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Ranma schivò un altro pugno maldestro. "Potresti colpirmi sul serio uno
di questi giorni, P-chan," commentò, facendo un salto indietro per evitare
il successivo calcio rovesciato di Ryoga. "Ma non oggi."
Ryoga era più che furioso. Era esasperato. "Stai fermo e MUORI!"
Ranma ridacchiò tra sé. "Difficile, porcellino. Inoltre, anche se io stessi
fermo, il tuo pugno si perderebbe prima di arrivare alla mia faccia."
Akane li guardava dalla veranda sul retro dei Tendo, un' espressione stanca
ed irritata ad adornarle i lineamenti. "Ranma, smettila di incoraggiarlo!" Si
voltò a fronteggiare il Ragazzo Smarrito. "Ryoga, non permettergli di farti
perdere la calma!"
"Ci penso io, Akane," sogghignò Ryoga.
"Mi sto davvero stancando di questa storia," intonò sinistramente la
più giovane dei Tendo, mettendosi a sedere sul pavimento di legno del portico e
lasciando le sottili gambe nude a dondolare dal bordo.
Nabiki, invece, se ne stava sull'uscio, sventolandosi con la mano.
"Davvero?Le sorprese non finiscono mai!"
Akane lanciò uno sguardo assassino alla sorella, ma trattenne la lingua.
Tornò a guardare i due ragazzi che combattevano, mentre la rabbia si raccoglieva
sul suo volto come un temporale. "Dico sul serio," aggiunse tranquillamente. "Se
voi due non la smettete di azzuffarvi, io..."
Nabiki aguzzò le orecchie. "Che farai, Akane?"
"Mi state ascoltando?!" urlò Akane, balzando in piedi. "O siete troppo
pieni di testosterone per ascoltare?"
Ranma sorrise compiaciuto quando bloccò un attacco dall'alto di Ryoga. "No,
quella sei tu, Akane."
La giovane Tendo si irrigidì, dopo essersi gonfiata come un tacchino. "Se la
pensi così, sono sicura che quello che sto per dirti ti piacerà. Se voi due non la
smettete di lottare nel mio cortile come cani rabbiosi, io... Ranma, dirò a mio
padre che il fidanzamento è rotto e non ti voglio più qui." Si interruppe per
permettergli di assimilare il tutto. "Mai. Più."
Ranma si fermò immediatamente. "Aspetta. Cosa!"
La mossa successiva di Ryoga, un potente pugno destro, colpì Ranma appena
sotto le costole, facendogli prendere il volo.
OmioDio, pensò confusamente, tagliando l'aria. Mi ha colpito
davvero. Senza tecniche speciali e altro, solo una distrazione! Si accigliò.
Tutta colpa di quel maschiaccio...
Ranma realizzò che stava mirando dritto allo stagno dei Tendo.
Meraviglioso. Ragazza istantanea- aggiungere acqua e...voilà!
Sentì un urlo come da molto lontano. Qualcuno stava chiamando il suo nome, ma
ci stavano mettendo una vita per pronunciare quelle due sillabe. Perchè urlare
il suo nome?
Perchè stai per colpire le rocce, genio. Le rocce che ti hanno fatto
credere di essere una ragazza, l'ultima volta. Quelle che, a sentire Akane, ti
hanno fatto comprare un vestitino bianco tutto volant e biancheria femminile.
All'ultimo secondo, Ranma si ricordò di urlare. Cercò di sposare la testa,
riuscì a guardare Ryoga e catturare il suo sguardo. Ryoga stava dicendo
qualcosa, cercava di raggiungerlo, allungando una mano. Un lampo di luce fredda
la circondò...stava cadendo lontano da Ryoga, sempre più velocemente...
Troppo lento.
“Ouch!” Ranma si sollevò a sedere dritta sul letto, dolorante, e si guardò
intorno.
Era nella camera di Akane, nel suo letto. "Whoo, sono svenuto," mormorò
l'esperta di arti marziali, realizzando dal tono della voce che doveva aver
colpito l'acqua, dopo le rocce. "Hmm. Mutandine. Pizzo. Magnolie." Si massaggiò
il retro della testa. "Niente. Tutto normale."
Fece pendolare le gambe giù dal letto e si alzò. "Whooooo..." ripeté,
bilanciandosi con una mano. Si sentiva disorientata e aveva le vertigini.
Muovendosi con prudenza, aprì la porta e scese le scale, tenendo una mano
sempre lungo il muro, per avere qualcosa cui appoggiarsi, nel caso le vertigini
tornassero. "Hey, Akane!" chiamò. So che è un maschiaccio, ma è stata gentile
a farmi usare la sua camera. "Akane!Dove sei?"
Nessuna risposta. "Mi chiedo dove siano tutti," mormorò, raddrizzandosi. Si
sentiva già molto meglio. Ma una tazza di tè fumante poteva calmarle lo
stomaco e la testa, che ancora le doleva. "Kasumi?"
Ancora nessuna risposta. Ranma stava iniziando ad avere un brutto
presentimento. "Uh, Ryoga?"
La sala da pranzo sembrava risuonare per la mancanza di rumore. "Uhmmm..."
Ranma si guardò intorno. "Forse sono fuori?" Si diresse alla porta sul retro. "Hey,
Akane, grazie per..."
Non c'era nessuno lì. Ranma iniziava ad avere i brividi. "Mi hanno lasciato
da solo, svenuto?" si chiese. "Non sarebbe la prima volta, soprattutto se me la
sono presa comoda per svegliarmi." Cercò di localizzare il sole. Sembra che
siano le dieci di mattina. Devo aver dormito per tutta la notte!
Così aveva più senso. Naturalmente, Akane e Nabiki erano andate a scuola e
Kasumi e Soun a fare delle commissioni.
Ma allora perchè non mi hanno svegliato per la scuola?Dov'è papà?
Forse non ci erano riusciti. Forse avevano provato.
Ranma scosse la testa. Non serviva a niente tentare di indovinare. Forse
erano stati tutti rapiti dagli alieni. Finché non fossero tornati a casa, non
l'avrebbe saputo.
"Era tanto che aspettavo una giornata tutta per me," si disse Ranma. "E
perchè no?Chiunque voglia sposarmi o combattere con me, dovrà aspettare."
Sorrise e andò in cucina per rapinare il frigorifero.
Ma si bloccò sulla soglia.
La cucina era stata ridipinta in una sofisticata sfumatura di verde. Il
pavimento era rivestito di mattonelle color terra e c'erano diversi quadri di
foglie e fiori sulle pareti. Anche se il frigo era lo stesso che ricordava, il
piano cucina era stato rimpiazzato da uno nuovo, grigio e lucente. Era molto
diversa dalla vecchia, allegra, accogliente cucina che ricordava. Ranma si
chiese se Kasumi avesse dato a Nabiki il permesso di ridipingere.
Mentre Ranma si stava ancora abituando all'idea, sentì un rumore provenire
dal piano di sopra.
"Qualcuno c'è, allora," borbottò, tornando a salire le scale. Il senso di
vertigine era quasi completamente scomparso, ma il mal di testa no e le tempie
iniziavano a pulsare. Fece di nuovo scorrere le dita sul muro, più per un
equilibrio emotivo che fisico. Ranma sentiva che la sua vita stava per diventare
ancora più strana.
Il rumore sembrava venire dalla camera di Nabiki. "Nabiki?" Chiamò.
Forse la ragazza aveva solo lasciato la radio accesa, o il computer.
Certamente non sembrava la sua voce al telefono.
Ranma aprì la porta e rimase a bocca aperta.
D'accordo, pensò, richiudendola di colpo e appoggiandovisi contro,
mentre cercava di respirare e calmarsi. Riproviamo.
Ranma sbirciò nella camera di Nabiki.
Yup. Ancora dipinta di rosa. Ancora ingombra di giocattoli. Culla,
cassettone.
Bambino che piangeva. Uh huh.
Ranma chiuse la porta di nuovo. Bambino che piangeva. C'era un bambino che
piangeva nella camera di Nabiki.
Maledizione, ma la ragazza avrebbe ucciso chiunque avesse fatto quello
alla sua camera! E chi ci era riuscito tanto velocemente?
“Waaaaahhh!” urlò il bambino.
“WAAHH!” urlò Ranma.
Fu meno di mezz'ora dopo che Ranma udì qualcuno muoversi al piano di sotto.
Si alzò dalla sua posizione appollaiata sulle scale e corse alla porta
principale. Non sapeva cosa voleva o si aspettava di vedere, ma sicuramente non
Tatewaki Kuno con un bouquet di fiori in mano, che girava per
la casa.
"Non si usa bussare?!" riuscì a chiedere Ranma.
Kuno le sorrise compiaciuto. "No."
Ranma si stupì della sua confidenza. "Beh...Akane non è qui."
"Uh huh," rispose Kuno, porgendole i fiori. "Questi sono per te."
Ranma li accettò automaticamente. "Senti, non ho davvero tempo per-"
Kuno la zittì agitando una mano. "Hai giurato che l'avresti trovata."
Si interruppe. "Non sei riuscita a trovare una baby-sitter per Sachiko?"
"Sachiko," ripetè Ranma lentamente. "Intendi la neonata?"
Lui aggrottò le sopracciglia. "Se la baby-sitter ha annullato all'ultimo
minuto, possiamo sempre portarla con noi."
"Portarla dove?!Io non ho un appuntamento con te!"
Un improvviso vagito interruppe la discussione. "Guarda che cosa hai fatto!Ha
smesso solo cinque minuti fa!" Ranma si precipitò su per le scale.
Purtroppo per lei, Kuno la seguì. "Se ho fatto qualcosa per offenderti, ti
prego, permettimi di rimediare," stava dicendo in fretta. "Ti porto in un
simpatico ristorante italiano-quello a Tokyo. Se vuoi."
"Stai lontano, Kuno!" sbuffò Ranma, aprendo la porta della camera di Nabiki e
fissando la bambina. "Continuo a guardare, ma non ha il pannolino sporco e non
vuole mangiare," si inquietò Ranma.
Kuno le rivolse uno sguardo perplesso, sollevando la bambina dal lettino e
cullandola abilmente su e giù, tenendola stretta al petto.
“Hey!” Ranma fece un infruttuoso tentativo di riprendere la bambina, poi si
fermò, chiedendosi perchè fosse così preoccupata.
La bambina ridacchiò e fece un ruttino.
"Bene, ecco fatto. Aveva solo bisogno di fare il ruttino," disse
saggiamente Kuno. Restituì la bambina a Ranma, la quale se la rigirò tra le
mani, prima di riuscire a copiare il modo in cui il kendoista l'aveva tenuta in braccio. "Possiamo andare adesso?"
Ranma ci pensò su per un momento, giocando con i radi capelli rossi della
bimba.
...capelli... rossi...
Ranma esaminò i lineamenti della neonata. Aveva brillanti capelli rossi che
si arricciavano in piccoli, corti anellini intorno al visetto pallido. Gli
occhi, di un blu intenso, scintillavano mentre rideva. "Voleva essere presa in
braccio," dedusse Ranma, scuotendo costernata la testa. Questa era stata
l'ultima cosa che avrebbe voluto provare. Non sapeva come tenere in braccio un
bambino, anche se ricordava che era molto importante reggere... qualcosa.
Proprio adesso, la bambina... Sachiko, ricordò Ranma... le stava
sorridendo. Sachiko batté le manine e rimbalzò quando Ranma la sistemò meglio
sul fianco.
Caspita, pensò Ranma, le labbra che si piegavano in un lieve sorriso.
E' una cosina tanto graziosa. Mi chiedo di chi sia.
Kuno certamente sembrava conoscerla, come anche la bambina sembrava conoscere
lui. Sachiko allungò le braccia verso il kendoista, che la sollevò di nuovo e la
fece oscillare in aria. La piccola ridacchiò di nuovo, una risatina dolce come
sanno fare i bambini.
"E' bellissima," disse sottovoce Ranma, poi si riscosse. Suonava proprio come
Akane quando vedeva un bambino.
"Come sua madre," rispose Kuno. "Ho sempre detto che è identica a te."
Ranma si accigliò. "E' identica a me? Immagino di si, ma che cosa
c'entra con questo?" Stava ancora fissando Sachiko, che era tutta presa
dall'osservare il mondo con occhi relativamente nuovi. La piccola allungò le
manine, afferrò il bordo della maglia di Kuno e procedette a metterselo in bocca
per masticarlo.
Kuno aggrottò le sopracciglia, ignaro della preferenza di Sachiko per il
misto cotone. "Che cosa c'entra con cosa?"
"Con sua madre?"
Kuno scoppiò a ridere.
Questo fatto colpì Ranma come una tonnellata di mattoni. "No. Non credo
proprio. Non è assolutamente possibile, maledizione!"
"Ranma!Qual'è il problema?" Kuno strinse la bambina in un abbraccio. "E'
questione di giorni prima che inizi a parlare! Vuoi che sia quella la sua prima
parola?"
Ranma iniziò a tremare. "Non è mia figlia!"
"Uhm, vediamo," replicò calmo Kuno. "Capelli rossi, occhi blu e un carattere
già testardo. E' proprio tua."
"No!" esclamò Ranma. "No, perchè per avere un figlio, devo prima..."
"Conosco la storia delle api e i fiori, grazie tante," rispose il giovane, ma
la sua espressione stava passando da irritata a preoccupata.
"Questo significa... tu sei mio...?" Ranma scivolò a terra seduta.. "No!Non è
possibile!Dov'è Akane!"
"Akane?" Kuno riadagiò la piccola nella culla, poi si inginocchiò davanti
alla ragazza. "Ranma, ti senti bene?"
"Sai il mio nome!" disse Ranma. "Ehi, come fai a sapere il mio nome?"
Kuno sbatté le palpebre. "Er..."
La fronte di Ranma si abbassò. "Aspetta un minuto. Sai chi sono... e mi hai
sposato lo stesso!"
Tatewaki Kuno si irrigidì. "Ranma... Ranma, noi non siamo sposati."
Ranma crollò. "Oh?"
"No."
"Allora..." la ragazza si sforzò di calmarsi. "Cavolo, mi dispiace. Senti,
con tutto quello che mi succede ogni giorno, pensavo di essere finito in un
mondo parallelo o cose del genere." Fece un respiro molto profondo. "So che
sembra strano, ma non lo sarebbe per me. Quindi, di chi è figlia?"
"Tua," rispose Kuno. "Senti, ah, la mia pausa pranzo dura solo
trentacinque minuti. Non possiamo andare lontano, ma forse possiamo mangiare
dalla "Piccola Ukyo" e, er, parlare."
"Paghi tu?" Ranma era confusa, ma niente poteva vincere la tentazione del
cibo gratis.
"Uh, si," rispose Kuno.
"Okay allora." Gli lanciò il suo migliore sguardo alla Akane di
disapprovazione. "Ma tenta qualsiasi cosa e te ne pentirai."
Kuno guardò Ranma come se lei fosse la pazza. "Uh huh."
Ranma uscì dalla camera dopo Kuno.
"Er, Ranma?"
"Mmm?"
"Non possiamo lasciare la bambina qui da sola."
"Oh!Giusto." Ranma tornò nella camera di Nabiki e prese in braccio Sachiko.
"Giusto," ripeté.
Il ristorante "Dalla piccola Ukyo" era esattamente come Ranma lo ricordava,
il che fece molto per calmare i suoi nervi. Kuno continuò a lanciarle brevi
sguardi perplessi, che stavano iniziando a farla impazzire.
Ukyo saltò fuori dalla cucina. "Lo speciale della casa, eh, Ranchan?" Sorrise
alla bambina. "Ciao, dolcissima!" esclamò.
"Lei è Sachiko," disse Ranma. "Sachiko, lei è Ucchan."
Ukyo fece un ampio sorriso alla piccola. "Oh, noi siamo vecchie amiche, vero,
Sachi-chan?" Guardò Kuno come per condividere una battuta con lui, ma il
kendoista scosse gravemente la testa.
"Che c'è?" indagò Ukyo, una mano sul fianco. "Sachi, sei stata una brava
bambina, vero?" chiese severa.
"Ranma ha qualche problema stamattina," sentenziò Kuno gravemente. "Pare che
non si ricordi affatto di Sachiko."
"Lei che cosa?!" strillò Ukyo. "Ranma!"
" 'Lei'!" Esclamò Ranma. "Sono un ragazzo, maledizione!Un ragazzo!"
Ukyo rimase sconvolta. "Che cosa hai detto?"
Kuno stava fissando Ranma come se le stesse spuntando un palco di corna.
"Beh, è vero!"
Ukyo fu la prima a riprendersi. "Primo, Ranchan, il termine esatto è 'uomo'.
Per lo meno, non ci sono molti maschi di ventidue anni che si considerano ancora
ragazzi..."
"Cosa?" bisbigliò Ranma, stringendo Sachiko, che iniziò ad agitarsi perchè
stava scomoda.
"Secondo, non sei né un ragazzo, né un uomo. Sei una donna. Come dimostrato
dalla bambina che tieni in grembo." La voce di Ukyo era gelida.
"No!Non ho ventidue anni... ne ho sedici! E sono un maschio, dannazione!"
Ukyo scivolò sulla panca accanto a Ranma e scambiò una lunghissima occhiata
con Kuno. "Io... capisco."
"Ucchan, che accidenti sta succedendo? Un attimo sbatto la testa contro una
roccia e l'attimo dopo mi sveglio e... e tutto è diverso! C'è una bambina in
casa, la cucina è stata tutta rifatta e non c'è nessuno!"
"Stai dicendo che non ti ricordi niente dopo quella botta sulla testa quando
avevi sedici anni?!" Esclamò Ukyo.
"Kami-sama," fece Kuno, senza fiato. "Ci credo che sei confusa."
"Ditemi che diavolo sta succedendo," disse Ranma.
"Ranma... che anno è?"
"Stai scherzando? E' il 1998!"
Kuno restò con la bocca spalancata.
Seguì la voce di Ukyo, sensata e calma. "E' il 2004, Ranma. Benvenuta nel
nuovo millennio."
Il buio si insinuò nel campo visivo di Ranma. Cercò di rimanere cosciente, ma
fallì.
Ranma sbattè le palpebre. "Che incubo," mormorò, mettendosi seduta e
togliendosi dalla fronte il panno freddo. "Cavolo..."
Si guardò intorno. Camera di Akane, mattina presto. Le luci erano spente e la
stanza era bagnata da una pallida luminescenza violetta. Dannazione, se era
stato strano. Sachiko era molto carina... okay, era la bimba più carina che
avesse mai visto, ma tutto il resto era semplicemente assurdo.
Akane entrò nella stanza senza fare rumore, poi si girò per vedere che Ranma
aveva gli occhi aperti. "Oh! Sei sveglia."
"Sì. Quell' ultimo calcio di Ryoga mi ha davvero messo k.o., però. Avresti
dovuto vedere gli incubi."
Akane sussultò, "Calcio?"
"Il calcio nel cortile," spiegò Ranma. "Oh, aspetta, è vero. Era un pugno; un
pugno dall'alto." Si mise in piedi, stiracchiando le braccia sopra la testa.
"Devo essere finito nello stagno, perchè sono ancora una ragazza."
Gli occhi di Akane scintillavano di lacrime. "Oh, Ranma...!"
Ranma si addolcì alla vista di quel maschiaccio della sua fidanzata così
sconvolta. "Non combatteremo più, Akane, lo prometto. So che ti preoccupa e,
davvero, io e Ryoga siamo troppo bravi per combatterci così seriamente. Forse se
gli parliamo insieme, possiamo convincerlo a lasciar perdere." Ranma si mosse a
disagio- sarebbe stata una conversazione davvero strana, una che avrebbe
preferito evitare. Poteva già immaginarla: davvero, Ryoga, se tu potessi
andarci piano con me da ora in poi quando ci sfidiamo, lo apprezzerei molto!
Ma, per Akane, l'avrebbe fatto.
Akane tirò su col naso. "Quindi sei tornato, huh?"
"Tornato?"
"Sì. Ranma Saotome. L'uomo tra gli uomini. Sono passati... quanto? Sei interi
anni, no?"
"Oh, no, anche tu no!Senti, Akane, c'è qualcosa che non va in tutti voi. Non
sono passati sei anni, sono passate poche ore! E quella bambina non è mia."
"Non parlare così di Sachiko!" sbottò Akane. "E' tua figlia, Ranma, e non te
lo dimenticare!"
"Non è mia!Akane, devi credermi!Non l'ho mai vista prima di oggi.
Siete tutti vittime di un incantesimo. Forse una pozione di Kodachi, ma è
probabilmente di Cologne. Sì, Cologne potrebbe fare una cosa del genere. Ma
perchè?"
Akane accese la luce. "Guardami, Ranma," disse. "Guardami."
Ranma la fissò. Di tutte le persone che aveva visto, Akane era la più
cambiata. Teneva tra le mani la sua lunga, spessa chioma di capelli neri, era
quattro, cinque centimetri più alta ed era ovviamente diventata un'esperta di
arti marziali di ottimo livello. Aveva le braccia e i polpacci muscolosi ed era
più snella di quanto ricordasse.
"Che cosa diavolo hai combinato?" commentò Ranma.
"Oh. Gentile."
"No, no!Voglio dire... stai bene," riuscì a dire la ragazza. "Quindi... uh...
sono davvero passati sei anni?"
Akane sospirò. "Uh huh."
"Ma che è successo nel frattempo?"
"E' difficile rispondere." Akane sedette sul suo letto e batté un colpetto
affianco a lei. Quando Ranma sedette, iniziò.
"Non è andata come l'altra volta," disse.
"Quale altra volta?"
"Voglio dire, quando... quando io ti ho fatto sbattere la testa,"
spiegò Akane, mentre le guance le si arrossavano, anche dopo tutti quegli anni.
"La seconda volta è stata diversa. Non pensavi di essere sempre stata una
ragazza. Non volevi vestirti di rosa o comprare reggiseni e cose del genere. Sei
solo diventata... non so, troppo calma. Non mi insultavi neanche più." Fece una
breve, stiracchiata risata. "Nessuno di noi riusciva ad arrivare a te.
Stavi solo seduta immobile per lunghi periodi. Ti abbiamo portata in ospedale,
ma non hanno trovato danni al cervello- solo un po' di gonfiore.
"Ryoga era sicuro che tu avessi sfiorato la morte in qualche modo e si
sentiva responsabile per il modo in cui ti comportavi. Ti stette vicino, per
essere sicuro che fossi a tuo agio.
"Papà e il signor Saotome pensarono di aiutarti facendoci sposare
immediatamente," continuò Akane, alzando un sopracciglio con un sorriso
divertito.
"Cosa?!" sbottò Ranma. "Io sono catatonico e loro vogliono sposarci!"
Akane alzò le spalle. "Adesso ne ridiamo quando ci ripensiamo, Ranma. Non ha
funzionato, naturalmente." I suoi occhi vagarono e persero il contatto con quelli
di Ranma, mentre la sua mente viaggiava nel passato. "Sembravi aver perso tutto il tuo
interesse per me." Akane si riscosse e fissò attentamente l'altra ragazza. "Per
tutti, veramente."
Ranma scosse la testa. "Ma cosa avevo?"
"Nessuno lo sa." Akane fece un respiro profondo, spostando le ciocche di
capelli che le erano cadute sul viso. "Solo una persona sembrava capace di farti
reagire."
"Chi?"
Le labbra di Akane si strinsero. "Ryoga. Usava il tuo orgoglio contro di te.
Un giorno ti ha chiesto che razza di uomo eri, seduto in casa tutto il giorno a
rammaricarti di te come una ragazzina debole. Mi ricordo esattamente come lo
ha detto, perchè tu hai riso allora, hai riso delle sue parole, quando non
avevi formato una frase completa in tre settimane. Credo che tuo padre stesse per
morire dalla gioia."
"Perchè era così divertente?"
"Non lo so," rispose Akane, "ma tu sembravi sicuramente pensare che lo fosse.
Hai riso tantissimo, Ranma, e poi gli ha detto, 'grazie'. Ti sei alzata e ti sei
presa da mangiare di tua volontà. Io... io ero così contenta!"
Ranma la guardò per scoprire che i suoi occhi si stavano riempendo di
lacrime. "Akane..."
Lei le asciugò frettolosamente. "Ero così sollevata, Ranma, e più grata a
Ryoga di quanto riesca ad esprimere."
"Quindi sono tornato normale."
Akane scosse la testa. "No. E la maggior parte di noi non ha realizzato
quanto tu fossi diversa fino a molto tempo dopo. Quando tuo padre ha voluto
sfidarti di nuovo, hai rifiutato. Mangiavi meno, non eri... non so." Sospirò.
"Quando eri più giovane, Ranma, c'era sempre una scintilla in te, che attirava
amici e nemici allo stesso modo. Quella scintilla è come morta. Non c'è altro
modo di spiegarlo. Kasumi una volta mi ha detto che le ricordavi papà subito
dopo la morte di nostra madre."
Ranma non sapeva che dire. Quando guardava Akane, sembrava che la ragazza
stesse parlando di un passato molto lontano, generazioni prima. Niente a che
fare con lei.
"Ad ogni modo," riprese Akane, "non sembrava che saresti riuscita a uscirne.
Ti risollevavi un po' quando Ryoga o tua madre venivano a farti visita. Eri
diventata estremamente educata con il resto di noi, ma educata era tutto quello
che eri, Ranma. Non eri interessata a noi."
Ranma impallidì. "Mi dispiace, Akane."
Akane mosse la mano in aria, come per sventolare via i brutti ricordi. "E'
stato secoli fa. Dato che Ryoga sembrava l'unico ad avere un qualche effetto su
di te, positivo o negativo, tuo padre iniziò a farvi passare più tempo insieme."
Akane sbottò. "Diavolo, l'abbiamo fatto tutti. Niente era paragonabile a vedere
un'emozione attraversarti il viso dopo quasi un anno intero di... niente.
"Hai iniziato a comportarti in maniera leggermente diversa. Il tuo appetito si
è risvegliato un po', hai ricominciato a batterti con tuo padre. Ma c'erano
altre differenze. Eri più femminile... non la caricatura di
un'adolescente che eri diventata la prima volta."
"Come, allora?" Ranma stava iniziando a intravedere la fine del racconto, e
non le piaceva.
"Eri... sensibile all'umore delle cose. Quando qualcuno in casa era turbato,
eri tu la prima ad accorgertene, non Kasumi. Hai iniziato ad essere consapevole
del tuo aspetto prima di uscire di casa. Ora che ci penso, rimanevi nella tua
forma femminile più spesso. Una volta ti ho sentito dire..." arrossì.
"Cosa, Akane?"
"Quando avevi diciotto anni, ti ho sentito dire che ti chiedevi cosa si
provasse ad essere incinta."
Le guance di Ranma si tinsero di rosso. "Dannazione, Akane."
"Lo so."
"Allora perchè non mi avete sparato come un cane malato?" si chiese Ranma,
quasi seriamente.
"Tu non capisci, Ranma! L'avremmo potuto considerare prima... ma tu
sei diventata più felice, proprio quando hai iniziato a comportarti in maniera
più femminile. Se avessi detto che l'unica cosa che ti avrebbe placato fosse
stata girare nuda per la città due volte a settimana, l'avremmo accettato
immediatamente."
Ranma ridacchiò, malgrado tutto.
Akane si mosse un po' a disagio. "Ranma, voglio che tu sappia che ci sarò
sempre per te. Dico sul serio."
Ranma evitò di incontrare il suo sguardo.
"Ma devi aver capito dove sto arrivando, ormai. Sei sposata e hai avuto una
bambina con tuo marito. Capisci che voglio dire?"
Ranma ingoiò un po' di saliva, per allentare il nodo alla gola. "Sì."
"E' un brav'uomo, Ranma," continuò Akane, posandole delicatamente una mano
sulla spalla. "Anche se io ti avrei davvero voluto per me, quello che voglio ora
è diverso."
"C-cosa?" balbettò Ranma, guardandola negli occhi.
"La tua felicità," rispose Akane. "So che non puoi ricordare, Ranma, ma eri
felice. Sei felice."
"Cavolate," borbottò Ranma.
"Sta aspettando fuori," la informò Akane. "Sta aspettando te. Ti prego, Ranma...
sii gentile con lui. Ha passato gli ultimi sei anni ad essere gentile con te.
E... è tuo marito."
"Kami-sama," soffiò Ranma.
"Stai bene?"
"Ti prego, non farmi svenire di nuovo... due volte in un giorno è il
mio limite..."
Akane iniziò a sembrare preoccupata. "Va tutto bene, Ranma. Respira. Sono qui
per te, d'accordo?Non importa cosa succederà."
Ranma cercò di protestare che non aveva bisogno dell'aiuto di un maschiaccio
per nulla carino come lei, ma aveva bisogno di tutto il fiato che aveva per
iperventilare.
"E' tempo di guardare in faccia la realtà, Ranma-chan," annunciò Akane. "Ti
accompagno alla porta."
Ranma annuì, senza riuscire ancora a respirare sufficientemente. "Cavolo..."
mormorò. Nella sua condizione di panico, la porta della camera di Akane
sembrava un antico portale dell'inferno.
Akane l'aprì.
Come Ranma si era aspettata, Ryoga Hibiki attendeva dall'altro lato.
Ranma schivò un altro pugno maldestro. "Potresti colpirmi sul serio uno
di questi giorni, P-chan," commentò, facendo un salto indietro per evitare
il successivo calcio rovesciato di Ryoga. "Ma non oggi."
Ryoga era più che furioso. Era esasperato. "Stai fermo e MUORI!"
Ranma ridacchiò tra sé. "Difficile, porcellino. Inoltre, anche se io stessi
fermo, il tuo pugno si perderebbe prima di arrivare alla mia faccia."
Akane li guardava dalla veranda sul retro dei Tendo, un' espressione stanca
ed irritata ad adornarle i lineamenti. "Ranma, smettila di incoraggiarlo!" Si
voltò a fronteggiare il Ragazzo Smarrito. "Ryoga, non permettergli di farti
perdere la calma!"
"Ci penso io, Akane," sogghignò Ryoga.
"Mi sto davvero stancando di questa storia," intonò sinistramente la
più giovane dei Tendo, mettendosi a sedere sul pavimento di legno del portico e
lasciando le sottili gambe nude a dondolare dal bordo.
Nabiki, invece, se ne stava sull'uscio, sventolandosi con la mano.
"Davvero?Le sorprese non finiscono mai!"
Akane lanciò uno sguardo assassino alla sorella, ma trattenne la lingua.
Tornò a guardare i due ragazzi che combattevano, mentre la rabbia si raccoglieva
sul suo volto come un temporale. "Dico sul serio," aggiunse tranquillamente. "Se
voi due non la smettete di azzuffarvi, io..."
Nabiki aguzzò le orecchie. "Che farai, Akane?"
"Mi state ascoltando?!" urlò Akane, balzando in piedi. "O siete troppo
pieni di testosterone per ascoltare?"
Ranma sorrise compiaciuto quando bloccò un attacco dall'alto di Ryoga. "No,
quella sei tu, Akane."
La giovane Tendo si irrigidì, dopo essersi gonfiata come un tacchino. "Se la
pensi così, sono sicura che ti piacerà cosa sto per dirti. Se voi due non la
smettete di lottare nel mio cortile come cani rabbiosi, io...Ranma, dirò a mio
padre che il fidanzamento è rotto e non ti voglio più qui." Si interruppe per
permettergli di assimilare il tutto. "Mai. Più."
Ranma si fermò immediatamente. "Aspetta. Cosa!"
La mossa successiva di Ryoga, un potente pugno destro, colpì Ranma appena
sotto le costole, facendogli prendere il volo.
Santo kami-sama! Pensò Ryoga. L'ho colpito!L'ho davvero colpito; e
tutto grazie alla distrazione di Akane!Cara Akane, ti devo tanto... Ryoga si
rese conto all'ultimo momento che Ranma stava mirando allo stagno. Gli sta
bene a quello stupido. Ragazza istantanea- aggiungere acqua e... voilà!
Ma il sorriso di trionfo di Ryoga iniziò a dissolversi quando riesaminò la
traiettoria di Ranma. Aspetta un minuto...
Ranma non si stava semplicemente inclinando all'indietro; la sua traiettoria
mostrava che stava cadendo sottosopra e la testa puntava alle rocce che
circondavano l'acqua tranquilla dello stagno dei Tendo.
Ryoga poteva sentire delle urla provenienti da molto lontano. Qualcuno stava
chiamando il nome di Ranma, ma di sicuro ci stava mettendo una vita a
pronunciare quelle due sillabe. Ranma sembrava cadere attraverso l'aria a
rallentatore.
L'ho ucciso. Il pensiero attraversò la mente di Ryoga come fosse acqua
all'inizio, scivolando via senza fare presa. Qualcosa (la voce di Akane?) lo
spinse ad agire e iniziò a correre verso l'avversario. Posso farlo. Posso
riportarlo indietro.
Sei troppo lontano!
No!Posso riportarlo indietro. Posso farlo. Come un attacco chi.
Concentrati! Ryoga si ritrovò a fare affidamento sul suo chi della
depressione, immaginando il viso rigato di lacrime di Akane, se qualcosa fosse
davvero successo a Ranma.
"Ryoga, come hai potuto cadere così in basso? Non ti parlerò mai più!"
Ecco!Ryoga usò l'energia per tirare e-
All'ultimo secondo, Ranma si ricordò di urlare. Cercò di spostare la testa,
riuscì a guardare Ryoga e catturare il suo sguardo.
Shi shi hokodan, pensò Ryoga. Serrò la mano, il braccio allungato.
Con sua grande sorpresa, poté sentire la mano di Ranma nella sua!Sta
funzionando!
Ryoga fece scattare il braccio all'indietro e-
fece una smorfia quando la testa di Ranma colpì le rocce.
Cosa?
Akane stava piangendo ed era furiosa. Ryoga l'aveva già vista piangere prima,
e l'aveva vista furiosa, ma non le due cose insieme. "Se è ferito non ti parlerò
mai più," disse seccamente, quando Ryoga cercò di posarle una mano sulla spalla,
per confortarla.
"Bella prova, Hibiki," commentò Nabiki quando Akane corse via dalla stanza.
"Quindi cos'è stato questa volta? Il solito affare o qualcosa di più serio?"
Ryoga scosse la testa. "Sfortuna, immagino," rispose, piegando la testa. Era
ancora perplesso. Si era sentito sicuro che le dita di Ranma si fossero strette
alle sue per un momento; eppure, giudicando la distanza, era impossibile.
"Almeno ci ho provato."
"E' stato un tentativo valoroso, Ryoga-kun," ammise Kasumi dalla sua
posizione a fianco di Ranma. Spostò il panno freddo che aveva posato sulla
fronte dell'altra ragazza.
"E perchè ci hai provato, hmm?" Volle sapere Nabiki. "Non sei tu quello che
sta sempre a urlare, 'Ranma, preparati a morire!' ?"
Ryoga si accigliò, perplesso. Non lo capiva neanche lui. Si era sentito
strano, in qualche modo, mentre Ranma puntava alle rocce: una stretta al petto e
una tensione allo stomaco.
"Sii gentile, Nabiki," la rimproverò Kasumi. "Forse Ryoga-kun pensa ancora
all'episodio del koi-rod."
Nabiki annuì con aria saggia, mentre Ryoga si infuriò. "Non lascerete mai
perdere questa storia?" domandò. "E' stato un fraintendimento. Un
fraintendimento!"
"Come dici tu, Hibiki-chan, come dici tu."
Ryoga sospirò, mentre la tensione lasciava il suo corpo. Era davvero inutile
discutere con Nabiki. Decise di offrire loro una ragione che egli stesso, e
loro, avrebbero capito: "Akane mi odierebbe se lo ferissi sul serio." Anche
questo, però, era duro da ammettere. Perchè Akane continuasse a venerare la
terra su cui Ranma camminava quando tutto ciò che riceveva in cambio dal ragazzo
col codino erano insulti- be', questo Ryoga non riusciva proprio a capirlo.
Ranma gemette e si girò da un lato.
"Bene, Ranma ha superato il peggio," annunciò Kasumi. "Il tuo amico ora dorme
più che essere incosciente. Perchè non vai a parlare con Akane, Ryoga?"
Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo e si alzò, uscendo dalla camera di
Akane in cerca della proprietaria. Cercò per tutta la casa e stava quasi per
rinunciare, quando udì singhiozzare.
Lentamente, sbirciò attraverso la porta del furo, ma non vide vapore. Quindi
Akane non stava facendo un bagno.
Era nella vasca, però, incurvata, con le ginocchia strette al petto, e
singhiozzava nelle braccia incrociate. Ryoga pensò di lasciarla piangere in
pace. Dalla sua esperienza come P-chan, sapeva che si sentiva sempre meglio dopo
aver pianto- qualcosa che, essendo un ragazzo, non aveva mai sperimentato sul
serio in prima persona. Tuttavia, ora che ci pensava, si sentiva sempre molto
meglio dopo aver combattuto con Ranma. Forse il principio era lo stesso.
Poi la ragazza emise un suono particolarmente penoso e Ryoga si ritrovò al
suo fianco senza una chiara idea di come ci fosse finito. "A-Akane?" riuscì a
balbettare.
Akane sollevò il viso verso di lui. "Ryoga!" Ma la sorpresa lasciò spazio al
dolore. "Mi dispiace di aver gridato..."
"No, no, ti prego, non piangere per questo, Akane-san!" la implorò
Ryoga, non desiderando altro che stringerla tra le braccia, ma rendendosi conto
che, come amico, non poteva spingersi a tanto.
"E' solo... se dovesse succedere qualcosa a Ranma... non so cosa farei!"
Ryoga si sentì il cuore andare in frantumi, mentre si arrampicava nella
vasca. "O-oh. Uh... Mi d-dispiace, Akane. S-so che ti preoccupa. E Ranma e io
siamo troppo bravi per combatterci così seriamente. Forse se gli parliamo
insieme, possiamo convincerlo a lasciare perdere." Ryoga si mosse a disagio sulla
porcellana della vasca- sarebbe stata una conversazione davvero strana, una che
avrebbe preferito evitare. Poteva già immaginarla: davvero, Ranma, se potessi
andarci piano con me da ora in poi quando ci sfidiamo, lo apprezzerei molto!
Ma, per Akane, l'avrebbe fatto.
Il viso rigato di lacrime di Akane si sollevò di nuovo e i suoi occhi
incontrarono quelli del ragazzo. "Sul serio, Ryoga? Lo faresti?" gli buttò le
braccia al collo. "Grazie tanto!Oh... non so cosa farei se Ranma venisse ferito
gravemente... perchè... perchè..."
Ryoga chiuse gli occhi più stretti che poté contro l'inevitabile, facendo del
suo meglio per concentrarsi sulla sensazione delle braccia di Akane attorno a
lui.
"... perchè penso di amarlo."
Gli occhi del ragazzo si strinsero ancora di più. Non piangere. Non
piangere davanti a lei! "T-tu lo a-ami?"
Akane si allontanò. "Mi dispiace, Ryoga."
Lo sa!Ancora meglio... Ryoga voleva solo trovarsi un angolino e
morire.
"M-ma se... voglio dire, a Ranma potrà dare fastidio, ma a me no... se vuoi
rimanere qui..." gli offrì con un sorriso timido. "Mi mancheresti se te ne
andassi via. Lo sai, vero?" Si asciugò le lacrime e fece una risatina. "Con chi
altro potrei piangere?Non posso piangere davanti a nessun altro."
Ryoga si ritrovò a tenerla di nuovo tra le braccia, forte, stringendola a sé. "Non ti
lascerò, Akane."
Akane si districò con il suo miglior sorriso solare, anche se le lacrime
sulle guance rovinavano l'effetto. "Grazie mille, Ryoga. Sei il migliore, lo
sai?"
Il ragazzo sorrise lievemente. "Si, lo so. Sono il migliore." Il secondo,
in ogni caso.
"Vado a controllare quell'idiota, a vedere se ha ancora tutte le cellule
cerebrali. Ti ricordi che è successo l'ultima volta che ha sbattuto la testa,
no?"
Ryoga sollevò le sopracciglia. "No. Che è successo?" (1
Akane allargò gli occhi. "Davvero?!Non hai mai sentito questa storia?Be', non
mi meraviglio, non credo che Ranma sia tanto ansioso di parlarne."
Senza contare il fatto che noi due non stiamo mai a raccontarci storielle.
Pensò Ryoga, con un accenno di buon umore.
"Pensandoci bene, è imbarazzante," ammise Akane, "e Ranma mi ha
fatto giurare non parlarne. Ma credevo che Nabiki avesse venduto il segreto molto
tempo fa."
"Imbarazzante?Devo chiederglielo dopo."
Akane rise, asciugandosi le ultime lacrime. "Dai, sciocco. Andiamo a vedere
come sta."
Ryoga la seguì fuori dal furo, continuando a ripetersi di non urlare, di non
piangere. Kasumi li incrociò sulla porta della camera. "Vi suggerisco di
lasciarlo dormire ancora un po'," disse mitemente Kasumi. "Si sveglierà quando
sarà pronto e, nel frattempo, non dovremmo disturbarlo."
"Perchè non chiami Tofu-sensei?" indagò Akane.
Kasumi sorrise dolcemente. "Non questa volta, cara. Con tutte le botte e i
graffi qui intorno, non sono certo inesperta!" Si accigliò per un attimo.
"Inoltre, non l'ho visto a Nerima ultimamente."
"Nemmeno io," ammise Akane, un'espressione perplessa sul viso, mentre lei e
la sorella scendevano in cucina.
Ryoga aspettò che le ragazze arrivassero alla base delle scale, prima di
intrufolarsi silenziosamente nella camera di Akane.
Ranma stava russando sonoramente, raggomitolata, con tutte le lenzuola
strette attorno alla sua forma sottile. Ryoga sbatté le palpebre. Ranma dormiva
sempre spaparanzato come un grosso gatto sotto al sole. Lo sapeva; aveva cercato
piuttosto spesso di attaccarlo nel sonno.
"Ranma," sussurrò. "Ranma!"
La ragazza si stiracchiò e pronunciò il suo nome, ma non si svegliò.
"Faresti meglio a non dare a me la colpa di tutto!Sei tu che ti sei
distratto. E io ho cercato di fermarti..." Ryoga fece una smorfia. "Questa volta
ci ho provato, quindi sarà meglio se non andrai a dire ad Akane che sono un
prepotente o cose del genere!"
Ranma borbottò qualcosa di inintellegibile, poi aprì gli occhi, sorpresa, e
si alzò a sedere. "Ugh... mi sento strana. Ha funzionato?"
"Whew!" esclamò Ryoga. "Pensavo che stavolta ti fosse andata davvero male."
La ragazza sospirò, con una mano sul petto. "Grazie a Dio." allungò le
braccia verso di lui.
Ryoga si accigliò, ma si fece più vicino. "Non ti serve aiuto per alzarti,
vero? Non ti ho fatto così male, no?" Akane sarà furiosa.
Ranma gli portò le braccia dietro la testa e poggiò le labbra alle sue.
Ryoga rimase congelato. Che sta facendo! Naturalmente, era piuttosto
ovvio cosa stesse facendo, e anche bene. Il ragazzo iniziò ad agitarsi, nel
tentativo di spingerla via, ma Ranma era forte, anche nella forma di ragazza.
E il peggio era che una parte del cervello di Ryoga, e sicuramente tutti i
suoi ormoni, lo stavano informando in termini di certezza che le labbra di una
ragazza si stavano muovendo contro le sue, e che un paio di seni erano premuti
contro il suo petto, e... e i suoi fianchi erano... stavano toccando...
Quando Ryoga tornò in sé, aveva le braccia intorno al corpo di Ranma Saotome
e stava rispondendo al suo bacio. Quando si staccò per riprendere aria, la fissò
in viso, pensando a come fosse bella e...
...aspetta...
...e amabile e wow era davvero brava...
...fermati...
...e... ed era Ranma!
...è Ranma che ti sta baciando così...
“Ranma!” La sua voce venne fuori più sommessa e rauca di quanto avesse
pensato e il suono lo portò ad un quasi istantaneo panico.
Lei lo fissò, ancora così vicina che i loro nasi si toccavano quasi, gli
occhi blu grandi e sorpresi. "Ryoga...?Ryoga, che c'è?"
Ryoga riuscì a districarsi dalla sue braccia e allontanarsi leggermente.
Continuò a procedere verso la porta, fuori dalla camera di Akane, fuori dalla
casa dei Tendo, e fuori dal loro cortile e nella città di Nerima, senza lasciare
che il suo cervello uscisse dal suo stato di vuoto totale.
Poi, Ranma. Ranma!RANMA! Ho baciato Ranma!
No... Ranma ha baciato me. Perchè Ranma mi ha baciato?!
Non sta bene con la testa. Wow, sarà sconvolto quando tornerà in sé.
Ryoga contrasse il viso, incapace di trattenersi dal ricordare come Ranma avesse
reagito bene all'essere respinto quella volta del koi rod. Sarà più che
furioso.
Lui!E io? E' stato il mio primo vero bacio!Ed è successo con Ranma!Cieelo...
Ryoga si fermò sotto un comodo tendone e scivolò a terra, le scarpe
strusciarono sull'asfalto mezzo sbriciolato. Stava cercando di aggrapparsi
alla rabbia, ma non sembrava funzionare. Era ancora così sorpreso che il mondo
intorno a lui sembrava confondersi, sfocarsi.
Per questo fu piuttosto sorpreso quando Nabiki, ansimante, scivolò accanto a
lui. "Ti do tutto quello vuoi, se mi dici perchè Ranma ti ha baciato," disse
senza mezzi termini.
Ryoga la guardò sbattendo le palpebre. "Huh?"
"Mi hai sentita."
"Perchè non lo chiedi a Ranma?" rispose Ryoga, nascondendo la faccia nelle
braccia, in una posizione molto simile a quella in cui aveva trovato Akane.
"Sono morto al momento. Ripassa quando sarò resuscitato."
"Lo scoprirai tra non molto," replicò misteriosamente Nabiki. "Ora parla."
"Te l'ho detto, sono morto. Mi sento sul punto di implodere."
"Se non me lo dici, dirò ad Akane del suo porcellino," lo minacciò Nabiki.
"Huh?" si chiese Ryoga.
“P-chan!” sbottò Nabiki. “Le dirò di P-chan!”
“Huh?”
“Oh...” sospirò Nabiki, mentre tutta l'energia nervosa sembrava abbandonarla
con quel respiro. "Credo che tornerò quando avrai ritrovato la sanità mentale."
Si interruppe, sovrappensiero. "Hai fame?"
Ryoga si accigliò, perplesso, come se gli avesse fatto una domanda da mille
dollari.
"Oh, seguimi e basta," ordinò Nabiki, trascinando Ryoga nel negozio di
okonomiyaki di Ukyo.
Perchè è lì che si erano fermati, naturalmente.
Ci vollero tre okonomiyaki prima che Ryoga fosse in grado di parlare
coerentemente. "Strano. E' stato strano," rispose alla fine.
"Strano. Grazie per l'abile interpretazione. Lo so che è stato strano;
lo immagino. Dimmi di più"
"No," obiettò Ryoga, gesticolando con le sue bacchette, "strano in un altro
senso. Lui ha detto..." Ryoga arrossì. "Suona meglio se dico 'lei'."
si schiarì la gola. "Lei mi ha chiesto se aveva funzionato, quando si è svegliata."
"Funzionato?"
"Sì, e poi... poi era tutta sorpresa per la mia... per la mia reazione,
dopo."
"Sapeva chi eri?"
Ryoga annuì. "Mi ha chiamato Ryoga... due volte."
"Non ha senso."
Ryoga evitò di rispondere. Invece, si riempì la bocca di okonomiyaki.
"Non mi puoi dire niente di più?"
"Non ha dormito bene," aggiunse Ryoga dopo un momento di pausa. "Era tutta
raggomitolata."
Nabiki fece un respiro profondo ed espirò lentamente. "Non insisterò su
questo. Suppongo che tu sappia come dorme Ranma perchè hai cercato di attaccarlo
o qualcosa di ugualmente stupido?"
"E io suppongo che tu lo sappia perchè hai fatto delle foto di Ranma mentre
dormiva," rifletté Ryoga, "e non perchè hai tradito tua sorella."
Gli occhi di Nabiki mandarono lampi. "Allora ci capiamo. Dovresti sapere che
non non farei mai una cosa del genere ad Akane. Lei ama quell'idiota, anche se
solo Kami-sama sa perchè."
"Ama anche la sua privacy, penso," obiettò Ryoga, sentendosi sconsiderato,
"ma tu vendi le sue foto a quei pervertiti che il Furinkan chiama studenti."
"Cosa di cui tu hai approfittato più di una volta!" sbottò Nabiki. "Perchè
vuoi mettere alla prova la mia pazienza?"
Ryoga rimase con la bocca aperta, invece di replicare. "Non lo so," rispose alla
fine, calmandosi. "Forse perchè mi sento più incline al suicidio del solito."
Nabiki sembrò assorbire la sua calma. "Capisco. Quindi, cosa vuoi in cambio
delle informazioni?"
Ryoga si massaggiò le palpebre chiuse con il pollice e il medio, riflettendo.
"Uh, fammici pensare. Il mio cervello è... in fiamme."
"Capisco." la giovane Tendo fece una strana smorfia. "Allora ci vediamo
dopo?" Sorrise. "Non stare via troppo a lungo o Akane inizierà a farsi delle
domante sulla tua integrità."
Ryoga sussultò; poi sgranò gli occhi. "Aspetta. Lo so!In cambio, tu... tu non
puoi vendere niente di quello che ti ho detto o niente di ciò che hai visto
riguardo a questo incidente."
Nabiki grugnì. "Adesso aspetta un secondo-"
"Hai detto 'cosa vuoi'," le ricordò Ryoga, ugualmente feroce.
La ragazza contrasse il viso. "E' vero. Ma solo perchè non posso vendere le
informazioni, non aspettarti che non ne trarrò profitto."
"Naturale," rispose Ryoga, estremamente grato di essere riuscito a tirarsi
fuori almeno un poco dalla fossa che vedeva spalancarsi ai suoi piedi.
Nabiki si alzò e gli tese la mano, il braccio rigido e deciso.
Per un attimo Ryoga vide la mano di un'altra ragazza che si avvicinava a
lui...
Chiudendo forte gli occhi, strinse la mano di Nabiki e uscì dal negozio.
"E' stato un piacere fare affari con te," gli gridò dietro Nabiki.
Non rispose.
Ukyo si sedette nel posto che era appena rimasto libero.
"Quindi hai sentito tutto, huh?" le domandò Nabiki.
"Ogni parola."
Nabiki rifletté. "Posso comprare l'informazione da te?"
Ukyo le fece l'occhiolino. "Non penso proprio, zucchero. Gioca secondo le tue
regole." Dopo un attimo di silenzio, aggiunse. "Allora, questo è l'ennesimo
flirt di Ranma con la femminilità?"
"Dove l'ho già sentito?Cos'è la... sesta volta?"
"Settima, ma dipende da chi conta. 2)" rispose scherzosamente Ukyo, bevendo
dalla lattina di soda di Ryoga. "E sembra che il povero Ryoga ne abbia di
nuovo subito le conseguenze."
"Come succede sempre quando Ranma decide di giocare questo vecchio gioco,"
aggiunse Nabiki. "E' mia personale, Freudiana opinione che il piccolo Ranma
reprima così malamente la sua parte femminile che deve venire fuori ogni
tanto. Avere il corpo di una ragazza lo rende solo più facile."
Ukyo fece un suono di approvazione.
"E inoltre, quel Ryoga è l'equivalente maschile di mia sorella: sono entrambi
forti, testardi e relativamente ciechi quando si tratta di fatti sicuri, ma che
preferirebbero non ammettere."
"E sono entrambi molto dolci quando vogliono."
"Cosa?"
"E sono entrambi molto dolci quando vogliono," ripeté Ukyo, finendo la bibita
lasciata dal Ragazzo Perennemente Smarrito. "So che le sorelle minori possono
essere fastidiose, ma devi ammettere che Akane può anche essere affascinante."
Nabiki alzò le spalle e annuì malvolentieri. "Okay, come vuoi. Comunque, è
normale che quando Ranma ha questi attacchi di femminilità, si rivolga a Ryoga
invece che ad Akane."
"La tua logica ha una pecca."
"Quale?"
"Stai presumendo che a Ranma piaccia più Akane di me... o Shamps."
"Shamps?"
"Mi sembra un insulto chiamare quella ragazza come un prodotto per capelli,"
si difese Ukyo. "Voglio dire, il suo nome è cinese e non sappiamo nemmeno
quale sia: Shan Pu, Xian Pu, Xiam Pu o che altro. Quindi..."
"Ah."
"Quindi, in ogni caso, il tuo ragionamento ha una pecca."
"Non credo. Io so che a Ranma piace più Akane e lo sapresti anche tu se la
tua intera esistenza femminile non dipendesse da questo."
"La mia 'esistenza femminile'?" chiese Ukyo asciutta. Aveva sete, ora che ci
pensava, e si prese un'altra soda.
"Sai che voglio dire. Il fatto che Ranma ti avesse lasciata significava
che non eri abbastanza femminile. Non fingere di non sapere di cosa sto
parlando. Quando sei arrivata qui, ti comportavi in modo così maschile che hai
ingannato persino me. Akane aveva quasi indovinato, ma- sai, lei ha più esperienza
con persone che si travestono."
Ukyo grugnì, ma non poteva trattenersi dal sorridere. Pensare al suo Ranchan
come a un travestito era piuttosto esilarante.
"Allora, adesso, se vuoi essere di nuovo una ragazza, senti che devi spingere
Ranma ad apprezzarti."
"Grazie, Sigmund," rispose Ukyo.
"Non è psicoanalisi, perchè non è un segreto," obiettò Nabiki. "L'hai
praticamente detto quando sei venuta per la prima volta a Nerima."
"Quindi?"
"Quindi saresti in grado di accettare Ranma solo come amico se qualcun altro
ti convincesse che sei una ragazza," continuò Nabiki, come se la sua conclusione
fosse la più ovvia del mondo.
"E questo ha senso?"
Nabiki alzò il mento. "Non ignorare il consiglio gratuito di una Tendo,"
disse seccamente.
Kasumi stava attentamente e delicatamente esaminando il cranio di Ranma.
"Sono sicura che non ci sono fratture... solo un po' di gonfiore. E' solo un
bernoccolo, Ranma."
Ranma annuì. "Oooh!Owww..."
"Non farlo, se fa male," consigliò Akane.
"Beh, grazie," bisbigliò Ranma. "Questo deve essere il mal di testa più forte
dall'inizio dei tempi," continuò ugualmente piano.
"Akane, cara, vuoi prendere degli antidolorifici per Ranma?"
Akane uscì in direzione della cassetta medica.
"Dov'è Ryoga?" chiese Ranma con la stessa voce bassa. "Ho fatto una cosa
stupida. Non è scappato, vero?"
"Una cosa stupida?" ripeté Kasumi, perplessa. "L'ho visto uscire prima.
Sembrava molto preoccupato. Avete litigato, forse?"
Ranma scosse la testa e fece una smorfia di dolore. "Non ho fatto niente di
così oltraggioso... uh, per come la pensano alcune persone. Ma lui era
davvero sconvolto."
"Lo devo cercare?" si offrì Kasumi.
"Oh!" esclamò Ranma, poi si interruppe, portandosi di nuovo una mano alla
testa. "Oh, no, Kasumi," mormorò di nuovo. "Hai già abbastanza cui pensare,
no?Uh... forse... forse Akane mi aiuterà a cercarlo?"
"Forse," rispose Kasumi, chiedendosi perchè il tono della ragazza fosse così
interrogativo.
"Se non è... uh, troppo impegnata...?" continuò Ranma, notando la confusione
di Kasumi.
"Impegnata?Akane?Non credo, Ranma, no."
Ranma annuì con espressione intensamente concentrata.
"Ranma, caro, c'è qualcosa che non va?Oltre al mal di testa, intendo," volle
sapere Kasumi.
"Che non va?Uh..." Ranma abbassò gli occhi. "Niente che possa... voglio
dire..." Strinse gli occhi, ma le lacrime riuscirono a scorrere lo stesso.
"Ranma!" esclamò Kasumi e l'abbracciò.
Ranma, gentilmente ma con fermezza, si districò dall'abbraccio della giovane
Tendo, asciugandosi velocemente gli occhi. "Niente che possa essere risolto,
quindi non è niente su cui piangere. Inoltre, non voglio che ti preoccupi per
me. Non voglio davvero."
Prima che Kasumi potesse aprire la bocca per protestare contro i proponimenti
di Ranma, Akane tornò con l'aspirina e dell'acqua calda.
"Ecco, Ranma," disse allegramente, mettendo la pillola nella mano di Ranma.
"Stai bene?" indagò, notando gli occhi luccicanti della ragazza.
"E' solo che... fa davvero male," rispose Ranma. "Vi dispiace, uh,
uscire e spegnere le luci?Mi fanno male agli occhi."
"Certo, Ranma!" Akane fu veloce a rispondere. "Vieni, Kasumi, lasciamolo
riposare, okay?"
Kasumi annuì, uscendo dalla stanza e domandandosi quale dolore stesse
effettivamente attraversando Ranma.
Una parte del dolore alla testa di Ranma si calmò immediatamente quando
furono spente le luci e tirò un respiro di sollievo; ma una volta che si sentì
sollevata, tutto il resto l'aggredì. Il suo corpo divenne così rigido che iniziò
a raggomitolarsi su se stessa, finché torno nella posizione in cui l'aveva
trovata Ryoga. Urlò nel cuscino, fece un paio di respiri a denti stretti e
iniziò a piangere. Poi urlò di nuovo.
Poi, per molto tempo, rimase in silenzio. La testa le pulsava. Lo stomaco si
agitava. Era come la madre di tutti i postumi da sbornia.
Nabiki infilò la testa nella stanza.
Ranma riuscì a nascondere gli occhi a metà sotto il lenzuolo, lasciando che
assorbisse le lacrime. Il buio le era favorevole. "Ciao, Nabiki," disse con voce
rauca.
"Quindi hai baciato Ryoga," rispose Nabiki.
Ranma sapeva che Nabiki non poteva vedere le sue labbra, ma lo scintillio
negli occhi mostrò che stava sorridendo. "Credo di sì. Ti ho dato un ottimo
argomento di conversazione, eh?"
Nabiki alzò gli occhi al cielo. "Allora, che è successo questa volta?Qual'è
la tua nuova versione delle cose?"
"La mia mia nuova- cosa?"
"Okay. Lasciami riformulare la frase. Come ti chiami?Cosa cerchi?Qual'è il
tuo colore preferito?"
Ranma la fissò, sbattendo rapidamente le palpebre. "Ranma Saotome; la
felicità; rosso! Monty Python – King Arthur e la ricerca del Santo Graal." 3)
Nabiki alzò un sopracciglio. "Uh... si, giusto. Ma la seconda non è
sbagliata?"
Ranma sospirò. "Va bene, va bene. Saotome Ranma; essere il miglior esperto di
arti marziali del mondo; rosso!Ma l'altra è più importante."
"Ti dispiace dirmi a quale sesso appartieni?"
La ragazza sotto le coperte si contorse leggermente in imbarazzo. "Bella
domanda, Nabiki. Diciamo che fisiologicamente sono femmina al momento. Di solito
sono un maschio. Abbiamo finito?"
"Affatto. Perchè hai baciato Ryoga-kun?"
Ranma scosse la testa. "Niente da fare, Nabiki. Mi dispiace."
"Dai, Ranma, è una domanda semplice." l'espressione ansiosa di Nabiki si
trasformò in qualcosa di molto simile alla preoccupazione. "Se mi dici che eri
solo confuso dopo la botta alla testa, ti crederò."
Ranma fece un sorriso un po' amaro. "Non posso dirlo."
"Ma mi hai già detto tutto!" esclamò Nabiki con un sorriso.
"Bla, bla, mai discutere con un siciliano quando ci si aspetta la morte,"
rispose Ranma. "Princess Bride." 3)
Nabiki sbattè le palpebre. "Dannazione, Ranma."
Ranma sorrise, un sorriso vero per la prima volta. "Heh!" Alzò le spalle. "Mi
dispiace di non poter soddisfare la tua curiosità. Forse un'altra volta."
"Lo dirò ad Akane," la minacciò Nabiki, senza scaldarsi troppo.
"Oh, non lo faresti," obiettò Ranma, scartando l'idea. "So che non lo
faresti. Quindi, hai parlato con Ryoga?Sta bene?E' arrabbiato?"
"Arrabbiato?No... uh, ancora sotto shock, penso," rispose Nabiki divertita.
Da quando Ranma era bravo a leggere le persone? Normalmente, la volubile ragazza
l'avrebbe implorata di non dire una parola o avrebbe tentato di bluffare,
dicendo che non le importava di cosa pensasse un brutto maschiaccio.
"E' una buona cosa, credo." Ranma si sollevò di nuovo. "Che diavolo stavo
pensando?" domandò rivolta al cuscino.
"Si, beh, non posso certo dirlo io a te," commentò Nabiki.
"Sei incoraggiante."
Nabiki alzò le spalle. "Faccio del mio meglio." Esaminò lo stato di disordine
in cui si trovava l'altra ragazza. "Se c'è qualcosa che posso fare...
finché non
tornerai ad essere Ranma... fammelo sapere."
"... affascinante, ingenuo, bravo nelle arti marziali." Esaminò attentamente
Ranma. "Sei capace di praticare le arti marziali, vero?"
"Certo che sì!Perchè me lo chiedi?"
Nabiki piegò la testa da un lato, riflettendo. "L'ultima volta che hai
battuto la testa, hai detto che non ne eri capace."
"No, ho detto che non volevo," obiettò Ranma. Poi si accigliò. "Me
l'hai chiesto solo per vedere se me ne ricordavo, vero?"
Nabiki alzò le spalle. "Mi hai beccata."
"Comunque non è come l'ultima volta," ragionò la ragazza. "Se non altro. Ti
dispiace?Mi fa davvero male e vorrei provare a dormire."
Nabiki annuì. "Oh, bene."
"Posso chiederti che vuoi ricavare da tutto questo?"
La Tendo si esibì nel suo famoso sorriso da squalo. "Non so, Ranma. Mi piaci
abbastanza, questa volta." raggiunse la porta della camera di Akane e mise un
piede fuori.
"Uh, Nabiki?"
La ragazza si girò. "Huh?"
"Io... grazie." Ranma sorrise stancamente. "Anche tu mi piaci."
Note dell'autrice (tradotte):
(1 Okay, per chi non lo sapesse, ecco la spiegazione: Akane
manda Ranma a sbattere contro le rocce dello stagno. Quando si sveglia, Ranma
pensa di essere una ragazza; non una qualsiasi ragazza, ma quella che deve
essere l'idea che Ranma ha delle ragazze. In altre parole, si rifiuta di
praticare le arti marziali perchè sono troppo violente, e le piace cucinare e
curare i fiori nel tempo libero. Allo stesso tempo, questa 'ragazza' accusa
continuamente Akane di non essere abbastanza femminile. Whoooo, ragazzi.
L'intera storia culmina quando Akane, pensando che sia meglio 'forzare' Ranma ad
agire come un ragazzo, lo porta a fare shopping nella sua forma maschile. Il
risultato è un Ranma che si comporta come lo stereotipo dell'uomo gay,
imbarazzando Akane in vari modi, crudelmente divertenti. Se non sapessi che
Ranma non è abbastanza furbo per questo, penserei che fosse tutto uno scherzo
per far notare ad Akane di essere troppo violenta.
(2 Sono sicura di no. E' più o meno così, ma non credo siano state
sette volte. Ma suonava bene...
(3 Questa è una nota della traduttrice: non so chi sia
Monty Python, quindi forse ho perso il senso della battuta... Per quanto riguarda il siciliano, credo sia un detto americano o una
frase di un film... E' brutto pensare che all'estero i siciliani siano sempre
associati alla mafia, ma ho preferito tradurre letteralmente in questo caso. Ah,
grazie mille per le recensioni!In effetti è molto originale come idea, ma mi
piace per questo!Dovete vedere cosa succede dopo...
Ranma non aveva mai visto Ryoga così derelitto. Nemmeno quando Akane aveva
urlato che lo odiava per aiutarlo ad imparare il Perfetto Shi Shi Hokodan, né
durante l'incidente del koi rod, né quando pensava di aver perso Akane a causa
di Shinnosuke.
"Dimmi che non mi odi," disse.
Ranma sbatté le palpebre.
"Ryoga, non farle pressione," lo avvertì Akane.
"Fargli," la corresse Ranma.
"Visto?" Akane alzò le spalle in segno di resa. "Perfavore cercate di
andare d'accordo," li ammonì, spingendoli verso le scale.
Ryoga la fissò, confuso. "Ma noi andiamo sempre d'accordo!"
Akane si girò, lo inchiodò con gli occhi e corse giù per le scale. Un secondo
dopo, Ranma udì chiudersi la porta d'ingresso.
"Oh. Hehe." Ryoga si portò una mano dietro al collo, con aria imbarazzata.
"Giusto."
Ranma alzò un sopracciglio. Era strano... no, inquietante... vedere Ryoga
trattarla come aveva sempre trattato Akane in passato. "Quindi sei passato da
Akane a me molto velocemente, huh?"
Ryoga la fissò senza dire nulla per un momento. "Akane?Oh. Uh, non
esattamente. Ci sono stati due anni in mezzo."
"Due anni," ripeté Ranma. "Quindi ci siamo sposati giovani." si interruppe di
nuovo. "Diciotto anni."
"Vuoi... uh, vuoi andare da un altra parte?" chiese gentilmente Ryoga.
Ranma si rese conto che stava sulla soglia della camera da letto di Akane,
una mano sul muro interno della stanza, l'altra poggiata sulla cornice. Le
incrociò immediatamente sul petto. "Non posso farlo. Voglio dire- non capisco."
Arretrò di nuovo nella camera. "Voglio dire... voglio dire, che ha detto papà?!E
il signor Tendo?E... e tutti. Come hanno potuto lasciare che succedesse!" Si
girò rapidamente verso di lui, vedendo che l'aveva seguita dentro. "Come hai
potuto lasciare che succedesse!Tu sai cosa sono!Io sono... io sono un... io
non sono una moglie!"
"Shh, Ranma..." Cercò di calmarla Ryoga, le mani alzate in un gesto
che sperava servisse allo scopo.
"Non farmi 'shhh', P-chan! Sono un ragazzo, un paragone di mascolinità al
cento-per-cento!Non sono una sciocca, inutile, debole ragazzina!Sono un uomo e
tu non sei mio marito."
Ryoga rimase con la mascella serrata mentre lei si sfogava, ma quando
raggiunse la conclusione, non riuscì evidentemente a trattenersi più a lungo.
"Ranma, perfavore non dire così..."
"Non devo dire che non sei mio marito?!NON lo sei!Quella non è mia figlia. Non
posso avere bambini, sono un maschio!"
"Ranma-"
Ranma iniziò a camminare avanti e indietro per placare un po' di nervosismo.
Il viso di Ryoga ora esprimeva una sorta di compassione e si mosse verso di
lei.
"Non toccarmi!" urlò Ranma, allontanandosi.
"Io... non voglio farti del male," tentò di spiegarle, facendo un passo
indietro per lasciare alla moglie un po' d'aria.
"Farmi male!Ha!Che ridere. Tu non puoi farmi male. Non hai mai potuto. Non
sei mai stato bravo quanto me, neanche un po'. Non ti avrei sposato neanche
pensando di essere una specie di stupida principessa delle fate..."
Ryoga sussultò leggermente, prima che i suoi lineamenti di irrigidissero per
la frustrazione. "Ti lascio sola."
Ma ora che Ranma aveva dato fuoco alle micce, non riusciva a fermarsi.
"Fallo. E ripensa a tutta questa storia del 'matrimonio'. Perchè io non avrei
mai nemmeno pensato di toccare un maiale come te!"
Ryoga uscì dalla camera di Akane e chiuse delicatamente la porta dietro di
lui.
Ranma rimase a fissare il giallo chiaro della sua superficie e tirò un
cuscino contro la porta chiusa con tutta la sua forza e urlò a pieni polmoni.
