Showed me what I couldn't find when two different worlds collide-

di Valsi_inkheart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** F. ***
Capitolo 2: *** Il diavolo veste Pra… anzi, la divisa dei Warblers ***
Capitolo 3: *** "Proteggimi dal mostro" ***



Capitolo 1
*** F. ***


Showed me what I couldn't find when two different worlds collide-

In Francia, tutto accade,
soprattutto ciò che è impossibile.

 (François de La Rochefoucauld)



F. F come Fallimento, come fortuna che è l’unica, come forse ripeterai l’anno se non migliorerai i tuoi voti.
Kurt girò il foglio del tuo test, in modo da dissimulare. Inutile: i segni rossi che sbarravano ogni sua risposta, segnandola come sbagliata significavano solo una cosa. Stava diventando Noah Puckerman.
- Humèl, piu atensione la pròsima volta, m raccomandò, oui? – disse il professore, avvicinandosi piano a lui. Kurt apprezzò la discrezione del suo insegnante, ma non riuscì a smorzare l’odio per lui, la Torre Eiffel, le baguette, il Louvre, Ladurée  e i croissant. Suo padre non gli avrebbe mai fatto passare una F in francese così facilmente, soprattutto in quel periodo dell’anno, così vicino agli esami finali. Niente nuova collezione di maglioncini Marc Jacobs per te, Hummel, pensò il ragazzo con un sospiro. Doveva fare qualcosa: quella F in francese non faceva onore né a lui, né alla memoria di Yves Saint Laurent.
Al suono della campanella, si diresse nel primo corridoio alla sua destra, essendo certo che avrebbe trovato la persona che stava cercando.
- Ehilà, Kurt! – lo salutò con un sorriso l’altro ragazzo, più basso di lui e con i capelli ingelatinati. Kurt si concesse un attimo per ammirare i suoi occhi, la sua bocca, il suo profilo, per cercare un ricordo delle sue mani, del calore del suo corpo. Poi si riprese.
- Blaine, ehi! Cattive notizie.
- Il test di francese? È andata così male? – Blaine lo conosceva. Si erano lasciati da poco, non avevano nessun risentimento: semplicemente avevano capito che dovevano vivere delle vite un po’ più distaccate. Era inquietante, quanto le loro giornate fossero connesse l’una con l’altra. Ognuno di loro due aveva bisogno di autonomia, e non potevano trovarla con l’altro così intrecciato a sé. Così, erano rimasti buoni amici – innamorati sì, - ma solo buoni amici. Era la cosa migliore. Così, Blaine sapeva tutto di Kurt e Kurt tutto di Blaine, compreso quel test di francese che Kurt era sicuro di aver eseguito malissimo.
E infatti.
- Peggio…
- Senti, ho avuto un’idea, - disse Blaine con un sorriso, chiudendo il suo armadietto e iniziando a camminare. Kurt lo seguì senza esitare. – Potresti prendere ripetizioni.
Kurt si fermò al centro del corridoio.
