Semplicemente principessa, semplicemente donna. di kjria91 (/viewuser.php?uid=136492)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Capitolo I ***
Semplicemente principessa, semplicemente donna.
Nickname: Kjria91
Titolo storia: Semplicemente principessa, semplicemente donna.
Pacchetto: Numa Pompilio (Alto Medioevo)
Genere: Storico, malinconico, sentimentale, triste.
Rating: Giallo
Avvertimenti: Tematiche Delicate
Note: Questa
storia ha partecipato al “Clessidra Contest”
indetto da Dominil B.
Mi
sono informata prima di scrivere questa storia su date e nomi, ma ho descritto
di mia fantasia come sono andate le
cose. Ho fantasticato sulla vita privata di Rotrude, figlia di Carlo
Magno.
Racconterò in prima persona, o meglio Rotrude
racconterà in prima persona la sua
vita (tra corte, amori, famiglia, figli e violenze) prima di
spegnersi per
sempre. La principessa del grande impero, che una vita proprio
principesca non
ha avuto. Morta ad appena 35 anni. Naturalmente ambientata e raccontata
secondo
gli usi e i “modi di fare” dell’epoca.
Spero
di
avervi incuriosito. Una storia che vi
toccherà il cuore.
Quattro
capitoli più epilogo.
Capitolo
I
Anno 810
D.C.
Forse
nessuno ha mai sentito parlare di me, io: non sono altro che la figlia
di Carlo
Magno, imperatore del Sacro Romano Impero d’Occidente. Il mio
nome? Rotrude.
Ho deciso di
scrivere le mie ultime memorie, prima che la morte mi porti via da
questa vita piena
di sofferenza e
tristezza. Ma non è
stato sempre così, non prima quando vivevo con la mia
famiglia circondata da
balie e servi fin dalla tenera età. In particolar modo io e
mio fratello
Ludovico di tre anni più piccolo di me, primi sopravvissuti
all’infanzia.
Vivevamo in
un gradissimo ed immenso castello. Mentre intorno a noi, tutti i nostri
sudditi
erano alla soglia della povertà, noi avevamo grandi
ricchezze e cibo, tanto
cibo a non finire. I miei abiti poi erano bellissimi, adoravo il color
panna,
tonalità molto apprezzata tra le donne di corte. Pizzo,
nastri, gioielli, fin
dalla mia nascita. La mia vita procedeva in questo modo, tra doveri
regali,
grandi banchetti e cieca ubbidienza all’imperatore,
nonché mio padre, il tutto
sempre confinata nel castello, al massimo mi era concessa una
passeggiata nei
giardini reali. Prima dei miei dodici anni non ero mai uscita dal
castello. A
ripensarci oggi, sono stata sempre segregata tra quattro mura. La vita
da
principessa non è così meravigliosa come sembra,
anzi! Ho dovuto sopportare
molte ingiustizie e punizioni, solo aver fatto scelte
“sbagliate”. O meglio, lo
è stata finché è durata e
finché i genitori, non decidevano che ormai eri
pronta per l’età adulta, è questo
accadeva molto presto e precocemente.
Eravamo
felici, davvero felici, finché non arrivò quel
maledetto giorno…
Torniamo
indietro…
Anno 787
D.C.
Era una
bellissima giornata
primaverile, mi dirigevo verso la sala da pranzo accompagnata dalla mia serva Rolanda.
-
Dov’è mio
fratello?-
-Il
principino è ancora nelle sue stanze, vostra grazia, non
vuole uscire di lì.-
Mio fratello era
così, un bambino
capriccioso di nove anni che non voleva ubbidire a nessuno, tranne che
a me. Io
che gli avevo fatto da seconda madre, visto che la nostra era spesso
assente
per questioni di corte Il nostro legame era speciale, con nessuno degli
altri
fratelli era così…
-Vado io.-
-Ma vostra
grazia…- non ascoltai la
serva, solo io sapevo come trattare con mio fratello.
