... Like the night di NorthStar (/viewuser.php?uid=127802)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitoli 2.9- 2.10 ***
Capitolo 2: *** Capitoli 3.2- 3.3 ***
Capitolo 1 *** Capitoli 2.9- 2.10 ***
BOAH
Prima
che parta il linciaggio xD, prestate attenzione:
-NON
è una NUOVA storia.
-NON supererà d'importanza le altre.
-TUTTE le altre fics in sospeso saranno continuate e terminate.
Detto questo,
veramente, non è assolutamente una nuova storia...
Chiamiamola "raccolta".
La mia intenzione è infatti quella di creare una raccolta di
alcuni capitoli di She walks in beauty (non tutti) dal punto di vista
di Santana, tanto per assaporare il tutto da un altro punto di vista,
da un'altra vera e propria visione del tutto...
Ah!
Dimenticavo!
Non sarà aggiornata regolarmente (perchè le altre
si invece... ehm...), è una storia "bonus" alla quale di
tanto in tanto aggiungerò qualche capitolo, magari quando
sono bloccata con le altre storie e non c'è verso di
riprendermi... :)
ps: so che questo lo avete già letto, più tardi
arriva qualcosa di nuovo... ;)
______________________________________________________________________
She walks in
beauty
Capitoli 2.9- 2.10
Per
tanto tempo le mie giornate erano volate via come tante foglie da un
albero. Un momento aprivo gli occhi alla luce del mattino, quello dopo
li richiudevo alla luce della luna.
Ma
da quando Brittany era tornata con me, da quando era tornata ad essere
mia, tutto era cambiato.
Il
tempo scorreva rallentato, il vento era più fresco, i colori
più vivaci, gli odori più pungenti.Fuori non era
cambiato nulla, ma dentro di me… dentro di me si era aperto
un mondo nuovo. Era come se finalmente potessi vivere davvero quello
che mi circondava. Era come se Brittany, mi avesse riaperto gli occhi.
O
forse il cuore.
Probabilmente
aveva fatto entrambe le cose.
Da
allora i giorni trascorrevano diversamente.
Dai
giorni passati interamente al laghetto, a quelli in cui passavamo ore
ed ore sole nella capanna a parlarci, a sorriderci, ad
amarci.Ogni giorno era una perla.
“San?”
Cominciò Brittany strofinando la guancia sui miei capelli,
cercando di attirare la mia attenzione.
“Mmh?”
“Se
potessi scegliere un animale in cui trasformarti… quale
sarebbe?” Quasi mi aspettavo una delle sue domande.
Era
in momenti come questi che Brittany dava il meglio di sé, e
la adoravo per questo.
Stavo
per domandarle per quale motivo avrei dovuto trasformarmi in un animale.
E
invece mi limitai a domandarle “I pappagalli possono
attraversare il mare?”
“L’oceano.”
mi corresse “Siamo circondate dall’oceano,
San…”.
“Beh,
possono farlo?”
“I
pappagalli della roccia?”
“Si…”
le risposi.
“Non
credo… ci vorrebbe un uccello più grande, come un
albatros…”
“Un
albatros?”
“E’…
come un gabbiano… più grande
però...”
Quando
mi vide confusa riprovò “Sai, quegli uccelli
impiccioni che vivono vicino al mare…”
“Non
credo di averne mai visti… sono uscita una volta dalla
foresta e sono arrivata al massimo alla periferia di
Ketapang…” le speigai con un sorriso.
“E’
per questo che vuoi diventare un uccello? Per volartene via di
qui?”
“Per
volarmene con
te in
un posto dove non riuscirebbero a trovarci…”
“E
dove andremmo?”
“Ovunque
vorresti.”
“Ovunque?”
“Ovunque.”
le dissi ancora “Dove vorresti andare?”
“Vieni
con me?” disse sedendosi, cercando a tatto i suoi vestiti.
“Vuoi
volare via?” le domandai giocando.
“Non
ancora…” sorrise invitandomi ad afferrare le sue
mani.
Una
volta tiratami in piedi mi aiutò a vestirmi, sempre
sorridendomi, per poi riafferrarmi per mano e tirarmi fuori dalla
capanna.
“Dove
stiamo andando?”