- Ripetizioni? Io non_ -
- Kurt, non permetterò che tu venga bocciato per una sola, stupidissima materia. – Solo un amico Kurt. Lui è solo un amico! – Quindi ho pensato alle ripetizioni. Tra un po’ ci sono gli esami finali e dovrai essere preparato…
Kurt sorrise. Amava la fiducia che sapeva infondergli l’altro ragazzo, il calore che gli suscitava nel corpo. Stare con Blaine era come bere cioccolata calda. Kurt si sentiva profondamente amato, e in quel momento se l’altro gli avesse detto che secondo lui avrebbe dovuto buttare tutto il suo guardaroba nella spazzatura per andare meglio, beh, probabilmente l’avrebbe fatto.
Ma erano solo amici, eh.
- Va bene, va bene… vedrò che posso fare.
- Bravo… ora scusami, ma ho lezione. Ci vediamo dopo!
Kurt lo salutò con una mano e si diresse spedito alla bacheca degli annunci, prima di poter cambiare idea. C’erano avvisi per vendere videogiochi e per cellulari persi che probabilmente non sarebbero mai stati ritrovati; gente che cercava di vendere la cucciolata immensa dei suoi cani, chi cercava qualcuno con cui dividere la camera. Poi, eccolo.Il foglio che Kurt cercava.
Per ripetizioni di francese con madrelingua: chiamare 555-352-646. Info in privato.
Okay, il biglietto non era invitante. Kurt sentiva una morsa allo stomaco, come se ad aspettarlo ci fosse qualcuno pronto a derubarlo e lasciarlo nel mezzo del nulla completamente nudo. Ma doveva superarlo: Blaine gli aveva detto che quella era la cosa migliore per lui, e aveva fiducia in lui… come se la persona dietro quel numero di telefono c’entrasse qualcosa con Blaine e il suo consiglio.
Kurt digitò il numero, e premette il tasto con la cornetta verde.
- Allô?
- Oh, salve, ho chiamato per l’annuncio apposto al McKinley, io avrei_
- Bisogno di ripetizioni? Piuttosto ovvio.
Kurt ebbe un moto d’irritazione verso quella voce, come se la conoscesse. Scacciò quella sensazione, trasse un respiro e rispose, cercando di risultare il più cortese possibile.
- Sì, esatto. – Okay, tentativo fallito. – Mi chiamo Kurt Hummel, e vorrei_
- Kurt Hummel? – Ora aveva anche da ridire sul suo nome? Bei momenti l’attendevano con mister – anzi: Monsieur Madrelingua.
- Sì, Kurt Hummel, qualche problema?
- Nessuno. Possiamo vederci domani alle 5, sala studio del McKinley. Sono 50 dollari l’ora, se non passi l’esame finale ti restituisco tutto. D’accordo?
- Certo, comunque non av_ - Il ragazzo si accorse del fatto che stava parlando da solo: il suo interlocutore aveva attaccato, e lui non sapeva nemmeno come si chiamasse. Non avrebbe potuto fare nessuna ricerca su di lui, e intanto avevano un appuntamento fissato per il giorno successivo.
Kurt sospirò.
Dannato Blaine. Dannata Francia.
 

