I wanna save you, THE OFFICIAL REMAKE

di Eliyss
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1. ***
Capitolo 2: *** Chapter 2. ***
Capitolo 3: *** Chapter 3. ***



Capitolo 1
*** Chapter 1. ***


Finalmente il processo terminò definitivamente. Avevo finito anche con i servizi sociali, potevo di nuovo vivere una vita normale, libera. 
Non mi sarebbe affatto mancato lasciare quella lurida struttura.
E a dire la verità, nemmeno le atre ragazze.
Vidi papà arrivare da lontano, e lo abbracciai fortissimo.
Quanto tempo che qualcuno non mi dava una stretta così vera, così piena di emozioni e sentimenti veri.
Gli scesero due lacrime, poi gli dissi di non piangere, che tutto era finito, tutto quell'incubo era finalmente finito.
Era bello come sempre, non era affatto cambiato. L’ultima volta che mi avevano concesso di sentirlo per telefono, erano tre settimane prima.
Nessuno dei due riuscì più a dire una parola dall’emozione, ma bastavano gli sguardi pieni di gioia che parlavano da soli.
Arrivò un assistente e ci disse di andare nell’ufficio del direttore della struttura, dove venivano aiutati tutti i minorenni che commettono crimini.
"Dobbiamo compilare un ultima scheda, poi potrai di nuovo tornare a casa."
Non vedevo l'ora di sentirmi dire quelle parole, oramai erano due anni che viaggiavo da una struttura all'altra.
Continue pressioni, continue minacce, non ce la facevo più.
Già, erano passati già due anni, già per modo di dire, perché a me erano sembrati venti.
Infatti erano due anni fa che quella sera, io e delle mie amiche, ce la siamo presa con quella povera ragazzina di 14 anni, che per colpa di una mia spinta, ha battuto la testa contro un muro, ed è rimasta in coma per parecchio tempo.
Non volevo, non era mia intenzione, non sono una ragazza aggressiva.
Ma la cosa peggiore è che tutti se la sono presa solo con me, dato che le mie amiche, che non so nemmeno come ho fatto a definirle tali, quando hanno visto che la ragazza era per terra che sanguinava e non dava segni di vita, sono scappate, lasciandomi sola, in balia del panico e della paura, e facendo sì che solo io, passassi per due anni lontano dalla mia famiglia, e dai miei cari.
Tutte le colpe rovesciate solo ed esclusivamente su di me.
Perché questo?
Perché non avevo il coraggio di annunciare che non fossi l’unica responsabile?
Forse perché la vita che stavo passando, non la volevo augurare nemmeno alle peggiori delle mie nemiche.
 
