Wind Of Change

di smarties89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione-Danielle ***
Capitolo 2: *** Danielle ***
Capitolo 3: *** Jeff ***
Capitolo 4: *** Danielle ***
Capitolo 5: *** Danielle ***
Capitolo 6: *** Jeff ***
Capitolo 7: *** Danielle ***
Capitolo 8: *** Jeff ***
Capitolo 9: *** Danielle ***
Capitolo 10: *** Danielle ***
Capitolo 11: *** Jeff ***
Capitolo 12: *** Danielle ***
Capitolo 13: *** Jeff ***
Capitolo 14: *** Danielle/Jeff ***
Capitolo 15: *** Danielle ***
Capitolo 16: *** Jeff ***
Capitolo 17: *** Danielle ***
Capitolo 18: *** Danielle ***
Capitolo 19: *** Jeff ***
Capitolo 20: *** Danielle ***
Capitolo 21: *** Jeff ***
Capitolo 22: *** Danielle ***
Capitolo 23: *** Jeff ***
Capitolo 24: *** Danielle ***
Capitolo 25: *** Danielle/ Jeff ***
Capitolo 26: *** Danielle ***
Capitolo 27: *** Jeff ***
Capitolo 28: *** Danielle ***
Capitolo 29: *** Jeff ***
Capitolo 30: *** Danielle ***
Capitolo 31: *** Danielle ***
Capitolo 32: *** Jeff ***
Capitolo 33: *** Danielle ***
Capitolo 34: *** Jeff ***
Capitolo 35: *** Danielle-EPILOGO ***



Capitolo 1
*** Introduzione-Danielle ***


Della serie, una botta di vita questa FF, leggendo l'introduzione ;) Salve a tutti, sono qui per l'ennesima volta! Povere voi!! Non chiedetevi come mi è venuta fuori questa storia...anzi sì, mi ha aiutato un film, che magari avete visto anche voi, 'P.S. I love you'. Non sarà una FF tragica anche perchè, a mio parere, almeno qui dobbiamo poter sognare, dato che già la vita di tutti i giorni è sufficiente...La storia è ambientata nel 2002 e la narrazione sarà alternata con i punti di vista dei personaggi, per ora Danielle e Jeff, poi in seguito vedremo. Ok, non mi dilungo oltre. Ringrazio in anticipo tutti coloro che perderanno un po' del loro tempo per leggere!! :) Un bacione!

 

L'ultima cosa di cui avevo voglia in quel momento era il cibo; ma, nonostante questo, mi recai al bar della stazione dove ordinai.

 

Un panino con prosciutto e formaggio da portare via, per favore!”

 

Pagai, ben 3.50 euro per quello che probabilmente sarebbe stato uno dei panini più disgustosi della mia vita e, dopo aver preso il sacchetto, tornai ai binari.

Mi trovavo a Cork, in Irlanda, e dovevo andare a Dublino per prendere l'aereo che mi avrebbe riportata a casa...Los Angeles.

Ciò che mi portava in Irlanda non era certo una cosa bella...mi specchiai nella vetrina del bar, guardando il mio vestito nero, troppo serio e formale per il viaggio che dovevo fare, ma che non avevo avuto il tempo di cambiare.

L'Irlanda era la terra di mio marito...il mio defunto marito...poche ore prima c'era stato il funerale, e ora tornavo a casa. Desideravo solo quello, potermi sedere sul divano del mio soggiorno e piangere, piangere fino ad aver esaurito tutte le lacrime che avevo in corpo, dato che quel giorno non ne avevo versata nemmeno una, con grande disgusto della famiglia di mio marito.

Non che mi avessero mai amata alla follia, intendiamoci...avevo conosciuto Robert a New York, ad una mostra di miei quadri. Sono una pittrice e lui era un critico d'arte; era stato un colpo di fulmine e, benchè fossimo giovani, io 23 anni e lui 26, ci sposammo dopo appena sei mesi, provocando non poco scompiglio nelle nostre famiglie.

Andammo a vivere a Los Angeles e il nostro fu un matrimonio sereno e felice per ben 10 anni, stupendo tutti coloro che non avrebbero scommesso un centesimo sulla nostra coppia.

Fino a quel maledetto giorno, in cui diagnosticarono la leucemia a mio marito; aveva fatto delle semplice analisi del sangue e dei valori estremamente sospetti lo avevano portato a fare degli accertamenti. E questo era stato il responso finale.

Le cure non erano servite a nulle e dopo 10 mesi di agonia lui se ne era andato, lasciandomi sola; avevo abbandonato tutto per stargli accanto, anche la pittura, la mia grande passione.

Ma non era servito.

Ora, stavo aspettando quel maledetto treno per andare a Dublino...forse...se riuscivamo a partire.

 

Odio i treni!” dissi ad alta voce quasi senza rendermene conto.

 

Un uomo alla mia sinistra, con indosso una coppola nera, una camicia di jeans e dei pantaloni neri mi guardò.

 

Mi creda, non è l'unica!”

 

Lo fissai: aveva un qualcosa di familiare, come se lo avessi già visto. Chi accidenti era?

 

Ci conosciamo?” gli chiesi.

 

No, non direi...”

 

Lei ha un'aria...familiare...”

 

L'uomo non mi rispose, limitandosi a ridacchiare...chissà poi cosa c'era di così divertente! Sentii un moto d'ira arrivarmi alla bocca dello stomaco, ma riuscii a trattenermi.

 

Dove è diretta?” mi chiese.

 

A Dublino...”

 

Anche io. Viaggio di lavoro?”

 

Ora toccava a me ridacchiare. “Più o meno...”

 

Finalmente annunciarono l'arrivo del treno e, senza degnare di uno sguardo quello strano personaggio, me ne andai verso il binario due.

Salii sul treno e mi accomodai; accidenti, che treni scomodi! Molto meglio quegli americani.

Presi il mio mp3 e mi ficcai subito le cuffiette nelle orecchie; i Rolling Stones esplosero subito nelle mie orecchie.

Quanti ricordi legati a quelle canzoni; erano il nostro gruppo preferito, mio e di Robert, e parecchie volte eravamo andati ai loro concerti insieme. Mi ritrovai a sorridere a quei bei ricordi. Non potevo credere che non ce ne sarebbero più stati... Mi sistemai meglio nel sedile e chiusi gli occhi, assopendomi dopo tante notti insonni. 

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Capitolo 2
*** Danielle ***


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Danielle

 

All'aeroporto di Dublino era il caos più totale; la mia solita fortuna aveva fatto sì che quel giorno ci fosse uno sciopero del personale di volo e tanti voli erano stati cancellati.

 

Merda” imprecai quando vidi che anche il mio era stato cancellato.

 

Andai subito a chiedere informazioni...subito, va beh...la coda all'ufficio informazioni era chilometrica. Non avevo altro da fare che aspettare, quindi mi piazzai lì in attesa. Decisi intanto di chiamare Cindy, la mia migliore amica; non aveva potuto accompagnarmi al funerale perchè era incinta di 7 mesi ed era costretta a letto per delle contrazioni.

 

Dany, tesoro, come stai?”

 

Ciao Cindy. C'è sciopero dei voli; sono bloccata qui.”

 

Oh cazzo, pure quella. Sei da sola?”

 

Con chi dovrei essere, scusa?”

 

Boh, non lo so...magari tua suocera...”

 

Scherzi? Fino a Dublino ci sono venuta in treno, mica mi hanno accompagnata loro.”

 

Porca troia, non si smentiscono mai...nemmeno in una situazione del genere. Piuttosto come stai?”

 

Come sto?...non lo so Cindy...veramente, io non riesco a capirlo...è grave, secondo te?” Cindy era una psicologa e chi meglio di lei poteva darmi qualche consiglio?

 

Devi ancora elaborare il lutto, Dany, è normale. Lo farai quando tornerai alla tua vita di tutti i giorni, nella vostra casa e a quella che era la vostra vita.”

 

Ho paura, Cindy.”

 

Lo capisco. Ma lo sai che non sei sola, vero? Ci siamo io e Charles, ci sono i tuoi genitori anche se sono lontani...”

 

I miei genitori vivevano in Argentina, dove si erano trasferiti dopo aver acquistato una fattoria. “Lo so, Cindy, e ti adoro per questo. Dai, ti lascio, tocca quasi a me all'ufficio informazioni. Ti chiamo quando e se arrivo a LA. Ciao!”

 

Ciao tesoro, a presto!”

 

Dopo una decina di minuti, finalmente arrivò il mio turno: mi dissero che il primo volo per New York, dove poi avrei preso l'aereo per Los Angeles, era il mattino dopo alle 8. Risultato: passare una notte in aeroporto.

Sbuffai e, prendendo la valigia, mi spostai; visitai i vari negozi dell'aeroporto, mi comprai un paio di libri e di riviste, di modo da ammazzare il tempo, e poi mi sistemai sulle poltroncine di attesa.

Si prospettava una lunghissima notte...una noia mortale.

Ero immersa nella lettura di una rivista d'arte contemporanea quando...

 

Ehm...mi scusi?”

 

Sì” alzai gli occhi e mi trovai davanti quel tipo della stazione, quello con quel volto così familiare.

 

Sa qualcosa dei voli per Los Angeles?”

 

Come fa a sapere che vado a Los Angeles?”

 

Si vede lontano un miglio che è americana!”

 

L'America è grande...”

 

Anche i losangelini si riconoscono a un miglio di distanza!”

 

E questo che cazzo ne sa?” mi ritrovai a pensare.

 

Allora, sa dirmi qualcosa o devo farmi quella fila chilometrica?”

 

Di nuovo fui pervasa da un moto di irritazione. “Il primo volo per New York è domani mattina alle 8, e da lì poi ci sarà il volo per LA.”

 

L'uomo sbuffò. “Quindi ci tocca passare la notte qui...”

 

Eh già”

 

Opterei per farci compagnia, allora. Tanto prenderemo lo stesso volo!”

 

Se non possiamo farne a meno...” risposi acida.

 

Lui sorrise, un sorriso di chi la sapeva lunga. Mi tese la mano.

 

Comunque piacere, io sono Jeffrey Isbell.”
 

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Capitolo 3
*** Jeff ***


La vidi sgranare gli occhi quando mi presentai; avevo scelto appositamente il mio nome di battesimo, sperando che non mi riconoscesse. A quanto pare le mie speranze erano state vane.

 

Je...Jeffrey Isbell? Izzy Stradlin...”

 

Non pronunciò il mio nome d'arte come una domanda bensì come un'affermazione; sì, aveva proprio capito. Del resto, alla stazione di Dublino mi aveva già detto che avevo un'aria familiare.

 

Fan dei Guns 'N Roses?” le chiesi sedendomi sulla poltroncina accanto a lei.

 

Certamente...intendiamoci, non quelli che l'anno scorso hanno partecipato al Rock in Rio. Io sono una fans dei vecchi Guns!”

 

Sorrisi, a quella frase che avevo sentito tante di quelle volte da averne ormai quasi la nausea; anche se non potevo nascondere un moto d'orgoglio.

 

Lei come si chiama?” le chiesi per deviare il discorso da me e i Guns, di cui non avevo molta voglia di parlare. In realtà, non ho mai voglia di parlare dei Guns.

 

Danielle...Danielle Jones.”

 

Molto piacere, Danielle. Posso darti del tu?”

 

Per la prima volta mi guardò negli occhi; mi accorsi subito che erano gli occhi di una persona triste, erano spenti e privi di entusiasmo. Era truccata semplicemente, ma le occhiaie trasparivano comunque: probabilmente non dormiva da alcuni giorni.

 

Certo certo.”

 

Cosa ti porta in Irlanda, Danielle?”

 

Un...impegno di famiglia.”

 

Mentre lo disse, cominciò a tormentarsi quella che riconobbi come una fede, nell'anulare sinistro.

 

Sei sposata?”

 

Si irrigidì un po' a quella domanda, ma mi rispose con voce ferma. “Ero...”

 

Scusa, non volevo essere inopportuno...”

 

Mio marito è morto...ed ero qui per il suo funerale.”

 

Lo disse con voce dura e sguardo fisso nel vuoto.

 

Scusami, non avevo idea, davvero.”

 

Alzò le spalle e piombò nel silenzio più totale.

Volevo dire qualcosa per rompere l'imbarazzo...ma non sapevo cosa dire.

 

Ehm...hai fame? Vuoi qualcosa da mangiare?”

 

Non devi farlo per scusarti per quello che hai detto. Non potevi saperlo.”

Si aprì in un bel sorriso, sincero ma triste. Il suo sorriso era meraviglioso e mi sarebbe piaciuto vederlo felice e allegro, come deve essere un vero sorriso.

 

Cosa fai nella vita, Danielle?”

 

Sono una pittrice.”

 

Una pittrice? Wow! Mi piacerebbe vedere qualche tuo quadro!”

 

Beh, su questa rivista c'è la pubblicità della mia mostra che si terrà a LA fra due settimane.”

 

Fammi vedere!”

 

Sulla rivista c'era un breve articolo dove si parlava delle sue mostre precedenti, del suo grande talento e del suo relativo successo in quello che al giorno d'oggi non era un ambito poi così facile. C'era inoltre scritto che la mostra, collocata in una sala dell'Art Museum di Los Angeles, sarebbe durata dal 27 aprile 2002 fino al 1° settembre. C'erano inoltre alcune foto di un paio di quadri: il suo stile ricordava un po' l'impressionismo, in particolare di paesaggi; erano molto belli. Doveva essere davvero brava...peccato che io non capissi una benemerita fava di pittura.

 

Verrò sicuramente a vedere la tua mostra, Danielle.”

 

Wow, Izzy Stradlin alla mia mostra. E' un onore!”

 

In cambio tu verrai a un mio concerto! Ok?”

 

Affare fatto!” ci stringemmo la mano in segno di accordo, sorridendo.

 

Dopo un po', cercammo di accamparci in qualche modo su quelle poltrone per dormire un po'; Danielle si sdraiò, appoggiando la testa sulla borsa e crollando addormentata dopo pochi istanti. Mi domandai come cavolo avesse fatto, dato che io, solo nel tentativo di coricarmi, mi ero fatto venire 2 crampi; per quello avevo deciso di lasciar perdere.

La guardai dormire: doveva essere davvero distrutta, come avevo già intuito dalle marcatissime occhiaie. Pensai a quella che doveva essere stata la sua vita negli ultimi tempi: assistere un marito malato, per cui le speranze di guarigione sono minime.

Era necessaria una forza e un coraggio non da tutti.

Un ciuffo di capelli biondi la cadde sul viso e glielo scostai dietro l'orecchio...cazzo, era una delle donne più belle che avessi mai visto.

Maledizione, ma possibile che non smettessi mai di pensare alle donne?

Io non è che sono stato due mesi nel paese più inculato dell'Irlanda così, a casaccio...la mia cara ex mi ha lasciato dopo ben tre anni. “Ho conosciuto un altro in chat, vado a vivere in Germania!” mi disse.

Ma dico, stai con una persona da tre anni e appena trovi il primo sgallettato che pubblica foto mezzo nudo sui social network tu gli cadi ai piedi? Sarei davvero felice che quelle foto fossero finte e che lui in realtà pesi 150 kg e sia brutto come la morte. Ma guarda un po'!

Non è davvero il momento di invaghirmi di un'altra donna...che poi dico...una ragazza la cui vita è un gran casino! Bravo Isbell! Adesso che finalmente hai trovato stabilità, una buona band, tanti album, bla bla bla...ti mandi in crisi per una donna!

No! No, cazzo!

La vedo lamentarsi nel sonno; stringe gli occhi e apre leggermente la bocca. Che labbra belliss...STRADLIN! Placa l'ormone!

Ok, una bibita fresca è quella che ci vuole!




Chiedo scusa anche alle lettrici di questa storia per non aver risposto alle vostreo bellissime recensioni!! Grazie :D

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Capitolo 4
*** Danielle ***


Certo che quel tipo era davvero fastidioso...curioso, poi! E non so neanche bene perchè gli ho detto di Robert...e della mostra. Bah, devo essere impazzita.

Per evitare altri discorsi imbarazzanti, decido di provare a coricarmi sulle poltrocine e dormire un po'; non sono il massimo della comodità, ma sono talmente stanca che potrei addormentarmi anche d'in piedi.

Tornando a quel tipo...sarà pure strano...ma cazzo, è Izzy Stradlin!

Mi sono sempre piaciuti i Guns N' Roses, li ho sempre considerati una delle migliori band degli anni 80-90...e senza dubbio i più sexy. Ricordo che una volta io e Robert avevamo quasi litigato per quel motivo: lui si ostinava a dire che erano solo 5 capelloni e io che, agli inizi della band in particolare, me li sarei scopata tutti e 5.

Mio marito non mi aveva parlato per due giorni!

Sorrido ripensando a quell'episodio, per poi addormentarmi come un sasso.

Stavo facendo uno strano sogno di me e Robert su una nave da crociera, quando mi sentii scuotere leggermente.

 

Danielle, hanno annunciato il nostro volo!”

 

Rob, dai, 10 minuti...” dissi ancora in dormiveglia.

 

Danielle, sono Jeff...”

 

A quelle parole aprii gli occhi: non era stato un sogno. Robert non c'era davvero più. Vicino a me c'era solo quel tizio, Jeff. O meglio Izzy Stradlin.

 

Scusami, ero ancora incosciente e ho parlato senza pensare. Non volevo metterti a disagio” gli dissi vedendolo in difficoltà.

 

Non importa, davvero. Andiamo?”

 

Annuii e lo seguii verso il gate 8. Ero stravolta: quelle poche ore di sonno su quelle poltrone mi avevano scombussolato ancora di più e ora non desideravo altro che sedermi sull'aereo e dormire ancora.

 

Tutto bene?” mi chiese Jeff, mentre aspettavamo che potessimo salire a bordo.

 

Sì, sono solo distrutta.”

 

Come hai fatto a dormire su quelle poltroncine? Io ci ho provato ma mi sono venuti due crampi dopo 30 secondi!”

 

Risi. “E' l'età, caro mio!”

 

Ehi ehi ehi” mi guardò con un sorrisetto sghembo “Cosa vorresti dire?”

 

Esattamente quel che ho detto” ricambiai il sorrisetto.

 

Quanti anni hai?”

 

Ehi, non si chiedono certe cose a una signora, sai? Comunque 33.”

 

Allora non sei tanto più giovane di me!”

 

Tu quanti anni hai?”

 

40 quest'anno!”

 

7 anni di meno sono molti. Quindi sono decisamente più giovane di te!”


Fece una smorfia che mi fece di nuovo ridere.

Ridere? Da quanto era che non ridevo più. Tanto, troppo. Quasi non mi ricordavo più il suono della mia risata.

Ridere mi fece sentire immensamente in colpa: non dovevo ridere, non avevo motivo per farlo. Ancor di più se a farmi ridere era un uomo.

Diventai subito silenziosa, e lui se ne accorse. Ma non mi chiese nulla. Lo ringraziai per quello, aveva decisamente tatto.

Salimmo sull'aereo sempre in silenzio. I nostri posti non erano vicini, Jeff era due file più avanti a me. Mi sentii un po' dispiaciuta di non essere vicina a lui: del resto, il viaggio era lungo e avere qualcuno con cui fare due parole non sarebbe stato male.

Prima di sedermi, vidi un uomo, da solo, che si stava sedendo vicino a Jeff, e feci una cosa per cui mi sorpresi da sola.

 

Mi scusi, lei ha assegnato questo posto?”

 

Lui mi guardò sospettoso per poi annuire.

 

Le andrebbe di prendere il mio posto, che è anche vicino al finestrino due file indietro, e cedermi il suo?”

 

Certo, signorina, non c'è problema.”

 

Grazie, è molto gentile da parte sua.”

 

Così, mi accomodai vicino a Jeff, che mi guardò sorridendo: ovviamente aveva assistito a tutta la scena.

 

Avevo voglia di chiacchierare” mi giustificai subito.

 

Mi fa piacere” mi rispose lui.

 

Giuro che la mia intenzione era quella di chiacchierare, sul serio.

Ma, appena appoggiai la testa a quel morbido sedile, crollai di nuovo addormentata.
 

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Capitolo 5
*** Danielle ***


Io...non credo di avere nemmeno ancora realizzato la cosa. Cioè, io non riesco a immaginare che a Los Angeles la mia casa è vuota; non riesco a immaginare che andrò a letto da sola tutte le sere e la prima cosa che vedrò ogni mattina non è lui. Non riesco a pensare al fatto che non vedrò più i suoi vestiti lanciati sulla poltrona della nostra camera” fece un triste sorriso “Dio, lo sgridavo sempre per quello. Quando entravo in bagno al mattino era sempre pieno di vapore perchè lui si faceva la doccia bollente: ora al mattino il mio bagno sarà freddo e inospitale. Cenare da sola...ho sempre odiato cenare da sola, ma fa sentire così...abbandonata. E' questo che sarò d'ora in avanti.”

 

Lui non rispose al mio monologo. Del resto, che avrebbe potuto dirmi?

Fece però una cosa che mi paralizzò per un istante: posò la sua mano sulla mia, appoggiata al bracciolo del sedile. Una scossa mi arrivò dritta dritta fino al petto a quel contatto e per un attimo mi persi nei suoi occhi, così scuri e profondi.

Quando riemersi dal mio stato di trance, potei sentire la morbidezza della sua pelle e il calore che trasmetteva: era fantastico.

Mi rimproverai subito per quelle sensazioni, sensazioni che non potevo permettermi di provare, men che meno se scatenate da un uomo.

Il resto del viaggio proseguì tra pisolini, letture e chiacchierate su cose banali come il clima, non ci sono più le mezze stagione e cazzate simili.

Finalmente arrivammo a destinazione! Destinazione, via, New York, quindi dovevamo ancora attraversare l'America verso l'altra costa, però...meglio di niente.

Andammo a vedere il tabellone delle partenze per Los Angeles e...

 

Non è possibile!” esclamai.

 

Che succede?” mi chiese Izzy, che non aveva ancora letto.

 

Il volo per Los Angeles è stato soppresso!”

 

Cosa? Non ci credo...”

 

Te lo giuro, guarda là...”

 

Cazzo, la sfiga non ci molla, eh? E ora...”

 

Ora andiamo in biglietteria a chiedere informazioni.”

 

Così facemmo: ci dissero che c'erano dei problemi all'aeroporto di Los Angeles, perciò tutti i voli della giornata erano stati cancellati. Sarebbero ripartiti il giorno dopo nel pomeriggio; la tizia ci riservò due posti sul volo delle 5 del pomeriggio.

 

Senti, Danielle, io ho un piccolo appartamento qui a New York. Io non ci avdo molto spesso, ma è mantenuto pulito e in ordine da una domestica. Va bene andare lì? Per prendere una stanza in un albergo...”

 

Immediatamente, nella mia mente si figurò un letto matrimoniale, dove avremmo dovuto dormire insieme.

 

Tranquilla, io dormirò sul divano!” mi disse, e io sgranai gli occhi. Legge nel pensiero? Bah!

 

Se per te non è un disturbo...”

 

Ma figurati! Andiamo, allora...chiamo un taxy.”

 

Ok, io faccio una telefonata per avvisare che torno domani.”

 

In realtà, dovevo immediatamente chiamare Cindy per un consulto medico.

 

Pronto Cindy? Sono Danielle”

 

Ehi, ragazza, già a LA?”

 

Macchè, voli annullati per LA fino a domani.”

 

Non ci credo...quindi sei bloccata a New York?”

 

Sì...l'aereo è domani pomeriggio alle 5”

 

Cazzo. Hai già prenotato un hotel? Se vuoi dovrei avere alcuni recapiti...”

 

Non serve. Andrò a dormire da un tipo che ho conosciuto in aereo.”

 

Ti sei bevuta il cervello, Danielle?”

 

Cindy, non è uno qualsiasi. E' Izzy Stradlin!”

 

Che coooooosa? Hai fatto il viaggio con Izzy Stradlin dei Guns N' Roses? Oh, dio, mi sta venendo una contrazione.”

 

Cindy, ti prego, non ti ci mettere anche tu. Io ti ho chiamato per un parere da psicologa non da fan!”

 

Giusto giusto. Dunque...puoi stare tranquilla. Izzy è un gentleman, ti lascerà la sua stanza e lui dormirà sul divano. Tu rilassati e fai come se fossi in un hotel. D'accordo?”

 

Te cosa ne sai che è un gentleman, mica lo conosci!”

 

Che c'entra, i giornali lo hanno sempre dipinto così!” alzai un sopracciglio perplessa. “In ogni caso sta tranquilla. Chiamami domani sera quando sei a casa. Ciao!”

 

Ciao Cindy”

 

Spensi il cellulare: ok, quella telefonata mi aveva innervosito ancora di più. Mi voltai e vidi Jeff che mi stava aspettando vicino a un taxi con il bagagliaio aperto. Allora corsi verso di lui che, da vero gentleman come aveva detto Cindy, mi caricò la valigia e mi aprì la portiera per salire.

Il viaggio durò circa un'ora, per arrivare in una bella e tranquilla zona di New York.

Il taxi si fermò davanti a una palazzina con tre piani; non c'era l'ascensore, quindi mi toccò una fatica del boia per portare su la valigia (avevo rifiutato ogni proposta d'aiuto di Izzy).

