Toronto

di Seiten Shiwa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. Open and Closed Doors ***
Capitolo 2: *** 02. Coup De Téléphone ***
Capitolo 3: *** 03. Misfortune ***
Capitolo 4: *** 04. Occasions ***
Capitolo 5: *** 05. Uncomfortable Truths ***
Capitolo 6: *** 06. Time To Move On ***



Capitolo 1
*** 01. Open and Closed Doors ***


Salve mie amate DonzelleH!
Sono tornataaaaaaaaaaaaaaa! ^__^ Spero di esservi mancata almeno un po’…
 
Che dire?!
Diamo il via a TORONTO :D un nuovo pezzo della mia serie “LE FOLLIE DI UNA NOTTE SELVAGGIA”!
Per comprenderla è necessario aver letto “MALIBU” e “NEW YORK”!!
Se poi, avrete la voglia e la pazienza di leggere tutte le restanti storie che compongono questa mia serie… beh…. Mi farà molto piacere se mi farete sapere cosane pensate ^^
 
Questo è l’introduzione a ciò che accadrà in questa one-shot! Esplicita un po’ il punto dove ci eravamo fermati con New York!

Come andrà a finire?!
NIENTE SPOILER, e godetevela <3

 
Sarà ricca di sorprese… ^__^ non per niente è scritta sotto Natale *__*
 
Dediche: Alle mie Girls Adorate… Loro sanno chi sono… vi amo tutte, indistintamente! Siete (dopo Guendah) il mio regalo più grande di questo 2012 che ormai è giunto al termine!
 
Premesse: Tenere fuori dalla portata di idioti, bimbeminchia, cardiopatici, diabetici, gente con problemi di coerenza, grammatica, e chi più ne ha, più ne metta ^__^
 
<3 Love U So Much <3
 
Fuck The Rest  nIn
 
 
Toronto

 
01. Open and Closed Doors
 
 
 

 
- E allora… Cos’è successo tra te e la Scarlett?!..-
 
- Veramente….- occhi azzurri che si spalancano -Oh!- per la sorpresa - io non… CHI?!-, ed un sorriso furbesco che compare non appena le spalle vengono voltate ai giornalisti.

 
 
 
 
 
- AHAHAHAHAHA!! Dio Bro’! Sei stato meraviglioso!!-.
 
Shannon si stava sbellicando dal ridere, vedendo sul proprio notebook quel video postato poco fa online su youtube.
 
Jared sorseggiava silenzioso il suo succo di mela.
 
- Cioè.. Meraviglioso!- Leto Senior allungò una mano verso il tavolino che occupava lo spazio tra le loro poltrone.
 
Erano l’uno di fronte all’altro.
 
Jared seduto compostamente, con entrambe le mani a reggere un bicchiere di succo di frutta.
Suo fratello maggiore, a gambe incrociate sulla poltrona di fronte a lui, con notebook sulle gambe, a perder tempo su internet.
 
- La gente crede davvero, ora, che tu e la Scarlett abbiate ri-allacciato i rapporti! Ahahahahah! Che spettacolo!-.
 
Senza alzare i suoi occhi azzurri, l’altro proferì semplici parole.
- Anche tu ci avevi creduto all’inizio…-.
 
Shannon si ammutolì.
Si morse il labbro inferiore, e poi superiore.
 
Alzò lo sguardo sul fratello minore, chiudendo lentamente lo schermo del notebook, che con un bip segnalò l’essersi messo in sospensione.
 
- Non è proprio così.- disse, poi, incerto, posando il pc sul tavolino fra loro.
 
- Ah.. NO!?- gli occhi di cielo si puntarono in quelli verdi, che fuggirono sul pavimento, sul tavolino: vagabondi e colpevoli.
 
- Cioè… ad essere onesto… me lo sono augurato…e questo non vuol dire che io ci abbia creduto…- spiegò Shannon.
 
- Certo… certo! Ti sei augurato che io fossi tornato con quella troia, vero?!- si alterò, stringendo il bicchiere fra le mani, quasi a frantumarlo tra le dita. - Perché magari.. non vedi l’ora di avere campo libero, vero?!-.
 
-Jared!- protestò l’altro, con l’intento di chiudere lì il discorso.
 
Il cantante dei Mars scattò in piedi, posando con un rumore sordo il bicchiere, ancora pieno di succo di mela, sul tavolino. Guardava di fronte a sé un punto non ben definito.
 
Suo fratello maggiore scattò in piedi a sua volta, e gli pose una mano sul braccio.
- Jared… devi credermi.. davvero… io… io non ho le mire che pensi, davvero… credimi!-.
 
Due occhi di fuoco azzurro trafissero quelli di Shannon Leto.
 
Con un movimento brusco del braccio, si allontano e liberò dalla presa del fratello maggiore.
 
- Vallo a raccontare a qualcun altro, Shan!-.
Esclamò Jared più che adirato, avviandosi alla porta.
 
- JARED! Fermo! Dove vai?! Torna qui!-, gli corse dietro il batterista.
 
Suo fratello minore aveva già raggiunto l’entrata della stanza. Posata la mano sulla maniglia: l’abbassò.
 
Il palmo aperto, della mano destra, di Shannon si posarono sulla porta, con forza, spingendola e costringendola a richiudersi.
- ASCOLTAMI, PER DIO!- gli urlò.
 
Jared si girò nuovamente a fissarlo.
 
Occhi negli occhi.
 
- Quale altra cazzata vuoi propinarmi, fratello?!- lo cinguetto acidamente il più piccolo.
 
- Jared, davvero…- scosse la testa Shannon - non voglio litigare, dico sul serio!-.
 
- Ma certo… certo…. Tu vuoi solo che io mi faccia da parte!-.
 
- Non è vero, Jared! E lo sai!!-.
 
- E cos’è vero?!- si girò completamento verso il fratello maggiore.
 
L’altro si zittì, ma non abbassò lo sguardo.
 
- Shannon… Il fatto che io ti abbia perdonato, non vuol dire che io abbia dimenticato…- spiegò Jared.
- Il fatto…. - prese fiato, portandosi una mano alla fronte - il fatto che io e te siamo qui, ora, per la premiere del MIO film, a cui tu hai partecipato, il fatto che di fronte le telecamere scherziamo e ridiamo…-, passandosela fra i capelli - non vuol dire che io abbia scordato, dimenticato o in qualsiasi altro modo rimosso ciò che è successo! Lo capisci?! Ti ho perdonato perché sei mio fratello, perché… è giusto che io lo faccia… perché sei sangue del mio sangue -.
Gli pose entrambe le mani sulle spalle, scuotendolo leggermente - ma io non dimentico mai, Shannon…-.
 
- Bro’… se solo potessi…- sussurrò Leto Senior.
 
- Hai fatto anche troppo- ridacchiò sarcasticamente l’altro.
La presa sulle spalle, da parte delle sue mani, venne meno.
 
Shannon gliele prese, portandosele al petto.
 
- Hai detto di non voler più tornare indietro sui tuoi passi: hai detto che dopo averlo rivisto in aeroporto, hai capito che la scelta migliore è quella di andare avanti.. ma.. quando andrai avanti?! Quando attuerai davvero questa scelta?! Non sei il tipo che dici una cosa, e poi non la metti in pratica, Bro’…. Qual è il problema, allora?!-.
 
Jared sfilò si scatto le proprie mani dalla presa del fratello.
 
- Hai intenzione di continuare questa messa in scena fino alla fine dei tuoi giorni, Shan?!-.
 
Leto Senior spalancò gli occhi, strabuzzando le palpebre per qualche secondo.
 
- Che… che stai dicendo, Bro’?!-. Si sentì spiazzato completamente.
 
- Ma certo! Come se tu non centrassi niente! Certo!!- sbracciò Jared, innervosendosi davvero.
- Perché cazzo lo hai chiamato, quando sapevi benissimo che ci saremmo visti in aeroporto  a quell’ora?! EH?! E PER DIRGLI COSA?! E perché gli hai scritto quel messaggio?! E quante altre volte l’hai sentito prima di quella?! Volevi farmi ingelosire, vero?! Volevi farmi rompere con lui definitivamente, vero?!- prese fiato, reprimendo un pianto nervoso - bene! ORA CI SEI RIUSCITO! NON SEI CONTENTO?! CHE C’è?! CREDI CHE IO NON LO SAPPIA?! CREDI CHE ABBIA ROTTO CON LUI, COSì?! TANTO PER…?! SEI UNA TESTA DI CAZZO!!! ECCO COSA SEI!->.
 
La figura di Jared aprì e richiuse la porta dietro di sé, lasciando il fratello da solo.
 
Shannon, fulminato da quella parole, non si accorse neppure fin da subito che suo fratello se ne era andato.
La sua voce, e le sue accuse, continuavano a rimbombargli nella testa.
 
Poi, come ripresosi, di scatto afferrò la tessera magnetica della stanza e gli corse dietro.
 
- JAREEEEEEED! ASPETTA! JARED! PER FAVORE! ASCOLTAMI!!-.
 
Jared stava proprio in quel momento richiudendo, lentamente, la porta della propria stanza dietro di sé.
Sentendo la voce del fratello, si apprestò a farlo.
 
Shannon arrivò alla porta della sua stanza, ed iniziò a colpirla con cazzotti.
 
- JARED APRI QUESTA CAZZO DI PORTA! O LA SFONDO!- gli diede perfino un calcio.
- JARED!! DIO CRISTO! NON FARMI BUTTAR GIÙ IL PARADISO: APRI QUESTA FOTTUTTA PORTA!!- gli diede una spallata.
Purtroppo, però, la sua rabbia, i suoi colpi, non sortivano alcun effetto.
 
- Jared… per favore!!!- abbassò di poco la voce, ricordandosi solo in un secondo momento che era nel corridoio di un hotel, e qualcuno avrebbe potuto sentirli.
 
Dall’altra parte della porta, suo fratello minore, ad occhi chiusi, aveva il viso reclinato leggermente in avanti.
Le mani erano dietro la schiena, stese, i dorsi poggiati alla porta, facendo da contrapposto tra essa e il suo fondoschiena.
I capelli, ormai lunghi, ricadevano sciolti, intorno al viso, mischiandosi con la folta barba che aveva lasciato crescere da quei lontani giorni a Malibu.
 
Respirava a fatica: cercava di reprimere il pianto.
Si era promesso di non riaprire mai più quel discorso.
 
Invece, lo aveva fatto.
 
Non aveva resistito.
 
Lo aveva fatto.
 
Per curiosità.
Per rabbia.
Perché davvero, non ce la faceva più a tenersi quel peso dentro.
 
Solo quarantotto ore, da quell’incontro, ed era crollato.
 
Era proprio vero: qualsiasi cosa riguardasse quell’irlandese, lo avrebbe fatto cedere prima o poi.
 
- Jared… per favore… aprimi… permettimi di spiegare…- si sentì supplicare dall’altra parte.
 
Ma lui scosse la testa, sussurrando un
- no, Shan…. No…-.
 
Shannon si tolse il cappello e posò la parte alta della fronte sulla porta.
 
Con una mano stritolò la stoffa del proprio cappello, con l’altra iniziò a disegnare segni astratti sulla superficie della porta.
I suoi occhi fissavano la punta delle scarpe.
 
- È vero… l’ho chiamato…. L’ho fatto.. e non te lo nego….-.
 
Leto Junior strizzò gli occhi, cercando di frenare la cascata di lacrime.
 
- L’ho chiamato perché… il giorno prima…. Il giorno prima mi aveva chiamato lui…-.
 
Le mani di Jared tremarono.
Se le tolse da dietro la schiena, che poggiò completamente contro la porta, e se le portò al viso, che alzò verso l’altro, premendocele contro.
-… dio…- ringhiò a denti stretti.
 
- Credo che non te lo abbia detto, perché abbia avuto paura di una tua reazione simile a questa… davvero, Jared… stavolta… stavolta non lo abbiamo fatto con brutte intenzioni…. Cerca di credermi! Provaci per lo meno! Sforzati, Bro’! è la verità!!-.
 
Jared scosse la testa, come a scacciare quelle parole, sussurrando tanti
- no… no… non voglio ascoltare… non è vero…-.
 
Mi dispiace per come ti ho trattato durante la telefonata di ieri. Dovevo capirlo subito che venivi in pace… È solo che mi fa male sentirti…. Sentirti e non averti… A presto…. XO XO Ur ShanAnimal”.
 
Il ricordo di quelle parole lette, sembrava strizzargli gli organi interni, compresi i polmoni, rendendogli faticoso respirare e persino sfogarsi nel pianto.
 
Shannon si rimise il cappello.
Posò entrambi i palmi delle mani sulla superficie della porta.
Come se anche le sue mani avessero potuto sentire e toccare il dolore che, era sicuro, Jared stesse provando.
 
- Bro’… Mi aveva chiamato… per sapere se tra te e la Scarlett ci fosse stato davvero qualcosa… voleva.. voleva solo essere rassicurato!- prese fiato - ti starai chiedendo perché non ha chiamato te?! Non lo so… posso ipotizzarlo però: perché tu, magari, gli avresti detto di sì, solo per ferirlo.. e lui, lui non voleva essere ferito, non in quel momento! - si lasciò sfuggire un sorriso a fior di labbra - non che anche io non avessi potuto mentirgli, ferendolo, ma… ha cercato me, solo per avere informazioni su di te.. ed io, modestamente, sono l’unico a conoscerti così bene, dopo te stesso, da avergli potuto dire come stavano realmente le cose…-.
 
- NON E’ VERO!- urlò Jared, dall’altra parte, all’interno della stanza.
La mano che aveva sul viso scivolò via.
Si girò verso la porta, e gli diede un cazzotto. - STA ZITTO! NON è VERO NULLA!-.
Diede cazzotti a ripetizione contro quella superficie di legno - NON è VERO UN CAZZO! STA ZITTOOO!!-.
 
- Bro’, cerca di credermi!- Shannon alzò la voce.
Si ritrovò a fissare la porta, come se lo avesse davvero di fronte.
- … Tomo ha anche origliato la nostra telefonata… -.
 
Jared sgranò gli occhi.
… Immediatamente, intuì il probabile motivo per cui Tomo non era con loro.
 
- … Lo sai perché Tomo non è venuto, vero?!- Shannon si strofinò il sotto del naso col dito indice - aveva… bisogno di riflettere, in parte…! - fece una pausa - in parte… perché un po’ geloso, sono sicuro che lo è stato anche lui… ed…ed in parte, perché aveva davvero impegni con Vichi…-.
 
Il cantante dei Mars si accasciò su di un fianco contro la porta.
“[..] È solo che mi fa male sentirti…. Sentirti e non averti… A presto…. XO XO Ur ShanAnimal”.
Ingoiò un singhiozzo.
 
- Io… ho solo cercato un modo per chiedergli scusa, ieri…per questo l’ho disturbato… e figurati! Mi ero perfino scordato che quella era proprio l’ora in cui vi sareste visti! Volevo… solo scusarmi, perché… la telefonata di quando mi chiamò, fu davvero tragica. Lo trattai davvero male… lo feci per rabbia, per invidia, per gelosia… perché… perché io.. per me, vorrei le attenzioni che lui riserva a te, da Tomo… ok?! È questa la verità… e ti dirò di più! … mi ha richiamato, urlandomi di non contattarlo mai più… e… piangeva, Bro’… perché sicuramente, immagino che dopo aver letto il mio messaggio, e fraintendendolo, lo avrai accannato lì, da solo, a sé stesso, senza neppure dargli la possibilità di replicare…!-.
Sospirò, scuotendo la testa.
- Jared…. Se… se non dai mai la possibilità di spiegarsi, alla gente… come pretendi di andare avanti?! Senza rimpianti?! Senza rimorsi?! Senza parole non dette, discorsi sospesi?! … Almeno questo glielo devi… spiegagli perché sei andato via… diglielo, che è per me…. Magari lo sospetterà… ma non ne sarà davvero sicuro… e ci starà sicuramente male…. Lasciagli… - si zittì, per tirar su col naso, senza essere udito dal fratello - lasciagli la possibilità di spiegarsi.. vedrai: ti dirà le mie stesse cose….-.
 
- E se vi foste messi d’accordo?! E poi… lui già ha la mia risposta!! Ed è NO! Capito?! È NO!! NO, NO, e NO!-.
La voce di Jared era stridula, causa pianto.
 
- No cosa, Jared?!- chiese curioso Shannon, appizzando le orecchie. Era comunque faticoso capire cosa stesse dicendo, visto la spessa porta che li divideva, e la voce nasale chiusa dal pianto.
 
- Mi voleva vedere per chiedermi di… di…sposarci!!- si asciugò in fretta, con le maniche della giacca, le lacrime.
 
Fu il turno di Shannon di spalancare gli occhi, e non dire nulla.
 
-Ma… ma tu.. TU HAI ROVINATO TUTTO!! TUTTO- gli urlò poi. - Tu… tu e la tua cazzo di chiamata! Tu ed il tuo stupido messaggio di scuse! Ficcatele al culo, Shan, le scuse!!-.
 
- Ja-Jared… !!- Shannon si sentì tremendamente colpevole.
 
- “È solo che mi fa male sentirti…. Sentirti e non averti… A presto…. XO XO Ur ShanAnimal”!! CERTO! QUESTE SONO PROPRIO PAROLE DI SCUSE!!! VERO, SHANNON?!-.
 
- Jared… per favore, io-.
 
- VAFFANCULO!- urlò il cantante dei Mars - VAFFANCULO! VAFFANCULO, E VAFFANCULO!!!-.
 
Le mani di Leto Senior scivolarono lentamente via dalla porta.
 
- … scusa….-.
 
Attese qualche secondo… poi, non sentendo più neppure i singhiozzi del fratello minore, tornò nella sua stanza, e decise, che per quella sera, avrebbe bevuto fino a dimenticarsi il suo nome…
 
Jared, invece, era rimasto con la mano di fronte la bocca, a piangere in silenzio: il naso tappato, ma non gli interessava.
 
Crollò in ginocchio, e se non fosse stato per la porta a sorreggerlo al suo fianco, sarebbe rovinato per terra in modo molto meno garbato ed indolore.
 
Si piegò su sé stesso, in avanti, ed iniziò a piangere, imprecare contro tutto, tutti, e a prendere a pugni il pavimento.
 
La sua lunga e folta barba, ormai, era zuppa di lacrime.
 
E non sarebbe stata tanto differente da quella di suo fratello Shannon, tra poche ore, destinata ad esser imbrattata da alcool ed altrettante lacrime amare…
 
 
Continua…
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Capitolo 2
*** 02. Coup De Téléphone ***


Va bene… va bene!
Lo ammetto.. sono un po’ in ritardo sulla tabella di marcia con Toronto e The Ring…
Ma… spero vi siano piaciute anche “Bambini: La bocca della Verità” e “The Kill”, che seppur contrastanti nei loro generi, mi hanno soddisfatto un sacco nella stesura.
 
… Reduce di una delle gite più belle del mondo…
Dove ho potuto stritolare di coccole Kalina, Pinkymohawk e MaggieMurdock, sono tornata più ISPIRATA che mai!

Questo che posto ora è un “capitolo di transito”: ma non per questo meno importante degli altri.

 
Diciamo che… alimenterà la vostra SETE DI CURIOSITà ^______^ *devil smile*
 
Dediche: Alle mie Girls Adorate… Loro sanno chi sono… vi amo tutte, indistintamente! Siete (dopo Guendah) il mio regalo più grande!
 
Premesse: Tenere fuori dalla portata di idioti, bimbeminchia, cardiopatici, diabetici, gente con problemi di coerenza, grammatica, invidia, gelosia e chi più ne ha, più ne metta ^__^
 
Disclaimer: Jared e Colin nella realtà non li conosco, ignoro cosa facciano dalla mattina alla sera. (Ma in un angolino, tengo sempre la speranza che bumbummeggino come animali da monta! Almeno questo, nel mio cervello, me lo concedo <3 )…
 
<3 Love U So Much <3
 
Fuck The Rest  nIn
 
Buona lettura!!
 
Vostra, Pornosamente-Romantica

Seiten Shiwa
 
 
Toronto
 

 
02. Coup De Téléphone
 

 
Le tre.
Le tre e 06.
 
Notte fonda.
 
Ancora vestito, giaceva a quattro di bastoni sul grande letto matrimoniale della sua suitte.
 
Occhi spalancati, fissi sul soffitto.
 
La mente persa fra i pensieri più disparati: dai momenti di vecchia gioia, ai giorni attuali di mediocre vitalità.
 
Il BB, sul comodino, prese a vibrare.
 
Senza neppure guardare chi fosse, o minimamente cambiare la sua posizione attuale su quel letto, allungò il braccio destro, clickando con l’indice sul tasto di rifiuto chiamata.
 
Poteva essere sua madre.
Babu.
Jamie.
Poteva essere chiunque: anche Dio in persona, ammesso esistesse.
Lui aveva deciso di voler rimanere solo.
E ci sarebbe restato finché non avrebbe deciso il contrario.
 
Finalmente, dopo inconcludenti ore passate a pensare, si alzò dal letto, si denudò e si spostò in bagno
 
Magari, stare a mollo, al caldo, nella yakuzi lo avrebbe aiutato per lo meno a rilassarsi per prendere sonno.
 
Aprì l’acqua calda iniziando a riempire la vasca.
Si ricordò in un secondo momento di non avere le ciabatte da doccia con sé.
 
Tornò in stanza.
 
Il suo BB aveva davvero deciso di scartavetrargli le palle suonando.
 
Si avvicinò, lo afferrò, e reprimendo l’intento di gettarlo dalla finestra, rispose.
 
- CHI CAZZO è?!- chiese scontroso.
 
Si sentì un fiato trattenuto dall’altro capo.
 
Un - ehm… Mr. Leto?!- con un accento inglese un po’ troppo sforzato fu la risposta.
 
Jared si disse che non conosceva minimamente quella voce.
 
- Sì?! sono io?! Si può sapere chi è? Se non lo sa,  qui è notte fonda! Uno starebbe anche cercando di dormire, sa?!-.
 
- Mi-mi scusi… pensavo fosse ad L.A.! Sono l’agente di Jean-Marc Vallée!- spiegò l’individuo non più misterioso.
 
Il cantante dei Mars inarcò un sopracciglio.
- Mi perdoni, ma questo nome non mi dice nulla…-.
 
- È un regista canadese..- rispose l’altro, e sembrò leggermente sarcastico nel consegnargli quell’informazione.
 
- Ah..!- sembrò ricordarsi - Ma certo! Mi ricordo di lui!- o semplicemente finse di farlo.
Ci fu una piccola pausa, conclusa dal suo -Beh…?!-.
 
- Chiamo da parte sua… perché volevo illustrarle alcune proposte che egli avrebbe da farvi!-.
 
Jared, riascoltando nuovamente la parlata del tizio, comprese che era di radice francese.
- Perché non ha chiamato il mio agente? Sa, ne ho uno anche io…- proferì sarcasticamente, con il solo intento di concludere quella chiacchierata il più in fretta possibile.
 
- Mr. Vallée mi ha cortesemente pregato di parlarle di persona… sa, si tratta di un film che vorrebbe girare, di un copione abbastanza particolare.. ma vedo che è troppo immerso in un dormiveglia agitato e nervoso per parlare, la richiamerò domani, se vorrà…-.
 
Il cantante dei Mars si incuriosì, anche se non avrebbe voluto cedere a quel sarcasmo gratuito.
Ma in fondo che pretendeva? Lui per primo aveva iniziato a risponder male al telefono.
 
