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di Slendy 417x
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 11 ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 12 ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 13 ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 14 ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 15 ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 16 ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO 17 ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO 18 ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO 19 ***
Capitolo 21: *** CAPITOLO 20 ***
Capitolo 22: *** CAPITOLO 22 ***
Capitolo 23: *** CAPITOLO 22 ***
Capitolo 24: *** CAPITOLO 23 ***
Capitolo 25: *** CAPITOLO 24 ***
Capitolo 26: *** CAPITOLO 25 ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


“Amico non puoi continuare così!” Sbottò Jhonny spazientito. Erano tutti preoccupati per me, lo sapevo. Sapevo che lo facevano per il mio bene. Ma non volevo ascoltarli.
“Lasciatemi altro tempo..” Chiesi poco convinto.
“James da quanto va avanti questa storia? Di tempo ne hai avuto ma non è cambiato nulla.” Rimasi in silenzio. Non potevo ribattere, Brian aveva ragione. Mi sentivo oppresso, volevo andarmene da quella stanza. Fui sottratto dai miei pensieri bruscamente quando la porta si spalancò per lasciar entrare Matthew, seguito a ruota da Valary.
“Jimmy, Val deve parlarti..” La sua espressione afflitta non prometteva niente di buono. “James noi tutti ti vogliamo bene e ti sosteniamo, soprattutto in questo periodo. Ma come Manager ho il compito di risolvere i problemi inerenti alla band, e mi è stato consigliato dai produttori di chiamare qualcuno che scriva al posto tuo, almeno fino a che il tuo blocco non sarà passato.” Valary non era entusiasta dalla cosa, come tutti gli altri del resto.
“Stai dicendo che dovrei affidare un compito del genere ad uno sconosciuto? Mi prendi in giro?” Sentivo la rabbia ribollirmi nelle vene.
“Jimmy è l’unica soluzione! Sei così egoistico da mandarci in rovina tutti per un tuo capriccio, perché le canzoni devi scriverle tu?” Sbraitò Brian sbattendo i pugni sul tavolo.
“Beh la decisione l’avete già presa quindi è inutile che perdiate tempo a convincere me” Dissi ferito. Mi alzai velocemente, respinsi Matthew che sconfortato tentava di trattenermi e li lascia lì. Non volevo credere a quello che avrebbero fatto. I nostri testi, strettamente personali e veri scritti da qualcuno che lo avrebbe fatto solo per soldi. Gli Avenged Sevenfold si stavano vendendo, ed io James Sullivan ne ero la causa.
 

Ciao a tutti, sono una nuova arrivata! Spero vi piaccia la mia storia e aspetto i vostri commenti trepidante!! Baci :3

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 ***


James

“Ragazzi, ragazzi! Vivete con un genio!” Esclamò Zacky euforico entrando in sala da pranzo.
“Coso sono le 8.00 di mattina, un po’ di tatto.” Mugolò Brian massaggiandosi le tempie con gli occhi chiusi. Aveva bevuto troppo la sera prima. Tipico.
“Dovete ascoltarmi! Ho avuto un’idea geniale! Ormai è deciso che sarà qualcun altro a scrivere le canzoni di Jimmy, perdonami amico se te lo ricordo. Ma ieri sera, alla festa, ho incontrato Joel Madden, ricordate?”
“Si, abbiamo collaborato con lui per una canzone ma vai al punto Vengeance!” Disse Matthew incuriosito.
“Beh abbiamo parlato e gli ho detto che non ce la passavamo molto bene, insomma per la storia di Jimmy, e lui mi ha risposto che comprendeva bene i suoi sentimenti. Non è decisione da poco quella che abbiamo preso..”
“E quando avete smesso di flirtare come due adolescenti consolandovi perché la vostra vita fa schifo..?” Lo incalzò Johnny divertito.
“Mi ha detto che conosce una persona che può fare al caso nostro! Non è una professionista, cioè non lavora nel settore ma è molto abile con le parole e può fare al caso nostro perché così non rischiamo di diventare commerciali!” Annunciò soddisfatto incrociando le braccia sul petto e aspettando con ansia la nostra reazione.
“Oh mio Dio, TI AMO!” Gridò Brian sinceramente felice per quella scoperta inaspettata, tanto da balzare in piedi e gettarsi tra le braccia del suo amante preferito. Seguirono vari versi di piacere che ci fecero esplodere tutti in una fragorosa risata, si, anche io. Non riuscivo a trattenermi quando quei due facevano i piccioncini!
“Beh ,che dire, ora tutto cambia! Zacky davvero, bravo, bravissimo! Che ne dici Jimmy, è una buona idea no?” Matthew puntò lo sguardo su di me speranzoso. Venni catapultato bruscamente nella realtà. Si, questo cambiava le cose, ma significava sempre consegnare tutta la mia fiducia nelle mani di uno sconosciuto. Anzi, sconosciuta da quanto avevo sentito.
“Almeno non sarà un’oca scontata.” Ero ancora troppo offeso per fare pace. “Ma la terremo in prova e, se non mi soddisfa, tanti saluti. Non voglio perdere tempo con una principiante.” Non era da me essere così acido, ma la questione mi toccava nel vivo. Il mio lavoro era mettere in musica ciò che avevo dentro, e non avevo ancora accettato l’idea che per l’album in arrivo non sarebbe stato così. Forse non l’avrei mai accettato.
Matthew capì il mio turbamento. Dopotutto ci conoscevamo da quando andavamo a scuola.
“Bene, ora contatto Joel e ci accordiamo per conoscerla!” Disse infine.
“Uhm, conoscerla..  Jimmy io non farei tanto il difficile, chissà com’è  la tipa!” Mi stuzzicò Brian con un sorriso malizioso. Lo incenerii con lo sguardo. Il nuovo album mi stava dando troppi problemi, e non l’avevamo nemmeno iniziato a registrare. Sarebbe stato un lungo anno.
 
Intensa la vita dei Sevenfold! Cosa ne dite??  

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 ***


Emma

Mi trovavo imprigionata in un angusto camerino male illuminato quando ,per qualche strano scherzo del destino, riuscii a sentire l’impercettibile vibrazione del mio cellulare, che si agitava nella mia borsa preferita. Ci frugai dentro spazientita fino a quando lo trovai e notai che la chiamata proveniva da un numero che non conoscevo. Titubante risposi: “.. Si?”
“L’unica persona in tutta l’umanità che non dice “Pronto”! Ti riconoscerei in capo al mondo Emma!” Fui travolta dall’entusiasmo.
“Oh mio Dio Joel! Non mi sembra vero, ma sei davvero tu? O sto sognando?!”
“Non dire assurdità, naturale che sono io! Il tuo Joe!” Anche il suo tono vibrante tradiva non poca euforia.
“Si.. scusami è che non riesco ancora a crederci! Come hai fatto a rintracciarmi?!”
“Sai com’è ho i miei informatori, dopotutto suono in una band alquanto rinomata, ricordi?” Me l’ero cercata, io e le mie domande retoriche.
“Beh rockstar, cosa ti porta sulla Terra dei comuni mortali? Dubito che volessi soltanto salutarmi perché ti manco!” Scherzai divertita.
“Oh se mi sei mancata cara.. In un certo senso ti ho contattata proprio perché ho pensato a te! Hai già trovato impiego da qualche parte?” Era tutto estremamente misterioso!
“Sto lavorando part-time in biblioteca, aspettando..” Mi resi conto dell’universo che ci separava e mi sentii improvvisamente inferiore. Una fallita. “Aspettando di trovare qualcosa di meglio ovviamente.” Mentii. “Perché me lo chiedi?” Iniziavo ad agitarmi.
“Diciamo che ti ho consigliata a degli amici che ti darebbero un lavoro alla tua altezza!” Amici. Del Frontman dei Good Charlotte. La mia vita stava per cambiare radicalmente.
“Che ne dici se ci vediamo e ne discutiamo di persona? Ho tanta voglia di riabbracciarti!” Stava accadendo tutto tremendamente in fretta! “Ti faccio venire a prendere domani mattina alle 9.00, tranquilla, so dove abiti!”
“Non sei cambiato per nulla sai? Impeccabile e sicuro di te!”
“A domani cara!” Riattaccò sorridendo, lo conoscevo troppo bene. Senza pensarci improvvisai qualche goffo passo di danza. Avrei avuto un lavoro strabiliante e, speravo, a contatto con la musica! Mi precipitai fuori dal negozio e inspirai profondamente l’aria primaverile di Phoenix. Ero ad un punto di svolta, sembrava tutto troppo bello per essere vero, un sogno! Finalmente accadeva qualcosa di buono nella mia vita e, per ironia della sorte, sempre grazie a lui. Incamminandomi verso casa ,infatti, non riuscii a trattenermi dal chiedermi per quale motivo Joel ,dopo tutto quel tempo e dopo tutto quello che era successo, avesse pensato a me. Di nuovo.
 
 
Uhm misteriosa la ragazza! Cosa ne dite?? Capitolo fiorito dopo un mio viaggio nella fantasia di notte, dormire è tempo perso u.u Baci!

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3 ***


EMMA

Mi trovavo imprigionata in un angusto camerino male illuminato quando ,per qualche strano scherzo del destino, riuscii a sentire l’impercettibile vibrazione del mio cellulare, che si agitava nella mia borsa preferita. Ci frugai dentro spazientita fino a quando lo trovai e notai che la chiamata proveniva da un numero che non conoscevo. Titubante risposi: “.. Si?”
“L’unica persona in tutta l’umanità che non dice “Pronto”! Ti riconoscerei in capo al mondo Emma!” Fui travolta dall’entusiasmo.
“Oh mio Dio Joel! Non mi sembra vero, ma sei davvero tu? O sto sognando?!”
“Non dire assurdità, naturale che sono io! Il tuo Joe!” Anche il suo tono vibrante tradiva non poca euforia.
“Si.. scusami è che non riesco ancora a crederci! Come hai fatto a rintracciarmi?!”
“Sai com’è ho i miei informatori, dopotutto suono in una band alquanto rinomata, ricordi?” Me l’ero cercata, io e le mie domande retoriche.
“Beh rockstar, cosa ti porta sulla Terra dei comuni mortali? Dubito che volessi soltanto salutarmi perché ti manco!” Scherzai divertita.
“Oh se mi sei mancata cara.. In un certo senso ti ho contattata proprio perché ho pensato a te! Hai già trovato impiego da qualche parte?” Era tutto estremamente misterioso!
“Sto lavorando part-time in biblioteca, aspettando..” Mi resi conto dell’universo che ci separava e mi sentii improvvisamente inferiore. Una fallita. “Aspettando di trovare qualcosa di meglio ovviamente.” Mentii. “Perché me lo chiedi?” Iniziavo ad agitarmi.
“Diciamo che ti ho consigliata a degli amici che ti darebbero un lavoro alla tua altezza!” Amici. Del Frontman dei Good Charlotte. La mia vita stava per cambiare radicalmente.
“Che ne dici se ci vediamo e ne discutiamo di persona? Ho tanta voglia di riabbracciarti!” Stava accadendo tutto tremendamente in fretta! “Ti faccio venire a prendere domani mattina alle 9.00, tranquilla, so dove abiti!”
“Non sei cambiato per nulla sai? Impeccabile e sicuro di te!”
“A domani cara!” Riattaccò sorridendo, lo conoscevo troppo bene. Senza pensarci improvvisai qualche goffo passo di danza. Avrei avuto un lavoro strabiliante e, speravo, a contatto con la musica! Mi precipitai fuori dal negozio e inspirai profondamente l’aria primaverile di Phoenix. Ero ad un punto di svolta, sembrava tutto troppo bello per essere vero, un sogno! Finalmente accadeva qualcosa du buono nella mia vita e, per ironia della sorte, sempre grazie a lui. Incamminandomi verso casa ,infatti, non riuscii a trattenermi dal chiedermi per quale motivo Joel ,dopo tutto quel tempo e dopo tutto quello che era successo, avesse pensato a me. Di nuovo.
 

 
Uhm misteriosa la ragazza! Cosa ne dite?? Capitolo fiorito dopo un mio viaggio nella fantasia di notte, dormire è tempo perso u.u Baci :

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4 ***


Emma

Il giorno seguente alle 8:30 di mattina me ne stavo impalata davanti all’armadio con una grande indecisione addosso, caratterizzante della mia vita. Senza pensarci troppo optai per un vestitino blu scuro che mi ricadeva morbido sopra le ginocchia, vertiginosi tacchi rosa (una delle mie passioni) e una piccola borsa a loro coordinata. Soddisfatta mi costrinsi a guardarmi allo specchio, crudele promemoria dei miei infiniti difetti. L’unica cosa di cui andavo fiera erano i miei lunghissimi capelli color miele, non perfettamente dritti, mossi, coerenti con il fatto che la perfezione a mala pena sapeva che esistevo. Lanciai un’occhiata all’orologio sopra alla credenza che segnava le 8:50. Strano fossi in anticipo. Nell’attesa sprofondai nei miei pensieri. Rivedere Joel sarebbe stato un tuffo nel passato. Un tuffo da un trampolino troppo alto, dal quale rischiavo di cadere e farmi male. Ma avrei potuto anche divertirmi chi lo sapeva. Cercai di essere positiva. Dopotutto con questo nuovo lavoro mi sarei sicuramente creata nuovi amici, di cui avevo assoluto bisogno. Dopo la laurea ero precipitata nella solitudine più totale, quella che mi ricordava tanto l’infanzia.. Sentii le lacrime pungermi gli occhi e mi sforzai di ricacciarle indietro. Sarebbe stato il colmo se mi fossi presentata dall’unica persona che si interessava a me con il trucco colato e l’umore nero.
In quell’istante trillò il campanello, così scattai in piedi, mi infilai un trench beige e volai giù dalle scale mentre inforcavo un paio di occhiali che mi coprivano tre quarti del volto. Quando uscii dal condominio mi si parò davanti un’enorme limousine nera. Il solito esagerato! Mi intrufolai dentro velocemente e venni accolta da un cordiale autista con cui feci conversazione per tutto il viaggio, che sembrò interminabile. A Los Angeles però la mia attenzione fu carpita dalle lussuose vetrine di favolosi negozi e dalla grandezza della città stessa. Stormi di turisti si guardavano intorno spaesati, ragazze alla moda passeggiavano allegre portando con sé decine di sacchetti colorati contenenti i loro nuovi acquisti, bambini correvano spensierati reggendo saldamente i loro enormi gelati! Finalmente l’auto terminò la sua corsa fermandosi di fronte all’entrata di una villa dalle dimensioni smisurate, ed io inquadrai subito il proprietario, appoggiato ad una delle colonne portanti dell’atrio. Emozionata corsi da lui gridando :” Tu sei pazzo Madden!”
Appena mi vide spalancò occhi e bocca incredulo. Fregato ragazzaccio! Avevo si l’autostima sotto zero ma sapevo riconoscere quando qualcun altro apprezzava la mia immagine! Mi gettai tra le sue braccia e ci stringemmo forte per interminabili secondi. Dopo sette lunghi anni avevo incontrato il ragazzo che si era preso cura di me come un fratello, il ragazzo che mi aveva salvata.. Le lacrime sgorgarono incontrollate. Fanculo il trucco. Quando ci scollammo fu lui a rompere il silenzio, sfiorandomi una guancia per scacciare una nuova lacrima e dicendo :” Ben tornata a casa”.
--
Ci accomodammo su dei morbidi divanetti nella veranda. “Emma è un eufemismo dire che sei bella!  Sei mozzafiato altroché!” Prevedibile.
“Per forza, l’ultima volta che mi hai vista ero un’adolescente cupa e mingherlina!”
“Eri la migliore tra le adolescenti di Annapolis e sai che la pensavo così.. Ma comunque ero rimasto bloccato alla ragazzina in shorts e magliette delle band che puntualmente mi rubava, non all’incredibile donna che vedo adesso!” Era sconvolto dal cambiamento.
“Quelle magliette me le regalavi, brutto bugiardo! “ Gli diedi una spallata amichevole.
“Ricordi i pomeriggi passati a saltare per i quartieri gridando “eih oh! Let’s go!”! Eravamo irrecuperabili!”
“Ci odiavano tutti! E tu al liceo eri uno sfigato! Ma guardati adesso!” Era bello riportare alla luce il nostro passato, insieme.
“Beh cara tieniti pronta perché anche la tua vita sta per cambiare! Ti spiego tutto! Poco tempo fa ho collaborato per una canzone con una band Heavy Metal (si lo so che ti si illuminano gli occhi) e siamo diventati amici, sono ragazzi davvero in gamba! Qualche giorno fa ad una festa ho incontrato uno dei chitarristi, il quale mi ha detto che avevano un problema da tempo ormai. Il loro batterista non riesce a scrivere i testi di alcune canzoni per l’album imminente. Sta passando un momento di crisi e non accetta aiuto. Avevano deciso di contattare un aiutante, uno che fa questo per lavoro, che le scrivesse al posto suo, ma per un cantautore è umiliante. Così ho pensato che per non rischiare di cadere nel commerciale potevano contare sull’aiuto di un’amica speciale che con le parole se la cava assai!” Mi sorrise elettrizzato.
“E LORO HANNO ACCETTATO?!?!” Avrei voluto gridare!
“Beh sei in prova ovviamente, ma dubito che possano evitare di amarti!” Lo abbracciai di nuovo strillando! “Sei la persona migliore che conosca Joe, ti adoro!”
“No, tu lo sei! Se per te va bene possiamo incontrarli domani e, poiché dovresti lavorare a Huntington Beach, loro sono di lì, ho pensato che potresti trasferirti da me. Qui si brulica di spazio, ti ho già fatto preparare un’ampia stanza e la mattina verresti scortata dai ragazzi da un autista!”
“Oh Joe, non posso accettare. Hai fatto anche troppo per me..”
“Non ti vedo da una vita, sarei onorato di averti qui! E non rechi affatto disturbo, per la maggior parte delle giornate sono in giro per impegni vari! Ti prego!” Sfoderò i suoi occhioni da cucciolo.
“E poi non è che finisce come quando eravamo ragazzi? Non abbiamo mai affrontato la questione da allora..”
“Te lo posso assicurare. Non c’è niente da chiarire, l’abbiamo già fatto tempo fa.. Fidati nessun problema. La cosa è superata..” Abbassò lo sguardo incerto. Non mi era davvero chiaro se fosse andato avanti da allora ma non mi fermai ad approfondire. Gli afferrai le mani ed esclamai:” Accetto!”
 
--
Quella stessa sera mi trovavo nella camera che era stata preparata per me. Era il triplo del mio appartamento. Forse convivere sarebbe stato strano ma non sopportavo l’idea di rimanere da sola. Avevo portato tutte le mie cose e mi sentivo per la prima volta davvero a casa. Trascorsi le ore che seguirono riabbracciando Benjamin, il fratello di Joel e familiarizzando con gli altri componenti della band. Quando mi stesi a letto sfinita ma felice i miei pensieri si diressero alla giornata che mi aspettava il giorno dopo. Mi ero documentata nel pomeriggio. La band che avrei conosciuto era costituita da soli ragazzi che facevano impazzire i teenagers con la loro musica e il loro aspetto. Si chiamavano Avenged Sevenfold.  
 
