Semplicemente principessa, semplicemente donna.

di kjria91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Semplicemente principessa, semplicemente donna.

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Nickname: Kjria91
Titolo storia: Semplicemente principessa, semplicemente donna.
Pacchetto: Numa Pompilio (Alto Medioevo)
Genere: Storico, malinconico, sentimentale, triste.
Rating: Giallo
Avvertimenti: Tematiche Delicate
Note: Questa storia ha partecipato al “Clessidra Contest” indetto da Dominil B.

 Mi sono informata prima di scrivere questa storia su date e nomi, ma  ho  descritto di mia fantasia come sono andate le cose. Ho fantasticato sulla vita privata di Rotrude, figlia di Carlo Magno. Racconterò in prima persona, o meglio Rotrude racconterà in prima persona la sua vita (tra corte, amori, famiglia, figli e violenze) prima di spegnersi per sempre. La principessa del grande impero, che una vita proprio principesca non ha avuto. Morta ad appena 35 anni. Naturalmente ambientata e raccontata secondo gli usi e i “modi di fare” dell’epoca.

Spero di avervi incuriosito. Una storia che vi toccherà il cuore.

 

Quattro capitoli più epilogo.

 

Capitolo I

Anno 810 D.C.

Forse nessuno ha mai sentito parlare di me, io: non sono altro che la figlia di Carlo Magno, imperatore del Sacro Romano Impero d’Occidente. Il mio nome? Rotrude.

Ho deciso di scrivere le mie ultime memorie, prima che la morte mi porti via da questa vita piena di  sofferenza e tristezza. Ma non è stato sempre così, non prima quando vivevo con la mia famiglia circondata da balie e servi fin dalla tenera età. In particolar modo io e mio fratello Ludovico di tre anni più piccolo di me, primi sopravvissuti all’infanzia.  

Vivevamo in un gradissimo ed immenso castello. Mentre intorno a noi, tutti i nostri sudditi erano alla soglia della povertà, noi avevamo grandi ricchezze e cibo, tanto cibo a non finire. I miei abiti poi erano bellissimi, adoravo il color panna, tonalità molto apprezzata tra le donne di corte. Pizzo, nastri, gioielli, fin dalla mia nascita. La mia vita procedeva in questo modo, tra doveri regali, grandi banchetti e cieca ubbidienza all’imperatore, nonché mio padre, il tutto sempre confinata nel castello, al massimo mi era concessa una passeggiata nei giardini reali. Prima dei miei dodici anni non ero mai uscita dal castello. A ripensarci oggi, sono stata sempre segregata tra quattro mura. La vita da principessa non è così meravigliosa come sembra, anzi! Ho dovuto sopportare molte ingiustizie e punizioni, solo aver fatto scelte “sbagliate”. O meglio, lo è stata finché è durata e finché i genitori, non decidevano che ormai eri pronta per l’età adulta, è questo accadeva molto presto e precocemente.

Eravamo felici, davvero felici, finché non arrivò quel maledetto giorno…

 

Torniamo indietro…

 

Anno 787 D.C.

 

Era una bellissima giornata primaverile, mi dirigevo verso la sala da pranzo accompagnata dalla  mia serva Rolanda.

- Dov’è mio fratello?-

-Il principino è ancora nelle sue stanze, vostra grazia, non vuole uscire di lì.-

Mio fratello era così, un bambino capriccioso di nove anni che non voleva ubbidire a nessuno, tranne che a me. Io che gli avevo fatto da seconda madre, visto che la nostra era spesso assente per questioni di corte Il nostro legame era speciale, con nessuno degli altri fratelli era così…

-Vado io.-

-Ma vostra grazia…- non ascoltai la serva, solo io sapevo come trattare con mio fratello.

Lo trovai ancora seduto a letto che giocava con dei pupazzi di pezza, mentre faceva strani versi con la bocca: eccolo lì, il futuro imperatore, l’erede al trono.

-Ludovico!- lo ammonii- non è un comportamento regale il tuo. Sei l’erede al trono, comportati come tale!-

Lui abbassò lo sguardo mortificato -mi dispiace.-

-Ti aspetto nella sala da pranzo- solo dopo notai la balia accanto alla porta rimasta in silenzio.

-Rolanda, aiutalo.-

-Sì, vostra altezza.-

 

Quando arrivai nella sala da pranzo, rimasi sorpresa nel vedere mio padre e mia madre.

