Coppie improvisate

di TheCristopher94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Neji e Sakura: mi perdo nei tuoi occhi ***
Capitolo 2: *** Rock Lee e Ino: il brutto anatroccolo ***
Capitolo 3: *** Naruto e Tenten: ora ho capito perché il francese è la lingua dell’amore ***
Capitolo 4: *** Choji e Temari: perderò i chili di troppo ***
Capitolo 5: *** Shikamaru e Karin: Terribilmente opposti ***
Capitolo 6: *** Suigetsu e Hinata: Più diversi di così non si può ***
Capitolo 7: *** Killer Bee e Hana: L’oroscopo ***
Capitolo 8: *** Hidan e Anko: Sadicamente fatti apposta per stare insieme! ***
Capitolo 9: *** Kakashi e Konan: il dolore della perdita! ***
Capitolo 10: *** Neji e Hinata: L’amore fa male ***
Capitolo 11: *** Kiba e Sakura: Un cane malato d’amore ***
Capitolo 12: *** Kiba e Ino: Cambiare per amore ***



Capitolo 1
*** Neji e Sakura: mi perdo nei tuoi occhi ***


 Neji e Sakura: mi perdo negli occhi tuoi
 




Sakura Haruno era una ragazza di diciotto anni, che abitava in una casa della quale riusciva a pagare l’affitto lavorando part-time con lui, il suo più grande amico d’infanzia Neji Hyuuga, per il quale da due anni aveva iniziato a sentire qualcosa, qualcosa che non era solo semplice amicizia, ma qualcosa di più profondo. Non riusciva a guardarlo neanche negli occhi che si sentiva persa fino ad arrossire, ma lei era brava a nasconderlo, perché, per quanto l’idea di provarci con lui non gli dispiacesse, era forte la paura di poter rovinare il bel rapporto che c’era tra loro. Non poteva permettere che una cotta d’adolescente rovinasse la sua amicizia, anche se doveva ammettere che ormai erano passati due anni e il sentimento che provava per lui, invece che affievolirsi, si era fatto più forte ed ormai non si poteva considerare più una cotta da adolescente. Quando, a un tratto, sentì suonare alla porta, si apprestò ad aprire.
Neji Hyuuga era un ragazzo di diciannove anni, e come abbiamo detto prima viveva con Sakura. Anche lui provava gli stessi sentimenti di Sakura, ma da molto più tempo: aveva quindici anni quando capì che Sakura era tutto per lui, ma nonostante ciò rimaneva in silenzio e, fino ad allora, lui si era messo da parte facendogli vivere la sua vita senza mai dirle quello che provava, soffrendo sempre in silenzio. Ogni volta che la sua amica gli diceva che si era trovata un fidanzato, per lui era peggio di ricevere una coltellata dietro la schiena, ma nonostante ciò lui taceva senza provare mai a farsi avanti, perché si accontentava di guardarla negli occhi, anche se negli ultimi mesi si era accorto che, ogni volta che la fissava, dopo un po’ lei distoglieva lo sguardo. Che si fosse accorta di quello che provava per lei? Non sapeva perché questo suo pensiero da un lato lo sollevava, mentre dall’altro lo faceva star peggio, quando ad un tratto senti suonare al campanello, aprì la porta dalla sua stanza e vide che Sakura era andata a controllare chi fosse. Si accorse ch’era uno degli ex spasimanti di Sakura che l’avevano mollata e in silenzio si mise ad ascoltare la conversazione.
- Sasuke, che ci fai qui?- disse la rosa in tono sorpreso. Il moro, d’altro canto, non voleva perdere tempo e passò all’attacco, andando dritto al sodo.
- Sakura, sono venuto a dirti che mi dispiace di come ti ho trattata l’ultima volta. Sono venuto qui con l’intento di scusarmi e magari di riprovarci- mentre diceva quelle parole si avvicinò in modo molto sospetto.
Neji conosceva Sasuke perché Sakura gli aveva raccontato sempre tutto e, specialmente, di come l’aveva fatta soffrire. Per quando avesse voglia di andare lì dentro e spaccargli la faccia, si trattene, pensando che l’amica non gliel’avrebbe mai perdonato, perciò rimase li immobile a guardare la scena, fin quando notò che lui si era buttato addosso a lei con forza, iniziando a palparla e a baciarla tutta, mentre lei si dimenava per sottrarsi e chiamava aiuto. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso: inizialmente stinse i pugni e rimase fermo, poi aprì la porta e si scagliò contro l’Uchiha, lo prese per la maglia e di peso lo buttò fuori di casa, ma prima di lasciarlo andare gli mollò un destro che lo fece cadere dalle scale del condominio. Dopo essersi accertato che non fosse morto, si recò immediatamente da Sakura, che come lo vide reagì, dandogli uno schiaffo.
- Pezzo di cretino, io ho chiamato aiuto perché mi hai fatto aspettare?- disse la rosa, con le lacrime agli occhi. Dopo lo strinse in un abbraccio, continuando a rimproverarlo. -Dimmi perché hai esitato? Ti ho visto ch’eri dietro la porta!- la ragazza stava ancora piangendo stringendosi a lui, fin quando non iniziò a fissarlo negli occhi -Perc…- non finì la frase che si sentì baciare. Anche Neji era stupito quanto lei della sua reazione, perché lui non era tipo da seguire l’istinto, ma era un tipo riflessivo e anche lei lo sapeva. Quando si separò dalle sue labbra, iniziò a pensare cosa dire, ma fu di nuovo Sakura a prendere la parola.
- Non importa, basta che continui a baciarmi così- stavolta fu lei a prendere l’iniziativa gli saltò addosso. La prese in un bacio molto più focoso e, mentre continuavano a baciarsi, Neji prese l’iniziativa e la portò in camera da letto dove si ricambiarono a vicenda facendo sesso. Quando ebbero finito Sakura gli parlò.
- Neji, ti amo- il castano a tale affermazione si sentì al settimo cielo e, avvicinandosi al suo orecchio, le sussurrò anche lui quelle dolci parole -Anche io, ti amo più della mia vita- non appena ebbero fatto le loro rivelazioni ritornarono a baciarsi per tutta la giornata.



Ciao a tutti voi cari lettori e vi ringrazio per aver letto la mia storia... vi garantisco che le altre storie di questa raccolta sono belle come questa, adesso vi saluto alla prossima storia.
A stavo per dimenticare un ringrziamento speciale alla mia scrittrice preferita Hikari93, che mi ha ispiratomi a scrivere questa long. e che sempre lei mi ha aiutato alla correzione di quest'ultimo, un grosso bacio e grazie per l'aiuto.

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Capitolo 2
*** Rock Lee e Ino: il brutto anatroccolo ***


 Rock Lee e Ino: il brutto anatroccolo

 

”Mi sono innamorato di lei ai tempi del liceo, ma il sentimento non è mai stato reciproco: e ci credo, chi potrebbe innamorarsi di uno sgorbio come me? Ho le sopracciglia folte, capelli a caschetto e sono pieno di brufoli. Il mio nome è Rock Lee, preso in giro da tutti con tanti nomignoli, come ad esempio “Mister Sopracciglia” o “Brufolone”, ma a me non fanno impressione. L’unico soprannome che non riesco a sopportare è “Il brutto anatroccolo” per un semplice motivo: quella, fin da piccolo, è stata una delle mie favole preferite dove il brutto anatroccolo, dopo essere stato deriso per il suo aspetto, verso la fine della favola diventa un bellissimo cigno, ma come abbiamo detto è una favola e queste cose non succedono nella vita vera.”
 


* * *

Ormai erano passati tre anni da quando Rock Lee si era diplomato, e adesso stava studiando al college nel ramo di ingegneria informatica. Stava rientrando in casa quando notò che nella buca delle lettere c’era qualcosa: era una lettera del suo liceo, di sicuro era la solita rimpatriata tra vecchi compagni. Cosa fare? Andare o no? Guardò la foto del diploma e gli vennero in mente un sacco di ricordi brutti, di come lo trattavano, e poi vide in quella stessa foto lei, perchè non si sarebbe mai dimenticato di lei, Ino Yamanaka il suo primo amore o per meglio dire il suo unico. Per quanto si fosse rassegnato, il suo amore per lei era eterno perché sapeva benissimo di non poterla conquistare. Chi si sarebbe messo con lui “il brutto anatroccolo”? Però il pensiero di rivederla ancora una volta riuscì a convincerlo: ci sarebbe andato.
“Chi se ne frega degli altri? Li ho sopportati cinque anni, che mai potrebbe succedermi in una sera? E, poi, per rivedere lei posso fare questo sforzo” pensò tra sé e sé.

Era pronto per la sera che lo attendeva, si era messo un vestito casual, con pantaloni neri e una camicetta bianca con un maglioncino sopra le spalle, con delle scarpe sportive nere. Adesso toccava fare la cosa più difficile: entrare nella palestra ch’era stata allestita proprio per quella serata.
“Dai andiamo Rock Lee ce la puoi fare, non hai nulla da temere!”, si ripeté quelle parole così tante volte che non ci credeva più neanche lui, fece un grosso respiro ed entrò.

L’ennesima rimpatriata a scuola con festa e questa ancora più noiosa di quella dell'anno scorso, con i soliti idioti che tentavano di provarci, ma con lei che non li degnava di uno sguardo per il loro comportamento infantile che dimostravano in qualunque momento. A un certo punto, però, qualcosa, o meglio qualcuno, di più interessante attirò la sua attenzione: era la prima volta che lo vedeva alle riunioni di ex-allievi, chi mai poteva essere? E pure lei aveva una buona memoria! Tutta presa di dubbi, con tutti i suoi se e i suoi ma, si fiondò dal ragazzo fino a raggiungerlo.
-Ciao, io sono Ino, tu chi sei?- chiese la ragazza curiosa. In quel momento Rock Lee si girò, sorpreso che non l’avesse riconosciuto, ma d’altro canto lui era molto cambiato dai tempi del liceo: ora aveva un fisico più statuario, lo sfogo di brufoli che aveva era passato e anche la fase "Gai-sensei è il mio mito" - infatti ora aveva sopracciglia normali e adesso il suo taglio di capelli era a spazzola, non più a caschetto -. Poi, la ragazza lo squadrò bene e dovette ammettere che era anche molto carino, e gli ripeté la domanda.
- Allora mi dici ch…- si interruppe perché lesse il nome nel cartellino. Non ci poteva credere: si trattava di Rock Lee, ma era cambiato.
- Rock Lee, sei proprio tu? Non ti riconoscevo! Sei cambiato moltissimo! Ti trovo in forma e devo ammettere che sei più carino.- disse la ragazza, molto imbarazzata, cercando, però, di non farlo notare. D’altro canto, il ragazzo era felice di aver ritrovato davanti a sé la ragazza che amava.
Dopo un silenzio un po’ imbarazzante, neanche a farlo a posta, il dj della scuola mise una canzone romantica lenta e Rock Lee, preso di coraggio, le parlò.
- Mi concedi l’onore di questo ballo?- con fare educato da gentiluomo qual era.
Ino riuscì solo ad annuire: era tremendamente imbarazzata, non sapeva che dire o come comportarsi e, per la prima volta nella sua vita, aveva le idee confuse.
“No, non è possibile, ma allora perché mi sento così accanto a lui? Che sia questo il famoso colpo di fulmine?” la ragazza era sorpresa dai suoi pensieri, finché, a un certo punto, smisero di ballare, la canzone era appena finita e il ragazzo senza dare spiegazioni usci fuori.
Si sentiva felice, aveva ballato con la ragazza che amava, però proprio in quel momento fu preso dalla malinconia. I suoi pensieri lo tormentavano: “potrei dichiarare i miei sentimenti! Ma che sto dicendo, mi respingerebbe subito! Ma è vero anche che non avrebbe accettato di ballare, se non provasse qualcosa per me. Ma che sto dicendo, d’altronde è solo un ballo... e poi potrebbe essere che gli facessi pena. Perché l’amore e così, com…” fu interrotto dai suoi pensieri da una voce delicata, la stessa voce che lui adorava, che veramente adorava, alla quale pensava sempre. Adorava tutto di quella ragazza.
- Rock Lee ti senti bene?- chiese la ragazza con fare preoccupato. Lui si voltò con un sorriso e si avvicinò alla ragazza. Stava per dirle che era tutto ok, quando sentì due dolci e morbide labbra toccare le sue. Non ci poteva credere: Ino lo stava baciando! Era un sogno che diventava realtà. Come nella favola dell’anatroccolo, anche lui era diventato un cigno. I due, presi un po’ dall’euforia, iniziarono ad approfondire quel bacio, il primo di una lunga lista.

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Capitolo 3
*** Naruto e Tenten: ora ho capito perché il francese è la lingua dell’amore ***


 Naruto e Tenten: Ora ho capito perché il francese è la lingua dell’amore
 

“Possibile che tra centinaia di ragazzi che frequentano il mio stesso istituto, dovevo proprio innamorarmi di te. Mi presento mi chiamo Tenten, ho sedici anni, e sono una ragazza che s’impegna in tutto quello che fa, sono una tipa molto intelligente - infatti prendo sempre otto e nove sia negli scritti che negli orali – e, contrariamente alle mie coetanee, sono una ragazza molto sportiva e non c’è uno sport che io non abbia fatto, anche se quelle che preferisco sono le discipline marziali, infatti da più di tre anni pratico muay thai e sono una vera campionessa. Nel dojo, in cui mi alleno, ho battuto tutti maschi e femmine, tutti tranne lui, quel Baka strapazzo. Lo odio perché riesce a fare tutto quello che faccio io, però lo fa meglio, e non solo: da un periodo a questa parte lui, che prima non degnava un libro nemmeno di uno sguardo, ha iniziato a studiare, fino ad arrivare a buoni risultati - infatti ora ce la giochiamo in ogni cosa -. Io lo odio perché è cosi dannatamente sexy, lo odio perché il suo sorriso mi fa sciogliere come neve al sole, rendendomi impacciata, lo odio perché non riesco a non pensare a lui che ci prova con qualunque ragazza tranne me, lo odio perché non si è ancora accorto di quando io lo ami.”

***

Tenten era seduta nel suo banco ad aspettare che anche quel giorno finisse la consueta, noiosa giornata di scuola, ripensando ai compiti e alle interrogazioni che aveva avuto.
“Avrei potuto prendere di più nel compito di francese, non che otto non mi basti, però non posso permettere a quel Dobe da strapazzo di superarmi e poi come cavolo ha fatto a prendere nove e mezzo?”, mentre pensava si girava verso il diretto interessato “Anche se devo ammettere che è molto bello visto da questa angolazione. Aspetta che sto dicendo, grrr ormai devo ammettere la verità: quel Baka ha rapito il mio cuore, perché non gli piaccio? Perché non mi guarda? Mi basterebbe che mi guardasse o che almeno mi facesse un sorriso. Io ti odio! Mi spieghi come fai a non capire che ti am…” quando ad un tratto un rumore la risvegliò dal suoi pensieri: era la campanella tutti stavano apprestandosi per uscire, Tenten compresa, dall’aula quando il professore Kakashi la fermò dicendogli: - Tenten, potresti farmi un favore?- la ragazza era curiosa.
Il prof Kakashi aveva un favore da chiederle, allora con tono sicuro, la ragazza rispose:- Mi dica, professore, di cosa ha bisogno?- e il prof senza perdersi in tempo in chiacchiere inutili arrivò dritto al sodo.
- C’è un tuo compagno che ci sta aspettando fuori, avrebbe bisogno qualche ripetizione di matematica, siccome io questa sera non ho tempo, domani ho il giorno libero, mi chiedevo se potessi aiutarlo tu al posto mio. Come sai, il compito è dopodomani, perciò mi serve una risposta subito.- in quel momento la castana parve pensarci su, poi rispose al prof con la sua solita calma.
- Ok professor Kakashi, non la deluderò, mi dia il tempo di informare i miei genitori!-
Il prof felice per l’affermazione della sua allieva, l’accompagnò dal fantomatico ragazzo che aspettava nel retro della scuola. Quando Tenten vide a chi avrebbe dovuto dare ripetizioni gli venne un colpo. Il professore iniziò a parlare.
- Naruto, come ti ho detto questa mattina non potrò darti ripetizioni ma al contrario ho trovato chi per me può aiutarti.- il ragazzo osservò un attimo la ragazza con un’insolita calma.
- Va bene prof, vedrò di fidarmi di lei.- si girò e iniziò a camminare e quando si accorse che la ragazza non lo seguiva, gli chiese con tono annoiato, quasi come se non gliene fregasse: - Che fai vuoi venire con me? O vuoi restare tutto il giorno qui?- la ragazza un po’ delusa dal suo comportamento s’incamminò insieme a lui, arrivarono a casa del ragazzo senza spiccicare una parola, entrarono in casa e si apprestarono ad andare in camera sua. Lui le fece cenno di accomodarsi sulla sedia della scrivania. Poi, lui se ne andò in un’altra camera e quando lo vide ritornare aveva un’altra sedia. L’avvicino alla sua scrivania, sedendosi affianco a lei. Però c’era una cosa che non aveva capito… perché aveva chiuso la porta a chiave? Immediatamente, però, tornò seria e iniziò a chiedere al ragazzo cosa non avesse capito.
- Allora Naruto che cos’è che non hai capito?- il biondo stette in silenzio senza dire una parola, poi la sua espressione cambiò lentamente, mostrando un sorriso da parte a parte, e poi rispose.
- Ho capito tutto- la ragazza era sorpresa e con tono poco convito gli chiese spiegazioni.
- Che cosa? Allora mi spieghi cosa ci facciamo qui? E poi cosa avresti detto al prof se non avesse avuto il suo impegno?- il biondo inizio a ridere e rispose alla domanda della ragazza.
- Devi sapere che l’impegno di questa sera del prof Kakashi e di leggere un libro scritto da mio nonno Jiraiya, che ho consegnato io stesso ieri al professore, quindi sapevo con certezza che lui avrebbe trovato qualcuno per rimpiazzarlo e poi era facile capire che il prof, fra tutti i nostri compagni, avrebbe scelto te.- la castana era rimasta spiazzata dalla spiegazione del biondo e incuriosita glielo chiese.
- Si era ovvio, ma non capisco una cosa, tutta questa messa in scena per quale motivo?- Naruto manteneva la sua calma apparente, ma dentro di lui c’era il caos più totale. Cosa dirle? Ogni frase che gli veniva in mente gli sembrava banale o scontata in quel momento! Uzumaki, per evitare d’impazzire, seguì l’istinto.
La mora sentì le labbra del biondo posarsi sulle sue con gentilezza, e pian piano iniziarono ad approfondire l’argomento. Poi, Naruto, tra la pausa tra un bacio e l’altro, cercò di dire qualcosa.
– Tenten. . .- un altro bacio molto approfondito. – Che ne dici. . .- un altro baci, e il ragazzo cominciò a levarsi la maglietta. Le cose iniziavano a farsi serie. - Se ogni mercoledì. . .- proprio non ce la faceva, doveva baciarla ormai ci aveva preso gusto. - Mi dai ripetizioni di matematica?- la ragazza si separò da lui e si adagiò su letto, mentre il biondo la seguiva come un cagnolino in cerca di coccole, e gli rispose: - Sì, ma solo se ogni martedì a partire da oggi mi darai ripetizioni di francese!-
-Beh, allora iniziamo con la cosa più importante: il bacio alla francese- rispose il biondo.
Comunque, i due si baciarono con foga e passione e iniziarono a fare sesso.
Tenten da un lato era felice, perchè lo stava facendo con la persona che amava, ma lui che provava per lei? Che stessero facendo sesso non significasse niente, poteva essere solo un piacere fisico che lo stava facendo…
All’improvviso, sentì due paroline sussurratele dal nostro biondo.
- Je t’aime- inizialmente non capì e il biondo, accortosene, glielo ripeté.
- Ti ho detto che ti amo.- a questa affermazione la ragazza riprese a baciarlo dicendoglielo anche lei.
- Anche io ti amo-