Il momento dell’incontro si avvicina!! Cosa succederà?! Commentate!! Baciotti :3

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 5 ***


EMMA

“Allora, come sono??” Chiesi trepidante a Joel che guidava calmo verso Huntington Beach.
Mi rivolse uno sguardo veloce ed aprendosi in un gran sorriso annuì: “Elegante, professionale e su di giri! Rilassati principessa, farai un figurone!” Gli piantai gli occhi addosso e scossi la testa con disapprovazione. Quando se ne accorse mi domandò perplesso: “Cos’ho detto di sbagliato?”
“Intendevo come sono i ragazzi! Simpatici, amichevoli, snob.. Eri più perspicace una volta o sbaglio?”
“Si invecchia sai com’è, ci passerai anche tu.. Comunque domani ti porto al Luna Park.”
“… E come mai?”
“E’ il primo premio per “La Domanda Più Ambigua Del Secolo”!” Distolse lo sguardo dalla strada per posarlo su di me compiaciuto. Ah si? Eccoti servito Madden: “ Capisco il tuo bisogno di attaccarmi per cercare di dimostrare la tua superiorità. Dopotutto misurarsi con un neo-laureato è un forte schiaffo morale, è normale non sentirsi all’altezza, ma ti ci abituerai.” Lo guardai saccente.
“Beh.. guarda che.. tu.. “
“Ho colpito nel segno, lo so. Non essere triste ora, ti cedo il mio premio così ti tiri su di morale. Non ringraziarmi.” Vittoria!
“.. E’ una battaglia, non la guerra..” Mi avvertì come se mi avesse letto nel pensiero.
“Dici sempre così!”
“E dico anche che siamo arrivati.” Annunciò fermando l’auto accanto al marciapiedi. Dall’altro lato della strada si ergeva una villa monumentale circondata da un ampio giardino. Giunti alla porta d’entrata Joel, dopo aver notato la mia espressione a metà tra lo sgomento e l’inquietudine, mi fece segno di inspirare a fondo e, prima che potessi espirare, suonò il campanello.
Dopo qualche istante comparve sulla soglia un ragazzone altissimo con due smeraldi brillanti incastonati nel volto che accoglieva un sorriso smagliante. La canottiera che indossava metteva in mostra il suo fisico palestrato e faceva risaltare le sue braccia muscolose interamente ricoperte di colorati tatuaggi.
“Ehilà, Joel! Ciao amico, tutto bene?” Si diedero un cinque sonoro, seguito da una spallata e da due pacche veloci dietro la schiena: il tipico saluto maschile americano. Poi si rivolse a me con fare affettuoso: “E tu sei la nostra salvatrice, dico bene?” Il suo timbro caldo e profondo mi sciolse l’anima, tanto che arrivai a chiedermi se si potesse morire davanti a cotanta bellezza, perché io già faticavo a respirare.
Fortunatamente in quel momento fece capolino da una delle spalle di quel dio greco un volto nuovo che esclamò: “Pietrificata da Matthew Sanders, un classico!” Smascherata dallo sconosciuto.
“Non trovi eccitante ,però, sapere che esiste ancora di meglio?” Sussurrò enfatico alludendo a se stesso e curvando il labbro inferiore in un sorriso malizioso. “Brian Jr. Haner, signorina.” Disse piano mentre sfiorava il dorso della mia mano destra con le labbra, tenendo gli occhi nocciola fissi sui miei.
“O semplicemente “Gates il seduttore”!” Lo canzonò Joel e l’attenzione dei ragazzi si spostò su di lui, conferendomi l’opportunità di ammirare Brian. Portava un cappello sportivo grigio con la visiera spostata di lato, che gli fasciava la parte superiore della fronte e imprigionava perfette onde di cappelli scuri. Il tutto incorniciava un viso perfetto, animato da uno sguardo furbo e un sorriso seducente. Guardandogli le grosse braccia, frutto di molto allenamento, fui quasi certa di scorgere per la maggior parte dei mostri tra i suoi molteplici e vivaci tatuaggi. Cercai di ricompormi in fretta e mi schiarii la voce cosicché smettessero di scherzare tra loro e mi ascoltassero, ma così facendo ottenni tre paia di occhi che mi scrutavano incuriositi e ciò mi intimorì ancora di più.
 “Piacere.. Emma.” Proferii con poca convinzione mentre arrossivo sempre più violentemente. Joel intervenne in mio soccorso, affermando: “Oh è fatta così! Significa che le piacete!” Errore mio, mi stava scavando la fossa. Vidi Brian sollevare le sopracciglia più volte sorridendomi. Fulminai Joel. Sorprendendomi Matthew, tra le risate divertite degli altri due, si avvicinò, mi prese sottobraccio e disse:” Beh ragazzi entriamo, così facciamo conoscere a Emma anche il resto della band!” E poi sottovoce a me :” Vedrai ti divertirai con noi.” Improvvisamente mi sentii al sicuro e più tranquilla.
Matthew ci condusse in un’ampia sala che comprendeva sia la cucina che il salone. Stravaccato sul divano vi era un ragazzo con una lunga cresta impastata di gel che guardava la tv.
 “Johnny guarda chi abbiamo qui!”. Si accorse del nostro arrivo quando Matthew lo chiamò e si alzò in fretta dirigendosi verso di noi ma fu preceduto da un altro ragazzo ancora, dagli occhi color oceano, che mi si piazzò di fronte entusiasta: “ Ciao! Tu sei l’amica di cui Joel mi ha parlato! Molto piacere io sono Zacky Vengeance, chitarrista! Sei davvero una bella ragazza sai? Attenta a Brian, ama fare il gigolò!” Parlò velocemente, tutto d’un fiato mentre mi stringeva la mano, scoccava uno sguardo complice a Brian e salutava Joel con un cenno del capo. A quel punto ci raggiunse il ragazzo con la cresta che scansò Zacky: “ Respira, amico, rimarrà con noi per un bel po’ di tempo, non la lasciamo scappare! Io sono Johnny Christ, il bassista!” Asserì fiero facendomi l’occhiolino ed io ,osservando le mie due nuove conoscenze, mi accorsi che i tatuaggi sulle braccia erano il marchio di fabbrica dei Sevenfold.
 Mi piaceva l’atmosfera che quei ragazzacci creavano. Il loro aspetto contrastava molto con il loro modo di fare e di essere, tutti cercavano di mettermi a mio agio, ognuno in modo diverso in base al proprio carattere. Più sicura di me trovai finalmente il coraggio di parlare: “Piacere di conoscervi tutti! Sono onorata di poter lavorare con voi! Io mi chiamo Emma e sono a vostra completa disposizione!”
“Appunto lei è la MIA Emma, è una perla, quindi trattatela bene, mi raccomando!” Joel mi sorrise dolcemente. Si levò un fragoroso “Wooooooooooohhhhhh!!” da parte di tutti i presenti e sprofondai nella vergogna.
“Tranquillo amico, si sentirà perfettamente a suo agio tra noi.” Lo rassicurò Matthew bonario.
“Bene, io adesso ho da fare quindi vi lascio. Emma quando hai finito fai uno squillo all’autista, rimani quanto ritieni opportuno.”
“E’ come avere una nuova mamma!” Esclamò Brian rivolto a Joel.
“I privilegi di conoscere una rockstar..” Dissi io con una vena di malinconia che nessuno colse, fatta eccezione per Zacky e Johnny che mi affiancavano, ma rimasero in un riflessivo silenzio, fortunatamente.
“Ok vi saluto , ci si vede ragazzi e Gates, ti controllo!” Scherzò Joel uscendo.
“Fai bene caro!” Sorrise lui. “Al mio fascino è impossibile resistere.” Si rivolse poi a me.
“Infatti, mai visto un ragazzo così innamorato di se stesso!” Esordii sorridendogli di rimando.
“Wow Brian, te le ha suonate!” Gridò Zacky euforico iniziando a saltellare, mentre Johnny e Matthew se la ridevano.
“Donna, ti piaccio, lo so, non mi serve la tua conferma.” Mi mandò un bacio.
“Mi dispiace interrompervi ma credo che dovremmo organizzarci con il lavoro adesso. Emma, accomodati pure, così ti facciamo familiarizzare con la band!” Matthew mi fece prendere posto, insieme agli altri su un tavolo che doveva essere quello da pranzo , e fu allora che notai che erano in tutto quattro, anche se ,dalle mie recenti ricerche, risultavano cinque componenti della band.
 

 
 
Ma come si fa a non adorare i Sevenfold?? :3 E James che fine ha fatto? Curiosi?

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 6 ***


JAMES
 
Appena sentii il campanello trillare tesi le orecchie. Matthew corse ad aprire e salutò Joel. Cazzo, erano già arrivati. Mi guardai intorno in cerca di una via di scampo, ma vidi soltanto il caos totale in cui era immersa la mia stanza, molto simile a quello che regnava nella mia testa da tempo ormai. Ero in trappola. Se fossi uscito mi avrebbero visto e sarei stato costretto a trattenermi con loro, a presentarmi e a dire tante stronzate in cui non credevo affatto come “con il vostro aiuto ce la farò” oppure “sono molto felice di conoscerti”, mentre nel caso in cui fossi rimasto lì avrei sentito tutta la loro conversazione su di me e sul lavoro da fare, perché la curiosità sarebbe stata troppo forte, e non volevo sapere ciò che pensavano di me, almeno non in quel momento.
Mi trovavo nel bel mezzo della mia riflessione mattutina quindi mi accorsi troppo tardi che la porta, che mi teneva al sicuro, vibrava sotto i colpi di qualcuno che mi stava avvertendo del suo arrivo. Ero finito. La porta si spalancò, e fui quasi sollevato nel vedere il mio caro amico Zacky entrare raggiante! Prima che potesse dire una parola mi scaraventai su di lui tappandogli la bocca, poi lo trascinai dentro e richiusi la stanza. Quando fu libero dalla mia morsa sbraitò sconcertato: “Ma che diavolo stai facendo Jimmy, sei impazzito!?”
“ Shhh!! Per favore Zac aiutami! Non sono ancora pronto per vederla oggi, lo farò al più presto ma oggi no, devo  abituarmi alla sua presenza in casa prima, poco a poco! Ora scendi e attiri l’attenzione su di te, così io nel frattempo scappo in sala di registrazione e me ne sto lì buono, buono! Posso contare su di te amico?” Lo implorai.
Lui mi guardò preoccupato, stava per farmi uno dei suoi discorsi filosofici che finivano sempre per farmi sentire in colpa, quindi lo precedetti, sfoderando il mio sguardo più affranto. Lo vidi spostare il suo a terra e mi tranquillizzai. L’avevo convinto! Infatti pochi secondi dopo esclamò: “Ok genio del male, ti salvo il culo come sempre! Ma prima o poi dovrai affrontare la situazione, e lo sai.. Detto questo ora corro a salutare gli ospiti, anche perché muoio dalla voglia di conoscere la nuova arrivata!” E sfrecciò via euforico.
Attesi sulla soglia della mia camera impaziente e, quanto udii la voce squillante del chitarrista risuonare in sala, mi fiondai giù dalle scale e, a passi felpati, raggiunsi la mia meta. Mi chiusi a chiave nell’enorme stanza insonorizzata e mi sdraiai a terra, concentrandomi sul battito affannato del mio cuore per cercare di sfuggire alla mia coscienza biforcuta che ,però, non riuscii ad evitare. Ero consapevole di comportarmi come un bambino e la cosa non mi sorprendeva, dato che non ero mai cresciuto davvero, e non avevo intenzione di farlo allora.
Mi alzai e raggiunsi la batteria, il mio grande amore, la mia ancora di salvezza. Tentai di suonare per scaricare la tensione, la rabbia, la frustrazione.  Ma a causa del fatto che non ero molto concentrato , o perché era solo una brutta giornata, sbagliai molto, persi il ritmo più volte e finii per scaraventare le bacchette contro un malcapitato amplificatore. Mi sentivo irrequieto, agitato, non riuscivo nemmeno a stare fermo. Vi era una piccola possibilità che il mio stato d’animo fosse così instabile per via di quello che stava accadendo all’altro lato della casa, ma non volevo ammetterlo a me stesso, dunque rimasi per circa altri quindici minuti a passeggiare avanti e indietro domandandomi se raggiungere o meno i miei coinquilini, dopodiché mi arresi. Infilai la chiave nella serratura e sgattaiolai fuori. Riconobbi le voci dei ragazzi unite ad una sfumatura femminile che mi attirò parecchio per la sua dolcezza. Rimasi ancora qualche istante in ascolto, immobile, poi conclusi che Joel se n’era andato. Mi avvicinai lentamente alla stanza dove erano tutti riuniti e trovai una sistemazione strategica nascondendomi dietro ad un appendi abiti stracolmo che si trovava tra il muro e l’arco che conduceva al salone, così riuscii anche a vedere cosa succedeva. Sopra al tavolo distinsi diversi fogli sparpagliati, bicchieri mezzi vuoti, vari documenti e spartiti. Brian era appoggiato al muro e sorseggiava una birra mentre conversava con gli altri, Johnny se ne stava seduto per terra a gambe incrociate di fronte al divano, dov’erano Zacky e Matthew, tra i quali sedeva una ragazza esile dai lunghi capelli dorati. Si era creata una sincera armonia tra loro, riuscivo a coglierla, tutti intervenivano, ridevano, scherzavano, si divertivano insieme. Brian quando non parlava scrutava la ragazza con il suo sguardo da “Non puoi resistermi se io non lo permetto”, Zacky tentava di farla ridere in ogni modo e infine la voce e il bassista del gruppo si impegnavano a raccontarle per filo e per segno la nostra storia, da quando l’avventura era iniziata: “Eravamo davvero giovani, avevamo pochi anni in meno di te!” A Matt sfuggivano sempre occhi sognanti quando parlava del nostro passato.
“Beh ,ragazzina, tu sembri tanto giovane ma se hai una laurea minimo venticinque anni li devi avere per forza!” Affermò Brian convinto.
“Ho seguito i corsi per ottenere una laura breve perché non potevo permettermi altri anni di studio, ma ho iniziato presto perché grazie a dei corsi estivi ,che mi hanno dato crediti, ho finito prima la scuola superiore. Quindi, anche se l’età di una donna dovrebbe rimanere un mistero, io ho la bellezza di ventidue anni compiuti.” Fui colpito dalla sua giovane età ma soprattutto dalla sua voce melodiosa, mi piaceva molto.
“E quindi ora ti ritrovi tra quattro quasi trentenni ormai a sentirli parlare della loro adolescenza! E’ sempre stato il tuo sogno segreto, ammettilo!” Scherzò Zacky.
“Ahahahah! Esagerato, avrete al massimo ventisette anni e portati benissimo!”
“Merito della palestra!” Zacky era particolarmente entusiasta della presenza di quella bambolina in casa nostra, non si era mai sforzato tanto di risultare simpatico ad una ragazza prima d’ora. Ma non ci feci troppo caso, ero concentrato su di lei. La rabbia che avevo provato nei suoi confronti fino a pochi secondi prima era scomparsa. Non sembrava voler imporre le proprie idee, era molto aperta e interessata al nostro modo di essere, al nostro stile, sembrava quasi che facesse tutte quelle domande su di noi per adattarsi al nostro modo di essere, non per modificarlo. Improvvisamente fui assalito da una terribile sensazione.  Joel aveva cercato di aiutarmi davvero, trovando la persona più adatta alle mie esigenze e io l’avevo disprezzato, ignorato, evitato. Avrei dovuto chiamarlo almeno, per scusarmi e ringraziarlo. Estrassi dalla tasca il cellulare e cercai il suo numero in rubrica (non ero nemmeno sicuro di averlo).
“Buongiorno bella addormentata!”
“Shh, sta zitto Brian! Non vedi che..” Alzai lo sguardo sovrappensiero e mi resi conto dell’accaduto. Brian si era alzato per prendersi un’altra birra, mi aveva visto e io da perfetto deficiente gli avevo pure risposto. Maledette riflessioni interiori.
“Beh se non vuoi parlare con me almeno saluta lei!” Disse indicando con il capo l’amica di Joel che mi stava di fronte, a pochi centimetri di distanza. Non mi ero accorto nemmeno di lei, la giornata iniziava alla grande! Imbarazzato tentai di giustificarmi: “Oh.. Ehhm.. Si io stavo dormendo, ero.. molto stanco ieri sera! E.. Mi ero fermato qui.. Per fare una telefonata, si una telefonata! Non vi avevo proprio sentiti! Uhm no.. Assurdo vero!?” James Owen Sullivan, il peggior bugiardo della storia. Sentivo chiaramente gli altri che se la ridevano alla grande, a Brian invece era andata la birra di traverso per le risate, e cercava di dominarsi soffocando i colpi di tosse. Stavo avvampando, volevo sprofondare. La ragazza che mi stava di fronte mi scrutò con i suoi grandi occhi verde chiaro incuriosita e con un sorriso incerto stampato sulle labbra. Poi fece una cosa che nessuno in vita mia aveva mai fatto dopo aver capito che mentivo spudoratamente. Si avvicinò e mi abbracciò. Fu questione di brevissimi attimi. Quando ci separammo rimasi impietrito e incapace di dire qualsiasi cosa. Lei invece mi sorrise timidamente dicendo: “Tu sei un pessimo attore, e io invece sono Emily, ma tutti mi hanno sempre chiamata Emma! Lieta di conoscerti!” Gli altri nel frattempo si erano avvicinati e mi osservavano divertiti, Brian più di tutti.
 

Finalmente si sono conosciuti! Ma come andrà avanti adesso?! Jimmy contegno per favore u.u Cosa ti succede?? Ci ho messo un po’ a pubblicare il capitolo perché avevo troppe idee e non sapevo come organizzarle! Spero vi sia piaciuto! 