Lo trovai ancora
seduto a letto che
giocava con dei pupazzi di pezza, mentre faceva strani versi con la
bocca:
eccolo lì, il futuro imperatore, l’erede al trono.
-Ludovico!- lo
ammonii- non è un
comportamento regale il tuo. Sei l’erede al trono, comportati
come tale!-
Lui
abbassò lo sguardo mortificato -mi
dispiace.-
-Ti aspetto
nella sala da pranzo-
solo dopo notai la balia accanto alla porta rimasta in silenzio.
-Rolanda,
aiutalo.-
-Sì,
vostra altezza.-
Quando arrivai
nella sala da pranzo,
rimasi sorpresa nel vedere mio padre e mia madre.
-Madre, Padre-
feci un leggero
inchino come da consuetudine.
-Cara Rotrude-
poi il loro sguardo si
fece serio -dobbiamo parlare di una faccenda molto importante-
continuò -la
settimana prossima andrai in sposa a Costantino, futuro imperatore
dell’impero
d’Oriente, come già annunciato da molto tempo.-
-Ma
padre…così presto…-mi
lanciò uno
sguardo di rimprovero ed io capì. Mio padre aveva parlato.
-Come desiderate
padre.-
-Nooo, non
andartene!- mio fratello
comparve d’improvviso dietro di me, correndo tra le mie
braccia.
-Ludovico! Non
è modo!- mia madre
disse qualcosa alla balia e il mio piccolo fratellino fu diviso da me.
…
La sera prima
delle nozze, di
nascosto, Ludovico entrò nelle mie stanze piangendo.
-Non andare via
Rotrude, come farò
senza di te?-
Io trattenni a
stento le lacrime,
dovevo dargli forza, dovevo essere forte per entrambi. Ma avevo appena
dodici
anni.
Rividi
mio fratello, molti anni dopo questo episodio, ma fu un addio.
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NdA
Spero questo
primo e breve capitolo
vi abbia incuriosito almeno un pochino.
Grazie a tutti
coloro che sono
arrivati fino a qui.
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Capitolo 2 *** Capitolo II ***
Capitolo
II
Il matrimonio
non ebbe luogo, mio
padre all’ultimo momento decise di non farmi più
sposare con Costantino, non so
per quali motivi.
-Non ti
riguarda- mi rispose
solamente, come se non fossi io quella che doveva sposarsi, ma non mi
importò,
non avevo mai visto Costantino in vita mia, ne avevo soltanto sentito
parlare...e anche di sua madre Irene, l’imperatrice. Credo
che ci sia stata lei
dietro tutto questo, è sempre stata una donna molto
ambiziosa e suo figlio ha
sempre dipeso da lei, su tutto. Non sarebbe cambiato nulla per me.
Tranne per
una cosa.
Quando mia madre
mi disse che non
avrei potuto più far ritorno nella mia vecchia dimora mi
crollo il mondo addosso,
non avrei più rivisto i miei fratelli, e non avrei
più rivisto lui, il mio
piccolo Ludovico.
“Sei adulta ormai”
disse mia madre allora. I miei
genitori così decisero di mandarmi in una villa poco
lontana, nei pressi della campagna
a nord. Certo
continuavo a condurre una
vita molto lussuosa, ma non era lo stesso.
…
… …
Trascorsero
dodici anni, molti per la
vita che conducevo. Anche se i passatempi non mancavano, tra
esercitazioni al
piano, ricami e cucito, in cui divenni molto brava, mi mancava la mia
casa, la
mia famiglia, il mio piccolo fratellino.
Oramai correva
l’anno 799. Mancava
poco al mio ventiquattresimo compleanno.
Fu in quel
periodo che conobbi
l’amore della mia vita: Rorgone.
Un bellissimo
uomo, alto, moro come
me e dagli occhi verdi come smeraldi entrò un giorno nella
mia dimora. Lavorava
alla corte di mio padre, era il figlio di uno degli uomini
più fidati dell’imperatore.