Entrammo in quell'ufficio, ed il direttore mi fissò.
Era seduto davanti alla sua scrivania con le mani incrociate poggiate sul tavolo.
"La signorina Diaz, giusto?"
"Sì!" Risposi io, guardandolo con aria assolutamente indifferente, quasi di sfida.
E così mi misi a compilare quella scheda:
Nome: Lay
Cognome: Diaz
Età: 17
Eccetera eccetera, tutte quelle infinità di dati che in quegl’anni avrò compilato centinaia di volte.
Dopo una decina di minuti finii, e tirai un sospiro di sollievo.
Non ci potevo ancora credere.
Posai la penna sul tavolo, e dopo un ultima stretta di mano, con la speranza di non rivedere più quel posto, ci accompagnarono alla porta, e subito corsi verso la macchina di papà.
Mi guardavo intorno.
Sorridevo continuamente.
Mi sembrava così strano non avere più ogni istante qualcuno dietro di me, che guardava dove andassi, e che se per caso avessi provato a scappare mi puntava a volte, addirittura un'arma addosso.
Finalmente sentivo quel senso di libertà che tanto mi mancava.
Il viaggio durò all’incirca due ore, ma fu reso meno pesante dalle solite battute pessime di papà, che odiavo a morte ma che allo stesso tempo, mi mancava sentire in continuazione.
Appena arrivammo a casa, abbracciai subito mia sorella gemella, Aryel, che ricambiò dandomi un bacio sulla guancia.
Mi era mancata tantissimo, quasi non la riconoscevo più.
Era bellissima.
I suoi capelli come l’oro che incorniciavano i suoi lineamenti così fini, e gli occhi azzurro cielo.
Fin da piccole lei era quella bella, perfetta, mentre io ero sempre quella ribelle, quella che doveva seguire l’esempio di sua sorella.  Tutti preferivano sempre lei a me, e un po' l'ho sempre odiata, ma non vedendola da due anni, bè mi era mancata moltissimo. 
"Adesso devi ricominciare anche la scuola, ricordi tesoro?- papà mi guardò annuendo con la testa mentre io sbarrai gli occhi -Ti iscriverò il più presto possibile."
Già, la scuola.
Me ne ero persino dimenticata, per quanto me ne importasse.
Dovevo anche ricominciare la scuola.
Ciò che più mi scocciava era che avrei dovuto andare il quarta superiore, ma avendo perso due anni, dovevo per forza di cose ricominciare dalla seconda.
Il mio sogno, era quello di andare in una scuola che stava nel centro di Londra, il Vocal-Tech College, una scuola musicale, che mi avrebbe seriamente preparata in tutto in quel settore, e ne avrei fatto sicuramente il mio lavoro futuro.
Cosa chiedere di meglio?
Purtroppo però mio padre non voleva mandarmici, non per cattiveria, perché se lui avesse potuto, avrebbe fatto di tutto per rendermi felice, però il centro distava parecchio dalla zona di periferia dove noi abitavamo, e non potevo andare ad abitare da sola per ancora 3 anni.
Così aveva stabilito il giudice.
In pratica, io fino ai vent’anni, sarei stata costretta ad abitare con mio padre. La vita era stata fin troppo ingiusta con me.
Così dovetti andare in un liceo linguistico, e tanto per rendere la cosa migliore, quello che frequentava anche mia sorella, danto inizio nuovamente, lo sapevo, ai paragoni tra di noi, i paragoni con i quali ho convissuto fin da bambina, i paragoni che forse proprio loro, mi hanno portata a reagire come ho reagito quella sera.
 
