Ballo in maschera

di Little Redbird
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prime impressioni ***
Capitolo 2: *** Preparativi ***
Capitolo 3: *** Attimi di follia ***
Capitolo 4: *** Come cambia una vita ***
Capitolo 5: *** Dolce più della vendetta ***
Capitolo 6: *** Nuove conoscenze ***
Capitolo 7: *** Conseguenze ***
Capitolo 8: *** Si chiama signor Honeycutt!!! ***
Capitolo 9: *** Bentornata Bestia ***
Capitolo 10: *** Cos'è successo? ***
Capitolo 11: *** Scoperte ***
Capitolo 12: *** Baciami, Damon! ***
Capitolo 13: *** Lui non è per te… e che mi frega? ***
Capitolo 14: *** Riconciliazioni e tradimenti ***
Capitolo 15: *** Qualcosa non quadra ***
Capitolo 16: *** Bello senz'anima ***
Capitolo 17: *** Sacrificio (?) ***
Capitolo 18: *** L'amore non muore mai ***
Capitolo 19: *** La Bella addormentata ***
Capitolo 20: *** Cena in famiglia ***
Capitolo 21: *** Dirglielo o non dirglielo? Questo è il dilemma. ***
Capitolo 22: *** Geloso io? Ahahahah. Sì. ***
Capitolo 23: *** L'amore può tutto ***
Capitolo 24: *** Anche i dannati amano ***
Capitolo 25: *** Principessa guerriera ***
Capitolo 26: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prime impressioni ***


Copertina by sweet_ebe

Un ballo. Niente di più scontato. Anzi, qualcosa di più scontato c'era: un ballo in maschera. A volte era bello approfittare delle ragazze lasciate dalle mamme in balìa dei gentiluomini presenti alle feste, ovviamente con il solo scopo di maritarle; ma quelle volte erano balli organizzati in grandi città, Londra, Milano, Venezia, non in un paesino provinciale a chilometri di distanza da Napoli.

Di sicuro quella sera non ci sarebbero state ragazze dai lineamenti classici e dai vestiti d’alta moda, pensò sconsolato il ragazzo dagli occhi neri.

Eppure, aveva dovuto accontentare il suo fratellino, Stefan, che era sto obbligato dalla bellissima Elena a partecipare a quello stupido ballo di campagna.

Damon e Stefan Salvatore si erano fermati a Santa Maria del Castello per trascorrere l’estate in un paesino tranquillo, accompagnati ovviamente dalla neo sposa del minore dei fratelli. Si erano ritrovati però, in uno sperduto paesino fin troppo tranquillo; in realtà era di più una specie di lunga strada che finiva con un dirupo. Alla destra della strada principale di Santa Maria del Castello -l’unica strada- si trovavano una cinquantina di case non troppo grandi, ma pulite e ben mantenute. A sinistra c’erano centinaia di ettari di terra con alberi e piante di ogni genere, la maggior parte degli abitanti di quel paese, infatti, era proprietario di suddette terre ed alcuni di loro erano anche molto ricchi, ma nessuno degno di nota per Damon Salvatore. La cosa che però era riuscita a trattenerli lì era il paesaggio mozzafiato al di là del dirupo.

Il mare, il magnifico mare della provincia napoletana, si stendeva a perdita d’occhio davanti ai suoi occhi e il sole di colore rosso sangue, tipico del tramonto, si tuffava beato tra le onde di quella meraviglia blu. E sulla destra la sagoma del Vesuvio si stagliava sullo sfondo del cielo che si scuriva a mano a mano che il sole scompariva nel mare. Questo era il vero motivo per cui Damon Salvatore, vampiro sanguinario e cacciatore di vergini, si trovava ancora lì: lassù, davanti a quello spettacolo immenso, si sentiva il padrone del mondo, era come se il mare e tutte le creature che ci vivevano si fossero inchinate ai suoi piedi.

Si stava perdendo in sciocchezze romantiche, si ammonì. Avrebbe fatto meglio ad andare a casa a cambiarsi per il ballo, non voleva certo far aspettare tutte quelle dolci fanciulle indifese, era un gentiluomo, dopotutto. Un vampiro, ma pur sempre un gentiluomo.

Sì, Damon era morto qualche decennio prima, ucciso dal suo stesso fratello, d’altronde, anche lui l’aveva ucciso. Tutto ciò per l’adorabile, bellissima Elena. L’avevano conosciuta a Firenze e se ne erano perdutamente innamorati, ma la ragazza non aveva le idee molto chiare e aveva convinto i due fratelli di amare entrambi allo stesso modo, gli aveva svelato di essere un vampiro e aveva scambiato il sangue con entrambi, ma quando poi aveva scelto Stefan i due ragazzi avevano cominciato a litigare, arrivando alle spade, condannandosi così alla vita eterna. Ma questa è un’altra storia.

Era arrivato alla porta di casa quando aveva colto un’ombra con la coda dell’occhio, un colore, qualcosa di rosso, più rosso del sole che andava a fuoco, si girò per trovarsi a guardare una figura snella, di corporatura esile che si affrettava verso di lui. Il vestito verde pallido che indossava le si attaccava alle gambe mentre correva, donando a lui una straordinaria prospettiva delle sue forme; inoltre la ragazza alzava i bordi delle gonne per riuscire a correre senza inciampare.

L’avvicinò.

E quella fu la cosa più giusta che avesse fatto in tutta la sua vita, ma lui ancora non lo sapeva.

 

 

Bonnie McCollough, diciassette anni, un metro e cinquantotto centimetri di altezza, fisico snello e capelli rosso fuoco correva verso casa in tutta fretta.

Come aveva fatto a fare così tardi? Il tempo a casa della cara Meredith era volato, non si era accorta di quanto fosse tardi fin quando non era arrivata la madre della sua amica per controllare che la figlia si stesse preparando per il ballo. Sua madre sarebbe andata fuori di testa, ne era sicura. Da quando erano rimaste solo lei e la sorella Mary ad essere zitelle, era diventata paranoica, cercava in tutti i modi di maritarle al più presto e da quando erano arrivati i fratelli Salvatore non la smetteva di fare congetture, era convinta che Mary, con il suo fascino di donna bene educata avrebbe conquistato il maggiore dei fratelli, ma Mary, a quanto pareva, era di tutt’altro avviso. Diceva di aver incontrato il suddetto ragazzo e di aver avuto quasi paura di lui. Lo descriveva come un uomo scontroso e inquietante, che non ti faceva mai capire quando fosse serio e quando, invece, ti prendeva semplicemente in giro.

Bonnie non aveva ancora avuto l’onore di incontrare questo Damon, mentre aveva incontrato Stefan ed Elena, due persone dolcissime e di piacevole compagnia, aveva quindi dedotto che la visione di Mary, riguardo all’altro fratello, fosse esagerata.

Oh, speriamo che la mamma sia troppo affaccendata a prepararsi!, pensò, preparandosi però mentalmente alla ramanzina che l’aspettava.

Casa sua non le era mai sembrata così distante da quella di Meredith, e più correva, più le sembrava di non riuscire a raggiungerla, e quando era solo a tre case di distanza ecco che sbuca un’ombra nera alla sua destra, vicinissima.

Si fermò, il cuore in gola, il respiro affannato dalla corsa e peggiorato dallo spavento.

Un uomo sui vent’anni, completamente in nero, capelli e occhi compresi, le si parò dinanzi e la salutò.

Era vestito in modo elegante, sofisticato. Un uomo che gira per il mondo non può non vestire alla moda. La camicia di un bianco immacolato era l’unico altro colore, altre al viso e alle mani, in quell’uomo fatto di mezzanotte.

<< Buona sera, signorina >> le disse cordialmente.

È lui? Si chiese, all’improvviso si era dimenticata di andare di fretta.

Si posò una mano sul cuore. << Mi avete spaventata, signore >> disse circospetta.

Lui la guardò per un istante, poi rispose: << Sono mortificato, spero mi perdoniate per la mia sfacciataggine, ma vi ho vista correre e pensavo fosse successo qualcosa di brutto >>.

<< Sono solo di fretta, ma vi ringrazio per esservi premurato di accertarvi che stessi bene >>

<< È un piacere servirvi. Siete lontana da casa? Vi serve un passaggio? >> domandò con un lampo di malizia negli occhi. Quegli occhi.. avevano qualcosa che non le faceva distogliere lo sguardo, attiravano inevitabilmente la sua attenzione, attiravano il suo sguardo e poi lo imprigionavano, scavando nella sua anima, per un attimo di pura follia pensò che ci riuscissero. Non aveva mai visto degli occhi così intensi, e così neri! Neri come la mezzanotte, come l’oscurità che calava sui tetti delle case.. L’oscurità.. Oh, no! Era tardi, doveva proprio andare.. E allora si ricordò che non aveva ancora risposto alla sua domanda, ecco perché ti guarda così intensamente! Rispondigli! Qual era la domanda?

<< Oh, no, non preoccupatevi. Abito solo a tre case di distanza. Ora devo proprio scappare, è stato un piacere conoscervi.. Beh, presumo che siate il signor Salvatore >>

Lui sorrise. << Perdonate la mia scortesia. Sì, sono Damon Salvatore. E voi siete la signorina..? >>

<< McCollough. Bonnie McCollough. >>

<< Oh, siete la sorella della signorina Mary? >> chiese meravigliato, anche se, se ci rifletteva, c’era una certa somiglianza tra le due.

<< Si, mi ha detto di avere fatto la vostra conoscenza. Ora dovete scusarmi ma devo veramente scappare. Buona sera, signor Salvatore >>

<< Non vi trattengo oltre, allora. Buona sera, signorina McCollough .>>

Lei si allontanò, pronta ad alzarsi le gonne per ricominciare a correre, quando si sentì richiamare.

<< Signorina McCollough? >> il suo cognome non le era mai sembrato così bello.

<< Si? >>

<< Questa sera sarete al ballo della signora D’Urso? >>

<< Si >>

<< Ci rivedremo tra poco, allora. Spero mi concediate almeno un ballo >> le disse con un sorriso sghembo che le mozzò il fiato.

<< Se mi riconoscerete tra tante ragazze in maschera, sarò lieta di accontentarvi >> rispose maliziosa.

<< A stasera, allora >>

Lei fece un mezzo inchino e corse via, non poteva ritardare di un altro secondo o non sarebbe stata presentabile per il ballo. Non aveva mai avuto così tanta voglia di andare ad un ballo, rifletté.

Damon la guardò allontanarsi in tutta fretta. Gli aveva lanciato una sfida, lui l’aveva accettata volentieri. Quella ragazza di fuoco -era quello che gli era sembrata, con i capelli di fiamma, le guance rosse per la corsa e l’imbarazzo, e le labbra color fragola- credeva davvero che non l’avrebbe riconosciuta solo perché sarebbe stata mascherata? Se non l’avesse riconosciuta per i lunghi capelli rossi, l’avrebbe sicuramente riconosciuta per il suo profumo di frutti di bosco. I canini premettero contro le gengive per venire fuori, avrebbe avuto il suo sangue. Quella notte stessa, si ripromise.

 

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Capitolo 2
*** Preparativi ***


Ecco il secondo capitolo, ho appena finito di scriverlo. Spero vi piaccia.

2. Preparativi

 

Aveva ricevuto solo un’occhiataccia. Un’occhiataccia che l’aveva terrorizzata a morte, ma poteva ritenersi fortunata, sua madre non l’avrebbe uccisa quella sera, non dopo tutti i preparativi già organizzati.

Corse su per le scale diretta nella camera da letto che condivideva con sua sorella. Mary si stava vestendo, aiutata da una cameriera e dalla signora Flowers, la loro governante.

La signora Flowers era una donna sulla sessantina, con un fisico asciutto e capelli sale e pepe sempre raccolti in due crocchie ai lati della testa, i suoi occhietti azzurri erano vispi e non si lasciavano sfuggire niente. La donna era stata balia di tutte e quattro le sorelle McCollough, le aveva cresciute con grande affetto e le ragazze si erano affezionate tanto a lei al punto di chiedere alla madre di continuare ad averla in casa, nonostante avessero raggiunto un’età in cui non necessitavano più delle cure di una balia. Così, la signora McCollough, in uno dei suoi rari momenti di buon umore, aveva accolto con non troppa irritazione la richiesta delle sue adorate figlie, acconsentendo così alla permanenza della donna in casa loro, a condizione che non si occupasse più a tempo pieno delle ragazze ma che prendesse le redini delle faccende domestiche e si occupasse dei servitori. La signora Flowers aveva acconsentito con immensa gioia, essendosi ovviamente affezionata alle giovani donne che aveva tirato su con tanto impegno.

Bonnie era davvero affezionata all’anziana donna, lei era molto piccola quando la sua famiglia si era trasferita a Santa Maria del Castello, doveva avere avuto qualche mese, ma le sue sorelle erano sconvolte dai tanti cambiamenti, soprattutto avevano trovato difficoltà con la lingua -i dialetti erano stati uno strazio-, ma si erano integrate abbastanza bene fin da subito, grazie soprattutto alla signora Flowers che le aveva incoraggiate ad imparare l’italiano dicendo loro che se una donna di quarantatre anni riusciva ad imparare una nuova lingua ce l’avrebbero fatta benissimo anche due adolescenti ed una bambina.

Bonnie si riteneva molto fortunata poiché aveva potuto imparare sia l’italiano che l’inglese fin dalle prime parole.

La governante la stava guardando mentre lei si sfilava gli indumenti, a volte il suo sguardo le metteva soggezione, le sembrava che riuscisse a scrutare nei suoi pensieri più intimi… all’improvviso si ricordò di qualcun altro che le aveva fatto provare quella stessa sensazione non più di dieci minuti prima. Le sue guance si colorarono. Quel ragazzo era davvero bello, non riusciva a capire come facesse ad essere così… perfetto.

<< Come mai sei così in ritardo, Bonnie? >> la voce della signora Flowers la ridestò dai suoi pensieri, Bonnie si accorse vagamente che le stava parlando in modo informale. << È forse successo qualcosa alla cara Meredith? >>

<< Oh, no. Meredith sta bene, ci eravamo completamente dimenticate di guardare l’ora >>, esitò per un attimo, prese coraggio e continuò: << Mentre tornavo a casa ho avuto il piacere di conoscere il signor Salvatore >> disse con tono indifferente.

Mary, seduta davanti allo specchio con la cameriera che le acconciava i capelli, la guardò di traverso. << Come ti è sembrato? >> le chiese.

<< In effetti è una persona molto affascinante, ma anche molto piena di sé >> rispose ricordando gli sguardi maliziosi che le aveva lanciato.

<< Il signor Salvatore e suo fratello saranno al ballo questa sera, vero? >> chiese la signora Flowers.

Bonnie si immerse nella tinozza di rame riempita con acqua calda e lasciò che fosse Mary a rispondere. << Sì, ci saranno. Elena mi ha confidato che non si sarebbe persa per nulla al mondo un ballo in maschera, e poi la signora D’Urso non poteva non invitare il nuovo scapolo più ambito di Santa Maria del Castello. Ed inoltre sembra che i due fratelli adorino partecipare ad eventi mondani. >>, rispose infatti questa.

<< Di sicuro gli piace che tutte le donne importanti del paese gli corrano dietro come galline impazzite! >>. Tre paia di occhi si posarono increduli su di lei. L’aveva detto ad alta voce? Credeva di averlo solo pensato. Di solito si teneva per sé i commenti taglienti, sua madre le avrebbe fatto tagliare la lingua se avesse sentito cosa aveva appena detto. La signora McCollough non aveva mai visto di buon occhio l’amicizia tra la sua figlia più giovane e la signorina Meredith Sulez, la figlia del ricco mercante di stoffe -per quanto fosse bella e ricca- aveva la lingua più tagliente di una spada e aveva notato che la piccola Bonnie provava un affetto quasi morboso verso l’amica e viceversa, erano sempre insieme, sempre pronte a difendere l’altra da accuse ingiuste, e Bonnie rispondeva con sempre più sarcasmo alle domande fattele dalla madre.

Mary salvò la situazione facendo finta che la sorella minore avesse fatto un normalissimo commento. << Di certo sono uomini di bell’aspetto >> disse, << ma sono ancora convinta che il signor Salvatore sia un uomo inquietante, con quegli occhi così neri >> rabbrividì.

<< Anche tu l’hai trovato inquietante, tesoro?>> le chiese la signora Flowers mentre l’avvolgeva in un panno di lino per farle asciugare il piccolo corpo.

<< Non inquietante, solo… oscuro… ma in modo affascinante >> disse arrossendo di nuovo.

La donna la guardò seria. << L’oscurità è il luogo in cui le ombre si nascondono più facilmente, è il luogo dove vivono tutte le creature della notte >>

Bonnie la fissò a bocca aperta. Cosa intendeva dire? Ma non ci fu il tempo di chiedere, sua madre fece irruzione nella camera e cominciò ad urlare di fare in fretta, il ballo sarebbe cominciato tra un’ora.

 

 

I fratelli Salvatore ero pronti da un bel pezzo. Aspettavano, seduti nel salottino del primo piano, la comparsa di Elena che era ancora in camera sua, circondata da un folto gruppo di domestici, intenta a prepararsi.

<< Come mai sei così silenzioso, Damon? >> gli chiese improvvisamente Stefan.

<< Sto pensando a come ucciderti >> rispose sarcastico.

<< Hai dimenticato di averlo già fatto? >> domandò l’altro con un sopracciglio alzato.

<< Oh, no. Ho bene inciso nella memoria il ricordo di quel giorno, ma per qualche assurda circostanza, sei ancora qui >> sorrise beffardo.

<< Non vuoi proprio dirmi cosa stai architettando? >>

<< Non sto architettando nulla, fratellino, lo giuro. Stavo solo pregustando il divertimento che ci aspetta questa sera. Ma dimmi, cosa sai di questa signora D’Urso? >>

Stefan lo guardò di sbieco, era sicuro che quello fosse un modo per sviare le sue domande, ma lo accontentò rispondendo brevemente. << La signora D’Urso è la donna più ricca del paese, dovrebbe avere più o meno cinquant’anni. È sempre lei ad organizzare i ricevimenti con più invitati, le piace impicciarsi dei fatti altrui e spettegolare. Non so altro >>

Damon stava per rispondere in modo sagace ma lo sguardo perso di suo fratello gli suggerì che dietro di lui era comparsa Elena. Si alzò dal divano, imitato dal fratello che andò in contro alla donna.

<< Sei uno spettacolo, Elena. Come sempre >> le disse malizioso Damon, ma lei lo sentì appena, Stefan le stava sussurrando qualcosa all’orecchio, e questo qualcosa doveva essere davvero poco casto visto il leggero rossore che si diffondeva sulla sua pelle diafana da vampira.

Elena era quel tipo di donna che ti faceva partire il cuore in una danza sfrenata, già dal primo sguardo e quella sera era davvero magnifica. Il vestito che aveva scelto per quella serata era dello stesso blu intenso dei suoi occhi, ricamato con motivi in oro che riportavano l’attenzione sui suoi capelli, la gorgiera era di un bianco quasi simile alla sua pelle e la sopravveste con il piccolo strascico riportava lo stemma del casato dei Salvatore. Uno spettacolo per gli occhi. La ragazza indossò la sua maschera blu, segno che erano pronti per partire. Damon li guardò avviarsi verso la porta, suo fratello aveva deciso di intonarsi alla sua donna, vestendo di blu. Il maggiore dei Salvatore si chiese perché avesse scelto per sé un vestito rosso, e subito il ricordo di mille boccoli di quel colore invase la sua mente. Sarebbe stato un ballo memorabile. Lo sentiva.

 

 

 

 

 

 

Per prima cosa voglio ringraziare tutti quelli che hanno recensito il primo capitolo, che hanno aggiunto la storia tra le preferite e le seguite. Grazie!

Ora voglio spiegare alcuni punti

-Come si è notato Elena ha fatto la fusione con Katherine. (devo smettere di vedere dragon ball)

-Elena ha scelto Stefan

-Damon l’ha già accettato.

-La signora Flowers è la governante di casa McCollough, spero vi piaccia come idea, scoprirete poi il perché di questa decisione.

Vi sarete chieste: “Ma perché ha scelto Napoli?” beh, innanzitutto, per me, Napoli è la città più bella del mondo, poi perché sono napoletana, e poi perché Santa Maria del Castello è davvero il posto fantastico che ho descritto nel primo capitolo, magari nel ventunesimo secolo è un po’ più moderna ma è bella lo stesso, ma soprattutto perché i nostri bei vampiri sono italiani, non vedo perché avrebbero dovuto andarsene subito in America.

Beh, baci baci, Little Redbird.

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Capitolo 3
*** Attimi di follia ***


3.  Attimi di follia

È inutile fuggire dall'amore
 perché quando decide di bussare alla tua porta
anche se non apri
troverà sempre il modo di entrare e di far battere il tuo cuore
ruberà i tuoi pensieri e le tue emozioni,
non avrai più via di scampo,
sentirai il tuo cuore battere a mille,
ti farai mille domande
ma la risposta sarà sempre la stessa
non c'è un perché
non c'è nessuna spiegazione logica
t'innamori e basta.



L’intera casa della signora D’Urso era gremita di persone. Da quando il signor D’Urso era morto sua moglie aveva dato, e continuava a dare, feste di ogni genere, balli, pranzi, cene e ricevimenti vari. La scusa ufficiale era che non voleva restare sola in una casa tanto grande, mentre il vero motivo era che così facendo avrebbe potuto conoscere più facilmente, e senza dare nell’occhio, tutti gli uomini che erano in paese o che sarebbero arrivati. La gentildonna -ella era convinta di esserlo- aveva un vizio, un vizio capitale: la lussuria. Accalappiava uomini di ogni genere: belli, brutti, giovani, vecchi, non le importava chi fossero e cosa facessero, le interessava solo il piacere che le davano. Non aveva bisogno di un amante che la mantenesse, era ricca grazie al povero marito morto e cornuto, semplicemente non riusciva a smettere, e da quando aveva saputo che sarebbero arrivati due giovani e attraenti fratelli non aveva potuto fare a meno di organizzare quella messa in scena per scoprire se almeno uno dei due sarebbe andato a letto con lei. Gli uomini del paese, ahimè, scarseggiavano.

Bonnie si ritrovò catapultata nell’atrio di casa D’Urso, non ricordava come ci fosse arrivata, ricordava di essere salita in carrozza insieme a sua madre e sua sorella e di essersi persa nel ricordo di due splendidi occhi neri. Si era chiesta che cosa avrebbe fatto se l’avesse visto accompagnato da qualche bella donna, poi se l’era immaginato mentre danzava al centro della pista, chissà quale maschera avrebbe indossato?
Si era ripresa di colpo, grazie alla brezza primaverile che le era arrivata sul viso appena uscita dalla carrozza.
L’avrebbe riconosciuta tra tanta gente? Se non lo avesse fatto, avrebbe avuto lei il coraggio di avvicinarlo? In tal caso avrebbe perso la sfida e avrebbe dovuto ballare con lui ma qualcosa le suggeriva che non avrebbe esitato a calpestare il proprio orgoglio per qualche minuto tra le sue braccia. Le sue guance si soffusero di colore, ma che pensieri faceva? Quell’uomo l’aveva scombussolata in soli due minuti di chiacchierata, come avrebbe fatto a reggere per un’intera serata?
La loro ospite andò loro in contro.
<< Mia cara Jane >> fece, rivolta alla signora McCollough che la salutò con la mano. << Ralph, non è ancora tornato da quell’arpia di sua madre? >>
Bonnie si chiese come si permettesse di parlare così di sua nonna, ma ovviamente quella era Amelia D’Urso, la donna più pettegola della città, loro ospite per quella sera. Si costrinse a sorridere e la salutò garbatamente.
<< Oh, Mary, splendida Mary! Stasera hai superato te stessa. Sei un incanto >> disse la signora a sua sorella.
In effetti Mary era davvero meravigliosa. Indossava un abito viola scuro con cuciture in oro e una maschera viola le copriva gli occhi, la sua figura slanciata terminava con la chioma color mogano con sfumature rosse acconciata in un’elaborata acconciatura e coperta da una retina dorata. Bonnie aveva preferito non indossare la retina perché sapeva che da un momento all’altro i suoi riccioli sarebbero sbucati fuori da ogni buchino dell’accessorio, sembrando spettinati, aveva invece deciso di farseli acconciare in una semplice pettinatura alta che metteva in risalto il collo magro.
<< Anche voi state molto bene >> rispose educatamente Mary.
Molto, molto educatamente. La signora D’Urso aveva un vestito blu  con una scollatura a dir poco scandalosa. In fin dei conti era stata una bella donna e a dimostrarlo c’era la lunga lista di amanti che aveva stilato negli anni. La sua figura era magra ma con forme piene, soprattutto il seno, che attirava gli uomini come api al miele. Gli occhi marroni erano sempre languidi, in una ricercata espressione di finta noia, mentre ascoltava tutti i discorsi della gente intorno a lei.
<< Grazie, cara. E tu, Bonnie? Oh, tu sei sempre come una ventata d’aria fresca >>.
Bonnie fece un mezzo inchino, nonostante la donna non le fosse superiore di rango.
<< Vieni, Jane, lasciamo divertire le ragazze >>. La signora D’Urso prese a braccetto la sua amica e la portò nel salottino dove le signore si ritrovavano per spettegolare.
Bonnie si rilassò e cercò Meredith con lo sguardo. La trovò un po’ più in là, vicino a sua madre e si avvicinò, dimenticandosi di sua sorella. Le sfiorò un braccio per richiamare la sua attenzione e la ragazza si girò, guardandola prima perplessa e poi sorpresa.
<< Bonnie? >> chiese sbalordita.
<< Si, sono io, cosa c’è? >>
<< Sei splendida. E questo vestito è perfetto! >>
<< Grazie, anche tu stai molto bene >> disse sincera.
La lunga siluette di Meredith era accentuata da un vestito dorato e pietre preziose di ogni genere, i capelli neri facevano un contrasto perfetto con il suo vestito. Era bellissima, come sempre. Tutto d’un tratto si ricordò di qualcun altro con i capelli neri e allungò il collo per cercarlo tra la folla.


<< Credi che debba arrivare ancora molta gente? >> gli chiese Stefan guardandosi attorno allibito. Quante persone potevano ancora entrare il quella casa? Santa Maria del Castello non gli era sembrata tanto popolata. Dovevano esserci almeno trecento persone nella villetta e la serata era appena iniziata.
<< Non lo so fratellino, spero di no >>
Damon si era già annoiato. Centinaia di persone che non conosceva gli lanciavano sguardi impauriti o languidi, gli effluvi di tutta quella gente gli stavano dando alla testa, come avrebbe fatto a riconoscere il pettirosso -andando al ballo aveva constatato che quello era il nomignolo perfetto per la signorina McCollough- tra tutti quegli odori e quelle teste? Lui non era altissimo, era addirittura di qualche centimetro più basso di suo fratello, e lei era decisamente molto bassa, come avrebbe fatto a scorgerla tra quella folla?
Allora gliela darai vinta?, gli chiese l’orgoglio. Mai, gli rispose. Avrebbe avuto almeno un bacio, l’aveva giurato a sé stesso.
Elena era l’unica tra i tre a provare un vago divertimento, in quel momento parlava con un signore sotto i settant’anni, e sembrava trovasse piacevole la conversazione.
Avrebbe approfittato del tempo che aveva prima di cercarla, per informarsi un po’.
<< Signor Del Gaudio, scusate se interrompo la vostra conversazione con la mia bellissima cognata, ma come ben sapete sono uno scapolo incallito e vorrei qualche informazione su alcune ragazze presenti in questa sala >> disse cercando di essere il più cordiale possibile.
<< Ve le darò solo se promettete che le vostre intenzioni sono solo onorevoli, signor Salvatore >> rispose quello, serio.
<< Certo che sono onorevoli le mie intenzioni. Da buon fiorentino quale sono, sono mio malgrado anche un romantico. Desideravo conoscere il carattere di qualche giovane, prima di invitarla ufficialmente >>
L’uomo lo guardò indeciso. A questo punto guardò Stefan, i cui occhi verdi ed il sorriso sghembo completavano la sua figura di gentiluomo. Il signor Del Gaudio aveva deciso di fidarsi… di Stefan.
Saggia decisione, pensò Damon.
<< Di chi volete che vi parli? >> chiese quindi l’altro.
<< Delle signorine McCollough. Spero che dopo possiate presentarmele ufficialmente se mio fratello decidesse di tirarsi indietro >>
<< Sarà un piacere, signor Salvatore, sarete l’ottima scusa per permettermi di godere di qualche loro sorriso >>
<< Me lo auguro, signore. Ma ditemi, cosa sapete sulla minore delle sorelle? >>
<< La signorina Bonnie è pura allegria, avete già messo gli occhi su di lei? >>
Damon sorrise, invitandolo a continuare.
<< Accanto a voi starebbe meglio una donna come la signorina Mary, più docile >>
<< E a quel punto che divertimento ci sarebbe? >>
<< Avevate detto che le vostre intenzioni erano onorevoli >> gli ricordò l’uomo.
<< Mio fratello è un tipo a cui non piace la troppa tranquillità >> intervenne Stefan, lanciando poi un’occhiata ammonitrice a suo fratello.
<< Si, mi annoia subito. E non vorrei ferire i sentimenti di qualche dolce signorina >> rispose Damon rispondendo all’occhiata del fratello con un sorriso.
<< Va bene, signore. Ora scusatemi ma vado a salutare la padrona di casa >> dicendo questo l’uomo si allontanò.
<< Che intenzioni hai, Damon? >> gli chiese Elena.
<< Perché pensano tutti che ho cattive intenzioni? >> chiese a nessuno in particolare.
Suo fratello ritenne di essere il signor Nessuno in Particolare. << Perché le tue sono sempre cattive intenzioni>>
<< Non illudere la signorina McCollough, Damon >> lo ammonì sua cognata.
<< Che cosa vi importa di lei? Le avete parlato… quante volte? Una? Due? Non la conoscete neanche >> chiese irritato.
<< La conosciamo abbastanza per sapere che non è per te. O meglio: che tu non sei adatto a lei >> rispose Santo Stefano.
<< Damon, quella ragazza mi ispira protezione. Cerca di starle alla larga >> cercò di intimidirlo la bionda.
<< Oh, che paura! >> le fece in faccia lui. << Quello che faccio non vi riguarda. Non volete presentarmela? Bene. Farò da solo. Sarà più divertente >> detto questo si allontanò in cerca di un balcone ma una piccola figura rossa lo costrinse a fare una tappa prima di arrivare a destinazione.

Bonnie era ancora con Meredith che si annoiava a morte. In quella stanza faceva un caldo pazzesco e lei continuava a farsi aria con la mano.
La folla le aveva impedito di raggiungere la sala da  ballo e, mortificata, era rimasta in compagnia dell’amica e di sua madre.
Stava pensando di togliere la maschera, non credeva che un po’ di raso potesse farle sudare così tanto la faccia. Aveva cercato di resistere perché altrimenti sarebbe stata l’unica non mascherata.
Aveva deciso che, se entro mezz’ora non fosse ancora riuscita ad andare più in là del salotto grande, sarebbe tornata a casa e si sarebbe accontentata di sognare il signor Salvatore. Sì, lo sapeva: era un caso perso il suo. In molti le avevano parlato di amore a prima vista, di  anime gemelle e quant’altro ma lei non ci aveva mai creduto. Il suo motto era “vedere per credere”, ma ora che l’aveva visto cosa succedeva? Ci credeva? O magari ci sperava?
Un tocco gelido sulla spalla la fece rinvenire dai suoi pensieri. Lo riconobbe, nonostante non l‘avesse mai toccata.
Non sapeva come facesse a sapere che era lui, semplicemente lo sentiva. Mille brividi le percorsero tutto il corpo era stato il tocco più delicato e fugace che avesse mai ricevuto, ma allora perché le sembrava che un’onda l’avesse appena investita?
Non si voltò, ascoltò la sua voce suadente -molto vicina al suo orecchio- che le diceva: << Sono fuori, sulla terrazza. Vi aspetto >>.
Allora si voltò ma lui non c’era più. Aveva forse immaginato tutto? C’era solo un modo di scoprirlo.
<< Vado fuori a prendere un po’ d’aria >> sussurrò a Meredith.
<< Vuoi che ti accompagni? >> si offrì l’amica.
<< No, voglio solo prendere una boccata d’aria fresca. Torno subito >> e si allontanò tra la folla.


Cos’era successo?
Nella mente di Damon Salvatore frullava solo questa domanda.
Cos’era successo quando l’aveva sfiorata? La sua pelle diafana era calda e arrossata dal caldo, molto invitante; ma quando le sue dita erano entrate in contatto con quella pelle aveva sentito una scarica partire dai polpastrelli e risalire tutto il braccio per diffondersi in lui.
Qualcosa di simile doveva essere successo anche a lei, l’aveva sentita rabbrividire ma non di freddo, né tantomeno di paura, era rabbrividita di piacere. Come se il suo tocco gelido sulla spalla non le avesse dato fastidio. E poi aveva visto ogni singolo pelo sulla sua nuca drizzarsi mentre le sussurrava di raggiungerlo. Era stata un’esperienza indescrivibile, per entrambi.
E ora l’aspettava lì, nella brezza primaverile che gli scompigliava i capelli neri e lisci.
La vide avvicinarsi mentre cercava di non dare nell’occhio.
Era davvero splendida, avrebbe potuto competere perfino con Elena.
Era fasciata da un abito rosso scarlatto con rifiniture e ricami d’argento e una sopravveste con un piccolo strascico; la gorgiera bianca nascondeva solo per metà il lungo collo da cigno il quale risaltava grazie all’acconciatura alta della chioma di fuoco. Sul viso aveva una sottile maschera di raso, scarlatta come il vestito, che le lasciava scoperti solo gli occhi marroni e la bocca simile ad un bocciolo di rosa.


Bonnie lo osservava da sotto le ciglia, intimidita.
Il suo completo rosso era rifinito con cuciture nere, molto insolito, ma gli stava a pennello. La maschera era nera e solo il bianco della sclera dei suoi occhi la separava da quei due pozzi neri che erano.
Le avrebbe chiesto subito di ballare? O non lo avrebbe fatto per niente?
Doveva parlare lei per prima? No, questo no.
Gli sorrise per incoraggiarlo, e invece lui spalancò appena gli occhi, restando ancora in silenzio, prima di ricomporsi.
Bonnie chiuse le ante dietro di sé, impedendo al rumore della sala di arrivare alle loro orecchie; lui le fece segno di mettersi dietro al muro, al riparo da occhi indiscreti.
Vedendola esitare Damon sorrise, << Prometto che vi farò tornare dentro sana e salva >>, le disse.
Lei annuì e lo seguì all’ombra.
<< Quindi ho vinto io >> le disse il moro sorridendo.
<< Non pensavo che foste così attaccato alle sfide, signor Salvatore >> gli rispose.
<< Infatti non lo sono. Vi stavo solo ricordando che mi dovete un ballo >>
<< Quando le danze inizieranno sarò lieta di accontentarvi >> disse lei spostando lo sguardo sul giardino.
Ci fu un lungo attimo di silenzio in cui Damon si concesse il piacere di guardarla da capo a piedi, poi lei si voltò a guardarlo, sentendosi osservata, e lui si ritrovò a fissare due occhi senza fondo, nonostante il colore comune.
Quanto era bella quella ragazza? Vederla nuda sarebbe stato shoccante.
Damon si tolse la maschera, almeno così anche lei avrebbe potuto ammirare la bellezza del suo viso. Si complimentò con sé stesso per il suo altruismo.
<< Quindi, signorina, siete in cerca di marito? >> le  chiese appoggiandosi con il gomito sinistro alla ringhiera del balcone e giocherellando con la maschera.
La ragazza arrossì vistosamente. Deliziosa, pensò il vampiro.
<< Che cosa ve lo fa credere, signore? >>
<< Se non siete in cerca di marito cosa ci fate a questo ballo? >>
<< Quindi secondo voi una ragazza non può andare ad un ballo semplicemente per divertirsi? >>
<< E vostra madre è d’accordo? >> chiese, sicuro del contrario.
<< Io e mia madre abbiamo opinioni diverse, è vero >> gli rispose. << E ora che mi ci fate pensare, mia madre non sarebbe per niente d’accordo di questo nostro incontro. Se volete scusarmi, torno dentro >>
<< Aspettate >>, le disse afferrandola per un braccio, e di nuovo quella strana sensazione lo pervase.
Si fissarono e si persero l’uno negli occhi dell’altra.
<< Lo sentite anche voi, non è vero? >> le chiese.
<< C-che cosa dovrei sentire? >> chiese di rimando lei, notando che lui non staccava la mano dal suo braccio.
<< Questa… cosa… che succede quando ci tocchiamo >> le rispose.
Lei annuì.
<< Devo provare a fare una cosa >> le disse serio.
<< Cosa? >> chiese lei.
<< Non urlate >> le rispose invece.
L’attirò a sé e posò le labbra su quelle della ragazza.
L’unica cosa che riusciva a pensare era: finalmente! Non sapeva perché, ma era come se stesse facendo un qualcosa che aveva agognato per secoli. Riusciva a sentire le sensazioni che la fanciulla provava ed erano del tutto simili alle sue.
Bonnie sentiva quelle labbra fresche posate sulle sue e si sentiva a casa. Com’era possibile che uno sconosciuto le sembrasse così familiare?
Si riscosse. Quello era uno sconosciuto!
Puntò le mani sul suo petto, per un attimo cedette all’istinto di accarezzarlo ma subito dopo lo spinse con tutta la forza che aveva. Non riuscì a spostarlo nemmeno di un millimetro, ma lui, da gentiluomo qual era, si scostò dalle sue labbra e la guardò negli occhi.
La ragazza lo guardava affannata. << Non potete baciarmi, non vi conosco! >> sussurrò scandalizzata.
Lui la fissò ancora per un attimo poi spostò le sue mani dai fianchi di lei, ma solo per toglierle la maschera e buttarla a terra, dove giaceva anche la sua.
<< Ammettetelo >> le disse continuando a guardarla.
<< Cosa dovrei ammettere? >> chiese stizzita.
<< Che è piaciuto anche a voi! >>
Prima che Bonnie riuscisse a rispondere la musica arrivò alle loro orecchie. Erano cominciate le danze.




Lo sooo!!! Non linciatemi, vi prego! Ho dovuto tagliare perché altrimenti sarebbe stato troppo lungo, e temevo che potesse annoiarvi… posterò presto l’altro capitolo, lo giuro!
Voglio ringraziare tutte le buone anime che leggono la storia, che la recensiscono e che la inseriscono tra le preferite e le seguite, grazie, grazie, grazie!
Ora un po’ di chiarimenti:
-Il papà di Bonnie per il momento non c’è, è da sua madre, ma forse lo inserirò.
-Tenete d’occhio la padrona di casa!
-Ritenevo una bella cosa che Elena e Stefan provassero subito affetto per Bonnie, voi che ne pensate?

Grazie per avere letto.. E se vi va passate di qui:
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È una pagina su Bonnie e Damon, ovviamente. So che noi Bamon siamo tante, perciò DIMOSTRIAMOLO!

Baci baci, Little Redbird

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Capitolo 4
*** Come cambia una vita ***


4. Come cambia una vita

“Ballano i Prencipi, è nel ballare più che in altra cosa la loro gravità mostrano, ballano i Cavalieri, e con ciò la lor leggiadria fanno vedere; ballano, le Dame, & ecco il vero mezo di scoprire la gratia, che serbano in tutti i movimenti. Finalmente balla tutto il mondo, e chi d'agilità, chi di  prestezza, chi di forza, e chi d'una, & chi d'altra cosa, ne riporta da gli spettatori loda non picciola”
Nobiltà di Dame *


<< Devo andare >> sussurrò Bonnie.
Damon le strinse il polso destro. << No >> le disse minaccioso.
<< Lasciatemi, vi prego >> lo supplicò con le lacrime agli occhi.
Perché piangeva? Le stava stringendo troppo il polso? Oppure l’aveva offesa in qualche modo? E perché all’improvviso gli interessava cosa provasse la ragazza?
<< Vi lascerò andare, ma prima dovete dirlo. Ditemi che vi è piaciuto il bacio che ci siamo appena scambiati >>
La vide arrossire al ricordo. Era possibile che diventasse più bella di minuto in minuto?
A quella distanza riusciva a scorgere le vene azzurrine che le percorrevano il collo, sentiva il battito accelerato del suo cuore contro il palmo della mano che le stringeva il polso, e il suo profumo così invitante gli stuzzicava le narici. Quanto avrebbe voluto assaggiare il suo sangue!
Un attimo! Perché non lo aveva ancora fatto? Era un vampiro con un grande Potere, poteva soggiogarla.
<< Lo ammetto >> rispose lei.
No, non poteva. Come avrebbe potuto soggiogarla? Lei gli stava dimostrando di essere la persona più sincera che conoscesse.
<< Ammettete cosa? Voglio sentirvelo dire >> insistette.
<< Credevo che foste un uomo migliore >> gli sibilò. Quelle parole furono come un ramo appuntito infilatogli nel fianco, erano dolorose quanto lo era stata la spada di Stefan che gli trafiggeva il cuore. Ma perché?, si chiese. << Lo ammetto >> continuò la ragazza. << Ammetto che il vostro bacio mi ha fatta impazzire di piacere, e ammetto che mentre mi guardate così ve ne darei un altro. Ora, se volete scusarmi, devo andare a danzare >>
Damon la lasciò, osservandola mentre si piegava a raccogliere la maschera e la infilava.
<< E la mia ricompensa? Il primo ballo doveva essere mio >> le ricordò.
<< Avrete il vostro ballo, signore. Seguitemi, e facciamola finita >>
Con una spavalderia che neanche lei si sarebbe mai immaginata di mostrare, Bonnie entrò nel salotto e oltrepassò il fiume di gente, diretta nella sala da ballo.
Non si volto indietro, sapeva che lui era a qualche passo di distanza.
Qualche lacrima solitaria sfuggì ai suoi occhi ma la maschera le catturava prima che scivolassero giù dal mento.
Perché stava piangendo? Non lo sapeva. Voleva solo arrivare in fretta nella sala e cominciare a ballare per smettere all’alba.

Damon la guardava farsi spazio tra la folla; i suoi fianchi sottili, nascosti solo in parte dal bustino, ondeggiavano ad ogni passo, sembrava che volessero ipnotizzarlo con la loro danza.
Perché voleva ballare con lei? Aveva avuto un bacio, avrebbe potuto avere anche di più, con o senza il consenso della ragazza, ma allora perché desiderava così intensamente stringerla tra le braccia e farla volteggiare a ritmo di musica?
“ Perché vuoi solo vederla sorridere ” gli rispose una voce nella sua testa.
Per vederla sorridere?, si chiese scettico.
Poteva mai sprecare minuti preziosi della sua vita a ballare, solo per un sorriso?
“ Il suo non è un sorriso, è il sorriso. Ti prendevi gioco di lei prima, ora tocca a te: ammettilo ”.
Cosa?
“ Ammetti che quando ha sorriso sei rimasto così incantato da restare imbambolato per qualche attimo. Ammetti che non vedi l’ora di vederla sorridere solo perché sta ballando con te ” gli rispose ancora la voce.
Quella voce non era mai stata così insistente, di solito la sua coscienza gli chiedeva se davvero voleva portare il peso di un’altra vittima, lui rispondeva di sì e lei si arrendeva. Ma allora perché non smetteva di fargli domande?
La signorina McCollough era indubbiamente bellissima ma non poteva sprecare il tempo a ballare con lei.
Immerso nei propri pensieri non si era accorto che la ragazza si fosse fermata. Si arrestò giusto in tempo, prima di sbatterle violentemente contro ma non riuscì ad evitare di sfiorare le sue morbide forme con una coscia.
Come poteva una ragazza pelle e ossa essere così morbida?
Anche lei si era accorta della piccola gaffe che aveva fatto il moro, e aveva sentito tutti i muscoli di lui tendersi per…per qualcosa.
Lui sapeva benissimo perché i suoi muscoli erano così tesi. Sentiva un’attrazione sessuale quasi dolorosa verso quella ragazza.
Oltre la testolina rossa di Bonnie poteva scorgere Elena e Stefan che ballavano in perfetta sincronia.
Aspettarono che la musica finisse e che tutti i ballerini che non dovevano più danzare tornassero al loro posto.
Damon infilò la mano sotto quella della signorina Bonnie e questa sussultò leggermente guardandolo dritto negli occhi.
Si lasciò condurre tra le altre coppie che si sorridevano.
<< A questo punto dovreste scusarvi >> gli sussurrò la ragazza.
<< E riguardo a cosa? >>
<< Riguardo quello che è successo poco fa >>
<< E se mi scuso mi concederete un altro ballo? >> le chiese con aria maliziosa.
<< Dipende, signore >>
<< E da cosa, se mi è concesso chiedere? >>
<< Da quanto saranno sincere le vostre scuse >>
La musica iniziò. Damon si lanciò un’occhiata intorno, vedendo le coppie che cominciavano a ballare.
Era la Volta.
Iniziò con qualche passo non troppo sofisticato, subito imitato dalla sua compagna.
Restarono per un po’ in silenzio, mentre i passi si facevano più complicati, continuando a guardarsi a vicenda.
Davvero  quella ragazza credeva che lui, Damon Salvatore, si sarebbe scusato solo per averle rubato un bacio innocente?
Non si era mai scusato con nessuno e mai l’avrebbe fatto. Non aveva nemmeno chiesto scusa a Stefan per averlo ucciso, figuriamoci a quella ragazzina!
La danza cominciava a farsi più movimentata e le coppie intorno a loro cominciavano a stringersi in passi più sofisticati.
Prima che i musicisti suonassero le ultime note della canzone afferrò la signorina McCollough per la vita sottile e la alzò al di sopra della propria testa, guardandola mentre arrossiva.
La musica finì e lui la riportò lentamente giù, facendo strusciare i loro corpi l’uno contro l’altro. Entrambi rabbrividirono.
La portò fino all’altezza dei propri occhi e si fermò.
Bonnie lo guardava sgomenta. Non pensava mica di baciarla di nuovo? Davanti a tutte quelle persone? Davanti a sua madre?
Lo guardò con terrore e speranza, consapevole che la seconda stava prendendo il sopravvento.
<< Vi chiedo scusa >> le sussurrò.
La guardava da dietro la maschera nera, i suoi occhi sembravano il cielo di una notte senza stelle, limpidi e -dovette ammetterlo- sinceri.
Sbatté le palpebre.
<< G-grazie >> sussurrò, talmente piano che si chiese se lui l’avesse sentita.
A quel punto Damon la rimise a terra.
Fecero un mezzo inchino ed entrambi scapparono, in direzioni diverse.


Come le era saltato in mente di ballare con quell’uomo?
Era stata una stupida, un’incosciente e una folle. Eppure l’avrebbe rifatto altre cento volte.
Corse verso la biblioteca, sicura che lì non l’avrebbe disturbata nessuno.
Si chiuse la porta alle spalle e si sedette nella poltrona di pelle posizionata davanti alla libreria.
Portò una mano sul cuore, che non voleva smettere di correre frenetico.
Che cosa le era preso? Perché sentiva di stare per svenire? Aveva semplicemente ballato. Un unico, semplice ballo. Una vita poteva cambiare dopo solo qualche passo di danza?
Ma forse non era il ballo che l’aveva cambiata, era il partner.
Aveva sentito ogni parte di sé fremere al contatto con il corpo di lui e allora si era aggrappata al suo farsetto e aveva sperato che continuasse a tenerla così, per sempre.
E poi lui l’aveva guardata con quegli occhi di velluto e lei sarebbe svenuta se lui non l’avesse tenuta saldamente per la vita.
Il ricordo di quelle mani che le stringevano i fianchi la fece rabbrividire.
In tutto, credeva di essere stata vicino a quell’uomo per non più di mezz’ora, ma in quel corto lasso di tempo lui era riuscito a farle provare più sensazioni di quelle che aveva provato per una vita intera.
Non era solo la sua bellezza ad attrarla, era qualcosa dentro di lui.
Quando la sua voce ruvida le aveva chiesto scusa si era sentita terribilmente in colpa. Perché un uomo come lui avrebbe mai dovuto scusarsi con una come lei?
Sentiva di aver fatto un’enorme sbaglio, ma sentiva anche non sarebbe mai riuscita a scusarsi con lui di persona.
Che ironia!, pensò. Lui, che sembrava tanto orgoglioso, le aveva chiesto scusa mentre lei, che aveva torto marcio, si tirava indietro.
Gli avrebbe mandato un biglietto, decise.
Cominciò a cercare un foglio ed una penna con dell’inchiostro, ringraziando il cielo di essere entrata nella biblioteca e non in uno dei tanti salotti di casa D’Urso.


Come aveva fatto un ballo a sconvolgerlo così tanto?
Aveva dovuto fuggire a gambe levate dopo aver posato la ragazza con i piedi per terra, era scappato fuori dalla sala e poi fuori dalla casa.
Aveva corso il rischio di suscitare uno scandalo. La sua braghetta si era gonfiata a dismisura, esibendo la sua virilità a dimostrazione di quanto desiderasse portare a letto il pettirosso.
Non aveva intenzione di rivederla, almeno per quella sera. L’aveva vista correre via imbarazzata, e forse spaventata dal contatto con la rigidità del suo sesso.
Ma Damon non si era accorto che qualcun altro aveva visto correre via lui, e aveva visto benissimo il gonfiore tra le sue gambe.


La signora D’Urso aveva osservato il Signor Salvatore per tutta la durata del ballo e l’aveva visto correre via con un bel problema tra le cosce. Ovviamente l’aveva seguito.
<< Signor Salvatore? >> lo chiamò.
Damon si voltò infastidito.
<< Sì, signora D’Urso? >>
<< Mi chiedevo se steste bene. Vi ho visto correre via all’improvviso e volevo sincerarmi che non fosse successo niente di grave >>
<< Sto bene, grazie. Se volete scusarmi, credo che ora me ne tornerò a casa >> le disse sbrigativo.
<< Oh, vi ha forse infastidito qualcosa in casa mia? Ditelo e provvederò subito >> gli disse languida.
<< No, la vostra casa è perfetta, signora >> sospirò fingendo stanchezza. << Sono questioni di cuore e, ahimè, non potete fare proprio nulla >>
<< Ne siete sicuro? Qualcosa potrei farlo comunque, sapete, per alleviare le vostre pene >> gli disse sfacciata avvicinandosi e indicando con un cenno della testa la sua braghetta.
<< Mi state offrendo il vostro corpo per questa notte? >>
<< Questa notte e tutte quelle che vorrete >>
<< E cosa vi ha fatto pensare che avrei accettato? >>
<< Date le vostre condizioni ho pensato che vi avrebbe fatto piacere un po’ di compagnia >>
<< E voi perché lo fate? >> chiese quasi curioso.
<< Voglio scoprire se quello che vedo è tutta farina del vostro sacco o, come molti, imbottite troppo la vostra braghetta >>
Quella donna era la sfacciataggine fatta persona.
Se non fosse stato in quelle “condizioni” come aveva detto la signora D’Urso, probabilmente avrebbe rifiutato, ma non potendo avere il corpo snello e tonico della signorina McCollough si sarebbe accontentato dell’esperienza della donna.
Solo dopo si chiese perché mai non potesse avere Bonnie. Nessuno glielo impediva.


Bonnie aveva appena terminato di scrivere il biglietto che avrebbe inviato al Signor Salvatore.
Damon… la sua mente formulò il suo nome come se avesse pensato alla dolce torta di mele che faceva la cuoca.
In quel momento la porta della biblioteca si spalancò.
<< Bonnie! >> esclamò Meredith.
La rossa rivolse un sorriso di scuse all’amica.
<< Ti ho aspettata per un sacco di tempo! Mi avevi detto che andavi a prendere un po’ d’aria e invece ti ho vista ballare con quel damerino del Signor Salvatore >> le rinfacciò.
<< Scusami, Meredith. Non intendevo offenderti… >> cominciò ma l’amica la interruppe.
<< Offendermi? >> chiese. << Io ero preoccupata! Pensavo che ti fossi  fatta sedurre da lui! >>
<< Meredith, smettila di urlare, sto bene. La gente sta cominciando a guardarci >>
La ragazza rispose alle occhiate degli altri invitati sbattendogli la porta in faccia, come se non fosse stata in casa d’altri e in presenza di tanta gente.
<< Che cosa è successo? >> le chiese con più calma.
Bonnie sospirò, non poteva nascondere nulla all’amica. << Oggi, mentre tornavo a casa per prepararmi, l’ho incontrato >>
La mora attese pazientemente che l’amica prendesse un respiro prima di continuare.
<< È scattato subito qualcosa… ricordi i fuochi artificiali che vedemmo a Venezia l’estate scorsa? >> chiese, e quando l’altra annuì continuò. << Era come se mi scoppiassero tutti dentro all’improvviso. Colorati, luminosi, bellissimi. Lui mi ha chiesto se sarei venuta stasera e quando gli ho risposto di si mi ha chiesto di riservargli un ballo… e poi abbiamo ballato >>. Non voleva dirle del bacio sul balcone, né di quello che aveva sentito mentre ballavano, al solo pensiero si sentiva arrossire.
<< Capisco >> disse semplicemente Meredith, aveva capito che non le aveva raccontato qualcosa, qualcosa di importante, lei capiva sempre tutto.


Damon era steso a pancia in su sull’enorme letto della signora D’Urso. Guardava il baldacchino di damasco rosso, non riusciva a smettere di pensare a cosa gli ricordasse quel colore.
Aveva fatto sesso con la donna più istruita a riguardo, era riuscito a placare quasi del tutto la sue voglie. Quasi.
C’era qualcosa che mancava in quel contesto. Qualcuno.
Si riscosse e si girò ad osservare Amelia che spazzolava i capelli castani davanti allo specchio, cercava di sembrare sensuale. Ma Damon vedeva troppo bene i capelli rovinati dalla troppa esposizione al sole e dai troppi trattamenti con il tè -cercando di schiarirli e farli diventare rossi**- che restavano attaccati alla spazzola.
Pensò ancora una volta a quei boccoli scarlatti. Quella sera erano lucidi nell’acconciatura semplice, ma qualche ora prima li aveva visti in tutto il loro splendore, liberi di molleggiare mentre la loro padrona correva.
Sospirò. Da quando faceva pensieri così romantici?
Poteva un solo incontro cambiare una vita?
Qualcuno bussò alla porta della camera padronale e Amelia sporse la testa fuori per vedere chi fosse.
Il ballo era terminato da poco e solo gli ultimi invitati che aspettavano le carrozze erano rimasti di sotto, convinti che la padrona di casa non potesse restare a fargli compagnia perché aveva un’improvvisa emicrania.
Amelia D’Urso riportò la testa dentro la stanza e lo squadrò prima di porgergli un foglietto di carta piegato a metà.
Damon lo aprì, era sicuro che fosse Stefan che gli rimproverava di essere sparito e invece una calligrafia chiaramente femminile gli si presentò davanti agli occhi.


“ Mi dispiace essere scappata così in fretta, spero che possiate perdonarmi. E per dimostrarvi tutta la mia buona volontà di esservi amica vi invito a fare una passeggiata domani pomeriggio, sempre che ne abbiate voglia, ovviamente. Credo che dovremmo chiarire alcune cose. Vi aspetterò al limitare della strada, se non verrete capirò.
Bonnie McCollough”


Damon lesse tutto d’un fiato.
Lei voleva fare una passeggiata. E molto probabilmente sarebbero stati soli, visto che diceva di volere chiarire delle cose. Se avesse saputo con che cosa aveva a che fare non gli avrebbe neanche chiesto scusa, non avrebbe neanche pensato di scrivergli quel biglietto.
Di certo lui non voleva deludere una giovane donna così cordiale.
Sarebbe andato all’appuntamento.


Bonnie sedeva in carrozza con Meredith, aveva deciso di accompagarla a casa visto che la madre dell’amica se ne era andata prima per mal di testa e sua madre e sua sorelle se ne erano andate con lei, lamentando mal di piedi.
C’era uno strano silenzio nell‘abitacolo. Tra loro volavano sempre chiacchiere irrefrenabili, non riusciva a capire perché l’amica fosse così silenziosa. Forse come lei pensava ad un ragazzo, ad un uomo, a colui che le faceva battere il cuore.
Non riusciva a smettere di pensarci e il fatto che non l’aveva più visto, dopo il ballo, la preoccupava non poco.
Aveva parlato con Stefan Salvatore e sua moglie Elena ma non aveva osato chiedere dove fosse l’affascinante fratello. Che cosa avrebbero pensato di lei? In teoria non lo conosceva nemmeno. Non erano stati presentati ufficialmente.
<< Bonnie? >> la richiamò Meredith.
Erano quasi arrivate a casa Sulez. << Si? >>
<< Devo dirtelo, Bonnie, non posso vederti così sognante. Non ti arrabbiare però >> le disse incerta.
Meredith Sulez, la signorina più sicura di sé su tutto il pianeta, era insicura?
Bonnie ebbe un brutto presentimento. << C’è qualcosa che non va? >> chiese.
<< L’ho visto… >> si interruppe. << Ho visto Damon Salvatore seguire la signora D’Urso nelle sue camere private, mentre ti cercavo >> le disse di getto.
La rossa aveva fatto quasi fatica a capire le sue parole e si chiese se non le avesse interpretate male.
<< Mi dispiace >> sussurrò la sua amica.
La carrozza si fermò e Meredith scese senza salutarla.
Magari avrebbe potuto dirglielo prima che mandasse il biglietto, riuscì a pensare.









* Nobiltà di Dame è un libro che spiega tutti i passi di danza di quell’epoca.
**Nel ‘500 le donne erano solite fare queste cose per colorare i capelli di rosso… la nostra Bonnie era già avvantaggiata. u.u
Voglio chiarire che se ritenete alcune cose troppo esplicite, vorrei che me lo diceste per evitare di ripetere lo stesso sbaglio nei prossimi capitoli. Non voglio offendere nessuno, perciò sono qui, pronta a rimediare.

Comunque, detto questo…
Allora, vi è piaciuta la Bamon dance?
Vi avevo detto di tenere d’occhio Amelia!
Fatemi sapere cosa ne pensate.
E ancora grazie a tutte le anime buone che leggono questa schifezza.
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Baci baci, Little Redbird

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Capitolo 5
*** Dolce più della vendetta ***


Questo capitolo è dedicato a sweet_ebe, che mi consiglia e mi ispira, e a LittleWitch_ che mi fa credere che c’è qualcuno che si è davvero appassionato a questa storia. Siete speciali.



5.  Dolce più della vendetta



"Che fosse un tipo tosto lo si capiva subito.
Caratterino niente male. Ma era interessante anche per questo.
Diciamo che era una che, quando c'era da discutere, tirava fuori i coglioni.
Le altre, invece, di solito tiravano fuori i miei."
Fabio volo.



Non riusciva a dormire.
Come aveva potuto credere di affascinare un uomo come Damon Salvatore?
Anche solo il nome sembrava un qualcosa di sofisticato e inarrivabile.
Damon Salvatore. Puah.
Un libertino. Un egocentrico, falso, bugiardo e affascinante libertino.
Come aveva fatto a stravolgerla così?
Si rigirò nel letto per l’ennesima volta, ringraziando Iddio che sua sorella avesse il sonno pesante.
Anche Meredith l’aveva delusa. Lei, che di solito le diceva tutto, le aveva nascosto una cosa così importante.
Ma perché è importante?, si chiese. Neanche conosceva quell‘uomo.
E perché la sua amica avrebbe dovuto  riferirle di aver visto il signor Salvatore entrare nelle camere di Amelia D’Urso? Meredith non sapeva nemmeno che si erano conosciuti. Non sapeva che lei si era presa una bella cotta come non sapeva che aveva scritto quello stupido biglietto.
Oooh! Come le era saltato in mente di scriverlo?
Probabilmente lui l’aveva letto, forse aveva lasciato che anche la signora D’Urso lo leggesse, e poi l’aveva buttato.
Era sicura che l’indomani lui non sarebbe andato all’appuntamento. Non dopo essere stato a letto con la donna più esperta del paese.
Di certo non si sarebbe presentata nemmeno lei. Non poteva correre il rischio di andare all’appuntamento e restare lì ad aspettarlo invano. No, almeno questo, almeno l’orgoglio doveva conservarlo.
Non avrebbe permesso che quel damerino la ferisse… eppure… che figura avrebbe fatto se lui fosse andato al limitare della strada e non l’avesse trovata? Forse poteva…
No! Tu non ci andrai! Domani resterai chiusa in casa a leggere un libro, si impose.
Doveva almeno provarci.


Non riusciva a dormire.
Damon Salvatore, vampiro spietato -che di spietato ultimamente aveva poco o niente-, non riusciva a chiudere occhio.
Dannazione a Stefan che l’aveva portato in quel posto.
Dannazione a Elena che li aveva trascinati a quel ballo.
E dannazione a lui che non riusciva a smettere di pensare a quel bellissimo, dolcissimo, sensualissimo pettirosso.
Stava impazzendo. E sapere di stare impazzendo lo faceva impazzire ancor di più.
Aveva creduto che del buon sesso con una donna esperta come Amelia gli avrebbe rinfrescato i bollenti spiriti, e invece eccolo lì, insonne, nel letto dalle ricercatissime lenzuola nere, che pensava a quanto dovesse essere bella la signorina Bonnie con addosso nient’altro che quei boccoli infiammati.
Che cosa gli prendeva? Si stava eccitando al solo pensarla?
Riprenditi, Damon!, si disse, ma nulla cambiò lì sotto.
Non gli succedeva nulla del genera da quando, ragazzo umano, aveva fatto per le prime volte l’amore. E come allora gli venne quasi voglia di toccarsi.
Come poteva un vampiro trovare piacere nel toccarsi quando aveva a sua disposizione centinaia e centinaia di giovani donne pronte ad offrirgli i piaceri della carne?
Non sapeva come spiegarsi quel senso di mancanza che provava.
Come poteva, anche solo pensare, di sfogare le proprie voglie con la propria mano? Era assurdo.
Avrebbe dovuto essere attorcigliato in quelle stesse lenzuola, sudato e affannato, mentre calmava il respiro dopo l’orgasmo, ancora stretto al corpo della giovane Bonnie.
Bonnie.
Quel nome aveva un non so che di invitante, di dolce. Era quasi un richiamo.
Bonnie… Bonnie… Bonnie…
Si alzò di scatto.
Non poteva. Era assurdo continuare ad ignorare i suoi istinti. Perché mai non avrebbe potuto sedurre la fanciulla? Perché non presentarsi davanti alla sua finestra, in quel preciso istante? L’avrebbe fatta sua e poi l’avrebbe abbandonata, come con tutte.
Si, poteva farlo. Avrebbe raffreddato i suoi bollori e allora sarebbe stato libero. La sua era solo curiosità, voleva solo sapere se la ragazza era davvero così morbida come sembrava; se il sapore della sua pelle era dolce quanto il suo profumo; e se anche lei desiderava fare l’amore con lui tanto quanto lui desiderava farlo con lei.
Quest’ultimo punto gli sembrava stranamente più importante degli altri.
Che stupidaggine! Se anche lei avesse voluto respingerlo lui avrebbe potuto sottometterla con i suoi Poteri.
Ma di nuovo si disse che non poteva soggiogare quel fragile uccellino.
Uccellino. Proprio un nomignolo perfetto.
Quanto avrebbe voluto sussurrarglielo mentre entrava delicatamente in lei!
E da quando tu sussurri nomignoli mentre penetri una donna?, si chiese shoccato mentre una parte di lui gli ricordava che pensava e pensava ma continuava a pensare a come avrebbe fatto sua la rossa.
Ecco cos’era! I suoi capelli. Lui non era mai stato a letto con una rossa, da quando aveva conosciuto Elena -e l’aveva persa- aveva cercato tutte donne bionde.
Non c’erano dubbi: dopo aver fatto sesso con il pettirosso sarebbe stato in pace.
Solo una cosa gli premeva -a parte quella parte di lui che premeva per ben altro- non poteva soggiogare la ragazza, o meglio non voleva, ma poteva sedurla. Sarebbe stato più divertente.
Un sorriso furbo brillò nell’oscurità della camera e Damon Salvatore si rimise a letto, orgoglioso delle proprie deduzioni, inconsapevole che fossero completamente sbagliate.

<< Buon giorno >>
Bonnie sorrise a quel tocco delicato sui capelli. Si svegliava così tutte le mattine, da quando era venuta al mondo.
<< Buon giorno >> rispose assonnata.
La signora Flowers andò a scostare le pesanti tende dalla finestra permettendo al sole di illuminare la stanza.
La rossa sbatté le palpebre un paio di volte prima di riuscire a mettere a fuoco la donna.
<< Che cosa desiderate mangiare per colazione? >>
<< Decidete voi, signora Flowers. Qualunque cosa andrà bene >>.
Bonnie si guardò attorno, ancora intontita. << Mary è già uscita? >>
<< Si, la signorina Mary è uscita qualche ora fa con vostra madre. Mi sembra che dovessero scusarsi con la signora D’Urso per aver lasciato in anticipo la festa >>
La signora D’Urso. Per qualche secondo Bonnie aveva creduto di essere riuscita a dimenticare la donna.
Si rabbuiò e all’anziana governante non sfuggì. A lei non sfuggiva mai niente.
<< Avete intenzione di uscire oggi? >> le chiese vaga sistemando gli abiti delle ragazze.
<< No, credo che me ne starò in casa >>
Ci fu qualche istante di silenzio poi la signora Flowers riprese: << Se volete potete restare con me. Vi insegnerò a fare qualcuna delle mie tisane >>.
Bonnie la guardò. Perché mai all’improvviso voleva insegnarle come fare un  tisana quando non l’aveva mai neanche fatta avvicinare mentre preparava i suoi intrugli?
Sei un’ingrata!, si ammonì. La signora Flowers voleva solo che le facesse compagnia, e lei aveva proprio bisogno di distrarsi.
<< Sì, vi farò compagnia >> le sorrise.


<< Allora >> cominciò Stefan. << Cosa ti è successo ieri? >>. Era seduto comodamente sul divano del salotto color oro e sorseggiava del whisky.
Damon lo guardò storto. << Tu che cosa hai visto? >>
<< Mh-hm, mi sembra di averti visto ballare con una ragazza, molto bella, e dopo credo che tu sia scappato con un certo problema >>
<< Lo vedi fratellino? È questo il tuo problema: tu credi >>
<< Mi stai dicendo che mi sbaglio? >>
<< No, sto solo cercando di sviare l’argomento >>
<< Che cosa stai combinando, Damon? >>
<< Non sto combinando niente, Stefan >> rispose marcando bene il nome del fratello.
Questi lo guardò assottigliando lo sguardo. << Non me la dai a bere. È da ieri che sei nervoso, più del tuo solito. C’è qualcosa che non va? >>
<< Dimmi, fratello, da quando ++ti confido se c’è qualcosa che non va? >> chiese stizzito.
Stefan si arrese. << Va bene, ti lascio stare. Ricordati che io ci ho provato, però. Sei tu che non accetti i consigli ma ti darò comunque questo: se tieni alla tua vita stai alla larga dalle cose più grandi di te >>
<< Bene, ora che ho visto anche la tua versione da saggio enigmatico posso morire in pace >>
Si alzò, prese il bicchiere dalle mani del fratello e scolò il liquore in un sorso.
<< Dove vai? >> si sentì chiedere mentre si allontanava verso la porta.
<< Ho un appuntamento >>


Bonnie era quasi riuscita a dimenticare il signor Salvatore. Quasi.
Come avrebbe voluto che la tisana che stava preparando con la signora Flowers fosse un filtro d’amore! Sospirò. Quei romanzi le stavano dando alla testa, doveva smettere di leggerli.
<< Che cosa stai facendo Bonnie? >> la donna era passata di nuovo al tono informale.
La ragazza si fermò. Stava mescolando le spezie nel mortaio, come le aveva detto di fare. << Sto sbagliando qualcosa? >> chiese mortificata.
<< No >> rispose la donna guardando la poltiglia.
Adesso che ci faceva caso, la rossa si accorse che il colore selle spezie era cambiato, da un marrone verdastro era diventato di un tenue rosa. Ma com’era possibile?
<< A cosa stai pensando? >> le chiese la signora Flowers.
Bonnie arrossì. << A nulla >> rispose.
L’anziana donna la guardò per qualche istante e poi tornò a pestare le sue spezie.
Bonnie riportò la concentrazione sul suo mortaio ma fu di nuovo interrotta dalla governante.
<< Devo dirtelo, Bonnie >> cominciò.
Oh no! La sera prima anche Meredith aveva iniziato così! Un bruttissimo presentimento si impadronì di lei.
<< Tu sei speciale, tesoro >>
Speciale? In che senso?
<< Tu credi nella magia? >>
La rossa sorrise. << No, signora Flowers, non ci credo. Non credo alle fate o agli elfi di cui tanto parlano le fiabe >>
La donna sembrò scoraggiarsi.
<< Voi ci credete? >>
<< Io credo che ci sia qualcosa di speciale in tutti noi. E credo anche che tu abbia quel qualcosa in più che ti rende più speciale degli altri >>
<< Cosa state cercando di dirmi? Che sono una specie di mostro? >>
<< I mostri non sono speciali >>
<< Non capisco >>
La signora Flowers sospirò. << Credo che sia ora che tu sappia >> le disse prendendole le mani nelle sue.
<< Mi state spaventando. Cosa dovrei sapere? >>
<< Che sei una strega >>
Bonnie rise, di gusto. Rise talmente tanto che non si accorse di aver offeso la sua cara amica.
<< Lo trovi divertente? >> le chiese questa.
La rossa tornò seria. << Dicevate sul serio? >> chiese con gli occhi spalancati.
L’altra annuì.
<< Ma… è assurdo! Come potrei essere una strega? E ricordate che un sacco di donne sono andate al rogo per una cosa del genere! >>
<< È per questo che non è divertente >>
Bonnie la guardò davvero seria, questa volta.
<< Ti posso insegnare a controllare il tuo Potere >> le disse speranzosa la donna.
<< Potere? Ma di cosa state parlando? E poi come fareste? Siete una strega anche voi? >> chiese derisoria.
L’altra la guardò di traverso.
<< Voi state delirando! >> le gridò in faccia.
<< So che sei spaventata >> fece avvicinandosi. << Ma devi fidarti di me. Puoi diventare molto potente >>
Bonnie fece qualche passo indietro. << State lontana da me! Non vi avvicinate o mi metterò ad urlare >>
<< Non devi avere paura di me, come non devi averne dei tuoi poteri. Tu sei forte, puoi controllarlo >>
<< Io non voglio! Perché mi state dicendo queste cose? Perché adesso? >> chiese sull’orlo delle lacrime.
<< Perché l’oscurità ti ha raggiunta, Bonnie. Lui doveva essere morto. Non dovevi incontrarlo, ti farà del male! >>
<< Lui? Lui chi? Di chi parlate? >>
Ma la donna non rispose, fu interrotta da qualcuno che bussava alla porta.
La signora Flowers andò ad aprire, lasciandola sola in cucina.


Qualcosa l’aveva spinto fino a casa McCollough.
Da casa sua poteva percepire l’aura della rossa, di tutti i colori dell’arcobaleno, più luminosa di tutte le altre.
Ad aprire era stata l’anziana donna che faceva da governante.
<< Buongiorno >> salutò, ma questa lo guardò di sottecchi senza salutarlo.
<< Sto cercando la signorina McCollough >> continuò imperterrito.
<< La signorina Mary non è in casa >> rispose la donna.
<< Io cercavo la signorina Bonnie >> rispose con un sorriso.
<< La signorina Bonnie non vuole ricevere visite, sta per uscire >>
Evidentemente era arrivato in tempo per vederla andare al loro appuntamento.
<< Bene, allora passerò in un altro momento. Buon gio… >> non riuscì a finire la frase poiché la governante gli aveva sbattuto la porta in faccia.
Pazienza, si disse, l’aspetterò qui fuori.


Bonnie aveva colto l’occasione per sgattaiolare in camera sua e aveva chiuso a chiave la porta, ma la signora Flowers non l’aveva seguita come aveva temuto.
Doveva dirlo a sua madre. Doveva sapere che la loro governante era impazzita, per quanto le dispiacesse che la donna andasse via, non poteva rischiare che si diffondesse la voce che era una strega.
Che cosa avrebbe pensato la gente? L’avrebbero messa al rogo e lei non voleva morire bruciata tra la folla che godeva nel vederla soffrire.
Come aveva fatto ad impazzire così all’improvviso la povera Theophilia?
Forse doveva parlarne di nuovo con lei, forse poteva farla ragionare.
Eppure sentiva che le aveva messo la pulce nell’orecchio.
Ma no! Che cosa pensava? Lei una strega? Tutti la definivano la creatura più dolce e solare del mondo.
Certo, nessuno era mai stato tra i suoi pensieri, quelli veri.
No! Doveva essere razionale. Le streghe non esistevano come non esistevano i poteri e le pozioni magiche.
Ma allora perché una parte del suo cervello continuava a gridarle che si sbagliava?
E perché quando la signora Flowers aveva menzionato lui, nella sua testa era comparso il volto di Damon Salvatore?
Che male poteva farle quell’uomo? A parte calpestare i suoi sentimenti.
Ad un tratto le tornò in mente cosa aveva detto la sua adorata badante: “ lui doveva essere morto ”. Che cosa significava? Era forse stato ferito ed era quasi morto? No, non sembrava che avesse qualche problema di salute.
Il suo cervello le suggeriva la parola non-morto come se stesse pensando ad un qualcosa di normale come la marmellata.
Una persona poteva essere non-morto? E a quel punto cosa sarebbe diventato?
Si sbagliava o anche sua nonna le aveva detto qualcosa di simile a quello che le aveva appena detto la signora Flowers?
“ Tu sei una persona speciale “ le aveva sussurrato una volta, quando ancora non si chiedeva cosa aveva voluto dire.


Damon era ancora fuori casa McCollough quando il buio era cominciato a calare.
Non poteva crederci. Bonnie McCollough, la signorina più gentile e garbata che avesse mai conosciuto, gli aveva dato buca.
Come ha osato?, continuava a chiedersi.
Ma continuava a chiedersi anche come aveva potuto mentirgli quella vecchiaccia della governante. Gli aveva detto che la ragazza sarebbe uscita e lui aveva pensato che sarebbe andata all’appuntamento concordato e invece la rossa si era segregata in casa.
Poteva sentirla fare avanti e indietro in una stanza al piano di sopra.
Non gliel’avrebbe fatta passare liscia, si sarebbe vendicato molto presto.
Perché non subito?, si chiese.
Con un agile balzo arrivò alla finestra della camera da letto della ragazza e bussò con le nocche delle dita contro il vetro.
La rossa sobbalzò presa alla sprovvista e corse ad aprire la finestra.
<< Che cosa fate qui fuori? >> chiese. Poi, accorgendosi che il moro si teneva in equilibrio solo con un ginocchio sul davanzale, spalancò gli occhi. << Come avete fatto a salire fin quassù senza una scala? >>
<< La rabbia fa fare grandi cose >> le disse sarcastico.
Lei incrociò le braccia sul petto in attesa di una risposta.
<< Datemi il permesso di entrare e vi spiegherò >>
<< Vi rendete conto che state chiedendo ad una signorina di buona famiglia, vestita in modo sicuramente inadatto ad incontrare un uomo, di farvi entrare in camera sua per Dio solo sa cosa? >>
Damon cominciò a fare caso all’abbigliamento della ragazza. Aveva addosso solo una camicia da notte bianca lunga fino ai piedi, scalzi, e sopra una sottile vestaglia verde scuro. I suoi boccoli molleggianti erano sparsi sulle spalle e la schiena e sfioravano invitanti i fianchi della fanciulla.
Il ragazzo riportò gli occhi in quelli di lei, fiammeggianti d’ira, che facevano contrasto con le guance arrossate dall’imbarazzo. Si strinse meglio nella vestaglia.
<< Sapete, da qui siete davvero una bella visione, ma sono in una posizione piuttosto scomoda >> sorrise malizioso. << Quindi che ne dite di invitarmi ad entrare? >>
<< Perché non lo avete ancora fatto? >>
<< Questo non è un invito, signorina McCollough >>
Bonnie sospirò. << Entrate >>
Fu la sua condanna.
<< Sapete, oggi avevo un appuntamento >> fece il ragazzo accomodandosi sul letto. << Dovevo incontrarmi con una certa ragazza dai capelli rossi. L’avete vista? >>
<< Non siete affatto divertente >> sibilò lei parandosi di fronte a lui con le mani sui fianchi.
Damon si alzò, cercando di intimorirla con i suoi venti centimetri di altezza i più, e la guardò dritto negli occhi. I loro respiri si mescolavano.
<< Voi non siete stata divertente. Che cosa credevate di fare dandomi un appuntamento per poi non presentarvi? >> lei si tirò un poco indietro ma continuò a sostenere il suo sguardo
<< Credevo che aveste da fare con la signora D’Urso >> gli sussurrò imbarazzata.
Lui sorrise scanzonato. << Purtroppo o per fortuna non avevo niente da fare con quella donna e quindi mi sono presentato qui ed ho aspettato che usciste per incontrarmi, e invece mi avete fatto perdere solo tempo >>
<< Mi state dicendo che non andate a letto con Amelia D’Urso? >>
<< No, vi sto dicendo che volevo incontrarvi >> fece una pausa, dato che lei aveva abbassato gli occhi sul suo petto. << E vi sto dicendo che ora dovete scontare questo vostro debito >>
La rossa alzò di scatto gli occhi, fulminandolo con uno sguardo, e arretrò di qualche passo. << Se credete che farò con voi qualunque immorale cosa avete fatto stanotte vi sbagliate di grosso >>
Damon l’avvicinò di nuovo e quando lei fece per allontanarsi ancora lui la trattenne per un fianco.
<< Voglio solo un bacio >>
<< E perché vorreste volere un mio bacio quando potete avere molto di più da qualcun’altra? >>
<< Me lo sto chiedendo anch’io >>*
Bonnie guardò le sue labbra, quelle labbra che ricordava così fresche e morbide… sentì il proprio labbro inferiore fremere, sentiva che anche lui stava guardando la sua bocca.
<< Ebbene? Che cosa aspettate? >> gli chiese.
Lui sorrise e sfiorò dolcemente quei petali di rosa che aveva per labbra. Si fermò un attimo, avrebbe saputo resistere dal fare di più?
Non sapeva perché si sentiva maledettamente prudente nei confronti di quella ragazza, sapeva solo che voleva fare tutto con calma, voleva farle provare piacere, non paura o dolore.
Bonnie era di pietra, non ricordava più come si faceva a muovere i piedi.
Ma a quanto pareva le sue mani ricordavano molto bene come muoversi senza alcun comando.
La sua mano destra affondò nei capelli corvini di Damon e l’altra gli artigliò un fianco.
Il moro non resistette alla tentazione di affondare le lunghe dita nei capelli della ragazza, e mente una mano si beava della morbidezza dei suoi boccoli, l’altra le circondò la vita e l’alzò dal pavimento stringendo il suo corpo minuto contro il suo, già pulsante di desiderio.
Le loro labbra si scontrarono in un bacio più bisognoso.
<< Come fate? >> le chiese sulla bocca.
<< A fare cosa? >> chiese lei.
<< A farmi impazzire con un solo bacio >> disse per poi troncare ogni conversazione affondando la lingua nella bocca di lei.
L’uccellino si ritrasse. << Basta >> sussurrò poco convinta.
<< Solo un altro bacio >> la supplicò lui.
<< Dovete andare, vi prego. Mia madre sta per tornare e voi state per perdere il controllo. Non posso creare uno scandalo >>
Damon fece poggiare i graziosi piedini di lei a terra.
<< Promettetemi che questo non era l’ultimo bacio >> le mormorò inspirando il profumo dei suoi capelli.
<< Non posso >>
<< Perché? >>
<< Perché già non ho scampo, non riesco a resistervi e non posso promettervi qualcosa che cercherò con tutta me stessa di non fare >>
<< Io non ho mai pregato nessuno, ma ora, vi prego, lasciatemi con la speranza di riprovare queste sensazioni >>
<< Voi siete un liberino, e state cercando di sedurmi. Questo è sbagliato >>
<< È sbagliato per chi? Per la gente? Non lo saprà nessuno, lo giuro. Concedetevi a me e vi darò tutto ciò che volete, bei vestiti, case, cavalli, tutto! >>
<< Potete darmi un matrimonio d’amore? >>
Lui la guardò a bocca aperta e lei continuò. << Non ho bisogno di cose materiali. Ho bisogno di felicità, e se voi non potete darmela, sapete dov’è l’uscita >>
<< Mi state rifiutando? >>
<< Mi dispiace >>
<< Bene >> disse prima di sparire dalla finestra.
Nella brezza leggera della notte i pensieri cominciarono a schiarirsi.
Aveva dimenticato di fare qualcosa? Oh, certo! Aveva dimenticato di vendicarsi, ma sapeva che la vendetta non era dolce quanto quelle labbra…



















*Qui ho pensato di interrompere il capitolo ma ho anche pensato che mi avreste uccisa! :P
Bene, capitolo finito. Questo mi è costato più tempo ma non mi convince, soprattutto la prima parte. Fatemi sapere cosa ne pensate.
Non dimenticate di passare di qui:
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Baci baci, Little Redbird

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Capitolo 6
*** Nuove conoscenze ***


Anche questo capitolo è dedicato a sweet_ebe e a LittleWitch, ma anche ad AmyInWonderland che mi sta lentamente entrando nel cuore con le sue dolcissime recensioni, e a tutte voi che mi seguite: GRAZIE.