Ma non era un reale. Ci innamorammo al primo sguardo, ma non ci
sposammo mai,
mio padre si oppose fin da subito a questa nostra unione,
però a me andava bene
così. Divenni sua convivente e neanche un anno dopo nacque
nostro figlio,
Luigi.
Sarà
stata la lontananza, la voglia
di riabbracciarlo ancora una volta, ma più mio figlio
cresceva e più
assomigliava al mio piccolo fratellino, che piccolo più non
era. Ormai aveva ventuno
anni, ed era sposato con figli. Non ho mai capito perché i
miei genitori mi
abbiano diviso dagli altri, da lui, so solo che, ancora
oggi rimpiango quei momenti felici insieme.
…
Più i
giorni passavano e più avevo
una grande tristezza nel cuore, se non fosse per una lieta notizia, un
giorno,
d’inverno se la memoria non m’inganna, Rorgone mi
riferì che Ludovico ebbe la
sua quarta bambina e che guarda caso la chiamò come me.
“Allora non mi ha
dimenticato” pensai.
…
La mia vita
andava avanti, tra doveri
e pochi piaceri, la convivenza con Rorgone non andò come
avrei voluto. Ero
succube del mio compagno, anzi schiava. Anche se è compito
di noi donne amare
senza riserve e senza chiedere nulla in cambio, arrivò il
momento in cui, non
ce la feci più e scappai da casa.
Era una notte
fredda d’autunno,
portai con me anche mio figlio Luigi, che ormai aveva cinque anni.
Con molte
difficoltà riuscii ad
arrivare al castello di mio padre, quand’era ormai
l’alba passata. Eravamo
affamati, vedevo la sofferenza di mio figlio sul suo piccolo volto.
Avevo fatto
bene a portalo con me? Non ci pensai.
Quando arrivai
alle porte del
castello, alcune guardie mi bloccarono, vidi sul loro volto sgomento
quando
capirono chi ero. Mi vergognai molto, ma non sapevo dove andare, quel
castello
era la mia vera casa, era lì che avevo trascorso i momenti
più belli della mia
vita.
Chiesi
un’udienza. Mio padre si
presentò quasi due ore dopo, come se fossi una popolana
qualunque e non sua
figlia. Quando mi vide mi squadrò dalla testa ai piedi con
disprezzo.
-Cosa sei venuta
a fare?-
Gli spiegai la
situazione, gli chiesi
ospitalità, ma non volle aiutarmi.
Mi disse
solamente che era stato
sempre contrario a quell’unione e che ora stavo pagando per
quella scelta.
Che era un mio
problema.
Non
meritavo questo.
Non
degnò di uno sguardo neanche suo
nipote.
Quando chiesi di
parlare con mia
madre, mi disse semplicemente che era morta da più di un anno. Mi sentii morire.
Odiai mio padre con
tutto il cuore. Mi aveva tagliato fuori dalla sua vita, dalla vita di
mia madre
e quella dei miei fratelli. Ero distrutta, arrabbiata, avrei cambiato
le cose,
non ero più disposta a vivere così.
Mi fece
riportare a casa contro
la mia
volontà. Come poteva farci
questo? Come poteva voltare le spalle a me e a suo nipote, sangue del
suo sangue,
come?
Mentre
mi portavano via, invocai il nome di
mio fratello Ludovico, solo lui poteva aiutarmi ormai.
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Capitolo 3 *** Capitolo III ***
Capitolo
III
Rorgone mi fece
pagare caro
quell’allontanamento. Penso ancora oggi che lui e mio padre
erano complici
della mia
sofferenza.
Mi rinchiuse
nelle mie stanze per giorni.
Quella villa era mia, tutto era mio, ma era
lui a decidere su tutto.
Avevo trenta
anni ormai, non ero più
molto giovane, dovevo riprendermi la mia vita ad ogni costo.
Ripensai alle
parole di mio padre, la mia mamma era
morta, nessuno me
l’aveva detto. Nessuno neanche i
miei fratelli, neanche Ludovico.
