Il Pierrot e la Luna

di ElPsyCongroo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Atto ***
Capitolo 2: *** Secondo Atto ***



Capitolo 1
*** Primo Atto ***


Pierrot

~Primo Atto~

 

Sono un clow, è questo il mio mestiere. Io devo far sorridere e ridere la gente. Sono buffo, sono goffo, ma è questo il mio mestiere. Posso essere deriso, umiliato, ma non importa. Continuerò con il mio mestiere, continuerò con il mio lavoro, così riuscirò a far ridere anche te, mia…

 

POV Lenalee

Anche se l’avevano mandata in missione da sola sapeva che c’era qualcuno, qualche Third probabilmente, nascosto tra i semplici passanti, nei vicoli bui o tra la folla. Non si fidavano di lei. E come potevano? Sapevano che per lei Allen era troppo importante, che avrebbe fatto qualunque cosa per salvarlo, che non l’avrebbe mai riconsegnato all’Ordine se lui non l’avesse voluto.

 “Quello stupido, perché deve comportarsi così? Non lo sopporto, perché non può tornare a casa?” Ci aveva pensato molto spesso in quel periodo, ma in realtà la sapeva la risposta, anche se non voleva ammetterlo. Per quanto odiasse l’Ordine quella era comunque la loro Home, la loro casa, quindi, fiducia o meno, doveva andare avanti nella sua missione e ritrovare Allen, pur sapendo di essere sotto stretto controllo, spiata dai Third.

Il problema maggiore era che loro credevano che lei sapesse dove si trovasse Allen, ma in realtà non ne aveva assolutamente idea, e questo non faceva che aumentare la sua rabbia e nervosismo. Però doveva capire che Allen l’aveva fatto per lei, per difenderla e proteggerla, perché se le avesse detto qualcosa lei se lo sarebbe fatto sfuggire sicuramente ed allora avrebbero cominciato ad interrogarla. Lui era stato interrogato in passato, sapeva che voleva dire, non voleva che Lenalee subisse la stessa sorte.

Quindi ora Lenalee si ritrovava a vagare in borghese per le vie di quella città che non conosceva minimamente. Era stata una decisione dell’Ordine farla vestire in modo semplice, senza la solita uniforme da esorcista, per essere meno riconoscibile. Però a lei faceva molto strano: non si era mai vestita con semplici abiti da civile, o comunque al massimo quando era moto piccola, prima di essere portata a forza nell’Ordine ed essere rinchiusa lì. Si girò a guardare una vetrina così da poter vedere il suo riflesso: una semplice maglia a maniche lunghe nera coperta da un lungo cappotto scamosciato foderato di pelliccia finta che orlava le maniche e il fondo, una gonna scozzese pesante che le arrivava fin sopra il ginocchio, collant neri spessi, cappello guanti e sciarpa di lana bianchi e hai piedi delle semplici ballerine rosse, in pandant con i bracciali della sua Innocense. Suo fratello si era quasi messo a piangere a vederla vestita così, nel suo solito modo esagerato. Temeva che le potesse succedere qualcosa visto che non usava l’uniforme, ma quei vestiti erano fatti dello stesso materiale delle loro divise, quindi non c’era niente da temere.

“Sembro un’altra persona, chissà cosa direbbe se mi vedesse vestita così…” Lenalee appoggiò una mano alla vetrina, quasi a voler controllare che quello fosse davvero il suo riflesso. Avvicinò anche il volto per assicurarsi che il cappello fosse messo bene, così che il suo fiato si condensò sul vetro a causa dell’aria gelida. Scostò il volto e tornò a guardarsi a distanza. Era talmente persa a guardare il suo riflesso così strano e nuovo per lei che il rumore della porta che si apriva la fece sobbalzare ed emettere un piccolo urletto.

-Mi perdoni signorina, ma la vedevo così intenta a guardare quell’abito che ho pensato che le piacesse e che le farebbe piacere entrare a provarlo. Se non ha abbastanza soldi per comprarlo non si preoccupi, siamo sotto Natale, uno sconto glielo posso anche fare.- Il negoziante le guardava con un sguardo incoraggiante e la testa lievemente piegata verso l’interno del negozio, come a farle un cenno ad entrare. A quel punto Lenalee si girò di nuovo verso le vetrina e vide un vestito invernale indosso ad un manichino. Non ci aveva fatto minimamente caso, non l’aveva neanche visto, ma adesso che lo osservava doveva ammettere che era davvero bello.

-Grazie, entro volentieri- disse ed entrò seguita dal negoziante e dallo sguardo dei Third che si chiedevano che diavolo stesse facendo quell’esorcista in un negozio di vestiti.

 

POV Allen

-Ma ti pare?!?! Fa un freddo boia là fuori, non vorrai davvero che mi esibisca su un pallone in mezzo alla neve! Cadrò di sicuro e come minimo perderò un dente e qualche costola senza contare che non otterrò di certo soldi in cambio!-

-Non so se hai capito ma non mi interessa quello che pensi tu! Siamo sotto Natale, è la vigilia, le persone sono più buone e più vogliose di spendere! Fidati, di sicuro ci sarà qualcuno a vederti e ormai dovresti saperlo, anche se cadi alla gente piacerai comunque, perché è proprio questo che ci si aspetta da un clown su un pallone: che cada! Ed ora fuori, regala un sorriso a tanti bambini così da guadagnare tanti soldini!- e detto questo se ne andò, lasciando Allen con in mano l’enorme pallone e lo sguardo carico di rabbia rivolto alla sua schiena.

“Direttore di merda, non sa altro che fare lo schiavista… Sono io quello che si merita un regalo, domani è il mio compleanno e nessuno ci pensa! Ah già, probabilmente è perché non l’ho detto a nessuno. Anche all’Ordine gli unici a saperlo erano quei due deficienti, alcuni della sezione scientifica, Komui e Lenalee… ” Allen strinse forte il pallone a sé imponendosi di piangere o di fare qualunque altra cosa. Ormai non poteva più tornare all’Ordine, era un traditore, non era più un esorcista, anzi, veniva cacciato da essi, anche se non era un Akuma o un Noah. Non ancora almeno. Infatti i momenti in cui Neah prendeva il sopravento su di lui continuavano ad aumentare, ed era sempre più difficile resistere.

-Vabbeh, basta, pensarci non serve. Tanto non mi troveranno mai qui sperduto a lavorare in un circo. Ora è meglio che andiamo Tim, altrimenti chi lo sente il capo?- e seguito dal suo golem Allen andò a prepararsi, a truccarsi il volto di bianco, ad indossare la solita maschera fatta di trucco rosso, bianco e nero ed il grande costume bianco da clown.

-Io sono un clown, il mio mestiere è far ridere… Io sono un clown, il mio mestiere è far ridere… Io sono un clown, e il mio nome è Pierrot.-

 

POV Lenalee

Aveva perso parecchio tempo dentro quel negozio. Oltre ad essersi comprata il vestito aveva preso anche un piccolo regalo per Allen, nel caso l’avesse trovato. In fondo il giorno dopo sarebbe stato il suo compleanno, di sicuro non l’aveva detto a nessuno, perciò lei sarebbe stata l’unica a fargli un regalo.

Ora Lenalee si trovava di nuovo nelle vie di quella grande città, senza una destinazione precisa. Si guardava intorno sorridendo mestamente, provando un po’ di invidia per quelle persone che ridevano spensierate con le loro famiglie, i loro amici, i loro amanti… Vedere le coppiette che scherzosamente si baciavano sotto il vischio, i ragazzi che si lanciavano palle di neve, i bambini che sorridevano felici all’uomo vestito da Babbo Natale la rendevano un po’ triste. Lenalee avrebbe tanto desiderato poter vivere così, con le gioie e i dolori di ogni giorno che una normale vita ti portava. Voleva aver potuto piangere da bambina per un ginocchio sbucciato,  voleva poter andare a divertirsi con gli altri e giocare a palle di neve, voleva baciarsi sotto il vischio con lui

Lenalee divenne rossa al solo pensiero e si riscosse concentrandosi sulla musica, gli applausi e le risate che sentiva provenire da una piazza. Incuriosita si fece largo tra la folla li riunita e sgranò gli occhi davanti alla scena a cui assisteva: un clown vestito di bianco, con il viso truccato dello stesso colore. Era pelato, con i capelli solo intorno alla nuca, e sulla testa teneva in equilibrio una pallina. Il trucco rosso tracciava due linee su entrambi gli occhi, gli colorava la punta del naso e gli dipingeva un grande sorriso intorno allo bocca. Si stava esibendo in un inchino di fine spettacolo, ancora in piedi su una grande palla, con una gamba ed un braccio faceva girare dei cerchi e con l’altro braccio piegato davanti al petto  reggeva un cilindro, a mimare gli inchini dei gentelman. Il clown sollevò il viso e scrutò il suo pubblico allargando il suo sorriso.

