Il Giardino Segreto

di mikilily
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9. ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 -I parte- ***
Capitolo 20: *** 19- II parte- ***
Capitolo 21: *** 20 ***
Capitolo 22: *** 21 ***
Capitolo 23: *** 22 ***
Capitolo 24: *** 23 ***
Capitolo 25: *** 24 ***
Capitolo 26: *** 25 ***
Capitolo 27: *** 26 ***
Capitolo 28: *** 27 ***
Capitolo 29: *** 28 ***
Capitolo 30: *** 29 + Epilogo. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Il Giardino Segreto.

 

♥ ♥ ♥ ♥ ♥

Pioveva forte quella notte. Il buio era talmente fitto che non si scorgeva nemmeno l’angusto viale, che composto di piccole pietre bianche, portava alla casa in cui la donna si trovava.

Le nuvole che coprivano il cielo si diradarono all'improviso, quando un lampo squarciò il cielo illuminando a giorno, facendo così intravedere un calesse nero guidato da quelli che a primo sguardo parevano dei thestral.

Che cosa ci facevano dei thestral, lì nell’Yorkshire? Si domandò la giovane donna.

Hermione aguzzò la vista all’ennesimo lampo che lacerò in due il cielo, nessuna carrozza e nemmeno un thestral apparvero ai suoi occhi.

Tristemente chiuse le tende, quella forse era stata una stupida fantasia. L’ennesimo inganno che la sua mente le riservava per sentirsi ancora legata a quel lontano mondo. Aveva lasciato il mondo della magia subito dopo aver conseguito il diploma alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. La guerra l’aveva privata di tutto: degli amici più cari, morti in battaglia per salvare quel mondo; della giovinezza e spensieratezza, che una ragazza di venticinque anni doveva avere; dei suoi cari, che aveva privato di ogni ricordo spedendoli in Australia, cercando così di proteggerli dalla furia di vendetta dei mangiamorte.

Aveva perso tutto Hermione, l’unica cosa che l’era rimasta era la sua cultura che elargiva a chi ne aveva bisogno.

Il ruolo d’insegnante, seppur part -time, la rendeva felice. Istruire giovani menti riempiva la sua giornata, però quelle misere sterline, non le bastavano per sopravvivere. Quindi, si rimboccava le maniche e all’occorrenza, diventava una barista per una locanda del vicino paese o una cameriera per il motel accanto all’autostrada. Non si risparmiava Hermione e caparbiamente andava avanti nonostante le difficoltà.

****

Allentò la cravatta, sganciando il primo bottone della perfetta camicia che disegnava il suo petto. Si versò con infinita calma un altro bicchiere di pregiato vino elfico e con eleganza attraversò per intero il suo studio, sedendosi infine, nella poltrona in pelle nera che faceva bella mostra davanti al camino.

 - Draco sei qui! – disse con voce ammiccante Daphne avvicinandosi con passo sinuoso all’uomo che ora osservava un grosso ceppo ardere dentro il cammino.

 - Ti ho cercato per tutto il Manor – disse la donna dai lunghi capelli biondi, coperta da una lunga vestaglia in seta che lasciava intravedere un striminzito babydoll di pizzo.

 - Ero qui Daphne - rispose Draco Malfoy sollevando appena lo sguardo verso la donna.

 - Lo vedo – rispose osservandolo attentamente. – non starai ancora pensando a tua madre? – domandò, senza ricevere risposta. Draco reclinò la testa all’indietro cercando di estraniarsi da tutto ciò che lo circondava, sperando che anche Daphne scomparisse e con lei la sua voce irritante.

 - Hai fatto bene Draco, Scorpius è tuo figlio e come tale, sei tu che devi decidere per lui – gli ricordò per l’ennesima volta Daphne, la figlia più grande dei Greengrass.

Draco portò una mano sui capelli cercando di ravvivarli un poco perdendosi nei ricordi del passato.

 

*

Astoria, la madre del piccolo Scorpius, era morta anni prima a causa di un incidente a cavallo, lasciando i due soli nel grande e immenso Manor. Daphne, la sorella maggiore da sempre innamorata di Draco, si era offerta come prezioso aiuto per crescere il piccolo e aiutare Draco.

Il suo intento era ben altro, infatti, pian piano Daphne si era insinuata nella vita di Draco silenziosa e sinuosa come solo una serpe sa essere, diventando pesto la sua amante e concubina.

La presenza di un piccolo da accudire divenne stancante per una donna frivola e civettuola come Daphne.

Così, fu lei stessa a spingere affinché il piccolo erede fosse spedito per un po’ in Scozia dove Narcissa e Lucius Malfoy si era stabiliti alla fine della guerra.

Furono loro che fino alla mattina prima accudivano e viziavano Scorpius, ma un piccolo incidente e uno scambio di vedute tra Narcissa e suo figlio Draco stravolsero la routine del giovane rampollo.

 

*

 - Vedrai come si troverà bene nello Yorkshire. Io e Astoria adoravamo andare lì. Quando eravamo delle bambine -, disse Daphne con voce fintamente dolce.

Forse, anche Scorpius adorerà la vecchia villa dei Greengrass. Pensò Draco .

Forse non mi odierà, come insinua mia madre per averlo allontanato prima da me e ora dai suoi nonni. Forse ...

Queste erano le mille domande che un padre si faceva. Avrebbe dovuto accompagnarlo in quel viaggio in fondo, aveva quasi sei anni. Invece, affidò ancora una volta questo compito alla sua vecchia balia Whitby Abbey. Sua madre aveva ragione a reputarlo un cattivo padre.

 - Tu non lo meriti un figlio come Scorpius- gli aveva urlato in un moto d’ira lady Narcissa a stento trattenuta da Lucius, suo marito.

Draco ricordò perfettamente quel discorso con i suoi genitori, come ricordò la risata.

 - Detto da voi, che mi avete venduto come carne da macello a un vecchio pazzo è alquanto divertente - aveva risposto.

Lo schiaffo che sua madre gli diede ancora bruciava nelle viscere. Draco non l’avrebbe mai scordato.

Daphne lo guardò attentamente perso nei suoi pensieri, sapeva che stava pensando a quel piccolo microbo. Un ghigno si dipinse sul viso a prima vista angelico della donna, con un gesto misurato slacciò la vestaglia facendola scivolare a terra, rimanendo con il solo babydoll.

Draco non si accorse di nulla, perso nei suoi pensieri. La donna si mise sopra di lui ridestandolo dal torpore in cui era caduto e senza indugiare oltre sbottonò la camicia, baciandogli il petto.

Daphne sapeva come prendere Draco, sapeva che con le giuste carezze lui si dimenticava di tutto: così era riuscita a cancellare Astoria dal suo cuore e relegare Scorpius lontano dalla sua casa. Con carezze e buon sesso Daphne aveva in pugno il grande pozionista Draco Malfoy, lei era riuscita, dove molte altre avevano fallito.

Draco non l’amava ma se fosse riuscita a dargli un figlio tutto loro, ne era certa, l’avrebbe sposata. Mettendo così, a tacere tutte le malignità che Narcissa Malfoy diceva sul suo conto.

**

Come ogni mattina Hermione si recava al piccolo ufficio dove sperava di trovare il lavoro perfetto che avrebbe cambiato per sempre lo stato delle sue finanze.

Entrò spedita nell’angusto locale, salutando con un gesto della mano Marta, una delle due segretarie dell’ufficio comunale, che sorridente come al solito lavorava alla sua scrivania. Non indugiò oltre arrivando spedita dinanzi alla bacheca degli annunci. I suoi occhi grandi e scuri scrutavano tutta la superficie ricoperta di fogliettini svolazzanti, alla ricerca dell’annuncio ideale.

Il cuore le si arrestò quando notò una pergamena scritta con una calligrafia fine e sinuosa.

***

Cercasi precettore per giovane mago di anni cinque.

Capacità richieste:

Elevata cultura;

Doti magiche eccelse;

Pazienza e devozione all’alunno.

Astenersi perditempo e magonò.

-

Offresi vito e alloggio, più congruo compenso

Sabato sera libero

Si attende risposta per concordare colloquio.

Hermione strabuzzò gli occhi, impossibile si disse.

Si girò da una parte all’altra, cercando di capire se qualcuno all’interno del piccolo ufficio la stesse guardando. Per fortuna c’era una sola vecchietta, e questa era più preoccupata a guardarsi il fondo delle scarpe che osservare lei armeggiare con gli annunci di lavoro.

Così strappò velocemente la pergamena dalla bacheca infialandola in un delle due tasche dello spesso cappotto che indossava.

Uscì furtivamente e quando arrivò alla porta, sobbalzò.

 - Trovato qualcosa d’interessante? – le chiese Marta con un enorme sorriso stampato sul viso.

Hermione si girò lentamente, osservando la ragazza che abitava a pochi isolati da casa sua.

 - Forse – rispose titubante.

 - Oh allora incrocio le dita – disse la segretaria, mostrandole le dita delle mani incrociate in segno scaramantico.

Hermione distese le labbra in un sorriso e finalmente uscì all’aria aperta.

Corse a perdifiato fino a quando raggiunse la sua piccola casa e solo lì, al sicuro da occhi indiscreti, tolse la pergamena dalla tasca leggendola più volte con avidità.

Dopo l’ennesima lettura dovette considerare che quella era una pergamena incantata e che lì, in quella valle sperduta ,c’era una famiglia magica, sicuramente purosangue, che cercava un’insegnante per il suo bambino.

Hermione osservò ancora un poco la lettera, che ora si trovava solitaria sul tavolo della cucina.

Indecisa se rispondere o no.

Si guardò intorno soffermandosi sulle innumerevoli bollette da pagare e mossa da non so quale coraggio afferrò nuovamente la pergamena alla ricerca dell’indirizzo.

 - Accetto- si disse e in quell’istante la pergamena mutò.

***

Domani, alle prime luci dell’alba verrà una carrozza a prenderla per condurla alla castello. Mi aspetto da lei massima discrezione.

Le ricordo inoltre di portarsi dei cambi, se come mi auguro, sarà la scelta, inizierà subito a esercitare.

In fede: Whitby Abbey.

****

Hermione sbiancò osservando la pergamena che , come il vecchio diario di Tom Riddle, presentava un’anima propria e pensante.

Questo, non era il massimo visto la pericolosità di quel tipo di magia, ma non poteva fare la schizzinosa.

No, non poteva proprio, pensò guardando ancora una volta la pila di bollette sulla credenza. Così senza pensare oltre ai mille pro, ma soprattutto ai mille contro iniziò a preparare la sua solita borsetta di perline.

Lì, come per il grande viaggio che l’aveva vista protagonista con Harry e Ron, ci sarebbe stato tutto ciò che desiderava portare con se. Fu con quel dolce e straziante ricordo che iniziò a liberare la vecchia casa della nonna materna che per anni l’aveva ospitata.

Ora, Hermione Granger riprendeva in mano la sua vita iniziando una nuova ed emozionante avventura . Non sapeva per chi avrebbe lavorato, non conosceva il piccolo mago a cui avrebbe fatto da insegnante, ma questo non le importava .

L’unica cosa che sapeva era quella di aver una gran voglia di confrontarsi ancora una volta con quello strano mondo che da troppo tempo aveva relegato infondo al suo cuore.

 


Spazio autrice 

Per chi fosse interessato qui troverete Spoiler e tanto altro sulle mie storie.

Kiss

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Capitolo 2
*** 2. ***


-         La nuova istitutrice -

Era oramai notte fonda ma Hermione, agitata come poche volte in vita sua, si rigirava nel letto. Non riusciva a prendere sonno per via dell’imminente colloquio che quella mattina all’alba, avrebbe portato una sferzata di novità nella sua vita.
Almeno questo sperava, nel profondo del suo cuore, la giovane donna.
Respirò a bocca aperta facendo uscire tutta l’aria che aveva nei polmoni e nonostante fosse prestissimo, si alzò dal letto, tanto già sapeva che non avrebbe più preso sonno.
Si alzò lentamente accendendo il lume sul comodino, scrutando con un sorriso triste quelle mura che da ormai cinque anni l’avevano accolta. Rimembrò i momenti belli, di quando ancora bambina si recava in quella casa insieme ai suoi genitori per trovare l’anziana nonna. Ricordò ogni attimo passato con i suoi cari e rammentò, purtroppo, anche quei cinque anni di solitudine. Dove, solo le foto e quegli oggetti ricchi di polvere, le ricordavano chi fosse Hermione Jean Granger, prima di scoprire la sua natura di strega.
Scese lentamente le scale di legno giungendo nella piccola e accogliente cucina. Il cuore batteva forte quando accarezzò lo scialle nero della nonna materna, che faceva bella mostra di se appoggiato alla sua poltrona verde acqua, affianco al camino.
Sollevò lo sguardo un attimo sulla mensola sopra il caminetto, osservando di sfuggita la foto dei suoi genitori nel giorno del loro matrimonio. Le scese una lacrima quando i suoi occhi castani si soffermarono sul portaritratti vuoto. Lì, sapeva bene Hermione, c’era la foto del suo primo giorno di scuola ma lei con la magia di memoria aveva cancellato ogni ricordo di se e ora, quel portaritratti non conteneva più nulla.
Sospirò percorrendo l’intera stanza, accarezzando con i polpastrelli della mano il muro in pietra, le tende bianche, la tavola di legno massiccio. Rise, ricordando la festa del suo undicesimo compleanno quando una McGranitt, alquanto imbarazzata, dovette fronteggiarsi con sua nonna Jean per averla chiamata strega.
Quella casa era impregnata di ricordi, bellissimi ricordi, di lei bambina. Aveva lasciato quella casa e la sua vita per frequentare Hogwarts e un mondo che non l’aveva mai accettata a pieno, ma che lei, invece, aveva rapito e amato dal primo istante. Era attratta da quel magico mondo pieno di mistero e cose nuove da scoprire ma dopo la guerra e la morte in battaglia di Harry e Ron, fu più facile scappare. Ritornare a vivere tra i babbani era l’unica cosa giusta da fare, ora però era pronta per una nuova avventura nel mondo magico. Dopo cinque anni era finalmente pronta a lasciarsi il passato alle spalle ma Hermione non sapeva che presto avrebbe fatto i conti con tutto quello da cui era fuggita.
***
Alle sei in punto della mattina mentre fuori un vento gelido sferzava l’aria, una carrozza nera arrivò silenziosa davanti alla piccola casa di pietra alla periferia del paese. Il sole non era ancora sorto e una fitta coltre di nebbia celò, agli occhi di qualche mattiniero babbano, quello spettacolo. Hermione come richiamata da una forza sconosciuta, scostò le tende bianche e impallidì quando notò quattro grandi thestral dispiegare le grandi ali annusando l’aria alla ricerca di cibo.
-         Miseriaccia – disse infilandosi in tutta fretta il capotto nero e afferrando la borsetta di perline, inseparabile amica di mille viaggi, nella quale aveva riposto la sua intera esistenza.
Quando finalmente uscì da casa, non si sorprese nel trovarsi avvolta anche lei in quella nebbia fittizia. Sorrise rammentando quale tipo di magia il padrone del calesse, avesse predisposto affinché nessuno si accorgesse di quegli strani e alquanto inquietanti animali. Un tempo erano presagio di morte, vederne uno significava aver avuto a che fare con la signora con la falce.
Così, immersa nei suoi pensieri quasi sbatté contro un alto e corpulento mago, con i capelli lunghi e neri, legati da un filo di raso blu in una lunga coda di cavallo. L’uomo la guardò un attimo esaminandola dall’alto in basso con i suoi piccoli e acquosi occhi neri, e senza nemmeno salutarla le aprì la portiera facendola accomodare dentro la carrozza. Hermione aprì la bocca estasiata, la carrozza aveva due enormi sedili di seta azzurra, soffici al tatto e molto comodi. Quando lo strano cocchiere, quasi sicuramente un mago, richiuse lo sportello andandosi a sedere davanti alla cazzotta coperta per condurre i thestral, la Granger, poté ammirare senza essere disturbata gli intagli che abbellivano l’interno del mezzo. 
Rimase incantata, da quelle rappresentazioni raffiguranti la nascita della magia e si compiacque con se stessa per aver intuito che avrebbe lavorato per un grande casato.
Deglutì sonoramente mentre finalmente i thestral si vibrarono in aria; Odiava volare e nonostante le mille avventure, quella era l’unica cosa che non era riuscita ad amare del mondo magico.
Cercò di rilassarsi un attimo, accarezzando con le mani la gonna e cercando di socchiudere gli occhi, svuotando la mente.
 
Il viaggio, per fortuna di Hermione, fu breve e quando la carrozza atterrò, la Granger non riuscì a trattenersi dallo sbirciare fuori dal finestrino. Si sporse un poco scostando la tenda blu, rimanendo sbalordita dallo spettacolo.
Davanti a lei si ergeva tetra l’abbazia gotico -vittoriana di Whitby Abbey.
Hermione sentì un brivido di freddo scendere lungo la schiena.
Perché mi hanno portato qui? si domandò preoccupata.
Quello, infatti, era un luogo molto frequentato dai babbani che venivano attratti da quella vecchia e ormai decadente abazia un tempo abitata dai monaci, e che, si credeva, avesse ispirato il romanzo di Dracula. Sullo sfondo lo spetrale cimitero faceva bella mostra di se, inquietando ancora di più la giovane donna.
Come si può far crescere un bambino di cinque anni in questo luogo?Pensò stizzita Hermione.
La risposta arrivò subito dopo: Maghi oscuri, lavorerò per odiosi e razzisti maghi oscuri. Ormai non aveva alcun dubbio.
Osservò, attenta a non farsi vedere, il mago armeggiare davanti al cancello in ferro battuto, dove un corvo dal nero piumaggio mangiava un topo, caccia della notte appena trascorsa.
Quando finalmente il mago, con un colpo di bacchetta aprì il cancello su cui troneggiava la scritta: I segreti nel cuore, il vigore tra le mani, poi, la scena mutò lasciandola senza parole.
Il cocchiere dopo aver aperto il grande imperioso cancello nero, risalì sulla carrozza lanciando uno sguardo verso la tenda che Hermione si affretto a chiudere.
L’uomo ghignò divertito osservando la giovane, e con una frustrata condusse i thestral lungo un viale in terra battuta.
Alberi maestosi la delimitavano nascondendo agli occhi dell’ex Grifondoro ogni cosa circondasse il castello, che ora avvolto in una fitta nebbia, svettava lugubre davanti a lei.
Quando il cocchiere le aprì lo sportello facendola scendere per condurla dalla signora Whitby Abbey, la governante, Hermione si poté finalmente guardare intorno senza essere derisa;
Il castello era maestoso, quasi quanto quello di Hogwarts, e non un cumulo di macerie come l’era apparso alcuni minuti prima. Del grande cimitero non vi era più traccia, ora, al suo posto si ergeva un grande bosco con alberi verde scuro.
-         Signorina - la richiamò il cocchiere già sulle scale diretto alla porta d’ingresso di legno d’ebano.
 Hermione si riprese immediatamente seguendo l’uomo, che dopo averla richiamata, aveva proseguito spedito verso l’ingresso del castello.
Quando questi la fece entrare invitandola ad aspettare la signora Abbey, Hermione, curiosa come poche, si guardò in giro. Il castello era un incanto: il pavimento era ricoperto da lastre di prezioso marmo bianco, alle pareti arazzi e ritratti bucolici facevano bella mostra di loro, la scala, anch’essa in marmo, svettava imperiosa raggiungendo il piano superiore, infine pregiati mobili in legno massiccio arricchivano l’arredamento.
Hermione era sbalordita da tanta ricercatezza.
 Quello sì, che era un castello.Pensò.
Sentì un fruscio leggero e solo per un attimo vide una scheggia bionda correre a lungo la balaustra e nascondersi dietro una grande pianta ornamentale, che era stata posta alla fine delle scale. Sorrise osservando con la coda dell’occhio il piccolo bambino che curioso quanto lei l’osservava convinto che non lo vedesse.
Quando nell’atrio riecheggiarono dei passi, Hermione si voltò ammirando ora un’anziana strega, che con passo sicuro e cipiglio severo, avanzava nella sua direzione. Era vestita con una rigorosa veste da strega verde bottiglia, i capelli raccolti in una chignon stretto, uno scialle copriva le spalle magre. Sembrava strano ma quella donna dava un’aria alla sua cara insegnante di Trasfigurazione, la professoressa Minerva McGranitt.
-         Lei deve essere la nuova istitutrice – disse guardandola con occhio indagatore.
Hermione si sentì sotto esame come nemmeno ai MAGO si era sentita. Mosse il capo come una scolaretta qualunque facendo arricciare il naso alla donna. Sì era proprio identica alla McGranitt, ma a differenza della preside di Hogwarts a questa strega, Hermione, non stava affatto simpatica. Bastava osservare il modo in cui la osservava.
-         Il suo nome?- domandò spazientita l’anziana strega.
-         Jean... Jean Ford – mentì, non seppe nemmeno per quale ragione diede a quella donna il nome della sua defunta nonna.
Aveva deciso, nel bel mezzo della notte, che sarebbe stato giusto usare il suo nome. Ma ora, che aveva visto il castello e la spetralità che alleggiava al suo interno, rivelarsi come Hermione Granger, la strega che aveva combattuto contro Lord Voldemort non era una cosa saggia e lei, per fortuna sapeva usare il cervello. Infondo, era una Corvonero mancata sì disse, ricordando la frase che una sera accennò il vecchio capello parlante.
-         Allora signorina Ford- disse la vecchia strega. – è stato richiesto il suo aiuto per istruire il signorino Scorpius -.
Hermione annuì mentre la signora Whitby Abbey la conduceva in un’ampia sala, sicuramente il suo studio.
-         Il signorino, è l’erede di un antichissimo casato-
Hermione attese con il fiato sospeso ma la donna non rivelò mai il cognome del piccolo.
-         Deve istruirlo e imporre delle regole ferree, Scorpius tende a disubbidire inoltre e cocciuto e vendicativo. L’essere cresciuto con i nonni paterni non ha contribuito alla sua educazione, quelli l’hanno viziato e coccolato cercando di sopperire ai danni che hanno arrecato al loro unico figlio- Hermione, incamerò quelle informazioni, - la tragica morte di sua madre, poi, non ha fatto altro che accrescere il suo fastidio verso gli atri -.
-         Perché?- Chiese curiosa.
-         Questo non è affare suo- le disse la strega, rimettendola al suo posto e smorzando con un’occhiata gelida la sua curiosità.
-         Le ricordo che oltre a istruire il signorino, insegnandoli le basi della lettura e della scrittura, deve intraprendere con lui un primo corso di magia-
-         Ma è contro...- cercò di ribattere Hermione, ora seduta davanti alla donna nell’enorme studio affrescato.
-         Pozioni, Incantesimi e Trasfigurazione , le basi – aggiunse. – se mai suo padre verrà a trovarlo - finì la strega guardandola con i suoi grandi occhi verdi.
Hermione si ghiacciò, il bambino avrebbe vissuto in quel tenebroso castello da solo. L’avevano strappato dall’amore dei nonni, che da quanto aveva capito l’avevano cresciuto, la madre era misteriosamente morta e suo padre affidava a una perfetta sconosciuta la sua istruzione culturale e magica.
Non si era nemmeno preso la briga di venire a conoscerla. Che padre era uno che lasciava suo figlio di cinque anni da solo, senza amore e affetto.
Uno stronzo purosangue,sì rispose Hermione.
Passano le guerre ma loro, maghi con la puzza sotto il naso e il cuore di ghiaccio, non cambiano mai.
- Scorpius dovrà saper padroneggiare la magia- disse ancora una volta Whitby Abbey, ridestandola dai suoi pensieri.
- Sì- rispose Hermione.
La vecchia strega sorrise soddisfatta. La nuova istitutrice, benché non apparisse perfetta di aspetto, sembrava abbastanza sveglia. Sarebbe stata perfetta per il piccolo Malfoy, suo padre Draco, l’avrebbe sicuramente ricoperta di complimenti se quella strega che ora la guardava in attesa di notizie avrebbe svolto appieno i suoi doveri.
-         Bene – rispose compiaciuta la vecchia strega. – starà in prova per una settimana, se sarò soddisfatta e il signorino non l’avrà uccisa nel sonno – Hermione impallidì - potrà ottenere il lavoro- .
-         Ora – disse suonando un sonaglio – Marcus l’accompagnerà nelle sue stanze -.
-         Buona giornata – disse Hermione, alzandosi dalla poltrona dove era stata fatta accomodare.
Seguì Marcus il cocchiere e all’occorrenza maggiordomo, nell’ala del castello riservata alla servitù. L’uomo non le rivolse mai la parola fino a quando, davanti a una porta rossa, le consegnò le chiavi.
-         La colazione è alle sette nelle cucine – disse senza nemmeno guardarla. – alle nove inizierai le tue mansioni nella grande biblioteca al secondo piano. Il pranzo per noi del personale, avrà luogo subito dopo quello del signorino e della signora Abbey. Alle diciannove sarà servita la cena – Marcus il maggiordomo finì di comunicare tutte quelle preziose  informazioni e dopo, senza nemmeno salutare, sparì nel buio che avvolgeva l’andito.
Hermione lo guardò scomparire, e quando capì che ormai era rimasta sola si decise a entrare nella sua nuova stanza. Aprì piano la porta , l’odore di stantio arrivò immediato alle sue narici. Trattenne il respiro e con l’aiuto della luce prodotta dalla bacchetta, arrivò fino alla piccola finestra . Scostò le tende e aprì, immergendo la stanza di luce e aria pulita, guardandosi intorno.
La stanza era minuscola: Un piccolo letto stava al centro della stanza occupandola quasi per intero; Appoggiato al muro, alla sinistra del letto, stava una scrivania con una sedia sopra di esso facevano bella mostra due mensole vuote.
Hermione costatò che quelle misere mensole, non sarebbero riuscite a contenere nemmeno un quarto dei suoi libri. Così, con un sorriso divertito sul viso, ampliò la stanza con un banale incantesimo allargante e infine tolse, dall’inseparabile borsetta di perline, la sua libreria.
Levò con un rapido gesto della bacchetta le lenzuola di cotone, ruvide e vecchie mettendo quelle che tanto tempo prima sua nonna aveva ricamato apposta per lei. Appese i suoi abiti nell’armadio accanto al piccolo bagno e infine, attaccò le foto che ritraevano i suoi cari.
Ora, si disse ,quella poteva chiamarsi stanza e soddisfatta di se stessa, si distese nel letto.
Erano le sette e mezzo aveva ancora un ora e mezza per rilassarsi prima di conoscere il suo allievo.
***
Quella mattina Draco Malfoy si alzò male, scostò con malagrazia la sua amante scendendo dal letto, rimproverò i suoi fedeli elfi domestici per un tè troppo caldo e dei biscotti troppo friabili e infine, maledì sua madre che aveva scomodato perfino la stampa per ricordargli quanto era inadeguato come genitore.
Il mal di testa fu immediato e l’ira, una conseguenza, a farne le spese fu come sempre il suo segretario che si ritrovò letteralmente ricoperto da unguento di carruba e rabarbaro. Quello era uno degli ultimi ricercati preparati che la sua mente eccelsa avevano creato per l’accrescimento della memoria, che gli era avvalso uno dei più grandi riconoscimenti magici.
Draco ne era soddisfatto, il giorno dopo si sarebbe recato a Vienna per ricevere la targa in argento, ma in quel momento nulla al mondo lo faceva gioire.
-         Tesoro – disse Daphne entrando nel laboratorio e osservando con malcelato disgusto Alfred, il segretario di Draco, alle prese con l’unguento.
Draco odiava vederla trafficare nel laboratorio, quello era il suo regno e Daphne aveva già messo le mani su troppe cose di sua proprietà.
-         Che ci fai qui giù?- chiese senza alcun riguardo.
La bionda smosse i capelli e sorrise lievemente mentre con una mano accarezzava il suo abito a fiori azzurri identici al colore dei suoi occhi.
Era bella Daphne e sapeva come ammaliare un uomo e fargli fare ciò che voleva e lei in quel preciso momento voleva far impazzire Draco Malfoy.
-         Sono qui per darti il bacio del buongiorno- rispose suadente, mentre Alfred scattò lontano non appena sentì la donna dire quella frase.
Daphne rise di gusto osservando l’imbarazzato segretario di Draco uscire di corsa dal laboratorio.
-         Non sei affatto divertente- la riprese. La donna lo guardò un attimo prima di avvicinarsi a lui strofinandosi come una gatta.
-         Daphne non ne ho voglia!- disse, ma il suo corpo già lo tradiva e Daphne da donna esperta se n’era accorta.
Baciò il suo collo, sbottonò la camicia accarezzò le sue spalle.
-         Non vedo l’ora di essere a Vienna. Potremmo andare in quel ristorantino...- disse la donna con tono basso e ammiccante.
-         Tu non verrai- disse Draco staccandosi da lei. Daphne aprì la bocca spiazzata da quell’affermazione.
-         Come?- domandò in un sussurro stridulo.
-         Non ti voglio- le disse con tono gelido, il suo solito tono.
Draco Malfoy negli anni non era cambiato. Le donne erano solo un ornamento da esibire nelle occasioni importanti, Daphne, benché fosse convinta di essere l’unica, non faceva eccezione.
-         Chi ti porti? – urlò livida. Draco la spinse lontano osservando l’animosità che ora s’intravedeva nella fredda e calcolatrice cognata. Aveva lavorato per farlo cadere nella sua tela, imprigionandolo in un rapporto talmente assurdo  e marcio che riusciva a farlo vergognare.
Un Malfoy non si vergognava di nulla.
Quel rapporto di sesso con sua cognata aveva fatto storcere molti nasi, tra l’élite magica tra cui quello di sua madre, che non faceva altro che rimarcare l’inadeguatezza di Daphne.
-         Chi mi porto Daphne non è affare tuo- sbiaccicò acido assottigliando i suoi magnetici occhi color del ghiaccio. -Ti ricordo che non hai l’esclusiva per stare nel mio letto -.
Daphne strinse le labbra oltraggiata per quelle parole.
Draco non se ne curò affatto, infondo non aveva mentito: non amava quella donna, si beava solamente delle sue grazie, e benché lei ci sperasse, non l’avrebbe mai sposata.
Non si sarebbe mai più sposato.
-         Per me, non sei nessuno – le ricordò con cattiveria.
-         Sei uno stronzo Malfoy- le disse la Greengrass uscendo dal laboratorio come una banshee.
Quel giorno i due non s’incontrarono mai Daphne si ritirò nelle sue stanze aspettando delle scuse che Draco non aveva alcuna intenzione di farle.
Me la pagherai Draco, Non sai contro chi ti stai mettendo, sì disse Daphne regalandosi un bagno caldo per rilassare i nervi.
Draco, invece, si concesse una serata di puro divertimento con i suoi vecchi amici Theodor Nott, tornato per alcuni giorni in Gran Bretagna e Blaise Zabini, giocatore di quidditch e amico.
L’alcol e le donnine accondiscendenti fecero dimenticare per una notte al giovane e famoso pozionista, le sue negligenze come padre e le mille paranoie che sua madre Narcissa, con la sua lettera ai giornali, aveva risvegliato in lui.
Avrebbe dovuto risponderle in privato tramite il suo avvocato, per ricordarle in modo definitivo che Scorpius era suo figlio e che lei non aveva alcuna voce in capitolo, ma a quello Draco non volle pensare.  Un’affasciante donna dai lunghi capelli castani in abiti, notevolmente succinti, le si strusciava sopra vogliosa di approfondire quel contatto tra i loro corpi. Malfoy non si fece pregare, facendo finalmente godere la donna sotto di se e cancellando in un attimo ogni nefasto pensiero.
 

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Capitolo 3
*** 3 ***


Ringrazio Poseidonia che legge e corregge le mille sviste che i miei occhi non riescono a scorgere.

Grazie cara per il tuo prezioso aiuto e per i consigli altrettanto utili.

Ringrazio anche tutte voi, che avete letto e recensito la storia.

Sono infatti, molto felice  che già nei primi due capitoli Il giardino segreto ha riscosso un discreto successo.

Spero continuate a seguirla. 

Un bacio Miki

-Il piccolo e irriverente Scorpius-

Hermione si era assopita un attimo e quando un bussare sommesso la ridestò, scattò in piedi agitata.

Aprì di colpo la porta non stupendosi nel trovare di fronte a se un piccolo elfo domestico tutto raggrinzito. Un piccolo grembiule copriva il suo corpo e grandi erano gli occhi con cui l’essere la guardava.

-Signorina Ford. Il signorino l’aspetta in biblioteca. Prego se vuole seguirmi-

Hermione aprì la bocca poi la richiuse, si girò e con un colpo di bacchetta richiamò a se i suoi libri e la sua vecchia cartella.

“Perfetto!” Sì disse, “ arriverò in ritardo il primo giorno di lezione.”

“ Che vergogna.” Pensò tra se a se mentre stringeva al petto la vecchia cartella che l’aveva accompagnata nei suoi sette anni a Hogwarts.

L’elfo, senza più degnarla di una sola parola, la condusse per stretti corridoi rivelando alla donna passaggi che il cocchiere alcune ore prima non le aveva mostrato.

Quella casa era un vero labirinto.

Osservò incuriosita l’elfo passare dietro un quadro raffigurante una cascata in cui delle donne dai lunghi capelli scuri facevano il bagno nude. Queste, non appena videro la giovane, rimproverarono con voci stridule l’elfo, mentre scappavano a nascondersi dietro una roccia. Hermione non si curò di loro intenta com’era a osservare cosa celasse il quadro. Questi, infatti, nascondeva agli occhi dei non residenti un passaggio segreto, usato, visto le ragnatele, dai soli elfi domestici più bassi degli esseri umani.  Così nel buio più totale e inchinata per non essere ricoperta di ragnatele Hermione fu condotta davanti alla biblioteca.

-Prego- disse infine l’elfo indicandole la porta . La ragazza dopo essersi pulita la gonna dalla polvere e ravvivata i capelli, lo superò di slancio ringraziandolo con un grande sorriso che non fu ricambiato. L’elfo scomparve subito dopo che la Granger afferrò la maniglia.

In quell’istante le venne in mente la sua campagna per i CREPA, ma distolse subito quel pensiero ricordandosi le bollette che aveva accumulato in solo due mesi.

Non poteva lasciarsi sfuggire questo lavoro e convincere gli elfi domestici del castello a chiedere una paga e un giorno libero, non sarebbe certo passato inosservato al padrone .

Così con un sorriso sconsolato aprì la grande porta della biblioteca. Lo spettacolo che si mostrò ai suoi occhi la lasciò a bocca aperta. Le pareti erano ricoperte di libri, più scaffali si ergevano per la sala mentre al centro, vi era una grande scrivania in radica di noce . Lì, seduto con le mani incrociate e un ghigno divertito c’era un piccolo bambino dai capelli lunghi fino alle orecchie e gli occhi grigi.

Hermione si guardò la gonna ancora sporca di polvere e si vergognò davanti a quel nanerottolo che la irrideva con lo sguardo.

“Bene! È pure sfrontato”

-         Tu devi essere Scorpius- disse Hermione, raggiungendo la scrivania allungando la mano. Il piccolo guardò la giovane dall’alto in basso guardando la poi dritta negli occhi.

“Irriverente” si disse Hermione assomigliava a qualcuno ma in quel momento non aveva tempo per fare memoria.

-         Tu sei la nuova istitutrice?- chiese con voce troppo fredda e distaccata per essere quella di un bambino.

-         Sì, sono la tua nuova istitutrice- rispose Hermione distenendo le labbra.

Scorpius sollevò un sopracciglio scettico, valutando ogni movimento della donna davanti a se.

“Abbigliamento poco curato, sicuramente non naviga nell’oro quindi cercherà di tenersi questo lavoro con le unghie e con i denti.

Modi gentili, come tutti quelli che aspirano a diventare i miei insegnanti.

Occhi dolci, il nonno dice sempre che si deve diffidare di chi ha degli occhi così. Il più delle volte sono ingannatori”.

 

-         Questo è da vedere- replicò il bambino mentre lo sguardo gli brillò.

-         Mi chiamo Jane Ford, ma puoi chiamarmi...-

-         La chiamerò Miss Ford- disse secco.- Non siamo amici- le ricordò Scorpius, - e non lo diverremmo mai-finì il giovane.

Hermione lo guardò spiazzata.

“Perché quel bambino era così sprezzante e poco propenso al dialogo?”.

-         Bene- disse la Granger interrompendo quello strano gelo.

-         Per prima cosa valuterò le tue abilità- disse

-         Non c’è bisogno, io sono bravissimo- replicò stizzito Scorpius. Detestava quando le persone, soprattutto i grandi gli dicevano cosa fare.

Quello che detestava di più era suo padre che l’aveva mandato lì senza i nonni per punirli per avergli regalato Hercules, un giovane puledro purosangue.

Hermione sorrise.

-Perché ridi?- chiese Scorpius, incrociando le braccia offeso.

“Quella donna già lo irritava a pelle, dai suoi modi doveva essere stata una Corvonero”, pensò il piccolo Malfoy.

- Perché se sei bravissimo, manterrò il mio lavoro e in più non sarà affatto gravoso- replicò Hermione frugando tra la borsa ed estraendo delle schede di pregrafismo.

Scorpius spalancò la bocca, la nuova insegnante era astuta.

Sbuffò.

-Ecco ora come prima cosa – disse Hermione, unisci le linee per condurre il coniglietto alla sua carota.

Scorpius la guardò strabuzzando gli occhi.

-         Che esercizio è questo- chiese schifato guardando Hermione assottigliando lo sguardo.

Quel ragazzino la indispettiva e la sbeffeggiava irriverente. Era troppo sfrontato per aver solo cinque anni. Molto probabilmente vivere con i nonni senza alcun contato con i coetanei non gli aveva giovato.

-         Un esercizio per sapere la tua abilità oculo-manuale - rispose Hermione.

Il ragazzino la guardò spaesato, abbassando ancora una volta lo sguardo sulla scheda dove in alto era disegnato un coniglietto e in basso una grande carota, mentre nel mezzo vi erano tante lineette.

- E perché lei sappia questa cosa- chiese ancora Scorpius – io, devo solo unire le linee- concluse.

-Sì, perché io riesca a valutarti devi sono unire le linee- rispose Hermione.

Scorpius ghignò divertito.

-Allora la strabilierò signorina Ford- disse afferrando la penna tracciando sicuro una riga che dal coniglio portava alla carota.

Hermione non perse un attimo di quel momento che portò nel bambino una grande soddisfazione.

-Bene, ora fai tutti questi- disse porgendo a Scorpius svariate schede con esercizi simili.

Il biondino sbiancò e arrivò il momento di Hermione di ridere alla faccia del piccolo.

-Non basta uno- si lamentò Scorpius.

-No devo essere sicura che sei bravo, se no non posso riferirlo a tuo padre- disse Hermione .

A Scorpius scivolò la penna dalle dita.

-Non si preoccupi signorina Ford -, rispose con voce tremante stando ben attento a non sollevare lo sguardo verso la nuova istitutrice.

-Mio padre non è interessato a sapere alcun che mi riguardi- concluse Scorpius.

Hermione volle replicare ma non ci riuscì, lei non conosceva il padre del bambino e non poteva permettersi di inventarsi qualche scusa.

In realtà non conosceva nemmeno il bambino, anche se si vedeva a occhio che si mostrava duro e autonomo, ma in realtà era molto sfiduciato a livello emotivo.

Notò una goccia cadere sul foglio e inumidirlo, capì così che il piccolo non era riuscito a trattenere le lacrime.

“Si era mostrato debole davanti a un’estranea, solo sua nonna Narcissa l’aveva visto piangere”.

Si vergognò Scorpius e riuscì a strozzare un singhiozzo.

A Hermione le si stinse il cuore, osservando quel bambino che orgoglioso nonostante le lacrime continuava a lavorare. Fece scivolare un fazzoletto di cotone con le sue iniziali sul grembo del piccolo e si alzò per andare a curiosare tra i libri lasciando che finalmente Scorpius asciugasse le sue gote umide.

Socchiuse gli occhi mentre si lasciava incantare dall’odore della carta, odore di cultura e sapere.

Scorpius ringraziò mentalmente quella signorina che al contrario di chiunque altro non lo rimproverò per la sua debolezza. Suo padre l’avrebbe punito se avesse saputo che come un poppante aveva pianto.

“ I Malfoy non piangono. Lui sarebbe stato l’erede di due grandi casati non doveva piangere” questi erano gli unici insegnamenti che suo padre gli dava le poche volte che lo vedeva, accompagnato sempre dalla zia Daphne che lo guardava schifata.

Scorpius si morse il labbro con foga facendo uscire un poco di sangue faceva sempre così si faceva del male per calmare la sua rabbia repressa.

Finalmente il respiro si rasserenò e il piccolo Scorpius continuò il suo lavoro, mentre la sua insegnante apriva la finestra per cambiare un poco l’aria.

La mattina corse veloce e dopo quel primo momento emozionale, la lezione si svolse in armonia.

Scorpius aveva svolto ogni scheda con grande maestria così che, Hermione poté passare a presentare schede con lettere e raggruppamenti d’insiemi.

A mezzogiorno, mentre Hermione leggeva a voce alta un libro babbano trovato in una zona remota della biblioteca, che sapeva coinvolgere in modo particolare i bambini di quell’età; La governante Whitby Abbey entrò nella sala sconvolgendo l’armonia che si era creata tra insegnante e alunno.

-Signorina Ford- disse guardando Hermione che rimase spiazzata per essere stata interrotta nel bel mezzo della lezione.

-Penso si sia scordata che Scorpius deve andare a mangiare- le ricordò con cipiglio severo facendole notare che erano passati diversi minuti dall’ora del pranzo.

Hermione rimase spiazzata.

-         Mi scusi, mi sono dimenticata... – cercò di scusarsi ma la donna non parve accettare le sue scuse.

-         Sì signora Abbey , scusi la signorina Ford, il racconto era talmente bello che abbiamo perso la cognizione del tempo- rispose come un piccolo ometto Scorpius.

La vecchia strega annuì stizzita.

Quella ragazzina era appena arrivata e aveva conquistato il giovane Malfoy, lei lo aveva sotto gli occhi da quando era nato e a mala pena il ragazzino le portava rispetto.

La signorina Daphne non sarebbe stata per nulla soddisfatta del suo operato ,aveva ordinato di isolare Scorpius e quella giovane non era certo una ragazzina inesperta. Era riuscita a conquistarlo in una mattinata. E Scorpius, lo sapeva bene , non era facile da ammaliare soprattutto perché era simile a sua nonna Narcissa Black.

Whitby Abbey uscì dalla biblioteca indispettita seguita subito dopo da Scorpius che sorrise alla sua nuova insegnante.

-Grazie- disse Hermione mimando la frase.

Il giovane sollevò le spalle ma si vedeva che era soddisfatto di se stesso per quella buona azione.

“Forse quella nuova insegnante non era tanto male, anche se ora ne era certo: era una Grifondoro non una Corvonero”.

“Sorrideva troppo per essere solo una studiosa.”

***

Hermione rimase nella biblioteca, visto la poca fame e curiosò tra quella moltitudine di libri. Era estasiata da quella grandissima biblioteca che a occhio, era più grande di quella di Hogwarts, così si lanciò alla ricerca di tomi antichi e mai letti.

Non si stupì nel notare un’ intero scaffale di libri oscuri, ma rimase ancora più sorpresa nel trovare un’area dedicata ai classici babbani.

Vi erano classici di poeti greci e molte opere di autori inglesi, primo fra tutti William Shakespeare.

Quella biblioteca era estremamente ricca e vasta e sarebbe servita al piccolo Scorpius per ampliare il suo sapere.

Era immersa nel girovagare per la biblioteca, che non si accorse della gazza ladra quando era entrata nell’immensa stanza. Il volatile vibrò nell’aria alla ricerca di qualche monile sbrilluccicante e dopo aver agguantato il suo premio, un anello in oro giallo ricordo della nonna defunta di Hermione, volò via dalla finestra.

-Dannatissimo pennuto- urlò Hermione, affacciandosi per vedere dove l’uccello dal nero piumaggio era volato. Lo notò su un albero poco lontano dalle stanze che sapeva essere le cucine.

Corse a perdifiato con l’intento di raggiungere il suo prezioso ricordo di famiglia. Quando arrivò accanto all’albero, della gazza ladra, non vi era più traccia.

Hermione vedeva solo alti cespugli e dietro di loro, secolari alberi nulla più.

-No. No, No- ripeteva come in preda ad una crisi isterica.

“Non poteva aver perso a causa di uno stupido uccello , l’ultimo ricordo di sua nonna. La sua tanto amata fede nuziale”.

Era disperata.

Con gli occhi al cielo, cercava disperatamente di scorgere quel dannatissimo uccello. “Non poteva essere sparito nel nulla.”

Poi, come udita da qualche dio lontano, la gazza si mostrò alla giovane insegnante, volando da un albero all’altro proprio in direzione di quegli alberi secolari.

Hermione si fiondò sulla siepe, alla ricerca di un cespuglio meno folto per poter così penetrare al suo interno. Tastò con la mano buona parte della siepe di un rigoroso verde muschio. Ormai, aveva perso le speranze fino a quando, dietro le foglie ancora umide di rugiada, non tastò con i polpastrelli della mano una superfice di spesso legno.

Hermione si bloccò stranita.

“Che cosa ci faceva una superfice piatta di legno liscio, in mezzo ad una siepe?”

Curiosa s’infilò con l’intero corpo all’interno e lì, tra rami e piccole foglie, scorse anche una piccola porta interamente intarsiata.

Una porta che l’avrebbe condotta in un luogo ignoto alla maggior parte degli abitanti di quel castello.

***

Intanto nella sala dal pranzo,  il piccono Scorpius seduto compostamente mangiava sotto lo sguardo severo della sua governante: la signora Whitby Abbey.

-Tra due settimane- le ricordò la strega, - sarà il suo compleanno- continuò senza nessun cambiamento di tono.

Il piccolo mosse il capo, portando con infinita lentezza il cucchiaio alla bocca.

-         Per l’occasione verrà al castello...- disse la signora Abbey

Scorpius alzò lo sguardo trattenendo il fiato.

“ Ti prego fa che sia papà, fa che sia papà”

-... suo padrino Blaise- finì.

Scorpius distese le labbra cercando di non mostrare l’ennesima delusione.

“Era impossibile che suo padre trovasse del tempo per lui, per cosa poi ... Il suo stupido compleanno.”

“ Non era certo importante come quello della zia Daphne che aveva ricevuto, solo un mese prima, come regalo un viaggio solo per loro due.”

“ Scorpius veniva sempre dopo di tutti: dopo il suo lavoro come pozionista, dopo la zia Daphne, dopo i suoi amici . Lui, per suo padre Draco era un peso. Un peso, che compiva sei anni e che si sentiva tremendamente solo.”

 

 

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Capitolo 4
*** 4 ***


-Una giovane alleata-

La porta di spesso legno oltre alla siepe non accennava a spostarsi. Hermione fece leva su tutte le sue forze, ma questa cocciuta come un troll di montagna, non si spostò di un millimetro.

Così, sconsolata per aver perso l’ultimo cimelio di famiglia ritornò allo studio, dove ad attenderla invece che il suo alunno c’era una ragazza.

Hermione la guardò attentamente: la donna dai capelli chiari e gli occhi gentili, indossava un abito lungo color blu notte e un grembiule bianco.

-         Buon pomeriggio signorina Ford- disse la donna sorridendole gentile.

“Allora, anche in questo castello esiste la gentilezza” pensò Hermione sbalordita.

-         Io sono Allyson, faccio parte delle cameriere che si occupano della casa- disse la giovane.

-         Pensavo che questo fosse compito escluso degli elfi-. La ragazza sorrise appena quando Hermione disse questo.

-         Loro si occupano delle cucine e di alcuni lavori per cui è indispensabile la magia- chiarì gentilmente.

Hermione aprì la bocca meravigliata.

“Com’è possibile!”

-         Non sei una strega?- chiese vergognandosi subito dopo per la sua frase.

-         Già -, disse Allyson senza mai abbandonare il sorriso. – sono una magonò – aggiunse.

-         Scusa - si affrettò a dire la Granger, visibilmente imbarazzata per la gaffe appena commessa.

-         Oh, non si crucci per così poco, signorina. Ormai non è più importante, sono felice del mio ruolo- disse la ragazza.

-         Sono qui-, disse poi, riprendendo immediatamente un contegno più consono al suo ruolo- per informarla che il signorino Scorpius non sta bene e si scusa -.

Hermione si agitò immediatamente.

-         Cos’ha? Avete chiamato un medimago?-

Allyson strinse le labbra un attimo,  mentre i suoi occhi persero la gioia, preoccupando ancora di più Hermione.

-         No, è tutto nella norma- disse abbassando lo sguardo e girandosi per uscire dalla stanza.

-         Come tutto nella norma? – domandò Hermione sempre più preoccupata.

Allyson si girò verso la giovane insegnante, guardandola attentamente.

-         Tra poco- disse la cameriera, - il signorino compirà gli anni, sei anni oramai è un ometto - aggiunse risultando triste, cosa che incupì la Granger.

-         Eh... - chiese ancora Hermione.

-         E quel giorno, non sarà per lui un giorno gioioso da ricordare- ribadì la cameriera.

-         Come può non essere un giorno felice?- chiese stupita Hermione.

-         È un bambino, e tutti i bambini sono felici il giorno del proprio compleanno- continuò sempre più convinta della propria teoria.

-         Lei, signorina Ford, non conosce Scorpius e non sa la sua storia- replicò la giovane cameriera.

Hermione rimase immobile.

 “Quella ragazza aveva ragione, lei non conosceva quel bambino, quello era il suo primo giorno da insegnante e solo quattro ore insieme non erano sufficienti”.

-         Allora Allyson- Disse Hermione – me lo spieghi lei?- domandò.

La ragazza sgranò gli occhi un attimo allarmata per la sua richiesta.

-         Io non so... potrebbero- farfugliò la ragazza sempre più impaurita per la situazione in cui si era cacciata.

Hermione la guardò negli occhi e con un rapito colpo di bacchetta insonorizzò la stanza.

-         Ora non ci sentirà nessuno ,nemmeno la signora Abbey – disse Hermione notando che al solo pronunciare il nome della governante, la ragazza era scattata preoccupata.

-         Tranquilla- disse ancora la Granger. – sono molto brava in questo tipo di magie. Ti assicuro che, nemmeno una strega super dotata, può rompere quel tipo d’incantesimo- la cameriera non sembrò molto convinta delle sue parole.

-         Allora Allyson- disse Hermione, mantenendo un tono calmo e amichevole – mi dici per quale ragione il piccolo Scorpius non ama il giorno del suo compleanno?-

La ragazza sospirò e finalmente iniziò a parlare.

-         Fin da piccolo Scorpius è vissuto con i suoi nonni- disse la cameriera.

-         Sì, me l’ha accennato la signora Abbey- disse Hermione, la cameriera non fece caso alla sua constatazione.

-         Io e Micolle un'altra cameriera l’abbiamo visto nascere, aiutammo la sua defunta madre in quel giorno- disse ancora Allyson perdendosi nel ricordo, mentre un velo di lacrime schiariva le sue iridi già chiare.

-         Erano bellissimi – disse in un sussulto - non avevo mai visto la signora tanto felice che in quel momento, quando stringeva tra le mani il suo piccolo. Quell’Idilio però, fini quasi subito- disse ancora la giovane.

Hermione trattenne il fiato.

-         Il signore impose immediatamente regole ferree: Scorpius non doveva essere viziato e coccolato, non avrebbe dormito nella loro camera patronale e soprattutto, di lui si sarebbero occupate delle governanti- la voce di Allyson tremava ricordando quei momenti.

-         La signora Abbey?- chiese Hermione.

-         Già la Abbey- replicò Allyson. – era una delle governanti della famiglia della signora. Anche se da come la signora Tori la trattava, non riscuoteva tanta ammirazione, cosa che invece riscuoteva nella sorella maggiore e un tempo nella defunta madre.-

-         Quindi Scorpius ha una zia?- chiese curiosa.

-         Sì, una della peggior specie- Allyson si coprì la bocca subito dopo, preoccupata per aver detto una cattiveria lasciando spazio ai suoi pensieri .

-         Continua- disse Hermione, rasserenando la giovane cameriera.

-         Il piccolo quindi fu allontanato dalle cure della mamma, anche se la signora Tori con l’aiuto della suocera, riuscì sempre a trovare il modo di stare con il suo bambino-.

Hermione era ormai presa dal racconto che si sedette nella poltrona per poter così ascoltare meglio.

-         Questo era la vita di Scorpius fino ai suoi tre anni e fu proprio nel giorno del suo terzo anno d’età, che la vita gli negò l’unica fonte di felicità-.

Hermione respirò piano.

-         Durante la festa per il bambino, la signora Tori salì su un cavallo. Le era stato sconsigliato di salirci fin da quando era bambina-.

Hermione aprì gli occhi invitando la ragazza a continuare

-          Pare che una vecchia strega le avesse predetto un nefasto avvenimento che sarebbe capitato a causa dei cavalli. La signora Tori non volle ascoltare nessuno e portando il bambino con sé, salì sul cavallo- disse la giovane trattenendo a stento un singhiozzo.

-         Lo ricordo come fosse ora, uno splendido esemplare bianco, come bianchi erano i suoi crini.  Sembrava brillare al sole- rammentò la giovane socchiudendo gli occhi mentre una lacrima solcava la sua pelle pallida.

-         Quando partirono al galoppo in molti, applaudirono osservando quello splendido spettacolo, poi un botto-.

Allyson stette in silenzio e a Hermione si ghiacciò il sangue.

Non osò sollevare lo sguardo su quella giovane cameriera che con molta probabilità ora asciugava le sue lacrime.

-         Non ci fu nulla da fare- disse con la voce rotta dal pianto.

-         La signora morì sul colpo nello schianto però fece in tempo a buttarsi a terra facendo scudo con il suo colpo, attutendo così, la caduta di suo figlio-

“Ecco, com’era morta la madre di Scorpius.”

-         Il signore da quell’istante non volle più festeggiare il compleanno del bambino. In effetti, non volle più nemmeno prenderlo in braccio. Per questo a prendersi cura di lui sono stati i nonni paterni- ricordò triste Allyson.

-         Scorpius né ha sofferto molto e né soffre tuttora. Fino a poco tempo fa non sapeva nemmeno la ragione per cui, pur avendo un padre , stesse con i nonni-.

-         Povero- sussurrò Hermione, portandosi una mano sul cuore.

“ Quel bambino aveva solo cinque anni e già aveva sofferto come uno che ha vissuto un’intera vita”.

-         A svelargli tutto, osservando la sua irrequietezza, fu sua nonna-

Hermione sgranò gli occhi.

“Perché mai raccontare a un bambino quei fatti nefasti?”

-         Non la giudichi, la signora pensava di agire nel giusto. Ma questo, si fidi della mia parola, - disse ancora Allyson – l’ha privata dell’amore del nipote-

Hermione aggrottò la fronte perplessa.

-         Suo padre l’ha allontanato immediatamente dal manor per portarlo qui- disse la cameriera.

“Insensibile essere senza cuore” pensò Hermione.

“Come poteva comportarsi in quel modo con suo figlio, dopo tutta la sofferenza”

-         Una ripicca nei confronti di sua madre- disse Hermione con tono pacato anche se avrebbe voluto trovarsi quell’uomo senza volto e cantargliene quattro.

-         Si molto probabilmente c’è lo zampino della signorina Daphne-.

“Strano nome” Pensò Hermione, ma non v’indugiò.

-         Quella è una serpe, il suo unico scopo è quello di allontanare il piccolo dal padre per poter così ammaliarlo e farsi sposare- disse la cameriera stupendo Hermione.

“Era strano come le donne si facessero tante idee su altre donne. La cosa più strana era che il più delle volte queste teorie fossero( o erano) esatte”.

-         Ma è il marito della sorella- disse Hermione schifata.

-         È un uomo potente,- replicò Allyson . - un uomo potente ricco e bellissimo- aggiunse con decisione.

-         La signora la detesta e sa’, non ebbe alcun imbarazzo a dirle in faccia quanto per lei, la signorina Daphne fosse una donna di basso lignaggio-.

-         Ma non è... -

-         Sì nonostante sia una purosangue ricca, è povera dentro- aggiunse convinta Allyson.

-         Quindi è per ripicca verso la signora che ha spinto il padre di Scorpius ad allontanarlo dai nonni- ricordò Hermione.

-         Sì senza dubbio- affermo la cameriera.

-         Pensa che sia svantaggioso organizzare per quel giorno una piccola festa a sorpresa?- chiese Hermione.

La cameriera sgranò gli occhi, sorpresa.

-         Dipende?-

-         Da cosa?- chiese Hermione.

-         Dagli invitati...- replicò Allyson.

Hermione sorrise .

-         Lei è più indicata di me per scegliere gli invitatati-, disse la Granger.

-         Io signorina Ford... -.

-         Sì tu Allyson- disse Hermione. – invii gli inviti e preghi loro di tenere il segreto, sia con la signora Abby, sia con la zia di Scorpius-

-         Certamente – rispose entusiasta.

-         Io se non le dispiace vorrei scrivere una lettera al padre- disse Hermione.

 

Allyson trattenne il fiato.

-         Poi se non la disturba, potrebbe fargliela pervenire lei stessa, poiché io non lo conosco- aggiunse.

Allyson avrebbe dovuto dirgli di chi si trattava, ma non seppe perché, dalla sua bocca, non uscì quel rinomato nome.

-         Certo signorina Ford- disse la cameriera.

-         Allyson- la richiamò Hermione.

-         Sì -.

-         Visto che nessuno di noi due riscuote i favori della signorina Abbey, che ne direbbe di diventare meno formali e darci del tu - disse la Granger.

-         Io...- disse imbarazzata.

Hermione sorrise.

-         Chiamami Jean – disse Hermione.

“ Forse un giorno non lontano, ti dirò veramente quale è in realtà il mio nome” pensò.

-         Va bene disse la ragazza.

-         Io beh, io sono Allyson- aggiunse –ma questo già lo sa- Hermione alzò un sopracciglio. - Questo già lo sai- disse correggendosi Allyson.

Hermione rise.

- Ok Allyson, ci sentiamo non appena ho finito la lettera-.

- Va bene- rispose la giovane cameriera – ora è bene che vada prima che quell’antipatico si accorga della mia assenza. Gode nel mettermi in cattiva luce con la signora Abbey-

Hermione mosse il capo e con un colpo di bacchetta tolse il sigillo magico alla porta.

Allyson respirò affondo prima di aprire la porta e uscire dalla biblioteca.

Hermione la vide scomparire oltre la porta e lì, seduta sulla poltrona nella quale aveva ascoltato il racconto narratogli da Allyson sulla vita di Scorpius, iniziò a pensare a quali parole fossero più indicate per convincere, quell’antipatico del padre di Scorpius, a venire alla sua festa.

Hermione si alzò piano da quella comoda poltrona e con infinita lentezza i avviò ancora una volta alla grande scrivania in radica.