L'urlo la fece tornare coi piedi per terra. Iniziò a rendersi conto del
proprio respiro accellerato, di come le tremavano forte le sue mani. Il cuore le
batteva nel petto così forte che anche Ryoga probabilmente poteva sentirlo.
"Il maiale se lo merita," mormorò tra sé, lasciandosi scivolare lungo la
porta chiusa. "Lui... dannazione, si è approfittato di me dopo che avevo battuto
la testa- PER COLPA SUA! Chi si crede di essere, venire qui e aspettarsi che io
accetti tutto senza fiatare?
"E anche Akane chi pensa di essere?Dirmi di essere gentile con lui?Ha
sempre pensato che il sole sorge e tramonta dietro a quell'idiota. 'Oh, è tanto
un gentiluomo, Ranma!'- quando dormiva nel suo letto tutte le notti! Kawaiikune
idota, è sempre stata un'idiota, non è una novità. Perchè nessuno mi ha
fermato?Perchè papà non mi ha legato e portato in Cina?Perchè non mi ha
semplicemente ucciso?"
Ranma si portò le ginocchia vicino al busto e affondò la testa nelle mani.
E' uno scherzo. Deve essere uno scherzo.
Ma sapeva che non si trattava di uno scherzo. La nuova casa, la bambina...
senza menzionare il fatto che Ryoga non avrebbe mai partecipato ad uno scherzo
del genere, o non sarebbe riuscito a fingere di essere così sconvolto. Aveva
visto i suoi insulti colpirlo fisicamente, come se davvero gli importasse cosa
diceva. Be', colpirlo fisicamente più del solito, comunque. Il poveraccio non
aveva mai preso bene gli insulti.
Qualcuno bussò alla porta. "Ranma?"
La ragazza non rispose. Si limitò ad affondare ancora di più la faccia nelle
braccia.
"Dai, tesoro, apri."
Tesoro!Questo non l'avrebbe portato da nessuna parte.
Ranma cercò con gli occhi la finestra. Non c'era bisogno che restasse lì- non
c'era bisogno. Poteva andarsene.
La ragazza raggiunse la finestra e saltò giù, facendo scivolare le scarpe
leggere sul marciapiede. Alzò gli occhi al cielo stellato, limpido, e si
meravigliò che il mondo fuori potesse essere sempre lo stesso, quando dentro di
lei tutto stava finendo in polvere. Vide con la coda dell'occhio Akane, che si
allontanava lungo la stessa strada e si nascose per istinto dietro i bidoni
della spazzatura, finché non riuscì più a vederla.
Poi, scelse una direzione e si mise a correre. Non aveva importanza la meta,
le bastava allontanarsi da lui. Respirò il vento notturno, fresco,
circondata dalle luci di Nerima, così veloce che i polmoni battevano più veloce
del suo cuore. Corse così veloce che era come se stesse fuggendo la verità. Per
qualche minuto, però, riuscì ad immaginare che quella era una notte come le
altre, che era scappata solo per evitare i soliti problemi con le sue fidanzate,
che stava correndo per fare una commissione per Kasumi, che stava inseguendo
Happosai- quanlunque cosa- e poi niente, quando crollò esausta e finalmente si
fermò, si piegò sulle ginocchia e si guardò intorno.
Non fu particolarmente sorpresa di scoprire che aveva girato in tondo. Il
negozio di Ukyo adesso aveva un'insegna al neon che illuminava la notte e un
tappetino di benvenuto che Ranma non aveva notato quando era venuta con Kuno. La
luce che proveniva dall' okonomiyaki-ya sembrava quasi un simbolo di salvezza.
La ragazza si avvicinò, mentre pensieri non del tutto articolati si facevano
strada attraverso il panico- Ukyo l'avrebbe fatta entrare. Ukyo l'amava, l'aveva
sempre amato- Ranma lo sapeva, lo amava più come una ragazza ama un ragazzo che
come un'amica. Anche dopo sei anni- anche dopo sessanta- Ukyo non avrebbe mai
smesso di amarlo. Ukyo l'avrebbe fatto entrare, gli avrebbe permesso di
rimanere.
Le ricordava una vecchia fiaba Europea, non riusciva a ricordarsi quale, lei
che aspettava fuori nel buio di vedere se Ukyo avesse dimenticato il suo amore
dopo tanti anni. Se avesse alzato la mano e bussato sulla sua finestra- non
avrebbe forse risposto, Ukyo?
Per un momento, Ranma restò immobile, attanagliata da un oscuro
presentimento. Se non avesse aperto?Forse era meglio tentare senza farsi
domande.
Ma il dubbio si allontanò velocemente dall'animo di Ranma. No, Ukyo l'avrebbe
accolta e l'avrebbe ospitata fin quando avesse voluto. E se Ukyo si fosse
stancata, avrebbero potuto rimettersi in viaggio, tenendosi compagnia l'un
l'altra.
Ranma si trovò a provare le parole nella mente, mentre atterrava sul tetto
del negozio "Dalla piccola Ukyo". Ukyo, pensò con un sorriso, sto per
realizzare il tuo più grande desiderio. Voglio vivere qui, con te. So cosa
dirai, ma non mi importa niente di Ryoga e non capisco come chiunque potrebbe.
E' un cretino, sai?So qui per restare, tutto il tempo che vorrai.
Ranma si sporse e bussò alla finestra, abbastanza forte da svegliarla.
Ukyo spostò le tende e mostrò il viso assonnato. Aprì la finestra e si
appoggiò al davanzale. "Ranma?" biascicò, spostandosi le ciocche ribelli dagli
occhi.
Ranma le offrì il suo miglior sorriso. Sperava solo che Ukyo avesse anche
dell'acqua calda. "Ukyo..."
L'altra ragazza sembrò capire l'importanza di quell'incontro molto
velocemente. "Ranma?Che stai facendo qui nel bel mezzo della notte?"
"Ukyo, sto per realizzare un tuo grande desiderio."
Invece di sorridere trionfante, la ragazza si accigliò, sospettosa. "Di che cosa
stai parlando?"
Questo non era nel copione. "Voglio vivere qui con te. O possiamo andare via,
io e te, e non fermarci mai."
"Ma Ranma-"
"So cosa stai per dire. Ma non mi importa di Ryoga. Voglio solo stare con
te."
Gli occhi grigi di Ukyo non erano più assonnati. "Peter Pan," bisbigliò.
"Ecco," annuì Ranma. "Ci stavo pensando prima." Guardò gli occhi di Ukyo.
Erano tutti sbagliati. Invece di essere gioiosi e felici, erano... erano
malinconici e tristi e chiari e, e saggi. "Ukyo," mormorò, rendendosi
improvvisamente conto di stare perdendo qualcosa- no, qualcosa stava fuggendo
via, sempre più velocemente.
"Non posso venire via con te," riprese Ukyo. "Sono più grande di te, ora,
sai. E ho una vita qui, Ranma."
"E non include me," concluse amaramente Ranma.
"Certo che include te," protestò Ukyo. "Sei la mia migliore amica."
Ranma voleva piangere ed era molto più facile nella sua forma femminile, ma
riuscì a trattenersi. "Non ti importa," l'accusò rudemente. "Non ti importa che
sono bloccato qui."
Gli occhi di Ukyo si addolcirono e, infine, sorrise. "Mi importa, tesoro,"
mormorò. "Ma non nel modo in cui pensi tu. Immagino che penserai di buttarti da
una scogliera, dopo,o di scappare via- tutta da sola, verso il tramonto,"
aggiunse con naturalezza.
Il modo in cui ne parlava lo faceva suonare impossibile. "Non capisci,"
replicò Ranma. "Non riesco a comprendere cos'è che sfugge a te ed Akane, ma sono
sicuro che vi sfugge qualcosa. Come tutto ciò sia sbagliato."
Le spalle nude di Ukyo scintillarono sotto la luce della luna quando si girò,
inclinando la testa, pensierosa. Un luccichio nei suoi occhi grigi catturò
quelli di Ranma. "Hai ragione," rispose. "Mi sfugge qualcosa di fondamentale.
Non capisco cosa ci sia di così terribile in questa storia."
"Mi stai prendendo in giro."
Il viso di Ukyo fu illuminato da un ampio sorriso. "Solo un po'," ammise,
facendo il gesto con il pollice e l'indice. Gli occhi di Ranma le fecero
tenerezza. "Oh, Ranma. Non guardarmi così. Hai una persona che ti ama. Questo è
più prezioso di... è meglio di qualunque altra cosa. L'amore di Ryoga è saldo.
Non è come quello di Akane. O come il mio," ammise.
Ranma alzò un sopracciglio. "Che significa 'saldo'?"
"Significa che conosce le parti più oscure di te e ti ama lo stesso," rispose
prontamente Ukyo.
La rossa vi rifletté sopra un momento. "Non ha importanza. E' comunque un
ragazzo."
"Anche tu lo ami, Ranma."
"Non è vero."
"E' vero e te ne ricorderai, presto."
Ranma la fissò con curiosità. Quella notte, col busto fuori dalla finestra
sotto la luce della luna, Ukyo si era trasformata in una donna saggia. "Come lo
sai?"
"Perchè Ranma Saotome vince sempre," rispose dopo un attimo. "Supererai
quest'amnesia senza senso e ti ricorderai di quanto sei innamorata di lui. Anche
se adesso cambiassi idea e venissi con te, in un paio di settimane, un mese, un
anno, mi lasceresti. E mi odieresti per essermi approfittata di te in questo
modo."
"Ukyo, io... non lo farei. Io non..." Ranma cercò di spiegarle che non
esigeva tanto da lei. "Io non voglio niente da te... ho solo bisogno di un posto
dove stare."
"No, Ranma."
"Posso almeno entrare?"
"Vai a casa, Ranma." e chiuse la finestra della camera da letto.
Ranma si sporse precariamente qualche altro centimetro, quasi a testa in giù,
fermandosi a considerare la prossima mossa, sentendosi persa e infreddolita e
come se nel mondo non ci fosse posto per lei. Non si era resa conto prima che
Nerima era diventata la sua casa e che il pensiero di andare via la faceva
soffrire.
"Ranma."
Ranma alzò gli occhi per trovare Ryoga in attesa sotto l'insegna dell'okononiyaki-ka,
che illuminava la sua espressione ferita e tesa.
La ragazza scese dal tetto, ma si fermò a parecchi passi da lui. Per un
momento, si guardarono in silenzio, come se stessero comunicando senza parole.
Ryoga se ne stava lì, con quell'aria ferita, tradita e più persa che mai. Ranma
lo fissava cautamente, ma anche lei si sentiva allo stesso modo.
Poi, Ryoga fece qualche passo verso di lei. "Ranma..."
"Ukyo dice che ti amo," lo informò lei in tono conversevole. "Anche Akane."
"Anche tu l'hai detto un paio di volte," Ryoga fece un debole tentativo di
farla ridere. Dopo una breve pausa, riprese. "Ti prego, vieni a casa."
"E poi?" volle sapere Ranma. "Devo essere tua moglie?Cucinare e pulire per
te, Ryoga?Perchè non lo farò. Prendermi cura di tua figlia?Non credo proprio."
"Per ora dovresti solo cenare," obiettò Ryoga. "Andare a dormire. Domani
mattina possiamo parlare. Non vorrai rinunciare a un pasto caldo e a un letto
comodo, solo perchè hai paura di me?"
Ranma sgranò gli occhi. Questo era più simile al Ryoga che conosceva. "Non ho
paura di te."
"Vieni più vicino e ripetilo," la provocò Ryoga, notando quanto erano ancora
lontani. Se qualcuno li avesse visti adesso, non sarebbero sembrati sposati-
neanche amici. La distanza significava che non si conoscevano. Forse un giovane
fermatosi a chiedere ad una ragazza delle indicazioni, o un fiammifero, o l'ora.
Erano due persone senza nessuna connessione.
Ranma lo sapeva. "Bene." si avvicinò di due passi. "Possiamo andare, ora?"
Qualcosa in lui si rilassò- forse le spalle, forse gli occhi- ma era di nuovo
quello strano Ryoga, con l'andatura rilassata e il sorriso facile. "Certo,"
rispose e il due iniziarono a camminare, verso la casa che era stata dei Tendo.
La mia casa, rammentò improvvisamente Ranma a se stessa. Se non
altro, è lui che deve andarsene, non io. Non aveva niente a che fare con i Tendo
prima di conoscermi.
"Hai fame?" indagò Ryoga.
"Sto morendo di fame!" Annunciò Ranma. Non aveva mangiato molto da Ukyo per
pranzo... Ukyo... mi ha ingannata.
Potevi sempre scappare, le ricordò una vocina nella sua testa.
Ma sapeva già che non l'avrebbe fatto. Aveva un posto confortevole dove stare
e Ryoga si stava comportando bene- non c'era ragione di non rimanere. A
meno che non avesse paura.
E quello era impossibile.
"Mi fa piacere che hai fame. Ero nervoso e ho preparato un sacco di roba,"
spiegò Ryoga, di nuovo con quel sorriso sulla faccia.
"Tu cucini?"
Ryoga alzò le spalle. "Facciamo a turni, ma di solito io faccio la colazione
e tu la cena. A causa dei nostri impegni, sai."
Ranma non sapeva, ma non era particolarmente interessata. Piccoli
dettagli come quello stavano rendendo il tutto sempre meno simile ad uno strano
sogno che avrebbe potuto ignorare. "Sapevi dov'ero."
"Mi ha chiamato Akane da casa di Ukyo." Spiegò Ryoga.
"Akane?Ukyo stava dormendo!Che ci faceva lì?"
Ryoga la fissò per un momento prima di rispondere con estrema cautela.
"Dormiva anche lei... immagino."
"Oh, cose da ragazze," replicò Ranma, chiedendosi il perchè dell'esitazione.
"Guardare film lacrimevoli, farsi le unghie eccetera."
Ryoga sbuffò tra sé. "Sì, forse."
Ranma sorrise; questo era più normale. Era più realistico parlare così.
L'unica differenza era che adesso Ryoga sembrava dirigere il tutto, perchè lui
sapeva cosa stava succedendo, sapeva cosa era successo in quei sei anni,
probabilmente sapeva molte altre cose che Ranma ignorava. E non le piaceva
affatto quella sensazione. Forse poteva convincerlo a raccontarle tutto, anche
se c'era il rischio che lei iniziasse a fare battutine e che lui indulgiasse in
particolari romantici. Si stava giusto domandando se fosse meglio una domanda
diretta o piccole provocazioni come il fatto della cena, così da avere risposte
senza che Ryoga capisse cosa stava facendo.
Ma era giusto nascondergli i suoi intenti?Era suo marito, dopotutto. E,
secondo le persone di cui si fidava, era un Bravo Ragazzo. Sapeva anche che
Ryoga era leale e sincero. Forse non c'era davvero bisogno che si preoccupasse
per causa sua.
"Eccoci arrivati," disse Ryoga, quando giunsero in vista della palestra
Tendo. Ranma spinse il cancello e i due rientrarono a casa.
Immediatamente, il naso di Ranma fu assalito dall'odore di cibo.
"Probabilmente è già freddo. Vado a riscaldarlo. Tu devi essere congelata,
non hai neanche preso il cappotto. Perchè non ti metti il pigiama mentre rimetto
tutto nel forno?"
Stava cercando di suonare naturale, ma Ranma capiva che stava tentando di
guadagnarsi di nuovo la sua fiducia.
Che importava?Aveva davvero freddo.
"Torno subito," rispose Ranma, senza accettare o rifiutare il consiglio di
Ryoga. Si chiuse in camera di Akane e si spogliò.
Immaginò per un attimo che Ryoga la stesse spiando dalla serratura, ma sapeva
che non era quel tipo di ragazzo. Anche sotto l'influenza di un'infatuazione e
degli ormoni pazzi da sedicenne, non aveva mai sbirciato Akane, nemmeno come
P-chan. Ranma, però, si chiese se stesse ascoltando attentamente per essere
sicuro che non scappasse di nuovo. L'aveva fatto una volta, poteva farlo ancora.
Dopo che Ranma ebbe indossato una vestaglia troppo grande per lei (con il
pigiama sotto- meglio non far venire al pervertito delle strane idee), scese le
scale, ma Ryoga era ancora impegnato col cibo, non con buchi della serratura, e
non era sulle scale a controllare che non ci fossero rumori di fuga. Aveva
dimenticato quanto si fidasse delle persone. Ranma aveva detto 'okay' e che
sarebbe tornata a casa. Questo significava che non aveva intenzione di sparire
di nuovo, e lui le aveva creduto.
Ranma alzò gi occhi al cielo e sedette a tavola. "Grazie per il cibo," disse,
quando Ryoga le mise davanti numerosi piatti straboccanti di cibo.
Lui tornò immediatamente serio. "Sono avanzi," rispose. "Hai cucinato quasi
tutto tu. Serviti pure."
Ranma fissò il suo piatto. Le risultava difficile credere che avesse
improvvisamente acquisito l'abilità di cucinare quelle pietanze. Ma d'altra
parte, si era probabilmente ridotta a fare tutto quello che il maritino
chiedeva. Il pensiero fu quasi sufficiente a toglierle l'appetito.
Quasi. Il cibo aveva proprio un ottimo aspetto. Quando Ryoga sedette, Ranma
raccolse un cucchiaio di zuppa e se lo mise esitante in bocca. "Mmm, è buona!"
"Non farti i complimenti da sola, Ranma," consigliò Ryoga.
Ranma lo guardò male di sottecchi, mentre finiva la zuppa. Anche questo
sembrava un commento tipico del vecchio Ryoga. Sperava che sarebbe tornato in
sé.
Dopo qualche minuto di silenzio, Ranma notò che mancava qualcosa.
"Dov' è la bambina?"
"Con la zia Nabiki. Baderà a lei finché non avremo sistemato le cose tra
noi."
"Bene. Non so niente di bambini," ammise Ranma.
Ryoga si affogò con la zuppa. "Sei una bugiarda. Quando è nata, mi hai detto
che ti eri occupata di un tuo cuginetto da piccola e quindi sapevi tutto sui
bambini."
Ranma sbatté le palpebre. "Io?!Voglio dire... non mi ricordo di avere avuto
un cuginetto. Sei sicuro che l'ho detto?"
Ryoga annuì con fermezza, poi scosse la testa. "Sei così piena di te, Ranma."
Come poteva insultarla così, con leggerezza?Non erano sposati?Non era
preoccupato due minuti prima? "Posso anche essere pieno di me, ma almeno non mi
perdo quando vado a prendere la posta, maialino."
Ryoga la fissò, costernato. "Nemmeno io."
"Huh?"
"Chi ti ha riportata a casa oggi?"
Ranma rifletté un momento. Era stato Ryoga.
E adesso le stava sorridendo, aspettandosi che lei condividesse il suo
trionfo. "Questa è l'unica cosa positiva della faccenda," commentò. "Posso
raccontarti tutte le cose belle d'accapo."
"Come?" volle sapere Ranma. "Insomma, non è che ti sei svegliato una mattina
ed era risolto, no?" Era la conversazione più lunga che ricordava di aver avuto
con Ryoga, a parte alcune alle medie; stava iniziando a sviluppare uno
strano-ma-non-proprio sentimento nella ragazza. Ricordava quando lui e Ryoga era
stati amici, ma era passato molto tempo.
"No, in realtà sei stata tu."
"Io?"
"Tu e la vecchia Cologne, prima che ripartisse per la Cina," spiegò. "Eri
convinta che mi perdessi in continuazione perchè usavo inavvertitamente il mio
chi della depressione."
Ranma alzò un sopracciglio. "Non ci credo."
"E' così. Senza rendermene conto, io... mi muovevo. Mi perdevo nei miei
pensieri- sempre qualcosa di sconvolgente- e quando tornavo in me, ero da
qualche altra parte. Più o meno. Ho imparato a controllarlo e non è più un gran
peso."
La conversazione sfumò. Ranma finì la zuppa e passò al resto della cena ma,
persino per lei, il silenzio iniziava ad essere imbarazzante.
"Ti ho sempre creduto riguardo a tuo cugino, perchè eri così brava con
Sa-chan," disse Ryoga.
Ranma sbuffò. "Sì, sono sicuro che ero la perfetta casalinga."
"Oh!E' questo che ti preoccupa?"
"E' questo che mi preoccupa?!" sbottò Ranma. "Certo che sì!Tra le altre cose.
Cosa diavolo ti ha fatto credere di... potermi sposare?"
Ryoga abbassò immediatamente le bacchette. "Tu sei molte cose, Ranma, ma la
'perfetta casalinga' non è una di queste. Non indossi il rosa. Non cucini o
pulisci per me più di quanto io lo faccia per te. Non ti do un sussidio, o
niente del genere. Hai un lavoro. Abbiamo aspettato ad avere figli. L'idea non
era di averne il più possibile più velocemente possibile. Inizi a capire?"
Ranma annuì riluttante. "Credo di sì. Che lavoro faccio?"
"Insegni arti marziali," la informò Ryoga, "qui nella palestra. Hai
interrotto, ultimamente, per Sachiko, ma proprio l'altro giorno mi hai detto che
pensavi di riprendere presto."
Ranma notò che, sebbene Ryoga si stesse riferendo a lei in seconda persona, i
suoi occhi erano scuri e lontani. Gli mancava, quell'altra Ranma, ma cercava di
tenerlo per sé. La ragazza arrossì, imbarazzata senza sapere perchè.
"E... e tu?"
"Lavoro nell'edilizia," rispose Ryoga, mettendo da parte lo sconforto.
Ranma sorrise. "Bakusai Tenketsu."
"Sì. Ho pensato che potesse servire a qualcos'altro, oltre che a far saltare
in aria pezzi di strada."
Ranma scoppiò a ridere.
"Ah, ecco!I tuoi denti!Sapevo che erano lì da qualche parte..." anche lui
stava sorridendo. In quell'istante, si era dimenticato che lei non era l'altra
Ranma, e questo era ancora peggio. Il sorriso svanì dal viso di Ranma.
"Zitto, Ryoga. Per quanto mi riguarda, sono un ragazzo e tu sei un
ragazzo e..."
"Lo sai che due uomini si sono baciati in tv?" domandò Ryoga, servendo a
Ranma delle verdure.
"Uh huh. Davanti a Dio e a tutto il mondo," rispose Ryoga, usando una frase
che aveva già pronunciato in passato.
Ranma mordicchiò in silenzio le sue verdure.
"I tempi cambiano, vero?" chiese Ryoga.
Ranma alzò gli occhi verso suo marito. "E' proprio vero," appurò.
Si separarono al secondo piano. Ranma si diresse in camera di Akane, Ryoga
stava per andare in quella di Kasumi, ma fermò la moglie prima che sfuggisse
completamente. La mano di Ryoga si chiuse intorno al suo polso così
all'improvviso che Ranma quasi si voltò per colpirlo.
"Che c'è?!" sbottò, la voce più segnata dal panico di quanto avesse voluto.
"Senti, lo so che dovrei essere tua moglie, ma..."
Ryoga inclinò la testa di lato, aspettando che terminasse.
Ranma non credeva che l'avesse fatto. Il vecchio Ryoga stava sempre a
presumere, interrompere, ricavare il significato peggiore dalle parole che
diceva. Non era pronta per il suo sguardo educato, fermo e intenso. Si agitò
sotto i suoi occhi.
"Io... uh, voglio dire... sono tua moglie, ma... non... ricordo di essere la
tua... Perchè mi guardi così!"
"Mi prometti che non te ne andrai via la prossima settimana?"
"Ryoga..."
"Sono serio." I suoi occhi erano adombrati e la fissavano con una schiettezza
che non si aspettava da lui. Era raro, molto raro, che guardasse la gente negli
occhi. Adesso resse lo sguardo dei suoi occhi blu finché non fu lei a
distoglierlo. Da quando era diventato così... intraprendente?
"Se dovessi svegliarmi domani, o il giorno dopo, e non ti trovassi più..."
ingoiò. "Non so cosa farei. Ho bisogno che me lo prometta. Ho bisogno della tua
parola."
Ranma si accigliò un po'. "E poi?"
"E poi, dopo una settimana, se vuoi andartene, non ti ostacolerò."
Ranma lo esaminò alla debole luce del corridoio. Sembrava serio, ma Ryoga era
sempre serio. L'unica volta che l'aveva visto scherzare era stata qualche ora
prima. Non avrebbe cambiato idea. Non poteva evitare che scappasse, ma poteva
cercarla, anche con la bambina, o poteva lasciare Sachiko con una delle numerose
zie mentre le dava la caccia.
"Bene," rispose Ranma, "ma devi giurarmi che mi lascerai andare."
Ryoga trattenne il fiato, e Ranma fu sorpresa di vedere che aveva gli occhi
pieni di lacrime. "Te lo giuro," disse.
Ranma non voleva fare la parte del cattivo; lui aveva sposato lei,
dopotutto, non il contrario. Ma- non aveva senso, no? Per lei l'aveva, ma si
rendeva conto che la logica non avrebbe funzionato per nessun altro. Le
dispiaceva, però, che stesse soffrendo a causa sua. Non sopportava di far
piangere le persone. Era una delle sue peggiori debolezze e uno dei migliori
punti a suo favore.
"Mi dispiace per tutto questo, Ryoga," disse, sperando che funzionasse. Lo
era, davvero, per lui e per se stessa. Aveva già abbracciato Ryoga un paio di
volte ed era anche successo che lui prendesse l'iniziativa. Ma questa volta fu
diverso. Era reale; significava qualcosa per lui.
Il cervello di Ranma stava seriamente considerando l'idea di mandarlo a
sbattere contro il muro più vicino, ma aveva appena detto che le dispiaceva e
lui aveva accettato e non sembrava carino rispondere con un pugno. Però,
accidenti, non si rendeva conto di come fosse imbarazzante per lei?
"Ryoga..."
Lui rimase in silenzio.
Ranma notò, come sfondo al panico che iniziava a crescere dentro di lei, che
profumava di costruzione: come legno e metallo e uno strano sapone che sapeva di
pulito, più quell'odore che era lui, che era Ryoga, che aveva già notato prima.
La ragazza aveva un odorato migliore della maggior parte delle persone che
conosceva ed era capace di riconoscere l'odore di Akane, di suo padre, di Ryoga
e di altre poche persone cui era legata. Essere circondata dall'odore di Ryoga
era inquietante, come se stesse cercando di catturarla, di oscurarla in qualche
modo.
Proprio quando Ranma stava per decidere che un pugno era ciò che ci voleva,
l'abbraccio si sciolse. "Buonanotte, Ranma," disse lui, e si piegò a baciarla
sulla guancia, prima di sparire nella vecchia camera di Kasumi.
Ranma arretrò in quella di Akane, passandosi freneticamente la mano sulla
guancia. Essere gentile era una cosa, ma non doveva arrivare a questo punto.
Sedette intorpidita sul margine del letto, continuando a sfregarsi il punto in
cui l'aveva baciata. "Sono un ragazzo. Sono un maschio, okay?"
Un ragazzo che ha sposato un altro ragazzo. Un ragazzo che ha dato alla
luce una bella bambina!
Era piaciuto ad una parte di lei?Non lo credeva, ma doveva scoprirlo, non
importava quanto sarebbe stata spiacevole la risposta.
Passando attraverso la perplessità, la paura e il disgusto, Ranma trovò cosa
stava cercando. Non esattamente amore, assolutamente non lussuria. Fino a quando
aveva iniziato ad annusarlo, era stato okay, davvero. Niente di cui aver paura.
Ora che ci pensava, poteva oscillare dal non-così-male al quasi-piacevole.
Come... come... l'abbraccio di un fratello maggiore. Qualcuno di famiglia.
Ranma arrossì mentre ricordava... casa di Ryoga, fuori dalla sua camera da
letto. Akane era dentro e Ranma era determinato a prevenire che accadesse
qualcosa mentre i due erano da soli. Quindi aveva colorato e acconciato la
parrucca che aveva usato per far credere a Ryoga di essere la sua fidanzata,
rubato zanne da vampiro da un vecchio costume di Halloween delle sorelle Tendo,
e comprato una bandana rossa leopardata... e il travestimento era stato
sufficiente a far credere a Ryoga di essere la sua perduta sorella. Aveva finto
di sentirsi sola senza di lui, ma era stata solo una scusa per picchiarlo.
Ma lui non aveva risposto con uno schiaffo; invece, le aveva dato quello che
pensava fosse un segno di affetto tra fratelli: un abbraccio. Era stato strambo,
ma anche... Ranma si sforzò di ammetterlo. Per un secondo, dopo la sorpresa, era
stato piacevole, soprattutto perchè credeva che l'avrebbe attaccata. Aveva avuto
l'impressione di piacergli, che voleva proteggerla, che gli dispiaceva di averla
ferita. E questo era... piacevole. Il suo abbraccio pochi minuti prima era stato
uguale. Come se lei fosse... la ragazza sei anni più piccola che sentiva di
essere.
Come se fosse una sorella minore, non sua moglie.
Ryoga non l'aveva premuta contro di sé, non aveva lasciato che le mani
vagassero. Non aveva cercato di toccarla in modi che lei non avrebbe apprezzato.
L'aveva baciata sulla guancia.
Le stava dando più spazio di quanto aveva immaginato
Ranma si arrampicò nel letto di Akane con trepidazione, dato che non si era
mai addormentata lì, per quanto riusciva a ricordare.
Ho solo bisogno di ricordare com'era. Non poteva essere così male da
doverlo rimuovere, a sentire tutti. Dai, Saotome, si disse fiduciosa.
Puoi affrontarlo. Quando hai... baciato Ryoga per la prima volta?
Niente.
Va bene, forse è troppo. Uh... vediamo... il primo appuntamento?
Ranma si agitò. Credo di vedere qualcosa!Noi... noi eravamo su una barca
e...
Aspetta, razza di idiota. Quello è successo quando eri ancora un ragazzo.
D'accordo... e quella volta che...
No, quello era quando fingevi di essere la sorella, ricordi?
Oooh, incesto!
Ranma sbuffò.
Va bene, allora quando...
No, anche allora eri un ragazzo... e ti ha quasi ucciso quella volta. Che
ragazzo dolce hai sposato!
“Mou!” (1
Allora quella volta...
Non era un appuntamento!Era una recita...
La notte corse via mentre Ranma cercava di ritrovare qualcosa, qualsiasi
cosa della sua vita con Ryoga, senza arrivare a niente.
Note:
1) Espressione giapponese usata principalmente dalle
ragazze.
Nel prossimo capitolo torniamo nel 1998. A presto e grazie
per le recensioni!Continuate a leggere!
Ranma si svegliò e si guardò intorno. "Aw, mer**," sbottò.
Era mattina e la luce entrava prepotentemente dalla finestra di Akane,
donando alle pareti gialline un allegro scintillio. I capelli rossi erano
ancora leggermente umidi, dato che si era addormentata la sera prima senza
sciogliere il codino, che tratteneva l'umidità. Brontolando tra sé e sé, si
tolse il baffo di drago dai capelli e vi passò le dita attraverso, nella
speranza di asciugarli un po' più velocemente.
Inoltre, indossava ancora i soliti vestiti ed emanava un odore particolare-
non di sudore, ma di paura e di acqua del laghetto. Il borbottio aumentò di
volume. Ranma si alzò, raddrizzando il letto di Akane, e raggiunse la porta.
"Chissà dove ha dormito Akane..." si chiese.
La domanda ottenne risposta grazie ad un mormorio proveniente dalla sua
sinistra. Difatti, Akane se ne stava raggomitolata in un sacco a pelo sul
pavimento del corridoio; i corti capelli neri le solleticavano la nuca.
"Ehi, maschiaccio. Maschiaccio!" Ranma diede un colpetto col piede alla
figura addormentata.
"Hn?" Akane aprì a fatica le palpebre. "Ranma, che fai qui?" biascicò,
evidentemente dimentica della notte precedente.
"Muoviti o sarà tardi per allenarsi!" la spronò Ranma. "Vado a cercare dei
vestiti più...adatti."
Akane si destò completamente. "Allenarsi?Con te!"
"No, con il mostro di Loch Ness," rispose Ranma. "Andiamo, andiamo!"
Akane si alzò con aria disorientata. "O-okay!Uh... aspetta che mi cambio."
Ranma si allontanò, realizzando che aveva appena commesso un altro errore, ma
che non poteva fare niente per rimediare. Avrebbe solo dovuto spiegare tutto al
padre, più tardi.
Papà, ricordò forzatamente.
Questo fece scattare una reazione a catena nel suo cervello e improvvisamente
capì quale sarebbe stata la sua prossima mossa. Se fosse riuscita a coinvolgere
Akane, naturalmente.
Pochi istanti dopo, Akane si presentò nella sua tenuta da arti marziali
gialla, ansimante, data la velocità con cui era riuscita a prepararsi. I capelli
erano ancora appiattiti dove aveva appoggiato la testa per dormire.
Ranma si sforzò con tutte le sue forze di non scoppiare a ridere. "Calma,
ragazza," fece con un gran sorriso. "Ti comporti come se fosse la prima volta
che ci alleniamo insieme."
Akane raddrizzò la schiena. "Beh... beh, perchè lo è."
Ranma fece un respiro profondo. "Non proprio. Voglio dire, abbiamo
combattuto... quell'Orochi insieme, no?"
Akane sorrise. "Sì, è vero."
"Allora andiamo."
"In palestra?"
"Aw, c'è più spazio qui fuori, giusto?"
"Giusto."
"Iniziamo!" E senza ulteriori indugi, Ranma attaccò.
Akane alzò le braccia per bloccare la raffica di pugni, sorpresa quando fu
letteralmente spinta indietro dalla loro potenza. Si abbassò per evitarli e il
suo contrattacco andò a segno.
Ranma fece una smorfia, ma le offrì un sorrisetto. "Punto per Akane!"
Quello di Akane fu così luminoso che avrebbe potuto accendere il sole. "E
diecimila a Ranma," ribatté beffarda.
"Andiamo!" Ripeté Ranma e le due ragazze ripresero la sfida.
Mezz'ora dopo si sorridevano come maniache. Akane sfoggiava una dozzina
di lividi, la maggior parte sulle braccia, mentre tutto ciò che era riuscita a
causare a Ranma erano delle goccioline di sudore sul viso. "Non sei tremenda
come pensavo," commentò la rossa, facendole l'occhiolino.
"E come avresti potuto saperlo?Non mi hai mai sfidata prima e questo è
l'unico modo per scoprirlo!E' quel bernoccolo che hai sulla testa a farti
comportare così?"
Il sorriso di Ranma si spense. "Forse."
Akane strinse le labbra e anche il suo sorriso scomparve. "Stai bene?Hai di
nuovo mal di testa?"
Ranma alzò le spalle. "Un po'. Comunque, ci siamo allenati abbastanza per
oggi."
Akane, che aveva mantenuto un'apparenza dignitosa fino a quel momento, crollò
a terra. "Finalmente. Sei così veloce!Mou... perchè non sono più veloce?"
Ranma le passò un braccio sulle spalle. "Lo sarai. Lascia tempo al tempo."
Akane si sentì avvampare per l'intimità del contatto. "Uh... i tuoi
capelli..."
L'altra alzò le spalle. "Erano ancora bagnati." Ritirò il braccio e si
allontanò. "Ora che ci penso, scommetto che puzzo ancora di acqua lurida!"
"N-no," balbettò sottovoce Akane.
Ranma alzò un sopracciglio e arrotolò i capelli in una specie di chignon che
rimase al suo posto quando abbassò le braccia.
"Come...?"
Ranma alzò gli occhi al cielo. "Non è difficile. Lo provo su Kasumi dopo,
così ti faccio vedere."
Fu la volta di Akane di alzare il sopracciglio. "Uh... okay." Alzò le spalle.
"Comunque, puoi usare il bagno per primo. Io devo ancora finire i compiti."
Ranma annuì e le fece l'occhiolino, prima di sparire nella stanza da bagno.
Akane rimase a fissare la porta chiusa. "Esattamente quanti danni ha fatto
quel bernoccolo?" si chiese.
Quando Ranma emerse dal furo, pulito e maschio, Akane si sentì
inesplicabilmente sollevata. "Eccoti," disse. "Stavo iniziando a pensare che
fossi annegato."
Ranma alzò gli occhi al cielo. "Intelligentona, prova tu a lavarti via il
fango dai capelli. Prego, è tutto tuo."
Akane rimase a guardarlo mentre si allontanava. Camminata mascolina, parlata
mascolina, e l'aveva persino insultata. E non in quel modo dispettoso e
tipicamente femminile dell'ultima volta che aveva battuto la testa.
Non è come l'ultima volta. Proprio no!
Un sollievo, ma aveva perso tempo con i sogni a occhi e aperti e fu costretta
a litigare con una Nabiki mezza nuda per il turno nel bagno. "E' mio!" urlò,
cercando di tenere la porta aperta.
"Chi va a Roma perde la poltrona!" annunciò Nabiki, cercando invece di
chiudere la porta dietro di sé.
"Possiamo andare insieme, siamo tutte ragazze," propose placidamente Kasumi,
riuscendo nell'impresa di aprire la porta e causando la caduta di Nabiki
dall'altro lato.
Nel frattempo, Ranma si stava reintrecciando i capelli per poi legarli con il
baffo di drago. Avevano già iniziato a crescere ed erano arrivati all'altezza
della vita. Scuotendo la testa costernato, fermò la treccia al solito punto e si
spostò in cucina in cerca delle forbici.
Genma lo aspettava lì. "Pronto, ragazzo?"
"Scusa, papà, mi sono già allenato stamattina. In effetti è stato abbastanza
leggero, ma..."
"Come ti sei già allenato?Provare i movimenti non compete con l'inebriante
emozione di uno scontro!"
Ranma lo interruppe prima che iniziasse a blaterare. "Mi spiace, ho già
sfidato qualcuno."
"Ah, quel Ryoga." Soun annuì saggiamente al di sopra della sua pipa
mattutina.
Genma si passò una mano sul mento. "Capisco. Beh, è un avversario
valido. Per questa volta lasciamo perdere."
"Sì, grazie pa'," rispose Ranma con espressione divertita. "Apprezzo davvero
il tuo sacrificio."
Genma evidentemente non aveva mai sentito parlare di sarcasmo. Gli occhi
iniziarono a lacrimargli come se avesse intenzione di seguire l'esempio di Soun,
e si aggrappò alla maglia di quest'ultimo. "Oh, mio figlio è così ligio e
rispettoso!" Si riprese improvvisamente e lanciò un'occhiataccia al 'ragazzo
rispettoso'. "Aspetta un minuto. Che ti è successo?" Il cipiglio si approfondì
quando guardò meglio il figlio. "E che diavolo hai fatto ai capelli?"
Ranma rise. "Mi sono solo dimenticato per un secondo del baffo del drago. E
sto cercando le forbici, ma..."
"Come te ne sei dimenticato!" esclamò Genma. "Non è qualcosa che ti
dimentichi facilmente."
In quel momento apparve Nabiki dal corridoio. "Wow, Raaanma," biascicò. "Non
sapevo che ti piacesse il look da capellone. Ti dona, però." si avvicinò
audacemente e se ne rigirò una ciocca tra le mani. "Wow. Sono anche morbidi."
Ranma alzò di nuovo gli occhi al cielo. "Senti, Nabiki, non mi piacciono i
capelloni. Ho solo tolto un secondo il baffo del drago..."
Quando anche Akane e Kasumi scesero a colazione, Ranma dovette ripetere
daccapo la storia.
"Oh, Ranma, hai davvero dei bei capelli," commentò Kasumi.
"Kasumi, sai per caso dove sono le forbici?"
La ragazza batté le palpebre. "Forbici?Beh, no, Ranma, non credo che abbiamo
delle forbici in casa."
Persino Akane ridacchiò sotto i baffi, ma Ranma ne aveva avuto abbastanza. "Ok,
non fa niente. Ne compro un paio prima di andare a scuola." E scosse la testa
rassegnato, sedendosi a tavola.
"Che c'è per colazione, Kasumi?" indagò Soun.
"Oh, un po' di tutto," rispose la figlia, servendo come al solito un
banchetto più che
abbondante.
Poi i ragazzi si alzarono per andare a scuola, ma Ranma si fermò per un
momento sulla porta.
"Che c'è, Ranma?" chiese Akane, mentre Nabiki correva via.
"Oh, è solo che mi dispiace sempre lasciare Kasumi a pulire tutto da sola."
"Eh?"
"Voglio dire, dai. Se deve cucinare lei ogni mattina, il minimo che
possiamo fare è aiutarla a sparecchiare. Scommetto che Soun e papà non muovono
un dito."
"Non ci avevo mai pensato." rispose Akane, dopo un momento.
Ranma scosse la testa e riprese a camminare. "Sono serio, Akane. Kasumi si
prodiga troppo. Insomma, è solo una ragazza, come noi, e fa la spesa, cucina,
pulisce... praticamente tutto. E' solo tre anni più grande di noi, sai. Una
ragazzina."
Akane rifletté sulle sue parole. "Wow. Non ho mai pensato a Kasumi come una
ragazzina. Voglio dire, nemmeno quando lo era. E non lo è più, adesso. E'
un'adulta. Ha finito la scuola, no?"
Ranma scosse la testa. "Sì. Come dici tu. In ogni caso rischia un esaurimento
nervoso prima dei venticinque. Io voglio provare a darle una mano in casa. E se
papà pensa che non è 'da uomo' può anche andarsene a quel paese."
Akane ridacchiò. "Va bene. Se lo fai tu, lo faccio anch'io."
"Questa è la mia Akane," rispose Ranma con un sorriso radioso. "Quindi...
onestamente. Che ne pensi dei capelli?Ha ragione Kasumi o sembro un'idiota?"
Akane rimase a guardare in silenzio quando Ranma si voltò per mostrarle la
cascata di capelli neri come l'inchiostro e scintillanti alla luce del sole.
"Oh... ehm..." balbettò.
"La seconda, vero?"
"Idiota non rende l'idea..." rifletté Akane.
"Ah!Il sole brilla più intensamente quando si posa sul dolce viso della
bellissima Akane Tendo... e... mi scusi, signore, come posso chiamarla?"
Ranma si coprì la bocca con una mano. "Ehm... ciao, Kuno-sempai."
Era proprio Tatewaki Kuno, in tutto il suo glorioso splendore. O qualcosa del
genere. Apparentemente, aveva deciso di incontrare per caso la bellissima Akane
Tendo e la meravigliosa dea col codino sulla strada che portava alla scuola, invece
che al cancello.
"Il malvagio stregone?No!Sebbene tu possa passare per suo fratello, non puoi
essere lui, perchè i suoi capelli non superano le spalle, mentre i tuoi... posso
dirlo... santo cielo, sono lunghi."
Ranma stava di nuovo ridacchiando dietro la mano. "Questo ragazzo è un
divertimento assicurato," confidò ad Akane. "Ahem. Be', puoi ben dire che lo
conosca bene. La ragazza col codino che ti piace tanto è mia sorella.
Entrambi siamo stati resi schiavi dal malvagio stregone!"
Akane e Kuno ebbero il fiato mozzato, in contemporanea.
"No!Come ha potuto il malvagio stregone cadere così in basso?!Un giovane uomo
nel fiore dei suoi anni e una signorina appena sbocciata alla vita di donna!"
intonò Kuno. "Ma non dovete preoccuparvi. Io, Tatewachi Kuno, salverò te e la
tua splendida sorella!"
Ranma annuì gravemente. "Oh, grazie, Kuno-sempai!" e trascinò via Akane.
La ragazza si irrigidì. "Che... accidenti... hai... combinato?!" domandò,
piantando i piedi a terra e rifiutando di muoversi.
E una volta che Akane aveva deciso che non sarebbe andata da nessuna parte
era impossibile smuoverla. Ranma tirò il braccio della fidanzata, ma non risolse
niente. "Che vuoi dire?"
"Hai approfittato delle sue illusioni!Che diavolo ti sta succedendo?!"
Ranma si incupì quasi immediatamente. "Cavolo, Akane, mi dispiace. Non
credevo che te la saresti presa. Ho solo pensato che fosse divertente." Alzò le
spalle. "Senti, ho provato di tutto per levarmelo dai piedi e... qualsiasi
trucco per evitarlo va bene, no?"
Akane scosse la testa. "Non capisci!Ora non ti darà pace!"
"Non finché porto i capelli lunghi. Adesso vuole proteggermi, invece."
Akane rimase con la bocca aperta. "Be'... be', sì... ma..."
"Ma cosa?So che non è carino prendersi gioco di un pazzo e tutto, ma che
altro dovevo fare?" Ranma alzò il mento. "Ecco, so cosa ti farà sentire meglio."
lasciò il braccio di Akane e tornò da Kuno. Dopo un breve scambio di battute,
Kuno alzò le spalle e annuì.
Akane si rese conto che i due la stavano raggiungendo insieme. "C-cosa?"
"Ranma qui mi ha spiegato che la dea col codino non verrà a scuola oggi, se
il malvagio stregone può impedirlo," riferì Kuno, "quindi è meglio che vada
dentro."
Quando Akane tornò a fissare Ranma, il ragazzo coi capelli lunghi le rivolse un
gesto di pace e un gran sorriso.
Akane si ritrovò a fissare il suo fidanzato per tutta la lezione di inglese.
Ranma non stava prestando attenzione, naturalmente, ma non stava neanche
dormendo. Si limitava a fissare la lavagna come se fosse silenziosamente
concentrato, ma Akane poteva vedere che i suoi occhi l'attraversavano senza
comprendere minimamente la coniugazione dei verbi irregolari. Si chiese cosa
stesse succedendo nella sua mente. Se solo Tofu-sensei non fosse scomparso,
avrebbe trascinato Ranma nel suo ufficio senza pensarci due volte. Non c'erano
dubbi che ultimamente il ragazzo si comportasse in modo diverso e il motivo
sembrava essere proprio quella botta alla testa.
"Akane!"
Akane si agitò sulla sedia. Uh oh.
"Non è questo il momento di fissare il tuo fidanzato," l'ammonì Hinako-sensei.
"Secchi!"
La ragazza si sentì avvampare. "Non stavo-"
"Secchi!"
Akane si alzò, maledicendo i fidanzati e gli stupidi laghetti nei giardini.
Uscì dall'aula e cominciò a riflettere sulla sua esistenza.
Ma non ebbe molto tempo per riflettere. "Scusi, prof!Sembrava aver bisogno di
un massaggio!"
Il viso di Akane scoprì nuove sfumature di rosso, mentre sentiva l'intera
classe ridacchiare da dietro la porta chiusa.
Pochi secondi dopo, ne emerse Ranma, con il segno rosso di uno schiaffo sulla
guancia sinistra.
"Ranma!" sbottò Akane. "Cosa-"
"Ho pensato di venire a tenerti compagnia," rispose Ranma, sistemandosi il
secchio d'acqua in equilibrio sulla testa con aria allegra. "Ho pensato
che possiamo parlare."
"P-parlare?"
Ranma annuì. "Oops!" esclamò, ondeggiando per ribilanciare il secchio prima
che cadesse a causa del suo gesto.
Akane non riuscì a trattenersi dal sorridere. "Idiota."
"Colpevole. Comunque, che stava succedendo là dentro?So che sei troppo un
maschiaccio per avere dei pensieri romantici su di me, ma di sicuro mi
stavi fissando."
Akane sussultò, ma cercò di tenersi calma. Dopo tutto, voleva davvero
sapere quale fosse il problema, e parlare con lui... sembrava l'unico modo per
scoprirlo. Se lei... e lui... fossero riusciti a sopravvivere ad una
conversazione per più di cinque minuti, certo. "Ehm..."
"Tutto il tempo che ti serve."
Akane strusciò un piede a terra. "Bene... be', non ti rendi conto di quanto
sei diverso dalla caduta nel laghetto?" La voce le venne fuori in parte
petulante e in parte combattiva.
"Ah sì?"
Akane annuì vigorosamente. "Sì!Tutto... non so. Aiutami tu."
Ranma alzò le spalle. "Più... sicuro di me?"
Akane annuì di nuovo. "Ehi. E' un po' egoistico da parte tua, no?"
"Non dal mio punto di vista. Che altro?"
"Non lo so," rispose Akane accipigliandosi. La verità era che lei lo
sapeva, ma trovava le parole per definirlo. Ranma non era sincero
come era sempre stato. Quando la insultava, picchiava qualcuno, o le salvava la
vita, Ranma era sempre completamente veritiero- senza pensare a quanto potesse
ferire se stesso o gli altri. Adesso, invece, le sembrava cambiato.
"Ehi... ehi, maschiaccio, ci sei?"
Akane fu distolta dai suoi pensieri. "Non so, Ranma. E' solo che... è solo
che vorrei che mi dicessi cosa sta succedendo."
L'espressione di Ranma si addolcì e il ragazzo le mise una mano sulla spalla.
"Oh, Akane... sai che qualunque cosa mi accada, noi staremo sempre bene insieme,
no?"
Akane lo guardò. "E questo che significa?"
"Solo che..." Ranma fece un respiro profondo. "Non importa, diresti di nuovo
che sono strano."
Il cuore di Akane le stava battendo furiosamente in petto. "Continua. Non ti
prenderò in giro, lo prometto."
Il sorriso esitante di Ranma le fece battere il cuore ancora più velocemente,
come un basso di batteria. "Quello che voglio dire è che, anche se non ci
dovessimo sposare mai... anche se tu dovessi partire... anche se non dovessimo
mai baciarci sul serio... mi piacerai sempre."
Akane si sentì come se il mondo si stesse rovesciando. "R-Ranma...?" gli
occhi le si riempirono di lacrime. "C-cosa dici!"
Ranma la guardò preoccupato. "Cosa dico?"
"Perchè dici così?Vuoi... vuoi lasciare Nerima?"
Con grande sollievo di Akane, lo shock sul viso di Ranma lasciò spazio al
sorriso e poi ad una grassa risata. "Lasciare Nerima?Scherzi?Avrei un' intera
scorta a seguirmi!"
Akane si rilassò. "Vero," ammise beffarda. "Maledizione, mi hai già fatto
piangere due volte questa settimana!"
L'espressione di Ranma tornò ad essere preoccupata e anche piuttosto
vulnerabile. "Mi dispiace, Akane." le strinse la spalle. "Lo faccio troppo
spesso, eh?Mi dispiace."
Akane arrossì di nuovo. Non ricordava l'ultima volta che era stata così
imbarazzata e confusa. Forse quando Ranma-ragazza aveva fatto la sua prima
apparizione.
Parlando di ragazze... Akane lanciò un'occhiata alla forma maschile di Ranma.
"Sei riuscito ad evitare di bagnarti oggi, stranamente," commentò, cercando di
riguadagnare il suo equilibrio. "Tenere quel coso in bilico sulla testa non
è come tentare il destino?"
"Il destino ci raggiunge comunque. Perchè non giocarci un po'?"
"Non dire così Ranma..."
Il ragazzo scosse la testa. "Ma, Akane..."
Ovviamente il secchio cadde. Ma la cosa divertente è che, proprio in quel
momento, apparve Kuno, in cerca della sua ragazza con il codino.
Ranma, vedendo il kendoista avvicinarsi alle spalle di Akane, sorrise.
"Visto?E' il sempre il destino che gioca con me alla fine."
"Oh, ragazza con il c...!" Kuno si interruppe. "Aspetta un attimo. Che è
successo ai tuoi capelli...?"
Ranma gli sorrise dolcemente. "Tu devi essere Kuno!"
Akane e Kuno fissarono a bocca aperta la ragazza, che stava attingendo alla
sua gamma di espressioni da cucciolotta. "Eh?!" fecero all'unisono.
"Mio fratello e mia sorella mi ha taaanto parlato di te!" continuò Ranma.
Kuno alzò un sopracciglio. "Aspetta un attimo," ripeté, cercando di
comprendere la situazione. "Quindi, tu sei la sorella della dama col codino e
del giovane dai capelli lunghi con cui ho parlato prima?"
"Giusto!" esclamò Ranma con sorriso a trentadue denti. "Sono anch'io
nei pasticci!Mia sorella mi dice sempre che tu cerchi di salvarla tutto
il tempo!Tastandola, naturalmente, ma sono sicura che le intenzioni sono buone."
La mascella di Akane si abbassò di qualche altro centimetro. "Ranma, che
stai...!"
"E... e voi vi chiamate tutti Ranma?" chiese Kuno. "La ragazza col codino ha
cercato di dirmelo qualche volta e ho sentito altri chiamarla così. Eppure...
tre fratelli e tutti con lo stesso nome?"
"Quattro!" suggerì Ranma.
Akane lasciò cadere i secchi a terra, bagnandosi tutte le scarpe.
"E' così, Akane, non lo sapevi? Il malvagio stregone Saotome è nostro
fratello!In effetti, tutti noi ci dilettiamo un poco di magia, ma lui è moolto più
bravo di noi. Può farci fare tutto quello che vuole."
Kuno rabbrividì, immaginando che cosa Ranma, il fratello maggiore di Ranma,
costringeva Ranma e Ranma e Ranma a fare, quando nessuno li controllava. "Non
può essere!" esclamò, mentre un po' di bava gli scivolava lungo il mento.
"Mi spiace, ma è vero!Anche se Ranma sopporta con grazia il malvagio,
sperando di evitare alle sue sorelle l'umiliazione."
La mascella di Akane, che non sembrava potersi abbassare ancora... beh, lo
fece.
Kuno strinse i pugni e le sue braccia tremarono con la forza della sua
repulsione. "Non temere, Ranma. Ti salverò dalle malvagità di tuo fratello una
volta per tutte!"
"Oh, Kuno-sempai!Non dirlo davanti a mia sorella. Ha una cotta per te, sai."
Kuno sbatté le palpebre. "Lei... davvero?" sembrava sorpreso dalla piega che
avevano preso gli eventi, ma solo per un momento. "Ma certo!Bwah hah hah!Non la
deluderò mai!Ma... forse c'è spazio nel mio cuore per... tre donne?"
"Non pensarci nemmeno," soffiò Akane.
"Giusto, due vanno più che bene," convenne Kuno, quando per la
prima volta vide un aura
battagliera formarsi attorno ad Akane.
"Certo che sì," annuì allegramente Ranma. "E poi, non mi importa. Ti vedo più
come un fratello maggiore, Kuno-sempai!"
Kuno sembrò alzarsi di qualche centimetro. "Bene. Capisco. Allora lascia che
ti consoli con un abbraccio fraterno!"
Akane stette a guardare inorridita mentre Kuno quasi soffocava Ranma tra le
sue braccia. La ragazza la prese bene, limitandosi a irrigidirsi per un momento
prima che l'abbraccio si dissolvesse naturalmente.
"Oh, Kuno-.sempai, ti sarò debitrice per sempre!Ora devo tornare in classe,
ok?"
"Oh, uno spirito così orgoglioso e allegro!" esclamò Kuno, allontanandosi
lentamente, come se non riuscisse a staccare gli occhi dai suoi. "Lei che parla
di andare a scuola e comportarsi bene nonostante i tormenti che deve sopportare
per mano del suo stesso fratello!Il mio cuore sanguina per te, Ranma Saotome!"
"Ciao, ciao!" salutò Ranma, agitando entusiasticamente una mano fino a che il
ragazzo non ebbe girato l'angolo, trasudando un'aura notevole. Akane, che era
familiare solo con aure generate da sicurezza, depressione e rabbia, non
riconobbe quella del kendoista, ma non le importava più di tanto.
"Ciao, ciao?!" ripeté pericolosamente.
"Non dirmi che ti sei arrabbiata perchè ho giocato un po' con Kuno,"
protestò Ranma. "Voglio dire, seriamente. Quel ragazzo ha numerose rotelle fuori
posto."
"E' proprio per questo che non dovresti prenderlo in giro!" esclamò Akane.
"Ti stai di nuovo approfittando del suo mondo di fantasia!Che ti è successo,
Ranma!Sei diventato ingannevole e... e sornione!... da quella caduta!"
"Sornione?"
"Sornione!" confermò Akane, a pochi centimetri dalla sua faccia. "Come se
stessi nascondendo qualcosa!"
"Heh!Forse sì, forse no."
"Che cosa dovrebbe significare?!" strillò Akane. Aveva raggiunto il punto di
ebollizione parecchi minuti prima e stava urlando, invece di colpirlo, perchè
l'espressione di Ranma quando lo faceva le dava più soddisfazione della violenza
fisica. Sembrava che l'altra sussultasse ad ogni sua parola.
Questo avrebbe dovuto farla riflettere, ma quando Akane era seriamente
incavolata, non c'era modo di fermarla.
"Quello che sembra. Non so esattamente cosa mia sia successo," sbottò infine
Ranma. "Sono davvero confusa, va bene?Sono..." la ragazza abbassò la voce con
difficoltà, quando uno degli altri professori aprì la porta della classe per
indagare sulla fonte di tutto quel chiasso.
Akane, con un singulto colpevole, raccolse i suoi secchi e cercò di assumere
un'aria innocente.
"... sono al limite, Akane," continuò Ranma, così piano che Akane non poteva
essere sicura che l'avesse detto davvero. "Non ti prendo in giro. Sono... sono
davvero nei guai e potrei aver bisogno di te molto presto."
Akane sentì tutta la rabbia scivolare via. "Bisogno... di me?"
"Sì e di tutti i miei amici. Capisci?"
La giovane Tendo non capiva. Tornò a guardare la rossa, i cui capelli bagnati
le coprivano la fronte e le guance.
Era la prima volta che Akane vedeva Ranma-chan coi capelli lunghi. Era anche
più bella del solito. Una stretta spiacevole allo stomaco le segnalò l'arrivo
dell'invidia. I suoi capelli, dopotutto, le erano stati tolti a forza. Ma le
guance arrossate e il battito accelerato del cuore segnalavano tutt'altro.
"Io sono tua amica," disse Akane e in quel momento era totalmente sincera.
C'era qualcosa in Ranma quando era una ragazza, qualcosa che le ricordava di
quel primo esitante, timido, imbarazzato sorriso che Ranma le aveva offerto. Un
sorriso che le aveva fatto sciogliere il cuore. E la ragazza aveva adesso la stessa
identica espressione, silenziosa e turbata e nervosa.
Non era giusto che avesse questo potere su di lei.
Quegli occhi blu stavano affondando nei suoi. "Sarai mia amica in ogni caso?"
"Che vuoi dire?Se siamo amici, siamo amici!Non sono un tipo di ragazza che
cambia amici tanto facilmente, sai!" sbottò Akane.
Con sua grande sorpresa, Ranma tornò a sorridere più serenamente, nonostante
le sue parole dure.
Ci credi?Per una volta ho detto la cosa giusta! "Uhhh..." balbettò
Akane, in imbarazzo.
"Anche se dovessi essere davvero un pervertito?"
Akane si irrigidì. "Perchè dici così!Mi stai prendendo in giro, vero?"
"Ha!Guarda come sei imbarazzata!Basta dire la parola 'pervertito' e si
scatena il putiferio nel tuo cervello."
"Mi stai prendendo in giro!Lo sapevo..." Akane mormorò qualche
insulto, battendo il piede a terra. Era sempre così. Ogni volta che apriva il
suo cuore a Ranma, lui approfittava dei suoi punti deboli. Un giorno sarebbe
arrivato a dirle che l'amava per poi spiegarle che era tutto uno scherzo! (1
"Sei la ragazza più insicura che abbia mai conosciuto!" si infuriò Ranma.
"Che vuoi dire con questo?!"
"Voglio dire che non importa come parlo tu devi sempre pensare male di me. O
perlomeno, è quello che pensavo. Ma ora ho capito che non ha niente a che fare
con me. Non puoi evitare di pensare che qualcuno ti stia insultando, perchè è
quello che ripeti sempre a te stessa."
"Non ha senso!" replicò Akane, senza pensarci troppo.
"Ti dico che sono nella mer** fino al collo ed ecco cosa ottengo da te!"
l'accusò Ranma. "Bell'amica!"
Akane chiuse la bocca così velocemente che i denti cozzarono. "Aspetta un
attimo... hai iniziato tu!"
"Come?Chiedendoti di fidarti di me?Chiedendo il tuo aiuto?!"
Akane, che spesso dimenticava l'inizio di una discussione quando ne era
presa, fece una pausa. "Mi hai chiamata insicura."
"No. Ho usato la parola 'pervertito'. Ecco la causa di questo casino."
Akane ci pensò su. "Non è una parolaccia di per sé." Concesse. "E' solo... so
che ti ho chiamato pervertito, Ranma... ma sei il ragazzo meno pervertito che
conosco."
Ranma fece una smorfia. "Beh..."
"No, è vero. Non dico che gli uomini non lo siano tutti!" gridò
improvvisamente Akane. Poi la sua espressione si addolcì, calmandosi. "Ma come
uomo, sei corretto nei miei confronti. Lo... apprezzo."
"Perlomeno non ti ho mai assalita come quel maniaco di Kuno..." annuì Ranma,
ma il suo tono era difensivo.
"Ecco come è iniziata la discussione!" esclamò Akane, con un'espressione da 'eureka'
sul viso. "Kuno!Tu hai preso in giro Kuno!"
Ranma sospirò. "E io che pensavo che fosse iniziata perchè mi hai chiamato 'sornione'."
Akane batté le palpebre. "Oh... uh..."
"Possiamo cominciare daccapo? chiese Ranma, sfinita. Akane pensò che fosse
un'ottima idea. "Che ne dici di ricominciare l'intero anno?"
Ranma strabuzzò gli occhi. "No!"
"Okay, ti capisco su questo punto," concesse Akane. "Quindi la
conversazione. Ho appena promesso di starti vicina..." arrossì. "E... e non l'ho
fatto."
"Le vecchie abitudini sono dure a morire," le disse gentilmente Ranma.
"Che volevi dire con... con 'saremmo ancora amici se tu fossi un pervertito'?"
domandò Akane quasi in un sussurro. "Tu... non volevi dire niente di strano,
vero?"
"Ora ci siamo," scherzò Ranma. "Tu a cosa hai pensato esattamente?"
Akane arrossì di nuovo. "Beh..."
"Fammi capire," la interruppe Ranma. "Io dico la parola 'pervertito'- tu fai
pensieri da pervertita- e poi mi urli contro per essere un pervertito."
Akane divenne ancora più rossa in faccia. "Aspetta un attimo!"
"No, pensaci."
E Akane ci pensò. Se possibile, il rossore aumentò fino al pericolo di
incendio. "Ma anche tu ci stavi pensando... uh... no?"
"Non posso fartelo sapere finché non mi dici a cosa stavi pensando tu."
"E' soltanto un modo per farmi usare un linguaggio scurrile?" tentò Akane.
Ranma rise. "Allora hai un senso dell'umorismo anche tu!"
Akane borbottò tra sé. "Beh, d'accordo. Stavo pensando... che forse tu ti
stavi chiedendo... cosa faremo una volta sposati?"
"Vuoi dire come faremo sesso?"
"Shh!"
"Okay, okay."
"Sì, se... se tu volessi... uh... come... come sei adesso."
Ranma abbassò gli occhi sulla sua forma femminile. "Capisco. Quindi è questo
che hai pensato."
"E non era quello cui ti stavi riferendo?"
"No."
Gli occhi di Akane si fecero lucidi. "Vuoi dire, in tutto questo tempo sono
stata io la pervertita?"
"Akane, non prenderla così male. La maggior parte dei ragazzi al Furinkan
sono in un certo senso pervertiti. Molto più di te."
Akane tirò su col naso.
"No, davvero!Ma devi ricordarti di questo: quando decidi che un ragazzo sta
pensando a qualcosa... in particolare... vuol dire che quel pensiero ha
attraversato il tuo cervello, prima."
Akane sgranò gli occhi e annuì. "E' vero. Non è il... ragazzo... che emana
brutti pensieri... no?"
Ranma scosse la testa con un sorriso gentile. "No."
"Ugh!Mi sento..."
"Non dartene la colpa. E' quell'episodio con l'orda hentai che te lo fa
pensare. Lo supererai una volta al college."
"Lo pensi davvero?"
"Certo!Anche se, probabilmente, io avrei dei problemi con qualunque ragazzo
nei tuoi panni."
"Sai, a volte, io...?" Akane si interruppe. "Aspetta. Lo stai facendo di
nuovo!Così... manipolativo!"
Ranma la fissò un istante. "Ha!Bel modo di ringraziare chi cerca di
aiutarti!"
"No!Voglio dire..." Akane si arrese, arrossendo di nuovo. "Non so fino a
quando resterai così maturo, quindi... continua."
"Maturo. Grazie; mi piace."
"A volte vedo un ragazzo e penso che è... carino. Ma quando si avvicina, mi
sento... violata. Violenta. Arrabbiata!"
Ranma annuì. "Certo. E' l'idea di romanticismo del Furinkan!"
Akane sorrise. "Ha!Forse... Senti, Ranma...uh... So che non vuoi parlare
adesso, ma se cambi idea, sono pronta ad ascoltare." Sorrise. "Non sono brava
come amica, ma forse se mi esercito posso migliorare..."
Ranma sorrise dubbiosa. "Lo spero, Akane. E sarà meglio che in futuro io
eviti di dire... cose che possono turbarti."
"E Kuno?" volle sapere Akane.
Nabiki fece un ampio sorriso al suo salvadanaio dalla porta dell'aula. "Kuno,
ho un affare per te!" esclamò.
"Hai una foto di gruppo?" chiese Kuno.
Nabiki lo squadrò. "Che tipo di foto?"
"Di Ranma, sua sorella e i suoi fratelli?"
"Fratelli e sorella?" domandò Nabiki perplessa. "Che ci devi fare con le foto
di Ranma, comunque?"
"Sciocca ragazza!Sono le sue foto che ho comprato da te per tutto l'anno!"
Nabiki batté le palpebre. "Aspetta. Ma se tu hai sempre negato che la tua
ragazza con il codino fosse Ranma da quando è arrivata!"
Kuno la guardò torvo. "Due persone possono avere lo stesso nome. Pensa, il
numero Akani che ho incontrato la scorsa estate è strabiliante!Ranma e Ranma
hanno semplicemente lo stesso nome; senza parlare di Ranma e Ranma. Non pensi
che sia una strana famiglia, chiamare quattro fratelli 'Ranma'?
Nabiki si strozzò con l'aria. "Cosa!"
"Lo so; è da pazzi, eh?" appurò Kuno con quella che in chiunque altro
sarebbe stata la voce della ragione. "Se non hai foto di gruppo adesso, ne
ordino un paio. Il mio limite è diecimila yen, donna. Mi hai già lasciato al
verde per questo mese."
"Vuoi foto di gruppo di chi, esattamente?"
Kuno la fissò come se avesse perso la testa. "E' possibile che non conosci
Ranma?E neanche Ranma?"
Nabiki ricambiò. "E' la stessa persona, Kuno."
"No. Solo lo stesso nome."
"Allora, ripetimi di chi stiamo parlando." fece pazientemente Nabiki.
"La ragazza col codino," spiegò Kuno, imitando il tono della ragazza,"ha una
sorella minore. E' dolce è adorabile..."
"Foto di nudo?"
Kuno assunse un'aria shockata. "Come osi proporre tali nefandezze per una
creatura innocente come lei?Non ti perdonerò mai!"
Nabiki lo fissò per un momento. "Allooora... va bene. Vuoi una foto di queste
due ragazze... insieme?"
"Nella stessa foto," ripeté Kuno pericolosamente. "Non 'insieme' come pensi
tu. E con il fratello, naturalmente." Si colorì leggermente. "Credo... che un
ritratto di famiglia sarà più... conveniente?"
"Con il fratello. E sarebbe...?"
"Ranma!" Kuno rifletté un momento. "Il ragazzo coi capelli lunghi che ho
incontrato stamattina."
"Fammi capire. La ragazza Ranma ha i capelli lunghi?"
Kuno annuì ferocemente. "E anche Ranma. ma Ranma e lo stregone hanno i
capelli... come dire?Lunghi fino alle spalle. Legati, di solito."
Nabiki dovette lavorare duramente per tenere la faccia inespressiva. "E... e
si chiamano tutti Ranma?"
Kuno annuì di nuovo. "Sì." Alzò un sopracciglio. "Forse è più facile
chiamarli il malvagio stregone, la ragazza col codino, Ranma-chan e Ranma?"
"Quello che va bene per te," mormorò incredula Nabiki.
"Mi chiedo come facciano i genitori a chiamarli a casa..." rifletté Kuno.
"E' forse logica quella che sento?" domandò sospettosa Nabiki.