La ragazza era incantata: guardare quel clown le dava una strana sensazione, le veniva da piangere, ed uno strano presentimento iniziava a prendere vita dentro di lei. Il clown faceva cenno a tutti con la testa a mo di ringraziamento e quando il suo sguardo si posò su di lei i suoi occhi si spalancarono in una sguardo di grande sorpresa e, forse, un po’ di tristezza e paura. Quel contatto non durò a lungo però; un ragazzino stupido che si trovava a pochi passi da Lenalee lanciò un sacco in pieno viso al povero clown. Quest’ultimo cadde dalla palla e sbattè violentemente la testa sulla strada. Un silenzio rotto solo dal pianto di alcuni bambini spaventati fece da padrone nella folla.

Lenalee guardava con crescente apprensione il corpo immobile del clown e lanciò un gridolino di sorpresa, come il resto del pubblico, quando questi si alzò con un salto, come se niente fosse accaduto. Il sangue gli colava dalla testa, nel punto in cui il sasso lo aveva colpito. Lenalee restò sconvolta dallo sguardo di ghiaccio che lanciò al ragazzino incriminato, ma fu questione di secondi, perché subito scosse la testa in modo frenetico e tornando a sorridere andò dai bambini che stavano ancora piangendo. Gli fece segno di non piangere più e dopo essersi indicato la ferita con una schiocco di dita la fece sparire e al suo posto comparvero tante piccole rose rosse. I bambini ed il resto del pubblico lanciò grida di gioia a apprezzamento, applaudendo fragorosamente.

Lenalee invece era immobile, con le lacrime agli occhi, con la consapevolezza che avercelo davanti non era per niente un bene, ma troppo felice per poter pensare a qualunque conseguenza. Fece alcuni passi verso il clown che tentava senza molto successo di allontanarsi da lei e dopo averlo afferrato per una manica sussurrò un semplice nome: -Allen-.

Il clown si girò e mentre la folla si accalcava attorno a loro per poter lasciare qualche moneta nel cappello del Pierrot fece un piccolo sorriso triste ed anche lui con un sussurro parlò alla ragazza esorcista in lacrime: -Ehi Lena, non piangere, io sono un clown, il mio mestiere è far ridere.-

   

POV Allen

“Merda, e adesso? Proprio lei mi doveva beccare qui? Di certo non posso farle del male per tramortirla, non ne sarei in grado. Non posso nemmeno cacciarla via, la conosco troppo bene, so che non si staccherebbe più da me e mi inseguirebbe ovunque. Ma perché non è stato quel Bakanda o Lavi a trovarmi? Non mi sarei fatto nessun problema con loro! Ahhhh, non è tempo di pensare a quei deficienti, devo pensare a Lena adesso.”

Allen aveva ignorato palesemente Lenalee, prima fingendosi concentratissimo mentre passava tra il pubblico a prendere il proprio guadagno e dopo troppo impegnato a struccarsi e a cambiarsi. Lenalee non gli aveva staccato gli occhi di dosso nemmeno quando erano entrati nel piccolo tendone adibito a camerino per gli artisti del circo. A quanto pareva era anche disposta a vederlo nudo pur di non perderlo d’occhio. Meno male che sotto il costume indossava camicia e pantaloni, altrimenti se per qualche strana ed assurda ragione Komui fosse venuto a sapere che si era cambiato davanti alla sua adorata sorellina come minimo l’avrebbe portato ad una lenta e dolorosa morte.

Quando finalmente finì di cambiarsi si girò a guardare Lenalee. Lei lo guardava con una sguardo carico di gioia, tristezza e rabbia insieme ed inoltre sembrava un po’ confusa, incerta, come se non fosse convinta di avere effettivamente Allen davanti.

-Vuoi qualcosa di caldo, Lena? Fa parecchio freddo, una cioccolata calda ti scalderà sicuramente.-

Lenalee fece un solo cenno di assenso con la testa e lo seguì verso le mensa del circo. Ad Allen si stringeva sempre il cuore quando ripensava alla cucina di Jerry. Non che il cibo lì non fosse buono, ma nulla era paragonabile alla cucina di Jerry.

Quando entrarono nella mensa, ovvero uno spazio ricavato in un angolo del grande tendone dove erano stati ammucchiati tavoli, panche e ogni sorta di utensile adatto per cucinare, gli occhi di tutti i presenti si puntarono su di loro. Per fortuna era pomeriggio e la maggior parte degli artisti era in giro a guadagnare soldi o ad allenarsi, ma c’era comunque troppi occhi a fissarli per i gusti di Allen. Decise comunque di ignorarli, non voleva far scenate davanti a Lenalee. Si diressero verso un angolo abbastanza appartato e dopo aver gentilmente chiesto con tono rassicurante a Lenalee di aspettarlo lì seduta Allen andò verso il cuoco.

-Ehi Allen, chi è quella? Lo sai che non si possono portare persone esterne all’interno del tendone. Il capo si incazza se la vede.-

-Francamente dubito che possa incazzarsi davanti ad una bella ragazza come lei, no? Comunque è solo un’amica e visto che era da tempo che non ci vedevamo e fuori fa un freddo cane l’ho gentilmente invitata qui. Ora potresti prepararci due cioccolate?-

-A me sembra più un cucciolo spaventato. Ti fissa come se fossi l’unica cosa che la mantiene ancora lucida.-

Allen si girò ad osservarla. Molto probabilmente lei non aveva neanche notato gli sguardi che gli altri continuavano a lanciargli dato che continuava a fissarlo. -Tsk, non è un cucciolo spaventato. È molto più forte di quello che sembra. Sarà innervosita da ‘sti coglioni che continuano a fissarla.-

-Deforme sfigurato di merda, chi hai chiamato coglioni?- Allen si girò con noncuranza verso colui che gli aveva rivolto delle parole tanto dolci. Era un uomo enorme, il tipico uomo pieno di muscoli che quando si esibisce al circo spacca oggetti a testate.

-Te e tutti gli altri che fissano la mia ospite come se non avessero mai visto un altro essere vivente a parte loro o, come molto probabilmente è accaduto a te, non hanno mai avuto la possibilità di vedere una così bella ragazza tanto da vicino perché fanno troppo schifo.-

-Chiudi quella cazzo di bocca!- L’energumeno tentò di colpirlo in pieno volto con un pugno, senza successo. Allen lo schivò con estrema  facilità, così come i seguenti colpi. Teneva le mani in tasca e con gli occhi chiusi, arretrando quel tanto che bastava. Dopo l’ennesimo colpo andato a vuoto Allen lo prese per il collo con il braccio sinistro e guardando con calma con il solo occhio sinistro lo sbatté a terra con facilità. 

-Sarà pur vero che ho un braccio deforme e il volto ed un occhio sfigurati, ma di certo non sarò mai battuto da una feccia come te.-

-Feccia sarai tu, mostro del cazzo! Sta tranquilla che ti ammazzo uno di questi giorni, così mi terrò la tua puttanella tutta per me!- Allen si immobilizzò e il suo sguardo si fece di giacchio. Come se un demone dormiente si stesse risvegliando in lui (cosa che stava effettivamente accadendo) i suoi occhi emanarono rabbia allo stato puro mentre delle pagliuzze dorate iniziavano a ricoprire il grigio dei suoi occhi. I capelli bianchi si stavano scurendo, e con essi anche la pelle, ed un ghigno perfetto iniziò a formarti sul suo viso.

-Sai, ti devo ringraziare, quando Allen è emotivamente instabile è più facile uscire.- La voce distorta di Allen mista a quella di Neah era un sussurro, ma bastò a far sbiancare per il terrore il malcapitato. Prima che Allen, o Neah che fosse, potesse fare qualsiasi mossa, Lenalee atterrò in pieno dopo un salto sul petto dell’uomo che li aveva insultati e con un semplice giro tirò un calcio dritto in testa all’ex esorcista. Quest’ultimo fu scaraventato a terra e pian piano il colorito di occhi, pelle e capelli tornò nella norma.