“Proprio
qui dietro…” mi rispose indicandomi un tratto di
foresta vicino al laghetto.
“Qui?”
“Esatto.”
sorrise ancora tirandomi per la mano “Vieni con me.”
Dopo
aver guardato in alto per qualche secondo, si fermò di
colpo, e sedendosi per terra alzò lo sguardo verso di me.
“Vieni
qui?”
“Cosa
dobbiamo fare?”
“Vieni
vicino a me.” insistette, indicando dove sedermi.
Pur
non capendo dove volesse arrivare la ascoltai, come facevo sempre.
Come
avrei sempre fatto. “Ed ora?”
“Sdraiati.”
disse allungandosi “Così.“
“Va
bene…” le dissi sdraiandomi vicino a
lei “Cosa stiamo facendo?”
“Stiamo
scomparendo.” rispose, per poi sorridere divertita.
“A
me non sembr-”
“Shh...
Ci vuole un po’. Abbi pazienza, San…” mi
disse piegando la testa di lato per potermi guardare.
Era
così bella, persino con l’erbaccia fra i capelli.
“Una
volta, quando eravamo piccoli, stavamo giocando qui e correndo sono
caduta. Il mio vestito era così pieno di fango che avevo
paura che avrei ricevuto la peggiore delle punizioni… avevo
così paura che per un attimo pensai di rimanere nascosta qui
tra le canne.” Non capivo dove volesse arrivare ma la lasciai
parlare, troppo presa dalla sua voce.
“Allora
ho alzato lo sguardo e all’improvviso mi sono sentita
così piccola San, piccola come una formica, come un granello
di sabbia… così piccola, che pensavo di essere
scomparsa davvero…” disse ancora guardandomi negli
occhi per poi farmi cenno di guardare in alto.
Aspettai
un istante prima di spostare lo sguardo, troppo ipnotizzata da quei due
piccoli cieli nascosti nei suoi occhi. Poi alzato lo sguardo, mi
domandai se il canneto era sempre stato così…
immenso. O se ero davvero io ad essere diventata improvvisamente
minuscola.
Guardai
Brittany stupita.
“Faresti
meglio a chiudere quella bocca prima che ti ci salti dentro qualche
insetto…” sorrise poggiandomi le dita sul mento,
fino a chiudere davvero la bocca che non mi ero nemmeno accorta di aver
spalancato.
“Quel
giorno poi è stata Quinn a trovarmi, e ho capito che non ero
davvero sparita…” mi spiegò poggiandosi
di fianco, così da potermi guardare dritta negli occhi.
“Vorrei
poterci cucire delle ali enormi per volare via da qui e
scomparire… Ma non sono nemmeno capace di ricamare un
tovagliolo…” sorrise divertita.
“Ma
qui, almeno per un po’…” disse portando
la sua mano sul mio viso “Possiamo far finta che nessuno
possa mai trovarci… Come potrebbero mai vederci quando siamo
cosi piccole?” sorrise invitandomi di nuovo a guardare con
lei verso il cielo.
Ma
non alzai lo sguardo.
Continuai
a guardarla fino a che, sentendosi osservata, non tornò a
guardarmi. “Che c’è?”
“Posso
cambiare la risposta?” provai “Non voglio
più diventare un pappagallo.”
“Cosa
vorresti diventare?”
“Non
saprei… Una formica forse… O qualche insetto
ancora più piccolo…”
“Ma
dovresti vivere in mezzo alla terra!” sorrise “A te
non piace la terra…”
“Beh
dipende…”
“Da
cosa?”
“Diventeresti
una formica con me?”
“Certo!”
“Allora
la terra va più che bene…”
_______________________________________________________________________________________________
ps: Tanti auguroni Silvia!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitoli 3.2- 3.3 ***
BOAH
Nel corso di una vita tre anni non significano nulla.
Sono dei miseri mattoncini tra i tanti altri mattoncini della vita.
Nel corso di una vita tre anni sono niente.
Nel corso della mia vita quei tre anni avevano significato il mondo.
Tre anni.
Per più di tre anni avevo sperato di rivederla.
Lo avevo sognato più che sperato perchè non
credevo sarebbe mai tornata da me.
