Wonder World

di _Pikadis_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 ***
Capitolo 3: *** 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo 

24 Aprile 2198 
Oggi è un grande giorno per l’America, perché, proprio oggi, è ultimo giorno di elezioni per il nuovo Premier dello stato.
La scelta, come tutti noi sappiamo, non è stata un granché vasta; con soltanto tre candidati, la gente non ha avuto sicuramente l’imbarazzo della scelta.
Per ora il favorito, o meglio la favorita, sì perché per la prima volta nella storia USA una donna è candidata come Presidente, è Donna Stuart, favorita soprattutto per i suoi ideali pacifisti e per la lotta contro l’aumento del costo della vita.
Secondo in “classifica” è il promettente Millo Richter. Queste sono le sue prime elezioni. Fino a qualche anno fa, viveva con la moglie araba in Egitto. Il mese scorso è stato il massimo votato nel Texas.
Infine Jeffery Corwer, che, francamente non si sa come sia riuscito ad arrivare alle finali.
Quindi la vera lotta per la Casa Bianca è fra Richter e Stuart, che ancor oggi fanno congressi per avvicinare la folla
[…]
Rita Orah - Le Monde

25 Aprile 2198 
“The White House want Richter!” così recitano gli innumerevoli cartelloni che popolano le piazze di tutte le città americane […]
Ebbene si, Richter vince le elezioni del 25 Aprile 2198, oggi.
E’ stato un vero colpo di scena, viste le previsioni di molti. E proprio questa sera, il nuovo Presidente terrà il suo discorso d’insediamento.
E da oggi, per altri cinque anni, inizia l’era di Richter.

Salvator della Zorra - Ispana

12 Gennaio 2200
Com’è potuto succedere?
E’ questa la domanda che si pongono i detective. Richter, il presidente USA, eletto solo due anni fa, è stato assassinato. Assassinato proprio nella Casa Bianca.
Cosa alquanto strana, dato le numerose guardie che proteggono l’abitazione giorno e notte.
Ora, davanti a noi abbiamo, un panorama ricco di presunte verità.
Fatto sta che l’assassino deve aver studiato bene la struttura della Casa Bianca, avendo evitato ogni guardia e conoscendo la posizione del presidente.
Richter è stato assassinato con una coltellata alla schiena, con un coltello da cucina. Un unico colpo mortale. Si è svolto tutto in cucina e lì, sul luogo del delitto, non c’era nessun altro.
La moglie, Dogma Alabras, nella conferenza di questa mattina afferma: “Non mi sono accorta di niente. Quando lui è andato in cucina per un bicchier d’acqua, cosa che fa abitualmente, io ero insonnolita e dopo un po’ mi sono addormentata. Solo questa mattina presto, mi sono svegliata e non l’ho visto nel letto, mi sono un po’ preoccupata e sono andata in cucina per vedere se forse si era svegliato prima di me, e allora l’ho visto, il corpo di Millo steso a terra”
[…]
Fatto sta che il caso è bello che aperto e ha l’aria di essere lungo e complicato.
Domani mattina sarà proclamato lutto cittadino in tutto il paese e sempre domani si svolgerà il funerale con tutte le cerimonie.

Francesco de Rico - Il Mattino


24 Febbraio 2201
Due giorni fa nel cassetto personale dell’ex presidente USA, Millo Richter -assassinato poco più di un anno fa ed il caso è ancora aperto- è stato ritrovato un foglio datato 10 Gennaio 2200, due giorni prima il suo assassinio. Non da aria di essere un falso, perché la scrittura e la firma sono le sue.
Cosa ancora più strana è che il documento parla proprio di una sua presunta futura morte:


[…] Come pochi sanno, sono sotto mira, da organizzazioni che ora non voglio nominare. Comunque, di sicuro non riuscirò a finire i cinque anni da presidente, e quindi, affido il Paese a mia moglie Dogma, perché so che governerà la nostra patria ancor meglio di me. Però, conoscendo bene le leggi del nostro stato sono qui a proclamare lo stato di dittatura, di cui mia moglie sarà la comandante. I motivi di questa scelta sono l’amore per la mia terra che è mio pensiero, se non dovere, farla progredire. La dittatura di Dogma è la scelta migliore per un paese in continua crescita. Lo porterà alle stelle, arricchendo tutto il popolo […]
Dal giorno in cui troverete questa lettera mia moglie Dogma verrà immediatamente proclamata Dittatrice dall’attuale presidente e lo stato diverrà Dittatura.
[…] 
Millo Richter 

Questo, secondo la lettera, è il volere dell’ex presidente.
Il caso ora è ancora più impegnativo di prima e le conclusioni si moltiplicano: che sotto questa lettera ci sia sotto qualcosa di grosso? Questo infatti è il tema principale delle prossime indagini.
Domani, il nuovo presidente, John Timon, dopo essere stato messo alle strette da Dogma Alabras, proclamerà lo stato Dittatura e ne farà di Dogma la Dittatrice.