Kuno scosse la testa veementemente. "Non potrei mai dubitare della parola di
una fanciulla così pura, così amabile, come Ranma-chan."
"Sei sicuro di non essere malato?" indagò Nabiki. L'immaginazione e le
illusioni di Kuno sembravano cresciute di colpo durante la notte.
E tutto perchè Ranma adesso aveva lussureggianti capelli lunghi!
Il ritorno a casa dopo la scuola è sempre disseminato di pericoli. Ranma, che
nel frattempo era riuscito a tornare ragazzo, rischiò di fare conoscenza,
approfondita conoscenza, con uno degli shuriken di Mousse.
"Ranma!" gridò Akane, avvertendolo appena in tempo. Ranma saltò in aria, i
lunghi capelli mossi dalla brezza.
Mousse sistemò meglio gli occhiali e lo fissò attentamente. "Signore...
signorina, mi dispiace tanto!"
Ranma sussultò. "Cosa!"
"Pensavo foste qualcun'altro!" gridò Mousse e corse via.
Akane iniziò a ridacchiare.
"Zitta, stupida," sbuffò Ranma, afferrandosi i lunghi capelli.
Akane per tutta risposta si mise a sghignazzare.
"Zitta, ho detto!" Ordinò Ranma, ma le risate della ragazza attraversarono
tutta Nerima fino al ristorante 'Il Gatto'.
Nota dell'autrice (tradotta):
1) Be'...ehm, Ranma lo fa sul serio, temo. Solo non ancora.
Per quelli che amano i personaggi In Character, questo è un indizio per capire
quando prende piede la fic. (E anche il fatto che il baffo del drago sia ancora
in funzione).
Note di Fra:
Felicity89: ecco un assaggino di Soun e Genma, compariranno
anche in seguito...
Chakra: hai capito bene... In questo capitolo niente Ryoga,
ma nel prossimo si torna nel 2004!
Grazie anche a Rikku16 (vero, povero Ryoga!) e Bittersugar!
Anche se non sono l'autrice originale, le recensioni fanno
sempre piacere! Non mi convince molto come ho tradotto le battute di Kuno, non
sembra molto lui, che ne pensate?
Capitolo 5 *** Baths and Mealtimes- Prima parte ***
Happily Married
Prima di iniziare, un breve riassunto degli scorsi capitoli, perchè mi rendo
conto che a volte la cronologia non è molto chiara...
Primo cap: Ranma batte la testa nel 1998. Si risveglia nel 2004 senza ricordare
niente dei sei anni passati. Scopre di essere sposata con Ryoga e avere una
figlia.
Secondo cap: Nel 1998 vediamo cosa succede dopo che Ranma cade nel laghetto:
Ryoga cerca di salvarlo, crede di esserci riuscito, ma si sbaglia. Era
troppo lontano. Ranma si risveglia e lo bacia, è confusa e si comporta in modo
un po' strano.
Terzo cap: Ranma nel 2004 ha problemi ad accettare i cambiamenti e si sforza di
ricordare qualcosa del suo recente passato, senza riuscirci.
Quarto cap: Nel 1998, il giorno dopo della caduta, Ranma continua ad essere un
po' diverso dal solito, parla con Akane e fa uno scherzo a Kuno.
Quindi, per rispondere a Chakra e Felicity89, il risveglio di Ranma subito dopo la botta è nel capitolo 2,
mentre nel 4 viene narrato il giorno seguente. Ryoga, dopo il bacio, ha parlato
con Nabiki da Ukyo e poi è uscito da solo in strada, il che, conoscendo il suo
senso dell'orientamento, significa che si è perso...
Beh, spero di essere stata chiara. Si andrà avanti così per quasi tutta la fic:
un capitolo nel 2004 e uno nel 1998.
Ho diviso questo capitolo in due parti perchè volevo lasciarvi qualcosa da
leggere prima di partire per le vacanze, ma non ho fatto in tempo (sigh!). Sarò
di ritorno il 16 Agosto o giù di lì, quindi aspettatevi un aggiornamento per il
20 (a seconda degli impegni!)...
Buona lettura!
***
Capitolo cinque: Baths & Mealtimes (Prima parte)
2004
Ranma sedette, stropicciandosi gli occhi. "Huh?"
La luce del sole, scivolando attraverso la finestra, le illuminava il viso
stanco. Sbadigliò e si stiracchiò, alzandosi dal vecchio letto di Akane e
guardandosi intorno. Le ci volle solo un momento per ricordare. Dopo lo sforzo
di memoria della notte precedente, si era trovata a dover riconsiderare l'idea
che aveva sempre avuto di Ryoga Hibiki e della loro amichevole rivalità. Aveva
perso il conto delle volte in cui gli aveva fatto credere di essere qualcuno che
non era- ogni volta nella sua forma femminile. Per quello era così facile? E che
cosa lo rendeva tanto divertente? Se non avesse già saputo che era sposata
proprio con lui, non si sarebbe affatto posta queste domande, ma le cose erano
andate diversamente e Ranma poteva quasi sentire le rotelle nel suo cervello che
si muovevano ad una velocità che iniziava a disturbarla.
Forse non era stato giusto fargli questo. Forse un giorno Ryoga ne aveva
semplicemente avuto abbastanza e l'aveva spinta contro un muro e... e... e
avevano fatto quello che era naturale... e lui era così gentile adesso solo per
rimediare.
Non fare l'idiota, Ranma. Nemmeno Ryoga sarebbe capace di fare una cosa
del genere... sempre che tu non lo abbia spinto oltre i limiti della
sopportazione umana, certo. Ma io non l'avrei mai fatto. Giusto?
Una lieve, vagamente femminile, voce nella sua testa aggiunse, e non avrei
mai avuto un figlio con un uomo del genere, ma Ranma la ignorò grazie
all'aiuto di molta, molta pratica.
Scese le scale per trovare Ryoga intento a preparare la colazione. Per un
attimo, restò a guardarlo senza parlare, mentre armeggiava con la padella dietro
i fornelli. Come se attraverso i suoi movimenti
potesse divinare il passato.
Ma non servì a niente. Era solo... Ryoga, il suo a volte amico, a volte
rivale. Il fatto che si comportasse in quel modo così domestico stonava
con quelle definizioni, ma, per quanto ne sapeva lei, quello era lo stesso
ragazzo che le aveva gridato 'Preparati a morire!" innumerevoli volte. Non
sembrava neanche tanto più grande di prima. In effetti, non sembravano esserci
differenze, visto da dietro.
"Per quanto hai intenzione di restartene là in piedi?" le chiese dolcemente,
senza girarsi.
"Finché inizierò a capirci qualcosa," rispose Ranma.
"Hmph. Allora vado a prenderti una coperta. Sembra che avremo un inverno
molto freddo."
"Ah ah," fece Ranma, impassibile, superando finalmente la soglia della
cucina. "Sono felice di sentire che almeno uno di noi la prende con
umorismo."
"Piatti?"
Ranma prese due piatti dalla credenza e li passò in silenzio a Ryoga, che vi
fece scivolare con attenzione delle uova.
"Ti adatterai, Ranma. Lo fai sempre. Inoltre, non si sa mai; potresti
svegliarti domani e ricordare tutto."
Ranma riconobbe che aveva ragione, privatamente. Ma si sentiva lo stesso più
che a disagio al pensiero. E se i ricordi l'avessero fatta sentire ancora
peggio? "Cucini sempre tu?" domandò, cercando di distrarsi dai suoi ragionamenti
contorti.
"Chi si sveglia prima prepara la colazione," rispose Ryoga. "Di solito io. Tu
cucini quasi sempre a cena, perchè torno a casa tardi. Mi stavo chiedendo se ti
andasse di farlo anche stasera."
"E' già tutto programmato, eh?" tagliò corto Ranma. Solo perchè aveva
riflettuto e aveva deciso che le dispiaceva il modo in cui aveva trattato
Ryoga, non significava che gli avrebbe reso le cose facili. Sedette al tavolo, o
meglio vi crollò sopra, nascondendosi la faccia tra le mani.
"Niente sarcasmo di prima mattina," l'ammonì Ryoga, mentre le metteva davanti
le uova strapazzate- di nuovo, sembrava più un fratello maggiore che altro.
Ranma fu sorpresa del tono scherzoso. "Ti sembra tutto uno scherzo,
scusa?"
"Certo che no!E' solo che... beh, sguazzare nell'autocommiserazione non mi
porterà da nessuna parte, no?" E non mi porterà a te, sembrava aggiungere
il suo sguardo penetrante.
Ranma gli lanciò un'occhiata curiosa. "Sì, ma..."
"E' solo una cosa temporanea, Ranma."
Per la prima volta, le venne in mente che Ryoga poteva essere la fonte di
informazioni di cui aveva bisogno. "Ho mai avuto... problemi di memoria...
prima?"
Ryoga sorrise, sedendosi di fronte a lei. "Beh, no. Ma hai avuto ogni altro
tipo di problema," rispose. "Ok, pensaci: strane maledizioni cinesi, foreste
piene di creature stupidamente grosse, dei demoniaci... senza menzionare le
cinque fidanzate..."
"Tre," lo corresse automaticamente Ranma, masticando il suo uovo. "Credo di
sapere quante fidanzate ho."
"Cinque," contò Ryoga, "E devi dire 'avevo', Ranma."
Ranma lo fissò con occhi vacui. "Oh, cavolo!" Meglio non indagare sugli dei
demoniaci...
Ryoga scoppiò a ridere. Ranma capiva che la sua espressione shockata potesse
essere divertente, ma gli diede lo stesso uno scapaccione dietro la testa.
"Ahi..."
"E il punto sarebbe?"
"Il punto è che ne hai passate di tutti i colori e sei... sei elastica. Ne
verrai fuori, come sempre. E' questo che ammiro di più di te."
La conversazione iniziava a virare su argomenti scottanti. "Q-questo piatto
non è affatto male," commentò Ranma. "Dove hai imparato a cucinare? Sempre in
viaggio... non hai tempo di fare molto."
"E' vero, mi sono sempre arrangiato. Ma ho imparato a cucinare sul serio
quando mamma ha insegnato a tutti e due." Le lanciò uno sguardo e riformulò la
frase. "La signora Saotome, Ranma, tua madre."
A Ranma andarono di traverso le uova e dovette ingurgitare del tè, prima di
riuscire a parlare. "Ma... la maledizione!"
"Era così contenta di rivederti che ha fatto fondere la spada di famiglia per
trasformarla in una tiara da matrimonio."
"Lei... ma dopo aver detto che mi avrebbe ucciso, giusto?"
Ryoga le sedette di fronte con un ampio sorriso. "Visto?Non sono solo
cattive notizie!"
Ranma lo fissò per un momento, riflettendo brevemente su come dovesse
sentirsi Ryoga in quella situazione; ma mise da parte il pensiero, per non
rischiare di rovinare quell'attimo di gioia. "Mia madre- sa tutto?"
"Sì. Dovresti vederla con Sachiko, stravede per lei."
Ranma sorrise. "Oh, devo proprio andare a trovarla!Ma cosa le dirò?!"
"E' solo mamma, Ranma!Andrà bene."
Ranma aprì la bocca per protestare, ma si fermò. 'Solo mamma'! Certo- è
anche sua madre, essendo mio marito...
Era un pensiero strano.
Ryoga stava osservando le sue diverse espressione con malcelato divertimento.
"E' stato già abbastanza incredibile vedere gli effetti della vostra prima
riappacificazione," commentò, gesticolando con una bacchetta. "Sei fortunata,
puoi provare di nuovo le stesse emozioni."
Ranma sorrise tra sé, senza dargli retta. Era un piccolo, tenero sogno che
diventava realtà in un mondo di incubi- e per quanto possano valere i premi di
consolazione, era dannatamente consolante.
Ryoga trangugiò il resto della sua colazione. "Devo andare o faccio tardi a
lavoro." Si gettò la giacca sulle spalle. "Senti, il numero del cellulare è
sotto il telefono della cucina. Se dovesse succedere qualcosa- se dovesse
tornarti la memoria, per qualsiasi problema, chiamami, ok?Lo tengo acceso tutto
il giorno."
Ranma si limitò a fissarlo. "Tu hai un cellulare?"
"Chi non ce l'ha?" Ryoga sembrava confuso.
"Oh, giusto, giusto. Il nuovo millennio. Continua a passarmi di mente."
"I soldi per le emergenze sono nel barattolo verde in cucina," continuò
Ryoga, afferrando una cartella che aveva visto giorni migliori. "Nabiki dovrebbe
arrivare alle due con Sachiko. Abbiamo quasi finito borotalco e pannolini - non
facciamo in tempo a comprarli!- quindi se esci pensaci tu, va bene?"
Ranma si sforzò di distogliere la mente dai film che si stava facendo sull'incontro con
sua madre. "Soldi nel barattolo. Nabiki alle due. Borotalco. Pannolini."
"Se hai bisogno di qualcosa dal supermercato, chiama al cellulare e fammelo
sapere."
"Ti stai preoccupando per niente, Ryoga. Sono Ranma Saotome, dovresti
saperlo. Starò bene."
"Lo so, lo so, è solo..." Ryoga le fece un sorriso rassicurante. "Niente. Hai
ragione, mi preoccupo senza motivo, di nuovo."
Di nuovo? Il cipiglio perplesso di Ranma fece sfumare il suo sorriso
così velocemente che la ragazza si sentì in colpa. Probabilmente doveva
ripetergli in continuazione di preoccuparsi per ogni minima cosa e vivere un
po'. Sembrava il genere di cosa che... che avrebbe potuto dire a Ryoga?
Oh, è trooooppo strano!
"Ranma?"
"Mmm?"
"Ehm..." Ryoga si bloccò sulla porta, improvvisamente simile al ragazzo che
aspettava dietro la porta di Akane solo il giorno prima- di nuovo smarrito,
perso nei suoi pensieri come non l'aveva mai visto. "Niente. Ci vediamo dopo."
Ranma sussultò quando la porta si chiuse dietro di lui. Sbirciò fuori dalla
finestra, ma Ryoga era già scomparso. Magari si sarebbe perso, così lei avrebbe
potuto pensare in santa pace, rimettere insieme i pezzi senza pressioni esterne.
A parte la bambina, naturalmente.
Ranma sospirò, lanciando un'occhiataccia al punto in cui il marito era
scomparso. "So che sono su moglie, ma non ha nessun diritto di andarsene e...
e cercare di farmi sentire in colpa per essere uno svitato..." Si gettò sul
divano e la vestaglia blu si allargò a ventaglio attorno a lei.
Ranma la guardò disgustata. "Dove sono i miei vestiti?"
Tornò nella sua vecchia camera, solo per scoprire che era stata trasformata
in un ufficio. "Carino." Si aggirò per un poco nella stanza, sbirciando tra i
conti e le lettere, ma non trovò nulla di interessante, a parte il foglio sul
fondo della pila.
Ranma-chan, iniziava, spero che stiate tutti bene, tu, Ryoga e la
bambina. Sono rimasto a lungo nelle foreste in Cina, allenandomi assieme a dei
monaci molto abili. Inutile dirlo, non c'erano uffici postali. Non sei
arrabbiata, vero?Certo, ho scritto anche a tua madre, non essere ridicola.
Davvero pensi che io sia così stupido da fare lo stesso errore due volte?Uh...
non rispondere. Comunque, tornerò a casa presto, sono stato via abbastanza da te
e Nodoka. Non mandarmi un'altra lettera via Shampoo, sono quasi in Tibet adesso.
Con affetto, tuo padre.
Ranma strinse così forte la lettera che le sue mani iniziarono a tremare.
"Non posso crederci," sospirò. "E' andato ad allenarsi senza di me!" Ci pensò un
momento. "Perchè stavo per avere la bambina." Frugò tra le lettere. "Dov'è
quella che dice 'Mi hai deluso senza c'è rimedio, non ti parlerò mai più'?"
Ripose tutte le carte nel cassetto e lo chiuse. L'ultima cosa che voleva era
trovare una lettera d'amore di Ryoga. Inoltre si era appena ricordata del suo
proposito originario. "Vestiti."
Uscì dall'ufficio e salì le scale. Era utile guardare nelle camere di Akane e
Nabiki, naturalmente. Era evidente che Akane usava ancora la sua
occasionalmente e la camera di Nabiki adesso era di Sachiko. Rimanevano quelle
di Kasumi e di Soun.
La prima si rivelò essere una camera per gli ospiti. Tutti gli averi di
Kasumi erano stati portati... da qualche altra parte. Erano rimasti solo un
letto, le tende e un paio di mobili.
Ranma salì la seconda rampa di scale per la prima volta nella sua vita. O
almeno, non ricordava di essere stata nella stanza di Soun prima.
L'arredamento era... beh, era ovvio che fosse stato scelto da Ranma stessa.
Era tutto di un audace rosso e oro, compreso il letto. Un paio di antiche spade
erano state appese, incrociate, sulla parete di fronte. Nell'angolo destro era
poggiato un ombrello e sul comodino dallo stesso lato un paio di guanti da
lavoro.
Quello deve essere il suo lato.
"O cieeelo," mormorò, rendendosi conto di quello che significava. Sedette sul
lato sinistro del letto, improvvisamente nauseata. "Il mio lato, il suo lato.
Beh, c'è un solo modo per avere un bambino, Ranma Saotome." Fu attraversata da
un brivido. "O dovrei dire Ranma Hibiki?"
La ragazza andò ad aprire l'armadio e fu sollevata di trovare una camicia in
stile cinese, più piccola di quella rossa che indossava sempre, ma molto simile.
La soppesò tra le mani, notandone la leggerezza. Era davvero ben fatta e di una
splendida tonalità di verde scuro.
Poi scelse un paio di pantaloni neri di seta, anch'essi più piccoli e stretti
del solito, ma, tutto considerato, più che accettabili. Era pronta per darsi una
lavata e affrontare la giornata.
Ranma tornò al piano di sotto nel bagno e aprì l'acqua calda, guardandola
riempire la vasca. Iniziava a sentirsi male. Aveva rimandato quel momento il più
possibile ed era spaventata per quello che sarebbe successo- spaventata al
pensiero di essere bloccata nella sua forma femminile, ma anche preoccupata che
non lo fosse. Cos' era peggio?Amava la sua forma maschile, la riteneva il suo
vero corpo, le apparteneva davvero. Non era mai riuscita a provare lo stesso per
la forma femminile. Dopotutto, era cresciuta in un corpo maschile ed era
passato poco più di un anno dalla sua avventura in Cina, anche se il resto del
mondo la pensava in modo diverso.
Ma allo stesso tempo, immaginarsi come la moglie di Ryoga in forma maschile
era... sconcertante. Una fregatura in tutti e due i casi.
Deliberatamente lenta, si sciolse il codino e affondò i soli capelli
nell'acqua, iniziando ad insaponarli, mentre la sua mente vagava altrove. Era
una sua abitudine.
Perchè i suoi genitori approvavano la sua decisione?Akane le aveva raccontato
della sua depressione e di come tutti si fossero preoccupati a morte, ma non
riusciva comunque a capire. Cosa aveva fatto- cosa aveva fatto Ryoga- per
convincerli tutti?
Certo era già successo che un uomo sposasse un altro uomo, ma non lei. Era
una cosa da pervertiti, come li chiamava Akane. Ti rendeva meno uomo, no?E lei
era già fin troppo femminile così. 1)
Ma forse era questo il problema. Forse il suo corpo da ragazza le aveva dato
dei segnali, le aveva detto di farsi piacere Ryoga. Solo una questione di
chimica. Anche così... come aveva potuto permettere al suo corpo di calpestare
quindici anni di... di allenamento?
Era stato allenamento, giusto?Proprio come quello nelle arti marziali.
Cammina così, parla così. Compra queste cose e non quelle altre. Come ragazza,
Ranma poteva tralasciare alcune di quelle regole per un po', ed era davvero
liberatorio. Le piaceva essere forte e tutta di un pezzo e ragazzo; e le piaceva
essere carina, amabile e... e debole?... come ragazza. Da ragazza poteva parlare
di sentimenti, piangere e mangiare il gelato. Anche Akane le lasciava fare molte
di queste cose senza chiamarla pervertita. Ranma amava
avere due sessi a sua disposizione. Beh, tranne quando i ragazzi ci provavano con
lei.
Restare per sempre donna sarebbe stato... sarebbe stato triste.
E restare per sempre ragazzo?
Ranma si rovesciò un secchio d'acqua sui capelli. Non ci aveva mai pensato
prima. Naturalmente tornare normale sarebbe stato grande- fantastico. Ma avrebbe
perso qualcosa di importante.
Per la prima volta, Ranma cercò di concentrarsi su di sé mentre si insaponava
da cima a fondo, senza entrare nella vasca. Aveva freddo. Le succedeva più
spesso come ragazza, ora che ci pensava. Aveva un bel corpo, il suo cervello
maschile lo sapeva. Ma non era come ammirare una ragazza dal di fuori, quel
corpo era il suo...
Ranma si spostò davanti allo specchio. Non è come guardare una bella
ragazza...
Io. Sono io.
Si girò a destra e a sinistra, per osservarsi da tutti gli angoli. Non si era
lasciata andare, questo era certo. Nonostante la bambina, ogni cosa era al suo
posto. E anche se non aveva mai portato il reggiseno (tranne in un paio di
occasioni) per tutto l'anno in cui ricordava di essere stata mezza ragazza, non
aveva iniziato a 'cedere' (come avevano predetto Nabiki e Kasumi). Era
bella.
Ryoga ha avuto tutto questo.
Ranma sgranò gli occhi e arrossì. Non poteva ricordarsene, ma qualcuno aveva
posato le sue mani su quel corpo. Rabbrividì. Non aveva più voglia di guardarsi.
Ranma tornò alla vasca e chiuse il rubinetto.
Fissò l'acqua calda.
Forse non era necessario. Forse era meglio non sapere.
Lentamente, fece scivolare un piede nella vasca, poi si immerse
completamente. Tornò in superficie sputacchiando.
Non c'era bisogno di guardare. Le differenze erano infinite e alcune non
potevano essere descritte. Ma era sempre facile capire.
Ranma si coprì il viso con le mani e pianse. Perchè era una donna.
Nota: 1) Sono i pensieri di Ranma, naturalmente, l'autrice non intende
offendere i gay.
Ranma sospirò e uscì dal bagno, asciugandosi con cura e tamponandosi i
capelli. Vide un fon nell'armadietto mentre cercava il pettine, ma lo ignorò.
Spicciò i capelli e li legò ancora bagnati.
Dopo essersi avvolta in un asciugamano, Ranma tornò nella camera da letto
all'ultimo piano e sedette sul letto, intorpidita.
La maledizione era bloccata. Come avrebbe potuto avere una bambina
altrimenti? Certo non evitando l'acqua calda come la peste. No, Sachiko era viva
e lei era bloccata nella sua forma femminile.
Per cercare di distrarsi da quel pensiero inquietante, Ranma andò ad
esaminare la piccola libreria nel suo lato della stanza, leggendo di sfuggita
qualche titolo: L'Arte della Guerra, Sun Tze. Se non ti pago in oro,
Piers Anthony. Come gestire un'azienda casalinga, Reiko Ashikaze.
Tu e i paradossi temporali, di Hans Pieters. Il Kama Sutra degli
amanti...
Ranma, suo malgrado, estrasse dallo scaffale l'ultimo libro e lo aprì alla
prima pagina.
Auguri, Ranma! So che tu e Ryoga-kun siete entrambi... timidi... quindi
questo libro può esservi utile. -Nabiki
Ranma si guardò attorno con attenzione per assicurarsi di essere sola, prima
di girare pagina e iniziare a leggere.
Fu bruscamente interrotta a pagina centoventitre dallo sbattere della porta
d'ingresso. "Ranma!" chiamò una voce femminile.
Ranma chiuse il libro e lo gettò sul letto, sbrigandosi a vestirsi prima di
correre giù per due piani di scale. Trovò Nabiki nell'ingresso con in braccio
Sachiko. Per un attimo ebbe occhi solo per la bambina. Sachiko sembrava a suo
agio, era allegra anche. Ranma tirò un sospiro di sollievo e spostò l'attenzione
sulla giovane Tendo.
Nabiki era la stessa di sempre- a parte i capelli, che erano tagliati ancora
più corti del solito così da incorniciarle il viso. Indossava un maglione
aderente color castagna e un paio di jeans nuovi.
"Cosa c'è?" chiese la ragazza. "Ha dato di stomaco sulla mia maglia?"
Ranma rise. "No," la rassicurò, prendendo prudentemente in braccio la
bambina. Mia. Il pensiero le attraversò la mente. "E' solo che... hai un
aspetto un po' diverso."
"Mi piace la tua camicia," disse Nabiki dopo un momento di silenzio. "Il
colore ti dona."
"Grazie. Mi piace il tuo maglione," ricambiò Ranma, sistemandosi meglio la
bambina su un fianco e, dato che la conversazione stava prendendo una piega
troppo femminile, cambiò improvvisamente argomento. "Ah, Ryoga te l'ha
detto?"
"Sì," rispose Nabiki, fredda e razionale come Ranma la ricordava. "E'
terribile. Le stranezze non finiscono mai. Quindi... credi di avere sedici anni,
eh?"
"Non proprio," rispose Ranma, stupida dalla praticità con cui Nabiki stava
affrontando il problema. "E' l'ultima cosa che ricordo."
"Battere la testa nel laghetto," aggiunse Nabiki, andandosi a sedere sul
divano.
"Esatto."
"Beh, suppongo che sia solo una questione di tempo."
"Che vuoi dire?" Ranma la raggiunse sul divano, mettendo Sachiko a sedere
sulle sue ginocchia. La bimba era molto silenziosa e i suoi occhioni blu si
spostavano da Ranma a Nabiki mentre parlavano.
"Beh... la prima volta che hai battuto la testa, quando credevi di essere una
ragazza, ti c'è voluta un'altra botta per tornare normale."
"Già," sospirò Ranma, che aveva sentito tutta la storia da Akane.
"La seconda volta, Akane ha cercato di farti ragionare nello stesso
modo: picchiandoti. Inutile dirlo, non ha funzionato."
"Non me l'ha detto, questo."
"Non stento a crederci," rispose Nabiki. "Si sentiva colpevole per averti
colpita quando eri così sconvolta. Si chiedeva se non avesse trovato il punto
giusto, ma non si ricordava come avesse fatto la prima volta."
"Quindi?"
"Quindi forse l'altro giorno hai battuto la testa nel punto giusto," disse
Nabiki disinvolta. "L'ultima volta non ti ricordavi del tempo trascorso come
ragazza. Non vedo perchè dovrebbe essere diverso."
"Oh."
Sachiko aveva evidentemente deciso che la conversazione era giunta al
termine. "Mamamaaa..." farfugliò.
"Vedi, Sachiko riconosce la sua mamma," appurò Nabiki, facendo il solletico
alla piccola per gioco.
"Non ha detto 'mamma'," sbottò Ranma. "E' troppo piccola per poter parlare."
"Vero. Quanti mesi ha?"
"Otto mesi e due settimane." Ranma si interruppe. "Ehi!"
"Beh, alcune cose te le ricordi allora."
La rossa abbassò lo sguardo su Sachiko. "O mio..."
"Che c'è?"
"E' davvero mia."
"Ranma, siete due gocce d'acqua. C'è mai stato qualche dubbio?"
"E' solo... è solo che non avevo compreso..." Ranma guardò la piccola
che sedeva sulle sue ginocchia con occhi nuovi. Quella bambina era sua figlia.
Era incredibile.
"Mamamaamaaa..." continuò Sachiko allegramente. Poi iniziò a battere le
manine tra un "ma" e l'altro.
"Va bene, va bene," sorrise Ranma. Sollevò la bambina in aria e lei iniziò a
ridere.
"L'ho fatta pranzare, ma avrà bisogno della cena più tardi," aggiunse Nabiki.
"Grazie, Nabiki," riuscì a dire Ranma, continuando a giocare con sua figlia.
"Lo apprezzò davvero."
"Di niente. A che servono le zie?"
"Forse delle informazioni gratis?"
Nabiki rise. "Ranma..." La sua espressione si rabbuiò quando incrociò gli
occhi di Ranma. "Sei seria." Una breve pausa. "Lo sei. Lo facevo un tempo,
potrei farlo ancora." Si schiarì la gola. "Ranma, mi dispiace di essermi
approfittata di te al liceo. Avevo dei problemi miei e non mi rendevo conto di
essere così scortese con te a volte. Non avrei mai dovuto vendere le tue foto
o quelle di mia sorella." Fece un sorriso. "Va bene?"
"Oh. Okay. Grandioso."
"Comunque. Che volevi sapere?"
"Qualcosa su Ryoga. Che è successo veramente? Tu sei l'unica che può dirmi
tutta la verità."
Nabiki arrossì. "Beh, hai ragione. Vi ho spiati spesso."
"Allora?"
"Vediamo... è iniziato tutto quando ti sei risvegliata."
"Non ero in stato catatonico?"
"Ossimorico, eh? Comunque, no, non eri proprio in stato catatonico, Ranma."
Nabiki le rivolse la sua vecchia espressione laconica. "Quando ti sei svegliata
eri stranita, ma poi hai baciato Ryoga."
"Akane non l'ha menzionato."
"Akane non l'ha visto. Ryoga è stato il primo a vederti sveglia. Hai aperto
gli occhi, l'hai guardato e gli hai piantato un grosso bacio sulla bocca come se
niente fosse."
"Ah."
"Già. Mi è sempre sembrato divertente, all'epoca. Ryoga ha cercato di
divincolarsi. Io sono riuscita a fare un paio di foto, naturalmente. Ma poi è
stato proprio strano. E' come se si fosse... arreso. Ha smesso di agitarsi. Ho
pensato che fosse svenuto, o qualcosa del genere, ma quando ti sei staccata
aveva una faccia così buffa!Ed era più che confuso. E' uscito e non si è fatto
rivedere per settimane." Alzò le spalle.
Ranma la imitò, riflettendo. "Tu lo sai quale fosse il mio problema?"
"No. Nessuno lo sapeva. Per un po' ho dato la colpa a Ryoga. Doveva aver
fatto qualcosa per causare quella reazione. Sfortunatamente era più confuso di
me. Devo ammettere che sono riuscita a farlo sentire in colpa. Alla fine pensava
davvero che fosse tutta colpa sua."
"Beh, era colpa sua, no?" Chiese Ranma. "Voglio dire, è stato lui a
farmi cadere nel laghetto."
"Sì, ma non sapeva che stava facendo. Non stava combattendo più seriamente
del solito," spiegò Nabiki. "Quello che è successo non è stato voluto."
"Ma io ancora non capisco. Perchè Ryoga?"
"Non ne sono sicura, Ranma," rispose Nabiki. "Forse la ragazza che è in te a
causa della maledizione aveva solo bisogno di un ragazzo della tua età. E Ryoga
ti è sempre stato vicino, nonostante fingesse di odiarti." Ridacchiò. "Ora che
ci penso, considera le alternative: Kuno... Mousse..."
"Ok, puoi fermarti qui."
Nabiki sorrise. "Va bene. Hai capito, no?Avevi bisogno di un ragazzo e Ryoga
era lì."
Sachiko le fece un verso.
"Scusami, Sa-chan," intonò drammaticamente Nabiki, "Ma probabilmente è così."
"Fa sempre così?" domandò Ranma quando la bambina ripeté lo stesso suono.
Nabiki scosse la testa. "Sembra che Sachiko abbia una nuova abilità!"
Solleticò la bimba sotto il mento, facendola ridere. "Ora devo proprio andare.
Senti, io e Kasumi avevamo pensato di venire qui dopo cena, guardare un film..."
"Certo, sembra divertente," rispose Ranma, facendo fare 'cavallino' sulle
ginocchia a Sachiko, nella speranza che la smettesse di dar fastidio a Nabiki.
La piccola smise di fare pernacchie, ma iniziò a piangere.
"Oh, no!Si è morsa la lingua!" Ranma si alzò in piedi, cullando la bambina
tra le braccia. "Va tutto bene"Va tutto bene!"
Sachiko tirò su col naso e fissò la mamma con i grandi occhi blu.
"Ci sai fare, Ranma," la lodò Nabiki. "Ci vediamo, diciamo, alle nove?"
"Va bene." Ranma sospirò quando Nabiki si chiuse la porta alle spalle.
"Sempre leale a papà, eh?"
"Gah," disse la bambina, come se volesse rispondere.
Ranma trovò un passeggino nell'armadio e lo tirò fuori per adagiarvi sopra
Sachiko. La piccola batté le mani tutta contenta. Evidentemente c'era già stata
prima e le piaceva.
"E adesso?" pensò Ranma ad alta voce.
Adesso, possibilmente, vedi cosa puoi preparare per cena. La ragazza
aprì il frigo per investigare. Si riuscivano quasi a vedere le balle di fieno
rotolare da uno scompartimento all'altro come nei film western. "Aha. Ehi,
piccola, andiamo a fare la spesa?"
Ranma aveva fatto del suo meglio per ritrovare i vecchi negozi, ma erano
stati sostituiti quasi tutti. Guardandosi intorno, alla fine riuscì a
intravederne uno con l'insegna 'supermercato', che non vendeva soltanto cibo.
"Andiamo, Sachiko," mormorò Ranma, mettendosi alla guida di un carrello. Era
quasi sicura di aver visto l'insalata da qualche parte sulla destra. In effetti
nel reparto verdura trovò abbastanza foglie da nutrire tutto il Giappone.
"Supermercato. Che idea strampalata," decise, spostandosi alle carote.
"Ranma!"
Ranma si girò per trovarsi davanti una donna sulla ventina con un bambino in
braccio e un'altro più grande affianco. Non la conosceva. "Ciao," rispose con un
sorriso forzato.
"Avevi detto che non saresti tornata a fare la spesa qui per tutto l'oro del
mondo," l'accusò la donna.
Ranma trattenne il respiro. "Sì, beh... sai com'è." Sperava che la donna lo
sapesse.
Era la sua giornata fortunata. "Sì, è molto più conveniente. E non puoi
cavartela con la cena, una maglietta per i bambini e uno shampoo da nessun'altra
parte, no?"
Ranma dovette ammettere che aveva ragione.
"E come sta Sachiko?"
Sachiko non poteva ancora parlare per sé, quindi Ranma l'assicurò che la
piccola stava piuttosto bene, tutto considerato.
"Io non so che fare con il mio Ki," continuò la donna, sistemandosi meglio
sul fianco il bambino. "Piange spesso ultimamente e soffre di diarrea."
Ranma batté le palpebre, notando che il bambino aveva il visetto arrossato e
un'aria insoddisfatta. Non si aspettava di dover sentire dei disturbi
intestinali di Ki nel bel mezzo del supermercato e in pieno giorno. Per quanto
ne sapeva lei, la gente non si metteva a parlare di diarrea. "Uhhh..."
"Lo faccio bere molto per non farlo disidratare, ma... oh, tu sai sempre cosa
fare, Ranma. Che ne pensi?"
"Dovresti portarlo da un dottore," suggerì in modo neutrale Ranma. "Può
essere una cosa seria nei neonati." Non pensava molto a ciò che stava dicendo,
cercava soltanto un modo per evitare il resto di quella conversazione.
"Hai ragione. Andrò da Tendo-san appena ha tempo."
“Tendo-san?”
La donna annuì. "La tua sorella maggiore. Ti senti bene, Ranma-chan?"
Ranma arrossì. "Uhh... no, sono un po' distratta. Pensavo a cosa cucinare
stasera."
"Oh, fai la frittura di pesce, ti riesce sempre tanto bene," disse la donna,
entusiasta.
Ranma annuì. "Grazie." Si allontanò con Sachiko, in cerca della salsa.
Quando Ranma tornò a casa, era ora di far cenare Sachiko. Aveva un brutto
presentimento sulla faccenda, quindi indossò un grembiule prima di mettersi
all'opera.
Si rivelò un'ottima idea. Sachiko sembrava pensare che tirare il cibo fosse
divertente almeno quanto mangiarlo e convincerla a metterlo in bocca era
difficile quanto rendere paziente Shampoo o ragionevole Kuno. Ranma si risolse a
fare il suono del trenino, che sembrò funzionare.
"Ecco il treno, ciuuf-ciuuf!". C'è una telecamera nascosta, pensò
stancamente, lo so che c'è. "Eccolo!"
Sachiko aprì la bocca, ingoiò l'omogeneizzato e offrì alla mamma un sorriso.
Ranma sorrise di rimando. "Ok, allora ti piace il gioco?Bene!Ecco un altro
trenino!Facciamolo entrare nella galleria!"
Funzionò di nuovo. Sachiko ridacchiò e disse qualcosa che suonava molto come
"'cora!" Ma Ranma era ancora convinta che era troppo piccola per poter parlare.
Doveva essere la sua immaginazione.
"Ciuuf- ciuuf!" ripeté Ranma. Una ventina di minuti dopo, il cibo era
scomparso.
Quello che non era attaccato alle pareti, per lo meno. Ranma sospirò e si
mise a pulire con uno straccio bagnato.
Si rese subito conto dell'errore quando l'omogeneizzato le cadde sui capelli,
seguito da una risatina divertita.
No, no, pulisci la bambina prima.
Una volta che Sachiko e la cucina ebbero riacquistato un aspetto decente,
Ranma decise che era il momento di rilassarsi. Si diresse nel bagno, portandosi
dietro Sachiko e si versò dell'acqua sui capelli.
La piccola iniziò a piangere.
Uh oh. "No... non piangere, tesoro, ecco, c'è acqua calda nella
vasca!"
Ranma insaponò la bambina velocemente, poi se stessa ed entrò nella vasca da
bagno con Sachiko, appoggiandosi al bordo di ceramica con un sospiro, quando il
suo corpo rifiutò di nuovo di tornare uomo.
Sachiko, d'altra parte, sembrava trovare l'acqua calda rilassante e si
addormentò sulla spalla di Ranma dopo due o tre minuti.
Ranma stava cucinando la cena quando Ryoga aprì la porta.
"Ciao, " disse stancamente.
"Una brutta giornata a lavoro, tesoro?" chiese civettuola.
"Eh, no, è solo che-"
Un'altro uomo seguì Ryoga dentro casa. Indossava gli occhiali e un
parrucchino piuttosto evidente. "Perdonate il disturbo!" si scusò, togliendosi
le scarpe all'ingresso.
"Oh!Un ospite!" Ranma tornò a voltarsi sulla padella. Lo ucciderò,
pensò, Ryoga, caro, sei morto.
Note: Ritardo imperdonabile, lo so! In mia discolpa posso soltanto dire
che sono molto impegnata. Questo è il guaio di chi fa la primina, a diciotto
anni si ritrova con Esame di maturità, test d'ingresso all'università e patente
tutti in pochi mesi. Uff!
Tornando a noi, grazie per le recensioni, siete sempre carinissimi! Ranma
sempre ragazza ha lasciato molti sconvolti, ma... non voglio anticipare niente,
però non tutto è come sembra!
Una ricapitolazione degli eventi nel 1998, a cura dell'autrice (così io non
rischio di fare casini!)
Ranma e Ryoga combattono come al solito, quando Ranma batte la testa su una
roccia nel laghetto. Ryoga pensa di essere riuscito a prenderlo per mano per
evitargli la brutta caduta, ma si sbaglia. Poi, abbattuto a causa dell'ira di
Akane, fa visita a Ranma, che si sveglia, mormora cose senza senso apparente e
lo bacia davanti a Nabiki. Grazie a un po' di fortuna, Ryoga riesce a tenere la
cosa segreta agli altri (a parte Nabiki e Ukyo). L'ultima cosa che vuole è che
Akane lo scopra!
Nabiki si rende conto che Ranma è molto diverso dal ragazzo che conosce e le
p-... beh, d'accordo... trova tollerabile parlare con lui quella sera.
Ranma prende in giro Kuno in modi nuovi e ingegnosi, con l'aiuto dei suoi
capelli.
Akane nota il cambiamento e chiama Ranma 'sornione', o forse è solo più
maturo?
Capitolo sei: Advice from a Tendo
1998
Quando Akane si accorse che stavano attraversando il parco, le sue
preoccupazioni crebbero. Quando raggiunsero la porta del ristorante 'Il Gatto',
si moltiplicarono.
"Tieni duro, Akane," la esortò Ranma. "Devo chiedere una cosa a Cologne. Vuoi
entrare o aspetti qui?"
La ragazza indugiò nervosamente. Dentro, poteva vedere Shampoo che spazzava
il pavimento mentre numerosi clienti si godevano delicatezze cinesi comodamente
seduti.
Akane tornò con la mente al suo ultimo incontro con lei. Era stato a dir poco
umiliante. Non solo Shampoo aveva denigrato lei e la sua famiglia con i suoi
insulti, ma tutte le deboli, stupide donne giapponesi, e di conseguenza l'intero
Giappone. Ma Shampoo era più forte di lei e questo Akane non poteva
negarlo. Era contenta di essersi allenata con il fidanzato quella mattina, ma
non si faceva illusioni riguardo ai suoi miglioramenti.
"Ehm... aspetto qua," rispose alla fine. "Anche se... è questo che farebbe
un'amica?"
Ranma le sorrise e le posò una mano sulla testa, come se fosse stato un
maestro e Akane una studentessa un po' lenta che finalmente avesse colto il
punto saliente. "Sei un tesoro, Akane, ma non sei costretta a farlo. Va a
guardare qualche vetrina nel frattempo." Ranma sparì nel Nekohanten con un
sorriso.
Akane arrossì, prima per la rabbia e poi per l'imbarazzo. Io sono un
tesoro? Iniziò a camminare avanti e indietro, indecisa su cosa fare. Le
sembrava sbagliato lasciare Ranma da solo in quella situazione; ma non voleva
nemmeno essere schiacciata, cosa che sicuramente sarebbe successa se fosse
entrata nel ristorante. Decise di sbirciare dalla finestra, attraverso delle
comode siepi.
In quel momento, Cologne e Shampoo stavano discutendo animatamente. Poi,
Shampoo annuì con aria sottomessa e sparì nel retro. Akane aggrottò la fronte.
Per qualche motivo, Ranma non voleva che Shampoo sentisse quello che aveva da
dire a Cologne, oppure era Cologne a non volere che la nipote restasse.
Non gli dispiaceva che io sentissi... Rifletté Akane. Mi
chiedo perchè.
Per diversi minuti la scena restò invariata: Ranma parlava e Cologne lo
guardava sorpresa, confusa, e volte anche arcigna. Anche se Akane si era
appollaiata a pochi centimetri dal vetro, non riusciva a sentire una parola.
Iniziò a desiderare di essere entrata insieme al fidanzato, ma era troppo
imbarazzata per farlo adesso. Per qualche minuto, rimase impalata davanti alla
porta, con la mano sulla maniglia.
All'improvviso, la scena acquistò volume: Cologne stava ridendo come una
forsennata, come non aveva mai visto ridere nessuno, in precario equilibrio sul
suo bastone. Ranma, d'altra parte, dava l'impressione di stare per terminare la
sua dose di pazienza. Qualunque fosse la battuta, non sembrava apprezzarla.
"Quindi è così," disse finalmente Cologne, riguadagnando la sua leggendaria
padronanza. "Se non fosse da te, penserei che stai scherzando."
"Beh, grazie," rispose Ranma, riuscendo a sembrare sincero. "Mi fai sentire
molto meglio."
Qualche momento dopo, Ranma emerse dal ristorante e si diresse con passo
sicuro verso il nascondiglio di Akane. "Ehi."
Akane saltò in aria. "Oh... c-come hai fatto?Ho sentito solo la fine del
discorso..."
"Ho usato il mio chi per isolare me e la vecchia strega," rispose disinvolto
Ranma. "Anche le persone al tavolo affianco non potevano sentirci. Scusa."
Akane scrollò le spalle. "Non scusarti con me perchè non sono riuscita a
origliare bene. Parlare... parlare ha aiutato?"
"Mi ha solo detto di rivolgermi a Nabiki, perchè ho bisogno di una persona
subdola ma inesperta."
“Nabiki? Ma cosa può fare lei?”
"Non lo so. Ma è comunque la persona più intelligente qui intorno," rispose
Ranma.
"Ehi!"
"Senza offesa, Akane. E' anche più intelligente di me."
Akane si limitò a borbottare. "Perchè pensi che ti stia seguendo
oggi?Continui a fare queste inaspettate..." la voce di Akane si affievolì quando
notò una figura familiare. "Ryoga!"
Ranma si immobilizzò. "Oh, m****," bisbigliò.
Akane non lo sentì. "Ora mi sente!Lasciarci proprio quando avevamo bisogno di
aiuto!" gridò e corse dietro al ragazzo con la bandana come un proiettile.
"Akane, no!"
Troppo tardi. Akane aveva raggiunto Ryoga e lo stava trascinando da Ranma.
Aveva un'espressione di scusa, perchè evidentemente Akane lo stava
rimproverando.
"Ranma," salutò con cautela.
Ranma si rilassò. "Sì, ciao," rispose scontrosamente, rassegnandosi al caos
che sarebbe scoppiato da un momento all'altro.
Akane guardò alternativamente i due ragazzi. Non era la migliore a giudicare
l'umore della gente, ma non era neppure cieca. "E' successo qualcosa?"
Ryoga scosse la testa furiosamente. "N-no. Niente!Non è successo niente!Vero,
Ranma?"
Ranma sollevò un sopracciglio. "Uh... oookay."
"Che è successo ai tuoi capelli piuttosto!" Chiese Ryoga, notando le lunghe
ciocche che ondeggiavano sulle spalle di Ranma.
"Cavolo!" Esclamò Ranma. "Niente di così sconvolgente. Dammi il coltello che
tieni nello zaino."
"Il coltello che...?"
Ma Ranma stava già scavando nel suddetto zaino, lanciando cose a destra e a
sinistra.
"Aspetta, cosa...!" esclamò Roga, cercando di girarsi per vedere cosa stesse
facendo Ranma dietro di lui. Dato che Ranma continuava a rovistare, la coppia
iniziò un balletto che fece dimenticare ad Akane i suoi problemi, in cambio di
una risata.
"Ah ha!" Annunciò Ranma, dopo aver estratto un ombrello di riserva, un
cappotto, una tuta e una papera di gomma. Afferrò il coltellino argentato,
raccolse i lunghi capelli in una mano e tagliò.
"Ranma!" esclamò Akane, ma prima che si potesse muovere- o decidere cosa fare
dopo averlo raggiunto- Ranma teneva in mano una lunga, lucida massa di capelli
neri.
"Ah!Molto meglio," annunciò il ragazzo, passandosi le mani tra i capelli ora
corti per sciogliere ciò che restava della coda. "Hmm, mi piace la sensazione.
Forse li tengo così."
Restituì il coltello a Ryoga. "Grazie."
Ryoga si era ormai reso conto che c'era qualcosa di strano. "Uhh..." mormorò.
"Di... di niente." Tenendo gli occhi fissi sull'altro ragazzo rimise tutte le
sue cose al loro posto nello zaino.
"Wow, Ryoga," sospirò Akane. "Non capisco come hai fatto. Tipo Mousse..."
"E tu, col martello," ribatté Ranma, facendo la linguaggia alla Tendo.
"Ranma, non trattare Akane in questo modo!" Ordinò automaticamente Ryoga.
"Akane sa che sto solo scherzando," si difese l'altro, passandole un braccio
attorno alla vita con naturalezza. "Tu lo sai, vero, Akane?"
Akane annuì sbigottita, arrossendo furiosamente.
"Il modo in cui ti infastidisco," continuò Ranma, spostando la sua attenzione
sul ragazzo-perennemente-perso. "E' il mio modo di mostrare amicizia, sai?"
"E' il tuo modo... cosa!" esclamò Ryoga.
"Amici," ripeté Ranma scherzosamente. "Sai... amico..." sillabò. "Come
quando due persone si divertono stando insieme..."
Ryoga lo colpì dietro la testa. "Lo so cosa significa la parola...
scemo."
"Visto?" domandò Ranma contento. "Tu fai la stessa cosa!"
Akane assistette allo scambio con un sorriso crescente. "Quindi finalmente lo
ammettete!"
"Ammettiamo cosa?" chiese Ryoga, con un'espressione molto confusa.
"Che siete migliori amici!" concluse Akane con un risolino.
Il viso di Ryoga perse colore. "Io e Ranma non siamo amici!Siamo...
siamo peggio che estranei!"
"E questo cosa dovrebbe significare?" Sbottò Ranma. "Se tu non vuoi ammettere
nemmeno questo, non so cosa ci sto a fare a parlare con te." Spinse via Akane.
"Andiamocene, Akane."
Non fecero molta strada, con Akane che continuava a girarsi indietro per
lanciare sguardi di scusa a Ryoga, prima che questi li raggiungesse.
"Io... io non posso lasciare che Akane-san torni a casa in compagnia di uno
come te," balbettò.
"Tutto quello che vuoi, porcellino," Rispose Ranma, girando la testa.
Quando Ryoga alzò gli occhi per ribattere, Ranma alzò un sopracciglio nella
sua direzione in un modo che doveva essere tra lo scherzoso e l'allusivo.
Nonostante la sua mancanza di esperienza in questo campo, Ryoga riuscì a
cogliere subito le implicazioni e, suo malgrado, si sentì arrossire e quasi
cadde a terra nel suo tentativo di mettere un piede davanti all'altro. Che
diavolo stava pensando Ranma?
Quando divenne più cosciente del mondo che lo circondava, Ryoga decise che la
prima... reazione di Ranma subito dopo aver ripreso conoscenza era stata causata
da un sogno più la botta sulla testa. Akane gli aveva detto una volta, in
stretta confidenza, che Ranma più di una volta si era svegliato urlando, a causa
di un incubo in cui si innamorava di un uomo- solitamente Tatewaki Kuno- ma non
significava che non ne avesse avuto uno anche su di lui.
Ora che ci pensava, probabilmente ne aveva avuti molti.
Quello che gli era dispiaciuto di più all'epoca era il non poter usare
l'informazione contro il suo nemico. Akane gli aveva fatto giurare più volte di
non ripetere a nessuno quello che gli aveva raccontato. Doveva rispettare il suo
desiderio.
Adesso Ryoga iniziava a chiedersi seriamente, botta alla testa a parte, se
aveva il diritto di trattare Ranma come ogni altro ragazzo. In fondo era una
ragazza la metà del tempo. La metà del tempo!Non è che la maledizione del maiale
lo rendeva metà maiale, però influenzava il suo modo di essere; forse stava
tutto nel modo in cui si veniva trattati: il fatto che Akane lo trattasse come
il suo animaletto lo aveva fatto comportare come tale, per esempio. Ogni volta
che la vedeva, anche in forma umana, una parte di lui tornava ad essere P-chan,
servizievole, piccino, ma amato.
Ranma aveva speso gran parte degli ultimi nove mesi come ragazza e quindi la
maggioranza delle persone lo aveva trattato da ragazza. Una parte di lui sarebbe
rimasta sempre ragazza, anche se fosse guarito dalla maledizione, allo stesso
modo in cui Ryoga sarebbe rimasto il piccolo P-chan di Akane.
Quindi trattare Ranma come ogni altro ragazzo non era solo stupido, era
estremamente stupido. Anche se non avrebbe iniziato a comprare cioccolatini e
rose per la sua metà femminile come faceva Kuno (imbecille!), non avrebbe più
potuto pensare a lui allo stesso modo. Poteva anche essere che tutta la...
-gulp-... faccenda del bacio fosse accaduta perchè Ranma lottava con la sua metà
femminile così duramente che ogni debolezza la liberava...
No... non può essere vero... o sì?
"... e poi mi hanno chiesto di fare la parte del ragazzo, che tu ci creda o
no," stava dicendo Akane a Ranma.
Lui sorrise.
"Oh, smettila con i tuoi commenti sul maschiaccio."
"Non ho detto niente!"
"So cosa stai pensando, Ranma. Comunque hanno detto che ho fatto un ottimo
lavoro. Un ottimo lavoro!Hanno detto che nessuna ragazza aveva mai recitato
meglio nella parte di un ragazzo."
Ryoga guardò Ranma cautamente, in attesa dell'insulto.
Che non arrivò. Ranma continuò ad avere un aria interessata e leggermente
divertita. "E?Cosa hai risposto?"
Akane sembrò sollevata e un po' sorpresa che non ne avesse approfittato per
prenderla in giro. "Ho detto che si sbagliavano- che conosco una ragazza che sa
recitare la parte del ragazzo molto meglio..."
Ranma buttò indietro la testa e rise. "Okay, okay."
Il sorriso soddisfatto e nervoso di Akane fece cadere il cuore di Ryoga sotto
i piedi. Lo amava davvero.
"Ryoga," iniziò l'oggetto delle sue attenzioni, ricordandosi improvvisamente
della sua presenza. "Perchè non resti a cena?"
Il sorriso sul viso di Ranma si spense per un momento, prima di tornare al
suo posto, leggermente più forzato di prima.
Ma Ryoga non lo notò. Si stava guardando attorno per rendersi conto che
avevano raggiunto la palestra Tendo.
Strano. Era sicuro che fosse lontana almeno un'ora di cammino dalla scuola;
si era sempre chiesto perchè ci andassero a piedi. "Uh... certo. Non rinuncerei
mai alla cucina di Kasumi," riuscì a dire.
L'espressione di Ranma stava pericolosamente tendendo alla desolazione.
"Certo," disse, col sorriso più falso che potesse mostrare. "Perchè no?"
Nabiki rotolò sullo stomaco. Era sempre una buona idea
lasciare che il ragazzo col codino- ehm, con la coda... aspetta un momento,
dov'erano finiti i capelli?Lasciamo perdere. Era saggio lasciare che Ranma
avesse una buona visuale. Lo distraeva, e lei presentiva con l'acume guadagnato
in più di trecento affari sporchi che era lì per un accordo.
Ranma sedette sul pavimento accanto a lei. "Ciao," iniziò.
"Ciao, Saotome." Rispose Nabiki, sorridendo il suo miglior
sorriso Tendo. "Ti dispiace dirmi che stai combinando con il mio allocco?"
Brava ragazza, vai con l'offensiva.
Ranma ridacchiò. "Sono affari miei, no?"
Il sorriso di Nabiki si spense. "Quando si vanno a toccare
i profitti, sono affari miei," rispose, dando alla parola un nuovo significato.
"Toccare i profitti?Non dirmi che non gli piacciono Ranma o
Ranma-chan," affermò Ranma con un pizzico di interrogatività nella voce.
"Nooo," strascicò Nabiki. "Vuole una foto di gruppo."
"Allora falla!" Ordinò impazientemente Ranma. "So che ne
sei capace."
"Il punto è che tu hai interferito," borbottò lei, "in una
mia transazione finanziaria. In caso tu non te ne sia accorto, una casa è
costosa da mantenere, e..."
"Non me la fai, Nabiki," mormorò Ranma.
"Eh?"
"Può essere costoso mantenere una casa e forse questo è il
motivo per cui hai cominciato, ma... anche se dovessimo diventare ricchi come i
Kuno tu continueresti a ricattare e manipolare. E' che ti piace."
Nabiki impallidì. "Cosa!" Punto per Ranma, riconobbe
malvolentieri, anche se solo con se stessa.
"Beh, mi hai sentito. Comunque, non c'è niente che possa
fare riguardo ai tuoi guadagni adesso."
Nabiki lo squadrò. Per qualche motivo- forse anche vedendo
com'era stato sconvolto il giorno prima- si aspettava che questo nuovo Ranma
fosse altrettanto incapace negli affari di quello vecchio.
"E poi, sono venuto per chiederti un favore."
"Un... un cosa!"
"Un favore," ripeté Ranma. "Un patto, se vuoi metterla
così."
"Ha qualcosa a che fare con il bacio che hai dato a Ryoga?"
si informò Nabiki. Era determinata a ricavarne dei soldi in qualche modo.
"Più o meno," rispose Ranma con cautela. "Mi serve il tuo
aiuto, ma ho bisogno che tu sia molto, molto discreta a proposito."
Nabiki alzò le sopracciglia. "Non se ne parla. Se vuoi
dirmi qualcosa, aspettati che ne faccia uso."
Ranma fece un ampio sorriso. "Ho menzionato un patto."
"Sì. E?" Nabiki fece del suo meglio per apparire
completamente disinteressata, ruotando il polso in un modo che sembrava dire
beh, muoviti, il tempo è denaro.
Ranma si passò una mano tra i corti capelli. "E sarò in
debito con te."
"Sarai in debito?" fece eco Nabiki.
"Esatto. Ti dovrò un favore. Tutto quello che vuoi."
Il viso di Nabiki sembrò perdere colore. "Tutto...?"
"Con un paio di condizioni, naturalmente," continuò Ranma,
dopo aver riflettuto un attimo. "Niente scatti di nudo."
Nabiki lo fissò. "Come sai che voglio delle foto?"
"E' quello che vuoi sempre."
"Non ti ho mai fatto foto nudo, Ranma."
"Non c'è motivo di cominciare, allora." Consigliò
rapidamente Ranma.
"Tre favori," replicò Nabiki, alzando tre dita. "Le foto
sono il primo, ma... se dovessi mettermi nei guai a scuola? Potrebbe essere
utile averti dalla mia parte."
"Due favori," disse Ranma.
"Mi stai uccidendo, Ranma..."
"Due favori o sarò costretto a cacciare il mio asso nella
manica, Nabiki."
La ragazza sorrise. "Sono piacevolmente sorpresa, Ranma.
Sei così... professionale."
"Ho imparato dalla migliore."
Il sorriso di Nabiki si allargò. "Beh, devo ammettere di
essere curiosa riguardo al tuo asso nella manica, ma per oggi lascerò perdere.
Ora- cos'è che vuoi discutere? E' Akane, vero?" Riuscì a sfoggiare un sorriso
comprensivo, la sua domanda più simile ad un'affermazione. Non importava cosa ne
dicesse Ranma, i suoi problemi avevano sempre a che fare con una cosa: donne.
"Possiamo andare in un posto senza telecamere e
registratori?Sei mia per le prossime due ore," rispose piatto Ranma.
Nabiki rabbrividì, iniziando a pensare che Ranma non era
tornato solo diverso; era tornato pericoloso. Ricacciò il pensiero nella
testa; Ranma era Ranma, innocuo come sempre. "Possiamo... andare al parco..."
"Troppo pubblico. C'è sempre la possibilità che qualcuno ci
stia ascoltando. E' una faccenda privata."
Nabiki fissò i suoi occhi scuri, intensi, con un leggero
cipiglio sul viso. "Ranma..."
"Mi è venuta un'idea," disse lui improvvisamente, sembrando
quasi lui per un momento.
Qualcosa in Nabiki si rilassò e il suo volto si rasserenò.
Non si era mai preoccupata di prendere in giro il fidanzato di Akane, prima.
Dopotutto era utile per combattere e qualche volta per far sentire bene sua
sorella, ma non per altro. Toccava a lei bilanciare la pena con qualche piccola
estorsione. Essere insicura di ciò che Ranma stesse per fare era come svegliarsi
un giorno e chiedersi di che colore fosse il cielo.
Ranma annuì risoluto, evidentemente prendendo una
decisione. Si alzò, afferrò Nabiki per un polso e la fece alzare. Poi, posandosi
un dito sulle labbra, la prese in braccio.
"Um... " fece Nabiki, fissandolo in faccia.
Il ragazzo aprì la finestra e si aggrappò al davanzale.
"... Ranma...?"
"Eeeee!" esclamò Nabiki quando Ranma si dondolò fino al
tetto. "Che cosa sei, una scimmia!"
"Ti ho detto di stare zitta!" Ripetè Ranma. "E' sabato,
no?"
"Sì." Nabiki aveva riguadagnato la sua freddezza. "Ma non
vedo cosa c'entri."
"Se è Sabato nessuno dovrebbe essere al Furinkan, a parte i
bidelli e forse il preside..."
Nabiki annuì, ma prima che potesse aprire bocca, era
andato, saltando da tetto a tetto. Nascose il viso nella sua maglia. Non si
sarebbe mai abituata. Aveva visto Akane in una posizione simile, ma sembrava che
alla sorella piacesse, o che almeno lo tollerasse: e quando urlava era più per
fare scena che altro.
Nabiki, invece, odiava andarsene in giro tra le braccia di
un altro- il peso della gravità, le fermate improvvise, la sensazione di cadere
ogni momento. Odiava dover dipendere da un' altra persona e non essere in
controllo della situazione.
Un piccolo, divertente pensiero le attraversò la mente:
forse, se avesse potuto dirigere Ranma come il cavallo da cui prendeva il nome,
non sarebbe stato così... traumatico.
Quando Ranma finalmente la posò a terra, stava ancora
ridacchiando al pensiero. Il ragazzo le diede una pacca confortante sulla spalla
e lei riaprì gli occhi.
"Ahh." Erano arrivati sul tetto del Furinkan. Nabiki non
era mai stata lì per molto tempo. Le piaceva andarci a primavera, quando era
abbastanza piacevole stare fuori, ma non troppo da attirare la folla. In quel
momento, con la scuola chiusa, era davvero un posto dove stare in pace.
Ranma l'aveva presa così di sorpresa che non aveva il suo
equipaggiamento con sé. I registratori erano tutti al sicuro nella sua camera.
Aveva voglia di mettere il piede nel fango che riposava sulle tegole, ma quello
non era nel suo stile. Così si limitò ad osservarlo per qualche minuto, annuì
pensosamente e si girò verso il suo interlocutore con un leggero cipiglio.
Ranma si era appoggiato alla ringhiera che divideva il
tetto dal vuoto che lo circondava e stava ammirando la città con un sorriso
nostalgico.
La vista non era niente male, anche Nabiki dovette
ammetterlo, avvicinandosi per guardare meglio. Il sole era basso nel cielo e
stava già tingendosi di rosa pallido. Uno stormo di grossi uccelli, forse
gabbiani, tracciarono un sentiero nel cielo sopra di loro.
Se Nabiki fosse stata un tipo suscettibile, sarebbe caduta
sotto l'incantesimo di Ranma, della sua stranezza, dei suoi umori imprevedibili,
oscuri a volte, in un'atmosfera del genere. Si sentiva attirata verso di lui,
come non le era mai successo prima. Di questo nuovo Ranma avrebbe anche potuto
innamorarsi. Decise di non lasciare che accadesse, per una serie infinita di
ragioni.
Nabiki vide gli occhi di Ranma incupirsi. Sì, voleva
confortarlo, cancellare quell'espressione dal suo volto- anche allontanarlo
dalla ringhiera. non l'aveva mai visto così disperato. Poi si ricordò cosa aveva
fatto per portarla lì e la sua sicurezza tornò di colpo. "Avanti, sputa il
rospo. Non sei Ranma. Chi sei?"
"Non essere stupida," rispose lui con durezza, girandosi a
guardarla accipigliato, mentre la tristezza abbandonava i suoi lineamenti.
"Certo che sono Ranma. E' solo che..."
"Sei una diversa versione di Ranma. Un Ranma che viene da
qualche altra parte?"
Ranma piegò la testa da un lato, mentre rifletteva sulle
sue prossime parole. "In un certo senso. O è così, oppure sono il tuo Ranma e ho
battuto la testa una volta di troppo. Per quel che ne so io, tutto questo è solo
un'illusione." E fece cenno alla città con un ampio gesto del braccio, mentre i
suoi occhi si spostavano su Nabiki e di nuovo sull'orizzonte, facendo sembrare
quel gesto forzato e inutile allo stesso tempo.
Il cipiglio di Nabiki peggiorò quando si rese conto che,
per una volta, Ranma Saotome era serio. "Una grande illusione?"
Ranma annuì. "Sì. C'è sempre la possibilità che io stia
solo sognando. E' tutto così irreale. Potrei spingerti giù dal tetto e
non farebbe grande differenza..."
La giovane Tendo si irrigidì per un secondo, mentre la sua
mente correva. Era su un edificio deserto in compagnia di un invincibile esperto
di arti marziali, il quale la stava informando in tutta calma di stare
diventando pazzo. Come le era venuto in mente di seguirlo? La lusinga di quel
favore gratis? Perchè non aveva notato le occhiaie, la postura stanca, le
pupille dardeggianti?
"Ranma..."
Ranma batté le palpebre come sorpreso, prima di sorridere e
abbaiare una risata senza gioia. "Mi dispiace, Nabiki. Non ti butterei mai giù
dal tetto. E fosse tutto vero? Inoltre non dovrei volerti uccidere neanche in
sogno. Sarebbe... sarebbe spiacevole." Le stava sorridendo adesso, gentilmente,
ma in modo che Nabiki classificava ancora come non-del-tutto-presente. Le sue
parole volevano rassicurarla, ma ebbero l'effetto opposto. Più Ranma blaterava
sull'irrealtà delle cose, più lei si convinceva della sua instabilità mentale.
"Perchè pensi che sia un sogno, Ranma?"
Il ragazzo considerò la questione attentamente. "Non lo so.
Sembra tutto come un ricordo. A volte sognamo ciò che ricordiamo. Ho sognato
tante volte il secondo tentativo di matrimonio fallito, e-"
"Il cosa?"
Ranma fissò Nabiki. "C'è stato il primo tentativo di
matrimonio, poi un altro. Li sogno spesso, soprattutto il secondo. Ma è un
ricordo; il passato. Come questo."
"Questo cosa?"
"Questo," ripeté Ranma, facendo un altro ampio gesto, uno
che comprendeva la città, l'edificio- e Nabiki stessa.
"Aspetta un attimo," cominciò lei. "Vuoi dire che tutto
questo è artificiale- compresa me?Io sono solo un concetto astratto nel
sogno di qualcun altro? Voglio dire, io ho i miei pensieri, sentimenti, anche se
tutti mi chiamano la Regina di Ghiaccio- esistono. Cogito ergo sum, e
tutte quelle cose!" La conversazione stava davvero iniziando a sembrare un
sogno. Pensa, discutere della mia esistenza!
"E se quello che dici è solo espressione della mia memoria
di te?"
Nabiki alzò un sopracciglio, ma era nel suo elemento
discutere razionalmente. "Cioè?Cioè io sono espressione della tua parte logica?"
Sorrise. "Abbiamo già dimostrato che non siamo in sogno, dato che non ne
possiedi una."
"Le battute intelligenti non servono qui, Nabiki," l'ammonì
Ranma. "Per quel che ne so, potrebbe essere il mio subconscio che cerca di
tenermi qui finché non capisco cosa c'è da capire."
La logica di Nabiki si adoperò immediatamente per
contraddirlo. "Ah!Fammi una domanda- una di cui non sai la risposta. Qualcosa-
qualcosa che si possa provare... come... come- quanti anni aveva mia madre
quando è morta."
"Che si possa provare qui?Questo non prova niente, non a
me."
Nabiki grugnì. "Senti, ci sono cose che sono reali, che
possono essere provate solo con la logica, che tu ancora non sai. Ci
scommetterei la vita." Poi deglutì, cercando di scordare i commenti di Ranma
riguardo ai tetti. "Se potessi parlarti di una di quelle cose, sapresti che sono
reale e che questa strada è reale e il tetto è reale... anche se non capisco
perchè tu lo stia mettendo in dubbio..."
Ranma fece un respiro profondo. "Scusa. La sto affrontando nel modo
sbagliato. Avrei dovuto dirti tutto oppure niente, ma ho bisogno di aiuto. E
sono terrorizzato."
Il fatto che lo dicesse di sua spontanea volontà, e a lei, fece sì che Nabiki
abbandonasse le sue dispute intellettuali e tornasse sulla terra. "Credi che
possa essere un sogno perchè è come un ricordo?"
Ranma si girò a guardarla, annuendo. "Io so molte cose su di te. E Akane,
anche, e Kasumi. E Ryoga," continuò, mentre la sua voce assumeva una nota che
Nabiki non riconobbe. "E Kuno." Si grattò la nuca nervosamente. "So più cose di
quello che sapevo ieri, da un certo punto di vista. Molte più cose."
"C'è qualcun altro che vuoi menzionare?" chiese aspramente Nabiki.
"No. Sono queste le persone che conosco meglio," ammise. "So tutto di voi
ragazze. Specialmente te."
"Me?" Nabiki si sentì arrossire leggermente e staccò gli occhi dai suoi.
"Perchè io più che le altre?"
"Akane è via la maggior parte del tempo; Kasumi è sempre impegnata." I suoi
occhi blu incontrarono brevemente quelli di Nabiki, prima si allontanarsi di
nuovo. "Tu mi sei vicina."