La casa era piccola ma accogliente: un cucinino piccolo ma dotato di ogni comfort, un salotto, un bagno e un'ampia stanza da letto. Tutto era pulito e ordinato; si vedeva che era una casa poco 'vissuta'.

 

Quando lo visitai, me ne innamorai subito, e lo comprai. Non ci vengo spesso...ogni tanto, quando ho bisogno di stare un po' solo e l'Irlanda è troppo lontana, vengo qui.”

 

E' davvero molto bello, Jeff.”

 

Grazie” mi fece un bel sorriso che avrebbe sciolto in un nanosecondo anche un iceberg. “Ti porto la valigia in camera da letto, tu fatti pure una doccia. Ti porto degli asciugamani puliti.”

 

Mentre prendevo il pigiama dalla valigia, lui frugava nell'armadio alla ricerca di asciugamani. Lo ringraziai e andai a fare la doccia; che meraviglia, ne avevo davvero bisogno.

Riuscii a rilassarmi sotto il getto caldo e la realtà mi precipitò un attimo addosso: mio marito era appena morto e io ero a casa di un estraneo a dormire.

Ok, era per necessità, se non non sarebbe mai accaduto...ma cazzo...mi sono ripromessa che non avrò altri uomini dopo Robert, nonostante lui, prima di morire, mi avesse ripetuto più volte di rifarmi una vita, dato che sono giovane.

Ma io non posso pensare di 'rimpiazzarlo'; ok, lui avrebbe sempre lo stesso posto nel mio cuore...ma vivere sotto lo stesso tetto con un uomo che non è lui, condividere lo stesso letto...forse era troppo presto per quei pensieri.

Uscii dalla doccia, mi ficcai il pigiama, in realtà leggings di cotone fucsia e una canotta nera, e spazzolai i capelli bagnati e li asciugai un po' con il phon; uscii dal bagno scalza, gustandomi la frescura delle piastrelle.

Arrivata in cucina, vidi che Jeff aveva preparato qualcosa per cena.

 

Grazie ma non dovevi...” gli dissi mentre lui, dandomi la schiena, metteva la pasta sul tavolo.

 

Non c'è di che, spero tu sia affamata...” si voltò verso di me e vidi benissimo il suo sguardo percorrere ogni centimetro del mio corpo, dalla punta dei piedi alla punta dei capelli.

 

Merda, sarebbe stato più complicato del previsto.


 


Salve a tutti :) vi avviso che da domani fino a domenica sarò via! Quindi gli aggiornamenti di tutte le mie storie arriveranno domenica sera oppure lunedì!!! Grazie mille a tutti! Un bacione

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Capitolo 6
*** Jeff ***


Quando la vidi con quei leggings che le fasciavano le lunghe gambe e quella canotta nera che sottolineava il suo seno prosperoso, non potei fare a meno che farle la radiografia. E lei se ne accorse, perchè la vidi arrossire. Merda! Con le guance arrossate era ancora più sexy!

Cercai di ricompormi un attimo e la feci accomodare a tavolo, dato che la pasta era pronta.

 

Non sono un granché come cuoco, ma la pasta al sugo di pomodoro la so fare!” dissi con tono vittorioso, strappandole un timido sorriso.

 

Ci mettemmo a mangiare in silenzio la nostra pastasciutta.

 

Guarda, purtroppo non c'è niente altro in casa. Se hai ancora fame possiamo ordinare qualcosa, che dici?”

 

La vidi riflettere un attimo. “No, sta tranquillo, tanto andrò subito a letto perchè sono distrutta. Ti spiace?”

 

Certo che mi dispiace!” “No figurati, anche io sono piuttosto distrutto tra fuso orario e volo. Quindi non ti preoccupare!”

 

Lei mi sorrise più tranquilla: che si aspettava? Che le saltassi addosso? Ok, non mi sarebbe dispiaciuto, ma non sono mica un incosciente: è una donna in difficoltà, a cui è appena morto il marito...di certo non posso scoparmela qui sul tavolo della cucina...anche se la tentazione è grande.

 

Aspetta, li lavo io i piatti!” le disse quando vidi che stava cominciando a strofinare i piatti.

 

E' il minimo per ringraziarti della tua ospitalità!” mi rispose sorridente.

 

Ricambia il sorriso e tolsi dal tavolo tovaglia e stoviglie.

Rimasi lì vicino a lei mentre lavava i piatti, così da non sembrare troppo maleducato ad andarmene mentre lei sgobbava.

 

Finito” disse, asciugandosi le mani in uno strofinaccio. “Io andrò a letto.”

 

Certo...vado anche io.”

 

Buonanotte Jeff. Ci vediamo domani” mi disse, dandomi un bacio sulla guancia.

 

'Notte Danielle.”

 

La guardai mentre andava nella mia stanza...ok, le guardai anche il culo. Ma porca troia, un culo così non lo vedevo da tempo. Che donna! Però è impossibile poter concludere qualcosa...e manco lo voglio in realtà, perchè so che lei lo farebbe solo per distrarsi un po'.

Con tutti questi pensieri per la testa, mi siedo sul divano e accendo la tv, dove cominciai a guardare un programma idiota con dei coglioni che parlavano.

Dato che era troppo interessante, mi addormentai dopo 5 minuti; non so per quanto tempo rimasi lì, con la testa a penzoloni e la bavetta che colava. Fui svegliato da un grido. Mi alzai di scatto, spensi la tv e andai subito in camera mia...o meglio, camera di Danielle per quelle notte.

La sentii che piangeva e singhiozzava.

 

Danielle?”

 

Nessuna risposta. Mi avvicinai un po' di più al letto; era avvolta nelle coperte, da cui spuntavano solo i capelli arruffati, e le poggiai una mano su quella che mi sembrava la spalla.

 

Dany, stai bene?”

 

L'ho appena sognato Jeff.” mi disse singhiozzando “Lui se ne andava via da me, dicendomi che non sarebbe più tornato. Ed è vero cazzo...lui se ne è andato, mi ha lasciato da sola.”

 

Mi si strinse il cuore a sentire quelle parole e la sua voce rotta; mi sedetti sul letto.

 

Piccola, lui non avrebbe voluto andarsene. Lui ti amava alla follia e avrebbe voluto restare con te per sempre. Non è colpa sua, è la vita e il destino che a volte sono dei grandissimi stronzi.”

 

Lui non c'è più...” disse con una voce disperatamente rassegnata.

 

Lui è nel tuo cuore, Danielle, e lì vi resterà per sempre.”

 

Sentii che singhiozzava ancora, ma non sembrava che piangesse più; tirò giù la coperta, così da tirare fuori la testa. Il suo viso era stravolto dal dolore.

 

Abbracciami” mi chiese.

 

Mi tolsi le scarpe e mi sdraiai vicino a lei; sapevo che era rischioso, ma non potevo di certo risponderle di no...e per di più spiegarle il motivo!

La abbracciai e lei affondò il viso nel mio petto. Aveva un profumo così buono, era così calda...mi maledii per quei pensieri impuri che continuavano a vagarmi nella mente in una situazione del genere.

Restammo così per quelli che avrebbero potuto essere minuti, ore, giorni; poi lei si mosse e si allontanò un pochino da me.

 

Scusami...” mi disse.

 

Piccola, non ti devi scusare di nulla.”

 

Mi sento tanto in colpa”

 

Per cosa?”

 

Per essere nel letto abbracciata a un altro uomo”

 

Siamo abbracciati nel modo più innocente possibile, Danielle” “Ma a chi vuoi darla a bere, Stradliiiiin!!!!”

 

Lo so ma...è così bello stare qui con te.”

 

Le sorrisi.

 

Tu sei così gentile, nonostante ci conosciamo appena, mi hai consolato e sei riuscito a tranquillizzarmi. Grazie.”

 

Di nulla, piccola. Vedere che sei più tranquilla è il ringraziamento più grande per me.”

 

E poi fece una cosa che mi lasciò più che mai stupito: appoggiò le sue labbra sulle mie. Rimanemmo uniti anche questa volta per un tempo indefinito, finchè il mio cervello si spense del tutto e gli misi una mano dietro la testa per chiederle di più.

Le nostre lingue iniziarono a intrecciarsi; dio, aveva un sapore così buono. Nonostante le proteste di Jeff Junior mi staccai da lei: sapevo che ci dovevamo fermare subito per non combinare guai troppo grossi.

Lei mi guardò con le guance rosse e gli occhi lucidi, se di desiderio o di senso di colpa non lo so.

 

Che ne dici se ordiniamo un po' di gelato?” le chiesi.

 

Ma sono le 2 di notte!”

 

Hai dimenticato che siamo nella città che non dorme mai?” lei mi fece uno splendido sorriso e si alzò, seguita subito da me, per andare a chiamare il gelataio più vicino.
 
 

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Capitolo 7
*** Danielle ***


Quando il mattino dopo apro gli occhi, sono da sola nel grande letto di Jeff. La notte, dopo una scorpacciata di gelato da manuale, abbiamo dormito insieme. Solo dormito, non fatevi film!! A parte quel bacio...cazzo, ma cosa mi è venuto in mente??? Mi venisse un po' di bene...mi sento una merda colossale.

Comunque, anche se sono solo le 8 del mattino mi alzo, per vedere dove è finito quel benedetto (o forse maledetto?) uomo; sto per entrare in cucina, quando vedo la porta di casa aprirsi e lui entrare.

 

Buongiorno, già in piedi?”

 

Io annuisco. Come mai è così gnocco stamattina? “Danielle!!!!!!!!!”

 

Sono uscito a prendere la colazione. Starbucks è a due passi da qui. Spero ti piaccia quello che ho comprato!”

 

Adoro i dolci di Strabucks!” gli rispondo sorridente.

 

Mi siedo al tavolo della cucina e lui mi passa accanto per prendere dei piatti nella credenza dietro di me...ha un profumo buonissimo, fresco, sensuale.

Ma che cavolo mi prende stamattina? Devo avere gli ormoni in subbuglio.

 

Tutto ok?” mi domanda...e certo, mi ero incantata a fissarlo.

 

Sì, sì scusami, mi ero incantata.”

 

Lui fece un sorriso di chi la sapeva lunga e io arrossii come una quindicenne.

Dopo la colazione, andai a farmi una doccia; sotto il getto d'acqua, iniziai a riflettere: che razza di donna mi potevo considerare? Ero vedova da una settimana e baciavo già un altro uomo. Che cavolo mi era preso? Forse la solitudine, forse il terrore che sento dentro di me all'idea di ritornare a casa nostra...accidenti a me.

Forse la cosa migliore è proprio tornare a casa, a riflettere su quel che sarà della mia vita senza mio marito...di certo, è meglio che stare qui a limonare con uno sconosciuto...benchè lo sconosciuto sia Izzy Stradlin.

Esco dalla doccia e mi avvolgo nel suo accappatoio...merda, sa di lui. Ma allora è una congiura!

Come una cretina, mi sono dimenticata i vestiti, prendendo solo reggiseno e slip. Li indosso e, furtiva, esco dal bagno per andare in camera; cammino veloce per far sì di non incontrare Jeff, ma il destino evidentemente non è dalla mia parte...a quest'ora avrei già dovuto capirlo, eh!

 

Oh scusami...” mi disse, facendomi l'ennesima radiografia. Certo che anche lui...!

 

Ho dimenticato i vestiti in camera...” mi giustificai.

 

Nessun problema” rispose, con un sorriso malizioso. Vecchio marpione che non è altro! Proprio vero che le rock star, anche se invecchiano, non perdono mai il vizio...rock star, facciamo gli uomini in generale, va.

 

Io proseguo la mia strada verso la camera da letto, sentendo il suo sguardo marchiarmi a fuoco la pelle. Perchè mi sento così...eccitata? E' così tanto tempo che non ricevo attenzioni da un uomo da essere lusingata per qualche sguardo?

Mi volto e me lo trovo lì, a 5 centimetri dal mio naso. Il mio cuore inizia a battere all'impazzata e il mio respiro diventa affannoso; lui non dice nulla, si limita a inclinare il capo e baciarmi.

Il mio cervello va in stanby e l'unica cosa che riesco a fare è ricambiare il suo bacio; sento la sua lingua chiedere accesso alla mia bocca e le sue mani accarezzarmi la schiena. Mi fa coricare sul letto, continuando a baciarmi; quando sento la sua erezione contro la mia gamba, spalanco gli occhi. Cosa diavolo sto facendo???

 

No, aspetta, fermati” gli dico ansimando e allontanandolo da me “Non posso, Jeff.”

 

Scusami, Danielle, non so cosa mi è preso. Cioè, lo so, ma non dovevo saltarti addosso così.”

 

Gli sorrisi, vedendolo sinceramente preoccupato.

 

Non importa, dai. Senti, prepariamo la roba e andiamo all'aeroporto, che dici?”

 

Sì, ok” e uscì dalla camera.

 

Da quel momento e per tutto il resto del tempo che trascorremmo insieme, tra noi calò il silenzio; o meglio, da parte mia calò il silenzio.

Lui tentava di intavolare qualche discorso, anche il più sciocco, e io non facevo che rispondergli a monosillabi.

Non so bene il motivo...cioè, il motivo lo so. Se non mi fossi fermata, probabilmente avremmo fatto sesso. E mi sentivo una merda per questo...come potevo provare certe sensazioni, sensazioni che fino a un anno prima avevo provato con mio marito, con un altro uomo? Ok, mettiamo che il fascino della rock star mi abbia fatto rimbecillire...ma porca puttana, sono vedova da una settimana.

Il senso di colpa mi sta dilaniando e non vedo l'ora di vedere Cindy e parlare con lei.

Una volta arrivati a LA, è il momento dei saluti.

 

Mi ha fatto davvero piacere conoscerti, Danielle.”

 

Anche a me, Jeff. E scusami se sono stata lunatica, antipatica e tutto quanto...” arrossisco a quello che sto per dire “E anche per quello che è successo tra di noi. Non so che mi sia preso.”

 

Stai tranquilla, ok? E' tutto a posto. Non è successo nulla.”

 

Gli sorrisi grata. “Arrivederci, Jeff.”

 

A presto, Danielle” 

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Capitolo 8
*** Jeff ***


Quel viaggio da New York a Los Angeles penso fosse stato il più lungo della mia vita. Muti! Non abbiamo detto una parola! Cioè, io ci ho provato...con cose stile il tempo, il clima, il cibo schifoso dell'aereo...cagate simile, ecco.

Ma lei niente...il massimo che poteva rispondermi era un qualche grugnito degno di un rinoceronte incazzato.

Da un lato mi sento un po' in colpa...se non gli fossi saltato addosso in camera da letto...però anche lei, che esce dal bagno solo con slip e reggiseno.

Fossero almeno stati da suora...no, pizzo beige e azzurro. Era una favola! Una favola! E non ho resistito...l'ho baciata. E il bello è che lei mi ha risposto subito, con enfasi, e ci siamo ritrovati sul letto.

Grazie a dio lei mi ha fermato...fosse stato per me...Jeffrey Junior non mi dava scampo. Del resto, è a secco da mesi...Povero me, sto proprio invecchiando!

Quando varco la soglia del mio appartamento di LA, trovo Rick, il mio chitarrista, sul mio divano ad aspettarmi.

 

No, ma prego. Fai pure come se fossi a casa tua!” gli dico ironico.

 

Devo ricordarti che sei tu ad avermi lasciato un mazzo di chiavi?”

 

Ovvio, vivo da solo. Non si sa mai!”

 

Come è andato il viaggio, vecchio?”

 

Bene bene...”

 

Sei poco convincente...”

 

No Rick, è tutto ok...”

 

C'entra una donna?”

 

Lo guardo a occhi sbarrati. “Da quando sai leggere nel pensiero?”

 

Non è il caso leggere nel pensiero, si vede lontano un miglio che qualcosa non va...e che altro può essere se non una donna?”

 

Sediamoci che ti racconto tutto” ci accomodiamo sul divano, con una coca in mano, e inizio. “Ci siamo incontrati alla stazione a Cork. I treni erano in ritardo e abbiamo fatto due parole; non ci siamo presentati, né nulla, abbiamo solo chiacchierato. Ho capito subito che era di Los Angeles...”

 

Non ti ha riconosciuto?”

 

Lasciami parlare!! Subito, comunque, no...si è limitata a dirmi che avevo un aspetto famigliare. Poi ci siamo ritrovati in aeroporto a Dublino, dove abbiamo passato la notte insieme all'aeroporto.”

 

La notte insieme?”

 

Cazzo, Rick. Abbiamo chiacchierato, così giusto per passare il tempo. E ho scoperto che lei era in Irlanda per il funerale di suo marito, che è morto di leucemia, che è una pittrice e presto ci sarà una sua mostra all' Art Museum di Los Angeles.”

 

Certo che con tutte le donne che potevi incontrare...proprio una in lutto!”

 

Ma vuoi tacere??? Stavo dicendo...ah sì. Poi, arrivati a New York, abbiamo dovuto aspettare il giorno dopo per il volo per LA e siamo andati al mio appartamento. E lì...”

 

Avete scopato?” sbuffai alzando gli occhi al cielo. “Ok, scusa, sto zitto!”

 

Grazie, Rick. Ci siamo baciati, due volte di cui la seconda siamo anche finiti sul letto e se non mi avesse fermato sarebbe stata la fine. E' che lei, poi, non ha fatto altro che sentirsi in colpa per tutto il tempo per qualsiasi cosa. Primo, perchè abbiamo riso e scherzato insieme, poi per il bacio.”

 

Ci sta, Jeff, suo marito è mancato da poco.”

 

Lei pensa che per questo non ha più il diritto di ridere, divertirsi, scherzare con qualcuno...figuriamoci baciare un altro uomo. Infatti, il viaggio New York-Los Angeles l'abbiamo fatto in silenzio.”

 

Jeff...”

 

Cosa?”

 

Non sarà mica una racchia?”

 

Non dire stronzate! Era un gran bel pezzo di donna!”

 

Non ne dubito, hai sempre avuto buon gusto in fatto di donne, devo ammetterlo. Che poi, mi chiedo come delle super gnocche possano stare con un mingherlino pallido come te...”

 

Lo guardai con un sopracciglio alzato: Rick non cambiava mai, ma era anche per quello che lo adoravo. Sempre in vena di battute, di scherzare, di fare lo scemo...mi ha sempre ricordato un po' Slash quando eravamo ragazzi.

 

La rivedrai?” mi chiese dopo un po' di silenzio.

 

Non lo so...pensavo che potrei andare alla sua mostra...”

 

Quella mi sembra un ottima idea! Quando sarà?”

 

Dal 27 aprile al 1° settembre!”

 

Bene, allora andrai senza dubbio all'inaugurazione del 27! E io ti accompagnerò!”

 

Sicuro?”

 

Certo, mi fa piacere accompagnarti! E poi almeno posso assicurarmi che non sia una racchia!” concluse, facendomi l'occhiolino.
 

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Capitolo 9
*** Danielle ***


Appena varco la soglia di casa mia, il silenzio che mi invade è assordante. Poso la valigia vicino alla porta e mi tolgo la scarpe, per lanciarmi immediatamente sul divano. Mi guardo in giro...tutto mi ricorda la mancanza di mio marito. Tutto. Dal pacchetto di sigarette sul tavolino di cristallo, al dvd appoggiato vicino al televisore, alla bottiglia di rum comprato due anni fa a Cuba e lasciata a metà.

Penso che forse una sbronza è quello che mi ci vuole, ma no...devo restare lucida. Devo...come è che aveva detto Cindy? Sì, elaborare il lutto.

Come si elabora un lutto? Boh, chi lo sa.

Forse dal togliere tutte le cose che ti ricordano lui? No, vorrebbe dire lasciare la casa vuota, dato che avevamo comprato tutto insieme.

I suoi vestiti...sì! Devo toglierli...li darò in beneficenza. Tenerli nell'armadio a fare la muffa non servirà a riavere Robert indietro.

Vado nella nostra camera da letto e, dopo un respiro profondo, apro il suo armadio. Il suo profumo, conservato ancora nei vestiti, mi arriva dritto al naso; mi faccio coraggio e comincio a togliere gli abiti nell'armadio e a piegarli con cura.

Tutto quello che prendo in mano mi ricorda lui, il momento in cui lo abbiamo comprato, o quando glielo ho regalato.

Perchè? Perchè doveva succedere a me? A noi? Siamo sempre state brave persone, che non facevano male a nessuno, ma si limitavano a vivere la loro vita...che giustizia c'è in questo mondo?

 

Se c'è qualcuno, lassù, me lo potrebbe spiegare?” mi ritrovo a urlare, guardando in alto. “Perchè lui! Perchè!”

 

E tutto il dolore, la frustrazione, la solitudine che ho nel cuore escono...inizio a piangere, a piangere come non mai. I singhiozzi sono talmente forti che quasi non riesco a respirare...ma è il peso immane che sento nel petto a non farmi respirare. Prendo a pugni tutto quello che ho davanti, i vestiti piegati, gli appendini, do un pugno persino all'anta dell'armadio facendomi un male del diavolo. Ma non è comunque nulla rispetto a quello che sto provando.

Mi sdraio per terra, sui vestiti di Robert, continuando a piangere mentre il suo profumo mi invade le narici.

Alla fine, non so dopo quanto tempo, crollo addormentata.

 

Sto ancora dormendo quando mi sento scuotere.

 

Danielle, svegliati”

 

Mi stropiccio gli occhi doloranti per il pianto e alzo lo sguardo: Cindy e Charles.

 

Che ci fate qui?”

 

Non rispondevi al telefono di casa né al cellulare e ci siamo preoccupati. Ho sfoderato il mazzo di chiavi che mi avevi dato anni fa e non avevo mai utilizzato.”

 

Non le rispondo, cercando di tirarmi su, con schiena e collo a pezzi per essermi addormentata per terra.

 

Che ore sono?” chiedo confusa.

 

Le due del pomeriggio...”

 

Ho bisogno di una doccia...”

 

Vai, io ti aspetto qui” mi dice Cindy mentre mi chiudo in bagno.

 

Mi guardo allo specchio e mi rendo conto di avere un aspetto orribile: occhiaie nere, occhi gonfi, capelli arruffati...sono a pezzi, dentro e fuori.

Mi butto sotto la doccia per tentare di rigenerarmi un po'. E grazie a dio funziona.

Dopo essermi messa l'accappatoio e aver pettinato i capelli bagnati, raggiungo Cindy in salotto.

 

Charles?” le chiedo, non vedendo suo marito.

 

E' andato al lavoro. Siamo sole io e te.”

 

Mi siedo accanto a lei sul divano e le metto una mano sulla pancia.

 

Come procede?”

 

Meglio. Non ho più avuto contrazioni; però il simpaticone non ne vuole sapere di girarsi e farci vedere se ha o no il pistolino!”

 

Sorrido. “Poco importa, l'importante è che stia bene!”

 

Sì, Dany, hai ragione. Allora, tu come stai?”

 

Secondo te?”

 

Uno schifo...”

 

Brava, hai reso l'idea.”

 

Dany, è normale. Ora che sei qui, nella casa dove vivevate insieme e tutto, ritornano alla mente i ricordi. Ci vuole tempo...”

 

Non mi basterà una vita per dimenticarlo...”

 

Tu non lo dimenticherai mai, Dany. Però sei giovane e potrai innamorarti ancora e farti una famiglia.”

 

A quelle parole, un volto mi compare davanti agli occhi: Jeff.

Arrossisco e Cindy se ne accorge subito...deformazione professionale, credo.

 

Che è successo?”

 

Nulla, perchè?”

 

Sei arrossita. Quindi hai pensato a qualcosa che ti vergogni di dire...”

 

Cazzo, ha fatto centro anche stavolta. Ma proprio un'amica psicologa dovevo trovarmi??

 

Cindy?”

 

Mhm?”

 

Credo di avere bisogno di uno strizzacervelli!” 

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Capitolo 10
*** Danielle ***


Ci siamo incontrati alla stazione a Cork. Io stavo imprecando tra me e me per i ritardi dei treni e lui si è avvicinato; ho notato subito che era un volto familiare ma...sai quando vedi qualcuno ma proprio non riesci a inquadrarlo? Ecco, è andata così. Lui probabilmente avrebbe voluto chiacchierare ma io proprio era l'ultima cosa che desideravo. Così, appena è arrivato il treno me la sono data a gambe. Ma il destino non aveva le mie intenzioni a quanto pare...”

 

Dany, potresti arrivare rapidamente ai momenti più piccanti?”

 

Cindy!! Non ci sono momenti piccanti! Cioè, ci siamo baciati...”

 

Ah aaaah!!! Vedi!!!! Vieni al dunque!!”

 

Il volo da New York per LA partiva il giorno seguente e abbiamo dormito in un appartamento che ha nella grande mela. E lì...ci siamo baciati...abbiamo dormito insieme...MA!!” urlai vedendo gli occhi di Cindy spalancarsi “Abbiamo solo dormito...e poi il giorno dopo siamo anche finiti sul letto...ma grazie a dio mi sono fermata in tempo!”

 

Ma ti rendi conto che hai baciato Izzy Stradlin??? Mio dio come sei fortunata...”

 

Cindy ti prego!! Ho sbagliato tutto, ma non te ne rendi conto???”

 

Dany, non hai sbagliato nulla!”

 

Cindy...io mi sento morire dal senso di colpa per quello che ho fatto...io...io mi sono sentita così...tranquilla mentre ero tra le sue braccia...e ti giuro anche solo pensare questa cosa mi fa sentire un mostro.”