7. Nuove conoscenze

Iniziare un nuovo cammino spaventa.
Ma dopo ogni passo che percorriamo ci rendiamo conto
di come era pericoloso rimanere fermi.


 

Non sono nervosa, perché dovrei? Sto per incontrare l’uomo più affascinante che sia mai esistito. Continuava a ripeterselo ma non ci credeva neanche lei. Certo che era nervosa, come poteva non esserlo? Damon Salvatore le aveva quasi chiesto di sposarlo. Quasi. Quell’avverbio non smetteva di tormentarla, non riusciva a capacitarsi di come facesse una piccola parola a rovinare una frase. Ma lui non le aveva detto << Sposatemi >>, aveva solo suggerito che si conoscessero, poiché voleva che lei capisse se davvero avrebbe accettato la sua proposta, e lei pensava che fosse una scusa per dare modo a lui di capire se aveva fatto bene a proporle quella mezza pazzia.
Non avrebbe dovuto accettare, non avrebbe dovuto baciarlo, non avrebbe dovuto ballare con lui.
Ma ormai il danno era fatto, non poteva tirarsi indietro… o meglio, non voleva.
Perché avrebbe dovuto rifiutare le attenzioni di un uomo bello e ricco?
Se sua madre avesse anche solo immaginato la situazione in cui si era cacciata, li avrebbe presi entrambi per i capelli e li avrebbe trascinati davanti al prete del paese per portare immediatamente a termine il matrimonio.
A pensarci bene era tentata di confessare tutto alla madre.
Ma no, se il Signor Salvatore si fosse rivelato un uomo di poco rispetto sarebbe rimasta incastrata in qualcosa di più grande di lei.
Guardò ancora una volta il suo riflesso nel lungo specchio con la cornice dorata. Ancora non riusciva a capire cosa trovasse di tanto attraente in lei quell’uomo così bello. Lei non aveva proprio niente di speciale. Le sue forme non erano molto pronunciate; i suoi occhi erano di un semplicissimo e comunissimo color nocciola; le lentiggini sul suo viso davano l’impressione che qualcuno avesse lasciato una manciata di piccole lenticchie sul suo naso. L’unica cosa che davvero le piaceva erano i capelli, lei era l’unica in famiglia -a parte sua nonna, da giovane- ad avere i capelli rossi, tutti le dicevano che sembravano un cespuglio immerso nel succo di fragole*, li aveva legati in due lunghe trecce le cui punte sfioravano la sua vita.
Sospirò. In fondo lo sapeva che il signor Salvatore voleva solo un passatempo per l’estate, qualcuna da lasciare col cuore a pezzi quando sarebbe ripartito. Si era detta più volte che non doveva fidarsi di lui, che doveva stargli alla larga se non voleva soffrire ma il suo cuore era testardo, si innamorava senza dare il tempo al suo cervello di capire cosa stesse succedendo. Meredith diceva che era una persona emotiva, ma Bonnie sapeva di essere considerata da molti solo una bambina, qualcuno glielo aveva anche detto. Forse quel pomeriggio l’avrebbe capito anche lui, e allora l’avrebbe lasciata senza pensarci due volte.
Ora che ci rifletteva non sapeva neanche cosa dirgli. Non poteva stare semplicemente a fissarlo. Eppure sapeva che con lui non avrebbe mai potuto avere una conversazione. Cosa avrebbe potuto dirgli? Non aveva mai delle idee, sempre solo dei sentimenti.
Gli avrebbe parlato dei suoi sentimenti prematuri verso di lui? L’avrebbe presa per pazza, o peggio: l’avrebbe derisa. Non poteva sopportare l’idea che pensasse che lei fosse un’altra delle tante ragazzine innamorate del bel Salvatore.
Sbirciò ancora una volta la sua immagine riflessa prima di aprire la porta.
Il vestito che aveva scelto era molto semplice, adatto per una passeggiata. Il blu intenso della stoffa le sembrava che risaltasse il colore dei capelli. Il corsetto finiva sulla vita con una forma a V, mettendo in risalto i suoi fianchi snelli. Il soprabito dello stesso colore terminava con un piccolissimo strascico. Aveva deciso di non indossare la gorgiera, stava passando di moda e si sentiva più libera. Il signor Salvatore avrebbe apprezzato il suo collo nudo? Sperò proprio di sì.
Uscì dalla camera, doveva andare prima di cambiare idea.


Era pronto. Non temeva il confronto con la rossa. Perché avrebbe dovuto? Quel reattino** non poteva intimorirlo. E allora perché era così nervoso?
Si era vestito di tutto punto, sapeva che il completo viola metteva in risalto le sfumature arcobaleno dei suoi capelli, la dolce Bonnie doveva rendersi conto di quello che avrebbe perso se avesse rifiutato il suo corteggiamento.
La trepidazione era salita di minuto in minuto da quando aveva raggiunto il limitare della strada. Si era nascosto tra le prime file di alberi al confine con il bosco e le terre, da dove sentiva le voci dei contadini, ma prima aveva ammirato di nuovo quel panorama mozzafiato. Era troppo tempo che non lo guardava di notte, doveva rifarlo, magari con il suo piccolo pettirosso a completare il quadro.
Perché non arrivava? Doveva cominciare a preoccuparsi? No, lui non si preoccupava per nessuno.
Damon Salvatore -misteriononmipreoccupodinessuno- smise di preoccuparsi solo quando la leggera brezza pomeridiana gli portò alle narici l’odore salmastro dell’acqua di mare mescolato a quello dolcissimo di fragole e frutti di bosco che caratterizzava Bonnie.
Sospirò sollevato: non l’aveva preso in giro di nuovo.
Si beò della preoccupazione negli occhi della ragazza quando non lo vide.
Bisbigliò il suo nome a voce e nella sua mente.
Bonnie si girò con la pelle d’oca sulle braccia. Il suo nome le era suonato così sensuale! Quando lo scorse tra gli alberi si chiese per un attimo come avesse fatto a sentirlo a quella distanza ma se ne dimenticò non appena i loro sguardi si incontrarono.
Si avviò verso di lui, il cuore che batteva fortissimo nel petto, mentre si guardava intorno circospetta.
<< Pensavo che non vi presentaste… di nuovo >> le disse con un mezzo sorriso.
<< Ci ho pensato. Lo ammetto >> gli rispose sincera.
<< E me lo dite così, senza scrupoli? >>
<< Non pensavo che vi sareste offeso >>
Lui la guardò guardingo. << Non mi sono offeso. Io non mi offendo >>
<< No, certo >>
La guardò ancora per un attimo, confuso. << Signorina McCollough, non credevo che foste così… >>
<< Sincera? Solo con voi tiro fuori questo lato di me così schietto >> gli confessò.
<< Devo esserne lusingato o offeso? >>
<< Scegliete voi >>
Si fissarono per qualche istante cercando di capire i pensieri dell’altro, nessuno dei due sapeva, però, che stavano pensando esattamente la stessa cosa: “Può un essere umano essere così magnificamente bello?”
<< Ho voglia di baciarvi >> sussurrò Damon.
La vide arrossire e abbassare la testa per rialzarla qualche secondo dopo, per guardarlo negli occhi mentre rispondeva: << Una volta mi hanno detto che i baci non si chiedono. Si danno e basta >>
Damon non se lo fece ripetere. Si fiondò affamato sulle labbra rosee della ragazza, afferrandole un fianco con una mano e la nuca con l’altra.
Bonnie si aggrappò al polso della mano che le accarezzava i capelli, per trattenerlo.
Le sue labbra riconoscevano quelle di lui come se l’avessero baciato da tutta la vita. Il moro la strinse di più a sé, sentendo il suo corpo morbido contro il suo e facendo sentire a lei tutta la fierezza del suo fisico da statua. Scese a baciarle il collo candido e libero da inutili fronzoli. Sentiva il suo profumo, dolcissimo, invadergli i sensi e il battito accelerato del cuore che trasportava anche il suo in quella danza.
Quando la vedeva voleva baciarla, quando la baciava voleva toccarla, quando la toccava voleva fare l’amore, e allora si fermava. C’era quasi una forza esterna che gli impediva di ferire quello scricciolo, sia fisicamente che sentimentalmente. Non voleva nemmeno sapere cosa significava, voleva solo continuare a stringerla nella sua presa d’acciaio, voleva continuare a percorrere il suo piccolo corpo, centimetro per centimetro, mentre la sentiva soffocare gemiti poco signorili contro le proprie labbra.
Si fermò. Era arrivato al punto di volerla schiacciare contro un albero e farla sua. Si accorse con sgomento che l’aveva già incastrata tra il tronco di un albero ricurvo e il suo corpo. La rossa non aveva scampo, non aveva vie di fuga, poteva soddisfare il desiderio irrefrenabile di fare l’amore con lei. Ma poteva farlo davvero? No, si rispose. Le aveva promesso che avrebbe aspettato le nozze, e così sarebbe stato, a meno che lei non avesse deciso altrimenti.
Bonnie si raddrizzò ansimante, rossa in viso. Cosa le prendeva? Quello non era il comportamento adatto ad una signorina di buona famiglia.
Per fortuna lui era un gentiluomo e si era staccato prima di attraversare la linea invisibile del limite tra innocente e proibito. Si chiese perché fosse un po’ delusa del fatto che lui fosse così gentiluomo. Lui le aveva promesso che avrebbero fatto l’amore solo dopo il matrimonio ma lei non era convinta che sarebbe riuscita a non implorarlo di prenderla lì, contro quel tronco curvo, dov’era semidistesa poco prima.
Lo guardò da sotto le ciglia. E adesso? Cosa gli avrebbe detto?
Per fortuna fu lui a spezzare quell’imbarazzante silenzio. << Mi fate sempre lo stesso effetto >> le sussurrò avvicinandosi di nuovo per scrutare nei suoi occhi.
Bonnie si perse  in quello sguardo di mezzanotte. Si sbagliava o c’erano delle pagliuzze argentate in quegli occhi di tenebra? Sembravano stelle luminose in una notte senza luna.
Quell’uomo era magnifico. Dispotico, oscuro, manipolatore, appassionato, e fondamentalmente magnifico.
<< I gattini non dovrebbero giocare con i leoni >> le mormorò improvvisamente serio.
<< Presumo che io sia il gattino >> ribatté lei.
Lui ignorò quell‘ovvia osservazione. << Forse dovrei lasciarvi in pace >>
<< Non sarei mai in pace dopo che mi avete fatto provare certe sensazioni >>
Damon sorrise soddisfatto. Non era l’unico, quindi, a sentire un certo bisogno.
<< So che non ne ho il diritto >> cominciò la rossa, e lui la guardò incuriosito. << Ma vorrei chiedervi se avete intenzione di cercare ancora le attenzioni della signora D’Urso >>
Il vampiro la guardò. Era proprio un bel bocconcino. Le sue curve sembravano essere state create apposta per le sue mani, i suoi seni, ne era sicuro, avrebbero riempito perfettamente i suoi palmi. Quanto avrebbe voluto confermare quella teoria! I suoi fianchi snelli erano morbidi nonostante l’aspetto asciutto, e scommetteva che la sua pancia doveva essere piatta e liscia come seta. S’immaginò di liberare quei boccoli rossi dalle trecce, pettinandoli con le sue lunghe dita, per lasciarli liberi di spargersi sul cuscino candido, come una cascata di sangue. Quell’immagine gli provocò non pochi pensieri poco casti. Come poteva pensare che avrebbe ancora sedotto quella vipera di Amelia, quando aveva lei, giovane, bella, e con un odore di fragole mature?
<< Fin che mi permetterete di vedervi, vi prometto che non cercherò le attenzioni di nessun’altra >>
Bonnie gli sorrise e tutto cambiò. Lui cambiò.

 
' .. Poi ho visto quel sorriso,
 e' come se mi avesse aperto un terzo occhio,
 e tutto intorno a me sembra diverso!
E' un universo di sensazioni buone in cui mi sono immerso,
e non c'e' verso, e non c'e' soluzione,
 non c'e' parola che mi suoni meglio del suo nome .!
 




I mesi successivi passarono tra incontri clandestini e baci rubati, notti insonni e carezze infuocate.
Damon non si era mai sentito così vivo. La spontaneità e la gioia di vivere di quella ragazza lo disarmavano ogni giorno di più.
Non riuscivano a stare lontani per più di dodici ore.
Avevano deciso che l’albero con il tronco sghembo sarebbe stato il loro rifugio fino a che non avessero stabilito che era ora di rendere nota la loro relazione.
Per il momento a nessuno dei due interessava che si incontrassero di nascosto ma Bonnie gli aveva detto che Meredith incominciava ad insospettirsi del suo strano comportamento, così si era confidata all’amica ed era felice di poter parlare con qualcuno dei propri sentimenti.
Sentimenti. La ragazza gli aveva confessato di provare un profondo affetto per lui, e quando l’aveva fatto il suo viso era diventato dello stesso colore dei suoi capelli e lui si era sentito esplodere qualcosa dentro. Non l’avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura, ma cominciava a credere che si stava affezionando alla dolcezza e alla simpatia della ragazza.
Persino Elena, la vampira più snob, orgogliosa e viziata che avesse mai conosciuto, aveva confessato a lui e Stefan che la rossa e la sua amica l’avevano accolta come una sorella, e lei si dilettava un sacco a fare l’amica del cuore.
Quando era con Bonnie, Damon riusciva a dimenticare la moglie di suo fratello, sapeva che perfino per lui era squallido cercare di sedurre sua cognata e lui aveva provato -o almeno così credeva- a togliersela dalla testa, ma solo con la rossa riusciva a dimenticare per un po’ tutto quello che era successo da quando Elena era arrivata a Firenze.
Finalmente, dopo un mese di incontri Bonnie aveva acconsentito a chiamarsi per nome in privato, si era stufato di chiamarla signorina McCollough, era scomodo, non poteva certo sussurrarle il suo cognome mentre la baciava!
Si ricordò di quando la piccola rossa aveva detto per la prima volta il suo nome, si era sentito sciogliere. L’aveva detto con così tanta dolcezza che gli era sembrato di sentire pura musica uscire da quelle labbra.
Quelle labbra! Aveva perso il conto di quanti baci le aveva rubato e di quanti sospiri di piacere gli avevano riempito le orecchie mentre accarezzava la sua chioma fluente.
Sorrise ancora, ultimamente lo faceva spesso. A casa continuava ad inscenare la falsa del fratello cattivo ma con lei sentiva di poter essere sé stesso… o quasi. Non poteva dirle cos’era in realtà, la piccola rossa era troppo emotiva, sarebbe corsa via urlando “vampiro!” e questo non poteva permetterlo. Forse gliel’avrebbe detto dopo il matrimonio, solo per vedere la sua reazione, e poi le avrebbe cancellato il ricordo prima di lasciarla per sempre.


Bonnie si era davvero impegnata con i suoi poteri in quei mesi, la signora Flowers l’aveva guidata piano piano in quel percorso  e lei aveva capito che non c’era nulla da temere nella magia poiché faceva parte di lei, e finalmente era giunta a conoscere a memoria molti incantesimi e la sua badante-mentore diceva che era molto brava a crearne di propri.
Doveva confessare che qualche volta aveva usato i poteri per asciugare in fretta i capelli ma la signora Flowers l’aveva perdonata dicendole che era pur sempre pratica, fino a che non avesse esagerato.
Aveva accennato qualcosa di tutto ciò a Meredith che, con la sua solita compostezza, non aveva spiccicato parola e aveva annuito debolmente, ma le aveva creduto davvero solo quando aveva evitato l’impatto tra una tazzina da tè e il pavimento facendo galleggiare la preziosa tazza senza versare neanche un po’ del contenuto. La mora l’aveva guardata a bocca aperta, cosa che capitava raramente nella giovane donna, dicendole che l’avrebbe sostenuta nei suoi progressi. A Bonnie era sembrato parecchio strano che la ragazza fosse tanto calma ma aveva liquidato la questione giustificandola con il carattere disteso dell’amica.
Allora le aveva raccontato di sé e della signora Flowers, dei pomeriggi a macinare erbe e dei piccoli danni che aveva fatto alla casa e Meredith era stata felice di farsi coinvolgere nelle “attività” pomeridiane delle due streghe. Così le ore passate ad allenarsi erano state più divertenti grazie all’amica che continuava a fare da cavia, nonostante una volta le avesse fatto cadere quasi tutti i capelli pronunciando male una  formula.
La rossa era contenta della reazione dell’amica, era contenta di potersi fidare di lei anche al punto di rivelarle che si vedeva con Damon. Purtroppo l’amica non aveva reagito altrettanto bene a questa notizia, le aveva espressamente detto che non approvava per niente quella relazione clandestina, sottintendendo che lei sarebbe stata l’unica a soffrire e Bonnie si rendeva conto sempre di più, giorno dopo giorno, che aveva ragione. Che futuro poteva avere con lui se non poteva neanche rivelargli chi era in realtà? Non poteva dirgli di essere una strega, un gentiluomo come lui l’avrebbe considerata una sciocca poiché credeva ancora nella magia, ma come poteva essere sua moglie nascondergli una cosa del genere?
Bevve un altro sorso del tè che aveva imparato a preparare, era buono, la signora Flowers le aveva finalmente rivelato il suo ingrediente segreto: la verbena. Aggiunta in piccole quantità dava al tè un sapore squisito.
Dei rumori dal piano inferiore la distolsero dai suoi pensieri. Si alzò dalla poltrona e scese di fretta le scale. Sua nonna era arrivata.


La signora  Sheila McCollough era una bella donna con capelli quasi completamente bianchi a parte per qualche sfumatura color mogano, occhi azzurri e un fisico piccolo.
Bonnie le corse in contro e l’abbracciò, le voleva davvero bene anche se purtroppo la vedeva raramente a causa della lontananza. Sua nonna era sempre piena di vita, di idee, non si faceva sottomettere e in casa aveva sempre affiancato il marito, anche nelle faccende importanti, e sua nipote la stimava tantissimo per questo.
<< Oh, Bonnie! >> esclamò la donna. << Quanto sei cresciuta! Sei bellissima tesoro mio >>
<< Grazie, nonna. Spero che il viaggio non sia stato troppo faticoso per voi >>
<< Niente affatto, è stato divertente! La prossima volta però dovrete venire voi da me, ho un giardino meraviglioso  >>
In quel momento arrivò Mary che abbracciò dolcemente la nonna. La ragazza credeva che un abbraccio un po’ più forte potesse spezzare l’esile donna.
<< Mary! Dolcissima Mary! Stai ancora cercando un pretendente? >> chiese la signora e, senza darle tempo di rispondere, continuò. << Ho portato un mio giovane amico. Lo apprezzerete, ne sono sicura >>
In quel momento dalla porta entrò un ragazzone alto, biondo e con gli occhi azzurri. Un figo.
Matt Honeycutt fece il suo ingresso portando un piccolo baule della signora McCollough  il suo sguardo si posò su due ragazze bellissime. Diede il baule al maggiordomo, che per poco non cadde, e ammirò le sorelle McCollough.
<< Lui è il signor Honeycutt. Potete chiamarlo Matt, non si offende >> lo presentò Sheila. << E queste, mio caro ragazzo, sono le mie nipoti: Bonnie e Mary >> presentò poi loro con un gesto della mano.
<< Piacere di conoscervi >> fecero in coro le due.
<< Bene, vi piacerete un sacco, ne sono sicura. Matt ha la tua stessa età, Bonnie >> disse la nonna, nella sua testa stava organizzando il matrimonio.
<< Vieni, Sheila, la cena è pronta. Raccontami un po’ del signor Honeycutt >> fece Jane McCollough. Di certo doveva dare una mano per il matrimonio.
Bonnie salutò suo padre e raggiunsero la sala da pranzo, sarebbe stata una cena molto imbarazzante.


La cena si svolse tranquillamente, dopotutto.
La nonna continuava a lanciare occhiate a Bonnie e Matt, misteriosamente seduti vicini, occhiate che la nipote interpretava con “ Non è carino? Non è educato? “
Ma la donna non sapeva che il suo cuore era occupato da un uomo che di carino non aveva proprio niente. La rossa pensò ancora una volta a lui. Chissà se anche lui pensava a…
<< Domani andiamo a fare un bel picnic >> suggerì raggiante la nonna. << Tu ci accompagnerai, vero Matt? >>
<< Certo signora McCollough, ne sarei felice >> disse sorridendo.
Aveva un bel sorriso, pensò Bonnie. Un sorriso sincero, senza ombre, e che coinvolgeva anche gli occhi. Per qualche secondo fece un paragone tra  quello e quello di Damon. Quello del bel Salvatore era misterioso, intrigante, seducente e durava sempre meno di due secondi, niente a che vedere con quello di Matt ma decise che quello di Damon era sicuramente più bello.
<< Allora domani pomeriggio partiremo, tenetevi pronti, sarà indimenticabile >> disse convinta Sheila.















* È strano come paragone?
** Uccelletto con piccola coda diritta e corta, denso piumaggio bruno-rossiccio, voce trillante e melodiosa.
Ho scelto il nome della nonna della serie, visto che nei libri mi sembra che non abbiano mai detto come si chiama la nonna di Bonnie.
Bene, ce l’ho fatta finalmente!
Spero vi sia piaciuto anche se è solo un capitolo di passaggio, per presentare la nonna e Matt. Siete contente che ci sia anche lui?
Al prossimo capitolo..
Baci baci, Little Redbird

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Capitolo 7
*** Conseguenze ***


6. Conseguenze

Ma quando sorge il sole
devi prenderti la responsabilità
di ciò che hai fatto nelle tenebre.
Grey’s Anatomy


Scusate il ritardo, ma la mia connessione faceva i capricci. Eccovi il 6° capitolo.

Aveva passato un’altra notte insonne. Un’altra notte a pensare a lui, ma solo quella mattina si rendeva conto di ciò che aveva fatto e di ciò che sarebbe potuto succedere se non l’avesse fermato.
Di certo non sarebbe stata da sola in quel momento, nel letto che condivideva con sua sorella. Perfino Mary, così dolce e calma, aveva deciso di dormire nella stanza dove prima stavano le loro sorelle, infastidita dai movimenti convulsi di sua sorella minore.
E allora sarebbe stata in quello stesso letto con l’uomo più seducente che avesse mai incontrato, probabilmente morta di piacere, con il fiore della sua verginità colto da un affascinante sconosciuto.
Arrossì per i suoi stessi pensieri. Da quando aveva incontrato quell’uomo si sentiva dannatamente sporca.
Eppure, quelle due volte che l’aveva baciato -davvero erano solo due? Le sembrava di averlo baciato per una vita intera- le era sembrato così giusto congiungere le sue labbra a quelle di lui.
Quanto aveva voluto potere accontentarlo la sera prima! Quando le aveva chiesto solo un altro bacio aveva quasi ceduto. Come aveva potuto negargli un bacio innocente?
Ma quel bacio sarebbe stato tutto fuorché innocente.
I suoi baci erano sconcertanti, seducenti, le sembrava che con un bacio potesse risucchiarle l’anima e sentiva che qualche pezzetto di questa era ancora incastrato tra le morbide pieghe di quelle labbra fresche.
Era stato così bello sentire le sue dita impigliate tra i capelli, la sua mano intorno alla vita e quel petto marmoreo contro il suo seno.
Stava cedendo, lo sapeva. Si stava facendo trasportare da quei pensieri molto poco casti mentre si torceva nel letto senza riuscire a trovare una posizione che non le facesse immaginare come lui avrebbe potuto abbracciarla.
Non poteva cedere al desiderio che provava. Sì, doveva ammetterlo, almeno con se stessa doveva essere sincera, doveva ammettere che desiderava fare l’amore con quell’uomo. Ma doveva pensare a cose più importanti. Infatti, nonostante il pensiero di Damon Salvatore non l’abbandonasse mai, ricordava ancora perfettamente la conversazione del giorno prima con la signora Flowers.
Ormai era l’alba, e presto la donna sarebbe andata in camera sua per svegliarla e chiederle della colazione e allora lei l’avrebbe pregata di parlare con calma degli avvenimenti della sera precedente.
Si alzò, cominciando a prepararsi. Quella sarebbe stata una giornata lunga.


Non poteva credere di aver passato un’altra notte a pensare a lei.
Quella ragazza era un chiodo fisso nella sua testa. Non riusciva a smettere di pensare che l’aveva respinto.
Lui non era mai stato respinto, ma non aveva nemmeno mai chiesto.
Perché non riusciva ad essere crudele anche con lei? Perché quella donna-bambina doveva essere così dannatamente dolce? Nemmeno lui si sentiva di sporcare quella purezza. Ma allo stesso tempo sentiva il bisogno irrefrenabile di afferrarla per la vita, schiacciarla contro un muro e farla sua, meschino, brutale, solo per appagare i suoi bisogni, ma come avrebbe potuto fare una cosa del genere a quel pettirosso indifeso?
Lei, rifletté, non aveva detto che non voleva fare l’amore, anzi, gli aveva dato modo di capire che lo voleva quasi quanto lui, ma aveva detto che non voleva suscitare uno scandalo. D’altra parte un po’ di ragione l’aveva, se davvero lui l’avesse portata a letto lei sarebbe stata rovinata, forse non avrebbe più potuto sposarsi.
La rossa gli aveva detto di volere un matrimonio d’amore. Non poteva darglielo.
“ Perché non potresti darglielo? “ gli chiese la sua coscienza. Il giorno prima non si era fatta sentire affatto.
Perché? Perché io non porto felicità! Io porto morte, distruzione.
“ Questo solo perché credi di non essere capace di altro. Ma immagina come sarebbe starle accanto per sempre. Fare l’amore per sempre “
È questo il punto. Per sempre è una cosa malsana, non è naturale. Lei è una semplice umana.
Per la prima volta il moro non si sentì così fortunato di essere un vampiro. Cercò di scacciare via quel pensiero prima che la sua coscienza si accorgesse che l’aveva formulato.
“ Tu puoi averla, Damon. Cerca un altro modo “ gli disse ancora la voce.
Per un attimo un’idea folle si impadronì della mente del vampiro e la voce della sua coscienza non fece obiezioni.
Aveva deciso. Avrebbe sposato la signorina McCollough.
Certo, poi l’avrebbe abbandonata, ma avrebbe fatto di tutto per portarsela a letto e bere un po’ del suo sangue.


Stefan era quasi soddisfatto. Aveva svolto solo metà del suo compito, ma suo fratello cominciava a ragionare.
Quando si erano uccisi il loro rapporto era precipitato. Erano passati da fratelli a nemici e solo grazie ad Elena avevano ricominciato a parlarsi. Piano piano, con il passare dei decenni si erano ritrovati un poco ma sapeva che, per Damon, l’amore tra lui ed Elena era una tortura continua.
Solo per caso aveva scoperto che Bonnie McCollough, diciassettenne timida e solare -nonché potentissima strega-, era nata per redimere Damon Salvatore, vampiro sanguinario.
Elena quel giorno si era rivolta ad una strega per convincerla a farsi dare una qualche pozione per dissolvere l’amore di Damon per lei, non riuscendo più a sopportare di vederlo soffrire. La donna, invece, l’aveva avvertita che lei ed il suo uomo avevano la missione di fare incontrare il vampiro e la giovane strega, e che se non l’avessero fatto avrebbero portato ben due anime sulla coscienza.
La sua giovane sposa aveva molta fiducia del sesto senso delle streghe e si fidava ciecamente di loro, così aveva convinto anche lui ad aiutarla a trovare la donna che avrebbe salvato Damon.
Ed ora erano lì, avevano trovato la ragazza e avevano subito notato l’attrazione tra i due.
Elena non aveva ancora iniziato con il suo piano, sarebbe entrata in azione quel pomeriggio, mentre lui aveva già cominciato il giorno prima.
Il suo compito? La prima cosa che doveva fare era mettere i bastoni tra le ruote a suo fratello, doveva dirgli di stare alla larga da Bonnie, in modo che a Damon sarebbe sembrata anche una sfida conquistare il cuore della fanciulla, lui amava infrangere le regole.
Mentre la seconda cosa che gli toccava fare era essere la voce della coscienza di Damon. Questa era la cosa più complicata poiché doveva continuare a parlargli in testa senza che lui se ne accorgesse, e doveva imporsi di non esagerare, in modo da non farsi scoprire.
In quel momento suo fratello maggiore era in camera sua a pensare ai dettagli di quel folle piano mentre percorreva l’area della stanza con lunghe falcate dalla porta alla finestra e viceversa.
L’idea di Damon era completamente pazza ma poteva funzionare, certo, la seconda parte del piano andava eliminata ma il matrimonio era un buon inizio.
Voleva proprio vederlo suo fratello che corteggiava seriamente una donna!
Si sarebbe divertito molto nei prossimi mesi, lo sentiva.


Bonnie si stava pettinando quando la signora Flowers fece finalmente ingresso in camera sua.
<< Siete già sveglia? >> le domandò incuriosita.
<< Vi stavo aspettando. Dobbiamo parlare >> disse cercando coraggio.
La signora Flowers richiuse la porta dietro di sé e attese.
<< Voi vi rendete conto di ciò che mi avete detto ieri? >> chiese guardandola negli occhi.
<< Volevo solo rivelarvi la vostra vera natura >>
<< Voi siete come una parente per me, lo sapete. Ma non posso ignorare il fatto che mi avete accusata di stregoneria >> disse bonaria.
<< Io non vi ho accusata! >> esclamò la donna cercando di non urlare. << Ho cercato di aprirvi gli occhi. Voglio solo che, quando sarà il momento, riusciate a proteggervi >>
<< Proteggermi da cosa? >>
<< Dall’oscurità. Voi sapete che dico la verità >>
Bonnie si prese un attimo per riflettere. Ci aveva pensato per molto tempo durante la notte, sentiva che qualcosa in quello che le aveva detto la sua vecchia badante era solo la pura verità, ma come poteva spiegarsi il fatto di essere una strega? << Supponiamo che vi creda. Che cosa dovrei fare? >>
La signora Flowers sorrise. << Sapevo che eri troppo intelligente per non ascoltarmi! >> esclamò estasiata. << Devi imparare qualche incantesimo di base per il momento >>
Bonnie la guardò scettica. << Cosa intendete per “incantesimo”? >>
La donna la raggiunse davanti allo specchio. << Qualcosa del genere >> disse guardando la spazzola e attirandola nella propria mano senza muovere un muscolo.
La rossa sobbalzò. << Forse vi avrei creduta più facilmente se me l’aveste fatto vedere prima >> sussurrò.
La signora Flowers sorrise. << Oggi cominceremo con qualcosa di semplice. Fatevi trovare pronta dopo pranzo >>


Sono pronta. Bonnie continuava a ripeterselo guardandosi allo specchio.
I suoi occhi marroni la guardavano di rimando e sembravano smentirla.
No, non era pronta. Come si fa ad essere pronti quando si scopre la propria natura all’improvviso?
Quanto avrebbe voluto che ci fosse stata Meredith con lei! La sua amica le avrebbe detto qualcosa di sensato e l’avrebbe fatta tornare alla realtà, ma Meredith non avrebbe capito come si sentiva.
Sentiva di stare emergendo, sentiva che era giusto scendere in cucina e preparare qualche intruglio o spostare qualcosa con la forza del pensiero.
Si guardò ancora una volta allo specchio.
Il vestito viola non le stava particolarmente bene ma era adatto a stare in casa, era abbastanza comodo. I capelli erano raccolti sulla spalla destra in una treccia e qualche fiocco viola spuntava qua e la.
Chissà se il signor Salvatore avrebbe apprezzato?, si chiese.
Aveva pensato anche a lui durante la giornata, come poteva dimenticarlo?
Aveva pensato a come avrebbe reagito sapendo che era una strega. L’avrebbe rifiutata, nonostante le avesse confessato di essere molto attratto dal suo corpo.
Ma non doveva preoccuparsi di questo, lui non l’avrebbe comunque cercata dopo che l’aveva rifiutato in quel modo.
Un pensiero l’aveva colpita particolarmente quella mattina, aveva deciso che, se si fosse sparsa la voce che era una strega e sarebbe stata costretta a scappare, si sarebbe concessa a lui se ancora lo voleva. Non poteva morire con il dubbio di sapere come sarebbe stato avere nel proprio letto un uomo simile.
Concentrati, Bonnie!
Uscì dalla camera e si diresse in cucina, dove la signora Flowers l’aspettava con erbe e un enorme libro che aveva tutta l’aria di essere molto prezioso, oltre che molto vecchio.
<< Vieni, cara >> l’accolse la donna.
<< Che cosa volete che faccia? >>
<< Per il momento voglio vedere se leggendo un incantesimo i tuoi poteri rispondono o meno. Dovrai solo leggere, nulla di terrificante >> le disse con un sorriso.
Bonnie lo ricambiò. << Va bene, ci provo >>
La signora Flowers sfogliò il libro per qualche secondo e poi lo porse alla ragazza indicandole un piccolo paragrafo scritto a mano e in latino.
“ Repello te, spritus nequam; tibi denuntio
per Deum verum, ut exeas ac discedas ab
hoc loco, neque huc unquam redeas; tibi
impero in nomine Illus qui te superavit
ac devicit in patibulo crucis, cujus virtute
in aeternum revinctus fuisti et allegatus.
Tibi praecipio ne unquam deinceps omnes
habitantes in hoc habitaculo perturbes,
in nomine Dei. Amen. Visita quaesumus
Domine,habitationem istam, et omens
insidias inimici ab ea longe repelle;
Angeli tui sancti habitent in ea, qui nos
in pace custodiant et benedictio tua sit
super nos semped. Amen “ lesse.
<< A cosa serve? >>
<< Questa è un'antica preghiera di protezione latina. Può essere usata per vari scopi: Protezione in generale, protezione dagli spiriti, dai nemici e come benedizione. Ora recitala con convinzione >>
<< Ma non mi sta attaccando nessun “nemico” >> disse scettica.
<< Fidati di me. Ti proteggerà tutta la giornata >>
<< Va bene >>
Bonnie rilesse, questa volta credendoci davvero. Era solo suggestione o una scarica le aveva attraversato il corpo?
La signora Flowers la guardò compiaciuta.


Elena era appena arrivata a casa McCollough quando una forte scarica di Potere l’aveva quasi travolta, si era quindi precipitata verso la porta, o almeno ci aveva provato.
Non riusciva ad andare oltre il limite tra la strada e il giardino anteriore della casa. C’era qualcosa che non andava.
Ispezionò l’intera abitazione con una piccola ondata di potere. Damon non era lì. Ma allora chi aveva potuto scatenare quella forza?
Cercò di nuovo di entrare nel giardino. Niente. Per quel giorno la sua missione era rimandata.


Bonnie si mise a letto, sfinita. Non aveva fatto altro che leggere “incantesimi” che le erano sembrati inutili. A cosa poteva servirle un incantesimo per entrare nella testa di un animale, oppure quello per una buona memoria? Proprio non sapeva spiegarselo.
Forse la signora Flowers aveva voluto farla cominciare dalle cose più inutili perché erano anche le più semplici.
Eppure non capiva. Anche se aveva pronunciato alcuni incantesimi non era successo niente. La sua adorata badante doveva essere proprio pazza a credere che lei era una strega, e lei doveva esserlo ancora di più visto che aveva cominciato a crederle.
Anche se si fosse rivelato tutto una sciocchezza le piaceva stare in cucina a rimescolare spezie, gli odori che si erano creati le avevano quasi dato alla testa e a cena non aveva fatto altro che pensare al titolo di una formula che aveva solo intravisto mentre la Signora Flowers cercava quella per preparare buoni biscotti: “Pozione D’Amore” aveva letto, titolo poco originale ma che aveva catturato subito la sua attenzione.
Aveva cercato di dare una sbirciata più approfondita ma la donna aveva chiuso di scatto il libro e non l’aveva più perso di vista e allora si era rimproverata dicendosi che non doveva pensare a certe stupidaggini. Se il destino aveva in serbo per lei un uomo di cui si sarebbe innamorata allora lo avrebbe aspettato.


Damon Salvatore si apprestava a spogliarsi davanti alla sua concubina che lo guardava affascinata.
<< Ditemi >> cominciò questa. << Mi avete pensato in questi giorni? >>
<< Per tutto il tempo >> mentì.
<< Bene. Sono contenta che non pensate più a quella sgualdrinella con cui avete danzato al ballo >>
Amelia D’Urso non seppe mai che quello fu il momento più vicino alla morte che avesse mai vissuto.
Damon la guardò di traverso mentre continuava a spogliarsi. << Detto da voi credo che sia un complimento >> le disse irritato. Come si permetteva quella donna di dare della sgualdrina al suo uccellino? E da quando l’uccellino era diventato suo?
<< State cercando di offendermi? >>
<< No, vi stavo solo ricordando i ruoli della società di Santa Maria del Castello >>
<< Farò finta di non avervi sentito, signore. Ma ditemi, chi era la ragazza tra le vostre braccia quella sera? >>
<< Non lo so, era mascherata >> disse e contemporaneamente si chiese perché stava cercando di proteggere l’identità della ragazza.
<< Era una rossa naturale e qui ce ne sono ben poche, quindi doveva essere una tra la signorina Coppola e la Signorina McCollough. Ma mi sembra che la signorina Coppola fosse malata la sera del mio ballo in maschera, quindi… >>
Damon, completamente nudo, si infilò nel letto. << Volete star qui a spettegolare o ci diamo da fare, Amelia? >>
<< Oh, non resistete più senza il mio corpo, vero? >>
<< Sì, certo, certo. Aprite le gambe, coraggio >>* le disse facendole segno con le mani.
La signora D’Urso non ebbe il tempo di ribattere.
Damon non aveva affatto voglia di fare sesso, voleva solo sfogarsi e quella era la prima donna  disponibile nei paraggi, sebbene non avesse neanche il coraggio di morderla, chissà che sangue amaro doveva avere quella vipera!
Era dannatamente arrabbiato. Era arrabbiato con sé stesso perché aveva ceduto e aveva cercato di intrufolarsi di nuovo nella camera del pettirosso.
Era arrabbiato con la ragazza perché prima gli aveva fatto assaggiare i suoi baci e poi gli aveva impedito di prenderne altri.
Ed era maledettamente arrabbiato con la vecchia governante, sì, aveva capito che c’era qualche incantesimo che proteggeva la casa, e chi, se non la vecchia donna con un’aura non indifferente, un’aura da strega, poteva lanciare una qualche specie di protezione sull’intera casa?
La vecchia si sarebbe pentita di averlo sfidato, poteva starne certa.
Nessuno  si prendeva gioco di lui e la passava liscia, nessuno tranne la piccola rossa.
Durante il giorno aveva organizzato alcuni dettagli per il suo piano, ad esempio aveva scritto un lungo discorso da farle quando le avrebbe chiesto di sposarlo, qualunque donna avrebbe detto di si alle parole sdolcinate che si era inventato.
Ma aveva anche organizzato il loro prossimo incontro. Aveva deciso che l’avrebbe aspettata fuori di casa fin quando non si fosse decisa ad uscire. Avrebbe fatto finta di scontrarsi con lei per distrazione e poi si sarebbe fatto perdonare portandola a fare una passeggiata romantica lungo il limitare del bosco.
Sì, la signorina McCollough si sarebbe innamorata di certo.
Sorrise del suo “diabolico” piano e Amelia D’Urso credette di stare soddisfacendo le voglie del moro, che in realtà pensava di stringere ben altra bellezza tra le braccia.


Il mattino dopo nessuno si sarebbe immaginato quello che successe.
Damon era pronto per tornare a casa propria, già sull’uscio della porta aveva sentito bussare e aveva aperto.
Quello che aveva davanti era lo spettacolo più bello e terrificante a cui avesse mai assistito.
Bonnie McCollough, bellissima di prima mattina, gli stava di fronte con gli occhioni spalancati e umidi e la bocca aperta.
Lei, la sua futura sposa, che non ne era a conoscenza, lo aveva appena beccato in casa della donna con cui già sapeva che avesse una relazione.
Detto così sembra terribilmente tragico, e lo era.
Quale spiegazione si sarebbe trovato?
Inaspettatamente la ragazza fu la prima a riaversi e, dopo un profondo respiro, esordì: << Che cosa ci fate qui? >>
Damon la guardò allibito. Cosa doveva risponderle? Una bugia gli sembrava l’insulto più volgare che potesse rivolgerle.
<< Stavo per chiedervi la stessa cosa >> disse. Caro vecchio sarcasmo, amico di tante giornate, gli prestava soccorso.
<< Sapete una cosa? Non mi interessa. Siete grande abbastanza da fare le vostre idiozie >> gli disse indignata. << La signora D’Urso è in casa? >>
<< No, è uscita qualche minuto fa >>. Perché non era uscito prima con lei? Ah, si, perché non voleva che la rossa lo vedesse in sua compagnia!
<< Bene, allora me ne torno a casa. Buon giorno, signor Salvatore >> sputò fuori il suo nome come un insulto.
Damon chiuse la porta dietro di sé e la seguì giù per i gradini. << Aspettate! >>
<< State lontano da me >>
<< Voglio solo chiarivi delle cose >>
<< Non voglio sapere niente. Voglio che mi lasciate in pace. Non ho bisogno che mi complichiate la vita >>
<< Vi prego! >>. Non ci credeva. Era la seconda volta che pregava quello scricciolo di donna.
La rossa si fermò e lui la affiancò.
<< Stanotte volevo venire da voi… >> cominciò, ma lei lo interruppe.
<< Oh, scusate, avete trovato pieno il mio bordello? >> gli disse schifata.
<< Non è quello che intendevo >> le disse afferrandole piano un braccio. La sensazione che provava sempre quando la toccava tornò a travolgerlo, più intensa di quanto non fosse mai stata.
Si chiese se fosse colpa del tempo passato dall’ultima volta che l’aveva toccata, due sere prima. Sembrava che più la toccasse, più quella cosa si indebolisse, come se quella forza venisse soddisfatta.
La ragazza lo stava guardando dritto negli occhi, le guance arrossate dalla vicinanza con il suo corpo e le lacrime pronte a scendere da un momento all’altro.
<< Voi non volete concedervi a me, ma mi provocate… >> le sussurrò, <<…involontariamente >> aggiunse veloce, prima che lei ribattesse. << Non posso tenermi dentro questo desiderio insoddisfatto, questo è l’unico motivo per cui mi trovate qui questa mattina >>
<< Mi state dicendo che andate a letto con quella donna perché vorreste… >> arrossì, << vorreste venire a letto con me? >>
<< Esattamente >>
Damon scrutò in quegli occhi nocciola e si perse per qualche secondo. << Concedetemi di corteggiarvi >>
Una lacrima sfuggì al duro lavoro che la ragazza stava facendo per controllare il pianto isterico che si stava preparando. Damon l’asciugò con il pollice, restando col palmo della mano sulla sua guancia, e guardando quella piccola goccia d’acqua salata come se fosse la cosa più preziosa al mondo, fin che questa non s’asciugò. Da questo si deduce quanto tempo stettero a fissarsi l’un l’altro.
<< Non voglio essere la vostra amante >> gli sussurrò la ragazza.
<< Datemi un’occasione, conosciamoci. Prometto che non vi porterò a letto fin che non sarete mia moglie, se deciderete di esserlo >>
<< Voi… avete intenzione di sposarmi? >> chiese incredula.
Damon sorrise di un sorriso sincero, uno di quelli che si concedeva raramente e che durò quasi due secondi interi. << Solo se riterrete che sono il marito che desiderate >>




Lo so, sono cattiva ad interromperlo così, mi dispiace!


*Qui ce lo vedo proprio mentre gesticola! Ahaha

Che dire? Meglio tenervi sulle spine, va’…
Ringrazio ancora tutte e 300 e passa anime buone che leggono la storia, che la recensiscono e che la inseriscono tra le preferite e le seguite.
Un grazie speciale a sweet_ebe che mi ha ispirata e a LittleWitch che mi invoglia a scrivere con l’entusiasmo che mette in tutte le sue recensioni.
 Continuate a passare di qui:
http://www.facebook.com/BonnieEDamonItalia

Baci baci, Little Redbird

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Capitolo 8
*** Si chiama signor Honeycutt!!! ***


Anche questo capitolo è dedicato a sweet_ebe e a LittleWitch.


8. Si chiama signor Honeycutt!!!


La gelosia è quando ti da fastidio che qualcuno
 dà delle attenzioni speciali a una persona che senti tua,
 tua e basta.
E' quel nodo che ti si forma nello stomaco
 e ti fa salire il nervoso.
 E' la semplice dimostrazione che vuoi che quella persona sia tutta tua,
 tua e di nessun altro.



<< Siete pronte, mie care? >>
La nonna era emozionata, continuava a dire di sbrigarsi, che avrebbero fatto tardi. Bonnie sapeva che la sua adorata nonna adorava gli spazi aperti, le lunghe passeggiate e i picnic come quello che stavano per fare. Del resto viveva tra le magnifiche Higlands, terre meravigliose di cui Bonnie aveva solo un vago ricordo. Le sarebbe piaciuto tornarci, respirare l’aria pura di montagna, diversa da quella salmastra di Santa Maria.
Guardò l’anziana donna. << Sono pronta, nonna. Mary sta finendo di preparare i cestini. Possiamo cominciare a scendere, se volete >>
La donna sorrise. << Bene, molto bene, ragazze. Allora scendiamo, così facciamo due chiacchiere con Matt >> fece allusiva.
Bonnie le lanciò un’occhiata di traverso.
<< Oh, coraggio, ragazza! >> le disse allegra la nonna, mentre scendevano le scale. << Non devi essere così rigida davanti a lui, non morde mica! >>
Quell’ultima frase a Bonnie sembrò un po’ troppo marcata. << Non sono rigida, è imbarazzante! Non lo conosco neanche, non potete costringermi a stargli vicino! >>
<< Io non costringo proprio nessuno! >> la nonna si fermò nell’atrio, moderando il tono della voce. << Va bene, quest’oggi non aprirò bocca su voi due. Hai ragione: siete grandi, sapete fare amicizia da soli. Ma promettimi una cosa >>
<< Cosa? >>
<< Non dovrai respingerlo prima di averlo conosciuto per davvero >> le disse guardandola negli occhi.
Bonnie sospirò. << Lo prometto >>


Erano tutti pronti nel giardino anteriore di casa McCollough.
Bonnie si rese conto che erano davvero un bel gruppetto di persone.
Insieme a lei, sua sorella e la nonna, c’erano il signor Honeycutt, la signora Flowers e Meredith.
Stavano aspettando Stefan ed Elena Salvatore, che aveva invitato poiché con la dolcissima Elena aveva instaurato un bel rapporto negli ultimi tempi.
Manca una persona, le ricordò il suo cuore. Aveva deciso che non era una buona idea invitare Damon, sarebbe stato strano ed imbarazzante parlargli di nuovo in tono formale, chiamarlo con il suo cognome, ma soprattutto sarebbe stato terribilmente frustante non potersi toccare o semplicemente guardare come avevano fatto negli ultimi tempi.
Quella mattina, quando aveva mandato il biglietto d’invito ad Elena, aveva inviato un messaggio anche a lui, spiegandogli le motivazioni che l’avevano spinta a non invitarlo. Non aveva ricevuto risposta ma sapeva che aveva capito. Lui era un gentiluomo.


Non sono invitato?
Damon guardò ancora una volta quel biglietto con la grafia di Bonnie. Aveva memorizzato le forme tonde di ogni singola lettera ma non riusciva ancora a capacitarsi. Stefan era invitato e lui no? Questa era bella!
L’uccellino gli aveva scritto che non voleva ancora destare sospetti nella sua famiglia riguardo a loro due. Perché voleva nascondersi ancora? Forse voleva prima capire se la nonna era d’accordo. Aveva intuito che la ragazza era molto affezionata alla madre di suo padre, gliene aveva parlato quando aveva saputo che sarebbe arrivata, ma che cosa avrebbe potuto dire la vecchia su di lui? Lui era un gentiluomo di tutto rispetto, ricco e bellissimo. Il migliore.
<< Sembra che questo signor Honeycutt sia un amico della signora McCollough, e l’ha portato con sé per farlo conoscere alle nipoti >> sentì dire da Elena.
Signor Honeycutt? E che razza di nome era?
“ Che c’è, sei geloso? ”
Maledetta coscienza! Si faceva sentire sempre nei momenti sbagliati!
“ O in quelli giusti “
Damon alzò gli occhi al cielo. Doveva fare qualcosa. Questo individuo, il signor Honytruth, doveva togliere le sue zampacce da Bonnie. Lei era sua, l’aveva vista per primo, era il suo nuovo giocattolo. Come osava pensare di guardarla?
<< Damon, noi usciamo… va tutto bene? >> la voce di Stefan era irritante quasi quanto quella della sua coscienza.
<< Va tutto a meraviglia, fratellino. Divertiti a mangiare schifezze umane >>
Stefan, suo malgrado, fece una smorfia raggiungendo la moglie alla porta.
Damon sorrise. Suo fratello avrebbe mangiato anche sassi per accontentare Elena. Che stupido! Farsi comandare a bacchetta da un donna era la cosa più umiliante che esisteva. Io non farei mai comandare la mia donna.
La sua coscienza, la versione più simile a lui che ad un santo, lo contraddisse. Tu ti stai facendo comandare. La rossa non ti ha “ ordinato “ di startene a casa?
Il moro sgranò gli occhi.
Si alzò. Bonnie poteva imporre le sue stupide regole al signor Honeybatt, ma non a lui! Lui era Damon Salvatore e, in quanto tale, avrebbe rovinato il picnic.


Erano venti minuti che camminavano tra la boscaglia, Bonnie era inciampata già parecchie volte, salvata dall’impatto col terreno da Matt che aveva deciso di restarle di fianco dopo averla salvata tre volte.
<< Allora, Bonnie, posso chiamarvi per nome? >> le chiese all’improvviso.
La rossa quasi inciampò di nuovo. << Certo, dal momento che io vi chiamo Matt, mi sembra giusto >>
Il biondo sorrise. Bonnie si era già abituata a quel sorriso, sempre presente sulle labbra del ragazzo.
<< Quindi, è da molto che non vedete vostra nonna? >>
<< Si, sono tre anni. Purtroppo la distanza non ci permette visite frequenti. E voi come la conoscete? >>
<< Oh, io la aiuto a gestire la casa nelle faccende da uomini, sapete, come incontrare i notai, e cose del genere >>
Bonnie sorrise abbassando la testa e, inconsapevolmente, incantò non poche persone che stavano seguendo la loro conversazione, Matt compreso. << Non pensavo che mia nonna avrebbe mai ammesso di avere bisogno di aiuto >>
<< Non l’ha ammesso >> le confidò il ragazzo. << Mio padre era un buon amico di vostro nonno e l’ha quasi costretta a farsi aiutare >>
<< Non immagino come l’abbia presa >> disse, sorridendo ancora.
<< A dire il vero, all’inizio ha reagito parecchio male, ma poi si è abituata ad avere più tempo libero per sé stessa >>
<< Mi fa piacere sapere che è in buona compagnia con voi >> gli disse sincera.
<< Grazie >> rispose lui con le gote arrossate.
In fondo aveva deciso che Matt non era tanto male, era simpatico.
Camminarono per qualche minuto in silenzio poi Bonnie si fece coraggio e ammise: << Mi dispiace se avete pensato che fossi sgarbata, ieri sera >>. Non era stata molto loquace con il ragazzo seduto vicino a lei.
<< Lo so che non è stato un caso il fatto che fossimo seduti vicini >> le sussurrò il biondo avvicinandosi.
Bonnie lo guardò.
<< Vostra nonna è una donna eccezionale, ma quando si mette in testa qualcosa è quasi impossibile dissuaderla. Non mi meraviglierei se capitassimo vicini anche oggi >>
<< Non preoccupatevi, Matt, l’ho convinta a lasciarci stare >>
<< Questo è un modo velato per dirmi che non gradite la mia compagnia? >> le chiese sorridendo.
Seppur involontariamente, Bonnie sentì gli angoli delle proprie labbra distendersi in un sorriso. << No, assolutamente, è un modo per dirvi che non saremo costretti a sentirci a disagio per tutto il pomeriggio >>
<< Bene >> fece lui risollevato.


Non ci credeva. Stavano amoreggiando? E stavano amoreggiando davanti a tutti?
Una rabbia cieca lo assalì in tutta la sua potenza. Come si permetteva quel signor Honeybrutt di corteggiare la sua Bonnie? La SUA Bonnie!
E lei sorrideva ad ogni parola di quello screanzato.
Allora era per quello che non era stato invitato: lui era d’intralcio al corteggiamento.
E perché Stefan non interveniva? Non sapeva che la rossa era la donna di suo fratello?
“ No, non glielo hai detto “ gli ricordò la coscienza.
E quello stupido non poteva intuirlo?
“ Uno stupido non intuisce molte cose “
Nemmeno Elena era al corrente della sua liaison con l’uccellino?
Proprio in quel momento la bionda sopra citata si avvicinò all’amica.


Bonnie vide Elena avvicinarsi con il sorriso da “ devo parlarti ”, e, educatamente, congedò il signor Honeycutt.
La bionda la prese a braccetto e rallentò il passo per proteggere le sue parole da orecchie indiscrete.
<< Allora, mia cara amica, sembra che tra te e il signor “ biondo con gli occhi azzurri “ ci sia del tenero >>
<< Ma cosa dici? >> le chiese sorridendo. << Sai benissimo che c’è qualcun altro >>
<< Oh, certo. Il signor “ non ho un nome “ >> fece sarcastica, ricordandole che non aveva voluto condividere con lei quel particolare.
Bonnie sospirò. A volte la sua amica era snervante. << Ce l’ha un nome, ma non posso dirtelo >> finì sussurrando, le guance in fiamme.
<< Va bene, capisco. Però avresti potuto invitarlo, stando a quanto mi hai detto, ha intenzione di sposarti >> le fece notare.
<< Non ne ha davvero intenzione. Lui crede di volerlo >>
<< Dettagli >>
Meredith la prese per l’altro braccio. << Che cosa succede con il signor Matt? >>
Bonnie roteò gli occhi verso il cielo. Quel gesto l’aveva imparato da Damon, lui lo faceva molto spesso, soprattutto quando lei arrossiva per qualche sciocchezza.
Una volta, durante uno dei loro primi appuntamenti, lui le aveva detto che la trovava bella e lei non gli aveva creduto. Damon aveva roteato gli occhi all’insù, poi l’aveva guardata per qualche istante, scuro in volto, e all’improvviso le aveva scoccato un avido bacio sulle labbra, trattenendola fermamente per la testa.
<< Allora? >> chiese Meredith interrompendo i suoi pensieri.
<< Niente, davvero. È un ragazzo simpatico, tutto qui >>
<< Oggi non incontrerai tu-sai-chi? >> le chiese la mora.
Bonnie la guardò, l’amica aveva un’espressione distesa -come sempre, del resto-, ma la conosceva da troppo tempo per non accorgersi che era finta. Ancora non si capacitava che si vedesse con Damon.
<< No, lo sai che non potevo invitarlo >>
<< Non capisco perché >> intervenne Elena. << Non lo mangiamo mica, abbiamo cibo a sufficienza per il picnic >>

Meredith sorrise, nonostante sapesse che Elena non era solo quello che sembrava , aveva capito che lei e il minore dei Salvatore erano brave “ persone “. Tutta un’altra storia era quella di Damon Salvatore, lui ostentava crudeltà in ogni suo gesto.
La sua famiglia le aveva insegnato che non tutte le creature soprannaturali erano per forza malvagie, come i due eterni giovani sposi che li accompagnavano quella mattina, ma Damon era un’anima perduta, impossibile da redimere. Il suo compito, in quanto cacciatrice, era quello di ucciderlo ma esitava a causa dell’amore -perché era amore- che Bonnie provava per lui, e per l’amicizia davvero sincera che provava per Elena.
La sua era una tra le più temute famiglie di cacciatori ma non poteva far soffrire due persone a lei care. Per non parlare di Stefan! Per quanto il fratello fosse crudele, lui non l’avrebbe abbandonato, avrebbe combattuto con lui e a lui si sarebbe aggiunta la moglie. Cosa doveva fare? Non aveva neanche detto a Bonnie cos’era, aveva pensato di farlo quando la rossa le aveva rivelato di essere una strega ma aveva temuto che a quel punto avrebbe dovuto rivelarle che tipo di cacciatrice era. Una cacciatrice di vampiri. La cacciatrice del suo vampiro.
Aveva aiutato l’amica a migliorare con la magia, in modo che potesse difendersi anche quando era sola, ma il fatto che Bonnie fosse sempre tornata a casa sana e salva le aveva fatto mettere in dubbio tutto ciò che sapeva di Damon Salvatore.
Tornò alla realtà. Erano finalmente arrivati nello spiazzo tra gli alberi dove avrebbero mangiato.


E così sua cognata sapeva che la sua gattina si vedeva con qualcuno, ma non sapeva con chi.
E perché Bonnie non le aveva detto che era lui? Elena era la persona più adatta a con cui confidarsi, avrebbe potuto suggerirle di sposarlo. O avrebbe potuto dissuaderla.
Del resto lei e suo fratello gli avevano intimato di lasciarla stare.
Già alla mora inquietante non andava a genio la sua relazione con il pettirosso, di certo non serviva l’aiuto di Elena.
Non riusciva a capire. Ovunque andasse era lo scapolo più ambito, anche lì aveva fatto colpo su molte ragazze, ma su quelle sbagliate.
“ Perché sono sbagliate? “
Perché sono troppo facili.
“ Non mi sembra che quella a cui stai pensando sia stata tanto restia ad accettare il tuo corteggiamento ”.
È diverso.
“ E perché? “
Perché lei è proibita.
“ Sai che non è vero. Nonostante le proteste di Stefan, puoi farla tua quando vuoi “
Non posso.
“ E perché mai? “
Perché gliel’ho promesso.
La sua coscienza tacque.


Stavano mangiando pietanze di ogni genere. Mary era una cuoca eccezionale, e tutti si erano complimentati con lei per le cose squisite che aveva preparato insieme alla loro cuoca ufficiale.
Bonnie, nel suo fragile corpicino, aveva infilato di tutto e di più e sentiva di stare per scoppiare.
Si alzò dalla tovaglia stesa sull’erba dove tutti erano riuniti in cerchio, si stiracchiò e si avviò tra gli alberi. Aveva decisamente bisogno di digerire tutto quel ben di Dio.
<< Non allontanarti troppo, Bonnie >> le raccomandò la nonna. << E non addentrarti troppo nel bosco! >>
A Bonnie sembrò di essere in quella favole che le aveva raccontato una volta sua sorella Beth; con i suoi boccoli poteva passare davvero per cappuccetto rosso ma non sapeva che tra gli alberi l’attendeva qualcosa di più pericoloso di un lupo cattivo.


Si stava avvicinando. Poteva sentire il suo dolcissimo odore di fragole.
L’aveva attesa per ore, sperando che si allontanasse per un po’ dagli umani, pronto a farle la paternale, e invece se ne stava lì a godersi quei magnifici effluvi che scatenavano inesorabilmente i suoi pensieri più peccaminosi.
Le si parò davanti all’improvviso e la vide sobbalzare e portarsi una mano alla bocca appena in tempo, prima che l’urlo squarciasse la quiete del bosco.
<< Shh. Sono io, tranquilla >> le sussurrò avvicinandosi.
Bonnie si prese un attimo per togliere la mano dalla bocca, portarla al cuore e lanciargli un occhiata truce. << Volevate farmi morire di paura? >> chiese, quasi isterica.
<< No, volevo solo spaventarvi un po’. Per divertirmi >>
<< E trovate divertente una donna che muore? >>
Damon si chiese se fosse il caso di dirle la verità. << No, certo che no >> rispose invece.
<< Che cosa ci fate qui? >> chiese sospettosa.
<< Volevo assicurarmi che il picnic procedesse gradevolmente >>
<< E non potevate uscire allo scoperto? Se qualcuno ci trova qui, da soli, saranno guai seri >>
<< E perché mai? Siamo promessi sposi, non c’è nulla di male >>. La guardò per un secondo, poi riprese: << Non state pensando di rifiutarmi, vero? >>
Bonnie distolse lo sguardo.
<< Guardatemi, Bonnie >> le disse sollevandole il mento con due dita. I suoi grandi occhi marroni erano lucidi e lo guardavano imploranti. << Allora? >>
Nessuna risposta.
Non poteva non volerlo sposare, chiunque avrebbe sposato Damon Salvatore. Lui stesso si sarebbe sposato! Era bello, affascinante, intelligente, generoso… considerando il fatto che non aveva ucciso la rossa.
Era sicuro che fosse colpa di quel Honterystuff!
Non lo conosceva, ma già lo odiava. Di sicuro era ritenuto bello dalle umane, a giudicare da come lo guardavano tutte, persino Elena gli aveva lanciato qualche sguardo, ma non avrebbe mai potuto compere con lui.
Purtroppo, però, aveva un punto a suo favore: era umano. E questo comportava l’essere caldo al tatto, avere un cuore che pompa solo il tuo stesso sangue e non dover uccidere persone per nutrirti.
Basta! Stai pensando come Stefan.
Guardò la giovane di fronte a lui. I suoi occhi erano asciutti, una ciocca di capelli, sfuggita alla lunga ed elaborata treccia, le svolazzava sul viso; la scostò, portandola dietro all’orecchio. Dio, quanto era bella! Non aveva la bellezza folgorante di Elena ma una bellezza tutta sua. Un misto di piccoli difetti che la rendevano perfetta. Era ovvio che quello stupido umano si stesse innamorando. L’aveva visto sorriderle tutto il giorno, e lei aveva sempre ricambiato il suo sorriso da pesce lesso con uno dei suoi fantastici sorrisi da fata.
Doveva ammetterlo: la gelosia l’aveva fatto rosicare. Non era geloso di quello lì, era geloso della confidenza che aveva con Bonnie, cosa che lui aveva impiegato settimane ad ottenere -certo, se l’avesse baciata di meno e avessero parlato di più, ci sarebbe riuscito prima ma non avrebbe più rinunciato a nessuno di quei focosi baci.
Lei era sua, che lo volesse o no.
La guardò negli occhi, intensamente, e con una piccola ondata di potere, per non insospettire la strega che era la sua badante, le disse: << Smettetela di civettare con il signor Honeystrutt. Voi mi appartenete. Solo a me >>
Vide lo sguardo della rossa perdersi nel suo, scrutare nel mare di tenebra che sapeva essere i suoi occhi.
All’improvviso ella si riebbe e scansò la sua mano dal proprio mento bruscamente. << Chi credete di essere per dirmi con chi civettare? E, a proposito, io non civetto affatto! Il signor HONEYCUTT >> fece, scandendo bene il nome, << Matt, è un caro amico di mia nonna ed è un gentiluomo, non come una certa persona di mia conoscenza. Ah, e comunque, io non sono di vostra proprietà, non appartengo a nessuno, se non a me stessa! >>
Che cosa diamine era successo? L’ondata di potere era stata troppo debole? No, avrebbe potuto giurare di averne usato anche troppo. Ma allora come aveva fatto a resistere al soggiogamento?
Ma certo! La strega doveva averle fatto bere della verbena. Ma le aveva anche detto cos’era? Di certo Bonnie non se ne sarebbe stata da sola con lui nel bosco, sapendo cosa fosse in realtà.
Doveva ammettere che gli aveva fatto una bella ramanzina. Sorrise. Gli era sembrata una gattina che sgrida una tigre. << Non mi avete ancora risposto alla domanda di prima >> le fece notare.
Bonnie, rossa di rabbia, lo guardò. Quell’uomo aveva la straordinaria capacità di smuovere ogni suo nervo, di toccare ogni suo più nascosto punto debole. << Come potete pensare di cambiare argomento così facilmente? >>
<< Sapete, è un po’ di tempo che sono in giro, e sviare una domanda con un’altra domanda è una delle mie tante specialità, si può dire che ve l’abbia insegnato io, quindi non funziona con me. Rispondete >>
La rossa non sapeva che dirgli, non era mai stata una brava bugiarda ma con lui non avrebbe nemmeno saputo mentire su cosa aveva mangiato a pranzo. La disarmava, abbassava ogni sua difesa. Non poteva rispondergli che non poteva sposarlo perché era una strega, ma allora cosa poteva dirgli?
Un fruscio tra gli alberi fece voltare entrambi.
Una testa bionda fece capolino da una quercia e due occhi follemente azzurri si fissarono circospetti su di loro, appiccicati contro un albero.
<< C’è qualche problema, Bonnie? >> chiese Matt.
Damon non ci vide più. Bonnie? La chiamava Bonnie? Come si permetteva quello screanzato di offendere così la sua rossa? << Non fino ad ora >> rispose infastidito.
<< Va tutto bene, Matt. Grazie per esservi preoccupato ma stavo giusto per tornare >>
Matt? Lo chiamava Matt? Cos’altro mancava, che si dessero del “tu”?
<< Arrivederci, signor Salvatore >> gli disse Bonnie con sguardo truce.
Damon l’afferrò per un braccio, prima che si allontanasse e notò che Mutt aveva posato minaccioso gli occhi sulla sua mano; per quanto potesse essere minaccioso quell’umano, sarebbe stata più pericolosa la sua gattina, che in quel momento gli lanciava occhiate in tralice.
<< Non potete lasciarmi senza una risposta >> sussurrò, in modo che solo lei potesse sentirlo.
<< Vi farò sapere >>
Damon lasciò il braccio delicato della ragazza e la guardò avvicinarsi al biondo.
<< Voi siete il fratello del signor Stefan? >> gli chiese questi.
<< In persona >>
<< Se volete potete unirvi al picnic >> lo invitò.
Vide Bonnie lanciare uno sguardo preoccupato al ragazzo e uno che diceva “ no, non farlo “ rivolto a lui.
Continuò a guardare lei e, sorridendo, accettò l’invito.


Sheila McCollough non si sarebbe mai aspettata di vedere comparire tre persone dagli alberi. Per prima vide la testa bionda di Matt, seguito dalla chioma rossa della sua adorata nipotina e dietro di lei una testa bruna sopra un corpo niente male.
<< Chi è il ragazzo con loro? >> sussurrò a Teophilia.
<< Damon Salvatore >>
Sheila la guardò stupita.
<< Si, è lui. L’ha trovata ancora >>
<< Stai risolvendo la questione? >> chiese voltandosi di nuovo verso di loro.
<< Si, Bonnie impara in fretta ma lui la vuole, dobbiamo sbrigarci >>
<< Continua con il tuo lavoro, dobbiamo accelerare i tempi >>
La signora McCollough venne presentata e fece finta di non sentire tutto il potere nel corpo del giovane quando questi le sfiorò la mano con un bacio.







Eccolo, finalmente lottavo!
Grazie a chi recensisce, segue e inserisce la storia tra le preferite, seguite e ricordate.
Allora… abbiamo capito un po’ di cose su Meredith e la nonna, eh? Cosa ne pensate?
Vi piace il signor Honeyakdnfgtsbc? Ahaha

Coooomunque… questi sono un po’ di posti dove trovate me e altre pazze Bamon:
http://www.facebook.com/BonnieEDamonItalia
http://www.facebook.com/groups/395054410520284/
http://theredbirdthecrow.forumcommunity.net/


Baci baci, Little Redbird

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Capitolo 9
*** Bentornata Bestia ***


Capitolo dedicato come sempre a sweet_ebe e a LittleWitch.
Ma è anche per Serena (la mia Meredith), Anna e Mishell, che mi sopportano dalle 10 di mattina alle 2 di notte. Tutto per voi.



9. Bentornata Bestia.

 

Si fa prima a litigare e ad urlarsi i reciproci difetti,
si fa prima ad odiarsi che a prendersi per mano.
Amarsi e basta, chiedere scusa e baciarsi è pericoloso,
si rischia di essere felici.
[ Susanna Casciani ]

 

Davvero credevano che avrebbe mangiato una gallina morta? Damon continuava a guardare il volatile a pezzi nel suo piatto.
“ Andiamo “ gli disse nella mente Stefan. “ Quante < oche smorfiose > hai dissanguato in questi anni? “
Damon lo guardò di sottecchi. “ Guarda che l’ammazza conigli sei tu, io non mangio animali, e se ti riferisci alle oche umane, beh, quelle almeno erano vive -prima che le uccidessi, certo- ma guarda la tua bella mogliettina: lei sì che è un’oca morta “
Stefan si girò offeso dall’altro lato.
Damon guardò ancora una volta nel suo piatto. Non solo doveva far finta di gradire il cibo, doveva anche stare seduto di fronte a quell’insignificante signor Honeysburf. Quell’antipatica della nonna di Bonnie gli aveva impedito di sedersi vicino a lei, ma aveva permesso al damerino biondo di starle appiccicato. In quel momento le stava togliendo un ciuffo d’erba dai capelli e lei lo stava ringraziando con un sorriso.
Strinse la forchetta che aveva tra le mani, talmente forte da piegarla.
Bonnie gli lanciò un’occhiata veloce sentendo il suo sguardo puntato addosso.
<< Quindi, Signor Salvatore, quand’è che farete lo stesso passo di vostro fratello? Quando avremo il piacere di partecipare alle vostre nozze? Perché saremo invitati, nevvero? >>
Damon guardò la signora McCollough, che gli aveva posto la domanda. Per un attimo il suo sguardo fuggì di nuovo su Bonnie e rispose: << Molto presto, spero >>
Stefan quasi si strozzò con l’acqua.
L’anziana donna lo guardò di sottecchi. << Avete già una pretendente? >>
<< Veramente sì >>, rispose, e sentì -come se gli fosse seduta di fianco- ogni muscolo di Bonnie tendersi per la paura che rivelasse a tutti che era lei la futura signora Salvatore.
<< E potremmo conoscerne il nome? >>
Bonnie trattenne il respiro. Non dirlo, lo supplicava nella mente. Non dirlo. Non dirlo. Ti prego.
Lo stava confondendo. Damon sentiva perfettamente i suoi pensieri, come se glieli inviasse dritti nel cervello. La guardò ma lei stava fissando l’orlo del proprio vestito.
Guardami, Bonnie. Guardami e non farò il tuo nome.
Non le aveva inviato il pensiero ma la ragazza alzò gli occhi e li fissò nei suoi. Il suo sguardo, umido di lacrime trattenute, lo fissò terrorizzato.
<< In realtà, dato che non ho ancora parlato con suo padre, non mi sembra giusto rivelare il nome della mia promessa, non credete? Potremmo suscitare uno scandalo >> disse, sorridendo poi di quel sorriso scanzonato che infrangeva i cuori in un attimo.
Stefan aveva osservato la scena, stupito. Non si sarebbe aspettato mai un atto di tanta galanteria da parte di suo fratello. Guardò Bonnie. Quella piccola donna aveva l’innata capacità di tirare fuori solo il meglio da Damon.
<< Volete rivelarcelo voi, Stefan? >>
Gli occhi verdi del giovane guizzarono sulla donna. La conversazione si era spinta su un terreno troppo instabile. Nessuno parlava, Elena non osava neanche alzare lo sguardo per paura di posarlo involontariamente su Bonnie e rivelare, quindi, che era lei la ragazza in questione.
<< Mi dispiace, signora McCollough, ma, purtroppo, mio fratello non ha ritenuto una buona idea rivelarmi il nome della sua innamorata >>. Sorrise, il suo sorriso era completamente diverso da quello del fratello. Era dolce, aperto, mostrava disponibilità.
Sheila si arrese e smise di chiedere della misteriosa fanciulla, ma non aveva ancora finito le frecciatine. << Beh, se la vostra amata decidesse di rifiutarvi, ricordate che mia nipote ha bisogno di un marito >> sorrise.
Damon la guardò di sottecchi, sospettoso.
Stefan ed Elena erano rimasti a bocca aperta, così come Meredith.
Bonnie era semplicemente pietrificata.
Gli unici a non aver frainteso le parole della signora McCollough erano Matt e la signora Flowers, che ebbero conferma dei loro pensieri quando ella chiese: << Non è così, Mary? >>
Tutti si rilassarono sul proprio posto, tranne Damon. Perché credevano tutti che avrebbe sposato Mary McCollough? Lei non aveva nessuna delle qualità della sorella.
Eppure, la giovane donna era arrossita. << Ma cosa dite, nonna? Se il signor Salvatore ha preso un impegno con questa signorina, deve rispettare la propria parola. È un gentiluomo, non un mascalzone >> rispose pacata come sempre.
Damon pensò che se il fratello non fosse stato tanto rimbambito dalla bellezza di Elena, si sarebbe invaghito della così simile a lui signorina Mary McCollough, come del resto era successo a…
Non mi è successo niente del genere! Io non mi “ invaghisco ” !
Stefan era stato pronto a contraddire suo fratello, riprendendo la parte della sua coscienza, ma la vera coscienza di Damon, inaspettatamente, aveva fatto il suo lavoro.


Bonnie era ancora intontita. Sua nonna voleva che Mary sposasse Damon? Perché tutti volevano che si sposassero? Lei non andava bene per lui?
Guardò il moro in questione.Quanto avrebbe voluto che riuscisse a capire cosa provava davvero!
 Come poteva essere così bello con i capelli scompigliati dal vento?
Matt, vicino a lei, sembrava che si fosse appena svegliato, con le ciocche bionde che andavano per fatti loro.
Li mise ancora una volta a confronto. Erano come il giorno e la notte, totalmente diversi.
Matt aveva i capelli dorati, gli occhi blu come il mare e la carnagione abbronzata; era molto alto e il suo fisico era muscoloso, le spalle erano enormi, e lei, già piccola di suo, si sentiva una bambina di fianco a lui.
Damon era come soffice velluto nero. I suoi capelli corvini erano lisci e morbidi come la più pregiata delle sete, gli occhi erano due pietre d’onice con striature argentee e la sua pelle pallida come la luna; il suo fisico non era esagerato, le spalle erano ampie ma permettevano alle sue esili braccia di cingerlo quasi completamente, e sapeva che il suo torace era duro e liscio come una roccia levigata. Tra le sue braccia si sentiva a casa, protetta, al sicuro.
Non sapeva nemmeno perché stava ancora a pensarci, era ovvio che si fosse innamorata di Damon, almeno quanto era ovvio che sarebbe stato meglio sposare Matt.
Damon si sarebbe accorto subito che sua moglie non era una donna normale, come tutte le altre, e avrebbe indagato senza sosta fino a scoprire il suo segreto.
Matt, invece, probabilmente non si sarebbe mai accorto di aver sposato una strega, data la sua indole fiduciosa. Ma poteva ingannare suo marito? Chiunque egli fosse, no. Lei non era semplicemente in grado di mentire.
Si rese conto che stava ancora fissando il ragazzo e allora voltò lo sguardo. Era davvero in una brutta situazione, forse avrebbe fatto meglio a restare zitella.


Che cosa stava succedendo al suo Uccellino? Aveva sentito un milione di emozioni diverse attraversare il suo piccolo corpo e, inaspettatamente, si era accorto che quelle stesse emozioni si riversavano su di lui come un fiume in piena, lo coinvolgevano completamente, isolandolo dal resto del mondo. Per gli svariati minuti in cui lei lo aveva osservato gli era sembrato che, in quella piccola radura dove stavano ancora seduti sull’erba, fossero da soli, loro e le loro emozioni. Aveva sentito ogni battito del cuore della ragazza come se fosse stato il suo, ogni sospiro come se glielo avesse sussurrato all’orecchio, aveva persino percepito ogni suo battito di ciglia. Era stato come immergersi in lei, sentirla veramente. Ma quando aveva distolto lo sguardo l’incantesimo si era infranto, riportandolo ai rumori del bosco e delle persone intorno a lui.
Stefan era impegnato in un’assurda conversazione con la signora Flowers, Meredith ed Elena.
Matt continuava ad arruffianarsi la nonna e Mary.
Solo Bonnie restava in disparte, sentiva che stava trattenendo le lacrime. Per fortuna aveva lo sguardo basso perché se avesse alzato i suoi occhioni umidi su di lui non avrebbe resistito, avrebbe fatto a pezzi chiunque fosse il responsabile di quelle lacrime. In quel momento, invece, sentiva solo il forte bisogno di stringerla, baciarla, torturare quelle meravigliose lingue di fuoco che erano i suoi capelli.
Dio, quanto era bella! Quei riccioli che si posavano sulla fronte erano una continua attrazione, le sue dita gli stavano implorando di lasciarglieli scostare.
Doveva allontanarla da quel pidocchio.
<< Allora, signor Honeypuff, come mai siete qui? >> chiese.
Bonnie arrossì fino alla cima dei capelli. Cosa aveva detto di strano?
<< Mi chiamo Honeycutt, signore. Comunque sono qui per accompagnare la signora McCollough >> disse con quel suo solito sorriso da pesce lesso.
<< Capisco, signor Honterduff. Quindi conoscete molto bene la signora McCollough >>
Matt sorrise paziente. << È Honeycutt. E sì, ci conosciamo da molti anni e le do una mano ad amministrare la casa >>
Damon era davvero curioso di sapere la risposta all’ultima domanda. << Quindi, signor Honbyrutt, partirete con lei? >>
<< Sapete, forse è meglio se mi chiamate Matt. Comunque sì, partirò insieme a lei per tornare a casa >>
<< E quando partirete…? >> non ricordava il nome che gli aveva appena detto, non aveva nemmeno ascoltato, in realtà, quindi evitò di chiamarlo.
<< Il viaggio è molto lungo, quindi credo che ci tratterremo almeno per un mese >> disse voltandosi verso Bonnie.
Un mese? Avrebbe dovuto sopportare le attenzioni di quello stupido verso Bonnie per un mese? No, doveva trovare una soluzione. Non poteva sopportare per un mese la gelosia che lo corrodeva. Aveva capito che si trattava di quello: gelosia.
Era da parecchio tempo che non provava quel sentimento, dai primi anni successivi alla trasformazione in vampiro; allora era geloso di Stefan che era stato scelto da Elena. Ora si rendeva conto che la situazione era diversa, peggiore. Bonnie era sua, da quando l’aveva vista la prima volta, e quello screanzato cercava di portargliela via. Era un uomo che si affezionava raramente, che teneva a poche cose, ma quelle poche cose le difendeva con le unghie e con i denti. E Bonnie era sua. Nessuno gliela avrebbe portata via, tantomeno quel damerino biondo.
Lui sapeva di essere il migliore ma da un po’ di tempo il suo Pettirosso si stava allontanando, e la situazione sarebbe peggiorata con quel signor Honey… Honey… con quel Mutt!
Non poteva permettersi di perderla, non ora che sapeva che avrebbe potuto essere… beh, non felice, lui non si aspettava tanto dalla sua non-vita, ma avrebbe potuto essere migliore.
Dio, da quando ragionava come Stefan? Non v’erano più dubbi, pensò, Bonnie poteva essere solo una strega per averlo incantato così.