"Via?Non capisco," disse Nabiki. In realtà, credeva di cominciare a capire,
ma il pensiero era troppo strano e troppo pazzo...
"Conosco bene anche Kuno," aggiunse Ranma, "Per lo stesso motivo. Sta sempre
in mezzo, che tu lo voglia o no."
Nabiki annuì. "Vero."
"Ma più vero con l'andare del tempo."
"Più vero?" Ripetè Nabiki lentamente. "Cosa mi stai dicendo, Ranma? Che tu
sai cosa accadrà?Che prevedi il futuro?" E scosse la testa, in un gesto di
divertita derisione. "Bene, allora. Dimmi su chi scommettere nelle corse e ti
renderò milionario."
Ranma si rabbuiò. "Non è così, Nabiki. Io non prevedo il futuro,
niente del genere. Ho visto la mia vita. Solo... solo la mia."
Nabiki sollevò un sopracciglio, mentre la sua mente viaggiava in cerca di
qualcosa da dire. Ma per la prima volta nella sua vita, era vuota; o meglio,
troppo piena per estrarne qualcosa di coerente. E' pazzo. No, non pazzo, si
comporta in modo strano, ecco tutto. Cosa può aver causato una tale illusione?E
se non è un'illusione? Ammettendo che non lo sia, che diavolo sta succedendo?
La ragazza deglutì quando incontrò i suoi occhi blu scuro. Stava aspettando,
aspettando la sua risposta. Non si aspetta che io risolva la
situazione, vero?
Conosceva un modo sicuro per metterlo alla prova. Le persone possono creare
dei mondi nella loro testa solo fino a un certo punto. Se gli avesse fatto
domande abbastanza specifiche, avrebbe potuto convincerlo che realtà stava
proprio davanti ai suoi occhi.
"Allora, come sta mio padre nel futuro. Ranma?Bene, spero?"
"Se n'è andato. Ha detto che avrebbe cercato una cura, ma lo dubito. Voi tre
eravate molto arrabbiate con lui, e anche io."
Nabiki scosse la testa; la risposta era vaga, ma forse la domanda non era
stata abbastanza specifica. "Quando è scappato, allora?"
"Proprio dopo il secondo matrimonio fallito, naturalmente," rispose Ranma con
aria sognante, lo sguardo distante e anche un po' amaro. "Proprio quando avevamo
più bisogno di lui."
"Come l'ha presa tuo padre quando ha scoperto di dover badare alla
casa?"
"Papà?" grugnì Ranma, tornando con lo sguardo su Nabiki, "Tu hai
dovuto badare alla casa. Pensi che tuo padre avrebbe permesso al mio una cosa
del genere?Avrebbe venduto la verginità di Akane, il dojo e forse speso tutti i
tuoi risparmi per abbuffarsi di sake. Stai scherzando, spero."
Anche se Nabiki doveva per forza di cose dargli ragione, aveva ancora una
domanda, forse abbastanza specifica da penetrare attraverso questo strano sogno
di Ranma. "Io sono rimasta a capo della famiglia?" chiese dolcemente.
Ranma annuì con aria assente.
"E Kasumi?"
Il ragazzo la fissò per un momento, stupito. "Beh..."
"O anche Akane. Mio padre si sarebbe fidato più di lei che di uno squalo come
me."
Gli occhi di Ranma si addolcirono. "Tu sei più degna di fiducia di quello che
lasci trasparire. Comunque, Kasumi e Akane erano entrambe molto occupate
all'epoca. Kasumi... beh, è ancora il suo segreto, quindi non posso dirti molto
adesso, ma era spesso fuori casa. Akane aveva trovato lavoro in una compagnia
teatrale l'anno prima, e quindi era sempre in viaggio. L'ho vista recitare ne
'La Dodicesima Notte' una volta- ha avuto il ruolo principale e ha sbancato il
botteghino."
Nabiki iniziò a dubitare. Ranma non era un così abile bugiardo. Non lo era.
Lo conosceva, sapeva che non avrebbe mai tentato di imbrogliarla... credeva
davvero a ciò che stava dicendo.
Ed era preciso, fino al nome della commedia in cui sua sorella avrebbe
recitato.
"Che ruolo?" chiese.
"Olivia," rispose lui, accipigliandosi. "Perchè mi fai queste domande,
Nabiki?Stai cercando di calcolare la veridicità degli eventi? Onestamente, non
hai un computer al posto del cervello. Non ci può aiutare."
"Come fai a sapere che non è stato solo un sogno?" domandò Nabiki.
"Ah, eccoci tornati al punto di partenza. Non posso saperlo. Non posso
nemmeno dire che questo non lo è."
Il viso di Nabiki si rilassò. "Oh. Ho un'idea." Sorrise lietamente a Ranma e
gli sferrò un pugno nello stomaco.
Il ragazzo abbandonò l'espressione pensierosa per piegarsi in due dal dolore.
Nabiki si avvicinò, divertita, e gli posò con cautela una mano sulla spalla.
"Ranma, non volevo colpirti così forte..."
Dopo qualche secondo, si rese conto che gli strani versi strangolati non
erano altro che risatine incontrollabili.
"Perchè... non... ci ho... pensato prima?" si chiese Ranma. Si rialzò in
piedi, asciugò una lacrima da un occhio e sorrise alla ragazza in un modo che a
lei sembrò molto simile a quello che ricordava. "Grazie, Nabiki."
Lei ricambiò il sorriso. "Nessuno mi aveva mai ringraziata per averlo
colpito." Sbuffò, fingendo esasperazione."Puoi pagarmi dopo. Ma adesso sai che
questo, in ogni caso, non è un sogno. Quanto all'altro... non c'è modo di
saperlo, Ranma. Puoi solo aspettare di vedere se quello che ricordi accadrà
veramente."
Ranma annuì solennemente, ma le sue labbra stavano ancora tremando e si stava
mentalmente rimproverando per la sua imbecillità.
"Forse io potrei notare qualcosa che a te sfugge, Ranma. Perchè non mi
dici tutto quello che sai di questo nuovo mondo?Ukyo, per esempio?"
Ranma arrossì. "Uh, beh... ha ancora il ristorante, se è questo che
intendi."
"Di più, Ranma. Mi servono più informazioni."
Ranma deglutì, completando la trasformazione nel vecchio Ranma, completo di
gocciolina di sudore.
"Eee?"
Ranma sospirò. "Okay, okay. Ukyo ed Akane si frequentano. Entrambe negano che
sia una cosa seria, ma dai. Si conoscono da quando erano ragazzine. Quanto tempo
è, sette anni?Non possono fingere di buttarsi in una cosa del genere così alla
leggera. 'Amiche con dei vantaggi' dei miei stivali..."
Nabiki fece del suo meglio per non fissarlo a bocca aperta. "Scusa?" Fece
scrocchiare le dita, una vecchia abitudine che credeva di aver abbandonato alle
medie. "Con 'frequentarsi' intendi...?"
Ranma le fece un grosso sorriso. "Chi pensava che fossi tanto innocente,
Nabiki?Ti prenderò in giro a non finire quando..." Si rattristì
all'improvviso."Se... se tornerò a casa."
"Tu glielo stai permettendo!" Esclamò Nabiki, incredula. "E' tua moglie!"
Ranma la guardò. "Stai parlando al presente, Nabiki. Mi credi?" Sorrise il
suo nuovo sorriso, quello falso. "Che bello. Ma non è mia moglie. Non lo è mai
stata." Alzò una mano in segno di scusa, mentre con l'altra tornava a grattarsi
la nuca. "Scusa. dopo il secondo tentativo fallito di matrimonio, le ho detto
che non era... che non avrebbe funzionato."
"Oh." Le spalle di Nabiki si incurvarono. "Ho sempre pensato che voi due vi
sareste messi insieme, prima o poi. Mi... mi dispiace." Sospirò. La depressione
di Ranma stava iniziando ad avere effetto su di lei. "E' una lunga storia, eh,
Ranma?"
Il ragazzo annuì. "Akane l'ha presa abbastanza bene. Ha detto che in fondo lo
sapeva e poi le cose si sono calmate tra di noi. La tensione romantica è morta."
Per un lungo momento, Nabiki assorbì la notizia. "Mi dispiace, Ranma."
Un'altro sorrisetto fece la sua comparsa sul viso di Ranma. "Non serve che
continui a dispiacerti per me, Nabiki. Ho avuto una bella vita, fino ad ora.
Anche alcune delle stranezza hanno cominciato a scomparire. E' stato piacevole
questi ultimi due anni, vivere per una volta invece di correre tutto il
tempo. Dovevo saperlo che era troppo bello per durare."
Nabiki sentì di nuovo lo strano impulso di consolarlo, ma non sembrava
demoralizzato o sconvolto, nonostante le sue parole. Aveva ancora quello strano,
piccolo sorriso sulla faccia, come se si fosse goduto quella vita mentre
trascorreva, invece di piangerne la scomparsa. Paradossalmente, le faceva venire
voglia di toccarlo ancora di più. "Allora, come è stata la tua vita? Chi altro è
importante per te e cosa sai di loro?"
"Beh, c'è Ryoga..."
Nabiki sorrise. "Ah, lo sapevo che non siete nemici come volete far credere.
Allora?"
Ranma rimase a corto di fiato. "E'- ecco, è..."
"Morto?" Nabiki poteva immaginare che Ranma volesse baciare un amico,
se l'avesse rivisto dopo aver pensato che fosse morto. Specialmente nella sua
forma femminile- specialmente dopo una botta alla testa.
"Non morto."
"Scomparso?Uh, gravemente ferito?" Nabiki ebbe una visione di Ryoga in stato
vegetativo in una camera di ospedale e rabbrividì.
"Niente di tutto ciò. Sposato."
"Sposato?"
"Sposato."
"Akane ha sposato quello stupido!"
"No." Ranma chiuse gli occhi. "Io."
"Ma hai detto che tu e Akane non vi siete sposati." Ribattè impaziente
Nabiki.
"E' sposato con me," ripetè Ranma, gli occhi ancora chiusi.
"No, invece," disse Nabiki. Si portò una mano sulla bocca. Non era quello che
pensava avrebbe detto.
Con sua grande sorpresa, gli occhi di Ranma incontrarono i suoi ed erano
divertiti. "Un po'... un po' strano, eh?"
Per un attimo, Nabiki restò in silenzio. "Quindi tu... quindi... ?"
Ranma scrollò le spalle. "E' successo. All'inizio non eravamo più nemici.
Poi, per un periodo, eravamo amici. Ho iniziato a notare che mi trattava in modo
diverso quando ero una ragazza. Mi faceva sentire strano. A disagio. Non come
trattava Akane, eh!... non lo so. Era... diverso.
C'è stata quella volta in cui ci stavamo scontrando, e lui mi ha baciata.
L'ho colpito. Mi ha urlato dietro. Io gli ho urlato di rimando. Poi per molto
tempo non ci siamo parlati. Poi torna tre mesi dopo con uno sguardo stranito e
mi dice che dobbiamo parlare. Beh... che dovevo fare? Penso che forse ho
restituito il bacio e quindi, anche se è stato solo per un secondo, la colpa è
anche mia. Abbiamo parlato a lungo, abbiamo ammesso di piacerci e abbiamo
riprovato."
"E dov'era Akane in tutto questo?" chiese Nabiki, ritrovando finalmente la
voce. "La stavi prendendo in giro!Non sei migliore di Kuno!"
Ranma arrossì. "Ho detto ad Akane che non ci saremmo sposati molto tempo
prima."
Il tetto fu silenzioso per un minuto, mentre Nabiki assorbiva anche questo.
Infine, scosse la testa in costernazione. "Quanto è durato tutto ciò?"
"Sei anni," rispose Ranma. "Più o meno."
"Quindi tu 'ricordi' i prossimi sei anni," concluse Nabiki.
"Sì, oppure li ho sognati," aggiunse Ranma, " a causa di una botta sulla
testa..."
Le implicazioni iniziarono a colpire Nabiki una dopo l'altra, ognuna con la
forza di un pugno. Ranma sentiva di aver vissuto quei sei anni. Riusciva
a immaginare cosa si provasse ad essere sposata... felicemente... e poi
svegliarsi e scoprire che tuo marito ti odia? Nel sogno, l'orientamento sessuale
di Ranma aveva oscillato. E ora tornava ad avere quattro fidanzate. Frequentava
ancora il liceo, quando...
"Hai finito l'Università?" Chiese Nabiki.
"Ah ha."
... quando era già laureata!Akane era ancora innamorata di lui.
Solo, poteva anche essere stato tutto un sogno. Un'altra stranezza di Ranma
Saotome. Chi poteva dimostrare che quei sei anni in cui aveva vissuto e amato
non fossero altro che un'allucinazione?
Oppure l'implicazione peggiore: era tutto vero. Che Ranma aveva viaggiato
attraverso il tempo ed era... intrappolato là.
In quel caso... dov'era il Ranma sedicenne?
Probabilmente da qualche parte a prendersela con il suo preoccupato marito.
Poteva essere vero?
"Laurea in scienze motorie." Continuò Ranma con aria assente. Ovviamente il
suo cervello era da tutt'altra parte e la risposta era stata automatica.
"E... e l'accordo?" Mormorò infine Nabiki, cercando disperatamente qualcosa
da dire. "Tra le nostre famiglie?"
L'espressione di Ranma tornò distante e lui fece un profondo respiro. "Forse
è stato egoista da parte nostra deludere tutte le mie fidanzate, ma eravamo
giovani e stupidi. E, inoltre, dopo tutti i modi in cui papà ha piegato l'onore
perchè si adattasse a lui, non volevo avere niente a che fare con la sua
versione: sposare qualcuno che non amavo solo per un buon nome. L'onore non è
sempre giusto, Nabiki, e non è sempre piacevole." I suoi occhi blu incontrarono
i suoi. "No?"
La ragazza si sentì come un coniglio catturato dall'occhio di un falco. Si
chiese quanto ne sapesse Ranma della sua personale battaglia con l'onore; i suoi
tentativi di bilanciare l'integrità con la necessità la stremavano, specialmente
quando provava piacere nel render conto. Ranma aveva ragione; le piacevano
i suoi affari, le sue prese in giro. Quando funzionavano bene, erano come
una poesia, la facevano sentire brillante, intelligente, un passo avanti al
resto del mondo. Forse un passo al di sopra.
Nabiki rovistò nella mente in cerca di qualcosa di pertinente da dire.
Qualcosa che lui avrebbe voluto sentirsi dire, per fargli dimenticare quei
pensieri sconvolgenti. "C'è un'altra possibilità che non hai considerato.
Potresti aver sviluppato una sorta di telepatia o precognizione a seguito del
colpo alla testa."
"Tu credi?"
Nabiki, che si era aspettata di dover spiegare i due termini, fu presa di
sorpresa. "Potrebbe essere."
"Quindi giuri sul tuo onore che non dirai una parola di tutto questo?" chiese
Ranma.
Di nuovo quella parola. Ma il suo onore significava ancora qualcosa
per lei, anche se per Ranma non era lo stesso. Ma in effetti, Ranma non aveva
mai tirato in ballo il suo onore personale nel fatto di dover sposare sua
sorella. Sia lui che Akane continuavano a dire che erano stati i rispettivi
genitori a fidanzarli. Forse Genma aveva trascinato il nome della famiglia nel
fango così spesso che Ranma non contava tanto sul suo valore.
Nabiki sospirò.
"Sei hai ragione in tutta questa storia, mi hai coinvolta troppo perchè possa
tradirti," rispose, "e tu lo sai. Immagino che hai scoperto molte cose su di me
nel tuo presunto futuro?"
Ranma scrollò le spalle. "Sì... incluso quello che hai fatto ad Halloween lo
scorso anno..."
Tutto il colore sparì dal volto di Nabiki. "Ranma... è stato prima che tu
arrivassi a Nerima!Te l'ho detto io, eh?" lo fissò. "Era il tuo asso nella
manica!Brutto idiota- volevi ricattarmi!"
"Tutto è lecito negli affari," ribatté Ranma con un sorriso.
Nabiki deglutì a vuoto. "Allora è vero. Qualcosa deve essere vero. Perchè non
c'è altro modo in cui avresti potuto scoprirlo..."
"Lo so." Fece un respiro profondo, lo trattenne per un momento mentre nella
sua mente si formava una domanda. "Credo di aver sempre saputo che questo
è vero e quello è vero e che le due realtà coesistono, in qualche
modo..." Ranma scosse la testa. "Ho viaggiato da là a qua. Ma non capisco. Non
stavo facendo niente di speciale, stavo solo pulendo la vecchia camera di Akane
perchè doveva tornare in città. Mi sono addormentata e... mi sono risvegliata
qua."
"Ecco perchè ti comporti in modo così diverso," disse Nabiki, nel tono più
gentile che fosse mai riuscita ad avere.
"Sì, ma non sono bravo a fingere. Anche Akane mi ha detto che davo
l'impressione di essere falso."
"L'ha capito?Prova solo a stare zitto più spesso. La gente penserà che sei
depresso, ma è meglio che scoprire tutto, no?"
Ranma annuì scontrosamente. "Assolutamente sì. Posso solo immaginare la
reazione di un Ryoga adolescente a tutto questo."
Nabiki fece un profondo respiro. "Già. Probabilmente ti ucciderebbe."
"O se ne andrebbe via per sempre."
Nabiki si accigliò; riusciva già a vedere una leggera aura di depressione
attorno al ragazzo. "Ranma..."
Ranma si guardò e sorrise. "Ops." Chiuse gli occhi e si concentrò, lasciando
che il suo viso tornasse sereno. "Meglio?"
Nabiki non ne era sicura, ma l'aura era scomparsa.
Dopo che Ranma ebbe riportato Nabiki nella sua stanza, si
appollaiò sul tetto della palestra; non al suo solito posto, ma era meglio così.
Se nessuno fosse andato a cercarlo lassù, non lo avrebbe sentito imprecare sotto
i baffi in modi molto fantasiosi.
Si fidava di Nabiki. Dopotutto la conosceva da sette anni,
un terzo della sua vita su questo pianeta, ed era sempre stata buona con lui- o
almeno, una volta che era riuscito a guadagnarsi la sua fiducia.
Solo che adesso non era completamente sicuro di potersi
fidare di questa Nabiki. Non era riuscito ad arrivare alla parte peggiore della
storia.
La verità era che il ricordo del futuro lo stava
abbandonando, pezzo per pezzo. Mentre raccontava a Nabiki il modo graduale in
cui lui e Ryoga si erano avvicinati, era certo, assolutamente certo, che
era tutto vero. Ma dopo aver finito di parlare, lo aveva preso il dubbio di aver
detto una grossa bugia. Gli sembrava che si fossero avvicinati ad una velocità
quasi snervante o che l'affetto fosse sempre stato lì, pronto a sbocciare.
Questo lo preoccupava, gli faceva pensare di stare perdendo presa sulla realtà.
Era depresso quando si era innamorato di Ryoga, a parte il
fatto che era perfettamente felice. Aveva baciato Ryoga per prima, ma Ryoga
aveva baciato per primo lei. Aveva detto ad Akane con dolcezza che non l'avrebbe
sposata; le aveva detto che la odiava e che avrebbe preferito non averla mai
incontrata. Aveva comprato un libro sui paradossi temporali, solo... perchè
l'aveva comprato? Perchè se n'era interessato se tutto quello non era ancora
successo?
Gli occhi di Ranma si spalancarono. "Non... ancora...
successo. E' vero. All'inizio il futuro non era così confuso. Ma ora... ora
io... sono stato gentile con Akane e Ryoga. Ho detto tutto a Nabiki e Cologne.
Ho fatto casini con Kuno." Sospirò, lasciando che l'aria lasciasse le sue labbra
in un fischio basso. "Capisco. Non riuscirò mai a comportarmi come il vecchio
me. Le cose cambieranno. E poi, saranno sempre diverse per me- saranno il mio
passato. Il che significa che le ricorderò." Scosse la testa costernato. "Ma
cosa è cosa?Qual'è il mio nuovo futuro e qual è il futuro originale?"
Per quanto Ranma si concentrasse, i dettagli della sua vita
con Ryoga scomparivano a tratti e a tratti tornavano, come la musica da una
radiolina rotta.
NOTE:
Puff, puff!Che capitolo lungo! Allora, il mistero inizia a
trasparire, finalmente!Che ne pensate? Cosa avrà mai fatto Nabiki ad Halloween?E
Ranma avrà ragione riguardo ai paradossi temporali?
Per scoprirlo non perdete il prossimo capitolo 'A wedding &
a visitor' in cui... no, non ve lo dico! ;)
Ranma lanciò a Ryoga uno sguardo che non prometteva nulla di buono. "Cosa
diavolo...?"
"Oh, Ranma, questo è il mio capo, Kenjiro Sanoguchi."
Ranma sbirciò da sopra la sua spalla, valutando la situazione. "Il tuo capo?"
chiese esitante.
"Ah ha."
Dopo essersi tolta il grembiule che aveva usato per preparare la cena, Ranma
si inchinò rispettosamente. "Piacere di conoscerla." Rivolse all'uomo il suo
famoso sorriso da cucciolo. Aveva preso la sua decisione: se doveva recitare la
parte della moglie di Ryoga, l'avrebbe fatto bene.
"Il piacere è mio." Rispose Sanoguchi-san, facendole cenno di evitare le
formalità. Diede di gomito a Ryoga. "Ehi, Hibiki-kun, non mi avevi mai detto di
avere una moglie così bella!"
Ranma si irrigidì, ma il sorriso dolce rimase ostinatamente al suo posto.
"Uhm..." Ryoga si passò la mano sul collo. "Ehm... lascia che ti presenti mia
figlia, Sachiko." Prese in braccio la bambina dal seggiolino.
Sachiko era evidentemente molto felice di rivedere il papà e iniziò a fare
dei versetti allegri.
"E' identica a sua madre," commentò l'uomo, con un sorriso per la bambina.
"Dov'è il bagno?Ho bisogno di rinfrescarmi un po' dopo una giornata difficile
come questa."
Ranma si rese conto che entrambi gli uomini la stavano fissando,
l'espressione di Sanoguchi-san educatamente inquisitoria, quella di Ryoga più
somigliante ad una supplica.
"Oh!" esclamò di nuovo Ranma. Maledizione, sto iniziando a sembrare
Kasumi. "Ryoga, puoi dare un'occhiata ai fornelli?Torno subito. E' da questa
parte," disse poi, rivolta all'uomo più anziano, facendogli strada su per le
scale. Nel momento in cui Sanoguchi-san arrivò sano e salvo nel bagno, Ranma si
precipitò come un fulmine al piano di sotto. "Che cosa pensi di fare?!" domandò
bruscamente a Ryoga, abbassando la voce a poco più di un sussurro.
"Mi dispiace, Ranma. Lo so che non è un buon momento, ma mi ha praticamente
seguito a casa. Non potevo rifiutare senza essere maleducato!"
"Bastava dire 'questo non è un buon momento'!Avrebbe capito." Ribattè Ranma.
"Tu non lo conosci. Ogni venerdì va a cena da uno dei suoi dipendenti, se
avessi detto di no..." Scosse la testa. "Avrei detto addio alla promozione."
Ranma aprì la bocca per rispondere, quando notò che Sachiko li guardava con
due occhioni grandi e l'espressione solenne.
"Oh... crede che stiamo litigando." Ranma la prese in braccio. "Non sono
arrabbiata, tesoro. E' tutto apposto."
Ryoga sorrise. "Wow, Ranma," bisbigliò, osservando il modo in cui la moglie
riuscì immediatamente a calmare la bambina e a farla sorridere.
"Ho anche ricordato quanti mesi ha, mentre ero con Nabiki," rispose Ranma, a
voce altrettanto bassa. "Ma nient'altro, quindi deve essere una specie di
istinto."
"E' meraviglioso!" Ryoga si avvicinò alla padella. "Spero che ce ne sia
abbastanza per tutti e tre."
"Mangerò qualcosa dopo cena," propose Ranma, facendo una smorfia simpatica
alla bambina, che rise e batté le mani.
"No, è colpa mia. L'ho portato senza neanche chiamare."
Ranma gli lanciò un'occhiataccia. "Ho detto che lo faccio io. Se dobbiamo
sembrare normali, tu devi mangiare più di me. Inoltre, Sachiko non è facile da
accudire, ma tu hai lavorato più di me oggi..." Ranma si zittì. "Perchè mi
guardi così?"
"Perchè sei così gentile con me?" Ryoga si morse le labbra. "Non doveva
suonare in questo modo..."
Ranma scrollò le spalle, sollevando la bambina per evitare di guardarlo in
faccia. "A un certo punto, oggi, ho capito che Sachiko è nostra figlia- mia e
tua. E questo significa..." Scosse la testa, costernata. "Significa che ti ho
amato davvero a un certo punto, anche se non me ne ricordo." Sospirò pesantemente, parlando
francamente con lui per la prima da quando era arrivata in quello strano
universo che era la sua vita. "Non mi hai costretta, anche se... anche se sarebbe
stato più facile per me accettarlo. Qualcuno ti avrebbe fermato. Io ti avrei
fermato. E se avessi usato un filtro d'amore Akane o Nabiki l'avrebbero
scoperto." Abbassò gli occhi, sentendo le lacrime pizzicarle gli occhi. Era
tutto vero, tutto quello che le aveva detto Akane- ed era doloroso, vista
l'intensità del suo iniziale rifiuto.
Ryoga le sorrise, non rendendosi conto del suo disagio. "E' vero. Se la tua
famiglia avesse avuto una qualsiasi scusa, anche piccola, per non farci sposare,
l'avrebbe usata."
Ranma sorrise tra sé e fu sorpresa di essere arrivata al punto di trovarlo
divertente. "Ma visto che non hanno trovato niente, non hanno potuto protestare
e possono ancora dire di essere la mia famiglia."
Ryoga cercò di intercettare il suo sguardo, preoccupato. "Qualcosa del
genere..."
Ranma annuì. "Da quello che ricordo, ho sempre dovuto sottostare al loro
giudizio, oltre che al mio. Quindi non posso... " trattare male mio marito,
terminò, mentalmente. Non è così che si devono comportare le mogli. A
Ranma non andava giù l'idea di essere la moglie di qualcuno, ma dato che ci era
costretta, voleva essere la migliore- ovviamente. Ma non era pronta ad ammettere
qualsiasi cosa che avesse anche remotamente a che fare con la parola con la 'm'.
"Non voglio metterti fretta," rispose Ryoga. "Anche se non sai quanto mi
renderebbe felice. Mi... mi manchi. Mi manca lei." Fece una risatina.
"Che confusione. Diciamo solo che mi manca la mia vecchia vita."
"Già." Ranma diede un bacio a Sachiko. "Tu sei la prova, eh, Sa-chan?La prova
di cui ho bisogno." Alzò gli occhi su Ryoga. "E' tua figlia, vero?"
Ryoga fece un verso simile a quando uno si sta strozzando. "Ranma!"
"Ehi, è una domanda legittima per uno nella mia situazione."
L'espressione scioccata di Ryoga si mutò in un ghigno. "E' proprio carina,
eh?Diventerà identica a te da grande; non mi somiglia molto. Eccetto per due
cosette."
Ranma la osservò più attentamente. "Non mi pare."
Ryoga riprese in braccio la figlia e le fece aprire la bocca. "Guarda."
Ranma spalancò gli occhi. "Ha i tuoi canini!"
Ryoga sorrise, mostrando i suoi. "Visto?" Le lanciò un'occhiata. "Sei
bellissima, tra l'altro. Dove hai preso questa camicia?"
Ranma fece un passo indietro. "Adesso non esagerare."
"Afferrato."
La ragazza fu di nuovo sorpresa dall'atteggiamento scherzoso del marito nei
suoi confronti. Sospirò. Era ovvio che erano stati felici insieme. Era
quasi triste che non potesse ricordarsene. Tornò ad occuparsi della cena, per
nascondere la sua confusione.
"Ahhh, molto meglio!" Sanoguchi-san apparve sulla soglia della cucina. "Tra
quanto è pronto?"
Ranma trattenne il fiato. Si era completamente dimenticata dell'uomo. "Un
quarto d'ora," rispose poi. "P-perchè non fate una partita a shogi del
frattempo?"
"Sì, mi pare un'ottima idea," annunciò Sanoguchi. "Dicono che sono un buon
giocatore."
Ryoga alzò gli occhi al cielo, facendo in modo che lo vedesse solo Ranma, la
quale sorrise e gli fece l'occhiolino. Vedi di perdere, dissero le sua
labbra, senza emettere suono.
Poi, la ragazza prese la carne dal frigo e si mise all'opera, cercando di
imitare lo stile di Kasumi. Chiuse gli occhi e ricreò un'immagine mentale della
giovane Tendo. Uhm, di solito metteva una specie di centrotavola, anche se si
trattava solo di fiorellini di campo. Uscì dalla porta sul retro in cerca di
qualcosa di adatto.
Il giardino dei Tendo, rifletté. E adesso è nostro?Come è
successo?Perchè Nabiki o Kasumi non sono rimaste qua?Come mai sono io a dirigere
la palestra? Trovò dei rami di mandorlo in boccio e ne tagliò alcuni.
Quando chiamò gli uomini per cena, cercò di imitare anche il tono di voce di
Kasumi.
"Sembra ottimo, Ranma," si complimentò Ryoga, sedendosi di fronte alla
moglie. Sanoguchi-san si accomodò proprio accanto a Ranma, che si sforzò di non
allontanarsi. Improvvisamente, ricordò qualcos'altro che Kasumi faceva con gli
ospiti e iniziò a servirgli il riso. Poi, fece lo stesso con suo marito e infine
mise qualcosa nel suo piatto, aspettando che Sanoguchi avesse ingoiato il suo
primo boccone prima di mangiare a sua volta.
Ryoga la stava osservando divertito, ma il suo capo annuì in approvazione.
"Tua moglie è un vero tesoro, Ryoga," lo informò. "Cerca di non perderla."
"Oh, sicuro." Rispose Ryoga velocemente. "Ranma, ho messo la bambina nella
culla," aggiunse. "Non aveva fame e quindi..."
"E se si sveglia stanotte?"
"Non è più successo dalla settimana scorsa. Forse sarà un po' affamata
domattina, ma starà bene."
Ranma annuì. "Ok. E' tutto nuovo per me, lo sai."
"La prima figlia, eh?" Chiese Sanoguchi. "Ricordo la mia. La povera
Noriko-chan si strappava i capelli per la disperazione."
Ryoga rise. "Sì, Sachiko sta iniziando adesso ad avere degli orari per
magiare e dormire. Fino a un mese fa si addormentava alle otto, si risvegliava
all'una e poi di nuovo alle quattro. Ranma è stata fantastica, però, sempre di
buon umore." Le offrì un sorriso, poi si riscosse.
Si è ricordato che io non ricordo. "Infatti," tagliò corto Ranma.
"E' buonissimo," aggiunse Ryoga, accennando al suo piatto, cercando di
rimediare al momento d'imbarazzo.
"Manca un po' di sale," commentò Sanoguchi-san. Nonostante questo, stava
spazzolando via tutto ad una velocità incredibile.
Lui e Ryoga iniziarono a chiacchierare di lavoro, qualcosa riguardo a dei
contratti cui Ranma non era interessata. Apparentemente, se non ci fossero state
modifiche nei contratti, gli operai avrebbero scioperato. Qualcosa del genere.
In pochissimo tempo, il piatto di Sanoguchi era vuoto, ma quando Ryoga fece
cenno di servirgli altro cibo scosse la testa. "Grazie, sono pieno. Cosa c'è per
dolce?"
Ranma cercò di ricordare cosa aveva comprato. "Uhm, gelato."
L'uomo grugnì soddisfatto e porse il piatto vuoto a Ranma.
"Oh. Ne vuole ancora?"
"No, sono pieno," rispose.
Ranma fissò il piatto. Cosa vuole che ci faccia?
Al piano di sopra, Sachiko iniziò a piangere. "La piccola si è svegliata,
dopotutto." osservò. "Torno subito." Si alzò, ancora con il piatto in mano e lo
lasciò in cucina, prima di salire le scale.
Sachiko stava ancora piagnucolando. "Ehi, shh..." Ranma la prese in braccio.
"Lo sapevo che era troppo presto per la nanna."
La bambina si stava calmando ora che era riuscita a portare la mamma in
camera sua. "Wababaaaaaa!" esclamò con impeto.
"Capisco," rispose Ranma. "Pappa?Cena?Papà è uno stupido*?Sì!Sì che lo è!"
*in giapponese è 'Baka'.
La bambina rise. "Baka! esclamò.
Ranma la fissò, scioccata. "Hai detto quello che penso?"
"Ok, abbiamo imparato il termine." Portò la bambina al piano di sotto. "Chi è questa
bimba così brava?"
Ryoga sorrise. "Cosa è successo?Ha imparato una nuova parola?" chiese.
"Dai, Sa-chan. Dillo ancora!" la esortò Ranma.
Sachiko alzò gli occhi sul papà e rimase in silenzio.
"Oh!" Esclamò Ranma, delusa. Voleva divertirsi un po'. Si riscosse. Sembrava
Kasumi, di nuovo. "Ha detto qualcosa sopra. Va beh."
"Sono certo che lo dirà ancora quando si sentirà pronta," intervenne
Sanoguchi-san. "E allora non riuscirete più a farla stare zitta!Le ragazze sono
così."
"Baka," pronunciò solennemente Sachiko.
L'espressione di Ryoga era sbalordita, proprio come sperava Ranma.
"Baka!" ripetè la bambina, prendendoci gusto.
"Forse è stata troppo tempo insieme alla zia Akane," affermò Ranma. "Ok,
andiamo a mangiare. Con la mela grattugiata in bocca le sarà più difficile
parlare."
Ryoga la seguì in cucina. "Io servo il gelato," disse a bassa voce. "Il dolce
è meno formale, non può lamentarsi."
Dopo cena, i due uomini tornarono alla loro partita di shogi, cosa di cui
Ranma fu grata. "Noi ragazze non gli piacciamo molto, eh, tesoro?"
"Baka!" confermò Sachiko, cercando di afferrare i fiori sul tavolo.
"No, Sa-chan. Ma se mangi tutta la mela, ti do un poco di gelato. Che ne
pensi?"
Sachiko, che sembrava aver capito il significato di Baka, oltre che il suono,
non lo ripetè a sua madre. Si limitò a sorridere, mettendo in mostra i piccoli
canini appuntiti alla Ryoga.
"Bene."
Sanoguchi-san scelse quel momento per tornare in cucina. "Mi dispiace
lasciarvi così presto, ma Noriko-chan mi sta aspettando."
"Oh, che peccato!" intonò Ranma, sgranando gli occhioni azzurri. "Vero,
Sa-chan?"
“Baka!”
"Che carina," rispose l'uomo, dandole un colpetto affettuoso sulla testa, "ma
lo sarà ancora di più quando imparerà una nuova parola."
Sachiko, che fino a quel momento non aveva staccato gli occhi dai fiori, vide
qualcosa di altrettanto morbido e, ridacchiando contenta, afferrò il
parrucchino di Sanoguchi.
"Sa-chan, no!" La sgridò Ranma, tirando via con decisone la mano della figlia
dal parrucchino di Sanoguchi, il quale iniziò a lacrimare. Ranma restituì i
capelli al proprietario con un mezzo inchino. "Sono mortificata!"
Sanoguchi-san era rosso in faccia, ma riuscì a rimanere calmo, guadagnando un
punto agli occhi di Ranma. "Non fa niente, Hibiki-chan. E' un tesoro, non si
rende ancora bene conto." Reclamò indietro il suo parrucchino e la sua dignità.
"Grazie per la serata e per la cena." disse, aprendo la porta.
"Di niente. Torni a trovarci!" Gli gridò dietro Ranma. "Quando agli asini
cresceranno le ali," aggiunse dopo aver chiuso completamente la porta.
Ryoga si accasciò su di una sedia accanto a lei, con la testa fra le mani.
"Oh, Ryoga, non prenderla così male," cercò di consolarlo Ranma. "Mi... mi
scuserò se ti fa piacere."
Ryoga la guardò con le lacrime agli occhi e scoppiò in una risata isterica.
Ranma lo esaminò dubbiosamente alla luce della cucina. "Tu... tu lo trovi
divertente?" Chissà perchè si era aspettata il suo tipico scatto di rabbia, o
almeno che scoppiasse a piangere e iniziasse a blaterare qualcosa sul fatto che
la sua vita era un inferno e che era tutta colpa sua.
"Oh, lo trovo esilarante," rispose Ryoga, alzandosi. Riprese la bambina dalle
braccia di Ranma. "Chi è la mia piccolina?" scherzò, lanciandola in aria. "Chi
è?" Dopo un po', Sachiko stava ridendo di nuovo.
"Sei una vera combinaguai per essere così piccola," le disse Ranma.
Sachiko sbadigliò.
"Hai sonno,eh?" notò Ryoga. "Adesso che ci hai scombussolati tutti è ora di
andare a letto, vero?"
Ranma alzò lo sguardo dal viso di Sachiko per notare che lei e Ryoga erano
pericolosamente vicini. Per un attimo, i loro occhi si incontrarono; poi Ranma
si allontanò, sentendosi triste e imbarazzata.
"Ti devo un favore per aver tenuto testa a quel pazzo del mio capo," sospirò
infine Ryoga.
"Decisamente," rispose Ranma, mentre entrambi salivano le scale. Guardò Ryoga
che si muoveva più lentamente possibile per non svegliare Sachiko, che nel
frattempo gli si era addormentata in braccio.
"Cosa vuoi in cambio?" le chiese lui.
Ranma arrossì, ricordandosi all'improvviso che aveva lasciato il libro del
Kama Sutra sul suo letto. Oh, no. "Non voglio niente da te," mormorò
bruscamente, aprendo la porta della cameretta di Sachiko.
"Stai calma, Ranma. Ti toccherei subito, se mi dicessi che è quello che vuoi,
ma..." Posò con cautela Sachiko nella culla, riuscendo a non destarla.
Ranma guardò lui e la bambina ed annuì. "Sì, lo so, ma... mi rendi
nervoso..."
Ryoga richiuse la porta dietro di loro, senza fare rumore e i due tornarono
al piano di sotto. "Perchè?"
"Non lo so. Mi ricordo un po' di Sachiko. Forse ho paura di ricordarmi di
te."
"E allora?"
"E allora perderei tutto ciò che mi rende Ranma," rispose in tono duro.
"Perderei me stesso."
Ryoga le fece cenno di sedersi in salotto. "Non lo perderesti, Ranma. Non
puoi."
Quando lei scosse la testa, scoraggiata, lui sospirò. "Vorrei che ci fosse un
modo per mostrartelo..." sgranò gli occhi. "Aspetta, posso mostrartelo!"
Si inginocchiò davanti alla tv. "Abbiamo delle cassette qui. Uhm, eccolo!Il
matrimonio."
Ranma trattenne il fiato quando Ryoga mise la cassetta nel videoregistratore
e la raggiunse sul divanetto.
"Ok... adesso inizia."
Ranma sentì la propria voce venire dalla televisione, anche se lo schermo era
ancora nero. "E' acceso?Penso di sì." Una bellissima ragazza coi capelli rossi,
uguale a Ranma, salutò con la mano verso la telecamera, che stava mettendo a
fuoco. "Ciao a tutti!" disse.
La vera Ranma realizzò che la ragazza nella televisione era davvero identica
al suo 'io' attuale. Non mi sono alzata per niente.
"E' il giorno del mio matrimonio!" aggiunse allegramente la ragazza. "Riuscite
a crederci?"
La voce di Nabiki risuonò da fuori campo. "No."
Ranma si guardò indietro nervosamente. "Eh he. Vero. Nessuno riesce a
crederci. Nemmeno io. O comunque, pensavo che avrei sposato una ragazza."
"Sta zitta, Ranma!" Sembrava la voce di Akane.
"Sì. Comunque... è perchè mi ha fatto battere la testa, il bastardo..."
Vari oggetti furono gettati da fuori il campo visivo contro la ragazza, che
li evitò con movimenti esperti. "Oh, va bene. In realtà è perchè ha usato un
filtro d'amore..."
Akane apparve dietro la rossa e la colpì con qualcosa di simile a un bouquet.
"Ahi!Ok, ok. E' solo che... lo amo... tutto qui." Arrossì e si guardò i piedi.
"Non è sufficiente?So che saremo felici insieme. Ne sono sicura al cento per
cento..." Si interruppe. "Uffi, non riesco mai a dire la cosa giusta!" Uscì
agitata dal campo visivo.
Ryoga si rivolse alla Ranma sul divano. "Non so perchè non ci ho pensato
prima. Forse ti farà tornare alla mente qualcosa."
Ranma annuì, sconvolta dalla ragazza con i capelli rossi che aveva il suo
aspetto, che parlava e... si comportava esattamente come lei. Aveva pensato che
qualcosa dovesse essere cambiato nel suo modo di pensare, di muoversi, di
essere, ma la ragazza sullo schermo non dava segno di essere altro che Ranma
Saotome.
"Perchè?" Stava chiedendo la Ranma in tv. "In che senso 'perchè'?"
Qualcuno non in vista rifece la domanda. Qualunque fosse, la voce era troppo
bassa perchè si sentisse.
Ranma si fermò a riflettere. "Uhm. Beh, uh... è... è l'unico che mi tiene
testa nelle arti marziali... è gentile... e, uh... molto carino. E affidabile,
una volta che gli hai fornito un navigatore satellitare."
Ci furono delle risate.
"E... profuma di buono, e mi stringe forte. E bacia bene." Sorrise,
ricordando questa particolare abilità.
La Ranma presente si girò a guardare Ryoga speculativamente, prima di
rendersene conto e tornare a fissare lo schermo.
"Spero non si limiti a questo!" scherzò Nabiki.
La telecamera si spense e ci fu un momento buio. Quando fu riaccesa, Ranma
stava dando gli ultimi ritocchi al suo vestito da sposa. "E' l'abito più strano
che abbia mai messo.", annunciò. Spostò gli occhi sulla telecamera. "Non è mica
acceso quell'affare?"
Akane apparve affianco a Ranma. "Ti... ti sta molto bene." La sua voce
esprimeva emozioni contrastanti.
"Grazie, Akane." Rispose Ranma. "Tu sarai ancora più bella un giorno."
Akane la ringraziò e uscì di scena troppo velocemente perchè sembrasse
naturale.
Ranma si chiese come dovesse sentirsi Akane in quella situazione e decise che
la ragazza si stava comportando molto meglio di quanto avesse pensato possibile.
Però, riflettè, erano passati due anni e Akane sembrava già diversa. Era più
alta e più muscolosa. A diciotto anni, Akane era il prototipo della donna
atletica. Ma doveva essere cambiata anche in modi che non era possibile vedere
per riuscire a mantenere la calma tanto bene.
In quel momento Nodoka fece il suo ingresso nel camerino, con le lacrime agli
occhi e l'aria orgogliosa. Stava porgendo alla figlia una collana e una tiara.
"Sono bellissime," disse Ranma, indossando la collana. Erano finemente lavorate
in un materiale argenteo, che rendeva i suoi capelli ancora più luminosi. "Non
dovevi."
"Sì, dovevo." rispose Nodoka, sistemandole la tiara sopra il velo. "Ho fatto
fondere la spada di famiglia."
Gli occhi della ragazza luccicarono. "Mamma!" esclamò e corse ad
abbracciarla.
"Su, su, tesoro, non voglio rovinare il trucco," disse Nodoka, ma continuò a
tenere le braccia attorno alla figlia. "Non li perdere."
Ranma scosse la testa con veemenza.
"E' ora, Ranma," annunciò Kasumi.
"Oh... ok." La sposa prese i fiori che Akane le stava porgendo, tremando
visibilmente. Nodoka la baciò sulla guancia, le sussurrò qualcosa all'orecchio e
uscì di scena.
"Dimmi la verità, Nabiki," sospirò Ranma appena Nodoka ebbe lasciato la
stanza. "Sembro stupida con tutto questo metallo?"
Nabiki la osservò con occhio critico. "Hai un'aria medioevale. Direi proprio
che 'stupida' non è il termine adatto."
"Non verrà..." aggiunse la futura sposa, con voce triste.
"Senza offesa, Ranma, ma che ti aspettavi?" Le domandò Nabiki, dando gli
ultimi ritocchi al trucco della ragazza.
"Di chi stanno parlando?" bisbigliò la Ranma attuale.
"Shh." Rispose Ryoga.
"Aspettate!Sono qui, sono qui!"
Ranma fissò incredula un Genma in giacca e cravatta fare il suo ingresso
sullo schermo. "Uh, scusate, il traffico..."
La Ranma in abito bianco lo fissò la sua volta. "Papà?" chiese, con voce
tremula.
L'uomo annuì con aria imbarazzata. "Già. Pronta?"
"Sei qui!"
"Così sembra." la guardò un po' meglio. "Hai un aspetto... medioevale."
"Così dicono." Ranma gli porse il braccio. "Facciamolo."
La telecamera si spense di nuovo per spostarsi in una nuova scena. Adesso
Ranma e Ryoga (nel salotto) assistevano al matrimonio dalla navata di una
piccola chiesa. Ranma riconobbe tra gli invitati Shampoo, Cologne, Ukyo, le
sorelle Tendo (tranne Nabiki), e due persone che ricordava vagamente come i
genitori di Ryoga. Nodoka sorrideva a sua figlia con gli occhi pieni di lacrime
e un fazzoletto in una mano tremante.
Il vero Ryoga spinse il tasto 'pausa' sul registratore. "Ricordi niente?"
"No," rispose Ranma, un po' scossa. Era molto più che strano vedere se stessa
fare cose che non ricordava di aver fatto.
Ryoga spostò il dito sul tasto 'play'.
La telecamera fece un primo piano di Ranma e Ryoga, entrambi emozionati, ma
non esattamente nervosi. La sposa stava rivolgendo a Ryoga un piccolo, segreto
ed impensabile sorrisetto sexy. Anche il ragazzo stava sorridendo ed era molto
pallido, ad eccezione delle guance, che stavano per prendere fuoco. Anche se non
indossava l'onnipresente bandana, il fazzoletto nel taschino le somigliava
molto. I due avevano optato per la più semplice delle cerimonie e finì tutto
relativamente presto.
Ranma si sforzò di tenere gli occhi aperti quando Ryoga alzò il velo della
sua gemella nel video, posandolo delicatamente sulla tiara di sua madre.
Avvicinò il viso a quello di lei e Ranma alzò la testa. Per un momento, la
tensione scomparve completamente dai loro volti, persi l'uno nell'altro, mentre
le braccia forti di Ryoga si stringevano attorno a lei. Poi si separarono,
lentamente, e riaprirono gli occhi quasi con rammarico, come se nessuno dei due
volesse ricordarsi che avevano un pubblico.
L'intera chiese scoppiò in un applauso. Ranma sentì qualcuno che li
festeggiava con più veemenza degli altri, ma non riuscì a riconoscere la voce.
Poco dopo, la scena cambiò di nuovo, questa volta al ricevimento, dove gli
sposi si stavano godendo il loro primo ballo. Che noia, pensò Ranma. Il
lento più interessante da vedere fu quello tra lei e suo padre. Le labbra della
sposa non smisero mai di muoversi, mentre Genma si limitava ad occasionali
commenti. Peccato che la telecamera fosse troppo lontana, quella era una
conversazione che Ranma avrebbe davvero voluto sentire.
La telecamera si concentrò su Ryoga, che aveva allentato la cravatta e tolto
la giacca. "Perchè?" domandò. "E' una domanda difficile. Voglio dire, perchè ti
piace il cioccolato?"
Nabiki ridacchiò. Sembrava un po' brilla. "Ti sto solo chiedendo di elencarmi
i suoi lati positivi. Non può essere così difficile."
Ryoga arrossì e sorrise. "No... infatti. Oh... allora..."
"Certo che ce ne hai messo di tempo..." commentò la Ranma presente.
Ryoga scosse la testa e sorrise. "Non vedi che ero più di là che di qua?"
"E' la migliore nelle arti marziali," disse come prima cosa il novello sposo.
"Sentito?" intonò Ryoga, dando una pacca sulla spalla alla Ranma che sedeva
accanto a lui sul divano. "Abbiamo detto la stessa cosa."
"Uh... è molto bella. Non ci va mai piano con me, sempre una sfida. E'
carina, specialmente quando fa del suo meglio per sembrare un macho. Tiene molto
all'onore, non mente mai di proposito." Il Ryoga sullo schermò si interruppe,
grattandosi il mento. "Una volta, ha tenuto un mio segreto più a lungo di quanto
avesse dovuto- a causa dell'onore."
"Ma voi due non siete sempre andati d'accordo..." buttò lì Nabiki.
Ryoga scosse la testa. "Ranma è sempre stata gentile con me... anche quando
non me ne rendevo conto... e l'ho amata da prima ancora di rendermene conto."
Ryoga interruppe il video. "Ooh, beh!Non mi ricordavo di avere detto
questo. Dovevo essere del tutto ubriaco."
Ranma ebbe un improvviso e sconcertante pensiero. "Volevi dire quello che
penso volessi dire?"
Ryoga scosse subito la testa, cogliendo le implicazioni. "Non ho mai sentito
niente per te fino a dopo che hai battuto la testa nello stagno, lo giuro."
rispose. "Forse mi stavo riferendo a quando hai finto di essere la mia
fidanzata."
"O all'episodio con l'esca magica," gli ricordò Ranma.
"Quella volta eri tu ad essere innamorata di me," protestò
Ryoga, "Non il contrario."
"Comunque non riesco a non pensarci. Hai davvero tentato di uccidermi!"
"Forse stavo 'protestando un po' troppo 'energicamente''?" Fece Ryoga, ripetendo le
sue parole.
"Ah ha."
"Dai, Ranma, pensaci. Mettiti nei miei panni. Se una bellissima ragazza si
buttasse ai tuoi piedi..."
"Già, non saresti stato un ragazzo adolescente se non ti avessi turbato
almeno un po'," ammise Ranma. Alzò le braccia dietro la testa e assunse una posa
sexy. "Anzi, non avresti avuto un corpo se non fossi stato eccitato da
questo!"
"Ah ha," la prese in giro Ryoga. "Non riuscivo a toglierti le mani di dosso."
Ranma sorrise, cogliendo l'umorismo insito nell'episodio per la prima volta.
"Certo. Avresti dovuto vedere la tua faccia. Eri spaventato da morire..."
"Forse avevo paura che, se fossi riuscita a raggiungermi, sarei stato in guai
seri."
Ranma rabbrividì teatralmente. "Lasciamo perdere. Mi da ancora i brividi
pensare che volevi usare quella stupida cosa su qualcuno."
"Non credevo che avrebbe funzionato," protestò Ryoga. "Inoltre, non è questo
che fa venire i brividi a me."
"Che cosa?" domandò Ranma, tornando a mettersi comoda sul divano. "Il fatto
che alla fine ti sei innamorato lo stesso di me?"
"No," rispose lui, "il fatto che c'erano almeno un'altra dozzina di
canne da pesca nel negozio dove ho comprato la mia."
"Ok, questo sì che mi terrà sveglio la notte."
"Non sto scherzando."
Ranma rise. "Suona familiare?'Oh, Ryoga!" sussurrò in tono adorante. "Se
muoio, ti renderà felice?'"
"Smettila, Ranma!" borbottò Ryoga. "Mi dai i brividi!"
"'Fai presto...!" lo pregò drammaticamente e cadde dal divano a peso morto.
"Ranma...?" Ryoga si inginocchiò accanto a lei. "Ranma?"
La ragazza lo prese per il colletto con un sorriso maniacale. "Bwaah ha ha!"
fece, tirandolo giù e colpendolo con un calcio.
"Smettila!"
"Se no?" rispose, mettendosi a cavalcioni su di lui.
"Ranma, mi voglio alzare."
"No."
Ryoga si agitò. "Muoviti!"
"Altrimenti?" ripeté lei.
"Bene, ma te la sei cercata." le afferrò i polsi e invertì le posizioni, in
modo che lui stesse sopra di lei. Poi, il sorriso sparì lentamente dal suo viso.
"Che c'è?" chiese Ranma, con occhi innocenti.
Lui scosse la testa, chiudendo gli occhi come se non volesse guardarla.
"Cosa!" ripeté Ranma.
Ryoga riaprì lentamente gli occhi, abbassando la testa a guardarla. Sembrò
esaminare ogni suo lineamento, diviso tra la curiosità e un qualche misterioso
dolore.
"R-Ryoga?" balbettò la ragazza. "Ti ho... ti sei fatto male?"
In quel momento la porta del salotto si aprì, lasciando entrare le sorelle
Tendo.
Note: Lo so cosa state pensando, sono imperdonabile!Non posso promettere
che aggiornerò più velocemente da ora in poi, però state sicuri che la finisco!
Nabiki ebbe bisogno di cinque, dieci minuti di respiri profondi e riflessione
prima di poter scendere al piano di sotto come se non fosse successo niente tra
lei e quel nuovo Ranma. Era una ragazza pettegola di natura, ma adesso, in
qualche modo, avrebbe dovuto tenersi tutto per sé. Non era un'impresa
impossibile, ma di certo non era nemmeno facile.
Quando Nabiki volò, praticamente, in salotto, fu accolta da uno spettacolo
particolare: Ryoga, Akane e Ranma sedevano tutti e tre intorno al tavolo e
nessuno si stava insultando.
"... dove sei stato?" Stava chiedendo Akane.
Ranma scrollò le spalle. "Avevo bisogno di stare da solo."
Nabiki avrebbe voluto schiaffeggiarlo. Questo non è da te, idiota. Se vuoi
mantenere il segreto, devi comportarti come se non fosse successo niente.
"Quello che è," fece Akane, facendo cenno di chiudere lì la questione.
"Allora, uh, A-Akane," balbettò Ryoga. "C'è una... fiera in paese domani..."
Akane sorrise. "Oh, sì!Lo so."
"Stavi p-pensando di andare?"
"Certo!" annunciò Akane. "Ho visto i volantini in giro per settimane, mi
hanno fatto incuriosire!" Gli fece l'occhiolino.
Ryoga arrossì. "A-allora ti sei già organizzata."
Akane sorrise. "Niente di sicuro. Perchè, volevi andare anche tu?"
Nabiki spostò o sguardo su Ranma che, a questo punto, normalmente, avrebbe
dovuto iniziare a protestare. Ora che ci pensava, anche il nuovo Ranma avrebbe
dovuto essere turbato, seppure per un motivo diverso.
Il viso del ragazzo era curiosamente privo di espressione. Nabiki si chiese
se stava ascoltando.
"Oh, sì, se ci vai tu!" rispose entusiasta Ryoga.
"Va bene!" rispose Akane con un sorriso nervoso. "Puoi venire con me e
Ranma!"
Ryoga si afflosciò, Ranma si riscosse, mentre Akane sembrava soltanto
confusa. Nabiki sorrise tra sé. Ranma si era aspettato che sarebbe finita così,
ma non era sicuro: vide le sue spalle rilassarsi. "Sì, P-chan, non c'è problema.
Dopotutto, siamo amici, no?"
Ryoga borbottò qualcosa che suonava sospettosamente come un'imprecazione.
Chissà perchè, a Nabiki il tono di Ranma non sembrava quello di una moglie.
"Vengo anch'io." si intromise, senza pensarci.
Mou, perchè l'ho fatto?Kami-sama sa se mi costerà caro e ci sarà una
spaventoso scontro di arti marziali, solo perchè... hmm, forse potrei farlo
passare per uno spettacolo e far pagare il biglietto!
Il sorriso di Ranma fu una risposta sufficiente. "Sicuro!Forse anche Kasumi
vuole andare!"
Quando Kasumi entrò, portando un piatto pieno di prelibatezze, Soun e Genma
sembrarono comparire dal nulla. Con Ryoga come ospite si stava un po' strettini
intorno al tavolo.
"Allora, Kasumi," iniziò Ranma, abbassando le bacchette sul suo piatto, "noi
andiamo alla fiera domani. Ti va di venire?"
Kasumi lo fissò per un secondo, quasi lasciando la presa sul mestolo che
stava usando per servire la minestra. "I-io?"
Kasumi si servì la propria minestra per ultima, poi sedette. Una strana
espressione le attraversò per un attimo i lineamenti, poi sorrise. "Sì, verrò
volentieri!"
"Fantastico," rispose Ranma. Tornò al suo piatto, in cui non era rimasto
altro che qualche traccia di sugo. Si girò verso suo padre, che si sforzava di
avere un'aria innocente.
"Mi meraviglio di te, ragazzo," intonò Genma. "Un praticante delle arti
marziali deve essere sempre all'erta!"
"Bla, bla, bla..." rispose Ranma, finendo quello che era rimasto della
minestra.
"Come osi insultare i miei metodi di insegnamento?!" esclamò Genma con la
bocca piena di sukiyaki. "Sono stato io a farti diventare quello che sei oggi,
ragazzo!"
Ranma gli sorrise; quasi dolcemente, pensò Nabiki. "Ma sicuro. Un misogino
ossessivo ailurofobo!"
Il cucchiaio di Kasumi cadde sul tavolo.
"Cos'è un misogino?" bisbigliò Akane a Ryoga.
"Cos'è un ailurofobo?" fece Ryoga.
Nabiki continuò a mangiare tranquillamente. "Ranma, non insultare tuo padre,"
intervenne.
L'espressione rabbiosa, severa, di Ranma si sciolse come neve al sole. "Oh...
g-giusto." sussurrò, e tornò al suo cibo.
Dopo cena, Soun e Genma andarono in cerca del dizionario e lo sfogliarono
velocemente.
Kasumi, facendo del suo meglio per ignorare il comportamento dei due uomini,
come al solito, si alzò e si mise a sparecchiare.
"Ah!Ehm, ti aiutiamo noi!" annunciò Ranma, alzandosi a sua volta. Diede di
gomito ad Akane. "Vero?"
Akane si irrigidì, ma si alzò in piedi. "Oh!Uh, certo!"
Lei e Ranma iniziarono a portare i piatti in cucina.
"Non vi preoccupate," protestò Kasumi. "Voi due avete i compiti e tante altre
cose da fare. E poi, è da maleducati lasciare il vostro ospite da s..."
Ryoga entrò in cucina con la zuppiera.
"... solo," finì Kasumi, con un'espressione di incredulità.
"Anche tu avrai di sicuro altre cose da fare," rispose Ranma, " ma se devi
sparecchiare, allora lo faccio anch'io."
Le labbra di Kasumi si piegarono nel sorriso più grande che le avesse mai
visto fare. "Ranma..." le si riempirono gli occhi di lacrime.
"Oh!" mormorò Ranma. "Kasumi... se avessi saputo che ci tenevi tanto,
allora..."
"No... no, non è questo!" esclamò Kasumi. "Scusami. Mi sto comportando da
stupida. Scusatemi..." e sparì su per le scale.
"Cosa è successo?"
Ranma fu sorpreso di vedere Ryoga affianco a lui, che lo guardava
preoccupato.
"Non l'hai fatta piangere, vero, Ranma?" domandò Akane.
"Non so cosa ho fatto, o detto," rispose Ranma. "Vado a parlarle. Vi dispiace
continuare da soli?"
Akane scosse la testa, imitata subito dopo da Ryoga.
"Ok, torno subito."
Era sicuro che Kasumi stesse piangendo ancora prima di
aprire la porta. Non aveva bussato e si rese immediatamente conto che invece
avrebbe dovuto, perchè l'espressione addolorata che vide sul volto di Kasumi,
prima che lei si sforzasse di sorridere, gli fece male.
"R-Ranma," lo salutò Kasumi. "Mi dispiace. C'è bisogno di
me in cucina, non sapete dove vanno messe le cose..."
"Sappiamo dove vanno messe le cose. Siediti."
Kasumi tornò a sedersi, sorpresa dal tono autoritario e
forse anche dal fatto che avesse ubbidito.
Ranma sedette accanto a lei sul letto, facendola arrossire
nervosamente. "Ranma... è il mio letto... e..."
Il ragazzo alzò le spalle. "Non voglio farti niente."
Kasumi sussultò. "Non volevo dire questo!Non penserei mai
che tu... ma..." arrossì ancora di più.
"Ti sto rendendo nervosa, eh?" si alzò, sedette di fronte a
lei su una sedia di legno e si guardò intorno. La camera di Kasumi era così
pulita, così ordinata... quasi sterile. Non c'erano peluches sul letto. Un vaso
di fiori freschi sul davanzale era l'unica indicazione che quella non era ancora
la camera degli ospiti che Ranma ricordava dal suo mondo.
Kasumi si asciugò gli occhi, osservando Ranma che osservava
la stanza come se non vi fosse mai stato prima. Ci pensò su un momento,
perplessa. Ci era mai stato?Beh... certo. Per forza. Viveva con loro da quasi un
anno.
"Vuoi iniziare tu o devo farlo io?"
"Come?"
"Non ci si mette a piangere solo perchè qualcuno ti aiuta
con i piatti, Kasumi. Sarò anche stupido, ma questo lo so."
Il fantasma di un sorriso attraversò il viso della ragazza.
"Vero. Ma non credo che ne dovrei parlare; soprattutto con te. E' qualcosa che
solo un'altra donna può capire."
"Forse mia madre, allora?" suggerì Ranma.
"Non credo che una donna così... tradizionalista mi
capirebbe..." mormorò Kasumi, arrossendo di nuovo.
"Ah, si tratta di un ragazzo?" tentò Ranma.
Kasumi divenne ancora più rossa. "Ranma..."
"Va bene, va bene." si alzò. "Ma davvero, a chi vuoi che lo
dica?" Raggiunse la porta.
"Ranma!"
Il ragazzo si fermò con una mano sulla maniglia. "Sì?"
"Io... ho bisogno di dirlo a qualcuno..."
L'espressione di Ranma di addolcì e il ragazzo tornò a
sedersi, guardandola negli occhi con tale intensità che Kasumi arrossì ancora.
"Io so perchè... Tofu-sensei è scomparso..."
Ranma si irrigidì per la sorpresa, che però fu subito
sostituita da qualcosa che Kasumi non riusciva ad interpretare. Sembrava quasi
sollevato. Ma non poteva essere. "Io e lui..." Kasumi chiuse gli occhi. "Sono
così egoista!"
"Non c'è niente di più falso, Kasumi."
"Ho solo pensato che avrebbe iniziato a comportarsi
normalmente se l'avessi..." sospirò. "Se l'avessi fatto ubriacare..."
"E così hai fatto," continuò per lei Ranma con voce
sommessa, "ma al mattino era lo stesso di sempre?"
Kasumi si irrigidì. "Kami-sama, lo sanno tutti?"
Ranma scosse la testa. "No, certo che no. Quindi adesso sei
una donna sposata, giusto?"
"C'è l'ho scritto in faccia?" si lamentò Kasumi. "Oh,
Ranma, se papà dovesse scoprirlo..."
"Hai già chiesto il divorzio?"
"Divorzio?" Kasumi si mise dritta. "E' scomparso; non mi ha
lasciato nessun foglio."
Ranma sorrise. "Non ce l'hai scritto in faccia, Kasumi. Non
ho mai conosciuto nessuno capace di tenere un segreto come te. E' solo l'effetto
collaterale della mia botta in testa."
"Effetto collaterale?Vuoi dire che sei diventato
telepatico?"
Ranma scrollò nervosamente le spalle. "Non proprio. Volevo
solo accertarmi di non essere pazzo, per questo ho chiesto." le offrì un sorriso
confuso. "Comunque, sembra che avessi ragione, quindi... mi dispiace per te e
Tofu. E' uno stupido codardo... so che ti ama, ma non è proprio capace di fare
qualcosa a proposito. Non preoccuparti, Kasumi. Sei giovane, troverai qualcun
altro."
Kasumi ci pensò per un momento. "Grazie, Ranma. Fa sembrare
il mio problema leggermente... meno grave."
"Di niente."
Kasumi si alzò in piedi. "Cielo, non mi sento più tanto depressa!"
Ranma rise forte. "Felice di esserti d'aiuto."
Kasumi gli diede un colpetto sulla testa. "Sei un tesoro." gli passò le mani
tra i capelli, ora corti.
"Kasumi?"
"Sono tutti in disordine." fece lei. "Non dirmi che te li sei tagliati da
solo?"
Ranma scrollò le spalle. "Avevo voglia di cambiare," mentì, imitando
inconsciamente la sua fidanzata.
Kasumi scosse la testa. "Non va bene così. Prendo le forbici."
Al piano di sotto Akane e Ryoga stavo finendo di lavare i
piatti. Il ragazzo non riusciva a credere alla sua fortuna. Erano soltanto lui e
Akane- e Ranma li aveva lasciati da soli per fare qualcosa di altruistico.
Sembrava un sogno.
Senza menzionare il fatto che Ranma era stato molto più
gentile, ultimamente, e non solo con lui. Più che strano. Ma chi era lui per
protestare contro un avvenimento che aveva portato lui e la sua amata tanto
vicini?
Lavare i piatti insieme... Ryoga sorrise. E' come
se fossimo... sposati!
Ranma allontanò Akane prendendola per la vita. "Va bene
così, Akane, hai fatto abbastanza!"
Akane mise il il broncio, ma Ryoga si rese conto che era
solo per fare scena. E perchè Ranma continuava a toccarla tutto il
tempo?!
"Se proprio insisti," stava dicendo la ragazza. "E' tipico
tuo arrivare quando il grosso del lavoro è stato fatto."
Ranma accennò alle scale. "Avevo qualcosa di più importante
da fare, ti pare?"
Akane alzò gli occhi al cielo. "Se io devo capire quando
tu scherzi, dovresti fare lo stesso con me!"
Ranma la guardò storto. "Oh, non rovinarmi tutto il
divertimento!" prese il piatto dalle mani di Ryoga e lo asciugò.
Ryoga, che lo stava porgendo ad Akane, si rabbuiò.
Akane si appoggiò al banco da cucina e li guardò lavorare.
"Allora, dove ci incontriamo per la fiera?"
Ryoga batté le palpebre. Non ci aveva pensato. Non aveva
idea di come fare. Forse poteva chiedere ad Akane di accompagnarlo da Ukyo e
dormire là? E poi Ukyo avrebbe potuto portarlo alla fiera?
Aspetta. Non sarebbe sembrato un doppio appuntamento?E se
Akane avesse pensato che lui e Ukyo... Scosse la testa. Ci voleva un'altra idea.
"Ryoga, che te ne pare?" chiese Akane.
"Eh?"
Ranma lo spinse. "Sei sveglio?"
Ryoga si rese conto che aveva smesso di lavare i piatti e
tornò a strofinare industriosamente. "Uhm... che me ne pare di cosa?"
Akane lo fissò. "Non stavi ascoltando?Ho detto che potremmo
andare alla fiera subito dopo cena. Tipo alle sette e mezza?"
Ryoga annuì. "Vedrò di farcela," promise.
"Oh!" esclamò Akane. "Giusto!Mi dimentico sempre del tuo
piccolo problema."
"Akane, non essere scortese," la rimproverò Ranma. "Non
farglielo pesare ancora di più."
Akane sbuffò. "Stavo cercando di essere gentile!E
poi volevo chiedere a Ryoga di restare a dormire qui."
Ranma scosse la testa. "No. Non può restare."
"Non sta a te decidere," gli ricordò Akane. "Nel caso
l'avessi dimenticato, questa è casa mia, non tua."
Ranma se ne uscì con una risatina. "Come no, hai ragione."
"Non trattare Akane in questo modo!" ringhiò Ryoga,
tirandogli un pugno sul braccio.
"Insomma, vivo qua da, quanto?Un anno e mezzo?"
Akane lo guardò con un leggero cipiglio. "Non esagerare. E'
meno di un anno."
"Oh... sì, giusto," rispose Ranma, concentrandosi.
"Comunque, quand'è che diventa anche casa mia?"
Ryoga si sentiva un terzo incomodo. Sembrava una
discussione seria, anche se non si stavano insultando.
Ma Akane si era fermata a riflettere sulle parole di Ranma.
"Beh, sì, forse hai ragione," ammise. "Insomma, tu vivi qui."
"Quindi posso restare qua stanotte o no?" grugnì Ryoga.
"Sì!" rispose Akane.
"No!" esclamò Ranma nello stesso istante.
