …Xavier… > lo guardò corrugando la fronte e battendo le ciglia per più volte per poi strofinarsi nuovamente gli occhi per non cominciare a frignare, ma fu tutto inutile, poiché cominciò a piangere ed a singhiozzare forte, premendo le mani sul viso e indietreggiando cercando anche di chiudere la porta e, se Xavier fosse stato più lucido, si sarebbe lasciato chiudere fuori e lo avrebbe lasciato stare, ma in realtà era tanto, tanto sorpreso, dalla reazione, si sentiva uno schifo a pensare di essere stato lui ad aver fatto piangere quel pulcino spelacchiato, fresco di nanna e non capiva perché, spaventato a morte; così entrò, si chinò su di lui abbracciandolo per la vita, tirandolo su di peso e lo portò in casa sentendolo tremare appena.
< Demien, finiscila, se avessi voluto dartele saresti già all’ospedale! > gridò quasi, cercando di orientarsi in quella casa sconosciuta e fortunatamente vuota (NdA se ci fosse stato Zie, sai che bella rissa rischiava di venir fuori!), Demi tirò su il visino corrucciato < N-Non vuoi picchiarmi? > chiese con voce flebile, Xavier scosse la testa appoggiandolo e facendolo sedere sul letto della sua stanza che aveva appena trovato dopo aver sbirciato ogni stanza.
< Perché sei qui? > chiese il rosso raccogliendo le ginocchia al petto, Xavier si sedette vicino a lui e ricordandosi di tutto si sporse verso di lui e guardandolo dritto negli occhi pronunciò < Scusa. > lo disse secco e diretto e Demi lo guardò confuso < Eh? > fece guardandolo di traverso < Per l’altra volta… con l’aranciata… mi sa che non te la meritavi > spiegò Xavier < Grazie al cavolo! E adesso me lo dici?! > chiese irritato Demien non capendo quale fosse il punto < Prima pensavo di avere ragione! Se me lo dicevate prima tu e quello sfigato biondo del mio migliore amico che aveva iniziato lei! Siete due idioti! > affermò lui, ma Demi ancora non era arrivato al punto < S-Scusa… cosa…? > domando non capendo il motivo dei suoi insulti/scuse < Pensavo fossi uno di quegli schifosi omofobi che girano nei dintorni, allora me la sono legata al dito, mio fratello maggiore è gay e ho litigato con parecchia gente che parlavano male di lui, quindi ho fatto l’idiota ed ho agito di impulso, mi dispiace, ma in effetti mi sembrava strano che girassi con Elliot, avrei dovuto pensarci… lui era fidanzato con quell’idiota di mio fratello… a proposito, stagli lontano, Narsete rimorchia qualunque cosa respiri > si raccomandò Xavier, Demi sorrise sollevato, allontanando le ginocchia prima strette al petto < Narsete è tuo fratello? Elliot mi ha detto che non è stato tanto carino, ma probabilmente gli piace ancora e non lo ammetterà mai! > scherzò, Xavier ricambiò il sorriso sollevato di non vederlo più impaurito dalla sua presenza, gli si avvicinò posizionandosi meglio sul letto ed incrociando le gambe disse con fare circospetto < In realtà non è proprio colpa di Nars, una ragazza gli si è lanciata addosso nel momento sbagliato, ci prova con chiunque quando lui è nei dintorni, cerca di farlo ingelosire, o meglio spera, vorrebbe dire che a lui ci tiene ancora, ma Elliot ha un carattere forte, non si metterà mai a strisciare, ed andrà a finire che continueranno a volersi in silenzio ed ammazzarsi di seg… cioè a pensare l’uno all’altro… sono due idioti! > spiegò Xavier con un misto di tenerezza e dispiacere per i due.
< Lo sai, sembri una di quelle persone prepotenti e fighette, ma adesso sembri tanto dolce, si vede che ci tieni a Narsete, io ho provato a far capire a mio fratello e Mackenzie che si piacevano sin da quand’ero piccino, ma alla fine hanno fatto tutto da soli, se vuoi posso provare a fare qualcosa per aiutarli, mi dispiace saperli tristi, ma vedrai che se davvero sentono la mancanza l’uno dell’altro prima o poi uno dei due cede! > lo rassicurò Demi, meritandosi una lieve carezza da parte dell’altro che sorrideva dolcemente < Sei pallido… > fece guardandolo ancor più da vicino < Volevo mandarti a scuola a calci in culo, ma mi sembri un po’ stanco, io entro, tu stai qui e riposati, ci vediamo domani > concluse lui, il rosso annuì < A domani… > rispose al saluto un po’ timido Demi, strappando l’ennesimo dolce sorriso al moro.
Demi lo accompagnò alla porta, aggrappandosi alla manica di Xavier per guidarlo verso la porta ed una volta raggiunta, gli sorrise di nuovo agitando la manina coperta dal maglione aspettando che uscisse, ma Xavier esitò per un momento, come se stesse decidendo sul da farsi, per poi girarsi verso il rosso, poggiare una mano sul viso con appena l’accenno di qualche lentiggine e posare un bacio leggero, facendo toccare appena le loro labbra, uscendo di casa subito dopo, salutandolo come se niente fosse successo < A domani > si ripeté, sentendosi forse in dovere di dirgli qualcosa prima di uscire e lasciarsi dietro le spalle un Demien sorpreso e spaesato, di un rosso così acceso da far invidia ai peperoni dalle sfumature più forti, cercava di dire qualcosa, ma riuscì solo a boccheggiare per raccogliere più aria possibile, cercando di respirare regolarmente, mentre sentiva il caldo annidarglisi dentro ed avvolgere tutto il suo corpo.

“C-Che? Perché! S-Se prima una parte di me era incline al lasciarti vivere, ora tutti i miei buoni propositi si sono tutti andati a far fottere, ed è tutta colpa tua Xavier! …NO! IO SONO SUPERIORE! ECCOME SE LO SONO! Non lo ucciderò, non ha fatto niente… era un bacino… piccolo… dolce e… NO! aspetta, cosa mi viene da pensare… maledetto! MI HA SPAPPOLATO IL CERVELLO!” Pensò un po’ in panico.

Si rimise a letto, appallottolandosi sotto le coperte, e contro ogni aspettativa, forse per la stanchezza, riuscì a rilassarsi e ad addormentarsi.
Quando si risvegliò non ricordò cosa avesse sognato, ebbe solo la sensazione di aver avuto sogni dolci e piacevoli ed era rilassato come non mai, che fosse l’influenza di Xavier a farlo sentire così bene?

Cavolo… spero non sia così…



Il mio corpo è composto per il 70% d’acqua e per il 30% dai buoni propositi che ci annegano dentro.




Angolino di Val_chan :

Val_chan on Facebook <3

Ehilà Fanciulle e Fanciulli!
Perdonate il ritardo! Ho avuto un sacco di casini vari e mi sono ridotta ora a pubblicare ed ho finito or ora di scrivere, perdonate la moltitudine di errori, non ho avuto nemmeno tempo di passarlo alla mia beta…
Grazie per avermi aspettato, pensavo che alcune di voi scappaste, invece siete state tanto carine e siete rimaste tutte e c’è anche qualcun nuovo arrivato!

Grazie ancora cercherò di darmi una mossa più che posso con il nuovo capitolo!
Che poi! Ho da poco finito ed aggiornato il quarto ed ultimo capitolo di Sunlight in cui c’è la missing moment di Zie e Rori quando Rori ha la febbre, se vi fa piacere sapere cosa è successo è qui potete anche solo leggere l’ultimo se non volete impazzire (SI è UNA LEMON, ACCORRETE)
Mi farebbe piacere una recensioncina, ma la scelta sta a voi!

Ora scappo che è tardi!
Baci Val_chan

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 : "Dicono che il cuore ed il corpo siano due cose diverse. Bugia. Quando il cuore sente qualcosa, anche il corpo vuole sentire lo stesso." ***


Sweet Revenge

Capitolo 5 :

"Dicono che il cuore ed il corpo siano due cose diverse.
Bugia.
Quando il cuore sente qualcosa, anche il corpo vuole sentire lo stesso."