In fondo, non era stato un picnic così orrendo, pensò Bonnie. A parte, ovviamente, il fatto che Damon non riuscisse affatto a ricordare il nome di Matt. Sorrise, proprio non riusciva ad arrabbiarsi con lui, le bastava guardarlo per dimenticare il motivo per cui stavano litigando.
Lo guardò ancora una volta. Ringraziava il cielo che non permetteva ai suoi occhi di consumare quella meraviglia, nonostante lo guardasse centinaia di volte al giorno. Era splendido; la sua sagoma si stagliava contro il tramonto come un’ombra. Stava cercando di salutare cordialmente sua nonna, seppure tra loro non fosse nata una gran simpatia. Sapeva che cercava di essere simpatico solo per far piacere a lei e Bonnie si sentiva lusingata ma… c’era un ma. Se sua nonna non accettava il loro fidanzamento, non poteva continuare a vederlo, il giudizio di sua nonna era fondamentale per lei.
Decise che le avrebbe parlato, forse poteva convincerla che Damon era un uomo eccezionale… ma forse proprio per questo non doveva sposarlo.
Quanti ma e forse metteva nelle frasi ultimamente!
Si rabbuiò. Non poteva condannare Damon ad un matrimonio con una bugiarda. Doveva lasciarlo andare, non aveva altra scelta.
<< Ci vediamo domani, Bonnie >>. Elena la stava salutando, così si dipinse sulle labbra un sorriso stentato e ricambiò il saluto.
Si salutarono tutti senza intoppi, solo Damon si trattenne troppo a lungo con le labbra sul dorso della sua mano.
Sentì le guance prendere fuoco, sapeva di essere diventata dello stesso colore dei suoi capelli.
<< Arrivederci, Da… Signor Salvatore >> gli disse per farlo staccare.
Lui la guardò, sorrideva tranquillo mostrando i denti bianchi e lucidi.
<< Vi aspetto tra poco al solito posto >> le sussurrò, talmente piano che persino lei aveva fatto fatica a sentirlo, poi ad alta voce aggiunse: << A domani, signorina Bonnie >>. Le fece l’occhiolino e le lasciò finalmente la mano.
Nonostante il tocco di Damon fosse sempre freddo, la sua mano era bollente.
Pensò che sarebbe andata all’appuntamento, ma solo per mettere fine a quella storia. Doveva smettere di illudersi che avrebbe potuto avere un futuro con lui.


Ovviamente doveva esserci qualche problema! Di solito, dopo cena, si ritiravano tutti nelle camere da letto ma proprio quella sera avevano deciso di chiacchierare in salotto. Purtroppo, sua madre voleva essere aggiornata sui risvolti del picnic.
Bonnie guardò ancora una volta l’orologio sulla mensola del camino. Erano le ventuno e tre quarti. Per quanto tempo ancora l’avrebbe aspettata? Era già andato via?
Se  non se ne andavano gli altri poteva andare lei a dormire.
Sbadigliò ma nessuno la degnò di uno sguardo. Sbadigliò più forte e sua madre le lanciò un’occhiata truce.
<< Va tutto bene, Bon-Bon? >> le chiese suo padre. Solo lui la chiamava così, poiché solo a lui era concesso.
Gli sorrise, era da molto che non chiacchieravano ma avrebbe potuto rimandare, mentre con Damon doveva chiudere subito. << Si, padre, va tutto bene, sono solo stanca. Posso ritirarmi nelle mie stanze? È stata una giornata piuttosto lunga >>
Il signor McCollough la guardò sospettoso, sapeva sempre quando mentiva.
<< Coraggio, tesoro! >> intervenne sua nonna. << Non sei andata mica a zappare la terra! Non vuoi restare a farci compagnia? Matt vorrebbe sapere cosa fate qui  per divertirvi >>
Suo padre guardò prima lei, poi il biondo e poi sua nonna. Alzò un sopracciglio. << Puoi andare a riposarti. Domani potrai mostrare i pochi divertimenti che abbiamo al signor Honeydupp >>
Bonnie sorrise. Non era così difficile il nome Honeycutt, perché nemmeno suo padre riusciva a ricordarlo?
Matt cercò di non arrabbiarsi e restò in silenzio.
<< Grazie, padre. A domani, buona notte >>
Bonnie salì di corsa le scale ed entrò in camera sua chiudendo la porta alle sue spalle.
Si cambiò rapidamente. Indossò solo il vestito, senza bustino o altre cose inutili che avrebbero rallentato la sua corsa.
Uscì piano dalla camera, cercando di fare il minor rumore possibile. Scese le scale fermandosi ad ogni passo per controllare che nessuno la vedesse; uscì dalla porta della cucina e si ritrovò nel giardino posteriore della casa, allora cominciò a correre.
Di tanto in tanto lanciava uno sguardo dietro di sé per controllare che non ci fosse nessuno per strada. A quell’ora Santa Maria del Castello sembrava un paese fantasma, solo le luci provenienti dalle case illuminavano la lunga e larga strada.
Arrivò al limitare di essa, lui era lì, quasi indistinguibile dalle tenebre della notte.
Si voltò a guardarla e sorrise.
<< Scu-scusate se… vi ho fatto… aspettare >> disse senza fiato.
<< Cominciavo a pensare che non sareste più venuta >> le disse serio. << Prendetevi un attimo per respirare bene, mi direte dopo quello avete da dirmi, ho tutta l’eternità per ascoltarvi >>
Bonnie si chiese come facesse a sapere che doveva parlargli. Le era sembrato fin troppo serio, non aveva usato quella nota di ironia che contraddistingueva la sua voce vellutata.
Cercò di calmare il proprio respiro e cominciare a parlare ma lui continuava a fissare l’orizzonte davanti a sé.
Il mare era un tutt’uno con il cielo nero. La luna era solo uno spicchio, circondata da milioni di stelle.
Era l’atmosfera adatta ad un incontro romantico, non a quello che stava per dirgli.
<< Coraggio, ditemelo e facciamola finita >> le disse cupo Damon.
Bonnie tornò a guardarlo e anche lui si girò verso di lei.
<< Mi dispiace >> gli sussurrò soltanto.
Damon strinse la mascella. << È per lui? >>
Sapeva di chi stava parlando. Doveva mentirgli? Doveva dirgli che voleva sposare Matt? << No >>, non ce la faceva a non essere sincera con lui, gli doveva almeno quello.
<< E allora perché non l’avete fatto prima? >>
<< Perché sono egoista. Non volevo lasciarvi andare, ma ho capito che è meglio lasciarvi ora, prima di fare un passo più lungo della gamba >>
Damon tornò a guardare il mare. << Non capisco >> disse. << Se non volete lasciarmi andare, perché lo state facendo? >>
Bonnie distolse lo sguardo. Non ce la faceva, non l’aveva mai visto così… sembrava senza vita. << Credetemi, lo faccio per voi >>
Lui si girò all’improvviso, facendola sobbalzare, e l’afferrò per le braccia. << Per me? E quali vantaggi credete che ne trarrei? >> le sussurrò, facendo sembrare le parole ancora più minacciose di come invece sarebbero state se le avesse urlate.
<< Mi state facendo male >> gli disse sull’orlo delle lacrime.
Lui allentò la presa sulle sue braccia.
Bonnie scosse la testa. << Non avete capito. Mi state facendo male con le vostre parole. Non rendetemi le cose più difficili >>
<< Io vi sto ferendo? Per voi le cose sono difficili? E allora per me? >> questa volta stava urlando. << Che cosa farò? >>
<< Tornerete a Firenze e farete finta che non mi abbiate mai conosciuta >>. Le lacrime stavano scendendo dai suoi occhi, libere delle barriere che aveva innalzato; a cosa serviva trattenere le lacrime quando tutte le sue emozioni erano visibili nei suoi occhi?
<< Siete solo un ipocrita! Credevo che foste differente da mia cognata ma, a quanto pare, siete identica a lei. Come avreste fatto ad essere amiche, altrimenti? >>
<< Che cosa c’entra Elena? >> chiese offesa e confusa.
<< C’entra eccome! Mi avete ingannato proprio come aveva fatto lei! Aveva detto di amarmi ma poi ha scelto Stefan e ora mi toccherà vederli felici per l’eternità >>
<< Voi siete stato con vostra cognata? >> chiese incredula.
<< Oh, non fate quella faccia, voi non sapete niente di me. Io l’avevo vista per primo, doveva scegliere me! >>
<< Qualunque cosa sia successa tra voi non mi interessa, ma cosa c’entra questo con me? >>
<< Avete fatto la stessa cosa con me e quel Mutt, e non negatelo >>
<< Io non ho fatto niente del genere! Io e Mu… Matt… io e Matt siamo solo amici >>
<< E allora perché vogliono che lo sposiate? >>
<< Non lo so! Perché vogliono che voi sposiate mia sorella? >>
<< Io non voglio sposarla! >>
<< Appunto! >>
<< Io voglio sposare voi >> sussurrò Damon, non gli piaceva urlare con lei. Le lacrime che continuavano a scendere sulle sue guance lo confondevano.
Bonnie non rispose, cosa avrebbe potuto dirgli, che lei non voleva? Certo che voleva sposarlo ma non poteva.
<< Pensateci ancora >> le suggerì.
<< No, basta perdere tempo. Non posso sposarvi >> gli disse senza guardarlo negli occhi.
Damon le prese il mento tra il pollice e l’indice della mano destra, costringendola ad incrociare il suo sguardo. << Perché? >> le chiese.
Nessuna risposata.
<< C’è qualcuno che ve lo impedisce? Lo ucciderò… >> lai lo guardò terrorizzata. << Oppure scapperemo, vi porterò a Firenze, potrete diventare la Signora Salvatore. Per sempre >>
<< Anche se la mia famiglia acconsentisse io non posso >>
<< La vostra famiglia acconsentirà. Vostra madre mi adora e vostro padre mi sembra un uomo intelligente. Vostra nonna non ha voce in capitolo >>
<< Mia nonna è molto importante per me >> lo contraddisse.
<< Bene, allora la convinceremo >> disse risoluto. L’afferrò per un polso e cominciò a trascinarsela dietro. << Andiamo, devo parlare con vostro padre >>
<< No! Aspettate, non potete. Vi prego, fermatevi >> lo supplicò.
<< Diamine! >>
Bonnie sussultò, non aveva mai imprecato davanti a lei.
<< Di cosa avete paura? >>
<< Di niente. Ho una proposta da farvi >>
<< Di cosa state parlando? >> chiese sospettoso.
<< Verrò a letto con voi. A patto che non chiediate la mia mano >>
Damon la guardò furioso. Si avvicinò minaccioso e la scosse forte un paio di volte, prima di parlare. << Con chi credete di stare parlando? Vi ho promesso che andrò oltre i baci solo dopo il matrimonio >>
Bonnie si infuriò a sua volta. << Oh, andiamo. Siete un uomo, non pensate solo al sesso, come tutti gli altri? >> gli disse accarezzandogli sensuale una spalla.
<< Io non sono tutti gli altri. E smettetela di provare a fare la civetta, è un ruolo che non vi si addice >>
<< Oh, dimenticavo di non essere brava come Amelia! >> fece schifata.
<< Smettetela di fare la bambina. Sapete benissimo che non l’ho più cercata >>
<< Per quanto mi riguarda potete tornare da lei!>> gli urlò tra le lacrime.
Lui mollò la presa come se si fosse accorto di stringere un ferro rovente. << Mi avevate chiesto un matrimonio d’amore. Ho cercato di darvelo, stavo per riuscirci. Mi sono fidato. Non prendetevela con me se tornerò ad essere spietato >> le disse prima di allontanarsi ad una velocità sconcertante.
Bonnie restò lì, i capelli scompigliati dalla sua partenza. Che cosa voleva dire che sarebbe tornato ad essere spietato?


L’aveva rifiutato senza un motivo valido. Nemmeno una spiegazione plausibile.
Non poteva pretendere che lui avrebbe accettato senza conseguenze.
Per prima cosa si sarebbe nutrito per bene, era da un po’ di tempo che non dissanguava completamente qualcuno. Ci voleva qualche bella ragazza, qualcuna che avrebbe fatto notizia.
Si trovava davanti ad una casa gialla con un grande giardino davanti. Ricordava di essere stato lì, il padrone di casa aveva invitato lui e Stefan a bere del bourbon.
La signorina Carmela Coppola, figlia del conte Coppola, dolce ragazza dai capelli rossi, sarebbe stata la sua prima vittima.
Spalancò la finestra della camera da letto della giovane. Non era propriamente un bellezza, nulla in confronto al Pettirosso, ma aveva un buon odore.
Scostò le coperte e le mise una mano sulla bocca per impedirle di urlare. Infilzò la sua carne con i canini, senza troppo riguardo. Il corpo della giovane si afflosciò lentamente tra le lenzuola.
La guardò, il pallore del viso era accentuato dai capelli rossi che le ricadevano sulle guance.
Povera, piccola, Bonnie. Non sapeva quale mostro aveva risvegliato.
Si guardò allo specchio della toletta e si pulì le gocce di sangue dalle labbra con il fazzoletto di cotone che trovò lì sopra. Uscì dalla finestra, diretto a casa D’Urso.
La bestia si era risvegliata.





Quindiii… Damon  è incazzato nero…
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Chi vuole conoscere altre Bamon può passare di qui:

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Capitolo 10
*** Cos'è successo? ***


10. Cos’è successo?


Capitolo dedicato come sempre a sweet_ebe e a LittleWitch.
Ma è anche per Serena (la mia Meredith), Anna e Mishell, che mi sopportano dalle 10 di mattina alle 2 di notte. Tutto per voi.


  
Sei riuscita a farmi credere che tu fossi "pulita",
 spero che ti sia divertita..
certo è un peccato;
 allora ero puro, allora forse avrei potuto anche amarti..
e adesso, invece, non ci credo più.

[ Vasco Rossi. ]

 


Bonnie si era svegliata molto presto, c’era qualcosa che la turbava, anche se non sapeva cosa.
La signora Flowers le aveva spiegato che poteva capitarle di sentirsi a quel modo, poiché i suoi poteri percepivano più cose dei suoi sensi.
Si era già vestita e stava girando per la stanza in cerca di qualcosa da fare mentre aspettava che la colazione fosse pronta. Chissà cosa stava…? No! Distraiti, non pensare a lui!
Poteva farcela, doveva solo trovare qualcosa di impegnativo da fare. Poteva ricamare!
Con un sorriso corse al grande baule sotto la finestra e ne tirò fuori tutto l’occorrente per il ricamo.
Si sedette sopra la panca, in modo che la luce del sole illuminasse il suo lavoro.
Diede un solo punto, il tempo di infilare l’ago nella stoffa, e sentì un grido femminile squarciare la quiete. Si punse l’indice della mano sinistra e lo succhiò per far smettere al sangue di uscire. Posò il ricamo sulla panca e si girò a guardare fuori dalla finestra. In strada c’erano alcune persone e si accorse che la gente continuava ad uscire dalle case e a radunarsi davanti a Villa Coppola. Si chiese se l’urlo fosse venuto da lì.
La porta della sua camera si aprì rivelando una trafelata signora Flowers.
<< Va tutto bene? >> le chiese la donna.
Bonnie la guardò sorpresa. << Sì >> rispose. << Che cos’erano quelle urla? >>
<< Non lo so, tesoro. Il signor McCollough è andato a vedere >>
<< Anche voi avvertite una brutta sensazione >> non era una domanda. Bonnie le aveva solo esposto la realtà.
La signora Flowers annuì, incapace di aggiungere altro.
<< Devo andare a vedere >>
Bonnie corse via prima che la donna potesse trattenerla.
In strada c’era il caos più totale, non sembrava affatto di essere nel tranquillo paesino in cui era cresciuta. La gente continuava a radunarsi davanti alla grande casa gialla e Bonnie si incamminò in quella direzione.
Riconobbe molti volti tra la folla: c’erano il signor Sulez -quando era tornato? Si chiese Bonnie-, il signor Del Gaudio, perfino Matt, ma si ritrovò di fianco a Stefan Salvatore.
<< Stefan? >> lo chiamò.
Questi si girò, il suo volto sembrava di cera, la sua espressione era idecifrabile, sembrava arrabbiato e terrorizzato.
<< Bonnie! State bene? >> le chiese subito.
<< Si, voi, piuttosto, non avete una bella faccia >> gli disse preoccupata.
<< Sono solo stanco >> le disse sorridendo ma quel sorriso non coinvolse gli occhi. Quegli occhi che sembravano due foglie di limone, verdi come smeraldi e sempre limpidi, erano offuscati da chissà cosa.
La rossa lo guardò ansiosa. Lei non era una gran bugiarda ma sapeva riconoscere una bugia, soprattutto quando a dirla era la persona più sincera che conoscesse.
<< Che cosa sta succedendo, Stefan? >> non si preoccupò dell’etichetta, non aveva tempo per frasi formali, la gente era sempre più agitata intorno a lei.
Ma a quanto pareva nemmeno lui sembrava interessarsi dei cognomi. << Dovete andarvene, Bonnie. Tornate a casa, forza >>
<< Ma… voglio sapere cosa è successo. Perché qualcuno gridava? E cosa ci fa tutta questa gente per strada? >>
Stefan, risoluto, la afferrò per un braccio e cominciò a riportarla verso casa. << Non urlate, vi prego. Lasciate che vi accompagni a casa e promettetemi che ci resterete >>
<< Ma perché? Cosa succede? >>
Gli occhi di smeraldo del ragazzo tornarono a posarsi su di lei solo quando ormai erano già alla porta di casa McCollough. << La signorina Coppola è morta >> le disse cupo.
Bonnie lo guardò, senza vederlo. Carmela era morta? Ma lei scoppiava di salute! L’aveva incontrata qualche settimana prima e aveva dovuto sorbirsi un discorso lungo più di un’ora sul suo promesso sposo, un certo Alaric Saltzman.
<< Ma com’è possibile? Cos’è successo, si è sentita male? >>
Stefan la guardò amareggiato. << È stata uccisa >> sussurrò.
A Bonnie non restò che guardare la schiena del ragazzo mentre questi si allontanava.
Uccisa? Nessuno veniva ucciso a Santa Maria del Castello!
Ma, evidentemente, le cose erano cambiate.


Bonnie era seduta in salotto con tutte le donne della casa.
Nessuno parlava. Mary faceva finta di leggere mentre lanciava occhiate a tutte le altre; la nonna era assorta in pensieri che solo lei conosceva e sua madre stava quasi tremando.
Quando si udirono dei colpi alla porta sussultarono tutte. Bonnie si alzò dalla poltrona e corse ad aprire la porta, rincorsa dalle urla di sua madre.
<< Bonnie! Non aprire! Lascia fare a Ferdinando! >>
Ma Ferdinando era troppo vecchio per correre come lei, il loro maggiordomo era più di là che di qua.
Dall’altra parte della porta c’era Elena, splendida come sempre.
<< Ciao >> la salutò questa.
<< Elena, cosa fai qui? Stefan ti ha permesso di uscire? >>
<< So di non averti avvisata del mio arrivo ma devo parlarti. Hai da fare? >> le chiese preoccupata.
Bonnie avrebbe voluto dirle di sì, era occupata, oppure semplicemente la verità: non voleva vederla. Dopo quello che le aveva detto Da… Da… non ce la faceva, anche solo pensare il suo nome la faceva star male, ma dopo quello che le aveva detto quello lì, non desiderava avere niente a che fare con la bionda. Sapeva che la sua era solo gelosia, tra l’altro era gelosia inutile visto che era una cosa passata e che ormai quello lì non era più suo, ma non poteva fare a meno di immaginare i due mentre facevano tutto quello che lui aveva fatto con lei. Le passeggiate, le chiacchierate, i baci e le carezze infuocate che si erano scambiati; anche con Elena aveva condiviso tutto quello?
Si riscosse.
<< Entra. Sto aspettando Meredith >> disse.
Elena annuì e si fece avanti. Salutò cordialmente la famiglia dell’amica e la seguì nelle sue stanze.
C’era dell’imbarazzo tra le due e  Bonnie si chiese se Damon le avesse detto qualcosa della sera prima.
La bionda la guardò prima di accomodarsi sul divano del piccolo salotto antistante la camera da letto.
Bonnie si sedette sulla sedia della toilette.
<< Allora, cosa c’è che non va, Elena? >> chiese per spezzare quel silenzio imbarazzante.
<< Damon non è tornato a casa stanotte >> le disse seria.
La rossa sussultò. << Ed io cosa c’entro? >>
<< So che vi vedete di nascosto >> sussurrò. << L’ho capito al picnic, da come ti guardava >>
<< Non è vero >> negò.
<< Sai che non sei brava a mentire >> le fece notare la bionda. << Non preoccuparti, lo sappiamo solo io e Stefan >>
La rossa distolse lo sguardo. << Anche se prima ci vedevamo le cose sono cambiate. Io ed il signor Salvatore non abbiamo più nulla da spartire >> disse secca.
Elena non sembrò stupirsi. << Mi dispiace. Tu sai, per caso, dove potrebbe essere? >>
Bonnie sorrise amareggiata. << Hai provato da Amelia D’Urso? >> chiese infastidita.
Le guance della bionda si colorirono. << In realtà, sì. Ma non offenderti, non volevo metterti in imbarazzo, per questo sono andata prima da lei >>
<< E non l’hai trovato? >>
Elena scosse la testa. << No, Amelia dice di non averlo visto, anche se mi è sembrato di sentire la sua voce >>
<< E allora perché sei qui? Non lo capisco, davvero >>
Gli occhi azzurri della bionda si indurirono, diventando pietre preziose impossibili da scalfire. << Lui ti vuole bene, Bonnie. Non stava scherzando con te >>
<< E come fai a dirlo? >>
<< Lo so perché lui non ha mai guardato nessuna come guarda te >>
Per la seconda volta Bonnie sorrise di rabbia. << Nemmeno te? >>
<< Come? >> chiese confusa Elena.
<< Non ha mai guardato così nemmeno te? Me l’ha detto, sai, che vi siete frequentati >>
Per la prima volta da quando l’aveva conosciuta, Bonnie ricevette una vera occhiataccia dall’amica. << Non parlare di cose di cui non sai niente, Bonnie. Tu non c’eri, non sai cos’è successo >>
La rossa si alzò. << E tu non c’eri in questi mesi, Elena. Non puoi giudicare me o il mio comportamento >>
Anche l’altra si alzò, mettendo bene in chiaro chi delle due fosse più alta.  << Io non ti sto giudicando, semmai ti sto consigliando! Lui è eccezionale, tu lo rendi eccezionale! Prima di incontrarti lui era un mostro e tu sei riuscita a cambiarlo come neanche io o il suo stesso fratello siamo riusciti a fare >>
<< Che cosa significa che era un mostro? >> chiese sospettosa Bonnie.
<< Ci sono alcune cose di noi che non posso ancora dirti, ma sappi che, qualunque cosa sia successa tra voi, si può risolvere. Si deve risolvere >>
<< Non capisco di cosa stai parlando. Cos’è che non puoi dirmi? >>
<< Non posso dirtelo, punto >>
Bonnie sospirò. << Va bene, mi arrendo >>, tornò a sedersi. << Io ho dovuto lasciarlo andare Elena, ci sono cose che lui non potrebbe capire, che nemmeno io capisco. E non posso nascondergli questa cosa così importante per me, mentre siamo sotto lo stesso tetto, giorno dopo giorno >>
<< Allora devi dirglielo, Bonnie. Ti stupirebbe la sua capacità di accettare quello che la vita offre, e ricorda: anche lui ha un segreto. Se nessuno di voi si fa avanti non vedo possibilità, ma la vita potrebbe essere quella che hai sempre sognato, con un marito, una bella casa… per sempre >>
<< Che cosa significa “ per sempre ”? Anche lui continuava a dirlo ma non sono mai riuscita a capirne il significato. E poi quale segreto avrebbe lui? >>
<< Questo spetta a lui dirtelo >>
<< Elena, prima che tu entrassi in casa mia la mia vita faceva abbastanza schifo ma ora devo dire che è anche peggio! Non mi sei stata affatto d’aiuto, lo sai, vero? >>
<< Mi dispiace >> le rispose l’altra con un sorriso tirato.


Una settimana. Un’intera settimana segregata in casa.
Da quando la signorina Coppola era morta il paese era diventato -se possibile- ancora più desolato. Nessuna donna usciva dalla propria abitazione, a lei e Mary era stato addirittura proibito di uscire in giardino.
Sua madre era sempre nervosa poiché, per spettegolare, doveva inviare e ricevere bigliettini e riteneva che non fosse un metodo sicuro. Bonnie la invidiava, sua madre sembrava non avere nessun problema al mondo, la sua unica preoccupazione era quella di scrivere in codice in modo che i pettegolezzi non fossero leggibili se non dal destinatario, e quella sera era ancora più nervosa poiché la signora D’Urso aveva organizzato un altro dei suoi balli, così, all’improvviso. A Bonnie era sembrata una cosa di poco gusto vista la situazione, a solo una settimana di distanza dai funerali della giovane Coppola, organizzare un ballo solo perché alla signora D’Urso andava e quindi aveva esposto i suoi dubbi a sua madre.
<< Sono sicura che è proprio per questo che Amelia ha organizzato il ricevimento, per risollevare il morale e tornare alla normalità >> le aveva risposto sua madre. <<  E poi non possiamo lasciarci sfuggire quest’occasione per conoscere nuovi gentiluomini >>
Lei aveva evitato di rispondere. Era impossibile convincere sua madre quando si intestardiva e, su questo, doveva ammetterlo, le somigliava.
Mary era già pronta per uscire così si era offerta di aggiustarle i capelli.
Bonnie si sedette alla toeletta guardando il suo riflesso nello specchio. I suoi occhi erano sempre tristi ultimamente, la sua mente sempre tra i ricordi. Non aveva smesso neanche per un attimo di pensare a lui in quel tempo, non era passata un’ora senza che si chiedesse cosa stesse facendo e se la stesse pensando.
Ricacciò indietro le lacrime. Non poteva piangere per lui, non di nuovo. Aveva passato giornate intere in camera sua a piangere guardando fuori dalla finestra, sperando di riuscire a scorgere la sua figura scura. Ma, purtroppo, non l’aveva più visto da quando gli aveva detto di non volerlo più vedere, si diede della sciocca. Non aveva voluto proprio quello? Non gli aveva detto di non volerlo sposare?
In fondo aveva ragione a non cercarla, quale uomo, con un briciolo di orgoglio, si sarebbe fatto calpestare da una semplice donna?
<< Che cos’hai, sorellina? >> la voce di Mary, così dolce, la risvegliò dai suoi pensieri.
<< Niente >> disse con voce spezzata.
Sua sorella le accarezzò i capelli. << Puoi dirmelo, lo sai >>
Bonnie guardò i loro riflessi nello specchio; si somigliavano molto ma Mary dimostrava a meraviglia i suoi vent’anni, era alta anche se non troppo, e i suoi capelli color mogano erano sempre ordinati, non come i suoi ricci, sempre più ribelli. Sperò che sua sorella trovasse presto un marito che l’avesse amata, lei, invece, avrebbe fatto compagnia a sua madre.
<< Non è niente, Mary, davvero >> fece, ma le lacrime nei suoi occhi la tradirono.
Sua sorella andò alla porta e la chiuse con una girata della grande chiave. Si voltò verso la sua sorellina con aria decisa. << Ora puoi dirmelo >> disse, e si avvicinò di nuovo a lei cominciando ad alzarle i capelli.
<< Mi dispiace se non mi sono più confidata con te >> iniziò Bonnie.
<< Lo so che ti senti più a tuo agio a parlare con Meredith, non te ne faccio una colpa >>
<< È che lei c’è in momenti in cui tu non ci sei >> provò a giustificarsi.
<< Ne sono consapevole, sorellina. Ora raccontami tutto >>
E Bonnie raccontò. Le riassunse gli ultimi mesi della sua giovane vita; le raccontò di quasi tutto quello che era successo con Damon, incespicando nel suo nome, e le raccontò di come l’aveva lasciato andare, una settimana prima.
Mary l’aveva ascoltata in silenzio, annuendo o scuotendo la testa di tanto in tanto. << Non capisco perché te lo sei fatto scappare >> sentenziò.
<< C’è un’altra cosa che non sai, Mary. Ed è la ragione per cui non mi sposerò mai >>
<< Mai è un tempo molto lungo. E quale sarebbe questa cosa? >>
<< Io sono una strega >> disse risoluta.
La sorella si prese il tempo di incastrarle bene la retina dorata nei capelli prima di rispondere. << Chi te lo ha detto? >>
<< È stata la signora Flowers a rivelarmelo un po’ di tempo fa. Non dirlo a nostra madre, ti prego. Non voglio che la cacci >> le disse implorante.
<< Non le dirò niente, lo prometto. Che effetto ti ha fatto sapere di essere quello che sei? >>
<< Tu… tu mi credi, Mary? >> chiese felicissima voltandosi verso sua sorella.
<< Certo, almeno una di noi doveva ereditare il dono della nonna >>
Bonnie la guardò stralunata. Le sue sorelle sapevano del suo dono prima di lei? Perché non glielo avevano detto? E sua nonna era una strega?
<< Mi dispiace di non essere stata d’aiuto, immagino che sia stato molto difficile per te scoprire questa verità >>
<< Perché solo io non ne ero a conoscenza? >>
<< Perché tu non eri ancora nata l’ultima volta che siamo state dalla nonna, quando ancora ci raccontava delle sue  avventure con la nostra balia. Anch’io non ricordo un gran che >> fece scrollando le spalle.
<< Ma allora la nonna ve lo ha detto? Perché in tutti questi anni nessuno mi ha detto niente? >>
<< Perché volevamo che, almeno tu, non crescessi con questo segreto da portare avanti. Noi avremmo voluto dirtelo ma non sapevamo come fare, sei sempre stata tanto timida, solo ultimamente hai tirato fuori la tua personalità >>
<< Tutto questo è assurdo. Perché la signora Flowers ha deciso di dirmelo proprio ora? >>
<< Non lo so. Lei è un po’ fuori di testa e di certo la vecchiaia non l’aiuta. Non le hai chiesto spiegazioni? >>
<< Sì, certo che gliele ho chieste, ma mi ha detto di avermi svelato il segreto solo perché “ lui doveva essere morto ”. Puoi capire che è stato come non ricevere spiegazioni; tu sai qualcosa di questo “ lui ”? >>
Mary ci rifletté qualche secondo. << No, mi dispiace, non so proprio a cosa potesse riferirsi >>
Si guardarono, incerte sulla sanità mentale della loro balia. Decisero che l’età poteva giocare brutti scherzi e allora si abbracciarono.
Bonnie era felice di aver ritrovato la sua cara sorella; promise che le avrebbe dedicato più attenzioni da allora in poi.
<< Ma questo non mi sembra comunque un buon motivo per non sposare il signor Salvatore >> le fece notare.
<< Io non sono per niente brava a mentire, e lo sai. Non potrei nascondergli mai una cosa del genere >>
<< E se provassi a dirglielo? Magari capirebbe >>
<< E se mi prendesse per pazza? Magari mi farebbe rinchiudere >> ribatté.
Sua sorella non obiettò.



Esiste un’infinità di modi per suicidarsi senza morire.
Una era guardarti baciarla.
— Chuck Palahniuk.



Almeno, pensò Bonnie, la casa non era addobbata a festa.
La casa della signora D’Urso non era gremita come ai suoi soliti ricevimenti, probabilmente per il lutto che calava ancora su tutto il paese.
C’erano solamente un centinaio di persone. Bonnie si rese conto di conoscere tutti, per cui dovevano essere stati invitati solo gli abitanti di Santa Maria del Castello.
Davvero non capiva l’utilità di quel ballo. Chi, tra gli invitati, poteva voler ballare, quando per tutta la settimana non si era parlato di altri che dell’assassino della signorina Coppola? Le donne si erano segregate in casa, gli uomini uscivano solo per necessità, e poi si ritrovavano tutti ad una festa, come se nulla fosse accaduto. Come se non fosse morta una ragazza del tutto innocente, uccisa da un maniaco che le aveva squarciato la gola.
Si chiese se ci fosse qualcuno, oltre a lei, a trovare squallida tutta la questione.
<< Credete che sia il caso che siamo qui? >> le chiese una familiare voce maschile.
Bonnie si girò per incontrare un paio di occhi che, per tutta la settimana in cui era stata chiusa in casa, l’avevano seguita in tutti i suoi movimenti. Due occhi simili al mare che si stendeva infinito sotto la scogliera; gli occhi di Matt.
<< Che cosa intendete? >> chiese.
<< Mi vengono i brividi a pesare che l’assassino potrebbe essere in questa casa, magari in questa stessa stanza >> le spiegò con il suo sorriso dolce.
Bonnie sorrise a sua volta. << Non preoccupatevi, Matt, ci sono io a proteggervi >> fece ironica.
A causa della sua forzata permanenza in casa aveva finito con l’affezionarsi sul serio a quel giovane dal sorriso pronto.
Matt la guardò con un sopracciglio alzato, indicando prima lei e poi sé stesso per farle intendere che di certo non gli serviva la sua protezione.
Bonnie rise di gusto. Forse la serata non sarebbe stata tanto disastrosa, pensò.
Ma si sbagliava. Si sbagliava di grosso.


La vedeva ridere con lui e gli si torcevano le budella. Aveva creduto di poter dimenticare la sua risata cristallina, i suoi fianchi sottili e il suo sguardo dolce, ma solo ora si rendeva conto di quale enorme errore aveva commesso.
Doveva tornare da Amelia, lo stava aspettando per la presentazione.
La sua era stata un’idea geniale e, ovviamente, la signora D’Urso aveva acconsentito ben volentieri.
Ancora una volta pensò di uccidere il signor Honeybrutt, ma così avrebbe mostrato la sua gelosia, e non voleva affatto; era ora che fosse la rossa ad ingelosirsi un po’, per questo aveva organizzato il ricevimento per il suo fidanzamento con Amelia…


<< Certo che il povero Umberto si starà rivoltando nella tomba >> disse il signor McCollough.
Bonnie rise, suo padre sapeva sempre come stemperare un clima troppo rigido.
<< Mio Dio, spero che, da dovunque sia in questo momento, non possa veder il cattivo gusto per l’arredamento che ha sua moglie >> continuò.
<< Ralph, Umberto D’Urso dovrebbe preoccuparsi di qualcos’altro che fa sua moglie, molto più importante dei brutti mobili che compra >> fece sua madre.
Di solito i suoi genitori erano persone schive, ma insieme erano davvero una coppia affiatata, soprattutto nei pettegolezzi. Quando suo padre era a casa, sua madre tornava ad essere una giovane donna innamorata, certo, sempre un po’ isterica, ma decisamente più simpatica. Ralph McCollough, simpatico scozzese dai capelli e la barba rossi, aveva il potere di trasformare la severa signora McCollough in Jane, la donna più cordiale del paese.
Scosse la testa, erano carini. Avrebbe voluto sposare un uomo come suo padre.
La signora D’Urso fece la sua comparsa dalla porta della biblioteca, dopo che due servi l’avevano spalancata facendo sobbalzare tutti i presenti.
In sala calò il silenzio.
Tra gli invitati, in prima fila, scorse la testa scura di Stefan e quella bionda di Elena.
<< Benvenuti >> esordì la donna. << So che siamo in un momento di lutto, mi dispiace tantissimo per la giovane signorina Coppola, ma la mia notizia non poteva tardare oltre >>
Tutti guardarono tutti, e solo allora Bonnie si accorse di un ragazzo bruno in fondo alla sala. Non lo conosceva e forse nemmeno lui conosceva le persone nella stanza visto che si teneva in disparte.
La sua attenzione fu richiamata dalla voce di Amelia e distolse lo sguardo dallo sconosciuto.
<< Signore e signori, senza tanti giri di parole, voglio presentarvi il mio nuovo futuro marito >> fece una pausa di suspense, guardando tutti i suoi ospiti con uno sguardo che faceva invidia a quello dei bambini il giorno del loro compleanno. << Signori, date il benvenuto a Damon Salvatore >>
Bonnie si sentì mancare. Qualcuno l’afferrò per un braccio, impedendole di cadere sul pavimento, svenuta per lo shock. Mentre tutti intorno a lei si esprimevano con espressioni stupite vide la figura sottile di Damon, in completo nero, entrare nella grande sala.
<< Vieni >> le sussurrò qualcuno, non sapeva chi fosse, non aveva le forze, né la voglia, di saperlo. Quella stessa persona la trascinò lontano dalla sua famiglia, fuori ad un balcone. Quel balcone, si accorse.
Quel balcone dove lui l’aveva baciata, dove aveva capito che non avrebbe mai dimenticato il tocco fresco di quelle labbra morbide.
Si aggrappò alla ringhiera e si affacciò affannata verso il giardino.
Respirò forte per parecchi minuti, inspirando ed espirando l’aria dai polmoni con colpi secchi, come se stesse respirando veleno.
La persona che l’aveva portata via da quella sala restava dietro di lei, in silenzio.
Bonnie strizzò gli occhi per far uscire quelle lacrime che la stavano soffocando. Un singhiozzo le sfuggì e a quello seguì un altro e un altro ancora, fino a che non divenne un pianto disperato.
Qualcuno l’afferrò per le spalle e la costrinse a voltarsi.
<< Bonnie >> la chiamò Meredith. << Bonnie, basta, ti prego. Devi smetterla, così ti fai del male >>
Ma lei continuò a singhiozzare, incapace di fermarsi.
<< Lo so che fa male ma devi farti forza, coraggio. Dimostragli che non può ferirti >>
<< Ma lui può ferirmi! >> le confidò tra le lacrime.
<< Lo so, cara, ma lui non deve sapere di avere questo potere su di te. Non devi permettergli di approfittare di questo vantaggio >>
Sapeva che Meredith cercava di consolarla ma lei non era forte come la sua amica, non ce la faceva ad andare di là come se niente fosse successo. Tutto era successo.
<< Bonnie, dobbiamo andare, qualcuno verrà a cercarci… >>
<< Non mi importa >> la interruppe. << Non mi importa più niente, Mere >> disse accasciandosi.
Meredith la guardò come se avesse appena scoperto un bimbo a rubare i biscotti. << Bonnie McCollough alzati immediatamente e dimostra di avere carattere. Dimostra a quello stupido cosa si è perso! >>
<< Cosa si è perso? Sono stata io a rifiutarlo! >>
<< Bene, allora sei una stupida >>
Bonnie guardò la sua amica. Si era inginocchiata alla sua altezza, visto che non accennava ad alzarsi, e la guardava seria, ma non come le altre volte, c’era un velo di delusione nei suoi occhi grigi e si sentì male, non sopportava di deludere le persone, soprattutto quelle a cui teneva.
<< Coraggio >> le ripeté Meredith, porgendole la mano.
Bonnie l’accettò. La sua amica aveva ragione, non poteva piangere perché lui era andato avanti, era colpa sua, che non l’aveva trattenuto.
<< Va bene, andiamo >> disse lisciandosi le gonne. << Come sto? >>
La mora la guardò con entrambe le sopracciglia alzate. << Tieni >> le disse porgendole un fazzoletto. << Asciugati gli occhi >>
Bonnie cercò si tornare a sembrare normale e si incamminò con l’amica verso la sala dove stavano tutti gli invitati, accompagnate da uno sguardo dorato.
<< Bonnie >> la richiamò una voce ormai familiare.
Si girò con un sorriso tirato, sperando di sembrare tranquilla.
<< Che succede? Perché siete scappata così? >> le chiese Matt.
Meredith li lasciò e così la rossa non poté contare sull’aiuto dell’amica.
<< Niente, Matt. Non mi sentivo tanto bene, tutto qui >>
<< Ma ora è passato? Vi sentite meglio? >>
A volte il biondo sapeva essere assillante, si disse Bonnie. << Si, sto molto meglio, grazie. Ora… >>
<< Bonnie… >> un’altra voce maschile, fin troppo familiare, richiamò la sua attenzione. Da quanto non sentiva il proprio nome pronunciato da quelle labbra di seta!
Si girò molto lentamente. Lui era dietro di lei. I suoi occhi d’onice la scrutavano curiosi e lei si ricordò che molto probabilmente aveva gli occhi arrossati e ancora lucidi dal pianto. << Si, signor Salvatore? >>
<< Non mi fate i complimenti per il mio nuovo fidanzamento? >> le chiese con il suo sorriso mozzafiato.
A Bonnie tremarono le mani, le gambe e il cuore ma riuscì a tenere ferma la voce. << Certamente, complimenti davvero. Spero che possiate essere felice con Amelia >>
A Damon sembrava tanto una presa in giro. Non riusciva a trovare una risposta pungente guardando in quegli occhi così dolci, bagnati da lacrime quasi asciutte. << Grazie >> rispose quindi.
Non aveva battutine neanche per Mutt quindi lasciò perdere e si allontanò, quasi imbarazzato.
Bonnie guardò la sua schiena e le spalle larghe, Dio solo sapeva quanto avrebbe voluto stringerlo ancora.
Si sentirono le prime note di musica, note dolci, adatte all’occasione.
<< Vi andrebbe di ballare? >> le chiese Matt, si era proprio scordata della sua presenza.
<< Non lo so >> gli disse e vide i suoi occhi azzurri incupirsi per la delusione. Voltò la testa per non dover subire quello sguardo da cane bastonato e i suoi occhi si posarono su due figure incompatibili. La snella e nera silhouette di Damon abbracciava la figura sgraziata della signora D’Urso. Non avevano proprio niente in comune, a partire dall’età. Amelia aveva almeno trent’anni in più del ragazzo, di cosa potevano mai parlare? Ma di certo loro non si limitavano a parlare, si ricordò la giovane.
<< Sapete, forse ballare non è un’idea così cattiva >> disse a Matt.
Questi si illuminò di botto porgendole il braccio.
Bonnie si aggrappò a lui come se fosse stato la sua ultima speranza di salvezza. Forse, in fondo, lo era davvero.


Meredith si voltò al finto colpo di tosse.
Un ragazzo dai capelli castani e gli occhi ambrati la guardava come se non avesse mai visto una donna prima d’allora.
<< Avete bisogno di qualcosa? >> gli chiese.
Il ragazzo sorrise e Meredith pensò che fosse il sorriso più bello che avesse mai visto.
<< Volevo sapere se mi voleste fare l’onore di danzare con me. Mi concederete un ballo? >> chiese.
<< Non conosco nemmeno il vostro nome >> gli fece notare.
<< Ma certo, perdonatemi. Alaric, Alaric Saltzman >> le disse con un mezzo inchino.
<< È un piacere fare la vostra conoscenza, signor Saltzman, ma non posso concedervi questo ballo, mi dispiace >>
<< Insisto >> fece lui.
<< Voi… insistete? >> chiese la ragazza scettica.
<< Sì, così, mentre balliamo, potreste dirmi qual è il vostro nome >>
Meredith lo guardò, non era niente male; i capelli erano scompigliati e il suo sguardo era dolce, decise che le piaceva.
<< Va bene, signor Alaric Saltzman. Io sono Meredith Sulez, e quello laggiù è mio padre, quindi cercate di essere un gentiluomo rispettabile >>
<< Senz’altro, signorina Sulez >> fece porgendole il braccio sinistro.
Fu allora che successe. S’ innamorò come s’ innamorano sempre le donne intelligenti: come un’ idiota.*



Stava morendo dalla gelosia, doveva ammetterlo.
Come aveva osato quello stupido Signor Honeyqualcosa a ballare con il suo Uccellino? Quell’uomo era sempre più vicino alla morte.
<< Damon, caro, a cosa pensi? >> gli chiese Amelia.
La guardò. L’ultima volta che aveva ballato era stato con la piccola Bonnie, che ora volteggiava tra le braccia del biondo, il suo corpo era sottile e innocente, non un ferro vecchio come quello della sua nuova compagna.
<< A niente >> rispose.
<< Non stai guardando la rossa, vero? >>
<< E anche se fosse? >> chiese, tornando a posare gli occhi sul fondoschiena di Bonnie.
<< Non devi più guardarla. Devi avere occhi solo per me >> disse indispettita la donna.
<< Io guardo chi mi pare, Amelia. Credevo che ti fosse entrato in quella tua testolina vuota >>
Amelia si girò offesa e guardò gli uomini in sala, sperando di ingelosire il vampiro.



Bonnie non aveva voluto sentire, era stato un caso. Tra una giravolta e l’altra, lei e Matt si erano avvicinati alla coppia e aveva potuto sentire, aguzzando bene l’udito, qualche strascico di conversazione.
Quindi lui la guardava? Aveva dedotto che la rossa in questione fosse lei e si era riempita di soddisfazione. Allora lui non l’aveva dimenticata poi tanto in fretta.
Gongolò in quelle scoperte per qualche altro secondo, prima di accorgersi che Meredith stava ballando con qualcuno. Si rese conto che era il giovane che aveva visto prima di avere quella crisi isterica stile sua madre.
Il ragazzo superava di poco Meredith e la guardava come un affamato guarda una tavola imbandita.
<< Volete sapere chi è? >> le chiese Matt. Aveva seguito il suo sguardo.
Bonnie gli sorrise grata. << Sì, mi piacerebbe saperlo. Lo conoscete? >>
Matt lanciò un’occhiata al ragazzo prima di voltarsi di nuovo verso di lei. << Sì, l’ho conosciuto qualche giorno fa. Si chiama Alaric Saltzman, è un militare, è venuto per…>>
<< Per i funerali della fidanzata >> finì Bonnie.
<< Sì. È molto triste questa storia ma, per fortuna, ha trovato già una brava ragazza >>
Bonnie non seppe cosa rispondere, si augurò solo che la sua amica fosse più fortunata di quanto lo era stata lei.
La musica era finita e tutti i ballerini si stavano allontanando dal centro della sala.
Meredith si dirigeva verso il balcone con il signor Saltzman alle calcagna.
<< Venite >> le disse Matt. << Andiamo a prendere una boccata d’aria >>
Bonnie accettò con un sorriso. Se Alaric Saltzman aveva superato la morte della propria fidanzata lei poteva superare il fidanzamento del suo ex futuro marito.


Non poteva crederci. L’aveva già dimenticato? Si era già buttata tra le braccia di Mutt?
Lui era Damon Salvatore, era indimenticabile!
Non riusciva a credere che se ne stesse con quello lì proprio sulla terrazza dove lui l’aveva baciata per la prima volta, dove aveva assaporato quelle labbra così morbide.
Doveva controllare che non stesse succedendo niente di irreparabile.
Si accostò al balcone per ascoltare la conversazione al di là dei vetri.
<< Lo so, Matt. Mi dispiace di avervi fatto preoccupare >> sentì dire dalla voce vellutata di Bonnie.
<< Possiamo parlarci in tono informale, Bonnie? In fondo viviamo sotto lo stesso tetto… >> fece l’altro.
Dì di no, dì di no! Ripeteva Damon… invano.
<< Va bene, mi sembra una cosa sensata >>
<< Quindi cos’è che ti turba in questo modo? >>
<< Niente, Matt, davvero. Questa storia della signorina Coppola mi ha un po’ spiazzata. Se avessi avuto l’opportunità di conoscerla ti sarebbe piaciuta >>
Eh, Bonnie, sempre pronta a difendere tutti, pure i morti, pensò. Se solo avesse saputo che l’aveva uccisa lui! E per ripicca verso di lei, poi!
<< A me piaci tu >> sussurrò il biondo.
Sentì Bonnie trattenere il respiro e rilasciarlo bruscamente.
<< Matt >> cominciò, ma lui l’aveva interrotta con un bacio.
Damon spalancò le ante del balcone e afferrò il signor Honey-hai-finito-di-vivere* per il colletto della giacca.
<< Sta. Lontano. Da lei >> gli sibilò.
<< Damon? >> chiese Bonnie sorpresa.
<< Si, Uccellino. Questo qui ti sta dando fastidio? >> le chiese continuando a guardare minaccioso il biondo.
<< No. Non mi stava dando fastidio >> rispose secca. << E ora lascialo andare >>
Damon girò un poco la testa per guardarla con la coda dell’occhio. << Ora parli in tono informale anche con me, Pettirosso? >> le chiese ironico, senza mollare la presa sull’altro.
Bonnie puntò le mani sui fianchi. << Io ti parlo come mi pare >> disse coraggiosa. << E ora mettilo giù. Adesso >>
Damon ubbidì, non poteva fare altro quando il suo Uccellino lo guardava con sguardo omicida. << Devo parlarti >> le disse, dimenticandosi di Mutt.
<< Non ho niente da dirti. Vattene >>
Bonnie avrebbe voluto avvicinarsi a Matt per vedere come stava ma Damon le bloccava la strada.
<< Non mi importa >> le rispose il moro. << Tu devi solo ascoltare >>
<< Vorrei prima vedere come sta Matt >> fece indicando il biondo.
<< Mutt sta bene, non gli ho torto un capello, ha solo la giacca stropicciata >>
<< Sto bene >> confermò Matt, rialzandosi.
<< Vai a mangiare qualcosa, Mutt >> suggerì Damon.
<< Matt! Mi chiamo Matt! >>
Il moro si girò verso l’altro, un sopracciglio alzato. << Secondo te mi importa? Ti ho detto di andare a mangiare, Mutt >>
<< Va bene >>
A Bonnie sembrò molto strano che il ragazzo non obiettasse.
<< Che cosa stavi facendo con quello? >> le chiese appena Matt se ne fu andato.
<< Non sono cose che vi riguardano >>
<< Oh, adesso la signorina mi parla con il “ voi “ >>
Bonnie quasi non rise per il tono che aveva usato.
<< Ti faccio ridere? Bene, ridi di gusto perché sarà l’ultima volta che lo fai >>
<< E questo cosa significherebbe? >>
<< Significa che mi sono stufato di giocare. Devi smetterla di cedere a quel cretino >>
<< Come ti permetti di dargli del cretino? Tu non sai niente di lui! >>
<< E tu cosa sai di lui? Cosa sai di me? >>
<< Di lui so che è un bravo ragazzo, pieno di rispetto. Di te so che hai un segreto e che non hai avuto il coraggio di rivelarmelo >> disse sicura di sé.
Damon la guardò confuso. << Chi te l’ha detto? >>
<< Elena! Me l’ha detto la tua bellissima Elena >>
Damon sorrise sghembo.
<< Che cosa c’è da ridere? >> chiese Bonnie.
<< Sei gelosa >> rispose l’altro gongolante.
<< Non è affatto vero! >>
<< Si che è vero. Sei gelosa di Elena e sei gelosa di Amelia >>
<< Io gelosa di una vecchiaccia? Non credo affatto. Tu piuttosto, chi ti ha dato il diritto di picchiare quasi Matt >>
<< A me non servono diritti, io faccio quello che voglio >>
<< Tu sei un ipocrita… egoista… >> non finì la sfilza di termini poco onorevoli che si era preparata poiché le labbra di Damon si erano fiondate sulle sue.
Ci fu una scossa violentissima tra le loro bocche ma nessuno dei due si staccò, anzi, afferrarono l’uno il viso dell’altra, assaggiandosi dopo tanto tempo con una fame dell’altro che non avrebbero mai creduto di avere.
Il Potere tra di loro aumentò fino ad esplodere in mille scintille ed entrambi si staccarono spaventati.
<< Tu sei una strega! >> esclamò Damon, esterrefatto. Come aveva fatto a non accorgersene prima?
<< Non urlare! >> Gli intimò Bonnie. << Cosa è successo? >> chiese spaventata.




















* S’ innamorò come s’ innamorano sempre le donne intelligenti: come un’ idiota. Angeles Mastretta
* un omaggio a te, nannavis ;)
*L'omaggio a Meredith è per te Serena :)

Bene, sono le 4.30 del mattino ma ce l’ho fatta a postare.
Grazie a nannavis che mi ha sostenuta fino a quest’ora!

Come sempre i posti in cui trovate altre bamon, venite a trovarci, siamo simpatiche!
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Baci baci, Little Redbird

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Capitolo 11
*** Scoperte ***


Come tutti i capitoli di questa misera storia, anche questo è dedicato a sweet_ebe, LittleWitch, Nannavis e tutte voi che mi lasciate queste recensioni così tenere.
Grazie.





11. Scoperte

 
E se ti mostro il mio lato oscuro mi stringerai ugualmente questa notte?
E se ti apro il mio cuore e ti mostro il mio lato debole, che cosa farai ?
 [ Pink Floyd; The Final cut ]


 



<< Che cosa è successo? >> chiese spaventata Bonnie.
<< Sono stato un completo idiota! Come ho fatto a non capirlo? >> si disse Damon.
<< Puoi spiegarti? >> gli chiese insicura la rossa.
<< Mio Dio, la sua aura è spettacolare, perché non mi sono accorto che era troppo forte per una semplice umana? >> aveva cominciato a fare avanti e indietro.
<<  Damon? >>
<< Dev’essere stata quella vecchiaccia ad aiutarla >>
<< Damon… >>
<< Ma certo, quelle piccole scariche di potere dovevano essere sue >>
<< Damon >>. Bonnie cominciava a spazientirsi. Damon continuava a parlare da solo, sembrava che non la sentisse nemmeno. Perché continuava a darsi dell’idiota? E cos’erano tutte quelle cose di cui parlava, cos’era un’aura?
La ragazza era sempre più confusa dal comportamento del giovane, ed era spaventata a morte da quello che era appena successo tra di loro… ma cos’era successo? Non lo sapeva, voleva delle spiegazioni, poiché lui, a quanto pareva, ne sapeva qualcosa; ma il giovane non smetteva di fare avanti e indietro per tutto il perimetro della terrazza.
<< Nemmeno Stefan ed Elena devono essersi accorti di niente. In quel caso me lo avrebbero detto… o no? >>. Si fermò un attimo e guardò Bonnie. Lei lo guardava terrorizzata e completamente confusa. Ricominciò a camminare. << Non può essere! Come diavolo è possibile che non me ne sia accorto? >> si chiese di nuovo. << La sua bellezza deve avermi accecato. Del resto solo una strega può essere così genuinamente bella >>
Bonnie arrossì. Lui credeva che fosse “ genuinamente bella ”. Era la cosa più dolce che le avesse mai detto. In effetti, pensò, lui non le aveva mai detto niente di dolce, e di certo non lo aveva fatto ora, stava solo riflettendo.
<< Ma certo! Lei non ha la bellezza folgorante di Elena… >>
Se un secondo prima Bonnie si era sentita lusingata, ora si sentiva offesa. << Guarda che ti sento >> gli fece notare, ma era lui a non sentire lei.
<< Lo sapevo che c’era qualcosa di strano nei suoi occhi >>
Bonnie si chiese cosa avessero di strano i suoi normalissimi occhi castani. Forse erano troppo poco blu…
<< Hanno sempre avuto la capacità di incantarmi… e ti credo, è una strega! >>
<< Vuoi smetterla di ripeterlo? >>
<< Quando lo saprà quell’insulso di Stefan morirà dall’invidia! >>
<< Stefan non è affatto insulso! >>
Quest’ultimo commento ebbe il potere di fermare la corsa disperata di Damon.
<< Finalmente! >> Esclamò Bonnie. << Ora mi spieghi cos’è successo? >>
Damon la guardò dritto negli occhi, furioso.
<< È successo che mi hai mentito per tutto questo tempo! >> le rispose brusco. << Ma come hai potuto? >>
<< Non volevo che succedesse tutto questo >> gli rispose.
<< Tu non volevi…? Oddio, Bonnie! Ti rendi conto che in tutto questo tempo ci saremmo risparmiati parecchie liti e qualche vita? >>
<< Che cosa stai cercando di dirmi, Damon? >>
Lui la guardò. Non poteva farci niente se ogni volta che le sentiva pronunciare il suo nome si distraeva. E ora lei lo guardava mortificata e triste, con quegli occhioni lucidi; come poteva trattarla male? Come aveva potuto pensare di lasciarsela scappare?
Si avvicinò ma lei arretrò.
Damon indurì il suo sguardo per sembrare minaccioso. << Avresti dovuto dirmelo >> le sussurrò.
<< E tu cosa avresti fatto? >> chiese sull’orlo delle lacrime.
<< Forse avremmo potuto trovare un accordo >>
<< Un accordo? E potrei sapere di che genere? Oh, ma certo! Avresti potuto chiedermi tutto minacciandomi di dire in giro che sono uno scherzo della natura. Avresti potuto portarmi tranquillamente a letto poiché la minaccia, sommata al fatto che non so resisterti, ti avrebbe permesso di avermi in pugno. Beh, ti sbagli di grosso, signor Salvatore! >> disse tutto d’un fiato, furiosa. Damon la lasciò continuare, affascinato da come, quella ragazza così innocente, fosse riuscita a capire al volo la sua logica. << Vai! Vai dalla tua preziosa Amelia e raccontale tutto; vedrai che, entro domattina, tutto il mondo saprà ciò che sono in realtà >>
Bonnie non riuscì più a trattenere le lacrime e, per l’ennesima volta, pianse di fronte all’uomo che le aveva stravolto la vita. Di fronte all’uomo che amava.
Si asciugò le lacrime con la manica del vestito, arrabbiata con lui e con sé stessa che non riusciva mai a trattenere le emozioni.
<< So anch’io cosa avrei cercato di fare >> le rispose finalmente l’altro. << So quanto posso essere stupido, credimi >>
Bonnie lo guardò; non credeva che Damon fosse capace di schernirsi, lo credeva troppo orgoglioso, ma, ancora una volta, lui la stupiva.
<< Hai ragione, è esattamente quello che ti avrei proposto di fare, ma non ora, Bonnie. Ho capito… in realtà cerco ancora di capire, tutto quello che mi è successo durante il tempo che ho passato con te. Tu mi hai cambiato, mi hai migliorato >>
<< Tu sei sempre stato magnifico, così come sei >> gli sussurrò lei rilassandosi.
<< Credimi quando ti dico che non è così. Ma ora voglio continuare quel percorso, voglio che tu mi cambi, semplicemente standomi accanto >> le confessò.
<< Non ti importa che sono una strega, un mostro? >> chiese lei versando altre lacrime.
Lui ne asciugò qualcuna. << No, non m’importa niente, se a te non importa ciò che sono io >>
<< Ciò… che… sei? Non capisco. Di cosa stai parlando? >> chiese.
<< Del mio segreto. Volevi che te lo rivelassi, no? >>
Bonnie annuì.
<< Io non sono ciò che sembro, Streghetta >>, Bonnie sorrise all’ennesimo soprannome e anche lui si concesse di stendere le sue labbra setose in un mezzo sorriso. << Io sono molto peggio di qualunque strega cattiva, più cattivo delle streghe delle fiabe >>
<< E cosa sei? >> chiese lei trattenendo il fiato.
<< Sono un mostro. Un abominio della natura, un non-morto >> fece una pausa per leggere le emozioni negli occhi della ragazza. << Sono un vampiro >>
La rossa lo guardò prima confusa e poi spaventata. << Tu sei un vampiro? >> chiese allibita. << Di quelli che succhiano il sangue eccetera? >>
<< Si >> rispose lui. << Mi credi? >>
Lei annuì, incapace di distogliere lo sguardo dalla bocca di lui. Quanto poteva essere stupida per non accorgersi di una cosa del genere?
<< Che cosa stai cercando, piccola Bonnie? >> le chiese malizioso. << Le mie zanne? Vorresti vederle? >>
Bonnie non fu capace di rispondere.
Damon le prese un mano tra le sue e la osservò, sembrava che la trovasse molto interessante. Girò la mano, in modo che il palmo puntasse verso l’alto, e le baciò delicatamente la punta di tutte le dita; una ad una, lentamente, sensualmente.
Bonnie sentiva il suo sangue fluire nei punti che lui sfiorava, come attratto da un richiamo troppo primordiale perché potesse sentirlo con l‘udito. Sentiva il suo cuore martellare frenetico nel petto, sembrava che volesse uscire, che lo spazio nel suo torace fosse insufficiente a contenere tanta gioia mista all’attesa di qualcosa di cui non conosceva la forma.
<< Mi stai torturando >> sussurrò col fiato in gola.
Lui smise all’istante e incatenò i loro sguardi. L’afferrò per la vita e la portò all’ombra del muro, protetti dagli sguardi indiscreti che potevano arrivare da un momento all’altro. A Bonnie sembrò di vivere un deja-vù. Ma erano cambiate troppe cose da quella notte di tre mesi prima; loro due erano cambiati.
<< E non hai ancora visto niente >> le disse Damon, riportandola alla conversazione precedente.
Il moro le prese di nuovo la mano e ne baciò il palmo. Lentamente scese a baciarle il polso e l’avambraccio, risalendo ancora più lentamente. Bonnie trattenne il respiro, incapace di fare altro. Damon schiuse le labbra e sfiorò il suo braccio con la lingua, facendole provare sensazioni e pensieri che mai, in vita sua, aveva provato. Dopo aver goduto per un po’ del sapore della pelle del suo Pettirosso, Damon le sfiorò con i canini la pelle del braccio.
Bonnie fremette, sentiva migliaia di brividi su tutto il corpo. << Stai per…? >>
<< No, Uccellino, non ti farei mai una cosa del genere >> le disse. Poi, guardandola con quegli occhi di tenebra, aggiunse: << A meno che tu non lo voglia >>
Lei lo guardò. Che cosa avrebbe provato se avesse lasciato che lui la… mordesse? Che cosa avrebbe provato lui assaggiando il suo sangue?
<< Non ora >> rispose.
Lui ci restò evidentemente male ma, da gentiluomo qual era, le ricoprì il braccio con la manica del vestito. << Quando vorrai sarò felice di accontentarti >> le mormorò.
Lei annuì. << Quando sapremo di aver risolto tutti i nostri problemi avrai tutta la vita per avermi… >> arrossì, << …in tutti i sensi >>
Damon la guardò estasiato. << Avremo ben più che tutta la vita. Avremo l’eternità >> le disse in un orecchio, prima di sfiorarle l’angolo della bocca con un bacio.
Lei riuscì a restare in piedi solo perché il moro la teneva ancora per la vita.
<< Ma a quali problemi ti riferisci? >> le chiese all’improvviso.
<< Il tuo fidanzamento con Amelia non è un problema? >> gli chiese di rimando.
Lui la guardò interdetto. << L’ho fatto solo per ingelosirti >>
<< Lo so >> gli rispose prendendo il suo viso tra le mani e baciandolo.
<< Devo andare ad annullare tutto >> sussurrò.
<< Sì, dovresti >>

...Per amore non c'è ostacolo di pietra
 e ciò che amore può fare,
 amore tenta...
- Romeo e Giulietta.



<< Signori >>, Damon cercò di richiamare su di sé l’attenzione dei presenti.
Tutti si voltarono nella sua direzione, stupiti da quell’inatteso discorso.
Il vampiro li guardò con superiorità e incrociò lo sguardo arrogante di Amelia, a cui rivolse un sorrisetto ironico.
<< Purtroppo, signori miei, questa sera c’è stato un equivoco >> iniziò.
La gente in sala cominciò a mormorare.
<< Poco fa è stato annunciato il mio fidanzamento con la signora D’Urso ma, ahimè, non ho intenzione di sposarla >> continuò.
Amelia gli lanciò uno sguardo omicida prima di far finta di svenire, tra le braccia dei giovani ragazzi De Rosa.
Stefan gli sorrise divertito e gli si avvicinò. << Sapevo che non eri tanto stupido da organizzarti un matrimonio finto  >> gli confidò.
<< Fratello, il mio discorso non è ancora finito >> gli disse.
Il giovane Salvatore lo guardò sospettoso. << Che cos’altro hai intenzione di fare? >>
<< Stai a guardare >>
Stava per fare una cosa da pazzi, lo sapeva. Forse la rossa l’avrebbe ammazzato, ma non poteva rischiare di perderla di nuovo, non ora che poteva, che voleva, affezionarsi a lei.
Si avvicinò con passo sicuro a Bonnie. Lei e Meredith si stavano parlando con gli occhi e Damon capì che, nonostante non si parlassero col pensiero, erano riuscite a spiegarsi parecchie cose.
Damon prese la mano di Bonnie che lo guardò imbarazzata e spaventata, aveva intuito cosa stava per fare.
<< Miei cari signori >> continuò Damon rivolto agli ospiti, tutti girati nella loro direzione. << Mi sposerò, ma con questa splendida donna >> disse rivolgendosi poi al signor McCollough. << Se suo padre mi concede l’onore di prenderla in moglie >>
Ralph McCollough, da rude scozzese qual era, si emozionava molto raramente e difatti, l’unica emozione che provava in quel momento era la maledetta voglia di sgozzare l’uomo che tentava di portargli via sua figlia.
Sua moglie, Jane, era pronta a svenire e Mary aveva già pronte le lacrime. Guardò la minore delle sue figlie, la più speciale. Bonnie era paralizzata e tutto il suo viso era dello stesso colore dei suoi capelli mentre continuava a stringere la mano del moro. Per lui era una risposta sufficiente.
<< Avete la mia benedizione, signor Salvatore >> declamò.
Jane McCollough svenne ufficialmente e Mary si lasciò andare alle lacrime mentre Matt osservava la scena più rosso di Bonnie e con i pugni serrati lungo i fianchi. Meredith stava guardando il sorriso splendente dell’amica, combattuta tra la preoccupazione e la felicità, così come la vecchia signora McCollough. Tutto il resto delle persone spettegolava.
Damon piegò flessuosamente il ginocchio destro e prese una mano della ragazza tra le proprie, la guardò intensamente negli occhi. << Vuoi sposarmi, Bonnie? >> chiese reprimendo l’emozione inaspettata che minacciava di spezzargli la voce.
Bonnie annuì, emozionata come non mai. Davvero si meritava tutta quella felicità?, si chiese commossa.
Damon si alzò e la strinse per un attimo, baciandole la chioma rossa, per poi lasciarla andare tra le braccia dei familiari.
<< Damon >> si sentì chiamare da Stefan.
Si girò e vide il volto di suo fratello stravolto dall’emozione.
<< Damon dimmi che fai sul serio >> gli chiese tremante.
Il maggiore dei Salvatore si chiese come mai suo fratello fosse così emozionato; stava per sposarsi non per diventare re. Ma nonostante al suo fratellino continuasse a mostrare la sua aria da spavaldo, dentro di lui c’era qualcosa di strano, di bello; c’era qualcosa a cui non sapeva dare un nome ma di cui conosceva benissimo la causa, la rossa. Bonnie era quella fiammella che gli dava un motivo, la mattina, per alzarsi e cercare il modo di stupirla, anziché restare a letto con qualche ragazzina dissanguata.
Lo sapeva che stava ragionando come Stefan ma, sinceramente, non gliene fregava niente. Gli importava solo del suo Uccellino.
La guardò ancora; guardò di nuovo la giovane donna che gli aveva dimostrato ogni giorno, ogni istante in cui glielo aveva permesso, che lui, per lei, non era nient’altro che l’uomo con cui volesse vivere una vita felice. E lui era più che contento di accontentarla.
La sua futura sposa stava abbracciando felice Elena.
Elena. Per un attimo -uno solo-, Damon si chiese se la bionda sarebbe stata felice per lui, se avesse accettato volentieri un’altra donna in casa pronta a dare ordini -perché, di sicuro, sua moglie sarebbe stata la donna più ricca ed importante, in qualunque città fossero sbarcati-, ma dopo un po’ decise che non gli importava un fico secco di quello che pensava Elena.
Sorrise. Fino a qualche tempo prima l’opinione di sua cognata era quello che gli stava più a cuore.
<< Sai, fratellino, in fondo la vita da sposato potrebbe piacermi >> disse a Stefan.
L’altro lo guardò. Suo fratello non era cattivo, era solo orgoglioso, stupido e il più grande doppiogiochista che fosse mai esistito ma la dolcezza e la vitalità di Bonnie sarebbero state la cura perfetta per redimere il vampiro.
Stefan, però, nonostante ne avesse viste di tutti i colori, dimenticava sempre che le persone hanno la strana e perversa abitudine di far male chi le tratta bene.


Bonnie era in camera sua, intenta a sognare ad occhi aperti il giorno delle nozze. La notte precedente non era riuscita a chiudere occhio, era troppo felice per dormire e così si era limitata a pensare a lui.
Aveva pensato e ripensato al momento in cui le aveva chiesto di sposarlo, a come si era inginocchiato, così elegantemente, e a come i suoi occhi avevano brillato quando lei aveva annuito.
Pensò ancora una volta a quanto fosse stato romantico da parte sua farle la proposta davanti a tutte le persone più importanti del paese. Quello era stato il primo vero gesto romantico che le avesse mai dedicato.
Sospirò. Aveva una voglia matta di vederlo, di toccarlo e baciarlo, di recuperare tutto il tempo perso a litigare.
<< Bonnie! >> urlò Meredith.
La ragazza si riscosse disorientata. << Me-Meredith? Perché urli? Che cosa ci fai qui? >> chiese guardando l’amica.
<< Non mi sentivi. Sono venuta a parlarti >> le rispose seria l’altra.
<< Certo, vieni. Come stai? >> le chiese, di nuovo raggiante.
<< Sto bene, grazie. E tu? >>
Bonnie sorrise. << Io? Oh, io sto divinamente! Sono euforica, niente può deprimermi in questo momento >>
Meredith storse la bocca, era sicura che le sue parole sarebbero riuscite a soffocare i sogni della rossa. Come poteva iniziare il discorso che probabilmente avrebbe portato la sua amica ad odiarla? Che cosa poteva mai dirle per giustificarsi?
Sperando che Bonnie -da persona dolce qual era- la perdonasse o, almeno, non la odiasse troppo, cominciò il suo monologo. << Bonnie, devo dirti alcune cose. Non ti piacerà quello che ho da dirti ma ti prego di ascoltarmi fino alla fine e di ricordarti che lo faccio solo per te >> disse. Ad un cenno di Bonnie -che era tornata seria- continuò. << Io sono immensamente contenta che tu sia così felice, credimi, come potrei non esserlo visto che siamo diventate come sorelle? >> fece una pausa per permettere all’amica di imprimere le sue parole nella mente. << Vedi, poiché rivesto i panni di sorella maggiore con te, mi sento in dovere di metterti in guardia sul passo che stai per fare, che stai già facendo >>. Bonnie si accigliò, stava cominciando a capire a cosa si riferisse la mora ma non la interruppe, l’aveva promesso. << Tesoro, io non credo che sposare il signor Salvatore sia una buona idea >> le disse piano prendendo le sue mani nelle proprie. << Lui non è l’uomo che tu sognavi. Non è l’uomo adatto a te. Tu hai bisogno di qualcuno che sappia essere dolce con te tutti i giorni, soprattutto nell’intimità. Ricordi cosa ci ha raccontato Elena della sua prima notte di nozze? La sua è stata una bella esperienza perché Stefan è una persona equilibrata, ma immagina come sarebbe passare una notte -quella notte- tra le braccia di un uomo rude, distaccato, freddo. Potrebbe essere un trauma, e immagina che quella notte si ripeti ogni notte, ogni qualvolta lui lo voglia, anche senza il tuo consenso; sarebbe tuo marito e, in quanto tale, avrebbe ogni diritto di costringerti, lo sai >>
Bonnie si era un po’ persa. Stava davvero pensando alle notti che avrebbe passato con Damon, ma le vedeva molto diversamente dalla sua amica. Lei si vedeva già, la notte del suo matrimonio, in un stanza enorme in casa Salvatore, sul letto di Damon, tra le sue braccia. Lui non era affatto un tipo freddo, tutt’altro: era un uomo infuocato dalla passione, l’unico uomo che sapeva come far nascere in lei i pensieri più perversi anche con un solo semplice sguardo. Certo, a volte sapeva essere distaccato ma a lei non importava, credeva di riuscire a reggere qualche pomeriggio con il moro imbronciato, a patto che la notte tornasse a farle prendere fuoco.
Sentì distintamente ogni millimetro delle proprie guance infiammarsi a quei pensieri e cercò di concentrarsi su quello che le stava dicendo la sua amica-sorella.
<< Il tuo uomo ideale è come Matt >> stava dicendo. Bonnie fece una smorfia. << Lo so che non è ricco o minimamente bello quanto il signor Salvatore ma lui è tanto dolce, garbato, gentile. Saprebbe amarti delicatamente… >>
Bonnie la interruppe, non poteva ascoltare oltre. << Quello di cui ho bisogno è di un eroe. Non un amante delicato, ma un uomo forte che sia capace di sfoderare la spada per difendermi da tutti i mali del mondo >>*
Meredith la guardò a bocca aperta. << Ma… Bonnie… come puoi dire così? Non hai paura di soffrire? >> le chiese shockata.
<< Certo che ho paura ma cosa posso fare? Restarmene a casa? Sposare un uomo che non amo? Soffrirei molto di più >>
L’amica non poté darle torto.
<< Senti, io lo so che lo dici per proteggermi ma non posso sposare Matt solo perché è Matt. Lo capisci? Lui non è… beh, lui non è… non è Damon, ecco. Lui è speciale, Meredith. Dio, tu non sai quanto è speciale quell’uomo! >> esclamò.
Per l’ennesima volta Bonnie pensò alla vera natura del suo futuro marito. All’inizio, quando era tornata a casa e ci aveva pensato, si era chiesta se non fosse stata pazza a credergli, ma poi si era detta che se lei poteva essere una strega, allora lui poteva essere un vampiro. Non le era tanto difficile immaginarlo mentre le mordeva il collo. E forse questa era la cosa che la preoccupava di più. Avrebbe dovuto essere spaventata, disgustata, e invece trovava la cosa terribilmente affascinante. In quante potevano vantare un marito vampiro?
Forse Elena, si disse. Ci aveva riflettuto parecchio. La notte era passata in fretta con tutte quelle cose a cui pensare.
Se Damon era un vampiro allora era molto probabile che anche suo fratello Stefan lo fosse e se Stefan era un vampiro allora altrettanto probabilmente lo era anche Elena.
Ma tu non sei un vampiro, anche se stai per sposarne uno, le ricordò una vocina nella sua testa. Questa cosa le metteva un po’ di timore. Non sapeva come si facesse a diventare vampiri ma sperava che non fosse troppo doloroso perché lei aveva intenzione di diventare come suo marito.
Meredith la stava guardando sospettosa. << A cosa stai pensando? >> le chiese.
<< A niente, Meredith. Sono riuscita a convincerti? >> chiese sorridendo.
La mora guardò il cielo limpido fuori dalla finestra. << Si. Però ora ho una domanda da farti >>
<< Dimmi >>
<< Sei sicura che lui non ti tradirà? Che non cadrà di nuovo tra le grinfie di Amelia D’Urso? >>
Bonnie la guardò spazientita. << Una volta mi ha promesso che non l’avrebbe più cercata >> disse orgogliosa.
<< Io ieri ero a casa D’Urso per il loro fidanzamento ufficiale. Mi sembra che ci fossi anche tu; ha lasciato la sua futura sposa appena dichiarata per fare una dichiarazione a te >>
Bonnie rimase sconcertata da quella verità. Si destò quando Meredith le lasciò le mani per alzarsi e andare via.
Ora sì, che le aveva distrutto i sogni.














*Seta e acciaio. Questo libro mi è piaciuto un sacco, lo consiglio vivamente a chi piace il genere “cavaliere e donzella”.

Bene, che dire, signori? Spero che vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate di nuovi risvolti.

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Capitolo 12
*** Baciami, Damon! ***


Per prima cosa voglio ringraziare le 11 anime buone che hanno recensito lo scorso capitolo. È un piacere e un onore ricevere le vostre dolcissime recensioni e riceverne così tante è davvero… wow. Quindi grazie. Ma grazie anche a tutte voi che leggete in silenzio :) Buona lettura.



13. Baciami, Damon!


Un abbraccio vuol dire: tu non sei una minaccia.
Non ho paura di starti così vicino.
Posso rilassarmi, sentirmi a casa.
Sono protetto, e qualcuno mi comprende.
[ Paulo Coelho ]   




<< Bonnie, rallenta! >> le urlò divertito.
La rossa sfrecciava sicura sul suo cavallo color caramello. Era uno spettacolo per gli occhi: il vestito saliva fino a metà polpaccio, scoprendo una bella porzione di gambe, coperte solo da sottili calze; i suoi capelli erano stati acconciati in due lunghe trecce che si erano sciolte a causa del vento, che ora li faceva svolazzare liberi sulla sua schiena. Il sole baciava quelle bellissime lingue di fuoco, facendo splendere la sua chioma come un vero incendio.
Di tanto in tanto lei si girava a lanciargli uno sguardo divertito e la sua risata cristallina lo investiva come un fresco vento.
Ovviamente Damon faceva finta di essere rimasto indietro, per ammirare quello splendore con tutta la calma, per quanto tempo voleva, senza rischiare di sembrare un pervertito.
Adorava guardarla ridere, era meravigliosa con le gote arrossate dallo sforzo della cavalcata, con quei magnifici capelli che cercava in ogni modo di togliersi dai pensieri tutte le notti.
Passava davvero molto tempo a pensare a lei quando non erano insieme, ed erano insieme gran parte della giornata. Ora che era ufficiale il loro fidanzamento, non doveva trattenersi dal chiamarla per nome o sfiorarla davanti a qualcuno. Per una volta, fare le cose per bene gli piaceva.
<< Bonnie! >> la richiamò.
Era tutta la mattina che correvano come pazzi su e giù per la strada principale, entrando di tanto in tanto nel bosco. Si erano presi anche qualche ramanzina dalle persone nelle abitazioni che gli urlavano di non fare rumore, e avevano scansato per poco una secchiata d’acqua gelida per le loro grida.
Lei continuava a correre beata. Era veloce, era quasi arrivata alla fine della strada, al limite del dirupo…
<< Bonnie, per l’amor di Dio, fermati! >> le urlò.
Lei lo guardò preoccupata, si stava facendo prendere dal panico.
Damon smontò dal suo stallone -nero, ovviamente-, lo rallentava. Corse con tutta la sua velocità da vampiro ed afferrò la ragazza, tirandola giù dal cavallo e atterrando in malo modo sulla strada, schiacciandola con il suo peso.
La puledra di Bonnie si fermò solo qualche centimetro prima del limitare del dirupo, prima di cadere nel vuoto.
<< Mio Dio! >> le disse senza fiato. << Stai bene? >> le chiese preoccupato.
Bonnie annuì. << Sì, sto bene >> disse.
<< Grazie al cielo! Ti sei spaventata? >>
Stavolta la ragazza scosse la testa. << No, sapevo che mi avresti presa >> gli sussurrò.
Damon la strinse quasi fino a soffocarla. Aveva temuto di perderla, di restare solo, di nuovo. << Non farlo mai più >> le intimò allentando la presa.
<< Non è stata colpa mia. Bessy non si fermava… non so cosa le abbia preso >> tentò di giustificarsi.
<< Va bene, ora va tutto bene >> le disse lui, rassicurandola. Non riusciva a spiegarsi l’orribile senso di oppressione che aveva sentito sul cuore. Gli era venuto in mente di quando, ragazzini, lui e Stefan avevano fatto un bagno nel laghetto dei giardini di Villa Salvatore; Stefan l’aveva tenuto con la testa sott’acqua per un po’ e lui aveva sentito tutta l’aria che usciva dai suoi polmoni e l’aveva vista trasformarsi in grandi bolle. Solo quando era riuscito a scrollare con forza le gambe di suo fratello questi l’aveva lasciato andare. Ecco, quella era stata una cosa da niente in confronto a quello che aveva appena provato.
La paura di perdere l’unica persona che lo faceva sentire accettato gli faceva male come una stilettata al cuore.
<< Vieni, devi pulirti prima di tornare a casa >> le disse tirandola su.