- Se non le dispiace… potrebbe mandarmi per email, o fax del mio albergo, il copione del film? Almeno domani, le potrò direttamente dire se sono interessato o meno…-. Il suo tono era acido e cortese al tempo: come ci riusciva lui non ci riusciva nessuno.
 
- Come si chiama il suo albergo? Gliele invio immediatamente per fax.- in realtà, non avrebbe voluto, solo per la voglia di rompergli nuovamente i coglioni il giorno dopo… la voce di quel certo Jared Leto non era affatto male, anche se era nervoso ed indisposto a discorsi di tutti i generi quella sera.
 
- sono al **** **** hotel….- rispose sbrigativo il cantante.
 
- Ma… lei è a Toronto?!- chiese stupita la voce dell’interlocutore.
 
- Sì… perché?!-.
 
- Meraviglioso! Sono anche io a Toronto, e vi è anche Mr. Vallée! Potremmo organizzare un incontro domani?! -. L’agente di quel regista sembrava davvero aver cancellato tutta l’acidità di poc’anzi, ed esser tornato alla carica.
 
- Come? Cosa?! Quando?!- Jared era rimasto indifeso di fronte quella ripresa rapida da parte del canadese.
 
- Domani! Qualsiasi ora mi sta bene! Abbiamo l’intera giornata libera!!- cinguettò.
 
- Va-va bene!- balbettò incerto l’americano, ancora sorpreso da quel cambio di tono dell’altro.
 
- Primo pomeriggio, così la mattina la lascio riposare?!- osò anche scherzare con lui.
 
- Va bene….-.
Preferì non cogliere l’entusiasmo del tizio al telefono, per l’avergli strappato un appuntamento.
 
- Per le 15.00 al bar centrale di fronte il parco ****?!-.
Lo immaginava con l’agendina in mano, litigando con i fogli che si ripiegavano sulla pagina su cui tentava di scrivere, ed il telefono incastonato tra spalla ed orecchio.
 
- Ok, va bene…- annuì.
 
- Le inoltro subito via fax il copione!! Au revoir Mr. Leto! - riagganciò in piena letizia.
 
Jared chiuse la chiamata.
Fissò il suo BB.
 
Salvò quel numero in memoria.
 
“Agente di Mr. Vallée”.
 
Poi lo gettò sul letto…
 
Chiamò col telefono della stanza la reception: chiese di fargli consegnare un fax non appena gli fosse arrivato.
Riagganciato, si diresse in bagno.
 
La vasca era quasi pronta.
 
Lo stomacò gli brontolò.
 
Ringhiò qualche parolaccia a denti stretti e ritornò in camera.
 
Chiamò per una seconda volta la reception ed ordinò un frugale pasto vegano.
 
Ritornò in bagno a controllare la situazione della vasca.
 
Giocò con una mano nell’acqua, dopo averci versato dei sali dati in dotazione dallo staff dell’albergo.
 
Le sue dita, distese, e metà palmo della mano, roteavano in cerchi concentrici in un’acqua sempre più schiumosa, ed invitante.
 
Bussarono alla porta.
 
Afferrò l’accappatoio messo a scaldare sul riscaldamento e si diresse alla porta.
La aprì.
 
Il cameriere, pur essendo un ragazzo, vedendolo in quello stato, arrossì: e tra tremori di mano e gambe, riuscì finalmente a spingere il carrellino con la cena ed una cartellina di fogli nella stanza.
 
Stette per uscire, ma Jared lo fermò, allungandogli una cospicua mancia.
 
- io non…- balbettò incerto il giovane.
 
- In America è obbligatoria lasciarla…- insistette Jared.
 
- Ma qui non siamo in…- cercò di dissuaderlo, ma quegli occhi azzurri lo stavano sciogliendo dall’interno.
 
- Va ed usala per divertirti!- gli strizzò l’occhio, infilandogli i soldi fra le mani, e richiudendogliele.
 
Il cameriere arrossì completamente, e ringraziandolo perfino con un inchino, in modo sempre più impacciato, uscì dalla stanza.
 
Jared si portò il carrellino nel bagno.
 
E come la più viziata delle diveh, dopo aver riappeso l’accappatoio al riscaldamento, si privò anche dei boxer, lanciandoli nel lavandino, e si immerse nella vasca.
Avvicinò ulteriormente il carrellino delle vivande, sporgendosi con un braccio fuori dalla vasca.
 
Tirò giù, dal lato del muro, una sorta di tavolino in plastica, di cui poggiò l’altro estremo sul bordo esterno, e vi posò i piatti sopra.
 
Iniziò a mangiare.
 
Nel farlo, l’occhio, finalmente, si accorse della cartellina piena di fogli.
 
- Ammazza! Ma che aveva, l’email proprio sottomano?!-, si stupì Jared.
- Eeehhhh! I miracoli della tecnologia…-.
 
Sfilò i fogli spillati: erano pochi, più o meno sei pagine.
 
Li iniziò a leggere distrattamente.
 
Sottovalutando completamente il contenuto di quello scritto.
 
Era evidente che non era in vena di non pensare ad altro, se non alla sfuriata avuta ore prima con suo fratello.
 
E ciò, sembrò la sua principale prerogativa, finché la trama di quel film, appena propostogli, non iniziò a catturarlo letteralmente.
 
Iniziò ad accarezzarsi la barba del mento con fare pensieroso: sempre più interessato.
 
Aggiustò perfino la sua posizione stravaccata nella vasca, in una più composta.
 
Quel film lo colpì.
 
Gli piacque.
 
Ora… doveva solo capire, quale ruolo avrebbe dovuto ricoprire…
 
La risposta non gli arrivò… fino all’ultimo foglio.
 
Proprio lì, infatti, sulla sesta ed ultima pagina di quel plico, ormai marchiato da qualche goccia d’acqua, comparivano i nomi, con i vari ruoli proposti.
 
“Rayon as:” e, se quella scrittura a penna, così contrastante con tutto il resto del plico scritto al pc, non era aramaico egiziano turco giapponese, sembrava essere proprio il suo nome “Jared Joseph Leto”.
 
Prima reazione: sbiancò.
 
Lui avrebbe dovuto interpretare il ruolo di….
di…
 
- Noooooooooooo!- affermò con stupore.
 
Seconda reazione: sorrise.
 
- Holy Tomo! Che figo!-.
 
Terza reazione: iniziò a ridere da solo, senza più freno.
 
Dall’alto della sua follia, mista a dolore, decise che, qualsiasi sarebbe stata la sua retribuzione, o conseguenza di quel ruolo, lo avrebbe accettato.
 
Era la sua nuova sfida.
 
Il suo nuovo progetto.
 
Il suo nuovo obiettivo da raggiungere.
 
Un nuovo scopo per tornare a recitare, dopo tanti anni lontano dal set.
 
Ed era assolutamente qualcosa di originale per una personalità come la sua.
 
Quel ruolo offertogli era la cosa più stimolante che potesse essergli stata proposta negli ultimi tempi.
 
Dedicarsi a quel progetto lo avrebbe portato a riempirsi la testa solo di ciò, e non più di tutti i problemi che ultimamente gli gironzolavano intorno.
 
Era un ottimo diversivo. Una sfiziosa alternativa alla mondanità dolorosa e ricca di ricordi e rimpianti che era diventata la sua vita.
 
- Uhmmm…- si grattò la barba del mento - credo che per interpretare questo certo personaggio Rayon dovrò fare una bella dieta ipocalorica vegana… bene…! Sarà un ottima scusa anche per meditare…-.
 
Finì la sua insalata mista, ripose tutto sul tavolino e scivolò nell’acqua calda, lasciando fuori dalla schiuma solo naso ed occhi, che chiuse.
 
Sospirò col naso, facendo volare alcune bollicine saponate qua e là.
 
Immerse nell’acqua calda, le sue labbra si incurvarono in un sorriso…
 
 

Continua…

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Capitolo 3
*** 03. Misfortune ***


È giunto il momento di continuare a torturarvi un po’ con la mia ficci…
Vi sono mancata? Spero di sì ^__^
 
Ma passiamo subito al chappi!
 
Dediche: Alle mie Girls Adorate… Loro sanno chi sono… vi amo tutte, indistintamente! Siete (dopo Guendah) il mio regalo più grande!
 
Premesse: Tenere fuori dalla portata di idioti, bimbeminchia, cardiopatici, diabetici, gente con problemi di coerenza, grammatica, invidia, gelosia e chi più ne ha, più ne metta ^__^
 
Disclaimer: Jared e Colin nella realtà non li conosco, ignoro cosa facciano dalla mattina alla sera. (Ma in un angolino, tengo sempre la speranza che bumbummeggino come animali da monta! Almeno questo, nel mio cervello, me lo concedo <3 )…
 
<3 Love U So Much <3
 
Fuck The Rest  nIn
 
Buona lettura!!
 
Vostra, Pornosamente-Romantica
Seiten Shiwa

 
 
 
 
Toronto
 

 
03 Misfortune

 
 

 
Jared era seduto compostamente su di una sedia.
 
La gamba destra era accavallata sulla sinistra.
Il braccio destro, posato sul medesimo ginocchio, era mollemente teso, mentre la mano reggeva il giornale che stava leggendo.
Era seduto al fianco di un tavolino, ove aveva posato il gomito dell’altro braccio.
Il mento era posato sulla mano sinistra. Le dita affondavano nella folta peluria della barba, che a tratti sembrava come inghiottirle.
 
I Ray Ban grandi e scuri coprivano la maggior parte del suo viso, così come il suo cappello.
La folta barba rendeva praticamente quasi irriconoscibile il mento e la bocca.
 
Per l’occasione, aveva cercato di non vestirsi troppo eccentricamente.
 
Portava dei jeans scurissimi, infilati negli anfibi che si era comprato quell’estate, e che amava indossare ovunque per ogni occasione. Sopra una camicia bianca, senza cravatta, ed una giacca abbinata ai pantaloni.
 
Guardò l’orologio: le 03.02 pm.
 
Quando le sue orecchie avvertirono dei passi avvicinarsi, alzò lo sguardo, e sorrise compiaciuto.
 
Posò il giornale, che stava leggendo, sul tavolo al suo fianco.
 
- Mr Leto…- tese la mano il ragazzo biondino, appena arrivato di fronte a lui.
 
Jared scavallò le gambe, e si alzò in piedi, per ricambiare quel gesto cordialmente.
I suoi occhi azzurri, oltre i vetri scurissimi degli occhiali da sole, lo scannerizzarono neppure fossero degli antivirus.
 
- Lei è…?!- chiese, in quanto il giorno prima non si erano neppure presentati.
 
- Louis…- sorrise l’altro, shakerando le loro mani, neppure fossero un cocktail.
- Mr. Vallée sta arrivando, solo un ultimo attimo d’attesa…- affermò nel suo inglese un po’ troppo francesino.
 
- Non è un problema…!- sorrise Jared, invitandolo ad accomodarsi ad una sedia al suo fianco, con un palese gesto della mano.
 
Ma il biondino, sorridendo gentilmente e diniegando con un cenno del capo, si voltò un attimo di schiena per veder arrivare il suo datore di lavoro: il regista.
 
Non appena egli fu di fronte ad entrambi, Jared trattenne il respiro.
 
Ignorava beatamente la sua età, ma era davvero un bell’uomo. Si disse mentalmente, che appena finito quel meeting, avrebbe indagato su di lui, per scoprirne in primis l’età.
 
- Oh, mi perdoni il ritardo, Mr. Leto!- disse il regista, fermandosi a pochi passi dal cantante, allungando la mano.
- Jeans Marc Vallée… ma può chiamarmi semplicemente Jean!-.
 
-Leto.. Jared Leto…-
Jared strinse la sua mano, sorridendo come un’idiota.
 
Questa cosa non passò inosservata a Louis, che cercò di farla notare allo stesso Jean, tramite un occhiata più che ovvia. Ma quest’ultimo era troppo impegnato a fissare gli occhi azzurri dell’uomo a cui stava ancora stringendo la mano.
 
Il manager capì, che ormai era troppo tardi… Jean era stato travolto dalle bellezza eterea dello scapolo più bramato di tutta Hollywood… Jared Leto aveva ammaliato un cuore, ancora una volta.
 
- Prego, sedetevi… ordinate qualcosa?!- chiese il cantante dei Mars, attendendo che i due si accomodassero, e prendessero posto alle siede intorno al piccolo tavolino tondo.
 
- Louis purtroppo deve tornare a lavoro… rimango solo io…- disse Jean, sedendosi, e voltandosi verso il proprio manager, con il palese intento di voler esser lasciato in pace con l’americano.
 
Capendo immediatamente quello sguardo più che ovvio, Louis annuì in fretta e furia, e salutando i due, si dileguò.
 
Una volta distante da loro, sospirò rassegnato, passandosi una mano tra i capelli biondi…
 
 
 
- Bene… torniamo a noi, Mr Leto..- si girò verso di lui il regista, accavallando le gambe, ed incrociando le dita delle mani, posandole sul ginocchio alzato - o posso chiamarti semplicemente Jared?!-.
 
L’uomo di fronte a sé sorrise gentilmente, e si spostò una ciocca di capelli, ribellatasi all’elastico che li teneva tutti legati, dietro l’orecchio, con un movimento accorto e ben studiato.
 
Ero un dio della seduzione, quando ci si metteva di impegno.
Era raro che qualcuno, uomo o donna che sia, gli resistesse.
 
- Per ora, Mr. Leto è anche più che intimo…- rispose.
 
- Va bene, allora….- si leccò le labbra il regista - Mr. Leto….-.
 
- … Sì?!- annuì, aspettandosi delle domande, socchiudendo i propri occhi azzurri, dietro i suoi preziosi Ray Ban.
 
- Tanto per iniziare.. ha letto il copione?!- chiese Jean, con cautela.
 
Jared annuì, convinto.
- Sì… certo che sì…- si sistemò meglio sulla sedia, posando la schiena sullo schienale.
 
- Che ne pensa?!- chiese, allora, in modo diretto, senza giri di parole - Mi rendo conto che non sia un ruolo chissà quanto importante nel film… Non è la protagonista. Ma vede, quel personaggio, beh… sì, insomma, il personaggio di Rayon, ha bisogno di qualcuno ben disposto a calarsi nei suoi panni… qualcuno che la renda “vera” ed “umana”… non so se mi spiego…  non bisogna essere bravi solo a recitare, per interpretarla.. io cerco qualcuno che gli dia una vera e propria anima, capisce?!-.
 
Il cantante annuì, e si tolse gli occhiali da sole.
 
Alla vista dei suoi occhi azzurri, Jean sentì caldo. Un improvvisa vampata di calore lo colse in fallo, quasi dandogli la sensazione di sentirsi soffocare.
Si passò due dita nel colletto della camicia, sbottonandosi il primo bottone.
Improvvisamente, i suoi abiti, gli sembrarono un insostenibile e caldissimo forno.
 
- Mi rendo benissimo conto del ruolo che Rayon ricopre nel film…- spiegò Jared, indicando, tra l’altro, il copione del film posato al centro del tavolino, fra loro due. - Mi ha incuriosito, e in qualche modo, anche, dolcemente, fatto tenerezza e conquistato…-.
 
Gli occhi del regista si illuminarono.
 
- Lei, quindi, mi sta dicendo che accetta?! .. La parte intendo…!?- chiese entusiasta, su di giri per la notizia.
 
- Ma cer-
 
Jared non finì la frase, che il telefono del regista iniziò a suonare.
 
Jean lo estrasse dalla propria giacca - Just a moment….- , e rispose.
 
- Oui?!... ah.. Louis, sei tu… certo, dimmi…- annuì, facendo segno di attendere un attimo all’uomo di fronte a lui.
 
Jared annuì, facendogli segno che non c’era alcun problema.
 
- Co-come?! Cosa?... ah.. ci ha ripensato.. e… - il regista sbiancò.
- Co-come ha firmato?!- urlò stridulo.
- Ha firmato, firmato??!- la sua voce sembrò spezzarsi, nel ricevere le notizie al telefono.
- Certo, certo.. capisco.. va bene… va bene…- annuì, sembrando totalmente in disaccordo con ciò che stava dicendo.
 
Due occhi azzurri lo scrutarono cercando di afferrare ciò che gli stava sfuggendo.
 
Quando Jean attaccò il telefono, la sua faccia sembrò quella di uno che aveva appena ricevuto un calcio nelle palle.
 
- Mi dispiace..- riprese così la loro conversazione, facendo stranire il cantante che aggrottò le sopracciglia non capendo. - Purtroppo… l’attore, a cui precedentemente avevamo chiesto di interpretare il ruolo di Rayon, ed aveva rifiutato, ha ripreso in mano il contratto e lo ha firmato a nostra insaputa… e ne sono stato avvisato solo ora.-.
 
Il frontman dei Mars spalancò gli occhi: un bastardo a caso, di cui non conosceva il nome, gli aveva appena soffiato il lavoro su cui aveva deciso di concentrarsi.
 
- Mi dispiace davvero tanto, Mr Leto…- Jean sembrò davvero dispiaciuto - Non doveva finire così… non doveva!!-.
 
Ma dentro il cuore di Jared, la rabbia aveva già preso il sopravvento.
Cercò di coprirla e fingere che tutto era apposto, e che non aveva minimamente accusato il colpo.
 
- Non importa…- si alzò di scatto dal tavolo. - La nostra conversazione, finisce qui, allora.-.
I suoi modi, prima gentili e disponibili, risultarono scontrosi e maleducati.
- Ritorno ai miei impegni, se mi vuol scusare…-.
Afferrò gli occhiali dal tavolino, e li indossò, facendo qualche passo per andarsene.
 
Prima se ne sarebbe andato: prima si sarebbe potuto sfogare.
 
- JARED! PER FAVORE! ASPETTA!!- Jean strabuzzò gli occhi, e quando capì che l’americano faceva sul serio ad andarsene, gli corse dietro per cercare di fermarlo.
 
Il cantante si girò di scatto, ritrovandoselo ad un passo da sé.
 
Il regista frenò sui proprio piedi, di scatto, tirandosi di poco indietro con le spalle, per bilanciare meglio il peso sulle proprie gambe.
Si sentì crocefisso da quei due cieli che lo stavano puntando.
Si schiarì la voce, non sapendo che dire: la gola gli si era chiusa.
 
- MISTER LETO!- scandì il proprio nome Jared, come a sottolineare una sorta di muro invisibile di freddezza tra loro.
 
- Jar-Mr. Leto…- ripeté nuovamente Jean, correggendosi, sperando che anche il solo fatto di rispettare quel distaccamento, imposto dal cantante stesso, lo potesse far ragionare - mi dispiace, davvero! Io.. non ne sapevo nulla! Ero.. ero certo che Gael García Bernal avesse rinunciato al ruolo di Rayon!!! Anzi, ne ero più che convinto!!-.
 
- Non importa!!- rispose secco Jared, strattonando il braccio sinistro, nell’intento di farsi mollare dalla presa ferrea del regista.
 
Che poi.. quando lo aveva afferrato?!
 
- Devi credermi, davvero… dico sul serio!- cercò in tutti i modi di stargli dietro: Jared camminava a passo svelto per uscire il più in fretta possibile da quel bar, senza aver la minima intenzione di voltarsi indietro.
 
Giunti sul marciapiede, in strada, il cantante dei Mars chiamò un Taxi.
 
- Mr. Leto, mi sta ascoltando?! Per l’amore del cielo! - Jean alla fine si ritrovò a sbottare, spazientito, alle sue spalle - Che diavolo! Crede che l’abbia fatto apposta, a disturbarla per offrirle un ruolo nel mio film, per poi finire a fare una tale figura di merda?! Ma per chi mi ha preso?!-.
 
Un Taxi si fermò di fronte a loro, e Jared aprì lo sportello, salendovi.
 
Jean si frappose tra lo sportello e l’auto, impedendone la chiusura.
 
- Mi vuole almeno stare ad ascoltare?!-.
 
- Il nostro meeting finisce qui, Monsieur Vallée- concluse Jared, indispettito e ferito nel profondo. Ne era la prova il suo accento francesino nel parlar inglese.
 
- AH! VADA AL DIAVOLO JARED LETO!- gli urlò Jean, sbattendogli lo sportello in faccia.
 
Jared sgranò gli occhi: forse, in effetti, la sua reazione era stata un pochino esagerata. Ma non se ne curò in quel momento: non riusciva più a trattenere la rabbia.
 
Quel lavoro doveva essere la sua nuova spinta verso l’altro, ed invece…
 
Il Taxi ripartì.
 
Si abbassò il cappello sugli occhi, portandosi una mano in volto, massaggiandosi gli occhi sotto le lenti scure degli occhiali da vista, ignorando il fatto che Jean gli stava mostrando il dito medio, incurante dei passanti intorno a lui, che si girarono a guardarlo sconvolti ed interdetti.
 
Per lo meno, ora sapeva il nome di chi gli aveva soffiato il ruolo.
 
Avrebbe meditato vendetta, e l’avrebbe ottenuta, in un modo o nell’altro.
 
Quel Garcia qualcosa si sarebbe dovuto ritirare con la coda tra le gambe: lui sarebbe diventato la Rayon perfetta per quel film, altroché.
 
Quel regista, tra non molto, avrebbe finito per pregarlo e scongiurarlo di far parte del suo film…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il viaggio di ritorno all’albergo sembrò infinito: erano ormai le quattro passate del pomeriggio, ora di punta per Toronto. La gente usciva dagli uffici per recarsi a casa, o per comprare la cena prima di tornarvi.
 
Le strade gremivano di gente e mezzi.
 
Jared, ancora ammusato, fissava la gente fuori dal finestrino, con le ciglia aggrottate al centro della fronte e gli occhi socchiusi: il tutto ben nascosto dietro i suoi grandi e scuri Ray Ban da sole.
 
Ci fosse stato qualcosa che fosse andato bene in quegli ultimi giorni.
 
Da quando era atterrato a Toronto non c’era stato altro se non un susseguirsi di sfiga.
 
Sfiga totale.
 
E rabbia.
 
Tanta rabbia.
 
Tutta colpa di quell’irlandese fedigrafo, di quel fratello da cui era stato ferito in uno dei modi peggiori… ed ora, ci mancava solo un contratto di lavoro soffiato da un’altra persona.
 
Che il karma lo stesse punendo per qualcosa di cui non si ricordava? O di cui era totalmente inconsapevole?!
 
Chi poteva saperlo, infondo…
 
Sbuffò, passandosi una mano fra i capelli.
 
Notò, osservando il proprio riflesso sul vetro del finestrino, che in effetti, gli erano cresciuti molto.
 
Si risistemò la coda, e tentò in qualsiasi modo di rilassarsi contro il sedile dietro la schiena.
 
Ma le sue congetture mentali sulla sfiga di quei giorni non cessarono minimamente, neppure di fronte l’entrata del proprio hotel.
 
Pagò l’autista ed uscì dall’auto.
 
Con passi veloci, le sue gambe mangiarono la distanza dall’entrata fino all’ascensore, ignaro di due paia di occhi verdi, che da sotto due occhiali scuri simili ai suoi, lo fissarono dubbiosi sul disturbarlo o meno…
 
 
 
 
Quando raggiunse la propria stanza, e si richiuse la porta dietro le spalle, gettò il cappottò sul letto lasciandosi andare ad un sospirone di liberazione.
 
Chiuse gli occhi, togliendosi i Ray Ban e massaggiandosi gli occhi.
 
Dio che nervoso…
 
Quando riaprì gli occhi, però, si girò di scatto verso il cappotto, fissandolo in malo modo.
Si avvicinò a lui, per prender possesso del proprio BB.
 