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Capitolo 4
*** Choji e Temari: perderò i chili di troppo ***


 Choji e Temari: perderò i chili di troppo

Era una giornata come le altre e lei, Temari Sabaku, era una grande appassionata di wrestling. L’unico desiderio che aveva era di poter vedere un’incontro dal vivo, perché guardarlo in tv lo rendeva meno divertente, ma il fatto era che gli stadi di wrestling si trovavano a Tokyo, e a lei non piaceva viaggiare da sola e sapeva già che nessuno dei suoi fratelli l’avrebbe accompagnata. Stava passeggiando, quando il suo sguardo fu colpito da un poster con su scritto “Inaugurazione del primo stadio di Wrestling di Kyoto, prezzo del biglietto solo nove yen”. Alla ragazza s’illuminarono gli occhi, non ci credeva finalmente avrebbe visto un incontro dal vivo. Tutta felice iniziò a leggere dove si trovasse la sede dello stadio, fatto ciò iniziò a correre “Finalmente potrò vedere un incontro di wrestling dal vivo, sono euforic…” la ragazza si risvegliò dai suoi pensieri quando andò a sbattere contro qualcosa di duro che la costrinse a cadere per terra, ma non sapeva cosa fosse. Non appena aprì gli occhi vide di fronte a sé una persona alta due metri, con un petto molto prorompente e una pancia diciamo non troppo esagerata, che gli porgeva la mano.
 

- Mi scusi signorina, non era mia intenzione farla cadere, si è fatta male?- chiese preoccupato l’uomo.
La ragazza che in vita sua non aveva mai visto una persona di quelle dimensioni che, prima di aver aperto gli occhi, era convinta che fosse un muro o una palo: rimase basita alla vista di quel gigante.
- Sto bene, ma tu da dove salti fuori? Io sono del posto non mi pare di averti mai visto, e un ragazzone grande e grosso come te non passa mica in osservato!- il ragazzo, che inizialmente era felice che la ragazza stesse bene, iniziò ad innervosirsi.
- Io non sono grosso, sono semplicemente molto robusto!- sbottò.
La ragazza si era accorta di aver toccato un tasto dolente, perciò ritentò con più gentilezza.
- Scusa, non era mia intenzione offenderti, ma il fatto che prima ero felice per la notizia che finalmente hanno fatto uno stadio di wrestling, perciò mi stavo precipitando a comprare il biglietto e sono sbattuta contro te, diciamo sono rimasta sorpresa e ho detto quelle cose senza pensarci.- il ragazzone parve calmarsi, dopo aver aiutato la ragazza a mettersi in piedi riaprì bocca.
- Tzé, chi l’avrebbe mai immaginato?- Disse l’omone.
Temari, non capendo cosa intendesse, chiese spiegazioni.
-Che cosa?-
- Bé che ti piace il Wrestling… comunque, per farmi perdonar,e e per il tempo che ti ho fatto perdere tieni questo.- la ragazza lo prese in mano: era un biglietto omaggio.
- Ma come fai avere un biglietto omaggio?-
-Tu sai chi sono io?- chiese Choji.
La ragazza fece no con la testa
– Beh allora te lo dirò io: io sono Choji Akimichi, sono un wrestler e sono conosciuto con il nome di The Great Beast, spero che farai il tifo per me.-
Temari rimase scioccata dall’affermazione del ragazzo: aveva conosciuto un vero wrestler ancora non poteva crederci, anche se, tutto sommato, non è che quel bestione potesse fare altro con il fisico che s ritrova.
Dopo quell’incontro, Temari torno a casa per cercare su internet qualche informazione su quel ragazzo, ma non trovò niente. Guardò che ore fossero e si recò allo stadio: era entrata e lo stadio era immenso. Trovava incredibile vedere telecamere e giornalisti, poi osservò l’arbitro che chiamava i lottatori, che se ne davano di santa ragione. Dopo aver assistito a ben nove incontri l’arbitro intervenne.
- E adesso il gran finale, ora su questo ring per il titolo di campione dei pesi massimi si affronteranno i migliori pesi massi in uno scontro dove è tutto valido. Adesso bando alle ciance, vi presentiamo i due sfidanti! Il primo, alto un metro e novanta, per il peso di cento ottanta chili: Jirobo, meglio conosciuto con il nome di Big Bull. Ecco il campione che questa sera dovrà difendere il titolo!- mente entrava, tutti lo guardavano stupefatti, tutti tranne lei, che dopo aver visto quel Choji, Big Bull gli sembrava un moscerino - E adesso presentiamo lo sfidante, che oggi debutta per la prima volta nel mondo del wrestling, pensate e addirittura più alto e più grosso del campione, con l’altezza di ben due metri per il peso di duecento chili Choji Akimiki, che sarà conosciuto con il nome di The Great Beast!-
“Eccolo che entra. Incredibile… certo che vederlo così fa paura”, pensò Temari.
Non appena salì sul ring si notò immediatamente la differenza con il campione: quest’ultimo sferrò due pugni in pieno viso, ma dall’altro lato il ragazzone parve non sentirli, difatti, anche lui gli mollò un pugno che fece rincoglionire il campione. Akimichi approfittò di quello stato dell’avversario per sollevarlo e scaraventarlo a terra, dopo averlo sbattuto da angolo a angolo, e aver eseguito una spacca schiena, chiuse il match con una mossa che lui chiamo Caput, proprio per il fatto che, una volta fatta, difficilmente avrebbe potuto riprendersi: in poche parole consisteva nel posizionare l’avversario steso al centro del ring, iniziare a prendere velocità grazie alle corde e poi saltare contro e finire con un atterraggio sullo stomaco con le ginocchia, dopo averlo schienato l’arbitro lo reputo il vincitore dell’incontro.
Dopo un quarto d’ora ad aspettare fuori Temari vide l’enorme figura del ragazzo - come non riconoscerlo - e con aria imbarazzata si avvicinò a lui. Choji rimase senza parole al vedere la ragazza che si avvicinava lui, c’era un imbarazzante silenzio che ruppe lei.
- Devo ammettere che non te la cavi male come wrestler. Mi è piaciuta molto la tua mossa conclusiva, scommetto che gli hai rotto al meno sette costole!-
Era sorpreso, perché quando la ragazza gli aveva detto ch’era appassionata di wrestling ci aveva creduto ben poco, ma, da come la sentiva parlare, pareva che il match gli fosse piaciuto e anche molto. Però iniziò a spaventarsi un po’, quando vide una piccola fiammella di sadismo illuminare il volto della ragazza.
- Lo sai ora inizi a farmi paura- disse il ragazzo con aria davvero impaurita. La bionda, invece, si mise a ridere.
-Perché ridi adesso?-
- Ahaha… Perché rido? Rido perché vedo un omone grande e grosso, che non è stato fermato da due pugni in piena faccia, che si spaventa di una ragazza che a mala pena riesce ad arrivati in faccia!-
- Si ma fai paura.- esclamò Choji.
La ragazza gli afferrò la mano e lo portò con sé.
-Ma dove stiamo andando?... E non tirare, so camminare da solo!! Ohi mi senti?- niente, la ragazza parve non ascoltarlo.

Due mesi più in là in una villa molto bella, il nostro campione dei pesi massimi si trovava in difficoltà.
- No, mi rifiuto, mai- disse l’omone, mentre una biondina di nostra conoscenza gli rispondeva a modo.
- Sentimi bene ciccione, o fai quello che dico o ti scordi per un bel po’ che io venga a letto con te- a sentir tale minaccia si arrese.
- E va bene mi metto a dieta, però si inizia da domani? Almeno questo puoi concedermelo- la bionda si arrese.
- Ok, domani inizierai la dieta e farai anche un po’ di attività sportiva- e Choji rispose – Di quello non c’è bisogno già faccio wresling, e in più poi mi alleno con i pesi, perciò non credo che ce ne sia di bisogn..- non fini di parlare che Temari lo interruppe.
- Non parlavo di quelle attività sportive, bensì di farti praticare un po’ di nuoto o delle corsette per sudare un po’.-
Non ci poteva credere, in che guaio si era cacciato? “Ma perché quella sera l’ho seguita? A quest’ora sarei a mangiare tutto quello che vorrei senza nessun freno. Anche se devo ammettere che da quando quell’uragano è entrato nella mia vita, mi sono sentito accettato per la prima volta. Mi ricordo che quand’ero piccolo tutti mi prendevano in giro per la mia mole, mentre lei mi ha accettato cosi come sono. Sì, è vero, ora si è messa l’idea in testa di farmi dimagrire, però lo fa per il mio bene”pensò l’omone, poi sospirò.
- E va bene, mi metterò a dieta e farò delle corsette per mettermi in forma, contenta? Guarda, inizio oggi la dieta ma le corse le farò dalla prossima settimana, per far abituare il corpo al nuovo regime alimentare. Contenta tesoruccio?-
Temari arrossi quando si sentì chiamare in quel modo e poi pensò: “Mi sono proprio scelta il mio tipo ideale. Non è ancora perfetto però, si ci deve lavorare, ma in fondo è già perfetto così come, perché anche se è un wrestler, che picchia duro, in fondo è un grande e grosso tenerone ed e per questo che ” e senza accorgersene, convinta che lo stesse solo pensandogli, espresse localmente i suoi pensieri.
- Ti amo.- il ragazzone rimase bloccato a fissarla, e ripeté come un pappagallo quello che lei aveva detto.
- Mi ami?- la ragazza, come si accorse che l’aveva detto veramente, diventò così rossa che avrebbe fatto impallidire un pomodoro. Choji le si avvicinò, l’abbraccio e di rimando gli disse: – Ti amo anche io- e si scambiarono uno dei loro baci appassionati.

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Capitolo 5
*** Shikamaru e Karin: Terribilmente opposti ***


 
Shikamaru e Karin: Terribilmente opposti
 
 Shikamaru Nara era un ragazzo molto più intelligente della media, infatti dopo essersi diplomato, si laureò in giurisprudenza in soli tre anni, e avrebbe potuto farcela in un anno e mezzo se non fosse stato per la svogliatezza del ragazzo. Se la passava bene, perché dopo gli studi ebbe una cattedra da professore nello stesso corso in cui aveva studiato, e nei giorni liberi lavorava come avvocato d’ufficio. Un giorno gli capitò di incontrare un suo amico d’infanzia, Choji Akimichi.
Era da tempo che i due non si vedevano e decisero che quella sera avrebbero fatto una rimpatriata fra vecchi amici, così rintracciarono pure Neji, Naruto e Rock Lee, con il quale avevano mantenuto un rapporto d’amicizia via computer.
Il posto fu deciso da Uzumaki, perché avrebbe dovuto dare una notizia e il luogo d’incontro scelto: fu niente di meno che un Night Club, così quella sera s’incontrarono tutti lì.
- Ciao ragazzi, è da tempo che non ci si vede- disse raggiante l’Uzumaki.
- Ma si può sapere perché siamo venuti qua, io sono anche fidanzato e poi non ti immagini come ha reagito Sakura quando ha scoperto che venivo qui per incontrare i vecchi amici di liceo- disse Neji sospirando, al che anche gli altri annuirono. Tutti tranne Nara.
- Mi spiace, ma io non ho di questi problemi- disse accennando un mezzo sorriso.
Parlarono tutta la serata e guardarono gli spettacoli dalle ragazze che con il loro corpo eccitavano tutti in quel locale: era stupendo.
Una ragazza diversa dalle altre rapì l’attenzione di Shikamaru: era stupenda, aveva un fisico molto attraente con capelli e occhi rossi, era diversa dalle ragazze che erano entrate prima e anche da quelle che normalmente era abituato ad uscire, così si avvicino al cubo della ballerina, che iniziò a ballare in modo provocante.
Tutti rimasero scioccati nel constatare che Shikamaru si fosse avvicinato a una donna, visto ch’era conosciuto per la sua pigrizia.
Non appena la ragazza ebbe finito di ballare, iniziò il turno da cameriera. Shikamaru colse la palla al balzo per parlarle. – Mi chiamo Shikamaru Nara, tu invece?-
La ragazza inizialmente era un po’ impacciata, perché normalmente le persone che frequentavano quei posti erano dei maleducati e soprattutto maniaci, però dopo essersi ripresa, rispose:- Mi spiace non c’è permesso parlare o socializzare con i clienti nell’orario di lavoro. –
Shikamaru, per la prima volta nella sua vita, non demorse e continuò. - Allora a che ora stacchi? Cosi magari ci vediamo fuori- chiese in modo del tutto naturale.
La ragazza, pensando fosse un maniaco o una cosa del genere, disse schietta al ragazzo:
- Sentimi bene, è vero che per ora lavoro qui, ma non sono una puttana né una tipa facile. Il solo motivo per cui lo faccio è perché devo pagarmi gli studi universitari, solo per questo!-
- Bé, io non ho mai detto che tu sia una puttana o una tipa facile, sei tu che lo hai detto! E poi volevo solo parlare, nient’altro.-
La ragazza rimase interdetta dal comportamento del ragazzo, perché era molto diverso se confrontato a quelli che lei di solito e abituata a trattare, e così decise di fidarsi. - Fra un’ora il mio turno finisce, perciò aspettami fuori all’entrata posteriore del locale.-
- Approposito mi chiamo Karin- disse infine.
Così, quando fu l’ora, Shikamaru, dopo aver salutato i suoi amici, uscì dal locale, aspettando che la ragazza uscisse. Dopo una decina di minuti la vide, era molto più carina adesso che indossava una minigonna e una camicetta piuttosto stretta.
- Eccomi qua, adesso che vuoi fare?- disse con sfrontatezza.
Lui la guardò un paio di minuti. – Beh, tu che vuoi fare?- La ragazza lo guardò stranita. – Sì, dimmi quello che vuoi fare!- La ragazza ci penso su.
- Voglio fare una passeggiata- disse seria, così fecce cenno di seguirla.
-Allora che passeggiata sia.-

Camminarono per una paio d’ore, dopo si fermarono in un fast food, dove i due ordinarono un hamburger per mettersi qualcosa sotto i denti e iniziarono a parlare del più e del meno.
- Allora, spiegami perché mi hai invitata.-
Shikamaru stette un attimo in silenzio prima di rispondere.
- Ti ho invitata perché sei diversa dalle altre, ma quello che non ho ancora capito è in che modo tu sia diversa e mi piacerebbe scoprirlo- disse semplicemente. - Ma adesso basta parlare di me. Dimmi di te, dici di andare all’università, in cosa ti stai laureando?-
- Giurisprudenza- disse lei.
-Davvero? Anche io, beh io già sono laureato per essere precisi.-
Karin rimase un po’ basita. - Quindi adesso sei un avvocato?-
-Sì, ma sono un avvocato d’ufficio, per ora come lavoro vero e proprio insegno all’università- disse con fare annoiato.
- Come mai non fai dei concorsi per diventare procuratore? Se non sbaglio il vecchio Sarutobi sta andando in pensione, se studi dovresti avere qualche possibilità di farcela- chiese lei, osservando il ragazzo che con fare annoiato rispose, dicendo: - No troppe scartoffie.-
Lei si mise a ridere.
-E adesso perché ridi?-
- Da quel che ho potuto constatare non sei un tipo molto attivo, anzi affermerei il contrario.- Bé si poteva dire che quella ragazza era molto sveglia.
-Sì è vero, ma senti, se vuoi potrei aiutarti a passare gli esami- disse infine, per cambiare discorso.
- E perché vorresti aiutarmi? Cosa vuoi in cambio?- chiese sospettosa. Era vero che parlare con lui le aveva fatto capire che tipo fosse, ma a questi tempi fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio.
- Niente di cui tu non voglia fare, sappi che io sono troppo pigro per fare il maniaco, anzi, non fa per me.-

Così, d’allora, i due si incontrarono ogni pomeriggio per studiare e per fare superare gli ultimi esami alla ragazza, e a poco a poco tra loro nacque qualcosa, un sentimento che li unì sempre di più: l’amore. E dopo, spronato dalla sua ragazza, decise in fine di fare il concorso da procuratore, che passò con poche difficoltà.
Stavano insieme in una bella casa a organizzare il loro matrimonio: era incredibile che in così pochi mesi passati con quella ragazza fossero cambiate tante, di tanto in tanto pensava alla sua vita prima e non sapeva come avesse fatto a vivere senza quella ragazza. Era vero, aveva scatenato una vera e propria rivoluzione nella sua vita monotona e banale, però era felice di passarla con una donna che lo spingeva a non essere solo un intelligente e svogliato ragazzo, ma il più giovane e intelligente procuratore distrettuale che si fosse mai visto fino ad ora.
- Shikamaru, tesoro, domani vengono i tuoi a cena per parlare dell’organizzazione del matrimonio, perciò vieni a darmi una mano a sistemare la casa- disse.
Era ufficiale: la ragazza lo stava influenzando in maniera negativa, visto che si era alzato per aiutarla e si gli aveva cambiato la vita. Addirittura, dopo essersi messo con lei, aveva smesso di fumare, ma in fondo per amore si può cambiare.