Non era mai stata nella casa che i fratelli Salvatore avevano comprato. Nessuno l’aveva mai invitata.
Elena preferiva che si incontrassero a casa di Bonnie, e non l‘aveva più vista dall‘ultima sua visita, la sera della proposta di Damon. Bonnie non riusciva ancora a crederci, in meno di un mese avrebbe sposato l’uomo più affascinante che avesse mai incontrato. Il suo uomo. Il suo vampiro.
Damon non le aveva raccontato molto della sua vita da non morto, nonostante i continui tentativi di Bonnie di scoprire qualcosa in più sulla sua natura. Lui cercava sempre di cambiare argomento, e quando non ci riusciva la baciava e lei dimenticava che cosa stava dicendo, dove era e chi era. Doveva ammettere che lui era in grado di farle fare tutto quello che voleva che facesse, solo con uno sguardo malizioso e un sorriso sghembo. Era davvero un caso disperato.
Damon le tenne aperta la porta e lei entrò timidamente nell’atrio.
Aspettò qualche secondo per far  abituare i suoi occhi al buio della casa, dopo essere stata per tanto tempo al sole vedeva tutto nero.
Quando riuscì a vedere qualcosa notò subito la grandezza dell’entrata. Le pareti erano bianche e il pavimento era di marmo verde; di fronte a lei si trovava una enorme scalinata di marmo bianco con un lucente corrimano di legno scuro. Ai lati della grande stanza c’erano due porte, una probabilmente portava alle cucine e l’altra, ipotizzò Bonnie, doveva condurre ad un salotto. La luce era tutta artificiale, prodotta da decine di candele e solo allora la ragazza notò che non c’era nessuna finestra. Sui muri erano appesi dei dipinti raffiguranti uomini e donne molto eleganti e Bonnie ipotizzò che fossero i familiari di Damon e Stefan. Accostati alle pareti c’erano alcuni tavolini dello stesso legno del corrimano, su cui erano poggiati vari candelabri e posacenere.
<< Wow >> esclamò stupita. << Elena ha davvero un ottimo gusto >> sussurrò.
Damon la guardò fintamente stupito. << Elena? Ho arredato io la casa >>
Bonnie si voltò a guardarlo. Lui la fissava sorridendo, consapevole di aver stupito la ragazza.
<< Bene, allora complimenti, signor Salvatore, hai davvero buon gusto nell’arredamento >> gli disse con un sorriso.
Damon corrugò la fronte in un’espressione perplessa. << Solo nell’arredamento? >> chiese. << A me sembra di avere buon gusto anche in altri settori >> le disse malizioso.
<< Ad esempio? >> chiese stando al gioco.
<< Ad esempio so di avere buon gusto per le donne >> le disse ammiccando.
Bonnie non si fece intimidire. << Certo, ricordo benissimo la tua “ liaison ”, come dicono i francesi, con Amelia D’Urso >>
Damon sbuffò. << Per favore, il solo sentir pronunciare il suo nome mi dà la nausea >> le disse avvicinandosi.
Qualcuno si schiarì la voce.
<< Fratellino >> disse Damon senza voltarsi. << Come mai sei qui? >>
Bonnie arrossì. Non aveva ancora incontrato Stefan ed Elena da quando sapeva che erano… quello che erano.
<< Io ci vivo qui, fratello >> rispose Stefan, poi, sorridendo gentile, si rivolse a Bonnie. << Dolcissima Bonnie. È un piacere rivedervi >> le disse avvicinandosi.
<< Stefan >> lo salutò lei. << Vi trovo in gran forma >>
Damon si lascò sfuggire una risatina.
Suo fratello minore, invece, restò composto. << Grazie >> le disse. << Come mai siete qui? >>
<< Vorrei pulirmi il vestito e le mani, se permettete. Abbiamo cavalcato e mi sono sporcata >> disse lei arrossendo di nuovo.
<< Certo, fate come se foste a casa vostra. Il che, in effetti, è vero visto che diverrete la signora Salvatore >>
<< B-beh, gr-grazie >> rispose Bonnie, arrossendo ancora di più.
I due fratelli si scambiarono uno sguardo divertito, poi Damon accompagnò Bonnie al piano superiore per condurla in camera sua… beh, lì c’era un catino con dell’acqua.
<< Bonnie! >> esclamò Elena uscendo dalla propria camera.
<< Certo, ci mancava solo lei >> sussurrò Damon.
<< Guarda che ti sento >> gli fece notare la bionda.
<< Elena >> la salutò Bonnie. << Come stai? >>
<< Benissimo, grazie. E tu? Ho sentito che avete cavalcato. Avete fatto proprio bene, con queste giornate immagino che sia difficile restare chiusa in casa >>
<< Si, in effetti fa molto caldo >> ammise. Certo che Elena era proprio bella, pensò Bonnie. Si chiedeva ancora come avesse fatto Damon a passare dalla bellezza eterea della bionda a… lei.
<< Mi meraviglia che mio cognato abbia fatto attività fisica. Di solito non esce affatto alla luce del giorno >>
<< Veramente cavalca molto bene >> lo difese la rossa.
<< Non lo metto in dubbio >> rispose l’altra.
Bonnie non capì dove volesse arrivare con le sue insinuazioni.
<< Bene, se avete finito di chiacchierare, lei deve ripulirsi e anch’io. Quindi, mia cara cognata, ciao ciao >> si intromise Damon.
Elena parve scandalizzarsi e lo guardò sospettosa. << E dove avresti intenzione di portarla? >>
<< Stiamo andando in camera mia. Lì c’è un catino. C’è qualche problema? >>
<< Certo che sì! C’è un problema enorme! >> esclamò la bionda. << Non puoi portarla in camera tua, se si venisse a sapere… >>
<< Nessuno verrà a saperlo >> la interruppe Damon, esasperato.
Bonnie rifletté sulle parole dell’amica. << Forse ha ragione >> disse, rivolta al moro.
Lui la guardò stralunato.
<< Sai, non sta bene che una signorina entri nella camera da letto di un uomo >> gli fece notare.
<< Ma io sarò tuo marito. Dobbiamo sposarci >> obbiettò lui.
<< Ma non siete ancora sposati >> si intromise Elena. << Bonnie, puoi pulirti in camera mia, vieni >>
Bonnie la seguì, seppur a malincuore. Avrebbe tanto voluto vedere le stanze di Damon; i suoi oggetti, il suo letto.
Si guardò intorno per distrarsi da quelle fantasie.
La stanza di Elena e Stefan era arredata con tappezzerie sui toni del blu e del verde. Il grande letto, al centro della stanza, era appena stato rifatto da una cameriera, che in quel momento sistemava i cuscini verdi sulla coperta blu. C’erano due poltrone rivestite di azzurro davanti al camino, a terra un tappeto dello stesso colore. La finestra era coperta da pesanti tende verdi che impedivano al sole di entrare, e anche quella stanza era illuminata da candele, nonostante fosse mezzogiorno e il sole battesse fiero contro i vetri.
Elena le stava riempiendo il catino versando l’acqua dalla brocca; Bonnie si guardò allo specchio sopra di esso. Era davvero un disastro; i capelli si erano sciolti e il vento li aveva scompigliati creando un’infinità di nodi che avrebbe maledetto più tardi, quando avrebbe cercato di pettinarli. Il vestito arancione era sporco di terra, così come le sue mani ed il suo viso.
E Stefan mi ha vista conciata così?, si chiese. Devo essergli sembrata una selvaggia.
<< Sono un disastro >> si disse.
<< Ma no, che cosa è successo? >> le chiese Elena.
<< Il mio cavallo era impazzito e stava quasi per cadere giù dal dirupo, ma Damon mi ha salvata appena in tempo.
<< Ursula, prendi qualcosa per pulire il vestito della signorina McCollough >> disse rivolta alla cameriera, e poi, rivolgendosi a Bonnie, disse: << Certo che ti ha salvata. Ora stai bene, o vuoi un po’ di tè per calmare i nervi? >>
La rossa sorrise. << No, grazie. Sto bene >>
L’amica le ripulì il viso con uno straccio umido e Bonnie immerse le mani nell’acqua fresca.
<< Elena, posso chiederti una cosa? Se non ti offendi, ovviamente >> chiese timida.
<< Certo > le rispose lei, poi afferrò un nastrino e cominciò ad intrecciare i capelli dell’amica.
Bonnie prese coraggio con un respiro e poi chiese: << Come mai non lasciate entrare la luce del sole? È una giornata così bella, l’hai detto anche tu >>
Elena si prese il tempo di completare il suo lavoro con i capelli prima di rispondere. << Damon ti ha detto cos’è, vero? >>
Bonnie annuì.
<< Quindi sai che potremmo esserlo anche noi >>
Bonnie annuì di nuovo.
<< Non ti sbagli. Siamo anche noi come lui… >> fu interrotta dell’entrata in camera della cameriera che era tornata con una spazzola per vestiti. << Grazie, Ursula. Puoi andare >> le disse. Aspettò che la ragazza fosse fuori portata d’orecchio prima di continuare. << Vedi, la luce del sole è fastidiosa per noi. I nostri occhi vedono molto meglio dei tuoi o di chiunque altro, quindi molta luce potrebbe essere un fastidio e poi ci indebolisce leggermente >>
Bonnie si preoccupò. << Ma noi siamo stati fuori tutta la mattinata. Lui non ha dato segni di stanchezza, né si è mai lamentato. Sono stata egoista  ad esporlo così alla luce solare? >>
Elena sorrise mentre continuava a spazzolare l’abito. << No, non preoccuparti. Damon è un vampiro forte, sa sopportare un po’ di sole negli occhi, e poi non ci indebolisce così tanto, siamo noi ad essere molto permalosi sui nostri poteri, e finché avrà al dito il suo anello di lapislazzuli non dovrai preoccuparti >>
La rossa si rilassò. << Quindi voi avete dei poteri, ma che tipo di poteri? >> chiese curiosa. Se Damon non aveva intenzione di dirle niente avrebbe chiesto a qualcun’altro.
<< Sì, abbiamo dei poteri e sono molto simili ai tuoi, solo che i tuoi sono più forti >>
Bonnie arrossì. << Damon ti ha parlato di me? >> chiese con voce strozzata.
<< No >> disse Elena terminando il suo lavoro. << L’ho capito la prima volta che ti ho vista. E anche Stefan se ne è accorto subito >>
<< Ma… Damon mi ha detto che lui non sapeva niente >> disse confusa.
<< Infatti. La tua bellezza l’ha accecato >>
Entrambe risero e Bonnie seppe che il suo rapporto con Elena era tornato alla normalità, senza invidia o malizia.
<< Ora smettiamola. Ha sentito tutto e si sta innervosendo >> le disse Elena ma non smetteva di sghignazzare.
Bonnie si fece subito seria. << Ha sentito tutto?  Ma è nell’altra stanza e non stiamo urlando >>
<< Anche il nostro udito è più fine, Bonnie. Anche Stefan, che è al piano inferiore, ha potuto seguire la nostra conversazione >>
Bonnie arrossì. << Questa cosa non mi piace. Ma perché Damon è arrabbiato? >> sussurrò.
Elena rise. << Ti sente anche se non parli affatto, può leggerti la mente, non te l’ha detto? Ecco perché è così arrabbiato, crede che io ti stia rivelando troppe cose >>
Bonnie si indignò. << Ma io devo saperlo. E se lui non vuole dirmi niente allora la prossima volta chiederò a te >>
<< Avete finito o dovete sparlare di me ancora per molto? >> chiese il diretto interessato, era poggiato con la schiena allo stipite della porta e aveva incrociato le braccia sul petto; un’espressione indignata era dipinta sul suo volto.



Se lui non fosse stato così carino,
non sarebbe successo niente di tutto questo.
[Nicholas Sparks]




<< Tutto questo potrebbe essere molto pericoloso >> sussurrò la signora Flowers.
Sheila McCollough la guardò, una ruga, più grande di tutte le altre, si formò sulla sua fronte. << Lo so benissimo. Ma è una cosa che deve essere fatta. Non lascerò morire mia nipote così giovane, non di nuovo >> disse irremovibile.
Teophilia Flowers guardò ancora una volta la facciata della grande casa azzurra. << È il suo destino. La profezia dice che deve succedere, deve essere giovane e bella nella sua tomba >> rispose poco convinta.
<< La profezia me l’ha già portata via troppe volte, non posso permettere che succeda ancora >>
<< Ma non l’ha portata via a te. L’ha portata via a… alla tua antenata… >> cercò di dire la signora Flowers.
Sheila si voltò per guardarla dritto in faccia. << Senti, non ti costringerò ad aiutarmi. Se vuoi tirarti fuori sei ancora in tempo >>
Teophilia sospirò. << No, certo che ti aiuterò. Questa cosa è pericolosa anche in due. Se tu la facessi da sola non ne usciresti viva >>
<< È probabile che non ne usciamo vive neanche in due >>
La signora Flowers rifletté su ciò che stavano per fare. Sheila aveva buone intenzioni ma andare contro al destino era una cosa da pazzi. Erano solo due vecchie streghe, con i loro poteri e la loro forza al minimo, cosa mai avrebbero potuto fare contro il vero amore? Come potevano distruggere i sentimenti di due giovani innamorati, destinati sin dalla nascita?
<< Potremmo parlarne a loro >> propose. <<  Bonnie è una ragazza intelligente ed è troppo dolce per permettere che il suo amato muoia >>
<< No! >> esclamò la vecchia signora McCollough. << Non deve sapere niente. E nemmeno lui. Sarebbero solo d’intralcio, sai come sono questi giovani, sciocchi. Mia nipote l’altro giorno leggeva Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti*, ed è abbastanza ingenua da farsi convincere a fare qualche sciocchezza. E non possiamo aspettare oltre, lui potrebbe arrivare >> disse risoluta.
<< Va bene, facciamo questa pazzia >>
Le due signore entrarono in casa D’Urso.



Mi dissero che per farla innamorare dovevo farla ridere...
Ma ogni volta che ride, m'innamoro io!
 [Tommaso Ferraris]





<< Sai, non dovresti lasciare la finestra aperta di sera >> disse una voce vellutata.
Bonnie si girò di scatto. Era seduta sul letto, indossava la sua camicia da notte rossa ripiegata fin sulle cosce per permettere alle gambe di restare incrociate sotto di sé; una spazzola nella mano destra che cercava inutilmente di districare tutti i nodi tra i suoi capelli.
La sua voce era così familiare che ormai non la spaventava più ritrovarselo in camera da letto a quell’ora della sera, nemmeno quando compariva all‘improvviso seduto comodamente nella poltrona, anzi, ormai era un’abitudine.
<< Damon >> sussurrò.
<< Sei in difficoltà, Pettirosso? >> chiese lui.
Bonnie tolse la spazzola dall’ammasso di nodi che era la sua chioma e sospirò. << Sì, ma prima o poi riuscirò a finire >> gli disse con un sorriso.
Damon la guardò concentrato. << Vuoi che ti aiuti? >> le chiese.
<< Vorresti spazzolarmi i capelli? >> chiese lei stupita. *
<< Certo >> rispose lui. << Credi che non ne sia in grado? >>
<< No… cioè, sì… insomma, penso che ti annoieresti, è un lavoro duro >>
Damon sorrise e si avvicinò a lei. << Ci proverò >> le disse, porgendo la mano per avere la spazzola.
Bonnie posò l’oggetto di madreperla nella mani di Damon, titubante. << Se dovessi annoiarti basta dirlo >>
<< Mh-mh >>
Damon si sedette sul letto dietro di lei, raccolse tutta quella rossa chioma aggrovigliata e cominciò a spazzolare le ciocche, una manciata per volta, dolcemente.
Bonnie si rilassò sotto quel tocco delicato.
<< Ti faccio male? >> le chiese lui all’improvviso.
Bonnie si riscosse dal suo stato di rilassamento. << No, sei bravissimo, mi sto quasi addormentando >>
Damon rise. << Oh, andiamo bene >>
<< Cosa c’è da ridere? >> chiese lei.
<< Volevo che fosse un gesto sensuale, non che ti addormentassi >> le confidò in un orecchio.
Bonnie arrossì vistosamente. << Mi dispiace, davvero. Io… io… >>
<< Shh >> le sussurrò ancora lui, senza smettere di imporre quel dolce tormento ai suoi capelli. << So che sei stanca, continua pure a rilassarti. Comincio a rilassarmi anch’io >>
Bonnie tornò a rilassarsi, chiudendo gli occhi. All’improvviso si ricordò di quello che le aveva detto Elena. << Questa mattina sei stato al sole per tantissimo tempo, perché non mi hai detto che ti stavi stancando? Saremmo tornati indietro… potevamo… >>
<< Shh >> la interruppe lui. << Va tutto bene >> le disse spostando tutti i suoi riccioli, senza più nessun nodo, sulla spalla destra. << Non mi sono affatto stancato >> mormorò avvicinando le labbra alla spalla sinistra di Bonnie.
Lei sentiva il suo respiro fresco attraversare la sottile stoffa. Come ulteriore tortura, scostò il lembo di vestaglia che intralciava il contatto tra le sue labbra e la pelle nuda di Bonnie. Quest’ultima sentì un brivido di piacere correrle lungo la schiena. Le labbra di Damon la sfioravano delicate, non la stava baciando, stava solo permettendo un minimo contatto tra la sua magnifica bocca e l’esile spalla di lei. Quella… cosa… quelle sensazioni, portavano entrambi a rasentare la pazzia.
<< Damon… >> disse Bonnie cercando di soffocare i gemiti.
<< Sì? >> chiese lui, già sorrideva per quello che lei stava per dire.
<< Damon, fai qualcosa… >> mormorò imbarazzata. Non le piaceva quella situazione di stallo, cioè, le piaceva troppo, doveva fare qualcosa.
<< Cosa vuoi che faccia? >> domandò Damon senza, però, smettere.
<< Non lo so! >>
<< Non lo sai? >>
<< Non lo so, fai qualunque cosa… baciami! >> gli ordinò in un sussurro.
Damon non se lo fece ripetere una seconda volta. Afferrò Bonnie per le spalle e la voltò nella sua direzione, intrappolando le sue labbra in un bacio passionale, uno di quelli che toglievano il respiro ad entrambi, uno di quelli che faceva battere il cuore della rossa come se fosse impazzito.
Quanto adorava baciarla! Quelle labbra sapevano sempre di fragole, un frutto che Damon aveva sempre adorato. Si beò ancora una volta della morbidezza di quei petali di rosa…
<< Mi hai distratta dalle mie domande! >> esclamò all’improvviso Bonnie, scostandosi bruscamente.
<< Che cosa? >> chiese Damon intontito.
<< Lo sai bene! Quando non vuoi parlare di qualcosa mi distrai baciandomi. Non è giusto che tu abbia questo potere su di me! >>
<< Anche tu hai questo potere >> la informò lui.
Bonnie si distrasse. << Davvero? >> chiese emozionata. << Aspetta! Smettila di distrarmi! >>
Damon rise e lei non capì più niente. Ma quanto era bella la risata di quell’uomo? Forse era solo perché se ne lasciava sfuggire davvero poche, ma ogni volta che la sentiva desiderava essere un giullare, solo per continuare a sentire quello splendido suono.
Quando il moro si riebbe chiese: << Che cosa vuoi sapere? >>
<< Vorrei conoscere un po’ di più sulla tua natura >> gli disse, lo sguardo basso.
<< Allora sarà meglio che ci mettiamo comodi >> rispose lui.
La afferrò per i fianchi e la fece stendere sul letto di fianco a lui, le circondò la vita con un braccio e la strinse contro il suo fianco, lei lo abbracciò con braccia e gambe. << Allora >> disse. << Da dove vuoi che cominci? >>













*Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti, rivisitazione di Romeo e Giulietta, di Luigi Da Porto, pubblicata nel 1530 circa.

*Immaginate di farvi spazzolare i capelli da Damon… si, lo so, ora smettetela di sbavare! ù.ù  Credo che sia un gesto molto dolce e sensuale, una volta l’ho fatto fare al mio ragazzo ma quando mi aveva quasi strappato tutti i capelli abbiamo lasciato perdere…

Non è successo niente di che, lo so, ma ci voleva un po’ di sano Bamon!
Fatemi sapere se è stato troppo sdolcinato questo cap!

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Capitolo 13
*** Lui non è per te… e che mi frega? ***


Come tutti i capitoli di questa misera storia, anche questo è dedicato a sweet_ebe, LittleWitch, Nannavis, a tutte le ragazze del gruppo e tutte voi che mi lasciate queste recensioni così tenere.
Grazie.





12. Lui non è per te… e che mi frega?


E tu, adesso che
 mi hai visto come sono veramente,
 riesci ancora a guardarmi?
— George Orwell



Aveva deciso che non le importava di quello che le aveva detto Meredith, non le importava di quello che pensava; ora che conosceva il vero Damon non poteva tradirlo, non poteva ferirlo di nuovo. Non ora che anche lui conosceva la vera Bonnie.
Chi era Meredith per giudicare il suo rapporto con Damon? Chi era lei per decidere al posto suo chi sposare?
La sua opinione era importante, ma non al punto di decidere per le sue scelte. Doveva cominciare a prendere le decisioni importanti da sola, era ora di essere una donna e non più una ragazzina.
Per questo aveva deciso di parlare con sua nonna, doveva avere parecchie spiegazioni.
La trovò nel piccolo salotto del piano inferiore. Bonnie si guardò intorno per capire come cominciare il suo discorso e osservò quella stanza in cui le piaceva leggere durante i temporali. La grande finestra le offriva la visione della strada che diventava un fiume di fango in inverno, mentre la pioggia batteva insistente sui tetti delle case e sulle foglie degli alberi. Il divano azzurro, in tono con tutta la stanza, era posto sotto di essa e lei vi trascorreva ore distesa, con i romanzi scritti a mano che Meredith le regalava ad ogni festa. In quel momento il divano era occupato dalla nonna che aveva alzato gli occhi dal suo ricamo e la stava guardando.
<< Che cosa c’è, Bonnie cara? >> le chiese dolce.
Bonnie si sentì un po’ in colpa. Aveva preparato un discorso molto rude ma non aveva la forza di rivolgersi a sua nonna in malo modo.
Le sorrise. << Mi dispiace disturbarvi, nonna. Mi chiedevo se aveste qualche minuto per parlare >>
La donna mise da parte il suo lavoro e batté una mano sul divano per invitarla a sedersi. << Mi chiedevo quando saresti venuta >>
<< Mi stavate aspettando? >> chiese accomodandosi.
<< Certo, cara. Teophilia mi ha detto che ti ha spiegato tutto >> le disse con un sorriso pieno di rughe.
Bonnie annuì. << Sì, mi ha spiegato alcune cose. Quello che non capisco è perché ora. E perché le mie sorelle sapevano già tutto? E perché solo io sono una…  >> fece una pausa per guardarsi intorno, << strega? >> finì sottovoce.
<< Piano, piccola. Risponderò ad una domanda alla volta. Cominciamo con l’ultima: tu sei l’unica strega perché tocca ad un solo membro per discendenza. Io, come te, sono l’unica tra le mie sorelle, e così anche tua zia Hanna >> le spiegò.
<< La zia Hanna è una strega? >> chiese incredula.
La nonna annuì.
Bonnie era allibita. Certo, la zia era un po’ eccentrica ma non avrebbe mai pensato che fosse una strega. << Chi altri? >>
<< Mia madre lo era, e mia nonna, e una tua figlia erediterà il tuo dono >>
<< E perché nessuno me lo ha detto? >>
<< Tu lo dirai a tua figlia? O cercherai di farle vivere una vita normale? >>
<< Ma lei non sarà normale. Io non sono normale! >>
<< Lo eri finché non ti è stata detta la verità >> le fece notare.
<< E perché allora mi è stata detta? Perché proprio ora la signora Flowers ha deciso di scombussolarmi la vita? >> chiese contrariata.
La nonna la guardò. Era combattuta tra il mentirle e dirle la verità e, da saggia strega, scelse la verità. << Perché ora c’è lui >>
<< Lui chi? >>
<< Damon Salvatore >> le disse seria.
<< Damon? Ma cosa c’entra lui in tutto questo? >>
Ancora una volta la nonna si prese una pausa per decidere. << Lui non è quel che sembra >>
Bonnie la guardò esasperata. << Vi riferite al fatto che è un vampiro? >>
All’anziana donna quasi non venne un infarto. << Lui te l’ha detto? >> chiese incredula.
<< Sì, me l’ha detto. E me l’ha detto perché si fida di me e perché sa che mi fido di lui >> asserì orgogliosa.
<< Non devi fidarti di lui >> le disse con voce strozzata sua nonna. << Lui appartiene alle tenebre >>
<< Le tenebre sono nei suoi occhi, non nel suo cuore >> esclamò Bonnie. Perché tutti ce l’avevano con il suo futuro sposo?
<< Questo non lo sai >>  la contraddisse sua nonna.
<< Certo che lo so! Io lo amo. Come potrei amare qualcuno di così oscuro? >>
<< Non si sceglie chi amare. Si ama e basta. E lo so che tu lo ami… >>
<< Anche lui prova qualcosa per me, lo sento >> la interruppe.
<< Lo so. Anche lui ti ama, forse più di quanto tu ami lui. Ma non potete stare insieme. Non puoi accettare la sua proposta >>
<< E perché mai? Chi ce lo impedisce? >>
<< Tutto, Bonnie. Ad un certo punto avrete tutto contro, e allora sarà troppo tardi per rimediare >>
<< Davvero non capisco, nonna. Che cosa significa che avremo tutto contro? >>
<< Non so di preciso cosa succederà stavolta, so solo che tutto questo finirà molto male >>
Bonnie stava impazzendo, c’erano troppe cose che non capiva e troppe cose che sua nonna non le diceva. Che cosa voleva dire con “questa volta”?
Lo avrebbe chiesto a Damon, forse lui poteva darle qualche spiegazione in più.
<< Va bene, nonna. Non mi avete chiarito quasi niente, ma va bene così >>
<< Non lo lascerai, vero? >> le chiese con uno strano sorriso, orgoglioso e preoccupato.
<< No, >> rispose Bonnie, << non ora che l’ho ritrovato >>.

E poi, lentamente, molto lentamente,
dimentichi le persone, quelle che sembravano indelebili.
Sbiadiscono a poco a poco.
Dimentichi. Li dimentichi tutti quanti.
Persino quelli che dicevi di amare,
anche quelli che amavi veramente.
Sono gli ultimi a scomparire.
E una volta che hai scordato abbastanza,
puoi amare qualcun altro.




Damon era ancora stordito dalle scoperte della sera prima. Se ne stava a letto a pensare a tutto quello che era successo.
Capire che la piccola Bonnie era una strega era stato un vero shock. Si chiedeva ancora come diavolo aveva potuto essere così stupido.
Ora riusciva a vedere le cose con più chiarezza. Adesso si spiegava quella meravigliosa sensazione di formicolio in tutto il corpo ogni volta che si toccavano. Lui aveva già toccato qualche strega e non aveva mai provato niente di simile e sapeva perché.
Oltre alla scoperta della natura di Bonnie, ne aveva fatta un’altra, più importante, più sconcertante: lui teneva alla rossa. Si era affezionato a lei genuinamente, come se fosse stata la cosa più naturale al mondo. Non credeva di riuscire a voler bene a qualcuno. Voler bene, non amare.
Ma non le voleva bene come voleva bene a Stefan, lui era suo fratello, doveva per forza volergli bene, nonostante l’avesse ucciso.
Eppure sapeva di non amarla come aveva amato Elena. Con la vampira bionda era stato come una specie di lampo, qualcosa di istantaneo. E veloce com’era nato, altrettanto velocemente, il suo “ amore ” per sua cognata, si era dissolto . Aveva sempre saputo che l’aveva dimenticata poco dopo la sua scelta ma aveva fatto finta di tenere ancora a lei per essere presente nella vita di Stefan, alla fine tutto conduceva a lui. A quel fratellino a cui aveva stretto la mano nel buio delle stanze di Villa Salvatore, quando aveva avuto qualche incubo e aveva chiamato il suo fratellone.
A volte si stupiva da solo dei ricordi che gli tornavano in mente. Piccoli sprazzi di vita quotidiana, sempre in compagnia di suo fratello.
All’inizio l’aveva odiato. Damon Salvatore, tre anni, aveva odiato suo fratello Stefan per aver fatto ammalare la loro dolcissima madre. Ma, nonostante tutto l’affetto che aveva provato per quella meravigliosa donna, gli occhi limpidi di Stefan, di quel verde foglia così particolare, tanto simile a sua madre, l’avevano conquistato ben presto. E allora aveva capito che non era colpa del suo fratellino se sua madre era morta, aveva capito che un angelo talmente bello non poteva continuare a stare sulla terra.
Ma tutto questo non si sarebbe mai sognato di dirlo al suo santo fratellino. Preferiva che pensasse che continuava a stare con loro solo grazie ad Elena.
E grazie all’arroganza della bionda, non si erano mai accorti che lui l’aveva scordata da un bel pezzo.
Era quello che non riusciva a spiegarsi. Sapeva che non sarebbe mai riuscito a dimenticare Bonnie. Lei si era fatta spazio nel suo cuore che pompava sangue innocente nelle sue vene, aveva ricucito tutte le ferite che erano state inferte a quel povero organo e l’aveva occupato anche durante la lontananza.
Per questo era convinto di volerle bene. L’amore può finire, il bene non si cancella.
Si chiese se un giorno sarebbe mai riuscito ad amarla e volerle bene, contemporaneamente. Per il momento si accontentava di uno solo dei due sentimenti, orgoglioso di sé, che era riuscito a riprovare qualcosa dopo il suo periodo più buio.
Portò le mani dietro la nuca e si concentrò sul soffitto, visualizzando il viso dolce di Bonnie.
Stefan non gli avrebbe mai creduto se gli avesse detto di essersi affezionato a quello scricciolo di ragazza, ma realizzò che non poteva fregargliene di meno dell’opinione di Stefan ora che aveva il suo Uccellino a cui badare.
Si alzò. Doveva andare a casa McCollough per chiarire alcune cose con il suo futuro suocero.


<< Credi che ora dovremmo dirgli la verità? >> chiese Elena a Stefan.
<< No, potrebbe ancora tirarsi indietro >> le rispose suo marito.
Anche loro erano ancora a letto, abbracciati languidamente tra le lenzuola stropicciate.
<< Credi che se sapesse la verità ci odierebbe? >> gli chiese ancora la bionda.
<< Non lo credo, lo so. Anche tu lo conosci, sai che si arrabbierebbe per averlo preso in giro, per aver organizzato tutto questo >>
<< Ma senza di noi non avrebbe mai incontrato lei >> insistette Elena.
<< Lo so ma è meglio dirglielo dopo il matrimonio, va bene? E non farne parola neanche con Bonnie >>
Elena annuì.


<< Non mi piace affatto come ti sta >> disse Mary storcendo la bocca mentre guardava il vestito che aveva Bonnie.
<< È una delle stoffe più pregiate che ho >> disse la sarta.
Bonnie si guardò allo specchio. Erano due ore ormai che se ne stava in piedi a misurare abiti e quello era il più brutto che aveva provato.
Era dispiaciuta del fatto che sua nonna non avesse voluto raggiungerle per dare un consiglio, aveva lamentato mal di testa ma Bonnie pensava che in realtà, dopo quello che si erano dette quella mattina, sua nonna la stesse evitando.
<< Non piace neanche a me >> disse guardando mortificata la sarta.
<< Ci serve qualcosa di più raffinato >> disse sua madre. << È un matrimonio non una festicciola qualunque! >>
<< Provate quello rosso, allora >> suggerì la sarta.
Sua madre si infuriò. << Ti sembra che mia figlia possa sposarsi con un vestito rosso? Sta per sposare uno degli uomini più ricchi del Golfo! Non capisco perché Cinzia abbia mandato solo una ragazza, quando sa benissimo di cosa ho bisogno >> si lamentò. Cinzia era la proprietaria del negozio di moda più famoso di Vico Equense. Ogni volta che avevano bisogni di un vestito, le donne McCollough si facevano accompagnare giù in paese e facevano compere solo da lei. Essendo, però, un’occasione così importante, dovevano avere tutto il tempo che volevano per scegliere il vestito, senza clienti che disturbavano la loro ricerca.
<< Non capisco cosa volete! >> disse la giovane sarta con le lacrime agli occhi.
Bonnie ne ebbe pietà. << Tranquilla >> le sussurrò. << Fatemi vedere cos’altro avete portato >>
La ragazza le sorrise.
<< Non avete qualcosa con ricami in oro? >> chiese Mary.
<< Certo, signorina McCollough. Volete qualcosa di bianco e oro, o magari con il verde? >>
Mary ci rifletté. << Mmm, non saprei, il verde si intonerebbe ai suoi colori… >>
<< Ma non può sposarsi con un semplice abito verde! Dovrebbe avere un abito delicato, qualcosa che non appesantisca la sua esile figura >> si intromise sua madre. Però non poteva darle torto. Se la sarta le avesse confezionato un abito di verde troppo cupo sarebbe sembrata una specie di folletto.
Intanto la ragazza aveva tirato fuori un bellissimo abito verde smeraldo con ricami in oro che raffiguravano fiori.
Bonnie lo sfiorò con le dita, seguendo le linee dei disegni con l’indice. << È splendido >> sussurrò.
Sia sua madre che sua sorella erano rimaste a bocca aperta, senza fiato.
<< Credo che sia perfetto >> disse Bonnie, e tutte le donne nella stanza annuirono.
<< Provatelo >> le suggerì la sarta con un sorriso.
Bonnie entrò delicatamente nel vestito, aiutata dalla sarta.
Si guardò allo specchio. Il vestito era troppo grande ma, con le giuste rifiniture, le sarebbe andato a pennello.
<< Che cosa ne dite, madre? >> chiese speranzosa.
<< Sei bellissima >> le rispose l’altra, piangendo di gioia.
<< Mary? >> disse, chiedendo conferma anche a sua sorella.
Lei annuì.
<< È deciso. È questo il mio abito da sposa >>


<< Deve sposarsi il più presto possibile, Ralph >> disse la signora McCollough al marito. << Non vorrei che lui cambiasse idea >>
Bonnie si sentì offesa. Perché mai il suo futuro sposo avrebbe dovuto cambiare idea?
<< Coraggio, Jane, è un gentiluomo, non credo che lascerebbe la sua promessa sposa a qualche giorno dalle nozze >> lo difese suo padre.
<< A no? E che mi dici di Amelia D’Urso? >> fece sua madre.
Suo padre sghignazzò. << Si sarà accorto che stava per sposare una vipera >>
Bonnie non poté trattenere un sorriso.
<< Sì, ridete voi due. Siete tali e quali! Come potete essere così tranquilli con un matrimonio da organizzare? >>
<< Madre, sono sicura che andrà tutto bene, abbiamo tutto il tempo che vogliamo. Non devo sposarmi la settimana prossima >> disse sorridendo ancora.
<< No, non devi sposarti la settimana prossima, ma non possiamo nemmeno aspettare un anno! Ormai hai diciassette anni, vuoi restare zitella? >> le rispose.
Suo padre fece finta di strozzarsi con l’aria. << Non sia mai! Una zitella in casa mia? Non esiste proprio. Infatti sto organizzando il matrimonio tra Mary e lo stalliere >>
Questa volta toccò a Jane strozzarsi. << Non pensarci nemmeno! Mary troverà qualcuno, prima o poi >>
Mary guardò la sua famiglia con aria rassegnata.
<< Oh, vieni, Matt. Entra >> disse all’improvviso la signora McCollough.
Il biondo entrò nella stanza e le sue guance si colorarono di un tenue rosa. << Scusate, non volevo interrompervi >> disse.
<< Oh, caro, capiti proprio a fagiolo! Non è vero Mary? >>
Bonnie e suo padre si scambiarono un’occhiata divertita mentre Mary arrossiva e guardava scandalizzata sua madre.
<< Che cosa ti serve, ragazzo? >> chiese il signor McCollough.
<< Niente, signore. Volevo parlare un attimo con la signorina Bonnie >>
<< Fai pure, ma ricordati che deve sposarsi >> gli fece Ralph.
Matt rimase inchiodato dov’era. Non sopportava l’idea che la dolce Bonnie sposasse quel damerino del Signor Salvatore. Uno che non riusciva nemmeno a ricordare un nome semplice come il suo, quanta considerazione poteva dare alla piccola rossa?
Quest’ultima arrossì ricordando l’ultima volta che aveva visto il biondo. Alla festa, sul balcone, quando lui l’aveva baciata. Dio, si era completamente dimenticata di lui!
Si allontanarono dalla stanza ed entrarono nella sala con il piano. Bonnie si fermò davanti al camino spento, in attesa che fosse lui a parlare per primo.
<< Allora >> cominciò infatti, << vuoi proprio sposarlo? >>
<< Non mi sembra una domanda da porre, Matt >> gli rispose.
<< Ma io voglio saperlo. Vuoi davvero sposare quel bellimbusto quando ieri mi hai baciato? >> le disse avvicinandosi.
<< Io non ti ho baciato! >> sibilò sottovoce. << Sei stato tu a saltarmi addosso >>
<< Non è vero. Ti ho solo sfiorata, prima che arrivasse lui a dare fastidio >>
<< Se non fosse arrivato Damon ti avrei respinto io >>
<< E perché? Non sono alla sua altezza? >>
<< Non è questo il punto. Tu mi piaci, Matt; sei un bravo ragazzo ma io non ti amo >>
Lui strinse i pugni. << Mi stai dicendo che ami lui? >>
Bonnie abbassò il capo.
<< Tu non lo conosci neanche! >>
La rossa si era stancata, due persone che cercavano di dissuaderla erano sufficienti in una giornata, la terza era già di troppo. << Lo conosco certamente da più tempo di quanto non conosca te. Tu non sai quello che c’è tra me e lui, non potrai mai saperlo >>
<< Certo che lo so. Ci sono i soldi, la casa grande e la sua faccia da gran gentiluomo >>
<< Ma cosa stai dicendo? Come puoi pensare che io sia quel tipo di donna? >>
<< Donna? Tu sei solo una bambina! >>
E allora lo fece. Non lo aveva mai fatto in vita sua, non l’aveva mai nemmeno pensato, era troppo dolce per riuscire a fare una cosa del genere ma, evidentemente, stava cambiando. Lo schiaffeggiò. Gli diede uno schiaffo sulla guancia sinistra con tutta la forza che riuscì a mettere insieme. Lui ovviamente sentì poco o niente, grande e grosso com’era, ma un gesto del genere non se lo sarebbe mai aspettato e, colto alla sprovvista, il suo viso si girò dall’altra parte seguendo il movimento della piccola mano di Bonnie.
<< Tu non sai niente >> gli disse lei prima di afferrare le proprie gonne e correre via con le lacrime agli occhi.


Lo studio del signor McCollough aveva un arredamento molto semplice, tutto in mogano. Al centro della stanza c’era una gran bella scrivania su cui erano poggiati diversi oggetti e scartoffie. Dovevano essere tutti i registri delle proprietà che aveva acquistato. Dietro la scrivania c’era una grande finestra che permetteva alla luce del giorno di illuminare tutta la stanza, mentre sulla parete a sinistra c’era un grande libreria ricolma di volumi, a destra c’era un tavolino con i liquori.
Il signor McCollough lo fece accomodare su una delle due poltrone al centro della stanza, di fronte alla scrivania, andò a versare due bicchieri di bourbon e si accomodò nell’altra poltrona.
<< Quindi, signor Salvatore, volete sposare mia figlia >>
<< Decisamente, sì >> confermò.
Ralph sorseggiò il suo liquore e Damon lo imitò.
<< E potrei sapere come vi è venuto in mente di sposare mia figlia? >>
Damon rimase sconcertato dalla domanda. << Non capisco cosa intendiate dire >>
<< Forse non mi sono espresso correttamente. Volevo dire: perché proprio mia figlia? Non siamo ricchi quanto voi, Bonnie avrà solo una piccola dote per le sue nozze >> gli chiarì.
Il moro gli mostrò il suo sorriso sghembo. << Immagino di essermi innamorato >> disse spavaldo.
<< Voi immaginate? >> chiese scettico il signor McCollough. << Spero che darete più sicurezze a mia figlia dopo il matrimonio, a parte l’immaginazione >> fece burbero.
<< Ma certo, signore. Io sono un Conte, sapete? Mi sembra che io e mio fratello non ne abbiamo mai parlato, ma siamo delle persone molto influenti a Firenze >>
<< E quindi partirete per il vostro paese d’origine, quando sarete sposato? >>
<< Sì, mi piacerebbe mostrare a Bonnie il luogo dove sono cresciuto >>
<< Voi avete intenzione di trattarla bene, vero? >>
<< Certamente >>
Ralph annuì. Entrambi presero un altro sorso di liquore.
<< Mia moglie ha paura che potreste cambiare idea, proprio come avete fatto con Amelia >> gli fece notare.
Damon lo guardò. Quell’uomo non aveva peli sulla lingua. << In realtà è stato fatto tutto per Bonnie >> disse sincero.
L’altro lo guardò storto. << Non vedo come questo avrebbe potuto giovare per mia figlia >>
Damon sorrise. << L’ho fatto per ingelosirla >>
Il signor McCollough si fece una sonora risata. << Mi piaci, ragazzo. Sai come prendere una donna >> disse e terminò il suo liquore.
Damon si disse che in fondo non era male suo suocero.
<< Quindi manca solo una data. Quando volete che si celebrino le nozze? >> chiese lo scozzese.
<< Se non vi dispiace vorrei che fosse il più presto possibile >>
<< E come mai, ragazzo? >>
Damon sorrise. Lo chiamava ragazzo quando, in teoria, lui era più grande di suo suocero. << Beh, vorrei tornare a casa, dove dovrò sbrigare anche alcune faccende >>
<< Avete una data in mente? >>
<< Mi andrebbe benissimo da qui ad un mese. Per avere il tempo di preparare tutto >>
Il signor McCollough annuì. << E sia. Il ventisei luglio vi va bene? >>
<< È perfetto >> disse sorridendo.
I due si strinsero la mano.


Damon era soddisfatto. Da lì ad un mese la streghetta sarebbe stata finalmente sua moglie.
Sorrise mentre il vecchio maggiordomo lo accompagnava alla porta.
<< Damon? >>
Assaporò il suono di quella voce melodiosa e quel familiare profumo di fragole e frutti di bosco prima di girarsi nella sua direzione. << Bonnie >> sussurrò.
Lei gli sorrise. E, come ogni volta, quel sorriso scaldò anche gli antri più remoti del suo cuore. Ma quel sorriso aveva qualcosa di strano, non era arrivato agli occhi, e quegli occhi da cerbiatto impaurito erano pieni di lacrime, si accorse.
Si accigliò, perché mai stava piangendo quando lui aveva grandi notizie?
Bonnie congedò Ferdinando.
<< Cos’è successo, Pettirosso? >> le chiese scostando uno di quei magnifici riccioli dalla sua fronte.
<< Niente >> fece lei evasiva.
<< Non ci credo. Dimmelo >> insistette lui.
Bonnie sospirò. << È per Matt… >>
<< Ancora quel Mutt? Vado ad ammazzarlo >> disse allontanandosi.
Bonnie lo riacciuffò prima che succedesse un disastro. << Non è niente, mi ha solo detto delle brutte cose. Ora va tutto bene, tu sei qui >>
Damon non resistette alla tentazione di baciarla. Le sfiorò le labbra dolcemente ma ben presto il bacio si approfondì, fino a che si ritrovarono a stringersi fortissimo, sembrava che volessero sparire l’una nel corpo dell’altro.
Qualcuno si schiarì la voce dietro di loro e si staccarono veloci.
Il signor McCollough li guardava con un sorriso dietro la barba rossa. << Credevo che foste andato via, signor Salvatore >> disse.
<< Sto andando, signore. Stavo salutando la mia futura sposa >> disse Damon rivolgendo uno sguardo malizioso a Bonnie. Lei era un tutt’uno con i suoi capelli e teneva lo sguardo basso, imbarazzatissima.
<< Bene. Le avete già dato la notizia? >>
<< Qu-quale notizia? >> chiese Bonnie senza alzare gli occhi dalle sue scarpe.
<< Ci sposiamo tra un mese >> le disse Damon.
Lei alzò di scatto lo sguardo e cercò conferma negli occhi del padre. Quando questi annuì si lasciò andare ad un gridolino di felicità e abbracciò Damon.



<< Teophilia! >> chiamò Sheila McCollough.
<< Si? >> rispose l’altra.
<< Teophilia, dobbiamo fare qualcosa >>
<< In che senso? Cos’è successo? >>
<< Come fai a non saperlo? Ne parla tutta la casa! Bonnie si sposa! >>
<< Oh, davvero? Che meravigliosa notizia! Matt si è dichiarato come avevamo previsto? >>
<< No! Non hai capito niente, si sposa con Damon Salvatore! >> disse disperata.
La signora Flowers rimase per qualche attimo paralizzata. << Dobbiamo fare subito qualcosa >> disse.





Bene, fatemi sapere cosa pensate del capitolo.
Scusate se c’è qualche errore di battitura ma sono di fretta.


Come sempre i posti in cui trovate altre bamon, venite a trovarci, abbiamo i biscotti!
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Capitolo 14
*** Riconciliazioni e tradimenti ***


Prima che mi odiate per questa schifezza di capitolo, voglio ringraziare tutte voi che mi avete lasciato quelle recensioni bellissime, grazie. Il capitolo è dedicato a voi e, come sempre, a tutte le mie sorelle Bamon che mi sopportano dalla mattina alla sera!
Ah, se vi va, potreste dare un’occhiata alla copertina che sweet_ebe ha realizzato per me? La trovate all’inizio della storia.



14. Riconciliazioni e tradimenti

 
Poi dormimmo abbracciati per un'oretta.
Era, in un certo qual modo, anche meglio che far l'amore.
(Charles Bukowski)

 



<< Che cosa intendeva Elena con “ può leggerti nel pensiero? “. Insomma, tu puoi sentire quello che penso? >> chiese Bonnie timida.
Erano ancora abbracciati nella stessa posizione e Damon rispondeva pacato ad ogni sua domanda. Bonnie si sentiva leggera, felice. I suoi capelli non erano mai stati tanto morbidi e Damon ci stava giocando, attorcigliando qualche ciocca intorno alle sue lunghe dita. Stare lì, sdraiati, appiccicati l’uno a l’altra, era un qualcosa di meraviglioso. Il moro era steso a pancia in su, il braccio sinistro dietro la testa e quello destro intorno al vitino sottile di Bonnie, la mano che giocava con i suoi riccioli. La rossa era avvinghiata a lui con braccia e gambe, lo circondava completamente, come se avesse avuto paura che lui potesse scappare da un momento all’altro. Sapeva che erano in una posizione compromettente ma non le importava; stargli così vicino era una cosa naturale, una cosa giusta. Lui sarebbe diventato suo marito.
<< Sì, posso sentire quello che pensi, le sensazioni che provi >> rispose lui interrompendo il filo dei suoi pensieri.
Bonnie arrossì. Quanti pensieri poco signorili aveva avuto su di lui? Li aveva sentiti? << E… ehm… >> arrossì ancor di più, << tu hai mai… ecco… >> deglutì, << hai mai…? >>
Damon sorrise e abbassò la testa per guardarla in viso. << No, non l’ho mai fatto con te, e sinceramente mi domando perché >>
<< In che senso? Avresti voluto farlo? >>
<< No >> rispose. << Non so, forse non l’ho fatto perché non ce n’era bisogno, tutto quello che pensi ti si legge in faccia. E comunque, anche se ci avessi provato non ci sarei riuscito >>
<< E perché mai? >>
<< Perché assumi della verbena. Per noi vampiri è tossica, è come un veleno >> le spiegò.
Bonnie ci rifletté. << E come fai a sapere che assumo verbena? >> chiese.
<< Ricordi il giorno del picnic? >> le chiese. Ad un suo cenno affermativo continuò. << Ho cercato di ammaliarti ma non ci sono riuscito >>
<< Ammaliarmi? In che senso? >>
<< Noi vampiri abbiamo il potere di influenzare le menti più deboli, come quelle umane, ed io ho provato a convincerti a non dare troppe confidenze a Mutt >>
<< Si chiama Matt >> lo corresse lei. << Quindi, quando mi hai detto che civettavo con lui, cercavi di soggiogarmi? >>
Damon fece un sorrisetto di scuse.
Bonnie gli saltò addosso, cavalcioni, e gli batté delicatamente i piccoli pugni sul petto. << Damon Salvatore sei uno screanzato! >> gli disse ridendo.
Damon se ne fregò dell’insulto appena ricevuto e la guardò estasiato. Le cosce toniche di Bonnie gli circondavano i fianchi e le sue mani aperte poggiavano sul suo petto, facendo una leggera pressione poiché non si era seduta su di lui; la cascata di boccoli lucenti le scendeva lungo le braccia e sfiorava quelle di Damon, incapace di distogliere lo sguardo da quello spettacolo. Bonnie lo guardava intensamente, forse non sapeva di avere un’espressione dannatamente sensuale o forse, semplicemente, aveva deciso di torturalo.
Damon afferrò Bonnie per il viso e la fece avvicinare al suo, sfiorandole le labbra con le proprie. Lei lo guardò trasognante, spostò le sue mani dal petto di Damon al materasso e si avvicinò ancora. Sotto i baci sensuali del moro, Bonnie si rilassò e appoggiò il bacino sui fianchi di Damon. Questi sentì  tutta la morbidezza degli inguini della rossa poggiare dolcemente sui suoi pantaloni e, irrimediabilmente, sentì il proprio sesso rispondere a quelle dolci torture.
Bonnie sapeva cosa stava succedendo, ormai aveva ben chiaro cosa accadeva quando Damon era eccitato e, seppure fosse stata tanto cieca da non vedere i suoi occhi scuri incupirsi, non era stupida al punto da non sapere che la protuberanza che sentiva tra le cosce, che premeva contro la stoffa dei pantaloni di Damon, era il suo pene, duro per il contatto con il suo corpo.
Si sentì afferrare per la vita dalle mani forti del vampiro che premeva ancora di più sulla sua virilità. Bonnie non capì, in quel momento, quale istinto primitivo l’avesse spinta fare una cosa del genere, fatto sta che si ritrovò a strusciare contro il corpo di Damon che, a stento, trattenne un ringhio.
<< Damon >> mormorò sulle labbra di lui.
Il vampiro si fermò, cosciente di stare per fare uno sbaglio. Bonnie meritava il meglio, e il meglio non era fare sesso con lui prima del matrimonio. Il meglio era fare l’amore con lui, da sposati.
<< Scusa >> sussurrò con voce roca.
Bonnie si chiese per cosa si stesse scusando e sperò che chiedesse scusa per aver interrotto quel momento magico. << Damon… >> cominciò, già con le guance scarlatte. << Se… se vuoi possiamo… >>
Damon non la lasciò finire. << Va tutto bene >> le disse con un sorriso. I suoi occhi stavano tornando della solita tonalità di nero. << Non dobbiamo farlo ora, manca poco meno di un mese al matrimonio >> le disse scontandole i capelli dal viso.
Bonnie annuì.
<< Sai >> ricominciò lui. << Se tu scendessi da lì sarebbe d’aiuto >> le confessò.
La strega, rossa come non mai, si scostò velocemente, ritornando al suo posto.
Per qualche secondo nessuno dei due parlò. Entrambi erano persi nelle proprie emozioni.
Bonnie posò la mano sul materasso e trovò quella di Damon, la strinse per trovare il coraggio di guardarlo senza arrossire.
Damon sentì quel contatto in tutto il corpo. Ora che ci pensava, non si erano mai tenuti per mano; si erano abbracciati, baciati, avevano camminato a braccetto, ma non si erano mai tenuti per mano. Portò lo sguardo sulle loro dita intrecciate e ricambiò la stretta. Quel tocco era quello che ci voleva per infondergli la calma che gli serviva per non saltare addosso alla rossa, non era nulla di sensuale o malizioso, era un gesto d’affetto ma lo colpì come una scossa di terremoto. Gli sembrava di essere tornato bambino, ai tempi in cui camminava mano nella mano con sua madre nei giardini di Villa Salvatore. Bonnie somigliava un po’ alla sua adorata madre, aveva la sua stessa infinita dolcezza e, come lei, cercava sempre di prenderlo con maniere dolci, senza urlargli addosso, come invece faceva il resto della gente.
La guardò in viso e incontrò  i suoi occhioni marroni. Restarono così, immobili, a scavare negli occhi dell’altro.
Damon si portò la piccola mano di Bonnie, ancora intrecciata alla sua, alle labbra e vi lasciò un leggero bacio. << Dovrei andare >> le disse.
Gli occhi della rossa s’intristirono all’istante. << No >> obiettò. << Devi ancora parlarmi del tuo anello >> gli disse indicando con lo sguardo il cerchietto d’argento con la pietra blu.
Damon sorrise, felice di avere una scusa per restare ancora un po’. Le spiegò cosa era in grado di fare l’anello, le disse che Elena ne aveva uno e che ne aveva fatti fare altri due per lui e suo fratello. Bonnie ascoltò in silenzio tutto il racconto fino a quando, stremata, appoggiò la testa sulla spalla di Damon e chiuse gli occhi.
Prima di addormentarsi del tutto, in un ultimo momento di lucidità gli chiese: << Se io bevo la verbena… >> qui fu interrotta da uno sbadiglio, << …e tu bevi il mio sangue, ti fa male? >>
<< Sì >> rispose.
<< Bene >> fece lei. << Allora smetterò di berla >>. Detto ciò sprofondò nel sonno.
Damon la guardò per un po’, imprimendo nella propria mente tutti i particolari del suo viso a forma di cuore, poi si accoccolò vicino alla sua donna e, felice come non mai, si lasciò cullare dalle braccia di Morfeo.



<< Quindi, voi due mi state dicendo di essere delle streghe? >> chiese Amelia D’Urso. Era combattuta tra il cacciare di casa immediatamente quelle due vecchie pazze e il lasciarle parlare solo per sapere dove avevano intenzione di arrivare con quel loro assurdo discorso.
<< Sì >> rispose la vecchia signora McCollough. << Siamo delle streghe e possiamo darti quello che vuoi >>
Amelia ci rifletté su per un attimo. << E cos’è che vorrei? >> chiese con un sorrisetto finto quanto il neo che aveva sulle labbra.
<< La giovinezza >> rispose ancora Sheila. << Un volto senza rughe, un fisico snello e il resto degli uomini che non hai potuto avere, compreso Damon Salvatore >>
Amelia sorrise. << Mi risulta che il signor Salvatore debba sposare tua nipote, perché vuoi che glielo porti via? >>
<< Mia nipote merita di meglio >>
<< Bene, abbiamo un accordo >> disse soddisfatta la signora D’Urso. << Voi fate quello che mi avete promesso ed io non vi denuncerò, ma se sbagliate vi farò condannare al rogo >>
Sheila McCollough non si fece intimidire. << Non è tutto, dovrai farti trovare a letto con il signor Salvatore, dovrai suscitare uno scandalo di dimensioni epiche. Non sarai più Amelia D’Urso, ma sarai la tua nipote rimasta senza famiglia, sarai Luisa D’Urso >>
Amelia annuì e le due signore si strinsero la mano.
La signora Flowers pensò che si erano cacciate in un bel guaio.


Un tocco delicato sui suoi capelli la destò dai suoi sogni.
<< Sveglia >> le disse una voce familiare.
Bonnie sbatté le palpebre e la luce del giorno che entrava dalla finestra la accecò. << Che ora sono? >> chiese assonnata.
<< Sono le dieci passate, mia cara >> le rispose la signora Flowers.
Bonnie si mise a sedere. << Oh, no! Devo fare presto, io e Mary dobbiamo uscire >> esclamò.
<< Mary sta facendo colazione, ha detto di preparati >>
Solo allora Bonnie si rese conto che c’era qualcosa che non andava in camera sua. Qualcosa non era al suo posto.
Damon! Dov’era Damon?
Si guardò intorno allarmata ma di lui nessuna traccia. Probabilmente se n’era andato qualche ora prima, consapevole che se qualcuno li avesse trovati nello stesso letto sarebbero stati guai.
Si toccò i capelli; erano ancora così morbidi! E avevano un odore diverso, era il solito odore di fragole mischiato a quello di muschio di Damon. La sera prima era stato bellissimo stargli accanto, dormire vicino a lui. Si chiese se anche lui in quel momento stava pensando a lei.

 
Si appoggiò a me e,
 quando chiusi gli occhi,
 capii che tutto quello che desideravo
 era tenerla tra le mie braccia per sempre.
-Ricordati di guardare la luna.

 


Inutile dire che anche il bel vampiro pensava alla sua streghetta. Damon non aveva mai dormito con una donna, non nel senso puro del termine, ma quella notte non aveva desiderato nient’altro. Già il solo stringerla tra le braccia gli era sembrato il dono migliore che potesse ricevere; sentire la sua morbidezza contro il proprio corpo ed i suoi sospiri nel sonno, il suo nome mormorato a mezza voce, l’aveva mandato su di giri. Si sentiva intontito da tanta dolcezza, gli sembrava di essere tornato un ragazzo alle prese con la sua prima cotta amorosa, e invece aveva trovato la donna che avrebbe presto sposato. L’aveva capito, solo uno stupido -e lui non si reputava tale- non avrebbe capito che quella era una donna da sposare, una donna da amare.
Immaginava già la loro prima notte di nozze, già vedeva le sue soffici forme modellate dalle sue mani esperte, quella notte aveva avuto solo un assaggio delle meravigliose sensazioni che avrebbe provato. La rossa non immaginava neanche quanto avrebbe voluto farla sua.
Distraiti, Damon, si disse. Stava succedendo di nuovo. Da quando se ne era andato dalla camera della streghetta, quella mattina presto, non riusciva a pensare ad altro che affondare in lei, mentre lo guardava con quello sguardo acceso di passione che ultimamente era sempre più presente nei suoi occhi. Un sorriso d’orgoglio si dipinse sul suo volto, Bonnie lo desiderava, almeno quanto lui desiderava lei.
Era ora di alzarsi, di trovare qualcosa da fare con il suo pettirosso per quel pomeriggio.
<< Buongiorno, fratellino. Elena >>
I due si girarono a guardarlo. Erano seduti sul divano rosso a parlottare sottovoce.
<< Buongiorno >> rispose Stefan.
<< Come sta Bonnie? >> chiese Elena.
<< Sta benone >> rispose.
Un attimo di silenzio imbarazzato. << Sei stato da lei stanotte? >> chiese il suo santo fratellino.
<< Sì >> confermò Damon sospirando.
Stefan non rispose e in tutto quel silenzio Damon percepì tutta la sua disapprovazione. << Non l’ho deflorata >> gli disse sfacciato.
<< Lo spero >> gli rispose l’altro.
<< Senti Stefan >> il minore dei Salvatore sapeva che, quando suo fratello lo chiamava per nome, stava per digli una cosa seria. << Sto facendo tutto per bene, tutto secondo le regole, quindi non venirmi a dire che sto sbagliando… >>
<< È questo il punto >> lo interruppe Stefan. << Stai facendo tutto alla perfezione, ti stai abbassando a seguire le regole della società… ma perché? Perché, Damon? >>
Per un attimo il vampiro dagli occhi neri non seppe cosa rispondere. Doveva mentirgli? Doveva dirgli che era solo un capriccio? Nessun capriccio prima di allora l’aveva spinto al matrimonio. << Perché voglio farlo. Perché mi importa, Stefan >>. Guardò la sua biondissima cognata. << Perché per la prima volta dopo tua moglie, mi importa di qualcuno >>
Ad Elena quasi vennero le lacrime agli occhi.
Stefan represse un sorriso per non mettere a disagio suo fratello. << Va bene, Damon. Non fare sciocchezze, allora. Lei è fatta per te >>
Il maggiordomo si schiarì la voce per far notare la sua presenza, interrompendo quel momento bello quanto raro.
<< Si, Roberto? >> domandò Elena.
Roberto si fece avanti porgendo alla bionda un piccolo vassoio d’argento su cui era posato un biglietto. << È appena arrivato questo, signora >> disse.
Elena spiegò il foglietto di carta e, dopo aver letto il contenuto esclamò: << Siamo invitati al fidanzamento della signorina Sulez con il signor Saltzman >>
La mora inquietante si sposava? Damon era shockato, quel signor Saltzman doveva essere un uomo con un gran bel coraggio.


 
Sono forti e coraggiose le donne.
Quando scelgono la solitudine, rinunciando a un falso amore,
smascherandone la superficialità
Sono forti e coraggiose, le donne,
quando a discapito di tutto e di tutti scelgono i propri compagni;
costruendo solide storie spendendo patrimoni sentimentali,
contro la morale comune.  
[ B. Esposito ]   

 



<< Sono pronta! >> urlò Bonnie entrando nella sala da pranzo.
Mary era seduta comodamente al lungo tavolo e sorseggiava del tè. La guardò con la sua solita calma, al di sopra della tazzina di porcellana. << Finalmente. Non devi fare colazione? >> le chiese.
Bonnie afferrò un grappolo d’uva bianca. << Ecco fatto. Andiamo? >>
Sua sorella la guardò severa posando la tazzina sul piattino. << Quella non è una colazione. Siediti, abbiamo tutto il tempo che vogliamo, mangeremo qualcosa fuori per pranzo >>
Bonnie si sedette e cominciò a mangiare la sua uva.
<< Prendi un po’ di tè, è squisito >> le suggerì sua sorella.
La strega allungò una mano verso la tazzina vuota per riempirla ma si ricordò che il tè conteneva verbena. << No, grazie, berrò dell’acqua >> rifiutò.
<< Come vuoi >> le rispose Mary.
Ci fu qualche attimo di silenzio in cui entrambe consumavano la propria colazione. Bonnie spalmò della marmellata su una fetta di pane.
<< Credi che il mio vestito… >> cominciò la maggiore delle McCollough ma fu interrotta da qualcuno che bussava alla porta della sala da pranzo.
Ferdinando si fece avanti e annunciò un’ospite. << C’è la signorina Sulez per voi, signorina Bonnie >> disse.
La rossa si ricordò dell’ultima volta che Meredith era stata a casa sua. Le aveva detto che Damon non era il marito adatto a lei. << Falla entrare >> disse nervosa.
Meredith fece il suo ingresso con un sorriso dispiaciuto sulle labbra e Bonnie lo ricambiò. Non le piaceva per niente litigare con la sua migliore amica; in tutti gli anni della loro amicizia non avevano mai litigato per davvero, non erano mai state separate per più di due giorni.
<< Mi dispiace per l’altro giorno >> disse la mora.
<< Anche a me >> sussurrò Bonnie prima di abbracciarla.
Mary si alzò dal suo posto e fece per uscire educatamente dalla stanza ma Meredith la fermò. << Aspetta, Mary. Ho una notizia meravigliosa che voglio condividere anche con te >> esclamò felice.
Entrambe le sorelle McCollough aspettarono che continuasse.
<< Mi sposo! >> sbottò all’improvviso la cacciatrice.
Entrambe le sorelle McCollough sussultarono. << Congratulazioni! >> disse Mary, proprio mentre Bonnie chiedeva: << Cosa? E con chi? >>
Meredith rise. << Grazie, Mary. Ma che domande sono, Bonnie? Mi sposo con il signor Saltzman, è ovvio >>
Bonnie restò per qualche secondo a bocca aperta. << Il signor Saltzman? >> chiese. << Ma lo conosci da pochissimo tempo! >>
<< Lui è perfetto. È dolce ma ha carattere, e mio padre lo adora! >>
<< Ma… >> ricominciò Bonnie.
<< Quanti ‘ma’, mia cara! >> le disse Meredith afferrandole le mani. << Sei felice per me oppure no? >> chiese sorridendo.
<< Certo che sì! >>
Entrambe si abbracciarono, tirandosi dietro Mary.
<< Bene >> disse quest’ultima. << Se abbiamo finito con questi imbarazzanti gridolini, possiamo uscire. Vieni con noi a fare compere, Meredith? >>
<< Certo >> rispose l’altra. << Datemi il tempo di dare l’invito per il mio fidanzamento a vostra madre >> fece una pausa per sorridere. << Mi fidanzo! >> esclamò.
I gridolini ricominciarono.
Bonnie non aveva ma visto tanta felicità tutta insieme negli occhi grigi dell’amica. Di solito era una persona molto riservata e cercava sempre di contenere le proprie emozioni. Se Alaric Saltzman le faceva quell’effetto, Bonnie non poteva che essere felice per loro.


Quando i gridolini ed i saltelli finirono definitivamente, le ragazze poterono finalmente uscire.
Durante il viaggio, nella carrozza, Meredith fu bonariamente costretta a raccontare tutto sul suo futuro marito.
<< Sai, Bonnie, prima di raccontarti tutto di lui, devo raccontarti tutto di me >> disse seria.
Le due sorelle la fissarono interrogative.
<< Ma io so tutto di, Mere! >> esclamò Bonnie.
La mora la guardò mortificata. << Non tutto. Lo so che sono stata egoista perché tu mi hai raccontato anche… >> lanciò un’occhiata a Mary, << …mi hai raccontato quella cosa >>
Bonnie la guardò dapprima confusa, poi capì a cosa si riferisse. << Oh, quella cosa! Non preoccuparti, Mary sa tutto >> disse, stringendo la mano della sorella. << A quanto pare lo sapeva anche prima di me >>
Meredith annuì. << Bene, allora non mi prenderai per matta, Mary, mi fa piacere >>
Bonnie sbuffò. << Allora? Ce lo dici o no una buona volta? >>
<< La mia famiglia non è una famiglia normale >> cominciò. << Io non sono cresciuta con altre bambine nei giardini, ero sempre chiusa in casa con i miei genitori. Loro mi insegnavano cose che non si insegnano alle normali bambine di cinque anni. Sono stata addestrata a combattere, con calci e pugni, ragazze; mi allenavo - e lo faccio ancora - tutti i giorni. Venivo sgridata se un mio calcio era troppo debole, se davo segni di pigrizia >> disse con gli occhi umidi. << Tutto questo >> aggiunse prima che Bonnie potesse interromperla. << Tutto questo perché dovevo essere una cacciatrice. Perché sono una cacciatrice >>
Le altre due la guardavano confuse e stupite.
<< E quindi? >> chiese Bonnie.
<< Ti dispiace che io faccia una cosa del genere? >> chiese insicura l’altra.
Bonnie scosse la testa. << No, certo che no! >> esclamò. << Mi dispiace che tu non ti sia fidata abbastanza da dirmelo però >>
<< No, credimi. Non è che non mi fidavo, è che non sapevo come avresti reagito >> confessò.
<< Come avrei reagito? >> chiese la rossa. Poi, abbassando la voce, aggiunse: << Io sono una strega, e tu l’hai accettato. Perché non avrei dovuto accettarti? >>
<< Scusate se mi intrometto >> disse all’improvviso Mary.
Le altre due la guardarono come se si fossero completamente dimenticate della sua presenza.
<< Meredith, io mi ritengo una persona molto aperta, e non mi dispiace che tu sia una cacciatrice se sei sempre la stessa persona, ma non ho capito una cosa >> aggrottò la fronte. << Che tipo di cacciatrice saresti? Cos’è una cacciatrice? >>
Meredith esitò e Bonnie sapeva che non era un buon segno.
<< Sono una cacciatrice di vampiri >> disse puntando gli occhi in quelli di Bonnie.
La rossa ebbe un sussulto che però fu coperto dall’esclamazione di sorpresa di sua sorella. << Vampiri? >> esclamò sottovoce Mary. << Esistono anche loro? >>
A Bonnie non piaceva affatto quella conversazione, perché ci mettevano tanto ad arrivare a Vico Equense?
Meredith stava rispondendo educatamente a tutte le domande di Mary ma Bonnie non sentiva più niente. Non sentiva i bisbigli curiosi di sua sorella, né sentiva le risposte pacate dell’amica, non sentiva nemmeno i sobbalzi della carrozza. Non sentiva niente.
Cacciatrice di vampiri. Cacciatrice di vampiri. Cacciatrice di vampiri. Continuava a ripetersi questa frase come a voler trovare un altro senso a quelle parole ma era inutile, il significato restava quello. Cacciatrice di vampiri.
Che cosa implicava questo per Damon? E per Stefan ed Elena? Che cosa doveva fare effettivamente Meredith? Doveva dare la caccia al suo futuro marito?
Smettila, Bonnie, si disse, lei non sa che cos’è Damon.
La carrozza si fermò, e con lei le chiacchiere incessanti di Mary.
Le tre ragazze si trovarono nella piccola piazzetta del paese, circondate da decine di negozi.
Mary si fiondò davanti ad un negozio di moda e si incantò guardando le stoffe esposte sui bachi. << Io entro qui >> avvisò prima di varcare la porta.
Bonnie si allontanò in fretta dall’amica e si appoggiò alla ringhiera che affacciava sui tornanti della strada che portava in spiaggia.
<< Mi dispiace >> sussurrò Meredith alle sue spalle.
Bonnie si voltò, gli occhi umidi. << Ti dispiace? E per cosa? >> chiese cercando di far finta di non capire.
<< Lo sai. Mi dispiace >> ripeté.
<< Tu… >> prese un profondo respiro, prima di continuare ad occhi chiusi, << tu sai di lui? >> chiese, aprì gli occhi per vedere la reazione dell’altra.
<< Sì >> confermò Meredith senza fare una piega.
<< E da quando? >>
<< Da sempre >> disse, confermando i sospetti di Bonnie. << Era per questo che volevo che gli stessi lontana >> le disse avvicinandosi.
<< Che cosa dovrai fare? Qual è il tuo compito? >>
<< Non farò niente, Bonnie >> le disse, aveva di nuovo gli occhi grigi umidi. << Non ti farei mai un torto simile, so quanto lo ami >>
<< Sì. Sì, Meredith, lo amo. E non immagini quanto. Non m’importa cos’è, lui è buono >> disse lasciando scivolare le lacrime.
Meredith la strinse forte e Bonnie appoggiò il viso contro la spalla dell’amica. << Lo so, tesoro. Lui ti ama, lo so. Siete entrambi speciali, meritate di stare insieme. Starai bene con lui; Elena e Stefan si prenderanno cura di te >>
<< Meredith, mi dispiace se ti sei sentita a disagio per questa situazione >> mormorò la rossa con un singhiozzo.
<< Shh, va tutto bene. Asciugati gli occhi e raggiungiamo Mary, vieni >> le rispose porgendole un fazzoletto. << Devo trovare un vestito per il mio fidanzamento >> disse sorridendo.
<< Sono felice per te, Meredith, davvero >>
<< Lo so, amica mia, lo so >>
Le due amiche si avviarono a passo svelto verso il negozio in cui si trovava Mary.
Bonnie si asciugava ancora gli occhi mentre Meredith tirava fuori un altro segreto. << Anche Alaric è un cacciatore >> disse. << È questo il motivo per cui piace tanto a mio padre >>
Bonnie non fece in tempo a rispondere, le parole le morirono in gola al suono di un nitrito angosciante molto vicino al suo orecchio. Nello stesso momento in cui alzò il viso per vedere gli zoccoli del cavallo all’altezza del suo viso, qualcuno la tirò via velocemente, con forza, giusto un attimo prima che l’enorme animale abbassasse le sue zampe anteriori.
Meredith la scuoteva. << Bonnie?  Bonnie stai bene? >>
Bonnie si pose la stessa domanda. Stava bene? No, si rispose, per niente. In due giorni aveva sfiorato due volte la morte, era arrivata la sua ora?
<< Bonnie, per l’amor del cielo, stai bene? >> le chiese di nuovo l’amica.
<< Sì >> rispose. << Sì, sto bene >>


Non dobbiamo aspettarci la Felicità,
Non è una cosa che ci è dovuta.
Quando la Vita va bene, è un Dono improvviso...
Non può durare per Sempre
[Memorie Di Una Geisha]



Una Bonnie leggermente annoiata, insieme ad una Meredith agitatissima ascoltavano silenziose i discorsi tra le signore.
<< Sono proprio contenta che Meredith si sposi >> esclamò la signora McCollough. << Mi è sempre stata simpatica >>
Bonnie alzò gli occhi al cielo, sua madre era sempre la solita: tutti sapevano che non aveva mai visto di buon occhio l’amicizia tra sua figlia e la signorina Sulez.
La signora Luana Maggi, moglie del signor Sulez, nonché madre della futura signora Saltzman, annuì sorridendo. << Grazie, Jane. Lo sai che sono molto affezionata a te e tua figlia. Ti ho già fatto le mie congratulazioni per il prossimo matrimonio di Bonnie? >>
<< No, cara, ma non ti preoccupare, con tutte le cose che avrai da fare te ne sarai dimenticata >>
Prima che le due signore coinvolgessero anche lei nella conversazione, Bonnie filò via silenziosamente, lanciando uno sguardo di scuse a Meredith che sarebbe stata sicuramente coinvolta in assurdi convenevoli tra signore.
Lo spavento di quella mattina era passato, anche se ogni tanto le ritornava in mente tutto. Doveva distrarsi.
Si avvicinò a Stefan ed Elena.
<< Oh, ecco la mia futura cognata! >> esclamò Stefan.
<< Salve >> fece Bonnie.
<< Niente formalità, mia cara cognata, siete della famiglia >>
<< Grazie >> rispose sorridendo.
<< Stai cercando Damon? >> le chiese Elena.
<< Sì, in realtà. Lo avete per caso visto? >> chiese imbarazzata.
Stefan sorrise. << Sì, è quello con il completo nero e la faccia imbronciata che conversa con il signor Del Gaudio >>
Bonnie si voltò in direzione dello sguardo di Stefan. Eccolo lì, in tutto il suo splendore, il vampiro più bello del mondo intero. Il suo vampiro.
Damon. Pensò il suo nome con intensità, aveva capito -aiutata dai libri di magia- che anche lui faceva una cosa del genere quando la chiamava senza muovere le labbra. Il moro si girò stupito, incrociando il suo sguardo, e un sorriso si dipinse lento sulle sue magnifiche labbra. La raggiunse veloce, dimenticando di congedarsi dal signor Del Gaudio che ancora borbottava, probabilmente della maleducazione del ragazzo.
<< Ciao >> le disse, il sorriso ancora presente.
<< Ciao >> rispose Bonnie.
<< Ciao >> si intromise Stefan, ma Bonnie fece appena in tempo a girarsi che Elena lo stava già trascinando via.
<< Riesci a rendere più simpatico persino quel santarellino di mio fratello >> le disse Damon.
<< Era già simpatico >> obiettò lei.
<< Sì, certo. Ma dimmi un po’ come hai fatto a chiamarmi? >> chiese curioso.
<< L’ho imparato da te >>
<< Ma io non te l’ho mai insegnato >>
<< Va bene, ho studiato per riuscire a comunicare con te anche in questo modo >> gli disse arrossendo.
<< Bene >> disse. “ Allora “ aggiunse nella sua mente, facendo sussultare la rossa dalla sorpresa, “ cosa ne dici di allontanarci per un attimo da questa folla? “
Bonnie annuì seguendo la sua figura scura verso il terrazzo di casa Sulez.
<< Quindi anche la tua amica si sposa >> le disse Damon.
<< Sì, a quanto pare suo padre ha organizzato in fretta il matrimonio con il signor Saltzman >>
<< Si dice che sia un professore >>
Bonnie rifletté un attimo se fosse giusto dire a Damon cos’erano Meredith e Alaric. << Sì, è un professore >> rispose. Meredith non le aveva detto se poteva confidarsi con Damon su quella cosa e non voleva mettere in ulteriore difficoltà l’amica.
Il vampiro si avvicinò a Bonnie. << Che cosa hai fatto oggi? >> le chiese poggiando le mani sui fianchi di lei.
<< Niente di che. Sono andata a fare compere con Meredith e mia sorella >>
<< Oh, niente di divertente >>
<< In realtà sono quasi morta >> disse, a volte il suo sarcasmo saltava fuori nei momenti meno opportuni.
Damon si irrigidì di colpo. << Che cosa? >> chiese.
<< Un cavallo mi ha quasi colpita con i suoi zoccoli >>
<< Stai bene? >>
<< Sì, ora sì. Meredith mi ha tirata via appena in tempo >>
Damon strinse la mascella. << Perché non me lo hai detto? >>
<< Perché era già tutto finito. Non volevo che ti preoccupassi >>
<< Ma ora mi sto preoccupando. Ti rendi conto che in due giorni hai rischiato la morte due volte? >> le chiese.
<< Sì, me ne sono accorta. Ma cosa posso fare? Dovrei chiudermi in casa e non uscire più? >>
Damon sembrò rifletterci davvero. << No, certo che no. Forse potrei trasformarti >>
Bonnie spalancò bocca e occhi. Trasformarla? Intendeva in vampiro? Non era affatto una buona idea, lei odiava vedere del sangue, le dava la nausea.  E come avrebbe fatto a trasformarla? L’avrebbe morsa?
<< Non offenderti, Damon, ma non credo sia una buona idea >> gli disse.
Lui la guardò serio. << Hai ragione, non sei ancora pronta e dobbiamo studiare prima la cosa visto che sei anche una strega >>
Bonnie annuì. Damon non era uno sprovveduto, non l’avrebbe mai trasformata senza sapere a cosa andava in contro.
<< Va bene >> ricominciò il moro. << Portiamo la conversazione su argomenti più leggeri >> disse facendo aderire i propri corpi.
Il corpo di Bonnie reagì come ogni volta. Le mani iniziarono a sudare, le guance diventarono rosse e bollenti e la bocca si dischiuse aspettando quella di lui.
<< Questa mattina te ne sei andato senza salutare >> lo accusò.
Damon sorrise. << Mi dispiace. Cosa posso fare per rimediare? >>
<< Potresti promettermi di tornare da me stanotte >> gli disse coraggiosa, le guance ormai in fiamme.
<< Il mio pettirosso sta diventando audace >> le disse in un orecchio. << Vuoi davvero dormire di nuovo con me? >> le chiese.
<< Si, decisamente >> disse. Poi, sentendosi improvvisamente insicura, aggiunse: << Se tu lo vuoi >>
<< Certo che lo voglio. Io voglio te >> le disse. << E se questo significa che devo sorbirmi tutti i tuoi monologhi nel sonno, e i tuoi capelli in bocca mentre dormo, va bene, tornerò da te stanotte >>
Bonnie non scoprì mai se quello fosse un insulto velato o un complimento. Lei optò per il secondo e lo abbracciò.
Damon ricambiò l’abbraccio inspirando il profumo di fragole del suo uccellino.
Un’altra coppia uscì all’aria fresca della sera, interrompendo le loro effusioni.
“ Che cosa ne dici di cercarci un altro posto per continuare il nostro discorso? Un posto più tranquillo “ le disse con la voce del pensiero.
Bonnie arrossì ancora un po’ e annuì. “ La stanza di Meredith “ pensò cercando si concentrarsi il più intensamente possibile.
“ Ti sento lo stesso, rilassati “ le disse ancora Damon. “ Non hai preso la verbena oggi? “ le chiese.
“ No “, pensò Bonnie, “ te l’avevo promesso “.
“ Dov’è la stanza della tua amica? “ chiese sbrigativo il moro. Non poteva più aspettare.
“ Esci da questa sala e gira a destra, sali le scale, è la prima stanza a sinistra “
Damon le lanciò un’ultima occhiata prima di sparire tra la folla.