-Madre, Padre- feci un leggero inchino come da consuetudine.

-Cara Rotrude- poi il loro sguardo si fece serio -dobbiamo parlare di una faccenda molto importante- continuò -la settimana prossima andrai in sposa a Costantino, futuro imperatore dell’impero d’Oriente, come già annunciato da molto tempo.-

-Ma padre…così presto…-mi lanciò uno sguardo di rimprovero ed io capì. Mio padre aveva parlato.

-Come desiderate padre.-

-Nooo, non andartene!- mio fratello comparve d’improvviso dietro di me, correndo tra le mie braccia.

-Ludovico! Non è modo!- mia madre disse qualcosa alla balia e il mio piccolo fratellino fu diviso da me.

La sera prima delle nozze, di nascosto, Ludovico entrò nelle mie stanze piangendo.

-Non andare via Rotrude, come farò senza di te?-

Io trattenni a stento le lacrime, dovevo dargli forza, dovevo essere forte per entrambi. Ma avevo appena dodici anni.

 

Rividi mio fratello, molti anni dopo questo episodio, ma fu un addio.

 

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NdA

Spero questo primo e breve capitolo vi abbia incuriosito almeno un pochino.

Grazie a tutti coloro che sono arrivati fino a qui.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Capitolo II

 

Il matrimonio non ebbe luogo, mio padre all’ultimo momento decise di non farmi più sposare con Costantino, non so per quali motivi.

-Non ti riguarda- mi rispose solamente, come se non fossi io quella che doveva sposarsi, ma non mi importò, non avevo mai visto Costantino in vita mia, ne avevo soltanto sentito parlare...e anche di sua madre Irene, l’imperatrice. Credo che ci sia stata lei dietro tutto questo, è sempre stata una donna molto ambiziosa e suo figlio ha sempre dipeso da lei, su tutto. Non sarebbe cambiato nulla per me. Tranne per una cosa.

Quando mia madre mi disse che non avrei potuto più far ritorno nella mia vecchia dimora mi crollo il mondo addosso, non avrei più rivisto i miei fratelli, e non avrei più rivisto lui, il mio piccolo Ludovico.

 

“Sei  adulta ormai” disse mia madre allora. I miei genitori così decisero di mandarmi in una villa poco lontana, nei pressi della campagna a nord.  Certo continuavo a condurre una vita molto lussuosa, ma non era lo stesso.

 

… … …

 

Trascorsero dodici anni, molti per la vita che conducevo. Anche se i passatempi non mancavano, tra esercitazioni al piano, ricami e cucito, in cui divenni molto brava, mi mancava la mia casa, la mia famiglia, il mio piccolo fratellino.

 

Oramai correva l’anno 799. Mancava poco al mio ventiquattresimo compleanno.

Fu in quel periodo che conobbi l’amore della mia vita: Rorgone.

Un bellissimo uomo, alto, moro come me e dagli occhi verdi come smeraldi entrò un giorno nella mia dimora. Lavorava alla corte di mio padre, era il figlio di uno degli uomini più fidati dell’imperatore. Ma non era un reale. Ci innamorammo al primo sguardo, ma non ci sposammo mai, mio padre si oppose fin da subito a questa nostra unione, però a me andava bene così. Divenni sua convivente e neanche un anno dopo nacque nostro figlio, Luigi.

Sarà stata la lontananza, la voglia di riabbracciarlo ancora una volta, ma più mio figlio cresceva e più assomigliava al mio piccolo fratellino, che piccolo più non era. Ormai aveva ventuno anni, ed era sposato con figli. Non ho mai capito perché i miei genitori mi abbiano diviso dagli altri, da lui, so solo che, ancora oggi rimpiango quei momenti felici insieme.

Più i giorni passavano e più avevo una grande tristezza nel cuore, se non fosse per una lieta notizia, un giorno, d’inverno se la memoria non m’inganna, Rorgone mi riferì che Ludovico ebbe la sua quarta bambina e che guarda caso la chiamò come me. “Allora non mi ha dimenticato” pensai.

La mia vita andava avanti, tra doveri e pochi piaceri, la convivenza con Rorgone non andò come avrei voluto. Ero succube del mio compagno, anzi schiava. Anche se è compito di noi donne amare senza riserve e senza chiedere nulla in cambio, arrivò il momento in cui, non ce la feci più e scappai da casa.