Mi venne uno
strano pensiero “e se
Ludovico non volesse più vedermi?” Infondo erano
passati molti anni, ma poi
pensai che il nostro legame era troppo forte. Semplicemente pensai che
mio
padre avesse severamente vietato a tutti i miei fratelli di avere
rapporti con
me, perché io gli avevo disubbidito,
convivendo con Rorgone, e loro avevano troppo paura di lui.
Dovevo stare
attenta, pensai al piano
per molti giorni. Avrei portato anche Luigi con me, non avrei rischiato
che
Rorgone potesse fargli del male per avermi in pugno.
Già,
il mio piccolo Luigi, erano
giorni che non lo vedevo. Come stava? Quale uomo, quale mostro
può dividere
così, una madre da suo figlio?
…
Non ce la feci
più, erano passate
quasi tre settimane, mi alzai dal letto e mi accanì contro
la porta della mia
stanza, chiusa a chiave.
-RORGONE! Mi
senti? Qualcuno mi
sente? Fatemi uscire! Voglio vedere mio figlio! Portatemi subito mio
figlio
qui!- nessuno ascoltò le mie suppliche, almeno non in quel
momento.
Nel tardo
pomeriggio di quello stesso
giorno, sentii la serratura della porta scattare, qualcuno stava
entrando nella
mia stanza…
Alzai lo
sguardo…era Rorgone.
Mi
trovò accovacciata su una sedia,
con sguardo cupo e triste, ma dentro di me ero molto adirata e
combattuta.
-Amore
mio…perdonami, sono stato costretto. Tu mi hai costretto,
non potevo far finta
di nulla dopo quello che è successo. Cosa avrebbero pensato
gli altri? Cosa
avrebbe pensato l'imperatore, tuo padre? Che un uomo che non si fa
rispettare,
non è un uomo.
Mio
padre…
-Mio padre, ci
odia, CI ODIA TUTTI,
pensi di guadagnarti il suo rispetto trattando male me?-
-Non osare
parlarmi con questo tono! E’
un tuo problema se hai discordie con tuo padre, NON MIO!-
-E’
per te… e per STARE CON TE, che
ora mio padre non vuole più vedermi. Non mi ha neanche detto
di mia madre…- lui
abbassò lo sguardo, sapeva…
-Tu…tu
lo sapevi, e-e non me l’hai
detto- dissi con voce rotta dal pianto -qualcun altro è
morto? Carlo?
Berta?... Ludovico?-
-No, i tuoi
fratelli stanno tutti
bene.-
Era
assurdo quello che mi stava capitando, dopo un periodo di
tranquillità, la mia vita si stava di nuovo stravolgendo. Ma
ora non avevo più
dodici anni, le cose sarebbero andate diversamente. Questa volta avrei
lottato.
-Lasciami sola,
per favore.-
-Sei libera di
uscire dalle tue
stanze Rotrude, ma ti prego, non fare più quello che hai
fatto.-
Uscì
dalle mie stanze, ma per me non
fu solo questo, per me Rorgone quel giorno uscì
definitivamente dalla mia vita,
ormai non contava più niente, non mi importava
più nulla di lui.
Corsi verso
mio figlio, lo trovai bene, pulito e sazio. Rorgone lo trattava nel
modo
adeguato per fortuna.Lo abbracciai forte, lui mi sorrise. Aveva gli
stessi
occhi di suo padre, ma il mio sorriso cupo. Anche
se sarei andata via da Rorgone, l’avrei sempre rivisto
tramite gli occhi di mio
figlio.
-Tesoro, ce ne
andremo via per
sempre, da questo posto.-
-Dove andremo
madre?-
-Dallo zio, lui
ci aiuterà.-
Abbracciai di
nuovo mio figlio, i
miei genitori non
l’hanno mai fatto con
me, o meglio ho qualche ricordo di mia madre, quand’ero una
bambina. Sì, è un
ricordo sfocato, ma uno dei più
belli che ho di noi due insieme.