Damon si diresse in tutta fretta verso la stanza della signorina Sulez, era ansioso di toccare Bonnie come la sera prima, di assaggiare di nuovo quelle labbra. Aveva aspettato tutto il giorno per rivederla.
Varcò la soglia della camera e accese una candela, si guardò intorno. Era una stanza semplice, arredata con colori sui toni del viola.
Damon si sedette sul letto e aspettò di sentire i passi leggeri di Bonnie sulle scale.
Rifletté su quello che la rossa gli aveva detto. C’era stato un altro incidente quel pomeriggio, aveva di nuovo rischiato di morire. Per fortuna la sua amica l’aveva salvata in tempo, per un attimo Meredith gli fu più simpatica.
Un cavallo impazzito. Di nuovo. Il primo incidente era stato causato dalla puledra che il pettirosso stava cavalcando. Due cavalli impazziti gli sembravano un po’ troppi in due giorni. Ma allora cosa succedeva? Bonnie attirava animali inferociti? Gli sembrava poco probabile, in quanto strega avrebbe dovuto essere simpatica a tutti gli animali. Che si fosse fatta qualche incantesimo da sola? In fondo non aveva molta esperienza con la propria magia, seppure avesse imparato da sola a proiettare i propri pensieri.
Sorrise. La sua futura sposa era bella e intelligente, cosa poteva volere ancora?


<< Bonnie! >> la voce di sua nonna la chiamò con fatica.
La giovane si era accorta che da quella mattina sua nonna sembrava essere molto debole, eppure non aveva voluto rinunciare ad andare alla festa di Meredith.
<< Nonna! >> esclamò. << State bene? Siete terribilmente pallida >> le disse preoccupata.
<< Si, cara, sto bene. Dove stavi andando? >>
Bonnie arrossì. << Stavo per andare in camera di Meredith per prenderle una cosa che ha dimenticato >>
<< Voi ragazze dimentichereste anche la testa se non l’aveste attaccata al collo >> le disse severa.
<< Avete ragione, nonna, a volte siamo davvero distratte. Se volete scusarmi, devo proprio andare >>
<< Aspetta, ti accompagno >> si offrì la nonna.
<< No, no! >> disse Bonnie, un po’ troppo in fretta. << Voglio dire, devo sbrigarmi, le serve prima dell’annuncio >>
<< Ma faranno l’annuncio tra mezz’ora! >> obiettò Sheila. << Vieni, abbiamo tutto il tempo. Cos’è che devi prendere? >>
Bonnie sperò di trovare un modo per avvisare Damon che stavano arrivando.

 
La gente esagera,
esagera sempre per farsi vedere,
ma non si accorge che si mette solamente in ridicolo.
 



Eccola. Doveva essere lei. I suoi passi erano affrettati, forse per la voglia di vederlo. La immaginò alzare le gonne per correre meglio, proprio come la prima volta che l’aveva vista, e sorrise.
Quella ragazza gli faceva tenere in continuazione un sorriso da ebete sulla faccia.
La porta si aprì rivelando una figura scura, magra, con lunghi capelli dietro la schiena.
<< Ti stavo aspettando >> le disse andandole in contro.
La giovane non disse niente. Fece un altro passo avanti mostrandosi alla luce della candela.
Damon si bloccò. << E voi chi siete? >> chiese non riconoscendo la ragazza.
Ora che poteva vederla davvero bene notò che indossava solo una leggera vestaglia blu che non nascondeva per niente le sue forme estremamente femminili. Aveva lunghi capelli rossi ma non si avvicinavano minimamente alle sfumature di fuoco dei boccoli di Bonnie. Il suo viso gli era vagamente familiare, la conosceva già?
Finalmente la ragazza parlò. << Mi chiamo Luisa, signor Salvatore. Vorreste farmi l’onore di venire a letto con me? >>
Damon pensò che la sfacciataggine non le mancava di certo. Ma come faceva a conoscere il suo nome? << Non credo proprio, Luisa, o chiunque voi siate. Io sto per sposarmi >> le disse.
<< Lo so, so tutto di voi >> rispose facendo un altro passo.
<< Bene, questo mi lusinga, ma io non so niente di voi >> le fece notare.
Un altro passo. Erano distanti meno di un metro ormai. << Sono Luisa D’Urso >> fece lei, << vi basti sapere questo >>
Prima di dargli il tempo di ribattere si sfilò la vestaglia facendola scivolare sensualmente giù dalle palle. L’indumento cadde ai suoi piedi silenziosamente.
Damon restò a fissarla allibito. Cosa le saltava in mente? Era forse pazza?
Si stava ancora ponendo domande simili quando un’esclamazione sorpresa interruppe il silenzio nella stanza.
Oltre la porta, Bonnie e sua nonna fissavano la scena immobile.
<< Mio Dio! >> esclamò la rossa. << Come hai potuto? >> gli chiese puntando gli occhi umidi nei suoi.
<< No, Bonnie. Per l’amor del cielo, non è come pensi! >> cercò di giustificarsi.
<< Stai zitto! >> gli rispose lei piangendo. << E voi >> disse rivolta alla ragazza. << Rivestitevi svergognata >> disse fiera.
Luisa D’Urso si infilò di nuovo la sua vestaglia, lentamente, sfidando la pazienza di Bonnie.
Intanto, dietro la strega e sua nonna, si era formato un piccolo capannello di persone, attirati dalle grida del pettirosso.
<< Bonnie, lascia che ti spieghi >> le disse Damon avvicinandosi.
<< Non voglio! Non voglio ascoltarti, e non voglio vederti mai più! >> gli urlò in faccia.
<< Ma… >> lei nemmeno lo ascoltò, si voltò e corse via in lacrime, sconvolta.





Grazie ai coraggiosi che hanno letto l’intero pastrocchio qui sopra. Ho esagerato con la lunghezza?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non sia troppo scontato.
Come sempre i posti in cui trovate altre bamon, venite a trovarci, non mordiamo!

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Capitolo 15
*** Qualcosa non quadra ***


Premetto che le prime due parti le ho scritte separatamente ma poi ero indecisa su quale inserire, quindi perdonatemi se si è creata un po’ di confusione :/



15. Qualcosa non quadra

Se ti hanno sbattuto in faccia tante porte
tu non arrenderti, c'è sempre la finestra da cui puoi entrare.
Andrea Redoglio




La seguì tra la folla che mormorava, che distorceva la storia rendendola molto peggio di quello che in realtà era.
Vedeva il suo abito marrone svolazzare in sincrono con i suoi passi affrettati.
Doveva raggiungerla, doveva spiegarle cos’era successo, doveva dirle che era tutto un equivoco, che tutto si sarebbe risolto e che lui non l’avrebbe mai tradita.
Un presa forte fermò la sua corsa. Non poteva essere altri che Stefan.
Si voltò a guardarlo, irritato dal suo inadeguato tempismo. << Lasciami, Stefan >> gli intimò minaccioso.
<< Che cosa le hai fatto? >> gli chiese lui imperterrito, non aveva intenzione di mollare la presa sul braccio di suo fratello.
<< Non le ho fatto niente! >> gli sibilò Damon. << E se tu mi lasciassi potrei andare a spiegarglielo >>
Stefan lo guardò negli occhi, severo. << Damon, non farmene pentire >> gli disse lasciandogli finalmente il braccio.
Il maggiore dei Salvatore si avvicinò a suo fratello, sostenendo il suo sguardo limpido. << Lo so che non la merito >> gli sussurrò. << Ma non posso fare a meno di lei >> confessò in un bisbiglio appena udibile.
Stefan annuì e suo fratello scomparve tra la folla.

Non poteva credere di averla persa. Guardò ancora una volta la strada deserta davanti casa Sulez, probabilmente Bonnie era andata via in carrozza, non gli restava che correre per cercare di recuperarla prima che si barricasse in casa.
Con la velocità da vampiro di cui poteva godere, raggiunse la soglia di casa McCollough proprio quando la rossa stava chiudendo la porta dietro di sé.
L’aveva chiuso fuori. Fuori dalla porta e dalla sua vita. Ma non l’aveva chiuso fuori dalla finestra.
Con un balzo nient’affatto umano raggiunse la finestra della camera di Bonnie, da cui era entrato già alcune volte, entrò e si posizionò al centro della stanza.
 Il pettirosso raggiunse allora le sue stanze  e corse verso il letto a testa china, le lacrime che cadevano dalle guance. Si fermò solo quando si scontrò con il suo petto marmoreo e Damon le impedì di urlare posandole una mano sulla bocca.
<< Shh. Sono io >> mormorò cercando di rassicurarla.
Bonnie continuava a cercare di urlare contro l’enorme e freddo palmo della mano del vampiro, cercando di liberarsi dalla sua stretta scalciando e torcendo le braccia.
<< Basta! >> le ordinò il moro.
La ragazza si fermò all’istante.
<< Se tu prometti di non gridare io prometto di liberarti >> le disse.
Bonnie annuì e lui spostò la mano dalla sua bocca alla guancia. Le lasciò una carezza mentre lei cercava di calmare il respiro e trattenere le lacrime.
<< Mi dispiace >> le disse. << Lascia che ti spieghi >>
Bonnie non disse niente e lui continuò. <<  Non so chi sia >> le disse prendendola per la vita. << E non voglio saperlo, non l’ho mai vista. Si è presentata nuda in camera mentre aspettavo che arrivassi tu >>
Bonnie lo guardò con i suoi occhioni imperlati di lacrime a stento trattenute. Il suo cuore le diceva che era vero, che lui era sincero, ma la sua testa le diceva che era impossibile che lui scegliesse lei. Damon Salvatore era un vampiro potente, ricco e bellissimo; e stava scegliendo lei? Stava scegliendo una strega inesperta con le lacrime sempre pronte? << Tu non puoi volere me >> gli disse con voce spezzata.
Damon la strinse forte a sé, << Certo che sì! >> le disse carezzandole i capelli. << Certo che voglio te. Te e nessun’altra >>
Bonnie lo guardò negli occhi. Erano limpidi e pieni di stelle, proprio come il cielo fuori dalla finestra.
<< E tu? >> le chiese all’improvviso. << Tu mi vuoi? >> la guardò intensamente per cercare la risposta nei suoi occhi da cerbiatta.
Nuove lacrime riempirono quegli occhi e Bonnie si strinse a lui. << Oh, Damon, certo che ti voglio. Tu non sai nemmeno quanto >>
<< Bene >>
Restarono così per un po’, in silenzio, a riflettere su quanto potesse essere ridicola certa gente.



 
Non ero irraggiungibile.
Non ero difficile.
Non ero inconquistabile.
Ero ferita, ed ero una di quelle persone che sola ci stava bene.
Che forse era anche peggio.
 [ Deborah Simeone; Distorted Fables ]
 



Era segregata in casa da due giorni. Due giorni da incubo durante i quali aveva rivolto la parola solo a Mary e Meredith.
Si girò di nuovo a guardare verso la finestra della sua camera. In strada c’erano solo quattro persone che non aveva neanche voglia di identificare. Era distrutta, spezzata, disintegrata. Damon le aveva fatto la cosa più brutta che avesse potuto farle: l’aveva tradita. Aveva fatto in modo che lei si fidasse, si confidasse, che gli rivelasse tutto quello che provava e poi, come tutti gli altri, l’aveva tradita. E la cosa peggiore era che non aveva tradito il loro fidanzamento ma bensì la sua fiducia.
Si era barricata in casa facendo l’incantesimo di protezione che le aveva insegnato la signora Flowers, impedendo agli esseri soprannaturali di entrare.
Sapeva di non poter restare in casa per sempre ma davvero non ce la faceva a reggere gli sguardi pettegoli della gente, o, ancora peggio, quelli compassionevoli.
Non che in casa fosse il paradiso, anzi, era come una specie di purgatorio, non proprio un inferno ma molto vicino. Sua madre continuava a piangere e ad urlare che lei l’aveva detto, dovevano sposarsi subito.
Bonnie non aveva più pianto, il che, forse, era anche peggio. La prima notte aveva versato tutte le lacrime che aveva in corpo, fino a quando si era ritrovata con gli occhi esageratamente asciutti, privi di ogni scintilla, si era alzata e si era comportata come se nulla fosse successo.
Una carrozza si fermò davanti casa McCollough. Un’altra amica di sua madre che voleva avere informazioni riguardo alla cancellazione improvvisa del suo matrimonio. Ne aveva abbastanza. Quelle vecchie megere continuavano ad arrivare come api attirate dal miele, non avevano mai abbastanza pettegolezzi tra le mani, chiedevano sempre qualche particolare in più sulla vicenda.
Ma anche Bonnie aveva i suoi informatori. Sua sorella e Meredith erano riuscite a scoprire l’identità della donna che era la causa della silenziosa disperazione di Bonnie. Ella si chiamava Luisa D’Urso; si diceva che fosse la nipote della signora Amelia, la figlia di suo cognato. A Bonnie sembrava parecchio strano che la ragazza, all’incirca della sua età, non fosse mai stata nominata dalla donna, e che questa fosse scomparsa tanto velocemente quanto era apparsa la nipote.
Ripensò al corpo nudo della giovane. Le sue curve prosperose avrebbero fatto impazzire chiunque, non si meravigliava che anche Damon si fosse buttato tra le sue braccia. E, sebbene lui avesse negato di averla toccata, lei non gli credeva, non dopo quello che aveva scoperto.
Ripensò a lui, a quel bel vampiro con capelli e occhi neri come la notte più buia, lui che in solo qualche mese le aveva rubato il cuore e l’aveva distrutto. Si concedeva raramente di pensare a lui durante il giorno, non riusciva a non collegare il suo volto a quello della sua amante. Ancora una volta si chiese quanto potesse essere stupida per aver pensato che uno come lui potesse sposare una strega inesperta come lei. Sperò che lui e suo fratello lasciassero in fretta il paese, e sperò che lui restasse e la sposasse. Per l’ennesima volta sperò che fosse tutto un incubo.
Ripensò a quello che era successo quella maledetta sera, dopo che Damon l’aveva lasciata felice e sicura dei loro sentimenti

<< Bonnie? >> qualcuno l’aveva chiamata.
La signora Flowers la guardava con un accenno di sorriso sulle labbra.
La sua  vecchia balia le si avvicinò e cercò di prenderle le mani ma lei le nascose tra le pieghe del vestito.
<< Bonnie, cara, cosa ne dici di scendere un po’? Ti andrebbe di chiacchierare con tua nonna? >>
Chiacchierare con sua nonna? Come poteva farle bene quando sapeva che anche lei aveva visto tutto, probabilmente il solo vederla le avrebbe fatto ritornare tutto alla mente. Eppure, come poteva rifiutare di vedere sua nonna?
Si alzò e seguì silenziosamente la signora Flowers.
Nel corridoio, fuori dalla sua camera, un uomo alto e muscoloso era in piedi appoggiato alla parete, i capelli biondi arruffati. Matt. Aveva fatto di tutto pur di evitarlo, aveva persino consumato i pasti in camera, non avrebbe sopportato di sentirgli dire che se lo meritava.
<< Bonnie >> la chiamò.
Lei si voltò appena, fermandosi per fargli capire che l’aveva sentito.
La notizia del tradimento di Damon era volata sulle labbra di tutti ad una velocità impressionante ma nessuno le aveva creduto quando aveva spiegato l’equivoco.
<< Mi dispiace per tutto questo >> le disse. Non ci credeva, non poteva dispiacergli dopo tutto quello che le aveva detto. << Mi dispiace per te >> continuò. << Non mi piace vederti in questo stato >>
Bonnie si chiese in quale stato fosse. Aveva asciugato le lacrime e si era lavata la faccia, aveva i capelli sciolti ad incorniciarle il viso, era la solita Bonnie… fuori.
A quanto pareva, Matt aveva finito il suo discorso, a lei non restava che continuare a seguire la signora Flowers verso la camera di sua nonna. Si girò senza salutarlo, non le andava di rischiare che le si spezzasse la voce. Perché nessuno credeva all’innocenza di Damon?
Ed eccola, sua nonna, seduta sul divano delle sue stanze davanti al camino acceso.
Bonnie si accigliò. Faceva un caldo quasi estivo e sua nonna se ne stava davanti al camino? Appena varcò la soglia della camera Bonnie fu investita da un’onda d’aria calda e subito cominciò a farsi aria con la mano.
<< Che cosa fate con il camino acceso? >> chiese. La voce tremolò solo all’inizio della frase.
<< Mia cara nipote >> la salutò la nonna. << So che ormai siamo quasi in estate ma io continuo a sentire freddo >> disse stringendosi in uno scialle.
<< State bene? >>
<< Temo di no >> rispose con un colpo di tosse.
Bonnie corse al suo fianco e si inginocchiò davanti a le, nonostante il camino continuasse a mandare aria calda nella sua direzione. << Che cosa vi succede? >> chiese in ansia.
<< Non preoccuparti, ormai sono vecchia, sapevo che non avrei vissuto ancora a lungo >>
<< Ma cosa dite? Stavate bene fino a qualche giorno fa! >> esclamò. Cercò conforto nello sguardo della signora Flowers ma anch’ella sembrava terribilmente stanca. << È per questo che mi avete portato qui? >> le chiese.
La signora Flowers annuì.
Bonnie tornò a rivolgersi a sua nonna. << Non muovetevi, mando qualcuno a chiamare un dottore >> le disse alzandosi.
<< No >> le disse sua nonna trattenendola per un braccio.
<< No? Ma voi avete bisogno di cure! >>
<< No, mia cara, non c’è cura per me. Devi restare e ascoltare quello che ho da dirti >> le disse a fatica.
Bonnie tornò ad inginocchiarsi.<< Cosa potete avere da dirmi di così importante che non può aspettare a domani? >>
<< Devo metterti in guardia >>
<< In guardia? Ma cosa dite? State delirando >>
<< No, no cara, ti prego ascoltami >>
Bonnie si asciugò la fronte sudata e si avvicinò al viso di sua nonna per evitare che si sforzasse troppo a parlare ad alta voce. Si chiese come avesse fatto ad ammalarsi così all’improvviso.
<< Lui mente >> le disse la nonna.
Bonnie sapeva a chi si riferisse. << Nonna, vi prego, almeno voi ascoltatemi. Lui non mi ha tradita, stava aspettando me… >>
La vecchia strega la interruppe. << Anche se non ti ha tradita con quella ragazza ti ha tradita in un altro modo >>
La giovane era sempre più confusa e lanciava sguardi interrogativi alla signora Flowers che però non aveva intenzione di alzare gli occhi dal pavimento. << Che cosa state dicendo? >> chiese esasperata.
<< Lui ha ucciso, nipote mia >>
Bonnie sospirò. << Lo so. Lui è un vampiro, era inevitabile che qualche volta… >>
Sua nonna tornò ad interromperla. << No, cara. Ha ucciso qui, a Santa Maria del Castello >> le sussurrò.
La nipote la fissò sbalordita. Non ci credeva, non poteva aver ucciso qualcuno senza che lei lo sapesse. Ma forse… << Mi state dicendo che la signora D’Urso non è scomparsa ma è… morta? >> chiese incredula.
Sua nonna parve riflettere su quello che le aveva chiesto e si prese parecchi minuti prima di darle una risposta. << Sì >> disse. << È probabile >>
Bonnie la guardò shockata. << E state incolpando il mio futuro marito? >>
<< Sì, mia cara. È così, lui è un assassino. Probabilmente ha ucciso Amelia D’Urso e sono sicura che abbia ucciso la signorina Coppola >>
La rossa la guardò inorridita. << Non potete accusarlo senza alcuna prova. Lui è innocente >> cercò di difenderlo.
La signora Flowers le mise una mano sulla spalla. << Cerca di restare calma >> le disse.
<< Calma? >> chiese Bonnie guardandola. << Mia nonna sta accusando il mio fidanzato di omicidio >> disse isterica. << Come vi permettete? >>
Sua nonna si alzò, nonostante si tenesse a malapena in piedi. << Lui è così e lo sarà per sempre. Vuoi delle prove? >> le chiese altera. << Chiedi alla signora Coppola in che stato era sua figlia quando l’ha trovata >>
Bonnie non capì. << Che cosa intendete? >>
<< Aveva la gola squarciata >> sibilò la nonna. << Squarciata da un morso. E non aveva più una singola goccia di sangue in corpo >> rivelò senza pietà.
L’ultima speranza di Bonnie era la signora Flowers, solo lei poteva smentire tutto e dirle che sua nonna era impazzita. Ma la sua anziana badante la guardava dispiaciuta, i suoi occhi azzurri erano velati da stanchezza e tristezza.
<< No >> sussurrò Bonnie. << No! >> urlò.
La signora Flowers la strinse a sé, cullandola sul suo seno, proprio come aveva fatto anni addietro, quando una delle ragazze McCollough si sbucciava le ginocchia in giardino.
Bonnie si sentì per un attimo al sicuro ma subito le ritornò in mente tutto quello che Damon le aveva detto, tutto quello che le aveva fatto e tutto quello che ora stava perdendo.
Rimase in stato catatonico per parecchio tempo prima che qualcuno la riportasse in camera sua.


E li si ritrovò, riprendendosi da quei ricordi sconcertanti. Ancora non riusciva a credere a quello che Damon le aveva fatto.
Come aveva potuto uccidere una ragazza innocente, nel pieno della sua vita? Solo un mostro era capace di tale crudeltà, solo un mostro. E lei amava quel mostro.
Non c’era rimedio, non aveva scampo. Per quanto lo odiasse per quello che aveva fatto non riusciva a smettere di amarlo. Sapeva di commettere un grosso errore ma sapeva anche che prima o poi l’avrebbe perdonato perché lei lo amava, senza pregiudizi. In fondo era quella la sua natura, per sopravvivere doveva bere sangue umano, sangue…  di ragazze innocenti.


"Tornano tutti sai.
Ci sono quelli che tornano chiedendoti scusa,
chiedendoti di metterci una pietra sopra e dimenticare.
Ci sono quelli che le scuse nemmeno te le fanno,
tornano soltanto, come se nulla fosse successo.
Poi ci sono quelli che tornano perchè non ce la fanno senza di te,
perchè hanno capito di aver fatto un grosso errore.
Ci sono quelli che si fanno vivi solo perchè si sentono soli.
Torna chi ti ha mentito, chi ti ha sputtanato, chi ti ha insultato, chi ti ha usato,
chi ti era amico, chi ti amava o almeno diceva di farlo.
Tornano tutti, qualcuno per restare altri per andarsene di nuovo.
Tornano tutti, e tu? Tu quando torni? "



Non capiva. Continuava ad avvicinarsi a casa McCollough ma veniva respinto da una specie di barriera invisibile.
Sapeva che era stata Bonnie ad ergerla poiché la sua aura era chiara e presente.
Ma perché gli stava impedendo di avvicinarsi a lei? Aveva forse cambiato idea? Non voleva più sposarlo? E per quali motivi? Stava cercando di rispondere a questi interrogativi da due giorni ma non riusciva a trovare una risposta.
Aveva tentato di mettersi in contatto con la rossa tramite una conversazione mentale ma aveva trovato una barriera anche lì. Non voleva vederlo, né tantomeno sentirlo, ma allora cosa poteva fare?
Si era appostato davanti alla casa in attesa che fosse lei ad uscire se lui non poteva entrare, ma la streghetta non si era mossa dalla sua camera.
Un sacco di gente era entrata, invece. Quasi tutte le donne del paese erano andate a spettegolare con la signora McCollough su una presunta rottura del loro fidanzamento.
Non ce la faceva più a stare in ansia. Doveva cercare di capire cosa potesse mai essere successo perché la sua futura sposa tagliasse i ponti con lui così all’improvviso. Se non poteva parlare con lei direttamente poteva parlare con la sua amica inquietante. La mora si stava giusto avvicinando e così la fermò parandosi dinanzi a lei.
Meredith non fece una piega all’apparizione del vampiro, sapeva già cosa voleva da lei. << Signor Salvatore >> gli disse facendo un mezzo inchino.
<< Signorina Sulez >> la salutò l’altro con un sorriso furbesco.
<< Ebbene? >> chiese Meredith vedendo che Damon non accennava a continuare. << Che cosa volete chiedermi? >>
Damon sorrise. << Vedo che siete una donna perspicace >>
La cacciatrice non rispose e portò una mano su un fianco un attesa del resto del discorso.
<< Volevo chiedervi se poteste spiegarmi perché la mia futura moglie non vuole vedermi >> le disse.
L’altra lo guardò con un elegante sopracciglio alzato. << Se non vuole vedervi ci sarà sicuramente un valido motivo, e non so se lei vorrebbe che ve lo dicessi >>
<< Forse non siete così perspicace >> le disse avvicinandosi minaccioso. << Voi non sapete chi sono io >>
Meredith alzò entrambe le sopracciglia in un espressione derisoria. << Lo so benissimo, invece. Al contrario di voi, Bonnie può fidarsi di me, e mi dice tutto >> disse facendo un passo avanti. << Tutto >> sottolineò.
Damon si sorprese. La sua “ nemica ” doveva sapere molte cose su di lui e questo lo poneva in svantaggio visto che lui sapeva il minimo indispensabile su di lei. << Allora saprete che sono capace di molte cose >>
Meredith non si fece intimidire, d’altronde la intimidivano davvero poche cose. << Ho paura che sia proprio questa la causa del vostro attuale problema, mio caro vampiro permaloso >>
Damon assottigliò lo sguardo. La ragazza sapeva fin troppo per i suoi gusti. << Non sapete che non si gioca con i vampiri cattivi? >> chiese inclinando la testa a sinistra e guardandola con occhi da pazzo.
<< E voi non sapete che i cacciatori fanno fuori i vampiri cattivi? >> chiese Meredith ironica.
<< Sulez >> rifletté Damon. << È per questo che il vostro cognome non mi suonava così nuovo. Siete una cacciatrice >> disse annuendo tra sé.
Meredith aspettò che le saltasse alla gola per ucciderla.
<< Bene >> disse il vampiro.
<< Bene? >> chiese l’altra, per la prima volta insicura.
<< Sì, mia cara cacciatrice, bene. Se siete brava quanto vostro zio, posso stare tranquillo sull’incolumità della mia sposa >> le spiegò.
Meredith non credeva alle proprie orecchie. Lui era contento che fosse una cacciatrice? << Non è più la vostra sposa >> gli disse per ripicca.
Damon sorrise scanzonato. << Questo lo crede lei. Non si libererà di me >>
<< Cosa avete intenzione di fare? >>
<< Mi sembra ovvio: sposarla >> disse serio.
<< Lei non vi vuole più. Sa tutto >>
Damon la guardò curioso. << Tutto? Sapeva già tutto >>
Meredith si avvicinò ancora un po’. << Non sapeva che avevate ucciso una ragazza >> gli sussurrò prima di oltrepassare la barriera invisibile.
Damon rimase impalato per qualche secondo. Lei sapeva. Lei sapeva che aveva ucciso la signorina Coppola, ed ora lo odiava.
Doveva ammetterlo: non sarebbe stato facile uscire da quel pasticcio.
Per il momento doveva solo aspettare che lei uscisse da quella benedetta casa.
Lanciò un altro sguardo all’abitazione e subito una macchia rosso fuoco catturò la sua attenzione: i capelli di Bonnie.
Era dietro la finestra della sua stanza; le tende, chiuse da due giorni, erano scostate per permetterle di osservarlo.
I loro occhi si incontrarono e Damon si sentì l’uomo più idiota del mondo.
Sarebbero mai riusciti a stare insieme senza problemi?


Bonnie si concesse di guardarlo ancora per qualche attimo prima di lasciar ricadere le pesanti tende blu.
I suoi occhi neri le erano mancati più di tutto, più dei baci e delle carezze. Quegli occhi ipnotici che non la facevano dormire la notte le erano sembrati terribilmente tristi. Lo sapeva: stava già cedendo al suo maledetto fascino.
<< L’hai visto >>
Meredith era entrata in camera sua.
<< Sì >> rispose Bonnie. << L’ho visto >> sospirò. << Cosa vi siete detti? >>
<< Abbiamo messo le cose in chiaro. E mi ha chiesto di te e del tuo comportamento >> le rispose l’amica.
Bonnie annuì. << Glielo hai detto? >> chiese asciugando una lacrima.
<< Sì >> confermò l’altra sedendosi di fronte all’amica. << Gliel’ho detto, e sai cosa ha risposto? >>
Bonnie scosse la testa.
<< Ha detto che non ti libererai di lui >> sussurrò. Aspettò per qualche secondo una risposta che non arrivò e allora continuò. << Bonnie, lo sai che ti voglio bene e che non vorrei mai che tu soffrissi ma lui mi sembrava dispiaciuto. E credo che ci sia qualcosa, in tutta questa storia, di cui non siamo a conoscenza. Qualcosa in più >>
Bonnie la guardò con gli occhi pieni di lacrime. << Lo so, c’è qualcosa che mia nonna non mi ha detto ma non andrò ad implorarla >> disse fiera.
Meredith rifletté per qualche istante in silenzio. << Allora tocca a noi scoprirlo >> asserì sicura.
La strega annuì.







Rieccoci :D
Dopo lo scorso lunghissimo capitolo questo mi sembra misero :(

Allora… spero che non sia troppo confusa la situazione. Credete che stia esagerando con gli ostacoli? Questo è uno degli ultimi, lo prometto :P

Quiiindiii…
Grazie a tutte voi che continuate a leggere, recensire ed inserire la storia tra le preferite, seguite e ricordate.

Ah, noi Bamon siamo sempre qui, eh:

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Capitolo 16
*** Bello senz'anima ***


Saaalveee! Vi ricordate di me? So che vi ho fatto aspettare ma ecco il 16 capitolo.


16. Bello senz’anima

 
L'importanza delle cose si vede dall'impegno
che si mette per cercare di portarle avanti
anche quando gli ostacoli sono tanti.
 [ Monia Ghesini ]   
 



Alaric era un uomo interessante e colto; un uomo all’altezza di Meredith.
Bonnie se ne era accorta già la prima volta che lo aveva incontrato. C’era stata subito simpatia tra di loro, aiutati dall’amore comune che provavano entrambi per la giovane cacciatrice.
Era il secondo giorno delle loro ricerche riguardo il pezzo di puzzle che mancava a quella assurda situazione. Erano quattro giorni che Bonnie non usciva di casa, ed erano quattro giorni che Damon non si muoveva dall’entrata di casa McCollough. Era immobile, come una statua; non parlava, non si muoveva nemmeno per cibarsi. Se ne stava lì a fissare la finestra di Bonnie e lei, dall’altra parte del vetro, fissava lui. Damon non aveva più cercato di parlarle attraverso la telepatia, né aveva più cercato di entrare in casa, si limitava a guardarla con gli occhi tristi di chi sa che ha sbagliato e vuole chiedere scusa.
E lei stava cedendo. Si concedeva tempi sempre più lunghi per ammirare la sua figura scura, quei capelli sempre perfetti, il viso pallido sempre liscio visto che, anche se non faceva la barba da giorni, quella non cresceva. Anche durante la notte, durante le pause tra un incubo ed un altro, Bonnie scostava le tende ed appoggiava la fronte contro il vetro freddo della finestra, e lo guardava… fino al mattino dopo.
Quella notte aveva quasi perso il controllo ed era quasi scesa ad abbracciarlo, mentre lui continuava a fissarla sfacciato.
<< …va bene, Bonnie? >>
La rossa si riscosse da quei pensieri e guardò Alaric. << Scusa, ero distratta >>
Il ragazzo guardò la finestra del salotto prima di incontrare il suo sguardo. << Non capisco >> disse sospirando.
<< Cosa non capisci? >> gli chiese Meredith.
<< Voi donne >> le rispose lui. << Davvero non vi capisco >>
Le due ragazze lo guardarono sconcertate ma gli occhi marroni del cacciatore restavano fermi, sicuri.
<< Tu gli vuoi bene, Bonnie >> asserì e allora le lacrime sfondarono la fragile diga che Bonnie aveva alzato sui suoi occhi, qualche lacrima scese solitaria fino al mento, cadendo sul vestito rosa. << Vai, corri a dirglielo >> continuò ma Bonnie non poteva ascoltare oltre.
<< Non posso, Alaric. È complicato, lui sta meglio da solo >>
<< Non mi sembra che lui sia dello stesso parere. Se volesse stare da solo potrebbe farlo a casa sua, e non sotto la tua finestra >>
<< Alaric >> lo riprese Meredith.
<< No, ha ragione >> le disse Bonnie prima di rivolgersi nuovamente al suo nuovo amico. << Hai ragione, dovrei scendere giù, abbracciarlo e perdonarlo, dovrei dirgli che va tutto bene e che si risolverà tutto, ma non posso. Non posso perché non so se andrà tutto bene, se davvero si risolverà tutto. Non posso >>
Per qualche minuto nessuno dei tre parlò.
Quello che avevano scoperto sembrava essere solo un millesimo di quello che avrebbero dovuto scoprire, e non era un granché.
A quanto pareva, lei e Damon erano destinati. Destinati ad una morte orribile.
Negli antichi libri che Alaric aveva acquistato nei paesi che aveva visitato, i tre avevano scoperto che il destino di Bonnie era stare con Damon. Lei, essendo una dei pochi discendenti rimasti dei druidi, aveva in sé un potere enorme che avrebbe dovuto sviluppare già da molto ma era rimasta indietro a causa del silenzio di sua nonna e delle altre streghe della sua famiglia. Eppure, l’immenso potere che possedeva non era nulla in confronto a quello che conservava solo a Damon: la sua anima.
L’anima di Bonnie era una normale anima di strega, con mille sfaccettature e centinaia di meravigliose emozioni, ma non era solo sua. Una parte era di Damon.
Il vampiro, che essendo tale era un’anima perduta, aveva bisogno dell’anima di qualcun altro; ma quale mostro avrebbe tolto l’anima ad un mortale per darla ad un vampiro?
Ai druidi, quindi, non era rimasta scelta se non quella di assegnare ad ogni anima perduta qualcuno che potesse condividere la propria con lui. Un normale essere umano non poteva dare un pezzo della propria anima ad un immortale e tantomeno poteva farlo un altro immortale visto che ne sarebbe stato altrettanto sprovvisto. E allora, l’unica opzione plausibile era una strega -umana per nascita e immortale per natura, non per costrizione.
E a lei era stato destinato Damon.
Come poteva, ora che sapeva, non chiedersi se la loro attrazione non fosse una cosa forzata, qualcosa che doveva succedere per forza e non per loro scelta. Come poteva non chiedersi se Damon fosse attratto da lei solo perché gli spettava la sua anima?
Questi erano solo alcuni dei dubbi che le affollavano la mente e le impedivano di dormire sonni tranquilli.
Intanto, fuori, aveva cominciato a piovere ma si accorse che lui non si mosse comunque. La sua figura nera era meno visibile a causa della fitta pioggerellina che lo avvolgeva, quasi come se lui stesso ne facesse parte. I suoi capelli -da quello che poteva vedere da quella distanza- sembravano essersi appiccicati alla fronte. Era la prima volta che lo vedeva con i capelli vagamente in disordine e si accorse, con una fitta allo stomaco, che era ancora più bello.
<< Torniamo a lavoro? >> chiese Meredith spezzando la tensione ed interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
Bonnie tornò a guardare l’enorme libro sulle sue gambe.
A lei era stato assegnato il compito di migliorare i suoi poteri mentre Meredith e Alaric cercavano quante più informazioni possibili sulla storia dell’anima condivisa.
Per lei era di conforto sapere che i due cacciatori la aiutavano, che la capivano. Erano gli unici a sapere di tutta quella storia, nemmeno a Mary aveva raccontato nulla, sperando di non complicarle la vita.
<< Credo di aver trovato qualche altra cosa >> disse Alaric ma prima che potesse spiegare di cosa si trattasse, Matt fece il suo ingresso nella stanza.
<< Buonasera Bonnie, signorina Sulez, signor Saltzman >> salutò.
<< Buonasera  signor Honeycutt >> risposero i cacciatori.
Bonnie lo guardò a malapena. A stento riusciva a guardarlo da quella volta che l’aveva schiaffeggiato.
<< Tua nonna chiede di te >> le disse serio. Poi, addolcendo la sua espressione, aggiunse commosso: << Credo che voglia salutarti >>
Bonnie lo guardò con gli occhi già lucidi di lacrime prima di guardare Meredith sperando in una parola di conforto. L’amica, però, per la prima volta si trovava a corto di frasi rassicuranti. Le sfiorò la mano in un gesto di comprensione e affetto prima di alzarsi insieme ad Alaric e lasciare casa McCollough.
Bonnie corse di sopra, salendo i gradini a due a due e incespicando nei suoi stessi piedi un paio di volte prima di raggiungere la stanza di sua nonna.
Il camino era sempre acceso, nonostante fosse giugno inoltrato, e in quella stanza faceva un caldo infernale.
La nonna era nel suo letto, sotto una spessa coltre di coperte. Aveva gli occhi chiusi, contornati da tante rughe, più di quante ne ricordasse.
La signora Flowers restava in piedi sulla soglia della porta, stanca come non ricordava di averla mai vista e torturava le dita delle proprie mani guardando il pavimento come se potesse dirle qualcosa di importante da un momento all’atro.
Bonnie tornò a guardare sua nonna. Come aveva potuto ridursi in quello stato in meno di una settimana? E perché nessuno, nella sua famiglia, si era interessato a curarla?
<< Nonna? >> chiamò incerta con le lacrime agli occhi.
L’anziana donna aprì lentamente gli occhi. << Bambina mia, sei tu, Bonnie? >> chiese con voce flebile.
Bonnie si avvicinò al letto e le strinse una mano. << Si, sono io. Sono Bonnie. Che cosa vi succede? >>
<< Sto morendo, mia cara >> disse sorridendo.
Bonnie guardò quel sorriso a cui mancava qualche dente * e pensò che la nonna le sarebbe mancata terribilmente. << Non dite così >> disse cercando di rassicurarla. << Vado a chiamare subito un medico >>
<< No! No, tesoro, non torneresti in tempo >>
Bonnie non riuscì più a trattenere le lacrime e le lasciò scivolare sulle loro mani giunte.
<< Nipote mia, devo dirti addio. Ho conservato gli ultimi respiri solo per poterti dire di farti forza, di non cedere alla paura >>
Bonnie singhiozzò. << Sta per succedere qualcosa di orribile, nonna. Cosa? Che cosa sta per succedermi? >>
<< Non lo so, bambina mia. Non lo so! È per questo che ho cercato di proteggerti a tutti i costi. Forse ho agito nel modo sbagliato ma sappi che l’ho fatto per proteggerti >>
<< Che cosa avete fatto, nonna? >>
<< Mi dispiace >> mormorò solo la donna.
Bonnie sentì la stretta della mano di sua nonna affievolirsi sempre di più. Vide la sua testa quasi completamente bianca piegarsi di lato nella sua direzione, la guancia destra posata sul cuscino, gli occhi semichiusi.
Stava morendo. Riusciva a pensare solo quello. Sua nonna stava morendo e lei non poteva fare niente. O si?
<< Signora Flowers >> chiamò.
La donna, però, non staccò lo sguardo dal pavimento.
<< Signora Flowers >> la richiamò Bonnie, questa volta più autoritaria.
La strega alzò finalmente i suoi occhi azzurri sulla ragazza. E in quegli occhi Bonnie poté scorgere tutte le emozioni che la donna provava. Paura, ansia, senso di colpa, sofferenza, si mescolavano in un caleidoscopio di tristezza.
Bonnie pensò allo sguardo colpevole di Damon, a quanto la faceva stare male, e a quanto volesse perdonarlo e dimenticare tutto. Ma non poteva. Non poteva pensarci adesso, non era il momento di pensare alle sue sofferenze mentre sua nonna moriva.
<< Cosa posso fare? Datemi un incantesimo, una pozione. Aiutatemi, preparate qualcuno dei vostri intrugli… >>
La signora Flowers l’afferrò per le spalle. << Smettila >> le disse piangendo.
<< Cosa? >> chiese Bonnie stupefatta.
<< Smettila. Non puoi fare niente, tantomeno io. E lei non lo vorrebbe >>
<< Lei non lo vorrebbe? Che cosa ne sapete voi di quello che vorrebbe mia nonna?! Lei vorrebbe vivere! >> disse spazientita.
<< NO! >> urlò l’altra. << Lei non lo vorrebbe, non lo vuole >>, lanciò uno sguardo al letto, << e ormai è troppo tardi >>.
<< Troppo tardi? >> chiese Bonnie. << TROPPO TARDI? Noi siamo delle streghe! Possiamo farla guarire! >> esclamò con voce tremante. Perché la signora Flowers non capiva? Non voleva che sua nonna guarisse?
<< È troppo tardi >> ripeté la signora Flowers, questa volta con più calma.
Bonnie si voltò a guardare sua nonna. La mano che aveva stretto fino a poco fa giaceva immobile sulla coperta viola, l’altra, altrettanto immobile, era posata sull’addome. Gli occhi non erano del tutto chiusi e la signora Flowers si premurò di abbassare le palpebre rugose.
<< Se n’è andata, bambina mia >> le disse sottovoce.
<< Non chiamarmi così! >> esplose Bonnie. << Tu non hai voluto aiutarmi, hai assecondato la sua folle idea di non chiamare un dottore e ora hai il coraggio di chiamarmi bambina mia? >> chiese inferocita. << Che cosa ti aveva fatto? Non la conoscevi neanche! >>
Teophilia si sentì punta sul vivo. << Certo che la conoscevo! >> esclamò. << Era la mia migliore amica >> mormorò.
Bonnie non le credette, come può una donna lasciar morire la sua migliore amica?
Guardò ancora una volta il corpo senza vita di sua nonna e la freddezza che le era appartenuta in quei momenti di rabbia svanì, lasciando il posto ad un’infinita tristezza.
Non ce la faceva. In quella stanza faceva un caldo asfissiante e le lacrime calde sul viso non aiutavano di certo. Doveva uscire da quella stanza. Doveva uscire da quella casa. Doveva uscire da quel corpo.
Desiderava ardentemente lasciare il proprio stupido, piccolo corpo. Lasciare dentro quel guscio inutile il suo cuore spezzato e lasciar vagare la propria anima libera da ogni cosa reale, libera da ogni cosa brutta.
Oltrepassò l’enorme figura di Matt che piangeva silenziosamente, oltrepassò la figura di suo padre che correva in camera di sua nonna.
“ Non troverai niente lì “ pensò amareggiata, “ c’è solo il suo corpo raggrinzito dal tempo. La nonna è morta, non è in camera sua “.
Si meravigliò di quei pensieri così deprimenti ma, prima che potesse rifletterci, si ritrovò fuori, sotto la pioggia battente del temporale estivo, e finalmente tornò a respirare. Inspirò più aria possibile, fino a farsi bruciare i polmoni, e la ricacciò quasi vomitandola.
Sperò di aver vomitato pure l’anima e tutte quelle stupide emozioni che le faceva provare.
Che se la prendesse Damon! Lei non la voleva, la rendeva solo più debole, più vulnerabile.
E proprio il suddetto vampiro era ancora lì fuori, e ancora la fissava. I capelli corvini appiccicati alla fronte e il completo bagnato, rigorosamente nero, che definiva i suoi muscoli scolpiti.
Sì, l’anima poteva pure prendersela se il solo guardarlo la metteva così in soggezione.
Damon sciolse le sue braccia conserte e fece un passo avanti nel tentativo di avvicinarla ma Bonnie assunse un’espressione angosciata.
Non ce la faceva. Non ce la faceva a sopportare la sua pietà, era l’ultima cosa di cui aveva bisogno.
Il vampiro si fermò e la guardò rassegnato.
Niente pena, niente compassione nel suo sguardo. Solo amore, ed era quello che le serviva ma non osava chiederlo, non osava sperare tanto.
Alzò le gonne, bagnate e pesanti, e cominciò a correre. Non sapeva dove stava andando, sapeva solo che si sentiva meglio. La pioggia le sferzava il viso e si mescolava alle lacrime, il vento le scompigliava i capelli zuppi e i ramoscelli delle piante le graffiavano le caviglie e le strappavano le calze ma non le importava, continuare a correre era l’unico modo per non pensare.

c'erano cose che volevo dirgli.
ma sapevo che gli avrebbero fatto male.
così le seppellii e lasciai che facessero male a me.
jhonatan safron foer

 

Damon la lasciò correre, l’avrebbe raggiunta in qualche secondo.
Sapeva quanto faceva male perdere una persona cara, e sapeva che Bonnie in quel momento voleva essere lasciata sola.
Si sentiva inutile, cosa poteva fare per alleviarle il dolore? Poteva soggiogarla e cancellare le sue emozioni. No, non era tanto stupido da fare un altro passo falso. Doveva fare solo quello che si sentiva di fare, e in quel momento voleva andare a cercarla
Come previsto, la trovò dopo pochi secondi. Nonostante il vantaggio che la ragazza aveva accumulato, la sua velocità da vampiro era impareggiabile.
Bonnie stava ancora correndo e lui rallentò per affiancarla. Ormai era sfinita, i passi erano sempre più incerti, tremanti; la pioggia, ormai, doveva esserle entrata fin nelle ossa, e, visto il forte aroma del suo sangue, doveva essersi graffiata.
Damon voleva lasciarla in pace ma non voleva che si facesse male o che si ammalasse, quindi mandò a monte ogni suo piano di lasciarle il suo spazio e le passò un braccio sotto le ginocchia e l’altro dietro la schiena, la sollevò e, con lei in braccio, si spostò dentro una piccola rientranza nella parete di roccia che si trovava dall’altra parte del boschetto, e solo allora si rese conto di quanta strada era riuscita a percorrere la rossa.
Le fece poggiare i piedi a terra e la strinse forte a sé, fino a che lei non ricambiò la stretta, allora la strinse più forte.
Per il momento non c’era bisogno di parlare, sarebbe stato superfluo e inopportuno, dovevano solamente restare così, stretti l’uno all’altra, proprio come avrebbero dovuto fare dall’inizio.
E poco importava che la nonna di Bonnie fosse la responsabile della loro lite, lui aveva scoperto già la sera della festa che Luisa D’Urso in realtà era Amelia e sospettava che fosse stata la nonna a rivelarle le circostanze della morte della signorina Coppola, lui non avrebbe rovinato il ricordo che Bonnie aveva della sua adorata nonna. Così, seppellì ogni istinto di dirle la verità e le baciò i capelli bagnati fradici.
Bonnie singhiozzò contro la sua spalla e si lasciò andare ad un pianto liberatorio, sfogando finalmente tutta la sua rabbia.
Damon non le disse di smettere, così come non le disse di continuare, se ne restò zitto e si limitò ad accarezzarle i capelli e la schiena, in un tocco delicato che poche altre volte aveva usato durante la sua esistenza.
Nessuno dei due seppe mai per quanto tempo stettero così, e di certo, il tempo era l’ultimo dei loro pensieri.
All’improvviso, Bonnie si ritrasse, tirò su col naso e fece un profondo respiro prima di guardarlo con i suoi occhioni gonfi di pianto. << Grazie >> disse solo.
<< Ti amo >> le rispose lui.
Bonnie lo guardò con la bocca spalancata. Lui la amava?
Damon aspettava una risposta o, perlomeno, un segno di vita. I suoi occhi la scrutavano per captare qualche segnale ma lei continuava a fissarlo incredula.
<< Non ce la faccio a ripeterlo >> le confessò. << Quindi dimmi qualcosa >>
Bonnie richiuse di scatto la bocca. << Perché me lo dici ora? >> chiese ancora incredula.
<< Questo è tutto quello che hai da dirmi? >> chiese lui confuso.
Lei non rispose, lasciandogli intendere che aspettava ancora una risposta.
<< Perché me ne sono appena reso conto >> disse con voce roca, era quasi emozionato.
<< Non è per il fatto… per quello che ho scoperto? >> chiese Bonnie scettica.
Damon corrugò la fronte. << Cos’hai scoperto? >> domandò sospettoso.
Bonnie arrossì. << Niente >>
<< Bonnie >> la riprese lui.
La ragazza abbassò la testa.
Damon sospirò. Da quando non lo faceva? << Va bene, non dirmelo >> le disse. Le prese il mento tra le dita, come suo solito, e le alzò il viso fino a che le loro labbra si sfiorarono.
Quel dolce sfiorarsi di labbra, però, fu interrotto da un sonoro starnuto della ragazza.
<< Mi dispiace! >> esclamò subito, imbarazzata.
<< Dobbiamo andarcene >> le disse Damon. << Ti ammalerai qui fuori, al freddo >>
<< Aspetta, devo dirti la verità… >> cominciò ma fu interrotta da un altro starnuto.
<< Potrai dirmela a casa, dopo aver fatto un bagno caldo >>
Bonnie pensò a quanto sarebbe stato bello immergersi nella sua tinozza riempita con acqua bollente… ma a casa sua c’era sua nonna morta. Non sarebbe stato carino mettersi a fare il bagno in quelle circostanze. << Non posso tornare a casa >> gli disse, nuove lacrime agli occhi.
<< Verrai a casa mia. Farai un bagno, ti cambierai, mi spiegherai tutto e poi ti riporterò a casa >> disse. A Bonnie sembrò di ricevere degli ordini ma erano compiti piacevoli da eseguire.
Cercò di incamminarsi verso gli alberi, di nuovo sotto la pioggia, ma lui la fermò. << Non arriveremo mai a piedi >> le disse con un ghigno, << Vieni >>. La riprese in braccio e le diede un bacio sulle labbra.
<< Damon? >> lo chiamò.
<< Si? >>
<< Ti amo anch’io >> sussurrò con sguardo basso.
Per sua sfortuna si perse un particolare che non avrebbe voluto perdere. Le guance di Damon si colorarono di un tenue rosa, non era un vero e proprio rossore, era più simile ad un colore naturale della pelle, e, per un attimo, sembrò quasi umano. Quasi.
Iniziò a correre con la sua velocità da vampiro.




E’ la tua voce che mi tranquillizza.
E’ il tuo modo di parlare, il tuo modo di chiamarmi,
quel nomignolo che mi riservi. E’ che sei tu.
E quando si tratta di te, io non lo so che mi succede.
Per quanto cerchi di trattenermi, se si tratta di te..
Io sono felice.
 [ Carlos Ruiz Zafòn ]



Aveva sempre voluto vedere la stanza di Damon.
Ed era proprio come se l’aspettava: elegante ma comunque semplice.
La cosa che saltava subito all’occhio era la coperta nera che copriva il letto, con cuscini in tono. Ai piedi del letto c’era una grande cassa in mogano, e di fronte una scrivania dello stesso legno, a fianco c‘era un lungo specchio con la cornice d‘oro. Anche le tende alla finestra erano nere e lasciavano filtrare ben poca luce, come del resto succedeva in tutta la casa.
<< Ti faccio portare un po’ d’acqua calda, così fai un bagno >> la informò Damon.
Bonnie annuì.
Per fortuna, quella volta non c’era Elena a pensare alla correttezza di quello che facevano. Non le sarebbe piaciuto fare il bagno nella camera che lei condivideva con Stefan, si sarebbe sentita a disagio, mentre la camera di Damon le era quasi familiare, nonostante fosse la prima volta che la vedeva.
Ma, prima di uscire, Bonnie vide Damon togliersi la giacca e un leggero rossore si diffuse sulle sue guance vedendo i muscoli scolpiti attraverso il tessuto bagnato della camicia immacolata.
<< Co-cosa fai? >> chiese quando lo vide slacciare i nastri.
Lui si voltò, fermando il suo lavoro, e guardandola con un sopracciglio alzato. << Mi tolgo i vestiti bagnati. E dovresti farlo anche tu >> le disse.
Bonnie arrossì di più. << Ma non sta bene che tu ti spogli davanti a me, non siamo sposati >>
<< Non ancora >> la corresse lui.
Vedendo che lei continuava a restare imbarazzatissima sospirò. << Va bene, mi tolgo solo la camicia e poi potrai fare il tuo bagno >>
Bonnie si voltò dall’altra parte ma la risata di Damon la raggiunse comunque.
Proprio come aveva promesso, il moro si era tolto la camicia e Bonnie si ritrovò a sbirciare il suo petto quando le passò davanti.
Un dio. Non c’era altro modo per definirlo. Un dio greco, latino, romano o di qualunque altra provenienza ma era decisamente un dio. Bellissimo. Come la luna piena e splendente contro il cielo nero come i suoi capelli; come il mare calmo nei giorni d’estate; niente era paragonabile a tanta bellezza e ringraziò il cielo che fosse destinato a lei.
Doveva dirgli di quello che aveva scoperto o doveva tenere tutto per sé fino a che ne sarebbe stata certa? No, non aveva tempo di cercare certezze, aveva la sensazione che presto sarebbe successo qualcosa di orribile. E non voleva avere più segreti con lui, se poi si fosse arrabbiato perché era costretto ad amarla… beh, se ne sarebbe fatta una ragione.
Lui la amava, glielo aveva detto. Ma l’amava sul serio o era solo la sua anima ad attirarlo?
Era ancora immersa nei suoi pensieri quando lui tornò, trasportando una tinozza piena di acqua fumante  aiutato da un servo. La posarono sul lucido pavimento di legno, al centro della stanza, e il ragazzo che lo aiutava uscì in fretta.
<< Coraggio, spogliati >> le disse con un ghigno malizioso.
Bonnie arrossì fino alle punte dei capelli.
<< Non ti guardo. Non sono come una certa persona >> le disse facendole l’occhiolino.
A Bonnie mancò il fiato. Lui sapeva che l’aveva sbirciato? Tentò di non morire di vergogna. << Girati >> gli disse.
Damon obbedì.
Bonnie cercò di slacciarsi il vestito ma non riuscì ad arrivare a tutti i nastri e, rossa come non lo era mai stata, dovette chiedere aiuto. L’unica persona presente era il bel vampiro, che già se la rideva per l’imbarazzo della rossa.
<< Avrei bisogno di una mano >> mormorò a bassa voce.
Damon si voltò a guardarla scettico. << Mi avevi detto di girarmi >>
Bonnie indurì lo sguardo. << Bene, aspetterò che torni Elena >>
<< Morirai di freddo fino ad allora >>
<< Pazienza >>
<< Testarda >> mormorò lui avvicinandosi. << Voi donne indossate chili di abiti e poi, per toglierli, avete bisogno di una intera squadra di aiutanti >> commentò.
Si posizionò dietro la ragazza e slacciò gli ultimi nastrini che stringevano i corsetto dell’abito. Bonnie continuò a tenere fermo l’indumento sul proprio seno, anche dopo che fu completamente libera.
<< Ora tocca alla gonna >> sussurrò malizioso Damon.
Prima che Bonnie afferrasse del tutto il concetto, il vampiro aveva già slacciato l’ennesimo fiocco, questa volta quello delle gonne. Bonnie cercò di trattenerle ma, così facendo, mollò la presa sul bustino che cadde a terra, ma, ingenua come sempre, cercò di riacciuffarlo e così perdette pure la gonna. Restò così in sottogonne e camiciola, bagnata e scoperta davanti allo sguardo famelico di Damon. Si girò a guardarlo ma non ebbe il tempo di metterlo a fuoco poiché lui la afferrò per la vita e la baciò con trasporto.
<< Sei bellissima >> le sussurrò sulle labbra.
Bonnie non ci credette ma fece finta di si.
<< Dimmi di smetterla perché sto per spogliarti e prenderti qui sul pavimento >>
Bonnie arrossì dalle punte dai capelli a quelle dei piedi. << Smettila >> gli ordinò.
Damon fermò la corsa che le sue mani avevano cominciato sul corpo di Bonnie, ma solo in un secondo momento staccò le proprie labbra da quelle di lei.
<< Fai il bagno, mi chiamerai quando avrai finito >> le disse con sguardo cupo, gli occhi pieni di passione. Poi, dopo averle lanciato un ultimo sguardo, lasciò la stanza.
Bonnie lasciò andare il respiro che aveva trattenuto. Si spogliò e si immerse nell’acqua calda ma, a contatto con la sua pelle bollente di desiderio, le sembrò congelata.




















* Non voleva essere una cosa divertente, spero si sia capito. Il fatto è che mi sembra che in molti dei romanzi che ho letto (soprattutto quelli di altre epoche) non descrivano mai sul serio i personaggi. Cercano di creare persone perfette mentre io ho cercato di dare un tono realistico alla situazione (nonostante la storia parli di vampiri e streghe). A mio nonno erano rimasti solo tre denti e, cazzo, pagherei per rivedere quel suo sorriso sdentato.
Asciugate le lacrime, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che, dopo tanti giorni, non vi siate dimenticati di me e della storia.
Spero che il momento del “ ti amo ” non vi abbia deluse, so che era inaspettato ma nella mia mente Damon continuava ad urlare quelle due parole in quel momento.

Voglio ringraziare come sempre tutte voi che leggete la storia, grazie a voi è entrata a far parte delle storie più popolari. GRAZIE.
E grazie anche a chi ha letto la OS più stupida che abbia mai scritto.

Sulla mia pagina EFP trovate tutti i contatti per trovare noi Bamonine.

A presto, baci baci,
Little Redbird

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Capitolo 17
*** Sacrificio (?) ***


Questo capitolo è un po’ cortino ma ho deciso che era meglio tagliare ora e darvi un bel capitolone (?) la prossima volta. Ci rileggiamo giù.



17. Sacrificio (?)

 
Ci si innamora così, all'improvviso,
e non possiamo neanche reagire.
Possiamo solo assecondare un cuore che,
da quel giorno in poi, non batterà più solo per noi stessi...
(Antonella La Gaipa Dipinto di Edwin Georgi)
 




Bonnie aveva fatto un bagno abbastanza breve e aveva indossato un abito di Elena, e nel mentre aveva pensato a come dire a Damon tutto quello che sapeva riguardo le loro anime, ma ora che l’aveva davanti, seduto sul letto di fronte a lei, con addosso solo dei pantaloni neri ed una camicia, le sembrava di aver dimenticato cosa doveva dirgli.
<< Non che mi dispiaccia, uccellino, ma vuoi parlare o continuare a fissarmi? >> le chiese con un elegante sopracciglio nero alzato.
Bonnie scosse la testa cercando di liberarla dall’immagine ancora impressa a fuoco dei suoi pettorali scolpiti. << Sì >> rispose arrossendo.
<< Si vuoi parlare o si vuoi continuare a fissarmi? >>
<< Parlerò, Damon. Devo dirti delle cose importanti, cose che probabilmente non ti piaceranno >>
Lo sguardo di Damon divenne più serio. << Che cosa mi nascondi, streghetta? Ha qualcosa a che vedere con noi? >>
<< Sì, riguarda me e te >>
<< E vuoi dirmelo o devo indovinare? >> chiese spazientito.
Bonnie lo guardò triste. << Tu non hai un’anima, Damon Salvatore >> disse cupa.
Il vampiro sorrise. << Questo lo sapevo già, pettirosso, ora dimmi tutto il resto >>
<< Io ho… tu devi avere metà della mia anima. Capisci? >> chiese, non era sicura di essersi espressa in modo chiaro. Infatti Damon aggrottò le sopracciglia, e lei aggiunse qualche dettaglio in più. << Io sono nata per te. Per darti una possibilità di redenzione, per far sì che tu non sia definitivamente condannato all’inferno. E per redimerti devi avere un’anima -o almeno una parte- e ti spetta la mia >> lo informò.
Damon sembrò rifletterci qualche istante. << E questo come l’hai scoperto? >>
<< Mi hanno aiutata Meredith e Alaric. E mia nonna mi ha fatto capire qualcosa >>, al pensiero di sua nonna si rattristò ma Damon fu abile nel distrarla.
<< Quindi anche il signor Saltzman sa cosa sono >>
<< Mi dispiace avergli detto di te senza consultarti ma avevo bisogno di aiuto… >> cercò di giustificarsi.
<< Lo so, era solo una riflessione >> la interruppe lui.
<< E comunque anche loro non sono quello che sembrano >> confessò Bonnie.
<< So che la tua amica è una cacciatrice, ma lui? Cosa sarebbe quel pappamolle? >>
<< Damon, ti ricordo che ci stanno aiutando, sii più gentile >>
Damon alzò gli occhi al cielo e con la mano le fece segno di continuare.
<< Anche Alaric è un cacciatore, e inoltre conosce bene molte leggende sulle cose soprannaturali >>
<< Va bene, cercherò di non insultarlo. E adesso cosa dovremmo fare? >>
Bonnie sospirò. << Non lo so, non siamo riusciti a scoprire molto >>
<< Se non vuoi farlo, o se scopriamo che sarà doloroso per te, non sentirti costretta. E poi, questo rovinerebbe la mia fama di bello e dannato >> le disse con un sorriso sghembo.
<< No, Damon >> disse scuotendo la testa e prendendogli le mani. << Io voglio farlo. La mia anima ti spetta, è tua per metà, e l’avrai >> finì carezzandogli una guancia.
<< Grazie, streghetta. Ora che ne dici di tornare a casa? Saranno tutti in pensiero >>
Bonnie annuì. << Domani devo incontrare Alaric e Meredith per cercare di capire qualcosa in più su questa storia >> disse alzandosi dal letto.
<< Ci sarò >> le disse lui, non c’era bisogno che lei lo chiedesse, lui ci sarebbe sempre stato.


La riaccompagnò a casa, sebbene il temporale fosse passato e il sole splendesse alto nel cielo.
Damon non la lasciò nemmeno sull’uscio della porta. Entrò a casa McCollough e, educatamente, porse le sue condoglianze a tutta la famiglia. La nonna non gli era mai stata simpatica ma gli dispiaceva per Bonnie, per suo padre e per la dolcissima Mary.
Proprio quest’ultima si avvicinò a loro appena varcarono la soglia del salotto dov’erano riuniti tutti, abbracciò sua sorella minore ed entrambe scoppiarono in un pianto silenzioso. Damon si sentiva decisamente di troppo ma il suo futuro suocero gli si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla, poi gli fece cenno con la testa di raggiungerlo nella stanza accanto.
Damon lo seguì in biblioteca e lo vide lasciarsi andare pesantemente su una poltrona rossa. Era distrutto, irriconoscibile. Nessuno si aspetta che i propri genitori vivano più a lungo di sé stesso, ci insegnano fin da piccoli che prima o poi loro ci abbandoneranno, ma nessuno ma è mai pronto a perderli; non ci insegnano a superare il dolore. Il dolore non si supera, e lui lo sapeva bene, avrebbe conservato il ricordo di sua madre per l’eternità quindi poteva ben capire la sofferenza dipinta sul viso del signor McCollough.
<< Ragazzo >> fece questi cercando di sembrare duro. << Non capisco le tue intenzioni >> gli disse schietto. << Non sono in vena di convenevoli quindi spiegami bene cos’hai intenzione di fare con mia figlia >>
<< Voglio sposarla, come avevo promesso >>
Il signor McCollough annuì. << Allora cos’è questa storia del tradimento? È stata male fino ad oggi per questo tuo comportamento >>
<< È stato solo un enorme malinteso, signore. Io vi giuro che non farei mai del male a vostra figlia e prometto di trattarla come merita per tutto il tempo in cui mi concederà di essere suo marito >>
Per quanto Ralph potesse essere arrabbiato con il suo futuro genero, non poteva negare di vedere negli occhi del ragazzo la sincerità con cui diceva quelle parole. E, sebbene questo lo rassicurasse, non riusciva a dissolvere completamente quel senso di oppressione che sentiva nel petto, e di certo la morte di sua madre non aiutava.



Se sei tu il mio destino allora portami via.
-Pino Daniele

Alaric non era un tipo tanto male, Damon fu costretto ad ammetterlo. Il futuro marito della signorina Sulez era un uomo in gamba, con una gran tenacia ed un intelletto invidiabile; non era abbastanza per guadagnarsi il rispetto di Damon Salvatore ma era sufficiente a permettergli di restare in vita.
<< Quindi l’hai perdonato? >> sentì sussurrare Meredith.
Subito dopo vide Bonnie portarsi un dito alle labbra, lasciando intendere all’amica che lui poteva sentirle. Meredith annuì appena comprese.
<< Spiegatemi ancora perché abbiamo dovuto riunirci qui >> disse Alaric.
Meredith gli rispose con la sua solita calma. << Perché a casa di Bonnie c’è un via vai di persone che devono porgere le proprie condoglianze alla sua famiglia, a casa mia la servitù non si fa gli affari suoi e tu stai a casa dei signori Di Nola. La casa dei Salvatore è l’unica lontana da orecchie indiscrete >>
<< E tra poco arriveranno Stefan ed Elena, così avremo altri due cervelli che lavorano >> finì Damon.
<< Hai detto tutto anche a loro? >> chiese Bonnie.
<< No, ho solo accennato a Stefan il minimo indispensabile >> le rispose lui. << Bevete, signor Saltzman? >>
<< Del Brandy, grazie >>
Damon riempì due bicchieri con il liquido ambrato. << Voi desiderate qualcosa, signorina Sulez? >> chiese ammiccando.
Meredith gli lanciò un’occhiata scettica. << No, grazie. Il liquore non mi aiuta a riflettere su una questione importante come quella in cui ci siamo invischiati >>
Damon fece spallucce e tornò a sorseggiare il suo Brandy.
<< Allora siete d’accordo a fare qualsiasi cosa debba essere fatta per risolvere questa situazione? >> chiese Alaric.
Damon lanciò un’occhiata a Bonnie che fece lo stesso con lui. << Fino ad un certo punto. Non faremo niente che possa fare del male a lei >> disse guardando minaccioso l’altro.
<< Capisco. Quindi dipende da come si guarda la cosa perché… >> Alaric fu interrotto dall’arrivo di Stefan ed Elena.
<< Brutte notizie, fratello >> lo informò Stefan.
<< Io invece ne ho una ottima >> gli rispose con un ghigno. Indicò Bonnie. << Lei deve darmi metà della sua anima >>
Stefan parve sorpreso, ma non troppo e questo scatenò molti dubbi in Damon. Il vampiro dalle iridi nere strinse gli occhi. << Che cosa sai che io non so, Stefan? >>
Suo fratello sembrò in difficoltà e gli venne in soccorso la sua biondissima moglie. << Devo dirti una cosa, Damon. E anche a te, Bonnie >>
I due la guardarono perplessi.
<< Io ti ho portato qui per una ragione >> disse la bionda rivolta a Damon.
<< Continua, mia cara cognata, prima che ti stacchi la testa >>
<< Tu dovevi incontrarla >> disse lanciando un’occhiata a Bonnie. << Me l’ha detto una strega. Mi aveva detto che se non vi avessi fatti incontrare avrei avuto il peso della vostra morte sulla coscienza >>
<< Stefan, cosa sta dicendo? >> chiese Damon esasperato.
L’altro gli rispose con una calma innaturale. << Noi sapevamo che eri legato a Bonnie quando siamo arrivati qui. Abbiamo cercato di avvicinarvi perché avevamo paura che quello che la strega ci aveva detto si sarebbe avverato >>
<< Quindi tu sapevi che Bonnie conserva metà della sua anima per me… da sempre? >>
<< No! No, non conoscevo questo particolare >>
Damon si era stancato dei giri di parole. << Ho capito, fratellino. Tu e tua moglie mi avete preso per i fondelli ma l’avete fatto per una buona causa >>, lanciò un’occhiata a Bonnie che non staccava gli occhi dal pavimento, << ora però non capisco quale sia il problema, a parte quello ovvio della mia collera >>
<< Il problema >> gli rispose Stefan, << è che non sapevamo che c’è qualcuno che cerca di impedire la vostra unione >>
Il sorriso sghembo di Damon garantiva guai in quell’istante. << Quindi tu mi stai dicendo che mi avete trascinato qui per farmi trovare la mia anima, e ora che l’ho trovata, e mi rendo conto di volerla, c’è qualcuno che me lo impedisce? Voglio il nome, Stefan. Dimmelo o farò fuori prima te e poi lui >>
<< Non conosciamo il suo nome >> esordì Elena.
Damon rise. Cattivo segno. Cattivissimo segno. << E allora come lo combattiamo? >> chiese quasi ringhiando.
<< Se posso intromettermi… >>
Cinque paia di occhi si posarono su Alaric.
<< Stavo per dirvi cosa dovete fare per “ unirvi ” prima che arrivasse il signor Salvatore >>
<< Puoi chiamarmi Stefan >> disse il vampiro dagli occhi verdi.
<< E che cosa diavolo aspetti? >> ringhiò in contemporanea Damon.
Alaric alzò le sopracciglia. << La vostra unione non è nulla di scandaloso, oscuro o doloroso, o qualunque altra cosa che vi sta passando per la testa in questo momento >> disse ai presenti. << È la cosa più naturale al mondo: dovete sposarvi… >>
La risata macabra di Damon l’interruppe. << Quindi uno stupido prete umano come farebbe a prendere metà anima di Bonnie e passarla a me? >>
<< Se mi fate finire vi spiego tutto. Altrimenti non ci capiremo mai >>
<< Alaric, ti prego, continua >> lo incitò Bonnie con voce tremante.
Damon la guardò. Si vedeva che era spaventata da tutto quello che stava succedendo, e questo lo agitava. L’avrebbe sposata l’indomani stesso se fosse stato necessario.
Intanto Alaric aveva ripreso a parlare. << Come sappiamo, e come ha sottolineato Damon, un prete non può compiere un rito profano come quello di spezzare l’anima di Bonnie e trasferirla a Damon, ma non è la sola cerimonia religiosa a far sì che tu possa accettare la sua anima e che lei possa sopportare di separarsi da un pezzo della sua. Dovrete prepararmi psicologicamente e fisicamente. Quello che dovrete fare sarà sposarvi, per prima cosa, dopo di che dovrete consumare il matrimonio… >>
A quelle parole Bonnie divenne dello stesso colore dei suoi capelli e fece vagare lo sguardo per l’intera area della stanza, fino a che tornò a guardarsi i piedi.
Il resto dei presenti guardava Damon, ma non erano stupiti - non più di tanto -, piuttosto lo guardavano in cagnesco, avvisandolo che non avrebbero accettato nessuna stupidaggine da parte sua.
Ma Alaric non aveva ancora finito con il suo monologo.
<< …ma, prima di questo, Elena e Meredith dovranno aiutarla a prepararsi, dovrà fare un bagno nell’essenza di rose, mescolata a qualche goccia di sangue del vampiro a cui andrà ad unirsi, dovrà fare una serie di rituali femminili, per mostrare agli spiriti che si dona di sua spontanea volontà. E infine, ma non meno importante, dopo che avrete consumato il matrimonio, dovrete scambiarvi il sangue, per unirvi completamente >>
Il discorso era finito, e in quel momento sulla stanza gravava un silenzio assordante, interrotto solo dal respiro affrettato di Bonnie che stava assorbendo piano tutte le informazioni appena ricevute.
Damon voleva che fosse lei ad avere l’ultima parola, a decidere se fare tutte quelle cose… solo per lui. Solo per salvarlo dall’inferno.
Lui non voleva costringerla a fare qualcosa che non avrebbe voluto, sebbene sapesse quanto desiderava sposarlo, e conosceva bene il suo desiderio di fare l’amore con lui. In fondo sapeva che lei avrebbe detto di si.
<< No >>
Damon si accigliò. No? Non si sarebbe mai aspettato un no, conosceva troppo bene l’indole dolce e altruista di Bonnie.
E si accorse con ancora più sgomento che a parlare non era stata lei, ma Meredith.
<< No >> ripeté la mora notando che la fissavano tutti.
<< La scelta è di Bonnie >> le fece notare Alaric. A Damon stava sempre più simpatico.
<< No che non spetta a Bonnie. Lei è troppo dolce ed altruista per rifiutarsi. Non permetterebbe mai che lui finisse all’inferno solo perché lei non ha voluto completare il rituale, per questo la dichiaro incapace di intendere e di volere >>
<< Cosa?? >> sbraitò la rossa. << Tu cosa? >>
<< Sai che ho ragione >>
<< No, no che non lo so. Credi che sia una bambina? Io sono capacissima di intendere e di volere! >> esclamò infuriata.  << Ed io voglio farlo >>
<< Lo vedi? >> le chiese l’altra. << Tu non rifletti. Non hai nemmeno pensato alle conseguenze, non hai nemmeno pensato a quello che dovrai fare. Hai capito o no che dovrà bere il tuo sangue? È una cosa disgustosa >>
Gli altri nella stanza si guardavano imbarazzati.
<< Non devi farlo tu! >> le urlò Bonnie con le lacrime che iniziavano a scenderle sulle guance.
<< Ma Bonnie… >> cominciò Meredith.
La rossa cadde in ginocchio. << Io lo amo, Meredith. Lo capisci? Sai cosa significa amare qualcuno al punto da regalargli una parte della tua anima? >> chiese esasperata.
Damon le si avvicinò, si inginocchiò accanto a lei e la strinse. Sorridendo di orgoglio le accarezzò i capelli.
Meredith si voltò a guardare Alaric, lui le strinse la mano e le sorrise mesto. << Sì. Sì, so cosa significa >> rispose quindi.
<< E allora capirai che non lascerò mai che vada all’inferno solo perché sono un’egoista >> mormorò dal suo rifugio nella spalla di Damon.
<< Quindi lo farete? >> chiese Elena.
Bonnie e Damon annuirono.
<< Dobbiamo farlo al più presto >> sentenziò Stefan. << Bonnie è in pericolo >>
Damon alzò di scatto la testa, e si rimise in piedi trascinandosi dietro Bonnie. << E quando pensavi di dirmelo? >> sbraitò.
Stefan sembrò mortificato. << Mi dispiace, stavo cercando di capire se potevamo risolvere in fretta la questione, senza allarmarvi ulteriormente… >>
<< Stefan >> lo interruppe Damon, << ti decidi a dirmi di cosa diavolo stai parlando? >>
Stefan annuì. << Vi ho detto prima che qualcuno vuole impedire questa cosa tra voi due, e sta cercando di farlo uccidendo Bonnie >>
<< Gli incidenti >> sussurrarono insieme Damon e Meredith.
<< Oh mio Dio >> mormorò Bonnie sedendosi sulla sedia più vicina.
Gli altri continuavano a restare in piedi, pronti a scattare, ma lei proprio non ce la faceva più a far finta di essere forte. Tutte quelle notizie, tutte insieme, l’avevano sfinita. Si sentiva svuotata, privata di ogni forza.
<< Quindi cosa dobbiamo fare per fermarlo? >> chiese Meredith.
Ma a Bonnie non interessava, lei voleva sapere perché. Perché proprio lei? In che modo la loro unione poteva nuocere a quest’individuo sconosciuto. << Perché? >> sussurrò. Ma ovviamente Stefan l’aveva sentita.
<< Non lo so, Bonnie >> disse mortificato. << Ma credo che se riusciste a concludere il rituale non potrebbe più fare nulla >>
<< Dobbiamo farlo al più presto, quindi >> riassunse Damon.
<< Sì >> confermò Stefan.
<< Stasera >> propose il vampiro di tenebra. << Te la senti? >> chiese a Bonnie.
Lei annuì, ben consapevole di stare mentendo.
<< Non troverete mai un prete che vi sposi così in fretta >> obiettò Alaric.
Damon sorrise sghembo. << Tu non lo troveresti mai. Io sono Damon Salvatore >> gli fece presente.
<< Ma varrà lo stesso se lo soggioghiamo? >> chiese Elena.
Tutti guardarono Alaric. << Credo di si >> rispose.
<< Bene >>. Damon prese il comando della situazione. << Ci rivediamo tutti qui stasera, alle ventidue, così che possiate camminare liberi per strada. Ragazze, voi mettete insieme tutte le cose di cui avrete bisogno, io vado ad informare il prete che ha una messa da celebrare >>
<< Ed io? >> chiese Stefan.
Damon sorrise. << Tu sei il testimone, fratello. Trova due anelli >> gli disse facendogli l’occhiolino.








Alloraaaa… benché il capitolo non sia tanto lungo, questa volta ho postato in tempo.
Quindi abbiamo capito che c’è un cattivone più cattivo della nonna. Chi sarà mai? Lo scopriremo presto… o forse no. Vedremo.
Comunque… molto probabilmente cambierò il titolo della storia perché comincia non essere più tanto azzeccato :/
Beh, credo che sia tutto…
Anzi, no. Cosa ne pensate del rituale? *muove le sopracciglia alla Damon in TVD*
Fatemi sapere.
Sapete dove trovare i contatti.
Ah, grazie a chi ha letto la storia dedicata a Bonnie e Damon versione TVD, non mi aspettavo che ricevesse tante visite. Grazie.

A presto, baci baci,
Little Redbird

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Capitolo 18
*** L'amore non muore mai ***


Mi scuso immensamente con tutti voi lettori per questo imperdonabile ritardo. Spero davvero che non ricapiti.
Quindi, bando alle ciance, vi lascio al capitolo (che so già che non vi piacerà).




18. L’amore non muore mai.

Qualunque cosa ci avesse riservato il destino,
mi immaginavo sdraiato a letto al suo fianco alla fine della giornata
mentre parlavamo e ridevamo stretti tra le braccia l’uno dell’altra.
Non è chiedere troppo, giusto? Quando due persone si amano davvero.
Lo pensavo anch’io.
— Nicolas Sparks.


Non era stato difficile “ convincere ” il prete, anche se aveva dovuto attendere fuori dalla casa poiché questi era impegnato a fare delle cose non proprio consone al ruolo che ricopriva; così Damon aveva avuto tutto il tempo per comprare un vestito per il suo matrimonio. Il suo matrimonio. Si sposava.
Per un secondo si chiese come avesse fatto ad arrivare a quel punto, ma subito l’immagine di due grandi occhi marroni sempre umidi di lacrime gli inondò la mente e non solo quella. Da quando aveva conosciuto Bonnie si sentiva pieno, amato, e -sapeva che era una pazzia vista la stazza della ragazza- protetto. Quello scricciolo di donna, con le lacrime sempre pronte e le guance perennemente in fiamme, lo faceva sentire protetto. Stava diventando uno stupido romantico, uno di quelli che passano ore a pensare al viso dell’amata; fortunatamente, però, non era ancora arrivato al punto di scrivere poesie, no, quelle proprio non erano da lui.
Ancora una volta però, si chiese cosa stesse facendo in quel momento la rossa, se fosse nervosa o se non vedesse l’ora di correre all’altare. E ancora una volta pensò a quello che sarebbe venuto dopo, e subito sentì il sangue ribollirgli nelle vene. Desiderava quella ragazza con tutto sé stesso, desiderava stringerla, baciarla, accarezzare con lo sguardo tutto il suo splendido corpo niveo. Desiderava lei, lei e nessun’altra.
E sarebbe morto piuttosto che separasi da lei, piuttosto che perderla.