Era una notte fredda d’autunno, portai con me anche mio figlio Luigi, che ormai aveva cinque anni.

Con molte difficoltà riuscii ad arrivare al castello di mio padre, quand’era ormai l’alba passata. Eravamo affamati, vedevo la sofferenza di mio figlio sul suo piccolo volto. Avevo fatto bene a portalo con me? Non ci pensai.

Quando arrivai alle porte del castello, alcune guardie mi bloccarono, vidi sul loro volto sgomento quando capirono chi ero. Mi vergognai molto, ma non sapevo dove andare, quel castello era la mia vera casa, era lì che avevo trascorso i momenti più belli della mia vita.

Chiesi un’udienza. Mio padre si presentò quasi due ore dopo, come se fossi una popolana qualunque e non sua figlia. Quando mi vide mi squadrò dalla testa ai piedi con disprezzo.

-Cosa sei venuta a fare?-

Gli spiegai la situazione, gli chiesi ospitalità, ma non volle aiutarmi.

Mi disse solamente che era stato sempre contrario a quell’unione e che ora stavo pagando per quella scelta.

Che era un mio problema.

Non meritavo questo.

Non degnò di uno sguardo neanche suo nipote.

Quando chiesi di parlare con mia madre, mi disse semplicemente che era morta da più di  un anno. Mi sentii morire. Odiai mio padre con tutto il cuore. Mi aveva tagliato fuori dalla sua vita, dalla vita di mia madre e quella dei miei fratelli. Ero distrutta, arrabbiata, avrei cambiato le cose, non ero più disposta a vivere così.

Mi fece riportare a casa contro la  mia volontà. Come poteva farci questo? Come poteva voltare le spalle a me e a suo nipote, sangue del suo sangue, come?

 Mentre mi portavano via, invocai il nome di mio fratello Ludovico, solo lui poteva aiutarmi ormai.

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


 Capitolo III

Rorgone mi fece pagare caro quell’allontanamento. Penso ancora oggi che lui e mio padre erano complici della  mia sofferenza.

Mi rinchiuse nelle mie stanze per giorni. Quella villa era mia, tutto era mio, ma  era lui a decidere su tutto.

Avevo trenta anni ormai, non ero più molto giovane, dovevo riprendermi la mia vita ad ogni costo.

Ripensai alle parole di mio padre, la mia mamma era morta,  nessuno me l’aveva detto. Nessuno neanche i miei fratelli, neanche Ludovico.

Mi venne uno strano pensiero “e se Ludovico non volesse più vedermi?” Infondo erano passati molti anni, ma poi pensai che il nostro legame era troppo forte. Semplicemente pensai che mio padre avesse severamente vietato a tutti i miei fratelli di avere rapporti con me, perché io gli avevo disubbidito,  convivendo con Rorgone, e loro avevano troppo paura di lui.

Dovevo stare attenta, pensai al piano per molti giorni. Avrei portato anche Luigi con me, non avrei rischiato che Rorgone potesse fargli del male per avermi in pugno.

Già, il mio piccolo Luigi, erano giorni che non lo vedevo. Come stava? Quale uomo, quale mostro può dividere così, una madre da suo figlio?

Non ce la feci più, erano passate quasi tre settimane, mi alzai dal letto e mi accanì contro la porta della mia stanza, chiusa a chiave.

-RORGONE! Mi senti? Qualcuno mi sente? Fatemi uscire! Voglio vedere mio figlio! Portatemi subito mio figlio qui!- nessuno ascoltò le mie suppliche, almeno non in quel momento.

Nel tardo pomeriggio di quello stesso giorno, sentii la serratura della porta scattare, qualcuno stava entrando nella mia stanza…

Alzai lo sguardo…era Rorgone.

Mi trovò accovacciata su una sedia, con sguardo cupo e triste, ma dentro di me ero molto adirata e combattuta.

-Amore mio…perdonami, sono stato costretto. Tu mi hai costretto, non potevo far finta di nulla dopo quello che è successo. Cosa avrebbero pensato gli altri? Cosa avrebbe pensato l'imperatore, tuo padre? Che un uomo che non si fa rispettare, non è un uomo.