Ma Brittany sapeva sempre come stupirmi, che fosse nelle piccole o
nelle grandi cose.
Ero io che non sapevo ancora
lasciarmi stupire.
"Hai saputo?"
Alzai un momento lo sguardo, spaventata, per individuare la fonte delle
parole, per poi tornare a guardare il bambino che avevo stretto fra le
braccia.
Puck, non aveva ancora imparato che non doveva mai spuntare dal nulla.
Soprattutto non quando avevo Noel con me.
"Mi hai sentito?"
"Si, ti ho sentito e vorrei che la smettessi di gridare visto che si
è appena addormentato..." sussurrai alzando infine lo
sguardo.
Quando si passa una vita intera con qualcuno basta un istante
per
percepire il minimo cambiamento, sia questo fisico o interiore.
E Puck aveva qualcosa di diverso nell'espressione.
Un sorriso, quasi, mischiato ad un'espressione di... dolore, forse.
"Cosa è successo?" domandai genuinamente preoccupata.
"Stanno tornando..."
"Gli olandesi? Sono in guerra non-"
"No. Non gli olandesi, San...".
Impiegai qualche istante prima di realizzare cosa intendesse.
E pur avendo capito il senso, la lettera, di quelle parole
volontariamente omesse, faticavo a comprenderne il vero significato.
Non avevo mai smesso di pensare a Lei.
Non avevo neppure mai provato a spingerla fuori dai miei pensieri, non
ero stata così sciocca, sapevo che non sarei mai riuscita a
tenerla fuori dalla mia testa, fuori dal mio cuore.
Ma avevo imparato ad accogliere il suo pensiero come fosse stato un
sogno.
Mi permettevo di dedicarle la mia mente, ma al mattino tutto doveva
tornare annebbiato e lontano.
Non perchè non volessi pensarla, ma perchè faceva
meno male.
"Santana... Hai capito?" insistette Puck.
"Si." risposi calma.
"Cosa faremo?"
"Niente."
"Niente? Parli sul serio?"
Mi limitai ad annuire.
Fare niente mi sembrava la cosa migliore, dato che non avevo
assolutamente altro che il nulla in testa.
"Io- C'è mia figlia, San- Non posso fare il tuo niente... io
devo fare qualcosa..."
"Io non lo so. Non lo so davvero..."
"Non dirmi che non vedi di vederla perchè-"
"Io muoio
dalla voglia di vederla." risposi secca e Puck abbassò lo
sguardo colpito.
"Cosa pensi? Che ora che sono qui tutto tornerà come una
volta?
Le cose sono cambiate. Troppe cose sono cambiate. Siamo adulti, siamo
genitori! Vuoi rischiare di mettere nei guai No-"
"Non provarci. Sai bene quanto è importante Lui per me. Ma
se ho
una sola possibilità, fosse davvero una sola, non me la
lascerò sfuggire. Se non per Lei per mia figlia."
"Hai ragione." sospirai, perchè era vero.
Puck aveva Noel esattamente come aveva quella bambina.
"E tu? Cosa farai della tua possibilitià?"
"E' differente..."
"Lei non vale la pena?"
"Lei vale il mondo e tutto ciò che ha di buono."
"E allora! Non farai nulla?"
"Te l'ho detto Puck non lo so!" replicai alzando la voce, ma
prima
che potessi realizzarlo Noel si era già svegliato ed aveva
cominciato a piangere.
"Mi dispiace..." sospirò Puck "Ci penso io?"
"No, lascia stare, ho bisogno di distrarmi..."
"San... qualunque cosa succeda con Quinn e- la bambina, Noel
sarà sempre la mia priorità."
"Lo so."
"Non lo metterei mai in pericolo. E' sangue del mio sangue,
è la mia vita."
"Lo so." ripetei con un sorriso "Non sarai il più acuto
degli uomini ma di certo sei un buon padre."
"Per quel che conta... Non avrei mai pensato di dirtelo, ma sei
un'ottima madre." rispose Puck riflettendo il suo sorriso "Ci vediamo
fra poco."
"Puck-" cominciai non sapendo bene come formulare la domanda, per poi
limitarmi ad un semplice "Quando?".
Sapevo che avrebbe compreso.
"Qualche giorno?" rispose alzando le spalle.