 

Note: Prima long EVER! Che paura. Bene, spero che il primo capitolo vi intrighi abbastanza (?) da spingervi a leggere il secondo (sperando che ci sia, data la mia poca costanza nell’aggiornare, uff). Grazie a chiunque legga e recensisca, a chi mi dirà che scrivo da schifo perché significa che ha letto ciò che ha prodotto la mia testolina, a chi ha inventato la kurtbastian (?), a chi come me aspetta gli ultimi due capitoli di Don’t you remember, a chi mi ha detto “dai, provaci” ,a chi mi prenderà a calci nel sedere per farmi aggiornare. Ah, un'altra cosa. L'ispirazione mi è stata gentilmente offerta da Eddy Martin che commentava la sua esibizione di 'Uptown Girl' scrivendo: "i was trying to charm her...i needed an A in french" - Eddy, ti devo un favore ;)
Vals

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Capitolo 2
*** Il diavolo veste Pra… anzi, la divisa dei Warblers ***


Capitolo due:

Il diavolo veste Pra… anzi, la divisa dei Warblers

 

- Rachel, davvero, niente di personale ma devo assolutamente andare a studiare, non posso passare il pomeriggio al Lima Bean quando ho una F che mi pesa sul collo come una spada di Damocle.

Dopo la telefonata, Kurt era corso da Rachel per raccontarle tutto – l’insufficienza, Blaine e i suoi adorabili consigli, la telefonata con il simpaticissimo ragazzo che gli avrebbe dato ripetizioni. Così, l’amica aveva insistito per un caffè al Lima Bean, che, Kurt lo sapeva bene, avrebbe significato solo stare lì fino a sera, tornare a casa e essere talmente spossato dal tempo trascorso con la Berry, da non riuscire a fare più nulla. Però era risaputo: quando Rachel Berry si metteva in testa qualcosa, Rachel Berry l’avrebbe ottenuta. E allora con un sospiro, Kurt entrò nella caffetteria, e si mise in fila con Rachel alla cassa per il caffè, parlando del nuovo numero di Vogue e di quanto Rachel avesse bisogno di una Balenciaga. Fu quando la cassiera si rivolse a lui con un sorriso (Kurt apprezzò: sapeva cosa significava lavorare lì, e sapeva anche che sorridere a degli sconosciuti che ti danno ordini non è affatto facile), chiedendogli cosa ordinasse, che rispose candidamente: - un cappuccino scremato.

Rachel lo fissò, con uno sguardo che urlava “cosa ti dicevo?”. Kurt sbuffò e si diresse verso la saletta della caffetteria, sedendo al suo posto preferito – una poltroncina color crema per due, che di solito occupava con Blaine – senza nemmeno aspettare che il caffè di Rachel fosse pronto. Sapeva cosa stava per dirgli, e non aveva alcuna voglia di tirare fuori l’argomento… di nuovo.

- Un cappuccino scremato, Kurt? Davvero? – esordì la ragazza, prendendo posto su una sedia di fronte a lui, con la voce più alta di un’ottava e agitando le braccia. Kurt si stupì che il caffè non uscisse dal bicchiere.

- Cosa c’è? Mi piace. Non cominciare con i tuoi strani pensieri, Rachel. Mi piace il cappuccino, non devo cercare giustificazioni per questo, - rispose Kurt sorseggiandolo, senza staccare gli occhi dalla sua accompagnatrice.

- Sai quello che voglio dire. Questo caffè è… impregnato di Blaine.

- Rachel, ti prego. È solo il mio caffè preferito e Blaine non c’entra assolutamente nulla. È finita ormai, io e Blaine non stiamo più assieme. Siamo amici, è vero, ma è tutto. Ed è meglio così. Sai, io non avevo_

- E così il bell’Anderson è tornato sulla piazza, uhm? – Kurt si fermò a metà della frase, cosciente di aver alzato la voce e di aver lasciato che chiunque nella sala ascoltasse ciò che aveva detto. Guardandosi attorno, non si rese conto all’inizio a chi appartenesse quella voce. Nello stesso istante in cui capì, lo vide. Accanto a lui, con un bicchiere fumante in mano e attorniato da tre ragazzi vestiti come lui, che Kurt conosceva, c’era lui.

Sebastian.

Il Diavolo in blazer.

- Cosa vuoi, Gary Busey? – disse Kurt senza guardarlo, dopo aver salutato con un cenno gli altri Warblers.

- Da te, nulla, principessa. Ma sai, eri l’unico ostacolo nella strada tra me e il sedere di Blaine. E ora che ti sei finalmente tolto di mezzo, posso procedere senza impedimenti, - Sebastian sorrise, guardando fisso Kurt. Sembrava ci fosse qualcosa che Sebastian sapeva, e Kurt no. il suo sorriso era strafottente come al solito, ma anche divertito, e celava sicuramente qualcosa. Kurt non avrebbe voluto dare peso alle parole del ragazzo accanto a lui, ma queste gli risuonavano nella testa, e gli facevano pensare alle mani di Blaine, al suo sguardo… non avrebbe mai ceduto alle pressioni di Sebastian. Lo sapeva.

- Smythe, Blaine non è stupido come credi tu. E di certo non è uno da scaricare dopo “venti minuti”. Quindi vedi di stare alla larga, perché non ho reagito dopo la granita col sale grosso, non ho reagito dopo che hai ballato avvinghiato al mio ragazzo allo Scandals… ma questa volta sarà troppo.