Primo giorno di scuola.
Non avevo la minima voglia di andarci, ancora meno in una scuola che non mi piaceva e che non avevo scelto io!
La mia ultima speranza era che almeno, fra i corsi opzionali ce ne fosse uno indirizzato alla musica.
Era l’unica cosa che mi importava davvero nella vita.
Mi vestii normalmente, non come mia sorella che pareva dovesse andare a sfilare sul Red Carpet.
Era alquanto patetica, ma purtroppo lo pensavo solo io.
Non feci nemmeno colazione, presi una borsa, la prima che trovai in casa, e salii in macchina di mio padre.
Appena arrivammo a scuola, Aryel chiese di poter scendere un po' prima. Non lo ammise, ma sapevo benissimo che era perché non voleva farsi vedere con me.
Scesi tranquilla e, davanti alla scuola come potevo immaginare, non mancarono quelle fottute le occhiate, chi mi squadrava, ma io presi la saggia decisione di fottermene altamente, e di andare avanti per la mia strada, come avevo sempre fatto d'altronde.
Quando entrai mi guardai attorno, era carina esteticamente come scuola, e la prima cosa che notai fu un annuncio in bacheca.
Provini musicali per lo spettacolo di fine anno, e ci sarebbe stato anche un concorso, sempre canoro ed al vincitore o vincitrice, gli sarebbe stata offerta l'opportunità di cantare live in una radio nazionale molto conosciuta.
Non potevo che correre subito in segreteria ad iscrivermi.
"E' permesso?"- chiesi gentilmente.
"Si, entra”- Mi disse la segretaria, in modo molto malizioso.
"Dove posso iscrivermi per il provino di canto?"
"Ah, basta che scrivi su questo foglio nome e cognome."- rispose la donna, enfatizzando le parole nome e cognome.
Così compilai subito, e appena sbirciò sul foglio ciò che avevo scritto mi disse "Ah, la nuova alunna, Lay..."- Così le ho feci un falso sorriso alzando la testa e subito me ne andai.
Suonò la campanella della seconda ora, avevo già perso la prima.
Entrai in classe ed alcune ragazze molto entusiaste vennero verso di me a presentarsi.
Mi sentivo la loro madre, erano davvero piccole rispetto a me.
Per cortesia mi presentai anche io, ma poco dopo si allontanarono tornando ai fatti loro.
Forse era colpa del mio carattere, ero abbastanza chiusa in me stessa, al contrario di Aryel. Io ero diversa, soprattutto dopo che le mie ex amiche mi avevano abbandonata nel momento in cui avevo più bisogno. Facevo fatica a credere nell'amicizia di una ragazza, e preferivo starmene in disparte, da sola, almeno così avevo la certezza che nessuno più mi avrebbe più fatta soffrire.
Appena finita la scuola, Aryel si incamminò con altre due galline snob verso casa.
Io per un po' gli andai dietro, ma poi mi allontanai, non volevo tornare a casa. Dopotutto, io ero quella ribelle.
Passeggiai per un viale, verde, pieno di alberi.
Mi dava un senso di tranquillità, freschezza, libera da ogni tipo di pensiero. Solo io e la bellezza della natura.
Camminavo e mi guardavo attorno.
Ero libera, stavo andando dove volevo io, da sola.
Vidi un parco che non avevo mai notato, probabilmente recente, e mi sedetti su una panchina facendo un respiro profondo.
Appoggiai lo zaino vicino a me, e presi la mia unica ragione di vita, il mio Ipod, e cominciai ad ascoltare musica, isolandomi ancora di più in tutto un altro mondo ma questa volta, in un mondo dove stavo bene, in un mondo fatto a modo mio, come piaceva a me, il mondo della musica.
Passò circa un'ora e papà mi chiamò tutto agitato.
"Tesoro, dove sei? Aryel mi ha detto che sei sparita e non ti ha più vista. Ma stai male?"
"No papi, è tutto apposto, non ti preoccupare, tornerò a casa per cena, credo..." E riattaccai.
"Certo, Aryel che mi ha persa di vista perché io sono sparita, sempre colpa mia ovviamente..."
E mentre parlavo da sola, vidi in lontananza qualcosa o meglio, qualcuno che mi lasciò di stucco.
Era un ragazzo.
Mi guardò e si mise a ridere.
Ma cosa voleva?! Io non so, non credo non abbia mai avuto un problema in vita sua!
Poi lo guardai meglio.
Il suo sorriso mi faceva impazzire, aveva degli occhi scuri ed un ciuffo "ribelle" nero. Ero rimasta senza parole. Era semplicemente bellissimo.
Lui continuò a camminare dritto, ed io rimasi incantata persino dal suo modo di camminare, di poggiare i piedi a terra passo dopo passo, ma appena realizzai che era già ormai troppo distante, mi rassegnai, perché sapevo che un ragazzo così, non sarebbe mai interessato a me. Allora ripresi le cuffie, e rimisi la musica al massimo del volume.


-Look at me
Rieccomi baby yeeeee! lol
Allora, come già detto nell'introduzione, io questa storia l'avevo già scritta, ma l'ho voluta rivisitare un po' meglio:)
Se vedrò che avrà un minimo di successo(?) sono molto speranzosa ahah, la terrò e cancellerò la versione originale
altrimenti pazienza, mi rassegnerò a non essere considerata da nessuno lol
Come avete capito la mia autostima fa schifo :)
Ma chiunque sarà arrivato a questo punto, sappi che lo adoro, davvero!
Grazie a tutti and a massive thank you! c:

-----> QUI <----- potete seguirmi su twitter :3 ricaaaaambio!
 