< Xavier ha fatto COSA!? > aveva gridato Mackenzie, mentre Rori cercava di non far notare il modo in cui tentava di trattenere un sorriso.
Alla fin fine, dopo tutti i capricci e i tentativi di trattenersi dal raccontare tutto a Zie, Demien aveva ceduto, andando a confessare come il più pentito dei malviventi ed il moro, mano a mano che lui raccontava, sgranava sempre di più gli occhi, mentre Rori che fino ad un momento prima stava lavando i piatti, si era fermato con un piatto sospeso in aria ad ascoltare con un filo di preoccupazione nello sguardo.
< Xavier mi ha dato un bacio… bacino… piccolo, ma non lo ucciderò perché sono superiore! Il punto è che il mio cervello pensa a cose strane! È posseduto, lo gggiuro! > Mackenzie assottigliò lo sguardo < Da quando sei superiore! Devi spaccargli la faccia… anzi devi permettere a ME di spaccargli la faccia per tuo conto! > gridò < Insomma ti ha rubato il primo bacio! A te! Il mio Bambino! Non permetterò a quella persona brutta e cattiva di vivere un altro giorno! > aggiunse abbracciandolo forte con fare possessivo mentre Rori scoppiava a ridere dietro di loro < Rori non ridere io sono serio, così serio che più serio di così avrei superato il livello di serietà massima! > protestò Mackenzie, Rori sorrise ricomponendosi < Magari a Demi non è dispiaciuto così tanto… insomma se non vuole ucciderlo, o non gli ha fatto né caldo né freddo, ed in questo caso non sarebbe venuto a raccontarcelo, o magari in fondo in fondo l’ha trovato piacevole > osservò senza perdere la sua allegria.
Demi si paralizzò < Non… mi è dispiaciuto? I-Io non lo so… non mi importa molto che sia stato il mio primo bacio, non sono una scolaretta da shoujo manga… dici che… n-no è il mio cervello che pensa cose strane! Non sono io, davvero! > farfugliò confuso con la fronte appena corrucciata, il fratello gli si avvicino, sedendosi su di una sedia difronte a lui < E a cosa pensa il tuo cervello? > fece puntando i gomiti sul tavolo con fare interessato, e poggiando il viso alle mani, osservava intenerito il suo faccino dall’espressione incerta. < Pensa… che non è stato brutto brutto… se ci penso ho caldo, ma a me non piace Xavier! > si affretto a precisare < IN più non so nemmeno se prova un minimo di simpatia per me, quindi perché è gentile con me? E perché non gli ho tirato un ceffone come quello che ho tirato a Karin? Certo, il fatto che sia un COSO e che potrebbe restituirmi la sberla indietro potrebbe rispondere all'ultima domanda... ma potrei risolvere mandando Zie… quindi PERCHÉ? > si domandò Demi, quasi con rabbia per la mancanza di risposte, lasciando poi un pesante sospiro, rannicchiandosi e posando il viso sulle ginocchia mantenendo lo sguardo basso.
< Lo sai piccolino, quando ho capito che mi piaceva Zie ero confuso anche io > fece comprensivo Rori, ma Demi era cocciuto e non voleva capire quello che il fratello voleva dire < Ma Xavier non è Zie! Zie è meglio, anche io ho avuto una cotta per Zie da piccolo, ho persino pensato che avrei fatto tempo a prendermelo io se non ti davi una mossa! Considerati fortunato che fosse una cotta passeggera di un ragazzino di dieci anni! > ribatté serio, lasciando il fratello di sasso e facendo ridere Mackenzie di gusto < Sono stato la tua prima cotta? Se me lo avessi detto ti avrei coccolato ancora di più! > disse senza smettere di ridere con quasi le lacrime agli occhi ed aprendo le braccia in un invito ad abbracciarlo. Demi sorrise a sua volta stringendo forte Zie, che continuava a ridacchiare contento ed a riempirlo di bacini sulle tempie e tra i morbidi capelli rossi. < Ehi! Ehi! Sono geloso, molto geloso! Zie l'ho visto prima io, è MIO! > fece fintamente offeso Rori < Comunque credo che tu debba parlarne con qualcuno che conosca Xavier e possa darti dei veri consigli, magari Matt, o Elliot visto che con lui hai più confidenza e visto che hai detto che usciva con Narsete alias fratello di Xavier, dovrebbe conoscerlo abbastanza, almeno per sentito dire > consigliò Rori. Demi ancora tutto accoccolato tra le braccia di Zie annuì < Giusto, posso provare… Comunque lo so che sei geloso: mi ricordo che quando Zie aveva la fidanzata eri disperato! > gli fece notare Demi, mentre il più grande arrossiva < Sai Zie, era diventato scorbutico, ma nonostante la sua depressione cronica, aveva deciso di evitarti per non starvi d’intralcio! > (NdA Sunlight capitolo 3 <3), Zie sorrise < Me lo ricordo, com’è che si chiamava quella tipa… oh beh, non ci sarò stato insieme così tanto tempo se non ricordo nemmeno il nome… accettai di starci perché avevo una cotta mostruosa per tuo fratello e non volevo fare casino tra di noi, non pensavo ricambiasse e volevo darmi una calmata per non spaventarlo con il mio fare possessivo, in più con tutte quelle oche che aveva dietro, pensavo che prima o poi avrebbe trovato qualcuna che gli piaceva ed io sarei rimasto lì a soffrire come un cane, invece è stato il contrario… quindi, anche se in ritardo, mi dispiace Rori… > fece guardando il fidanzato e dopo aver fatto scendere Demi dalla sua posizione di accoccolamento, andò ad abbracciarlo, mentre Demien decise di evaporare, sparire o eclissarsi (come preferite) per lasciargli fare i piccioncini in santa pace.

Nuova missione…
Convincere Elliot a spettegolare di Xavier peggio di due portinaie!

Appunto a scopo di riuscita del suo obbiettivo, lo stesso pomeriggio Demien chiamò Elliot semplicemente dicendogli < Mi serve un posto vuoto e privo di orecchie indiscrete per parlare con te di una certa persona > e chissà come, quando, dove e perché, Elliot aveva già sentito odore di news.
< I miei Elliot Sensi avvertono del panico, misto confusione, misto disperazione, che ne dici di venire a casa mia, i miei sono fuori per il weekend e visto che io non piaccio a loro e loro non piacciono a me, io sono a casa da solo… ti aspetto davanti al bar, passiamo dal supermercato che devo fare un po’ di spesa per un fine settimana da grassone, sai com’è, in mancanza di alternative mi metto su divano e mi ingozzo come un depresso ad ascoltare canzoni tristi… ogni tanto Conny si aggrega e se vuoi venire pure tu fondiamo il club dei depressi! > disse Elliot tutto d’un fiato, Demi non la finiva di ridere e si congedò ancora morendo dalle risate < Ok ci vediamo tra un po’ davanti al bar… a dopo mio adorato grassone depresso > concluse in un qualche modo affettuoso.

Un quarto d’ora dopo i due stavano esplorando la “sezione schifezze” come la chiamava Ell del supermercato vicino la casa di quest’ultimo < Dai intanto anticipami qualcosa, c’entra Karin, le devo tirare un’altra testata? > cercò di spronarlo a parlare Elliot, Demi sorrise immaginandosi la faccia dell’amico ancor prima che dicesse < Sì, centra eccome, è sempre colpa sua, ma l’ho già schiaffeggiata e le ho sputato in faccia tutto quello che avevo da dire e tutta la mia rabbia repressa gliel’ho infilata su per il… naso! > esclamò vittoriosamente e cercando di non farsi sfuggire volgarità visto che una mamma con un bimbo in braccio stava in quel momento passando al loro fianco.
Elliot lo guardò con grande sorpresa esclamando < Demien, Tesoro mio! Sono fiero di te, ma guarda un po’, mi distraggo un momento e il mio bambino sta già diventando grande! > fece con finta commozione facendo ridere nuovamente il rosso < Ma guardati! Sei quasi in età da marito! > Demi rise ancora, questa volta con appena una vena di nervosismo < Vorrei che non l’avessi detto… > fece abbassando lo sguardo. Elliot posò una leggera carezza sulla sua guanciotta alzandogli il viso < Ehi tutto bene? Zie lo sa? > corse subito ai ripari prima ancora di sapere di cosa si trattasse, Demien annuì < Sì, Zie lo sa… riguarda… la persona di cui non si può parlare altrimenti lo verrà a sapere… voleva picchiarlo… > l’altro sgranò gli occhi < Prego? Cosa ti ha fatto di così grave Xa… LUI? > Demi rise vedendolo sconvolto ed avvicinandosi a lui sussurrò < Tu sbrigati a raccattare la roba per diventare ciccione, che a casa ti spiego > e non fece tempo a finire la frase che Ell si mise a correre, raccattando patatine, caramelle gommose e soci, da bastare per un mese, ma in casa di Elliot, tre giorni. Una volta conclusa la maratona delle schifezze dell’ultimo secondo, si fiondò alla prima cassa libera, superando una vecchietta con cinquecento articoli che si lamentava e borbottava qualcosa di poco carino sui giovani e sulla galanteria e le buone maniere di una volta.