Sebastian sorrise ancora: il discorso di Kurt sembrava non lo avesse toccato minimamente. Piegando la testa da un lato, come assorto nei suoi pensieri perversi e assurdi, come Kurt era convinto fossero, li lasciò lì senza degnarli di una risposta, e si unì al tavolo dei suoi compagni.

- Lo detesto.

- Che faresti se riuscisse davvero a iniziare qualcosa con Blaine? – Eccola di nuovo: Rachel Berry all’attacco! Il ragazzo sembrò indifferente a quell’affermazione, e continuò a bere il suo cappuccino.

- Non succederà. E comunque, ormai ognuno ha la sua vita, e lui può fare tutto ciò che gli sembra opportuno. – Ottima risposta, Hummel. Rachel non replicò, e dopo poco iniziò a parlare della NYADA e del fatto che almeno cinque persone erano state mandate via da Carmen Tibideaux, a metà del primo semestre. Mentre parlavano, il gruppetto di Warblers si avvicinò per raggiungere l’uscita.

Sebastian, passando accanto ai due, mormorò semplicemente: - Au revoir.

- L- lui… cosa ha detto? – balbettò Kurt, quando il capannello di Usignoli fu andato.

- Kurt, non vorrei offenderti ma la tua F in francese è più che meritata, se non sai cosa significa quello che Sebastian…

- No, Rachel, ho capito quello che ha detto ma lui… lui è francese!

- Okay… quindi?

- Quindi potrebbe essere lui! L’uomo delle ripetizioni! – La mente di Kurt cominciò a vagare, non poteva fermarla. Non si spiegava perché uno come Sebastian Smythe avrebbe dovuto sprecare il suo tempo nell’insegnare qualcosa a qualcuno – forse per disintossicarsi dal Lima Bean? Era diventato una droga per lui, Kurt ne era certo: era sempre, costantemente lì – però gli atteggiamenti c’erano tutti. Il telefono chiuso in faccia, il fatto che non si fosse presentato… erano così dannatamente Sebastian Smythe.

- Smettila, ci sono centinaia di francesi in Ohio. E comunque, se proprio dovesse essere lui, potresti scappare via, okay?

Quella notte Kurt ebbe gli incubi. Vedeva le mani di Blaine sul suo viso, e poi su quello di Sebastian; pensava che Blaine gli stesse sussurrando delle parole dolci all’orecchio e invece erano tutte rivolte all’odioso francese. E poi Sebastian diventava altissimo, e con aria minacciosa gli urlava contro “Tu as mal, tout est à refaire!”.

Quando la sveglia suonò, quella mattina, Kurt potè pensare solo ad una cosa. Le cinque di quel pomeriggio. Sembrava il ventuno Dicembre 2012. Ma doveva affrontarlo. Per la sua F. E per la nuova collezione di Marc Jacobs.

 

 

 

 

Note!
Non mi aspettavo davvero un riscontro così positivo, provvederò subito a rispondere alle recensioni. Questo è un capitolo di passaggio, serve per chiarire un po’ di cose, e non mi entusiasma particolamente, ma nel prossimo l’incontro avverrà e gli altarini saranno svelati! :D

Oltre a ringraziare voi, vorrei ringraziare la mia fantastica febbre nel giorno del compito di greco, che mi ha permesso di aggiornare in modo così (stranamente, per me) veloce. Spero che il capitolo sia di vostro gradimento!

Per quanto riguarda la Kurtbastian, è una ship che lascia interdetta anche me però dopo don’t you remember (si capisce che la amo? Okay..) le mie difese sono completamente crollate. Spero di riuscire anch’io a farvi amare questi due esserini adorabili <3


Ancora grazie e scusate gli errori (soprattutto in francese): oltre ad avere la febbre, sono sempre stata una schiappa con questa lingua.

Alla prossima!