"Non capisco perchè la fai tanto difficile!" protestò
Akane. "Se sei suo amico, dovresti capire meglio degli altri che se lo cacci non
farà in tempo a tornare per la fiera!Non ci può fare niente!"
"Quello che capisco è che può benissimo cavarsela da solo!"
ribatté Ranma. "Non è un bambino che ha bisogno di essere accudito, Akane!E' un
uomo, un ragazzo, e non ha bisogno del tuo aiuto!"
La situazione stava precipitando in una categoria che Ryoga
poteva definire solo 'strana'. Ranma e Akane avevano già litigato per colpa sua,
ma questa volta sembrava diverso. E poi, oltre a 'Ranma, non trattare Akane in
questo modo', non sapeva cosa dire. Soprattutto considerando il fatto che Ranma
lo stava definendo 'capace di badare a se stesso'. Cosa che nessuno aveva mai
detto di lui. Sapeva di essere considerato stupido o incapace o almeno
distratto, per la sua abitudine a perdersi in continuazione.
"Se aiuti qualcuno, non gli sottrai niente!"
Ranma si bloccò. "Cos'hai detto?"
"Solo perchè aiuto Ryoga non vuol dire che abbia una
considerazione più bassa di lui. E' mio amico e se tu non fossi così
stupidamente geloso, lo capiresti!"
Ryoga voleva i pop-corn. Si stava facendo interessante.
"Non è di te che mi preoccupo!" disse infine Ranma,
ma con meno convinzione di prima.
"Che stai insinuando?" chiese Ryoga, trovando finalmente il
modo di inserirsi nella conversazione. "Pensi che io... senza permesso!"
"Ho solo due parole per te. Esca. Dell'amore."
"CONTINUERAI A RICORDARMELO PER SEMPRE!" gridò Ryoga a
pieni polmoni.
"Niente affatto," rispose Ranma, calmandosi. "E' stata una
cosa stupida da fare. Solo a pensarci..."
Akane ricordò l'incidente e rabbrividì. "Non penserai mica
che Ryoga voglia provarci con te, Ranma!"
I due ragazzi si irrigidirono.
"Cosa ne sai tu?" chiese Ranma.
"Cosa hai visto?" domandò in contemporanea Ryoga.
Akane sembrava confusa. "Beh... tutto." rispose, pensando
che si stessero riferendo a quando li aveva visti nella tenda di Ryoga.
"Tutto..." ripeté Ryoga, sentendosi come se il mondo gli
stesse cadendo addosso. Akane li aveva visti baciarsi! (v. secondo cap. n.d.t)
"Calmo, ragazzo, non ha visto niente," ribatté Ranma,
riprendendosi.
"No, davvero," mormorò Akane. "Ti eri tolto la maglia e
tutto."
Questo fece tornare un briciolo di speranza in Ryoga.
"Aspetta un attimo. Cosa?"
"Koi. Rod," ripeté Ranma.
Si diverte a mettermi in imbarazzo! realizzò Ryoga.
"Oh, giusto, quel grooosso malinteso."
"Giuuusto," lo imitò Akane. "Comunque... di cosa stavamo
parlando?"
"Ooh, può restare. Per quanto me ne importa," decise Ranma.
"Allora perchè hai fatto tanto storie?!" chiese Ryoga.
Ranma alzò le spalle. "Non fa niente. Devo finire i
compiti. Divertitevi voi due." se ne andò nella camera che divideva con Genma e
sbatté la porta.
"Ranma," sospirò Akane.
Ryoga borbottò tra sé "Che cosa gli prende!" si rivolse ad
Akane. "Aspetta qui. Ho sopportato abbastanza!"
"Ryoga, è solo-" iniziò Akane, seguendolo. "Sto
parlando con te!"
Ma Ryoga aveva già trascinato Ranma fuori dalla camera
tirandolo per il colletto. "Smettila di fare lo stupido e battiti!"
Intorno ad Akane iniziò a formarsi un'aura rossa. "Ho detto
di smetterla!Non ascoltate mai!"
Ryoga che aveva già alzato il pugno per colpire l'altro
ragazzo si immobilizzò. Aveva appena promesso ad Akane di non battersi
seriamente con lui!
In quel momento si rese conto che Ranma aveva chiuso gli
occhi e teneva una mano alzata per bloccare il pugno che sapeva sarebbe
arrivato.
Nel cervello di Ryoga partì una reazione a catena. Ranma
non aveva intenzione di combatterlo?Avrebbe semplicemente ricevuto i colpi senza
reagire?Cosa poteva significare?Inconsciamente, il suo braccio iniziò ad
abbassarsi. Cosa gli stava succedendo?Credeva di meritarsi il pugno?Era questo?
Aveva visto Ranma comportarsi così quando Akane cacciava il suo mattarello e...
Abbassò il braccio completamente. Quando Akane lo
colpisce. Akane. Non io.
Uno degli occhi di Ranma si riaprì leggermente per vedere
il viso perplesso di Ryoga. Il colpo che si era aspettato, per qualche ragione,
tardava ad arrivare. Fissò Ryoga, chiedendosi il perchè dell'attesa. Il suo
sguardo lasciava trapelare tristezza, più che rabbia.
Ryoga restò senza fiato perchè in quel momento, quando gli
occhi di Ranma avevano incontrato i suoi, non vi aveva visto odio- non più. Né
testardaggine, né orgoglio, né sfida, né rabbia. Aveva incontrato i suoi con una
intensità e una tristezza che conosceva bene, per averla sperimentata di
persona- ma c'era di più, una profondità che non riusciva ad interpretare.
Ryoga lasciò la presa sulla maglia di Ranma e il ragazzo
scivolò a terra.
Ryoga iniziò ad allontanarsi. Non sapeva cosa aveva visto
negli occhi di Ranma- ma una cosa era certa. Quegli occhi lo conoscevano,
lo capivano in un modo che era... era impossibile per Ranma.
E, peggio ancora, lo perdonavano.
Ranma, che ti sta succedendo?!
Akane lo raggiunse. "Grazie!So che non posso impedirvi di
combattere per sempre, ma, perfavore, cercate di ricordare la promessa, ok?Solo
allenamento per un po'. Va bene?"
Ryoga aveva udito appena le sue parole, ma annuì. Ranma
tornò nella sua camera senza una parola.
"Cos'è questa storia, ragazzo?"
Ranma si irrigidì. Non aveva notato che il padre era già a
letto. "Che storia?"
Genma alzò gli occhi al cielo. "Tu e quel ragazzo Hibiki. E
quello stupido commento a cena."
Ranma scrollò le spalle. "Non capisco cosa vuoi dire di
Ryoga. Per il commento, che posso dire?E' vero."
"Ranma- io ti ho reso il migliore combattente di arti
marziali della tua generazione. Cosa potevi chiedermi di più?"
Il ragazzo prese il suo materasso e lo srotolò. "Non lo so.
Immagino che tu abbia fatto del tuo meglio. Questo è tutto quello che posso
chiederti."
Genma iniziò a preoccuparsi. "Non puoi dire di essere un
misogino con quattro fidanzate!"
Ranma rise. "Sì, invece. 'La ragazze sono stupide, deboli,
e distraggono dall'arte.'"
"Sì, e allora?"
"E allora io sono una ragazza metà del tempo,"
continuò Ranma. "Vuol dire che divento un idiota quando mi bagno con l'acqua
fredda?"
"Certo che no," rispose Genma. "Che stai dicendo?"
"Sì, ma è questo che penso delle ragazze. Non posso farci
niente. Ed è quello che penso di me quando ne divento una."
Genma restò in silenzio per un attimo. "Sei tu il primo a
dire di essere un uomo in entrambe le forme, Ranma." si grattò il mento. "Di
conseguenza, non sei mai inutile e debole."
"La ragione per cui continuo a ripeterlo è che ho paura,"
disse Ranma, con lo stesso tono di voce piatto. "Perchè sono una ragazza quando
sono una ragazza. Che altro?Quando sono femmina, ho il corpo di ragazza, il
cervello di ragazza, tutto di ragazza."
"Come osi dire una cosa del genere?Oh, il figlio che ho
cresciuto è-"
"Falla finita," ordinò rabbiosamente Ranma. "Te lo sto
dicendo sinceramente. Maledizione, credevo che un vecchio bugiardo come te
l'avrebbe apprezzato." Ranma si tolse la maglia e si infilò nel letto.
"Mi stai dicendo che pensi di essere stupido e
debole perchè io ti ho detto che le ragazze sono stupide e deboli?"
Ranma non rispose.
"Ma tu non sei una ragazza..."
Ranma si girò dall'altro lato.
"Ranma, dì qualcosa!Se mi stai dicendo che sei una ragazza
la metà del tempo, cosa faccio con Nodoka?"
Ranma si girò di nuovo e lo fissò. "Papà. Sono una ragazza
la metà del tempo."
Genma trattenne il fiato, asciugandosi il sudore dalla
fronte. "Ma tutto questo tempo... sempre a parlare della tua virilità..."
"Era una bugia, va bene?Una bugia stupida, considerando le
circostanze." Distolse lo sguardo. "Quando sono una ragazza, sono una ragazza.
Mi piace essere carina, mangiare il gelato, uscire con Akane senza tanta...
tensione..."
Genma scuoteva la testa ad ogni parola.
"... scoprire un altro dei misteri femminili... di cui la
maggior parte dei ragazzi nemmeno conoscono l'esistenza. Andiamo, devi aver
notato che il modo in cui mi comporto da ragazza è diverso. Non sei affatto
l'idiota che vuoi sembrare."
"Non sono cosa?!" chiese Genma, premendosi le mani
sulle orecchie. "Non seeeento..."
"Ok. Bene. Fantastico. E' la... prima volta che parliamo
come padre e figlio e tu non mi ascolti nemmeno!Non so cosa mi aspettavo. Sei
inutile. Del tutto inutile."
"Dove hai imparato ad essere così cattivo?Non te l'ho
insegnato io. Che ti è successo?"
L'espressione di crudele trionfo sul viso di Ranma
scomparve, lasciando il posto alla tristezza. "Sono cresciuto." rispose.
Ryoga si portò la mano alla fronte. "Maledizione."
Questi erano i fatti: era l'una di notte. Aveva un
disperato bisogno del bagno. Non aveva il minimo senso dell'orientamento.
Tirate le conclusioni.
La falce di luna riluceva attraverso la finestra, illuminando
debolmente la casa. Era incredibilmente brillante e bella, ma Ryoga non era
dell'umore di notarlo. Stava facendo del suo meglio per ricordare dove fosse il
bagno, ma non riusciva proprio a raffigurarsi mentalmente una cartina della
casa. Sembrava che le stanze cambiassero continuamente posizione. In primo luogo,
adesso si trovava in cucina, quando avrebbe potuto giurare che fosse al
piano di sopra, accanto alla camera di Akane.
Ryoga trattenne il fiato. In piedi nell'ombra, curva e
piegata sul tavolo, stava proprio lei, Akane. La sua era una posizione che trasmetteva una
profonda tristezza e... stava forse piangendo?
Ranma le ha fatto qualcosa!Quell' idiota! La pagherà per
questo non importa... quanto... Akane ne soffrirà. Oh, se solo capisse che razza
di bastardo è!
La ragazza si era versata un bicchiere d'acqua, evidentemente
per cercare di farsi passare il singhiozzo. Ogni tanto ne beveva un sorso, ma
proprio non riusciva a smettere di piangere. Ryoga non sapeva che fare. Voleva
prenderla tra le braccia, ma aveva paura che Akane pensasse che Ranma avesse
ragione a dire che si approfittava di lei quando era triste.
Prendendo fiato e maledicendosi per la propria codardia, si
sforzò di mettere un piede di fronte all'altro. Le mise una mano sulla spalle la
strinse in un modo che sperava le fosse di conforto.
Ranma si girò, un urlo trattenuto a fior di labbra e una mano sul cuore.
"Cavolo!M-mi hai spaventata..." Rimase in silenzio per un secondo.
"Ripensandoci, il singhiozzo è andato via, quindi forse dovrei ringraziarti."
Ryoga sentì un improvviso groppo alla gola. "R-Ranma?"
"L'unico e solo." Ranma sgranò gli occhi, lasciando che altre lacrime le
scivolassero lungo le guance. "I capelli!Hai pensato che fossi Akane!" Si passò
le mani tra i capelli, ora corti e resi scuri dalla flebile luce della cucina. Il
nuovo taglio faceva sembrare i suoi occhi ancora più grandi, il suo collo può
lungo, sottile e femminile.
Ryoga si rese conto che, nonostante il tono irriverente, aveva una presa
forte, fortissima, sulla sua manica. Non sembrava rendersene conto. O forse se
ne rendeva conto, ma non le importava. "Stai piangendo." disse infine.
Ranma annuì. "Scusa."
"Scusa?"
Lei scrollò le spalle, a disagio. "Non volevo che proprio tu mi vedessi
così."
"Che è successo?Sei ferito?"
Ranma fece una risata, che suonò strana e vuota. "Ferito?Non dove puoi
vedere." Gli tirò la manica, alzando gli occhi nei suoi. "Ryoga..."
"S-si?" La sua espressione lo faceva rabbrividire. Sembrava... una ragazza,
così all'improvviso.
"Puoi..." Scosse la testa. "Oh, al diavolo." Si avvicinò, lo abbracciò e
strinse forte.
Le sue braccia erano delicate ma forti. E profumava di... di cosa profumava?
Era il sapone? Era solo... lei? Ryoga non poteva saperlo, non riusciva nemmeno a
decidere se il suo profumo gli piaceva o se invece lo odiava. La testa di Ranma
gli arrivava appena sotto la spalla. Era così piccola. Tendeva a dimenticarsene,
a causa della sua forza. Erano più o meno sullo stesso livello nelle arti
marziali quando lei era una ragazza.
La sua maglia adesso era bagnata di lacrime. E Ranma stava ancora piangendo.
Forse ancora più forte di prima. Stringeva tra i pugni due lembi della sua maglia e
vi si era aggrappata così forte che avrebbe potuto strapparla. E adesso gli stava
battendo un pugno sul petto, dicendo che lo odiava. Lo disse ancora, e ancora.
La dovette stringere solo per controllarla.
Poi, così com'era iniziato, il pianto finì. La sentì tremare, sentì che
qualcosa stava montando dentro di lei e quando aprì la bocca, improvvisamente
consapevole, Ryoga le nascose il viso sul proprio petto e lei urlò. Un grido di
disperazione, pura e primitiva, anche se attutito dai suoi vestiti. Lo sentì
echeggiare dentro di sé, vibrare nel suo cuore.
Oddio, pensò, tornando a pensare. Si rese conto che anche lui tremava.
Tremava in tutto il corpo. Erano scivolati sul pavimento e Ranma si stava
calmando. Il suo respiro si stava facendo più regolare.
Ryoga si accorse, così come si era accorto di averla baciata, che stava
abbracciando una Ranma-ragazza mezza nuda sul pavimento.
Per qualche motivo, stavolta non aveva molta importanza chi lei fosse, a
parte il fatto che non aveva mai visto Ranma turbata a tal punto.
Adesso stava cercando di riprendere a respirare: inspirare, espirare.
Inspirare, espirare. Calmandosi. Tornando se stessa.
Ryoga si chiese cosa ne sarebbe stato di lui una volta che il rituale fosse
giunto al termine.
Ranma sollevò la testa. "Mi manchi così tanto," sospirò, con la voce
spezzata. "Non... non voglio perderti... Ryoga..."
"Io ti... manco?"
Lei annuì e si asciugò gli occhi con la manica del pigiama. "Scusami. E'
incredibile che non ti sia trasformato in P-chan." Si alzò in piedi, trascinandolo con sé.
"Ho sonno." Finì il suo bicchiere d'acqua e lo passò sotto il getto del
lavandino, come se non fosse successo niente.
Ryoga si irrigidì. "Questo è tutto?"
Ranma si girò a guardarlo. "Perchè, che altro ti aspettavi?"
"Niente!" Ryoga si sforzò di esaminare la cosa razionalmente. A dirla tutta,
non era mai stato così lontano dall'essere fisicamente attratto da Ranma
come quando lei stava gridando sul suo petto. Era... turbato. Specialmente dal
modo disinvolto in cui si stava comportando adesso.
La ragazza asciugò il bicchiere e lo ripose nella credenza. "'Notte." Sparì
nella camera che divideva con Genma e sbatté la porta.
"Io... io devo essere impazzito." Disse Ryoga, a voce alta.
Note: Finalmente un nuovo capitolo (beh, mezzo capitolo...)!
Prima di iniziare, vorrei rispondere alle recensioni. Chi non è interessato,
passi pure alla lettura...
Arkady: Grazie!Mi piace molto tradurre, quindi lo faccio volentieri.
Hai ragione, chiunque sarebbe scappato a gambe levate!Ma in fondo anche nel
manga originale ne succedono di cose strane (vedi ragazzo-maiale, uomo-panda
ecc. ;) ). Una curiosità: il tuo nick viene per caso dai libri di Asimov?
Kuno84: Per prima cosa, vorrei ringraziarti, sia per la recensione
approfondita, sia per 'la canna da pesca dell'amore' (non ho letto di quell'episodio
in italiano e non sapevo proprio come tradurre!). Io, però, non sono l'autrice e
non posso risponderti su tutti i punti, quindi ho tradotto la recensione in
inglese e sto aspettando una risposta da Kirinin. Spero di pubblicarla
insieme alla seconda parte di questo capitolo. A proposito, credo che troverai
interessanti le battute di Akane (se sopravviverai al resto del capitolo, certo.
Mi sembra di aver capito che non sei interessato alla parte 'romantica'.),
perchè, secondo me, rispondono in parte alle tue perplessità sulla Ukyo/Akane.
Ecco la mia interpretazione (che potrebbe non essere quella dell'autrice),
basata sul fatto che nelle sue parole c'è più amarezza che cattiveria : Akane
ama davvero Ranma e crede che il sentimento sia ricambiato; poi, all'improvviso,
scopre che lui non solo non la ama, ma vuole sposarsi con un uomo; è così delusa
dal mondo degli uomini che se ne distacca completamente e inizia a sentire
attrazione per quello 'esclusivamente' femminile. Ti assicuro che l'ho visto
succedere. Io lo trovo assurdo, ma ogni persona è diversa e reagisce in modo
diverso alle situazioni, non ci si può fare niente. Quanto ai paradossi
temporali, la parte più interessante deve ancora venire (in fondo, i Ranma e
Ryoga del futuro ancora non hanno la minima idea di cosa sia successo
veramente). Perchè ho voluto tradurre questa storia?Perchè mi piace ^^! Mi
piacciono i personaggi e soprattutto mi piace la trama. Adesso magari ancora non
sembra, ma l'autrice ha dovuto scrivere un capitolo extra apposta per spiegare
tutto l'intreccio temporale. Mi affascinano queste cose. Come la giratempo in
Harry Potter, io e mia sorella ci litighiamo ogni volta. Lei dice che esiste una
'linea del tempo' e quindi quello che succede, succede una volta e basta; io
sostengo la 'spirale del tempo' o i 'cerchi che si sovrappongono' del tempo...
Ok, sto iniziando a divagare ;) Se hai altre domande, 'chiedi e ti sarà detto'!
Rikku16: Sei sempre gentile!Mi spiace di averti fatto aspettare tanto,
cercherò di essere più veloce!
Moira78:E' vero, spesso i personaggi non sono IC, ma molti hanno la
scusante di essere più maturi. In fondo sono passati sei anni... Grazie!
Ryoga balzò immediatamente in piedi e si trascinò dietro anche Ranma. La
ragazza sentì un improvviso giramento di testa per il cambio di posizione e la
scosse per liberarsene.
"Uh, io e Ranma stavamo solo... giocando." fece Ryoga, esitante.
"E' esattamente quello che avevamo paura di interrompere," rispose Nabiki con
un sorriso malizioso.
"Oh, Ranma, sul pavimento?" disapprovò Akane. "Insomma."
Ranma arrossì. "No, noi non stavamo..." sospirò rassegnata, vedendo che le
ragazze Tendo continuavano a ad avere un'espressione dubbiosa. "Voglio dire, dai. Sul
serio!" Non sembrò avere nessun effetto.
"In ogni caso, questa è una serata tra ragazze, Ryoga, quindi sciò!"
ordinò Nabiki.
"Oh, giusto. Sono stanco, credo che andrò a dormire..." rispose lui con uno
sbadiglio. Si avvicinò a Ranma per darle un bacio sulla guancia, ma si fermò
prima di toccarla. "Uh... 'notte, Ranma."
"Notte, Ryoga," mormorò lei, a disagio. Sono un idiota. Perchè l'ho
stuzzicato a quel modo? "Uh... aspetta!Ti accompagno."
Fecero insieme le due rampe di scale fino alla vecchia camera di Soun.
"Meglio che non dorma qui con te," sospirò Ryoga, tenendo la voce bassa, sia per
non svegliare Sachiko, sia per non permettere alle sorelle Tendo si sentire.
"Non ho intenzione di dormire con te," rispose lei, con tono di voce
altrettanto basso. Meglio non svegliare la bambina.
"Voglio dire che mi sento in colpa. E' la stanza del Maestro. Non voglio
costringerti a dormire nella stanza degli ospiti o in quella di Akane. Non
intendevo..." scosse la testa e Ranma si rese conto di aver assunto
un'espressione incredula. Strinse le labbra. Marito. Lui è tuo marito!
Le venne in mente che Ryoga era andato a dormire nella stanza di Kasumi, la
sera prima."Non preoccuparti. Non è un problema per me. Potrei benissimo
dormire sul pavimento."
"E' una questione di principio."
"Senti, ti sto dicendo di non preoccuparti."
Ryoga sospirò "Va bene." Entrò nella stanza e i suoi occhi si posarono sulla
copia del Kama Sutra che Ranma aveva lasciato sul letto. "Cos'è, una specie di
allusione?"
Ranma arrossì, afferrò il libro e lo buttò via.
"Ranma... stavo solo scherzando. Hai presente?Uno scherzo. Qualcosa da non
prendere seriamente." Un angolo della bocca di Ryoga si sollevò, ma la fronte
era corrugata. "Cerca di rilassarti, va bene?"
La ragazza aprì la bocca per rispondere a tono, ma cambiò idea. "E se io
dovessi iniziare a ricordare e... e pensare a te... in quel senso?" Parlava a
voce bassa, borbottando, come se in realtà non volesse che lui la sentisse.
"Di solito per le persone innamorate non è un problema, Ranma. Specialmente
se il sentimento è ricambiato." rispose Ryoga con un sorriso un po' beffardo.
Ranma incrociò le braccia, come a sfidare il pensiero ad avvicinarsi. "E'
proprio di questo che è paura. E' come se stessi cadendo in una strana,
elaborata, trappola. Insomma, quando avevo sedici anni mi succedeva in
continuazione. E se tutto questo non fosse reale?Se tu non fossi davvero mio
marito?Se stessi sognando, o fossi vittima di un incantesimo? Arrendermi... per
Sachiko e per la ragazza del video... forse ne varrebbe la pena. Ma se invece
dovessi rinunciare a tutto e poi scoprissi di aver ucciso Ranma Saotome per
un'illusione?"
"Ucciso?Ranma... non lo pensi davvero?"
"Beh, che cos'altro dovrei pensare?" chiese lei, guardandolo negli occhi.
"Eccoti qui, mio... sei mio marito!Io sono tua moglie e... il fatto di aver
avuto una bambina significa... significa che..." arrossì e si allontanò
bruscamente. "Oh, lo sai cosa vuol dire!"
"Sei così innocente, Ranma. Non lo avrei mai immaginato, tempo fa..."
"'Tempo fa'!" ripetè Ranma. "Per te, è 'tempo fa', ma per me è l'altro ieri!
Prima non facciamo che combattere tutto il tempo- poi siamo sposati e tu
desideri che le cose tornino normali. Normali!Come se io avessi mai saputo cosa
significa! Come se io sapessi qualcosa su cosa significa essere donna-
figuriamoci moglie!Ancora peggio madre!Sono preoccupata, Ryoga." Ranma sembrò
diventare ancora più piccola. "No- ho paura. Ho paura. Per avere tutto questo,
per avere te, a cosa devo rinunciare?"
"Non lo so," rispose Ryoga con dolcezza, facendola sedere sul letto. "Io ho
dovuto rinunciare a delle cose per stare con te."
"Ai tuoi riflessi lenti?"
Ryoga fece una smorfia e abbassò la testa da un lato.
Ranma seguì il movimento con gli occhi. "Scusa. Scusa, non volevo. A cosa hai
rinunciato?"
"Ad Akane, per prima cosa," rispose lui con un sorriso. "All' odio e alla
paura. Alla mia famiglia, in un certo senso. A volte si comportano come se non
mi conoscessero più. Specie da quando ho imparato a controllare il mio senso
dell'orientamento."
"Perchè?Non dovrebbero esserne felici?"
Ryoga scosse la testa con amarezza. "Sono l'unico in famiglia che può farlo,
loro non sono capaci di controllare il chi come me."
"Allora è attraverso il tuo chi che lo controlli..." Ranma ci pensò su.
"Direi che ha senso."
Ryoga si distese, appoggiandosi sulle braccia. "Stai cercando di cambiare
argomento?"
"Dipende. Funziona?"
"Sei senza speranze."
Si scambiarono un sorriso e Ranma sentì una stretta di nervosismo allo
stomaco. "Allora, uh... funziona?"
"E' come uno strappo... uhm... non so spiegarmi. Nella realtà?E' così che mi
perdo in primo luogo. Il mio chi è alimentato dalla tristezza, quindi ogni volta
che mi sentivo particolarmente depresso creavo questo strappo nella realtà e ci
finivo dentro per ritrovarmi chissà dove. A volte solo nella città vicina, a
volte a un continente di distanza."
"E come l'hai aggiustato?"
"Ho solo imparato a controllare questi 'strappi'. Posso crearli quando voglio
e decidere dove portano. Ho molto più controllo sul mio chi adesso che sei anni
fa- ma ci sono voluti anni di pratica. I miei familiari non sono pronti ad
affrontare l'allenamento fisico e mentale necessario. Continuano a pensare che
ci sia un modo più semplice."
"Sì. Allora quando hai imparato?"
"Ranma..."
"Maledizione, Ryoga, non so proprio come parlare di... dell'altra cosa!Non ci
capisco niente di questa roba!Specialmente con te... Che dovrei dire?Io... io
non ti amo. Non riesco nemmeno a pensarlo!Ma ci penso... per... per come ti
comporti e per com'è felice e amata nostra figlia e perchè Akane si comporta
come se andasse tutto bene, quando dovrebbe farmi a pezzi!Io... io..."
Ryoga aprì le braccia e l'abbracciò. Per un momento, Ranma ebbe paura che si
fosse mossa, sarebbe stato per avvicinarsi di più.
Se le sue braccia erano state accoglienti il giorno prima, oggi lo erano
ancora di più. Si rilassò e respirò ancora il suo profumo, questa volta
permettendosi di goderne. Lo sentì rilassarsi, ogni muscolo distendersi.
Qualcosa nel suo corpo sembrò sciogliersi o espandersi e sospirò, accoccolandosi
meglio tra le braccia di Ryoga, nascondendovi inconsciamente il viso. Si sentiva
bene, ma ancora non sapeva cosa significasse. Non si può dire 'amore' per una
cosa del genere, no?
Ryoga parlò nei suoi capelli, sussurrando, ma con voce intensa. "Vorrei che
non credessi di dover rinunciare a te stessa per stare con me. Non lo pensavi
prima. E solo qualche minuto fa, di sotto, ho dimenticato, solo per un attimo,
che tu non ricordi..." Si interruppe e Ranma sentì il suo corpo tendersi
nuovamente intorno a lei. "Tu... ti comportavi come te stessa, ma anche come se
mi amassi. E'... è così che fai. Dio, fa male vedere il tuo rifiuto." Poteva
essere la sua immaginazione, ma Ranma sentì la sua voce sforzarsi, come se qualcosa
gli impedisse di parlare. "Perchè so che non lo fai intenzionalmente, Ranma."
"Mi dispiace, Ryoga." riuscì a rispondere Ranma, desiderando di poter vedere
la sua espressione- ma allo stesso tempo felice che lui non potesse vedere la
sua. "Non posso farci niente. Voglio ricordare, lo voglio davvero, ma... non
succede, ecco. E se dovessi rimanere così?"
"Potresti lasciarci, me e Sachiko. Potresti. Ma non renderebbe felice
nessuno, nemmeno te. Potremmo tornare ad essere felici, se io sto attento e tu
sei paziente."
Ranma non sapeva cosa dire, quindi rimase in silenzio, permettendosi di
godere ancora per un po' del suo abbraccio. Ma anche in quella posizione la sua
ansia non diminuiva. Non aveva bisogno di vedere l'espressione devastata di
Ryoga per sapere che gli stava facendo male.
"Almeno... possiamo provarci, Ranma..."
Poteva immaginarla benissimo. Si morse un labbro. "Maledizione, non sai cosa
mi stai chiedendo." Notò che, così insieme, stavano caldi e si sentì
all'improvviso un po' assonnata. Si chiese se aveva dormito abbastanza la notte
precedente.
"Ti sto soltanto chiedendo di assicurarmi che non ti sei dimenticata
completamente che io sono vivo," continuò Ryoga.
Ranma scosse la testa. "Stai cercando di farmi sentire in colpa, eh?" chiese
con una risatina forzata, decidendosi finalmente a sciogliere l'abbraccio.
Il viso di Ryoga non mostrava particolari emozioni, ma la sua voce era arida.
"Dipende. Funziona?"
"Non ne sono sicura," rispose sinceramente lei, catturando il suo sguardo.
Perchè si è allontanato?Cosa ho fatto?
"Com'è stato?" sussurrò Ryoga, i suoi occhi di nuovo gentili. Gentili e
determinati.
"E'... è stato piacevole," ammise Ranma, posandogli una mano sul petto. "Non
ho niente contro gli abbracci." La sua voce era bassa e solenne. "Per te?Ti è
sembrato giusto?Come sei abituato?"
Ryoga sorrise. "Sei sempre la stessa, Ranma."
Quando le sopracciglia della ragazza si sollevarono, lui rise. "Beh,
d'accordo, un po' di cose sono cambiate con il passare del tempo." Il suo
sorriso si allargò quando si avvicinò per osservare meglio i suoi lineamenti.
"Ma non troppe. Ti adatti alle situazioni, ma non permetti ai cambiamenti di
prendere il sopravvento. In fondo in fondo, sei sempre lo stesso vecchio Ranma."
La sorpresa di Ranma doveva essere di nuovo ben visibile sul suo volto,
perchè Ryoga sorrise. "Negalo, se ne sei capace." aggiunse.
"Lo stesso vecchio me?Vuoi dire un ragazzo?" ribatté lei con voce piatta.
"Se ti fa piacere pensarlo," rispose placidamente Ryoga. "Non mi cambia
niente."
Per un minuto o più, Ranma si limitò a fissarlo con espressione sconcertata.
Poi sgranò gli occhi, non trovando traccia di menzogna nella sua voce. "N-non
t-ti cambia niente?"
Ryoga era visibilmente divertito, ma scosse la testa a beneficio della
ragazza. "All'inizio, sì, era un grosso problema per me. Ma, sai, siamo sposati
da anni, ormai. Mi sono abituato. Cambiava qualcosa per te quando ero P-chan?"
"Beh... no. Ma non è la stessa cosa."
"No?"
"Non è lo stesso, Ryoga, e tu lo sai."
"Perchè no?"
Perchè, nonostante cosa Akane amasse credere, un maiale e un uomo non sono
la stessa cosa, rifletté Ranma in silenzio, continuando a fissarlo
incredula. "Perchè non faccio sesso con P-chan," rispose alla fine, cupamente.
Poi gli lanciò uno sguardo arcigno. "Vero?"
"N-no!" balbettò Ryoga, con aria disorientata. "Oh, e va bene, punto per te.
E' stato sconvolgente all'inizio, Ranma, ma ci si abitua a tutto. Ci vuole solo
tempo e pazienza. Te lo racconterò un'altra volta, le ragazze ti aspettano giù."
Ranma annuì, permettendo a Ryoga di rimandare il giorno in cui avrebbe dovuto
raccontarle tutta la loro vita insieme. "Va bene, ma prima o poi dovrai farlo."
Ryoga sorrise, si avvicinò e le diede un bacio sulle labbra, breve e
disinvolto, come per provarle di nuovo che non era la prima volta che lo faceva,
anzi. "Okay," rispose. "E se vuoi venire a dormire qui, stanotte, per
riabituarti, io non ti tocco, ok?"
Quando la lasciò andare, Ranma barcollò un paio di passi, prima di riuscire
ad arrivare alla porta.
In qualche modo riuscì a scendere anche le due rampe di scale e tornò in
salotto.
Si passò la mano sulle labbra senza pensarci. "Dannazione!" esclamò, rivolta
alla sala in generale. Andò avanti e indietro sul tappeto diverse volte, prima
di buttarsi senza cerimonie sul divano. Mi ha baciato!Ryoga Hibiki... mi
ha... baciato.
"Dannazione!" ripeté.
"Dannazione è la parola giusta," scherzò Nabiki, incrociando le braccia sul
petto. "Quel ragazzo corre come un treno!"
Ranma alzò la testa in direzione delle ragazze Tendo.
"Serviti pure," rispose Ranma, indicando la cucina.
"Grazie!"
Mentre Akane rovistava in cucina, Kasumi toccò gentilmente il braccio di
Ranma, per attrarre la sua attenzione. "Significa che ti sei ricordata chi sei?"
Ranma arrossì. "Uh... no."
Akane fece capolino dalla cucina, con espressione sorpresa. "Davvero?Allora
avevo ragione io- sei proprio un pervertito."
"E'... è solo uno stupido bacio!" gesticolò Ranma. "Insomma, è mio marito,
no?Quindi non c'è problema!"
"Sembrava molto più di uno 'stupido bacio', Ranma," l'accusò Nabiki.
"Decisamente," la stuzzicò Akane, tornando con delle tazze di cioccolata per
sé e le altre. "Questo dice molto di te."
"Che è una ragazza facile?" suggerì Nabiki.
"Non piuttosto eterosessuale?" si chiese Kasumi.
"No, pensavo più a... incredibilmente influenzabile. Ingenua, se vuoi." Akane
prese un'abbondante cucchiaiata di cioccolato.
"Grazie. Grazie tante," borbottò Ranma. "Sono felice di avere delle amiche
come voi, che mi sollevano quando sono giù di morale." Alzò gli occhi al cielo.
"E' una punizione per qualcosa che ho fatto in un'altra vita, vero?"
"In un certo senso," rispose Akane cupamente.
Ranma la guardò, ma gli occhi della ragazza erano fissi su quello che restava
della sua bevanda.
"Quindi come è andato il tuo primo bacio con Ryoga-kun?" indagò Kasumi,
rompendo l'imbarazzante silenzio.
"Bene, penso," rispose Ranma senza compromettersi.
"Fuochi d'artificio?" chiese Nabiki.
"Non lo so..."
"Non ci tenere sulle spine, Ranma," intervenne Akane. "Raccontaci i dettagli
succosi."
Ranma non notò alcuna malizia nei suoi occhi, quindi alzò le spalle in un
gesto nervoso. "Ci siamo abbracciati e poi mi ha baciato. Una strana... uh...
scossa..." Ranma indicò con un gesto il proprio corpo. Abbassò le spalle. "E'
stato un pò troppo piacevole... ma è durato solo un secondo," finì in un
sussurrò.
"Lui sa cosa ti piace, Ranma," intervenne Nabiki. "Siete sposati da quasi
cinque anni."
"Il che mi ricorda," intervenne Kasumi, "Il vostro quinto anniversario è il
ventisette. Ryoga non penserà che ti ricordi."
"Credo che gli hai già preso qualcosa," aggiunse Nabiki. "Più tardi posso
aiutarti a cercarlo. Conosco tutti i migliori nascondigli in questa casa."
"Allora, cosa vi ha fatti avvicinare così presto?" continuò Akane, con tono
leggermente insinuante. "So che ti ho detto di essere carina con lui, ma non
credevo che Ranma Saotome, Uomo tra gli Uomini, si sarebbe arreso a un altro
ragazzo tanto facilmente."
"Akane, dai," la rimproverò Kasumi.
"Insomma, tutto quel parlare di virilità e di quanto le ragazze fossero
stupide e deboli tutti quegli anni era solo una copertura?" continuò
testardamente lei. "Ti è sempre piaciuto diventare ragazza, vero?"
Ranma si irrigidì.
"Non dirmi che ti piaceva anche allora...?" continuò Akane.
Questo era davvero troppo per Ranma, che si alzò in piedi di scatto. "NO!No
che non mi piaceva, grazie tante!Mi disgusta!Capito?Io... io lo ODIO!Lui..."
Con un misto di terrore e tristezza, Ranma si rese conto che le lacrime le
stavano scivolando giù per le guance. Dannazione!Dannazione!
"Oh, Ranma..." Akane posò entrambe le mani sulle spalle di Ranma, guardandola
piangere prima di abbracciarla. "Mi dispiace!Io... non dicevo sul serio. Sono
una stupida. Una stupida di prima categoria. Credevo che avessi superato la
parte difficile..."
"... ma invece stavi solo fingendo come tuo solito..." finì Nabiki con un
sospiro. "Perchè lo fai, Ranma?"
Kasumi le porse una tazza traboccante di cioccolato caldo e Ranma la fissò
con la mente svuotata, come se il suo fondo cremoso contenesse tutti i segreti
dell'universo. "Non è neanche vero," protestò lei con una risatina forzata,
asciugandosi gli occhi con una manica. "E... potrebbe essere peggio. Mi ha
baciato, e io volevo odiarlo, ma era ok. Era piacevole. E lui è buono con
me. E io sono uno stupido e un' idiota egoista... e odio tutto questo, quindi
voglio odiare lui..."
"Ryoga è un brav' uomo e sono sicura che non si aspetta niente da
te..." la rassicurò Kasumi.
"Questa è la parte peggiore!Se lui... se lui mi afferrasse e provasse...
qualcosa... io potrei colpirlo!" si batté il pugno sulla mano per aggiungere
enfasi. "Ma... lui non farebbe mai. Aspetta. Mi aspetta."
"Allora perchè non ci provi?" domandò Nabiki con il suo solito tono
distaccato, e Ranma non era sicura se stesse scherzando o no. "Sul serio, Ranma,
è tuo marito. Devi averlo scelto per unaqualche ragione."
"Sì. E' l'unico che mi tiene testa nelle arti marziali, è gentile... e molto
carino. E affidabile, una volta che gli hai fornito un navigatore satellitare."
Le ragazze la fissarono a bocca aperta.
"Mi ha fatto guardare il video del matrimonio," rispose Ranma tetramente.
"Non è servito a niente, a parte confondermi ancora di più. Potrei essermi
innamorata di lui già al liceo, senza rendermene neanche conto. Sono quel tipo
di persona. L'amore mi arriva alle spalle, e prima ancora di saperlo sono in
trappola."
Il sorriso di Akane si spense. "In trappola?"
Ranma le lanciò uno sguardo di scuse, poi tornò alla sua cioccolata. "Sì. E'
così che mi sento. Del tipo... farei tutto quello che mi chiede solo perchè
vuole che lo faccia, perchè voglio che sia felice... e solo il pensiero di una
cosa del genere mi spaventa a morte..."
"Ma l'amore è così, Ranma-chan," rispose con voce dolce Kasumi. "Quando è
reciproco, anche lui è disposto a fare lo stesso per te. Perdi una parte del
dominio su te stessa- ma guadagni in cambio quello su di lui. Non c'è perdita
netta, come direbbe Nabiki."
"Ehi!" Nabiki le tirò una gomitata. "Le analogie monetarie sono mie."
Ranma sorrise. "Forse hai ragione." scrollò le spalle. "Credo che se avessi
la garanzia di non perdere me stesso del tutto, io... potrei provare a..."
Kasumi si morse le labbra pensierosa, prima di rispondere. "Forse non sei
pronta per nessun tipo d'amore, Ranma." fece un sorriso sofferto. "Forse sei
solo troppo giovane. L'amore non ammette garanzie... e spesso sia la sensazione
di perdere se stessi..."
"Hai descritto i normali..." intervenne Nabiki. "No, scusa- hai
descritto gli usuali pericoli dell'innamorarsi. Non ha niente a che fare
con il fatto di essere maschio o femmina, Ranma. E' piuttosto ovvio che non sei
ancora pronta." Si posò un dito sulle labbra. "Forse dovresti dirglielo e basta.
'Scusa, ma sento di avere sedici anni- non posso farlo.' Vi eviterete un bel po'
di sofferenze."
"E' normale aver paura di perdere se stessi?" chiese scettica Ranma.
"Certo," rispose Kasumi, alzando le sopracciglia, come stupita che Ranma
addirittura lo chiedesse. "Innamorarsi richiede molto coraggio. Ti metti nelle
mani dell'altra persona. Gli doni tutto quello che sei. E di conseguenza gli dai
il potere di spezzarti il cuore. E... e a volte lo fa." Scrollò la testa, come
per liberarsi dall'improvvisa tristezza. "Sei come un soldato che va in
battaglia sapendo di non tornare più- di non poter più essere lo stesso,
comunque. L'amore è una cosa seria."
"Parlando di cose serie, la temperatura di questa stanza di abbassata di
diversi gradi da quando abbiamo iniziato questo discorso," intervenne Akane. "E
tutto questo parlare d'amore e campi di battaglia mi ha fatto venire in mente
una canzone..."
"No, no!Non cantare!" la pregò Nabiki.
"Beh..." considerò Akane. "Solo se cambiamo argomento. Voglio aggiungere solo
una cosa, prima." si rivolse a Ranma. "Non tergiversare con Ryoga come
facevi con me, Ukyo e Shampoo. Capisco che cercavi di risparmiarci il dolore, ma
non funziona così. Fatti coraggio e digli la verità. O ci saranno serie
ripercussioni. Capito?"
Ranma aprì la bocca per rispondere che non aveva paura di lei, prima di
realizzare che Akane era maturata in quei sei anni mentre lei... no. "Va bene,
Akane."
"Allora, Ranma, come sta la bambina?" domandò Akane, cambiando argomento come
aveva promesso.
"Oh, sta benissimo. Anche se... sai, Akane, credo che Sachiko diventerà un
vero maschiaccio da grande," rispose Ranma.
"Beh, è una buona cosa," rispose Akane. "O vuoi che diventi quel tipo di
ragazza che se ne sta da parte e dipende dagli altri per qualsiasi cosa?"
"Certo che no. Ma è buffo che somigli più a te che a me."
"Perchè?" chiese Akane con un sorriso.
"Ha detto la sua prima parola oggi."
Le ragazze ne furono più entusiaste di quanto Ranma avrebbe pensato. "Wow, è
incredibile!" gridò Nabiki. "Così presto!Che bambina intelligente."
"Che bello!" esclamò Kasumi. "E immagino sia stata 'mamma'?
"No... 'baka'." Ranma ingoiò la sua prima cucchiaiata di cioccolato caldo.
Delizioso, anche se il suo stomaco era sottosopra.
Akane si accipigliò. "Non chiamare mia sorella 'baka', hentai."
"No... voglio dire che la sua prima parola è stata 'baka'."
Nabiki sgranò gli occhi. "Stai scherzando."
"No. 'Baka'." Ranma spostò lo sguardo su Akane e alzò un sopracciglio.
Akane capì le implicazioni e diventò tutta rossa in faccia. "Beh...io...
insomma... non è colpa mia!"
L'espressione di Akane era così buffa che Kasumi e Nabiki si unirono alla
risata di Ranma, seguite poco dopo da Akane stessa.
La porta d'ingresso cigolò e Ukyo fece capolino. "Ehi. Scusate il ritardo."
"Non bussa mai nessuno in questa casa?" si chiese Ranma. "Non che non sia
felice di vederti, Ucchan."
Ukyo sorrise, richiudendosi la porta alle spalle. "Ranma, hai decisamente un
aspetto migliore dell'ultima volta." commentò- "E nessuna di noi bussa, come ci
hai chiesto tu. Hai detto che c'è sempre la possibilità che la bambina stia
dormendo e credo che, alle nove e un quarto, quella possibilità sia piuttosto
una certezza." Annusò l'aria. "Cioccolato caldo!"
Il silenzio si fece all'improvviso pesante. "Ho detto qualcosa di sbagliato?"
"Kodachi è scomparsa da molto tempo," rispose Nabiki. "Ti ha attaccata mentre
eri incinta e, inutile dirlo, Ryoga ha risposto piuttosto pesantemente. Quindi
Kuno l'ha mandata a vivere all'estero. Era mortificato." Nabiki leccò il proprio
cucchiaino.
"E Shampoo?" chiese Ranma. "Lei non ha cercato di farci del male, vero?"
"No," rispose Kasumi. "Shampoo-chan è sempre stata una ragazza gentile, anche
se fuorviata, a volte. E' tornata in Cina."
"Che peccato," commentò Akane. "Era divertente."
Ukyo annuì. "Già. Stramba, ma divertente."
Ranma le fissò. "Certo. Se ricordo bene, voi tre non facevate altro che
litigare."
Ukyo fece un sorriso ad Akane. "Ah, bei tempi."
Ranma non poté fare altro che sorridere divertita.
Nabiki rovistò in una grossa busta di plastica che aveva portato. "Il tema di
stasera è 'rosse combattive'," e rovesciò la suddetta busta, facendone uscire
molte cassette e dvd.
"C'è altro cioccolato?" domandò Akane.
"Ma quale cioccolato!" rispose Nabiki. "C'è un po' di alcol in questa casa?"
"Qui, qui!" gridò Ukyo dalla cucina, gesticolando con il suo cucchiaino.
"Fatemi vedere." Kasumi si alzò dal divano e la raggiunse in cucina.
Ranma le guardò con aria perplessa. "Non ci ubriacheremo, vero?"
Akane scrollò le spalle. "Dipende," rispose, "da come va la serata."
"Ukyo annuì. "Io propongo 'Il lungo bacio della buonanotte',
seper Ranchan
va bene."
"Per me va bene," fece Akane.
"Sì, ragazze, lo sappiamo," scherzò Nabiki, con il suo solito sorriso
beffardo. "ma quale film volete vedere?"
Akane colpì la sorella con un cuscino del divano, finché questa non si arrese.
"Va bene, va bene. Vada per 'Il lungo bacio'.”
"Kasumi, tu che dici?" chiese Akane.
"Oh, non so... è un po' violento..."
"Neechan," si lamentò Akane.
"Ma in generale è un bel film. Va bene."
Akane batté le mani e inserì la cassetta nel videoregistratore. Nabiki
afferrò il telecomando e mandò velocemente avanti.
"Nabiki!" sbuffò la sorella più giovane. "Lo sai che mi piace vedere le
pubblicità!"
"Questa cassetta è vecchia. Hai già visto tutti i film di cui fanno vedere il
trailer, te ne rendi conto?"
"Ha ragione, zucchero."
"Sì, ma mi piace lo stesso," si lagnò Akane.
Kasumi tornò dalla cucina con il sake che Ranma aveva servito a cena e i
bicchieri per tutte. "Andiamo sul pesante, eh?"
Ma, a Ranma, Kasumi non sembrava troppo sconvolta. Aveva un sorriso molto
simile a quelli di Nabiki: beffardo e come divertito da qualcosa che solo lei
poteva vedere.
"Qual'è la cosa più strana di tutta questa situazione secondo te, Ranma?"
chiese la ragazza, versandole del sake.
"La più strana?Oh, è difficile," ammise Ranma. "ci dovrei pensare un po'."
"Mmm, beh, in fondo abbiamo tutta la notte," intervenne Ukyo, allungando un
braccio per fermare il registratore e poi passandolo attorno alle spalle di
Akane.
Questo però sembrò irritare l'altra ragazza, che si alzò bruscamente in
piedi. "Prendo qualcosa da mangiare."
Ukyo si rabbuiò per un attimo, poi alzò gli occhi al cielo, come se si fosse
aspettata il comportamento di Akane. "Che c'è?" chiese, quando si rese conto che
aveva lo sguardo di tutte puntato addosso.
"Oh, niente," mormorò Nabiki. "E' solo che mia sorella sembra testarda
come lo è stata nella sua prima storia."
Ukyo arrossì per l'imbarazzo e spostò lo sguardo su Ranma. "Beh..."
temporeggiò. "Lei è, uhm, riluttante a... uh... impegnarsi... a causa
di..."
"Fatemi capire," esclamò improvvisamente Ranma. "Tu. E lei!"
"Benvenuta tra noi, Ranma," la prese in giro Nabiki.
"Ma... ma..."
Kasumi fece una risatina e tornò a riempire il bicchiere di Ranma. Quest'ultima
lo fissò per un momento, poi lo ingoiò tutto d'un sorso.
"Che ci sta succedendo?" chiese Ranma, tossendo. E' tutto assurdo!
"Insomma, tu, e io, e Akane, e Ryoga... non siamo messi insieme nella maniera
sbagliata?"
"Sbagliata?" ripeté pericolosamente Ukyo.
"S-scusa." Ranma non è un genio quanto a comportamento sociale, ma aveva
un eccellente fiuto per i pericoli. L'aveva sviluppato a seguito della sua convivenza con le tre
adolescenti, ma doveva ringraziare soprattutto Akane.
"Io penso che sia a causa tua, Ranma," affermò Kasumi, riempendole di nuovo
il bicchiere. "Sai, vedendoti cambiare... così..." schioccò le dita. "Beh, rende
difficile prendere il genere delle persone così... uhm, seriamente."
"Non diamo tutta la colpa a Ran-chan," consigliò Ukyo. "Ci sono anch'io.
Vestita come un maschio per tanto tempo, parlavo come un maschio, camminavo come
un maschio; anche le maniere... ehi, ora che ci penso: 'man' iere."
Akane, che tornava dalla cucina con un piatto pieno di schifezze, sbuffò.
"Ah, e non vogliamo menzionare Tsubasa e Konatsu?Siamo cresciuti circondati
di gente stramba, Ranchan. Beh, noi eravamo i più strani di tutti al Furinkan!"
"Quindi questa è la tua risposta." Ranma alzò un sopracciglio e incrociò le
braccia. "La tua grande spiegazione."
"Perchè tutti quanti mi rubano gli atteggiamenti, stasera?" chiese Nabiki.
"Sì, è la mia grande spiegazione." rispose Kasumi e Ranma arrossì,
ricordandosi di chi era stata inizialmente l'idea. Nessuno litigava
intenzionalmente con Kasumi.
"Inoltre, penso che vedere come state bene insieme tu e Ryoga sia stato
d'ispirazione per me," aggiunse Ukyo, bevendo il suo sake.
Quello di Ranma le andò di traverso. "Eh?!"
Akane si stava pian piano tingendo di rosso. Abbassò la testa, lasciando che
i capelli le oscurassero gli occhi. "Possiamo non parlare di questo, perfavore?"
Ukyo si accigliò. "Dai, Akane non-"
"Non dirmi quello che devo fare!" sbottò Akane, alzando la testa in modo da
rivelare le guance rosse e gli occhi sospettosamente lucidi. "Ho detto che non
voglio parlarne, va bene?"
Ranma la guardò sorpresa. "Ehi, se io posso sopportare Ryoga, tu puoi
sopportare lei." accennò in direzione di Ukyo. "E comunque a te è capitata una
ragazza, no?E' sempre meglio..."
Ukyo arrossì, difficile dire se per la rabbia o per l'imbarazzo. "Non
aiutarmi, Ranchan," disse cupamente.
"Oh, capisco," continuò Akane. "Quindi Ryoga è solo qualcuno da sopportare
per te. E' un peso, vero?Sono felice di sentire che ne valeva la pena!"
"Che valeva la pena di fare cosa, Akane-chan?" la voce di Nabiki
suonò incuriosita, ma Ranma capì che aveva già intuito cosa intendesse Akane.
"Tutto questo!Tutto quello che ho fatto!" Akane balzò in piedi. "Tutto il
tempo che ho speso con tua madre, per convincerla che l'onore non valeva niente
di più di un'idea che aveva in mente!Tutte le lettere che ho scritto a papà,
supplicandolo di tornare a casa!Tutto il tempo che ho passato a convincermi che
almeno ti lasciavo in buone mani, che tu lo amavi, che si sarebbe occupato di te
come volevo!Tutto il tempo che ho impiegato a dimenticarti!Tutto il tempo
con Ukyo..."
Ranma la guardò, spettacolare nella sua rabbia, e si rese conto che le
mancava vedere Akane furiosa. Chi l'avrebbe pensato? I suoi occhi
incrociarono quelli di Ukyo, che la fissava con più odio di quello che avesse
mai mostrato Ryoga. Ma Ranma era Ranma e quindi non sapeva chi consolare prima.
Come al solito, avendo indugiato un po' troppo, la decisione le fu risparmiata.
"Akane-chan," sbottò Ukyo.
Questo sembrò liberare la ragazza da una specie di incantesimo. Akane sbatté
le palpebre sorpresa e il rossore indotto dalla rabbia lasciò il posto a un
pallore cadaverico. "R-Ranma... non intendevo..." alzò lo sguardo verso le sue
sorelle, in cerca di aiuto, ma Kasumi si limitava a fissarla e Nabiki era
impegnata a trangugiare il rimanente sake.
Akane cadde in ginocchio davanti a Ranma. "Oh, no. Adesso penserai che io...
oh, maledizione! Non volevo dire... insomma, di amarti... è solo che... è
stato molto egoista da parte mia."
"Egoista?" Ranma poteva pensare a molti aggettivi per descrivere l'esplosione
di Akane, ma egoista non era tra quelli.
"Perchè penso solo a come tutta questa storia faccia soffrire me...
quando per te e Ryoga deve essere una tortura. E perchè quando ho fatto quelle
cose non mi aspettavo nulla in cambio, non certo per rinfacciartele un giorno.
Io... devo essere stanca..."
Ranma improvvisamente capì. Aveva pensato che fosse strano quando Akane le
aveva detto di essere gentile con Ryoga, e quando le altre ragazza l'avevano
spinta a restare con lui. Ora aveva capito che Akane aveva lavorato tanto quanto
lei e Ryoga per far funzionare la loro relazione. Il suo matrimonio e la nascita
della bambina dovevano essere stati un 'lavoro di gruppo'.
Akane era stata egoista, ma in modo generoso: voleva che Ranma e Ryoga
stessero insieme perchè lei aveva lavorato per la loro felicità.
"Ranma... Ranma, dì qualcosa..."
Ranma sorrise. "Grazie."
"Eh?"
"Grazie a tutte." Ranma si inchinò brevemente in direzione delle ragazze.
Fece ad Akane un sorriso ancora più ampio. "Mi chiedevo un cosa su mia madre.
Sembrava... felice, in quel video. Quindi l'hai convinta?"
Akane la fissò. "Uhm... beh, sì. Abbiamo parlato a lungo, quasi tutta la
notte, sulla natura dell'onore. Avevo provato il discorso con Nabiki." lanciò
alla sorella uno sguardo carico di gratitudine, anche se un po' beffardo. Ranma
riusciva già ad immaginarsi Nabiki rimproverare con commenti mordaci la sorella
ogni volta che commetteva un errore. "Le ho chiesto la definizione di onore,
cosa significasse per lei comportarsi con onore. Sempre parlando ipoteticamente,
è ovvio, ma tua madre era molto interessata. L'onore è la sua vita, in fondo."
Kasumi scosse silenziosamente la testa, per esprimere la sua disapprovazione a
una cosa del genere. "Poi, le ho chiesto se il mio onore sarebbe stato intaccato
dormendo con una donna."
Ranma la guardò negli occhi. "Cioè, tu e Ukyo stavate già insieme?"
"No, baka. Stavo parlando di te, ma non volevo che lo capisse. Il risultato è
stato che, dopo aver riflettuto e discusso un bel po', ha detto che no, il mio
onore non sarebbe stato violato- secondo la sua definizione di onore- a meno che
non fossi stata sposata o fidanzata."
"Ma tu lo eri."
"No, non eravamo più fidanzati da un po'." chiarì Akane.
Ranma scosse la testa, stupita. "Quindi in pratica hai usato un trucco."
"Praticamente," concedette Akane, con un cenno.
"Imbrogliare mia madre è una pratica pericolosa," rispose Ranma, ricordando
lo sguardo severo di sua madre, la sua katana, i suoi atteggiamenti
tradizionalisti.
Akane restò in silenzio, limitandosi a scoccare uno sguardo dispiaciuto ad
Ukyo, che sospirò drammaticamente prima di sorridere con fare che a Ranma sembrò
incoraggiante.
"Che ne dite di un po' di dramma artificiale adesso?" chiese Nabiki,
sventolando il telecomando davanti ai loro occhi.
"Sì, infatti," annuì Kasumi.
Guardando la ragazza sullo schermo destreggiarsi tra i suoi mille
problemi, tra la famiglia e il pericolo, Ranma credette di capire perchè Nabiki
avesse scelto quel film.
Tutti hanno fatto degli enormi sacrifici perchè questo accadesse... anche
io- anche lui... e adesso sta andando tutto in fumo...
Quando Akane scivolò accanto a lei sul divano e sussurrò, "Mi dispiace tanto,
Ranma," ripensò alla conversazione che aveva avuto con Ryoga. A cosa hai
dovuto rinunciare?
Conoscendo Ryoga, era sicura che dopo il loro primo bacio fosse scappato da
qualche parte, disperato, e riusciva anche ad immaginare i suoi pensieri...
Come ho potuto?E' Ranma, Ranma, non una qualsiasi ragazza. E forse, molto
tempo dopo, si era chiesto cosa aveva provato veramente e poi, solo dopo aver
riflettuto a lungo, dopo molta sofferenza e indecisione, aveva ammesso che
voleva riprovare.
Ed entrambi avevano dovuto rinunciare alla ragazza che adesso sedeva con la
testa sul braccio di Ranma, al suo bel sorriso, al suo carattere volubile, ai
suoi modi da maschiaccio. E lei li aveva aiutati.
"Mi perdoni?"
Ranma annuì, posandole una mano sulla testa. "Certo, Akane."
"Mmm." Lei si accoccolò meglio sulla spalla di Ranma, mentre la televisione
di fronte a loro si illuminava per un' esplosione a schermo pieno.
Quando le ragazze la salutarono e uscirono di casa una a una, Ranma lanciò
quelli che sperava fossero sguardi significativi ad Ukyo e Akane. Tra risate e
promesse di tornare a trovarla il giorno dopo, il quartetto si allontanò, Akane
mormorando parole di scusa all'orecchio di Ukyo.
Ranma scosse la testa, un mezzo sorriso sul viso. Quelle due... se Ucchan
fosse mai riuscita a domare Akane, sarebbero state una bella coppia.
Scosse la testa di nuovo, questa volta più forte. Una bella coppia?Ucchan...
e Akane?
Sì, decise, arrendendosi. Sicuro. Spostò lo sguardo sulle scale, quasi
involontariamente, e i suoi occhi brillarono di una nuova determinazione. Fece
un paio di scalini quasi di corsa, si fermò e sedette a terra. Era una pazzia.
Era troppo strano.
Ma in fondo, cosa non era strano nella sua vita?Strano non significava
niente. Strano era cambiare sesso a seconda del tempo atmosferico. Strani erano
ladri di biancheria ed amazzoni assassine. Strano era un preside con un' ananas
sulla testa e un ukulele in mano.
Non dividere il letto con qualcuno quando la tua unica intenzione è
di dormire.
Calmatasi, Ranma si rialzò, continuò a salire le scale fino al secondo piano,
dov'erano le vecchie stanze di Akane, Nabiki e Kasumi. Si fermò lì, sentendosi lo stomaco sottosopra e un tremolio alle ginocchia che forse
non dipendeva solo dall'aver bevuto troppo.
"Avanti, idiota!" ordinò a se stessa, ignorando la voce nella sua testa che
le ripeteva insistentemente di tornare in sé, che stava sbagliando, che
era una cosa da pazzi...
Ma Ranma si fece coraggio quando si rese conto che quella voce non suonava
come la sua. Suonava come quella di suo padre.
"Avanti!" ripeté, e salì l'ultima rampa di scale.
Quando poggiò la mano sulla maniglia si accorse che tremava. Puoi ancora
tornare indietro adesso, disse suo padre nella sua testa. Puoi andare via
e lui non saprà mai che eri stata qua. Il tuo onore rimarrebbe intatto.
Mamma dice che il mio onore è intatto, ricordò Ranma.
La voce restò in silenzio.
Hah! Fece Ranma, soddisfatta, ma la sensazione evaporò immediatamente.
Ryoga era sdraiato al centro del letto e russava leggermente. Aveva il petto
scoperto e Ranma pregò che le parti coperte dal lenzuolo non fossero nelle
stesse condizioni. Improvvisamente, non sembrava più una buona idea. Inoltre,
lui occupava i tre quarti del letto.
Come se avesse sentito quel pensiero, Ryoga mormorò qualcosa di
inintellegibile e si girò di lato, lasciando molto spazio libero.
Ranma si inginocchiò davanti all'armadio in cerca del pigiama. Non aveva
nessuna intenzione di dormire come suo solito, in canottiera e boxer.
Inciampò in cinque o sei oggetti sul pavimento e trattenne il fiato, ma Ryoga
non diede nessun segno di aver sentito.
Cambiarsi nascosta dietro l'anta non la fece sentire più sicura, ma almeno
aveva difeso la sua privacy. Si accorse che il pigiama era di Ryoga quando le
maniche le coprirono interamente le mani, ma non ci fece caso fin tanto che era
coperta.
Ranma non avrebbe mai pensato che qualcosa le facesse più paura dei gatti.
Per un bel po', rimase in piedi accanto al letto, guardandolo respirare,
mentre orgoglio e paura ingaggiavano una cruenta battaglia dentro di lei,
impedendole di muoversi.
Infine, l'orgoglio ebbe il sopravvento. Ranma scivolò sul letto accanto a
Ryoga e si coprì con le lenzuola fin sopra la testa, in attesa.
Non aveva intenzione di fare niente?
Sta dormendo, stupido. Che cosa pensi che dovrebbe fare?
Ranma si girò a guardarlo. Ryoga in effetti aveva indosso i pantaloni del
pigiama, di cotone. Dormiva con mezza faccia affondata nel cuscino e Ranma si
chiese come facesse a non soffocare. La colpì una voglia improvvisa di mettersi
a ridere e pensò che dovesse essere colpa del vino. O era quello, o Ryoga era
buffo, addormentato. O forse era la situazione in sé ad essere divertente.
Ranma si rilassò, rendendosi conto che non si sarebbe svegliato tanto presto.
Faceva molto meno paura così.
Paura? Ranma aggrottò la fronte, ricordandosi di quando Ryoga aveva
detto che aveva paura di lui. Non aveva capito allora, ma adesso sì, e doveva
dargli ragione: era terrorizzata. Non è che non potesse batterlo in
combattimento. Ma lui aveva la capacità di farle vedere cose che non voleva
vedere e fare cose che non aveva mai fatto prima. Poteva farle cambiare idea con
un sorriso e una parola gentile. E questo era più che spaventoso.
Ryoga mormorò ancora qualcosa, prima di tornare a russare lievemente come
prima. Faceva caldo sotto le coperte, ma Ranma si rannicchiò ancora più giù. Nel
sonno, i lineamenti di Ryoga erano rilassati e lo facevano apparire stranamente
giovane, ancora più giovane di come lo ricordava lei. Forse le era sempre
sembrato più grande perchè ogni volta che si vedevano era arrabbiato.
I suoi capelli erano scompigliati, come se si fosse girato e rigirato nel
letto per parecchio tempo, prima di addormentarsi. Alcune ciocche gli ricadevano
sugli occhi e Ryoga mosse il naso, infastidito dal solletico.
Ranma sospirò. Avrebbe osato farlo?Si sarebbe svegliato?
Le dita le tremavano mentre le allungava per spostare la ciocca di capelli.
Oh. Era soffice.
Dopo averla adagiata dietro l'orecchio, poggiò delicatamente la mano sulla
sua testa, proprio come aveva fatto con Akane. Era piacevole, e caldo. Caldo e
vivo accanto a lei e questo... non sembrava così sbagliato in quel momento. Di
istinto, Ranma gli scostò i capelli dalla fronte e vi posò le labbra.
Poi, come se si fosse risvegliata da un sonno confuso, sgranò gli occhi, si
guardò nervosamente intorno e si posò una mano sul cuore, che batteva
all'impazzata.
Oh, Ranma, sei un idiota, disse la voce di suo padre severamente.
Che cosa hai fatto?
Finalmente ce l'ho fatta ad aggiornare! Ed ora le recensioni...
Rikku16 : Io non avevo mai pensato alla coppia Ranma/Ryoga, prima di
leggere questa fanfic in inglese, ma me li ha fatti amare. Sono contenta che
abbia lo stesso effetto su di te, vuol dire che la mia traduzione non è
terribile!
Kuno84: Come promesso, ecco la risposta di Kirinin alla tua recensione
(considera che, quando le ho scritto, il capitolo 'Sleep' non era ancora stato
pubblicato in italiano.):
"Grazie per la recensione e per il tempo che dedichi alla lettura di Happily
Married! Una recensione elaborata merita una risposta elaborata. Per qualche
ragione, molti fan di Ranma 1/2 tendono a considerare l'anime meno 'canon' del
manga, ma io non sono d'accordo; per questo mischio cose che succedono nel manga
con cose che succedono soltanto nell'anime. Inoltre ammetto di aver cambiato
qualcosa a beneficio della trama. Per esempio, mi serviva un modo per separare i
'vari' Ranma uno dall'altro nella mente di Kuno, quindi ho deciso che, nel mio
1998, Ranma non si era sbarazzato del 'baffo del drago'. In pratica, prendo
quello che mi serve da dove posso, anche se questo rende la maggior parte
delle mie storie AU. Ah- l'episodio del koi rod (canna da pesca dell'amore). Ho
comprato il manga e l'ho letto tutto molto prima di scrivere 'Happily Married'-
ancora prima avevo letto le pagine su internet ed era stata la prima
volta (non l'unica) che mi era sembrato che Takahashi avesse in qualche modo
immaginato la coppia Ranma/Ryoga (ed è a questo che ho accennato sul mio sito).
Per quanto riguarda Ukyo e Akane, causo sempre reazioni differenti. Ricordo
alcune recensioni del tipo 'Ma come ti è venuto in mente?!" e altre che dicevano
'grazie- ho sempre avuto un debole per questa coppia'. La risposta breve alla
tua domanda è che anche a me è sempre piaciuta. Quella un po' più lunga è
questa: io credo che Akane tenda a mettere ogni ragazzo che incontra a paragone
con Ranma e pensi per questo che ne resterà invariabilmente delusa. Penso anche
che Akane abbia immaginato il suo futuro con Ranma e che quindi, automaticamente
e istintivamente, rifiuti qualunque cosa che si avvicini a quel futuro. Non
credo che potrebbe essere soddisfatta con un matrimonio normale. Ha bisogno di
un modo del tutto differente per essere felice. Scoprirai qualcosa in più a
proposito nel capitolo 'Sleep'. Poi... il comportamento 'alterato' di
Ranma è una risposta alla pazienza di Ryoga. Quello di Genma è inspiegabile.
Forse Nodoka gli sta somministrando di nascosto dei tranquillanti... Grazie
ancora per la recensione. -Kirinin."
Arkady: Il libro di cui parlavo è 'Trilogia della fondazione' di Isaac
Asimov (fantascienza) (Arkady è la protagonista del terzo volume). Quanto alla
domanda, beh, credo che ormai sia chiaro!
Grazie anche a miky (un nuovo recensore, che bello!) e
XcoccinellaX.
Note: Lo so cosa state pensando: che fine hai
fatto?! Vi prego, non mi odiate!Mi dispiace di avervi fatto aspettare tanto!A
mia discolpa posso dire soltanto che non ho avuto la possibilità di usare il
computer praticamente mai... Comunque da ora in poi spero proprio di
poter aggiornare più spesso. Buona lettura!Ah, probabilmente avrete bisogno di un
riassunto dopo tutto questo tempo, ma non preoccupatevi, ci pensa il nostro
Ryoga...
Capitolo dieci: Vulnerability
1998
Splendeva il sole. Faceva leggermente freddo. Era sabato.