Annuii per poi guardarlo allontanarsi.
Non ne parlammo affatto per l'intero giorno seguente.
Fuori continuammo a far finta che fosse un giorno come tanti, ma
dentro... Dentro era tutta un'altra storia.
Avevamo a malapena dormito, entrambi.
Puck si era girato e rigirato tutta la notte al mio fianco, mentre io
avevo continuato a fissare il soffitto non sapendo bene a cosa pensare.
Riuscivo solo a ripetermi che sarebbe tornata.
Lei sarebbe tornata ed io non avevo idea di cosa fare.
Puck era partito presto con la squadra di pescatori, ed io come al
solito ero andata a rifugiarmi al laghetto, il posto tranquillo e
silenzioso.
Ero grata di avere Noel a cui badare perchè la
metà dei miei pensieri aveva a che fare con lui.
Non che fosse un bambino capriccioso, anzi... Per avere dei genitori
come noi era un miracolo che fosse così calmo e silenzioso.
A volte mi faceva pensare proprio a lei.
"Buongiorno dolcezza..." sentii in lontananza.
Holly a differenza di Puck sapeva che doveva sempre identificarsi prima
di avvicinarsi.
"Buongiorno." risposi alzando lo sguardo.
"Buon Dio... Cresce in fretta eh?" sorrise posando lo sguardo su Noel.
"Tu dici?"
"E' un bel bambinone per avere ventuno settimane..." sorrise la donna
toccando il nasino di Noel, che rispose con uno sbadiglio.
"Ti ho portato un po' di latte in polvere e qualche fascia pulita per
il marmocchietto..." continuò mostrandomi la sacca che
portava
in spalla.
"Lo sai che non devi preoccuparti, Holly..."
"Non mi preoccupo infatti..." sorrise la donna sedendosi di fronte a me.
Dopo qualche secondo di silenzio disse "Immagino che tu sappia che non
sono qui solo per questo..."
Ovviamente era qui per parlarmi.
Come sempre d'altro canto.
"Puck mi ha già detto tutto."
"Saranno qui nel primo pomeriggio."
"Bene." replicai.
"Bene? E' tutto quello che hai da dire?"
"Cosa dovrei dire?" sorrisi, quasi divertita.
"Non sei... felice?"
"In tutta sincerità? Non lo so." sospirai "Sono cambiate
così tante cose... Non- niente è come prima..."
"Lo so..."
"Tu sai quanto la amo... ma ora... con Noel e tutto il resto... Cosa
devo fare?"
"Mi spiace deluderti ma non credo che quando Brittany
arriverà,
la prima cosa che farà sarà gettarsi fra le tue
braccia e
proporti di fuggire con lei..." sbottò la bionda "Tu sarai
anche
diventata madre... ma credimi, Brittany non è diventata meno
donna
di te."
"Non è quello che intendevo ma-"
"Ascolta dolcezza... Le cose cambiano continuamente. Ma sai qual
è la cosa positiva di tutto questo?"
Feci cenno di no con la testa.
Non ne avevo idea.
"Anche noi cambiamo. Tutto sta nell'adattarsi ai cambiamenti..."
"Cosa mi stai suggerendo di fare?" domandai confusa.
"Lascia che le cose vadano come vorresti... Vuoi vederla? Vai a
vederla. Non vuoi farlo? Beh, aspettati una sua visita
perchè di
certo lei vorrà vederti... Ma non farlo non- non
c'è
bisogno di comprare il carro prima dei cavalli... Capisci cosa intendo?"
"Si."
"Un ultima cosa... Quinn e Brittany saranno sistemate nella casa vicino
alla mia."
"Non penserai davvero che verrò a cercarl-"
"No. Ma almeno saprai dove guardare..." sorrise alzandosi di nuovo "Ci
vediamo dolcezza...".
"A presto Holly..."
Durante il pranzo alla lungacapanna io e Puck ci guardammo a lungo.
Stavamo entrambi cercando di capire lo stato d'animo dell'altro, e da
quello cercavamo di prevedere le nostre mosse.
Sapevo che Puck non avrebbe mai resistito e avrebbe passato tutto il
pomeriggio nascosto tra le foglie a cercare di cogliere quanto
più possibile di sua figlia e di Quinn.