-Insultaci ancora e la prossima volta ti atterro in mezzo alle gambe!- gridò Lenalee a pieni polmoni.

 

POV Lenalee

-Sei uno stupido Allen, hai rischiato di essere licenziato dal circo e non credo proprio che per te sia un bene ora come ora. Ringrazia come si deve il tuo capo, se non sei fuori al freddo è solo grazie a lui.-

-Tsk, è solo perché gli faccio guadagnare troppo che non mi licenzia quello stronzo. Ahi!-

-Da quand’è che sei così sboccato Allen? E non lamentarti, se non ti fossi scaldato tanto e non ti fossi fatto prendere dalla mania di fare l’eroe non ti avrei colpito e a quest’ora non saremmo costretti ricucirti. In più dovresti esserci abituato, con tutti gli Akuma e Noah con cui hai combattuto non mi sembra proprio il caso di fare tante storie per qualche punto.-

-Primo, non c’è paragone tra le due cose. Non che tu non sia brava come infermiera, ma di certo i medici dell’Ordine avrebbero usato qualche roba strana per non farmi sentire male. Secondo, la vita di strada mi ha fatto cambiare. Qui non c’è nessuno che pretenda che io sia un gentelmen, se ne fregano di come parlo. Terzo, e su questo non ti permetto di discutere, quello ti ha dato della puttana, e non mi preoccupo minimamente ad ammettere che se non ci fossi stata tu l’avrei molto probabilmente ammazzato, o come minimo spedito dritto dritto in ospedale.-

Lenalee smise di medicarlo e lo guardò. Con il colpo di prima gli aveva aperto una bella ferita sulla tempia destra, ed erano serviti alcuni punti per fermare l’emorragia. Non che il tipo che l’aveva insultata fosse messo bene: dopo il colpo che la ragazza gli aveva sferrato in pieno stomaco aveva iniziato a vomitare e sputare sangue, e dopo un attimo era svenuto. Dopo un breve istante di silenzio era scoppiato il caos nella mensa: c’era chi urlava, chi piangeva, un non ben definito essere umano (non si capiva infatti se fosse uomo o donna) era addirittura svenuto e molti erano accorsi a vedere più da vicino le due vittime. Allen e il tizio erano a terra, privi di coscienza, il primo che perdeva parecchio sangue dalla testa, il secondo con il volto riverso nel suo stesso sangue e vomito. Ed in mezzo ai due, con aria di sfida, una giovane ragazza, che per quanto fosse minuta era stata capace di stendere i due uomini.

In breve tempo era arrivato il capo del circo e dopo aver chiesto cosa fosse successo tutti si erano messi a raccontare l’accaduto con versione parecchio diverse tra loro, nessuna però che corrispondeva alla realtà. Il capo doveva essere un tipo poco paziente e irascibile, infatti dopo poco tempo aveva fatto tacere tutti e si era rivolto a Lenalee. Lei prima di parlare aveva preteso che Allen fosse portato nella sua stanza per essere medicato, altrimenti avrebbe raso al suolo tutto il tendone, poco importava se ci fossero o meno persone al suo interno. Dopo aver portato il ragazzo nella sua stanza Lenalee raccontò la vera versione dei fatti. L’uomo l’ascoltò senza interromperla ed alla fine del suo racconto la lasciò andare a medicare Allen.

-Primo, sei comunque un bambino, non ha senso lamentarsi per così poco. Secondo, non mi interessa che abitudini hai preso, in mia presenza non parli in quel modo. Terzo,-

-Lena, ti ho già detto che su quello non si discute!-

-TERZO, io mi difendo da sola! QUARTO, se provi a zittirmi un’altra volta ti arriva un altro calcio! QUINTO—

-QUINTO, te ne sei resa conto o no che in quel momento non ero io ma Neah?!? Ti sei resa conto che avrei potuto uccidere tutti, te compresa, solo perché non riesco più a tenere quel bastardo sotto controllo?!? Mi vuoi dire che cazzo ci fai qui?!? Ti avevo chiesto di non seguirmi, di lasciarmi andare, di dimenticarmi, ma come al solito ti sei comportata da egoista e te ne sei fregata di quello che ti ho chiesto e hai fatto quel che cazzo volevi! Ti sei chiesta se io volessi vederti? Ti sei fermata un attimo a pensare a come mi sarei sentito vedendoti?-

-Certo che ci ho pensato, e pensavo, credevo, ero convinta che ne saresti stato felice! È vero, mi avevi chiesto di lasciarti solo, di lasciarti andare, ma come avrei potuto? Io ci tengo a te, non sono venuta a cercarti per egoismo! Anche perché è stato l’Ordine a mandarmi in missione, non sono qui di mia spontanea volontà, ti ho trovato per caso! E scusami se la gioia di rivederti è stata tanto grande da farmi piangere! Ma se ti fa tanto schifo vedermi me ne vado, torna pure a fare il pagliaccio sboccato e mediocre che si esibisce per un circo da quattro soldi!- Lenalee si allontanò di scatto e con violenza dal letto, con le lacrime agli occhi. Era nervosa, arrabbiata, incazzata e triste per quello che era successo. Non credeva che  Allen si potesse comportare così con lei. È vero, forse era stato egoistico da parte sua voler a tutti i costi parlargli, ma era stato più forte di lei, aveva ceduto all’istinto.

Prese la giacca e il resto delle sue cose e uscì dal camerino senza degnare di uno sguardo Allen. Dopo aver percorso neanche qualche metro sentì qualcosa atterrarle in testa. Avvicinò una mano e lanciò un urlo di dolore. Si portò velocemente la mano davanti al viso e guardò con rabbia il piccolo golem dorato che le stava azzannando le dita. –Timcampi! Che diavolo ti è saltato in testa di mordermi così?!? Mi hai fatto malissimo! Staccati subito!- Il piccolo golem allentò un po’ la presa ma non si staccò del tutto, anzi, iniziò a strattonarla verso il camerino di Allen. –Assolutamente no Tim, io me ne vado! Di a quello stupido del tuo padrone che è da codardi mandare il proprio golem a convincere una ragazza!-

-Tim!- Proprio in quel momento Allen uscì dalla sua stanza reggendosi a fatica allo stipite della porta mentre con una mano si teneva la testa dolorante. –Tim, torno qui subito, mi hai sentito? Chi ti ha detto di uscire dalla stanza? Lo sai che se ti beccano son cazzi, come glielo spiego che ho un golem tutto mio? Fila dentro, e guai a te se esci un’altra volta, alla prossima ti rinchiudo in una scatola! Veloce!- Timcampi, che sembrava abbastanza spaventato, si nascose dietro Lenalee, e con le sue piccole manine tentava di spingerla verso Allen. –TIMCAMPI!- Allen urlò di nuovo al piccolo golem, spaventandolo ancora di più. Subito dopo Allen perse le poche forse rimaste, cadendo a terra un il viso piegato in una smorfia di dolore. Lenalee corse verso di lui dimenticandosi completamente della rabbia che aveva fino a poco prima.

-Allen? Ehi Allen, che hai? Ti fa male la ferita?- Lenalee gli scostò lievemente la mano che premeva forte sulla tempia e vide la benda sporca di sangue. –Allen, stai sanguinando! Dovevi restare sdraiato, non fare sforzi stupidi. Su, fatti forza, ti riporto a letto, e niente obbiezioni. Con non poche difficoltà Lenalee portò Allen al suo letto e lo fece sedere lentamente, facendogli poggiare la schiena al muro. Delicatamente gli tolse la benda sporca di sangue e guardò la ferita: alcuni punti erano saltati.

-Scusami Allen, la ferita si è riaperta, ora dovrò ricucirla, ma farò il più delicatamente possibile, ok?- Allen non rispose, aveva il viso voltato di lato e teneva lo sguardo basso. Lenalee cominciò a disinfettargli la ferita tamponando gliela piano e poi passo a ricucirgliela. Ogni tanto vedeva una smorfia di dolore sul viso di Allen, allora si fermava e aspettava qualche secondo prima di riprendere. Quando finì lo bendò nuovamente ed infine rimase a fissarlo, incerta sul da farsi. Quando finalmente decise di andarsene Allen allungo la mano e tirandola per un braccio la fece cadere sul letto, tra le sue braccia.