Igor Vichisky - Russia 


Spazio autrici:
Benenuti in questa storia! Vado di corsa e sono sola (la mia co-autrice è in vacanza bianca) e quindi l'unica cosa che vi dico è: scusate gli anacronismi, gli errori nelle leggi americane e qualsiasi cosa vi sembri sbagliato, se volete e potete, segnalateci ogni cosa! Grazie per aver letto tutto il prologo!
P.S.:l'introduzione e questo spazio subiranno modifiche.








 

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Capitolo 2
*** 1 ***


                                                                                                                  1                                                   
                                 "La compassione non è un dono”

 

 

 

 

-Dante Silversword, lei è giudicato dalla corte…-

Freddo.

-…colpevole.- Paura, paura cieca s’impadronì del suo stomaco. –Per disobbedienza a ordini superiori, manovre non autorizzate e diserzione…- un brivido corse lungo la schiena dei presenti –lei è condannato a scontare l’ergastolo e l’esilio nel carcere di Jackson, Mississippi.- Il suo avvocato crollò il capo, le mani, aggrappate al pesante tavolo di legno, si rilassarono in segno di sconfitta. Tutto era perduto. L’imputato, che fino a quel momento era rimasto seduto al centro della sala del tribunale, incatenato ad una rozza sedia di legno, che aveva visto passare la peggior feccia dello stato, alzò le mani tremanti, per supplicare la liberazione. Il boia, con la sua impeccabile divisa, che tutto lo faceva sembrare tranne che carnefice, si diresse svogliatamente verso l’imputato, lo liberò in malo modo, in evidente segno della sua voglia di farlo fuori lì e subito, voglia che, per fortuna del condannato, non poté soddisfare. Il giudice, dal suo alto scranno, abbassò il capo e posò uno sguardo compassionevole sul ragazzo, poco più che ventenne, sentendosi in parte colpevole di quella sentenza; ormai, nel regime in cui erano costretti, i casi di giovani condannati alla morte o all’esilio, solo per la trasgressione di un ordine, non si contavano più. Dante, col cappuccio calato, fissò come un cervo che stava per ricevere il colpo di grazia dal cacciatore il giudice, ma, nel vano tentativo di confortarlo, l’avvocato, lo scuoté per le spalle, rivolgendogli un sorriso stanco e tirato, che non convinceva nemmeno lui. Il volto di Dante, cha pareva insensibile a tutto, fu rigato da un’unica lacrima: solo ora si rendeva conto che il suo mondo gli era crollato addosso, tutto quello in cui credeva si era rivoltato contro di lui. Chi l’avrebbe mai detto che l’allievo più promettente dell’Accademia avrebbe fatto questa fine? La sua carriera era destinata a toccare i gradi più alti dell’esercito e, invece, per aver peccato di compassione verso i suoi commilitoni, poveri uomini con una famiglia alle spalle, che, se fossero stati uccisi dalla guerra, non avrebbero potuto sfamare i loro figli, si trovava ad essere considerato un traditore. Con sguardo vuoto e tetro si avviò verso il corridoio d’uscita, dove l’attendevano due guardie pronte a scortarlo alla cella temporanea. Pima di oltrepassare quella porta, si voltò a guardare l’aula dell’udienza: il suo avvocato e alcuni tra gli spettatori, avevano uno sguardo apparentemente compassionevole, mentre il resto dell’aula aveva uno sguardo di disprezzo misto a soddisfazione per la sua fine.

Sì, tutto era perduto.

Il suono stridulo e sibilante della campana che segna la loro sveglia, interruppe il suo sogno e il suo incubo. Ormai, ogni notte, non riusciva a liberarsi del ricordo di quel giorno in cui tutto si distrusse. Lo avevano portato in quel carcere un paio di mesi prima e lo avevano sistemato nel piano interrato, quello predisposto per gli esiliati: ogni cella era larga due metri circa e lunga tre, ci stava a stento la branda e l’orinatoio, chiusa da un lato da sbarre larghe abbastanza da far passare a stento un braccio. L’intero piano era costituito da un lungo corridoio con un centinaio di celle, identiche tra loro, per lato. Lo stato in cui era arrivato era catalessico, non reagiva agli stimoli e se ne stava rannicchiato in un angolo, senza toccare cibo. La prima settimana dovettero ingozzarlo a forza. Su quel piano non era solo, una buona parte delle celle era occupata per lo più di ragazzi della sua età e raro era qualcuno sulla trentina. Molti di quelli che lo chiamavano ‘compagno’ e lo consideravano tale, visto il destino che li accomunava, avevano cercato di tirarlo su; nei rari momenti di conversazione che venivano lasciati ai prigionieri, lo riempivano di complimenti per aver salvato un intero battaglione, gli lanciavano pezzi di cibo, ma Dante rifiutava tutto. Continuava a tormentarsi, a considerarsi colpevole, perché lui si sentiva tale.