Spazio Autore:
 
Chiedo scusa a tutti gli appassionati dello ShikaTema e dello ShikaIno di non linciarmi per questa storia, grazie per l’attenzione datami . Detto questo devo andare a fare footing  * Scappando da un folla inferocita con le torce e i forconi in mano che pretendevano la testa dell’autore in un vassoio d’argento.*


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Capitolo 6
*** Suigetsu e Hinata: Più diversi di così non si può ***


Suigetsu e Hinata: Più diversi di così non si può

Due ragazzi, un lui ed una lei completamente diversi come il giorno e la notte, entrambi studiavano nella più famosa università di Tokyo, la Sarutobi University.
Lui, Suigetsu Hozuki, venticinque anni, studiava medicina legale per entrare nel R.I.S. (cioè reparto, investigativo, scientifico). Il motivo era che a lui piaceva aprire cadaveri e fare ogni sorta di analisi; lo trovava divertente, amava tenersi in forma, guardare gli Horror e fare scherzi che certe volte, anzi no, quasi sempre erano di cattivo gusto. Hozuki era un tipo deciso, forte e sapeva sempre quello che voleva.
Lei, Hinata Hyuuga, anche lei venticinque anni, studiava medicina ma non quella legale, non era una tipa a cui piaceva vedere i cadaveri, sarebbe sicuramente morta solo nel vedere una foto, figuriamoci ad aprirne uno per delle analisi; no, lei si stava specializzando in ginecologia. Anche lei era una tipa a cui ogni tanto piaceva tenersi in forma, odiava gli Horror mentre stravedeva per i film d’amore, lei era una ragazza timida, insicura e molto spesso non riusciva a imporre le sue idee.
Come fatto notare prima, i due erano completamente differenti, e infatti molti si chiesero come tra i due fosse nata la loro storia d’amore: chi diceva che Suigetsu aveva minacciato la ragazza, chi diceva che Hinata in fondo era peggio di Suigetsu, ma la verità ve la dirò io, tutto è iniziato per puro gioco.

Un anno prima

Hinata si era da poco trasferita a Tokyo per proseguire gli studi di medicina nell’università più importante di tutto il Giappone. Era molto emozionata e poi non vedeva l’ora di andare a vedere la camera del suo dormitorio per fare conoscenza con qualcuno, così si apprestò a raggiungere la camera, ma trovò una spiacevole sorpresa, infatti avrebbe dovuto condividere la sua stanza con un ragazzo che le metteva i brividi: aveva i capelli bianchi con delle ciocche di un celeste molto chiaro, degli occhi color viola e dei denti seghettati simili a quelli di uno squalo; poi, dal punto di vista fisico, era molto atletico ed era di poco più alto di lei.
“O mio dio, mi hanno messo con un ragazzo e adesso che si fa?” pensò la ragazza diventando di un rossa. Poi si accorse che il ragazzo aveva posato il suo sguardo su di lei. Divenne di un rosso quasi impossibile. Il ragazzo, accorgendosi di quella colorazione quasi innaturale, chiese: - Stai bene?-
La ragazza annuì lentamente, poi il ragazzo riprese a parlare, dicendo: – Ah, scusa, non mi sono presentato, mi chiamo Suigetsu Hozuki, tu?- disse porgendo la mano alla ragazza.
- Hinata Hyuuga, piacere- disse tutta rossa.
Il ragazzo, accorgendosene, poggiò una mano sulla fronte della ragazza che, al contatto, diventò ancora più rossa.
- Sicura di star bene? Sei talmente rossa che un toro potrebbe incornarti!- disse in tono di scherzo.
- Sto-o b-bene.-
- Mah, sarà come dici, però se fossi in te andrei dal dottore- disse infine. Poi, girandosi, prese le valige della ragazza e continuò: – Vieni con me che ti mostro la tua camera.- Seguito da lei, le portò le valige in camera. Non appena arrivarono, Hinata vide la sua stanza che era un po’ piccola ma molto carina.
Suigetsu posò le valige a terra e disse: - Bene, questa è la tua stanza, se hai bisogno mi trovi nella mia stanza, che è di fronte alla tua.- Dopodichè uscì, chiudendo la porta.
“Bé, anche se il suo aspetto è rudere, in fondo è gentile, pensavo fosse uno di quei maniaci pervertiti, mi sta iniziando a essere simpatico” pensò la mora.

Passò il primo mese di convivenza senza problemi, tutto nella più assoluta e meravigliosa pace, di tanto in tanto qualche battibecco per via del disordine di lui o per via che portasse ragazze a letto e che dopo con la scusa usava lei come finta ragazza gelosa per scaricarle, ma a parte questo non si potevano lamentare.
Un giorno Suigetsu entrò tutto contento, ma ciò non passò inosservato, infatti nel mentre leggeva un libro di anatomia, Hinata gli chiese: - Allora, che favore vuoi che ti faccia stavolta?- disse ormai rassegnata all’idea di non poter dire di no a quel folle.
Suigetsu inghiottì la sua stessa saliva e tra sé pensò: “Ma come caspita ha fatto a capirlo?”
Hinata allora, sollevando gli occhi dal libro, chiese: - Dai, che favore vuoi?-
Suigetsu stava per parlare, quando venne interrotto dalla ragazza. – Non dire di no! Ti conosco come le mie tasche, perciò arriva al punto- disse quasi scocciata.
- Beh, c’è una festa a cui vorrei andare- disse il ragazzo fermandosi, non sapendo come continuare.
- E con ciò? Non ti serve mica il mio permesso per andarci?- rispose la ragazza, che iniziava a diventare curiosa.
- Sì, ma il fatto è che c’è la mia ex-ragazza, Karin- disse prendendo un'altra pausa.
- E allora? Continua! Non girarci intorno, dillo chiaramente. Sono stufa di tutti questi giri di parole- disse la ragazza.
-. . . Ok! In poche parole ho detto alla mia ex che alla festa ci sarei andata con la mia nuova fidanzata- disse imbarazzato, e per Hinata quello fu un vero colpo, era la prima volta che vedeva Suigetsu arrossire, un evento unico e raro, visto che la prendeva sempre in giro per questo. Ma lei, non essendo una ragazza vendicativa, non volle farglielo pesare e andò avanti con il suo discorso. - E allora vacci! Ah, ora che ci penso non mi risulta che tu ti sia fidanzato!- A quel punto Hinata, riflettendo su tutto, capì qual era il favore che Suigetsu stava per chiedergli, ma scattando su come una molla, rossa in viso rispose: - No e poi no! La mia risposta è categorica e non tornerò su questa decisione, stavolta- disse furiosa. Non era da lei arrabbiarsi, ma questa volta chiedeva troppo, lei non poteva fingere una cosa del genere, e poi sapeva che Karin era ancora infatuata di lui, e di sicuro, se avesse finto una cosa del genere, lei gliene avrebbe fatte passare di tutti i colori.
- Ti prego, dovrai fingere solo una notte! Non gliela voglio dare vinta- disse il ragazzo che si era inginocchiato facendogli gli occhi da cucciolo.
“No Hinata! Non guardarlo negli occhi! Sai che ti frega sempre quando lo fai, perciò distogli lo sguardo da lui! Non lo guardare!” Ma, per sua sfortuna, alla fine aprì gli occhi e con un cenno della testa accontentò il ragazzo.
- La festa è questa sera! Tira fuori dall’armadio qualche completino sexy e il gioco è fatto!-
A sentir tali parole, la mora divenne rossissima al solo pensiero, ma per sua fortuna sua il ragazzo prese una borsa che teneva nascosta dietro la schiena.
- Ecco qui il tuo vestito per stasera.-
Hinata non osò guardare il vestito dentro la borsa, ma il suo coinquilino lo tirò fuori dal sacchetto, facendo svenire così la ragazza che al solo pensiero di indossarlo si sentiva a disagio.
Dopo varie peripezie arrivò l’ora di andare alla festa e Suigetsu stava aspettando Hinata, che non voleva uscire dal bagno.
-Hinata, vedi che così facciamo tardi- disse il ragazzo.
- Io non ci vengo vestita così! Sembro una troia a caccia di clienti!- disse imbarazzata dal bagno.
Suigetsu, allora, usò le maniere forti: - Hinata, ora uscirai di lì, se non vuoi che faccia vedere a tutta l’università la foto di te nuda che fai la doccia!-
Hinata aprì la porta rossissima, forse da quando la conosceva, Suigetsu non l’aveva mai vista cosi rossa. - Tu stai scherzando, vero? Tu non hai la foto di me nuda, giusto?-
Il ragazzo si limitò a dare la foto alla diretta interessata. Hinata svenne. Lui entrò per prenderla e caricarla in macchina, ma lì vide come le stesse il vestito, e per poco non gli colò il sangue dal naso. Il vestito che aveva scelto era un completino senza spalle e che non arrivava nemmeno alla metà delle ginocchia, ma non era il vestito a causargli questo effetto: erano le forme della ragazza, che lo riempivano perfettamente.
“Chi se lo immaginava che sotto le felpe c’era tutto questo ben di Dio? Suigetsu, non fare pensieri sconci adesso!” disse a se stesso.
Così, caricando la giovane sulla sua auto, si diresse al luogo della festa. Arrivati lì, fece riprendere Hinata, che una volta sveglia supplicò Suigetsu di tornare a casa, ma niente, ormai erano lì e Suigetsu, fingendo con un’Hinata imbarazzata, si atteggiava come faceva di solito: la stringeva a sé con forza, ma mantenendo un tocco delicato, e di tanto in tanto le dava dei baci sul collo. Era quello il metodo usato dal ragazzo per rimorchiare.
Hinata non capiva come le ragazze si infatuassero, era una cosa orrenda, ma pian piano iniziò a ricredersi; quando quei baci al collo iniziarono a salire fino ad arrivare alla bocca, Hinata non capiva nulla. La cosa gli piaceva. Sì, inizialmente era un po’ imbarazzata e anche schifata, ma la cosa iniziava a piacerle sempre di più. Poi il ragazzo si allontanò per prendere delle bevande, e Hinata si accorse di una cosa, che preferì tenersi per sé, ne avrebbe parlato una volta in camera.
Comunque, la festa procedeva con regolarità.
Una volta finita, tornarono nel campus. La ragazza rimase davanti alla porta finché il giovane non si sentì fissato, così si girò per chiedere se ci fosse qualcosa che non andasse.
- E me lo chiedi pure?- disse la mora.
Suigetsu non capiva a cosa si riferisse la ragazza. - Giuro che non so di che parli- disse il ragazzo dubbioso, allora Hinata chiarì i suoi dubbi.
- Quella festa era di Sakura Haruno!- disse la ragazza.
- Sì e allora?- disse Suigetsu, non capendo cosa la mora intendesse.
- Lo sa tutta l’università che lei odia a morte Karin perché si contendono lo stesso ragazzo, quindi era più che sicuro che lì Karin non ci fosse!-
Suigetsu iniziò a sudare freddo, e Hinata iniziò ad avvicinarsi con un’aria arrabbiata.
“L’ho davvero fatta grossa, non ho mai visto Hinata così arrabbiata! E la cosa mi preoccupa” pensò il ragazzo.
Non appena l’ebbe di fronte, chiuse gli occhi, visto che si immaginava uno schiaffo, che però non arrivò, anzi, il contrario; la sensazione che stava provando era piuttosto piacevole, era una dolce pressione che sentiva sulle labbra. Quando aprì gli occhi vide Hinata lo stava baciando.
-Eh. . .Tu ch. . .Mi. . .- Suigetsu non riusciva a mettere due parole che formassero una frase di senso compiuto.
- Certo che per essere il più intraprendente tra i due, stai facendo la figura del babbeo- disse Hinata rossa. Voleva istigare il ragazzo, era la prima volta che lo faceva.
D’altro canto, Suigetsu non se lo fece ripetere sue volte.
- Mi hai dato del babbeo? Grosso errore- disse in modo malizioso, cingendo la ragazza per la vita e portandola in camera da letto, dove fecero l’amore e, con grande meraviglia del ragazzo, egli scoprì che per la ragazza era la prima volta e, cercando di trattenere una risata, disse: - Allora rimediamo subito.-
Quella sera fecero l’amore più e più volte, finché, esausti, si addormentarono in un sonno che li vedeva l’uno a fianco all’altra.

Così era iniziato tutto. Stavano insieme da un anno, e insieme si erano laureati. Ora entrambi lavoravano e stavano in un appartamento che condividevano.
- Allora, tesoro, come ti è andato il primo giorno di lavoro?- disse Hinata curiosa.
Suigetsu la guardò e rispose: - Ti garantisco che non vorresti saperlo!- disse il ragazzo. – Tu, piuttosto, come ti è andata?-
- Bene, ma ti volevo dire una cosa- disse imbarazzata, distogliendo lo sguardo.
- Cosa?- iniziò a preoccuparsi. – I miei vorrebbero conoscerti e sapere se le tue intenzioni sono serie.-
Si rilassò e con un sorriso rispose: - Ok, farò del mio meglio- disse, per poi rubarle un dolce bacio.

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Capitolo 7
*** Killer Bee e Hana: L’oroscopo ***


Killer Bee e Hana: L’oroscopo

Hana Inuzuka, ventisei anni, lavorava presso il canile di famiglia dove esercitava anche la professione di veterinaria. Nella sua vita c’era tutto. Famiglia, amici e anche un lavoro, che lei amava per via del suo amore incondizionato per gli animali, specialmente i cani, che le reputava veramente i migliori amici dell’uomo. Hana poteva definire la sua vita perfetta sotto ogni punto di vista tranne uno, quello sentimentale, perché ancora non aveva trovato l’anima gemella. Lei non riusciva a capire perché non riuscisse a trovare un ragazzo serio, anzi ormai non ci sperava più. 

Ma si sa che l’amore viene quando meno te lo aspetti.

Infatti quel giorno lei stava leggendo una rivista, ed esattamente si era fermata a leggere l’oroscopo, a cui ormai non credeva più, ma lo leggeva così, tanto per illudersi. Comunque, nello stesso momento era entrato un ragazzo che guardava gli animali che c’erano. Hana, pur accorgendosene, lo lasciò stare, dato che quel ragazzo veniva ormai da giorni guardava sempre gli animali e poi se ne andava, perciò non staccò gli occhi dalla rivista e lesse l’oroscopo del giorno che diceva.
Toro: Toro non siate precipitosi con certe scelte, Venere è entrata nella vostra orbita, quindi si presume una possibile storia che vi farà ricredere, dato che accadrà con un incidente. 
“Sì, come no!” nel frattempo il ragazzo si era avvicinato a lei.
-Cosa stai leggendo?- 
Hana sollevò lo sguardo dalla rivista per guardare il ragazzo con fare annoiata, e sbuffando rispose: -Nulla di importante!- posando poi la rivista, dimenticandosela aperta. 
Il ragazzo guardò la rivista e con un risolino chiese alla ragazza: -L’oroscopo, eh? Dimmi cosa dicono gli astri per te, oggi?- 
Hana rimase di sasso, era la prima volta che lui si avvicinasse per parlarle , ma d’altro canto era sempre meglio che leggere stronzate.
-Nulla! Io neanche credo agli oroscopi! L’ho letto così, tanto perché non avevo nulla da fare- disse come a cercare una giustificazione. 
Il ragazzo prese la rivista e lesse il suo segno mentalmente per poi trattenere una risata. Hana non capì di cosa stesse ridendo, cioè aveva letto tutti i segni e non aveva trovato nulla che facesse ridere, perciò gli chiese: -Che c’è di divertente?- 
Il ragazzo passò la rivista alla ragazza e indicò il suo segno, che lesse subito: -Sagittario: aprite bene gli occhi perché l’amore è in vista e lo troverete nel luogo più strano del mondo, con voi ci sarà un amico fedele che vi saprà dare la giusta spinta per dichiararvi.- 
La ragazza fissò ancora un po’ stupita il ragazzo, cosa ci fosse di così divertente non lo capiva, finché uno dei tre cani di Hana, Haimaru Sankyodai, entrò nella stanza dalla porta del retro del negozio e affiancandosi al ragazzo iniziò a scodinzolare cercando di farsi accarezzare. Il ragazzo piegò un ginocchio e iniziò ad accarezzarlo, per poi sentire la voce della ragazza.
-Allora, cosa posso fare per te?- 
Il ragazzo, dandosi una sistemata, si alzò e stava per risponderle, quando Haimaru, alzandosi, spinse il ragazzo verso Hana, facendo combaciare le bocche. Hana aveva visto che era stato il cane a spingere il ragazzo, ma non appena si separò mollò lo stesso lo schiaffo al povero ragazzo.
-Ma io non c’entro! È stato lui a spingermi!- disse in sua difesa il giovane, ma la risposta arrivo rapida da parte della ragazza.
-Sì, è vero! Ma tu mi hai messo la lingua in bocca non il cane!- rispose arrabbiata.
-Scusami, non volevo! A proposito, come ti chiami?- chiese subito per cambiare discorso.
-Quindi oltre a maniaco sei anche un baka!- disse la ragazza, colpendo la testa del ragazzo con un possente pugno.
-Perché dici così? Lo sai potrei offendermi?- 
Ma la risposta da parte di Hana arrivò di nuovo accompagnata da un altro pugno. -Perché dico così? Perché dico così? Mi prendi in giro? Mi ficchi la tua lingua in bocca, maniaco che non sei altro, e poi mi chiedi il nome?-
-Ok! Il maniaco ci sta tutto, ma io non sono baka!- disse il giovane, alzando solo un po’ la voce ricevendo un terzo pugno che lo mise a sedere.
-Certo che sei baka, perché metti gli occhiali da sole in un luogo chiuso e non vedi che qui ho una targhetta con scritto nome e cognome, baka?- 
-Io sono maniaco e baka, ma tu sei manesca, amica mia!- 
Non l’avesse fatto mai! Hana si alzò le maniche e si mise di fronte a lui, iniziando a sgranchirsi le mani.
-Se io fossi in te, non l’avrei mai detto!- E il ragazzone dovette dargli ragione. -Come ti chiami?- chiese la castana.
-Cos’è, vuoi provarci con me?- rispose alzandosi e dandole leggeri colpi col gomito, ma ricevette un mega maxi pugno che lo atterò definitivamente.
-No! Voglio sapere cosa devo scrivere sulla tua lapide!- 
Il ragazzo impaurito e ormai vicino alla fine rispose rivelandole il suo nome: -Killer Bee.- Dopodiché mise le mani in avanti cercando di proteggersi, ma Hana si limitò a prenderlo e a buttarlo fuori.
-Sarà meglio per te che non ti faccia più vivo!- 
Il ragazzo si alzò e se ne andò ringraziando i Kami per essere sopravvissuto. Ma contrariamente da una persona normale, si presentò il giorno dopo con un mazzo di rose bianche. Hana rimase alquanto stupita dal gesto e chiese: -E queste rose cosa dovrebbero significare?- 
Era vero che era bello ricevere dei fiori, ma dopo quello che aveva fatto ieri era meglio essere previdenti.
- Significano scusa!- disse imbarazzato lui, per poi fare una cosa che Hana non si sarebbe mai aspettata. Il ragazzo gli cantò un pezzo suo rappandoglielo: – Ammetto di aver approfittato della situazione, e la cosa è stata poco gradita! Ma prometto, io ti giuro di non farlo più, ti prego ora non picchiarmi più! So che questo pezzo non è abbastanza per farmi perdonare, ma se mi darai una possibilità io a cena ti vorrei invitare. Senza trucchi, senza inganni, io non ti toccherò, ma ti prego, ti scongiuro, non picchiarmi come un canguro. Sono grande, sono forte, ma non posso incassare molte botte! Adesso in ginocchio io ti prego, non farmi diventare nero! Ti chiedo scusa e perdono, ti chiedo di accettare questo mio dono!- disse infine inginocchiandosi per porgere i fiori alla ragazza, che non sapeva che dire. –Adesso una proposta avrei da farti! Vedrai di me potrai fidarti! Ti chiedo di passare una serata con me, per farmi perdonare, saremo solo io e te!- così concluse la sua strana canzone. 
Hana non seppe che fare, era la prima volta che gli capitava una proposta del genere, e fatta in una maniera che si sarebbe potuta definire romantica, se fosse stata normalmente e non come canzone rap, ma era sempre un gesto sincero da parte del ragazzo, perciò con qualche dubbio accettò.
-Accetto, a patto che tu la smetta di assillarmi e non verrai più a rompere qui ogni giorno!- disse con sguardo serio. 
Il ragazzo, felice, annuì dicendo: -Non ti preoccupare, io sono un tipo peculiare, e senza me non si può stare, non ti preoccupare che idea ti farò cambiare! Yeah!!!- Dopo aver detto ciò, fu preso a pugni per l’ennesima volta da parte della ragazza, ma prima di buttarlo fuori gli disse: -Mi raccomando, alle 21:30 puntuale! Altrimenti ti faccio vedere io!- 
Poi lo scaraventò fuori come aveva fatto il giorno prima. 