Lenalee avvampò e tentò di divincolarsi da quell’abbraccio improvviso ma Allen la stringeva sempre di più. Lenalee si fermo e lo guardò in viso, spalancando gli occhi dalla sorpresa. -Scusami Lena, scusami! Ti supplico, non voglio perdere anche te! Perdonami, perdonami, perdonami…- Allen stava piangendo, il viso disperato affondato nei capelli di Lenalee. –Ho sbagliato, scusami, non dovevo prendermela con te. Quando mi sono ripreso e mi sono reso conto di quello che avevo fatto ho avuto paura. Se ti avessi fatto del male non mi sarei mai perdonato.-

-Dai Allen, rilassati. Lo so che hai paura, ma non devi. Io lo so che non mi farai mai del male, anche se Neah tenterà di fartelo fare. Tu sei forte, riuscirai a trovare un modo per scacciarlo. Perciò non devi avere paura, ok? Tu non mi farai mai del male.- Lenalee si distanziò leggermente da lui e lo guardò con dolcezza. Allen la guardò a sua volta, mentre altre lacrime gli rigavano il volto. Lenalee gliele asciugò con dolcezza lasciando una mano posata delicatamente sul suo viso. All’improvviso Allen gliela afferrò e gliela baciò con infinita dolcezza. Le sue labbra sfiorarono a malapena il dorso della sua mano. Le baciò anche le dita con la stessa delicatezza, scaldandola con il suo respiro. Quando fini di baciarle la mano la guardò intensamente. Nei suoi occhi grigi non c’era più la disperazione, Lenalee ora vi leggeva desiderio. Lui si avvicinò piano al suo volto, fermandosi ad un soffio dalle sue labbra. –Lena, tu ti fidi troppo di me…- le mormorò a fil di labbra.

Lenalee si sentiva intontita, non sapeva cosa fare, come reagire. Era tentata, troppo tentata di avvicinarsi quel poco che bastava, ma sapeva che se l’avesse fatto non sarebbe più riuscita ad andarsene e a lasciarlo. –Scusami Allen, non posso.- Lenalee si staccò da lui, interrompendo quel contatto che tanto l’aveva stordita. –Ora devo andare. I Third mi staranno cercando, se ti trovano saranno guai seri. Mi dispiace averti creato problemi.- Era già sulla soglia della porta quando la voce di Allen la fece fermare nuovamente. –Vieni ancora domani. Solo domani, poi potrai tornare all’Ordine. Faremo un grande spettacolo per Natale, vieni a vedermi. Vederti sarebbe il regalo di compleanno più bello che potresti farmi.- Lenalee si morse le labbra per trattenere le lacrime. Sentiva una strana sensazione, le sembrava quasi un addio quel momento.

-Ok, ci sarò- disse infine e se ne andò prima che Allen potesse dire qualunque altra cosa.

 

 

Nota d’autrice: ed eccomi con la mia seconda fanfic di D.Gray-man, dedicata al mio amato Allen per il suo compleanno. Ci sarà il secondo ed ultimo capitolo già domani, spero che sarete in molti ad assistere allo spettacolo dedicato al nostro Pierrot. A domani spiegazioni e commenti, ed auguri in anticipo a tutti. ElPsyCongroo     

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Capitolo 2
*** Secondo Atto ***


~Secondo Atto~

(Nota: ammetto di essere stata un tantino influenzata per alcune parti dallo spettacolo che ho visto del Cirque du Soleil a Torino poco tempo fa, perdonatemi)

 

POV Lenalee

Nevicava. La neve scendeva con lentezza, imbiancando tutta la città. Pur essendo mattina presto la neve brillava, come se avesse intrappolato le luce della luna. Riusciva a rischiarare la notte, donando quell’atmosfera magica che solo lei sapeva dare.

Erano ore che Lenalee guardava fuori dalla finestra. Non era riuscita a chiudere occhio, così si era messa a guardare la neve, aspettando l’alba. –Auguri Allen…- mormorò pensando al pomeriggio appena passato, a quei pochi secondi tra le sue braccia, mentre le loro labbra si sfioravano. Quella sera ci sarebbe stato lo spettacolo a cui Allen l’aveva invitata, e lei era ancora indecisa se andarci o meno. Sapeva che andarci sarebbe stato uno sbaglio, che non avrebbe fatto altro che peggiorare la ferita che si stava aprendo nel suo cuore, ma sentiva il forte desiderio di rivederlo. Non riusciva ad ignorare la supplica del suo cuore che la implorava di correre da lui.

Mentre l’alba sorgeva gli occhi di Lenalee si riempirono di lacrime. Scoppiò in un pianto disperato, carico di tutti i sentimenti che la opprimevano. Aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno, ma era sola, completamente sola. Nessuno l’avrebbe incoraggiata o rassicurata, nessuno avrebbe cancellato le sue lacrime. Il lungo pianto la fece infine addormentare, portandola in un sonno tormentato da sogni che le riportavano alla mente tutti i momenti passati con Allen.

Quando si svegliò erano quasi le 2 del pomeriggio. Si alzò barcollando dal letto guardando nuovamente fuori dalla sua stanza. La neve ora scendeva meno fitta, ma la città era comunque ricoperta da una decina di centimetri. Le gente si affrettava per le vie, i bambini giocavano assieme in mezzo a quel candore ed ovunque si sentivano chiacchiere e canti natalizi. Lenalee si avviò verso il bagno e restò immobile per qualche secondo fissando il suo riflesso: aveva gli occhi rossi e gonfi, delle grandi occhiaie e sul viso si potevano vedere ancora i segni lasciati dalle lacrime.

“Faccio pena. Come posso ridurmi così? Davvero pretendo di essere d’aiuto ad Allen conciata in questo modo?” Lenalee si rabbuì e dopo aver colpito con violenza lo specchio incrinandolo e ferendosi la mano si risciacquò il viso incurante del dolore. Si riguardò allo specchio e finalmente annuì soddisfatta. Ogni segno di stanchezza e di dolore era sparito, così, dopo essersi fasciata alla veloce la mano, si preparò per uscire. Indossò il vestito preso il giorno prima: era rosso, le lunghe maniche si allargavano a sbuffo e terminavano con un pizzo nero. La gonna era a coda e terminava anch’essa con il pizzo nero. Mise collant nari, ballerine rosse e la giacca e prese il regalo per Allen: era un piccolo carillon che suonava una dolcissima melodia. Al suo interno Lenalee aveva fatto incidere la data del compleanno di Allen, ed una breve frase. Dopo essersi assicurata di avere tutto corse fuori dal piccolo albergo dove alloggiava e si trovò per strada, sotto il lieve nevischiare. Si guardò un po’ attorno e solo allora le torno alla mente una cosa che le era sfuggita il giorno prima: non c’era nessun Third a sorvegliarla. Se ci pensava bene era da quando aveva lasciato il negozio il giorno prima che non aveva più avvertito la loro presenza. Non ci pensò più di tanto e si avviò, aspettando l’arrivo della sera per poter rivedere Allen.

 

POV Allen

-Ehi Tim, come sto, dici che piacerò a Lena?- Allen guardò il piccolo golem facendo qualche posa elegante, anche se in realtà era un po’ goffo a causa del vestito di scena: era simile al costume del giorno prima, solo più elaborato. Era un grosso costuma bianco imbottito, con le maniche e il pantaloni neri. Collo, polsi e fondo dei pantaloni erano circondati da un grande merletto bianco, orlato anch’esso di nero. Sul petto erano cuciti tre grandi bottoni d’argento, che ad Allen ricordavano quelli delle divise da esorcista. Il volto completamento ricoperto da una strato di trucco bianco era colorato solo dal sorriso rosso dipinto attorno alle labbra e dal trucco nero e argenteo che gli circondava gli occhi, ricreando la maschera che indossava quando l’Innocense era in modalità Crown Clown. Era proprio a quello che si era ispirato pensando al costume: infatti era molto più “magro” rispetto ai soliti costumi da clown e sulla testa, lasciata questa volta scoperta, senza parrucche, lasciando che i capelli bianchi scendessero naturalmente sul suo capo, indossava una grande corona argentata.

Si guardò allo specchio valutando il suo lavoro: in un certo senso era un po’ inquietante con quel sorriso appena abbozzato, gli occhi grigi contornati da quel trucco e la grande lacrima nera sotto l’occhio sinistro. Era un Pierrot perfetto. -Allora, non dici niente?- Tim gli svolazzò attorno allegro, approvando il gusto del padrone. Allen gli sorrise e lo fece atterrare sulla sua mano. –Ora tu ti infili nel mio costume e fai il bravo, ok?- Il piccolo annuì velocemente e si infilò comodamente nel costume.