Bonnie aveva cenato in fretta e si era ritirata nella sua camera lamentando mal di testa. Visto il clima tristissimo, che gravava sulla casa come un macigno, nessuno aveva obiettato.
In camera sua Bonnie aveva tolto il lenzuolo dal proprio letto e l’aveva usato a mo’ di sacca per infilare dentro una spazzola, la sua camicia da notte migliore, l’essenza di rose che le serviva per il bagno e infine un vestito pulito, che avrebbe indossato appena fosse arrivata a casa Salvatore.
Guardò il suo armadio. Il suo bellissimo abito da sposa era lì, ancora imperfetto viste le modifiche che ancora dovevano esservi apportate, e si rammaricò di non poterlo indossare quella notte, si sarebbe dovuta accontentare del suo abito rosso.
Si chiese se a Damon sarebbe piaciuto e si ricordò che era proprio quello che indossava la sera del ballo in maschera, la sera del loro primo vero incontro.
Chiuse la porta del ripostiglio che le faceva da guardaroba e scosse la testa, doveva sbrigarsi, erano già le ventuno e trenta.
Guardò il suo letto sfatto e una strana sensazione la colpì: quella notte non avrebbe dormito nel suo letto, ma non era solo l’eccitazione di sapere che avrebbe dormito nel letto di Damon, ma anche un’inquietudine che non riusciva a spiegarsi.
Con un brivido si voltò ed uscì dalla camera.





Non erano ancora le ventidue ma erano tutti riuniti di nuovo nella stessa stanza di qualche ora prima.
Stefan era riuscito a rimediare due anelli che avrebbero fatto da fedi nuziali; Bonnie, Meredith ed Elena avevano già sistemato tutto l’occorrente per il rituale nella camera di Damon. Bonnie aveva indossato il suo vestito e Damon non smetteva di fissarla, era frastornato dalla sua bellezza e dai ricordi che quel vestito scatenava in lui.
Nessuno si era vestito eccessivamente elegante, del resto neanche la sposa indossava il suo abito migliore. Solo quel suo vestito rosso, e Damon indossava un semplice completo nero, uno dei tanti.
<< Credo che sia ora di farla finita >> asserì Meredith.
Tutti i presenti annuirono mentre Alaric le stringeva la mano in segno di conforto.
L’allegra -mica tanto- combriccola si diresse verso la piccola chiesa di Santa Maria Del Castello con la carrozza dei Salvatore.
La chiesa era avvolta nel silenzio e sembrava terribilmente grande. Illuminata solo fiocamente da poche candele sparse qua e là, sembrava più un cimitero  che una vera e propria chiesa e questo agitò Bonnie molto più del lecito.
Lasciò cadere i lembi del suo vestito appena fu arrivata all’altare e guardò Damon che a sua volta guardava lei come se non l’avesse mai vista davvero.
<< Sei nervosa? >> le chiese accigliato. Se Bonnie non l’avesse conosciuto più di quanto conosceva sé stessa avrebbe detto che era arrabbiato, ma mesi di esperienza le dicevano che era solamente teso e poteva benissimo notarlo dalla piega dritta delle sue labbra, dalle spalle rigide e dagli occhi cupi.
<< No >> rispose. Aveva un brutto presentimento ma pensava di essere in grado di resistere quel tanto che serviva al prete per sposarli.
Mi sto sposando, pensò meravigliata. Era così strano. Non c’era suo padre ad accompagnarla all’altare, così come non c’era la folla che invece sarebbe accorsa in altre circostanze. Non sembrava affatto un matrimonio e questo un po’ le dispiacque.
Stefan era andato a recuperare il prete mentre gli altri pochi invitati si guardavano intorno spaesati.
Sembravano troppo distanti l’uno dagli altri in quella stanza, ancor più con le porte di legno massiccio ben sprangate.
Finalmente il prete fece il suo ingresso dalla sagrestia, mentre ancora si infilava la tonaca.
Erano tutti pronti. I due sposi erano all’altare, i testimoni erano al loro fianco e gli altri due invitati erano nella prima panca a seguire la scena.
Quando il prete ebbe finalmente finito di sistemarsi, si posizionò al suo posto.
<< Bene, miei cari fratelli >> disse. La sua voce, seppure avesse un tono normale, rimbombò nell’intera struttura e Bonnie sentì centinaia di brividi correrle su per la schiena.
<< Siamo qui riuniti oggi… >> continuò abbassando la voce. << per celebrare… >>
La porta della chiesa si aprì cigolando e tutti si voltarono allarmati da quel suono agghiacciante.
La mano di Damon corse ad afferrare quella di Bonnie che la strinse con piacere.
Quando la porta fu abbastanza aperta da lasciar entrare un po’ di luce lunare, un’ombra scura, alta e minacciosa si stagliò contro di essa.
Damon ringhiò. Un vero e proprio ringhio animalesco fuoriuscì dalle sue labbra, e Bonnie ebbe davvero paura.
Meredith ed Alaric si stavano avvicinando alla figura mentre Stefan ed Elena rimanevano apparentemente impassibili.
<< Vattene immediatamente, prima che ti prenda a calci >> tuonò Damon.
Bonnie tremava.
Alaric si era fermato a metà strada mentre Meredith continuava ad avanzare.
Che cosa fai?, chiese mentalmente al fidanzato dell’amica, sebbene sapesse che non poteva sentirla.
Meredith avanzava imperterrita, fino a che si fermò a due passi dal gigante scuro ed esclamò: << Cosa ci fai qui, Matt? >>
Bonnie credette di non aver capito. Matt? Matt chi? Matt Honeycutt? Matt Matt?, continuava a chiedersi.
<< Io lo ammazzo >> mormorò Damon. Infuriato come non era mai stato, lasciò la mano di Bonnie e si diresse verso il ragazzone biondo alla porta.
<< No, Damon >> esclamò Bonnie correndogli dietro. << Damon, dobbiamo fare presto >> lo supplicò. << Ti prego, ho un brutto presentimento >>
Damon la guardò in quegli occhi così maledettamente grandi  e si immerse come ogni volta in quel laghetto di lacrime che vi si formava alla base.
<< Che cosa sta succedendo qui? >> chiese Matt.
<< Niente che ti riguardi >> gli rispose acido il vampiro.
<< Prima che sia crei una rissa, signor Honeycutt, devo pregarvi di uscire >> gli disse Stefan avvicinandosi.
<< Io non me ne vado! >> esclamò l’altro. << Bonnie? Bonnie che cosa sta succedendo? >> chiese.
La rossa si voltò a guardarlo. Si sentiva tremendamente tesa, come se il suo corpo sapesse di stare per ricevere qualche brutto colpo. << Mi sto sposando, Matt. Ti prego, >> disse respirando profondamente e cercando di trattenere le lacrime, << non metterti in mezzo. Non rovinare tutto >>
<< Rovinare tutto? Ma, Bonnie, tu non puoi sposarlo! Ti farà soffrire, lui… >>
<< Stefan! >> urlò Damon. << Per l’amor del cielo, buttalo fuori! >>
Stefan non se lo fece ripetere. Afferrò Matt per le spalle e lo sospinse al di là della porta.
<< No! Fermo! >> urlava dimenandosi.
La stretta di Stefan aumentò e lo spinse con più energia. << Non voglio farvi del male >> disse al ragazzo.
Matt si calmò. << Del male? Di cosa state parlando? >>
<< Matt, per l’amor di Dio, vattene! >> gli disse Bonnie tra le lacrime. << Per favore >>
<< Bonnie? Bonnie va tutto bene >> cercò di rassicurarla Damon.
<< No, non va bene per niente. Sta arrivando >> mormorò gettandosi nelle sue braccia.
<< Chi, Bonnie? Chi sta arivando? >> chiese afferrandola per le spalle.
<< Non lo so! >>
<< Come sarebbe non lo sai? >>
Tutti si fermarono per voltarsi nella loro direzione.
<< Sentite, dovremmo calmarci tutti >> suggerì Alaric. << Bonnie è scossa, e in queste condizioni non può compiere il rituale >>
<< Quale rituale? >> domandò Matt facendo capolino dalla spalla di Stefan.
<< Bonnie >>, ricominciò Damon con calma, << devi dirmelo. Chi sta arrivando? >>
<< Non lo so, Damon. Sento che sta per succederci qualcosa di terribile >> mormorò l’altra piangendo.
Meredith si avvicinò ai due. << Che cosa sta succedendo? >> chiese preoccupata.
<< Non lo so >> le rispose Damon. << Dice che sta arrivando qualcuno ma non sa chi è >>
<< Potrebbe trattarsi di una premonizione da strega >> intervenne Elena.
<< Una… >> cominciò Meredith ma fu interrotta dalla voce di Stefan che chiedeva: << Cosa ci fate voi qui? >>
Damon lasciò Bonnie alle cure di Meredith e si avvicinò alla porta della chiesa prendendo la spada che aveva portato con sé.
<< Signora Flowers? >> chiese Matt.
Damon abbassò l’arma e scrutò la figura incappucciata che si avvicinava. << Voi cosa fate qui, vecchiaccia? >>
La donna abbassò il cappuccio e rivelò il suo volto rugoso. << Ho seguito il signor Honeycutt >> disse.
<< Bene >> fece Damon. << Ora voi e il signor Hontysbaff ve ne tornate a casa perché non siete stati invitati e non ho intenzione di farlo adesso! >>
<< Devo dirvi delle cose >> disse la signora Flowers.
<< Me le direte domani mattina >>
<< Non posso aspettare. Vi prego, Damon, fatemi parlare con Bonnie. Lei è in pericolo >>
Damon strinse i pugni. La vecchia sapeva che il suo unico punto debole era la rossa e ora come poteva non farla entrare? << Venite dentro. Ma Mutt resta fuori! >> esclamò.
<< Damon >> lo richiamò il suo uccellino, << falli entrare >>.
Damon indurì la mascella ma lasciò che i due varcassero la grande porta di legno.
<< Richiudete le porte >> ordinò la vecchia signora Flowers. Stefan richiuse dolcemente le pesanti ante.
<< Che cosa sta succedendo? >> chiese Bonnie.
Si era seduta sulla prima panca insieme ad Elena che le accarezzava i capelli. Il prete era sgusciato di nuovo via ed ora, in quella chiesa scarsamente illuminata e che puzzava di incenso, erano rimasti due vampiri, due cacciatori, due streghe ed un solo umano. Non era davvero abbastanza per combattere ciò che stava arrivando.
<< Bonnie, devo dirtelo, non posso più tenermi tutto dentro >> disse la vecchia strega.
<< Sapevo che voi c’entravate qualcosa! >> l’accusò Damon.
La signora Flowers sembrò mortificata. << Avete ragione. È tutta colpa mia. Avrei dovuto capire che non era la scelta giusta quella che abbiamo fatto. E avrei dovuto capire che voi non le avreste fatto del male >>
<< Che avete fatto voi e chi? >> chiese Bonnie. << Chi altri ha cospirato contro di noi? >>
Teophilia sembrò in difficoltà e prima di rispondere lanciò uno sguardo intorno a sé. Tutti i ragazzi si erano radunati intorno a Bonnie, e ascoltavano in silenzio il discorso. << Io e tua nonna >> rispose.
Damon non disse nulla. Avrebbe voluto afferrare Bonnie per le spalle e scuoterla per farle entrare bene in testa tutto quello che voleva dirle. Voleva urlarle: “ Hai visto? Non ero io ad allontanarmi da te! Non sono andato a letto con Luisa D’Urso e non voglio nessun’altra! Non ho mai voluto nessun‘altra! ”, ma si trattenne. Urlò quelle parole solo nella sua testa.
<< Mia nonna? >> chiese stupita Bonnie.
<< Si, mi dispiace >> rispose l’altra. << Ora però non posso spiegarti tutto, non abbiamo tempo… >>
<< Lo so >> la interruppe Bonnie. << Sento che sta arrivando >>
La signora Flowers annuì.
Damon la guardò infuriato. << Chi sta arrivando? >> le chiese minaccioso.
<< Colui che vi uccide tutte le volte >> mormorò drammatica.
Tutti rimasero con il fiato sospeso.
<< Che cosa significa? Lo abbiamo già incontrato? >> chiese Damon.
<< Centinaia di volte >> rispose la vecchia strega.
<< E cosa vuole? >> chiese Stefan.
<< Vuole Bonnie >>
<< Non l’avrà! >> esclamò fiero Damon.
<< Perché vuole me? >> chiese Bonnie.
<< Perché era a lui che spettava la tua anima >>
Tutti fissarono tutti, sconvolti.
<< Di cosa diavolo state parlando? >> esclamò Matt. << Che cosa significa che l’anima di Bonnie spetta a qualcuno? >>
Nessuno gli prestò attenzione e continuarono a guardarsi scioccati.
<< L’anima di una strega dovrebbe appartenere ad un solo vampiro >>  commentò Alaric.
<< Infatti >> rispose la Signora Flowers. << Non spettava a Damon ma a lui >>
<< A lui chi, signora Flowers? >> chiese Bonnie, anche se la risposta la spaventava a morte.
<< Elijah >> sussurrò la signora Flowers.
Bonnie sentì un brivido correrle lungo la schiena a quel nome.
<< Chi è questo Elijah? >> domandò Damon livido di rabbia.
<< Ve l’ho detto, è a lui che spetta metà anima di Bonnie solo che lei non ha voluto dargliela quando ha saputo la verità… la prima volta >>
<< Sentite >> intervenne di nuovo Matt. << Non so di cosa stiate parlando ma spero che stiate scherzando, perché state menzionando vampiri e streghe dentro una chiesa >>
Damon sbuffò. << Mutt, non ti ho ancora cacciato fuori perché mia moglie mi ha chiesto di farti restare, quindi stai zitto >>
<< Non è tua moglie! >> gli urlò l’altro.
<< Ma deve diventarlo subito >> si intromise la signora Flowers. << Anche se forse è già troppo tardi >>
<< Signora Flowers >> la chiamò Meredith, << per l’amor di Dio, volete spiegarci cosa sta succedendo? >>
La signora Flowers si sedette vicino a Bonnie e le prese una mano. << Mi dispiace dirvelo ma ormai è troppo tardi, se anche riusciste a sposarvi non riuscireste a completare tutto il rituale, quindi mettiamoci l’anima in pace e lasciate che vi spieghi tutto dall’inizio.
<< Tu, mia cara Bonnie, sei nata per dividere la tua anima con un vampiro. Elijah ti era stato destinato ma tu avevi conosciuto qualcuno >>, i suoi occhi guizzarono su Damon per un istante. << Quando scopristi che non potevi stare con colui che amavi ti rifiutasti di aiutare Elijah a salvarsi dall’inferno. Lui, uomo orgoglioso e di indole instabile, non accettò il tuo rifiuto, affermava di amarti. Quindi fece lanciare una maledizione sul tuo amante e suo fratello, che vi aiutava ad incontrarvi, e da allora i due fratelli sono costretti ad essere dei vampiri. Il consiglio dei druidi, però, non accolse bene questa notizia e per punirlo gli fu vietato di ricevere la tua anima. Ai due fratelli, però, fu consegnata una sola anima che il maggiore volle cedere al minore; i druidi furono colpiti da tale gesto d’affetto e concessero al maggiore dei fratelli una strega dall’anima pura, un’anima che sarebbe appartenuta per sempre al vampiro. Da allora, tu e Damon, condividete la tua anima >>
Erano ancora tutti in silenzio, shoccati da così tante informazioni. Persino Matt se ne stava in disparte a guardare il soffitto.
Damon continuava a fissare Bonnie, incapace di sopportare l’idea che potesse essere appartenuta a qualcun altro.
<< Ma quando è successo tutto questo? >> chiese Stefan. << Io non ricordo nulla >>
<< Non lo ricordi perché non è successo in questa vita >> gli rispose la signora Flowers.
<< Come sarebbe a dire? >> chiese Damon. << Abbiamo vissuto un’altra vita? >>
<< Non una sola, ma decine, forse centinaia >>
<< E siamo destinati a rivivere tutto questo per sempre? >> chiese incredulo.
<< No, potete spezzare questa maledizione sconfiggendo Elijah e portando a termine il rituale >>
<< Ma allora perché avete cercato di impedircelo? >> chiese Bonnie.
<< Perché >> rispose l’altra guardandola dritta negli occhi, << ogni volta che avete tentato di portare a termine il rituale, lui… >> le mancò il fiato, << lui vi ha uccisi >>
Bonnie sentì freddo come mai nella sua vita, sentì le ossa ghiacciarsi e i muscoli irrigidirsi. Damon era sempre stato suo ma non aveva mai potuto averlo.
<< Ma allora avreste dovuto incoraggiarli! >> esclamò all’improvviso Elena.
Tutti gli altri la guardarono confusi.
<< Avreste dovuto dirgli subito quel che stava succedendo, e avreste dovuto incoraggiarli a compiere quanto prima il rituale! >>
La signora Flowers parve scoraggiarsi ulteriormente. << Ci abbiamo provato >> disse. << In un’altra vita abbiamo provato a fare tutto in fretta ma avevamo scoperto già troppo tardi la verità >>
<< E allora cosa possiamo fare? >> chiese Bonnie.
<< Niente. Dovete aspettare un’altra vita; dovete cercare di ricordarvi tutto il prima possibile, prima che lui vi raggiunga >>
<< Ma possiamo ancora provare a terminare il rituale! >> esclamò Stefan.
Tutti guardarono la signora Flowers per avere una conferma. Ella li guardò e fece un sorriso stentato -un sorriso falso- ed annuì.
Damon afferrò Bonnie per la mano e la trascinò sull’altare. Urlò al prete di tornare minacciando di andare a prenderlo e quello si precipitò al suo posto.
Il resto dei ragazzi si posizionò tra le panche, solo Matt se ne restò con le spalle al muro ad osservare innervosito la scena.
<< Fate una cosa rapida >> intimò Stefan al prete.
Quello annuì e ricominciò a parlare.
Prima che riuscisse ad arrivare a metà cerimonia la porta della chiesa esplose lasciando entrare i deboli raggi della luna piena.
I presenti si voltarono sconvolti e il prete se la svignò di nuovo.
Bonnie si strinse a Damon che intanto stava brandendo la sua spada. Osservarono la scena in silenzio mentre i loro amici si posizionavano davanti a loro, pronti a difenderli.
Bonnie vide l’oscurità della notte farsi più scura e capì che c’era un’ombra stagliata contro la porta. La luce della luna la illuminava da dietro e questo la rendeva ancora più scura.
<< Damon, non lasciarmi >> lo supplicò.
Lui la guardò combattuto. << Devo Bonnie. Se vogliamo sopravvivere. Ma tornerò, te lo prometto >> le mormorò tra i capelli.
Bonnie annuì poco convinta e lui andò ad affiancare suo fratello.
Finalmente l’uomo si fece avanti e il gruppo poté scorgere le fattezze del volto del nuovo arrivato.
Aveva un viso con lineamenti classici; la mascella squadrata era leggermente tesa mentre osservava la scena con i suoi occhi scuri, i capelli castano scuro sembravano di seta e avevano tutta l’aria di essere altrettanto morbidi. Seppure fosse uno degli uomini più belli che avesse mai visto, Bonnie non poté fare a meno di notare la severità del suo sguardo. Era vestito in maniera molto elegante, con un abito nero o blu scuro, la rossa non riuscì a capirlo data la scarsa illuminazione.
All’improvviso Elijah parlò, facendo rabbrividire tutti con la sua voce spessa e dura. << Ci incontriamo di nuovo, signori Salvatore >> disse con un tono non troppo amichevole. Poi, inclinando la testa, aggiunse: << Bonnie, i secoli non riescono a scalfire la tua bellezza >>
<< Non guardarla nemmeno >> gli intimò Damon.
Elijah alzò le sopracciglia, sorpreso. << Lei è mia, Damon. L’hai dimenticato? >> chiese tornando minaccioso.
<< È sempre stata mia >> lo contraddisse l’altro. << Il suo cuore, la sua mente, sono sempre stati miei, e tra poco anche la sua anima ed il suo corpo >>
Bonnie annuì, confermando così le parole del suo amato.
Elijah la guardò incuriosito. << E tu non dici niente, mia cara? >> le chiese con voce suadente.
Bonnie sussultò. Cosa doveva dirgli? Le venivano i brividi solo a guardarlo.
Damon le si parò davanti, pronto a fare da scudo con il suo stesso corpo.
<< Non dirmi che in questa vita sei muta! >> la canzonò.
Lei, offesa nell’orgoglio, fece capolino dalla spalla di Damon e lo guardò, rossa in viso, per dirgli: << Lasciaci in pace >>
Nella sua testa aveva immaginato di fare un discorso epico, e di certo aveva immaginato di farlo con voce ferma e non con quella voce tremolante che le era uscita. Rinunciò a parlargli ancora e tornò a ripararsi dietro Damon.
<< Chi siete? >> chiese all’improvviso Matt.
Il vampiro si girò lentamente nella sua direzione. Lo squadrò dalla testa ai piedi e poi si voltò non degnandolo nemmeno di una risposta.
<< Se rinunciate a combattere, questa volta, ucciderò solo lui >> dichiarò guardando Damon.
Bonnie cercò di farsi spazio tra i corpi dei suoi amici ma Damon la respinse dietro di sé.
<< Se anche mi uccidessi, tornerei >> lo sfidò il vampiro dagli occhi neri.
Elijah sorrise, poi guardò la signora Flowers. << Non gli avete raccontato tutto, vero? >> le chiese.
La signora Flowers abbassò il capo ed il vampiro tornò a guardare gli altri. << Siete ridicoli >> sentenziò. << Non sapete nemmeno chi siete e vorreste mettervi contro di me? >>
<< Forse non sappiamo chi siamo, ma non c’è bisogno di conoscersi per amarsi >> pensò Bonnie… o almeno credeva di averlo solo pensato.
Damon le strinse forte una mano ed Elijah chiese: << Come, mia cara? >>, fece una mezza risatina.  << Dici che non c’è bisogno di conoscersi per amarsi, eppure, quando dovevi darmi la tua anima, mi dicesti che non volevi perché non mi conoscevi >>.
Bonnie sussultò. All’improvviso un’immagine di Elijah, vestito di pelli di animali e con lunghi capelli spettinati, le apparve nella mente. Si ricordò, all’improvviso, di quello che gli aveva detto: “ Non posso regalare la mia anima ad un uomo che conosco a malapena “.
Lo guardò di nuovo da sopra la spalla di Damon e lui le sorrise.
<< Avresti potuto vivere un’eternità felice, insieme a me. E invece hai scelto di vivere migliaia di vite diverse, dimenticando le precedenti, pur di stare con un insulso vampiro che ogni  volta dimentica di averti amato. Se amore si può definire questa vostra inutile relazione! >> disse alterandosi. Fece un respiro, tornando calmo. << Ora ti dirò quello che succederà, mia piccola, testarda, strega: i tuoi amici si toglieranno di mezzo, così, almeno stavolta, vivranno qualche anno in più; poi ucciderò quest’inutile spreco di spazio che è il tuo bel vampiro, e poi tu verrai via con me >>.
<< MAI! >> esclamò Bonnie, fiera come non mai.
<< Anche se la portassi con te non potrebbe darti la sua anima: non ti spetta più >> disse Alaric evitandole un’occhiata gelida da parte di Elijah.
Tutti aspettavano con ansia la risposta del vampiro e, quando questa arrivò, si congelarono sul posto.
<< Se non posso averla io non l’avrà nessuno >> disse minaccioso. << Ti conviene venire con me di tua spontanea volontà, o sarò costretto a prenderti con la forza >>
Bonnie tremò e se avesse saputo che gli altri l’avrebbero inteso come un segnale, non l’avrebbe mai fatto.
Damon si lanciò contro Elijah che però non fece fatica a scacciarlo come un moscerino.
Stefan, dopo essersi accertato che il fratello stesse bene, fece la stessa cosa e, ahimè, anche la stessa fine.
Elena riuscì ad avvicinarsi al vampiro ma solo perché fu lui a permetterglielo, e appena fu abbastanza vicina, lui la bloccò contro il suo petto e le diede un bacio sulle labbra prima di scagliarla contro le panche di legno. Stefan aveva osservato la scena e ora stava correndo di nuovo in direzione di Elijah, e proprio come sua moglie fu spinto contro le panche.
Bonnie guardava terrorizzata la scena, stretta a Meredith, osservò Alaric che cercava di impalare il vampiro. Questi lo afferrò per il collo e lo atterrò.
<< Basta! >> urlò Bonnie. Le lacrime scendevano copiose sul suo viso. Cadde in ginocchio. << Basta, ti prego. Verrò con te >> disse supplicandolo.
Lui la guardò sorridendo, poi, leccandosi le labbra, alzò la testa di Alaric -svenuto- e la abbatté con forza sul pavimento di marmo bianco e nero. Il sangue cominciò a spandersi sotto di lui e Meredith fece un urlo agghiacciante mentre si lanciava contro il vampiro.
<< Meredith, no! >> cercò di fermarla ma era troppo tardi, l’aveva già raggiunto, e meno di un secondo dopo la ragazza volò al fianco di Damon, tra le macerie delle statue sacre.
Il vampiro dagli occhi di tenebra si alzò lentamente, stordito, e osservò la scena.
Matt restava al suo posto con la bocca aperta, Alaric era immerso in una pozza di sangue rosso scuro e la brezza leggera gli faceva arrivare l’odore alle narici, Bonnie, inginocchiata sul pavimento, guardava nella sua direzione mentre la signora Flowers cercava di tirarla su.
Damon guardò al suo fianco e vide il corpo immobile di Meredith, la ragazza ovviamente non aveva resistito allo scontro con la pietra dura del muro ed ora giaceva per terra con la schiena piegata in una posizione innaturale e il viso bianco come il cadavere che era.
Gli occhi di Damon tornarono mortificati su Bonnie e sentì una fitta nello stomaco. Rabbia, senso di colpa, mortificazione, gli corrodevano le budella e sentì di dover fare qualcosa.
Guardò Stefan che si stava sfilando -non senza dolore- un pezzo di panca da un fianco, mentre vicino a lui Elena si raddrizzava l’osso della gamba destra.
<< TI ODIO! >> urlò Bonnie con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
Damon la guardò, convinto che si fosse rivolta a lui, e invece la rossa guardava Elijah con quei suoi occhi marroni spalancati e pieni di lacrime.
<< Non è la prima volta >> le rispose l’altro. Elijah fece schioccare le ossa del collo e, senza guardalo, si rivolse a Damon. << Allora, vuoi ancora combattere? >> chiese beffardo.
Senza rispondere Damon si fiondò su di lui ma di nuovo venne spazzato via senza alcuno sforzo, atterrando ai piedi dell’altare, a pochi passi da Bonnie.
La ragazza corse al suo fianco, sfuggendo alla stretta delle esili braccia della sua vecchia balia.
<< Damon? >> lo chiamò carezzandogli il viso. << Damon mi senti? >>
Il vampiro mugolò qualcosa di incomprensibile e Bonnie ringraziò il cielo che fosse ancora vivo.
<< Sei uno stupido. Lo sei sempre stato >> lo beffeggiò ancora.
<< Perché? >> chiese Bonnie. << Perché l’hai fatto? Ti avevo detto che ti avrei seguito! >>
Elijah fece un’espressione stupita, come se pensasse che le sue motivazioni fossero ovvie. << Per mostrarti che non scherzo >> le disse serio.
Bonnie tirò su col naso, << E c’era bisogno di uccidere la mia migliore amica? >>, chiese con voce rotta dalle lacrime.
<< Sì, decisamente >> le rispose.
Stefan intanto si era rialzato e impugnava il paletto grezzo che fino a poco prima era infilato nel suo fianco.
<< Fossi in te non lo farei, giovane Salvatore >> gli disse Elijah, continuando a guardare Bonnie che reggeva la testa di Damon.
Stefan sembrò non sentirlo affatto e si scagliò contro di lui riuscendo però a graffiargli solo la guancia, che guarì qualche istante dopo.
Il braccio del giovane vampiro venne fermato dalla stretta ferrea di Elijah che scosse la testa in segno di disapprovazione. << Ti avevo detto di non farlo >> gli ricordò. Pochi secondi dopo, Bonnie vide il braccio di Stefan contorto in una posizione assurda, e sentì l’urlo di dolore a stento trattenuto. Elijah sfilò l’arma grezza dalla mano destra di Stefan e le puntò contro il suo cuore.
Bonnie spalancò gli occhi e trattenne il respiro. << No, ti prego >> sussurrò.
Elijah sorrise. << Bonnie, dolce Bonnie. Sempre in pena per gli altri. Lui non merita di vivere >>
<< Lo merita più di te >> mormorò.
<< Bonnie >> intervenne Stefan. << Lascia che lo faccia >>
Elijah piegò per un secondo la testa, come a dirle “ Hai visto? “, ma non fece in tempo ad infilare la punta di legno nella carne di Stefan poiché Elena si era lanciata su di lui e gli aveva assestato un calcio negli stinchi, un po‘ impacciata a causa delle gonne. Elijah ringhiò, non di dolore ma di rabbia e se la tolse di dosso con una gomitata, dopo di che lasciò cadere Stefan e infilò quel maledetto paletto fatto di panca nel petto della bionda. La vampira non ebbe nemmeno il tempo di urlare o forse di rendersi conto di quello che stava succedendo che subito il suo viso divenne di una strana tonalità di grigio e centinaia di vene lo coprirono.
Bonnie quasi si soffocò con l’aria che stava respirando ma non poté piangere per molto la sua amica poiché, pochi attimi dopo, il vampiro millenario estrasse il paletto dal petto di Elena, e qualche goccia di sangue cadde sul pavimento poco prima che Stefan fosse impalato senza che muovesse un muscolo per difendersi.
Allora Bonnie urlò. Buttò fuori tutta l’aria che aveva nei polmoni e ne uscì un urlo agghiacciante che sapeva di dolore e di morte, e che fu in grado di riportare indietro Damon dal suo stato di incoscienza.
Bonnie, nonostante il caos che regnava nella sua testa, ebbe un momento di lucidità e coprì la visuale del vampiro. << Damon, non guardare >> lo supplicò. Sapeva che il ragazzo si sarebbe lanciato contro Elijah pur di vendicare il fratello, sarebbe morto per vendicarlo, e Bonnie non poteva sopportarlo.
<< Coraggio, mia adorata, è ora di andare >> disse sensuale Elijah.
<< No >> sussurrò Bonnie tra le lacrime.
Damon sbatté le palpebre e guardò la rossa negli occhi. Per la prima volta da quando il vampiro dai capelli di seta aveva interrotto il loro matrimonio, si stavano davvero guardando negli occhi. << Ti amo >> gli sussurrò Bonnie.
Damon le lasciò una leggera carezza sul viso e poi la attirò a sé per darle un delicato e casto bacio a fior di labbra.
<< Oh, ma come siete dolci >> disse Elijah con finto tono dolce, e si avvicinò ai due. << Andiamo >> disse portandosi via Bonnie.
<< No! >> gridò. << Lasciami! >>
Damon si alzò, stanco e malridotto, e si guardò intorno.
Oltre a loro due, restavano vivi Matt -totalmente inutile- e la signora Flowers. Il vampiro non ci vide più dalla rabbia. << Fate qualcosa! >> urlò alla donna.
La signora Flowers scosse la testa. << Non posso fare nulla >> sussurrò.
Damon si tirò su e vide la scena di devastazione che regnava nella piccola chiesa. Suo fratello era morto, sua cognata era morta, i due cacciatori erano morti; erano tutti morti, ma lui e Bonnie erano vivi, ed era questo che contava per il momento. Si sarebbe ripreso Bonnie e poi avrebbe vendicato Stefan.
Si incamminò verso la figura di Elijah che stava varcando la soglia della chiesa.
<< Lasciala >> gli intimò.
Quello si voltò sorridendo. Si aspettava una reazione del genere, ed era proprio quello che voleva. << Altrimenti che cosa fai? >> gli chiese sprezzante.
<< Sai che ti ucciderò >> gli rispose Damon.
<< Se non ci sei riuscito in tutte queste vite non vedo come puoi riuscirci adesso. Sei solo. Tuo fratello è morto, sono tutti morti >>
<< Ma lei è viva >> gli disse guardando Bonnie. << Ed è mia >> sussurrò minaccioso.
<< Damon non farlo >> lo pregò Bonnie con le lacrime agli occhi.
Lui non la guardò: almeno per quella volta, non doveva farsi intenerire dai suoi occhioni lucidi.
<< Coraggio >> lo stuzzicò Elijah. << Fatti sotto >>. Spinse da parte Bonnie, che per poco non cadde sul terreno umido, e si preparò ad affrontare il giovane vampiro.
Damon afferrò un paletto di legno e si lanciò contro il suo nemico. Elijah lo fermò con il minimo sforzo e gli strinse una mano intorno alla gola.
Restarono così per chissà quanti secondi, a sfidarsi con lo sguardo, con Damon che non toccava il pavimento.
Bonnie credette di morire soffocata dall’urlo che le squarciò il petto. << Lascialo, ti prego! >>
Ma l’altro non la guardò nemmeno, continuò a stringere le sue enormi mani intorno al collo di Damon, il cui viso stava diventando ancor più pallido.
Bonnie decise che non poteva stare lì a guardare mentre quel mostro uccideva il suo amato, doveva fare qualcosa, qualunque cosa. E se non poteva usare i suoi miseri poteri, allora poteva usare quel briciolo di forza che aveva il suo piccolo corpo. Raccolse il paletto che Damon aveva lasciato cadere e se lo puntò alla gola. I due la guardarono interdetti.
<< Bonnie >> mormorò Damon cercando di attirare la sua attenzione.
<< Lascialo o giuro che mi uccido >> minacciò.
Elijah non sembrò sorpreso, la guardò con le sopracciglia alzate, in un’espressione di scherno. << Fai pure >> le disse.
Bonnie lo guardò stupita. Non si aspettava una cosa del genere, credeva che l’avrebbe fermata, che volesse averla viva.
Intanto Damon la guardava terrorizzato.
La rossa premette la punta del paletto contro la propria gola ma ad Elijah non sembrò importare.
Bonnie lasciò cadere la mano che stringeva l’arma. << Che cosa vuoi? >> chiese piangendo.
<< Voglio che soffriate per sempre >> le rispose Elijah e in un attimo atterrò Damon sul terreno freddo e le strappò il paletto dalle dita.
Bonnie sapeva già dove avrebbe infilato la punta di quel maledetto arnese e si parò davanti al corpo di Damon, stordito dal colpo alla testa.
<< Vuoi morire, rossa? >> le chiese Elijah vedendo che non si spostava. << Ti accontento >>
Lanciò il paletto tra l’erba e rientrò nella chiesa, lasciando i due soli.
Bonnie tirò un sospiro di sollievo e cercò di tirare su il corpo di Damon.
<< Ti prego >>, lo supplicò. << Damon, ti prego alzati >>
Il ragazzo riuscì a tirarsi un po’ su e si inginocchiò di fronte a lei. << Come stai? >> le chiese.
<< Sto bene, ma dobbiamo andarcene >> gli disse con le lacrime agli occhi.
Però, prima che potessero alzarsi, Bonnie vide l’ombra scura e minacciosa di Elijah avvicinarsi alle spalle di Damon. In mano aveva un enorme pezzo di legno, probabilmente un pezzo di panca.
Non avevano scampo: sarebbero morti, lo sentiva fin nelle ossa.
Guardò Damon negli occhi. << Ti amo, Damon >> gli mormorò sorridendo.
Lui la strinse forte a sé e le diede un bacio tra i capelli. << Ti amo, Bonnie. Anche se nella prossima vita lo dimenticherò >>
L’ultima cosa che vide, prima del dolore, fu la giacca blu scuro di Elijah ed i suoi bottoni che luccicavano sotto i raggi della luna, poi serrò gli occhi.
Si strinse al suo amato e sperò che tutto passasse in fretta.
Quando il dolore improvviso della punta di legno che la trafiggeva si fece sentire, rinunciò ai suoi propositi di non guardare ed aprì gli occhi.
Stretto a lei, Damon era già una statua di cera, con la pelle ricoperta di vene blu e viola, i suoi bellissimi occhi erano vuoti e piatti, le labbra -che erano state del colore delle ciliegie mature- erano bianche come il resto del corpo. Solo allora Bonnie si lasciò andare ad un pianto disperato, sia per il dolore fisico di quel palo piantato tra le scapole, sia per il dolore di aver perso tutto e tutti.
L’ultima cosa che vide fu il nero del cielo sopra di loro, cosparso di stelle. Fu felice di guardare quello spettacolo come ultima cosa, almeno in quel modo, poté rivedere per un attimo gli occhi che tanto aveva amato in quei mesi.
I loro due corpi senza vita, ancora stretti l’uno all’altra, erano quasi romantici sotto i raggi argentei della luna, non fosse stato per il fatto che erano due cadaveri.
L’ultimo urlo fu di Matt, ancora scioccato da quello che era successo in così pochi minuti. Ma venne spento ben presto dalla furia omicida non ancora placata di Elijah. E la stessa fine fu riservata alla signora Flowers.

A casa Salvatore, i domestici incaricati di riempire la tinozza di acqua bollente, stavano facendo un lavoro inutile. Si sarebbe freddata senza essere usata.




Continueremo a perderci,
l' importante è che non smettiamo di cercarci.
 [ Susanna Casciani ]   













Trovate tutti i contatti sulla mia pagina di Efp.
Scusate se l’ultima scena è un po’ arrangiata, senza troppi dettagli ma mi sentivo ispirata e incazzata al tempo stesso. Scusate ancora per il ritardo.


Little Redbird

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Capitolo 19
*** La Bella addormentata ***


Quando ho iniziato a scrivere questa storia non avevo in mente nulla del genere, lo giuro. Doveva essere lunga una decina di capitoli e invece siamo al diciannovesimo. Comunque ringrazio infinitamente tutti quelli che, nonostante abbiano capito che non sono un granché come scrittrice, continuano a leggere e recensire la mia storia, aspettando pazientemente che la mia mente contorta ne sforni i capitoli.
 
NB: Per continuare a leggere la mia storia dovete dimenticare tutti gli avvenimenti dopo “ L’alba ”. In più, fate finta che le guardiane abbiano esaudito il desiderio di Elena e abbiano riportato in vita Damon.
 
 
 
19. La bella addormentata.
 
 
Non so se la morte sia più forte della vita,
 ma l'amore è più forte di tutto.
(Tristano e Isotta)
 
 
Bonnie aprì lentamente gli occhi. C’era una luce intensa nella camera in cui si trovava e fece fatica a mettere a fuoco quello che aveva intorno. Capì di essere su un letto morbido, con lenzuola che profumavano di pulito.
C’era qualcuno insieme a lei, qualcuno che probabilmente stava dormendo visto il peso poggiato sulle sue gambe ed il respiro lento e pesante che sentiva.
Faceva caldo.
Sbatté le palpebre cercando di orientarsi e si guardò in giro.
Quella camera aveva qualcosa di familiare, sebbene non ricordasse di esserci stata. Le pareti erano bianche e pulite, i mobili erano il minimo indispensabile, c’erano un piccolo armadio di legno scuro, un cassettone dello stesso materiale ed il grande letto a due piazze, che riempiva completamente il resto della piccola camera.
Si spostò i capelli dal viso e guardò i propri piedi distesi sotto le coperte: una testa scura era poggiata sopra di esse, con le braccia piegate a mo’ di cuscino.
Quei capelli le ricordavano qualcosa. Erano neri come la notte più buia ma sembrava che mancasse qualcosa… delle sfumature color arcobaleno…
Damon.
Scattò a sedere all’improvviso e sentì la testa girare per il repentino cambiamento di posizione. 
Ora ricordava.
Il ballo, il matrimonio, la sua morte. Era morta, com’era possibile che adesso si guardasse intorno? Era forse un fantasma? 
E dov’era Damon? Anche lui era morto; ricordava bene il dolore lacerante che aveva provato quando aveva realizzato che il vampiro dagli occhi di tenebra che tanto amava la stava lasciando di nuovo.
Intanto, la testa bruna si era alzata dalle coperte candide e il viso sotto di essa la guardava stupita.
<< Bonnie? >> la chiamò Meredith.
Meredith? Anche lei era viva?
Bonnie si lanciò sull’amica e la strinse forte mentre le lacrime cominciavano a sgorgarle dagli occhi. << Stai bene? >> chiese alla ragazza.
Meredith la guardò stupita. << E lo chiedi a me? Tu come stai, piuttosto! >> le disse sorridendo.
<< Credo di stare bene >> disse. 
<< Credi? >> chiese l’altra.
<< Damon è… >> cominciò, ma non riuscì a terminare quell’orribile frase.
Fu la mora a continuare per lei. << È stato lui a salvarti dall’annegamento >> le disse con un sorriso dolce.
<< Quale annegamento? >> chiese Bonnie.
Meredith la guardò dispiaciuta. << Non ricordi niente? >> domandò.
La rossa scosse la testa.
Meredith tornò di nuovo allegra. << Non fa niente, non preoccuparti. Ora dobbiamo chiamare gli altri, sono tutti in pensiero >>. Detto ciò si precipitò alla porta e, con tutta l’aria che aveva nei polmoni, urlò: << Correte! Si è svegliata! >>
Bonnie si meravigliò: Meredith non urlava mai.
Distrattamente si chiese perché l’amica fosse così entusiasta… per quanto tempo aveva potuto dormire perché Meredith avesse una reazione del genere?
Ebbe solo il tempo di porsi quella domanda prima di venire stritolata dall’abbraccio di Elena e Matt.
<< Ragazzi >> biascicò. << Non respiro >>. Ma quelli la strinsero ancora di più e a loro si unì Meredith.
Si accorse della presenza degli altri solo quando Stefan parlò. << Lasciatela respirare >> disse ai suoi amici. << Deve riposare >>
<< Riposare? >> chiese Matt. << Ma se ha dormito per una settimana intera! >>
Aveva dormito per una settimana? Ma allora tutto quello che era successo era… un sogno, nient’altro che uno stupido e ridicolo sogno.
<< Perché ho dormito così tanto? >> chiese schiarendo la voce arrochita dal sonno.
Per qualche attimo nessuno rispose e lei ebbe tutto il tempo di realizzare che era in una delle camere del pensionato della signora Flowers. E proprio lei era di fianco a Stefan, poco lontano dai suoi amici, e dietro di loro Alaric faceva capolino con un sorriso sulle labbra. 
E lui dov’è?, si chiese dispiaciuta. Lo scorse subito dopo, appoggiato con nonchalance allo stipite della porta della sua camera, le braccia incrociate sulla maglietta nera  a mezze maniche e gli occhi puntati su di lei.
Bonnie arrossì e distolse lo sguardo, ma questo non le impedì di sentire quello di lui che continuava a fissarla, e -ci avrebbe giurato- stava sorridendo. Ogni fibra del suo essere le diceva che quelle magnifiche labbra erano distese in un sorriso sincero, ma non osò controllare, si sentiva ancora troppo stordita ed indifesa per reggere una battaglia di sguardi con Damon Salvatore.
<< Sei stata in coma >> le mormorò dolcemente Elena.
Bonnie si girò a guardarla di scatto. << C-cosa? >>
<< Non ricorda nulla di quello che è successo >> disse Meredith alla bionda.
Matt le strinse la mano e si sedette sul letto. << Non ricordi della giornata che abbiamo passato al mare? >> le chiese guardandola negli occhi.
Bonnie si meravigliò del calore che le si diffuse sulle guance. Ma di certo Matt non si era mai rivolto a lei in quel modo, né tantomeno l’aveva guardata con quei suoi occhi blu come l’oceano così preoccupati.
Non poté fare altro che scuotere la testa.
<< Eravamo in spiaggia >> cominciò a raccontare Elena. << Mentre tutti giocavano a pallavolo io ero… andata a fare una passeggiata >>, fece una pausa per guardare di sottecchi prima Damon e poi Stefan.  << e tu eri entrata in acqua. Poi abbiamo sentito le tue urla >>
La bionda continuava a parlare ma Bonnie già non l’ascoltava più. Ora ricordava.
Lei non aveva giocato a pallavolo perché erano dispari. Le due squadre erano formate da Meredith e Alaric contro Stefan e Matt, e così era rimasta sdraiata al sole ad aspettare che qualcuno le desse il cambio.
Elena non aveva voglia di giocare ed era sdraiata sul lettino vicino al suo, con il suo bellissimo bikini bianco e oro ed il suo fisico mozzafiato in mostra, perfettamente consapevole di attirare tutti gli sguardi maschili. E Bonnie si era sentita come la sua sorellina minore, che se ne stava buona e sorvegliata dal suo sguardo color lapislazzuli. Puah. Anche lei poteva essere bella a modo suo, Meredith glielo diceva sempre. Si era alzata e aveva messo in mostra il suo bikini azzurro con fiori bianchi, e aveva iniziato a passeggiare lungo la riva. L’acqua era gelida dopo essere stata per tanto tempo al sole ma non le dispiaceva.
Ricordò di aver lanciato un’occhiata a Damon per vedere se la stesse guardando o non se la filava come al solito: ovviamente la seconda opzione era quella vera. Il moro si era avvicinato ad Elena e le parlava con fare confidenziale. 
Si era arrabbiata, più con se stessa che con lui, perché continuava a sperare che a lui importasse qualcosa della piccola rossa sempre in disparte nel gruppo. Ma a chi poteva mai importare di una come lei? Tra la folla gli altri cercavano sempre Meredith perché lei era alta un metro ed una banana, non usciva con un ragazzo da quando era successo tutto il casino della “ morte apparente ” di Elena, e l’unico che le piaceva era perdutamente innamorato della bionda sopra citata. Era entrata in acqua per impedire agli altri di vedere le sue lacrime, che almeno avrebbe potuto confondere con le altrettanto salate gocce d’acqua di mare, ma di certo non aveva voluto affogare. 
Non si era allontanata troppo, ricordava che l’acqua le arrivava al seno quando aveva deciso di immergersi per intero. Aveva bagnato i capelli appiccicati dal sudore ed aveva rabbrividito quando aveva tirato la testa fuori ma aveva anche sorriso a Matt che le aveva lanciato un’occhiata, beccandosi una pallonata in pieno viso per la distrazione.
Aveva iniziato a ridere a crepapelle vedendo il ragazzo che si teneva il naso e Meredith che si scusava per la forza con cui aveva battuto. Era stato allora che l’acqua era diventata improvvisamente più alta; non aveva più sentito la solidità del fondo sotto i piedi e aveva gridato. Già senza fiato per le risa, si era ritrovata a sbracciarsi in cerca d’aria. Fortunatamente era con due vampiri e mezza, e uno di loro l’aveva raggiunta in qualche secondo e le aveva tirato la testa fuori dall’acqua. Era stata felice di vedere che era Damon il suo salvatore ma aveva avuto il tempo solo per quel pensiero e per vedere il sorriso arrogante del ragazzo prima di venire di nuovo tirata giù. Dopo veniva solo il buio.
Alzò gli occhi sugli altri e cercò lo sguardo di Damon.
 
 
 
Il vampiro era ancora nella stessa posizione e guardava a sua volta la ragazza ancora stesa a letto.
Gli era quasi venuto un infarto vampiresco quando aveva sentito le sue urla, la settimana prima.
Era dietro i cespugli sulla collinetta mentre lei se ne stava in acqua, e stava seducendo Elena, convinto che il suo uccellino fosse al sicuro dopo aver sentito la sua melodiosa risata. Ma quando, subito dopo, aveva sentito il suo straziante grido di aiuto aveva mandato mentalmente a quel paese Elena e si era precipitato in acqua, superando Stefan che era già a metà strada.
Aveva afferrato Bonnie per la vita e le aveva fatto poggiare la testa sulla propria spalla, in modo da tenerla sempre fuori dall’acqua. Stava per prenderla in giro sul fatto che non sapesse nuotare quando se l’era sentita strappare dalle braccia. Era stata la sensazione più brutta che avesse mai provato in tutta la sua vita; come se avesse appena salvato una cosa di inestimabile valore e gliel’avessero rubata di nuovo da sotto il naso.
Si era immerso e aveva visto le gambe nivee di Bonnie, in contrasto con l’oscurità del fondale, che scalciavano selvaggiamente, aveva cercato di lottare ma i suoi polmoni si erano già riempiti di acqua una volta e non avevano più retto allo sforzo.
Damon aveva continuato a scendere chiedendosi quanto diavolo potesse essere lontano il fondo in quel punto, e poi si era visto Stefan vicino che chiedeva spiegazioni nella sua testa.
Ma non c’era stato tempo di dargliele, si erano avvicinati a Bonnie da entrambi i lati e, un braccio ciascuno, avevano tentato di tirarla di nuovo fuori.
In quegli attimi a Damon era sembrato di ricordare qualcosa, un episodio simile ma non ci era riuscito completamente perché c’era qualcosa che continuava a tirare giù il piccolo corpo di Bonnie.
“ È sotto da troppo tempo ”, aveva comunicato a Stefan, come se il fratello non ne fosse a conoscenza, ma il minore dei Salvatore aveva ricevuto il messaggio come fosse una supplica.
E mentre Damon continuava a tirare Bonnie, lui era sceso più profondamente e aveva cercato di capire cosa potesse avere tutta quella forza.
Immediatamente Bonnie divenne di nuovo lo scricciolo di quaranta chili che era e lei e Damon schizzarono fuori dall’acqua ad una velocità impressionante a causa della forza che Damon stava impiegando cercando di tirarla su.
Senza aspettare il fratello minore si era diretto verso la riva e aveva disteso la rossa sulla sabbia.
Meredith si era subito premurata di farle un massaggio cardiaco mentre Elena prendeva dei teli asciutti e Alaric le teneva la testa alzata.
Damon aveva ascoltato il pensiero di Matt che stava per proporsi per farle la respirazione bocca a bocca e lui si era precipitato sulle labbra di Bonnie per impedire al biondo di fare quello che aveva in mente.
Aveva lavorato con Meredith, che spingeva sul torace di Bonnie per far uscire l’acqua mentre lui soffiava aria nella sua bocca.
La guardò in quel momento: le sue labbra erano rosee come al solito ma quel maledetto giorno erano diventate viola e ricordò di aver provato una sensazione di smarrimento trovandole salate, le aspettava dolci come ogni volta che le aveva sfiorate con le proprie.
Dopo parecchi minuti di respirazione bocca a bocca, Bonnie aveva sputato fuori l’acqua e, dopo aver lanciato un’occhiata stupita a Meredith, era svenuta.
Era entrata in uno strano stato di coma, che la signora Flowers aveva definito “ Sindrome della bella addormentata ”. Damon aveva riso a quel ridicolo nome ma dopo una severa occhiata da parte della donna, che aveva imparato a rispettare dopo il suo aiuto contro i Kitsune, aveva ascoltato tutta la storia.
Stefan aveva confermato che fosse una forza magica a trattenere Bonnie sott’acqua, poiché, dopo che Damon l’aveva finalmente tirata fuori, il livello del mare era tornato al suo stato naturale. 
Purtroppo a Bonnie non bastava il bacio del vero amore per essere svegliata, aveva spiegato la signora Flowers, necessitava di cure e riposo, e, quando sarebbe stato il momento, si sarebbe svegliata da sola.
Ci erano voluti otto giorni per riprendersi. Otto fottutissimi giorni in cui il pensionato non sembrava nemmeno più lo stesso: nessuno rideva, erano tutti cupi e parlavano solo a bassa voce. Senza la vitalità dell’uccellino, la casa sembrava morta, e a Damon era mancato non poterla stuzzicare e far arrossire per tutto quel tempo, anche se non l’avrebbe mai ammesso.
<< Sono stata qui per otto giorni? >> chiese Bonnie all’improvviso.
Tutti le avevano lasciato il tempo di ricordare e assimilare quello che era successo e ora tutti cercavano di risponderle a modo proprio.
<< Abbiamo arredato questa camera solo per te >> le fece notare Elena.
<< Ti abbiamo sorvegliata giorno e notte >> le disse Mutt. Spesso il ragazzo si era offerto per sorvegliare Bonnie di notte e Damon aveva sorvegliato lui. Si ricordò di quella volta in cui aveva colto il biondo sul punto di baciare Bonnie. Si era schiarito la voce per rivelare la propria presenza e quello era saltato dalla sedia ed era arrossito più di quanto sarebbe riuscita a fare la stessa Bonnie vedendolo comparire all’improvviso. “ Stavo solo… ” aveva cercato di giustificarsi.
“ Stavi cercando di risvegliarla con il bacio del vero amore? “ gli aveva chiesto con voce effeminata portandosi poi le braccia al petto in una posa minacciosa. Matt non aveva risposto e si era risieduto. “ Anche se ‘il bacio del vero amore’ potesse svegliarla, tu non sei il suo vero amore ”, gli aveva fatto notare.
“ E saresti tu? “ gli aveva chiesto coraggiosamente l’altro.
“ Forse ”, gli aveva risposto andandosene.
Damon sorrise a quel ricordo, il biondo continuava a provarci col suo uccellino, doveva tenerlo alla larga.
Intanto i gridolini continuavano.
<< Devo tornare a casa! >> li interruppe Bonnie. << Mia madre sarà… >>
<< Ci ho pensato io >> la rassicurò Stefan.
<< L’hai soggiogata? >> chiese scandalizzata la rossa.
Stefan scosse le spalle. << Cosa potevo fare? Non sapevamo quando ti saresti svegliata >>
<< E cosa le hai raccontato? >>
<< Che sei in vacanza con noi >> le disse Meredith. << Non preoccuparti, abbiamo pensato a tutto >>, le sorrise felice.
Damon pensò che, in fondo, quando sorrideva non era tanto inquietante.
<< Va bene >> acconsentì Bonnie lasciandosi andare sui cuscini.
<< Ora sarà meglio lasciarla in pace >> suggerì la signora Flowers. << Ha ancora bisogno di riprendersi >>
Tutti tornarono tristi ed uscirono in silenzio.
Bonnie restò sola a guardare il soffitto.
Come aveva fatto ad immaginarsi tutte quelle cose che aveva sognato? Si sentiva una stupida: Damon non l’avrebbe mai amata come quello del sogno, non esisteva un Damon così.
Si rese conto solo allora di non averlo ringraziato.
<< Damon? >> chiamò, consapevole che il vampiro l’avrebbe sentita. << Grazie per avermi salvata ancora una volta >> gli disse.
Poi chiuse gli occhi e si riposò, sarebbe stata una lunga serata.
 
 
Damon, al piano di sotto, sorrise. << Non c’è di che, Pettirosso >> mormorò.
Solo Stefan l’aveva sentito, e sorrise con lui.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Buona sera :3
 
Sì, ce l’ho fatta!! XD
 
Ok, non so cosa sia venuto esattamente fuori ma non riuscivo a smettere di scrivere, spero che vi piaccia, perché a me è piaciuto tantissimo scrivere questo capitolo.
Ci aspetta quasi un’altra storia, d’ora in poi, quindi preparatevi a nuove catastrofi! XD
 
Lasciatemi perdere, è il ciclo che parla. XD
 
 
Vabbè, come sempre i contatti sono nella mia pagina autore.
 
A presto, spero.
 
Little Rebird

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Capitolo 20
*** Cena in famiglia ***


20. Cena in famiglia
 
 
Dopo la morte, si crede che ognuno di noi abbia 7 minuti di attività cerebrale, 
e in questi 7 minuti si rivive tutta la vita intera, come una specie di sogno… 
perchè nei sogni il tempo è rallentato. 
Quindi se è davvero così, chi ti dice che non sei nei tuoi 7 minuti? 
Come fai a sapere se sei vivo o stai rivivendo i tuoi ricordi?
 
 
 
 
Bonnie guardò la valigia aperta sul letto: le ragazze avevano pensato davvero a tutto. C’erano vestiti, scarpe, i libri di magia e persino il suo shampoo alle fragole. Andò in bagno e si infilò nella doccia, sotto il getto d’acqua calda, e finalmente poté pensare sul serio a tutto quello che era successo.
Era annegata. E per qualche strano motivo era entrata in una specie di coma magico e aveva fatto uno stranissimo sogno lungo otto giorni; un sogno incredibilmente realistico e completamente senza senso, ma perché?
Aveva sentito che durante il coma molte persone vedono una abbagliante luce bianca o dei santi, oppure delle persone della loro vita che sono morte, lei invece aveva sognato… cosa? Di essere una specie di premio per vampiri senz’anima? Davvero non sapeva come aveva potuto immaginarsi tutte quelle scemenze. Quello era il tipo di cose che succedeva ad Elena, non a lei. ‘’Io non vengo considerata un premio’’, pensò sconsolata.
Prese un po’ del suo shampoo preferito e se lo passò tra i capelli umidi, massaggiandosi la testa.
Certo che c’erano proprio tutti in quel sogno. Damon, Stefan, Elena, Meredith, Matt, e persino Alaric e la signora Flowers.
E quell’Elijah… sembrava così reale, così pericoloso.
Si posò le dita tra i seni: nessun segno di nessun palo che l’avrebbe trafitta. E allora perché sentiva una piccola scossa se continuava a toccare in quel punto? 
‘’Smettila’’ si disse, ‘’ ti stai immaginando tutto, come sempre’’.
Certo che però le sarebbe piaciuto stare davvero con Damon, baciarlo ogni volta che voleva, dirgli tutto quello che provava. Ma quel Damon gentile ed innamorato di lei non esisteva, a lei toccava tenersi quello scorbutico e antipatico che inspiegabilmente la salvava ogni volta.
Scosse la testa. Almeno non la lasciava morire senza muovere un muscolo.
Però si sentiva ancora in colpa per aver causato la sua morte nella Dimensione Oscura. L’aveva pianto in silenzio per tutto il tempo in cui avevano dovuto aspettare di tornare a casa, mentre Elena si disperava e faceva soffrire ancor di più Stefan.
‘’Ma cosa vai a pensare? È tua amica’’. Ma sapeva di star dicendo solo la verità.
Fortunatamente Damon era vivo e vegeto quando erano tornati a Fells Church, e non si era arrabbiato con lei per essere morto per salvarla; però aveva notato che si era allontanato un po’. In compenso però, si era avvicinato ancor di più ad Elena.
Si sciacquò, stufa di quei pensieri cupi, ed uscì dal bagno.
I vestiti le sembravano troppo attillati, troppo esagerati. Eppure erano proprio i suoi preferiti: shorts, jeans, top e ballerine. 
Indossò la prima cosa che le capitò a tiro e si guardò allo specchio: i jeans chiari sembravano esserle stati disegnati sulla pelle tanto erano stretti, la maglietta rosa le sembrava carina ma le lasciava le piccole spalle scoperte, solo le ballerine le sembravano adatte, le trovò molto comode.
Si sentiva strana, come se avesse cambiato all’improvviso tutto il suo stile, ma forse era per il fatto che per otto giorni era stata in pigiama ferma in un letto.
Sospirò e si girò dall’altra parte. Doveva asciugare i capelli.
Accese il phon e si passò le dita tra i boccoli. C’era qualcosa… qualcosa che riguardava i suoi capelli e Damon, un’altra sciocchezza che aveva sognato. Damon le aveva spazzolato i capelli -tra le altre cose- in quel suo sogno matto, ed era stato infinitamente dolce e paziente.
Si risvegliò da quel torpore causato dall’aria bollente dell’asciugacapelli e si guardò allo specchio: la sua testa era un disastro, non assomigliava per niente alla chioma sempre ordinata che aveva sognato. I suoi capelli avevano immediato bisogno di un arricciacapelli o di una piastra, ma forse, almeno per quello, poteva prendere spunto dal sogno.
Si portò tutti i capelli sulla spalla desta e iniziò a legarli in una treccia ordinata. Le sembrava di essere un po’ più presentabile in quel modo.
<< Hey, sei pronta? >>
Meredith faceva capolino dalla porta e la osservò attentamente.
Bonnie si girò sullo sgabello e si guardò di nuovo allo specchio. Le sembrava di essere apposto: era vestita, i capelli erano ordinati e la schiena era dritta. Guardò l’amica negli occhi, attraverso il suo riflesso, << Che cosa c’è che non va? >> chiese.
Meredith sembrò riprendersi e sorrise. << Niente trucco? >> chiese.
Bonnie guardò di nuovo il proprio riflesso. No, niente trucco. Le sembrava di essere carina anche così, forse aveva solo il viso un po’ troppo pallido. Afferrò la palette di trucco e si passò una pennellata di brush color albicocca sulle guance; sì, andava meglio.
<< Sono pronta >> disse sorridendo all’amica.
Meredith sembrò ancora smarrita.
<< Cosa c’è, Meredith? >> chiese spazientita.
La mora sembrò ancor più sorpresa. << Niente, è che di solito non esci senza un chilo di trucco e i capelli riccissimi >> le ricordò.
<< Non sto bene così? >> chiese Bonnie.
Meredith sorrise riconoscendo l’insicurezza della sua timida amica. << Sei perfetta >> la rassicurò.
Bonnie sorrise e sospirò di piacere. Perdere Meredith come nel sogno sarebbe stato insopportabile.
 
 
 
Al piano di sotto erano tutti a tavola, pronti a cenare come una grande famiglia felice. Persino Damon era seduto comodamente a capotavola di fronte a Stefan.
Bonnie raddrizzò la schiena entrando in sala da pranzo, un gesto che non le era mai appartenuto, almeno non in quella vita.
Sorrise cordiale a Matt che scostò la sedia di fianco a sé per farla accomodare. Meredith si posizionò dall’altra parte del tavolo, tra Alaric ed Elena.
<< Come ti senti? >> le chiese Stefan.
Bonnie gli sorrise, vederlo fare quella fine, nell’orribile finale del suo sogno, era stato straziante, proprio come per ogni altra persona che aveva visto morire e che ora le faceva compagnia a tavola.
<< Bene, grazie >> rispose. << Voi come state? >> chiese ai commensali.
<< Bene >> le rispose Elena stringendo la mano di Stefan.
Tutti gli altri annuirono e Bonnie li guardò uno ad uno, come se non li vedesse da anni.
Matt, al suo fianco, era raggiante, quasi come nel giorno del suo compleanno, o come ai tempi in cui usciva con Elena.
La bionda continuava a fissare Stefan con aria adorante che ricambiava il suo sguardo con un’intensità che fece arrossire Bonnie.
Meredith e Alaric si sussurravano chissà cosa, e Bonnie pensò che avevano fatto dei bei passi avanti da quando si parlavano a malapena in pubblico.
La signora Flowers stava arrivando ora con i vassoi pieni di cibo dall’aria invitante e sorrideva, sembrava una mamma felice di avere tutti i figli riuniti a cena per Natale.
E poi c’era lui, Damon. Bonnie si girò a guardarlo lentamente, per non destare sospetti, ma, appena la sua testa fu nell’angolazione giusta, i suoi occhi incontrarono quelli bui del vampiro e li incatenarono per qualche secondo.
Stette lì a fissarlo senza dire nulla, senza nemmeno respirare per paura che potesse spezzarsi qualcosa tra di loro.
Per un attimo le sembrò di vedere il Damon che sognava, quello che l’accarezzava, la baciava appassionatamente e… l’amava
Ma fu la signora Flowers ad interrompere quel loro contatto.
<< Ne vuoi un po’, Damon? >> chiese al vampiro con voce tenera.
I due guardarono la donna come se fosse un alieno appena entrato dalla porta.
Damon parve volerle rispondere in modo sagace ma si morse la lingua e rispose educatamente con un << No, grazie, passo >>
Bonnie guardò il suo piatto, che veniva continuamente riempito da Matt, prima di lanciare un ultimo sguardo a Damon.
Il vampiro la stava di nuovo guardando e Bonnie distolse immediatamente lo sguardo, senza però riuscire ad evitare di sorridere sotto i baffi.
Quando sentì la sedia al proprio fianco venire spostata si preparò ad accogliere la signora Flowers con un sorriso ma di nuovo venne catturata dallo sguardo di Damon.
<< La padrona di casa deve sedere a capotavola >> si giustificò. << E visto che il mio fratellino è talmente rozzo da non ricordarselo, tocca a me fare il gentiluomo >>
Bonnie tornò a guardare la tavola imbandita e annuì imbarazzata.
Doveva restare seduta vicino a Damon per tutta la sera quando in testa le vorticavano ancora i ricordi di lui che entrava in camera sua e la baciava appassionatamente. Ricordi di un sogno irrealizzabile.
 
 
 
Davvero imbarazzante.
Questo era il pensiero che regnava nella testa di Damon Salvatore quella sera d’estate, seduto a tavola con l’allegra brigata degli amici di Elena.
Non aveva toccato cibo, anche se il profumo di fragole della streghetta di fianco a lui era molto invitante, aveva solo abusato un pochino del Black Magic che la signora Flowers aveva messo a tavola per festeggiare il risveglio di Bonnie.
Si stava pentendo amaramente di aver accettato l’invito della vecchia strega: la compagnia era pessima, il cibo era per gli umani e il pettirosso continuava a tentarlo arrossendo in continuazione. Gli erano mancate le sue guance sempre in fiamme in quegli otto giorni di agonia. Vederla distesa in quel letto, senza battere ciglio, senza che potesse avvicinarsi in completa solitudine… era stato strano.
Di solito Bonnie era sempre piena di vita e, nonostante in sua presenza non spiccicasse parola, quando credeva che lui non la sentisse parlava a macchinetta; aveva sempre trovato strano questo suo comportamento, come se avesse paura di dire la sua davanti a lui.
Ma lui non l’avrebbe mai derisa; forse l’avrebbe presa un po’ in giro, questo sì, ma non l’avrebbe mai derisa.
Lei era il suo piccolo uccellino rosso, la nota di allegria che mancava nella sua vita. E gli era mancato perfino andare a trovarla di notte, quando non era impegnato a salvare Elena.
E invece aveva dovuto osservare Mutt che faceva da guardia alla piccola rossa, come se fosse stato in grado di difenderla da un eventuale pericolo.
Guardò il biondo dall’altra parte della testa di Bonnie. Stava ancora mettendo cibo nel suo piatto, certo che aveva la testa dura, il ragazzo!
<< Mutt, è stata in coma, non in Africa >> lo riprese.
Matt si girò nella sua direzione e gli lanciò un’occhiataccia con i suoi occhioni azzurri. << Cosa vuoi saperne tu di cibo? Tu non sei umano >> gli disse coraggioso.
<< Touché >>
<< Matt >> si intromise Bonnie, << davvero, basta così. Mi farai scoppiare >> gli disse con un sorriso dolce.
<< Visto? >> gli fece Damon.
Matt posò la forchetta che stava infilzando delle patate e la rimise nel vassoio -patate comprese. << Va bene, ho capito >> disse scortese e si girò dall’altra parte.
<< Grazie >> sussurrò Bonnie a Damon.
Il vampiro la guardò stupito. << È la seconda volta in un giorno che mi ringrazi >> le fece notare.
Bonnie arrossì. << Già >>.
Damon la osservò attentamente. C’era qualcosa di diverso in lei da quando si era risvegliata ma non riusciva a capire cosa.
Era sempre la piccola e fragile Bonnie ma c’era qualcosa che non le apparteneva e che però le si addiceva.
Era come vedere qualcuno con un nuovo taglio di capelli e non accorgersene, pur sapendo che c’è qualcosa di diverso.
Le guardò i capelli: forse erano quelli, per il modo in cui li portava quella sera. No, li aveva notati subito. Si era subito accorto che mancava la massa di riccioli infuocati sopra il suo corpo minuto. Ma trovava che la treccia le desse un’aria più ordinata, meno da strega.
<< Quindi… hai visto la luce bianca? >> buttò lì all’improvviso.
Bonnie quasi soffocò con l’acqua che stava bevendo. Non voleva girarsi a guardarlo negli occhi ma non poté farne a meno. << Come? >>
Damon le sorrise sghembo. << Durante il coma >>, le chiarì, << hai visto la luce bianca di cui parlano tutti? >>
Bonnie storse le labbra. << Non esattamente >> rispose.
<< E allora cosa hai visto? >> chiese il vampiro.
Tutti i presenti avevano smesso di mangiare e osservavano attenti Bonnie, aspettando la risposta.
La ragazza arrossì. << Io… mhm… credo di aver sognato >> rispose.
Damon alzò le sue eleganti sopracciglia scure. << E cosa avresti sognato? >> le chiese ammiccando.
Bonnie distolse lo sguardo e lo posò sugli altri. Deglutì e poi trattenne il respiro, indecisa sul da farsi. Doveva dire a tutti che aveva sognato di vivere nel cinquecento? Beh, forse quello poteva dirlo, magari omettendo tutti gli altri dettagli.
C’era qualcuno che la guardava più intensamente degli altri, si accorse. Ma non era Damon, lo sguardo del vampiro era caldo sul suo collo, era simile ad un bacio, mentre chi la stava osservando in quel momento era teso. Si girò e incrociò lo sguardo della signora Flowers.
<< Cos’hai sognato, cara? >> le chiese questa.
Bonnie si sentiva sotto pressione, osservata da tutti, come se fosse stata un criminale pronto ad uccidere uno dei suoi ostaggi.
<< È importante? >> chiese corrugando la fronte.
La signora Flowers scosse la testa e fece un sorriso tirato. << No >>
 
 
 
A Bonnie piacevano le cene in famiglia, le chiacchierate in allegria e il clima pacifico che si creava, ma era da molto che non passava una serata così, da quando le sue sorelle maggiori si erano sposate e se ne erano andate lasciando sole lei e Mary, e da quando anche lei si era fidanzata, Bonnie rimaneva spesso sola, soprattutto nei lunghi pomeriggi invernali, quando fuori pioveva e non poteva fare altro che restarsene in casa a far nulla. Fortunatamente aveva le sue amiche a farle compagnia, ma sognare Mary durante il coma le aveva riportato i giorni in cui sua sorella era come un’amica, prima che i Salvatore arrivassero in città.
Dal loro arrivo era cambiato tutto. Persino lei. La piccola e timida Bonnie McCullough non si sentiva più tanto piccola, anche se gli altri non riuscivano a vederla come un’adulta.
E quella cena non aveva fatto altro che ricordarle quante cose erano cambiate in quei mesi. Elena era morta e risorta chissà quante volte e, altrettante volte, tutti loro erano scampati miracolosamente alla morte. 
Per quanto potesse volere bene ai suoi amici, Bonnie era contenta che la cena fosse finita. Non riusciva più a sopportare gli sguardi di tutti puntati addosso, come se avesse potuto scomparire da un momento all’altro.
Ora finalmente poteva rilassarsi e guardare un po’ il cielo.
Girando per il pensionato aveva scoperto di alloggiare nella camera tra quella di Stefan e quella di Damon, era sorvegliata su tutti i fronti, il lato positivo però era che Stefan le aveva permesso di passare per la sua camera e salire sul tetto.
Bonnie si guardò in torno: davanti e dietro di lei si estendeva il giardino del pensionato, circondato dagli alberi secolari che confinavano con l’Old Wood.
Il parapetto era stato riparato, dopo che, quasi un anno prima, Elena era caduta di sotto dopo aver scoperto la vera natura di Stefan.
Era un posto inquietante, buio ed isolato, e di solito lei non amava stare da sola in luoghi del genere ma sentiva il bisogno di stare da sola a riflettere, su cosa non lo sapeva.
Si sentiva strana, come invecchiata.
<< Bonnie? >> la voce della signora Flowers la distrasse.
<< Mi dica, signora Flowers, le serve qualcosa? >> chiese alla donna affacciandosi dalla botola.
<< No, cara, volevo solo fare quattro chiacchiere con te >> le disse sorridendo, << Mi sei mancata >>.
Bonnie le sorrise. << Ce la fa a salire o devo scendere io? >>
<< Sto salendo, aspetta >>
Con un’agilità che non si sarebbe mai aspettata, la donna salì le scale e fece capolino dalla botola, accettando la mano che Bonnie le offriva per aiutarla a tirarsi su.
Si accomodarono su una panca arrugginita e restarono in silenzio per qualche secondo.
Nel mentre Bonnie disse addio ai suoi propositi di riflettere in solitudine.
<< Mamà mi ha detto che hai fatto un lungo sogno >> le disse all’improvviso l’anziana donna.
Bonnie si chiese se la mamma morta della donna avesse visto anche cosa aveva sognato. << Già >> disse solo, davvero non aveva voglia di parlarne.
Ci fu un attimo di silenzio in cui la signora Flowers osservò la ragazza molto attentamente. << Io l’ho visto >> mormorò la donna.
Bonnie si voltò di scatto nella sua direzione. << C-cosa? >>
<< Ho visto alcuni pezzi di quello che hai sognato >> le spiegò.
Bonnie arrossì. << Cosa ha visto? >> chiese timida.
<< Abbastanza da sapere che non era un sogno >> 
La rossa rise. << E questo cosa significa? >>
<< Che forse è troppo tardi anche stavolta >> le rispose mortificata la signora Flowers.
<< Mi sta dicendo che era una premonizione? >>
<< No, mia cara. Era un ricordo >> le disse carezzandole una spalla.
<< Ma io non ho mai vissuto tutto quello che ho visto >> la contraddisse.
La signora Flowers sospirò. << Come vorrei che tu avessi ragione! >>
<< Lei sa qualcosa che io non so, vero? >>
<< Hai visto quello che è successo l’ultima volta che non te l’ho detto, no? >> chiese retorica. << Come potrei negarti la verità adesso? >>
<< Ma signora Flowers, cosa sta cercando di dirmi? >>
<< Ti sto dicendo che quello che hai visto non era un sogno, né una premonizione. Era il ricordo della tua ultima vita >>
<< Mi sta dicendo che ho già vissuto un‘altra vita? >> chiese Bonnie scettica.
<< Non una. Centinaia. E ora devi combattere per tenerti questa >>
<< Cosa? Combattere chi? E come? >>
<< Combattere Elijah. Portando a termine il rituale >>
<< Ma… il rituale…. Damon non vorrà mai farlo >> mormorò.
<< Dovrà farlo. È il suo amore per te che glielo impone >>
<< Il suo amore per me? >> chiese Bonnie con una risata amara. << Non sapete di cosa state parlando >>
<< Dobbiamo dirlo agli altri, vieni >>. La donna le prese una mano e la tirò su dalla panchina, incamminandosi verso la botola.
<< Signora Flowers >> la fermò Bonnie. << Per favore, no. Non voglio >>
<< Ma tu devi, mia cara. O vuoi che i tuoi amici facciano di nuovo la stessa fine? >>
Quello era un colpo basso. Davvero, davvero molto basso. Come poteva rischiare di perdere di nuovo i suoi amici in quella maniera brutale? Ma come poteva presentarsi a Damon e costringerlo a fare il rituale?
<< Lasciate che ci pensi, va bene? >> chiese alla vecchia strega. << Solo una notte >> aggiunse veloce, vedendo che la donna storceva le labbra.
<< Solo questa notte >> acconsentì.
Bonnie annuì e finalmente la signora Flowers le lasciò la mano e scomparve nella camera di Stefan.
Bonnie si guardò intorno. Improvvisamente la notte sembrava essere diventata più buia e fredda.
Rabbrividì e si precipitò in camera sua, chiudendosi la porta alle spalle e lasciandosi cadere sul letto.
Sarebbe stata una notte lunga.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Rieccoci!
 
Molti di voi staranno pensando: “ Che succede? Come mai così in fretta? “ 
Che vi devo dire? Mi sentivo ispirata xD
 
Va bene, passiamo alle cose serie. Come avete letto, la signora Flowers ha deciso che in questa vita sarà una persona intelligente, ma cosa deciderà di fare Bonnie? Lo dirà agli altri? E se sì, come la prenderanno?
 
Staremo a vedere.
 
PS: scusate per il titolo altamente interessante -.-’’ non sapevo che mettere.
 
Sapete dove trovare i contatti.
 
Spero di essere così veloce anche con il prossimo capitolo.
Ora vado, ci si legge presto.
 