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 7 ***


James

“Jimmy, il gatto ti ha mangiato la lingua per caso?!” Il solito Brian. Questa era un’occasione d’oro per lui.
Trovai il coraggio di rispondere  per rimediare alla figuraccia: “Io sono James, ma puoi chiamarmi Jimmy. Sono il batterista della band.” Sentivo la pressione dello sguardo degli altri addosso. Quanto sapevano essere crudeli!
“Beh caro, Emma stava andando in bagno prima di incontrarti casualmente.. dietro l’appendi abiti.. apparentemente nascosto..  – cose da fare nel prossimo futuro: uccidere Brian-  Potresti accompagnarla, così vi conoscete dato che non ne hai avuto l’opportunità perché.. Eri molto stanco!” Il mio migliore amico era visivamente compiaciuto della figura che mi stava facendo fare quindi lo incenerii con lo sguardo e mi affrettai ad allontanarmi da lui.
“Certo, seguimi pure.” Dissi rivolgendomi ad Emma.
 Mentre ci dirigevamo verso l’interno della casa sentivo chiaramente i ragazzi ridere a crepa pelle della mia reazione, e mi resi conto che agli occhi della nuova arrivata sarei sicuramente sembrato un perfetto idiota.
“Mettere in imbarazzo un amico è un modo perverso per dimostrare affetto! Non crucciarti troppo!” Mi soprese lei, sfoggiando un sorriso allegro. Ok, non avrei mai capito le donne.
“Oh si, poi Brian ha un modo tutto suo per dimostrare affetto! –Risposi-  Ti sarai sicuramente accorta del suo carattere strafottente e di quanto sia pieno di sé!”
“Me l’hanno presentato come “Gates il seduttore”, so di cosa parli!”
“Ahahahah, la cosa non mi stupisce affatto! Ma io lo adoro, sia per come si mostra agli altri sia per com’è davvero. Non ci crederai ma è realmente un grande amico, fedele, leale, sincero. Ci divertiamo tantissimo insieme!” Temevo di annoiarla, ma ogni volta che aprivo bocca lei mi guadava sorridente e solare e tutti i miei dubbi si disintegravano all’istante.
“Ecco, qui c’è il bagno. Io ti aspetto fuori..”  Dissi con una punta di imbarazzo.
“Non farti scrupoli eh, se vuoi entra pure!”
“.. Beh non credo sia il cas..” Si era già richiusa la porta alle spalle e rideva divertita. Jimmy, che ti succede, perché sei regredito così di colpo?!
“Sai, siete tutti molto simpatici!  -Mi gridò da dentro- “Penso che mi divertirò parecchio con voi!”
“Te lo posso garantire! Casa Sevenfold è come un circo, ce n’è per tutti i gusti!”
“Ahahah! E poi siete affiatati, si vede che vi volete bene e amate quello che fate, vivete in un clima molto piacevole!”
“Siamo come fratelli, non ci separiamo da anni, nemmeno per le vacanze!” Mentre parlavo Emma uscì e mi si parò di fronte. Averla tanto vicina mi immobilizzava e innervosiva. Ebbi però l’occasione di studiarla meglio: i suoi lunghi capelli color miele le incorniciavano il viso dolce dai lineamenti morbidi, dove dominavano due begli occhi che trasudavano emozioni, nei quali riuscivo a vedere la sua anima e persino a specchiare la mia. Quella bellissima ragazza aveva uno strano effetto su di me, e non riuscivo a capire per quale motivo. Mi resi conto di averla messa in imbarazzo rimanendo a fissarla in silenzio per non poco tempo, perché lei, se inizialmente aveva ricambiato il mio sguardo interessata, ora arrossiva, guardava per terra, spostava il peso da una gamba all’altra inquieta, si voltava in cerca di qualcosa da dire.
“Scusami, sembra una frase per rimorchiare, ma mi sono davvero perso nei tuoi occhi.” Oh mio Dio James, che cazzo le dici, questo lo dovevi solo pensare!
Rimase completamente spiazzata dal mio apprezzamento inaspettato.
“Oh, grazie. Anche i tuoi sono incredibili, tersi come il cielo!” Era agitata. Stupido James, rimedia! In quel momento giunse in mio soccorso l’angelo Zacky, che si era preoccupato perché non ci aveva più visti tornare.
“Ehi, pensavo vi foste persi! Tutto ok? Avete caldo per caso?” Zacky stava per peggiorare la situazione.
“Tu no? La cucina sarà più arieggiata, a proposito, sarà anche ora di pranzo ormai! Emma, resti con noi?” Evitata la tragedia per un soffio. Le emozioni mi si leggono in faccia e Zacky mi smaschera sempre velocemente.
“Beh ovvio, sei la nostra ospite speciale!” Esclamò rivolgendosi alla ragazza, che sembrava ancora un po’ scossa. “Dai andiamo, Matt stava preparando la sua straordinaria pasta al sugo, ormai sarà pronta!” Esclamò il chitarrista afferrando la mano della ragazza e trascinandola con sé.
Ci accomodammo a tavola proprio quando Matthew serviva i piatti. Il pranzo fu più animato del solito, ravvivato da un’intensa conversazione che ruotava principalmente intorno ad Emma. Quando terminammo tutti, Johnny e Zacky si piazzarono sul divano davanti alla tv, mentre Brian si offrì di lavare i piatti (solo per fare bella figura, perché quel giorno sarebbe comunque stato il suo turno). Matthew condusse invece me ed Emma in una stanza che utilizzavamo per le riunioni, incontri con i produttori ed altri affari burocratici. Una volta entrati mi disse:“ Bene Jimmy, noi abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Emma questa mattina, e approfondiremo la sua conoscenza con il tempo. - le scoccò un’occhiata amichevole- Ora sta a voi due familiarizzare, conoscervi un po’ più a fondo per poi iniziare a lavorare. Mi raccomando, è il mio pupillo.” Terminò infine rivolgendosi a lei, che lo rassicurò dicendo :“Starà bene, fidati di me!”
Quando il cantante uscì e ci lasciò soli mi sentii leggermente teso, ma Emma mi sorrise benevola, così decisi di riscattarmi: “Allora.. Tu che lavoro fai?” Affrontare l’argomento mi preoccupava ma era giunto il momento ormai.
“Oh, io ancora non lavoro, spero di farlo per voi! Ho una grande passione per le parole, infatti amo scrivere e leggere, soprattutto poesie. Mi sono appena laureata in Lettere e Filosofia, pur sapendo che con tale titolo di studi non sarei andata lontano, ma queste sono alcune delle cose che più mi appassionano, non potevo fare altro.” Si spiegava tutto. Non avrebbe scritto i testi al mio posto, non era di sua competenza, mi avrebbe solo aiutato ad uscire dalla mia spiacevole crisi. Mi sentivo in colpa e tremendamente stupido. Avrei dovuto scusarmi per il mio comportamento infantile prima o poi.
“Sono pienamente d’accordo con te, bisogna inseguire i propri sogni e tentare di tutto per realizzarli, altrimenti la vita non ha senso. Se scegli ciò che ami non lavorerai nemmeno un giorno.”
“Sei molto saggio Jimmy, sono davvero felice di collaborare con te.” Era una ragazza per bene, sincera e umile, e io una persona orribile.
“E come hai conosciuto Joel?” Pensavo facessi parte del mondo dello spettacolo..”
“No no, assolutamente no..” Improvvisamente mi parve rabbuiarsi.
“Conosco Joel da quando ero ancora una bambina. Ho vissuto una storia.. travagliata.. ma fortunatamente ho incontrato lui che mi ha salvata e trattata come una sorella, cosa che fa tutt’ora. Pur essendo diventato famoso non si è dimenticato di me..” Sembrava distante, assente, quasi come se stesse rivolgendosi a sé stessa. Cosa nascondeva il suo passato? Cosa le era accaduto? Desideravo saperne di più ma non potevo forzarla.
Vedendo che si era bloccata mi sentii in dovere di aiutarla. Spostai la sedia più vicino a lei e tentai ti rassicurarla: “Emma, se e quando ne vorrai parlare, sappi che io ci sono. Può sembrare azzardato detto da quello che questa mattina ti ha evitata perché temeva fossi la rovina della sua band, ma ti posso assicurare che è la pura verità, hai il mio completo appoggio.”
Stupita alzò la testa che aveva nascosto tra le mani e piantò i suoi splendidi occhi sui miei: “Perché avrei dovuto rovinarti la band?”
Dovetti confessare: “Mi vergogno di tutto quello che sto per dirti. Fino a qualche ora fa pensavo fossi una che scrive testi per lavoro, che pensa soltanto ai soldi, che non mette passione in ciò che fa. Temevo di ritrovarmi con delle canzoni commerciali, contro lo stile della band. Ma mentre spiavo (si, hai capito bene) te e i ragazzi ho notato come ti interessavi a noi, alla nostra musica, alla nostra storia, e ho capito che sei una persona genuina, di quelle fuori produzione ormai. Non se ne vedono più di ragazze come te, Emma, e forse non se ne sono mai viste prima.” Ero totalmente sincero, sentivo di doverglielo dire, per scusarmi, di tutto.
“Credi davvero a ciò che hai detto?” Mi guadava quasi incantata.
“Certo! Credo tu sia una persona meravigliosa e non vedo l’ora di conoscerti meglio e di ringraziare Joel per averti portata da noi!” Esclamai convinto. Riuscii a farle tornare il sorriso finalmente, e la tensione si dissolse. Le ore volarono in fretta mentre noi chiacchieravamo come dei vecchi amici. Trascorremmo il pomeriggio discutendo riguardo al gruppo, la vita da rock star, la musica. Non ci rendemmo conto che si era fatto tardi, fino a quando Brian spalancò la porta senza bussare, facendoci sobbalzare, dicendo: “Eeeeeehiii, che succede?! E’ tutto il giorno che siete blindati qui dentro, non vi annoiate?” Indicò con la testa fuori dalle finestre attraverso le quali si poteva vedere chiaramente la notte che avanzava. Doveva essere davvero tardi, perché Emma balzò in piedi preoccupata ed esclamò: “Oh mio Dio, che ore sono?! Mi dispiace, non volevo crearvi nessun disturbo, sarei dovuta andarmene già prima!” Afferrò il suo telefono e uscendo dalla stanza disse: “Faccio una breve telefonata e me ne vado subito!”
“Non c’è fretta cara, puoi rimanere con noi anche questa notte se preferisci..” Le propose Brian ammiccante, ma lei lo liquidò con una linguaccia e si chiuse la porta alle spalle.
“Niente male la ragazzina eh?” Si rivolse a me.
“Chi non è niente male per te, Syn?” Risposi freddo.
“E pensare che nemmeno la volevi conoscere.. Vedo come la guardi quando è distratta, amico mio!”
“Sei insopportabile. Dobbiamo solo lavorare insieme, non farti strane idee.” Non l’avevo ancora perdonato per come mi aveva aggredito accusandomi di voler far fallire la band.
 In quel momento Emma entrò e ci avvertì: “Ragazzi, io vado adesso.”
“Ti accompagno!” La raggiunsi prima che Brian potesse aggiungere una sola parola. Dopo che lei ebbe salutato tutti ci trattenemmo per qualche attimo fuori, sulla soglia.
“Spero di non aver recato troppo disturbo trattenendomi fino ad ora..”
“Nessun problema, anzi! Ho perso la cognizione del tempo anche io, non sentirti sola!”
“ … Allora.. pensi di.. volermi come aiutante..?” Mi domandò mordendosi il labbro inferiore.
“Non potrei chiedere di meglio! Sei ufficialmente assunta!” Sfoggiai il mio sorriso più entusiasta!
“Davvero?! Non posso crederci! Così presto?? Grazie, grazie, grazie!!” Iniziò a saltellare e a muoversi come se stesse ballando, ed io senza pensarci mi unii a lei spensierato, per la prima volta, dopo tanto tempo. Fummo interrotti quasi subito dal forte suono di un clacson, così, tra le risate mi salutò e scomparì dentro ad una lunga limousine bianca, mentre io rimasi lì ancora per qualche secondo, impalato, lasciandomi travolgere dalle emozioni. La giornata era fuggita veloce, non lo avevo ancora realizzato, ed era tutto merito di Emma. Era terribilmente simile a me, timida e riservata all’inizio, ma una volta presa confidenza, un vulcano di allegria e vitalità, avvolta ,però, da un alone di mistero che la rendeva ancora più interessante. Nascondeva tutte le emozioni represse, le ferite che ardevano ancora, sigillate in uno scrigno dentro di sé, ed io morivo dalla voglia di conoscere i demoni di quella tenera creatura.
 
Ooohh Jimmy è rimasto decisamente colpito! Ma Emma? Attendo commenti!

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 8 ***


Emma

Fin da quando ero una bambina mi è sempre piaciuto guardare il mondo che scorre veloce dal finestrino della macchina, lasciandomi cullare dai pensieri, e quella sera lo apprezzai particolarmente. Avevo vissuto una giornata ricca di emozioni positive, cosa che non accadeva da parecchio ormai, e che forse non era mai accaduta in realtà. I ragazzi con cui avrei lavorato, oltre ad essere incredibilmente belli fisicamente, mi affascinavano ognuno per la propria indole dolce, divertente o premurosa che fosse! Si erano comportati tutti in modo impeccabile con me ed erano riusciti a farmi dimenticare per una giornata intera chi fossi, tenendomi lontano dalle mie paranoie e dal mio passato che puntualmente ,ogni giorno, tornava alla carica. Beh in realtà vi era stato un momento in cui i ricordi avevano preso il sopravvento.. Ma anche in quel caso ero stata salvata, dal più bello ,forse, di quei cinque eroi tatuati. Effettivamente “bello” è un termine che può sembrare troppo generico per definirlo, ma solo perché viene abusato dalla maggior parte delle persone ormai, poiché a mio parere gli calzava a pennello. James era bello esteticamente, ed interiormente ancor di più. Dal primo momento in cui l’avevo visto era scattato qualcosa in me. Aveva alzato il volto scoprendo per un attimo l’occhio destro che rimaneva nascosto dietro un lungo ciuffo di capelli color pece, e mi aveva trafitta con il suo sguardo blu. Indubbiamente mi piaceva molto, come tutti gli altri del resto, ma in lui c’era qualcosa di.. diverso. Lo avevo percepito nell’aria quando gli ero stata vicina, nella vibrazione della sua voce quando avevo ascoltato le sue parole, nel suo comportamento, ora imbarazzato e impacciato, ora socievole e divertente.
 Aveva un mondo tutto suo dentro, e chissà quante meraviglie avrebbe potuto esprimere attraverso la sua musica, ma ,soprattutto, era più simile a me di quanto potessi esserlo io stessa. Sotto l’aspetto da duro e lo sguardo tenebroso si celava uno spirito solare e altruista, ne ero certa. Chi offre il proprio appoggio ad una sconosciuta apparentemente entrata in crisi esistenziale raccontando il suo passato? Solo qualcuno che avverte il dolore, perché l’ha provato e sa quanto fa male. James si trovava evidentemente in un periodo buio, aveva imboccato un vicolo cieco, sia nella vita che nella carriera; aveva perso la voglia di una volta, il suo entusiasmo, Matthew me l’aveva detto, ed era alquanto preoccupato. Non era accaduto improvvisamente, ma per gradi, mano a mano che il tempo passava, lui si era chiuso in sé stesso e i ragazzi non avevano la sensibilità di capire cosa gli stesse succedendo, poiché ,da come mi avevano raccontato, cercavano di tirargli su il morale portandolo ogni sera ad un pub diverso, con l’intento di distrarlo. Quel pomeriggio mi avevano pregato di aiutarlo a superare il blocco si, ma soprattutto di cercare di capire cosa lo turbasse.
Ovviamente avevo accettato volentieri, sia perché risolvere i problemi altrui mi reca un appagamento incomparabile, sia perché perdere quell’occasione sarebbe significato tornare a vivere da sola e a lavorare in una noiosa biblioteca, senza quelle nuove amicizie di cui, in quel momento, sentivo assoluto bisogno. Avrei aiutato James, avuto un lavoro, una casa, degli amici e sarei risorta dalle mie ceneri finalmente!
Una volta giunta nella sontuosa villa dove ero ospite, scorsi Joel che dormiva steso sugli scalini d’entrata. Mentre mi avvicinavo a lui guardai l’orologio e mi stupii di aver fatto tanto tardi. Ero stata così occupata dai pensieri sui ragazzi che mi ero completamente dimenticata della persona più importante della mia vita, senza la quale non avrei avuto la possibilità di conoscere i Sevenfold. Senza la quale non sarei stata nemmeno lì.. Mi sedetti accanto a lui accarezzandogli i capelli biondi, e non potei trattenermi dal notare quanto la bellezza si fosse impossessata di lui (anche se non ricordavo che l’avesse mai abbandonato). Il suo corpo palestrato era anch’esso tappezzato di tatuaggi, più contenuti di quelli delle Star appena conosciute, e totalmente irriconoscibile dall’ultima volta in cui l’avevo visto, quand’era ancora un giovanissimo diciottenne innamorato del punk e devoto alla madre. Soltanto i lineamenti del dolce fanciullo che era cresciuto con me erano rimasti invariati, così ogni volta che lo guardavo negli occhi lo vedevo tornare il mio compagno di vita di una volta, e non senza un briciolo di nostalgia.
 Il suono assordante di un’ambulanza che sfrecciava a tutta velocità lungo la strada di fronte a noi lo destò, e il suo sguardo si diresse subitaneamente su di me: “Ehi..- la voce ancora impastata dal sonno- da quanto sei qui?”
“E tu? Sei distrutto, dovresti essere andato a dormire molto prima!”
“Come avrei potuto? Dovevo essere qui ad aspettarti, che discorsi, non mi sarei mai perso il tuo primo giorno di lavoro!” Si mise a sedere strofinandosi gli occhi.
“E poi ero preoccupato. Non ti sei fatta sentire per tutto il giorno..” La frase degenerò in un sussurro.
“Joe.. Non devi preoccuparti per me, sono grande ormai!” Lo presi in giro pizzicandogli il fianco sinistro.
Lui mi sorrise dolcemente e mi abbracciò. Rimasi stesa tra le sue braccia mentre mi chiedeva com’era andata, cosa avevo fatto, che impressione avevo avuto della band, del lavoro che avrei dovuto affrontare.
“Vedi, io lo sapevo che avresti fatto colpo, sei perfetta per questo ruolo, ti conosco troppo bene!”
“E io conosco te, e so che sei molto stanco e che domani dovrai alzarti presto perché avrai sicuramente chissà quanti impegni importanti per i quali dovrai almeno dare l’impressione di essere sveglio, quindi tirati su e andiamo a dormire!” Lui mormorò qualche lamentela incomprensibile mentre ci alzavamo lentamente ed entravamo in casa. Ci trascinammo a fatica su per le scale, stanchi ma felici, perché insieme, dopo un periodo di tempo quasi interminabile. Joel mi accompagnò fino al mio appartamento e si separò da me dopo un lungo abbraccio, di malavoglia, non prima di aver detto: “Emma non riesco ancora a capacitarmi del fatto che tu sia qui, in casa mia, che tu viva dove vivo io! Io ho….. Cioè…. Non so se riuscirò ad addormentarmi questa notte!” Voleva dirmi qualcosa di diverso e poi se n’era pentito o ero solo paranoica?
“Beh dovrai impegnarti, perché io da qui non scappo!” Scherzai.
“Anche perché se scappi ti prendo.. Sai che sono sempre stato più veloce di te!”
“Sei rimasto il solito competitivo di una volta ragazzo!”
“Non amo i cambiamenti!” Mi strizzò l’occhio.
Sorrisi piegando la testa di lato: “Mi sei mancato.”
La sua espressione si addolcì, si avvicinò a me e ci stringemmo un’ultima volta. L’ultima di quella intensa giornata.

--

Quella notte non riuscii a riposarmi come avrei voluto, perché sognai, o meglio, ebbi un incubo. Un altro. Passeggiavo in una città deserta  con Matthew, Johnny e Zacky, di notte, e ci dirigevamo verso il centro. Una volta arrivati ci infilammo dentro ad un locale poco illuminato e prendemmo da bere, ma quando ci vennero portati i bicchieri lo scenario cambiò bruscamente. Mi ritrovai nella piccola casa dov’era cresciuto Joel seduta sul bancone della cucina, nel quale si trovava anche uno dei bicchieri ordinati precedentemente, che però era più piccolo e conteneva un liquido rosa. Poi vidi James che correva verso di me preoccupato gridandomi di non bere, ma io con le lacrime che ormai mi annebbiavano la vista, afferrai il bicchiere e me lo portai alle labbra. Mi svegliai di colpo prima che potesse accadere qualcos’altro.
Non ero abituata a svegliarmi in una camera tanto sontuosa, dove i colori tenui delle pareti risplendevano accarezzati da un lieve raggio mattutino. Tentai di tornare in me respirando profondamente per qualche minuto, ritrovando la calma apparente che mi permetteva di non impazzire ogni volta che le mie notti venivano sconvolte da questi sogni. L’avvenimento era sempre lo stesso, mentre chi compariva con me cambiava, come lo scenario.
Mi alzai velocemente e corsi in bagno, mi sfilai il pigiama e mi chiusi dentro la doccia, sperando che l’acqua calda potesse darmi conforto e confondersi con le pesanti lacrime che mi rigavano le guance. Quando i ricordi mi facevano visita durante il giorno era già abbastanza doloroso, figuriamoci quando si insediavano anche nei miei sogni. Rimasi sotto il getto di acqua bollente fino a che le mie spalle non divennero viola e potei così concentrarmi su un altro tipo di dolore. Decisi di indossare un semplice paio di jeans ed una sottile canottiera bianca per far respirare la mia pelle martoriata, ed infine optai per un paio di sneaker nere. Per coprire il rossore che mi cerchiava gli occhi chiarissimi e privi di espressività che mi ritrovavo mi spalmai in volto un fondotinta chiaro ma molto coprente e colorai le labbra di un rosso fuoco brillante, così da allontanare l’attenzione dal mio sguardo. Cercai di fare tutto guardandomi il meno possibile allo specchio, dopodiché afferrai la borsa e uscii. Entrando in cucina fui accolta da un fischio molto espressivo che proveniva dalla bocca di Benjamin, il quale stava facendo colazione.
“Uuuuoohh appuntamento speciale questa mattina?! Siamo troppo fighi per i miei gusti, non esci da casa mia conciata così!” Il suo tono era scherzoso ma mascherava un fondo di verità. Benjamin si era sempre comportato come un padre con me.
“Sono troppo volgare o sembro un clown?” Non volevo dare nell’occhio quel giorno.
“Sei troppo bella, questo è il senso! Di solito capisci la mia ironia!” Pericolo scampato, l’abbigliamento era perfetto. Mi trattenni con Benjamin parlando del più e del meno. Adoravo la semplicità di quel ragazzo. Capiva quando c’era qualcosa che non andava e ,come desideravo, non faceva domande ma si limitava ad aggirare la questione. Anche lui mi conosceva bene.