Il che significava un paio di cose.
Significava che, Nabiki, Ranma e
Akane, dovevano andare a scuola, ma solo fino a mezzogiorno. Significava che la
fiera sarebbe stata probabilmente affollatissima, fatto che, a sua volta, aveva
un ulteriore implicazione e cioè che Ranma, Ryoga e le sorelle Tendo avrebbero
incontrato qualche conoscente.
Significava, in questa particolare situazione, che Ryoga si era svegliato
presto. Era fuori, avvolto dalla leggera nebbia mattutina, a fare gli esercizi
di kata e cercando di calmarsi, qualcosa che non era solito fare. Normalmente
usava la sua rabbia per combattere.
Il suo kata diventava sempre più preciso man mano che il ragazzo si
concentrava e respirava in modo appropriato, e Ryoga iniziò a rendersi conto
che era proprio così che Ranma riusciva a metterlo KO ogni volta che si
sfidavano: lo rendeva furioso e poi approfittava della debolezza che ne
derivava.
Forse anche tutta quella storia era solo un piano subdolo per metterlo in
difficoltà.
Nah. Ranma non era così astuto. Doveva essere tutto come sembrava.
Il che significava che Ranma stava davvero soffrendo tanto. Il che non si
accordava affatto con l'idea che Ryoga aveva dell'universo.
Velocemente, ricostruì mentalmente il loro incontro.
Ranma si aggrappa alla mia manica con tutto il suo peso e non mi lascia
andare anche se io cerco di allontanarmi.
Ryoga cambiò posizione, piegando entrambe le ginocchia in modo da abbassarsi
sul terreno, le braccia estese.
Poi si avvicina e mi mette le braccia attorno alla vita. Un abbraccio.
Chiude gli occhi e porta le mani sul mio petto.
Ryoga unì i piedi, abbassando le mani in posizione di difesa. Poi ripeté il
movimento.
Afferra di nuovo la mia maglia. Inizia a colpirmi e a dirmi che mi odia.
Ma non colpisce forte.
Ryoga eseguì un paio di calci all'indietro, seguiti da un colpo a mano
aperta.
Poi inizia a tremare tutta e... grida.
Quel grido era simile al suono di un bicchiere che si frantuma, alle unghie
su una lavagna a... a... Non aveva mai sentito quel suono prima. Non conosceva
nessuno che ne fosse capace. Solo qualcuno che abbia perso qualcosa di più
importante della propria stessa vita.
Ryoga si rese conto di essersi fermato e ricominciò daccapo il kata.
Poi inizia a respirare profondamente per calmarsi.
Ryoga tornò alla prima posizione, cercando di pensare senza essere travolto
dalle sensazioni.
Poi dice che le manco.
Il che non aveva assolutamente nessun senso. Si spostò alla seconda
posizione; concentrati, quel pugno era penoso!
Poi dice che le dispiace, si alza e...
E niente. E aveva girato una specie di manopola nella sua anima. Qualcosa che
le permetteva di lavare i piatti quando avrebbe preferito solamente buttarsi giù
da una scogliera o tagliarsi le vene.
Sì. Ha senso. Grandioso, è tutto risolto.
Quando aprì gli occhi, Ranma (in versione ragazzo) lo guardava dalla soglia.
"Wow. Impressionante. Che ti succede?"
"Quella è la mia battuta," mormorò Ryoga. "Che ti è successo stanotte?Non
puoi semplicemente farmi una cosa del genere e non dire una parola. E, io 'ti
manco'. Che dovrebbe significare?"
Ranma sorrise solare- il suo nuovo sorriso, quello che in tutta evidenza
nascondeva qualcosa. "Che succede- mi sogni, adesso?"
"Sogni?"
Ranma annuì. "Sì, P-chan. Che è successo esattamente, eh?Non vedo l'ora di
ascoltarlo."
Ryoga sbiancò. "Uh... n-no, niente."
Akane afferrò la cartella di Ranma e prese a trascinarlo fuori dalla
palestra. "Muoviti, baka, o arriveremo in ritardo. E smettila di dare fastidio a
Ryoga!"
Ryoga scivolò a sedere con la bocca leggermente aperta, mentre la coppia si
allontanava.
Un sogno. Un sogno!Beh, questo spiega tutto.
E un sogno del genere cosa poteva significare?Che Ranma nascondeva
qualcosa?Un dolore? E 'mi manchi' che senso aveva?Era piuttosto criptico;
neanche come sogno aveva molto senso.
Grazie al cielo non aveva detto qualcosa di veramente stupido, come,
"Perchè piangevi stanotte?", o di insolente, come, "La prossima volta che vuoi
essere abbracciato, vai da una delle tue fidanzate." Si sarebbe rovinato
con le sue stesse mani.
Akane gli lanciò uno sguardo veloce con la coda
dell'occhio. "Questo taglio ti dona," disse alla fine.
Ranma sorrise. "Grazie. Un'idea di Kasumi. Sono davvero
corti per la mia forma femminile, però; spero di non sembrare troppo strano."
Akane scrollò le spalle. Riusciva ad immaginare
Ranma-ragazza con quei capelli e le appariva molto carina.
La sua curiosità venne soddisfatta quando la perenne
vecchia signora innaffiò per bene il ragazzo. "Uffa, è fredda!" esclamò Ranma.
Akane sbuffò. Aveva ragione. I capelli, anche se più corti
e dal taglio più maschile dei suoi, rendevano Ranma ancora più carina,
evidenziando gli occhi e il collo sottile. "Tieni," offrì Akane, togliendosi la
giacca e porgendola alla ragazza gocciolante.
"Ma, Akane..."
"Io non sono bagnata, no?"
Ranma accettò la giacca con gratitudine e se la mise sulle
spalle. "Beh, va un pochino meglio."
"Ah!Il sole sorge per la seconda volta questa mattina,
sconvolgendo l'universo!La mia dea con il codino e Akane Tendo sono come due stelle
gemelle del firmamento!"
Ranma interruppe il poema di Kuno. "Ah, Kuno-sempai?Temo
che tu sia in errore. Non sono la ragazza col codino. Sono Ranma. Ranma
Saotome."
Kuno aggrottò la fronte. "Sì, ma non è anche il suo nome?"
"Infatti. Io sono la sua sorella maggiore, Ranma."
"Mi stai dicendo che siete in cinque, adesso?" Le
sopracciglia di Kuno si alzarono ancora.
"Oh, no, certo che no!" annunciò Ranma.
"Non di nuovo," sospirò Akane, portandosi la mano alla
testa.
"Siamo sei!" continuò Ranma, con un dito alzato come a
confermare il concetto.
Kuno si accasciò, poi si rimise lentamente dritto. "Fammi
indovinare. Il sesto fratello è un ragazzo e ha i capelli proprio come i
tuoi..."
Ranma annuì. "Come hai fatto a capirlo?"
"... e si chiama... se ho visto giusto... anche lui
Ranma."
Ranma annuì di nuovo con impazienza. "Ci stai arrivando!"
"Quindi esattamente quanti fratelli hai?"
"Te l'ho detto: cinque."
Kuno adesso si aggrappava al suo bokken, come se quel gioco
l'avesse stancato tanto da aver bisogno del suo supporto. "Sì, ma l'adorabile e
vivace Ranma-chan mi ha detto di essere una di quattro. Ora tu mi dice di essere
in sei."
Ranma piegò la testa di lato, riflettendo. "Beh, Ranma-chan,
come la chiami tu, ha sempre avuto una memoria labile. E' decisamente possibile
che si sia dimenticata di due di noi. Era solo una bambina quando siamo andati
via di casa, dopotutto. Ma ora io e Ranma siamo tornati per aiutare i nostri
fratellini a liberarsi di Ranma!"
"Beh... se avete bisogno di aiuto nella vostra lotta, sarò
più che lieto di fornirvelo," rispose esitante. "Incontriamoci dopo scuola,
allora, per metterci d'accordo."
Ranma annuì solennemente. "Va bene. In fondo, ho sempre
pensato a te come a un fratello minore."
"Un cosa!" esclamò Kuno. "Non mi conosci neanche!"
"Infatti. Ma da quello che mi hanno raccontato Ranma-chan e
la tua ragazza col codino, sei un esempio di virtù, anche se un po' incompreso.
Quindi, se tu dovessi avere bisogno del mio aiuto, ci sarò. Specialmente
con le ragazze. Credo che ti servirebbe."
Detto ciò, Ranma andò via portandosi dietro Akane, mentre
Kuno borbottava incoerentemente.
"Ranma, sei stato crudele," sussurrò Akane.
"Crudele?Ti rendi conto che stiamo parlando del ragazzo che
guida quell'orda di invasati ogni mattina?"
Akane ci pensò su. "Ripensandoci, rigiratelo finché non
distinguerà più l'alto dal basso."
"Sarà fatto," rispose Ranma, facendo scrocchiare le nocche.
Fu solo a metà della sua lezione che Hinako Hinomiya si
rese conto che l'impossibile era accaduto:
Ranma stava davvero prestando attenzione.
Non in modo fintamente interessato, o da lecchino, ma nel
modo in cui lo fanno gli alunni moderatamente studiosi: con uno sguardo
tranquillo e una penna in mano.
Era quasi abbastanza per farle pensare di essere impazzita.
E fu ancora più scioccata quando fece una domanda e Ranma rispose. Non solo
rispose, ma rispose correttamente e con una facilità un po' arrogante, come se
la questione fosse stata fin troppo facile per lui.
E il giorno prima era stato un tale delinquente! E dopo
quello stupido attacco, non era stata capace di trasformarsi per tutto il
giorno...
Akane Tendo sembrava preoccupata, ma lo era spesso, in quei
giorni. Ukyo non sembrava accorgersi che ci fosse qualcosa di strano. Allo
stesso modo, Hiroshi e Daisuke, e Sayuri e Yuka, sembravano avere una giornata
normale. Erano i soliti.
Il che significava che un qualche nuovo inferno aveva
travolto Akane o Ranma o entrambi, ma nessuno lo sapeva a parte loro due.
Interessante.
Durante la ricreazione, guardò Ranma avvicinarsi a lei
nervosamente. Avrebbe potuto riprovare con i punti di pressione, per
distruggere il suo potere di risucchiare il chi una volta per tutte. Tenne
pronta una moneta, giusto in caso. 1
"Sensei," iniziò Ranma in tono esitante, passandosi le dita
tra i capelli corti, "Ho una domanda. Una domanda personale. Posso?"
Hinako mise via la moneta con un movimento automatico.
"Personale?Vediamo quanto personale, prima di rispondere."
Ranma sorrise a mo' di scusa. "Quando ha l'aspetto di una
ragazza, si sente una ragazza?"
Hinako sgranò gli occhi. Comprensibilmente, saltò subito
alla conclusione sbagliata. "Problemi con la maledizione, Ranma?"
Ranma arrossì, abbassando lo sguardo sul suo corpo ancora
femminile. "Oh!Uh, no... mi chiedevo solo come vive la situazione... il cambiare
età."
La professoressa d'inglese non rispose subito, ma si prese
il tempo per pensarci. Non che si fosse bevuta la scusa scadente di Ranma neanche per
un secondo. Iniziò a parlare in inglese, ma lentamente. "If you can understand me, then you can get your answer",
rispose. "I feel different in my little girl form. Definitely different. But mostly it’s in
the way that people treat me. I think." 2
Ranma annuì lentamente. "Uhm... same here, I guess. But I really was asking about
the age thing. Do you ever find yourself thinking like a little girl thinks,
when you’re in your adult form?" 3
Hinako non rispose. Non solo Ranma aveva risposto- in un inglese passabile-
ma pensava di avere scoperto cosa turbava i suoi studenti. "Q-qualche volta,"
mormorò. "Immagino. Ma è più che altro per fare scena... è più facile
comportarsi come gli altri si aspettano, qualche volta."
Ranma ponderò la risposta in silenzio, poi annuì. "Capisco." scrollò le
spalle e tornò al suo posto.
“Ehi, Ranchan. Che succede?”
Ranma sorrise a Ukyo. "Ciao, Ucchan. Niente di che. Tu?"
"Vai alla fiera, stasera?"
"Sì," si intromise Akane. "Con me."
"E Ryoga," aggiunse Ranma.
"Ohh. Quell'idiota. Vuole reggere le candele, eh?"
Akane la fissò. "Eh?"
"Beh, pensavo che avrebbe invitato me!Io l'avrei fatto per lui, lo sai."
ringhiò Ukyo.
"Vuoi venire?" chiese Ranma, trovando l'unico modo educato per alleviare le
sofferenze di Ukyo.
La ragazza si riprese immediatamente. "Certo!Sarebbe grandioso!"
Akane annuì, un po' riluttante. "Sì. Fantastico."
"Due ragazzi, due ragazze," mormorò Ukyo. "Sembra quasi un doppio
appuntamento!" diede di gomito ad Akane. "Hai intenzione di farti avanti con
Ryoga, Akane?"
Akane affondò la testa nelle braccia e biascicò qualcosa di incomprensibile.
Aveva rinunciato da tempo a far capire ad Ukyo che lei e Ryoga non erano la
coppia perfetta.
"Cinque ragazze, un ragazzo," la corresse Ranma con aria assente.
"Eh?"
Ranma raddrizzò la schiena. "Cosa?Oh. Beh, Kasumi e Nabiki vengono con noi; e
io ho intenzione di andare come ragazza."
"Cosa?" domandò Ukyo. "Perchè?"
"Perchè posso mangiare a volontà, scroccare premi e fare giochi divertenti,"
rispose Ranma. "Che altro?"
Akane scrollò le spalle. "Non sei venuta all'ultima fiera?Ranma va sempre
come ragazza."
"Hmm." rispose Ukyo, imitando il suo gesto. "Va bene. Saremo le tre ragazze
più carine, allora, giusto, Ranchan?"
Ranma arrossì leggermente, e le diede una gomitata. "Non mettermi in
imbarazzo!"
Ukyo la guardò. Non era la reazione che si aspettava. Ranma si stava
comportando in modo molto simile a come aveva fatto lei stessa quando Ranma
l'aveva definita 'carina' per la prima volta, anche se in modo molto meno
agitato. Decise di metterla alla prova. "Cosa ti metti?"
Ranma piegò la testa da un lato. "Non so. Devo vedere cosa trovo. Forse
azzurro o verde smeraldo. Sono i miei preferiti."
Ukyo si sporse dal banco verso Ranma. "Gioielli?"
"Non mi piacciono tanto i gioielli," rispose Ranma senza pensare. "Li perdo
sempre. Lo sai. Ti ricordi quando quel... braccialetto...?" la rossa notò
l'espressione confusa di Ukyo. "Ops."
"Ops?" ripeté Ukyo.
"Mi sono dimenticata con chi sto parlando, per un secondo," rispose Ranma.
"Te lo sei dimenticato! Che vorrebbe dire?" la ragazza era giustamente
offesa. "E li perdi sempre?Quanto tempo hai passato come ragazza
ultimamente, eh?"
Akane scosse la testa da dietro le spalle di Ranma, chiedendole
silenziosamente di trattenersi e aspettare spiegazioni più tardi.
Ranma, però, si accorse del movimento. "Che c'è, abbiamo segreti adesso?"
Akane si innervosì. "No, tu hai dei segreti. Io e Ukyo vogliamo solo
farci una chiacchierata tra amiche." afferrò il braccio dell'altra ragazza e
marciò fuori dall'aula.
Ranma fece un respiro profondo. Si appoggiò allo schienale della sedia e alzò
i piedi sul banco. "Ragazzi, sono davvero i 'bei' vecchi tempi..."
"Ehi, Ranma!"
Le teste di Hiroshi e Daisuke occuparono la sua visuale all'improvviso,
facendole perdere l'equilibrio e sbattere la fronte contro quella di Daisuke.
"Ahi..."
"Come mai così 'femminile' oggi?" chiese Hiroshi, quando i suoi due amici
ebbero finito di toccarsi la fronte e lamentarsi.
"Acqua," rispose brevemente Ranma.
"E?"
"E niente."
"Significa che possiamo chiederti di uscire?" chiese Daisuke.
Ranma gli assestò un calcio in pieno viso.
"Beh, se l'è cercata," ammise Hiroshi. "Anche se, devo ammettere che è strano
vederti passare tanto tempo nella forma di ragazza senza ragione."
"Beh, sto organizzando uno spettacolino per Kuno. E mi serve questo
corpo per farlo."
"Spettacolino?" si chiese Daisuke, alzandosi da terra senza danni. "Per Kuno."
"Sai che fatica," ridacchiò Hiroshi.
Ranma fu contagiata dalla risata. "No, questa volta sarà qualcosa di
memorabile."
"Wow, allora devi farci partecipare," la pregò Daisuki. "Dai, amico, è
talmente idiota. Non vedo l'ora di vendicarmi per il modo in cui ci tratta
tutti."
Ranma scosse la testa. "Questa è la mia vendetta personale. Prendetevi la
vostra."
"Oh, non sei per niente divertente," borbottò Daisuke.
"E parlando di divertimento," si intromise Hiroshi, "scommetto che vai
alla fiera con Akane, eh?"
"Non dirmi che non l'avete ancora fatto," insinuò Daisuke.
Ranma arrossì. "No, non l'abbiamo ancora fatto. Ma vado alla fiera con
lei. E Ryoga, e Ukyo e Nabiki e Kasumi..."
"E noi!" esclamò Hiroshi. "Dai, dobbiamo ristabilire un equilibrio. Sarete tu
e Ryoga con quattro ragazze!"
"Non è corretto," sospirò Ranma, "Sarà Ryoga con cinque ragazze. Io vado
sempre alle fiere come ragazza. Cibo gratis, tutti quei giochi..."
Daisuke sospirò a sua volta. "Qualche volta sei davvero fortunato, lo sai
questo?"
Ranma lo fissò sorpresa.
"Fortunato!" si intromise Hiroshi. "Ma perfavore, doversi trasformare in
ragazza tutto il tempo?"
"Mmm, quel corpo," enfatizzò Daisuke. "Scommetto che riesci ad avvicinare le
ragazze più belle con quello."
Hiroshi gli diede uno scappellotto prima che Ranma ci riuscisse. "Che stai
fantasticando!"
Ranma scoppiò a ridere e poi a singhiozzare, lacrimando.
"Che problema ha?" chiese Daisuke, puntando il pollice verso la
ragazza, che stava letteralmente morendo dalle risate.
"Non lo capisco proprio."
In qualche modo la voce si sparse. Come sempre, al Furinkan.
Perciò, a mezzogiorno, quando suonò la campanella, si
radunò una folla incredibile nel cortile per assistere alla grande umiliazione
di Tatewaki Kuno. Nessuno voleva perdersela; senza menzionare il fatto che
Nabiki stava vendendo bevande e pop corn. Ukyo aveva industriosamente messo su
un banchetto di okonomiyaki e molte persone si erano fermate anche solo per il
cibo.
Ranma, che aveva dimenticato come le notizie girassero
velocemente al liceo- specialmente quando Nabiki si metteva in mezzo- fu
piuttosto sorpresa di vedere tutta quella gente.
E gli altri ragazzi furono piuttosto sorpresi di vedere lei, considerando che
indossava un lungo abito medievale bianco, e improvvisamente aveva i capelli
molto più lunghi.
"Ragazza col codino!Quanto ho desiderato rivederti!" esclamò Kuno non appena
la vide. "Sei... sei tu, vero?"
Ranma annuì entusiasta. "L'unica e sola, Kuno-sempai!"
"Grazie al cielo. Solo tu puoi porre fine a queste... ehm, fitte incessanti
della mia anima!E' vero dunque che tu hai... " iniziò a contare sulle dita. "Che
tu hai cinque fratelli?"
Ranma annuì. "Certo!"
"Tutti chiamati Ranma?"
"Sì. I miei genitori sono bizzarri."
"Puoi dirlo," mormorò Akane, comprando delle noccioline calde da sua sorella.
"Oh... capisco," rispose Kuno. "La tua sorella maggiore mi ha detto di
incontrarci qui per rovesciare la tirannia del malvagio Saotome."
"Oh, no, ti sei sbagliato, Kuno-sempai!" fece Ranma, in tono allegro. "Tu sei
qui per aiutarci a combatterlo! Solo tu sei il guerriero che può
sconfiggere la sua cattiveria!E' stato predetto!"
"Predetto!Ah, sicuramente ti è giunto un messaggio della mia vittoria!"
"Oh?" Ranma scosse la testa. "No, Kuno-sempai. Tu perdi. Per questo è così
difficile per me." abbassò lo sguardo a terra, fingendo una lacrima.
"Cosa!Non può essere!" Kuno fu come colpito da un fulmine... il che fu reso
evidente da terribile tuono che precedette la sua drammatica illuminazione.
Ranma gli buttò le braccia al collo e singhiozzò. "Oh, Kuno-sempai!"
"Oh, mia dea col codino!" esclamò lui, stringendola forte.
"Esattamente l'umiliazione di chi siamo venuti a vedere?" si chiese
Hiroshi.
Ranma si districò dall'abbraccio di Kuno."Ma per provarmi il tuo amore...
combatterai lo stesso, non è così?"
Kuno abbassò gli occhi su di lei. "M-ma certo!Anche se sono destinato a
morire, combatterò per la libertà della tua anima e per quella dei tuoi fratelli
e sorelle!"
"Oh, K-" iniziò Ranma.
"Anche se dovessi bruciare nelle fiamme del suo inferno, ti proteggerò, mia
dea!"
"Wow," commentò Akane, senza fiato.
"E' come se si fosse ubriacato col suo stesso testosterone!" aggiunse Nabiki,
con la bocca piena di pop-corn.
"Wow, K-" riprovò Ranma.
"Sì, anche se dovessi camminare nella valle della morte, io-"
"Basta così, Kuno-sempai!" lo interruppe seccamente Ranma. "Voglio dire...
uh, ti ringrazio dal profondo del mio cuore!Mio eroe!Mio salvatore!" finse un
espressione calcolatrice per un secondo. "Se lo indebolirai abbastanza, io e
Ranma e Ranma e Ranma e Ranma riusciremo a finirlo!"
Kun alzò la testa, raddrizzò la schiena. Era evidente che non si era mai
sentito più orgoglioso.
"H qui degli oggetti che potranno esserti d'aiuto contro le trame del
malvagio Saotome," continuò Ranma.
"Ah, un simbolo del tuo amore!" esclamò Kuno, che a questo punto sembrava,
come aveva intuito Nabiki, ubriaco di... qualcosa. Forse del fatto che la
ragazza col codino stava chiedendo direttamente il suo aiuto per la prima volta.
Ranma gli mise gioiosamente in mano un pesce morto. Trota, per essere
precisi.
Kuno rimase a fissarlo. "Huh?"
"Non farti ingannare dalle apparenze, Tatewaki-kun," intonò Ranma. "Questo è
un pesce magico. Con quello potrai cominciare un'importante ricerca."
"Una ricerca!"
"E' come un cagnolino che qualcuno sta per portare fuori," osservò Ukyo,
notando la traccia di saliva che scendeva dalle labbra di Kuno.
"Esattamente." Ranma estrasse una pergamena dallo stesso posto che aveva
precedentemente prodotto il pesce puzzolente: dal nulla. "Io e le mie sorelle
abbiamo fatto una lista. Segui le istruzioni e forse guadagnerai abbastanza
magia per sconfiggere anche il malvagio stregone!Ma torna a casa entrò l'alba di
domani, o l'incantesimo si dissolverà. E devi completare la ricerca da solo;
nessuno può aiutarti."
Kuno prese la pergamena umilmente. "Affronterò questo destino maledetto per
te, mia signora!"
Gli occhi di Ranma si riempirono di lacrime. Unì le mani come in preghiera.
"Salvami e in cambio ti donerò un bacio!"
Kuno tremò. "Davvero!"
"Davvero!" rispose Ranma, baciandosi la mano e soffiando verso di lui. Poi,
si ritrasse nella folla, sorpassando il chioschetto di Nabiki. "Come rubare le
caramelle a un bambino," le disse, alzando gli occhi al cielo. "Dammi un pacco
di patatine, Nabiki, ok? Gli idioti mi mettono fame."
Nabiki le passò una busta, senza notare che non stava ricevendo soldi in
cambio. 4
Akane, che stava iniziando a immaginare cosa potesse essere scritto
nella pergamena, sentì l'impulso di prendere Ranma per i capelli e scuoterla. Ma
quando si decise, Ranma era scomparsa.
Poi, si ricordò dove aveva già visto l'abito medioevale. Era lo stesso che
aveva indossato in 'Romeo e Giulietta'.
Nabiki tornò in sè appena in tempo per incassare dalla folla affamata.
"Ricordati sempre chi è l'oggetto dello scherzo, Akane."
La ragazza scosse la testa. "Neanche lui si merita questo- se è anche solo la
metà di quello che penso."
"Oh, dai, Akane! Cosa può esserci su quella lista di così orribile che
lui non lo meriti?"
Tatewaki Kuno esaminò la lista tra le sue mani. Era lunga,
in una scrittura precisa ma piuttosto mascolina. Evidentemente, l'aveva scritta
Ranma oppure Ranma.
Il pesce certamente puzzava. Naturalmente c'era
d'aspettarselo, considerando che non era tanto fresco. Kuno spiegò con ansia la
pergamena.
Guerriero forte e coraggioso, iniziava. Per
sconfiggere il malvagio Saotome, avrai bisogno di:
1) Pesce morto e puzzolente (fornito)
2) Non ne ho idea
Kuno si accigliò. Come avrebbe fatto a procurarsi una 'non
idea'?
3) Per portare a termina questa sacra missione dovrai
indossare gli indumenti adatti. Vai in via Hokawa ed entra nel negozio chiamato
'La giumenta del cavaliere'. Dì al commesso il tuo nome e poi la seguente frase:
"Sono pronto ad accettare l'abito del vero guerriero." Indossa quello che ti da.
5
Kuno annuì tra sè. Aveva sentito spesso che solo
determinati abiti potevano essere indossati durante una ricerca importante o un
rituale. A volte i vestiti dovevano essere nuovi, altre volte di un particolare
colore o di un certo tessuto. Era ovvio che la ragazza col codino e le altre
Ranma avevano pensato a tutto; lui approvava.
Nello scintillio tipico del primo pomeriggio, attraversò
via Hokawa. Era come se la sua vita fosse arrivata al culmine. La ragazza col
codino, con l'aiuto dei suoi fratelli, era riuscita a liberarsi in piccola parte
dall'incantesimo impostole da Ranma- abbastanza da riuscire a chiedere il suo
aiuto.
Finalmente Kuno raggiunse il negozio in questione e vide
che era pieno di oggetti in stile medioevale. "Ah!E' sicuramente il posto
giusto," intonò, ed entrò.
I suoi occhi si posarono su armature, spade e stivali,
ancora più belli di quanto aveva immaginato. Dopo essersi rifatto gli occhi,
Kuno andò a parlare con il commesso. Per un momento, lo fissò. "Ci conosciamo?"
Daisuke, che nei weekend faceva il gamer, ed
occasionalmente anche il cosplayer, lo guardava da dietro il bancone. "Non
penso," rispose, fingendo confusione. "Viene spesso qui?" osservò l'hakama di
Kuno. "In effetti sembra che lei faccia del cosplay."
"No, sciocco plebeo!Ahem..." Kuno estrasse la pergamena.
"Sono pronto ad accettare l'abito del vero guerriero."
"Oh!" Daisuke si sporse con fare cospiratorio sul bancone.
"Capisco. Beh, non faccia sapere al malvagio Saotome che sono stato io a darvi
queste cose. Sono molto... speciali. Va bene?"
Kuno annuì e prese i vestiti che gli venivano offerti.
"E questo, e questo," aggiunse Daisuke, formando una
piccola pila sul bancone. "Fatto. Contanti o carta di credito?"
Kuno armeggiò nelle tasche e ne estrasse il portafoglio.
Sospirando, si separò dall'ultima banconota. Nabiki l'aveva proprio spennato
quella settimana.
"Si diverta!" esclamò Daisuke.
"C'è un camerino da qualche parte?"
"Nel retro," gli disse Daisuke, blando.
Il proprietario uscì dal suo ufficio. "Questo piccolo
scherzo non lo danneggerà permanentemente, vero?" chiese a bassa voce.
"Ranma sa quello che fa. Ehi, grazie per la collaborazione.
L'ho apprezzato davvero."
"Vedi solo di collegare la mail entro sabato!"
Daisuke annuì e uscì dal negozio con un saluto amichevole.
"Lo farò!"
L'uomo non batté ciglio quando Kuno emerse dal camerino.
Dopo tutto, era il proprietario di un negozio di cosplay e aveva visto di tutto.
Kuno, però, aveva raggiunto una nuova vetta. I reggicalze
pruriginosi, per esempio. Tutto il merletto. Il cappello sarebbe stato una
tortura da portare senza parrucca. E gli stivali erano scomodissimi anche quando
non rimanevano impigliati nella gonna.
E naturalmente, il fatto stesso che fosse vestito da donna.
Il proprietario lo guardò con fare professionale. "Non è il
tuo colore," disse, "ma ha un taglio che ti dona."
“Ranma,” fece Akane esitante.
La ragazza si girò. "Sì, stella?Che succede?"
Akane arrossì. "Uh... riguardo Kuno..."
"Non vorrai ricominciare con quella storia?Starà bene. E'
un ragazzo grande e grosso. Devi smetterla di preoccuparti per noi, Akane. So
che è il tuo modo di dimostrare il tuo affetto, ma è meglio esserci per qualcuno
che costringerlo a stare con te."
"Sei stato crudele," disse Akane con voce atona.
"Huh?"
"Crudele. Maligno. Non importa cosa ci ha fatto Kuno- non
significa che dobbiamo ripagarlo in questo modo. Sono arrabbiata con lui
perchè penso che si comporti male!Perchè dovremmo imitarlo?"
Dopo un attimo di considerazione, Ranma sorrise. "Sì,
Akane, probabilmente hai ragione."
"Ora, io penso- aspetta. Cosa?"
"Hai ragione," ripetè Ranma, rabbuiandosi. "Forse sono
andata troppo oltre." rifletté un attimo. "O non abbastanza oltre."
"Cosa?"
Il sorriso di Ranma si allargò, ma era privo di emozione.
"Non pensi che la mia follia abbia metodo?Sto cercando di convincerlo a
lasciarmi in pace! E anche te..."
"Dicendogli che hai bisogno del suo aiuto!Non stai solo
giocando con le sue illusioni, Ranma, le stai alimentando. E facendogli fare la
figura dell'imbecille nel processo."
"Fa tutto da solo." Ranma non sorrideva più. "E poi non
voglio litigare di nuovo per questo."
Akane si accigliò. "Preferivo quando mi chiamavi
maschiaccio o fumavi come una teiera. Almeno potevo colpirti."
"E adesso cosa ti trattiene?"
Akane si girò e guardarla. "Ranma Saotome!"
Ranma alzò gli occhi al cielo. "Cosa?La mancanza di
motivazioni non ti ha mai fermata prima, lo sai."
Akane sussultò. "Ranma..." strinse gli occhi. "Bene!Se è
così che la pensi..." girò sui tacchi e corse via, in direzione del vecchio
studio del dottor Tofu. Ranma pensò che forse stava piangendo. Si appoggiò alla
ringhiera di ferro su cui stava camminando Akane e guardò verso la baia. L'acqua
era scura, anche lì a riva. Un uccello planò sulla superficie e catturò un
pesce.
"Heh." Ranma ricordò il pesce che aveva dato a Kuno e si
chiese se avrebbe funzionato.
Ma forse era stato davvero troppo crudele. Che diritto
aveva lei di prenderlo in giro così, dopotutto? Solo perchè era un rompiscatole
qualche volta- tutti potevano esserlo. Ranma raccolse una pietra e la lanciò
sull'acqua, guardandola saltare. Forse non aveva il diritto di giocare con le
persone come stava facendo; forse doveva solo ignorare quello che sapeva.
Seguire la corrente.
Solo che lei non era parte della corrente. Era fuori posto
con Akane e Ryoga, con Kuno e le sorelle Tendo e anche con suo padre. Non vedeva le cose
allo stesso modo, non si comportava come si aspettavano che facesse. Era uno
straniero lì, qualcuno che parlava a stento la lingua e non conosceva i costumi-
e non solo uno straniero, ma uno straniero che fingeva di essere un nativo.
Ranma rimase a lungo a guardare l'oceano; troppo a lungo. I
suoi pensieri stavano diventando ossessivi quando finalmente si decise ad
alzarsi e tornare a casa.
Quando ci arrivò, Akane era ancora fuori- a piangere per
colpa sua- per la quinta volta quella settimana.
Ryoga, invece, era a casa e anche Kasumi. Nabiki stava
sicuramente seguendo la 'ricerca' di Kuno nella speranza di ricavarne un video
interessante. I padri?Forse stavano organizzando il prossimo matrimonio.
"Tadaima," disse Ranma.
"Okaeri nasai!" risposero due voci.
Ranma entrò in cucina e fu accolta da uno strano
spettacolo. Kasumi teneva un grosso coltello in una mano, una carota nell'altra
e indossava un grembiule rosa. Ma non c'era nulla di sorprendente in quello; ma
il fatto che Ryoga fosse lì accanto a lei nella stessa posa - con indosso il
grembiule bianco dei Tendo- fu sufficiente per far battere dolorosamente il
cuore di Ranma.
"Akane, io..." lo sguardo di Ryoga si posò su di lei.
"R-Ranma!" cercò immediatamente di far sparire coltello, carota e grembiule.
Ranma lo fermò. "Non serve, maialino. Ho già visto tutto. E
cosa c'è di male a cucinare, posso saperlo?"
"E' un grembiule da donna," rispose Ryoga.
"Ah, sì?Non sembra." Ranma approfittò della situazione per
esaminare Ryoga da vicino, come in cerca del prezzo di un prodotto. "No!Non dice
'ragazza' da nessuna parte."
Ryoga sembrò leggermente sollevato. "Kasumi mi sta insegnando a cucinare,"
riuscì a spiegare in tono colpevole.
Ranma si chiese, non per la prima volta, dove Ryoga avesse preso la sua idea
esagerata di virilità senza un modello di riferimento maschile accanto.
Oh, aspetta un attimo! Ranma impallidì. E' possibile che il modello
sia... io?
"C-che state preparando?"
Ryoga sembrò agitarsi ancora di più per questo suo interessamento alla
ricetta. "Um..."
"Stufato," rispose Kasumi, confusa nel sentire Ryoga balbettare in presenza
di Ranma.
"Stufato!" le fece eco Ranma. "Buono. Sono sicuro che sarai un grande cuoco,
Ryoga."
Ryoga si accigliò. "Che cosa intendi dire!"
Ranma fu assalita dall' istinto travolgente di baciar via quell'espressione
irata dal suo volto finché non l'avesse stretta così forte da... scosse la
testa. Cattivi pensieri. Cattivi! "Ecco... significa che sei capace di
seguire le indicazioni?"
Le parole le uscirono di bocca prima che si rendesse conto di quello che
stava dicendo.
"Quindi stai dicendo che sarò un cuoco terribile perchè non so seguire le
indicazioni?Perchè non so trovare la strada da casa a scuola!E' così! Sei
talmente idiota, Ranma. Avrei dovuto aspettarmelo."
"Ryoga, io-"
"Senti, non so cucinare, ok?E sono sempre da solo per strada, va bene?Quindi
quando posso imparare una ricetta ne approfitto!Specialmente se la cuoca è brava
come Kasumi. Ci sono problemi per te?"
"Ryoga." Ranma gli mise tutte e due le mani sulle spalle. "Respira."
"Cosa!Toglimi le mani di dosso, razza di condiscendente-"
Kasumi si mise in mezzo al litigio, e si mise letteralmente tra i due. "Cari.
Perfavore."
Ranma staccò le mani dalle spalle di Ryoga, come se si fosse punta, con una
fitta al petto che poteva solo significare l'avvicinarsi di un'altra crisi di
pianto. Trattieniti. Trattieniti. Akane ci passerà sopra.
Ryoga adesso sembrava confuso e in imbarazzo, leggermente rosso sulle guance.
Il mondo stava diventando sfocato e scuro... Ryoga... Ryoga imparerà a
fidarsi di me...
"Ranma?" fece Kasumi. " Che sta succedendo il questa cucina?" Kasumi alzò un
sopracciglio. "Che sta succedendo in questa casa?"
Ryoga non notò l'occhiataccia di Kasumi. "Scusami, Kasumi. Io... mi
sono lasciato sopraffare dalla rabbia. Di nuovo. E' colpa mia."
Ranma sgranò gli occhi, mentre la cucina tornava ben visibile. "Io... grazie.
Ehm... ho detto una cosa stupida. Volevo davvero dire che sei capace di
seguire delle indicazioni. A parte perderti per strada, non... non ti ho mai
visto fare pasticci..."
Ryoga sbuffò. "Non puoi dire sul serio che pensi che sarei bravo. Tu non dici
cose del genere, Ranma. Quello è il lavoro di Kasumi."
"Non è il mio lavoro essere gentile!" l'interruppe Kasumi.
"Kasumi..." mormorò Ranma. "Oh, Kasumi... non..."
"Non cosa?Non arrabbiarti?Non mi è permesso?E' strano, perchè sembra che
invece tutti gli altri possano," disse Kasumi con una voce calma che montò in
tensione mentre parlava. "Anche Nabiki. E papà ha delle crisi nervose ogni
giorno!Ma io devo essere quella forte... quella gentile..."
Ranma abbracciò Kasumi e la strinse.
"Idiota!Non approfittare della sua bontà!" urlò Ryoga.
"Non è 'approfittare'!E' abbracciare qualcuno che è turbato!"
Ryoga si zittì.
Uh oh. Ho detto qualcosa di sbagliato?
Il suo silenzio continuò.
Perchè non dice niente?Povera Kasumi. Sono successe troppe cose...
"I fogli del divorzio... sono arrivati... stamattina..." mormorò
nell'orecchio di Ranma.
Ranma si irrigidì. "Oh, Kasumi..." l'abbracciò più forte.
"Per posta!"
"Lo so, Kasumi."
"E' un codardo!"
"Lo so."
"D-d-divorzio?" balbettò Ryoga. "Kasumi?"
"Sta zitto, P-chan!E non dire una parola a nessuno di questa storia!"
sbottò Ranma. "Kasumi, anche tu hai diritto ad arrabbiarti qualche volta,"
rassicurò l'altra ragazza. "Non devi essere tranquilla e non devi essere
gentile. Non devi essere niente che tu non voglia essere. Ok?"
Kasumi si asciugò le lacrime sui capelli di Ranma. "Lo so. Lo so." si
allontanò, strofinandosi gli occhi. "Oh, Ryoga-kun, mi dispiace tanto!Mettermi a
piangere di fronte a un ospite!" scosse la testa. "E per una cosa così stupida:
una sola notte con un uomo che non è andata proprio come volevo!" le tornò il
sorriso. "Sono ancora una ragazza!Ho tutta la vita davanti..."
Ranma le prese la mano e le diede dei colpetti consolatori. "Hai ragione,
Kasumi. Sei carina, sei una grande cuoca. Ci sono schiere di ragazzi là fuori
che farebbero a gara per te."
Kasumi arrossì. "Lo pensi davvero?"
"Certo," rispose Ranma. "Ed oltre ad essere carina e brava in cucina, sei
intelligente e piena di risorse. E dolce."
"Non esagerare," protestò Kasumi. "Andiamo, voi due. Perchè non prepariamo la
cena tutti insieme?"
Fu così che un silenzio imbarazzante calò sulla cucina. Mentre Ryoga e Kasumi
tagliavano la verdura, Ranma trovò un altro grembiule e iniziò ad armeggiare
nella credenza in cerca degli altri ingredienti. Contrariamente a quando stavano
discutendo poco prima, nessuno dei tre cuochi invadeva lo spazio altrui. Kasumi
supervisionava il tutto, dava direzioni e correggeva in modo gentile ma
implacabile.
Ben presto dalla cucina iniziò ad emanare un odorino delizioso.
Ranma realizzò che stava sorridendo felice a Ryoga e si affrettò a
concentrarsi su quello che stava facendo.
Sbucciare le patate era molto più semplice che pensare a qualsiasi altra
cosa. Facile.
Ryoga posò la mano sul suo polso.
Ranma fece un salto di qualcosa come mezzo metro. "Ryoga?"
Le prese la mano e la esaminò. "Ehi, ti sei tagliata."
"Sì, non è niente," disse Ranma, ma internamente si sentiva come in preda ad
uno tsunami e il mondo ricominciava a tremolare e scomparire, finché tutto ciò
che esisteva era la leggera pressione sulla sua pelle. "Posso riavere la mia
mano, per favore?Grazie."
Ryoga la lasciò andare con una strana espressione vulnerabile sul viso, in
preda a un qualche tormento interiore. Dopo un momento si girò dall'altra parte,
un po' troppo velocemente per sembrare naturale e lasciò la cucina.
Lei non se la sentiva di rassicurarlo, né di sfruttare quella vulnerabilità.
Aveva approfittato di troppe situazioni, di recente.
Note esplicative:
1 Hinako non è un personaggio molto conosciuto, quindi
lasciatemi spiegare brevemente chi è. Hinako è stata assunta dal Preside Kuno
perchè aveva la reputazione di 'ammansire' gli studenti ribelli. In seguito si
scopre che era stata allenata da Happosai ed quindi studentessa della scuola di
arti marziali indiscriminate. E' capace di succhiare il chi dalla sue vittime
usando una qualsiasi cosa rotonda con un buco al centro; di solito monete, che
sono facili da portare in giro. Mentre succhia lo 'spirito combattivo' il suo
aspetto varia da una bambina di dieci anni a una donna matura. E' l'insegnante
d'inglese di Ranma e Akane.
2 "Se mi capisci, potrai avere la tua risposta. Mi sento diversa quando sono
nella forma di bambina. Decisamente diversa. Ma è più che altro per il modo in
cui mi trattano gli altri. Penso."
3 "Uhm... lo stesso vale per me, credo. Ma quello che volevo sapere è il
problema dell'età. Le capita mai di pensare come pensa una bambina quando è
nella forma adulta?"
4 Teniamo a precisare che in quel momento Nabiki non era del tutto in sé.
5 Nella storia originale c'è un bel gioco di parole sul nome del negozio che
non sono riuscita a tradurre: 'Knight Mares'. Letteralmente è 'Le
cavalcature/giumente dei cavalieri', ma si pronuncia come 'nightmares', incubi.
Ringrazio tutti per le recensioni! *o* Non
ho tempo di rispondervi uno per uno, spero di rifarmi al prossimo capitolo!
Ranma fece una smorfia, sentendo il sapore della propria bocca. Cavolo,
sembrava che qualcosa ci fosse morto dentro... e avesse scelto la sua lingua
come tomba.
"Ugggh," borbottò. Aveva freddo, tra l'altro. Proprio freddo. Si
accoccolò meglio nell'abbraccio della persona dietro di lei.
E per la cronaca, le sembrava che il suo cervello stesse cercando di
squarciarle la testa. 'Dolore' non era la parola adatta a descrivere la
sensazione. Era più come se tanti piccoli demoni la stessero trapanando
dall'interno.
E il suo stomaco...
Ranma si trascinò fuori dal letto fino al bagno e approfittò subito della
toilet in stile occidentale. "Bleaarrggh!"
Si sentì subito meglio. O almeno, i demonietti avevano lasciato il suo
stomaco e si erano concentrati solo sulla testa. Sedette sulla tavoletta e si
pulì la bocca con il colluttorio. "Mouuu..." si lamentò, sollevando a fatica un
braccio per cercare un antidolorifico nel mobiletto dietro lo specchio.
Ma il braccio rimase sospeso a metà strada quando Ranma ricordò
improvvisamente la sensazione di un corpo solido e caldo dietro di lei e tornò
con lo sguardo al letto. "Omiodio..."
Il suo stomaco si agitò in protesta e lei si piegò di nuovo sulla tazza.
Tornò a girarsi lentamente, il suo corpo un unico muscolo teso allo spasmo,
sperando che quello che aveva visto fosse stata solo un'allucinazione indotta
dall'alcol.
Sfortunatamente era ancora lì. In qualche modo, la notte precedente era
arrivata fino alla camera di Soun e... e aveva fatto... solo il cielo sapeva
cosa. Con lui.
Lui era mezzo scoperto, un braccio muscoloso e una gamba (vestita dal
pigiama) facevano capolino dal piumino scarlatto. La sua testa era inclinata da
un lato, fuori dal cuscino, e il suo respiro era profondo e regolare. I suoi
lineamenti erano illuminati dalla luce del mattino.
Gli occhi di Ranma si riempirono di lacrime, perché non sapeva se scappare
via o rimboccargli le coperte. Decise di restare a fissarlo, con una mano chiusa
a pugno contro le labbra. Ryoga aveva delle ciglia stranamente lunghe per un
uomo, e delle labbra sensuali, decise Ranma quasi spassionatamente, come se lo
stesse semplicemente catalogando, confrontandolo con gli altri uomini e ragazzi
che conosceva. Aveva il sonno agitato-come lei.
A meno che non fosse stata Ranma a tirarsi le coperte, di notte.
Rabbrividì. Faceva freddo in quella stanza, si gelava. Voleva tornare sotto
le coperte e nascondere la testa nella sua spalla e chiudere gli occhi finché
lui non l'avesse convinta con un bacio ad amarlo.
Voleva correre via urlando, voleva trovare Akane e scappare via per sempre da
tutto questo insieme a lei, voleva non essere una donna, una bella sposa, una
madre.
Ranma non riuscì ad impedirlo. Le lacrime iniziarono a scivolarle sulle
guance. Cadde in ginocchio e affondò il viso nel tessuto sintetico del piumino
rosso.
Non era un comportamento virile, ma tanto nessuno poteva vederla.
Passò del tempo, non sapeva quanto. Un minuto o forse un'ora di dolore fisico,
e ferite inflitte alla sua anima. Ma poi, una mano si posò sulla sua testa e Ranma alzò gli
occhi.
L' espressione di Ryoga rispecchiava tutta la sua sofferenza. "Mio Dio... stai
bene?"
Sembrava ferito. Per colpa sua. Ranma non sapeva cosa dirgli. Non riusciva
nemmeno a guardarlo negli occhi. Nascose di nuovo il viso nel piumino e scosse
la testa.
"Maledizione," imprecò lui. Ranma sentì il letto abbassarsi, mentre Ryoga ne
scendeva. Un minuto dopo, sentì le sue braccia strette attorno a lei. Non
parlava, ma la stringeva forte mentre piangeva, incapace di fermarsi.
"Coraggio," le sussurrò nei capelli, sfregandole le braccia. "Va tutto bene. Va
tutto bene."
Come se dirlo lo avesse fatto diventare reale, Ranma sentì che i singhiozzi
iniziavano a diminuire e l'orrore che aveva fatto prigioniero il suo corpo
scivolava via.
Dal piano di sotto si sentì un vagito.
"G-guarda cosa h-ho fatto... ho svegliato la b-bambina..." mormorò Ranma,
alzandosi in piedi.
Ryoga la prese per la vita e la rimise seduta. "Aspetta."
"Ma, la bambina..."
"Siediti, per favore..."
Ranma sedette, combattendo l'impulso di correre giù da Sachiko. Era come se i
vagiti della bambina stessero provocando una specie di istinto primario in lei.
"La lasciamo piangere così?"
"Abbiamo dovuto farlo per abituarla a dormire di notte," le disse Ryoga. "Per
qualche minuto non succede niente."
Ranma arrossì di vergogna, ricordando quanto a lungo Sachiko aveva pianto
tutta da sola, il primo giorno che si era risvegliata in quella nuova vita. "O-okay."
"Dimmi cos'hai che non va." Ryoga tornò ad avvolgerla tra le sue braccia.
Ranma chiuse gli occhi, abbandonandosi completamente. Forse potevano restare
così e basta. Doveva chiederglielo?Ma era poi una domanda da fare?
Per fortuna, Ryoga la anticipò. "Ti ho detto che non ti avrei toccata, la
notte scorsa," le ricordò. "Abbiamo dormito, Ranma. Tutto qui. Ti sei messa nel
letto e hai iniziato a russare talmente forte da svegliare i vicini."
Ranma sospirò, sollevata.
"Stavi piangendo perché pensavi che ti avessi fatto qualcosa..."
"Perché no?" chiese Ranma, quasi in tono di sfida. "Io non voglio- ma
siamo sposati... e non è quello che fanno marito e moglie?"
"Sì, immagino di sì, ma io non... " Ryoga sospirò e affondò la testa nei suoi
capelli rossi. "A che serve?" mormorò. "A te non... a te non importa niente di
me, giusto?"
Ranma si irrigidì, quando il respiro di Ryoga le accarezzò le orecchie,
facendola rabbrividire. Se solo Ryoga avesse saputo cosa stava provocando dentro
di lei, non
avrebbe mai fatto quella domanda.
"Sai cosa si prova a vedere tua moglie che piange perché pensa che forse
siete stati a letto insieme?"
Ranma dovette ammettere che non ne aveva idea, e si chiese per quale motivo continuasse
a stringerla forte, se era così turbato ed arrabbiato.
"Te lo dirò ancora una volta... e se ancora non riesci a fidarti di me...
forse..."
Ranma sentì il proprio respiro accelerare. Qualcosa nascosto dentro di lei,
molto a fondo, stava dicendo con voce addolorata e confusa, aspetta. Aspetta,
no.
"So che i tuoi sentimenti nei miei confronti sono confusi adesso."
Ranma aprì la bocca per protestare, ma Ryoga l'anticipò di nuovo, parlandole
addosso.
"Perfavore, lasciami finire. So che sono confusi. So che hai lasciato che ti
baciassi- ma so che una parte di te mi vede ancora urlare..." si fermò per
posarle un bacio veloce sulla base del collo, sussurrando in tono di
scuse: "Ranma, preparati a morire..."
Quel bisbiglio a fior di pelle le fece nascere qualcosa di caldo e oscuro nel
petto. Il battito del cuore le tamburò insistente le orecchie. "Ryoga..."
"Ma sono passati sei anni, quindi per me è facile. Capisco quanto possa
essere difficile per te, invece. Quindi... non devi fingere di essere qualcuno
che non sei. Non per me."
Ranma si allontanò leggermente, in modo da guardarlo per bene negli occhi.
"Dici sul serio?"
Ryoga annuì. "Voglio che tu sia felice, Ranma." le fece un sorriso triste e
avvicinò la testa alla sua per baciarla di nuovo.
Ranma si sentì strana e confusa per tutta quella storia dei baci. Ma chiuse
gli occhi lo stesso e si sentì baciata dove nessuno l'aveva mai baciata prima-
un bacio su ogni palpebra, per cancellare le sue lacrime.
Quando si allontanò, Ranma aprì lentamente gli occhi e si ritrovò persa in
quelli grigi di Ryoga, molto, molto vicina. Il suo cuore fece un balzo.
Adesso ci baciamo per davvero, pensò confusamente, come fanno gli attori nei
film... un bacio passionale e malizioso...
E mi piacerà?si chiese, arrossendo, sì... penso di sì...
"Vuoi il caffé?" chiese lui.
Ranma lo fissò, sicura di essersi persa qualcosa. Stava ancora pensando ai
baci, all'amore, alle promesse misteriose che si nascondevano nel profondo dei
suoi occhi.
"Caffé?" mormorò.
"L'alcol ti rende emotiva. E' qualcosa che abbiamo in comune."
Ranma sbatté nuovamente le palpebre. La preoccupazione e l'amore nei suoi
confronti erano ancora lì nei suoi occhi; li stava solo mettendo in pratica,
adesso. "C-caffé va benissimo."
"Ok. Vado a mettere su la macchinetta." Ryoga la sciolse dall'abbraccio e si
alzò, stiracchiandosi. "Ne riparliamo a colazione, ok?"
"O-ok." era ancora un po' confusa per quel suo improvviso desiderio di cibo.
Però in effetti, ora che il suo stomaco si era calmato e lei si era sfogata un
po', iniziava a sentirsi affamata.
Ranma scosse via la confusione e si alzò in piedi, usando il letto come
appoggio. Vide che aveva indosso uno dei pigiami di Ryoga e iniziò a ricordare
qualcosa della notte precedente; dopo essersi rimproverata per la propria
stupidità, scese nella camera di Sachiko.
Sporse la testa all'interno e vide che la bambina si era riaddormentata.
Ranma sorrise quando la vide agitarsi nel sonno e le posò una mano sulla testa
per calmarla. Poi uscì in silenzio.
Scese la seconda rampa di scale il più silenziosamente possibile e trovò
Ryoga occupato a mescolare qualcosa in una ciotola. "Che buon odore," disse,
respirando a pieni polmoni. Il suo stomaco gorgogliò di nuovo in protesta, ma
Ranma si rifiutò di permettere ad una notte di bevute di mettersi tra lei e il
buon cibo.
Sedette a tavola e i pensieri si concentrarono nuovamente su Ryoga. Mi
ama. Mi ama davvero.
E di nuovo, come accidenti è successo?
Ryoga aveva ragione su una cosa. Lo vedeva ancora all'attacco,
rabbioso, con il pugno alzato...
Ranma tornò col pensiero alla loro ultima battaglia: Ryoga tremava dalla
rabbia, il suo viso era una maschera di disperazione, mentre le diceva che
l'avrebbe uccisa. "Mi odia," mormorò.
"Cosa?"
Più forte questa volta: "Tu mi odi."
"Certo che no!" Ryoga abbandonò la ciotola e si girò a guardarla.
I loro sguardi si incrociarono. "Ogni volta che ci incontravamo, tu cercavi
di uccidermi." sbuffò. "E io facevo lo stesso. Mi hai dato la caccia girando
mezzo mondo- per dei panini."
Ryoga sussultò. "Mi sentivo solo, Ranma. Tu eri il mio unico amico."
"Aspetta un attimo. Eh?!" Ranma si sporse sul tavolo per guardarlo negli
occhi. "So che ho delle lacune di memoria, Ryoga-kun, ma lo so bene che non
eravamo amici allora."
Lui sospirò. "Non mi importava quale motivo avessi per cercarti. Dovevo farlo
e basta." tornò a mescolare nella ciotola, aggiungendo un altro po' di latte.
Ranma improvvisamente ricordò le provocazioni di Akane della sera prima, in
tutta un'altra luce. "Tu... eri innamorato di me anche prima?"
Ryoga arricciò le labbra e rise. "Non penso proprio. Ma ero solo e tu eri
l'unica costante nella mia vita. Mi ricordo che pensavo: lo devo trovare.
Era un imperativo, un obbligo. E ho praticamente inventato le motivazioni. Ero
un ragazzino, quindi ho scelto qualcosa di nobile per cui combattere- dire che
eri scappato per evitare la sfida, che tormentavi Akane. Ma quello che pensavo
era che tu fossi scappato per evitare me... quando eri l'unica persona
con cui parlavo a scuola e l'unico che mi accompagnava da casa a scuola e da
scuola a casa ogni giorno. Lo sai come sono i bambini- la tua partenza non aveva
niente a che fare con me, ma io l'ho trasformata in un'offesa personale."
sorrise di se stesso. "Il mondo gira intorno a ogni ragazzo di tredici anni. E
poi..." tossicchiò. "Ero... beh, ero molto geloso di te e Akane."
"Di quale dei due?" chiese Ranma in tono piatto, ancorata alla sua idea di
partenza.
Ryoga arrossì, e si girò ad aprire il rubinetto per evitare i suoi occhi. "Di
tutti e due, penso. Litigavate, certo, ma alla fine facevate pace ed eravate
sempre insieme. Io non avevo un'amicizia così."
Anche Ranma abbassò gli occhi. Dopo che l'aveva stretta a quel modo trovava
difficile guardarlo in faccia. E se le avesse rivolto di nuovo quel suo intenso
'sguardo alla Ryoga'? "Ma hai sempre detto che io e Akane non stavamo bene
insieme," riuscì a dire. "Se eri geloso di quello che avevamo... avresti prima
dovuto ammettere che avevamo qualcosa."
"Infatti. Ma volevo negarlo. Mi sentivo meglio a negarlo. Forse se foste
stati tutti e due infelici, il mio essere infelice non sarebbe stato così
terribile. Tre piselli in un baccello, tutti infelici insieme."
Ranma nascose di nuovo il viso. Non sapeva come sentirsi. Improvvisamente
sembrava che tutte le azioni passate di Ryoga fossero state cancellate e
ridipinte di nuovi colori nella sua mente. Ryoga era stato arrabbiato, ma prima
di poter essere arrabbiato, era stato ferito. Ed era stata lei a ferirlo. Per
farsi due risate o perché Ryoga le era capitato tra i piedi quando era
arrabbiata o frustrata.
Ranma sospirò. "Forse volevo dire che dovresti odiarmi."
"Non l'ho mai fatto. Volevo solo starti vicino." la sua espressione cambiò da
dolce a triste a beffarda; e poi scoppiò a ridere, rovinando il momento solenne.
"Certo, non avrei mai immaginato che le cose sarebbero finite così..."
"E questo come è successo?"
"Non ne sono sicuro. Avevo bisogno così disperatamente di qualcuno... e anche
tu, davvero. Eri così paziente con me. Io ero nervoso e facile alla rabbia. Tu
ti sforzavi così tanto di essere gentile. Alla fine hai vinto. E ora sto
cercando di ricambiare il favore." Si mise del pancake nel piatto e sedette di
fronte a lei.
Ranma rise. "E' quasi divertente se la metti così."
"Forse. Ma il fatto è che ti amo. Ti amo davvero."
La ragazza sorrise e buttò indietro i capelli. "Come si può non amare un
corpo così?"
"Non è per questo che ti amo." le diede un bacio sulla testa.
E improvvisamente, invece di ricordare la sua espressione mentre le diceva
'stai fermo e muori', Ranma ebbe come una visione della sua mano che cercava di
raggiungerla, del terrore nei suoi occhi, appena prima che la sua testa colpisse
le rocce. Deglutì. Di certo... di certo teneva a me più di quanto lasciasse
credere.
Iniziò a riempirsi lo stomaco con il pancake, senza fretta, e poi con il
caffé che Ryoga le aveva posato davanti. Il suo corpo sembrò prendere bene il
cibo, limitandosi a qualche borbottio di protesta.
"Senti, adesso devo andare a lavoro..."
Ranma alzò la testa e vide che la guardava con rimorso e preoccupazione.
"Starò bene." Poi, sapendo cosa stava per chiedere- Ranma fu sorpresa di
riuscire a leggere Ryoga tanto bene- aggiunse, "Non me ne andrò senza dirti
niente. Per chi mi ha preso?" strinse minacciosamente gli occhi. "E Sachiko?Pensi
che la lascerei da sola tutto il giorno?"
Il sollievo negli occhi di Ryoga la fece sorridere. "Ok," rispose lui,
semplicemente. "Mi merito un bacio prima del lavoro?"
Il cuore di Ranma saltò un battito. Ryoga sarebbe rimasto un gentiluomo fino
alla fine; non l'avrebbe obbligata. E non c'era niente di male in quello,
no?Erano sposati!
Maledizione... e maledetti tutti quanti loro, i Tendo e Ukyo e anche Ryoga,
per farla sentire a quel modo, come ad un 'bivio delle emozioni'. Voleva che lui
l'abbracciasse di nuovo- e voleva ancora di più evitare di rivedere quello
sguardo ferito e deluso nei suoi occhi, quello che l'aveva così sconvolta il
primo giorno.
E inoltre, voleva dargli una risposta sincera.
Hmm, anche se forse quella non era la migliore scelta di parole.
"Posso provare," rispose piano. "Se non ti dispiace..."
Non sapeva come dire a Ryoga che avrebbe potuto non funzionare, che avrebbe
potuto odiarlo o non sentire proprio niente; ed era anche un po' crudele usarlo
per provare a dare un vero bacio senza sapere prima come si sarebbe sentita.
Deglutendo, si alzò e si stirò la maglia del pigiama.
"R-Ranma?"
Si avvicinò a lui, le labbra strette e l'espressione determinata, e gli mise
le braccia intorno al collo.
"Ranma..." i suoi occhi erano spalancati e confusi. "Sei...?"
Era carino quando non aveva idea di cosa accidenti stesse succedendo. Ranma
sorrise e posò le labbra sulle sue.
Per un momento Ryoga rimase immobile, i muscoli bloccati dalla sorpresa. Ma
solo per un momento. Ben presto, Ranma si ritrovò premuta contro di lui, con una
mano sulla schiena e l'altra sulla spalla. Ranma scoprì che la sua gemella nella
cassetta aveva avuto ragione- Ryoga baciava come se fosse nato per farlo. Le
loro labbra si mossero assieme fino a quando Ranma pensò che il suo cuore
le sarebbe presto schizzato via dal petto per cadere ai loro piedi. Mi sto
dando a lui... e lui mi avrà... mi avrà per sempre... ma io in cambio avrò
lui... è uno scambio equo, no?
Poi, non ci fu spazio per pensare.
Dopo aver dato delle piacevoli attenzioni alle sue labbra, Ryoga passò ad un
punto appena sotto il suo orecchio, per poi scendere giù, fino alla spalla. Alzò
la testa a guardarla, gli occhi scuri, i capelli scompigliati, le labbra rosse.
Ranma si chiese se anche lei aveva quell'aspetto da 'l'ho appena fatto'. Anche
se, doveva ammetterlo, lo faceva sembrare più bello.
"A-allora?" balbettò lui.
"Wow," rispose Ranma.
Un sorriso luminoso gli illuminò i lineamenti. "Davvero?"
"Non farmelo dire di nuovo. Tu che mi rendi le ginocchia deboli è già troppo
strano."
Stranamente quell'affermazione non fece niente per rimuovere il suo sorriso.
"Continuiamo dopo, allora," rispose.
"Immagino di sì." Ranma sorrise e poi, con movimenti insicuri, si alzò sulle
punte per dargli un bacio sulla guancia. "A presto."
Lui restituì il gesto, allegro come se avesse appena vinto un milione di
dollari. "A dopo, Ranma." uscì di casa e chiuse la porta dietro di lui.
"Come ci riesce?" si chiese Ranma, rimanendo a fissare il punto in cui era
sparito. Poi si buttò sul divano, passandosi inconsciamente una mano sulle
labbra.
Non era stato come la prima volta. Il primo bacio era stato terribile. Mikado
l'aveva afferrata senza preoccuparsi minimamente di lei, e la sua bocca era...
ugh!... dappertutto. Tutto quel succhiare, e l'umido... E una
parte di lei, una parte che non sapeva nemmeno esistesse all'epoca, era in uno
stato di terrore talmente profondo da rendere letteralmente impossibile un
qualsiasi pensiero coerente. Ranma- perfettamente consapevole che i veri
uomini non piangono- era stata ridotta in lacrime da quel bacio.
Più tardi, Ranma si ricordò anche di un secondo bacio, che però non aveva
considerato prima come tale. Nonostante quello che avevano detto sia lui che
Akane, il nastro adesivo sulle labbra non aveva cancellato del tutto la
sensazione. Ma quel bacio, per quanto dolce e sentito, aveva mancato di
qualcosa. E anche se glielo avevano raccontato più volte- molte, molte volte, in
effetti- non riusciva a ricordarsi del bacio che aveva dato ad Akane quando era
nel suo stato di 'gatto-fobia'.
Il bacio di Ryoga era stato sicuro e fiducioso, ma anche lento e attento.
Non le aveva ficcato la lingua in bocca, anche se la sua aveva... Ranma non
sapeva come descriverlo. Solo per un secondo, la sua lingua le aveva accarezzato
il labbro inferiore, e poi era sparita.
Cavoli, se le aveva provocato un brivido per tutto il corpo!E, in un
certo senso, l'aveva anche ferita, strappata. Come se avesse indotto nel suo
corpo una pressione, una pressione che col passare del tempo l'avrebbe fatta a
pezzi, per poi riassemblarla in modo completamente diverso.
Kami-sama, erano sempre così i baci?
Ma già sapeva la risposta. Non era solo questione di abilità. Ci si sentiva
così solo quando...
Gah!Non posso neanche pensare a quello!
Ci si sentiva così se...
Ranma udì la voce di Akane, chiara e sicura: 'Non tergiversare con Ryoga
come hai fatto con me, Ukyo e Shampoo. Raccogli il coraggio e digli la verità,
qualunque essa sia...'
"Prima devo capire come mi sento, Akane..."
Ranma si passò una mano nei capelli rossi. "Stupido." si diede un pugno sulla
testa, prendendo il posto di Akane in sua assenza.
Certo che lo sapeva. Si sentiva attratta da Ryoga. Non sapeva quando era
iniziato o se era stato così per tutto il tempo, ma era vero adesso. Avrebbe
anche potuto amarlo, col tempo. Ranma doveva ammettere di sentire... affetto...
verso Ryoga, ma l'idea di essere innamorata di un uomo le torceva le budella e
non era sicura che il suo stomaco e il suo cuore potessero arrivare tanto presto
ad una sorta di accordo.
"Ma probabilmente... col tempo..."
Se fosse rimasta. L'altra opzione era di andare, lasciare Sachiko e Ryoga e...
"E?"
... e forse aprire una sua palestra da qualche parte. Avrebbe potuto di certo
guadagnarsi da vivere così. E poteva anche sopravvivere per strada, se ce ne
fosse stato bisogno. Ne aveva le capacità. Poteva trovare un lavoro in una città
sconosciuta, o trasferirsi in Cina...
E perchè allora non l'ho fatto subito?
Era una buona domanda. Ranma ripensò al prima giorno con Ryoga. Le sue
emozioni erano molto confuse e una parte di lei aveva soltanto bisogno di un
posto familiare in cui stare. E, dopotutto, era scappata via prima di
tornare inconsciamente indietro. Il suo orgoglio aveva subito un duro colpo; non
poteva lasciare Sachiko e Ryoga, nonostante quello che ne potesse pensare lui.
Ma, se proprio doveva essere onesta con se stessa, c'era qualcosa di più.
Ranma strinse gli occhi, cercando di concentrarsi sulla sensazione. Ricordava...
Di pensare che Ryoga fosse un cretino. Un ingenuo. Che poteva stare con lui
senza paura... sapeva come la pensasse Ryoga sulle donne. Le elevava allo status
di semidee. Ed era ovvio che, da questo punto di vista, lei era una donna
adesso...
Ranma ricordava, ora. Aveva preso tempo per cercare di capirci qualcosa.
Anche se ricordava a malapena i dettagli di quella sua prima notte nella nuova
vita, c'era qualcosa che ricordava bene: aveva pensato di essere finita in
una specie di scherzo malefico. Forse era sotto l'influenza di un qualche
oggetto magico- o forse lo erano tutti. Non sarebbe stato così strano nel caso
di Ranma.
Quei due pensieri, 'Ryoga è un cretino' e 'prendere tempo', si incastravano
alla perfezione, come i pezzi di un puzzle. Ranma si era resa conto che,
restando a casa dei Tendo, avrebbe avuto il tempo necessario per mettere insieme
i pezzi della sua vita; e che, data la tendenza di Ryoga all'ingenuità,
l'avrebbe lasciata fare. In più, se si fosse limitata a ostentare femminilità e
sofferenza, Ryoga l'avrebbe sicuramente aiutata a superare il problema, magari
anche a riportarla alla sua vita di prima... O se non altro l'avrebbe nutrita.
Fece una smorfia, disgustata di se stessa. La ragione del suo disgusto non
era qualcosa che poteva esprimere a parole, ma l'immagine di lei che cercava di
sedurre un commesso per del cibo gratis le attraversò la mente. Era qualcosa di
molto simile.
Pensandoci meglio, non aveva cercato di fare lo stesso con Ukyo, prima?
Ranma si passò la lingua sul labbro inferiore e sussultò, sentendovi il
sapore di Ryoga. Questo era uno sviluppo inaspettato. Non si era aspettata che
Ryoga avesse un sapore particolare, ma la prova era lì, sulle sue labbra... non
un sapore di cibo, né di Ranma... il suo.
"Gah!" le sembrò di essere avvolta dal senso di colpa. L'aveva preso in giro.
Aveva preso in giro Ryoga.
Oh, dai, Ranma. Non essere idiota. Se uno è stupido si merita questo e
altro... Il suo cervello stava freneticamente cercando di dimostrarle che
aveva ragione, come aveva fatto per tutta la sera. Non c'è poi tanta
differenza con quello che facevi prima dai Tendo...