Mio padre

-Mio padre, ci odia, CI ODIA TUTTI, pensi di guadagnarti il suo rispetto trattando male me?-

-Non osare parlarmi con questo tono! E’ un tuo problema se hai discordie con tuo padre, NON MIO!-

-E’ per te… e per STARE CON TE, che ora mio padre non vuole più vedermi. Non mi ha neanche detto di mia madre…- lui abbassò lo sguardo, sapeva

-Tu…tu lo sapevi, e-e non me l’hai detto- dissi con voce rotta dal pianto -qualcun altro è morto?  Carlo? Berta?... Ludovico?-

-No, i tuoi fratelli stanno tutti bene.-

Era assurdo quello che mi stava capitando, dopo un periodo di tranquillità, la mia vita si stava di nuovo stravolgendo. Ma ora non avevo più dodici anni, le cose sarebbero andate diversamente. Questa volta avrei lottato.

-Lasciami sola, per favore.-

-Sei libera di uscire dalle tue stanze Rotrude, ma ti prego, non fare più quello che hai fatto.-

Uscì dalle mie stanze, ma per me non fu solo questo, per me Rorgone quel giorno uscì definitivamente dalla mia vita, ormai non contava più niente, non mi importava più nulla di lui.

 

Corsi verso mio figlio, lo trovai bene, pulito e sazio. Rorgone lo trattava nel modo adeguato per fortuna.Lo abbracciai forte, lui mi sorrise. Aveva gli stessi occhi di suo padre, ma il mio sorriso cupo. Anche se sarei andata via da Rorgone, l’avrei sempre rivisto tramite gli occhi di mio figlio.

-Tesoro, ce ne andremo via per sempre, da questo posto.-

-Dove andremo madre?-

-Dallo zio, lui ci aiuterà.-

Abbracciai di nuovo mio figlio, i miei genitori  non l’hanno mai fatto con me, o meglio ho qualche ricordo di mia madre, quand’ero una bambina. Sì, è un ricordo sfocato, ma uno dei più belli che ho di noi due insieme.

 

Quella seconda volta organizzai il piano scrupolosamente.  Convinsi un servo ad accompagnarci fino alla dimora di mio fratello;  sarei scappata di nuovo di notte, feci i bagagli, l’indispensabile che poteva servire per il viaggio, che sarebbe stato più lungo del precedente.

Era tutto pronto, presi mio figlio dalle mie stanze, lo vestii velocemente e ci dirigemmo verso l’uscita, ma purtroppo ci fu un imprevisto…

Non c’era nessuno, non doveva esserci nessuno lì,  a quell’ora. Perché lui era lì, perché?

-Rotrude, ma che significa? Dove stai andando?- mi strattonò con violenza, mentre mio figlio urlava dalla paura.

-Questa volta non sarò clemente Rotrude, stavolta la pagherai cara- prese mio figlio per un braccio -non lo rivedrai mai più, dopo questa sera.-

Non ci vidi più, mentre Rorgone stava per voltarsi per andarsene, afferrai un vaso appoggiato sulla scalinata vicina, e lo colpii con gran forza sul capo. Rorgone batté la testa e cadde a terra sanguinante.

L’avevo ucciso. Avevo ucciso l’unico uomo che avessi mai amato in tutta la mia vita.

Presi mio figlio e mi diressi velocemente verso il carro. Intimai al servo di partire velocemente. Mi sarei lasciata tutto alle spalle, o almeno così credevo.

 

Arrivammo quasi due giorni dopo, io non riuscii a riposare neanche un po’; mio figlio non disse una parola durante il viaggio, tranne che per chiedere cibo e acqua. Era silenzioso e terrorizzato. Forse allora non capì la gravità della situazione, ma mi avrebbe odiato, quando avrebbe capito?

Avevo ucciso suo padre…

 

Scesi dal carro e mi diressi velocemente verso la dimora di mio fratello. Era bellissima, molto simile alla mia per certi versi, ma molto più grande vista dall’esterno.

Ero arrivata all’entrata, dopo aver percorso un lungo viale fiorito, mi sembrava un sogno essere lì. Bussai e mi aprirono due guardie.

Chiesi di far annunciare la mia presenza.

-Chi dobbiamo annunciare, milady?-

-Principessa Rotrude, sorella di Ludovico I- comunicai con orgoglio.

Entrai nella sala centrale, aspettai solo per pochi minuti, quando sentii una voce alle mie spalle.