Vals

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Capitolo 3
*** "Proteggimi dal mostro" ***


Capitolo tre:
“Proteggimi dal mostro”

 
L’unica reazione che Kurt ottenne, dopo aver parlato a Blaine dei suoi sospetti riguardo Sebastian e quello che nella sua testa era diventato il suo malefico piano per far bocciare Kurt e avvicinarsi - e non in senso figurato – al più piccolo, fu un’occhiata scettica di quest’ultimo, all’unisono con uno sguardo praticamente identico da parte di Rachel.

- Bene, allora, - disse Kurt, assolutamente certo di avere ragione – tu verrai con me.

Blaine fissò il dito che l’altro gli puntava al petto. Scacciando l’immagine di suo fratello e la parola che gli si formò nella mente – INTENSITà – , guardò negli occhi Kurt e sorrise.

- Per proteggerti?

Kurt si sentì arrossire, ma annuì deciso, cercando di sembrare ironico. 

- Certo. Chi se non tu, contro il malvagio Sebastian Smythe?

Quando la campanella delle cinque suonò, Kurt Hummel trasse un respiro e chiuse l’armadietto, dopo aver depositato gli ultimi libri utilizzati per la lezione precedente, quella di storia del costume.

Lì una F non l’aveva mai presa.

Ormai dando per scontato che in aula studio avrebbe trovato l’antipatico francese, si diresse verso l’aula studio. Fuori dalla porta trovò il suo ex fidanzato ad aspettarlo.

Bello come al solito.

- Pronto? – sorrise, non appena vide Kurt avvicinarsi.
 
- Sono nato pronto – sorrise a Blaine. Okay, non era vero, però non voleva che Blaine si preoccupasse e che lo credesse preoccupato, a sua volta, per una cavolo di sessione di ripetizioni di francese.
 
- Allora entriamo… - il tono di Blaine era pieno di comprensione (o compassione?) per Kurt. Lui a sua volta non voleva sembrare ossessionato ma, a onor del vero, non era riuscito a trattenersi.
 
L’immagine di Blaine vestito da supereroe che lo salva dalle grinfie di Sebastian il-mostruoso-chipmunk era ancorata alla sua mente e minacciava di non lasciarlo presto.
 
Kurt lo oltrepassò, sorridendogli mentre l’altro gli teneva aperta la porta. Rimasero qualche secondo a guardarsi, e nessuno dei due riuscì a parlare.
 
Kurt non sapeva quali erano al momento i sentimenti di Blaine per lui, però guardare nei suoi occhi era tutto quello che desiderava in quel momento. E tutto ciò lo riportò a tutti quei momenti passati insieme, a tutti i baci, al calore nel suo petto quando sentiva quegli occhi amorevoli addosso…
 
- Pensavo vi foste lasciati, vedo che inizi a raccontare le bugie, Lady Hummel.
 
Kurt sospirò, guardando davanti a sé. Su di un divanetto, con la solita divisa dei Warblers, le gambe incrociate e un sorriso irritante sul volto, c’era lui.
 
Come temevano.
 
Sebastian Smythe.
 
-Avevi ragione… - ammise Blaine, quasi shockato, non riuscendo a staccare gli occhi dal ragazzo, che sembrava fastidiosamente a suo agio, nonostante non fosse assolutamente nel suo ambiente.
 
Kurt non sembrò sorpreso, perché in effetti non lo era. Ci avrebbe scommesso le Manolo Blahnik che si era fatto promettere da suo padre dopo gli esami finali, che era lui. Stupido Sebastian. Lui voleva solo passare il suo dannato esame di francese, non certo cacciarsi in questo guaio!
 