Ranma sbatté le palpebre, poi si batté una mano sulla fronte. "Mou..."
sospirò. "Sono diventato un manipolatore?Uno che approfitta delle persone per
ottenere ciò che vuole e poi scompare?" si accigliò. "Come papà..."
La porta si aprì improvvisamente e Ranma si irrigidì, cercando di addolcire
la propria espressione. "Che succede?Dimenticato qualcosa?"
Genma tossicchiò. "E questo il benvenuto che mi riservi, dopo quasi un anno
che non ci vediamo?Ma certo, lasciami riprendere quel lenzuolo che ho lasciato
lo scorso inverno!"
Ranma lo fissò in silenzio, prima che i suoi occhi si riempissero di lacrime.
"P-papà?"
Lui fece un ampio sorriso. "L'unico e solo." Poi alzò le sopracciglia,
rabbuiandosi. "E perché tu lo sappia, dopo che ho ottenuto ciò che voglio resto
nei paraggi ancora per un po'. Sai, per la compagnia."
Ranma rise tra le lacrime e saltò giù dal divano per salutarlo.
Nota:
1 Ranma si riferisce al suo bacio con Mikado Sanzenin – o, meglio, al bacio
che lui le aveva rubato.
Angolo della traduttrice:
Questo capitolo non mi convince molto, non sono mai stata brava con le scene
'zuccherose' anche se si tratta solo di tradurre (se avete qualche consiglio è
sempre ben accetto!)...Comunque...Ranma ha le idee un po' confuse, eh?Speriamo
che Genma gli dia una mano per una volta...
E ora le recensioni:
Maryku: Prego!:) Spero che la storia continui ad appassionarti...
Kuno84: Non preoccuparti, non è stato un problema tradurre il 'papiro' ;)
Sono d'accordo con te sull' 'OOC, ma ben sviluppato', è proprio questo che mi ha
fatta appassionare alla storia. E, quanto al 'presente alternativo' e alle
incongruenze tra le due versioni, beh, lo scoprirai presto!
Maggie95: Ranma-uomo potrebbe essere ancora lì da qualche parte, non
disperare...
miky: Sì, stanno proprio bene insieme! Nel mio personale immaginario, ad un
certo punto, Ranma trova una 'cura' che lo divide in Ranma-kun (in coppia con
Akane) e Ranma-chan (in coppia con Ryoga)... chissà, magari quando finisco di
tradurre Happily posso provare a scrivere qualcosa...
Silvia91: Non so, secondo me la Takahashi disegna semplicemente delle ragazze
cui vorrebbe somigliare... o almeno, è quello che faccio io... Mi dispiace che
le coppie omosessuali ti diano tanto fastidio, ma comunque la Ukyo/Akane viene
semplicemente accennata, senza entrare nei particolari.
XcoccinellaX: beh, forse sì... ma in fondo è questo il bello delle
fanfictions, no?
KuRoNeKoChAn: Shampoo è simpatica anche a me!Però c'è ancora nel 1998...
Rikku16: In questo capitolo ha trovato il coraggio di fare più che
qualcosa... :)
totoby: Grazie!Non so se l'ho già scritto prima, ma i capitoli in tutto sono
diciassette...
Capitolo 14 *** A change in direction -Prima parte ***
TWELVE
Capitolo dodici: A Change in Direction
1998
Ranma tirò fuori i capelli rosso fuoco dal kimono e studiò il suo riflesso
nello specchio.
Non era riuscita a trovare un kimono decente; a sedici anni non era stata
minimamente interessata ai vestiti da donna, quindi tendeva a scegliere in base
al colore, o a quanta pelle riusciva a mostrare.
Adesso, Ranma era più esigente. Era andata da Nodoka e alla fine aveva preso
in prestito uno dei vecchi (leggi:vintage) kimono color ruggine di sua madre,
con dei fiori di fragola ricamati in diagonale sul davanti. Mentre quel kimono
probabilmente faceva sembrare Nodoka la tipica signora giapponese, riprendendo
esattamente lo stesso colore dei suoi capelli, faceva spiccare ancora di più
quelli brillanti di Ranma. I petali erano del rosa giusto per illuminarle le
guance.
La rossa, non volendo allarmare i suoi amici, aveva messo solo il burro cacao
sulle labbra. Almeno le metteva in risalto, anche se era trasparente.
Per circa cinque minuti, ponderò la decisione di tenere i capelli raccolti.
Bene. Doveva ammetterlo. Non era questione di capelli, o kimono, o burro
cacao. Era tutto un gran casino, ma quelle piccole decisioni non avrebbero
influito più di tanto. Aveva fatto bene a ricattare Nabiki?A confortare Kasumi?A
piangere davanti a Ryoga?
Si era rivelata- o stava solo cercando di adattarsi ad un mondo che non le
apparteneva più?Gli occhi grandi e un po' provati di Ranma videro nello specchio
una ragazza terrorizzata, che ricambiava lo sguardo. Dopo un momento,
quell'espressione grave lasciò il posto a una risata.
"Ok. Vai sul drammatico. Baka." e si tirò un pugno in testa.
"Allora. Fa differenza se quello che ho visto è vero oppure no?"
No. Nessuna.
"Mi piace questa situazione?Per esempio il modo in cui tratto Akane, Ryoga,
Kasumi, papà...?"
No. Certo che no. Le sue relazioni sociali erano tremendamente incasinate.
"Bene allora, che diavolo sto facendo?" Nonostante il tono irriverente, le
tremavano le mani mentre cercava una mollettina per liberare gli occhi dalla
frangia. "Ma se invece cambiassi le cose?Finirei in un 'vicolo cieco
temporale'?Non sarebbe come creare un paradosso?" Si allungò a prendere il libro
sullo scaffale, quello sulle casualità, che aveva comprato lei stessa, presa da
chissà quale strano istinto, senza ragione. Forse una curiosità per l'intricata
meccanica quantistica, o solo per vedere suo marito sollevare le sopracciglia,
incredulo. Lanciando una breve occhiata ai suoi capelli nello specchio, aggiunse
un'altra molletta per mettere meglio in evidenza i suoi lineamenti.
Sorrise. Non molto convincente. Non mi meraviglia che Akane mi trovi
strana. Non ho mai visto un sorriso più largo- o più falso.
Lasciamo perdere il sorriso, allora. Facciamo sapere a tutti che sei
turbata. Perché non lasciare che ti diano una mano? Perché dovresti tenerti
tutto per te?Andiamo, Saotome, questo genere di cose accadono continuamente... a
tipi come te.
La voce di Akane le tornò in mente all'improvviso. Aiutare una persona non
significa toglierle qualcosa! E... lasciare che qualcuno venisse a
conoscenza del suo dolore non l'avrebbe fatta sembrare una stupida.
L'espressione di Ranma cambiò. Era più triste, molto più vuota. Un po'
disperata.
Ma molto più vera. Non sembrava più qualcuno che si nasconde da se stesso.
Ranma sospirò, e si mise un po' di lucidalabbra. Era di un colore scuro, quasi
lo stesso del kimono, quindi dovette toglierne un po' con la mano prima di
essere soddisfatta.
"Ok, ce la puoi fare. Non può essere più difficile della prima volta.
Coraggio, Ranma. Vai!" Sistemò la cintura rosso fragola del kimono, raddrizzò le
spalle e trascinò i piedi fuori dal bagno.
Fu accolta da un'incredula Nabiki. "Che cosa pensi di fare?!" soffiò. "Che
cavolo di problema hai!"
Ranma la guardò, gelida. "Faccio quello che mi pare- finalmente. E non
mi interessa se il mio sogno era un sogno o una specie di realtà. Sono qui,
adesso, e qui devo vivere. Non mi interessa quello che pensate tu e gli altri."
Nabiki scosse la testa. "Ti rendi conto di quanto sia folle questa
cosa? 'Beh, la realtà non è proprio come me l'aspetto- quindi faccio finta che
lo sia'!Lo sai a chi assomigli?"
Ranma si rattristò, pensando a quello che aveva fatto a Kuno. "Sì, penso di
sì."
Nabiki fu presa alla sprovvista. "Bene... uh, meglio così."
Ranma scese le scale lentamente, irrigidendosi all'idea di cosa avrebbero
detto le persone al piano di sotto. Genma le avrebbe chiesto cosa diavolo stesse
facendo, e probabilmente le avrebbe gettato addosso dell'acqua calda, il che
avrebbe rovinato il kimono di sua madre. Soun si sarebbe messo a piangere- Akane
avrebbe avuto un attacco d'ira, o di broncio (a volte era difficile prevedere le
sue reazioni). Kasumi le avrebbe detto che era molto carina, pensandolo sul
serio. Inserire un commento sarcastico di Nabiki.
Ryoga?Non lo sapeva. Non lo conosceva più.
Le sue aspettative vennero deluse immediatamente.
"Oh, eccoti qui, cara!" disse Nodoka Saotome. Era seduta al tavolo da pranzo
dei Tendo e beveva del tè che Kasumi le aveva evidentemente versato. "Cielo, ti
sta davvero bene!Come facevi a saperlo?"
Genma, Ryoga, Akane, Kasumi, e Soun non poterono recitare le loro tipiche
battute.
"Sì, sei adorabile!"
Ok, quindi Kasumi era riuscita a dire la sua.
Grazie, mamma! "Oh, ci somigliamo molto," rispose Ranma. "Ho pensato
che se stava bene a te, probabilmente sarebbe stato bene anche a me..."
Nodoka piegò la testa da un lato. "Cielo, abbiamo davvero colori simili. Non
ci avevo mai fatto caso prima."
Genma la guardava con un'espressione tirata e confusa che Ranma non riuscì a
interpretare. Certo, era un po' confusa anche lei; suo padre non era nella forma
di panda.
"Sei arrivata in un buon momento, Ranko," continuò Nodoka. "Io e mio marito
ci siamo riuniti dopo dieci lunghi anni di separazione."
Ranma sorrise, genuinamente questa volta. "Ma è meraviglioso!"
"Sfortunatamente, ho appreso che mio figlio si sta allenando da solo lontano
da qui," mormorò Nodoka.
Una cosa alla volta, si disse Ranma. Non ti buttare ai suoi piedi
proprio adesso. "Che peccato," mentì Ranma. "So quanto desideri vederlo. E
sono sicura che succederà al più presto."
Il sorriso di Nodoka illuminò la stanza. "Grazie per il pensiero, Ranko cara.
Detto da te sembra... vero."
"Oh, zia, certo che è vero!" si intromise Akane.
"Nel frattempo, io e mio marito abbiamo molto da raccontarci," sospirò
Nodoka. "Anche se volevo andare alla fiera stasera, forse è meglio restare a
casa." guardò il marito, chiedendosi se sarebbe di nuovo scomparso.
Ranma scoprì che le facevano un po' pena, tutti e due. Da discussioni
successive, sapeva come si era sentito suo padre in quel momento, e non era
piacevole.
"Forse potreste andare alla fiera insieme," suggerì."E' romantico, no?"
Nodoka sembrò entusiasta. "Genma?"
"Ah... certo, No-chan."
"Un appuntamento!Cielo," Nodoka sbatté le ciglia (cosa strana per lei). "Non
so quanto tempo è passato dall'ultima volta!" Genma sussultò quando Nodoka si
alzò all'improvviso. "Scusate, vado a rinfrescarmi!"
Appena furono certi che non potesse sentire, esplosero tutti in bisbigli
furiosi.
"Stupido!Guarda che hai combinato!" soffiò Genma. "In caso l'hai dimenticato,
ci sarai anche tu alla fiera!Se ti dovesse scoprire?"
Ranma scosse la testa. "Lascia che me ne occupi io. Tu pensa a farla
divertire. Idiota- ti ha aspettato per dieci anni. Sai quante donne lo
farebbero? Sai quanto sei stato fortunato?Poteva benissimo trovarsi uno
più giovane, bello e meno imbecille!"
"Che ne sai tu!" rispose Genma. "Non sai come è stato doloroso starle
lontano!Ma nonostante tutto, preferirei evitare di morire..."
"Hai mai notato che suonano più come fratelli, che come padre e figlio?"
chiese Nabiki a Kasumi.
"Oh!E' proprio vero!"
"Oh, povero amico mio, strappato dal mondo in maniera così crudele!" ululò
Soun.
"Non sono ancora morto!" abbaiò Genma.
Poi Nodoka ritornò, e fu pace e armonia. Almeno all'apparenza.
"Cielo, mi sento una ragazzina." confidò Nodoka ad Akane.
Akane rispose con una risatina nervosa.
"Ranko dà la stessa impressione," borbottò Genma.
"Ehi, Genma-san, non dovresti 'rinfrescarti' anche tu?" lo punzecchiò Ranma.
Genma si ritirò in camera sua, grato dell'occasione. In sala iniziò a
diffondersi uno strano rumore, come di una sega elettrica.
"Soun, sta cercando di evadere!" bisbigliò Ranma.
Soun non fece caso all'uso del nome proprio. "Tu... non dici sul serio..."
"Credo che dovresti controllare," rispose Ranma.
"Scusatemi." Soun si alzò e sparì in camera di Genma.
Sentirono dei rumori violenti ed apparvero tre identiche gocce dietro le
teste di Ranma, Akane e Nabiki.
"Alloraaa... che ne pensate di questo periodo così soleggiato?" volle sapere
Ranma.
I lampioni brillanti illuminavano la folla che andava
avanti e indietro tra le bancarelle della fiera annuale. Le ragazze indossavano
i loro kimono più belli o i vestiti occidentali più eleganti, e ridevano quando
i ragazzi vincevano dei premi per loro e le riempivano di complimenti. I bambini
correvano, urlando felici tra la gente, o si appendevano al braccio dei
genitori, l'altra mano occupata con una stecca di zucchero filato. Urla eccitate
e sfrigolii segnalavano la presenza di una piccola montagna russa. L'intero
quartiere di Nerima sembrava pieno di persone che si divertivano.
Abbastanza prevedibilmente, Ryoga era profondamente
depresso.
"Ryoga. Ryoga!" Akane lo tirò per una manica.
Il ragazzo si girò e le sorrise. Era bellissima nel suo
kimono bianco e blu, con i capelli legati in un fiocco candido. "Non è niente,
Akane. Davvero."
A dire la verità era il 'niente' che camminava davanti a
lui ad attirare la sua attenzione- il niente chiamato Ranma Saotome.
Avrebbe dovuto essere felice, si disse- no, estatico!Stava
camminando fianco a fianco con Akane, che lui amava. Era praticamente un
appuntamento, per quanto erano vicini, nonostante la presenza degli altri.
Invece, si sorprendeva continuamente ad osservare il busto irrigidito di Ranma.
Quando era scesa da quelle scale, non l'aveva riconosciuta
e si era chiesto chi fosse quella dea che era apparsa all'improvviso nella
casa dei Tendo. Stava per chiedere ad Akane se era una sua amica e come l'aveva
conosciuta. Ma poi Nodoka si era rivolta a lei in modo così familiare e avevano
iniziato a parlare delle loro somiglianze e, se ne vergognava, ancora non
aveva capito. Stava pensando al suo collo sottile, ai suoi occhi grandi e alla
sua aria quasi... disperata, come di qualcuno che non ha più niente da perdere.
Poi Nodoka l'aveva chiamata 'Ranko'. Ancora niente.
Ci era voluta la faccia tosta di Nabiki per far sapere a
tutti che Ranma e Genma litigavano più come fratelli che come padre e figlio.
E allora ci era arrivato. Era Ranma. Ranma!Ranma che
sembrava... non gli venivano le parole. Non femminile- o comunque non solo
femminile. Delicata. Pericolosa. Sul punto di precipitare. Lo stupiva il
fatto che nessun altro sembrasse cogliere questa gravità che l'aveva
improvvisamente avvolta. Era stato questo, più che il kimono, a colpirlo.
Ranma era sempre stato pronto ad agire- vitale. Adesso,
sembrava che avesse bisogno di tutta la sua energia solo per portare un piede
davanti all'altro; e tuttavia, lo faceva con una grazia che rendeva la sua
disperazione incredibilmente bella.
"Ryoga!Da questa parte..."
Ryoga scosse la testa per liberarla dai pensieri che la
infestavano. Si stava immaginando tutto, per forza. Tra l'altro, se non avesse
prestato attenzione, Akane l'avrebbe dimenticato presto e lui sarebbe finito
nelle campagne di Hokkaido senza rendersene conto. "Scusa, Akane. Starò più
attento."
Ukyo si girò e li raggiunse di corsa. Offrendo un sorriso
di scuse alla giovane Tendo, diede una gomitata a Ryoga. "Scusa, zucchero, posso
prenderlo in prestito per un minuto?"
Akane annuì, apparentemente divertita e raggiunse il suo
fidanzato. Ma, un momento prima di affiancarla, rallentò. Ryoga la guardò
stupito tenersi sempre ad un passo di distanza da Ranma. Era strano. Per quel
che ne sapeva lui andavano più d'accordo di prima e Ranma non faceva che
toccarla, in pubblico!
"Che cosa pensi di fare!" soffiò Ukyo.
"Uh?" Ryoga si ricordò all'improvviso di avere compagnia.
"Dovresti cercare di conquistare Akane!E non le parli
nemmeno..."
"Oh. Sì, lo so..."
"Lo sai?Ascolta!Questa potrebbe essere la tua sola
occasione per fare colpo su di lei!Ok, lo so che sei timido. Ti darò un paio
di frasi da dire..."
Ryoga guardò Ranma buttare un commento ad Akane da sopra la
spalla, e la ragazza si bloccò. Poi, dopo un attimo di shock, riprese a
camminare e la raggiunse.
"Prova a dire che il suo kimono la fa sembrare molto
femminile. Il punto debole di Akane è proprio la femminilità, quindi va sempre
bene giocare su questo. Ok?"
"Nn."
Ora Ranma aveva un aria offesa, Akane dispiaciuta. Dopo
qualche secondo, Akane tornò a camminare ad un passo di distanza, ancora più
infelice.
"Poi vinci qualche premio per lei. Lo so che è un classico,
ma funziona. Comprale un dolce. Hai abbastanza soldi, vero?"
"Cosa pensi che sia successo tra di loro?" domandò Ryoga in
tono assente, ancora impegnato a guardare le due ragazze, una che si trascinava
avanti demoralizzata, l'altra rigida come una lavagna.
"Eh?" Ukyo seguì il suo sguardo. "Oh. Non lo so. Non
importa!E' positivo per noi, qualunque ne sia il motivo."
Ryoga si girò verso di lei e la guardò come se la vedesse
per la prima volta. "Dico sul serio, Ukyo."
Ukyo sospirò, "Non lo so. Credo che abbia qualcosa a che
fare con la storia di Kuno, pensa tu. Akane e Ranma hanno litigato per quello,
ma non conosco i particolari."
"E hai visto il... trucco?E i capelli?"
Ukyo scosse la testa. "Preoccupa anche me, ad essere
sincera. Ma ogni volta che cerco di parlarne, Ranma mi guarda con quel suo
sguardo... e mi si congela la lingua nella bocca."
"Come se volesse che il mondo finisse..."
"Esattamente!" lo interruppe Ukyo. "E quando il mio
fidanzato mi guarda con quegli occhi, come posso dirgli di andare a mettersi dei
vestiti da uomo così da poterlo prendere a braccetto?Specialmente quando non
sembra volere nessuno intorno, stasera... non è in lui."
La sensazione (anche troppo reale) di Ranma che gli urlava
nel petto, stringendolo come se non avesse intenzione di lasciarlo andare mai
più, assalì Ryoga. Il ricordo era uno strano miscuglio di sbagliato-ma-giusto
che il ragazzo non riusciva ad interpretare. "Era solo un sogno... no?"
"Uh?"
Ryoga espirò con forza. "Niente. Ehi.... dove sono finite
Nabiki e Kasumi?"
"Kasumi voleva vincere qualche pesciolino per il laghetto,"
rispose Ukyo. "Nabiki l'ha accompagnata. Eri così perso tra i tuoi pensieri che
non te ne sei accorto prima?"
Ryoga annuì, in colpa. "Sì..."
"Vado a parlare con Akane, magari riesco a tirarla un po'
su. Non ce la puoi fare da solo stasera," lo rimproverò Ukyo.
"Sì, lo so."
Ukyo si affiancò ad Akane e la prese sotto braccio,
impegnandola in una conversazione animata.
Ryoga non riusciva semplicemente a concentrarsi. L'immagine
di Ranma che piangeva sulla sua spalla sembrava vivere dentro di lui adesso,
come uno spirito che abitava il suo corpo. Ci pensava continuamente, nei momenti
più strani. Era come... ossessionato. Non riusciva ad allontanare l'impressione
che, qualunque cosa fosse stata, sogno o no, Ranma aveva dei problemi.
Poteva essere che si stava preoccupando... per un amico?Era
giusto che lo facesse, no?
Ryoga rifletté sulla sua conversazione con Ranma e si rese
conto che trattarlo come un qualsiasi altro ragazzo non era del tutto giusto.
Era per questo che continuava a pensarci?E' così, decise, sarebbe
normale preoccuparsi per una ragazza...
All'improvviso, la folla sembrò spingere da tutte le parti.
Ryoga si rese conto che era appena finita una gara e la gente stava arrivando in
massa. Sentì il proprio respiro farsi pesante e veloce. Non vedeva nessuno del
suo gruppo!
Finalmente un paio di braccia emersero dalla folla e lo
tirarono via.
"Grazie, u... ehm, Ran... ma?"
Ranma gli fece un piccolo, timido sorriso. "Di niente.
Camminiamo."
Ryoga voleva farle tantissime domande, ma il suo cervello
continuava ad inciampare su se stesso, mentre l'immagine di lei che piangeva
cercava di farsi spazio. Come fai ad interrogare qualcuno quando ti dice una
bugia così ben costruita?
"Mi dispiace per averti fatto assistere al mio sfogo,
prima," disse velocemente Ranma.
Ryoga sussultò, "Cosa?"
"E per averti detto che era un sogno," aggiunse.
Per qualche motivo, solo adesso Ryoga si accorse che ancora
lo teneva per un braccio. "Gah!"
"Gah?"
"Io... io ero appena riuscivo a convincermi che... non era
mai successo..."
"Mi dispiace," ripeté lei.
Per molto tempo, rimasero entrambi in silenzio. Per Ryoga,
quello che succedeva tra loro aveva iniziato a sembrare surreale. Era tutto
molto luminoso e scompariva in un attimo.
"Come mai eri... uh, turbato?"
Ranma restò in silenzio ancora un po'. "Ti ricordi quando
ti ho baciato?"
Ryoga dovette reprimere una risata. "Che domanda!Come
potrei dimenticarlo?"
"Avevo fatto un sogno."
"Un sogno?" la guardò con sospetto.
"Penso che fosse un sogno, comunque. Probabilmente. Forse."
Quando lui alzò un sopracciglio, sorrise. "Un sogno che
potrebbe non essere successo. Era un bel sogno. Eravamo tutti più grandi."
Ryoga alzò la testa. "Davvero?Bello. Non ho mai avuto sogni
così, con tutti quanti compresi. Sono sempre tutti uguali. Ti sfido e ti uccido,
fine." Ora che finalmente lei aveva ammesso la verità, si sentiva strano e un
po' sventato.
Almeno Ranma aveva capito che era uno scherzo. O comunque
così sembrava, visto suo sorriso. "Era un sogno così bello che è stato doloroso
svegliarsi," ammise. "Doloroso tornare indietro... a dove tutto era iniziato."
Ryoga annuì piano. Se lui avesse fatto un sogno così...
forse, un sogno in cui aveva sposato Akane ed avevano dei bambini e si
occupavano della palestra... svegliarsi sarebbe stato un vero motivo di
disperazione.
"In termini psicologici, è chiamato 'sogno lucido'," stava
dicendo. "Cioè, ti sembra ancora reale anche una volta che ti sei svegliato. La
sensazione può durare un istante, giorni, o anche per sempre, a seconda del tuo
stato d'animo e della tua salute mentale."
"Allora che succedeva in questo sogno?" chiese Ryoga. Era
curioso di sapere cosa avesse reso uno come Ranma così felice da non volersi più
svegliare.
"Ero sposata," rispose, "e mandavo avanti il dojo. Noi...
noi avevamo una bambina."
Ryoga annuì tra se. Non era sorpreso che la fantasia di
Ranma fosse così smile a quella che aveva immaginato per se stesso.
"Mia madre sapeva della maledizione, " continuò Ranma, "e
non le importava. Papà si era addolcito. Anche Kasumi si era sposata, ed era
felice."
"E io?" volle sapere Ryoga. "Fammi indovinare: vagavo per
il mondo e cercavo ancora di ucciderti."
"No," rispose Ranma. "No, anche tu ti eri sistemato. Avevi
risolto i tuoi problemi di orientamento ed eri molto più... calmo."
"Stai dicendo che perdo facilmente la testa?"
"Calmo, Hibiki," lo fermò Ranma.
Ryoga arrossì, rendendosi conto esattamente di cosa
intendesse Ranma. "E Akane?"
"Akane era andata all'università per un po', e poi aveva
deciso di andare in tour con una compagnia teatrale."
"Kuno?"
Ranma sorrise. "Sposato con Kasumi."
"Eh??COSA?!" urlò Ryoga.
La ragazza fece un sorrisetto dolce. "Anche lui si era
addolcito. E aveva acquistato un po' di buon senso. Kasumi pensava che fosse
divertente e lui adorava la terra sulla quale camminava. In effetti, non erano
affatto una coppia male assortita, nonostante Kasumi dica sempre che vorrebbe un
uomo più grande che si prenda cura di lei."
Ryoga annuì, poi cercò di tornare al motivo per cui quella
conversazione era iniziata. "Ma cosa ha a che fare tutto questo con il fatto che
mi hai baciato?"
"Eravamo sposati," disse Ranma.
Ryoga aggrottò la fronte. "Sì, eravamo entrambi sposati.
Che cosa c'entra questo con... baciare... " trascinò le parole mentre un'idea
folle lo colpiva in pieno.
Ranma annuì, una volta. "Io ero sposata con te."
Ryoga rimase congelato nella posizione in cui si trovava.
Ranma continuò a parlare velocemente, come se avesse paura
di perdere le parole prima di riuscire a dirle. "Per questo ti ho baciato.
Quando mi sono svegliata, pensavo ancora a te come mio marito." Ranma arrossì.
"Ancora... tipo... lo faccio..."
Ryoga la fissò. Non poté evitare di notare, nonostante
tutto, quanto fosse bella, con il kimono scuro, la pelle arrossata
dall'imbarazzo, gli occhi- quegl'occhi gravi e disperati- fissi sulle sue
scarpe. "M-marito?"
Ranma annuì. "Non riesco a dimenticarlo. Sembrava così
reale. Sapevo delle cose di te che solo una moglie potrebbe sapere. Tutto
riguardo... avere un bambino. Il nostro bambino." lo guardò di nuovo con
quello sguardo, quello che Ryoga non era riuscito ad identificare prima. Ma
adesso poteva.
La prese per le spalle e la scosse. "Ranma!"
Per un attimo, un benedetto attimo, i suoi occhi mostrarono
solo sorpresa.
"Sei ancora là dentro?!"
"Sono ancora...?"
"Ti rendi conto di quello che stai dicendo?"
La disperazione tornò a farsi spazio nei suoi occhi. Sapeva
già cosa avrebbe detto... e stava già rifiutando il pensiero...
Lui continuò lo stesso. "Questo non sei tu, Ranma. Non sei
tu!Tu sei quello che mi saltava sulla testa ogni giorno alle medie, e che... che
mi accompagnava a scuola ogni giorno, anche. Tu sei quello che lotta con me ogni
volta che mi faccio vedere. Tu sei quello che mi urla contro perché dormo con
Akane!Perché sei geloso!Non di me- di lei!"
Ranma lo fissò.
"Tu sei... il più idiota... generoso..." mormorò. "Perché
non puoi tornare ad essere quel Ranma?Quello che conosco?Quello con cui mi posso
confrontare..."
Ranma abbassò la testa. "Mi dispiace. No, hai ragione. Ho
sbagliato."
"Non fare così... perfavore, non fare così!"
"E cosa dovrei fare allora?" chiese lei.
Ryoga ponderò la risposta. "Dovresti dire... uh... 'Che
scemo, P-chan, pensavi che dicessi sul serio?Sei la persona più ingenua sulla
faccia del pianeta!'"
Ranma lo guardò per un attimo, sbattendo le palpebre, e poi
iniziò a ridere forte, una risata un po' isterica, con le lacrime agli occhi...e
non solo per quello.
"Non..." Ryoga la pregò, guardandosi intorno disperato, in
cerca di qualcosa per farla smettere di piangere. Per un attimo, il
pensiero di baciarla gli attraversò la mente, ma lo abolì immediatamente.
"Ranma!" esclamò. "Akane e Ukyo erano proprio dietro di noi!"
Ranma si irrigidì, attenta.
Ryoga capì che era la cosa giusta da dire. "Sì!Uh...
proprio dietro di noi!Tu non vuoi che Akane ti veda piangere, vero?"
Ranma si asciugò gli occhi con forza. "No."
"Ecco, ti prendo un po' d'acqua." Ryoga trovò una botte con
dell'acqua potabile e una paletta e ne prese un po' per lei. "Lavati la faccia."
Lei lo guardò da sotto le ciglia un po' sospettosa, ma
obbedì, immergendo un fazzoletto nell'acqua e passandoselo sulle guance e sugli
occhi. "Meglio?" chiese.
Ryoga si morse un labbro. Aveva ancora le guance rosse.
Bellissima, pensò senza volerlo.
Lei lo guardò, "Ryoga?P-possiamo andarcene da qui?"
Lui annuì, la prese per il gomito e le fece cambiare
direzione, portandola lontana
dalla folla.
Almeno quello poteva farlo.
Nota: Rieccomi finalmente!Piano piano ce la farò a finire
questa traduzione... :)
Faceva freddo sul tetto dei Tendo, ma almeno erano sicuri
che nessuno li avrebbe visti. Ryoga non l'avrebbe mai ammesso, ma aveva dovuto
portare Ranma in braccio fin lassù, a causa del kimono che indossava.
Ranma si tolse il giubbino e vi si sedette sopra,
aggiustandosi la gonna. Sembrava molto più calma... in pratica era sull'orlo di
una crisi di nervi, invece che nel bel mezzo. I suoi occhi ospitavano ancora
quello sguardo che stava iniziando a tormentare Ryoga, ed erano ancora bagnati.
Anche se non singhiozzava più, le lacrime continuavano a scendere. Ogni tanto
doveva alzare una mano per asciugarle.
Ryoga non sapeva cosa fare. La sua mente continuava a
ricordare ogni sorta di cose- il modo in cui lei aveva detto 'Mi manchi', il
modo in cui non aveva voluto che lui restasse sveglio quello notte. Perché
lei sarebbe stata tentata?Come era stata fredda e silenziosa, come se avesse
avuto paura che al minimo rumore si sarebbe frantumata.
Che cosa posso dire?Che cosa posso fare?Non posso
aiutarlo in queste condizioni; non so come.
Poi Ranma parlò, facendolo sospirare di sollievo.
"Nelle notti calde dormivamo sempre sul tetto, come
adesso." si stese e i suoi capelli formarono una pozza rossa dietro la testa.
Alzò leggermente le ginocchia e girò la testa verso di lui. "Ti eri inventato
dei nomi per le stelle che non conoscevi."
"Ranma..." iniziò Ryoga. "Non ti fa bene. Tutto questo non
è mai successo!"
"Ma è successo. O succederà."
"Era un sogno. Non parlare così!"
"Mi raccontavi delle orribili barzellette e dicevi di
amarmi per la mia anima." rise. "Potrei usare una delle tue pessime battute
anche adesso."
"Ranma smettila!"
I loro sguardi si incrociarono. "Se no?" ma non erano
parole di sfida.
"Solo a pensarci..." rabbrividì. "E' impossibile!"
"Perchè?" chiese lei.
"A causa... di chi sei tu. E di chi sono io."
"Un ragazzo?"
"Anche quello, ma non solo," mormorò Ryoga, stupito della
sua stessa risposta. Se qualcuno gli avesse detto che avrebbe avuto una
conversazione del genere, quello sarebbe stato il primo motivo che avrebbe
elencato (dopo essere morto dalle risate, naturalmente). Ma non lo era. "Tu...
pensi che io sia inutile," disse piano. "Tu pensi che io non sia abbastanza per
Akane; come potrei essere abbastanza per te?"
Ranma sorrise."Te la cavi."
"E come?"
"Beh, per esempio dicendomi che Akane ha sempre saputo di
te e P-chan..."
Ryoga restò a bocca aperta. "C-cosa?No, Ranma... solo nel
tuo sogno..."
"Sei sicuro?Akane non ti stava usando per farmi
ingelosire?"
Ryoga sudò. "Non che io sappia..."
"Mmm." la sua voce era divertita, come se non fosse certa
di credergli. "Beh, forse è successo in un mondo parallelo. Come Sliding doors.
Conosci il film?"
"Ehm... no."
"Oh, sei senza speranza. Sei così fuori dal mondo. E' una
cosa che mi piace di te." fece una risatina, e finalmente smise di piangere.
"Che altro?" chiese lui.
"Mmm. Beh, sei l'unico che possa reggere uno scontro con
me, lo sai."
"Sì..."
"E sei carino..." mormorò.
L'espressione compiaciuta di Ryoga scomparì. "Cosa?"
Lei gli lanciò uno sguardo famelico. "Carino. Bello.
Muscoloso. Carino almeno quanto me. E i canini a punta sono un tocco in più."
Ryoga deglutì in modo udibile. "Ranma..."
"Scusa. Ma è vero. Ed ecco un altro punto a tuo favore. Sei
ingenuo. E' così dolce!E la tua forma maledetta è tenera da coccolare. E sei un
po' selvaggio e imprevedibile... il che può essere anche divertente."
Il cuore di Ryoga iniziò a battere più veloce.
"E... fammi pensare. Il fatto che non andavi mai a dormire
prima che io..." si interruppe. "Forse non vuoi sapere una cosa così
personale..."
"Eh he!Sì... ma sapere d-dettagli c-come questo..."
"E' strano, no?No?"
"Sì. Voglio dire, io non so molto di te..."
"Su, Ryoga. Dimmi una cosa positiva di me."
Ryoga la guardò fisso. "Uh... va bene. Ripeto tutto quello che hai detto tu."
"Eh?"
Il ragazzo iniziò a contare sulle dita. "Hai mantenuto il mio segreto con
Akane. Sei fuori dal mondo ed ingenuo. Sei l'unico che mi possa reggere in uno
scontro; e sei carino- bello, muscoloso..."
Ranma lo colpì.
"E la tua forma maledetta è..." arrossì. "Voglio dire, sei un po' selvaggio e
imprevedibile... il che mi causa spesso dolore di stomaco. Ma qualche volta è
divertente," ammise e scrollò le spalle. "Ora sei un po' troppo imprevedibile
per essere divertente."
Lei annuì. "Sì..." e gli offrì un sorriso. "Grazie, Ryo... mi serviva..."
Lui scrollò di nuovo le spalle. "A che servono i mariti immaginari?"
Fu ricompensato con una risatina. "Ok, va bene. La stai prendendo meglio di
quanto pensassi. Mi immaginavo un 'Ranma, preparati a morire!' seguito da un
combattimento."
"Quasi tutti i miei 'preparati a morire' sono venuti molto tempo fa," le
ricordò Ryoga.
"Oh, sei mesi fa circa..."
"Sì, qualcosa del genere. Comunque, la ragione è che non so come comportarmi.
L'ira sembra sbagliata..." sospirò, "Allora... tutta questa depressione è... a
causa mia?"
"E di Sachiko!" aggiunse Ranma.
"Cosa!Hai anche una moglie!"
Ranma alzò un sopracciglio. "Non una moglie, idiota, tua figlia!"
Tua... figlia. Le parole fecero eco nella testa di Ryoga. Ho una
figlia.
No!No che NON ce l'hai! Ryoga scosse forte la testa, liberandosi della
stranezza e del piccolo lampo di gioia che la notizia aveva portato. "Ehm...
quindi è per questo che stai male?"
"Questo e perchè sto cercando di capire se sono diventata pazza o no, e di
mantenere le apparenze come se fosse tutto normale. Ma ho deciso di rinunciare a
quest'ultima cosa."
"Evidentemente."
"Allora. Pensi che io sia pazza?"
"Noooo..." strascicò Ryoga. "Penso che tu sia... confuso."
"Hn."
"Potrebbe essere una reazione a tutti i casini in cui ti sei cacciato, sai."
"Come, tipo... un esaurimento nervoso?"
"Nonono!" Ryoga agitò la mano per enfatizzare la risposta. "Tipo... tipo una
risposta alla combinazione di incantesimi, maledizioni e quant'altro."
"Oh. Come se gli incantesimi si fossero combinati in qualche modo."
"Sì."
"A causare uno stato di follia."
"Una specie."
"Non ha molto senso, sai."
"Ci ho provato, Ranma. Sto cercando una spiegazione che non ti faccia
sembrare pazzo..."
"Beh- e se io avessi ragione?"
"Allora saremmo pazzi entrambi."
"Non lo so. Da quello che mi ricordo, eravamo felici. Non litigavamo quasi
più."
"A no?Ora sono SICURO che era un sogno."
"Anche troppo felici. Il primo anno di matrimonio era come se camminassimo
nella nebbia. Una combinazione di shock e felicità, forse."
Ryoga la fissò per un momento. Era davvero bella. E divertente ed eccitante
e... idiota. Smettila... smettila!Baciarla adesso sarebbe come baciare
qualcuno talmente ubriaco da stare per svenire... sta flirtando solo perché è in
uno stato mentale alterato.
"Il nostro primo anniversario... hai voluto che fosse speciale. Siamo andati
in una bisteccheria in America, e-"
"Siamo andati in America per il nostro primo anniversario?"
"Sì... solo per una cena."
Ryoga sbatté le palpebre. "Eh?"
"L'ho dimenticato. La tua maledizione dell'orientamento- puoi controllarla e
andare dove vuoi tu, portando quello che vuoi. Mi hai presa in braccio e siamo
partiti."
"Controllare la maledizione?"
"Come pensi che avresti fatto altrimenti ad arrivare in tempo per il
matrimonio?" Ranma sorrise. "L'abbiamo capito prima che Cologne tornasse in
Cina. La maledizione era causata da un'estensione del tuo chi. Una volta capito
come controllarla, avresti potuto arrivare ovunque. E' un altro punto a tuo
favore, ora che ci penso. E' fantastico!"
Ryoga ancora non riusciva a muoversi. "C-controllare la m-maledizione..."
"Sì. Avevi questa faccia anche quando lo hai scoperto per la prima volta."
"Me lo puoi insegnare?" chiese Ryoga, prendendole le mani.
"Beh... sì, certo. Ci devo pensare, ma forse domani, posso..."
"Domani?"
"Beh, non hai intenzione di andartene, no?E buio per cercare un campeggio..."
"Uhm... no." Ryoga abbassò gli occhi sulle loro mani e la lascò andare,
arrossendo. "Quindi... ho imparato a controllare la maledizione. Non ci posso
credere..."
"Credici," disse lei in tono scherzoso.
"Che altro?"
Ranma ci pensò per un po'. "Beh, fai lezioni nel dojo, e-"
"Viviamo qui?"
"Con Akane e Nabiki- anche se Akane viene sempre meno in questi giorni,"
disse Ranma, cambiando il tempo verbale senza accorgersene, "per il fatto della
recitazione. E' così brava!Anche se avrei voluto che continuasse con le arti
marziali. E' l'unica cosa che abbiamo in comune, ormai."
"Ma come ha fatto a rinunciare a te?" chiese Ryoga in tono amaro, ripensando
al modo in cui Akane aveva seguito Ranma quella sera.
"Beh... l'ha fatto per te."
"Per me?"
Ranma annuì. "Ha visto quello che stava succedendo e ci amava abbastanza per
lasciarci liberi. Non sono mai stata più orgogliosa di lei e del suo controllo
come in quel momento." scosse la testa. "Sai... seduti qui sul tetto, posso
quasi immaginare che Sachiko è dentro caso, nella sua culla, che tu sei mio
marito e che il mio ritorno al passato è stato solo un incubo."
Ryoga abbassò gli occhi, dispiaciuto per lei. "Mi dispiace che ti sia
successo tutto questo, Ranma."
Un piccolo sorriso si fece spazio sul viso di Ranma. "Io no. Preferiresti
odiarmi?"
Ryoga la guardò. "Uh... sai cosa?No, non penso. Da quando ho iniziato a stare
meglio in tua compagnia... mi sento un po' meglio anche con me stesso. Ha
senso?"
Ranma annuì. "Certo che sì. Qualche volta ho fatto uscire il peggio di te. O
il meglio."
"Perchè tu sei una sfida," rispose Ryoga. "E' questo che fanno le sfide."
Il sorriso di Ranma si fece luminoso come la luna. "Eccoti!Grazie..."
"Cosa?"
"Sei stato mio marito... solo per un attimo," sussurrò Ranma.
Lo sguardo confuso di Ryoga si trasformò in rassegnazione, un po' in
comprensione, prima i tornare a farsi confuso. "D-dovremmo tornare," balbettò,
sentendosi male a livello dello stomaco. "Gli altri si staranno chiedendo dove
siamo finiti."
Ranma annuì, con espressione ferita, e gli offrì le braccia, rifiutandosi di
guardarlo in faccia.
Con un sospiro, Ryoga la sollevò e balzò giù dal tetto.
Quando la coppia raggiunse il suolo, tornarono alle botti di acqua fresca che
delimitavano la fiera e Ranma diede a Ryoga il suo fazzoletto perché le
asciugasse le lacrime sulle guance e gli occhi rossi. Fece un sorriso coraggioso
e anche cospiratorio, come a dire, adesso abbiamo nascosto tutti i segni del
mio scoppio, tu ed io.
Ryoga si rese improvvisamente conto di quanto erano vicini. Siccome
normalmente pensava a Ranma come a un ragazzo, non aveva notato prima quanto del
suo spazio vitale lei occupasse. Si chiese se qualcuno alla fiera pensasse che
stessero uscendo insieme.
La complicità di Ranma si era mutata in un piccolo, strano sorriso e un lieve
rossore. Si avvicino di un altro passo e si alzò sulle punte.
Mi bacerà! pensò. Gli occhi di Ranma erano chiusi ed era distante solo
pochi centimetri.
Ryoga si accorse di abbassare il collo per raggiungerla. No!Ryoga, non
farlo!Innamorarti di lei è come chiedere di...
"Ryoga!" una voce risuonò nella cacofonia della fiera, e i due quasi-amanti
si separarono con aria colpevole.
Genma la prese tra le braccia e la strinse forte, prima di tornare a
guardarla con occhio critico. "Ci siamo lasciati andare, eh, Ranma?"
Ranma si accigliò. "Ehi, sono stata..." la parola 'incinta' sembrò
impigliarsi nella sua gola. 'In dolce attesa?' 'In stato interessante?'
Non c'era un modo semplice di dirlo e gli eufemismi facevano sembrare la
cosa ancora peggiore di quel che era. "Uhm..."
"Sei stata...?" la incitò Genma e grugnì. "Lascia stare. Non ci sono scuse
per aver abbandonato quello che ti ho insegnato!Dovresti essere capace di
allenarti nel sonno dopo tutto quello che ti ho fatto passare!"
Ranma lo guardò. "Beh... sì, ehm..."
"Ranma, usi troppi monosillabi anche per essere tu..." notò Genma. "Mangi
abbastanza?Dormi?Dov'è Ryoga?"
Il nome di Ryoga sembrò scuotere la ragazza, che raddrizzò le spalle e
distese la lingua. Si rimproverò mentalmente, era naturale che suo padre sapesse
di lei e Ryoga!Era anche nel video! "Ehm, Ryoga è a lavoro, papà.
Mangio e dormo come si deve... più o meno," mormorò. Non era stato facile
riuscire a dormire in quell'ultima settimana. "T-ti faccio un po' di tè."
Genma sollevò un sopracciglio, ma annuì. "Io vado a darmi una sciacquata."
Una volta che Genma fu scomparso in direzione del furo, Ranma salì le scale
alla velocità della luce, in cerca di vestiti che suo padre avrebbe potuto
approvare. Dopo una frettolosa ricerca che risultò in un tappeto di vestiti
puliti sul pavimento della camera da letto, Ranma scelse una camicia nera larga
e un paio di jeans. Riuscì anche a sistemarsi i capelli e a sciacquarsi la
faccia, arrivando in cucina per mettere su il tè proprio mentre suo padre
scendeva le scale.
"Allora," disse lui, dopo essersi seduto al tavolo per osservare la figlia
che si dava da fare in cucina. "Tè."
"Tè?"
"Tè. Sei diventata proprio una donna di casa alla fine?"
Ranma arrossì. "Ho solo pensato che un tè potesse farci bene."
"Parli come Kasumi."
La ragazza non sapeva come prenderla, anche se aveva una mezza idea di cosa
si aspettasse suo padre. "Solo perché ho pensato che potessi avere sete
e che sarebbe stato educato offrirti un tè?Dopo non averti visto per un anno
intero?"
Genma allora iniziò a ridere forte. "Va bene, va bene, non sei Kasumi." la
osservò di nuovo. "Scusa. Mi sto ancora abituando. All'idea di te come madre e
tutto."
Ranma sorrise per il sollievo. Non avrebbe dovuto dire al padre che aveva
avuto una bambina. Ringraziamo il cielo per questi piccoli miracoli. "Sì, beh, anche io,"
rispose con un sorriso acquoso, e si esibì in un affettato comportamento da
casalinga a beneficio del padre. "Vorresti dello zucchero?O lo prendi amaro?"
Il padre rise di gusto, il che rilassò ulteriormente Ranma.
"Come sta la bambina, comunque?"
"Sachiko sta bene," rispose la ragazza."Sta dormendo di sopra e, prima che tu lo
chieda, non ho intenzione di svegliarla. Probabilmente si alzerà tra una
quindicina di minuti, meglio goderci il silenzio finché dura."
Genma annuì, sorbendo il suo tè caldo. "Sì, anche tu eri così. Non ti
stancavi mai!La povera Nodoka era quasi sul punto di fare seppuku..."
Ranma non riuscì a frenare il sorrisetto che continuava a spuntarle sul viso.
Suo padre non le aveva mai parlato così, prima. "Davvero?Ero capriccioso?"
"Non sai quanto. E avevi sempre degli incubi, intorno ai due o tre anni... sui
dinosauri, pensa un po'. Dinosauri," continuò Genma, osservandola da sopra la
tazza. "Sarebbe stato buffo se non ti avesse fatto tanta paura..." il suo
sorriso si affievolì. "A proposito, come va il... fatto dei gatti?"
Ranma non afferrò. "Il...?"
"Sì, come sta andando?Ha funzionato?"
"Funzionato?"
Genma iniziò a innervosirsi. "Sì, 'funzionato', Ranma. L'allenamento cui ti
sei sottoposto per superare la paura."
Ranma sospirò. Tanto prima o poi l'avrebbe scoperto. "Ehm... papà..."
"No, eh?" commentò Genma, bevendo placidamente il suo tè. "Va beh, sai come
vanno queste cose, a volte vinci, a volte perdi..."
Ranma rimase ad osservarlo con attenzione, mentre l'uomo beveva il tè. Genma
non era invecchiato molto nei sei anni di cui aveva perso la memoria. L'unica
cosa che notò furono i pochi capelli capelli rimasti, che adesso erano un pochino più
bianchi- questo e il suo atteggiamento più rilassato, come quello di Ryoga.
Immaginò che l'età facesse questo effetto sugli uomini.
"Sei già andato da mamma?" si informò Ranma.
"Hmm?" Genma si riscosse dai suoi pensieri. "Oh, no, non ancora. Pensi che
avrei aspettato a rivedere il mio unico figlio?No, prima tu e il ragazzo."
Ranma impiegò qualche secondo per capire che 'il ragazzo' non era più lei, ma
Ryoga. "S-sì. Uh, senti..."
Deglutì, tenendo gli occhi sulla tovaglietta e giocando con una goccia di
tè che si era versata. "Uhm... c'è stata un po' di confusione di recente."
Genma non si sconvolse, anzi, il suo sorriso si allargò. "Ah sì?Serve aiuto
per sconfiggere qualcosa di grosso e pauroso?Heh."
Ranma si sforzò di ridere con il padre. "Beh... più o meno. Senti... io non
riesco esattamente a... ricordare gli ultimi sei anni."
Per un momento, l'uomo non disse niente, continuando a bere il suo tè in
tutta calma. "Ryoga lo sa?"
Ranma annuì. "Beh, sì. Se n'è accorto subito. Quando sono scappato da lui
urlando, ecco."
"Hmm."
La ragazza esaminò il padre alla luce del mattino che filtrava in casa. Aveva
messo su il cipiglio da arti marziali. Poteva significare solo due cose: o stava
per riversarle addosso qualche perla di saggezza, oppure stava per dire qualcosa
di estremamente stupido.
"Gli ultimi sei anni, eh?Quindi quello che ricordi è di essere fidanzato con
Akane, di vivere con il vecchio Soun e le sue figlie in questa casa?E di
combattere con quel Mousse, Tatekawi e Ryoga quasi ogni giorno?"
Ranma annuì. "Sì, questo riassume bene la situazione."
"Capisco. Beh, in questo caso tu e la bambina potete sempre trasferirvi da me
e tua madre."
Ranma arrossì, poi tossì. Stranamente il suggerimento di suo padre non cadeva
in nessuna delle due categorie. "Grazie. Io... lo terrò in considerazione."
Genma si inalberò un poco. "Lo terrai in considerazione?Beh, già il fatto che
sia ancora vivo dimostra che il ragazzo sa giocare bene le sue carte."
Ranma si agitò. Non sapeva come mai, ma ogni volta che il padre chiamava
Ryoga 'il ragazzo', si sentiva irritata. "Non ha nessuna carta,
papà, mi ha solo fatto promettere di restare qui per un po', ecco tutto." Ranma
non riusciva a trattenersi dal dire queste cose e non capiva perchè. Aveva già deciso di
restare con Ryoga ancora per qualche tempo, ma adesso si sentiva furiosa.
"Andiamo, mi conosci!Davvero pensi che io possa decidere di vivere con
qualcuno per capriccio?Con un ragazzo, poi?Con un vecchio nemico?"
Genma la fissò. "Oh. Ho capito. Scusa." Si strinse nelle spalle e continuò a
bere. "E' solo che quando una donna si sveglia con indosso un
pigiama da uomo, di solito significa-"
Ranma sputò il tè sulla tovaglia, arrossì e corse in cucina per cercare uno
straccio. Mentre ripuliva il tavolo- più energicamente del necessario- gettò
delle occhiatacce sia alla macchia che al padre. "Per tua informazione, abbiamo
solo dormito, e basta, ci siamo a malapena baciati!Cosa pensi che sia, una
specie di pervertito?" Le guance le stavano andando letteralmente a fuoco
adesso, sicuramente era rossa come un peperone, rossa di rabbia e di imbarazzo.
"E poi 'donna'!Cosa vi succede a tutti quanti?Cosa state cercando di fare?Perchè
volete tutti che io sia una donna!Non lo sono, va bene?!No, no, no!"
Genma allungò il braccio per stringerle il polso in una morsa di ferro,
ricordando improvvisamente a Ranma che lui era il suo sensei, oltre che suo
padre, e riuscì a calmare la sua collera. Gli occhi azzurri di Ranma
incontrarono quelli del padre e li trovarono scuriti dal dolore. "Ranma... se
non vuoi che ti chiami 'donna', perchè hai l'aspetto di una donna?"
Ranma sospirò, mentre la rabbia scivolava via, lasciando il posto
all'impotenza. Per un momento si sentì sul punto di esplodere di nuovo- come
osava lui dire una cosa del genere, quando evidentemente era bloccata
in quella forma?-ma le passò subito. Era bloccata, ed era una
donna. Il fatto che lo prendesse come un insulto non prometteva bene per la
sua futura felicità.
"Nessuno sta cercando di 'renderti' una donna, Ranma. Io meno di tutti," finì
Genma, lasciandole il braccio. Scosse la testa. "Hmph. 'Pervertito', e tutte
queste sciocchezze sul cambiamento di sesso. Mi ricordi Akane Tendo, oggi."
La ragazza sbuffò.
"Beh, Ranma, fammi capire. Ti sei di nuovo innamorata del ragazzo. E'
evidente. Indossi anche i suoi vestiti!"
Ranma aprì la bocca per protestare, ma il padre la bloccò con un'occhiataccia.
"Ma non ne sei certa. E allora ti chiedi 'Davvero non ci sarebbe nessun
problema?'" L'uomo imitò un tono di voce acuto, incerto e decisamente femminile. "'E' giusto
lasciare le cose come stanno?'"
"Senti, tu-"
"Ti chiedi se i tuoi genitori... i tuoi amici... e le vecchie fidanzate
possano accettare tutto questo."
"Non è così!"
"Oh, io invece penso che sia proprio così," la contraddisse Genma.
"Ok, bene." concesse Ranma con rabbia. "L'hai voluto tu: perché
diavolo mi hai permesso di sposare quell'idiota?Non hai provato a farmi
ragionare?Non hai provato a cacciarlo via a calci?Non mi hai detto che mi
avresti disconosciuto se avessi mai baciato un ragazzo?E quella cosa del seppuku,
eh?"
"Ecco qua," sospirò Genma con un piccolo sorriso. "Va bene, parliamone.
Perché ti ho permesso di sposare quell'idiota?Non sono esattamente stato
consultato. Non ho provato a dissuaderti?Certo. Sono paziente, ma non sono un
santo: lo lascio a Kasumi. Sì, ti ho detto che era uno sbaglio terribile. Quanto a
prendere a calci Ryoga...." tossì delicatamente."Io e Ryoga ci equivaliamo.
Quindi la presa a calci sarebbe più o meno reciproca, a meno che io non usi
qualche tecnica proibita..."
"E non l'hai fatto, per la tua unica figlia!"
Genma sollevò un sopracciglio e Ranma arrossì.
"F-figlio. Figlio."
"Beh, in realtà l'ho fatto. Ehm... varie volte. Il ragazzo si è guadagnato un
po' di rispetto in questo modo. Non si può dire che non sappia combattere!"
L'irritazione di Ranma raggiunse nuovamente l'apice sentendo l'appellativo di
Ryoga. "Quindi mi ha rimpiazzato."
"Cosa?No, certo che no!"
"Allora smettila di chiamarlo 'il ragazzo'!Sono io 'il ragazzo'!"
L'uomo rimase senza parole, prima di mettersi a sghignazzare. "Se avessi
saputo che tornare a casa sarebbe stato così divertente, l'avrei fatto molto
prima!" Si asciugò una lacrima. "Dove eravamo?"
Ranma si passò una mano sulla faccia. "Non riesci a prendere nulla sul
serio?"
"Hmm, disconoscerti. No, non mi è mai venuto in mente," ammise Genma,
grattandosi la nuca. "Sei un investimento, Ranma, un investimento che ho
cresciuto per diciotto anni. Abbandonarti sarebbe stato sciocco, non credi?"
Ranma stava fumando. "Oh, capisco, non volevi che crescermi fosse stata una
perdita di tempo!"
"Se vuoi metterla così." si schiarì la gola e finì il tè. "Quanto al seppuku,
niente che avessi potuto fare sarebbe riuscito a fermarvi..." ridacchiò. "Ah,
che ricordi!La prima volta che ho pensato che stavate per arrivare 'al punto',
ho-"
"Papà!"
Genma si interruppe, e il suo sorriso suggerì a Ranma che stesse scherzando.
"Non lo capisci che faccio sul serio?Sto cercando di capire cosa ci ha
portati a stare insieme." spiegò, "Voglio dire, certo, adesso lo capisco.
Lui è così serio e maturo... e paziente e gentile... ee..." incrociò lo sguardo
del padre. "Ehm. Beh, comunque... ma allora. Non vedo come sia potuto succedere,
allora."
"Beh, tu e Ryoga avete molto in comune."
"Papà, anche io e Kodachi abbiamo in comune le arti marziali. Ma non
me la sono sposata."
"No, ci sono anche altre cose."
"Tipo?"
L'espressione allegra di Genma sparì. "Oh, sai. Sentirsi soli anche tra la
folla. Essere sempre arrabbiati o in preda alla disperazione. Le nuvole nere
della depressione che vi perseguitavano..."
Ranma non capì. "Eh?" si morse il labbro inferiore, pensierosa. "Ok, magari a
volte me la prendo un po' troppo... ma non è una cosa costante. E
'depressione'?Forse quando qualcuno mi batte, ma poi mi riprendo e passo
all'attacco più forte di prima così da..." le parole le morirono in bocca alla
vista dell'espressione preoccupata sul volto di Genma.
"Nessuno ti ha raccontato com'è andata?"
"Andata?Andata cosa?" provò a riflettere. "Akane ha detto qualcosa...
riguardo a un periodo difficile e su come Ryoga fosse l'unico che riuscisse a
farmi sorridere..."
"Qualcosa del genere," rispose Genma. "Figlio..."
"Non ho... cercato di farmi del male... vero?"
Genma deglutì. "Beh... non hai tentato il suicidio, niente del genere. Era
più una specie di turbamento costante, di quel tipo che non riesco a
comprendere. Una volta hai sfondato una sedia con un pugno, senza motivo
apparente. Un'altra volta te ne sei andato di casa e non sei tornato per due
giorni. Quanto ti abbiamo chiesto dov'eri finito, hai risposto: 'una
passeggiata'..." l'uomo si portò una mano alla fronte, lo sguardo lontano. "Ma
quando ha iniziato a non importarti più se Akane piangeva, ho capito davvero
quanto fossi diverso dal ragazzo che eri stato."
"Mi dispiace, papà."
Genma rise, sentendosi un po' fuori posto. "Ehi, dai, non ti scusare per
qualcosa che neanche ti ricordi di aver fatto!E poi, non è stata colpa tua.
Cologne mi ha spiegato che è stato l'accumularsi di tutte le tensioni cui ti
avevamo sottoposto... ma io sempre pensato che fosse successo qualcosa di cui
non avevi voluto parlarci. Nemmeno quando ti sei ripreso."
"Quindi io e Ryoga avevamo in comune la depressione?"
"Lui ti capiva," chiarì l'altro. "C'era qualcosa di nuovo in te, qualcosa che
lui riconobbe e accettò, quando nessun'altro poté farlo. E' questo il motivo, se
deve esserci un motivo perché due persone si innamorino. C'è stata un bel po' di
confusione tra di voi, di imbarazzo e rifiuto, il nostro solito dramma
quotidiano che si ripeteva."
Le parole di Genma si fecero posto nella mente di Ranma e andarono a riempire
i tasselli mancanti, come una chiave nella serratura. Ryoga l'aveva salvata. E
anche se non sapeva come, sospettava che anche lei avesse salvato lui. Questo
loro salvataggio reciproco si era trasformato in amore lungo il cammino.
"Grazie, papà." disse.
Dal piano di sopra arrivò un vagito.
"Bene, sembra che Sachiko voglia incontrare suo nonno..."
Genma sorrise e seguì Ranma per le scale.
Alla vista della figlia insieme al padre i nervi della ragazza si calmarono,
specialmente quando vide con quale cura l'uomo trattava la piccola.
Sachiko, da parte sua, era una bambina molto socievole; dopo un paio di occhiate
alla madre in cerca di rassicurazioni, si mise a giocare e a ridere con Genma.
"Somiglia tanto a te e Nodoka," ammise Genma. "Meglio così."
"Papà...?"
"Mmm?" Genma lanciò in aria la bambina.
"Non starai pensando di allenarla?"
Genma ridacchiò. "Mamma non dice sul serio." spiegò alla bambina.
Quella sera, mentre cercava di insegnare a Sachiko qualche
parola nuova e cucinava, Ranma ripensò alle parole del padre. Anche se adesso
aveva un quadro più preciso di quello che le era capitato-tranne l'evento
scatenante- continuava a non 'sentire' le emozioni.
Questo però avveniva nel presente, non nel passato. C'era qualcosa di strano nel
modo in cui si comportava.
Nonostante sapesse che avrebbe potuto davvero arrivare a farsi piacere Ryoga...
in quel senso... il comportamento del padre e di Ryoga stesso le facevano capire
che era diversa dalla Ranma di qualche giorno prima. La sua mente era
ancora fissata sui vecchi discorsi di Genma, sui comportamenti perversi, sui
generi maschile e femminile... e continuava a ricordare le parole di Ryoga,
quando le aveva detto che a lui non importava se era stato un ragazzo.
O forse se 'era' un ragazzo?
Questa piccola rivelazione fu sufficiente a confonderla.
"Uhm..." rifletté. Sachiko iniziava a dare segni di cedimento sul suo
seggiolone, quindi Ranma la prese in braccio e cercò di tenerla sveglia. Era
ancora troppo presto per la nanna e quella notte Ranma avrebbe desiderato
dormire.
Ora che ci ripensava, le ragazze Tendo e Ukyo avevano detto
che la stessa presenza di Ranma toglieva senso alla parola 'genere'.
Quel giorno, Ranma aveva pensato che si riferissero al suo
essere bloccata nella forma femminile... essere donna quando prima era stata
uomo.
O forse intendevano qualcosa di completamente diverso?Per
esempio che nonostante Ranma fosse un uomo... fosse davvero, ancora un
uomo... stesse con Ryoga?O che, quando si trattava di Ranma, i generi si
mescolassero, senza barriere?
Ranma scosse la testa, ma effettivamente così aveva tutto
più senso. Ryoga non aveva detto 'Non mi importa che tu nel passato sia stato un
uomo'. Aveva detto: 'Tu sei molte cose, Ranma, ma casalinga non è una di
queste... Non cucini o lavi per me più di quanto io non cucini o lavi per te.
Non ti passo dei soldi, o qualcosa del genere. Tu hai un lavoro. Abbiamo
aspettato ad avere bambini... Capisci adesso?'
A quel tempo, Ranma aveva annuito, ma senza capire
veramente il senso delle sue parole.
La ragazza deglutì, cercando di mandar giù il nodo che le
opprimeva la gola. Ukyo le aveva detto che Ryoga l'amava in ogni sua parte.
Presa alla lettera, la frase le faceva sentire lo stomaco molto pesante.
Interpretata in modo figurato, aveva molto senso. Aveva
così senso da far paura.
Ranma non ricordava esattamente quando avesse iniziato a
stare bene nella sua forma femminile- aveva semplicemente smesso di essere un
dramma. Scocciante, ma... oh, beh. Era il prezzo da pagare per un buon
addestramento. Questo pensava Ranma, almeno in superficie.
Col passare degli anni, quanti atteggiamenti femminili
aveva acquisito?Uno: l'arte di flirtare, più complicata di quanto potesse
sembrare a prima vista. Due: gli occhioni lucidi, lo sguardo da povera ragazza
perduta. Tre: vestirsi in modo da attirare Happosai, imbrogliare Ryoga oppure
ottenere un gelato gratis. Quattro: occhi bassi, sensuali- una combinazione di
erotismo ed innocenza che gli uomini sembravano trovare intossicante. Era un
equilibrio difficile da mantenere... Cinque: l'abilità di conquistare e
mantenere un marito.
Maledizione.
Quindi alla fine il suo io maschile e quello femminile
erano riusciti a mischiarsi?La linea di separazione era stata cancellata, le
differenze non erano più così importanti?
Sachiko borbottò nel sonno. Ranma abbassò gli occhi sulla
figlia e sospirò. "Sachiko, tesoro..."
Lei era la madre di Sachiko. Questo sì che era stato
difficile da capire.
"Saki-chan..."
Sachiko aprì gli occhietti assonnati, preparandosi a
piangere.
"Oh, piccola, non-"
La bambina lanciò un urlo che sembrò scuotere i vetri.
Sicuramente scosse i timpani di Ranma. "Ti prego, non farmi questo..."
Quando Sachiko si mise a guaire senza posa, Ranma iniziò ad
andare avanti e indietro per la cucina, con rinnovata agitazione.
"Mou... forse è ora del biberon. Che ne pensi?" chiese. "Hmm?"
cercò la bottiglia nel frigo e accese il fornello. "E' l'ora del latte?"
Quando Ranma le offrì il biberon, Sachiko la respinse.
"Dai, Saki-chan, tu sai di avere fame."
Sachiko probabilmente aveva fame, ma era arrabbiata
per essere stata svegliata, e non era minimamente interessata ai tentativi di
Ranma per calmarla.
Disperata, la madre iniziò a canticchiare la prima canzone
che le venne in mente. I lamenti di Sachiko si fecero subito più bassi e i suoi
occhi più grandi. Prendendo fiato, Ranma continuò: “yesterday the odds
were stacked in favor of my expectations...”
Sachiko la osservò, quasi sotto shock. La ragazza si chiese
se normalmente le cantava delle canzoni.
“I’m caught up in all my doubt, trying to sort the whole thing out. Tell
me that I’m smart enough to deal with all the information...”1
Sachiko battè le mani.
"Beh, tu guarda. Sembra proprio che io abbia una fan," disse Ranma. "Pensi
che dovrei provare la carriera di cantante?" la sollevò in aria e Sachiko rise,
dimentica della rabbia. Poi cercò di afferrare il biberon. "Allora adesso lo
vuoi, eh?Hmph."
Ranma si guardò intorno. "Allora non mi sono trasformato, Saki-chan?"
La bambina, sentendo il suo nome, alzò gli occhi sulla mamma e disse qualcosa
intorno al biberon che suonò sospettosamente come 'baka'.
"Sono io. Sono sempre stato io." si sistemò meglio Sachiko sul fianco,
con un largo sorriso. I suoi occhi trovarono quelli della figlia. "Ryoga-kun ha
detto che insegnavo arti marziali prima di avere te. Che ne dici?Dovrei
ricominciare?"
Note della traduttrice: Ecco a voi un nuovo capitolo!Ce ne ho messo di tempo,
eh?
Ranma ha finalmente capito di non essere vittima di una specie di incantesimo,
ma che la storia con Ryoga ha un suo senso...
Purtroppo la prossima metà del capitolo lo scombussolerà di nuovo... ma non
voglio anticiparvi niente!
Vediamo le recensioni:
Clarasu: Grazie mille!!Io adoro la Ranma/Ryoga, forse si era capito?:D
Riccardo: Certo che il paradosso verrà svelato!Ti assicuro che la fanfiction
ha un finale molto interessante... Pensa che l'autrice ha dovuto scrivere anche
una pagina di spiegazioni sui paradossi temporali... che tradurrò se ce ne sarà
bisogno!
Andy14: Ancora un po' di pazienza e scopriremo chi è...
Naraku_74: Grazie mille, credo che autrice e traduttrice siano migliorate
entrambe con il procedere della storia... E grazie anche della spiegazione sui
Monty!
Akuma-chan: Ecco fatto!:)
1- La canzone è di: Allison Kraus and Union Station.
Quando Ryoga tornò a casa, Ranma aveva rinunciato a nutrire
Sachiko e l'aveva rimessa a letto. Probabilmente la bambina non era riuscita a
dormire bene la notte precedente con le ragazze in casa.
Ryoga annusò l'aria. "Wow. Che stai preparando?"
"Pollo in padella, fagioli verdi e patate," rispose Ranma
con un sorriso. Era strano, ma una volta smesso di associare la cucina allo
stereotipo della casalinga aveva sentito il bisogno di fare qualcosa di
elaborato.
"Sembra buonissimo," rispose Ryoga. "Come sta Sachiko?"
"Mmm, sta bene. Dorme."
Lui la guardò male. "Lo sai che se dorme adesso poi
starà sveglia tutta la notte..."
Ranma rise. "Certo, certo. Chi ti dice queste sciocchezze?"
Ryoga si zittì e si avvicinò per osservarla meglio.
"Beh?Che c'è?"
Gli occhi del ragazzo la scrutarono dalla testa ai piedi.
"... niente," e fece un passo indietro.
"Hmph. Beh, comunque... sono stata occupata oggi. Ho fatto dei volantini,
vuoi vederli?"
Ryoga annuì. "Volantini?"