Si sedette piano, subito dopo aver aperto la finestra: Magari guardare quella natura incontaminata l’avrebbe ispirata.

Era rimasta li per ore osservando il sole calare e nessuna parola era ancora comparsa sulla pergamena.

-         Dannazione - si disse.

Poi sconsolata e con una gran fame, si costrinse a scendere nelle cucine per mettere finalmente sotto i denti qualcosa.

“ Entro quella notte, avrebbe scritto la lettera. Ne era certa” .

 

***

La notte era già calata nella grande e ormai silenziosa residenza dei Malfoy in Scozia.

Due persone: un vecchio stregone dai lunghi capelli, un tempo biondi, e la sua compagna abbigliata con una ricercata veste da strega color blu notte, che facevano risaltare i suoi occhi azzurri, stavano seduti a tavola.

Il silenzio era ormai fastidioso alle vecchie orecchie dei due, negli ultimi anni a renderli felici c’aveva pensato la risata e le chiacchiere del loro unico e amatissimo nipote Scorpius. Ora, che il piccolo gli era stato portato via , la cena si svolgeva nel più rigoroso silenzio come accadeva tempo prima, quando erano loro stessi a richiederlo.

Quella notte però, ad interrompere quel triste banchetto, fu il beccare di un vecchio e spennacchiato gufo.

Tibly, il vecchio elfo domestico, portò la missiva che il gufo portava legato alla zampa direttamente alla sua padrona e dopo essersi inchinato con riverenza si dileguò.

Narcissa Black in Malfoy si stupì nel ricevere a quell’ora della notte una missiva.

Suo marito Lucius la guardava curioso ma non disse nulla.

La vecchia e aristocratica strega, staccò la cera lacca e aprì la missiva.

Man mano che leggeva la sua espressione facciale cambiava.

-         Che cosa succede Cissy?- Chiese Lucius Malfoy. – qualcuno sta male Scorpius...Draco?-.

Narcissa sollevò lo sguardo incrociando i suoi occhi azzurri con quelli grigi dell’amato marito.

-         È Allyson- disse piano – sai la...-

-         So chi è Cissy – disse il vecchio mago.

-         Ci invita alla vecchia residenza dei Greengrass-

Lucius Malfoy corrugò la fronte.

-         Perché mai... è forse lì che l’hanno portato-

-         Oserei dire disse Narcissa – che è li che l’hanno spedito tuo figlio e quella...-

-         Cissy ti prego non parlarmi di quella donna mi potrebbe andar di traverso la cena- replicò stizzito.

La signora Malfoy acconsentì.

-         La nuova istitutrice – disse Narcissa

-         Un’altra incapace...? – chiese Lucius, la moglie scosse il capo stupendo il vecchio mago.

-         La nuova istitutrice vuole organizzare una festa a sorpresa per Scorpius-

Lucius Malfoy per la prima volta nella sua lunga e tormentata vita rimase senza parole.

-         Ci ha appena invitato all’evento. Unica clausola è tenere il segreto con la Abbey-

-         Vecchia megera da quattro soldi – sbiaccicò Lucius senza vergogna.

-         E Daphne- aggiunse con un leggero sorriso soddisfatto.

-         Dice chi è? Chiese l’uomo.

-         Si alla fine mi pare si chiami Jean Ford-

-         Ford... non conosco alcun mago che si chiami Ford-

-         Pensò- disse Narcissa-

-         Ok – replicò subito Lucius – ho capito Cissy è una nata Babbana- esplicò Malfoy senior.

-         In questo momento non m’importa la sua line a di sangue. Andiamo immagino?-

-         Ci puoi contare- rispose la signora, e richiamando a se una pergamena pulita scrisse alla giovane cameriera. Informandola, che il signore e la signora Malfoy avrebbero preso parte alla festa a sorpresa.

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Capitolo 5
*** 5. ***


-Il giardino segreto-

La mattina seguente, Hermione, si alzò all’alba decisa a mettere giù due parole che riuscissero a convincere il padre di Scorpius.

La notte passata in bianco non aveva sorto alcuno spunto interessante, e la giovane era notevolmente abbattuta per questo. Aveva preso un impegno con la cameriera e le scocciava tantissimo non rispettare i patti.

Quindi, prese una pergamena e la mise sopra il piano di legno della piccola scrivania della sua stanza, avvicinandosi con la sedia cercando così una posizione comoda.

Tolse dalla borsa l’ampolla dell’inchiostro e imbevette la punta della penna d’oca rossa. La possedeva da quando, appena undicenne, andò con i suoi genitori a Diagon Alley.

Rimase alcuni minuti con la mano sospesa a mezz’aria, alla ricerca di qualche idea da mettere sul foglio.

 

Carissimo... ,

 

Scrisse guardando l’inchiostro nero sulla pergamena, per poi cancellare quella parola un attimo dopo.

“Oddio! Non so nemmeno come si chiama.” Pensò sconcertata per questo.

La Granger smosse i lunghi capelli ricci, respirando la fresca aria del mattino, che entrava dalla piccola finestra della sua stanza.

 Il castello era silenzioso, si sentivano solo alcuni uccellini cinguettare felici alla ricerca di un po’ di cibo prima che il sole iniziasse a picchiare.

Così cullata da quei lievi versi iniziò a scrivere:

Egregio signore,

Chi le scrive è la nuova istitutrice di suo figlio Scorpius, lei non mi conosce e spero di non disturbarla. Innanzitutto, le faccio i complimenti per suo figlio. Scorpius è un bambino molto intelligente e socievole, con uno spiccato interesse per tutto ciò che non conosce e che potrebbe dunque arricchire il suo bagaglio culturale e sociale.

Ora si chiederà, per quale ragione le ho scritto questa missiva?

Niente di grave non si preoccupi, la mia lettera è un semplice, e spero gradito, invito alla festa a sorpresa che si terrà al castello per il sesto compleanno del piccolo Scorpius.

Spero che riesca a liberarsi dai suoi innumerevoli impegni, Scorpius ne sarebbe felice e anch’io, sarei onorata di fare la sua conoscenza.

In fede:

Jean Ford.

 

P.S.

Aspetto una risposta di conferma.

 

-         Si potrebbe andare – disse Hermione, richiudendo la pergamena, nell’istante in cui la gazza ladra, spiccò il volo da un albero vicino alla sua finestra.

Hermione fu immediatamente catturata da quella scena.

-         Eccoti- disse, osservando il pennuto vibrare in aria in cerca di altri cimeli da sgraffignare.

 La giovane insegnante non indugiò oltre, sperando in una dose di fortuna maggiore rispetto a quella del giorno prima. Quindi, dopo aver afferrato la bacchetta, scese di corsa le scale dirigendosi nel piazzale che si trovava sotto la sua finestra, mettendosi la lettera in tasca.

Dopo, sarebbe passata nelle cucine per consegnarla a mano ad Allyson la missiva da inviare al padre di Scorpius.

“A noi due pennuto!” Pensò Hermione, sollevando gli occhi al cielo alla ricerca della gazza ladra. Rimase così, con il naso all’insù per svariati minuti, fino a quando la gazza, dal piumaggio scuro, non svolazzò sopra la sua testa. Gli occhi grandi e marroni di Hermione non la abbandonarono più, sorrise soddisfatta appena capì in quale albero, si era poggiata e senza fare rumore si mosse tra la fitta boscaglia.

-         Dannazione!- Sussurrò non appena si rese conto di essere ritornata nello stesso punto in cui si era fermata la mattinata prima.

“ Pensa Hermione. Pensa... ” sì disse, mentre con la mano tastava il legno della porta celata da una fitta coltre di siepe .

“Dio che cretina”- disse ancora, sollevando ancora una volta lo sguardo verso gli alberi ben attenta a non lasciarsi sfuggire l’uccellaccio che tanto l’aveva fatta dannare.

-         Alohomora – disse infine, mentre un sorrisino tronfio le si dipinse in viso.

Ebbe solo un piccolo momento di sconcerto, costatando che il giorno scorso era stata veramente ingenua.

“Mi sono scordata di essere una strega.”

“Ho dimenticato che uno stupidissimo incantesimo, come un Alohomora, può risolvere mille intoppi.”

“Se fossi stata più lucida, ora avrei tra le mani il prezioso anello di nonna Jean”.

Sospirò, mentre un’ondata di felicità la persuase, nel momento in cui scostò con tutta la forza che le rimaneva, la vecchia porta. Ora, non vi era più alcun ostacolo a dividerla da uno dei cimeli a lei più cari.

Quando Hermione riuscì a scostare con fatica, la vecchia porta ormai marcia per via dell’umido delle piante che la nascondevano , rimase senza fiato. Lo spettacolo davanti ai suoi occhi era strabiliante.

La porta e quell’immenso cespuglio, che si protraevano per chilometri, celavano al suo interno un vero e proprio giardino ricco di fiori e piante. Hermione non aveva mai visto tante specie tutte insieme. Fece in passo verso il centro del giardino, andando a sbattere senza nemmeno accorgersene sopra un grande panchina in granito a cui mancava un piede.

-         Reparo- disse aggiustandola e sedendosi sopra, evocando infine il suo vecchio libro di erbologia.

Così ,sfogliando quel vecchio tomo e poi, guardandosi intorno, si rese conto di quanto quel vecchio e nascosto giardino era ricco di specie.

Notò gli Arbusti autofertilizzanti e capì perché quelle specie non erano morte benché nessuno le curasse da qualche tempo.

Vide in un’aiuola lantana dalla sua panchina un’altra piccola aiuola, dove riconobbe Artemisia e Asfodelo, ingredienti fondamentali per preparare il distillato della morte vivente. Poco lontano vi era un esemplare estremante raro: Mimbulus mimbletonia. L’aveva vista tra le mani di Neville Paciock un suo vecchio compagno di scuola, sorrise al ricordo dell’impacciato compagno ora professore di Erbologia.

Quella era una delle poche notizie che sapeva del nuovo mondo magico, post guerra.

Hermione storse il naso al triste ricordo, guardandosi intorno ancora una volta alla ricerca di qualcosa d’interessante. Non si stupì, nell’ osservare altre piante non propriamente legali come l’Aconito e l’Alioto, quest’ultima, sì ricordò la giovane, se ingerita portava alla pazzia.

“I proprietari di questo castello devono essere dei maghi estremamente pazzi a lasciare queste piante così senza protezione.”

Oltre quell’aiuola Hermione vide anche due specie non troppo in salute di Bubotubero. Fu stranamente felice di questo: l’odore di quella pianta le aveva sempre dato alla testa.

 All’estremo opposto rispetto a dove si trovava il Bubotubero, vi erano altre aiuole colme di Mandragole.

-         Oh Scorpius qui dentro imparerà tantissime cose – disse soddisfatta per la sua scoperta. E ricordando le sue prima esperienze con le piante magiche la mente la riportò al passato, quando lei e i suoi amici Harry e Ron iniziarono l’avventura al castello di Hogwarts.

Un lacrima scivolò via prima che Hermione riuscisse a trattenerla.

Scostò i capelli e respirò profondamente prima di ridere al ricordo della faccia di Ron alle prese con le radici di Mandragola.

“Ron quanto mi manchi” disse tra se e se, mentre si mordeva un labbro per non abbandonarsi al pianto inconsolabile.

“Harry... amico mio. Quanto vorrei fossi qui. Quanto vorrei vedere i tuoi occhi verdi che riuscivano a comprendermi con un solo sguardo.”

Hermione si prese la testa tra le mani celando il suo viso ora colmo di lacrime, sconfitta dal ricordo degli amici ormai scomparsi.

“ Perché il destino è stato tanto crudele?”

“ Perché nonostante abbiate salvato questo mondo, ridonandogli speranza, il destino vi ha punito facendovi morire.

“Non è giusto? Tanti meritavano la morte, ma non voi ... tanti...” pensò senza più riuscire a trattenere i singhiozzi.

“Malfoy!” Non seppe perché la sua mente in quell’istante le fece pensare a Malfoy. In effetti, non sapeva se avrebbe preferito che Draco Malfoy, la sua nemesi a scuola, morisse in battaglia al posto di uno dei suoi amici. Forse suo padre, anche se il vecchio Lucius aveva aiutato il ministro della magia a ristabilire l’ordine e arrestare molti seguaci di quel pazzo di Voldemort”.

“ No , non avrebbe voluto la loro dipartita. La morte si ricordò, da buona e brava grifondoro non si augura a nessuno, nemmeno al peggiore dei nemici”.

Harry si era sacrificato per il mondo magico, sapeva che affrontando Voldemort sarebbe morto. Ron l’aveva aiutato in questo suo atto eroico e così l’avevano lasciata sola.

“Sola, ma con i ricordi della loro splendida amicizia sempre vivi.”

Fu con quella strana consapevolezza che Hermione si asciugò le lacrime osservandosi ancora un attimo. La sua attenzione fu catturata da una luce che quasi l’abbagliò.

Hermione sia alzò di colpo andando a curiosare in quella direzione ponendo una mano sopra gli occhi per affievolire la luce che penetrava dagli alti alberi.

Quando arrivò, notò immediatamente un piccolo laghetto e rimase incantata.

-         Questo posto è perfetto per la festa – disse estasiata.

La Granger si guardò intorno osservando da quella posizione l’intero giardino ricco di piante magiche .

“Sì, basta ripulire un poco e piantare qualche altro fiore e questo diventerà un vero paradiso-”

A interrompere i suoi pensieri però fu un vibrare di ali che la riportò al presente.

-         Dannato uccellaccio- disse vedendo la gazza depositare un altro gingillo, rubato a chissà chi.

Cosi, incurante dell’uccello richiamò a se il suo prezioso anello e con un sorriso compiaciuto osservò il pennuto agitarsi per aver così perduto il prezioso monile.

Prima di uscire dal giardino si guardò ancora una volta intorno.

Quel sabato si sarebbe recata al paese per comprare i bulbi, di rose e tulipani e altri fiori che con la magia sarebbero sbocciati subito.

E soddisfatta per quel suo ultimo pensiero, si diresse alale cucine, dove finalmente congegnò la lettera ad Allyson che la spedì alcuni attimi dopo averla ricevuta.

***

 

 

Draco era partito per L’Italia da quasi tre giorni e Daphne non aveva ricevuto nemmeno una missiva che la informavano sugli spostamenti del pozionista.

“Bastardo.” Pensò , prima di scacciare in malo modo l’ennesimo amate che aveva invitato nel suo letto, per sopperire l’assenza del cognato.

Questi non si fece pregare e ancora nudo si buttò nel camino scomparendo alla vista della donna.

Daphne Greengrass era una pazza e nonostante fosse bellissima, in molti preferivano andarci a letto e poi scomparire. Lasciandola sola quando non era propriamente in se. Era pericolosa con la bacchetta tra e mani, in molti la paragonavano a Bellatrix Black, se non fossero state fisicamente  agli antipodi sarebbero potute essere scambiate per gemelle o per madre e figlia.

La cosa che mandava in escandescenza Daphne era essere messa da parte, Draco la snobbava e questo per lei era inaudito.

“Me la pagherai. Striscerai ai miei piedi.”

Le voci sulla sua relazione clandestina con il cognato non facevano che accrescere la sua insoddisfazione.

La sua più grande ambizione era quella di diventare la nuova lady Malfoy e levare per sempre il sorriso tronfio dal pallido viso di Narcissa Malfoy.

“Odiosa!”

Fu proprio in quell’istante che un grosso pennuto beccò alla finestra.

Daphne s’illuminò all’improvviso.

“ Mi ha scritto” pensò, aprendo la finestra facendo così entrare il gufo ma non appena vide l’uccello si rese conto che quello non era affatto Salem, il gufo di Draco.

Slegò comunque la lettera e lesse avida.

-         Ah sì, la nuova insegnante ti fa la festicciola Scorpiuccio – disse con una voce stridula e fredda.

-         Vedremmo se arriverai a festeggiarlo il tuo compleanno ,nanerottolo- urlò sbattendo con foga la missiva sul tavolo e uscendo infine dalla stanza.

 Tippy, un elfo domestico devoto ai Malfoy, non si era perso nemmeno un secondo di quell’interessante scena. Aveva il compito di osservava la signorina Daphne, in principio era stata la signora Cissy a chiederlo, poi anche il padroncino Draco, prima di partire, aveva chiesto all’elfo questo servigio.

Così, da alcune ore osservava ogni movimento della donna che si era ormai stabilita nel Manor, e non appena la vide uscire dalla stanza afferrò la lettera che aveva lasciato sul mobile.

L’elfo senza pensarci si smaterializzò in una grande e lussuosa camera d’albergo, in attesa che il suo padroncino facesse ritorno. Doveva consegnarli la lettera e riferire le minacce per niente velate che la signorina Daphne aveva rivolto al piccolo Scorpius.

Tippy doveva difendere l’erede dei Malfoy a tutti i costi.

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Capitolo 6
*** 6 ***




La festa a sorpresa.

Il pomeriggio era arrivato silenzioso, Hermione nemmeno se ne rese conto persa com’era a compiacersi per la scoperta che la stessa mattina aveva fatto:
“Un giardino enorme dove poter giocare e conoscere le piante.”
“Perfetto per un bambino curioso come Scorpius”, un sorriso tronfio le si dipinse in viso.
-Signorina Ford- disse una voce acuta e tremendamente acida. Hermione si ridestò improvvisamente girandosi a guardare la signorina Abby
-Che ci fa in questa parte del castello? Le ho spiegato, che deve stare nella sua stanza o nelle cucine, quando non fa lezione con il signorino- disse la governante con cipiglio severo.
“Dio quanto è odiosa” pensò Hermione.
-Io, scusi...- disse Hermione  –volevo sapere come sta Scorpius?- chiese.
La donna assottigliò lo sguardo.
-Ora sta facendo lezione con il suo maestro d’armi- rispose spiccia la vecchia strega.
Hermione aprì la bocca.
-è una cosa babbana?- disse, mentre la signorina Abby rise freddamente alla sua frase.
-Se non l’ha capito, il signorino Scorpius viene da una grande famiglia aristocratica. Saper duellare con la spada è fondamentale per poi fare un duello con la bacchetta- finì.
-Io non lo sapevo...-rispose la giovane insegnante.
-Senza dubbio.- disse la Abby- sei, una nata babbana- concluse. Il tono che la governate utilizzò per dirle questo fu schifosamente simile a quello che anni prima Draco Malfoy usava per dirle che era una sangue sporco.
Un brivido le scese lungo la schiena.
-Si lo sono – disse orgogliosa guardando negli occhi la donna.
-Già e pure Grifondoro- aggiunse la Abby.
-Non ho mai sentito di nessun Ford a Hogwarts però, mi dovrò informare- aggiunse. Hermione rimase calma, anche se dentro lo spettro di essere cacciata da quella casa la spaventava.
“Avrebbe lasciato il piccolo nelle mani di quella donna assurda, senza un padre, lontano dai nonni che lo amavano”.
“No, doveva per forza rimanere in quella casa. Scorpius aveva bisogno di lei.”
-Non ho frequentato- disse, - mia madre aveva paura della guerra e mi ha spedito in Francia, sono metà francese- disse convinta.
La governante la guardò un attimo,
-Sì, non sembri Inglese- costatò.
-Ora si vada a togliere quelle foglie dalla testa disse indicando i suoi capelli.
-Dovrebbe fare qualcosa per quei capelli , sono veramente orribili- finì la governante e senza nemmeno salutarla girò le spalle e se ne andò.

**

La settimana che precedeva la festa a sorpresa per Scorpius, corse via veloce, tra lezioni e letture di vario tipo.
Il rapporto tra Hermione e Scorpius, divenne sempre più stretto, i due passavano molto tempo insieme oltre a quello delle lezioni.
 Hermione, ebbe così poco tempo per preparare la sua sorpresa, ma si rimboccò le maniche e lavorò perfino la notte.
Però, più questa si avvicinava, più accadevano imprevisti e lavorare nel giardino senza essere vista si faceva sempre più difficile.
Era riuscita, però, a farsi portare dal giovane garzone del negozio di fiori, i bulbi da piantare che ora, grazie alla magia, iniziavano a spuntare.
Osservando i tulipani colorati, l’altalena che aveva montato poco distante e il bellissimo prato verde colorato qua e la da margherite selvatiche che lambivano il laghetto dove un maestoso cigno e i suoi anatroccoli nuotavano felici, si sentì veramente orgogliosa per il suo l’operato.
“Sì, Scorpius sarà entusiasta”.

***

Il sabato mattina, della tanto attesa festa, arrivò. Hermione dall’agitazione che tutto fosse come lei aveva previsto si alzò alle cinque.
-Allyson- disse arrivando in cucina e non stupendosi di trovare la giovane cameriera già a lavoro- come va?-
-Bene Jean- rispose la ragazza – ho preparato i tramezzini, pasticcini, biscotti al burro e quelli al cioccolato- la cameriera si guardò intorno e poi aggiunse- oltre a  delle crostate e la torta a forma di calderone- finì soddisfatta.
-Perché forma di calderone?- chiese Hermione stupita.
-Oh il padrone è un grande pozionista e anche Scorpius vuole diventarlo-
Hermione sorrise al ricordo di quando anche lei bambina voleva diventare dentista come i suoi genitori.
Sorrise.
-A quell’età -ricordò a voce alta – il sogno di ogni bambino è diventare come il proprio padre-
Anche Allyson sorrise.
-So che pensi che sia un padre cattivo, ma non è come pensi- disse la giovane magonò.
-Non verrà- ribatté Hermione.
-No, non ha risposto- disse sconsolata.
-Non sono nessuno per giudicarlo aggiunse l’insegnante, -ma se fossi al suo posto e avessi un bambino dolce come Scorpius non lo lascerei certo crescere da degli sconosciuti, specialmente se sono vecchie arpie come la Abbey- concluse.
Allyson non replicò, sapeva che Jean aveva ragione.

***

 
Un uomo alto, dalla pelle ambrata e folti capelli scuri entrò piano nella stanza del giovane rampollo dei Malfoy.
Sorrise , nel vedere Scorpius rannicchiato su se stesso mentre con un braccio teneva stretto al petto il peluche raffigurante il boccino d’oro.
Era stato lui a regalarglielo, infondo, era un giocatore professionista e quella piccola peste bionda che dormiva beatamente, era il suo figlioccio.
Ricordò l’istante in cui Draco e Tori l’avevano informato di aspettare un bambino.
-Draco Malfoy, diventa padre - aveva detto non riuscendo a trattenersi dal ridere, coinvolgendo anche la giovane e bella moglie del suo migliore amico.

“Quanto erano belli e spensierati insieme.”
“ Quanto era cambiato Draco da quando Tori era morta”.
“Daphne”.
La figura snella e accattivante della cognata del suo amico gli si paventò nella mente. era stata lei a cambiarlo, lei a influire negativamente nel cambiamento di Draco.
Narcissa , la lady Malfoy, non aveva dubbio e nemmeno Lucius e ora osservando Scorpius solo in quel castello, lontano dai nonni e da suo padre anche Blaise si convinse.
Daphne era deleteria per il suo amico. Doveva, assolutamente, fare qualcosa prima che fosse troppo tardi.
Non voleva che succedesse al piccolo, quello che era successo a lui, che per anni era stato solo in una grande villa mentre sua madre passava da uomo in uomo.
Il piccolo Scorpius si rigirò nel letto stiracchiandosi mentre con il pugnetto si strofinava gli occhi.
Blaise sorrise osservandolo sgranare gli occhi.
-Zio Blaise- urlò balzando in piedi –sei già qui- aggiunse saltando sul campione di quidditch.
-Ehi campione, sono contento di sapere che sei felice di vedermi- ma se mi strattoni in questo modo, mi faccio male e finisco di giocare-
Scorpius si staccò un attimo osservando il ghigno del padrino.
-Bugiardo- disse stringendolo ancora senza alcuna vergogna.
-Certo, sei una pulce- lo canzonò Zabini.
-Io non sono una pulce- replicò il piccolo Malfoy. –sono cresciuto di ben tre centimetri da quando la Ford è qui-
-La Ford?- chiese l’uomo.
-Sì, la mia insegnante-
-Immagino una vecchia bacucca- rise Blaise.
Scorpius si accigliò.
-No è bella la mia insegnante, più bella della zia Daphne- aggiunse.
Blaise rimase stupito.
-Stai scherzando?- domandò.
-No zio- rispose il ragazzino.
Blaise sogghignò.
-Bene- disse interessato - e quando la fai conoscere al tuo zietto preferito... ?-
Scorpius sembrò pensarci su.
-Oggi è il suo giorno di riposo, forse questa sera sarà al castello-
-Capisco- disse Blaise.
-Allora ora possiamo divertirci noi due... Sai, ho portato un bastone appena uscito dalla fabbrica pronto per essere cavalcato-, disse Zabini ridendo.
Scorpius sgrano gli occhi.
-Una scopa...mi hai preso una scopa da corsa?- urlò eccitato.
-Già- disse Blaise, evocando il pacco ricoperto da carta verde con un grande fiocco color argento.
Il ragazzino, in preda alla eccitazione, strappò la carta e finalmente poté ammirare il suo nuovo e fiammante manico di scopa.
La Nimbus 2030 era bella e sinuosa realizzata con legno di faggio e ginepro flessibile, andava a una velocità supersonica in meno di due secondi e aveva perfino l’antifurto.
-Zio Blaise è stupenda, grazie...grazie ...grazie- disse il ragazzino.
-Prego, per te ometto questo e altro. Ora che dici, andiamo a provarla?- chiese Zabini.
Scorpius non si fece pregare e con la scopa tra le mani uscì nel parco, pronto a volare con la sua nuova scopa da corsa.

***


-Allyson- disse Hermione verso le dieci della mattina entrando ancora una volta nelle cucine del castello.
-Mi assento per pranzo- aggiunse.  La cameriera rimase spiazzata sentendo quella frase della giovane insegnate.
-Devo scendere a ritirare il regalo per Scorpius- aggiunse Hermione vedendo lo sgomento.
La cameriera sorrise, tranquillizzandosi un poco.
Se Jean l’avesse abbandonata non sarebbe riuscita a contenere l’ira della Abby, ne era certa.
-Tranquilla, per le cinque sarò qui- aggiunse – non mi perderei per niente al mondo la faccia della Abby quando arriveranno i nonni di Scorpius- disse Hermione.
-Sicura che non eri una Serpeverde quando stavi a Hogwarts?-
Hermione rise di gusto.
-No, tranquilla sono e resterò una fiera e coraggiosa Grifondoro- disse con trasporto uscendo poi da una porta secondaria. Qualcuno, nascosto dietro una porta assistette a quel dialogo tra le due giovani donne.
“Quella voce. Ho già sentito quella voce.” Pensò , ma non riusciva a ricordare.
Forse doveva chiedere a Scorpius ,ma da quanto aveva intuito, il ragazzino non sapeva nulla della festa.
“Finalmente qualcuno che pensa a lui.”
“ Forse era opera della cameriera o di quella misteriosa donna che aveva una voce tremendamente sexy?” si domandò Blaise Zabini.
Avrebbe voluto aprire la porta e vedere se il suo nipotino aveva detto la verità, rivelandogli che la sua insegnante era bella come la zia.
“Una cosa era certa non era stronza come Daphne.”
Con questo pensiero, Blaise, girovagò per il vecchio castello dei Greengrass alla ricerca di qualcosa divertente da fare.

***

I coniugi Malfoy giunsero al castello subito dopo le cinque, Scorpius che ancora giocava con la sua nuova scopa da corsa non si accorse di nulla fino a quando la carrozza trainata da cavalli bianchi giunse di fronte al grande portone.
-Jean- disse Allyson arrivando fino alla porta del giardino.
-Sono arrivati?- aggiunse.
Hermione sospirò osservando ancora una volta che tutto all’interno di quel giardino fosse in ordine:
 Aveva messo delle coperte nei pressi del laghetto, pensando che qualcuno avrebbe gradito banchettare lì, godendo dell’ombra degli alberi;
Al centro di ogni aiuola aveva posto un’indicazione  su le specie che erano presenti e quali fossero dannose o no all’uomo;
Aveva coperto con una cupola impenetrabile la tavolata con il cibo e ora, spolverandosi l’abito che indossava, si dirigeva verso il piazzale.
Anche lei non vedeva l’ora di conoscere i nonni di Scorpius, da come ne parlava il piccolo la nonna doveva essere una vera forza della natura.
Quello che Hermione ignorava  era che lei quei due individui li conosceva e fin troppo bene.
-Nonni- disse Scorpius correndo incontro alla carrozza.
Hermione camminò a passo sostenuto con un sorriso soddisfatto che andava da un lato all’altro del suo viso.
-Vi siete ricordati- aggiunse il bambino richiamando con quelle urla la governante che non appena vide i due si ghiacciò.
Hermione fece un altro passo raggiungendo la cameriera che osservava compiaciuta la scena.
-Signori Malfoy, Scorpius venite- disse Allyson invitando i tre a seguirla.
Hermione boccheggiò indietreggiando di un passo.
-Io e la signorina Ford- aggiunse girandosi verso Hermione che era diventata bianca come un cencio. -Abbiamo preparato una sorpresa per questo tesoro- Scorpius allargò un sorriso.
-Signorina Ford- disse il ragazzino individuando la giovane insegnante dietro la cameriera, attirando così l’attenzione dei signori Malfoy su Hermione.
-Nonno, nonna questa è la signorina Ford la mia insegnante- disse Scorpius spingendo sua nonna Cissy verso Hermione che non riuscì a dire nemmeno mezza parola, ghiacciata nel ritrovarsi ancora una volta davanti i Malfoy.

Paura

Rabbia

Sgomento

Lucius Malfoy strinse gli occhi, riducendole a due fessure non poteva essere vero. I suoi occhi lo stavano tradendo quella che suo nipote presentava come la sua insegnante altro non era che quell’odiosa so tutto della Granger, l’amica di Potter, la ragazza che suo figlio detestava.
“Draco si sarebbe infuriato se avesse saputo” fu per questa ragione che Lucius Malfoy, l’ex Mangiamorte , ghignò soddisfatto.
Narcissa Black era invece strabiliata, quella era la Mezzosangue Hermione Granger.
-Signorina ...- cercò di dire Narcissa.
-Ford, nonna- disse prontamente Scorpius. – si chiama Jean Ford-
-Io...- disse Hermione.
-piacere di conoscerla .disse Narcissa stringendole la mano e girandosi subito dopo verso il marito.
Lucius si avvicinò lentamente aiutato dal suo bastone con il pomello in argento.
Il cuore di Hermione si fermò.
-Signorina Ford- disse Lucius con voce suadente, mentre gli occhi osservavano la giovane insegnanti – è un onore – aggiunse- conoscercela tanto amata insegnate del mio nipotino preferito-
Hermione riprese a respirare.
-Signori Malfoy cosa... che gradita sorpresa- disse subito la governante. Lucius sollevò lo sguardo verso la strega e sbuffò scocciato.
-Siamo stati invitati per il compleanno del nostro nipotino- rispose Narcissa cercando di mantenere un certo aplomb.
-Festa?- chiese stralunata la Abby – io non ne so nulla-
-Significa che nessuno l’ha voluta informare- replicò Lucius senza mezze misure.
Hermione deglutì a vuoto osservando prima l’ex mangiamorte e poi la governante.
“Oddio in che pasticcio mi sono cacciata” pensò.
“Un Malfoy.”
 “Scorpius è un Malfoy.”
"Il figlio di Draco Malfoy.”
 
-Allora questa sorpresa- disse Blaise Zabini arrivando accanto ai coniugi Malfoy, ignorando anche lui la governante che infuriata rientrò al castello.
Scorpius era entusiasta, mentre Hermione apriva la bocca e poi la richiudeva, era come scioccata.
Allyson non sapeva che fare, Jean sembrava sconvolta.
-Venite- disse la cameriera prendendo coraggio e indicando ai signori Malfoy la strada che conduceva al grande giardino. Narcissa prese il braccio di Lucius e superò Hermione  che ancora non si era ripresa.
-Sì Scorpius, ti devo dare ragione- disse Blaise avvicinandosi alla Granger- la tua insegnante è proprio bella- aggiunse.
Hermione si ridestò in un baleno.
Scorpius sorrise.
-Poi non è fidanzata. Vero signorina Ford lei non è fidanzata?- chiese il bambino.
Hermione divenne rossa.
-Scorpius non sono domande da fare- disse Hermione imbarazzata.
-Mi scusi- disse sconsolato. – ora non mi darà più il mio regalo.
Hermione scosse il capo e poi rise, una risata bella e calda.
 Blaise rimase stupito era veramente bella, diversa da Daphne che era eterea, ma senza dubbio anche la Granger era bella. si stupì nel constatare che forse aveva ragione Scorpius quella donna non aveva alcun fidanzato e la cosa gli fece un enorme piacere.
-Certo che riceverai il tuo regalo – disse accogliendolo tra le sue braccia.
Blaise si sentì per la prima volta geloso di suo nipote, anche lui voleva essere abbracciato in quel modo da Hermione Granger.
-è bene  andare- disse distogliendo lo sguardo dai due.
Hermione si staccò da Scorpius e poi gli prese la mano, conducendo i due al giardino.
Per quella sera pensò Hermione si sarebbe impegnata affinché la festa procedesse tranquilla, l’indomani sapeva bene avrebbe dovuto dire addio a quel bambino e al suo lavoro.
I Malfoy non avrebbero accettato che a fare da insegnante al loro nipote ci fosse lei : Era una mezzosangue, una grifondoro , era Hermione Granger e loro, lo sapeva bene, odiavano tutto di lei.

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Capitolo 7
*** 7 ***




-Il tempo non cancella nulla-

Tippy aspettò il padrone tutta la notte e i giorni a seguire. Nello stesso tempo, vedendo il disordine della grande stanza in cui il suo padrone soggiornava, si mise a riordinare, nascondendosi ogni volta che le cameriere entravano per riordinare. L’elfo rideva soddisfatto, osservando il viso perplesso delle umane ogni volta che si rendevano conto, che quella stanza era sempre in ordine, nonostante loro non avessero mai pulito.
 Quando Draco Malfoy, rientrò nella suite dell’albergo babbano che aveva prenotato, rimase sconvolto.
-Che ci fai qui?- disse con tono freddo, osservando il fedele elfo domestico di nome Tippy prostrarsi ai suoi piedi.
-Signorino Draco – disse l’elfo sollevando un poco la grande testa, guardando con grandi occhi acquosi ,di un intenso azzurro, il suo padrone. –Tippy è venuto subito-
Draco deglutì.
-Cosa è successo? Scorpius...? I miei genitori... ?- domandò agitato il pozionista.
-No padroncino Draco- si affrettò a dire l’elfo. –Non è successo niente, ancora...- aggiunse, preoccupando con quella frase il pozionista.
-Tippy che stai dicendo? Che cosa è successo, spiegati- disse con tono autoritario.
L’elfo fece un gran sorriso e si sollevò piano da terra.
-Tippy è venuto subito. Tippy è un bravo elfo, fedele a lei signorino Draco non a quella strega-.
Tippy si bloccò tappandosi la bocca e iniziando a darsi colpi vigorosi sul capo.
Draco sentì dei passi dietro la porta .
“Bene! Ora grazie a questo deficiente, scopriranno che sono un mago” pensò.
-Smettila immediatamente- urlò Malfoy. L’elfo si bloccò un attimo, prima di sferrare un altro pugno sulla sua grossa e grande testa . –continua- finì Draco.
L’elfo guardo il suo padrone, inchinandosi ancora una volta e poi iniziò a parlare:
-La settimana scorsa- disse l’elfo – è arrivata una missiva- Draco si fece attento.
-La signorina Daphne- aggiunse l’elfo - l’ha presa e letta-.
Gli occhi di Tippy brillarono per aver finalmente detto al suo padroncino, cosa l’aveva spinto a raggiungerlo.
-Ti sei messo a spiare ogni sua mossa?- domandò Draco, arricciando il naso e guardando l’essere in malo modo.
-La missiva era per voi signorino- rispose prontamente Tippy, abbassando il capo e porgendo al suo padrone la lettera.
Draco sgranò gli occhi, quando vide la busta ,precedentemente sigillata con la cera lacca, aperta e la sua irritazione arrivò a punti eccelsi quando constato che il destinatario della missiva era veramente lui e non la cognata.
“Come osava Daphne ficcare il naso nelle sue cose.”
Malfoy afferrò la lettera dalle mani dell’elfo, che sollevò un attimo la testa per osservare il suo padrone.
Draco, disinteressandosi dell’elfo, estrasse la pergamena e iniziò a leggere.
-Sei venuto qua, per questo invito?- disse oltraggiato dopo averla letta.
“Aveva perso tempo grazie a quello stupidissimo elfo, l’avrebbe punito non c’era alcun dubbio”.
Fu un attimo e nella sua mente vorticarono mille pensieri:
“ Il compleanno di Scorpius” una fitta al cuore al solo ricordo...
“Tori.”
-La signora- disse l’elfo prendendo finalmente coraggio –ha detto che la farà pagare al signorino Scorpius-. Draco si ridestò dai suoi pensieri, posando i suoi occhi grigi, freddi e letali, sull’elfo che ora non la smetteva di parlare.
-Tippy vuole bene al padroncino Scorpius. Il padroncino era buono con Tippy, quando la signora lo puniva-.
Draco guardò l’elfo, aggrottando la fronte.
“Punito?”
-Tippy faceva di tutto perché la signora punisse lui, al posto del signorino- aggiunse l’elfo incalzante.
-Che cazzo stai dicendo Tippy?- urlo Draco furioso.
L’elfo indietreggiò preoccupato, il labbro tremava e dai grandi occhi tondi iniziavano a scendere grosse lacrime.
-Mio figlio è stato punito da Daphne?- chiese furibondo il pozionista.
L’elfo mosse il capo iniziando a tremare vistosamente.
-Tu, il mio elfo personale, sei stato punito da una donna che non è nemmeno la tua padrona?-.
Draco era livido.
“Inaudito! Che cosa diammine succedeva a casa sua, quando non era presente?”
“Come aveva potuto permettere che sua cognata, prendesse tutta quella libertà? Senza che lui se ne rendesse conto Daphne dettava legge: in casa sua, con suo figlio, con i suoi servi.”
-Io signore, l’ho fatto per padroncino- disse l’elfo ancora una volta protratto ai piedi di Draco Malfoy, il suo padrone.
Draco scaraventò con rabbia il vaso azzurro in vetro di murano, che faceva bella mostra di sé sul tavolo vicino alla porta d’ingresso della suite.
Senza indugiare oltre afferrò la giacca e sbiaccicò severo.
-Riordina. Io vado a pagare. Quando torno voglio che la valigia sia pronta sul letto. Hai tre minuti, poi sparisci- disse con tono autoritario e severo.
-Il signorino?- chiese preoccupato l’elfo sollevando ancora una volta il muso incrociando gli occhi furenti del suo padrone.
-Me ne occuperò io...- disse Draco.
-Daphne pagherà anche solo per aver pensato di far del male a mio figlio- con queste parole Draco uscì lasciando Tippy a saltare soddisfatto.
-Il padrone ha creduto a Tippy- disse soddisfatto l’elfo, non smettendo di saltare da una parte all’altra della stanza.
-Tippy è riuscito a liberarsi della signorina Daphne-aggiunse asciugando con un gesto l’acqua caduta dal vaso , ricomponendo quest’ultimo con un gesto.
-La signora Narcissa sarà tanto felice di Tippy- disse producendo un grande sorriso compiaciuto che mostrava la sua dentatura imperfetta.
-Si, sì, si- canticchiò felice, mentre preparava la valigia del padroncino.
Questi , invece, davanti alla reception del grande albergo italiano, aspettava di firmare tutte le carte e pagare il conto.
-Spero che la sua permanenza nel nostro albergo e a Venezia, sia stata di suo gradimento signor Malfoy?- domandò l’addetto alla reception vestito con la divisa d’ordinanza.
Draco sollevò lo sguardo un attimo, posando i suoi occhi furenti sul babbano.
-Splendida- disse acido. L’uomo abbassò lo sguardo immediatamente pentendosi di aver rivolto la parola a quell’inglese certamente troppo strano.
Subito dopo salì per l’ultima volta in camera, prese la valigia che Tippy gli aveva preparato e se ne andò.
Quando finalmente uscì dal grande albergo, evitò le proposte dei tassisti locali che via mare gli proponevano di arrivare all’aeroporto.
 Proseguì lungo una stradina e quando si accorse di essere solo, si smaterializzò.
“Villa Greengrass” pensò e in un lampo arrivò a destinazione.
***
La festa al castello procedeva splendidamente, i coniugi Malfoy avevano chiacchierato con Blaise, informandosi sul suo lavoro come cacciatore nella squadra più in vista del Regno Unito: il Manchester Gold.  Poi, da bravi padroni di casa, anche se in realtà non lo erano, chiacchierarono  con i genitori di alcuni amichetti  che Scorpius, si era fatto quando abitava con loro.
Allyson, la cameriera maganò, li aveva invitati facendo felice il piccolo e compiacendo non poco i Malfoy.
L’unica persona con cui però i due non riuscirono mai a parlare era la Granger, che per una ragione sconosciuta tutti chiamavano: Jean Ford.
“Possibile che nessuno l’avesse riconosciuta?” nonostante questi pensieri la festa continuò spedita, Scorpius era entusiasta di tutto e rideva e scherzava con tutti.
“Da quanto non lo vedeva così?” pensò Narcissa
 
La servitù, ignara dei pensieri che vorticavano nella mente della Lady,  portava ininterrottamente, non appena questi fossero finiti, tartine e biscotti.
Il momento più bello della festa fu quando il piccolo Scorpius spense le sei candeline della sua torta a forma di calderone.
Appena Scorpius vide la torta aprì la bocca estasiato.
-è un calderone grande grande- disse facendo ridere i presenti.
-Sì Scorpius – replicò Allyson, - ma questo si mangia rispetto a quelli canonici- aggiunse la cameriera facendo ridere tutti, perfino Lucius.
Hermione si propose per fare le foto agguantando subito la macchina che una delle cameriere aveva in mano, così da evitare di sentir i Malfoy lamentarsi.
Sapeva bene che mai, i due austeri e perfetti purosangue  avrebbero fatto una foto con lei, la mezzosangue per antonomasia.
Sempre grazie a Scorpius e ai suoi amici, era riuscita a evitare lo scontro con i Malfoy, sentiva però lo sguardo di Lucius su di se e questo la preoccupava.
L’uomo osservava ogni suo gesto, ogni sua parola a Scorpius. Hermione si sentiva sotto un grande lente d’ingrandimento e questo la inquietava.
Quell’uomo l’aveva sempre odiata, una volta cercò di ucciderla, logico che fosse preoccupata. Era oltremodo stupita che non si fosse scaraventato su di lei, schifato per saperla lì a prendersi cura del nipote.
Il dopo festa, se lo sentiva, sarebbe stato molto lungo e lì ci sarebbe stata la resa dei conti. Hermione non volle pensarci e riprese, ancora una volta, a fare l’animatrice della festa.
-Su bambini mettiamoci in cerchio- disse, coinvolgendoli in un altro Bans divertente.
-Quattro pirati sul mar dei Sargassi,- disse la strega portandosi una mano sull’occhio imitando la benda dei pirati e poi producendo con le mani le onde del mare.
- Sopra una zattera fatta di assi-  questa volta Hermione imitò le assi di legno con cui era fatta la fantomatica barca dei pirati .
-Vanno remando- aggiunse facendo ridere i bambini mentre cercava di remare.
-Dicono loro, alla ricerca di un grande...- Hermione stava già per mimare un grande scrigno che le parole di Scorpius la ghiacciarono.
-Papà- urlò  Scorpius,  facendo girare tutti i presenti sul punto in cui Draco Lucius Malfoy, vestito con un perfetto  completo nero celato per quasi la sua interezza da una mantello anch’esso nero, osservava con occhi di fuoco la donna con cui suo figlio stava giocando.
-Signor Malfoy- disse la governante accorrendo non appena vide l’uomo.
Draco si girò appena a guardare la vecchia strega alla quale, sotto l’influenza di Daphne aveva affidato suo figlio.
-Lei- urlò Draco assottigliando lo sguardo, se avesse potuto l’avrebbe annientata con lo sguardo.
Hermione deglutì a vuoto
-Come ha osato- disse – è licenziata- aggiunse avanzando a passo sostenuto nel punto in cui Hermione e i bambini si trovavano.
Alla Abby si spense il sorriso non appena capì cosa il suo padrone le aveva detto.
“Licenziata”
-Papà...- disse Scorpius felice non appena vide che suo padre veniva verso di lui.
Blaise si alzò subito, intuendo quello che il suo amico intendeva fare.
 Solo lui, poteva fermarlo. Narcissa e Lucius avevano perso sul figlio ogni ascendente.
-Scorpius- disse Draco  degnandolo a mala pena di uno sguardo, riservando invece la sua attenzione per la sua insegnante.
-Sono felice che sei venuto? Non sei più arrabbiato con me e nonna Cissy?- chiese ingenuamente Scorpius .
Draco arricciò il naso constatando che anche i suoi genitori erano li e lui li aveva estromessi dalla vita del figlio.
“Come osavano disubbidire a un suo volere!”
-Questo non è il momento Scorpius, e se fossi stato affidato a qualcuno con delle capacità giuste a educarti come ci si aspetta da un bambino del tuo rango, lo sapresti-
Al bambino si spense il sorriso.
Draco nemmeno ci fece caso tanto era interessato alla donna che ora si trovava davanti a se.
-Mezzosangue!- disse con rabbia Draco riducendo gli occhi a due fessure, che ora sembravano lame pronte a trafiggerla – non so come hai fatto a incantare tutti qui dentro- aggiunse schifato, - A me non incanti. Ti dò un minuto per raccattare i tuoi quattro stracci e far sparire il tuo brutto muso- Draco fu duro.
Se ne infischiò dello spettacolo che stava dando, dello sgomento dei presenti, dello stupore di suo figlio e dello sguardo orgoglioso di quella insulsa donna.
L’unica cosa che gli importava, in quel momento era annientare e allontanare per sempre da se e suo figlio l’odiosa so tutto di Hogwarts, la Mezzosangue zannuta, l’amica di Potty e lenticchia.
“Quello era il passato che lui voleva dimenticare.”
“Non voleva che suo figlio sapesse...”
Aveva cercato in tutti i modi di allontanarsi da tutto quello che riguardava il suo passato, Hogwarts, i Grifondoro, la guerra.
 Invece, eccolo lì il suo passato.
La maledetta donna che l’aveva sempre messo in ridicolo, ora, giocava con suo figlio.
 “Suo figlio!”
“Tutto questo era inaudito e i suoi genitori non avevano mosso un dito per evitare questo scempio.”
-Draco- lo richiamò Narcissa, sperando di farlo ragionare, mentre Hermione lo sfidava con lo sguardo. La donna era combattuta, non aveva voglia di fare scandalo, quella era la festa di Scorpius e quel grande coglione di suo padre la stava distruggendo.
Un bambino si mise a piangere non appena Draco aveva iniziato a urlare contro la giovane e simpatica insegnante di Scorpius. Il bambino, invece, osservava preoccupato suo padre.
“Mezzosangue”
“La sua insegnante era una strega nata tra i babbani e questo a suo padre non piaceva, ma perché trattarla in quel modo?” si chiedeva il bambino, ma quelle erano domande a cui un giovane mago di sei anni non avrebbe saputo rispondere. Non ora.
-Madre- ribatté duro – nessuno ha chiesto il suo parere-aggiunse freddo e guardando ancora una volta Hermione sibilò:
-Sparisci dalla mia vista- disse furibondo Malfoy, sibilando quella frase a pochi centimetri dal viso della Granger.
Hermione distolse lo sguardo, mordendosi il labbro cercando così di non ribattere a tutte le cattiverie che quello” stronzo” di Malfoy le aveva detto.
-Sai una cosa Malfoy- disse infine, non riuscendo più a trattenersi. – mi dispiace enormemente che questo bambino così speciale abbia un padre talmente troll- .
In molti rimasero a bocca aperta. Nessuno mai aveva osato rispondere al grande pozionista, tutti sapevano del suo carattere scontroso e in molti per evitare lo scontro gli stavano a debita distanza.
Blaise fece un ghigno, la Granger che aveva conosciuto anni prima ora riemergeva fiera davanti a lui.
-Tu disse- battendo con un dito sul petto del pozionista – non meriti un figlio come Scorpius- aggiunse Hermione. infischiandosene dello stupore che ora si leggeva nel viso di Scorpius.
Avrebbe tanto voluto dargli un altro pugno, per toglierli ancora una volta quel ghigno irrisorio dal vito.
- Non capisci nemmeno quanto sei fortunato, e non lo capirai mai. Sei talmente tanto egoista che non riesci a pensare ad altro che non a te stesso-.
Draco le diete una manata sul dito che ancora puntellava sul petto del pozionista, scacciandola così lontana da se.
-Non toccarmi, sudicia...- Draco non riuscì a terminare la frase che Hermione esasperata gli diede un sonoro schiaffo arrossando un lato del suo bianco viso.
- Perché ti sia chiaro, non sei tu che mi mandi via. Sono io, che me ne vado.- urlò furibonda, gli occhi grandi e marroni lanciavano saette, i capelli crespi e vaporosi si muovevano grazie al leggero vento che ora sembravano un cespuglio, la criniera di un leone. Il cuore ansimava , le nocche delle mani era strette in un pugno.
“Ti odio” pensò Hermione.
“Ti distruggo” pensò Draco.
- Non servirò mai uno che solo grazie alla mia parola ha scampato il carcere- gli urlò senza vergogna.
“Colpo basso” pensò Blaise, vedendo il lampo d’ira negli occhi di Draco.
-No- urlò Scorpius mettendosi tra la sua insegnate e il padre.
-Papà stava scherzando- disse stringendo le manine paffute alla gonna della donna,
Hermione sentì il cuore sgretolarsi in mille pezzi.
-Vero papà , di alla Signorina Ford che scherzavi?-  Scorpius era sconvolto.
Hermione lottava con le lacrime che spingevano per uscire dai suoi occhi.
L’insegnate si abbassò un poco, guardando il piccolo negli occhi, tanto simili a quelli di suo padre. questi però erano dolci rispetto alle iridi di Draco.
-Scorpius- disse Hermione asciugando con il pollice le lacrime del bambino, -  Mi dispiace tanto ma non posso restare qui- disse Hermione.
-è colpa sua- disse il bambino riservando, forse per la prima volta, uno sguardo intriso di odio verso suo padre.
 Draco rimase stupito.
“Come poteva suo figlio, sangue del suo sangue, volere quella sangue sporco vicino a lui”
-No Scorpius, cercò di spiegare Hermione . –io e il tuo papà non andiamo d’accordo e quindi, non posso più, essere la tua insegnate-.
-Lui non c’è mai. A lui non interessa niente di me. Io voglio te, non lui- il bambino era sconvolto.
Draco sgranò gli occhi.
“Suo figlio preferiva la Granger a lui.”
-No, non voglio che se ne vada, la prego signorina rimanga- Scorpius si attaccò a Hermione cercando di trattenerla.
-Ti prego Scorpius- disse Hermione, imbarazzata mentre Narcissa accorreva a consolare il nipote .
-No- il bambino iniziò a battere i piedi e piangere più forte.
 Hermione si sentì morire, mentre Narcissa e non suo padre che osservava la scena senza dire nulla, cercava di calmare il bambino
-Smettila immediatamente- disse freddo Draco
-NO- urlò Scorpius.
- TI ODIO- aggiunse rabbioso  guardandolo dritto negli occhi, fronteggiandolo per la prima volta.
Draco fu sbalzato via, ricadendo un secondo dopo a terra, Scorpius aprì la bocca e anche Draco.
Tutti i presenti erano increduli per la scena appena vista. Lucius si era alzato in piedi, allibito. Nemmeno lui, all’età di Scorpius, aveva osato tanto con il suo vecchio.
Il pozionista, invece, non sapeva se urlare la sua rabbia  o la sua felicità: suo figlio aveva prodotto la prima magia”
Il bambino, vedendo suo padre a terra e tutti guardarlo straniti si agitò per quello che era successo. Scappò via, impaurito per quello che il suo gesto avrebbe portato.
“Il suo papà l’avrebbe punito e ora non ci sarebbe stato nessuno a consolarlo, nemmeno la signorina Ford.”
-Scorpius- urlò Narcissa preoccupata, vedendolo scappare oltre la porta.
-Vado io- disse prontamente Hermione.
-No, tu mezzosangue te ne vai...- disse Malfoy alzandosi da terra.
-Io se fossi in te- disse Blaise -mi preoccuperei di Scorpius e visto che non sai trattare con tuo figlio: fallo fare a chi ci riesce- concluse il giocatore di Quidditch.
Draco non riuscì a ribattere e Blaise , distolse immediatamente lo sguardo.
“Mi spiace amico, ma questa volta non sono dalla tua parte.”
-Hermione andiamo- disse Zabini lasciando galantemente passare la ex Grifondoro, Hermione non si fece pregare e a passo svelto uscì dal giardino.
“Scorpius non poteva essere andato molto lontano” sperò Hermione con il cuore in gola.
-Tranquilla Granger- disse Zabini – lo troveremo. Ti fidi di me?-
Hermione gli riservò uno sguardo trovo.
-Ehi- rispose Blaise. – non mi pare che abbiamo mai avuto problemi noi due e non vorrei pensassi che sono come il mio amico-
-Cosa dovrei pensare Zabini- sbiaccicò acida.
-Che sono preoccupato per il mio figlioccio e per quello che successo- rispose il moro.
-Allora dovresti smetterla di pavoneggiarti e iniziare a cercare Scorpius. Presto, -aggiunse Hermione guardando il cielo- inizierà a piovere-.
Blaise sollevò  gli occhi scrutando il cielo, una nuvola carica di pioggia era ormai sotto le loro teste.
-Non c’è tempo da perdere. Scorpius non conosce la zona e questo posto non mi sembra sicuro per lui-finì l’uomo.
-Credo che sia meglio...- disse Hermione
-Non separarci – aggiunse Blaise. – nemmeno noi conosciamo la zona e riusciremo solo a perderci- concluse.
“Serpe”
“Fregata Granger”
Hermione mosse il capo acconsentendo e finalmente iniziarono le ricerche.
 