In realtà, lui non aveva commesso nessun reato, aveva solo salvato delle vite, ma, nella forma mentis che aveva, trasgredire un ordine, equivaleva alla pena capitale. Pian piano, gli inquilini del piano smisero di stuzzicarlo e lo soprannominarono ‘il muto’, visto che da quando era arrivato non aveva proferito parola, e, essendo per la maggior parte ribelli, a considerarlo un amico del regime. Col tempo si riprese, lentamente, certo, ma ricominciò a mangiare e a muoversi. Si era ristabilito completamente da un paio di giorni quando, quella mattina, al piano fu data la notizia: entro cinque giorni, tutti i detenuti, nessuno escluso, sarebbero stati trasferiti in un altro carcere.

-Finalmente! Forse questa volta mi capiterà un vicino più simpatico del muto!- commentò il suo dirimpettaio. A Dante, di tutta quella storia, non importava molto. Avrebbe cambiato carcere, sì, ma la pena sarebbe rimasta la stessa e la sua sorte non sarebbe potuta cambiare. L’indomani cominciarono a trasferire i primi prigionieri, ma nello sguardo delle guardie c’era qualcosa di strano. Di solito erano sempre mute e impassibili, mentre ora, nel oro sguardo, c’era o un velo di pietà o di ironia. 

Entro tre giorni toccò anche a Dante raccattare la sua roba e abbandonare la cella. Fu scortato da un paio di guardie fuori dal corridoio e poi lungo una scala, fino ad arrivare ad una sala d’attesa. Insieme a lui c’erano altri cinque detenuti e quattro guardie. Li fecero sedere sulle panche che costituivano l’unico arredamento della stanza e attesero.

-Perché siamo qui?- chiese il suo vicino. 

-È una visita medica. Serve per accertarsi della vostra salute prima del trasferimento.- rispose secco un ragazzo delle guardie. Il tipo si rilasso sulla sedia. Dalla porta chiusa, proprio in quel momento, venne fuori un uomo in camice.

-Nobbs?- chiamò. Il suo dirimpettaio si alzò e fu scortato da una guardia sulla stanza su cui si apriva la porta. Aspettarono una mezz’oretta prima che la guardia uscisse di nuovo. Di Nobbs nemmeno l’ombra. Con la guardia, venne fuori anche il tipo in camice.

-Silversword?- questa volta il nome che chiamò era il suo e uno strano brivido gli percorse la spina dorsale, mentre si alzava e veniva scortato da un’altra guardia all’interno della stanza. Era illuminata da luci a neon, come il piano interrato. Ma non si trovava nei piani superiori, dove arrivava la luce del sole? Percorsero un breve corridoio, fino ad arrivare ad un’altra porta. L’uomo in camice fece entrare entrambi: la sala era semicircolare, con l’unica parete lineare costituita da una lastra di vetro, dietro alla quale c’erano macchinari ed altri uomini in camice. Al centro della sala c’era una specie di sedia elettrica, con cinghie per tenere fermo chi si sedesse. Una molla scattò nella testa di Dante, qualcosa di molto simile all’istinto di sopravvivenza, che venne subito represso dalla suo stato di depressione. Uno degli uomini in camice fece segno alla guardia di legarlo alla sedia. Nonostante fosse all’erta, per la testa di Dante passò un idea che credeva tragica e bellissima insieme: e se avessero deciso di sopprimerlo? Finalmente avrebbe potuto scontare il suo peccato! Mentre la guardia lo assicurava con le cinghie, cominciò a tremare per la felicità. Un uomo dall’altra parte del vetro si avvicinò ad un microfono.

-Non si preoccupi, signor Silversword, andrà tutto bene.- Le parole risuonarono nella stanza con un suono metallico. L’uomo in camice che lo aveva guidato fin lì, fece segno alla guardia di uscire, in modo da lasciarlo solo. Dante era pervaso da un senso di pura beatitudine, si sentiva pronto ad affrontare il suo destino. Per alcuni istanti gli uomini al di là del vetro confabularono tra loro poi, il suo accompagnatore, premette un pulsante su di un pannello poco lontano.

-Signor Silversword- cominciò parlando al microfono- cerchi di rilassarsi e, se vuole, di chiudere gli occhi, per favore.- mentre parlava, dal soffitto della stanza, cominciò a scendere un macchinario alla cui fine c’era una siringa, il cui contenuto liquido era di uno strano fucsia così forte che bruciava gli occhi. Molto probabilmente era la puntura letale che gli avrebbe tolto la vita. Non provò paura, ma solo un senso di giustizia. Decise di chiudere gli occhi: era coraggioso, ma non così tanto. Il macchinario scese fino all’altezza del suo braccio e, dopo che fu premuto un altro pulsante, iniettò nelle vene di Dante il suo contenuto. Quello che sentì all’inizio fu un lieve prurito al braccio, ma, dopo alcuni secondi, l’intero braccio cominciò a formicolare. Dal braccio sinistro, il formicolio, passò al quello destro, per poi prendere anche il busto, le gambe e la testa. Il formicolio, da lieve e fastidioso, divenne sempre più forte, fino a diventare un dolore acuto e penetrante. Dante, per quanto sentiva di meritare quella morte, non riusciva a sopportare il dolore, era come essere bruciati vivi. Cominciò a contorcersi sulla sedia, in preda a convulsioni, gridò, con tutto il fiato che aveva in gola e spalancò gli occhi, ormai completamente bianchi e assenti, al soffitto, chiedendo a Dio di poter morire presto per poter smettere di soffrire a quel modo. Dopo alcuni minuti in questo stato, finalmente, smise di muoversi e crollò il capo. Svenuto.