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Questa è una OS che ho davvero amato *O* ----> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1430027

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Capitolo 2
*** Chapter 2. ***


Al ritorno durante il tragitto, non potei fare a meno di continuare a rivedermi quel sorriso così perfetto.
Appena arrivai a casa, me ne andai direttamente in camera, senza cenare. Non avevo fame.
Passai davanti alla cucina e a mia sorpresa, mio padre non mi riempì di domande inutili alla quale in ogni caso, non avrei risposto.
Però mia sorella mi fermò per un braccio, per chiedermi di uscire con lei e delle sue amiche.
Sicuramente dietro a quella proposta ci saranno state le minacce di papà perché da come mi aveva trattata in quel primo giorno, non poteva essere una decisione proveniente dal suo perfido cuore.
Io ovviamente rifiutai. Preferivo starmene a casa, per i fatti miei, piuttosto che vederle parlare solamente di stronzate, ed io ad un metro di distanza come minimo, perché ne sarebbe capace.
Sì, la stavo cominciando ad odiare nuovamente. Tutti i bei sentimenti che avevo provato per lei il giorno prima, durarono ben poco, assai poco.
Perchè lei doveva essere così bella? 
Perchè lei era così perfetta?
E io cosa avevo che non andava?
Eravamo gemelle, ci assomigliavamo, ma lei aveva quel qualcosa in più, che nemmeno io sapevo giusto cosa fosse, nemmeno gli altri, ma ce lo aveva.
Entrai in camera mia, che in quei due anni era diventata lo sgabuzzino della casa. Che carini.
Ancora immersa negli scatoloni, cercai di scavalcarli e raggiungere il mio letto.
Mi distesi, e non riuscii a non pensare, ancora, a quel ragazzo che mi aveva rubato il cuore.
Che aveva così attirato la mia attenzione.
Che in quel momento era il centro dei miei pensieri.
Quel sorriso, anche se visto da lontano, brillava, splendeva, ancora dentro di me.
Non riuscivo a togliermelo dalla testa, o forse, semplicemente non volevo togliermelo dalla testa, cosa quasi più probabile.
Sistemai il cuscino e mi appoggiai delicatamente, sorridendo al suo pensiero.
Mi addormentai poco dopo, e senza nemmeno che me ne accorgessi, era già mattina.
 
Solamente il pensiero di dover rientrare in quell' inferno mi distruggeva.
Cominciare così una giornata era assolutamente demoralizzante. Come dice quel detto il buon giorno si vede dal mattino, e questo in poche parole stava a significare, che tutti i giorni tranne la domenica, sarebbero stati dei grandissimi giorni di merda!
Niente poteva rendermeli migliori, oramai mi ero rassegnata. O forse, qualcosa ci sarebbe stato.
Scesi da basso sprizzando felicità da tutti i pori, potete immaginare! Presi una fetta biscottata e la ricoprii interamente di Nutella.
Guardai l’ora.
Ero stranamente in anticipo, quindi presi tutta la calma possibile.
Decisi di andare a piedi, partii semplicemente qualche minuto prima, alla fine la scuola non era così distante.
In un quarto d’ora abbondante ci sarei arrivata tranquillamente, conoscendo i miei ritmi di camminata, equivalenti a quelli di una lumaca lol solo un po’ meno bavosi, sì insomma.. lasciamo perdere.
Tirava un leggero vento, allora presi il giubbotto e uscii.
Il tragitto era però, abbastanza lungo per poter riflettere su tutto, e in quel momento presi una delle migliori decisioni che avessi mai potuto prendere.
Pensai che quel giorno avrei anche potuto non andare a scuola, infondo a me cosa ne importava?! E poi non ne avevo voglia.
Controllai nelle tasche e ci trovai una banconota da 30 sterline.
Mi sarebbero tranquillamente bastati per la sopravvivenza di un giorno.
 