 

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Capitolo 8
*** 8 ***




-Colpe-

La notte era ormai calata sul vecchio castello dei Greengrass, il vento faceva vibrare gli infissi e la pioggia batteva sui vetri.
Nella sala una vecchia strega dai lunghi capelli dorati vagava disperata da un lato all’altro della stanza cercava in quel modo di compensare il peso sul cuore.
Sembrava un leone in gabbia.
Ogni volte che uno dei servi entrava, la donna si arrestava di colpo, aspettando notizie positive eppure ogni volta abbassava il capo sconfitta.
Le ricerche del piccolo Scorpius non avevano portato a nessun risultato, del giovane erede dei Malfoy non vi era traccia.
Indignato, per l’ennesimo torto subito.
Spaventato, per essersi ribellato.
Sparito, per sfuggire alla realtà che anche questa volta l’avrebbe privato degli affetti  a lui più cari.
Lucius, il capostipite della famiglia, stava in piedi davanti alla finestra. I suoi occhi grigi osservavano le luci delle torce che oramai avevano raggiunto il piccolo paese babbano.
Sgomento, per essere arrivato a quel punto.
Frustrazione, per non poter andare fuori a cercare suo nipote.
Rabbia, tantissima rabbia verso il suo erede che anche questa volta aveva mancato come padre ponendo i suo orgoglio e le sue inimicizie davanti al benessere di suo figlio.
-Te lo giuro- urlò Lucius, girandosi verso il figlio Draco che da quasi un’ora era fermo nella stessa posizione, affianco al camino. Il bicchiere che aveva tra le mani era ancora colmo del pregiato vino elfico, mentre i suoi occhi adamantini osservavano un grosso ceppo bruciare nel camino.
-Se Scorpius ha solo un graffio, ti riterrò l’unico responsabile- disse severo Lucius.
Il figlio sollevò lo sguardo truce .
-Vi ricordo che è mio figlio, non vostro.- replicò Draco – e voi, padre, non avete alcun diritto di rimproverarmi- pronunciò con rabbia. –la vostra occasione come genitore, l’avete bruciata tempo fa. Accudire Scorpius non farà di voi un buon padre- disse, scagliando con rabbia il bicchiere. – fare il nonno servizievole e simpatico non cambia quello che siete stato con me, vostro figlio-concluse.
-Non mi sembra che ti ricordi di lui, quando fai sesso con sua zia- Lucius non lasciò la preda, le parole del figlio lo ferirono ma continuò a ribattere.
-Con chi passo le mie notti, non è far vostro- sbiaccicò Draco furibondo, gli occhi brillavano alla luce del focolare. Il grigio delle sue iridi riflettevano le fiamme e il suo viso trasfigurato dalla rabbia avrebbero incusso timore in tutti tranne in Lucius Malfoy l’ex mangiamorte.
-Quando a rimetterci, è mio nipote , m’importa- replicò Lucius.
“Come osi farmi la paternale?”
-Smettetela- urlò Narcissa.
-Litigare non lo farà certo ritrovare prima- aggiunse l’anziana strega.
Draco guardò sua madre e sbuffò, mentre Lucius si rigirò verso la finestra e continuò a guardare le fiaccole che cercavano il nipote.
“Fa che lo trovino.” Pensò Narcissa.
“ Fa che quell’astuta Grifondoro riesca a scovarlo.” Meditò Lucius.
“Inaudito, ancora una volta aspetto che sia quella saputella a risolvere le mie grane” rimuginò Draco.
“La odio”
***
La pioggia batteva forte impedendo al piccolo gruppo di vedere a un palmo di naso, oltre a Blaise Zabini e a Hermione Granger, si erano aggiunte anche Allyson e alcune streghe del personale.
La Abby aveva intimato loro di non muoversi dal castello, appena le aveva viste pronte a uscire. Fu Narcissa a dare loro il consenso ricordando alla governante che era stata licenziata, quindi non poteva dare ordini a nessuno.
-Non può essersi spinto fin qui giù- disse Zabini cercando di tenere la bacchetta ben salda nelle mani mentre la pioggia e il vento soffiava, violentamene.
Blaise si girò di lato osservando la donna che accanto a lui osservava palmo a palmo, ogni zolla di terra. I capelli, per via del vento, erano gonfi e pieni di foglie. Erano però rimasti asciutti grazie alla magia che la strega aveva fatto per non inzupparsi come le altre donne, che riuscivano a malapena a coprirsi con gli ombrelli visto le folate del vento.
-Scorpius è troppo piccolo- disse ancora Zabini , avvicinandosi alla donna – siamo troppo lontani – aggiunse ancora.
- Proprio perché siamo lontani dal castello, è più probabile sia qui- replicò Hermione.
Assottigliando gli occhi cercando di vedere nonostante il buio.
-Siamo già passati di qui- si lamentò ancora una volta Zabini.
-Senti quando vuoi chiudere quella bocca- urlò Hermione esasperata.
-Guarda che non sei la sola preoccupata- chi rispose acido.
-Oh si! Il padre non si è nemmeno sprecato a venire con noi a cercarlo-.
Blaise aprì la bocca e poi la richiuse.
-Non si mischierebbe mai con una mezzosangue, immagino- disse furente allontanandosi dal moro.
-Gli vuole bene a suo modo-cercò di dire Blaise, ma sapeva che quella grifondoro era cocciuta e le sue parole non l’avrebbero convinto.
-Immagino- replicò scocciata Hermione. -pensa se non gliene volesse, cosa avrebbe fatto- concluse.
-Sei dura con lui, non sai quello che ha passato quando è morta Tori-disse Blaise camminando al fianco della Granger che non accennava a smettere di camminare
-Quando qualcuno muore, anche se questa è una persona importante, si cerca di reagire. Si cerca – disse con la voce tremante di pensare a chi è rimasto. Lui invece ha allontanato suo figlio preferendo la compagnia di una donna ...-
-Tu non sai cosa vuol dire rimanere solo- disse serio.
Hermione impallidì.
-Io , Zabini so bene cosa vuol dire. Io ho perso tutto prima di voi perfetti figli di papa- Io per salvare la vita ai miei genitori ho dovuto fargli dimenticare di avermi come figlia. Io ho perso la mia famiglia. I miei amici sono morti per salvare il vostro mondo e tu dici a me che non so cosa vuol dire perdere qualcuno che si ama-.
-Io so cosa è l’amore , voi vi riempite solo la bocca con quella parola m a non ne capite il significato. Siete privi d’amore-.
Blaise era pietrificato dalle parole che la Granger gli aveva riversato.
Quella donna aveva trattenuto dentro di se tutto questo per tanto tempo.
-Io... scusa- disse Zabini.
“Un Serpeverde che chiede scusa."
“Sei strano Zabini, troppo strano”
-Scusa tu, sono nervosa. Eh...si non volevo dire quelle cose. Almeno non a te- disse infine, mordendosi un labbro.
-Tranquilla ora mettiamoci a cercare Scorpius-.
“ Sei una donna di carattere". "Una donna che mi piace, perché è diversa dalle stupide che per anni ho frequentato."
“Sei una donna non una marionetta.”
“ Sarai mia, non lo sai ma sarai mia.”
- Da questa parte- disse Allyson avvicinandosi ai due che si erano allontanati dal resto del gruppo – c’è una scarpata-aggiunse preoccupata.
-Il bambino si potrebbe essere rifugiato verso quegli alberi- indicò Hermione- quando ha cominciato a piovere forte-
 -Sì, può essere. Ha paura dei temporali-, ricordò Allyson.
-è pericoloso stare sotto gli alberi durante un temporale- disse Zabini.
-Lo sappiamo Zabini, Scorpius, però, lo ignora- disse asciutta Hermione.
L’uomo la guardò ancora una volta allontanarsi da lui insieme alla magonò e addentrarsi nel bosco.
Blaise mosse un passo e poi iniziò a correre
-Dove siete finite?- disse a gran voce.
“Dannate donne”
-Zabini l’abbiamo trovato- disse Hermione e Blaise corse ancora più veloce.
***
 
Blaise Zabini corse verso le due donne che ora erano a terra attorno a Scorpius.
-Scorpius- urlò Hermione e a Blaise si gelò il sangue.
Arrivò ansimando accanto alla donna.
-Non risponde- disse sconvolta mentre lacrime scorrevano nel viso di Allyson che non riusciva a parlare.
-Innerva-  disse ancora Hermione.
“Ti prego Scorpius”
-Innerva- ritentò di farlo rinvenire ma il piccolo era privo di conoscenza.
-Granger ti prego spostati-
-Non risponde – continuava a dire.
Blaise guardò il figlioccio riverso su quella terra umida, gli occhi chiusi, i capelli bagnati come i vestiti.
Era pallido Scorpius, troppo pallido e le sue labbra erano viola.
Paura e rabbia lo investirono in quel momento, ma riuscì a mantenersi lucido.
-Accio coperta- disse Zabini coprendo il bambino come meglio poteva.
Poi, fece scivolare il braccio sotto il corpicino e lo prese tra le braccia.
 Hermione lo guardò un attimo sistemando infine la coperta.
-Scotta- aggiunse guardandolo bianca anche lei per la paura.
-Sta tranquilla- disse Zabini.
-Io mi materializzo con il piccolo al castello- disse Zabini,- Granger-, aggiunse
 - Porta Allyson con te-.
La ex Grifondoro annuì e in un baleno si ritrovarono al castello.
***
La porta d’ingresso del grande e tetro castello dei Greengrass si aprì all’improvviso paventando davanti agli occhi dei tre Malfoy le figure di un uomo e due donne.
Narcissa fece un passo verso i tre portandosi una mano alla bocca non appena capi che il piccolo stava tra le braccia del moro Blaise.
A Lucius si ghiacciò il sangue mentre Draco superò sua madre arrivando a un passo dall’amico.
Questi guardava davanti a lui senza incrociare mai gli occhi di Draco.
-Narcissa- disse Zabini. -Presto chiamate un medimago- continuò.
-Scorpius ha la febbre alta e non siamo riusciti a farlo rinvenire- concluse il giocatore di quidditch.
La donna scansò il figlio per sfiorare con le dita la fronte del piccolo e sincerarsi delle condizioni del nipote. Tastò il battito e asciugò la sua fronte.
-Vado io signora- dichiarò Allyson, scomparendo immediatamente oltre una porta che portava alle cucine.
-Portiamolo nella sua stanza- disse Narcissa, precedendo Blaise che annuì e sempre con Scorpius tra le braccia salì le scale che lo dividevano dalle stanze patronali.
Lucius guardò suo figlio scuotendo il capo non appena capì le sue intenzioni.
 
-Venga signorina Granger, quando Scorpius si sveglierà sarà felice di vederla-disse il vecchio mago, sconvolgendo la strega.
Hermione mosse un passo incerta e poi finalmente seguì Lucius Malfoy.
“Chissà che avrebbe detto Harry, se avesse visto la scena- pensò stupidamente Hermione.
“Ron le avrebbe consigliato di scappare” rifletté la donna.
Ora però l’unica cosa importante era che il piccolo stesse bene. solo Scorpius le importava in quel momento.
Così con quei pensieri si avviò su per le scale del castello per sincerarsi che Scorpius si riprendesse presto.
Draco, invece, era rimasto solo. L’unico a essere stato snobbato.
L’unico che a differenza di tutti doveva stare al capezzale del bambino ma che al contrario sentiva di non meritarsi di stargli accanto.
“Aveva sbagliato tutto e ora poteva, se qualcosa fosse andata storta, perdere ogni possibilità di rimediare. Così con al disperazione nel cuore si sedette nella poltrona aspettando che qualcuno lo avvisasse delle sorti di suo figlio.
Scoprendosi ancora una volta codardo.
Blaise scese le scale saltando i gradini a gruppi di due, arrivando in un baleno nella sala dove il pozionista si era rintanato.
 Lo vide subito, nonostante la penombra, era stravaccato nella poltrona di pelle con in mano, non un bicchiere ,bensì l’intera bottiglia di firewhisky. Vedendo quella scena Blaise non capì più nulla.
Arrivò davanti a Draco, con la mascella serrata e il respiro affannato.
“Coglione” pensò Blaise. Suo figlio ha la febbre alta, lotta tra la vita e la morte e lui sta qui a bere.
Gli occhi erano ridotti a due fessure e le nocche della mano erano esangue da quanto le mani erano chiuse in un pugno.
-Draco- disse con tono autoritario, ridestando l’amico che sollevò lo sguardo prima di essere preso come bersaglio per una raffica di pugni.
-Vergognati- urlò Blaise, scuotendolo con rabbia cercando di farlo reagire -Scorpius sta male e tu sei qui a bere- disse ancora.
-Vergognati-. Aggiunse, dando un altro pugno sul viso del biondo pozionista che non accennava a difendersi. – Ti sei sempre lamentato dei tuoi, dicevi che ti avevano abbandonato nel momento del bisogno. Tu- gli urlò Zabini – hai fatto lo stesso con Scorpius. Solo che tuo figlio ha solo 6 anni, Draco. Solo sei anni – terminò il moro.
-Zabini- urlò Hermione, accorsa non appena aveva sentito le urla. –Non risolvi nulla- aggiunse preoccupata vedendo Malfoy incassare i pugni.
-Smettila- finì turbata, cercando di togliere Malfoy dalla furia di Zabini.
-No – urlò Blaise scansandola via.
Hermione, dopo quel gesto e per paura che succedesse un putiferio, fu costretta a dividerli grazie all’uso della magia.
Blaise, fu schiantato ed ora si trovava riverso a terra ansimante, mentre Draco Malfoy  ancora seduto sulla poltrona con il viso tumefatto da ecchimosi, la guardava stranito.
Hermione aprì la bocca osservando gli occhi spenti dell’uomo, come erano diversi da alcune ore prima , quando spavaldo la umiliava davanti a tutti. Ora, non diceva nulla, la guardava con sguardo assente.
-Se muore, uccidimi- disse con un filo di voce ed Hermione si sentì morire per averlo giudicato insensibile a quello che era successo a suo figlio.
Poi ,anche Draco Malfoy svenne.

Spazio Autrice.
Buongiorno fans, sono spiacente di informarvi che :questa storia prende una settimana forse due di pausa.
La ragazza che corregge è in vacanza e visto l'affinità che ho stabilito con lei mi sembra doveroso aspettarla.
Non appena rientra avrete il vostro capitolo, tranquille. 
Vi auguro una buona giornata Miki.
P. S.
se vi va venite a trovarmi sulla mia pagina facebook

https://www.facebook.com/mikilily81

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Capitolo 9
*** 9. ***



Regalo prima delle vacanze. Il capitolo è corto ma penso sia carino...


-Conseguenze-

Aprì gli occhi piano ma questo gli procurò dolore, li sentiva gonfi e irritati. Tanto che non riuscì schiuderli che di un millimetro arrivando a vedere solo una pallida luce.
Era giorno e quella stanza, in cui ora era sdraiato, non l’aveva mai vista.
“Possibile che non ricordava nulla della sera prima?”
Aprì la bocca ma solo socchiudere le labbra fu difficile, si sentiva gonfio, impossibilitato a parlare.
“Dannazione” pensò frustrato per la situazione in cui si trovata.
 La pelle tirava su più punti, aveva sentito un dolore acuto: come se mille spilli gli si fossero piantati attorno alla bocca.
Con una mano, la destra per la precisione, si sfiorò il viso.
Si bloccò all’improvviso spaventato.
“Che cosa mi è successo?” pensò Draco Malfoy.
Il respiro si fece affannoso, e deglutì a fatica.
Si alzò dal letto, facendo forza sulle braccia .
L’uomo tastò il letto e poi il muro fino ad arrivare allo specchio, che intravide dallo spiraglio dei suoi occhi, accanto all’armadio.
“Che è successo al mio viso?”
Pensò quando vide il suo riflesso.
Soprattutto dove si trovava, possibile che non ricordasse nulla?
Qualcuno aprì la porta alle sue spalle.
-Ti sei svegliato?-
Draco si girò verso la voce che riconobbe in quella di sua madre.
Sua madre...
Che ci faceva sua madre? Avevano litigato per ora era lì.
-Madre- si sforzo di dire Draco.
-Che ci fate?- il suo tono era risultato acido. La donna strinse le labbra non appena lo sentì rivolgersi a lei in quel modo ma non rispose si limitò ad abbassare il capo.
-Scusami se ti ho disturbato-, disse la vecchia Lady.
-Scorpius non si è ancora svegliato. La febbre è ancora molto alta-
Draco si sentì mancare, appoggiò una mano sul muro prima che le gambe lo tradissero.
-Il medimago- disse ancora Narcissa con tono bassissimo e roco – dice che saranno importanti le prossime trentasei ore-.
Draco deglutì, mentre un brivido di paura scese lungo la schiena.
“Suo figlio.”
“ Come aveva potuto dimenticarsi di suo figlio?”
Sentì la porta richiudessi davanti a se e annaspò, senza più doversi fingere forte.
Poi, si lasciò sopraffare dalle emozioni.
Suo figlio stava lottando tra la vita e la morte e lui, era il responsabile di questo.
Scorpius era scappato a causa del suo litigio con la Granger.
 L’aveva difesa.
Aveva preferito lei, una lurida mezzosangue a lui, suo padre.
Era un fallimento, su tutta la linea.
Si ricordò le parole di Astoria quando le impedì di accudire il piccolo. Le aveva tenuto il muso per tre mesi, aveva buttato anche lui fuori dalla stanza patronale.
Una fitta al cuore.
“Era arrabbiata anche il giorno che il fato la portò via da lui”.
 “Non era riuscito a fare pace, a dirle che l’amava”.
“Che aveva iniziato ad amarla. “
Tori era andata via per sempre e lui era rimasto solo con Scorpius e la sua rabbia.
Vedeva nel bambino un nemico, vedeva lei nei suoi modi scanzonati e stravaganti.
E lui doveva dimenticare.
Doveva farlo o sarebbe impazzito.
Cercò di calmare il respiro e si diresse verso il letto, si sedette piano portando le mani tra i capelli, buttandosi di peso sui bianchi guanciali.
“Cosa faccio?”
Si alzò di scatto sbattendo sul piccolo mobile che stava accanto al letto.
-Maledizione- sibilò.
Prese la bacchetta che stava sul mobile e pronunciò un incantesimo guaritore. L’effetto non fu immediato, ma così riuscì ad aprire gli occhi un poco di più e finalmente uscì dalla stanza.
***
Tolse il panno ormai divenuto asciutto dalla fronte del piccolo, sotto lo sguardo attento della signora Malfoy. Lo bagnò  più volte, poi dopo averlo strizzato lo rimise ancora una volta sulla fronte alta e spaziosa del piccolo.
Le si stringeva il cuore a vederlo così, profondamente addormentato.
Il medimago aveva detto che ci sarebbero voluti alcuni giorni perché la febbre calasse  e che era bene lasciarlo così, in preda ad sogno senza sogni.
La porta della stanza si aprì all’improvviso e Draco Malfoy entrò portando il gelo insieme alla sua slanciata figura.
 Lucius e Blaise, seduti infondo alla stanza, si alzarono di scatto non appena lo videro.
Erano furenti, Blaise si era già ampiamente sfogato sul viso tumefatto dell’amico.
Il pozionista non li degnò di un solo sguardo, arrivò vicino a letto e lì per la prima volta ebbe vergogna di se stesso.
Il piccolo Scorpius era adagiato sul letto, il respiro regolare faceva alzare e abbassare ritmicamente il suo petto. Gli occhi erano socchiusi, i capelli biondi e lisci impregnati di sudore, sulla fronte teneva una benda.
Draco sollevò lo sguardo sulla donna che subito dopo aver posato la benda fece un passo all’indietro allontanandosi.
Hermione non disse nulla, uscì dalla stanza sotto lo sguardo attento del biondo che la guardava.
Narcissa la seguì subito dopo, richiamando con un gesto del capo anche suo marito Lucius.
-Scusa- disse Malfoy dopo che l’ultima persona all’interno della stanza se ne fu andato. 
Draco rimase al capezzale di Scorpius per ore e ore.
Mise egli stesso la spugna umida sulla fronte del figlio e attese con lui il nuovo giorno.
***
 
Tippy era rientrato al manor e non smetteva di saltare gaio.
“il padroncino ha creduto a Tippy”
Gli altri elfi erano stupiti dalla sua felicità, e con occhi pieni di biasimo lo osservavano.
“Certo” pento Grang, un elfo anziano che serviva i Malfoy da quasi cinquant’anni, “La nuova padrona era fuori casa. E questo era solo un bene”
-la, la, la, la- canticchiava felice Tippy.
-Grang canta con me: la, la, la, – disse  l’elfo stonando .
 -Stupido elfo- disse Daphne arrivando proprio dietro le spalle del piccolo essere, che non smetteva di saltare e cantare.
-Smettila immediatamente di cantare- aggiunse livida, sedendosi sul divano della sala con infinta eleganza. La donna si tolse le scarpe e si massaggiò i piedi sdraiandosi infine sul sofà..
Tippy si arresto di colpo e la guardò: “come osava quella donna mettere i piedi sull’antichissimo sofà della padrona Cissy...”
-Che vuoi? Perché mi guardi stupidissimo essere?- domandò Daphne indignata sentendosi osservata.
L’elfo sgranò i suoi grandi occhi acquosi, di un profondo azzurro e sorrise mostrando la sua  dentatura non perfetta.
Daphne arricciò il naso guardando quell’elfo brutto e insolente.
-Dimmi cosa vuoi, e non guardarmi in quel modo da... da stupido- affermò.
-Anzi, sparisci!- urlò infine la donna.
Tippy sorrise ancora.
-Non posso sparire signora- rispose Tippy facendo girare tutti gli elfi.
-Lei non può dare ordini a Tippy- aggiunse.
-Lei non può dare ordini a nessun elfo di questa casa- disse Tippy.
Daphne si alzò in piedi schioccata.
“Che sta dicendo? Come osa? Gli taglierò la testa e l’attaccherò con quella degli altri elfi”
-Cosa stai dicendo stupidissimo elfo?- disse infine, dando voce ai suoi pensieri.
-La verità. Tippy dice sempre la verità. Lei non è la padrona- aggiunse sorridente e Daphne si sentì morire.
-Come osi!- sibilò infuriata, avanzando verso l’elfo.
-Il padroncino l’ha detto. Lei non è la padrona. La nostra padrona è morta e lei non la sostituirà mai-
“Quello” pensò Tippy “il padroncino non l’aveva detto”.
Poco male, si sarebbe punito mettendo le orecchie nel forno ma la soddisfazione di vedere il sorriso della signorina Daphne, spegnersi  avrebbe ripagato il dolore.
Daphne aprì la bocca ma non riuscì a dire nulla.
“Quel bastardo l’aveva sminuita con al servitù”.
“Ora, per quei dannatissimi elfi non era nessuno. Non aveva più alcun potere.” Urlò di rabbia al solo pensiero.
“TI ODIO” rifletté la bionda Greengrass.
“La pagherai cara Draco e so, come farti pagare anche questo smacco”.
Un sorriso beffardo le si dipinse sul viso.
Sì sapeva quali erano i punti deboli di Malfoy. Sogghignò.
-Mai mettersi contro una Greengrass, mai.- disse Daphne, smaterializzandosi un attimo dopo.

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Capitolo 10
*** 10 ***


- La sottile arte dell’inganno -

I Parte.

Scorpius era ancora profondamente addormentato, Draco, suo padre, non l’aveva lasciato un attimo e quando alle prime luci dell’alba, Hermione, entrò nella stanza per portare delle bende pulite e le pozioni, il mago si alzò in piedi.

La donna camminò piano bene attenta a non rovesciare il catino, Draco l’osservò silenzioso e quando arrivò davanti al piccolo comodino di legno, l’aiutò a sistemare la bacinella sul ripiano.

- Quante gocce?- domandò facendo fremere la Granger che sollevò immediatamente lo sguardo incrociando gli occhi grigi di Malfoy.

- Quante gocce dobbiamo dargli?- chiese ancora Draco indicando l’ampollina che Hermione teneva tra le mani.

Hermione respirò piano abbassando lo sguardo sull’ampollina stringendola tra le mani e poi porgendola al biondo pozionista.

- Quindici. Quindici gocce ha detto il medimago ma ... -.

 -Sono troppo forti per un bambino- dissero insieme e questo non stupì Draco, era sempre la perfetta so tutto io di Hogwarts.

Hermione si morse il labbro per l’imbarazzo e poi girò le spalle, pronta a uscire dalla stanza, lasciando così padre e figlio ancora una volta insieme.

- Rimani - disse invece Malfoy, sorprendendola con questa richiesta.

Hermione si bloccò davanti alla porta, respirò piano prima di rigirarsi ancora e portarsi dal lato opposto in cui stava Malfoy. Guardò Scorpius e non riuscì a non sorridere, una angioletto indifeso, ecco cosa era quel bambino.

- Se non ti dispiace- disse ancora Draco -potresti aiutarmi con le bende, nel mentre  preparo le gocce.

La Granger annuì, prese in mano la salvietta che ancora stava sulla fronte del piccolo, la posò sul comodino e infine afferrò quella pulita. La inumidì immergendola completamente nell’acqua e la posò sulla testa del bambino.

Draco osservò ogni movimento con la coda dell’occhio, mentre faceva scivolare in un bicchiere quindici gocce, diluendole con dell’acqua.

-Ora- disse il pozionista – devo chiederti un’altra cosa-

Hermione sollevò i grandi occhi incrociandoli con quelli del biondo.

Osservò i suoi occhi velati di tristezza, le occhiaie prominenti sinonimo di sonno arretrato e la barba incolta.

Quello che aveva davanti non era certo il perfetto Serpeverde con la testa impiastricciata di gel e il ghigno irrisorio che aveva conosciuto tanti anni prima, non era nemmeno lo stronzo con cui aveva litigato solo un giorno avanti.

No, quello era un padre preoccupato per le sorti del figlio e non seppe perché quel Draco le piacesse.

Saperlo lì, a occuparsi di Scorpius le piaceva, forse per quel bambino non era tutto perduto.

Forse, Draco Malfoy aveva capito il suo sbaglio.

- Devi tenergli la bocca aperta mentre gli verso, il contenuto del bicchiere.

Hermione annuì senza ami distogliere i suoi occhi dal biondo.

- Si muoverà moltissimo- aggiunse Draco.

La Granger aggrottò la fronte.

- Benché sia addormentato, capisce che qualcosa si sta introducendo in lui e cercherà di divincolarsi. I bambini, - continuò Malfoy – hanno una forza inaudita nonostante siano piccoli - ammise Draco.

Hermione sorrise e Malfoy ne rimase turbato.

Non l’aveva mai vista sorridere, non a lui, perché gli sorrideva.

Stupido! Sorride per Scorpius.

Voi vi odiate, se potesse ti ucciderebbe a mani nude e tu forse faresti lo stesso.

Draco spostò lo sguardo su suo figlio.

Sì, ti ucciderebbe ma non lo fa per lui. Nessuno lo fa, perché nonostante quello che hai fatto, sperano che cambi per lui.

Devo cambiare per lui.

- Va bene così?- chiese Hermione .

Draco riportò la sua attenzione sull’insegnante di suo figlio, e annuì brevemente osservando le dita lunghe e bianche che cercavano, con non pochi problemi, di tenere aperta la piccola bocca di Scorpius.

- Sì - rispose semplicemente, avvicinando il bicchiere alle pallide labbra del suo unico erede.

Riversò il liquido trasparente nella bocca del piccolo che per un istante rimase immobile.

Un solo istante, poi iniziò a divincolarsi come percorso da una scossa.

- Fermo Granger- urlò Draco ma Hermione non riusciva il piccolo faceva resistenza.

Richiamati da quelle urla arrivarono sia i coniugi Malfoy sia Blaise.

- Tienilo fermo- disse ancora Draco –ho quasi finito- aggiunse.

Hermione cercava di tenere aperta la bocca di Scorpius mentre con il corpo provava a bloccargli le gambe.

- Cosa... - cercò di dire Narcissa non appena entrò nella stanza e si trovò di fronte quella scena.

Hermione Granger con i capelli sconvolti e il fiatone cercava di tenere fermo un inquieto Scorpius, Draco, invece, cercava di far bere al figlio addormentato la medicina.

Blaise era allibito: da quando quei due avevano iniziato a collaborare, pensò.

Lucius invece ghignò soddisfatto.

Bene, bene si prospettano nuovi scenari interessanti. Pensò, osservando lo sguardò che suo figlio lanciava alla Granger.

- Draco... - disse invece Narcissa, avanzando a passo svelto verso il letto in cui era adagiato il nipote, aiutando la Granger a tenerlo.

- Ecco brava, aiutaci Madre- disse spiccio riuscendo finalmente a versare l’ultima goccia di pozione.

Scorpius si calmò all’istante e Draco sorrise beffardo per il lavoro appena portato a termine. Hermione si tirò su asciugandosi con una mano il sudore sulla fronte e con l’altra la veste sgualcita.

- Draco cosa succede?- chiese Narcissa osservandolo accuratamente.

- Nulla, ho dato la pozione a Scorpius- disse sedendosi nella poltrona poco distante dal letto – e perché la Granger era qui, mi sono fatto aiutare- aggiunse. Puntando i suoi occhi sul figlio.

Narcissa guardò Hermione che confermò le parole del figlio e Draco, osservando quella scena arricciò il naso oltraggiato.

- Ora non credi nemmeno alle mie parole, madre- disse acido.

- Io... –

- Non importa- replicò freddo senza lasciare il tempo alla lady di rispondere.

- Non appena Scorpius starà bene, rientrerà a casa con me-

Narcisa aprì la bocca stupita e Hermione sgranò gli occhi.

- Che intendi dire?- chiese Lucius interrompendo il gelo che quell’affermazione aveva portato nella stanza.

- Che Scorpius è mio figlio ed è giusto che stia con me-

- Oh sì e chi si prenderà cura di tuo figlio Draco, quella puttana che ti tieni in casa?- domandò stizzito  Lucius Malfoy.

- Questi non sono affari che vi riguardano padre- disse furioso Draco.

Hermione fece un passo indietro.

Lei non doveva stare lì, non poteva immischiarsi nelle diatribe tra i padroni, nonostante stessero decidendo della vita di Scorpius senza chiedere nulla al piccolo.

- Granger, ti vorrei qui quando Scorpius si sveglia quindi fra tre ore al massimo-.

Hermione lo guardò stranita,

Perché la voleva lì?

Non riuscì a chiederlo si limitò ad annuire e in un lampo uscì dalla stanza, quando si fu chiusa la porta alle spalle, riprese a respirare. Era talmente agitata che non si accorse nemmeno del moro che la guardava.

Malfoy la voleva lì insieme alla sua famiglia . Lei, una mezzosangue tra purosangue.

- Che è successo?- chiese Blaise Zabini.

Hermione si voltò osservando gli occhi scuri del grande giocatore di quidditch, scrutarla cercando di leggerli i pensieri, l’anima.

- Nulla - rispose prontamente.

- Non direi sei preoccupata-, aggiunse Blaise – se ti ha fatto qualcosa, se ti ha offeso in qualche modo... -

- Non è successo nulla- rispose stizzita divincolandosi dalla presa di Zabini.

Blaise la guardò andare via senza più riuscire a dire nulla.

Ottimo pensò Blaise ora si mette perfino a difendere Draco.

Riuscirò a farmi apprezzare da te Granger, ma ora è bene pensare a mio figlioccio, costatò Blaise rientrando nella stanza e ponendosi in una parte dove poteva osservare attentamente ogni movimento di Draco.

***

 

Daphne si era smaterializzata a Notturn Alley attenta a non dare nell’occhio. Celò i suoi splendidi capelli biondi sotto la mantella spessa , e si avviò lungo la strada deserta.

Un mendicante le chiese delle monete, ma lei lo scacciò con il piede e proseguì per la sua strada. Quando fu arrivata alla sua destinazione, sorrise e si guardò intorno.

Perfetto

Entrò nel negozio e attese prima che Goyle la servisse.

Quando uscì dallo squallido negozio, non riuscì a trattenersi e dopo forse molti anni sorrise.

 Così, con l’espressione tronfia del viso, s’incamminò verso un angolo nascosto della strada.

Ora Draco, capirai con chi hai a che fare e rimpiangerai di avermi ridicolizzata con i tuoi elfi e con il mondo magico.

Questo fu il pensiero dell’ultima delle Greengrass prima di materializzarsi lungo un’irta salita che portava al vecchio castello di Abbey.

****

Hermione si era concessa una doccia veloce e un cambio d’abito. Si mise la bacchetta in tasca e si guardò un attimo allo specchio.

Con le mani cercò di lisciare la gonna, decisamente ampia, che aveva appena indossato, prima che un ticchettio alla porta la distolse dalla sua immagine riflessa.

- Avanti - disse girandosi verso la porta. Quando questa si aprì, rimase sorpresa nel trovarsi di fronte non un elfo domestico, bensì la signora Malfoy.

- Signorina Granger- disse la lady, sorridendo appena mentre gli occhi azzurri e limpidi la guardavano.

- Si accomodi- disse Hermione imbarazzata nel notare che non vi era alcuna sedia comoda dove far accomodare la donna, all’infuori di quella della scrivania.

Narcissa si sedette senza muovere alcuna pretesa sulla sedia, mentre Hermione si accomodò sul letto.

- Mi scusi, se sono venuta fino alla sua stanza a disturbarla-

Hermione sorrise.

- Non si preoccupi, stavo per raggiungervi ... -

- Volevo parlarle in privato - disse Narcissa.

La Granger si fece attenta.

- Prima, quando lei è andata via, l’ho vista parlare con Blaise- Hermione rimase immobile, sorpresa dalla piega che il discorso stava o poteva prendere.

- Non so cosa c’è tra voi e questo, a dire la verità, non è affare mio. Mi chiedevo solo se mio figlio rinsavisse e le chiedesse di venire con lui a Londra come governante e insegnante di Scorpius, accetterebbe?-.

Hermione strabuzzò gli occhi.

- Immagino che se è interessata al signor Zabini, abitare in una citta come Londra sarebbe più facile per entrambi. Potrebbe vederlo con più frequenza... -

- Io non sto con il signor Zabini- replicò incredula.

- Inoltre - disse Hermione, - non credo che suo figlio mi chiederà mai di restare a suo servizio-

- Draco... -

- Non accetterei- disse Hermione.

La signora Narcissa socchiuse gli occhi.

Aveva fallito.

- Nonostante tenga moltissimo a suo nipote, non posso dimenticare cosa è successo nella sua casa tanto tempo fa- disse con tono basso la Granger.

Un brivido scosse la lady, che immediatamente aprì gli occhi per guardare la giovane strega davanti a lei.

Quella ragazza temeraria e coraggiosa si ergeva davanti a lei, Narcissa Black, e le ricordava ancora una volta quanto fossero stati sbagliati i suoi principi.

La sua famiglia aveva spezzato il cuore di Hermione Granger.

Nella sua splendida casa aveva ospitato un folle, il suo stesso sangue, sua sorella Bellatrix, aveva torturato quella ragazza nella sala da pranzo dove pochi anni prima teneva feste e ricevimenti ambiti da tutta l’élite londinese.

Aveva solo diciassette anni, Hermione, constatò Narcissa. Era una bambina ma nonostante questo, aveva combattuto con i buoni, rischiando la vita ogni giorno.

Aveva perso i suoi amici e la sua famiglia e lei, infischiandosene di tutto, era andata lì pretendendo che la seguisse al manor per prendersi cura di suo nipote. Il figlio di un uomo che l’aveva solo umiliata e derisa, che solo un giorno prima l’aveva aggredita e offesa.

- Mi dispiace, non avrei dovuto chiederlo- disse la lady alzandosi dalla sedia e uscendo dalla stanza. Hermione rimase senza parole osservando la signora Malfoy uscire sconsolata dalla camera.

***

Hermione stette sul letto per alcuni minuti, ancora incredula per le richiesta della signora.

Il cuore le batteva forte mentre pensava a Harry e Ron distesi a terra senza vita, ricordò le urla e il pianto della signora Molly.

La rabbia dei mangiamorte privati di bacchetta .

 Nella sua testa riecheggiavano le parole di Bellatrix mentre la torturava, l’odore di sangue e malvagità che attorniavano villa Malfoy.

L’odio.

No, non poteva farlo. Non poteva andare a vivere lì, nemmeno per Scorpius.

***

Draco tolse per l’ennesima volta il panno ormai asciutto dalla testa di Scorpius, inumidendolo con l’acqua divenuta ormai calda.

Attorno a lui suo padre e Blaise stavano zitti, mentre sua madre era da poco rientrata e ora lo aiutava  con Scorpius.

Quando la porta si aprì, Draco nemmeno si girò convinto che la nuova arrivata fosse Hermione Granger.

- Chi ti ha invitato?- quella domanda pronunciata con rabbia da Lucius Malfoy fece sollevare la testa sia a Narcissa sia a Draco che si irrigidirono all’istante .

- Daphne - disse con disgusto Draco, facendo gioire sua madre.

- Chi ti ha fatto entrare?- aggiunse staccandosi dal piccolo.

- Questa- ricordò irritata la bionda Greengrass - è casa mia-.

Malfoy scosse il capo osservando la veste succinta e gli atteggiamenti da seduttrice della cognata.

- Questa è casa di mio figlio, tu sei stata diseredata da tanto tempo. Niente dei Greengrass ti appartiene- gli ricordò con un ghigno irrisorio.

Daphne strinse la mascella, guardando Draco dritto negli occhi e seguendolo un attimo dopo fuori dalla stanza.

- Sei... -

Draco sollevò la mano azzittendola con lo sguardo.

Proprio nell’istante in cui Hermione arrivo nel pianerottolo.

Il pozionista la guardò un attimo e lei senza proferir parola entrò nella stanza.

- Cosa sta succedendo? Domandò furiosa Daphne - quella è...-

- Smettila di starnazzare come un oca giuliva- le disse Draco.

- Perché sei qui? Cosa vuoi?- domando spazientito il pozionista.

- Voglio sapere cosa succede, perché non sei rientrato ? Cosa ci fanno i tuoi genitori e la Granger nella mia casa?-

Draco la guardò con astio.

- Scorpius sta male-

- Beh, visto che è a letto e non si lamenta ... direi che è un bene-.

Draco la incenerì con lo sguardo.

- Sei una donna senza cuore. Stava per morire-

Daphne osservò la scena dietro Draco: Narcissa Malfoy e Hermione Granger accudivano il piccolo microbo, accarezzandolo con affetto.

- Fai toccare tuo figlio da una sudicia mezzosangue?- domandò schifata Daphne.

- Sì - replicò Draco. –sempre meglio di quella arrivista e puttana della zia-replicò.

- Ti voglio fuori di qui immediatamente – disse ancora – Tibly ha già provveduto a sbarazzarsi delle cose che tenevi al manor-

Daphne rimase agghiacciata.

- Che cosa vuol dire? - chiese stranita.

No, non poteva metterla su una strada.

- Che non voglio più vederti - rispose semplicemente Malfoy.

In quel momento Hermione uscì dalla stanza con il catino tra le braccia e Draco, dopo averla fatta passare ed osservata allontanarsi, entrò da Scorpius senza rivolgere nemmeno uno sguardo alla Greengrass.

La Granger camminò con lo sguardo rivolto al catino senza degnare di un solo sguardo a Daphne, sentiva però i suoi occhi su di se.

- Cosa c’è Granger? -, domandò con voce canzonatoria – ora hai deciso di trastullarti con i Mangiamorte redenti, e pensare che eri tanto devota alla causa-.

- Che stai dicendo? - chiese Hermione girandosi di scatto, rovesciando quasi tutto il contenuto del catino.

- Che sei una puttana. Una Sanguesporco puttana. Cosa credi che non abbai capito cosa stai combinando-.

- Accudisci suo figlio. Assecondi quella vecchia arpia... vuoi Draco - concluse la Greengrass.

- Tu sei pazza, non so come... -

- Stammi bene a sentire- disse Daphne avvicinandosi pericolosamente- tutto quello che vedi è mio.  Mio soltanto. Né tu, né quel piccolo mostriciattolo me lo toglierete-

- Daphne- disse freddo Blaise – toglile immediatamente le mani di dosso-.

La Greengrass sollevo lo sguardo incrociando i suoi occhi con quelli neri di Zabini.

- Oh, hai fatto incerta di cuori Sanguesporco, i miei complimenti-

Hermione rimase senza parole e anche Blaise.

- Eh sì, Blaise caro, anche questa volta, arriverai secondo. Ma sei abituato giusto- disse sibillina prima di incamminarsi lungo le scale e uscire dalla porta d’ingresso.

Blaise guardò Daphne scomparire e la rabbia per le sue parole crescere in lui.

- Che voleva dire?- domandò furioso.

Hermione scosse il capo

- Io, non so...-

- Presto-. 

- Presto-. 

- Venite, Scorpius si è svegliato- urlò la lady e Hermione corse lasciando Zabini a riflettere.

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Capitolo 11
*** 11 ***



-La sottile arte dell’inganno-
II Parte.

 

Hermione entrò immediatamente dentro la stanza nella quale Scorpius, da quasi tre giorni, era stato posto.
Il piccolo, ancora adagiato sui morbidi guanciali, aveva finalmente aperto gli occhi dispensando sorrisi ai suoi famigliari più stretti.
La giovane insegnante si fermò a pochi passi dal letto, osservando Draco Malfoy come pietrificato davanti al figlio. Il pozionista non diceva nulla, guardava il suo unico erede chiedendo mutamente il suo perdono.
- Signorina Ford - disse Scorpius, non appena i suoi occhi scovarono la sua insegnante dietro l’ingombrante figura di suo padre.
- Piccolo - disse facendo un passo in avanti – come ti senti?- domandò.
- Bene - rispose Scorpius sorridendo. A ridere, però, non era solo la sua bocca ma anche i suoi occhi che finalmente ritornavano a brillare.
Narcissa gli accarezzò i capelli ancora appiccicati dal sudore, anche Lucius si era avvicinato a salutare il nipote.
- Quando posso alzarmi? - chiese – voglio provare la nuova scopa e guardare le piante che la signorina ha piantato nel giardino -, disse il piccolo rivolgendo la sua domanda a sua nonna Narcissa.
- Non appena ti riprenderai  - disse Draco, prendendo finalmente la parola –e avrai scontato la punizione- finì.
- Punizione? - disse perplesso Scorpius.
- Punizione - ripeté suo padre.
- Hai fatto spaventare tutti con il tuo gesto - replicò – quindi, ora, dovrai scontare la tua punizione-
- Ma padre... - cercò di ribattere il piccolo Scorpius.
- Signorina Ford, nonna ditegli anche voi che... – aggiunse preoccupato il bambino.
- Sì Scorpius -, disse Hermione - tuo padre ha ragione - aggiunse la Granger.
Draco si girò sconvolto a osservare la donna e anche la lady sollevò il viso per guardare la ex Grifondoro.
- Ci hai fatto spaventare moltissimo, devi capire che non si può scappare quando le cose non vanno come vorremmo - disse la donna sorridendo gentilmente al piccolo che s’incupì.
- Ma... -
- Nessun ma, starai nelle tue stanze, fino a quando avrai capito come ci si comporta. Fino a quel momento, prenderai lezione dalla signorina Granger - disse Malfoy guardando suo figlio ancora disteso.
Hermione respirò affronto aprendo la bocca per incamerare aria.
- Dopo di che, ci trasferiremo a Londra - continuò. Scorpius sgranò gli occhi sorpreso.
Andava via.
Suo padre lo riprendeva con sé,non sapeva se essere felice. Chissà, se anche la signorina Ford- Granger sarebbe venuta con lui a Londra?
Sicuramente ci sarebbe stata la zia Daphne, pensò il piccolo.
 L’odiosa zia rimuginò tra se e se.
- Londra? - disse infine dando voce ai suoi pensieri.
- Sì, non posso stare qui per molto tempo - riferì Draco.
Il piccolo abbassò il capo e annuì.
- Ora riposati - disse uscendo senza degnare di un solo sguardo né Hermione, né i suoi genitori.
Quando suo padre uscì dalla porta, Scorpius non perse tempo:
-Signorina lei viene con noi vero? - chiese guardando speranzoso la sua insegnante.
-Io... - disse imbarazzata Hermione.
-Tu, comportati bene e magari riuscirai a convincere tuo padre a portare a Londra anche la tua insegnante -.
Hermione aprì la bocca incredula, non si aspettava certo di sentire quelle parole da Lucius Malfoy.
Quante cose erano cambiate negli anni, alcune positivamente altre, ricordando Daphne Greengrass e le sue insinuazioni, negativamente.
Hermione espirò un attimo prendendo aria.
- Allora campione come stai? - chiese Zabini entrando nella stanza.
- Bene - rispose Scorpius – sono in punizione - aggiunse sconsolato mettendo il broncio.
Blaise rise.
- Presto, però,  torno a Londra con papà e la signorina Granger - enunciò convinto il piccolo Malfoy.
Hermione si sentì morire dalla vergogna mentre le guance si imporporavano.
Narcissa sollevò lo sguardo osservando la giovane insegnate, abbozzando un sorriso soddisfatto, mentre Blaise evitò di guardarla.
- Allora grandi cambiamenti! - disse il giocatore di quidditch ma il tono utilizzato non sembrava affatto felice.
- Vi prego di scusarmi - disse Hermione , - mi sono scordata di fare una cosa- concluse.
Lucius la guardò uscire di gran fretta e con lui sua moglie, Zabini invece, continuò a giocare con il figlioccio all’apparenza infischiandosene del fatto che la Granger fosse appena scappata dalla stanza.
Andrà con lui.

***

 
La notte era calata da quasi un ora.  Hermione aveva preferito cenare con la servitù  rifiutando l’invito dei Malfoy ad unirsi al banchetto.
Draco non si era sorpreso di quel diniego, seppur avvenuto con gentilezza, la donna sembrava schiva e rispettosa. Tremendamente differente dalle donne che normalmente conosceva, quelle, pensò, avrebbero preso la palla al balzo insinuandosi  tra loro.
- Sei ancora sveglio? - domandò Blaise entrando nel vecchio studio che un tempo era appartenuto al signor Greengrass.
- Ho poco sonno - replicò Draco.
- Immagino i pensieri che ti assillano - disse Zabini con un tono irrisorio.
Draco sollevò il capo osservando il padrino di suo figlio.
- Ah sì, e quali sarebbero... – domandò Malfoy.
Blaise arrivò al tavolo dove si trovava la bottiglia di vino elfico, afferrò un bicchiere in fine cristallo di Boemia e vi verso due dita di liquore.
-Tuo figlio è scappato di casa perché te la sei presa con la sua insegnante -.
Draco guardò il moro che ancora gli dava le spalle.
- Per poco non ci rimaneva - aggiunse Blaise girandosi e incrociando i suoi occhi con quelli grigi dell’amico che ora erano affilate lame color argento fuso.
- Ma tutto si è risolto in meglio, hai fatto pace con tuo figlio, con i tuoi genitori perfino la Granger sembra non avercela con te nonostante l’hai umiliata e insultata davanti a tutti -.
Draco strinse il bicchiere sentendo il cristallo scricchiolare tra le tue dita.
- Alla fine dei giochi, nessuno se la prende con il grande Draco Malfoy -.
- Che hai Blaise? - domandò Draco con un espressione dura dipinta sul pallido e aguzzo viso.
- Che ho? - chiese acido Zabini sollevando un poco il tono di voce, fino a quel momento pacato e irrisorio.
- Non la meriti - replicò astioso. – Non la meriti, come non meritavi Astoria – sbiaccicò aspro.
Draco sentì la rabbia salire lenta, avrebbe voluto alzarsi e prendere a pugni il suo migliore amico, che aveva osato nominare sua moglie ormai defunta.
- Chi non merito?- chiese riuscendo a stento a mantenere la rabbia.
- Draco, non sono stupido, se n’è accorta perfino Daphne -.
Malfoy dilatò gli occhi un attimo, riprendendosi subito dopo.
- Cosa passi nella mente di quella donna lo posso immaginare, è pazza - aggiunse calmo  – ma da te, Blaise, non mi aspettavo certo un simile atteggiamento -.
Il moro lo fronteggiò ancora senza mai distogliere lo sguardo.
- Questa volta Draco, non ti lascerò campo libero - disse infischiandosene delle parole che poco prima l’amico aveva pronunciato.
- Fai come credi - replicò Draco sbuffando.
Blaise gli riservò un’altra occhiata e senza nemmeno degnarlo di un saluto uscì.
“Imbecille!” Pensò Blaise
“Deficiente!”  Rimuginò Draco.

***

Due occhi celati dall’oscurità osservavano furtivi l’ambiente circostante, tutto era perfettamente in ordine nonostante fosse ormai notte fonda.
Le stelle illuminavano il cielo mentre  una luna rossa, faceva bella mostra di se.
Quella notte non si udiva nessun rumore molesto.  Le piccole orecchie dell’essere che stava rintanato dietro uno spesso mobile di legno, ne erano soddisfatte.
Nessuno si era accorto di lei, e come potevano era solo una piccola e innocua formichina.
Sorrise abbassando gli occhi soddisfatta pensando al semplice incantesimo prodotto:
Il sonno incantano.
Semplice e senza alcun rischio di essere intercettato, così in un batter d’occhio si era liberata di tutti gli abitanti della casa che erano sprofondati in un innaturale sonno.
Storse la bocca, arricciando le labbra come in un sorriso.
Forse, se fosse stata fortunata, si sarebbe liberata per sempre di alcuni di loro:
Magari dell’arpia che ormai vecchia poteva non sopportare quell’incantesimo,
o il mostriciattolo che da quello che diceva il padre era stato molto male, oppure, della mezzosangue.
Si soprattutto lei.
Strinse i detti al sono menzionare quella donna.
 L’odiosa so tutto di Hogwarts; era convinta fosse morta come i suoi amichetti, invece, era apparsa all’improvviso e proprio nella sua vecchia casa.
La cosa che più la sconvolgeva, era sapere che quella insulsa Sanguesporco aveva catturato l’interesse di tutti: passi Zabini che correva dietro le gonne di tutte le donne, ma i Malfoy che un tempo la detestavano, addirittura Draco!
Inaudito, la Granger e Draco si odiavano ai tempi di Hogwarts.
Ora però tutto sarebbe cambiato, pensò,  mentre un leggerò clap echeggiò nella sala silenziosa. Rivelando a occhi che non potevano vedere il corpo morbido e bellissimo di Daphne Greengrass.
 Il suo piano prendeva piede quella sera e la Granger, l’avrebbe aiutata, peccato che non se lo sarebbe mai ricordato.
La stanza fu avvolta da una nebbia fitta.
Daphne ghignò soddisfatta, il respiro agitato si era affievolito. La soddisfazione per la riuscita del suo piano la inorgoglì.
 L’uomo che tanto bramava era ancora seduto nella poltrona in pelle, ignaro del destino che lei aveva scelto per lui.
Bevette tutto il contenuto della boccetta e respirò affondo prima di avanzare sinuosa verso Draco.
Pronunciò piano una litania che l’avrebbe risvegliato ,almeno avrebbe risvegliato solo una parte di lui quella che le serviva, mentre l’altra avrebbe vissuto un illusione.
Tolse il bicchiere con il vino elfico, dalle dita bianche e lunghe, poggiandolo sopra il camino e infine si chinò su di lui.
 - Draco, amore - disse suadente – svegliati- aggiunse soffiando piano sulle labbra che odoravano di vino.
- Sono qui per te - disse, sedendosi sopra il biondo pozionista che aprì gli occhi vedendo qualcosa che in realtà non esisteva.
Sorrise  beato, felice per quello che i suoi occhi credevano di vedere.
- Non sai quanto ho desiderato questo momento - disse la donna, strusciandosi su di lui, risvegliando i sensi assopiti del biondo. Daphne ne fu felice e anche Draco, ignaro di quello che, in realtà , stava per accadere.
L’indomani Draco Malfoy si ritrovò nudo nel suo letto, un forte senso di spossatezza e un cerchio alla testa lo pervase non appena aprì gli occhi.
Come ho fatto ad arrivare qui?
Perché sono nudo?
Poi, ricordò.
 

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Capitolo 12
*** 12 ***



-Ricordi-

 

La luce del sole penetrava dalle persiane illuminando con i suoi caldi raggi la stanza patronale. Draco Malfoy, ancora sdraiato sul comodo letto a baldacchino, cercò di coprirsi gli occhi con una mano, voltandosi, poi, dall’altra parte.
Gli uccellini cinguettavano felici appollaiati sull’albero secolare che si ergeva affianco alla sua finestra.
Sbuffò, pensando che tutti al castello erano già svegli, forse persino suo figlio lo era.
Si stropicciò gli occhi constatando che aveva ancora sonno poiché, anche quella notte, aveva fatto le ore piccole.
Tastò le lenzuola fredde rendendosi conto, solo in quel preciso istante, che si trovava nella sua stanza.
Nudo ... era nudo.
Poi un lampo e si perse nei ricordi della notte precedente, quella che cambiò ancora una volta la sua vita.

(Inizio Flashback).

Il sapore del vino elfico insaporava la sua bocca, rendendola aspra e asciutta.
 Deglutì, godendo ancora una volta del sapore asprigno del vino elfico. Il ceppo che fino a qualche ore prima ardeva nel camino si era ormai spento, lasciando solo cenere, riversando la stanza nel buio.
Il silenzio avvolgeva il castello di Abbey quella notte, in lontananza si sentiva solo l’ululato di lupo solitario, la luna era piena quella notte. Draco Malfoy batté più volte le palpebre non appena un odore, ormai dimenticato, risvegliò i suoi sensi. Aprì finalmente gli occhi non riuscendo però a vedere nulla, una foschia magica lo avvolgeva: Bianca e impalpabile celava ai suoi occhi grigi sia la sala, sia la persona che si ergeva davanti a lui.
- Draco, amore – una voce suadente e ovattata lo chiamava – svegliati-.
L’uomo spalancò gli occhi incredulo.
Quella voce. La sua voce, da quando non la sentiva?
Il cuore iniziò a battere forte, troppo forte.
Stava sognando? Sì sognava, non vi erano altre spiegazioni.
La voce di Astoria riecheggiava nelle sue orecchie.
Che scherzo gli stava facendo la sua mente, si chiese ancora incredulo.
Cercò si scrutare oltre quella coltre magica, ma non riuscì a vedere nulla fino a quando non sentì qualcuno sedersi cavalcioni su di lui.
Rimase sconcertato mentre le sue mani erano guidate, senza che lui potesse opporsi, su quel corpo velato da una sottile vestaglia di seta. La pelle era liscia e vellutata.
- Astoria - disse con voce roca e ancora impastata dal vino.
- Quanto mi sei mancato - rispose la donna, ma quella voce uguale a quella della sua cara Tori era strana, lontana, fredda. Nonostante il suo corpo reagisse agli stimoli provocati dalla donna, capiva che era tutto strano, impossibile, innaturale, ma non riusciva a ribellarsi.
Così le afferrò i fianchi stringendoli prepotentemente, riducendo le distanze. Poteva sentire il fiato zuccherino, il profumo inconfondibile, il calore della pelle. Osservò ancora davanti a se cercando di mantenersi vigile nonostante il suo membro iniziasse a pulsare prepotentemente contro la stoffa del pantalone chiedendo di essere liberato.
Il fiato gli mancò quando vide due grandi occhi marroni guardarlo.
Deglutì a fatica prima che le labbra che sapevano di Astoria iniziarono ad assaporare le sue. Baci lenti, misurati come quelli che Tori sapeva dare. Quegli occhi, però, erano diversi da quelli di Astoria, sua moglie aveva occhi azzurri e limpidi. Quegli occhi ...
- Chi sei? - chiese in un sussurro tra un bacio e l’altro.
Draco aspettò, timoroso di ricevere quella risposta.
- Quella che più desideri amore mio - rispose la donna slacciando il bottone dei suoi pantaloni e liberando il suo membro da quella stoffa ingombrante.
Avrebbe dovuto ribellarsi ma le sue mani guidate da una forza sconosciuta tastarono quella pelle, baciarono quelle labbra e si donarono anima e corpo alla donna che aveva il profumo di Astoria, la sua defunta moglie, e gli occhi caldi di Hermione Granger.
Il suo inconscio gli stava facendo uno scherzo, non poteva essere lì con quelle donne: una era morta ormai da qualche tempo e l’altra, non era...
Lui non poteva...
Dio! desiderava la Granger. La voleva, come era possibile. Doveva fermarsi ma non riusciva. Annaspò quando il corpo di Astoria svanì e la donna succinta che ora stava sopra di lui e con cui stava avendo un rapporto, altro non era che la mezzosangue Hermione Granger, l’insegnante di suo figlio Scorpius.
- Basta - Disse e l’eco di una risata argentina lo investì proprio nel momento in cui l’orgasmo lo investì , quella fu l’ultima cosa che ricordò.
Aveva avuto un rapporto sessuale con la Granger.
Tutto sarebbe cambiato da quel momento.
Tutto.

(Fine Flashback).

Si alzò di scatto dal letto infischiandosene della sua nudità, fiondandosi nel bagno. Doveva farsi immediatamente una doccia fredda.
Doveva togliere l’odore di quella donna dal suo corpo, dalle sue mani. Doveva cancellare ogni ricordo ma questo era impossibile, sentiva ogni emozione provata quella notte farsi viva nella mente.
La voleva ancora.
Che diamine era successo? Come aveva fatto? Non poteva essere reale, la Granger non si sarebbe mai data in quel modo.
Non a lui. No a nessun’altro.
L’acqua gelida bagnava la sua testa ma non sortiva alcun cambiamento, le sue idee contorte si accavallavano una alle altre.
Temeva il momento in cui l’avrebbe vista. Lui, Draco Malfoy, temeva di incontrare una mezzosangue.
Quella mezzosangue di cui non riusciva a dimenticare i baci e il corpo.
Che gli avrebbe detto ?
Deglutì a fatica immaginandosi l’istante in cui quegli occhi marroni l’avrebbero guardato ancora.
Avrebbe insinuato qualcosa sulla nottata trascorsa insieme?
Forse i suoi genitori erano già stati resi partecipi della situazione imbarazzante.
Scorpius.
Quella donna l’avrebbe potuto dire a suo figlio Scorpius?
Dannazione a lui e al vino elfico che annebbia i sensi e rende deboli al fascino delle donne.
Senza alcun dubbio la Granger aveva pensato a tutto, credendo che quello era l’unico modo per essere portata a Londra con suo figlio.
L’avrebbe ricattato per tenersi il lavoro.
Afferrò l’accappatoio in spugna passando le dita tra i capelli umidi.
Blaise aveva ragione: ogni donna su cui il moro metteva gli occhi lui la catturava. Questa volta non gliela avrebbe perdonata, ma non sapeva cosa fare, per la prima volta non aveva capito come si era spinto fino a quel punto.
Blaise non avrebbe capito questa volta, doveva tacere .
Avrebbe pagato il silenzio della Granger, infondo, se lavorava le serviva denaro e se voleva venire a Londra l’avrebbe accontentata.
Però, avrebbe tenuto le distanze, mai più alcun contatto ci sarebbe stato tra loro.
Non poteva perdere il suo amico per una notte di passione con una donna di cui non gli importava.
Si bloccò osservandosi allo specchio.
Ne sei sicuro Draco? gli domandò la sua coscienza, scavando nella suo io più nascosto.
Maledizione.
La consapevolezza che quella era l’ennesima bugia che si stava raccontando lo destabilizzò, facendolo infuriare. Dette un pugno allo specchio infrangendolo.
Doveva andare via da quella casa. Doveva allontanarsi da quella donna ma non poteva farlo. Scorpius non poteva spostarsi: si era risvegliato da poco ed era debole.
Sospirò.
L’ aveva perfino confermata come insegnante: doveva portarla con lui. chissà che avrebbe detto il mondo magico se avesse saputo di quella notte.
Chissà che tracollo avrebbe subito la sua reputazione.

***

 
Hermione entrò nella stanza di Scorpius aprendo la finestra e facendo così cambiare aria.
- Su signorino - disse volgendo il suo sguardo al letto in cui un assonato bambino biondo la guardava stranito – è ora di svegliarsi.-
- Ma è presto...il sole nemmeno si vede - disse lamentandosi Scorpius.
- Dobbiamo studiare e visitare il giardino: se sarai bravo e starai bene questo fine settimana prepareremo la prima pozione - Scorpius sgranò gli occhi.
- Con papà? - chiese euforico.
Hermione rimase un attimo sorpresa per quella richiesta.
- Se tuo padre non è impegnato e vorrà, possiamo chiedergli di avere una sua consulenza- disse la giovane insegnante.
- Grazie signorina... - disse Scorpius sollevandosi dal letto e andando ad abbracciarla.
Hermione sorrise non appena il piccolo l’avvolse tra le sue piccole braccia, riuscì a cingere solo le sue gambe.
- Su fila a lavarti ti aspetto in biblioteca - disse infine.
Scorpius non indugiò oltre filando dritto in bagno, Hermione sorrise osservando quella piccola peste bionda e dopo poco uscì.
Percorse l’andito con un sorriso sul volto e non si accorse, se non quando razzolò a terra, di essersi scontrata con il padre del bambino.
- Granger - disse Malfoy con voce gelida.
Hermione rimase di sasso sentendolo rivolgersi a lei in quel modo, nemmeno la guardò e tantomeno le chiese scusa.
È matto, pensò vedendolo scomparire dietro l’angolo.
Un matto cui è bene stare lontane, se non fosse per suo figlio... sarei già andata via.
- Hermione - disse Zabini arrivando alle sue spalle – ti sei fatta male?- Chiese porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi da terra.
- Niente, non preoccuparti- rispose imbarazzata guardandosi intorno sperando che nessuno avesse visto la scena.
Blaise l’osservò con attenzione.
- Vieni ti accompagno alla biblioteca, eri diretta lì, giusto?- domando riservandole uno sguardo ammiccante.
Hermione divenne rossa.
- Io, ecco... -
Blaise non accettò alcun rifiuto, le offrì il braccio e la condusse nella grande biblioteca.
Hermione non riuscì a dire più una parola da quanto la situazione la imbarazzava.
Sperò che nessun Malfoy assistette a quel teatrino portato avanti da Zabini, ma per sua sfortuna il biondo, nascosto dietro a una statua, vide tutto.
La rabbia si impadronì di lui nonostante i propositi che si era prefissato quella mattina.
Quella donna, che ora camminava sotto braccio al suo amico, lo ammaliava e se non sarebbe stata sua, non sarebbe stata di nessuno.
Nemmeno di Blaise.
Non amava condividere le donne e la Granger non faceva eccezione, nonostante fosse solo una Mezzosangue.