< Vai, spara, racconta, sputa il rospo, insomma parla e svelami l’arcano, oh cosetto dagli occhioni grandi! > fece curioso e teatrale Elliot.
Una volta arrivati a casa, Elliot aveva attaccato fin da subito il pacchetto di patatine alla paprica che avevano sottomesso la lingua del povero Demi dopo le prime due, per poi pensare a sfamare anche la sua curiosità crescente. < Ecco… l’ho già raccontato una volta oggi, ma non mi ricordo di essermi vergognato così… non è che la smetteresti di fissarmi con gli occhi a palla? > chiese ridacchiando nervosamente il rosso, perché in effetti Elliot lo stava fissando con fin troppo interesse ed insistenza, con occhi spalancati che più che incitarlo a parlare lo stavano inquietando incredibilmente.
< Oh, scusa… le patatine mi rendono felice quasi quanto una news, il mix tra le due cose è letale! …No cioè… vabbè, spara Rosso! > lo incitò l’amico. L’altro annuì e pensando fosse meglio essere diretti che girarci intorno fino alla pazzia, senza indugi sparò < Xavier mi ha baciato > ma l’impatto con la notizia inaspettata fece quasi uccidere Elliot con un patatina che aveva tentato di strozzarlo o di stare per venirgli fuori dal naso, mentre aveva fatto suicidare sul pavimento un paio di sue compari (per la felicità di Felix, il suo micetto che era corso a raccattare patatine) agitando il pacchetto mentre tossiva per non morire.
< Cos-! OH MIO DIO! Che tipo di bacio? Com’è stato? Bacia bene? > lo sommerse di domande una volta superato lo shock e la crisi post soffocamento < Aspetta ma com’è successo cosa hai detto/fatto per farti baciare da quel figo! > riprese subito senza dargli tempo di rispondere, Demi intanto era indietreggiato contro il bracciolo del divano, per cercare di sfuggire all’altro che invece continuava a sporgersi verso di lui, con una luce (un po’ inquietante) negli occhi ed un gran sorriso < Ell, calma… e-era solo un bacino… > cercò di spiegargli < Labbra su labbra? > fece senza spegnere il sorriso l’amico, Demi annuì imbarazzatissimo, ma Elliot mica aveva finito, eh no! Troppo facile! < E com’erano? > chiese, il rosso lo guardò senza capire < C-Cosa? > fece infatti, mentre più restavano in argomento, più sentiva il volto prendere fuoco, Elliot scosse la testa < Ma le sue labbra, ovvio! Com’erano? > chiese ancora con gli occhi luminosi di gioia, ci furono diversi attimi di silenzio in cui Demien continuava a pensare a cosa dovesse rispondere, per poi finalmente pronunciarsi < …M-Morbide… ma f-forse è normale… non lo so, perché me lo chiedi, non ho esperienza in queste cose! > si disperò, coprendosi il volto con entrambe le mani, mentre si lasciava abbracciare da Elliot che trovava le sue reazioni totalmente adorabili < Quindi era il primo? Accidenti se me l’avessi detto te l’avrei rubato io prima che lo facesse Xavier… ma lui è più figo quindi meglio così, no? > si lamentò, mentre il rosso (ormai in tutti i sensi) cercava nell’imbarazzo di trovare la voce per chiedergli < Perché l’ha fatto secondo te? E-Era per scherzo? Per prendermi in giro? > chiese con il solito pessimismo (NdA Demi shut up!) < O per lui è normale salutare così le persone? > il suo visino era super confuso. < Non fare quel faccino, raccontami bene cosa è successo, poi ci troviamo la soluzione > spiegò rassicurante Elliot mentre, ancora stringendolo in un abbraccio affettuoso, gli accarezzava i capelli.
< I-In sintesi mentre parlavo con Karin, lui è sbucato dal nulla, se ne stava per andare, ma quell’oca ha detto qualcosa come che era mio amico solo perché non sapeva che ero… ero gay, ho avuto tanta paura di come avesse reagito, non mi sono nemmeno girato, ho schiaffeggiato la bionda e sono scappato prima che potesse dire o fare qualcosa… il giorno dopo me lo sono ritrovato davanti alla porta di casa, mi ero appena svegliato e, adesso che ci penso, non dovevo nemmeno essere un splendore… comunque quando me lo sono trovato davanti, sono scoppiato a piangere, penso di aver affogato i suoi propositi di uccidermi per essere scappato, mi ha portato in camera e… > Elliot, che aveva messo su un sorrisino compiaciuto e continuava a muovere le sopracciglia arcuandole (tra l’altro Demi riusciva a capire come faceva), lo aveva interrotto dicendo con il tono di chi la sapeva lunga < La caaamera eh? Non ti è passato per la testa che potesse… > ma la sua interruzione non fece tempo nemmeno a compiersi che il rosso gridò quasi scandalizzato, ma anche divertito, il suo nome < ELLIOT! > rimproverandolo trattenendo le risa per mantenere credibilità, mentre il diretto interessato, dopo aver ridacchiato ed essersi leccato appositamente in modo lascivo le dita da qualche briciola di patatina, lo incitò a continuare, sorridendo e mostrando la più innocente delle sue espressioni < Perdonami Patatina (<3), continua pure > fece quindi mieloso. < M-Mi ha spiegato che non voleva farmi male e anche perché mi ha rovesciato l’aranciata in testa… che schifo… > disse ripensandoci, a quel punto Elliot colse l’occasione < B-Beh… quello potrei saperlo anche io, scusami, davvero, io e Conny non volevamo farti sentire così giù, davvero! Volevamo dirtelo, ma non eravamo nemmeno troppo sicuri e poi dopo un po’ ti era passata… allora abbiamo pensato che potevamo sorvolare… ci perdoni mio Piccolo Cosetto Rosso? > Demi lo guardò un po’ sorpreso, mentre l’altro con aria seriamente dispiaciuta, lo guardava con la fronte corrucciata < Va bene… siete perdonati, ma solo perché hai un faccino così carino in questo momento che sarebbe un crimine non fare quello che dici, potresti far fare quello che vuoi persino a Narsete > ridacchio il rosso toccando un punto dolente, anche un po’ per vendetta, godendosi la faccia di Elliot diventare sempre più bordeaux < N-Non prendermi in giro… > sorrise appena, perso nei suoi pensieri. < Abbiamo parlato anche di voi sai? Ell, a me lo puoi dire, io starò zitto… a te Narsete piace ancora vero? > Elliot quasi salto per quella domanda, si guardò intorno, tutto esitante e boccheggiando appena, mentre prendeva sempre più colore fino a fare arrossire persino le orecchie < N-No! Come ti viene in mente! > ridacchiò nervoso riempiendosi la bocca di patatine, ma Demien non mollava, voleva fargli prendere coscienza di quello che provava, sarebbe stato un primo passo e lui aveva detto a Xavier che avrebbe provato ad aiutarli. Non voleva deluderlo, né tantomeno lasciare il suo amico alle sue serate da grassone depresso (nonostante non capiva dove fosse la parte grassa di Elliot) < Davvero? Beh, è davvero carino, molto, mooolto carino! Potrebbe piacermi sai > fece con un ché di ammiccante, da bravo attore.
Elliot sentì come una fitta al cuore, era ovvio che volesse ancora bene a Narsete, non aveva mai smesso di pensare a lui, ogni volta che lo guardava ridere con altre persone, si dava mentalmente dell’idiota per averlo lasciato, anche se in realtà lo aveva fatto per una ragione più che plausibile. Si ricordava bene come con un piccolo sorriso riuscisse a convincerlo persino ad uscire per ballare sotto la pioggia, anche sapendo che il giorno dopo sarebbe dovuto stare a letto con la febbre… era un tipo parecchio strano, ma anche quello di lui gli piaceva. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto sopportare l’agonia nel vedersi sostituito da qualcun altro, magari anche meglio di lui, e Demien era splendido secondo il parere di Elliot: era gentile e intelligente, ed era già praticamente diventato il suo migliore amico (dopo Conny che per lui avrebbe fatto follie e lui per lei). Non poteva di certo proibire a una persona tanto dolce di provare a stare vicino alla persona che gli piaceva, anche se ci avrebbe sofferto come un cane. Nemmeno se avesse dovuto ripetere i primi mesi senza Narsete, quando gli venivano le lacrime solo a pensarci e l’altro non aiutava, visto che ci provava con qualsiasi cosa respirasse, come se fosse stata una liberazione per lui essere lasciato. Elliot sembrava una persona forte, ma era tanto fragile in realtà, ed era stato davvero male, si stava riprendendo solo ora, ma ancora era innamorato dell’ex fidanzato, le uniche cose che gli impedivano di ritornare da lui strisciando erano il buon senso, l’orgoglio e quello che era rimasto della sua dignità.
< D-Davvero? Ti piace sul serio? Allora ricordati che devi starci dietro, dagli un ceffone se guarda il sedere a qualcun altro, fai l’offeso se ti dice cose poco carine.. ok? Non dargliela troppo vinta, sennò finisci come… me… > fece premuroso, con un tono di voce quasi malinconico, un piccolo sorriso e gli occhi appena un po’ lucidi, per poi ritornare ad immergersi nei suoi pensieri. < Elliot… sei un amico troppo buono, scherzavo, volevo farti ammettere che ti manca e che sei ancora innamorato di lui… > si giustificò Demien, dispiaciuto, scusandosi con una leggera carezza < Beh… non cascare nella sua rete, tu sei troppo per lui! > fece riprendendo un po’ il sorriso. < Infatti LUI non ti merita, devi farlo strisciare! Hai mai provato a farlo tornare? Insomma non devi essere per forza tu a tornare da lui > Elliot annuì < Eccome se ci ho provato, devi sapere che c’è una sorta di gara o scommessa fra due “neo ex”, si chiama: “chi dei due morirà disperato per primo?” …sto perdendo, mi sono anche messo a pomiciare con chi mi capitava, ma lui è più bravo a fare ingelosire… e poi mi sembra di non mancargli poi così tanto, scommetto che si è già fatto tanta di quella gente da fare invidia ad una putt… vabbè hai capito… meno male che non ci sono cascato, non sono mai stato così tanto felice di essere vergine, almeno non ero uno dei tanti da una scopata e via > disse, ammettendo in un certo senso la mancanza di lui, Demi gli si catapultò addosso, abbracciandolo e stringendolo forte mentre Elliot ricambiava < Era quasi un anno che stavamo insieme, mi ero affezionato persino al suo papà, che mi torturava ogni volta che dormivo da lui… e quelle di Shawn erano vere e proprie torture, ma mi div-div-divertivo un sacco > completò con fatica la frase, cercando di trattenersi dal piangere < M-Ma non stavamo parlando di me! Stavamo parlando di una certa persona che è stata baciata dal più figo dell’universo! > si riprese subito, restando però abbracciato all’amico < Va bene, continuo, ma poi ne parliamo bene, devi solo stare tranquillo, penserà a tutto il tuo Dem Dem > fece strusciando la guancia contro quella di Elliot che ridacchiò < Va bene, va bene... basta con le carinerie! Dai cosa è successo dopo che avete fatto le portinaie su di noi? > lo spronò a continuare ritornando al suo solito umore (il potere dei pettegolezzi e delle novità non è da sottovalutare!). < Niente di ché! In pratica ha deciso di lasciarmi vivere, perché probabilmente ero orribile e mi ha risparmiato di andare a scuola conciato così, poi l’ho accompagnato alla porta e prima di uscire mi ha dato un bacio, piccolo, di cinque, forse sei secondi e mi ha salutato come se niente fosse… per lui è normale salutare le persone così? > finì di raccontare Demi, Elliot ci pensò su, riprendendosi un po’ dalla sua “gossip/portinaia/cacciatore di news mode” e rispondendo serio cominciò < Piccolino, conoscevo Xav molto bene quando uscivo con suo fratello, andavamo molto d’accordo e non mi è sembrato per niente una persona che scambia affettuosità con chiunque, ma ripeto, lo conoscevo prima, non so se ha cambiato modo di pensare ma non credo, come non credo che abbia fatto quel che ha fatto per scherzo, per dispetto o per presa in giro, ma non sono di certo quello che capisce meglio la famiglia Pierce, anzi è perché non sono stato troppo bravo a capirli che ormai non mi si avvicinano più… ma ti assicuro che le persone che possono stare vicino a Xavier sono poche e ben scelte! Ti consiglio di chiedere a Matt se vuoi dei chiarimenti, è il suo migliore amico da sempre! > gli sorrise Elliot, ma il rosso scosse la testa arrossendo < …Mi vergogno di chiedere a Matt… non voglio che fraintenda la mia curiosità… magari Xavier farà finta di niente, così io farò la stessa cosa e sarà tutto come se nuuulla fosse successo! > fece con un ampio movimento del braccio per poi ritornare ad accucciarsi contro Elliot < Ora dammi una di quelle patatine che uccidono > concluse il discorso.
Ma per qualcuno il discorso non era per niente concluso e mostrò tutto il suo disappunto gridando < Preeego?! Demi, cucciolo mio adorato! Come puoi dire questo! Era il tuo primo bacio, Xavier te l’ha fregato, insomma lui è davvero sexy e se lo dico pure io allora è vero, ma il punto è che devi pretendere un chiarimento, in più l’ho già detto che lui è sexy?! > sbraitò Conny che era sbucata dal corridoio dove si trovava la porta di ingresso < E TU! Molliccio essere depresso non che mio migliore amico! Proprio tu mi vieni a scoppiare in una crisi e permettere a qualcun altro di rubare la tua preda? Colui che abbiamo deciso di far strisciare implorando le tue scuse? Sono davveeero molto delusa da voi miei Cocchini, mamma Conny non vi ha insegnato niente? Stasera, invece di fare i grassoni depressi usciamo tutti a rimorchiare, sono riuscita a procurarmi le prevendite del “Two sides” e voi non me le farete sprecare! > concluse autoritaria. Demien ed Elliot saltarono per la sorpresa boccheggiando e guardandola con occhi sbarrati < C-Conny! Da quanto sei li? > fece il primo < Come sei entrata? > si aggiunse il secondo, lei, con un sorrisone che non finiva più, disse esultante < Sono qui da tanto tempo quanto basta per sentire Elliot cominciare a deprimersi. E poi, sono entrata con le chiavi Fringuellino mio, quelle di riserva sono nello stesso posto sin dalle elementari > sorrise melliflua < Ho mancato qualche argomento importane? …Oh mio Dio, come siete carini così abbracciati uno sopra l’altro, ci vuole una foto, cosa sarebbe la mia vita senza tutto questo Fanservice? > fece pimpante come sempre la moretta tirando fuori dal nulla il cellulare e scattando un paio di foto ai due, ancora imbambolati. Demien fu il primo a riprendersi, focalizzando la situazione e accorgendosi a scoppio ritardato della domanda < Sì! Conny, ho schiaffeggiato Karin, anche se le donne non si picchiano, ho sbagliato? > a quella notizia Conny rimase sconvolta, sbatté più volte le palpebre per poi sorridere nuovamente, ma stavolta in modo più tenue, anche se altrettanto sincero disse avvicinandosi e dandogli un bacino sulla testolina, a quel punto, anche Elliot risorse dall’oltretomba (?) e con tono preoccupato domandò all’amica < Conny ma dici che è il caso di portare Demi al “Two sides”? Insomma guardalo… se lo mangeranno! > osservò intelligentemente, Demi però confuso e con la fronte appena corrucciata chiese < Cos’è il “Two sides”? > Elliot ricambiò il sorriso gentile < Si chiama “The meeting of the two sides”, è una discoteca dove c’è di tutto, gay, etero (anche se rimorchiano meno), bisex. Io e Conny ci siamo già stati, ma tu sei nuovo e carino, ho paura che ti puntino e beh… sai com’è… non mi va proprio di averti sulla coscienza! > Demi arrossì ridendo piano < Non so se Rori mi ci farà venire… la mia mamma tanto tanto, ma lui e Zie sanno come funzionano le cose… > fece notare il rosso, ma Conny non si arrese < Li convinco io, staremo tutti insieme e se vi volete divertire un po’ sarò io che resterò sobria per proteggervi, da brava mammina! Promesso! > trattò lei < E poi visto che non avremo un bell’aspetto una volta tornati che ne dite dormire qui, da Ell, tanto i tuoi torneranno chissà quando, così non ti senti solo, in più come posso non preoccuparmi a saperti qui da solo ed indifeso… e se entrasse qualcuno e… > continuò, ma Elliot, con un brivido che lo attraversava fermò la sua parlantina < Grazie! Ora avrò qualcos’altro di cui avere paura! Comunque per me va bene, la casa è grande e non mi piace stare da solo, quindi potrebbe essere divertente! > acconsentì il ragazzo sorridendo.

