My life would suck without you

di Lost on Mars
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue. ***
Capitolo 2: *** Hogwarts Is My Home. ***
Capitolo 3: *** Strange Changes ***
Capitolo 4: *** The Past Hurts. ***
Capitolo 5: *** The Yule Ball. ***
Capitolo 6: *** I Need You. ***
Capitolo 7: *** I Can't Be Mad At You. ***
Capitolo 8: *** He Will Kill Me. ***
Capitolo 9: *** Just A Game? ***
Capitolo 10: *** I'll Find Out What He Knows. ***
Capitolo 11: *** Don't Tell Mum ***
Capitolo 12: *** Death And Revelations I ***
Capitolo 13: *** Death And Revelations II ***
Capitolo 14: *** The Start Of Something New. ***
Capitolo 15: *** My Ruin. ***
Capitolo 16: *** Misunderstandings. ***
Capitolo 17: *** Finally With You. ***
Capitolo 18: *** He's not a saint. ***
Capitolo 19: *** Autumn Brings New Love Stories. ***
Capitolo 20: *** The Truth. ***
Capitolo 21: *** I Was Ready. ***
Capitolo 22: *** A Litigious Christmas. ***
Capitolo 23: *** The Prefects' Bathroom. ***
Capitolo 24: *** Escape. ***
Capitolo 25: *** Epilogue. ***



Capitolo 1
*** Prologue. ***



1982.

 
Era una freddissima giornata invernale,io e la mia mamma eravamo chiuse in cucina.
Non avevo la più pallida idea di che ore fossero,vedevo solo che il cielo era scuro,e che dalla porta d’ingresso,che avevo visto chiudere a chiave dalla mamma,provenivano degli strani rumori,come se qualcuno volesse aprirla ma non ci riusciva.
In tutto questo trambusto,nel buio della stanza,io non capivo cosa stesse succedendo,e avevo paura.
«Alison,non piangere,bambina mia,non piangere» Mi diceva mia madre mentre mi accarezzava le spalle,io chiusi la bocca e cessai di fare rumore,mia madre aprì la porta della cucina e mi guidò in salotto davanti al camino.
Avevo solo quattro anni,ma capii che chiunque c’era dietro quella porta,voleva farci del male.
Mi fece entrare dentro,e mi sporcai tutte le scarpette rosa confetto di cenere,mia madre prese da sopra il camino una manciata di una polvere fina,che non avevo mai capito a cosa servisse e me la mise in mano.
«Lancia a terra la polvere quando avrai ripetuto dopo di me» Mi disse e io annuii.
«Casa Weasley» Mormorò.
E io,come la mamma mi aveva detto di fare,ripetei «Casa Weasley» e poi lanciai la polvere ai miei piedi,e l’ultima cosa che vidi,prima di essere inghiottita da una fiammata verde,furono gli occhi castani di mia madre che sorridevano,come per infondermi tranquillità.
Mi ritrovai seduta in un altro camino,questa volta sporcandomi anche il vestitino di velluto color magenta,il salotto della casa era ben illuminato sebbene non vi fosse nessuno,vidi l’orologio appeso al muro che segnava le ventitré e quaranta.
Non volevo uscire dal camino,poi però riconobbi quella casa,la mamma mi ci aveva portato qualche volta,lì viveva una sua amica.
Ero felice di andare lì solo per i due bambini dai capelli rossi con cui giocavo sempre,avevano la mia stessa età,erano gemelli,ma avevo imparato a riconoscerli.
Feci per uscire, ma mi bloccai quando sentii un gufo picchiare al vetro della finestra,allora una donna dai capelli rossi e in vestaglia da notte uscì da una stanza annessa al salotto e aprì la finestra per prendere la lettera.
La lesse di fretta e immediatamente il suo sguardo si rivolse nella mia direzione,non stava guardando il camino,ma me,i suoi occhi incrociarono i miei.
Si avvicinò e mi prese in bracciò,togliendo con le mani la cenere dal mio vestito.
«Tesoro vieni,va tutto bene adesso» Mi diceva mentre mi cullava,io ero molto stanca, così chiusi gli occhi e mi addormentai mentre Molly Weasley mi teneva in brac
cio.


Spazio autrice:
Beh,salve a tutti. Non so cosa dire,se non lo facevo lo spazio autrice era meglio,comunque...questa è la prima fanfiction che pubblico sul sito,nella mia testa fin'ora ne avrò scritte almeno una quindicina ma sono dettagli.
Questo "coso" è il prologo,infatti è cortissimo,penso sia inutile dire che i capitoli veri e propri saranno più lunghi.
Quindi niente,spero di avervi incuriosito e ditemi cosa ne pensate con una recensione :)
A presto!
-Marianne.

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Capitolo 2
*** Hogwarts Is My Home. ***



1994.

 
Era la mattina del primo Settembre, quel giorno avrei cominciato a frequentare il mio sesto anno ad Hogwarts.
Aprii l’armadio nella mia stanza per vestirmi quando lo vidi completamente vuoto.
Un altro scherzo di quei due, gliel’avrei fatta pagare.
«Fred, George, venite immediatamente qui!» Urlai dal corridoio appena fuori la mia camera.
«Che cosa avete combinato stavolta?» Sentii dire da Molly un piano più sotto, mentre i loro passi si avvicinavano sempre di più fino ad entrare in camera mia.
«Dicci dolcezza!» Esclamarono all’unisono.
«Dove sono andati a finire i miei vestiti?» Chiesi arrabbiata mettendomi di fronte a loro.
Fred mi squadrò da capo a piedi «Puoi ripetere, per favore?» Mi chiese con uno sguardo completamente imbambolato.
Poi mi ricordai che i miei vestiti non c’erano e che di conseguenza ero solo in intimo.
«Smettila di guardare le mie mutande e rispondimi!» Sbottai ancora più arrabbiata.
«Non ne ho idea» Disse alzando le mani sopra la testa.
«George?» Chiesi ancora, rivolgendo lo sguardo all’altro gemello.
«Non lo so, dove sono i tuoi vestiti» Mi rispose lui sorridente.
«Beh, farai meglio a scoprirlo» Gli dissi me ricambiando il sorriso.
«Oppure?» Mi chiese Fred sfidandomi.
«Farò in modo che vi inizino a piacere i maschietti» Mormorai ma entrambi riuscirono a sentirmi, uscirono di corsa dalla mia stanza e chiusero la porta,riaprii il mio armadio e vidi che i miei vestiti erano di nuovo lì,però,la scusa di fargli cambiare sesso funzionava!
Presi dei jeans e un maglione grigio leggero, infilai le scarpe da ginnastica e mi catapultai al piano di sotto per fare colazione, entrai in cucina e vidi quello che ormai mi si presentava sotto gli occhi da ben dodici anni.
Il signor Weasley era a capotavola mentre leggeva il giornale, Ginny stava finendo i bere il suo the, e un Ron molto assonnato iniziava il suo,la signora Weasley stava pulendo il bancone della cucina mentre io,vedendo l’ultima fetta di torta su un invitante piatto decorato,la presi e l’addentai.
«Quella era la mia!» Esclamò Fred rientrando in cucina.
«Chi prima arriva meglio alloggia, mi spiace» Gli dissi io sedendomi su una sedia.
La famiglia Weasley era la mia famiglia ormai,e con Fred e George avevo un rapporto strettissimo,stavo insieme a loro praticamente da quando ero nata,avevo pochissimi ricordi della mia precedente famiglia,la signora Weasley era una stretta amica di mia madre e un giorno mi ritrovai in casa loro dove sono cresciuta.
Avevo visto Ginny e Ron crescere, e avevo sedici anni, quando quella mattina Fred cercò di rubarmi la fetta di torta di mano facendola cadere a terra e successivamente calpestandola.
«Bravo idiota, adesso è immangiabile» Gli dissi alzandomi dalla sedia.
«Se non l’ho avuta io, non la potevi avere nemmeno tu» Disse per giustificarsi.
I miei battibecchi con i gemelli erano all’ordine del giorno, così andai da Fred e lo abbracciai, poi senti anche George unirsi all’abbraccio.
«Prendete i vostri bauli ragazzi, dobbiamo andare alla stazione!» Esclamò il signor Weasley, io e i gemelli salimmo le scale fino a raggiungere le nostre camere e successivamente prendere i nostri bauli.
Il giorno prima avevo controllato almeno una decina di volte che ci fosse tutto e che non avessi dimenticato niente, stavo per riaprire il baule e ricontrollare quando George entrò nella mia stanza.
«Ricorda di prendere il tuo vestito migliore, Hogwarts ospita il torneo Tremaghi quest’anno» Mi disse col suo solito sorriso stampato in faccia.
«Grazie per avermelo detto» Gli risposi, mentre mi avviavo verso il mio armadio, aprendo ante e cassetti, e finalmente, in un angolo dell’armadio trovai quel vestito mai messo in vita mia.
Sinceramente,non sapevo come George potesse sapere di quel Torneo,ma non ci feci molto caso.
«Ti aspettiamo giù» Mi disse lui, uscendo dalla mia stanza.
Aprii il mio bagaglio e con un gesto di bacchetta piegai il vestito e lo infilai nel baule perfettamente incastrato con il resto dell’occorrente, poi lo richiusi e lo trascinai per le scale,al piano di sotto.
«Ci siamo tutti?» Chiese la signora Weasley contandoci.
Nella stanza eravamo io, George, Fred, Ginny, Harry e Ron pronti per iniziare un nuovo anno scolastico.
«Perfetto!» Esclamò poi la donna facendoci mettere in fila davanti al camino, avremmo raggiunto la stazione di King’s Cross con la Metropolvere.
Prima andò George, poi io, e ci raggiunse anche Fred, arrivò il signor Weasley, dopo di lui Ron seguito da Harry, si unì a noi la piccola Ginny ed infine la signora Weasley, eravamo pronti per andare a prendere l’Espresso Hogwarts.
Attraversammo il muro e ci ritrovammo nel binario nove e tre quarti, la magia di quel posto mi sorprendeva sempre, come quando varcai quel muro insicura per la prima volta a soli undici anni.
«Non cacciatevi nei guai!» Ci disse la signora Weasley mentre salivamo.
«Non preoccuparti Molly, a questi due ci penso io» Dissi scherzando rivolta ai gemelli, che salirono dopo di me. Non li aspettai e corsi a cercare uno scompartimento vuoto, scomparivano troppo velocemente.
Ne avevo trovato uno, quando qualcuno mi poggiò le mani sulle spalle facendomi sobbalzare,e mi girai di scatto. «Fred! Ho perso dieci anni di vita» Lo rimproverai.
«Scusami dolcezza,avanti entra» Mi disse dandomi una piccola spinta.
Entrammo e mi misi seduta,lui accanto a me. «George?» Chiesi.
«Me lo sono perso mentre ti seguivo» Mi disse scoppiando a ridere.
Dopo nemmeno due secondi entrò George col fiatone.
«Che hai fatto fratellino?» Gli chiese Fred con un sorriso beffardo sulle labbra.
«Vi ho rincorsi» Ci disse mentre si sedeva di fronte a noi.
«Almeno hai lo scompartimento,ringraziami» Gli dissi tirandogli un piccolo calcio.
Passammo circa una mezz’ora a picchiarci,Fred mi uccise cominciando a farmi il solletico,mentre io chiamavo invano l’aiuto di George,tanto che finii sdraiata per terra a coprirmi la pancia con le mani,pronta a tirare calci a chiunque avesse provato a farmi il solletico.
I due gemelli mi aiutarono a tirarmi su,e io mi rimisi seduta al mio posto,il sonno però cominciava a farsi sentire,quella notte avevo dormito poche ore,in preda agli incubi che mi tormentavano sin da piccola.
A volte mi svegliavo piangendo,e così facendo svegliavo uno dei due gemelli,dato che da bambini dormivamo tutti e tre nella stessa stanza,poi crescendo Molly ha ben pensato di dividerci,il che fu un bene,almeno per me.
Ogni volta che facevo dei brutti sogni,dunque,uno dei due si alzava e veniva ad abbracciarmi,poi si infilava vicino a me e rimaneva nel mio letto finché non mi calmavo,ed era per questo che eravamo così legati,loro tenevano a me in un modo del tutto indescrivibile,e per me erano i migliori fratelli e amici che avessi mai potuto desiderare.
Poggiai la testa sulla spalla di Fred e chiusi gli occhi.
«Mi hai per caso scambiato per un cuscino?» Mi chiese all’orecchio.
«Sì,e sei molto comodo» Gli risposi accennando una piccola risata.
Sentii George ridere e i due scambiarsi ancora qualche parola,poi George uscii e nel più completo silenzio dello scompartimento,con solo il rumore del treno che avanzava mi addormentai sulla spalla di Fred.

 ***

«Svegliati,dormigliona,manca mezz’ora» Mi disse Fred mentre George giocava fastidiosamente con i miei capelli neri.
Quest’ultimo prese una ciocca e la passò ripetutamente sulla mia guancia sinistra facendomi il solletico.
«George,smettila» Dissi infastidita,allontanando la sua mano.
A quel punto la porta dello scompartimento si aprii ed entrò Ron «Che ci fate ancora vestiti normalmente?»  Chiese mentre apriva la confezione di una Cioccorana.
«Ci saremmo vestiti prima se Ally si fosse svegliata» Rispose George,mentre Fred si alzava e io,non aspettandomi la sua azione caddi sdraiata sul sedile come un sacco di patate.
Tesi la mano aspettando che uno dei due mi aiutasse ad alzarmi,invece nessuno mi degnò di uno sguardo,in Sala Comune non l’avrebbero passata liscia,soprattutto per lo scherzo di quella mattina.
Appena Ron lasciò lo scompartimento per tornare da Harry ed Hermione,indossammo le nostre divise e ci rimettemmo seduti sui divanetti. «Non ho preso nemmeno una cosa dal carrello quest’anno,se voglio entrare in quel vestito, dovrò mettermi a dieta» Dissi quando ormai mancavano pochi minti all’arrivo,e per tutta risposta Fred e George scoppiarono in una rumorosa e contagiosa risata.
«Ma che dici,pasticcino? Sei fin troppo magra» Mi disse George.
«Sarà, ma quel vestito non mi entrerà mai,vuol dire che non andrò al ballo» Dissi ancora.
I due non ebbero il tempo di replicare che il treno si fermò,e di conseguenza furono costretti ad abbandonare il proprio scompartimento e a scendere dal treno.
Scendemmo e ci avviammo verso le carrozze,in quel momento fui avvicinata da Angelina Johnson,Katie Bell e Alicia Spinnet.
«Alison,starai vicino a noi in dormitorio quest’anno?» Mi chiese esuberante Angelina,d’altra parte non avevo molta scelta,loro erano le ragazze con cui avevo legato sin dall’inizio della scuola,quando mi smistarono in Grifondoro le incontrai nella Sala Comune della mia Casa,e da li divenimmo grandi amiche.
Ricordavo ancora il giorno del mio smistamento: c’erano Fred e George che non riuscivano a tenere gli occhi lontano da me,malgrado mi avessero rassicurato più e più volte quel giorno che non sarei finita in Serpeverde,perché secondo loro ero troppo bella e simpatica per finire insieme a quei viziati con la puzza sotto il naso,beh,quello fu il più bel complimento che mi avessero mai fatto.
«Sì,perché no?» Risposi ad Angelina mentre camminavamo,per quanto però avessi fatto amicizia con loro tre,preferivo di gran lunga la compagnia di Fred de George alla loro.
Così indietreggiai e tornai indietro dai ragazzi intromettendomi in mezzo a loro,per poi salire nella loro stessa carrozza.
«Santo cielo,Ally ora non si può nemmeno fare una sana discussione tra fratelli?» Disse George scherzando.
«Di cosa stavate parlando di tanto segreto e scioccante che le mie orecchie non potessero sentire?» Chiesi rivolta ad entrambi con un sorrisetto beffardo sulle labbra.
«Quando sarai più grande,te lo spiegheremo» Mi rispose Fred.
«Ho la vostra stessa età,zuccherini» Dissi vedendoli storcere la bocca,non gli piaceva affatto quando li apostrofavo con quei nomignoli,che a differenza mia loro mi affibbiavano sempre.
«Non esattamente,pasticcino» Riprese Fred.
«Infatti noi siamo più grandi di te di circa due mesi,non dimenticarlo,dolcezza» Continuò George.
«Siete impossibili» Dissi ridendo mentre ci avviavamo verso il castello.
Dopo una decina di minuti,le carrozze si fermarono davanti all’imponente entrata dell’immenso edificio che era la nostra scuola,ci fecero scendere e ci invitarono a riunirci in Sala Grande,per la prima grande cena dell’anno e per assistere allo Smistamento.
Io,Fred e George,sin dal terzo anno,scommettevamo in quale casa sarebbero finiti tutti i novellini e quell’anno non fu da meno.
Una volta seduti ai nostri soliti posti,iniziò lo smistamento.
«La bionda va a finire in Corvonero» Dissi indicando una ragazzina dai capelli color biondo cenere,che si stava avvicinando allo sgabello al centro della Sala.
«No,per me diventerà una Serpe» Ribatté George.
«Smettetela di blaterare,ha la faccia da Grifondoro,finirà qui» Disse poi Fred facendoci azzittire con un gesto della mano.
Perdemmo tutti e tre.
Sì perché la ragazzina andò a finire in Tassorosso,lasciandoci tutti spiazzati.
Dopodiché Silente annunciò che Hogwarts quell’anno avrebbe ospitato il Torneo Tremaghi,evento che non si verificava da secoli,che in occasione di ciò ci sarebbe stato il Ballo del Ceppo e che le scuole che avremmo ospitato sarebbero state due: Durmstrang,una scuola di magia del Nord Europa,e la scuola francese rigorosamente femminile,L’Accademia di Beauxbatons.
Dopo aver fatto il loro ingresso e le varie presentazioni,agli studenti delle due scuole furono riservati dei posti nella Sala Grande e Silente,dopo aver ufficialmente aperto le iscrizioni al Torneo,che aimè per questioni di sicurezza non si poteva avere meno di diciassette anni per partecipare,e quindi avrei dovuto prepararmi psicologicamente alle lamentele di Fred e George,annunciò che la cena era servita,e per fortuna,perché sarei stata capace di mangiare il tavolo.
«Troveremo un modo per partecipare» Dissero insieme i due gemelli mentre si abbuffavano.
«Silente ha messo una linea d’età,respinge chiunque non abbia diciassette anni o più» Risposi mentre giocavo col cibo annoiata,non avendo fame.
«Ma noi troveremo un modo»
«Rimarrò sorpresa da voi due geniacci» Dissi ancora.
«Puoi dirlo forte!» Esclamò Fred,posando sul tavolo il suo bicchiere.
Finimmo di cenare e noi Grifondoro andammo nella nostra Sala Comune, che quando arrivammo io,Fred e George già pullulava di gente.
«Beh,ragazzi io credo che andrò a dormire,sono molto stanca» Dissi ma Fred,mi afferrò per un braccio.
«Dove credi di andare? Il divertimento è appena iniziato!» Mi disse lui,facendomi notare che la maggior parte degli studenti,soprattutto tra il primo e il terzo anno,si stavano ritirando nelle loro stanze,lasciando così la Sala Grande mezza vuota.
Sorrisi e mi avvicinai alle mie compagne di stanza.
«Ally,noi tra poco andiamo,vieni con noi?» Mi disse Katie sorridente.
«Ehm,vi raggiungo appena posso» Dissi,dopodiché loro si allontanarono.
Sarebbe stato un anno molto lungo. Decisamente.
Mi guardai attorno e vidi solo facce conosciute,Fred e George stavano torturando il povero Ron,mentre Harry e Ginny se la ridevano come non mai,Hermione scuoteva la testa in segno di disapprovazione mentre spostava il suo sguardo dalle pagine di un libro ai due gemelli,che stavano dando il meglio di loro per apparire più cretini del solito.
Io allora mi sedetti sul divano rosso,davanti al fuoco e chiusi gli occhi,mi sentivo completamente rilassata,ma parlai troppo presto perché infatti Fred si mise seduto vicino a me.
Lo vidi girarsi verso di me con la coda dell’occhio e sorrisi impercettibilmente.
Anche lui sorrise,e io non sapevo perché,ma il suo sorriso emanava calma e tranquillità,era dolce e sembrava volerti dire “tranquilla,finché sarò qui con te, andrà tutto bene”,la sua voce poi interruppe i miei pensieri decisamente troppo strani,lui per me era come un fratello!
«Sei così bella» Disse,mentre George,stupido dall’affermazione del fratello si voltò verso di noi,lasciando in pace il povero Ron.
Sorrisi «Grazie» Gli dissi a bassa voce e mi girai a guardarlo negli occhi.
«Posso darti un bacio?» Chiese ridendo.
«Che cosa hai detto?» Chiesi incredula,spalancando gli occhi.
«Tu cosa hai sentito?» Mi chiese lui di rimando.
«Posso darti un bacio?» Risposi stupida,imitando la sua voce.
«Beh,se proprio insisti» Disse ancora mentre si avvicinava.
Ci ero cascata di nuovo,avrei dovuto saperlo che era un altro giochetto idiota.
«Fred!» Gridai,però era troppo tardi,lui aveva cominciato a farmi il solletico,e io cominciai a piangere per le troppe risate.
«Ragazzi, un po’ di contegno vi prego» Ci disse George,mentre eravamo entrambi a terra.
«Credo che andrò a dormire,buonanotte ragazzi» Mi rialzai li salutai entrambi con un bacio sulla guancia,come facevo ogni sera e poi mi avviai verso i dormitori femminili,e successivamente verso il mio letto,vicino a quelli di Angelina,Katie e Alicia,sarebbe stato un anno molto lungo con loro tre ad impedirmi di dormire.


Spazio Autrice:
Buongiorno e buona Domenica a tutti!
Mi sono svegliata circa mezz'ora fa e mi faccio schifo,tanto.
Comunque,come avevo anticipato questo capitolo,essendo un capitolo effettivo e non il prologo,è molto più lungo.
Io..che dire? Spero che vi piaccia e vi invito a lasciare un parere,sia negativo che positivo (:
A presto! 
-Marianne

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Capitolo 3
*** Strange Changes ***




Mi avvicinai come mi aspettavo,vidi le tre ragazze impegnate in una lotta di cuscini,come erano prevedibili.
«Ragazze,mi fate andare a dormire o no?» Chiesi scherzando mentre mi mettevo il mio pigiama.
«Non prima di averti uccisa con i cuscini» Esclamò Alicia.
«Oh,no vi prego,già mi ha uccisa Fred con il solletico» Mi lamentai infilandomi sotto le coperte.
«Fred,eh? Non è che tra voi due c’è qualcosa?» Mi chiese Katie,mettendo da parte i cuscini.
Rimasi un attimo spiazzata da quella domanda e leggermente divertita.
Io e Fred. Mai sentita battuta più divertente.
«Ma ti pare? Siamo come fratelli noi due» Le risposi «E adesso,vorrei dormire» Dissi spegnendo la luce,provocando le lamentele delle mie compagne.
«Buonanotte» Annunciò Angelina arrendendosi,e mettendosi anche lei sotto le coperte.
Chiusi gli occhi e mi preparai ad una lunga dormita,che speravo fosse senza sogni,e fortunatamente lo fu.
Nessun incubo mi tormentò quella notte e mi svegliai – stranamente – piena di energie,pronta ad iniziare l’anno.

***

Le energie che avevo quel due Settembre svanirono totalmente dopo circa tre settimane di scuola,
Era appena sorto il sole,e credetti di non essermi vai svegliata così presto in tutti i miei sedici anni di vita,scesi dal letto svogliatamente e mi preparai infilando la divisa e annodando la cravatta rossa ed oro sopra la camicetta bianca e in seguito infilai il maglione nero con lo stemma della mia Casa sopra,iniziai a pettinare i miei lunghi e lisci capelli neri,e poi Katie si svegliò.
«Da quanto sei in piedi?» Mi chiese stropicciandosi gli occhi.
«Dall’alba» Risposi spostando i miei occhi dal foglio di pergamena che conteneva i compiti di Pozioni a lei,che si era già alzata.
Mi guardò con una strana faccia e passò a svegliare Alicia e Angelina che ancora dormivano profondamente.
Ripresi a leggere il mio operato che non mi convinceva affatto,Pozioni non era mai stata la mia materia preferita,ma lo misi insieme al libro e mi preparai per le prima ora: Trasfigurazione,mentre alla seconda Divinazione,non potevo credere di aver scelto quella materia per un altri anno,che cosa inutile,poi avrei avuto Pozioni,la materia maledetta,e prima di pranzo Difesa contro le Arti Oscure con il nuovo strambo professore,nonché Ex-Auror Alastro Moody,che bel mercoledì.
Scesi in Sala Comune,quando vidi i gemelli già in piedi, mi meravigliai di loro e andai a salutarli.
«Buongiorno!» Urlai facendoli voltare verso di me.
«Buongiorno,pasticcino» Mi risposero in coro.
«Ci siamo svegliati presto stamattina,eh?» Gli dissi.
«Sai,con Pozioni alla prima ora,non ci teniamo a fare tardi» Mi disse Fred,si avevo anche un orario diverso dal loro,ad eccezione di Divinazione che frequentavamo insieme,avevo già detto che sarebbe stato un anno molto lungo? Ad un tratto sentii il mio stomaco brontolare,e quindi decisi di andare a fare colazione in Sala Grande,Fred e George scesero con me,entrammo e io vidi che il Calice era lì al centro,che mi ricordava che le iscrizioni stavano per scadere,ancora poco meno di un mese e i tre partecipanti sarebbero stati scelti.
 Ci sedemmo al tavolo dei Grifondoro e cominciai a bere il mio succo di zucca quando l’esclamazione di George non me lo fece quasi sputare.
«Ho trovato fratellino! Prepareremo una Pozione Invecchiante e poi metteremo i nostri nomi nel calice»
Disse ad un tratto mentre io dopo aver ingoiato a fatica il mio succo scoppiai in una fragorosa risata.
«Non ti fidi di noi? Dubiti della nostra genialità?» Mi chiese Fred.
«Semplicemente non penso che possa funzionare» Risposi addentando un toast,quanto mi mancavano le torte di Molly.
«Ah no? Vedremo tra una settimana chi riuscirà a mettere quel pezzo di pergamena nel Calice» Mi disse ancora George.
«Diggory» Risposi sovrappensiero mentre guardavo il ragazzo che,incoraggiato dagli amici inseriva il suo nome nel calice.
«Cosa?» Mi chiese Fred.
«Cedric Diggory ha appena messo il suo nome nel Calice» Dissi ancora,non distogliendo gli occhi da lui.
Aveva un anno più di noi,e di conseguenza poteva partecipare al Torneo,durante il mio quarto anno,e di conseguenza il quinto per lui,mi ero presa una bella cotta,ma poi dopo aver visto la smisurata quantità di ragazze che gli correvano dietro,decisi di rassegnarmi,lui era troppo bello e popolare per me e poi George continuava a ripetermi che avevo loro due,e che non mi servivano altri ragazzi per essere felice.
E così i due gemelli fecero,una settimana dopo mi trovavo in Sala Grande con Ron,Harry e Hermione mentre George e Fred,dopo aver bevuto la pozione,misero i loro nomi nel Calice.
Di primo impatto rimasi sorpresa,erano riusciti a superare la linea d’età senza alcun imprevisto e proprio mentre si abbracciavano esultanti,il Calice sputò fuori i loro biglietti,e loro furono scaraventati a circa due metri di distanza,e quando si rialzarono avevano una lunga barba bianca sul volto.
Non potei fare a meno di ridere e di andare da loro a dirgli che avevo ragione.
«Non è che dovete delle scuse a qualcuno?» Gli chiesi canzonandoli.
«Aiutaci» Esclamò Fred,tendendo la mano,senza forze per rialzarsi,che quella pozione non gli avesse solo fatto crescere la barba?
Presi la sua mano,e come una perfetta idiota mi feci trascinare giù da lui,finendogli sopra mentre tutti i presenti,compreso George,ridevano,ormai non più per le barbe dei gemelli.
«Sei così buffa,Ally» Mi disse Fred ridendo.
«Ha parlato quello con una barba sul mento» Gli risposi io,provando ad alzarmi,ma lui portò una mano dietro la mia schiena e mi bloccò.
«Almeno io non sono tutto rosso in faccia» Mi disse ancora con il suo sorriso stampato sul volto.
Spalancai gli occhi,probabilmente facendo accrescere il rossore sul mio viso.
«Vuoi lasciarmi,Fred?» Gli chiesi alludendo alla sua mano che ancora mi teneva ferma e cercando di cambiare discorso,io stavo arrossendo,non era una cosa per niente buona.
«Si sta così comodi» Mi disse lui beffardo.
«Ti odio Fred Weasl…» Non riuscì a finire la frase perché lui,ancora tenendomi stretta decise di rotolare su se stesso,facendomi trovare con la schiena sul pavimento e lui sopra di me.
«E’ Meglio che io George andiamo in infermeria» Disse ancora non staccando i suoi occhi color cioccolato dai miei castani,leggermente più chiari dei suoi,alzandosi e lasciandomi a terra senza parole.
La mia testa non ragionava più,cosa mi stava succedendo? Avevo passato tutta la mia vita con i due gemelli,e solo per essere stata così vicina a Fred,mi sentivo strana?
Chissà quante volte in quei dodici anni che vivevo con i Weasley ero sgattaiola fuori dal mio letto per andare a dormire con uno di loro,e chissà quante volte loro, sentendomi piangere da bambina erano venuti a dormire con me per calmarmi,avere sedici anni è una tortura,stupida pubertà,stupidi ormoni!
Mi rialzai incredula di ciò che era successo,con le ragazze della mia Casa che mi guardavano divertite.
Andai in Sala Comune e poi nei dormitori femminili,dove mi buttai a peso morto sul letto,era domenica e come tale nessuna lezione,fuori c’era il sole e gran parte degli studenti erano sull’erba,tra il leggero venticello Ottobre,ancora non troppo freddo,poi c’ero io sdraiata sul letto a farmi mille complicazioni,insomma era una cosa normale.
Lui era un ragazzo,io ero una ragazza,essere così vicini mi aveva provocato una strana sensazione,ma era il mio migliore amico,era mio fratello,non avrei mai potuto provare qualcosa per lui.
Lanciai un respiro profondo e quasi senza accorgermene passai le mie successive tre domeniche al punto di partenza a chiedermi cosa mi stesse succedendo,perché mi sentivo così strana e soprattutto perché ogni volta che io e Fred ci toccavamo,anche per sbaglio,sentivo qualcosa nello stomaco,che saliva e raggiungeva il mio petto,facendo si che il mio cuore battesse più veloce del normale.
Eppure,perché mi stavo facendo quelle domande solamente dopo dodici anni che passavo tutte le mie giornate con lui? Che cuore stupido che mi ritrovavo,e che cervello altrettanto stupido.
Quella sera nella Sala Grande c’era parecchia tensione,i nomi dei tre campioni,dei prescelti,sarebbero stati annunciati,e io e i gemelli non staccavamo gli occhi da Silente.
I tre biglietti uscirono fuori dal calice e il nostro preside li lesse ad alta voce.
Fleur Delacour per L’Accademia di Beauxbatons,Viktor Krum,il famoso giocatore di Quiddich,per Durmstrang,e Cedric Diggory per Hogwarts,tutti applaudimmo al nostro campione,l’avevo sempre detto che Cedric aveva stoffa,ma forse solo perché qualche tempo fa mi piaceva e non poco.
Non era però finita lì,perché quando Silente stava per raggiungere il suo posto e sedersi,un altro foglietto spuntò fuori dal calice,aggrottando le sopracciglia bianche e il nostro preside si riavvicinò e lo prese,poi con un tono piuttosto arrabbiato e alterato,pronunciò il nome di Harry Potter,improvvisamente,tutta la Sala Grande,me compresa si girò verso di lui.
In Sala Comune assistetti ad uno spettacolo davvero poco piacevole,Ron che se la prendeva col suo migliore amico,e non c’era cosa più brutta di vedere due amici litigare.
Harry continuava a sostenere che lui non aveva messo il proprio nome nel calice e Ron lo accusava ingiustamente.
Allora decisi ti intervenire e presi Ron da parte,l’avevo sgridato parecchie volte a casa,e in quella occasione in qualità di quasi - sorella maggiore,mi sentii in dovere di farlo.
«Ascolta piccoletto,devi credere ad Harry se ti ha detto che non ha messo il suo nome nel calice,insomma non ci sono riusciti nemmeno i tuoi fratelli!» Gli dissi a bassa voce mentre indicavo George e Fred.
«Non sono arrabbiato perché Harry mi ha mentito» Mi confessò Ron.
«Primo: lui non ti ha mentito. E secondo: perché saresti arrabbiato?» Gli chiesi allora.
«Io..non voglio parlarne,scusa» Mi disse e scappò via.
Avrei dovuto capirlo,nemmeno io se avessi avuto quattordici anni mi sarei confidata con mio fratello,più grande di me per giunta.
«Lasciamogli sbollire la loro rabbia,hanno quattordici anni» Mi disse ad un tratto George.
«Oh certo,e tu da bravo sedicenne sei più maturo di loro» Gli dissi io con la schiena poggiata al muro.
«Che cosa vorresti insinuare,pasticcino?» Mi disse mettendosi vicino a me,oh no,ancora quei nomignoli,basta.
«Niente George» Dissi con un tono di voce stanco e relativamente triste, guardando Fred che rideva dall’altra parte della Sala,era felice,spensierato mentre per colpa sua la mia mente era piena di domande e nessuna risposta.
«Che ti prende?» Mi chiese lui visibilmente preoccupato.
Scossi la testa e guardai il pavimento rosso,mentre George mi tirava su il mento per poi guardarmi negli occhi.
Sapeva che in quel modo gli avrei raccontato tutto.
«Il mio cuore e il mio cervello non vogliono andare d’accordo» Gli dissi per poi divincolarmi dalla sua presa,avevo già detto troppo.
«In questi casi Ally,devi dare retta ad entrambi» Mi disse lui.
«Ma mi dicono cose completamente diverse,come faccio a seguirli entrambi?» Chiese confusa.
«Troverai una via di mezzo» Mi disse lui facendomi l’occhiolino per poi scomparire nei dormitori maschili.
Fred era ancora lì,a ridere,si guardò intorno,incrociò il mio sguardo, mi sorrise e ringraziai il cielo di trovarmi appoggiata ad un muro,o sarei caduta per terra.
Ricambiai il sorriso ma lui aveva già ripreso a parlare con alcune ragazze,sospirai e decisi di seguire l’esempio di George e di andarmene a dormire,dopotutto se avessi ricevuto un altro sorriso del genere, non sarebbe bastato il muro a tenermi in piedi.
Il giorno dopo durante la lezione di Divinazione imparai due cose.
Primo: che la Cooman era più svitata di quanto avessi capito lo scorso anno.
Secondo: mai farsi leggere le foglie del the da quest’ultima.
Eravamo a lezione,che condividevo con Fred e George,condividevo il mio tavolino circolare con Angelina,mentre i due gemelli erano al tavolino accanto al mio.
La professoressa Cooman quel giorno si avvicinò pericolosamente a me e cominciò a vaneggiare,credendo e sostenendo di aver appena avuto una visione.
«Oh,cara signorina Clark» Iniziò con il suo sguardo perso nel vuoto dietro i pesanti occhiali.
«Vedo…vedo una grande battaglia dentro di lei signorina Clark» Continuò.
Vicino a me,Angelina stava facendo di tutto per non ridere,e io lo stesso mentre annuivo.
«Si guardi dal legame familiare non effettivo,il suo cuore va ascoltato maggiormente» Diceva la professoressa,e quando ormai – almeno pensavo – finì di avere quella “visione” proferii parola.
«Terrò conto dei suoi consigli» Dissi provocando la risata generale di tutti.
«Non miei,è l’Occhio Interiore che vede,e può tutto» Mi rispose la professoressa ritornando al suo posto.
Ormai mi ripetevo quella domanda dal primo giorno di scuola: Cosa diavolo stavo facendo mentre sceglievo di frequentare quella materia per un altro anno?
Probabilmente ero sotto l’effetto di una delle caramelle di Fred e George che ti fanno completamente perdere il senno della ragione.
Sì,era l’unica spiegazione plausibile.


Spazio Autrice:
Eccoci al secondo capitolo (:
Innanzitutto vorrei ringraziare chi ha messo le storia nelle seguite,mi fate sentire meno sola,lol.
Poi,mi scuso per il capitolo,è leggermente più corto rispetto al primo anche se dal punto di vista contenutisco succede più roba.
Cioè il primo era per dare una visione generale,non so se mi spiego.
Quindi sarei molto felice se lasciaste una recensione,anche negatva,è la mia prima fanfiction e le critiche servono per migliorare c:
A presto!
-Marianne

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Capitolo 4
*** The Past Hurts. ***




* So che in questo pezzo (aggiunto nel film,dopotutto,lol) è Ron che balla con la McGrannit,ma ho voluto cambiarlo. ^^



Dicembre,quel mese mi piaceva,nevicava e poi c’era Natale,il Natale nella famiglia Weasley era qualcosa di speciale,qualcosa che da sempre avevo vissuto con gioia e serenità,in più quel Dicembre in particolare,il giorno della Vigilia, ci sarebbe stato il Ballo del Ceppo,ma io non vi sarei andata comunque.
Nessuno mi avrebbe invitata e poi,come pensavo già dall’inizio dell’anno, non sarei mai entrata nel mio vestito.
Un pomeriggio tutti gli studenti del Grifondoro dal quarto al settimo anno,si trovavano in una Sala insieme alla professoressa McGrannit.
La professoressa iniziò a spiegarci che gli alunni di Godric Grifondoro da secoli si distinguevano per la loro spiccata agevolezza e bravura durante il Ballo del Ceppo e che quell’anno non sarebbe stato da meno.
Voleva forse insegnarci a ballare? Oh, che cosa divertente.
In tutta onestà non stavo prestando attenzione a quello che diceva la McGrannit,più che altro stando vicino a Fred e George,come avrei potuto stare attenta?
«Comportandovi come una balbettante bambocciona banda di babbuini…» Disse ad un tratto la professoressa,collegando questa frase con un discorso precedente che non avevo avuto l’accortezza di seguire,e subito i due gemelli ebbero il tempo di fare qualche battuta.
«Sembra quasi uno sciogli lingua» Osservò George.
«Balbettante bambocciona banda di babbuini,balbettante bambocciona banda di babb…» Cominciò a fare Fred, quando mi accorsi che lo sguardo severo della McGrannit era posato sui due gemelli.
«Signor Weasley,vuole dare una dimostrazione pratica ai suoi compagni? Venga qui» Disse la professoressa.
Fred allora si staccò dal muro e andò al centro della Sala. *
Partì la musica e cominciarono a ballare,Fred visibilmente imbarazzato,io e George non riuscimmo più a trattenere le risate,tanto che io mi appoggiai al muro e scivolai a terra.
«Signorina Clark,vuole prendere il mio posto?» Mi disse la professoressa.
Io allora smisi di ridere e mi alzai,raggiungendo Fred.
Eravamo l’uno di fronte l’altro,io misi la mia mano sinistra sulla sua spalla e incrociai la destra con la sua,poi lui mi mise una mano sul fianco,stringendomi un po’ più vicino a lui,e cominciammo a ballare.
Non avevo voglia di sapere quale colore avessero assunto le mie guance,non azzeccavo un passo,e il più delle volte avevo rischiato di cadere,e Fred con me,la professoressa esasperata delle nostre non grandi capacità come ballerini,incitò tutti gli altri a ballare e vidi George che rideva,alla fine la McGrannit ci congedò,e solo quando uscii dalla sala per avviarmi in Sala Comune,mi resi conto di quanto volessi che quella scena di pochi minuti prima si presentasse al Ballo.
Chissà se Fred mi avrebbe invitata,dentro di me qualcosa cominciava a sperarlo,e decisamente non era una cosa buona.
 