Non avevo la più pallida idea di come ci fossero finiti nel mio giubbotto, ma non poteva andarmi meglio.
Così presi il primo autobus che passò e, senza leggere la destinazione, salii. Aspettai circa venti minuti, dopo di che, scesi.
Non lo avevo mai visto quel quartiere e se devo essere sincera, non avevo la più pallida idea di dove mi trovassi, ma era tanto per fare due passi, tanto per essere il più lontano possibile da casa, e cioè da tutti i miei problemi.
Camminavo, sempre avanti dando un’occhiata alle vetrine che apparivano molto accoglienti. Non era per niente male come luogo, anzi, avrei potuto andarci più spesso quando sarei stata in marina.
Avevo ancora fame, così mi fermai in un bar.
Solito cappuccino, e cornetto alla crema visto che di Nutella ne avevo già mangiata abbastanza.
E freghiamocene delle calorie, no?
Sorseggiavo lentamente, dovevo prendere tempo, tanto ne avevo a volontà.
Ad un certo punto mi girai, e notai nel parchetto che stava proprio di fronte al bar, un uomo. Era seduto su una panchina, dall’altra parte della strada. Si nascondeva, per quel che gli era possibile, con un giornale, e con l’altra mano teneva un binocolo puntato proprio nella mia direzione.
Inquietante.
Cercai di non farci caso, ma l’attenzione mi cadeva sempre verso lui. Così, finita la mia seconda colazione, mi alzai ed andai a pagare.
Uscita ricominciai a camminare.
 
Andavo avanti, senza neanche sapere dove, ma continuavo senza mai fermarmi, volevo trovare un luogo dove poter stare in pace, tranquilla.
Assaporavo quell’aria fresca d’autunno così pura. Respiravo profondamente e chiudevo gli occhi.
Non c’era modo migliore per liberare la mente e sentirsi liberi.
Amavo quella sensazione.
Ma ad un certo punto mi girai casualmente e quell’uomo mi stava inseguendo. 
La mia sensazione che prima puntasse a me non era sbagliata. Accelerai il passo, ed accelerò anche lui.
Capii subito cosa poteva essere.
MERDA! La polizia!
Cominciai a correre e così anche lui.
Non ero di certo una ragazza sportiva anzi, quindi avevo paura di non farcela ed essere costretta a fermarmi da un momento all’altro per la troppa fatica, ma resistetti parecchio.
Probabilmente la preside non vedendomi a scuola l’avrà chiamata.
Tipico.
Mi controllavano ancora, che palle.
Continuai a correre pur essendo sfinita.
Volevo davvero fermarmi, ma non potevo. Il cuore batteva e a me sembrava di non avere più fiato.
Non potevo rischiare di trovarmi nuovamente nei guai, anche se scappando sapevo benissimo che era peggio, ma ancora non era riuscito a raggiungermi.
La gente ci guardava malissimo, con occhi spalancati assistendo alla scena, ma nessuno osò intervenire, per fortuna.
Poi ad un certo punto, sentii qualcuno che mi prese per un braccio, tirandomi dietro ad una casa e mettendomi la mano sulla bocca.
Il mio primo pensiero, fu quello di un altro poliziotto.
Ok, sta volta ero nella merda fino al collo.
Cominciai ad agitarmi con tutto il corpo, cercando di liberarmi.
"Zitta!"- Mi sussurrò.
Ascoltai la sua voce.
No, era troppo giovane.
Poi lo guardai meglio. Quello sguardo lo avevo già visto.
Non ci potevo credere!
Era il ragazzo del giorno prima.
Mi tenne in dietro, e si piegò leggermente in avanti per guardare se c'era ancora il poliziotto.
"E' tutto apposto, non c'è più."- Mi disse liberandomi dalla sua stretta presa.
Io ero lì, con la schiena attaccata al muro e lo fissavo. 
Non riuscivo a realizzare bene la situazione, ma in tutta quella confusione c’era qualcosa che mi faceva molto poacere.
Continuai a guardarlo.
Non riuscivo a staccare lo sguardo dal suo viso. Ci provai, ma i miei occhi non volevano proprio muoversi.
Ovviamente non gli feci resistenza.
"Perchè ti inseguiva quell'uomo?"- chiese incuriosito.
"Era un poliziotto...Ma, per caso mi pedini?!"- gli dissi, fingendo di essere un po' arrabbiata, non volevo sembrare interessata a lui.
"No, ero venuto a trovare un amico e passando per di qui ti ho vista, e mi sono ricordata di te, la ragazza che parla da sola!”- disse facendomi il verso.
"Scusa?!"- lo guardai malissimo.
"Dai, scherzo! Poi ho visto che quest'uomo ha iniziato ad inseguirti e così..."
"Che carino..."- lo interruppi senza lasciarlo finire la frase.
Mai un ragazzo che avesse compiuto un gesto tanto bello, tanto dolce, coraggioso nei miei confronti. Ero felice, ma allo stesso tempo sorpresa.
"Mi devi ancora dire perché ti inseguiva la polizia!"- aggiunse sorridendomi.
La forma della sua bocca mi faceva impazzire.
"Per farla corta, solo perché non sono andata a scuola. Ma diciamo che dietro c'è una lunga storia quindi..."
"Quindi me la racconterai mentre andiamo a berci qualcosa di caldo da qualche parte, dato che comincia a fare freddo, e non accetto rifiuti, non ci sono abituato"- continuò, facendomi l’occhiolino.
"Ci sto. Ma non so nemmeno il tuo nome"
Si avvicinò con il viso verso di me, accarezzandomi il collo e mi sussurrò in un orecchio:
"Zayn"