 

 

Si risvegliò due giorni dopo, ancora su quella sedia, ma con le cinghie slegate. Si sentiva stanchissimo, affamato, sporco e sudato, ma del dolore lancinante che aveva provato, nemmeno l’ombra. Non ricordava cosa era successo nell’intervallo di tempo che aveva passato addormentato, ma doveva aver corso parecchio o aver avuto la febbre a quaranta. Si guardò un po’ in giro e vide che, dietro il pannello di vetro, c’erano ancora gli uomini in camice.

-Ben svegliato, Dante.- gracchiò la voce metallica del solito uomo. Tutti i membri dell’ equipe sembravano felici, o almeno così sembrava dal sorriso che esibivano.

-Se non ce la fai a parlare, lì, davanti a te, ci sono un foglio e un pennarello. Scrivici quello che vuoi e noi te lo faremo avere.- l’unica cosa di cui sentiva il bisogno, in quel momento, era qualcosa da mettere sotto i denti. Raggiunse foglio e penna e tracciò il disegno di ciò che voleva, perché, chissà come, sembrava non ricordarsi i caratteri che si usavano per scrivere. Lo mostrò al vetro e si mise ad aspettare. Nonostante fossero un po’ spiazzati dalla richiesta del giovane, gli osservatori mandarono a prendere ciò che chiedeva. Di lì a poco, nella sala dove si trovava Dante, arrivò una guardia, che gli porse un cono gelato al cioccolato, alzando gli occhi al cielo e storcendo la bocca. Il ragazzo, con gli occhi che luccicavano, afferrò il dolce e lo rimirò affascinato. Quando la guardia uscì, uno sguardo furbo passò nei suoi occhi, l’equipe al di là dello specchio lo guardava preoccupata. Osservando quel gruppo di uomini in bianco con aria di sfida, Dante, si spiaccicò il gelato in testa.

-Andate via, bastardi! Io sono un fottuto unicorno!- urlò. Lo sgomento, tra gli uomini, era palese. Mentre il ragazzo continuava a urlare frasi senza senso e correva per la stanza con il cono schiaffato sulla fronte, uno degli uomini si avvicinò all’accompagnatore di Dante.

-Sembra che non abbia reagito molto bene la fase successiva alla mutazione, Colby.- l’uomo si girò a guardare il collega.

-Bè, almeno è la reazione meno pericolosa che si sarebbe potuta avere.- sospirò- Finalmente ne abbiamo trovato un altro. Ero stanco di veder morire ogni singola cavia-

 

 

 

- - - - - - - - - - - - - - -

 

 

Salve! ^^

Questa volta a parlare è CheshireCat_, ma preferisco essere chiamata solo Gatto :3 (coff… come se qualcuno mi chiamasse poi… coff).

Beh, che dire… Non abbiamo avuto nessuna recensione, cosa che a me, personalmente dispiace, perché sapete, ci tengo a quest’originale :3 PERO’ non capite male, non sto elemosinando recensioni, ci mancherebbe, però dai, muovete un po’ quelle ditina che avete :3

Questo Capitolo è stato scritto per la maggiore da Pika, quindi se dovete fare i complimenti fateli a lei… PERO’ se dovete dire che la parte in cui Dante si spiaccica il gelato in testa è stata fiqua, beh, ringraziate moi :3

Ora passiamo ai ringraziamenti:

Allora, solo a terry5, che ha messo questa storia fra le seguite. Yo grazie sistaH! Vorremmo sentire però la tua opinione con una recensione, ci accontenterai? *occhi dolci*

Hem, in questo capitolo è stato presentato Dante Silversword, che ho creato io ** Che dite vi piace? Vi piace vero? Vorrei saperlo! Oh, a me piace, la prossima volta vi farò vedere l’immagine a cui ho preso ispirazione, e vi innamorerete di lui!

Piccolo spoiler sul prossimo capitolo:

Dante incontrerà altri quattro ragazzi che come lui, sono sopravvissuti all’esperimento cui sono stati sottoposti!

Beh, non è tanto. Ma nemmeno io so come sarà il prossimo capitolo visto che lo sta scrivendo sempre Pika, si sono una grande sfaticata, ditelo.

Beh, meglio che chiuda questo angolino, prima che lo faccia più lungo del capitolo.

Io e Pika vi salutiamo e attendiamo con grande speranza una vostra recensione :3

Ola~

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Capitolo 3
*** 2 ***


                                2

                                                                “dei mostri come voi dove verranno accettati?”
 