Quella seconda
volta organizzai il
piano scrupolosamente. Convinsi
un servo
ad accompagnarci fino alla dimora di mio fratello;
sarei scappata di nuovo di notte, feci i
bagagli, l’indispensabile che poteva servire per il viaggio,
che sarebbe stato
più lungo del precedente.
Era tutto
pronto, presi mio figlio
dalle mie stanze, lo vestii velocemente e ci dirigemmo verso
l’uscita, ma
purtroppo ci fu un imprevisto…
Non
c’era nessuno, non doveva esserci
nessuno lì, a
quell’ora. Perché lui era
lì, perché?
-Rotrude, ma che
significa? Dove stai
andando?- mi strattonò con violenza, mentre mio figlio
urlava dalla paura.
-Questa volta
non sarò clemente
Rotrude, stavolta la pagherai cara- prese mio figlio per un braccio
-non lo
rivedrai mai più, dopo questa sera.-
Non ci vidi
più, mentre Rorgone stava
per voltarsi per andarsene, afferrai un vaso appoggiato sulla scalinata
vicina,
e lo colpii con gran forza sul capo. Rorgone batté la testa
e cadde a terra
sanguinante.
L’avevo
ucciso. Avevo ucciso l’unico uomo che avessi mai amato in
tutta la
mia vita.
Presi mio figlio
e mi diressi
velocemente verso il carro. Intimai al servo di partire velocemente. Mi
sarei
lasciata tutto alle spalle, o almeno
così
credevo.
Arrivammo
quasi due giorni dopo, io non riuscii a riposare neanche un
po’; mio figlio non
disse una parola durante il viaggio, tranne che per chiedere cibo e
acqua. Era
silenzioso e terrorizzato. Forse allora non capì la
gravità della situazione,
ma mi avrebbe odiato, quando avrebbe capito?
Avevo ucciso
suo padre…
Scesi dal carro
e mi diressi
velocemente verso la dimora di mio fratello. Era bellissima, molto
simile alla
mia per certi versi, ma molto più grande vista
dall’esterno.
Ero arrivata
all’entrata, dopo aver
percorso un lungo viale fiorito, mi sembrava un sogno essere
lì. Bussai e mi
aprirono due guardie.
Chiesi di far
annunciare la mia
presenza.
-Chi dobbiamo
annunciare, milady?-
-Principessa
Rotrude, sorella di
Ludovico I- comunicai con orgoglio.
Entrai nella
sala centrale, aspettai
solo per pochi minuti, quando sentii una voce alle mie spalle.
-Rotrude…-
mi voltai, era lui:
Ludovico, il mio piccolo fratellino.
Corsi verso di
lui, ci abbracciammo
forte, finalmente ci eravamo ritrovati.
Non riuscivo a
smettere di piangere
dalla gioia; com’era diventato alto e bello il mio
fratellino, ora era un vero
uomo, sarebbe stato un degno imperatore un giorno, migliore di mio
padre ne ero
certa. Un giorno l’avrei visto sul trono.
Ci fece
sistemare nella grandi
camere, le camere riservati agli ospiti più importanti.
Luigi era più sereno, credo che
Ludovico si innamorò di mio figlio
al primo sguardo, già si adoravano quei due.
Chissà se sarebbe stato
disposto a fargli da padre, ora che Rorgone non era più in
vita.
Aspettai il
giorno dopo, quando fummo
da soli, decisi di parlare a cuore aperto al mio fratellino.
Gli raccontai
dello spiacevole
episodio con nostro padre, e lui mi disse di esserne
a conoscenza. Purtroppo non poteva
contraddirlo, ma in cuor suo mi disse che sperava in una mia visita, e
che da
quando ci avevano divisi, quel giorno,
pregava tutte le notti, sperando in un nostro incontro.
-Le mie
preghiere sono state
ascoltate Rotrude, mi sei mancata molto sorella, ho sofferto molto la
tua
lontananza, avevo solo…-
-Ora sono qui,
ma…ma non è tutto,
devo dirti un’altra cosa molto importante- mi morsi il
labbro, facevo sempre
quel gesto, quando ero davvero preoccupata, quando facevo qualche
danno, e
Ludovico lo capì.