- Perché lo fai, Sebastian? Voglio solo un voto decente in una materia sconosciuta, ed ho capito che il tuo piano è farmi bocciare ma cosa può port_
 
- Sinceramente, mia adorabile fatina, oltre che a verificare che il fatto di vestire come un transessuale portoricano non sia riservato solo ai giorni in cui sai che dovrai incontrarmi e mettermi in crisi sul fatto di essere davvero omosessuale, la mia presenza qui è finalizzata solo ad insegnarti come parlare una lingua che conosco come le mie tasche –non so se hai presente, sono più francese del tuo profumo di Yves Saint Laurent-. Piuttosto, non pensavo che avresti portato i rinforzi… non che me ne lamenti.- , disse con un tono inequivocabile, sorridendo a Blaine, che ricambiò il sorriso, e distolse subito lo sguardo.
 
- Lui… Blaine, non è necessario che resti, - mormorò Kurt, che iniziava ad essere preoccupato. Le parole che Sebastian gli aveva detto il giorno prima risuonarono nella sua testa.
 
Ora che ti sei finalmente tolto di mezzo, posso procedere senza impedimenti.
 
- Beh, se restassi io non mi lamenterei…
 
- Sta’ zitto, Smythe. Grazie di avermi accompagnato, davvero.
 
Blaine salutò Sebastian, promettendogli che l’avrebbe chiamato presto. Questo non fece che accrescere l’irritazione di Kurt: non solo Sebastian aveva volutamente evitato di rivelare a Kurt che fosse sua quella irritante (ora si spiegava perché la trovata così fastidiosa) voce, che avrebbe dovuto pagare per farsi insegnare qualcosa da quel mostro, ma ora pretendeva anche che Blaine – il suo supereroe- lo telefonasse, così da poterci provare con lui senza nessunissimo impedimento.
 
Quando Blaine fu andato, Kurt si lasciò cadere sulla poltroncina più lontana dall’altro. Era strano vederlo lì, al McKinley High, perché era come guardare un panda alle Hawaii. Fuori dal suo habitat.
 
Non riusciva a mettere in ordine le idee. Avrebbe dovuto prenderlo sul serio o mettersi  al lavoro per cercare un altro tutor?
 
- Vuoi iniziare subito?
 
Kurt sussultò. Iniziare cosa, precisamente?
 
Evidentemente Sebastian comprese la confusione che trapelava dagli occhi di Kurt, perché subito aggiunse:
 
- Le ripetizioni.
 
- Fai sul serio, Sebastian? Cosa diavolo vuoi da me?
 
- Hummel, ho attaccato, o megliofatto attaccare, quel volantino e avrebbe potuto prenderlo chiunque. Cosa ti fa pensare che sia un diabolico piano contro di te?
 
Silenzio. A Kurt mancavano almeno un paio di pezzi a quel puzzle e non riusciva a trovarli da nessuna parte.
 
- Senti… ho bisogno che tu mi dica subito se questa situazione ti sta bene o no. Devo dare queste maledette ripetizioni, e se non vuoi che sia io ad aiutarti va bene, però sappi che non è uno scherzo. Questo è un affare serio.
 
Sebastian sembrò talmente…vero, mentre pronunciava quelle parole.
 
Kurt lo fissò negli occhi. C’era qualcosa.
 
Sapendo che molto presto se ne sarebbe pentito, molto piano, disse:
 
- Va bene, andiamo avanti.
 
Sembrò un sorriso quello che attraversò il volto di Sebastian, ma non aveva traccia di scherno, o divertimento. Era un sorriso sollevato, più che altro.
 
Kurt scosse la testa. Non poteva essere vero.
 

 
 
 

Note!
Chiedo umilmente perdono per questo enorme ritardo ma, lo giuro, ho iniziato questo capitolo almeno dieci volte e stressato la mia Pizza (che ringrazio, è stata preziosissima <33) come poche cose al mondo perché l’incontro di queste due meraviglie è troppo importante… spero possiate perdonarvi!
Ne approfitto per farvi tanti auguri di Buon Natale anche se è già passato, spero l’abbiate passato nel migliore dei modi.
Risponderò prestissimo alle recensioni, grazie a tutti, mi date tanta felicità :3
Un bacio,
Vals

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