Little Redbird

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Capitolo 21
*** Dirglielo o non dirglielo? Questo è il dilemma. ***


21. Dirglielo o non dirglielo? Questo è il dilemma.
 
 
 
E non era una stupida, sapeva quel che voleva. 
Solamente voleva delle cose impossibili.
(C. Pavese)
 
 
 
Bonnie si strinse nel maglioncino blu che aveva indossato sul pigiama corto e guardò di nuovo fuori. Il cielo non era ancora completamente azzurro e si ritrovò a pensare che anche la sua mente non era del tutto schiarita.
Era rimasta sveglia tutta la notte a pensare ad un modo per dire agli altri quello che aveva visto, e in quel momento, affacciata alla finestra ad aspettare il sole, stava rielaborando il suo discorso.
Aveva pensato di dirglielo e basta, senza tanti giri di parole, avrebbe aperto la porta e poi avrebbe urlato qualcosa del tipo “ La mia anima appartiene a Damon! “, ma poi si era chiesta se non fosse il caso di parlare prima con il diretto interessato, e lì erano sorti i problemi.
Lei che non riusciva a salutarlo senza arrossire, come avrebbe fatto a dichiarargli di appartenere a lui da sempre? E anche se la signora Flowers le aveva assicurato che avrebbe accettato, qualcosa le faceva pensare che non sarebbe stato molto contento di sapere una cosa del genere. Chi mai lo sarebbe stato?
Stava per dire ad un vampiro forte, potente ed assetato di sangue, innamorato della ragazza perfetta dai capelli biondi ed occhi blu, che apparteneva ad una piccola strega incapace di fare magie. Quale folle disperato sarebbe stato felice di una situazione simile?
Sospirò. Perché aveva dovuto fare quel sogno? Non poteva restare tutto com’era? Non voleva essere sempre quella in pericolo, quella da proteggere; voleva tornare ad essere la Bonnie di un tempo, quella che non conosceva la magia, che non conosceva i vampiri, e non era innamorata di uno di loro.
Sospirò di nuovo. Davvero non sapeva cosa fare. Da una parte pensava che Damon meritasse di sapere prima di tutti quello che stava succedendo, ma dall’altra aveva paura della sua reazione. Cosa avrebbe fatto se l’avesse rifiutata… ancora una volta? Forse doveva parlarne prima a Meredith, sentire i suoi consigli, o forse con Stefan; ma aveva promesso alla signora Flowers che ci avrebbe pensato solo quella notte, non poteva perdere tempo parlando con gli altri ad uno ad uno.
Aveva deciso: Damon meritava di sapere la verità prima di tutti gli altri.
Annuì, come se avesse fatto una promessa a se stessa, e sbadigliò, risultando meno solenne di quello che voleva essere.
Un suono strano tra i cespugli sotto la finestra della sua camera la distrasse per un attimo dalla confusione che aveva in testa. Si sporse sul davanzale per controllare quale animale fosse ma all’improvviso si sentì tappare la bocca da una mano gelata e il sangue le si ghiacciò nelle vene. Per un momento il pensiero che potesse essere Elijah le attraversò la mente e si preparò a chiamare mentalmente Damon. Poi si accorse che quello che le tappava la bocca era proprio lui e si fermò prima di riuscire ad inviargli una ridicola supplica di soccorso.
Tornò finalmente a respirare e il moro scostò la mano dalle sue labbra posandola sulla sua spalla.
<< Non gridare >> le disse serio.
Bonnie lo guardò sconcertata. << Perché dovrei gridare? >> gli chiese con voce squillante.
Damon scosse le spalle e si accomodò sul suo letto. << Non lo so. Magari perché c’è un vampiro sul tuo letto >> le disse ammiccando.
Bonnie arrossì e si strinse nel suo maglioncino, nonostante avesse improvvisamente caldo.
<< Come mai già sveglia? >> le chiese il vampiro, poi, guardando il letto intatto, si corresse: << O dovrei dire “ ancora “ sveglia? >>
Bonnie non rispose subito e lo guardò imbarazzata. Era il momento giusto per parlargli ma all’improvviso non ricordava più cosa dovesse dirgli esattamente.
<< Che cosa c’è, streghetta? >> le chiese ancora. << Cos’è che ti turba fino a tenerti sveglia la notte? >>
Bonnie avrebbe voluto rispondergli “ Tu. Tu mi tieni sveglia la notte ”, e invece si limitò a fissare i suoi occhi scuri che la stavano studiando, e ripensò a quando l’aveva chiamata streghetta nella vita che aveva ricordato; era stato dopo che entrambi avevano scoperto la natura dell’altro, alla festa di fidanzamento di Damon e la signora D’Urso. Sorrise pensando a quante se ne era inventate il vampiro per far ingelosire la Bonnie del ‘500, e chissà che fine aveva fatto la signora D’Urso!
<< A cosa stai pensando, pettirosso? >>
Un altro nomignolo che le rievocava alla mente bei ricordi di una vita che non aveva mai vissuto realmente, ma cercò di non perdersi in essi, in parte perché doveva parlare con Damon e in parte perché facevano troppo male.
<< Devo parlarti di una cosa importante >> gli disse finalmente. Con un po’ di coraggio si sedette di fronte a lui sul letto e abbassò lo sguardo sui suoi piedi nudi.
<< Ti ascolto >> la incitò.
Bonnie prese un gran respiro e poi iniziò quello che le sembrava un discorso più o meno sensato. << Ieri mi hai chiesto cosa avevo visto durante il periodo in cui sono stata in coma >>, alzò lo sguardo solo il tempo necessario a vederlo annuire e poi lo focalizzò di nuovo sui suoi piedini numero trentacinque. << Ho visto te, Damon >> disse a fatica. Aspettò una reazione da parte del ragazzo ma quando questa non arrivò continuò. << Ho visto te… e me… e tutti gli altri. Eravamo noi ma in un certo senso non lo eravamo perché era un’altra vita >>, di nuovo aspettò che lui dicesse qualcosa ma quando il silenzio divenne troppo pesante lo guardò.
Damon si era disteso sul letto, le gambe che penzolavano al di fuori, vicine a quelle di Bonnie, e le mani dietro la testa che aveva poggiato sul cuscino della strega.; fissava il soffitto con uno sguardo vuoto e sembrava che non respirasse nemmeno.
Bonnie si sporse verso di lui per assicurarsi che stesse bene; appoggiò le mani sul materasso e allungò la testa verso la sua ma quando il vampiro spostò lo sguardo nel suo si immobilizzò e rimasero a fissarsi per qualche secondo.
Gli occhi di Damon erano proprio come li aveva visti nel ricordo, solo un po’ più cupi forse, ma comunque bellissimi, e stavano fissando i suoi come se lui pensasse la stessa cosa.
“ Stupida ”, si disse, “ lui ti sta fissando perché tu lo stai fissando ”.
Fece per tirarsi indietro ma la sua voce la bloccò dov’era. << Che cos’abbiamo combinato in quella vita? >> le chiese annoiato.
Bonnie sorrise: le credeva. Era già un buon inizio. << Io e te stavamo insieme >> disse con il viso in fiamme.
Damon non poté trattenere un sorriso. << Non mi meraviglia >> le rispose.
Quasi gli saltò addosso, pronta a spiegargli tutto dall’inizio, ma lui continuò: << Insomma, forse, se non fosse che sei un’amica di Elena, ti avrei già portata a letto >>
L’entusiasmo di Bonnie si disintegrò e lo fissò a bocca aperta, indecisa se offendersi o lusingarsi. Scelse la prima e si scostò bruscamente portandosi all’angolo del letto e piegando le braccia sul petto per alleviare il dolore. Come aveva fatto, anche solo per un attimo, a pensare di poter interessare a Damon Salvatore? Per lui era tutta una questione di sesso e sangue, sempre. Forse, se avesse saputo che il rituale consisteva proprio in quello, avrebbe cambiato idea. Ma non poteva dirglielo, non poteva permettersi di essere così debole.
<< E hai sognato solo questo? >> le chiese ancora.
<< Non era un sogno! >> sputò fuori lei. Era arrabbiata con lui ma di più con se stessa, per essere stata così ingenua. << Era un ricordo >> terminò con più calma.
<< E questo cosa dovrebbe significare? >> chiese confuso.
<< Significa che è successo davvero, Damon. Abbiamo vissuto davvero quella vita >>
<< Bonnie, io ho cinquecento anni, quando avrei dovuto vivere un’altra vita? >> le chiese retorico.
<< Damon, ti giuro che ti sto dicendo la verità. Sai che non potrei mai mentirti >> gli rispose con gli occhi lucidi.
Il vampiro sospirò.  << Va bene, ti credo >>, si arrese. << E allora? Questo non significa che dobbiamo stare insieme anche adesso >> le disse crudele.
Bonnie si piegò in due sul letto e per poco non cadde a causa del dolore atroce che sentiva nel petto.
Damon non batté ciglio per qualche secondo, e le si avvicinò solo quando capì che la rossa faceva sul serio. << Hey, va tutto bene? >> le chiese preoccupato.
Bonnie annuì e si tirò su massaggiandosi il petto.
<< Non volevo ferirti >> si scusò. << Tu mi piaci, Bonnie, ma io… >>
<< Amo Elena >> continuò lei. << Lo so, Damon, non c’è bisogno che tu lo ripeta in continuazione >> gli disse alterata. Quando però notò lo sguardo confuso del vampiro cercò di calmarsi. << Devi lasciarmi spiegare, ok? >> gli chiese stanca.
Il ragazzo annuì.
<< Tu non hai un’anima >> cominciò ma lui cercò di interromperla e allora Bonnie gli posò un dito sulle labbra. Damon rimase spiazzato quanto lei da quel gesto e spalancò per un attimo gli occhi per la sorpresa ma subito recuperò la sua compostezza; Bonnie, invece, non si preoccupò dei suoi occhi ancora spalancati, né della mano tremolante quando una piccola scossa attraversò il suo dito. << Fammi spiegare >> quasi lo supplicò.
<< Sì >> mormorò lui contro il suo dito e lei lo scostò.
<< Tu non hai un’anima, ma io posso darti metà della mia >> gli sussurrò. << Ti spetta, quindi se la vuoi, te la darò >>
<< Ti rendi conto di quello che mi hai appena detto? >> le chiese.
Bonnie annuì sicura.
<< E perché dovrei prendere proprio la tua anima? >>
<< Perché la mia ti è stata destinata >>
<< E perché io non ne sapevo niente? >>
<< Nemmeno io sapevo nulla! >> si difese lei. << Non sapevo nemmeno di poter morire e rinascere, figurati questo! Ma la signora Flowers mi ha confermato tutto e ha detto che dobbiamo sbrigarci a fare il rituale >>
<< Aspetta: che cosa c’entra la vecchia strega? E di quale rituale parli? >>
<< C’era anche la signora Flowers in quella vita >> spiegò. << E noi dobbiamo portare a termine un rituale se vogliamo che metà della mia anima diventi tua >>
<< In cosa consiste il rituale? >>
<< Non lo so >> mentì, e lui fece finta di crederci, riservandole però un’occhiataccia. << E se non lo facciamo? >>
<< Non riusciremo mai a sconfiggere Elijah >> sussurrò.
<< E chi sarebbe costui? >>
<< Il vampiro a cui spettava la mia anima prima di te >>
Damon la guardò scioccato per un attimo ma si ricompose in fretta. << E perché spettava a lui? >> chiese stringendo la mascella.
Bonnie sospirò. Forse non era stata in grado di raccontare per bene la storia. << Durante la nostra prima vita, qualche migliaio di anni fa credo, lui era già un vampiro ed io dovevo dargli metà della mia anima perché mi era stato ordinato dai druidi ma… io e te avevamo una storia ed io non volevo compiere il rituale con lui >>, arrossì. << Così lui si vendicò condannandoti ad essere un vampiro in ogni tua esistenza >>
Damon rifletté per qualche secondo. << E tutto questo tu l’hai visto durante il coma? >> domandò ancora scettico.
Bonnie annuì. << Sì. Devi credermi, Damon. Non voglio che gli altri muoiano di nuovo a causa mia >> sussurrò con le lacrime agli occhi.
Il bel vampiro le accarezzò i capelli in segno di conforto. << Ma perché io non ricordo niente? >> chiese. Era ancora titubante, Bonnie poteva vederlo dal modo in cui la guardava, come se avesse pietà di lei, come se pensasse che fosse il suo ultimo, disperato tentativo di avvicinarsi a lui.
Qualche lacrima riuscì a varcare la misera barriera che aveva provato ad innalzare davanti ai suoi occhi da cerbiatto e l’asciugò in fretta con la manica del maglioncino. << Nemmeno io ricordo nulla >> confessò. 
Questa volta fu il vampiro a sospirare. << Non faremo niente finché non avremo prove certe >> asserì.
Bonnie sentì il forte istinto di picchiarlo. << Potrebbe essere troppo tardi! >> disse cercando di abbassare il volume della sua voce squillante.
<< Mi informerò sulla faccenda e poi decideremo, ok? >> le chiese sperando di accontentarla.
La strega non rispose e lui si avviò verso la porta ma si fermò prima di girare la maniglia. << Non è che non ti creda >>, le disse. Si girò a guardarlo ma tutto quello che poteva vedere era il retro della sua giacca di pelle nera. << Qualcuno potrebbe averti fatto vedere quelle cose solo per allontanarmi da Elena >>.
Bonnie lasciò scivolare le lacrime calde e amare lungo le guance, poteva permettersi di essere fragile quando lui non la guardava. << Per una volta, Damon >>, disse con una voce sicura che non si aspettava di avere, << non si tratta di Elena >>.
Il vampiro voltò appena il viso verso destra e Bonnie nascose il proprio dietro la massa di capelli rossi, cercando di nascondere le gocce lucide sugli zigomi. << Chiudi la porta quando esci >> gli disse.
Un attimo dopo era sola nella camera.
 
 
 
 
Non c'è niente di peggio che amare una persona
che non smetterà mai di deluderti.
- Dr. House.
 
 
 
Una riunione in pieno stile Sleep Over Club: ecco cosa gli ricordava.
Damon, appoggiato allo stipite della porta del salotto del pensionato, sciolse le braccia dal petto e affondò le mani nelle tasche dei jeans scuri.
I membri dell’allegra brigata erano seduti nelle varie poltrone e divani ed aspettavano che la signora Flowers spiegasse loro il motivo della riunione.
Non aveva dormito per niente e non aveva affatto voglia di stare ad ascoltare la voce gracchiante della signora Flowers, ma temeva di conoscere già l’argomento su cui avrebbero discusso: il sogno della streghetta.
Ci aveva pensato tutta la mattina; aveva cercato di mettere insieme tutte le informazioni che la rossa gli aveva dato, ma ogni volta che gli sembrava di arrivare ad una conclusione, il ricordo del luccichio delle lacrime di Bonnie lo distraeva con piccole fitte di dolore emotivo causate -doveva ammetterlo- dai sensi di colpa.
Sensi di colpa per cosa?, si era chiesto. Per aver fatto piangere l’uccellino? Lei piangeva in continuazione! Piangeva di paura, di tristezza, di felicità… Era come un rubinetto con i sensori, di quelli che rilevano la presenza delle mani ed iniziano a far scorrere l’acqua, bastava un niente per veder scivolare sulle sue guance sempre arrossate quelle perle salate.
Sghignazzò quando notò che il biondo dal nome difficilmente memorizzabile lo guardava di traverso. Forse il ragazzo si era stancato di vivere. Pazienza: il mondo era pieno di quarterback, e di sicuro avevano nomi meno stupidi.
Lo sguardo del ragazzo si spostò dal vampiro alla ragazza dai capelli rossi che stava per trascinarlo in un gran casino. Damon si sedette sul divano tra Mutt ed il pettirosso, così, solo per far arrabbiare il biondo. Ma si accorse troppo tardi del sorriso cospiratore della signora Flowers. Doveva essere la vecchia strega ad inculcare certe idee nella testolina rossa del suo uccellino, ne era quasi sicuro.
Osservò la ragazza in questione e si accorse che si era rintanata nell’angolo del divano, schiacciata contro il bracciolo… il più lontano possibile da lui.
Quel gesto gli diede non poco fastidio: significava che la piccola strega era ancora arrabbiata con lui; e non gli piaceva che gli tenesse il muso, nonostante fosse estremamente carina.
<< Vi prego di aspettare che io abbia finito il racconto, prima di cominciare a pormi le vostre domande >>, avvisò la signora Flowers.
Damon la guardò. Forse avrebbe dovuto andarsene, tagliare la corda prima che la vecchia facesse il suo nome. Ma Bonnie aveva iniziato a tremare e non staccava gli occhi dal pavimento. C’era qualcosa che non andava.
Guardò di nuovo la signora Flowers e lei guardava Bonnie con sguardo assente e preoccupato. C’era decisamente qualcosa che non andava.
Forse l’uccellino aveva cambiato idea, forse non voleva più fare il rituale. Meglio così, si disse. Però avrebbe voluto almeno sapere in cosa consistesse quel dannato rituale!
<< Forse potrei parlare io >> si offrì.
Tutti lo guardarono scettici. Solo Bonnie continuò a guardare il pavimento, smettendo però di tremare.
<< Te ne ha già parlato? >> gli chiese la signora Flowers. Adesso aveva gli occhi seri e concentrati.
Damon fece il suo miglior sorriso beffardo. << Mi ha accennato qualcosa >> ammise.
<< Potremmo sapere di cosa state parlando? >> chiese la voce melodiosa di Elena.
<< Te lo spiego subito, angelo mio >> le rispose affabile.
Bonnie non ne poté più e scappò dalla stanza a testa bassa, incapace di controllare le lacrime. Meredith si alzò, pronta a correrle dietro, ma la signora Flowers la pregò di restare ed ascoltare quello che Damon aveva da dire.
I presenti si guardarono l’un l’altro ma le domande furono ammutolite dalla voce sensuale del maggiore dei Salvatore, che iniziò a raccontare tutto quello che gli aveva spiegato Bonnie cercando di dare un ordine temporale agli eventi. Fu aiutato dalla signora Flowers nelle parti in cui nemmeno lui sapeva cosa stava dicendo esattamente ma, alla fine, riuscì ad esporre decentemente le informazioni che aveva.
Nessuno osò fiatare durante tutto il suo monologo.
<< Lo so che può sembrare assurdo >>, concluse. << Anch’io credo che sia una cosa da Walt Disney e… >>
<< No! >> l’interruppe Alaric.
Questa volta gli sguardi di tutti si puntarono su di lui.
<< Come? >> gli chiese Damon.
Alaric si passò la mano tra i capelli ramati, imbarazzato. << Intendevo che no, non è una cosa stupida >> chiarì.
<< Tu ne sai qualcosa? >> domandò Stefan.
<< Sì. Cioè: ho letto qualcosa a riguardo >> confidò. << Cavoli, non mi aspettavo che fosse Bonnie >>
<< Rick, >> lo richiamò Meredith sottovoce, << che cosa sai? >>
Gli occhi caldi e dorati di Alaric guardarono le mani di Meredith, nervosamente intrecciate. << La stanno cercando >> disse cauto.
<< No >> mormorò sconsolata Elena ma venne subito stretta dalle braccia forti di Stefan. << Basta combattere >> sussurrò contro la spalla di lui.
<< Chi la sta cercando? >> chiese Stefan.
<< Quel tipo, quello di cui hanno parlato Damon e la signora Flowers, è già qui >> disse stringendo le mani di Meredith. << Avevo sentito che c’era una ragazza, l’ultima strega donatrice di anima, e che era destinata ad un vampiro ma un altro gli impediva in continuazione di compiere il rituale. Ma non avrei ma detto che si trattasse di Bonnie! >>
<< Cosa dobbiamo fare? >> domandò Meredith.
<< Bisogna compiere il rituale prima che sia troppo tardi… di nuovo >> le spiegò la signora Flowers.
<< Che cosa dovremmo fare? >> chiese Damon. << Entrare in un cerchio di fuoco, bere qualche intruglio… >>
<< Che cosa sei disposto a fare? >> gli chiese la signora Flowers, gli occhi traboccavano di sfida.
<< Tutto >> disse fiero Damon. << Tutto pur di proteggere Elena >>
La signora Flowers sospirò e scosse la testa. << Per far sì che questo rituale funzioni devi crederci davvero, devi volerle davvero bene! >>
<< Beh, posso dire che Bonnie è l’unica amica di Elena che mi sta un po’ simpatica >> disse il moro.
<< Tutto qui? >>
<< Tutto qui >>
<< Allora farebbe bene ad andarsene con Elijah >> lo sfidò ancora.
<< Se questo risolve il problema va bene >> rispose Damon scrollando le spalle.
Elena sgusciò fuori dalle braccia di Stefan. << Ma cosa dici? >> esclamò apparentemente scandalizzata. << Dobbiamo aiutarla, Damon. Se tutto quello che serve per farla restare in vita è un rituale, allora tu lo eseguirai! >>
Damon la guardò con un sopracciglio scuro alzato. << È un ordine? >> chiese.
<< No, è una richiesta. Fallo per me >> facendo la voce dolce.
Il vampiro sospirò. << Cosa dobbiamo fare? >> chiese annoiato.
La signora Flowers gli si avvicinò e lo guardò con occhi fiammeggianti d’ira. << Devi sposarla >> gli mormorò a due centimetri dalla faccia.
<< Che cosa? >> chiese l’altro con voce stridula.
<< E non è tutto >> gli disse la strega con un sorriso agghiacciante. << Devi sposarla, consumare il matrimonio e condividere il sangue con lei >>
<< NON FARA’ NESSUNA DI QUESTE COSE! >> esclamò adirato Matt. Era troppo scioccato dalla storia per intervenire prima.
<< Io non ne ho la minima intenzione! >> gli fece notare Damon. << Io non mi sposerò mai. Dite ad Elijah di venire a prendersela >>
Sei paia di occhi spalancati lo guardarono uscire di corsa dalla stanza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sì, lo so, è uno stronzo, ma io lo amo *--*
 
Beh, piaciuta la stronzaggine di Damon? XD
 
 
Prima che mi dimentichi di nuovo, voglio ringraziare tutti quelli che hanno letto la mia OS rossa su TVD.
Ma soprattutto voglio ringraziare tutte voi che mi lasciate quelle recensioni così pucciose! Siete dolcissime e siete il motivo per cui non ho ancora mollato la storia, quindi se diventa pallosa prendetevela con voi :P
 
 
Come sempre i contatti sono nella mia pagina autore.
 
A presto, 
 
Little Redbird

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Capitolo 22
*** Geloso io? Ahahahah. Sì. ***


22. Geloso io? Ahahahah. Sì.
 
 
 
Se io so parlare le lingue degli uomini e degli angeli, 
ma non posseggo l’amore: sono come una campana che suona, 
come un tamburo che rimbomba.
Se ho il dono di essere profeta 
di svelare tutti i segreti. Se ho il dono di tutta la scienza,
 anche se ho una fede che smuove i monti: se non ho l’amore, che vale?
Se distribuisco ai poveri tutti i miei averi e 
come martire lascio bruciare il mio corpo: senza l’amore, niente io ho.
 
-Dalla Prima Lettera Ai Corinzi.
 
 
 
 
Non potevano pensare sul serio che avrebbe sposato Bonnie… o chiunque altra! Lui non era il tipo da matrimonio. Non era come il suo fratellino smidollato che sognava di aspettare Elena sull’altare della piccola chiesa di Fell’s Church, con il vestito elegante e la cravatta. No. Lui era tipo da “ usa-mordi-e-fuggi ”. E per quanto l’allettasse l’idea di compiere la seconda parte del rituale, portare a letto la streghetta non sarebbe stato divertente se tutti erano d’accordo.
Il pettirosso lo incuriosiva per la sua purezza, addirittura superiore a quella di Elena,  e per questo era una preda proibita. Eppure non poteva negare di sentirsi attratto da lei… in più modi. Ma di certo non l’avrebbe sposata! E che diamine!
Poteva capire di essersi sentito attratto da lei in una vita precedente -di sicuro non aveva nemmeno incontrato Elena- ma doveva pur esserci un motivo se non l’aveva mai sposata! Perché avrebbe dovuto farlo in quella vita, quando era a buon punto dal conquistare il suo angelo? E poi…
<< Damon? >> la voce inaspettata di Meredith interruppe i suoi pensieri. Che cosa ci faceva la mora inquietante in camera sua?
<< Se sei venuta per convincermi… >>
<< No >> l’interruppe lei scuotendo la testa. << Lascia stare, non volevo disturbarti >> disse facendo per uscire.
Damon si chiese quand’era stata l’ultima volta in cui l’aveva vista così preoccupata. Ah! Era stato quando Bonnie era in coma. Che fosse successo qualcosa alla streghetta? 
“ E se anche fosse? “, gli chiese una voce nella sua testa. “ Magari hai risolto il tuo problema senza muovere neanche un muscolo! “.
Ma… si trattava di Bonnie. E con lei non riusciva a rimanere indifferente.
<< Troppo tardi >> disse a Meredith. << Che altro è successo? >>.
La mora si voltò sui talloni, le mani infilate nella tasche posteriori dei Jeans. << Si è fatto buio e Bonnie non è ancora tornata >> lo informò.
<< Doc’è Stefan? >> le chiese intendendo chiederle perché non avesse chiamato lui.
<< Stefan è uscito e non risponde al telefono >> disse preoccupata. << Ha litigato con Elena >> gli disse con sguardo tagliente.
Damon ricambiò il suo sguardo con un ghigno sulle labbra. << Ed io cosa dovrei fare? >>
Meredith sospirò. << Non mi preoccupo di Stefan, lui sa badare a se stesso. Ma Bonnie è da sola chissà dove e l’unico che può trovarla in fretta sei tu >>
Damon rimase stupito dall’umiltà con cui Miss Inquietudine si stava rivolgendo a lui. << Se vado a cercarla non significa che… >>
<< Trovala e basta >> lo interruppe Meredith.
 
 
Quando maschio e femmina condividono un’amicizia sincera, 
questo sentimento fa impallidire gli amori più grandi! 
 
 
Bonnie era rannicchiata contro una grande quercia, al limitare dell’ Hold Wood, che confinava con la strada principale di Fell’s Church. Stringeva a sé le ginocchia fragili, la testa posata sugli avambracci, sembrava un piccolo elfo dei boschi che si riposava dopo una giornata passata a raccogliere fragole.
Agli occhi di un passante qualsiasi poteva sembrare una bambina tremante ma Stefan riusciva a vedere le mille sfaccettature della sua aura r non poteva fare a meno di pensare a lei come ad una ventata d’aria fresca. Pura e piacevole.
Si avvicinò cautamente per non spaventarla e la vide alzare il viso lentigginoso verso di lui. Si stupì un po’ nel vederlo comparire ma non dimenticò di asciugare le lacrime dalle sue guance.
<< Che cosa ci fai qui, Stefan? >> gli chiese cercando di non far tremare la voce.
<< Potrei farti la stessa domanda >> le rispose il vampiro sedendosi a terra vicino a lei.
Bonnie sorrise di un sorriso amaro. << Sono venuta a piangermi addosso. Letteralmente >> gli disse mostrandogli le gambe dei pantaloni completamente bagnate di lacrime.
Stefan sorrise, anche se non avrebbe voluto. << Credo di essere venuto a fare lo stesso >> disse tornando serio.
Bonnie guardò i suoi occhi del colore delle foglie di limone e li trovò più cupi e tristi del solito. << Cosa c’è che non va? >> chiese preoccupata.
<< Niente >> rispose l’altro. << In questo momento tu sei più importante >>.
Bonnie arrossì e lo osservò con attenzione per un momento. Certo che era proprio bello. Era molto somigliante a Damon, con i suoi lineamenti classici ed i colori così in contrasto; era quasi una versione più giovane del fratello, considerando che era stato trasformato a diciassette anni, non aveva perso del tutto i tratti della sua fanciullezza.
A volte, quando non si nutriva per un periodo più lungo, Bonnie capiva perché i vampiri dovevano essere tutti belli. Anche se Stefan aveva il viso pallido come la pagina di un libro che contrastava in modo inquietante con i capelli nerissimi e gli occhi verdi, non poteva non ritenerlo bellissimo. Quegli occhi erano come splendidi smeraldi che avrebbero attirato pure la più santa tra le donne. Sospirò. Non poteva innamorarsi di lui? Del vampiro sempre gentile, anziché di Damon-il coglione-Salvatore? Bonnie si sorprese del termine che aveva usato ma non si curò di modificarlo, Damon le aveva spezzato il cuore troppe volte. 
E ora si trovava lì, ai piedi di un albero pieno di cuori con iniziali di nomi all’interno, come se le coppiette che erano passate di lì si stessero prendendo gioco di lei.
Almeno c’era Stefan a farle compagnia. Si appoggiò alla sua spalla e represse le nuove lacrime che tentavano di uscire dai suoi occhi. Non aveva mai avuto troppa confidenza con il fidanzato di Elena ma in quel momento aveva bisogno solo di una spalla amica che la sostenesse.
Certamente il vampiro era lì perché Elena non riusciva ad accettare il fatto che Damon appartenesse a lei.
<< Mi dispiace, Stefan >> sussurrò al ragazzo.
Il vampiro strusciò la testa scura contro la sua.<< E per cosa? Per il ronzio incessante dei tuoi pensieri? >> le chiese sorridendo.
Bonnie arrossì. << No… beh, scusa anche per quello. Mi dispiace se tu ed Elena avete litigato a causa mia >>
Stefan storse le labbra. << Non abbiamo proprio “ litigato ”>>, le disse. << E di certo non a causa tua >>
<< E allora perché sei qui con me invece che con lei? >>
Il vampiro sospirò. << Elena mi ha scelto >> le sussurrò appoggiando di nuovo la testa contro quella rossa e scompigliata della ragazza.
<< Ma non capisco: dovresti essere felice >> gli fece notare.
<< Già >> rispose l’altro.
<< Scusa >> fece Bonnie imbarazzata. << So che non sono affari miei >>
<< No, scusa tu. È che non sono molto bravo a confessarmi con gli altri, di solito tengo per me i miei pensieri >>
<< Capisco >>
<< Vedi, Bonnie. Io sono contento che mi abbia scelto, ma il fatto è che mi ha scelto per il motivo sbagliato >> le confidò. << Se Damon non ci avesse detto che è legato a te, probabilmente l’avrebbe tirata ancora per le lunghe >>
Quindi Damon glielo aveva detto.
Chissà quante cattiverie aveva detto alle sue spalle! Era stata una codarda a scappare ma davvero non ce la faceva a sopportare gli sguardi di tutti che la guardavano con pietà perché il ragazzo a cui era stata destinata da sempre non la voleva.
Però, in quel momento, doveva pensare al dolore di Stefan al suo avrebbe pensato quella notte, mentre era sola sul suo letto.
<< Mi dispiace. Sono sempre io a combinare casini >>
<< Non pensarlo neanche! >> esclamò Stefan. << Non è colpa tua se Elena è un’eterna indecisa >>
Bonnie sorrise. Ormai era un anno che la bionda stava con un piede in due scarpe; se fosse stato per lei, l’avrebbe di sicuro mandata a quel paese e si sarebbe cercata qualcun altro.
<< Ma parliamo di te adesso >>. Stefan la stava osservando con aria incerta, come se non fosse sicuro di cosa dire. Così ci fu qualche attimo di silenzio prima che ricominciasse a parlare. << Quindi… tu e Damon… ma com’è possibile? >>
Di certo non era il miglior discorso consolatorio del mondo, pensò Bonnie. << Non lo so >> ammise. << Ma anche se non dovessi dargli metà della mia anima, lo amerei comunque >>
L’aveva detto ad alta voce? E per di più a Stefan?
<< Lo so. Lo sappiamo tutti >>
Bonnie arrossì dalle punte dei piedi a quelle dei capelli. << Bene >> fece sarcastica.
<< So che ti sembrerà una frase fatta, ma Damon non è il ragazzo per te. Perché non dai una possibilità a Matt? >>
<< Certo che è il ragazzo per me! >> gli rispose. << Altrimenti non ci apparterremmo l’un l’altra. E tu sceglieresti Meredith se Elena non ti volesse? >>
Stefan ci rifletté per qualche secondo. << Hai ragione. È solo che non vorrei vederti soffrire >>
Bonnie gli sorrise sincera. << Non sono così piccola come credete. Posso sopravvivere ad una delusione d’amore >>
<< Ma questa non è una semplice delusione >>
<< Lo so, Stefan, credimi. Lo so >>
<< Scusa >> le disse stringendola per un attimo. << Vieni, torniamo al pensionato. Si sta facendo buio.
I due si alzarono e camminarono in silenzio fianco a fianco.
Un amico maschio era diverso, pensò Bonnie. Non le avrebbe mai risposto con malizia o invidia, e poi poteva vedere le cose da un’altra prospettiva parlando con Stefan.
<< Grazie >> gli disse stringendogli un braccio.
Stefan le passò il braccio sulle spalle. << Siamo più o meno sulla stessa barca. Proviamo a remare insieme >> le disse facendo l’occhiolino.
Bonnie s fermò all’improvviso. << Non ci stai provando con me, vero giorvane Salvatore? >>
<< Avrei qualche speranza? >> le chiese lui stando al gioco.
<< Mhm, forse. Però viene prima Matt >> gli disse ridendo.
Stefan rise di gusto. << Dobbiamo assolutamente trovargli una ragazza >> disse divertito.
La risata cristallina di Bonnie avvertì gli abitanti del pensionato che erano tornati.
 
 
Damon osservò la nuova coppietta che bisbigliava in continuazione. Da quando erano tornati si erano separati solo il tempo di cambiarsi ed ora sedevano pure vicini a tavola, mentre il resto dei commensali li osservava stupito.
Tutti quei mormorii e quelle risatine trattenute gli stavano dando sui nervi e la sua sedia ne stava pagando le conseguenze. Strinse ancor di più il braccio di legno della sedia e si fermò solo un secondo prima di disintegrarlo.
Che diavolo avevano da bisbigliare?
Né lui né la sedia avrebbero retto ancora per molto quindi si allontanò dalla tavola imbandita ma non poté fare a meno di notare che né Stefan né Bonnie sembravano essersi accorti che si era alzato.
Si rintanò in camera sua e rifletté sui probabili motivi che rendevano così amici il suo insulso fratellino e la streghetta.
Ma non riusciva a pensare a più di due parole senza che gli tornassero in mente gli sghignazzi di quei due.
Ma certo!, si disse. Doveva essere una tattica. Volevano ingelosirlo per convincerlo a fare il rituale.
Si sentì orgoglioso di sé per aver capito il loro infimo gioco. Ma questo non cancellava la sua gelosia.
Si trasformò in corvo e sparì dalla finestra.
 
 
 
<< Hey, Stefan! >>. Bonnie fece irruzione nella camera del vampiro già alle nove del mattino, vestita e preparata di tutto punto.
Elena la guardò assonnata e confusa da dietro la spalla del ragazzo. << Che cos’è successo? >>
Bonnie sorrise imbarazzata. << Niente. Ehm…>>
Stefan si strpicciò gli occhi come un bambino e si passò una mano tra i ricci capelli scuri. << Bonnie. Che cosa c’è? >>
<< Dovevamo uscire, ricordi? >>
<< Mhmhmhm >> mormorò assonnato l’altro. << Arrivo tra un attimo: dammi il tempo di fare una doccia >>
<< Ok. Ciao, Elena >> salutò sparendo dalla visuale della bionda.
<< Hai un appuntamento con Bonnie? >> chiese questa a Stefan.
Il ragazzo la guardò stranito mentre si dirigeva nel bagno. << Cosa? Dobbiamo solo andare a fare una passeggiata >>
<< Oh, ok >> disse insicura. << Posso venire? >> chiese già eccitata all’idea.
<< Magari la prossima volta >> le rispose Stefan chiudendosi in bagno.
 
 
<< E quindi… ti spazzolava i capelli? >> chiese Stefan trattenendo molto male una risata.
Bonnie gli diede una gomitata tra le costole. << Non ridere. Era molto romantico >>
<< Sì, certo >> le rispose lui, lasciandosi finalmente andare ad una risata genuina. << Scusa >> disse asciugando le lacrime. << È che non riesco proprio ad immaginarlo >>
<< Si che ci riesci >> lo contraddisse Bonnie. << Lo so che hai sbirciato nella mia testa per vedere il ricordo. Ti ho sentito frugare tra i miei pensieri >>
<< Però! Sei migliorata con la magia! >> si complimentò.
<< Sì, un po’. Ma sai che in quella vita era anche peggio come strega? >>
<< Dovevi fare davvero schifo! >>
Bonnie lo guardò con le labbra corrucciate. << Ma cos’hai oggi? Hai mangiato sangue avariato di mosca?* >>
<< In realtà, alle nove mi ha svegliato una pazza che voleva uscire, quando io volevo restare un altro po’ a letto con la mia ragazza >>
Bonnie arrossì. << Scusa. Non volevo disturbarvi >> gli disse. << Avete fatto pace? >>
<< Mhm, più o meno. Sai com’è fatta Elena: sa essere molto convincente >>
<< Già >>
Camminarono per un po’ in silenzio, tra gli alberi e gli animaletti del bosco.
<< Perché siamo venuti qui? >> le chiese Stefan.
<< Perché è così bello poter passeggiare all’aria aperta senza incontrare volpi, lupi o vampiri! >>
<< A meno che non te li porti da casa >>
<< Sai cosa intendevo >> gli disse lanciandogli un’occhiataccia. << E comunque è una giornata così bella! >>. Fece un giro su se stessa con le braccia aperte ed il viso rivolto al cielo.
Damon doveva essere di ottimo umore quel giorno. Sperava che fosse perché aveva dimenticato la storia del rituale. Eppure, non avrebbe dovuto essere arrabbiato per la scelta di Elena?
Bonnie si sedette sull’erba, al centro della radura dell’Hold Wood, e tese la mano a Stefan per farlo sedere di fianco a lei. Quando il vampiro si distese a pancia in su, con le braccia dietro la testa, Bonnie prese coraggio e glielo chiese. << Elena ha detto a Damon della sua scelta? >>
<< Non credo. Non torna al pensionato da ieri sera. Ma appena glielo dirò, lo sapremo >>
Bonnie annuì. Di certo sarebbe scomparso per un po’… o forse per sempre. In fondo non aveva motivo di restare a Fell’s Church se Elena non lo voleva.
<< Sai che non puoi evitare gli altri per sempre, vero? >> le chiese all’improvviso Stefan.
<< Non sto evitando nessuno >>
<< Sai che mi accorgo quando menti, anche se non mi guardi in faccia. Sono un vampiro, ricordi? >>
Bonnie cercò di non piangere. << Non voglio dare spiegazioni, Stefan. L’unico che aveva il diritto di sapere era Damon e non vuole saperne niente. Quindi a che serve parlare con gli altri? >>
<< Nessuno ti farà domande. Tutti sanno quanto ci stai male. Quello che dovevamo sapere lo sappiamo, non c’è bisogno che tu dica qualcosa. E quando Elijah si presenterà, faremo di tutto per proteggerti >> le rispose sicuro.
Bonnie si voltò a guardarlo con le lacrime agli occhi. << No >> disse. << T i prego, Stefan. Se lui dovesse arrivare lasciate che mi prenda >>
<< Ma cosa stai dicendo? >> le chiese allibito.
<< Non voglio che vi facciate male -o peggio- a causa mia. Non potrei sopportarlo di nuovo! >>
<< Ma Bonnie… >>
<< Niente ma, Stefan. Andrò con lui. Magari potrebbe anche farmi felice >> disse facendo il sorriso più falso che avesse mai fatto.
<< Sei coraggiosa. Sei la più coraggiosa di tutti, ma non ti manderò a morire >>
<< Ed io non manderò a morire tutti voi! Non puoi farmi questo. Non potrei sopportare di vederti soffrire tra le sue mani! >> urlò non trattenendo più le lacrime.
Stefan si mise seduto e la prese per le spalle scuotendola un po’. << E se ce la facessimo? Se fossimo in grado di sconfiggerlo questa volta? >>
<< Nessuno può sconfiggerlo. Lui è un originario, uno dei primi vampiri >>
<< Come Klaus >> le ricordò. << L’hai detto tu stessa: sei più forte dell’ultima volta. Io e Damon siamo più vecchi, e tutti insieme ne abbiamo passate di peggiori. Ora andiamo a prendere il tuo libro di magia e comincia ad allenarti >> le disse con una voce che non ammetteva contraddizioni.
Bonnie pensò che l’aveva quasi convinta. Quasi.
 
 
 
<< Rick, hai visto Bonnie? >>
Meredith interruppe la lettura del giornale di Alaric. In quel pensionato era impossibile restare un po’ tranquilli. Guardò la sua fidanzata: era sudata, i capelli erano legati in una coda alta ed era vestita completamente di nero; aveva appena finito di allenarsi. << È fuori con Stefan >> la informò lanciando un’occhiata alla finestra che dava sul giardino.
Meredith si precipitò fuori a passo spedito e puntò dritto verso i due, posando una mano sul fianco quando li raggiunse. << Che diamine succede tra voi due? >> chiese spazientita.
Stefan e Bonnie la guardarono come se fosse una sconosciuta. << Che intendi? >> chiesero insieme.
La mora li guardò storto. << Siete sempre insieme da ieri, non fate che bisbigliare e ridacchiare, vi lanciate occhiate che solo voi sapete interpretare >> elenco. << Che diamine succede? >> ripeté.
Gli altri due risero.
<< Non penserai sul serio…? >> chiese Bonnie.
<< Sei completamente fuori strada! >> li disse Stefan.
 
Alaric osservava la scena dalla finestra del salotto, cercando di leggere il labiale, quando Elena lo raggiunse.
La bionda si unì a lui in silenzio e cercò di decifrare le parole smorzate che arrivavano alle sue orecchie. Meredith sembrava arrabbiata, continuava a gesticolare e alternare le braccia incrociate sul petto e le mani sui fianchi, mentre Stefan cercava di parlare sopra la risata di Bonnie che sembrava non riuscire a fermarsi.
<< Che succede qui? >> chiese qualcuno alle loro spalle.
Elena ed Alaric si voltarono di scatto, come colti in flagrante a rubare i biscotti.
Damon li guardò stranito e poi rivolse il suo sguardo fuori dalla finestra. Meredith, Bonnie e Stefan sedevano sull’erba sotto l’albero più grande nel giardino del pensionato e sembravano concentrati a guardare qualcosa a terra.
<< Che stanno facendo quei tre? >> chiese.
Alaric si girò di nuovo verso la finestra. << Oh, no! >> esclamò. << Hanno preso anche Meredith! >>
Elena seguì il suo sguardo, e solo quando lo vide raggiungere gli altri si accorse che Damon era uscito. << Devo parlarti! >> cercò di richiamarlo.
<< Non ora, Elena >> le disse liquidandola con un gesto della mano, senza neanche voltarsi.
 
 
A volte dare a qualcuno una seconda possibilità 
è come dargli un’altra pallottola per la sua pistola, 
perché la prima volta ti ha mancato.
 
 
<< Ma prima ci sono riuscita! >> si lamentò Bonnie.
<< Devi solo concentrarti di più >> la rimbeccò Stefan.
Meredith non riusciva ancora a capire. << Ma se non c’è neanche il seme, come fa a far crescere una pianta?  >>
Ma appena terminò la domanda, Bonnie alzò le mani -che aveva chiuso a coppa sull’erba- e le mostrò il papavero rosso che aveva fatto nascere.
Stefan la guardò orgoglioso e Meredith si complimentò con l’amica per il suo impegno.
<< Ora provo con una rosa >> li avvisò la strega.
Rimise le mani a terra e chiuse gli occhi immaginando una bellissima rosa gialla con tutti i petali aperti. Sentì la magia scorrere in tutto il suo corpo e concentrarsi nei suoi polpastrelli.
<< Bonnie? >> 
Quella voce così familiare e amata la fece sobbalzare e si punse con una spina mentre si voltava a guardare Damon.
Il moro la guardò curioso mentre lei succhiava un dito per farlo smettere di sanguinare. << Bella rosa >> si complimentò.
Bonnie si voltò a guardarla e rimase un po’ scioccata accorgendosi che non era gialla ma nera. L’energia negativa di Damon l’aveva influenzata ed aveva contaminato la sua magia.
<< Preparati >> le disse il vampiro. << Il prete ci aspetta >>
 
 
 
 
 
 
 
 
 
* Sangue avariato di mosca: devo ringraziare la mia Serena per questa battuta. Spero non ti dispiaccia che l’abbia usata per Stefan, mi fa troppo ridere! XD
 
 
Sì, sta per succedere quello che state pensando stia per succedere xD
 
Allooooraaaa… un capitolo pieno di Stefonnie. Ci voleva un po’ di serenità per quei due! (Scusate per il titolo un po’ da sclero .-.)
Un commentino è sempre gradito, ovviamente. E colgo l’occasione per ringraziare di nuovo tutte le meraviglie che recensiscono. Vi amo!
 
I contatti sono nella mia pagina autore.
 
A presto, 
Little Redbird.

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Capitolo 23
*** L'amore può tutto ***


23. L’amore può tutto.
 
 
Mi stava nutrendo con il veleno più infimo: la speranza.
- K. Bruen.  
 
 
<< C’è decisamente qualcosa che non va >> sentenziò Stefan.
Erano in tre in camera di Bonnie: la rossa, il ragazzo di Elena e Meredith.
<< Dov’è stato tutto il giorno? >> chiese quest’ultima. << Deve aver scoperto qualcosa >>
<< Forse si è ingelosito per il rapporto che ho stretto con Bonnie >> propose il vampiro.
<< No. Non basta a trascinarlo all’altare. Ha cambiato idea troppo all’improvviso >>
I due facevano avanti e indietro nella piccola stanza e si incrociavano a metà strada. A Bonnie sembrava di guardare uno di quei film polizieschi in cui i detective protagonisti si scambiano le ipotesi ed analizzano le prove. Sarebbero stati divertenti se non fosse stato per il fatto che stavano discutendo del fatto che Damon voleva sposarla solo per ricavarne qualcosa. Nemmeno lei metteva in dubbio questa realtà ma avrebbe gradito un po’ di tatto.
<< Quindi non devo andarci? >> chiese interrompendoli.
<< Certo che ci vai! >> le risposero in coro.
<< Qualunque sia il suo scopo, almeno porterete a termine il rituale e così Elijah non potrà più minacciarvi >> le chiarì Stefan.
Meredith si sedette accanto a lei sul letto. << Ma se non vuoi andare… >>
<< Certo che voglio! >> disse, un po’ troppo in fretta. << Voglio dire… così vediamo cosa succede >>
Meredith e Stefan si scambiarono un’occhiata eloquente del tipo ‘ormai è andata’.
Cosa poteva farci lei se l’amava con tutta se stessa?
<< Ma come ci vado? In pantaloncini e top? >> chiese ricordandosi all’improvviso che non aveva un abito.
<< Tanto ci saremo solo noi >> le ricordò Meredith.
<< È comunque il mio matrimonio, Mer. anche se è un matrimonio un po’ arrangiato >>
<< Allora chiedi un vestito ad Elena >>
<< Glielo avete detto? >> chiese intimidita. Non sarebbe andata a chiedere un vestito ad Elena se quella progettava di ammazzarla nel sonno per essersi presa Damon. Quando poi non se l’era preso, era lui che si era preso lei, per sempre.
<< E quando avremmo dovuto? Siamo qui da quando lui ti ha dato la notizia >> le fece notare Stefan.
<< Io non lo faccio >> si tirò indietro Meredith.
Stefan sospirò. << Glielo dirò io >>
Bonnie gli sorrise grata, ma prima che potesse ringraziarlo, la porta si spalancò e Damon si materializzò all’interno della camera di Bonnie. << Non sei ancora pronta? >> le chiese scorbutico.
<< Tu vieni vestito così? >> gli chiese lei di rimando guardando i jeans scuri e la camicia nera. Almeno non aveva la giacca di pelle, pensò.
<< Non mi metterò una stupida cravatta >> fu la risposta acida del vampiro.
Bonnie ci rinunciò. L’importante era che finisse tutto in fretta. << Meredith mi farà da testimone >> lo avvisò.
<< Ok >> fu l’unica risposta. Evidentemente era molto interessato alla conversazione.
<< Chi sarà il tuo? >>
Il vampiro guardò Stefan.
<< Sarà un onore, fratello >> gli rispose l’altro con gli occhi pieni di speranze.
<< Ma mi accompagnerai comunque all’altare, vero Stef? >> gli chiese agitata Bonnie.
<< Certo che sì >>
<< Bene >> gli disse sorridendo.
Damon li guardò con sguardo torvo. << Gli uccelli si accoppiano in cielo e gli stolti in terra >> mormorò ironico.
<< L’hai detto, fratellone! Solo che tu non stai per sposare una stolta >> gli disse dandogli una pacca sulla spalla.
Damon scansò la mano. << Muovetevi >> disse avviandosi verso la porta.
<< Vado ad avvertire Elena >> fece Stefan.
<< L’ho già fatto io >> lo avvisò Damon.
Un secondo dopo Elena fece irruzione nella camera e gettò sul letto il mucchio di vestiti che aveva tra le braccia. << Tu >> disse minacciosa a Bonnie, << vai a farti una doccia. E tu >> continuò puntando il dito verso Meredith, << metti a scaldare l’arricciacapelli. La signora Flowers sta già raccogliendo i fiori >>
Nessuno si mosse. Solo i ragazzi erano usciti dalla stanza e le altre due guardavano la bionda con espressioni impaurite.
<< Non sono stata chiara? >> chiese Elena.
Bonnie si chiuse in bagno e si concesse dieci minuti di completa solitudine, rilassandosi un po’ sotto il getto d’acqua calda.
Stava per sposarsi. Con Damon. Stava per sposare Damon.
Qualcosa non quadrava. Ma una parte di lei, quella che le ricordava in continuazione quanto amasse il bel vampiro, le urlava di fregarsene di tutto e correre all’altare.
Bonnie la ascoltò.
 
 
La tua mano è nella mia finché ce la lasci. 
- Franz Kafka
 
 
<< Non posso >> mormorò a Stefan guardando la grande porta di legno attraverso il finestrino.
<< Certo che puoi >> le rispose.
<< No, Stefan, non capisci: mi tremano le gambe >>
<< Credo che sia naturale, Bonnie. Prometto di tenerti su se le tue gambe non dovessero reggere >> cercò di rassicurarla.
Bonnie lo guardò con gli occhi lucidi. << Non è così che immaginavo questo momento >> confessò.
Stefan le accarezzò i capelli stando attento a non rovinare il lavoro che avevano fatto Meredith ed Elena. << Quando immaginavi questo giorno, all’altare c’era Damon? >> le chiese paziente.
Bonnie arrossì. << Sì >> disse semplicemente, annuendo.
<< Beh, strano ma vero, lui è lì che ti aspetta. Vuoi sprecare quest’occasione? >>
Bonnie scosse vigorosamente la testa.
<< Allora scendi da questa macchina, dammi il braccio e attraversiamo la navata >>
In meno di un attimo il vampiro era uscito dall’abitacolo ed aveva aperto la portiera del lato passeggeri.
Bonnie accettò la mano che il vampiro le porgeva e, tremante, mise un piede fuori dallo sportello della Jaguar di Stefan.
<< Sei pronta? >>
<< Per niente >>
<< Allora possiamo andare >> le disse sorridendo.
Bonnie si concentrò sui suoi piedi. Doveva stare attenta a non inciampare, nonostante fosse altamente improbabile visto che calzava delle ballerine.
Come le era saltato in mente di andare a sposarsi con delle ballerine? Certo, stava comoda, ed il fatto che non avesse altre scarpe con sé aveva contribuito, ma come poteva sposarsi vestita in quel modo?
Sospirò e strinse forte il braccio di Stefan. Il braccio di suo cognato.
Arrossì. Non aveva avuto ancora il coraggio di alzare lo sguardo su Damon, temeva di svenire dall’emozione, ma sentiva che lui la stava guardando. Beh, probabilmente la stavano guardando tutti: lei era la sposa.
Per quanto fosse impossibile, evitò di stringere di più il braccio di  Stefan per paura di fargli male e strinse le dita intorno al bouquet di roselline bianche e rosa che aveva nella mano sinistra.
Non ricordava che la navata della chiesetta di Fell’s Church fosse così lunga. Stava andando nel panico.
Camminare nel silenzio assordante della chiesa mentre nella sua testa continuava a sentire la marcia nuziale era una cosa alquanto imbarazzante.
Sperava tanto che il prete facesse tutto alla svelta, ma temeva tremendamente quello che sarebbe venuto dopo.
Stefan si era fermato. Doveva alzare la testa o sarebbe sembrata un’idiota.
Lentamente distolse lo sguardo dai suoi piedi tremanti e vide la sua piccola mano lentigginosa che veniva posata su quella grande e fredda di Damon da quella altrettanto gelata di Stefan.
Damon le strinse dolcemente le dita per richiamare la sua attenzione e pensò che avrebbe riconosciuto quella stretta che tratteneva una forza primordiale per paura di farle male tra milioni.
Chiuse gli occhi per un attimo prima di concedersi di guardarlo davvero. E quando li riaprì il cuore, che fino ad allora aveva battuto all’impazzata, cessò completamente di battere.
Stupidamente si chiese come facesse ad arrossire con il cuore fermo.
Damon era bello come nel migliore dei suoi sogni, o forse di più. I capelli lisci erano ordinati e sembravano più lucidi del solito; i suoi occhi scuri erano insondabili come al solito ma sembrava che fosse sereno, o per lo meno non era arrabbiato; e gli angoli della bocca erano leggermente rivolti verso l’alto, si poteva quasi dire che stesse sorridendo.
Eppure c’era qualcosa di diverso in lui. Distolse a fatica lo sguardo sul suo viso e lo posò sul collo candido della camicia. rimase un po’ sconvolta da quella rivelazione: Damon indossava una camicia bianca. E sopra aveva una giacca, si accorse. Sbattè le palpebre, convinta che fosse un’allucinazione. Ma era proprio vero. Damon indossava una camicia bianca ed una giacca vagamente elegante, senza cravatta ovviamente, ma era già qualcosa che non si fosse presentato con la sua giacca di pelle nera. Lanciò un’occhiata interrogativa a Stefan, che era dietro di lui, ma il vampiro scrollò le spalle lasciandole intendere che non ne sapeva nulla. Controllò i pantaloni: jeans scuri. Sorrise. Di certo non poteva pretendere troppo. 
<< Hai una camicia bianca >> sussurrò allo sposo. Sembrava quasi che volesse farglielo notare, come se il vampiro avesse potuto indossarla senza accorgersene.
Damon la guardò di sbieco e le riservò un mezzo sorriso.
<< Non c’è di che >> mormorò Alaric dalla prima panca, in cui si erano seduti tutti.
Bonnie lo guardò sconvolta. Come aveva fatto Alaric Saltzman a convincere Damon Salvatore? Non avrebbe mai avuto una risposta.
Guardò per la prima volta il resto dei partecipanti alla funzione. La signora Flowers si stava già asciugando gli occhi con un fazzoletto candido. Bonnie le sorrise in segno di conforto. Voleva davvero bene a quella donna. Era diventata come una donna per lei, era contenta che fosse al suo matrimonio. Al suo fianco c’era Matt che la guardava con sguardo severo. Le dispiaceva non essere riuscita a parlare con lui ma in effetti non aveva parlato con nessuno, l’avevano praticamente trascinata all’altare.
Alaric le fece l’occhiolino e Bonnie si chiese come mai fosse di così ottimo umore. Elena, vestita con semplici jeans e camicetta bianca per non oscurare la sposa, le sorrise sincera, trattenendo a stento le lacrime.
Meredith le strinse la spalla e Bonnie si voltò verso di lei - vestita tale e quale ad Elena - e cercò di non piangere.
Il prete si schiarì la voce ed iniziò la funzione.
Solo allora Bonnie si accorse che Damon non aveva mollato la presa sulla sua mano. Ricambiò la stretta e sorrise a nulla in particolare.
 
 
Perdonami, perdonami di amarti e
 di avertelo lasciato capire.
- W. Shakespeare. [Romeo e Giulietta]   
 
 
Damon si sorprese della stretta forte intorno alle sue dita e guardò la sposa.
Bonnie era raggiante, bella come non mai. Aveva i capelli raccolti in una strana acconciatura che, evidentemente, non era riuscita alla perfezione ma che in qualche modo metteva in risalto il suo piccolo viso a forma di cuore, ed i riccioli che le incorniciavano gli zigomi erano una continua tentazione per le sue dita che fremevano per rimetterli a posto. 
L’abito che indossava era semplicissimo, con spalline larghe, stretto in vita, e si allargava sulle cosce, giù fino alle ginocchia; bianco e pulito come la sua anima. Ai piedi aveva delle comode ballerine ma non sfiguravano affatto, anzi, la rendevano dell’altezza perfetta per lui, che non poteva definirsi un gigante.
E lei che si era sorpresa di vederlo in camicia e giacca; che figura avrebbe fatto al suo fianco con una giacca di pelle? Poteva pure essere restio ad indossare una cravatta, ma non era certo un cafone. Doveva almeno quello alla sue educazione da gentiluomo. Per fortuna il professore di Miss Inquietudine aveva un armadio pieno di giacche e camicie e aveva potuto evitare di andare a comprarle addirittura.
Intanto il prete andava avanti con la messa ma lui non riusciva a distogliere lo sguardo da Bonnie, che invece sembrava ascoltare con molta attenzione le parole dell’uomo basso e pelato che stava per sposarli.
Damon Salvatore si stava sposando. Poteva quasi sentire suo padre che si complimentava con lui per la prima volta in vita sua. Se Giuseppe fosse riuscito a superare il fatto che suo figlio era un vampiro assetato di sangue, forse sarebbe stato finalmente fiero di lui. In fin dei conti faceva una bella vita, aveva tutto quello che voleva; e ora stava sposando una donna di tutto rispetto. Sì, suo padre sarebbe stato orgoglioso. E anche sua madre. Avrebbe adorato la dolcezza e l’allegria di Bonnie, e probabilmente avrebbe fatto di tutto affinché lui non rovinasse tutto.
Ma a cosa diavolo stava pensando?
Avrebbe sposato Bonnie, sì, ma solo per portare a termine il rituale. Non si era mica innamorato, lui non si innamorava.
Lanciò un’ultima occhiata al viso sorridente di Bonnie e non poté fare a meno di pensare ancora a quanto fosse bella nella sua semplicità.
<< Bonnie e Damon, siete venuti a contrarre matrimonio in piena libertà, senza alcuna costrizione, pienamente consapevoli del significato della vostra decisione? >>
<< Sì >> pronunciò Bonnie con un po’ d’imbarazzo.
<< Sì >> le fece eco Damon tornando a guardarla.
La sua pelle era così trasparente… le vene azzurrine sembravano disegnate da un bimbo scostumato; si accorse di avere i canini allungati solo quando li leccò assetato.
Pronunciò ‘Sì’ ancora un paio di volte, non perfettamente consapevole a cosa stesse acconsentendo ma sentiva di non riuscire più a controllare la sete. Il profumo di fragole di Bonnie era così invitante.
<< Se dunque è vostra intenzione di unirvi in matrimonio, datevi la mano destra ed esprimete davanti a Dio e alla sua Chiesa il vostro consenso >>
Damon si riscosse da quel momento di poca lucidità e prese accigliato la mano destra dell’uccellino nella sua. << Io, Damon Francesco Salvatore, prendo te, Bonnie Isabelle McCullough, come mia sposa e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita >> pronunciò tetro.
Bonnie, al sentirlo pronunciare il suo secondo nome, sussultò. Ma non smise di guardarlo con gli occhi innamorati di sempre. Ormai Damon sapeva - in realtà l’aveva capito da un po’ di tempo - che Bonnie l’amava, solo un cieco non l’avrebbe capito. L’amava di un amore puro ed incondizionato, come pochi al mondo, e quando anche lei pronunciò la promessa nuziale, la sua voce tremolante scosse anche il suo cuore. Era quello l’effetto che lei gli faceva: lo scuoteva. Lo scrollava prepotentemente e cercava di far uscire il Damon che sapeva essere dentro di lui, ma lui non poteva permetterle di fargli credere di poter essere amato a quel modo. Nessuno, a parte la sua sposa, sapeva amare come faceva lei e, quando l’avrebbe persa, sarebbe rimasto di nuovo solo.
<< O Signore, santifica l'amore di questi sposi: l'anello che porteranno come simbolo di fedeltà li richiami continuamente al vicendevole amore. Per Cristo nostro Signore >>
I pochi invitati mormorarono un ‘Amen’ e Stefan gli passò l’anello che doveva mettere a Bonnie. Era un piccolo cerchietto d’oro con all’interno incise le parole ‘Amor vincit omnia’; gli sembrava impossibile che Stefan avesse rinunciato all’anello della loro madre per cederlo a Bonnie, aveva sempre pensato che l’avrebbe regalato ad Elena, prima o poi.
Per qualche strano motivo, le dita gli tremarono quando il prezioso oggetto scivolò perfettamente all’anulare del pettirosso. Fece finta di niente e pronunciò la frase che il prete gli indicava sul suo libro. << Bonnie, ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo >>
La vide formare una piccola ‘o’ con le labbra, stupita dalla perfezione della grandezza della fede, e, forse, anche dalla sincerità con cui il vampiro aveva parlato. Almeno quella notte, si ripromise, le sarebbe stato fedele.
Subito dopo Bonnie si guardò intorno spaesata, per tornare a sorridere commossa quando Stefan passò una fede anche a lei.
Era la fede di suo padre, e distrattamente si chiese quando avesse avuto il tempo, suo fratello, di andare a recuperarla.
Venne però distratto dalle mani tremanti di Bonnie che sembrava non riuscire ad infilare l’anello, sebbene mantenesse la sua mano sinistra con la propria e con la destra cercava di fare centro.
<< Hey >> le mormorò divertito. << Non è tanto piccola >> le fece notare.
Bonnie gli sorrise grata per la distrazione e prese un profondo respiro prima di riuscire finalmente a far scivolare il cerchietto identico al suo all’anulare dello sposo. << Damon, ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo >> mormorò con le lacrime agli occhi.
Il sacerdote continuò a parlare ma Damon non lo seguiva più. Era concentrato sull’anello al suo anulare. Gli sembrava strano veder luccicare quel cerchietto d’oro, era come se fosse lì a ricordagli di non ferire l’uccellino vestito di bianco.
<< E finalmente sono marito e moglie! >> esclamò all’improvviso il prete.
Damon si riscosse grazie al fragore degli applausi che rimbombavano nella chiesa. Sorrise a Stefan che lo spingeva verso Bonnie, la quale sembrava alquanto imbarazzata. La afferrò per la nuca e le diede un delicato bacio a stampo, che però durò parecchi secondi.
Bonnie gli sorrise asciugando le lacrime, e Damon si chiese se fosse normale che il cuore gli facesse male.
 
 
 
<< Che cosa stiamo aspettando? >> chiese la donna dai capelli castano-ramati.
<< Che completino il rituale >> le rispose il vampiro sorseggiando il suo vino e guardando fuori dalla finestra.
La vampira lo guardò interdetta. << Ma così saranno più forti >> gli fece notare.
<< Lo so >> le rispose Elijah, fulminandola con i suoi occhi marroni. << Sono stufo di ammazzarli come mosche, voglio che reagiscano, che combattano; altrimenti perché avrei aspettato così tanto? >> disse sorridendo malvagio. << E domani saranno confusi da tutto quello che hanno fatto, e vorranno spiegazioni. Non vedo l’ora di dirgli la verità >>
Posò il bicchiere vuoto sul tavolino vicino al divano e sorrise.
Bonnie era bellissima vestita di bianco.
 
 
 
 
 
 
 





 
 
 
 
So che qui arriva la parte più bella ma ho preferito tagliare ora piuttosto che nel bel mezzo del rituale vero e proprio. J
In compenso avrete un capitolo dedicato esclusivamente al rituale. *if you know what I mean*
 
*Amor vincit Omnia - L’amore può tutto.
 
 
Alloraaa… Il nostro Elijah si è fatto sentire finalmente!
 
Oggi sono euforica! La parte finale della puntata di TVD mi ha reso un’idiota per molti minuti *--* Lo sapevo che era così! L’ho sempre detto!
 
Va bene, basta scleri.
 
Visto che Jane mi ha dedicato il capitolo di ‘Il corvo e la rosa’ (se non l’avete ancora letta, correte!!), io le dedico questo. Sei pucciosa come Bonnie *--*

 
A presto, (vai, Stefan, non mollare!)
Little Redbird

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Capitolo 24
*** Anche i dannati amano ***


24. Anche i dannati amano. 
 
 
E' necessario che una donna lasci un segno di sè, 
della propria anima ad un uomo 
perchè a fare l'amore siam brave tutte.
 [ Alda Merini ]
 
 
<< Quanto tempo pensate di metterci? >> domandò Damon alle ragazze che riempivano la vasca nel bagno della sua camera.
Le tre sussultarono sentendo la sua voce. Si era tolto la giacca ma indossava ancora la camicia candida, sebbene l’avesse tirata fuori dai pantaloni.
<< Venti minuti ci basteranno >> gli rispose Elena.
Damon annuì. << Va bene, aspetterò di sotto. Prendi questo >>, disse poi a Bonnie porgendole una boccetta contenente del liquido rosso.
Bonnie allungò incerta la mano ed il vampiro chiuse le dita di lei intorno all’oggetto. << Il professore mi ha detto che te ne serviva un po’ per il bagno >>
Bonnie annuì. Non riusciva a parlare, credeva di aver perso la voce o di aver addirittura dimenticato come si faceva.
Damon uscì dalla stanza e lei poté finalmente lasciar andare il respiro che non si era accorta di trattenere.
<< Dai a me, lo metto nell’acqua >> le disse Meredith accennando alla fialetta con il sangue di Damon. Bonnie la lasciò riluttante e si sedette sulla sedia davanti allo specchio, come le aveva detto di fare Elena.
<< Ti ho preso una camicia da notte >> la informò la bionda.
<< Non dovevi >> le rispose.
Elena si posò una mano su un fianco e la guardò attraverso il riflesso. << E come pensavi di presentarti, con il tuo pigiama con i gatti? >> le chiese alzando un sopracciglio.
Meredith sghignazzò.
<< Sono dei panda >> la corresse Bonnie. << E poi cos’hanno che non va? >>
<< Bonnie >> la richiamò Meredith controllando la temperatura dell’acqua con le dita. << Stai per passare la notte con Damon, non con tua nipote >>
Bonnie arrossì violentemente. << Io… non sembrerò per niente sexy >> mormorò.
<< E chi l’ha detto? >> s’infervorò Elena.
<< Lo specchio >> rispose tristemente.
<< Beh, a meno che tu non abbia lo specchio della regina di Biancaneve, questo è impossibile >>
<< Sarai perfetta >> concordò Meredith.
<< Ma io non sono come voi! >> si lamentò. << Non sono alta, slanciata e bellissima >>
<< Bonnie. Damon ha sposato te, non una di noi. Un motivo ci sarà >> le fece presente Elena.
Bonnie la guardò con un’espressione a metà tra il triste e l’amareggiato. << Mi dispiace essermi messa in mezzo >> disse.
Elena la guardò con un sorriso. << Non era questo che intendevo >> le disse. << Senti. Non ve ne ho ancora parlato perché l’ho capito da poco, ma ho capito. Ho capito di amare Stefan e nessun altro >> sussurrò.
Bonnie sospirò fingendo un sorriso. << Non devi mentirmi per farmi star bene >>
<< Non sto mentendo, Bonnie! >> esclamò l’altra. << Dio, ero così cieca! Non riuscivo a vedere quanto tu amassi Damon, fino ad oggi. E tu mi hai aperto gli occhi. Ho finalmente capito che non riuscivo a lasciarlo andare perché avevo paura che restasse solo, che tornasse il Damon che era un tempo, ma ora mi sento bene, perché so che vi proteggerete a vicenda >> disse commossa.
Meredith e Bonnie la guardarono sconcertate, non si sarebbero mai aspettate tanta sincerità da parte della bionda. << Grazie >> le disse Bonnie.
Elena le sorrise. << Dai, lascia che tolga tutte le forcine che ti abbiamo messo in testa >>
Con l’aiuto di Meredith, Elena tolse dai capelli di Bonnie ben cinquantatre forcine, dopo di che, la strega fu pronta per immergersi nella vasca.
Era strano fare il bagno con le ragazze a pettinarla e distrarla, ma era un modo abbastanza efficace per non pensare a quello che doveva fare.
<< Forse dovremmo farle una treccia >> suggerì Meredith. << Così i capelli non le andranno sulla faccia appena inizierà a muoversi >>
Come non detto. Ora sì che ci stava pensando. Sentiva l’ansia attanagliarle il petto, stringerle il cuore in una morsa d’acciaio. Non sapeva come sarebbe andata esattamente, né se avrebbe dovuto fare qualcosa di specifico o se avrebbe dovuto limitarsi a stare ferma. Si sentiva così stupida a pensare certe cose! Damon aveva un’esperienza secolare in quella materia, mentre lei stava lì a chiedersi se avrebbe fatto male o meno. Ed imbranata com’era, avrebbe di sicuro fatto qualche figuraccia.
<< Io e Stefan l’abbiamo fatto ieri sera >> sussurrò Elena.
Bonnie quasi affogò nella vasca mentre Meredith non si era accorta di stare esagerando con il bagnoschiuma, troppo occupata a guardare la bionda a bocca aperta.
<< E com’è stato? >> chiese rinsavendo e posando la bottiglia di sapone ai frutti di bosco.
<< Meredith! >> la rimproverò Bonnie. << Ti sembrano cose da chiedere? >> disse imbarazzatissima.
Elena però era corsa a chiudere a chiave la porta del bagno.
<< Non fare la santarellina, domani toccherà a te raccontare >> le disse Meredith guardandola con occhi che a Bonnie sembravano assatanati.
Bonnie ammutolì.
Elena tornò al suo posto, vicino a Meredith e cominciò ad intrecciare le ciocche rosse della neo sposa. << Beh, si può dire che sia stata io ad istigarlo >> iniziò a raccontare. << Volevo dimostrargli che davvero avevo scelto lui, e volevo farlo dandogli l’unica cosa che non avrebbe avuto nessun altro >>
<< Oh, mio Dio >> la interruppe Bonnie. << Era questo che intendeva quando ha detto che sai essere molto persuasiva! >>
Meredith la guardò in imbarazzo. << Ti sembrava il caso di dirlo? >>
Bonnie chiuse di scatto la bocca. << Mi dispiace, non volevo offenderti >> disse ad Elena.
<< Non preoccuparti, hai detto solo la verità >>
<< E allora? Com’è stato? >> la incitò ancora Meredith.
<< Non si può descrivere >> rispose l’altra con un sorriso sognante. Si prese tutto il tempo di legare i capelli di Bonnie prima di dire << è stato epico >>.
Le sue amiche sorrisero. << Siete perfetti insieme >> le disse Bonnie.
<< Anche noi l’abbiamo fatto >> buttò fuori velocemente Meredith.
Le altre due la guardarono scioccate. 
<< Che c’è? >> chiese la mora. << Eravamo in confidenza e mi sono confidata >> spiegò imbarazzata.
<< Ma quando? >> volle sapere Bonnie.
<< Ieri sera >>
Bonnie pensò che, probabilmente, la sera precedente era stata un disastro solo per lei.
<< E allora? >> chiese ammiccando Elena.
<< Mhm, beh, il mio Rick non sarà un vampiro ma ci sa fare >> disse sorridendo maliziosa.
<< Non ci posso credere! >> disse Elena ridendo.
<< Siete tremende! >> gli fece notare Bonnie.
Le due la guardarono come una bambina che aveva appena fatto una domanda stupida. << Tra poco capirai >> le disse Elena.
<< È come una droga: dopo la prima dose ne vuoi sempre di più >> affermò Meredith.
<< Smettetela! >> ordinò Bonnie. Ormai l’intero suo corpo era rosso di vergogna, e l’acqua le sembrava bollente. Si alzò ed afferrò l’asciugamani più vicino, asciugando in fretta l’acqua dal suo corpo, e poi si infilò la camicia da notte bianca - era davvero corta, notò, ed il pizzo sul seno lasciava ben poco all‘immaginazione. Non poteva più ascoltare quei discorsi, il suo stomaco si stava contorcendo in posizioni impossibili e ringraziò il cielo che a pranzo avesse avuto il tempo di mangiare solo un panino. Si accorse di non riuscire a trovare l’intimo ed espose questo dubbio alle sue amiche.
<< È inutile indossarlo >> le disse Elena.
<< Tanto dovrai toglierlo >> finì Meredith.
Bonnie arrossì di nuovo. << Volete smetterla? O volete che muoia di imbarazzo? >>
Le due risero e le porsero una  vestaglia bianca come la camicia da notte, di pochi centimetri più lunga. Bonnie si strinse l’indumento addosso e si sentì un po’ meglio.
 
 
 
Mutt lo stava ancora fissando in cagnesco. Non aveva smesso neanche un attimo da quando era tornato di sotto, e cominciava ad irritarlo.
<< Anche se continui a provarci, non riuscirai a farmi sparire guardandomi >> lo informò.
<< Tu torcile un solo capello… >> lo minacciò il biondo.
<< Che cosa farai, cicciobello? Mi guarderai di nuovo con questi tuoi occhioni blu? >>
Matt diventò livido di rabbia.
<< Damon >> lo richiamò Stefan. << Non fare stupidaggini >>
Damon lo guardò con gli occhi ridotti a due fessure. Sapeva che non si riferiva solo a Mutt, gli stava ricordando di comportarsi bene con Bonnie. Lui non si era mai comportato male con l’uccellino, non ne era capace. Eppure tutti continuavano a guardarlo preoccupati.
<< Se Bonnie volesse una tisana… >> iniziò la signora Flowers. 
Damon la interruppe. << Sappiamo dove trovare le erbe >> le ricordò.
La donna abbassò lo sguardo preoccupata. << Bonnie starà bene >> la confortò Alaric.
La strega guardò di nuovo Damon. << Andrà tutto bene >> la rassicurò lui.
La signora Flowers sembrò credergli.
Damon però non era più tanto sicuro. Non era sicuro di niente in quel momento. Soprattutto non era sicuro del perché sentisse lo stomaco sottosopra.
Non vedeva l’ora di fare suo l’uccellino ma contemporaneamente si sentiva stranamente ansioso, come se avesse dovuto fare una cosa completamente nuova in cui non era sicuro di riuscire.
Quante sciocchezze! Aveva fatto sesso un milione di volte, era il maestro del sesso. Conosceva più giochi erotici lui che tutte le pornostar del mondo messe assieme. Alcune mosse del kamasutra le aveva inventate lui stesso.
Ma di certo con Bonnie non avrebbe fatto nulla di perverso. Non quella sera almeno.
Le ragazze avevano finalmente aperto la porta del bagno e lui si precipitò di sopra.
 
Rimase sconcertato nel vedere Bonnie con addosso la sottile vestaglia bianca. Non si sarebbe mai aspettato che gli sembrasse così familiare.
L’indumento le arrivava appena sopra il ginocchio e quasi si confondeva con la sua pelle perlacea; non avrebbe mai pensato che le sue gambe potessero sembrare così sexy e si concesse alcuni secondi per ammirarle, giù, fino ai piedini scalzi.
Meredith si schiarì la gola mentre Elena nascondeva una risata con un colpo di tosse. << Noi andiamo >> disse la mora rivolta a Bonnie.
<< Gli altri stanno salendo in macchina >> le avvisò Damon.
<< In macchina? >> chiese Bonnie. << Dove andate? >>
Elena le sorrise. << Sai, il super udito di Stefan… >> le disse ammiccando.
Bonnie non capì all’istante - come suo solito - ma quando comprese divenne più rossa dei suoi capelli. << Oh. OH. Va bene >>
La bionda le fece l’occhiolino e si avviò verso la porta, trascinandosi dietro una Meredith che era occupata a fulminare il vampiro con lo sguardo. 
La cacciatrice faceva decisamente più paura di Mutt, pensò Damon.
Scosse la testa ed aspettò di sentire il rumore della porta d’ingresso che si chiudeva prima rivolgersi a Bonnie. A sua moglie, lo corresse automaticamente la sua testa.
<< Allora… >> le disse squadrandola da capo a piedi.
Era un tutt’uno con i suoi capelli che erano legati in una lunga treccia posata disordinatamente sulla spalla. Le mani erano intrecciate davanti allo stomaco e non smettevano di muoversi nervose. Aveva lo sguardo basso ed il suo cuore sembrava voler uscire dal piccolo petto. Era l’immagine perfetta della purezza.
Si rese conto di non sapere cosa dire e, se Damon Salvatore si ritrovava senza parole, la situazione era seria.
Che cosa avrebbe dovuto dirle? ‘Spogliati‘? Decisamente no. Bonnie non era il tipo da prendere con la forza, con rudezza, era il tipo da preliminari, da baci e carezze. Il problema era che lui non lo era; lui non baciava quando faceva sesso, non ne vedeva l‘utilità.
Si trovava davvero in una brutta situazione.
Fece un passo verso la ragazza e la vide irrigidirsi di colpo, allora si fermò, incerto sul da farsi.
Restarono così ancora per alcuni secondi. Lui fissava Bonnie e Bonnie fissava il pavimento.
Forse avrebbe dovuto iniziare a spogliarsi lui stesso, magari il pettirosso avrebbe seguito il suo esempio.
Ma non ebbe il tempo di mettere in atto il suo piano che la ragazza fece un passo verso di lui.
Questo non se lo sarebbe mai aspettato.
La strega però continuava a fissare il pavimento. << Bonnie? >> la chiamò dolcemente.
<< Non essere codarda >> la sentì mormorare un attimo prima che alzasse gli occhi e gli buttasse le braccia al collo, baciandolo con urgenza.
Damon staccò le proprie labbra da quelle di lei e le sorrise compiaciuto. << Con calma >> le disse accarezzandole un fianco morbido.
Posò di nuovo le labbra sulle sue, ma con dolcezza, senza fretta. Non avevano nessuno che gli correva dietro - beh, a parte un vampiro pazzo che li voleva morti, ma quella notte dovevano far finta di avere tutto il tempo del mondo.
Poco dopo il bacio si intensificò, lasciandoli per un attimo senza fiato. Damon scese a baciare il candido incavo del collo di Bonnie, per lasciarle il tempo di respirare, e la ragazza tremò di piacere al contatto della bocca fredda ed esperta di lui contro la sua pelle morbida. Senza nemmeno pensarci lo attirò di più verso di sé, in una muta richiesta a non fermarsi.
Damon, però, iniziava a sentire una cera urgenza e si staccò per sciogliere la cintura della vestaglia. Infilò le mani sotto di essa, intorno alla vita sottile di Bonnie e sospirò di piacere, attirandola di nuovo verso di sé.
Le loro labbra si trovarono automaticamente, come se fossero nate solo per unirsi, come se lo facessero da sempre.
Damon amava il sapore delle labbra del suo uccellino, in realtà, si accorse, amava il sapore di tutto il suo corpo. Quel suo profumo di fragole e frutti di bosco lo confondeva, lo inebriava al punto di scoprirsi ad annusare l’aria in cerca di quella fragranza afrodisiaca.
Scostò la vestaglia dalle spalle magre di Bonnie e si fiondò con le labbra a baciare la nuova pelle scoperta. Era ubriaco dell’essenza di Bonnie.
Lasciò andare la stoffa leggera della vestaglia e quella cadde silenziosa ai piedi della rossa che tornò improvvisamente rigida.
Damon la guardò in viso; aveva gli occhi lucidi e respirava a fatica. << Hey. Andrà tutto bene >> le disse con la voce arrochita dal desiderio.
Bonnie annuì ma non sembrava tanto sicura.
<< Non ti farò male. Te lo giuro >> le disse carezzandole la testa.
La rossa fece un respiro tremolante ed annuì di nuovo.
Damon scese con la mano lungo la treccia e tolse l’elastico che teneva uniti i capelli. Era bella ma la preferiva con la chioma spettinata, gli sembrava che fosse più selvaggia; da gattina si trasformava in tigre. Le passò la mano tra i capelli, spettinandoli e liberando le ciocche ramate, poi le accarezzò una guancia, sorridendole intenerito.
Si sentiva stranamente calmo. Poteva quasi definirsi rilassato. Mentre Bonnie sembrava nel panico più assoluto.
<< Puoi spegnere la luce? >> gli chiese con la voce arrochita dal desiderio e dal silenzio prolungato.
Damon la guardò accigliato. << Perché? >> 
Bonnie non rispose ed abbassò la testa, imbarazzata.
Il vampiro le mise un dito sotto il mento e la costrinse a guardarlo. << Rilassati, ok? Va tutto bene. Vuoi che spenga la luce? Va bene >>
Un attimo dopo la stanza era buia, vagamente illuminata dai raggi della luna. Damon non le ricordò che lui vedeva perfettamente anche in quelle condizioni.
Il moro si avvicinò nuovamente a lei e la prese per i fianchi. Posò di nuovo la bocca sulla sua e con la punta della lingua chiese il permesso di approfondire il bacio. La bocca di Bonnie si aprì per lui, era calda ed accogliente e si ritrovò ed esplorarla per intero, incrociandola con quella di lei che sfiorava timida la sua. Non si aspettava tutta quell’urgenza di avere sempre di più, a frenarlo era solo la dolcezza infinita dei movimenti intimiditi di Bonnie.
Le afferrò una coscia con un po’ troppo impeto e la ragazza si staccò dalle sue labbra per riprendere fiato. << Ti ho fatto male? >> le mormorò contro il collo.
<< Per niente >> sospirò lei.
Damon sorrise e le passò l’altra mano dietro la schiena, schiacciando il suo piccolo corpo contro il proprio, facendole sentire quanto la desiderasse.
Bonnie si aggrappò a lui con tutte le sue forze e Damon le tirò su anche l’altra gamba, prendendola praticamente in braccio, ma senza staccare mai le labbra dal suo corpo, e lei lo circondò con le gambe magre.
Bonnie si lasciò sfuggire un gemito quando si sentì afferrare per le natiche e Damon rise compiaciuto.
La poggiò sul letto e si posizionò sopra di lei che non staccava le gambe dai suoi fianchi. Alzò l’orlo della sua camicia da notte ma lei lo fermò a metà strada. << Damon… >> cominciò.
<< Lo so, uccellino. È la prima volta anche per me >> le disse baciandole la punta del naso.
<< Non prendermi in giro >> lo rimproverò lei.
<< Non ti sto prendendo in giro. Dopo aver fatto così tanto sesso, mi sa che è la prima volta che faccio l’amore >>
Bonnie sentì il cuore allargarsi nel petto, quasi come se volesse esplodere di gioia. Afferrò Damon per la nuca e lo baciò come prima aveva fatto lui.
Il vampiro interpretò quel gesto come una silenziosa richiesta a continuare quello che aveva iniziato. Abbassò la sottile spallina destra della camicia da notte di Bonnie e la  sentì fremere sotto il tocco stranamente delicato delle sue dita. La guardò: aveva gli occhi serrati e stringeva con forza le lenzuola nere sotto di lei. La baciò sulle labbra e rimase molto più scioccato di lei da quel gesto dolce, smaliziato. L’aveva fatto per richiamare la sua attenzione, ed infatti lei aveva aperto gli occhi e in quel momento lo guardava con i suoi occhioni da cerbiatta a pochi millimetri dai suoi. La baciò di nuovo e lei lo ricambiò con foga, tenendogli il viso tra le mani.
<< Sei bellissima >> le sussurrò. Ed era dannatamente vero. I suoi capelli rossi erano sparsi in lunghe onde sui cuscini foderati di nero, il suo viso pallido e perfetto era di un tenue rosa sugli zigomi, ed il suo corpo candido era lì per lui.
Abbassò ancora la camicia da notte e scoprì i seni piccoli ma pieni di Bonnie. Si concesse qualche attimo per ammirare quello spettacolo prima di guardarla in viso, per poi fiondarsi con le labbra sui capezzoli rosati, pronto ad infliggerle una dolce agonia.
 