 
- Scusa, ma perché devo stare legato? - la guardia gli rivolse uno sguardo duro.
- Non ti è dato saperlo. Pe ora gli ordini sono di tenerti legato -
- Non lo sai neppure tu, vero? - chiese con ironia. Il calcio del fucile della guardia gli colpì lo stomaco, facendolo ritrovare a terra.
- Finché restiamo su questo camion, tu, per me, sei un semplice condannato, chiaro? - gli sussurrò con disprezzo, tirandolo a sedere. Dopo essersi risvegliato, Dante, si era comportato come un bambino iperattivo per un paio di giorni e, visto che non c’era verso di calmarlo, avevano deciso di stenderlo con gas esilarante: aveva riso tanto da svenire. Non era qualcosa di cui andava molto fiero, ma non riusciva a togliersi dalla testa l’anormalità della cosa. Dopo aver passato un altro giorno incosciente, si era risvegliato, lo avevano ammanettato a mani e piedi, l’avevano caricato su quel camion ed erano partiti, senza una spiegazione. Certo, non gli dispiaceva cambiare aria, ma si sentiva strano. Da quando gli avevano iniettato quel siero si sentiva indifeso e vulnerabile, ma non solo; l’insana idea che gli era passata per la testa, lasciarsi morire, ora gli sembrava una follia; la colpa che si sentiva addosso ora era pura e semplice consapevolezza di aver fatto qualcosa di giusto. Insomma, si sentiva rinato a nuovi ideali, come se il lavaggio al cervello che aveva subito fosse sparito del tutto. Guardò il panorama che riusciva a scorgere dalla finestrella del camion: una sterpaglia sterile e bulla. Si erano allontanati da Jackson, ed anche di parecchio.
- Tra quanto arriviamo? - oltre alla sanità mentale, Dante, aveva ritrovato anche lo sprezzo del pericolo e la sua allegria. La guardia che prima lo aveva colpito, lo guardò truce, pronto per un altro colpo, mentre l’altro, sbuffò, spazientito.
- Tra meno di mezz’ora arriveremo al Big Machine - sul tettuccio del camion cominciò a tamburellare qualche goccia di pioggia.
 