-Hai…è
successo qualcosa Rotrude?-
-Mi prometti che
qualsiasi cosa ti
dirò ora, tu non mi abbandonerai?-
-Mi fai
preoccupare così.-
-La
fuga…il piano di fuga non è
andato come previsto.-
-Siete qui,
siete arrivati sani e
salvi, non capisco.-
-Rorgone ci ha
visti, mentre
fuggivamo.-
Mio fratello
aveva già sentito palare
di lui, e più di una volta l’aveva visto alla
corte di nostro padre. Più in là
mi confidò anche che non gli piaceva come tipo, era rissoso
e impertinente, si
chiedeva come un uomo del genere potesse essere mio compagno.
Già
oggi me lo chiedo anch’io, ma
è andata come è andata.
-Cos’è
accaduto?- Ludovico era preso
dalla mie parole.
-Voleva dividermi da mio figlio, non potevo
permetterlo Ludovico, non
potevo permettere che accadesse di nuovo una cosa del genere, come è accaduto a noi. L’ho
colpito, lui
ha battuto la testa…c-c’era del sangue…
L’ho ucciso…-scoppiai in lacrime.
-Ti
sarò vicino, non ti abbandonerò,
qualsiasi cosa accada.-
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Capitolo 4 *** Capitolo IV ***
Capitolo
IV
In tutto il
regno si seppe della
morte di Rorgone I Del Maine, visto che era un personaggio di rilievo
alla
corte di mio padre.
Tutti cercavano
il colpevole e noi, o
meglio io e mio figlio, di cui non si ebbe più traccia. La
verità è che mio
fratello ci nascose nella sua dimora per quasi due anni, prima che ci
scoprissero.
Furono due anni
difficili, avevo
recato gran dispiacere a mio fratello, l’avevo messo in una
posizione
svantaggiosa, rischiava di perdere il trono se mio padre avesse
scoperto il
tutto.
Già…
mio padre, chissà cosa pensava
di questa storia e della mia scomparsa.
Un giorno mio
fratello entrò nelle
mie stanza dicendomi che doveva parlarmi di una questione molto seria.
-Rotrude, non
puoi nasconderti per
sempre, pensa anche a tuo figlio…-
Il mio piccolo
Luigi, sapevo che si
trovava bene qui, aveva stretto un forte legame con i suoi cugini, ma
aveva
solo sette anni e quando sarebbe diventato adulto?
-Non so che fare
Ludovico.-
-Parti, lontano da qui, io ti
darò tutto
l’occorrente, non ti farò mancare nulla.-
-E Luigi?-
-E meglio per
lui che rimanga qui, lo
crescerò come
un figlio, sarà trattato
al pari degli altri miei discendenti.-
-Ma nostro padre
l’ha visto, sa di
lui…-
-Fidati di
me…-
Sapevo che
potevo fidarmi delle
parole di mio fratello, ma non avrei rivisto mai più mio
figlio.
Mi ero macchiata
di un crimine troppo
grande, rischiavo la pena di morte, anche se ero una principessa.
…
I giorni, le
settimane, i mesi
passavano, ma il momento giusto per partire non arrivava mai. Troppi
controlli,
troppe guardie.
Dopo la morte di
Rorgone si
susseguirono molti altri assassinii di
persone di gran importanza nel regno. Per la prima volta ebbi paura
anche per
mio padre.
Era il giorno
del settimo compleanno
di mio figlio. Correva l’anno 807, ormai anch’io
avevo raggiunto la veneranda
età di trentadue anni.
Avevamo deciso,
sarei partita
l’indomani. Salutai mio figlio con calore, decisi di non
dirgli nulla, ma lui
capì qualcosa.
Quando il giorno
dopo mi accingevo
per partire, lui corse tra le mie braccia, implorandomi di non andare
via.
Io e mio fratello
ci guardammo, scoppiai
in lacrime. Questa scena l’avevamo già vissuta
molti anni prima.
Me ne andai via
con cuore addolorato.