Più tardi nel pomeriggio, chissà come, chissà perché, Conny riuscì a scucire il permesso di Zie e Rori per far uscire il piccolo Hill, con la raccomandazione di tenerselo stretto e di chiamare uno dei due, o entrambi (iper protettivi… già) in caso di bisogno, raccomandandosi anche di non farlo bere troppo, primo perché erano minorenni e secondo perché Demi non aveva mai nemmeno assaggiato un bicchiere di vino e non pareva il caso di esagerare. La sera stessa la brunetta ed il rosso si presentarono a casa di Elliot alle nove e qualcosa, con tanto di borsone con il cambio e pigiama. < Prego signori entrate, nonostante non fosse nei piani, ho comunque tirato fuori le schifezze e possiamo guardarci un film prima di andare, il posto apre alle undici o giù di lì, un po’ di zucchero ci terrà svegli e iperattivi! > propose Ell facendoli entrare. Conny nonostante fosse contro le tanto amate schifezze di Elliot, si trovò d’accordo sul fatto che ingannare il tempo con un film fosse un’ottima opzione, ed alla fin fine si mangiò pure un paio di marshmallow, mentre Elliot e Demi finirono due pacchetti di patatine mentre urlavano all’attrice del film horror di non andare dalla parte in cui ha appena visto l’assassino (e Conny se la rideva perché evidentemente nessuno dei due sarebbe sopravvissuto ad una delle sue maratone dell’orrore sul suo amato Horro Channel).
Alla fine del film, Elliot e Demien erano finiti abbracciati e con gli occhi coperti, mentre Conny aveva monopolizzato i popcorn e continuava a dire che gli effetti speciali erano penosi e che il sangue sembrava ketchup e critiche varie, mentre ancora rideva per il faccino super depresso di Demi per la pessima fine del suddetto < Ma che fine è!? > aveva urlato tutto tremolante < Non dormirò più stanotte! Mi attaccherò tipo cozza ad Ell e non mi smuoverò mai più, più più più più! > aveva aggiunto stringendosi ad Elliot che continuava a consolarlo ridacchiando < Dai su Rosso, andiamo a prepararci, a Conny servono tre ore solo per i capelli e io voglio farmi una doccia > sospirò più tranquillo, ma l’amica aveva voglia di punzecchiarlo perciò ribatté < Fai la doccia? …Non la farai mica perché a Narsete piace l’odore di quello sciampo, se non ricordo male eraaa alle more e i frutti rossi… ma è ovvio che lo ricordo, ormai mi avevi fatto una testa così a parlare sempre di quello! > disse con vocina intenerita unita ad una punta di bastardaggine, Elliot si accese di imbarazzo: era stato beccato “con le mani nella marmellata” come si suol dire. < M-M-M-MA NO! Che cosa v-vai a pensare, non sai nemmeno se ci sarà Narsete! E anche se fosse presente, non mi ci avvicinerei nemmeno per sbaglio! > Esclamò Elliot con quanta più convinzione potè, ma la ragazza non ci credette nemmeno per finta, poiché gli rivolse un sorrisetto malizioso e con un ugual tono gli disse < Beh? La doccia? > sorridendo ancora di più e sbattendo le ciglia, mentre Demien tratteneva una risata per la faccia scocciata di Elliot che si dirigeva a passi pesanti verso il bagno, mentre Conny si diresse insieme a Demi in camera da letto, trionfante.