Allen indosso i guanti e le scarpe bianche ed uscì dal camerino. Tutti gli artisti erano in fibrillazione per lo spettacolo: era il primo grande evento per loro, e tutto doveva andare alla perfezione. In molti urtavano il clown per sbaglio o di proposito ed alcuni lo guadavano di sbieco. Lui sapeva che tutti erano curiosi riguardo a quello che era successo il giorno prima, ma Allen non aveva intenzione di parlare con nessuno di loro.

Arrivò nelle vicinanze del grande palco ed osservò gli spalti ancora vuoti. Tra poco meno di mezz’ora avrebbero aperto i cancelli e i posti sarebbero stati occupati da un numero non precisato di persone. O almeno, lui non si era preoccupato di chiedere quanta gente ci fosse. Gli interessava solo che ci fosse Lena, nient’altro. Si allontanò dal palco ed andò nel retro del grande tendone. La neve aveva ricominciato a scendere fitta. Allen restò per qualche minuto fermo in mezzo alla neve, incurante del freddo e della possibilità che il trucco si sciogliesse. Amava la neve. Quando era ancora con Mana spesso gli capitavano giornate di neve nel loro girovagare, ed Allen si fermava sempre così, sotto la neve, a braccia aperte, con i palmi delle mani ed il viso rivolti verso l’alto. Teneva gli occhi chiusi e godeva di quegli istanti di pace e di silenzio. La neve era in grado di placare, anche solo per un attimo, il suo animo tormentato.

-Tutti gli artisti raggiungano presto il palco, il capo vuole parlarci!- Una voce interruppe quel momento di serenità e sorridendo tristemente Allen tornò nel tendone.

 

POV Lenalee

Il tendone del circo era pieno di persone. Tutti i posti erano occupati, non ce n’era uno libero. Era stato un miracolo che Allen fosse riuscito a tenergli un posto con soltanto un giorno di preavviso. “Ma quanto caldo fa qui dentro? Siamo a Natale eppure si suda! Sarà per tutta la gente ammassata qui. Speriamo che lo spettacolo vada per il meglio, altrimenti saranno nei guai con tutte queste persone venute a vederli.” Nel frattempo Lenalee si svestì restando solo con il suo vestito. Alcuni si girarono guardarla, soprattutto ragazzi, restando imbambolati. Lei arrossì vistosamente. –Ehi signorina, vuoi sederti vicino a me? Sei sola qui vero? Il mio amico può fare a cambio con te, non c’è problema.- Un ragazzo parecchio alto e possente, seguito da altri ragazzi, probabilmente suoi scagnozzi, le si era messo di fronte e le sorrideva sfrontato. –No grazie, sto bene qui da sola, non ho bisogno di compagnia- rispose freddamente lei. Il ragazzo assunse un’espressione indignata e la afferrò per un braccio. –Un ragazzo ti offre gentilmente compagnia e tu lo rifiuti in questo modo? Chi ti credi di essere? Forza, vieni con me, voglio che tu mi tenga compagnia durante lo spettacolo- le ghignò lui. Lenalee venne presa da un forte istinto di prenderlo a calci, ma sapeva che non doveva e non poteva farlo. C’erano troppe persone e se Allen avesse visto cosa stava succedendo probabilmente avrebbe avuto la stessa reazione del giorno prima. Non aveva idea di cosa fare. Il ragazzo la strattonò con forza facendola alzare dal suo posto, facendo cadere il piccolo carillon per Allen. Cadendo si aprì e la suo melodia risuonò in mezzo al chiacchiericcio della gente. –Ehi, lasciami subito!- Lenalee si divincolò nel tentativo di riprendere il carillon nel timore che potessero prenderlo loro. Infatti un di essi si abbassò per raccoglierlo, ma due secondi prima che potesse prenderlo una mano guantata lo prese prima di lui.

-Ehi ehi, ragazzi, si tratta così una signorina? Non vi hanno insegnato che bisogna essere gentili con le lady?- Lenalee non riusciva a vedere l’uomo visto che il ragazzo la teneva stretta al petto, ma sentì chiaramente quest’ultimo irrigidirsi ed allentare la presa. Lenalee si allontanò da lui e guardandolo in volto vide la sua espressione terrorizzata appena prima che lui e i suoi amici scappassero urlando.

Lenalee si girò per vedere chi l’aveva aiutata, ma vide soltanto una figura vestita con uno smoking nero ed un alto cilindro calato sul viso qualche fila dietro di lei. L’uomo le sorrise e si voltò, sparendo tra la folla. Le luci si spensero ed una voce esclamò –Signore e signori, benvenuti al Cirque du Soleil, che lo spettacolo abbia inizio!- Lenalee si sedette tenendo in grembo in carillon e si preparò a vedere lo spettacolo più bello della sua vita.

 

POV Allen

“È davvero ironico questo spettacolo. Lena resterà abbastanza sconvolta dal tema della serata. Non che io l’abbia presa benissimo effettivamente.” Allen guardò il volantino che reggeva tra le mani: ritraeva lui e l’altro protagonista, uno di fianco all’altro, con la testa leggermente chinata di lato, che sorridevano pacifici. Uno era lui, vestito di bianco, il Pierrot. L’altro era il secondo protagonista, vestito in modo buffo, con colori prevalentemente scuri, l’Augusto. Lo spettacolo di quella sera avrebbe parlato del Pierrot innamorato della luna e dell’Augusto che tentava in ogni modo di fermare il suo amore, senza successo.

Allen sorrise mestamente: certo, non era per un semplice amore che il Conte voleva ucciderlo, ma era impressionante come quel ruolo gli calzasse a pennello. Accartocciò il volantino e lo getto a terra, pronto ad entrare in scena. Entrò seguito da altri artisti vestiti di bianco, che lo seguivano in ogni sua mossa, quasi fossero la sua ombra. Allen si piazzò al centro del palco e scrutò il pubblico: in mezzo a quella massa di gente riuscì a scorgere Lena, pur essendo lei al buio. 

Sorrise felice della sue presenza e diede inizio allo spettacolo. Con un semplice cenno di braccia gli artisti dietro di lui si posizionarono intorno al palco, e quando Allen rivolse lo sguardo in alto, verso la luna, nella quale stava una ragazza vestita con un lungo abito argenteo, lei cominciò a cantare, e gli artisti si esibirono a tempo. Alcuni di loro avevano tante piume attaccate alle braccia, e le muovevano quasi a voler prendere il volo e raggiungere l’amata. Tutti si muovevano in perfetta armonia, seguendo tutti i movimenti di Allen, che li dirigeva come un direttore d’orchestra. Ad un certo punto arrivarono in massa delle figure vestite di scuro, grigio, marrone, nero, e subito dietro di loro un altro pagliaccio, l’Augusto, che dopo una rovinosa caduta si avvicino al Pierrot. Lui lo guardò con scherno ed ordinò agli artisti bianchi di attaccare quelli scuri. Così iniziò una nuova esibizione. Il palco si aprì rivelando dei tappeti elastici che formavano una grande x, e tutti gli artisti, bianchi e scuri, cominciarono a saltare eseguendo magnifici volteggi in aria, quasi a voler combattere in cielo.

L’Augusto ed il Pierrot invece si erano dileguati per andare a prepararsi per il numero seguente. Dovevano indossare l’imbragatura perché si sarebbero esibiti al trapezio, se avessero perso la presa era meglio evitare che si schiantassero al suolo. –Bravi ragazzi, il pubblico è già incantato da quello che abbiamo fatto fino ad adesso. Continuate così!- Il capo era particolarmente eccitato dall’andamento dello spettacolo, si vedeva che era fiero di se e della sua compagnia.

Allen e l’Augusto tornarono sul palco, anzi, sopra i palco, e vennero calati ad una trentina di metri da terra. I fragorosi applausi pian piano terminarono mentre i tappeti venivano ricoperti e le luci illuminavano i due clown. Essi iniziarono a dondolarsi prima lentamente, poi sempre più veloce, alternandosi, uno avanti ed uno indietro. Mentre la Luna continuava a cantare i due clown tentavano di raggiungerla, con acrobazie che tenevano tutti con il fiato sospeso. Ad un certo punto, l’Augusto, rendendosi conto che non sarebbe riuscito a raggiungere la Luna, si spinse verso i Pierrot facendogli perdere la presa del trapezio. Tutto il pubblico restò con il fiato sospeso mentre il clown bianco precipitava, a quando a pochi metri da terra le corde che lo tenevano al sicuro lo tirarono su tutti lanciarono urla di gioia. Allen si riattaccò al trapezio e sparì insieme all’Augusto. Così il primo tempo finì.