-Look at me
Allour(?)
Ecco svelato chi era il misteriosssso ragazzo, anche se credo che si fosse capito comunque:)
Allora che ne pensate?
Non è dolcissimo? c:
Anche io voglio essere salvata da lui *but for you I'll be Superhuman
Anyway, fatemi sapere visto che il primo capitolo non ha ancora ricevuto recensioni ewe
Grazie mille comunque a chi l'ha inserita nelle preferite/seguite/ricordate
vi adoro! c:


Baci xx @alikee1D

 

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Questa è una mia OS c: ---> Go to hell (cliccate la 'G')
Mentre questa è una OS rossa però sui District3, che però mi piace da impazzire ---> Be my runaway

 

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Capitolo 3
*** Chapter 3. ***


"Tu sei pazza!" Mi disse per poi scoppiare a ridere.
Mi guardava con l’espressione tipica da idiota, un’espressione della quale mi ero già innamorata pur potendola ammirare solo da circa un’ora.
Quel ragazzo, anche se non conoscevo niente di lui se non il nome, mi aveva fatta letteralmente perdere.
Mi sentivo così piccola e impotente davanti alla sua bellezza così umile, così spontanea.
Era perfetto. Non avrei mai smesso di ripeterlo.
Gli avevo raccontato tutta la mia storia, da capo a fine. Della mia vita, della mia famiglie e delle mie relazioni.
Tutto.
Di lui mi fidavo.
Lo conoscevo da appena... anzi, non lo conoscevo neanche.
Eppure mi dava una splendida sensazione di fiducia.
Era strano, ma io, che ero una persona assolutamente diffidente oramai, lo sentivo così vicino, come se fossimo amici dal tempo dell’asilo.
Non mi era mai successo prima, eppure era una sensazione stupenda.
"Non mi importa, io in quella scuola non ci voglio andare!"- dissi mettendo il broncio e riappoggiando la schiena alla sedia.
"E perché? Ti trovi così male?"- chiese lui interessato.
"No, non è che mi trovo male, ma ciò che voglio fare io nella vita è cantare! Non me ne frega un emerito cazzo di andare ad un liceo! Linguistico per di più! No, mi rifiuto. Piuttosto non torno più a casa."
"Cantare hai detto?"- rispose immediatamente il moro.
Appena pronunciai quelle parole si illuminò.
Non capivo il perché.
I suoi occhi si ingrandirono di colpo, aggrottando le sopracciglia, e la sua faccia pur stando dall’altra parte del tavolino, si avvicinò improvvisamente alla mia.
Lo guardai sorpresa, non comprendevo bene quella sua reazione. Infondo non credevo di aver detto nulla di male.
"Sì cantare. E' tutto ciò che io voglio nella vita, non mi interessa nient'altro."- risposi scuotendo la testa, e sorseggiando in seguito un po’ della mia bevanda.
Niente poteva interrompere quei momenti così incantevoli, così paradisiaci, tanto strani dai miei standard delle mie giornate così monotone.
Avevo detto che niente poteva interromperci? Bè, allora quasi niente, dato improvvisamente il mio telefono squillò.
Quella tremenda suoneria che odiavo ma che non avevo mai voglia di cambiare.
Il mio primo pensiero si indirizzò verso papà che sicuramente sarebbe venuto a sapere del fatto che non ero andata a scuola.
Mi preparai psicologicamente, chiudendo gli occhi e facendo movimenti assurdi e senza senso.
Zayn mi guardò stupito.
"Arrivo subito. Rispondo e ritorno!" Gli dissi, sorridendo.
“Qualche problema?”- mi chiese subito, interessandosi a me. Questo mi faceva davvero piacere.
Scossi la testa come per dirgli di non preoccuparsi e mi allontanai uscendo dal bar.
 