No: lui non si sarebbe lasciato sopraffare dal nervoso! Lui non era un tipo impulsivo, anche se aveva finito per reagire in quel modo: quasi scappando, incazzato ed oltraggiato.
 
Ma era davvero saturo di tutte quelle situazioni sfortunate, che gli erano capitate in un tempo breve, e non gli avevano dato ancora neppure un brevissimo break.
 
Rovistò nelle tasche, fino ad estrarre lo smartphone.
 
Prima cosa da fare: chi cazzo era quel Garcia bla bla bla?! Che aveva osato sottrargli il lavoro?!
Gli avrebbe fatto rimpiangere quella cosa!
Sarebbe stato scelto lui come Rayon, altroché! Il regista, quel Jean “qualcosa” se ne sarebbe pentito amaramente, di non averlo contattato e scelto fin dall’inizio…
 
Camminò fino al bagno.
 
Calati pantaloni ed intimo, si sedette sulla tazza del gabinetto.
 
Quale luogo migliore per meditare vendetta?!
 
Proprio nel cercare informazioni su quel tipo, ricevette una notifica d’email.
 
Imprecò contro il bip del telefono, e decise che l’avrebbe guardata più tardi: ora era concentrato a far altro.
 
Bussarono alla porta.
 
- Damn! Ma oggi non posso essere lasciato in pace neppure al bagno?!?!- imprecò.
 
Bussarono nuovamente.
 
- SHAN! SMETTILA! TANTO NON TI APRO! NON HO VOGLIA DI VEDERE LA TUA FACCIA BARBUTA!!- gridò.
 
Ma i colpi sulla superficie della porta della stanza continuarono.
 
Imprecando nuovamente, Jared si allungò in avanti verso il lavandino per prendere la carta igienica.
Nel farlo, il suo prezioso BB scivolò dal ginocchio su cui l’aveva posato, cadendo per terra con un bel tonfo.
 
- NOOO!! CAZZOOOOOO!!! MANNAGGIA TUTTI I MANZI IRLANDESI!-.
Gridò, pulendosi e poi raccogliendolo.
 
Chiunque fosse dietro la porta d’entrata, riprese a bussare.
 
- Chi cazzo è?! Che c’ha da insistere tanto!?!?!? EH?!?!-.
 
Abbottonandosi alla bella meglio i pantaloni, senza neppure usare la cinta, si affrettò verso la porta d’entrata.
 
Spalancò la porta, pronto a tirare un pugno a chiunque fosse.
 
 
Ma quel “chiunque fosse” non risultava avere volto.
 
O meglio: il suo volto, era un…
 
- Mazzo di rose rosse?!- esclamò esterrefatto Jared.
 
- Buona sera, Mister Leto! O… posso ancora chiamarti Honey?!-.
 
Quella voce…
Dall’accento inglese forzato…
 
Jared trasalì: non poteva essere.
 
Ma… che lo aveva seguito fin là, a Toronto?!
 
Quando il mazzo di rose rosse, fu puntato verso il suo petto, il cantante dei Mars non poté non rimanere incantato da quel verde smeraldo di quegli occhi orientali…
 
 
 
 
Continua…
 

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Capitolo 4
*** 04. Occasions ***


Scusate il ritardo con cui posto: sono stata risucchiata dalla vita universitaria °__°
 
Però, c’è da dirlo: il tutto ha avuto buoni risultati! Ho finalmente passato Analisi1!! Bye Bye incubo di ogni ingegnere XD
 
Vi posto questo piccolo “regalo”, dopo che v’ho lasciato asciutte per giorni! (e non pensate male :P).
 
 
Dediche: Alle mie Girls Adorate… Loro sanno chi sono… vi amo tutte, indistintamente! Siete (dopo Guendah) il mio regalo più grande!
 
Premesse: Tenere fuori dalla portata di idioti, bimbeminchia, cardiopatici, diabetici, gente con problemi di coerenza, grammatica, invidia, gelosia e chi più ne ha, più ne metta ^__^
 
Disclaimer: Jared e Colin nella realtà non li conosco, ignoro cosa facciano dalla mattina alla sera. (Ma in un angolino, tengo sempre la speranza che bumbummeggino come animali da monta! Almeno questo, nel mio cervello, me lo concedo <3 )…
 
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Toronto
 
 
04 Occasions

 
 

 
Jared strabuzzò più di un paio di volte gli occhi: non era possibile.
 
Che ci faceva lui lì?!
 
Con tanto di rose rosse?!
 
- Scusa.. ma… - la rabbia fu accantonata, per far spazio allo stupore - che diavolo ci fai TU qui?!-.
 
Non c’era più nervoso nella sua voce.
Solo tanta sorpresa.
 
Una sorpresa inaspettata, che gli scaldò immensamente il cuore…
 
Tarkan, il cantante turco conosciuto a New York, era di fronte a lui, in tutta la sua bellezza orientale.
I suoi occhi verdi, sembravano star spogliando, e fare una radiografie, al corpo della divah-scapolo più ambito di Los Angeles.
 
In quegli istanti di silenzio, in cui l’europeo gli sorrideva, e l’americano lo fissava sbigottito, si frappose il bip prolungato dell’avviso di email ricevuta del BB.
 
- Ah…! Eeeheh…- si ritrovò a sorride Jared, fissando le rose che l’altro gli stava porgendo verso il petto, e rincuorandosi, osservando il telefono nel palmo della propria mano: funzionava ancora!
 
- Spero di non averti disturbato…- pronunciò l’altro, cercando di articolare al meglio la sua pronuncia inglese.
 
- Non proprio…- sembrò in imbarazzo l’altro, abbassando i suoi occhi azzurri, totalmente ipnotizzati dal profumo che le rose rosse emanavano, e che aveva colpito ogni suo senso.
 
Ero giusto al bagno e non volevo vedere nessuno, ma che disturbò sarà mai…?! Dannazione…
Solo che… Quelle rose…
 
Tarkan si compiacque di ciò: il suo omaggio non era stato vano.
 
- Per te.. prendile…!- disse, scuotendo leggermente il mazzo di fiori.
 
- Ah… beh.. sì.. certo..- Jared, infilò il BB di corsa in tasca, prendendo con entrambe le mani il mazzo di rose.
Continuò a fissarle per qualche istante: i suoi pensieri furono liberi di vagare, accarezzando quei petali rossissimi, e venendo a loro volta accarezzati da quel profumo delicato ed ammaliante che essi emanavano.
 
- Hai intenzione di farmi rimanere qui, sulla porta?! Oppure di farmi entrare?!- scherzò Tarkan.
 
- No, no! Prego, entra!-  l’uomo dagli occhi azzurri si affrettò a farsi da parte, per farlo entrare.
 
L’altro entrò, raggiungendo il centro della stanza, mentre Jared richiuse la porta.
 
Il cantante dei Mars, poi, si avviò verso l’unico vaso vuoto che era presente nella stanza, e che era posizionato sulla scrivania.
Vi pose le rose dentro, e si affrettò a colmarlo con dell’acqua, posandolo nella doccia: era troppo difficoltoso farlo dal lavandino.
 
Ritornò quindi dall’altro.
 
- Come mai?!- chiese stupito.
 
- Come mai cosa?!- chiese Tarkan, non capendo a cosa si riferisse.
 
- Come mai le rose?! Cioè.. perché?! Io credevo che.. - le parole erano abbastanza astiose in quel momento con lui -… tra noi.. capisci.. no?!-.
Cercò di non sembrare imbarazzato, e di fatti non lo era.
Era solo stupito, tutto qui.
 
E grazie a chissà quale divinità, l’altro comprese il suo stato d’animo.
- Ho pensato di omaggiarti, per aver vinto un premio con il tuo film, al TIFF… -.
 
- Oh.. ma…. ma grazie!!- sorrise Jared - Non credevo fossi un tipo per queste cose…-.
Un sorriso idiota si stampò sul suo viso.
 
- Ma se neppure mi conosci…! - gli fece un occhiolino birichino Tarkan.
Il cantante dei Mars si lasciò sfuggire un risolino: aveva ragione, non si conoscevano per niente, in fin dei conti.
- Ero anche io presente… l’altra sera alla premiere… mi è piaciuto molto… mi è piaciuto il tuo coraggio… Il modo in cui hai argomentato, documentato e raccontato la tua storia- spiegò, poi, il cantante orientale.
 
Il volto di Jared, per un attimo, sembrò colorirsi di una lieve sfumatura d’imbarazzo sulle guance.
 
Altro silenzio…
 
…Altro bip da parte del BB.
 
L’uomo dagli occhi azzurri represse la, già poca, voglia di visionare le email ricevute e che continuavano ad arrivargli.
- Posso offrirti qualcosa?!- chiese in tono gentile.
 
Tarkan scosse la testa, sedendosi su un angolo del letto matrimoniale della stanza, al lato opposto dove era stata lanciata la giacca di Jared quando era arrivato in stanza.
- No grazie, non posso…-.
 
- Ah! Come mai?!- chiese, più per correttezza, che per vera curiosità.
 
- Ramadam… non posso, fino al tramonto…- ed indicò la finestra.
 
- Ah…davvero…?!- fissò il minifrigo della stanza, riscuotendosi poi dai suoi pensieri - allora, credo ti farò compagnia! Non prendo nulla neppure io…-.
 
L’uomo dagli occhi verdi ridacchiò.
- Come se tu avessi bisogno di fare una dieta…!-.
 
- Ed invece, sarà proprio la prima cosa che dovrò iniziare a fare, da oggi in poi…- e più che un’ammissione, sembrò una vera dichiarazione di guerra.
 
Tarkan scosse le spalle, incuriosendosi.
- Perché mai?! Sei perfetto così… con quel fisico là, che ti ritrovi… quante altre conquiste devi fare? Vuoi dominare il mondo degli ormoni maschili e femminili?!-.
 
Jared si mise a ridere.
 
- Ehi! Perché ridi?! Che ho detto?! Ho sbagliato qualche parola?!- chiese dubbioso l’altro.
 
- No, no, tranquillo, il tuo inglese va più che bene, è più che comprensibile, figurati!- continuò a sghignazzare.
 
- E allora perché ridi?!- quegli occhi verdi si accigliarono leggermente.
Le sopracciglia scure e folte si unirono verso il centro della fronte.
 
Jared, portandosi una mano alla bocca, cercando di coprire le risate per la sua battuta, studiò e scannerizzò quel viso.
 
Fu immediato l’associare quelle sopracciglia scure e nere, ad altre sopracciglia…
 
Più chiare… sempre ben folte…
 
Molto espressive…
 
… Colin…
 
Si sbrigò a scuotere la testa, e a togliere la mano da davanti la bocca.
- … La tua battuta..!- riprese fiato - mi è piaciuta…-.
 
- Mi sento contento allora… ti rendo allegro!- l’angolo destro delle labbra di Tarkan si sollevò, in un sorriso più che compiaciuto del proprio operato.
Le sopracciglia si ridistesero.
 
- Sì.. parecchio!- gli fece l’occhiolino Jared.
 
Inutile dire che quegli occhi azzurri, ogni volta che incontravano i suoi, verdi come smeraldi, lo scioglievano dentro, riuscendo perfino a togliergli quel sorriso soddisfatto che aveva stampato in faccia.
 
- Tornando al discorso… perché dieta?! Tu?!- Tarkan cercava di non apparire un idiota, nel fissarlo, come se, a tratti, in effetti, se lo sarebbemangiato.
 
- … Per una parte in un film…- spiegò Jared, avvicinandosi verso la finestra.
 
Nel tragitto, i pantaloni: quei stupendi jeans scurissimi, sprovvisti di cinta, ed abbottonati solo con la chiusura lampo, senza bottone, gli calarono, andando a piegarsi disordinatamente sugli anfibi che portava.
 
- Oh cazzo!- si guardò, rendendosi conto di essere rimasto solo in camicia bianca.
 
Tarkan, ritrovandosi il sedere di Jared ad altezza occhi, con i suoi bellissimi boxer aderenti neri, si ritrovò a ridergli dietro, per mascherare l’imbarazzo… e perché no, anche un gonfiore sospetto nei propri di boxer.
 
Il cantante dei Mars si sbrigò a tirarsi su i pantaloni e a riabbottonarseli: quella si che era stata una figura di merda… la sfiga, evidentemente, continuava a perseguitarlo!
 
- Io ti porto le rose… e tu mi mostri tutto questo ben di dio!? Di cos’altro dovrei omaggiarti, per renderti permanentemente mio?!- chiese Tarkan, cercando di smorzare la tensione, ma ricamando sulla figuraccia dell’altro.
 
- TARKAN!!- protestò Jared, girandosi, lanciandogli un’occhiata di protesta, mentre continuava ad armeggiare con la chiusura dei pantaloni - Fottuto Karma… s’è rotta!-.
 
L’uomo dagli occhi verdi iniziò a ridere a bocca aperta, abbandonando completamente la sua compostezza.
- Sei proprio buffo.. non c’è nulla da fare… un’adorabile buffa divah!-.
 
- Quando hai finito con i complimenti, grazie, fammi un fischio…!- Jared si diresse verso la valigia, in cerca di altri jeans.
 
Tirò fuori i primi che gli capitavano, e senza pensarci due volte, si sfilò gli anfibi e iniziò a fare il cambio pantaloni.
 
- Che bella visione!- annuì al suo sedere Tarkan, aggiungendo anche un bel fischio di ammirazione.
 
- Ho capito, vado a cambiarmi in bagno!- protestò Jared.
 
- Perché?! Credi che abbia scordato come sia il tuo corpo nudo, Honey?!- rincarò la dose l’altro, con un tono puramente giocoso.
 
- La smetti?! Io…- tentennò, ricordando i frangenti in cui aveva avuto l’onore, se così poteva definirlo, di aver conosciuto quell’uomo dagli occhi verdi - io non intendo avere nulla a che fare, relativamente a quel campo, con te! Mi pare di essere stato abbastanza chiaro, o no!?!-.
 
Tarkan alzò le mani in alto, in segno di resa.
Peccato che le sue parole, non erano dello stesso parere.
- Ehi, Ehi… Siamo un po’ permalosetti oggi?!- abbassò il sopracciglio sinistro, ed alzò quello destro - perché non ti dai una calmata?! Sei teso come una corda di violino… e smettila di fare il prezioso! In tua assenza, mi sono documentato su di te, Jared Leto - il tono diventò improvvisamente basso, ed infastidito, pronto a punzecchiare, come un ape indispettita.
 
Quel tono di voce non piacque per nulla alle orecchie di Jared, il quale, finendo in fretta di ri-allacciare i pantaloni nuovi, mostrò uno sguardo sulla difensiva.
 
- Ho letto di te molte cose, mio caro… e ora, ti prego, soprattutto dopo averti semplicemente assaggiato, non venirmi a fare il verginello immacolato… o quello che prova pudore… o quello che fa il prezioso…-.
 
- E cosa avresti letto di grazia?!- rispose a tono Jared - ah, ma sì.. lo so cosa gira sul mio conto… che io sono la prostituta della musica, vero?!-.
 
Tarkan non disse nulla.
Si fissarono solo negli occhi: sfidandosi.
 
- Beh… sappi che di quello che scrivono quei paparazzi o giornalisti da strapazzo non me ne fotte nulla.- alzò le spalle Jared, con disinvoltura - Tanto è vero che la mia vita è RISERVATA! A loro, quanto lo è per tutti quelli al di fuori della mia cerchia fidata di amici! Che sparino anche cazzate… Nessuno di loro sa quanto culo mi sono fatto per arrivare dove sono. Nessuno conosce i sacrifici, o le rinunce che ho dovuto affrontare… NESSUNO. E tu… - un dito indice inquisitore si puntò contro Tarkan, assoggettandolo a quell’arringa -Come quegli idioti giornalisti del cazzo, da strapazzo… ti permetti di darmi un tale appellativo?! Sai che c’è di nuovo?! Che non solo non me ne frega un cazzo, ormai, di quello che si dice su di me: perché quello che si dice su di me non è quello che sono realmente.. ma, mi va anche bene!-. Poi quel dito se lo rivolse verso di sé - Se per voi sono la puttana della musica, mi sta anche bene! Ma sappi, e questo lo dico a te, che se fossi stato davvero una puttana, beh… avrei avuto molto più successo di ora, la mia vita sarebbe stata più semplice, ed ora sarei anche più felice!!-.
Disse tutto d’un fiato.
 
A fine di quel lungo sfogo era rimasto senz’aria nei polmoni.
Boccheggiò qualche secondo, a labbra dischiuse.
 
Tarkan, che aveva sgranato gli occhi, non pensando di arrivare a farlo innervosire così tanto, si sentì da una parte in colpa, dall’altra no. Era evidente: lo aveva appena fatto sfogare.
- Mi dispiace… il mio intento non era quello di offenderti.. volevo.. solo punzecchiarti..-.
Disse poi, con un fil di voce, senza abbassare mai lo sguardo.
Non voleva nascondersi a quegli occhi.
Non era un codardo.
Non lo sarebbe mai stato.
 
Jared sospirò, roteando gli occhi al cielo, ed alzando un po’ le spalle.
- Me ne fotto… io faccio quello che mi pare… io sono libero… che si dica di me quel che si vuole. Quel che si dice di me, non è quello che sono davvero.-.
 
-Ok, questo te lo devo confessar, ma non prendertelo a male… - pose le mani avanti il cantante turco - è strano.. come in qualche modo… il tuo sapore rispecchia appieno il tuo carattere… così forte e pungente… indipendente… diverso da tutti-.
 
Il cantante dei Mars lo fissò scettico.
E poi quel “da tutti”… quanti diavolo ne aveva assaggiati?!
Si orripilò lui stesso di quel pensiero.
E poi… lui non era stato il primo?!
Vuoi vedere che durante quei pochissimi giorni in cui non si erano visti, quel tizio si era “bevuto” mezza New York?!
Il solo pensiero lo fece quasi vomitare in loco.
 
- Guarda che doveva essere un complimento il mio…- sottolineò ovvio Tarkan. - E non prendermi per un pervertito! Non fraintendere le mie parole! Il mio “da tutti”, è inteso nel fatto che non c’è nessuno come te… o almeno, che io conosca- aggiunse, quasi indovinando il motivo di quello sguardo velato di schifo in quei paia di occhi blu che gli erano di fronte. - Non ho… beh, ecco… non ho offerto quel tipo di “servizietto” a nessun altro, ne prima ne dopo di te…- concluse in tono sempre più basso.
 
- Dì quello che ti pare…- si girò dall’altra parte l’uomo dagli occhi azzurri, coprendo la gaffe appena fatta, andando a prendere dell’acqua, posta sul comodino affianco al letto.
Doveva bere, aveva la bocca secca.
Tutte quelle parole… sputate così velocemente dalle sue labbra.
 
- Per farmi perdonare, questa sera offro io…- provò a cambiare discorso l’uomo seduto sul letto.
 
- Non ho la minima voglia di uscire… non la avevo prima, non ce l’ho ora, e non me la farai di certo venire tu- disse Jared, trangugiando il secondo bicchiere d’acqua.
 
- Invece no, tu stasera esci con me, ti offro la cena per farmi perdonare, e dopodiché puoi anche abbandonarmi lì, nel ristorante, ed andartene, appena arriva il conto… tanto devo pagare io!-.
 
- Perché devo fare la fatica di uscire con te?! Non mi va’. Non insistere. Ho detto che non voglio uscire.- ripeté serafico Jared.
 
- Ok… faccio ordinare qualcosa qui, allora. Dimmi cosa vuoi, lascio che accreditino tutto sul nominativo della mia stanza…- insistette Tarkan.
 
L’uomo in piedi posò la bottiglia dove era prima.
- Oh cazzo.. sei pure nel mio stesso albergo?!- esclamò, augurandosi non fosse vero.
 
- Oddio… felicità portami via, eh, Honey!?- sbuffò, spazientito il turco.
 
- Ah, se non ti va di sopportarmi, quella è la porta…- rispose con ovvietà spiazzante, da vera divah.
 
- Cacceresti così, via, un tuo fan?! Jared Leto?!- lo provocò nuovamente, con quegli occhi verdi dall’aria divertita.
 
- Uno, io non ho FANS! Io ho gli Echelon, e sono la mia famiglia. Due, non chiamarmi Honey. Tre, al massimo, per te, sono Mr. Leto, o Leto! -.
 
- No, hai un nome e io lo uso…- si alzò in piedi Tarkan, muovendo un passo verso di lui -… JARED!-.
 
- Oh Santo Tomo, che scassa palle che sei…- aprì le braccia Jared, sospirando verso il soffitto.
 
L’altro ridacchiò.
- Dai, honey, ti do dieci minuti di tempo… raccatta le tue cose, che io chiamo un taxi…!-.
Prese il suo cellulare dalla tasca. - Il tramonto è giunto… e la fame sta per arrivare anch’essa-.
 
In effetti, fuori, era possibile notare l’imbrunire del cielo: il sole era appena calato oltre la linea dell’orizzonte.
 
- Ma che cazzo..?! Ma avevi detto che cenavamo qui in stanza!!- protestò il cantante dei Mars - e poi è presto per cenare! Sono appena le cinque e mezza!!-.
 
- Basta fare la divah rabbiosa ed apatica, ora il tuo bel manzo turco ti porta fuori, a fare prima una passeggiata, visto che è presto, e poi a cena! Contento?! Fai poco il difficile, e fidati! Non te ne pentirai-. E chiamò il taxi.
 
- E per quale fottuto motivo dovrei accettare?! Non ti conosco, non ne ho voglia, e mi hai fatto incazzare!-. Mannaggia tutti i manzi del mondo.. fortuna sono Vegano!!!! - non esco con la gente che mi dà della puttana! Senza neppure conoscermi!!-.
 
- Obbligo morale nei miei confronti, Honey: ti ho salvato dalla scazzottata con Wood a New York, non ho approfittato di te la notte che hai dormito nella mia stanza, e conta che, davvero, ce ne è voluto di autocontrollo… e ti ho fatto lavare i vestiti sporchi del tuo stesso vomito, di quella sera, in lavanderia!!! Supplicando le inservienti di farmeli consegnare prima di pranzo, cioè prima dell’ora in cui avevo previsto che ti saresti svegliato!- asserì Tarkan, palesando il fatto che non voleva altre scuse.
 
Nel mentre, la chiamata verso l’agenzia dei Taxi era partita. Chiese di farsi venire a prendere tra mezz’ora fuori dall’hotel.
 
Jared sbuffò…
Sembrava non avere scelta.
- Ok.. ma che sia solo una cena! E giù le mani! Non ti azzardare, eh! Che… -.
 
… che altrimenti lo dico a mio fratello Shannon, che ti gonfia…
 
Avrebbe voluto aggiungerlo.
Come era sempre stato solito fare quando era più piccolino…
Ma le parole gli morirono così, senza veder mai la luce, esattamente come gli erano nate, in quel velocissimo pensiero.
 
Si morse le labbra, innervosendosi solo al pensiero di ricordare il periodo di merda che stava vivendo.
Tarkan, notando il suo cambio d’animo improvviso, come se la luce che accendeva i suoi occhi azzurri fosse celermente cambiata, rimase a scrutarlo di sottecchi, senza dir nulla: cercando solo di capire il perché di quel suo improvviso malumore.
 