Bonnie non riuscì a trattenere un gemito, e si lasciò andare completamente a quella straziante e meravigliosa tortura. Non era sicura che i suoi piccoli seni potessero resistere ancora a lungo a tutto quello che la bocca e le mani di Damon stavano facendo loro, ma non riusciva a trovare la forza di dirgli di smettere, non voleva che smettesse, anzi, voleva che continuasse all’infinito; e voleva che facesse di più, anche se non sapeva bene cosa.
Soffocò un altro grido. La mano di Damon stringeva salda un suo seno che sembrava essere della misura perfetta per la sua mano, mentre la bocca era impegnata con l’altro, quasi come se si stesse aggrappando a lei per non perdere del tutto il controllo.
La stava facendo impazzire di piacere e Bonnie avrebbe voluto che anche lui sentisse tutte quelle magnifiche sensazioni, così sciolse le dita dai suoi capelli corvini e posò le mani sul suo petto, spingendolo ad alzare il viso. Damon la guardò interdetto, non aveva affatto gradito quell’interruzione, ma cambiò idea in pochi istanti, giusto il tempo che le dita tremanti d’imbarazzo di Bonnie sbottonassero il primo bottone della camicia. Le facilitò il compito sbottonando il resto dei bottoncini. Bonnie ammirò il panorama per qualche secondo prima di allungare insicura una mano per sfiorare con le dita tutto il ben di Dio che Damon offriva alla sua vista; sotto il tocco delicato dei suoi polpastrelli, i muscoli del vampiro guizzarono. Con un po’ - molto, moltissimo - di coraggio si mise in ginocchio di fronte a lui e fece scivolare la camicia lungo le sue braccia forti. Damon la stava guardando con una passione che sconcertava entrambi, ed ogni singolo gesto della strega non faceva che accrescerla.
Bonnie spostò le sue dita sul bottone dei pantaloni scuri di Damon ed il moro non riuscì a trattenere un ringhio che di umano aveva ben poco.
Lui le accarezzò il viso e la rossa strofinò la guancia contro il palmo ruvido della sua mano, ma non smise di spogliarlo. Con una calma innaturale abbassò i pantaloni di suo marito e sbirciò i suoi boxer neri. Ovviamente a lui non sfuggì questo particolare, e sorrise, compiaciuto dall’improvvisa audacia del suo pettirosso.
Si scostò da lei per sfilarsi completamente l’indumento e le scarpe e la sfidò ad abbassare pure l’ultimo pezzo di stoffa che lo copriva. Bonnie arrossì di colpo, quasi come se fosse tornata in sé all’improvviso, ma allungò una mano, incuriosita dal gonfiore che vedeva e che stendeva la stoffa aderente dell’indumento. Toccò l’elastico dei boxer ma spostò lo sguardo negli occhi di tenebra di lui, non era sicura di voler vedere quello che si celava lì sotto. Continuando a tenere lo sguardo in quello del vampiro - che la guardava tra lo stupito e l’eccitato - abbassò il fatidico pezzo di stoffa che la proteggeva da quel mondo inesplorato.
Il respiro di Damon si fece più veloce ed i suoi pettorali iniziarono ad alzarsi più frequentemente. Bonnie non resistette alla tentazione di guardare e diede una sbirciata a quello che Damon sembrava fiero di mostrarle. Senza accorgersene spalancò la bocca e guardò scioccata prima il vampiro e poi il suo… “ pene ”, le suggerì il suo cervello. Puoi dirlo, Bonnie, o almeno puoi pensarlo, non è una parolaccia.
Beh, lei non se ne intendeva ma pensava che fosse davvero un bell’esempio di pene.
Damon rise, probabilmente aveva seguito il filo dei suoi pensieri ma non le importava, quella notte sarebbe stata se stessa. Si rese conto che la risata di Damon era durata per alcuni secondi e lo guardò in viso - distogliendo a fatica lo sguardo da quella meraviglia - non riuscendo a nascondere un sorriso. << Scusa >> mormorò imbarazzata. << Ti sembro una stupida >>
Damon sorrise, ma non di uno di quei sorrisi che non si era mai sicuri di aver visto, no. Sorrise di un sorriso abbagliante, vero. << Sei bellissima >> le disse attirandola verso di sé.
La baciò ancora, e ancora, e ancora, fino a che lei quasi svenne tra le sue braccia.
Di nuovo la fece distendere sotto di sé e scese a baciarle i seni e l’addome piatto e liscio, fino all’ombelico, dove incontrò la camicia ancora arrotolata; la sfilò lentamente dalle gambe, accarezzando ogni centimetro di pelle. Continuò a baciarla, pure dove lei non avrebbe nemmeno mai immaginato che un uomo potesse baciare una donna, dove non avrebbe mai immaginato di essere così sensibile al contatto delle sue labbra gelide.
<< Damon >> mormorò.
La risposta del vampiro fu un grugnito.
<< Damon, fa qualcosa. Qualsiasi cosa, ma fa qualcosa! >> esclamò sul punto di morire dal piacere.
Damon risalì il suo corpo con la lingua, fino a sfiorarle l’orecchio. << Sai di fragole anche lì >> le sussurrò con voce roca, quasi come se le avesse appena rivelato il segreto più importante del mondo. 
Bonnie avvampò dalla testa ai piedi e affondò le dita nella sua schiena.
<< Sentirai un po’ di dolore >> la avvisò, << ma passerà subito. Lascia che faccia tutto io >>
Bonnie annuì sicura. Si fidava di Damon, e se lui le diceva che avrebbe fatto tutto lui, si sarebbe rilassata e avrebbe assaporato ogni attimo.
Sentì il ragazzo accompagnare con una mano il suo membro dentro la sua femminilità e sussultò quando si accorse che era inaspettatamente caldo.
Damon appoggiò il corpo su quello di Bonnie e la fronte contro la sua, dopo di che si spinse piano dentro di lei. Bonnie risucchiò l’aria, quasi soffocandosi con il suo stesso respiro e aspettò il dolore. Il vampiro si era fermato contro la barriera della verginità di Bonnie e aspettava che la rossa si calmasse, in modo da coglierla di sorpresa e non farle patire troppo dolore. Quando la vide finalmente rilassarsi, entrò in lei con un’unica poderosa spinta che la colse del tutto impreparata. Damon soffocò l’urlo di Bonnie con un bacio e si fermò dentro di lei, per lasciare che si abituasse alla sua presenza. 
Ancora con le fronti unite, la chiamò. << Guardami, Bonnie >>. La ragazza aprì gli occhi e si perse in quelli di lui. << Va tutto bene. Ora viene il meglio >> le disse sorridendo maliziosamente. << Stai bene? >>
<< Mai stata meglio >> gli rispose lei con occhi sognanti.
Per la seconda volta, quella sera, Damon rise di gusto.
Dopo quel breve scambio di battute, le conversazioni cessarono, sebbene i sospiri ed i nomi mormorati a mezza voce spezzassero la quiete di quella sera di mezza estate.
Bonnie si limitò a stringere suo marito quanto più potesse per permettergli di affondare più profondamente in lei; Damon percepiva ogni spinta come un pugno al suo cuore di pietra, e quella pietra cedeva pericolosamente in fretta.
Quella notte Bonnie non avrebbe pensato a quello che doveva o non doveva fare, avrebbe pensato solo a quello che era giusto; ed era giusto che loro due fossero lì a far l’amore, era così maledettamente giusto, e probabilmente era giusto pure che lei sentisse di amare ancor di più sui marito.
E quella notte Damon non avrebbe pensato ai pericoli che correva lasciando uscire il vero sé, avrebbe pensato solo a quanto fosse bello sentirsi a casa dentro di Bonnie.
Quando alla fine il moro cadde sfinito sul corpo della rossa, lei non si scostò ma lo strinse ancora di più, accarezzandogli il viso e baciandogli i capelli. Entrambi si sentivano pieni e soddisfatti, la strega, però, aveva un enorme peso sullo stomaco di cui doveva liberarsi.
<< Ti amo, Damon >> gli disse attorcigliando una liscia ciocca nera tra le dita.
Il vampiro si alzò sugli avambracci e la osservò interessato.
<< Non rispondere, ti prego >> gli disse lei, già con le lacrime pronte.
Damon la baciò e si distese vicino a lei, stringendola contro il suo petto.
Anche lui l’amava. In un modo tutto suo, e sicuramente inferiore a lei, ma l’amava, lo sapeva. Nessuno amava come Bonnie, con così tanta purezza e sincerità, e lui non credeva davvero di meritarselo ma scoprire che anche lui l’amava, in un certo senso, lo rendeva almeno un po’ più degno. Bonnie era sua moglie e lui l’amava: poteva ritenersi soddisfatto. La baciò ancora sulle labbra e pensò che aveva dato più baci a lei quella notte che in tutta la sua vita.
Bonnie si accoccolò contro di lui, posando la testa nell’incavo del suo collo stranamente caldo. Le gambe le tremavano e la testa le girava ma si sentiva la donna più felice della Terra. << Profumi di cioccolato >> lo informò.
<< E tu hai fame >> le rispose divertito lui.
<< No, non sto scherzando: tu profumi di cioccolato >>
Damon sospirò. << E tu profumi di fragole. E sappiamo quanto siano buone le fragole al cioccolato >>
Bonnie sghignazzò divertita. << Ora mi scriverai una poesia? >>
<< No, ora devo bere il tuo sangue, prima che l’odore di quello che hai perso mi faccia impazzire >> le disse scorbutico.
Bonnie gli pizzicò un capezzolo ed il vampiro si tirò indietro indignato. 
Non aveva mai avuto tutta quella confidenza con lui ma aveva intenzione di godersela quanto più possibile. << Anche il sangue saprà di fragole? >> gli chiese tirandosi a sedere e coprendosi con il lenzuolo nero.
<< Spero proprio di sì >> le rispose l’altro. La guardò sistemarsi la seta scura intorno al corpo a mo’ di vestito e la fermò. << Ho già visto tutto quello che c’era da vedere, e non me ne sono stancato, quindi, se non ti dispiace, voglio che resti nuda >> 
Bonnie spalancò gli occhi ma non obiettò quando la mano di Damon scostò il lenzuolo e rivelò il suo corpo ancora fremente di desiderio. Il moro annuì soddisfatto e si allungò verso il comodino per prendere un coltello dal manico d’avorio che brillava sotto la tenue luce lunare; si incise un taglio - abbastanza profondo per un essere umano - sul collo e la invitò ad avvicinare le labbra al liquido rosso che sgorgava dalla ferita. Bonnie avvicinò il viso a quello di lui e posò le sue manine sulle spalle larghe del vampiro, poi assaggiò qualche goccia di sangue. Aveva già bevuto il sangue di Damon, quando lui l’aveva salvata dal veleno che le avevano iniettato gli alberi durante il periodo di dominazione dei Kitsune a Fell’s Church ma non ne ricordava il sapore poiché l’aveva bevuto da incosciente. Quando la prima goccia di sangue raggiunse la sua lingua si sentì come se fosse tornata a casa dopo un lungo periodo di lontananza. Il sapore non era quello del cioccolato ma avrebbe potuto dire che fosse addirittura meglio, quello che non si sarebbe aspettata erano le immagini che iniziò a vedere. Sembravano essere i ricordi di Damon, non solo quelli che riguardavano lei ed i suoi amici ma anche stralci di vite che aveva vissuto nel buio più totale, tra uccisioni e sregolatezze. Si lasciò trasportare così tanto che non sentì nemmeno i canini del suo vampiro che laceravano la carne del suo candido collo.
 
Damon spostò la massa di riccioli che intralciava la strada ai suoi denti allungati e saggiò la pelle pallida del collo di Bonnie, prima con le labbra e poi con la lingua, infine affondò i canini nella sua carne tenera ed iniziò a succhiare quel dolce nettare rosso che celava. Il sangue di Bonnie non somigliava a nessuno di quelli che aveva assaggiato e questo lo sconcertava. Il sapore del sangue cambiava a seconda dell’età del “ donatore ”, del sesso e perfino a seconda del fatto che fosse vergine oppure no, ma tutti avevano un vago sapore dolciastro… simile al sapore di una torta di mele. Quello della sua Bonnie, invece, era qualcosa di straordinariamente unico; non aveva il sapore di fragole che si aspettava, e nonostante l’avesse appena fatta sua, sapeva ancora di vergine.
Le immagini che seguirono al sapore lo sconvolsero non poco. Erano… i ricordi di Bonnie? 
Si beò nel rivedere tutte le cose che riguardavano lui, tutte le occhiate che gli aveva lanciato di nascosto e tutti i pensieri poco casti che gli aveva rivolto; lo colpirono le immagini di lei che piangeva in camera mentre nella mente visualizzava il suo volto: l’aveva fatta piangere senza saperlo, e non solo una volta. Questa scoperta lo ferì più del lecito ma venne presto distratto da quelli che sembravano i ricordi della loro vita precedente e si meravigliò della persona che era e di tutte le cose che Bonnie gli aveva taciuto. Tutte quelle emozioni lo sconvolsero, ma mai quanto il vedere la scena della vasca. Bonnie sull’orlo della morte, lui che le faceva bere il suo sangue, la paura di perderla, la gioia di vederla svegliarsi e l’orgoglio di averla salvata; ma, soprattutto, c’era qualcosa di nuovo e meraviglioso dentro di lui, una libertà imprigionata nel suo cuore. All’improvviso anche lui ricordava quell’episodio, come se lo avesse vissuto attraverso una nebbia ma riusciva comunque a sentire il vero sé venire fuori, anche in quel momento.
Damon continuò a rivivere la vita di Bonnie attraverso i suoi ricordi e lei continuò a fare lo stesso, fino a che entrambi svennero, vittime delle troppe emozioni.
 
 
Sei incontaminato. Non sei mica come loro. 
Hai ancora qualcosa che si muove, tu, dentro. 
Loro sono induriti, perduti. 
Ti sarai perso, ma indurito però no.
Ti occorre solo di venir trovato.
— C. Bukowski.
 
 
Damon si destò all’improvviso, mettendosi a sedere di scatto.
La luna era ancora alta nel cielo e la stanza era ancora immersa nel buio; accese la lampada sul suo comodino.
Sul cuscino di fianco al suo era posata la testa rossa di Bonnie che sembrava ancora svenuta. Cercò di fare mente locale e di schiarirsi le idee per tentare di capire cosa gli era successo. Ricordava di stare bevendo il dolcissimo sangue della sua streghetta, rivivendo la miriade di ricordi ed emozioni che aveva vissuto, e poi niente, il buio più totale. Si chiese se fosse a causa del passaggio dell’anima di Bonnie a lui, eppure non si sentiva così diverso; sentiva solo una strana sensazione all’altezza del petto. Forse quello che aveva scoperto quella mattina non era vero; forse i suoi poteri non sarebbero cresciuti completando il rituale. Ma almeno aveva scoperto di amare il suo pettirosso.
Guardò la ragazza nuda nel suo letto e pensò che era la prima volta che non voleva scappare dalla finestra dopo una notte insieme ad una donna. Ma quella non era una donna qualunque, quella era la sua Bonnie. Sua. 
Le accarezzò i capelli e fece per svegliarla quando si rese conto che probabilmente anche lei aveva visto i suoi ricordi. Aveva visto di sicuro il periodo in cui era stato con Katherine, e la successiva vita da squartatore che aveva vissuto. Ed aveva di certo visto tutti i suoi ricordi riguardanti Elena. Probabilmente l’avrebbe odiato per tutto il dolore che aveva causato alle persone e per quello che aveva fatto con la sua amica quando lei invece già l’amava. 
Sospirò. Probabilmente non sarebbero mai riusciti ad essere felici.
<< Bonnie >> la chiamò preparandosi a leggere il disgusto nei suoi occhi.
La rossa sussultò senza aprire gli occhi. << Bonnie >> la chiamò di nuovo. << Hey, streghetta, stai bene? >>
Bonnie si tirò su all’improvviso, spaventata, e si tenne la testa che girava a causa del movimento affrettato e della perdita di sangue. << Cos’è successo? >> chiese stordita. << Sono svenuta? >>
<< Sì. Siamo svenuti entrambi >>
Bonnie si accigliò. << Ed è una cosa normale? >>
<< Non lo so >> le disse facendo spallucce. << Sai, non mi avevano mai dato un pezzo di anima prima d’ora >> le disse ironico.
Bonnie gli posò le mani sulle spalle. << Stai bene? Ti senti diverso? Provi qualcosa? >>
<< Piano, uccellino >> le disse ridendo. << Sto bene. Mi sento come prima, credo >>
<< Bene >>
<< E tu? Tu stai bene? >> le chiese preoccupato.
Bonnie arrossì. << Credo che mi facciano male gli inguini, ma sto bene >>
Damon le sorrise malizioso. << Mhm >> fece avvicinandosi. << Per farti passare il dolore in quel punto devi fare pratica >>
Bonnie si leccò le labbra secche. << Adesso? >> chiese intimidita.
Damon rise allontanandosi. << Per quanto mi piacerebbe, non credo che reggeresti un altro round >>
La rossa abbassò lo sguardo. << Già >> disse arrossendo. << Senti, Damon, io ho visto… >>
<< Mi dispiace >> la interruppe lui. << Non sapevo che sarebbe potuta succedere una cosa del genere >>
<< No, no >> fece lei avvicinandosi. << Non dispiacerti. Per quanto fossero brutti quei ricordi, fanno parte di un periodo che non dovrai più vivere, se vorrai >>
<< Non voglio >> le disse con convinzione.
<< Allora non devi. Starai bene, Damon. Tu non sei più quella persona >>
Il vampiro annuì. 
Bonnie lo baciò sulle labbra. << Non sapevi di cioccolato >> lo informò.
<< Nemmeno tu di fragole >> le rispose.
Bonnie scrollò le spalle, incurante.
Damon la guardò lasciarsi andare sul cuscino, soddisfatta. Com’era possibile che si fosse innamorato di lei in una sola notte? Il dubbio che fosse a causa del rituale si insinuò nella sua mente. Bonnie l’aveva sempre amato, anche prima di scoprire del loro legame, quindi il suo poteva considerarsi vero amore. Ma si sarebbe accontentata dei sentimenti di uno che l’amava solo perché aveva metà della sua anima?
Si sentì dannatamente in colpa al pensiero di farla soffrire ancora. Non avrebbe sopportato di vederla piangere di nuovo a causa sua.
<< Damon? >> lo chiamò lei con voce tremante.
Si voltò nella sua direzione e finse un sorriso. << Sì, uccellino? >>
Bonnie gli sorrise con un sorriso più falso del suo. << Perché all’improvviso hai voluto fare il rituale? >>
Damon sentì il cuore spezzarsi sentendo la sua voce insicura. Se avere un’anima significava provare amplificate tutte le emozioni che prima sentiva vagamente, beh, allora non gli piaceva per niente. << Ho scoperto alcune cose >> le disse sincero.
Bonnie annuì come se si fosse aspettata quella risposta. << Posso chiederti cosa? >>
Il vampiro si leccò il labbro inferiore. << I miei Poteri dovrebbero aumentare >> le disse.
<< Tutto qui? >> chiese lei.
<< Dovrebbero aumentare a dismisura >>
<< Oh >> fu tutto quel che disse.
Il silenzio fece da padrone per alcuni secondi, mentre Damon annegava nei sensi di colpa e Bonnie cercava di non annegare nelle proprie lacrime.
 La strega si tirò di nuovo su. << Non fa nulla. Ti capisco >> gli disse.
<< Come? >> 
<< Capisco che tu l’abbia fatto solo per accrescere i tuoi poteri. Non sono stupida, mi sembrava strano che all’improvviso volessi portare a termine un rituale che ti eri ostinato a rifiutare sin dall’inizio. So che non ti importa di me >>. Ormai le lacrime cadevano una dietro l’altra, libere di bagnare le lenzuola color notte.
Damon si chiese se quella sensazione che sentiva era quella che veniva definita con ‘cuore spezzato’. << No, Bonnie, no. Certo che mi importa di te >>. Le posò una mano sulla guancia. << Non piangere, ti prego. Io… io… >> respirò profondamente. << Io provo qualcosa per te, uccellino >> le disse sottovoce.
Bonnie scosse la testa. << No, non farlo. Non illudermi >>
<< Lasciami finire, ok? Credo che insieme alla tua anima tu mi abbia passato la goffaggine >>
Bonnie sorrise tra le lacrime.
<< Non so cosa sia quello che provo. Non posso dirti di amarti perché non so cosa sia l’amore in realtà. Quello che sento… io non l’ho mai sentito prima. Non è come il bene che voglio a Stefan, o quello che sentivo per Elena, né quello che sentivo per Katherine. È qualcosa che sento per la prima volta, e credo che mi faccia un po’ paura >> le disse con un sorriso sghembo.
<< Damon Salvatore che ha paura di qualcosa >> lo schernì lei.
<< Ho paura di molte cose in questo momento >> le confessò. << Soprattutto, ho paura di perderti ora che mi sembra di averti trovata >>
Bonnie inspirò forte.
<< Forse ti amo >> le disse, e sentì il cuore del suo pettirosso partire all’improvviso in una corsa frenetica. << Forse ti amo in un modo contorto e completamente sbagliato >>
<< L’amore non è mai sbagliato >> gli sussurrò. << Ma posso capirti. Non ti chiedo nulla, Damon. Non pretendo che tu mi ami da un giorno all’altro. Posso amare io, per entrambi >>
Damon la baciò. Aveva avuto paura che lei non l’amasse a causa del suo passato, e invece sembrava che lo amasse di più. E allora come poteva non ricambiarla come meritava? 
Appena avrebbe avuto quel bastardo di Elijah tra le mani, giurò a se stesso, l’avrebbe fatto a pezzi senza pietà.
<< Hai fame? >> le chiese cambiando discorso.
<< Un po’ >> ammise Bonnie.
<< Vai a farti una doccia, se vuoi, io vado a preparare qualcosa >> le disse baciandole la fronte.
Bonnie annuì e si infilò la camicia bianca del suo vampiro. Damon la seguiva con lo sguardo mentre prendeva dei vestiti puliti - neri - dal suo armadio. Aveva sempre voluto mettere una camicia da uomo, nei film lo facevano sembrare sexy. Si guardò nel lungo specchio appoggiato alla parete. Non era per niente sensuale con i capelli arruffati ed il collo sporco di sangue secco. Nella camicia potevano entrarci perfettamente almeno tre Bonnie McCullough e le maniche erano lunghe più delle sue gambe. Con un gesto stizzito fece uscire le sue manine dalle braccia della camicia e cercò di sistemarla ma lo sguardo le cadde sulla fede e l’ansia si fece sentire.
Si era sposata. Senza la sua famiglia, senza una cerimonia decente, e con un abito prestato. L’unica cosa positiva era che aveva sposato Damon. Sbirciò il suo anulare sinistro e notò che anche lui portava ancora l’anello. Sorrise felice.
In fondo poteva ricordare quel giorno come il più bello della sua vita, anche se non l’aveva trascorso nel modo che aveva sempre immaginato.
Si guardò di nuovo allo specchio e questa volta fu il riflesso della lampada a catturare la sua attenzione. La luce era troppo luminosa per essere artificiale, e cominciava a sentirsi strana, si sentiva come quando doveva svenire…
<< Damon >> sussurrò impaurita.
Il vampiro la raggiunse appena in tempo per prenderla al volo, prima che battesse la testa sul pavimento di legno.
<< Bonnie? >> la chiamò spaventato. La ragazza non diede segni di vita per alcuni interminabili istanti, poi spalancò di colpo gli occhi, come nel peggior film horror in circolazione.
<< Ci aspetta domani >> mormorò una voce che sembrava vagamente la sua.
<< Chi? >> le chiese Damon.
<< Colui che ci uccide ogni volta >> sussurrò cupa, poi chiuse di nuovo gli occhi, lasciando il marito nel panico più totale.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Bene. Spero di non essere andata troppo oltre il rating arancione, ma è stato maledettamente difficile trattenermi.
So di aver reso Damon un po’ OOC in questo capitolo ma era necessario per la mia salute mentale che lui fosse dolce almeno in questo momento.
 
Che altro dirvi?  Fatemi sapere se vi è piaciuto.
 
PS: buona Immacolata a tutti voi che continuate a seguirmi! 
 
A presto,
Little Redbird

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Capitolo 25
*** Principessa guerriera ***


25. Principessa guerriera.
 
 
C'è un momento in cui devi decidere: 
o sei la principessa che aspetta di essere salvata, 
o sei la guerriera che si salva da sé.
 
 
Bonnie aprì lentamente gli occhi ed osservò il viso preoccupato di Damon. << Cos’è successo? >> chiese tirandosi a sedere sul letto.
<< Hai avuto una visione >> la informò l’altro con voce cupa. << Ho chiamato Stefan, stanno già tornando >>
Bonnie  si accigliò. << Perché, cos’ho detto? >>
Damon strinse la mascella. << Che domani ci aspetta Elijah >>. Sputò fuori quel nome come un insulto.
La rossa spalancò gli occhi e lo guardò impaurita. Di certo il vampiro aveva un tempismo perfetto, visto che arrivava proprio quando le cose andavano bene. << Che cosa faremo? >> chiese impaurita. 
Damon si alzò dalla sedia che aveva portato vicino al letto, le braccia lungo i fianchi e le mani serrate a pugni. << Combatteremo >> promise.
<< No, Damon. Andrò con lui se è questo che vuole >>
Damon la guardò come se gli avesse rivelato di essere un uomo. << Mi pendi in giro? >> le chiese attonito. <>
Bonnie si sentì tremendamente in colpa per il dolore che aveva percepito in quelle parole. << Lo farei se servisse a salvarti >>
<< Non ho bisogno di essere salvato! >> esclamò allargando le braccia. Si avvicinò a lei e portò il viso a pochi centimetri dal suo. << Non provare a lasciarmi >> le intimò guardandola con uno sguardo carico di dolore.
Bonnie lo guardò con tutto l’amore che provava. << Va bene >> mentì.
Damon la guardò esasperato. << Vestiti, sono arrivati gli altri >> le disse, poi uscì dalla stanza e corse all’ingresso per raggiungere suo fratello.
Bonnie si alzò e si diresse in bagno. Si guardò allo specchio; era pallida più del solito e il sangue secco sul collo accentuava ancor di più il pallore del suo viso, e anche la camicia di Damon si era macchiata, la sfilò senza sbottonarla, legò i capelli in una coda alta e si infilò nella doccia. Si sentì un po’ meglio grazie all’acqua calda ma i pensieri non le davano tregua, riusciva solo a pensare al fatto che l’indomani avrebbe dovuto affrontare l’uomo - il vampiro - che le aveva rovinato l’esistenza. Non riusciva a credere che un essere tanto forte come Elijah le facesse tutto quel male solo perché aveva rifiutato di dargli metà della sua anima, per quanto potesse non piacergli l’idea dell’inferno, non poteva essere solo per quello che la voleva. Ma allora cosa vuole?, si chiese stanca. Avevano appena dimostrato che la leggenda, la quale diceva che i poteri del vampiro che riceveva l’anima fossero aumentati, era falsa, quindi cosa poteva spingere un vampiro Antico a perseguitare due ragazzi per secoli e secoli? La vendetta? Anche il più vendicativo degli uomini si sarebbe stancato dopo un po’, anche perché - loro malgrado - continuava ad ucciderli senza alcuno sforzo.
Scosse la testa; non avrebbe mai capito la logica di un vampiro pazzo.
Uscì dalla doccia e si asciugò in fretta, infilando poi il suo pigiama bianco con i panda; sebbene i pantaloncini fossero molto corti, erano di certo meglio della camicia da notte. Passò in camera sua a prendere le pantofole - due teste di panda - prima di scendere al piano di sotto.
 
 
<< Finalmente! >> esclamò Damon aprendo la porta.
Stefan lo guardò preoccupato mentre tutti gli altri si infilavano all’interno in cerca di Bonnie.
<< Dov’è? >> chiese subito Meredith. 
<< È di sopra >>
<< Sta bene? >> volle sapere Elena. 
<< Ha bisogno di qualcosa? >> domandò in contemporanea la signora Flowers.
<< Sta bene. Sta facendo una doccia, scenderà tra qualche minuto >>
Si rilassarono tutti tranne Stefan e Mutt.
<< Che cosa è successo? Perché volevi che tornassimo subito? >> gli chiese suo fratello.
Mutt fu più diretto. << Che cosa le hai fatto? >> gli chiese minaccioso.
Damon lo ignorò completamente. << Venite tutti dentro e chiudete la porta >>
Si diressero tutti nel salotto ma nessuno si sedette. Erano tesi come corde di violino, e ancora non sapevano niente. << Ha avuto una visione >> spiegò Damon.
<< Cosa ha visto? >> si informò subito Meredith. Lei era quella che sapeva come prendere la rossa durante gli interminabili secondi in cui non era se stessa. Se lei fosse stata in casa avrebbe saputo torcerle più informazioni, mentre lui era stato in grado solo di preoccuparsi a morte.
<< Ha detto che lui ci aspetta domani >>
Stefan guardò l’orologio sul camino. Era mezzanotte e un quarto. << Domani o oggi? >> chiese.
Damon si rese conto solo allora dell’orario. << No >> disse sicuro. << Era prima di mezza notte, è rimasta svenuta per parecchio tempo >>
<< Quindi oggi >> concluse Alaric.
La preoccupazione calò nella stanza sottoforma di assordante silenzio. 
Gli umani nel salotto pensavano a quanto fosse stata breve la loro vita, mentre i due vampiri tanto sfortunati in amore si chiedevano perché dovessero perderlo proprio quando iniziavano ad essere entrambi felici.
Nessuno trovò risposta alle proprie domande, e allora si sedettero. Cosa potevano fare, se non aspettare?
Bonnie li trovò tutti seduti esageratamente composti, con gli sguardi persi nel vuoto o in quello del proprio compagno e capì che stava per succedere di nuovo, stava per vederli morire di nuovo a causa sua. Ma questa volta non sarebbe rimasta a guardare, non poteva permettersi di essere debole ancora una volta.
Damon le si avvicinò e la coprì per metà con il proprio corpo, come se gli sguardi dei presenti avessero potuto consumarla. Le sfiorò i piccoli puntini rossi sul collo e le sorrise mesto. << Stai bene? >>
La rossa annuì.
Il vampiro la portò con sé sulla poltrona di pelle rossa e si sedettero appiccicati l’uno all’altra.
<< Stai bene? >> le chiesero in coro Elena e Meredith.
Bonnie arrossì. << Sì >> disse sorridendo. << Sto bene >>
Damon le passò un braccio intorno alla vita e la strinse a sé in un gesto di possesso.
<< Ce la fai a rispondere a qualche domanda sulla tua visione? >> le chiese Alaric.
La strega annuì sicura.
<< Che cosa hai visto, esattamente? >> le chiese ancora.
Bonnie ci rifletté. << Ho visto lui. Credo che fosse nell’Old Wood >>
<< Ricordi qualche altro particolare? Magari se era solo >> le domandò Stefan.
<< Mh-mh… sì, era solo, credo. Io ho visto solo lui >> disse poco convinta.
<< E cosa mi dici del cielo? Ricordi com’era? >> chiese subito Meredith.
Damon le lanciò un’occhiataccia. << A cosa ti serve sapere com’era il cielo? Posso fare in modo che sia una bella giornata, se vuoi >> le disse ironico.
Meredith lo guardò con un sopracciglio alzato. << Essere il marito della mia migliore amica non ti ha reso molto più intelligente, a quanto vedo >>
<< Questo è un insulto verso di me? >> chiese allibita Bonnie.
<< Smettetela >> gli intimò Stefan. << Bonnie, credo che Meredith volesse sapere se nella tua visione fosse giorno o notte >> spiegò.
Damon le lanciò un’occhiata da ‘ok, sei più furba di me’.
Meredith gli sorrise inquietante.
<< No, la luce era quasi rossa. Credo che fosse il tramonto >> disse Bonnie alzando gli occhi sui presenti.
Stefan annuì. << Bene. Abbiamo qualche ora per studiare un piano >>
<< Dobbiamo riposarci, Stefan >> gli fece presente suo fratello.
<< Ma, Damon, non ne abbiamo il tempo! >>
<< Non so cos’abbia fatto tu, ma io mi sono sposato e ho perso una notevole quantità di sangue, non posso permettermi di andare a combattere come uno zombie >>
Alaric sospirò. << Credo che abbia ragione >> disse. << Siamo svegli da questa mattina e siamo stati impegnati con il matrimonio. Senza contare che il nostro elemento più importante >> continuò indicando Bonnie, << ha passato la serata a condividere il sangue >>
Stefan ci rifletté. << Va bene >> concediamoci qualche ora di riposo, domani mattina penseremo ad un piano >>
<< Io ho già qualche idea in mente >> comunicò Elena. Lei era famosa per i suoi piani A, B, C, e qualche volta anche D, E ed F.
<< Tienila in caldo per domani >> le disse Damon. Poi si alzò, trascinandosi dietro Bonnie, e si avviò verso il piano superiore.
 
 
“ Non so cosa dirti Marge, io non penso alle cose.
Rispetto le persone che lo fanno, 
ma…io cerco solo che il giorno non mi faccia troppo male, 
finché non mi imbacucco nel letto accanto a te "
(Homer J. Simpson)
 
 
Bonnie non poteva credere che Damon le stesse davvero rimboccando le coperte. Il vampiro si era seduto sul letto, vicino a lei, e le stava accarezzando i capelli dicendole che sarebbe andato tutto bene; lei quasi gli credette.
<< Mi dispiace farti passare tutto questo >> gli disse con le lacrime agli occhi.
<< Non è colpa tua >>
<< E invece sì. E mi dispiace, Damon >>
<< Va tutto bene. Ora dormi >> le disse sfiorandole la fronte con un bacio.
Si alzò di malavoglia e si diresse alla porta della camera di Bonnie, spegnendo la luce.
<< Damon? >> lo richiamò.
<< Sì, pettirosso? >> chiese con un sorriso.
Bonnie arrossì improvvisamente. << Ti andrebbe di restare? >> chiese imbarazzata.
Il sorriso di Damon si allargò. << Credevo che non me l’avresti chiesto >> le rispose chiudendo a chiave la porta. Si sfilò in fretta i jeans scuri e la maglietta nera e si infilò sotto le coperte, seguito dallo sguardo imbarazzato di Bonnie.
Restarono a pancia in su a guardare il soffitto, e speravano che dicesse ‘abbracciatevi, siete troppo lontani’.
<< Sai >> cominciò Damon. << Forse, dal momento che siamo marito e moglie, dovremmo dormire insieme tutte le notti >>
Bonnie si voltò a guardarlo. << Mi piacerebbe un sacco >> rispose avvicinandosi.
Damon le passò un braccio sulle spalle, e finalmente si strinsero l‘una all‘altro.
Dopo qualche istante di silenzio, il vampiro ricominciò a parlare. Era stranamente loquace quella notte, ma non se ne preoccupò. << Mi ricordo, uccellino >>
<< Cosa ricordi? >> domandò assonnata lei.
<< Il momento in cui ti ho dato questo soprannome >>
<< E quando sarebbe stato? >> chiese curiosa.
<< Quando ti ho salvata dal veleno degli alberi. Quando mi sono accorto che per me valevi più di tutti gli altri. E quando hai tirato fuori il Damon che avevo sepolto in fondo al cuore >>
Il cuore di Bonnie accelerò i battiti.
<< Quando ti ho dato il mio sangue, ho pensato che era come nutrire un uccellino >> continuò.
<< Sono contenta che te ne sia ricordato >>
<< Nella vita che hai visto durante il coma ti chiamavo così perché mi ricordavi un reattino. Forse ti chiamavo così anche nelle altre vite. Chissà per quali ragioni >> rifletté.
<< Forse un giorno lo scopriremo >> gli disse stringendolo di più.
Damon la osservò per qualche istante e le asciugò una lacrima solitaria dalle guance. << Forse non sarà così difficile >> disse. << Amarti, intendo. Forse non sarà difficile come pensavo >>
Bonnie credette di poter morire di felicità. << Ti amo anch’io, Damon >> gli sussurrò prima di chiudere le palpebre.
Damon sorrise nell’oscurità e le diede un bacio tra i capelli.
 
 
Il mattino dopo il pensionato era in fermento, i suoi abitanti correvano a destra e a manca cercando di racimolare più armi possibili. Dalla camera di Alaric spuntarono paletti di ogni forma e dimensione, balestre, archi e addirittura bombe alla verbena. I due Salvatore si guardarono allibiti, solo in quel momento capivano che erano fortunati ad essere ancora vivi nonostante vivessero in un luogo con un intero arsenale nell‘altra stanza; ma la cosa che più li sconcertava era la sicurezza con cui il professore e la sua ragazza cacciatrice maneggiavano quelle armi.
<< Ci siamo allenati parecchio >> spiegò Meredith.
<< Matt >> disse invece Alaric. << Scegli quello che credi di saper gestire meglio >>
Il biondo si avvicinò ai borsoni e ne studiò il contenuto. Dopo un’attenta valutazione, scelse un’enorme balestra che lanciava paletti lunghi mezzo metro, poi annuì soddisfatto, puntando l’arma verso Damon.
<< Matt >> cominciò Stefan. << Non fare stupidaggini, per favore, non possiamo permetterci di perdere qualcuno >>
<< Con ‘qualcuno’ intende te >> gli fece notare l’altro. << Anche se forse saresti più utile da morto >>
Matt tolse la sicura all’arma. I suoi occhi azzurri, al disopra dell’oggetto scuro, erano concentrati su un punto preciso del petto di Damon.
<< Posa quell’affare, Mutt >> gli intimò questi.
Il biondo diventò livido di rabbia e la sua presa sull’arma vacillò per un istante. << Matt. Mi chiamo Matt, idiota di un vampiro >>
Il ringhio di Damon non prometteva nulla di buono, tutt’altro. Con i canini allungati ed il corpo teso in avanti, il vampiro era pronto a saltare alla gola dell’umano.
<< Che sta succedendo qui? >> chiese Bonnie, permettendo così a Stefan di disarmare il ragazzo.
Matt nemmeno la guardò in faccia, le voltò le spalle e si diresse in cucina.
<< Niente, uccellino >> cercò di tranquillizzarla Damon.
<< Non mi sembrava niente. Stavi per azzannare Matt >>
<< Stava per tirarmi un paletto con una balestra! >> le fece notare.
Stefan si schiarì la voce e mise fine al battibecco. << Sei riuscita a fare quell’incantesimo? >> chiese ad una Bonnie ancora interdetta.
La rossa annuì. << Sì, l’ho fatto >>
La signora Flowers, comparsa subito dopo di lei, intervenne all’improvviso. << Ha fatto un ottimo lavoro! L’incantesimo non proteggerà solo la casa, ma tutta la zona circostante! È incredibile quanto sia forte la nostra Bonnie! >> esclamò euforica.
Tutti si congratularono meravigliati e speranzosi.
<< I suoi poteri sono aumentati grazie al rituale? >> chiese Damon allibito.
La signora Flowers annuì.
<< Anche i miei avrebbero dovuto intensificarsi! >>
Quell’esclamazione, seppur inaspettata, non meravigliò nessuno.
<< Era per questo? Era per accrescere il tuo potere che hai fatto il rituale? >> s’infervorò Stefan.
<< Un attimo. Stiamo calmi >> li interruppe Alaric. << Bonnie, cosa pensi di riuscire a fare? >>
La ragazza guardò Meredith in cerca di conforto. << Sono riuscita a modificare il tempo, come fa Damon >> mormorò insicura.
I presenti si stupirono, soprattutto Damon. Lui sapeva quanto Potere ed energia ci volevano per far sì che il cielo si rannuvolasse o che il vento soffiasse, e non riusciva a credere che la sua piccola Bonnie ci fosse riuscita probabilmente con il minimo sforzo.
<< È grandioso >> si complimentò Meredith. << Ora che sei così forte abbiamo davvero una speranza >>
Le guance di Bonnie si colorarono d’imbarazzo. << Lo spero davvero >> sussurrò.
<< Non capisco >> fece Alaric all’improvviso. << Se tu hai un po’ del Potere di Damon, allora anche lui deve avere un po’ del tuo >>
Tutti si voltarono verso il vampiro.
Damon alzò le sopracciglia. << Sul serio? >> chiese beffardo.
<< Perché no? >>
Il moro sospirò. << Non so far crescere tulipani, se è questo che intendi >>
<< Ci hai provato? >> gli chiese Stefan.
Suo fratello maggiore lo guardò come di solito si guarda uno scarafaggio.
<< Ovviamente non ne sei in grado >> gli disse Alaric. << Quel tipo di magia richiede un profondo legame con la Natura e, beh sai, i vampiri non sono esattamente una cosa naturale >>
<< E allora cosa può fare? >> chiese esasperata Meredith.
Il suo ragazzo scrollò le spalle.
<< Può praticare Magia Oscura >> mormorò la signora Flowers.
<< Che cosa?! >> chiesero in coro.
La donna li guardò con i suoi occhi azzurri spalancati. << Mamà dice che può farlo >>
Damon sorrise diabolico, avvicinandosi alla donna. << E che tipo di incantesimi potrei fare? >>
<< Da solo non farai proprio niente. Il tuo Potere funziona solo se lo usi insieme alla tua strega >>
<< Sta dicendo che possiamo fare degli incantesimi insieme? >> chiese entusiasta Bonnie.
La signora Flowers sorrise. << Meglio, mia cara. Potete fare l’incantesimo. Potete creare un incantesimo in grado di sconfiggere Elijah! >>
<< E cosa dovremmo fare? >> chiese Damon.
<< Lo scopriremo dopo che avrete riempito gli stomaci >> rispose l’anziana Strega.
 
 
In camera di Bonnie era in corso una riunione della ‘Sorellanza Velociraptor’.
Le tre amiche erano distese sul grande letto, le teste che puntavano al centro con le ciocche di capelli di colore diverso che si mescolavano, e gli occhi rivolti al soffitto, in cerca di risposte.
La stanza era sotto incantesimo, cosicché le loro parole fossero protette da orecchie indiscrete. 
<< Quindi? >> chiese Meredith. << Si è comportato bene o devo andare a picchiarlo con il mio bastone da cacciatrice? >>
Bonnie sorrise. << No, non ce n’è bisogno. Si è comportato da vero gentiluomo >>
<< Bene >> rispose soddisfatta l’altra.
<< Te la senti di dirci cos’hai provato? >> le chiese Elena prendendole la mano.
Bonnie arrossì ma ricambiò la stretta, poi prese la mano di Meredith e lei prese quella di Elena, collegandosi l’una all’altra. << Io… lui è… non lo so spiegare >> ammise. Non c’erano parole per descrivere tutte le sensazioni che aveva provato. Se ci ripensava si sentiva tremare le gambe, lo stomaco le si contorceva al ricordo delle spinte profonde di Damon, alla sua fronte imperlata di sudore, ai suoi capelli scuri scompigliati dalle sue dita, e soprattutto, il cuore le si gonfiava di tenerezza al ricordo di quegli occhi neri con pagliuzze argentate, simili a stelle, che la guardavano in un modo in cui solo lui riusciva a guardarla.
Se chiudeva gli occhi poteva ancora percepire il tocco delle sue mani, molto più delicato rispetto ai movimenti che faceva dentro di lei, riusciva ancora a sentire i suoi sospiri ed i propri, che si mescolavano in una melodia meravigliosa, e se si concentrava, poteva ancora sentire sotto le dita il tepore della sue pelle da vampiro accaldata dal desiderio, e ancora sentiva il peso del suo corpo sul proprio…
<< Ho capito! >> esclamò Meredith distraendola. La mora si era messa a sedere e aveva costretto le altre due a fare lo stesso. << Va bene, è stato del sesso grandioso, non c’è bisogno che me lo mostri così dettagliatamente! >>
Bonnie arrossì vistosamente. << Avete visto tutto? >> chiese sul punto di morire dall’imbarazzo.
<< Non abbiamo visto niente, ma abbiamo percepito tutto >> le spiegò Elena.
Meredith annuì imbarazzata.
<< Ora devo proprio andare >> fece la rossa alzandosi. << Damon mi aspetta per provare l’incantesimo >> detto ciò si avviò alla porta.
<< Bonnie? >> la richiamò Meredith.
<< Sì? >> chiese l’altra voltandosi.
<< Va tutto bene. Va bene amarlo così intensamente >>
Elena annuì commossa, confermando le parole dell’amica.
<< Se l’amassi un po’ di più morirei >> confermò con le lacrime agli occhi, accarezzò il cerchietto d’oro al suo anulare sinistro, poi uscì dalla camera e si diresse da suo marito.
Si scontrò con Matt nel bel mezzo del corridoio e rimbalzò sui suoi muscoli da quarterback. << Hey >> lo salutò imbarazzata.
Matt nemmeno le rispose, avanzò lungo il corridoio senza neanche guardarla.
<< Matt >> lo chiamò ma l’altro continuò per la sua strada. Lo raggiunse e lo afferrò per un braccio, e finalmente il biondo si fermò. << Che cosa ti ho fatto, Matt? >> gli chiese con le lacrime agli occhi.
Il ragazzo scosse la testa.
<< È per Damon? >>
<< Sì >> ammise. << Sì, è per tuo marito >> 
Bonnie sospirò. << Sta cambiando, Matt >> gli disse. << Non è più il vampiro stronzo di una volta… beh, non così stronzo >> aggiunse vedendo l’espressione scettica dell’amico.
<< Senti, ormai sono affari che non mi riguardano. Sei sua adesso, può fare quel che vuole con te >>
<< Il matrimonio non è più come nel millecinquecento >>
<< Questo lo credi tu! Hai dei doveri in quanto moglie, compreso andare a letto con lui ogni volta che vuole >> le disse scollandola un po’.
Bonnie arrossì. << E chi ti dice che io non voglia? >> gli chiese con voce tremante.
Matt la lasciò all’improvviso. << Non puoi volerlo davvero >>
<< Sì, invece! E sai perché? Perché io lo amo Matt, lo amo da quando l’ho visto a casa di Alaric quella sera, lo amo da sempre, l’ho amato in ogni mia vita e così sarà per sempre, anche se dovessi vivere altre mille vite >> disse asciugando gli occhi umidi.
Matt la guardò impressionato. << Lo ami così tanto? >> chiese semplicemente.
Bonnie annuì.
<< E lui? Cosa mi dici dei suoi sentimenti? >>
La rossa gli mostrò la mano sinistra. << Guarda il suo anulare, se anche lui porta ancora l’anello… beh, dovrebbe essere una risposta sufficiente >>
Matt scosse la testa. << Mi preoccupo per te, Bonnie >>
<< Allora facciamo fuori Elijah >>
Il biondo annuì.
 
 
<< Bel completino >> si complimentò Damon osservando sua moglie.
Bonnie sollevò il viso dai suoi piedi e gli sorrise. Si spostò davanti allo specchio ed osservò la sua figura. I capelli erano raccolti in due lunghe trecce che le davano un’aria da ragazzina, mentre la canotta nera ed i pantaloncini di cotone nero la facevano sembrare vagamente sexy, infine, le Nike nere che aveva appena allacciato le davano qualche centimetro in più.
<< Mi piace il contrasto dei tuoi capelli contro il nero del tuo abbigliamento >> le disse avvicinandosi. << Sei sexy >>
Bonnie lo guardò incuriosita. Il vampiro vestiva - come sempre - total black, con i suoi jeans scuri che gli disegnavano il fondoschiena in un modo ultraterreno, la maglietta a mezze maniche nera aderiva al suo corpo come una seconda pelle ed i muscoli che si intravedevano erano una continua distrazione. 
<< Mi stai trasformando in te >> affermò allibita.
Damon le sorrise sghembo e la attirò a sé prendendola per i fianchi. << Sei tu che mi stai trasformando in te >>
Bonnie alzò un sopracciglio - altra cosa che aveva imparato da lui. << Quando ti vedrò con delle ballerine ne riparleremo >> disse sarcastica.
Il moro rise e le baciò la fronte. << Mi basta essere diventato una specie di mago, per il momento >>
<< Mi piace esercitarmi con te >> gli sussurrò.
<< Anche a me, streghetta >>
Qualche ora prima si erano allenati con dei piccoli incantesimi, sotto lo sguardo della signora Flowers, che aveva stabilito che erano entrambi troppo inesperti per riuscire a combinare qualcosa di utile prima dell’arrivo di Elijah.
Ed ora erano tutti a cambiarsi, cercando di mettersi il più comodi possibile, in modo da combattere senza rallentamenti.
Bonnie si strinse a Damon. Non era pronta a perderlo di nuovo, non avrebbe potuto sopportarlo, eppure era abbastanza sicura che sarebbe stata solo d’intralcio durante lo scontro. Sospirò, cercando di non pensare al fatto che in pochi minuti avrebbe dovuto andare ad affrontare il motivo della sua passata infelicità.
<< Andrà tutto bene >> la rassicurò Damon poggiando il mento tra i suoi capelli. << Presto sarà tutto finito >>.
Bonnie lo strinse di più e ordinò alle lacrime di fermarsi prima di bagnarle il viso. << Ti amo, Damon >> mormorò. 
<< Lo so >> fu la risposta di lui.
<< Se dovesse ricapitare, se non ce la facessimo… >>
<< Ce la faremo >> l’interruppe.
<< Damon >> lo richiamò lei prendendogli il viso tra le mani. << Trovami in fretta, la prossima volta >>
Il vampiro la baciò dolcemente. << Non ci sarà una prossima volta, Bonnie. Questa è la volta. Mettiti bene in testa una cosa: non ti perderò di nuovo >>
Prima che Bonnie potesse rispondere, Alaric fece capolino nella stanza. << Dobbiamo andare >> li avvisò cupo.
 
 
La radura al centro dell’ Hold Wood era come la ricordava: un’enorme prato circondato da alberi secolari. L’ultima volta che era stata lì era la notte in cui avevano sconfitto Klaus. Si chiese se ci fosse un motivo in particolare per cui i loro nemici decidevano di combattere proprio in quel luogo.
Scosse la testa e scrutò l’orizzonte in attesa della figura scura di Elijah.
Erano lì già da un quarto d’ora ed il cielo iniziava a tingersi delle sfumature rossastre tipiche del tramonto.
I suoi amici erano schierati intorno a lei e Damon, circondandoli. E si guardavano intorno insospettiti, con i sensi completamente tesi per captare ogni minimo rumore. Le armi erano già tra le loro mani, pronte per essere usate.
Bonnie stava per impazzire. Quella tensione la stava uccidendo, e non credeva che avrebbe retto ancora per molto ai suoni che sentiva intorno a sé. Damon le aveva spiegato che probabilmente i suoi sensi erano più acuti a causa del sangue di vampiro che ancora le scorreva nelle vene.
Strinse la mano di suo marito, che ricambiò la stretta, e chiuse gli occhi, cercando di rilassarsi.
<< Arriva qualcuno >> avvisò Stefan.
Bonnie spalancò gli occhi e si guardò in torno, senza però riuscire a vedere niente.
Gli altri si strinsero intorno a loro, cercando di diventare il più compatti possibile, e Bonnie sentì l’ansia aumentare.
<< Signor Salvatore >> salutò una voce femminile.
Bonnie sussultò e si girò a guardare la donna. Aveva un fisico asciutto e non era troppo alta, i capelli tinti di rosso le arrivavano alle spalle e doveva avere solo qualche anno in più di loro. Ma c’era qualcosa di inquietantemente familiare nel suo volto. Per qualche insolita ragione, Bonnie si ritrovò ad immaginarla nuda, e allora capì. << Amelia >> sussurrò indignata. 
<< Siete proprio uguale all’ultima volta >>  continuò la D’Urso rivolta a Damon. Il moro ringhiò.
<< E questa chi è? >> chiese Elena sottovoce.
Bonnie spiegò rapidamente alla bionda il ruolo che la donna aveva avuto nella loro precedente vita.
<< Ci siete proprio tutti >> disse la vampira. << Persino l’umano inutile >> fece guardando Matt.
Bonnie s’indignò e fece un passo in avanti. << Amelia >> la salutò. << Quasi non vi riconoscevo con i vestiti addosso >>
L’altra la guardò indifferente. << Signorina McCullough. Siete sempre l’insignificante sciacquetta che ricordavo >>
Il ringhio di Damon si fece più forte.
<< Che cosa ci fai qui? >> tagliò corto Meredith.
<< E le buone maniere, signorina Sulez? Dovreste darmi del voi, ricordate? Ah, che sbadata, certo che non ricordate >>
Meredith assottigliò lo sguardo. << Che cosa ci fai TU qui? >> chiese beffarda.
<< Vi distraggo mentre arriva Elijah >> rispose solamente.
Il gruppo si girò di scatto, guardando in ogni direzione per individuare il vampiro Antico.
Damon strinse Bonnie a sé e sguainò la spada con la punta di legno e ricoperta di verbena.
L’unica arma che Bonnie aveva erano i suoi miseri poteri, e non sapeva nemmeno bene come usarli.
Dal nulla si materializzò il vampiro che aveva popolato i suoi incubi peggiori da quando era entrata in coma.
Elijah si parò di fronte a tutti loro, dalla parte opposta ad Amelia, e sorrise malvagio. I suoi bellissimi capelli rilucevano alla luce del crepuscolo e sembrava quasi un uomo qualunque con il completo grigio e la camicia bianca. << Mia bellissima Bonnie >> esclamò percorrendola con lo sguardo da capo a piedi. Bonnie sentì un brivido correrle giù per la schiena al suono di quella voce.
Damon la spinse dietro il proprio corpo e guardò l’altro vampiro dritto negli occhi. << Non provare nemmeno a guardarla >> gli intimò.
L’Antico lo guardò sorpreso. << Ogni vita che passa, la ami sempre più >> constatò.
Matt ed Elena incoccarono le frecce bagnate nella verbena, Meredith afferrò per bene il suo bastone, Stefan impugnò un paletto, Alaric disinnescò una bomba e la signora Flowers tirò fuori dalla borsa della polvere di verbena.
<< Non lasciamone neanche un pezzetto >> sussurrò Damon.
Alaric lanciò la sua bomba verso Elijah e tutti si tirarono indietro, tossicchiando a causa del fumo biancastro.
Si trovarono sparpagliati in tutta la radura. Bonnie era ancora stretta a Damon e si guardò intorno per assicurarsi che stessero tutti bene. Meredith e Matt strizzavano gli occhi lucidi accecati dal fumo, Elena aiutava la signora Flowers a tirarsi su, ed Alaric e Stefan si stavano scambiando uno sguardo preoccupato. Bonnie sospirò di sollievo: stavano tutti bene.
Dalla nebbiolina causata dalla bomba, un’ombra scura si fece avanti. Le pochissime - quasi ridicole - ferite che aveva sul volto guarirono all’istante. Il vampiro rise, prendendosi gioco di loro. << Ingegnosa, devo ammetterlo. Ma un po’ di fumo puzzolente non vi salverà dal vostro destino >>
Damon gli ringhiò contro, parandosi ancor di più davanti a Bonnie.
<< Amelia >> chiamò Elijah.
Bonnie si voltò nella direzione della donna e spalancò gli occhi. << Stefan! >> urlò in preda al panico.
Il ragazzo si voltò verso la vampira e le sferrò un pugno in pieno viso, facendola volare all’indietro, ma prima che potesse esultare vide Amelia fiondarsi su Alaric, i canini allungati. Il professore fu svelto ad infilarle un piccolo paletto nel collo, e quella urlò di dolore quando lo estrasse. 
Dei rumori di lotta costrinsero Bonnie a girarsi verso Damon. Suo marito era qualche passo più anti e cercava di infilzare Elijah con la sua spada, ma l’altro era veloce e riusciva a scansare abilmente ogni mossa, costringendo il moro ad indietreggiare sempre un po’ di più.
All’improvviso, con enorme stupore di Bonnie, un paletto lungo quasi quanto lei colpì l’Antico nella spalla sinistra, lasciando così a Damon l’occasione di affondare la lama della spada nella carne dura dell’altro. Bonnie guardò Matt, che ancora sembrava mirare ad Elijah, e lo ringraziò silenziosamente. Allora si chiese dove fosse finita Meredith, che poco prima era di fianco al biondo, e la vide arrivare dietro l’Originario solo quando questa lanciò un urlo che doveva essere di battaglia ma che suonò oltremodo arrabbiato. Il suo speciale bastone da cacciatrice affondò nel cranio di Elijah, mezzo inginocchiato a terra, che però non emise un solo lamento.
<< Via di lì! >> urlò Damon alla mora. Meredith non se lo fece ripetere e, estraendo la sua arma dalla testa del vampiro, si scostò di lato il più velocemente possibile.
Durante quell’attimo di pausa, Bonnie si concesse di cercare Elena. La bionda era al fianco di Stefan e, aiutata dalla signora Flowers, accecava Amelia con la polvere di verbena. Alaric la immobilizzò con un’iniezione e Stefan la finì conficcandole un paletto scuro dritto in mezzo al petto.
Bonnie sospirò sollevata. Almeno una era fuori gioco, pensò fissando il corpo snello della vampira che perdeva colore e si riempiva di vene bluastre.
<< Niente male >> si complimentò Elijah mentre gli altri li raggiungevano. << Davvero notevole, signori. Ora lasciate che vi racconti una storia >>
Damon gli si lanciò contro e cercò di impalettarlo ma Elijah aveva in mano il lungo paletto con cui l’aveva colpito Matt e riuscì a trafiggere un fianco di Damon, infilando nel suo corpo più della metà dell’arma. Bonnie urlò e corse in contro al marito, cercando di farsi forza per rimuovere il palo. Damon gridava per il dolore e affondò le mani nel terreno quando Bonnie toccò l’estremità dell’oggetto. Fortunatamente Stefan le venne in aiuto e sfilò il paletto dal fianco del fratello.
<< Stai bene? >> Bonnie si fiondò sul viso del vampiro e l’accarezzò, ma lui non rispose, la fissò soltanto.
<< Chiedo solo un po’ d’attenzione >> fece Elijah. << Questa storia riguarda tutti noi >>
Il gruppo restò in ascolto ma nessuno abbassò le armi.
<< Bene >> fece compiaciuto l’Antico. << Voi non avete visto i ricordi che Bonnie ha rivissuto durante il coma, quindi mi sembra giusto che, visto che eravate presenti nella scorsa vita, qualcuno debba spiegarvi. Tanto tempo fa, poco dopo l’inizio del Mondo, quattro umani vennero maledetti, erano due fratelli e le loro donne. La maledizione che li aveva colpiti prevedeva che i due fratelli e la donna del minore, vivessero ogni loro esistenza sotto forma di vampiri. Mentre la donna del primo fratello, che doveva spartire l’anima con lui, fosse uccisa prima di portare a termine la sua missione.
La scorsa vita è l’unica, prima di questa, in cui siete presenti anche voi altri. Nel millequattrocento circa due giovani fratelli fiorentini si innamorarono della stessa donna, questa però non era ciò che sembrava, infatti scambiò il suo sangue da vampira con entrambi i fratelli; e quando fece la sua scelta, scegliendo il minore dei due giovani, i ragazzi si sfidarono a duello, uccidendosi l’un l’altro e condannandosi alla vita eterna >>
<< Non è questa la storia >> provò ad interromperlo Stefan.
Elijah gli lanciò un’occhiata ammonitrice per averlo interrotto e continuò. << Il nome di questa giovane era Elena >>
La bionda in questione sussultò e lo guardò confusa.
<< Quando i fratelli si furono riappacificati, i tre si trasferirono al sud di quella che ancora non era l’Italia. Lì dovevano far sì che il maggiore dei fratelli incontrasse la strega che gli era stata destinata ma la profezia si avverò di nuovo ed i giovani morirono, portando alla morte anche i loro compagni.
Qualche decennio dopo, nella stessa bellissima Firenze, i due fratelli incontrarono di nuovo quella donna ma, stavolta, il suo nome era Katherine. Lei li fece innamorare e, proprio come la sua antenata, li condannò alla dannazione. Solo cinquecento anni dopo i due fiorentini riuscirono a trovare la strega che cercavano inconsapevolmente, ed il minore dei due ragazzi ritrovò la sua anima gemella perduta, ma questa s’innamorò anche dell’altro fratello e le cose si complicarono quando anch’egli s’innamorò della bella bionda >> disse ridendo. << Ed ora, i protagonisti di questa storia sono qui, confusi dai loro sentimenti innaturali, che cercano di uccidere colui che ha reso interessante la loro vita >>
Damon si alzò a fatica, aiutato da Bonnie. << Che cosa significa tutto questo? >> chiese irritato.
Elijah parve sinceramente stupito. << Non l’avete capito? Bonnie ha ricordato la precedente vita perché è quella più simile a questa. E sapete perché lo è? Perché io ho deciso che doveva esserlo >> affermò.
Nessuno sembrò afferrare davvero il senso di quella frase, tranne Alaric, da bravo professore qual era. << Stai dicendo che ogni cosa che hanno subito è stato a causa tua? >>
Come se quella domanda, in realtà ancor più enigmatica delle affermazioni di Elijah, avesse riacceso gli animi di tutti, il gruppo mormorò frasi incredule.
<< Ma Katherine è stata mandata da Klaus >> obiettò Elena. << Come facevi a conoscerla? >>
Elijah sorrise. << Sono stato io a trasformare Nicklaus. Poi, quando mi sono accorto che era nata la tua doppleganger, l’ho fatta trasformare e l’ho mandata dai Salvatore con una storia strappalacrime da raccontare >>
<< Katherine è stata opera tua? >> chiese incredulo Stefan.
Elijah fece un mezzo inchino, quasi si aspettava  pure un applauso.
<< Quindi non l’abbiamo mai amata >> sussurrò Stefan a Damon. << Ci siamo uccisi per una donna che non amavamo nemmeno >>. Damon lo guardò dispiaciuto, scusandosi con gli occhi.
<< Non amavano neanche me, nell’altra vita >> concluse Elena.
<< No, cara >> la tranquillizzò Elijah. << Stefan ti ha sempre amato, siete anime gemelle. È Damon quello che non ti ha mai amato, nemmeno in questa vita >>
<< Mi hai soggiogato? >> esclamò incredulo il moro.
<< Ed hai costretto me ad amarlo? >> esclamò indignata Elena.
<< I Kitsune >> fece Meredith. << Anche quelli sono stati opera tua? >>
<< Sei così intelligente >> le rispose l’Antico. << Sei sempre stata la mia preferita, dopo Bonnie ovviamente >>
Il gruppo partì in sincrono, mosso dalla rabbia verso l’essere che aveva impedito a tutti di vivere come meritavano. Tutti si lanciarono su Elijah, che li respinse uno ad uno, senza troppi problemi.
Solo Bonnie era rimasta immobile dov’era e si stava guardando i piedi, ripensando a quello che aveva appena detto il vampiro millenario. Tutta la sua vita - tutte le sue vite - avrebbe potuto essere la vita che aveva sempre desiderato, e forse anche di più, ma per vendetta, o forse solo per stupidità, Elijah l’aveva impedito, facendole credere di essere una persona orribile perché amava lo stesso ragazzo che amava la sua amica, facendole credere di non essere desiderabile perché tutti sceglievano Elena invece di lei.
La sua rabbia si raddoppiò, e poi si triplicò pensando ai pericoli che avevano corso per salvare Elena dalla furia di Katherine, e alle insidie nella Dimensione Oscura quando dovevano salvare Stefan.
Sentì la sua aura gonfiarsi fino a far male, alimentata dalla miriade di emozioni che stava provando.
Non si accorse del trambusto che si era creato intorno ad Elena quando Elijah cercò di azzannarla, ma lo sentì avvicinarsi quando disse: << È questo il vostro problema: salvate sempre Elena >>
L’Originario era pronto a strapparle il cuore dal petto ma si bloccò percependo il Potere immenso che proveniva da Bonnie. La sua aura era cresciuta al punto da diventare visibile agli occhi umani.
<< Ho vissuto… chissà quante vite… senza poter avere Damon… solo per colpa tua? >> domandò. La voce spezzata dalla rabbia e dal desiderio di giustizia.
All’improvviso le sue emozioni si concentrarono in una sfera di energia che si abbatté su Elijah e lo scaraventò a parecchi metri di distanza. Rimasero tutti scioccati per qualche istante, incapaci persino di respirare, e fissarono Bonnie, stupiti, increduli ed orgogliosi.
Elijah fu svelto a riprendersi e si scagliò contro la rossa. Elena, la più vicina all’amica, le si parò davanti e si beccò una stilettata al cuore. Il suo corpo senza imperfezioni si accartocciò su se stesso davanti agli occhi sbarrati di tutti.
L’aura di Bonnie scemò lentamente davanti a quello spettacolo atroce. Si inginocchiò di fianco alla sua migliore amica e sentì la stretta forte di Damon intorno alle spalle. Accarezzò i capelli biondi di Elena, chiamandola per nome, poi toccò il foro nel suo petto e le dita le si sporcarono di sangue; le sue lacrime si mescolarono al liquido rosso vivo che continuava a sgorgare dalla ferita ed accarezzò di nuovo il viso angelico della ragazza, sporcandole lo zigomo con il sangue.
Non sentì la voce di Damon che le urlava che sarebbe andato tutto bene ma sentì perfettamente il sussurrò di Elijah. << Comunque non mi era mai piaciuta >>
Bonnie si alzò in piedi e scavalcò il corpo senza vita di Elena, decisa a rendere Elijah più morto di quel che era.
Afferrò la mano di Damon, spinta da una forza esterna, ma continuava a non capire le parole di suo marito. Guardò negli occhi il vampiro Antico e vi scorse una traccia di consapevolezza quando i suoi occhi da cerbiatta, per una volta completamente asciutti, lo guardarono con la freddezza che non era mai appartenuta al suo sguardo.
Sentì di nuovo la sua aura aumentare ed il Potere crescere smisuratamente, e poteva percepire l’incredulità di Damon che si accorgeva di star diventando più forte insieme a lei.
Dalle loro mani ancora unite si creò una sfera di luce ancor più grande e luminosa della precedente, che aumentò fino a diventare più grande di loro.
Quando la sfera venne lanciata in direzione di Elijah, di lui non rimasero che ceneri.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve ^-^
Sì, ce l’ho fatta ad aggiornare. È stata dura perché odio scrivere le scene di lotta quindi rimandavo da giorni.
Spero che l’inizio del capitolo non sia stato noioso, e che la fine non sia troppo affrettata.
 
Comunque, senza accorgercene, siamo arrivati alla fine di questo scempio che ci ostiniamo a chiamare storia. Quindi ci leggiamo presto con l’epilogo.
 
 
A presto, e buon Natale a tutti,
 
Little Redbird

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Capitolo 26
*** Epilogo ***


26. Epilogo
 
 

Per arrivare all'alba, non c'è altra via che la notte.
[K. Gibran]

 
 
Caro diario,
 
Oggi Bonnie mi ha parlato di nuovo del suo secondo matrimonio con Damon.
Mi ha raccontato di quanto fosse felice sua sorella Mary quando le ha proposto di fare da damigella d’onore, e di quanto si sia stupita scoprendo la vera natura di Bonnie e dell’uomo che doveva sposare. E di nuovo mi ha descritto il bellissimo vestito che indossava, sebbene io conosca ogni singola cucitura, visto che lo conserva ancora in soffitta.
Eppure, nemmeno stavolta ha voluto dirmi dove sono andati in luna di miele. È un segreto che i due custodiscono molto gelosamente. Anche se ho il sospetto che siano andati in Italia a vedere Firenze, o magari a rivedere Santa Maria del Castello.
Ormai non viviamo più tutti al pensionato, non più da quando Elijah è morto e la pace è tornata. Ora ognuno ha la propria casa e vive con il suo compagno, però il gruppo è ancora unito come i vecchi tempi, se non di più.
Le riunioni della ‘Sorellanza Velociraptor’ si tengono sempre al pensionato ma quello non è più lo stesso. La signora Flowers l’ha lasciato a Matt e si è data al giardinaggio a tempo pieno e, dopo aver passato qualche anno in una squadra dilettante di football, il biondo è entrato nel ‘mondo degli affari’ ed ha trasformato il piccolo pensionato in un gran bell’albergo a tre stelle. L’ Hotel Flowers, questo è il suo nome, ospita persone che non si possono definire propriamente umane, ma pagano profumatamente per soggiornare nella città in cui è stato sconfitto il temibile Elijah, e molti chiedono addirittura di incontrare la mitica coppia ed il suo gruppo di amici che sono riusciti ad uccidere quel mostro di crudeltà. Ma i due sono poco disponibili a questi incontri, che altro non sono che un tentativo di scoprire se la coppia ha messo al mondo un’altra strega destinata a dividere l’anima con un dannato.
Ma sto divagando, caro Diario. Non ho ancora deciso quale nome ti darò, mi sembri troppo anonimo con un nome come ‘Diario’. Però è da solo una settimana che sei con me, quindi ci penserò per bene, te lo prometto.
Quando ho visto Stefan con questo libricino azzurro tra le mani non ho pensato minimamente che fosse per me, fino a che non ha allungato la mano verso di me e mi ha sorriso, forse intenerito dal mio sguardo incerto. 
“ Questo è un amico di cui potrai sempre fidarti ” mi ha detto facendomi l’occhiolino. Oh, è così bello. Lo so che somiglia tantissimo a Damon visto che è suo fratello, ma credo di essermi presa una bella cotta per lui e per quei suoi occhi verde foglia.
Non so quando sia successo esattamente, ma Bonnie se n’è già accorta, e mi ha già avvisata che se lo scoprisse Damon sarebbero guai.
Il nostro è un amore impossibile, caro Diario, anche perché lui ama Elena. E come dargli torto? Lei è così bella e così intelligente. E da quando è morta, e poi è diventata di nuovo una vampira, per salvare Bonnie, è considerata coraggiosa quanto Meredith.
La cacciatrice mi guarda di sottecchi, a volte. Forse pensa che io non me ne accorga, e invece sento che mi fissa come se volesse arrivarmi fino all’anima. Però mi sta simpatica; i suoi battibecchi con Damon mi fanno sempre ridere, anche se lui non vuole che si rida di lui.
Anche Alaric mi sta simpatico, e Darren, loro figlio, è molto intelligente per i suoi sei anni.
Tutti, nel nostro gruppo, mi stanno simpatici, anche la moglie di Matt, Sue, lei fa dei biscotti buonissimi.
Sono contenta di vivere con tutti loro, mi sento al sicuro.
 
<< Imbranata, la cena è pronta >> disse una voce e la ragazza alzò gli occhi dal suo libricino per guardare il moro che faceva capolino dalla porta con un sorriso beffardo sulle labbra.
<< Arrivo tra un attimo >> gli rispose prima di concentrarsi di nuovo sulla pagina del suo diario.
 
Beh, qualcuno di antipatico doveva pur’esserci. Mi riferisco a mio fratello.
Giuseppe ha solo tre anni più di me ma si crede di essere figo quanto Damon o Stefan. Beh, anche se è mio fratello, devo ammettere che le ragazze lo trovano bello con i suoi capelli neri ed i grandi occhi marroni. 
Ci somigliamo davvero poco, sai? I miei capelli non sono scuri come i suoi, anzi! Sono ‘rossi come le fiamme dell’inferno’ come dice sempre Damon. E i miei occhi sono ‘due pezzi di cielo a mezzanotte’ come dice Bonnie.
Loro due sono molto importanti per me, caro Diario. Voglio un bene pazzesco ad entrambi e non riuscirei a vivere senza di loro.
Sarò sincera con te, perché so che manterrai il segreto: io sono la loro figlia. Io e Giuseppe siamo i figli di Bonnie e Damon però non possiamo dirlo a nessuno perché potremmo essere in pericolo, soprattutto io.
Fin da bambina mi è stato insegnato a chiamare i miei genitori per nome in presenza di qualcuno che non fa parte del nostro gruppo, ma in casa mi è permesso chiamarli mamma e papà. Loro sono preoccupati per me perché ho solo quindici anni e non so gestire i miei poteri. 
Io sono l’ultima strega druida rimasta destinata a dividere la sua anima, e per questo devo essere al sicuro. Ma io ho paura. Non voglio dividere la mia anima con qualcuno come Elijah; voglio un uomo come il mio papà, che mi sappia amare e che mi sappia proteggere, proprio come fa lui con la mamma. E voglio passione, proprio come quella che leggo nei loro sguardi. Non sono più una ragazzina, e capisco perfettamente cosa succede nell’altra stanza quando sento il rumore del letto che si sposta sul pavimento. Ecco, voglio questo. Voglio tutto quello che hanno loro.
Ma il mio destino è già stato scritto, e non mi resta che attenderlo, mentre fingo che i miei genitori non siano tali, e mentre invidio mio fratello che avrà una normale vita da vampiro-stregone.
La mamma cerca di convincermi a prendere il tutto come una specie di avventura. È diventata molto saggia in questi anni e, sebbene sembri mia sorella per il suo aspetto giovane, il ruolo di mamma le si addice.
Una volta mi ha detto che le nostre vite sono come un Ballo in maschera, in cui dobbiamo conversare ed essere cordiali con tutti, senza però rivelare le nostre vere identità. Dobbiamo danzare sulle note del destino e considerare la nostra casa come un balcone in cui possiamo sgattaiolare a prendere una boccata d’aria per sfuggire all’aria asfissiante e surriscaldata della vita di menzogne che viviamo.
Devo andare, caro Diario, o papà si arrabbierà davvero questa volta.
 
La ragazza rilesse velocemente quello che aveva scritto e si accigliò, poggiando di nuovo la punta della penna sul foglio candido.
 
Non ti ho parlato di Mike. Lui è il figlio di Matt e Sue e, a volte, quando viene a casa per stare con Giuseppe, sento il suo sguardo azzurro puntato addosso. Papà l’ha già ammonito un paio di volte quando l’ha scoperto a fissarmi, è stato il momento più imbarazzante della mia vita. Mike ha due anni in più di me perché è nato prima che gli zii si sposassero. Ma di lui ti parlerò un’altra volta. Forse tu saprai spiegarmi perché mi sudano le mani quando lo vedo che mi guarda da sotto i suoi riccioli castani.
Mi raccomando, tieni per te quello che ti ho confidato.
 

 
Maria Salvatore
 
 
 
 
 
 
 
 
Continueranno a cercarsi? 
Probabilmente sì, come fanno da secoli. 
Lo faranno finché non riusciranno a smettere di perdersi, 
anche se adesso hanno promesso a loro stessi 
di aver per sempre chiuso l’uno con l’altro. 
Continueranno a incontrarsi, a cercarsi senza saperlo. 
Ma perché non smettono di scappare l’uno dall'altro? 
Perché un amore o un’amicizia del genere è difficile da gestire e fa paura. 
Ma loro continueranno a cercarsi. E' scritto nel loro destino. 
- Fabio Volo
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 






 
Eccovi un mini epilogo per ricapitolare.
Elena è diventata vampira, come previsto dalla maledizione. Tutta l’allegra brigata vive felice e contenta in una futura Fell’s Church.
Ho immaginato che i Bamon avrebbero chiamato i loro figli con i nomi di persone importanti per loro, quindi Giuseppe Salvatore (padre dei nostri bei vampiri) e Maria Salvatore (Maria è il nome italianizzato di Mary, la sorella della nostra streghetta).
La cotta per Stefan mi è venuta al momento :) Visto che Maria è tanto affezionata al padre e vuole un uomo come lui, vede in suo zio Stefan quello che fa per lei, ma se lo scopre Damon son guai! xD
 
Ora vorrei davvero che mi dedicaste altri cinque minuti del vostro prezioso tempo, devo fare una cosa davvero importante.
Devo ringraziare ogni singola persona che ha permesso a questa storia di vedere la luce e di vedere addirittura una fine. (Già che ci sono vi ringrazio anche per le visite alla mia OS su TVD -L’ultima notte al mondo- visto che mi son dimenticata la scorsa volta, scusate).
 
SerenaEbe. La mia amatissima Serena, la mia Meredith personale, senza la quale non avrei mai avuto il coraggio di pubblicare qualcosa di mio su un sito così popolato come EFP. Tanta stima per lei, sia come persona che come scrittrice. Grazie del tuo appoggio, davvero. Ti voglio bene.
 
Little Witch. Maria, mia moglie u.u Senza l’entusiasmo delle tue recensioni questa storia non sarebbe andata troppo lontano. Mi hai inconsapevolmente spinta ad impegnarmi per paura di deludere le tue aspettative. Grazie, moglie. Ti amo.
 
Annaterra. Una delle poche persone ad aver recensito dal primo all’ultimo capitolo di questa long. Recensioni, tra l’altro, tra le più costruttive e dettagliate, che mi hanno aiutata a capire se e cosa stavo sbagliando. Quindi grazie di cuore per essermi stata virtualmente accanto in tutti e 26 capitoli.
 
Jane the Angel. Ahh, la mia Jane. Abbiamo scoperto di essere gemelle perdute e di avere un’affinità davvero rara tra persone che si conoscono solo tramite recensioni. Ed anche il tuo entusiasmo è stato di grande aiuto in questi mesi. Grazie anche a te.
 
Gloria Bennet. Anche se ci siamo scoperte a vicenda da poco, abbiamo legato subito, e da un po’ sei addirittura diventata la mia intervistatrice personale. Quindi grazie anche a te per aver fatto salire di qualche gradino la mia autostima.
 
Ma grazie di vero cuore anche e soprattutto a tutte le ragazze che ho potuto conoscere più a fondo grazie a questa nostra passione comune e che mi hanno fatto l’onore di lasciare il loro parere: Immy, Mishy, Anna, Roly_chan, Loredana93, Sunset, Nefrit93, bamondonnie4ever, BeckyJannaHamilton, Sogno3, Giuliya, amailove, real, cate25, Eyesless, Sissi Bennett, star11, Amy In Wonderland, Soffio di fiamme danzanti, fendy93, CinzyaHale89, Witeeyes95j, Zafira, super34567.
Grazie infinite a tutte le persone che hanno inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate. A chi ha letto silenziosamente, e a tutti i fan della mia pagina che hanno seguito la storia. A chi l’ha seguita da Twitter, e a chiunque abbia letto anche un solo capitolo.
Spero di aver ricordato tutti e di non aver perso nessuno per strada xD
 
Grazie, davvero.
 
A presto, 
Angela.

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