Quella sera Hana era pronta per uscire, e ripensando a quell’incontro non sapeva nemmeno perché aveva accettato, ma del resto, perché no? Almeno sarebbe uscita e si sarebbe divertita. Almeno così sperava.
Già alle 21:10 era fuori dal negozio, aspettando che arrivasse quello strano ragazzo, che non tardò ad arrivare in sella alla sua moto, arrivando in anticipo di 10 minuti.
-Non pensavo arrivassi così presto- disse Hana sorpresa nel vederlo già lì.
-Bé, sapevo che per la mia sopravvivenza sarei dovuto essere puntuale, perciò mi sono sbrigato prima e sono venuto in anticipo! Lo sai com’è! Per evitare che imprevisti dell’ultimo minuto che mi facessero tardare- facendo l’occhiolino e passando un casco alla ragazza.
-Su forza! Metti questo e andiamo, una serata da sballo ci sta aspettando! E noi qua a parlare ci stiamo assai divulgando e ritardando un divertimento assicurato, perciò sali che dobbiamo andare, con Killer Bee ti divertirai e vedrai presto come mi ringrazierai!- 
Hana rise, quel tipo era proprio buffo! Lui e le sue rime strampalate la facevano divertire e in sé aveva capito uno dei motivi per cui aveva accettato di uscire con lui. Lui sapeva farla ridere con una facilità assurda, e senza perdere altro tempo si mise il casco e salì sulla moto, che altri non era che un Yamaha R1.
Ad un tratto ad Hana venne in mente che non sapeva dove il ragazzo l’avrebbe portata, ma non ebbe tempo di chiedere, che già sfrecciavano a tutta velocità in un posto ignoto alla ragazza. Non appena si fermarono, la ragazza non poté crederci.
-Ma questa è la discoteca Jinchuuriki? E’ la discoteca più in del momento! Non ci faranno mai entrar. . .- non ebbe tempo di finire che il buttafuori, un tipo molto grosso, disse al giovane: -Killer Bee! Sbrigati che tra poco ci sarà il pienone!- 
Così il ragazzo si apprestò ad entrare tirandosi dietro la ragazza, e posò i caschi in un luogo a cui era possibile accedervi con la scheda del personale, cosa che stupì Hana.
-Tu lavori qui?- chiese lei non nascondendo un tono ch’era un misto tra lo scettico e lo stupito.
-Certo! Io qua faccio il Dj e vedrai che ti divertirai!- 
Poi portò la ragazza nella sala da ballo, mentre lui si posizionava nella console dove iniziò col mettere i primi brani che servirono a riscaldare il suo pubblico, con Hana lì in mezzo che ammirava la bravura di Killer Bee nel fare il Dj. Fu una serata movimentata e verso la fine Bee fu sostituito, perché fosse anche giusto che ballasse pure lui, affiancando un’Hana molto esaltata in quel momento e anche molto brilla. Insieme a Bee ballarono fino alle tre del mattino, orario in cui Bee decise di riportare la ragazza a casa, andò a prendere i caschi e non appena fuori salirono sopra la sella per andarsene, riaccompagnando la ragazza a casa sua.
Non appena arrivati, Bee fece scendere la ragazza e la portò in braccio fino alla porta di casa, dove poi la poggiò a terra. Hana prese le chiavi e barcollando si preparava ad entrare in casa, ma prima di farlo si girò verso il ragazzo e gli diede un piccolo bacio a fior di labbra, per poi dirgli: -A domani. . .- chiudendo poi la porta. 
Bee era tutto un fremito. Scese a prendere la moto e se ne andò a casa sua, dove si addormentò aspettando che il canile aprisse proprio come gli aveva chiesto la ragazza.

Da quel giorno Hana e Bee uscirono insieme tutti i giorni diventando sempre più intimi, finché il biondo non si dichiarò. Così decisero di andare a convivere insieme. Ma poi alla mente della ragazza tornò in mente una cosa, che Bee veniva ogni mattina al negozio, ma perché? Infatti glielo chiese e lui rispose dicendole: -Venivo solo perché ero interessato a te! Solamente che ogni volta che venino non sapevo come attaccare discorso o cosa fare! O altre volte perché tu eri agitata per i fatti tuoi! Allora non volevo disturbarti, ma quella mattina io sapevo che era il momento giusto e ho preso la palla al balzo- disse interrompendosi, per continuare a dire alla sua dolce meta: –Io ti amo- disse ridendo, e la ragazza rispose a tale dichiarazione con un dolce bacio.
-Anche io!- disse dopo essersi separati da quel bacio per iniziarne uno nuovo e più passionale.

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Capitolo 8
*** Hidan e Anko: Sadicamente fatti apposta per stare insieme! ***


Hidan e Anko: Sadicamente fatti apposta per stare insieme!

Che tra quei due nascesse qualcosa era una cosa impensabile per chiunque. A entrambi piaceva dominare, a entrambi non piaceva sottostare a nessuno, entrambi erano sadici, e a entrambi piaceva fare sesso nella maniera più violenta possibile. 
Forse era stato questo il loro punto di incontro che aveva permesso ai due di incominciare la loro relazione amorosa. 

Hidan e Anko lavoravano in un’azienda che si occupava di rifornire le altre ditte, o almeno quelle che riguardavano il loro settore, di componenti meccanici per auto. A mala pena riuscivano sopportarsi, non tolleravano la presenza dell’altro e non lavoravano mai assieme proprio perché entrambi volevano comandare, ma il destino per loro aveva altri progetti, infatti si trovarono incastrati dal loro datore di lavoro in un pratica assieme: dovevano riuscire a concludere una vendita loro due da soli senza farsi aiutare da nessuno, come di solito usavano fare. Perciò si ritrovarono alle nove di sera a lavorare alla pratica senza venirne a capo.
-Ahhhh! Non ce la faccio più!- gridò la donna, stanca.
-A chi lo dici! Cazzo, ho il cervello che mi fuma!- rispose l’argenteo.
-Tu hai un cervello? Questo sì che è uno scoop!- 
-Certo che ne ho uno, troia!- 
Anko non accettò tale provocazione. -Cosa hai detto?- 
L’argenteo rispose con fare molto lento e provocatorio: -Troia! Cosa c’è, sei sorda? Se vuoi ti faccio lo spelling! T-r-o-i-a. Troia!- Non appena finì, vide la donna molto arrabbiata, e per una volta nella sua vita Hidan avrebbe preferito starsene zitto.
-BRUTTO CAFONE! ORA TI FACCIO VEDERE IO!- disse lei, urlando come un’assatanata. Prese l’estintore più vicino per darlo in testa a Hidan, che con una fifa del diavolo iniziò a scappare, pregando qualcuno la su che lo salvasse.
-Ma sei pazza! Puttana la miseria, Jashin, aiutami tu, Kami, Vi prego, salvatemi da questa troia!- 
Ciò non fece che farla infuriare di più, finché Hidan non vide che un'unica soluzione per salvarsi: rifugiarsi nel bagno degli uomini dell’ufficio. Solo dopo esserci entrato si accorse della cazzata che aveva fatto, era solo lui e Anko a stare in ufficio, perciò perché lei si sarebbe dovuta fermare? Quindi si nascose in uno dei bagni. 
Non appena entrata, Anko iniziò a guardare basso per vedere dove ci fossero dei piedi, ma Hidan era stato abbastanza furbo da mettersi in piedi sulla tazza, perciò la donna guardò se ci fosse qualche testa che uscisse, ma l’argenteo si era abbastanza abbassato per non fare vedere niente, perciò Anko decise di aprire bagno per bagno finché non l’avesse trovato.
Si lanciò sul primo, ma niente, era vuoto. Allora passò subito sul secondo, ma anche quello risultò vuoto. Passò al terzo, e Hidan che era nascosto nel bagno a fianco, e capendo che la ragazza era vicina uscì dal suo rifugio, ed entrò subito nel bagno dove si trovava la ragazza, che trovandosi in uno spazio stretto, non poté usare l’estintore, il quale cadde a terra. 
Hidan afferrò i capelli di Anko, e avvicinandosela disse: -E allora? Senza estintore non sei così pericolosa!- Si pentì subito dopo delle sue parole, dopo aver ricevuto una bella pedata in quel punto del corpo. Mollò subito la presa e Anko, per quanto gli fosse possibile, lo prese di forza e lo sbatté a muro, e iniziò a dargli dei pugni. 
L’uomo si riprese poco dopo il quarto e il quinto pugno e dopo averle afferrato la mano gliela girò in malo modo, facendo anche girare lei che si ritrovò a muro, al posto del ragazzo, col corpo di lui che la schiacciava.
-Sai, se non fosse per il fatto che tu fai il maschiaccio potrei anche farci un pensierino con te!- disse con un tono che non nascondeva malizia.
-Tzé, io e te? Nei tuoi sogni forse! Al mio fianco io voglio un vero uomo e non un vigliacco come te!- ciò fu un colpo duro all’orgoglio dell’uomo, che non capì più niente, si slacciò la cintura e bloccò entrambe le mani della ragazza dietro la schiena. La girò per poi baciarla con foga, mentre i pantaloni caddero a terra. 
Ad Anko non piacque molto questo spirito di iniziativa di Hidan, perché era lei che decideva, e perciò se lo tirò mordendo il labbro, facendolo sedere sulla tazza del water e inginocchiandosi strappò con la bocca l’indumento dell’argenteo, prendendo in bocca la virilità, 
Hidan non riuscì a trattenere i gemiti di piacere e cercò di farla smettere.
-Basta. . . anff. . . anff. . .anff- aveva il fiatone –Ho detto basta. . . anff. . .non resisto più!- disse il ragazzo, che si trovò costretto a tappare il naso alla donna per fargli mollare la presa. Una volta libero, Hidan cercò di riprendere il controllo, prese con forza la donna e si sedette di nuovo. Obbligò anche lei a sedersi, c’entrando il secondo ingresso della donna, in modo da riprendersi la sua rivincita di poco prima, e per un po’ fu così, finché la ragazza non si adattò alle dimensione del membro dell’uomo e iniziò ad andare allo stesso ritmo delle spinte iniziando a provare piacere. 
Anko si dimostro abbastanza brava in quel gioco, e Hidan anche stava per cedere, ma in quello stesso momento, il ragazzo, allo stremo ormai delle sue forze, dovette venire, e, contemporaneamente, Anko, che armeggiava con la cintura già da un po’, riuscì a levarsi la cintura e a separarsi dell’uomo, che stanco a causa della corsa fatta prima e dell’amplesso di poco fa, era ormai inerme davanti a lei.
Hidan si rifiutò di credere di essersi fatto battere da una donna e sapeva che da lì a poco come minimo lo avrebbe castrato, ma invece non accadde, anzi, si stupì quando vide la donna prendere il suo membro in mano e iniziarlo a baciare.
-Lo sai una cosa? Sarai una testa di cazzo, un cafone, un bastardo, ma come mi hai scopata tu, non ci era mai riuscito nessuno! Mi piace molto, non ti dispiace se faccio il bis, vero?- non aspettò neanche la risposta che si fece di nuovo penetrare dal membro del ragazzo e continuò. 
-Lo avevo detto io che eri una troia.- 
Dopo aver detto ciò, si beccò un poderoso pugno che lo stordì. Poi tornò a lavoro. 
Dopo qualche istante, anche Hidan la raggiunse e continuarono a lavorare, finché, non appena finito la pratica, usciti dall’ufficio, insieme si diressero a un motel dove avrebbero avuto, diciamo, una resa dei conti per finirla una volta per tutte. 
Da quel giorno i due lavoravano sempre assieme, solo perché dopo si dirigevano in qualche motel dove lo facevano ed entrambi davano il meglio cercando di dominare l’altro, ma nessuno riusciva mai veramente a prevalere.
E così che i due capirono che era inutile cercare di essere migliore dell’altro, loro erano fatti esattamente nella stessa maniera, coll’intendo di sopraffarsi a vicenda, come lo Yin e lo Yang, il Bene o il Male, la Pace o la Guerra e così via. Era inutile, erano semplicemente fatti per sovrastarsi a vicenda, ecco perché il loro rapporto era perfetto così, e fu così che capirono di essere sadicamente fatti l’uno per l’altra.

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Capitolo 9
*** Kakashi e Konan: il dolore della perdita! ***


Kakashi e Konan: il dolore della perdita!