Sapevo anche che era quello che stava cercando di farmi capire.
Terminato il pranzo aspettò che andassi a lasciare Noel alle
nutrici prima di muoversi dalla lunga capanna.
Era nella nostra camera seduto sul bordo esterno della lungacapanna, a
guardare la foresta.
Quando mi sentì alle sue spalle, senza voltarsi, mi fece
cenno di sedermi vicino a lui.
Come mi sedetti portò il braccio destro sulle mie spalle,
tirandomi verso di lui.
Tutti questi anni e non ha ancora imparato come abbracciarmi.
Poi dopo qualche minuto di silenzio si voltò tutto d'un
tratto, guardandomi.
"Cosa?"
"Andiamo..." sussurrò indicando la direzione della colonia
con un cenno della testa.
"Puck..."
"Non ci faremo vedere... Resteremo nella foresta, San... Andiamo, solo
uno sguardo... Solo per sapere che sono qui davvero... Vieni con me, ti
prego..."
Non sapevo cosa fare.
Ovviamente morivo dalla voglia di vederla anche solo per un istante.
Morivo dalla voglia di averla di fronte e sapere che non era solo un
sogno.
Morivo al solo pensiero.
Ma era la cosa giusta da fare?
"Solo uno sguardo." sospirai prima di potermi rispondere.
"Vieni." sorrise Puck prendendomi per mano.
Sapevo esattamente dove mi stava portandomi.
Il canneto di fronte alla colonia, proprio a ridosso del fiume, era il
posto migliore dove piazzarsi senza essere visti.
Ci avevo passato intere serate aspettando che Brittany potesse uscire
dalla casa bianca.
Rimanemmo qualche secondo più indietro, più
inoltrati nel canneto, cercando di individuarle.
Poi Puck sospirò con un filo di voce "San...".
Mi voltai, guardando nella sua direzione, cercando di seguire il suo
sguardo.
Stranamente non notai lei per prima, e nemmeno Quinn.
I miei occhi trovarono subito Beth.
E per quanto volessi vedere Brittany non riuscii a spostare lo sguardo
da quella bambina.
Dire che era bella non avrebbe mai reso quanto lo era veramente.
Non che mi sarei aspettata altrimenti visti i suoi geni.
Poi sentii la sua risata e spostai veloce lo sguardo.
Era seduta sui gradini della veranda.
Le gambe accavallate, coperte un vestito bianco.
I capelli, più corti dell'ultima volta che la vidi, le
coprivano il viso mentre giocherellava con le bambole della bambina a
pochi passi da lei.
Ero quasi felice di non poterla vedere veramente.
Poi con uno di quei suoi movimenti così leggiadri e
aggraziati
spostò la ciocca che le copriva il volto e mi accorsi come
tutto
e niente era cambiato.
Era lei.
Era sempre meravigliosa, con quei suoi occhi quasi accecanti pur dalla
distanza.
Era sempre lei eppure era diversa.
C'era qualcosa di nuovo nel suo volto che non riuscivo a cogliere.
Non era nel suo volto, ma nella sua espressione notai.
Un espressione consapevole.
Esperta, vissuta.
Holly aveva ragione, non era certo meno donna di me.
Notai con sollievo, poi, come almeno il suo sorriso non era
cambiato per nulla.
Solo allora mi accorsi, troppo rapita, che aveva sollevato lo sguardo e
che mi stava guardando.
Pensai che probabilmente anche io avevo la sua stessa espressione
incredula e stupita.
Pensai anche che non mi ero accorta di essermi avvicinata a tal punto
dal canneto da essere totalmente allo scoperto.
Ma non mi importava.
Lei era di fronte a me e per quel momento tutto era al suo posto.
Non sapevo cosa fare.
Sapevo solo che non potevo fidarmi della mia voce, così mi
limitai a sorriderle e a salutarla con la mano.
Proprio come ero solita fare da bambine prime, da ragazze poi, quando
la riaccompagnavo alla colonia dopo una nottata passata insieme.
"San..." sentii Puck alle mie spalle e mi voltai istintivamente,
accorgendomi che stava indicando la caserma dalla quale stava uscendo
la Sylvester.