Il carcere Big Machine era stato costruito successivamente all’insediamento della nuova Presidente: ultramoderno e impregnato di una cattiveria primordiale, era il più temuto da chiunque dovesse scontare una qualsiasi pena; se finivi al Big Machine non avevi scampo. Le guardie lo trascinarono fuori, sotto la pioggia, e, lo lasciarono ad altri due, molto più robusti dei carcerieri di Jackson, perfino le sue guardie sembravano esserne spaventate. Lo fecero entrare nel recinto del carcere, molto simile ad un monastero, con un cortile interno dove i condannati lavoravano e il resto delle sale distribuite intorno. Ma era stranamente vuoto. Non si sentiva nemmeno una mosca, sembrava che tutto fosse morto e vuoto e che, oltre alle guardie che lo stavano scortando, il carcere fosse disabitato. Eppure avrebbero fatto lavorare i detenuti anche sotto la pioggia, perché non c’era nessuno? Le guardie lo scortarono nelle stanze interne, non nelle celle, ma direttamente agli appartamenti dei dirigenti, fino ad una porta bianca. Gli tolsero le manette e le cavigliere e gli dissero di entrare, poi, sparirono. Dante, un po’ incerto, bussò e dischiuse la porta. Gli si presentò una sala d’attesa, l’ennesima, circolare, con ampie finestre, piante d’appartamento e poltroncine. All’interno c’erano altre quatto persone.
-Buongiorno…-esordì timidamente Dante, mentre otto occhi si posavano su di lui, per poi tornare a perdersi nel vuoto. Una ragazza, con i capelli biondi dalle punte verdi, continuò a tenere lo sguardo su di lui, forse anche perché era bagnato, ma poi anche lei tornò a guardarsi le unghie. Si sedette sulla prima poltroncina che trovò e si diede all’osservazione dei suoi compagni. Di fianco a lui, alle prese con una cerniera mal funzionante, c’era un ragazzo smilzo e un po’ pallido, con un paio di occhiali sulla punta del naso e i capelli rossi, sembrava il classico nerd. Affianco a lui, con in mano una rivista di moda, stava un’altra ragazza: lunghi capelli ondulati, fisico proporzionato, portamento nobile; sembrava stonare con l’atmosfera di rigore e monotonia di quella sala. Di fronte a lui c’era la ragazza che prima lo guardava, capelli lunghi, forse un po’ troppo. Rispetto all’altra ragazza, lei era robusta e dava l’impressione di essere una tipa abbastanza irrispettosa, forse, per il pesante trucco nero che le circondava gli occhi e le labbra pallide che luccicavano ai riflessi del lampadario. Affianco a lei c’era un tizio che dava l’aria di essere un normale ragazzo di una grande città, capelli biondi e lunghi, legati in una coda bassa, una mezza frangia incurata che teneva buttata a destra e qualche ciocca più lunga sfuggita alla coda, che cadeva ai lati del volto, un po’ di barbetta e il tipico abbigliamento da bad boy metropolitano.
L’atmosfera che si era creata non gli piaceva, c’era troppa tensione.
- Bè…il tempo sembra migliorare, che dite? - in quel momento un tuono vece vibrare i vetri. - Ah…mi sbagliavo… - e tornò nel suo mutismo, mettendo fine a quel patetico tentativo di conversazione. Anche se quest’imbarazzo non durò molto. La porta da cui era entrato, si spalancò, mostrando un uomo sulla quarantina, brizzolato e ben piantato, con indosso un camice.
- Buongiorno, ragazzi miei! - esordì allegro - Come avete trascorso il viaggio? Rilassante? Oppure le guardie non sono state molto educate? - All’improvviso, il ragazzo più normale si alzò.
- Perché ci avete portato qui? Che fine hanno fatto i miei compagni? - il tizio sorrise, accondiscendente.
- Dovrete fare solo degli esami, niente di che… -
- L’ultima volta che mi avete detto che erano ‘solo degli esami’, mi avete iniettato chissà cosa, i miei compagni sono spariti e io mi sono ritrovato qui - il tizio sorrise e tirò fuori dalla tasca del camice una pistola e la puntò sul ragazzo.
- Vuoi sapere perché sei qui, giusto? - e con uno strano ghigno fece fuoco, colpendo il ragazzo in pieno petto. I ragazzi nella stanza erano scioccati, non tanto per lo sparo, ma perché il ragazzo non era morto, ma lì, in piedi, che guardava la pallottola che gli era letteralmente rimbalzata addosso.
La ragazza dai capelli verdi impallidì. La pallottola cadde sul pavimento con un ticchettio sinistro. Dante si strofinò gli occhi, incredulo.
- C-che diamine…? - esclamò il ragazzo colpito.
- Ecco perché siete qui. Ora non siete più semplici detenuti, dopo quell’iniezione siete stati elevati di rango, siete stati portati ad un livello superiore. Ora siete, oltre che proprietà dello stato, anche una sua risorsa - disse il tipo in camice, con un sorrisetto - Dovrete solo imparare a gestirvi e poi potrete essere utili allo scopo per cui siete stati creati -
- Ci avete trasformati in cavie da laboratorio? - esclamò il tipo dai capelli rossi. –Modifiche a livello genetico…dovevo capirlo…ma non è contro i diritti dell’uomo? - Il professor Kuozz si girò a guardarlo.
- Diritti? Avete rinunciato ad essere considerati uomini quando avete infranto la legge, quindi non dovreste lamentarvi del trattamento che vi viene riservato, anzi, ringraziateci per non avervi ucciso - fece una pausa e passò lo sguardo sui ragazzi. - Ora venite con me - detto ciò si girò e proseguì per il corridoio. La ragazza dai capelli verdi emise un fischio. Invece il ragazzo colpito dalla pallottola cadde a terra ritto. Il dottor Kuozz tornò da loro e vedendo il ragazzo che si rialzava a fatica, rise un po’- Hehe, cose che capitano! - guardò gli altri - Quando si riprende venite tutti nella camera alla fine dei corridoio - e si girò ancora. I ragazzi, che erano rimasti tutti muti restarono così fermi a riflettere per un altro po’. La ragazza dai capelli verdi con fare mascolino tese la mano a quello per terra.
- Non mi piace vedere la gente a terra - quello a terra la guardò in faccia, ma non prese la mano.
- Eh? Non ti imbambolare dai! - la ragazza alzò gli occhi al cielo. La sua mano fu allora presa e lo alzò con forza.
- Safira - disse poi, - questo è il mio nome - continuando a stringere la mano al ragazzo che rispose -Andrew Havan - e si lasciarono le mani.- Il rosso li fissò e poi disse:
- Jeremy Scribbleman -
Dante si sedette - Slversword Dante -
La mora sbuffò, mentre tutti la guardavano, aspettando che anche lei si decidesse a pronunciare il suo nome.
- Daphne SaintMichael -
Jeremy, notando che Andrew s’era ripreso, si avvicinò alla porta da dove era uscito il dottor Kuozz - Allora? Vogliamo andare a vedere cosa sta succedendo? -
Dante si alzò pronto, annuì con vigore si diresse verso la porta, spostò Jeremy, che gli rivolse un uno sguardo di traverso da dietro gli occhiali, e seguì spedito il corridoio.
Safira fece un verso di disprezzo- Ma chi si crede di essere quello? - e lo seguì.
Gli altri si limitarono ad uscire assieme, così rimasero bloccati sull’uscio e a strattoni riuscirono ad liberarsi.
 