"Pronto?!"
"Lay, sono la segretaria. Oggi sono venuta a cercarti a scuola, ma poi mi hanno detto che non c'eri. Allora, il provino per lo spettacolo è domani pomeriggio. Presentati al teatro della scuola alle 2."
Non ero mai stata tanto felice di sentire la voce di un addetto alla scuola. Tirai un sospiro di sollievo.
"D'accordo! Ci sarò! Allora domani alle 2 al teatro della scuola per il provino? Fantastico, non vedo l’ora! La ringrazio."- e riattaccai.
Chiusi gli occhi e strinsi i pugni facendo poi un movimento verso il basso con le braccia.
Ero davvero contenta in quel momento. Finalmente potevo dimostrare ciò che valevo. Potevo esprimere ad altre persone le mie emozioni, i miei sentimenti cantando.
Non vedevo l’ora.
Tutta fiera di me stessa, mi girai e rientrai all’interno del bar.
Zayn non c'era più.
Le sedie ancora allontanate dal tavolo ricoperto di briciole e le due tazze ancora per metà piene.
Ma lui, non c’era.
Solo un biglietto sul tavolo che diceva:
 
-Scusa Lay, ma ho dovuto proprio andare. E' stato un piacere parlare con te. Spero ci rivedremo presto. Zayn-
 
Mi aspettavo almeno il numero di telefono, o qualcosa per poterlo rintracciare.
Invece niente.
Niente di niente, solo uno stupido pezzo di carta.
Spero ci rivedremo presto, si ma come?!
Non potevo stare senza vederlo, sentivo questo bisogno dentro.
Sì, era presto per dirlo, ma in lui io mi sentivo sicura e la paura di non incontrarlo mai più mi torturava.
Uscii e mi guardai attorno.
Oramai era già quasi ora di pranzo.
Forse era il caso che tornassi a casa. Speravo solo che papà non avesse saputo niente.
Non avevo la minima voglia di discutere.
Non era giornata.
 
