Wasabi

di black rose98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Jean e Akita ***
Capitolo 2: *** la notizia inattesa ***



Capitolo 1
*** Jean e Akita ***


 Tutto cominciò quando Jean e Akita si conobbero, a Parigi, in Francia.
Akita aveva sui venticinque anni e si era recata lì durante le vacanze estive, è durante quella bellissima estate che si conobbe Jean. Lui aveva solo qualche anno in più di lei ed era un tipo molto riservato.
La prima volta che si incontrarono fu in un bar: “Le Champagne”.
Tutte le mattine entrambi vi si recavano per la colazione e pian piano cominciarono a parlarsi, a conoscersi meglio, tanto da arrivare a tal punto di convivere assieme.
Il loro rapporto era qualcosa di molto intimo, spesso la sera tardi o la notte fonda si chiudevano in camera da letto e si lasciavano trasportare dall’erotismo fugace dei loro corpi e si piacevano a vicenda così com’erano, il loro rapporto era così forte che sembrava che nessuno potesse mai separarli. Ma non fu proprio così, la cosa che impedì loro di vivere la vita che avevano sempre sognato, felici insieme; fu il lavoro.
Jean lavorava come un semplice poliziotto, ma Akita era un’agente segreto e non poteva permettersi di decidere lei stessa cosa poter fare della propria vita. Essa apparteneva all’agenzia segreta, e nessuno sapeva di questa sua professione, tantomeno Jean.
Fu così che un giorno Akita scappò per tornare in Giappone e servire l’organizzazione, lasciando Jean solo, disperso, senza più nessuno da amare, né più nessuno per cui lottare. Non si invaghì di nessun’altra donna da quel momento in poi, e decise anch’egli di “modificare” il suo ruolo da poliziotto. Non era più un semplice poliziotto, aveva deciso di diventare un poliziotto specializzato in armi, arnesi e lavorava anch’egli come una specie di spia.
Scoprì che quel lavoro era perfetto per lui, sapeva cavarsela benissimo in ogni situazione, e col passare del tempo entrò nell’organizzazione delle S.S.H. (Spies Secrets Hiddens).
Girava il mondo alla ricerca del pericolo, del rischio, del rispetto. Non si accontentava della normalissima vita che un uomo qualunque poteva vivere serenamente, lui era così, e non sarebbe cambiato per alcun motivo. Aveva rischiato la morte più di milioni di volte ma ormai per lui era un’abitudine e si sa che le abitudini sono difficili da perdere.
Nel frattempo però, egli continuava a sentire l’esigenza di una donna al suo fianco, ma non una donna qualunque, di Akita, la donna che lo aveva lasciato di punto in bianco senza alcun preavviso, e che non si era più fatta sentire ormai da anni…
Quanto le mancava Akita, nonostante essi fossero di due culture totalmente differenti, francese e giapponese, questo non permetteva di ostacolare il loro rapporto che un tempo si era legato, ma che da anni si era sciolto definitivamente, senza lasciare tracce, se n’era andato come un palloncino che volava in cielo sempre più in alto, fino a disperdersi in quel cielo immenso, dal quale non sarebbe più tornato, né rivisto; per l’ultima volta negli occhi di Jean, che luccicavano colmi di lacrime, perché incapace di parlare e spiegare il suo dolore, ci sarebbero volute troppe parole. Come infinite erano quelle che potevamo descrivere il suo amore per Akita.
Ma ora non poteva, o non voleva, rimanere lì, solo a piangere, ripensando ai bei ricordi e al suo dolce passato. Doveva alzarsi in piedi, guardare avanti e tirare dritto, così come si fa nella vita, dopotutto anche così come facciamo noi. Dopo essere caduti non risolverai mai niente se continui a piangerti addosso. Cosa vuoi migliorare in quel modo? Niente. Per questo ci si deve riprendere e continuare il nostro percorso, anche in maniera diversa, così come ha fatto Jean.
Il suo nuovo mestiere lo ha aiutato a distogliersi dalle insidie del suo cuore, egli ha deciso per il momento di dare la sua disponibilità alle forze dell’ordine in modo da sentirsi realizzato e nella speranza di poter ritrovare un giorno, la sua amata Akita.