Ci trattenemmo ancora per qualche minuto, poi mi salutò e andò a prepararsi per un servizio fotografico, ed io ne approfittai per fuggire silenziosamente. Mi feci scortare dall’autista nella cittadina di Huntington e gli assicurai che avrei trovato la strada per casa Sevenfold senza alcun problema. Mi ero svegliata molto presto quindi avevo deciso di visitare il posto, popolato da milioni di ragazzi e ragazze abbronzati in gran forma. Sbucavano da tutte le parti, aggirandosi in skateboard o a piedi, sfoggiando i loro addominali scolpiti, ed io, pur essendo pallida e smorta, trovavo alquanto confortante l’idea di scomparire in una miriade di persone. Osservavo le vetrine dei negozi, respiravo la fresca aria mattutina e venivo travolta da chi correva a lato della strada. Intendo letteralmente, perché mentre guardavo il cielo pensierosa sentii un forte colpo all’addome e caddi rovinosamente a terra, trascinando con me il ragazzo che mi aveva urtata. Lui si alzò di scatto e mi afferrò delicatamente i fianchi per aiutarmi ad alzarmi dicendo affannato: “Oh Dio scusa, non ti ho proprio vista!”
Per colpa della caduta aveva perso il cappello che gli oscurava il volto, così quando potei vederlo in faccia fui sorpresa e divertita nel constatare che si trattava di Zacky. Quando mi riconobbe si illuminò: “Emma! Sei proprio tu?! Che ci fai qui?!”
“Oh beh.. Volevo vedere Huntington! Tu invece ti tieni in forma?” Sorrisi.
“Controvoglia.. Ho messo su un po’ di pancetta ultimamente quindi Jimmy mi ha convinto a fare un po’ di sport. Il fatto è che arrivo a casa così affamato che mangio tanto da bruciare tutti i progressi che faccio!” Scoppiammo a ridere insieme . Zacky era un tipo molto divertente!
“Sai credo che questo piacevole incontro mi abbia fatto passare la poca voglia che avevo di finire la corsa. Vieni a casa con me e facciamo colazione insieme? Tanto saresti dovuta venire da noi comunque più tardi.. No?” Gli comparve un sorriso accattivante sulle labbra perfette.
“Accetto molto volentieri! Ma non è ancora presto? Non staranno dormendo gli altri?”
“Probabile ma penso sia giunto il momento che smettano di fare i pigri, soprattutto adesso che abbiamo un’ospite così carina da accogliere!” Disse strizzando uno dei suoi diamanti azzurri, facendomi arrossire inevitabilmente.
“Ooohh che gentile! Butteresti i Sevenfold giù dal letto per me?!”
“Per te è il minimo..” Troppi complimenti in troppo poco tempo, Zacky voleva farmi impazzire? E per di più mi guardava fissa negli occhi quando parlava, con un sopracciglio alzato e senza la benché minima impressione di voler distogliere il suo sguardo da me.
Iniziai ad agitarmi e tentai di spostare la sua attenzione su qualcos’altro:” Allora affrettiamoci a raggiungerli! Oh, mi è venuta un’idea! Ci fermiamo in una pasticceria? Così portiamo loro qualche dolcetto che non fa mai male!”
“Ottimo! Io vivrei di dolci! Ah, anche tu vedo! Bene, allora seguimi! Conosco un posto che fa al caso nostro!” Nascose quel suo sguardo magnetico dietro un paio di occhiali scuri e mi condusse in una caffetteria affollata che svaligiammo, per poi dirigerci verso casa.

Conversare con Zacky era naturale e rilassante, parlavamo di tutto, era socievole e sincero e mi faceva morire dalle risate!
Quando entrammo nella villa mi sussurrò: “Aspettaci pure in cucina, io vado a svegliarli e ad avvertirli che ci sei anche tu, non vorrei assistessi a visioni horror tipo Johnny in mutande!” Non riuscii a trattenere le risate e contagiai anche lui, che salì le scale divertito.
Appoggiai i dolci sul bancone della cucina pensando ancora alle ultime esilaranti parole di Zacky e sobbalzai, quando due enormi braccia colorate mi cinsero la vita serrandosi sul mio basso ventre e un addome chiaramente ben allenato aderì alla mia schiena:” Buon giorno principessa.” La voce seducente di Brian mi penetrò fin dentro le ossa.
“Buon.. giorno anche a te Brian.” Dissi in un soffio. Quel ragazzo sapeva di essere bello da mozzare il fiato, adorava avere tutte ai suoi piedi ed esercitava il potere derivante dalla sua fama per strappare i numerosi paletti che mantengono le distanze tra due persone appena conosciute, permettendosi di flirtare spudoratamente con me. Se uno sconosciuto mi si fosse avvinghiato in quel modo non ci avrei pensato due volte prima di allontanarlo bruscamente, ma con lui non riuscii a fare a meno di esitare un po’. La sua terribile bellezza neutralizzava tutti i miei buoni propositi.
Quando però iniziò a strusciare la sua guancia sulla mia e a muovere le mani che teneva su di me mi alterai: “ Ehm tesorino, mettiamo in chiaro due cose.” Dissi sicura, staccandomi le sue braccia di dosso e sgusciando via dalla sua morsa, trovandomi così di fronte a lui. “Vedi di non esagerare e porta un po’ più di rispetto. Gli scherzi li accetto ma non altro. Sono una tua collega quindi se hai degli istinti primordiali che non riesci a dominare li vai a soddisfare altrove, con chi si dedica esclusivamente a questo.”
Pensavo di essere stata abbastanza convincente ma non ottenni la reazione che desideravo. Invece di scusarsi il chitarrista mi si avvicinò ancora di più, le labbra aperte in un sorriso malizioso, fino a toccare il mio naso con il suo.
“Le ragazze impazziscono anche solo per toccarmi un capello e tu mi respingi così? Se c’è una cosa che amo di più di quelle che mi cadono ai piedi sono le donne aggressive, e tu cara quando ti arrabbi sei ancora più sexy.” Disse piano mentre attorcigliava l’indice destro sui miei capelli.
Il mio cuore batteva all’impazzata. Affrontandolo lo avevo solo istigato. Mentre frugavo nella mia mente alla ricerca di qualcosa con cui controbattere lui si passò la lingua sulle labbra, fece scivolare le mani dietro la mia schiena e mi attirò a sé. Non potevo dargliela vinta. Mi voltai così da evitare il suo imminente bacio e gli piazzai una ginocchiata fra le gambe.
“Aaaaaaaahhhh!” Stramazzò a terra piegandosi in due e cercò di mascherare il suo grido di dolore in una risata fragorosa. Scoppiai a ridere anche io!
“Ahahahahahahahah ruba cuori? Spero che tu abbia imparato la lezione! Guardare, non toccare!”
“Ragazzina.. Ahahahahah ragazzina.. Tu mi piaci sempre di più!” Evidentemente non avrebbe cambiato atteggiamento, ma per lo meno il suo tono era diventato più amichevole e franco. Mi sedetti a terra vicino a lui ,sentendomi un po’ in colpa, e scoppiai nuovamente a ridere! A quel punto arrivarono di corsa gli altri preoccupati. Zacky si precipitò da me: “ Tutto ok?! Che è successo?! Brian che cazzo hai fatto?!”
“Le ho prese da una ragazza! Ahahahahahahahah!” Matthew, James e Johnny spalancarono gli occhi e si unirono alle nostre risate, sicché sembravamo tutti fatti! Zacky era confuso: “L’hai picchiato?!”
Io mi ricomposi: “Gli ho solo tirato una piccola ginocchiata siccome mi stava troppo appiccicato!”
“Un classico. Hai fatto bene!” Esclamò Jimmy.
“Sei il mio mito!” Gridò Johnny.
“Ben ti sta. Beh Emma, ormai sei ufficialmente entrata a far parte della nostra famiglia, hai perfino tenuto testa a Brian! Sei una di noi!” Disse Matthew battendomi il cinque e cingendomi le spalle con un braccio. Brian, che era riuscito a mettersi in piedi, accettò le battute degli amici sportivamente, tanto da non sembrare lo steso ragazzo di poco prima. Poi venne da me e mi abbracciò: “Sei forte Emma. Ma vedrai che ti abituerai al mio modo di fare e poi non potrai più farne a meno.”
“Forse dovrai tu abituarti al mio, cosa ne pensi?” Si levò un grido generale e l’atmosfera si ammorbidì. Brian mi mostrò un sorriso che diceva “èsolol’inizionoiduecidivertiremo”, Zacky iniziò a servire i dolci e James mi raggiunse sussurrandomi all’orecchio: “Insomma non sei ceduta al fascinoso Haner.”
Risposi con un sorriso smagliante.
 “Comunque stai tranquilla, non voleva approfittare di te, lui è un cacciatore, adora provarci e far impazzire le donne.” Mi informò rassegnato. “Ma tu l’hai preso in contropiede..”
“Sorpreso?”
“..Confortato.” Sorrise timido senza incrociare il mio sguardo e mi lasciò nelle mani di Zacky, che mi aveva portato un dolcetto, quello che preferivo. Lo ringraziai e risposi a tutte le sue domande riguardanti ciò che era successo tra me e Brian. Non mi soffermai ,però, a chiedermi perché Zacky fosse così interessato all’accaduto, poiché la mia attenzione era tutta rivolta al misterioso James, che scherzava con Brian all’altro capo della stanza.
 
Quanti avvenimenti in questo capitolo!! Non avere compiti nel week-end mi ispira! Cosa ne pensate di questo tripudio di emozioni?! Aspetto i vostri pareri! 

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 9 ***


Emma

La mattinata proseguì con tranquillità. Mentre i ragazzi uscirono per sbrigare delle faccende a me non note e Matthew si ritirò nella sua stanza per una telefonata, io e James ci sistemammo sul comodo divano al centro del salone.
“Devo ancora realizzare cosa hai fatto poco fa!” Disse lui sorridendo.
“Non sono mai stata una ragazza violenta e non lo sono certo diventata oggi, ma ho agito impulsivamente!”
“Comprensibile.. Ma.. Per curiosità.. Che ti ha fatto Brian di tanto sconvolgente? Non vorrei che tenesse un comportamento inadatto con te..”
“Diciamo che mi ha trattata in modo moolto amichevole, un po’ troppo per i miei gusti, e mi si è avvicinato pericolosamente.” Mi vergognavo ad andare nel particolare, soprattutto con James. Non potevo dirgli che non avevo respinto Brian subito, cosa che probabilmente avrebbe evitato l’accaduto, perché sarei rimasta tra le sue braccia volentieri se non avesse esagerato. Era tremendamente bello ed io avevo ormai dimenticato il significato dell’espressione “sentirsi desiderati”. Per qualche strano e sconosciuto motivo ,però, mi interessava dell’opinione che James aveva di me, quindi non gli rivelai quel piccolo particolare.
“Mi sento in dovere di darti delle spiegazioni per lui. Brian, come avrai capito, sa di avere un certo ascendente sulle donne e la cosa non lo disturba affatto, anzi. Sfrutta questo fatto per sedurre più ragazze possibile, perché così si sente appagato. E’ la sua perversa psicologia questa, cosa posso farci io? Comunque anche se è vero che si comporta in modo un po’.. spinto con le ragazze che vuole portarsi a letto, con te non aveva questa intenzione. Voglio dire, conoscendo il soggetto magari gli piacerebbe anche ma non lo farebbe con te perché ti rispetta, ci stai facendo un grosso favore, e lui lo sa bene. Dunque questa mattina stava solo scherzando con te, anche se il suo modo di scherzare è incredibilmente insolito e può turbare! Apprezzavo quella “confessione” spontanea, che dimostrava l’amicizia profonda che legava i due ragazzi tanto diversi e che cercava di rassicurarmi. “In sintesi, quello che sto cercando di dirti è che questo è Brian, eccessivo e impertinente quanto simpatico e fedele. L’episodio di poco fa ,nonostante tutto, è un buon segno, significa che gli piaci, e poi la tua reazione gli ha dimostrato che sei una che gli terrà testa e lui adora essere messo alla prova! Ti assicuro che diventerete buoni amici.” Finalmente si decise a guardarmi negli occhi per controllare la mia reazione.
Io, che fino ad allora mi ero lasciata affascinare dalle sue parole eleganti e dalla sua voce virile mi affrettai a far scomparire il sorriso ebete che avevo dipinto sulla faccia, ma non fui abbastanza veloce, perché lui se ne accorse e mascherò malamente una tenera risata.
“Ehm.. Beh che dire, ti ringrazio per avermelo detto, non ero pronta ad un caratterino del genere, piuttosto particolare! A dire la verità non ho pensato che avesse brutte intenzioni inizialmente ma da un certo momento in poi non sono più riuscita a comprendere il suo scopo, e ciò mi ha spaventata, per questo ho agito di impulso!”
“Oh, ma hai tutto il mio appoggio per come gliele hai suonate! Era ora che qualcuno gli facesse mettere la testa apposto!”
“Sai, non penso che basti un calcio per fargli capire quando esagera!”
“No, infatti hai ragione. E’ irrecuperabile!”
Ridemmo insieme divertiti. Non erano passati nemmeno due giorni e già mi sembrava di conoscere a fondo i ragazzi. Il merito era loro ovviamente, che mi rendevano partecipi della loro vita, rivelando il loro carattere e preoccupandosi della mia impressione, desiderosi di conoscere l’opinione che mi stavo creando dei componenti della band.
“Apprezzo che tu mi abbia rassicurata su Brian. Non perché ho paura di lui eh! Ma perché mi hai fatto sentire accettata, parte della “famiglia”, insomma, una di voi. E’ sciocco da dire ora, dato che non ci conosciamo ancora molto, ma sono felice del comportamento che tenete con me, tutti quanti.”
“E io sono felice che tu ti senta a tuo agio con noi, perché provo lo stesso con te.” Lo vidi arrossire. “Voglio dire.. Noi… noi tutti ci troviamo a nostro agio con te! Noi, tutti noi ecco.” Lo guardai sorridendo, mi inteneriva quando si imbarazzava.

In quel momento Matthew irruppe nella stanza e, pur avendo notato il colore acceso delle guance dell’amico non chiese nulla ma si limitò a strizzarmi l’occhio, facendomi arrossire a mia volta. Cosa gli passava per la testa?!
“Allora ragazzi, che fate oggi?” Domandò poi come se nulla fosse.
“Mah per ora parlavamo..” Rispose Jimmy vago, senza incrociare lo sguardo del gigante bonario.
“E come vi trovate insieme? Cioè, avete familiarizzato? Siete diventati un po’ più intimi?” Matthew si accucciò al mio fianco e mi diede una lieve gomitata, facendomi capire di voler imbarazzare ulteriormente l’amico, ma inevitabilmente sprofondai nella vergogna più totale anche io.
“Ehm, Matt cosa vai dicendo?! E poi tu non dovresti essere qui, quello che ha bisogno di Emma sono io!” Si bloccò di colpo ripensando a ciò che aveva appena detto, poiché l’amico aveva già finto di interpretare la frase a suo favore e roteava gli occhi in modo eloquente eloquente. La situazione era comica!
“Proprio quello che pensavo! Uuuuhh Jimmy ti abbiamo beccato!” Mi coinvolse ancora, questa volta afferrandomi le mani e facendomi alzare di fronte a lui per guidarmi in una danza improvvisata, a cui fece sottofondo la sua voce profonda mentre intonava le note di una canzone a me sconosciuta ma dal tono romantico. Forse fu colpevole più il mio nervosismo che il mio divertimento della risata che mi lasciai sfuggire dalle labbra e che non riuscii a fermare. A quel punto Jimmy si era già ricomposto e si unì a noi, sinceramente rallegrato dal fare benevolo dell’amico.
Mentre ballavamo tutti insieme suonò il campanello, così James ci abbandonò per andare ad aprire la porta. Matthew, mentre continuava a danzare con me, si fece più cupo e abbassando la voce mi chiese apprensivo: Emma, mi rendo conto che è ancora presto per chiedertelo, ma volevo sapere se sei riuscita a capire qualcosa di James. Cioè, hai notato se c’è qualcosa che lo turba? E’ freddo con te o si è aperto facilmente? Collabora?” Era dolce vedere come quel dolce ragazzone si interessava per l’amico.
Cercai di rassicurarlo come meglio sapevo fare: “Mi dispiace deludere le tue aspettative Matthew, ma non abbiamo ancora parlato del suo blocco.. Comunque chiacchieriamo amabilmente, si è perfino scusato per non avermi accolta come si deve appena arrivata, quindi per ora nessun problema anzi non è per niente chiuso nei miei confronti! E non mi sembra che qualcosa lo turbi.”
“A parte te!” Esclamò malizioso sfoggiando i suoi denti brillanti. La sua risposta mi colse alla sprovvista, così lui riuscì a prendermi in braccio e iniziò a girare su se stesso, ridendo divertito. Scoppiai a ridere anche io, sorpresa dalla sua schiettezza e semplicità. Matthew mi metteva sempre a mio agio, e questo era un aspetto che adoravo di lui. Uno dei tanti.

In quel preciso istante ci raggiunse James, accompagnato da una ragazza, poco più alta di me. Avanzava con un portamento altezzoso, portava i capelli di un marrone mogano intenso ,freschi di piastra, con una spruzzata di biondo sulla frangetta che copriva un paio d’occhi vispi. Assomigliava alle ragazze che al liceo mi prendevano in giro per il mio aspetto, mentre loro erano le tipiche snob super truccate che piangevano se si spezzavano un’ unghia e venivano accompagnate al ballo ogni anno da un giocatore di football diverso. Tuttavia non essendo più a scuola ,grazie al cielo, non volli appiccicarle alcun tipo di etichetta adolescenziale addosso, prima di conoscerla personalmente.
Stava parlando amabilmente con James, ma appena ci vide il suo enorme sorriso scomparve per lasciar posto ad una smorfia enigmatica.
Matt si accorse della sua presenza e la salutò: “Ehilà Michelle! Qual buon vento cara?!” Mi posò delicatamente a terra e l’abbracciò.
“Ciao Matt, tutto bene? Sono passata per controllare se mia sorella era qui, perché al telefono non mi risponde..” Disse poco convinta guardandosi in giro. Poi il suo sguardo si soffermò su di me.
“E lei chi è?” Il tono accusatorio della sua voce mi irritò. Prima che Matthew rispondesse al posto mio mi avvicinai a lei e le porsi la mano cordiale: “Io collaboro con i Sevenfold, mi occupo delle canzoni, puoi chiamarmi Emma.” Dissi tutto così velocemente che fece fatica a seguirmi. Non sapevo se i ragazzi avessero sparso la voce riguardo il problema di James ma poiché avevo intuito che la questione lo imbarazzava non dissi nulla di compromettente al riguardo. Lui, sollevato dalla scelta delle mie parole, mimò un “grazie” con le labbra, che non mi sfuggì nonostante la mia attenzione fosse concentrata su miss “nonconoscolebuonemaniere”. Questa, accigliata, continuò con il suo tono inquisitorio :” Un’amica di Matthew?”
“Un’amica di tutti ormai.” Le scoccai un falso sorriso.
Alzò un sopracciglio: “Ah, davvero? E come mai io non sono a conoscenza della novità?” Mi indicò con un cenno del capo quando sottolineò l’ultima parola rivolgendosi ai ragazzi. Non mi piaceva per niente.
“Beh è successo tutto molto in fretta! Ora che mi ci fai pensare nemmeno Valary lo sa, non ho avuto il tempo di informarla!” Disse Matthew.
“Oh si VALARY, mia SORELLA, nonché TUA FIDANZATA Matt, dovrebbe saperlo, glielo riferirò personalmente!” Parlava con lui ma guardava me.
“Michelle, tutto ok? Parli come una squilibrata!” La stuzzicò James strizzandomi l’occhio. Tentai di reprimere una risata con un colpo di tosse, cosa che la fece infuriare. Mi fulminò con lo sguardo ma non perse il controllo: “James sei sempre uno spasso! Beh vi lascio ragazzi, scusate il disturbo, ci sentiamo presto!” Detto questo li salutò entrambi con due baci ciascuno e uscì . Matthew si voltò verso di me: “Io… Non ho idea di cosa le sia preso! Di solito non è così..”
“Di solito non è così?! – ripeté James sgranando gli occhi – Matthew, ok che è la sorella della tua ragazza e che tu sei buono con tutti.. Ma diciamocelo, quella è da così a peggio!”
Matthew rise del tono sconcertato e teatrale dell’amico , dopodiché mi spiegò che Valary , sorella della strega appena incontrata e manager del gruppo, era la sua fidanzata dai tempi del liceo! Non si erano più lasciati e si amavano ancora, forse più di prima. Gli occhi del cantante brillavano mentre parlava della ragazza, che descrisse come l’opposto della sorella.