 

Vidi Cindy farsi improvvisamente seria ed entrare nel suo ruolo di psicologa, prima che di amica.

 

Danielle, è normale che tu ora ti senta in colpa per qualunque cosa fai. Ti senti in colpa perchè ridi o scherzi, ti senti in colpa perchè vai in quel ristorante dove con tuo marito non sei mai andata, o al cinema a vedere quel film che non avete mai visto insieme. E' normale. E non posso dirti che domani ti passerà. Non ti passerà nemmeno fra un mese. Ci vuole tempo...in questa situazione ci vuole solamente tempo. Io credo che un aiuto non potrebbe che farti bene...”

 

Un aiuto di che genere?”

 

Un uomo Danielle...”

 

Ma Cindy, ma ti pare che possa stare con un uomo ora? Mio marito è appena morto, te ne rendi conto?”

 

Danielle, non dico ora. Però non ti puoi impedire di vivere la tua vita, d'accordo?? Sei giovane e te lo meriti!”

 

Ma Cindy...”

 

Robert lo vorrebbe...”

 

Lo so...ma io non ce la faccio...”

 

Ce la farai, ok? Ora devi pensare solo a te stessa, ok? E alla tua mostra...”

 

Sì, hai ragione! Manca un mese e mezzo ma le cose da fare sono davvero tante! Dopo domani devo già andare al museo!”

 

Ti rendi conto che l'inaugurazione sarà 5 giorni prima della scadenza del termine?”

 

Sorrisi, e mi accomodai accanto a lei sul divano per metterle una mano sulla pancia; si sentì subito un calcetto.

 

Tira di quei calci che prima o poi mi bucherà la pancia...”

 

Non vedo l'ora di vederlo, questo scricciolo...”

 

Anche io...”

 

Come ti invidio, Cindy...”

 

Potrai averle anche tu un giorno queste cose...”

 

Non lo so...”

 

Sì che lo sai! Te ne renderai presto conto...quando arriverà la persona giusta.”

 

Era Robert la persona giusta...”

 

Lo so che ora ti sembra impossibile, ma un giorno mi darai ragione. Ora vado, mi chiami un taxi?”

 

 

Quando Cindy se ne fu andata, tornai in camera. C'erano ancora tutti i vestiti di Robert sul pavimento; mi resi conto che non era ancora il momento per eliminare tutto. Rimisi tutto nell'armadio e lo chiusi. Anche togliendo tutta la sua roba, non sarebbe cambiato quello che provavo dentro di me.

Mi mancava...mi mancava come l'aria.

Ma Cindy aveva ragione: ora dovevo pensare un po' a me. Non lo facevo da più di un anno, da quando Robert si era ammalato. Ora era il momento: a breve ci sarebbe stata la mia mostra ed era una grande occasione. Quindi doveva essere tutto perfetto.

Mi guardai allo specchio: ero sciupata. Capelli spenti, sopracciglia rifatte male, colorito estremamente pallido.

Presi il telefono e prenotai per il giorno dopo un appuntamento dalla parrucchiera e uno al centro di bellezza...in realtà, al centro di bellezza ci sarei stata tutto il pomeriggio per cerette varie, pulizia del viso, manicure e pedicure...insomma, un restauro completo.

Dovevo ricominciare...e per farlo dovevo partire da me stessa. 

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Capitolo 11
*** Jeff ***


 

Quando tornai dall'Irlanda, mi buttai a capofitto nella musica: mentre ero via, avevo buttato giù un po' di materiale e lo avevo rielaborato con Rick e i ragazzi. Ne sarebbe potuto venire fuori senza dubbio un bell'album.

Il 27 aprile si stava avvicinando sempre di più e io non facevo che pensare all'inaugurazione della mostra di Danielle; ovviamente Rick non perse l'occasione per prendermi un po' per il culo.

 

Stradlin, ti basta vedere un bel faccino e due tette che ti va in pappa il cervello, eh?” mi disse un pomeriggio, mentre buttavamo giù qualche nuova canzone.

 

Che stai blaterando, eh?”

 

Ma come che sto blaterando! La pittrice, no? Te ne sei mica già dimenticato??”

 

No, non l'avevo dimenticata per niente, anzi...il suo pensiero mi trapanava il cervello da ormai due mesi, ovvero da quando ci eravamo conosciuti. Non avevo più saputo nulla di lei...del resto non avevo modo di contattarla.

 

Io mi domando perchè non ti sei fatto dare il suo numero!”

 

Cos'è, ora il suo amico leggeva anche nel pensiero???

 

Rick, piantala. Non è successo nulla tra noi, lei semplicemente si sentiva sola, era distrutta, e aveva bisogno di vicinanza. Tutto lì.”

 

Quello lo so...ma il numero di telefono!!!”

 

Senti, dacci un taglio! Andiamo dopodomani sera all'inaugurazione della mostra, ok???”

 

Quello era più che ovvio!”

 

Alzai gli occhi al cielo sorridendo: Rick era sempre il solito.

 

La grande serata arrivò rapidamente. Io e Rick ci eravamo messi tutti in tiro per andare a quella fatidica mostra; salimmo sulla mia auto e ci avviammo al museo.

 

Bene, ora verificheremo se è o no una racchia!”

 

Rick, stai molto attento a quello che le dici. Ricordati che ha perso il marito due mesi fa e...”

 

Bla bla bla, quanto parli quando ti ci metti, Isbell!! Andiamo, su!”

 

Eravamo arrivati davanti al museo; c'era tantissima gente e diedi le mie chiavi al parcheggiatore. Entrammo nel bel palazzo che ospitava il museo: era una struttura moderna, costruita prevalentemente da vetrate, anche all'interno, che davano un effetto davvero particolare.

Un'indicazione ci condusse nella sala al piano superiore, dove la mostra di Danielle era ospitata.

La sala era stata addobbata con stoffe colorate che ricadevano morbide sulle vetrate che separavano le stanze: l'effetto era straordinario.

Appena entrato, iniziai a guardarmi intorno, con il cuore che batteva forte...perchè ero così agitato? Manco avessi 16 anni!

 

Allora, dov'è la tua pittrice?”

 

Che ne so, Rick, sono appena arrivato come te!”

 

Mentre me la prendevo con il mio impaziente amico, si avvicinò un cameriere che ci offrì dello champagne; appena il ragazzo si allontanò, la vidi: era perfettamente di fronte a me dall'altra parte della stanza.

Era molto elegante: indossava un tubino grigio con spalline sottili, collant neri e decolletè nere; al collo portava un finissimo girocollo di perle e i capelli, sempre acconciati a caschetto, erano mossi. Era splendida.

 

Ciao Jeff. Come stai?” mi baciò le guance e fui subito invaso dal suo buonissimo profumo. “Non pensavo saresti venuto.”

 

Non potevo mancare, Danielle. Tu come stai invece?”

 

Abbastanza bene. Diciamo che piano piano sto raccogliendo i cocci; questa mostra mi ha aiutato davvero molto, perchè mi ha permesso di tenere la mente impegnata. E' capitata nel momento giusto.”

 

Sono felice di questo. Tra l'altro, non ho ancora guardato i quadri, ma già l'ambientazione è a dir poco straordinaria.”

 

Sì, vero? Sono felice che sia venuta così bene...”

 

Robert sarebbe davvero fiero di te...” non so bene perchè lo dissi e, quando la vidi incupirsi un attimo, mi resi conto che avevo avuto poco tatto.

 

Ma dopo un attimo si aprì in un sorriso. “Sì, lo sarebbe. Mi spiace solo che non la possa vedere.”

 

Ma lui la sta vedendo, Danielle. Di quello puoi starne certa!”

 

Lei mi guardò, sorridendo ancora; mi prese le mani e mi mormorò sottovoce un grazie. Non potei che ricambiare il suo sorriso.

 

Mhm mhm...” ovviamente, il mio amico Rick non perse l'occasione per rovinare quel bel momento...però in effetti mi ero completamente scordato di lui.

 

Oh, dimenticavo...Danielle posso presentarti il mio amico Rick?”

 

Ciao Rick, molto piacere.”

 

Piacere mio, Danielle. Finalmente ci conosciamo. Jeff mi ha parlato tanto di te!”

 

Arrossi come un pomodoro alle parole del mio amico...certo che anche lui non era proprio capace a tenere il becco chiuso!

 

Oh” anche Danielle arrossì “Spero che ti abbia parlato bene, allora...” disse per cercare di sdrammatizzare.

 

Più che bene, credimi...” rispose maliziosamente, facendo una radiografia allo splendido corpo della donna.

 

Danielle arrossì ancora. “Ehm...scusatemi, devo andare a salutare delle persone. Ci vediamo dopo, d'accordo?” disse, guardandomi.

 

Certo a dopo!” e con un sorriso ci congedò.

 

Guardai Rick, che avevo gli occhi incollati sul fondo schiena di Danielle. Lo presi per un braccio e lo trascinai nella toilette, che grazie a dio era vicina.

 

No, ma dico...ti sei bevuto il cervello?” gli chiesi una volta entrati.

 

Che ho fatto?”

 

Come che hai fatto?! Te la sei mangiata con gli occhi!!!”

 

Eh beh, cazzo, è un gran bel pezzo di donna!”

 

Io te l'avevo detto che non era una racchia!”

 

Devo ammetterlo, Stradlin, anche se invecchi in fatto di donne non ti batte nessuno!”

 

Mi uscì un sorrisetto compiaciuto. “Sì, lo so...comunque, non stavamo parlando di questo!!” mi resi conto che, ancora una volta, Rick era riuscito a portarmi fuori strada.

 

Dai, blatera pure.”

 

Come ti ho già detto, non dovevi guardarla con quello sguardo così...affamato! E poi...accidenti, dovevi proprio dirle che ti ho parlato tanto di lei???”

 

Ma è vero!”

 

Ma cosa c'entra, lei mica deve saperlo per forza!!”

 

Che palle che sei...”

 

Scusati!”

 

Cosa, scusarmi con te? Mai!”

 

Rick!”

 

Uff...ok ok scusa...cercherò di non dire più frasi a sproposito!!”

 

Molto bene, e ora...andiamo a vedere questa mostra!” 

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Capitolo 12
*** Danielle ***


La vigilia dell’inaugurazione era arrivata: quel giorno, come ormai da due mesi a quella parte, lo passai al museo. Erano finalmente arrivati i fiori e iniziai a disporli qua e là.
Poi passai a sistemare ognuno dei drappi appesi alle vetrate; quando mi avevano mostrato per la prima volta la sala di quel museo, ero rimasta impressionata dai muri di vetro…però allo stesso tempo non sapevo come sarebbero apparsi i quadri sulle superfici trasparenti.
Così, optai per le stoffe colorate: dietro ogni quadro ne era stata disposta una, di un colore adatto al dipinto, ed era disposto più o meno cadente sulla vetrata. L’effetto finale era straordinaria.
Poi con un po’ di fiori qua e là era ancora meglio…non potevo che essere più felice del risultato.
Avevo lavorato da sola, in quei due mesi; non mi ero fatta aiutare da nessuno.
Le mostre precedenti le avevo organizzate insieme a Robert…ma questa volta lui non c’era.
Quella sensazione di vuoto che provavo da quando lui se ne era andato si fece risentire, come del resto ogni santo giorno; però lui sarebbe stato fiero del mio lavoro, come marito e come critico d’arte.
Una volta a casa, presi gli abiti che avevo acquistato apposta per l’occasione; niente di particolare, un tubino grigio a spallina sottile, calze nere e tacchi neri. Pensavo poi che, anziché tirare su i capelli, avrei potuto farli mossi…se no sarei stata troppo seriosa.
Stavo stirando il vestito con una prudenza e una delicatezza infinita, quando suonò il telefono.
 
“Pronto”
 
“Hola!”
 
“Cindy! Come stai?” ero un po’ in apprensione per la mia amica: fra meno di una settimana le scadeva il termine della gravidanza.
 
“Bene bene. Il pargolo per ora non dà segni di voler uscire!”
 
“L’importante è che non ne dia fino a domani sera! Non puoi mancare all’inaugurazione!”
 
“Non preoccuparti, gli sto facendo questa raccomandazione da mesi!”
 
Scoppiammo entrambe a ridere.
 
“Sei nervosa?”mi chiese Cindy quando smettemmo di ridere.
 
“Solo un pochino. Speriamo che vada tutto per il meglio!”
 
“I fiori sono arrivati?”
 
“Sì sì. Stanno molto bene!”
 
“Ottimo! E il catering?”
 
“Arriva domani pomeriggio alle 7. Io andrò già là per quell’ora. Tanto poi iniziando alle 9 la mostra…”
 
“Certo. Va bene se veniamo anche io e Charles a quell’ora?”
 
“Ma non è il caso, Cindy, tu non devi affaticare troppo.”
 
“Oh, smettila di blaterare su!! Ci vediamo alle 7 al museo!”
 
“Non posso replicare, vero?”
 
“Assolutamente no!”
 
“Non ne dubitavo. Buonanotte Cindy!”
 
“Notte, Dany. A domani!”
 
Misi giù e scossi il capo: Cindy era sempre la solita. E grazie a dio, aggiungerei.
 
Il giorno dopo alle 7, puntuale come un orologio, ero al museo. Ero vestita di tutto punto, truccata e pettinata; dovevo ammettere che ero davvero uno schianto. Risi tra me e me per la mia modestia.
Il catering preparò tutto molto velocemente e li ringraziai per l’ottimo lavoro che avevano fatto; gli stuzzichini che avevano preparato avevano un aspetto davvero invitante!
Cindy e Charles erano già lì, anche loro molto eleganti; Charles mi aiutò a sistemare alcune piccole cose dell’ultimo minuto, mentre Cindy non fece altro che arenarsi su una sedia. La sua pancia era enorme, e faceva una gran fatica a camminare e stare in piedi.
Alle 9 iniziarono ad arrivare gli ospiti e iniziarono anche i saluti, i complimenti e le frasi di circostanza riguardo al mio lutto, che avrei volentieri evitato dato che le consideravo decisamente “finte”.
Quella era la parte che odiavo di più delle mostre: dove essere gentile anche con persone che proprio odiavo e che sapevo venivano lì per avere un’ulteriore motivazione per criticarmi.
E stavo proprio parlando con una di questa persone quando…lo vidi.
 

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Capitolo 13
*** Jeff ***


Dopo aver fatto la ramanzina a Rick, uscimmo dal bagno. Vidi che Danielle stava chiacchierando con delle persone e decisi di fare il giro della mostra.

Pensai subito che Danielle non avrebbe potuto trovare un luogo migliore per fare la sua mostra…questa sala, con i muri di vetro che lei aveva in parte sapientemente coperto, dava un effetto particolare che faceva risaltare i quadri ancora di più.

I suoi quadri erano particolari: prevalentemente paesaggi, alcuni più astratti altri più realistici. I colori erano sempre allegri e vivaci, che riflettevano l’animo dell’artista: un animo felice.

Ma ciò si poteva vedere solamente nei primi quadri…mano a mano che si andava avanti, infatti, i colori perdevano la loro vitalità e allegria. Diventavano sempre più cupi fino ad arrivare agli ultimi due quadri, dove il colore dominante era il nero.

Capii subito che la disposizione dei quadri rifletteva la sua vita: il suo fidanzamento e il matrimonio felice, e poi la malattia, il dolore, la sofferenza fino ad arrivare alla perdita.

Mi si strinse il cuore al pensiero del suo dolore…mi voltai e la vidi avvicinarsi al tavolo delle bevande.

Mi avviai nella stessa direzione.

 

“Un bicchiere di champagne” la sentii chiedere.

 

“Due, per favore.” La vidi sobbalzare leggermente al suono della mia voce ma, quando si girò, mi sorrise.

 

“Alla tua meravigliosa mostra!” brindammo toccando i bicchieri e bevemmo.

 

Quello champagne era buonissimo, andava giù che era una meraviglia…ma sarebbe stato l’unico bicchiere della serata.

 

“Davvero ti è piaciuta la mostra?” mi chiese come una bimba timorosa e di nuovo mi si strinse il cuore.

 

“E’ incredibile, Danielle. Davvero. Immaginavo fossi brava, l’avevo anche visto da immagini delle tue opere su internet…ma ora è tutta un’altra storia!”

 

La vidi arrossire: era ancora più bella.

 

“Ti ringrazio, Jeff. E’ importante per me il tuo giudizio.”

 

Le sorrisi dolcemente a quella frase, vedendo come era diventata rossa. Immaginavo che si stesse maledicendo per quello che aveva appena detto.

Ma poi si rilassò e mi sorrise.

 

“Senti, sarebbe possibile comprare alcuni di questi quadri?” sì, li volevo comprare.

Volevo quelli iniziali, quelli belli e allegri, perché mi faceva male immaginarla triste e sofferente.

 

“Vuoi…vuoi comprare i miei quadri?”

 

“Sì…non sono in vendita?”

 

“Sì, sì che sono in vendita…è solo che…non me l’aspettavo.”

 

“Mi piacciono…e poi mi fa piacere!”

 

“Ti fa piacere?”

 

“Sì, darti una mano”

 

“Darmi una mano?”

 

Mi resi subito dopo aver detto quella frase che avrebbe potuto essere fraintesa. E così fu…la vidi corrucciarsi, vidi una ruga sulla fronte che prima non c’era poiché era rilassata. Probabilmente aveva capito che lo facevo per compassione, ma assolutamente non era così!! Ok, mi ero espresso orribilmente…ma avessi potuto lo avrei giurato su mia madre, cazzo!!!

 

“Danielle, non intendevo…” da bravo codardo dissi solo quello.

 

“Non ho bisogno del tuo aiuto, Jeff. Tantomeno della tua compassione.” Il suo sguardo duro mi fece male da morire “Grazie per essere venuto!”

 

Si allontanò da me a passo spedito e mi sentii morire dentro.

Porca puttana, ma sarò un imbecille?! No, sono il re degli imbecilli!!!!

Sbuffai e mi passai una mano tra i capelli scompigliandoli ancora di più.

Sentii una mano sulla mia spalla e mi voltai: era Rick.

 

“Che è successo? L’ho vista andare via come una furia.”

 

“Le ho detto che voglio comprare dei quadri…”

 

“E beh?”

 

“Le ho detto che lo faccio per darle una mano…”

 

“Cazzo vuol dire per darle una mano?”

 

“Che ne so? Mi è uscito così…però detto in questo modo sembra che lo faccio per pietà…e lei infatti l’ha interpretato così!”

 

“Certo che anche tu, man…hai la finezza di un rinoceronte incazzato.”

 

“Non l’ho fatto apposta, d’accordo? Mi sono espresso male…e ho rovinato tutto.”

 

“Tutto cosa?”

 

“Tutto un cazzo, Rick! Perché non c’è un tutto. Ma così hho perso già quelle poche possibilità di starle vicino…anche come amico.”

 

“Riuscirai a rimediare, man”

 

“Ne dubito, Rick! Comunque, andiamo a salutarla così ce ne andiamo.”

 

Mi avviai con Rick verso Danielle, che era in piedi vicino a una donna, probabilmente della sua età, che era seduta su una sedia probabilmente a causa del pancione

 

“Danielle, volevamo salutarti.” Le dissi e lei mi si avvicinò guardandomi freddamente.

 

“Ehm…chiedo scusa.” Vidi piantarsi davanti a me la ragazza incinta. “Io sono Cindy, molto piacere.”

 

“Piacere, Cindy. Io sono…”

 

“Lo so chi sei…” mi fece l’occhiolino e sorrisi allegramente a quella donna così maliziosa e vivace.

 

“Cindy, lascia stare Jeff che deve andare.” Cindy si allontanò, captando la tensione che si era subito venuta a formare. “Per l’acquisto dei quadri puoi contattare la mia agente.”

 

Mi allungò un biglietto da visita con una freddezza che mi si strinse lo stomaco.

La ricambiai con la stessa moneta.

 

“Perfetto, grazie. Ancora complimenti per la mostra.” Le tesi la mano e lei la strinse. “Arrivederci, Danielle.”

 

“Ciao Jeff. Ciao Rick. Grazie per essere venuti.” Baciò Rick sulle guance (lo ha baciato! A me ha stretto la mano!!!) e poi io e il mio amico ci allontanammo. 



Salve a tutti!!! :) Vi avviso che non aggiornerò fino a giovedì!! E vi annuncio anche che martedì vado al concerto di Slash…*.* Non sto più nella pelle!!!! (Ok, non ve ne poteva fregare di meno ;) )A presto, grazie a tutti!!!
 




 

 

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Capitolo 14
*** Danielle/Jeff ***


“Danielle, volevamo salutarti.” Jeff mi si era avvicinato. Lo guardai freddamente, troppo incazzata e delusa.
 
Naturalmente Cindy non si fece scappare l’occasione “Ehm…chiedo scusa.” Si piantò tra le e Jeff con tutta l’imponenza che quell’enorme pancia le dava “Io sono Cindy, molto piacere.”
 
“Piacere, Cindy. Io sono…”
 
“Lo so chi sei…” gli fece l’occhiolino che Jeff ricambiò con un sorriso. Mi arrabbiai ancora di più.
 
“Cindy, lascia stare Jeff che deve andare.” Cindy si allontanò subito beccandosi una mia occhiata inceneritrice “Per l’acquisto dei quadri puoi contattare la mia agente.”
 
Gli diedi un biglietto da visita e lui mi tese la mano.
 
“Perfetto, grazie. Ancora complimenti per la mostra. Arrivederci, Danielle.”
 
“Ciao Jeff. Ciao Rick. Grazie per essere venuti.” Facendolo apposta, salutai Rick baciandolo sulle guance. 
 
Appena i due si furono allontanati, Cindy mi prese per un braccio.
 
“Ma quanto è sexy???”
 
“Sexy? E’ uno stronzo!”
 
“Che è successo?”
 
“Mi ha chiesto di acquistare dei quadri…per darmi una mano!”
 
“Cosa vuol dire per darti una mano?”
 
“Ovvio, no? Gli faccio pena…”
 
“Danielle, sono certa che hai frainteso.”
 
“Non c’è un cazzo da fraintendere, Cindy. E ora scusa, devo salutare i miei ospiti.”
 
Dopo molte ore, la serata terminò; quando anche l’ultimo ospite fu andato via, eccetto Charles e Cindy, ricominciai a respirare. Mi sembrava di essere rimasta in apnea per tutto il tempo; però non potevo che essere più felice di come era andata. Era venuta molta gente e tutti sembravano soddisfatti. Sperava che sarebbe andata così bene anche nelle settimane successive, nelle quali si poteva visitare durante il giorno.
 
“Sono distrutta” dissi accasciandomi su una sedia, con le caviglie gonfie per i tacchi alti e lo stare troppo in piedi.
 
“E’ stata una serata perfetta, Danielle. Congratulazioni!” Cindy mi sorrise prendendomi le mani.
 
“Grazie tesoro.” Mi alzai in piedi e le diedi un bacio su una guancia. “Ora andiamo a casa, siamo tutti distrutti.”
 
Una volta a casa, mi tolsi immediatamente le scarpe, godendomi il sollievo di poggiare i piedi per terra. Che dolore!
Dopo essermi fatta una bella doccia, mi misi a letto, ma avevo ancora troppa adrenalina addosso per riuscire ad addormentarmi; così decisi di leggere un po’.
Mi ritrovai a leggere 10 volte la stessa riga dato che i miei pensieri erano rivolti a Jeff; c’ero rimasta davvero male per come si era comportato. Voglio darti una mano…ma chi si credeva di essere? Solo perché aveva soldi a palate non voleva dire che doveva aiutarla per forza…lei non voleva la carità. Le era parso diverso quell’uomo…sembrava così buono e sincero. Era stata bene con lui a New York. Accidenti a lui!
 
 
 
Ero a letto, ma non riuscivo a prendere sonno e continuavo a pensare a Danielle.
Quando mi ci metto sono proprio una testa di cazzo….voglio i quadri per darti una mano. Eh Isbell Isbell…ti mordessi la lingua ogni tanto! Danielle si era incazzata come una bestia…e come biasimarla.
Mi si stringe il cuore al pensiero di come mi ha salutato freddamente, come probabilmente ha fatto con tanta altra gente per lei insignificante e praticamente sconosciuta.
In effetti, era quello che ero anche io…uno sconosciuto…ma vorrei tanto non esserlo più per lei…che cazzo, ma proprio di una donna appena rimasta vedova dovevo perdere la testa?
Dovevo chiederle scusa…come fare? Un biglietto, dei fiori…sì, le donne amano i fiori. Piccolo problema…non so dove abita!
Bene, dettaglio trascurabile proprio…potrei cercare sul sito della sua mostra…o al museo…idea! Al museo! Potrei chiamare e chiedere il suo indirizzo con una scusa, legata a qualcosa per la vendita dei quadri.
Sì!! Avrei fatto così!
E, dopo essermi tolto questo peso, crollai addormentato come un bambino.





 Buonsalve a tutti :) Eccomi qui con un aggiornamento lampo! Sono appena tornata da Bologna dove ieri sera ho assistito al concerto di Slash...che dire??? Fantastico, spettacolare, incredibile, meraviglioso...non ci sono abbastanza aggettivi per descriverlo!!! Bene, domani prometto che mi metterò in pari con le vostre storie :) Grazie di cuore a tutti quanti! Un bacione!! :)
 

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Capitolo 15
*** Danielle ***


I giorni seguenti furono decisamente caotici e stancanti: prima di tutto, la mostra stava riscuotendo più successo del previsto e spesso venivo chiamata per delle interviste.