-Rotrude…- mi voltai, era lui: Ludovico, il mio piccolo fratellino.

Corsi verso di lui, ci abbracciammo forte, finalmente ci eravamo ritrovati.

 

Non riuscivo a smettere di piangere dalla gioia; com’era diventato alto e bello il mio fratellino, ora era un vero uomo, sarebbe stato un degno imperatore un giorno, migliore di mio padre ne ero certa. Un giorno l’avrei visto sul trono.

 

Ci fece sistemare nella grandi camere, le camere riservati agli ospiti più importanti. Luigi era più sereno, credo che Ludovico si innamorò di mio figlio al primo sguardo, già si adoravano quei due. Chissà se sarebbe stato disposto a fargli da padre, ora che Rorgone non era più in vita.

 

Aspettai il giorno dopo, quando fummo da soli, decisi di parlare a cuore aperto al mio fratellino.

Gli raccontai dello spiacevole episodio con nostro padre, e lui mi disse di  esserne a conoscenza. Purtroppo non poteva contraddirlo, ma in cuor suo mi disse che sperava in una mia visita, e che da quando ci avevano divisi, quel giorno, pregava tutte le notti, sperando in un nostro incontro.

-Le mie preghiere sono state ascoltate Rotrude, mi sei mancata molto sorella, ho sofferto molto la tua lontananza, avevo solo…-

-Ora sono qui, ma…ma non è tutto, devo dirti un’altra cosa molto importante- mi morsi il labbro, facevo sempre quel gesto, quando ero davvero preoccupata, quando facevo qualche danno, e Ludovico lo capì.

-Hai…è successo qualcosa Rotrude?-

-Mi prometti che qualsiasi cosa ti dirò ora, tu non mi abbandonerai?-

-Mi fai preoccupare così.-

-La fuga…il piano di fuga non è andato come previsto.-

-Siete qui, siete arrivati sani e salvi, non capisco.-

-Rorgone ci ha visti, mentre fuggivamo.-

 

Mio fratello aveva già sentito palare di lui, e più di una volta l’aveva visto alla corte di nostro padre. Più in là mi confidò anche che non gli piaceva come tipo, era rissoso e impertinente, si chiedeva come un uomo del genere potesse essere mio compagno.

Già oggi me lo chiedo anch’io, ma è andata come è andata.

 

-Cos’è accaduto?- Ludovico era preso dalla mie parole.

-Voleva dividermi da mio figlio, non potevo permetterlo Ludovico, non potevo permettere che accadesse di nuovo una cosa del genere, come è accaduto a noi. L’ho colpito, lui ha battuto la testa…c-c’era del sangue… L’ho ucciso…-scoppiai in lacrime.

-Ti sarò vicino, non ti abbandonerò, qualsiasi cosa accada.-

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Capitolo IV

 

In tutto il regno si seppe della morte di Rorgone I Del Maine, visto che era un personaggio di rilievo alla corte di mio padre.

Tutti cercavano il colpevole e noi, o meglio io e mio figlio, di cui non si ebbe più traccia. La verità è che mio fratello ci nascose nella sua dimora per quasi due anni, prima che ci scoprissero.

Furono due anni difficili, avevo recato gran dispiacere a mio fratello, l’avevo messo in una posizione svantaggiosa, rischiava di perdere il trono se mio padre avesse scoperto il tutto.

Già… mio padre, chissà cosa pensava di questa storia e della mia scomparsa.

 

Un giorno mio fratello entrò nelle mie stanza dicendomi che doveva parlarmi di una questione molto seria.

-Rotrude, non puoi nasconderti per sempre, pensa anche a tuo figlio…-

Il mio piccolo Luigi, sapevo che si trovava bene qui, aveva stretto un forte legame con i suoi cugini, ma aveva solo sette anni e quando sarebbe diventato adulto?

-Non so che fare Ludovico.-

-Parti,  lontano da qui, io ti darò tutto l’occorrente, non ti farò mancare nulla.-

-E Luigi?-

-E meglio per lui che rimanga qui, lo crescerò  come un figlio, sarà trattato al pari degli altri miei discendenti.-

-Ma nostro padre l’ha visto, sa di lui…-

-Fidati di me…-

Sapevo che potevo fidarmi delle parole di mio fratello, ma non avrei rivisto mai più mio figlio.