Il dottor Kuozz li stava aspettando in uno studio completamente bianco. Dante si chiese come in tutto il tempo passato lì non fosse impazzito. Sembrava una stanza di contenimento per pazzi, dopo un po’ lì dentro tutti avrebbero dato di matto.
- Ehi ragazzo, tutto bene? Ti sei ripreso? - chiese Kuozz ad Andrew che annuì leggermente guardando a terra. - Sedetevi, su - e gli indicò cinque sedie, tutte bianche. I ragazzi si sedettero titubanti, tutti tranne Jeremy, che fisso il dottore, sovrappensiero,- Potrebbe spiegarmi perché? Insomma, il motivo di questa mutazione genetica, perché solo noi…questo, questo siero, è talmente potente che distrugge la metà degli individui testati, a che scopo, quindi, lo state sperimentando? -
Il dottore, avvicinò la sua sedia alla scrivania, anch’essa bianca - Se mi fai la cortesia di sederti e calmarti, cercherò di fugare ogni tuo dubbio, altrimenti… - poi aggiunse con tono più basso – Sai, ho guardie addestrate a competere con mostri come voi -. In quel momento Daphne puntò uno sguardo sprezzante sul dottore- Mostri…? - mormorò. Dante sussultò sulla sedia, incredulo, sentendo quella parola. Come un rigetto, non sentiva di dover essere considerato tale, ma doveva capirlo, lo era, era un mostro, come quelli nei film, con l’unica differenza che loro lo erano solo per finzione.
- Dicevo… - continuò Kuozz appoggiandosi liberamente sulla poltrona girevole e incrociando le dita - Due, tre mesetti fa, la Rani ha notato, per Grazia di Iddio… - sollevò gli occhi al cielo - che le carceri erano piene. Come saprete anche voi, ultimamente i delinquenti si sono moltiplicati, nessuno capisce più le regole, al giorno d’oggi! - disse ridendo.
Corrotto! pensò Dante, Le leggi di oggi non sono tali, sono pazze!
- Comunque, sapete, la campagna contro la Germania ci sta prendendo da troppo. Pensavamo fosse facile e invece…come credo che tutti voi sappiate, la Germania, dopo la Seconda Guerra Mondiale, ha avuto l’obbligo di non potersi armare, quindi tutti pensavano che l’avremmo sconfitta subito, invece si sono messi in mezzo quei bastardi dei francesi, dicendo che stavamo ricadendo nell’errore, blaterando di pace, libertà e principi che al giorno d’oggi non valgono più…devono morire tutti questi europei…ma non perdiamoci in chiacchiere. Dicevo, la Rani ha avuto la brillante idea di risolvere ben due problemi in una sola mossa: il sovraffollamento delle carceri e il fronte europeo immobile da mesi. In poche parole ha voluto usare il Virus RVII, creato artificialmente bombardando di radiazioni un retrovirus a doppio filamento di DNA, sai cos’è, vero quattrocchi? -
Jeremy si aggiustò gli occhiali – Certo. Il retrovirus a doppio filamento di DNA, retrovirus del gruppo VII in poche parole, appartiene alla famiglia degli Hepadnaviridae e degli Caulimoviridae. Quando entra nel citoplasma diventa tutt’uno col genoma dell’ospitante, e il DNA viene usato per produrre RNA che a sua volta serve per le proteine virali e quindi per la riproduzione del retrovirus, ritrasformando poi l’RNA in DNA -
- Ottimo! - esclamò il dottore - Ma, essendo stato modificato tramite radiazioni, il retrovirus, non fa solo questo: nel momento in cui l’RNA deve ritrasformarsi in DNA il retrovirus modifica le caratteristiche base del DNA dell’individuo, quindi potrai anche capire che il vostro potenziale è in continua crescita. Ci vorranno settimane per potervi definire progetti perfettamente compiuti. In questo momento il retrovirus dentro di voi sta modificando costantemente il vostro DNA, fino a quando il sangue non sarà completamente rivoluzionato -
Gli altri ragazzi, che a stento seguivano il discorso, sembravano parecchio spaventati. Si potrebbe dire, in termini più semplici, che l’iniezione fatta giorni prima abbia portato dentro i loro corpi un virus che lentamente li trasforma in mostri da guerra.
- Però c’era un problema, non sapevamo se avrebbe veramente funzionato, perché l’abbiamo testato su parecchie cavie: i topi non riuscivano a sostenere neanche l’iniezione, i cavalli morivano dopo uno, due giorni senza mostrare nulla di strano, solo le scimmie avevano dato dei risultati minimamente soddisfacenti; anche resistendo solo una settimana, durante questo lasso di tempo sembravano sviluppare un’intelligenza molto più evoluta. Quindi abbiamo pensato di testarlo sui carcerati, così, se malauguratamente il virus non avrebbe fatto il lavoro per cui è stato creato, almeno avrebbe pulito le carceri piene. Be’, in effetti, così è stato, nessuno ha retto il Virus che invece di modificare ha letteralmente divorato il DNA della maggior parte degl’individui. Voi siete gli unici a essere sopravvissuti al Virus. Reputatevi fortunati, oppure, meglio ancora, migliori, rispetto agli altri voi siete fisicamente più forti, no?-
- Io non sarei così felice… - mormorò Andrew - Felice di essere un mostro? Di essere schiavo di Dogma? -. Dante guardò il compagno, peraltro seduto alla sua destra, con ammirazione, aveva avuto il coraggio di chiamare per nome la Rani, la loro Dittatrice.
Kuozz si sporse dalla scrivania per avvicinarsi al biondo - Io non farei così lo spavaldo, chiamando così la nostra Rani - Si riappoggiò alla poltrona - Ora, come ho già detto voi siete proprietà dello Stato, che voi lo vogliate o no. Quindi, quando sarà il momento sarete i primi sul campo di battaglia e porterete la gloria a questo Paese. Diventerete i membri più importanti dell’esercito! Ognuno di voi avrà un assetto di cento uomini, la gente vi acclamerà come eroi, scriverete la storia dei vincitori! Questo non vi fa fremere? -
- No - Dante era freddo gli occhi semichiusi che fissavano il dottore. Lui era stato fra le prime linee in guerra, aveva avuto un assetto di uomini e il ripetersi di tutto ciò non gli faceva altro che schifo, l’odio verso quelle persone che l’avevano accusato di tradimento, solo per aver aiutato un gruppo di uomini e le loro famiglie. Ora che ci pensava, il dottor Kuozz poteva essere uno dei suoi accusatori. Se ora stava fremendo, era per l’odio per quell’uomo, e se veramente ora era un mostro, se veramente aveva dei “poteri” come quello andava profetando, non gli sarebbe costato nulla alzarsi ed ammazzarlo. Ma non lo fece, Non è il momento, a tempo debito si disse.
Il dottore, facendo finta di non sentire l’acida risposta del ragazzo chiuse gli occhi e continuò - Ora però, c’è un piccolo problema. Cioè, noi studiosi pensiamo che il comportamento del retrovirus cambi a seconda del DNA che gli si presenta davanti. In poche parole, non avrà su tutti lo stesso effetto, ognuno avrà una caratteristica diversa dall’altro. Quindi avrete da fare altri esami, per dirottare bene il retrovirus in tutto il corpo e per studiare la caratteristica fisica o psicologica che quest’ultimo vi ha modificato. Inoltre avrete due mesi di allenamenti, fisici e psicologici per prepararvi bene alla guerra. Avrete a vostra disposizione un personal trainer che vi seguirà passo per passo e registrerà ogni vostro miglioramento ed evoluzione. Intesi? -
I ragazzi annuirono, non molto entusiasti però, si alzarono tutti, pur non sapendo cosa fare dopo.
Daphne guardò pensierosa il dottore - Non abbiamo scelta, vero? -
Il dottor Kuozz sorrise benevolo - Se pure guadagnereste la libertà, dei mostri come voi, dove verranno accettati? - e detto ciò li congedò – Qui fuori ci sono delle guardie, seguitele senza opporre resistenza, vi porteranno nell’ala dove passerete questi due mesi. Mi raccomando, senza opporre resistenza. Insieme al Virus RVII abbiamo anche creato un siero in grado di farlo impazzire, così che divori il vostro DNA. Basta una pallottola a base di siero e voi passerete all’altro mondo -
I cinque uscirono senza dire niente, in quel preciso momento tutti avevano capito come stavano i fatti, avevano capito la loro posizione sociale.
- Le nostre vite sono completamente stravolte, cioè, la normalità per noi, non esisterà più - mormorò Safira mentre si incamminavano accompagnati dalle guardie, guardando il soffitto.
Andrew continuò a camminare - Renderemo questa la nostra normalità