Fui anche chiamata dalla UCLA, dove mi chiesero di tenere un corso di arte contemporanea; non aveva mai fatto l’insegnante, né mi era mai passata per la testa questa alternativa…però dovevo guardare in faccia la realtà. La mostra stava andando bene, è vero, ma il lavoro del pittore non è mai facile e viverci sopra men che meno; prima c’era anche lo stipendio di Robert e riuscivamo a vivere senza grossi problemi. Ma ora sarebbe stata dura.

Così, avevo accettato di andare al colloquio da capire almeno quali fossero le loro richieste.

Cindy si era offerta di accompagnarmi, nonostante fossi preoccupata per la sua salute.

 

“Te lo ripeto…non credi sarebbe stato meglio stare a casa????” le chiesi mentre guidavo diretta all’università.

 

“E io ti ripeto che sto bene, Dany…per il momento nessun sospetto che il pupo voglia uscire!”

 

“Non voglio che mi partorisci in macchina, chiaro???”

 

“Che rompiscatole che sei…”

 

“Ah certo, ancora colpa mia…”

 

“Izzy?”

 

Feci un balzo a quel nome…non lo avevo più pensato dall’inaugurazione della mostra una settimana prima. O meglio, lo avevo pensato poco…ogni volta che mi tornava in mente quello che aveva detto mi incazzavo. Tra l’altro, avevo saputo dalla mia agente che aveva già pagato tre quadri, che gli avrebbero consegnato una volta finita la mostra..

 

“Izzy cosa?”

 

“L’hai più sentito?”

 

“Avrei dovuto?”

 

“Danielle, smettila di fare la finta tonta!”

 

“No, Cindy, non l’ho sentito.”

 

“Sei ancora incazzata con lui?”

 

“Semplicemente mi è indifferente!”

 

Vidi Cindy alzare gli occhi al cielo, ma preferii non commentare.

Una volta arrivate alla UCLA, ci dirigemmo subito all’ufficio del Preside, dove venni accolta con gentilezza, mentre Cindy si sedeva su una poltroncina dall’aria molto comoda.

 

“Signora Keneally, è un piacere conoscerla. Prego, si accomodi.” Mi invitò a sedermi davanti alla sua scrivania, dove anche lui si accomodò. “Intanto vorrei farle i complimenti per la sua mostra.”

 

“La ringrazio davvero, signor Brown.”

 

“Appena io e un collega siamo venuti a vedere la sua mostra, abbiamo pensato che poteva essere la persona adatta per un corso di arte contemporanea che vogliamo tenere quest’anno. So che lei ha frequentato l’Accademia delle belle arti dove ha ottenuto il massimo dei voti…”

 

Annuii un po’ intimidita, nonostante quell’uomo fosse estremamente piacevole e tranquillo.

 

“Bene. Credo che poi la sua esperienza di pittrice non possa che essere un toccasana per gli studenti. Quindi, diciamo pure senza mezzi termini che questo non è esattamente un colloquio. Noi l’abbiamo già scelta, deve solamente accettare.”

 

“Signor Preside, io sono davvero lusingata dal fatto che voi abbiate scelto me. E io accetto più che volentieri l’incarico, e le assicuro che farò del mio meglio.”

 

“Bene, sono davvero lieto di sentirla dire queste cose. Vorrei farle firmare alcuni fogli, se non le dispiace.”

 

Dopo aver sistemato tutte le scartoffie, il preside mi diede appuntamento alla riunione di facoltà della settimana dopo, durante la quale si sarebbero decisi gli orari e quant’altro per il prossimo anno accademico.

Ci stringemmo nuovamente la mano e io uscii dall’ufficio.

 

“Come è andata?” mi chiese subito Cindy.

 

“Benissimo. Prossima settimana ho la prima riunione di facoltà.”

 

“Fantastico! Hai fatto strabene ad accettare…è una bella occasione!”

 

“Sì, sono contenta anche io. Spero di essere all’altezza…”

 

“Danielle, tu sei sempre all’altezza. Ami l’arte più di te stessa e sono certa che riuscirai a trasmettere la tua passione anche agli studenti.”

 

“Speriamo” la abbracciai “Grazie che ci sei sempre.”

 

“Grazie a te! Ora che ne dici se ci andiamo a prendere un bel gelato?”

 

“In realtà, ora dovrei passare sino al museo a sistemare alcune cose. Vuoi che ti porti a casa o vieni con me?”

 

“Vengo con te!”

 

Risalimmo in auto e guidai fino al museo.

 

“Ti dispiace se resto qui? Ho delle caviglie che sembrano dei palloni da rugby.”

 

Sorrisi alla mia amica. “Stai tranquilla, farò prestissimo.”

 

Entrai nell’ufficio principale del museo, dove ormai conoscevo tutti molto bene.

 

“Buongiorno a tutti!”

 

“Ciao Danielle! Come stai?”

 

“Bene, Matt. Tu?”

 

“Tutto a posto. Senti, oggi è arrivata una cosa per te.”

 

“Per me?”

 

“Sì. E’ venuto un fioraio…”

 

“Un fioraio?” ero a dir poco stupita. Matt andò nell’altra stanza e tornò con una mazzo di rose rosa…21 per la precisione. “Oh mio dio…ma chi le manda?”

 

“Non ne ho idea…c’è un biglietto, però.”

 

“Sì, poi lo leggo. Sono venuta a prendere quei fogli, me li puoi dare?” ero andata nel pallone alla vista di quei fiori e volevo uscire da lì al più presto.

Dopo aver preso quel che dovevo, uscii di corsa, salutando a malapena; aprii la portiera posteriore per appoggiare il bouquet e vidi Cindy girarsi e sgranare gli occhi.

 

“E quelli??”

 

“Ma che ne so…” presi il biglietto, chiusi la portiera e mi sistemai sul sedile dell’autista.

 

“Hai già letto il biglietto?”

 

“No cazzo Cindy, non l’ho ancora letto!!!” dissi con un tono rabbioso, che mi uscì involontariamente “Scusami…”

 

“Danielle, calmati. E’ un mazzo di fiori, non un pacco bomba.”

 

“Lo so. Leggeresti tu il biglietto per me?”

 

“Certo. Dammi!”

 

Le porsi il biglietto; aprì lentamente la bella busta rosa e tirò fuori il biglietto. Diedi una sbirciatina per controllare se potevo riconoscere la scrittura: era fine ed accurata, ma non avevo idea a chi appartenesse.

 

“Vado?” mi chiese Cindy, pronta a leggere ad alta voce.

 

“Vai.”

 

“Allora… ‘Cara Danielle, ho cercato in tutti i modi di avere il tuo indirizzo dal personale del museo. Ma nulla. Per una volta, nemmeno il mio nome d’arte ha funzionato. In ogni caso, volevo chiederti scusa per quello che ho detto la sera dell’inaugurazione. Credimi, hai inteso male quello che volevo dirti. Ti conosco a mala pena, ma ho capito che sei una donna forte, che non ha bisogno dell’aiuto di nessuno. Se ti va, questo è il mio numero: 089674923. Chiamami, potremmo berci qualcosa insieme. Un bacio.’ “ Cindy fece una pausa a effetto “Jeff”.

 

Non era necessario che lo dicesse: lo sapevo che era lui. L’avevo capito dal primo istante che avevo visto i fiori. Forse per quello ero così nervosa.

Cindy mi porse il biglietto, che rimisi nella busta senza guardarlo.

 

“Danielle…”

 

“No, Cindy. Non dire nulla. Ti porto a casa.”

 

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Capitolo 16
*** Jeff ***


In quei giorni credo di aver detto tante parolacce da morire. Allora, va bene le leggi sulla privacy e bla bla, catabla e catabla…però porca puttana, cosa vi costa darmi un indirizzo????
Il tutto cominciò il giorno dopo l’inaugurazione della mostra di Danielle: mi sentivo un emerito cretino ad aver detto quello che avevo detto e dovevo farmi perdonare. Così, avevo deciso di mandarle un mazzo di rose rosa.
 
“Pronto”
 
“Buongiorno. E’ L’Art Museum?”
 
“Sì, buongiorno.”
 
“Mi chiamo Jeff Isbell e ho acquistato alcuni quadri della mostra di Danielle Keneally.”
 
“Certo, ha bisogno che la mettiamo in contatto con il suo agente?”
 
“Ehm…no grazie. Mi servirebbe l’indirizzo dell’artista per poterle spedire dei…dei…” Dei che?? Porca puttana, maledetto il mio essere poco loquace.
 
“Signor Isbell, noi non possiamo dare gli indirizzi dei nostri artisti. E’ la privacy.”
 
Merda…dovevo giocarmi la carta più importante.
 
“Senta, lei lo sa chi sono io?”
 
“Prego?”
 
“Jeff Isbell, ovvero Izzy Stradlin…”
 
“Mi dispiace signore, ma non la conosco”
 
Mi ritrovai ad alzare gli occhi al cielo. “Guns N’ Roses, ha presente?”
 
“Oh…” capii che il tizio dall’altra parte aveva capito “Mi scusi se non l’ho riconosciuta. Comunque non possiamo fare eccezioni.”
 
“Ma come! Ma guardi che non sono un maniaco o qualcosa del genere, eh!!! Devo far avere delle cose alla signora Keneally!”
 
“Mi dispiace signor Stradlin. Può farle avere al suo agente!”
 
“E se fosse una cosa che non posso dare al suo agente?”
 
“Se vuole può portarlo qui nei nostri uffici.”
 
“La signora passa oggi?”
 
“No…so che passerà martedì prossimo.”
 
“Martedì…cazzo!”
 
Il tipo dall’altra parte non rispose: probabilmente penserà che sono fuori di testa.
 
“Va beh, grazie mille e scusi il disturbo. Arrivederci!” misi giù senza nemmeno attendere una parola da quel povero diavolo.
 
Che caspita potevo fare a quei punti? L’indirizzo non riuscivo a trovarlo…potevo davvero lasciarle i fiori al museo…sì, avrei fatto così. Dovevo solo aspettare la settimana successiva.
 
Martedì arrivò con una lentezza esasperante; avevo deciso che non sarei andato di persona al museo, avrei fatto recapitare i fiori dal fioraio.
Andai nel negozio vicino a casa mia, che sapevo essere molto in gamba nel suo lavoro; ordinai 21 rose rosa e diedi l’indirizzo del museo. Scrissi anche un biglietto…ero soddisfatto del mio lavoro!
Dopo andai alla sala prove dove mi aspettavano i Ju Ju Hounds.
 
“Eccolo Stradlin innamorato!”
 
“Fottiti Rick!”
 
“Come mai sei in ritardo?” chiese ancora.
 
“Avevo da fare…”
 
“Sei andato dalla tua principessa?”
 
“Rick, adesso hai rotto i coglioni! Forza, vogliamo provare?”
 
“Hai le tue cose Stradlin?”
 
Già ero nervoso di mio…con Rick che continuava a rompere i coglioni poi.
 
“Io mi sono rotto, ok?” posai la chitarra e uscii, nonostante sentissi i ragazzi chiamarmi.
 
Non era proprio giornata. Tornai a casa e mi feci un bel caffè nero, forte e amaro; mi sdraiai sul divano e accesi la tv.
Feci un salto quando sentii suonare il telefono: dovevo essermi addormentato.
Mi alzai come uno zombie e raggiunsi il telefono.
 
“Chi è?” risposi con poca gentilezza.
 
“Ehm…Jeff?”
 
Cazzo! Quella voce… “Danielle!”
 
“Ciao come stai?”
 
“Be…bene. Tu?”
 
“Anche io. Volevo ringraziarti dei fiori!”
 
I fiori! Allora le erano piaciuti! “Ma figurati! Ti piacciono le rose?”
 
“Da morire, Jeff. Grazie davvero!”
 
Non potevo vederla, ma sapevo che stava sorridendo. “Hai letto il biglietto?”
 
“Sì, sì certo. E riguardo all’invito di bere qualcosa insieme…va bene!”
 
“Dici sul serio?”
 
“Sì, Jeff”
 
Mi sentivo come un bambino la mattina di Natale. “Che ne dici di domani sera?”
 
“Sì…volentieri, Jeff. Ti va se ci vediamo al museo, dato che sono là a sistemare alcune cose? Poi decidiamo insieme dove andare?”
 
“Certo, Dany, benissimo! Alle 6?”
 
“Alle 6. Buonanotte Jeff.”
 
“Buonanotte Danielle. A domani!”
 
Appena misi giù il telefono iniziai a saltellare come un canguro per casa; cazzo se ero messo male!
Ma ero felice…l’avrei rivista e ci saremmo chiariti. E chissà…magari saremmo diventati amici…
Decisi di andare a dormire, nonostante fossi tremendamente agitato per il giorno seguente.
 

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Capitolo 17
*** Danielle ***


Non potevo crederci di avere accettato…quella sera sarei uscita con Izzy Stradlin! Da amici, ok…ma era pur sempre Izzy Stradlin! Accidenti…

La prima cosa che avevo deciso di non fare, era stata quella di avvisare Cindy: sapevo bene che mi avrebbe fatto venire l’ansia e mi avrebbe detto chissà quale stronzata. Glielo avrei detto dopo…se andava tutto bene…se andava male, avrei preso un appuntamento come sua paziente per una bella seduta!

Che cosa potevo indossare? Dunque, sarebbe stato solo un aperitivo perciò niente di troppo elegante tanto meno di sexy!

Iniziai a rovistare nell’armadio, nella speranza di trovare qualcosa di adatto; alla fine optai per jeans neri aderentissimi, maglioncino grigio chiaro scollato a punta (scollatura piuttosto profonda che avrei coperto con una canotta nera) e un paio di scarpe col tacco di vernice grigia decorate sulla parte posteriore con delle borchiette a punta: casual ed elegante al punto giusto.

Dopo essermi truccata leggermente uscii di casa…dovevo andare al museo a sistemare alcune cose e poi avrei visto Jeff alle 6. A quel pensiero mi si strinse lo stomaco per il nervosismo.

Decisi di prendere la metropolitana per evitare il traffico del tardo pomeriggio e passai il viaggio di circa 20 minuti a pensare alla serata che mi aspettava.

Dove saremmo andati? Di cosa avremmo parlato? Mi avrebbe baciato?

Dio, mi sentivo come una ragazzina al primo appuntamento…in effetti, erano dieci anni che non uscivo con un uomo…un uomo che non era Robert.

Mi dissi che il giorno dopo sarei andata al cimitero: avevo poco tempo per andarci a causa di tutti gli impegni, ma la mattinata successiva era libera e quindi gli avrei portato dei fiori. Erano già passati alcuni mesi da quando se ne era andato…mi sembravano secoli. Quei mesi erano stati estremamente caotici, erano successe tantissime cose…e lui mi mancava come l’aria…mi sentivo una schifezza a uscire con Jeff quella sera. Ma sarebbe stato solo da amici, niente baci né moine.

In preda a tutti questi pensiero, per poco non mi dimenticavo di scendere dalla metro…il msueo era attaccato alla fermata e quindi in un attimo fui lì.

L’ora seguente la passai a sistemare pratiche, papiri e telefonate alla piccola scrivania che mi era stata concessa negli uffici del museo; finchè, alle 6 meno 5, suonò il telefono: era la reception.

 

Signora, c’è un uomo qui che chiede di lei!”

 

Jeff!!! Cazzo!!!

 

Gli dica che arrivo subito!”

 

Sistemai in un cassetto tutti i fogli, li chiusi a chiave e le misi nella borsa. Mi guardai nello specchio dandomi una sistemata e trovandomi attraente come non lo ero da tempo.

Merda, come posso pensare certe cose, dico io…

Scesi di sotto velocemente e lo vidi davanti alla porta: si aprì in un grande sorriso quando i nostri occhi si incontrarono. Era bellissimo: jeans scuri strappati su un ginocchio, camicia bourdeaux, chiodo, converse nere e coppola nera.

 

Ciao Dany” mi si avvicinò e mi baciò le guance “Sono felice di vederti”.

 

Arrossii come una ragazzetta. “Ciao Jeff. Anche io sono felice di vederti. E’ da tanto che aspetti?”

 

No, non ti preoccupare. Che dici, andiamo?”

 

Sì. Io sono venuta qui in metro, quindi non ho l’auto.”

 

Non c’è problema, andiamo con la mia.”

 

Salimmo sulla sua auto e lui cominciò a guidare.

 

Dove mi porti di bello?” gli chiesi fingendomi a mio agio…cosa che proprio non ero.

Ti porto in un posto dove andavo appena arrivato a Los Angeles, da ragazzo. Era il mio rifugio quando cercavo tranquillità; sai, vivere in 5 in un magazzino con una unica stanza a volte può esser logorante” mi guardò e mi fece l’occhiolino.

 

Arrivammo a Santa Monica e Jeff parcheggiò proprio sotto il faro.

 

Sei mai salita sul faro?” mi chiese scendendo dalla macchina.

 

No! Non credevo nemmeno ci si potesse salire in realtà!”

 

Diciamo che in questa situazione il mio nome ha funzionato…”

 

A differenza dei fiori…” scherzai.

 

Al museo sono davvero fiscali. Vieni.” Mi tese la mano, che afferrai titubante, e mi fece entrare in una porticina.

 

Le scale erano strette e ripide e maledii la mia brillante idea di mettere i tacchi.

Arrivammo alla cima e, sulla terrazza, vidi una bella tavola apparecchiata con champagne e stuzzichini. Davanti a noi, il tramonto sull’oceano.

Era una delle cose più belle che avessi mai visto e ne rimasi folgorata. Senza dire nulla, mi avvicinai alla ringhiera, a cui mi appoggiai.

 

Ti piace?” mi domandò mettendosi accanto a me.

 

Jeff è…è incredibile.”

 

Sono felice ti piaccia. Io ne ero innamorato da ragazzo. Ma non ci ho mai portato nessuno, nemmeno i miei amici.”

 

Arrossii, per l’ennesima volta nell’ultima mezz’ora: avrei preso fuoco prima della fine della serata.

 

Davvero? Sono al prima che porti qui?”

 

Assolutamente sì.”

 

E’ davvero incredibile. Grazie.” Mi avvicinai a lui e gli diedi un lieve bacio sulla guancia. Sentii lo stomaco sussultare a sentire il suo profumo, non troppo dolce ma nemmeno troppo forte, e la barba corta pungermi le labbra.

 

Ci guardammo per un istante e poi io abbassai lo sguardo, intimidita.

 

Champagne?” chiese lui per smorzare la tensione.

 

Annuii: ne avevo bisogno di litri, di champagne. 

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Capitolo 18
*** Danielle ***


Odio ammetterlo…ma quella fu una delle cene più romantiche della mia vita. Contando che era fra amici, poi…Jeff aveva fatto le cose in grande, con cibi tradizionali italiani, vino ottimo e annessi e connessi.
Insomma, un vero galantuomo.
 
“Parlami un po’ di te, Danielle….” Questa fatidica domanda arrivò al momento del tiramisù, dopo una cena passata a parlare del più e del meno.
 
“Che ti posso dire? L’essenziale lo sai già, no?” gli strizzai l’occhio…ok, il vino mi stava dando alla testa. “Ho fatto un colloquio per tenere un corso di arte contemporanea alla UCLA…e mi hanno presa!”
 
“E’ fantastico! Di che si tratta?”
 
“Posso scegliere io l’argomento da trattare…devo ancora pensarci un po’. Non ho mai insegnato arte, anche se avevo avuto delle proposte negli anni passati.”
 
“Come mai non hai mai insegnato?”
 
“Beh, la pittura richiedeva già tempo di suo…poi avevo un marito e non ho mai voluto correre il rischio di trascurarlo. Ora senza di lui ho molto più tempo libero…e poi c’è anche il fattore economico. Non posso fare affidamento solo sui miei quadri.”
 
“Ma i tuoi quadri sono molto belli”
 
“Ok, però sai…tante volte la gente non ha soldi da spendere in quadri. Non tutti vogliono darmi una mano come te…” gli lanciai questa frecciatina di proposito.
 
Lui la colse perché arrossì come un peperone. “Danielle, riguardo a quella cosa…credimi, io non l’ho fatto per pietà. Davvero mi sono espresso male…ho acquistato da poco una casa che sto arredando qualche nuovo quadro era quello che cercavo. E i tuoi mi sono piaciuti molto…ci ho rivisto te dentro…”
 
Fu il mio turno, di arrossire…perché sembrava capire di me molto più questo sconosciuto che gente che conoscevo da una vita?
 
“E tu che mi dici dite, Jeff?” cercai subito di spostare l’argomento di conversazione da me a lui. E poi ero non poco curiosa di sapere qualche ‘dietro le quinte’ dei mitici Guns N’ Roses.
 
“Vuoi sapere dei Guns, vero?”
 
Ecco, ribadisco quel che ho detto prima…ma che è, telepatico??? Arrossi di nuovo.
 
“Che ti posso dire, Danielle…” mi sorrise cercando di far andare via il mio imbarazzo “ormai sono quasi 10 anni che me ne sono andato. E’ stata una delle decisioni più dure che abbia mai preso. I Guns sono stati tutta la mia vita per un  periodo di tempo relativamente breve, ma insieme abbiamo fatto talmente tante cose che è sembrato molto più lungo. Se penso che la maggior parte delle cose non me le ricordo perché ero troppo ubriaco o fatto…” abbassò lo sguardo e gli misi una mano sulla sua, poggiata sul tavolo.
 
“Non ti devi vergognare, Jeff. Tutti facciamo degli errori.”
 
“I miei sono stati errori molto grandi, Danielle…quando me ne sono andato ero pulito. Ero stato in una clinica a disintossicarmi. E’ stata una della prime decisioni che ho preso da sobrio…e non solo per quello una delle più difficili della mia vita. Voleva dire rinunciare a tutto, compresi i miei amici. Ma ormai era tutto diverso, non era più come i primi anni…stava andando tutto a scatafascio per la droga, l’alcool, l’esibizionismo, i soldi…era tutto una merda.”
 
Vidi che stava facendo una fatica sovrumana a dire tutte quelle cose, perciò lo fermai: “Non volevo metterti in difficoltà, Jeff. Scusami. Dai, parliamo d’altro…”
 
Lui alzò gli occhi e mi guardò riconoscente. “E’ la prima volta che racconto questa storia a qualcuno…”
 
“Un’altra prima volta…prima il faro, ora questo…”
 
“E’ perché sei speciale, Danielle…”
 
Rimanemmo a fissarci per secondi, minuti, forse ore…non lo so. Mi persi nello sguardo scuro e profondo di quel misterioso uomo che, odiavo dirlo, mi attirava da impazzire.
Perché cazzo, perché! Doveva essere una cena tra amici…e invece eccomi qui a desiderarlo!
Dovevo andare via, subito!
Lui si accorse che qualcosa non andava…probabilmente lesse tutto quanto nei miei occhi, di nuovo.
 
“Danielle, non ti rimproverare…non stai facendo nulla di male.”
 
“Ora no, ma potrei. Devo andare, Jeff”
 
“Danielle, aspetta! Sei a piedi! Ti porto a casa io!”
 
“NO!!” avevo urlato “No, prendo un taxi. Grazie della cena, era tutto buonissimo. E tu…tu sei meraviglioso, Jeff…ma io non posso. Scusami.”
 
E corsi via, percorrendo le ripide scale del faro di corsa, rischiando di cadere più volte, se sommiamo anche i tacchi.
Mentre ero in taxi, non pensai altro che a Robert, a quanto doveva odiarmi guardandomi da lassù.
“Devi promettermi una cosa, amore…tu ti rifarai una vita. Troverai un uomo che ti ama e che tu ami, e insieme costruirete una famiglia. Non voglio che invecchi da sola, d’accordo? Promettimelo!”le ultime parole di mio marito erano state quelle…ma come potevo pensare anche solo lontanamente a farlo?
Cazzo, perché era così difficile? Come sempre, avevo bisogno di un consulto…e sapevo che lo avrei trovato da Cindy.
Diedi al taxista l’indirizzo della mia amica, e poi la chiamai per avvisarla del mio arrivo.
 

 
Buonsalve a tutti! Eccomi di ritorno dopo alcuni giorni di assenza! Anche questa volta, il povero Izzy si vede Danielle fuggire da sotto il naso…le cose miglioreranno? Vedremo ;) Volo ad aggiornare le mie altre storie…se tutto va bene, dovrei riuscire ad aggiornarle entrambe! Vi ricordo, per chi ancora non l’avesse letta, che ho pubblicato una nuova storia, ‘Italians do it better’…con protagonista un chitarrista ricciolone a caso ;)
Grazie a tutti!
Un bacione
 

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Capitolo 19
*** Jeff ***


 
“Danielle, aspetta! Sei a piedi! Ti porto a casa io!” se ne stava andando…di nuovo…ma merda, che avevo fatto stavolta?
 
“NO!! No, prendo un taxi. Grazie della cena, era tutto buonissimo. E tu…tu sei meraviglioso, Jeff…ma io non posso. Scusami.”
 