Mancavano circa due settimane alla vigilia di Natale e più passava il tempo,più i momenti che passavo con Fred mi sembravano preziosi,sembravano sfuggirmi dalle mani ogni volta che ci vedevamo,ormai il mio cuore e il mio cervello combattevano una battaglia persa,ogni giorno il primo mi diceva che il solo ed unico motivo di quello che mi stava succedendo era Fred,e quello l’avevo capito,ma continuava a ripetermi che forse provavo qualcosa per lui,cosa che il mio cervello non avrebbe mai accettato,e che infatti continuava a dirmi che per me lui era un amico,il mio migliore amico,nonché fratello,insomma ci avevo passato dodici anni della mia vita assieme,come poteva cominciarmi a piacere così tutto d’un tratto?
Però il suo sorriso mi trasmetteva tranquillità,i suoi occhi,se fissavano a lungo i miei, erano capaci di ipnotizzarmi,e mi catturavano talmente tanto da farmi perdere la cognizione del tempo.
E poi i suoi capelli,i suoi capelli rossi che avevo sempre adorato spettinare,che mi piaceva accarezzare come appartenessero ad un peluche o ad una bambola,e quando un fiocco di neve si posò sul mio naso ormai rosso per freddo,riportandomi alla realtà,risi incredula di come fossi sciocca ad accorgermene solo in quel momento.
Cominciò a nevicare con più intensità,allora decisi di avviarmi verso il castello,quando entrai,la sciarpa cominciava a darmi fastidio,ma non la tolsi,era ora di pranzo,ma non avevo fame,così decisi di andare alla Voliera per mandare una lettera a casa,da Molly e Arthur.
I suoi quattro figli a Hogwarts erano evidentemente troppo occupati per farlo.
Ron,sempre alle prese con Harry ed Hermione,sempre a cacciarsi nei guai con quei due al seguito,Ginny che mi considerava il suo diario segreto,perché unica donna nella famiglia che non fosse sua madre,non aveva nulla da raccontare e due anni prima aveva imparato a non usare diari fatti di carta per scriverci sopra i suoi segreti.
Fred e George? Non avrebbero mandato una lettera nemmeno sotto tortura,ne combinavano di tutti i colori e di certo non perdevano il loro tempo a raccontarlo ai genitori.
Raccontai a Molly che mi mancava mangiare una fetta di torta al cioccolato tutte le mattine,e che per essere passati ben quattro mesi Fred e George si erano comportati fin troppo bene,tralasciai che avevano provato ad iscriversi al Torneo,e le dissi che ero preoccupata per Harry,la prima prova l’aveva superata con non poca difficoltà,era sicuramente più scaltro di quel colosso proveniente da Durmstrang,di cui,in tutta franchezza, non capivo il fascino,sarà stata la fama?
Le dissi ancora che Ron e Ginny stavano bene,i piccoli di casa non correvano alcun rischio,Ron aveva superato il suo diverbio con Harry,che forse dopo aver fatto pace con lui,si sentiva più sicuro di se stesso.
Le scrissi ancora che mi mancava e che non vedevo l’ora di indossare il suo caldo maglione con la  A ricamata sopra come tutti gli anni.
Chiamai la mia civetta,color marrone chiaro,chiazzata di bianco: Thunder.
Nome strano per un animale,l’avevo chiamata così perché quando volava era velocissima,proprio come un fulmine.
Le diedi la lettera che prese nel becco e le dissi di portarla a Molly,essa si alzò in volo e in pochi minuti sparì dalla mia vista.
Quella piccola avventura alla Voliera non mi aveva aiutato affatto a fare pace con me stessa,poi ebbi un lampo di genio.
Il Ballo! Come avevo fatto a non pensarci? Dovevo solo fare in modo che Fred mi invitasse al Ballo,mi resi conto che non aspettavo altro,e se fosse stato troppo tardi?
Mancavano solo due settimane,ma nessuno mi aveva detto se Fred avesse già un’accompagnatrice o meno,nemmeno Katie o Angelina,e loro erano le prime a sapere tutte le novità tra gli studenti,quindi decisi di calmarmi,e di convincermi che Fred non avesse ancora invitato nessuno.
Corsi fino a raggiungere la Sala Comune dove gli studenti si concedevano qualche momento di svago prima delle lezioni pomeridiane.
Andai da George e non vedendo il suo gemello da nessun'altra parte della Sala mi girai verso di lui con una faccia che aveva assunto la forma di un punto interrogativo.
«E' assurdo,ha trovato una compagna per il ballo prima di me!» Esclamò battendo un pugno sul tavolo. Sgranai gli occhi,non poteva essere possibile.
«Davvero?» Gli dissi avvicinandomi.
Lui mi annuì e poi cercò di sviare l’argomento “Fred” dato che né io né lui sembravamo avere voglia di parlarne.
«Tu con chi ci andrai?» Mi chiese ad un tratto.
«Con nessuno,ho già rifiutato tutti gli inviti» Gli risposi.
«E chi ti ha invitato?» Mi chiese facendo una faccia strana.
«Non chi volevo io» Mi limitai a rispondere.
«Ma tu sei una ragazza,è il sogno di tutte le ragazze andare ad un ballo,vestita elegante,come…una principessa» Disse ancora George.
«Dimentichi una parte,la più importante» Gli dissi io sospirando.
«Quale?»
«E’ il sogno di tutte le ragazze andare ad un ballo con il ragazzo che amano» Completai correttamente io.
«E il tuo principe non ti ha invitato? E ora che ci penso,chi è il tuo principe?» Troppe domande in una volta sola.
«Nessuno» Mentii
Lui scosse la testa ridendo,evidentemente non mi credeva e faceva bene,si alzò lasciandomi da sola al tavolo con i miei pensieri,che mi avrebbero volentieri ucciso,così vedendo che le mie amiche erano lì vicino,mi avvicinai a loro,pensando che un po’ di sani pettegolezzi mi avrebbero fatto bene,ma realizzai troppo tardi che sicuramente stavano parlando di chi avesse invitato Fred,infatti Alicia mi aveva appena preso per un braccio,per trascinarmi da loro.
«Sai la novità?» Mi chiese Katie.
Sì,Fred non è più libero per il ballo.
«Ehm,no» Dissi facendo un falso,falsissimo sorriso.
«Fred mi ha invitata al ballo» Esclamò Angelina abbracciandomi.
La situazione andava peggiorando.
Non solo Fred aveva invitato qualcun’altra al ballo,ma una delle mie amiche,a cui volevo bene,un mondo di bene.
«Sono felice...per te» Dissi a forza,come potevo essere felice?
Mi allontanai da loro con una banale scusa e sebbene fuori fosse in corso una vera e propria tempesta di neve, andai fin sopra la Torre di Astronomia coprendomi bene con la sciarpa rossa ed oro e con il mantello.
Chiusi gli occhi,poteva la mia vita andare peggio?
Innamorata – speravo di non arrivare a livelli platonici – del mio migliore amico,del ragazzo con cui avevo vissuto quasi tutta la mia vita,lui aveva appena invitato al ballo una delle mie più care amiche.
Poi ci pensai,si poteva andare peggio.
Mio padre sarebbe potuto tornare e creare dolore come quella notte del Gennaio 1982.
Crescendo avevo capito che la signora Weasley non era la mia vera mamma,inoltre avevo quattro anni quando iniziai a vivere con loro,ricordavo mia madre,il suo viso dolce e i suoi occhi castani che aveva trasmesso a me.
Pochi ricordi avevo invece di mio padre,che aveva i capelli neri come la pece,come la morte,come i miei.
All’età di dodici anni,quando chiesi per la prima volta spiegazioni a Molly e Arthur,capii che quella notte, mia madre era morta,non per cause naturali,non per una malattia,ma per colpa di un incantesimo e tutto il mondo magico sospettava si trattasse di mio padre.
Una lacrima silenziosa mi rigò il volto,poche volte pensavo al mio passato,e quelle poche volte mi sentivo troppo fragile per non piangere,succedeva alcune notti,quelle in cui mi svegliavo piangendo,quelle in cui sognavo urla,il grido arrabbiato di un uomo,quello terrorizzato di una donna e poi il nulla,che mi faceva alzare nel cuore della notte di soprassalto.
Sentii qualcuno avvicinarsi e mi voltai di scatto,era l’ultima persona che avrei voluto vedere: Fred.
«Che ci fai qui tutta sola,pasticcino?» Mi chiese mettendomi un braccio intorno alle spalle,rabbrividii e non di freddo.
«Ho paura,Fred» Dissi abbracciandolo.
«Di cosa?» Cominciò ad accarezzarmi i capelli per rassicurarmi,come faceva ogni volta,quando gli dicevo di avere paura.
«Che lui ritorni,e che mi venga a prendere» Dissi con il viso schiacciato al suo petto.
«Se tornerà,ci sarò io qui a proteggerti» Mi disse lui serio,come non lo avevo mai visto.
«Ero venuta qui per pensare» Gli dissi non muovendomi di un millimetro,lui non rispose,aspettava che continuassi.
«Sai Fred,sono una completa idiota,mi sono illusa così tanto,da rimanerci uno schifo» Gli confessai.
«A cosa ti riferisci?» Mi chiese ancora.
«Un ragazzo» Mi limitai a rispondere rimanendo sul vago.
«Chi è?» Mi chiese scherzoso.
«Non posso dirtelo»
«In che Casa sta?»
«Non posso dirti neanche questo»
«Non ha invitato te al ballo,ma un’altra ragazza,vero?»
Io annuii ancora stretta a lui.
«Non potrei biasimarlo,lei è perfetta,bella,simpatica,dolce,un asso nel Quiddich,brava in tutto» Mormorai,inghiottendo il groppo che mi si era formato in gola.
«Penso che sia un perfetto idiota,sei sicuramente migliore di questa ragazza» Mi disse lui,allontanandosi da me per guardarmi negli occhi.
Quella sua frase mi fece sorridere,si stava dando dell’idiota da solo,era così buffo.
Aveva smesso di nevicare intanto e i suoi occhi mi tenevano ancora incollata davanti a lui,incapace di muovermi,solo quando distolsi lo sguardo,ripresi a parlare «Grazie» Mormorai.
«Vuoi che ti insegni a giocare a Quiddich?» Mi chiese.
«Non so nemmeno tenermi in equilibrio su una scopa» Dissi incredula.
«Vuol dire che cominceremo dalle basi» Mi disse ancora.
«Ma sono un caso perso,non ci riuscirai mai,perderesti solo del tempo» Ribattei dicendogli che non era una buona idea.
«Non dire sciocchezze»
«E poi rischierei di romperti qualcosa e…non si può usare il campo da Quiddich quest’anno» Volevo togliergli quell’idea dalla testa.
Lui scrollò le spalle,segno che evidentemente non gli importava nulla.
«Seriamente,faresti questo per me?» Chiesi ad un tratto.
Sorrise e si avvicinò a me avvicinando la sua bocca al mio orecchio.
«Combatterei contro Tu-Sai-Chi per te,Alison» Mormorò,mi aveva chiamata con il mio vero nome,non Ally,non pasticcino,ma Alison,era più serio di quanto pensassi.
Sentivo il suo respiro,lo ascoltavo,lo percepivo sulla mia pelle,e deglutii allontanandomi un poco per cercare di mantenere quella poca lucidità che mi era rimasta.
«E va bene» Dissi piano,lui allora mi prese per mano e rientrammo nel castello,cominciammo a correre fino a raggiungere la Sala Comune.
Entrammo e vedemmo George impegnato in una conversazione con una ragazza del quinto anno.
«Spolvera la tua scopa,fratellino» Gli disse Fred. «Insegniamo ad Ally a giocare a Quiddich» Esclamò ancora,non lasciando la mia mano.
George salutò la ragazza e venne verso di noi.
«Sono sei anni che ci provo,come ci sei riuscito?» Gli chiese una volta vicino a noi.
«Segreti del mestiere»
Scossi la testa,e tutti e tre uscimmo dalla Sala Comune per dirigerci verso il campo di Quiddich,non avevo ancora realizzato che quei due,mi avrebbero costretta a salire su una scopa,a volare e a giocare con loro.
Mi sarei sicuramente rotta un arto,ed ero ottimista,nel caso peggiore mi sarei potuta schiantare a terra,rimettendoci l’osso del collo.


Spazio Autrice:
Buongiorno! :D
Questa mattina ho scoperto di stare indietrissimo con i compiti,che la fortuna mi assista perchè non riuscirò mai a finirli in tempo.
Passando al capitolo,dato che non penso vi importi della mia incasinata vita scolastica,spero vi piaccia :)
Inoltre vorrei ringraziare Chiaretta e Joanne per aver recensito i tre capitoli precedenti e poi tutti coloro che hanno messo questa storia tra le seguite/preferite/ricordate *^*
Adesso mi dissolvo,diciannove frasi di greco non si fanno da sole (magari D:)
A presto! (spero)
-Marianne

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Capitolo 5
*** The Yule Ball. ***




Eravamo tutti e tre nel campo da Quiddich un po’ innevato,i gemelli erano davanti a me, pronti per cominciare la “lezione”
«Questa» Iniziò Fred porgendomi una scopa di proprietà della scuola che avevamo preso dagli spogliatoi «E’ una scopa»
Alzai un sopracciglio,non ero così stupida,lo sapevo anche io.
«Fred,non da queste basi» Gli disse George.
«Ehm,okay,sai salire su una scopa?» Mi chiese alla fine.
Feci di si con la testa,una delle poche cose che avevo imparato durante il mio primo anno,dopo quei mesi terribili,promisi a me stessa di non salire mai più su quei pericolosi aggeggi volanti.
Salii e mi ritrovai a mezz’aria,fortunatamente ancora con i piedi per terra.
«Dovresti staccarti da terra» Mi disse George,in quel momento la mia morte sarebbe iniziata.
Sollevai i piedi e chiusi gli occhi,ero ancora li,ferma ed ero viva.
George salì sulla sua scopa e si alzò in volo fino a raggiungere circa i quattro o i cinque metri di altezza,mi chiedevo sempre come faceva.
Fred rimase a terra e mi spiegò come fare per cominciare a volare.
«Senti,io ho paura,non ho intenzione di sfracellarmi al suolo» Dissi ad un certo punto,nervosa.
«Non ti sfracellerai al suolo» Mi disse lui. «Ecco,impugna bene l’asta della scopa e alzati leggermente verso l’alto» Così feci e cominciai a salire.
«Stai calma» Urlò George sopra di me.
Feci un respiro profondo e cominciai a volare sempre più in alto,avevo superato George e decisi di fermarmi.
«Okay,adesso?» Chiesi.
«Fai qualche giro di campo» Mi disse Fred ancora a terra.
Giro di campo? Era impazzito? Ero a malapena riuscita a salire su una scopa e a volare e ora lui voleva farmi fare qualche giro di campo?
Però cominciai a virare fino a costeggiare gli anelli,gli spalti,gli anelli dall’altra parte del campo e mi sentii bene,come se tutte le preoccupazioni fossero svanite,come se non ci fosse più Fred a mandarmi fuori di testa,come se non ci fosse più Angelina che sprizzava felicità da tutti i pori perché il ragazzo che amavo l’aveva invitata al ballo.
Mi sentivo libera a volare sul quella scopa,con il vento che mi scompigliava i capelli,con la velocità che teneva la mia testa libera.
C’era solo un piccolo problemino: non avevo idea di come scendere.
«Come scendo da qui?» Urlai in preda al panico.
«Spingi l’asta verso il basso» Urlò George che intanto era tornato giù.
Ci provai e mi ritrovai a fare una specie di capriola,dopodiché la scopa cominciò pericolosamente a scendere in picchiata e mi fermai.
«Non ci riesco!» Gridai ancora.
Non sentii alcuna risposta da parte dei gemelli,però non vidi più uno di loro a terra,ero troppo lontana per distinguerli,poi scorsi Fred che si avvicinava volando accanto a me.
«Prendi la mia mano» Mi disse quando fu abbastanza vicino.
Avevo paura a staccarmi dalla mia scopa,non riuscivo a stare in equilibro nemmeno stringendola, figuriamoci se avessi staccato le mani.
Però ci provai e ne staccai una,mi pentii amaramente di averlo fatto perciò la rimisi,avevo paura di cadere.
«Ti fidi di me,Ally?» Mi chiese Fred,tendendo ancora ti più la mano.
Annuii e l’afferrai,lui allora con un movimento agile mi tirò via dalla mia scopa e in pochi secondi mi ritrovai seduta dietro di lui,sulla sua scopa mentre la mia ancora era ferma dove l’avevamo lasciata.
«Tieniti forte» Mi disse e allora io mi aggrappai a lui stringendo le braccia attorno alla sua vita,e cominciò a sfrecciare verso il basso.
Il vento ci scompigliava i capelli e in men che non si dica mi ritrovai con i piedi per terra.
«Direi che per oggi può bastare» Disse George avviandosi verso l’entrata.
«Mi hai fatto prendere uno spavento» Mi disse Fred ridendo come sempre,mentre aspettava il mio velivolo mortale.
«Non salgo su una scopa da cinque anni,Fred» Gli risposi io.
«Hai ragione»
«Io ho sempre ragione» Conclusi,lui scosse la testa mentre sorrideva,era così bello.
Afferrò la scopa e la portò negli spogliatoi poi mi raggiunse all’entrata,e camminammo in silenzio fino alla Sala Comune,mi sentii parecchio in imbarazzo a girare da sola con lui per i corridoi della scuola.
«Guazzabuglio» Mormorò una volta arrivati davanti al ritratto della Signora Grassa,io entrai e vedendolo rimanere fuori aggrottai le sopracciglia.
«Non entri?» Chiesi.
«Ehm,no devo...raggiungere George» Disse e spari dalla mia vista perché il dipinto di richiuse.
Mah.
Mi abbandonai su una delle poche poltrone libere,finché non vidi una figura dai capelli rossi abbastanza sospetta aggirarsi per la stanza.
George,ma che ci faceva li? Non stava aspettando Fred da qualche parte per qualcuna della loro geniali invenzioni?
Non lo richiamai,e lo vidi uscire,forse stava andando da Fred,oh, come erano complicati quei due,come avevo fatto a vivere per dodici anni nella loro stessa casa?
 
Una settimana dopo,mi trovavo nuovamente al campo di Quiddich,questa volta però ero solo con George,Fred a detta sua “aveva qualcosa di molto importante da svolgere” e non era potuto venire.
Avevamo appena finito,avevo capito che i Bolidi fanno parecchio male se ti colpiscono,che le Pluffe non sono poi così difficili da maneggiare e pregai di George di non liberare il Boccino,io non sarei mai riuscita a prenderlo e l’avremmo di sicuro perso,e dato che nessuno sapeva delle nostre lezioni clandestine era meglio non destare sospetti.
Mentre salivamo le innumerevoli scale,ricordai che dovevo finire i compiti per Divinazione e affrettai il passo,però quel pensiero mi fece venire in mente un’altra cosa.
«George!» Esclamai in preda ad un lampo di genio,la lampadina che avevo in testa aveva finalmente cominciato ad accendersi.
Lui mi guardò evidentemente impaurito dalla mia repentina azione.
«La Cooman,non è una vecchia pazza,ha ragione,quella specie di profezia,ha ragione!» Continuai salendo le scale all’indietro,mentre gli parlavo.
«Di che parli?» Mi chiese lui.
«Qualche tempo fa,mi disse che il mio cuore doveva essere seguito,che gli dovevo dare retta e poi…io e Fred non siamo fratelli di sangue,no? E’ il legame familiare non effettivo!» Continuai.
«Cosa centra Fred?» Mi chiese lui confuso.
Accidenti a me e alla mia brutta boccaccia!
Mi maledissi mentalmente e cominciai a spiegargli,non avendo altra scelta.
«Ehm,vedi è da un po’ che quando sto con lui il tempo non mi sembra mai abbastanza,ogni cosa che fa nei miei confronti,ogni sorriso,parola,sguardo,crea una cosa dentro di me,che mi attorciglia lo stomaco e mi fa passare l’appetito,poi comincia a farmi battere il cuore  molto velocemente tant’è che a volte ho paura che possa scoppiare da un momento all’altro» Dissi tutto d’un fiato.
Notai che George mi guardava con un sorrisetto beffardo sulle labbra e fece per parlare ma Pix,quel simpaticissimo poltergeist,lo interruppe.
«Clark si è innamorata,Clark si è innamorata!» Cominciò a canzonarmi urlando,attirando l’attenzione di qualche Tassorosso del terzo anno.
«Pix!» Dissi io esasperata.
«Mi dispiace ammetterlo,ma ha ragione,sembra che ti sia presa una bella cotta per il mio fratellino» Aggiunse George.
«Ma…» Dissi ancora,ma le parole non uscivano.
«Andiamo,le urla di Pix mi stanno distruggendo i timpani» Mi disse mentre ci avviavamo verso la Sala Comune,entrammo e ci sedemmo,ero sicura che George non si sarebbe fermato li.
«Da quanto tempo,zuccherino?» Mi chiese.
«Non lo so,forse da quando avete provato a mettere i nomi nel Calice»  Dissi fissando il fuoco. «Almeno,quel giorno me ne sono accorta»
«Era per lui che sei così triste in questi giorni?» Mi chiese.
Annuii «Tra una settimana ci sarà il ballo,e io mi sono illusa che lui potesse invitarmi» Dissi ancora,sapevo di potermi fidare di George,chi avrebbe potuto capirmi se non una delle persone con cui sono cresciuta? Persino Fred,la causa della mia tristezza,una settimana prima era venuto a consolarmi sulla Torre di Astronomia,non sapendo niente di quello che provavo.
«Non pensarci,vedrai che al ballo ti divertirai» Mi disse lui cercando di consolarmi.
«Ma ho già rifiutato tutti gli inviti,e poi io voglio andarci con lui» Dissi.
«Rifiuteresti anche il mio invito?» Mi chiese e lo guardai stupita.
«Tu non ci andavi con...con» Poi mi resi conto che lui non mi aveva mai parlato del ballo prima. «No,il tuo invito non lo rifiuto Georgie» Gli dissi provando a sorridere.
«Non chiamarmi così» Mi riprese lui.
Sorrisi e mi alzai,andai nel dormitorio a prendere i libri e cominciai a studiare un po’ per quegli ultimi giorni di scuola,ma senza notevoli risultati,la mia testa era vuota,o meglio, riusciva a pensare solo a dei caldi occhi marroni,ad un sorriso dolcissimo e dei ribelli capelli rossi,nient’altro.
Che caso disperato che ero.
Aprii il mio baule e guardai con tristezza il mio vestito da sera color zaffiro, l’avrei indossato a breve,ma non capivo perché George mi avesse invitata al ballo,forse solo per evitare di farmi deprimere tutta sola nel dormitorio delle ragazze,oppure per farmi divertire un po’ e non pensare a Fred,ma sarebbe stato inutile: anche se per una notte non avrei pensato a lui,la mattina dopo sarebbe stato il mio primo pensiero al risveglio,e mi costava caro ammettere che quella forse non era una cotta come diceva George,dentro di me si instaurava sempre di più il costante pensiero che io fossi,totalmente,perdutamente innamorata di Fred.
Stupidamente innamorata di Fred.
Ecco cos’ero: una stupida,perché come una stupida mi ero innamorata di lui,del mi migliore amico,della persona con la quale sono cresciuta,di mio fratello.
Come avrebbe potuto lui,solo lontanamente immaginare di potersi innamorare di me?
Quella settimana passò veloce come il vento,era la sera della Vigilia di Natale quando tirai fuori dal mio baule il vestito che avrei indossato.
Ginny insistette per acconciarmi i capelli,quando eravamo piccole ero stata una sua cavia per un paio di mesi,me ne pentii amaramente quando mi ritrovai con metà capelli viola e metà azzurri,ma crescendo aveva – fortunatamente – capito che i capelli non si dovevano colorare.
Infatti rimasi stupita quando vidi un viso del tutto sconosciuto su quella superficie riflettente,Ginny mi aveva anche truccato molto leggermente,le mie guance erano rosee e le palpebre illuminate con un ombretto chiaro.
I miei capelli,normalmente lisci erano stati arricciati in morbidi boccoli,e le due ciocche al lati della mia testa erano state portate indietro e trattenute con un fermaglio argentato i cui riflessi prendevano il colore del mio vestito.
«Sei bellissima,George rimarrà stupefatto» Mi disse Ginny,in realtà era l’altro gemello che avrei voluto incantare,ma dettagli.
Infilai il mio vestito,era senza spalline,stretto e aderente fino a metà coscia dove si allargava in morbide onde fino a toccare terra,color zaffiro, il colore dell’oceano,che metteva in risalto i miei capelli neri e come mi aveva detto Molly quando lo comprammo,si abbinava perfettamente con la mia carnagione chiara.
Infilai le scarpe argentate,non molto alte,io sui tacchi non ci sapevo stare,sarei caduta dopo un solo passo se solo fossero state vertiginose come quelle di Angelina, che nel suo vestito color panna,stava sistemando gli ultimi dettagli alle sua acconciatura.
Lei si che era perfetta quella sera,lei era sempre perfetta anche di prima mattina,nel suo enorme pigiama e con i  capelli scompigliati sembrava bella,oppure ero io che soffrivo di complessi di inferiorità,ipotesi molto probabile.
Uscii dal dormitorio e successivamente dalla Sala Comune e cominciai la mia camminata verso la Sala Grande,lì fuori George e Fred aspettavano rispettivamente me e Angelina,mentre io scendevo la penultima rampa di scale,probabilmente lei era ancora nella Torre di Grifondoro a sistemarsi,sapevo che quella sera voleva fare colpo su Fred,e a malincuore sapevo che non avrei fatto niente per impedirlo,lui era mio amico,lei era mia amica,non potevo fare questo torto a nessuno dei due.
Appena scesi,vidi i due gemelli nello stesso abito da sera,dello stesso colore,ma dopo dodici anni avevo imparato a riconoscerli.
Inizialmente vidi Fred spalancare la bocca,George gli disse qualcosa,ma io ero troppo lontana per sentirli,poi gli diede una gomitata e Fred sembrò tornare alla realtà,sorrisi un po’ soddisfatta e mi avvicinai  loro.
«Buonasera» Dissi raggiante,non mi sarei rattristata nemmeno per un minuto,non potevo esserlo,non quel giorno.
«Buonasera,bocciolo» Disse George. Bocciolo? Nuovo nomignolo?
«Fred,chiudi la bocca oppure entreranno le mosche» Dissi io con un’aria del tutto innocente.
George scoppiò in una risata mentre Fred scosse la testa.
«Scusami è che stasera sei bellissima,non sembri nemmeno tu» Poi però fece una strana espressione,come se si fosse reso conto di aver detto una grande cavolata.
«Intendi dire che le altre sere non sono bella?» Gli dissi facendo finta di essere triste.
«No! Cioè...meglio se andate,io aspetto Angelina» Disse,lo guardai e gli sorrisi: colpito e affondato
«E brava Ally,così ti voglio,devo tirare fuori gli artigli,oppure il mio gemellino non saprà mai con chi ha a che fare» Mi disse porgendomi il braccio prima di entrare in Sala Grande,incastrai il mio braccio sinistro con il suo ed entrammo.
La Sala Grande era irriconoscibile,luminosa e decorata magnificamente,mi guardai attorno e  sorrisi alla scena che mi si presentò davanti,ragazze che nei loro splenditi abiti da sera,non volevano staccarsi dal braccio del ragazzo che le aveva accompagnate,ragazzi che si sentivano leggermente in imbarazzo,e altri che invece prendevano al volo quell’occasione per stare un po’ con la ragazza che gli piaceva.
Mi girai e vidi Fred e Angelina entrare sorridenti,lui parlava e lei rideva delicatamente,mi girai di nuovo verso George e mi costretti a sorridere.
I quattro campioni aprirono le danze,danze che io non avrei mai fatto in quanto incapace a ballare.
Purtroppo però,George la pensava diversamente,tant’è che mi ritrovai a ballare con lui,con quelle scarpe mortali,non erano altissime,ma le trovavo delle trappole progettate per uccidere le povere ragazze come me.
«George,per favore ,basta» Dissi senza fiato,lui annuii e andammo sederci,la cena sarebbe cominciata di li a poco,perlustrai la Sala Grande con gli occhi,ma di Fred non vi era traccia.
Chissà dove si era cacciato,poi li vidi rientrare di corsa in tempo per la cena,per tutto il tempo stetti vicino a George che continuava a rubarmi cibo dal piatto,in quanto quei due con le loro continue smancerie,paroline dolci e risate,mi avevano fatto venire il voltastomaco.
«Non pensarci,zuccherino» Mi disse George notando il mio pessimo umore.
«Ce li ho davanti George,ovunque guardi il mio sguardo passa prima per loro» Dissi sospirando.
Non toccai cibo e quando finimmo di cenare,la musica diventò parecchio movimentata,e la mia voglia di ballare calò ancora e ancora,George,stufo di stare fermo e di vedermi così afflitta,mi prese per mano facendomi alzare.
«Sto per fare una cosa per la quale mi ringrazierai per il resto della tua vita,zuccherino» Mi sussurrò e poi mi portò al centro della pista dove Fred e Angelina stavano ballando,qualunque cosa fosse sapevo che forse in un futuro remoto e molto lontano lo avrei ringraziato, ma in quell’istante avrei voluto schiantarlo e magari lanciargli qualche fattura.
 


Spazio Autrice:
Buon pomeriggio :D Com'è stato il rientro a scuola? Io ho subito un trauma psicologico irreparabile e comincio a fare il countdown per le vacanze di Pasqua. 
Andrei a scuola solo per fare inglese io °L°
Comunque dopo quattro giorni di scarsa connessione e dopo l'ultima mezz'ora passata disperarmi perchè efp non si caricava,ecco il capitolo.
Io spero vi piaccia e ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia nelle seguite: siete già in dieci,mi emoziono così :'D
Ogni commento (sia positivo che negativo) è ben accetto,adesso mi dissolvo.
A presto! (:
-Marianne.


 
 

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Capitolo 6
*** I Need You. ***




 
Ci avvicinavamo sempre di più a Fred e la mia ansia cresceva a dismisura, che cosa aveva in mente George?
Li interrupe un attimo, e sorridendo come sempre cominciò a parlare.
«Fratellino, ti dispiace se ti rubo la dama per qualche minuto?» Fred e Angelina risero e quest’ultima cominciò a ballare con George, in modo del tutto diverso da come faceva con Fred.
«C-ciao» Balbettai.
«Che cos’hai?» Mi chiese Fred avvicinandosi.
«Nulla, sto benissimo» Dissi facendo un finto sorriso, lui si morse il labbro inferiore, e una parte del mio cervello si offuscò,stupido Fred, non fare così in mia presenza!
«Vuoi ballare?» Mi chiese prendendomi per mano.
«Vuoi romperti una gamba?» Gli risposi io a tono, avvertendolo della mia pericolosità.
Sorrise e mi trascinò in pista,cominciammo a ballare e non me lo seppi spiegare ma con lui mi sentivo bene, nonostante le farfalle nello stomaco, il cuore che accelerava ogni minuto di più, mi sentivo bene, e stranamente non ero ancora scivolata rovinosamente a terra.
Ballammo per una quantità di tempo che mi sembrò infinita, sarei rimasta con lui per tutta la notte se avessi avuto la forza di stare in piedi, così in mezzo alle risate ci sedemmo.
«Non provare più a dire che non sai ballare, chiaro?» Mi disse lui con il fiatone.
Annuii lui si rialzò e mi prese nuovamente la mano «Fred, sono stanca non ce la faccio più a ballare» Protestai ma lui non volle sentire ragioni, tornammo di nuovo in mezzo alla pista, la Sala Grande si era svuotata, rimanevano poche persone, soprattutto dell’ultimo anno, mi sistemai una ciocca di capelli dietro le orecchie quando partì una musica lenta, troppo lenta.
Guardai Fred negli occhi e poi lui sorrise, rischiavo veramente di cadere a terra.
Si avvicinò a me, voleva davvero ballare su quelle note? Era un lento, un bellissimo lento che di solito ballavano le coppiette, cosa che noi non eravamo affatto.
Troppo tardi,aveva già incrociato le mani dietro la mia schiena e di conseguenza io fui costretta a portare le braccia al suo collo, e cominciammo ad ondeggiare, non era poi così difficile.
Per quegli interminabili cinque minuti non ci rivolgemmo la parola, ci guardammo solo negli occhi, qualche volta mi scappò un sorriso involontario che lo faceva sorridere, quando la musica poco a poco si spense e io mi staccai da lui.
«Credo che dovremmo andare» Dissi imbarazzata.
Lui annuì e ci dirigemmo fuori dalla Sala, nel corridoio poi prendemmo le Scale.
Pix non demordeva facilmente e ogni giorno andava urlando: “Clark si è innamorata” ogni volta che mi vedeva e quella notte, malgrado mezza scuola stesse già sotto le coperte, non fu da meno.
Fred era divertito e continuava a chiedermi chi fosse il fortunato, io gli mentii dicendo che era tutta un’invenzione di Pix e arrivammo fin nella nostra Sala Comune, dove ormai non c’era quasi nessuno.
«Che ore saranno?» Chiesi una volta entrati.
«Sicuramente è passata la mezzanotte» Mi disse.
«Allora buon Natale, Fred» Dissi io sorridendo.
«Buon Natale anche a te, pasticcino» Disse lui e mi abbracciò,lo strinsi a me con la consapevolezza che lui pensava a quell’ abbraccio come qualcosa di amichevole, di fraterno, mentre io stavo stringendo il mio mondo.
Ci avviammo verso i nostri dormitori ma lui mi richiamò ancora una volta: «Ally»
Mi voltai e lo guardai negli occhi. «Si?»
«Sogni d’oro» Disse con un mezzo sorriso,sospirai e gli sorrisi anche io, poi mi avviai verso il dormitorio femminile, non era poi andata così male, quella sera ero anche riuscita a ballare con lui.
Non sapevo però che una volta arrivata nel dormitorio, le mie tre amiche con un bellissimo annuncio da parte di Angelina, mi rovinarono la serata.
«Ragazze, siete ancora in piedi?» Chiesi avvicinandomi al mio letto, per poi mettermi seduta e togliermi quelle trappole mortali dai piedi.
«Siamo troppo contente per Angie» Mi disse Katie.
«Cosa è successo?» Chiesi curiosa, fu proprio la mia curiosità a rendermi triste.
«Fred le ha chiesto di mettersi con lui, non è meraviglioso?» Mi disse Alicia mentre Angelina con Katie stava saltando dalla contentezza.
Si, sarebbe stato meraviglioso se lo avesse chiesto a me.
«Si, fantastico» Dissi con finto entusiasmo, per poi infilarmi nel mio pigiama caldo e andare a dormire.
Stupida, idiota, cretina, illusa, svuotata, e chi ne ha più ne metta.
Era esattamente come mi sentivo quella notte,non pensavo di arrivare ad odiare così tanto me stessa per essermi innamorata di Fred.
Mi odiavo, perché mi ero messa in testa che forse Fred avesse potuto provare qualcosa per me, ma non era così.
Mi odiavo per non aver lasciato perdere alla prima occasione.
Mi odiavo perché nonostante sapessi che quel bisogno di stare con lui fosse malsano, anche se mi faceva star bene, io continuavo a cercare le sue braccia per rifugiarmi, i suoi occhi per confidarmi senza parlare, continuavo a cercare lui per sentirmi viva.
Stupida Alison, sei solo una povera stupida.
Mi addormentai perché ero stanca, e non perché avessi veramente voglia di dormire, a dire la verità avrei voluto fare un milione di cose.
Piangere prima di tutto, sfogarmi, ma il giorno dopo qualcuno mi avrebbe chiesto perché i miei occhi fossero cerchiati dalle due occhiaie violacee che già immaginavo.
E se fossero stati Fred o George, sapevo che sarei scoppiata.
Poi sarei voluta andare da Fred, magari picchiarlo, affatturarlo, arrabbiarmi con lui, ma sarei sembrata solo una bambina di cinque anni a cui viene rubato il gioco che tiene senza cura in una parte della sua stanza.
 
Il Natale passò, e come tutti gli anni ricevetti un caldo maglione di lana con una grossa A cucita sopra da Molly.
Fred e Angelina erano più felici che mai, e solo George si limitava a non fare commenti su di loro, in quanto era l’unico a sapere cosa provavo.
Mi accorsi di pensare decisamente troppo a loro, a rattristarmi ad ogni parolina dolce uscita dalla bocca di Fred quando presi la mia ennesima A in Pozioni.
Piton non era molto soddisfatto di me, dall’inizio dell’anno avevo mantenuto una media abbastanza alta,prendevo sempre Oltre Ogni Previsione, una volta mi beccai anche un più che immeritato Eccezionale; dopo le vacanze Natalizie i miei voti si erano drasticamente abbassati.
George era sorpreso dai miei voti,ed io mi sentivo stanca, mangiavo pochissimo e dormivo altrettanto poco, i miei incubi erano tornati e stavolta erano peggiorati.
Vedevo più cose rispetto ai sogni precedenti, oltre alle urla sentivo altri rumori, come un oggetto di vetro infrangersi, poi riuscivo a scorgere una bacchetta appartenente ad un uomo, di nuovo il grido di una donna e mi svegliavo impaurita, e con il fiato pesante.
Successe anche una notte di metà Gennaio: mi svegliai nel cuore della notte, avevo buttato per terra le coperte, il mio battito cardiaco era accelerato di colpo e mi accorsi che stavo piangendo e non riuscivo a smettere.
La cosa brutta era che sapevo quale fosse la mia medicina, l’unica cosa che mi avrebbe calmata, si trovava nel dormitorio maschile e aveva i capelli rossi.
Mi alzai e presi una lanterna, uscii dal mio dormitorio e l’accesi per evitare di cadere per le scale, camminai in punta dei piedi fino alla porta del dormitorio maschile e l’aprii senza fare rumore.
Dormivano tutti, cercai Fred, e lo vidi mentre dormiva in uno dei suoi modi più assurdi, sorrisi tra le lacrime che continuavano a scendermi sul viso e poggiai la lanterna a terra per poi avvicinarmi a lui.
«Fred» Sussurrai inginocchiandomi davanti al letto per avere il suo viso alla stessa altezza del mio.
Lui non si mosse.
«Fred!» Dissi ancora alzando, per quanto potessi, il tono di voce e scompigliandogli i capelli.
Aprì un occhio e rimase sorpreso di vedermi.
«Ally? Che ci fai qui? E perché piangi?» Mi chiese con la voce assonnata.
«Io...» Dissi ricominciando a singhiozzare «L’ho sognato di nuovo, ed era più vero che mai, ho paura» Conclusi.
Lui allora si spostò un po’ facendo spazio nel letto. «Vieni» Mi disse, allora mi alzai e mi sdraiai vicino a lui, abbracciandolo forte.
Mi sentii subito più sicura tra le sue braccia, smisi di piangere solo dopo alcuni minuti quando mi addormentai.
Durante i miei anni passati ad Hogwarts non avevo mai sentito il bisogno di dormire con uno dei due gemelli, ma quella notte mi sentivo incredibilmente fragile e non solo per l’incubo.
Nelle prime ore del mattino mi svegliai, la luce che entrava nel dormitorio era poca ma sufficiente a farmi svegliare, mi ritrovai ancora abbracciata a Fred che dormiva profondamente e non potei fare a meno di osservarlo, di osservare quanto i suoi capelli rossi colpiti dalla debole luce del sole fossero belli, e prendessero quella sfumatura particolare di arancione chiaro.
Non potei fare a meno di osservare il suo petto che si alzava e si abbassava a ritmi regolari, e istintivamente ci poggiai le testa sopra e chiusi gli occhi.
Mi sentivo a casa, come quando eravamo bambini, quando giocavamo insieme, quando sia lui sia George mi rubavano le bambole dal letto per farmi arrabbiare.
Tutti i miei pensieri furono interrotti da una voce maschile che augurava il buongiorno a tutti, facendo svegliare un po’ di persone, avrei dovuto preoccuparmi, ma vicino al letto di Fred c’erano quello di George e quello di Lee, perciò non me ne curai più di tanto.
Certo, fino a  quando Charles Scott, Prefetto Grifondoro comunemente chiamato Charlie ,non mi fece quasi cadere dal letto per l’urlò che cacciò.
Charles non mi era mai stato molto simpatico, poi quando gli assegnarono il distintivo da Prefetto non fece altro che vantarsi per mesi, e in quel momento il mio odio per lui crebbe a dismisura.
«Fred Weasley!» Gridò, Fred aprii un occhio, mentre io, che ormai mi ero svegliata, continuai a cercare di dormire.
«Dimmi Charlie, e ti prego non urlare» Disse lui completamente disinvolto e con la voce assonnata.
«Cosa? Perché c’è una ragazza nel tuo letto?» Cominciò il Prefetto.
Mi sentii leggermente chiamata in causa.
«Ehm,la sveglio» Disse lui con una punta di imbarazzo nella voce.«Ally, alzati, è…tardi» Mi disse.
Mi rigirai e alzai una mano verso l’alto colpendolo in pieno viso ,provocando qualche risata intorno a noi.
Poi mi alzai a sedere sul letto con almeno dieci paia di occhi intorno, che nervoso.
«Oh,buongiorno, Fred» Dissi mantenendo la calma.
«Buongiorno» Disse un po’ infastidito mentre si massaggiava la guancia dove lo avevo involontariamente colpito.
«Charles, che piacere vederti» Dissi sorridendo.
«Clark, mi spieghi cosa ci facevi lì?» Mi disse Lee ridendo sotto i baffi, sì,  io e lui ci chiamavamo principalmente per cognome.
«Ehm, sono sonnambula, istinti fraterni» Mentii
«Fraterni, certo» Borbottò George, dato che lui sapeva, lo guardai male e mi alzai, sotto gli occhi sconcertati di mezzo dormitorio.
«Beh? Mai visto una ragazza nel dormitorio maschile?» Dissi irritata prima di uscire.
Avevo lasciato lì la mia lanterna, ma non importava, raggiunsi di fretta il mio dormitorio mentre Hermione, una delle poche ragazze sveglie, mi osservava con aria confusa.
«Si può sapere cosa è successo? L’urlo di Scott si è sentito fin qui» Mi disse preoccupata.
«E’ vero» Riprese Alicia «Avete notato che sembra una femminuccia quando urla?» Disse divertita.
«Beh, io…» Iniziai, avrei dovuto dirglielo? Oppure avrei dovuto inventare una scusa, dicendogli che non sapevo niente?
Certo, era strano vedermi entrare di mattina presto nel mio dormitorio, mentre nessuno sapeva dove avessi realmente passato la notte.
«Io non so nulla, ero in Sala Comune fino a qualche minuto fa» Dissi, troppe bugie in pochi minuti.
Hermione annuii poco convinta mentre io tiravo fuori la mia divisa dal baule, appena scesi in Sala Comune c’era Fred appoggiato al muro che evidentemente stava aspettando me.
«Dopo questa mattina odio ufficialmente Scott» Mi disse scherzando.
Sorrisi confusa e lui mi spiegò.
«Ho provato a contrattare ma non ha voluto sentire ragioni, ecco qui due biglietti di sola andata per l’ufficio della McGrannit» Mi disse sventolando due foglietti davanti ai miei occhi.
Non potevo credere che Charles potesse essere così...così…non trovavo un aggettivo adatto in quel momento,ma di sicuro non era un bell’aggettivo.
«Cosa aspettiamo Fred? Andiamo» Dissi irritata trascinandolo fuori dalla Sala Comune.
Lui non parlò finché non arrivammo davanti l’ufficio della professoressa, non sapevo perché ma il suo comportamento negligente e menefreghista verso quel piccolo colloquio mi infastidiva.
Non avevo mai dato troppa importanza alle regole, in fondo ero cresciuta con George e Fred Weasley, avevo passato tutta la mia infanzia e gran parte della mia adolescenza con loro, ma nonostante ciò le avevo sempre rispettate, tranne quella notte, quella notte dove nel momento dei bisogno lui non era accanto a me, ma io l’ho cercato e ho trovato rifugio e calma tra le sue braccia, poi però mi sono ritrovata nel posto sbagliato al momento sbagliato.
«Entrate pure» Ci disse fredda la McGrannit quando bussammo.
Facemmo come ci aveva ordinato e provvedemmo a sederci sulle due sedie davanti alla sua scrivania di legno.
«Sono rimasta allibita, basita, stupita» Iniziò appena ci sedemmo.
«Mai, durante la mia carriera si era verificato un evento del genere» Continuò solenne, mentre io e Fred rimanevamo in un silenzio religioso.
«Me lo sarei aspettato dal signor Weasley, ma da lei signorina Clark, proprio no» Disse questa volta puntandomi gli occhi addosso.
«Ha qualcosa da dire a sua discolpa?»
«Io…mi dispiace, non succederà mai più» Dissi tenendo gli occhi bassi.
Silenzio, mi aspettavo che Fred dicesse qualcosa che le spiegasse quello che io avevo il timore di dire.
«E lei signor Weasley?» Chiese la McGrannit.
«Professoressa, ho visto Alison in lacrime nel cuore della notte, cosa avrei dovuto fare?» Disse lui come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Non cosa sentii quando Fred pronunciò quelle parole, sicuramente non gratitudine.
Ci rimasi male, era come se gli facessi pena, se mi avesse detto di dormire con lui solo perché non voleva vedermi piangere e non perché tenesse realmente a me.
La McGrannit ci congedò, dicendo che per quella volta avremmo evitato una punizione ma ci tolse ben dieci punti ciascuno.
Quando uscimmo dal suo ufficio ero ancora senza parole, incapace di guardare Fred negli occhi color nocciola, finché lui non mi rivolse la parola, una volta in Sala Grande, dopo esserci appena seduti per fare colazione.
«Che cos’hai, Ally?» Mi chiese vedendo il mio sguardo spento, la mia poca voglia di mangiare.
«Dillo che stanotte ti ho fatto pena, dillo» Lo attaccai ad un certo punto.
«Ma che cosa dici?» Mi rispose lui incredulo.
«Dalla McGrannit, le hai parlato come se ti sei sentito in dovere di aiutarmi e non perché lo volessi, mi hai descritta come un cucciolo indifeso che aspettava di essere salvato, e tu mosso a compassione l’hai fatto!» Sbottai alzandomi, mentre un paio di occhi si girarono verso di me.
«Sei impazzita, sai che non lo penso» Mi disse alzando il tono di voce.
«Si invece!»
«Non mi conosci bene,allora, Alison» Rabbrividii per un istante, mi aveva chiamata con il mio vero nome, e sapevo che non c’era nulla di buono.
«Nemmeno tu mi conosci, non sai niente di me, Fred Weasley!» Dissi quasi gridando e uscii con passo veloce dalla Sala Grande.
Le lacrime mi salirono agli occhi, ma non ne versai nemmeno una, non avrei mai più versato una lacrima per Fred, mai più.
Andai nell’unico posto dove potevo avere la certezza di essere sola: la Torre di Astronomia.



Spazio Autrice:
Saalve a tutti, non aggiorno dall'ottodi gennaio, mi dispiace ma sto incasinata con la scuola, compiti e interrogazioni ovunque e non ho un momento libero çwç
Comunque, cosa abbiamo qui? George che toglie Angelina dalla vista di Fred,ma quanto pare non fa abbastanza in tempo perchè i due hanno già avuto l'occasione di mettersi insieme,
poi Ally, che in preda agli incubi (di cui inseguito capiremo la natura) cerca Fred e dormono insieme, un giretto dalla McGrannit e una grande litigata.
Accidenti quanta roba che ho scritto :o
Dato che non so quando riaggiornerò (vi ho detto, il mio prof di greco e latino non gradisce internet,lol) vi lascio un piccolo,minuscolo spoiler,che siete liberissimi di non guardare:



"Nei giorni seguenti il rapporto tra me e Fred non cambiò di una virgola, al massimo ci scambiavamo un saluto nella Sala Comune la mattina oppure un cenno della mano a pranzo o a cena, George tentava invano di fare il pacifista e andava predicando l’ottimismo ad entrambi, dicendoci che saremmo ritornati amici – e forse alludeva a qualcosa di più – prima del previsto.
Tentativo fallito, Georgie."