Mentre Matthew mi intratteneva con i racconti del suo passato e James lo interrompeva ogni tre minuti per precisare quanto l’amico fosse nervoso e agitato in presenza della sua amata, irruppero nella stanza gli altri, rumorosi ed allegri.
“Che succede qui, confessioni segrete?!” Domandò Brian appoggiando le borse della spesa sul tavolo da pranzo. Non aveva tutti i torti dato che eravamo seduti per terra in cerchio a gambe incrociate come dei veri e propri teenagers!
“Ooooohh sono curioso adesso!” Esclamò Zacky prendendo posto acanto a me, seguito a ruota da Johnny.
“Stavamo parlando della dolce metà di Matt!” Esordì James sorridendo.
“Woooooooohhhhh!! -Gridò Brian piazzandosi proprio dietro di me- Questioni di cuore!”
“A proposito, latin lover, è passata la tua donna a cercarti!” Lo informò James.
“Non ci credo, hai la ragazza? Il seduttore Haner che si concede ad un’unica ragazza quando tutte le donne del mondo lo desiderano?!” Lo stuzzicai alzando il volto per studiare la sua espressione.
“Non stiamo insieme, si esce qualche volta.. E’ un’amica..” Si schernì giocherellando con i miei capelli.
“Per Brian è un’amica, per noi è una stalker! –disse Johnny- Ha perso la testa per lui, almeno una volta a settimana passa qui inventandosi una scusa solo per vederlo! Si autoinvita ai party, sfrutta gli incontri di lavoro della sorella per vederlo, gli chiede continuamente di uscire!” Anche gli altri la pensavano così perché annuirono più volte mentre il ragazzo parlava.
“Beh io prendo tutto alla leggera. Non voglio niente di serio, solo divertirmi. E la sua attenzione non mi dispiace. Come la tua. -mi accarezzò una guancia con il suo solito sorriso irresistibile stampato in faccia- So che sei gelosa!” Lo ignorai.
“Quindi vi siete conosciute?” Mi chiese Zacky raggiante. Il suo tenero sguardo mi scioglieva l’anima.
“Credo sia più appropriato dire che ci siamo presentate. Non è sembrata particolarmente entusiasta della mia presenza.”
“Non darci peso.” Mi confortò Johnny battendomi la mano destra sulla spalla.
“Comunque Emma le ha tenuto testa, dovevate vederla! Se n’è andata furente di rabbia! Emma è una tosta!” Disse Matthew nel tentativo di cambiare argomento.
“Avrei proprio voluto vederti, dolcezza.” Brian non la smetteva di toccarmi la faccia.

--

Mentre i ragazzi preparavano la tavola io raggiunsi Zacky in cucina. Mi dava le spalle e stava preparando qualcosa di molto invitante dall’odore.
“Sei il cuoco di casa Sevenfold?”
“Ahahahahahah, diciamo di si! Mi piace il cibo, come avrai notato, e anche destreggiarmi ai fornelli!”
“Un perfetto uomo di casa!”
“Certo! Un gentiluomo! Altro che Brian! Lui si merita una punizione esemplare per essersi preso gioco di una fanciulla tanto gentile e bella..”
“Esagerato! Comunque.. Cos’hai in mente?!”
Si voltò fulmine, le labbra aperte in un sorriso complice. “Avevo pensato di fargli uno scherzo! Noi adoriamo farceli a vicenda!”
“Ma non sarà vendicativo?” Domandai preoccupata.
“Ovvio! E’ questo il bello!”
“Ma ci rimetto io!”
“Facciamo che ci pensi su.. Poi ti diverti! E ti proteggo io da lui, non c’è problema.” Mi fissò con i suoi splendidi occhi magnetici per un attimo interminabile, nel quale mi resi conto di quanto mi piacesse guardarlo da vicino. La voce di Johnny ci riportò alla realtà: “ABBIAMO FAME!”
Zacky riprese a trafficare indaffarato e dopo qualche minuto portammo i piatti in tavola.
“Finalmente, ma che stavate facendo?!” Sbottò Brian.
Zacky mi sorrise impercettibilmente e James lo notò, quindi si alzò da tavola in fretta e mi prese un piatto dalle mani, frapponendosi tra me e lui e dicendomi: “Ti aiuto io.”
 
Eccomi! Scusate per l’attesa ma la scuola prosciuga tutto il mio tempo e la mia anima, mentre devo essere ispirata per scrivere! Spero che il capitolo non vi abbia annoiato! Ciau :3
 

 

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 10 ***


James

Alcuni luminosi raggi di un timido sole, che in quel primo pomeriggio di Maggio, giocava a nascondino con ingombranti nuvole candide, lasciandosi accarezzare da quegli enormi riccioli di panna montata per sfuggire agli sguardi indiscreti di irrecuperabili sognatori, innamorati o chiunque altro ancora interrompesse la propria routine per controllare  cosa stesse accadendo sopra la propria testa, sostavano sul pavimento in legno d’acero della cucina. Potevo distinguere chiaramente milioni di frammenti polverosi simili a cristalli fluttuanti, in quella ristretta porzione di spazio. Ondeggiavano dolcemente e si scontravano l’un l’altro, proprio come la miriade di pensieri che affollava la mia mente da un periodo di tempo troppo avanzato perché potessi ricordare il momento esatto in cui tutto ciò era iniziato.
Fissavo quella placida danza assorto, tanto da non notare lo sguardo curioso che Emma aveva posato su di me. Avremmo dovuto sfruttare quel raro momento di pace in casa per lavorare al mio “problema”. Entrambi sapevamo di avere i minuti contati, avevo già rallentato i ritmi della band a sufficienza, eppure se io cercavo di arginare la questione e mi lasciavo volontariamente sfuggire ogni occasione per affrontarla, lei me lo permetteva senza opporsi in alcun modo, rispettava i miei silenzi, sembrava quasi che comprendesse i miei bisogni non rivelati. Se ripensavo a pochi giorni prima, quando mi rifiutavo ostinatamente di incontrarla, di accettare il suo aiuto, mi sentivo uno perfetto idiota. Non mi aspettavo certo una ragazza di campagna genuina e altruista, brillante e senza doppi fini, ma nemmeno una creatura tanto simile a me da potermici specchiare.
Benché fosse ancora troppo presto per credere ciecamente in queste considerazioni, non potevo fare a meno di pensare che, se l’avessi conosciuta personalmente, avrei avuto conferma che le mie supposizioni erano sempre state esatte, e ciò mi spingeva ancora di più verso di lei. Tuttavia ero costretto a tenere a freno questa forza sconosciuta o qualsiasi  altra cosa fosse, dal momento che Emma era entrata nella mia vita principalmente per salvare la mia carriera, non per altro, e parlare di ciò che mi frullava per la testa l’avrebbe soltanto allontanata e portata a fraintendermi. Anche se non c’era nulla da fraintendere, dal momento che la mia era pura curiosità disinteressata..
Poiché stavo per ripiombare nell’ennesimo aporetico monologo mentale basato sull’autoconvinzione,  mi decisi a voltarmi verso di lei e improvvisamente mi resi conto di essermi trattenuto in quella malsana situazione di trans troppo a lungo. Mi preparai, quindi, all’imminente raffica di domande riguardante la mia inaspettata, ma non troppo, assenza cerebrale. Eppure, a prova del fatto che non avevo ancora, e probabilmente non avrei mai, capito le donne, Emma mi sorprese con le seguenti parole: “ L’attimo fuggente!” Un sorriso raggiante le si dipinse sul volto angelico, e non scomparve nemmeno dopo che i miei muscoli facciali si contrassero in un’espressione interrogativa.
“Non sei appassionato di cinema, eh?”
“Beh sai, io lavoro in una band di fama mondiale, ho delle priorità!” Scherzai.
Mi fece una linguaccia. “E nemmeno quando eri un comune mortale adolescente non ne hai sentito parlare? Mi riferisco al film, quello in cui recita Robin Williams!” Balzò in piedi e, portandosi una mano al cuore, recitò con fare teatrale:” Oh capitano, mio capitano!”
Divertito le scoccai un sorriso incerto:” Robin Williams in un film di pirati? Non sembra invitante.”
Lei scoppiò in una risata così fragorosa che mi sentii come un comico inesperto di fronte alla sua prima platea: Spaesato, ma al posto giusto.
“E’ un bene che tu ignori di cosa io stia parlando! -disse lei- Ora ci servono soltanto un televisore, un divano comodo e dei croccanti popcorn!”
Non capivo quali fossero le sue intenzioni ma mi fidavo di lei e il suo entusiasmo mi stava già coinvolgendo.
“Non per fare il guasta feste.. Ma non dovremmo lavorare prima?” Domandai.
“Metti in dubbio i miei metodi, Sullivan?!” Scherzò maliziosa.
Non avevo bisogno di sentire altro. Dopo pochi minuti eravamo accoccolati davanti alla tv, allievi di un maestro di vita che ci sussurrava all’orecchio una cantilena macabra “Siamo cibo per i vermi. Carpe diem. Cogli l’attimo”. Furono due ore intense, dalle quali uscii emotivamente spossato. Ritornai rapidamente il giovane ragazzino che ero stato un tempo, quel fascio di insicurezze che non era mai cresciuto davvero , ma si era soltanto coperto di un’armatura di apparente spensieratezza, che con il passare degli anni aveva messo radici fin sotto la sua pelle. Sapevo che non sarebbe bastato un semplice film per risolvere tutti i miei problemi, ma ora che le mie emozioni represse si scioglievano a poco a poco mi sentivo più sicuro di me.
Emma aveva intuito subito cosa mi bloccava, sapeva cosa mi stava accadendo prima ancora che io stesso lo realizzassi. Le bastava uno sguardo per leggermi dentro, una mia parola o espressione, un gesto. Ancora non mi conosceva ma già mi capiva, percepiva di cosa avevo bisogno, e questa consapevolezza mi rincuorava e mi faceva sentire compreso, finalmente, dopo tanti anni.
La guardai colmo di gratitudine e mi si strinse il cuore vedendola cancellare frettolosamente, ma senza il benché minimo accenno di vergogna, i solchi che le lacrime le avevano disegnato sulla guance arrossate. Poi spostò i suoi due smeraldi umidi su di me e sussurrò: “Ecco, questo è quello che volevo dirti oggi.” Si sistemò di fronte a me. “ Ancora non so quale sia la principale causa del tuo problema, James, e non voglio forzarti ad aprirti con una sconosciuta, anche perché penso che nemmeno tu riesca a capire chiaramente cosa ti sta succedendo in questo periodo.. Per questo ti ho fatto vedere questo film, per spronarti, per farti reagire! E’ un momento difficile ma chiuderti in te stesso non ti aiuterà a superarlo, e, come se non bastasse, la vita è troppo breve per permettersi di aspettare che la soluzione giunga da sé! Capisci?”
” Emma è proprio questo il punto. Se non capisco cosa mi ferma come potrò mai uscire da questa situazione? Purtroppo temo che non lo scoprirò mai, ed è questo che mi demoralizza e terrorizza. Soprattutto perché ,come dici anche tu, non c’è abbastanza tempo.” Non riuscivo a guardarla.
“ Ehi ragazzone - il suo tono si ammorbidì- il tempo corre come il vento, ma ci permette di scegliere. Possiamo non accettarlo e rinchiuderci in una prigione di impotenza. Oppure, possiamo accettarlo e prendere coscienza che ,per quanto rapidamente ci sfugga, abbiamo il potere di sfruttarlo in modo  veramente utile, sia per gli altri che per noi stessi.” Mi alzò delicatamente il mento per costringermi a guardarla. “Tu cosa vuoi fare?”
Rapito dalle sue parole, risposi senza quasi rendermene conto: “ Vivere.”
“E allora cosa stai aspettando? - Mi incalzò lei raggiante- sii il tuo cambiamento James, quello che serve alla tua carriera, ai tuoi amici, ma soprattutto a te stesso.”

--

Quella sera io e Matthew uscimmo in veranda per fumare una sigaretta e liberare la mente, ma ero troppo scombussolato per rimanermene zitto nel silenzio della notte che scendeva: “ Questo pomeriggio Emma mi ha fatto vedere un film.” Iniziai.
Il cantante si voltò fulmineo verso di me: “Ah si? Siete usciti?”
“No, l’ha portato lei.. Riguardava il tempo che passa, la vita che scorre, i sogni, le passioni, i desideri da realizzare.. Mi ha fatto riflettere molto. - Percepivo  chiaramente la sincera curiosità dell’amico - Ho pensato a come sto affrontando la vita e come, invece, vorrei che lo facessi.. Beh ho realizzato che non mi piace come stanno le cose, e che devo cambiarle. A partire da subito!” Appena lo dissi trattenni il fiato, e aspettai con impazienza la reazione di Matthew a quelle mie parole che descrivevano perfettamente ciò che mi ero prefissato di fare nel prossimo futuro: cambiare. Nonostante l’oscurità i suoi occhi brillavano di una cos’ grande felicità che riuscii quasi a vederli, mentre lui spalancava le braccia e mi stringeva in uno dei suoi abbracci fraterni che mi avevano sempre fatto sentire più vicino a lui che alle mie vere sorelle. Commosso mi disse: “Mi sei mancato Jimmy.”
Quando ci separammo la sua voce era squillante: “ Allora tutto questo è merito di Emma?! Tira fuori il meglio di te, eh?”
“A quanto pare.. “
“E’ davvero una cara ragazza, la sento già parte della nostra ‘famiglia’! Tu come ti trovi con lei?” Sapevo dove voleva andare a parare.
“Ok Matt, ti confesserò tutto! Ma devi assicurarmi che non lo dirai agli altri per nessun motivo finché non mi sentirò pronto per farlo io stesso. Finché non mi sarò chiarito per bene le idee.” Non potevo più tenermelo dentro.
Matthew saltellò di gioia, come un ragazzino: “Ahah! Lo sapevo che c’era qualcosa, dovresti vedere come la guardi! E allo zio Matt non sfugge nulla! Prometto che sarò discreto e blindato, non sapranno nulla da me! Dai, racconta!”
“Premetto che te lo sto dicendo perché devo parlarne con qualcuno, dato che non riesco a darmi delle risposte da solo. Dal primo momento in cui l’ho vista è scattato qualcosa dentro di me. C’è qualcosa in lei che mi attrae, che mi spinge vero di lei, che mi incuriosisce tremendamente. E’ tanto spontanea quanto riservata riguardo se stessa, la sua vita. Ho il sentore che ci nasconda qualcosa, che soffra profondamente. Solo che non posso certo parlare di queste cose, è la sua privacy, lo capisco.. Ma muoio dalla voglia di saperne di più.”
“Sai ho avuto la tua stessa impressione.. Credo che riguardi il suo passato, Joel mi ha accennato che è stata adottata.. Avrà passato un’infanzia difficile e probabilmente ne soffre tutt’ora.. Non crucciarti per questo, quando sarà pronta, e se lo vorrà, magari ce ne parlerà. Comunque non mi freghi così facilmente! Sicuramente la ragazza misteriosa ti intriga con i suoi silenzi ma io penso che ci sia dell’altro!” Insisté Matthew.
“Che vuoi dire?”
“Su James, ti conosco troppo bene per non accorgermene! Vuoi farmi credere che non provi qualcosa di più che semplice curiosità verso di lei?” Mi diede una spallata benevola.
“Matt.. E’ qui per aiutarmi..” Cercai di evitare la domanda.
“E….?” Mi incalzò.
“E…… non nego che sia di una bellezza rara, intelligente, spiritosa, brillante.. Inoltre potrebbero piacermi molto le fossette che limitano le sue labbra perfette quando sorride..” Risposi assente.
“AAAAAAAAAAH IO LO SAPEVO!!”
“Matt, sono soltanto osservazioni! Tutti in casa ci siamo accorti di quanto sia affascinante e tutto il resto!” Mi difesi poco convinto.
“Sta nascendo qualcosa Jimmy, lo sento!”
“Non voglio pronunciarmi.. ancora - mi lasciai sfuggire un sorriso che si perse nel buio - La mia vita è troppo confusa, un passo alla volta!”
“Te lo concedo.. E sono davvero felice che ti senta meglio.” Mi diede una pacca sulla spalla e si avviò verso la porta scorrevole per entrare. “Ah, James - mi disse prima di richiudersela alle spalle - Seize The Day”
 
 
I’M BAAAAAAAACK! La scuola è finita e io posso finalmente dedicarmi alla mia fantasia perversa ma non troppo! Vi siete dimenticati di me?? Spero di no! Godetevi il capitolo! 