-Allen, sei stato davvero bravo! Io non sarei mai riuscito a mantenere quel sangue freddo mentre precipitavo, neanche sapendo di avere l’imbragatura!-

-Mio caro e goffo Augusto, io possiedo l’eleganza e l’intelligenza di un Pierrot, ci sarà ben un motivo se mi hanno dato questa parte no?- Allen sorrise di gusto al suo compagno, mentre gli altri artisti si complimentavano tra loro. Allen andò verso il retro del tendone per prendere una boccata di aria fresca. Si stava divertendo, era bello vedere come tutti lo ammiravano. Aveva quasi raggiunto l’esterno quando Lena lo raggiunse di corsa e lo abbracciò con foga. –Sei stato bravissimo, non ho mai visto niente di più bello!- e con queste parole gli scoccò un bacio sulla guancia. –Auguri Allen!-

 

POV Lenalee

-Ehi Lena, come hai fatto ad arrivare qui?- lei ed Allen erano andati a sedersi su delle casse sul retro del tendone per stare un po’ tranquilli. Lenalee era estremamente felice di essere li con lui, si era pentita amaramente di come si era comportata il giorno prima, e voleva rimediare.

-Credi davvero che possa esistere qualcuno in grado di fermarmi quando si tratta di correre e saltare? Neanche i tuoi compagni più bravi potrebbero tenermi testa!-

-Hai usato l’Innosence solo per raggiungermi? Tu sei pazza!-

-Volevo venire da te e scusarmi come mi sono comportata, e poi dovevo farti gli auguri e darti questo.- Lenalee gli porse il sacchetto contenente il piccolo regalo per Allen.

-Un regalo per me?-

-Ovvio, è il tuo compleanno, ed inoltre è Natale. Doveva farti un regalo.-

-Ma non sapevi nemmeno se ci saremmo incontrati…-

-Ho sperato con tutta me stessa che accadesse, ed eccoti qui infatti.- Lenalee lo guardò dolcemente, aspettando che aprisse il regalo. Allen si affrettò ad aprire il sacchetto e tirò fuori il piccolo carillon. Lo aprì e la sua dolce melodia lo invase, donandogli una calma infinita. Restò ad osservare il carillon finché la sua melodia non finì, poi tornò a guardare Lenalee. Lei lo guardò di rimando, arrossendo per l’intensità del suo sguardo.

-Balliamo- disse all’improvviso Allen.

-Che?-

-Io e te, adesso, sulle note del carillon. Abbiamo ancora un po’ di tempo. Dai vieni.- Allen si era alzato ed ora era di fronte a lei, mentre le tendeva una mano. Si alzò anche lei e dopo avergliela afferrata Allen la strinse a se. Prese nuovamente il carillon, lo chiuse e lo riaprì, dando inizio alle danze. Ballarono tutto il tempo abbracciati, e Lenalee sentiva il suo cuore sul punto di esplodere. A fine musica Allen la fece fermare e la guardò ancora una volta con quello sguardo intenso e carico di desiderio.

-Sei bellissima Lena, la ragazza più bella che io abbia mai visto- e si avvicinò a lei, rubandole il suo prima bacio. Lenalee si sentì piena di gioia e ricambiò il suo bacio con trasporto. Allen con una mano le accarezzò la schiena procurandole brividi di piacere e con l’altra le accarezzava i capelli. Lena affondò le sue mani nei bianchi capelli di lui, nel timore di perderlo. Quando le loro labbra si divisero si abbracciarono ancora, sperando entrambi che quel momento non finisse mai.

-Artisti, 10 minuti! 10 minuti in scena!- Allen strinse Lenalee a se ancora una volta prima di staccarsi da lei. La ragazza fece un po’ di resistenza ma alla fine cedette.

-Ti prego Allen, non lasciarmi.-

-Non ti lascerò mai Lena, è una promessa.-

-Lo giuri? Starai per sempre con me?-

-Per sempre, mia Luna- e dopo un ultimo bacio a fior di labbra Allen andò di corsa verso il palco, portando con se il piccolo carillon. Lenalee lo osservò sparire dalla sua vista, e mentre tratteneva le lacrime tornò al suo posto, con un terribile presentimento che le stringeva il cuore.

 

POV Allen

Lo spettacolo era ricominciato già da un po’. Molti artisti si erano alternati sul palco, eseguendo i numeri più mozzafiato che il pubblico avesse mai visto. Anche Allen era tornato sul palco diverse volte, era il protagonista, non poteva di certo mancare.

Però non poteva fare altro che pensare a Lena, al bacio che si erano scambiati. Non era mai stato così felice e triste in vita sua. Le aveva promesso che non l’avrebbe mai lasciata, che sarebbero sempre stati insieme, ma in fondo sapeva che non sarebbe stato così.

Lo spettacolo stava giungendo al termine, ed Allen non vedeva l’ora di finire e di riabbracciarla. Ora si trovava a lottare con l’Augusto saltando su delle barre elastiche sorrette dai rispettivi artisti, e si scambiavano di posto in continuazione, compiendo salti che non sembravano neanche umani. Come previsto dallo spettacolo la Luna ad un certo punto li interruppe, e chiese loro un sacrificio. Chi le avrebbe portato il sacrificio migliore sarebbe diventato suo compagno.

L’Augusto a quel punto avrebbe dovuto prendere uno dei bambini artisti bianchi, ovvero uno dei discepoli del Pierrot, per portarlo alla Luna, ma Allen, prese il bambino dalle braccia dell’Augusto e si avviò alla sbarra. Seppur sgomenti i due artisti incaricati di farli saltare li fecero salire, e dopo che il bambino si fu stretto forte forte ad Allen lui fece il salto più alto che poté, fin quasi a raggiungere la Luna che allungò un braccio verso di lui. Allen avrebbe dovuto lasciare il bambino così che la corda che lo teneva lo portasse tra le braccia della ragazza, ma Allen lo tenne stretto, e mentre la forza di gravità li reclamava a terra Allen sussurrò –Crown Clown- e l’Innosence si attivò.

Tra la urla generali Allen lasciò il bambino a terra e con un salto, avvolto dal suo mantello di Innosence, raggiunse la Luna, ora non più ragazza, ma Akuma di terzo livello, e la trafisse con la sua spada.

Altri artisti si tramutarono in Akuma e si scagliarono contro Allen che li uccise con una rapidità e freddezza inumana. Attorno a lui ormai tutto era confuso: c’era chi gridava, chi piangeva, ma ad Allen non importava. Lui stava cercando la sua Lena, voleva saperla al sicuro.

Gli si gelò il sangue quando la vide. Era in piedi, in mezzo agli spalti, immobile, e poteva chiaramente vedere le lacrime che le scendevano lungo il viso mentre gridava disperata, con alle spalle un uomo vestito con uno smoking nero ed un lungo cilindro calato sugli occhi. Ad Allen bastò vedere la sua figura per capire chi era: quando l’uomo alzò il viso verso di lui guardandolo con i suoi occhi dorati e sorridendogli malvagio Allen urlò il suo nome con tutto il fiato e la rabbia che aveva in corpo –TYKIIIII!!!!!!- e lui di rimando, mentre tante farfalle gli volavano attorno, mormorò –Ciao, ragazzo-.       

 

POV Lenalee

“No, no, NO! Allen! Non adesso! Ti supplico Dio, non adesso, no!” Lenalee era disperata. Non riusciva a muovere un muscolo. Il Noah accanto a lei, Cheryl, glielo impediva grazie ai suoi poteri, mentre si godeva lo spettacolo degli Akuma che uccidevano uomini, donne e bambini e si avventavano su Allen.

-Stai tranquilla signorina, non basterà così poco per uccidere il tuo ragazzo. Quest’attacco ci serviva solo come diversivo. Non faceva altro che fissarti, non riuscivamo ad avvicinarti!- Tyki se la rideva seduto dietro di lei. “Come ho fatto ad essere così stupida? Dovevo accorgermi che era lui! Forse tutto questo non sarebbe successo se avessi fatto più attenzione!” Lenalee era arrabbiata con se stessa perché non era stata in grado di proteggere il suo amato. Quando lui si voltò e la vide lei aveva cominciato a gridare e piangere, ed aveva sentito chiaramente l’urlo di rabbia di Allen quando aveva capito cosa stava succedendo.