Lo scontro tra Pain e Naruto aveva visto vincitore quest’ultimo. 
Naruto era caduto a terra esausto, e Konan lo fissava con aria felice, ma triste allo stesso tempo. 
A quel punto arrivo Kakashi, che andò subito verso il suo allievo, accorgendosi che era solo stanco e che le sue condizioni fisiche erano miglioramento. “Kyuubi” pensò con un mezzo sorriso. 
Per quanto quel demone avesse portato panico e distruzione qualcosa di buono ogni tanto la faceva. Poi ad un tratto venne distolto da quel pensiero da lei, Konan, compagna di Pain, la quale adesso lo stava fissando, cosa che fece pure lui. Entrambi si guardavano, entrambi avevano perso delle persone care, morti in battaglia per proteggere i propri valori, o semplicemente morti. Entrambi erano senza famiglia, lui aveva conosciuto il padre, ma questi si era ucciso per essersi disonorato e non aver compiuto una missione perché aveva pensato alla vita dei propri compagni prima di completare quest’ultima. Mentre lei era stata strappata dai suoi genitori a causa della guerra che era scoppiata. 
Tutti e due sapevano cosa significare perdere delle persone care, e lo avevano provato sulla loro pelle in prima persona. Ma c’era da dire che lei aveva Nagato, anche se adesso era morto perché aveva ricreduto nelle sue vecchie speranze, le stesse di Yahiko, che adesso vivevano in Naruto, ma per correggere alle moltitudini di morte che aveva causato aveva sacrificato la sua vita lasciandola di nuovo sola e facendole provare di nuovo dolore. 
E Kakashi se ne accorse subito: loro non erano cattivi, e le loro intenzioni erano buone all’inizio, era stato solo la crudele realtà ad averli fatti diventare quello che erano, e in Konan vedeva il dolore, lo stesso che provava sempre lui, per non aver potuto salvare Obito e per non aver fatto niente per salvare Rin e Minato-sensei. Sapeva esattamente cosa provava la donna, e perciò fece una cosa che non avrebbe fatto per chiunque nukenin, le si avvicinò e porgendole la mano disse: -Vieni con me?- era una semplice richiesta, non un’imposizione o un ordine, ma una cortesia che l’uomo le stava chiedendo. 
Dalla sua Konan era diffidente, anche lei aveva visto negli occhi di lui lo stesso dolore che provava lei, ma non sapeva come interpretare tale messaggio.
-Sì, certo! Così mi spedite in cella a marcire per il resto della mia vita! No, grazie! Preferisco morire in battaglia!- rispose acida e impugnando le armi. 
L’argenteo abbassò la testa per pensare e la risollevò dicendole: -Non farò nulla del genere. So cosa stai provando.- 
La ragazza spalancò gli occhi, come stupita; sperava di essere riuscita celare i suoi sentimenti, ma evidentemente non ce l’aveva fatta. 
-Non so di cosa tu stia parlando.- 
-Ti senti afflitta e inutile! Come se tutti gli sforzi per diventare forte ed essere utile agli altri fossero stati vani- riprese Kakashi. 
Konan abbassò il capo, cercando di nascondere gli occhi lucidi e mantenere quel pizzico di orgoglio che le restava, ma Kakashi continuò a parlarle e ad avvicinarsi allo stesso tempo. – Ti senti inutile! Uno scarto! Un rifiuto inutile, che non vale più niente! Che preferiresti morire piuttosto che continuare la tua vita, che ora ti sembra vuota e monotona!- parlò finché non le fu accanto, e notò le lacrime della ragazza, che ormai copiose uscivano dagli occhi senza che lei potesse trattenerle.
-So esattamente cosa provi, perché anche io ho provato le tue stesse sensazioni! E perciò mi prendo il permesso di darti un consiglio!- disse, interrompendosi e per sollevare la sua faccia per poterla guardare negli occhi. –Tu sei viva! Goditi la tua vita, pensa a vivere perché tu ne hai ancora la possibilità! Vivi portandoti nel cuore il ricordo delle persone che hai amato con te! E vedrai che esse saranno sempre accanto a te e che non ti abbandoneranno mai! Adesso piangi, se vuoi! Sfogati con me!- 
La donna non se lo fece ripetere una volta in più e appoggiandosi alla spalla dell’Hatake iniziò a piangere la perdita di Nagato, l’ultimo amico che gli era rimasto in vita e che aveva perso per sempre come Yahiko, ma in compenso forse aveva trovato qualcosa di più. 
Kakashi, per la prima volta, si sentì meno inutile del solito, e anche un po’ strano, dato che non appena era stato abbracciato dalla ragazza, aveva sentito come delle farfalle nello stomaco, ma non ci badò molto, almeno per il momento era una cosa che poteva passare in secondo piano, ma non sapeva che la stessa sensazione l’aveva provata la donna, che una volta sfogata aveva sentito questa sensazione farsi strada con forza dentro sé. Ma i due vennero svegliati da dei movimenti di alcuni ninja che stavano venendo a recuperare Naruto. 
Konan stava per scappare, quando si accorse di essere senza coprifronte e senza cappa, e ciò la stupì, non si era minimamente accorta che Kakashi le avesse sfilate di dosso.
-Kakashi, Katsuyu ci ha messi al corrente dello scontro di Naruto! Dov’è il nostro eroe?- chiese uno Shinobi della foglia, felice dello scampato pericolo. 
L’argenteo prese il ragazzo e lo diede alle cure dei ninja, dicendo: -Le sue condizioni sono stabili, è solo stanco! Conoscendolo, tra poco si riprenderà!- 
Il ninja prese in spalla Naruto e si stava dirigendo a Konoha, quando un altro chiese: -Chi è quella donna?- 
Il tono non nascondeva un certo tono di interrogatorio, e Konan sapeva cosa gli sarebbe successo e perciò, chiudendo gli occhi, aspettò che Kakashi desse le spiegazioni.
-Lei è solo una passante rimasta vittima dell’attacco di Pain!- rispose. 
I ninja, sentendo ciò, si tranquillizzarono e si diressero al villaggio portando il loro eroe in spalla e festeggiandolo, mentre Konan, stupita, guardò l’uomo, chiedendo perché avesse mentito per lei.
-Tutti meritano una seconda possibilità e poi è meglio parlare direttamente con l’Hokage, lei è molto più flessibile e indulgente di certe testa calde!- le rispose con un sorriso, poi la prese in braccio e la portò a Konoha. 
Questo gesto creò parecchio imbarazzo alla donna, che chiese: -Ma che fai?- 
-Io ho appena detto a quel ninja che sei una passante rimasta vittima dell’attacco di Pain, ma se ti vedono arrivare al villaggio sopra le tue gambe, crederanno che tanto vittima non sei.- Con questo la ragazza dai capelli blu rimase in silenzio.

Da quel giorno erano passati cinque anni, c’era stata una quarta grande guerra ninja, dove tutte le nazioni si erano alleate. 
Tsunade, non appena si fu ripresa, parlò con Konan, e decise di fidarsi del giudizio di Kakashi, così integrò la ragazza nel villaggio. 
Durante la guerra vennero fatte parecchie rivelazioni, come la scoperta dell’identità di Tobi, il quale altri non era che Obito, un ex-compagno di team di Kakashi, che non appena scoprì che l’amico era vivo, iniziò ad esitare, ma poi, grazie a Bee, a Gai e a Naruto, che con la sua determinazione e forza di volontà lo aveva spronato, riuscirono a sventare il paino dell’Uchiha dello Tsukuyomi eterno, e riportarono anche Sasuke a Konoha, riuscendo a integrare anche quest’ultimo.
Adesso Konan si trovava al mercato, dove stava facendo la spesa perché quella sera avrebbe dovuto preparare qualcosa di speciale per Kakashi per dargli il lieto evento. Era incinta, e Kakashi era il padre di suo figlio. Konan pensava e ripensava che non era mai stata più felice come quando Tsunade le aveva detto che era in dolce attesa, anzi no. C’era stato un altro evento che l’aveva fatta felice, ed era stato il giorno in cui Kakashi le aveva proposto di diventare la sua compagna per la vita. Ovvio che Konan accettò, solo lui era perfetto per lei, entrambi prima di conoscersi credevano che non esistesse nessuno che avesse provato il dolore della perdita, ma quando si erano incontrati e dopo il discorso dell’uomo lei era sicura che non avrebbe potuto vivere senza lui. E ora i due erano felicemente sposati da ben due anni e ora in prossimità di avere un figlio o figlia, chi lo sapeva! 
Ma lei non vedeva l’ora di sapere come l’avrebbe presa il suo Kakashi, quella giornata sarebbe stata tutta ricca di sorprese.

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Capitolo 10
*** Neji e Hinata: L’amore fa male ***


Neji e Hinata: L’amore fa male

Molti sono i misteri della vita, come: Chi siamo? Da dove veniamo? Cosa facciamo? Qual è il nostro scopo? E a molti altri quesiti l’uomo non ha ancora dato risposta, ma la vera domanda è perché ce li poniamo pur sapendo di non poter dar loro risposta? 
Lo si fa semplicemente per dare un senso alla vita e pensare che essa non sia solo dettata dal caso, che ci sia qualcosa di più grande al di sopra. Lo si fa per non sentirsi inutili e per dare una ragione ad ogni nostra azione, e anche alla nostra vita stessa. 
Come fecero Neji Hyuuga e Hinata Hyuuga, due parenti che nell’oscurità delle tenebre, diventarono amanti. 
La loro era una storia d’amore dannata che li avrebbe per sempre segnati, sia perché erano parenti, sia perché nella loro famiglia vi era una regola, posta ormai da decenni, che tutti rispettavano: “I membri della casata Principale non dovevano e non potevano avere dei rapporti di natura amorosa con i membri della casata Cadetta!” e i due non solo erano i rispettivi figli dei capi casata, ma erano anche cugini. 
Il padre di Neji, Hizashi Hyuuga, era il gemello del padre di Hinata, ma essendo il più piccolo venne destinato a guidare la casata cadetta, e di conseguenza dare la vita per proteggere i membri della casata principale, tante che per tenerli tutti sotto controllo avevano imposto sulle loro fronti un Funjutsu che li avrebbe anche uccisi se non avessero assorto il loro compito, e che alla loro morte avrebbe reso impossibile carpire i segreti del Byakugan. 
Questo a Neji non importava all’inizio, ma quando seppe della morte del padre che si era sacrificato per il fratello, iniziò a provare un profondo odio per la casata principale e soprattutto per la primogenita Hinata, che avrebbe fatto qualsiasi cosa per appianare le cose col cugino. 
Ma dopo una serie di eventi e dopo aver scoperto la verità sulla morte del padre, Neji iniziò a cambiare, ma qualcosa in lui era cambiato, non sapeva cosa. 
E adesso era lì, insieme a Hinata, nella sua stanza. Era tarda notte e i due, che a quell’ora della notte erano amanti, avevano poco tempo per poter esprimere ciò che l’una provava per l’altro, e dopo un paio di baci e carezze i due iniziarono a fare l’amore. Sapevano che stavano facendo una cosa sbagliata, ma ormai non potevano fermarsi, avevano bisogno l’una dell’altra. Ed entrambi nel mentre facevano l’amore pensarono a come tutto quello aveva avuto inizio.

Cominciò tutto ben tre anni prima, esattamente dopo la fine della grande guerra ninja, e dopo che Naruto l’aveva rifiutata, dicendole che non poteva provare ciò che lei provava per lui. 
Hinata era letteralmente distrutta, non sapeva che fare. Il suo più grande amore l’aveva rifiutata per mettersi con Tenten, cosa che stupì tutti, dato che non si sarebbero mai aspettati una cosa del genere. Ma non fu solo Hinata a soffrire, anche Neji soffrì molto. Non poteva immaginare che la sua compagna di team si mettesse col biondo, se non fosse stato per il suo orgoglio si sarebbe dichiarato prima, ma purtroppo adesso avrebbe dovuto convivere con il peso di non essere stato tempestivo. 
E così entrambi annegarono il loro dolore, Hinata lo fece nel pianto e Neji nell’allenamento. 
Hiashi era preoccupato per i due, la storia non poteva continuare così, perciò un giorno chiamò Neji di prima mattina, prima che questi iniziasse i suoi allenamenti massacranti, e stessa cosa fece con Hinata, la quale davanti al padre cercava di farsi forte e di non mostrare sentimenti, per non deluderlo. 
I due, non appena convocati, si guardarono e notarono che l’altro aveva sofferto, sfogandosi in modo diverso, ma il loro dolore negli occhi era uguale e si persero nei loro pensieri finché il capo clan non decise di parlare.
-Hinata, Neji, so che state soffrendo per non essere state corrisposte dalle persone che amavate- disse l’uomo con sguardo serio. –Posso immaginare che sia doloroso, ma non potete continuare così! Hinata, io so che quando non sono presente piangi, e Neji i tuoi allenamenti finiranno per distruggerti! Ecco perché voglio che oggi usciate da questa dimora e facciate qualcosa di diverso! Neji, ti ordino di uscire con Hinata, e riferiscimi se dovesse ricominciare a piangere!- disse con tono duro. –E adesso andate!- ordinò, sempre nella massima serietà.
Entrambi non avevano voglia di uscire, ma sapevano che Hiashi non avrebbe permesso loro di rimanere in casa, e che sicuramente li avrebbe tenuti sotto controllo, perciò ubbidirono e assieme decisero di andare a fare una passeggiata per finire un pic-nic al parco. 
Così, una volta che tutto fu pronto, iniziarono a camminare, con Neji che teneva un cestino con le cibarie varie che la mora aveva preparato, tutto nel più triste e angosciante silenzio. Arrivati al parco, i due si sistemarono e si sedettero fissando un punto indistinto nel cielo, finché a entrambi non venne un certo languorino e iniziarono a mangiare. 
Da quando erano usciti nessuno dei due aveva spiccicato una parola, così Neji cercò un pretesto, anche se non era un gran chiacchierone pensava non fosse giusto nei confronti di Hinata, che si era premurata di preparare quel banchetto.
-E’ molto buono Hinata-san, siete un’ottima cuoca.- 
Hinata fissò Neji, accigliandosi, perché conosceva bene il cugino e sapeva che non parlava spesso, anzi quasi mai, e soprattutto con lei, e per educazione rispose: -Ti ringrazio, Neji-nii-chan!- disse, mostrando il primo sorriso dopo una marea di lacrime, per poi continuare: –Ma non chiamarmi col suffisso di san! D’altronde siamo cugini e poi sei tu più grande di me e dovrebbe essere il contrario!- le aveva risposto timidamente la ragazza, ma arrivò una risposta che la fece un po’ innervosire, anche se non lo mostrò.
-Non dica sciocchezze! Lei è l’erede della casata principale, mentre io un servo di quella cadetta e per etichetta che devo farlo! E’ così che mi è stato insegnato!- per la prima volta Hinata prese posizione e disse qualcosa che nemmeno lei pensava avrebbe mai detto.
-Siamo soli io e te, fregatene dell’etichetta! E non tirare fuori la storia che fai parte della casata cadetta- disse un po’ autoritaria. 
Neji ne rimase colpito, era la prima volta che vedeva Hinata alzare la voce, perciò annuì e in risposta le disse: -Scusami.- 
Ma Hinata, dopo essersi calmata, si accorse di quanto avesse alzato la voce e imbarazzata arrossì, chiedendo scusa, ma Neji le rispose: –No, non ti devi scusare! Secondo me dovresti tirare più spesso questo tuo carattere fuori- disse con un tono divertito dal comportamento della cugina. 
Dopo che ebbero finito di mangiare, la strada di ritorno fu molto più piacevole, dato che i due la passarono a parlare di vecchie missioni fatte con i team, e Neji, anche se gli veniva un po’ difficile, le raccontò anche le sue disavventure nelle missioni. 
Hinata si accorse che il ragazzo cercava di non nominare Tenten, perché farlo lo avrebbe fatto sentire debole e questo la ragazza lo aveva capito, e per la prima volta in vita sua usò quell’autorità che gli dava il privilegio di appartenere alla casata principale.
-Neji, sfogati in un pianto liberatorio- aveva detto in modo serio. 
Il ragazzo la guardò serio e Hinata, capendo che il cugino non aveva capito ciò che gli aveva detto, ripeté: –Neji, devi piangere. Tenerti tutto dentro ti farò male. Non pensare che sia da deboli, anche se il dolore rimane, col pianto riuscirai ad attenuarlo. E poi devi farlo o se proprio non vuoi dimmi ciò che pensi e sfoga il tuo dolore.- 
Perciò il ragazzo, troppo orgoglioso per piangere, iniziò a confidare il suo dolore davanti a una tazza di té caldo fatto da Hinata, seguito con dei pasticcini, e passarono anche il resto della giornata a parlare. 
Hiashi era passato lì per caso e vedendo ciò comparve un sorriso nel suo volto, sapeva che tra lì a poco sarebbe successo qualcosa che avrebbe dovuto fermare subito, ma ciò gli avrebbe permesso di dimenticare e di andare avanti, perciò fece finta di non accorgersi che tra i loro sguardi stava sfociando qualcosa e si diresse nelle sue stanze. 
Da quel giorno i due passarono più tempo insieme, erano spesso in missione assieme, si allenavano assieme, ormai si erano dimenticati delle loro vecchie ferite d’amore, perché avevano sostituito quella persona con l’affetto reciproco che si davano, qualcosa di più dell’affetto, ma ciò era ignaro agli stessi, che si resero conto di ciò quando rividero i loro vecchi amori insieme che passeggiavano mano nella mano, e che con un cenno della mano li salutavano. Loro risposero al saluto e si diressero con loro a fare quattro chiacchiere, come se nulla fosse successo. 
Non appena furono tornati a casa, si sentirono strani e sentivano il bisogno di confidarsi con qualcuno, perciò andarono nella stanza dove si allenavano e iniziarono a parlare.
-Hinata, senti volevo dirti una cos. . .- non finì di parlare, che la ragazza poggiò un dito sulla bocca del ragazzo e disse: -Lascia che sia io per una volta a prender l’iniziativa.-
Dopo aver detto ciò, scambiò quel dito con le sue labbra, dolci e morbide, il quale coinvolsero Neji in un bacio che durò poco. 
–Ti amo.- 
Al ragazzo ciò bastò e rispose di conseguenza: -Anche io.- 
E si fecero cogliere da un atto di follia momentanea, loro sapevano che quello che facevano era sbagliato, ma quando c’era l’amore di mezzo, non poteva essere sbagliato, perciò d’allora si incontravano in gran segreto per consacrare il loro legame.

Era quasi l’alba e Neji si era rivestito, doveva fare in fretta, non poteva permettersi di farsi beccare, ne sarebbero andati di mezzo i rapporti tra le due casate, ma non solo, Hinata rischiava grosso. Perciò, come faceva sempre, si dileguò. 
Poche ore più tardi si risvegliò Hinata, che divenne triste nel non vedersi a fianco il suo amato, suo cugino, ma sapeva che nessuno avrebbe permesso il loro amore. Entrambi avrebbero dovuto aspettare che Hinata prendesse le redini del comando del clan, solo allora sarebbero stati liberi di essere loro stessi, ma fino ad allora sarebbero stati degli attori nel palcoscenico della vita, e non si poteva mai sapere ciò che sarebbe avvenuto dopo, perché il dopo lo si doveva ancora vivere. Perciò avrebbero dovuto fingere di essere vuoti e inutili, come uomini che non si pongono le domandi esistenziali, perché in fondo a loro non gliene fregava niente, bastava solo vivere l’attimo fuggente con la propria anima, anche se per adesso faceva male.