E se ne andò, lasciandomi lì come un pirla. Si stava divertendo, lo vedevo…e mi ero anche accorto che mi guardava con uno sguardo diverso…desiderio? Non lo so…fatto sta che era di nuovo fuggita a gambe levate…che palle!
Chiamai i tipi del catering per venire a sgombrare tutto e, una volta arrivati, io me ne tornai a casa a deprimermi.
Certo che anche io non avevo avuto abbastanza casini nella mia vita, no?? No! Una donna vedova dovevo trovare…una donna fragile che si è vista crollare il mondo addosso…e che adesso sta tentando di riscostruirlo ripartendo da zero. So come ci si sente…mi sono sentito così anche io dopo che avevo lasciato i Guns.
Me ne andai a letto, crollando in un sonno senza sogni, ma comunque tormentato.
Il mattino dopo fui svegliato dal telefono: l’aggeggio infernale iniziò a suonare all’impazzita e, stropicciando gli occhi, vidi che erano le 8 del mattino.
Il mio primo pensiero fu che era Danielle, che si voleva scusare e che…
Ok, basta viaggi mentali…
 
“pronto”
 
“Ehm…parlo con Jeff Isbell?”
 
“Sì, sono io.”
 
“Oh, ciao Jeff. Sono Cindy, l’amica di Danielle…non so se ti ricordi di me, ci siamo conosciuti alla mostra!”
 
“Certo, Cindy. Ciao…” dissi un po’ perplesso. Poi un pensiero orribile mi assalì. “E’ accaduto qualcosa a Danielle?”
 
“No, non ti preoccupare, Danielle sta benissimo. Mi farebbe piacere parlare un po’ con te, però…”
 
“Sai di ieri sera?”
 
“Sì…e vorrei vederti di persona dato che, dopo la cena di ieri, Danielle è corsa da me.”
 
“Oh, sul serio?”
 
“Sì…anche perché io sono sua amica e…sono anche una psicologa…”
 
Cazzo…una strizzacervelli…non andavo da uno strizzacervelli da quando ero stato ricoverato per disintossicarmi. Ma se era per Danielle…
 
“Ok, quando vuoi che ci vediamo?”
 
“Facciamo alle 10 nel mio studio?”
 
“Perfetto. Dammi l’indirizzo.”
 
Dopo che Cindy mi ebbe dettato l’indirizzo, ci salutammo e misi giù.
Che cavolo voleva da me? Sgridarmi? Pregarmi di non cercare più Danielle? Boh…non ci capivo una benemerita mazza!!
Mi buttai sotto la doccia e, dopo mezz’ora, ero pulito, profumato e vestito.
Salii in macchina e partii alla volta dello studio di Cindy; si trovava al 14° piano di un grattacielo in una tranquilla zona della città.
Salii sull’ascensore e, una volta aperte le porte al piano, mi trovai Cindy davanti.
 
“Buongiorno Jeff!” il mio sguardo cadde subito sulla sua enorme pancia: temevo mi partorisse lì da un momento all’altro. Lei se ne accorse. “Non ti preoccupare, questo delinquente non ne vuole ancora sapere di uscire! Prego, accomodati!”
 
“Grazie. Maschio o femmina?”
 
“Non si sa…è girato di schiena. Non ci ha dato l’onore di scoprirlo. Ed è pure in ritardo di alcuni giorni…ha deciso che sta troppo bene nella pancia!”
 
“Come dargli torto?” ridacchiai e lei mi seguì.
 
Il suo studio era piccolo e accogliente, niente a che vedere con certi studi ospedalieri bianchi e asettici: lì ti sentivi a casa.
Lei si accomodò su un divano e mi fece segno di sedersi accanto a me. “Non credo sia al caso di farti mettere sul lettino…”
 
Non le risposi, sorridendole imbarazzato.
 
“Dunque, Jeff…ti chiederai perché ti ho chiesto di venire qui…”
 
“Ho un sospetto in realtà…”
 
“E quale sarebbe?”
 
“Mi vuoi dire di lasciar perdere Danielle…”
 
Lei alzò un sopracciglio e scoppiò a ridere. “Oh, ti sbagli di grosso. Io ti voglio chiedere tutto il contrario!”
 
La guardai perplesso senza capire.
 
“Vedi Jeff…ieri sera, dopo la cena, Danielle si è precipitata qui. Mi ha detto tutto quello che tu hai organizzato per lei e quanto sia stata bene con te. Se ne è andata di corsa quando si è resa conto che stava oltrepassando un limite…un limite che lei si è imposta. Vedi, lei è ancora in crisi per la morte del marito…non è stata una cosa inaspettata, sapevamo che gli rimaneva poco da vivere…però Danielle si è trovata da sola, senza di lui…tutto il suo mondo è andato in pezzi. Devo ricominciare dall’inizio, con una vita diversa. E non è facile, anche se è una donna giovane. Tu sei capitato sulla sua strada, per caso, nel momento in cui era più fragile…e lei non sa come comportarsi. Ripensa sempre al fatto che suo marito, prima di morire, le ha detto di rifarsi una vita, risposarsi. Ma lei è divorata dal senso di colpa. E come medico, ti posso dire che è una cosa normale, che accade a tutte le donne giovani a cui muore il marito. Ora, io ti vorrei chiedere di non desistere…continua a cercarla, a invitarla a uscire, a proporle di fare qualcosa insieme…lei accetterà perché, te lo dico sinceramente, tu le piaci molto. Devo solo superare questo suo blocco…e se un po’ la conosco e so un po’ fare il mio lavoro, non ci vuole tanto perché ceda.”
 
Rimasi basito a quelle parole…quindi piacevo a Danielle…lei era solo bloccata dal lutto che aveva avuto da poco…ci stava, ci stava eccome. Ma lui non voleva arrendersi…anzi, quelle parole gli avevano dato una nuova forza.
 
“Cindy, ti prometto che farò tutto quanto è nelle mie possibilità per cercare di farla stare bene, di farle superare più facilmente il trauma.”
 
“Ti avviso, Jeff, non sarà semplice…”
 
“Lo so…ma io non ho mai amato le cose semplici!”
 
Cindy ridacchiò. “Beh, allora direi che siamo a cavallo. Grazie davvero per il tuo aiuto. Se hai bisogno di consigli, questo è il mio numero.” Mi disse porgendomi un biglietto da visita.
 
Mi alzai dal divano, dando una mano a lei a fare lo stesso, e le dissi: “Cindy, a me piace davvero Danielle. La conosco a malapena ma…cazzo! Mi ha sconvolto la vita…”
 
Lei sorrise. “So che è lo stesso anche per lei…deve solo ammetterlo a se stessa.”
 
“Grazie di cuore, Cindy.” Le baciai le guance.
 
“Grazie a te Jeff. Chiamami per qualunque cosa.” Mi disse aprendomi la porta.
 
“Contaci. Ciao!” e me ne andai, con un peso in meno e un solo pensiero: cosa potrei organizzare per lei questa volta? 

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Capitolo 20
*** Danielle ***


Quando mi svegliai il giorno successivo la cena, la testa mi scoppiava; avevo a mala pena chiuso occhio. Troppi pensieri.
Dopo aver lasciato Jeff al faro, ero corsa da Cindy per un consulto da amica e anche da psicologa. Ma quello che mi disse mi lasciò ancora più scossa…in sintesi, mi aveva detto che avevo sbagliato a mollare Jeff così, lui che aveva fatto di tutto per farmi stare bene e farmi sentire a mio agio. Le parole di Cindy mi riecheggiavano nella testa, come quelle di mio marito… rifatti una vita, innamorati, sposati, fatti una famiglia.
E poi mi veniva in mente Jeff…così affascinante, dolce, educato…
Sbuffai e mi alzai dal letto, diretta a farmi una doccia gelida per darmi una svegliata: quel giorno dovevo iniziare a preparare il materiale per il corso all’università, dato che avrei dovuto presentarlo al Preside la settimana dopo.
Dopo la doccia e una buona colazione mi misi al lavoro, ed ero talmente concentrata che riuscii a dimenticare per un po’ tutti i miei casini.
La concentrazione venne interrotta dal cellulare, che iniziò a suonare…numero sconosciuto.
 
“Pronto”
 
“Ciao Dany, sono Jeff!”
 
Arrossii come un peperone al pensiero che manco gli avevo mandato un sms per scusarmi…che maleducata.
 
“Ciao Jeff. Senti, scusami per ieri sera, sono mortificata…”
 
“Non ti preoccupare, lo capisco. Senti, sono nelle zone di casa tua…ti va se pranziamo insieme?”
 
Cazzo…accetto o non accetto?
 
“Va bene, volentieri! Ci vediamo per le 12.30?”
 
“Ma veramente è già l’una passata…”
 
Guardai l’orologio: cazzo, lavorando avevo perso la cognizione del tempo.
 
“Oddio! Non mi sono accorta che era così tardi…ci vediamo fra mezz’ora sotto casa mia?”
 
“Perfetto! A fra poco!”
 
Spensi la chiamata e sospirai: perché mi andavo sempre a ficcare nei casini? Che poi era solo un pranzo…se lo meritava, poveretto, dato che la sera prima ero scappata a gambe levate.
Mi piantai davanti all’armadio, indecisa su cosa indossare…era una bella giornata, il sole splendeva nel cielo…volevo essere attraente, ma non volgare e…cazzo! Ma a chi volevo darla a bere? Avevo una voglia matta di vedere Jeff e stare un po’ con lui…Maledetta me!!! Cindy ci aveva azzeccato anche ‘sta volta…maledetta pure lei!
Alla fine, optai per jeans aderenti, una camicia a quadrettoni legata sotto il seno e con sotto una canotta bianca e ballerine blu, in tinta con la camicia.
Sì, mi piacevo. Diedi un po’ di mascara e sgusciai fuori casa.
Jeff era già lì ad aspettarmi, bello come il sole. Indossava un paio di jeans scuri e sopra una camicia gialla con le maniche arrotolate fino ai gomiti e un po’ sbottonata sul petto…ok, decisamente assurda ma a lui stava d’incanto. Alcune collane ricadevano sul suo petto pallido ma attraente e i Ray-Ban a goccia gli davano un’aria da bel tenebroso.
 
“Ciao Dany. Sei splendida.” Mi disse dandomi un lieve bacio su una guancia. Cavolo, che buon profumo che aveva… “Danielle!!!!!”
 
“Ciao Jeff. Guarda, io sono mortificata per ieri sera, veram…”
 
“Danielle…” mi bloccò lui mettendomi una mano su una guancia. “Smettila di scusarti, ok? E’ stata una bellissima serata…”
 
“Sì, lo è stata…”
 
Jeff mi fece uno splendido sorriso…perché era ancora più bello quando sorrideva?
 
“Andiamo allora?” mi domandò dopo un istante.
 
“Dove mi porti?”
 
“Sorpresa…è un’idea un po’ strana…ma è una così bella giornata che era un peccato non stare all’aria aperta.”
 
“E’ vero…beh., mi fico di te, allora” gli dissi sorridendo e salendo in macchina.
 
Anche lui salì, e partimmo sgommando; il viaggio fu silenzioso con in sottofondo solamente della musica jazz.
Arrivammo in una parte un po’ fuori di LA, una parte tranquilla e non eccessivamente trafficata. Posteggiò davanti a uno splendido e rigoglioso parco.
 
“Eccoci…ti devo chiedere un favore, ora che abbiamo parcheggiato.”
 
“Certo, Jeff, dimmi.”
 
“Potresti prendere il cesto da pic-nic nel cofano?”
 
“Cesto da pic-nic?”
 
Lui annuì sorridendo e capii: mi aveva portato al parco a fare un pic-nic.
 
“Sono più di dieci anni che non faccio un pic-nic!” gli dissi eccitata come una bambina.
 
“Come ti ho detto, era troppo un peccato con questa giornata chiudersi in un ristorante!”
 
Presi il cestino e lo guardai. “Grazie Jeff, veramente. Tu sei così meraviglioso con me…ed io…”
 
“Ehi” mi disse, avvicinandosi pericolosamente al mio viso “Smettila di scusarti, ok? Ti capisco e rispetto i tuoi tempi.”
 
Gli sorrisi timidamente e gli diedi un lieve bacio sulle labbra. “Grazie.”
 
Rossa come un semaforo, mi allontanai da lui con il cestino; lui rimase impalato come un totem sul posto, forse troppo stupito dal mio breve bacio.
 
“Andiamo?” gli urlai “Io ho fame!”
 
Lui mi sorrise, ancora quel sorriso meraviglioso che mi scaldava il cuore, e mi raggiunse con una corsetta.
 

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Capitolo 21
*** Jeff ***


Non so bene perché mi è venuta l’idea del pic-nic…forse perché, dopo aver lasciato lo studio di Cindy, sono sceso in strada e ho visto il bellissimo sole che quel giorno illuminava LA.

Volevo passare la giornata all’aria aperta…e quale occasione migliore per chiamare Danielle? Così, dopo averla chiamata e esserci dati appuntamenti, andai in una gastronomia lì vicino e presi un po’ di roba: pasta fredda, torte salate, stuzzichini vari…poi andai in un supermercato e comprai un cestino, una tovaglia, bicchier, piatti e posate di plastica. Caricai tutto in macchina e la aspettai sotto casa sua.

Parlandole un po’ nel viaggio verso il parco, mi sembrava tranquilla, a parte l’imbarazzo per la sera prima. Quando poi mi disse, con gli occhi che le brillavano, che non faceva un pic-nic da un sacco di tempo, mi sentii come un bambino la mattina di Natale.

 

“Come ti ho detto, era troppo un peccato con questa giornata chiudersi in un ristorante!”

 

“Grazie Jeff, veramente. Tu sei così meraviglioso con me…ed io…”

 

“Ehi…Smettila di scusarti, ok? Ti capisco e rispetto i tuoi tempi.” Mi avvicnai un po’ di più a lei, che mi sorrise e mi diede un lieve bacio sulle labbra, ringraziandomi di nuovo.

 

Vidi che era diventata tutta rossa e, con il cestino, si era allontanata da me; io mi toccai le labbra ancora scioccato da quel contatto così piacevole.

 

“Andiamo? Io ho fame!” la sentii urlare e mi riscossi.

 

Feci una breve corsetta per raggiungerla.

 

“Sei mai stata in questo parco?” le chiesi e lei scosse la testa. “Allora ti guido io. Andiamo vicino al laghetto, è bellissimo.”

 

La guidai nel prato vicino a un piccolo lago dove alcune papere sguazzavano allegramente. Stesi la tovaglia e tirai fuori le vivande dal cestino.

 

“Ma quanta roba hai portato?”

 

“Beh, so che sei una mangiona, quindi…” le feci l’occhiolino.

 

“Ah, io sarei una mangiona, eh? E’ un modo carino per dirmi che sono grassa?”

 

“Non mi permetterei mai, Danielle!”

 

“Lo so..” mi sorrise dolcemente “In goni caso, ho una fame da lupo!”

 

“Serviti pure!” le dissi e lei, sorridendo di nuovo, si buttò sul cibo.

 

Mentre mangiavano, parlarono poco, troppo impegnati e concentrati.

 

“Wow, che mangiata…” Danielle si stese sul prato con le mani sotto la testa.

 

“Puoi ben dirlo” io la imitai, dopo aver rimesso tutta la roba nel cestino.

 

“E’ un posto bellissimo, Jeff. Grazie per avermici portato.”

 

“Figurati. Sono felice di essere qui con te.”

 

Lei voltò la testa verso di me e mi sorrise; si tirò su, appoggiandosi sui gomiti, e si avvicinò a me, chinandosi lentamente. Io rimasi immobile, sia per lo stupore, sia perché temevo che lei potesse allontanarsi da me. Cindy aveva ragione: non le ero indifferente. E, finalmente, si stava sciogliendo.

Poggiò le sue labbra sulle mie, dischiudendole e carezzandomi il labbro inferiore con la lingua; subito aprii la bocca per accoglierla, e le misi una mano dietro il capo per avvicinarla di più a me. Cominciammo a baciarci con lentezza, senza alcuna fretta: avevo aspettato tanto quel momento, e ora volevo assaporarlo al massimo.

Dopo un po’ si sdraiò su di me, senza lasciare le mie labbra; potevano essere minuti, ore o giorni che ci stavamo baciando, quando il cellulare di Danielle squillò. Provammo entrambi ad ignorarlo, ma quell’aggeggio infernale non sembrava dare segno di voler smettere. Sbuffando, Danielle si alzò e frugò nella borsa.

 

“Pronto…Charles, dimmi…cosa?...Oh, cazzo…sì, sì certo arrivo subito!”

 

“Che succede?” le domandai, accorgendomi del suo tono preoccupato.

 

“Cindy ha rotto le acque. E’ in ospedale, non manca molto al parto! Devo andare da lei!”

 

“Ti accompagno io!”

 

“Non sei obbligato, Jeff!”

 

“Lo so, ma voglio farlo.”

 

“Grazie” mi sorrise e mi diede un lieve bacio a stampo. “Andiamo, allora.”


 

 Certo che per un motivo o per l'altro questi due proprio non ce la fanno!!! :) Qualche passo avanti l'hanno fatto però dai :) Grazie mille a tutti coloro che seguono, leggono e recensiscono! Un bacione

 

 

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Capitolo 22
*** Danielle ***


La telefonata di Charles interruppe quel momento idilliaco: non so bene come e perché (cioè, il perché è anche immaginabile!) sono riuscita a lasciarmi andare con Jeff. Sarà che mi ha portato in quella sorte di paradiso, sarà che lui è gentile con me come nessun’altro, che mi ha fatto sentire di nuovo una donna desiderata…fatto sta, che ci siamo baciati e che abbiamo passato un tempo indefinito a farlo.

Finchè il marito di Cindy non ha chiamato dicendomi di volare in ospedale che la mia amica stava per partorire! Volevo prendere un taxi, ma Jeff ha voluto accompagnarmi…ecco perché l’ho baciato, fa di tutto per farmi sentire speciale.

Appena arrivammo in ospedale, mi lanciai alla ricerca della mia amica; nel reparto di ostetricia trovai Charles, che camminava avanti e indietro per il corridoio.

 

Danielle, grazie al cielo sei qui! Sto impazzendo.”

 

Charles! Come sta?”

 

La stanno visitando…”

 

Ok, dai…allora aspettiamo. Comunque, Charles, lui è Jeff.”

 

Molto piacere, Jeff.”

 

Piacere mio Charles. E congratulazioni in anticipo…”

 

Charles gli sorrise. “Grazie. Me la sto facendo sotto dalla paura, in realtà!”

 

Stai tranquillo, andrà tutto bene!”

 

Videro i medici uscire dalla stanza della moglie e gli corsero incontro.

 

Dunque, la dilatazione è già a buon punto. Comunque dobbiamo ancora aspettare.” disse.

 

Possiamo andare da lei?” chiese l’uomo.

 

Certo. Qualunque cosa chiamateci. Noi verremo a visitarla tra mezz’ora.”

 

Grazie dottore!”

 

Io e Charles entrammo nella stanza; mi fermai sulla porta vedendo che Jeff si fermava fuori.

 

Non entri?”

 

No, piccola, io non c’entro nulla…” Lo guardai sorridendo: perchè era così perfetto?

 

Mi avvicinai a lui e gli diedi un bacio sulle labbra. “Arrivo fra poco, del resto è il loro momento, nemmeno io c’entro.”

 

Appena entrai nella stanza, un urlo di Cindy mi straziò il cuore.

 

Danielle! Grazie a dio sei qui!”

 

Tesoro come stai?”

 
 

Di merda, cazzo! Di merda! Maledetto poppante muoviti a uscire perché io così tanto dolore non lo sopporterò ancora per molto…”

 

Ridacchiai: anche in quei momenti Cindy era sempre la solita.

 

Sei una dura, ce la farai…”

 

Certo che ce la farò…però cazzo…che dolore…”

 

Le diedi un bacio sulla fronte. “Vi lascio soli, vado fuori.”

 

C’è Jeff con te?” nonostante il dolore, lei pensava a me e a Jeff. Che tipa...

 

E tu come fai a saperlo?”

 

Io so sempre tutto, Danielle…”

 

Ok, non ti faccio altre domande solo perché sei in travaglio! Comunque vado da lui! Ci vediamo dopo, tesoro.”

 

Sono felice che finalmente ti sei lasciata andare con lui. Aaaaaah” la vidi stringere i denti all’ennesima contrazione. “A dopo, Dany.”

 

Uscii dalla stanza e Jeff, appena mi vide, mi venne incontro. “Come sta?”

 

Bene…sta imprecando come uno scaricatore di porto!”

 

Jeff rise. “Ti devo dire una cosa Danielle…preferisco che tu lo sappia da me. Stamattina Cindy mi aveva chiamato per andare a parlarle…”

 

Capii perché prima Cindy mi aveva chiesto se con me c’era Jeff. Sorrisi...non mi arrabbiai…non ne avevo motivo. Lei lo aveva fatto per me. “Che ti ha detto?”

 

Mi ha detto che tu dopo la cena sei corsa da lei, confusa da quello che…diciamo…provavi per me. E lei mi ha detto di non mollare con te e di avere pazienza…”

 

Ecco perché mi hai chiamata stamattina.”

 

Anche…forse l’avrei fatto comunque…ma ti avrei lasciato più tempo. Cindy mi ha dato la spinta…”

 

Lo abbracciai. “Grazie per essere stato sincero.” Lui mi diede un lieve bacio sulle labbra e mi abbracciò di nuovo, stretta, facendomi sentire al sicuro come non mi accadeva da tanto.

 

Un’ora dopo, Cindy venne portata in sala parto: la spostarono sulla barella e la accompagnai fino là, stringendole la mano.

Coraggio, Cindy…vai a sfornare il mio nipotino.”

 

Ho paura, Danielle…”

 

Ce la fai, sei forte. E poi c’è Charles con te!”

 

A dopo allora…” aveva le lacrime agli occhi, per il dolore, la paura, l’ansia.

 

Ma tutto sarebbe sparito una volta visto suo figlio.

Come fu anche per me…quando Charles, non so di preciso quanto tempo dopo dato che mi appisolai con la testa sulla spalla di Jeff, uscì con il bambino in braccio, provai sensazioni mai provate prima.

 

Charles! Allora?”

 

Stiamo bene, zia Danielle. Piacere, io sono Helena.”

 

Oddio, è una bambina!” scoppiai a piangere per la felicità. “E Cindy come sta?”

 

Si è addormentata, era stremata. Prendila.” Mi disse porgendomi la piccola. Era minuscola e avevo il terrore di poterla rompere.

 

Oddio, è bellissima! Guardala Jeff!”

 

E’ splendida. Congratulazioni di nuovo, Charles.” Gli strinse la mano con calore.

 

Grazie. Ora andate a casa ragazzi, siete qui da ore. Tanto Cindy ora si riposa. Venite domani mattina.”

 

Sicuro di non aver bisogno di nulla?”

 

No, Dany, davvero, tranquilla. Buona notte e grazie di tutto.”

 

Grazie a te” lo abbracciai “Sono tanto felice per voi Charles.”

 

Ciao ragazzi, buonanotte.” Mi sorrise e si allontanò, guardando adorante sua figlia.

 

Io e Jeff uscimmo dall’ospedale e salimmo in auto per tornare a casa. Il viaggio fu silenzioso, ognuno immerso nei proprio pensieri. Avevo una gran voglia di chiedergli di fermarsi a dormire da me, ma io non volevo fare…certe cose…volevo solo stare con lui.

 

Jeff?”

 

Dimmi…”

 

Ti vorrei chiedere una cosa ma mi vergogno un po’…”

 

Non preoccuparti e dimmi”

 

Ti andrebbe di…dormire da me? Solo dormire però intendo…”

 

Certo che mi va…”

 

Però solo dormire…”

 

Solo dormire, stai tranquilla.” Mi poggiò una mano su un ginocchio e me lo strinse leggermente.

 

Una volta a casa, mi sentivo un po’ a disagio, ma fu lui che riuscì a stemperare la tensione, facendomi ridere e scherzando.

A letto, io avevo il terrore di avvicinarmi a lui, che fraintendesse le mia intenzioni.

 

Voglio dormire abbracciato a te” mi disse.

 

Mi sciolsi a quelle parole e mi strinsi a lui, crollando addormentata poco dopo.

Dopo un anno di notti di sonno agitato e di incubi, dormii serena e tranquilla.  

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Capitolo 23
*** Jeff ***


Quando il mattino dopo mi svegliai, Danielle era abbarbicata a me. Mentre dormiva era ancora più bella e finalmente aveva quella espressione rilassata che tanto avevo desiderato vederle sul viso...che fossi io la motivazione di quella serenità? Scossi il capo, deciso a non montarmi la testa.

Cercando di non svegliarla, mi staccai da lei per alzarmi; ci riuscii, dato che fece un mezzo bofonchio per poi girarsi e ripiombare nel sonno.

Andai in bagno dove mi feci una bella doccia e poi decisi di uscire per andare a comprare la colazione; poco lontano da casa di Danielle c'era un piccolo cafè che faceva delle torte e dei dolci buonissimi. Una volta là, ero un po' dubbioso sul cosa prendere, dato che ancora non conoscevo bene i gusti di Danielle; alla fine optai per un po' di tutto: due fette di torta sacher, due di torta alle mele, due di cheesecake ai mirtilli, due muffin al cioccolato e due porzioni di pancake. Insomma, cibo per un esercito.