Ma così come gli era venuto, quel lampo di tristezza e malinconia, misto a sofferenza e voglia di cancellare le pieghe con cui la sfiga aveva plasmato quegli ultimi mesi, se ne andò: scacciato da un presente, fin troppo presente, a cui era più giusto badare, sottraendo la pole position dell’attenzione alle tristi memorie del passato.
 
L’uomo dagli occhi verdi, riponendo il telefono nella tasca dei jeans, si avvicinò ancor di più a lui, con fare sensuale, come una tigre che punta la sua preda.
Ed era tutta tattica: voleva distrarlo. E voleva, doveva, riuscirci.
- Va bene… terrò a bada anche la mia bocca, allora…-. E gli diede un buffetto sul naso.
 
Il cantante dei Mars sgranò gli occhi, per poi guardarlo rabbioso.
 
Forse, per quell’uscita, pensò, sarebbe stato davvero opportuno indossare una cintura di castità quella sera…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Jared continuava a fissare il menù.
 
Il giro in taxi era stata una tortura: ma solo per lui.
 
Il cantante turco parlò tutto il tempo, cercando di trovare un discorso che lo coinvolgesse, cercando di capire qualcosa di più su di lui.
Ma l’uomo dagli occhi azzurri decise proprio di rendersi “difficile ed impossibile” ai suoi occhi, tanto da regalare risposte secche e prive di argomenti esplicativi…
 
Tarkan, che aveva fatto portare una bottiglia di acqua frizzante per la divah che aveva invitato(costretto) a cena, ed una di acqua liscia per sé stesso, aveva già deciso cosa prendere.
 
Per ora non stava dicendo nulla: si limitava a fissare di sottecchi l’uomo di fronte a lui.
 
- La smetti?!- sbottò sottovoce il cantante dei Mars.
 
- Di fare cosa, di grazia?!- chiese Tarkan.
 
Finalmente era Jared ad aprire bocca, per primo.
 
- Di fissarmi, come se volessi mangiarmi!- sbottò - è da quando ci siamo visti che mi stai fissando in quel modo! Smettila!-.
 
L’uomo dagli occhi verdi ridacchiò.
- È un po’ difficile, Honey… non fissarti! Sei così bello…-.
 
Jared sbuffò.
- Smettila…! Non sono solito esser comprato con i complimenti…-.
 
- E va bene, va bene…- chiuse per un attimo gli occhi Tarkan, massaggiandosi, con gli indici ed i medi, le tempie. - Allora, che ordini?!-.
 
- Mi sono scordato di dirti che non mangio carne… ed io QUI, vedo solo QUELLA!- protestò, chiudendo il menù con poca grazia.
 
- … Come io non mangio carne di maiale?! Sei musulmano? Indiano…?!- chiese il turco, incuriosito.
 
- Nessuna carne! Sono VEGANO!- lo disse riducendo i suoi occhi di cielo a fessura, come a sottolineare quel concetto fondamentale.
 
- Ah… capisco… va beh… allora, per te…… vediamo…  insalata?!- propose puntando il dito su una delle scritte del menù che teneva tra le mani.
 
- Tu ne vedi?!- chiese Jared, con le mani posate sul suo, di menù, chiuso.
 
- Sì… qui!- ed indicò sul proprio, entusiasta.
 
- c’è il POLLO!- fece notare, acidamente, il cantante dei Mars.
 
- ah scusa… ah… allora questa!- scorse un’altra scritta, e gliela indicò, Tarkan.
 
- ci sono le UOVA!- ribadì Jared.
 
- ok, ok…. e… questa?! Questa, dai! Questa va bene!- dall’alto del suo impegno, il turco mostrò il proprio menù all’uomo di fronte a lui, sicuro di aver trovato quella giusta.
 
- c’è il FORMAGGIO!- scosse la testa l’americano.
 
Tarkan alzò gli occhi al cielo: se Jared stava tentando di rendersi noioso e petulante ci stava quasi riuscendo. In ogni caso, decise di non demordere…
Non così presto almeno.
 
Nel mentre si palesò una cameriera.
- Signori, ordinate qualcosa?!-
 
Jared la guardò dal basso all’alto con sufficienza: la solita bionda slavata tettona… iniziava a detestarle!
 
- Oh sì! Io patate fritte, bistecca di carne alla griglia, ben cotta, mi raccomando!- a quelle parole, gli occhi di Jared si sgranarono per l’affronto, inorridendo - e a lui.. beh… a lui, una bellissima insalata mista! Ma mi raccomando, non metta nessun tipo di animale o derivato di animale dentro! O il mio honey potrebbe tirargliela dietro!- scherzò.
 
La ragazza, sorridendo e ringraziando, ritirò i menù e se ne andò.
 
- Ma sei impazzito?!?!?!? - chiese Jared, su tutte le furie.
 
- Beh?! Che ho detto?! Mi sono assicurato che sia un insalata di sole piante! … dovessi tu ingrassare… oh vegano!-.
 
- Uno, sono vegano per principio, non per non ingrassare! Due… mi hai chiamato in quel modo di fronte a quella!!!- la faccia del cantante dei Mars rasentava l’incazzatura.
 
Tarkan non lo calcolò, trovando più interessante il sistemarsi il tovagliolo sulle gambe.
 
- Sei odioso… odioso davvero!- concluse allora Jared.
 
- Mai come te, questa sera…!- due occhi verdi lo squadrarono.
 
- Ho i miei buoni motivi…! E poi, ti avevo detto che non volevo uscire. Hai insistito tu…-.
Gli occhi azzurri fissarono le proprie mani prendere bottiglia e bicchiere, e versare l’acqua dell’una dentro l’altro.
Il labbro inferiore e superiore si sporsero in avanti, mostrando uno dei suoi migliori bronci.
 
L’uomo di fronte a lui rimase imbambolato a fissarlo.
 
Jared bevve l’acqua, con un eleganza unica nel suo genere.
Ogni sua mossa, ogni suo respiro, ogni suo movimento, a qualsiasi occhio attento, avrebbe emanato grazia e compostezza.
Anche nel mettere il broncio, non aveva mai perso quell’aura di grazia e perfezione che lo caratterizzava.
 
È vero: c’era da ammettere, si ripeté Tarkan nel cervello, più e più volte, che quella sera era scontroso, ed isterico come una divah col ciclo.
Ma tutto ciò, seppure esteso all’ennesima potenza, non intaccava l’aura di precisione con cui ogni arto del suo corpo si muoveva: come se tutti i movimenti, dai più semplici e basilari, come respirare, ai più complicati, fossero studiati e riprodotti con cura minuziosa da un’artista ultra pignolo…
 
Il cantante dei Mars posò il bicchiere sul tavolo, cercando di produrre più rumore possibile: magari avrebbe risvegliato dal torpore quell’uomo di fronte a sé che lo stava fissando.
 
Ma niente da fare… ormai quegli occhi verdi erano intenzionati a fargli una TAC.
 
- La smetti?!- soffiò, senza più alcuna acidità. Si stava rassegnando pian piano a quello sguardo che aveva costantemente addosso.
 
Tarkan scosse la testa, risvegliandosi, guardandosi per un attimo in giro, per poi di nuovo abbassare lo sguardo sul tavolo.
Le sue mani presero a giocare fra loro, intrecciando nervosamente le dita: improvvisamente gli era montato il nervoso. L’uomo di fronte a lui lo affascinava, ma al contempo lo metteva in soggezione.
 
- Scusami.. è che…- alzò gli occhi verdi su di lui - sei… sei davvero così bello e… non mi stancherei mai di guardarti… cioè- si umettò le labbra con la lingua.
Fece spallucce - Guardarti mi fa stare bene… non so spiegarti come… credo di capire gli Echelon, in qualche modo… sei… sei così bello… ma non di quella bellezza stucchevole. Che dopo un po’ ti stanchi di guardare. No… sei.. sei proprio bello, perché non si può che non guardare che te… e ti sembrerò uno stupido, uno sciocco, un cretino, o tutto quello che vuoi ma… io… ho bisogno di guardarti… i miei occhi hanno bisogno di.... - abbozzò un sorriso imbarazzatissimo, grattandosi il sopra del labbro superiore -… di te… della luce che emani… del carisma che risiede in te… e ti rende tutto quello che sei…-.
 
Jared rimase di sasso, con la mano ormai priva di forza ad avvolgere con dita insensibili il bicchiere mezzo pieno d’acqua.
 
- Puttana della musica?! Vero o no, chi se ne frega: hai ragione tu… l’unica cosa che posso fare, seppure monotona, seppure te l’avranno detta in tanti… seppure scontata… è dirti che… sei bellissimo… sei bello… così bello, che dirti che sei brutto dovrebbe essere considerato illegale…-
 
Tarkan, dopo la sua confessione, aveva finito per distogliere gli occhi un attimo, con la scusa del vibrare del sul telefono sul tavolino.
Era solo un messaggio, nulla di che… Ma grazie a chissà quale divinità, lo stava aiutando a non andare oltre tutto quello che aveva già svelato di pensare segretamente.
 
- Grazie…- fu il flebile sussurro, accompagnato da un sorriso, che fluì dalle labbra del cantante dei Mars, prima di riportare il bicchiere alle labbra.
 
E così il bel manzo turco ci era riuscito: aveva finito per metterlo in imbarazzo…
 
… Sarò proprio io, che sono nato con il pianeta dei manzi, non importa di che origine, contrapposto al mio?!
 
Finì di bere l’altra metà d’acqua rimasta, mentre la cameriera iniziò a portare una delle ordinazioni: patate fritte con diverse salse a scelta.
 
Si udì un nuovo bip del BB.
 
Come il telefono di Tarkan, anche lui era posato sul tavolo ma con lo schermo rivolto verso la superficie di esso.
 
Poteva essere un messaggio o un email.
 
Jared, però, non aveva voglia di saperlo.
 
Tutto ad un tratto, ai suoi occhi, la serata era cambiata.
Tutto era cambiato.
 
Il suo punto di vista era cambiato.
 
Sorrise tra sé e sé: è proprio vero, a volte, una gentilezza da qualcuno che ci tiene, può cambiare tutte le carte in tavola, e renderti la giornata migliore di quanto non fosse stata fino a quel momento…
 
Tarkan notò quell’ulteriore cambiamento d’umore in lui, ma non lo punzecchiò, e non glielo rinfacciò: in alcun modo.
Quel risultato gli bastava ed avanzava. Ed avrebbe fatto di tutto, affinché fosse durato il più allungo possibile…
 
 
 
 
 
 
 
Il resto della serata trascorse tra battutite, punzecchiate, neanche fossero due amici di vecchia data…
Finito di bere il caffè, Jared si scusò un secondo ed andò in bagno.
 
Tarkan lo seguì con lo sguardo, finché la sua figura non si confuse tra i tavoli ed altra gente che si alzava.
 
I suoi bellissimi occhi verdi si abbassarono sul tavolo.
 
Dio, destino, Karma, o chi per lui ne fa le veci: il BB era rimasto sul tavolo, affianco al suo telefono.
 
Si sa, la curiosità è assolutamente e straordinariamente donna…
E Tarkan, da buon gustaio, non ha mai detto no.
 
Assicurandosi che Jared non fosse già di ritorno, rivoltò lo schermo del BB verso l’alto.
 
Sbloccò la tastiera.
 
Lui e la tecnologia erano stati molto amici, fin dall’inizio dei tempi…
 
Per questo si ritrovò a spulciare con nessuna difficoltà tra i messaggi di Jared.
 
Aveva tre messaggi in arrivo e tre email…
 
Un altro bip del BB segnò l’arrivo di un quarto messaggio.
 
Tre messaggi erano di un certo Shananimal ed uno di un certo Mofo..
 
Non li lesse, preferendo curiosare su di chi fossero le email.
 
Girovagando tra i vari menù, uscendo di qua, entrando di là, finalmente aprì la posta elettronica.
 
Una email era firmata da un certo Jean e recava come oggetto “scuse”.
Ed era appena stata ricevuta, assieme all’ultimo messaggio di E.F.. Recavano lo stesso orario.
 
Le altre due email non avevano oggetto, ma il mittente era…
 
- Io credo che possiamo anche andarcene…-.
 
La mano di Jared, appena tornato, gli coprì la visione del display dello smartphone su cui stava curiosando, proibendogli di leggere il mittente degli ultimi due messaggi di posta elettronica contrassegnati come “non letti”.
 
Tarkan, sorpreso in fragrante, alzò lo sguardo dopo pochi attimi di shock, incontrando un sorriso felino, furbesco, condito da due occhi azzurri, che minacciavano morte.
 
Il BB svanì dalle sue mani, venendo recluso nella tasca della giacca dell’uomo in piedi.
 
- Pagato il conto?!-, chiese Jared, rimanendo in piedi, bevendo l’ultimo sorso d’acqua.
 
Il cantante turco, aspettandosi una reazione spropositata, rimase basito nel non averla.
- No… vado subito…- convenne, alzandosi, lasciando un ultimo sguardo all’americano, prima di allontanarsi verso la cassa.
Il cantante dei Mars scosse la testa, chiudendo per un attimo gli occhi, con un angolo della bocca alzato in una sorta di sorriso rassegnato: lo aveva fatto apposta.
 
Lasciare il BB lì era stata una provocazione.
Sapeva che l’altro uomo non si sarebbe fatto molti scrupoli, ed avrebbe sbirciato…
Così come fece quella notte a NY, finendo per segnarsi il suo numero di telefono, l’albergo dove avrebbe alloggiato a Toronto ed altre cose così.
 
- Fatto… possiamo andare…-.
Tarkan, arrivato alle sue spalle, stava sistemando la ricevuta nel portafoglio.
 
- Grazie per la cena..- si girò su se stesso Jared, per non dargli le spalle, ma senza neppure guardarlo in faccia, finendo di infilarsi la giacca, afferrando la sciarpa sul tavolo ed indossandola.
 
Uscirono dal locale ringraziando la commessa che li aveva serviti e il tizio in cassa…
 
 
 
 
 
 
Fuori di lì, Tarkan iniziò a camminare, apparentemente senza meta.
Jared gli era a fianco, seguendolo.
 
Passarono alcuni isolati, finché finalmente si ritrovarono nel porto.
 
I giochi di luci, il sottofondo delle onde contro un veliero ormeggiato lì, fecero alzare due paia di occhi di cielo dalla strada, per posarlo sulla meraviglia di colori ed atmosfera nel quale era immerso.
 
L’altro uomo, lasciatosi Jared più indietro, a meravigliarsi di tutto ciò che lo circondava, si andò a sedere su una panchina di pietra, rivolta verso il mare.
 
Quando l’americano si risvegliò da tutta quella meraviglia, si diresse verso il ficcanaso di quella sera, rimanendo però in piedi.
Le mani erano dentro le tasche della giacca.
Col mento giocava con la stoffa morbida della sciarpa, strofinandola da esso fino alle labbra, in un movimento vizioso ma piacevole.
 
Si guardarono, senza dirsi nulla.
 
Poco dopo, Jared tornò a guardare il porto, dandogli le spalle…
 
Si ricordò di una passeggiata serale a Dublino, di tanti anni fa… forse una di quelle serate così romantiche, così perfette, che fai fatica a rimuovere…
Perché, per quanto ti possa far male un ricordo, se ti ha portato felicità, è davvero una cattiveria cancellarlo.
Probabilmente era anche una delle prime volte che uscivano insieme, ammettendo ufficialmente tra loro di stare insieme…
 
I pugni di Jared si strinsero, nelle tasche della giacca, come ad afferrare quel ricordo.
Perché quella non era Dublino… e l’uomo che era con lui non era l’uomo che amava.
 
Si girò nuovamente a guardare Tarkan, totalmente immerso nella scrittura di un messaggio al telefono.
 
Era bellissimo, davvero: fisico mozzafiato, occhi grandi, espressivi, verdi come lo smeraldo baltico.
 
Davvero un bellissimo filetto di manzo…
 
Peccato non fosse il suo manzo... irlandese..
 
Irlanda…
 
Quando gli mancava?! Tanto…
 
Ma chi… lo stato… o il manzo di cui ne era originario?!
 
Calciò un sasso, come se avesse potuto metaforicamente dare un calcio a quei mesi di merda che non smettevano ancora di torturarlo psicologicamente.
 
Quella sera, e ci aveva pensato più di una volta, poteva essere l’occasione giusta, l’occasione per lasciarsi alle spalle tutto, andare avanti.
 
Ma dentro di sé sentiva che non era ancora giunta l’ultima parola.
Non era ancora finito niente, anche se così sembrava.
 
E seppure, la sua speranza, se così poteva chiamarla, era solo una sensazione, al momento, confidava in essa, più di ogni altra cosa.
 
Il suo sesto senso era raro che sbagliasse…
 
 
 
 
Tarkan si alzò da dove era, e lo raggiunse con passi lenti, rimanendogli però distante.
 
Jared si girò di poco, e puntò i suoi occhi di cielo in quegli smeraldi orientali.
 
L’altro aprì mani e braccia, in segno di resa.
- Beh?!-.
 
Il cantante dei Mars alzò entrambe le sopracciglia, con sufficienza.
- Beh!?- rispose a tono.
 
- Ti ho spulciato nel telefono…. E mi meraviglio che ancora tu non mi abbia ucciso, crocefisso, accoltellato o gettato sotto una macchina che passava per strada!- ammise Tarkan.
 
- Quando qualcuno tocca il mio BB… di solito viene torturato, non muore in modo indolore!- esclamò l’uomo barbuto, facendo un occhiolino.
 
Il cantante turco di ritrovò ad abbassare le braccia e le spalle.
- Infatti… mi pareva troppo strano…- sorrise, poi - spero almeno quell’insalata ti sia stata gradita…- cambiando discorso.
 
Jared annuì, senza dire più nulla, per poi voltarsi verso il porto.
Le luci che si riflettevano in modo bizzarro sull’acqua avevano un potere iptonico.
 
 
Tarkan si azzardò a fare qualche altro passo in avanti, fino a ritrovarsi al suo fianco, per poterlo guardare meglio.
 
Nell’aria c’era l’odore del mare, della brezza serale e… di lui.
 
Assottigliò gli occhi verdi, ispirando meglio col naso: erano fianco a fianco, ora, e poteva sentire distintamente l’odore di fresco che emanavano i suoi vestiti, e non di meno la sua pelle.
 
Lo stesso odore che l’aveva portato ad avvicinarsi a lui, qualche sera fa a New York.
 
- Non sniffarmi, non sono una droga… e tu  non sei un cane!- puntualizzò l’oggetto delle sue fantasie.
 
Tarkan si ritrovò a ridacchiare.
- Scusa, scusa… è che… diamine… la tua pelle…. Io… cioè… che cavolo di bagnoschiuma o dopobarba usi?! Emani un profumo di feromoni, che farebbe ingravidare da sole le mucche, e farebbe ingrifare i tori! E non sai dello stesso Hugo Boss che ho comprato, a forza di guardare la tua pubblicità…-.
 
- Ma come sei gentile…! Ci mancava poco che mi dicessi che puzzo come un animale!- rise Jared, senza prendersela a male.
 
L’uomo di fronte a lui notò il cambiamento: non era più sul difensivo-isterico, ora era più rilassato e propenso al dialogo. Dentro si sé sorrise compiaciuto.
 
- … E comunque non uso chissà quale marca… roba naturale che acquisto da una bottega artigianale italiana… tutta roba cruelty free…- aggiunse poi, portandosi le mani dietro la testa, slegando i capelli.
 
Inclinò di poco indietro il collo, e agitò la testa, lasciando che i capelli riprendessero una piega naturale, non più costretta dalla legatura dell’elastico.
 
Tarkan si senti mancare: quell’uomo, tutta barba e capelli leggermente corti, stava diventando un pericolo per i suoi ormoni, in via di implosione.
 
Jared, ravvivandosi i capelli con una mano, tornò a girarsi verso di lui.
- Tu sei più mucca o più toro?!- chiese, con un sorrisino bastardo sulle labbra.
 
- E-eh?!- balbettò l’uomo dagli occhi verdi, ormai sgranati, non capendoci più nulla.
 
- Ti sei autoingravidato come le mucche di cui parlavi…. Oppure ti sei ingrifato come un toro?- chiese, ridacchiando bastardamente.
 
Il cantante turco si riprese dopo due secondi, giusto il tempo per i suoi ormoni di farsi da parte, lasciar viaggiare le informazioni dall’orecchio al cervello, e lasciargliele elaborare.
- Guarda… sono ingrifato, e mi hai anche messo incinto… contento?!- rispose, strofinandosi una mano sull’addome.
 
- Che poi…- iniziò a parlare fra sé e sé Jared - Mucche… Tori… Sempre i MANZI in mezzo… perché!? Perché proprio a me?!-.
 
- Qui ne vedo solo uno di Manzo, tesoro!- si batté una mano sul petto Tarkan, convinto.
 
L’uomo dagli occhi azzurri iniziò a ridere a crepapelle. Rise così tanto, per i film mentali che si stava facendo, sul perché fosse perseguitato dai manzi, di qualsiasi provenienza, che dovette sedersi sulla panchina.
 
Tarkan lo seguì, rimanendo però in piedi.
 
- Si può sapere che cazzo ti ridi?!- si mise le mani sui fianchi - non sono abbastanza manzo per te?!-.
 
L’altro agitò una mano di fronte a sé.
- No… non è per questo… sono io… che sono perseguitato dai Manzi!!!!-.
 
Il cantante turco alzò un sopracciglio ed inclinò un po’ la testa a destra, sporgendosi in avanti.
- Cioè?!-.
 
Jared smise improvvisamente di ridere.
- Possibile… tu ti sia informato su di me.. e non abbia letto la cosa più famosa su di me, dopo che sono un cantante ed un attore?! Oltre ad esser stato testimonial di Hugo Boss?!- chiese, ora serio.
 
- La mia vita non è basata sul farmi i fatti degli altri!- rispose Tarkan.
 
- … strano… dato che ti piace tenere il mio BB tra le mani…- provocarono un paio di occhi azzurri.
 
- Forse perché non posso tenere altro di te tra le mani?!- fu la veloce risposta del manzo turco.
 
- Scaltro il ragazzo…!- asserì Jared, con un fischio, non aspettandosi una battuta del genere… o forse sì!?
 
- Comunque… cos’è che dovrei sapere?! Oltre che sei attore e hai una band?! Spacci droga?! Hai un giro di prostituzione!?- chiese rendendosi più che mai curioso Tarkan.
 
Jared ridacchiò: inutile nasconderlo, ficcanaso è il soprannome giusto per lui!
 
- La parola FarrelLeto non ti dice nulla?- chiese, scandendola bene.
 
Il cantante turco scosse la testa.
- Cos’è?! Un tuo progetto?!-.
 
La risposta, data con quell’innocenza totale, provocò un risolino al cantante dei Mars, rendendolo una vera Divah.
Si passò una mano tra i capelli, massaggiandosi la base del collo.
- Dai sforzati! Non ti viene in mente nulla?!-.
 
- Che si chiami FarrelLeto?! Ma che ne so.. è una catena di supermercati?!?!?!?! Un movimento vegano?!- andò per tentativi Tarkan.
 
Jared prese a ridere, facendo un mega facepalm.
- Ok, ok, mi arrendo! Non lo sai! E di questo passo non ci arriverai mai!-.
Quando si tolse la mano dal viso, si ritrovò due occhioni verdi puntati nei suoi: Tarkan si era seduto al suo fianco.
 
- Mi dici, allora, cos’è ‘sta roba?!?!?!?!?- sempre più curioso.
 