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Capitolo 11
*** Kiba e Sakura: Un cane malato d’amore ***


Kiba e Sakura: Un cane malato d’amore

Se c’è una cosa che Sakura non sopportava erano i Baka, ecco perché quel giorno si era presa un giorno di riposo dalle missioni, sperando di non avere a che fare con Naruto almeno quel giorno, ma per sua sfortuna, il biondo non era l’unico ninja Baka in circolazione, ce n’erano altri due: Rock Lee, che per sua fortuna era in missione con Naruto, e per finire Kiba, che si premuro di farsi vivo chiedendole le cose più assurde, facendole vivere una giornata davvero stressante. 
Tutto era cominciato alle 7:00 di mattina, dopo aver chiesto alla sua Sensei di risparmiarle alcune missioni perché non ce la faceva più a discutere con Naruto, era una causa persa! Perciò Tsunade, conoscendo il soggetto, e vedendo Sakura parecchio stressata, acconsentì perciò mandò in missione insieme a Rock Lee, Naruto e la povera Ino, che sicuramente li avrebbe uccisi. Perciò la rosa si dedicò completamente al primo soccorso, e la giornata sembrava abbastanza bella, ma si penti di ciò che aveva appena pensato, non appena vide comparire Kiba con il suo grosso e peloso cane Akamaru. Sakura non appena vide il cane, mollò un poderoso pugno al ragazzo, dicendo: -Razza di Baka! Come puoi portare un cane all’ospedale?- 
Il ragazzo, massaggiandosi la parte lesa, rispose: -Ma non potevo lasciarlo solo a casa! E poi cosa sei, una dottoressa o un nukenin, accipicchia! Dovresti guarire i pazienti e non colpirli!-
La ragazza si accigliò e chiese: -Quindi tu oggi saresti un mio paziente?- 
Il ragazzo, inghiottendo un po’ di saliva, annuì spaventato, non sapeva perché ma sicuramente quella sarebbe stata una giornata abbastanza brutta.
-Allora, dimmi Kiba, qual è il tuo malessere?- chiese professionale.
-Non ho alcun malessere! Sono qui per un checkup completo!- Ciò smontò le fantasie di Sakura sul come torturalo.
-Sì, ma prima porta fuori Akamaru!- 
Era seria e autoritaria, ma Kiba, facendo vedere il bel musone del suo cane, disse: -Ma non posso lasciare il mio cagnolino fuori da solo! Sarebbe indifeso contro un mondo crudele!- disse ciò rendendo tutto più teatrale, perciò Sakura si arrese.
-Ok! Ma fai la moltiplicazione selvatica e ordinagli di restare seduto lì!- impose. 
Il ragazzo fece subito come ordinato e, dopo aver raccomandato ad Akamaru di stare fermo, si diresse con Sakura nel suo ufficio, dove lei poté iniziare a fare i controlli.
-Bene, mettiti a torso nudo- chiese la ragazza, ma l’Inuzuka, mentre si levava la maglia, fece una battutina che avrebbe fatto meglio ad evitare.
-Ma a te non piaceva l’Uchiha?- 
Ovvio che Sakura gli mollò altri quattro punti in testa, per poi riprendere gli esami, mettendo lo stetoscopio sul petto del ragazzo per controllare la respirazione, che era regolare, ma per ogni evenienza la rosa chiese: -Fai dei respiri profondi.- 
Il ragazzo ubbidì e la rosa non trovò niente di anomalo. Poi fece l’esame del martelletto per controllare i suoi riflessi, che erano quelli normali di un ninja, per poi prelevare del sangue dal ragazzo e chiedere un campione di urina.
-Bene, Kiba, io avrei finito! Per gli esami del sangue e delle urine devi venire tra qualche giorno!- 
-Ah, una cosa!- chiese il ragazzo, abbassando i pantaloni per poi girarsi e mostrare le natiche. –Mi sapresti dire cos’è questa macchia?- 
Sakura si era voltata quando il ragazzo gli aveva chiesto quell’informazione, e non appena si era girata per controllare, per poco non gli venne un colpo. Ritrovarsi il sedere al vento del ragazzo così di colpo non era di certo un bella cosa, ma il suo stato di rossore si fece prendere da un’altra sensazione, quella di preoccupazione, dato che l’Inuzuka aveva una strana macchia anomala sulla sua natica sinistra. Subito, preoccupata che fosse una malattia, si mise una mascherina, anche se sapeva che se fosse stato un virus per via virale ormai era stata contagiata. Ma per ogni evenienza, prese una siringa e fece un’iniezione su quel punto, cercando di vedere se ci fosse qualche accumulo batterico o delle infezioni o, come aveva pensato lei, un virus, ma non si rivelò niente di tutto ciò.
-Ma che sciocco! Dove ho la testa?- si domandò Kiba d’improvviso, dandosi un colpo alla fronte per poi fare vedere nella parte basse del suo addome. 
Proprio vicino ai gioielli di famiglia di Kiba vi era una seconda macchia simile alla prima. Ovvio che Sakura dal punto di vista medico era preoccupata, ma da quello di ragazza era infastidita da questa velocità del ragazzo nel mettere in mostra il corpo, ma non sapeva spiegarsi l’origine e la causa di quelle macchie, potevano essere l’inizio di una nuova malattia. Perciò, portandosi dietro il ragazzo tra vari reparti, chiedeva ai colleghi se avessero visto nulla di simile, ma nessuno poté dargli risposta soddisfacente, persino Shizune non aveva mai visto nulla del genere, perciò l’Haruno iniziò a portare dietro con sé il ragazzo tra varie sale di ospedale, per fargli fare ogni sorta di esame necessario per capire cosa avesse, ma purtroppo per lei nessuno esame fino ad ora provato aveva dato esito positivo, e ciò la obbligò a compilare un foglio per ricoverare il ragazzo, che sarebbero stato messo si da subito sotto controllo per sapere meglio di cosa si trattasse.
D’un tratto, un grido la risvegliò dal suo stato. 
Uscì in corridoio per sapere di che si trattasse, e vide che Akamaru aveva ripreso le sue normali sembianze, ma ciò che attirò le sua attenzione furono le zampe dell’animale, che era sporche e che avevano una forma molto familiare. Si girò verso Kiba, chiedendo di fargli vedere le macchie, che ripulì con un tampone, scoprendo che non erano altro che tracce di fango, un’impronta lasciata dal cane del ragazzo. 
Kiba, accortosi di ciò, rise nervosamente, perché si era ricordato che aveva portato ieri Akamaru al parco, dove il cane si era parecchio sporcato e che dopo gli era saltato addosso giocoso. 
Sakura, sapendo che era solo fango, si calmò, dicendo: -Fuu, nulla di preoccupante, era solo del fango. . .- poi si interruppe da sola e iniziò elaborare ciò che aveva appena detto. “Era solo fango.” 
E iniziò a stringere la mano in un pugno. Kiba capì subito che ciò non era di certo un buon segno, perciò ringraziò l’amica e disse: -Grazie Sakura, perdonami il disturbo. Se avessi saputo, non ti avrei fatto perdere tutto questo tempo! Ehehehe.- La sua risata nervosa aveva già fatto intuire alla ragazza che se la stava filando, perciò, prima che il ragazzo aprisse la porta, Sakura poggiò pesantemente la sua mano sulla porta, e con sguardo omicida chiese: -Dove credi di andare?- A Kiba non sfuggirono le fiamme negli occhi della ragazza, come delle saette che sembravano uscire dalla testa dalla collera. –Devo farti altri controlli.- Adesso però si notò che la voce era cambiata, dando posto ad una molto più terrificante.
-Ah-ah sì, e quali?- chiese, preoccupato di conoscere la risposta.
-Quelli per la testa, razza di idiota!! Mi hai fatto perdere tempo per delle impronte di fango, ti rendi conto? E poi dicono che è Naruto l’idiota! Sappi che oggi lo hai battuto!- disse la rosa, provando ad colpirlo, ma per sua sfortuna non andò così, perché Akamaru le si appoggiò da dietro. 
La ragazza, avendo quel peso, fu avvicinata al ragazzo all’istante con il quale cadde a terra con sopra Akamaru, ma cosa ben peggiore per Sakura, non fu il fatto che nella caduta si era baciata con Kiba, cosa che la schifo non poco, ma non riusciva a staccarsi dalle labbra del ragazzo, a causa del cane che non voleva spostarsi. 
L’unico che sarebbe riuscito a dirgli di levarsi aveva le labbra incollate alla sue, ciò presupponeva che o avrebbe dovuto aspettare che il cane si stancasse e che si spostasse da solo, o che qualcuno arrivasse e li aiutasse, ma ciò avrebbe rovinato la sua reputazione di dottoressa diligente e responsabile quale era, perciò, di forza, facendo una flessione, provò a sollevarsi un po’ per permettere al ragazzo di dire al cane di spostarsi, ma prima il castano chiese: - Se tu mi dici che non mi picchierai, io gli dirò di spostarsi. Altrimenti niente!- 
La ragazza dovette richiamare tutta la sua pazienza per non ucciderlo in quel momento mettendogli le mani al collo, perciò accettò il patto. -Va bene!- 
-Akamaru spostati!- 
Il cane ubbidì, ma il poverino non ne uscì illeso, perché Sakura lo stritolò con le braccia. 
–Ma mi avevi detto che non mi avresti picchiato!-
-Infatti non ti sto picchiando! Ti sto abbracciando calorosamente!- rispose la ragazza, per poi lasciarlo andare e dirgli: -Adesso sparisci dalla mia vista!-

Dopo il guaio con Kiba, la sua giornata in ospedale era stata piacevole, ma adesso era esausta e non solo, voleva dimenticare quel bacio e solo il riposo le avrebbe concesso tale privilegio, ma per l’Haruno il destino aveva progetti diversi, perché sentì suonare alla porta, cosa che obbligò la ragazza ad alzarsi per andare a vedere chi fosse. 
Per sua grande sfortuna era Kiba, incredibilmente senza Akamaru, e Sakura, già abbastanza stufa della sua giornata, sperava solo che finisse presto. 
-Cosa vuoi ancora?- chiese sconsolata. 
Il ragazzo, visibilmente imbarazzato, sembrava volesse dire qualcosa, ma che non potesse dire per timore. Almeno era quello che era sembrato a Sakura, che avesse paura del suo carattere? Perciò disse subito al giovane: –Senti Kiba, sono stanca, qualunque cosa tu mi debba dire fallo subito, perché io avrei intenzione di andare a dormire- disse schietta.
-Sakura, mi voglio scusare ancora per oggi io. . .- subito Sakura lo interruppe.
-Kiba, so che ti dispiace, e se pensi che io ce l’abbia con te ti sbagli, ero semplicemente stressata di mio e di certo ciò che è successo oggi non mi è stato d’aiuto per calmar. . .- ma stavolta fu il ragazzo a fermarla, mettendole un dito sulle labbra. 
Ciò causò una strana sensazione in Sakura, ma non solo, anche Kiba pensò di essere stato un po’ troppo precipitoso, ma era giusto che lui le parlasse chiaro.
-Senti Sakura, quello che ti volevo dire è che io sapevo che quella macchia era un’impronta di fango che mi aveva lasciato Akamaru.- Ciò stupì la rosa, che stava per chiedergli perché le avesse fatto perdere tempo oggi. –Beh, so di non poter competere né con l’Uchiha né con Naruto, perciò ho pensato che forse, se fossi riuscito a strapparti magari solo un bacio, mi sarei accontentato, ma a quando pare mi sbagliavo perché non era un vero bacio, ma un inganno e. . .- non sapeva come continuare, ma proprio quando stava per continuare sentì dirsi dalla ragazza: -Fermati un attimo! Allora mi vorresti dire che Akamaru mi ha spinto perché gliel’avevi ordinato tu?- 
Il castano abbassò lo sguardo e annuì. 
–Che mi hai fatto correre per tutto il giorno solo per un bacio?- chiese ancora più furiosa di prima. 
Il ragazzo, ancora più bastonato di prima, annuì e abbassò ancor di più la testa. 
–Kiba, guardami in faccia quando ti parlo!- disse con un certo tono Sakura, e lui obbedì.
Sentì qualcosa di morbido toccare la sua bocca. Era Sakura che lo stava baciando e Kiba non poté altro che rispondere ad esso. Ma non appena l’Haruno si accorse che il ragazzo si stava spingendo oltre, fermò il bacio e disse: -Ecco, hai ottenuto il tuo bacio, adesso lasciami in pace- disse chiudendo la porta. 
Sakura si senti un po’ strana, come se qualcosa fosse nato in lei, mentre Kiba era felice, aveva ottenuto quello che voleva, anche se adesso avrebbe voluto di più, ma perlomeno era meglio di niente.
Stava per andarsene quando fu tirato in casa, e sentì baciarsi di nuovo da quelle labbra di prima. Si erano separati per riprendere fiato, e Kiba voleva sapere cosa fosse successo alla ragazza, e, come se avesse capito, l’Haruno rispose: -Di norma non curo i cani, ma so di quale malattia sei affetto e posso curarti anche io.- 
-E quale sarebbe la mia malattia? E che medicina dovrei prendere dottoressa?- domandò, curioso di sapere.
-Hai una mancanza di affetto e l’unica medicina che io conosca abbastanza potente per poterti aiutare è l’amore- rispose per riprenderlo a baciare. 
Ma non solo. Durante la notte fecero ben altro che dormire, e l’indomani si svegliarono accoccolati assieme, pronti per un nuovo inizio, il loro inizio.

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Capitolo 12
*** Kiba e Ino: Cambiare per amore ***


Kiba e Ino: Cambiare per amore

Lui
Non poteva far altro che ridere. Per lei aveva fatto molte cose, si era tagliato i capelli perché secondo lei un ragazzo con i capelli lunghi non poteva definirsi tale, si era iscritto in palestra perché voleva che fosse più mascolino a livello fisico, voleva anche lei poter godere con gli occhi, come faceva lui d’altronde. Perciò non poteva far altro che dire che era lui che se l’era scelta e per questo ci aveva provato, anche contro tutti i consigli degli amici che dicevano che era meglio se si limitava a provarci con Hinata, e poi continuavano sul fatto che non ci sarebbe mai riuscito a conquistarla, ma lui niente, voleva lei! Anche a costo di soffrire le mille pene d’amore, voleva unicamente lei, la sensuale, la provocante e biondissima Ino Yamanaka. Sapeva che sarebbe stata dura, ma ce l’avrebbe fatta. Infatti ci era riuscito, ma non sapeva se esserne felice o meno, chissà il tempo glielo avrebbe fatto capire.

Lei
-Ehi Ino, ma sono vere quelle storie che circolano su te e Kiba?-
-No..- un vuoto allo stomaco.
-Ah no, perché si dice che siete stati insieme e da una come te, dopo tutto quello che ci hai detto su di lui, se fosse stato un sì non me lo sarei mai aspettato!-
-Zitta Tenten..!- gli aveva intimato Hinata, -non vedi che non ne vuole parlare? Ino noi andiamo in pasticceria, se ci cerchi siamo lì!-
-Grazie...-
Non ne vuole parlare, ecco tutte cosa pensavano, che io non ne volessi parlare, in realtà non avevo molto da dire, tutto era iniziato tempo fa. . .

-Dai Ino, ma com'è possibile che non ti piaccia nessun ragazzo?-
-Teeeeen, quando capirai che io non cerco un tipo qualunque? Qui ognuno ha i propri gusti ed io ho i miei!-
-Sì, ma che non ti piaccia nessuno è assurdo!-
-Mmm...in realtà qualcuno ci sarebbe, ma ci sto ancora riflettendo su...- guardavo lontano in quel momento, guardavo oltre il tavolo e le sedie, c'era un gruppetto di ragazzi, tra loro Sasuke Uchiha.
-Riflettendo? Un ragazzo?! Voglio sapere tutto immediatamente!- 
-Non ti dirò chi è, ma sappi che mi piace un ragazzo con i capelli corti e con un fisico muscoloso..-
Tenten si girò un po’ attorno, poi aggiunse: -diciamo che non mi hai ristretto molto il campo..!- ci ridemmo su.
-Che stupida che sei..!-
In quel momento non potevo di certo sapere che quella conversazione non era stata privata quanto pensavo, avevo occhi ed orecchie solo per lui, ora che ci penso la stupida ero io.
Passò l'autunno e l'aria invernale iniziava a farsi sentire. Uscivo più incappottata che mai: magliettina, maglia, maglione, sciarpa e guanti ,questo era il mio armamento, non capivo come mai ma in quel periodo avevo sempre freddo. Entrai nel bar dove Tenten lavorava, ogni martedì le facevo sempre compagnia al lavoro, visto che ero in ferie dal mio.
-Ehi ciao Ino..- mi salutò portando dei drink al tavolo poco distante -un attimo e sono da te..!-
-Fai con calma..- le dissi, intanto curiosavo con lo sguardo tra un tavolo e l'altro, adoravo vedere quegli attimi che la gente mi donava: una coppia in crisi, due amici ubriachi, un ragazzo che si confessava, un nonnetto che prendeva il suo caffè ,e...e....
-Eccomi, allora tutto bene?-
-Ten, ma da quanto avete preso quel cameriere nuovo nello staff?-
-Cameriere nuovo?-
-Impossibile!-
-Come no ,quel tipo lì in fondo che serve al tavolo di quella signora dai capelli rossi...-
-Ah lui...mi sembra strano che tu non l'abbia riconosciuto...-
-Perché?-
-Lo conosci dall'asilo si può dire, ma ammetto che è cambiato, cioè...lo sviluppo gli avrà fatto bene, non lo so, però è diventato davvero un gran figo, attira molta clientela femminile..!-
-Ten arriva al punto, chi è?!- le dissi quasi infuriata per i suoi giri di parole...
-Bionda calmati, è Kiba Inuzuka..!-
-Kiba?!- rimasi esterrefatta, come poteva essere cambiato così tanto?
-So cosa stai per dire: è possibile mai che quel cicciotto cazzone sia diventato così? Chiedi a madre Natura!- mah.. io davvero non riuscivo a crederci, com'era possibile?

Lui
Era il suo primo giorno di lavoro, aveva da poco smontato dalla palestra ed era leggermente stanco perciò era deciso a tenere un profilo basso, ma ad un tratto vide entrare lei, l’oggetto dei suoi sogni più nascosti, Ino Yamanaka! Per un attimo si era imbambolato, ma prima che la bionda se ne potesse accorgere, distolse lo sguardo e iniziò a servire i clienti, come se nulla fosse. Ma dopo un po’ di tempo iniziò a sentirsi osservato, non che la cosa fosse strana. Da quando andava in palestra era diventato molto più bello e fisicamente molto più attraente, ma colei che lo guardava non era una semplice cliente, ma la Yamanaka! Questo fece raggiungere a Kiba il cielo, convinto di poterlo toccare con le mani, finché non decise di andare a servire il tavolo di Ino.
-Posso prendere la sua ordinazione, signorina?- chiese con tono molto professionale il giovane Inazuka. La bionda si voltò verso di lui, un po’ offesa, cioè che lei non l’avesse riconosciuto era comprensibile, dato il cambiamento, ma non poteva avvenire il contrario.
-Cosa c’è Kiba, non mi riconosci?- rispose la ragazza facendogli l’occhiolino, ma non dando tempo al giovane di elaborare la cosa gli disse subito: –comunque una cioccolata va bene!- disse mostrando un sorriso, una cioccolata calda era quello che ci voleva.

Lei
Quel pomeriggio faceva davvero freddo, quella cioccolata non era servita un granché, visto il tempo glaciale, ma dovevo andare per forza da Sakura per farmi dare quel maglioncino.
Vestita, quindi, del mio solo coraggio, oltre che dell'armatura di maglioni, mi incamminai verso casa Haruno, ero così contenta di rivedere la mia amichetta rosa, il tempo che passavamo insieme con gli anni andava sempre più scemando, ma almeno come al solito cercavamo sempre di raccontarci tutto, o forse quella che raccontava tutto ero io..
La scena che vidi fu una di quelle a cui nessuna e dico nessuna donna vorrebbe mai assistere: lei la mia miglior amica la ragazza che sapeva tutto di me, sapeva di quanto avevo pregato, sofferto, sperato e desiderato che Sasuke Uchiha mi degnasse di uno sguardo, adesso era lì davanti ai miei occhi che se lo sbaciucchiava sull'uscio di casa. Come aveva potuto? Sapeva che ci tenevo davvero a lui, sapeva che era la mia grande cotta, l'unico ragazzo che potesse piacermi e lei...lei se l'era preso così, senza dirmi nulla, senza nemmeno confessarsi alla sua miglior amica...
Corsi via senza una vera e propria meta, oltrepassai il fiume ed i grandi magazzini per arrivare al parco, quel posto d'inverno era così isolato, lì avrei potuto piangere, lì avrei potuto sfogarmi senza che nessuno sentisse le mie debolezze o i miei lamenti, finalmente ero da sola con la mia angoscia...