Presi infine due cappuccini super schiumosi e ritornai a casa; nel breve tragitto verso l' appartamento ripensai al giorno prima, quando eravamo andati in ospedale a vedere la bambina di Cindy e Charles. Non lo avrei ammesso nemmeno sotto tortura, ma la visione di quello scricciolo tra le braccia del papà mi aveva fatto venire un immensa voglia di...di essere al suo posto! Non dello scricciolo, intendiamoci, del papà.

Diventare padre...non era una cosa che avevo mai messo granchè in conto...forse perchè non ero pronto o forse perchè non era ancora arrivata la donna giusta.

I miei pensieri furono interrotti dalla porta aperta dell'appartamento appena uscii dall'ascensore.

 

Buongiorno, Danielle!”

 

Jeff...pensavo te ne fossi andato...quando però ho sentito chiamare l'ascensore sono uscita per vedere se eri tu...”

 

Sono io, infatti...” mi avvicinai a lei, che aveva ancora il viso impastato dal sonno e i capelli arruffati. Quanto era bella. “Non potrei mai andarmene così, di nascosto, come un ladro.”

 

Lei mi diede un bacio sulle labbra e mi fece entrare in casa, dove io andai dritto dritto in cucina.

 

Non ci credo che non l'hai mai fatto...” mi provocò con un sorrisetto malizioso.

 

Proprio perchè l'ho fatto un mucchio di volte, ora proprio non è il più caso. Ero giovane, ero un cazzone...e di solito talmente fatto che quando al mattino mi svegliavo in un qualche letto, non ricordavo nemmeno come ci ero arrivato!” Non mi andava di parlare del mio passato da tossico...non con lei, che sembrava così perfetta.

 

Non devi vergognarti” mi disse come se mi leggesse nel pensiero. “Tutti sbagliamo.”

 

Tirai fuori dai sacchetti tutta la roba che avevo comprato.

 

Ma quanta roba hai comprato?!” mi chiese lei ridendo.

 

Le risposi sorridendole a mia volta e ci sedemmo al tavolo a mangiare.

 

Tu dici che tutti sbagliamo...ma io credo di aver superato ogni limite concesso, Danielle. Per dieci anni mi sono drogato, canne, cocaina...eroina. E mi sembrava di essere il padrone del mondo. Ero solo capace a suonare la chitarra, farmi, scopare con qualche ragazza, bere...questa era la mia vita...la nostra vita...” non specificai la vita di chi, ero certo che avrebbe capito. “Ogni santo giorno, appena apro gli occhi, mi chiedo per quale cazzo di motivo sono ancora qui, vivo e in salute. Tante persone non sono state fortunate come me...perchè io sono qui e loro no? Cosa ho fatto di meglio degli altri per meritarmelo?”

 

Non sapevo perchè avevo cominciato quel discorso, era la prima volta che lo facevo, che dicevo quelle cose ad alta voce...e che bella sensazione averlo fatto, che liberazione. Ora dovevo solo stare a vedere la reazione di Danielle: mi avrebbe capito o mi avrebbe cacciato da casa sua?

La vidi alzarsi e venne a sedersi in braccio a me.

 

Jeff” mi disse sottovoce “Tu sei una persona incredibilmente buona, gentile, attenta...un uomo perfetto per una donna e un amico per meraviglioso per tutti gli altri. Tutte le persone si meritano una seconda possibilità...a volte ce l'ha anche chi forse non se la meritava appieno. Ma tutti la devono avere perchè tutti siamo umani e sbagliamo. E tu sei meraviglioso così come sei.” si chinò verso di me e mi baciò dolcemente.

 

Poi mi sorrise e prese la fetta di cheesecake che ancora avevo nel piatto; ne spezzò un pezzettino e me lo mise in bocca. Masticai sorridendole leggermente e ringraziandola con lo sguardo. “Tu sei meravigliosa.” le dissi.

Lei spezzò un altro pezzetto di torta e me lo rimise in bocca, questa volta con uno sguardo serio e con una strana scintilla negli occhi. Proseguì fino a che la torta non finì; allora mi attaccai alle sue labbra con un bacio passionale: quel giochetto mi aveva eccitato non poco e averla lì sulle mie ginocchia che rispondeva ardentemente il bacio mi fece perdere il controllo. Mi alzai tirandola su con me e la misi sul tavolo; le aprii le gambe così da avvicinarmi di più a lei, senza mai staccarmi dalle sue labbra. Le sue mani vagavano sotto la mia maglia, sul mio petto e la mia schiena; io mi ero mantenuto bravo fino a quel momento ma, vedendola così desiderosa, intrufolai anche io le mani sotto la sua maglia del pigiama. Le accarezzai la schiena liscia, la pancia morbida, per poi salire ai suoi seni; non portava il reggiseno e la cosa mi fece impazzire ancora di più. Presi un seno in una mano e lo strinsi leggermente, sentila ansimare sulle mie labbra. Le tirai su la maglia e inizia a baciarle il petto, a leccarle delicatamente i capezzoli, mentre lei teneva una mano sulla mia testa come a incitarmi a continuare. Tornai su, alle sue labbra morbide e al suo collo caldo e profumato.

 

Jeff...” la sentii sospirare.

 

Subito mi fermai. “Scusa, ho esagerato...” dissi subito, pensando di essermi spinto troppo oltre.

 

No...ti prego...ti prego continua...” la guardai perplesso a quella richiesta. “Fai l'amore con me...”

 

Danielle, sei sicura? Non sentirti obbligata a fare niente che non vuoi.”

 

No, io...” si fermò sospirando dato che io continuavo a torturarle il collo e a mordicchiarle il lobo dell'orecchio. “Io ti voglio...”

 

A quella richiesta così esplicita, la piantai di farmi seghe mentali (e finalmente anche di altro genere!) e la feci alzare dal tavolo.

La presi per mano e, sorridendole, la condussi in camera da letto.

La nostra prima volta doveva essere speciale. Chiusi la porta e la guardai: mi sorrideva, tranquilla.

Non potei fare altro che riattaccarmi a quelle meravigliose labbra...

 

 

Ta daaaaaaaaan!!! Ok, premesso che non era prevista 'sta cosa...come sempre, comincio a scrivere e poi i personaggi fanno cosa vogliono! E' stato più di tutti Jeffino, che aveva un po' di arretrati da recuperare...sarà felice Ormhaxan che non vedeva l'ora che dessi un po' di pace a quel pover'uomo di Isbell! Bene, nel prossimo capitolo, che arriverà giovedì, ci sarà la continuazione con il punto di vista di Danielle! Grazie mille a tutti quanti :) Un bacione
 

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Capitolo 24
*** Danielle ***


“Tu sei meravigliosa.” Mi disse.
 
Spezzai un pezzetto della fetta di cheesecake che aveva in mano e glielo misi in bocca; vidi lui aprire leggermente la bocca e masticare senza staccare gli occhi dai miei.
Ripetei lo stesso gesto fino a quando la torta finì: non sapevo cosa mi stesse prendendo in quel momento, sapevo sola che ero eccitata come non mai e che non vedevo l’ora di fare l’amore con lui.
Al diavolo tutto, al diavolo tutti.
Quando si attaccò alle mie labbra, risposi con ardore, sentendo dentro di me un fuoco sempre più ardente; Jeff si tirò in piedi e mi mise sul tavolo.
Dio, non c’era cosa più arrapante che fare sesso sul tavolo.
Sentii le sue mani sotto la maglia, a sfiorarmi la pancia per poi risalire fino al seno: gli resi il gioco facile dato che non portavo il reggiseno.
A un certo punto, mi tirò su la maglia per iniziare a baciare e leccare i miei capezzoli facendomi gemere…dio, che meraviglia.
 
“Jeff...” tentai di chiamarlo ma la voce mi stava abbandonando.
 
 “Scusa, ho esagerato...” disse fermandosi.
 
“No...ti prego...ti prego continua…Fai l'amore con me...” avevo davvero mandato al diavolo ogni limite e pudore.
 
“Danielle, sei sicura? Non sentirti obbligata a fare niente che non vuoi.”
 
“No, io...” sospirai dato che mi mordicchiò il lobo. “Io ti voglio...”
 
A quella richiesta così esplicita, mi prese per mano e ci avviammo verso la camera da letto; e in quel momento, dove ebbi il tempo di ragionare lucidamente, mi resi conto che avevo una paura fottuta. Paura perché non facevo l’amore con un uomo da tanto tempo, paura perché sentivo che i sentimenti che avevo represso per mesi stavano per scoppiare, paura perché era tanto che non desideravo un uomo in quel modo.
E quei pensieri non fecero che provocarmi un assoluto senso di colpa.
Mi bloccai in mezzo al corridoio…
 
“Jeff…”
 
“Ehi, che c’è?” mi chiese l’uomo avvicinandosi.
 
“Io…io ho paura…”
 
“Non devi avere paura, Dany…”
 
“E mi sento in colpa…”
 
“No…lo sai che non devi…tu…tu come ti senti in questo momento?”
 
Non riflettei sulla risposta, dissi solo: “Felice.”
 
“E c’è qualcosa di male ad esserlo?”
 
Lo guardai e per un attimo sentii gli occhi pungermi per le lacrime: cosa avevo fatto di così buono per meritarmi un uomo del genere? Non lo sapevo, ma di una cosa ero certa: sicuramente mi meritavo un po’ di felicità.
Gli diedi un lieve bacio sulle labbra e riprendemmo il nostro percorso verso la camera da letto, che non era mai sembrata così distante. Io entrai ed andai a sedermi sul letto, mentre lui chiuse la porta e accese l’abat-jour sul comodino.
Mi si parò davanti e mi sfilò la maglia, per poi farmi alzare e sfilarmi anche i pantaloni; mi sdraiai e lui si portò subito sopra di me, ricominciando a baciarmi con passione.
Le sue mani correvano sul mio corpo, lasciando scie bollenti al loro passaggio; allargai le gambe perché si potesse avvicinare di più a me. Iniziò a baciarmi il collo, per passare poi alle spalle, il ventre, l’interno coscia e tornare poi alla mi parte più intima. Iniziò a stuzzicarmi lentamente con la lingua e penetrandomi con un dito.
Quella splendida tortura andò avanti per molto tempo, fino a che non raggiunsi il culmine urlando il suo nome.
 
“Ehi, mi vuoi fare morire?” gli chiesi tirandomi su, e lui mi sorrise eccitato. “Sei troppo vestito…”
 
Gli sfilai la maglia e gli sbottonai i pantaloni; lui scese dal letto per togliersi gli ingombranti vestiti. Si riposizionò su me, mentre gli accarezzavo lentamente l’erezione. E poi, in un attimo, fu dentro di me: iniziò a  muoversi lentamente, mentre
entrambi ci godevano quelle fantastiche sensazioni. A un certo punto, sentii di nuovo il piacere montarmi dentro, per poi esplodere; vidi lui stringere i denti per poi venire dentro di me.
Dopo alcuni istanti in cui riprendemmo fiato, si spostò accanto a me e mi prese tra le braccia, mentre ci copriva con il lenzuolo.
 
“E’ stato fantastico, piccola…”
 
“Sì, Jeff, lo è stato…grazie…”
 
“E per cosa?”
 
“Per tutto. Per come sei, per la pazienza che hai avuto con me, per il fatto che mi comprendi sempre…”
 
Lui mi sorrise, un sorriso così bello che mi scaldò il cuore. “E’ tanto che non mi sento coinvolto da una donna come da te, Danielle. Ma voglio andarci piano, perché tu hai bisogno di tempo per rimettere in piedi la tua vita. So cosa vuol dire sentirsi crollare il mondo addosso; io ho fatto molta fatica a tirarmi su perché ero solo. Se tu me lo permetterai io voglio starti vicino e aiutarti…”
 
“Certo, Jeff. Certo che ti voglio accanto a me…sei un uomo così meraviglioso, che io mi domando cosa ho fatto per meritarmi uno come te…”
 
“Oh, tu hai fatto molto più di quanto pensi, Danielle. Tutto quello che hai fatto per tuo marito non basta?”
 
Deglutii rumorosamente…parlare di lui non mi faceva mai bene. “Era mio dovere, ero sua moglie…ho sempre affrontato tutto a testa alta, nascondendo qualsiasi emozione, qualsiasi momento difficile. Ma è stata così dura, Jeff…non l’ho mai detto a nessuno, nemmeno a Cindy…” ero un fiume in piena, ma mai come in quel momento sentivo che lui era la persona giusta per confidarmi. “Quando gli diagnosticarono la malattia, tutte le mie certezze crollarono; ma allo stesso tempo ero ostinata…lo avrei portato in capo al mondo per farlo guarire. Poi, quando ci dissero che non c’era nulla da fare, che la malattia era già troppo avanti io l’unica cosa che avrei voluto fare era scappare…scappare a migliaia di chilometri, non sentire più parlare di malattia, trapianto, globuli bianchi, chemio…niente. Non lo feci, ovviamente…non lo avrei mai lasciato nel momento del bisogno. In salute e in malattia, giusto? Nella gioia e nel dolore…e allora mi sono fatta forza, ho affrontato con lui la chemio e tutto quello che si poteva fare per cercare di avere più tempo possibile. E’ una prova difficile da superare, una prova che ti logora, ti distrugge, fisicamente e psicologicamente…e non l’ho superata perché lui non ce l’ha fatta…” le lacrime iniziarono a scorrere e mi strinsi di più a lui.
 
“Tu hai fatto ogni cosa per superarla…ma non si vince sempre, Danielle…l’importante è sapere che hai dato tutta te stessa. Tuo marito sarà stato fiero di te mentre lo aiutavi e lo sarà per sempre…perché sei una donna meravigliosa e ti meriti tutta la felicità del mondo.”
 
Gli diedi un lieve bacio sulle labbra, per ringraziarlo…e poi rimanemmo in silenzio, non so per quanto…potevano essere minuti, ore, giorni, settimane…fatto sta che lì tra le braccia di Jeff potevo dirmi finalmente felice.
 

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Capitolo 25
*** Danielle/ Jeff ***


Dopo aver fatto l'amore come credo di non aver aver fatto con nessuna donna in tutta la mia vita, è successo: finalmente quella donna così chiusa, così incazzata con il mondo, così distrutta dalla vita si è aperta con me. Le cose che mi ha detto non sono state belle né tantomeno facili, ma la vita è così. Si combatte ma non si vince sempre, come ho detto a Danielle.

A me è successa esattamente la stessa: alcune sfide le ho vinte altre le ho perse. Ho vinta quella contro le droghe, nonostante sia stata la battaglia più difficile della mia vita...ma ho persa quella per i Guns 'N Roses, tenere insieme la band e suonare con i miei amici.

Ma, come ho detto, non si vince sempre

Con Danielle parlammo per ore e ore, fino al tramonto.

 

Jeff, fra un'ora apre l'orario di visita in ospedale. Io andrei un po' da Cindy. Vuoi venire anche tu?”

 

Ho appuntamento con Rick questa sera. Ti va di venire?”

 

No, stai tranquillo. Esci con il tuo amico.” mi diede un lieve bacio a fior di labbra e si alzò dal letto, che sembrò subito vuoto e freddo senza di lei.

 

Mezz'ora dopo eravamo sulla porta di casa, a salutarci come due adolescenti in calore: non riuscivamo a staccarci, ogni bacio non volevamo fosse l'ultimo.

 

Che cosa mi hai fatto, Danielle?”

 

Mhm?”

 

Io non sono mai stato così con una donna, non mi sono mai sentito così per una donna...cosa mi hai fatto?”

 

Lei rise. “Forse quello che tu hai fatto a me, Izzy Stradlin. Ci sentiamo domani, ok?”

 

Certo. Ciao piccola.” le diedi un ultimo bacio e la guardai fino a che la sua auto non partì.

 

Io, invece, andai direttamente a casa di Rick: ero in anticipo, ma non avevo voglia di andare a casa.

 

Straaaadlin finalmente! Chi non muore si rivede, eh?”

 

Ciao Rick. Come stai?”

 

Io bene e tu? Accidenti non ci vediamo da una vita!”

 

Rick, saranno 10 giorni!”

 

E allora? E' tanto tempo...soprattutto quando mi sento particolarmente ispirato come negli ultimi giorni.”

 

Davvero? Hai buttato giù qualche canzone?”

 

Canzoni intere no, qualcosa qua e là su cui possiamo lavorare. Che ne dici, domani pomeriggio prove generali?”

 

Sì, ok...spero che Danielle non abbia nulla in programma...” questa ultima frase la dissi più che altro borbottando, ma Rick non se la perse.

 

Ah aaaah! Sapevo che era merito della bionda se eri sparito. Forza, voglio ogni dettaglio più sconcio. Perchè ce ne sono vero? Hai il viso troppo rilassato per uno che è a secco!”

 

Rick, porca puttana! Ma non ce la fai proprio a stare buono, eh?”

 

Taci, Isbell, taci. Facciamo così, ordina la pizza e poi mi racconti tutto!”

 

Non era una proposta, tantomeno una domanda: lui aveva già deciso.

Mentre Rick telefonava, Jeff si sedette sul suo divano di pelle nera e accese la tv; fece un po' di zapping finchè non finì su un canale di musica. C'era un vecchio video degli Aerosmith, tanto valeva ascoltare un po' di buona musica.

 

A posto, fra mezz'ora arrivano le pizze. Su, ora raccontami tutto!”

 

Che ti posso raccontare, Rick...le cose hanno finalmente preso una svolta...favorevole ecco. Lei è riuscita a confidarsi con me su tutto quello che la blocca ancora da dopo la morte del marito; ha una grandissima confusione in testa e tanti pezzi della sua vita da raccogliere e da rimettere insieme. Ma è forte e ce la farà...e io la aiuterò.”

 

Bravo, Stradlin, salvatore delle donzelle indifese. E per quanto riguarda il sesso, eh?”

 

Accidenti, non ce la fai proprio a non pensarci, eh?”

 

Sai che è il mio pallino fisso!”

 

Risi. “Lo so, lo so. Comunque, l'abbiamo fatto stamattina per la prima volta!”

 

Oh Santo Jimi Hendrix grazie! Temevo in una esplosione delle tue palle!”

 

Rick!!!!”

 

Quanto era che non facevi sesso?”

 

Tanto, ma non per questo devi fare così!”

 

Come è stato?”

 

Cosa?”

 

Come cosa Jeff!”

 

Ah, scusa...bellissimo. Non credo di essermi mi sentito così coinvolto per una donna.”

 

Uh uh...è seria allora la faccenda!”

 

Beh, seria no perchè lei non sa ancora bene cosa vuole...vogliamo andarci piano, ecco!”

 

Jeff, mi raccomando, cerca di andarci piano anche tu, ok? Non solo Danielle. Lei ha tanti problemi e potrebbe cambiare qualcosa da un giorno all'altro. Cerca di andarci piano anche tu, non voglio che soffri.”

 

Sono consapevole che lei è in difficoltà, perciò ci andrò piano.”

 

Promesso???”

 

Alzai gli occhi al cielo, sorridendo. “Sì, Rick, promesso.”

 

Lui annuì vigorosamente e con soddisfazione; e finalmente il fattorino delle pizze suonò il campanello.

 

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Mentre andavo in ospedale mi ritrovai a cantare a squarciagola una canzone che trasmetteva la radio. Da quanto tempo non mi sentivo così felice? Da davvero molto tempo, anche se sapevo che dovevo fare ancora un po' di chiarezza nella mia incasinatissima vita.

Volevo prendere un giorno alla volta, con tranquillità.

Dopo aver parcheggiato, mi diressi a passo spedito verso la stanza della mia amica. Sbirciai all'interno e vidi che era sola e stava allattando Helena.

 

Si può???” Cindy mi fece un sorriso radioso.

 

Dany! Vieni!” Entrai e mi avvicinai a lei, che mi tese una mano perchè potessi stringergliela. “Stiamo cenando!”

 

Sorrisi. “Vedo vedo che siamo affamate. Come stai?”

 

Bene, domani sera ci dimettono!”

 

Così presto? Che bello! Charles?”

 

Ha portato a casa i suoi genitori che sono venuti a trovarmi oggi pomeriggio.”

 

Capito.”

 

Osservai in silenzio la poppata di Helena, che poi fu presa da un infermiera che la portò nella sua culla.

 

Allora, Dany, tu come stai?” Le feci un sorriso che diceva tutto. “Voglio i dettagli porno!” disse subito scatenando una mia risata.

 

Ma possibile che pensi solo a quello?”

 

Che ci vuoi fare...dai racconta!”

 

Le raccontai come era andata il giorno prima, la sera e la giornata di oggi. “Non avrei mai creduto di riuscire a confidarmi così...cioè, in quel momento mi sembrava la cosa più naturale del mondo e sarei scoppiata se non l'avessi fatto.”

 

Vuol dire che ti fidi di questo meraviglioso uomo, che ti dà sicurezza oltre che tanto tanto affetto...”

 

Subito, quando mi resi conto quello che sarebbe accaduto, mi sono fatta sopraffare dal senso di colpa. Ma poi lui mi ha detto delle cose così meravigliose che tutto è andato a posto. E l'abbiamo fatto...e ho provato delle sensazioni così meravigliose...”

 

Dovevo avere uno sguardo sognante perchè Cindy mi sventolò una mano davanti alla faccia. “Danielle, sono veramente felice per te. Stare con lui non può che essere favorevole per te, che hai bisogno di avere qualcuno vicino per riprenderti in mano la tua vita...”

 

Lo so. E spero che vada tutto bene...”

 

Andrà tutto bene. Non permetterò che qualcosa vada male.”

 

Le sorrise e la abbracciai. “Ti voglio bene, Cindy.”

 

Anche io, Dany. Tanto.” 






Buonsalve a tutti! Finalmente sono riucita ad aggiornare! Bene, forse in serata riesco ad aggiornare un'altra delle mie storie, ma non assicuro nulla. Il nuovo capitolo di questa arriverà mercoledì o giovedì...sorry D: Grazie a tutti, un bacione!

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Capitolo 26
*** Danielle ***


La storia tra me e Jeff andò avanti…o meglio, iniziò davvero. Finalmente diventammo quella che si poteva definire una vera coppia: anche se ognuno abitava a casa propria, ci vedevamo quasi tutti i giorni, anche solo per colazione o per un tè delle 5, e quando non ci vedevamo chiacchieravamo per telefono.
Mi sentivo ringiovanita di 10 anni con lui, a vivere insieme questa storia e queste sensazioni.
Il mio senso di colpa era sfumato, nonostante non ci fosse giorno in cui non pensavo a mio marito…ma quello era giusto così.
Erano 4 mesi che io e Jeff stavamo insieme, quando ricevetti una telefonata.
 
“Ciao Danielle, sono Celine.”Dyana era mia suocera…suocera che non aveva mai approvato il matrimonio tra me e mio marito e suocera che in 8 mesi non aveva mai chiamato.
 
“Oh, ciao Celine. Che piacere sentirti…”
 
“Io e Henry siamo a Los Angeles. Ti andrebbe di incontrarci?”
 
“Certo, va bene.”
 
Con non poco stupore suggerii una sala da tè tranquilla ed elegante e ci demmo appuntamento lì per il pomeriggio. Continuava a chiedermi cosa volessero…poi però, mentre mi cambiavo, mi dissi che ero sciocca e prevenuta a pensare che fossero lì per ‘qualcosa’…magari era solo una visita.
 
Fatto sta che nel pomeriggio mi incontrai con i miei suoceri. Capii subito dalle loro espressioni che qualcosa non andava…e alzai gli occhi al cielo rendendomi conto che nemmeno quella volta avevo sbagliato.
Dopo i soliti convenevoli, Celine venne al punto.
 
“Senti, Danielle…noi siamo qui per un motivo preciso. E’ stato trovato il testamento di mio figlio.”
 
Testamento? Non avevo idea che Robert avesse fatto testamento. E perché questo testamento era in Irlanda e non a LA?
 
“Non sapevo che Robert avesse fatto testamento…” dissi.
 
“Nemmeno noi, in realtà. Siamo stati chiamati come per legge dopo 7 mesi dalla morte.”
Annuii, sempre confusa.
 
“Te ne abbiamo portato una copia, Danielle. Tu naturalmente sei citata come erede di tutto…ma non sei l’unica…”
 
Spalancai gli occhi. “Cosa vuol dire che non sono l’unica?”
 
“Robert ha una figlia.”
 
E in quel momento il mio mondo si fermò. Non potevo crederci…mio marito, il mio adorato marito che avevo amato e ancora amavo alla follia, che avevo assistito durante la sua malattia…aveva una figlia. Una figlia con un’altra donna, ovviamente.
Guardai i miei suoceri.
 
“Voi lo sapevate?” chiesi, temendo già la risposta.
 
“Sì…” bisbigliò mio suocero.
 
Sbiancai, se era possibile, ancora di più. “E perché non me l’avete mai detto?”
 
“Non spettava a noi farlo, Danielle. Noi lo sapevamo perché la madre è una donna di Cork, una vecchia compagna di scuola di Robert.”
 
Non potevo crederci. “Quanti anni ha questo bambino?”
 
“E’ una femmina, si chiama Liz. E comunque ne ha 7.”
 
Sette…quindi mio marito mi aveva tradito. Avevo sperato che questa bambina fosse nata prima che io avessi sposato Robert…e invece era accaduto dopo. Mio marito, di cui mi fidavo ciecamente, mi aveva tradito. Iniziai a piangere.
Celine mi mise una mano sulla mia, in un gesto d’affetto che mai aveva avuto nei miei confronti.
 