Quella
fu l’ultima volta che vidi mio figlio…
Salutai mio
fratello, con l’augurio
di rincontrarci di nuovo un giorno.
…
Purtroppo la
fuga non andò come
previsto. Delle guardie fermarono
il
carro che mi trasportava, prima dell’uscita dal regno. Una di
esse mi
riconobbe, e mi portò da mio padre.
Non ebbi il
coraggio di guardalo
negli occhi, quando fui alla sua presenza.
-Perché
volevi fuggire Rotrude? Dove
sei stata tutto questo tempo?-
Non risposi.
-Seguimi nelle
mie stanze, devo
parlarti in privato.-
Una volta
arrivati, mi parlò a cuore
aperto.
-Io non ti odio
Rutrude, tu sei mia
figlia, ma! Mi hai disubbidito, convivendo con quell’uomo- io
l’ascoltavo in
silenzio-dovevi sposarti, come hanno fatto le tue sorelle, e non
addirittura
procreare un figlio illegittimo! Da un uomo che è stato
assassinato da chissà
chi!-
-L’ho…
L’ho ucciso io…Rorgone.- dissi
finalmente, mi ero liberata di quel segreto enorme che mi portavo da
due anni,
ma ora avevo paura della reazione di mio padre.
Mio padre mi
guardò incerto e
preoccupato, voleva dire qualcosa ma non parlò. Prima di
andarsene mi chiese
soltanto dove ero stata per tutto quel tempo. Non risposi ancora,
sapevo che
stavo mettendo a dura prova la sua pazienza.
Il giorno dopo
sentii delle voci
rimbombare nelle stanze di mio padre, mi avvicinai curiosa.
Era Ludovico,
che ci faceva qui?
Mio padre era
seduto mentre mio
fratello era in piedi dinnanzi a lui.
Capii che mio
fratello era venuto a
conoscenza della mia “cattura”, ora stava parlando
con nostro padre di me.
Perché si era esposto così, non capiva che ormai
io ero persa, perché voleva
mettere in pericolo la sua incoronazione per me?
-Ha confessato
Ludovico, non posso
non far nulla di fronte a questo.-
-Ma è
tua figlia, padre. Non vorrai
mica condannarla a morte? E’ stata una salvezza quello che ha
fatto, quell’uomo
meritava la morte!-
-LUDOVICO!- mio
padre balzò in piedi-
non puoi parlare in questo modo. TU, tu sei il futuro imperatore. Un
giorno
capirai, essere il regnante significa fare scelte difficili, per il
bene del
regno, per il nome del regno…-
-TU non la farai
condannare.-
-Non osare
rivolgerti a me in questo
modo, sono sempre l’imperatore e prima di tutto TUO PADRE!-
continuò
adirato-dovrei condannare anche te, Ludovico. Hai ospitato
un…un’ assassina!-
-Farei qualsiasi
cosa per lei…-
-Anche
rinunciare al trono, per
vederla salva?-
-NO!- urlai, non
potevo permettere
questo.
-No
intrometterti Rotrude.-
-Invece lo
faccio, non permetterò che
tu ti debba rovinare per me.-
Mio padre si
rimise seduto, e con
tono calmo e pacato, ci fece una confessione, qualcosa che non mi sarei
mai
aspettata.
-E’
per questo motivo, è per questo
che tanto tempo fa vi ho divisi. Non ho mai visto legame più
forte, ed avevo
paura di questo. Credevo che tu, Ludovico, non saresti mai diventato un
vero
uomo, indipendente e saggio, se dipendevi sempre da tua sorella.-
-Che vuoi dire
padre?-
-Tu dipendevi da
lei, anzi dipendi da
lei ancora oggi. Un imperatore non dipende da nessuno. Non davi ascolto
a nessuno,
tranne che a tua sorella; se c’era qualcosa che non andava,
chiedevi aiuto a lei,
dovevi crescere, pensavo che col tempo, le cose sarebbero cambiate, ma
ho visto
che i veri legami sono indissolubili, il vostro legame è
indissolubile.