"Sono sul tavolo." Ranma si mise all'opera sull'insalata, osservando con la
coda dell'occhio Ryoga avvicinarsi al tavolo e prendere i fogli.
La sua voce suonò strana, soffocata. "Tu... tu vuoi ricominciare le
lezioni...?"
Il tono che usò aveva un che di lamentoso e a Ranma tornò improvvisamente il
desiderio di rispondergli male. Cercò di rilassarsi, di pensare a lui come
suo amico piuttosto che come suo marito.
Sorprendentemente, funzionò. "Sì, mi sembra arrivato il momento," rispose.
"Ho parlato con Nabiki, Akane e Ukyo. Nabiki mi ha detto che può badare a
Sachiko giovedì sera. Ukyo e Akane mercoledì e Akane anche martedì, se porta i
libri da studiare."
Ryoga assunse un'aria ancora più sconvolta, ma Ranma continuò a parlare
facendo finta di niente, anche se iniziava a chiedersi quale grosso errore
stesse commettendo o se si fosse sbagliata credendo di essere rimasta la stessa
dopo tanti anni.
"Quindi ho pensato di iniziare con due o tre lezioni alla settimana, un po'
alla volta, ecco... Credo di essere fuori allenamento, anche papà me l'ha
detto."
Questo sembrò riportare Ryoga alla realtà. "Oh?Tuo padre è tornato?"
Ranma gli fece un sorriso storto. "Sì. E già parla di portare nostra figlia ad
allenarsi. Lo devi sentire. Come se la prima volta non fosse stata un completo
disastro."
Ryoga sentì tremare il labbro inferiore. Si alzò, prendendola per la spalle e
guardandola fissa negli occhi, alla ricerca di un segno che indicasse la sua
trasformazione. "Ranma..." sospirò.
"C-cosa c'è?Cosa ho fatto?"
"Sei... sei tu."
La ragazza si allontanò leggermente per riuscire a guardarlo in faccia,
preoccupata. "Che cavolo, Ryoga. Non ho riacquistato la memoria, se è questo che
pensi."
Lui trattenne il respiro e si scostò. Il dolore fu sostituito
rapidamente da una beffarda amarezza, e rise, asciugandosi freneticamente gli
occhi. "Scusa... ma ti comporti... ti comporti come mia moglie..."
Ranma arrossì. "Ehm..."
"E vuoi ricominciare le lezioni..."
"Beh, sì. Mi sono stancata di non fare niente."
"Ma questo significa che resterai."
Ranma aggrottò la fronte. "Sì. Immagino di sì."
"Resterai qui."
"Beh... sì."
"Resterai!"
Ranma gli lanciò un'occhiataccia. "Inizio a perdere la pazienza."
"Oh, ti prego, perdi la pazienza!Rimproverami per qualcosa di stupido,
o... o chiamala di nuovo 'nostra figlia'..."
La ragazza sorrise timidamente. "Cretino. Dovresti dare il buon
esempio a nostra figlia. Va bene così?"
Ryoga rise e l'abbracciò. "Wow... che ti è successo?"
"Cosa è successo a te, piuttosto," protestò Ranma, quando Ryoga l'ebbe
rimessa a terra. "Voglio dire, dai!Un volantino e una visita di papà e sei tutto
eccitato."
L'espressione sul viso di Ryoga valse la piccola presa in giro. I suoi occhi
si riempirono di lacrime e un enorme sorriso gli illuminò i lineamenti.
Asciugandosi il viso, si avvicinò per controllare il pollo.
Ranma sentì un improvviso moto di tenerezza nei suoi confronti, e si rese
conto che probabilmente era la prima volta che vedeva il vero Ryoga da quando
aveva aperto la porta pregandola di non odiarlo.
"Lo sai, anch'io posso occuparmi di Sachiko, qualche volta. Sono il padre,
dopo tutto," disse lui, con una voce quasi tornata alla normalità. "Così
potremo riavviare questo posto."
Potremo. Noi, realizzò Ranma con entusiasmo. "Mmm, probabilmente," rispose,
cercando di non mostrare la sua gioia. "Quanto prendevo a lezione?"
"No, era per mese, 8200 yen al mese. Ma c'erano un paio di bambini che
venivano gratis, in cambio di qualche lavoretto. E c'era una studentessa
universitaria, come si chiamava, Aiko, che puliva il dojo dopo gli allenamenti e
ci aiutava coi bambini più piccoli. Probabilmente sarà contenta di tornare." La
guardò meglio. "A proposito, stai benissimo."
Ranma alzò un sopracciglio esaminando il proprio look, che era stato scelto
per fare una buona impressione su suo padre, piuttosto che su Ryoga. Indossava
una maglietta scura larga e un paio di jeans. "Benissimo per cosa,
esattamente?Non è nemmeno elegante..."
Ryoga le sorrise timidamente. "Ecco perché mi piace."
"Va bene, va bene. Con tutto questo zucchero ti rovinerai l'appetito,"
rispose Ranma. "Torno subito. Stai attento ai fagioli, o si bruceranno."
Una volta nel furo, Ranma si appoggiò alla porta, per riprendersi. A Ryoga
piaceva lei, Ranma, non una immaginaria ragazza più femminile. E anche se
il pensiero avrebbe dovuto essere strano, o inquietante, o forse anche
disgustoso, Ranma si ritrovò a canticchiare la stessa canzone di prima e a
sorridersi con espressione sicura nello specchio.
Ragazzo o no, c'era qualcosa di speciale nel vedere che qualcuno apprezzava
il cibo preparato da te, specialmente se ci avevi lavorato duramente. Ranma
decise di perdonare Akane per tutte le volte che aveva tentato di cucinare. Non
era una cosa da donne l'istinto di nutrire qualcuno, era una cosa da esseri
umani. L'esclamazione di lieta sorpresa di Ryoga le aveva scaldato il cuore,
anche se non l'aveva dato a vedere.
Parlano a lungo: delle idee di Ranma riguardo le lezioni, del livello che
avrebbe offerto e degli orari in cui avrebbero attratto più studenti; di dove
avrebbero potuto lasciare i volantini; e Ryoga raccontò un episodio che gli era
successo a lavoro e che Ranma trovò divertente.
Guardandolo divertirsi, la ragazza si rese conto di aver
conosciuto solo un'ombra del vero Ryoga: lui era molto più del ragazzo stoico e
paziente che si era mostrato in quei giorni. Aveva avuto sentore del suo
umorismo per tutto il tempo, ma ora si rendeva conto che era solito fare
battute, spesso sulla natura umana, un po' come Nabiki. Ranma si chiese se
questo non fosse altro che un aspetto della sua antica depressione; continuava a
vedere le stesse cose, ma ora era in grado di prendere tutto meno seriamente.
Eppure c'era ancora qualcosa di serioso in lui, come se tutto avesse
un'importanza fondamentale, specialmente mentre parlava. Anche quando lei lo
prendeva in giro, Ryoga piegava la testa da un lato, ascoltando e cercando il
significato dietro ogni parola.
Mentre l'uomo iniziava a sparecchiare, Ranma osservò i volantini. Sembrava
aver finalmente capito il loro significato, che sarebbe rimasta. E non perché le
fosse comodo o perché Ryoga fosse un ingenuo, o perché non avrebbe saputo dove altro
andare.
"Quindi resterai davvero?"
Ranma alzò la testa, sorpresa. "Leggi anche il pensiero, adesso?"
Lui rise. "Ehm... no. Scusa se sembro un disco rotto."
Ranma gli rivolse uno sguardo del tipo 'Sono-estremamente-seria'. "Farai
meglio a crederci. Passami un piatto, dai..."
Ryoga obbedì, mentre prendeva un asciugamano pulita da un cassetto. "Tu forse
non te lo ricordi," cominciò.
"La storia della mia nuova vita..." sospirò Ranma.
"... ma lavare i piatti aveva un significato speciale per noi."
La ragazza si girò a guardarlo, stupita. "Non dici sul serio. Mi stai far
credere che
secondo te lavare i piatti è romantico?"
Lui rise, asciugando il piatto che Ranma gli aveva passato. "Romantico no...
piuttosto, 'pratico'. Noi due abbiamo entrambi una certa... uhm... difficoltà a
gestire la rabbia."
"Davvero?Non me ne sono accorta in questi giorni."
"Perché gli dei mi hanno sorriso durante la scorsa settimana," rispose Ryoga
in tono piatto. "Ci sono stati dei momenti in cui avrei voluto urlare..."
"E quindi cos'hanno a che fare i piatti con la collera?Ce li lanciavamo?"
"Certo che no. Ma se eravamo nel mezzo di uno stupido litigio senza
significato, durante la cena, allora uno di noi due faceva un segnale e dovevamo
smettere di parlare. Poi lavavamo i piatti insieme- in silenzio- e una
volta finito, riuscivamo entrambi a comportarci civilmente"
Ranma lo fissò. "Strano."
"Ha sempre funzionato, però," ribatté Ryoga alzando le spalle. "E poi quando
si litiga per delle sciocchezze, una volta finito nessuno si ricorda come mai
fosse così arrabbiato dieci minuti prima." Asciugò un altro piatto, prendendolo
dalle mani di Ranma e aggiungendolo alla pila che si stava formando. "I lavori
di casa sono molto Zen."
"Te l'ha detto Kasumi per caso?"
Ryoga si finse sorpreso. "Wow. Come hai indovinato?"
"Le parole 'lavori di casa' e 'Zen' erano nella stessa frase."
"Mmm."
"Pensi che potremmo batterci, dopo?" chiese Ranma.
Ryoga la guardò sorpreso e cercò di rimediare con un colpo di tosse. "Beh....
sì, il lunedì non lavoro. Se vuoi combattere, sarebbe bello. E' da parecchio che
non lo facciamo."
Ranma si accorse di aver fatto di nuovo qualcosa di inaspettato dal punto di
vista di Ryoga, ma non le importava. Aveva tutta l'intenzione di essere se
stessa e se a Ryoga non piaceva, poteva... beh... si accigliò, confusa. Ok,
va bene, mi importa se gli piaccio o no... ma non fingerò di essere qualcuno che
non sono per piacergli. C'era una differenza piccola, ma fondamentale.
Cadde un silenzio amichevole, con Ranma che immergeva le mani nell'acqua per
tirarne fuori un coltello o un cucchiaino.
"Ho avuto una domanda in testa negli ultimi due giorni," disse all'improvviso
Ryoga, passando lo straccio su un piatto che era già bello asciutto. "Mi sembri
di buon umore adesso, quindi forse è il momento di fartela."
Ranma sollevò un sopracciglio. "Oh oh."
"Quando sei arrivata qui, eri..."
"Detestabile?" lo interruppe Ranma, che già iniziava a sentirsi a disagio.
"Sconvolta," spiegò Ryoga, decidendosi finalmente a posare il piatto. "E ti
sentivi... minacciata."
Ranma annuì in silenzio, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio
con un gesto nervoso. "Mi dispiace, Ryoga, sono stata davvero crudele-"
Ryoga alzò una mano, per fermarla. "Solo per un secondo, immagina che le
nostre posizioni si fossero rovesciate."
Ranma sgranò gli occhi. "Erk."
"Sì. Come... quella volta con la canna da pesca dell'amore. Avrei
probabilmente cercato di ucciderti all'istante. Non che Ranma Hibiki me
l'avrebbe permesso; sarebbe stata molto più abile del vecchio me stesso."
Sorrise, abbassando la testa. "Probabilmente mi avrebbe legato e fatto una
lezione sui doveri di un marito."
Ranma sbuffò. "Quindi non avrebbe cercato di dimostrarti il suo amore
lavandoti i vestiti e preparandoti la colazione?"
"Ora mi stai prendendo in giro."
Ranma scrollò le spalle. "Beh, sì, ok. Forse è così che reagisco alle cose
strane. Allora, cosa volevi chiedermi?"
Ryoga impallidì. "Beh... è solo che... pensavo che qualcuno nella tua
posizione avrebbe voluto subito tornare ragazzo, ecco... Perché usi la
saponetta?"
Ranma trattenne il respiro e alzò lentamente lo sguardo su di lui. "C-cosa?"
Si girò ad osservare l'acqua calda nel lavello, tremando leggermente dalla testa
ai piedi e immergendo l'ultimo piatto nell'acqua con esagerata cautela. Sentendo
delle mani sulle sue spalle, sussultò.
"Ranma. Ranma?"
"E' la saponetta, allora?"
"Beh, sì, io la uso ogni mattina. Sarebbe la fine se al lavoro venissi
bagnato con dell'acqua fredda mentre porto qualche masso... insomma, puoi
immaginare..."
Ranma annuì in silenzio.
"Mi stai dicendo che non ti sei accorta di usare un sapone strano?Quello
bianco è il tuo. Ok?"
La ragazza scosse la testa. "Ma... Sachiko."
"Sì, certo, quando eri incinta lo usavi anche tu." Guardò i lineamenti di
Ranma che si irrigidivano prima di aggiungere. "Questo ti rende tutto più
complicato, vero?"
"Quindi chi si è messo il vestito da sposa, eh?"
Ryoga si irritò leggermente. "Tu, ovviamente, visto che sei una ragazza la
metà del tempo. Io sarei sembrato stupido col vestito bianco."
"Io, ovviamente?Quindi ho recitato la parte della ragazza per te tutto
il tempo?"
Il volto del ragazzo si scurì. "Non credo di capire."
"Ti ho sposato anche senza essere bloccato in questo corpo..."
"Infatti. Vuoi chiederlo di nuovo?" l'espressione di Ryoga passò da confusa a
combattiva, ma Ranma non se ne curò. In effetti, si sentiva stranamente bene;
era tornata su un terreno familiare.
"Non ti rendi conto di quanto sia perverso?"
Per circa trenta secondi, Ryoga rimase in silenzio. Guardando il suo viso,
Ranma si chiese se avesse esagerato, chiamandolo pervertito per... per averla
sposata?Si sentì improvvisamente confusa.
E dopo un attimo di silenzio interiore, tutte le voci
che-non-erano-quella-di-suo-padre si alzarono in coro: 'ha senso tutto ciò?',
'chi lo dice?' e 'A te piace Ryoga.' 'Se tu sei un pervertito, allora
anche Ukyo e Akane lo sono, e anche Ryoga.'
Ed era vero, a lei piaceva Ryoga. Davvero. E non le importava quello che
pensavano gli altri o quello che avrebbero detto o fatto per farla sentire
sbagliata. Ryoga era... paziente e dolce e buono e bravo nelle arti marziali e
la stringeva come se non volesse mai lasciarla andare... era tutto ciò che
cercava in...
Qualcosa dentro di lei la mise in pausa.
Era tutto ciò che cercava in una persona.
Ranma riaprì gli occhi e vide qualcosa che non vedeva da molto tempo: Ryoga
sul punto di esplodere. "Erk."
"Benissimo!" esplose Ryoga. "Quindi pensi che sia stata tutta colpa mia, non
è così??Pensi che un giorno mi sia svegliato e abbia detto, 'Beh, credo proprio
che mi innamorerò di Ranma Saotome!'? No!E' stata dura per me!Non pensi
che anch'io abbia lottato contro tutta questa situazione?Ero innamorato di
Akane, santo cielo!E poi all'improvviso ho iniziato a guardare te, TE,
e non sapevo cosa avessi che non andava, e sapevo che non eri una ragazza,
ma..." Sembrò rilassarsi lentamente, la sua rabbia che si sfaldava, lasciandolo
libero. "Ma ti amavo lo stesso. Non mi importava se la maledizione era bloccata
o no, anche se..." Fece un colpo di tosse. "Anche se la tua forma di ragazzo mi
faceva sentire strano, specialmente all'inizio."
Ranma si sentì un groppo in gola e deglutì, desiderando che non fosse
arrabbiato, anche se voleva capire. Non poteva lasciare perdere e basta.
"Voglio dire, eri quasi sempre ragazza quando c'ero io, ma dopo che ci siamo
sposati non potevo certo evitare di vederti come ragazzo qualche volta. Ci
rendeva entrambi pazzi. Poi un giorno ne hai avuto abbastanza e non ti sei più
trasformato."
"Sono rimasta ragazza?" bisbigliò Ranma.
"No!Sei rimasto ragazzo!"
Ranma si accigliò. "Non capisco."
"Ti dava fastidio il modo in cui mi comportavo quando ti trasformavi.
Litigavamo, e tu hai messo bene in chiaro che se non potevo accettare la tua forma
maschile, allora ero un'inutile schifoso cretino che non ti meritava."
Ranma tossì, sorpresa quando la tosse si mutò in una risata soffocata.
"Beh, sì, adesso ne ridiamo," mormorò Ryoga.
"Strano. Adesso ne ridiamo... quando neanche mi ricordo di aver avuto questa
discussione."
"La stiamo avendo adesso, no?"
"Mmm." Ranma mantenne la risposta neutrale, ma ovviamente era vero; e non
poteva che meravigliarsi del fatto che stessero ripercorrendo una strada ben
nota nella loro relazione, come il replay di un film. "Quindi cos'è
successo?"
"L'ho... accettato. E siamo arrivati a un compromesso. Io ho smesso di
agitarmi davanti alla tua forma maschile, e tu hai deciso di restare ragazza per
i tre quarti del tempo. Le sorelle Tendo ci hanno preso tanto in giro,
specialmente Nabiki- credevano che avessimo affrontato il problema prima
di sposarci, anche perché era abbastanza ovvio che sarebbe successo." Sbuffò.
"Noi... er... abbiamo come fatto finto che non fosse un problema finché non è
stato quasi troppo tardi."
Ranma sospirò. "Ok. Insomma, perché?Sono ancora un ragazzo. Mi ero reso conto
di esserlo dentro... perché non anche fuori?"
Ryoga posò le mani sulle sue spalle. "Non è un problema per te?"
"Beh... no. Insomma... ho sempre pensato a me stesso come un ragazzo. Se
posso accettare di essere sposato con un ragazzo... allora posso accettare di
esserlo. Cioè lo sono sempre stato... ma..." scosse la testa. "Sto balbettando,
eh?"
Ryoga si avvicinò e le diede un bacio leggero sulle labbra. Scostandosi di
qualche centimetro, sussurrò, "Questo aiuta?"
Ranma sorrise. "Mmm. Forse." si avvicinò un po' e Ryoga tornò a catturare
le sue labbra. "E' stato il nostro primo litigio?"
"No." Ryoga la baciò di nuovo. "Il nostro primo litigio è stato... dipende da
come la vedi... o alle medie... o quando sei... 'arrivata' qui e scappata
via..."
"Mmm." Ranma gli passò le mani intorno alla vita. "Ma questa potrebbe essere
la prima volta che facciamo pace," mormorò. Dentro di lei, il cuore stava
cantando. Aveva entrambi i suoi corpi!Se si lavava abbastanza a lungo
poteva rimuovere tutto il sapone e trasformarsi. Per tutto il tempo che voleva!
"Forse," convenne Ryoga, stringendola ancora più vicino. Esaminò i
suoi lineamenti, sorridendo. "Sai, forse è colpa della tua amnesia, ma mi
sembri... diversa."
Ranma piegò la testa di lato. "Diversa come?Avevi detto che sono sempre la
stessa."
Lui fece un sorriso di scuse. "Lo sei, parlando del carattere. Ma di recente
in qualche modo..."
"Cosa?Più carina?Più sexy?" poi aggrottò la fronte. "Meno tonica?Papà mi ha
detto che sono fuori esercizio."
Ryoga alzò le spalle. "Oh, beh." Abbassò la testa e le diede un altro bacio,
lento e delicato. "Forse è il tuo atteggiamento. Ma sembri quasi... più
giovane."
La ragazza lo fissò, poi cominciò a ridere. "Oh, perfavore. E' una
frase per fare colpo sulle ragazze?Hai bisogno di aggiornarti!Non riuscirai mai
a trovarti una moglie così."
Ryoga fece una risata. "Oh, davvero?Credo di avere alcune abilità che
compensano la mia incapacità con i complimenti."
"Metti i soldi dove-mmph!"1) esclamò lei, prima che Ryoga unisse di nuovo le
loro labbra, e chiedendo molto di più questa volta. Le sue mani esplorarono lo
stomaco di Ranma sotto la maglietta sottile, giocando con il suo ombelico.
Kami-sama... pensò lei, inarcando la schiena. Ryoga colse il
suggerimento e abbassò la testa per sfiorarle il collo. ... lo... lo faremo
qui... sul pavimento della cucina?La cucina di K-Kasumi? Un'idea da un lato
divertente, da un lato meno.
Poi Ryoga si immobilizzò.
Ranma mugolò la sua protesta e aprì gli occhi, non ricordando nemmeno quando
li aveva chiusi.
Le dita di Ryoga si mossero di nuovo sul suo addome, questa volta con più
attenzione.
"Fa il solletico," disse lei, tenendo gli occhi fissi in quelli del ragazzo.
"Che succede?" All'improvviso, si rese conto di stare col sedere per terra.
"Ryoga...?" Non era sicura di come fosse arrivata sul pavimento. Lui... lui
non poteva averla spinta, vero?
"C-chi diavolo...!" sibilò Ryoga, allontanandosi.
"Cosa!" Ranma vide il panico crescere nei suoi occhi. "Di cosa stai
parlando?"
"Tu non sei Ranma," si lamentò lui, coprendosi gli occhi con le mani. "Oddio,
che cosa ho fatto!"
"Cosa?!" La ragazza si alzò più velocemente di quanto avrebbe ritenuto
possibile. "E' una specie di scherzo?" Avanzò goffamente verso di lui. "Cosa
stai dicendo?!"
Gli occhi di Ryoga si posarono di nuovo su di lei, tetri e grigi come un
temporale. "Non sei mia moglie," ripeté piano. "T-ti ho d-detto di... come è
stata difficile la nascita di Sachiko..."
Ranma annuì, non riuscendo a distogliere lo sguardo dai suoi occhi vuoti,
nonostante avvertisse un imminente pericolo.
"Alla f-fine, il dottore... l-le ha fatto un cesareo."
"Un cosa?"
Ryoga tornò a nascondere il viso tra le mani. "Le hanno fatto un taglio
sull'addome, per prendere Sachiko..."
Ranma aggrottò la fronte. "Non capisco. E allora?"
Ryoga le prese il polso e lo portò sulla sua pancia liscia, in modo che la
percorresse tutta, da sotto il seno alla linea dei pantaloni. "No..." mormorò
lei.
"Non c'è la cicatrice." terminò Ryoga.
Di sopra, una bambina che non era di Ranma iniziò di nuovo a piangere, con la
sua voce acuta e lamentosa.
Note dell'Autrice:
So quello che alcuni di voi stanno pensando, ma sì, è possibile. Io stessa
sono un esempio e conosco svariate altre persone nel mondo reale, senza
considerare i personaggi degli anime. Per quanto riguarda il cesareo, esistono
due tipi di incisioni: una longitudinale e una orizzontale. Ultimamente quella
laterale è più comune, per cui Ryoga è giustificato a entrare nel panico
toccando la pancia di Ryoga e non trovando niente. Garantisco che non è un
errore l'assenza della cicatrice. Per quelli che non hanno idea di cosa stia
parlando, lo scoprirete nel capitolo quindici.
Di recente ho ritrovato il mio vecchio interesse per le fanfictions, quindi
ho pensato di concludere quello che avevo iniziato. Tuttavia, causa esami, non
posso garantire sulla velocità degli aggiornamenti.
1)Non ho capito cosa volesse dire qui Ranma 'Put your money where...'. Ho pensato
che sia un modo di dire americano che non conosco... scusate!
E lo era stata. Anche se entrambi
sapevano che Nodoka sarebbe andata alla fiera, non
immaginavano che avrebbe gestito una bancarella.
Era vestita in un kimono nero con
tanti piccoli draghi lungo il collo e le maniche. Era in piedi sotto un grande
striscione che proclamava la vendita di erbe, sacchetti profumati, cristalli e
portafortuna di varia natura.
“Nodoka-san…”
disse Ryoga, senza fiato, leggendo il cartello.
La donna arrossì. “Oh!Beh, ho bisogno di guadagnare qualche extra. Sono certa
che mi capite. Una donna sola non può sperare solo nella gentilezza degli
altri. Scusatemi,” concluse, vedendo una cliente che
si avvicinava timidamente.
“Il mio ragazzo,”
iniziò a bisbigliare la donna, e da quel punto in poi gli altri due non
riuscirono più a sentirla.
“Oooh,
ecco dove eravate finiti!” esclamò allegramente Ukyo,
trovando la coppia sotto il cartello rosso e nero di Nodoka.
“Wow, portafortuna!” esclamò Akane, finalmente abbandonando il suo umore nero. “Ne vuoi
uno, Ukyo?”
Ukyo sorrise e le fece l’occhiolino. “Vediamo un po’, zucchero. Vediamo cosa c’è di bello, hmm?”
Si avvicinò a Ryoga. “Cosa ti succede?” sussurrò. “Ti
lascio da solo un secondo e tu e Ranchan
scomparite!Pensavo che ti avrei trovato a Timbuctu!”
Ryoga sentì un
brivido attraversargli tutto il corpo, come se qualcuno l’avesse scosso o
bagnato con acqua fredda, o come se si fosse appena risvegliato da un incubo.
“Oh,” rispose con una vocina curiosa. “Scusa. Stavo
parlando con Ranma. Sapevi che sua
madre è una strega?”
Ukyo lo guardò
male. “Ryoga, non è carino da dire!La famiglia di Ranma ha i suoi elementi negativi, ma non Saotome Nodo… ka…” Ukyo si interruppe appena vide chi era la proprietaria
della bancarella. “Oh. Quel genere di straga.”
Sorrise. “Forte!”
Nodoka mise un
pacchettino tra le mani della donnina che si disperse nuovamente nella folla.
“Bene, bene, bene!!” esclamò. “Tutti questi giovani
alla mia bancarella!”
Akane sorrise,
guardando Nodoka che si toglieva lo scuro kimono.
“Zia, tu non sembri proprio una vecchia signora.”
Ranma annuì. Sua madre sembrava risplendere, quella
sera. “Da quanto tempo fai… uh, questo?”
Nodoka inclinò la testa, pensierosa. “Vediamo; forse
sette anni o quasi. Adesso, chi di voi ragazze vuole un amuleto
d’amore?Scommetterei che tutte voi avete qualcuno che vi piace, se fossi il tipo
che fa scommesse.”
Ranma sorrise educatamente, in modo un po’ forzato, maAkane e Ukyo risero nervosamente. “Beh…” ammise Ukyo.
“Vediamo. Abbiamo un’ampia varietà di amuleti d’amore, qui. Filo rosso
incantato, cuori dicolombe,
canna da pesca dell’amore, e naturalmente una vera pozione che deve essere bevuta– ma non la raccomando. Per gli
effetti collaterali, sapete.”
“Canna
da pesca dell’amore?” balbettò Akane.
“Dovresti
davvero bruciarle tutte,” consigliò Ryoga con la stessa voce atona.
“Ah,
qualcuno che parla per esperienza,” mormorò Nodoka. “Che strano. La maggior parte dei giovani che
conosco non sono così informati sull’occulto.”
“Oh.
Beh, noi siamo abbastanza esperti,” commentò
seccamente Ukyo. “E’ normale conoscendo Ran…” si interruppe in tempo. “Ehm… Ran…
ko.”
“Va
bene.” Nodoka abbandonò l’espressione
seria e sorrise di nuovo, tornando una commerciante che cercava di
vendere i suoi prodotti. “Allora, nessun amuleto?Hmm.
Vi farò vedere il retro,per questa volta, perché sono
sicura che non combinerete guai. Date un’occhiata e fatemi sapere quali vi
piacciono.”
Alzò
una piccola tenda e guidò la figlia sul retro. Ranma
fu seguita da Ukyo, poi Ryoga
ed Akane.
Ryoga si sentiva
come ipnotizzato. Avrebbe voluto scappare, ma non ci
riusciva.
“Wow,
guardate questo!” urlò Akane e Ukyo
si precipitò a vedere. “Il Cristallo Perfetto?”
Ukyo sbirciò nella
scatolina di vetro senza coperchio che Akane teneva
in mano. Un meraviglioso cristallo bianco latte splendeva dal suo interno. “Wow
è tutto ciò che si può dire,” confermò Ukyo, senza fiato. “Pensa come sarebbe bello come ciondolo,
Akane.”
Akane annuì, poi
fece un sorrisetto malizioso. “Potere del cristallo di Luna, vieni a me!”
esclamò, alzando il cristallo sopra la testa.
La voce
di Nodoka fluttuò fino a loro. “Io non lo farei,
cara.” Sembrava molto convinta.
Ukyo e Akane si scambiarono uno sguardo scettico, ma rimisero
subito il cristallo dove l’avevano trovato.
“Non
pensi che…” sussurrò Akane.
“Naa,” l’assicurò Ukyo. “E’ parte del numero di Saotome-san.”1
Nel
frattempo, Ranma frugava tra i sacchetti di erbe, portandone
qualcuna al naso per odorarla. “Mmm,
Ryoga. Questa è buona.”
passò il sacchetto al ragazzo, che la guardò come se non avesse mai visto delle
piante in vita sua. “Annusala.” lo incoraggiò.
Ryoga sospirò ed obbedì. All’improvviso non si sentì più come se
avesse la testa piena di lana. “Wow. Che cos’è questacosa?”
Cercò un indizio sul sacchetto, ma trovò soltanto un numero scritto col
pennarello indelebile e il prezzo.
“Spero non siero della verità o
cose del genere,” scherzò Ranma,
continuando a rovistare.
“Quindi ci credi davvero a queste
cose?”
Ranma scrollò le spalle. “Perché no?Non credo che mia madre sia
un’imbrogliona, Ryoga.”
“Non è questo che intendevo. Forseleici crede. Non
significa che sia vero.”
“Sì, invece, in un certo senso.
L’intento vale nove decimi dell’azione,” mormorò Ranma. “Oh, eccone un’altra buona. Odorala.”
Ryoga obbedì. “Come il fuoco,” sbuffò,
prima di mettersi a tossire per almeno un minuto.
“Ops.” Ranma gli diede dei colpetti sulla schiena. “Respira,Ryo. Respira.” Riprese il
sacchetto precedente e glielo mise sotto il naso.
Ryoga fece un respiro profondo. Stava ancora cercando di
liberare le narici, quindi non appena fu in grado di respirare liberamente non
si seppe trattenere.
L’odore pungente, pulito, lo assalì
immediatamente. Smise subito di tossire, ma questa volta, invece di sentirsi
solamente la testa più leggera, fu come se l’intero universo avesse assunto
contorni definiti. Tutto era troppo brillante, troppo vicino, troppo rumoroso.
I capelli di Ranma gli ferivano gli occhi e fuori
dalla tenda la fiera gli sembrava una carica di elefanti. I suoi stessi vestiti
erano così ruvidi che di sicuro lo stavano tagliando a pezzi. E la sua stessa
esclamazione di sorpresa e dolore sembrò frantumare il mondo.
Nodoka corse subito da lui e scivolò sulle ginocchia per vederlo
bene. Gli esaminò gli occhi e imprecò sottovoce. Usò una delle bandane del
ragazzo per bendarlo e due pezzi di garza con cui preparava le erbe per
tappargli le orecchie.
Ryoga tornò a respirare normalmente. Si sentiva quasi normale. A
parte il fatto che riusciva a percepire la rabbia di Nodoka,
un odore pungente come di un limone tenuto sul fuoco; la confusione di Akane e Ukyo, una nota acuta e
fastidiosa; e il senso di colpa di Ranma, un odore
sudato e preoccupato.
“Mi dispiace tanto, zia,” stava dicendo la ragazza. “Non pensavo che odorarla
soltanto avrebbe causato tutto questo, io-”
“Per alcune di queste è più che
sufficiente,” la interruppe Nodoka
con voce fredda ma controllata. “Cos’altro avete
annusato voi due?”
Ryoga sentì il rumore di oggetti che venivano passati a Nodoka.
“Mmm.
Centocinquantatre e duecentoventinove. Va bene. Nessun danno, non fare quella
faccia. Ti insegnerà a non giocare con una magia che non capisci.”
“Sì, zia,”
mormorò Ranma, con voce rotta.
“Su, su, cara. Non sono
arrabbiata. Non tanto. Perché non le metti a posto a vai
a guardare i cristalli per un po’?”
Ryoga sentì che la rabbia di Nodoka
stava scemando in risposta al pentimento di Ranma.
Adesso lei stessa si sentiva un po’ in colpa, ma era anche cauta, come se
avesse paura che potesse succedere di nuovo. Esitante.
“Pensiamo a te adesso, signor Hibiki,” sussurrò Nodoka, quasi a se stessa. “Preparati.”
Ryoga trasalì alla sensazione delle sue dita che gli aprivano la
bocca e quasi soffocò quando sentì il sapore amaro delle erbe sulla lingua, ma
le ingoiò come ordinato. Non appena lo fece, un forte prurito gli assalì la
gola e iniziò a tossire rumorosamente. Dopo qualche attimo si sentì molto
meglio, anche se provava ancora la necessità di tossire.
Il mondo era tornato normale così
all’improvviso che si ritrovò senza neanche accorgersene a togliersi benda e
garze dalle orecchie. Ranma gli diede un colpetto
sulla spalla. “Ci penso io!” disse e corse fuori dalla tenda.
Tornò poco dopo con lo stesso
secchio che aveva usato per lavarsi gli occhi dalle lacrime e cercò di farlo
bere.
“Uhm… c’è nessuno?” fece una voce
stridula dalla bancarella.
Ukyo, che stava osservando la scena quasi sotto choc, tornò in
sé e si affacciò alla finestra della tenda. Questo era in grado di
fronteggiarlo. “Posso aiutarti?”
Finalmente la tosse di Ryoga si calmò. “Ugh,” esclamò, asciugandosi la bocca.
Nodoka gli posò una mano sulla spalla. “Mi dispiace, Ryoga-kun, ma era l’unico modo per aiutarti. Quell’erba è
un antidoto per ogni veleno. Altrimenti i tuoi sensi sarebbero rimasti acuiti
per quarantotto ore.”
Ryoga rabbrividì. “Allora g-grazie…”
“Avrei dovuto avvertirvi,” sospirò Nodoka. “Anche se Ranma qui ti ha dato l’antidoto giusto, avresti dovuto
mangiarlo, non inalarlo. Ranko, sei portata per…”
Ma Ranma
stava fissando sua madre con gli occhi sgranati. “M-mi
hai chiamato ‘Ranma’.”
“Scusami tanto!” esclamò Nodoka, alzandosi e sistemandosi il kimono. “Spero di non
averti offesa; sento una certa… affinità con te, Ranko,” ammise Nodoka, posandole
gentilmente una mano sulla testa. “Quindi… considerala una manifestazione di
affetto, va bene?”
Il piccolo, timido sorriso di Ranma fece la sua apparizione sul suo viso. “Ok. Lo farò.”
anche lei si alzò, aiutando Ryoga a fare altrettanto.
“Mi dispiace davvero per quello che è successo m… zia.”
Nodoka rispose con un sorriso identico. “Niente di troppo grave.
Sono contenta che tu sia venuta. Mi sembra di aver visto una predisposizione in
te per la mia arte. Se sei interessata, posso insegnarti.”
“Oh, io… ci penserò su.” rispose Ranma. “Grazie per l’offerta.”
“Solo, non usare Ryoga-kun come porcellino d’india, Ran…
Ranko.” si corresse Nodoka.
“Sembro proprio decisa a chiamarti Ranma oggi!”
Ranma strusciò i piedi per terra, imbarazzata.
“Certo, aspetta che chiedo.” Ukyo tornò nel retro e confabulò a voce bassa con Nodoka, che annuì e andò a prendere il cristallo perfetto.
“Questo dovrebbe essere perfetto per la pistola a raggi,” disse, con un sorriso radioso. “Ed ecco qualcosa per quel
raffreddore!” Tutti gli altri sudarono freddo.
Dopo che Genma
fu arrivato a prendere sua moglie, Ranma, Ryoga, Akane e Ukyo fecero due giri sulle montagne russe. Mentre Akane e Ukyo urlarono e chiusero
gli occhi, Ranma e Ryoga si
accontentarono di trattenere il respiro.
Dopo gli allenamenti cui si erano
entrambi sottoposti, niente faceva più tanta paura.
Quando finalmente si stancarono
delle montagne russe, incontrarono Nabiki e Kasumi e vinsero dei premi ai giochi di abilità. Nabiki, chi sa come, era riuscita a convincere il ragazzo
della bancarella a darle una piccola giraffa di peluches,
senza aver effettivamente giocato a niente.
Durante la serata poi, Ranma e Akane si erano
dimenticate di essere arrabbiate.
“Sarà meglio tornare a casa,” sbadigliò Kasumi. “Venite con
me, Akane e Nabiki. E’ tardi.”
“E dai, ‘neechan, la notte è ancora giovane!” Nabiki
fu sorpresa di scoprire quanto le piacesse la fiera. Più di un ragazzo aveva
tentato di parlarle-cosa che non succedeva mai,mai, al Furinkan.
Erano troppo spaventati. Era inebriata dalla situazione e un po’ su di giri per
essere rimasta sveglia più a lungo del solito.
“Mou…” si lamentò Kasumi. Si era svegliata ancora più presto del solito per
le faccende domestiche a causa degli incubi su Tofu-sensei,
e adesso iniziava a risentirne. Kasumi in genere non
si svegliava mai dopo l’alba e quindi sapeva già che aveva meno di tre ore per
dormire.
“Se vuoi andare
a casa troveremo qualcuno che ti accompagni. Ryoga?” suggerì Ranma.
Ryoga la guardò, allarmato. “Eh?Cosa c’è?”
“Ranma
ti ha chiesto se vuoi accompagnare Kasumi a casa,” ripeté Akane. “E io sono
d’accordo. Hai l’aria distrutta.”
Ukyo annuì. “Sì, zucchero. Ora di dormire.”
“Oh. Kasumi?”
Kasumi si mise sottobraccio a Ryoga e i
due iniziarono a caracollare verso casa.
“No, Ryoga,
dall’altro lato,” spiegò la voce assonnata di Kasumi.
“Spero che ci arrivino.” commentò
amaramente Ranma.
Daisuke sbucò improvvisamente dalla folla e quasi superò Ranma di corsa, prima che lei gli afferrasse il braccio.
“Wow,”
esclamò lui, guardandola dall’alto in basso con interesse. “Cavolo, Ranma, sei una favola.”
“Sta’zitto, idiota. Dov’è lui?”
“Sesto,”
rispose Dai, cercando di sbirciare sotto il kimono.
“Sesto!Accidenti, devo andare!”
esclamò Ranma.
Ukyo alzò gli occhi al cielo. “Che diavolo succede adesso?”
Ranma si rivolse alle amiche. “Uh… qualcosa di urgente…”
“Nah, Ranma, basta che vai verso l’alba,”
consigliò Hiroshi. “Sta avendo dei problemi con questo. E poi è quello che gli
hai detto. Ti abbiamo sentito tutti.”
Ranma annuì lentamente. “Sì… hai ragione.”
“Posso andare a casa allora?”
La ragazza annuì di nuovo e gli sorrise. “Sei libero.”
“A proposito, bel rossetto.”
“Oh, stai zitto. Se potessi
permetterti di essere così bello lo faresti anche tu.”
Dai annuì. “Sì, infatti. Ci vediamo lunedì a scuola, Ranma-chan.”
“Ti ridurrò a puré
uno di questi giorni se non impari a tenere la bocca chiusa,”
lo minacciò Ranma, imitando la fermezza di sua madre.
“E’ una promessa?”
“Ahh!”
urlò Ranma. “Sei unveropervertito!”
“Invece che uno finto?”
“Sì!” Ranma
si tolse una scarpa e fece segno di tirargliela contro.
Dai alzò le mani in segno di resa.
Nelle mani di Ranma, una scarpa era un’arma mortale.
“Pazienza,” disse, molto, molto velocemente. “Ci vediamo, ciao!”
Akane stava dividendo un bastoncino di zucchero filato con Ukyo e Nabiki. “Cos’è questa
storia?” indagò, strappando un pezzo del dolce e porgendolo all’amica.
“Non Kuno,
devo sperare.” Il suo tono diceva chiaramente cosa ne pensasse.
“Ehm… una specie. Ma non ti preoccupare,Akane. Questo metterà la parola ‘fine’ alla faccenda.” il suo sguardo si indurì.
“Te lo giuro.”
“Mmm,” annuì Akane, troppo piena di
zucchero per dissentire. Lei e Ukyo erano appoggiate
appena l’una all’altra. “Allora, Ranma, cos’hai
comprato da tua madre?”
Ranma scrollò le spalle. “Solo qualcosa che serve a portare
ordine nel caos. Chissà perchè, mi ha detto di
prenderne tre.”
Nabiki ridacchiò. “Ancora non riesco a credere che quello è il
suo lavoro. Ho visto la bancarella ogni anno nelle ultime cinque o sei fiere e
non l’avevo mai collegata alla madre di Ranma.”
“Beh, tutte le donne hanno un
talento per qualcosa,” disse Ranma,
in una incredibile imitazione del contegno di sua madre. “Tu cos’hai preso,Akane?”
Akane le fece l’occhiolino. “E’ un segreto.”
“Oh, dai, Akane,” Ukyo la pungolò, non troppo
gentilmente.
“Ai!”
“Lo sanno tutti che hai comprato
un portafortuna per l’amoooooore…” strascicò
allegramente la cuoca.
“Grr!Baka!Adesso sa!”
“Cosa so?” chiese Ranma, confusa.
“Niente. E’ una cosa generale, non
uno specifico,” si difese Akane.
“Dovrebbe portarmi l’amore… o avvicinare persone cui piaccio già… cose così.”
“Akane,
stupida!” la rimproverò Ranma con tono seccato. “I
portafortuna di mamma funzionano!Sicura che sia una buona idea?”
Nabiki sembrò all’improvviso più sveglia.
“Mou, hai ragione. Adesso potrebbe avere ancora più problemi di prima con i
ragazzi!Se è possibile.”
Akane nascose la faccia sulla spalla di Ukyo.
“Nooooo…” si lamentò.
“Mi dispiace, zucchero, nemmeno io
ci avevo pensato,” la consolò Ukyo.
“Beh, e tu invece che hai preso?”
le chiese Ranma, rabbrividendo mentre immaginava i
guai che avrebbe passato Akane.
“Eh?Oh, io e Akane
abbiamo preso la stessa cosa.” spiegò la ragazza.
“Allora ti piacciono i tipi come Tsubasa e Konatsu,” intervenne Nabiki.
“Noooo!”
piagnucolò Ukyo nei capelli di Akane.
Per la prima volta nella vita, Nabiki e Ranma erano sullo stesso
livello. Entrambe iniziarono a ridere a crepapelle.
Mezz’ora dopo, la fiera iniziò a
svuotarsi. La maggior parte delle bancarelle che vendevano tè caldo o caramelle
stavano smontando. Quasi tutte le giostre avevano chiuso ore prima. Akane e Ukyo avevano gettato via,
dispiaciute, i loro sacchettini; ma Ranma li aveva
ripresi e tagliuzzati con una delle sue tecniche. Non voleva che qualcuno li
trovasse.
Si fece delle domande sull’aspetto etico di vendere certe cose. Certo, la canna
da pesca dell’amore era stata uno spasso in fin dei conti, ma anche piuttosto
inquietante. Era stato… un vero e proprio choc scoprireche era in grado di amare un ragazzo,
figuriamoci nella forma di ragazzo. Ridacchiò, scuotendo la testa.
“Perché ridi” domandò Ukyo.
“Niente, stavo pensando a tutti i
casini che ho affrontato,” ammise Ranma.
“La maggior parte a causa di ragazzi.”
“Oooh, a
chi lo dici,” sospirò Akane,
ma non sembrava arrabbiata. Piuttosto irritata, se proprio.
“Pensavo a tutti gli incantesimi
che mi hanno fatto. A come il mio primo bacio è stato con un ragazzo,” continuò Ranma. “Cavolo, quel
Mikado era proprio un cretino.”
Le altre due annuirono.
“Ehi, dov’è andata Nabiki?” domandò Akane.
Ranma rise. “Akane, se n’è andata
almeno mezz’ora fa. E penso che forse anche tu dovresti tornare a casa.”
“Aaaaa…
non mi lasci mai divertireee…” strascicò lei.
“Akane,
sono le quattro del mattino.”
Ukyo controllò l’orologio e ridacchiò. “Le
quattro e un quarto!Coraggio, Tendo!” praticamente ormai era costretta a
portarla in braccio. “Questa ragazza non regge la mancanza di sonno!”
Ranma rise; Akane rise; Ukyo rise più forte. Tutto sembrava molto, molto divertente
quando eri ubriaco e assonnato.
Ranma guardò le due ragazze allontanarsi verso casa.
Ukyo si girò a guardarla prima di allontanarsi troppo. “Non
vieni, Ranma?”
“No. Devo fare ancora una cosa. Ci
vediamo domani.” sorrise. “Anzi, oggi!”
Le due ragazze la salutarono e ripresero a camminare.
Ranma guardò Kuno
che correva a perdifiato lungo il proprio cortile, nel tentativo di raggiungere
la porta di casa prima del sorgere del sole, in modo da poter
‘salvare’ la divina ragazza col codino dalle grinfie del malvagio RanmaSaotome.
Naturalmente correre risultava un po’ difficile se indossavi
crinoline e pizzo e portavi il peso di un gatto, un gioiello inverso, un
cronometro e un ego grande quanto il Giappone. “Ragazza col codino!” urlò. “Ti
salverò!”
Kuno superò a balzi le varie
trappole poste a difesa della casa e poi iniziò a rallentare per riprendere
fiato. Era appena riuscito a raggiungere la porta quando il sole spuntò dalla
terra.
Un lieve applauso catturò la sua attenzione.
“Bravo, Kuno,”
lo lodò Ranma, ma la sua voce era piatta e rivelava
la falsità dell’elogio. “Per un pelo questa volta, eh?”
“Amore mio!Dov’è il malvagio?Non lo combatterò?”
“Oh, combatterai con lui,” lo
assicurò. “Tieni.” Gli lanciò qualcuno dei suoi abiti; non era completamente
senza cuore, dopo tutto.
Kuno istintivamente l’afferrò.
“Vestiti!” mormorò, venerante. “Vestiti
maschili!Oh, ragazza col codino, ti ringrazio!”
“Beh?Cambiati!” Ranma chiuse gli
occhi. “Non ti guardo.”
Lo sentì strapparsi di dosso gli abiti da donna e fece una
smorfia, ricordando cosa gli aveva fatto passare e chiedendosi se ne aveva
avuto il diritto. Ma ormai era inutile pensarci, l’importante era che avesse
funzionato.
“Fatto?Bene.” Riaprì gli occhi. “Ora. Hai fatto tutto quello
che ti ho chiesto?Non hai saltato nessun passaggio?”
Kuno scosse veementemente la
testa, esaminando la lista. “Certo che no… Il pesce morto che mi hai dato tu. Non saprei…” Aggrottò la fronte, pensieroso. “Ho iniziato
anche io così, no?”
Ranma sorrise. “Punto per te, Kuno.”
“Ho completato il resto del rituale nell’ordine giusto,” sospirò, “anche se mi ha causato più sofferenze di quanto
possa dire. Ho completato il rituale e l’ho fatto con impegno e sentimento.
Sono riuscito a portarti qualcosa che credo ti piacerà. Io, ehm, ho preso il
Gioiello Maledetto e dato fuoco al Nekohanten, quindi
ho ottenuto anche il gatto che non è un gatto. E infine, ho trovato l’orologio
che cammina all’indietro. Spero che sia sufficiente.”
Ranma inclinò la testa, sorpresa.
“Davvero hai fatto tutto questo per me?” Il ragazzo poteva davvero essere un buona scelta per Kasumi.
Il sorriso di Kuno tremolò. “Sìììì. Certo. Tu sei il mio amore, il mio
unico amore.”
“A parte Akane,”
gli ricordò Ranma.
Kuno aggrottò di nuovo la fronte.
“Sì. A parte lei. Ora mi dici dov’è lo stregone così che io possa sconfiggerlo?”
“Oh. E’ qui. Sii paziente.”
Kuno si calmò immediatamente.
Ranma ne fu sorpresa, ma si
riprese subito. “Ok, cerchiamo di capire perché ti ho fatto fare tutto questo.
Il primo e il secondo indizio dovrebbero essere abbastanza ovvi, anche se mi
aspettavo che ci avresti messo un po’ a capire il secondo.”
Sorrise in segno di scusa. “Terzo.”
“L’abbigliamento? Umiltà.”
“E’ così che io mi sento ogni giorno della mia vita,” gli spiegò Ranma, annuendo.
“Voglio che ti prenda un minuto per capirlo.”
“Perché a volte ti vesti con abiti maschili?”
“Ho detto di rifletterci un minuto,”
ripeté pazientemente la ragazza, “Non fare supposizioni affrettate, hai
capito?”
Kuno annuì e rimase in silenzio
per qualche attimo mentre cercava di digerire le sue parole. Dopo un po’,
chiuse gli occhi.
Ranma si rese conto che aveva
capito quando lo vide attraversato da un lungo brivido. “Quarto,” riprese Ranma, senza preamboli.
“Perché pensi che ti ho fatto pregare di venire
sconfitto durante il rituale?”
Kuno rifletté. “Per imparare
l’umiltà, ragazza col codino.”
“E per…”
“Per farmi pensare al motivo per cui dovevo essere sconfitto,” rispose automaticamente Kuno.
“Sono curiosa. A che conclusione sei
arrivato?”
“Per fare felice mia sorella, anche
se solo per poco; per uscire con te; per uscire con Akane;
per migliorare nelle arti marziali assaporando una vera sconfitta; perché tu
vuoi così; perché sì e basta; perché così né io né il maledetto Ranma dovremo soffire…”2
“Va bene. E il quinto?”
Kuno le mostrò un piccolo peluches a forma di maialino nero.
Era esattamente lo stesso che Ranma
aveva ricevuto in un giorno di pioggia, per la bambina che stava aspettando. E se si trasformasse in un maialino?O in un
bambino?aveva chiesto al marito, una sera, quando il suo pancione era già
grande e aveva iniziato a farsi mille problemi, cosa che le avevano assicurato
fosse normale per una futura mamma. Akane si stava
allenando nella palestra e ogni tanto uno dei suoi ‘kiya!’
rompevano il silenzio. Ryoga pensava molto, ma non
velocemente, e per un po’ non disse niente. Infine si girò a guardarla e disse
la frase più romantica della loro vita: quando
ti guardo è difficile credere che non sarà perfetta. Era stato quasi
imbarazzante.
Il giorno dopo, un maialino di peluches
aveva fatto capolino dalla futura culla di Sachiko. Ranma non era stata sicura di chi glielo avesse regalato
per molto tempo, ma poi aveva scoperto che era stato Ryoga
stesso, per sdrammatizzare le proprie paure riguardo alla bambina in un modo strano, ma tipico di lui. Stranamente, a Sachiko
era piaciuto subito e adesso non riusciva a dormire senza. Certo, il loro era
coperto di saliva e altre simili decorazioni, ma a parte questo erano identici.
Ranma vide che Kuno
la fissava con una strana espressione di sorpresa e comprensione. Finalmente, Ranma fece un passo avanti e lo prese come se fosse una
specie di antico cimelio, con entrambe le mani, e se lo portò lentamente al
petto. Lo guardò con gli occhi sgranati. “Ti ho dato questo compito per
dimostrarti quanto poco mi conosci.” Deglutì a fatica. “Mi sbagliavo.”
“Ti piace?Davvero?” chiese Kuno
ansiosamente.
“Sì.” Gli occhi di Ranma erano
pieni di lacrime. “In realtà ho… voglio dire… conosco qualcuno che ne ha uno
uguale… che l’ha dato… a sua figlia. Mi mancano,
quindi questo mi ricorda di…. E’ esattamente lo stesso. Dove
l’hai trovato?” Scosse la testa. “Aspetta, no, non è importante. Grazie, Kuno.”
Lui le fece un sorriso abbagliante che lo fece apparire
molto bello immerso nella luce dell’aurora.
“Poi?” chiese Ranma, posando il
pupazzo sul muretto dietro di lei.
“Il gioiello inverso, la spilla della discordia,” rispose Kuno.
“Ah!Sei riuscito a prenderlo!Incredibile… non credevo che la vecchiaccia
l’avrebbe mai ceduto!” si entusiasmò Ranma. Allungò
le mani per riceverlo e lo esaminò mentre brillava e luccicava. “Ah, bello e
letale come sempre.”
Kuno annuì. “Cosa fa?”
“Indossalo così,” disse Ranma,
“e lo scoprirai.” Gli fissò la spilla sul bavero della maglia, poi indietreggiò
e aspettò che iniziassero i fuochi d’artificio.
Osservò i lineamenti di Kuno che si modificavano
fino ad assumere un’espressione di rabbia intensa mentre inconsciamente si
poneva in posizione di combattimento. “Kuno,” lo incitò Ranma. “Dimmi cosa
stai pensando.”
“Tutto ciò è ridicolo!” esplose
lui, praticamente ringhiando. “Fammi fare tutto questo- che cosa
sei tu, una specie di sadico!NESSUNO di questi rituali è davvero
magico!Sono tutti un lungo, premeditato tentativo di farmi sembrare un idiota.
E avere cinque sorelle e fratelli tutti di nome Ranma!Per
chi mi hai preso?”
Ranma sgranò gli occhi e fece un altro passo
indietro. “Beh…” rispose tentativamente.
“No, lascia stare. Non è come se mi importasse qualcosa di quello che pensi,
comunque. Stupido ibrido ragazzo-ragazza, sei come una di quelle piante che
coltiva mia sorella,” soffiò. “Non credi che sia ovvio
per me chi sei?! ‘Lo stregone è qui’, dici. Che
cretino devo essere per non averlo capito prima?”
Ranma sospirò. Naturalmente aveva ragione. “Non
volevi capirlo,” suggerì. “Era la cosa più facile. E
più divertente, anche.”
“E non psicoanalizzarmi,” continuo lui. “Tutto
questo era un grande piano elaborato… per farmi vedere la luce. Non ti è venuto
in mente che una mezz’oretta e un po’ d’acqua calda e fredda avrebbero
funzionato allo stesso modo?Razza di narcisista egoista ailurofobico
incubo di una persona!”
Gli occhi di Ranma si riempirono di lacrime. “Non…
ti piaccio più?”
“E non iniziare con queste
sciocchezze pseudo femminili!Me ne vado, e spero di non vederti MAI, MAI più!”
Ranma annuì e le lacrime sparirono come per magia.
Forse finalmente l’aveva capito. “Mi rendo conto.
Potresti restituirmi la spilla, prima?Così posso ridarla a Cologne
e non avrai altri problemi.” Allungò la mano col palmo
rivolto verso l’alto.
“Benissimo!Fai
quello che ti pare. Non mi importa.” Dicendo così, TatewakiKuno si strappò la spilla dalla maglia che Ranma gli aveva prestato e gliela lanciò.
La ragazza l’afferrò facilmente al volo, ma lo stesso Kuno
fu un po’ più difficile da afferrare. Il kendoista
cadde in ginocchio, nascondendosi la testa tra le mani.
“Perdonami, ragazza col codino!La migliore ragazza
al mondo!Sono stato posseduto, ma il demone ora è scomparso…”
Ranma sbuffò. “Non è così, Kuno,
caro. Quella spilla…”
“E’ stata la spilla!Un altro test; e io l’ho fallito, è così?Qual è il suo
potere?”
La ragazza sorrise gentilmente. “Nel tuo caso, ti ha solo avvicinato alla
realtà.”
“Ha fatto cosa!Sicuramente stai
scherzando.”
“No.” Ranma scosse la testa, un po’ dispiaciuta
per lui.
“Non capisco. Ho blaterato come se fossi stato colpito dal diavolo in
persona. Ho detto cose senza senso!”
“Hai detto cose molto sensate, invece. Hai avuto ragione quasi su tutto. E
per quanto riguarda l’acqua, ho provato già. Forse non per un’ora intera, ma
almeno un paio di volte. Non hai comunque voluto capire!”
Kuno la fissò, scuotendo vigorosamente la testa.
“Su c-cosa ho avuto ragione?”
“Sulla maledizione; sul fatto che tutti quei fratelli e sorelle erano
inventati. Forse anche sul fatto di averti voluto controllare troppo. Questo
non è il modo più corretto nei tuoi confronti, ma potrebbe essere l’unico a
funzionare. Ottavo.”
“Il gatto che non è un gatto?” chiese Kuno,
cercando tra le sue cose uno scatolone.
“Ah!Eccola qui. Ora guarda, non ho niente nascosto
nelle maniche,” gli disse Ranma
e rovesciò acqua calda sul gattino.
Immediatamente al posto del gatto apparve una bellissima- e nuda- Shampoo,
che cercava di rimuovere pezzi di cartone da spalle e capelli. “Ranmaaa…” si lamentò.
“Scusa, Shampoo,” le disse Ranma,
porgendo anche a lei dei vestiti. Presto la cinesina fu vestita in uno dei
soliti pantaloni neri e maglietta rossa di Ranma, la
quale avrebbe tanto voluto abbracciarla; era da molto tempo che non la vedeva.
Ma sapeva che la ragazza avrebbe interpretato il suo gesto nel modo sbagliato.
“Scusa non è abbastanza, airen!” Shampoo
continuava a tenere il broncio, battendo il piede nudo a terra.
“Che ne dici di un appuntamento?” domandò Ranma,
speranzosa. Anche se avrebbe dovuto girare con Shampoo appesa albraccio almeno la
sconfitta non sarebbe stata totale.
Shampoo ci pensò su. “Spero che tu abbia una delle buone ragioni, futuro
marito.”
“Oh, sicuramente le ho. Quello che voglio è spiegare a Kuno
qui perché ti trasformi in un gatto.”
“Perché mi trasformo in un…?” rifletté Shampoo. “Eeek!Pensavo di stare sognando, trasportata in quella
scatola!”
Kuno stava ovviamente ancora cercando di
inquadrare il fatto che il gattino si era dimostrato essere in realtà una
ragazza sexy e nuda.
“Kuno, stai ascoltando?Devi fare
attenzione o non funzionerà. Cerca di non arrivare a conclusioni tue.
Ascolta e accetta,” ordinò Ranma.
“La ascolterò,” rispose lui, ancora a corto di
fiato.
Shampoo annuì. “Allora. Shampoo ha fallito la sua
missione. Nonna ha portato Shampoo a Jusenkyo,
terribile campo di allenamento. Sorgenti maledette; molto brutto. Nonna molto
più brava di Shampoo, nonna sapeva che Shampoo avrebbe perso. Dopo un po’,
Shampoo è stata buttata in una delle sorgenti da un calcio di nonna.” La ragazza sospirò, scuotendo la testa. “Shampoo
è stata fortunata ad aver ottenuto una forma forte, bella!Il gatto non è così
male, davvero. Utile per spiare.” Lanciò a Ranma
uno sguardo colpevole, prima di tornare al suo pubblico.
“Hai tralasciato qualcosa, Shampoo. Deve essere
molto chiaro per il mio amico, qui.” Disse Ranma in
tono piatto.
Shampoo tornò alla sua storia. “Sì!Quando
Shampoo è uscita dalla sorgente a Jusenkyo era in
forma di gatto. Non facile da controllare. Acqua calda la ritrasforma in
ragazza. Acqua fredda, di nuovo gatto. Pioggia; bagno; secchiate; oceano… tutto
trasforma Shampoo in gattina.” Fece una smorfia.
“Molto brutto.”
Kuno scosse la testa. “Una maledizione legata
all’acqua?”
Shampoo annuì. “Airen… ho molto,
molto sonno. Posso andare a casa adesso?”
“Oh, sì, certo. Grazie, Shampoo.”
Ranma tornò al kendoista.
“Hai capito che è soggetta a una maledizione?”
“Che cosa terribile!L’ho portata in giro tutta la notte, non pensando che
potesse essere qualcosa di diverso da un gatto.”
“Nono?”
Kuno sorrise; era evidentemente molto fiero di
quella particolare missione. Le offrì un piccolo cronometro da sportivo. “Conta
all’indietro,” spiegò. “Solo i timer da cucina e i
cronometri lo fanno.”
“Ottimo,” lo lodò Ranma.
“Allora, Kuno-san, hai imparato qualcosa oggi?”
“Moltissimo,” rispose lui onestamente. “Allora,
quando posso combattere con tuo fratello?”
Ranma sospirò. “Pensavo che l’avessi combattuto
col gioiello inverso, ma immagino che l’indifferenza sia l’opposto della
lussuria- non l’odio.”
“Ragazza col codino…”
Ranma gli diede uno schiaffo. Forte.
Piano piano, Kuno scosse
la testa per uscire dallo stordimento. “Ranma.”
La ragazza gli sorrise.
“Penso di aver capito cosa stai cercando di fare.”
“Davvero?” il suo sguardo era incoraggiante, ma anche con una punta di
esitazione.
“Stai cercando di… costruire una pila con le mie illusioni… fino a farla
collassare sotto il suo stesso peso.”
“Sì.”
“Ti rendi conto che hai rischiato di farmi diventare ancora meno normale di
quello che sono?”
“Stranamente, ho molta stima di te.” Gli stava ancora sorridendo,
un sorriso che significava molto più di una risata.
“Davvero?Vuoi dire, era davvero un test?Per vedere se ero degno di un
appuntamento con te?”
“Non proprio,”
lo corresse Ranma. “Penso che avrai un appuntamento
con qualcuno che conosco. E’ importante per me che tu sia degno di lei. E’ una ragazza davvero speciale, Kuno.”
“Come sai cosa succederà in futuro?” le chiese, guardandola in modo
sospettoso per la prima volta nella sua vita.
“E’ il mio piccolo segreto,” rispose Ranma. “Se ti dicessi la verità, potrei friggere i tuoi
appena ritrovati circuiti nervosi.” Fece un lungo sbadiglio. “Kuno, devo andare a casa, sono morendo di sonno.”
“Tu?Tu non hai passato l’intera nottata a inseguire un sogno!”
Ranmagli sorrise. “Eh?Sì che l’ho fatto. E’ tremendamente stancante,
vero?” il suo sorriso si allargò, mentre il sole lasciava completamente la
curva dell’orizzonte, illuminando il mondo con la luce di un nuovo mattino.
“Guarda là!” sussurrò Ukyo.
“Eh?”
“Akane, da quella parte!Guarda a
est…”
Akane girò la sua testa ubriaca e
sospirò. “Ahh. E’ così bello!”
Il sole stava lentamente salendo nel cielo, abbagliandole
attraverso la nebbiolina, che trasformava la sua luce in una miriade di raggi.
Un arancio pallido e dorato che illuminava il cielo orientale, mentre ad ovest
era ancora tutto buio e indistinto.
“Non vedo un’alba così bella da tanto tempo,” aggiunse Akane, parlando piano.
Ukyo annuì. “Allora, Akane?”
“Mm?”
“Hai comprato più di uno di quei cosi per l’amore, no?”
Akane arrossì. “Sono per delle
amiche.”
“Anche io,” ammise Ukyo con un sorrisetto. “Ma… beh, sono quelli in cui
bisogna soffiare, vero?”
Con voce lievemente cantilenante Akane
recitò, “Inspira, poi espira; e il tuo vero amore arriverà.”
“Hai buona memoria. Va bene,”
rispose Ukyo, annuendo tra se e se. “Hai inspirato?”
“Non l’ho fatto apposta. Nodoka-san
ha mescolato le erbe. Ho inspirato e starnutito. Tu?”
Ukyo annuì. “Hai notato che Ryoga e Ranma non ci hanno
prestato minimamente attenzione?”
Akane aggrottò la fronte. “Baaaaka.”
“E che tu mi sembri un po’… più vicina di prima?”
Akane non sembrò connettere.
“Stupidi ragazzi,” mormorò, facendo scivolare la testa
sulla spalla di Ukyo. “Quegli stupidi ragazzi non
sanno cosa si perdono.”
Ukyo sorrise. “Già.”
“Lo stupido Ranma potrebbe
stupidamente notare una di noi quando si sarà ritrasformato in uno stupido
ragazzo, però.”
“Sì,” rispose Ukyo,
dubbiosa. Poi, all’improvviso, iniziò a scuotere la testa. “Sì!Hai ragione. Ranchan mi vedrà e sarà abbagliato.
Non si renderà conto di cosa è successo.”
“Giusto.”
Ukyo si chiese come mai Akane
le stesse dando ragione. Probabilmente ormai la giovane Tendo era troppo
assonnata per ascoltare quello che stava dicendo e si limitava a rispondere a
tutto con entusiasmo.
“Andiamo, Ukyo, sono stanca,”
bisbigliò Akane. “Il sole sorge alle cinque e mezza.
Sono le cinque e mezza del mattino, Ukyo. Andiamo.”
Ukyo annuì. “Ci vediamo dopo,Akane.”
La ragazza la salutò stancamente con la mano. “Aspetta, aspetta.
E’ stupido farti tornare a piedi fino a laggiù. Vieni,
abbiamo spazio.”
“A… Akane…”
“Andiamo,” ripeté Akane, tirandola per il
braccio. “E’ ora di dormire.”
Ukyo fu costretta a darle ragione
su questo, era ora di dormire, e poco
dopo si ritrovò con unpigiama in mano nella camera di Akane.
Si avviò confusamente in bagno per cambiarsi e quando tornò,
Akane era già sul letto, con ancora indosso kimono e geta.
“Kawaiikunee,” si disse Ukyo, togliendole le scarpe e slacciandole il kimono. Akane collaborò molto poco, già
per tre quarti nel mondo dei sogni. Infine, quandofu riuscita a farla entrare in un
pigiama, Ukyo tirò le coperte da sotto il suo peso
morto, si arrampicò accanto a lei e coprì entrambe.
Akane le si accoccolò accanto e si addormentò
completamente.
Ukyo si sentì un po’ a disagio con il corpo di Akane premuto contro il suo. No, pensò, mentre il sonno la chiamava a se. Sei solo un’idiota superstiziosa, Ukyo.
Credevo che avessi più buonsenso…
Ridacchiando tra se e se, la ragazza si addormentò come qualcuno che cade da
un tetto; in modo improvviso e molto, molto veloce. Inconsciamente, si avvicinò
ancora di più ad Akane, mentre la sua bocca si
stirava in un sorriso.
Note dell’autricetradotte:
E’ da quando ho scrittoSmile che voglio vedere Akane e Ukyo insieme. :)
Come il capitolo ‘Girls’ Night In’ anche questo era inizialmente, molto, molto più
lungo. Seguiva Kuno per tutta la sua avventura, il che è stato allo stesso tempo divertente e
inquietante da scrivere. Poi mi sono resa conto che costituiva una storia a
parte e aveva poco a che fare con Ryoga e Ranma… quindi può darsi che diventerà davvero una storia a
parte. Spero di aver incluso abbastanza per farvi
capire cosa è stato a fare tutto la notte.
Nelle recensioni preliminari, qualcuno si è sorpreso che Akane
e Ukyo siano finite insieme. (State leggendoancheicapitolinelfuturo??)
1.Questo
ovviamente è un riferimento a Sailor Moon. L’autrice di Sailor Moon, per un
errore di traduzione o forse no, ha scelto come suoi cristalli oggetti che
hanno potere anche nel mondo reale. Quindi esiste un cristallo perfetto. Non
scherzo!Trovatevi un buon libro di chimica e cercatelo (‘perfectcrystal’ in inglese… io non l’ho cercato, per cui non
so se sta scherzando XD ndt). Sicuramente Nodoka avrebbe ragione a dire non giocarci, se ve ne
dovesse capitare uno in mano- il che, tra l’altro, andrebbe oltre l’improbabile
per cadere nell’impossibile.
2.C’è
un rituale nella cultura giapponese, fatto tradizionalmente in un giorno
particolare. Si prega- in questo caso Kuno ha pregato
per la sua stessa sconfitta, come ordinato- e poi si fa un giro intorno al
tempio. E si ripete il tutto per qualcosa come 100 volte, mi pare. Qualcuno
ricorda il nome della festa o del rituale?
P.S. Il titolo del capitolo ‘All’s
fair’ non è stato tradotto per non perdere il gioco di parole (in inglese è sia
‘tutto in fiera’ sia ‘tutto è giusto, lecito’).