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Capitolo 13
*** 13 ***




-Eventi che cambiano la natura delle cose-


L’odore di disinfettante e malattia alleggiava nei freddi corridoi del San Mungo, il famoso ospedale dei maghi. Questo, però, non le importò continuando ad avanzare a passo sostenuto verso lo studio di un vecchio amico.
Bussò attendendo si essere ricevuta e non appena fu dentro, si tolse il capuccio della spessa mantella nera che celava quasi per intero la sua figura.
L’uomo seduto nella sua scrivania sollevò lo sguardo rimanendo impassibile non appena vide i capelli lisci e biondi della giovane donna davanti a lui.
- Che ci fai qui? - chiese con voce fredda, osservando la bella Daphne Greengrass togliersi la mantella e sedersi nella poltrona di pelle davanti alla sua scrivania.
La donna consapevole della sua bellezza, si lisciò la gonna e infine accavallò le splendide e lunghe gambe, mostrandole senza alcun pudore.
- Devi confermare un mio sospetto - disse increspando le labbra in un sorriso soddisfatto.
Pucey sgranò gli occhi, cosa aveva combinato questa volta, possibile che...
- Credo sia impossibile -, replicò guardandola dritto negli occhi, -non sbaglierebbe mai - finì.
Non con te, almeno, ma questo non lo disse alla sua vecchia amica di letto. Sapeva quanto fosse ossessionata da rendere nuovamente padre Draco Malfoy.
L’uomo che aveva preferito a lui, l’uomo che però aveva sposato sua sorella Astoria.
Quella era senza alcun dubbio un’ossessione insana, se si pensava che lui nemmeno la considerava. Per il grande pozionista la bella e ammaliante Daphne Greengrass era solo una delle tante che scaldavano il suo letto, l’unica però che aveva accolto a casa sua.
Daphne sorrise ancora.
- Diciamo che l’ho aiutato un po’... - ammise soddisfatta.
Se sapesse... pensò la donna ricordando la notte nella quale grazie alla magia e a una pozione aveva fatto suo Draco Malfoy.
- Abram - lo richiamò Daphne – allora mi fai la visita?- chiese con insistenza.
Il medimago la guardò ancora, prima di alzarsi e dirigersi nello stanzino nel quale faceva le visite.
- Prego – disse invitandola a entrare.- Distenditi nel lettino e solleva un poco la maglia-.
Daphne gli camminò accanto ancheggiando, sapeva quanto per lui fosse difficile quella situazione, non aveva mai fatto mistero di amarla.
Le aveva perfino chiesto di sposarlo, ma lei si era rifiutata. Che cosa poteva offrire un semplice medimago al confronto dello stronzo pozionista di fama internazionale?
Amore.
Già ma questo non interessava a Daphne lei voleva l’agio, l’invidia delle altre donne, un cognome importante.
Voleva ancora far parte dell’élite magica, solo Draco poteva ridarle quello che i suoi genitori le avevano tolto.
Vergognandosi di lei, trattandola come feccia, come una schifosa mezzosangue.
Mezzosangue come quella puttana che ora curava quello sgorbio di suo nipote.
Oh, anche lei l’avrebbe pagata cara. Doveva solo essere sicura e presto si sarebbe vendicata di tutti: I suoi genitori, quella arpia di Narcissa e Draco .
Abram la guardò notando il suo solito cipiglio appagato. Rimase incantato un solo attimo, distogliendo immediatamente lo sguardo dalla donna che pensava di aver dimenticato.
 Impossibile.
Il suo cuore si rifiutava, chissà che avrebbe detto Melany, la sua fidanzata, se avesse saputo che la Greengrass era passata nel suo studio.
Deglutì a vuoto, sentendo improvvisamente caldo quando il braccio di Daphne sfiorò la sua gamba.
Doveva però essere professionale, si era rivolta a lui per questo. Una semplice visita e presto avrebbe capito fin dove Daphne Greengrass si era spinta.

***

 
Un caldo sole illuminava la brughiera risvegliando la natura che circondava quello che un tempo era il tetro castello di Abbey .
Due persone: un bambino e una giovane donna stavano seduti sul prato del grande giardino e con un libro in mano osservavano prima le figure e poi le strane piante nelle aiuole. Draco, nascosto dietro la spessa tenda di quello che da una settimana era diventato il suo studio, non si perdeva nemmeno un attimo di quei momenti così particolari tra suo figlio e la sua insegnate.
Era dolce, intelligente e stimolante, una perfetta guida per un giovane mago come Scorpius che prendeva dimestichezza con la magia, le piante per pozioni e la cultura.
Hermione Granger era la migliore insegnate potesse capitargli, se fosse stato lui a scegliere, solo alcuni giorni prima, non avrebbe saputo trovarne una migliore.
S’irrigidì pensando che l’avrebbe derisa se solo avesse provato a proporsi come precettrice di suo figlio. Ora, guardarla spiegare a suo figlio, che attento pendeva dalle sue labbra, le proprietà della mandragola lo affascinava.
È il ricordo della notte trascorsasi disse.
Notte che sembrava ormai lontana.
Notte che lei, non aveva mai menzionato.
Notte che Draco avrebbe voluto ripetere.
- Interessante donna la Granger - Draco mosse il capo non appena sentì suo padre pronunciare quelle parole.
- è un’ottima strega -, ammise tenendo il tono della voce basso – Scorpius imparerà molto da lei -.
Lucius distese le labbra impercettibilmente osservando Scorpius e la sua giovane insegnante raccogliere alcune radici.
- Tu invece cosa ti aspetti Draco - chiese Malfoy senior senza mai distogliere i suoi occhi grigi dalle due persone in giardino.
Draco sussultò.
- Padre -, disse con voce grave- non vi seguo-
Lucius rise di gusto non appena il suo unico figlio pronunciò quella frase.
- Ho sentito Lucas Foster - Draco si girò di scatto – si è scusato con me per aver venduto Blaise a una squadra di quidditch Sudamericana, I Rios mi pare si chiamino -.
Draco deglutì.
- Pare gli siano arrivate delle voci poco simpatiche sul conto di Zabini e la linea della società non ammetteva certi giocatori in squadra...-
- Non vedo... -
Lucius si girò guardando finalmente Draco dritto negli occhi.
- Aggirare gli ostacoli, circuire e tramare nell’ombra è ciò che ti ho insegnato io stesso- ammise. - So come si fa, e so riconoscere chi lo fa. Soprattutto, se lo fa come lo farei io -, continuò scrutando ogni movimento del viso di suo figlio Draco.
- Ora so anche perché ti sei spinto fino al punto di liberarti del tuo migliore amico. Ciò che non comprendo e perché fai tutto questo senza agire anche con lei-.
Draco sgranò gli occhi incredulo. Suo padre aveva intuito, suo padre sapeva, suo padre non lo stava insultando per essere attratto da una mezzosangue.
- Agisci Draco o arriverà il giorno che dovrai partire da qui e lei non verrà con te e tuo figlio - disse voltandogli le spalle e uscendo dallo studio.
Lei verrà si rispose Draco. Se no, non vi è ragione per cui si sia data a me.
 

***

Scorpius era disteso nel suo letto, le coperte lo coprivano fino al collo ma i suoi occhi vispi non ne volevano sapere di addormentarsi.
- Poi cosa è successo?- chiese curioso – il bambino con la cicatrice è riuscito ad attraversare la barriera magica per prendere il treno?- .
Hermione sorrise mettendogli bene le coperte che per l’eccitazione di sapere si erano spostate scoprendogli il petto.
-  Oh sì, ma questo te lo racconterò un’altra volta - rispose.
-No, io voglio saperlo ora. Dai Hermione raccontamelo - disse il piccolo iniziando a fare i capricci.
- Scorpius - non appena Hermione sentì la voce di Draco alle sue spalle si ghiacciò. Erano giorni che la evitava e con lei suo figlio e proprio ora,che raccontava le gesta di Harry Potter, lui si rifaceva vivo.
Hermione trattenne il fiato pronta a sentirlo urlarle di tutto, invece...
- è ora di dormire- aggiunse guardando Scorpius fare il broncio, - quindi, chiudi quegli occhi e fai tanti bei sogni-concluse.
La Granger sorrise dolcemente sentendo quelle parole e il suo cuore perse un battito, quello che aveva a fianco e che ora si rivolgeva a suo figlio non era il Malfoy che aveva conosciuto ma nemmeno quello che due settimane prima aveva litigato con lei. Lo guardò donare un rapido bacio sulla fronte a Scorpius e riservarle un’occhiata fulminea. Si sentì nuda sotto lo sguardo attento di quelle iridi color del ghiaccio.
Arrossì e questo parve rallegrare non poco Malfoy che ghignò divertito uscendo dalla stanza.
Hermione rimase ferma cercando di riprendersi, poi diede anche lei un leggero bacio a Scorpius augurandogli una buona e serena notte. La sua, invece, sarebbe stata piena di pensieri.

***

Era passata una mezz’ora da quando Scorpius si era assopito, era rimasta a guardarlo addormentarsi. Era piccolo e indifeso in quell’istante, un bellissimo bambino pieno d’amore.
Sarebbe stato difficile lasciarlo andare via con suo padre ma doveva farlo, non sarebbe andata a Londra benché sia Scorpius, sia lady Narcissa ci sperassero.
Londra le ricordava troppe cose.
 Londra le ricordava Harry e Ron, lì abitava Ginny . Non era pronta per tornare nel mondo magico, per affrontare i suoi scheletri.
Sospirò riponendo il libro su una mensola della piccola libreria che si trovava accanto al letto nel quale Scorpius dormiva, e finalmente uscì da quella stanza.
Sobbalzò spaventata ritrovandosi due occhi grigi guardarla lussuriosi. Fu un attimo e si ritrovò schiacciata dal corpo di Draco Malfoy.
Sentì il suo respiro a una spanna dal viso, sentiva il suo petto aderire perfettamente al seno, sentiva perfino il suo membro.
Oddio.
Sbiancò respirando a fatica.
Il suo viso si avvicinava sempre di più, fino a quando il giovane pozionista non le catturò le labbra. Il bacio non era dolce, ma irruento e forte. Sbattuta contro quel muro, Hermione Granger si sentì svuotata, oltraggiata come donna.
Come osava comportarsi con lei in quel modo?
Una strana sensazione le si formò nella bocca dello stomaco, bloccandole il respiro. Erano anni che non sentiva quell’emozione, avrebbe voluto prolungare quel momento. Si vergognò per questo.
 Annaspò. Stava sragionando, si disse.
Era impossibile, lei non prova nulla per Draco Malfoy.
 Lo detestava.
Era solo per Scorpius che era rimasta al castello.
La rabbia e la frustrazione l’avvolsero ma non riuscì a far nulla soprafata dal corpo dell’uomo.
- Non giocare con il fuoco Granger - gli disse roco, staccandosi – potresti bruciarti - finì, scomparendo nel buio dell’andito lasciandola senza fiato alle prese con mille pensieri.
 

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Capitolo 14
*** 14 ***



Le strade di Notturn Alley erano deserte come sempre, tranne che per alcuni loschi individui che come al solito sostavano accanto al malandato negozio di pozioni. Una figura ammantata con una lunga mantella nera, che celava a quegli occhi indagatori la sua identità, avanzava lenta mischiandosi con il buio e la foschia tipica di Londra.
Aprì la porta di legno scuro con una spinta e il campanello suonò rivelando al tarchiato e grasso proprietario la sua presenza.
L’uomo uscì dal ripostiglio immediatamente, guardò in direzione dell’ingresso e appena la vide assottigliò lo sguardo mentre un sorriso sghembo gli si dipinse in viso.
Non si parlarono e nemmeno si salutarono, infondo, tra loro non c’era mai stato alcun contatto, anzi durante gli anni scolastici si erano evitati.
Troppo perfetta per mischiarsi con stupidi come Goyle sempre impegnato a cercare cibo e leccare il fondoschiena ossuto di Malfoy.
 L’uomo non sembrò sorpreso nel ritrovarsela ancora una volta nel suo negozio e con un gesto del capo la invitò a seguirlo nello stanzino.
Cataste di scatole erano disposte una sull’altra nel muro ricoperto di muffa, accanto alla porta vi erano grandi scafali che arrivavano fino al soffitto nei quali, messe in fila, stavano ampolle piene di unguenti e strani ingredienti, i più illegali.
- Scendi - disse con voce dura Gregory indicandole la botola nascosta sotto il tappetto.
Daphne corrugò la fronte.
- Non penserai che mi metta a parlare con te in un posto del genere - disse la donna irritata al solo pensiero di stare in un posto angusto con quell’insulso di Goyle.
- Oh si cara Daphne - rispose Goyle, - non sei nelle condizioni di dettare regole - disse con una luce cattiva negli occhi.
La bionda sgranò gli occhi.
- Muoviti!- disse ancora l’uomo - non ho tempo da sprecare con te - aggiunse.
La donna lo guardò torva ma alla fine lo seguì fin giù nella botola.
L’uomo sogghignò divertito notando la ritrosia con cui la donna si muoveva ben attenta a non sfiorare nulla.
-Immagino che sia venuta qua per chiedere spiegazioni-
Daphne lo guardò dritta negli occhi, piccoli rispetto al corpo grasso e tarchiato. Era brutto e sporco, un rifiuto della società. da quando era uscito da Azkaban, dopo aver scontato la sua pena, nessuno gli aveva dato un lavoro e l’unica cosa che Goyle riuscì a fare per sopravvivere fu trafficare con pozioni di dubbia provenienza.
- Sono incinta- disse con voce ferma.
- Non è quello che volevi?- le rispose Goyle.
La donna strinse i pugni dalla rabbia.
- Tre settimane- aggiunse. Goyle rise di gusto.
- Hai chiesto la pozione per rimanere incinta Greengrass, non hai specificato altro–.
-Lui potrebbe... -
-Non è colpa mia se sei una puttana e Malfoy non crederà che il figlio che aspetti è suo... -
Daphne s’irrigidì oltraggiata da quello che il suo ex compagno di scuola le disse. Come osi essere spregevole, pensò la donna, maledetto.
- Non guardarmi in quel modo, sai- gli disse ancora l’ex Mangiamorte.- se non volevi che nessuno chiacchierasse sulle tue abitudini a letto ti saresti dovuto preservata-
Daphne fece un passo inviperita, sollevò la mano pronta a schiaffeggiarlo.
Goyle non la temette, rimase fermo davanti alla bella donna dai lunghi capelli dorati.
- Tu non hai detto che avrei partorito in tre mesi – disse Daphne.
La donna si sentì mancare le gambe, si portò una mano alla bocca e un conato di vomito le salì improvviso: non riuscì a trattenersi rigettando tutto quello che meno di un’ora prima aveva mangiato. Goyle storse il naso osservando il pavimento e le sue scarpe sporche di vomito.
- Che schifo- disse acido, pulendo il tutto con un colpo di bacchetta.
- Tra meno di due mesi avrai tuo figlio, era ciò che volevi, ciò per cui mi hai pagato. Dovevi essere più chiara Greengrass e folleggiare meno da un letto all’altro. Se sei stata diligente e tuo figlio avrà occhi grigi e capelli biondi, potrai pavoneggiarti... -.
- Deve esserci un modo- disse sollevando gli occhi dopo essersi pulita le labbra con una salvietta.
- No, non esiste alcun modo per sapere se è suo figlio o quello di altri... – ammiccò.
- La pozione cattura tutto lo sperma che è penetrato nel tuo corpo: è un modo per aiutare ad aver figli chi non riesce nel modo standard – le disse sbeffegiandola - non per arriviste prive di scrupoli - le ricordò.
Questa volta lo schiaffo arrivò, ma Goyle fu lesto: afferrò il braccio di Daphne sfidandola.
- Attenta Greengrass potrei distruggerti -
La donna non replicò, si staccò immediatamente dal viscido ex compagno di scuola e risalì velocemente le scale della botola che riportavano al negozio.
Aveva sbagliato ad affidarsi a quella viscida serpe di Goyle, non doveva fidarsi di nessuno. Nessuno doveva sapere.
La sua mente le ricordò che anche recarsi al San Mungo era stata una pessima idea...

*

Le urla di Purcey le offuscavano i pensieri.
- Me ne infischio della tua morale - gli aveva urlato – sei solo geloso che ho scelto lui e non te... - disse la Greengrass.
- Lui ... - disse il medico. – quella cosa che hai nel corpo non è un bambino, è un mostro. Cresce a una velocità inaudita.- disse ancora il medimago scuotendola con vigore.- Non è figlio suo è opera della magia , magia nera. Daphne ti prego, lo dico per il tuo bene, devi liberartene -.
La strega si era alzata di scatto dal lettino abbassando la maglia.
- Non immischiarti Albert – disse uscendo dallo studio dell’uomo senza nemmeno salutarlo.

*

Hermione si rigirava nel letto ma Morfeo non aveva alcuna intenzione di accoglierla tra le sue braccia. Sbuffò sonoramente coprendosi fino al naso con la coperta mentre la sua mente, inesorabilmente, si rifiutava di collaborare.
Lavorava febbrile, rimuginando sul bacio che Malfoy le aveva donato solo poche ore prima.
Bacio che le aveva mandato il cervello in panne e fatto scoppiare il cuore. Sì ,l’aveva fatta indignare quel bacio rubato con la forza, ma le emozioni erano state altrettanto forti.
Avrebbe dovuto respingerlo con la forza ma non era riuscita: fu improvviso e coinvolgente . Aveva annientato il suo orgoglio, già chissà che avrebbero pensato i suoi amici se fossero stati ancora vivi.
Usata come una donnaccia da quel grande stronzo di Malfoy.
È il mio datore di lavorosi ripeteva, crogiolandosi tra le lenzuola calde.
È il padre del mio alunno. Le ricordò ancora la sua mente, come se si fosse dimenticata dello splendido bimbo che seguiva da alcune settimane e che aveva catturato il suo cuore.
È Draco Malfoy. L’ultima, ovvia, constatazione le fece sentire le farfalle nello stomaco.
...
Già è Draco Malfoy e mi odia.
Sospirò portando una mano sulla fronte, scostando i capelli.
Ed è bellissimo, troppo per me.
Stupida cosa vai a pensare. Tu non ne sei innamorata, a te non interessa quel viscido e odioso ipocrita.
No.
Si rigirò ancora una volta nel letto chiudendo gli occhi costringendosi a dormire, ma non vi riuscì.
 Quella notte fu un supplizio e il mattino seguente non migliorò.
Il suo sorriso tronfio la fece indignare: Come osava sbeffeggiarla mostrandosi tronfio per il suo gesto di cattivo gusto.
Stronzo.

***
 

La tavola era imbandita di ogni ben di dio, come al solito gli elfi domestici non si erano risparmiati.
Scorpius, con il valido aiuto di Hermione e di lady Narcissa, si era aggiunto a suo nonno Lucius e suo padre al grande tavolo della sala.
- Buongiorno - disse il piccolo sedendosi felice al fianco di suo padre che gli riservò un rapido sorriso osservando poi la donna al fianco del piccolo. Lucius non perse alcun istante degli sguardi tra i due: la Granger sembrava imbarazzata e le sue gote non facevano che mettere in evidenza le sue emozioni. Draco, invece, freddo e calcolatore come pochi, si beava di quella situazione.
La giovane insegnate aiutò il piccolo a mettersi il tovagliolo sulle gambe e si scostò dalla tavola.
Narcissa sbiancò immediatamente vedendo che la Granger si era messa tra la servitù alle loro spalle.
- Signorina Hermione – disse il piccolo girandosi preoccupato .
- Si sieda con noi, - aggiunse.
- No Scorpius questo è il mio posto – aggiunse sfidando Draco che strinse le labbra livido per quell’affronto.
Come osava comportarsi in quel modo poi davanti ai suoi genitori, sua madre sembrava stranita dal tutto. Presto ci sarebbe arrivata, sua madre era troppo intelligente per non arrivarci. In quanto suo padre aveva capito già tutto.
- Granger non essere ridicola siediti a tavola- disse Malfoy riservandole una rapida occhiata.
Hermione strinse le labbra indignata.
- Faccio parte della servitù signor Malfoy - replicò con astio. Draco la freddò con uno sguardo risentito e per nulla simpatico. Uno di quelli che era solito riservargli negli anni della scuola.
- Papà ti prego convinci la signorina Hermione a sedersi con noi... io la voglio vicino, papà- disse Scorpius piagnucolando.
- Scorpius smettila di lagnarti- replicò livido Draco. Lucius e Narcissa stettero zitti osservano i due litigare come una coppia di sposi.
- Granger siediti-
Hermione lo guardò negli occhi.
- Signora Malfoy - disse la Granger guardando la lady - se vuole scusarmi vado nella mia stanza .-
- Scorpius ti aspetto tra un’ora in biblioteca per l’ultima lezione -.
Il piccolo sgranò gli occhi e il piccolo cuoricino iniziò a battere forte...
Ultima.
Hermione non indugiò oltre, si girò e uscì dalla sala lasciando i Malfoy sconvolti dalle sue parole.
Draco si alzò di scatto facendo cadere la sedia nella quale era seduto, inseguendola subito dopo.
Scorpius iniziò a piangere tra le braccia della nonna che solo dopo alcuni minuti riuscì a calmarlo.
- Tranquillo piccolino, vedrai che tuo padre riuscirà a convincere la signorina Granger - disse Narcissa.
- Già me lo auguro – aggiunse Lucius alzandosi anche lui dalla sedia, uscendo a farsi una passeggiata nel giardino.

***

Hermione arrivò spedita nell’andito che conduceva alla sua piccola stanza, la rabbia e la frustrazione per essere trattata con sufficienza da quello stronzo la mandava in bestia. Come osava. Come si permetteva.
Lui non era nessuno per prendersi la briga di decidere ciò che lei avrebbe fatto. Si sentì afferrare a un braccio proprio un istante prima di raggiungere la sua stanza.
- Granger- disse Malfoy girandola con poca grazia schiacciandola tra il muro e il suo corpo.
- Che cosa significa quella sceneggiata che hai fatto poco fa- Hermione posò le mani sul petto dell’uomo cercando di spingerlo lontano da lei.
Fallì: Malfoy era troppo pesante.
- Me ne vado - disse sollevando lo sguardo fiera .
Malfoy assottigliò le iridi grigie trafiggendola, un brivido le corse lungo la schiena.
- Cosa vuoi? - domandò con astio. – ricattarmi - aggiunse a fil di labbra.
Hermione sgranò gli occhi oltraggiata.
- è stata solo una scopata Granger, una grande scopata, questo te lo consento ma...-
Hermione sbiancò aprendo la bocca incredula.
Che cosa stava dicendo? Come si permetteva di insinuare, di darle della poco di buono.
- Che stai dicendo,- chiese infine,-  tu vaneggi- disse cercando di divincolarsi da lui.
- Non sono pazzo – gli rispose suadente so che mi vuoi ricordo ogni istante della notte scorsa e se questo è un modo per entrare nel mio letto Granger dovrai metterti in fila, per me sei solo l’insegnate di mio figlio -
Hermione boccheggiò oltraggiata, spingendolo via.
- Sei un viscido verme - gli urlò. – non so cosa ti sia bevuto Malfoy ma stai pur sicuro che io non mi abbasserò mai ad andare a letto con uno per tenermi il posto di lavoro, tanto meno con uno schifoso come te -.
Draco rimase fermo guardandola tremare dalla rabbia. No, non mentiva .
La Granger non ricordava nulla della notte scorsa, forse non vi era stato nulla era solo frutto della sua fantasia. Allora perché era nudo nel letto.
Deglutì incredulo. Aveva fatto una figura pessima con la Granger, ora lei era convinta che fosse un maniaco.
La cosa brutta era che lui la voleva nonostante tutto, la desiderava e se la notte scorsa fosse stato un sogno o realtà non gli importava: la Granger doveva essere sua ma soprattutto doveva venire con lui a Londra. Scorpius. Sì, solo Scorpius sarebbe riuscito a convincerla...ghignò: suo figlio avrebbe collaborato ne era certo.
 

 Spazio autrice.

Salve, volevo ringraziere tutti quelli che leggono in silenzio questa storia, che devo ammettere è molto seguita. Ringrazio anche chi lascia un segno del suo passaggio riemependomi di complimenti, siete fin troppo buoni.
Vi informo, per chi non lo sapesse, che su fb ho una pagina dove metto anticipazioni sulle mie storie e molto altro.  

https://www.facebook.com/mikilily81?ref=hl
 
 Se riesco entro questa notte capitolo nuovo... grazie.

 
 
 
 
 

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Capitolo 15
*** 15 ***



Hermione aveva preso un grosso respiro prima di entrare nella grande biblioteca dove Scorpius l’attendeva. Aprì la porta con infinita lentezza e avanzò sicura fino alla scrivania di legno che si trovava accanto alla finestra.
Il bambino sollevò lo sguardo fissando con i suoi grandi occhi la sua insegnante, era triste e aveva pianto. Gli occhi erano arrossati e un buffo broncio increspava le sue labbra, lo faceva sempre quando era offeso.
Hermione abbassò il capo sorridendo appena: non avrebbe dovuto ridere ma quel bambino che si comportava da uomo era una vera forza.
-Ho finito i compiti – disse porgendole le pergamene - Tutti quelli che mi hai dato per l’intera settimana -.
Hermione lo guardò stupita prendendo tra le mani i fogli, li controllò un attimo rimanendo meravigliata.
I compiti che gli aveva assegnato per il pomeriggio erano perfetti, scritti con una grafia ordinata e con alcun errore, era migliorato moltissimo e lei ne era fiera.
Quando però prese tra le mani i compiti assegnati per i giorni successivi Hermione rimase insoddisfatta.
- In quanto tempo li hai fatti - chiese.
- Non, io... -
- Scorpius - disse sollevando lo sguardo verso il bambino,- quante volte ti devo dire che non conta la velocità in cui si porta a termine una prova ma la sostanza, il suo contenuto? -
Il piccolo la guardò triste, mentre il labbro inferiore iniziò a tremare.
- Vedi - disse tirando su con il naso. - Non ho ancora imparato nulla, ho bisogno del tuo aiuto per diventare un bravo mago - aggiunse tristemente guardandola con i grandi occhi velati di lacrime.
Hermione rimase spiazzata, il cuore le si strinse in una morsa dolorosa.
Era per dimostrale che ancora gli serviva come insegnante che aveva combinato quei pasticci?
No. Scorpius è troppo orgoglioso per ammettere di fallire,sì rispose.
- Faremo tutto il necessario prima della tua partenza - disse infine.
- Partiamo domani - gli ricordò il bambino – papà vuole così, nemmeno la nonna è riuscita a fargli cambiare idea - le raccontò frettolosamente.
Hermione deglutì.
- Non ho più tempo... - ammise abbassando la testolina bionda. -Anche tu mi lasci- disse strofinando la mano paffuta nel viso, nascondendo alla sua insegnate la lacrima che attraversava le sue gote arrossate
- Io, Scorpius ... mi dispiace - disse infine Hermione, non sapendo come rispondere al bambino.
- No, non ti dispiace. – rispose con rabbia il bambino - non t’importa nulla di me. Sei cattiva - le disse alzandosi dalla sedia.
Hermione sentì il fiato mancarle all’improvviso: quel bambino che lei amava come fosse suo la accusava di abbandonarlo. Lei che aveva promesso di proteggerlo, preservarlo dal padre più occupato alla sua fama e alle donne da portarsi a letto e mostrare alle feste di gala.
Lei, che aveva giurato di fare di un Malfoy una gemma rara, lo abbandonava.
- Scorpius – disse.
- No - rispose il bambino portando le mani alle orecchie, battendo con frenesia un piede a terra.
 I capricci. Stava facendo i capricci come un bambino piccolo.
- Non voglio sentire. Dirai le bugie come tutti i grandi. Mi dirai che non posso capire, ma io - ripeté convinto - capisco bene. Mi lascerai come fanno tutti: come ha fatto la mia mamma, come fa sempre il mio papà, come hanno fatto i nonni -.
- Nessuno sta mai con me - urlò scappando dalla stanza.
Hermione fece un passo ma si bloccò, non sapeva cosa fare. Per la prima volta non sapeva come aiutare qualcuno e si sentì in colpa.

***

Scorpius corse via dalla biblioteca il cuore gli batteva forte forte, singhiozzava.
Aprì di scatto la porta senza curarsi di afferrarla e si buttò nel letto.
- Sei entrato nella parte - disse suo padre, seduto nella sedia affianco alla finestra nascosta dalla penombra delle tende.
Il piccolo scostò il viso dai morbidi guanciali osservandolo. Con la mano si asciugò le lacrime tirando su con il naso. Draco storse il naso al solo sentire quel rumore molesto.
- Non viene - disse singhiozzando – non l’ho convinta - aggiunse abbassando lo sguardo osservando le scarpe che ancora portava ai piedi. Non le aveva tolte e suo padre, pensò Scorpius, ora l’avrebbe punito anche per questa sua mancanza oltre al fatto che non era riuscito a convincere la signorina a seguirli a Londra.
Fallito, aveva fallito.
- Hai pianto - costatò Draco osservandolo, - le hai mostrato che ti serve il suo aiuto sbagliando i compiti?- il piccolo annuì.
- Ti sei lamentato?- domandò Draco indagando sui comportamenti che suo figlio aveva usato per convincere la Granger a venire con loro al Manor.
Il bimbo annuì ancora, mentre Malfoy ghignava soddisfatto.
- Allora non crucciarti: verrà-
La sua anima Grifondoro che la porta a sacrificarsi per gli altri, la spingerà a unirsi a noi e presto sarà mia.
- Ha detto... -
- Ti fidi di me - disse guardando il suo erede negli occhi . Il piccolo mosse il capo convinto.
- Allora non temere, domani quando partiremo con i thestral per Londra con noi ci sarà anche la tua amata insegnante - finì Malfoy avvicinandosi al figlio per poi baciarlo sul capo.- Ora togliti le scarpe e vai a lavarti il viso, non mi piace vederti piangere - gli disse. Il piccolo scattò immediatamente, dopo aver sentito gli ordini del padre.
Avrebbe voluto dirgli che aveva rinfacciato alla sua insegnante di essere come lui, come sua madre ma non lo disse . Tenne quel segreto nel suo cuore. Un segreto che faceva male e che purtroppo, era reale.
Sarebbe stato ancora una volta solo a combattere contro le cattiverie di zia Daphne.

***

Era rientrata nella sua stanza con un nodo in gola. Come un automa aveva preparato la valigia usando i mezzi babbani, i pensieri le vorticavano nella mente e non riuscita a fermarne il flusso.
Si sentiva in colpa.
Le parole di Scorpius non l’avevano abbandonata un istante.
Per non vedere quegli occhi tristi, non andò nemmeno in sala dandosi malata quando un elfo andò a bussare alla sua porta. Draco Malfoy, nascosto dietro lo stipite della porta, se ne beò: quello era un segno tangibile che la Granger si sentiva triste e in colpa per Scorpius.
A cena era l’unico che, incurante della tristezza degli altri, distribuiva sorrisi.
Allyson la cameriera era sul punto di scoppiare per la prima volta davanti al suo padrone,  pianse di rabbia quando Draco esordì con:
- Ti troverò un insegnante che vale mille Hermione Granger -.
Malfoy sapeva che era impossibile ma disse quella frase ugualmente, ricevendo lo sguardo torvo di sua madre e di suo figlio. Lucius, suo padre, sbuffò e scosse il capo. Spero per te figliolo che tutto entro domani sia risolto o questa volta ti farò saggiare  la mia ira ancora una volta.
Hermione si chiuse in camera, evitò di aprire ad Allyson la cameriera con cui aveva legato e non aprì nemmeno alla lady che le chiedeva un’ultima udienza prima dell’imminente partenza.
Si sentì in colpa ma si sforzò di essere forte, però non riuscì a resistere.
La notte era ormai calata, nessuna stella illuminava il cielo, la luna era nascosta dalle nuvole e il vento soffiava forte facendo muovere gli infissi del vecchio castello. Hermione uscì dalla sua stanza camminando a carponi, decise di non usare nemmeno la bacchetta per illuminare la via, timorosa di essere scoperta. Salì le scale tenendosi all’inferriata e finalmente arrivò davanti alla grande porta.
-Alohomora - disse in un sussurro e la porta si aprì mostrandole un piccolo bambino biondo dormire in un grande letto a baldacchino. Nelle mani teneva stretto il libro che aveva iniziato a leggergli solo pochi giorni prima.
“Le avventure di Harry Potter, il bambino che è sopravvissuto”.
Sorrise tristemente, se non fosse stato per lei quel libro scritto da una magonò non l’avrebbe mai letto, suo padre non l’avrebbe permesso.
- Ti aspettava - Hermione tremò appena sentì la sua voce. - pensava che saresti venuta a leggergli il libro - Hermione si morse il labbro cercando di farsi male per non piangere come una bambina.
Non davanti a Malfoy, non doveva mostrarsi debole.
- Non so come hai fatto ma ti vuole bene, forse, te ne vuole più di quanto ne vuole a me che sono suo padre- disse il pozionista con voce bassa.
- Non dire idiozie - rispose di getto.
Draco la guardò: anche con quella vestaglia lunga, i capelli incolti e il viso struccato e stanco , la Granger era bella. Non una bellezza che mozzava il fiato come Daphne. No. Era piuttosto una donna da scoprire e misteriosa, una per cui sarebbe valsa la briga di mettersi alla prova. Non era né artefatta né  vanitosa, ma, cosa più importante, metteva gli altri prima di se stessa, metteva suo figlio davanti ai vecchi rancori. Era sensuale inconsapevolmente, e il suo profumo faceva ribollire il suo purissimo sangue.
La voleva, la bramava e doveva essere sua. Stava diventando un’ossessione.
Draco si alzò dalla sedia avvicinandosi alla Granger, la sentì indietreggiare e la cosa gli fece male. Si bloccò come spiazzato dall’effetto che faceva a quella donna che tutto il suo corpo desiderava .
- Non privare mio figlio della tua presenza, del tuo sapere, solo perché mi odi e mi sono comportato male con te.- disse – se è per me non preoccuparti: starò in casa il meno possibile non disturberò le vostre lezioni. Se vorrai non ci incontreremo mai tranne che durante i pasti.- disse con voce roca.
Hermione perse un battito, poi il suo cuore iniziò a battere frenetico.
Quella voce, la sua voce strascicata e sensuale, a così poca distanza la faceva tremare. Il suo cervello, sempre fermo e razionale, ora, non ragionava più. L’alito caldo dell’uomo l’aveva paralizzata.
Vorrei essere ancora baciata. Quella consapevolezza la destabilizzò definitivamente.
- Granger- la richiamò. –sai quanto odio ... -
- Lo faccio per Scorpius, sia chiaro - disse.
Draco rimase impassibile, ma dentro di se il suo cuore esultava: non si era nemmeno umiliato pregandola, l’aveva preventivato ma non era servito.
- Domani alle prime luci dell’alba - disse Draco, - Scorpius sarà felicissimo - finì girandole le spalle.
Hermione annuì osservando ancora il piccolo, si avvicinò a letto tolse il libro dalle mani paffute. Il suo battito si era rasserenato osservando il piccolo dormire beato.
Aveva fatto la cosa giusta.
L’aveva fatto per lui e infondo sapeva che l’aveva fatto anche per se stessa.
- Hermione... - disse Scorpius nel sonno, rigirandosi dall’altra parte. La strega gli accarezzò la fronte imperlata di sudore e dopo avergli donato un bacio uscì.
Buona notte, piccolino.

***
Spazio Autrice.
Quanto mi sento buona in questo momento ...
va beh lasciamo stare-.-
Spero che il capitolo vi piaccia e che recensiate numerosi/e.
Vi ricordo che la mia pagina fb aspetta gli ultimi ritardatari...

https://www.facebook.com/mikilily81
e vi informo, magari non lo sapete, che ho iniziato due nuove storie:
Sporerò un Malfoy.

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1247486&i=1
 

Granger's Pediatrics, amori in corsia.

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1258588&i=1

 

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Capitolo 16
*** 16 ***



Il cielo plumbeo annunciava pioggia, mentre il vento sferragliava le chiome appuntite degli alberi secolari che abbellivano il castello di Whitby Abbey.
La carrozza nera era ferma già da alcune ore davanti al grande portone d’ingresso. All’apparenza nessun animale la trainava, ma questa era solo un’illusione: tutti vedevano i grossi thestral neri con le ali di drago e il muso di rettili legati al cocchio. Perfino Scorpius, nonostante la tenera età, li vedeva.
Un tempo avvistare quelle fantastiche creature era sinonimo di sventura, ma il giovane Malfoy sapeva che i suoi occhi li vedevano solo perché aveva assistito alla tragica morte della sua mamma. Non ne aveva paura, anzi, lo affascinavano.
Solo suo padre era inquieto: quegli animali, come gli ippogrifi del resto, non gli erano mai piaciuti.
Era rimasto scottato dal giorno in cui uno di loro, a causa della sua imprudenza, gli aveva graffiato un braccio e ogni volta cercava di servirsi di loro il meno possibile.
Quella mattina era una di quelle: il viaggio per Londra sarebbe stato lungo e non aveva alcuna voglia di creare passaporta o utilizzare il camino come avevano fatto i suoi genitori la sera prima per rientrare nella casa in Scozia nella quale da anni ormai vivevano.
Così Draco decise che i thestral, anch’essi ereditati dai Greengrass, li avrebbero trasportati al grande e imponente manor di famiglia.

*

 
Scorpius trascinava la sua valigia con tutta la forza che aveva: era triste perché Hermione, la sua insegnante, aveva deciso di non venire a Londra.
Abbassò il capo e scese le scale del castello, senza riuscire più a parlare: un nodo stringeva la sua gola.
Draco, invece, era nervoso: la Granger aveva evitato di presentarsi a colazione e questo lo rendeva insicuro. Che cosa passava per la testa di quella donna.
Dannata mezzosangue.

Cocciuta e orgogliosa.

Sbuffò ravvivandosi i capelli con una mano. Detestava non avere l’ultima parola e quella strega sarebbe stata difficile da domare.
 La sua mente poi, non lo aiutava, facendosi mille domande: che si fosse inventato anche la sua disposizione per seguirli a Londra, dopo quella di aver passato la notte insieme.
Oddio lo stava facendo ammattire.
- Scorpius - lo richiamò suo padre scendendo le scale.
- Quello è un compito degli elfi- gli ricordò, osservandolo trascinare il baule più grande di lui.
Il piccolo non rispose e nemmeno, si girò verso il padre continuando a stringere con rabbia la maniglia in cuoio del suo baule.
- Ti posso aiutare? - al solo udire la voce calda e melodiosa della sua insegnate, Scorpius si girò.
Hermione le sorrise dolcemente, aprendo le braccia con fare materno.
Il piccolo non si fece pregare e si tuffò sulla giovane strega.
Draco storse il naso e girò il capo per non vedere quella palese dimostrazione d’affetto.

Geloso.

Sei geloso di tuo figlio, poiché lui può essere coccolato da quella donna, mentre tu sei allontanato.
Emarginato.

 -Granger se lo coccoli in quel modo, diverrà una femminuccia - la riprese davanti a tutti sperando di farle male. Hermione si scostò un attimo asciugando le lacrime al piccolo.
Riservando uno sguardo ostile al biondo che la superò senza degnarla di uno sguardo.
Deficiente e insensibile.
- Su ometto, sali su - gli disse, Scorpius s’illumino.
- Vieni. Vieni con noi?- chiese incredulo sgranando gli occhi.
Hermione mosse il capo trattenendo una risata.
- Sì piccolo - ammise.
- Ora sali sulla carrozza, se no tuo padre... ci rimprovera. E noi non vogliamo essere rimproverati, giusto?- disse facendo l’occhiolino al piccolo che sprizzava gioia da tutti i pori.
- Giusto - ripeté gaio dando la mano all’insegnate che lo condusse al calesse.
Insieme portarono su la valigia, poi Hermione lo aiutò a salire e infine salì anche lei.
Scorpius si sedette al suo fianco e non smise un attimo di parlare. Draco si pose di fronte ai due e con fare indifferente aprì la gazzetta del profeta che un gufo postino gli aveva recapitato a colazione.
Cercò di isolarsi ma le risate di Scorpius e la voce petulante della Granger erano troppo vicine per riuscire nel suo intento così nascosto dietro il giornale, si beò di ogni istante. Ogni parola “dolce” che la Granger riservava a Scorpius era una stilettata per il suo cuore, ogni risata di suo figlio gli ricordava i pianti che lui era riuscito a sprigionare in lui.
Quello per Draco fu un viaggio triste e malinconico che gli ricordò quanto fosse pessimo come genitore.
Era un bene che la Granger fosse venuta con loro, avrebbe sopperito ad ogni sua negligenza.
Benché si fosse ripromesso di essere presente per il suo unico figlio, sapeva che avrebbe sbagliato ancora.
Anche se non era disposto ad ammetterlo.

**

Si era seduto affianco alla sua insegnante raggiante, come poche volte nella sua breve vita.
Sentiva il suo odore buono solleticargli il naso mischiarsi con quello freddo dell’aria.
Parlava, forse troppo.
Domandava e dalla faccia stufata di suo padre stava esagerando. Era felice, e non riusciva a smettere.
La signorina Granger andava con loro a Londra, la sua dolce e simpatica insegnante non l’aveva abbandonato. Forse gli voleva bene?
 
- Me la leggi? - chiese porgendo alla Granger il libro che aveva riposto nella piccola sacca che si era messo a tracolla.
Le mani tremavano un poco reggendo il grosso libro babbano, fosse per l’emozione o per la pesantezza questo, chi ora lo guardava sorpresa, non l’avrebbe saputo.
La giovane insegnante sorrise dolcemente mentre i grandi occhi scuri brillarono.
Il cuore del piccolo esultò.
- Certo - rispose. – ricordi dove eravamo arrivati? -.
Scorpius si fece pensieroso, poi, un sorriso tronfio gli si dipinse nel viso pallido dove due guancette rosse lo rendevano buffo.
-  Ci siamo fermati al punto in cui Harry si trova alla stazione- disse con voce alta, facendo sbuffare suo padre intento a leggere il suo giornale.
- Già la stazione... – ripeté Hermione.
La donna aprì il libro accarezzando le pagine con un dito, assaporando con il tatto le sensazioni e le emozioni che lei stessa aveva vissuto insieme al protagonista della storia. Scorpius la guardò preoccupato, non l’aveva mai vista comportarsi così.
Stava forse ripensandoci?
Poi, aprì gli occhi ritornando in se e iniziando a leggere.
Scorpius si accoccolò alla sua bella insegnante posando la testolina bionda nel suo grembo e socchiudendo gli occhi immaginando il protagonista della storia che ormai adorava, non con i capelli neri e arruffati ma biondi e lisci.
Sorrise beandosi del suo segreto e, accompagnato dalla soave voce di Hermione, lasciò galoppare la fantasia.

***

 
Scorpius si era accoccolato sul suo grembo, dopo averle consegnato il libro. Aveva ascoltato e domandato tante volete, come fanno i bambini, cosa fosse successo dopo al piccolo Harry.
Hermione aveva risposto sempre, esaurendo ogni curiosità del giovane maghetto, raccontatogli tanti aneddoti che nel libro non erano menzionati.
Solo lei poteva farlo, lei aveva vissuto con Harry e Ron quelle avventure.
Sorrise accarezzando il capo del piccolo che si era addormentato esausto. Mancava un’ora o forse meno all’arrivo a Londra. Malfoy continuava a leggere o forse quel giornale che celava il viso del pozionista alla giovane strega era solo una protezione per non doverla guardare.
Già, sei una sporca mezzosangue si ricordò.
Non deve essere piacevole per il grande Draco Malfoy viaggiare con una come te.
Distolse lo sguardo dalla prima pagina della gazzetta, ormai, sapeva ogni parola dell’articolo sulla legge N.1200 per l’introduzione di apparecchi babbani che avrebbero semplificato la vita magica.
Richiuse il libro che ancora aveva in mano e lo appoggiò al sedile in pelle nera della carrozza.
Reclinò il capo socchiudendo gli occhi, presto sarebbe rientrata a Londra.
Sentiva un misto di felicità e agitazione. Si sentiva male e bene allo stesso tempo. Male perché i ricordi di quello che era successo, di quella che era stata sarebbero affiorati, certo la lontananza non li avevano cancellati. Andare a vivere nella casa in cui era stata torturata da Bellatrix Lestrange non la aiutavano.
La sua paura più grande era incontrare Ginny e ammettere di aver accettato di lavorare per Malfoy, dimenticando il male che aveva fatto a tutti: a lei, a Harry e Ginny stessa.
Per fortuna c’era Scorpius: lui era l’unica ragione che la faceva andare avanti.
- Tra poco saremo al manor- disse Malfoy risvegliandola dai mille pensieri.
Hermione si sporse per vedere dal finestrino l’imponente manor sotto il calesse, sbiancò irrigidendosi subito.
Malfoy rise di gusto osservandola.
- Ancora paura delle altezze Granger? - Disse il pozionista.
Hermione lo guardò torva sbuffando sonoramente ma questo non intimidì il biondo.
- Pensare che si racconta che hai cavalcato un Drago -
- Chi ha cavalcato un Draco? - chiese con la voce ancora impastata dal sonno Scorpius, stiracchiandosi un poco.
Draco la guardò curioso di vedere come la Granger si sarebbe destreggiata in quella scomoda situazione.
Chiuse il giornale e sorrise tronfio gustandosi la scena.
- Harry Potte r- disse Hermione a voce bassa – Harry Potter e i suoi amici hanno cavalcato un drago per sfuggire a uomini cattivi e privi di scrupoli- ammise sfidando il mago davanti a lei.
Draco assottigliò lo sguardo, preoccupato.
Era stata una pessima idea assecondare Scorpius con la lettura di quel libro.
Ora ne era certo, osservando lo sguardo della Granger, che lì dentro si raccontava anche il suo operato.  Questo non era una bella cosa, anzi, era pessima visto tutto ciò che aveva fatto nella sua adolescenza. Sbagli di cui ancora oggi doveva espiare.
- Ci sono riusciti? - chiese Scorpius eccitato dalla notizia.
Hermione rise e gli scarmigliò il ciuffo biondo.
- Questo lo scopriremo leggendo il libro, ora conservalo che ... -
La carrozza si reclinò un poco e Hermione divenne ancora più bianca, strinse la pelle del sedile ma nonostante questo venne sballottata da una parte all’altra.
Uno scossone deciso come un colpo di frusta la fece ruzzolare dall’altra parte della carrozza, in pratica tra le braccia di Malfoy che rimase scioccato nel ritrovarsela tra le braccia.
L’odore invitante, il corpo morbido.
Draco era estasiato.  I loro occhi s’incrociarono e un brivido attraversò la schiena di entrambi, staccandosi scottati subito dopo timorosi di assegnare un nome a quella strana sensazione. Scorpius, appiccicato al vetro dello sportello, non si accorse di nulla, troppo eccitato nell’osservare la discesa dei thestral al grande manor dei Malfoy.
Casa. Finalmente sono a casa. Pensò Scorpius felice.
Quando il calesse toccò terra il giovane maghetto aprì la portiera inebriandosi del profumo delle rose che abbellivano il giardino. I pesci rossi saltavano nella fontana mentre il pavone albino faceva la danza dell’amore per conquistare la sua compagna che era più interessata ai nuovi arrivati.
Hermione scese il gradino con il cuore in gola. Sentiva freddo benché la giornata fosse calda, almeno lì alla villa.
Oddio questo posto mette i brividi nonostante sia giorno e ci sia il sole. Pensò Hermione e il ricordo di morte non lo abbandonò per tutta la giornata.
Draco fu l’ultimo a scendere dal calesse e osservando suo figlio e la sua insegnate camminare piano su per le case ghignò.
Presto Granger ringrazierai per essere venuta qua e non solo per Scorpius. Ti ricrederai e diverrai mia. Non c’è nulla al mondo che non può esserlo.


**

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Capitolo 17
*** 17 ***


Tenendo la mano del piccolo Scorpius, Hermione entrò per la seconda volta nella sua vita, al manor dei Malfoy.
Un tempo tetro e inquietante letto di morte, ora, la villa risplendeva aiutata dalla luce che filtrava dalle finestre che facevano risaltate i marmi bianchi del pavimento, i mobili di pregio e gli affreschi sul soffitto. Gli arazzi e i quadri, raffiguranti gli avi che avevano accresciuto la fama della dinastia Malfoy abbellivano le pareti . Questi con la solita puzza sotto il naso la guardavano curiosi. Hermione distolse lo sguardo da uno molto insistente che senza dubbio l’aveva riconosciuta vista l’espressione sdegnata .
Stronzi purosangue, perfino da morti e dentro un quadro non cambiano la loro natura.
 Scorpius allargò le labbra in un grande sorriso sdentato lasciandole la mano, Hermione ne rimase sorpresa soprattutto quando notò a chi quel sorriso era indirizzato.
Un elfo dai grandi occhi verdi e uno strano capello sul capo arrivava davanti a loro allargando le braccia. Portava una divisa inamidata di color blu notte mentre il colletto era color oro come i bottoni, le scarpe erano grosse e sproporzionate sempre blu come la divisa.
- Signorino - disse l’elfo andando incontro ai nuovi arrivati. La Granger si bloccò di colpo meravigliata nel vedere l’esserino vestito con abiti puliti sorridere e abbracciare il figlio del suo padrone.
- Cosa... -
L’elfo la guardò di sbieco cercando di capirla con uno sguardo.
- Li pago Granger, stai tranquilla - la riprese Malfoy superandola. Hermione aprì la bocca incredula.
L’elfo le sorrise bonario ricordava i racconti dell’amico sulla grande amica del salvatore del mondo. La ragazza che voleva liberarli e rendere umani, loro abituati a servire i maghi senza ribellarsi.
Molte cose erano cambiate grazie a quella ragazza: il ministro aveva usato la sua idea benché la donna fosse sparita dal mondo magico. La legge che portava il suo nome, li rendeva liberi e retribuiti. Tutto era cambiato dalle imposizioni di un tempo, quando i maghi purosangue avevano sulla sua razza ogni decisione, perfino quella sulla loro morte.
- Ben arrivata al Manor signorina Granger - disse facendole l’inchino mentre i suoi grandi occhi verdi brillavano. Quella ragazza da ciò che dicevano le cameriere arrivate due giorni prima dell’arrivo dei signori aveva cambiato i Malfoy. Tutti, perfino il signor Lucius.
- No, no no... non t’inchinare - disse Hermione cercando di farlo sollevare da quella posizione a parer suo disdicevole.
L’elfo scosse il capo sorridendo appena.
- Tibly - disse Draco girandosi verso l’elfo – mostra la stanza alla signorina e aiuta Scorpius a fare il bagno, tra un'ora voglio mostrare a entrambi la villa -.
Hermione impallidì, non ci volle molto per capire quali idee affiorarono nella mente della strega.
- Dall’ultima volta che entrambi sono stati qui, molte cose sono cambiate - disse frettolosamente Malfoy girando le spalle e salendo le scale di marmo.
Hermione non riuscì a dire nulla distratta dal mormorio alle sue spalle, ove un quadro sbuffò sonoramente.
Tibly approfittò dell’improvvisa indecisione della donna afferrando la valigia spedendola grazie alla magia nella stanza.
- Prego - disse  invitandoli a seguirlo su per le scale.
- Dove stiamo andando? - chiese Hermione tornando in se.
- Nelle vostre stanze - rispose l’elfo, Scorpius osservava lo scambio tra quello che era senza dubbio il suo elfo domestico preferito e la sua insegnante.
- Al piano di sopra? - chiese stupita.
- Sì certo signorina, cosa pensava di risiedere nelle segrete? - rispose l’elfo sorridendo appena.
- Sì -, rispose di slancio Hermione. L’elfo rise un poco.
- Mi scusi per la mia impertinenza – disse ancora Tibly – la sua stanza si trova al secondo piano di fronte a quella del signorino Scorpius e affianco a quella del signorino Draco -.
Affianco a Draco pensò stupita.
- Spero le piaccia, è una delle stanze più belle del Manor anche se la stanza che più l’affascinerà si trova al primo piano- finì l’elfo sorridendo appena all’indirizzo della strega.
Hermione era sorpresa, quell’elfo si prendeva troppe libertà non era servizievole, anzi dialogava con lei come un suo pari e questo le piaceva, fosse o meno merito di Malfoy, questo non lo sapeva ma l’avrebbe scoperto presto.
- Cosa sarebbe? - chiese curiosa.
- La biblioteca - rispose l’elfo iniziando a salire le scale.
Scorpius sorrise saltellando gioioso dietro Tibly. Hermione rimase stupita quell’elfo sapeva un' po’ troppe cose sul suo conto.
Che fosse... No impossibile.

***

Hermione e Scorpius seguirono l’elfo fin sù al secondo piano, rimasero meravigliati delle rispettive stanze: Scorpius era rimasto letteralmente estasiato per la stanza dei giochi che suo padre aveva voluto creare  per lui e che comunicava con quella in cui  il giovane dormiva.
Su una pedana era stato allestito una fedele riproduzione della stazione di Hogsmeade, il treno era uguale a quello che molti anni prima sia Draco sia Hermione avevano preso per recarsi a Hogwarts.
Vi erano anche alcuni giochi tradizionali babbani come le costruzioni e alcune macchinine, cosa che stupì non poco Hermione oltre a quelli magici come peluche incantati che leggono le storie e alcuni calderoni per piccoli maghi.
Su una mensola era stata messa una scopa da corsa con la maglia del giocatore di quidditch preferito dal bambino: il suo padrino Blaise.
Troppo sfarzo, pensò Hermione storcendo il naso a quella dimostrazione, per nulla velata, di ricchezza. Non disse nulla, poiché Scorpius ne era felice e non voleva negarli quella gioia.
- è stupendo – disse entrando all’interno della stanza correndo da una parte all’altra.
- Bello - disse ancora il bambino non sapendo quale gioco prendere – bellissimo - finì.
Anche la stanza che Draco aveva scelto per l’insegnate di suo figlio era bella, "fin troppo"pensò la Granger.
Era grande e luminosa grazie a una finestra molto ampia che dava sul giardino. Al centro vi era un letto bianco a una piazza e mezzo con sopra un copriletto turchese ricamato con fili bianchi su cui erano poggiati più di sei cuscini.
Sembravano zucchero filato da quanto erano morbidi e vaporosi.
Il pavimento era in legno chiaro e un grande tappeto bianco stava ai piedi del letto, mentre a un lato di esso era posto un piccolo comodino, anch’esso bianco, su cui stava una cornice in vetro e un porta candela.
Sulle pareti  ricoperte di carta da parati a strisce sottili bianche e turchesi erano stati appesi alcuni quadretti in acquarello raffiguranti alcuni momenti importanti della strega. Hermione era stupita da tanta attenzione dei particolari, così guidata dalla curiosità si avvicinò a uno che raffigurava lei in mezzo a due ragazzi uno con i capelli scuri e una cicatrice in fronte e l’altro rosso e dinoccolato.
Sorrise accarezzando il dipinto e una lacrima sfuggì dai suoi occhi. Il cuore le batteva forte pensando ai suoi amici ormai scomparsi.
Quanto le mancavano.
Presa da quelle molteplici sensazioni quasi non si accorse della piccola libreria e lo scrittoio, anch’esso in legno bianco, che vi era al lato opposto del letto. Era strano ma Malfoy aveva azzeccato il suo gusto, non vi erano mobili ricercati, non vi erano pizzi e cristalli era tutto semplice e delicato come il leggero profumo di rose che si sentiva nella stanza.
Quell’uomo era un' incognita, come aveva fatto a indovinare i suoi gusti?
Era un mistero come il suo carattere volubile e il motivo per cui l’aveva baciata.
- Dietro quella porta - disse la voce modulare dell’uomo, che da alcuni minuti aveva catturato i suoi pensieri – vi è la toilette e la cabina armadio. Mia madre ha insistito per ordinarti degli abiti da una sartoria di sua fiducia - aggiunse il mago - anche se, credo che i vostri gusti in fatto di abiti non sono molto simili- finì il pozionista.
Hermione si girò di scatto guardando Malfoy, l’uomo ricambiò lo sguardo.
- Non posso accettare - disse lei.
- Se gli abiti non ti piacciono non usarli, non preoccuparti. E quando vuoi, puoi andare a fare compere anche per Scorpius che ha bisogno di qualche capo pesante per l’inverno - disse spiccio Malfoy girandole le spalle.
- Ora se non ti dispiace Granger vorrei mostrarti il resto della casa -.
Hermione non riuscì a inventarsi nulla per ribattere al biondo, così lo seguì in quella visita guidata nel manor.
Malfoy era un abile oratore, cosa che non la stupì, e la sua casa era esageratamente sfarzosa per i suoi gusti ma veramente bella. Le stanze che più le piacquero furono quella del tè e la sala da ballo, dove lampadari in cristallo e affreschi bucolici rendevano il tutto magico. La stanza che però lasciò la Granger a bocca aperta fu, come aveva previsto Tibly, la biblioteca. Malfoy l’aveva portata lì per ultimo e lì l’aveva lasciata a contemplare vecchi tomi e antiche carte.
- Puoi venire qui quando vuoi e a ogni ora, unica cosa preferirei che mi avvertissi se vuoi consultare i miei libri di pozioni e il laboratorio, vi sono alcune scritti che mi servono per le ricerche.-
Hermione annuì ma non lo ascoltava per davvero, afferrando un libro che a quanto aveva capito era uno delle prime edizioni di trasfigurazione elementare.
Malfoy la osservò alcuni istanti fermo sulla porta: era bella e sensuale nemmeno se ne rendeva conto.
Avrebbe pagato per averla ma doveva fare con calma. Si sarebbe fatto conoscere  piano piano, l’avrebbe stupita, ammaliata e lusingata con charme. Sapeva come fare, sapeva insinuarsi e aggirare le difese delle persone. La Granger non era poi diversa dalle altre donne. Era solo più cocciuta, orgogliosa e intelligente ma nessuno riusciva a resistere a un Malfoy e lei sarebbe caduta presto. Quel bacio ne era la prova. Draco scosse il capo cercando di scacciare quei pensieri.