Tornai un momento a guardare Brittany, offrendole di nuovo un saluto
veloce, per poi tornare altrettanto velocemente tra il canneto, e
più in là nella foresta.
"Le hai viste!? Le hai viste!?" esclamò Puck praticamente
lanciandomisi addosso, soffocandomi in un abbraccio.
Pensavo si sarebbe staccato dopo qualche istante ed invece
continuò a stringermi e per una volta gliene fui veramente
grata, ricambiando la stretta.
Davvero, non sapevo chi dei due avesse più bisogno di
quell'abbraccio.
"Sono qui!" sospirò ancora con un sorriso che potevo
chiaramente sentire sulla mia tempia.
Mi limitai ad annuire, ancora troppo emozionata e- sconvolta per poter
dire qualcosa.
Dopo qualche minuto, credo, Puck si stacco da me con un sorriso.
"Che c'è? Hai mandato giù la lingua?"
"Io- Io non so cosa dire..."
"Hai visto Beth?!" domandò sollevando le sopracciglia.
"E' bellissima..." sospirai.
Lo era davvero.
"Voglio incontrarla San..."
"Ti somiglia..." sorrisi.
"Davvero? Io ho visto solo Quinn ma-"
"Ti somiglia, credimi..." ripetei.
"Mi sento così felice, San!"
Io non sapevo come mi sentivo.
Sapevo solo che il mio cuore batteva così forte da sentirlo
dritto nelle orecchie, che sentivo le gambe così leggere che
sembrava fossero fatte di seta.
"Andrò a parlarle, domanni..." annunciò serio
Puck.
E così fece.
Il giorno dopo nel pomeriggio mi venne a cercare al laghetto, dicendo
semplicemente "Vuoi venire?"
Non mi sembrava giusto.
Era il suo momento, quello della sua famiglia.
Beh della sua altra famiglia, pensai con un sorriso.
"Sto bene qui..." annuii.
"Sicura?"
"Si." insistetti.
Rimasi come al solito a contemplare, letteralmente, Noel.
All'inizio della gravidanza avevo paura che non me la sarei cavata bene
come madre.
Avevo paura che non sarei riuscita ad amare quel figlio che si, era
frutto d'amore nonostante tutto, ma che non sentivo così mio.
Ma ogni dubbio sparì come sale in acqua quando vidi Noel per
la primissima volta.
Mi piaceva osservarlo, mi piaceva tenerlo in braccio, mi piaceva come
ogni singolo suono o movimento catturava i suoi occhi curiosi, come
cominciava ad afferrare tutto quello che avesse a portata di mano.
Ero talmente presa dal suo parlottare che fu lui ad accorgersi per
primo di un rumore, voltando di colpo la testa verso la foresta.
Mi alzai veloce.
Holly era solita farsi riconoscere, così come Sam o gli
altri, mentre sapevo per certo che non poteva essere Puck.
"Chi c'è?!" esclamai cercando di spaventare chiunque fosse.
Mai avrei aspettato di sentire quella voce.
"Sono io, San..."
Brittany.
Avevo avuto paura di Brittany.
Sorrisi fra me e me all'assurdità della situazione.
Non solo c'era Brittany a qualche passo da me, ma l'avevo anche
temuta...
"Non volevo spaventarti..." provò mortificata.
"Certo che non volevi spaventarmi..." sorrisi ancora.
"Io- no- non volevo disturbarti..." sussurrò.
C'era una sola persona che poteva aver avuto il fegato di mandarla qui.
"E' stato Puck a mandarti qui, non è vero?".
Annuì.
Ma era distratta.
Continuava a spostare lo sguardo tra me e la fascia che teneva Noel
stretto al mio corpo.
Era curiosa.
Mi avvicinai di un paio di passi per poi spostare la fascia,
fino a scoprire leggermente Noel.
Brittany mi guardò un istante quasi a chiedere il permesso
di
poter guardare il bambino, le sorrisi e la invitai a guardare.
Mi erano mancati quegli occhi, scintillanti come dei ruscelli sotto il
sole.
Per quanto provassi ad immaginarli in tutti i miei sogni, in tutti i
miei pensieri, non erano mai come quelli che ora avevo di nuovo davanti.