< Conny, ma se Elliot sbava per Narsete, il che è più che palese, e Narsete sbava per Elliot, allora dov’è il problema? > chiese, senza capire, il rosso. < Oh Demi, il problema è che nessuno dei due cede ed ammette di avere torto: Narsete non pensa di aver fatto niente di male e ripete che quello è stato un incidente, mentre Elliot pretende giustamente delle scuse e non ne vuole sapere di sentire le ragioni dell’altro… sono due pirla in sintesi, ma entrambi hanno le proprie ragioni per esserlo > spiegò Conny prendendo una ciocca di capelli e passandoci il ferro per arricciarli, con lo scopo di accentuare e dare un tono ai fili d’ebano, già ricci. Il rosso sospirò < Capito, cioè non proprio, tutto questo ha senso quanto uno dei video musicali di Britney Spears, ma ho capito che dovrò lavorarmeli parecchio per farli felici > a quella frase Conny sembrò come risvegliarsi < Non sarà che questo improvviso attaccamento verso la questione sia opera di un certo moretto sexy? > osservò non nascondendo un sorrisino tutt’altro che rassicurante, che però Demi non riconobbe come malizioso < Beh, ho promesso a Xavier di provare a fare qualcosa, ma voglio bene ad Ell e mi piace di più se sorride > spiegò sorridendo innocentemente lui, Conny capì di doversi spiegare e, proprio quando Elliot entrò nella stanza strofinandosi in capelli, la ragazza esclamò eccitata < Ma allora Xav ti piace davvero, ed ammetti che è sexy! Hai una cotta? Accidenti ai Pierce, si sono presi i cuoricini di tutti i miei bambini! > provocando un improvviso rossore ad entrambi i suoi “bambini” che presero a balbettare in un coro sconfusionato di spiegazioni incomprensibili < Co-co! Ch-e! Ma! Perché, cosa… non è affatto vero! > obbiettò Demien guadagnandosi un’occhiata ammiccante da parte della ragazza. < I-Io non so di cosa stiate parlando, quindi non farò nemmeno finta di partecipare alla conversazione! > si aggiunse Elliot < Cambiate discorso > disse imbronciandosi. Il rosso, che più d’accordo di così non poteva essere, annuì con forza < Sì! T-Tipooo devo mettermi… qualcosa… e non penso che la mia fantastica sciattissima felpa blu vada bene, vero? > chiese allora, riuscendo a distrarre Conny che, dopo aver frugato tra i vestiti che Demi si era portato dietro, concluse che l’amico non aveva vestiti da sera, ed autonomamente rubò ad Elliot (che assisteva inerme alla razzia del suo armadio) un paio di jeans strappati in punti strategici e così stretch, che il povero rosso che ci si doveva infilare saltellò per almeno mezzora prima di averli tirati su, bofonchiando qualche lamentela tipo < Come dovrei entrare qui dentro, jeans così stretti dovrebbero dichiararli illegali! > i quali furono abbinati con una maglia più grande di lui che almeno era comoda e scivolava appena sulla spalla, insomma, nonostante Demi fosse, secondo Conny, già a rischio al “Two sides”, vestito così era come travestirsi da cannolo siciliano in mezzo a morti di fame.
Mentre il suo armadio veniva devastato, Elliot si asciugava i capelli e finiva di prepararsi, facendo anche in tempo ad assistere all’esilarante spettacolo del piccolo Demi che rotolava, saltava e faceva affondi, nel vano tentativo di tirare su i suoi jeans a vita probabilmente troppo bassa per lui, poiché sbuffava e faceva versi scocciati.

Una volta pronti, si si avviarono alla svelta al “The meeting of the two sides” dove già si stava formando una coda allucinante all’entrata; ma i nostri eroi (?) non demorsero e, tra un superamento e l’altro, un “va’ cagare” di qua ed uno di là, riuscirono ad entrare.
L’interno era già colmo di gente che ballava, ondeggiava o simili, mentre altri seduti su scalini, sgabelli o sedie improvvisate, bevevano drink di colori inquietanti agli occhi di Demi che intimorito si era appiccicato ad Elliot che anche se non era proprio il massimo come Bodyguard, era sempre un po’ più alto di lui. Non aveva comunque nulla da temere, poiché Conny era davanti ad entrambi, che guardava chi secondo lei era pericoloso con occhi che parevano dire “You shall not pass!” (NdA cit. Gandalf).
< Demi tranquillo, non ti mangia nessuno… beh, non finché sei in gruppo e soprattutto non finché Conny guarda le persone come se le volesse uccidere > lo rasserenò Elliot con un sorriso complice < Io mi piazzo al bar. > concluse poi guardando Conny, che lanciandogli un’occhiata severa lo riprese < Ell, ho detto che andavamo a rimorchiare, non a bere per la depressione, lo sai che se ti prende la sbornia triste potrei tirarti qualcosa, vero? > Demien trattenne una risatina, era d’accordo con Conny, tranne per la parte dell’attentare alla vita dell’amico, ma voleva analizzare da vicino i colori allucinanti degli strani drink nei bicchieri, perché era certo di averne visto uno blu, e non era sicuro che qualcosa con un colore del genere ingeribile e legale < Conny anche se non ci sei tu Ell non alzerà il gomito, prometto che lo sorveglierò io! > sorrise innocentemente il rosso, convincendo di conseguenza la ragazza < Bene! Io mi fido Dem Dem, te lo affido, intanto io sarò fedele alle promesse a me stessa ed andrò a rimorchiare, la biondina laggiù mi guarda da mezz’ora ed ora vado a ballarci > disse convinta per poi camminare elegantemente, verso la ragazza, come già annunciato.

< Ell avevi detto solo uno e questo è il terzo, ti farà male se bevi troppo! > Lo rimproverò Demi. Non aveva idea di che ore fossero, aveva perso la cognizione del tempo, sapeva che non si sa quanto tempo fa, lui ed Elliot si erano accampati al bar, facendo avanti ed indietro per la pista da ballo. All’improvviso poi entrambi scorsero qualcuno di familiare dall’altro capo della ginormica pista, seduto su una scalinata, senza ingombrare il passaggio, era seduto Narsete, il quale stava “visitando le tonsille” di una ragazza alla quale le attenzioni parevano non dispiacere.
Da lì in poi Elliot aveva cominciato a bere più e più velocemente e più lui beveva, più Demi si preoccupava. < Tranquillo Demi, lo reggo… vuoi provare? > disse all’improvviso Elliot porgendogli il bicchiere, oramai per metà svuotato. Demi non era per niente, non voleva bere quella… cosa sconosciuta, ma Elliot stava decisamente bevendo troppo e visto che il barman era suo amico e non accennava a smettere di continuare a servirgli bicchieri e bicchierini di cose ambigue, si convinse a prendere il bicchiere dalle mani dell’amico, specialmente dopo che quest’ultimo disse cantilenando < Se non lo bevi tu lo bevo iooo > a quel punto allora sì, Demi si buttò in avanti togliendogli il bicchiere dalle mani e bevendolo un po’ alla volta sotto lo sguardo tutto contento di Elliot, che se non era brillo, almeno un po’ “felice” lo era.

E credo che sappiano tutti come sia andata a finire…
Nonostante il sapore dei drink che Elliot prendeva non fosse un granché, Demi continuò a rubare dai suoi bicchieri per non farlo bere troppo, visto che non riusciva a fermarlo dall’ordinare ancora (il barista non lo stava aiutando, anzi sorrideva alle occhiate disperate e supplicanti che gli lanciava il rosso), e ed un certo punto, nessuno seppe bene quando… Demi cominciò a ridere, mentre Elliot, oramai era in preda ad una sbornia triste.
Per risollevarlo, Demi, lo trascino a ballare con lui, pareva funzionare, fino a quando, girandosi, non si trovo davanti un viso familiare, che anche sotto le luci da crisi epilettiche, riuscì a riconoscere, ricevendo un immediato sollievo nel vederlo in quel posto, così estraneo. Xavier era proprio lì, ancora ignaro della sua presenza. < Ehi! > disse ridendo con le guance rosse, ed un sorrisino troppo innocente per essere umano, il moro lo guardò per un secondo perplesso < Demien, cosa fai qui, se stai da solo qui, qualcuno ti “mangerà” > spiegò mimando le virgolette. Demi non capì subito il significato di quelle parole, rimanendo quindi per un momento interdetto < Non si mangiano le persone! > urlò scandalizzato, uccidendo quasi Xavier dalle risate, poiché evidentemente tanto sobrio non era nemmeno lui < Aspè! Io sono con Elliot… > disse poi il più piccolo girandosi, scoprendo a quel punto che l’amico era scomparso nel nulla, lasciandolo al suo destino, insieme ai cannibali e Xavier.
Preso da un attimo di panico, Demi guardò con il visino tutto corrucciato Xavier, come in una muta richiesta d’aiuto, ed il moro non si fece pregare, lo prese gentilmente per le spalle e se lo avvicinò, in modo da potergli parlare da vicino, sfiorando con le labbra l’orecchio del più piccolo < Restami vicino, non ti farò mangiare da nessuno > disse, mentre Demi poteva sentire la sua bocca tirarsi in un leggero sorriso. Demi restò un poco inebetito, la voce di Xavier suonava più roca di quella di sempre e Conny aveva ragione, ed il rosso pareva essersi accorto solo ora di quanto l’altro fosse sexy, ma cercò di riprendersi, quando Xavier si scostò da lui, per poi sorridergli grato, sempre con un po’ della sua tipica ingenuità che non lasciava il suo visetto.
Continuarono a ballare nella loro ubriachezza, mentre Demi, di tanto in tanto, si divertiva a provocare (perché sì, lui era il genere di ubriaco pericoloso per se stesso) strusciando appena sedere e fianchi contro quelli di Xavier, che saltava ogni sacrosanta volta che Demi lo sfiorava, ritrovandosi ad un certo un punto a prenderlo per i fianchi, per non fargli fare lo stesso con chi gli era affianco, “sacrificandosi per la causa”, ovvero fare arrivare Demi ancora vergine alla fine della serata, la quale era una condizione non tanto semplice nemmeno per lui, poiché il suo piccolo lui… l’amico la sotto… insomma avete capito, reagiva al contatto, come anche dall’altra parte faceva l’amichetto di Demi che noncurante e troppo distratto per imbarazzarsi, o anche solo per accorgersene, continuava a ballare, con le braccia allacciate al collo di Xavier. Il suddetto soggetto delle attenzioni di Demi, però, non era proprio incline a controllarsi, si chinava spesso su di lui, come se fosse indeciso sul da farsi e non smetteva di guardarlo negli occhi, il che aveva un effetto inebetente in Demien che non si stava accorgendo del lento avvicinamento di Xavier ad una parete un po’ più appartata (per quando ci si potesse appartare in un posto stracolmo di gente).
Raggiunta la parete, Xavier pose spalle al muro il più piccolo e quello che venne dopo, per entrambi fu del tutto automatico: avvicinarono il proprio viso a quello dell’altro, fino al momento in cui le loro labbra si incontrarono, scambiandosi dapprima baci timidi e leggeri, fino ad approfondirli, quando Demien, schiuse appena la bocca permettendo alla lingua di Xavier di incontrare la sua, nell’ennesimo bacio, che era però diverso, come se ne fosse diventato dipendente e nonostante la confusione nella sua testa, ad una conclusione era arrivato eccome, quello che voleva in quel momento, sbornia o non sbornia, era continuare a baciare Xavier, senza separarsene se non per riprendere fiato.