Lui
Ino se n’era andata e la cosa dispiacque molto a Kiba, ma d’altronde non poteva mica obbligarla a restare, perciò un po’ dispiaciuto continuò a lavorare finché non finì la giornata lavorativa. Così il ragazzo si diresse a casa sua passando per il parco, anche se faceva freddo era una bella giornata e sarebbe stato da sciocchi non approfittarne per fare una passeggiata, ma durate il tragitto vide una figura rannicchiata al parco, era distante e non riusciva a capire chi fosse, perciò decise di avvicinarsi per poter mettere a fuoco meglio quel folle che si era messo lì. Non appena si accorse che quella era Ino rimase di stucco. “Che ci fa lì? Così si prenderà un malanno!” pensò preoccupato il ragazzo, che si avvicinò alla bionda, che non appena vide arrivare il ragazzo rimase sulle sue, senza proferire parola.
-Ino?- chiese un po’ incerto il ragazzo –C’è qualcosa che non va?- chiese premuroso il ragazzo, ma lei non rispose. –Se non ne vuoi parlare posso capirlo, ma non sarebbe meglio andare via di qua? Fa piuttosto freddo! Vieni a casa mia, tempo che ti scaldi e poi ti riaccompagno a casa.- 
La bionda si voltò verso il ragazzo, e in silenzio lo seguì. Kiba era felice di essere riuscito a convincerla, ma non si volle fare illusioni, perciò camminarono fino ad arrivare a casa del ragazzo, che da cavaliere disse: -Prego, prima le donne.- 

Lei
Arrivammo a casa sua, pensai che per quanto conoscessi Kiba da tanto non ci ero mai venuta, era piccola, ma calda ed accogliente...
-Ti vado a preparare qualcosa di caldo?-
-No, grazie mille, sto bene così..-
-Almeno vieni con me, ti do qualcosa di caldo da mettere addosso, stai ancora tremando per il freddo preso al parco!-
Lo seguii senza fare storie, aveva ragione tremavo ancora, ma non per il freddo quanto per il dolore che cercavo di soffocare!
Entrammo in quella che doveva essere la sua camera, accese una stufetta e mi diede un plaid per coprirmi..
-Va meglio?- mi chiese premurosamente..
-Abbastanza..- mi stavo davvero intimidendo io di fronte e Kiba?
-Sai, è strano...-
-Cosa?-
-Non avrei mai pensato che tu saresti mai venuta a casa mia..- aveva ragione, sapevo che lui aveva una cotta per me da tempo e per non dargli false speranze lo avevo sempre tenuto a distanza, ma nell'ultimo periodo era cambiato e adesso non era affatto male...
-Eh già, i tuoi come mai non ci sono?-
-Viaggio di lavoro...-
-Ah capisco...-
-Senti, io ho voglia di un thè caldo, quindi lo vado a preparare e tu mi farai compagnia e ne prenderai un po’ senza fare storie..!- sorrisi, era diventato così tenero e premuroso..

Lui
Quello di certo era il giorno più felice della sua vita, non ce ne sarebbero mai stati di migliori! Non era molto, ma già averla nella sua casa e poter stare con lei lo rendeva felice, anche se ora, vedendola, notava nei suoi occhi una certa nota di tristezza. 
“Forse è meglio che la faccia confidare un po’. Deve capire che io per lei posso essere anche un confidente e non solo il suo ragazzo! Ah, Ino, quanto vorrei baciarti” pensò l’Inuzuka mentre preparava il thè. Una volta pronto, lo versò in due bicchieri che offrì alla sua ospite, e con quella scusa si sedette accanto a lei.
-Dimmi Ino, qualcosa che non va? Noto dai tuoi occhi che hai pianto. Spero nulla di grave- chiese sempre con fare gentile e premuroso. 
Ino intanto lo guardò stupita, come aveva fatto a capirlo per lei era un mistero, e sperava in qualcosa che le permettesse di cambiare discorso. Kiba intanto, mentre aspettava, stava iniziando a bere un po’ del tuo thè, quando il suo sguardo finì sopra al decolté di Ino non troppo esagerato ma nemmeno troppo carente, anzi, ad occhio poteva avere una quarta, subito si riprese prima che la ragazza potesse capire che le stava facendo la radiografia, ma nel farlo si verso il thè bollente nei pantaloni.

Lei
Iniziai a ridere...
-Sono proprio un deficiente..!-
-Ahahah dai non prendertela ti aiuto io..-
-T-tu?-
Presi uno dei tovaglioli che aveva portato ed iniziai a tamponare, presa com'ero dai miei pensieri non mi accorsi di dove stavo tamponando e di come tutto quel thè era proprio finito lì, adesso si che ero davvero imbarazzata, spostai il mio sguardo in alto per vedere la sua reazione, ciò che vidi era un ragazzo orami preso dall'imbarazzo e dal rossore che cercava di non fissare la scena, cercava di non guardare il più possibile.
Non so cosa scattò in me, sarà che di solito avevo sempre tutti gli occhi puntati e in quel caso divenne quasi un'esigenza, doveva guardarmi.
Gli sbottonai i pantaloni, fregandomene se lui se ne accorgesse o meno, ed iniziai a tamponare anche sul boxer , finalmente vidi un accenno verso di me...
-I-i-ino..che fai?-
-Sei riuscito a bagnarti tutto fin qui non è mica colpa mia..- rialzò lo sguardo, questa cosa iniziava davvero ad infastidirmi.
Mi tolsi il plaid, iniziavo a sentire caldo e lui? Ancora niente, non voleva rivolgermi nemmeno uno sguardo..!

Lui
Dopo quella figura di merda, lui voleva sparire dalla faccia della terra, ma con sua grande sorpresa Ino si premurò di asciugargli il pantalone, anche se il punto in cui si era rovesciato il thè si poteva definire X, cioè la bionda stava asciugando il thè che gli era finito nei gioielli di famiglia, non poteva assistere alla scena era qualcosa di troppo eccitante ed era sicuro che se avesse assistito gli sarebbe saltato addosso per farla sua, perciò guardo da un’altra parte! Doveva resistere, e poi non voleva approfittare del suo stato emotivo ne sarebbe andato anche contro i suoi principi e non poteva permetterlo, ma non appena vide la bionda abbassargli i pantaloni per tamponargli i boxer, si sentì come un leone che ha un agnello a portata di zampa, ma lui quel giorno aveva deciso di diventare vegetariano, lui doveva resistere. Per sbaglio l’aveva guardata un po’ ma poi si era girato troppo imbarazzato.

Lei
Ripresi ad asciugarlo e lui? In quel momento mi sembrava così tenero e dolce, non voleva guardami ed io non sapevo il perché, ma il suo modo di comportarsi, il suo essere così semplicemente dolce e comprensivo, il suo avermi accolto in casa sua senza nessuna preoccupazione, il suo modo di parlare, il suo copro, ormai tutto iniziava ad attirarmi in lui e per una notte, mi aveva fatto desiderare di perdere il controllo.
Lo persi, con la scusa di tamponare e con il suo sguardo sempre alto nell'immensità del soffitto, gli sfilai il membro dai boxer ed iniziai a leccarlo, questa volta non mi importava se mi guardasse o meno, iniziai solo a pensare a quello che volevo io, continuai così per un po’ lo succhiai, lo sentivo ansimare, adoravo sentire che riuscivo a far provare piacere, ma non volevo che arrivasse, non ora in quel modo. Mi fermai di colpo, lo iniziai a baciare proprio da lì, seguì la via sin all'ombelico, si tolse la maglia, fin al torace per arrivare poi alle sue labbra...

Lui
Il povero Inuzuka lottava contro i suoi istinti animaleschi, non voleva approfittarsi della ragazza, ma quando aveva sentito il suo membro essere afferrato e poi leccato, per lui fu una cosa molto eccitante, ma non poteva approfittarsi di lei, sentì che gliel’aveva lasciato stare per iniziare a baciarlo dal basso del suo addome fino arrivare alle sue labbra. Ino lo stava baciando? Ciò era meglio di tutti i filmini mentali che si era fatto l’Inuzuka in tutti quegli anni, ma non voleva proseguire, sapeva che lei lo faceva perché voleva sentirsi desiderata e lui non poteva fare il suo gioco, avrebbe voluto, ma il suo orgoglio non glielo avrebbe perdonato. Perciò si separò con forza da Ino, anche se già da solo si stava dando dell’idiota.
-Ino fermati!- la bionda non capiva, era sempre stato gentile e dolce, e immaginava che ciò che gli stesse facendo lo desiderasse, ma a quando pare si era sbagliata –Io voglio sapere perché, prima.- 
La bionda scostò lo sguardo, scossa, e gli rispose: -Semplicemente è che non mi sono mai accorta di quanto tu fossi dolce e premuroso! Ho dovuto capirlo solo perché adesso rientri nei parametri del mio ragazzo ideale e solo ora capisco quanto sia stata stupida!- quelle parole per Kiba furono il via che aspettava, si fiondò addosso alla ragazza e iniziò a baciarla. Ino rispose subito al bacio e i due pian piano iniziarono a spogliarsi e a dirigersi nella stanza del ragazzo, dove il ragazzo ricambiò il favore della ragazza, ma non ci perse molto tempo e iniziò a penetrare la ragazza con il suo membro, per poi iniziare a torturare con una mano un seno mentre all’altro glie poggiò sopra la bocca e iniziò a mordicchiarlo e a stuzzicarlo con la lingua.

Lei
Mi stava penetrando, mi stava baciando, mi stava leccando, mi stava torturando. . .no stavo godendo!
Sentivo le sue spinte sempre più intense, e ne volevo ancora..
-Più forte.. più forte..- gli sussurravo all'orecchio e lui? E lui mi compiaceva, non sapevo se esistesse qualcosa di meglio.
Andammo avanti così per un po’, sarei andata così per sempre..!
Verso la fine salì sopra di lui, alla sola luce dei raggi di luna che penetravano dalla sua finestra tutto sembrava così perfetto, il suo sguardo, così innamorato...ed io?
Vedevo i suoi occhi, sapevo di aver realizzato qualche suo desiderio, forse qualche sogno e volevo farlo sognare ancora, solo per un po’: gli presi il membro tra i due seni ed iniziai a accarezzarlo in quel modo, non sapete quanto mi appagava vedere la sua faccia piena di piacere, non riusciva più a reagire o a ragionare.. -Ino.. oh Ino..- era l'unica cosa che riusciva a dire ,ed ogni volta che pronunciava il mio nome in quel modo io sentivo di volerlo sempre di più.
Non mi ero mai trovata in una situazione così "eccitante", ero così umida che fu facile ripassare a possederlo, mi misi un po’ più in alto, volevo che vedesse che vedesse come i nostri copri si univano, io dal canto mio vedevo il suo corpo, il suo aspetto, i suoi occhi, le sue labbra e non sapevo come resistergli. Lo baciai ancora, mi sentivo così bene su di lui, ci stavamo possedendo l'uno nell'altro, ed era talmente meraviglioso che persi il conto delle volte che avevo goduto!! Dopo un po’ smisi di fare la sadica, avvicinai le mie labbra e gli sussurrai.. -Se vuoi puoi godere!- mi baciò, poi iniziò a spingere sempre più forte ,sempre più forte che -..Oh Kiba..- stavo godendo per l'ennesima volta, poi un movimento brusco, scivolò dal mio bacino e il suo seme si sparse sul pavimento.
Lui ora era seduto sul letto, quasi incredulo di ciò che era successo, mi avvicinai a lui..
-Ino sono sporco..- non me ne fregava un cazzo, mi sedetti a cavalcioni su di lui...
-Oh Kiba ne voglio ancora..-
Andammo avanti così per tutta la notte, per il giorno seguente era diventata una droga stare insieme, al parco, sulla panchina, tra i cespugli, nel bagno del bar dove lui e Tenten lavoravano, ci bastava uno sguardo, a me personalmente bastava, mi ricordava la prima notte, quei suoi pettorali, quel suo sguardo e già mi veniva da sfiorarmi, poi capitava che i nostri sguardi si incrociavano e la passione faceva il resto.
La cosa andò avanti per circa due settimane, lo adoravo sempre di più, sentivo sempre di più il bisogno della sua pelle ,del suo profumo, ma la questione era diventata più seria del previsto, come al solito odio le cose semplice e facendo mente locale, capii che forse tutta questa passione per Kiba non era nient'altro che uno sfogo, un bisogno d'affetto, una voglia di riempire quel vuoto, che la delusione per Sakura e Sasuke aveva causato.
Decisi che quella storia doveva finire, decisi che per il suo bene dovevo allontanarmi da lui, non potevo trattarlo così...
-Kiba, credo che non dovremo vederci più..- gli dissi poi un giorno mentre mi stava portando la solita cioccolata, non gli diedi il tempo di replicare, pagai il conto e andai. Da quel giorno misi piede in quel bar solo quando non era di turno, quell'informazione l'avevo avuta tramite Tenten, lei non era a conoscenza di nulla, ma nelle chiacchiere tra donne niente resta un segreto.

Lui
Non poteva proprio non pensare che a quando fosse bella, e ora stava facendo l’amore con lui. Pensò di non aver mai provato una sensazione più meravigliosa, farlo con Ino era il sogno che diventava realtà, ecco perché aveva cercato di essere il più amorevole possibile e aveva cercato anche di farla godere il più possibile, finché non arrivò al suo limite e si separò da lei, e si distese sul letto con una felicità in corpo che gli avrebbe permesso di toccare il cielo. Ad un tratto vide la ragazza avvicinarsi a lui.
-Ino sono sporco..- 
-Oh, Kiba, ne voglio ancora..- e non si dicesse che Inuzuka facesse pregare una ragazza, e così ripresero, facendolo tutta la notte. Kiba sperava che quel giorno non finisse, anche perché temeva che quella sarebbe stata l’unica volta in cui l’avrebbe avuta, ma si era sbagliato di grosso, per sua fortuna, perché per ben due settimane fecero sesso, in tutti i modi e nei posti più assurdi, al ragazzo bastava uno sguardo d’intesa da parte della bionda e questo subito capiva le intenzioni di lei, finché un giorno Ino di punto in bianco decise di chiudere quel rapporto di solo sesso, e lui ci soffrì parecchio, si era sacrificato tanto per averla e ora l’aveva persa, non sapendo se fosse stato per qualche errore commesso, perché se così fosse stato si sarebbe subito scusato, anzi, avrebbe strisciato per farsi perdonare, perciò chiese consiglio agli amici, ma nessuno sapeva dargli risposta, nemmeno Shikamaru, che conosceva Ino da tempo, non sapeva cosa dire all’amico.


Lei
Erano passate 3 settimane da quando io e Kiba avevamo “rotto”, e proprio in quel periodo tutto sembrava così surreale; il tempo era passato così… noioso, freddo e gelido.. lasciando spazio solo alle lacrime e ai momenti di solitudine. Ogni tanto ci incrociavamo, ero sempre io quello che lo evitava, fosse stato per lui avrebbe richiamato la mia attenzione in qualunque modo, e lo fece: una volta baciò due ragazze insieme davanti ai miei occhi, un'altra volta anche se ero solo di passaggio lui mi vide, ed iniziò a fare lo spavaldo su cose ed eventi che a quella distanza comunque non potevo sentire. Da quando era cambiato, da quando il suo fisico era cresciuto più ragazze lo notavano, più ragazze andavano al bar più Tenten era contenta! Un giorno poi tra me, lei ed Hinata ci fu una conversazione strana, come se loro sapessero, come se qualcuno avesse spifferato tutto...
Ten si allontanò per prepararsi e venire via con noi, e io ed Hinata rimassimo sole finché la corvina non chiese.
-Ehi, come va?-
-Bene, perché?-
-Ti conosco da troppo tempo per credere alle tue parole, allora raccontami cos'è successo con Kiba...-
-Chi ti dice che sia vero?-
-Me lo dice il fatto di aver sentito un ragazzo il lacrime che raccontava la sua struggevole vicenda a Shikamaru- 
Il vuoto allo stomaco si allargò sempre di più! Mi accasciai sul tavolino del bar, immersa tra le mie braccia inizia a piangere anch'io..
-Ino, non voglio vederti così per un ragazzo!-
-E' stata tutta colpa mia....- le raccontai tutto, lei rimase lì ad ascoltarmi in silenzio, quasi le stessi dicendo una delle verità sulla vita, ascoltò le mie parole, la vicenda di Sakura, quella di Sasuke e poi Kiba..
-Ino, io ho ascoltato tutto e capisco come ti senti, capisco il dolore, le lacrime, il rimorso e la solitudine, ma ora queste lacrime per chi sono: per Sasuke o per Kiba?-
Quella domanda quasi come se fosse una profezia mi aprì gli occhi, in realtà tutta la vicenda di Sasuke, per quanto orribile, l'avevo superata, nelle settimane con Kiba mi ero lasciata tutto alle spalle, sapevo di poter contare su di lui, di potermi fidare. Adoravo quando dopo aver fatto l'amore si presentava a letto con qualche dolcetto perché sapeva che ne ero golosa, adoravo il modo in cui si arrabbiava se un altro ragazzo iniziava a fissarmi, adoravo il suo modo di parlare, il suo modo di riflettere, di pensare, ma alla fine che avevo fatto? L'avevo lasciato andare perché avevo paura che i miei sentimenti per Sasuke riaffiorassero e lui ne sarebbe stato distrutto, ora che però ne ero certa, che ero certa che non sarebbero mai tornati ,non potevo tornare indietro con lui...
-Sono per Kiba, perché non volevo che andasse così, perchè sono stata una sciocca a pensare che lui ,se gli avessi spiegato tutto non avrebbe capito, ma non si può più tornare indietro.-
Così finì la mia conversazione con Hinata, la lasciai al tavolino, mentre io uscii dal bar, caso vuole che proprio in quel frangente incontrassi Kiba, che proprio in quell'attimo le mie lacrime non si erano ancora fermate, mi vide fu atroce..
-Ino...- mi prese per il braccio – che succede?- ancora si preoccupava per me..
-Nulla...- mi asciugai le lacrime gli sorrisi, avevo mandato tutto a puttane!