Detto ciò, a presto e se lasciate una recensione non mi offendo affatto,sappiatelo :)
-Marianne
 

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Capitolo 7
*** I Can't Be Mad At You. ***




Guardai il panorama che mi si presentava davanti agli occhi.
Da lì si vedeva tutto, mi sorpresi non aver mai fatto attenzione ai riflessi della luce del sole sulla patina ghiacciata che si formava sul lago ogni inverno.
Non avevo mai notato come la capanna di Hagrid si trovasse così vicina all’entrata della Foresta Proibita, che era una meravigliosa, spaventosa creazione della natura.
La Foresta era viva, era magica, popolata da creature che probabilmente nemmeno immaginavo, avevo sentito parlare di unicorni, centauri, ma non li avevo mai visti con i miei occhi.
«Sono davvero stupida» Iniziai a parlare con me stessa, non andava bene per niente, segno che ero ufficialmente impazzita.
«Mi sono illusa che per lui potessi contare di più, più di un’amica, più di una…sorella. E fa così male!» Continuai finché non sentii un rumore alle mie spalle, mi girai ma non vidi nessuno, doveva essere la immaginazione che mi giocava brutti scherzi.
Tornai a guardare il lago e ricominciai a parlare.
«Mi accorgo solo ora che George ha ragione, che persino Pix ha ragione, mi sono innamorata, ma della persona sbagliata, mi sono innamorata di Fred, cosa mi è saltato in testa? Innamorarmi della persona con cui ho condiviso gioie e dolori, con cui ho passato la mia infanzia, la persona che ha visto il mio primo brufolo spuntare sulla fronte» La mia voce iniziava a tremare. «Lo odio, lo odio per essere sempre così carino con me, lo odio perché i suoi occhi, il suo sorriso e il suo modo di fare mi hanno fatta innamorare di lui, lo odio perché non riesco a dimenticarlo e anche se ci riuscissi mi sentirei così vuota da rendermi conto che lui è l’unica cosa di cui ho bisogno, però adesso che penso non riesco nemmeno ad odiarlo seriamente,  perché so che appena lo guarderò negli occhi, lo perdonerò come se non fosse successo niente» Dissi tutto d’un fiato.
Poteva sembrare strano, ma parlare da sola mi aveva aiutato, era come se avessi trasmesso tutto quello che mi sentivo dentro a qualcuno di irreale e inesistente, come se avessi affidato i miei segreti all’aria, così che si disperdessero nel vento e non ritornassero mai più ad uccidermi lentamente come avevano fatto fino a quel momento.
Stranamente, avevo la sensazione di essermi tolta una grande peso dalla spalle e dal cuore.
Sentii di nuovo quel rumore, ma non l’avevo immaginato quella volta, era Fred appena uscito dal castello, per venire sulla Torre.
«Da quanto sei qui?» Chiesi preoccupata.
«Sono arrivato ora» Mi rispose lui, senza guardarmi.
«Io me ne stavo andando» Dissi e poi sparii, rientrando nel castello, sollevata dal fatto che Fred non avesse sentito una parola di quello che avevo detto.
Altrimenti sarei stata benissimo capace di legarmi un macigno al collo e di lasciarmi affogare del Lago Nero,magari facendo da pranzo alla Piovra Gigante.
Era tardi, avevo saltato metà della prima lezione mattutina: Storia della Magia.
Ad essere sincera, poco mi importava, tanto se fossi stata presente mi sarei addormentata oppure avrei cominciato a distrarmi e addio lezione; poi quel vecchio fantasma non si sarebbe nemmeno accorto della mia assenza.
Ritornai in Sala Comune, dove per la fretta avevo lasciato i miei libri per la giornata che mi aspettava.
Era deserta, c’era solo il fuoco che scoppiettava debolmente nel caminetto, aspettando di essere ravvivato.
Raggiunsi l’angolo dove avevo lasciato la mia borsa, e dopo averla presa, la misi in spalla.
Erano passate solo poco più di due ore dal mio risveglio, e in quell’arco di tempo ero riuscita a farmi mandare dalla vicepreside, a litigare con Fred e a saltare un’intera lezione.
Notevole, Alison, davvero notevole.
Uscii dalla Sala Comune ignorando la vocina nella mia testa, per poi dirigermi verso l’aula di Trasfigurazione dove c’erano ancora i Serpeverde e i Grifondoro della secondo anno, perciò posai la borsa a terra e aspettai che la lezione finisse.
La campana suonò e i dodicenni uscirono dall’aula, io, non volendo vedere nessuno in quel momento, entrai subito e mi sedetti al mio solito posto, la professoressa McGrannit non mi rivolse uno sguardo e la ringraziai mentalmente per non averlo fatto.
Poco a poco entrarono anche gli altri, condividevamo Trasfigurazione con i Tassorosso, mi preoccupai inizialmente non vedendo arrivare George, ma poi i suoi inconfondibili capelli rossi spuntarono dalla porta e appena mi vide, quasi si mise a correre per sedersi accanto a me.
«Come fai a essere già qui?» Mi chiese.
«Non sono andata a Storia della Magia» Gli risposi.
«Lee mi ha detto che Fred ha saltato Incantesimi» Mi disse George tirando fuori il suo libro, quasi nuovo, in quanto non l’aveva mai usato.
«Lo so» Risposi, come se la notizia non mi sconvolgesse affatto, lo avevo visto sulla Torre.
«Come sarebbe a dire “lo so”?» Mi chiese George aggrottando le sopracciglia.
«Ero sulla Torre d’Astronomia e quando stavo per andarmene l’ho visto arrivare» Gli confessai.
Lui alzò un sopracciglio e per un momento tra di noi ci fu silenzio, perché la McGrannit aveva cominciato a parlare di come si allungassero le dita dei piedi, poi però, dopo alcuni minuti, George ritornò a parlarmi.
«Credo che dovresti parlargli» Mi disse.
«Se lo facessi, lo insulterei e basta» Risposi io.
«Andiamo, è già abbastanza giù di morale senza che tu metta il dito nella piaga» Continuò George.
«È giù di morale per cosa?» Chiesi io, mettendo l’accento sulle ultime due parole.
«Come sai, quasi tutta la nostra Casa ha sentito la sfuriata di Charles Scott, o almeno tutto il dormitorio maschile…» Iniziò George, finché non fummo ripresi.
«Weasley, Clark, volete fare silenzio per cinque minuti?» Disse la professoressa, mentre io tenevo i miei occhi incollati al libro.
George aspettò che ricominciasse a parlare e a scrivere alla lavagna e riprese a raccontarmi: «Diciamo che Angelina non ha preso molto bene questo tuo… slancio di affetto verso il suo ragazzo, e quindi...Fred è di nuovo sul mercato, Ally» Disse George facendo uno dei suoi sorrisi rassicuranti.
Feci per rispondere ma il ragazzo alla mia destra mi bloccò.
«C’è un’altra cosa che dovresti sapere, e per la quale mi ringrazierai per i prossimi vent’anni, quando Angelina avrà sbollito la rabbia: le ho detto di non prendersela con te, ma solo con quel cretino del mio adorato gemellino, e dato il mio incredibile fascino, è rimasta così ammaliata dal mio suadente tono di voce che non ti torcerà un capello, anzi...credo che sarà anche molto comprensiva con te» Disse e istintivamente mi venne da ridere, ma per il nostro bene, se non volevo una punizione dato l’odio che la McGrannit nutriva per me quella mattina, trattenni le risate e mi limitai a rispondere a George per un ultima volta: «Sei impossibile, ma grazie» Gli dissi scompigliandogli i capelli ,poi tornammo con la testa nell’aula di Trasfigurazione e seguimmo – per modo di dire – la lezione per il tempo che rimaneva.
 
Effettivamente, quel giorno Fred era parecchio giù di morale, sembrava aver perso tutto il suo entusiasmo, e ci avrei scommesso la bacchetta che non si trattava del fatto che Angelina lo avesse piantato in preda ad un attacco di gelosia, in quanto la sottoscritta – nonché quasi-sorella di Fred – aveva deciso di passare la notte abbracciata a lui, nel suo letto, nel dormitorio dei ragazzi.
Angelina era mia amica ma in questi casi poteva rivelarsi incredibilmente stupida, perlomeno non mi parlò venendomi a fare il terzo grado e le fui paradossalmente grata.
Fatto sta che nemmeno io fossi particolarmente piena di gioia e voglia di vivere, avevo passato tutto il pomeriggio su una poltrona della Sala Comune con il tema di Erbologia in mano sugli effetti della Carnivora Nepenthes Villosa, che da quanto avevo capito quei primi cinque minuti di attenzione nella serra, faceva crescere i peli, e dopo quello, potevo affermare con certezza che non avrei avuto voglia di scoprire cos’altro facesse, perciò eccomi con il tema copiato da non mi ricordo quale Corvonero a cercare di capire cosa diavolo ci fosse scritto.
Nei giorni seguenti il rapporto tra me e Fred non cambiò di una virgola, al massimo ci scambiavamo un saluto nella Sala Comune la mattina oppure un cenno della mano a pranzo o a cena, George tentava invano di fare il pacifista e andava predicando l’ottimismo ad entrambi, dicendoci che saremmo ritornati amici – e forse alludeva a qualcosa di più – prima del previsto.
Tentativo fallito, Georgie.
In compenso avevo cominciato a mangiare peggio di Ron, abbuffandomi ad ogni ora del giorno e della notte che mi fosse possibile, ciò accadeva quando ero depressa, bene così sarei ingrassata e mi sarei depressa ancora di più.
Mentre il mio stomaco si trovava costretto ad allargarsi per digerire la somma quantità di cibo che ingurgitavo ogni giorno, ancora oggi ringrazio quel simpaticissimo cretino di Fred per avermi fatto notare di star mangiando come un orso polare appena uscito dal letargo, e che si stava seriamente preoccupando.
Ripensandoci però, quella fu la prima volta dopo due settimane che mi rivolse – più o meno – seriamente la parola.
«Vedendoti mangiare in queste due settimane ho capito che lo stomaco umano non ha limiti, per me gli hai lanciato un Incantesimo Estensivo» Disse addentando una coscia di pollo.
«Non ho fatto nessun incantesimo, sono depressa, perciò mangio» Tagliai corto io.
«Non ti permetto di essere depressa essendo cresciuta con noi due alle calcagna» Si intromise George.
Mi fece scappare un sorriso «Lo sarò finché non si aggiusteranno le cose» Dissi alludendo a Fred che mi chiedeva scusa, magari come in quei film babbani mettendosi sotto la mia finestra a cantare una serenata e a dichiararmi il suo eterno amore.
Terra chiama Alison.
«Anche tu dovresti metterci del tuo» Mi disse George, mentre qualcosa mi fece sospettare che un paio di sere prima, mentre io dormivo beatamente nel mio letto, lui avesse fatto un bel discorsetto al suo gemello
Annuii distrattamente mentre Alicia,Angelina e Katie fecero il loro ingrasso nella Sala Grande.
Ma quelle tre non si staccavano mai? Va bene che i loro genitori si conoscessero fin da quando erano in fasce e di conseguenza quelle tre erano amiche ancor prima di attraversare la mente dei loro padri e delle loro madri, ma – almeno a me – sembrava un po’ esagerato.
In compenso da tre giorni prima Angelina si comportava con me come non fosse successo niente, forse eravamo amiche più di prima, ma sinceramente con tutte le cose che avevo per la testa, Angelina era l’ultimo dei miei potenziali problemi.
Certo,  il fatto che era una delle più bravi giocatrici di Quiddich della scuola e che avrebbe potuto stendere chiunque con un gancio destro ben assestato mi incuteva un po’ di timore, ma se per lei io non rappresentavo alcuna minaccia, potevo starmene tranquilla a pensare ai fatti miei, mentre continuavo a strafogarmi.
Però, come ormai penso si sia capito, la fortuna non era mai dalla mia parte.
Infatti le tre si sedettero sorridenti accanto a me, chiedendomi come fosse andata la giornata.
In cuor mio, pensai che le mie giornate erano una totale schifezza da circa due settimane, ma mi limitai a sfoderare uno dei miei più finti sorrisi e dire loro che era andata una meraviglia.
L’unico lato positivo della questione era che, passando meno tempo a torturami il cervello con improbabili congetture su Fred, dato che il rappacificamento distava ancora parecchio da come era impostata la situazione, avevo più tempo per studiare, difatti le mie medie in quasi tutte le materie si alzarono.
Quasi tutte, beh, Pozioni non mi sarebbe mai entrata in testa nemmeno se avessero allestito un percorso ad ostacoli, dove gli ostacoli erano appunto libri e appunti e come premio ci fosse stata una fornitura annuale di Api Frizzole.
Mi chiesi come avessi fatto a prendere una E lo scorso anno nei G.U.F.O. per far sì che Piton mi facesse il grande onore di continuare a studiare quella materia.
Gennaio se ne era andato, lasciando il palcoscenico a Febbraio, gli unici pregi di quel mese erano di durare poco, e di essere poco carico di compiti e interrogazioni.
Abbandonai il mio letto, rassegnandomi, dopo aver constatato che gli appunti di Pozioni mi guardavano da circa mezz’ora implorandomi di leggerli, e scesi in Sala Comune, doveva essere tardi a giudicare della poche persone che ancora andavano in giro.
«Ally» Mi richiamò una voce molto familiare, una voce che avrei riconosciuto tra mille.
Mi girai e per nulla sorpresa vidi Fred dietro di me, ancora nella sua uniforme, come me d’altronde.
«Si?» Chiesi.
Si? Che razza di risposta era “Si?” lui mi rivolgeva la parola dopo quasi tre settimane e io gli dicevo “Si?, avrei fatto una figura migliore se lo avessi abbracciato togliendogli tutto l’ossigeno che aveva in corpo.
«Vorrei parlarti» Mi disse ancora facendo un mezzo sorriso.
«Dimmi pure» Dissi io sedendomi sul divano e facendogli segno di venire a sedersi accanto a me.
«Mi dispiace…e tanto!» Disse deglutendo.
Eh già, caro Freddie, chiedere scusa è difficile.
«Anche a me dispiace, insomma per averti attaccato senza un apparente motivo, e per non averti rivolto la parola per quasi tre settimane e…andiamo sai come sono fatta!» Dissi mentre mi guardava negli occhi e io ricambiavo lo sguardo.
Lui sapeva che non ero brava ad esprimere cosa provavo, che il più delle volte quando qualcuno mi chiedeva come mi sentissi rispondevo “Bene” anche se dentro di me, c’erano tutte le carte in regola per far scoppiare una guerra, però sapeva anche che un abbraccio in quei momenti era l’unica cosa che mi servisse davvero, che raccontasse agli altri più di mille parole, quindi non si fece fare molti complimenti e mi stritolò a dovere.
Io senza pensarci due volte ricambiai l’abbraccio,contenta di aver risolto tutto tra me e Fred.
«Fred, promettimi che non litigheremo mai più» Gli dissi ancora abbracciata a lui.
«No, pasticcino, non litigheremo mai più» Mi assicurò mentre mi accarezzava i capelli.
«E poi sono troppo bello perché tu mi tenga il muso per più di una settimana, hai messo a dura prova i miei nervi, Ally» Mi disse ancora,fingendo superiorità.
Almeno avevo la certezza di aver avuto indietro il mio solito Fred.
In quell’istante fece la sua inopportuna entrata George, in pigiama e con le pantofole ai piedi.
«Non avevo alcuna intenzione di interrompere le vostre effusioni romant…ehm…fraterne, ma Freddie, ti consiglio di andare a dormire se domani mattina non vuoi essere tirato giù dal letto a colpi di bacchetta» Esordì con uno di quei sorrisi innocenti sulla labbra,quelli che aveva quando capiva – purtroppo sempre troppo tardi – di essere capitato nel momento sbagliato.
«Credo che andrò a dormire anche io, buonanotte» Dissi alzandomi dal divano e restai molto sorpresa quando, appena fui in piedi, sentii le mie dita slacciarsi da quelle di Fred, non mi ero nemmeno accorta di aver intrecciato la mia mano destra con la sua.
Salutai i gemelli e salii di corsa le scale verso il mio dormitorio,in silenzio mi misi il pigiama e mi infilai sotto le coperte, tutto questo guidata solo dalla flebile luce che proveniva dal comodino di Hermione ancora intenta a leggere.
Mi addormentai serena quella notte, aver fatto pace con Fred mi aveva in qualche modo aiutata a risolvere i problemi che avevo con me stessa,ebbi di nuovo quell’incubo, ma fortunatamente non mi svegliai piangendo nel cuore della notte, anche perché se lo avessi fatto nemmeno le catene più resistenti mi avrebbero trattenuta dall’alzarmi e andare in punta dei piedi nel dormitorio maschile.


Spazio Autrice:
Sono viva! Eccomi! *agita le mani per farsi vedere*
Okay, buon lunedì a tutti, non aggiorno da un settimana, lo so, perdonatemi çwç
Oggi mi sento particolarmente felice:
- Sono andata bene in matematica *piange di gioia*
- Tra dieci giorni finirà il quadrimestre
- Domani non vado a scuola *^*
Dato che non vi interessa, passiamo al capitolo.
Non riesco a vedere quei due litigare, perdonatemi, però mi rendo conto di aver scritto 2571 parole, sono il mio record finora, lol.
Adesso ve lo chiedo in ginocchio: credete che Ally si stia trasformando nella Mary-Sue del tipo "la mia vita è perfetta" ?
Perchè è l'ultima cosa che voglio, quindi se avete quest'impressione vi prego di farmelo notare e rimedierò, per quanto possibile.
Come sempre, vi invito a lasciare una recensione, o un commentino, negativo o positivo che sia :)
Ho una buona notizia ^^ il prossimo capitolo è scritto quasi per metà, perciò il prossimi aggiornamento sarà prima di lunedì prossimo, promesso :3
Detto ciò, a presto! 
-Marianne.



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Capitolo 8
*** He Will Kill Me. ***




Marzo arrivò, cacciando via la neve, sostituendola con la pioggia che odiavo.
Strano odiare la pioggia per un’inglese, vero? Beh d’altronde io non sono mai stata una ragazza così normale.
Come mi diceva sempre Arthur da quando avevo più o meno tredici anni: “Chi ti capisce è bravo”.
In un certo senso aveva ragione, nella mia testa c’erano delle matasse di nodi strettissime, difficili da sciogliere e altrettanto difficili da comprendere, gli unici che si siano mai gettati in un’impresa così ardua sono stati i gemelli.
Hanno tolto un po’ della confusione che avevo in testa, ma uno di loro ce l’ha rimessa con un solo sorriso.
Ha annodato di nuovo le mie emozioni con uno sguardo e le ha mischiate tra di loro con un semplice tocco, forse l’ha fatto involontariamente, ma è stato a dir poco fatale.
Tre semplici gesti e poche parole mi hanno resa più confusa di quanto non lo fossi già, facendo iniziare una lotta contro il mio cuore e il mio cervello.
La parte più razionale di me ha perso purtroppo, se avesse vinto a quest’ora mi starei concentrando sullo studio, mi starei divertendo con le mie amiche come è giusto che faccia, invece mi ritrovo a pensare a lui ogni singolo giorno, ogni ora, ogni minuto.
Non c’è un secondo che passi che non abbia rivolto il mio pensiero ai suoi occhi, ai suoi capelli, al suo comportamento.
Malgrado il mio cuore avesse trionfato sul mio cervello, quest’ultimo aveva trovato un briciolo di forze per alzarsi e dirmi ancora che tutto quello che provavo era sbagliato, che eravamo come fratelli, e i fratelli non si innamorano.
Che forse ero ancora in tempo per sistemare tutto, ma io sapevo che non gli avrei mai dato ascolto perché io non avevo intenzione di sistemare tutto.
Mi piaceva essere innamorata di Fred, ne avevo bisogno.
Era  ciò che ormai da settimane mi costituiva, senza quel sentimento ero solo un corpo, una macchina che svolge azioni premeditate.
Anche se il mio cervello si faceva persistente e continuava a mettermi mille domande in testa.
Cosa avrebbero pensato tutti gli altri di me se lo fossero venuti a sapere? Cosa avrebbero pensato Molly e Arthur?
E nel remoto e improbabile caso che anche Fred provasse qualcosa per me, come avremmo potuto stare insieme? Quante assurde complicazioni.
Innamorarsi è così difficile! Se avessi saputo che avrebbe richiesto tutte queste energie non mi sarei mai innamorata.
Innamorarsi di una persona che conosci come il palmo della tua mano è ancora più difficile, sei sicura di sapere le sue mosse ma ogni volta scopri qualcosa di nuovo che ti lascia spiazzata.
Innamorarsi di Fred Weasley era un’impresa dalla quale non sarei uscita viva.
Soprattutto quando il rapporto da fratelli perfetti che avevamo avuto in dodici anni stava cambiando impercettibilmente, e non solo perché io mi ero innamorata di lui, qualcosa in Fred si stava muovendo, stava cambiando, e con lui il suo comportamento verso di me.
Ogni giorno in Sala Grande si sedeva accanto a me, comportandosi gentilmente, come un vero cavaliere, a volte un po’ impacciato; forse non si rendeva conto di quello che stava facendo.
George un giorno, a lezione di Divinazione, durante la quale ci eravamo messi seduti assieme, mi disse che la sera precedente era rimasto sveglio a rigirarsi nel letto, non riuscendo a trovare pace, ed era piuttosto strano, almeno secondo George.
Conoscevo Fred come le mie tasche, almeno credevo, e pareva fin troppo strano anche a me.
Fred dal momento in cui si metteva sotto le coperte crollava esausto e si addormentava come un bambino.
Malgrado i sentimenti che logoravano ogni parte sana e non del mio cervello, che ormai aveva deciso di ritirarsi, avevo imparato a convivere con la costante e sempre più convinta idea di essere innamorata di Fred.
Certo, sentivo ancora lo stomaco fare le capriole quando mi abbracciava o quando ci sfioravano appena, ma almeno avevo imparato a non rimanerci male quando succedeva qualcosa che non sembrava affatto a mio favore.
Come quando nell’ora di pozioni, basandomi sui racconti di George, era stato messo in gruppo con due ragazze di Corvonero, per mia sfortuna una di loro aveva del sangue di Veela che le scorreva nelle vene.
Avevo imparato a rassegnarmi il più delle volte, avevo sfiorato l’idea di lasciar perdere e provare a dimenticare il rossore sulle guance, gli stormi di pterodattili nello stomaco e tutte le risate che lui mi provocava sempre, ma poi avevo capito che senza di lui, senza tutte quelle sensazioni mi sarei sentita così orribilmente vuota che ormai per me amare Fred era un bisogno senza il quale non mi era possibile vivere.
Rimanevo comunque dell’idea che essere innamorata di lui non avrebbe giovato alla mia salute, soprattutto mentale.
Me ne accorsi una fredda notte di inizio Marzo in particolare, mentre guardavo la pioggia battere violenta sul vetro di una finestra della Sala Comune.
Mi stringevo nella mia vestaglia da notte di un lilla chiaro, che avevo infilato sopra il pigiama per riscaldarmi un po’, ero lì nel bel mezzo della notte perché non riuscivo a dormire.
Il vetro era appannato per il freddo e istintivamente poggiai l’indice della mia mano sinistra sulla superficie fredda che mi separava del gelo di quella notte.
Come quando ero bambina scrissi qualcosa di incomprensibile sul vetro, fino a che non mi accorsi delle quattro lettere che il mio dito aveva scritto: Fred.
Sentii dei passi pesanti scendere le scale e mi affrettai a cancellare la scritta con il palmo della mano, feci bene, perché quei passi appartenevano esattamente al centro fisso dei miei pensieri.
Mi girai verso di lui appena i suoi capelli rossi varcarono la soglia della Sala Comune, e non seppi come, ma gli sorrisi sicura di me, per la prima volta gli rivolsi un sorriso vero.
«Che ci fai qui, pasticcino?» Mi chiese avvicinandosi, anche lui in pigiama.
«Osservo la pioggia» Risposi girandomi di nuovo verso la finestra, vedendo la parte di vetro che avevo pulito con la mano, e accorgendomi che con il vetro appannato non ci fossero molte probabilità di vedere ciò che accadeva fuori. Mi morsi il labbro per la mia poca credibilità.
«E tu osservi la pioggia alle due del mattino?» Mi chiese Fred aggrottando le sopracciglia.
In effetti era un tantino strano.
«A dire la verità pensavo» Dissi sincera inclinando la testa, con lo sguardo ancora rivolto fuori,alle gocce d’acqua che si infrangevano sulla parte di vetro pulito.
«Posso sapere a cosa?» Mi chiese mettendosi appoggiato al davanzale della finestra, accanto a me.
Era strano, Fred normalmente mi avrebbe subito chiesto cosa mi affliggesse con un tono melodrammatico, io avrei cominciato a ridere, facendo ridere anche lui per poi perdere il filo del discorso iniziale, invece ora mia aveva chiesto se poteva sapere.
Forse ero io che mi facevo delle strane congetture, beh, erano le due di notte, come darmi torto?
«Niente di importante» Dissi a bassa voce, abbassando lo guardo sulle mie mani appoggiate sul davanzale, troppo vicine alle sue.
«Se è quello per cui sei triste da giorni, penso che sia importante invece» Mi disse lui serio, mentre io non avevo ancora il coraggio di spostare lo sguardo verso Fred.
Sospirai «Un ragazzo, lui mi piace ma non so come comportarmi» Dissi con un tono di voce leggermente più alto rispetto a prima, trovavo così buffo il fatto che stessi parlando a lui dei miei problemi.
«Lo conosco?» Mi chiese Fred  curioso.
Annuii, lui lo conosceva meglio di chiunque altro.
«Che vuol dire che non sai come comportarti?» Mi chiese inclinando la testa verso di me, sapevo che mi stava osservando curioso.
«Beh, non riesco a capire cosa prova lui per me, se semplice amicizia o qualcosa di più» Dissi puntando finalmente i miei occhi castani su di lui.
«Devi imparare a conquistarli i ragazzi» Mi disse lui alzando leggermente gli angoli della bocca mentre mi scompigliava i capelli, facendomeli cadere di fronte agli occhi.
«E come?» Chiesi curiosa, mentre portavo le ciocche nere dietro, liberando così la mia visuale.
«Io so conquistare le ragazze, non so come si faccia con i ragazzi» Mi rispose allagando il suo precedente sorriso.
«C’è un metodo di conquista universale?» Chiesi ancora.
«Forse»
«E tu lo conosci?» Sembrava una specie di interrogatorio, sorrisi divertita.
Fred mi disse di si con un cenno del capo, per poi avvicinarsi sempre di più.
«Vuoi che te lo insegni?» Chiese.
Annuii lentamente sorridendo, non sapevo come sarebbe andata a finire e poco mi importava ero curiosa,mi brillavano gli occhi dall’eccitazione dell’ignoto: non avevo la benché minima idea di quello che avesse fatto Fred alla mia approvazione.
Quasi troppo prevedibilmente mi abbracciò, stringendomi a se. «Per prima cosa devi imparare a conoscerlo meglio: in tutti i sensi» Disse in un sussurro con la bocca a meno di un centimetro dal mio orecchio,sussultai.
«Adesso, per provare, io ti parlerò di me, e tu farai quello che il tuo istinto ti dice, va bene?» Sussurrò ancora, questa volta allontanandosi.
«Mi chiamo Fred, ho sedici anni… » Iniziò,mentre si allontanava leggermente, io strinsi le mani sulle sue spalle, costringendolo a rimanere dove era. Lui sorrise.
«Ho un gemello, si chiama George ed è uno dei miei sei fratelli» Continuò portando la mano destra sul mio fianco, con me facevano sette fratelli, ma forse intendeva quelli veri.
Sospirai e dalla sua spalla sinistra, la mia mano si spostò fino ad arrivare al suo collo, sfiorando delicatamente i capelli.
Alison, sii sicura di te, avanti.
«La mia migliore amica, è innamorata…» Iniziò e rabbrividii a quella parola, aveva capito che ciò che provavo per quel ragazzo, che non era altri che lui, era amore e non semplice attrazione?
Certo che l’aveva capito, Fred era sveglio, nessun dettaglio gli sfuggiva mai, forse aveva notato la mia testa sempre persa fra le nuvole.
«Ma non mi vuole dire di chi» Disse alzando gli occhi al cielo, questa volta anche lui si avvicinò a me, ed ero più che certa che lui fosse perfettamente consapevole che ogni centimetro del suo corpo, stava lentamente aderendo con il mio,deglutii.
«Tocca a me» Dissi mettendogli una mano sul petto, ritrovando quel briciolo di lucidità che mi era rimasta.
Lui annuì.
«Mi chiamo Alison, Ally per gli amici, ho sedici anni» Iniziai mentre lui, sorridendo divertito, non aveva esitato a cingermi la vita con le braccia.
«Vivo con i Weasley da quando ho quattro anni» Continuai mentre aveva cominciato ad accarezzarmi i capelli con la mano destra, sistemando quelle poche ciocche rimaste agli angoli della fronte, dietro le mia orecchie.
«I gemelli sono quelli che preferisco di più» Dissi, non sapevo da dove diavolo fosse uscita quella frase, ma con Fred che intanto aveva la testa affondata nell’incavo del mio collo era abbastanza difficile pensare a cose sensate.
«E ho un’incredibile voglia di andare a dormire» Dissi quando suo naso sfiorava la pelle appena sotto il mio orecchio.
Allora si allontanò e io ricominciai a respirare regolarmente,guardandolo negli occhi.
«Hai un buon profumo» Disse lui a bassa voce, sbattendo le palpebre velocemente, come se cercasse di liberarsi da una qualche specie di ipnosi.
«G-grazie» Balbettai fissando i miei piedi nudi.
Ci fu un interminabile momento di silenzio, durante il quali ci guardammo negli occhi consapevoli di cosa avevamo appena fatto, o di cosa sarebbe successo.
«Buonanotte Fred» Dissi sospirando e accennando un sorriso, per quanto la mia poca lucidità rimasta mi permettesse di fare.
«’Notte, Ally» Mi disse lui alzando la mano per salutarmi.
Presi le scale che portavano al dormitorio femminile, e facendo il minimo rumore aprii la porta e raggiunsi il mio letto, l’unico vuoto.
Le mie compagne dormivano già da due ore o più.
Mi infilai sotto le coperte e pensai a cosa era accaduto, se lui conquistava tutte le ragazze in quel modo, mi domandavo come facessero quelle a rimanere vive.
Quando lo avevo salutato per andare a dormire, mi mancava il respiro, non capivo niente, nella mia testa c’era solo nebbia.
Non mi sentivo le gambe, le braccia mi formicolavano, mi girava la testa e faticavo a mettere un piede dietro l’altro, era un miracolo il fatto che fossi arrivata al mio dormitorio senza inciampare.
Accidenti, Fred un giorno o l’altro mi avrebbe ucciso.




Spazio autrice:
Buon giovedì, sparisco immediatamente, per domani ho da studiare greco, latino per le interrogazioni, storia e chimica per il compito in classe, direi una cosa meravigliosa.
Sono consapevole che questo capitolo fa più schifo della merda di cavallo (e vi assicuro che la cacca equina non è una cosa bella).
E' un po' cortino, credo, corto rispetto ai miei standard.
Anyway, cosa abbiamo? Fred che ci sta PALESEMENTE provando con Ally.
Solo che la mia protagonista è una stupida ragazza che ha perso il cervello (povero cervello, l'ho martoriato ahahah)  e non si accorge di niente.
Vi ringrazio per le 203 visualizzazioni al Prologo, cioè... wow! *^*
E per le 13 persone che seguono la storia e le 3 che la preferiscono.
Poi ringrazio Joanne che mi fa sentire sempre meno sola con la sua recensione, lol e invito a recensire anche voi, lettori silenziosi u_u
Anche per dirmi "hai ragione, questo capitolo è davvero una cacca equina" ma un vostro commento mi farebbe piacere ^_^
Quindi ora sparisco e vado a studiare, alla prossima :3
-Marianne

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Capitolo 9
*** Just A Game? ***




Avete presente quando una mattina di Marzo vi svegliate felici, perché fuori c’è il sole, la scuola quel giorno non può darvi alcun problema e i vostri amici si rivelano tutti molto simpatici, disponibili e soprattutto per quel giorno decidono di non farvi scherzi stupidi, tra i quali uno stupido gioco babbano si mette di mezzo riuscendo a rendervi le persona più confusa di questo mondo?
Ecco, quella mattina di Marzo per me, non fu affatto così.
Mi svegliai arrabbiata, decisamente arrabbiata, con la luna storta e dall’altra parte del letto.
Fuori pioveva a dirotto ormai dalla sera precedente, rendendo del tutto impossibile spostarsi al di fuori del castello senza inzupparsi, e avrei avuto Erbologia alla prima ora, scherziamo?
Io non ci pensavo nemmeno morta ad uscire dal mio caldo lettuccio per andarmi ad infangare le scarpe e poi rinchiudermi in quella serra.
Il tutto alle otto di mattina, quando il mio cervello ancora non funzionava. Doveva essere uno scherzo.
Purtroppo constatai che non era così quando metà del mio dormitorio si alzò svogliatamente dal letto, lamentandosi del tempo, mentre l’altra metà era costituita da Hermione che si trovava già diligentemente vestita e con i libri in mano davanti alla porta del dormitorio, sinceramente non avevo la più pallida idea di come facesse.
Decisi di seguire l’esempio delle mie compagne e vestirmi, di certo non sarebbe stato una stupida pioggerellina primaverile ad impedirmi di fare lezione, no?
Guardai fuori dalla finestra e mi ripromisi di non definire mai più “pioggerellina primaverile” quello che stavo vedendo.
Era un vero e proprio temporale con tanto di fulmini e acqua che si infrangeva a vento sui tetti e sulle finestre producendo un rumore a dir poco irritante e fastidioso.
Dopo uno sforzo immane riuscii a vestirmi e presentarmi in Sala Comune con una faccia pressappoco presentabile, sperando che non avessi gli occhi da pesce lesso che si chiudevano al primo momento di buio e di silenzio.
Fortunatamente non ero l’unica ad aver accumulato acidume durante la notte, la maggior parte delle persone alle quali rivolsi la parola erano intrattabili e scorbutiche, gli unici col sorriso sulle labbra erano Fred e George, che appena mi videro decisero di venirmi a salutare trasmettendomi la loro dose giornaliera di felicità e allegria.
«Fred, io ti consiglio di scappare, non ha ancora fatto colazione ed è arrabbiata»
 Cominciò George quando rivolsi ad entrambi un mezzo saluto ed un cenno con la mano.
«Peccato, non potrete fare la vostra battuta sullo yogurt scaduto» Dissi ironicamente.
«Infondo chi non sarebbe così acido con questo tempo? A parte io e la mia copia imperfetta, ovvio» Disse Fred.
«La copia imperfetta sarai tu, hai a che fare con il più bello dei due» Cominciò George.
Alzai gli occhi al cielo, facevano così ogni mattina? Per un attimo provai tristezza per Lee Jordan costretto a sopportarli tutta la notte e ringraziai di non essere lui.
«Sto morendo di fame, copie imperfette, muovetevi» Gli dissi tirandoli per la divisa, mentre mi avviavo verso l’uscita della Sala Comune.
«Non trovi che Harry se la sia cavata magnificamente nella seconda prova?» Mi fece osservare George mentre scendevamo le innumerevoli rampe di scale.
I due parlavano del Torneo giorno e notte, malgrado la seconda prova si fosse svolta ben due settimane prima, continuavano a parlarne e ad elogiare Harry.
Non  nascosi che Harry aveva davvero portato a termine la prova in un modo fantastico.
Certo, dovevo ancora capire chi gli avesse dato l’Algabranchia per respirare sotto acqua, ma la cosa che mi lasciò più sorpresa, fu quando invece di riportare a galla solo Ron, come doveva fare, riuscì a salvare anche la sorella di Fleur che era stata costretta a ritirarsi, non tutti l’avrebbero fatto, ma era una di quelle cose che caratterizzava l’essere Grifondoro di Harry.
Sobbalzai quando l’ennesimo tuono mi fece quasi saltare via dal tavolo.
«Buona fortuna, Ally,non sarà una passeggiata andare ad Erbologia oggi, per fortuna che né io né George ce l’abbiamo in programma» Esclamò Fred, divertito dal mio comportamento.
Aveva sempre preso in giro la mia paura dei temporali, ma non potevo farci niente se ero una calamità per catastrofi naturali, se fossi uscita sicuramente mi sarebbe caduto un fulmine in testa.
Per un attimo mi passò per la testa l’idea di saltare Erbologia e ripassare Incantesimi per l’ora dopo, poi mi ricordai che la professoressa Sprite avrebbe finalmente riportato quei temi su…non ricordavo nemmeno più su cosa fosse, ma di certo l’avevo copiato da qualcuno, quando mai avevo fatto un tema di Erbologia io?
«Ne avrò bisogno, sono un parafulmini naturale!» Dissi mentre imburravo con estrema lentezza il mio toast,magari se avessi fatto tardi,avrei potuto incolpare il tempo.
«Ehi Ally, noi andiamo o Moody ci lancia una maledizione senza perdono» Disse Fred per poi darmi un bacio sulla guancia e poi scomparì dalla Sala Grande trascinandosi dietro George.
Sorrisi appena i due gemelli mi lasciarono sola con metà toast imburrato e l’altra metà ancora da imburrare, mentre le mie guance – come avrei potuto giurare – andavano a fuoco.
Guardai fuori dalle finestre, l’intensità della pioggia non sembrava diminuire, quindi addentai il mio toast così com’era e quando ebbi finito la mia colazione decisi di prepararmi psicologicamente per i seguenti cinque minuti che avrei passato sotto la pioggia ad inzupparmi fino al midollo.
 
Oltre Ogni Previsione al tema di Erbologia, un bel voto per un tema copiato.
Infondo l’avevo copiato da un Corvonero, forse lui aveva preso Eccezionale, ma non avevo la minima idea di chi fosse, forse si chiamava Reginald o Robert, oppure…ah, quante complicazioni, non me ne importava più di tanto.
L’unica cosa a cui riuscivo a pensare quella sera era che se mi fosse entrata un altro po’ d’acqua nelle scarpe in quel momento avrei avuto un allevamento di girini sotto i piedi, provai un’immensa sensazione di sollievo quando le tolsi insieme alla divisa per scivolare in abiti decisamente più comodi: un semplice blue-jeans e un maglione grigio scuro che mi andava un po’ largo forse era di George e l’avevo messo nel baule per sbaglio.
Andai in Sala Comune per un po’ di sano e meritato riposo – dopo quella giornata era il minimo – e per scherzare un po’ con i miei amici.
«Ecco dov’era finito il mio maglione!» Esclamò George appena mi vide.
Avevo sistemato i miei dubbi.
«Se vuoi te lo ridò» Dissi sorridente.
«Per quanto ci tenga, non penso che Fred mi manterrebbe in vita se ti chiedessi di ridarmelo in questo istante» Disse guardando il fratello con un’occhiata complice, quei due complottavano qualcosa.
Li guardai come per chiedere spiegazioni ma da loro non arrivò alcuna risposta, perciò non avendo voglia di sentire i pettegolezzi di mezza Hogwarts decisi di sedermi sul divano, dove con mia grande sorpresa trovai la mia borsa con i libri dentro.
Non avevo fatto in tempo a chiudere gli occhi, riposandomi al solo suono dello scoppiettare del fuoco, che Ginny entrò esultante in Sala Comune, sventolando una bottiglia.
«Ragazzi! Colin mi ha spiegato un gioco babbano!» Disse gridando, per richiamare l’attenzione dei presenti.
«Che gioco? Chiese incuriosito Ron.
«Si chiama gioco della bottiglia» Spiegò Ginny. Però, che fantasia che avevano i babbani.
«E in cosa consiste?» Chiesi curiosa, mentre mi alzavo per avvicinarmi a lei al centro della stanza.
«Ci sediamo tutti in cerchio, in mezzo mettiamo la bottiglia, la facciamo girare e questa sceglierà uno di noi, questa persona deve baciare un’altra persona che a sua volta viene scelta dalla bottiglia» Disse velocemente, ma afferrai il concetto, ci sarebbe stato da divertirsi.
«Io ci sto! Fred, George, giocate?» Chiesi.
Loro mi guardarono e poi scoppiarono a ridermi in faccia «Dai, sembra divertente!» Protestai tirando Fred per un braccio.
«Vedremo quanto sarà divertente quando ti toccherà baciare un moccioso di tredici anni» Mugugnò infine arrendendosi a me e avvicinandosi a tutti quelli che, incuriositi, avevano raggiunto Ginny.
«Io credo che non sia opportuno» Disse Hermione dal fondo della Sala con il suo solito libro in mano.
«Ti divertirai anche tu» Le dissi togliendole quell’enorme tomo dalle braccia e posandolo da qualche parte, probabilmente su un tavolo.
Sbuffò e raggiungemmo il cerchio che si era formato al centro della Sala Comune.
Eravamo io, Ginny, Hermione, Fred, George, Harry, Ron, Katie, Alicia, Lee, e Colin Canon.
Angelina da tempo, ogni volta che Fred entrava in una stanza, usciva, non avevano ancora fatto pace, ma il mio sesto senso e intuito femminile – quello di cui purtroppo i ragazzi non disponevano, era questo che a volte li rendeva così idioti? – mi diceva che sarebbero ritornati quelli di una volta prima della fine dell’anno.
Hermione prima di iniziare teneva a chiarire alcuni punti: «Se la bottiglia sceglie due ragazze o due ragazzi…cosa…»
«Bacio sulla guancia» Disse prontamente Ginny.
«E tra fratelli?» Chiese Ron.
«Lo stesso» Gli rispose la rossa.
Ovviamente, la regola dei fratelli, nell’impossibile e remoto caso la bottiglia avesse scelto me e Fred, non sarebbe valsa, o avrei fatto di tutto per non farla valere.
Non mi preoccupai più di tanto, la fortuna quel giorno non era dalla mia parte.
Quando mai la fortuna è stata dalla tua parte, Alison?
Effettivamente la vocina che cominciavo a sentire troppo spesso aveva ragione: in tutti i miei sedici anni di vita, se la fortuna mi vedeva, si rimetteva la benda sugli occhi e cominciava a correre lontano da me come se l’avessi spaventata a morte.
In quei minuti durante i quali la mia mente era vagata sin troppo oltre, la bottiglia aveva già scelto Colin e Harry, feci di tutto per non trattenere le risate, il fan numero uno di Harry avrebbe dovuto baciarlo sulla guancia, era come se il povero Colin non credesse.
Dopodiché fu il turno di Ginny e Ron, la famosa regola dei fratelli mi impedì di farmi due sane risate, mi persi alcune scelte della bottiglia in quanto l’acuta voce di Ginny non richiamò mai il mio nome.
«Questa è l’ultimo giro, poi tutti a dormire» Disse George, evidentemente stufo di quel gioco fin troppo imbarazzante.
La bottiglia iniziò a girare veloce, colpita da Ginny e poi rellentò…rallentò sempre di più fino a posarsi verso di me.
«Ally!» Esclamò Ginny, poi diede un’altra spinta alla bottiglia, che si fermò verso qualcuno alla mia destra, o meglio, verso qualcuno accanto a chi era alla mia destra. Accanto a me c’era George e accanto a lui c’era Fred.
Merda!
Alison, ti sembrano parole da adoperare?!
«E Fred!» sentii George sghignazzare per poi aggiungere: «Ragazzi voi non siete fratelli come lo sono Ron e Ginny, no?»
Grazie mille, George.
Quest’ultimo si fece da parte togliendosi di mezzo, e io mi ritrovai faccia a faccia con Fred, lui sorrideva e intanto si avvicinava, io facevo lo stesso, solo che non sorridevo, il mio viso era completamente paralizzato.
Non in senso negativo, ovvio che no, dentro di me provavo delle emozioni indescrivibili che non mi permettevano di muovere un solo muscolo.
Le nostre fronti si toccarono, percepivo almeno dieci paia di occhi su di noi, cominciai a sorridere nervosa, non avevo altra scelta se non quella di baciarlo.
Poi, quando le nostre labbra si stavano per sfiorare, alzai la testa e gli posai un bacio sul naso e scoppiai a ridere.
Sentii alcuni commenti delusi e istintivamente posai miei occhi su George, e poi sugli altri, notai il piccolo sorriso amaro sulle labbra di Fred.
Tutti si alzarono da terra e si apprestarono a raggiungere i dormitori, io, ricordandomi della borsa sul divano, lo raggiunsi per prenderla.
Non feci caso al fatto che George fosse salito, mentre Fred era rimasto in Sala Comune.
Presi la borsa, ma non vi trovai il libro di Incantesimi, che infatti era appoggiato sul bracciolo, feci per prenderlo ma due mani si posarono sui miei fianchi, facendomi sobbalzare.
Mi girai e vidi Fred, era vicino, troppo vicino.
«Ehi, mi hai fatto prendere un colpo» Gli dissi a bassa voce, puntò gli occhi sui miei e feci di tutto per cambiare argomento «Stavo prendendo un libro che era uscito dalla borsa…e…» Iniziai poi lui sorrise divertito e mi bloccò iniziando a parlare.
«Ci sono rimasto male, pasticcino» Mi disse, mettendo un finto broncio, già il fatto che mi avesse chiamato pasticcino era segno che non era realmente arrabbiato o deluso.
«Per cosa? » Chiesi facendo finta di non sapere di cosa stesse parlando, mentre avevo un’idea in testa e quel gioco babbano centrava qualcosa.
«Lo sai» Mi disse avvicinandosi.
In quel momento i nostri occhi distavano più o meno due centimetri, forse meno.
Bacialo Alison, siete soli, bacialo!
Non feci in tempo a replicare o a prendere qualsiasi tipo di iniziativa che Fred aveva già posato le sue labbra sulle mie.
Rimasi un po’ sorpresa, mi aveva lasciato spiazzata, senza la possibilità di pensare, perché con la consapevolezza che lui mi stesse baciando il mio cervello aveva deciso di prendersi qualche minuto di ferie.
Istintivamente incrociai le braccia dietro il suo collo, ricambiando il bacio, giurai di averlo sentito sorridere, mi avvicinò di più a lui, mentre con gentilezza si insinuava tra le mie labbra.
Una sua mano era posata sul mio viso, l’altra era dietro la mia schiena, si avvicinò a me, tant’è che pensai che non potessimo essere più vicino di come non lo fossimo già, cercammo di spostarci, ma rovinosamente.
Infatti non avevamo tenuto conto che dietro di noi si trovasse il divano e che ci cademmo sopra come due sacchi di patate.
La caduta comportò che ci staccassimo l’uno dall’altra ma anche che lui in quel momento si trovasse esattamente sopra di me, su un divano della Sala Comune.
Scoppiai in una naturale risata, mentre molto probabilmente ero arrossita fino alle orecchie, sfiorando tutte le cromature del rosso.
«Sei così buffa, Ally» Mi disse lui accompagnando la mia risata.
«Non so come replicare» Dissi in tutta sincerità.
«Allora devo essere stato proprio bravo per toglierti addirittura l’ultima parola» Disse sorridendo beffardo.
Non sarebbe mai cambiato, e dentro di me speravo che rimanesse per sempre il solito Fred, quello con cui ero cresciuta, perché era proprio quel suo modo di fare che mi ero innamorata di lui.
«Posso alzarmi?» Chiesi sorridendo dopo un paio di minuti che eravamo in silenzio e fermi in quella posizione.
Lo vidi arrossire un po’ poi si alzò dal divano lasciandomi la possibilità di muovermi, anche se non sapevo come facevano le mie gambe a muoversi senza cedere.
Mi alzai ritrovando nuovamente un contatto con i suoi occhi.
«B-buonanotte» Dissi sorprendendomi ancora di più di avere ancora il dono della parola.
Però non mi mossi di un centimetro e continuai a guardarlo,poi decisi che il dormitorio, le mie amiche e soprattutto il mio caldo e accogliente letto potevano aspettare, afferrai Fred per la maglietta blu che portava e lo avvicinai a me per poi baciarlo di nuovo, meno impacciatamente della volta precedente.
Dopodiché gli sorrisi e mi avviai verso le scale.
«Sono davvero così bello da non beccarmi uno schiaffo ma addirittura un altro bacio?» Mi chiese quando misi piede sul primo gradino.
Sapeva bene che in condizioni normali, quando lui per me era ancora uno dei miei migliori amici, gli avrei mollato un ceffone sulla guancia, ma quelle non erano condizioni normali.
Mi voltai «Sì, ma non farci l’abitudine» Gli dissi, poi mi avviai verso i dormitori consapevole che non sarei mai stata capace di dargli uno schiaffo solo per avermi baciata.