Continuò silenziosamente a guardare Noel, che curiosamente
rispose al suo sguardo fissandola a sua volta.
Sembrava quasi che conversassero tra sorrisi e mormorii.
"E' perfetto..." sospirò Brittany ancora presa da Noel.
"Si, lo è..." annuii.
Era perfetto davvero ai miei occhi.
E forse anche quello di Brittany non era un semplice complimento,
giudicando da come non riuscisse a staccargli gli occhi di dosso.
"E' così dolce..." continuò Brittany per poi
dirmi "Complimenti, San. Sono veramente felice per te.".
Non realizzai immediatamente la sua mano poggiata sul mio polso, ma
quando me ne resi conto sobbalzai quasi.
Dentro di me era ancora e sarebbe sempre stata la mia Brittany e non mi
aspettavo di sentirla di nuovo così vicina.
Anche lei impiegò qualche istante per realizzare
perchè
quando sussultai, staccò velocemente la mano, scusandosi
ripetutamente.
"Mi dispiace- io- Non volevo-"
Aveva paura di aver commesso un errore, di aver superato la linea
immaginaria che gli ultimi tre anni avevano disegnato tra noi.
Non era successo niente in realtà, quella carezza era stata
la
cosa più bella della mia giornata, mentre lei aveva
così
paura d'aver sbagliato che mi faceva male il cuore a guardarla.
"No- no, Brittany, non hai fatto niente di male..." cominciai seria
cercando di incrociare il suo sguardo per tranquillizzarla,
avvicinandomi ancora di un passo "Sei mia amica... gli amici si toccano
di continuo.".
Eppure era ancora così persa.
Lei che era sempre stata così spontanea ora sembrava
un'altra.
Senza pensarci nemmeno le afferrai la mano, fino a quando non
sollevò lo sguardo.
"E' tutto a posto, Britt." le sorrisi stringendole forte la mano.
Sorrise un solo istante, scrutandomi.
"Non ero più abituata a sentirti vicina..." provai a mia
volta con un sorriso "Sono rimasta un momento impreparata..."
"Non volevo assolutamente metterti in difficoltà."
cominciò agitata per riprendersi immediatamente "Non voglio
assolutamente metterti in difficoltà... Non ho in mente
strane
idee... Io ti rispetto troppo per-"
"Lo so Britt." la rassicurai continuando a stringere la sua mano.
Sollevò di nuovo lo sguardo, stavolta più sicura.
"Vorrei solo poterti avere vicina, se per te va bene... Niente di
più. Credi che possiamo farlo?".
Credi che possiamo farlo?
Ogni giorno per tutta la vita, le avrei risposto
"Credo che possiamo farlo, si." le sorrisi, ma cominciavo a sentire
quel nodo in gola che presto mi avrebbe impedito di parlarle "Ora devo
andare però.".
Annuì soddisfatta, pronta a salutarmi, poi mi voltai con un
ultimo sorriso "Vengo tutti i giorni qui a quest'ora più o
meno.
Anche prima".
"Oh..." sospirò incerta.
Non mi avrebbe mai stancato quell'espressione confusa, disorientata.
"Sarei felice di avere qualcuno a tenermi compagnia..." continuai con
un sorriso "Come vedi Noel non è di molte parole. Ancora..."
Sorrise divertita, guardando ancora una volta Noel nella sua fascia,
per poi sospirare felice "Va bene...".
"Allora spero di vederti domani..." sospirai stringendo un ultima volta
la sua mano, lasciandola poi andare.
"Si. Si, a domani." rispose ancora frastornata, per poi voltarsi e
salutari con la mano.
Presi un lungo respiro guardandola addentrarsi nella foresta.
Sentii Noel stiracchiarsi e sbuffare.
"Si, dispiace anche a me... Ma domani la rivedremo, hai sentito?
Chissà forse anche dopodomani, e il giorno dopo, e quello a
seguire..."
Fino alla fine dei giorni, sperai.
-
__________________________________________________________________________________________________________
Mi sono evoluta, ora mi
trovate anche qui... http://northstar-efp.tumblr.com/
oltre che su twitter e
facebook ;)
Ancora un abbraccio
grande a voi, Marta e Lavinia :)
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1485960
|