Perdonami figliolo, non volevo farti soffrire.-
Ci fu il
silenzio, poi mio fratello
parlò.
-Ti perdono
padre, se tu, non
condannerai Rotrude.-
Ancora
silenzio…
-Sarà
fatto- disse quasi rassegnato, io
e mio fratello ci guardammo felici- MA! Ma
non può restare qui.-
-La
ospiterò io.-
-No non puoi,
dopo tutto questo. Ci
ho già pensato ieri sera, Rotrude sarà ospite di
una mia cugina, principessa
del Maun, una piccolo regno lontano da qui.-
Allora lui non
voleva condannarmi,
aveva già pensato a tutto, …e Luigi?
-Mio
figlio…- dissi
sottovoce, quasi come se non volevo che
mi sentissero.
-No, Rotrude.
Sarà meglio per Luigi
rimanere da me.-
Quella
fu l’ultima volta che vidi mio fratello e mio
padre…
Partii dopo solo
tre giorni verso
Maun, non so cosa avrebbe deciso il destino per me da ora in poi,
sapevo
solamente che non avrei più rivisto né mio figlio
né mio padre e mio fratello.
Mi sentivo tanto
sola, in quella
nuova casa.
La cugina di mio
padre, la
principessa Adelaide era molto cara con me.
Lei non
conosceva il mio passato, e
nessuno conosceva il mio segreto, tranne mio padre e Ludovico
naturalmente.
Lui era stato
chiaro, non doveva essere fatta parola alcuna su quello che era accaduto a Rorgone, lui
avrebbe sistemato le cose.
…
Anche se lontano
dai miei affetti,
stavo iniziando a sperare in una nuova vita… e ad un
matrimonio.
Avevo molto
pretendenti, anche se, conoscendo
la mia precedente esperienza avevo paura.
Avevo
trentaquattro anni, quando un
nuovo male entrò nella mia vita…
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NDA
Salve
a
tutti i lettori.
Anche se siete in molti, fino
ad ora non ho ricevuto neanche una piccola recensione. Ora mi sorge un
dubbio:
forse la storia non è di vostro gradimento o non
l’apprezzate, ma visto che
molti di voi sono arrivati fino a qui, qualcosina di buono
l’ho fatto XD Comunque siamo giunti quasi alla fine (manca l'epilogo) di questa mini long.
Quindi
se
volete farmi sapere cosa ne pensate di questa mia prima fic originale,
mi
farebbe immensamente piacere. Grazie e ciaoo!!
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Capitolo 5 *** Epilogo ***
Epilogo
Questa
è la mia storia.
Questa
è la mia testimonianza.
Ho un male
incurabile, il dottore di
corte mi ha fatto capire chiaramente, che per me non
c’è salvezza.
La mia vita
è stata piena di
difficoltà, ma la sofferenza più grande
è non aver vicino mio figlio.
Ho scritto
queste ultime memorie per
lui. Perché possa
un giorno, quando sarà
grande, conoscere tutta la verità di mio pugno. Spero solo
che non mi odi, per
quello che ho fatto. Perché l’ho fatto solo per il
suo bene.
Figlio
mio, io non ti ho abbandonato, ti ho voluto salvare.
Spero che la tua
vita sia più gioiosa
della mia. Spero che tu stia bene, ma ne sono certa, sei in mani sicure.
Non dimenticarmi
figlio mio, io che
ti ho amato più della mia vita…
Ti voglio
immensamente bene Luigi.
Voglio
immensamente bene anche a te,
fratello mio.
Perdonami padre.
Addio.
Rotrude 775 -
† 810
Note
Spero
abbiate apprezzato
la mia storia, che sia stata abbastanza piacevole, visto anche il
genere. Non
sono un’autrice eccellente ma spero di non aver fatto
erroracci di grammatica
XD
Comunque
ho voluto
raccontare la storia (inventata) di questa principessa triste e
malinconica,
vista l’epoca che mi è capitata: Medioevo,
già periodo buio e triste di per se.
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