Lui
L'aveva vista piangere, che quelle lacrime fossero per lui? Non doveva più illudersi, Ino non avrebbe mai pianto per uno come lui! La sua giornata al bar continuò normalmente, tra le ramanzine di Tenten, le occhiate sensuali delle vecchiette lo facevano rabbrividire, mentre quelle delle ragazzine che a 13 anni a dicembre inoltrato gli mostravano tutto quello che potevano mettere in commercio solo per sapere come si chiamava, solita giornata insomma. Venne sera, il suo turno era finito, durante tutto quel tempo non aveva smesso di pensare ad Ino e a quelle sue lacrime, non voleva illudersi, ma voleva solo sapere per chi fossero. Uscì dal bar, incontrò Hinata mentre passeggiava per lo shopping natalizio..
-Ehi Hinata- le gridò..
-Ciao Kiba, tutto bene?-
-Eh insomma..-
-Giornata pesante a lavoro?-
-In un certo senso..- non sapeva come chiederglielo, di solito Hinata riusciva sempre a capire quello che aveva in mente ma questa volta non dava cenni. Passeggiarono per un po' parlando dei regali e del Natale..
-Kiba, io so che vuoi chiedermi qualcosa..-
-Già...-
-Allora fallo, lo sai tra di noi non ci sono mai stati segreti...-
-E' di Ino che volevo parlarti, l'ho vista piangere, Shikamaru mi ha detto che per sbaglio sentisti la nostra conversazione, quindi so che con te posso parlare, volevo sapere perché stava così...-
-Perché lo vuoi sapere, non ti ha fatto del male?-
-Lei è Ino, l'amore della mia vita, la mia vera ed unica cotta, io...so che non dovrebbe interessarmi per come mi ha trattato, per come sono andate le cose, ma credo che il mio errore sia stato il non averle mai chiesto perché piangesse..-
-Cosa intendi dire?-
-Sai, la prima volta che ci parlammo, all'inizio di tutta questa storia, io mi ero avvicinato a lei perché piangeva, non ebbi mai il coraggio di chiederle il perché, pensai solo a renderla felice, non fregandomene di come stava realmente. Ci avvicinammo sì, ma con la stessa velocità con cui lo facemmo, ci lasciammo, mi lasciò! -
-Penso solo che dovresti chiederle il perché..-
-Che?!-
-Lo sappiamo tutti che ci tieni ancora a lei, che fai tremila scemate al giorno per lei, che non esci con le altre seriamente per lei, e tutto questo solo perché non hai trovato il punto di chiusura di questo capitolo, perché non sai i motivi di tutto, quindi vai da lei e metti un punto!-
Non seppe mai il perché di quelle parole di Hinata, sapeva solo che aveva ragione.
Il giorno dopo cercò Ino in ogni angolo remoto della terra conosciuto, ma niente. Seppe poi da Tenten che era influenzata, che in questi giorni aveva avuto la febbre alta e che il medico le aveva consigliato che per nessun motivo al mondo doveva uscire.
Pensò che la cosa era perfetta, se lei non poteva uscire era in trappola e non poteva non rispondere alle sue domande. Finito il turno, passò a casa sua. Bussò alla porta, lo aprì la donna delle pulizie..
-buona sera signora, c'è Ino?-
-Certo è in camera sua...- salirono per le scale, la signora lo precedette indicandogli la camera..-signorina Ino, un ospite per lei..-
-fallo entrare..- la sua voce, era così debole...
-ehi...- le disse, entrando timidamente nella sua camera. Lei era a letto, sotto le coperte, appena lo vide si drizzò un pochetto..
-Kiba..-
-Scusami se sono venuto a disturbarti sin qui..-
-No affatto, devi dirmi qualcosa?-
Era seduta sul suo tappeto ai piedi del letto. Kiba non ebbe il coraggio di guardarla negli occhi..
-Sono conscio del fatto che tu ti stia burlando di me- disse serio, facendo trasalire la ragazza, –Ecco perché ho deciso di chiudere questa storia! Non voglio essere un bambolotto nelle mani di nessuno! Per te ho fatto molti cambiamenti e in cuor mio speravo che questi venissero apprezzati! Ma niente, perciò finiamola di prenderci in giro!- 
-Kiba io...-
-Lo so che mi dirai che questo discorso dopo settimane non vale, ma tu mi hai lasciato così, senza spiegazioni, senza dirmi nient'altro che tra noi era finita, ho provato un avvicinamento in ogni modo, ma hai continuato ad essere fredda, qualche giorno fa ti ho vista in lacrime e quando stavo per pensare che mi sarei buttato alle spalle una come te, quelle tue lacrime mi hanno fatto trasalire. So che tu non tornerai indietro alla tua decisione, non l'hai mai fatto, so che comunque non mi darai la tua spiegazione, quindi me ne vado..-detto ciò stava per andarsene via, quando si sentì chiamare. . .

Lei
-Kiba, ti prego, aspetta...- 
Il ragazzo si girò verso di lei..- cosa dovrei aspettare?!- mi ero alzata dal letto, dovevo parlargli dovevo chiarire ma mi sentivo talmente debole...
-Kiba io ti amo...- lo vidi pietrificarsi...
-Come puoi dirmelo?!!-
-Se mi sono allontanata se ho fatto tutte quelle cose era perché non volevo che tu soffrissi..-
-Soffrire, ma io ero in paradiso con te come avrei potuto soffrire..?-
-C'è stato un momento all'inizio, quando tutto è cominciato che io piansi per un altro uomo, poi sei venuto te e non volevo che quello che stavamo provando fosse solo da rimpiazzo..! Così ho deciso di troncare...-
-Rimpiazzo??! Io sono stato male per te, non potevi parlarmene???! E poi ora mi dici che mi ami???!!!-
Andai verso di lui, fino a che le gambe me lo permisero. Venni meno, lui mi perse tra le sue braccia..-Ino torna a letto..- 
-Ti amo Kiba, ti amo...e sai perché? Perché da allora, da quando abbiamo troncato io non faccio altro che pensare a te, a tutto di te, ma pensavo che tu non mi volessi più e per questo non mi sono più avvicinata...- mi prese in braccio, mi adagiò sul letto, mi rimise sotto le coperte...

Lui
Dopo averla messa sotto le coperte, se ne andò, non sapendo che fare, ciò che gli aveva detto la bionda lo aveva ferito, cioè lo aveva usato come rimpiazzo, ciò non era una cosa tollerabile. Non riusciva proprio a perdonarla, e per questo se ne andò al parco, quel dannato parco dove tutto era iniziato, e sedendosi proprio dove si era seduta lei quando l’aveva incontrata, ma non lui non era li per piangere, ma per pensare a tutto ciò che era accaduto con più calma. Dopo qualche ora decise di lasciare perdere Ino, c’erano un sacco di ragazze che adesso lo volevano, perché doversi far usare da quella bionda? Ma non finì di elaborare questo pensiero che si sentì chiamare da una Ino tutta trafelata, che possibilmente lo aveva rincorso per parlargli, ma lui era stufo di parlare, non aveva più voglia, era stanco e perciò cercò di allontanarsi, ma fu fermata dalla bionda che era riuscito a raggiungerlo.
-Kiba, devo parlarti- aveva un voce quasi rotta dal pianto, ma ciò che preoccupò l’Inuzuka, e che la ragazza fosse andato a cercarlo in quelle precarie condizioni e cercando di farle capire che ormai era deciso a non essere più ferito da lei.
-Ino, torna a casa e lasciami in pace!- gli aveva chiesto, peccato che il suo tono di voce dicesse il contrario, ma la ragazza non si fece scoraggiare da quelle parole.
-Kiba, ti prego ,perdonami! Non volevo usarti, te lo giuro io. . .-
-Tu cosa? Non ti sei divertita abbastanza?- 
La bionda non sapeva che dire, finché non decise di baciarlo. Kiba rimase sorpreso inizialmente, poi cercò di separarsi dalla ragazza, ma non ci riuscì. Perché quelle labbra gli erano davvero mancate, perciò iniziò ad approfondire il bacio. La ragazza, capendo di essere stata ricambiata in quella unione di labbra, approfondì quel bacio facendo danzare la sua lingua con quella di Kiba, per poi separarsi dal ragazzo e dire: -Io amo solo te!- guardò in faccia e notò che era veramente triste per come erano andate le cose, e levandosi il giubbotto lo diede alla ragazza e la riaccompagnò a casa.

Lei
Mi riaccompagnò a casa, almeno questo è quello che mi ricordo, stanca mi appoggiai sul letto e mi risvegliai il mattino seguente.
-Il ragazzo che ieri mi ha riaccompagnato ha lasciato detto qualcosa?- chiese alla cameriera
-No signora, solo che lei aveva preso freddo e che vi aveva messa a letto-
-mmm...-
La febbre mi era passata, mi preparai in fretta e corsi fuori casa.
Passai per il bar per salutare Tenten, o meglio per vedere se Kiba fosse lì, ma nulla.
-Oggi è il suo giorno libero..- mi aveva detto semplicemente con un gran sorriso -come mai lo cerchi..?-
-Lunga storia poi ti spiego- e adesso dove potevo cercarlo? Da Shikamaru, da Naruto, da RockLee??! Si avevo cercato anche lì ma niente.
Passai per la piazza, che bella nel periodo natalizio riuscivano ad addobbarla davvero bene, c'era una grande pista di pattinaggio al centro ,il chioschetto di lato per il noleggio dei pattini e poi il baretto messo lì apposta solo in quel periodo per far riscaldare i pattinatori ed io? Io mi appoggiai sulla bassa recisione di legno, scrutando i pattinatori, anche se qualcuno di certo avrebbe pensato che il mio sguardo era perso nel vuoto, a pensare a dove come e quando trovare Kiba.
Immersa tra i miei pensieri riflettevo da un po’ ti tempo su quella staccionata quando un buon odore di cappuccino sfiorò il mio naso.
Era Kiba, mi stava offrendo un cappuccino mettendomelo sotto il naso..
-Ne vuoi?- i miei occhi si saranno sicuramente illuminati alla sua vista..
-Sì, certo- gli dissi timidamente.
Ci sedemmo ad un tavolino all'interno del bar ed iniziammo a parlare..
-Allora, come mai sei uscita di casa ,come ti senti?-
-Mi sento meglio per questo sono scesa e poi ti stavo cercando..- gli dissi bevendo un po’ di cappuccino
-Mi cercavi?-
-Già..- alzai il viso dalla tazza, Kiba iniziò a ridere..-Cos'ho?- prese un tovagliolo e mi sfiorò il naso..
-avevi una punta di spuma proprio lì..- ridemmo.
-Comunque ti cercavo perché volevo parlarti, volevo sapere come stavi e come avevi preso quella cosa..-mi iniziai a fare rossa
-Quella cosa?-
-Sì, quello che ti ho detto ieri..-
-Ah...- quel "ah.." era l'unica risposta che non mi sarei aspettata, avrei capito un "no" ,un "forse..", un "non lo so.." ma quel "ah" che voleva significare?
-Allora?- volevo che mi spiegasse.
-Ci sono rimasto male, ma male davvero! Non capivo il perché della nostra separazione e poi la tua spiegazione.. "un rimpiazzo di Uchiha", non me lo sarei mai aspettato..-
-Sì, ma poi ti ho anche detto che con te stavo bene, che se ho rotto la nostra relazione era proprio per non farti sentire così perché tu per me non eri un rimpiazzo ma avevo paura e. . .-
-Shhhh lo so, ho sentito anche questo-
-Quindi?-
-Ti va di andare a fare una passeggiata?- aveva cambiato discorso, ed in un attimo eravamo in giro per la città come due fidanzati a ridere e a scherzare su vetrine e passanti. Tutto sembrava così maledettamente perfetto: io e lui e nient'altro, eppure qualcosa non andava, eppure quella strada che stavamo percorrendo era quella di casa mia, ora due erano le cose: o tutto stava finendo o tutto stava iniziando!
Arrivammo al mio uscio di casa mia e gli chiesi.
-Che dici, vuoi entrare?-
-Sì, certo-
Entrammo in casa, non c'era nessuno. Salimmo per le scale, incontrammo la cameriera.
-Signorina..- mi salutò -Signore..- salutò anche lui- Volete che vi porti del tè in camera?-
-Sì, grazie mille -
Arrivammo in camera..
-Ed eccoci qui..-
-Già..-
-Penso che tu mi debba dire qualcosa a questo punto..-
-Già..- Ok quel "già" mi stava davvero innervosendo!!!
Bussarono alla porta..
-Signorina, il suo Tè-
-Sei stava velocissima..- le dissi, lei mi sorrise e poi scese giù, lasciandomi al silenzio tombale di Kiba.
-Allora, ecco il nostro thè.. comunque, dicevi.-
-Volevo dirti che. . .che. . .-
-Kiba che succede..?- lo vedevo balbettare, come se non fosse sicuro di quello che stesse per dirmi...-Kiba, io ti amo davvero, voglio solo te e non dirmi adesso che vuoi che non ci vediamo più perché.. perché...perché hai visto oggi siamo stati bene, senza Sasuke, senza i miei complessi, senza i miei sbalzi d'umore, quindi ti prego- quasi stavo per piangere...
Mi baciò, si lanciò su di me baciandomi..
-Non piangere, no non lo fare, non lo potrei sopportare- mi baciò ancora.
Eravamo stesi sul pavimento, sentivo le sue labbra baciarmi da per tutto, ah il mio Kiba non avrei mai più sbagliato con lui, sentivo di amarlo, di amarlo davvero!
Mi alzai di botto, all'iniziò lui non capì cosa stessi per fare, ma semplicemente mi ero alzata per chiudere la porta a chiave, poi tornai su di lui che intanto si era seduto sul letto appoggiandosi con la schiena alla parete..
-Ti amo Kiba, ti amo..!-
-Anch'io Ino..-
Mi tolsi la maglietta, lui fece lo stesso, iniziava davvero a fare troppo caldo, le sue mani non furono ostacolate dall'intimo che indossavo, iniziò a massaggiarmi il seno, poi a giocare con il capezzolo, mi sentivo davvero molto eccitata. Cambiammo posizione, lo feci distendere sul mio letto, gli tolsi i pantaloni ed infine il boxer.
-Non sai quanto ti desidero- mi disse sottovoce
-Anch'io-
Il suo membro anche se già eretto, lo feci scivolare tra i miei due seni, stringendoli, in modo che potesse sentire ogni centimetro della mia pelle, ogni centimetro di me fremere per lui! Lo accarezzai in quel modo per qualche minuto, come una bambina aspettavo che quando il suo membro salisse con la carezza lo potessi assaggiare, lo baciavo, lo leccavo ,ma quello che mi eccitava davvero era il vedere il suo volto godere, in quel modo sapevo che stavo trattando bene il mio unico amore.
Stanca di quella posizione, salì a cavalcioni su di lui, che a quel punto mi capovolse.

Lui
Il modo in cui Ino giocava con la virilità del ragazzo lo faceva impazzire, non sapeva come sentirsi, provava un sacco di piacere, ma non voleva essere il passivo della situazione, perciò una volta che la ragazza gli salì a cavalcioni su di lui, capovolse la posizione e iniziò a spingere il suo membro con ritmo costante e con una certa forza nella femminilità della ragazza che godeva ad ogni spinta sempre di più. Finché, stanchi, non si separarono e si misero l’uno a fianco all’altra mentre si guardavano per interminabili minuti, senza dire niente e senza parlare, finché non fu la bionda a decidere di rompere quel silenzio.
-Ti amo- gli aveva ripetuto quelle parole che Kiba desiderava sentire da sempre, anche prima lo aveva fatto, ma quel ti amo che le aveva detto ora le risuonò diverso, perché più bello e speciale, e con tutto la felicità che aveva addosso il ragazzo le rispose con dolcezza.
-Anche io ti amo!- e dopo averle dato l’ennesimo bacio, i due si separarono e iniziarono a rivestirsi e a pulire la stanza quando ad un tratto Ino disse: -A proposito, vedi di andare in palestra perché voglio tu sia ancora più in forma- il tono era molto sarcastico e giocoso.
-La mia forma fisica è perfetta! E poi, mia cara, penso che ne avresti bisogno anche tu, sai!- disse schiacciandole l’occhio e indicando il suo sedere. -È enorme e molto pensante non riesco a spingere certe volte!- la bionda lo fulminò con gli occhi.
-Non è vero, ho una forma invidiabile! E poi ieri sera non mi è parso che il mio sedere ti desse problemi!- 
Il ragazzo la bacio e rispose: -Infatti mi piace così com’è! È molto più facile afferrarlo grosso com’è!- detta questo il ragazzo dovette iniziare a correre, perché la ragazza lo stava inseguendo per ucciderlo, ma appena si ricordò che la porta era chiusa cercò di aprirla, ma si ritrovò la bionda addosso. Insieme caddero sul pavimento, mentre la bionda diceva: -Ti farò rimpiangere ciò che hai detto!- disse con tono da finta arrabbiata e con fare sexy. 
L’Inuzuka iniziò a ridere, perché era dannatamente felice e sperava di vivere altri giorni così con la sua ragazza, la quale raccontò tutto alle amiche e su come stessero realmente le cose tra lei e Kiba, così, sbrigati anche questi particolari impicci, entrambi iniziarono la loro prima relazione amorosa che li avrebbe accompagnati fino all’altare.

Spazio Autore:
Salve a tutti sono TheCristopher94(no ma dai), comunque volevo ringraziare di cuore a Paola992 del suo aiuto, perché è stata lei ad aiutarmi a scrivere questa storia, cioè lei scriveva la parte femminile e io quella maschile, cercando di scrivere questa storia cercando di inquadrarla da due punti divista diversi,  lo so sta sera sono proprio capitan ovvio, comunque bando alle ciance. Shannattebayo18 con questa o finito le coppie che tu mi avevi chiesto spero che quest'ultima storia ti sia piaciuta, se hai altre richieste non hai che da chiedere. . . La prossima storia sara una NaruHanabi chiestami da niente che di meno che NaruHina4ever, mia cara adesso mi metto subito all'opera per quella storia e cerchero di pubblicarla il prima possibile. . . e cosi concludo il discorso. . . Baci 
TheCristopher94

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