“Scusaci se non te ne abbiamo parlato. Ma non spettava a noi farlo. Più volte abbiamo detto a Robert di dirti la verità, ma lui aveva troppa paura che tu lo lasciassi. Lui ti amava alla follia, Danielle, ha solo commesso un errore. Si è sempre preso le sue responsabilità pagando gli alimenti alla madre della bambina, ma l’ha vista pochissime volte.”
 
Annuii, ma con la testa ero da un’altra parte. Non ci potevo credere…non era possibile, era un brutto sogno.
 
“C’è un’altra cosa, Danielle…”
 
Ancora? Non era sufficiente sapere che mio marito mi aveva tradito e che aveva una figlia con un’altra donna?
 
“Nel testamento c’era anche una lettera scritta di pugno da Robert.”
 
“Fatemi leggere.” Tesi una mano a Celine che mi passò il foglio.
 
‘Cara Danielle, so bene che per te è un trauma aver scoperto che io ho una figlia. Ti chiedo perdono per averti tradito, ma ti posso assicurare che ti ho sempre amato alla follia, anzi sei l’unica donna che io abbia mai amato. Questa bambina è stato, come dire, un incidente, ma io mi sono sempre preso le mie responsabilità. Ora, ho un’ultima cosa da chiederti: questa bambina ha solo la madre, nessun altro parente in vita. Ti prego di prenderti cura di lei in caso accadesse qualcosa alla madre…tu sei una donna meravigliosa e saresti una madre fantastica con Liz. Ti prego, non odiarmi. Ti amo. R.’
 
Ero scioccata. Ripassai il foglio a Celinea, che mi guardava con un’espressione dispiaciuta.
 
“La mamma della bambina è morta una settimana fa in un incidente sul lavoro. Ora la bambina è un istituto.”
 
Cazzo…cazzo cazzo cazzo…come era possibile? Perché? Perché?
 
“E secondo voi, io dovrei prendermi cura della figlia del mio defunto marito e di un’altra donna? Figlia di cui non ho nemmeno saputo l’esistenza per sette lunghi anni? Ma vi rendete conto cosa mi state chiedendo?”
 
“Sì, Danielle…ci rendiamo conto che per te è un grande trauma. Ma questa bambina è davvero sola e tu potresti ottenere l’affidamento immediatamente e salvarla dalla vita in un istituto.”
 
Furiosa, mi misi la giacca e presi la borsa. Tirai fuori una banconota per pagare la consumazione e la lasciai sul tavolino mentre mi alzavo.
 
“Io non adotterò mai la figlia illegittima di mio marito. Voi dovreste solo vergognarvi di quello che mi avete chiesto. Non cercatemi mai più, per favore. Addio.”
 
Mi allontanai a grandi passi, sentendo Celine che mi chiamava. Ma non mi girai: ero davvero troppo sconvolta per poter ragionare.
 
 
 
Buonsalve a tutti! Come vi avevo detto, ero un po' bloccata con questa storia...quindi ho dovuto inserire un colpo di scena per riuscire a proseguire. Spero vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate. Gli aggiornamenti di tutte le mie storie arriveranno tra domani sera e lunedì! Grazie a tutti e buon week-end :)  

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Capitolo 27
*** Jeff ***


Stavo strimpellando la mia amata chitarra quando suonò il campanello: lì per lì, ebbi la tentazione di lasciar perdere e far finta di non esserci, dato che non avevo voglia di avere rompipalle in giro.

Quando però cominciarono a suonare all'impazzata con il dito probabilmente incollato al pulsante, posai la chitarra e andai.

 

Arrivoooo!” urlai, ma niente...ostinato, chiunque fosse.

 

Aprii e spalancai la bocca per lo stupore. “Danielle?” non mi aspettavo venisse...e soprattutto, non mi aspettavo che si attaccasse al campanello come una folle.

 

La fissai e, notando gli occhi rossi e sconvolti, capii che era successo qualcosa.

 

Posso entrare, Jeff?” domanda retorica, dato che era già praticamente in salotto.

 

Si tolse la giacca e si buttò sul divano. Mi sedetti accanto a lei, preoccupato.

 

Dany, amore, che succede?”

 

Leggi...” mi porse due fogli, che iniziai a leggere.

 

Cazzo, era il testamento di suo marito. Vide che come eredi non figurava solo Danielle, e questo lo insospettì subito...del resto, non avevano figli e Robert era figlio unico. Confuso, lesse l'altro foglio: era una lettera scritta a mano.

Cara Danielle, so bene che per te è un trauma aver scoperto che io ho una figlia. Ti chiedo perdono per averti tradito, ma ti posso assicurare che ti ho sempre amato alla follia, anzi sei l’unica donna che io abbia mai amato. Questa bambina è stato, come dire, un incidente, ma io mi sono sempre preso le mie responsabilità. Ora, ho un’ultima cosa da chiederti: questa bambina ha solo la madre, nessun altro parente in vita. Ti prego di prenderti cura di lei in caso accadesse qualcosa alla madre…tu sei una donna meravigliosa e saresti una madre fantastica con Liz. Ti prego, non odiarmi. Ti amo. R.’

 

Oh porca puttana...” non riuscii a trattenere un'imprecazione.

 

Già, porca puttana. E vuoi sapere la cosa più bella? La madre della bambina è morta. Buffo, vero?” Danielle lo disse con un tono ironico, ma non divertito. Era a pezzi, si vedeva.

 

Tesoro, mi dispiace.” la abbracciai e le si lasciò stringere, bisognosa di vicinanza.

 

Sai qual'è la cosa terribile, Jeff? Che a me non me ne frega un cazzo che questa bambina ora sia in un istituto perchè le sono morti i genitori... a me frega solo il fatto che per anni sono stata una cornuta...e tra l'altro, il peggio che ci sia...cornuta e felice! Dio...DIO!”

 

Danielle si prese la testa fra le mani.

 

Piccola, ascolta...ora sei sconvolta, ed è normale. Però non fare così...”

 

Danielle si fece ancora abbracciare e tentai di consolarla un po'.

 

Mi hai detto che la mamma della bambina è morta...”

 

Sì, in un incidente sul lavoro. E adesso è in un istituto. Me lo hanno spiegato i miei suoceri, che sono venuti qui apposta da Cork per portarmi il testamento e annunciarmi la lieta novella”

 

Annuii, pensieroso. Danielle continuò. “E loro vogliono che io mi prenda cura di questa bambina. Che follia!”

 

Beh...nemmeno più di tanto...”

 

Danielle si staccò subito da me. “Che cazzo intendi?”

 

Robert ha sbagliato, va bene. Doveva parlartene e spiegarti. Però ti ha sempre amata, è stato uno sbaglio quello che ha commesso. E ora ti chiede di prenderti cura di sua figlia, che è rimasta sola. Vuoi negarglielo?”

 

La mia donna mi guardò con uno sguardo di fuoco, che mi fece subito pentire di quello che le avevo detto.

 

Ma come ti viene in mente una cosa del genere, eh? Io non voglio avere niente a che fare con questa bambina. Non mi importa niente di lei, può restare a marcire nel suo istituto.”

 

Mi resi conto che era davvero fuori di sé: la mia Danielle non avrebbe mai detto quelle cose. Lei era una donna buona, sensibile...e sapevo che sarebbe stata una madre meravigliosa, anche con un bambino non suo.

 

Danielle, amore...che ne dici se ti porto da Cindy a parlare un po'?” sapevo che la sua amica, sicuramente più preparata di me per certe cose, l'avrebbe aiutata.

 

Ma Danielle, già incazzata di suo, non comprese il mio vero scopo.

 

Ah, mi stai cacciando...”

 

Ma no, Dany, che dici...”

 

Sì, mi stai cacciando perchè ti sei stufato di me e dei miei piagnistei. Cos'è, ora andrai a scoparti qualcun'altra?”

 

Che dici, Danielle...”

 

Si mise la giacca come una furia e prese la borsa. Uscì sbattendo la porta, senza darmi tempo di spiccicare parola.

L'unica cosa che mi venne in mente di fare fu mandare un sms a Cindy. “Sta venendo da te Danielle. E' sconvolta, ti spiegherà lei. Poi fammi sapere come va. Grazie.”

Pochi istanti dopo mi arrivò la risposta. “Ok, grazie per avermi avvisato. Se un po' la conosco, ti ha appena cazziato per un qualche motivo inesistente, vero? Ci sentiamo più tardi. Ciao!”

Sorrisi: Cindy ci aveva preso anche quella volta. E fu confermato che nessuno meglio di lei avrebbe aiutato Danielle.





  Buonsalve a tutti!!! Dovevo aggiornare domani, ma ho trovato un po' di tempo per scrivere! Bene, la nostra Danielle se l'è presa con Jeffino bello D: Ma solo perchè era arrabbiata, promesso ;) Il nuovo capitolo arriverà dopodomani! Grazie mille a tutti, un bacione!!!

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Capitolo 28
*** Danielle ***


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Buonsalve!!! Vi allieto la giornata con la foto di questi due splendidi "giovanotti"!!!
Ah, per evitare infarti vi avviso che questo capitolo sarà un po' rosso ;)
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Buona lettura :)




Appena arrivai sul pianerottolo dell'appartamento di Cindy, lei mi aprì.

 

Come sapevi che ero qui?” chiesi sospettosa.

 

Un uccellino...”

 

Jeff...” non ne dubitavo: quando era preoccupato per me, cercava Cindy.

 

Chissà. Dai, entra.”

 

Helena?”

 

Dorme, grazie al cielo. Notte insonne causa coliche...”

 

Mi spiace essere venuta a romperti le palle.”

 

Tu non rompi mai le palle, Danielle. Su, siediti e inizia a raccontare. Io preparo del tè.”

 

Iniziai il mio monologo: raccontai tutto, l'arrivo dei miei suoceri, la lettura del testamento e della lettera, la scoperta della figlia di Robert e del fatto che sua madre fosse morta.

Cindy mi ascoltò in silenzio: il suo viso era rimasto impassibile. Se provava un mezzo shock non lo diede a vedere: era davvero brava nel suo lavoro.

 

Io sono incazzata nera, Cindy. Ho vissuto da cornuta per anni, senza sapere che mio marito mandava ogni mese soldi a questa bambina. Io non capisco perchè non me lo ha detto...”

 

Non te lo ha detto perchè sapeva che tu lo avresti lasciato.”

 

Quello poco ma sicuro.”

 

Appunto. Ma lui non voleva mettere a rischio un matrimonio bello come il vostro per un errore che ha commesso.”

 

Un errore proprio poco importante...” dissi ironica.

 

Danielle, tutti sbagliamo. Non sappiamo cosa lo abbia portato a tradirti, quella sera, e non lo sapremo mai, perchè Robert non è qui a dircelo. Ma ora, non ha più importanza pensare al tradimento, perchè tuo marito non c'è più. E tu di lui devi avere un bel ricordo. Chiaro?”

 

Annuii: sapevo che aveva ragione, come sempre.

 

Ora” continuò lei “Devi pensare a quella bambina.”

 

Cindy, io non ho nessuna intenzione di adottarla o che altro.”

 

Potresti almeno provare a conoscerla...e magari aiutarla materialmente...”

 

Rimasi in silenzio. Perchè Cindy era sempre capace a smuovere quel qualcosa dentro di me??

Sbuffai.

 

E invece con Jeff che è successo?”

 

Secondo lui dovrei rispettare quest'ultimo desiderio di Robert. E siccome mi ha visto confusa mi ha detto di venire da te...e me la sono presa perchè mi ha mandato via da casa sua.”

 

Cindy alzò gli occhi al cielo. “Ma figuriamoci se ti ha cacciato via, su. Ora torna da lui e fatti perdonare...anzi, aspetta.”

 

Si alzò e andò di là. Tornò con un babydoll di pizzo azzurro e un perizoma in coordinato.

 

La guardai sconvolta. “Che cos'è?”

 

E' un completino che ho comprato tempo fa. Ormai, con tutti i chili che ho preso con la gravidanza, il babydoll potrebbe giusto farmi da cappello! Te lo regalo, usalo bene.”

 

Lo mise in un sacchettino e me lo porse, strizzandomi l'occhio.

Mi alzai e, dopo averla abbracciata e ringraziata, tornai da Jeff.

 

Quando mi venne ad aprire, gli dissi, con finto scazzo: “Posso andare in bagno?”

 

Lui mi guardò perplesso, e si limitò ad annuire. Ghignando, andai in bagno a cambiarmi. Prima di uscire, sbirciai dal buco della serratura e, come previsto, Jeff era appoggiato al muro davanti alla porta del bagno.

Sorridendo, aprii la porta e lo vidi sbarrare gli occhi.

Mi avvicinai a lui ancheggiando.

 

Scusami, amore mio. Sono stata una stronza.” gli misi le braccia intorno al collo e passai le labbra sul suo collo. “Mi perdoni?” sussurrai con voce sensuale.

 

Lui mi prese per i fianchi e mi baciò con forza. Senza staccarsi dalle mie labbra, mi spinse in camera da letto. Si staccò da me, con gli occhi lucidi di desiderio.

 

Bello questo babydoll, ma ti preferisco senza.” me lo sfilò sorridendo malizioso, e poi si fiondò sui miei seni, che iniziò a leccare e baciare.

 

Cominciai a sospirare e gli sfilai la maglietta; portai le mani ai suoi jeans,che sbottonai, e vi infilai dentro una mano iniziando ad accarezzare la sua erezione. Lo sentii gemere e questo mi eccitò moltissimo.

Mi inginocchiai davanti a lui e presi il suo membro in bocca; iniziai e succhiarlo con forza, finchè lui non mi fermò, probabilmente perchè vicino al culmine.

Mi spinse sul letto, dove mi sfilò il perizoma, e iniziò a torturare la mia intimità con le sue sapienti dita.

 

Ti prego, Jeff...” gli dissi a un certo punto, non potendone più.

 

Senza complimenti, lui entrò in me facendomi urlare. Le sue spinte erano potenti e il piacere che provavo era incredibile. Venni urlando e lui mi seguì pochi istanti dopo.

Ci sdraiammo sul letto, soddisfatti e rimanemmo lì per un tempo indefinito a coccolarci. 

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Capitolo 29
*** Jeff ***


Salve people! Perdonate se sono stata assente con questa storia, ma volevo finire Apocalyptic...ora mi concentrerò prevalentemente su questa!!! Bene, buona lettura! E grazie a chi leggerà e lascerà un commentino ;)



Scusami, amore mio. Sono stata una stronza. Mi perdoni?”

 

Come dirle di no vedendola mezza nuda con quel completino azzurro da favola?

La presi per i fianchi e la baciai con forza, spingendola in camera da letto.

 

Bello questo babydoll, ma ti preferisco senza.” le dissi spogliandola di quei pochi indumenti e iniziando a baciarle il seno.

 

Cominciò a sospirare e, quando mi aprì i jeans e vi mise una mano dentro, persi il controllo; per non parlare di quando si è inginocchiata davanti a me e ha iniziato a stuzzicarmi con la lingua e la bocca. Dio, se era brava.

La fermai perchè stavo per venire e la spinsi sul letto dove inizia a ricambiare il favore, infilando due dita in lei.

 

Ti prego, Jeff...” mi supplicò dopo un po'.

 

Felice di quella richiesta, dato che non ce la facevo più, entrai in lei con una forte spinta; lei urlò ma non mi fermai. Anzi, più urlava più mi sembrava di perdere il controllo. La sentii venire e la segui poco dopo.

Rimanemmo per un tempo indefinito a letto a coccolarci e le chiesi di raccontarmi come era andata con Cindy.

 

Sei stato tu a chiamarla, vero?”

 

Ero preoccupato per te...”

 

Come è che tutti temete in un crollo del mio sistema nervoso?”

 

Beh, l'ultimo anno non è stato per nulla facile...non ci sarebbe nulla di male.”

 

Stai tranquillo, Jeff, non avrò un crollo. Nemmeno dopo questa ennesima batosta. Non posso di certo considerarla una cosa peggiore del perdere mio marito, nonostante mi avesse tradito.”

 

Mi dispiace, Danielle...”

 

Tanto non c'è soluzione...è andata così...io comunque amo ancora Robert, anche se sono ancora più incazzata con lui rispetto a prima.”

 

E perchè prima eri incazzata con lui?”

 

Perchè se ne è andato e mi ha lasciato sola...ora perchè ho saputo che mi ha tradito. Ma credo che tu sia il suo perdono...”

 

Non capisco...”

 

Beh, lui probabilmente da lassù a smosso qualcosa per far sì che noi due ci incontrassimo e io fossi di nuovo felice. Almeno, mi piace pensarla così...”

 

Sorrisi e le diedi un bacio tra i capelli. “Vuol dire che anche io devo ringraziare Robert, a questi punti...”

 

Danielle ridacchiò e si strinse di più a me.

 

Dany, ascolta...ora che hai la mente lucida e ragioni con calma. Che ne dici di riflettere un po' di più sulla questione della bambina?”

 

Jeff, io non so...”

 

Amore, sarebbe un modo per aver sempre con te una parte di Robert. So che è dura, perchè lui ha avuto questa bambina con un'altra donna...però avresti sempre qualcosa di lui con te e faresti del gran bene a una povera orfana.”

 

Danielle sospirò. “Non so davvero che fare, Jeff...”

 

Secondo me dovresti provare a conoscerla. Non dico prenderla subito con te e quant'altro, almeno conoscerla.”

 

D'accordo...d'accordo lo farò. Però, a una condizione...”

 

Spara”

 

Tu mi dovrai stare vicino.”

 

Sorrisi. “Quello lo davo per scontato.”

 

No, non intendevo questo, Jeff. Intendevo che tu mi dovrai accompagnare a conoscere questa bambina che, se mai deciderò di accudire, avrà bisogno di un padre.”

 

La guardai perplesso, e lei interpretò male il mio silenzio. “Ovviamente, Jeff, se non ti va sei liberissimo di tirarti indietro.”

 

Amore, ma che dici? Scherzi? Io non ti lascerò assolutamente da sola...non ti ho risposto perchè...quello che mi hai chiesto è così meraviglioso che fatico a crederci.”

 

Lei mi rivolse un sorriso luminoso. “Ti amo, Jeff.”

 

Ti amo anche io, Danielle.” 






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Capitolo 30
*** Danielle ***


Dany, ascolta...ora che hai la mente lucida e ragioni con calma. Che ne dici di riflettere un po' di più sulla questione della bambina?”

 

Jeff, io non so...”

 

Amore, sarebbe un modo per aver sempre con te una parte di Robert. So che è dura, perchè lui ha avuto questa bambina con un'altra donna...però avresti sempre qualcosa di lui con te e faresti del gran bene a una povera orfana.”

 

Aveva dannatamente ragione, porca miseria...ma era così difficile.

Non so davvero che fare, Jeff...”

 

Secondo me dovresti provare a conoscerla. Non dico prenderla subito con te e quant'altro, almeno conoscerla.”

 

Feci un sospiro e acconsentii. Però non sarei mai riuscita a fare quella cosa da sola.

D'accordo...d'accordo lo farò. Però, a una condizione...”

 

Spara”

 

Tu mi dovrai stare vicino.”

 

Sorrise. Perchè ogni volta mi stupivo di quanto fosse bello il suo sorriso? “Quello lo davo per scontato.”

 

No, non intendevo questo, Jeff. Intendevo che tu mi dovrai accompagnare a conoscere questa bambina che, se mai deciderò di accudire, avrà bisogno di un padre.”

 

Lo so, era una cosa impegnativa...molto impegnativa. Quale uomo si sarebbe accollato la responsabilità di una figlia non sua? E nemmeno della sua compagna...bensì del defunto marito della compagna...bel pasticcio!

Lui rimase in silenzio e gli dissi rassegnata:

 

Ovviamente, Jeff, se non ti va sei liberissimo di tirarti indietro.”

 

Amore, ma che dici? Scherzi? Io non ti lascerò assolutamente da sola...non ti ho risposto perchè...quello che mi hai chiesto è così meraviglioso che fatico a crederci.”

 

Mi si tolsero 100 kg dal cuore a quelle parole e gli sorrisi...dio, quanto lo amavo. Mi scoppiava il cuore al pensiero dell'amore che provavo.

 

Ti amo, Jeff.”

 

Ti amo anche io, Danielle.”

 

Il mattino dopo, Jeff era andato da Rick e gli altri per comporre, io invece ero rimasta a casa, dato che non avevo impegni né all'università né al museo, dove in quei mesi era stata allestita una mostra permanente dei miei quadri.

Presi la mia agenda e andai sulla rubrica, dove tenevo tutti i numeri di telefono...la scorsi fino ad arrivare alla voce Celine...Celine era mia suocera.

Digitai il numero con il cuore che batteva all'impazzata.

 

Pronto.”

 

Ciao Celine, sono Danielle.”

 

Danielle, cara. Come stai?”

 

Bene grazie, e voi?”

 

Tutto bene anche noi.”

 

Senti, Celine, io ti chiamo per la questione della figlia di Robert...”

 

Ci hai ripensato?” c'era un'evidente nota di speranza nella sua voce.

 

No...cioè, non lo so. Non ho ancora le idee ben chiare. Però vorrei conoscerla, se posso...”

 

Certo, certo che puoi! Quando potresti venire qui a Cork?”

 

Beh, questa settimana sicuramente no perchè devo annullare degli appuntamenti. La prossima va bene?”

 

Sì, va benissimo. Mi occupo io di avvisare l'istituto e di procurarti di documenti necessari per vedere Liz.”

 

Grazie Celine.”

 

Verrai da sola?”

 

Ecco, a tal proposito Celine...vorrei parlarti di una cosa, per evitare scenate una volta arrivata lì.”

 

Dimmi.”

 

Mi accompagnerà un uomo, Celine, un uomo meraviglioso con cui mi sto frequentando.”

 

Lei rimase in silenzio e mi preparai a una sfuriata, che in ogni caso mi sarebbe entrata in un orecchio e uscita dall'altro.

 

Danielle, io non ho nessuna intenzione di giudicarti. So bene quanto amavi mio figlio e so che sei una ragazza con la testa sulle spalle. Ti ho sempre stimato, anche se non l'ho mai dimostrato. Sei giovane e ti meriti di avere accanto qualcuno che ti ami e di farti una vita. Perciò, sono ben felice per te se hai ritrovato la serenità con quest'uomo.”

 

Tirai un sospiro di sollievo. “Grazie, Celine. Allora ti chiamo appena prenoto il volo.”

 

Arrivederci, Danielle.”

 

Misi giù con il cuore che ancora batteva all'impazzata. Mi sembrava di essere stata in apnea per tutto il tempo della telefonata. Non avevo mai visto o sentito mia suocera così...come dire...vicina. Anzi, era sempre stata una vipera con lei.

Probabilmente si era fatta un esame di coscienza. Comunque ero felice di quel mutamento, anche perchè adesso, con la storia della bambina, avrei avuto bisogno di lei.

Mi sedetti sul letto pensando a Liz...chissà com'era, se assomigliava a Robert o a sua madre, se era bionda, mora, magra, grassa...se amava la pittura o se aveva altri interessi.

Jeff aveva ragione: quella bambina sarebbe stato il ricordo più bello di Robert, nonostante tutto. E forse era per quello che non vedevo l'ora di conoscerla.


 

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Capitolo 31
*** Danielle ***


 “Hai preso la decisione migliore, stai tranquilla…”
 
“Mi tremano le gambe, Cindy…”
 
“Sicura che non sia paura dell’aereo?”
 
“Jeff, da quando ho paura dell’aereo?”
 
Eravamo all’aeroporto: Cindy ci aveva accompagnati. Ero  molto tesa, non sapevo se stavo facendo la cosa giusta. Ma ormai ero lì ed era comunque troppo tardi per tornare indietro.
Il viaggio fu lungo, eterno…non facevo che sfogliare riviste, accendere l’i-pod per poi spegnerlo dopo 5 minuti, sgranocchiare biscotti…insomma, ero insofferente. E Jeff non fece altro che provare a calmarmi, prendermi la mano e baciarla dolcemente, farmi massaggi alle spalle…per sentirsi mandare a quel paese da me.
Povero Jeff, quanta pazienza…ogni santo giorno non riesco a non pensare a quanto sia stata fortunata a trovare un uomo come lui. Sarebbe stato un padre perfetto per Liz…ok, però stavo correndo troppo.
Quando sbarcammo a Cork, stavo per vomitare…lo so, sono terribile…ma l’ansia mi attanagliava lo stomaco. I miei suoceri erano venuti a prenderci all’aeroporto: Celine era eccitata come una bambina che doveva andare allo zoo per la prima volta Quell’agitazione mi fece stare ancora peggio.
 
“Jeff, la borsa…” gli lanciai la borsa per fiondarmi alla toilette, che grazie al cielo era
a pochi passi da me.
 
Dopo aver rimesso ed essermi sciacquata il viso per rinfrescarmi uscii: davanti alla porta c’erano Jeff e i miei suoceri che mi aspettavano con un’espressione preoccupata.
 
“Amore, come stai?”
 
“Bene,,,bene. Scusate, il viaggio, l’ansia…Ora va meglio…”
 
“Te la senti di andare?” mi chiese Celine, e io annuii.
 