Spazio Autrice.
Mh, prego i forconi sono alla vostra destra.
Lo so, sto andando troppo velocemente ma...dato che mia sorella verso le tre del mattino mi ha svegliata cominciando a russare, ho ricominciato a dormire solo un'ora dopo.
E indovintate cosa ho fatto per un'ora oltre a rigirarmi nel letto? Tu, in fondo alla stanza, con la mano alzata
No, non ho cazzeggiato su twitter, okay anche quello...ma cosa più importante ho pensato a questa storia e a come svolgerla. AKFHJKDFA ho in mente una cosa fantastica *^*
Anyway *inizia a cantare 'this' di Ed Sheeran* questo è solo l'inizio.
Spero che vi piaccia, non so come i maghi vedano il gioco della bottiglia - che gioco babbano davvero inutile - però ci ho provato ewe.
Questa mattina, efp non andava e io ero in panico, lol ero tipo: 'e non funziona più? mi hanno cancellato l'account io devo mettere il capitolo!' ma poi tutto si è risolto :3
Come sempre vi invito a recensire, non vi mangio mica, mi rendete felice quando recensite, fate una buona azione. ^___^
Adesso scappo, lo spazio autrice è più lungo del capitolo stesso D:
Ah si, volevo ringraziare: 
 Audrey5, Calia, Chiaretta_lettrice,  evechisaro,  Fred_Deeks_Ben, JoanneBlack, Margareth54,  Mar_Alex01, Miky__,  Sandyblack94,
 Strix, Waindo18,   Williams_  
e  _LenadAvena_,  per aver inserito questa storia nelle seguite e ancora JoanneBlack (doppi ringraziamenti u.u) che recensisce sempre :3
Alla prossima :D
-Marianne


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Capitolo 10
*** I'll Find Out What He Knows. ***




La stanchezza però sconfisse il mio cervello che pensava al suo sorriso alle sue labbra, non avevo la minima idea di cosa sarebbe successo il giorno seguente, cosa ci saremmo detti, cosa avremmo fatto, come si sarebbe svolta la cosa.
In quel momento però l’unica cosa a cui riuscivo a pensare erano labbra di Fred sulle mie, la loro morbidezza e come avevo trovato incredibilmente dolce quel gesto.
Mi sentivo felice, pensai che per la prima volta in circa sei mesi, avrei avuto un vero sorriso da mostrare agli altri, avrei potuto sorridere imbarazzata quando gli occhi di Fred incrociavano i miei.
Il sonno si aggiunse alla stanchezza mettendo a tacere i miei pensieri, mi prese e mi gettò nel mondo che la notte mi inghiottiva, senza sogni, un sonno tranquillo.
 

***

 
La mattina seguente mi svegliai con il sorriso sulle labbra, decisamente in modo del tutto differente dalla mattina prima.
Era presto, e nessuno nel mio dormitorio si era ancora svegliato così mi preparai facendo il minimo rumore, ero così stordita da ciò che era successo la sera prima che non mi ricordavo nemmeno che suono avesse la mia voce, quando scesi in Sala Comune non trovai nessuno per quanto era presto.
Non mi ero nemmeno resa conto che il sole era appena spuntato all’orizzonte, colorando il cielo di un leggero arancione chiaro, sfumato con il rosa.
Lanciai un sospiro, non percependo un’altra presenza oltre alla mia nella stanza, infatti tornai alla realtà solo quando la voce di George riecheggiò nella Sala Comune.
«Buongiorno» Disse regalandomi un’occhiata complice, curiosa di sapere qualcosa che io custodivo piuttosto gelosamente.
E poi perché voleva saperlo da me? Non gliel’aveva già raccontato Fred?
E se a lui non glie ne fosse importato niente e non aveva nemmeno avuto l’idea di raccontarlo al suo gemello?
Per qualche istante una sensazione di panico mi attraversò lo stomaco, il cuore, passò nei miei occhi, spalancati per il terrore.
Avevo paura che per Fred non fosse contato nulla mentre per me era tutto.
«Tutto bene?» Mi chiese George dopo qualche secondo passato in trance, non l’avevo nemmeno salutato.
«Sì, grazie George» Dissi ritornando alla realtà, scuotendo la testa.
«Tu non me la racconti giusta» Mi disse avvicinandosi al divano, dove ero appoggiata.
«Credo che tu debba saperlo, ma non ti dirò niente» Dissi alzando le spalle per poi saltellare verso le scale che conducevano ai dormitori.
Lui aveva il diritto di saperlo, tempo prima avevo giurato che sarebbe stato il primo nel caso fosse successo qualcosa tra me e Fred, lui infondo mi aveva aiutato, mi aveva ascoltato durante i lunghi pomeriggi piovosi a lamentarmi di ciò che succedeva.
Mi aveva sopportato dopo il lungo periodo di depressione dopo il fidanzamento di Fred e Angelina.
Mi aveva ascoltato senza fiatare durante i miei monologhi sulla mia vita sbagliata, che finivano sempre tra le lacrime.
Mi aveva consolato quando ne avevo bisogno, lui c’era sempre stato, e gli volevo bene.
Infondo meritava di sapere.
«Tanto lo so già» Disse con un sorriso beffardo sulle labbra.
A quel punto la sensazione che avevo provato poco prima svanì del tutto, lasciandomi con un sincero sorriso sulle labbra e gli occhi che mi brillavano.
Girai la testa per fargli la linguaccia mentre continuavo a camminare, ma proprio in quel momento mi scontrai con qualcuno.
Pregai Merlino, Circe e Morgana che non mi fossi imbattuta in Fred, non avrei saputo cosa dire o cosa fare maovviamente nessuno ascoltava mai le mie preghiere.
Infatti vidi i suoi occhi caldi puntati contro i miei e i suoi capelli rossi leggermente in disordine il tutto mentre mi rivolgeva uno dei suoi magnifici sorrisi.
Okay, avrebbero dovuto tenermi un posto in infermeria perché sarei svenuta a breve.
«Sai già cosa, George?» Chiesi staccando gli occhi da quelli di Fred e non muovendomi di un millimetro, li posai su George ancora appoggiato al divano.
Mi ero cacciata in una situazione più grande di me, se avessi continuato a guardare Fred mi sarebbero venute in mente tutte le immagini della sera prima, se avessi continuato a parlare con George sarebbe venuto fuori il discorso di ciò che era successo la sera prima.
In entrambe le situazioni avrei voluto avere la capacità di smaterializzarmi ma le lezioni sarebbero iniziate solo fra una settimana, dannazione!
«Per le mutande di Merlino! Il tema di Pozioni!» Esclamò George mettendosi una mano sulla fronte, iniziò a correre verso di noi, sorpassandoci e salendo verso il dormitorio dei ragazzi.
Non ero stupida, persino un troll si sarebbe accorto che non c’era nessun tema di Pozioni.
E poi, da quando George faceva i compiti? Era risultato davvero poco credibile.
Perché ci aveva lasciati soli?
«Bellissima giornata, non trovi?» Dissi alzandomi sui talloni per poi ritornare con i piedi per terra.
«Già, oggi non piove» Mi disse lui voltandosi verso la finestra.
Porca Circe, Alison, di’  qualcosa!
«Piuttosto strano parlare del tempo, date le circostanze» Osservai guardandolo negli occhi.
«In questo momento starei ore a parlare del tempo, se potessi» Mi disse Fred ricambiando lo sguardo con fare gentile.
Codardo.
Infondo anche io, se avessi potuto, avrei in ogni modo cercato di sviare quel discorso ma era impossibile, perciò mi dissi che era meglio affrontare la realtà.
«Fred, dobbiamo parlare di quello che è successo ieri» Dissi chiudendo gli occhi: non volevo vedere la sua reazione, qualsiasi cosa fosse stata, se uno sguardo confuso o un gesto repentino.
«Hai ragione, ci sediamo?» Mi chiese indicando il divano. Annuii e una volta raggiunto il divano rosso mi misi seduta, seguendo Fred con gli occhi, mentre aspettavo che prendesse posto accanto a me.
Quando fummo entrambi seduti, dimenticai tutte le cose che avrei voluto dirgli, come se il mio cervello si fosse svuotato, deglutii sonoramente, e Fred mi rivolse un sorriso divertito.
Cosa rideva? Tanto era nella mia stessa situazione.
«George ci sta mettendo davvero tanto a prendere quel tema…» Disse Fred spostando per una frazione di secondo lo sguardo da me, mi fu sufficiente per ritrovare un briciolo di ragione.
«Non c’è nessun tema, Fred» Dissi io.
«Lo so, pasticcino» Mi rispose lui come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Quindi erano d’accordo?
Ora si spiegava tutto, Fred voleva evidentemente rimanere solo con me, e George per facilitargli le cose si era tolto di mezzo con una banale scusa, sapevo che tramavano qualcosa.
Sorrisi rendendomi conto del loro piano, poi la sensazione di panico mi attraversò nuovamente.
Avevo paura che Fred non approvasse ciò che provavo per lui, era sempre così scherzoso, ma aveva organizzato il tutto fin troppo seriamente, così presi un bel respiro prima di parlare.
«Fred, so che per te è tutto sbagliato, che noi…» Iniziai, ma lui mi mise un dito sulle labbra per farmi stare zitta.
«Perché sarebbe sbagliato?» Mi chiese.
«Beh… noi siamo cresciuti insieme, siamo come fratelli! E i fratelli non si baciano» Dissi guardandolo negli occhi.
Scosse la testa mentre faceva uno di quei sorrisi sghembi che io adoravo tantissimo.
«Ehi, sono Fred Weasley, quando mai ho fatto qualcosa secondo la sua logica?» Mi disse mettendomi una mano sulla spalla.
Finsi di rifletterci su per qualche momento. «Mai!» Esclamai infine, slanciandomi verso di lui per abbracciarlo.
Mi strinse tra le sue braccia, e mi sentii al sicuro.
Era una bella sensazione sentire la sua mano accarezzare i miei capelli, oppure stringermi forte a se come per proteggermi.
«Promettimi una cosa» Dissi, lui restò in silenzio ed io continuai «Che tutto questo non ti cambierà…che non ci cambierà»
«Saremo gli stessi Ally e Fred di sempre, promesso» Mi sussurrò all’orecchio, lasciandoci un sonoro bacio.
In quel momento entrò George, era incredibile come quel ragazzo riuscisse ad arrivare sempre nel momento sbagliato.
«Non ho trovato il mio tema, Piton mi ucciderà» Disse in preda ad una crisi di nervi.
«Dai George, smettila di recitare, non c’è nessun tema» Gli dissi io alzandomi dal divano.
«Oh, il tema c’è eccome» Disse sorridendo nervoso mentre ispezionava ogni angolo della Sala Comune.
Fred intanto stava cercando qualcosa nella tasca dei pantaloni, con gli occhi rivolti al soffitto, un sorriso gli spuntò sule labbra quando trovò quello che cercava.
«Intendi questo, George?» Chiese sventolando un pezzo di pergamena.
«Tu…cosa….come?» Chiese George aggrottando le sopraciglia, in seguito strappò la pergamena dalla mano del fratello, aprendola e posando un bacio sulla carta «Grazie a te George sarà ancora vivo»
Scossi la testa, alzando gli occhi al cielo e realizzai che era veramente troppo presto, dato che forse gli unici svegli in tutta la Torre di Grifondoro eravamo noi tre.
«Ho fame» Annunciai.
«È presto per mangiare, sono le sette, e si mangia alla otto» Disse Fred.
«E noi abbiamo due ore libere prima di iniziare le lezioni quindi…» Disse ancora George.
I due si guardarono negli occhi, escludendomi da quella conversazione muta.
«Ehi, fratellino, pensi a quello che penso io?» Chiese ancora George.
«Se stai pensando alla statua della Strega Orba al terzo piano, allora sì» Rispose Fred con gli occhi luccicanti.
Stavano davvero parlando di quella statua, di quella cosa orribile impiantata a metà corridoio del terzo piano?
«Scusate, credo di essermi persa qualcosa» Mi intromisi.
«Avanti, Ally, prendi il mantello e seguici» Mi disse George.
Feci appena in tempo ad afferrare il mantello che i due mi avevano già preso per mano e trascinato fuori dalla Sala Comune.
Pochi minuti dopo stavamo correndo per le scale, rischiando di romperci tutti e tre l’osso del collo cadendo quasi rovinosamente ogni due scalini che scendevamo.
Arrivati davanti alla statua, ormai senza fiato per la corsa, George alzò la gobba alla statua della strega «Dissendium» mormorò, e con mio grande stupore si rivelò una specie di passaggio segreto.
Spalancai gli occhi e guardai i gemelli, alternando lo sguardo tra di loro, per chiedere spiegazioni.
«Direttamente alla cantina di Mielandia!» Esclamò Fred.
«Prima le signore» Disse George invitandomi a scendere per quel cunicolo, che sembrava tutto, meno che invitante.
«Non credo proprio, prego!» Gli risposi incitandolo a scendere, lui sbuffò e si calò giù.
Stetti in silenzio finché Fred non parlò.
«Ormai dovrebbe essere arrivato, vai tu» Mi disse sorridendomi.
Presi un grosso respiro e mi calai giù per il passaggio, per qualche secondo scivolai sul terreno duro e ruvido, poi i miei piedi toccarono terra e continuai a camminare, finché non raggiunsi una porta leggermente aperta, forse da George.
Entrai e mi ritrovai in uno spazio buio, illuminato soltanto da due finestre non molto grandi che scoprii dare sulla strada del retro di Mielandia, mi girai e vidi George arrampicarsi su una cassa che sembrava piuttosto resistente, per aprire una delle due finestre.
«Che fai?» Chiesi avvicinandomi.
«Apro la finestra, Mielandia è chiusa, in qualche modo dovremmo pur uscire di qui» Disse armeggiando con la maniglia che sembrava non essere toccata da anni.
«George, stai sbagliando finestra, quella a destra si apre più facilmente» Disse Fred una volta entrato nella cantina, mentre si toglieva la polvere dal mantello.
«Hai ragione» Allora spostò la cassa sotto la finestra vicino e l’aprì senza molte difficoltà.
«Esco prima io!» Esclamai saltando sopra la cassa.
Aiutata da Fred e George – soprattutto da Fred – uscii dalla finestra ritrovandomi stesa sul freddo terriccio con il quale mi sporcai un po’.
Dopo di me uscirono anche i due gemelli, e ci incamminammo per le strade di Hogsmeade.
«Abbiamo le divise di Hogwarts, non credete che ci riconosceranno? Finiremo nei guai, me lo sento» Dissi mentre camminavamo.
«Non se sai dove andare» Disse Fred sorridendo, poi mi prese per mano, e se qualcuno mi avesse chiesto la causa del mio improvviso rossore, avrei dato la colpa al freddo.
Ci fermammo davanti alla Testa di Porco e alzai un sopracciglio quando i due gemelli mi trascinarono letteralmente dentro.
Quando entrammo il locale era semivuoto, se non per una o due persone solitarie, sedute ai tavoli in fondo al locale, un uomo alto e con una lunga barba grigia ci osservava torvo da dietro il bancone, lo sentii borbottare qualcosa inerente ad Hogwarts.
«Ehi, Ab, come va la vita?» Gli chiese George.
«Non c’è male Weasley, voi piuttosto che ci fate qui?» Rispose burbero il vecchio mentre puliva un calice di birra con uno straccio.
«Siamo venuti a fare colazione, sai ci siamo svegliati presto questa mattina» Concluse Fred.
«E c’è una novità! Abbiamo portato con noi la nostra sorellina» Disse George costringendomi ad uscire dal mio nascondiglio che avevo creato dietro le loro spalle.
Feci un mezzo sorriso ma mentre stavo per parlare l’uomo parlò: «Non sembri una Weasley» Disse aggrottando le sopracciglia.
«Oh, non lo sono, ma vivo con loro da quando sono piccola, quindi mi considerano come una sorella» Dissi.
«Sono Aberforth… Silente» Disse l’uomo presentandosi.
Silente?
Non poteva essere, quell’uomo era il fratello di Albus Percival Wulfric Brian Silente? Guardandolo meglio mi stupii di come si assomigliassero, i tratti del viso di Aberforth erano simili a quelli del nostro preside.
Mi stupii anche il fatto di essermi ricordata l’interno nome del professor Silente ma non importava.
«Io sono Alison Clark» Dissi facendo uno dei miei sorrisi migliori, però il bicchiere che Aberforth teneva in mano cadde, rompendosi in mille pezzi.
«Clark hai detto?» Mi chiese ancora.
Annuii, mentre il sorriso era sparito dal mio volto, lui sbatté gli occhi un paio di volte, per poi cambiare argomento.
«Cosa vi porto, ragazzi?» Chiese.
Io non risposi, ero troppo occupata a pensare perché il mio cognome gli suscitasse così tanto stupore, quindi Fred ordinò per tutti e tre.
«Tre burrobirre e qualche cosa da mettere sotto i denti» Disse mentre prendeva di nuovo la mia mano e si avviava verso un tavolo, il contatto con la pelle calda di Fred mi riportò alla realtà, e mi sedetti vicino a lui, aspettando che quello che avevamo ordinato ci venisse portato.
Aberforth stava per dire qualcos’altro ma George lo precedette: «Lo sappiamo Ab, nessuno sconto speciale, è già tanto se chiudi un occhio sulle nostre gite clandestine» Scoppiai a ridere, chissà da quanto tempo George e Fred conoscevano Aberforth e quel posto, io non ci ero mai stata, nessuno mi aveva mai parlato troppo bene del locale, e preferivo di gran lunga i Tre Manici di Scopa anche se in situazioni come quella in cui mi trovavo, non era esattamente il posto più indicato.
«Tutto bene?» Mi chiese Fred, notando la mia espressione.
Feci di no con la testa «Quell’uomo sa qualcosa sul mio passato, e io lo scoprirò» Dissi a bassa voce, mentre vedevo Aberforth avvicinarsi con le nostre burrobirre su un vassoio.


Spazio Autrice:
HERE I AM.
Ho aggiornato velocemente questa settimana *3* mi sento onnipotente.
No okay.
Finalmente son ricominciati i capitoli interessanti, aah, Ab ( Aberforth è troppo lungo e non mi piace) è evidente che sappia qualcosa su Ally, ma è un osso duro il mio Ab, tzk.
Anche se non fa molto in questo capitolo e dice poca roba nel prossimo (che devo solo scriverlo perchè in testa ne ho una bozza) non so come l'ho fatto uscir fuori. Se troppo OOC non lo so ç_ç perdonatemi se non è l'Ab che vi aspettavate.
Dato che siamo nel quarto libro, ho pensato che i gemelli si erano fatti tutti i passaggi di Hogwarts per andare a Hogsmeade almeno un centinaio di volte, lool.
Bien, cosa ne pensate dei nostri nuovi fidanzatini? *w* Vi premetto che ODIO le cose troppo sdolcinate e vomitevoli, quindi non mi vedrete mai scrivere cose del tipo "Fred amoruccio mio ti amo" (un qualcosa alla Lavanda Brown con RonRon, per capirci °-° ugh)
Adesso, dato che la mia febbre va affievolendosi sempre di più, credo che andrò a studiare per domani ç_ç
Come sempre, grasssie a tutti voi che recensite, mettete tra preferite/seguite/ricordate e leggete silenziosamente :3
A non so quando (quando mi deciderò a mettere per iscritto il casino di idee che ho in testa) :33
-Marianne

ps: ho cambiato l'introduzione della storia, vi piace? :3 pps: domani è il compleano del mio ricciolino dagli occhi verdi *-* (le directioner capiranno,lol) *scompare*  

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Capitolo 11
*** Don't Tell Mum ***




Quando finimmo la nostra colazione, tolsi i galeoni dalla mano di George e mi precipitai al bancone dietro il quale c’era Aberforth.
Poggiai i soldi sul legno scuro e rovinato e iniziai a parlare: «Allora, lei conosceva i miei genitori?» Chiesi sorridente.
Lui annuì senza proferire parole mentre prendeva le monete e, dopo averle esaminate, le infilava in una tasca della giacca che indossava.
«E che tipi erano? Io non me li ricordo molto bene» Dissi.
«Assomigli molto a tua madre, Clark, ma hai la parlantina di tuo padre, e io non sopportavo la parlantina di tuo padre» Disse accigliato.
Alzai le sopracciglia e sospirai, si sarebbe rilevato più difficile di quanto pensassi.
«L’ultimo ricordo che ho di mio padre è una foto sulla Gazzetta del Profeta» Dissi triste.
Molly aveva conservato quel giornale, avevo letto l’articolo sull’arresto di mio padre quando avevo dodici anni, sei anni dopo la mia tragedia familiare, secondo Arthur ero abbastanza grande per capire.
Da quel giorno avevo vissuto con l’idea che mio padre fosse un assassino, eppure doveva pur aver un motivo, non aveva alcun senso uccidere la persona che aveva sposato, quella che amava, di punto in bianco.
Per quanto ne sapessi non avevo parenti che mi avrebbero accolta in casa da bambina, almeno non avevo parenti ai quali andava di crescere una bambina senza genitori, abbastanza grande per fare domande su sua madre e su suo padre, sul perché lei non viveva più con loro.
Mia madre doveva fidarsi ciecamente di Molly per affidarmi a lei quando avevo solo quattro anni.
«Charlotte ha insistito tanto per far entrare anche suo marito nell’Ordine, si è visto come è andata finire…» Disse con una punta di disprezzo.
«Cos’ è l’Ordine?» Chiesi piegando la testa di lato.
«No, ragazzina, non ho intenzione di dirti una parola di più, a tempo debito, forse, lo saprai» Disse Aberforth stressato dalle mie continue domande, forse si era reso conto di aver detto troppo.
Feci per replicare ancora una volta, magari l’avrei convinto, ma riprese a parlare prima che potessi farlo io.
«Non siete in ritardo per le lezioni?» Chiese torvo.
«Ha ragione, Ally, andiamo» Mi disse Fred, che intanto si era alzato e mi aveva raggiunto con George, cingendo le mie spalle con un braccio, così mi incamminai insieme ai gemelli verso l’uscita del locale.
L’aria fredda mi punse il viso, il vento si era alzato e decisi di stringermi meglio nel mantello.
Camminammo finché tranquillamente George e Fred non superarono Mielandia, davanti alla quale io mi fermai.
Fred si voltò verso di me con un’espressione interrogativa.
«Non passiamo di qui?» Chiesi indicando il negozio.
«Oh no, si va piedi, pasticcino» Mi disse Fred sorridendo.
Storsi la bocca, non avevo voglia di camminare, per lo più ero irritata perché avevo l’opportunità di sapere qualcosa sul mio passato ma non avevo ottenuto nulla.
L’unica cosa più o meno rilevante che Aberforth mi aveva detto era che i miei genitori facevano parte di un Ordine ma non capivo di cosa parlasse, e pensai che avrei dovuto dare ragione a George quando mi aveva detto che non avrei tratto informazioni utili da lui.
Oppure mi aveva detto di dare tempo al tempo, di tempo ne era passato fin troppo, ben dodici anni e non avevo scoperto nulla.
«Non preoccuparti Ally, sarà pure un po’ pazzo ma sa quel che dice, se ti ha detto di aspettare, non puoi fare altro» Mi disse George mentre camminavamo verso il castello.
Annuii e cambiammo argomento parlando del Torneo e della terza prova che si sarebbe svolta solo a Giugno, cercai di seguire i discorsi dei gemelli, decidevano se fare scommesse anche questa volta, li conoscevo: sapevo fin troppo bene che le avrebbero fatte.
 Dopo un po’ finii per limitarmi a sorridere e ad annuire, perché con la testa ero altrove, probabilmente ancora alla Testa di Porco a chiedere spiegazioni.
Eppure ero certa che Aberforth sapesse più di quanto mi aveva detto, per un attimo mi passò per la testa l’idea di chiedere spiegazioni a Silente, ma se prima di allora non avevo avuto motivo di farlo, non pensavo che sarebbe servito a qualcosa.
Intanto quasi senza accorgermene avevamo varcato il portone principale senza alcun problema, nessuno ci aveva visti, e una volta presi i libri per la giornata scolastica, mi diressi verso l’aula di Difesa contro le Arti Oscure, Angelina si sedette accanto a me, non osò parlare mentre Moody spiegava, ma sapevo che una volta uscite di lì, mi avrebbe chiesto dove fossi sparita per due lunghe ore.
Povera me!
 
Qualche sera dopo la nostra gita clandestina, dopo aver passato il pomeriggio a studiare mi ritrovai  nel mio dormitorio, esausta, sia per la giornata che avevo passato sia per il test a sorpresa di Pozioni che, stranamente, non era andato affatto male.
Ero da sola, le altre erano già a cena oppure nella Sala Comune, io invece ero ancora seduta sul mio letto con i libri aperti e i capelli raccolti in una disordinata coda.
Sentii qualcuno bussare e mi sembrò molto strano, nessuno bussava mai in quel maledetto dormitorio.
Chiusi i libri e mormorai un «Avanti» seguito da uno sbadiglio.
Vidi entrare Fred che richiuse attentamente la porta alle spalle, allora spalancai gli occhi sorpresa e mi sciolsi i capelli.
«Ti ho visto in condizioni peggiori» Mi disse scherzando, forse aveva notato il mio gesto.
Si sedette sul letto di fronte a me spostando un po’ i libri e mi osservò a lungo, io, come rapita dai suoi occhi, ricambiai lo sguardo.
«Se vuoi ti faccio un autografo» Gli dissi ad un certo punto distogliendo gli occhi dai suoi.
Sorrise «No, non voglio un tuo autografo» Mi rispose avvicinandosi.
«No? Dovresti esserne onorato» Gli risposi io appoggiando la fronte sulla sua.
Sorrise un’ultima volta prima di baciarmi dolcemente, chiusi gli occhi e mi abbandonai alle sue braccia che mi stringevano a lui.
Posai la mia mano destra sulla sua guancia, era calda e morbida.
Andammo avanti così per una quantità di tempo indefinibile, a volte ci allontanavamo e ci guardavamo negli occhi,nessuna parola, solo sguardi.
«Fred…» Dissi ad un certo punto.
Lui mi guardò senza dire niente e io continuai. «Non mi è chiara una cosa»
«Cosa, pasticcino?» Mi chiese lui.
«Noi adesso…cosa siamo precisamente?» Chiesi a bassa voce, come se avessi paura.
Lui abbassò lo sguardo, pensieroso, poi ritornò a guardarmi e sorrise.
Allora si alzò dal letto mettendosi di fronte a me.
«Hai ragione, dobbiamo fare le cose per bene» Disse ancora sorridendo.
Poi si mise in ginocchio per terra e intuii quello che voleva fare.
«Fred, alzati» Gli dissi, incerta se ridere oppure scoppiare di gioia.
Lui scosse la testa e tossì per finta un paio di volte poi continuò a guardarmi negli occhi ridendo divertito, probabilmente ero arrossita in un modo orribile.
«Alison» Iniziò cercando di rimanere serio «Vuoi avere l’onore di essere la mia ragazza?» Chiese infine prendendo le mie mani.
«Solo se ti alzi da terra» Risposi imbarazzata a causa di quella situazione.
Lui allora si alzò immediatamente in piedi, velocissimo, per un attimo quel gesto, seppur semplice, mi fece capire quanto tenesse a me.
«Sì!» Esclamai slanciandomi verso di lui e abbracciarlo forte, lo strinsi così tanto che avevo paura di non farlo più respirare.
Quando allentai la presa su di lui affondai la testa nell’incavo del suo collo e sentii il suo profumo: pino.
«Sono sorpreso…pensavo che mi odiassi» Disse divertito, mentre eravamo ancora fermi, in piedi, l’uno stretto all’altra.
Allora mi spostai per guardarlo negli occhi. «Cosa?» Chiesi confusa.
Odiarlo? Era l’ultimo dei sentimenti che avrei potuto provare verso di lui, se parlava del passato, io non avevo mai odiato seriamente Fred.
«Sai, un volta sulla Torre di Astronomia, una ragazza dai capelli neri disse che mi odiava, mi odiava perché ero sempre carino con lei, perché i miei occhi, il mio sorriso e il mio modo di fare l’avevano fatta innamorare di me, perché non riusciva a dimenticarmi e anche se ci fosse riuscita si sarebbe sentita così vuota da rendersi conto che io ero l’unica cosa di cui avesse realmente bisogno» Disse lentamente scandendo bene ogni parola, dando un significato a quella sua frase.
Poi ricordai: erano le mie parole quelle che Fred aveva appena pronunciato, la ragazza di cui parlava non ero altro che io.
«Tu non eri arrivato sulla Torre quando io me ne stavo andando, vero?» Chiesi meravigliata.
Lui scosse la testa, dandomi la certezza che quel giorno, quando litigammo, lui aveva sentito tutto, e di conseguenza sapeva tutto da quel giorno di Gennaio.
E forse non lo aveva mai detto a nessuno, nemmeno a George.
Come ci si sentiva quando si scopriva che una persona era innamorata di te, e continuava a fingere il contrario, facendoti credere di odiarti?
«Ogni giorno mi sorprendi sempre di più, Fred» Dissi abbracciandolo nuovamente.
Perché alla fine, tutto quello per cui ogni mattina mi alzavo e vivevo la mia vita era lui, e in quel momento lo stavo stringendo tra le mie braccia.
Mi ero innamorata di Fred, e stavo imparando ad amare il modo in cui lui teneva a me.
Forse al modo in cui lui amava me.
Non avevo la certezza di quello che provava Fred, era tutto rinchiuso nel suo cuore, lo stesso cuore che in quel momento batteva veloce contro il mio.
Io e Fred passammo minuti, forse ore, immobili, l’uno stretto all’altra.
Alzai lo sguardo e incrociai il suo, sorrisi come succedeva ogni volta, poi portai la mia mano dietro il suo collo e lo attirai a me, lui non se lo fece ripetere due volte e prima che potessi chiudere gli occhi le sue labbra erano già sulle mie.
Combaciavano alla perfezione come pezzi di un puzzle destinati a completarsi.
Si spinse verso di me, costringendomi ad indietreggiare finché non posai un ginocchio sul letto, facendolo abbassare ancora di più di quanto era costretto a fare, non ero io quella bassa, era lui ed essere troppo alto, me lo ripetevo ogni giorno.
La porta poi si aprì di scatto rivelando una Ginny piuttosto trafelata da una probabile corsa per le scale che conducevano al dormitorio, l’avevo detto io che nessuno bussava mai!
Il suo respiro affaticato si mozzò appena ci vide, io però mi accorsi della sua presenza, e cercai di staccarmi da Fred che non pareva della mia stessa idea.
«A-Angelina mi ha detto di chiederti se saresti scesa per cena» Disse ancora con gli occhi sbarrati.
Appena Fred sentì la sua voce si voltò verso la sorella, staccando le mani dai miei fianchi.
«Sì, arrivo subito» Risposi con il sorriso più convincente che avessi.
«Fai pure con comodo» Mi disse ancora confusa per la scena che aveva appena visto «Le dirò di aspettare un po’»
Annuii e mentre lei stava per chiudere la porta, Fred la richiamò: «Ginny»
«Non dire niente alla mamma» Disse rivolto alla sorella, lei scosse la testa e sorrise, poi sparì per le scale,raggiungendo la Sala Comune.
Appena la porta si richiuse scoppiai a ridere, quella situazione era così divertente e imbarazzante allo stesso tempo.
«Perché ridi?» Mi chiese Fred.
«Non si può ridere adesso?» Chiesi guardandolo negli occhi.
«Sì, sei bella quando ridi» Mi disse spostandomi una ciocca di capelli dietro le orecchie.
«Io sono sempre bella» Lo corressi, mordendomi le labbra per non scoppiare di nuovo in una risata.
«Quello è ovvio» Mi disse ancora lui.
«Ora vado» Gli dissi, mi allontanai ma lui non accennò a lasciare la mia mano, le nostre dita di separarono solo quando fummo troppo lontani per restare ancora uniti.
Gli rivolsi un sorriso prima di uscire e scendere le scale verso la Sala Comune.
Fino al giorno seguente non parlammo più, a cena ci scambiavamo sguardi fugaci tra un chiacchierata e l’altra, un sorriso tra le portate della cena e Ginny – sì, Ginny, avete capito bene – che in un modo o nell’altro mi aveva fatto capire che in Dormitorio non sarebbe stata così clemente come aveva fatto prima e non mi avrebbe lasciato via di scampo, infondo quanto avrebbe potuto una tredicenne contro di me? Certo, avrei dovuto spiegarle perché mai io e Fred fossimo avvinghiati l’uno a l’altra e lei era troppo grande e scaltra per capire che non era un gioco.
Tuttavia, una cosa nell’ora seguente l’imparai: mai, e dico mai, sottovalutare Ginevra Weasley.


Spazio autrice:
CAWABONGA AMICO COI FIOCCHI (?)
'E' pazza scappiamo finché siamo in tempo' ... 'ma in quale diavolo di storia mi sono andato a cacciare?' ... 'per la barba di Merlino questa non ci sta con la testa'
Ammettelo che avete pensato almeno una di queste frasi? u_u
(s)fortunatamente per voi sono di nuovo qui, a rompere i colionss :3
Aberforth, scrivere quelle poche righe su di lui è stato difficile, non avevo mai scritto su Aberforth (non avevo mai scritto in generale, lol) quiindi ho cercato mantenerlo più IC possibile, ci sono riuscita? chissà.
In questo capitoloFred e Ally si mettono insieme ufficialmente, ma niente paura niente sdolcinatezze in arrivo.
Fred come sempre è la persona più modesta del mondo (#sarcasm) , ma non è anche per questo che lo amiamo?
Sappiate che se non fosse m-m-m-mmmorto ç_____ç sarebbe stato costretto a mettersi con me, sotto minaccia u_u
Volevo ringraziare per aver fatto arrivare il primo capitolo, cioè il prologo, a 276 visualizzazioni, cioè...wow *rimane senza parole*
E poi anche per i 16 che seguono la storia e i 5 che la preferiscono e ovviamente anche a chi la recensisce, mi rendete felice ^_^ dsghjdsfgd.
Ieri sera mi è venuta una brillate in dea in mente, lol.
Però per ora è solo un'idea senza fondamenta, che non sta nè in cielo nè in terra, vi spiego.
Volevo iniziare una Lily/Scorpius (mi sono innamorata di quei due insieme, adsghjs **) però non mi sento ancora pronta, molto probabilmente prima finirò questa, poi tornerò a tormentarvi con le mie folli e pezze idee.
Adesso vi saluto, ci leggiamo al prossimo aggiornamento :3 A presto!
-Marianne

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Capitolo 12
*** Death And Revelations I ***




«Tu, Fred, ogni dettaglio, ora» Disse Ginny una volta in Sala Comune, il suo sguardo era serio e perforava i miei occhi, come se avesse voluto incenerirmi.
Le dissi che forse era meglio salire e così facemmo, ci sedemmo sul suo letto, troppo lontano dal mio per scappare e rifugiarmi sotto le coperte, ma allo stesso tempo abbastanza lontano da quello di Angelina, Katie e Alicia perché potessero sentire.
«Non c’è molto da raccontare…» Iniziai mantenendo il tono di voce basso.
«Vi stavate baciando» Mi disse severa Ginny.
«Hai ragione ma non so come spiegarlo, è successo e basta» Dissi cominciando a gesticolare nervosamente e toccarmi ripetutamente i capelli, Ginny stava mettendo a dura prova la mia calma e il mio autocontrollo.
«Quindi state assieme?» Mi chiese, questa volta addolcendo un po’ il tono di voce e lo sguardo.
«Io… sì.. insomma» Non riuscivo a formulare delle frasi che avessero un senso logico, solo parole sconnesse, e io che pensavo che mi sarei liberata di Ginny fin troppo facilmente, era riuscita a tirarmi fuori quello che George doveva sapere per primo.
«E come è successo?» Chiese ancora, la sua parte terrificante era sparita, lasciando il sipario a quella emotiva ed emozionata – forse più di me – la sua parte curiosa, quella che aveva bisogno di sentire qualcuno confidarsi con lei.
Le sorrisi, capendo che forse sia a me che a lei era mancato il rapporto che hanno due sorelle solitamente, era l’unica figlia femmina di sette fratelli, al posto suo sarei impazzita ancora prima di cominciare a crescere.
Allora mi schiarii la voce con fare teatrale e cominciai a raccontarle di come le cose erano cambiate di dentro di me, del bacio in Sala Comune, dell’uscita a Hogsmeade qualche giorno prima.
Ebbi così, anche l’occasione di ringraziarla per averci convinto a giocare al quel gioco babbano, le brillarono gli occhi al pensiero che senza di lei, forse Fred non si sarebbe mai dato una mossa e avesse preso l’iniziativa.
«Non dirò niente a nessuno, promesso» Mi disse alla fine quando il Dormitorio stava cominciando a riempirsi fin troppo per i gusti di entrambe, l’abbracciai e decisi di scendere, dato che Ginny mi aveva tenuta occupata per la maggior parte della serata, non vi trovai molta gente in Sala Comune, doveva essere piuttosto tardi.
Così, non vedendo nessuno di particolarmente interessante, feci dietro-front, credevo di sembrare piuttosto stupida, forse lo ero, forse innamorarmi aveva corroso la parte sana del mio cervello trasformandomi in un oca senza cervello.
Spalancai gli occhi e scossi la testa, forse stavo diventando pazza, non stupida, il che era meglio: preferivo essere  fuori di testa che idiota.
Dormire un po’ mi avrebbe fatto bene, constatai che era la cosa migliore da fare e tornai in Dormitorio, infilandomi silenziosamente il pigiama e scivolando nelle mie lenzuola ancor più silenziosamente, mentre cercavo di addormentarmi mi resi conto che le mie compagne erano piuttosto rumorose, dovetti aspettare un po’ perché il chiacchiericcio si calmasse lasciandomi libera di dormire.
 