Angolino di Val_chan :

Val_chan on Facebook <3

Ehilà Fanciulle e Fanciulli!
Ehilà! ...Sono viva, non uccidetemi, mi è capitata una sfiga dopo l'altra in sti mesi, indi per cui non ho scritto/pubblicato nulla, stavo morendo sul serio! ç.ç
Cooomunque sono taaanto felice che nessuno di voi abbia abbandonato la fic. Grazie tantissimo per questo! ^^
Se vi va un a recensioncina mi farebbe molto piacere, spero che il capitolo sia piaciuto, spero di riuscire a pubblicare un'altra volta prima di Natale e poi non saprei, devo studiare per bene quest'anno, non voglio essere rimandata, perchè voglia di studiare d'estate è a zero ù.ù credo che comunque mi farò sentire...
Grazie, di nuovo :)

P.S. : Se vi va di leggere di Rori e Zie, qui c'è il link di Sunlight

Ora scappo!
Baci Val_chan

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 : ***


Sweet Revenge

Capitolo 6 :

"Non puoi decidere con un addio di non vedere più una persona,
perché ti verrà a cercare nei sogni,
o cosa peggiore, nei ricordi."

“Narsete è un idiota.”
Sembra piuttosto lecito che a pensare questo fosse stato un depresso, triste e piagnucolante Elliot, che tappato in una delle strette cabine dei bagni del “Two sides”, seduto a terra con le ginocchia al petto, si nascondeva da un insistente corteggiatore, il quale continuava a seguirlo per tutto il locale, fino a quando non era riuscito a seminarlo tra la folla di gente che ballava, per poi rifugiarsi proprio lì dove ora si trovava. Ed ovviamente, come in ogni situazione brutta, triste o deprimente, dava la colpa a Narsete, l’unica persona che con il contesto non centrava proprio una cippa.
Emise qualche singhiozzo, cercando di calmarsi e di smettere di piangere.
Forse non avrebbe dovuto lasciare Demien, il fatto era che l’aveva visto illuminarsi nel vedere Xavier in mezzo alla pista, ed aveva così deciso di lasciar loro un po’ di intimità, sperando che il moro non si mangiasse l’altro e, solo dopo essersi allontanato, si era accorto che di essere rimasto da solo. E rimanere solo al “Two sides”, senza mamma Conny a proteggerlo e senza Demi a fare da accompagnatore, significava dire a chiunque nei dintorni < Ehi! Sono disponibile, non è che qualcuno viene a molestarmi? > infatti, detto fatto.
“Non sarà che l’idiota sono io…” convenne poi Elliot asciugandosi le lacrime e, decidendo di farsi forza e di andare a cercare Conny nei dintorni del bar.
Si alzò un po’ barcollante dal pavimento e pentendosi di aver bevuto così tanto, a causa di una forte vertigine che lo travolse, si appoggiò poi con la schiena al muro, chiudendo gli occhi giusto il tempo di raccapezzarsi. Mise poi una mano sulla maniglia della porta della cabina, deciso, ma prima che potesse uscire, qualcuno entrò in bagno, sbattendo la porta e due rispiri affannosi si fecero sempre più vicini. < Non dovremo prima controllare se c’è qualcuno? > disse respirando a fatica una ragazza dalla voce acuta e nasale < Se c’è qualcuno se ne andrà, ora entra! > rispose rude e non curante la voce di un ragazzo, una voce che Elliot conosceva piuttosto bene, di qualcuno che per parecchio tempo lo aveva trattato come se fosse stato la persona più importante per lui, per poi tradire la sua fiducia, senza riguardo, ferendo il suo cuore, il suo orgoglio e la sua fiducia: la voce di Narsete, il quale stava spingendo una ragazza, probabilmente la stessa di quando lo aveva visto pomiciare sulle scale, dentro alla cabina affianco a quella in cui era lui, con l’intenzione piuttosto palese di divertirsi un po’ con lei. A quel punto la depressione di Elliot si rifece viva “A questo punto perché non mi procuri anche un cappio, visto che ci sei!” aveva pensato tra le lacrime che nuovamente bagnavano il suo viso annebbiandogli la vista (NdA abbiate pazienza, piangerà per tutto il capitolo, ho una sbornia trite ù.ù).
Aprì la porta con rabbia e sdegno, non intenzionato ad ascoltare una parola (o peggio) in più e prima che potessero cominciare, si avviò verso la porta dei bagni, lanciando uno sguardo alla sua immagine, mentre passava davanti agli specchi, sembrava un drogato con quegli occhi rossi, ma nonostante ciò, fregandosene, la prima cosa a cui pensò fu che forse era il caso di farsi un altro bicchiere, giusto per stare sicuri di non ricordarsi nulla, ma purtroppo per lui (per chi sennò?) prima di anche solo avvicinarsi a toccare la maniglia, la porta del bagno si aprì e lui si trovò davanti la stessa persona dalla quale si ricordò stava scappando. Sbarrò gli occhi mentre l’altro ghignò contento per averlo trovato < Ecco dov’eri finito, mi sentivo solo… > disse avvicinandosi a lui, che in panico boccheggiò un paio di volte a vuoto, per poi balbettare con voce strozzata < S-Senti lasciami stare, ok? Sto cercando qualcuno… sono qui con qualcuno, quindi v-vedi di starmi lontano > spiegò indietreggiando, ma l’altro non voleva sentire ragioni < Non vorrai scappare di nuovo, andiamo è più di un’ora che ti rincorro, potresti anche concedermela una ricompensa! > fece, fissandolo come un felino fissa la preda prima di fargli un agguato. Elliot aveva finito i metri da percorre camminando all’indietro ed ora si trovava con le spalle al muro, guardandosi intorno spaventato in cerca di qualcosa che lo potesse aiutare < Fermati! Non toccarmi o… ti spunto in faccia… ti mordo… ti castro con un calcio! > cercò di minacciarlo lui, mostrandosi il meno impaurito possibile, ma ormai tremante, con gli occhi lacrimanti che lo tradivano, si vedeva già tolta la verginità, prima ancora che l’altro gli si appiccicasse addosso, leccandogli il collo e palpandolo, mentre lui non riusciva a muoversi ne ad emettere nessun suono se non singhiozzi e mugolii tremanti, spingendosi a reagire ed a ribellarsi.
Aveva una paura folle, respirava a fatica “Fingi che non stia succedendo, fingi che non sia lui a toccarti, fingi che sia Narsete…” si disse disperato, cercando comunque di respingere le attenzioni dell’altro, spingendolo e graffiandolo, finché non lo prese per i capelli, tirando forte e facendo aumentare le lacrime < Lasciami stronzo! > gli urlò contro cercando di agitarsi, mentre il ragazzo, chiaramente imbottito di alcol e di chissà cos'altro, fregandosi altamente delle madonne che Elliot gli stava tirando da due minuti buoni, ghignava incurante e maligno < E finiscila! > lo ammonì < Tanto non ti lascio > cantilenò, prima di lasciargli un morso tutt’altro che delicato alla base del collo, spingendolo così a lamentarsi ancora più forte.
In quel momento Narsete si degnò di uscire dalla cabina e prendendo il ragazzo per i capelli lo strattonò via da Elliot e dopo averlo pestato fino a quando fu soddisfatto, gli lanciò uno sguardo talmente acido e cattivo, che pareva stesse pensando di ucciderlo. Intanto il povero Elliot, che si era praticamente dimenticato di Narsete, ancora infilato là dentro con la ragazza, assisteva al pestaggio immobile e tremante, con i vestiti tutti scomposti e gli occhioni grandi spalancati e con ancora le lacrime in procinto di uscire, non si mosse nemmeno quando Narsete, terminata l’opera, lo guardò serio… il che non era per niente un buon segno, temette che stesse per picchiare anche lui per avergli rovinato il divertimento e cercò quindi di scusarsi o dirgli qualcosa, qualunque cosa, ma sotto quello sguardo accusatore, non riuscì a dire nient’altro se non un balbettio sconnesso e tremolante, per poi corrucciare lo sguardo ed accucciarsi a terra, continuando a piangere dicendo piano < N-N-Non guardarmi così! Non è colpa mia! Non… picchiarmi… > piagnucolò cercando di fermare le lacrime asciugandosi i bordi degli occhi con le maniche lunghe della felpa. Non voleva assolutamente mostrarsi così debole davanti a lui, ma moriva di paura, temeva davvero che lo avrebbe picchiato, non erano più legati da niente, quindi avrebbe potuto benissimo farlo. Contro ogni sua aspettativa però, dopo aver emesso una sottospecie di sospirò che somigliava più ad un ringhio, urlò rabbioso < Sei un idiota! Sai cos’è l’autodifesa? Guarda che non si fermava se non intervenivo! Poi chi ti ha detto che ti devo picchiare! Non ho mai alzato un dito contro di te, non intendo cominciare ora, non so cosa tu abbia bevuto, nonostante ti ripetuto fino alla nausea di non bere, perché non importa cos’è, non ne reggeresti nemmeno un bicchiere, perfino il vino non reggi! > lo rimproverò avvicinandosi e chinandosi su di lui per alzargli il viso, di modo che lo guardasse negli occhi. Ma Elliot in preda ad una sbornia depressiva, era fin troppo sincero ed emotivo, ed urlargli a tre centimetri dalla faccia non era proprio un bel modo per farlo smettere di piangere < Non è colpa mia, Demi era con me, stavo male quindi ho bevuto, poi lui è entrato nel mondo degli arcobaleni e degli unicorni quando ha visto Xavier e li ho lasciati soli, ma poi ero da solo anche io, ma con me stesso e non ho trovato Conny e quel tipo faceva paura e non volevo restare in bagno a sentirti scopare... ti odio! Ma perché mi piaci ancora? Lo fai apposta, dillo che lo fai apposta a pomiciare sempre dove sto guardando io ed a scopare nel bagno accanto al mio! Bastardo! > esplose il povero piccolo Elliot, piangendo e singhiozzando, mentre negli occhi di Narsete la recente incazzatura era sfumata, lasciando il posto ad un moto di tenerezza e, non sapendo cosa fare, invaso dai maledetti sensi di colpa, se lo strinse forte al petto, in un abbraccio dolcissimo, fino a quando non si calmò.
In quel momento, il quintale di sciampo alle more e frutti rossi con cui Elliot si era lavato i capelli prima di uscire, aveva avuto finalmente ragion d’essere, poiché Narsete, accortosi del gradevole profumo, posava leggeri baci tra i suoi capelli, sorridendo < Usi ancora lo stesso sciampo, lo trovo perfetto > sussurrò, Elliot ancora lacrimante arrossì, non riuscendo a non dire la verità < lo so, ricordo che ti piaceva, lo uso sempre, ne ho messo un sacco… anche se non stai mai vicino a me, quando so che sei da qualche parte lo uso… è molto da idioti vero? Se n’è accorta anche Conny… che vergogna… > disse imbarazzato, nemmeno stesse confessando il più orrendo dei segreti, mentre Narsete lo trovava solo estremamente dolce e sistemandogli una ciocca dietro l’orecchio, continuava a viziarlo con dolci carezze.