Jared annuì.
- è una sorta di “movimento letterario e non” cresciuto fra gli Echelon e non… per lo più sono fanfiction scritte, ma ne sono stati fatti anche fotomontaggi… alcuni, ti dirò, molto carini e ben fatti, quasi da rasentare la realtà! Ahahahah!-.
 
- sì, ok… ma cosa riguarda?!- chiese Tarkan, ancor più curioso: lui doveva sapere, o sarebbe morto di curiosità!
 
- FarrelLeto è l’unione di Farrell e Leto…. Ci arrivi ora?!-.
 
- Leto… Jared Leto.. quindi tu!- lo indicò l’uomo dagli occhi verdi, e Jared gli annuì - ma… Farrell… cos’è?!-.
 
Il cantante dei Mars sgranò gli occhi.
- Mai visto Alexander The Great?! Parnassus? Crazy Heart?! Ondine?! Fright Night?!-.
 
Tarkan si morse un labbro, tirandosi indietro, poggiando la schiena allo schienale in pietra della panchina su cui erano.
- Ehm… io.. non amo molto il cinema… potresti nominarmi tutti i film che vuoi! Non è il mio campo…-.
 
Jared, ebbe allora un’illuminazione.
- ok, ok! Ieri sei stato alla mia Premiere, giusto?!-.
L’altro annuì.
- fuori dal costrutto dove l’abbiamo proiettato, c’erano i vari manifesti sui film presentati!-.
L’altro annuì nuovamente più convinto, cercando di ricordare.
- c’era il manifesto di Total Recall!!!-.
 
- Arnold Schwarzenegger?!?!?!- esclamò  Tarkan.
 
- Ma noooooooooooo!!!- sbraitò Jared - il remake fatto da COLIN FARRELL!! CAZZO!!!-. Aveva ormai perso le speranze.
 
Il cantante turco, rifacendo mente locale, si ricordò del manifesto di Total Recall che troneggiava nella via dove si celebrò il TIFF.
Finalmente fece due più due.
 
Sgranò gli occhi.
 
- Quel… quel… FARRELL?!?!?!?- lo guardò come fosse spiritato.
Poi si ricordò improvvisamente di altri dettagli.
- Quindi… quel… quel Cole… quello che hai nominato per tutta la notte mentre dormivi un sonno disturbato da incubi… L’amore della tua vita è…. è… COLIN FARRELL?!?!?!?!?!??!?!!?-.
Due occhi verdi lo fissarono impietriti.
 
Jared timidamente, scansò gli occhi da lui, riportandoli sul porto di fronte a loro, annuendo.
- Ovviamente ciò che scrivono gli Echelon è solo di loro fantasia… Non abbiamo mai pensato di fare coming out. Non è mai stato nei nostri pensieri. Nessuno dei due ha mai voluto tagliare le gambe alla carriera dell’altro… più la sua che la mia, a dirla tutta… Quindi nulla, di ciò che loro scrivono, si basa su fonti veritiere… è tutto frutto della loro fantasia… ma c’è da dire che, alcuni di loro, ci prendono in pieno a volte… altri scrivono schifoserie assurde!-.
 
Tarkan ci mise qualche attimo a riprendersi dallo shock.
- Ma lui è… ETERO! Cazzo, non conoscerò tutta la sua filmografia… Ma la sua nomina di Bad Boy di Hollywood la conoscono pure le mucche e i tori del mio paese!-.
 
Il cantante dei Mars si voltò verso di lui.
- Lo è stato, è vero… Ne ha combinate tantissime… ma… è pulito. Si è ripulito. Per sé stesso, per la sua famiglia, per i suoi figli….-.
 
- … Per te?!- chiese, in un sussurro, l’uomo al suo fianco.
Aveva paura a domandarglielo.
 
Jared alzò gli occhi al cielo, fissando le stelle.
- Chi può dirlo…!? Lui mi disse di sì… molte volte… tempo indietro, me lo ripeté… ma… io non credo…- tentennò. - Io…. io non ci credo più…- si morse un angolo del labbro inferiore.
 
- Potrei dedurre, dai tuoi occhi tristi, che è finita la vostra storia… ma dal sorriso che accompagna, seppure amaro, le tue labbra, non sembrerebbe lo stesso per l’amore che provi…- asserì Tarkan, senza nessun minimo intento di infierire o altro. Era solo una pura constatazione.
 
Il cantante dei Mars si girò lentamente verso di lui.
Gli occhi erano lucidi. Ma non avrebbe pianto.
- Tu dici?!-.
 
- Tu lo ami?!- chiese il manzo turco.
 
- Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda!- protestò Jared - non vale!-.
 
Tarkan allungò una mano, e sfiorò con il dorso di due dita, una guancia dell’uomo di fronte a sé.
- Ti ha ferito così tanto… da far trattenere lacrime di dolore, a questi spicchi di cielo, bellissimi?!-.
 
Il leader dei Mars sorrise amaramente, mordendosi entrambe le labbra, socchiudendo gli occhi, ed indietreggiando a quel tocco.
 
L’altro capì che era meglio non invadere più di tanto il suo territorio per ora.
 
- … Lui e mio fratello, hanno avuto la bellissima idea di farsi una bocca a vicenda… ad un party a cui eravamo stati invitati tutti e tre… e…-.
 
- E te l’hanno nascosto?!-.
 
Jared scosse la testa.
- Sarebbe stato meglio, se non lo avessi MAI saputo… il fatto… è che… - tentennò, mentre il ricordo di quella sera si fece vivo in lui, preannunciandosi con una fitta all’addome - io li ho visti… beccati in fragrante… poi ho aspettato… aspettato che confessassero… ma.. ma non successe, così… corroso dalla gelosia e del dolore, l’ho lasciato, senza dargli un vero motivo... E ho atteso ancora… Un mese… un mese, finché mio fratello mi ha confessato tutto, ed ha chiamato Colin a chiedermi scusa… Colin non sospettava che io sapessi… Così, dopo avermi raggiunto da Dublino a Malibu, ha vuotato il sacco… e… la versione sua, combaciava con quella di mio fratello… che combaciava esattamente con quel poco che avevo visto, e da cui scappai quella lontana sera dal party maledetto…-, terminò con un fil di voce il suo racconto.
 
Tarkan, colpito da quella storia, si gettò su di lui, abbracciandoselo stretto.
- Mi dispiace…- sussurrò.
 
Jared non disse nulla.
Sorrise amaramente, senza muoversi o liberarsi da quell’abbraccio.
 
- Nessuno meriterebbe un dolore del genere…- sussurrò il turco.
 
- Evidentemente, io, sì, se mi è successo…- asserì l’americano.
 
- Non lo dire neppure per scherzo! Certo… Del proprio compagno non ci si può fidare a volte, e si sa… Cioè, voglio dire: la carne è debole per tutti… Sarebbe potuto capitare anche a te, capisci?! Di trovare un uomo, o una donna, o quello che ti pare, che ti prendesse fisicamente, e di fartici una sacrosanta scopata…
Lo sai bene: noi artisti di un certo ambiente non stiamo a guardare molto “la fedeltà” in un rapporto. Per noi c’è il sesso e l’amore. E sono due cose completamente differenti. E tu non sei così chiuso di mentalità, da non poter accettare una delle cose più ovvie del nostro mondo…
Tu sei Jared Leto: sei quanto di più lontano ci sia dai canoni normali morali.
Tu non sei alternativo. Tu sei l’essenza dell’alternativo, dell’eccentricità.
Tu sei il coraggio di osare. Tu sei la libertà di espressione. Tu, e credo di parlare anche a nome dei tuoi Echelon, sei l’essenza della libertà interiore.
Sei la spinta che ti porta a conoscere parti di te stesso che rinnegavi, o che prima semplicemente ignoravi, o, ancora, non conoscevi proprio.
Sbaglio o Artifact è proprio questo?! Hai raccontato le tue scelte, la tua storia, il tuo amore per la musica, e la dura e cruda realtà su te stesso ed i contratti che hai dovuto firmare con la EMI.
E nel fare causa alla EMI, ma tornandoci sotto contratto, anche solo per This Is War, hai dimostrato due cose: la prima, che si potrebbe vedere come una sconfitta, cioè il fatto che hai fatto causa alla suddetta casa discografica, ma poi hai rifirmato per lei. Questo vorrebbe dire che allora è stato tanto fumo per nulla?! La seconda, è che, pur rimanendo imbrigliato in “giochi di potere” più grandi di te, sei voluto rimanere fedele alle tue idee… a te stesso.
Sai di far parte di un sistema, di cui non ti puoi liberare, forse non in modo immediato ed indolore, ma non ne vuoi essere totalmente uno schiavo. Non ne vuoi essere uno strumento. Vuoi rimanere un individuo.
E questo, certo, non è il massimo che si può desiderare, ma è il meglio di ciò che si può avere, in questi mondi che viviamo, dati i tempi che corrono.
Ma….beh, Certo… La cosa che risalata dalla tua situazione sentimentale è che… Un fratello che ti fa una cosa del genere: è quello che ti continua a rodere dentro! Spero tu l’abbia picchiato a sangue e mandato all’ospedale, Jared! Non sono per la violenza, ma, cazzo! Certe cose ti fanno davvero smettere di ragionare! Una cosa, credo che sia stata se Farrell si fosse scopato uno sconosciuto… una cosa, è essersi scopato tuo fratello… -.
 
Il cantante dei Mars abbozzò un sorriso mesto
- Su Artifact e la EMI hai ragione…-.
Poi aggiunse ridacchiando
- E comunque… Io amo troppo entrambi per fargli del male…-, sospirò - li amo davvero troppo nonostante tutto…- aggiunse in un sussurro appena udibile…
 
Tarkan mollò la presa intorno al suo busto e con le mani prese il volto di Jared, costringendolo a fissarlo negli occhi.
-Eccolo il tuo problema…-.
 
Due occhi azzurri lo guardarono leggermente spalancati, ed in aspettativa.
Si sentiva così incapace di reagire e resistere.
Chiunque avrebbe potuto fargli di tutto in quel momento.
 
Anche se la prima cosa che veniva in mente era strapazzarlo di coccole.
 
- Tu, li ami così tanto… che non è il perdono loro che devi trovare e che stai cercando… Tu non perdoni te stesso, per averli già perdonati…-.
 
Una piccola semplice verità…
 
Che mandò in lacrime quegli occhi di cielo…
 
E frantumò i muri di orgoglio rimasti in piedi, e non ancora infranti, che avevano per mesi arginato mari di lacrime, imprigionati nelle proprie segrete, ormai lasciati liberi di fluire…
 
 
 
 
 
 
 
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Capitolo 5
*** 05. Uncomfortable Truths ***


Sono le 5 di mattino… Ed ecco un’altra notte insonne passata a scrivere e photoshoppare…
 
E con questo, siamo a due ff che vi posto in meno di 24h…
 
Forse.. vi sto viziando un po’ troppo :P
 
Dediche: Alle mie Girls Adorate… Loro sanno chi sono… vi amo tutte, indistintamente! Siete (dopo Guendah) il mio regalo più grande!
 
Premesse: Tenere fuori dalla portata di idioti, bimbeminchia, cardiopatici, diabetici, gente con problemi di coerenza, grammatica, invidia, gelosia e chi più ne ha, più ne metta ^__^
 
Disclaimer: Jared e Colin nella realtà non li conosco, ignoro cosa facciano dalla mattina alla sera. (Ma in un angolino, tengo sempre la speranza che bumbummeggino come animali da monta! Almeno questo, nel mio cervello, me lo concedo <3 )…
 
<3 Love U So Much <3
 
Fuck The Rest  nIn
 
Buona lettura!!
 
Vostra, Pornosamente-Romantica
Seiten Shiwa
 
 
 
Toronto
 
 
05 Uncomfortable Truths

 
 
 
Jared e Tarkan tornarono insieme all’hotel, dopo aver preso un taxi una volta fuori dall’area pedonale del porto.
 
Ridevano e scherzavano come due amici di vecchia data.
 
Probabilmente, furono i loro schiamazzi ad attirare l’attenzione di un certo Shananimal….
O forse era la stessa preoccupazione del maggiore dei Leto che, non vedendo e sentendo il fratello minore per ore, ormai, temendo che fosse partito per chissà dove lasciandolo lì, era rimasto dietro la porta della propria stanza, in attesa di qualsiasi rumore potesse ricondurlo al suo Little Bro’…
 
 
 
Jared arrivò di fronte alla sua stanza, e rovistò nella tasca posteriore dei pantaloni, in cerca della chiave magnetica.
 
- Dunque mi lasci così!?- chiese con un sopracciglio alzato Tarkan, posando la mano sinistra sulla sua spalla.
 
- Come dovrei lasciarti scusa?!- fece spallucce l’americano, sogghignando.
 
L’altro allungò il collo, avvicinando le proprie labbra all’orecchio destro dell’americano:
- Non mi offri niente? Non mi inviti ad entrare?!-.
 
- Per rischiare di farmi saltare addosso?- lo schernì Jared, ma con aria sarcastica, e puramente giocosa.
 
- Oh… come se te ne potessi pentire, poi, Piccolo Leto…- gli fece la linguaccia il turco, allontanatosi da lui.
 
Il cantante dei Mars ridacchiò.
- Ti devo qualcosa, in effetti…- sorrise, per riporre la carta magnetica, appena trovata, nella tasca del jilet che portava, accantonando l’idea di ritornare nell’immediato in camera sua - ma non in camera… sarà aperto il bar dell’hotel a quest’ora?!-.
 
- Non è un problema…- sorrise in modo poco rassicurante Tarkan -… Non serve ci sia per forza un letto, per sedurti e poi scoparti…. Sarei capace di farlo tranquillamente sul bancone del bar!-.
 
- Di fronte a tutti?!- lo provocò Jared, fingendosi oltraggiato e sorpreso.
 
- … di fronte a tutti!- annuì convinto l’altro, assottigliando gli occhi verdi, con un cenno del capo.
 
-…. Sarebbe fantastico, guarda!!!- soppesò quell’idea l’uomo dagli occhi azzurri- avremmo la prima pagina sul Toronto Times! Ahahahahah!-.
 
- oh sì… -  Tarkan gli mise intorno alle spalle un braccio - immagina lo sguardo sconvolto dei camerieri!!!- e protese un braccio verso il vuoto, delineando qualcosa di impreciso, che solo loro potevano vedere, attraverso gli occhi della fantasia.
 
- ci butterebbero fuori dall’albergo! Ma credo ne varrebbe la pena…- continuò a ridere lo scapolo più gettonato di Los Angeles.
 
 
 
- Dunque sono questi i tuoi piani, dopo avermi accannato da solo, Bro’?!-.
 
Jared sobbalzò, mentre la stretta sulla sua spalla sinistra, da parte della mano di Tarkan, riconfermò la sua presenza rafforzandosi, come a tirarlo di più verso il suo petto: una sorta di istinto protettivo si era attivato.
 
Entrambi si girarono su sé stessi, ed incontrarono due occhi furenti, ed altrettanto verdi come quelli del turco.
 
- Shan…!?- sussurrò Jared, non aspettandosi un’entrata in scena alquanto furiosa da parte sua.
 
- … lo conosci?!- chiese sottovoce Tarkan.
 
- è mio fratello….- spiegò il cantante dei Mars.
 
- owhu!- spalancò gli occhi verdi il turco, sorpreso, e per nulla compiaciuto di tale scoperta - suppongo voglia scannarmi…. Visto il suo sguardo…- sussurrò all’orecchio dell’uomo a cui stava stringendo la spalla.
 
Jared annuì impercettibilmente.
 
- e chi sarebbe questo bel fusto dall’accento americano confuso e strascicato?!-.
Chiese Shannon, chiudendosi la porta della propria stanza, mettendosi a braccia conserte, con fare davvero interessato, studiandolo con un sopracciglio alzato.
 
- Un amico di Jared…!- sorrise affabilmente Tarkan, continuando a stringere Jared contro di sé.
 
- da quando hai un amichetto e non me lo dici?!- Shannon sembrava sulla via di andare su tutte le furie… o forse lo era già, a quella vista?!
 
Jared scansò con un gesto deciso, con mossa ben studiata, il braccio di Tarkan dalle proprie spalle, e fissò suo fratello negli occhi:
- da quando ti ho ridato il permesso di farti i fatti miei?!-.
 
Shannon accusò il colpo, coprendo una crepa che incrinò il suo cuore, già abbastanza scheggiato, con un sorrisetto maledettamente stronzo.
 
- da quando hai deciso di puttaneggiare in giro?!-.
 
A quella risposta, Jared sgranò gli occhi di cielo: cuore e mente furono inghiottite dalla rabbia più nera.
 
Tarkan lo notò, osservandolo di sottocchio: lo vide tremare leggermente, come scosso da un brivido. Temette davvero che il cantante dei Mars tirasse un destro in pieno viso al proprio fratello maggiore.
 
Invece, Jared, decise di sopprimere nuovamente la rabbia: montò un sorriso falsissimo e sarcastico sulle labbra, scrollandosi le spalle.
 
- Sono pur sempre una puttana sopra i miei sogni infranti…-.
 
Shannon, riconoscendo la citazione di Alibi, si morse un labbro, abbassando le sopracciglia poco prima alzate.
 
- Quindi, puttaneggiare non è un problema per me…. Sono la puttana della musica.. del mondo della musica… pur sempre una stupida puttana… quindi non dovresti stupirti del mio comportamento…- fece spallucce Jared. La sua voce ferma e fredda contrastò con la delusione che quella provocazione aveva riversato nei suoi occhi.
 
- Jared…- lo richiamò Tarkan, voltandosi completamente a guardarlo, come se improvvisamente Shannon non esistesse più di fronte a loro - smettila…-.
 
L’americano dagli occhi di cielo allungò un braccio verso di lui, posandogli il palmo della mano sul petto.
 
Ma quella mano stava tremando.
 
E questo bastò a Tarkan: prese quella mano, e se lo tirò contro di sé.
 
Jared aveva sentito vacillare le proprie gambe, colpa di tutta la rabbia che stava sopprimendo: e per un attimo, ringraziò il cielo che l’altro lo avesse afferrato.
 
Il cantante orientale se lo strinse a sé, in una morsa quasi morbosa ed ossessiva.
- Smettila…!- ripeté.
Avvolse le sue mani intorno al suo corpo: la sinistra fra i suoi capelli, proprio dietro la nuca, l’altra sulla sua spalla destra.
- non dirti mai più una cosa del genere… o giuro che ti do una craniata così forte, che ti stendo…!- minacciò a bassa voce.
 
Shannon sciolse la posizione a braccia conserte, stendendo le braccia lungo i fianchi.
- Non toccare mio fratello!- ringhiò.
 
Tarkan, girandosi di scatto verso di lui, rispose a quegli occhi verdi occidentali, che lo stavano minacciando in silenzio, con uno sguardo più che eloquente, e fatto della stessa pasta.
- Con quale coraggio ti spacci per finto interessato alle relazioni intra-personali di tuo fratello… dopo che non hai avuto ritegno a sedurre il suo fidanzato?!-.
 
Fu il turno del batterista dei Mars, di rimanerci di pietra.
Ma che cazzo.. perché quel tizio sapeva della scappatella tra lui e Colin?!
In che grado di confidenza erano lui e Jared?!
Jared non era tipo da raccontare i cazzi suoi a tutti…
 
E se…
 
No.. non poteva essere…
Jared non poteva essersi innamorato di “quell’essere dall’accento “orrendo”!!!
 
Altrimenti non si spiegherebbe il fatto che Jared si sia aperto tanto con lui…
 
I pugni di Shannon si strinsero in una morsa rigidissima.
Quei pensieri gli bruciarono nell’anima.
 
- E tu chi cazzo sei?! Eh?! Per giudicarmi?! Non sono fatti che ti riguardano questi. Fatti i cazzi tuoi!- alzò la voce il batterista.
La gelosia e l’indifferenza di Jared nei suoi confronti, gli stavano annebbiando il buon senso.
 
- Tutto quello che riguarda Jared è mio affare… che ti piaccia o no!- replicò Tarkan.
 
A quell’affermazione, Jared alzò di scatto il viso per guardarlo in volto.
Nessuno mai lo aveva protetto così… senza neppure conoscerlo chissà quanto.
 
O forse sì?!
 
Si ricordò di quella volta, sul set di Alexander The Great, che a causa dei cibi di dubbia provenienza durante le riprese nel deserto, si prese una grastrointerite. A causa di ciò arrivò parecchie volte in ritardo sul set del film, ed Oliver lo rimproverò più di qualche volta. All’ennesima minaccia di farlo cacciare e sostituirlo , Colin prese le sue difese…scannandosi col regista, pur di non farlo sostituire…
 
Ma quei ricordi ormai erano lontani…
 
Il presente era ben diverso.
 
- Se non vuoi che ti spacchi la faccia a suon di cazzotti, dandoteli in sedicesimi, è meglio che ti togli dai coglioni…!- minacciò Leto Senior.
 
Prima che Tarkan potesse ribattere in qualche modo, Jared si liberò dal suo abbraccio, avendo ritrovato le energie nelle gambe per sorreggersi in piedi da solo, e riprese in mano la situazione.
- Tranquillo Bro’, ce ne andiamo noi… -.
 
- E dove te ne andrai?! A farti aprire le gambe e fartelo infilare da lui?! da brava puttanella?!-.
 
All’ennesima provocazione, gli occhi azzurri di Leto Junior iniziarono ad animarsi di rabbia.
- La vuoi smettere Shannon?!-.
 
- Di fare cosa?!- chiese innocente il batterista aprendo le braccia, facendo spallucce.
 
- Di dire cazzate…- sottolineò ormai saturo del comportamento del fratello.
 
- E la verità… tu… la chiami cazzata?!- ribadì Leto Senior.
 
Jared, all’ennesima conferma che suo fratello aveva solo intenzione di provocarlo, alzò le spalle, e sbuffò verso il soffitto.
- basta…. Non insisto…- si voltò poi vero Tarkan - ti dispiace se ce ne andiamo?!-.
 
L’uomo al suo fianco scosse la testa, palesando la sua totale mancanza di dispiacere nella sua decisione presa.
 
Jared iniziò ad avviarsi verso il corridoio, seguito dall’altro cantante.
 
- E pensi che sia finita così?! Pensi che ti basti voltarmi le spalle ed andarti a farti sbattere da lui, per ignorarmi e non sentirmi?!- la voce di Shannon trafisse il silenzio del corridoio.
 
Suo fratello continuò a camminare, senza voltarsi, fingendo di non ascoltarlo.
 
Tarkan, invece, arrestò i suoi passi, e si voltò verso Leto Senior.
- E a te… ti basta riprendere a fare il fratello geloso, per farti perdonare la scopata col suo fidanzato?! Tsk… e poi… che razza di senso ha… insultarlo, per avere la sua attenzione?! Ci sono diecimila modi per ottenere la sua attenzione… e di certo, fra questi, non rientra insultarlo per qualcosa che non è… -.
 
- Evidentemente perché non lo conosci- accennò un risolino Shannon - mio caro tizio dall’accento americano strano… prima ti sedurrà, facendo l’anima in pena… tu gli aprirai il cuore, lui ti aprirà le gambe… -.
Nel mentre, Jared, si fermò, chiudendo gli occhi: pregando che la smettesse il più in fretta possibile.
La sua pazienza stava venendo meno.
- … E quando tu sarai bello cotto ed innamorato… lui sarà già bello sparito ed andato… Lui ama qualcun altro: che non sei tu. Non sarai mai tu. Quindi, non difenderlo come se fosse un’anima in pena, bisognoso di tutto l’aiuto di questo mondo, come se tutti ce l’avessero con lui senza motivo. Perché non è affatto così. Lui non ha bisogno dell’aiuto di nessuno. Tanto meno del tuo… In più, se voleva, se lo sarebbe tenuto stretto l’uomo che amava, o che dice di amare… Non ha bisogno di andare in giro ad elemosinare amori che non può ricambiare…Potrebbe tranquillamente mettere da parte il suo orgoglio, e tornare con l’uomo che ama, senza usarti… senza mettersi a fare tante storielle… senza causare altre rotture di cuore…-.
 