***

Quella sera la cena al manor fu piena di chiacchiere e risate, per la prima volta dopo anni di silenzi. Scorpius era visibilmente euforico, cosa che Hermione non volle reprimere e stranamente nemmeno Malfoy. Il piccolo mago non la smetteva di parlare e raccontare aneddoti su alcune marachelle che aveva combinato da piccolo con l’aiuto di Tibly. L’elfo strabuzzò gli occhi preoccupato mentre Malfoy represse una risata nascondendo un sorriso compiaciuto con la salvietta, pulendosi infine le labbra.
Daphne Greengrass era stata in quegli anni la loro vittima preferita e vista la cattiveria della bionda nessuno sembrava  imbarazzato o preoccupato per questo.
-Le abbiamo nascosto quei palloncini colorati -.
-Palloncini colorati?- chiese Malfoy scettico. – quali palloncini?-
Hermione prima sbiancò poi divenne rossa cosa che Malfoy notò all’istante.
-Granger tu... -  la strega annuì abbassando il capo. – potresti spiegare anche a me- chiese infastidito il pozionista.
Odiava non avere tutto sotto controllo.
Hermione si appurò di collocare nelle orecchie del piccolo Scorpius delle cuffie per isolarlo dalla conversazione e si decise a parlare.
- Credo che abbiano trovato dei contracettivi babbani - disse mangiandosi un po’ le parole per l’imbarazzo.
- Contraccettivi babbani - Ripeté atono Malfoy.
- Io non so magari aveva un fidanzato... -
- Oddio Daphne non ha fidanzati, fa sesso con diversi uomini e non mi stupisce che alcuni siano babbani. Anche se fa l’altezzosa, il sesso è come una droga per lei -.
Ammise il mago guardando l’imbarazzo della Granger.
- La cosa che mi stupisce e perché una strega usi mezzi babbani se con un incantesimo si può ... - Hermione deglutì.
- Ecco, - disse sentendo improvvisamente la gola secca - è difficile per una donna fare quell’incantesimo, ecco noi... vedi -.
Hermione non sapeva cosa dire. Quel discorso la imbarazzava ma farlo con uno come Draco Malfoy la rendeva anche nervosa. Chissà che pensa di me, che sono una puritana, una verginella. Oddio che vado a pensare e soprattutto perché mi scoccia che lui pensi che io sia... Dannazione!
- Non dirmi che non sai fare un incantesimo così semplice, proprio tu che ...- replicò Malfoy.
- Non c’è nulla da ridere - disse piccata osservando il mago che stava all’estremità opposta del tavolo. L’uomo non la smetteva di ridere e di gusto per giunta. Non l’aveva mai visto ridere era strana e bella la sua risata e oltremodo coinvolgente, a dire la verità, nonostante sapesse che quella era una risata di scherno nei suoi confronti, amava sentirlo ridere.
- Oddio Granger- disse Draco – non offenderti – aggiunse - Potrei dirti che te lo posso insegnare... -.
- Malfoy! - lo riprese sbalordita.
- Ho detto potrei...ma non mi permetto - finì scuotendo il capo senza mai smettere di ridere.
Contemporaneamente il piccolo Scorpius cercava con tutta la forza di togliere le cuffie che con la magia Hermione gli aveva messo nelle orecchie. Era diventato rosso dallo sforzo . e si era corroso dalla curiosità osservando suo padre ridere e la sua insegnante diventare rossa.
Un pensiero si era insinuato nel suo cuore: se il suo papà fosse riuscito a far innamorare la signorina Hermione lei non li avrebbe mai lasciati. Non l’avrebbe mai lasciato e quella antipatica della zia non avrebbe potuto fare nulla.
Doveva avvicinarli. Sì, doveva fare innamorare la signorina Hermione del suo papà. Infondo, se amava lui, poteva amare anche suo padre. Erano simili.
Il piccolo sorrise appena proprio nell’istante in cui la Granger gli tolse le cuffie.
- Perché ridevate? - chiese subito Scorpius guardando prima suo padre poi la sua insegnante.
- Cose da grandi - rispose Draco distogliendo gli occhi da quelli del figlio.
- Ora finisci di mangiare o non ci sarà alcuna crostata di lamponi per te- finì Malfoy.
 Il piccolo strabuzzò gli occhi osservando il suo piatto ancora pieno, non amava la carne ma adorava la crostata di lamponi quindi ,senza nemmeno masticare, iniziò a mangiare.
- Scorpius ti prego mangia bene, mastica e deglutisci. La crostata non scappa- disse Hermione ricevendo uno sguardo di consenso dal padre del piccolo. Uno sguardo che le fece venire un brivido.
Abbassò il capo sconvolta.
Doveva smetterla di pensare a Malfoy in quel modo.
Lui era il suo datore di lavoro e nulla più. Il suo bellissimo e sensuale datore di lavoro.
- Domani cosa farete?- chiese Draco, interrompendo le elucubrazioni mentali di Hermione.
- Pozioni - disse di slancio mordendosi la lingua subito dopo aver pronunciato quella parola.
No, stupida non devi stargli sempre vicino, devi evitarlo.
Già fosse facile.
- Bene - rispose Malfoy - allora se non vi dispiace vorrei assistere alla lezione.-
- Oh si che bello! Può assistere vero signorina Hermione?-
- Certo - disse titubante.
Draco ghignò.
- Grazie signorina Hermione - replicò Malfoy riservandole un altro penetrante sguardo - non combinerò guai, lo giuro - aggiunse ridendo e riempendo quella risata argentina la sala da pranzo.
Sarebbe stata una vera impresa resistere a quell’uomo che le lanciava sguardi penetranti. Perfino la ricerca degli Horcrux, sembrava meno difficile al confronto.

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Capitolo 18
*** 18 ***


-Avvicinarsi a te-

La mattina seguente, forse per l’eccitazione dell’imminente lezione di pozioni, Scorpius era in piedi già alle prime luci dell’alba.
Si lavò velocemente senza l’aiuto degli elfi combinando un vero e proprio disastro: riempì la vasca di acqua calda utilizzando tutto il flacone di preziose essenze orientali che suo padre aveva portato da uno dei suoi viaggi; s’insaponò i capelli con un unguento profumato quanto raro, risciacquandosi velocemente e lasciando qua e la un po’ di schiuma sia sulle punte sia sulle orecchie.
Non contento, si vestì celermente senza asciugarsi per bene, s’infilò una maglietta simpatica con un grande smile al centro bagnandola un poco e dei pantaloni neri molto simili a quelli che utilizzava suo padre, troppo eleganti per quella mattina in laboratorio. Infine, mise ai piedi le scarpe da ginnastica quelle cui si era affezionato e aveva preso con la nonna tanto tempo prima.
Poi, senza nemmeno rendersi conto che fuori il sole non era ancora sorto, uscì dalla sua stanza diretto alla camera della sua insegnante che si trovava poco distante dalla sua.
Era felice il piccolo Scorpius, poiché non vedeva l’ora di iniziare la sua prima vera lezione di pozioni con Hermione, la sua insegnante, e suo padre Draco che per la prima volta s’interessava a lui.

**

Un leggero ma insistente bussare alla porta svegliò Hermione, questa si spaventò non poco e afferrando la vestaglia aprì senza nemmeno guardarsi allo specchio.
Rimase senza parole ritrovandosi il piccolo Scorpius già vestito di tutto punto, certo aveva scelto una maglia troppo sportiva per un paio di pantaloni eleganti e i capelli biondi del piccolo erano ancora molto bagnati e pieni di schiuma.
- Scorpius - disse perplessa.
- Signorina è pronta? - si affrettò a ripetere il piccolo maghetto.
Hermione lo guardò scettica aggrottando la fronte.
- Sono solo le sei e mezzo - disse proprio nell’istante che l’altro Malfoy, Draco, usciva dalla sua stanza che si trovava proprio di fronte a quella della Granger. L’uomo le dedicò una rapida occhiata indugiando per alcuni istanti sulle sue gambe lasciate scoperte dalla camicia da notte.
Hermione sollevò di scatto il viso osservando quello sguardo lascivo che le provocò un brivido lungo la colonna vertebrale e come richiamata da un senso di pudore innato, si stinse la vestaglia nascondendo il suo corpo agli occhi grigi e tenebrosi di Malfoy.
Si era sentita nuda in quell’istante e in forte imbarazzo nel mostrarsi in quel modo disdicevole al suo datore di lavoro. Malfoy, cosa alquanto strana visto il personaggio, non disse nulla. Chiuse la porta della sua stanza e si avvicinò a lei e Scorpius che la guardava in attesa di ricevere risposta.
- Scorpius - disse Draco facendo girare il figlio che non si era accorto del sopraggiungere del padre.
- Lascia in pace la signorina e fila a fare colazione, devi nutriti bene se vuoi essere lucido per la lezione di pozioni – finì il pozionista. Il piccolo, quindi, sorrise entusiasta a quelle parole anche i suoi occhi brillavano.
- Poi, sali a cambiarti: la tua divisa non è per nulla adeguata per ciò che dobbiamo fare quest’oggi. Giusto signorina Granger? - Chiese Draco coinvolgendo anche Hermione nel suo rimprovero al bambino. La donna annuì ma Scorpius non se la prese, salutò il padre e sparì per le scale diretto nella sala da pranzo, dove gli elfi si sarebbero presi immediatamente cura di lui.
- Scusalo - disse Draco riportando l’attenzione sulla Granger cercando di guardare il viso della strega e non il suo corpo da cui era visibilmente attratto.
- Tranquillo - rispose immediatamente la donna, arretrando di un passo - ora è bene mi prepari anche io- ammise imbarazzata. Draco mosse il capo annuendo.
Se venissi così a fare colazione non direi nullapensò il pozionista.
- Certo... - rispose, cercando di mantenere un contegno – ti aspetto per la colazione - aggiunse voltando le spalle alla donna, rifugiandosi nuovamente nella sua stanza. Aveva bisogno di una doccia con acqua fredda. Ghiacciata.
Dannata strega, perché si metteva quegli indumenti succinti. Non doveva ammaliare nessuno, anche perché lui era già caduto nella sua tela e lei nemmeno lo guardava.
Ma arriverà il giorno in cui sarai mia, solo mia.
Vedrai, tra poco penderai dalle mie labbra ed io potrò finalmente accarezzare la tua pelle bianca e profumata.
Questi erano i pensieri che affollavano la mente di Draco Malfoy prima di concedersi la seconda doccia mattutina.

*

Si era preparata con cura infilandosi un vestito non troppo aderente, rosso scuro con piccole farfalline bianche, la gonna ampia le copriva le ginocchia e una cintura fine delineava la vita sottile, indossò perfino le calze e una scarpa con un po’ di tacco per non sembrare austera.
Aveva raccolto i capelli e messo uno scialle nero sulle spalle. Quella casa, infatti, era tanto fredda quanto vecchia nonostante la ristrutturazione. Le segrete poi, dov’era situato il laboratorio di pozioni, doveva essere il più freddo di tutto il manor.
Hermione si guardò allo specchio prima di uscire e discendere le scale, arrivò a passo lento nella sala da pranzo sorridendo appena al piccolo Scorpius che ancora stava seduto al tavolo, benché avesse finito.
- Scorpius - disse suo padre volgendo lo sguardo su suo figlio mentre la sua insegnate si sedeva a tavola aiutata da un elfo domestico che non aveva mai visto e che sbuffò quando vide che la donna cercava di non fargli svolgere il suo lavoro.
- Puoi andare a cambiarti mentre la signorina Granger fa colazione, tra mezz’ora fatti trovare pronto all’ingresso - disse riportando la sua attenzione sulla fetta di pane che stava precedentemente imburrando.
Hermione osservò il piccolo alzarsi dal tavolo avvicinarsi a lei e darle un piccolo bacio.
- Mi scusi per questa mattina signorina - disse filando via dalla stanza ben attento a non correre: suo padre lo detestata e se lo ricordò prima di essere ripreso.
Hermione sorrise abbassando lo sguardo e afferrando una fetta di pane appena tostato.
- Ha ancora qualche atteggiamento un po’ troppo vivace a parer mio - disse Malfoy dal lato opposto al quale si trovava lei.
- è un bambino – replicò Hermione, ma Draco non parve dare peso alla sua giustificazione.
- Senza dubbio con lui stai facendo un ottimo lavoro. Forse - aggiunse Draco - sarebbe opportuno non lo invogliassi a baciare e abbracciare...  -
- è una cosa buona l’emotività. Scorpius ha bisogno... -
- Lo fa troppo spesso - aggiunse Draco pulendosi la bocca con infinita classe, mentre Hermione storceva il naso alla sua precisazione. – ci sono delle regole comportamentali e lui, le deve seguire visto il suo ceto sociale.
- Ha solo sei anni- gli ricordò Hermione.
- Io alla sua età sapevo come ci si comportava davanti alle persone - affermò Malfoy.
Hermione lo guardò negli occhi, sfidandolo a vantarsi ancora.
- Essere un Malfoy non è facile né ora né più avanti. Scorpius lo deve capire e quindi ti pregherei lo aiutassi anche in questo. So che non vuoi fallire nel tuo lavoro – ghignò.
- Tu non fallisci mai, non vorrai iniziare proprio ora - disse, sollevandosi dalla sedia senza mai smettere di guardarla dritto negli occhi.
Stronzo! Voleva fare di suo figlio una piccola coppia in miniatura di se stesso convinto della sua perfezione.
 Illuso, Scorpius è mille volte meglio di lui. Quel bambino non sembrava nemmeno figlio dell’antipatico e odioso ragazzino che frequentò Hogwarts con lei.
Era dolce, simpatico, a volte irriverente e sarcastico, nonché cocciuto ma da quel Draco non aveva preso nulla tranne l’aspetto.
 Scorpius era mille volte meglio di tutti i Malfoy che lei aveva conosciuto anche se Lucius e Draco erano cambiati, il piccolo li batteva su tutti i fronti. In quell’istante si rese conto di quanto quel piccolino gli era entrato dentro, il suo cuore batteva finalmente per qualcuno e sperò che mai quel sentimenti si spezzasse.
Hermione si morse il labbro indignata quando si rese conto che Draco stava usando il suo proverbiale orgoglio per raggiungere un suo fine.
Odioso serpente ingannatore
- Sei tu il padre e se vuoi che tuo figlio sia freddo e calcolatore – disse tralasciando il “come te” che aveva pensato,  – seguirò i tuoi consigli – Finì.
Draco rimase impassibile poco distante dalla sedia da cui si era precedentemente alzato.
- Sì Granger, mio figlio è un purosangue e deve seguire gli insegnamenti dei purosangue -.
- Non preoccuparti sarà fatto - rispose acida torturando il pezzo di pane che teneva sulle mani.
Stronzo, pensò Hermione spalmando con poca grazia il burro nel pane tostato.
Visto ti pieghi alle mie leggi, io vincerò anche su di te Granger.
Draco la lasciò poco dopo e seduta sola nel grande tavolo rimuginò tra se:
No, non fallirò ma mai aiuterò quel piccolo indifeso bambino a diventare l’odiosa fotocopia di suo padre, a costo di essere allontanata da lui con la forza.
 

***

La fame le era passata immediatamente, non era riuscita a dare un morso al pane che aveva imburrato con tanta dedizione.
Le parole di Draco Malfoy le vorticavano nella testa e non la lasciavano mai. Così, decise di alzarsi dal tavolo  e raggiungere la scala dove due biondi , uno alto e magro e uno piccino e paffuto, l’attendevano. Erano vestiti uguali con una perfetta tunica nera da maghi: Hermione non riuscì a trattenere un sorriso verso il bambino.
- Hermione come sto?- domandò il bimbo appena la scorse oltre la porta.
- Scorpius -, lo riprese suo padre.
- Signorina Granger come sto?- disse ripetendo la frase senza sembrare affatto scocciato.
- Sei perfetto - rispose Hermione.
Draco la guardò accigliato mentre la donna accarezzava il capo del piccolo e gli prendeva la mano.
- Signor Malfoy noi siamo pronti se vuole condurci al suo laboratorio - affermò sfidandolo: avrebbe dovuto trattenersi ma non vi riuscì quell’uomo stava riportando a galla il peggio di lei.
Malfoy aprì la porta nascosta dietro la grande scala di marmo bianco e condusse i due lungo uno stretto corridoio, alle pareti erano state affisse delle lanterne di ferro nero e non appena il mago passava , queste si accendevano illuminando il corridoio.
Giunti di fronte a una grande porta di legno massiccio tutto intarsiato, Malfoy si arrestò un attimo battendo con la punta della bacchetta sulla superficie nodosa.
Hermione rimase sorpresa: la porta del laboratorio era protetta da magia.
Osservò alcuni filamenti simili a nastri di vario colore slegarsi dall’uscio e dopo poco il pozionista afferrò la maniglia aprendo la porta.
- Prego – disse con enfasi – vi mostro il mio laboratorio, la stanza che più amo in questa casa - ammise Draco, infischiandosene di rivelare a qualcuno le sue emozioni. Hermione era sorpresa.
Sapeva, almeno aveva intuito, che Malfoy apprezzasse il suo lavoro ma non immaginava tanto da affermare ciò soprattutto in sua presenza. Soprattutto in un luogo che lui riteneva sacro faceva mettere mano perfino a lei, una mezzosangue.
Quando la Granger e Scorpius superarono la porta rimasero senza fiato: mille ampolle erano dispose nei muri, grandi, piccole, piene, vuote, grandi e minuscole...
Innumerevoli ampolle nemmeno nello studio di Piton ve ne erano così tante,pensò Hermione.  Il piccolo Scorpius si staccò dalla sua insegnante guardandosi intorno curioso: su un grande tavolo erano disposti alcuni calderoni di vario materiale, ve ne era anche uno in peltro più piccolo rispetto agli altri. Scorpius guardò suo padre.
- Quello è il tuo calderone - disse Draco, indicandolo stupendo con quella frase la Granger che non immaginava per nulla che Scorpius avesse già un calderone poiché non aveva l’età per possederne uno.
Il piccolo sgranò gli occhi entusiasta.
- Anche io alla tua età ne possedevo uno - disse con infinita lentezza –devi prendertene cura come fosse la cosa più cara al mondo.
- Si certo... - rimbrottò Hermione , catturando l’attenzione dei due Malfoy.
- Continua ti prego - disse facendo finta di niente, lasciando Scorpius ad ascoltare suo padre che in quell’ambito aveva sicuramente molte cose da raccontare, mentre lei si guardò intorno.
Un grosso calderone in rame al centro della sala catturò la sua attenzione: questo era stato coperto con un velo imperturbabile, cosa che stupì la strega. Draco si accorse immediatamente dell’avvicinarsi furtivo della strega alla sua ultima scoperta.
- Scorpius , va a prendere dei rametti di lavanda, delle radici di valeriana  e del muco di vermicoli - disse spedendo suo figlio alla ricerca degli ingredienti per il distillato soporifero.
- Ti piace? – disse, arrivandole alle spalle facendola spaventare, pronunciando quella domanda sottovoce, affinché solo lei sentisse.
Hermione si girò di scatto urtando un piccolo sgabello, dove era posto un grosso catino di ferro. Per fortuna Draco fu lesto afferrando la donna e spingendola di lato prima che questo la investisse.
La mano di Malfoy le sfiorò il fianco e la trasse a se con forza prima di ruzzolare a terra entrambi.
Le mani di lui sfiorarono la stoffa sottile dell’abito  e non accennarono a staccarsi dal corpo della Granger: Draco continuò ad accarezzare lentamente la schiena di Hermione. La donna poteva sentire i polpastrelli caldi del pozionista percorrere lentamente la colonna vertebrale, le gote le si arrossarono e si fece violenza nel staccarsi da lui.
No! Rimani qui tra le mie braccia.
- Scusa - disse Hermione cercando di ricomporsi – ho combinato un disastro - pronunciò ancora scostandosi di lato, allontanandosi da lui.
Poteva sentire i suoi occhi argentei sul suo corpo, lo accarezzavano bramosi, e lei si vergognò per questo, voleva che la guardassero, voleva essere accarezzata ancora da lui.
Che gioco stupido le stava facendo la sua mente. Non poteva desiderare questo, non da lui, non da Draco Malfoy.
Sembravano passati anni da quella mattina, quando l’aveva rimproverata per l’atteggiamento troppo accondiscendente con Scorpius.
Si sentì in soggezione e si alzò subito stringendo lo scialle sulle spalle e spolverandosi la gonna imbrattata di polvere.
Malfoy storse la bocca vedendola allontanarsi ma si trattenne, volgendo la sua attenzione su suo figlio che arrivava carico di ingredienti pronto per la lezione.
Ci sarebbe stata un’altra occasione per accarezzarla, ne avrebbe trovate milioni di occasioni. Lei era lì con loro e non sarebbe scappata, ora ne era certo.

***

 
 
Il piccolo Scorpius iniziò a seguire passo passo ogni indicazione di suo padre e sotto la guida di Hermione eseguiva le sue direttive.
- Bravo Scorpius - disse Hermione quando la pozione cambiò colore, Draco non disse nulla anche se entrambi si aspettarono un suo cenno. Il pozionista invece si sedette sulla sedia della scrivania e attese.
- Da questo momento attenderai quindici minuti e poi dovrai aggiungere il resto dell’unguento precedentemente tritato con il mortaio - disse.
Scorpius annuì, osservando l’interno del calderone.
Hermione lo guardò un po’ troppo insistentemente, sperando che il pozionista capisse che era arrivato il momento di gratificare suo figlio.
Il piccolo si sedette per terra aspettando lo scorrere lento del tempo, mentre Hermione fu invitata ad accomodarsi accanto a Draco, la strega evitò preoccupata anche solo di respirare al fianco a quell’uomo.
Un leggero trillo ricordò a Scorpius che era giunto il momento di aggiungere il resto della poltiglia nel calderone , versò lentamente aiutato dalla Granger che gli sussurrava piano le indicazioni.
-  I suggerimenti non sono consentiti - disse Malfoy alzandosi e raggiungendo i due.
- Su Granger, mi sembri Lumacorno che aiutava Harry -
Hermione gli riservò uno sguardo colmo d’odio non appena sentì pronunciare il nome del suo amico scomparso.
- Harry? - chiese il bambino – chi è Harry? – domando curioso incurante del ribollire lento della pozione nel calderone. Avrebbe dovuto girarla, invece, si era distratto.
- Nessuno – rispose Hermione.
Draco la guardò sorpreso.
- Come... -
- Nessuno - disse a voce alta e modulare la Granger, proprio nell’istante in cui la pozione esplose... Scorpius fu investito in pieno dallo scoppio e ricoperto di distillato soporifero si addormentò sbattendo gli occhi.
- Ecco qua,- disse Malfoy – avevo ragione . Il bravo si dice alla fine-
- Scorpius - disse Hermione infischiandosene del sarcasmo di Malfoy.
- Si è addormentato – costatò un attimo dopo girandosi verso il biondo che ora era inchinano anch’egli su suo figlio.
- Non è morto mai nessuno per un po’ di pozione soporifera – disse il mago.
- Potresti aiutarmi a portarlo in camera sua?- chiese.
Hermione acconsentì e con delicatezza adagiò il bambino sulle braccia di Draco , aprì la porta e lo precedette nell’andito poi sulle scale e infine arrivarono  alla stanza del piccolo. Insieme, lo ripulirono dalla pozione  adagiandolo sul letto, rimanendo ad osservare gli effetti della pozione,
- Ho letto di una pozione che annulla questo effetto -.
- Lo so – replicò Malfoy, - l’ho inventata io - rispose sbalordendola.
- Eccola – disse passandosi tra le lunga dita una boccetta di color blu.
Hermione si avvicinò un poco per poterla osservare meglio.
- Vedi - disse Draco mostrandola – questa mi è valsa il primo premio come pozionista-.
- Sei sempre così pieno di te da non essere nemmeno un poco preoccupato per tuo figlio- disse piccata.
-  è solo distillato soporifero- rispose sbuffando l’uomo.
- Potrebbe avere delle conseguenze - ribadì la Granger.
- Sei troppo apprensiva Granger - disse a poca distanza dal suo viso, Hermione poté sentire il suo fiato caldo.
- Troppo - aggiunse ancora Draco.
Hermione afferrò la boccetta strappandola dalle mani di Malfoy ma questo le afferrò il polso.
- Hai presente il nostro patto Granger? -.
Hermione annuì ricordandosi immediatamente cosa Malfoy intendeva,
- Non ci sono più le condizioni – disse.
Hermione deglutì e nell’istante in cui la sua mano stringeva la piccola ampolla di vetro, le labbra calde e sensuali di Draco Malfoy sfioravano le sue rosse e carnose con infinita bramosia.
Rimase immobile in balia degli eventi e lì stette anche quando lui si staccò osservandolo compiaciuto con quel ghigno strafottente nel viso. L’avrebbe schiantato se non fosse che Scorpius dormiva ormai da un po’ per via dell’intruglio che aveva creato.
Si girò rapida aprendo la bocca al piccolo con forza facendogli ingoiare tre gocce di pozione quando si rigirò Malfoy era scomparso.
Cretino.
Stronzo.
Approfittatore.
Bellissimo...No, no cosa pensi...stupida.
L’insegnate rimase lì per diversi minuti, aspettando che l’unguento facesse effetto.
Il sole era ormai alto e sicuramente gli elfi tra poco avrebbero servito il pranzo, il suo stomaco vuoto, infatti richiedeva cibo.
- Hermione - disse Scorpius con la voce impastata dal sonno – cosa è successo?- aggiunse guardandola accigliato mentre con una manina si sfregava gli occhi.
Hermione gli accarezzò il capo cercando di sorridere.
- è scoppiata? - chiese il piccolo mordendosi le labbra per paura di sentire la triste verità.
- Sì, ma sei... -
- Sei stato molto bravo - disse Blaise entrando in quell’istante, la Granger si stupì vedendolo entrare.
 
- Tu che... -  cercò di dire Hermione sorpresa nel trovarsi il giocatore di Quidditch ancora una volta davanti.
- Che accoglienza, sono in permesso e sono passato a trovarvi. Tutti - disse riservando uno sguardo ostile all’uomo sulla porta – non sembrate felici nel vedermi - aggiunse.
Hermione s’irrigidì per quell’allusione e Draco se ne andò.
- Io sono felice- disse Scorpius,
Blaise rise avvicinandosi al figlioccio e scompigliandogli i capelli.
- Ci mancherebbe altro, ti ho portato pure un regalo - disse facendo scattare il piccolo.
- Cosa, cosa, cosa...? -  chiese.
- è già nell’atrio - disse. Scorpius non si fece pregare, scaraventò le coperte a terra e uscì di corsa per scoprire cosa il suo caro padrino gli aveva portato.
- Non dovresti viziarlo con dei regali- .
Blaise si girò per osservarla meglio.
- Sembri sua madre quando parli così - quella fu una stilettata per il cuore di Hermione.
- Ne sono felice sai,- aggiunse – finalmente una che lo cura e lo ama come giusto che sia-.
Hermione arrossì.
- Però non è giusto che tu ti occupi di lui a tempo pieno – disse Zabini.
- Questo è il mio lavoro - replicò sorpresa per quelle parole.
- Certo - replicò Blaise – però domani ad esempio è il tuo giorno libero ...-
- Domani è sabato ?- chiese perplessa si era scordata che era arrivato il sabato
- Esatto so-tutto-io, quindi sarei felice se venissi con me a fare una passeggiata. Nulla d’impegnativo c’è una mostra interessante e poi potremmo andare al parco o a cena - disse Blaise rimanendo sul vago.
- Mostra? Quale mostra?- chiese curiosa Hermione.
- L’impressionismo, io sono un amante di pittura babbana, pensavo...forse ho corso un po’... che ti sarebbe. No scusa lascia stare – finì Zabini.
- Accetto - rispose Hermione Blaise sorrise compiaciuto.
Bene, nonostante tutto so ancora come convincere una donna a uscire con me
1 - 0 per me, pensò Zabini.
Un uomo nascosto dietro lo stipite della porta sentì tutto e l’entusiasmo che la giovane strega usò per accettare quell’invito lo mandò su tutte le furie, influendo non poco sul suo umore. Cercò, però, di non lasciar trasparire nulla mettendo su una maschera, ma presto anche questa sarebbe crollata rivelando a tutti ciò che più desiderava e che forse non avrebbe mai avuto.

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Capitolo 19
*** 19 -I parte- ***





-Il primo appuntamento-

I parte

Seduto nel suo studio Draco Malfoy  cercò, invano, di risolvere alcune grane riguardanti le sue proprietà. Inventò una scusa ed evitò di andare a cena.
Blaise era rimasto lì nella sua casa senza essere stato invitato. Certo scacciarlo avrebbe dato nell’occhio, soprattutto alla Granger. Erano amici poiché il moro era il padrino di suo figlio ma non si fidava più di lui.
Così fu Draco a dileguarsi, vederli sorridere gli dava ai nervi. Perfino l’eccitazione di suo figlio per l’ennesimo regalo ricevuto dal padrino lo innervosivano.
-Signore le ho portato la cena - disse Allyson entrando nello studio.
Draco sollevò lo sguardo sulla sua cameriera.
- Non ho fame - rispose gelido. La magonò scosse il capo.
- Se non torno con il vassoio vuoto, la signorina Granger, mi farà una ramanzina - ammise la cameriera che era ritornata con i Malfoy al vecchio manor.
- Strano, -  disse indagando con discrezione, - pensavo foste diventate amiche - aggiunse.
La cameriera si stupì un solo attimo.
- Sì lo siamo, spero che questo non sia un problema, in tal caso, cercherò un altro posto in cui lavorare -.
- Frena, frena, non ti sto certo costringendo a non esserle amica, anzi, mi piacerebbe che tutti i suoi amici fossero discreti come te - disse Draco, osservando la giovane cameriera attentamente.
-Io ... - cercò di ribattere Allyson bloccandosi all’improvviso.
-Non mi piace che il signor Zabini giri attorno alla signorina Granger. Entrambi – le ricordo Malfoy, - sappiamo che su di lui non ci si può fare affidamento -.
La giovane annuì, sapeva a cosa si riferiva: Blaise in fondo non poco tempo prima ci aveva provato anche con lei.
- Mi piacerebbe che mi aiutassi a far capire a Hermione che non sono l’orco cattivo, come lei crede. Penso inoltre, che Scorpius ne soffrirebbe molto nel vederla triste a causa degli amori volubili del signor Zabini -
- Nessuno pensa che lei sia un orco cattivo - replicò la cameriera.
Draco rise, facendo arrossire la giovane in notevole imbarazzo per quello scambio di battute con il suo datore di lavoro.
- Poi, non vi sono problemi, a Hermione non interessa Blaise! Il signor Zabini!- si affrettò a dire - vergognandosi, portando una mano a coprire la bocca. Il fiato le mancò nell’istante in cui si rese conto di aver rivelato un segreto che Hermione le aveva rivelato.
Blaise è simpatico, gentile, romantico. Ecco! È troppo romantico. Preferisco le persone concrete. Aveva detto Hermione.
Non la capiva, lei avrebbe tanto voluto che un uomo con quelle caratteristiche le facesse la corte.
- Tranquilla Allyson , non vi è problema puoi chiamarlo come ti pare - disse Malfoy ghignante.
Ora sì che era soddisfatto. Quella cameriera poteva essergli d’aiuto, sapeva molte cose e la Granger si fidava di lei.
Allyson riprese fiato.
- Mi scusi - disse la cameriera.
- Tranquilla, saprò tenere questo segreto – disse Draco e lo userò per arrivare al mio scopo: la conquista di Hermione Granger.
La cameriera abbassò il capo, aspettando che il suo padrone iniziasse a mangiare
- Ti faccio chiamare quando ho finito - disse infine congedandola.
***
La sera era ormai calata sul vecchio Manor dei Malfoy, in lontananza sì sentì il frullare di un gufo in caccia.
 Draco richiuse i fascicoli e richiamò un elfo per far portar via il vassoio, alla fine non aveva mangiato poi molto  e infine, uscì.
Percorse lento le scale con la sola luce della sua bacchetta, arrivò infine fino alla stanza di suo figlio. Si stupì nel trovarla ancora aperta. Poggiò la mano sulla porta spingendo un poco, fece un passo e rimase ammaliato da quella scena.
Sorrise nel vedere il suo piccolo profondamente addormentato e gli piacque non poco vedere al suo fianco la Granger.
Dio, erano stupendi, pensò.
Quindi, si avvicinò ancora, per poterli osservare meglio.
Guardò le labbra della Granger sfiorare il capo del suo piccolo e lui stingersi a lei come un cucciolo in cerca di protezione.
Deglutì pensando quanto fosse fortunato Scorpius a trovarsi in quella posizione, guardò infine le mani di entrambi stringere il libro: Harry Potter.
Già, l’eroe che suo figlio amava grazie alla Granger e che lui aveva detestato per tutta la sua giovinezza.
Si sporse un poco per poterlo afferrare, chissà se si parlava anche di lui in quel libro.
Fu lesto, afferrò la copertina rigida del libro e lo trasse a se. Ma nonostante questo sfiorò la mano calda e morbida dell’insegnante di suo figlio. Questa batté gli occhi , sgranandoli non appena si rese conto che il suo datore di lavoro la stava guardando curioso.
- Mi sono addormentata - disse preoccupata.
- Me ne sono accorto… - disse Draco sarcastico osservandola alzarsi di scatto dal letto facendo attenzione a non svegliare il piccolo.
- Ha chiesto di te - disse riservandogli uno sguardo sfuggente - speravo venissi almeno a cena, pensa che sei arrabbiato per la pozione -
- C’era il padrino , avrà sicuramente allietato la sua giornata-
Hermione aprì la bocca sconcertata.
È geloso di Zabini.
Non ci posso credere, ha dei sentimenti allora?
- Voleva te, non lui - affermò la Granger.
Vorrei crederti, ma so che non è così.
Draco afferrò la coperta e la pose sopra il corpicino di suo figlio.
- Dovresti non raccontare bugie, Granger. Non voglio che mio figlio inizi a dirle seguendo il tuo esempio- finì acido.
Hermione strinse la mano in un pugno, sentì la rabbia ,per l’affermazione di Malfoy, scorrere veloce dentro di lei
- Non mento - sibilò – e questo è mio - disse prendendosi il suo libro.
- Tranquilla non devo farci nulla con il tuo amato libro, non mi interessa per niente – disse.
- Da te - rispose livida, - ci si può aspettare di tutto -. Draco sentì come un pugno nello stomaco sentendole dire quella frase. Lei, non si fidava di lui.
Che cosa pensava volesse fare, incantare il libro?
Metterci una maledizione?
Qualcuno della sua famiglia l’aveva già fatto tanto tempo prima con quel vecchio diario.
- Già, io sono un miserabile e abbietto, da me ci si attende sempre il peggio. Peccato non sia Zabini il padre di mio figlio, sicuramente a lui daresti importanza e rispetto, cosa che non dai a me - disse Malfoy furioso.
- Ma che blateri... - rispose Hermione.
- Nulla - affermò stizzito.
- Voglio che domani rientri per l’ora di cena - disse dandole  le spalle.
Hermione rimase interdetta: domani! Come aveva fatto a sapere dell’uscita con Zabini?
 E con quale diritto le dava l’orario per rientrare a casa, non era suo padre.
Scattò immediatamente a passo di marcia e lo raggiuse proprio quando lui afferrava la maniglia della sua stanza.
- Ho il giorno libero domani, tu non puoi …-
- Io posso tutto! - affermò Malfoy - credo che gli basti una mattina per ammaliarti e un pomeriggio per farti sua -  Hermione non ci vide più e con tutta la sua forza lo schiaffeggiò.
- Sempre manesca Granger - disse massaggiandosi la parte lesa.
- Tu sempre cretino Malfoy - rispose lei tenendo ancora la mano protesa in aria.
- Io ti ho avvertito - disse voltandole ancora le spalle – Blaise è un Serpeverde, non farti abbindolare da lui. È più dolce e mansueto di molti ma è pur sempre uno che, come me, auspica a raggiungere l’obbiettivo .-
- Io non sono un traguardo - affermò basita da quelle parole.
- Questo lo pensi tu Granger - disse chiudendole infine la porta in faccia.
Imbecille.

***

Il famoso sabato arrivò: Hermione si preparò lentamente e con cura. Decise di non vestirsi elegante, infondo, doveva andare a una mostra. Cercò dunque di scacciare dalla mente le insinuazioni di Malfoy, sul conto del fraterno amico, e indossò dei jeans e una camicia ampia con deliziosi fiorellini rosa, mise delle ballerine comode e legò i capelli in una pratica coda di cavallo. Non si truccò poiché non vi era motivo di farlo. Chissà che avrebbe detto Blaise dell’abbigliamento prettamente babbano.
Non se ne curò più di tanto, quella mattina avrebbe visto i dipinti di Monet e Degas. Tutto il resto era poco importante. Così, con un sorriso radioso dipinto sul viso, afferrò una sciarpina in cotone, la legò al collo e aprì la porta della sua stanza. Zabini senza dubbio sarebbe stato puntuale e lei non voleva farlo attendere.
Infatti, non fece in tempo a scendere le scale che qualcuno bussò alla porta d’ingresso, Tibly il fedele elfo domestico dei Malfoy aprì immediatamente la porta di legno massiccio inchinandosi al bel giocatore di quidditch.
- Hermione - disse con enfasi il moro – sei incantevole - arrossì visibilmente alle sue parole, porgendole un mazzolini di fiori di campo molto profumati e variopinti.
- Le rose sono monotone - disse – per te che sei una donna speciale , dei fiori speciali-
- Potevi comprarle qualcosa di più caro - una voce alle loro spalle li bloccò.
Draco Malfoy sulle scale osservava i due con al fianco suo figlio.
- Vanno benissimo - rispose stizzita Hermione – sono i mie preferiti Blaise- disse rimarcando il nome del moro. – Grazie – finì la donna.
- Zio Blaise - disse il piccolo Scorpius, sopraggiungendo proprio in quell’istante  – che bello sei venuto anche oggi! - disse il piccolo.
- No Scorpius, oggi lo zio non è venuto per te ma per la tua insegnante - disse  con irriverenza e sarcasmo Draco Malfoy.
- Draco… - mugugnò con astio Zabini.
Hermione si girò per guardare in viso quel gran stronzo di Draco, ma ciò che vide fu solo il visino triste di Scorpius.
- Piccolo, - disse -  io e lo zio Blaise andiamo a vedere una mostra -.
- Io non posso? - chiese con il labbro tremante e la vocina triste. Hermione sentì il cuore esplodere.
- Scorpius - disse Draco riprendendolo.
Blaise sgranò gli occhi e per la prima volta si mise a pregare.
- Credo che non ti piacerebbe, tesoro, poi oggi devi andare dai nonni. Ricordi? – il piccolo mosse il capo guardando la sua insegnante con quei grandi e begli occhi azzurri, sembrava un cagnolino bastonato.
- Prometto che la prossima volta verrai con noi, anzi, la prossima volta andremmo solo noi due !-
Il piccolo fece un grande sorriso.
- Me lo prometti? -
- Te lo prometto -
Il piccolo corse ad abbracciarla superando suo padre e finendo tra le braccia della sua bella insegnante. I due uomini presenti invidiarono il piccolo, soprattutto perché auspicavano un giorno di provocare egli stessi tanta gioia in quella donna.
Si guardarono con astio: ormai la loro era una vera guerra e la Granger il loro premio.
- Su Scorpius lascia andare la signorina, prima che lo zio abbia una crisi di nervi-
Il piccolo si staccò osservando il padrino preoccupato di offenderlo.
- Lascia stare, a tuo padre piace scherzare – disse Blaise scompigliando i capelli di Scorpius.
Il piccolo rimase fermo nella porta d’ingresso facendo ciao con la manina paffuta mentre i due si smaterializzavano a Londra.
- Scorpius- lo richiamò suo padre – chiudi quella porta e andiamo a fare colazione-
- Papà -  chiese Scorpius guardando finalmente suo padre – ma zio Blaise è il fidanzato della signorina Hermione?-
- No- rispose immediatamente Draco.
Sbianco e urlò facendo sobbalzare suo figlio.
- Perché me l’hai chiesto, hai...-
- Non è mai uscita con nessun signore, mai! – disse il piccolo.
- No Scorpius, lo zio non è il fidanzato della signorina Granger …-
- Peccato!- Enunciò il bambino – sarei felice se diventasse il fidanzato della signorina. Io voglio bene a entrambi. Tu no papà? - domandò ancora il piccolo Scorpius con quell’innocenza che era solo dei bambini.
- Sì anche io voglio bene ad entrambi! - rispose spazientito.
Scorpius si girò verso suo padre.
- E non vuoi che si fidanzino… -
- Queste sono scelte loro- disse – vorrei che la signorina sia felice e se lo zio la renderà felice sarò felice per loro – disse senza nemmeno rendersene conto.
- Saresti felice se si sposassero, andassero via da qui e avessero dei bambini -.
Scorpius si bloccò di colpo.
- Bambini?- ripeté.
- Sì certo, se ci  si vuole bene, si costruisce una casa , si ci sposa e si hanno dei bambini -
- No - urlò – io non voglio che la signorina vada via, ne che... io non voglio papà! –
- Allora - disse Draco, osservandolo e abbassandosi un poco per poter guardare dritto negli occhi di suo figlio.
 - Dovrai aiutarmi - aggiunse.
- Vuoi aiutarmi Scorpius a far naufragare questo fidanzamento? - chiese.
Il piccolo annuì.
- Bene - disse Draco con un espressione trionfante sul volto.
Blaise avrebbe avuto del filo da torcere, non uno ma ben due Malfoy a contendergli la Granger, e contro Scorpius avrebbe perso di brutto.

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Capitolo 20
*** 19- II parte- ***




-Il primo appuntamento –
II parte.
 

Si erano smaterializzati in un parcheggio del museo, ben attenti a non dare nell’occhio e infine, si erano diretti alla galleria d’arte. Hermione era eccitatissima per quello che la mostra offriva: Monet, Manet, Degas, Van Gogh; Il meglio che si poteva sperare quando si andava a vedere una mostra di pittori impressionisti e post-impressionisti. L’ultima volta che aveva visto una mostra di tale entità si trovava in Francia, più precisamente al Louvre, e sua madre ancora si ricordava di avere una figlia.
Già sua madre...
Da quando le aveva cancellato la memoria, prima dell’inizio della seconda guerra magica, non era più riuscita a stabilire alcun contatto con lei. L’aveva vista subito dopo la grande battaglia ma l’incantesimo di ripristino della memoria aveva fallito. Per Jean Granger lei, non era più niente; solo una gentile ragazza inglese che si era persa nella terra dei canguri.
Chissà come stava? Si domandò sospirando, mentre una lacrima le inumidì le gote.
- Cavolo! Se sapevo che piangevi così, non ti avrei portato - disse Blaise.
- No -, rispose Hermione asciugandosi rapidamente – è per via dell’emozione. Questi quadri sono bellissimi, lasciano senza fiato... - disse.
- Eh ti fanno piangere - aggiunse Zabini sorridendo appena, ammirando la Granger in tutto il suo splendore.
- Sì, mi emozionano tanto da farmi piangere – replicò la giovane strega.
- Quindi è un bene che tu pianga, non sei schifata dalla mostra e da me - chiese preoccupato Blaise.
Hermione sorrise, girandosi un poco per guardare gli occhi scuri del moro giocatore di quidditch.
- No Blaise, la mostra è stupenda come la tua compagnia - gli disse.
Dopo quella rassicurazione, Zabini, volle urlare di gioia ma si trattenne scortando ancora una volta la strega per le stanze del museo.
Quella mattina l’avrebbe ammaliata con tutte le sue innumerevoli arti seduttive. Questa volta, avrebbe vinto sia il cuore della Granger, sia contro l’amico rivale Draco.

***

La mattinata era passata veloce, Blaise era stato un ottimo accompagnatore, non si era mai lamentato, nemmeno quando Hermione volle rivedere per la seconda volta i dipinti di Monet.
 Lo amava veramente tanto quel pittore e Zabini non riuscì a resistere a quel battere di ciglia che facevano sembrare la Granger più una Serpeverde che una Grifondoro.
Approfittatrice.Si disse tra se e se Blaise;
Quella strega l’avrebbe portato alla pazzia, pensò infine Zabini.
Renderla felice, però, fu il suo premio. Ricevette perfino un bacio sulla guancia che la Granger, magnanima, gli scoccò all’improvviso rendendolo il mago più felice del mondo.
Alla fine della mattina, quando esausta si sedette in un ristorantino di cucina tipica Toscana, Hermione era sfinita: i piedi gonfi, i capelli scarmigliati; solo il sorriso era ancora raggiante e soddisfatto.
-  Non ho mai camminato tanto! – ammise, poggiando la borsa sulla sedia vicina.
-Ci credi se ti dico che, neanche io ho mai camminato tanto? - rispose Zabini.
Hermione rise di gusto portandosi una mano sulla bocca con fare imbarazzato.
-  Scusa Zabini – disse poi.
- E di che... – domandò il moro, osservando l’espressione cruciata della bella strega.
Se solo alcuni anni prima, gli avessero detto che avrebbe accompagnato la Granger a una mostra di pittori babbani e che questo lo avrebbe reso felice, gli avrebbe presi per matti. Perfino la mostra sembrò interessante con quella donna al fianco.
Bella, intelligente, affascinante: doveva essere sua a ogni costo.
- Della scampagnata nel museo, mi sono approfittata della tua gentilezza, ora non vorrai più fare una passeggiata in vita tua! - rispose Hermione, riportandolo alla realtà.
- Forse non vorrò mai più vedere un museo, ma se sei tu a chiedermelo sarei disposto anche ora a incamminarmi verso quelle stanze – replicò, mentre Hermione rideva di gusto a quella battuta.
- Bugiardo! - disse tra una risata e l’altra, posandosi una mano sul petto per tranquillizzare il battito.
Blaise si grattò la fronte imbarazzato.
- Magari facciamo per domani ... ora sono morto - ammise.
Risero insieme, contemporaneamente, beandosi di quella sincronia e affiatamento.
Hermione non sapeva da quanto non rideva con un uomo in quel modo. Si sentiva bene e forse, per la prima volta dopo anni, era felice.
- Non so tu, ma io ho una fame- disse Blaise.
- Si anche io - ripose guardandolo ancora. Prima che il moro richiamò a se un cameriere.
- Vorremmo della pasta al sugo con basilico fresco e una bella fiorentina - il cameriere prese appunti e poi li lasciò soli.
Quella mattina a pranzo, dopo anni in cui si era isolata, Hermione ascoltò un uomo raccontarsi e corteggiarla con classe. I suoi modi erano dolci e delicati, raffinati, forse troppo per lo standard cui era stata abituata. Ne fu felice, e si lasciò trasportare dagli eventi, infondo, non stava facendo niente di male.
Certo, sapeva bene che non era interessata a Zabini quanto lui lo era nei suoi confronti ma non lo stava incoraggiando. Quello, a occhi estranei, era solo un pranzo tra vecchi amici che chiacchierano amabilmente.
Anche se, lei lo sapeva fin troppo bene, Blaise Zabini non era mai stato suo amico.
Dopo essersi rifocillati, acconsentì a un ulteriore passeggiata per il centro, fecero un giro sulla ruota panoramica come dei turisti. Solo quando il sole era calato su Londra, Hermione si rese conto che era ora di tornare a casa.
A cena Granger, devi tornare per cena. Le parole di Malfoy le rimbombavano in testa e si sentì tremendamente in colpa per la sua mancanza.
Il rintocco del grande orologio che sovrastava la città, la ridestarono dai suoi pensieri. Perse un battito.
Erano le ventuno passate e Scorpius era già a letto da un pezzo, pensò.
- Devo andare, credo si sia fatto tardi – disse preoccupata, guardando l’orologio legato al suo polso.
- Non credo ci sia nessuno in piedi ad aspettarti - replicò Zabini visibilmente scocciato.
- Mi spiace, ma devo andare Blaise - disse ancora Hermione, mentre
Zabini metteva su un broncio simile a quelle che faceva Scorpius quando non voleva mangiare la minestra.
- Va bene, ti lascio ritornare a casa da quel despota del mio amico e quell’angelo di suo figlio - Hermione rise. - A patto che - aggiunse Zabini catturando la sua attenzione - la settimana prossima mi dedichi ancora un po’ del tuo tempo -.
- Mi stai ricattando – disse Hermione con voce fintamente adirata, gli occhi però sorridevano e questo rassicurò Zabini.
- Uhm... - disse pensoso – sì -.
- Credo si possa fare - rispose Hermione.
Blaise sorrise ammiccante.
- Posso... – disse avvicinandosi pericolosamente al suo viso.
- No tranquillo so smaterializzarmi - aggiunse dandogli un veloce bacio sulla guancia e scomparendo subito dopo.
Blaise rimase spiazzato. Avrebbe dovuto baciarla prima. Aveva perso una grande occasione. Non si cruciò, infondo, ci sarebbe stata un’altra occasione per baciare quelle invitanti labbra.
Sorrise mentre anche lui si smaterializzava lontano da Londra.

***

La Granger non era ancora rientrata e ormai erano già le ventuno passate. Draco si stava preoccupando, forse per la prima volta in vita sua.
Aveva perfino, dovuto leggere a suo figlio la storia di Harry Potter, solo così smise di fare i capricci e di lamentarsi che la sua insegnante non c’era.
Non era il solo che era scocciato per l’assenza della Granger, anche lui era offeso con quella dannata strega. Tanto offeso.
- Si è addormentato ? - chiese Hermione facendolo scattare in piedi il biondo a cui cascò dalle mani il libro, producendo un rumore sordo.
- Sì, ha pianto moltissimo perché qualcuno ha preferito divertirsi - rispose girandosi verso la donna che avanzava lentamente verso di lui. Si irrigidì un attimo pensando che volesse schiaffeggiarlo ancora.
- Mi spiace, non me ne sono resa conto - disse scusandosi.
 La Granger che si scusa con me, pensò Malfoy. Che era successo, possibile che la vicinanza di Blaise le facesse quest’effetto? Che si stesse innamorando del suo moro amico.
Ho perso. Sentì come un pugno comprimere la gabbia toracica. Boccheggiò.
Ho perso prima di iniziare a lottare.
L’irritazione per quel pensiero lo colse di sorpresa.
Non aveva mai perso, nemmeno quando era finita la guerra e si trovava dalla parte degli sconfitti, lui e la sua famiglia si erano salvati.
Ora però, aveva perso ciò che più desiderava.
Possibile che si sentisse in questo stato, era solo una mezzosangue, una donna che per anni credeva inferiore, non degna.
Invece, ora non voleva nessuna tranne lei, eppure, c’era la fila per entrare nel suo letto. Tutte tranne lei, la Granger preferiva Blaise.
- Dovrai scusarti con lui domani - rispose scocciato riprendendosi da quel turbine di pensieri che affollava la sua mente. La guardò attentamente, sperando di non trovare alcun segno lasciato da Blaise .
Hermione non si curò di lui, si avvicinò al letto dove il piccolo riposava e sussurrò dolcemente:
- Buonanotte piccolo angioletto -.
Draco rimase senza fiato nel vederla mostrarsi così dolce con suo figlio.
- Hai letto per lui - chiese girandosi verso il biondo che stava fermo con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata.
- Malfoy - lo richiamò.
- Io sì, sono arrivato al punto in cui mi presento al bambino che è sopravvissuto -
- Tu non ti presenti - rispose Hermione – Mallory si presenta - gli ricordò.
- Già Danko Mallory. Chi ha avuto quest’idea balorda di cambiare il mio nome?- domando stizzito.
- Io - ammise. – nel libro ci sono i nomi di tutti, quelli veri, e non volevo che lui... -
- Che lui sappia che suo padre non è un eroe buono – disse Draco.
Hermione boccheggiò.
- Non dannarti l’anima Granger, lo scoprirà presto cosa ho fatto e come sono. Già lo sa che non sono un buon padre -.
- Malfoy - cercò di replicare Hermione ma il pozionista non la lasciò parlare , girò le spalle ed uscì. Hermione rimase ferma al centro della stanza del piccolo Scorpius e triste si avviò anche lei nella sua stanza.
Draco chiuse con violenza la porta della camera patronale e sferrò con forza un pugno al muro. Aveva perso e presto lo innervosiva. Cosa avrebbe detto a suo figlio il giorno che la Granger sarebbe andata via con Zabini.
Maledizione.
Perché si era preso quella fissa per una donna come la mezzosangue?
Perché? Si domandava.
L’indomani, vedere la felicità dipinta sul viso della Granger fu ancora più doloroso.
I suoi occhi brillavano , la sua pelle era più luminosa perfino quei capelli indomabili sembravano più belli. Tutta quella gioia dava ai nervi, vederla ridere e giocare con suo figlio, lo innervosì a tal punto che riuscì a comportarsi in un modo veramente antipatico sia con lei sia con tutti gli altri.
- Malfoy che modi- sbottò Hermione all’ennesima battuta ostile nei suoi confronti. Draco la guardò con astio.
- Dovresti smetterla di comportarti con mio figlio come fossi sua madre-. Disse con freddezza. –soprattutto quando stai per andartene e lasciarlo solo ancora una volta - aggiunse. – pensavo che voi Grifondoro aveste un cuore... – finì.
- Malfoy - lo richiamò Hermione non appena vide che l’uomo le voltava le spalle.
Detestava quando lo faceva, poiché così non le lasciava il tempo di replicare, di dialogare, di capirsi. Sì, lei voleva capire cosa passava per la testa di quello che un tempo era il suo nemico e ora, era solo un uomo tanto misterioso da incuriosirla. Certo la faceva indignare come in quel momento...
- Malfoy - lo afferrò per un braccio – di cosa parli? - chiese.
Draco assottigliò lo sguardo, incenerendola.
- Lo sai bene - sibilò con rabbia .
- No, non lo so cosa pensa la tua mente malata - disse Hermione ormai a limite della sopportazione.
- Ieri, hai detto una marea di cretinate e quest’oggi ,ne hai aggiunte delle altre – disse senza curarsi della voce alterata e delle parole utilizzate.
- Non prendermi per uno stupido Granger. Entrambi sabbiamo che andrai via e per questo dobbiamo ringraziare Zabini-.
Hermione aprì la bocca sconcertata.
- Zabini!- ripeté.
- È a causa di Blaise che oggi hai fatto piangere tuo figlio?- chiese. Draco sbuffò sonoramente, detestava essere messo con le spalle al muro e la Granger era una delle poche che vi riusciva.
Dannata strega.
 - Perfino Tibly ci è rimasto male per le tue lamentele, inopportune aggiungerei – concluse Hermione senza alcuna remora. Era furiosa.
Draco la fulminò.
- Come tratto i miei servi non sono affari tuoi, Granger. Finché sei qui, ti devi occupare esclusivamente di mio figlio e di niente altro - gli ricordò.
- Certo mio signore - disse facendo una riverenza sbeffeggiandolo.
Draco le afferrò un polso stringendolo con poca grazia.
- Non me ne frega un cazzo-, disse - se stai o no con Zabini , non tollero questo sarcasmo nei mie confronti – disse il pozionista.
Hermione sgranò gli occhi incredula e con uno strattone cercò di liberarsi dalla presa ferrea dell’uomo. Impossibile, lui era più forte.
- Io non sto con Zabini - disse – e non ti permetto di trattarmi come una tua proprietà - gli rispose acida. Draco allentò la presa e finalmente Hermione riuscì a liberarsi.
La Granger lo guardò con rabbia e una dose di commiserazione.
Lo lasciò, salendo le scale velocemente e rifugiandosi nella sua stanza. Avrebbe voluto urlargli di tutto ma si trattenne, nella mente un solo pensiero:
Draco Malfoy era geloso.
Geloso di lei e Zabini.
Si mise il cuscino sul viso e un sorriso le si dipinse in viso. Una strana felicità l’avvolse, ma ebbe paura di assegnare un nome a quel turbine di emozioni.


***
SPAZIO AUTRICE:
Salve, come promesso ecco a voi un altro capitolo.
Vedo che in molti aprezzate questa storia, le letture sono quasi sempre intorno alle mille. Quindi, mi piacerebbe tanto leggere un po di recensioni in più così per capire se la storia vi piace o meno e se magari c'è qualche punto non chiaro.
ricordo inoltre la mia pagina Fb, dove troverette spoiler, notizie, anticipazioni sulle storie e tanto altro.

https://www.facebook.com/mikilily81

Un ultima cosa, per chi fosse mio fans da tempo o chi non avesse mai letto la mia prima storia : La strega di fuoco ( Lily-Scorpius), vi ricordo che la sto riproponendo. Ho cambiando alcune cose, cercando così di renderla più carina e leggibile. Se vi va passate, lasciando un segno.
Ricordo inoltre che, per ora, fino a quando non finirò il Giardino segreto, quella sarà l'unica FF che aggiornerò.
Un bacio Mikilily.