< Scusa, non dovevo urlare… vieni con me fuori, così prendi un po’ di aria? > gli chiese gentilmente dopo essersi ricomposto anche lui, Elliot stava per rispondere, ma si ricordò improvvisamente di qualcosa, o qualcuno che mancava… e non era il tipo mezzo morto sul pavimento, no e poi no… lui era ancora lì accasciato (il che gli fece passare di mente che forse avrebbero dovuto chiamare qualcuno, tipo un'ambulanza...), qualcuno di decisamente più in secondo piano < Non posso stare con te adesso, la tua ragazza si è arrabbiata ed è andata via mentre mi abbracciavi… vai da lei e chiedile scusa, poi domani comprale dei fiori, è un cliché, ma è un gesto carino per farsi perdonare, ma fossi in lei preferirei i cioccolatini, quindi prendi entrambi > farfugliò il più piccolo sempre con la depressione a prenderlo a schiaffi.
< Non è la mia ragazza, è una a caso che ho rimorchiato prima… non so nemmeno come si chiama, me lo aveva anche detto, ma non ho voglia di ricordarmelo > spiegò tranquillo, Elliot sospirò < Narsè… non si fa… non sai quanta paura ho che tu mi sostituisca, ma non si gioca con i sentimenti delle persone, ti lasceranno tutti se continui così… > gli spiegò con una strana fitta al cuore.
Sì, stava dicendo all’ex fidanzato di cui era ancora innamorato di impegnarsi con qualcuno, per il suo bene, per non vederlo solo e triste, mentre dentro moriva, perché quello solo e triste in realtà era lui.
Narsete stava per rispondergli, ma Elliot, asciugandosi appena il viso, non lo fece parlare < Portami fuori per favore… mi gira la testa > allora il più grande obbedì silente, aiutandolo ad alzarsi e sostenendolo fino all’uscita.
Narsete fece sedere Elliot sulle scale anti incendio, al suo fianco, visto che il brunetto dondolava più di un’altalena (anch’essa ubriaca) e lui non voleva che si mettesse a rotolare giù per la scalinata, considerato che si era scelto un posticino piuttosto in alto, per il beneficio della privacy, non era proprio il caso di lasciarlo senza “sicura”.
< Va meglio? > chiese premuroso, avvolgendolo per le spalle tese per avvicinarlo a se, Elliot annuì respirando a fondo un po’ di aria pulita < Grazie, scusa se ho strippato, mi sa che sono un po’ ubriaco… > constatò solo in quel momento lui < Sì, ci ero arrivato… dici che domani ti ricorderai qualcosa? Quanto hai bevuto? > chiese tranquillo Narsete, Elliot ci pensò per un attimo ridacchiando < Non saprei… ho smesso di contare i bicchieri dopo il terzo… anche se in realtà li stava contando Demi… > rispose, accennando un sorriso, imitato subito dal più grande, che cominciando ad accarezzargli i capelli con una mano, lasciò che appoggiasse la testolina nell’incavo tra il collo e la spalla, mentre con un braccio gli cingeva la vita.
< Non stringermi la vita, ho ricominciato a mangiare schifezze perché sono triste, depresso e triste, sono ingrassato sicuramente, il tuo braccio affonderà nella mia ciccia… e non è romantico… > si lamentò Elliot, mentre il petto di Narsete vibrava in una maltrattenuta risata < Quale ciccia! A me sembri dimagrito… e poi hai detto triste due volte… > sottolineò poi, guardandolo bene negli occhioni scuri color cioccolato < Lo so > rispose < Ero molto triste… > si spiegò imbronciandosi appena e mordendosi a tratti le labbra tra una pausa e l’altra, il che non passò inosservato agli occhi dell’altro < Ell… smettila di morderti, ti fai male, ora hai le labbra tutte rosse > lo rimproverò, l’altro lo guardò un po’ offeso < Ah, certo quando però eri tu a mordermele non ti fregava così tanto! > lo rimbeccò facendolo arrossire < N-Non sono due cose paragonabili! Io facevo piano! E non ti dispiaceva! > si difese. Elliot sorrise dolcemente accarezzandogli le guance calde < Già, è vero, non mi dispiaceva per niente… > sussurrò malinconico, Narsete perse un battito, sorpreso < Ti manca? …Io ti manco? > chiese serio baciando la mano che lo stava accarezzando < Emotivamente mi manchi, razionalmente vaffanculo > si spiegò schiettamente, ormai l’avevamo perso, encefalogramma piatto, il modo in cui Narsete lo guardava, lo affascinava davvero, tanto che non riuscì a fermarsi nello sporgersi verso di lui per baciarlo piano sulle labbra, lasciandosi sfuggire una lacrima e staccandosi subito, non voleva insistere, forse dopo questo poteva rassegnarsi e lasciarlo finalmente andare.
Forse.
Se Narsete non lo avesse baciato subito con trasporto, bisognoso, forse sarebbe riuscito ad arrendersi, ma come due idioti, nascosti in cima alle scale anti incendio, si scambiavano un bacio, umido, che scottava e tanto cercato da entrambi.
Quando si staccarono Elliot non sapeva cosa fare, né dove guardare, così decise che le punte delle sue Nike erano abbastanza affascinanti da meritarsi le sue attenzioni, ma avrebbe guardato persino la ruggine sul corrimano delle scale, pur di non guardare di nuovo negli occhi l’altro ragazzo, che in quel momento lo stava fissando intensamente, un po’ assorto, fino a quando non decise di parlare < Fa molto male? > disse indicando il collo di Elliot, proprio dove un’impronta di denti, a tratti sanguinante, faceva la sua apparizione, Elliot portò una mano a tastare quel punto < un po’… ho bisogno di una doccia, me lo sento ancora addosso, che schifo… > disse strofinando poi con la manica l’impronta, facendola sanguinare ancora < Che cavolo di denti aveva… > mugugnò a se stesso.
Narsete era ancora un po’ perplesso, guardava sempre quel punto con astio, rialzando lo sguardo dopo poco, sorprendendo Elliot a guardarlo con un tenero sorriso, le guance appena imporporate e che, accortosi della rinnovata attenzione su di se, spostava subito gli occhi su qualsiasi altra cosa li vicino (la ruggine era perfetta).
< Ell vieni qui > lo chiamò Narsete, cogliendolo un po’ di sorpresa. Elliot gli si avvicinò, pensando che dopo il bacio di prima, non poteva fargli niente di più imbarazzante.
Sbagliato. Mai sottovalutare il nemico.
Narsete si chinò a lato, prima baciandogli delicatamente il collo, poi cominciando a suggerlo e leccarlo insistentemente, tanto che Elliot irrigiditosi e super in imbarazzo, cominciò a balbettare, non sapendo cosa fare, agitatissimo. Era piacevole, eccome se lo era, dai suoi versetti e sospiri trattenuti, anche Narsete poteva capirlo, infatti quando soddisfatto si stacco da lui, aveva messo su un sorrisetto dei suoi, ed Elliot non capì proprio la situazione < Ti ha fatto male? > chiese con fare innocente che lo rendeva ancora più sospetto < N-No, cosa hai fatto? > domandò timoroso, mentre vedeva l’altro allargare quel suo dannato sorrisetto < Niente di cui tu ti debba preoccupare, ho solo messo il mio nome su ciò che nessuno tranne me può e deve toccare > pronunciò tranquillo lui < Un… succhiotto! Narsè è in alto come lo copro! > chiese in agitazione Elliot, mentre il maggiore lo guardava felice < Questo è il bello, non lo copri > disse < Altrimenti come farebbero gli altri a sapere che sei già di mia proprietà? Beh, vedendo quello lo capiranno > e prima che l’altro potesse ribattere dopo averlo guardato con occhi sgranati per lo stupore e la confusione, non solo per l’azione insensata del più grande, Narsete lo strinse nuovamente a sé baciandolo, per sentire di nuovo il sapore delle sue labbra morbide, le sue spalle strette alzarsi per l’agitazione e le sue mani sottili stringere il colletto della sua camicia, arricciandolo e spiegazzandolo e, una volta separatisi, quegli occhi che più di tutto gli erano mancati, grandi e scuri, che andavano a posarsi ovunque meno che su di lui, per l’imbarazzo. Quanto gli era mancato. In quel momento Narsete si rese conto che non sarebbe più riuscito a baciare nessun altro senza sentirsi disgustato e disgustoso, quel ragazzino costantemente imbarazzato per qualsiasi cosa, imbranato a volte e sensibile, era l’unica persone giusta, l’unica persone che voleva per sé.