Mi ero macchiata di un crimine troppo grande, rischiavo la pena di morte, anche se ero una principessa.

 

 

I giorni, le settimane, i mesi passavano, ma il momento giusto per partire non arrivava mai. Troppi controlli, troppe guardie.

Dopo la morte di Rorgone  si susseguirono molti altri assassinii di persone di gran importanza nel regno. Per la prima volta ebbi paura anche per mio padre.

 

Era il giorno del settimo compleanno di mio figlio. Correva l’anno 807, ormai anch’io avevo raggiunto la veneranda età di trentadue anni.

Avevamo deciso, sarei partita l’indomani. Salutai mio figlio con calore, decisi di non dirgli nulla, ma lui capì qualcosa.

Quando il giorno dopo mi accingevo per partire, lui corse tra le mie braccia, implorandomi di non andare via. Io  e mio fratello ci guardammo, scoppiai in lacrime. Questa scena l’avevamo già vissuta molti anni prima.

Me ne andai via con cuore addolorato.

Quella fu l’ultima volta che vidi mio figlio…

Salutai mio fratello, con l’augurio di rincontrarci di nuovo un giorno.

Purtroppo la fuga non andò come previsto. Delle guardie  fermarono il carro che mi trasportava, prima dell’uscita dal regno. Una di esse mi riconobbe, e mi portò da mio padre.

 

Non ebbi il coraggio di guardalo negli occhi, quando fui alla sua presenza.

-Perché volevi fuggire Rotrude? Dove sei stata tutto questo tempo?-

Non risposi.

-Seguimi nelle mie stanze, devo parlarti in privato.-

Una volta arrivati, mi parlò a cuore aperto.

-Io non ti odio Rutrude, tu sei mia figlia, ma! Mi hai disubbidito, convivendo con quell’uomo- io l’ascoltavo in silenzio-dovevi sposarti, come hanno fatto le tue sorelle, e non addirittura procreare un figlio illegittimo! Da un uomo che è stato assassinato da chissà chi!-

-L’ho… L’ho ucciso io…Rorgone.- dissi finalmente, mi ero liberata di quel segreto enorme che mi portavo da due anni, ma ora avevo paura della reazione di mio padre.

 

Mio padre mi guardò incerto e preoccupato, voleva dire qualcosa ma non parlò. Prima di andarsene mi chiese soltanto dove ero stata per tutto quel tempo. Non risposi ancora, sapevo che stavo mettendo a dura prova la sua pazienza.

 

Il giorno dopo sentii delle voci rimbombare nelle stanze di mio padre, mi avvicinai curiosa.

Era Ludovico, che ci faceva qui?

Mio padre era seduto mentre mio fratello era in piedi dinnanzi a lui.

Capii che mio fratello era venuto a conoscenza della mia “cattura”, ora stava parlando con nostro padre di me. Perché si era esposto così, non capiva che ormai io ero persa, perché voleva mettere in pericolo la sua incoronazione per me?

 

 

-Ha confessato Ludovico, non posso non far nulla di fronte a questo.-

-Ma è tua figlia, padre. Non vorrai mica condannarla a morte? E’ stata una salvezza quello che ha fatto, quell’uomo meritava la morte!-

-LUDOVICO!- mio padre balzò in piedi- non puoi parlare in questo modo. TU, tu sei il futuro imperatore. Un giorno capirai, essere il regnante significa fare scelte difficili, per il bene del regno, per il nome del regno…-

-TU non la farai condannare.-

-Non osare rivolgerti a me in questo modo, sono sempre l’imperatore e prima di tutto TUO PADRE!- continuò adirato-dovrei condannare anche te, Ludovico. Hai ospitato un…un’ assassina!-

-Farei qualsiasi cosa per lei…-

-Anche rinunciare al trono, per vederla salva?-

-NO!- urlai, non potevo permettere questo.

-No intrometterti Rotrude.-

-Invece lo faccio, non permetterò che tu ti debba rovinare per me.-

 

Mio padre si rimise seduto, e con tono calmo e pacato, ci fece una confessione, qualcosa che non mi sarei mai aspettata.