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Capitolo 21
*** 20 ***


Salve , come promesso ecco a voi un altro capitolo. Chi fosse interessato ad avere un filo diretto con me, può diventare fan della mia pagina fb. Lì , troverete anticipazioni sulle mie storie, notizie e immagini sul mondo di Harry Potter.
Grazie per l'attenzione e buona lettura.


https://www.facebook.com/mikilily81


♦♦♦




-Allontanarsi-

Dopo lo scambio di battute avvenuto alcune notti prima, Draco e Hermione presero a ignorarsi. Malfoy lavorava tutto il giorno nel suo laboratorio e la Granger passava il suo tempo in compagnia di Scorpius e Allyson. Ormai, le due donne erano divenute grandi amiche.
La settimana corse via veloce al Manor tra lezioni e nuove scoperte. Il piccolo Scorpius apprendeva ogni nozione che la giovane insegnate gli elargiva con tanta devozione.
Accrescendo così la stima per se stesso e la sua cultura.
- Un giorno sarai un maghetto veramente in gamba – disse la sua insegnante dopo l’ennesimo compito superato brillantemente.
Nessuno, preso da mille impegni, si rese conto che era arrivato il venerdì e di conseguenza l’inizio del weekend .
Ma qualcosa, o più precisamente qualcuno, riportò tutti alla realtà.
Prima della cena ormai era consuetudine che il piccolo venisse interrogato dal padre su ciò che aveva imparato nella giornata appena trascorsa.
Scorpius come ogni sera dopo aver guardato la sua insegnante si alzava in piedi, scostava la sedia, prendendo poi un ampio respiro e iniziava il suo racconto.
Draco ascoltava serio, annuendo ad alcune cose, mai un sorriso compiaciuto ma i suoi occhi brillavano e questo era un segno tangibile che era fiero di come suo figlio stava crescendo.
- Bene - disse il padrone di casa osservando ancora il piccolo alla sua sinistra.
- Puoi sederti -
Scorpius guardò Hermione.
Ancora una volta suo padre non si complimentò con lui, aveva perfino imparato tutto l’albero genealogico del casato a memoria, proprio come aveva chiesto solo due giorni prima.
- Devo parlarvi di una cosa - disse.
Il piccolo sollevò di scatto il viso, attendendo cosa suo padre dovesse comunicargli.
- Lunedì - disse con voce ferma – debbo partire per un convegno molto importante.-
Scorpius sgranò gli occhi – sarebbe stato interessante per entrambi portarvi con me-
Questa volta anche Hermione sembrò stupida, osservando per la prima volta da quando si era seduta a tavola, il viso di Draco.
- Mi hanno detto, purtroppo, delle pessime condizioni atmosferiche e come ben sappiamo, un certo bambino ultimamente ha avuto un po’ di problemi. Quindi è bene non rischiare -
- No, mi copro bene... ti prego papà – disse Scorpius iniziando a fare i capricci
- Mi spiace Scorpius a Mosca, ci sono quasi meno venti gradi e non mi pare il caso- concluse Malfoy.
Il piccolo mise un broncio così lungo che Hermione si sentì in diritto di venire incontro a Draco per far ragionare il bimbo.
- Scorpius è per la tua salute, vedrai che quando sarà bello il tuo papà ti porterà a visitare Mosca e tutta la Russia. Sai, è bellissima! – disse.
- Veramente – replicò Draco – volevo proporvi un viaggio al mio ritorno -.
- Si, si, si, – urlò felice il piccolo.
Hermione si bloccò,  girandosi incredula verso Malfoy. Lo guardò in viso,  incontrando gli occhi grigi e ammalianti del suo datore di lavoro.
Malfoy sogghignò osservando l’espressione stupita della donna e quella super eccitata del suo erede.
- Mi hanno parlato di un parco giochi – disse vago.
- Parco giochi - ripeté Scorpius con fare curioso.
Cosa era un Parco Giochi?Si domandò il maghetto.
Hermione , che sapeva perfettamente di cosa si trattava, spalancò la bocca.
- Babbano - aggiunse Draco Malfoy sapendo di aver ormai spiazzato la Granger.
- Questo,- continuò con espressione tronfia - si trova a Parigi e così... potremmo visitare entrambi i luoghi- finì guardando i suoi due interlocutori.
Scorpius sorrise radioso battendo le mani paffute.
- Vuoi portarci a Euro Disney?- chiese invece scioccata la Granger.
Draco la guardò ancora. Aveva lasciato i capelli sciolti quella sera e questi accarezzavano dolcemente le spalle rese nude dallo scollo a barca del suo vestito.
L’odore della sua pelle arrivava fino lì, ma cercava di tenersi lucido. Doveva farlo: ora aveva un piano. L’insoddisfazione dei giorni passati era scemata e lui si era rimboccato le maniche. Doveva prendersi la Granger, sia per se stesso e per il suo appagamento , sia per suo figlio che reputava quella donna più importante di tutti, perfino di lui che era suo padre.
- Sì, mi pare si chiami in quel modo - disse.
Hermione non riuscì a dire altro, le parole le si bloccarono in gola.
Quello non era Draco Malfoy, si disse tra se e se. Qualcuno, l’aveva rapito.
Era impossibile che un purosangue altezzoso come lui, volesse mischiarsi con dei babbani in un parco giochi pieno zeppo di quella che un tempo definiva feccia.
Sì, l’hanno rapito e c’hanno lasciato la sua copia buona. Però, pensò sollevando lo sguardo e osservando il viso dell’uomo, possibile sia perfettamente uguale al vecchio Draco.
Biondo, austero, arrogante, sensuale...
Arrossì imbarazzata per la piega che i suoi pensieri avevano preso. Questo non sfuggì a Malfoy che rimase compiaciuto per questo, così,  indugiò sul viso della Granger.
- Spero verrai con noi - disse rivolgendosi esclusivamente a lei.
- Si signorina , deve venire ... – disse Scorpius.
- Deve venire assolutamente, sarà bellissimo - aggiunse il piccolo.
Hermione non sapeva cosa dire.
- Io... –
- Dai, dai, dai – ripeté più volte il piccolo, pregandola sbattendo quei grandi occhi azzurri a cui la Granger non sapeva dire no.
- Scorpius non insistere, se la signorina non può o non vuole venire ...-
Il piccolo s’incupì e Hermione si sentì mancare.
Stronzo! Stava usando il bambino per farle fare qualcosa che... lei voleva fare. La consapevolezza di voler passare del tempo con Draco e Scorpius la travolse.
- Verrò - rispose infine.
Il bambino era talmente entusiasta che dimenticò ogni regola del galateo saltando letteralmente sopra la sua insegnante nell’istante in cui, il suo padrino fece il suo ingresso nella sala da pranzo.
- Dove devi andare?- chiese Blaise catturando l’attenzione dei presenti.
Draco ghignò divertito osservando l’espressione imbarazzata della Granger e quella rigida di suo figlio.
-Andremmo a Erodisni - disse il piccolo Scorpius, con sfrontatezza.
Blaise corrugò la fronte scettico.
- Dove? - domandò avvicinandosi al figlioccio per poi baciarlo sul capo. Hermione si scostò in quell’istante prima che a Zabini venissero strane idee.
-Euro Disney- disse Hermione.
- Io che ho detto?- ripeté il piccolo.
Draco rise beccandosi uno sguardo affatto simpatico della Granger e lesto sollevò le braccia come a scusarsi per quella bonaria presa in giro.
- Cosa sarebbe?- chiese Zabini.
Hermione rimase sorpresa, non sapeva cosa fosse .
Allora, perché conosceva tutte quelle cose sui babbani? Che avesse studiato solo per ammaliarla con delle nozioni?
Lo guardò ancora cercando di leggere dentro quegli occhi scuri e misteriosi.
- Un parco giochi babbano - disse Malfoy ghignante.
- Sembra interessante – pronunciò Zabini.
Draco si irrigidì immediatamente, intuendo cosa il moro stesse per proporre.
Scorpius, forse richiamato dal medesimo intuito del padre, fu più lesto.
- Hermione - disse – mi fa male il pancino, mi accompagni in camera- .
Richiamata dal suo piccolo ometto, Hermione scattò immediatamente prendendogli la mano e conducendolo nella stanza.
Quando finalmente furono soli, il piccolo sembrò perfettamente in condizione di giocare e ridere .
- Scorpius- lo riprese con il suo solito cipiglio autoritario , quello che elargiva ogni volta che il piccolo sembrava soprassedere alle sue regole.
- Perché ti sei finto malato?- domandò .
Scorpius la guardò un attimo e subito dopo iniziò a piangere.
Hermione non capì il motivo di quella esternazione.
- Scorpius - lo richiamò.
- Io volevo... io ... che tu io e il mio papà... ecco solo noi- tirò sul con il naso.
- Scorpius -
- Lo so che lo zio è il tuo fidanzato ... e so che presto mi lascerai perché vorrai bambini tuoi... - disse asciugando le lacrime con il palmo della mano.
Hermione deglutì.
Malfoy e le sue idee balorde, questa volta però mi avrebbe sentito. Come osava inventarsi tante cretinate e rifilarle per giunta a suo figlio.
- Non sto andando da nessuna parte, Scorpius - lo rassicurò.
Il piccolo sollevò lo sguardo: nelle ciglia potevano notarsi ancora le lacrime.
- Non sono la fidanzata del tuo padrino - aggiunse. Il piccolo sgranò gli occhi per quella rivelazione – e se mi vuoi, verrò con te e il tuo papà a Euro Disney- aggiunse.
Scorpius non disse nulla l’abbracciò forte forte e Hermione capì quanto amasse quel bambino tanto da non riuscire a rimproverarlo e punirlo anche quando combinava delle marachelle.
Scorpius si addormentò poco dopo: non aveva cenato ma era talmente esausto che non si lamentò, l’indomani avrebbe mangiato un’abbondante colazione pensò Hermione.
Così, ripose il libro e si avviò alla ricerca di Malfoy. Quello che si mostrò ai suoi occhi sopraggiungendo nella grande sala, però, non le piacque affatto. I due uomini erano uno davanti all’altro, a bacchette sguainate  e si battevano in un duello.
- Che state facendo? - disse sconcertata entrando nella sala.
I due si voltarono contemporaneamente presi alla sprovvista.
- Inaudito! Sembrate due bambini – Finì.
- Granger – la riprese Malfoy.
- Granger un corno- disse con rabbia... – forse non te ne sei reso conto ma qui ci vive pure tuo figlio: che pessimo esempio dai se ti metti a duellare? – Blaise rise non appena Hermione smise di riprendere Draco.
- Tu non ridere, non sei nelle condizioni esatte per farlo- gli ricordò la Granger. Blaise si ghiacciò sentendo il suo tono freddo e autoritario.
- Hermione -
-Niente Hermione -. rispose volgendo ora la sua attenzione solo a Zabini.
-  è bene che tu vada ... visto che il padrone di casa non gradisce la tua compagnia, almeno per oggi -
Zabini rimase sconcertato.
- Già non la gradisco – disse Draco.
Zabini scosse il capo schifato dalle parole di quello che considerava il suo amico.
- Non mi interessa cosa pensa lui, io sono qui solo per te e il mio figlioccio -
Draco non ci vide più sferrando un pugno sul viso di Zabini facendolo stramazzare al suolo.
- Draco - urlò Hermione. – sei impazzito -
Malfoy non rispose, continuando a guardare con disprezzo il moro amico.
- Ti voglio fuori di qui - aggiunse cruciandolo con lo sguardo.
Blaise si alzò di scatto fronteggiandolo così che, ancora una volta, Hermione,  li separò frapponendosi tra di loro.
- Basta - disse spingendo Blaise –vai a casa - aggiunse.
- Ecco vattene, te lo dice anche lei - gli continuò a urlare Malfoy.
-  Smettila! - aggiunse guardando torvo il pozionista.
- Mi sono stancata delle vostre diatribe stupide per qualcosa di cui non capisco-.
- Non capisci...- urlarono in simbiosi i due maghi.
Hermione era livida.
- Oh povera ragazza ingenua lei non capisce - la canzonò Draco.
- Non rivolgerti a lei in quel modo- rimbrotto Blaise.
- Oh sì. Che cosa mi fai, cavaliere senza macchia? – lo canzonò Draco.
- Ti spacco la faccia - disse con astio Zabini.
- Basta - urlò nuovamente.
- Malfoy smettila – disse  - Blaise è meglio se vai -.
- Vieni con me - disse di rimando Zabini.
Hermione boccheggiò.
- Certo, vai con lui Granger tanto è quello che vuoi... -  replicò Malfoy con rabbia.
- Certo che vuole ... vero Hermione?- disse Blaise guardandola e porgendo a lei una mano.
- Io ... non credo sia il caso - ammise deglutendo a fatica. –Scorpius... io non posso – aggiunse sconcertata. Sentiva le mani sudate e perfino il sangue le si era fermato.
-Scorpius- ripeté Zabini – certo è per Scorpius ora... – disse livido.
C’era riuscito era riuscito a portarle via anche Hermione. Fece un passo, pronto a sferrare un altro pugno a quel grande stronzo del suo amico, anzi ,ex amico.
 Lo odiava.
Hermione sembrò leggere le sue intenzioni.
-  Blaise ti prego, vai a casa – disse.
-Domani ?- domandò Zabini riservando uno sguardo compassionevole alla Granger.
- Domani ...-
- Ci vediamo?- chiese ancora.
- Si, certo la passeggiata... tranquillo – disse Hermione spingendolo verso l’uscita.
Blaise sorrise tronfio, riservando uno sguardo orgoglioso a Draco che assistette alla scena.
La rabbia corse negli occhi di Malfoy, che riuscì a trattenersi a stento. Zabini ne approfittò baciando la Granger sulla bocca proprio davanti al pozionista e se ne andò, smaterializzandosi un istante dopo che Draco sferrò verso la sua figura un antico gingillo di famiglia.
Il cristallo si infranse sul pavimento producendo un rumore sordo e spaventando non poco la Granger che non si era accorta di ciò che aveva fatto Malfoy.
- Sei impazzito – disse –potevi fargli male -.
Draco la guardò rigido sollevando solo una spalla facendole intendere che questo non gli importava.
- Domani non puoi uscire con lui - disse, - Scorpius sta male- aggiunse Malfoy.
Hermione era arrivata al limite della sopportazione.
- No, era una bugia . L’ha detta perché qualcuno gli ha messo in testa che io me ne sarei andata via presto – rispose Hermione.
Draco deglutì.
Dannazione !
Scorpius doveva imparare a mentire. La Granger riusciva a maneggiarlo a suo piacimento. E suo figlio, da futuro Serpeverde, deve essere in grado di aggirare anche lei e la sua dannata curiosità.
- Avrà capito male – replicò il biondo.
- No, ha capito bene e sei tu che gli hai messo queste stupide idee in testa - disse la Granger.
- Stupide? Mi pare che ti voglia lontano da mio figlio...- disse Draco facendole tornare alla mente le parole che solo alcuni istanti prima, Blaise aveva pronunciato.
Hermione fece un passo, avvicinandosi pericolosamente al biondo, frugò nella tasca alla ricerca della preziosa bacchetta.
- No! vuole che mi allontani da quel grande stronzo ed egoista che è suo padre - gli sibilò a poca distanza.
Draco poté sentire l’odore della donna solleticargli il naso, osservare le pagliuzze castane dei suoi occhi e le lentiggini del suo viso.
Lo eccitava anche se in quell’attimo avrebbe dovuto temerla.
Si buttò, senza alcuna logica, sulle labbra rosse e carnose della donna, come un assetato.
Quel contato, intenso e appagante, però, durò un solo attimo prima di venire scaraventato lontano.
Atterò con violenza  accanto al tavolo, battendo prima il sedere e poi la schiena nel freddo pavimento. La guardò ancora ergersi fiera davanti a lui: la bacchetta stretta nella mano sinistra, i capelli scompigliati, il cipiglio deciso e orgoglioso, le labbra serrate dalla rabbia.
 Dio! quanto desiderava la Granger, pensò in quell’attimo.
Dio! Quanto era sexy anche in quell’istantepoi si accasciò perdendo i sensi.

***

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Capitolo 22
*** 21 ***



Ringrazio tutti quelli che leggono e devo dire che, sono veramente tanti. Mi farebbe piacerebbe che lasciaste un piccolo segno per farmi capire se la storia vi piace o cosa, invece, non vi convince. Ogni tanto , chi scrive lo sa, un'autrice vuole sapere cosa pensano i suoi lettori.
Inoltre vi invito ad iscrivervi alla mia pagina Fb: 
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Forse, dipende da voi e dalla mia bontà, questa sera sul tardi posto il prossimo capitolo.
Buona lettura.




Una secchiata in pieno viso lo ridestò.
- Alzati! - disse la donna a poca distanza dal suo viso – dobbiamo parlare – aggiunse con quel tono freddo che metteva i brividi. Draco aprì gli occhi incredulo, gli aveva buttato un secchio di acqua, per di più gelata.
- Sei forse impazzita?- chiese.
- Io! - disse – tu cosa sei Malfoy?- aggiunse – duelli con il padrino di tuo figlio, insinui su cose che non ti riguardano. Io, non ti riguardo – specificò con astio l’ex Grifondoro.
- Mi riguardano invece -, rispose Draco.
- Ah sì, sentiamo per quale motivo ti riguardano? – chiese.
- Sei l’insegnante di mio figlio – rispose Malfoy.
 Hermione sbuffò incrociando le braccia e iniziando a battere ritmicamente il piede a terra.
- Devo sapere se te ne vai con lui e ci molli - aggiunse.
- Quindi e per questo che mi baci di continuo, per invogliarmi a restare – domandò scocciata per la situazione.
Che cosa pensavi, stupida! Che si fosse infatuato o peggio ancora innamorato di te?
Draco rimase senza parole.
- Io... -
- Ti informo che puoi smetterla di sporcarti con una schifosa mezzosangue non ho intenzione di lasciare Scorpius. Almeno non ora, sempre se non sarò costretta a farlo a causa tua – disse fissandolo. – Quindi, puoi riprendere i tuoi standard con le tue donnine – sibilò acida.
Donnine? Chi?
Blaise,la riposta arrivò immediata. Solo lui avrebbe potuto raccontarli quelle cose sul suo conto. Chissà cosa le aveva detto quel grande stronzo?
- Uscirai con Blaise, quindi? – domandò di slancio.
- Certo!- rispose gelida.
Draco mosse il capo annuendo.
- Allora, non abbiamo nulla da dirci. Tu, ti prenderai cura di mio figlio ed io, ti starò a distanza, giacché vuoi stare con Zabini - finì Draco.
Hermione sentì le gambe cedere e il cuore fermarsi.
Che cosa voleva dire quella frase: “Giacché vuoi stare con Zabini?”
Forse vi era qualche altro che le aveva proposto qualcosa...? No.
Perché una volta diceva una cosa e l’istante dopo ne confermava un’altra.
- Hai tutta la giornata libera. Gradirei, inoltre, non vedere il tuo fidanzato in giro per casa mia e nemmeno tue foto sui rotocalchi rosa -.
- Io... -
- Blaise è solito finirci ogni volta che si fidanza con una nuova, ma il tuo nome ora come ora porta anche a mio figlio e Scorpius, deve essere tenuto fuori da queste cose – finì Malfoy.
Hermione annuì, mentre Draco scompariva diretto al suo laboratorio. Quella notte, non dormì, la rabbia non l’avrebbe fatto riposare e così decise di mettersi al lavoro.

***

 
L’indomani, Hermione e Scorpius, si erano seduti a tavola in attesa che anche il padrone di casa si sedette con loro.
Invano, aspettarono per quasi un’ ora prima che il fedele Tibly arrivasse per comunicargli che Malfoy non sarebbe venuto.
Scorpius ci rimase male mentre Hermione si sentì in colpa. Era forse colpa sua se Draco evitava di venire a fare colazione? Era colpa sua se il piccolo non poteva stare con suo padre?
Con quel pensiero per la testa non riuscì a buttar giù nemmeno un po’ di uova e beacon.
Scorpius se ne accorse ma non disse nulla abbassando il capo.
È colpa mia se hanno litigato? Non dovevo dire alla signorina del segreto tra me e papà. Ora lei è arrabbiata con me e papà , e papà è arrabbiato con me e la signorina.
- Mangia Scorpius - disse Draco entrando nella sala da pranzo. Il piccolo maghetto e la sua insegnante alzarono immediatamente il viso verso il punto in cui: Draco Malfoy si trovava. L’uomo era fasciato in un bello ed elegante abito nero, che faceva risaltare la sua pelle diafana e i biondi crini. Hermione rimase senza fiato osservandolo; Sicuramente un magicsarto dei più famosi aveva confezionato per lui quell’indumento.  Il suo corpo, magro e longilineo, risplendeva abbigliato in quel modo e Hermione non riuscì a distogliere lo sguardo. Batté due volte i guanti neri di pelle di drago sul palmo della mano, infastidito.
- Tra un’ ora, andremmo a fare una passeggiata - disse.
Il piccolo sgranò gli occhi.
- Non sei arrabbiato?- chiese. Draco sbuffò afferrando la mantella nera.
- Dovrei? – Chiese, il piccolo mosse il capo .
- Bene ti attendo nel mio studio - disse voltando le spalle ai due che lo guardavano curiosi. - andremmo allo Zoo - aggiunse - e poi, a pranzo dai nonni - finì sbrigativo uscendo dalla stanza.
- Viene anche la signorina?- domandò il piccolo. Draco si bloccò girandosi lentamente per osservare suo figlio.
- No - rispose –la tua insegnante ha il giorno libero e lo passerà come meglio crede, ma non con noi- aggiunse voltandosi e uscendo dalla porta.
Hermione abbassò lo sguardo. La stava escludendo dalla sua vita o da quella di Scorpius? A stento riuscì a trattenere le lacrime.
- Hermione - chiese Scorpius, - vuoi venire con noi allo zoo?-
- Scorpius... -
- Se vuoi venire possiamo chiederlo a papà, vedrai che lui... – cercò di dire il bambino.
- Ti prego Scorpius, non rendere le cose difficili - aggiunse.
- Ma io volevo che venissi anche tu con noi - ripose il piccolo.
- Mi piacerebbe tanto ma non è possibile - rispose l’insegnante.
- è per colpa mia? - domandò il bambino facendosi anche lui triste.
Hermione sgranò gli occhi.
- No piccolo, non è colpa tua, stai tranquillo- replicò immediatamente la giovane donna.
- Allora di chi è?- domandò – del mio papà? Forse è dello zio Blaise?-
Hermione abbassò lo sguardo sul piccolo, abbassandosi per poterlo guardare meglio.
- Non so di chi è la colpa - disse, sapendo di mentire – ma posso assicurarti che non è la tua, Scorpius – finì.
- Ora, ti aiuto a cambiarti e poi andrai da tuo padre nel suo studio, mi prometti che farai da bravo?- domandò Hermione sforzandosi di sorridere.
Il piccolo annuì.
- Hermione - disse Scorpius quando arrivarono nella stanza del bambino.
- Non verrai più con noi nemmeno a erodisni?- chiese.
Hermione socchiuse gli occhi mentre un nodo le si formò nella gola.
- Penso di no, ma quando rientrerai, mi racconterai tutto - disse.
- Io... -
La giovane strega non si trattenne più lo strinse a se baciandogli dolcemente il capo.
- Lo so anch’io...- ammise, per poi aggiungere - Fai il bravo - ,mentre una lacrima scendeva lungo le guance.
La consapevolezza che da quel momento non sarebbe mai più stato come prima fu tangibile e che lei, non potesse far nulla, la destabilizzò. Draco la allontanava da lui e da suo figlio pur facendola rimanere lì, nella sua casa. Che fosse una ripicca o un modo per proteggere lui e suo figlio, Hermione non lo capì se non molte ore più tardi.

***

Draco e Scorpius erano usciti da ormai diverse ore, Hermione si era rinchiusa in camera e lì pianse. Il motivo di tale tristezza non riuscì a darsela. Allyson la trovò così :con il viso affondato nel cuscino, i capelli scompigliati e due grandi occhiaie.
- Sei inguardabile - disse la cameriera.
- Non m’importa- replicò Hermione tirando su con il naso.
- Non dovevi uscire con Zabini? – domandò l’amica.
- Non ne ho voglia. Invento una scusa e non ci vado - concluse.
Allyson la guardò un attimo.
- Così lui penserà che è per Malfoy-
Hermione sgranò gli occhi sedendosi con un balzo nel letto.
- Davvero pensavi che non avevo capito che ti piacesse il capo- disse la cameriera guardandola affondo.
- Non mi piace infatti - replicò cercando di sembrare convincente, Allyson sollevò le sopracciglia poco convinta dell’affermazione dell’insegnante.
- Oh sì e dimmi perché sei rinchiusa a piangere allora?- domandò ancora Allyson.
- Perché mi ha estromesso dalla vita di suo figlio - ripose Hermione.
- Già, oltre alla sua - le ricordò la cameriera.
- Non mi frega nulla di Draco Malfoy - disse la Granger.
- Devi essere più convinta mentre lo dici Hermione , perché le tue parole non coincidono con ciò che trasmettono i tuoi occhi- la canzonò Allyson, mentre Hermione  sbuffò sonoramente all’ennesima frase della giovane cameriera.
- Ora alzati e va a cambiarti - disse Allyson – devi essere perfetta-.
- Perfetta per cosa?- chiese Hermione.
-Per Blaise... – rispose spiccia .
- Ti ho detto che non esco- disse ancora la Granger.
- Oh si che lo farai e torni pure tardi... -.
- Non ti seguo- disse Hermione.
- Tu vai a lavarti e poi ti spiego il piano... - disse sorniona la cameriera.
Hermione fece come l’era stato suggerito da Allyson: si concesse un bagno rilassante, utilizzando delle essenze alle rose, lavò i capelli usando un unguento per ammorbidirli. Infine, si asciugò e si vestì. Non mise nessun vestito ricercato, una gonna pieghe e una camicia in seta erano più che sufficienti per quella serata.
Blaise l’avrebbe portata al cinema e poi a cena fuori, così vestita era adeguata per le situazioni.
Allyson l’aiutò a sistemarsi il viso, non usarono la magia poiché la ragazza era una magonò ma dei prodotti babbani.
Hermione poi, non era in vene di fare incantesimi, così la lasciò fare. Alla fine il risultato fu perfetto, nessun segno di occhiaie si vedevano sul suo viso, Allyson l’aveva truccata con toni caldi che facevano risaltare il suo incarnato.
Alle diciannove in punto si smaterializzò a Londra. Anche questa volta, il mondo babbano era teatro di un suo incontro con Blaise Zabini.
La serata scorse via veloce anche se per la maggior parte del tempo, pur standogli accanto, Hermione pensava a tutto fuorché Zabini.
Il moro non se  ne accorse, beandosi della sua presenza. Quando oramai la mezzanotte era passata da un pezzo, Hermione decise che era finalmente giunta l’ora di ritornare a casa.
- Blaise - disse – io vado - aggiunse . Zabini si ridestò improvvisamente.
- Scherzi? Voglio farti vedere un localino molto carino- disse il famoso giocatore di quidditch.
- No, sarà per un’altra volta. Ora sono molto stanca, poi domani devo alzarmi presto - rispose Hermione scusandosi con gentilezza.
- Allora vieni da me, ti riposi e domani sarai fresca come una rosa - disse ammiccante
Hermione sgranò gli occhi incredula:
La stava invitando a casa sua a dormire?
Lo guardò in viso, notando quel sorriso furbo. Indietreggiò.
- Sei impazzito?- domandò scocciata.
- Perché?- Chiese Zabini.
- Sai bene quanto mi piaci, credo che te l’ho dimostrato e sarebbe un bel modo per concludere la serata- rispose con nonchalance Blaise.
- Per te sarebbe un bel modo per concluderla, non per me- gli ricordò Hermione.
Blaise si bloccò .
- Perché stai uscendo come me?- domandò livido
- è per lui, per farlo ingelosire?- chiese.
Hermione si sentì scoperta ma cercò di reggere, gli mollò uno schiaffo imprimendo le cinque dita sulla guancia dell’ex Serpeverde.
- Per chi mi hai presa. Io, non mi approfitto delle persone? – rispose furiosa.
Dannazione è quello che ho fatto.
Si sentì morire per questo.
- Pensavo volessi essermi amico, non pensavo che avessi un fine- aggiunse ancora la Granger.
- Non pensavi? - disse con rabbia Blaise sbattendola contro un muro, Hermione si girò impaurita. Non c’era nessuno nei paraggi.
- Si non pensavo che per te l’unica cosa fosse portarmi a letto, non credevo fossi come tutti gli altri- gli disse spingendolo via.
- Draco ti ha portato a letto?- Domandò Blaise sempre più astioso guardandola ora con disgusto.
Si sentì sporca solo per essere stata paragonata a una donna di poca morale, troppo diversa da ciò che era lei. Cosa era lei? Si domandò.
Da quando aveva rincontrato Malfoy e Zabini non sapeva più nulla.
- No - urlò Hermione. –non sono una donna così. Una che va con uno ed esce con un altro - continuò -Se non hai capito questo , Zabini io e te non abbiamo nulla da dirci - finì, scomparendo nella notte di Londra.




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Capitolo 23
*** 22 ***




Era rientrato dalla passeggiata con suo figlio da più di un ora. Lo zoo babbano aveva entusiasmato non poco il suo erede. Scorpius, guardando quei grandi e misteriosi animali, aveva ripreso a sorridere. Draco ne fu confortato, avrebbe dovuto instaurare con suo figlio un rapporto migliore. Se lei se ne fosse andata, doveva esserci lui, solo lui, a confortare suo figlio.
Quando poi erano arrivati alla residenza in Scozia dei suoi genitori l’aveva visto veramente felice, perfino suo padre si era messo a giocare con lui.
Inaudito! Lucius non l’aveva mai fatto con lui, constatò sorpreso osservando la scena.
Il gioco, diceva, non era consentito ai Malfoy.
Fin da tenera età i maschi del casato dovevano imparare il rispetto e cosa poteva accrescere la fama.
Che cosa fosse accaduto a suo padre per far rivedere le sue antiche idee, non lo sapeva. Storse il naso, ricordandosi che tutto era cambiato dalla fine della guerra.
Già la guerra...  Quella dannata guerra aveva cambiato tutto e tutti, perfino suo padre e sua madre, gli era andata a ruota. Quella sera Narcissa , l’aveva torchiato sul perché anche quella volta non avesse portato con loro la Granger.
La Granger aveva scelto Blaise, lui non poteva portarsela dietro.  Avrebbe voluto dirglielo ma stette zitto, sentendo le innumerevoli parole di elogio che sua madre elargiva per la mezzosangue.
Nessuno pensava a come stava lui.
Nessuno, nemmeno immaginava che vederla gli procurava una fitta dolorosa allo sterno.
Una fitta che gli ricordava la sua sconfitta. No, questo non l’avrebbe ammesso.
Perché farlo, i Malfoy non perdono mai si ricordò. L’avrebbe evitata, allontanata gradualmente, solo così avrebbe riconquistato la ragione.
Come no, Draco, l’hai persa da tempo la ragione! Gli ricordò la sua coscienza.
 

***

Era scappata dalle grinfie di Zabini e ora, sentiva un peso insostenibile sul petto.
Aprì piano la porta d’ingresso del manor, assicurandosi di non far rumore. Si tolse le scarpe e le prese in mano, mentre con l’altra libera allentava il colletto della camicia. Sblusò un poco la stoffa leggera lasciandola frusciare sui fianchi. Allentò perfino l’elastico che stringeva i capelli in una coda alta. Gli occhi le pizzicavano un poco, le lacrime di rabbia avevano senza dubbio fatto scogliere il trucco.
Doveva essere un mostro, per fortuna  il buio avvolgeva la grade dimora dei Malfoy, tutti parevano dormire profondamente quella notte. Così, Hermione , avanzò lentamente al suo interno.
Il piano di Allyson aveva fallito miseramente e lei, aveva rimediato perfino l’appellativo di “poco di buono”.
 Perfetto!
Era indignata, ma nonostante  questo, non poteva dargli torto. Aveva  tirato troppo la corda, il rischio in questi casi e che si spezzi.
 Infatti, così era successo: Blaise non gli interessava e lei, c’era uscita ugualmente nonostante l’avesse baciata. Lui, si era indignato e l’aveva insultata.
Avere ragione o torto, in quel momento, le importava poco.
Voleva un altro. Un  uomo che però la stava allontanando da se e da suo figlio.
Scorpius, il ricordo di quel tenero bambino le riempì il cuore. Sicuro, pensò, il piccolo aveva fatto i capricci per addormentarsi e anche questa volta lei non era presente.
Lo stava forse trascurando? Si sentì triste a pensare questo.
Si bloccò immediatamente ridestandosi dai suoi pensieri, sentendo un leggero movimento d’aria .Subito dopo venne afferrata per un braccio e scaraventata con forza sul muro adiacente alla tromba delle scale. La luce della bacchetta puntata sul viso non le fece vedere chi fosse stato a trarla a se, ma il suo profumo di menta ed essenze lo lasciava ampiamente intuire.
- Ti sembra l’ora di rientrare e guardati sei uno spettacolo indecente!-  disse con voce ferma e dura Draco Malfoy. Hermione tremò ma non abbassò il capo, fronteggiandolo.
No, non si sarebbe piegata a lui ne valeva il suo onore, il suo orgoglio.
- Se fosse stato Scorpius e non io, a vederti in questo stato, che avresti fatto?- domandò acido.
- Lasciami Malfoy- disse in un soffio cercando di scrollarsi dalla presa ferrea del mago ma questi la teneva schiacciata contro il muro
- Certo che ti lascio non voglio certo toccarti... - rispose subito dopo allontanandosi stizzito.
- Lo so,- rispose con rabbia - tu non vuoi inzozzarti le mani con una come me , una mezzosangue. Sono altri che vogliono farlo...- finì lasciando la frase in sospeso. Il ricordo di quello che nemmeno una mezz’ora prima era successo con Zabini la irrigidì, mentre le lacrime, ancora una volta, uscirono dai suoi occhi.
Draco la guardò stranito, allontanandosi un attimo e intensificando la luce che proveniva dalla bacchetta.
Capelli in disordine, vestiti sgualciti, viso pallido con trucco sciolto.
- Che ti ha fatto?- domandò mentre una rabbia cieca invadeva la sua persona.
- Nulla - si affrettò a dire.
- Lo ammazzo!-  Urlò.
- No ti prego, lo giuro non ha fatto nulla - disse Hermione afferrandolo per un braccio.
Appena lo sfiorò una scarica elettrica attraversò il suo corpo, scottata ritrasse la mano abbassando lo sguardo.
Vergognati codarda, non riesci nemmeno a fronteggiarlo. Sei ormai ... non riuscì nemmeno a dare un nome a quelle sensazioni.
- Perché sei in questo stato ?- chiese – spiegati!- Aggiunse Malfoy riducendo ancora una volta le distanze.
- Abbiamo avuto un battibecco, ed ho pianto... il resto - disse titubante - l’ho fatto io rientrando a casa.-
Ancora una volta, chiamava quel posto casa. Avrebbe riso in un altro momento ricordandosi che solo un mese prima aveva paura nel ritornare in quel luogo in cui anni prima era stata torturata, derisa, umiliata.
- Ti ha alzato le mani?- chiese furibondo.
- No Draco!- si affrettò a rispondere.
L’uomo arricciò la fronte chiedendogli spiegazioni.
- Abbiamo solo litigato e non credo ci vedremmo più. Io e Blaise non vogliamo le stesse cose. Non so nemmeno perché te lo sto dicendo… - disse vergognandosi per essersi confidata con lui.
 L’unico che non doveva sapere.
L’unico da cui doveva tenersi a distanza.
Draco respirò affannosamente, sentì lo stomaco contorcersi.
Stava esultando? Si , lo stava facendo. Aveva rifiutato Blaise e ora non poteva farsela sfuggire: o tutto o niente.
Lasciò per una volta il suo orgoglio da una parte e preso da un desiderio irrefrenabile,  la spinse al muro e scollegò il cervello.
Hermione fu presa alla sprovvista, sentì il freddo del muro penetrare le ossa grazie alla stoffa troppo fine della sua camicia. Non riuscì a lamentarsi poiché Malfoy si avventò come un  rapace sulle sue labbra.
La baciò con rabbia, insinuandosi all’interno della sua bocca dopo aver morso il labbro inferiore. In un primo istante ne fu sorpresa, poi, cosa che la sconvolse, ricambiò il suo bacio abbandonandosi a lui.
Un giorno, se ne sarebbe pentita ma non in quell’istante.
Lo voleva il suo corpo. Lo voleva la sua mente. Lo voleva e non poteva farci più nulla. Forse, l’avrebbe calpestarla subito dopo ma per quelle sensazioni, valeva la pena buttarsi.
Si baciarono , mordendosi le labbra reciprocamente, beandosi di quei tocchi lenti e coinvolgenti. Draco la teneva ferma contro il muro, schiacciandola. Non se ne lamentò, voleva sentirlo su di se.
Voleva sentire la pelle calda di Draco, le sue mani accarezzarla, il suo profumo inebriarle i sensi.
Quando si staccarono fu naturale guardarsi negli occhi.
 Hermione li abbassò imbarazzata, mentre Draco ne fu entusiasta. Con le dita sfiorò il mento sollevandole il viso per farsi guardare ancora.
Dio quanto ti voglio, pensò .
Le sfiorò le labbra con il pollice sentendole gonfie per i baci che le aveva appena dato.
Solo lui ora poteva darle baci, si disse.
Le accarezzò le gote con il palmo della mano sentendole calde, forse per la situazione. Amava vederla imbarazzata.
Presto questi gesti sarebbero divenuti naturali e avrebbe ricordato questo momento per sempre.
Le scostò un ciuffo, che ribelle cadde sul suo viso impedendogli di vedere i suoi occhi grandi e colmi di lussuria.
- Ti voglio - disse in un sussurro  dando voce ai suoi pensieri mente con una mano, quella libera, le sganciava la camicia insinuandosi tra il pizzo del reggiseno.
La sentì sospirare e inclinare leggermente la testa all’indietro e invitarlo a baciarle il collo e poi le sue piccole gemme rosa.
Stava impazzendo e il merito era solo di Hermione Granger. La sua mano si insinuò sotto la gonna sfiorando il pizzo delle mutandine.
La sentì irrigidirsi, si fermò un attimo riprendendo a baciarla dolcemente .
Sfiorò ancora la sua femminilità insinuandosi con un dito in essa, era bagnata e lo era grazie ai suoi gesti, a lui.
- Draco - disse con voce roca, sensuale. Così lui, la strinse a se.
- Ti prego, se... -
L’uomo sentiva il suo membro pulsare prepotentemente, doveva averla. Doveva farla sua.
- Schhh - le sussurrò a fil di labbra. Poteva sentire il respiro della donna, ansimava , ormai era al limite. La baciò ancora e in un attimo si ritrovarono nella grande stanza patronale, distesi sul comodo letto dell’uomo.
Hermione urlò spaventata , non si aspettava di essere trasporta fino alla sua stanza con la smaterializzazione congiunta . Draco fu lesto, la tranquillizzò un attimo guardandola  dolcemente.
- Tranquilla sei con me - disse riprendendo a baciarla. Lei annuì lasciandosi guidare da lui, sentiva le mani del pozionista percorrere ogni lembo di pelle, baciarla mentre piano le slacciava gli indumenti. Ormai era nuda e non ne era turbata. Era ebbra di desiderio e il merito era tutto di Draco. Non riusciva a pensare, la sua mente era piena di lui, e solo lui le interessava.
- Draco - disse ancora.
-  Dimmi - le sussurrò sfrontato sulle labbra.
- Ti prego... – aggiunse.
-  Cosa... - disse giocando con le sue labbra.
-  Sono al limite... -
Il ghigno trionfante di Malfoy la fece sospirare.
- Mi devi spogliare prima - le disse, mentre un sorriso sghembo si dipinse sul viso.
Hermione lo guardò un attimo riprendendo fiato, pronunciò piano un incantesimo e Draco si ritrovò nudo su di lei. Il suo membro svettava dritto vicino al ventre delle donna. Hermione lo guardò un attimo timorosa: era da tanto che non andava con un uomo, sicuramente, viste le proporzioni,  avrebbe sofferto.
Draco rise divertito osservando lo sguardo preoccupato della strega.
-Sei brava anche in questo - disse, Hermione si irrigidì, sentendo quella frase, ma Draco fu lesto e chiarì immediatamente. - Sono poche le donne che riescono a fare questi incantesimi - finì.
Hermione sorrise per il complimento, mentre con le mani sfiorava il petto liscio e privo di peli dell’uomo.
Era bellissimo e ora finalmente poteva essere suo. Il domani, in quell’istante, non importava.
Draco la lasciò fare fino a quando  la indirizzò sul suo membro, la guidò un attimo socchiudendo gli occhi, beandosi di quei tocchi leggeri e inesperti.
Tutto quello lo rassicurò. Non era esperta e questo era un bene, voleva dire che non era stata con molti uomini e che sarebbe stato lui a insegnarle  a dargli piacere.
Arrivò quasi al limite, dopodiché scostò delicatamente le mani della donna ponendosi sopra di lei subito dopo aver fatto divaricare le gambe.
Hermione assistette a quei gesti con il cuore in gola, non osò parlare e per lei che parlava sempre era veramente strano. Quando Draco riprese a guardarla sentì un fremito invaderla.
Gli occhi grigi di Malfoy, sempre freddi e calcolatori, avevano ora una luce nuova: calda , inebriante, rassicurante.
Si chinò su di lei per baciarla ancora, le mani le sfiorarono il seno, i fianchi, la vita.
- Hermione – disse – ti voglio – ammise senza vergogna incrociando il suo sguardo con quello della Granger.
 -  Non voglio solo il tuo corpo, voglio te: battagliera , orgogliosa, materna... - Hermione sospirò.
- Ti desidero - aggiunse. Il cuore di Hermione esultò per le parole che Draco Malfoy le aveva appanna sussurrato .
Draco Malfoy. Non un uomo qualunque, ma Draco Malfoy la voleva.
- Anche io ti voglio... ti desidero – rispose sollevandosi un poco per incontrare le sue labbra ancora una volta.
Draco rise beandosi di quell’istante e infine entrò in lei. Magico fu tra loro quel momento, sublime e appagante l’amplesso e quando ansanti raggiunsero l’orgasmo rimasero ancora per alcuni attimi incatenati uno all’altro senza mai smettere di guardarsi.
Il loro sguardo era più importante di mille parole. Draco dopo alcuni minuti si staccò da lei, ricadendo piano al fianco della donna.
- Forse non è durato molto - disse –penserai che sono un pessimo amatore… -
- Non sono molto esperta – rispose lei.
- Questo è un bene - replicò Draco girandosi dalla sua parte poggiando una mano sulla testa per poterla vedere da una posizione interessante .
- Già – disse la Granger osservando gli occhi adamantini dell’uomo che vagavano sul suo corpo nudo, le gote le si arrossarono ancora.
- Abbiamo appena fatto l’amore e ancora arrossisci - le disse accarezzando le gote.
- Se mi guardi in quel modo, io... -
- Sei troppo carina quando arrossisci, un giorno, non arrossirai più… -
Hermione fece una smorfia.
- Può essere, ma che importa non sarai tu a constatarlo.-
Draco aggrottò la fronte.
-  Che cosa  stai insinuando Granger? -  Domandò
- Niente, lascia stare-  rispose lei, cercando di alzarsi dal letto.
Lui fu lesto, l’afferrò per la vita e la spinse giù ancora una volta.
- Ho tempo - disse – anche  se dovrei dormire visto che domani parto – gli ricordò.
Parte! Mosca... Domani va a Mosca. Si ricordò.
- Non è importante - si affrettò a rispondere.
- Certo che è importante, se ti fa insinuare queste cose, lo è eccome! – replicò Malfoy.
- Draco dai, sul serio, è meglio se riposi e io vado via. Facciamo finta che... - cercò ancora di alzarsi e ancora una volta, fu afferrata per la vita e spinta sul letto.
- Guardami Granger, e apri quelle orecchie perché non lo ripeterò poi tante altre volte- disse, ponendosi sopra di Hermione.
- Se sei qui nel mio letto è per restarci – disse prendendole il viso tra le mani – le donne che ho avuto non hanno mai dormito con me, e non sono durate più di una notte.  Nemmeno a mia moglie ho concesso questo privilegio. Ritieniti fortunata!- Hermione aprì la bocca.
- Sei così...- cercò di dire lei.
- Bello - disse –lo so ...- fingendo di gonfiare il petto.
- Stronzo !- rispose invece Hermione.
- Ammettilo ti piaccio anche per questo – sibilò a poca distanza dalla sua bocca. Hermione sbuffò soffocando una risata, dandogli poi un leggero colpo sul braccio.
- Tu Granger, sei manesca mi hai fatto male! - disse accarezzandosi il braccio leso, gli occhi di Hermione si ghiacciarono quando vide il marchio nero.
- Scusa - disse immediatamente Draco afferrando la camicia.
- No... - disse Hermione cercando di bloccarlo ma l’uomo si era già infilato l’indumento nascondendo il tatuaggio.
- No scusami non ci ho pensato, ero preso. Beh, ero preso da te e non ho pensato... -
Hermione lo guardò e si sentì male notando la tristezza in quei bellissimi occhi.
- Non c’è nulla di cui ti debba scusare, poi com'era ? I Malfoy non chiedono scusa – bofonchiò imitandolo.
  Draco abbozzò una risata.
- Oddio! I Malfoy ora ridono per giunta! -.
- Granger non tirare la corda o dovrai supplicarmi... -.
- Di farmi tua? Già fatto – disse sfiorando con i polpastrelli la pelle dell’uomo spostando l’attenzione dell’uomo su altro che un inutile tatuaggio.
Fecero ancora l’amore quella notte, donandosi piacere a vicenda . Hermione arrossì ancora, forse sarebbe arrossita per sempre pensò Draco, ma quello l’avrebbe scoperto con il tempo. Ora l’unica cosa che gli importava era che lei avesse scelto lui. Solo quello era importante.
La strinse a se quella notte e abbracciato a lei si addormentò cullato dal profumo che ormai era diventato familiare.
- Buona notte amore - disse Hermione quando sentì il respiro di Draco cambiare e finalmente anche lei si abbandonò a Morfeo.

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Capitolo 24
*** 23 ***



L'attesa per questo capitolo è scata lunga, forse troppo. Mi scuso, ma quando inizio a leggere non riesco a smettere anche se il libro in questione non era dei migliori.

Spero che mi perdoniate...




Il sole, velato da alcune nuvole grigie, era sorto da almeno tre ore.
Nessuno degli abitanti del grande manor, però, si era ancora alzato, tranne Draco, il padrone, che quella mattina era partito per Mosca a un convegno di pozionisti.
Il silenzio avvolgeva la grande residenza dei Malfoy:
Hermione, avvolta da un candido lenzuolo, era ancora distesa nel grande letto a baldacchino della stanza patronale. Riversava lì, in uno stato di beatitudine e soddisfazione: infatti, la notte appena passata era stata sublime per l’ex eroina. Finalmente, era stata con l’uomo che desiderava e per una ragione a lei oscura, la desiderava a sua volta. Si era data a Draco Malfoy con tutta se stessa ed era felice di questo. Se respirava affondo, poteva sentire il suo odore aleggiare per la stanza: non aprì gli occhi beandosi di quella sensazione.
Sorrise compiaciuta, mentre piano piano si stiracchiava.
Tutto era finalmente perfetto o almeno lo era fino a quell’istante.

***

Tutto era filato liscio, non appena l’aveva visto uscire da casa e smaterializzarsi oltre il grande e imperioso cancello, si era intrufolata nel Manor diventando ancora una volta un animagus.
Non l’aveva bloccata, rise. Come avrebbe potuto farlo: lui non sapeva che era un animagus ,nessuno lo sapeva. Tutti la credevano una stupida, una buona solo a scopare, ma si sbagliavano o se si sbagliavano.
Si guardò attorno cercando di nascondersi in una posizione adeguata ove poter osservare ogni cosa dalla giusta posizione.
Silenzio.
Tepore.
Una strana atmosfera avvolgeva quella che un tempo desiderava diventasse la sua casa, la casa dove avrebbe voluto crescere i suoi figli.
Rabbia.
Qui crescerà tuo figlio,si disse nell’istante in cui riprese la sua forma umana, non vi erano pericoli: gli elfi domestici sembravano scomparsi.
Strinse le labbra e assottigliò lo sguardo verso le scale di marmo bianco. Sogghignò al pensiero che presto tutto ciò che più ambiva, sarebbe divenuto suo, doveva solo sbarazzarsi del mostriciattolo.
Scorpius doveva scomparire, solo così suo figlio avrebbe avuto tutto.
Solo così, il suo piccolino, sarebbe diventato l’unico erede del grande casato e lei la nuova lady. L’unica cosa che non aveva ancora deciso era se uccidere suo nipote o semplicemente lasciarlo in un orfanotrofio babbano.
C’avrebbe pensato poi, ora doveva rapirlo e vista l’assenza di Draco l’impresa si presentava decisamente in discesa.
Salì le scale velocemente nonostante l’ingombrante pancia, si dimenticava di averla quando era un piccolo animaletto.
Dannazione.
Strinse i denti e salì gli ultimi scalini attenta a non far rumore. Con una mano, quella destra, si teneva e l’altra, quella sinistra, sfiorava la sua pancia. Era cresciuta notevolmente in quella settimana, sembrava oramai in sette mesi, invece che, in poche settimane.
Goyle! Era tutta colpa sua se si trovava ad agire in quelle condizioni. Se la sua fosse stata una gravidanza normale e non accelerata sarebbe potuta andare a manifestare al padre di suo figlio il suo stato interessante, invece doveva agire ancora una volta in segreto. Ancora una volta doveva essere furba e scaltra o il suo piano sarebbe fallito miseramente.
Con quei pensieri che le occupavano la mente, si ritrovò senza nemmeno accorgersene di fronte alla stanza del piccolo mostro, il figlio di quella stupida di sua sorella Astoria.
Storse il naso ripensando al giorno che quella cretina aveva annunciato con gioia la sua gravidanza, avrebbe voluto ucciderla con le sue mani, strozzarla nel sonno.
Si rallegrò però, quando seppe che Draco, l’unico uomo che sua sorella desiderava, l’aveva estromessa dal suo letto. Anche se era divenuta sua moglie, per Draco, Astoria era come tutte le altre. Non degna di dormire al suo fianco.
Aprì la porta con circospezione ben attenta a non farla cigolare: fu fortunata poiché doveva essere stata oliata da poco. Assurdo! Tibly, il fedele elfo di Draco, la stava aiutando a passare inosservata mentre rapiva quell’odioso moccioso.
Fece un passo immergendosi nell’oscurità della stanza, poi lo vide.
Era accoccolato tra le candide lenzuola coperto fino al naso, l’unica cosa che si intravedeva erano i capelli biondi.
Biondi, come quelli di suo padre Draco. L’uomo che l’aveva usata e umiliata ma che presto avrebbe pagato molto caro quel suo atteggiamento.
Scosse il capo scacciando Draco Malfoy dai suoi pensieri e ancora una volta si sfiorò la pancia.
Anche suo figlio li avrebbe avuti di quel colore? Sì, senza dubbio. In fondo, entrambi erano biondi.
Fece un altro passo raggiungendo il letto nel quale il mostriciattolo dormiva beato. Con un movimento, veloce e misurato, mise una mano sulla bocca e afferrò i polsi bianchi e fini, strattonandolo.
Lo tiro a se, sogghignando divertita, non appena gli occhi azzurri di suo nipote capirono chi l’aveva svegliato.
-Ciao nipotino -, disse – noto dalla tua espressione che non sei felice di vedermi?- rise.
- Anche io avrei fatto a meno di sfiorarti, ma... - rise ancora – ho in mente per te una bella passeggiata-
Scorpius cercò di liberarsi dalla presa di Daphne ma questa era decisamente più forte di un bambino di soli quattro anni.
-Sta’ fermo - disse con tono autoritario – o saggerai la mia bacchetta-finì.
Scorpius non l’ascoltò, continuando a dimenarsi con foga. La strega fu dunque costretta a strattonarlo ancora, passando alle maniere forti.
Lo prese di peso, dopo averlo schiaffeggiato. Le guance, un tempo bianche di Scorpius, ora avevano l’impronta delle cinque dita di Daphne Greengrass. La strega, non felice, estrasse la bacchetta puntandogliela contro.
-Non voglio sentire un fiato - disse guardandolo dritto negli occhi – o ti uccido-.
Il piccolo deglutì, abbassando il capo. Un sorriso sbieco comparve in quell’istante nel viso di Daphne, il suo piano stava procedendo bene.
Così, si incamminò verso l’uscita. Con un braccio lo teneva su ponendo una mano sulla bocca del piccolo, mentre con l’altra teneva la bacchetta.
Era ormai giunta alle scale quando tutto precipitò ...
***
Si stiracchiò un poco cercando di trovare la forza per alzarsi da  quel letto che ancora portava i segni della notte d’amore appena trascorsa.
Un fremito le si formò nello stomaco, poteva ancora sentire le mani di Draco sulla sua pelle, la scia umida dei suoi baci, le mille emozioni per le sue parole subito dopo aver fatto l’amore.
 Allungò un braccio fino a raggiungere l’altra estremità del letto, sperando di sentire il corpo dell’uomo che amava.
Già, si era innamorata come una stupida di Draco Malfoy.
Sospirò tristemente non  appena la sentì fredda.
 Mosca , le ricordò la sua mente, è partito per un convegno a Mosca.
Così , si alzò di scatto sedendosi sul letto guardandosi intorno.
 Le persiane di legno erano ancora chiuse e la stanza era avvolta dall’oscurità.
-Lumus - disse sussurrando non appena afferrò la bacchetta che aveva poggiato nel comodino, affianco al letto.
Osservò la stanza e le mancò un battito quando notò una pergamena e una rosa sorra sopra il cuscino nel quale poche ore prima aveva dormito Draco.
L’afferrò con decisione subito dopo aver portato la rosa al naso e annusato il suo profumo, sorrise per quel gesto romantico.
Perfino un Malfoy riesce a essere romantico, pensò.
Anche quella, come averla lasciata dormire con lui, era una prima volta per Draco? Pensò tra sé e sé .
Ci sperò e un sorriso ebete le si dipinse in viso.
Che cosa le aveva fatto quell’uomo.
Le parole che quella notta Draco le aveva detto le rimbombarono in testa:
Ti voglio. Voglio solo te Granger. E poi ancora:  Solo tu hai il privilegio di dormire con me, ritieniti fortunata.
 Era un presuntuoso ma dopo averlo sentito pronunciare quelle frasi si era sciolta, abbandonandosi completamente a lui.
Strinse al petto la pergamena prima di aprirla, portava ancora il suo profumo. Era scritta con una grafia piccola e sinuosa, elegante.

*

Quando leggerai questa missiva, io sarò lontano. La fredda Mosca mi attendeva.
Avrei voluto rimandare questo viaggio, ma purtroppo, era impossibile.
Spero mi capirai e comprenderai Hermione. Questa mattina sono stato tentato di svegliarti, ma dormivi beata e non ho osato farlo.
Avrei, altresì, sperato di svegliarmi con te tra le braccia, sperando che ci saranno altre occasioni.  Ne sono certo e non vedo l’ora che questo accada.
Il cuore di Hermione prese a battere forte.
Questa notte per me è stata magica e il merito è solo tuo.
So che dovremmo parlare affondo di ciò che è successo, conoscerci meglio ma non posso far altro che compiacermi di averti finalmente avuta.
Non mi pento di aver accelerato il passo e spero non lo faccia nemmeno tu.
Tuo Draco.

*

Tuo Draco, rilesse quella parola una decina di volte e ogni volta il suo cuore faceva le capriole.
Lui, Draco Malfoy, si definiva suo. Suo. Solo suo.
Si sentiva su una nuvola, felice. Finalmente felice.
Socchiuse gli occhi riprendendo tra le mani la rosa, annusandola ancora prima che un rumore sordo la ridestò da quello strano torpore.
Si alzò di scatto dal letto afferrando la vestaglia che senza dubbio qualcuno , Tibly con ogni probabilità, aveva portato nella stanza.
Prese la bacchetta e si avviò verso la porta, non seppe perché si sentì irrequieta e non appena mise la mano sulla maniglia, l’urlo di una donna la ghiacciò:
-Dannato mostriciattolo – .
Hermione aprì la porta di scatto rimanendo sconvolta.
Daphne Greengrass, teneva stretto a se Scorpius e gli puntava la bacchetta alla gola. Vedere quella scena fu come ricevere una secchiata di acqua fredda sul viso.
-Lascialo immediatamente – disse ritrovandosi con due sole falcate al fianco dell’ex Serpeverde. Questa stranò gli occhi nell’istante in cui Scorpius gli morse la mano liberandosi della sua presa.
-Bastardo - urlò senza alcun ritegno Daphne all’indirizzo di Scorpius, che andò immediatamente incontro alla sua insegnate. Nascondendosi dietro di lei.
 
Hermione, dopo essersi posta tra lui e la Greengrass, sollevò lo sguardo sfidandola. Aprì la bocca sconvolta non appena notò il ventre gonfio della Greengrass.
Daphne ghignò notandolo, ma presto la sua soddisfazione svanì.
Puttana, che ci fa questa puttana mezzosangue al manor, pensò.
Gli occhi azzurri di Daphne saettavano dalla Granger avvolta in una vestaglia in seta nera e la porta dalla quale era uscita.
No. È impossibile . non può aver dormito lì, non con lui. No
-Puttana - Disse avanzando in preda alla rabbia.
- So cosa vuoi fare, ma non ci riuscirai- disse ancora Daphne. –prima ammazzo te e poi quello sgorbio che hai nascosto alle spalle. Mi hai sentito Scorpius ti ammazzo e dopo uccido questa stronza che vuole prendermi Draco.
-Sei pazza urlò Hermione spingendola lontanò.
-Ti uccido. Draco è mio, io aspetto un figlio da lui – disse.
Hermione boccheggiò sentendo le gambe molli.
-Bugiarda - disse sbiancando.
-Non lo vedi?- domandò irridendola – si che lo vedi il mio ventre - aggiunse.
-Qui c’è mio figlio, un nuovo erede . uno degno non come te mostriciattolo-
-Impossibile -  disse Hermione – l’ultima volta non aspettavi nessun bambino-.
Daphne aprì la bocca sconcertata. Come aveva fatto a ricordarsi.
Dannata Granger sempre sveglia e astuta.
-Che cosa hai fatto? – chiese con rabbia – cosa hai lì disse Hermione indicandole la pancia gonfia.
-Non sono affari tuoi – disse – o pensi che se ora sei finita a letto con lui, sei nelle condizioni di dettare legge - aggiunse con cattiveria.
-Non osare... - urlò Hermione – io non sono te- finì sfidandola.
-Ci credo, tu sei una sporca puttana mezzosangue -.
-Non parlare a Hermione così, tu sei cattiva-.
Daphne rise di gusto osservando il figlio di sua sorella difendere la Granger.
 Scorpius si scostò dalla sua insegnante avventandosi su Daphne.
-Sei cattiva - urlò ancora. La Greengrass lo spinse via, brandendo la bacchetta a poca distanza dal bambino che.
-Scorpius no- urlò Hermione cercando di trarlo a se, ma questi spinto dalla rabbia reagì all’ennesimo spintone ricevuto , spingendo a sua volta, sua zia Daphne.
La donna fece un passo indietro e spalancò la bocca non appena costatò che dietro di se c’era il vuoto.
Cadde per le scale mentre le sue urla si mischiarono a quelle di Hermione. Scorpius rimase fermo sulla tromba della scala. Gli occhi fermi fissi sul corpo inerme di sua zia mentre una pozza rossa si estendeva sul pavimento di marmo bianco.
 
 
 

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Capitolo 25
*** 24 ***


Vi era un tempo in cui la calma regnava nel vecchio e antico manor, residenza dei Malfoy da centinaia di anni, quella mattina, però, non era una di quelle.
Le grida fluttuavano in quelle antiche mura, mettendo i brividi e risvegliando chi, in quella casa, vi abitava.
Daphne Greengrass, dopo una lite, era ruzzolata giù per le scale di marmo bianco, aveva battuto la testa e ora, era riversa ai suoi piedi priva di conoscenza.
Scorpius la guardava senza emettere fiato, immobile, osservava sua zia.
L’ho uccisa, ora sono io il cattivo.
Io sono un bambino cattivo. Papà non mi vorrà più con sé, nemmeno la signorina Hermione vorrà più aver a che fare con me.
Strinse i pugni ma le lacrime non uscirono, non ne ebbe la forza.
Il capo di Daphne era piegato da un lato, gli occhi chiusi, le braccia protese in avanti, le gambe rannicchiate all’indietro. Pareva dormisse, ma non era così, poiché una macchia rossa, sangue, si spargeva sul pavimento di marmo sporcandolo.
- Oddio - Hermione si precipitò immediatamente al capezzale della Greengrass tastandole il polso.
- Tibly - urlò nell’istante in cui l’elfo si smaterializzò al solo pronunciare il suo nome.
-Aiutami – disse la giovane insegnante.
Tibly in un primo momento rimase scioccato nel vedere quella scena e con lui anche Allyson, giunta subito dopo il piccolo essere, richiamata dalle urla.
- Che cosa è successo?  È  ...  -
- è caduta dalle scale - disse Hermione spiccia.
- Credo sia incinta, sette o otto mesi. Ha perso sangue - aggiunse.
- Tibly - disse Hermione volgendo lo sguardo all’elfo senza mai lasciare il braccio di Daphne, tastando il polso per sentirle il battito.
Debole ma batte ancora, pensò cercando di rimanere calma.
-Va nello studio del padrone e cerca la rimpolpa sangue – disse ancora.
- Allyson - disse volgendo lo sguardo alla cameriera - porta delle bende e dell’acqua calda e poi, - aggiunse prendendo un respiro - avvisa Draco -.
Allyson annuì e scattò immediatamente. Tutti si prodigavano mentre Scorpius era ancora lì, fermo sopra le scale. Gli occhi azzurri erano velati da una patina impalpabile che ostruiva la vista, il cuore batteva, ma Scorpius era come morto, ormai senza speranza.
Il bimbo era lì, ma lontano da quel luogo mille miglia.
Cattivo, si ripeteva. Cattivo.
Nemmeno il clap di materializzazione del padrino Blaise lo ridestò.
- Che cosa è successo?- chiese Blaise, sbiancando non appena notò le mani e la vestaglia di Hermione imbrattate di sangue.
- Signora la pozione- disse Tibly arrivando in quell’istante. Hermione afferrò con la mano libera la boccetta aprendo con poca grazia la bocca della Greengrass e buttandole tutto il contenuto lungo la gola.
Zabini osservava ogni movimento senza dire nulla, era schokato.
- Che cosa stai facendo? – chiese ancora una volta, subito dopo averla vista infilare a forza la pozione nella bocca di Daphne e borbottare uno strano incantesimo.
L’incantesimo di guarigione - rispose incenerendolo con lo sguardo.
- Non sei un medimago - ribattette Blaise prendendo coraggio per fronteggiarla, si trovava in imbarazzo con lei per via delle cose che solo la sera prima erano successe tra loro.
- Ti stupiresti nel sapere quanti libri di medimagia, ho studiato nella mia vita, Zabini - replicò con astio.
No, costatò Blaise, la notte scorsa non l’aveva dimenticata.
- Se vuoi renderti utile va a chiamare un medimago, la Greengrass deve partorire-
Blaise spalancò la bocca mentre gli occhi scuri saettavano sulla pancia rotonda della donna.
- Incinta... -
- Già - replicò con stizza Hermione volgendo solo un attimo lo sguardo verso Scorpius che la guardava, ma non la vedeva.
- Piccolo mio non è colpa tua -, disse.
Scorpius scosse il capo e a Blaise si ghiacciò il sangue. Scorpius! Era stato Scorpius a spingere Daphne per le scale.
- Oddio cosa è successo - pronunciò Zabini ora preoccupato per le sorti del figlioccio.
- Non ora Zabini- disse Hermione volgendo ancora lo sguardo sul moro giocatore di quidditch.
- Dimmi almeno se sai, se il figlio è di ... -
- Ora non è importante, Zabini. Va al San Mungo e porta qui un medimago - disse con autorità e Blaise non se lo fece ripetere.
Il battito di Daphne era debole, ma presto qualcuno si sarebbe preso cura di lei.
Dopo poco tempo, infatti, Blaise Zabini ritorno con Purcey un suo ex compagno a Serpeverde che era diventato un medimago esperto.
L’uomo, non appena giunse al manor, sbiancò quando si rese conto chi si trovava a terra, distesa su un letto di sangue.
- Che le hai fatto? – urlò fuori di se, il respiro corto, gli occhi sgrananti e il viso pallido.
- Calmati - disse Zabini – è stato un incidente e Hermione non c’entra nulla- aggiunse.
- Daphne – disse il medimago spingendo via la Granger dalla donna.
Hermione corrugò la fronte guardando la scena.
- Ti prego Daphne, rispondimi- disse attirandola a se, infischiandosi di imbrattarsi con il sangue della donna.
- Ha perso conoscenza non appena ha battuto la testa, le ho dato la rimpolpa sangue e ho usato il primo incantesimo di guarigione- disse Hermione, che ora stava  in piedi davanti al medimago.
L’uomo sollevò lo sguardo con astio.
- Non dovevi toccarla - sbraitò l’ex Serpeverde.
- Purcey, riprenditi - disse Hermione - e cerca di salvarla, invece, di piangere - replicò asciutta.
L’uomo la trafisse con lo sguardo.
- Se lei muore, tu finirai in guai grossi. Più grossi di quelli in cui già ti trovi! -
Hermione lo fronteggiò senza nessun problema.
- Lei è venuta qua per rapire e uccidere Scorpius - Blaise deglutì – c’è stata una colluttazione e lei è scivolata-.
- Scorpius si è difeso nulla più- aggiunse, poi guardandolo ancora dritto negli occhi disse:
Il medico che non sa scindere la vita privata da quella professionale, è un pessimo medimago-.
Purcey abbassò lo sguardo non appena sentì le parole della donna. Era vero non sapeva nulla e aveva accusato la prima persona che si era trovato di fronte.
E ora scopriva che a spingere la sua Daphne era stato quel ragazzino che lei voleva morto. In più, la Granger aveva dato una pozione alla sua Daphne, le aveva tenuto il battito, aveva pronunciato per lei il primo incantesimo di guarigione.
Certo non bastava, ma era una cosa che non tutti avrebbero fatto. In pochi sapevano farlo, pensò un attimo dopo.
- Mi serve dell’acqua - disse il medimago riacquistando lucidità.
- Allyson - disse Hermione con autorità e la cameriera scattò immediatamente.
- Devo farla partorire - disse il medimago e Zabini fece un passo indietro preoccupato.
- Purcey, io credo che questo bambino sia... - disse Hermione
- Lo so Granger. So che cosa è questo bambino - aggiunse piatto volgendo un rapido sguardo all’ex so tutto di Hogwarts. Era cambiata negli anni, ma quella voce da saccente non l’aveva persa. Vederla al manor però, l’aveva lasciato basito.
Cosa ci faceva la mezzosangue amica di Potter a casa di Draco Malfoy?
Ora però non poteva perdere tempo, la sua Daphne, l’unico amore della sua vita, lottava tra la vita e la morte e lui, solo lui, poteva salvarla.