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Intanto Conny era in balia di tre ragazze carine e mentre insieme ridevano e flirtavano, un’illuminazione improvvisa la spinse d'un tratto: < Cavolo! Mi sono dimenticata dei miei bambini! > beh, meglio tardi che mai, giusto? Giusto!
Le ragazze la guardarono confuse per un po’, prima che lei spiegasse loro che aveva lasciato due piccoli ed indifesi maschietti in balia di forti machi violenti che potevano sverginarglieli in due secondi o anche meno, se non fosse andata a cercarli. Così, dopo aver preso i numeri delle fanciulle (voglio dire, sì, doveva rispettare le sue responsabilità, ma se sono stati da soli fino ad ora, non sarebbero certo morti, mentre lei prendeva i numeri di tre ragazze sexy!), corse alla ricerca dei suoi bambini, prima che Mackenzie la uccidesse per il pessimo lavoro di sorveglianza sul suo piccolo Demien, ed in più Rori era un adorabile “Demi da grande” e non voleva vederlo triste, le si sarebbe spezzato il cuoricino… che coppia perfetta erano!
Comunque la povera ragazza girò per tipo… quindici minuti a vuoto, per poi rassegnarsi ed aspettare al bar, ma all’improvviso si ricordò di essere in un epoca avanzata e di possedere un telefono cellulare, con cui chiamare uno dei suoi Cosini per sapere come stavano, ammesso che sentissero la chiamata. Tirò quindi fuori il cellulare dalla mini borsa a tracolla, accorgendosi di avere un messaggio da parte del suo Pulcino Elliot, lo aprì e rimase per chissà quanto imbambolata e perplessa davanti al testo del messaggio.


“Conny, sono ubriaco, mi hanno quasi molestato, ma sono vivo e vergine, Narsete mi ha salvato, solo che sono un po’ tanto ubriaco e lui sta scrivendo il messaggio per me mentre detto, spero non scriva tutte le cavolate che dico… sono ubriaco!
(Nel caso non si sia capito, è ubriaco. by Narsete)
Comunque, non sto molto bene, ha detto che mi porta a casa con lui perché ha detto cose per mezz’ora e mi ha convinto (sì, sì l’ho fatto. …sono sempre io, Narsete).
Ah! Poi se cerchi Demien, non cercarlo, è con Xavier, Narsè dice che li ha visti sbaciucchiarsi da qualche parte, Xavier lo porta a casa con se stesso…
Scusa per il papiro… sono ubriaco!
Ci vediamo domani… dormi pure da me, tanto sai dove sono le chiavi, buon rimorchio e buona notte!
Baci Elliot (e Narsete <3)


< Oh. Mio. Dio. Elliot! Non dovevi rimorchiare il tuo ex! NON FUNZIONA COSÌ! > si disse dopo aver riletto il messaggio < Beh, immagino che contento lui, contenti tutti… ma giuro che se quel mostro lo svergina mentre è ubriaco, giuro che lo pesto a sangue, anzi, pago Zie per farlo! > concluse, scrivendogli una breve risposta indirizzata più al suo accompagnatore, per poi avviarsi nuovamente alla conquista dell'ennesimo gruppetto di giovani donzelle in attesa solo di fare la sua conoscenza.

Non è così che si rimorchia per dimenticare l’ex!
Comunque, Narsete, se approfitti della sua situazione, giuro che ti faccio ingoiare una scatola di preservativi!
Stai attento a te Bellezza, puoi essere sexy quanto vuoi, ma Mamma Conny è immune al tuo essere estremamente sexy (circa)!
Baciotti e carezze da Conny per il mio Cosetto <3
E minacce e coltelli volanti per Narsete
.


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In tutto questo, Demien e Xavier, non avevano ancora smesso di stare appiccicati (NdA non che ci dispiaccia eh!). Avevano però cambiato postazione: infilandosi in mezzo alla folla, avevano raggiunto i divanetti, abbandonati e dimenticati da praticamente tutti nel locale e Xavier ci si era normalmente stravaccato, mentre Demi sulle sue gambe, con le mani impegnate a cercare qualcosa alla quale aggrapparsi, ma non trovando supporto nei vestiti aderenti del primo, si era tutto arrampicato su di lui, per riuscire a stare sufficientemente comodo e restando appiccicato alla sua bocca, non gli permetteva di respirare neanche per mezzo secondo. Bisogna dire che a Xavier non sembrava dispiacere per niente, anzi, del tutto dimentico del suo essere etero, se lo teneva stretto con un braccio a circondargli la vita, mentre l’altro palpava allegramente il sacrosanto sedere di Demi, fasciato dai maledetti jeans di Elliot che, essendo super aderenti, gli permettevano di avvertire la più leggera delle carezze (e non è certo solo di queste che stiamo parlando) direttamente sulla pelle, ed appunto per questo, tutte le volte che Xavier lo toccava, sospirava e mugolava di piacere sulle sue labbra.
Ma anche Demi “il campione di apnea” (e da quando?!) aveva i suoi limiti, sicuramente inferiori a quelli del più grande e nonostante la dipendenza da lui, dovette staccarsi per respirare, mentre l’altro osservava il suo essere tutto affannato, aspettando che si riavvicinasse per ricominciare ad attaccarlo.
Ad un certo punto, Demi sentì qualcosa vibrare nei suoi pantaloni e staccandosi, ridacchiando divertito annunciò < Mi vibrano i pantaloni… > Xavier restò perplesso a guardarlo mentre tirava fuori qualcosa dalla tasca, per poi realizzare tutto una volta visto il cellulare con avviso di chiamata < Si? > rispose Demi ridacchiando:
< Ciao Demi, sono Narsete con il cellulare di Elliot, lui è ubriaco, tanto, ma forse lo sei anche tu a giudicare dal tuo essere molto felice, infatti probabilmente in questo momento non sai neanche con chi stai parlando, quindi parlerò lentamente e sottolineando le parti importanti del discorso: sono certo che lì con te ci sia Xavier, me lo passi per cortesia? > Demi ci mise effettivamente un po’ a capire tutto, riuscì però dopo aver annuito a se stesso, a passare il cellulare Xavier con un sorriso super carino < è per te! > disse appoggiando il cellulare al suo orecchio, per poi accasciarsi contro la sua spalla.
< Che succede? > chiese confuso Xavier.
< Xav, scusa se interrompo il divertimento, ho un Elliot mezzo ubriaco, lo porto a casa, torni a casa a piedi con Demi? Cioè, te lo devi portare dietro, come faccio io con Ell, capito? > si raccomandò Narsete.
< Narsè, non sono ancora arrivato al punto da non capire un tubo… comunque non è carino lasciarci a piedi! > protestò Xavier sospirando.
< Beh, se davvero vuoi staccarti da quel cosetto adorabile con cui stai pomiciando… credevo di farti un favore > rispose sorridendo il maggiore, a quel punto Xavier guardò il cosetto in questione che ora lo stava guardando tutto sorridente, le guance rosse e le labbra gonfie di baci, i capelli appena arruffati… decisamente sarebbe stato un peccato finirla così e ne ebbe la conferma quando Demi, appendendo le braccia intorno al suo collo, gli si strusciò addosso mugolando un < Veloceee > per poi lasciargli un piccolo bacio stampo ed aspettare che buttasse giù, mentre lo guardava impaziente < Grazie, lascia le chiavi fuori > si congedò velocemente allora, quindi buttò giù e fece scivolare nella tasca posteriore dei jeans del rosso il cellulare, indugiando appena.
< Veloce? > chiese poi ghignando ed accarezzandogli il viso, passando le dita sulle labbra schiuse < S-si, veloce > rispose arrossendo ed avvicinandosi incerto all’altro che lo lasciò ricominciare con le sue dolci torture.

Angolino di Val_chan :

Val_chan on Facebook <3

Ehilà Fanciulle e Fanciulli!
Oh oh oh! Buon Natale!
Spero il capitolo piaccia, è stato faticoso scriverlo… ma alla fine l’ho scritto qualcosa tipo 4 ore senza mai staccare (ormai ero disidratata!) XD
Spero anche che sia venuto bene e che non sembri pesante, mi farebbe piacere ricevere un commento, così, come regalino <3
Detto questo ringrazio Kiasan che ha ucciso i miei dubbi, Gio-chin, perché lei c'entra sempre e mando un abbraccio a Shin :)
Eh… basta!
Vado a vestirmi prima che qualcuno mi tiri una ciabatta (si va a parentiii!)!
Auguri!

Baci Val_chan

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