Entrai in casa nel modo più normale possibile.
Mi levai la giacca e la appesi vicino alla porta e mi diressi verso la camera da letto, indifferente.
Papà era là, fermo immobile. Probabilmente aspettando proprio il mio ritorno.
Mi guardò con uno sguardo come un po' deluso. 
"Tesoro, dobbiamo parlare."
No! In quel momento desideravo tutto fuor che sentir pronunciare quelle parole.
Non ce la potevo fare. Non mi sarebbe servito a niente sentirmi ancora una volta la solita ramanzina, che ormai continuava a farmi da quando ero piccola.
Tanto alla fine facievo ciò che volevo, indipendentemente da cosa volesse lui.
"Lay, parlo seriamente!"- mi disse cambiando tono.
"Anche io papà, adesso non è proprio il momento."
Mentre mi girai mi prese per un braccio e cominciò a farmi un discorso che sinceramente non mi aspettavo.
Era calmo, e sentivo che ciò che diceva, lo esprimeva col cuore, lo diceva sinceramente.
Mi spiegò che se dipendesse da lui farebbe di tutto pur di rendermi felice, ed in questo caso per la mia felicità intendeva sicuramente la scuola di canto, ma purtroppo non era così e non poteva proprio per questioni giuridiche. Così aveva stabilito il giudice e così dovevamo eseguire.
Che palle!
Questa storia mi stava letteralmente uccidendo.
Non ero una criminale, semplicemente avevo il mio carattere.
Sbaglio in continuazione, come tutti.
E' umano.
Così, senza dire a niente, me ne andai in camera riflettendo su tutte le parole che avevo appena sentito.
Però pensieri maggiori si sovrapposero.
Non riuscivo a non pensare a Zayn. Ancora.
Era più forte di me.
Mi scese una lacrima sul viso.
No. Non volevo piangere eppure mi sentivo ancora più impotente. Sottomessa alla forza dell’amore.
Che vergogna.
Passai tutto il pomeriggio così, a non fare niente, fra vari pensieri che alla fine riconducevano sempre a lui.
A Zayn.
A quel sorriso e a quel ciuffo.
A quegli occhi grandi e scuri e alla sua carnagione scura.
Anche quel giorno la sera arrivò. Era presto, circa le 8.30, e nonostante ciò mi infilai sotto le coperte e mi addormentai, cercando di pensare il meno possibile a quello sguardo magnetico e così incisivo.
 
Sveglia.
Era mattina.
Stranamente mi svegliai più allegra del solito. Era il giorno in cui avrei dovuto dare tutta me stessa al provino.
Finalmente!
Decisi così di andare a scuola, non potevo presentarmi solamente il pomeriggio.
E dopo ben 5 ore di tortura che sembravano non passare più, finalmente era ora.
Era il mio momento.
Appena varcata la porta di quell’inferno, più comunemente chiamata scuola, mi fermai e feci un respiro profondo, e non riuscii a trattenere un sorriso che nel giro di pochi secondi invase il mio volto.
Entrai al teatro.
Per fortuna, concentrandomi solo nel far bella figura e nel dare il massimo di me stessa, mi dimenticai di Zayn per un po'. Non potevo permettermi distrazioni.
Era buio, solo il palco illuminato dai riflettori.
Circa una ventina di ragazzi e ragazze erano seduti nelle prime file, e davanti a loro, un tavolo e la commissione composta dalla professoressa di musica, ed altri due uomini che non conoscevo.
Molto in lontananza si sentì il campanile suonare.
Erano le 2 in punto.
"Bene ragazzi, chi c'è, c'è, e chi non c'è, non c'è - cominciò la prof battendo le mani per attirare la nostra attenzione - sapete tutti che lo spettacolo di fine anno non si svolgerà più, a causa del troppo ristretto budget che la scuola possiede in questo momento. Date il meglio di voi, perché qui ci si gioca una mattina in radio!"- continuò.
Successivamente uno dei due uomini si girò verso di noi e annunciò chi sarebbe stato il primo.
Sentii tutta un'angoscia tremenda dentro di me, che mi tormentava parecchio.
Dovevo stare calma! Qualche respiro profondo e tutto sarebbe andato alla perfezione. Non dovevo agitarmi, non potevo sprecare un'opportunità così.
Grazie a quella occasione avrei potuto ricostruirmi una vita, più felice, facendo ciò che davvero amavo. Quel posto in radio doveva essere mio. 
Il concorso si sarebbe evoluto in questo modo: dei 24 ragazzi che eravamo presenti quel giorno, ne sarebbero passati solo 12 alla semifinale ed infine 6 alla finale. Per passare alla fase successiva bastavano due consensi da parte della giuria.
Poi sentii al microfono dire:
"Lay, sei la prossima." 

-Look at me
Tataaaan ecco appena sfornato(?) un nuovo capitolo! :)
Che ve ne pare?
Perché Zayn se ne sarà andato così, all'improvviso?
Bè se non aspettate il prossimo capitolo, non lo saprete maaaaai :DD
Ok, non so più cosa scrivere! Vi chiedo solo un favore:
se per caso la storia vi sembra noiosa o qualsiasi critica, me lo potete far sapere?
Grazie mille c
:


@alikee1D

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