***

La cameriera dei Malfoy correva da una parte all’altra, non si fermava mai. Zitta, eseguiva gli ordini sia di Purcey sia della Granger. Allyson era instancabile e un valido aiuto in quel momento di caos.
Zabini, invece, era inutile: non era riuscito nemmeno a far muovere Scorpius, che stava fermo a occhi sbarrati in cima alle scale.
- Maledizione - imprecò il medimago.
Mancava poco, veramente poco, Daphne era ancora viva, ma l’emorragia non si era arrestata.
Quando ancora sarebbe riuscita a resistere? Si domandò Purcey
Devo togliere questo mostro dal suo ventre.
Sospirò.
Perché? Hai fatto una cosa così stupida. Malfoy, si rispose, per avere Draco Malfoy.
La lama del bisturi incise la pelle bianca e delicata di Daphne. Albert, poteva sentire il suo profumo, quello inconfondibile di mughetto e viole, che tanto amava.
La mano gli tremò un secondo ma si riprese all’istante. Aprì la pelle aiutandosi con le dita, tastò un poco e poi lo trovò: il mostro che stava uccidendo la donna che amava, l’unica che avesse mai amato.
Afferrò quelle che dovevano essere le sue gambe, piccole e secche. Le estrasse con uno scossone.
Non fu delicato, la rapidità era l’unica cosa che importava. Dopo di che, riuscì a vedere il busto, grigio e ricoperto da una strana mucosa giallastra e maleodorante, estrasse la testa. Il sangue gli si ghiacciò nelle vene.
- Cosa cazzo è quella cosa?- disse Zabini. Purcey si guardò le mani schifato da quello che i suoi occhi vedevano.
- Un mostro- sussurrò Hermione sconvolta.
Il bambino aveva una grossa testa a forma di uovo, due occhi grandi che teneva chiusi, un corpo magro e di un colore innaturale: grigio.
Come poteva essere grigio, invece che rosa come tutti i bambini.
Il corpo era magro e ricoperto di una membrana viscida, ma nonostante questa, si notavano i peli: neri e ispidi.
Cosa che lasciò senza parole perfino una donna loquace come Hermione era l’assenza di bocca, il bambino o mostro ne era sprovvisto.
-Un incantesimo andato male - replicò il medimago, nell’istante in cui, l’essere dalla testa deformata aprì gli occhi.
Erano verdi, due grandi fari che mettevano suggestione,  non grigi come quelli di Draco, rifletté Hermione.
Con ogni probabilità, quello, non era figlio di Malfoy, almeno non solo suo. Pensò il medimago
Hermione riprese fiato, anche se non riusciva a staccare gli occhi da quel bambino. Non emetteva fiato, come poteva, era senza bocca.  Non piangeva, ma i suoi occhi erano vigili.
Purcey abbassò nuovamente lo sguardo su Daphne e iniziò a formulare gli incantesimi di guarigione. Applicò degli unguenti sulla ferita facendola rimarginare e sorrise.
Il battito della donna riprese regolare, Daphne ora aveva solo bisogno di riposo, doveva portarla al San Mungo e attendere il suo risveglio per capire se tutto era a posto.
- Chiama l’elfo –Disse il medimago – e ordinagli di sbarazzarsi di questa cosa - finì Purcey.
- Scherzi! - urlò Hermione.
- Ti pare che io possa scherzare in questo momento - replicò.
- Ma è un omicidio- ripeté la Granger.
- Questo è un mostro Granger- replicò stizzito – non vivrà molte ore ancora -.
- Allora, uccidilo tu - disse l’insegnante.
- Sono un medico! Stupida Grifondoro, è contro la legge uccidere per noi! -
- Allora vivrà - replicò Hermione.
Un clap di materializzazione li spaventò.
- Cosa è successo ... - la voce di Draco Malfoy si spense non appena vide l’atrio della sua villa ancora una volta imbrattato dal sangue.
I ricordi di quel recente passato fluirono nella mente di Draco Malfoy, vividi e il suo cuore ancora una volta fu invaso dalla tristezza.
- Hermione – pronunciò con infinita paura.
- Non è mio è di... – cercò di ribattere Hermione non appena vide il panico negli occhi di Draco.
- Daphne - disse asciutto Purcey alzandosi e rivelando la donna ancora a terra e al suo fianco il suo piccolo e deforme bambino.
Draco storse il naso disgustato non appena capì cosa era successo.
- è morta?- chiese Draco cercando di guardare il medimago e non Hermione imbrattata di sangue.
- No, l’abbiamo salvata. Immagino tu non sia felice per questo- disse con durezza il medimago. Draco lo guardò male...
- Purcey attento a quello che dici- sibilò il pozionista.
- Attento tu Malfoy, quello che è successo qui questa mattina non passerà inosservato.
Tuo figlio, ha cercato di uccidere sua zia – finì.
- Bugiardo, Scorpius si è solo difeso- urlò Hermione mentre Draco sollevava lo sguardo su suo figlio a piedi nudi sulla tromba delle scale.
Varie cose successero contemporaneamente, Vari clap si udirono nell’istante in cui Hermione pronunciava quella frase.
- Se è legittima difesa, lo costateremo - tutti i presenti si voltarono per osservare il capo auror e la sua squadra.
L’uomo, un tipo robusto con due grandi baffi neri e gli occhi pesanti cerchiati da profonde occhiaie, li osservava compiaciuto.
- Per ora signor Malfoy, suo figlio è accusato di aver tentato di uccidere - fece un passo - La signora Daphne Greengrass -.
- Vi state sbagliando - disse Hermione, - Scorpius non farebbe del male nemmeno a una mosca- disse la Granger.
Jonah Jonnanson, capo auror da quasi sei anni, la guardò affondo e poi rise.
- Lei è?- chiese assottigliando lo sguardo.
- Hermione -  disse uno degli auror, una donna, dalla voce. Una voce che alla Granger sembrava familiare, così, girò il capo nella direzione in cui la donna si trovava.
-Weasley – disse l’auror, rivolgendosi alla giovane.
-Hermione Jean Granger, capo – disse con voce alta l’auror, rispondendo al suo superiore.
Hermione aprì la bocca incredula, il cuore perse un battito. Quanto tempo era passato dall’ultima volta che l’aveva vista.
- Granger - ripeté quest’ultimo, scrutando la donna in vestaglia di seta davanti a lui ricoperta di sangue.
Hermione scosse il capo e fece un passo per fronteggiarlo. Non lo temeva e nemmeno Draco che le fu a fianco in un attimo tenendole la mano.
Bene la cosa si fa interessante,pensò il capo auror, osservando il gesto di Draco Malfoy.
- Quella Granger?- domandò con sguardo indagatore.
- Sì, quella Granger- rispose acido Draco ricevendo uno sguardo altrettanto acido dal capo auror Jonnanson.
Anche Ginevra Weasley, uno degli auror, annuì alla constatazione del capo.
Hermione s’irrigidì non appena scosse gli occhi schifati dell’ex fidanzata del suo miglior amico.
Ginny... volle urlare.
Questa però evitò di incrociare il suo sguardo, ma la sua postura rigida, il suo viso impassibile, enunciavano il disprezzo che Ginny provava per lei.
Doveva parlarle. Doveva spiegarle. Sì, ma cosa?Si chiese.
Perché si era allontanata dopo la guerra, si rispose.
Perché non l’aveva né cercata, né le aveva detto dov’era e come stava.
Aveva estromesso tutti dalla sua vita, non aveva tenuto conto degli altri, di quelli che lo amavano. Si era dimenticata di Ginny che come lei aveva sofferto sia la morte del fratello, sia quella dell’uomo che amava.
Era stata cattiva e ora quegli occhi grandi e castani, quelli che un tempo le erano amici, la disprezzavano.
Hermione, non riuscì a far altro che darle ragione: anche lei, nei panni di Ginny, si sarebbe sentita tradita.
- Bene - disse il capo auror – abbiamo un tentato omicidio, un ex mangiamorte, suo figlio e un’eroina magica. –. Le parole dell’uomo riportarono Hermione alla realtà.
- Jonnanson lei sta prendendo una cantonata - rispose Draco Malfoy con la sua solita sicurezza. L’auror sorrise aspro, fissandolo dritto negli occhi.
- Lo vedremo Malfoy - disse l’auror scorgendo solo in quell’istante il corpicino del bimbo accanto a Daphne.
- Che cosa è quello?- Indicò con il dito, il corpo ormai privo di vita del bambino.
- Un bambino - disse Purcey sollevando lo sguardo - Un bambino morto - aggiunse.- ho tutto il mio possibile, ma non è sopravvissuto. Era impossibile visto l’assenza della bocca -.
Hermione avrebbe voluto schiaffeggiare il medimago, ma non era il caso.
L’auror fece un passo schifato.
- La madre?- domandò.
- Deve essere portata in ospedale- rispose spiccio Purcey, che aveva ripreso a respirare dopo che Daphne si era stabilizzata.
L’auror mosse il capo soppesando tutte quelle informazioni.
- Vada allora, e mi faccia chiamare non appena riprende conoscenza-. Purcey non se lo fece ripetere due volte. Ripose il piccolo in un lenzuolo pulito, poggiandolo a terra, poi, afferrò Daphne e si smaterializzò in ospedale.
Ora erano rimasti solo gli auror a fronteggiare Hermione e Draco. Zabini infatti non disse nulla e gli auror non si curarono di lui.
- Siete nei guai -. Enunciò  – Köhler  prendi il bambino –. Il giovane alto e biondo di origini tedesche rimase fermo, timoroso di fare un solo passo verso quel corpo deformato ricoperto di una strana patina.
Il medico l’aveva coperto, ma l’auror aveva ancora impresso nella mente cosa vi era sotto quel bianco lenzuolo.
- Il giovane Malfoy,- ripeté sbuffando, indicando con lo sguardo il bambino sopra le scale.
- Che volete da lui?- chiese Hermione agitata – è piccolo, sotto shock non dirà nulla- disse scossa.
In quel momento non le importò di sembrare agitata e scossa, doveva difendere Scorpius. Solo Scorpius importava.
- Beh dovrà dirci qualcosa o passerà un po’ di tempo in prigione- disse con voce dura l’auror.
- Prigione?!- urlò Draco Malfoy sconvolto.
- Mio figlio non sarà portato in alcuna prigione - ripeté Draco assottigliando lo sguardo. Gli auror afferrarono tutti la bacchetta pronti a reagire a una minima mossa azzardata del pozionista.
- Dice signor Malfoy- lo canzonò l’auror, avanzando verso il biondo padrone di casa.
- E lei chi è da frapporsi alla legge. Ah sì, dimenticavo, il suo cognome...- disse riservandogli uomo sguardo di sfida, - compra tutto. Io, però, non sono in vendita .Se suo figlio ha sbagliato, pagherà- finì il capo della sezione Auror del Ministero della magia Inglese.
Draco sgranò gli occhi, un secondo.
No! Non è vero è un sogno... non può...
- Non oserete – disse Hermione frapponendosi tra Scorpius e l’alto auror corpulento.
- è solo un bambino - disse distrutta cercando di far scudo al piccolo.
Questo, la guardò. I suoi grandi occhi azzurri, ora erano velati di lacrime, le sua mani paffute cercavano la gonna della sua insegnante.
La paura avvolgeva il piccolo Scorpius, ma non pianse: i Malfoy non piangono mai davanti agli estranei.
- Indifeso... - disse ridendo l’auror - un bambino che ha tentato di uccidere sua zia e ucciso suo cugino-.
Hermione si sentì pervadere dal freddo mentre Draco fece un passo.
- Non faccia cose stupide, signor Malfoy - enunciò l’auror mentre tutti puntarono le loro bacchette su Draco.
Malfoy fece scivolare la bacchetta tra le dita e questa rovinò a terra, provocando un rumore sordo.
- Lei non sa come sono andate le cose... - disse ancora Hermione, piangeva disperata cercando di sottrare Scorpius dalle mani di quegli uomini.
Loro erano la legge, ma quella legge, era ingiusta.
Nessuno, con un po’ di cuore portava in prigione un bimbo di soli quattro anni.
Gli auror avevano un cuore?Si chiese. No! Non l’avevano e non l’aveva nemmeno Ginny che afferrò il suo piccolo Scorpius e lo strattonò fino al capo.
- Quando questa storia sarà finita, avrò la sua testa - Disse Draco, cercando di non guardare Hermione sorretta da Allyson piangere disperata.
Scorpius le era stato strappato dalle mani, non riuscì a fronteggiare l’auror. Senza la bacchetta, anche Hermione Granger, ritornava a essere solo una donna.
Una donna che presto avrebbe ripreso a combattere contro le ingiustizie del mondo.
- Quando questa storia finirà, finalmente il mondo magico sarà estirpato da una delle mele marce che lo affligge - pronunciò l’auror smaterializzandosi con tutta la sua squadra. Portando via con sé l’unico erede dei Malfoy, il piccolo e indifeso Scorpius.
Rabbia.
Odio.
Vendetta.
Questi sentimenti travolsero Draco Malfoy e Hermione Granger, mentre vedevano il piccolo sottratto al loro affetto.
Jonnanson avrebbe pagato ogni attimo rubato alla spensieratezza di Scorpius.

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Capitolo 26
*** 25 ***


Mi scuso per il tremendo ritardo, spero che sarete soddisfatte dal capitolo.
Buona lettura.





Da quando gli auror avevano portato via Scorpius, il manor, era piombato in un silenzio tombale. L’unico rumore udibile, era il piagnucolio sommesso di quella che un tempo era la temeraria Hermione Granger. L’insegnate piangeva accucciata tra le braccia di Allyson, la cameriera non poté nulla per placare la sua tristezza.
- Hermione - la richiamò il padrone di casa ridestandosi dal torpore in cui, egli stesso era caduto.
- Ti prego Hermione - disse ancora avvicinandosi a lei. La tolse dalle braccia di Allyson e cercò, con leggerezza, di sollevarle il viso per poter osservare i suoi occhi.
- Non piangere. Ti prometto che lo riporterò da te - proferì asciugandole con il pollice le lacrime che non smisero mai di cadere dai grandi occhi cerchiati di rosso della Granger.
Draco la strinse tra le braccia, Hermione si lasciò stringere e pian piano, benché gli inumidisse la camicia, il pozionista non la lasciò fino a quando la Granger non si calmò.
Zabini osservò quella scena senza proferir parola, capì guardandoli di aver perso in partenza. Non vi era bisogno di un luminare per capire che tra la Granger e il suo amico Draco vi fosse qualcosa di più che un semplice rapporto tra padrone e sottoposto.
Quello era senza dubbio un rapporto molto intimo. Draco era riuscito a insinuarsi nel cuore della Granger come un cancro, proprio come anni prima aveva fatto con Astoria. La differenza, notò Blaise stava nel fatto che: Draco ricambiasse l’affetto, cosa che con la più giovane delle Greengrass non fece mai, almeno non davanti alla gente.
Dunque Hermione Granger era riuscita a sciogliere il suo cuore e facendo questo, constatò Zabini, per lui non vi era più nessuna speranza di conquistarla e farsi perdonare per quello che era successo la notte precedente.
 
Il clap di materializzazione destò quella strana atmosfera e riportò il manor alla normalità, anche se in quella giornata, nulla fu normale.
Quando Lucius e Narcissa Malfoy posarono i loro piedi nel pavimento di quella che un tempo era la loro regale casa, molte cose accaddero.
Hermione si scansò imbarazzata da Draco che le rivolse uno sguardo sdegnato, cercando di trattenerla al suo fianco, per poi girarsi verso i suoi genitori.
Questi, non parvero turbati nel vedere la Granger abbracciata a loro figlio, in fondo, avevano sperato in quella unione fin quando da quando avevano lasciato la villa di Abbey.
- Draco - disse con voce alta e ferma il vecchio Malfoy guardando suo figlio – Tibly è venuto a chiamarci cosa è ... - le parole di Lucius si persero non appena vide il sangue imbrattare il pavimento di marmo. Sbiancò, sollevando lo sguardo inorridito.
- Scorpius - disse con voce acuta lady Narcissa – dov’è Scorpius?- chiese in tono di supplica, quando anche lei notò il sangue sul pavimento.
Draco socchiuse gli occhi, cercando di trovare le parole per spiegare ai suoi genitori, gli infausti avvenimenti di quella uggiosa mattina.
- è successa una disgrazia - esordì Draco Malfoy, cercando di mantenere un tono neutro, scacciando dalla mente l’ansia e la frustrazione per essere stato spettatore di quella triste vicenda.
La donna, sempre bella e austera, portò con eleganza la mano alla bocca strozzando un grido. La sua compostezza venne meno non appena intuì che qualcosa di brutto era capitato al suo nipote preferito, l’unico.
- Daphne - aggiunse Draco affettandosi a spiegare prima che i suoi genitori patissero le pene dell’inferno nel non sapere.
- Che ha fatto quella sgualdrina? -  sbraitò Lucius furioso.
Aveva sempre detestato la grande delle sorelle Greengrass. Un arrivista, ecco quello che era per il grande Lucius Malfoy. Un’arrivista che voleva i suoi soldi e il suo cognome, ma che non avrebbe dato nulla in cambio, né devozione e né notorietà al suo casato. Come avrebbe potuto darla, se i suoi stessi genitori l’avevano esiliata per le sue mancanze. Per colpa di quella donna, suo figlio Draco aveva allontanato prima loro e poi suo figlio e benché non la amasse la lasciava muoversi come una lady nella sua vecchia casa.
Sì, Lucius Malfoy detestava Daphne Greengrass e questo non era un mistero per nessuno.
-La signorina Greengrass è venuta qua questa mattina - disse Hermione prendendo la parola, Lucius puntò i suoi occhi grigi sulla giovane strega e ascoltò il suo racconto.- approfittando del fatto che Draco, il signor Malfoy- si corresse immediatamente non riuscendo a impedire alle sue gote di imporporarsi per aver chiamato il suo datore di lavoro, con il suo nome di battesimo. – non era in casa-. Disse sollevando un poco lo sguardo per incrociare prima quello del vecchio Lucius e poi quello della lady.
Gli occhi di Narcissa ancora turbati sembravano ansiosi di sapere cosa fosse accaduto all’ amato nipote e non fecero caso all’imbarazzo della giovane insegnante di Scorpius.
-è entrata in questa casa senza che nessuno se ne accorgesse, né io, né Tibly e neppure Allyson abbiamo sentito il suo arrivo - disse ancora la Granger. Draco sembrò pensieroso sentendo quel particolare. Il manor era protetto: nessuno poteva entrare a piacimento nella vecchia dimora dei Malfoy, tranne gli auror, che avevano un permesso speciale in quanto tutori della legge. Sbuffò a quel pensiero.
– Ha fallito- continuò Hermione, mentre Draco aggrottò la fronte.
Come ha fatto quella megera da quattro soldi a entrare qui?pensò ancora il giovane pozionista guardandosi intorno. Doveva scoprirlo. Doveva sapere e sapendo, forse, sarebbe arrivato alla soluzione di quell’intricata storia.
- è venuta qua per prendersi Scorpius, cosa ne volesse fare lo ha detto lei stessa: “Ti porterò lontano e ti ucciderò con le mie stesse mani” così ha detto - raccontò Hermione, le labbra le tremavano, mentre illustrava la sua straziante mattina.
- Quando l’ho sentita, il mio cuore ha preso a bruciare e sono corsa in aiuto al piccolo. È stato un incidente - si affrettò a dire la Granger, - lei, mi ha apostrofato con male parole. Io, dapprima sorpresa dal suo ventre ingrossato... -
- Ventre ingrossato?- domandò Narcissa.
-Si madre qualche pazzo pare abbia avuto l’indecenza di ingravidarla- disse Draco con una malcelata freddezza.
Hermione prese fiato, scuotendo il capo cercando di riprendere da dove si era interrotta.
- Lei parlava come se fosse figlio tuo - Draco, si girò di scatto e a Lucius cadde il bastone dalle mani.
Impossibile, pensò Draco.
Inaudito, mugugnò Lucius.
Mentre Narcisa non riuscì nemmeno a pensare dopo aver udito quella rivelazione.
- Non penserai che quello... – cercò di replicare il pozionista.
- Ha usato la magia - disse la Granger- magia nera - continuò. - È  rimasta incinta, e il bambino che portava in grembo era più un mostro che un neonato. Purcey, il medico, lo sapeva - Finì non riuscendo più a controllare la sua voce che tremante esplicava ai presenti molto più di quello che in realtà voleva dire.
Aveva temuto, osservando Daphne Greengrass, che il figlio che la donna portava in grembo, era per d’avvero il figlio dell’uomo che solo la notte prima le aveva giurato amore eterno. Questo poteva essere vero o meno, a lei poco sarebbe importato. Osservandolo ora, poteva sapere che per quella donna, Draco, non provava nulla tranne odio e infinito rancore. Se l’avesse amata, questo non lo sapeva, ma ora ne era certa: era lei che voleva.
Solo lei: Hermione Granger.
Narcissa era impallidita, diventando esangue le mani le ricaddero sui fianchi accarezzando la stoffa di seta del suo bell’abito.
- Figlio di un cane - sbiaccicò Draco con astio, all’indirizzo di chi era facile intuirlo.- Purcey sapeva- aggiunse.
- è morto - aggiunse Hermione, - non poteva essere altrimenti: un bambino senza bocca non può vivere - ricordò assorta nei suoi pensieri.
- Scorpius- gli ricordò Lucius – dove è mio nipote?- chiese l’ex mangiamorte, ridestandosi dal limbo in cui era caduto.
- Gli auror l’hanno portato via -. Questa volta fu Draco a parlare.
- Via! -Urlo Lucius – che vuol dire! dove?- chiese preoccupato cercando di scrutare negli occhi della Granger e in quelli di suo figlio un barlume di speranza.
- Non so’ padre - replicò Draco.
- Hanno portato via tuo figlio e tu non sai nemmeno dove?- domandò sempre più teso.
Lucius era livido e Draco si ravvivò non appena sentì quel tono di rimprovero.
Detestava sentirsi rimproverare da lui, dopo tutto quello che era successo suo padre, ancora lo rimproverava per essere stato un pessimo padre per suo figlio. Come sei lui fosse stato perfetto a suo tempo.
- Pensi che sia felice, perché mi è stato portato via? Non lo sono padre, ma non potevo fare nulla. Ogni cosa potessi fare, Jonnanson non me l’avrebbe permessa. Mi odia e odia tutti i Malfoy - enunciò con livore Draco incolpandolo di questo. Lucius aprì la bocca per ribattere ma tacque sentendosi in parte responsabile.
- Non possono portarlo via. Non ha senso, per quale ragione lo hanno fatto?- Chiese Narcissa, incredula per quegli avvenimenti.
 - Lo accusano di aver tentato alla vita di Daphne e di aver ucciso suo figlio-.
A parlare fu Blaise Zabini. Draco lo guardò storto, aveva ignorato per interi minuti la sua presenza nella sua casa. Come un lampo, i ricordi della sera precedente si fecero vividi in lui. Hermione che gli confessava che quell’uomo aveva tentato di abusare di lei con la forza.
La rabbia cieca lo avvolse. Digrignò i denti all’indirizzo di quello che un tempo considerava suo amico.
- Draco - lo richiamò Hermione – non ora – sussurrò affinché lui si calmasse.
- Un bambino - disse Lucius – un anima pura come Scorpius non può aver mai fatto una cosa simile - finì il signor Malfoy.
- Infatti, è scivolata - replicò Hermione stringendo vistosamente il braccio di Draco che non smetteva di guardare Zabini.
- Gli auror non si sono curati di indagare, hanno visto la situazione e dato che, il piccolo era sotto shock, hanno preso la palla al balzo prendendolo con loro. Le nostre lamentele non sono servite a nulla - disse infine Hermione.
- Dovranno darmi una spiegazione - tuonò Lucius.- andrò dal ministro della magia in persona – disse, raccogliendo il bastone che gli era caduto dalle mani. - Dobbiamo portare Scorpius a casa - concluse.
- Lo so padre, tutti rivogliamo Scorpius qui al manor, non solo tu - replicò Draco.
- Presto la stampa ci sarà addosso - rimuginò la lady, ridestandosi. I suoi occhi azzurri, belli e limpidi erano velati di lacrime, il suo viso smunto; Di quello che un tempo era l’austera Narcissa Malfoy non era rimasto nulla, quei fatti l’avevano destabilizzata, il suo cuore era infranto. Il  piccolo Scorpius  era lontano, e lei, come tutti gli altri in quella casa, ne era profondamente addolorata.
Chissà come sta’, se sta piangendo? No,  il piccolo Scorpius non piange, soffre in silenzio e cova vendetta proprio come suo padre e suo nonno.
- Già - disse Draco staccandosi un poco da Hermione. – per questo dobbiamo agire prima di loro- aggiunse pensieroso percorrendo l’atrio ad ampie falcate.
Si voltò di colpo incontrando ancora una volta gli occhi della Granger che ferma osservava ogni sua mossa.
- Hermione - disse colto improvvisamente da un’idea. – posso vedere i tuoi ricordi?- chiese.
Hermione in un primo momento rimase spiazzata da quella richiesta e poi annuì.
In due pensò, avrebbero potuto decifrare meglio e intuire cosa passasse nella mente di Daphne.

***

La porta di legno batté forte annunciando alla vecchia padrona di casa, intenta a sferruzzare davanti al camino, l’arrivo di un ospite.
- Ah, sei tu – disse sollevando appena gli occhi dal suo lavoro a maglia.
- Chi vuoi che fosse - rispose stizzita Ginny percorrendo la cucina della Tana fino ad arrivare davanti al box dove un bambino dai grandi occhi verdi le sorrise gaio non appena incontrò il suo sguardo.
Amore mio
Sorrise, la prima volta in quella orribile mattina. L’unica fonte di gioia era e rimaneva solo lui, suo figlio James, tanto uguale a suo padre da provocarle gioia e dolore ogni volta che lo guardava. Gioia perché era l’unico ricordo del suo amato Harry, dolore perché gli rimaneva solo lui.
- Mamma - disse felice il bambino aprendo le braccia per essere coccolato.
- Mi sei mancata - aggiunse strofinando il nasino sul collo bianco della giovane madre annusando il suo dolce profumo.
Ginny non se lo fece ripetere, lo strinse tra le braccia e lo coccolò, facendosi raccontare ogni cosa quel birbante avesse fatto, poi, quando il piccolo si staccò per ritornare a giocare la giovane auror si accomodò nella poltrona che un tempo era di suo padre.
Socchiuse gli occhi e reclinò la testa assorta nei suoi pensieri, mentre Oliver, il gatto di suo figlio si acciambellava sul suo grembo.
- Furfante - disse tra i denti sentendo la pala di pelo cercare le sue carezze.
Sua madre la guardò un poco e attese che sua figlia parlasse: era strana quel giorno, ancora più strana degli ultimi otto anni anni. Otto anni in cui si era ritrovata incinta e vedova prima ancora di sposarsi.
Il suo amore era morto per salvare l’intero mondo magico e lei, dopo aver sofferto si era rimboccata le maniche e occupato il suo posto come auror. Suo figlio non era stato riconosciuto, suo padre era morto prima di sapere della sua esistenza e l’unico modo per ricordarlo era quello di combattere la sua battaglia, sconfiggere i mangiamorte.
Solo uno era sfuggito alla sua cattura, uno solo: Draco Malfoy. Lui, grazie a qualche santo e ai suoi soldi era riuscito a cavarsela. Lui, vile codardo, poteva ancora respirare, ridere, in poche parole vivere, mentre il suo Harry era sotto terra. Questo pensava Ginny di Draco.
Lo odiava come tutti gli auror, come tutti quelli che l’avevano conosciuto ai tempi della scuola. Il figlio di Lucius, benché non avesse ucciso, meritava la prigione di massima sicurezza. Sì, anche lui meritava Azkaban e con lui suo padre che era riuscito a cavarsela rivelando nomi e nascondigli degli ultimi fedelissimi di Lord Voldemort.
Un infame, ecco quello che era Lucius Malfoy, ma il ministro in persona diede a lui e suo figlio la libertà, e nessuno poté opporsi.
Ma ora, dopo i fatti accaduti quella mattina tutto sarebbe mutato, presto anche lui avrebbe sofferto. Se il capo aveva ragione, il suo erede avrebbe pagato per tutti: per Draco, per Lucius e per...
Ginny aprì gli occhi guardando il ceppo scoppiettare nel camino, mentre con una mano accarezzava la coda nera di Oliver che incurante di tutto faceva le fusa.
- Abbiamo arrestato Malfoy - disse con voce grave.
Molly sollevò lo sguardo perplessa, gli occhi azzurri della strega riflettevano la luce rossa del fuoco.
- Malfoy?- domandò.
- Il figlio - aggiunse ancora Ginny.
- Draco - mormorò Molly posando sul grembo i ferretti.
Ginny socchiuse ancora gli occhi e scosse il capo.
- No, suo figlio Scorpius - disse.
- Scorpius - urlò Molly – quanti anni ha?- chiese preoccupata.
- Credo sia più piccolo di James - rispose Ginny, cercando di mostrarsi indifferente, ma non riusciva a togliersi dalla mente le urla di Hermione e gli occhi azzurri e tristi di quel bambino che cercava di afferrare la vestaglia della sua ex amica.
- Oddio! Perché mai avete arrestato un bambino - urlò Molly Weasley sconvolta.
- Il capo dice... – cercò di ribattere Ginny.
- Il capo dice! Ma ti senti Ginny? è un bambino cosa ha fatto ha rubato la marmellata? Ha usato la bacchetta del padre? Dimmi quale assurda accusa si è inventato per portare un Malfoy dietro le sbarre -. Molly Weasley non nascondeva certo la sua totale opposizione al capo auror, non le era mai piaciuto. Non le piacevano i suoi modi e le sue idee, e tanto meno la sua ossessione contro i Malfoy. La guerra era finita ormai da alcuni anni, ma lui viveva come se da un momento all’altro, Voldemort potesse resuscitare ancora e il male soffocare tutti ancora una volta.
Londra vive nel terrore e ogni minimo sbaglio di un cittadino era punito dalla legge, se prima erano oppressi dalle idee malate di un mezzosangue, ora lo erano dalle leggi che non permettevano la ben che minima azione senza che il ministero ne fosse informato.
- Mamma – disse Ginny alzandosi di scatto facendo drizzare i peli al gatto che teneva sulle gambe. - Ricordati... -
- Mi ricordo bene Ginny-. Replicò- sei tu che non vedi più le cose dalla giusta angolazione. Offuscata dalle tua rabbia. Un bambino, cosa ha mai fatto - Disse.
- Ha spinto sua zia per le scale - rispose Ginny stringendo la mano in un pugno.
- Ben gli sta, quella donna è un’arrivista - ricordò Molly.
- è quasi morta e il bambino che aveva in grembo, non è sopravvissuto -
Molly si coprì la bocca.
- Bambino... io non sapevo - disse dispiaciuta la vecchia signora Weasley.
- Era un mostro, non ho mai visto una cosa simile - enunciò Ginny.
- La colpa è del... -
- Così pensa il capo - rispose Ginny risedendosi di colpo nella poltrona.
-Tu invece, cosa pensi bambina mia?- domandò Molly.
Ginny deglutì prima di riprendere a parlare.
- C’era un donna al manor. Una donna che si è battuta con tutta la sua forza per l’innocenza di quel bambino. Da come urlava e si dimenava, sembrava essere sua madre - disse Ginny, il fuoco rendeva i suoi capelli ancora più rossi, mentre le sue mani stringevano i braccioli ormai consumati della vecchia poltrona di suo padre. Il gatto, offeso per non essere più accarezzato, balzò via alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti.
- Sua madre... – replicò Molly inarcando le sopracciglia perplessa.
- Lo so, Astoria Greengrass è morta - ricordò Ginny – ma questa donna sembra avere occupato il suo posto. Almeno nel cuore del bambino e temo anche in quello del padre -.
- Ginny non ti capisco - disse Molly cercando di interpretare l’ultima frase sibillina della figlia.
- Vedere questa donna mi ha turbato mamma, mi ha scavato dentro un solco che credevo aver rimarginato. Era un illusione - Continuò Ginny senza mai staccare i suoi occhi dal fuoco.
- Bambina mia... – disse la signora Weasley.
- Credevo fosse morta, scomparsa anche lei. Invece, rivederla mi ha turbato e riportato alla mente tante cose. Brutte cose -.
- Chi era?- domandò Molly.
Ginny si voltò verso sua madre: gli occhi castani dilatati, il viso pallido, le labbra, da quanto erano tese formavano  una linea sottile , mentre i capelli le ricadevano scomposti sulle spalle. Guardò sua madre disperata prima di pronunciare quel nome : - Hermione - disse. – Era Hermione mamma -.
Molly aprì la bocca sconvolta.
Allora non era morta, pensò la vecchia strega.
Perché la donna che un tempo sperava diventasse sua nuora stava dai Malfoy? Si domandò.
- Le hai parlato?- chiese Molly.
- No - rispose secca Ginny – come potevo, io la detesto - disse.
- Ginevra - urlò Molly rimproverandola – che stai blaterando -.
- Sì mamma, la odio. Harry e morto, e lei, se la spassa a casa del suo nemico - replicò Ginny ritrovando un po’ di colore nel viso per il livore con il quale aveva formulato quella frase.  - Draco Malfoy, Merlino! come è caduta in basso - finì schifata.
- Nemico! – urlò. - Malfoy non è tuo nemico e  non lo era di Harry -.
-Tu non sai - disse la Weasley.
-Cosa non so? Pensi che non so delle vostre diatribe  a scuola. Sono trascorsi anni e siete cresciuti. Non puoi incolpare Malfoy della morte... -.
-Non osare dirlo - rispose la Weasley digrignando i denti come un cane ferito.- Non voglio sentirti - aggiunse.
- Non sei la sola...- cercò di dire Molly, ma Ginny non l’ascoltava. Non la stava mai ad ascoltare. Pensava che solo lei aveva sofferto, solo lei era rimasta sola. Invece in molte erano nella sua situazione, ma la sua disperazione non la faceva ragionare.
Da quando Harry era morto nella battaglia finale, portando con se quel malefico mago, Ginny era morta con lui. Nonostante Molly si impegnasse per tirarle su il morale nulla, a parte James, la faceva sorridere.
Anche Ginny, come Harry, Ron, Fred e Arthur era morta in quella guerra ma a discapito degli altri caduti in battaglia, lei, era ancora sulla terra con l’unico scopo di vendicarli.
- Lei era a casa di quel verme, difendeva il figlio di quel mangiamorte e non si è mai degnata di venire qua a chiedere come stavo, di James- Ginny sembrava in trans, diceva frasi sconnesse.
- Lei non sa di James- rispose Molly – tuo figlio è un segreto Ginny- gli ricordò sua madre e quello fu per la donna uno schiaffo in pieno viso.
Non aveva detto a nessuno di suo figlio per paura che l’unico legame che le ricordava Harry le fosse portato via, dato che, per il mondo magico, una donna non poteva avere un figlio se non era sposata.
Retrogradi.
- Non mi importa - disse con voce fredda. –la odio -. Sentenziò alzandosi di scatto dalla poltrona.
- Dove vai?- chiese Molly.
- A lavoro, ho il turno di notte- disse smaterializzandosi senza nemmeno andare a salutare suo figlio che incurante del litigio tra sua madre e sua nonna rincorreva un nano dal guardino nel prato della Tana.
Molly osservò il punto in cui la figlia si era smaterializzata e un’idea le balzò alla mente.
Sì, l’indomani si sarebbe recata a fare visita alla sua vecchia amica, le doveva molte spiegazioni.

***

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Capitolo 27
*** 26 ***




Era scappata via dalla tana per non sentire l’ennesima lamentela di sua madre, in fondo, erano anni che le ripeteva la stessa cosa:
- Ginny, quell’uomo non fa le cose nel modo giusto. Se ci fossero tuo padre, Harry...  – disse Molly, cercando di convincere sua figlia.
Sbuffò, ricordando quelle parole ormai incise a fuoco nella sua memoria.
Se ci fossero...ma così non è più, ormai.
Sicuramente avrebbe continuato dicendole che l’avrebbero fatta ragionare, che la vendetta non era giusta, che i buoni non si vendicano.
I buoni perdonano e altre cose simili.
Ma, ogni volta che sua madre menzionava il suo amore ormai perduto, il suo cervello smetteva di pensare, andava alla deriva come una zattera di legno marcio che non sa combattere contro le onde imperiose dell’oceano.
Era in balia di quelle onde anche Ginny, la sua esistenza lo era come la sua carne.
Aveva perso Harry e con lui la speranza per un mondo migliore, l’unica cosa che era riuscita a fare era partorire il suo bambino, null’altro.
Era ferma, osservava le persone evolvere e cambiare, lei però, non era mutata. L’odio e il rancore erano vividi in lei come i ricordi di quello che era e che ormai non aveva più.
Malfoy e con lui tutti i mangiamorte dovevano pagare, l’aveva giurato sulla tomba di Harry, l’aveva urlato durante il travaglio, mentre suo figlio James veniva al mondo.
Non era tempo di perdono ma di vendetta, e benché sua madre si opponesse, Jonnanson aveva la sua fiducia nonostante l’arresto di un bambino che forse, anzi sicuramente, non aveva fatto nulla.
Un nodo le si formò nella gola, consapevole che ora pure lei si stava comportando da vile come in passato avevano fatto Draco Malfoy e suo padre.
Scosse il capo. No impossibile, lei era una Weasley, un auror, combatteva per il bene.
- Ginevra - la voce dura di Koller la ridestò dai suoi pensieri. Era arrivata al quartier generale senza nemmeno rendersene conto, era pericoloso smaterializzarsi così, ma per fortuna non si era spaccata. Doveva concentrarsi, avrebbe potuto passare dei guai seri, Jonnanson voleva solo auror efficienti nella sua squadra.
Hermione. Sì, era colpa del ritorno di Hermione se si sentiva così.
Nuovamente in balia delle onde, in un mare in tempesta.
- Ginevra - la richiamò ancora il suo compagno di squadra.
Ginny sollevò i grandi occhi castani sull’auror dalla corporatura massiccia, era imponete e metteva in soggezione, almeno a lei che non aveva certo una statura elevata. L’uomo la guardava con la solita espressione da pesce lesso, quegli occhi azzurri limpidi non le trasmettevano nulla ma la fissavano e s’impose, per educazione, di rispondere.
-Dimmi Koller- disse mantenendo sempre un certo distacco, nonostante lui la chiamasse con il suo nome di battesimo, Ginny aveva sempre preferito chiamarlo per cognome. Non erano amici, non lo sarebbero mai diventati, per lei lui era un collega nulla più .
- Speravo arrivassi -. Ginny piegò il capo da un lato e lo guardò attentamente.
- Sai, tu sei una donna e sei più brava -. Ginny corrugò la fronte scettica sentendo quelle frasi.
- Poi, mi hanno detto che hai avuto una famiglia numerosa - quelle parole si persero nella stanza, il cuore iniziò a battere frenetico.
- Sei sicuramente più brava di me a trattare con i bambini -.
Bambini, si ripeté tra sé e sé.
-Bambini - pronunciò infine piano, timorosa di sentire cosa il suo collega intendesse.
- Sì, il bambino che abbiamo prelevato da quella villa questa mattina -.
Ginny deglutì.
- Anche il capo è d’accordo che sia tu a occuparti di lui -.
- Io?- disse con voce acuta mentre un brivido le scendeva lungo la schiena. Il freddo le attanagliò le viscere e il respiro le si mozzò all’improvviso, annaspò e divenne pallida cosa che Koller notò immediatamente.
- Ginevra stai bene? - chiese preoccupato.
- Sì, bene... tranquillo è la smaterializzazione – disse con voce ferma, cercando di mostrarsi sicura di se, mentre dentro viveva in un limbo.
- Bene - disse l’auror osservandola ancora un poco –ti porto dell’acqua?-.
- No, non è necessario- si affrettò a rispondere.
L’uomo la guardo ancora annuendo.
- Vieni - disse infine, - ti mostro, dove l’abbiamo messo - finì l'auror.
Koller le voltò le spalle e si avviò lungo un angusto corridoio.
L’aveva visto una sola volta quando durante l’addestramento per diventare auror era dovuta rimanere lì a dormire.
- Dove mi stai portando?- domandò con filo di voce man mano che la luce si faceva più fioca e l’aria più rarefatta.
-  Dal bambino - rispose l’auror voltandosi appena.
- è al quartier generale?- Chiese perplessa Ginny.
- Beh sì, - ammise Koller, - il capo mi ha assecondato. Sai, portare un bambino in prigione non è proprio un’azione legale - affermò il tedesco – poi-, disse assottigliando un poco la voce, anche se il tono duro del suo accento tedesco rimaneva sempre molto marcato – pare che nessuno sappia quello che è successo in quella villa-
Ginny si bloccò.
- Che vuoi dire? – chiese .
- Ad avvertirci non è stato il dottore ma una donna, non so chi sia non me l’ha detto- ammise Koller grattandosi un poco il capo con la sua grande e voluminosa mano sinistra.
- Siamo andati lì, per una soffiata?- chiese Ginny ancora incredula.
- Sì - ammise l’auror – e siamo stati fortunati, era veramente successa una disgrazia-.
- Già - disse Ginny ricordando il corpo privo di sensi di Daphne Greengrass e il suo bambino deforme adagiato a terra e ormai privo di vita.
- Poi - continuò Koller avvicinandosi alla Weasley – il capo ha detto di tenere tutto per noi-
La Weasley sollevò lo sguardo cercando di scorgere, attraverso la poca luce, il viso dell’uomo che aveva di fronte.
- Nessuno sa che abbiamo il bambino in custodia, solo noi auror e la famiglia del bambino- disse ancora l’auror.
Quella rivelazione fu per Ginny un a doccia fredda.
Perché Jonnanson non aveva informato il ministro della magia? Perché il bambino si trovava lì, nel loro quartier generale?
- Cosa dovrei fare per Jonnanson chiese infine Ginny, trovando finalmente il coraggio di parlare.
- Non lo so, ammise l’uomo, penso che ti debba prendere cura di lui. Nessuno può interrogarlo. Ha detto che questo sarà un suo compito solo suo.
Ginny deglutì: i metodi di Jonnanson, durante gli interrogatori dei mangiamorte, erano duri perfino lei che aveva assistito alla grande battaglia, ne era rimasta sconvolta.
- Ginevra - la richiamò ancora Koller – Non credo che tu stia bene - affermò l’uomo.
- Andiamo - disse con tono autoritario Ginny, così l’auror non continuò a tediarla con le sue fastidiose attenzioni.
Quando arrivarono davanti all’ultima porta , Ginny sentì le gambe tremare e in quell’istante le sue convinzioni radicate negli anni si sgretolavano sotto i piedi.
Era giusto allontanare un bambino così piccolo dai propri cari?Non volle rispondersi.
Sarebbe successo la stessa cosa anche al suo James, se qualcuno lì dentro avesse scoperto della sua esistenza. Sì. Lo sapeva bene, partorendo un figlio senza essere sposata aveva infranto la legge magica, ma mai si sarebbe privata di lui. Mai.
Respirò affannosamente mentre Koller apriva la porta che scricchiolò un poco. L’auror si sporse un poco lasciandole uno spiraglio per passare, e lei, titubante, alla fine entrò.
La stanza era avvolta nella penombra, sono un fascio di luce illuminava la stanza e questo proveniva dalla finestra che stava a filo con il tetto.
La branda su cui erano poggiate delle coperte, che al solo guardarle davano un senso di nausea, stava poggiata al muro. Un modesto scrittoio di legno scadente si trovava poco distante dal letto, la sedia non era stata scostata nemmeno un poco si vedeva la polvere di giorni, se non mesi depositata su di essa.
Ginny perlustrò la stanza alla ricerca del bambino e poi lo vide accovacciato sul pavimento, con le gambe al petto e la testa appoggiata sulle ginocchia. Non sollevò mai il, capo per guardarli.
- Io vado - disse Koller lasciandola sola con il figlio di un uomo che odiava ma che ora le faceva una gran pena.
Vendetta, si ripeté, ma ne era veramente capace?

***

 
Hermione era stata accompagnata e sorretta da Allyson , fino nella sua stanza.  Draco aveva deciso così; era distrutta e aveva bisogno di riposo. Era talmente distrutta che non riuscì nemmeno a ribattere alle parole del pozionista. Si lasciò andare sul letto senza riuscire a pensare, gli occhi fissi al soffitto, le mani intrecciate sul cuore in balia di ansia e tristezza.
Scorpius le era stato strappato con forza dalle braccia, proprio quando era riuscita a difenderlo da quella donna malvagia che voleva punirlo per essere venuto al mondo.
Aveva fallito, non era riuscita a proteggerlo, presto Draco l’avrebbe incolpata di questo e non poteva biasimarlo.
Non riuscì a chiudere occhio un solo istante, i pensieri si rincorrevano febbrili nella sua mente.
Sentì la porta aprirsi e dei passi avvicinarsi furtivi al letto. Non era Draco, il suo profumo l’avrebbe tradito, l’odore che alleggiava nella stanza era quello di sua madre che silenziosa si sedette nella poltrona.
-Hermione - disse con voce pacata la lady, - come stai?- chiese.
La Granger non ebbe nemmeno la forza di rispondere si limitò a produrre un suono gutturale, poco fine per una donna.
- Abbiamo visto i tuoi ricordi- disse ancora e Hermione socchiuse appena gli occhi, vergognandosi.
Draco aveva mostrato loro la sua gioia per essersi svegliata nel letto del suo padrone. La stupidità nel sentirsi amata e omaggiata con una lettera e una rosa rossa. simbolo di amore e passione. Poi, la consapevolezza che il mondo non era perfetto, ma che nel mondo magico, esistevano ancora persone prive di scrupoli. Daphne Greengrass era una di queste.
- Ci sono molti spunti su cui possiamo indagare - disse Narcissa.
- La gravidanza di Daphne, come tu stessa hai detto, è anomala-
Hermione si mosse scossa da quelle affermazioni.
- Purcey, il medico che l’ha fatta partorire, non era sorpreso nel vederla in questo stato -
- Avrebbe dovuto?- chiese Hermione ridestandosi. Narcissa sorrise vedendo che la donna non era assorta nei suoi pensieri, ma la ascoltava. Hermione serviva nelle indagini anche se Draco cercava con tutte le forze di proteggerla.
La Granger era la mente del famoso trio, pensò Narcissa , e nonostante sia distrutta, farà di tutto per aiutare il piccolo Scorpius. Sapeva l’affetto che legava suo nipote alla sua insegnate, e ora apprendeva che vi era un altro sentimento a legare la Granger a suo figlio Draco, l’amore. Già finalmente suo figlio amava una donna e la proteggeva perfino dai suo genitori, oltre che dalle calunnie che presto il mondo magico avrebbe riversato sulla famosa strega.
- Sì, Hermione. Da quanto so, ne è sempre stato innamorato - disse ricordandosi le confidenze della signora Purcey, una sua vecchia compagna di scuola.
Hermione respirò affondo.
-  Lei ?- chiese.
- No, le Greengrass fin da piccole avevano una ossessione verso mio figlio - ricordò .
- Ossessione?- domandò curiosa Hermione, ma una strana morsa le si formò nel petto.
Gelosia.
- Sì, fin da piccole, speravano di diventare delle Malfoy- continuò Narcissa con la solita cadenza asciutta e lineare, nulla sembrava scuoterla ma Hermione sapeva che poche ore prima qualcosa aveva scosso la lady di ferro.
- Astoria c’è riuscita- disse Hermione.
- Sì -, replicò Narcissa,- ma nonostante questo, non ha mai capito cosa concerne diventare una Malfoy-
Hermione annuì. Non l’aveva capito una Greengrass, una purosangue, come poteva lei, un squallida sanguesporco, ambire a tanto. si trovò a pensare.
-Sua sorella poi, non è mai sta a degna - continuò Narcissa - È per questo che mi opposi con tutte le mei forze per far cambiare le cose – finì.
- Quali cose?- Chiese Hermione cercando di alzarsi dal letto.
- Era lei la promessa di Draco, ma fin da piccola non mi piacque. La sorella era più mansueta, mi sbagliai fu per una sua irrequietezza che morì, per pura fortuna Scorpius ne uscì illeso- ricordò la donna persa nei suoi ricordi.
Hermione sentendo le parole dure con cui la lady ricordava la nuora defunta, sentì un moto di compassione per quella giovane donna dal destino triste.
Chissà che avrebbe detto la lady se avesse solo immaginato che la notte prima era stata con suo figlio.
Sporca, ecco come si sentiva.
- Hermione - la richiamò Narcissa.
- Lucius ha intenzione di andare al ministero -.
La Granger si sistemò meglio nel letto osservando il viso teso della ancora bella Narcissa Black.
- So che ti sto per chiedere molto, disse contorcendo le mani – ma sarei più tranquilla se con lui andasse qualcuno che nella guerra è uscito vittorioso e lindo-
- Vuole che vada con suo marito? - chiese stupita.
- Sì - rispose semplicemente.
- Draco... – cercò di chiedere Hermione ma fu interrotta .
- Madre -. Le due donne si voltarono entrambe verso l’uomo che stava davanti alla porta. Non si erano accorte della sua presenza fino a quando Draco non richiamò sua madre.
- Che stai facendo- chiese Draco furente.
- Nulla – disse Narcissa alzandosi di scatto dalla poltrona come scottata.
- Nulla!- replicò lui – Mi hai preso per uno stolto? Domandò - sei venuta qui nonostante ti avessi chiesto di non importunare Hermione, ma come al solito hai fatto di testa tua-.
Hermione rimase spiazzata nel vederli litigare. Stavano litigando per lei? Si chiese. No, è impossibile, è tutta quest’assurda situazione che li fa sragionare.
- La signorina Granger potrebbe aiutarci- replicò la lady senza sembrare affatto turbata dal tono con cui suo figlio si poneva nei suoi confronti.
- No- rispose secco – non assillare Hermione, lei resterà qui- aggiunse perentorio.
Hermione sentì la rabbia crescere dentro di lei. Non era una che stava casa mentre il mondo fuori continuava a vivere.
Era una combattiva, lei. Non sarebbe rimasta un solo minuto ferma in quella casa se c’era una sola possibilità di riportare Scorpius a casa.
- Signora Malfoy,- disse Hermione – avvisi suo marito che vengo con lui dal ministro disse alzandosi dal letto. Narcisa sorrise trionfante, mentre Draco furioso le volgeva un occhiata ostile. Narcissa li lasciò soli, recandosi velocemente nello studio dove Lucius era intento a consultare i suoi vecchi libri di legismagia.

***

 
Narcissa arrivò al vecchio studio di Lucius con un sorriso trionfante dipinto sul viso, nemmeno bussò presa dalla felicità. Suo marito rimase stranito nel vederla in quello stato. Il loro unico nipote era in qualche angusta cella e lei sorrideva.
- Narcissa - disse guardandola stranito.
- Hermione viene con te dal ministro -
Lucius sgranò gli occhi.
- Impossibile-
- Oh sì mio caro, ha accettato - disse la lady.
- Io non voglio nessuno- disse.
- Invece - disse Narcissa guardandolo dritto negli occhi – la signorina Granger verrà con te Lucius -.
- Draco?- domandò speranzoso.
- Non è un problema, Hermione in questo momento gli sta spiegando alcune cose -
Lucius scosse il capo.
Era assurdo, i Malfoy avevano la fama di uomini affascinanti che solo schioccando le dita avevano una stuolo di donne pronte a baciargli le scarpe, ma loro, incauti, s’innamoravano delle uniche che non cadevano come sotto imperius ai loro piedi.
- Vi siete alleate?- domandò ancora Lucius osservando sua moglie. Narcissa lo guardò ancora, sorridendo appena.
-Oh sì, ma lei crede che la disprezzi per il suo sangue-.
-Narcissa!- Urlò Lucius – hai usato il legismentis sulla Granger?- chiese.
La lady rise.
-Sì, ma a fin di bene-. disse. –sai, lo ama ma ancora non è sicura dei suoi sentimenti. Sono giovani e se tutto va bene avranno tempo per capirsi- concluse.
Lucius si alzò dalla sedia e raggiunse sua moglie, l’abbracciò stretta.
- Andrà tutto bene- disse sussurrando piano al suo orecchio.
- Sì - pronunciò piano Narcissa.
Se Hermione viene con te, andrà tutto bene, si disse.
I pensieri di Narcissa vennero interrotti dall’arrivo di Tibly.
- Una donna chiede di voi milady - disse l’elfo prostrandosi ai piedi dei padroni con infinita reverenza.
Narcissa si staccò con imbarazzo da Lucius che sbuffò per essere stato interrotto.
Detestava quando a causa di qualcuno non poteva stare tra le braccia di sua moglie, stava sempre bene tra le braccia di Narcissa.
- Falla accomodare nel salotto e porta del tè- disse. Tibly sollevò i grandi occhi acquosi e si smaterializzò.
- Lucius, preparati tra poco dovrai andare – disse Narcissa prima di avviarsi con il suo solito passo elegante e sinuoso verso la porta.
- Narcissa - la richiamò il marito.
- Sì- disse la lady.
- Ti amo - disse piano quasi vergognandosi.
La lady si girò appena sorridendo affabile
- Lo so - rispose aprendo la porta e uscendo per andare a incontrare la sua ospite.

***

 
Dopo che Narcissa chiuse la porta della stanza, Draco e Hermione rimasero per alcuni istanti in silenzio. Si guardavano negli occhi furenti. Entrambi avrebbero voluto urlare ma nessuno dei due lo fece.
Hermione si avviò a passo di marcia verso la cabina armadio e quando arrivò a una spanna da Draco, si ostinò, testarda com’era, a guardare da un’altra parte.
Draco le afferrò il braccio, indispettito dal suo atteggiamento. Detestava essere ignorato, soprattutto se a farlo, era la donna cui poche ore prima aveva dichiarato il suo amore. Anche se, non aveva utilizzato le proverbiali cinque parole, sperava che Hermione avesse compreso i suoi sentimenti.
- Non voglio che vai con lui - disse Draco stringendo appena il polso di Hermione. Un brivido freddo scese lungo la schiena della strega.
- Invece andrò - replicò secca – non vedo per quale arcana ragione debba rimanere qui ad attendere che tu o tuo padre risolviate la situazione. Posso aiutarvi e lo farò- disse volgendo un rapido sguardo a Draco che la guardava furioso.
- Sei talmente testarda che... -
- Mi vuoi mettere in castigo?- chiese affrontandolo liberandosi dalla stretta di Draco.
- Non sono tuo padre- ammise – e da quello che noto, non mi consideri nemmeno un compagno degno visto che eviti di stare nella mia stanza. Hai cambiato idea?- chiese infine Draco.
Hermione aprì la bocca stranita. Che cosa voleva dire con quella frase?
Di cosa si stava lagnando?
- Non so di cosa ti stai lamentando Draco, non ti capisco?-
- Non mi capisci o non vuoi farlo?- domandò ancora il pozionista.
 