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 11 ***


James

Giacevo disteso sopra la trapunta blu cobalto del mio enorme letto a due piazze, quando le prime luci dell’alba bagnarono lentamente tutte le cianfrusaglie che decoravano la stanza. Era ampia, spaziosa e luminosa, come avevo sempre desiderato fin da quando ero bambino e dividevo la mia intimità con le due pesti di casa. Non assomigliavo alle mie due sorelle, loro combinavano guai, si mettevano nei pasticci, mentre io me ne stavo tranquillo per conto mio, anche se i problemi sono spuntati più tardi..
Scossi la testa, come se quel movimento riuscisse a scacciare il ricordo che si stava delineando nella mia mente. L'orologio segnava le cinque ma, anche se mi ero addormentato quattro ore prima, mi sentivo in gran forma, per niente stanco. La notte mi trasmetteva una gran pace. La città si spegneva, le persone riposavano e dall’Oceano risaliva una avvolgente brezza che mi cullava teneramente. Per questo, a volte, lasciavo i ragazzi ,con la scusa della stanchezza, e mi rifugiavo nel terrazzo che si apriva oltre l’enorme porta-finestra ad ovest della mia stanza, dove sedevo malinconico e mi lasciavo trasportare dal flusso di pensieri che mi travolgeva.
La sera precedente avevo fatto lo stesso, con una piccola variazione. Mi ero seduto nel mezzo del mio “rifugio personale” armato di carta e penna e.. avevo scritto. Tutto ciò che mi passava per la testa, dalle sensazioni del momento ai ricordi che affioravano, dalla magnifica vista di cui potevo godere a tutti i piccoli rumori che ascoltavo, alle nuove emozioni che provavo da quando Emma era inciampata nella mia vita. Sentivo di doverlo fare per me, per chiarirmi le idee, e magari in questo modo avrei ripreso confidenza con i miei sentimenti e, perché no, sarei anche riuscito a trasformare quelle parole in musica.
Rincuorato, per la prima volta, dai miei stessi pensieri, mi alzai e uscii dalla camera. Attesi immobile per qualche istante. Nessuno rumore, fatta eccezione per il chiassoso russare di Johnny. Era davvero troppo presto per fare qualunque cosa, perciò tornai a letto a fissare la finestra rettangolare ,sopra la mia testa, che mi permetteva di vedere il cielo azzurro, lievemente oscurato dalle nuvole. E cercando di indovinare a cosa queste assomigliassero, mi addormentai.
--
Fui svegliato qualche ora più tardi da un fragoroso vociare che proveniva dal salotto. Riuscii a distinguere perfettamente il caldo e profondo timbro di Matthew, la voce squillante di Zacky, le risate di Johnny e il silenzio tenebroso di Brian. Mi rigirai tra le coperte nel tentativo di tornare nel mondo dei sogni quando ,tra i suoni familiari dei miei compagni, riconobbi quel tono celestiale che mi aveva sempre ammaliato. Emma era con loro. Balzai in piedi e sfrecciai in bagno, dove cercai di sistemarmi ,come meglio riuscivo, i miei stupidi capelli che sembrava si fossero coalizzati contro di me per farmi sembrare un perfetto idiota.
Non soddisfatto del risultato che avevo ottenuto torturandoli senza sosta, mi precipitai giù per le scale e, raggiunti i ragazzi, mi schiarii la voce con fare troppo teatrale.
Tutti si zittirono e voltarono verso di me, ed io potei osservare le diverse espressioni che si erano dipinte sul volto di ognuno di loro. Emma sorrideva teneramente, Matthew sembrava perplesso, Zacky e Johnny sghignazzavano e Brian mi squadrava sornione. Fu proprio lui che, facendo un passo avanti, sussurrò: “Pss, James! Halloween è già finito da mesi ormai!” Rovinarono tutti in una risata assordante, durante la quale mi resi improvvisamente conto di essere sceso in pessime condizioni. Indossavo un solo calzino, i jeans mi si erano arrotolati fino alle ginocchia, la maglia lasciava scoperto l’elastico rosso delle mutande e ,dai gesti di uno Zacky in preda a spasmi convulsivi, realizzai di sfoggiare sul viso i segni del cuscino. Non riuscii ad evitare di arrossire. E non di certo perché i miei migliori amici stavano ridendo di me..
Imbarazzato abbozzai un sorriso incerto:” Ditelo che senza di me non vi divertireste!”
“Per favore Jimmy, non cambiare mai!” Disse Zacky asciugandosi le lacrime.
Sistemandomi velocemente mi avvicinai a loro: “Quindi, che mi sono perso?” Chiesi.
“Sei arrivato giusto in tempo per sentire Emma suonare!” Trillò Johnny.
Confuso spostai la mia attenzione su di lei:” Suoni?”
Lei si guardò i piedi:” Ci provo! Ho frequentato per parecchi anni il conservatorio, dopodiché mi sono diplomata, e quando i tuoi amici sono venuti a saperlo hanno insistito che suonassi per loro fino a quando non sei arrivato tu!”
“Su, finitela di chiacchierare! - ci interruppe Brian- Emma? Vuoi raggiungermi?” Era disteso sul pianoforte a coda bianco, in fondo alla stanza, in una posa sexy che lasciava molto a desiderare, e ci faceva segno di avvicinarci. Quando Emma si sedette sullo sgabello le disse:” Conquistaci bellezza.”
Lei gli scoccò uno dei suoi sguardi angelici e diede inizio alla magia. Da quando le sue esili mani sfiorarono per la prima volta la tastiera non riuscii a guardare altro che lei. Si muoveva con un’incredibile fluidità, accarezzava i tasti con fare esperto e sicuro, sembrava un tutt’uno con la melodia che fuoriusciva dallo strumento più romantico nella storia della musica. Non aveva colpito solo me, anche gli altri se ne stavano immobili e affascinati dall’atmosfera che era riuscita a creare.
Quando ebbe terminato il brano, a detta sua Clair De Lune di Debussy, dichiarazione di un amore fresco e giovane, venne sommersa dai nostri applausi e complimenti. Io fui il primo, non per prontezza ma a causa del fatto che le parole mi scivolarono di bocca senza che me ne accorgessi:”Sei splendida.”
I suoi occhi si soffermarono sui miei per un attimo interminabile. Poi la nostra intesa silenziosa venne interrotta:” Emma e tu vorresti dirmi che ‘ci provi’ a suonare?? Dovresti fare carriera!” Esclamò Zacky entusiasta.
“FE-NO-ME-NA-LE, non dico altro!” Affermò Johnny.
Persino Brian, commosso, la raggiunse e cinse in un sincero abbraccio, al quale si aggiunse Matthew che scompigliandole i capelli le propose:” Emma complimenti, davvero! Sei così brava che se ti chiedessi di accompagnarmi in una nostra creazione non mi diresti di no, vero?” Il volto del gigante buono si aprì in un sorriso radioso.
Lei indagò curiosa:” Misterioso! Dimmi di più!”
Sapevo cosa stava per accadere, perciò senza aspettare un momento di più corsi in sala prove e tornai poco dopo con un pacco di spartiti, sul primo dei quali dominava un lungo titolo in grassetto: Warmness On The Soul. Il cantante mi fece l’occhiolino e dispose i fogli sul leggio in modo che Emma potesse leggerli.
“Ma non mi dite! - squittì lei- Volete farmi suonare una vostra canzone?! Io.. Non credo di poterlo fare!”
“Vuoi scherzare?! E’ molto più semplice di quella che ci hai appena proposto!” La rassicurò Matthew.
“Intendo.. E’ un onore troppo grande per me!” Insistette lei.
“Piccola, ormai sei di famiglia.” La incoraggiò ancora. A quel punto anche noi iniziammo ad incitarla e lei, lusingata da tutte quelle attenzioni si convinse:” Va bene, va bene! Vi accontenterò!”
Matthew le accarezzò una spalla in segno di gratitudine e si posizionò a lato del pianoforte, in linea d’aria con lei, mentre noi altri ci allineavamo e intrecciavamo le braccia, l’uno su quelle del vicino, preparandoci ad ondeggiare a ritmo di quella sognante poesia.
Avevo sentito varie volte l’emblema della canzone d’amore del nostro gruppo ma interpretata da Emma era tutt’altra cosa. Le armonie mi toccavano nel profondo e quando si sposavano con il morbido timbro del cantante creavano un’opera d’arte. Ero talmente rapito ed incantato da quello spettacolo da non accorgermi di quando Emma indugiò, spostando impercettibilmente lo sguardo su di me, mentre Matthew cantava:” I’ll never feel alone again”
 
 
 
Sono tornata più ispirata di prima (?) ahah! Allora questo capitolo tutto coccole e mistero? Aspetto i vostri pareri ansiosa! Baci :’) 

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 12 ***


Emma

Quando mi portai le mani alle ginocchia, una volta terminata la canzone, m sentii improvvisamente stanca. L’euforia del momento, la paura di sbagliare, il timore di non essere all’altezza erano scomparsi, e tutto ciò che riuscivo a vedere era il brillante sorriso di Matthew che, con le gote arrossate per lo sforzo, mi si avvicinava lentamente.
“Piccoletta, tu hai talento da vendere, sei capitata nel posto giusto!” Mi disse attirandomi a sé in un abbraccio tenero quanto quello che riserva un padre ad un figlio che non vede da lungo tempo. Sfinita e intontita dai rumorosi applausi degli altri, chiusi gli occhi e mi abbandonai a quell’attimo di totale sollievo, non riuscendo ,perciò, ad opporre resistenza quando un paio di massicci bicipiti mi sollevarono per poi posizionarmi sulle spalle del dolce Zacky, il quale, trottando vispo e allegro come non mai, mi fece fare il giro intero della stanza per così tante volte che persi il conto!
“Zacky, ti prego fermati! Mi farai cadere!” Mi aggrappai più stretta ai suoi capelli color pece. Ma lui continuava a canticchiare imperterrito come se non mi avesse sentito: “Uuuuhh ma quanto sei forte Emmaaaa!! Dov’eri nascosta?! Come abbiamo fatto a non trovarti prima?! Eeemmaaaa!!”
“Vee calmati, deve ancora abituarsi alla tua pazzia!” Lo punzecchiò Brian piazzandosi davanti a noi. Il chitarrista allora inchiodò prontamente e mi posò a terra, regalandomi uno dei suoi sguardi migliori: “Non ti ho spaventata troppo, vero?”
Strinsi i denti nel tentativo di bloccare il tremolio delle mie gambe.
“Non preoccuparti! Io adoro la follia!” Gli feci l’occhiolino prima di voltarmi verso Brian e mostrargli la lingua.
“Touché signorina, touché.” Ammise con un ghigno felino che mi fece rabbrividire.
A quel punto intervenne Johnny, riportandoci all’ordine: “Oh, Emma guarda che ore sono! Devi sbrigarti!” Disse porgendomi la borsa agitato.
“Giusto! Grazie mille Johnny! Beh ragazzi, grazie dei tanti complimenti e a domani!” Li liquidai frettolosamente. Mi soffermai solo su James.  “Non ti ho ancora salutato come si deve oggi..” Gli sussurrai all’orecchio mentre lo abbracciavo.
“Frena. Te ne vai di già? Ma sei appena arrivata!” Ribatté scosso.
“In realtà sono qui dalle nove, ma tu dormivi beato! - Gli sorrisi - Ad ogni modo, ho un impegno nel pomeriggio, perciò ci vedremo direttamente domani.” Lo rassicurai.
Nel suo volto scorsi un accenno di delusione.
“Ti accompagno alla porta.” Annunciò serio.
Mi sentii improvvisamente in colpa per non aver pensato di avvertirlo, anche se in ogni caso non avrei potuto, quindi, una volta giunti nel portico di fronte al vialetto, mi scusai: “James perdonami se non te l’ho detto prima, ma ho saputo oggi stesso dell’imprevisto e non ho avuto modo di..” Non mi fece finire.
“Emma andiamo, mica me la sono presa! Non devi certo darmi delle spiegazioni.” Le sue parole non mi convincevano.. Aveva lo sguardo assente, il tono di voce pacato e spento.. Sentivo che c’era qualcos’altro ma non potevo costringerlo a dirmi di cosa si trattasse.
Quell’affascinante angelo nero era tremendamente criptico, ma ogni momento che trascorrevo con lui sembrava non terminare mai. Capitava che la notte, mentre valutavo nuovi approcci da sperimentare con lui durante le nostre ore di lavoro, mi sorprendessi a pensare al modo in cui il ciuffo ribelle gli mascherasse gli occhi blu, o mi concentravo sognante sulla sua risata cristallina. Mi attraeva molto, indubbiamente, ed ero sicura che conoscendolo avrei scoperto sempre di più quanto era identico a me stessa, in tutto e per tutto. Purtroppo però rimaneva un desiderio irrealizzabile, dal momento che non sembrava che il mio interesse fosse ricambiato. James infatti aveva sempre la testa tra le nuvole, molte volte si oscurava e si chiudeva in se stesso per vari minuti e se invece si sbilanciava degnandomi di qualche attenzione insolita, poco dopo, rendendosene conto, ritornava distante e irraggiungibile.
“Mi piace vederti pensare.”
Le parole gli scivolarono di bocca involontariamente, infatti riuscii a scorgere un’ombra di panico velare il suo volto rilassato nel momento in cui realizzò quanto aveva appena detto. A quel punto iniziò ad agitarsi e a balbettare, sicché dovetti reprimere la risata che mi era salita fino in gola, e che lì dentro scalpitava.
“Ehm.. Volevo dire.. Volevo dire che ti deve piacere ciò a cui stai pensando, perché stavi sorridendo!..” Sprofondò nella vergogna come un tredicenne impacciato.
“Si.. Mi piaceva parecchio.” Sorrisi. “Anche tu ami pensare, non è così?”
Si immobilizzò. Come se avessi svelato un segreto. “Come lo sai?”
“Intuizione.. Te lo leggo nello sguardo.” Parlare con lui mi era così semplice, riuscivo a dirgli tutto ciò che mi affollava la mente.
“Beh.. O sei molto fortunata.. O mi capisci al volo..” Controllò la mia espressione prima di continuare. “A questo proposito vorrei parlarti di una cos..” Non potei distinguere le sue ultime parole poiché vennero coperte dallo strombazzare di un clacson a noi molto vicino. Joel era arrivato.
“Scusami James, ti prometto che domani ti dedicherò tutto il mio tempo e la mia attenzione, ci vediamo qui sempre alle nove ok?” Non volevo una risposta, gli scoccai un fugace bacio sulla guancia sinistra e corsi dall’amico di una vita che, dall’auto, accennava un saluto cordiale ad un batterista confuso in veranda.

--
 
Dal momento in cui ero salita in macchina Joel non aveva smesso un attimo di parlare, ma io ero assente. Avevo accettato di trascorrere il resto della giornata con lui, poiché era miracolosamente libero, in memoria dei vecchi tempi, ma tutta l’euforia che avevo provato quando me l’aveva proposto poche ore prima aveva lasciato posto ad un’insolita trepidazione. James aveva qualcosa da dirmi ed io non stavo già più nella pelle. Una parte di me si convinceva che fosse soltanto una sciocchezza senza valore particolare o qualcosa riguardo l’ambito lavorativo magari, mentre il mio spirito romantico e sognatore si illudeva che fosse qualcosa di più, un pensiero, una rivelazione, che mi avrebbe fatto capire che forse una speranza c’era. Imbarazzata dai miei stessi pensieri mi rivolsi a Joel per la prima volta, noncurante di quanto avesse detto o stesse dicendo.
“Allora boss, non sei eccitato?! Io e te insieme dopo tanto tempo! Onoreremo il nostro passato oggi, dico bene?!”
“Ehi ehi, guarda un po’ chi si è svegliato dal coma! A cosa è dovuto questo cambio d’umore istantaneo?” Mi conosceva troppo bene.
“Ah scusa, ero soprappensiero per il lavoro, sai oggi mi hanno fatto suonare..” Mentii timida sperando che non se ne accorgesse.
“Davvero?! Wow Emma, sei uscita dal guscio anche con loro finalmente! Quanto c’è voluto, due settimane?” Effettivamente non era passato molto tempo da quando ero stata risucchiata dal tornado della mia nuova vita, ma già mi sembrava che mi appartenesse da sempre.
“E’ un grande traguardo, non mi fidavo delle persone da.. sempre! Eppure con i ragazzi mi trovo più che bene, mi sembra di avere una famiglia tutta mia, capisci?”
Spostò lo sguardo dalla strada per posarlo sui miei occhi che iniziavano a bagnarsi di lacrime nostalgiche. Lui più di chiunque altro sapeva quanta importanza avevano per me quelle parole. “Emma. Non immagini quanto sia felice di sentirtelo dire.” Ritornò a fissare la lunga distesa d’asfalto davanti a sé dopo avermi rincuorata con il suo sorriso più tenero. Poi, per scacciare i ricordi che sentiva riaffiorare anche lui stesso, scherzò: “Però mi sento offeso..” Finse il broncio.
Lo guardai interrogativa.
“Con me ci sono voluti anni prima che ti fidassi! Potrei essere, come dire.. Geloso!” Disse con fare teatrale.
“Ahah ma davvero?! Vedila così, tu sei stato l’apripista, una volta imparato a farlo con te sono riuscita a perfezionare la tecnica con gli altri!” La sua smorfia si fece ancora più addolorata, perciò proseguii. “Come stavo dicendo tu sei stato il primo.. Il più importante, indimenticabile e insuperabile!”
“Tzè, il migliore! Gli faccio un baffo a quei cinque palestrati!” Scoppiammo entrambi in una sincera risata, una delle nostre, in cui le angosce dell’uno si dissolvevano nella gioia dell’altra e viceversa. Una di quelle cose di cui avevo sentito la mancanza di più.
“Guarda, siamo arrivati.” Annunciò Joel proprio quando smettemmo di sghignazzare. La conversazione mi aveva coinvolto talmente tanto che non mi ero resa conto di dove stessimo andando. Joel aveva appena parcheggiato l’auto al termine di una lunga strada sterrata che si inoltrava all’interno di una fitta boscaglia. Ci eravamo allontanati dalla città per ritirarci in una piccola oasi verdeggiante lievemente in collina e apparentemente sconosciuta , perciò cercai il suo sguardo per avere maggiori informazioni, ma lui era già sgattaiolato fuori, aveva aperto il bagagliaio e afferrato un grande zaino blu e una coperta a scacchi rossa e bianca. Mi decisi ad uscire e lo raggiunsi. “Pensi di darmi qualche spiegazione?”
“Non servono parole.” Mi disse prendendomi per mano e conducendomi in un punto del bosco semplicemente meraviglioso. Due alberi probabilmente spezzati da un forte temporale erano piegati l’uno verso l’altro formando una sorta di arco fiorito che incorniciava l’oceano limpido e illuminato dal sole di quella calda giornata. Sembrava che ci trovassimo su quello che una volta doveva essere stato un promontorio, riuscivamo quasi a toccare l’orizzonte.
Mentre osservavo rapita il panorama Joel aveva disteso la coperta e ci aveva disposto tutto l’occorrente per un pasto memorabile. “Principessa, vuole accomodarsi con me?” Mi chiamò poi.
“Hai ragione. Sono senza parole! Come hai trovato questo posto?” Domandai mentre sgranocchiavo un crostino di pesce.
“Oh è una storia buffa! Una sera ero di ritorno da una festa, era notte fonda, e l’auto mi si è bloccata in mezzo alla strada. Fortunatamente era troppo tardi per rischiare un incidente dal momento che non passava nessuno, ma sfortunatamente era troppo tardi perché chiunque rispondesse al cellulare! L’ho spinta fino a margine della mia corsia e così ho notato un sentiero. Pensando che magari avrei potuto trovare qualcuno che mi ospitasse l’ho proseguito, e mi sono ritrovato qui dove ho deciso di passare la notte. Al mio risveglio sono rimasto senza fiato. Non ne ho parlato con nessuno perché mi sembrava un luogo troppo intimo e prezioso per condividerlo, infatti ci venivo quando dovevo pensare.”
“Ma se lo volevi tutto per te perché mi ci hai portata?”
“Emma tu sei come me. Non devo neanche pensare a certe cose.” Fui travolta dalla verità di quelle parole. Joel ed io eravamo sempre stati una cosa sola, fin da bambini.
Trascorremmo ore e ore a parlare della nostra infanzia, della scuola, di noi, e fu un vero e proprio tuffo nel passato che, descritto da quel fedele compagno di avventure, non sembrava poi così orribile come io lo ricordavo.
Ad un certo punto Joel estrasse un contenitore rosso dallo zaino. “Indovina un po’ cos’ho qui?” Si compiacque vedendomi balzare in piedi entusiasta:” Oddio oddio, non me lo dire! Non sarà mica opera di Robin?!”
“In persona! Me l’ha mandata questa mattina stessa con un biglietto tutto per te!” Mi porse una busta gialla mentre apriva il contenitore per mostrarmi la squisita torta sacher di sua madre.
Con l’acquolina in bocca lessi il biglietto:” Cara Emily, Joel mi ha detto che ti ha ritracciata e che ora vivete insieme. Non so come descrivere la  gioia che ho provato in quel momento. Non vedo l’ora di vederti e spero di avere presto tue notizie. Un abbraccio, mamma.” A quel punto non riuscii più a trattenere le lacrime e mi abbandonai tra le braccia di Joel che prontamente si era alzato, prevedendo la mia reazione. Rimanemmo stretti insieme mentre gli uccelli cantavano, i pesci nuotavano e la vita continuava. Le nostre lacrime si mescolarono in memoria di quello che avevamo vissuto e di cui non osavamo parlare. In memoria di una storia che avrebbe sempre fatto parte di noi anche se cercavamo, invano, di dimenticarla.  
 