 
Nei mesi seguenti, io e Fred mantenemmo il nostro piccolo segreto piuttosto bene e mi sentivo la persona più felice del mondo.
Anche se non potevo dimostrargli il mio amore quando e come volevo, mi bastavano ugualmente gli sguardi a cena, i baci in Sala Comune nel cuore della notte, e le nostre mani intrecciate nei corridoi vuoti.
Ci eravamo fatti beccare da Lee: un po’ perché George, sottoposto ad un interrogatorio dall’amico, aveva quasi ceduto, e d’altra parte ci aveva sorpreso nel bagno al quinto piano durante il compleanno dei gemelli.
Eravamo stati abbastanza stupidi, lo ammetto: far sparire uno dei due festeggiati non era stata una mossa astuta.
Lee era comunque il loro migliore amico, quindi anche io mi fidavo di lui.
In men che non si dica, il fastidioso vento di Aprile fu sostituito dall’aria calda e pesante di Giugno.
Non era un giorno qualunque quando ci ritrovammo sugli spalti del campo da Quiddich ad osservare il labirinto magico davanti a noi, era lì che si sarebbe tenuta la terza ed ultima prova del Torneo, quella che doveva essere la più difficile e pericolosa di tutte.
Seduta tra Fred e George osservai Harry e Cedric partire per primi, addentrandosi nella foresta, dopo un coro di incoraggiamento verso Harry, degno dei Grifondoro, la parete erbosa dietro di lui si chiuse, impedendoci di vedere più di quel poco che avessimo visto dagli spalti.
«Ditemi che non avete organizzato scommesse clandestine anche stavolta» Dissi vedendo una scatolina sospetta ai piedi di George.
«Tranquilla Ally, diventeremo ricchissimi e ti lasceremo una generosissima parte dei nostri averi» Mi rassicurò George.
Aggrottai le sopracciglia girandomi verso l’altro gemello «E tu hai qualcosa da dire a tua discolpa?» Gli chiesi fissandolo negli occhi, mentre cercavo di non ridere.
Lui non mi rispose, ma posò un bacio sulla mia guancia e un altro all’angolo destro della mia bocca, stava giocando piuttosto sporco.
Sapeva che quando cominciava a comportarsi in quel modo non sarei riuscita ad arrabbiarmi.
«Ragazzi, siamo in pubblico» Disse George dopo aver tossito, mi scacciai dalla testa l’idea di baciare Fred e mi voltai di nuovo verso il labirinto, erano entranti tutti e quattro i Campioni nel frattempo.
Dopo nemmeno cinque minuti, vedemmo delle scintille rosse scoppiare in una parte del labirinto, tutti gli studenti – e non – seduti sugli spalti si allarmarono: qualcuno era in pericolo.
Fleur fu portata fuori dal labirinto con un sguardo impaurito e pieno di terrore, mentre si avvicinava alla preside di Beauxbatons e alle sue compagne.
In quell’istante tutti capimmo che non doveva esserci nulla di particolarmente divertente lì dentro, il chiacchiericcio diminuì, le risate si fecero più fioche e mi sorpresi quando mi ritrovai stretta nelle braccia di Fred in cerca di…protezione, forse?
Avevo paura, dentro di me si instaurò un terribile presentimento.
«Ally, stai bene?» Mi chiese Fred notando il mio nervosismo, mi limitai a fare di si con la testa, mentre un brivido di freddo traditore mi scosse. «Andiamo in Infermeria, forse…» Iniziò.
«No,  sto bene, davvero» Dissi, non riuscii a spiegarmi nemmeno io cosa mi stesse prendendo, ma quando improvvisamente Harry e Cedric ricomparvero sul suolo sotto di noi, un grido trionfante si levò dagli spalti.
Io fui l’unica a rimanere seduta, con gli occhi puntati sui due ragazzi, c’era qualcosa che non andava.
Harry sembrava disperato, chino su Cedric che aveva gli occhi aperti, come spalancati dal terrore.
La coppa si spense di quella luce che aveva emanato sin dal primo giorno in cui l’avevo vista e giaceva a pochi metri dai due ragazzi, immobile, proprio come Cedric.
Cedric che pallido – la sua carnagione chiara gli rendeva la pelle quasi completamente bianca –  non rispondeva ai continui richiami di Harry e a quelli di suo padre che si era avvicinato, l’unico a capire come fosse veramente andata.
Era a terra, immobile, incosciente: era morto.
Sbattei le palpebre un paio di volte, prima di afferrare istintivamente il braccio di Fred che era in piedi accanto a me.
Appena si accorse anche lui di cosa era accaduto, si girò verso di me, ma il mio sguardo non era pronto a ricambiare il suo, era perso nel vuoto, annebbiato da qualche lacrima.
Sentii Fred scambiare qualche parola con George, poi gentilmente prese la mia mano e rientrammo nel castello.
Il silenzio mi aiutò a ragionare e a ritornare lucida.
«Era tutto sicuro, organizzato alla perfezione, le probabilità di morire erano quasi nulle…come…» Iniziai una volta che cominciammo a vagare per i corridoi alla ricerca delle scale per la Torre dei Grifondoro.
«Ally» Mi chiamò Fred, cercando di farmi smettere di parlare.
«E pensare che due anni fa ero terrorizzata al solo pensiero di parlargli, rimpiango così tanto non averlo fatto» Continuai mentre gli occhi mi ricominciavano a pizzicare.
«Alison» Disse Fred con un tono di voce un po’ più alto, feci silenzio e lo guardai negli occhi.
«La morte di qualcuno addolora tutti, soprattutto quando è qualcuno come noi a perdere la vita, però ti supplico: non piangere» Mi disse calmo, asciugando con un pollice, una lacrima solitaria che indisturbata vagava sulla mia guancia sinistra.
Annuii con un cenno del capo, mentre mi stringeva protettivo nelle sue braccia, chiusi gli occhi, finché un insieme di voci sembrava avvicinarsi sempre di più a noi: dovevano essere tutti gli altri, rientrati dal campo da Quiddich.
Ci accostammo ad un muro e una volta visto George lo raggiungemmo, e gli chiedemmo dove stessero andando tutti.
«In Sala Grande» Ci rispose George «Silente vuole fare un discorso» Continuò e mentre tutti gli altri parlavano, noi tre camminavamo in un silenzio troppo strano per essere nostro.
Il discorso di Silente, tranquillizzò gli animi di tutti, ma non il mio.
Il mio cervello non aveva ancora realizzato che Cedric era morto.
Non che avessi con lui molta confidenza, era stato un miracolo se due anni prima era riuscito a sapere come mi chiamavo e ad associare il mio nome al mio viso che si colorava di rosso ogni volta che era nelle vicinanze.
I tempi in cui avevo una colossale cotta per Cedric però, erano ormai superati, non riuscivo a pensare che solamente il giorno prima con gli altri si stesse preparando per affrontare quella prova e adesso non c’era più.
In quel labirinto era successo qualcosa di strano, qualcosa di oscuro che sapevo nessuno ci avrebbe mai rivelato, ci chiesero di non fare domande ad Harry, di non parlare con lui del Torneo.
Harry doveva essere alquanto scosso da ciò che era successo, e non potevo certo biasimarlo.
Quando fummo fuori dalla Sala Grande, la McGrannit ci spedì in Sala Comune a fare i bauli per la partenza del giorno seguente, almeno ci mandò tutti tranne me.
«Clark» Mi richiamò, stranamente, con un tono di voce dolce e gentile. «Il professor Silente vorrebbe parlarti, seguimi» Mi disse cominciando a camminare piuttosto velocemente, tant’è che dovetti quasi correre inizialmente per raggiungerla e per mantenere il suo passo.
Non ero mai stata nell’ufficio del preside, e mi spaventava andarci, spingendomi indietro, quanto potessi, con la mente, constatai di non aver fatto nulla che andasse contro le regole negli ultimi tempi.
Forse si era accorto che per organizzare la festa di compleanno di Fred e George, io e Lee avevamo rubato del cibo dalle cucine, ma era successo ad Aprile, strano venirmene a parlare adesso, e poi ci sarebbe dovuto essere anche Lee, mentre invece era probabilmente in Dormitorio a fare il suo baule.
Arrivammo davanti ai due gargoyle che, dopo una parola che non compresi pronunciata dalla McGrannit, cominciarono a muoversi rivelando una scalinata, guardai la professoressa, che con un cenno del capo mi disse di salire.
Così misi il piede destro sul primo gradino della scala a chiocciola e una volta arrivata in cima, bussai sulla grande porta di legno scuro che mi ritrovai di fronte.
«Avanti» Disse una voce, quella del professor Silente.
Entrai e mi colpì l’arredamento dell’ufficio, c’erano dei quadri alle spalle di Silente e per tutte le altre pareti, che raffiguravano i presidi che Hogwarts aveva avuto fino a quel momento.
L’ufficio era pieno di oggetti stranissimi e alla destra della grande scrivania c’era appollaiata su un trespolo, una fenice.
Oltre a Silente nell’ufficio, su una delle due poltrone davanti la scrivania, vidi seduto un uomo dai capelli neri.
«Buongiorno preside, voleva vedermi?» Chiesi sorprendendomi della mia voce timida.
«Sì, Alison, siediti» Mi disse indicandomi gentile l’unica poltrona libera di fronte a lui.
Avanzai a piccoli passi verso la poltrona, osservando meglio ciò che c’era intorno a me, mi sedetti e rivolsi un solo sguardo all’uomo accanto a me che non lasciava trapelare alcuna emozione, poi tutta la mia attenzione fu riservata a Silente.
«Alison, immagino che tu ti stia chiedendo perché ti ho convocata qui» Disse pacato, come sempre. Annuii.
«Bene, William, l’uomo alla tua destra, vorrebbe parlarti, io andrò via, ricorda: sei libera di uscire di qui quando vorrai» Disse per poi alzarsi dalla grande sedia e sparire dietro la porta.
Lo seguii con lo sguardo finché non se ne andò, chiudendo la porta di legno dietro di se.
Osservai meglio l’uomo accanto a me, aveva i capelli neri e gli occhi verdi, un leggero accenno di barba sotto il mento e sorrideva, per la prima volta da quando ero in quella stanza lo vidi provare un’emozione di qualunque genere.
Dopo un interminabile silenzio, decisi di spezzarlo e di parlare.
«Scusi la franchezza, ma lei chi è?» Chiesi, riscoprendo che la mia voce non era più bassa e timida.
L’uomo di nome William sorrise ancora divertito.
«Hai ragione, Alison, lascia che ti spieghi» Disse e cominciò a raccontarmi la sua lunga storia.


Spazio Autrice:
Zaaan, zaaan. zaaan.
Secondo chi è William? Si accettano scommesse (non sono illegali ocme quelle dei gemelli, tranquilli, lol)
Oggi non sono andata a scuola (che siano benedette le assemblee) e mi sono dedicata a finire/revisionare questo capitolo.
Mi spiace di essere andata un po' troppo di fretta ma, come ho già detto, non ho intenzione di entrare nei particolari diabetici della vita di Fred e Ally, quindi passiamo ai fatti succulenti.
Il Prologo è a  295 visualizzazioni *^* cioè io vi amo, seriamente! Spero che recensiate in tanti, mi fa sempre piacere leggere i vostri commenti, critiche per migliorare ecc. non siate timidi non vi mordo mica ^_^

Per le directioners: ieri ho postato una os su Harry e Louis (sì sono una larry shipper, adghjdsfh) se volete leggerla e magari lasciare un parere, perchè non mi caga nessuno *piange* ehm *si ricompone*
Un grande abbraccio a tutti, ci rileggiamo la prossima volta con il capitolo tredici (mamma mia siamo già arrivati fin quaggiù? o.o) 
-Marianne


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Capitolo 13
*** Death And Revelations II ***




Uscita dall’ufficio di Silente, camminavo senza una meta per i corridoi di Hogwarts, il mio cervello non era affatto pronto  a tutto quello che avevo passato quel giorno.
Mi sentivo confusa, frustrata, arrabbiata e triste, prima di allora non avrei mai immaginato che si potessero provare così tante emozioni negative tutte in una volta sola.
Lasciatemi spiegare meglio cosa mi aveva raccontato William.
 
«Io mi chiamo William, William Clark» Disse mentre eravamo seduti l’uno di fronte all’altra.
Due parole riuscirono a farmi capire che in un modo o nell’altro quello che avevo davanti era mio padre, o al massimo mio zio, ma non ricordavo l’esistenza di zii paterni, probabilmente mio padre non aveva fratelli, oppure non li avevo mai conosciuti.
Sgranai gli occhi a quell’affermazione e lui sembrò capire la mia reazione confusa.
«N-non mi torna qualcosa, tu non dovresti…» Balbettai dopo un po’, quando ebbi trovato le parole da dire.
« … essere ad Azkaban?» Disse completando la mia frase con un sorriso beffardo in viso. Annuii impercettibilmente.
«No, non dovrei, il Ministero ha finalmente riconosciuto la mia innocenza tre anni fa»  Disse guardandomi.
Tre anni.
Tre anni che mio padre viveva una vita normale, da libero cittadino qual’era, tre anni durante i quali aveva avuto l’opportunità di venirmi a parlare, di vedere come fossi cresciuta, lo ha fatto solo dopo tre anni.
«E in tutto questo tempo, perché hai deciso di parlarmi solo ora?» Chiesi, alzando il tono di voce.
«Silente stesso mi ha consigliato di farlo dopo che avresti compiuto diciassette anni, in quanto maggiorenne e consapevole delle tue decisioni: non voglio che ti senta obbligata» Mi spiegò, io mi ritirai seduta sulla mia poltrona, e lo osservai.
Avevo compiuto diciassette anni lo scorso 10 Giugno, e non ero nemmeno riuscita a seguire i corsi di Smaterializzazione avanzata.
Il suo viso portava segni della stanchezza segnati dagli anni passati in prigione, quella prigione che decisamente non era un bel posto.
Però i suoi occhi verdi sembravano felici.
Mi sorse una domanda: che non mi sentissi obbligata a fare cosa? Non glielo chiesi, speravo che l’argomento sarebbe uscito fuori da sé.
«Al Ministero, dopo un ennesimo processo, hanno trovato il colpevole, un Mangiamorte, morto poco dopo l’accaduto» Mi disse, spiegandomi come era stato scagionato.
L’assassinio di mia madre non era colpa sua, lui non l’avrebbe mai fatto, nessuno avrebbe ucciso la propria moglie; era stato un Mangia…un Mangiacosa?
«Cos’è un Mangia…Mangiamorte?» Chiesi, ricordandomi di come William, ovvero mio padre, avesse chiamato chi aveva ucciso mia madre.
«Un seguace di Tu-Sai-Chi, sono scomparsi quasi tutti dopo la sua caduta, ovviamente ci sono state delle piccole eccezioni» Disse borbottando.
Certo, e l’eccezione doveva capitare alla mia famiglia.
Abbandonammo quell’argomento e passammo ad altro.
«Sono qui per proporti una cosa, sei libera di fare come vuoi, è solo un proposta» Mi disse cercando di mantenere un tono di voce calmo.
Annuii rimanendo in silenzio, l’ansia mi stava corrodendo ma non lo diedi a vedere.
«Mi chiedevo se ti avrebbe fatto piacere passare l’estate con me…» Si interruppe, mentre io rimanevo come pietrificata sulla poltrone dove mi trovavo seduta.
Passare l’intera estate a casa con mio padre, dopo quasi tredici anni di assenza da parte sua.
«Con me, Anne e suo figlio» Continuò riprendendo la frase precedente, allora mi liberai dallo stato emotivo che mi aveva pietrificato e inclinai la testa, per ricevere più informazioni.
Perché me lo stava chiedendo, cosa centravano quella Anne e suo figlio? Chi erano?
«Momento, chi sarebbe Anne?» Chiesi confusa, soprattutto preoccupata, avevo un’idea in testa e non mi andava giù, ma non avrei potuto incolpare mio padre, aveva tutto il diritto di rifarsi una vita.
Lui sospirò «Vedi, Anne è la mia compagna…fidanzata, non so come preferisci chiamarla»
Di certo, non aspettarti che la chiamerò Mamma.
Annuii lentamente e riflettei un attimo su ciò che mio padre mi aveva appena detto.
Mi aveva chiesto di passare l’estate con lui, la sua fidanzata e il figlio della suddetta fidanzata, quindi non suo.
 In teoria questo figlio avrebbe potuto avere la mia età, oppure sarebbe stato più grande o più piccolo, ma decisi di non curarmene, un giorno l’avrei scoperto.
Il pensiero che mio padre non avesse fatto figli con un’altra donna mi rasserenò un momento, però mi irrigidii non appena mi accorsi che aspettava una mia risposta.
«Io…devo pensarci, ti manderò un gufo appena avrò deciso» Dissi sembrando il più convincente possibile.
Lui annuii e mi sorrise.
«Vado a finire il mio baule» Dissi sorridendo e mi alzai alla poltrona per raggiungere la porta, mi fermai un istante prima di uscire.
«Domani sarai alla stazione?» Chiesi con la mano poggiata sulla maniglia.
«Sì, Anne deve comunque venire a prendere suo figlio» Mi rispose lui.
Annuii ed uscii dall’ufficio, scesi le scale a chiocciola percorse prima, e cominciai a vagare per i corridoi.
In meno di ventiquattro ore avevo incassato un marea di notizia sconvolgenti.
Cedric era morto, mio padre si era ripresentato dopo tre anni di libertà, avevo la possibilità di passare l’estate con lui, avevo un matrigna ed un fratellastro, che quanto avevo capito frequentava Hogwarts.
Vedevo gli studenti affrettarsi per i corridoi, camminando velocemente, uno di loro sarebbe potuto essere il mio nuovo fratello.
Chissà, sarebbe potuto essere quel Tassorosso del secondo anno dai capelli castani e gli occhi azzurri che correva per raggiungere i suoi compagni.
Oppure il mio nuovo fratello sarebbe potuto essere quel Serpeverde dai capelli di un castano chiaro con gli occhi scuri come la pece dell’ultimo anno che stava scherzando con degli amici.
Sarebbe potuto essere chiunque.
Confusa, sentivo un peso sulla schiena, che non sapevo se sarei mai riuscita a togliere.
Decisi di prendere le scale per salire fino alla Torre e fare il mio baule come tutti gli studenti, e arrivata in Sala Comune, la vidi gremita di ragazzi con i propri bauli in mano, alcuni mi guardarono come se avessero appena visto un fantasma, non dovevo avere un bell’aspetto.
«Ally, Silente ha scoperto del furto nelle cucine? Mi hai coperto vero?» Mi chiese Lee vedendomi.
Sorrisi, e pensai che forse sarebbe stato meglio che Silente avesse scoperto me e Lee che quello da cui ero appena uscita.
«Tranquillo, non ci hanno scoperti» Lo rassicurai e mi avviai verso il mio Dormitorio.
«Zuccherino, ti aspettiamo in cortile, Fred è già lì, pensava che una volta uscita dall’ufficio di Silente saresti andata da lui, ma deve aver dimenticato del baule e…» Mi disse George per le scale, il rumore di voce ammassate l’una sopra l’altra lo costringeva ad urlare malgrado lo sentissi benissimo.
Annuii e arrivai finalmente in Dormitorio, dove sul mio letto, c’era il mio baule, aperto e vuoto.
Decisi di spostare tutto dentro al baule con la magia, non importava come fossero disposti gli oggetti, l’importante era che c’entrasse tutto.
Una volta chiuso lo trascinai giù in Sala Comune, facendo una fatica immane per uscirne.
Respirai l’aria più fresca che circolava per i corridoi, e iniziai a scendere, l’unica cosa che volevo era salire su quel treno per Londra, addormentarmi tra le braccia di Fred, seduta tra lui e George.
Avrei voluto dimenticare tutto quello che era successo in quelle poche ore, ma non potevo.
Dopo aver trascinato il mio baule per ben sette piani di scale, beccandomi ramanzine da ogni quadro che incrociavo, arrivai in cortile, dove due inconfondibili chiome rosse mi aspettavano.
«Pronta a partire?» Mi chiese George.
Feci di si con un cenno del capo, non avevo proprio voglia di parlare, Fred mi osservava silenzioso, doveva aver capito che c’era qualcosa che non andava.
Mentre tutti gli studenti, tra cui noi, si stavano incamminando verso il treno sentì che il mio braccio veniva tirato, portandomi in disparte: era Fred che probabilmente voleva parlarmi.
«Cosa ti ha detto Silente?» Mi chiese serio.
«Nulla, nulla di importante» Mentii, sapevo che avrei dovuto dirgli la verità ma non volevo che si preoccupasse inutilmente, quando avrei preso la mia decisione gli avrei detto tutto.
«Non ci credo» Mi disse sorridendo, faceva bene, chi volevo prendere in giro?
Lui era il mio ragazzo, la persona con cui ero cresciuta, la persona che conosceva le mie più profonde paure e i miei più nascosti desideri, non potevo mentirgli.
«Mio padre…ufficio, è venuto a parlarmi, sono tre anni…» Dissi, non sapevo se ciò che avevo appena detto aveva un senso ma Fred mi capì lo stesso e mi abbracciò prima che potessi dire nient’altro.
Con la testa poggiata alla sua spalla, presi un grande respiro, cominciando a calmarmi e gli spiegai tutto, costringendomi a riprendere una respiro profondo ogni tanto, mentre ci avvicinavamo al treno.
«Quindi mi ha chiesto di passare l’estate con lui» Dissi infine mentre mi aiutava a salire sull’Espresso Hogwarts.
«E tu che farai?» Mi chiese mentre camminavamo alla ricerca di uno scompartimento vuoto.
«Non lo so, devo pensarci, io non voglio lasciare tutti voi» Dissi mentre scorsi George entrare in uno scompartimento, mi misi a correre lasciando il discorso a metà e raggiungendo l’altro gemello.
«Credevi di svignartela così?» Gli disse Fred saltandogli quasi addosso, risi ed entrammo nello scompartimento.
Dato che il viaggio si preannunciava piuttosto lungo, raccontai anche a George di quello che era successo nell’ufficio di Silente.
Lui non seppe aiutarmi molto, ma non gliene feci una colpa, George aveva fatto fin troppo per me, non lo avrei mai ringraziato abbastanza.
Non passai le prime ore del viaggio nello scompartimento, bensì girovagando per il treno, entrando ogni tanto nello scompartimento dove c’erano Harry, Ginny, Ron ed Hermione,a volte Ginny spariva misteriosamente dallo scompartimento, allontanandosi, un giorno avremmo fatto un’altra chiacchierata notturna.
Vedere tutti gli altri durante il viaggio di ritorno mi aiutò a prendere la mia decisione.
Vedere Ginny che mi guardava complice ogni volta che mi vedeva con Fred, sentivo che confidarsi con lei quella sera, aveva fatto bene ad entrambe.
Vedere Ron, sempre impacciato e felice con i suoi due migliori amici, Harry ed Hermione erano le persone più importanti della sue vita, lo avevo sempre pensato.
Vedere George e Fred ridere e fare scherzi a chiunque come non ci fosse un domani, non sarebbero mai cambiati, e in cuor mio ne ero felice.
Immaginai i visi di Molly ed Arthur una volta arrivati a King’s Cross, l’espressione amorevole di Molly quando saremmo scesi dal treno per abbracciarla, il sorriso bonario e divertito di Arthur quando ci avrebbe pacca sulle spalle, raccomandandoci di fare i bravi.
Ricordai i grandi cenoni di Natale che Molly organizzava, ai quali invitava tutta la famiglia, persino Charile e Bill che ritornavano in Inghilterra per stare con noi.
Pensai a quando Percy ancora non lavorava per il Ministero ma era Caposcuola ad Hogwarts, a quanto Molly era piena d’orgoglio quando il suo terzo figlio ricevette quell’incarico.
Sapevo che se avessi accettato la proposta di mio padre, mi sarebbero mancati tutti tantissimo.
Sì, mi sarebbe mancato persino quell’idiota di Percy.
Perciò constatai che se avessi passato anche solo una settimana con tutti i Weasley non sarei stata capace di separarmene per tutto il resto dell’estate, ero troppo legata a loro.
Pensai a mio padre, e al fatto che dovevo concedergli una possibilità, la prima possibilità in assoluto, perché non aveva commesso errori, era solo stato incastrato e di certo non era colpa sua.
Glielo dovevo.
Quando mi svegliai circa una mezz’ora prima dell’arrivo, ero pronta, avevo deciso.
Sollevai la testa da quella di Fred poggiata sulla mia spalla e gli accarezzai i capelli mentre lo guardavo dormire.
Gli lasciai un leggero bacio sulla tempia e mormorai: «Mi mancherai tanto Fred»
Quell’estate non sarebbe stata la stessa, non in una nuova casa, con una nuova famiglia, sarebbe stata solo diversa, diversa da quelle che passavo da quando ero bambina.
Dal finestrino si cominciava a vedere la periferia della città, che non poteva vedere noi, saremmo giunti a King’s Cross prima del previsto.
Papà, sarà un’estate speciale, te lo prometto.



Spazio Autrice:
Mi scuso perhè questo capitolo fa ccchifo çç
Cioè io lo odio, ma non sapevo come impostarlo e come far svolgere tutta la vicenda çç poi, ovvio, ognuno ha un parere diverso ma a me fa schifo :oo
Oggi a scuola mi sono ritrovata un quadernino vuoto e l'ho denominato "quaderno delle fan fiction" e ho cominciato a scriverci sopra tutte le idee che mi vengono in mente, così non mi perdo niente AHAHAHAHAH scherzi a parte ci sono frecce dappertutto per quanto riguarda questa storia (già, ne ho altre in cantiere ma prima devo finire questa qui c:) ho tipo tre pagine di quaderno impastrocchiate, non ci si capisce niente, lol
Bene, non so più che dire, ah sì, dopo nel pomeriggio dovrei pubblicare una drabble su Lily e Petunia, l'ho scritta ieri sera in un momento di noia mentre mi sorella vedeva le winx a tutto volume quindi non so cosa ne sia uscito :o
Smetto di annoiarvi e me ne vado, voi come sempre non abbiate paura di recensire u_u mi fa piacere sapere cosa ne pensate *^*
Un bacio e a presto! :33
-Marianne

 

 
 
 
 
 

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Capitolo 14
*** The Start Of Something New. ***




«Svegliatevi!» Gridai quando il treno si fermò.
Fred e George saltarono quasi in piedi, forse il mio tono di voce era stato troppo alto.
«Cosa…chi…ho sonno» Mi rispose George, chiudendo di nuovo gli occhi e ranicchiandosi su se stesso.
«Non vedo l’ora di tornare a casa con te, Ally» Mi disse Fred leggermente assonnato.
Avrei dovuto dirgli della mia decisione, del fatto che avevo deciso dove e con chi passare le mie vacanze.
«A proposito, ho deciso, appena scesa da questo treno andrò via con mio padre» Dissi tutto di seguito.
L’espressione che assunsero i visi di Fred e George fu un misto tra delusione e rassegnazione.
Sorrisi tristemente, e li trascinai via dallo scompartimento, George silenzioso ci superò e seguì Harry, Ron ed Hermione mentre io e Fred rimanemmo soli.
«È giusto che tu vada con lui…insomma è tuo padre, io però pensavo che…» Iniziò Fred, lui non si faceva mai mancare le parole e vederlo così triste mi distruggeva.
Gli presi il viso tra le mani «Ehi» Iniziai «Va tutto bene» Dissi, poi lo baciai, lui ricambiò immediatamente mentre mi stringeva tra le sue braccia, come se non volesse lasciarmi andare e volesse tenermi tutta per se.
«Almeno mi hai salutato come si deve» Disse sfoggiando il suo meraviglioso sorriso, gli sfiorai di nuovo le labbra con un bacio delicato e mi diressi verso l’uscita del treno.
Scesi e trovai davanti a me Molly che abbracciava i suoi figli uno ad uno, mi unii al’abbraccio di gruppo e cercai mio padre con gli occhi, era dietro ad Arthur, appoggiato al muro della stazione.
«William caro, sei sicuro di non volerti intrattenere nemmeno per una tazza di tè?» Gli chiese Molly, avvertii la presenza di Fred al mio fianco e sorrisi involontariamente.
«No, grazie Molly» Le rispose mio padre.
«Molly, Arthur, io vorrei dire una cosa» Iniziai, inavvertitamente afferrai la mano di Fred per darmi coraggio, George mi guardò confuso, pensava forse che avrei annunciato a tutti che io e Fred stessimo insieme? No, ci sarebbe stato tempo per quello.
«Io ho deciso che andrò via con Will…mio padre» Dissi correggendomi immediatamente.
Molly sorrise e con lei anche mio padre, tirai un sospiro di sollievo e mi avvicinai a lui che mi accolse a braccia aperte.
«Ci mancherai quest’estate Ally» Mi disse Arthur.
«Anche voi, per questo ho deciso di partire subito, altrimenti non sarei mai riuscita a separarmi da voi» Dissi sinceramente.
Salutai tutti con un caloroso abbraccio – quello con Fred durò più del previsto.
«E voi due scrivetemi qualche volta» Intimai ai gemelli.
«Si signora!» Esclamò George.
Sorrisi e mentre io e mio padre ci avviavamo da una parte, i Weasley, la mia seconda famiglia, avevano preso quella opposta.
Mi sarebbero mancati, eccome se mi sarebbero mancati ma sapevo che quella che avevo intrapreso era la scelta giusta, avrei avuto un nuovo fratello – come se non ne avessi già abbastanza – e una matrigna, non avrei mai e poi mai accostato alla donna di mio padre il ruolo della figura materna, in tutti i miei diciassette anni di vita, quel posto l’avevano occupato solo la mia vera madre e Molly, nessun’altro l’avrebbe preso nuovamente.
«Hai seguito le lezioni di smaterializzazione?» Mi chiese mio padre.
Annuii e pochi secondi dopo capii il perché di quella domanda.
Sentii tutti gli organi del mio corpo comprimersi, i polmoni erano schiacciati e non riuscivo a respirare, a lezione non mi avevano insegnato come comportarmi durante una smaterializzazione improvvisa!
Quando aprii gli occhi  e riuscii a respirare a piani polmoni l’aria di campagna, vidi una villetta a due piani molto graziosa.
«Siamo arrivati» Annunciò mio padre, rimasi a bocca aperta, quella era davvero la casa dove avrei passato l’estate, con altre due persone non identificate? Non sarebbe stato poi così spiacevole.
«Anne ci aspetta dentro, lei e suo figlio sono andati via quasi subito» Mi disse mio padre suonando il campanello.
Un fastidioso rumore di scarpe col tacco si avvicinava alla porta di ingresso, la porta si spalancò rivelando una signora di mezza età.
Lei doveva essere Anne, aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri, era quasi l’antitesi di mia madre che era mora e aveva gli occhi castani.
«Tesoro!» Esclamò, capii solo dopo che era rivolto a me e non a mio padre «Devi essere Ally, vieni ti presento mio figlio» Mi disse trascinandomi al centro del salotto.
Era arredato modernamente, divani in pelle e mobili di legno bianco, era così diverso dalla Tana.
«Roger, scendi per favore» Disse Anne verso le scale, probabilmente suo figlio, di cui ora conoscevo il nome era di sopra, non mi era affatto nuovo…Roger.
Io ero ancora in mezzo al salotto, sopra un tappeto, con il mio baule alla mano, dalle scale scese silenziosamente un ragazzo dai capelli neri e gli occhi azzurri, non assomigliava per niente a sua madre, eccetto per gli occhi.
«Oh, ciao Ally» Mi salutò come fossi una sua vecchia amica, mentre io facevo mente locale per capire chi fosse.
«Ciao ma…ci conosciamo?» Chiesi osservandolo meglio con un sorriso stampato sul volto.
«Roger Davies, Corvonero, devo frequentare il settimo anno» Mi disse guardandomi nella speranza che mi ricordassi di lui.
Roger Davies! Il tizio da cui avevo copiato il tema di Erbologia mesi prima, me lo ricordavo bene ci avevo preso una O a quel tema.
«Sì, mi ricordo» Disse annuendo e guardando imbarazzata il resto della casa.
«Roger accompagna Ally di sopra nella sua stanza» Gli disse sua madre mentre mi toglieva il baule di mano e lo porgeva a lui.
«Posso fare da sol…» Inizia ma Roger aveva già iniziato a trascinare il mio baule per le scale, accidenti sei un mago, usa la magia.
Odiavo quando le persona facevano le cose al posto mio, ero stata cresciuta in una maniera del tutto differente, non sarei diventata una ragazzina viziata in una sola estate.
Seguii il mio nuovo fratello per le scale ed entrai in camera mia, era grande e completamente arredata, e per la prima volta era tutta mia.
Era enorme, tutto riprendeva i colori dell’arancione e del rosso.
«Non devi essere abituata ad avere una stanza tutta tua» Mi disse Roger distogliendomi dall’ammirare la disposizione dei mobili.
«In effetti no» Sorrisi.
Lui sparì entrando nella stanza accanto alla mia, dedussi che fosse la sua camera, presi il mio baule rimasto davanti la porta e lo trascinai dentro.
Ricordai di poter usare la magia, dato che ero maggiorenne ormai, e con un colpo di bacchetta lo svuotai e misi tutti i vestiti nell’armadio e i libri sulla scrivania.
Roger non era antipatico, almeno non ancora  ma sua madre quando era con me aveva una specie di tic all’occhio e questo mi inquietava parecchio.
Mi affacciai alla finestra e notai che dava sul retro, dove stava un grazioso giardino molto curato.
Abbandonai la mia stanza e scesi di sotto, quella casa era meravigliosa, mi piaceva anche se era completamente diversa dal posto dove ero cresciuta.
«Vuoi qualcosa da mangiare?» Mi chiese Anne appena scesi dall’ultimo gradino.
Rifiutai gentilmente l’offerta, avevo già detto che quella donna mi incuteva paura?
Speravo di doverla vedere il minor tempo possibile, ragion per cui passai i seguenti quindici giorni principalmente in camera mia a dormire, a leggere, a guardare fuori dalla finestra e a pensare a quanto mi mancasse la mia vecchia famiglia.
A quanto mi mancassero i gemelli.
A quanto mi mancasse Fred, il mio Fred, chissà cosa stava facendo in quel momento.
Mi sarebbe piaciuto essere con lui, ma dovevo farmi forza e pensare che forse lo avrei visto a Diagon Alley, prima di iniziare la scuola, il nostro ultimo anno.
Avrei voluto anche consumare i pasti in camera mia e per tre giorni ci ero riuscita, avevo portato di nascosto ben due pacchi di cornetti, un barattolo di marmellata alle ciliegie e del pane in cassetta, avevo nascosto il tutto in un cassetto dell’armadio e mangiavo solamente quello, quando però le scorte finirono decisi che per un’ora al giorno potevo sopportare la presenza di tutti.
Era una calda e afosa mattinata di luglio, io e Roger stavamo facendo colazione, i nostri  genitori erano usciti ancor prima che noi ci svegliassimo lasciandoci un biglietto con scritto che potevamo mangiare la torta di cioccolato preparata il giorno prima da Anne.
Che gentile concessione!
Un gufo si appollaiò sul davanzale della finestra della sala da pranzo, purtroppo io e Roger pensammo la stessa cosa: cioè che quella lettera era destinata rispettivamente a noi.
Ci alzammo contemporaneamente da dove eravamo seduti provocando un rumore assordante, così iniziò la corsa verso la finestra.
Lo spintonai e lui andò a finire addosso al muro, la sua risposta arrivò subito quando mi ritrovai spiaccicata contro il mobile che conteneva le tovaglie.
In un secondo successe il disastro più totale.
Il gufo, spaventato, si alzò in volo ed entrò nella stanza, speravo solo che non lasciasse qualche fortunato ricordino, altrimenti sarebbe toccato a me pulirlo.
«Roger, togliti di mezzo, quello è il gufo dei Weasley!» Urlai quando ci rendemmo conto che il gufo non si sarebbe calmato prima di un certo lasso di tempo.
«No, è quello di mia madre» Rispose Roger.
Ora si spiegava perché quel gufo fosse così nervoso e spaventato, bastava vedere la sua padrona.
Comunque non ci credevo, non avevo mai visto un gufo in casa prima di allora.
«So riconoscere il gufo con cui sono cresciuta, Errol vieni giù» Dissi, al suono del suo nome Errol si appollaiò sul mio avambraccio e io presi la lettera che portava nel becco, lo lasciai scendere sul davanzale e gli diedi qualcosa da mangiare, poi osservai la lettera: era di Fred, sorrisi colma di felicità.
Roger però me la strappò di mano, osservandola.
«Ridammi  quella lettera» Dissi scandendo bene le parole.
«Hai paura che legga cosa Freddino amorino ti scrive? Nessuno sa ancora nulla di voi, vero?» Mi disse rigirandola tra le mani.
«Non lo ripeterò: ridammi la lettera» Il mio tono di voce si alzò.
«No»
Allora scattai e mi buttai su di lui, cademmo entrambi a terra, non voleva darmi la lettera con le buone, me l’avrebbe restituita con le cattive.
Lui era fisicamente più grande di me, e forse anche più intelligente, sembrava prevedere le mie mosse.
L’unico errore che fece fu quello di mettere la bacchetta nella tasca dei jeans prima di scendere a mangiare, io ero ancora in pigiama perciò l’avevo lasciata di sopra, la presi e gliela puntai addosso.
«Non penserai di affatturarmi con la mia bacchetta?» Mi disse tenendo la lettera in mano, ormai era stropicciata e io dovevo ancora leggerla.
«Sai che non ti affatturerei mai» Dissi con un falso sorriso sulle labbra e per un attimo i suoi muscoli si rilassarono «Infatti ho intenzione di schiantarti» Continuai riprendendo prontamente il discorso.
Roger alzò le mani e si arrese, consegnandomi la lettera, sorrisi compiaciuta e la presi, poi posai la sua bacchetta sul tavolo dove giaceva ancora la mia colazione lasciata a metà, e corsi – quasi uccidendomi per le scale – in camera mia a leggerla.


Spazio Autrice (Insana)
Buon venerdì a tutti (si augura buon venerdì?) Comunque, quanti forever alone come me "festeggiano" oggi? *^*
Sono andata a fare shopping per non pensare alla mia disastrosa - e inesistente - vita sentimentale.
Comunque, mi dispiace deludere qualcuno ma il fratellastro non è nè Lee nè Oliver, maaa Rrrrrroger Davies.
Probabilmente non vi ricordere nemmeno chi è, però okay.
E' il capitano della squadra di Quiddich di Corvonero e va al ballo con Fleur, insomma se va al ballo con Fleur ho pensato che doveva essere anche abbastanza carino (stiamo sempre parlando di Fleur)
*vede l'attore che lo interpreta nel film e sbatte la testa contro il muro* lool, i film rovinano sempre tutto D:
E' un capitolo corto, molto corto, ma di questi tempi non sono particolarmente in vena, cercherò di rifarmi col prossimo, promesso :)
Quiiiindi, spero vi piaccia e non abbiate paura a recensire :33
Marianne

PS: ho pubblicato altre due scemenze nell'ultima settimana.
Drabble su Lily e Petunia---> Ti voglio bene, Tunia.
OS anti-depressione molto San Valentiniana (?) su Liam (One Direction) ---> Se non ti ama lui, ti amo io.


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Capitolo 15
*** My Ruin. ***




Riassunto delle puntate precedenti:
Dopo l'ultima prova del Torneo Tremaghi Ally va nell'ufficio di Silente dove c'è suo padre, Ally per un primo momento è scossa, ma lui le spiega come sono andate veramente le cose e le propone di passare l'estate con lui e la sua nuova fidanzata di nome Anne e il suo figliastro (figlio di Anne).
Dopo averci pensato su, dopo aver parlato con Fred e George, Ally decide che passerà l'estate con suo padre perchè non riuscirebbe mai separarsi dai Weasley anche solo dopo averci passato una settimana.
Appena Ally arriva a casa di suo padre incontra il suo misterioso fratellastro, nientemeno che Roger Davies, il tizio che le aveva passato un tema di Erbologia mesi prima per sconosciuti motivi. 
Un giorno arriva una lettera da Fred e i due finiscono quasi per schiantarsi per prenderla e leggerla, Ally ha la meglio e corre a leggerla in camera sua.



Una volta giunta in camera mia, in seguito a circa tre possibili suicidi per le scale, chiusi la porta a chiave e aprii la lettera.
Gettai con noncuranza la busta sul letto e mi misi seduta sulla sedia della mia scrivania a leggere.
 
Cara Ally,
so di non farmi sentire da circa tre settimane, cioè da quando siamo tornati alla stazione, ma ho i miei buoni motivi.
Prima di tutto, ci siamo trasferiti, cioè, non definitivamente solo per questa estate.
La mamma dice che non dovrei dirti dove siamo, ma io te lo dico lo stesso, siamo a Grimmauld Place, con Sirius e un vecchio elfo che spara cavolate tutto il giorno, ma sorvoliamo.
Siamo qui perché mamma e papà insieme a Sirius e ad altra gente (c’è anche Piton) fanno parte di una specie di ordine, un club segreto, chiamalo come vuoi.
Io e George per l’occasione abbiamo inventato le Orecchie Oblunghe, così puoi origliare anche se sei al piano di sopra, solo che non siamo riusciti a sentire molto, la mamma ci ha scoperti quasi subito ma noi ne stiamo costruendo altre.
George dice che per colpa tua mi sto rimbecillendo, ma mi manchi, non è colpa mia, vieni a trovarci qualche volta.
Non possiamo mandare o ricevere tante lettere, perché dove siamo ora è il covo dell’Ordine e non devono scoprirci, tu però sentiti in dovere di mandare quante lettere vuoi.
Il tuo, bellissimo, amabilissimo e fantastico Fred.
 
PS: Ally mi manchi davvero, voglio vederti.
 
Credo che sorrisi per tutto il tempo, avevo letteralmente una faccia da pesce lesso, ma poco me ne importava, richiusi per bene la lettera nella busta e presi un foglio dalla scrivania, aprii il baule alla ricerca disperata di qualcosa per scrivere, dovevo ancora iniziare i compiti e avevo quasi dimenticato come si teneva la piuma in mano.
Presi a scrivere veloce, le parole scorrevano sul foglio bianco riempiendolo di inchiostro, cancellature qua e là, disegnini e qualsiasi altra cosa che mi passasse per la mente.
Una volta che il foglio risultò troppo pieno, lessi quel che avevo scritto.
 
Caro Fred,
anche a me manchi tantissimo, qui è un casino.
Sai, il mio fratellastro è Roger Davies, ti ricordi? Comunque fino a ieri non mi stava antipatico, poi oggi mi ha fatto venire voglia di schiantarlo ma devo resistere almeno fino a settembre, sono troppo giovane per finire ad Azkaban!
Orecchie Oblunghe. Davvero un nome da gemelli Weasley, dovete farmele vedere o almeno provare, le porterete ad Hogwarts, vero?
Sentiti in dovere di farlo.
Di a George che se necessario ti rimbecillirò ancor di più, voglio vederti, convincerò mio padre a portarmi da voi un giorno. (Ho bisogno di mangiare del cibo commestibile!)
Quando andrete a Diagon Alley? Farò di tutto per esserci anche io, te lo prometto.
La tua ragazza, nonché persona più fortunata del mondo, Ally.
 
Chiusi la lettere in una nuova busta, poi aprii la mia porta e una volta essermi accertata che quel pericolo pubblico non fosse nel corridoio, uscii e corsi per le scale, rischiando ancora di uccidermi, per mandare la lettera a Fred.
Errol era ancor appollaiato sul davanzale, Roger era sul divano e stava guardando attentamente il suo indice destro, probabilmente beccato da Errol, lui si che era un bravo gufo.
Gli consegnai la lettera e gli sussurrai a chi doveva portarla, poi ripresi a fare colazione ma dato che il mio tè era diventato freddo e immangiabile lasciai la tazza sul tavolo, tanto toccava a Roger fare i piatti.
“E senza magia” Aveva specificato Anne a suo figlio, comunque lei non era mia madre quindi quando toccava a me facevo come volevo io.
Qualche piccola rivincita non fa affatto male.
Comunque sia, dopo aver consegnato la lettera ad Errol e dopo aver appurato che il mio tè faceva piuttosto schifo, una volta sistemata la maglietta del pigiama che nella lotta contro il mio amorevole fratellastro si era deformata, salii in camera a vestirmi.
Faceva caldo e c’era anche il sole, decisi di festeggiare tutto ciò con una delle tante magliette che Anne mi aveva regalato da un mese a questa parte e dei jeans.
Quando scesi, Roger aveva impressa sul volto un’espressione colpevole e sospirava ogni cinque secondi.
Dopo aver passato i seguenti dieci minuti sul divano a cercare di leggere parte delle pagine che la McGrannit ci aveva affidato per le vacanze, chiusi il libro e lo guardai in faccia.
In quel modo faceva sentire in colpa anche me.
«Che c’è?» Sbuffai mentre il libro faceva un brutta caduta dal divano. Ops.
«Mi dispiace per prima» Disse sospirando per l’ennesima volta.
«Okay, ti perdono» Dissi con un piccolo sorrisetto sulle labbra.
Ed ero fin troppo magnanima, solo che c’era qualcosa negli occhioni azzurri di Roger che mi faceva sempre cambiare  idea; perché le persone con gli occhi azzurri fanno tenerezza?
Ero gelosa delle mie cose, e se si trattava di Fred – qualsiasi cosa di Fred, per chiarirci, a partire da un suo capello ad un suo calzino – ero capace di diventare forse più cattiva di una chimera nel suo periodo, forse però è meglio sorvolare.
Tra me e Roger era così, ci odiavamo per gran parte delle giornata e poi riuscivamo a fare pace miracolosamente come se niente fosse accaduto.
Come facevamo dovevo ancora capirlo, ma finché nessuno dei due uccideva l’altro con una Maledizione senza Perdono a me stava bene.
«Vuoi vedere il quadro che ho finito ieri sera?» Mi chiese riportandomi alla realtà.
Ebbene si, Roger dipingeva e non se la cava affatto male, più che altro i soggette dei suoi quadri erano sempre due in particolare: o dei paesaggi ( a volte lo stesso paesaggio dipinto nelle diverse ore della giornata) oppure delle cose senza senso, senza forma, quel che si dice un quadro astratto.
Io ero dell’idea che questi ultimi li dipingesse ad occhi chiusi, e che ci sarei riuscita anche e io, ma quando lui mi sfidò a provarci, tutto quello che ottenni fu un’orrenda combinazione di colori e la maglietta e le braccia sporche di tempera.
E Roger ebbe ragione per l’ennesima volta.
Io odiavo quando aveva ragione, perché quando discutevamo – cioè quasi sempre – ero  io quella che aveva torto, io quella che parlava senza pensare e lui che in ogni frase che diceva trovava qualcosa per farmi ricredere.
Quando quella sera, quando provai a dipingere con una benda sugli occhi, Anne e mio padre erano tornati a casa, rischiai di strozzarmi più volte con un pezzo di carne a causa delle continue battutine equivoche di Anne: quella donna era senza dubbio il ritratto della simpatia.
Annuii alla domanda di Roger e contemporaneamente ci alzammo dal divano per salire in camera sua: la sua stanza non era poi così diversa dalla mia, la grandezza era pressappoco la stessa, cambiavano il colore delle coperte, c’era qualche poster degli Applebly Arrows appesi al muro, non che io mi intendessi di Quiddich.
Vicino alla finestra c’era il cavalletto da pittore, con una tela non molto grande sopra, coperta da un panno bianco, Roger tolse il panno e svelò il suo lavoro.
Era bravo e quel che faceva mi piaceva, il suo ultimo capolavoro – si fa per dire – era un insieme di linee che si intrecciavano tra di loro, un altro quadro astratto, per quanto mi sforzassi però, non riuscivo a capirne il senso.
«È bello, insomma è così…rosso» Dissi mentre lo osservavo attenta, ma poi come fosse inevitabile sospirai: «Cosa rappresenta?»
«Devi sapere che mio padre, prima che i miei si separassero, mi portava spesso alle mostre babbane, insomma è normale, lui è un babbano…» Iniziò quasi inciampando sulle sue stesse parole.
«Una volta dissero una cosa che mi è rimasta impressa: che ogni sentimento ha un suo colore» Continuò mentre io annuivo attenta.
«Ad esempio, per la speranza è verde, per la felicità è giallo, il blu per la nostalgia e il rosso rappresenta l’amore» Mi spiegò.
«Quindi tutta questa roba è quello che ti porti dentro?» Chiesi osservando meglio il quadro.
Sapevo di aver tratto una conclusione forse troppo affrettata ma Roger sorrise divertito.
«Più o meno» Mi rispose, per poi ricoprire la tela con il panno sporco di macchie di vernice qua e là.
Decisi di non indagare più a fondo sulla vita amorosa del mio fratellastro dato che avevo già la mia a cui pensare e avevo un brutto – se non orribile – presentimento.
Nella lettera Fred mi era sembrato strano,  preoccupato, come se fosse potuto succedere qualcosa di orribile da un momento all’altro.
Mi aveva parlato di un Ordine, forse era quello a cui apparteneva mia madre, e se mio padre ne facesse ancora parte?
Avrei dovuto chiederglielo ma poi avrebbe capito che ne sapevo più di quanto avrei dovuto, e non volevo litigarci per una simile sciocchezza, infondo l’avevo appena ritrovato.
Mi ritrovai a rileggere per la quarta volta senza aver capito assolutamente nulla il paragrafo di Trasfigurazione, avevo troppe cose per la testa per studiare, o anche cercare di capire ciò che stava scritto su quelle pagine.
Quindi riposi il libro sul tavolo e mi accasciai sul bracciolo del divano con le ginocchia strette al petto, erano passate poche ore dall’inizio della giornata e io ero già stanca morta.
Roger scese, sentii i suoi passi sulle scale, poi il cuscino del divano sprofondò e capii che si era messo seduto anche lui.
Aprii gli occhi e lo vidi prendere il manuale di Trasfigurazione che avevo lasciato sul tavolo, ma come faceva a studiare?
Io ogni volta che ci provavo avevo caldo, oppure avevo sete, trovavo sempre un pretesto per chiudere il libro e fare qualche altra cosa.
Il libro si chiuse con un scatto che mi fece sobbalzare, non mi sentii a disagio, almeno finché non mi accorsi degli occhi di Roger puntati su di me.
«Ti serve qualcosa?» Gli chiesi vedendo che non accennava a spostare lo sguardo.
«Ti sei mai innamorata di qualcuno che non ti ricambiava?» Mi chiese a bruciapelo, sbattei le palpebre un paio di volte. Cosa?
«In che senso?» Chiesi ancora cercando di ottenere più spiegazioni, la sua era una domanda abbastanza ambigua e personale, insomma mi ero davvero fatta tante e troppe inutili complicazioni con Fred.
«Di qualcuno che amava qualcun altro e non te, intendo» Continuò Roger.
Cominciai a prendere in considerazione l’idea che Roger mi spiasse durante l’anno passato ad Hogwarts.
Mi ricordava terribilmente la mia situazione, mi ero sentita morire quando Fred aveva invitato Angelina al ballo, e quando lei aveva detto a me e alle altre di stare insieme a lui.
Era una sensazione orribile, disgustosa e non l’avrei augurata nemmeno al mio peggior nemico.
«Sì…ed è brutto» Gli risposi sinceramente abbozzando un sorriso.
Pensare che ora tra me e Fred era tutto risolto mi faceva star bene e non vedevo l’ora che arrivasse Agosto e il giorno in cui ci saremmo visti a Diagon Alley.
In un attimo pensai al quadro i Roger, a come era orgoglioso quando me lo aveva mostrato, al fatto di avermi spiegato il significato del rosso… allora feci due più due e capii.
A Roger piaceva una ragazza, e dalle domande che mi aveva fatto questa ragazza era innamorata di qualcun altro.
Povero Roger, doveva star davvero male.
 