- Dunque è così…!- Jared era tornato indietro sui suoi passi, sorpassando perfino Tarkan, che questa volta, temete il peggio - eccolo qua, quello che realmente pensi! Sai cosa traspare dalle tue parole?! INVIDIA! Non gelosia.. INVIDIA! Tu mi invidi Shannon! Mi hai sempre invidiato! Perché io riuscivo ad avere l’amore di tutti! PERFINO QUELLO DI UNO COME COLIN! -.
Aveva iniziato ad urlare, e la cosa, non era affatto positiva: Jared non era uno solito al dar scena di sé, almeno non nei fatti privati. Era sempre estremamente calmo e paziente, come un buddha.
- Tu, bastardo! È per questo che lo hai sedotto! Tu eri invidioso! Sei tu, quello che cerca disperatamente l’amore degli altri, non io! .. maledetto bastardo….!! Ora capisco, e ho la conferma di, tante cose! Che cretino che sono stato.. SONO STATO UN CRETINO! La carne è debole…. E tu non sei di certo uno brutto, è ovvio che Colin abbia ceduto alla tua “corte”… Ma Colin, ne sono convinto, AMA ME! FICCATELO NELLA ZUCCA! ANCHE SE NON TORNASSI MAI PIÙ CON LUI, PERCHÉ NON SONO CAPACE DI PERDONARGLI QUESTA COSA, LUI AMA ME! Potrai assillarlo con i tuoi messaggi, le tue chiamate, tutto quello che vuoi… Ma lui amerà SEMPRE me!!! Anche se io gli spezzerò il cuore, dicendogli che non lo amo più ed amo un altro! NON AVRAI MAI SPERANZA CON LUI, HAI CAPITO?!?!? MAIIII!! QUINDI SMETTILA!!!!!! SMETTILAAAAAAAAAAAAAAAAA!!-.
 
Shannon era sconvolto: sentirsi rinfacciare tutti i propri pensieri più intimi, le proprie paure, così, su due piedi, nel mezzo di un corridoio d’albergo, di fronte ad uno sconosciuto, e da parte di suo fratello minore, lo sconvolse da capo piedi.
 
Jared aveva i pugni stretti, che tremavano. Il respiro era irregolare, gli occhi gonfi di lacrime, ma ancora non piangeva. Il viso era paonazzo per lo sforzo di aver urlato così tanto, ed aver preso così poco fiato.
 
Tarkan gli pose una mano sulla spalla.
- Basta ora, Jay… hai già dato spettacolo di te… andiamocene… -.
 
Il cantante dei Mars, voltandosi verso di lui, annuì
- sì… solo un’ultima cosa…- sussurrò.
Prese fiato, e si rivolse nuovamente a suo fratello maggiore.
- È davvero una cosa schifosa, scoprire, a distanza di anni… che la persona su cui ho sempre fatto più affidamento… di cui mi sono sempre fidato ciecamente.. .di cui non avevo alcun dubbio a livello di lealtà, affetto, sincerità… è tutto l’incontrario di ciò che mi ha sempre dimostrato… mi fai schifo Shannon….-.
 
Il diretto interessato si morse dapprima le labbra, abbassando il viso a fissare il pavimento, dischiudendole infine.
Come avrebbe potuto reggere, ora, dopo quello tsunami di parole?! Dopo gli occhi inferociti e stra-abbondanti di lacrime di suo fratello minore?!
 
Jared, dal canto suo, sembrava aver esaurito nuovamente tutte le proprie forze. Continuava a fissare il fratello, come a volerlo incenerire, senza avere il minimo input a sospinger sé stesso ad andarsene da lì, da quella vista.
 
- Credo di essere arrivato tardi… - esordì una certa voce dall’accento europeo…
per non dire irlandese
 
Jared si girò di scatto.
 
- E tu.. che diavolo ci fai qui?!- chiese, cercando di tener ferma e stabile la voce, ma, contro ogni aspettativa, il suo risultò un singulto strozzato.
 
- Sono venuto a parlarti, Jared…ma… temo di essere arrivato in un momento brutto, che sinceramente, avrei evitato accuratamente… o magari, anticipato...-.
 
- Ci mancavi solo tu, vero, Eamon?!!?!- Shannon sembrò aver ripreso voce - già… il fratello del suo Principe Azzurro! Bwah… Fatemi la cortesia di andare a fanculo tutti quanti, che è meglio! A FANCULO! INTESI?!?!-, e sotto gli occhi di Farrell Senior, Tarkan e suo fratello minore, si rinchiuse dietro la porta della propria stanza.
 
- Patetico! Scusa se lo dico.. ma è davvero patetico…- sussurrò il cantante turco, indirizzandosi a quella porta. Fece poi spallucce, girandosi verso il nuovo arrivato.
- Tu saresti quindi…!?-.
 
- Il fratello di Colin…- allungò una mano Eamon.
Tarkan gliela strinse.
 
- Tarkan…-.
 
- Eamon Farrell Jr…-.
 
Occhi nocciola e verdi a confronto: si studiarono.
 
Nessuno dei due, però, sembrò contento di fare la conoscenza dell’altro.
 
- Andiamo via….- disse Jared. La sua sembrò più una preghiera che una richiesta.
 
La sua mano si pose sull’avambraccio del suo nuovo amico.
 
- Certo.. - annuì Tarkan, posando a sua volta la mano su quella dell’americano, stringendogliela per un istante.
Si scambiarono un occhiata veloce: occhi negli occhi.
 
Il cantante dei Mars lo stava supplicando con lo sguardo di andarsene molto lontano da lì.
 
- Andiamo, dai…- la mano del turco scivolò sulla spalla di Jared, e lo sospinse verso le scale.
 
- Prego…- li fece passare avanti Eamon, per accodarsi a loro, con sguardo un po’ scettico, data la palese dimostrazione dell’esistenza di una sorta di legame fra quei due…
 
 
 
Tutti e tre si diressero al bar dell’hotel.
 
Una volta preso posto intorno ad un tavolinetto rotondo, date le ordinazioni al cameriere di turno, fu Jared il primo ad iniziare il discorso.
- Perché sei qui, Eamon?! Di tutte le persone che vorrebbero vedermi, non credevo tu facesti parte di questa lista.. -.
 
- Pensavo avessi letto l’email che ti ho mandato alcune ore fa… Purtroppo avevo solo quella per avvisarti che sarei venuto qui a Toronto. Non potevo di certo chiedere il tuo numero a mio fratello… Al solo nominare il tuo nome cambia umore e sparisce alla vista di tutti a casa… Anzi, che per puro caso ho incrociato Tomo all’aeroporto, che era andato a prendere sua sorella, e mi ha detto in che albergo stavate.-
 
Il cantante dei Mars annuì, incitandolo ad andare avanti… Ignorando una domanda stupida ma ingenua che il suo cervello gli pose: perché mai Tomo non gli aveva dato anche il suo numero di telefono, per poterlo chiamare?!
 
-Ma tralasciamo questo argomento. Non mi compete tutto ciò.
Ho un serio problema Jared, di cui devo parlarti… Avrei potuto parlartene per telefono, forzando mio fratello a darmelo, ma non  sarebbe stata la stessa cosa…- spiegò Farrell Senior, posando le mani una sopra l’altra, sulla superficie del tavolino.
 
Tarkan si sentì un pesce fuor d’acqua.
- Forse è meglio se io me ne vada…- si strofinò i palmi delle mani sulle proprie gambe, sotto il tavolino. Iniziava ad accusare anche lui il nervoso che si stava venendo a creare da parte di Eamon, per la sua incognita presenza al fianco del suo ex cognato.
 
- No, ti prego, rimani…- Jared si voltò verso di lui, posandogli, sotto il tavolo, una mano sulla propria, accarezzandola leggermente, regalandogli un sorriso che avrebbe descritto come disperato.
Se non fosse stato per quel senso di angoscia balenante in quegli occhi azzurri, Tarkan non sarebbe mai rimasto: non era sua abitudine farsi gli affari familiari degli altri.
 
- Per quanto non mi faccia felice la presenza di qualcuno di cui ignoro la provenienza, se ritieni che possa ascoltare, non mi resta che continuare ed andare avanti nello spiegarti perché sono qui…-.
 
Jared si rivolse nuovamente ad Eamon, ed annuì, invitandolo a proseguire.
 
- Jared… se pensi che sia qui per Colin, o altre cose del genere, sbagli… non sono qui per lui…- andò dritto al sodo Farrell Senior - … vedi… quello che mi sta a cuore più di tutto, qui, non siete voi adulti, belli, grandi, grossi e vaccinati, ma i più piccoli… Da quando te ne sei andato, James si è chiuso in un mutismo poco rassicurante, ed Henry ha quasi smesso totalmente di mangiare… -.
 
Il cameriere portò la birra ad Eamon, il succo d’ananas-cocco-menta a Jared, ed un rum e pera a Tarkan, posando i bicchieri di fronte ai rispettivi clienti.
 
Il cantante dei Mars si morse le labbra, non sapendo cosa dire.
 
- Io non voglio assolutamente convincerti a tornare con mio fratello, Jared: lunge da me fare una cosa del genere… se le cose tra voi non vanno, non mi permetterei mai di ficcarmi in mezzo.. ma…io tengo ai miei nipoti Jared…e… credo che dopo otto, quasi nove, anni di fidanzamento tuo e di mio fratello, loro abbiano diritto a non essere più riempiti di cazzate! Sono piccoli, d’accordo, non gli si può spiegare tutto, ma non sono stupidi, Jared! - il tono dell’irlandese era deciso e a tratti un po’ burbero. Sembrava come se, dopo tanto tempo passato a rimuginare, avesse finalmente avuto l’opportunità di togliersi un peso dalle spalle.
 
- Lo so, Eamon…- rispose affranto Jared - non credere che non mi manchino…-.
Si sentì colpevole, e neppure lo nascose troppo.
 
Eamon sospirò: il fidanzato di suo fratello non era affatto stupido. Era sicuro, che in qualche modo, il problema lo avesse toccato, ma che ovviamente, non aveva ancora saputo bene come affrontarlo.
 
- Cosa... mi consigli di fare?! Io.. non so davvero come comportarmi, sai?-.
Il cantante dei Mars mise a nudo tutta la sua genuina onestà: un pregio che aveva da sempre.
- Ammetto di… di essermi rinchiuso nel mio dolore, e di esser stato un egoista, nel non aver pensato subito a come comportarmi con loro…mio errore… mea culpa… e ammetto anche di… essermene, in qualche modo, lavato le mani… lasciando indirettamente tutto il fardello, a Colin, di spiegare ad Henry e James il perché non mi sono più fatto vivo o non ho più chiamato… la verità… è che ho avuto paura di qualsiasi domanda mi avrebbero rivolto… sai.. le domande innocenti e senza malizia dei bambini sanno risultare le più scomode… non avrei mai saputo dare una risposta pulita a dovere…-.
 
- Jay…- Tarkan rigirò la mano sotto quella di Jared, posata sulla propria, ed intrecciò le loro dita con fermezza, facendogli avvertire la sua presenza - forse, dovresti prendere un giorno libero dai tuoi impegni, andare dal tuo ex fidanzato, parlargli, decidere cosa dire ai vostri pupi, e trovare un modo per dirglielo… è vero: non esistono modi semplici per farlo, ma un modo che sia comprensibile per loro, vi deve essere.. e lo potrete trovare solo insieme. Se siete stati tutto questo tempo insieme… credo che essi si possano considerare tuoi figli, no?! E allora, se li ami proprio come tuoi figli, non puoi continuare a non dar loro spiegazioni…e prima lo fai, meglio è! il dubbio non lo merita nessuno, tanto meno loro.-.
 
Eamon, stranamente, dovette ammettere di trovarsi d’accordo con quell’uomo incognito.
 
Jared annuì.
- Ora, ho la mia tabella di marcia davvero intasata… non mi libererò prima di ottobre…- spiegò ad Eamon - almeno, per quanto riguarda spostarmi fisicamente… volendo, però… potrei chiamarli e parlarvi al telefono…- sussurrò infine - sempre se Colin me lo lasci fare…-.
 
- Colin non ce l’ha con te, Jared…- sorrise Eamon comprensivo - in assoluto, davvero: non ce l’ha con te…spero che questo ti rassicuri un poco -.
 
- Lo so, Eamon.. non è questo il punto.. è che… il voler parlare con Henry e James, passando tramite Colin, potrebbe trasformarsi in una telefonata “difficile” da sostenere tra me e Colin… io.. non mi sento ancora in grado di sostenere una chiacchierata con lui, perdonami.. ancora… non ci riesco proprio…- ammise il cantante dei Mars, abbassando lo sguardo, fissando il bicchiere di fronte a sé.
 
Improvvisamente, il ricordo del loro incontro in aeroporto pochi giorni fa, delle chiamate e del messaggio di Shannon sul suo telefono, del sorriso di Henry in braccio a sé, delle due fedi, lo rabbuiarono.
 
- Capisco… va bene.. allora…- l’irlandese, ignaro dei pensieri che invasero la mente di Jared, ma notando il suo distaccamento, prese un foglietto dalla sua borsa ventiquattrore, ed una penna.
Scrisse qualcosa.
- Questo è il mio numero, Jared. Quando vuoi, chiama me, te li passerò io Henry e James… Colin sarà impegnato per delle riprese prossimamente, e io mi dovrò occupare dei piccoli nei giorni avvenire… assieme a Steve-.
Gli porse il foglietto.
 
Jared lo prese con entrambe le mani.
Lo fissò: lui e Colin avevano la scrittura simile.
Il cuore gli mancò un battito.
 
- Va bene… grazie… lo farò senz’altro, allora..- sorrise il cantante dei Mars, mascherando le lancinanti fitte al petto.
 
- Parlando d’altro… lui chi è?!- Eamon indicò Tarkan - la tua nuova fiamma?!-, chiedendolo un po’ innervosito.
 
Che per caso volesse fare le veci del fratello minore, geloso,  all’oscuro di tutto?!
 
- EEH!? Ahahahah!!, macché, Eamon! - rise Jared, che a quella domanda dimenticò la tensione che lo stava tenendo sotto torchio -è un mio… un mio amico…-, ritrovandosi a rispondere imbarazzato.
 
Perché mai Eamon e Shannon avevano subito pensato che lui e Tarkan potessero stare insieme?!
Non era affatto così!
Ora… qualsiasi persona si sarebbe dimostrata amica e gentile con lui, sarebbe stata una sua possibile nuova fiamma?! Ma erano fissati?!
 
Tarkan lo guardò come un babbeo: neppure lo conosceva da così tanto tempo, e già lo considerava suo amico?! Si sentì tanto orgoglioso di sé. Gongolò internamente come un idiota.
 
Eamon scrutò il modo in cui il turco guardava Jared, ed il modo di Jared di reagire: non sembrava mentire, eppure, qualcosa continuava a non quadrargli… quell’amico là, gli era proprio nuovo come presenza nella vita di Jared… in ogni caso, si disse, che per ora, era meglio farsi i fatti propri e non indagare… e soprattutto, non dirlo a suo fratello minore.
 
- Senti, tornando al discorso principe…- riprese l’irlandese - come ben sai, i primi di ottobre è il compleanno di Henry… te lo dico in anticipo: farà una festa, e mi auguro ci sarai…-.
 
Jared annuì, sicuro di sé.
- Sì, ci sarò, mi sarò anche liberato in quel periodo…-.
 
- Vedi di gestire il carico di sentimenti che ti porti dietro… non voglio venga rovinata la sua festa…- fece puntiglioso Eamon, puntandolo con il dito indice.
 
- No, figurati! Non lo farò di certo!- lo rassicurò Jared, sorridendo dolcemente, al pensiero di rivedere Henry, e non di meno James.
 
- Meglio così allora…- sorrise, ora più tranquillo, Farrell Senior.
Afferrò il suo bicchiere ed iniziò a bere un sorso.
 
- Dovrò venire a Dublino… o la festa si farà a Los Angeles?!- chiese l’americano.
 
- Non lo so di preciso… chiamami tra qualche giorno,e ti darò tutte le dritte necessarie- rispose, mandando giù un altro sorso.
 
- Va bene…- accennò ad un sorriso più sereno l’uomo dagli occhi azzurri.
 
Tarkan, finalmente, sentendolo più tranquillo, lasciò andare la presa sulla sua mano, e si poté godere il suo short rum e pera.
 
- Mi pare di aver capito che tra te e tuo fratello non va molto bene…-. Eamon parve molto preoccupato nell’affrontare l’argomento.
 
- Già… mi dispiace abbiate dovuto assistere ad una scena patetica come quella di prima… non è mia abitudine sbroccare in questo modo alla gente…- Jared posò il viso sul palmo della mano, sorreggendosi sul gomito, mentre con l’altra si portò la bibita alla bocca, bagnandosi appena le labbra, pensieroso.
 
- Figurati… possono capitare momenti in cui non si è in sé… - lo giustificò Tarkan.
 
Eamon non badò a lui, era totalmente concentrato su Jared.
- … Non riesci proprio a perdonarlo, vero?!-.
 
Due occhi azzurri, a quelle parole, vibrarono leggermente, e si mossero sul proprio interlocutore.
La bocca mandò giù qualche sorso, ma in qualche modo, le papille gustative non percepirono alcun gusto: nulla, tutto sembrò sciapo ed insapore.
 
- Shannon?! o Colin?!...- chiese in un sussurro, appena udibile, causa anche il bicchiere che ancora sostava sulle labbra e non permetteva alle sue parole di espandersi nell’aria.
 
- Shannon…. Colin…. Uno dei due… o anche entrambi…- continuò l’irlandese, in tono vago, agitando lentamente una mano come a disegnare un cerchio nell’aria, mentre con l’altra teneva il bicchiere vicino alla bocca.
 
- Tu perdoneresti mai tuo fratello, se si fottesse tua moglie?!- chiese Tarkan, indispettito da quella domanda fatta al suo protetto.
 
Eamon girò lo guardarlo, assottigliando gli occhi, verso di lui.
Un piccolo rumore avvisò che il suo bicchiere era stato posato sul tavolo.
- la domanda non l’ho rivolta a te… cosa centri!?-.
 
- è maleducazione rispondere ad una domanda con un’altra domanda…!- s’indispettì il turco.
 
La mano dell’irlandese si strinse con rabbia intorno bicchiere, ma non proferì parola.
 
- beh? Che c’è?! ti sei morso la lingua?!- continuò ad insistere Tarkan.
 
Jared pose una mano sul suo ginocchio, sotto il tavolo, per porgli un freno.
- Eamon non è Shannon… lui non potrebbe mai capire… e poi suo MARITO non lo tradirebbe mai… Steve è una persona così precisa e retta… è un uomo semplice e dolcissimo…-.
 
Tarkan si morse un labbro: non credeva che anche Eamon fosse sposato con un uomo… Ma ovviamente, non gli sfuggì lo sguardo dell’irlandese, che per un attimo si alienò sul proprio bicchiere di birra.
 
- Già… hai ragione… magari, neanche lui, ha mai avuto la malsana idea di fregare il marito a suo fratello… come invece ha fatto il tuo!-.
 
Farrell Senior fulminò con lo sguardo il cantante turco, ma Jared non lo notò, in quanto preso a fissare due occhi verdi che cercavano di trasmettergli la loro ritrovata calma, seppure apparente.
 
- Possiamo gentilmente cambiare discorso?! - propose il cantante dei Mars, con sguardo supplichevole verso Tarkan.
 
L’altro cantante annuì, accarezzandogli la spalla.
 
Ad Eamon continuava a non piacere la presenza di quel tizio al fianco del suo ex cognato.
E soprattutto, non continuava a piacere la loro sintonia.
- Forse, per stasera, è meglio…-.
 
Jared, finalmente, sorrise rincuorato.
 
- Prima che mi scordi…- Farrell Senior puntò il bicchiere mezzo pieno verso di lui - ancora complimenti per Artifact… ho letto sul giornale le critiche…-.
 
- Grazie mille, Eamon…-.
Il cantante dei Mars sembrò improvvisamente imbarazzato da quel complimento… E a Tarkan piacque tanto quell’espressione così genuina che gli si dipinse sul volto.
- ma dimmi… sei venuto qui solo per parlarmi di Henry e James?! O c’è dell’altro?!-.
 
L’irlandese mandò giù un bel sorso di birra, per poi riposare il bicchiere sul tavolo, ed alzare lo sguardo su quei due occhi azzurri incantevoli.
 
- No… sono qui anche per lavoro, di Steve.. ma se non fosse stato oggi, sarei venuto da te, comunque, quanto prima…. Questione di giorni ed impegni insomma…Sicuramente, prima di ottobre, ti avrei fatto la mia bella tirata di orecchie, Jared…-.
 
- Ed avresti fatto bene, proprio come hai fatto ora… grazie…- sussurrò Jared, tornando a fissare il fondo del proprio cocktail analcolico, quasi vuoto ormai.
 
Eamon guardò l’orologio.
- Credo sia tempo per me di tornare da Steve, mi sta aspettando…-.
 
- C’è anche lui qui?!- chiese il cantante dei Mars, incuriosito.
 
L’irlandese annuì.
- Era ad una cena di lavoro…e dovrebbe star per finire. Mi attende per andarlo a prendere!- bevve l’ultimo sorso di birra, e si alzò in piedi.
 
Stette per infilare la mano in tasca e prendere il portafoglio, ma Jared si alzò in piedi anch’esso, e pose una mano sul suo polso.
- No, faccio io…-.
 
- Non sono il tipo che lascia debiti o si fa fare favori, Jared, mi conosci.-
 
L’americano scosse la testa.
- Non è un debito, ne un favore… E’ un modo per ringraziarti per questa, come hai detto tu, tirata d’orecchie…-.
 
Eamon tentennò.
In vita sua non si era mai fatto pagare nulla da nessuno: nemmeno dal marito. Neppure dal fratello.
 
E questo Jared lo sapeva. Glielo sottolineava spesso Colin, quando parlavano dei difetti di famiglia.
 
- Per favore… lascia che paghi io…lo metterò sul conto a mio nome dell’albergo…-.
Due occhi di cielo sembrarono supplicarlo.
 
L’irlandese, in una frazione di secondo, capì perché fu davvero raro che Colin avesse vietato qualcosa a Jared in passato: con quell’espressione da cucciolo smarrito e bastonato, abbinata a quei due cieli limpidi, toccava davvero far violenza su sé stessi, per dirgli di no.
 
- va bene…- proferì in un soffio Eamon, riportando la mano lontano dalla tasca dove era il portafoglio.
 
Jared lasciò che la propria scivolasse dal suo polso alla sua mano: la strinse con forza tra le proprie dita.
 
- Grazie infinitamente, Eamon… di tutto…-.
 
Farrell Senior si sentì improvvisamente smarrito: Colin gli aveva parlato spesso della dolcezza dei modi di fare di Jared, ma ritrovarsela addosso, verso sé stessi, quella dolcezza, era davvero tutt’altra cosa.
Si senti le membra incrinare per quanta emozione gli diedero quegli occhi.
 