Il ragazzo tentò di raggiungerla ma degli Akuma di quarto livello lo bloccarono parandosi davanti a lui. –Bene signorina, raggiungiamolo, diamo inizio allo spettacolo.- Tyki la sollevò di peso e, seguito dal fratello, scese fino al palco. Sistemò la ragazza per terra, ancora immobilizzata dal potere di Cheryl. Lenalee vide alcune farfalle posarsi sul suo corpo e tentò inutilmente di muoversi per cacciarle via. Sapeva che quelle erano le farfalle carnivore di Tyki, e sapeva che una sola di quelle bastava per ucciderla.

-Allora ragazzo, non sei felice di vederci? È da tanto che ti cerchiamo sai? Soprattutto Road, sapessi quanto ha fatto per trovarti! Oh, eccola!- La piccola Noah arrivò, spuntando fuori dalla porta dell’arca che era comparsa improvvisamente. La ragazzina corse verso di Allen e lo abbracciò, schioccandoli un bacio sulle labbra.            –Finalmente Allen, mi sei mancato!-

-Ehi Road, cosa fai!? Lo sai che il papà non approva!- Cheryl era come al solito impazzito a vedere la sua bambina tra le braccia di Allen, anche se quest’ultimo in realtà, bloccato da Akuma e dal potere di Cheryl, la ignorava, continuando a fissare Lenalee, tentando di trovare un modo per salvarla.

-Eddaih, sono gli ultimi momenti che potrò passare con lui, fammi divertire un po’!-

-In che senso… ultimi momenti?- chiese Lenalee, usando quel poco di forze che aveva. Si sentì afferrare per i capelli e fu sollevata da terra da Tyki. –Guarda bene il tuo ragazzo, perché tra un istante morirà. O meglio, la sua anima sparirà per lasciare il posto a Neah. Fagli gli auguri quando arriva ok? In fondo è come se stesse nascendo adesso!- Tyki la lasciò cadere a terra facendole sbattere violentemente la testa. La ragazza lanciò un urlo di dolore e quando vide la mano del Noah del piacere sul suo petto, mentre Tease pian piano faceva capolino, sbiancò dal terrore. Allen la guardava pieno di paura e disperazione. –Scusa signorina, ma forse dovremo ucciderti, giusto per aiutare Neah a risvegliarsi. Ma sta tranquilla, è possibile che l’aiuto di Wisely basti!- Il Noah della saggezza uscì dall’arca quando sentì il suo nome. Andò davanti ad Allen e dopo averlo guardato un attimo attivò il suo terzo occhio, ed Allen urlò di dolore.

Passarono pochi istanti, e ad un certo punto Lenalee sentì che il potere di Cheryl l’aveva lasciata. Lei si sollevò e si strascinò a fatica verso di Allen. –Allen, Allen! Ti prego, apri gli occhi!- Allen alzò piano la testa ed aprì gli occhi. Lenalee trattenne a stento un urlo quando vide gli occhi del suo amato: non erano più grigi, ma oro, e la osservavano con curiosità e disprezzo. –Buongiorno Lena, lo sai che è colpa tua se Allen è morto, vero?- gli disse Neah con tono d’accusa.

 

POV …

Neah si alzò barcollando. “Ahh, che mal di testa. Quel calcio di ieri mi ha fatto non poco male. E poi anche Wisely, non poteva stare più tranquillo? Ha frugato un po’ troppo nei miei ricordi. Ha sconvolto Allen, poverino…” Si guardò un po’ attorno e vide uno specchio che faceva parte della scenografia caduto a terra. Lo sollevò e guardò il proprio riflesso. Non lanciò un urlo per miracolo, ma in compenso fece cadere lo specchio a terra, mandandolo in frantumi.

-Ma che cazzo ha che non va ‘sto ragazzo? Ha i capelli bianchi! E poi cos’è tutto sto trucco? Ma vedi te se mi devo ritrovare in un corpo simile!- Si strofino con forza il viso togliendo buona parte del trucco e si tolse il pesante costume. –Un po’ di cervello ce l’aveva allora, almeno ha avuto la decenza di tenersi i vestiti sotto.- Si guardò di nuovo allo specchio, ed annuì soddisfatto. –Ora sì che va bene, mi sento decisamente meglio.- I capelli erano diventati castani, la pelle si era scurita un po’, la cicatrice sull’occhio era scomparsa e sulla fronte erano comparse le stigmate.

-Buonasera quattordicesimo, sono felice di vedere che stai bene.- Neah si girò e sorrise bonario al suo interlocutore: era il Conte, con al suo seguito il resto della famiglia Noah. –Ma che bello, tutta la famiglia al gran completo! Che accoglienza! Oh, aspettate un attimo… Ora si che si sono tutti!- e dopo aver detto ciò quel che restava del tendone fu spazzato via, e i Noah furono circondati da Esorcisti.

-Mammoletta del cazzo, allora avevo ragione, fai proprio schifo.- Kanda, con la sua solita galanteria, si era rivolto immediatamente al Noah, per poi andare a soccorrere Lenalee. La ragazza piangeva disperata, e sembrava in preda ad una crisi di nervi. –Come sapevate…- -Tranquilla Lena, rilassati. I Third che ti seguivano sono stati uccisi, quindi siamo venuti a cercarti immediatamente.-

-Ma quanto sei simpatico spadaccino! Dov’è il tuo amico dai capelli rossi? Lui mi sta molto più simpatico.-

-È morto. Lavi è stato ucciso dai tuoi cari fratelli, non te l’avevano ancora detto?- Kanda guardò con disprezzo tutto il gruppo dei Noah. –In realtà noi non l’abbiamo ucciso, è lui che non ha retto- disse Wisely, e subito dopo fu attaccato da Kanda. –Ehi ehi, rilassati, abbiamo un obiettivo comune no? Uccidere Neah!-

-Non me ne fotte un cazzo di quello lì, prima ammazzo voi, poi penserò ad ucciderlo- e quel punto anche gli altri Esorcisti attaccarono. Anche Lenalee si era ripresa, ed aveva attaccato senza indugio Tyki. Gli unici a non lottare erano il Conte, Road e Neah.

–Perché mi ignorano tutti?- mormorò Neah con un finto tono disperato.

-Perché la battaglia deve essere tra me e te, nessuno deve intromettersi- e dopo aver detto questo il Conte lo attaccò. Mentre i due combattevano Road guardava tutto dall’alto, e fu lei ad accorgersi per prima della morte di Wisely. Mentre le lacrime provocate dalla memory di Noah le rigavano il volto vide Kanda avventarsi contro Neah. Non fece niente per fermarlo, lei era solo una spettatrice.

-Due contro uno non è leale!- si lamentò Neah mentre sferrava l’ennesimo colpo al Conte. Si girò appena in tempo evitare la mugen di Kanda. –Senti spadaccino, vai ad aiutare i tuoi, non intrometterti.- Gli bastò un semplice gesto e l’esorcista fu sbalzato via. Subito dopo fu colpito in pieno dal Conte che non si era certo fatto sfuggire l’occasione per colpirlo. –E bravo Conte! Colpire alle spalle è la tattica migliore dei codardi!- e riprese a combattere contro di lui, ma la lotta non sembrava portare da nessuna parte. Attorno a loro Esorcisti e Noah continuavano a combattere, ed entrambe le parti avevano subito perdite: Crowley era morto uccidendo i gemelli Jasdebit, e Marie portando con sé Lulubel per proteggere Miranda. Tutti i Noah, Conte compreso, piangevano per la perdita dei compagni. L’unico a sembrarne immune era Neah.

Quest’ultimo continuava a combattere alla pari con il Conte, nessuno dei due riusciva a prevalere sull’altro. Inoltre Kanda, anche se si rendeva conto di essere abbastanza inutile, continuava ad attaccare entrambi. Lenalee intanto stava avendo la peggio contro Tyki. E questo creava un certo fastidio a Neah. Per qualche strana ragione si sentiva male quando vedeva che la ragazza veniva colpita. Doveva essere a causa dei residui di coscienza di Allen. Tentava di tenere a freno l’impulso di andare a difenderla, ma era sempre più difficile. “Stupido ragazzino! Non potevano proprio trovare un contenitore migliore vero? Merda!” e fu al termine di quei pensieri che avvenne: Tyki stava per infliggere il colpo decisivo a Lenalee, ma Neah si mosse quasi senza farci caso. Prese Lenalee un attimo prima che Tyki la uccidesse e la portò al centro del palco.