Agosto era iniziato da circa cinque giorni, non avevo parlato più del quadro e della misteriosa ragazza con Roger.
Non avevo chiesto a mio padre di portarmi a Grimmauld Place dai Weasley né se lui faceva parte di quel misterioso Ordine.
Anne sembrava avere tic all’occhio dal nervosismo sempre più spesso quando era con me, perciò quando c’era lei nei paraggi mi tenevo sempre a distanza.
Fu dopo cena, mentre la parte razionale di me stessa stava cercando di convincere la parte illogica a finire i compiti di Incantesimi, facendo il riassunto degli ultimi tre paragrafi, purtroppo perse e io me ne stavo sul divano a fissare il libro, mentre Roger vicino a me leggeva.
Anne era in cucina con mio padre a finire di sparecchiare e a lavare i piatti.
Non ci accorgemmo di loro quando entrarono in salotto, fu questo il problema.
Infatti, dopo aver notato il mio sguardo perso nel vuoto Roger aveva chiuso il libro e si era avvicinato a me, scrutandomi curioso.
«Tutto bene?» Mi chiese.
Scossi la testa «Mi manca» Sibilai, mancavano circa venti giorni affinché andassimo a Diagon Alley a prendere le cose per la scuola, e io non potevo resistere venti lunghissimi giorni.
Roger sospirò «Sei in vacanza, avrai tutto l’anno per vederlo e a proposito Ally, devo dirti una cosa» Mi disse ancora, stavolta il suo sguardo si fece serio.
Stetti in silenzio per scoprire cosa aveva da dirmi di così tanto importante.
Anche lui tacque, forse cercava le parole, e non trovandole ebbe la grandiosa e geniale idea di avvicinarsi sempre di più, il mio cervello ci mise un po’ a ragionare per realizzare cosa avesse intenzione di fare, e una volta scoperto mi tirai indietro fino a finire per terra.
«Rallenta i motori, sono fidanzata!» Esclamai guardandolo come se fossi terrorizzata.
Il suo sguardo era su di me, poi si alzò verso la porta collegata alla cucina e poi si riabbassò su di me.
Anne e mio padre erano sula porta, lei aveva un’espressione delusa e mio padre molto, molto sorpresa se non sconcertata.
Le cose  possibili erano due: o la misteriosa ragazza di Roger ero io, oppure lui si era ingegnato talmente tanto da far scoprire a mio padre che ero felicemente impegnata.
Per quanto le conseguenze potessero essere difficili, speravo con tutta me stessa per la prima ipotesi.

Spazio Autrice:
SONO UNA PERSONA ORRIBILE, LO SO.
PERDONATEMI.
Non aggiorno da più di una settimana, mi sento terribilmente in colpa ç_ç
Avevo un blocco dello scrittore e sono riuscita a finire il capitolo solo ieri sera, però erano circa le undici e mezza quindi ho pensato di metterlo questa mattina.
Anyway, spero vivamente di riuscire a finire il prossimo capitolo il più presto possibile, oggi vado a vedere "Noi siamo infinito" c'è Emma fhjkfdhjkfd e Logan kdhkjlfdhjk
Tornata a casa sarò ispiratissima, lool.
Ci tengo a ringraziare tutte le 350 persone  che hanno letto il prologo (wow o.o)
In più un ringraziamento spegiale a  _memories_ , JoanneBlack e _LenadAvena_ che recensiscono sempre :3
Marianne.

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Capitolo 16
*** Misunderstandings. ***




Ci sono quei momenti in cui mi sarebbe piaciuto vedere come sarebbe stato il mondo se io non fossi esistita.
Sicuramente in quel momento con mio padre che mi guardava scioccato e Anne che sperava in un’intensa e melensa storia d’amore tra me e suo figlio, non esistere sarebbe stata la cosa migliore.
Purtroppo il mio corpo aveva un peso, una massa, un campo elettromagnetico ed emanava calore, quindi avevo tutte le carte in regola per essere un oggetto che esiste realmente.
Sostanzialmente avevo due possibilità: la prima era quella di esordire con una delle frasi tipica dei gemelli per poi cambiare discorso e parlare di quanto fosse bella la luna quella sera, oppure scappare a gambe levate verso la mia stanza.
Decisi per la prima, nel caso avessi fallito avrei comunque potuto usare la seconda.
«Oh beh, sapete è una cosa se succede, è improvviso come la trasformazione di un lupo mannaro, a proposito, non vedete quanto è luminosa la luna stasera, davvero luminosa» Iniziai gesticolando nervosamente.
Non avevo la più pallida idea di come fossi finita a parlare di lupi mannari, ma dato che inizialmente ero partita dalla luna, i lupi mannari ci stavano.
Silenzio.
La peggior cosa, mi sarei aspettata di tutto: da un tragico peggioramento del tic all’occhio di Anne ad una scenata gelosa di mio padre, oppure una dichiarazione d’amore eterno da parte di Roger, magari usando la scusante della luna.
«Pensandoci meglio, la luna è piena e se ci fossero lupi mannari in giro? Sapete, a Difesa Contro le Arti Oscure ce ne hanno parlato qualche volta, sono davvero…paurosi, anche se c’è sempre un’eccezione che conferma la regola» Continuai, adesso i lupi mannari erano il centro della mia argomentazione, speravo solo che non rimanessero in silenzio ancora un volta, me ne sarei davvero andata in camera mia, girando la toppa della chiave per ben due volte, a prova di Ahlomora.
Ally, non esagerare.
«Va bene, va bene, la smetto di tergiversare» Dissi alzando le mani colpevole.
«Cosa?  Ally è una cosa bella» Cercava di dire mio padre, tentativo fallito, affondato e irrecuperabile, non ci riusciva a farmi credere che ne fosse contento.
«Perché non ce l’hai detto prima?» Chiese Anne.
Il tic all’occhio era peggiorato e come, mi incuteva molto terrore, avevo avuto la prova certa che si comportava così solo con me, che donna strana.
«Non l’ho ritenuto importante» Dissi facendo spallucce.
Roger scoppiò a ridere, lui sapeva, ma solo perché viveva ad Hogwarts e mi vedeva più o meno ad ogni lezione di Erbologia, e se la mia prima ipotesi era vera forse mi seguiva anche per i corridoi, o mi spiava dal tavolo dei Corvonero e per un secondo avrei tanto voluto che l’avesse fatto solo per farmi beccare da mio padre, sarebbe stata una questione di qualche giorno, massimo una settimana, invece con la prima ipotesi – la più probabile, d’altronde – avrei dovuto conviverci fino alla fine delle vacanze e se la fortuna mi avrebbe voltato le spalle, per tutto l’anno scolastico, o almeno finché non gli fosse passata la cotta.
Perchè la sua era una cotta, giusto? Non volevo scoprirlo.
«Sì, comunque è davvero molto tardi, credo che andrò a dormire» Annunciai e con un sorriso stampato in faccia feci dietro-front verso le scale e una volta messo il piede nel primo gradino partì velocissima come se mi avessero messo in sella ad una Nimbus 2001.
Non ebbi il tempo materiale di guardare in faccia tutti i presenti, ragion per cui decisi di non immaginarla e pensai ad un piano semplice ma efficace per sopravvivere senza cibo fino al primo Settembre, dato che non avevo intenzione di uscire dalla mia camera per nulla al mondo.
Avrei aspettato che tutti andassero a dormire, poi mi sarei armata di bacchetta e sarei andata giù in cucina a prendere viveri a sufficienza per circa venti giorni, sarei sopravvissuta con cornetti e marmellata.
La mia linea ne avrebbe potuto risentire ma avevo altre priorità per le testa, come quella di non affatturare Roger.
Così aspettai che la sveglia sul mio comodino segnasse circa mezzanotte e mezza, poi presi una sacca dal mio armadio e con passo felpato aprii furtivamente la porta della mia stanza, poi la richiusi senza fare il minimo rumore.
Mi sentivo come una ladra nella mia stessa casa.
«Lumos» Mormorai e una flebile luce azzurra prese vita dalla punta della mia bacchetta, impedendomi di cadere rovinosamente a terra mentre scendevo le scale.
Arrivata indenne al piano di sotto mi avviai verso la cucina e aprii la dispensa.
I cornetti non c’erano più, ma al loro posto c’erano ben tre barattoli di marmellata, li presi tutti e tre mettendoli nella sacca.
Non mi sarebbero bastati per venti giorni, così presi anche la metà del ciambellone al cioccolato che era rimasto sul piano della cucina, se domani qualcuno avrebbe accennato alla sua sparizione io non centravo assolutamente niente!
Preso il ciambellone cercai ancora qualcosa, ma tutto quello che mi soddisfaceva erano alcune bustine di tè (avrei trovato un modo per usarle, sono pur sempre una strega!), qualche fetta di pane e mezzo barattolo di miele.
Stavo per ritornare verso le scale quando di sopra una porta si aprì e si richiuse molto velocemente, sentii un rumore di ciabatte che strisciavano sul pavimento  e decisi di nascondermi in bagno.
«Nox» Mormorai e feci per avviarmi verso il bagno, ero sicura che chiunque fosse non l’avrebbe usato, c’era quello al piano di sopra, quindi la sua meta era senza dubbio la cucina.
Beh, eravamo in estate, la gente aveva sete e di notte si svegliava per bere, mi pareva più che giusto.
A giudicare dai rumori la figura sospetta aprì il frigorifero, prese una bottiglia di vetro e lo richiuse, poggiò la bottiglia sul tavolo e prese un bicchiere dallo sportello, poi versò l’acqua e dopo aver bevuto ripose il tutto nel frigorifero.
Aprii leggermente la porta e il chiarore lunare proveniente dalle finestre mi fece vedere che saliva le scale trascinandosi, doveva essere mezzo addormentato.
Decisi di salire anche io, questa volta senza luce o avrei dato troppo nell’occhio, raggiunsi la mia camera e dopo aver chiuso a chiave, vuotai il contenuto della mia sacca sul letto.
Ero piuttosto soddisfatta della mia impresa notturna.
 
 
Ad ideare piani di clausura faccio proprio schifo e a mantenerli in piedi sono ancora peggio.
Le mie scorte erano finite in cinque giorni –  nemmeno una settimana, ci rendiamo conto? –  a colazione prendevo dell’acqua del rubinetto del bagno annesso alla mia stanza in un contenitore, poi creavo un fuoco portatile – sapevo che mi sarebbe tornato utile un giorno quell’incantesimo – e mettevo a scaldare l’acqua facendo così del tè, insieme al tè mangiavo un pezzettino di ciambellone e per tutta la mattina stavo a posto, anche perché non facevo attività poi così stancanti.
Verso l’ora di pranzo però cominciavo ad avere fame così prendevo mezza fetta di pane mettendoci o la marmellata o il miele sopra, a seconda dell’umore.
Poi, vogliamo parlare di quanto tenga allo spuntino pomeridiano? In casi di estrema gioia prendevo mezza fetta di ciambellone altrimenti in condizioni normali due cucchiai di marmellata.
A cena mi concedevo un’intera fetta di pane con la marmellata di ciliege.
Come dicevo però, dopo cinque giorni finii i viveri e mi toccò ricominciare ad andare a sedermi al tavolo con tutti gli altri se volevo mantenermi in vita.
Molto fortunatamente Agosto passò velocemente, anche perché dovevo finire quasi tutti i compiti e da sola.
Certo, avrei potuto chiedere aiuto a Roger ma dopo quella brutta faccenda nella quale ero arrivata a cacciar dentro anche dei lupi mannari non si rivelava un’ottima idea, così per la prima volta in vita mia finii tutti i compiti assegnati.
Era il ventiquattro di Agosto quando dovemmo inevitabilmente uscire di casa tutti e quattro appassionatamente per andare a Diagon Alley.
Ovviamente la nostra uscita era stata programmata in modo del tutto casuale, la lettera di Fred che mi diceva che il ventiquattro del mese sarebbero andati anche loro a Diagon Alley non aveva alcun valore.
Così verso le dieci del mattino eravamo tutti al Paiolo Magico pronti per andare a fare compere.
Dopo aver – giustamente – prelevato un po’ di grana alla Gringott mia padre trascinò Roger da Accessori di prima qualità per il Quiddich mentre Anne era convinta che mi servisse una nuova divisa per Hogwarts e che quindi andare da Madama McClan era d’obbligo.
Non sapevo perché ma c’era puzza di discorsetto tra matrigna e figlia e padrigno e figlio.
Inutilmente le avevo detto che la divisa che avevo l’anno scorso mi andava bene, anche po’ larga a dir la verità, ma dato che quella donna aveva voglia di spendere i suoi galeoni anche per comprare ossigeno mi trascinò nel negozio.
Dopo che Madama McClan prese le mie misure noi rimanemmo lì ad aspettare la consegna della divisa e Anne cominciò a parlare.
«Allora Ally, chi è questo bel giovanotto?» Mi chiese sorridente.
Decisamente no, non glielo avrei mai detto.
«Nessuno, davvero» Dissi, speravo di averle fatto capire che non avevo voglia di parlarne, e poi stare lì dentro mi avrebbe fatto solo perdere tempo, Fred non andava mica da Madama McClan anzi era molto probabile che si trovasse insieme a mio padre e a Roger mentre ammirava l’ultimo modello della Nimbus.
Così, dopo aver preso la divisa e averle fatto intendere che non avrebbe ottenuto nessuna informazione da me, la mollai al Ghirigoro con la lista dei libri in mano e me ne andai alla ricerca dei Weasley, infondo erano molto riconoscibili.
Provai a cercarli ovunque ma dei Weasley e di Fred e George in particolare nessuna traccia.
Nada. Pas. Niet.
Alla fine, dopo aver constatato di avere qualche falce in tasca me ne andai al Paiolo Magico, punto di partenza, decisa a prendere una burrobirra.
Ero decisamente depressa, non solo non avevo trovato Fred ma i sette giorni che rimanevano davanti prima di tornare a scuola si sarebbero rivelati un inferno.
Roger avrebbe spifferato tutto a mio padre se quella era la sua intenzione, o nel migliore – o peggiore? In entrambi i casi avrei fatto meglio ad emigrare in Perù – dei casi mio padre gliel’avrebbe tirato fuori a forza di promettergli quella nuova scopa.
Il mio cattivo umore svanì quando riconobbi sei inconfondibili persone dai capelli rossi sedute intorno ad un tavolo mentre ridevano e scherzavano.
Loro non si erano accorti di me, ma riconobbi i gemelli che erano di spalle, insomma li avrei riconosciuti anche ad occhi chiusi.
Presi la rincorsa magari per saltargli addosso e fare un’entrata degna di me, però qualcuno mi afferrò trascinandomi ad un altro tavolo.
Una massa di capelli corvini e un paio di occhi verdi si chiedevano dove fossi finita mentre io maledicevo con tutte le mie forza il mio fratellastro che aveva avuto la grande idea di avvistarmi e trascinarmi al tavolo dove lui e mio padre aspettavano ancora qualcuno, molto probabilmente Anne.
«Pensavamo che Madama McClan ti avesse uccisa» Esordì Roger con il suo pessimo senso dell’umorismo.
Se  doveva morire qualcuno quel giorno non sarei stata io, al massimo io sarei stata l’assassina, me lo sentivo.
Dovetti però ricredermi quando per un attimo pensai di suicidarmi.
Vi starete chiedendo perché improvvisamente fui tentata di salire su una scopa e sfracellarmi al suolo, oppure perché ebbi l’impulso di lanciarmi un’Avada Kedavra con la mia stessa bacchetta.
Ve lo spiego subito perché; perché il mio ragazzo – sì lo stesso che si era appena alzato dalla sedia e si avvicinava pericolosamente ai bagni – era appena passato affianco al mio tavolo senza degnarmi di uno sguardo.
Magari era George e aveva preferito non disturbarmi, no, quello era Fred, riconoscevo il suo profumo.
Fin qui potreste pensare che io sia matta a voler sprofondare nelle viscere della Terra solo perché il mio ragazzo mi aveva ignorata (il che era abbastanza grave), ma se vi dicessi che il braccio di Roger era posizionato in un modo piuttosto equivoco intorno alle mie spalle?
Ovviamente non mi sarei uccisa prima di aver disintegrato lui.
Mi alzai di scatto, e seguii Fred nei bagni, al diavolo la divisione tra maschi e femmine, non sarebbe stato uno stupido disegnino su una porta a impedirmi di parlare con Fred.
Avevo la brutta sensazione che il nostro primo incontro dopo tante settimane non sarebbe stato sei più rosei, eppure mi era mancato così tanto che avrei sopportato anche il peggiore dei litigi per abbracciarlo di nuovo.


Spazio Autrice (che ha preso 7½  a latino e si sente realizzata):
Okay, come vedete stavolta sono stata piuttosto veloce u.u (l'avevo detto che 'noi siamo infinito' mi avrebbe ispirata)
Comunque oggi il mio prof di greco e latino ha chiesto cosa voleva dire 'oblivion' e c'ero io con la mano alzata stile Hermione *^* (che poi nella versione che dovevo correggere c'era una tizia chiamata Hermionae, sto amando il mio libro di latino)
Lasciando da parte i miei successi scolastici che non penso vi interessino, vi premetto che mentre rileggevo il capitolo sembravo affetta da una malattia causata dalle troppe risate, ero accasiata sulla tastiera (scrivendo tante 'g' per giunta).
Sappiate che con questo non intendo trasmettervi questa malattia, se ne sarete affetti sperate che questo mio modo di scrivere non duri tanto, altrimenti...
Con questo mi dileguo e vi saluto.
Un bacione a tutti, belli e brutti (anche se siete tutti belli, lo so).
-Marianne


 

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Capitolo 17
*** Finally With You. ***




Quando varcai la soglia del bagno degli uomini un paio di maghi mi guardarono male, altri invece sembravano avere uno sguardo compassionevole, li capivo, molto probabilmente stavano pensando al fatto che fossi mentalmente disturbata.
Non avrei potuto dargli molto torto, in effetti.
Ero entrata e la prima cosa che vidi fu Fred appoggiato al muro con lo sguardo perso nel vuoto, sembrava stesse pensando a qualcosa di molto importante, tutto il baccano che avevo fatto però, doveva averlo distratto dai suoi pensieri profondi e aveva fatto si che il suo sguardo si posasse su di me, curioso ma allo stesso tempo severo.
Intanto il mio cervello pensava a come iniziare quella conversazione, a patto che lui non se ne fosse andato via prima lasciandomi da sola nel bagno degli uomini come una perfetta idiota.
Per cominciare quindi, feci uno dei miei più convincenti sorrisi ma Fred non mosse nemmeno un sopracciglio, brutto segno.
«Sei davvero tanto arrabbiato?» Mormorai.
Scosse la testa e mi guardò negli occhi, nel suo sguardo non c’era niente di particolarmente strano per farmi capire come si sentisse, perciò sospirai e ricambiai lo sguardo aspettando che fosse lui a parlare.
«Non sono arrabbiato, solo confuso» Mi disse distogliendo gli occhi dai miei.
Confuso per che cosa?
«Non mi hai più scritto dopo l’inizio di Agosto, nell’ultima lettera mi dici che non sopporti Davies e adesso sembrate più uniti che mai…credo di aver bisogno di una spiegazione» Disse ancora.
Qualcuno era estremamente geloso, la gelosia lo stava divorando vivo.
Allora presi una sottospecie di rincorsa – il bagno non era grandissimo – e lo abbracciai con tutta la forza che avevo.
Quanto mi era mancato.
Mi era mancata la nostra differenza di altezza, i suoi capelli morbidi, mi era mancato stare tra le braccia del mio mondo.
Mi era mancato lui che mi stringeva protettivo, che mi accarezzava i capelli, che mi abbracciava e non chiedeva perché.
E anche in quel momento, forse non capiva perché lo stessi abbracciando ma si limitava a fare lo stesso, non mi fece nessun’altra domanda e lo ringraziai per questo.
Probabilmente mio padre e Roger si stavano chiedendo dove fossi finita, o perché fossi corsa nel bagno degli uomini come non ci fosse stato un domani, forse Roger si stava strappando i capelli dalla disperazione sul mio probabile omicidio, ma non me ne importava niente.
In quel momento, in quel bagno, in una circostanza decisamente poco romantica e igienica esistevamo solo io e Fred, e nessun altro.
«Sono più confuso di prima» Mi disse grattandosi la testa.
«Hai frainteso tutto, Fred» Dissi sorridendo «Oh mi sei mancato tanto!» E così dicendo lo abbracciai ancora.
«Ma Davies stava…» Riprese ancora Fred.
«Lascia stare Roger» Gli dissi chiudendo gli occhi.
«Avrò un motivo in più per scagliargli contro i Bolidi, quest’anno» Mi disse prendendomi il mento tra le dita, costringendo i nostri sguardi ad incontrarsi. «Posso baciarti?» Scoppiai a ridere.
«Da quando me lo chiedi?»
«Da quando siamo nel bagno del Paiolo Magico con le nostre famiglia a meno di quindici metri di distanza» Mi rispose.
Non dissi niente e lasciai che le nostre labbra si incontrarono, avevo più volte immaginato il giorno in cui ci saremmo rincontrati a Diagon Alley, ma di certo non avevo mai pensato ad una cosa del genere.
Però mi piaceva, era strano, era fuori dal comune, era tipico di noi.
Non vedevo l’ora di poter stare abbracciata a lui la sera tardi, davanti al fuoco della nostra Sala Comune, addormentarmi tra le sue braccia, con le sue labbra sulla mia tempia, mentre la stanza si svuotava poco a poco lasciandoci soli con i nostri cuori silenziosi.
Mi sarei potuta sciogliere al solo pensiero di quelle immagini.
«Sarà meglio che usciamo» Mi disse.
Aveva perfettamente ragione, si sarebbero insospettiti troppo, forse già lo erano, non è esattamente quel che si dice normale seguire un ragazzo che tutti pensano essere uno dei tuoi migliori amici nel bagno del Paiolo Magico ma ce la saremmo cavata come sempre.
Uscimmo con un sorriso innocente sulle labbra, George ci ammiccò maliziosamente mentre ci separavamo per raggiungere i nostri rispettivi tavoli.
Al mio ritorno c’era anche la nevrotica, alias Anne che guardava prima me e poi Fred con aria sospetta, avrei dovuto immaginarlo che si sarebbe fatta mille filmini mentali.
«Chi era quel ragazzo?» Mi chiese apparentemente innocente e curiosa. Apparentemente, appunto.
«Fred Weasley» Risposi con freddezza, certo, aggiungere le parole il mio ragazzo, nonché amore della mia vita che niente e nessuno porterà via da me, mi sarebbe piaciuto ma Roger lo sapeva già e a casa ci avrei litigato come non mai per quel braccio inopportuno e da amputazione, poi c’era mio padre e…no, decisamente non potevo.
«Già, gioca come Battitore nella squadra dei Grifondoro» Disse Roger.
«Grazie, non ci serviva questa tua illuminante informazione» Dissi tagliente fulminandolo con lo sguardo.
Com’era quel detto babbano? Se gli sguardi potessero uccidere… Roger si troverebbe già tre metri sotto terra, non sopra il cielo.
«Sarà meglio andare» Borbottò mio padre, già, il clima non era dei migliori, poi ebbi un’idea geniale.
Ed era così geniale che avrebbero dovuto darmi un premio: mentre mio padre pagava mi avvicinai di soppiatto al tavolo dei Weasley e mi sedetti tra Fred e George mentre Molly mi faceva milioni e milioni di domande sulle mie vacanze.
Ad un tratto George la implorò di smetterla e fu allora che io partii in quarta con il mio infallibile piano.
«George, ricordi nella lettera che mi avete mandato tempo fa cosa mi avevate chiesto?» Dissi guardando George mentre gli davo una gomitata per dirgli di stare al gioco.
«Ah! Sì, mi ricordo…» Iniziò evidentemente nel panico, poverino, avrei dovuto capirlo, non aveva la minima idea di ciò che avevo in mente.
«Cosa, caro?» Chiese Molly.
«I ragazzi mi avevano chiesto di passare l’ultima settimana di vacanze con voi, ma non vorrei disturbare…» Iniziai molto vagamente, e allora guardai Fred si avvicinò al mio orecchio  sorridendo.
«Sei un maledetto genio, Alison Clark» Mi sussurrò.
 Sorrisi compiaciuta mentre un brivido mi attraversava la schiena.
«Non ci disturbi affatto! Vado subito a parlare con William» Mi disse e così si alzò dalla sua sedia, mentre io ero orgogliosa della mia piccola quasi-vittoria.
Sì perché Molly avrebbe dovuto convincere mio padre e le probabilità che lui le dicesse di no erano parti allo zero virgola zero uno percento perciò, potevo dire di avercela fatta.
Vidi Molly parlare con mio padre, scherzarci un po’ e poi quando la sua espressione si fece seria capii che stava passando all’azione.
Capii anche che non ero l’unica a cui era mancato qualcuno quest’estate, ma che anche i Weasley sentivano la mia mancanza e questo mi rendeva felice, perché la mia seconda famiglia, quella con cui ero cresciuta non perdendomi niente della vita erano loro, e io gli volevo un mondo di bene.
Dopo pochi minuti Molly tornò trionfante al tavolo, sapevo che ce l’avrebbe fatta.
«Resterai da noi, solo devi andare a casa e prendere il tuo baule e poi William ti accompagnerà da noi a Grimmauld Place» Disse a bassa voce una volta tornata da noi, allora salutai tutti con la consapevolezza che li avrei rivisti di lì a pochissimo tempo, e ritornai da mio padre, dall’idiota e dalla nevrotica sfoggiando uno dei miei sorrisi più finti.
Il viaggio a casa in sostanza non durò molto, infatti ci smaterializzammo, benedette lezioni organizzate per quelli del sesto anno.
Non vedevo l’ora di cominciarle ed erano state piuttosto utili, Roger si smaterializzò con molta più facilità di me, ma infondo lui era bravo in tutto: a scuola, a Quiddich, a smaterializzarsi, l’unica cosa che non sapeva fare era tenere quel brutto naso fuori dalle faccende altrui, e per fortuna che Fred era un tipo comprensivo.
Tornati a casa mi precipitai a finire il baule che avevo iniziato a preparare durante la mia reclusione per pura disperazione, infilai dentro la nuova divisa e i libri comprati quel giorno stesso.
Tornai giù trascinando il mio baule sulle quali c’erano incise le lettere ACC, che stavano per Alison Charlotte Clark.
«Io e te dobbiamo fare un bel discorsetto» Dissi rivolta al mio fratellastro.
«Andiamo, non mi pare che sia così tragica la cosa, vai anche a casa sua» Mi rispose, caspita, aveva subito capito di cosa parlavo.
«Invece è tragica! Se Fred non fosse così comprensivo a quest’ora tu saresti un uomo morto, credimi» Gli dissi, piantando il baule in asso davanti alla porta e avvicinandomi a lui, seduto su una poltrona.
«Come la fai lunga Ally, non mi vedrai per la prossima settimana e so che ad Hogwarts farai di tutto per evitarmi, quindi vedi di finirla di fare la vittima» Mi disse forse alzando un po’ troppo la voce perché sentii i passi di mio padre avvicinarsi.
Io non stavo facendo la vittima, io avevo ragione e lui torto, le cose stavano esattamente così.
Oppure no?
E se fossi io quella cattiva? Infondo io gli piacevo e gli avevo dato subito due di picche.
Sei fidanzata, Alison, non aveva possibilità.
Mi ricordò giustamente la vocina, io stavo con Fred e per quanto potesse starci male Roger, non avrebbe mai avuto una possibilità con me, se non voleva soffrire doveva dimenticarmi, io non potevo fare nulla.
Mio padre scese in salotto e dopo aver capito che lo stavo aspettando per andare, si avvicinò a me, e dopo aver salutato tutti, uscimmo di casa.
Ci smaterializzammo a Grimmauld Place a Londra, Fred mi aveva detto che loro si trovavano al numero dodici ma dopo il numero undici c’era subito il tredici, ed era evidente che qualcosa non tornava, oppure un abile incantesimo nascondeva il tutto.
Dopo pochi secondi, una porta malconcia e piuttosto vecchia affiorò tra le due palazzine e rimasi a bocca aperta.
In più c’erano tantissimi babbani lì intorno, come era possibile che non avessero visto che una porta era appena apparsa nel lulla insieme ad un intero palazzo?
«Vieni, Ally» Mi disse mio padre, trascinando il baule su per gli scalini e bussando alla porta.
«Papà, i babbani…» Dissi confusa.
«I babbani non ci vedono» Dopodiché la porta si aprì rivelando Malocchio Moody, il nostro vecchio insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, o meglio quello che credevamo fosse lui.
Infatti Harry ci aveva detto che il figlio del vecchio Barty Crouch era scappato da Azkaban e che si fingeva Moody grazie alla Pozione Polisucco, una cosa molto complicata a dir la verità.
«Ah Clark, ti aspettavamo» Disse torvo come sempre, dubitavo che quell’uomo avesse mai sorriso in vita sua.
Entrammo e Molly mi venne ad abbracciare, salutai tutti quelli presenti nel grande salotto: il signor Weasley, Harry, Ron, Hermione e Sirius.
Chissà dove erano i gemelli e Ginny, probabilmente al piano di sopra dato che intravedevo della scale.
«Tranquillo William, te le restituiamo a Natale» Disse Arthur scherzando con mio padre.
«Ron, caro, aiuta Ally a portare su il baule» Disse Molly.
Odiavo quando qualcuno portava i miei bagagli, sapevo farlo benissimo da sola, perché feci l’occhiolino a Ron e gli chiesi solo di dirmi in quale stanza avrei dormito.
«Beh, ne abbiamo occupate un po’, perciò mamma ha pensato di mettere un altro letto in quella di Fred e George che è la più grande, ma se ti dispiace posso sempre andare io a dormire con loro e…» Iniziò Ron mentre salivamo le scale.
«Va benissimo così» Dissi entusiasta.
Trovai facilmente la stanza di Fred e George dato che era l’unica dalla quale provenivano rumori sinistri, infatti appena aprii la porta li vidi mentre costruivano qualcosa di losco ma irrimediabilmente geniali.
Non si accorsero di me, ma io inciampai sul mio stesso baule e finii catapultata su un letto gettando la pergamena che ci era poggiata sopra a terra, e quindi diciamo che non passai esattamente inosservata.
«Beh, bentornata» Disse George alzandosi da terra in contemporanea al suo gemello mentre si buttavano a peso morto su di me per abbracciarmi.
Sì, mi erano mancati da morire i loro abbracci.


Spazio Autrice:
Buooooongiorno :3
Abbiamo lasciato Roger a casa, ne sono felice anche io, per ora posso dirvi che non ci darà molti problemi per un po' di tempo quindi abbassate quei forconi, prego.
Sostanzialmente, non ce la facevo più ad ambientare la storia lontano dai miei gemelli, perciò Ally che passa l'ultima settimana di vacanze a Grimmauld Place mi pare più che logico.
Nel prossimo prossimo capitolo (quindi fra due capitoli), che ho quasi in mente, introdurremo la Umbridge e no, mi dispiace, non la farò morire di una morte atroce e lenta anche se vorrei :D
Detto ciò, spero che vi piacca *^*
A presto :3
-Marianne

Ps: questo è il banner figo (che ho fatto tutto da sola) della mia nuova storia che pubblicherò a breve, massimo martedì o mercoledì.
Nel prossimo capitolo vi metterò il link B| vi intriga almeno un pochettino? u.u
È una Lily/Scorpius quindi siamo una generazione avanti :')
Sì, lo so il modello che ho scelto per Scorpius è un figo, non so chi sia ma weheartit è stato molto di aiuto :3

 

  .


 

 

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Capitolo 18
*** He's not a saint. ***




Condividere la stanza con i gemelli fu probabilmente la cosa migliore del mio soggiorno a Grimmauld Place.
La prima sera George ci aveva fatto leggere una lista di regola da rispettare assolutamente, la maggior parte delle quali mi provocò un attacco di ridarella isterica.
La numero sette diceva: “Poiché il sottoscritto George Weasley non vuole avere piccoli Fred o Ally in miniatura scarrozzanti per casa, i Fred e Ally Senior dovranno rimanere con il proprio pigiama addosso per tutta la notte”
Una volta appurato che con quella specie di lista George ci stava ordinando di non darci alla pazza gioia, ricevette uno schiaffo dietro i collo dalla sottoscritta, dati i suoi stupidi doppi sensi ai quali Fred scoppiava a ridere: avrei dovuto picchiare anche lui.
Gli uomini, che mistero.
Appena arrivata, notai subito il letto messo accanto a quello dei gemelli, povera Molly, era ignara di tutto; scommettevo che se avesse saputo avrebbe aggiunto un piano in più in quella casa solo per farci costruire la mia stanza.
Tutto sommato, fu divertente vedere Fred che fingeva di provare a trasgredire le regole imposte da George per poi vedere George che si avventava su Fred mentre entrambi si tiravano i capelli.
Il mio soggiorno lì però, fu molto utile, da quello che avevo capito la sera stessa del mio arrivo, Sirius conosceva bene i miei genitori, che un tempo erano membri dell’Ordine.
Avevo una voglia di chiedergli tutti, di spiegarmi che tipi erano da giovane, come era fatta mia madre, mio padre non me ne aveva mai parlato, se non quel giorno nello studio di Silente e io ero tanto curiosa.
Così un giorno dopo pranzo, quando tutti erano troppo occupati a fare qualcosa rimasi seduta al tavolo e glielo chiesi, anche se non ci avevo mai parlato in vita mia; di certo non era la timidezza il mio problema.
«Tu…conoscevi i miei genitori?» Chiesi con un groppo in gola, non avevo calcolato quanto quello che Sirius avrebbe potuto dirmi potesse segnarmi, ma ormai il danno era fatto.
«Charlotte e William. Gran belle persone» Mi rispose.
Praticamente mi aveva detto tutto e niente.
«Si conobbero a scuola, tuo padre era un Corvonero mentre Charlotte era una Grifondoro, entrambi Caposcuola, mi ricordo ancora quando facevano in modo che le loro ronde notturne coincidessero» Disse Sirius soffocando una risata.
E così anche i miei genitori facevano nelle cavolate assurde per amore, ora capisco da chi ho ripreso, io ho rischiato di perdere uno dei miei due migliori amici perché ero innamorata di lui, per fortuna la cosa era ricambiata, altrimenti a quest’ora sarei una perfetta depressa che ancora non è riuscita a toglierselo dalla testa.
«Papà era un Corvonero?» La parola “Corvonero” in quel periodo mi faceva perdere le staffe ma chiariamo, Roger non centrava assolutamente nulla, non era mica colpa sua.
Certo, Alison, certo.
Okay, forse non sopportavo quella parola per colpa sua, infondo ha quasi rischiato di far lasciare me e Fred e tutto per una stupida cotta! Un paio di mesi e si sarebbe dimenticato perfino che eravamo fratellastri.
Comunque sia, ero lì per chiedere a Sirius dei miei genitori, non per pensare a quel carciofo del mio fratellastro.
«Sì, era un tipo davvero brillante a scuola, forse la sua cultura gli ha un po’ rovinato la vita ma…» Continuò Sirius poi si bloccò senza motivo.
«Finita la scuola si unirono all’Ordine»
Ancora quell’Ordine, nessuno si era preso la briga di spiegarmi in cosa consisteva, nella lettera Fred aveva parlato di una specie di associazione segreta, di cui faceva parte anche Piton, quindi doveva essere una cosa seria.
«E poi, sappiamo come andò a finire, avevi quattro anni quando Molly ti trovò in casa» Annuii, non avevo mai parlato con Sirius prima, però sembrava sapere un sacco di cose dei miei genitori e di certo non me le avrebbe dette tutte in una volta anche perché Ginny scese le scale di fretta dicendomi che – testuali parole – Fred ha bisogno di te per una questione di vita o di morte, sali o ti priverà della sua eredità di famiglia.
Ovviamente, con “eredità di famiglia” non si intendevano galeoni, falci o zellini, chiariamo, sinceramente speravo di aver capito male, ma purtroppo era pur sempre Fred.
Con un aria piuttosto imbarazzata mi alzai da tavola e seguii Ginny per le scale fino a raggiungere la stanza dei gemelli, dentro c’era solo Fred, e no, non gli chiesi cosa fosse l’eredità di famiglia.
Anche se una vaga idea ce l’avevo e non era esattamente una cosa così innocente da riportare.
Dio, Alison, dovresti cruciarti da sola.
In particolare, quel pomeriggio scoprii che il mio ragazzo era tutt’altro che uno stinco di santo.
Non che non lo sapessi già, ma quel giorno ne ebbi la conferma.
Era nella nostra camera a crogiolarsi – mi piaceva definirla come nostra camera.
Appena entrata in camera lo vidi alle prese con un filo color carne, collegato ad un orecchio finto ai piedi del letto, con le riunioni segrete dell’Ordine non è che avessimo molto da fare in casa, se non origliare quando non correvamo il pericolo di andare a letto senza cena.
«E così, queste sarebbero le famose Orecchie Oblunghe» Dissi sedendomi vicino a lui, avevo lasciato la porta aperta, ma non faceva niente.
«Geniali, vero?» Mi disse alzando lo sguardo su di me.
«Degne di voi» Risposi sedendomi sul letto accanto a lui, con uno strattone riuscì a farmi finire sdraiata tra le sue braccia, lo faceva sempre.
Lasciò perdere le Orecchie Oblunghe per un attimo per dedicarsi a me, mi accoccolai sul suo petto come una bambina, chiusi gli occhi e mi lasciai cullare dal movimento della sua mano sui miei capelli, che mi tranquillizzava.
«Perché volevi vedermi?» Gli chiesi di punto in bianco, dopo minuti di silenzio.
«Non c’è un motivo preciso, volevo stare un po’ con te»
Allora mi girai verso di lui che non mi diede nemmeno il tempo di aprir bocca per rispondere che si era già fiondato sulle mie labbra, mi ricordai della porta che avevo lasciato aperta, ma era troppo bello stare lì con Fred per andarla a chiudere.
Così, ci ritrovammo intrecciati nei modi più strani nemmeno fossimo due salamandre nel periodo della cucciolata.
La porta poi si chiuse con un rumore secco e fortunatamente per noi, era solo George che con un  faccia abbastanza schifata prendeva la lista chiusa nel cassetto dei calzini – non si sa mai che Molly la trovasse – e ce la fece rileggere.
«Andiamo gemellino, non stavamo facendo niente» Disse Fred con un aria da angioletto, troppo poco angelico per essere credibile.
«Vi stavate rotolando, sul mio letto» Esclamò George scioccato.
«Abbassa la voce!» Lo implorai io.
Ginny sapeva abbastanza di me e Fred, il problema era che in quella casa oltre a lei c’erano almeno altre sei persone ignare di tutto ed essere scoperti non era esattamente lo scopo principale di quell’estate, forse della prossima.
Passarono anche i quattro giorni che ci dividevano dal primo di Settembre e in men che non si dica ci ritrovammo sul treno diretto ad Hogwarts, solo un anno prima io e Fred vivevamo sotto lo stesso tetto, ci comportavamo come due fratelli, litigavamo ogni giorno e facevamo pace con un pezzo di torta, adesso invece eravamo fidanzati, io avevo una nuova famiglia e le occasioni per vederci non erano moltissime; ero quasi contenta di ricominciare la scuola.
Quasi perché quello era l’anno dei M.A.G.O e né a me né ai gemelli andava molto a genio questa cosa, però quell’anno avrei dovuto studiare e tanto, a dire la verità non capivo come facessero Fred e George ad avere dei voti decenti pur non studiando quasi mai, Molly diceva sempre che se solo si fossero impegnati un po’ di più sarebbero stati dei geni.
Io però non li volevo dei geni come fratelli – e come fidanzato – già avevo Roger che quando mi era toccato vivere sotto il suo stesso tetto, si pavoneggiava come non mai per la sua E in Trasfigurazione facendosi beffe della mia “misera” O.
Anche se a me Oltre Ogni Previsione non mi era sembrato poi un voto così misero, ma sono Corvonero, chi li capisce è bravo, altro che donne complicate.
Nel nostro solito scompartimento in fondo al treno, dove nessuno ci avrebbe mai disturbato, se non Lee che qualche volta veniva a dirci che Lavanda Brown aveva di nuovo perso il suo paio di orecchini preferito e di venire a vedere la sua sfuriata isterica.
George sembrava aver superato la fase del “non baciatevi davanti a me o vi schianto” e ce ne rallegrammo tutti – Fred più di ogni altro.
Una volta scesi dal treno per raggiungere il castello dovemmo salire su alcune carrozze trainata da strani cavalli neri con delle ali alquanto sinistre.
Sembravano malnutriti, scheletrici ed erano molto inquietanti, mettevano una tale ansia che mi fecero perdere tutto il mio buon umore.
«Dovreste chiedere a Charlie che tipo cavalli sono questi» Dissi salendo su una carrozza.
«Di che cavalli parli?» Mi chiese Lee che era salito con noi.
«Quelli che trainano le carrozze» Risposi ovvia, che problemi aveva Lee che non riusciva a vedere un cavallo?
«Ally, Charlie si occupa di draghi e…le carrozze non sono trainata da niente» Mi disse George.
Aggrottai le sopracciglia. «Allora sono pazza» Conclusi.
Eppure li vedevo, sentivo il rumore degli zoccoli sul terreno, i piccoli nitriti causati dai respiri affannati, come era possibile che io li vedessi e loro no.
«Sono dei Thestral» Sentii dire da Hermione una volta scesi. «Possono essere visti solo da chi ha visto la morte»
Fantastico, meraviglioso direi.
Vedo dei cavalli fantasma perché ho visto la morte di qualcuno, anche se non so di preciso di chi, dato che quando mia madre morì io ero su per un camino mentre raggiungevo la casa dei Weasley.
Cercai di non dare molto perso a quel pensiero strano che mi riecheggiava in testa e procedetti spedita verso il castello con i gemelli al mio fianco, avevo fame e speravo con tutta me stessa che quell’anno lo Smistamento sarebbe durato poco.
La Sala Grande si riempì molto velocemente, presi il mio solito posto tra George e Fred, di fronte a Lee e quando tutti si furono calmati, Silente fece il suo solito discorso di inizio anno.
Vidi una nuova figura al tavolo degli insegnanti, una donna bassa e sorridente, con il naso schiacciato e gli occhietti piccoli.
Vestiva di un completo rosa confetto alquanto irritante e orribile alla vista.
Non avevo idea di chi fosse, ma già non la sopportavo, quando scoprii che si chiamava Dolores Umbridge e che sarebbe stata la nostra nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, per poco non scoppiai a ridere, fortunatamente Fred mi trattenne, non era il momento giusto per ridere.
Dolores Umbridge, che cavolo di nome era? E poi non ce la vedevo per niente ad insegnare Difesa.
Non c’è molto da dire, se non che se all’inizio dell’anno solo dopo averla sentita parlare con una vocetta stridula di cose riguardanti Hogwarts con un breve, minuscolo accenno al Ministero la odiavo, a fine anno avrei festeggiato allegramente la sua morte.