- O-ora vado…- balbettò - spero di rivederti ad Ottobre…- per poi continuare più deciso.
 
Jared mollò la presa sulla sua mano, annuendo.
 
L’incantesimo si dissolse.
 
Un ultimo veloce scambio di sguardi, un’ultima veloce ossessiva occhiata, mixata ad una dichiarazione di guerra, a Tarkan, che ben ricambio con un sorrisetto da schiaffi, ed Eamon, voltandosi, si diresse fuori dal salone, fuori dall’albergo…
 
 
 
Jared tornò a sedersi al fianco dell’uomo dagli occhi verdi. Lo fece quasi lasciandosi andare con tutto il peso sulla sedia.
 
Tarkan si lasciò andare ad un risolino.
 
- che hai da ridere in quel mondo?! Sotto i baffi?!-.
 
- nulla, Jared, nulla… solo…. Tu non ti rendi conto di cosa fai alla gente…. Tu non te ne rendi proprio conto…- disse, passandosi una mano sul volto.
 
- … scusa, credo di non aver capito a cosa ti riferisci?! Che avrei fatto?!- spalancò gli occhi, non capendo davvero cosa l’altro volesse dire: per sé stesso, tutto era così normale, nel proprio comportamento.
 
- nulla, Jared.. nulla… - scosse la testa Tarkan, rassegnato: era così inconsapevole del magnetismo che a volte riusciva ad emanare con la sua dolcezza, che era davvero inutile starglielo a spiegare… Per fortuna, almeno, era consapevole del magnetismo del suo carisma a livello artistico. Peccato ignorasse tutte le altre sue proprie sfumature comportamentali: quelle che, realmente, erano state capace di magnetizzare, se non elettrizzare, verso di sé Colin, e perché no, anche lui stesso.
- muoviti a finire la tua bibita… ho sonno… -.
 
Jared annuì, finendo di bere il suo cocktail.
 
In silenzio, si alzò, e Tarkan lo seguì.
Ringraziarono la cameriera con un cenno del viso, e Leto Jr lasciò detto di aggiungere le consumazioni di quella sera al proprio conto stanza.
 
Insieme, in silenzio, si avviarono alle proprie camere…
 
 
Continua…
 
 
 
 
 
 
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Capitolo 6
*** 06. Time To Move On ***


Ebbene sììììììììì!
Eccovi l’ultimo capitolo di TORONTO ^__^
 
Ma non temete.. è già stato scritto il primo capitolo della penultima SAGA (da non leggersi SEGA xD).
 
Esatto: iniziate il countdown, mie care DonzelleH!
Perché con le prossime due SAGHE concluderò questo mio lungo cammino, intrapreso per scrivere la serie: “Le Follie Di Una Notte Selvaggia”.
 
In realtà… non l’ho ancora chiusa, e già sento che mi mancherà… Va beh.. al massimo vi propinerò qualche SPIN OFF *__-
 
… Anche perché ho da continuare la long, THE RING…. Prima che qualcuna di voi mi venga a cercare a casa per costringermi a scrivere sotto tortura! Tranquille, sto procedendo lenta, con lei, ma la finirò ;) Promesso!
 
Bando alle chiacchiere (ve le conservo alla fine del capitolo, assieme ad altre osservazioni!)…
 
 
Dediche: Alle mie Girls Adorate… Loro sanno chi sono… vi amo tutte, indistintamente! Siete (dopo Guendah) il mio regalo più grande!
 
Premesse: Tenere fuori dalla portata di idioti, bimbeminchia, cardiopatici, diabetici, gente con problemi di coerenza, grammatica, invidia, gelosia e chi più ne ha, più ne metta ^__^
 
Disclaimer: Jared e Colin nella realtà non li conosco, ignoro cosa facciano dalla mattina alla sera. (Ma in un angolino, tengo sempre la speranza che bumbummeggino come animali da monta! Almeno questo, nel mio cervello, me lo concedo <3 )…
 
<3 Love U So Much <3
 
Fuck The Rest  nIn
 
Buona lettura!!
 
Vostra, Pornosamente-Romantica
Seiten Shiwa

 
 
Toronto
 
 
06  Time To Move On

 
 
 
Jared chiuse gli occhi, ben nascosti dai suoi Ray Ban scuri, non appena la sua schiena toccò il sedile della prima classe dell’aereo.
 
Tra cinque minuti sarebbero decollati.
 
Improvvisamente, colto da una dimenticanza, si affrettò a mandare un messaggio.
 
Ciao Eamon…lo so, sono un idiota.. ma… diavolo, sono stato così preso da un mucchio di cose…
Dai i miei auguri a James, anche se lo so, sono in ritardo…. Che idiota che sono, mi sono scordato del suo compleanno. Chiedigli scusa da parte mia… prometto di farmi sentire dai pargoli appena posso… grazie di tutto”

 
Shannon, silenzioso al suo fianco, posto vicino al finestrino, non aveva aperto bocca da dopo lo colazione, rimanendo fisso con lo sguardo perso chissà dove oltre il vetro.
 
Chissà se almeno lui si fosse ricordato di mandare gli auguri a suo nipote in quei giorni…
 
 
… Some Hours Before…
 
 
 
Quella mattina, come se nulla fosse, Jared bussò alla sua porta.
Era lì per comunicargli a che ora avrebbero dovuto stare di fronte all’hotel, che un taxi sarebbe venuto a prenderli, e poi se ne era andato a fare colazione.
 
Quando Leto Senior scese anch’egli nell’enorme living room, si fermò proprio sulla soglia di essa.
 
Da lontano vide suo fratello minore seduto ad un tavolino, intento a mangiare, e quel suo amico in piedi, a sorseggiare un caffè,  a chiedergli se volesse altro da mangiare, e quando Jared diniegando lo invitò a sedersi al suo fianco, la voglia di rimanere lì si arrestò.
 
Ma non la fame.
Quella gli era rimasta.
 
Una cameriera, avvicinatasi a lui con un’agendina ed una penna in mano, gli chiese dove volesse sedersi e quale fosse la sua stanza.
Era davvero una mora carina e riccia: bassina, grandi occhi castani, con un completo rosso e bianco, che richiamavano i colori della living room.
 
Lui la guardò confuso e vuoto.
 
Biascicò un - Sorry- appena udibile, girò le spalle e uscì fuori dall’hotel.
 
Un bar qualsiasi, per far colazione, sarebbe stato più che sufficiente…
 
Quando tornò, suo fratello minore era nella hall dell’albergo, seduto ad uno dei piccoli divani raccolti a gruppi alla destra della reception, con il trolley al suo affianco.
A cappello calato sul viso, con i suoi grandi occhiali Ray Ban che sembravano un tutt’uno sul suo volto assieme alla folta barba, pantaloni scuri, gli adorati anfibi aperti ai lati, maglia e giacca di jeans, stava leggendo un giornale e sorseggiando una tazza fumante di qualcosa.
 
Probabilmente lo stava anche aspettando.
 
Probabilmente:  non era detto fosse davvero così.
 
Senza dirgli nulla, e senza far notare la propria presenza, si diresse nella sua camera, a finire di chiudere la valigia…
 
In realtà, Jared lo aveva visto, ma finse di non averlo fatto.
Così come aveva finto di non vederlo a colazione un oretta circa prima.
 
La realtà, era, che se Tarkan non lo avesse convinto, quella mattina prima della colazione, spendendo tutte le proprie energie in tal proposito, ad andare almeno a comunicargli l’ora del check out dall’albergo, Jared se ne sarebbe andato da Toronto senza Shannon, e senza neppure avvisarlo.
 
- Aaahh… sant’anima, quell’uomo…- sospirò il cantante, mandando giù un’altra sorsata di camomilla.
Si ritrovò perfino a ridacchiare nel pensarlo.
 
Dopotutto, si era comportato davvero come un amico nei suoi confronti.
Sorrise, mentre posando il giornale sul tavolinetto di legno, lucido e chiaro, di fronte a sé, guardò l’ora sul BB: il turco doveva star facendo il check in aeroporto. Erano appena le undici meno dieci di mattina, e l’aereo che l’avrebbe riportato a New York sarebbe partito a luna e tre quarti.
Il suo, invece, che lo avrebbe riportato a casa a Los Angeles, da mamma, Jamie, Emma, Babu e chi più ne ha più ne metta, sarebbe partito a luna e cinque.
 
Un messaggio gli fece vibrare lo smartphone tra le dita.
 
E ora, anche se ti ho dovuto lasciar solo, fa’ il bravo! Mi raccomando!”
 
Jared ridacchiò, digitando una risposta.
 
Ci proverò…”
Ed inviò.
 
Stette per aprire Twitter e vedere cosa gli avevano scritto gli Echelon in quei giorni, ma un altro messaggio lo interruppe.
Lesse nuovamente.
 
Me lo devi.. :)”
 
“Sei uno scassapalle… lo sai?!”
 
“E tu un vecchio-minchia!”

 
Jared sgranò gli occhi: BASTARDO fu il suo unico pensiero.
 
E avrebbe voluto inviarglielo, se non fosse che suo fratello Shannon palesò la sua presenza lasciando il proprio trolley vicino al suo e andò a riconsegnare le chiavi della propria stanza.
 
Ci fu un attimo, in cui Jared alzò lo sguardo su di lui, e quest’ultimo lo guardò incolore, dall’alto verso il basso, cercando di scrutare oltre quei Ray Ban scuri, prima di allontanarsi.
 
Il cantante dei Mars sospirò: sarebbe stato un lungo rientro a casa.
 
Il BB rivibrò.
 
… tutto ok?!”
 
Chiedimelo quando sarò tornato ad L.A.  -__-”
 
“stai calmo… bevi un’altra camomilla se necessario! Ma stai calmo”
 
“ci proverò…. Ora ANDIAMO a prendere il taxi… mandami un mex quando atterri a NYC, e salutamela”
 
“ok Divah… write you later ;) xo xo xo”

 
Jared pigiò il tasto del blocco tastiera, e ripose il BB in tasca.
 
Shannon era tornato di fronte a lui, prese il proprio trolley, ed in silenzio, fece strada verso l’uscita a porte scorrevoli.
Suo fratello minore, in silenzio, lo seguì.
 
Fuori, il taxi stava giungendo in contemporanea a loro…
 
 
 
 
 
Somewhere in Europe – the same day
 
 
 
Colin continuava a camminare avanti ed indietro, per il gate dell’aeroporto: tra poco ci avrebbe lasciato i solchi su quel pavimento liscio.
 
Finalmente la suoneria del telefono lo interruppe.
 
Frettolosamente si infilò la mano nei pantaloni del completo grigio scuro che indossava.
 
- Eamon!- esordì, nervosamente - Dove cazzo ti eri cacciato?! Sono tre ore che ti chiamo!! E non mi rispondi!-.
 
 
 
Toronto – in an unknown Hotel
 
 
 
Eamon si grattò la testa, seduto al bar in veranda del suo albergo.
 
- Ciao Colin… ma davvero!?!- fece, vago, con una faccia da schiaffi, dopo aver ignorato bellamente tutte le chiamate del fratello minore, in attesa che gli venisse qualcosa in mente da dirgli. - Non dovrebbe essere pomeriggio da te?! Non dovresti stare su un aereo diretto a Dublino?! Che so… dopo aver lasciato Henry a sua madre?!- mosse la mano libera dal telefono in aria, in un gesto vago.
 
 
 
Aeroporto di Varsavia
 
 
 
Colin sospirò, grattandosi dietro l’orecchio destro.
- Senti, accorcia l’anguilla… CHE CAZZO VUOL DIRE IL MESSAGGIO DI STANOTTE?!-.
 
- Niente di più di ciò che ti ho scritto- si sentì rispondere, severo - e ora scusa, ma sto facendo colazione, più tardi Steve ha un meeting in una scuola di danza e devo accompagnarlo!-.
 
- Eh no! Eamon! Ora tu mi spieghi!! Che diavolo vuol dire che stai ancora a Toronto?!?!?!? E che vuol dire che “per caso” hai incontrato Jared?!?!?!? DANNAZIONE! SPIEGATI! -.
Inutile dirlo: quando si parlava del suo Efestione, Colin andava in escandescenza.
 
- Che…. - Eamon, dall’altro capo del telefono, cercò le parole più adatte per rifilargli una mezza verità. -… Eheh… ecco, sono stato al ristorante di un altro hotel, con dei colleghi di Steve ieri sera…- il suddetto Steve, appena sedutosi di fronte al marito, posando un piatto ricco di cornetti, tost, marmellata ed un succo d’arancia, lo guardò malissimo: odiava essere messo in mezzo - … e… niente.. ho trovato Jared lì, nel bar adiacente, a bere qualcosa…. E.. ci ho scambiato quattro chiacchiere…-.
 
A Colin si era seccata la gola, il respiro era mozzato da piccoli, lievi, affanni.
 
- Era… era solo?!- chiese, esitante.
Sapeva bene che Jared non amasse stare nei bar a bere, da solo. Amava la solitudine, ma per il cantante americano, solitudine voleva dire chiudersi in camera a leggere, o sul pc a scrivere o suonare.
 
Eamon ci mise troppo a rispondere, e quando stette per farlo, quell’esitazione fece scattare una molla interna a Colin, che si ritrovò a tremare.
- Dio, Eamon… dimmi che non era con una donna… magari bionda! Non con la Scarlett! Dioooo!-.
 
-Maddai, Cole! Ancora con questa storia?! Lui non era la Scarlett, ok?!- cercò di calmarlo Eamon, non badando alla gaffe appena fatta, ripensando al kebabbaro turco.
 
- L-Lui…?!- balbettò Colin.
Il mondo, improvvisamente, per lui, si arrestò.
 
- Lui non era CON la Scarlett…- si corresse immediatamente Eamon, sperando che suo fratello minore non diede troppo preso alla frase precedente.
 
Temeva, però, che fosse troppo tardi porre rimedio al danno ormai fatto.
 
Un po’ come un incrinatura in un bicchiere di cristallo.
 
Non puoi ripararla… puoi solo attendere che il vetro si crepi ,talmente tanto, fino a collassare totalmente in una moltitudine di schegge.
 
- Eamon, non mentire… Dio, ti prego… dimmi la verità!- lo pregò, o per meglio dire, lo scongiurò l’irish actor.
 
Farrell Sr si ritrovò a sospirare.
- Sì… era… con un uomo….-.
 
Ed ecco un’altra crepa fendere l’anima di cristallo di Colin.
- Oddio!!!- si portò una mano alla cravatta e la allentò intorno al collo.
 
- No, non stavano limonando, tranquillo…. Non…- cercò di riprendere un aria meno tesa Eamon, ma con poco successo.
 
- Jared non esce mai a bere con nessuno!!! Non puoi pensare davvero che io possa bere una balla del genere!!- starnazzò, come un anatra impazzita quello che in un passato, ormai remoto, si era fatto chiamare bad boy di Hollywood.
 
 
 
Toronto – in an unknown Hotel
 
 
 
Suo fratello maggiore si ritrovò a pensare che la sua balla, in effetti, avrebbe peggiorato solo le cose, andando avanti di questo passo.
 
Steve lo guardò malissimo, e gli intimò di dirgli la verità, con un labbiale lindo e coinciso.
 
- Va bene, va bene! Vuoto il sacco!! Ok! AVETE VINTO!- alzò le mani in segno di resa Eamon - l’altro giorno, mentre Steve era in giro per lavoro, sono stato a vedere la premiere di Artifact! Ho seguito Jared fino al suo hotel… poi ieri sera, mentre Steve era ad una riunione, sono andato apposta al suo hotel per parlarci, contento ora?!-.
 
-  PARLARCI?! PER DIRGLI COSA?! E lo hai trovato con il tizio a limonare?!-.
Niente da fare: Colin ormai era partito per la tangenziale dello starnazzamento da crisi d’amore.
 
Amore poi, come se stessero ancora insieme…
 
- Nooo! Colin! NO! Ho beccato Shannon e Jared attaccarsi, sarebbero giunti alle mani, se quel tizio amico di Jared non avesse cercato di portar via Jared, capito?! Non stavano limonando! Shannon se ne è andato sbattendo la porta dopo che ho fatto la mia comparsa e, per sedare gli animi, e parlare con più calma con il tuo amore americano, li ho invitati io a bere, contento ora?!-.
 
Steve liberò finalmente un sospiro, ora più tranquillo e contento: suo marito aveva sputato il rospo.
 
Ma Colin no.
Colin non era affatto contento.
La gelosia se lo stava logorando, divorando vivo.
 
Chi cazzo era quel tizio amico di Jared?!
Lui conosceva TUTTI gli amici di Jared. TUTTI. E li conosceva bene o male pure Eamon.
 
- Lo ho mai visto?!- chiese, o meglio dire, pretese una risposta.
 
Eamon stette per chiedere “chi”, ma poi intuì, dal nervosismo che trapelava dalle parole dette a denti stretti da suo fratello minore, a chi si riferisse.
- N-no… o forse sì.. non lo so!- provò a temporeggiare.
 
- L’ho visto.. sì!? o no?!- pretese nuovamente suo fratello minore.
 
- Ti dice qualcosa il nome Tarkan?!- chiese Eamon, appellandosi alla sua memoria, perché non era sicuro fosse il nome di quel tizio.
 
- Tankian?!- richiese Colin. Sapeva dell’amicizia tra Serj Tankian e Jared… lo aveva aiutato in Artifact.
 
- No, Tarkan…!- ripeté l’altro, ora più convinto dei suoi ricordi.
 
- No… chi è?!- e quel “chi è?!” risuonò come un “adesso mi dici vita, morte e miracoli di costui, o vengo lì e ti sventro! Non mi interessa se siamo fratelli! Tu DEVI sapere!”.
 
- Ah! Ma che ne so io?! E lo chiedi a me?!- sbottò il maggiore, esasperato - e poi, scusa.. non vi eravate lasciati tu e Jared?! Non ti eri scopato suo fratello?! - lo attaccò, ma poi, rendendosi conto che rivangare il passato non servisse a nulla, sospirò, calmandosi… o provandoci, almeno… senza successo!
-Non credi sia ora che si rifaccia una vita, quel poveretto?! Lo hai ferito abbastanza, Colin… lascialo stare.. lasciagli vivere in pace la sua vita… dovresti farlo anche tu! BASTA!-.
 
 
 
Aeroporto di Varsavia
 
 
 
Colin strinse forte il telefono, come se potesse essere il braccio di Jared: perché no, lui, non voleva ancora lasciarlo andare.
 
Non era pronto.
 
Non a dirgli addio.
 
Doveva riprovare a conquistarlo.
 
Doveva riuscirci.
 
Lui amava Jared.
 
Jared era tutto per lui.
 
Chiuse gli occhi, regolarizzò definitivamente il respiro.
 
- Non posso….- sussurrò semplicemente.
 
Eamon sospirò, sconfitto.
 
- E poi… come possiamo dirci addio?! Henry e James?!- chiese in aggiunta Colin, appigliandosi alla prima idea gli venisse in mente.
 
Scuse… scuse… tutte scuse…
 
- Non è da te, Cole, usare i bambini, i tuoi, i suoi, i VOSTRI bambini per tenerti stretto qualcuno… lui potrà continuare ad essere il loro Papi, con o senza che tu debba ricattarlo per tenerlo incatenato a te… loro sono una cosa, tu sei un'altra!- puntualizzò suo fratello maggiore, adirandosi un pochino.
 
A quella risposta, suo fratello minore si sentì un po’ verme… ed un po’ no
Però, almeno, la certezza che avrebbe rivisto Jared, almeno ogni tanto, perché sarebbe passato a trovare il loro figli, in qualche modo, gli accese una speranza: avrebbe potuto riconquistarlo in quegli istanti… avrebbe potuto… già…
 
Se Jared gli avrebbe permesso di avvicinarsi a lui…
 
Infondo, qualche giorno fa’, in aeroporto, Jared se ne era andato, piantandolo lì, da solo, con un NO come risposta…
 
Si morse le labbra, e cercò di non pensare a tutte le lacrime e al dolore procuratogli da quel NO.
 
Ma d’altronde, non è che Jared avesse preso quella decisione a caso.
 
C’era un perché… e la colpa, lì, in fondo, in fondo, ma davvero in fondo, non era da imputare a nessuno. Come dire!?
Si è ritrovato vittima delle circostante: telefonata e messaggio sbagliato, al momento sbagliato nel luogo sbagliato.
 
Doveva, magari, solo, rifarsi su quel fottuto Karma: ormai ci si era messo anche lui di mezzo, pensò Colin.
 
- Senti… ecco… il mio aereo sta per partire.. ci vediamo a casa tra qualche giorno… Ciao…- e chiuse la telefonata.
 
Non era vero.. il suo volo era tra due ore… ma lui non aveva più voglia di parlare.
 
Aveva solo voglia di rimuginare e trovare un modo per dimostrare all’uomo che amava che non voleva altri che lui.
 
E lo doveva fare non il più presto possibile, ma semplicemente al momento giusto…
 
A trovarlo, il fatidico momento giusto…
 
 
 
 
Toronto – in an unknown Hotel
 
 
 
 
Eamon non sentì più nulla, e capì che suo fratello aveva attaccato.
 
Steve lo fissò con un sorriso dolcissimo.
- Mangia, dai…- gli porse un piatto dove aveva preparato con tanto amore dei toast con marmellata e burro.
 
Suo maritò annuì.
Sì disse fra sé e sé, che era meglio così: lui aveva il suo Steve a cui pensare.
 
A Jared e Colin, ci avrebbero pensato Colin e Jared…
 
 
 
 
Toronto – Now Days
 
 
 
I fratelli Leto ora erano lì. Su quell’aereo, ancora immersi nel silenzio totale.
Ancora divisi dal litigio di ieri sera.
 
Ogni tanto, si guardavano, o per meglio dire, si spiavano di sott’occhio, l’un l’altro, sempre ben attenti a non farsi scoprire.
 
Il volo sarebbe durato pochissimo: appena 10 ore.
 
L’aereo aveva appena decollato, la spia delle cinture ancora non s’era spenta.
 
Sarebbero stati capaci di passare tutte e 10 le ore in quelle condizioni?!
 
Per Jared, forse, non ci sarebbe stato alcun problema: era sempre stato un tipo taciturno…. Ma non dopo aver promesso a Tarkan, la sera prima, che avrebbe provato a non attaccar briga in alcun modo ed avrebbe sopportato qualsiasi cosa, senza uccidere nessuno o defenestrarlo da millemila piedi d’altezza! Tanto a detta del manzo turco
 
- Hai sopportato di peggio… no?! E gliel’ha anche perdonate tutte… che senso ha ora, attaccare briga?! E non venirmi a dire che lo faresti per sfogo. Sei già esploso, e gli hai detto di tutto e di più, quindi ora basta. Fai l’uomo maturo domani, promesso?!-.
 
Come diavolo gli aveva poi strappato quella dannatissima promessa?!
 
Jared improvvisamente si immerse nel sedile, come a farsi piccolo piccolo nella felpa che lo riparava dall’aria condizionata sparata a mille.
Il ricordo della sera prima gli bruciava ancora… come cento Soli ardenti…
 
 
 
 
 
Toronto – The Day Before
 
 
 
 
Lui e Tarkan risalirono verso le proprie camere.
Erano rimasti in silenzio fin da quando avevano lasciato il bar.
Né una parola, né un accenno a voler prendere un qualsiasi tipo di discorso.
 
Silenzio.
Solo un silenzio, che sembrava non poter portare altrove.
 
Una volta giunti nuovamente nel lungo corridoio, si diedero un intensa occhiata.
 