Si ritrovarono in ginocchio, uno di fronte all’altra, ma non ebbero il tempo di dire una sola parola: entrambi furono trafitti, Neah dalla mugen di Kanda, che si conficcò anche nel petto di Lenalee e la ragazza dalla spada del Conte, che trafisse anche Allen. Sembrò che il tempo si fermasse. Tutti smisero di combattere e guardarono i due ragazzi al centro del palco. Il sangue colava copioso ai loro piedi e i due erano immobili.      –Oddio… Lenalee!- Kanda tentò di avvicinarsi alla ragazza ma una specie di barriera lo respinse. Attorno a Neah, anzi, Allen e Lenalee si creò una barriere azzurrina che mandava piccoli lampi.

Noah ed Esorcisti guardavano incantati il centro del palco e non si accorsero nemmeno di quello che gli stava accadendo. L’Innosence di tutti gli Esorcisti si sciolse in liquido verde a raggiunse i due ragazzi. I Noah pian piano persero le caratteristiche che li rendevano tali: gli occhi divennero di colori normali, così come la pelle, e le stigmate sparirono. Fu come se il loro potere si sciolse in un liquido denso e nero, che raggiunse anch’esso Allen e Lenalee. Innosence ed essenza Noah ricoprirono i due corpi abbracciati ed una luce accecante abbagliò tutti i presenti, facendoli svenire.

 

Qualche anno dopo

-Mamma, mamma! Chi sono?- un bambino tirò la gonna della propria madre ferma davanti a quella che sembrava una statua di cristallo.

–Due amanti sfortunati, che con la loro morte hanno salvato il mondo- disse la donna, mentre poggiava un mazzo di fiori alla base della statua.

–E perché gli porti i fiori oggi che è Natale?-

-Perché il ragazzo era nato a Natale.-

-E tu come fai a saperlo?-

-Li conoscevo.-

-Davvero? E perché?-

-Perché…-

-Miranda!- un uomo la chiamò da lontano, facendole cenno che era ora di partire.

-Te lo spiego a casa, ora vai dal nonno, io resto ancora un attimo qui.- Il piccolo corse dall’uomo e si allontanò con lui.

-Come state ragazzi?- Miranda poggiò una mano sul viso del ragazzo e l’altra sul viso della ragazza. –Sapete, è stato difficile venire a trovarvi. La vostra perdita è stata un peso enorme per tutti. Soprattutto per Komui. Lui finge che le cose vadano bene, ma ogni tanto so che sparisce, e nessuno sa dove vada o casa faccia. Gli altri… Beh, sopportano. Ora gestiscono un laboratorio di ricerca. E i pochi Esorcisti rimasti o sono tornati dalle proprie famiglie o sono spariti in giro per il mondo. Per quanto riguarda i Noah non so che dirvi: sono semplicemente tornati umani. Da quella notte nessuno li ha più visti. Forse vivono tutti insieme, da qualche parte. Solo di due non so assolutamente niente: Road e Kanda. Loro sono semplicemente spariti, nessuno li ha visti nemmeno quando ci siamo risvegliati e vi abbiamo ritrovati cristallizzati nell’Innosence e nell’essenza dei Noah.- Guardò con occhi colmi di lacrime i visi sorridenti dei due ed abbassò lo sguardo sull’epigrafe: “25 dicembre, il giorno in cui il figlio e la figlia di Dio ci hanno salvato.” Miranda fece una piccola risata isterica.

-Se sapessero l’odio che provavate nei confronti di Dio, eh, Allen, Lena?- Li guardò nuovamente, sorridendo. Era felice che almeno in quell’ultimo momento insieme fossero stati felici. I due infatti si guardavano sereni, stringendosi i un dolce abbraccio, sorridendosi dolcemente.

-Ora vado, non posso lasciare il piccolo Marie da solo, già mi incolpo ogni giorno di non essere stata in grado di proteggere il padre, non posso e non riesco a stare separata da lui.- Miranda fece per allontanarsi ma una piccola pallina dorata attirò la sua attenzione: era Timcampi. Miranda lo raccolse dalla neve e lo guardò piena di gioia. –Tim, che ci fai qui?- Il piccolo golem dorato restò un attimo immobile e poi aprì la bocca facendo apparire una schermo davanti agli occhi di Miranda. Lei guardò la scena con occhi pieni di lacrime. Quando il filmato finì il golem volò via e Miranda corse più veloce che potè, per andare a raccontare a tutti gli ultimi magnifici istanti di vita di Allen e Lenalee.

In quel momento i ragazzi si erano scambiati un dolce bacio e dopo essersi giurati eterno amore e promessi di stare sempre insieme sulle note del carillon, nel cui interno era incisa la frase “Ti prometto che staremo per sempre insieme”, morirono, lasciando che le loro anime si fondessero dando vita al Cuore, un piccolo cristallo a forma di lacrima che era sparito nella neve.

 

Poco distante il golem raggiunse un ragazzo ed una bambina nascosti nell’ombra. –Bravo Tim, ora vedremo cosa succederà- mormorò la bambina.

–Senti un po’ mocciosa, perché gli hai fatto vedere cosa è successo? E se decidono di cercare il Cuore? Lo sai che son cazzi no?- le disse il ragazzo dai lunghi capelli neri legati in una coda.

–Ma quanto sei sboccato, figlio di Dio. Su, dammi una caramella- disse stizzita la ragazzina.

–Ma quanto sei snervante, figlia di Noah. Allora, spiegazione?-

-Dio e Noah hanno fatto reincarnare il Cuore dentro di noi, ormai non serve più a nulla se non a mantenere stabile il mondo. Nessuno potrà più ottenerlo. Noi lo custodiremo per sempre.-

-Quindi dovrei passare il resto dei miei giorni con una ragazzina petulante come te? Che qualcuno mi salvi!-

-E chiamami per nome una volta tanto! Aveva ragione Allen a chiamarti Bakanda!-

-Mocciosa di merda!- Kanda tentò di prendere la ragazzina ma questa prontamente fuggì lontano.

-Road! Il mio nome è Road Kamelot, Bakanda!- e così anche loro sparirono, portati via dalla neve.     

 

Nota d’autrice: finita! Prima di tutto vi chiedo di recensire, so che è una noia ma voglio sapere che ne pensate, nel bene e nel male, come regalo di Natale, ok? Grazie mille in anticipo ^^

Perdonatemi se non ha un lieto fine, non del tutto almeno, ma va contro la mia natura, non posso farci niente, non poteva finire bene! Tanto sappiamo tutti che D.Gray-man finirà male, quindi è inutile illudersi V.V Comunque, qualche spiegazione. Il primo capitolo l’ho scritto mesi fa, luglio-agosto circa, quindi se ci sono incoerenze tra i due capitoli è perché è passato troppo tempo, pensate che il secondo l’ho scritto in qualche ora alla vigilia di Natale. Sperando che non ce ne siano di troppo evidenti ora passo alle spiegazioni vere e proprie: l’intro del primo capitolo è di una canzone, Pierrot di Senka (ascoltatela che fa piangere), ed inizialmente la storia doveva seguire quella canzone, ma ha preso tutt’altra strada. Ho deciso di fare la differenza Pov Allen e Pov Lenalee perché mi facilitava il racconto. So che la parte dall’attacco in poi è un po’ affrettata, ma non sono brava con le scene d’azione, quindi chiedo perdono per l’ennesima volta. Ho scelto Miranda coma personaggio finale perché… Boh, forse perché tutti gli altri erano morti. Sono cattiva, lo so. Ovviamente il figlio è di Marie, per questo ha il suo nome. E Kanda e Road sono diventati una sorta di protettori del mondo, appunto figlio di Dio in quanto sua diretto discepolo e figlia di Noah, in quanto sua prima discepola. Sono gli unici che hanno mantenuto un legame con i loro “Dei”, tutti gli altri sono tornati semplici umani, niente più Innosence o Noah. Spero che per il resto sia chiara, nel caso chiedete ^^ Ancora auguri a te, mio caro Allen, e a tutti voi! 

See ya, ElPsyCongroo  

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