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Capitolo 2
*** la notizia inattesa ***


 Un giorno, il capo dell’organizzazione poliziesca di Jean, lo fece recare in aereo in Giappone per una missione che egli aveva considerato “scioccante” e “difficile”.
Durante il viaggio Jean pensava a di cosa potrebbe trattarsi, pensava che magari avrebbe dovuto compiere dei furti, delle rapine, uccidere gente, fare l’amore con qualcuna che non gli piaceva ma che pur di ottenere delle informazioni doveva fare, tradire degli amici… sono queste le cose che una spia dev’essere disposta a fare, a qualunque costo, anche della sua stessa vita.
Ma ora non c’era più tempo per pensare ai vari rischi che poteva correre, era quasi giunto a destinazione, tempo di prendere i bagagli e scese dall’aereo.
All’uscita c’era uno dei suoi più fidati agenti e anche caro amico che lo stava aspettando in auto, Mato, e dopo essersi salutati con amichevolezza salirono in macchina e si diressero verso il palazzo Itashy, luogo dove si tenevano le più importanti discussioni dell’S.S.H. .
< Sai per caso di cosa tratta questa missione? > disse Jean.
< Ad essere sinceri non ne ho la benché minima idea! Ho provato ad informarmi meglio ma il capo mi ha riferito che al momento opportuno sarai tu a spiegarmi tutto > rispose Mato
< Quindi il mio intervento non basta, verrai anche tu in missione con me? >
< Esatto Jean… questa storia non mi quadra per niente! Oh, ecco la segretaria… >
Ella gli mostrò l’ufficio dove doveva entrare Jean, mentre ordinò a Mato di restare fuori.
All’interno di quella lussuosa stanza c’era seduto ad una scrivania in legno, ricoperta ai bordi d’oro, il capo dell’organizzazzione, Marc mc.Davidson.
Fece accomodare Jean e gli disse con tono secco e freddo:
< Una certa Akita Tawasumi le ha lasciato il compito di badare a sua figlia. Poco prima di morire ha preparato questa scatola da presentargli >
Jean era abituato a ricevere cattive notizie, ma questa fu la più sconvolgente che avesse mai avuto. Lei la ragazza che tanto aveva amato, era morta, così, svanita nel nulla, senza né essersi più fatta sentire o lasciato tracce della sua esistenza. Jean aveva gli occhi colmi di lacrime stava per scoppiare a piangere quando Marc gli disse:
< Un vero agente non piange mai signor Jean, e se osa farlo posso anche licenziarla all’istante! >
Jean trattenne le lacrime e chiese: < Se non ho capito male mi sembra che mi abbia assegnato il compito di badare a sua figlia… >
< No signor Jean, quella non è solo figlia di Akita, ma anche la sua. Gli esami del sangue corrispondono perfettamente ed è stato assicurato che quella ragazza Akita l’ha avuta con lei. >.
Jean rimase sconvolto da tale affermazione. Aveva vissuto tutto quel tempo senza sapere di avere avuto una figlia di ormai vent’anni, se l’avesse saputo sin da subito non sarebbe neanche rimasto in Francia per tutto quel tempo e non avrebbe neanche fatto quella scelta di lavoro. Ma questa missione era un’opportunità per cambiare la sua vita in quella che avrebbe sempre voluto avere.
< Cosa ci fa ancora qui signor Jean? Sua figlia la sta aspettando dietro quella porta… > disse Marc.
Jean si girò e vide la porta chiusa, < E’… è… come scusi, è dietro quella porta? Già? Ora? >
< Esatto Jean, non devi fare altro che aprirla… >
< Ok, con calma… > pensava Jean tra sé e sé. < Adesso la apro… >. Il cuore gli batteva fortissimo, e chissà come l’avrebbe presa la figlia, non sapeva neanche che lui fosse suo padre, ma solo il suo momentaneo “tutore”.
Jean aprì la porta e la figlia da dentro la stanza lo scaraventò fuori con tanta forza da farlo quasi inciampare.
Non era esattamente la ragazza che si aspettava di vedere.

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