Cosa dirsi? Come salutarsi?!
 
Tarkan, nei suoi pensieri, non voleva che finisse tutto ora, con una stretta di mano e basta.
 
Non perché volesse effettivamente qualcosa di fisico da Jared. No…. O forse sì?!
Seppure era un idea allettante, nonché la prima idea che ebbe su di lui, adesso “approfittare di lui” non rientrava più nei suoi piani, non lo avrebbe fatto: era un uomo d’onore dopotutto.
Jared, poi, lo aveva trattato come il suo migliore amico e si conoscevano appena. Scoparlo lo avrebbe portato solo ad allontanarlo di nuovo, e probabilmente per sempre, da sé.
 
Ed in effetti, Tarkan, stava davvero valutando l’idea di scoparselo lì e poi lasciare che la vita li allontanasse, ognuno per la sua strada.
Ma lo voleva davvero?! Era questo che voleva ottenere sin dall’inizio?!
È per questo che l’aveva avvicinato, quella sera, non poi così lontana, a New York, giusto?!
 
Tarkan si stava ritrovando di fronte ad un bivio: una scopata indimenticabile e poi un distacco netto… oppure un qualcosa di più, che non includeva per quella sera la fisicità, ma precludeva qualcosa di più nobile, più prezioso.
 
A chi avrebbe dato retta, allora?!
Al diavoletto (si fa per dire) strippato nei suoi pantaloni, o all’angioletto racchiuso nel suo cuore?!
 
Era una scelta davvero difficile.
 
Ma quando Jared, giunto di fronte alla sua stanza, lo invitò ad entrare, Tarkan seppe che il fato, o il Karma, o l’Allah in cui credeva, si era già accaparrato la sua scelta, al suo posto…
 
 
 
 
 
La porta si schiuse dietro la schiena dell’ospite.
 
Il padrone della stanza si sfilò la giacca e la sistemò su una stampella nell’armadio e così fece con la sciarpa.
 
Tarkan non poté non pensare che Jared fosse un perfettino meticoloso ossessionato dall’ordine…
E dire, che si era anche lasciato dire che “non lo conosceva affatto”
 
Tsk… Jared non era il massimo dell’apertura caratteriale, ma ad un occhio più che attento come il suo, era fin troppo leggibile: in tutte le sue piccole sfumature comportamentali, caratteriali… Il turco si ritrovò a sorridere fra sé e sé infilandosi le mani in tasca.
 
- Beh?! Hai intenzione di rimanere impalato lì, vicino la porta?!-.
Jared si era proteso verso il frigobar, accucciatosi in una posizione ben poco casta.
 
- Impalato, dici!? Preferirei rimanerci altrove…- ammiccarono un bel paio di occhi verdi al suo sedere.
 
L’altro, a dispetto delle previsioni, non si ammusò o indispettì da quella battuta, ma sospirò rassegnato al doppio senso…
 
… Chissà…. Magari, in qualche modo, anche Jared aveva imparato a leggere Tarkan oltre i suoi doppi sensi…
 
Il cantante orientale sfilò le mani dalle tasche facendo spallucce.
Si tolse la giacca e la gettò disordinatamente sul letto matrimoniale al centro della stanza, ma con testiera appoggiata al muro alla sua destra.
 
Jared passò uno sguardo indignato da lui alla giacca.
Poi nuovamente dalla giacca a lui.
I suoi occhi sembravano dire “Beh?! E la getti così?! Guarda che le hanno inventate le stampelle!”.
 
.. sì… era decisamente un ossessionato dell’ordine… altro che divah!
 
Ma no: lui non l’avrebbe infilata nell’armadio la giacca!  
Quindi, fece finta di nulla, sperando che l’americano la smettesse di osservarlo in quel modo indignato.
 
E pochi istanti, dopo, grazie ad Allah, smise.
 
Finalmente, si decise anche ad alzarsi da quella posizione davvero poco casta, tirando fuori due bottigliette di aperitivi analcolici.
 
- No grazie, non voglio nulla….- diniegò l’uomo dagli occhi verdi, facendo qualche passo verso la finestra, sorpassandolo.
 
Jared si girò su sé stesso, rimanendo con quelle due bottigliette di vetro in mano.
Lo guardò qualche istante soprappensiero, poi le ripose in frigo.
 
Tarkan spalancò la finestra ed osservò il Porto, dove erano stati dopo cena, da lontano.
 
A qualche passo da lui, ancora vicino al frigobar, il cantante dei Mars lo fissò mettendosi a braccia conserte, cercando di capire perché l’altro fosse così pensieroso.
 
L’uomo dagli occhi verdi poggiò i gomiti sul bordo della finestra.
Poi, sulle stesse braccia, vi posò il mento.
 
Una vera posa da pensatore…
 
Ispirò l’aria della sera: il profumo di mare riusciva ad arrivare fin lì dove erano.
 
Cautamente, l’altro gli si affiancò.
Non gli chiese perché fosse pensieroso, perché Tarkan riprese a parlare da solo: a voce bassa, come a non infrangere quella sacra tranquillità e calma che si era creata in quei piccoli istanti di silenziosa pace.
 
- La prima volta che ti vidi, non sapevo del tutto chi tu fossi…- gli occhi socchiusi, verso il riflesso delle luci sulla superficie del mare -… l’unica cosa che mi interessava… era farti mio… possederti… e non c’è cosa che avrei dato, purché ciò accadesse…-, gli regalarono una frecciatina esplicita prima di ritornare a vagare fuori.
 
Jared chinò il capo da un lato, come un cervo che ascolta il vento, senza cambiare posizione alle braccia appoggiate al proprio petto, e semplicemente, rimase con il respiro sospeso, in attesa che l’altro continuasse a parlare, a raccontare.. a raccontarsi…
 
- Poi…. Durante la notte… tu…. mi hai fatto tenerezza… - Tarkan rialzò il viso, allargò le braccia, spalancò i palmi delle mani, come fossero cuscini, pronti ad accogliere il peso delle proprie parole - no, non ho altre parole per descriverti… mi hai fatto tenerezza…! Eri così…. No, non indifeso, più che altro… preso dalle tue paure, dai tuoi incubi… non hai smesso per un attimo, nei momenti di semi coscienza, di invocare il nome di Colin… Cole, Cole, Cole, ripetevi… e… mi sono sentito in dovere d’aiutarti… la mattina, all’inizio, ho realmente pensato che facendoti credere che avessimo scopato, tu ti saresti potuto togliere il peso di tutti quegli incubi, di tutti i tuoi tormenti… si dice che una scopata sia un buon diversivo per molti mali… ma… quando poi, ti ho soggiogato con del buon sesso orale, e tu non mi hai respinto.. mi sono sentito in debito… continuavi a rimanere indifeso ai miei occhi… e… sì, mi sono sentito in debito fino all’osso… -.
 
- Cioè… fai un pompino a me.. e tu ti sei sentito in debito?!- sghignazzò Jared, interrompendo finalmente il suo mutismo, e sciogliendo le braccia rimaste conserte fino ad ora.
 
Tenerezza, poi… al massimo lui ispirava divahggine…o così, pensava di sé stesso, a forza di ascoltare i pareri altrui.
 
L’uomo dagli occhi verdi annuì semplicemente.
- Era… ecco… - cercò le parole migliori -…mi sono sentito come se ti avessi strappato qualcosa che non appartenesse a me, ma a quel qualcuno che amavi… che non avevi mai smesso di invocare durante la notte… - grattandosi la base della nuca.
 
Jared soffiò dal naso, stupito: davvero stupito… da quando il turco era diventato così sentimentale?!
 
- … Mi dispiace…- si voltò infine, il cantante orientale, a fissarlo negli occhi: lasciandosi inghiottiti da quei cieli azzurri, infiniti, sconfinati, stupiti, ma che continuavano a celare qualcosa nei loro anfratti più nascosti.
 
Le labbra del cantante americano rimasero dischiuse. Non era in grado di dir nulla: totalmente sconcertato da quella piccola ammissione.
Una mano sfiorò la sua guancia barbuta, dapprima con solo la punta delle dita. Poi l’intera mano vi si posò completamente aperta, come a raccogliere tutto il suo volto, tutte le sue espressioni in ogni sua sfumatura.
 
- Perdonami…- aggiunsero due labbra carnose orientali, e due occhi verdi realmente pentiti.
 
“Perdonami”…
Nell’ultimo periodo, pareva a Jared, che tutto il mondo gli recasse torto e gli chiedesse subito dopo scusa…
Quante persone aveva ancora da perdonare?!
Quante gli avevano chiesto di essere perdonate!?
Quante si erano scusate?!
 
Oh… Dovevano essere davvero tante…
 
Così tante, da spremergli qualcosa al di sotto degli occhi, e spingerlo a calar giù qualche lacrima…
 
Di scatto, non volendo farsi veder piangere, Jared fece per allontanarsi da quel tocco.
Voleva sottrarsi ancora una volta e fuggire alla propria tenerezza
 
Lui non la voleva provare quella tenerezza: aveva ancora il cuore troppo infranto, per provare qualsiasi sentimento capace di ridurglielo ancor di più in poltiglia.
 
Ma Tarkan posò anche l’altro palmo della mano sulla sua guancia, e lo costrinse ad un affronto visivo: l’uno negli occhi dell’altro.
 
… la sua pelle era morbida anche se ricoperta da quella foltissima barba…
 
Il cantante dei Mars arretrò, girando leggermente verso sinistra, col risultato inaspettato di ritrovarsi incastrato all’angolo della stanza: tra muro e finestra.
 
Ormai era stato messo alle strette.
 
L’uomo di fronte a sé fece un altro passo più avanti, per stargli vicinissimo: per scrutarlo al meglio negli occhi, per non perdersi nulla di quei cieli, per scavargli dentro, fino a cogliere tutto, anche ciò che forsennatamente Jared continuava a nascondere e dimenticare.
 
 
- In questi occhi racchiudi un cielo… ed è così triste….- i pollici di Tarkan lisciarono la pelle che era stata rigata da lacrime silenziose: quella poca pelle appena sotto gli occhi, non del tutto coperta dalla barba.
 
Jared espirò forte dal naso, ed inspirò: trattenne nuovamente aria nei polmoni, mordendosi il labbro inferiore.
 
- Stanotte…- si leccò le labbra Tarkan -… Potresti dimenticare perfino il nome di questa città- ed ammiccò, con un cenno della testa, alle luci di Toronto che spaccavano a metà l’oscurità della notte fuori dalla finestra, senza mai distogliere i propri occhi da quelli del cantante americano.
- Potresti dimenticare perfino il tuo nome… Stanotte potresti non avere alcun nome… Non saresti di nessuno… Uno come te… potrebbe provare l’ebbrezza di non appartenere a nessuno?!-.
 
- E… di chi sarò!? Sentiamo?! - soffiò, fermando le lacrime e trattenendo il fiato.
Cosa sarò? Che farai di me?!
 
-Ti renderei libero… ti farei assaggiare… cosa vuol dire non appartenere a nessuno….-  distanziò i palmi delle sue mani dalle sue guance, ma tenendoli comunque aperti, in allerta, per fermarlo in caso avesse tentato di sottrarsi al suo sguardo.
- E poi… solo domani… solo domani torneresti alla realtà…-.
 
- E che senso potrebbe avere tutto questo?!- tremò una delle voci rock più famose d’america, con una sfumatura di preannunciata accondiscendenza a cedere.
 
- Tutto quello che si fa’ non deve avere per forza un senso, no?! Non lo hai detto per caso tu?! non è una tua frase?!- domandò retoricamente il turco.
 
- Solo per una notte…!? - soppesò quella proposta Jared.
 
- Solo per una notte- confermò, annuendo lievemente col capo Tarkan - potresti…!?!-.
- Solo- posò il dorso dell’indice e del medio della mano destra sulla sua guancia sinistra -.. una notte…- e l’accarezzò lievemente.
 
Infine, sostituì l’ossigeno che Jared stava per ispirare con il proprio.
 
Quest’ultimo chiuse gli occhi…
Ed una miriade di immagini affollarono la sua mente…
 
Una montagna di ricordi…
 
Fatti di tante persone…
 
 “il MIO bambino…”
Fatti di sua madre…
 
oh BRO’! che hai combinato?!”
Fatti di suo fratello…
 
OUR Jared!!!”
Fatti di Echelon…
 
il MIO papi è il migliore…”
Fatti di Henry…
 
MY…Hephaestion..”
Fatti di Colin…
 
Quando le loro labbra si separarono e Tarkan si fece di un passo indietro, per guardarlo con i proprio occhi verdi, vide le pupille azzurre tremare.
 
Sorrise, semplicemente... e forse, appena un po’, amaramente.
 
- Potresti…. - sussurrò - ma non deve succedere…-, senza smettere un secondo di accarezzargli il viso.
- Potrei prenderti ora, strapparti i vestiti e sbatterti contro questo muro… e so… so per certo che tu non ti opporresti!- sogghignò, a quel pensiero - ma… la realtà non è un “potresti”… la realtà non è tra ciò che puoi o non puoi fare… la realtà è quello che devi fare. È quello che sei e quello che non sei. È ciò a cui appartieni e non ciò a cui non appartieni…- sospirò… e sembrò nuovamente vittima di una nota di amarezza.
- e tu… sei dei tuoi figli… di chi ti ama…. Sei anche di chi ti ha tradito…-.
 
Jared soffocò un singhiozzo.
Ed avrebbe desiderato con tutto se stesso non ascoltare quelle parole.
 
E lo avrebbe voluto tanto… davvero tanto…  ma invece dovette ascoltarle: perché non poteva muoversi… Perché Tarkan, con quei suoi occhi, con quella gentilezza, con quell’amarezza, con quei sentimenti che stava cercando di non far nascere, continuava a bloccarlo tra quella parete e quella finestra.
 
E lui… lì, in quell’angolino di universo, riuscì a sentirsi così solo.
Sì, proprio lui: Jared Leto… lui, che si sentì così piccolo e così solo: davvero un’assurdità, un eufemismo.
Ma era così.
 
- Sei di Colin, Jared…- sussurrò Tarkan - e nessun bacio, nessuna scopata, nessuna cazzata, nessun tradimento, potrà mai dividervi… finché vi amerete ancora, come tu lo ami… come… sicuramente lui ti ama…-, sorridendo consapevole di tutta la verità che gli aveva appena sbattuto in faccia.
 
- Non mi ama…- sussurrò, invece, di rimando, Jared, con un fil di voce appena udibile.
- Non mi ama…!- aggiunse, con più convinzione di prima.
- Non mi ama affatto! O non si sarebbe scopato… mio…- la sua voce accennò a crollare -mio fratello! -, ma poi sentenziò riprendendosi - E neanche lui mi ama!!-, prima che gli occhi, come dighe rotte, lasciassero inondare il suo viso di lacrime.
 
Tarkan se lo strinse forte, iniziando a riempirgli di baci la testa.
 
- Scopami ora…!- supplicò Jared nel pianto, che riusciva a stenti e senza successo a soffocare, - fallo… strappami via quella poca dignità che ho…! strappami via il rispetto che continuo ad avere per lui… FALLO!- si appese con le mani alla sua camicia, tornando a fronteggiarlo negli occhi. -Scopami… scopami forte…- pianse, singhiozzando forte, reprimendo solo la voglia di urlare, ma lasciando andare tutti i respiri affannati, i gemiti di dolore, le lacrime e i sospiri di delusione - potrei davvero dimenticarlo sai?! Basterebbe solo che tu mi scopassi così forte, mi sbattessi così forte al muro, da poter dimenticare tutto.. anche il suo nome…-.
 
- Shhhh…- il turco se lo strinse al petto, facendogli poggiare la testa nell’incavo del proprio collo, sentendolo bagnarsi di lacrime subito dopo.
Lo cullò per interminabili minuti, giusto il tempo che smettesse di dire cazzate… enormi cazzate.
 
Perché erano cazzate, vero?!
 
- Vedrai… si sistemerà tutto… devi avere fede, Jared… tanta fede…- lo accarezzò con mano gentile tra i capelli, che ormai si stavano allungando.
 
- E chi me la darà la fiducia, ora?! Eh!?- alzò due occhi di cielo in fiamme verso di lui - l’ha fatta a pezzi la mia fiducia!!-.
 
Tarkan gli riprese il viso tra le mani.
- Tu, Jared… tu…! Tu la ridarai a te stesso…! io…- cercò titubante le parole giuste - io lo so.. non è facile riavere fiducia in qualcuno che t’ha tradito… ma… ehi, cazzo! Tu sei Jared Leto! Tu fai camminare i senza gambe! Tu ridai speranza alla gente! Non venirmi a dire che non puoi ridarla a te stesso, che non ci credo! Tu sei una forza della natura, JayJay… tu puoi tutto…-.
 
- No… no…- scosse la testa Jared, in preda alla delusione più nera, al pianto più sentito.
 
- Sì, invece… tu puoi tutto… devi solo volerlo, Honey…- e se lo riabbracciò stretto.
La stretta, stranamente, venne ricambiata.
- … Devi solo volerlo… solo volerlo, Honey…- ripeté, come un mantra, Tarkan.
 
Alla fine, Jared, si ritrovò ad annuire contro la sua spalla.
 
- Stanotte… non voglio dormire da solo…- sussurrò, poco dopo, quando si fu calmato, ma senza accennare ad alzare il capo.
 
- A patto che non mi chiedi più di scoparti e sbatterti contro un muro…- provò a scherzare il turco, per risollevare gli animi - perché io avrò anche un cuore ed una mente… ma ho anche un pisello in mezzo alle gambe! E lui ragiona per conto suo! Non ci si può ragionar molto…-.
 
Finalmente, sentì Jared ridacchiare contro il suo collo.
 
Piano, Tarkan, lo distanziò da sé.
Gli asciugò le lacrime con i pollici.
- Ora, tu ti lavi la faccia, che con questi occhi rossi sembri un fattone da paura, e io vado a recuperare il mio pigiama, ok?!-.
 
- Prendo il mio, e dormo nella tua stanza… - propose Jared.
 
- Ma! Honey….!- protestò Tarkan: dormire nella stanza di Jared era una scusa per andarsene la mattina presto, appena il suo amichetto fra le gambe si sarebbe svegliato la mattina dopo, in cerca di attenzioni, e per non incorrere nel pericolo di stuprarlo.
 
- Niente “ma” e niente “Honey”…- accennò ad un sorriso da divah.
 
- Ok, ok…- si rassegnò il turco…
 
Si trasferirono così nella stanza di Tarkan: stesso piano ma qualche porta più in là da quella in cui erano.
 
Prima che Jared fosse colpito dal sonno, raccontò cosa fosse successo il giorno prima, perché era già di morale, la proposta di quel nuovo film, il ruolo che gli fu soffiato, la dieta che voleva intraprendere, i suoi figli che tra un mese avrebbe rivisto… e l’altro lo lasciò parlare, sfogare… lo ascoltò, semplicemente, come si fa’ con gli amici…
 
E fu con somma sorpresa, che quando Tarkan si svegliò la mattina seguente, non trovò Jared nel proprio letto.
 
Trovò invece un bigliettino, sul cuscino affianco:
 
“SONO NELLA MIA STANZA A FARMI UNA DOCCIA
E A PREPARARE LA VALIGIA,
BUSSAMI QUANDO TI SVEGLI.
PROMETTO DI NON APRIRTI IN ACCAPPATOIO O NUDO :P.

 XO XO XO”,
 
Sorrise fra sé e sé: ora iniziava la parte più difficile…
 
Si rivestì in fretta e furia, dopo una veloce doccia, e preparò anche lui la sua valigia. Una volta pronto, bussò alla porta di Jared.
Quest’ultimo gli aprì e tornò subito alle proprie cose: come promesso, era già bello che pronto che vestito.
 
Tarkan si richiuse la porta dietro le spalle.
 
- Hai avvisato tuo fratello?!- chiese vago, accennando ad un sorrisino sereno del buongiorno.
 
- No..- fu la risposta lapidaria di Jared, che non lo guardò neppure in faccia.
 
L’argomento “fratello” sapeva che l’avrebbe reso brusco e scontroso....
 
Ed ecco che la parte più difficile della giornata era giunta: convincerlo a fare la cosa giusta
 
 
 
 
Toronto – Now Day
 
 
 
 
… Come 100 Soli ardenti, tutte quelle 24h prima gli bruciavano addosso…
 
“Hai solo bisogno di fiducia…”
 
Già, si trovò a ricordare Jared…
 
Prese il blackberry, ed appuntò rozzamente qualche frase, chissà che non fosse diventata una canzone, prima o poi…
 
 
“The headlights are coming,
Showing me the way.

All we need is faith.
Faith is all we need.

A maniac's new love song.
Destruction is his game.

A beautiful liar,
Love for him is pain.

I need a new direction,
Cause I have lost my way”

 
Bloccò la tastiera, ma ebbe subito un ripensamento, ed aggiunse

“I punish you with pleasure
And pleasure you with pain”
.

 
 
Quelle parole, dentro di sé, sancirono La Fine Di Tutti I Giorni passati col vuoto nel cuore…
 
Aveva bisogno di fiducia… e l’avrebbe ritrovata.
 
Dunque, era tempo non solo di tornare a casa, ma anche di andare avanti.
 
 
Toronto - FINE.
 
 
 
NOTE DI FINE SAGA:
 
Come promesso, Toronto è stata conclusa.
 
Ho amato molto scriverla… Soprattutto le “chiacchiere” tra Tarkan e Jared.
Non sono stupendissimi insieme?!
E non pensate sempre a male! Che poi dite che sono io!
Intendo come amici *___* non sono così pucci?!
 
E come promesso a Kalina e a tutte le altre… RIECCOVI IL MANZO IRLANDESE ^__^
 
Bwuahahahahah… è stato bellissimo farlo rodere dalla gelosia….!
 
Beh… dai, su’… nella prossima Saga… ci sarà più spesso :P
Ok, ok… basta, questo è già un grosso spoiler!!
 
Quindi… cosa rimane qui?!
 
Vi ho lasciato con :
  • uno Jared che nel chap 5 ha perso un po’ la ragione, è (direi io: FINALMENTE) sbottato e ne ha cantate un bel po’ a Shannon…
  • Ed ora i due sono in volo verso casa, vicini ma divisi interiormente…
 
  • Un Eamon ed uno Steve che rasentano la coppia perfetta <3
 
  • Un Colin gelosissimo…
 
  • Un Manzo Turco apprensivo e pronto a far di tutto purché il suo “Honey” si riprenda e ricominci a tappezzare il pianeta terra con la sua divahggine e col suo carisma…
 
 
Insomma… cosa vi apprestate a leggere nella prossima saga?!
 
Sicuramente… ci sono… persone che qui, “ultimamente”, non sono comparse… ma che torneranno…
 
Come Tomo….
 
Come Babu e Coso…
 
Come…. Adam Lambert e Tommy…
Eh no.. i miei special guest non li mollo così solo a New York :P è giusto che li riporti anche dopo…
 
E… se mi chiedete di Jared e Colin…
 
SAPPIATE CHE PER ORA NON DIRÒ NULLA :D NEPPURE SOTTO TORTURA!
 
Vi posso al massimo, spoilerare il titolo, che sarà “CRYSTAL DAYS”…
 
…Giorni di Cristallo… esatto…
 
Quindi… maneggiateli con cura ;)
 
Con questo è tutto, almeno per Toronto.
 
A PRESTO DONZELLEH!
 
Vostra
Dea del Porno-Romantico
Seiten Shiwa



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