Spazio Autrice:
Buonsaaalve c:
Sono consapevole della schifosaggine di questo capitolo, ma sorvoliamo vi prego, lol.
Avrei aggiornato ieri (se lo avessi fatto avrebbe fatto ancor più schifo...) ma oggi avevo il compito di greco valido per l'orale, una mezza cacca anche quello, però....
Mi sento molto demenziale in questo capitolo, la depressione post compito mi fa dei brutti effetti ç_ç
Io spero che vi piaccia comunque, anche se ne dubito fortemente, e vi pubblico  anche il link della mia nuova ff nel caso voleste dare un'occhiata.
Carpe diem - La vita è imprevedibile e gli adolescenti lo sono ancor di più. (titolo lungo lo so, ma non ho elaborato di meglio)
Bien, ora vi lascio e noi ci rileggiamo (?) durante il week-end se tutto va bene (:
-Marianne (che vi stritola con un abbraccio virtuale)

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Capitolo 19
*** Autumn Brings New Love Stories. ***




Durante la prima lezione di Difesa contro le Arti Oscure, mi accorsi di preferire mille volte Allock alla Umbridge.
Il professor Allock si era rivelato un’impostore e tutto quello che ci diceva in classe verteva più sul suo premio per il sorriso più bello conseguito per cinque anni di seguito che sugli incantesimi di Difesa di base che avremmo dovuto apprendere.
La Umbridge non era di certo meglio, non avremmo appreso così tanto se avessimo continuato in quel modo, tutto quello che facevamo era leggere in silenzio, ricopiare gli appunti dalla lavagna in silenzio, e riassumere i paragrafi del libro sulla pergamena, rigorosamente in silenzio mentre lei giocava con i gattini dipinti sulla tazza da tè.
Fred e George rischiavano di perdere la pazienza, tutto quel silenzio li irritava e sapevo che avrebbero potuto far esplodere uno dei Fuochi d’Artificio di Zonko da un momento all’altro, però non si rivelava una buona idea perché si diceva che le punizioni di quella donna fossero terribili, anche se secondo me non poteva che far riordinare il suo servizio da tè agli studenti in punizione mentre i gattini dipinti sopra li deridevano.
Ad ogni modo, ero ben felice di ritrovarmi in Sala Comune tutte le sere, mentre George copriva me e Fred che non facevamo che cacciarci in situazioni improbabili che rischiavano di farci saltar fuori allo scoperto con Ron che era diventato Prefetto insieme ad Hermione.
Un’altra cosa che non sopportavo di quell’anno era di dividere Trasfigurazione con i Corvonero, Roger era passato da “sono innamorato di te anche se sei fidanzata” a “facciamo vedere ad Ally come sono più bravo di lei in Trasfigurazione” mettendosi ogni giorno al banco vicino a quello mio e di Fred trasformando la zampa del suo procione in un ramo di ciliegio alla perfezione mentre io cercavo di fargli spuntare almeno le foglie.
Per i corridoi mi salutava sempre, circondato dai suoi amici e io non gli rivolgevo più la parola, i temi di Erbologia avrei dovuto farli da sola, ma non riuscivo più a sopportare la sua presenza.
Era una di quelle sere d’Ottobre, prima di Halloween, io avevo appena finito di completare la mia mappa lunare con tanto di annotazioni sulla differenza di gravità, la professoressa Sinistra avrebbe dovuto essere fiera di me.
Come al solito Fred e George erano in un angolino a completare una delle loro brillanti idee, era la volta di un qualcosa chiamato Torrone Sanguinolento, il nome non prometteva nulla di buono e i suoi effetti ancor meno, mi avevano assicurato che tutti i loro prodotti che provocavano nausee, sanguinamenti, svenimenti, e febbre erano divisi in due parti: la prima ti faceva star male e la seconda rimetteva tutto a posto, erano ideati appositamente per saltare le lezioni, e chissà, forse avrei provato una Merendina Marinara per una delle noiose lezioni della nana in rosa.
George balzò in piedi trionfante, attirando l’attenzione dei pochi ragazzi rimasti, io, che mi stavo già avvicinando a loro, ero ancor più decisa a raggiungerli e prima che potessi aprire bocca, mi abbracciarono.
«Oggi è un gran giorno, Ally» Esclamò George.
«Un passo avanti per la riuscita dei Tiri Vispi Weasley» Continuò Fred.
I Tiri Vispi cosa?
Captando la mia strana espressione, Fred si spiegò, ma non molto.
«Abbiamo grandi progetti per quando usciremo di qui, grandissimi progetti» Mi disse cingendomi le spalle con un braccio.
«Quali progetti?» Chiesi curiosa.
«È una sorpresa anche per te, Ally» E così dicendo mi stampò un innocente bacio sulla guancia.
«Principalmente per te, zuccherino» Concluse George, tappandosi di conseguenza la bocca, si era reso conto di aver detto troppo rispetto a quello che lui e Fred si erano prefissati, anche perché Fred l’aveva quasi incenerito con uno sguardo, tornai ad abbracciarlo come facevo ogni tanto, o meglio, come facevo ogni istante della serata, non dispiaceva a nessuno dei due.
Quella sera in particolare, fummo abbastanza melensi quando la Sala Comune di svuotò quasi del tutto, sia perché era tardi, sia perché nessuno aveva niente di meglio da fare.
«Che vuol dire che è per me la sorpresa?» Chiesi curiosa a bassa voce.
«È per tutti, ma soprattutto per te, perché sei la mia ragazza e la persona a cui vogliamo più bene al mondo» Mi disse Fred anche lui con un tono di voce piuttosto basso.
Sorrisi imbarazzata, non mi piaceva ricevere complimenti, però accidenti! Ero una ragazza di diciassette anni, con un ragazzo perfetto, una vita un po’ strana è vero, ma circondata di persone che mi volevano bene, perché ero così complicata?
«Siediti» Mi disse, lo guardai confusa ma non dissi niente, mi misi seduta sul divano ormai vuoto, pensando che si sarebbe messo vicino a me, invece rimase dietro, mentre armeggiava con i miei capelli.
Per un attimo il terrore che potesse incenerirmi i capelli involontariamente si impossessò di me, poi mi disse di stare ferma e così feci, chiudendo gli occhi istintivamente.
«Che stai facendo?» Gli chiesi, e per risposta ottenni solo uno “shh”, l’impulso di capire cosa stesse facendo con i miei capelli era fortissimo, quello di volerlo schiantare se mi avesse detto un’altra volta di stare zitta lo era ancor di più, però non feci niente.
Alla fine quando mi mossi ancor per protestare, non ricevetti alcun richiamo e capii che Fred aveva finito.
«Promettimi che non li scioglierai stanotte» Mi disse.
«Sciogliere cosa?» Chiesi tastandomi i capelli dietro la nuca, sentii una traccia morbida e rimisi parecchio stupita.
E non perché improvvisamente a Fred era venuto un attacco di dolcezza improvvisa che avrebbe mandato George a chiamare un esorcista per suo fratello, più che altro mi chiedevo da quando Fred sapesse fare le trecce.
Intanto Fred mi guardava soddisfatto, non nascondo che in quel momento avrei potuto prenderlo per la divisa e trascinarlo sul divano per finire a rotolarci per terra come due camaleonti nella stagione delle uova – che poi i camaleonti fanno le uova o cos’altro? – però mi limitai ad abbracciarlo forte e poi gli diedi un bacio.
«E questo per cos’era, miss?» Mi chiese dopo.
Scrollai le spalle, era stata una cosa naturale, non c’era un motivo preciso.
«Che vuoi dire…» E fece il mio stesso movimento.
«Vuol dire che ti amo in un linguaggio dei segni che ho appena inventato» Risposi inventandomi tutto sul momento.
«Oh beh, allora ti…» E di nuovo una scrollata di spalle «anche io» Disse Fred scoppiando a ridere.
«Buonanotte» Dissi sbadigliando.
«Non sciogliere i capelli» Mi raccomandò. Era davvero strano quel suo comportamento, forse aveva qualcosa in mente, forse no; mi chiedevo l’utilità di dormire con i capelli raccolti in una treccia, ma ero troppo stanca per pensare.
«Non lo farò, promesso» E così dicendo sparii per le scale che portavano al dormitorio femminile.
Alicia, Katie e Angelina dormivano già come sassi, l’indomani sarebbe stato venerdì e poi c’era il finesettimana organizzato ad Hogsmeade, volevo chiedere a Fred e a George di andarci ma probabilmente mi ci avrebbero trascinata comunque perciò mi abbandonai ad un sonoro sbadiglio e al mio comodo e largo pigiama, poi mi infilai sotto le coperte e lasciai che il sonno si impadronissimo di me.
 

***

 
I finesettimana a Hogsmeade erano stati sempre la cosa più bella dal mio terzo anno in poi, principalmente io e i gemelli ci andavamo perché loro facessero rifornimento da Zonko e per creare un po’ di casino ai Tre Manici di Scopa fingendo che le nostre burrobirre fossero avvelenate ogni volta, e puntualmente ogni volta Madama Rosmerta sembrava avere un infarto minacciandoci in seguito di dire tutto a Silente.
Quel sabato però, Fred mi aveva detto che ci saremmo andati solo io e lui, un po’ mi dispiaceva che non venisse anche George con noi, ma poi mi dissi che sarebbe stato nei paraggi a far confusione con Lee così non mi sentii in colpa.
L’aria era piuttosto fresca quella mattina e per prudenza mi portai il mantello che alla fine mi fu solo di impiccio perché con mia grandissima sorpresa Fred mi trascinò da Madama Piè di Burro, una volta seduto insistetti più volte per controllargli la febbre nel caso avesse qualche strana malattia sud americana che lo spingeva ad essere più dolce del tè che bevemmo – ci avevano messo almeno sette cucchiaini di zucchero lì dentro, me lo sentivo – poi dopo i miei innumerevoli lamenti e proteste per uscire, respirai di nuovo l’aria pungente a pieni polmoni.
La verità era che non ce la facevo più ad essere circondata da coppiette, io non lo sopportavo il romanticismo, mi bastava sapere che Fred per me ci sarebbe sempre stato, che provava quello che provavo io; l’unica differenza era che lui sembrava molto più esperto di me nel dimostrare i suoi sentimenti, a volte mi sentivo come un guscio chiuso ermeticamente che ha paura di mostrare chi è anche con la persona che ama di più al mondo.
Non che tra me e Fred ci fosse qualche dubbio o equivoco che avrebbe fatto saltare tutto in aria – togliendo Roger che continuava a salutarmi nei momenti meno opportuni – ma io ero fatta così non ci potevo far niente.
Stavamo camminando sul terreno bagnato dalla pioggia autunnale quando dei rumori e frasi piuttosto sinistri catturarono la nostra attenzione.
Provenivano da una panchina situata in un piazzale vuoto un po’ fuori dal villaggio, ci nascondemmo dietro un cespuglio – bagnato anche questo – ma non avevamo molta visuale, però per non farci scoprire dovevamo accontentarci, distinsi una più che familiare testa dai capelli rossi che copriva invece il viso di chi gli stava davanti, una ragazza a giudicare dalla voce che avevamo sentito prima.
Un soffio di vento ci costrinse a stringerci nei mantelli e ad abbassarci, privandoci così della nostra visuale, poi da quel poco che capivamo tanto erano basse le voci dei due, non ne rimase niente.
Silenzio, pericoloso silenzio.
Il fatto era che non era un silenzio normale come se ad un tratto avessero smesso di parlare e andare altrove, perché altrimenti si sarebbero alzati dalla panchina e di conseguenza ci avrebbero scoperti, poi né io né Fred saremmo potuti essere sicuri che George non ci avesse ucciso per averlo scoperto mentre…
Alzai la testa poiché mi era balzata in mente un’idea terrificante ma geniale allo stesso tempo e non potei fare a meno di complimentarmi di nuovo con me stessa per le mie capacità deduttive.
Infatti il silenzio che c’era tra i due era colmato da un tenero bacio, solo che non riuscivo a distinguere chi fosse la ragazza.
«Fred…» Mormorai dato che anche lui aveva alzato la testa per vedere, sembrava aver capito molto più di quando avessi fatto io.
«Mi aveva detto che non c’era niente» Sussurrò scioccato, evidentemente nemmeno Fred se l’aspettava, una scena del genere; George doveva avergli detto qualcosa, oppure si era veduto costretto a farlo perché Fred era pur sempre il suo gemello, non c’era niente che quei due si nascondevano l’un l’altro, a parte il fatto che la ragazza che George stava baciando non era nientemeno che Angelina.
Angelina era una delle mie compagne di dormitorio ed era stata anche la mia migliore amica per circa due anni, poi aveva formato il suo meraviglioso terzetto con Katie e Alicia e io passando sempre più tempo con Fred de George mi ero un po’ isolata, comunque eravamo rimaste in ottimi rapporti.
«Forse è meglio che ce ne andiamo» Dissi.
Vidi Fred annuire e facendo molta attenzione a non fare rumori che avrebbero potuto destare i due piccioncini dal loro sogno di un pomeriggio di mezzo autunno – ma sì, stravlgiamo le opere dei più importanti autori babbani – ci allontanammo per la via da dove eravamo venuti, qualcosa mi diceva  che quella sera in Sala Comune, dopo che tutti fossero andati a dormire avremmo fatto una bella chiacchierata con George.
Improvvisamente non ebbi più quella sensazione strana un po’ colpevole di aver lasciato George da solo quando quella mattina io e Fred lasciammo il castello, però avevo una curiosità: se io e Fred eravamo da Madama Piè di Burro, e se George e Angelina avevano affittato una panchina, il povero Lee che fine aveva fatto?



Spazio Autrice:
Ce l'ho fatta ad aggiornare! Yuppi!
Okay, ho provato a far uscire il lato tenero e romantico che c'è in me con la storia della treccia, però mi sono allontanta parecchio dal mio obiettivo perchè anche questo è un altro capitolo leggermente demenziale.
Togliamoci pure il leggermente.
La nana in rosa è la cara vecchia Dolores e verso la fine ci si riferisce a "Sogno di una notte di mezza estate" (La mia prof inglese mi ha fatto innamorare di Shakespeare e quel libro sarà mio).
Well, sono ancora le 14.50 e io ho tipo dieci minuti prima di andare a fare chimica, latino, greco e inglese *si butta dal balcone*
Perciò, vi saluto e a presto! :3
-Marianne

 
 

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Capitolo 20
*** The Truth. ***




Come da copione, quella stessa sera i Sala Comune io e Fred ci eravamo messi davanti alla scale che portavano ai dormitori maschili e facevamo passare solamente chi volevamo noi, ergo, chiunque non fosse George.
In effetti, non erano poche le persone che si chiedevano cosa facessimo lì immobili come sue statue per tutta la sera mentre saremmo potuti essere in Sala Comune a fare altro – la simpatia di Lee non aveva confini – in ogni caso, in Sala Comune c’era Ron, quindi l’altro che intendeva Lee si sarebbe potuto limitare ad abbracci e baci sulla guancia in incognito mentre qualcuno ci copriva, il che avrebbe implicato George che quella sera, se gli avessimo chiesto una cosa del genere ci avrebbe mandato a quel paese e sarebbe andato a fare altro con Angelina, per questo noi eravamo a guardia delle scale.
Tornando a noi e alle battute squallide a sfondo non decisamente adatto a persone deboli di cuore di Lee, la Sala Comune si svuotava col passare del tempo e né Angelina né George avevano avuto la brillante idea di andare a dormire, pensavo che ormai ci fossero rimasti solo loro due perché anche Ron, Harry ed Hermione si erano ritirati nei dormitori, e in genere loro rimanevano svegli fino a tardi a macchinare sulla Umbridge.
Era giunto il momento di passare all’azione vera e propria, la guardia alle scale non aveva entusiasmato particolarmente nessuno dei due, per questo uscimmo allo scoperto, lo trovavamo più divertente e poi diciamocelo: ero con Fred, l’avremmo fatto comunque.
Il bello è che interrompemmo i due proprio sul più bello, si era creata un atmosfera molto romantica mentre tutti erano andati via, e dire che io e Fred avremmo potuto sfruttare quella serata, ma chiarire con George era decisamente più importante.
Uscii per prima io, tossicchiando, feci finta di non aver capito cosa stavano per fare – un evento simile a quello della panchina, per intenderci – e mi guardai attorno.
Non a caso, avevo lasciato la mia sgualcita e ormai decrepita borsa su una poltrona della Sala Comune.
Se solo ripenso a tutto quello che quella borsa mi ha fatto passare, la farei benedire all’istante, è sacra.
«Angie, non vieni a dormire? Devo raccontarti una cosa» Dissi con aria del tutto innocente, era solo una piccola bugia, infondo, quali grandi danni avrebbe mai potuto causare?
Il piano era questo: dopo aver attirato Angelina nel dormitorio delle ragazze, mentre ci facevo una bella chiacchierata sul senso dell’amore e tutte quelle idiozie lì, Fred sarebbe sgattaiolato nella Sala Comune dal suo caro fratellino ormai privato della sua dama dalla sottoscritta, e anche lui, sebbene con toni decisamente meno sentimentali e melensi dei miei avrebbe fatto un bel discorsetto a George.
E la cosa filava perfettamente, fatto sta che non ci fu nessun tipo di intoppo, per fortuna, fu solo molto buffo il fatto che il piano si svolse, senza che noi facessimo niente.
«Oh, sì, arrivo subito» Detto ciò Angelina salutò George con un semplice gesto della mano, molto freddamente, ma non aveva alcuna importanza la sua paura di essere scoperta, tanto io sapevo già tutto.
George alzò timidamente la mano, l’amore me lo stava rimbecillendo, non potevo permetterlo, d’altra parte anche Angelina sembrava più imbambolata che mai, non si comportava in quel modo nemmeno quando, un anno prima, Fred l’aveva invitata al ballo e successivamente chiesto di essere la sua ragazza.
Beh, in quell’occasione si era limitata a saltare di qua a di là abbracciando tutti come non ci fosse un domani, non che fosse molto normale, ma in questo caso rischiavo veramente di perderla.
«Bene, Angie, so alla perfezione che non ci sono state lezioni extra per recuperare nessun Troll in Incantesimi. Primo: Vitious non mette mai Troll; secondo: sia tu che George andate molto bene, perciò non credere che mi berrò la storia delle ripetizioni» Dissi a voce piuttosto bassa, era tardi e anche se non tutti dormivano, non ci tenevo a svegliare nessuno.
Io ero seduta sul mio letto e Angelina sul suo, dato che si trovavano l’uno accanto all’altro, non c’era stato bisogno di nascondersi da nessuna parte.
La luce era poca, mi vidi Angelina arrossire.
«Tu di preciso cosa sai?» Mi chiese.
Bene, voleva che le dicessi tutto ciò che sapevo, che in sostanza non era molto, ma era abbastanza da capire tutto.
«So che Lee è andato da Zonko da solo questa mattina perché George era – ehm – occupato a fare altro su una panchina in uno spiazzo leggermente fuori dalle vie del villaggio, nonostante avesse detto a Fred che eravate solamente buoni amici e che tu avevi bisogno di qualche ripasso per Incantesimi» Dissi con molta disinvoltura.
Angelina aprì la bocca, come per dire qualcosa, poi chiuse gli occhi, sospirò e infine parlò.
«Va bene, io e George…insomma è un rapporto abbastanza complicato, anche perché fin’ora lui non mi ha mai chiesto di essere la sua ragazza e…» Era molto nervosa, lo capivo perché stava gesticolando pericolosamente, avrebbe potuto ammazzare qualcuno! Però che era sera tardi e nessuno si aggirava tra i nostri letti, la vita di tutte era salva.
«Mi fa piacere, però mi sembra un po’ strano, l’anno scorso eri fissata con Fred» Dissi, e forse nel modo in cui pronunciai quelle parole si poteva captare un pizzico di gelosia nella mia voce, ma davvero un pizzico. «E ora George» Continuai.
«Oh, no, non capisci, lui è totalmente diverso da Fred» Mi disse Angelina, le brillavano gli occhi, l’amore giocava davvero brutti scherzi.
«Caratterialmente, loro sono due persone diverse» Continuò.
E chi meglio di me poteva saperlo? Voglio dire, io ci ero cresciuta, conoscevo i gemelli meglio delle mie tasche.
Fisicamente erano completamente uguali, qualche minuscolo dettaglio mi permetteva di riconoscerli, come un piccolo solco tra le sopracciglia di George che Fred non aveva, oppure il fatto che Fred avesse il mento leggermente più spigoloso di quello di George; però se li si guardava dentro, lasciando star il loro aspetto esteriore non erano uguali, c’erano mille differenze.
Fred era un po’ più estroverso di George che al contrario di suo fratello non aveva un briciolo di buon senso e si cacciava perennemente nei guai, non che Fred fosse un santo pronto a salvare il mondo dall’autodistruzione, ma talvolta si rendeva conto che forse stava esagerando.
Esatto, talvolta perché il più delle volte non esitava ad assecondare George e a creare i disastri più terrificanti, geniali, ma terrificanti.
«Beh, buona fortuna, sono felice per te» Dissi, e così sparii di nuovo per le scale, lasciando Angelina a rimuginare sulle mie semplici e frettolose parole, ero sincera quella volta, niente falsi sorrisi, solo la pura verità.
Mi faceva piacere che Angelina e George stessero insieme, anche se la cosa poteva avere i suoi lati negativi, quel che serviva al momento era vivere il lato bello delle cose, viverlo completamente.
Avevo la sensazione che Fred fosse ancora a parlare con George in Sala Comune, il mio sesto senso però, non era infallibile e si sbagliò, infatti la stanza era vuota.
Poco male, sarei andata nel dormitorio dei ragazzi, volevo e dovevo sentire anche la versione di George, e poi Charles Scott, quell’idiota che  mi face andare dalla McGranitt per avermi trovata avvinghiata a Fred una mattina, aveva finito gli studi e ora il Prefetto era Ron, di certo lui non avrebbe fatto sfuriate.
Spalancai la porta non curandomi che era molto tardi, comunque a differenza del dormitorio femminile, quello maschile era ancora interamente sveglio, salutai Lee e qualcun altro di dubbia conoscenza con la mano e mi avvicinai al letto di Fred, attaccato a quello di George dove i due stavano parlando tranquillamente.
«Buonasera!» Esclamai buttandomi accanto a Fred.
George sembrò preoccuparsi per un momento poi si affrettò a cambiare discorso: la stagione del Quiddich, Baston che non c’era più ad Hogwarts…
«Angelina diventerà capitano! È così contenta» Buttai lì, giusto per far cadere l’argomento su di lei.
George ad n tratto sembrò che stesse per strozzarsi con la sua stessa saliva e Fred rideva di sottecchi, coprendosi la bocca con le mani.
«Che c’è? Ho detto qualcosa di divertente senza accorgermene? Fred!» Dissi cercando di rimanere seria e ignara di tutto.
«George, lei sa» Disse Fred cercando di smettere di ridere.
«Che vuol dire che lei sa?» Chiese George ancora con gli occhi spalancati.
«Vuol dire che dietro quel cespuglio c’ero anche io» Spiegai sorridendo.
«Tu non mi hai detto di averci spiati da un cespuglio!» Gridò George, successivamente si avventò su Fred ed entrambi caddero a terra, io mi alzai mentre osservavo la scena.
Non era una novità per me vederli picchiarsi e poi fare pace come se niente fosse, e mentre tutti i ragazzi del dormitorio si avvicinavano a noi io mi misi seduta sul letto di Fred con una mano sulla pancia per arrestare le risate.
A dire il vero tutti mi guardavano molto male, insomma i gemelli si stavano uccidendo sul pavimento e io ridevo, beh, loro non ci avevano vissuto per dodici anni.
Stavano facendo un baccano assurdo, era giunto il momento di separarli, era giunto il momento di tirar fuori la voce.
«Insomma! Smettetela immediatamente!» Urlai assumendo un tono molto simile a quello di mamma Weasley.
I due si arrestarono sul colpo e si fermarono a guardarmi.
«In piedi» Decretai e loro si alzarono. Sorrisi compiaciuta.
«Buonanotte» Dissi a voce bassa, stampai un bacio sulla guancia di George e Fred che aveva capito che gli avrei riservato lo stesso identico trattamento, non era molto entusiasta di un misero – misero, non avrei dovuto salutarli affatto – si girò repentinamente verso di me, facendo si che le nostre labbra si incontrassero, e ormai era una cosa naturale baciarlo come se stessi respirando.
Era impossibile voler smettere anche per riprendere fiato, infatti ogni volta finivamo con il guardarci negli occhi con il fiatone sorridendo come due imbecilli.
Quello di cui non avevamo tenuto conto era che quando si erano buttati per terra avevano fatto un tale chiasso che persino i ragazzi degli altri anni erano venuti a vedere cosa succedeva e ad incoraggiare la rissa.
Maschi.
E sfortunatamente per “ragazzi degli altri anni” intendo “ragazzi del quinto anno” perciò è inutile dire che Ron era nel primo girone del cerchio formatosi intorno a noi – dal quale intanto si levava un “Ohh” generale – e alternava lo sguardo da me e a Fred con un’aria piuttosto scioccata.
Crescerai, Ron e capirai che non ne potrai fare a meno neanche tu.
Cercai di apparire il più naturale possibile, mi sistemai una ciocca di capelli dietro le orecchie, sorrisi e salutai di nuovo Lee con un gesto della mano, dopodiché – per non sembrare scortese – augurai la buonanotte anche ad Harry e Ron e me tornai nel mio dormitorio.
Sembrava uno scherzo del destino come ogni volta che andassi lì, mi ritrovavo ad uscirne mentre mi fissavano tutti.
Silenziosamente, scivolai nel mio pigiama e poi nel letto ripensando a quella giornata che sembrava infinita.
Fred spinto da uno strano moto di dolcezza mi aveva portata da Madama Piè di Burro – voglio dire, non ci andava  nemmeno Ginny in quel posto! – poi avevamo scoperto George intento a fare un accuratissima visita dentistica, almeno credo si chiamino così, ad Angelina su una panchina di Hogsmeade e infine, come ciliegina sulla torta, Ron aveva scoperto che io e Fred stavamo insieme; insomma non è che glielo avessimo detto esplicitamente ma generalmente due persone che si baciano nel bel mezzo del dormitorio maschile dei Grifondoro si suppone stiano insieme.
L’importante era che non mandasse Leo da Molly per spifferargli tutto, non gli sarebbe convenuto affatto, Fred si sarebbe vendicato, eccome se lo avrebbe fatto, altro che la rissa di quella sera.
Comunque io e Fred progettavamo di rendere pubblica la cosa verso Natale, cioè, io lo avevo progettato, la parte in cui gliene parlavo doveva ancora essere messa in atto, però le buone intenzioni c’erano.
Una bella dormita era esattamente quello che mi ci voleva.


Spazio Autrice:
Ho aggiornato dopo un settimana ç_ç sono una persona orribile, lo so, spero mi perdoniate.
Cioè, avrei aggiornato ieri, ma ero fuori, quindi niente pc, quindi niente capitolo, quindi niente di niente.
Personalmente, sono contenta di come sto facendo questi capitoli, insomma la storia comincia a diventare lunga per i miei gusti e non voglio appesantirla troppo facendola diventare noiosa D:
Spero di non sfondare oltre i 25 capitoli, comunque, chi vivrà vedrà.
Adesso devo proprio scappare via, sono solo le 14:39 e mi tocca fare i compiti, dannato liceo classico, perchè non sono andata all'agrario, perchè? *mette da parte i suoi scleri quotidiani*
Alla prossima :3
-Marianne



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Capitolo 21
*** I Was Ready. ***




 
Era da un po’ di tempo, molto tempo veramente, che ci riunivamo nella Stanza delle Necessità per le riunioni dell’ ES.
Esercito di Silente, l’avevamo chiamato, era quello che quella vecchia rospa nanetta in rosa temeva di più, il fatto che Silente avesse un “esercito” – che poi quanta efficacia ha un esercito di ragazzi sul Ministero? – per impadronirsi del potere.
Diciamo che  Fred e George erano più maturi.
Comunque, anche quella sera eravamo nella Stanza delle Necessità, la nostra ultima prima delle vacanze di Natale.
Avevo imparato un sacco di cose nuove, che in sette anni di scuola non ero mai riuscita a fare, ad esempio avevo schiantato Roger * alla perfezione.
Non seppi mai se quello Schiantesimo mi riuscì bene perché mi ci ero allenata tanto o perché era una specie di vendetta personale, però andava più che bene, tanto non si era fatto male – purtroppo – c’erano i cuscini che mettevamo per terra ogni volta.
La situazione ad Hogwarts era drasticamente peggiorata, con la Umbridge che si era inventata quella cosa dell’ Inquisizione, faceva tanto Medioevo, quando i Babbani si erano messi in testa di bruciare le streghe.
Streghe, comuni mortali che facevano finta di essere streghe, i veri maghi non erano così stupidi da farsi prendere dai Babbani.
La signora dei merletti – nuovo soprannome coniato da me per la Umbridge – aveva espulso Harry, George e Fred dalla squadra di Quiddich, alla fine Fred non aveva fatto niente, certo avrebbe ridoto quel furetto di Malfoy in una materia non classificabile se Katie, Angelina e Alicia non l’avessero fermato, ma in teoria era innocente.
Mancava davvero poco alle vacanze di Natale, e anche se questo voleva dire vedere Anne e Roger per ben due settimane ogni giorno, avrei fatto di tutto pur di scappare da quella scuola, strano, perché a me Hogwarts piaceva.
Tornando a noi, era l’ultima lezione, perciò Harry decise di farci ripassare tutto, non sapendo cosa intendesse per tutto, dato che avevamo fatto davvero tantissime cose, mi misi in coppia con Fred, ci toccarono gli Schiantesimi.
«Non posso schiantare il mio ragazzo!» Esclamai divertita, forse un po’ troppo a voce alta, perché non pochi sguardi si riversarono su di me.
Mi voltai verso George per cercare un appiglio ma lui sghignazzava sotto i baffi e proprio mentre era distratto Lee lo colpì scoppiando a ridere, non potevo contare sul loro aiuto.
Posai gli occhi su Angelina che si sentiva parecchio fortunata a non essere capitata con George anche perché loro attiravano molte meno attenzioni di noi, infondo stavano insieme da poco tempo ed erano davvero molto discreti, mi domandavo come facessero.
Feci esattamente quello che non dovevo fare, guardai Roger; credevo che quel ragazzo mi odiasse, infondo gliene avevo fatte passare davvero tante, e forse ero stata anche un po’ cattiva con lui, ma era evidente che alla fine dell’estate macchinava qualcosa per far sì che io e Fred ci lasciassimo, patetico.
Allora lasciai stare, constatando che ormai era troppo tardi per giustificarsi, così io e Fred cominciammo ad allenarci.
Si sa, la galanteria non fa per Fred, ancora non mi spiego bene dove abbia trovato tutta quella dolcezza settimane prima ad Hogsmeade, comunque, non feci in tempo nemmeno a formulare l’idea di difendermi dallo Schiantesimo che mi ritrovai già a mezz’aria pronta a cadere a terra tra i cuscini.
Semplice ma efficace.
Mi rialzai a fatica perché mi girava la testa, Fred fu preso da un irrefrenabile moto di apprensione, non lo sopportavo quando faceva così.
«Scusami, tutto bene?» Mi chiese inginocchiandosi al suolo per far si che i nostri visi fossero alla stessa altezza.
«Sì, sto bene» Dissi cercando di alzarmi barcollando un po’, lui fece qualche passo indietro, mettendo qualche metro di distanza tra di noi.
Feci un respiro profondo e puntai la bacchetta su di lui «Stupeficium!»
Non fu niente di che, Fred cadde all’indietro e scoppiò a ridere, davvero facevo tanta pena? E dire che lo Schiantesimo su Roger mi era riuscito alla perfezione.
Cambierà da persona a persona.
Sì come no, era tutta colpa dell’espressione di Fred, che aveva uno stupido sorrisino preoccupato sul viso, mi deconcentrava.
Un po’ perché era davvero troppo carino e tenero, un po’ perché mi faceva venir voglia di baciarlo e schiantarlo non era esattamente un’azione suscitata da un sentimento simile.
Mi buttai affranta sui cuscini e osservai un po’ la situazione.
George e Lee si scagliavano Schiantesimi di continuo, senza mai fermarsi, Harry controllava tutti – fui felice del fatto che non si accorse di me – Hermione aveva appena schiantato Ron se senza alcuna pietà e Roger stava parlando con Cho Chang.
Perché stavano parlando? Lei sorrise e mimò un “mi dispiace” strinse la bacchetta in pugno e ritornò dalla sua amica per continuare ad esercitarsi.
Ah bene, un attimo prima è perdutamente innamorato di me e un attimo dopo ci prova con Cho Chang, che ragazza di fratellastro mi ritrovavo? Era logico che non stesse bene con la testa, inoltre, da quello che avevo capito in Sala Comune – voci giunte da persone non del tutto affidabili, comunque – Harry nutriva un debole per Cho, non avrei permesso a Roger di cercare di rovinare un’altra vita sentimentale.
Okay, la loro non era ancora iniziata e forse non lo avrebbe mai fatto, ma non glielo avrei permesso comunque.
Inoltre ciò dimostrava che quel ragazzo oltre ad essere un dongiovanni non aveva un briciolo di buon senso e se è per questo nemmeno un cuore.
Solo un anno prima, Cedric Diggory – per cui io avevo un cotte enorme quando avevo quattordici anni – era stato brutalmente ucciso da Voldemort, la sua prima vittima, non riesco nemmeno ad immaginare come deve essersi sentita Cho, povera ragazza, doveva essere distrutta; solo pensare a cosa potrei passare se solo Fred…no, non dovevo pensarci.
Mi rialzai, notando che gli occhi di Fred e George erano puntati su di me e le loro voci confabulavano di qualcosa che la mia mente non riusciva a captare.
«Sei sicuro che non ha mangiato per sbaglio uno dei nostri prototipi?» Chiese George.
«Sicurissimo» Rispose meccanicamente Fred.
«Pasticcino, stai bene?» Chiesero all’unisono, allora sbattei qualche volta la palpebre e annuii poco convinta, infatti i gemelli continuavano a guardarmi perplessi.
«Sì, io pensavo a cose stupide, torniamo ad esercitarci» Farfugliai, loro capirono bene di non fare altre domande e facendo spallucce ci sparpagliammo per la Stanza delle Necessità.
Il grande orologio diceva che si stava facendo tardi e a piccoli gruppi tornammo nelle nostre Sale Comuni, io e Fred procedevamo con Lee mentre a quanto capii George era con Angelina, speravo solo che quei due non perdessero il loro spirito combattivo.
Sinceramente, George e Angelina non ce li vedevo come due rammolliti, mi era bastava vedere la reazione di lei alla notizia che Harry e i gemelli erano stati espulsi dalla squadra di Quiddich, peggio di un’isterica banshee, non era stata una bella cosa trovarsi in dormitorio con le quella sera.
Tornati in Sala Comune ero così stanca e così sovrappensiero che salutai Fred dicendo solo “Buonanotte” seguito da un sonoro sbadiglio per poi avviarmi nei dormitori.
Non sapevo che quella notte sarebbe successo di tutto e di più.
Infatti mentre io dormivo beatamente – nemmeno così tanto, Katie si svegliò tre volte nel cuore della notte col fiatone dicendo che non sarebbero riuscite a portare avanti la squadra – tutti i Weasley si alzarono e ancora con le loro vestaglie si diressero nell’ufficio del preside, lo sapevo dato che dopo uno degli attacchi di panico di Katie avevo visto Ginny alzarsi dal letto e uscire dal dormitorio.
In pratica, mi fu detto da Alicia che Calì le aveva detto che Lavanda le aveva detto che Seamus gli aveva detto che Harry si era svegliato nel cuore della notte in preda ad un incubo di cui però Alicia non seppe dirmi di cosa si trattasse.
La mattina dopo, non c’era più traccia di Harry, Ron, Fred, George e Ginny, spariti.
In Sala Grande però non ero l’unica ad essersene accorta, infatti tutti ci vociferavano un po’ sopra, e quando hai per amiche il trio di Angelina sei più che sicura che verrai a sapere tutto di tutti in più in fretta possibile.
Questa volta però, non furono loro ad avvertirmi, bensì una lettera di mio padre, non ricevevo posta in genere, ma quella lettera sembrava importante, il gufo sembrava avere una fretta pazzesca, e il tutto successo dopo la notte in cui tutti erano spariti.
L’aprii e la lessi velocemente.
 
Cara Ally,
Stanotte Arthur è stato aggredito, ora è al San Mungo, i tuoi amici sono al sicuro, lì dove hai passato l’ultima settimana di vacanze, volevo dirti che passeremo le festività Natalizie con i Weasley, spero capirai.
 

Papà

 
Una lettera breve ma concisa, non poteva certo dire che si trovavano tutti a Grimmauld Place, quartier generale dell’Ordine dove viveva anche Sirius, troppe informazioni che tanti avrebbero voluto sapere.
L’importante era che stessero tutti bene, beh, quasi tutti.
Il fatto che il signor Weasley fosse stato aggredito mi spaventava parecchio, erano questi, dunque, i rischi del far parte dell’Ordine.
Non che io e gli altri avessimo capito molto della situazione, ma Voldemort era tornato, e sarebbe ricominciata la guerra, una guerra brutale che non avrebbe risparmiato nessuno.
Cedric era stato il primo a morire per mano del nuovo Voldemort, la prova che tutto quello che diceva Harry era la verità, verità che persone come la Umbridge volevano soffocare per mantenere la calma nel mondo magico.
Non ci sarebbero riusciti a lungo, comunque, Voldemort sarebbe diventato più potente, più potente dell’ultima volta e alla fine il Ministero avrebbe dovuto ricredersi e chiedere scusa per tutte le idiozie che aveva fatto fino a quel momento.
Avevo solo diciassette anni, ma lì fuori c’era qualcosa di pericoloso, pronto ad attaccare le vite di tutti noi da un momento all’altro.
Io dovevo proteggere me stessa, ma soprattutto le persone che amavo.
Persone come Fred, come mio padre, forse anche persone come Roger, mi sentivo in dovere di aiutare almeno tutti quelli che avevano toccato la mia vita, in un modo o nell’altro.
Nell’ultimo anno era cambiato tutto, così tanto, così in fretta.
Io e Fred non eravamo altro che fratelli, non sapevo che mio padre fosse innocente ed estraneo a tutto quello capitato quando ero ancora bambina, Roger era solo un ragazzo di Corvonero che mi passava i temi di Erbologia e che conoscevo a malapena.
Lì fuori era pericoloso, Harry ci insegnava a difenderci, e io lo avrei fatto.
Avrei combattuto, e avrei resistito per tutti quelli che avevano un ruolo, non importa se grande o piccolo, nella mia vita.
Ero pronta a vendicare la morte di mia madre, ero pronta a proteggere tutti quelli a cui volevo bene.
Eccome, se ero pronta.