 

-E’ per questo motivo, è per questo che tanto tempo fa vi ho divisi. Non ho mai visto legame più forte, ed avevo paura di questo. Credevo che tu, Ludovico, non saresti mai diventato un vero uomo, indipendente e saggio, se dipendevi sempre da tua sorella.-

-Che vuoi dire padre?-

-Tu dipendevi da lei, anzi dipendi da lei ancora oggi. Un imperatore non dipende da nessuno. Non davi ascolto a nessuno, tranne che a tua sorella; se c’era qualcosa che non andava, chiedevi aiuto a lei, dovevi crescere, pensavo che col tempo, le cose sarebbero cambiate, ma ho visto che i veri legami sono indissolubili, il vostro legame è indissolubile. Perdonami figliolo, non volevo farti soffrire.-

 

Ci fu il silenzio, poi mio fratello parlò.

-Ti perdono padre, se tu, non condannerai Rotrude.-

Ancora silenzio…

-Sarà fatto- disse quasi rassegnato,  io e mio fratello ci guardammo felici- MA! Ma non può restare qui.-

-La ospiterò io.-

-No non puoi, dopo tutto questo. Ci ho già pensato ieri sera, Rotrude sarà ospite di una mia cugina, principessa del Maun, una piccolo regno lontano da qui.-

Allora lui non voleva condannarmi, aveva già pensato a tutto, …e Luigi?

-Mio figlio…-  dissi sottovoce, quasi come se non volevo che mi sentissero.

-No, Rotrude. Sarà meglio per Luigi rimanere da me.-

 

Quella fu l’ultima volta che vidi mio fratello e mio padre…

 

Partii dopo solo tre giorni verso Maun, non so cosa avrebbe deciso il destino per me da ora in poi, sapevo solamente che non avrei più rivisto né mio figlio né mio padre e mio fratello.

Mi sentivo tanto sola, in quella nuova casa.

La cugina di mio padre, la principessa Adelaide era molto cara con me.

Lei non conosceva il mio passato, e nessuno conosceva il mio segreto, tranne mio padre e Ludovico naturalmente.

Lui era stato chiaro, non doveva essere fatta parola alcuna su quello che era accaduto  a Rorgone, lui avrebbe sistemato le cose.

Anche se lontano dai miei affetti, stavo iniziando a sperare in una nuova vita… e ad un matrimonio.

Avevo molto pretendenti, anche se, conoscendo la mia precedente esperienza avevo paura.

Avevo trentaquattro anni, quando un nuovo male entrò nella mia vita…

 

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NDA

Salve a tutti i lettori. Anche se siete in molti, fino ad ora non ho ricevuto neanche una piccola recensione. Ora mi sorge un dubbio: forse la storia non è di vostro gradimento o non l’apprezzate, ma visto che molti di voi sono arrivati fino a qui, qualcosina di buono l’ho fatto XD Comunque siamo giunti quasi alla fine (manca l'epilogo) di questa mini long.

Quindi se volete farmi sapere cosa ne pensate di questa mia prima fic originale, mi farebbe immensamente piacere. Grazie e ciaoo!!

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Capitolo 5
*** Epilogo ***


Epilogo

 

Questa è la mia storia.

Questa è la mia testimonianza.

Ho un male incurabile, il dottore di corte mi ha fatto capire chiaramente, che per me non c’è salvezza.

La mia vita è stata piena di difficoltà, ma la sofferenza più grande è non aver vicino mio figlio.

Ho scritto queste ultime memorie per lui. Perché  possa un giorno, quando sarà grande, conoscere tutta la verità di mio pugno. Spero solo che non mi odi, per quello che ho fatto. Perché l’ho fatto solo per il suo bene.

Figlio mio, io non ti ho abbandonato, ti ho voluto salvare.

Spero che la tua vita sia più gioiosa della mia. Spero che tu stia bene, ma ne sono certa, sei in mani sicure.

Non dimenticarmi figlio mio, io che ti ho amato più della mia vita…

Ti voglio immensamente bene Luigi.

Voglio immensamente bene anche a te, fratello mio.

Perdonami padre.

 

Addio.

 

 

Rotrude       775 - † 810

 

 

 

 

Note

Spero abbiate apprezzato la mia storia, che sia stata abbastanza piacevole, visto anche il genere. Non sono un’autrice eccellente ma spero di non aver fatto erroracci di grammatica XD

Comunque ho voluto raccontare la storia (inventata) di questa principessa triste e malinconica, vista l’epoca che mi è capitata: Medioevo, già periodo buio e triste di per se.

 

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