- Detesto quando le persone s’incaponiscono avvallando teorie senza senso, di cui in questo momento non sento la necessità di tirare in ballo – disse ancora Hermione.
- Non credo di essere la donna adatta... -
Draco sgranò gli occhi, impallidendo.
- Ti avevo chiesto se eri sicura-, disse in un sussurro Draco.
Hermione si sentì morire non appena scorse la pura negli occhi grigi di Draco.
Era così importante per lui?
- Non immaginavo che per te i sentimenti fossero così mutevoli - aggiunse abbassando lo sguardo sconfitto.
Socchiuse gli occhi prendendo aria, prima di voltarsi e uscire, il profumo di Hermione entrò lungo le narici.
Avrebbe dovuto vivere senza di lei,costatò all’improvviso e la sua voglia di combattere in quell’istante venne meno.
-Draco- disse Hermione, afferrando la stoffa della sua camicia prima che l’uomo le volgesse le spalle. Lo abbracciò da dietro facendo combaciare perfettamente il suo petto con la schiena di Draco.
- Detesto quando alcuni vogliono prendere le decisioni al mio posto - disse prendendo fiato, sentì la bocca secca, arida. La saliva grattava lungo l’esofago ma non smise di parlare nonostante il fastidio.
Draco stette zitto, mentre Hermione appoggiava il capo alla schiena del biondo. Udì il suo respiro farsi affannoso e mischiarsi con il suo battito accelerato.
- Non voglio stare in vetrina, non credo di essere la donna adatta a starci- ammise, lo sentì muoversi e continuò prima di essere interrotta- se hai pensato di mettermi lì e che sarei stata ferma e zitta mentre tutti vi affannate a riportare Scorpius a casa, hai sbagliato. Non sono quel genere di donna.
- Hai detto di volermi orgogliosa, coraggiosa e materna - ricordò – io sono così, dicevi di apprezzare queste mie caratteristiche, ho solo questo da offrirti- concluse Hermione.
- Non mi stai lasciando?- chiese Draco, mangiandosi quasi le parole. Detestava essere in quello stato, detestava mostrarsi debole.
 Paura e frustrazione, queste erano le sue emozioni predominanti in quel momento. Paura di perdere la donna che desiderava senza essere riuscito a vivere con lei che una notte e frustrazione per quella giornata in cui la sua vita, i suoi sforzi erano risultatati vani, per il mondo magico lui era ancora un uomo vile e marcio, un mangiamorte. Suo figlio pagava le sue colpe e quelle di suo nonno.
Quella non era giustizia era solo vile vendetta.
- Ti amo, non potrei lasciarti- ammise Hermione. Draco si girò di scatto stringendola tra le braccia.
- Litigare con te mi destabilizza- ammise accarezzando la schiena della donna.
- Mi sento perso – finì.
Hermione annusò il profumo della pelle di Draco, tanto buono quanto estasiante e sorrise. Non le servivano quelle cinque parole, per sapere cosa quell’uomo provasse per lei. Finalmente, l’aveva capito.
- Draco- disse – devo prepararmi- aggiunse staccandosi dal petto del “suo” uomo. Fu difficile farlo, ma dovette.
- Prometto di stare attenta- disse anticipandolo.
- Tieni a freno mio padre, se necessario usa qualche incantesimo, mia madre, poiché ti manda con lui, approverebbe - .
Hermione gli diede un buffetto sul braccio.
- Tu che farai?- chiese Hermione.
- Andrò a trovare un vecchio amico di studi - disse vago.
- Purcey?- domandò la Granger.
- No, un altro che non ho voglia di incontrare ma che credo, conoscendolo, che c’entri in modo inequivocabile in questa storia-
Hermione lo guardò un attimo, cercando di leggere attraverso quegli occhi grigi, che un attimo prima mostravano un Draco cristallino e che ora, facevano da schermo ai pensieri del pozionista.
L’ennesima domanda fu interrotta dall’arrivo di Tibly, che dopo essersi scusato per l’intrusione, invitò Hermione e Draco in sala. Una donna, sconosciuta all’elfo, chiedeva di vedere la signorina.
I due scesero dopo poco, nella sala indicata da Tibly e sconcertati osservarono la donna corpulenta, vestita con un’ampia veste verde menta rammendata in più punti, seduta su uno splendido sofà. I lunghi capelli rossi cadevano ondulati sulle spalle, mentre un autentico tornado si abbatteva sulla stanza, ma Hermione non vi badò.
- Molly - disse Hermione facendo un passo verso la donna, arrestandosi un attimo dopo timorosa di ricevere dalla signora Weasley lo stesso trattamento che la mattina aveva ricevuto da Ginny, sua figlia.
- Hermione cara- disse di rimando la donna alzandosi di scatto per abbracciarla. I Malfoy non dissero nulla osservarono in silenzio la scena.
Lucius storse il naso.
Molly Preveret non gli era mai piaciuta e quando aveva sposato Weasley, ebbe la conferma che non avesse tutte le rotelle a posto.
Narcissa sospirò.
Molly era la più cara amica di Andromeda. Prima che sua sorella sposasse quel babbano e scapasse di casa si recava spesso a casa sua e le stava simpatica. Era tanto dolce con lei, materna ricordò. La chiamava la mia amichetta Cissy, rammentò all’improvviso e non riuscì a trattenere una lacrima per quel lontano ricordo.
Draco si ghiacciò.
Quella donna rappresentava un passato che Hermione aveva amato profondamente, si ricordò la rabbia di una Granger quindicenne quando ebbe la brillante idea di ideare una canzone che la sbeffeggiava.
Era riuscito in un solo colpo a far infuriare tutto il trio: Potter, Weasley e Granger. Ora se ne vergognava. Quella donna poteva indurre la sua Hermione a lasciarlo, a cercare per lei un uomo più meritevole. Ve ne erano milioni più meritevoli.
La paura ancora una volta lo attanagliò.
Che cosa vuole?- chiese, interrompendo quello strano silenzio - perché è venuta qua ?-.
- Draco - dissero in contemporanea Hermione e Narcissa.
Molly Weasley si girò un attimo per poter guardare meglio il giovane pozionista. Nel tempo non era cambiato, forse, era più affasciante rispetto al ragazzo magro e triste che aveva incontrato alla fine della guerra, quando lei e i suoi figli, avevano deposto in suo favore.
Che non fosse felice di vederla lo capiva: non era mai scorto buon sangue tra i Malfoy e i Weasley.
- Tranquille - disse Molly, mi scuso signor Malfoy se sono piombata a casa sua senza farmi annunciare. –Appena ho saputo che Hermione si trovava a casa sua non ho resistito -.
- Se pensa che la tengo qui con la forza, si sbaglia- Hermione lo guardò storto.
Molly sorrise, osservando la scena. Ginny non si sbagliava il rapporto tra Hermione e il giovane Malfoy era senza dubbio intimo. Lui la proteggeva anche se cercava in tutti i modi di non farsi notare. La cosa che la stupì non poco era l’atteggiamento di Lucius, il mago non era ostile nei confronti della strega benché le sue origini non fossero quelle che, un tempo non poi tanto lontano, tanto detestava.
- No, non penso questo ma sono anni che non la vedevo eh... -
- Tranquilla Molly, non ti devi giustificare, mio figlio salta un po’ troppo a conclusioni affrettate - disse Narcissa.
Draco sbuffò, ma non replicò a sua madre, attraversò la sala e si versò da bere.
Firewhisky, ecco cosa ci voleva  per cercare di dimenticare la madre dello straccione sul sofà della sua centenaria dimora.
 -Ho saputo di vostro nipote - disse guardando Narcissa che sentendo menzionare Scorpius perse la proverbiale calma che la contraddistingueva. A Draco scivolò un cubetto di ghiaccio.
- Già- disse Lucius, -vedo che sei sempre ben informata - disse acido.
- Mia figlia è un auror, Lucius- replicò stizzita Molly.
- Non ne andrei così fiera- replicò Lucius.
- Lucius smettila- gli intimò Narcissa. – scusalo Molly, oggi non è in vena di convenevoli, capirai... -.
- Sì tranquilla- disse la signora Wesley.
- Non so cosa è successo, ma sono certa che il bambino non c’entri nulla-
- Il solito inconfondibile e irritante amore Grifondoro- disse gracchiante Lucius.
- Infatti - disse Hermione soprassedendo alle insinuazioni di Lucius. –Scorpius non ha fatto nulla. Il capo auror-
- Jonnanson - disse Molly.
- Sì, non so per quale ragione si sia accanito con tanta rabbia sul bambino - disse Hermione scrutando la strega che un tempo considerava come una seconda madre. L’avrebbe ancora accolta tra le sue braccia con tanto amore se avesse saputo a chi aveva donato il suo cuore? pensò Hermione.
Molly guardò Lucius un attimo, poi socchiuse gli occhi.
- Vecchi rancori che anziani maghi, corrosi dal dolore non riescono a cancellare- disse.
Hermione aprì la bocca nell’istante in cui un bimbo dai capelli scuri e due grandi occhi verdi le volò letteralmente in grembo.
Sgranò gli occhi un attimo, per voi volgerli a Molly.
- Harry - disse.
- No, io sono James - disse il bimbo sollevando il ditino verso Hermione riprendendola. Sia Draco sia Hermione, rimasero senza parole.
Quello assomigliava senza dubbio allo sfregiato, pensò Draco guardando il bambino stupito mentre Hermione gli accarezzava i capelli spettinati e indomabili.

***

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 28
*** 27 ***


Sono imperdonabile  lo so, ma ho dedicato il mio tempo a leggere e staccarmi dai libri è una vera pena per me. 
Questo capitolo l'ho scritto prima di iniziarne un'altro, un mattone I pilastri della terra.
Perdonatemi . 
Un bacio e buona lettura.
P.s Vi informo che ho deciso di terminare questa storia, altri due capitoli e si concluderà, poi riprendo le altre storie.
***


Quando Koller, il collega di origine tedesca,  si era dileguato lasciandola sola con il piccolo Malfoy, Ginny, si sentì mancare. La sua proverbiale calma venne meno e con quella la sua sicurezza. Quello che i suoi occhi vedevano in quella stanza desolata all’interno di quello che, da anni ormai, era il quartier generale degli auror non le piacque: Come poteva piacerle?
 Era una donna, era una madre e quel bambino, con la testa nascosta tra le gambe, non era certo un bel vedere.
Sentì una stretta al cuore immaginando la sua paura nel trovarsi solo, al buio, in un luogo a lui sconosciuto, senza nessuno a lui caro.
Solo come un cucciolo privato dagli affetti, dall’amore.
Immaginò James nella sua stessa situazione e boccheggiò portandosi una mano sulla pancia, ricordando i momenti in cui, il suo piccolo era ancora dentro di lei.
Un brivido scese lungo la schiena e i suoi ideali di vendetta vacillarono.
La mente, vigliacca, vagò un attimo immergendosi in vari avvenimenti. Socchiuse gli occhi mentre a stento riuscì a respirare , l’aria era assuefatta e l’odore di stantio troppo penetrante. La mente le ricordò lei, la sua vecchia amica Hermione. Il senso di inadeguatezza si fece, se possibile, ancora più difficile da sopportare per la Weasley.
La sua ex migliore amica era ricomparsa all’improvviso dopo anni, ed era riuscita in un asso di tempo minimo nell’impresa di sconvolgere ogni cosa.
Perfino aver arrestato un Malfoy non la rendeva felice, come poteva ,avevano arrestato quello meno opportuno. Avevano arrestato un bambino.
Sospirò.
Era un Malfoy e lei odiava i Malfoy, ma quello era atipico. Scorpius, così si chiamava, non aveva mai sollevato lo sguardo, non aveva inveito , non si era mostrato irriverente: semplicemente ignorava tutto quello che gli accadeva intorno.
Ignorava tutti tranne quella donna che fino all’ultimo istante l’aveva protetto con il suo corpo. Forse l’unica a cui il bambino voleva bene.
Hermione.
Ginny fece un passo incerto verso il bambino. Era piccolo, molto piccolo.
Si accovacciò al suo fianco osservandolo attentamente. Aveva i capelli biondi e fini, questi, profumavano ti talco e viole, erano l’unico profumo che si riusciva a sentire all’interno di quella stanza. Le mani, con le quali il bambino si teneva stretto le gambe, erano piccole e paffute, le unghie perfettamente pulite.
Storse il naso pensando a quelle del suo James perennemente sporche di terra per via della sua passione nel distruggere le tane degli gnomi della tana.
- Hai fame?- Chiese infine.
Ginny attese alcuni minuti ma il bambino non rispose.
- Mi hai sentito - disse sollevando la voce di un tono –hai fame?- chiese ancora.
Anche questa volta Scorpius rimase zitto.
- Beh, visto che non ne hai non ti porterò nulla da mangiare -.
Il bambino stinse ancora più forte le gambe al petto , le nocche delle mani sbiancarono dalla forza con cui si stringeva.
Ginny scosse il capo.
- Bene la tua matrigna ti ha insegnato perfino la testardaggine- disse indignata e fu in quell’istante che Scorpius la guardò con odio.
- Zia Daphne non è la mia matrigna - disse con rabbia il bambino, le labbra tremavano per la rabbia e forse per il freddo.
Ginny lo guardò ancora assottigliando gli occhi poi si alzò con un balzo afferrò la coperta che stava sulla branda. Era ruvida e odorava di muffa, ma non se ne curò, l’aprì e la mise sopra il bambino e uscì.
Doveva uscire.
Il cuore batteva forte come non le capitava da anni.
Hermione non era la puttana di Malfoy. Come aveva potuto pensarlo? si chiese.
Si bloccò nell’andito buio cercando di prendere nuovamente il controllo.
Ma non riuscì, doveva sapere cosa ci faceva Hermione dai Malfoy, doveva interrogare quel bambino prima di Jonnanson, così rientrò.
Ginny si chiuse con infinita calma la porta alle spalle, la bloccò e insonorizzò con la magia, poi, si voltò verso il bambino che ora la guardava.
Gli occhi azzurri e limpidi di Scorpius incontrarono quelli castani di Ginny, si studiarono con circospezione.
Fu Ginny ad interrompere quel silenzio.
- Vorrei che mangiassi – disse.
Questa volta Scorpius non rispose, ma guardò con la coda dell’occhio il vassoi che tempo prima l’auror alto e dall’accento strano gli aveva portato.
- Tranquillo! lo riscaldo con la magia - disse Ginny interpretando i pensieri del bambino.
- Su alzati o presto ti verrà il raffreddore a stare seduto in quell’angolo umido con la schiena poggiata al muro- disse Ginny con fare materno.
Scorpius non si mosse e quindi Ginny, un po’ imbarazzata, si avvicinò a lui, e mise una mano su quella bambino. Si stupì nel sentirla calda, immaginava stupidamente che i Malfoy fossero di ghiaccio.
Ma quel Malfoy, non sapeva perché, era mille volte diverso da quelli che lei conosceva.
Sentì il suo respiro affannato e la rabbia che prima faceva stringere le sue manine in un pugno svanire piano.
- Su dai! ho scaldato la zuppa- cercò di sorridere ma sapeva che quello che aveva prodotto era solo l’ombra di un sorriso.
Il bambino la guardò ancora ma rimaneva impassibile, anche se, si era sollevato da terra. Zoppicò un poco forse perché le gambe gli si erano intorpidite così Ginny lo sostenne fino alla sedia, la coltre di polvere da cui era ricoperta venne tolta dall’auror con la mano, sotto gli occhi attenti e curiosi dell’erede dei Malfoy.
- L’ha fatta Koller, è bravo in questi cibi- disse imbarazzata – non credo sia paragonabile a quello che cucinano i tuoi elfi, ma si può mangiare-
- Grazie - la voce di Scorpius arrivò come un sussurro lieve, impercettibile. Ginny rimase spiazzata, un Malfoy che ringrazia era atipico, era stano era innaturale.
Che fosse lei l’artefice di tutto.
Lo guardò sedersi composto, poggiarsi con calma la salvietta grigio sporco sulle gambe ed afferrare il cucchiaio. Mangiò Scorpius, con fame ma sempre con grazia infinita.
Non sprecò nemmeno un goccio di zuppa, infine, afferrò il tozzo di pane e mangiò anche quello senza lasciare sul vassoio nemmeno una briciola.
- Vorrei farti alcune domande - disse infine Ginny.
- Sono colpevole - la voce di Scorpius ora era più alta.
- La zia è caduta dalle scale, perché è stata cattiva con me e la signorina Hermione. Ha detto brutte parole verso la signorina e no- fece una pausa – non doveva dirle quelle cose-
- Che le ha detto?- chiese Ginny.
- Le ha mancato di rispetto - rispose Scorpius volgendo lo sguardo altrove.
Ginny lo guardò ancora con attenzione.
- La signorina Hermione- disse infine cercando di mantenere la calma, - cosa è per te la signorina Hermione? chiese infine.
Il piccolo le rivolse lo sguardo ancora una volta.
- La mia insegnate - disse – ma vorrei tanto diventasse la mia mamma, lo vorrebbe anche il mio papà -.
Ginny aprì la bocca sconcertata da quella rivelazione.

***

 
Il piccolo James trotterellava felice tra i mobili e preziosi ninnoli dei Malfoy cercando di afferrare quello stano essere con la testa grande e i grandi occhi che a prima vista gli era sembrato uno gnomo.
- Vieni qua - urlava gaio –ho detto vieni – ripeteva, mentre il povero Tibly cercava di mantenere un contegno davanti ai suoi padroni, anche se, la paura era ben visibile sul suo volto.
- James Arthur Weasley- urlò Molly alzandosi e mettendo le mani sui fianchi nella sua posizione di rimprovero. Hermione sorrise nel vederla così, Molly, era sempre la stessa intransigente quando uno dei suoi cuccioli cercava di metterla in imbarazzo e quel bambino, gaio e spensierato, in quel momento lo stava facendo.
James si fermò di colpo osservando la matrona e abbassò di colpo lo sguardo.
- Nonna - disse sbuffando, sconvolgendo con quell’affermazione tutti i Malfoy e Hermione Granger.
- Non sapevo avessi un nipote Molly - disse Narcissa.
La signora Weasley guardò James rimproverandolo con lo sguardo e il bambino aveva capito di aver appena commesso uno sbaglio.
- Non è di dominio pubblico - disse sedendosi nuovamente. Le mani ricaddero sulla gonna e ne afferrarono la stoffa consunta. Le labbra erano strette e gli occhi vigili e fissi su Lucius Malfoy, che ora le sorrideva tronfio.
- Non ricordo alcun tuo discendente che si chiamasse James - disse Lucius con voce fredda, Hermione gli riservò uno sguardo truce.
- Infatti, non ho alcun antenato con questo nome - rispose Molly sempre tesa.
- Tibly – disse Narcissa cercando di stemperare la tensione che correva tra suo marito e la sua ospite- porta dei pasticcini e il tè-
- Madre non credo sia il caso - disse Draco che da quando aveva visto la signora Weasley, stava rigido al fianco del camino.
Hermione sgranò gli occhi e Draco gli distolse da lei, scottato per essere stato reguardito da quella che ora considerava la sua donna.
Narcissa Black non ci fece caso e continuò.
- Tibly - disse e l’elfo scattò subito per eseguire i desideri della lady, tornò subito dopo e poi scomparì prima che il piccolo bambino dai capelli arruffati e gli occhi verdi gli afferrasse le orecchie.
Narcissa versò il tè per Molly, la sua ospite e per Hermione e poi ne versò due dita anche per lei. Non chiese a Lucius e nemmeno a Draco, conoscendoli non avrebbero gradito dividere quel sacro momento con la loro ospite.
-James è figlio di Harry Potter- disse Molly subito dopo aver sorseggiato il te caldo e delicatamente zuccherato offertole da Narcissa.
A Hermione tremò la mano e prima di combinare un disastro poggiò la tazza.
- Bene un figlio illegittimo, e per sapere cosa vuole da noi?- urlò Draco.
- Draco - dissero Narcissa e Hermione ormai spazientite dall’assurda posizione del pozionista.
- Non voglio nulla signor Malfoy, stia tranquillo, volevo solo incontrare una vecchia amica e farle conoscere il figlio dei suoi amici-
- Amici - sbiaccicò Lucius.- se non sbaglio, sua figlia, è una di quelle che ha arrestato mio nipote, un bambino che è perfino più piccolo di suo figlio-
Molly abbassò il capo.
- Ginevra è offesa con tutti. Dopo la morte di Harry, il suo unico scopo è stato quello di pulire il mondo magico dai corrotti ed ex mangiamorte. In ricordo del suo amore, ha intrapreso la carriera di auror... -.
Draco storse il naso.
- Per lei, nulla ha importanza tranne quella... - continuò la vecchia strega.
-Di incastrare un Malfoy- finì Draco ora furioso.
Molly non seppe replicare.
-La capisco- disse Hermione, -perdere qualcuno che si ama, è devastante. Harry per lei era tutto- sollevò lo sguardo un attimo per incontrare gli occhi grigi di Draco che si erano nuovamente posati su di lei, sentì una morsa nello stomaco.
Se perdessi te, io cosa farei?
-Sposare le idee malsane di Jonnanson è stata la cosa più stupida che ha fatto, oltre a quella di nascondere a tutti James-
-Concordo con te – disse Narcissa, - tua figlia era una donna innamorata e ferita, avrei fatto la stessa cosa, per mio marito e mio figlio, io ho fatto di peggio- aggiunse la ledy.
Lucius abbasso lo sguardo e Draco strinse i pugni.
- Ciao- disse Hermione volgendo lo sguardo verso il piccolo James che ora stava seduto accanto alla nonna. – io mi chiamo Hermione e tu?- chiese.
Il bambino la guardò curioso
-Io ti conosco già- disse- tu sei quella che è nella foto in cucina con il mio papà e lo zio Ron, la mamma dice che eri la fidanzata dello zio-
Hermione aprì la bocca stupita
-No io... - Hermione non riuscì a finire la frase che il rumore di una porta sbattuta con foga la fece sobbalzare.
Sbiancò un attimo e preoccupata cercò di alzarsi, Narcissa posò la mano sulla sua.
-Gli passerà - disse.
Hermione volle crederle ma in cuor suo sapeva che quella rivelazione a Draco non era piaciuta affatto.
Oggi, aveva capito che il rancore che lo legava a Ron e ai Weasley era radicato dentro di lui e che, nonostante stesse con lei, una misera mezzosangue, questo non si era mai assopito.
***
La rabbia lo pervase non appena quell’insulso bambino aveva pronunciato quella frase .
“La fidanzata dello zio Ron”.
Strinse i pugni e sfogò la sua frustrazione con un pugno deciso sul muro del suo laboratorio, le nocche si spaccarono al contatto con la pietra dura e umida. Dalla ferita usciva il sangue, che caldo gli inumidiva la mano.
È stato lui il primo uomo a cui si è donata. Quel pensiero gli fece ancora più male, e la consapevolezza che, con molta probabilità ,quella sua intuizione fosse esatta, lo fece barcollare.
Si era illuso, non sapeva come, di essere l’uomo più importante. Solo lui. In quelle ore aveva scacciato dalla mente che negli anni si erano odiati. Aveva scacciato dalla mente i loro battibecchi. La consapevolezza che se Ron Weasley fosse ancora vivo, la donna che ora sapeva di amare, non l’avrebbe mai guardato gli bruciava dentro facendolo impazzire.
Se lui fosse vivo, lei non si sarebbe mai allontanata.
Se lui fosse vivo, lei ora sarebbe sua moglie, la madre di piccoli straccioni come il figlio di Potter.
Se la guerra non l’avesse ucciso, Hermione non ti avrebbe mai guardato e avrebbe continuato, come giusto che fosse, a disprezzarti.
Tanti se e tutti fondamentalmente veritieri.
Si portò le mani prima sul viso e poi le passò tra i capelli, sentì le nocche pulsare ma non se ne curò e prima che qualcuno potesse correre a disturbarlo si smaterializzò.
Scorpius, dove pensare a suo figlio e fare chiarezza.
Le strade di Notturn Alley lo accolsero dopo anni, non gli erano mancate.
Si strinse la mantella e s’incamminò, Draco sapeva dove andare e chi cercare. Se Daphne era venuta lì a cercare aiuto, era certo che l’avrebbe chiesto solo a lui.
Il più losco e inaffidabile dei suoi ex amici, compari di angherie. Un ex mangiamorte proprio come lui, ma che a differenza sua, dopo la guerra aveva continuato a fare ciò che sapeva fare meglio: tramare e ingannare chi chiedeva stupidamente il suo aiuto. La strada era deserta a quell’ora, perfino i topi che solitamente vagavano da quelle parti si erano nascosti sentendo i passi dell’uomo che veloce percorreva quell’angusto viale. Il vento gelido sferzava il viso del pozionista, ma questi, non rallentò. Ancora qualche passo e sarebbe arrivato.
Un mendicante era riverso a terra, sollevò lo sguardo e sbiancò non appena riconobbe l’uomo, Draco lo superò senza battere ciglio e aprì la porta. Un campanello risuonò avvertendo il padrone del locale che qualcuno era entrato.
La stanza era buia e notevolmente sporca, ragnatele e polvere erano in ogni dove, l’odore di pozioni e ingredienti alleggiava nell’aria.
Draco fu attento a non toccar nulla per non imbrattarsi con quel sudiciume.
-Ti aspettavo - disse l’uomo uscendo dall’ombra. Draco assottigliò lo sguardo riconoscendo sotto la barba lunga, i capelli appiccicaticci e i vestiti smessi e sporchi, Goyle il suo vecchio compagno di scuola.

***

Erano quasi le cinque, quando Lucius e Hermione varcarono insieme il grande atrio del Ministero della Magia.
Tutti li guardavano stupiti: l’ex mangiamorte che da anni si era ritirato a vita privata e l’ex eroina, di cui da anni si erano perse le tracce.
Entrambi avanzavano a passo spedito, sguardo fiero e cipiglio deciso. Non salutarono nessuno, si rifugiarono nel grande ascensore e da lì, salirono all’ufficio del ministro Kingsley Shacklebolt.
- Lascia parlare me -  disse Lucius non appena furono soli, lontani da sguardi indiscreti. Hermione non rispose.
Arrivati alla grande porta, bussarono, la segretaria del ministro inspiegabilmente non era alla sua consueta posizione, dietro alla grande scrivania in legno massiccio e questo, era senza dubbio un vantaggio.
Non appena l’uomo dall’altra della porta acconsentì a farli entrare, i due, prima la Granger e poi Malfoy, entrarono.
Il ministro della magia rimase immobile, ogni sgranati e bocca semi aperta, incredulo da ciò che i suoi occhi scuri gli mostravano. Si riprese subito, alzandosi di scatto e dirigendosi verso i suoi ospiti.
- Kingsley Shacklebolt - disse Lucius, avanzando sicuro e andandosi a sedere di fronte alla scrivania del Ministro, - non siamo venuti qui a cincischiare e lascia perdere i convenevoli- disse spiccio Malfoy. Hermione, invece, era ferma vicino alla porta: erano anni che non vedeva il suo amico e un brivido caldo le scaldò il cuore non appena incrociò i suoi occhi scuri.
- Siamo qui per chiedere spiegazioni sul comportamento inumano del capo auror- disse Lucius . Il ministro, non smise nemmeno un attimo di guardare Hermione che sembrava imbalsamata vicino alla porta.
- Granger siediti- disse Lucius, così il ministro ascolta perché siamo qui- disse Malfoy.
Hermione sembrò svegliarsi a quelle parole, sorrise o cercò di farlo all’indirizzo del ministro che seguendola con lo sguardo non la lasciò un minuto e si accomodò a fianco del vecchio Malfoy.
Che ci fa con Lucius? Pensò Kingsley.
Ministro, mi ascolti bene- disse Lucius –se scopro che Jonnanson ha in qualche modo storto anche solo un capello, a mio nipote la pagherà cara e lei con lui-
- Lucius - disse Hermione prendendo finalmente la parola.
- Ministro non gli dia retta-, disse la Granger, guardando storto l’uomo accanto a lei. –siamo tesi, non abbiamo notizie di Scorpius da questa mattina e non riesco a capire come sia possibile che nessuno si sia messo una mano nella coscienza. È un bambino e non ha fatto nulla- disse Hermione con animosità.
Il ministro aggrottò la fronte sorpreso.
Di cosa parlavano?Si chiese.
- Lo hanno strappato alle mie cure, all’amore della sua famiglia come il più abbietto dei criminali. Questa non è giustizia, è odio- disse esponendo le sue ragioni.
-Io non so di cosa state parlando. Non so perché siete qui. Non riesco a capire perché tu- disse osservando Lucius,- sia così disinvolto accanto a quella che un tempo reputavi una minaccia per il mondo magico-.
Lucius Malfoy sembro spiazzato nell’udire quelle parole poi ghignò.
- Molte cose sono cambiate e le vecchie convinzioni si sono dissolte, ora la signorina Granger è una valida collaboratrice -. Hermione abbassò lo sguardo un attimo.
-è l’insegnante di mio nipote Scorpius- aggiunse fiero.
- Insegnate - ripeté il ministro.
- Sì – rispose Hermione sollevando lo sguardo. Il ministro annuì.
- Spiegatemi cosa è successo al bambino?-.
Lucius e Hermione sgranarono gli occhi.
- Non lo sai?- Chiese stupita la Granger e dopo che il ministro rispose:
- No -.
 L’ira di Lucius, e in seguito, quella del ministro stesso, furono dirompenti.
Così , tutti e tre si recarono al dipartimento auror, sconvolgendo i piani del loro capo Jonnanson .
***
 
 

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Capitolo 29
*** 28 ***


Sò che non è un capitolo straordinario, che forse l'attesa non vi ripagherà ma manca solo l'epilogo e anche questa sarà finita.
Un bacio a tutti quelli che leggono in silenzio, ma soprattutto a tutte quelle che recensiscono e che mi sostengono sempre. Grazie e buona lettura.

**


Draco guardò negli occhi quel lurido verme che un tempo era uno dei suoi tirapiedi.
-Cosa hai venduto a Daphne?- domandò gelido.
Goyle sogghignò.
- Oh un portento di pozione- enunciò ghignante –non ti è piaciuta?- Chiese beffardo.
- Senti lurido escremento- disse feroce agguantandolo il bavero della veste del mago – quella non era una pozione era un intruglio pericoloso e senza dubbio bandita –
- Non farmi ridere Malfoy- replicò l’uomo sputacchiando e rivelando a Draco il suo alito rancido. – tu che ti preoccupi se una pozione è bandita o meno-
-Io a differenza tua sono un pozionista qualificato gli ricordò.
-Si certo, il grande pozionista, ma io non dimentico cosa sei stato- enunciò divertito il mago dalle vesti sudice e sdrucite. – Un mangiamorte proprio come me, solo con una fortuna sfacciata - .
Draco lo spinse via.
Ora basta, non sono venuto qua per sentire le tue recriminazioni.
Dimmi cosa hai dato a Daphne.
È nato? Chiese aggiustandosi la veste.
- Sì il mostro è nato e morto subito dopo- aggiunse Draco e Goyle iniziò a ridere di gusto.
- Siete una bella coppia tu e tua cognata. Proprio una bella coppia d’impostori, arroganti e presuntuosi. Convinti che tutto gli sia dovuto, m io non sono più disposto ad abbassarmi a voi, mai più. Ora sparisci dal mio negozio-
Draco lo guardò malissimo e girò le spalle fece un passo e poi si rigirò di scatto.
- Legimentis - disse e con un semplice incantesimo scovò nella mente del vecchio compagno e capì ogni intruglio che quella pozione maledetta aveva al suo interno, storse il naso osservando Daphne felice nel possederla e represse un conato di vomito nel vederla incinta di un mostro che poteva essere suo e di mille altri uomini.
Una puttana, ecco cosa era sua cognata.  Una cagna senza cervello che voleva a tutti i costi riacquistare la perduta ricchezza ai danni del suo erede.
Si maledì per averle lasciato campo libero per anni, sì era colpa sua se Daphne aveva avuto vita facile, solo sua.
Si smaterializzò al manor e senza annunciare il suo ritorno si diresse nel suo laboratorio, solo lì poteva ritrovare un po’ di pace che quel giorno aveva perduto per strada.

***

Ginny ascoltò le parole del bambino che piano raccontò i fatti accaduti la mattina, si sorprese nel sentire l’odio trasparire dalle sue parole nei confronti della zia, mentre ogni volta che nominava la sua insegnante, Hermione, gli occhi gli s’illuminavano.
Era lampante, capì Ginny, che quel bambino non aveva fatto nulla, tranne che difendersi, ma a detta sua, era colpevole.
Il senso di colpa non lo faceva ragionare, lo shock nell’aver visto la zia in un bagno di sangue e priva di conoscenza aveva convinto il piccolo Malfoy che fosse lui l’artefice di quel dramma e non la cattiveria di sua zia che spinta dalla vendetta, non aveva fatto i conti con il fato.
Pensava a questo Ginny nell’istante in cui la porta fu abbattuta provocando un boato, sollevando una nuvola di fumo.
-Weasley - urlò il suo capo aggredendola quasi fisicamente mentre le puntava la bacchetta.
- Come hai osato metterti contro di me. Contro un tuo superiore? - urlò furioso Jonnanson.
Ginny era bianca, le mani le tremavano e il piccolo Scorpius, le corse in aiuto.
- Non prendertela con lei, non ha fatto nulla- disse il bambino mettendosi tra i due auror.
- Levati - sibilò scontroso l’uomo rifilando uno schiaffò al bambino nell’istante in cui Lucius Malfoy, Hermione e il ministro della magia entrarono della piccola cella umida.
Ginny afferrò il piccolo prima che questi sbattesse la testa contro la piccola e malferma scrivania, lasciando Jonnanson a sbrogliare i mille guai che quel suo gesto avrebbe sollevato.
- Vigliacco - urlò Lucius – come ti sei permesso! - .
Hermione afferrò lesta la bacchetta non appena intuì le intenzioni del capo auror.
Pazzo, è un pazzo.
 Questi non si curò di nulla: né di essere di fronte al Ministro della magia, né davanti a molti testimoni, con forza e odio, scagliò incantesimi all’indirizzo del vecchio Lucius che non più agile come una volta, riuscì per pura fortuna e grazie l’intervento della giovane insegnante, a ripararsi dal fascio di luce rossa.
Jonnanson, per nulla rassegnato ad abbandonare il suo intento: quello di annientare i Malfoy, iniziò la sua personale e inqualificabile battaglia contro tutto e tutti si frapponevano tra lui e Lucius.
Perfino il ministro fu coinvolto e fu, egli stesso a terminare la battaglia schiantando con un incantesimo magistrale il capo auror.
- Inaudito - disse rivolgendosi a Hermione e poi a Koller che era accorso nella cella sentendo urla e schiantesimi.
Fece un passo verso l’auror che riverso a terra si massaggiava il capo.
- Considerati estromesso dal tuo incarico per insubordinazione e ammutinamento verso il Ministero -.
Jonnanson lo guardò torvo prima che funi magiche si attorcigliassero nei suoi polsi.
- Avrai un regolare processo, come concerne la legge magica. Così, che capisca che tutti ne hanno diritto non solo chi secondo te sono dalla parte del giusto.
- Io - urlò rabbioso Jonnanson – io non finirò in carcere - disse furente – è lui il criminale, lui il mangiamorte. Sono loro i Malfoy che dovete processare non chi da anni fa il lavoro sporco per voi- disse ancora Jonnanson.
- Lui ha ucciso la mia famiglia - urlò ancora mentre i suoi vecchi uomini lo portavano in una cella in cui era impossibile smaterializzarsi.
- Malfoy - urlo ancora Jonnanson – arriverà il giorno che tu ed io arriveremo alla resa dei conti, e lì non avrai più nessuno a pararti quel dannato culo-
Hermione rimase impassibile mentre il capo auror era portato via e felice poté riabbracciare Scorpius che liberatasi dalla presa ferrea di Ginny le balzò in braccio come un agile gattino.
-Tesoro come stai?- chiese preoccupata, dandogli un bacio sulla tempia e osservandolo attentamente per vedere se avesse o meno qualche graffio o livido.
- Bene Hermione - disse stringendola forte – mi sei mancata, dove è il mio papà. Nonno- disse –guardando il vecchio mago che si era avvicinato, sei un portento con la bacchetta, quando sono grande, voglio essere come te- aggiunse.
- Meglio di no, Scorpius - rispose il mago accarezzando i capelli biondi del giovane rampollo.
- Dove è il mio papà?- chiese ancora Scorpius-
- A casa - rispose Lucius, - dove andiamo ora - finì il vecchio mago.
- Malfoy - disse il ministro – dobbiamo chiarire cosa è successo alla signorina Daphne Greengrass-
- Credo sia chiaro - replicò Lucius.
-Ho la dichiarazione del bambino- disse Ginny prendo la parola attirando su di se gli occhi di tutti i presenti.
-Io credo che il bambino sia una vittima aggiunse imbarazzata guardando il Ministro-
- Certo che è una vittima- replicò stizzito Lucius.
- Dovremmo interrogare anche la Greengrass- ricordò Koller – è stata portata al San Mungo- terminò.
- Bene, disse il ministro, aspetteremo che la giovane Greengrass si riprenda e dopo di che fisserò un’udienza. Stare tranquilli la verità verrà a galla- finì il ministro.
- Possiamo andare a casa ?- chiese Hermione senza mai guardare Ginny.
- Certo - rispose il Ministro precedendo tutti e uscendo per primo dalla piccola cella.
- Hermione - la richiamò Ginny.
- Vorrei... scusarmi- disse quasi balbettando.
- Tranquilla – replicò Hermione – nella tua posizione io... -
- No tu avresti indagato e non portato via un bambino mettendolo in una cella-
- Ginny - disse infine Hermione quando vide la rossa Weasley abbassare il capo.
- Mi dispiace - aggiunse – mi dispiace averti lasciato sola, non averti sostenuto e aiutato quando lui, è -
-Ti prego Hermione - le disse asciugandosi una lacrima.
- Ho avuto paura - continuò la Granger, - se fossi rimasta, non sarei sopravvissuta al dolore. Tutto quello per cui avevo lottato, combattuto, era scomparso. I miei migliori amici morti, il mondo magico in ricostruzione ed io, senza più una meta - .
- Ho un figlio - disse Ginny in un sussurrò e Hermione, senza pensarci , l’abbracciò stretta.
- Lo so – rispose in un sussurro –tua madre è venuta la manor questa mattina-.
Ginny si staccò preoccupata per guardare meglio l’amica.
-Tranquilla risolveremo anche questa -
- Credo sia impossibile - replicò mestamente Ginny.
- Oh ti sbagli, convincerò Lucius ad aiutarti -
- Malfoy?-
- Sì, Lucius Malfoy-
- Hermione cosa c’è tra...-
- Mi sono innamorata di Draco- aggiunse guardandola dritta in faccia – e lui mi ama, anche se tuo figlio oggi, gli ha ricordato che sono stata fidanzata con Ron-
Ginny aprì la bocca.
- Pensa che nemmeno lo sapevo- continuò Hermione.
-Oddio scusa- .
Hermione rise,
- Gli passerà- disse infine la Granger.
Lo spero,aggiunse tra se e se.
– Ora devo andare - aggiunse uscendo dalla stanza lasciandosi Ginny e quei problemi alle spalle.
***
Gli auror del ministero irruppero all’ospedale magico, sconvolgendo con i loro modi rozzi la tranquillità di quelle mura.
- Chi vi ha ordinato di frugare tra le cartelle mediche- disse Purcey.
- Io - disse il ministro guardando il giovane medimago.
-Dove si trova Daphne Greengrass? Chiese.
Il medimago sgranò gli occhi –perché lo vuole sapere ministro?- domandò preoccupato.
- Per il semplice motivo che è accusata di tentato rapimento-.
- Rapimento?- urlò –come può aver tentato di rapire qualcuno se è priva di conoscenza.
- Non sia stupido – disse Koller interrompendo il medimago – prima di battere la testa-
- Queste sono accuse pesanti- replicò il medimago.
- Già come quelle che ha prodotto lei, accusando un bambino - gli ricordo Ginevra Weasley.
Purcey aprì la bocca.
- Dove si trova Jonnanson?-
- In questo momento è sotto processo per insubordinazione- replicò il Ministro accomodandosi nella scrivania del medimago.
- Processo?-
Sì quello che avrà anche lei se mentirà sulle condizioni della sua paziente.
Mi dica medimago Purcey sa quale pozione ha preso la signorina Greengrass?-
Il medico deglutì abbassando lo sguardo e anche se non avrebbe volto parlò rivelando tutto ciò che sapeva sulla pozione e il piano di Daphne.
- Potrebbe aver riportato dei danni al cervello finì.
-Che tipo di danni? – domandò.
-L’abbiamo risvegliata, ma non ricorda. Non ricorda nulla. Si è fermata al suo ultimo anno a Hogwarts- rispose mesto il medimago.
- Splendido - disse Ginny sbuffando.
- Proprio perfetto - aggiunse Koller.
- Dovrà deporre in aula- disse il ministro- si tenga libero per la settimana prossima, questa storia è durata fin troppo -.
***
Hermione arrivò al manor con Lucius e Scorpius, che felice si fece coccolare dalla nonna Narcissa e da tutta la servitù: umani ed elfi.
Il bambino sembrò finalmente tranquillo nonostante lo stress dell’intera giornata.
- Piccolo dovresti mangiare - disse Allyson.
- No signorina, ho mangiato una deliziosa zuppa fatta dalla signorina auror con i capelli rossi-
Hermione sorrise, immaginandosi Ginny alle prese con la zuppa.
Esilarante!
Allora fila in bagno per fare un bagno caldo e poi, di filato a nanna.
Il piccolo guardò la sua insegnate.
- Tranquillo vengo a leggerti la tua storia preferita –
- E mi darai anche il bacio della buona notte?- chiese Scorpius speranzoso.
- Sì, ti darò anche il bacio- aggiunse.
Il bambino fu felice e seguì senza fare storie Allyson fin sulle scale, si bloccò un attimo sulla rampa e Allyson intuendo i suoi pensieri lo attirò a se stringendolo forte.
- Dov’è Draco?- chiese Lucius a Narcissa.
- Nel suo studio - rispose la lady.
- Bene - disse Lucius avviandosi.
- Lucius - lo richiamò Hermione, - potrei parlagli prima- Lucius la guardò un attimo annuendo e dopo che la strega lo superò, si girò verso sua moglie.
- Credo che per oggi non riuscirò a parlare con lui- disse Lucius porgendo la mano a sua moglie Narcissa che sorrise afferrandola e con lui si diresse nella loro vecchia stanza. Per quella sera, anche i vecchi coniugi Malfoy si concessero un attimo di relax.

***

Hermione bussò e senza aspettare oltre aprì la porta entrando nel laboratorio del pozionista.
- Non si chiede più il permesso- sbiaccicò con rabbia –ah sei tu aggiunse- osservando la donna avanzare lentamente verso di lui.
-Da quanto sei rientrato?- Chiese Hermione osservando la bottiglia di firewhisky ormai a metà sulla scrivania.
- Da un po’- rispose. – io sono arrivata poco fa  - disse mordendosi le labbra.
- Che vi ha detto il Ministro?- chiese.
- Oh tante cose-, disse Hermione ma te le racconterò poi, - aggiunse - ora Scorpius ci aspetta per la storia della buona notte -.
Draco sgranò gli occhi e sorrise. Hermione non ricordava da quando non vedeva quel sorriso, sentì un brivido scendere lunga la schiena e capì di essere inesorabilmente legata a doppio filo a quell’uomo.
-è qui al manor? -
Certo che è qui, il ministro è dalla nostra – disse –ma ne parleremo dopo -.
-Sì certo- disse Draco, uscendo dal laboratorio con Hermione. Non parlarono più per tutto il tragitto che dai sotterranei li condusse fino alla stanza del piccolo che eccitato aspettava il loro arrivo.
- Papà - disse saltandogli al collo.
- Piccolo mio - disse Draco stringendolo a se. –sono felice di vederti papà- disse il piccolo porgendogli il libro delle avventure di: Harry Potter.
- Me le leggi?- Disse – eravamo arrivati allo smistamento - aggiunse guardando prima il padre poi la sua insegnate.
Draco cercò di sorridere mentre Hermione a stento si trattenne.
- Hermione, siediti qui - disse il piccolo indicando il lato del letto sinistro – e tu papà da quest’altra parte - aggiunse. I due adulti acconsentirono al volere del piccolo, Draco si sedette a destra di Scorpius  e Hermione a sinistra, infine il piccolo dopo aver preso una mano a entrambi acconsentì a suo padre di iniziare a leggere il favoloso racconto.
Hermione socchiuse gli occhi mentre la voce di Draco, calda e limpida, narrava le gesta del suo vecchio amico d’infanzia. Sentì la sua voce incrinarsi quando Ron fu menzionato, ma incitato da Scorpius continuò a leggere.
Il bambino strinse le manine con quella dei due le unì e nessuno dei due: né Draco, né Hermione le tolse, non le staccarono nemmeno quando il piccolo ormai esausto chiuse gli occhi abbandonandosi tra le braccia di Morfeo.
- Si è addormentato - disse Hermione riacquistando per un attimo la lucidità.
- Sì,  era stanchissimo- aggiunse Draco chiudendo il libro e staccandosi dalla donna. Hermione lo osservò con la coda dell’occhio lo vide riporre il libro sulla mensola e avvicinarsi al bambino posandoli un bacio sulla fronte.
- Credo sia giunta l’ora di andare a dormire anche per me- Hermione lo guardò ancora incapace di parlare.
- Draco - disse. –io e Ron non stavamo insieme- aggiunse imbarazzata per la rivelazione.
Malfoy osservò la strega immersa nell’oscurità a stento, riusciva a scorgere il suo viso e i vaporosi capelli -
- Non m’importa del passato – disse – solo se mi assicuri che sono io, ed io solo il tuo futuro- Hermione scattò in piedi e senza aspettare altro lo abbracciò stretto.
- Sì - disse.
Il pozionista ispirò affondo il profumo inebriante dei suoi capelli, accarezzò la schiena della donna e bacio la sua bocca come un assetato che non beve da giorni, mesi ,anni.
- Non appena questa storia sarà finita, sistemeremo la nostra situazione-
- Draco...-
- Io voglio che tutti sappiano che sei mia- disse Draco gonfiando il petto.
Hermione sorrise .
- Esibizionista e orgoglioso- gli sussurrò prima di baciarlo ancora, poi entrambi si girarono a osservare Scorpius dormire beato, e così lo lasciarono, sorridente e sognate tra morbidi guanciali.
 
 
 
 

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Capitolo 30
*** 29 + Epilogo. ***


Finalmente anche questa storia è finita, ringrazio tutte voi che l'avete seguita e letta in silenzio, chi ha recensito e messo tra le preferite e amate. Ringrazio ferfino chi ha corretto e commentato negativamente, mi siete servite per capire e migliorare e solo grazie a voi se ho ripreso a scrivere in un momento di magra e poche idee.
Ringrazio soprattutto Posedonia che mi ha spronato a scrivere...
Visto che non c'è stato modo vi auguro anche un Buon Natale e felice anno nuovo, affinchè quello che arriverà sia un anno carico di sorprese e dolci novità.
Un bacio e buona lettura.

****



La condusse nella stanza che da alcuni giorni avevano preso a condividere. Le sbottonò l’abito lentamente, bottone dopo bottone, poi, sfilò piano le maniche facendo scivolare il soffice cotone sulla pelle candida della donna fino a quando cadde a terra nascondendole i piedi.
Hermione sospirò.
Draco, compiaciuto dall’atteggiamento condiscendente della bella strega, si avvicinò ancora sfiorandole con i polpastrelli il collo, scostò i capelli ricci e vaporosi iniziando a baciarla. Depositò una miriade di baci languidi e umidi prima sul collo, poi sulla spalla e infine la fece girare per ammirarla in tutto il suo splendore.
- Ti desidero - ammise senza alcuna vergogna.
Hermione divenne rossa e sorrise.
- Draco –
- Ti voglio - aggiunse.
Hermione accarezzò piano il viso del bel pozionista, non si stupì nel sentire i peli della barba lambire la sua pelle chiara.
- Ti amo - rispose lei, baciandolo sulle labbra.
Quella confessione fu per Draco Malfoy la conferma che anche lei provava per lui qualcosa.
Mi ama, ama solo me.
Compiaciuto, la baciò con desiderio, la prese in braccio e la depositò sul grande letto.
Non attese molto sdraiandosi su di lei, riprendendola a baciare.
Le accarezzò il seno, il ventre, le gambe e quando sentì i suoi sospiri languidi, entrò in lei con ardore.
Una spinta, un'altra e un’altra ancora, fino a quando, entrambi, raggiunsero la pace dei sensi.
Ci volle un poco per rasserenare il respiro ma nonostante questo Draco non si staccò da Hermione, la strinse a se con prepotenza abbracciandola stretta.
- Sposami - le sussurrò piano nell’orecchio.
La donna s’irrigidì un attimo.
-Rendimi l’uomo più felice del mondo e sposami Hermione- disse ancora facendola sciogliere.
- Io non sono... -
- Sei l’unica che voglio, l’unica che vorrò per sempre -.
Hermione sollevò piano gli occhi per poterlo ammirare, batté le palpebre e sorrise piano prima di annuire.
- Questa è l’unica dichiarazione d’amore che mi posso aspettare da te, Malfoy?- chiese prendendolo in giro.
Lui sbuffò stringendola ancora.
- In effetti, avrei voluto metterti incinta e porti davanti al fatto compiuto - ammise sfidandola, - ma ti saresti irritata e mia madre con te, quindi te lo chiedo-
- Malfoy -
- Sì Granger?-
- Hai recitato l’incantesimo contraccettivo?-
Draco ghignò divertito e muovendo appena il capo: prima a sinistra poi a destra, rivelò alla donna le sue oscure macchinazioni.
- Sei... -
- Che ti frega-, disse Draco strafottente – tra poco diverrai mia moglie e nessuno potrà dire nulla-
Hermione si girò di scatto dandogli le spalle e ponendo un broncio assurdo.
- Non voglio sposarmi con il pancione- disse scocciata – non voglio che si pensi che ti abbia incastrato che mi sposi perché sono rimasta incinta-
- Eh chi se ne frega-
- A me importa Malfoy, a me – ripeté.
- Sposami subito e nessuno saprà nulla-
- Io... - disse girandosi di scatto per guardarlo, i capelli biondi gli ricadevano sugli occhi nascondendo la fronte, gli occhi grigi la scrutavano ansiosi di sapere le sue intenzioni e le labbra disegnavano il suo solito e irridente ghigno.
- Uff - sbuffò.- detesto essere ricattata da te - ammise.
- A me piace un mondo, soprattutto, mi piace averti nuda nel mio letto - e senza che potesse dire anche solo un’altra parola “si” avventò su di lei facendole scordare ogni cosa.
Fecero l’amore ancora quella notte e ancora una volta Draco non pronunciò l’incantesimo.
- Voglio un figlio le disse – voglio un fratellino per Scorpius-
- Potrebbe nascere una sorellina- lo incalzò Hermione.
Malfoy rise di gusto.
- Sono anni che non nascono femmine nel mio casato-
- Sono anni che non sposate mezzosangue - li ricordò divertita.
- Sei assurda - sentenziò Draco baciandola ancora – comunque -, aggiunse – lavoriamoci su - disse ancora e stringendola a se.
- Va bene Malfoy-
- Sarebbe bello mi chiamassi amore- chiese lui.
- Già sarebbe bello che mi dicessi che mi ami- replicò Hermione lasciandolo senza parole. - ora però lasciami dormire che domani sarà ancora una lunga e faticosa giornata. Notte Malfoy-
- ’Notte Granger - disse mentre la sua donna appoggiava il capo sul suo petto socchiudendo gli occhi.
Notte amore, pensò.

****

La mattina seguente il Manor era avvolto da una frenesia mai vista. Lucius e Draco preoccupati come mai in vita loro, percorrevano la sala del te con ampie falcate. Narcissa , seduta sul tavolo, cercava con infinita pazienza di far bere al nipote del latte, mentre Hermione rileggeva ogni carta che il Ministro aveva inviato loro con un gufo postino.
- Manca meno di un’ora – disse Draco.
- Si - ripose il padre.
- Vi sedete- disse spazientita la Granger – vedervi camminare mi irrita- aggiunse.
- Si spazientisce anche me-, aggiunse Narcissa.
- Tra poco dobbiamo andare- ricordò Draco.
Il piccolo Scorpius guardò suo padre e sbiancò.
- Tranquillo piccolo, andrà tutto bene-
Scorpius cercò di sorridere.
Non devo piangere, sono grande, non devo piangere. Si disse.
- Certo che andrà tutto bene, tu non hai fatto nulla- replicò Lucius. Hermione annuì alzandosi anche lei.
- Scorpius fila a lavarti i denti-, il piccolo si asciugò le labbra e uscì dalla sala.
- Daphne non ricorda nulla- disse la Granger guardando sia Draco sia Lucius.
- Questo è un bene o un male?- chiese Narcissa.
- Male - ammise Hermione, - se lei fosse nel pieno delle sue facoltà sarebbe stata costretta a rivelare ogni macchinazione, invece così.
- Ci saranno i tuoi ricordi e quelli di Scorpius. Poi Purcey...-
- Le sue dichiarazioni non saranno a nostro favore-
- Certo che no, ma dovrà ammettere ogni cosa, perfino di aver mentito sulle condizioni di una sua paziente. Daphne è pazza -.

***

L’aula del ministero della magia era pieno di gente, oltre ai giudici vi era una folla tra maghi e streghe.
- Dementi - sibilò Lucius irritato non appena vide mille occhi scrutare suo nipote.
-Silenzio, entra il Ministro della magia-.
La folla fece immediatamente silenzio non appena l’uomo di colore vestito con una lunga tunica color arancio fece il suo ingresso.
- Siamo qui riuniti per decidere se il piccolo Scorpius Malfoy ha attentato alla vita di sua zia Daphne Greengrass.- gli occhi scuri del mago osservarono la donna seduta accanto al medico. Sbuffò non appena intravide lo sguardo perso della Greengrass.
- Do la parola al legismago della famiglia Malfoy.- il ministro cercò l’uomo accanto al piccolo, ma oltre a Draco e Lucius non vi era nessuno, poi vide Hermione alzarsi e si ghiacciò.
- Sono io ministro - disse Hermione.
- Bene signorina Granger, a lei la parola -.
Hermione si alzò dal bancone e percorse l’aula, sentiva tutta la sala su di se, ma non se ne curò.
Respirò sonoramente inalando l’aria e infine iniziò a parlare.
Raccontò tutto di quella mattina, ricordò ogni istante e chiamò a deporre per Scorpius molte persone: i suoi nonni Lucius e Narcissa, Allyson la cameriera, Zabini e infine fu lei stessa a esporre i suoi ricordi.
Nessuno fiatò con la magia, proiettò nella sala il ricordo e tutti videro quello che una mattina nefasta successe.
Molti abbassarono lo sguardo quando si arrivò alla scena della nascita del piccolo mostro e fu lì che Hermione chiamò a deporre prima Goyle e infine Purcey.
Quella secondo Draco sancì, senza alcun dubbio, la loro vittoria.
Dimostrando la pazzia che aveva corroso l’anima di Daphne Greengrass che nonostante avesse perso la memoria, fu arrestata per aver tentato di rapire e uccidere suo nipote Scorpius e per aver praticato attività magiche oscure.

***

Epilogo.

Hermione avanzò lentamente nella navata, una musica melodiosa l’accompagnava mentre il suo lungo strascico frusciava sul pavimento in pietra.
Il cuore le rimbombava nel petto mentre tra le mani un mazzolino di mughetti e viole le solleticava le narici. Ginny, la sua vecchia amica, aveva acconsentito a diventare la sua unica damigella e Scorpius con grande soddisfazione le precedeva con un cuscinetto di pizzo bianco in cui erano state deposte le fedi.
Quando gli occhi grandi e caldi della Granger incontrarono le iridi argentee di Draco, tutto ciò che stava intorno all’improvviso, scomparve. Per Draco c’era solo Hermione e per Hermione solo Draco.
Arrivata a un passo da lui, Hermione si fermò attendendo l’uomo.
Draco le sorrise dolcemente sollevando il velo bianco che le copriva il viso.
-Sei bellissima- disse, mentre la donna sorrise radiosa.
Quello che successe dopo fu magico, l’atmosfera, le intenzioni e lo scambio degli anelli.
Tutto fu stupendo per i due e niente andò storto finalmente potevano vivere il loro amore alla luce del sole senza che nessuno insinuasse nulla.
Finalmente la vita poté sorridere a Draco e Hermione, e con loro al piccolo Scorpius.
- Posso chiamarti mamma? - chiese il piccolo correndo ad abbracciare quella che un tempo era la sua insegnante.
Hermione guardò Draco e notò i suoi occhi illuminarsi.
- Se tu vuoi, sì - rispose.
- Mamma - disse Scorpius abbracciandola forte – ti voglio tantissimo bene -.
- Anche io piccolo, anche io ti voglio bene -
- Tantissimo?- Chiese lui.
- Sì tantissimo -
- E a papà?- Chiese ancora Scorpius,
- Sì, anche a lui- ammise Hermione sotto lo sguardo compiaciuto di Draco.
- Ma a te di più - disse Hermione soffocando una risata.
- Bene ti sposo e già mi tradisci- rimbrottò Draco – e pensare che volevo portarvi a Euro Disney... -
- Oh - disse Scorpius battendo ritmicamente le manine paffute.- che bello-
- Quando partiamo?- chiese ancora la piccola peste bionda.
Hermione guardò Draco negli occhi.
-Anche ora se vuoi Scorpius- dissero insieme.
-Si davvero?- chiese eccitato.
I due annuirono all’unisono.
- Siete la mamma e il papà più fantasmagnifici del mondo - disse.
- Che parola è: fantasmagnifici?- chiese Draco sorpreso.
- Non lo so -, ammise il figlio,- la usa sempre James -
Draco scosse il capo.
Il figlio di Potter era una pessima compagnia per suo figlio ma non lo disse, non ancora, non voleva certo offendere sua moglie, infondo, quel mostriciattolo era il figlio del suo amico morto e della Weasley.
- Fantasmagnifici non è una parola- ripeté Hermione o siamo fantastici o siamo magnifici - disse sorridendo.
- Beh voi siete tutti e due- disse il piccolo annuendo convinto.
- Va bene – disse sconsolato Draco, - ora va a salutare i nonni prima di partire -
Scorpius non se lo fece ripetere e sparì correndo.
- Non ti dispiace se portiamo anche lui in viaggio di nozze?- chiese Draco quando la zazzera bionda del suo primogenito spari alla sua vista.
Hermione lo guardò negli occhi.
- No amore. Sono felice di portare tutti e due i nostri figli in viaggio di nozze - Draco deglutì.
- Sei... -
- Si poche settimane - disse.
Draco la sollevò
- Ti amo - disse finalmente e Hermione dalla felicità non riuscì a trattenere una lacrima.
- Hermione - la richiamò lui preoccupato.
- Sono felice - disse asciugandosi con il palmo della mano , -sono felice- disse ancora baciandolo.
E come poteva essere altrimenti, Draco le aveva appena detto che l’amava, Scorpius la considerava come una mamma e nel suo ventre cresceva una vita. Sì Hermione Granger non poteva che essere felice, la sua vita da quel momento le avrebbe riservato tante sorprese tutte bellissime.


FINE.

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