Spazio Autrice:
NON MANGIATEMI VIVA, È CANNIBALISMO.
Bene, dopo aver detto ciò,  so che ultimamente sto aggiornando schifosamente in ritardo, ma dato che quando mi vengono le idee geniali in mente (tipo quella di cercare di mandare avanti tre storie contemporaneamente) io non mi tiro mai indietro...
Comunque, so che questo capitolo è corto, ma è il più serio che scrivo da qualche settimana a questa parte, cioè che poi di serio c'è solo l'ultimo pezzo.
*Poi, so perfettamente che Roger sono-un-cavolfiore-rovina-fidanzati Davies  non fa parte dell'ES, ma io ce l'ho voluto mettere perchè si ritrova con un patrigno che fa parte dell'Ordine della Fenice e poi, è pur sempre la mia fic :')
Volevo poi annunciare che ho in mente tutto il filo della storia fino alla fine e non ce la finirò mai a terminarla in 4 capitoli, perciò forse arriverò fino ai 30 çwç non ne ho idea.
Comunque, nel prossimo capitolo siamo a Natale *-* si accettano scommesse su ciò che accadrà :3
Bene, adesso sparisco, per chi seguisse l'altra mia storia, la Lily/Scorpius, conto di aggiornare per martedì o mercoledì, almeno ci provo.
Okay, ho davvero finito, alla prossima :3
-Marianne

 
 

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Capitolo 22
*** A Litigious Christmas. ***




Il Natale più orribile della mia vita.
E no, non sto esagerando per niente, in pratica è stato un disastro totale.
Mio padre mi aveva già preannunciato che avremmo passato le vacanze al Quartier Generale dell’Ordine, quindi quando ci dirigemmo lì non ero poi così sorpresa.
All’inizio sembrava essere davvero meraviglioso, perché anche se mio padre si era portato dietro Anne, Roger era da suo padre in una sperduta cittadina di campagna in Galles, quindi non avrebbe potuto darmi fastidio in nessun modo.
Quando arrivai, il clima non era dei migliori, con il Signor Weasley ancora al San Mungo, io ed Hermione eravamo le uniche a non sapere bene cosa era veramente successo, me lo raccontarono i gemelli, visibilmente preoccupati.
A tutto quello, si aggiungeva il fatto che io non avevo ancora detto a Fred che in quei giorni mi sarebbe piaciuto uscire allo scoperto, anche se avremmo dovuto dirlo solo ai suoi genitori e a mio padre – Anne non la consideravo un genitore – perché Ron, Ginny e tutti gli altri lo sapevano già, comunque sarebbe stato un bel colpo per tutti.
Non nascondo che ci provai a dirglielo ma fu una mossa sbagliatissima perché si arrabbiò senza motivo, George mi dava ragione, quindi era lui ad essersi comportato in modo eccessivo.
«Fred, devo dirti una cosa» Gli dissi, in circostanze normali questa frase sarebbe suonata come la peggiore delle sventure.
«Cosa c’è?» Fred si stropicciò gli occhi, dubitavo che avesse dormito durante le due notti precedenti, e mi dispiaceva, però io non ce la facevo più a vivere come una clandestina, in fondo che c’era di male?
«Io pensavo di…ecco, di dire tutto alle nostre famiglie» Dissi con un filo di voce, ero calma, non c’era motivo di essere nervosi a mio parere, però mi sbagliavo perché Fred si alzò dal letto con uno scatto repentino e mi guardò dritto negli occhi.
«Cosa? Adesso? Insomma, non è che in questo periodo io abbia così poche cosa a cui pensare,m mettiamoci pure un fardello in più!» E questo fu esattamente quello che fece scattare la bomba.
«Fardello? Bene, se per te la nostra storia è un fardello, mi toglierò di mezzo, tanto c’è spazio in camera di Hermione e Ginny!» Così presi il mio baule e lo trascinai fino alla porta «Ah, e chiedi a George se gentilmente può portarmi  mia roba nell’altra stanza» Uscii e chiusi violentemente la porta, George che era nei dintorni, venne a vedere cos’era successo e io con un’espressione decisamente furente che trascinavo il mio baule in una stanza accanto gli fecero venire in mente qualche domanda.
«Che è successo?» Mi chiese.
«Tuo fratello è persona più idiota, stupida, e ancora idiota che io abbia mai conosciuto!» Gridai e così feci per bussare alla porta ma Ginny mi precedette e mi aprì, doveva avermi sentito.
Senza dire nulla mi invitò ad entrare ed io lo feci, piantando il baule in mezzo alla stanza.
Hermione non c’era, probabilmente era giù a discutere con Harry e Ron, mi buttai sul terzo letto in fondo alla stanza, inutilizzato, e sospirai.
«So che non vuoi che te lo chieda ma…che cosa è successo?» Ginny si sistemò vicino a me, parlando con voce febbrile.
«Ho litigato con Fred» Annunciai a bassa voce. «A quanto pare sono solo un peso per lui»
«Non è vero, è solo che con papà al San Mungo è un periodo difficile, nessuno vuole dirci nello specifico cosa è successo, secondo loro ci basta sapere che starà meglio» Mi disse Ginny. «Ha paura per papà, tutto qui» Infondo la capivo, e so che avrei dovuto capire anche Fred, non gli stavo facendo una colpa per quello che era successo ad Arthur, forse avevo anche reagito in modo eccessivo, ma avevo l’impressione che a lui non importasse più niente di noi, e non era una bella sensazione.
Avevo paura che tutto finisse, come un bel sogno da cui ti risvegli la mattina e non volevo.
«Mamma vuole che scenda, spengo la luce?» Mi chiese Ginny dopo un interminabile silenzio.
Annuii con un cenno del capo e poi divenne tutto buio, ero sola.
Purtroppo la bella sensazione di solitudine che mi stavo godendo in santa pace fu interrotta da qualcuno che entrò senza nemmeno bussare, accese la luce e richiuse la porta dietro di se, e c’erano solo due persone che in quel momento l’avrebbero fatto.
Mi rifiutavo di credere che Fred fosse venuto a chiedermi scusa, perché sapevo che non era così, arricciai gli occhi e poi li aprii vedendo George molto probabilmente, dovevo abituarmi alla luminosità della stanza.
«Ti ho portato le tue cose» Mi disse George appoggiando il tutto sul letto di Hermione.
Bene, Fred non voleva che ritornassi da loro.
«Grazie» Mormorai ma lui invece di andarsene si mise seduto dove prima c’era Ginny.
«Senti, Fred è solo nervoso, qualche giorno e gli passerà tutto» Mi disse.
Il problema era che a me non sarebbe passato tutto in qualche giorno, e passare in Natale a guardarsi in cagnesco per poi deprimersi non era certo una delle mi aspettative migliori.
«Dovete parlarvi e chiarire tutto, è un malinteso, una cosa da niente»
Facile per lui a dirlo, con Angelina andava alla grande, erano, come si suol dire, due cuori e una capanna, fosse stato per loro avrebbero vissuto su una scopa nel bel mezzo del campo da Quiddich non curandosi del resto del mondo, e devo dire che all’inizio anche io e Fred eravamo così profondamente innamorati che non ce ne importava niente, non che ora non lo fossimo più, anzi il nostro rapporto si stava consolidando ma con qualche intaccatura.
«Io non voglio parlarci, è questo il punto, lo so che lui sa di aver sbagliato, non vuole ammetterlo e tutto ciò mi da fastidio» Dissi di getto, era tutto quello che pensavo, George mi capiva sempre.
«Ed è qui che ti sbagli, zuccherino» George sospirò. «Fred è stressato, lo sono anche io ma è diverso, per lui è più difficile, sai? Litigare con te non lo aiuterà a sentirsi meglio»
«Credi che a me faccia bene? Non puoi dargli retta solo per questo» Sbottai mettendomi a sedere sul letto.
«Non sto dicendo che ha ragione, e non ce l’hai nemmeno tu, sto solo dicendo che fareste meglio a parlarvi, l’ho fatta anche a lui la predica» Ribatté lui, era impressionante la mia capacità di far arrabbiare la gente.
Sapevo però che George non era arrabbiato con me, almeno lo speravo.
«Quando mi andrà di farlo  gli parlerò, prima di allora resterò chiusa qui dentro» Sentenziai per poi ributtarmi a peso morto sul letto, decidere di parlargli era già un passo avanti.
«Vado ad aiutare Ginny con i Doxy morti, ce ne sono ancora tantissimi» George sorrise e mi lasciò da sola, spegnendo la luce.
Passai al buio un sacco di tempo, so solo che quando Ginny ritornò in camera era per dirmi di scendere per la cena, e malgrado tremavo al pensiero di ritrovarmi nella stessa stanza con Fred mi alzai dal letto con i capelli arruffati e una copertina blu sulle spalle, come una vecchia zitella, e scesi in sala da pranzo, dove a quanto pare, mancavo solo io.
Guardai George, che era seduto vicino a Fred, c’era una sedia vuota accanto a lui, quella che sarebbe spettata a me, però ce n’era un’altra vicino a Ron, allora snobbai Fred e mi misi vicino al suo fratello minore.
«Stai bene, Ally?» Mi chiese mio padre.
«Sì, ho solo sonno» Risposi, non avevo voglia di parlare, a dir la verità non avevo nemmeno voglia di mangiare, ma il pasticcio che aveva fatto Molly sembrava troppo buono per essere ignorato.
«Mamma, Ally dormirà con me ed Hermione da stasera, di dispiace prepararle il letto?» Disse Ginny tutto ad un tratto.
«Ginny io posso…» Iniziai.
«Certamente cara! Fred e George hanno fatto qualcosa che ti ha convinto a cambiare stanza?» Mi chiese Molly guardando i gemelli con uno sguardo severo.
George alzò le mani per giustificarsi, dicendo che non aveva fatto niente e Fred ignorò la domanda continuando a mangiare il pasticcio di carne.
«No, Molly, non è successo niente» Dissi io per aggiustare la situazione.
Non tornammo più su quell’argomento e continuammo a mangiare in silenzio, dopo cena rimasi un po’ di sotto e appena potei sfuggire a futili conversazioni scappai in camera.
Fu un po’ strano fermarsi davanti alla terza porta a sinistra del corridoio e non alla quarta a destra, entrai e vidi che il letto era rifatto, mi misi il pigiama e mi infilai sotto le coperte cercando di dormire, inutilmente però.
La mattina seguente sarebbe stata la mattina di Natale, mi sarebbe piaciuto svegliarmi e vedere il letto di Fred invece che quello di Hermione, scendere e trovare i nostri maglioni sotto l’albero, per poi rubargli il suo con una grande F ricamata sopra ed infilarlo per farlo arrabbiare.
Il fatto è che la mattina seguente mi svegliai prestissimo, dovevano essere circa le sei e mezzo del mattino, cercai di riaddormentarmi con scarsi risultati, Ginny aveva chiuso la porta a chiave perché Kreacher girava per casa borbottando cose incomprensibili e non ci teneva a passare una notte insonne per colpa di quell’elfo.
Per un attimo pensai di Materializzarmi in cucina – tanto potevo farlo – e di mangiucchiare qualcosa per passare il tempo, poi mi limitai a girarmi verso il muro bianco e a sospirare.
Un’ora dopo circa un fastidioso crac mi svegliò, e improvvisamente sentii il letto sprofondare per il troppo peso.
Mi alzai di soprassalto, con l’occhio destro ancora chiuso, riuscii a mettere a fuoco una figura dai capelli rossi che mangiava una Cioccorana seduta ai piedi del letto.
Che diavolo di faceva George lì? Insomma, poteva anche non essere George, infondo era girato di spalle, non trovavo un motivo per cui Fred si sarebbe Materializzato ai piedi del mio letto la mattina di Natale.
«George?» Chiesi con la voce impastata dal sonno.
Nessuna risposta, certo che era davvero strano, rimasi in attesa.
«Non sono George» Disse infine, allora cominciai a farmi mille domande.
Fred si girò verso di me si avvicinò «Volevo augurarti Buon Natale prima degli altri, ecco» Disse.
«Oh, Buon Natale anche a te» Dissi imbarazzata, non aveva un senso! Cosa dovevo fare?
Alla fine ributtare la testa sul cuscino mi sembrò la cosa più giusta da fare, non era giusto presentarsi in pigiama alle sette e mezza del mattino, rendeva le cose più difficili.
«Sei arrabbiata con me?» Mi chiese alzandosi dal letto, che genio.
«Sì» Risposi secca, continuando a fissare il muro.
«Perché?»
«Lo sai già»
«Lo risolveremo, vero?» Mi chiese ancora, stavolta la voce gli tremava.
«È Natale, non voglio parlare di queste cose, adesso lasciami dormire» Ero stata troppo dura e sapevo che mi sarei pentita di quell’azione ma non sapevo cosa fare o dire, sentii un altro crac e quando aprii gli occhi davanti al mio letto non c’era più nessuno.
Ero stata una grandissima idiota, avrei dovuto dirgli che ce l’avremmo fatta, gli avrei dovuto sorridere per rassicurarlo, per rassicurare me stessa e invece gli avevo palesemente detto di andarsene e di lasciarmi in pace.
Il resto della giornata lo passai rannicchiata nel mio maglione – più grande del solito quell’anno – sul bordo del divano nel salotto a fissare tutti in silenzio, tra le occhiate truci di George che doveva aver saputo che non avevo parlato con Fred cercando di sistemare tutto mentre lui ci aveva provato, non lo avrei biasimato se adesso avrebbe dato ragione a lui.
Infondo, avrebbe avuto anche ragione, ero nel torto marcio.

 


Spazio Autrice: 
Eccomi qua, bene, il capitolo si addice decisamente al mio umore.
No, davvero, non è una gran periodo, quindi niente faccine felici o racconti felici o gente che sprizza felicità perchè potrei seriamente farvi del male.
Ora, appurato che non sono una killer maniaca, dato che il mio umore è molto al di sotto della cacca di Doxy, il capitolo è molto al di sotto della cacca di Doxy, quindi lo capirò se lo troverete orribile.
Bene, ho finito, spero di aggiornare presto e possibilmente con un capitolo decente.
Alla prossima *si sforza di fare una faccina felice* c:
-Marianne

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Capitolo 23
*** The Prefects' Bathroom. ***




Pensavo che una volta tornati ad Hogwarts le cose si sarebbero sistemate, beh, lo pensavo anche quando Arthur era tornato a casa sorridente e in forma – più o meno – però mi sbagliavo di grosso in tutti e due i casi, come ultimamente succedeva spesso.
Sul treno non ci rivolgemmo la parola, fu una tortura stare nello stesso scompartimento con Fred, anche perché quando George si allontanava con una scusa io guardavo fuori dal finestrino e ogni due secondi mi giravo verso la porta per controllare, o almeno sperare, che qualcuno entrasse, mi sarebbe andato bene perfino quel furetto di Malfoy o qualche suo amico Serpeverde.
Una prova ulteriore della mia stupidità, l’ebbi durante una lezione dell’ES, Roger aveva cominciato a dirmi che in qualità di sua sorellastra dovevo starlo a sentire su come aveva passato le vacanze di Natale, e io lo feci, cioè, più che altro feci finta di ascoltarlo mentre parlava e lanciava incantesimi dato che mi ero ritrovata in coppia con lui.
Facevo finta perché mi sentivo osservata, e non da uno sguardo benevolo, infatti ero più che sicura che Fred se avesse potuto mi avrebbe incenerito, insomma, oltre ad aver sbagliato mi stavo dimostrando amichevole con Roger, il mio fratellastro, quello che nemmeno cinque mesi prima era perdutamente innamorato di me e che aveva rischiato di mandare all’aria la mia storia con Fred, dovevo essere proprio stupida.
George ora le occhiate incenerenti le riservava anche a Fred, anche se io rimanevo la più stupida dei suoi due bersagli.
Angelina si era accorta di tutto ciò – forse perché glielo aveva detto George – e mi diceva che non mi sarei dovuta scusare, l’uomo era lui, ergo, la responsabilità era la sua.
Non so cosa mi trascinò a fare come mi aveva detto Angelina, però continuai a non rivolgergli la parola a colazione, pranzo, cena, lezioni e in tutti i momenti della giornata in cui ci ritrovavamo nella stessa stanza.
Il più delle volte cominciavo a parlare con Alicia o Katie se erano nelle vicinanze, altrimenti facevo finta di fare i miei compiti, oppure se eravamo in Sala Grande facevo ancora di peggio.
Me ne andavo al tavolo dei Corvonero a sfogare il mio nervosismo su Roger che faceva finta di ascoltarmi mentre mangiava il suo porridge.
Anche quel carciofo del mio fratellastro ultimamente si rivelava più sopportabile e noioso del solito, forse perché non parlava, il che dava tantissimi punti a suo favore.
Il problema era che a parte Roger non conoscevo nessun altro Corvonero, e intromettermi tra di loro ogni volta che c’era un pasto alla fine non si rivelò come un’idea magnifica perciò dopo qualche volta me ne tornai al tavolo dei Grifondoro, vicino a Lee stavolta che solitamente sedeva di fronte a me, Fred e George.
 
«Ally, ho dimenticato la pergamena con il compito di Pozioni in dormitorio, me l’andresti a prendere?» Mi chiese George un pomeriggio, mentre eravamo in Sala Grande, ma con me non attaccavano questi giochetti idioti, sapevo benissimo chi c’era in dormitorio, e sicuramente non il suo compito di Pozioni.
«Ora non posso» Inventai.
«Già,  scarabocchiare sulla pergamena è molto  impegnativo» Mi fece notare sarcastico, in effetti, aveva ragione.
«E va bene, ci vado» Sbottai attirando l’attenzione di qualche studente del primo anno, non mi accorsi che Lee mi stava seguendo, o meglio, vidi che anche lui si era alzato ma non pensavo stesse seguendo me, più che altro ero dell’idea che stesse andando anche lui in Sala Comune.
Ero al quinto piano, proprio davanti al bagno dei prefetti, quando Lee – che avrei schiantato all’istante se non avessi avuto la bacchetta nella tasca interna del mantello – mi trascinò nel bagno, poi uscì e mi chiuse dentro.
Fu inutile dire che evitai di fare chiasso per chiamare aiuto perché il bagno dei prefetti non era esattamente il posto dove dovevo stare, dato che non ero un prefetto, quindi l’unica cosa che mi rimaneva da fare era aspettare che qualcuno avesse voglia di venire a farsi un bagno.
Non sembrava poi una cosa così strana dato che l’acqua era aperta e l’immensa vasca era quasi piena, constatai che doveva esserci qualcun altro e mi chiesi se fosse prudente scoprirlo.
Le molteplici lezioni con l’ES mi avevano insegnato che la prudenza non era mai troppa, quindi rimasi nel mio angolino a pregare Godric che qualcuno mi trovasse, perché Lee era stato così…così? Perché chiudermi in un bagno? C’era qualcosa sotto, sicuramente.
Qualcosa si mosse, e capii che non ero sola, presi la bacchetta e mi dissi che conoscevo abbastanza incantesimi per difendermi, così mi avvicinai a passi lenti e silenziosi e capii che il mio compagno di prigionia nel bagno dei prefetti era chiuso in un gabinetto.
Bene, non sapevo quale dei tre gabinetti esattamente, quindi con un calcio ne aprii uno ad uno.
Il terzo era chiuso.
«Ahlomora» Sibilai e la serratura si aprì, qualcuno imprecò e provvede a richiuderla ma io bloccai la porta prima, gli puntai contro la bacchetta e vidi che era Fred.
Era ufficiale: avrei ucciso Lee.
«Non ti pare eccessivo puntare alla violenza adesso?» Mi chiese Fred.
«Non sapevo fossi tu» Risposi abbassandola per poi riporla nella tasca del mantello, esteriore stavolta.
«Che ci fai qui?» Mi chiese «È il bagno dei prefetti»
«Potrei farti la stessa domanda, comunque, Lee mi ha chiusa qui dentro e credo di aver capito perchè» Dissi sedendomi per terra, avevo l’impressione che non saremmo usciti di lì molto presto.
«Se non facciamo pace ci faranno marcire qui dentro» Disse Fred uscendo dal gabinetto.
«Bene, chi resta vivo fa il funerale dell’altro con le bolle di sapone» Dissi io, l’ironia non era ben accetta lì dentro, l’atmosfera non era delle migliori.
«Siamo davvero degli stupidi, sai?» Esordì Fred chiudendo l’acqua dei rubinetti.
«Sì, ma non sarò io a chiedere scusa per prima, e non provare a farti un bagno in mia presenza, non cederò» Affermai risoluta.
«Era già aperta quando sono arrivato» Mi disse Fred, almeno non aveva intenzione di giocare sporco.
Mi misi seduta per terra ad osservare l’acqua calda e le molteplici bolle che ricoprivano gran parte della vasca, quel bagno era davvero bello, valeva la pena diventare prefetto solo per usarlo.
«Abbiamo sbagliato tutti e due» Continuò Fred, allora capii che se volevamo uscire da quel bagno, dovevamo parlare e chiarire tutto.
«Già» Mi limitai a rispondere io, sapevo che le risposte di quel genere gli davano sui nervi, non aveva mai amato i monosillabi.
«Quindi ammetti di essere stata piuttosto stronza a Natale?»
«Sì, lo sono stata, avrei dovuto dire e fare tutt’altro, ma sai perché ho iniziato»
«Certo, perché tu sei una santa che si arrabbia solo quando la provocano»
Mi alzai di scatto, avremmo litigato e basta dentro quel bagno, nulla più.
«Non sto dicendo questo, sto dicendo che se tu non mi avessi fatto capire che per te non contavo niente non avrei iniziato a riservarti lo stesso trattamento!» Gridai.
«Vedi che il problema siete tu e il tuo maledetto cervello? Fraintendi sempre tutto, non volevo dire quello che hai capito e lo sai bene, la mattina dopo sono venuto a fare pace ma tu hai deciso che fosse meglio continuare in quel modo, non è vero?» Stavolta era lui ad aver alzato la voce.
Rimasi in silenzio, aveva ragione e non avevo scusanti, però non gli avrei chiesto scusa infondo il problema ero io e il mio cervello, no? Beh, non potevo cambiare il mio cervello e prenderne un altro più ragionevole, si sarebbe dovuto accontentare.
Così in silenzio ritornai seduta nel mio angolino più lontano possibile da lui, ma evidentemente non poteva durare a lungo il mio stratagemma perché venne a sedersi vicino a me, mi scansai ma si avvicinò di più.
Volevo giocare sporco? Perfetto.
L’unico intoppo fu quando a forza di spostarmi, non avendo calcolato il posto dove ci trovavamo quanto ero impegnata ad immaginare le maledizioni e fatture che avrei scagliato contro Lee una volta uscita da quel bagno, caddi nella vasca e mi inzuppai tutta.
Quando la mia testa riemerse, dovevo dare l’impressione di un chiwawa infreddolito e molto, molto arrabbiato.
Seriamente, se fossi stata un cane avrei morso Fred così forte da staccargli una gamba, magari anche un braccio, e già che c’ero anche la testa.
«Ops» Commentò Fred sarcastico.
«Fammi uscire di qui o trascinerò anche te» Lo minacciai, lui non si mosse dal bordo, allora io lo afferrai per la caviglia e in men che non si dica anche lui era inzuppato dalla radice dei capelli alla punta dei piedi.
«Perché lo hai fatto?» Mi chiese stropicciandosi gli occhi.
«Ti avevo avvertito!» Intanto cominciai a togliermi le scarpe e tutto quello che mi appesantiva per riuscire ad uscire di lì, alla fine dovetti lanciare fuori dalla vasca il mantello e il maglione, rimanendo con la camicia che era bianca, non era una mossa astuta ma stavo giocando sporco anche io.
«Bel reggiseno» Commentò mentre mi trascinava indietro per non farmi uscire.
«Grazie» Risposi acida, avevo cominciato a dimenarmi in acqua e a picchiarlo ovunque riuscissi a mettere la mani, ma senza grandi risultati.
Grazie. Grazie?! Come mi era saltato in mente? Io ero arrabbiata con lui non avrei dovuto affatto rispondergli.
Però era una sensazione strana, mi erano mancate le sue mani, il suo tocco gentile che in quel momento mi teneva intrappolata contro il suo petto, a dir la verità mi mancava da morire e non vedevo l’ora che le cose si aggiustassero per far tornare tutto alla normalità, ma quello non era un sogno, se volevo delle cose dovevo guadagnarmele, non sarebbe stato affatto facile in quel caso.
Poi in una frazione di secondo, mentre mi teneva stretta per impedirmi di muovermi, incrociai i suoi occhi, che sembravano voler vedere i miei a tutti i costi.
E in quegli occhi ci vidi tutte le scuse del mondo – forse perché era quello che volevo – e chissà, probabilmente anche lui nei miei lesse quello che aspettava di sentire da tanto tempo.
«Sei così bella» Mormorò, e non ebbi tempo di dire nient’altro che mi baciò, possessivo, dolce, ma l’importante è che lo fece, ricambiai il bacio accarezzando i suoi capelli bagnati.
«I vestiti appesantiscono parecchio, sai?» Dissi io dopo quel bacio che sembrava non finire mai.
Sorrise e il cumulo di vestiti bagnati al bordo della vasca aumentò spaventosamente, speravo solo che Lee o George, o chiunque avesse avuto quell’idea geniale non sarebbe venuto a tirarci fuori proprio in quel momento.
Perché era in quel momento che saremmo diventati nostri per sempre, in quel momento che Hogwarts non esisteva, che le preoccupazioni non esistevano.
In un bagno, le bolle di sapone che col passare dei minuti scomparivano, furono le uniche testimoni del nostro amore, lo stesso che di cui io avevo dubitato la forza, trovandomi dalla parte sbagliata.
Perché il nostro amore era forte, eccome se lo era, in quell’istante, mentre lui mi chiedeva scusa per qualcosa che avrei ricordato come una cosa meravigliosa, sentivo che avrebbe potuto superare i confini del mondo.
Ero stata davvero una stupida a pensare che Fred avesse potuto buttare tutto all’aria, lo amavo da morire e avrei continuato a farlo per il resto della mia vita se necessario, non mi sarei mai pentita di quel giorno, di quel momento.



Spazio Autrice:
I capitoli si accorciano perchè sono una carciofa senza ispirazione D:
PERDONO!
Comunque, oggi mi sento come sotto l'effetto della Felix Felicis (aggettivo in cui sono incappata oggi sul buon caro vecchio IL) *^* AHAHAHA, cioè chimica non ha riportato i compiti e non mi ha interrogato (segno che forse non ci ho preso 3 a quel compito :') Non vi sto ad annoiare, passiamo al capitolo.
È corto, molto corto sono solo 1876 parole *sospiro triste*
Però almeno è una bel capitolo, voglio dire succedono tante belle cose, tipo Ally e Fred che fanno pace. Sì, decisamente, per chi mi avete presa? pff.
Cioè hanno 17 anni, sono maggiorenni e vaccinati (credo) :3 vabbè.
La cosa buona è che ho tutto il filo della storia in mente, il problema è scriverla, ma per quello c'è tempo...*si ripara dai pomodori*
Okay, sparisco, alla prossima :3
-Marianne

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Capitolo 24
*** Escape. ***





 

Dopo quel giorno, cominciai ad essere meno cattiva nei confronti di Lee e George, e loro non ne capivano il perché.
George mi aveva confessato che si sarebbe aspettato una sfuriata con tanto di minacce di morte al posto del lungo e asfissiante abbraccio che gli avevo riservato.
Beh, non che avesse tutti i torti, ma ero talmente felice di aver fatto pace con Fred che minacciarlo di morte non mi era nemmeno passato per la testa, anche perché in quei giorni la mia testa era veramente piena, i pensieri traboccavano così tanto che facevo addirittura fatica a studiare ad immagazzinare altre informazioni.
Fred e George erano molto più tranquilli rispetto alla maggior parte degli studenti del settimo anno, e sinceramente, non avevo la più pallida idea di come facessero.
I M.A.G.O. erano alle porte e il mio letto era diventato un campo di battaglia tra gli appunti di Trasfigurazione e quelli di Pozioni, per non parlare dei libri di Angelina pieni di annotazioni che i professori aggiungevano alle lezioni, insomma, eravamo giusto un po’ nervose.
«Stai facendo venire l’ansia anche a me» Disse Fred in seguito ad uno sbadiglio.
Era sabato pomeriggio, uno dei miei ennesimi sabato pomeriggio passati a studiare chiusa in Sala Comune.
Dall’episodio del bagno dei Prefetti, Fred sembrava voler passare con me più tempo possibile, e a volte mi sentivo in colpa perché ero talmente impegnata a studiare che gli rispondevo male quando non lo meritavo affatto, però quando non avevo niente da fare mi facevo perdonare e stavo tutta la sera abbracciata a lui su un divano della Sala Comune.
«Infatti dovresti esserlo» Ribattei cercando un foglio tra i mille appunti che avevo.
«Non credo» Mi rispose appoggiando i piedi sul bracciolo del divano.
Mi voltai verso di lui e lo guardai confusa, mi rispose immediatamente.
«Io e George abbiamo sempre pensato che la scuola non ci avrebbe mai aiutato molto»
«Che intendi dire?» Chiesi.
«Che ce ne andremo, insomma, molleremo tutto» Continuò.
«Ma ci sono i M.A.G.O» Esclamai sgranando gli occhi.
«E quindi?» Mi chiese lui sorridendo, con una scrollata di spalle.
«Ah, okay, quindi mi lascerete tutta sola a fare gli esami?» Chiesi fingendomi offesa.
«Solo per poco tempo, ci perdonerai, vero?» Continuò, chiuse i libri che avevo sulle ginocchia e li appoggiò da qualche parte, poi si avvicinò a me e mi baciò la punta del naso, e io, rimasta abbastanza insoddisfatta gli diedi un bacio come si deve.
«Dovrei dirti più spesso che lasceremo la scuola» Commentò alla fine.
«Stupido» Risposi io.
«Detto da te sembra quasi un complimento» Mi disse.
«Oh, lo è»
In quel momento George scese in Sala Comune interrompendo il nostro momento romantico, sembrava reduce da un lungo pisolino e mi resi conto di invidiarli come non mai.
Loro non dovevano preoccuparsi per quegli stupidissimi esami, se ne sarebbero andati prima che potessero cominciare, mentre io ero lì ad impazzire sopra i libri ogni santo giorno.
Ingiustizia.
«Ho interrotto qualcosa?» Chiese George alzando un sopracciglio, vedendo i miei libri stranamente chiusi sul tavolino.
«Sì, sei sempre inopportuno, George» Gli disse Fred per scherzare.
«Lo so, ma è questo che fanno i fratelli, no?» Rispose lui.
«Non mi pare di aver mai interrotto qualcosa tra te e Angelina» Continuò Fred.
«Ci avete spiati da dietro un cespuglio!» Esclamò.
«Era per una buona causa, avevi lasciato Lee a girovagare da Zonko tutto solo» Mi intromisi.
Dopodiché ci fu un silenzio imbarazzante interrotto solo dalla mia risata; ero scoppiata a ridere senza un motivo, davanti a me George guardava Fred e si tratteneva dal ridere, e Fred faceva lo stesso, alla fine avevo cominciato io, che non centravo niente.
«Fred, le hai già detto che…» Iniziò George.
«Che mi mollerete qui a morire lentamente su un banco mentre do il mio esame di Storia della Magia? Sì, me l’ha già detto» Dissi io.
«Oh, beh, siamo a posto allora» E così dicendo George scavalcò il divano e si mise seduto tra me e Fred.
«Aprirete il vostro negozio, non è vero?» Chiesi ad un certo punto.
«Ci hai beccati» Mi rispose Fred.
Risi, alla fine ero felice per loro, era sempre stato il loro sogno aprire un negozio di scherzi, avevano le capacità per mandarlo avanti, e ora che avevano anche i soldi, niente avrebbe ostacolato il loro cammino, nemmeno la scuola, nemmeno la Umbridge.
Il resto del pomeriggio lo passammo così, a scherzare sul divano come ai vecchi tempi, prima che la mia vita venisse sconvolta da rivelazioni non poco importanti.
Prima di scoprire che mio padre era innocente, prima di scoprire che avevo un fratellastro, prima di scoprire che anche Fred era innamorato di me.
Ad essere sincera, un po’ mi mancavano quelle giornate quando la nostra unica preoccupazione era quella cercare di non farsi scoprire mentre rubavamo del cibo dalle cucine, avrei voluto avere quello per la testa, e non l’Ordine di cui non sapevo niente, gli esami, una guerra sul punto di scoppiare.
Le giornate passavano, tutte uguali, la mattina c’erano le lezioni e il pomeriggio c’era la mia fedele pila di libri che mi aspettava sul letto, Fred mi faceva compagnia mentre studiavo  non mi accorgevo nemmeno che i giorni passavano così velocemente, mi chiedevo quando i gemelli avrebbero deciso di lasciare la scuola, ma soprattutto come visto che era impossibile uscire di lì senza essere beccati.
«Quando finisce la rivolta dei Goblin?» Mi chiese Angelina quella mattina a colazione.
Erano giorni che studiavamo per l’esame di Storia della Magia che si sarebbe tenuto solamente una settimana dopo.
«1692» Risposi di getto ingurgitando un pezzo di crostata al cioccolato.
«Okay, e cosa successe dopo la guerra dei giganti?»
«I giganti furono allontanati in remote e disabitate della terra» Continuai.
«Va bene, fammi tu qualche domanda» Mi disse porgendomi una pergamena.
Inutile dire che ormai passavo tutte le mie colazioni in questo modo da circa quattro giorni, era insopportabile ma Storia della Magia non la seguiva nessuno in classe, quindi tutti si ritrovavano a studiare strappandosi i capelli alla fine dell’anno, me inclusa.
George mi prendeva in giro, sostenendo che troppo studio potesse nuocere gravemente alla salute, e che lui non era così paranoico come me, e il più delle volte si ritrovava con un livido sul braccio.
Lee era nella mia stessa situazione, forse un po’ meno nervoso perché, a dirla tutta, non che gli importasse molto dell’esito degli esami, sperava solo di avere voti abbastanza alti per uscire dalla scuola.
Fred  non si esprimeva, e si limitava a distrarmi ogni pomeriggio, non sapevo se essere arrabbiata con lui oppure ringraziarlo, nel dubbio non facevo nessuna delle due cose, e rimanevo in silenzio lasciandomi distrarre, perché lo trovavo di gran lunga più interessante della rivolta dei Goblin.
Un giorno mi ritrovavo stranamente da sola, ero riuscita a liberarmi delle crisi isteriche di Angelina mi ritrovavo fuori dalla Sala Grande, appoggiata allo spesso muro di pietra a rilassarmi un po’, cosa che non avevo fatto granché negli ultimi giorni.
Quando sentì un chiasso immane provenire dalla Sala di Ingresso, sospirai e accettai il fatto che quel silenzio e quell’atmosfera di puro relax non potevano durare a lungo, come dettava la mia sfortuna, perciò mi incamminai a vedere cosa stesse succedendo.
La Umbridge era in mezzo al corridoio, George alla sua destra e Fred alla sua sinistra, avevo la sensazione che fossero appena stati colti in flagrante, mi feci spazio tra la folla e andai a sbattere contro una Corvonero del quarto anno.
«Che succede?» Le chiesi.
«Hanno fatto comparire una palude nell’ala est» Mi rispose mentre fissava la scena preoccupata.
In effetti, mi preoccupai anche io, erano dei professionisti in queste cose, non si sarebbero mai fatti beccare. C’erano due possibilità: o il loro piano aveva fallito, o lo avevano fatto apposta.
«George» iniziò Fred «Credo che abbiamo raggiunto l’età per interrompere la nostra carriera accademica»
«Condivido in pieno la tua opinione» Mi trattenei dal ridere, si stavano comportando esattamente come se la Umbridge non esistesse.
«È arrivata l’ora di mettere alla prova il nostra talento nel mondo reale, non credi?»
«Assolutamente»
Sorrisi, se ne stavano andando, avrebbero lasciato la scuola di lì a pochi secondi, ed essere una delle poche persone – se non l’unica – a sapere cosa stava succedendo realmente mi divertiva, ero tranquilla a differenza di tutti gli studenti intorno a me.
«Accio scope» Gridarono i gemelli all’unisono.
Per un attimo non successe nulla, poi due scope stavano sfrecciando a tutta velocità verso di noi, Fred e George le afferrarono al volo e montarono in sella, con il volto raggiante di gioia e i loro splendidi e perenni sorrisi, sfrecciarono via dalla Sala di Ingesso.
«Falle vedere i sorci verdi anche per noi, Pix» Gridò Fred, e poi scomparirono uscendo dal portone, tutti li acclamavano, gridavano di gioia e mi bastò vedere l’espressione furente sul viso della Umbridge per sentirmi orgogliosa di loro e soddisfatta.
Ce l’avevano fatta, come pensavo nemmeno quella strega in rosa li avrebbe fermati, infondo loro erano i gemelli, irrefrenabili, inarrestabili.
Qualcosa mi diceva che quell’episodio non l’avrebbe dimenticato nessuno, sarebbe stato raccontato tra le mura di Hogwarts per chissà quanti anni; potevo sbagliarmi, certo, forse aveva suscitato abbastanza scalpore da farlo rimanere vivo per due o tre anni, oppure sarebbe diventato leggenda.
Non so perché, ma l’idea della leggenda dei gemelli Weasley che fuggono da Hogwarts in sella alla loro scopa mi piaceva da morire.
 
Se la fuga di Fred e George aveva suscitato abbastanza eccitazione tra gli studenti da non pensare più agli esami per qualche ora, la mattina dopo tutta quell’energia e voglia di vivere era improvvisamente scomparsa, era l’ultimo giorno prima dell’inizio degli esami ed io non ero per niente calma come una persona normale avrebbe dovuto essere.
Gli altri del mio anno non erano da meno, i M.A.G.O. erano importanti e io dovevo superarli a tutti i costi, il pensiero che solo dopo due settimane avrei rivisto Fred mi costringeva a tirare avanti e a non mollare tutto come loro – anche perché io su una scopa non ci sapevo andare – così, molto lentamente le due settimane passarono, tra esami scritti e prove pratiche, tra crisi di nervi e notti insonni, mi ritrovai non molto velocemente all’ultimo giorno di scuola.
Amen.
«Mi mancherete tutte» Esordì Katie quel venerdì pomeriggio, avevo appena finito il mio baule, e mi ci ero appena seduta sopra per chiuderlo.
Saltai giù e andai ad unirmi all’abbraccio di gruppo che si era creato.
«Anche tu ci mancherai» Disse Angelina a nome di tutte.
«Buona fortuna per le selezioni Holeyhead Harpies» Le dissi, sapevo che Angelina dopo la scuola avrebbe cercato di entrare in quella squadra, l’avevo sentita parlare tanto di quelle selezioni, ne parlava giorno e notte, e diceva che le sarebbe andato bene anche di essere reclutata come riserva.
«Ne avrò bisogno» Mi rispose sorridendo.
«Ma che dici? Ti prenderanno alla prima Pluffa che tirerai negli anelli!» Le disse Alicia.
«Facciamo così, tra un anno ci scriveremo tutte e ci racconteremo cosa è successo nelle nostre vite, ci state?» Chiesi io.
«È una splendida idea» Disse Alicia.
«Io  ho già una visione generale: Angelina sarà la più famosa Cacciatrice dell’Inghilterra, io e Alicia saremo studentesse di Medimagia ed Ally…» Cominciò Katie.
«…sarà sposata con Fred» Continuò al posto suo Alicia.
Scoppiai a ridere, amavo Fred, con tutta me stessa ma ero troppo giovane per sposarmi!
«Seriamente, avete qualche altro progetto per la mia vita?» Chiesi.
«Potresti diventare un’Auror, oppure studiare Magisprudenza» Disse Angelina.
«Due cose completamente uguali» Commentai.
E scoppiammo tutte a ridere, presi il mio baule e lasciai il dormitorio, la Sala Comune era così vuota e silenziosa senza i gemelli, ma non me ne rattristai poi così tanto, li avrei rivisti la sera stessa, almeno speravo, desideravo con tutto il cuore che fossero venuti in stazione ad aspettarmi, a prendermi, con mio padre, con Molly ed Arthur.
Li avrei abbracciati così forte da non lasciarli respirare, poi tutti insieme saremmo andati alla Tana, oppure a Grimmauld Place a mangiare una delle deliziose cene di Molly, e avremmo riso e scherzato fino a tardi.
Camminai da sola per i corridoi di Hogwarts pieni di studenti che si salutavano, uscita fuori guardai per un ultima volta il castello che aveva ospitato i miei ultimi sette anni, il castello testimone delle cose più belle che mi erano successe nella vita, poi voltai le spalle e mi incamminai verso l’Espresso Hogwarts, che aspettava, paziente, di portare tutti a casa.



Spazio Autrice:
NON È FIGHISSIMO IL BANNER? sdhjkfdhjk ieri in un momento di noia, durante il quale avrei potuto scrivere il capitolo, ho rispolverato Photoshop CS5, è 600x400, è enorme lo so però non mi piace lavorare su 'fogli' troppo piccoli, non mi ci ritrovo c:
Io Ally me la immagino un po' come Kaya Scodelairo (solo con gli occhi castani e non azzurri u.u) voglio dire, non è meravigliosa? hjfdghj.
Poi io non sono così normale da fare il banner per il penultimo capitolo ç_ç già, il prossimo sarà l'epilogo, non mi uccidete per averlo detto con così poco tatto, ma l'avevo detto io che non volevo sfondare oltre i 25.
Ora provvedo a metterlo anche in tutti gli altri capitoli, un lavoraccio, considerando il miuo computer di melma che a volte funziona e a volte no, lol.
Detto ciò, chiedo perdono per il ritardo deplorevole, e vi prometto che non tarderò a postare l'epilogo.
Ho deciso di fermarmi qui, alla fine del quinto libro. Ah, precisiamo una cosa, dato che io la morte di Fred non riesco ad accettarla, nella mia testa lui non muore, okay? okay. *piange*
Per il pezzo in cui i gemelli tagliano la corda ho pensato di riscrivere le stesse righe del libro, e poi la frase di Fred 
«Falle vedere i sorci verdi anche per noi, Pix» RIMARRA' NELLA STORIA :')
Adesso sparisco e me ne vado nel mio angolino :)
Alla prossima,
-Marianne



 





 

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Capitolo 25
*** Epilogue. ***





 

 Due settimane dopo quell’assolato giorno di giugno, passate tra i convenevoli di Anne e Roger, che quell’estate si sarebbe tolto dai piedi una volta per tutte, andando da suo padre in Irlanda, io, mio padre e sfortunatamente anche la mia matrigna nevrotica, andammo alla Tana per passare un giorno con i Weasley.
Non vedevo i gemelli da tre settimane ormai, da quando se ne erano andati da scuola, alla stazione non c’erano e li capivo: avevano aperto il loro negozio, dovevano essere impegnatissimi.
Il loro negozio di scherzi, il Tiri Vispi Wesley, quello che sognavano da anni.
Sapevo che sarebbero stati capaci di mandare Zonko in bancarotta con le loro idee geniali, e anche se eravamo in tempo di guerra, cosa importava?
La gente aveva estremamente bisogno di ridere sull’orlo di una cosa così grande.
Io me ne stavo tranquillamente dietro Anne e mio padre che ti tenevano teneramente – schifosamente, oserei dire –  per mano, e ciò mi faceva ricordare che io e Fred eravamo ancora in clandestinità, ma avrei dovuto parlare con lui prima di fare qualche passo importante, non mi ero certo dimenticata di quello che era successo a Natale.
Molly ci venne ad aprire, ben felice di vederci – forse un po’ meno felice di vedere Anne, ma come biasimarla?
«Vi aspettavamo! Mancate solo voi» e così dicendo ci invitò ad entrare in casa, ed era vero: mancavamo solamente noi.
Notai immediatamente una sedia vuota tra Fred e George e non esitai a sedermi, quasi ignorando i saluti di tutti.
«Finalmente, pasticcino» Esordì George.
«Ci stavi facendo preoccupare» Mi disse Fred sorridendo dolcemente.
«Oggi non si lavora?» Chiesi io.
«È domenica, e la mamma vuole tutta la famiglia, di domenica» Disse George, guardò la sedia vuota al di là del tavolo, quella che di solito occupava Percy, poi cominciò a mangiare la coscia di pollo in silenzio.
Decisi di imitarlo, e senza troppi complimenti finii la mia porzione in men che non si dica, in fondo la cucina di Molly era unica ed inimitabile.
«Come sono andati i M.A.G.O. cara?» Mi chiese Molly ad un tratto, lanciando sguardi assassini ai suoi due figli seduti rispettivamente alla mia destra e alla mia sinistra.
«Bene, credo, spero. Ho fatto un po’ di confusione in Trasfigurazione pratica, ma nulla di grave» Risposi sorridendo, per un attimo mi sembrò di cogliere il solito tic all’occhio di Anne, sapevo che Roger era categoricamente andato meglio di me, ma non potevo farci nulla: lui aveva il cervello e io la discrezione, cosa che Roger, come avevo imparato a mie spese, non conosceva affatto.
«Allora gente, un po’ d’attenzione!» George si alzò in piedi, colpendo il bicchiere con la forchetta, stava facendo un rumore assurdo, e avevo la netta impressione che quel bicchiere non avrebbe fatto una bella fine.
«Grazie» Poggiò di nuovo il bicchiere sul tavolo «Dunque, come immagino voi tutti sappiate, gli affari per me e il mio fratellino vanno alla grande»
«Già» Approvò Fred.
«Ma, appunto per questo, ci riesce un po’ difficile gestire le cose da soli, perciò volevamo chiedere a qualcuno di voi se mai avesse pensato di darci una mano» Continuò.
«No, Ron, tu sei troppo giovane ed inesperto» Precisò Fred sbuffando.
Ci fu subito un silenzio di tomba, e a me veniva da ridere.
«Ally?» Mi chiese Geor «vuoi lavorare con  noi?»
«Cosa? Davvero? Insomma, sarebbe fantastico, ma è il “Tiri Vispi Weasley” no? Io non sono nemmeno una Weasley» Dissi, dubitavo che si fosse capito qualcosa per quando avevo parlato velocemente.
«Oh, ma a questo di può rimediare, vero Fred?»
«Verissimo George»
Ora sì che ero confusa.
«Vedi, Ally, tu hai un bellissimo nome – complimenti William – ma io sono dell’idea che “Alison Charlotte Clardk non sia…come dire? Completo» Iniziò Fred, aveva cominciato ad arrossire e succedeva difficilmente, ma io adoravo quando succedeva; lo incitai a continuare.
«Infatti, mi stavo dicendo che, magari, tra qualche anno, in un futuro molto lontayo, tu potresti diventare “Alison Charlotte Clark …in Weasley»
In un attimo Ginny lanciò un urletto tappandosi immediatamente la bocca, George guardava Fred che guardava me che  mi stavo prendendo un po’ di tempo per riflettere su ciò che avevo appena sentito.
«Un momento, quando abbiamo deciso di adottare Ally?» Chiese Ron.
«Nessuno adotterò Ally, idiota» Gli disse Ginny dandogli un schiaffetto sul braccio.
«Oh»
«Beh, io…sì!» Esclamai «Sì, sì, sì, certo!» E così abbracciai Fred, lanciandomi a peso morto tra le sue braccia.
«Ehy, vacci piano, io intendevo tra qualche anno! Sono troppo giovane e bello per sposarmi!» E allora, penso che  per chiunque non avesse ancora capito, fosse tutto chiaro.
«E il mio sì era per il negozio, ma se vuoi considerarlo anche per l’altra cosa non ci sono problemi per me» Gli dissi guardandolo negli occhi.
Allora, senza curarmi di nulla, ignorando Ginny che ci guardava con aria sognante, Ron che sembrava a metà tra il geloso e il disgustato, Molly che era sull’orlo di delle lacrime, mio padre che si stava strozzando con l’acqua, Arthur che lo aiutava e George che per la prima volta non sghignazzava sotto i baffi, lo baciai.



Spazio Autrice:
E' FINITA ç_ç *piange e si dispera*
In quanto a epilogo è molto corto, ma considerando che è stato scritto a scuola durante un ora di pseudo-cazzeggio (?) non pretendo grandi risultati.
Devo ricordarmi di strappare le pagine dal quaderno di storia çç
Anyway, allora, veniamo ai convenevoli: ci terrei a ringraziare tutti quelli che hanno letto questa storia, sopportato i miei scleri post-scuola, e stati testimoni delle mie grandi, non eccitanti avventure della mia vita da asociale *^* tutti quelli che hanno recensito e che letto silenziosamente senza mai farsi avanti.
Sono certa che non mi fermerò a scrivere, infatti ho in corso altre due storie, in mente alcune OS e altre long, ma ho deciso che darò tempo al tempo ^^"
Chissà, magari mi verrà in mente un missing-moment di questa storia e lo pubblicherò sotto forma di one-shot, non ne ho idea, comunque tutte le storie che ho pubblicato/pubblicherò le potrete trovare sul mio profilo :3
Non posso dire "Alla prossima" per salutare perchè non ci sarà un prossimo capitolo çç perciò, statemi bene e_e fra otto giorni la storia avrebbe compiuto cinque mesi *^*
Un bacio,
Marianne



 

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