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Salve gente :3
Hahahahaa avevamo promesso un capitolo a settimana e invece non aggiorniamo da parecchi mesi hahahaa
*fa un minuto di vergogna*
Be’, non saprei che dire lol Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, perché ho dovuto studiare un bel po’ di scienze per ,sto fatto dei virus dei retrovirus ecc.
E spero anche che i personaggi presentati vi piacciano :3 Io e Pika ci abbiamo messo anima e corpo per definire il loro aspetto e il loro carattere (ma io non mi ricordo bene il carattere dei miei pg ç.ç)
In questi due capitoli la descrizione si incentra sui pensieri di Dante, come se il vero protagonista fosse lui, ma non è così, dal prossimo capitolo la descrizione sarà diciamo neutrale.
Spero che apprezziate questo capitolo e la trama in generale :3
Grazie per aver letto! *sbaciucchia tutti*

 
Buonsalve, parla Pika!
Oltre al discorso di Cheshire non è che si possa dire molto sul capitolo o sul nostro ritardo, quindi mi limito ad aggiungere una curiosità:
vista la carenza di fantasia per il titolo del capitolo, la prima opzione era stata ‘Mostro c’iu chiamm a sorta (‘Mostro ci chiamerai tua sorella’)’ o al limite la registrazione del mio latrato disperato dopo l’ennesima testata data al muro in cerca d’ispirazione.
Un’ultima cosa: a differenza di Cheshire io ricordo il carattere dei miei personaggi, e Jeremy NON è un nerd/sfigato/secchione come può sembrare, è solo un piccolo psicopatico incompreso(più o meno come Daphne):3
Bene, abbiamo finito, alla prossima!
Pika&Cheshire
 

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