Uscimmo dall’aeroporto e salimmo in macchina; sprofondai sui comodi sedili di pelle della lussuosa auto dai miei suoceri e ci avviammo alla volta di Cork. Jeff mi mise un braccio intorno alle spalle e appoggiai la testa nell’incavo del suo collo; cullata dall’auto e dal profumo del mio uomo mi appisolai.
 
“Dany, tesoro, siamo arrivati.” Mi sfregai gli occhi sentendo Jeff chiamarmi.
 
Guardai fuori dal finestrino e riconobbi la casa dei miei suoceri; scesi eraggiunsi Celine, che stava già aprendo la porta di casa.
 
“Celine, pensavo che avremmo dormito in albergo…”
 
“Danielle, ci fa piacere avervi qui a casa nostra…”
 
“Ma, Jeff…”
 
“Per quel poco che ci ho parlato, mi sembra un uomo meraviglioso. Ed è incredibile la luce che ha negli occhi quando ti guarda…ti ama alla follia, Danielle, si vede lontano chilometri. Tu ti meriti di essere felice, te l’ho detto. Ne hai passate così tante…” mi diede una lieve carezza sulla guancia, un gesto d’affetto che mai mi aveva fatto ma che mi tranquillizzò e mi rese felice.
 
“Grazie Celine…di cuore.”
 
Lei mi sorrise e aprì la porta. “Accomodatevi.”
 
Jeff mi raggiunse con la valigia ed entrammo in casa; Celine ci mostrò la camera degli ospiti e il bagno privato per noi. Ci facemmo una doccia, per poi scendere a cena. Celine aveva dato il meglio di sé, con specialità culinarie.
 
“Domani mattina a che ora dobbiamo essere là?” chiesi mangiando un’ottima torta ai mirtilli.
 
“Le visite iniziano nel pomeriggio, ma a mezzogiorno abbiamo l’appuntamento con la direttrice.”
 
Annuii pensierosa. Non mi sembrava vero…era arrivato davvero il momento.
Tutti si accorsero della mia titubanza.
 
“Danielle, sei ancora in tempo a…”
 
“No! No, Celine. Non riuscirei più a guardarmi allo specchio se non provassi nemmeno a conoscerla. Devo fare questa cosa, anche se è difficile.”
 
“Ci sono io con te, amore mio…” Jeff mi prese una mano e me la baciò dolcemente. E io ringraziai ogni divinità del cielo per il fatto che fosse lì con me.
 
“Andate a letto, che siete stanchi per il viaggio. Domani mattina partiamo per le 9.30, va bene?”
 
“Certo. A domani Celine, grazie.”
 
Ci augurammo la buona notte e andammo in camera nostra. Presi il pigiama e andai in bagno a cambiarmi mentre Jeff sistemava le coperte; quando uscii lo trovai già coricato sul letto, in maglietta e boxer, con le mani dietro la testa. Fissava un punto sopra di sé, assorto…dio, quanto era bello…
Mi misi a letto e lui si voltò verso di me, rivolgendomi uno di quei meravigliosi sorrisi che riservava a pochi. Tese le braccia verso di me e mi coricai sopra di lui, dandogli un lieve bacio a stampo.
 
“Allora, sei pronta per domani?”
 
“No…non credo che lo sarò mai. Ma devo farlo…”
 
“Sei davvero coraggiosa. E ti amo anche per questo…”
 
Sorrisi. “E io ti amo perché tu sei qui…non tutti lo avrebbero fatto, sai? E non potrò mai ringraziarti abbastanza.”
 
“Siamo una coppia, no? E in una coppia, quando ci sono dei problemi, non ci si lascia mai da soli. So che quando toccherà a me tu ci sarai.”
 
“Dio quanto ti amo” lo baciai con una passione irrefrenabile e il nostro bacio presto degenerò.
 
“Ehi, piccola, aspetta” mi fermò mentre tentavo di togliergli la maglia “Non è che i tuoi suoceri sono nella stanza qui accanto?”
 
“No, loro dormono in fondo al corridoio! E comunque basta fare piano, no?” sorrisi maliziosa per poi riattaccarmi alle sue labbra.
 
E lui di certo non si fece pregare.





Buonsalve a tutti!!! Bene, siamo arrivati finalmente al fatidico incontro...come andrà? Si accettano scommesse ;) Il nuovo capitolo arriverà domani o domenica! Grazie a tutti, un bacione :D
 

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Capitolo 32
*** Jeff ***


Ok…ammetto che fare sesso con i suoceri della tua donna a due camere di distanza è un po’ angosciante…però Danielle aveva bisogno di distrazione…e io mica mi tiro indietro!!! Mai dire di no a un po’ di sano sesso…come risultato, il mattino dopo eravamo due stracci. Probabilmente Danielle non aveva proprio chiuso occhio per l’agitazione, dopo l’attività fisica…e come biasimarla? Avevo quasi l’ansia anche io.
Quando scendemmo di sotto, la colazione era già pronta.
 
“Buongiorno, cari. Dormito bene?” Celine pareva tranquilla e la cosa mi rilassò: allora non avevamo fatto troppo rumore!
 
“Molto bene, Celine, grazie. “ risposi educatamente.
 
Danielle teneva in mano la sua tazza di caffè senza dare segno di volerla bere.
 
“Amore” le disse sottovoce “Cerca di mandare giù qualcosa….”
 
“Ho lo stomaco chiuso, Jeff…”
 
“Lo so, ma sforzati una pochino. Sarà una giornata pesante e avrai bisogno di energie.”
 
Lei annuì e, lentamente, finì la sua tazza di caffè che accompagnò a una fetta di torta di mele.
Mezz’ora dopo eravamo in auto alla volta di Dublino. Nessuno parlò, durante il viaggio.
Solo quando ormai eravamo arrivati, Danielle parlò.
 
“Celine, voi l’avete già vista Liz, no?”
 
“Sì, alcune volte.”
 
Danielle annuì e scese dall’auto, che suo suocero aveva parcheggiato proprio davanti all’istituto.
Il luogo era molto bello: niente a che vedere con i tremendi istituti che si vedono nei film. Era una grande villa, immersa in un enorme giardino, pulito e ben curato. Fuori c’erano molti palloni, altalene, scivoli, giocattoli. Era bello e tranquillo.
Venimmo accolti dal direttore, che ci aprì.
 
“Benvenuti signori…signora O’Gallagher, le mie più sentite condoglianze per la perdita di suo marito.” Quel tizio chiamò Danielle con il suo cognome da sposata: era la prima volta che lo sentivo e mi accorsi che in quella situazione ero di troppo…mi sentivo di troppo. I suoceri seguirono il direttore dentro e, mentre anche Danielle stava varcando la soglia, la presi per un braccio.
 
“Amore, forse è meglio che io stia fuori…”
 
“Perché?”
 
“Beh io…io non c’entro nulla con voi…”
 
“Hai sentito il direttore che mi ha chiamato con il cognome di Robert, vero? Jeff…ti prego…non lasciarmi da sola. Tu sei il mio presente, ti amo alla follia…e voglio che tu sia qui accanto a me quando affronterò questa cosa…ti prego…”
 
La guardai: nei suoi vidi tanta paura e tanta preoccupazione…probabilmente temeva che me la sarei data a gambe per quella situazione…ok, non era facile, ma la amavo e avrei fatto qualsiasi cosa per stare con lei. Il gioco valeva la candela, insomma.
 
Le sorrisi. “Non potrei mai abbandonarti, lo sai. Ti amo troppo.”
 
Lei mi rivolse uno di quei sorrisi per i quali sarei morto e mi baciò sulle labbra; dopodichè entrammo. Dentro la villa era luminosa e ben arredata, in maniera semplice a misura di bambino; quello che però mi inquietò un po’ era il silenzio assoluto, cosa inaspettata in un istituto che ospitava chissà quanti bambini.
 
“Benvenuti. I bambini al momento sono a lezione, finiranno tra due ore. A seguire poi il pranzo e l’orario visite. Voi però, essendo un caso un po’ particolare, potrete vedere la bambina subito.”
 
“Come sta, direttore?” domandò Celine.
 
“La bambina sta bene. E’ aiutata dalla psicologa dell’istituto per superare il lutto, ma è una bambina estremamente solare e allegra, che riesce a vedere il lato bello in qualsiasi cosa…”
 
Vidi Danielle sorridere tristemente. “Proprio come Robert…”
 
Le strinsi la mano e lei mi sorrise con dolcezza.
 
“Potete attendere in giardino, magari…lì potrete avere un po’ di privacy.”
 
Così, uscimmo dalla villa e ci accomodammo nel bel giardino. Danielle era tesissima e mi strizzava la mano come un limone…non avevo quasi più circolazione.
Non si quanto tempo era passato, quando vedemmo arrivare una donna alta con i capelli castani, probabilmente la psicologa, con una bambina per mano.
Danielle mi strinse ancora di più la mano e si alzò in piedi. Tutti guardammo la bambina: era alta per la sua età e magrolina. Aveva lunghi capelli scuri che le ricadevano mossi sulle spalle e la frangetta; gli occhi, accesi e vivaci, erano azzurro ghiaccio. Era bellissima.
Guardai Danielle, che osservava la bambina estasiata: aveva fatto breccia nel suo cuore, ne ero certo.
 
“Buongiorno a tutti. Liz saluta i nonni…” disse la psicologa.
 
Liz si avvicinò sorridente ai nonni, che già conosceva. Li abbracciò e parlarono un pochino, sempre sotto lo sguardo attento di Danielle.
 
“Invece, Liz, lei è Danielle. Ti ricordi chi è, vero? Ne abbiamo parlato ieri…” Capii che avevano già spiegato la situazione alla bambina, che non pareva spaventata, anzi era rilassata e sorridente.
 
Liz si avvicinò a Danielle e le tese la mano. Per la prima, la mia donna mi lasciò la mano ma la vidi che fremeva…non sapeva cosa fare.
 
“Ciao Danielle, io sono Liz. È un piacere conoscerti.”
 

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Capitolo 33
*** Danielle ***


Quando vidi arrivare la psicologa con la bambina, stritolai ancora di più la mano di Jeff...oddio, era sempre più vicina...sempre di più...e sempre di più potevo vedere la somiglianza con Robert. Gli occhi...dio, mi sembrava che fosse lui a guardarmi. Liz gli assomigliava in un modo incredibile.

 

Buongiorno a tutti. Liz saluta i nonni…” disse la psicologa.

 

Liz si avvicinò sorridente ai nonni, che già conosceva. Li abbracciò e parlarono un pochino; io non distolsi mai lo sguardo da loro.

 

Invece, Liz, lei è Danielle. Ti ricordi chi è, vero? Ne abbiamo parlato ieri…”

 

La bambina mi sorrise e mi si parò davanti; lasciai la mano di Jeff, per la prima volta da quando eravamo arrivati. Tremavo. Avevo paura di cadere senza lui che mi sosteneva.

 

Ciao Danielle, io sono Liz. È un piacere conoscerti.”

 

Dio, parlava come un'adulta. Probabilmente, per la sua età ne aveva viste tante...ma mi sembrò di confrontarmi con una donna, non con una bambina.

Non le strinsi la mano, le carezzai il volto; vidi lei abbassare la mano e sorridermi.

 

Ciao Liz. Anche per me è un piacere conoscerti. Sei bellissima, sai? Assomigli tanto al tuo papà.” sentii una lacrima solcarmi il viso mentre dicevo quelle parole.

 

Cazzo, quella bambina doveva essere mia e di Robert...non di Robert e di un'altra donna. Mi sentii subito uno schifo per quei pensieri.

 

Anche la mamma me lo diceva sempre che assomigliavo a papà. Tu sei sua moglie, vero?”

 

Annuii. Capii che la psicologa aveva già spiegato tutta la vicenda a Liz...ma non potei non domandarmi come si potesse spiegare una cosa del genere a una bambina. Per quanto matura potesse essere, aveva pur sempre 7 anni.

 

Liz” intervenne la psicologa. “Hai voglia di passare un po' di tempo con Danielle?”

 

Liz annuì.

 

Che ne dici allora di mostrarmi il giardino della scuola?” le chiesi.

 

La bambina mi tese la mano e iniziammo a camminare. Lanciai uno sguardo a Jeff che mi fece un sorriso e l'occhiolino...avrei voluto che venisse anche lui con me. Ero troppo vigliacca per fare quella cosa da sola; ma dovevo affrontare la situazione da donna adulta.

Così, inizia a parlare con Liz, che sembrava però completamente a suo agio mentre mi teneva per mano.

 

Ti piace stare in questa scuola, Liz?”

 

Sì, è bella. Ho tanti amici e i maestri sono bravi.”

 

Vi trattano bene, quindi.”

 

Sì. Sai che abbiamo una cuoca che cucina benissimo? Fa tante cose buone da mangiare...però...” la bambina si incupì un attimo.

 

Però cosa, Liz?”

 

Mi manca la mia mamma...”

 

Mi fermai e mi inginocchiai per guardarla negli occhi. “La tua mamma è in un bel posto, lo sai no? Ed è con il tuo papà...” la voce mi si incrinò, ma continuai. “Io non conoscevo la tua mamma, però mi manca tanto il tuo papà. Io gli volevo davvero bene, al tuo papà, e vorrei che fosse ancora qui con me...con noi...”

 

Liz annuì, senza però dire nulla.

 

La mia amica del cuore la settimana scorsa è andata via di qui perchè ha trovato una nuova mamma e un nuovo papà. Tu sarai la mia nuova mamma?”

 

Accidenti...accidenti ai bambini e alla loro incredibile schiettezza. Rimasi in silenzio a quella domanda...cosa potevo risponderle?

Fu lei a parlare ancora.

 

Mi piacerebbe che tu fossi la mia nuova mamma, sai?”

 

Ed è lì che tutte le difese, le barriere, le mura che uno può essersi costruito intorno, crollano miseramente.

Alle parole della bambina iniziai a piangere senza contegno, a singhiozzare, ad annaspare perchè mi mancava il respiro.

 

Non piangere, mamma...” guardai Liz che disse quelle parole...anzi, quella parola...quella per cui ogni donna vive: mamma.

 

E mi resi conto che non importava se Robert mi aveva tradito e aveva avuto quella bambina con un'altra donna...lei aveva bisogno di me e io non potevo negarlo né a lei né a Robert.

Mi asciugai le lacrime sorridendo e, tenendola per mano, continuammo la nostra passeggiata nel parco.

 


 Buonsalve a voi :) Vi avviso che non manca molto alla fine di questa storia, penso tre capitoli...bene, vi ringrazio come sempre tutti quanti! Un bacione :D

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Capitolo 34
*** Jeff ***


Quando vidi Danielle tornare con la bambina per mano, sentii gli occhi pizzicare. Da quanto non mi veniva da piangere? Ehi, io non piango mai, accidenti!!! Però guardandola, anzi, guardandole non potevo resistere. Loro erano il mio futuro, accidenti…una figlia…non avevo mai pensato ad averne una. Ok, stavo con Danielle da mesi, però fare un figlio non è una decisione da prendere in quattro e quattr’otto… però era andata così, e non potevo desiderare di meglio.

Dopo la passeggiata, Danielle andò nell’ufficio del direttore da sola, mentre io attesi fuori con i suoceri. Quando poi uscì, andammo a casa, sempre in silenzio.

Danielle era pensierosa, lo vedevo, e preferivo aspettare che fosse lei a parlarmene quando se la sentiva; e infatti andò così una volta che ci trovammo da soli in camera da letto, dopo un pasto frugale e pronti per andare a letto.

Dopo essermi fatto la doccia, mi sdraiai accanto a lei, che stava seduta con le gambe sotto le coperte e la schiena appoggiata alla spalliera del letto.

 

“Jeff…”

 

“Dimmi, amore…” mi avvicinai a lei e le posai un bacio lieve sulle labbra.

 

“Non so cosa fare…”

 

“E’ una decisione che spetta solo a te, Dany…”

 

“No, spetta anche a te…perché questa bambina avrà bisogno di un padre e…e io vorrei che fossi tu…”

 

Sorrisi. Era così bello sentirselo dire. Se penso che fino a qualche anno fa ero talmente fatto che nemmeno riuscivo a prendermi cura di un cane…ora invece addirittura mi chiedevano di essere padre. “Danielle…io sono felice che tu mi chieda una cosa del genere, perché significa che mi reputi una persona capace di prendersi cura di una bambina. Ma io voglio essere sincero con te…io non ho davvero la minima idea di come si fa a fare il padre. Cioè, io non credo di essere la persona più adatta per dire a mio figlio: rientra presto, non fumare, non bere, e anche peggio; tu non sai che persona ero quando stavo nei Guns…ero una bestia, Danielle…una bestia. Ero talmente fatto e ubriaco da mattina a sera che manco ero in grado di vestirmi a volte…io non so se ne ho le capacità.”

 

Lei mi guardava e mi sorrideva con dolcezza. “Jeff, è proprio perché tu hai vissuto tutte queste cose in prima persona che saprai come fare per evitare certe cose. Poi certo, nella vita non si può mai sapere cosa accadrà…ma io credo che già il fatto che dimostri una tale umiltà sarai un padre meraviglioso. Io non vedo l’ora di avere una famiglia con te, Jeff, di vivere nella stessa casa, accudire questa bambina…e poi averne anche altri, in futuro.”

 

Il cuore mi scoppiava dalla gioia. Presi la mano a Danielle e senza riflettere le dissi: “Sposami, Danielle…”

 

“Come?”

 

“Hai capito, sposami…”

 

“Oddio, Jeff, io…”

 

“Lo so, manca l’anello, la dichiarazione, la musica e le candele accese…ma provvederò…però ti prego, sposami. Io voglio passare il resto della mia vita con te.”

 

“Oddio, Jeff…sì…sì che ti voglio sposare!”

 

Danielle mi baciò con slancio e, in un attimo, ci ritrovammo nudi a fare l’amore.

Fu meraviglioso, lento e piacevole come non mai; quando alla fine eravamo a letto abbracciati lei mi disse:

 

“Forse è meglio aspettare un po’ a sposarci. Risolviamo le cose con Liz, vediamo un po’ cosa fare…poi ci sposeremo…”

 

“E se ci sposassimo domani?”

 

“Jeff, ma che…”

 

“Sì, domani! Qui, nel municipio di Cork. Io e te, da soli, e nessun’altro…”

 

“Oh cielo, ma è da pazzi…”

 

“Lo so, ma non posso resistere…”

 

Si tirò su a sedere e mi guardò; il lenzuolo che la copriva cadde e non potei fare a meno di ammirare il suo splendido corpo. “Mi piacerebbe tanto, Jeff, ma come facciamo? I testimoni, gli abiti…”

 

“Penso a tutto io…”

 

“Caspita, Jeff…è una cosa così avventata…”

 

“Non ti va di sposarmi?”

 

“No, ma che dici! Certo che mi va…è che…” rimase in silenzio un attimo, attimo che per me durò un secolo. “Al diavolo, sì…sì, d’accordo! Ci sposeremo domani!”

 

“Sul serio?”

 

“Sì! Sì, certo…”

 

“Ottimo, vado a parlare con i tuoi suoceri…”

 

“Ma, Jeff…” non sentii cosa aveva da dirmi perché ero già uscito dalla camera. La tv del salotto era accesa e scesi di sotto per parlare con i miei suoceri.

 

Mi ascoltarono in silenzio, Celine sorridendo con dolcezza. “Sono molto felice che tu glielo abbia chiesto. Forse ti sembrerà strano che dica una cosa del genere della moglie di mio figlio. Ma sono una donna anche io e so cosa può aver provato Danielle: prima perdere il marito, poi scoprire che questi aveva una figlia…non è una cosa facile, per nulla. Molti se la sarebbero data a gambe levate, senza nemmeno riflettere. Ma Danielle no…lei è una donna forte, una donna con le palle se me lo consenti. E si merita quella felicità che sono certa tu le saprai dare!”

 

La ringraziai, felice come non mai, e ci accordammo per il giorno dopo: loro si sarebbero occupati degli abiti e io della cerimonia.

Quando uscii dalla nostra stanza, erano le 7 del mattino e Danielle dormiva come un sasso; al piano di sotto, Celine stava già spignattando perché “Nessun matrimonio è un buon matrimonio senza una buona mangiata.”

Io andai in municipio a sistemare tutte le pratiche burocratiche e, una volta tornato a casa, ricevetti una bella sorpresa: Danielle vestita di tutto punto, con uno splendido tailleur giacca e pantaloni bianco, con un paio di scarpe blu.

 

“Sei splendida, amore mio.”

 

Lei mi sorrise. “Vatti a cambiare, fra poco ci sposiamo.” Mi diede un lieve bacio a stampo e poi andai a mettere lo smoking che il suocero della mia quasi moglie aveva preparato per me. Era un completo di tanti anni prima, ma estremamente ben tenuto.

 

Una volta arrivati in municipio, fummo accolti dal sindaco; la cerimonia fu breve e piacevole, e mi sentii l’uomo più felice dell’universo quando Danielle mi mise l’anello al dito.

 

Era tutto perfetto…ora mancava solo una cosa: Liz.

 

 

 

Salve people!!! Intanto rinnovo gli auguri di Natale a tutti voi!!! Quanto siete ingrassati in questa giornata? Comunque, spero abbiate gradito il capitolo…e vi annuncio con dispiacere che il prossimo capitolo sarà l’ultimo!!!

Un bacio e grazie a tutti!!

 

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Capitolo 35
*** Danielle-EPILOGO ***


1 anno dopo
 
“Mammina mammina!!!”
 
“Che c’è amore?”
 
“Papà ha detto che Babbo Natale porterà regali solo al fratellino anche se non è ancora nato!”
 
“Ah, papà ti ha detto così?” ridacchiai alla faccia sconvolta di Liz.
 
“Sì, proprio così!”
 
“Beh, dì a papà che in realtà sarà a lui che Babbo Natale non porterà nulla!!!”
 
Liz ridacchiò. “Ok, vado a dirglielo!”
 
Mi risedetti sul letto. Era passato un anno da quando io e Jeff ci eravamo sposati e avevamo adottato Liz. Il primo mese fu piuttosto duro: Liz andava tutti i giorni dalla psicologa, ovvero da Cindy, per riuscire a inserirsi nella sua nuova vita. Piano piano, come tutti i bambini, si adattò perfettamente: a scuola andava bene e si era fatta delle amiche e anche a casa non c’erano grossi problemi. Io e Jeff le avevamo preparato una bella cameretta tutta per lei e, devo ammetterlo, la viziavamo parecchio.
Io non potevo resistere: se pensavo a tutto quello che aveva vissuto nella sua breve vita mi si stringeva il cuore; per fortuna c’era Jeff a farle qualche ramanzina quando era necessario.
Avevamo quindi raggiunto la nostra stabilità e le nostre abitudini: io continuavo a dipingere, Jeff suonava con i Ju Ju Hounds e Lix si divideva tra scuola, lezioni di piano e di chitarra, date personalmente dal mitico Izzy Stradlin, come gli dicevo sempre io scherzando.
Ora, ero incinta di 5 mesi: dovevo stare a riposo perché c’erano state alcune complicazioni, comunque il bambino (sì, era maschio) era sano e cresceva bene.
 
“Dany, amore…Liz mi ha appena detto che Babbo Natale non mi porterà nulla! Come mai?” mi chiese mio marito sedendosi accanto a me sul letto.
 
“Sai com’è, sei stato cattivo!”
 
“Ah sì?” mi si avvicinò con un sorriso malizioso per baciarmi, ma Liz entrò nella camera com un fulmine lanciandosi sul letto.
 
“Papà è senza regali! Papà è senza regali!” continuò con questa canzoncina finchè Jeff non la fermò facendole il solletico.
 
Liz rideva a crepapelle e li guardai sorridendo: Liz era nostra figlia a tutti gli effetti ormai, noi la adoravamo come se fosse nostra. Ovviamente gli parlavamo sempre dei suoi genitori, e a volte io le raccontavo simpatici aneddoti sul suo papà. A capodanno saremmo inoltre andati a Cork, dove i miei suoceri ci aspettavano a braccia aperte.
 
“Basta Liz! Ahahahahah! Basta!” ora era la bambina che era passata a fare il solletico a Jeff che si dimenava come un matto.
 
I due si fermarono a causa del fiatone: Jeff si sdraiò sul letto e Liz gli si coricò sopra.
 
“Mamma, mi fai sentire il fratellino?” mi chiese poggiandomi una manina sulla pancia.
 
Sorrise e mi tirai su la maglia; Liz posò l’orecchio sul lato destro della mia pancia già piuttosto gonfia e Jeff lo posò sul lato sinistro.
Li guardai: erano la cosa più bella del mondo, erano la mia famiglia, la mia vita.
Il miglior regalo di Natale che avessi mai ricevuto.
 
 

 
THE END

 

 
Holaaaaaa!!! Eccoci arrivati alla fine di questa FF…spero che vi sia piaciuto anche il finale, io l’ho trovato molto dolce!!! *.* Jeffino papà è una cosa meravigliosa!!!
Bene, non mi resta da fare altro che ringraziare tutti coloro che hanno inserito la storia tra le seguite-preferite-ricordate, le fedelissime che hanno sempre sempre sempre recensito (vi adoro!!! <3 ) e coloro che hanno letto in silenzio.
Se vi va, c’è un’altra mia storia in corso: “If I ain’t got you” (continuazione di Italians do it better!)
GRAZIE DAVVERO DI CUORE!
Alla prossima!!!!!
 

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