Capitolo di rivelazione eh! Vi ho confuso? Morite dalla voglia si saperne di più?! Me lo auguro! Tra due settimane avrete qualche nuovo indizio! Baci :)  

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Capitolo 14
*** CAPITOLO 13 ***


Emma

Nessuno aveva ancora rotto il silenzio che era seguito al nostro momento di debolezza. Ce ne stavamo ,accoccolati, distesi sulla coperta quadrata, a fissare il cielo, ognuno immerso nei propri pensieri.
Non ero pronta ad affrontare quei ricordi e forse non lo sarei mai stata. Per questo avevo cercato con tutta me stessa di dimenticare, e negli ultimi tempi mi ero quasi illusa di potercela fare. Ma l’entrata in gioco di Robin mi aveva presa in contropiede. Era stata la madre che non avevo potuto avere per volontà di un destino tragico, che mi aveva strappato dalle mani entrambi i genitori alla tenera età di quattro anni. Quel maledetto giorno era inciso nella mia memoria, come se non fosse mai terminato, come se il Sole non fosse mai sorto, come se non fossi più andata avanti. E tutto ciò che era seguito mi perseguitava ancora. Joel, sua madre, la sua famiglia, erano state le mie ancore di salvezza, speranze di un futuro migliore, che mi avevano aiutata a superare, perlomeno in parte, il primo periodo buio della mia vita. Il primo di una lunga serie, purtroppo.
“Ci stai pensando, non è vero?” Il tono rauco e cupo di Joel mi fece allontanare da quelle spiacevoli riflessioni. Gli occhi mi pungevano come se fossero dovute arrivare altre lacrime, anche se non era impensabile poterne avere ancora.
“Emma io ti ho rintracciata dal nulla, dopo parecchi anni, e benché condividiamo la stessa casa non ci frequentiamo affatto. Ti sei subito tuffata nel lavoro che va a gonfie vele, ed io ne sono molto felice, ma così facendo non abbiamo mai avuto modo di parlare di quello che è successo a distanza di tempo.- Fece una pausa per controllare la mia reazione a quelle parole- Nemmeno io voglio rispolverare certi ricordi ma sono preoccupato. Credo che tu soffra ancora, e molto.”
“Vorresti farmi credere che tu non ne soffri? Ti è scivolato addosso tutto una pioggia estiva? Hai già dimenticato?” Sottolineai acida quest’ultima parola.
“Certo che no. Non posso farlo, quello che è stato farà sempre parte del mio passato e, per quanto sia stato orribile, mi ha reso la persona che sono adesso e della quale sono molto fiero.” Si voltò cercando il mio sguardo che però era puntato altrove, oltre i grovigli che formavano i rami degli alberi.
 “Evidentemente tu hai accettato tutto più velocemente di me ma Joe, io non riesco. Ho incubi, visioni e attacchi di panico da anni ormai. Ora riesco a sopportarli di più ma comunque non del tutto. Credo.. che non lo supererò mai.”
Con la mano destra mi afferrò il mento costringendomi a guardarlo negli occhi: “Emma, io sono orgoglioso di te. Nonostante quello che hai passato hai trovato la forza di rialzarti, e lo so perché ora sei qui con me con una laurea, un lavoro, degli amici, e una vita nuova di zecca. I tuoi sogni si sono realizzati, il presente ti sorride, che importa di ciò che è stato? Non c’è bisogno di odiarlo, devi soltanto capire che ti ha permesso di far sbocciare la splendida, forte, sensibile, indipendente donna che era nascosta dentro di te!”
La voce mi tremava:” E come?”
“Familiarizzando con il passato! Soprattutto devi riuscire a pensarci e smettere di evitarlo!”
“Vuoi scherzare? Ci sono cose che non vorrei più ricordare..”
“Concentrati su quelle belle! Concentrati su di noi! Neppure di questo hai voluto parlare..” Parve rabbuiarsi. Poi continuò:” Ad ogni modo, proviamoci!” Chiudi gli occhi.” Ordinò.
“Assolutamente no, non lo voglio fare, non voglio provarci, non adesso, non qui, non oggi.” Mi agitai e scattai in piedi, marciando avanti e indietro e tormentandomi le unghie.
“Quale momento migliore invece! Nessuno può disturbarci ed io sono qui al tuo fianco pronto a tranquillizzarti e consolarti, anche se non ce ne sarà bisogno! Come ti ho detto non si tratta di ripercorrere tutti i ricordi, ma soltanto i migliori, quelli che valgono la pena di essere ricordati!”
“Ah perché ce ne sono anche di memorabili?” Domandai ironica.
La sua espressione si fece dura:” Indimenticabili è il termine più adatto per descriverli.” E con uno sforzo quasi fisico piegò le labbra in un sorriso:” Emma, sai che ti riserbo solo la verità.”
Pentita di averlo trattato tanto crudelmente ritornai titubante alla mia postazione precedente, accanto a lui. Detestavo il mio carattere. Stavo rifiutando le attenzioni dell’unica persona che aveva sempre voluto il meglio per me e che aveva sempre desiderato aiutarmi, e ,per di più, la stavo ferendo. Joel conosceva me ma io non poteva negare di essere un libro aperto a sua volta per me. Sapevo che con il mio tono irrisorio riguardo ciò che a lui stava tanto a cuore gli faceva male, o che il fatto che evitassi volontariamente questioni che lui bramava  discutere, le nostre questioni in sospeso, lo devastava. Perciò feci uno sforzo e ricominciai ad espormi, a rischiare, a fidarmi di lui. Senza aggiungere alcuna parola mi sdraiai al suo fianco e chiusi gli occhi, ubbidendogli.
“Non te ne pentirai Emma. Allora..- Lo sentii stendersi su un fianco e accarezzarmi il capo lentamente- Ricordi quando ci siamo conosciuti? Era un arieggiato pomeriggio primaverile, il Sole era alto nel cielo e illuminava la deserta strada che suddivideva il nostro quartiere in due file di case parallele, dove un gruppo di vivaci bambini ingannava il tempo giocando a palla allegramente. Ad un tratto uno di loro lanciò il pallone con troppa forza, e questo rotolò veloce per la distesa d’asfalto! Il più impavido dei giovani teppistelli, dunque, si lanciò al suo inseguimento senza esitare! Si chiamava..”
“JOEL MADDEN!” Annunciammo contemporaneamente con fare teatrale dal momento che Joel stava esasperando il tono drammatico della storia, come fosse una leggenda, e subito scoppiammo a ridere.
“Che ti avevo detto? Non è poi così pessimo questo viaggio nel tempo!” Continuò a scherzare.
“Tutto merito dell’eroe di cui stai narrando, dico bene??” Mi esplose un enorme sorriso nel volto.
“La tua sottile perspicacia colpisce ancora! Ora chiudi gli occhi di nuovo, su! Ecco, brava… Dov’ero rimasto? Ah già, Joel Madden! Beh, il nostro ‘eroe’, come mi hai giustamente suggerito, raggiunse la palla, che era finita in un verdeggiante e rigoglioso cortile.” Mentre ritornava serio la scena mi si ripeteva cristallina nella mente. Quel giorno ero seduta per terra in giardino, intenta a raccogliere le prime margherite che erano fiorite con la bella stagione, quando, ad un tratto, un pallone colorato mi aveva colpito la schiena e si era fermato al mio fianco. Poco dopo un minuto bambino dai capelli color sabbia e gli occhi vispi della stessa dolcezza e colore del cioccolato al latte, saltellava di fronte a me impaziente.
“Ricordi cosa ti ho detto quando me l’hai restituito: ‘Con quelle trecce sei proprio buffa!’” Recitammo all’unisono abbandonandoci a quella che assunse le sembianze di una leggera risata.
“Da allora ho lanciato la palla nel tuo giardino un mucchio di volte! Accidentalmente, si intende!” Sghignazzò  sotto i baffi.
“Certo, ogni giorno alla stessa ora! Un caso, senza dubbio!” Lo rimbeccai io e mi sorpresi a sorridere di nuovo. Aprii gli occhi e lo guardai colma di gratitudine.
“Lo so Emma, io ho sempre ragione! Continuiamo.. Ricordi i pomeriggi a casa mia? Sono talmente tanti da rendere retorica questa mia domanda! Tornati da scuola saccheggiavamo la dispensa e mia madre fingeva di non accorgersene! Ricordi quella volta in cui abbiamo rotto la bicicletta nuova di Benjamin? Perché ci siamo saliti insieme?”
“Mi avevi assicurato che avrebbe resistito! Quanto si è arrabbiato!” I suoi racconti mi coinvolgevano sempre di più e lui rideva divertito per questo.
“Ricordi quando ad Halloween lanciavamo le uova alle finestre di Trevor e delle gemelle Norton, perché ci prendevano in giro a ricreazione? O quando io e Benji abbiamo picchiato quel gradasso di Jackson perché faceva il prepotente con te!”
“Oh mio Dio, tre giorni di espulsione vi siete guadagnati!”
“Ne è valsa la pena, tormentava la nostra ‘sorellina’! Ricordi quando cantavamo a squarciagola i Green Day per le strade del paese e le vecchiette ci rimproveravano per la confusione? E quella che ci ha gridato: Delinquenti! Siete solo assassini!” Imitò la voce della donna anziana ed io non riuscii più a frenare il riso e rotolai a destra e a manca senza respiro! Quando mi calmai ed asciugai le lacrime, di gioia questa volta, agli angoli degli occhi, il suo sguardo si fece più penetrante e la sua voce più bassa e morbida.
“E.. Emma.. Ricordi quando io finivo il turno serale alla paninoteca e, nel cuore della notte, montavo in sella al mio motorino sgangherato e correvo, correvo, correvo, sempre più forte, come se non ci fosse stato un domani, come se il mondo fosse stato sul punto di finire, per raggiungere te, che sgattaiolavi fuori di casa dall’entrata sul retro e mi aspettavi sotto il lampione di fronte al tuo cancello, dove io scaraventavo lo scooter, ti prendevo tra le braccia e ci fondevamo in un unico , eterno, interminabile bacio, che mi rigenerava e mi faceva sentire capace di sollevare la Terra con un dito, di sgretolare le montagne con una carezza, di vivere per sempre.”
Incontrai i suoi occhi brillanti:” Come potrei dimenticarlo” Dissi in un soffio. Mi tornava alla memoria tutto. Tutto quello che avevo vissuto con lui e gelosamente conservato nella mia mente e nel mio cuore.  Quelle nottate, trascorse a combattere contro le lancette dell’orologio che sembravano paralizzarsi mentre lo attendevo e che invece fuggivano come ladri quando lui era con me. I baci al chiaro di luna, avidi, che non bastavano mai, che ci consumavano.
Il suo sguardo che mi scrutava aveva capito che ero precipitata nel turbine delle emozioni di quei giorni. Quello sguardo che mi aveva fatto innamorare.
“Emma” Sussurrò mentre avvicinava il suo volto al mio. Sapevo cosa stava per succedere. Sentii il suo respiro sul labbro inferiore e poi.. DRRRRRRRRRRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINNNNN, DRRRRRRRRRRRRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINNNNNNN. Il suono trapanante del mio cellulare interruppe quel momento. Balzai i piedi, frugai nella borsa e finalmente lo trovai. Era un messaggio. Di Zacky. Con i battiti a mille lessi: Chiamami. Scherzo Brian.
 



Haloa (?) Sono tornata finalmente! E in questo periodo di isolamento in montagna ho dato libero sfogo alla mia fantasia! Cosa ne pensate di questo piccolo assaggio?? E’ solo l’inizio, altri capitoli fumanti sono già pronti e a giorni potrete gustarli! Stay tuned per saperne di più! Baci (:

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Capitolo 15
*** CAPITOLO 14 ***


James

Ero rimasto imbambolato nel punto esatto in cui Emma mi aveva lasciato. Quando le sue fresche labbra avevano sfiorato la mia pelle mi erano cedute le ginocchia, tanto che avevo dovuto sforzarmi per mantenere l’equilibrio e non sembrare il perfetto idiota barcollante che non è ancora abituato al contatto umano che avevo fama di essere, e inoltre lei era scomparsa tanto velocemente da lasciare un’enorme voragine silenziosa alle sue spalle. Continuavo a fissare il punto in cui l’avevo vista per l’ultima volta quel giorno, avvolta in un leggero abitino bianco e con i teneri lineamenti del volto incorniciati da d’orate onde fluenti. Scossi la testa. Che diavolo mi stava succedendo? Emma mi turbava sempre di più e non capivo cosa tutto ciò significasse. Mi agitava, mi rendeva inquieto saperla nella mia casa e mi intrecciava lo stomaco quando mi guardava. Eppure pensare a lei mi rasserenava, e ,ultimamente, mi sorprendevo a farlo di frequente. Sì, per la prima volta dopo anni riuscivo a sentirmi finalmente più leggero, ed era tutto merito suo. Mi svegliavo di buon umore se sapevo di doverla incontrare, affrontavo le giornate con spensieratezza dopo averla vista, parlavo di più, con i ragazzi, i produttori, parlavo perfino da solo, anche se me ne vergognavo tremendamente. Avevo sempre saputo di non essere del tutto normale, ma in fondo chi lo è? La verità era che da quando l’avevo conosciuta non mi sentivo più solo. Vivevo più volentieri.
In balia dell’ennesima riflessione aporetica non avevo notato Brian, che con un fare felino era sgusciato fuori dalla porta d’entrata senza fare il benché minimo rumore e si era seduto sul balcone della finestra a lui più vicina con le gambe penzoloni, osservandomi incuriosito.
“Non mi dire! Sono occhi che brillano quelli?” Si portò le mani alla bocca come per nascondere un’espressione di stupore e incredulità.
“Devi aver fumato qualcosa di pesante per avere delle allucinazioni del genere!” Non riuscii a trattenere un sorriso.
“Non ci provare Sullivan, hai addirittura smesso di portarmi rancore e adesso ti trovo qui a scrutare il nulla come se stesse trasmettendo un film! Qualcosa deve essere successo, guarda! E’ dolcezza che traspare dal tuo sguardo!”  Era straordinariamente sincero e animato da buone intenzioni. L’amico che mi era tanto mancato.
“E’ così evidente?” La mia domanda retorica venne liquidata con uno sguardo obliquo che la diceva lunga su quanto quel ragazzaccio insopportabile mi conoscesse a fondo. Voleva estorcermi tutti i silenzi arretrati che gli avevo fatto pesare.
“Ok, Syn, avrai quello che vuoi, come sempre d’altra parte!- Presi a camminare avanti e indietro di fronte a lui, presi un respiro profondo e iniziai- Mi.. incuriosisce! E parecchio. Ha un che di misterioso, quasi proibito, credo che nasconda qualcosa! E non so cosa darei per scoprire di cosa si tratta! E’ come me, si nasconde, nasconde il meglio di sé però, diversamente dal sottoscritto, lo lascia fare capolino dagli occhi, dalle parole, dai gesti, a volte, e quando capita impazzisco!” Controllai l’amico che, reggendosi il mento con gomiti poggiati sulle ginocchia, mi ascoltava intenerito. Dopodiché ripresi: “Nonostante ciò, però, non trovo il coraggio di indagare su di lei, insomma che diritto ho di farlo? E’ lei che dovrebbe sbloccare me, non viceversa! Ma non è l’unico problema.. Quando è con me mi blocco, fatico a pensare, sento il peso del suo sguardo addosso e mi domando cosa stia pensando, cosa pensi di me! Forse lo faccio perché non voglio deluderla nel farle scoprire chi sono..”
“E forse c’è dell’altro!” Mi incalzò sicuro di sé, spronandomi a non fermarmi.
“Ma certo, genio del male, cosa ti si può nascondere?!”
“Niente e lo sai, ti ho scoperto anche quando mi stavi organizzando la festa di compleanno a sorpresa! Su, finisci, cos’ poi ti psicanalizzo!” Incorreggibile.
“Come ti stavo dicendo c’è una certa alchimia tra noi, una particolare intesa.. E’ come me, aperta e disponibile con gli altri ma cupa e introversa riguardo se stessa. Quello che voglio arrivare a dire, e che mi costa non poca fatica ammetterlo.. E’ che la sento più vicina a me di persone che invece conosco da anni.” Troncai l’ultima sillaba troppo presto, quasi pentito di essermi lascito sfuggire quel “segreto” tanto intimo, ma ciò non impedì al chitarrista di cogliere il pieno significato delle mie parole. Da molto, ormai, non parlavo dei miei sentimenti, di ciò che mi frullava per la testa, e infatti la cosa non sfuggì a Brian, che notò estremamente compiaciuto il cambiamento:” La terapia con la ragazzina sta funzionando eh Jimmy, non mi parlavi così da mesi! Sono davvero felice per te!- Saltò giù con l’agilità di un ghepardo e mi diede una fraterna pacca sulla spalla- E da quanto ho potuto capire il tuo non è un interesse puramente professionale, per la dolce Emma!” Metamorfosi compiuta. Era tornato il solito smorfioso ammiccante.
“Brian..”
“Che c’è? Puoi forse negarlo?”
“Ecco io non lo so, è questo il punto! Sono confuso, non mi sono mai trovato prima d’ora in una situazione del genere, perciò non so se quello che provo è pura gratitudine verso una bella ragazza che mi sta aiutando o.. altro!”
“Diavolo James, ne hai avute di donne, sapra”
“Ma lei non è una delle tante!” Lo interruppi bruscamente e leggermente irritato sedendomi sul dondolo a cui davo le spalle. Lui mi si piazzò di fronte a gambe incrociate e assunse un’aria nuovamente seria:” Ok.. Premettendo che non sono un esperto di emozioni, sentimenti, relazioni e quant’altro, credo comunque di riuscire a distinguere un uomo riconoscente da uno profondamente turbato interiormente. E quel tormento che ti si legge in faccia ha un profilo femminile, un paio d’occhi grigi e lunghi capelli biondi! Ti piace Jimmy, e ti piace proprio tanto per farti sentire così.” Non smise di guardarmi nemmeno quando terminò di parlare, preparato a decifrare la mia espressione,  a comprendere quale fosse stato l’effetto prodotto dal suo discorso.
“Suvvia Brian, a tutti piace, è palesemente piacevole da osservare, simpatica, genuina, semplice, va d’accordo con tutti..”
“Giusto, ma nessuno la sbircia di nascosto come fai tu (non negare, tu guardi lei, io guardo te amore mio!), nessuno si vergogna di starle accanto, nessuno gira senza meta per la veranda accennando a quell’interesse di cui mi hai raccontato poco fa! Jimmy, sono parole da innamorato quelle che ha” Balzai in piedi senza lasciarlo proseguire.
“Oh, ti prego Brian! Innamorato, ma ti senti? Non so neanche cosa voglia dire, a me non succedono queste cose! Per favore non dire stupidaggini.”
“Puoi continuare ad autoconvincerti del contrario o accettare e vivere la cosa meravigliosa che ti sta accadendo, anche questo sarebbe un passo avanti, e ti favorirebbe il superamento di questo periodo di stallo. Magari servirebbe.”
“Certo, tutti i miei problemi scomparirebbero, devo solo spassarmela, ma allora perché non mi hai ancora consigliato di andare a prostitute?” Ero furioso.
“Cristo Jimmy, non parlo di questo e lo sai. Non parlo di un passatempo fisico ma ti compagnia, calore umano, conforto, sostegno e tutto quello che una relazione ti può offrire.”  Sbottò lui schizzando in piedi.
“Brian, per favore, non complicare le cose proprio ora che sto migliorando. Ti prego.” Tentai di evitare la discussione opprimente che mi stava rovinando il buon umore difficilmente acquistato.
“D’accordo, non vado oltre. Ma prima o poi dovrai affrontare la questione, fidati di me.- Poi, notando il mio disagio, si ammorbidì- Ed io sono sempre disponibile per qualsiasi cosa, se vorrai sfogarti! Questo ed altro per il mio migliore amico, soprattutto ora che sta finalmente riemergendo!” Mi sorrise sincero.
“Grazie Brian, è un sollievo sentirtelo dire. Mi sei mancato terribilmente, dovremmo uscire a farci qualche birra, quant’è che non lo facciamo?”
I suoi occhi si illuminarono improvvisamente e prima di potermene rendere conto venni stritolato dalla morsa dei suoi bicipiti tatuati:” Ben tornato Jimmy.”
 
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Finalmente riconciliati dopo un periodo troppo lungo per un’amicizia della nostra portata rientrammo abbracciati, destando la curiosità dei ragazzi indaffarati in sala.
“Guarda un po’ chi ha fatto pace” Esordì Zacky euforico unendosi scoppiettante al nostro groviglio di braccia.
“Veramente? Non sto sognando? Matthew spuntò dalla porta della cucina mettendo in mostra i denti brillanti.
“Domani piove! Cos’è successo?” Domandò  Johnny sorridente.
“Credo sia giusto farvi sapere che mi sento meglio ultimamente!” Proferii timidamente.
Il volto del cantante esplose in un arcobaleno di emozioni diverse che sfumavano dalla sorpresa alla gioia assoluta. Senza parole mi corse incontro e mi sollevò da terra di peso, stringendomi con il corpo e con la mente. Avevamo un legame speciale, come con tutti i ragazzi del resto. A quel punto si avvicinò anche Johnny e mi sentii di nuovo parte di quella surreale esperienza chiamata Avenged Sevenfold. La nostra storia. La mia vita.
 
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Quella sera decidemmo di uscire a bere e divertirci tutti insieme, per festeggiare. Mentre eravamo impegnati con gli ultimi preparativi,  Matthew gridò dal bagno:” Dovremmo invitare anche Emma, che ne dite? E’ anche merito suo, o per meglio dire, tutto merito suo!”
“Me ne occupo io! - Trillò Zacky fulmineo. - Anche se penso sia impegnata con Joel..”
“Ma che dovevano fare?” Azzardai fingendomi disinteressato.
“Non ne ho idea, bisognerebbe chiedere.. perché lo vuoi sapere?” Sorrise Matt.
“Già, Jimmy, perché?” Rimarcò enfatico Brian alzando e abbassando le sopracciglia.
Cercai lo sguardo di Johnny per sfoggiare la mia espressione da “non so cosa vogliano dire” ma ero un pessimo attore e bugiardo perciò ricevetti soltanto una scossa del capo divertita che me lo confermò. Tuttavia tralasciai le loro allusioni, dal momento che la mia attenzione era stata carpita da Zacky, il quale, dopo essersi allontanato da noi per trafficare con il cellulare, l’aveva portato all’orecchio e aveva pronunciato il suo nome. Mi avvicinai furtivo giusto in tempo per sentirlo sussurrare:” Ho un’idea geniale ma mi serve la tua collaborazione!” Subito dopo, accortosi della mia presenza, mi rimproverò:” Che ci fai qui? Mi farai scoprire!”
“Di che parli?”
Dal telefono il tono vellutato di Emma ci distrasse:” Zacky? Che sta succedendo?”
“E’ solo Jimmy, ci ha beccati!” Mi incenerì con lo sguardo.
Facciamo partecipare anche lui allora!”
Il volto del chitarrista si accese:” Perfetto! Ora lo metto al corrente dei miei loschi piani, con te parlerò domani, non siamo al sicuro qui! Passo e chiudo! Ciao cara!”
Ciao pazzo, e ciao James!”
“CIAO EMMA!” Sbraitai per farmi sentire e tutti si voltarono verso di noi. Ci pietrificammo come due ladri sorpresi nel bel mezzo di un furto.
“Eh ee.. Dice che non viene.” Mentì prontamente il chitarrista. I volti perplessi degli altri si distesero e Matthew ci fece segno di andare. Feci per muovermi ma Zacky mi bloccò:” Ti sei guadagnato un posto tra gli organizzatori dello scherzo per Brian!”
“Ma ci siamo appena riappacificati!”
“Potevi pensarci prima di spiare le mie mosse!” E poi ci siamo sempre fatti scherzi a vicenda, quindi in questo modo capirà che stai tornando il vecchio Jimmy in tutto e per tutto!” Lui e la sue stramaledette doti dialettiche.
“Andata, dammi i dettagli!”
“Non ora, domani.”
“Approfittiamo del momento no?”
“Ci scoprono davvero questa volta.”
“Sarò discreto!”
“Come prima al telefono?” Mi zittii colpevole, ci scambiammo una stretta di intesa e, come se niente fosse, raggiungemmo gli altri che uscivano.
 


Altro capitolo pronto per voi, la storia si infittisce! Cosa ne pensate? Baci aspetto i vostri pareri! 

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Capitolo 16
*** CAPITOLO 15 ***


Emma

Joel si fissava i piedi assorto nel tentativo di evitare il mio sguardo, che invece balzava da un angolo all’altro del corridoio poco illuminato della sua villa. Dopo la telefonata con Zacky e James lo avevo pregato di portarmi a casa a riposare dal momento che la giornata seguente sarebbe stata lunga ed impegnativa. IL tragitto in auto era stato teso e pesantemente silenzioso, nessuno aveva osato accennare a quello che era successo, o meglio, sarebbe potuto succedere se il mio telefono non ci avesse interrotti. Tutto quello che desideravo in quel momento era calma e tempo per riflettere, perciò non attesi oltre:” Senti Joe, sono stata bene con te oggi, e non ti ho ancora ringraziato come si deve per la tua disponibilità..”
“Emma.. Mi dispiace.. Non pensavo reagissi così.”
“Joe.. Io..”
“No, tu non hai colpe, non devi giustificarti. Avrei dovuto immaginare che non fossi ancora pronta. Le avevo detto che secondo me era esagerato..”
“Aspetta, lei chi?”
Finalmente mi guardò con una strana luce negli occhi:” Mia madre. Dicevo che ha insistito molto per farti avere quel biglietto anche se a me non sembrava una buona idea. Di cosa pensavi che stessi parlando?”
Mi sentii improvvisamente stupida. I ricordi del nostro passato insieme mi avevano portato fuori strada, Joel non pensava più a me in quel modo evidentemente, era solamente preoccupato per la questione di Robin. Ne fui sollevata, anche se allo stesso tempo, la verità mi deluse.
“Ehm, si certo, della stessa cosa, Robin.. Ovviamente non me l’aspettavo e le emozioni hanno preso il sopravvento, prima o poi imparerò a reagire come si deve.. Ma mi ha fatto un immenso piacere ricevere quel suo pensiero, e ci terrei molto a rivederla.”
“Ti ci porterò, vedrai. E’ una promessa.”
“Io non credo alle promesse. Dovresti saperlo!” Sorrisi maliziosa.
“Ma credi a me.” Detto questo mi strinse in un eterno abbraccio dal quale ci sottraemmo entrambi a fatica.
“Buonanotte.” Sussurrò accarezzandomi la guancia destra. Ricambiai e finalmente entrai nella mia stanza. Stremata mi sfilai i lunghi stivali da cavallerizza e mi lasciai cadere sul piumone rosa pastello. Ancora non riuscivo a credere di essere riuscita a sopravvivere a quella giornata. Joel era persino riuscito a farmi apprezzare il mio crudele demone delle cose passate! Certo, solo la sua parte migliore, ma era pur sempre un traguardo!
Joel. Cosa mi era passato per la testa poco fa? Noi due di nuovo insieme? Dovevo essere impazzita. Scacciai quel pensiero che mi spaventava a morte dalla mente, e subito il vuoto che aveva lasciato venne occupato da ciò che Zacky mi aveva riferito al telefono. Così, mentre Morfeo giocava a tiro alla fune con me, tentai di pensare a cosa avrebbe potuto avere in mente quel tenero chitarrista, finché il re dei sogni non vinse ed io precipitai tra le sue braccia.
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Sedevo nel salotto di casa Sevenfold, lo riconoscevo dalla posizione del tavolino di vetro lavorato, che tra l’altro era l’unica cosa che riuscivo a distinguere chiaramente, poiché attorno a me tutto era sfocato. D’un tratto scorsi Joel entrare in cucina e lo raggiunsi, per vederlo aprire lo sportello contenente i bicchieri per poi gettarli uno ad uno a terra, infrangendoli in mille frammenti invisibili. Spaventata indietreggiai, e con la coda dell’occhio lo vidi. Lui era lì. Con me. Si avvicinava al tavolo e ci poggiava un bicchiere contenente quel maledetto liquido rosa, fissandomi. Non distoglieva mai lo sguardo da me. Impassibile. Presa dal panico gridai, gridai disperatamente in cerca di aiuto, un aiuto che non arrivava, mentre io ad ogni gemito sentivo la voce sempre più flebile, fino a non sentirla più del tutto. Terrorizzata mi volta in cerca di Joel che si era trasformato in una donna dai boccoli color paglia molto corti e il volto segnato dalla stanchezza. Robin. Una Robin in lacrime, sopraffatta dal dolore. Continuavo a boccheggiare senza emettere suoni, sempre più agitata, mentre tutto si faceva grande ed io rimpicciolivo a poco a poco, senza che nessuno mi venisse in soccorso.
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Mi svegliai di soprassalto con il fiatone e gli occhi pesanti, mettendomi a sedere con la schiena addossata alla testiera del letto alle mie spalle, quando la porta si spalancò e, presa dal panico, urlai con tutte le mie forze mentre le lacrime mi sgorgavano dagli occhi rigandomi il volto. Era Joel, che era arrivato di corsa dal volto paonazzo, gettandosi poi in ginocchio accanto a me:” Emily cos’è successo? Stai bene? Perché mi hai chiamato? Cos’hai? Oh, parlami per Dio!” Sbottò sconvolto.
Tra i singhiozzi proferii:” L’ho …. L’ho sognato. Lui… Era lì con me.” Nascosi il viso tra le mani mentre le possenti braccia del cantante mi sollevavano appena per fare posto al suo corpo che si distese al mio fianco, per poi attirarmi a sé. Mi tenne stretta baciandomi la nuca:” Emma ci sono io qui, ci sono io. Nessuno ti farà del male. Ti proteggo io.” Poteva sentire la maratona che correva il mio cuore a contatto con il suo petto nudo, perfettamente scolpito.
“Perché anche nei sogni? Non gli è bastato prendersi la mia infanzia, la mia serenità, ora vuole anche la mia mente?” Domandai con la voce rotta dal pianto.
“Se tu non glielo permetti non lo farà. Non fa più parte della tua vita, sei più forte Emma. Non devi aver paura.” Con una mano mi strinse a sé e con l’altra mi accarezzò i capelli arruffai. Restammo in quella posizione il tempo necessario per calmarmi e proprio quando il respiro mi si fece più regolare, la voce di Benjamin scosse entrambi:” JOEEEEEE! SBRIGATI, SI VA!”
Lui sbuffò e rispose di rimando:” ARRIVO! - Poi si rivolse a me- Dovresti fare una doccia, piccolina, così ti riprendi, oggi ti attende una giornata piena. Ti distrarrai. Concentrati sul presente.” Mi misi a sedere di fronte a lui e asciugandomi le guance dissi piano:” Hai ragione.. Ma non possiamo restare qui un altro po’?”
“Dolcezza mia. Lo vorrei più di qualsiasi altra cosa. - Fece una lunga pausa perché assimilassi tutta la profonda verità di quel desiderio. - Ma mi attende una settimana ricca di impegni che non posso rimandare, e sono già in ritardo.” Mi scoccò un lungo bacio accanto all’occhio sinistro portandosi via un po’ delle mie lacrime e della mia tristezza, e, dopo aver indugiato un secondo, si alzò lentamente. Quando raggiunse la soglia della camera lo presi in giro:” Quei pantaloni li fanno anche in versione etero?” Chiesi alludendo al pigiama color manto di mucca che sfoggiava. In risposta ottenni una cuscinata in faccia e tra le risate riuscii a sentire la sua voce augurarmi una buona giornata.
 
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Circa un’ora più tardi, mi trovavo di fronte alla porta d’ingresso di casa Sevenfold con i capelli ancora umidi, indecisa se suonare o meno dato il mio grande anticipo. Mi ero preparata in fretta per non lasciare alla mia immaginazione il tempo di fantasticare sull’incubo appena avuto, senza rendermi conto che le persone normali senza complessi riescono a dormire fino alle nove e anche più, indisturbate. Abbassai la mano che indugiava sul campanello decisa per andare a temporeggiare in un bar davanti ad una tazza di tè fumante, quando un’enorme limousine nera si piazzò davanti al vialetto e fece uscire un’esile donna dai capelli biondo platino. Indossava un completo nero, sfiancato e attillato in vita, estremamente professionale ma allo stesso tempo femminile, reggeva una cartellina trasparente con la sinistra e dalla spalla destr pendeva una capiente borsa beige. Il suo portamento sicuro e l’aria da donna emancipata mi facevano pentire di aver optato per dei semplici jeans grigi e un’insipida camicetta bianca, poco tempo prima. Ma anche se il suo aspetto mi intimoriva venni subito tranquillizzata dalla sua bocca sorridente, da cui, mentre si avvicinava a me spedita, fuoriuscirono le seguenti parole:” Ciao, tu devi essere Emma!” Il sorriso, il taglio degli occhi, mi ricordava qualcuno che non riuscivo a riportare alla mente.
“Ehm, indovinato! Io però non ho idea di chi tu sia purtroppo. Ci siamo già viste?”
“Oh, no no no! Non avevo avuto l’onore fino ad oggi!” -Mi strinse la mano calorosa.-  Sei davvero carina e adoro le tue scarpe!” Istintivamente controllai i piedi che avevo nascosto dentro uno stiletto nero costellato di appariscenti borchie, al fine di sviare la concentrazione di chi mi avrebbe vista dal mio volto disastrato e senza vita.
“Sai dovrei essere gelosa di te dato che lavori con il mio fidanzato! Comunque Io sono Valary, che sbadata non te l’avevo ancora detto! E sono la manager del gruppo!” La dolcezza della sua persona strideva con l’orrore da lei appena pronunciato. James era fidanzato. FIDANZATO. Si spiegava il perché del suo comportamento. La giornata peggiorava a vista d’occhio.
“Cosa dici, li buttiamo giù dal letto?” Mi prese sotto braccio mentre apriva l’enorme porta blindata con un mazzo di chiavi. Una volta entrate si portò le mani alla bocca e gridò:” Poltroooniii! Il sole splende e qui ci sono due belle bionde che vi aspettano!” Mi strizzò l’occhio raggiante. La sua allegria era contagiosa nonostante tutto, impossibile non adorarla, anche se avrebbe sposato il ragazzo di cui ti stavi innamorando. Per ironia della sorte James fu il primo ad accoglierci, precipitandosi giù dalle scale:” Buongiorno Val, ben tornata! Emma! Sei arrivata presto oggi!” Sorrideva come un cucciolo scodinzolante e.. Si rivolgeva a me. Perplessa mi voltai verso la ragazza dal sorriso a sessantaquattrodenti che spostava lo sguardo da me a lui visibilmente intenerita. Va bene fidarsi, ma così mi inquietava. Indecisa sul da farsi risposi vaga al batterista:” Già, sono in anticipo.. Spero di non disturbare.”
“Non potresti! Mai!” Disse lui quasi senza lasciarmi finire. Era visibilmente felice di vedermi e decisamente troppo data la circostanza.
“Oh, come siete amorevoli!” Commentò Valary pigandosi sulle ginocchia, come se non riuscisse a trattenere tutta la gioia che le provocava la visione di noi due insieme. Mi convinsi della sua pazzia e, dal momento che lei gli dava le spalle, fui la prima a notare Matthew che apriva le labbra perfette in un sorriso smagliante:” Ecco la mia donna di successo! “ Lei si voltò di scatto e gli saltò letteralmente in braccio, ridendo leggera e ricoprendolo di baci, mentre lui piroettava su sé stesso. Nel frattempo scesero gli altri e, dopo avermi salutata, si unirono a noi spettatori.
“Vedi Emma, questo è quello che succede quando Matt e la sua dolce metà non si vedono per due settimane.” Mi spiegò Zacky imitando la voce narrante di un documentario.
“Io farei di peggio se non vedessi la mia donna dopo così tanto tempo!” Mi sussurrò Brian all’orecchio circondandomi la vita con un braccio.
“Non vorrei essere nei panni di quella poveretta.” Bisbigliai avvicinandomi a lui. Per tutta risposta mimò un ruggito con le labbra. Poi mi rivolsi agli altri:” Quindi è lui il suo ragazzo?”
“Si ma io sono completamente libero.” Continuò Brian.
Johnny e Zacky si guardarono scotendo la testa rassegnati ed io risposi divertita al chitarrista:” Impressionante.”
“Vado a preparare la colazione, non voglio assistere all’accoppiamento di Shadows!- Esordì Johnny stropicciandosi gli occhi. Nessuno riuscì a trattenere una risata. - Frittelle per tutti?”
“SI!!” Fu la risposta sorpresa ed entusiasta del gruppo di affamati di cui facevo parte. Il bassista si diresse saltellando in cucina e Zacky si frappose tra me Brian strappando il suo braccio con cui mi teneva stretta. “Amore, sono geloso! Che fai?!” Scherzò atteggiandosi a diva, anche se mi sembrava realmente irritato.
“Lascia che mi faccia perdonare!” Lo imitò l’altro avventandosi su di lui tendando di baciarlo. Mentre i due combattevano cercai James per paragonare le due scene quasi analoghe che avevo davanti agli occhi, e notai con dispiacere che si era allontanato da tempo, per aiutare Johnny. Feci per raggiungerlo e fui bloccata da Zacky ,liberatosi dalla morsa del suo compagno, mentre Brian ci sfrecciò di fianco fiondandosi sul cibo appena sfornato.
“Dopo colazione porta James nel retro, ci organizzeremo lì!” Annuii complice e ci scambiammo un cinque riservato dopodiché lui mi prese a braccetto e mi portò a tavola.
“Questa è pura ricetta Vengeance eh! Ti conquisterà!” Disse porgendomi una frittella fumante e zuccherata. Dopo averla assaggiata pensai di essere entrata in paradiso.
“Oh, Zacky! Sai che impazzisco per i dolci! Ma non avevo mai provato una cosa del genere! E’, è”
“Lo so, non ci sono parole! Almeno tu mi dai un oi’ di soddisfazione, questi animali le divorano e basta!”
“Perché sono deliziose, è un complimento implicito!” Si intromise Brian con la bocca piena.
“Ehi voi, volete favorire?” Si rivolse James ai due piccioncini che non si erano mossi da dove li avevamo lasciati. Matthew probabilmente non lo sentì nemmeno, ma Valary si voltò e gridò di rimando:” Più tardi ci serviremo da soli! Ah, Emily! Più tardi avremmo modo di conoscerci meglio, voglio sapere tutto di te!”
 


Ditelo che vi sto viziando, non ho mai aggiornato così velocemente! Merito dei capitoli già pronti! Spero di non annoiarvi.. Che ve ne pare? Un bacio!

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Capitolo 17
*** CAPITOLO 16 ***


James

Stavo addentando la mia terza o quarta frittella della giornata, avevo già perso il conto, quando una fresca essenza di lavanda mi inebriò i sensi accostandosi al mio fianco sinistro. La vidi poggiare le mani sul tavolo e piegarsi in avanti, spostando lo sguardo irrequieto da un ragazzo all’altro.  
“Sbrigati a finire e portami sul retro.” Mi sussurrò all’orecchio mentre si avvicinava a me fingendo di sporgersi per afferrare una briciola solitaria. Deglutii a fatica il boccone che stava per andarmi di traverso. Perplesso controllai i miei amici che mangiavano e scherzavano chiassosi ed ignari, e poi Emma, che si guardava intorno con noncuranza, senza incontrare il mio sguardo allibito. Subito dopo notai uno scambio di cenni impercettibili tra lei e Zacky, il quale si allontanò velocemente da tutti ,utilizzando la scusa poco originale del bagno, scomparendo inoltrandosi nel corridoio. Allora realizzai cosa stava succedendo e mi vergognai di me stesso per aver indugiato sulle parole di Emma, tanto che nella mia immaginazione si insediò il volto di un Brian compiaciuto con un’espressione da “te l’avevo detto”. Scacciai quell’imbarazzante monito della mia condizione nei confronti della ragazza che sembrava soltanto peggiorare. Lei nel frattempo si era schiarita piano la voce ,costringendomi a concentrarmi su di lei,
e aveva alzato le sopracciglia in modo eloquente, donando al suo volto una nuova tonalità di bellezza. Vedendo che non reagivo si fece più inqueta e le sue sottili labbra delicate mimarono un “Allora?” impercettibile. Cercai di dominarmi spazzando via tutti i grilli che Brian aveva liberato nella mia testa il giorno precedente e mi rivolsi al resto del gruppo :” Beh, noi andiamo a fare qualcosa di produttivo, a dopo!”
Quell’incorreggibile del primo chitarrista non se la lasciò sfuggire:” In tre è sempre più produttivo!”
“Brian!” Scattammo in coro io e Johnny, l’uno coprendosi il viso con una mano, l’altro scuotendo la testa sconsolato. Lo lasciai sghignazzare soddisfatto con il bassista che si improvvisava moralista ricordandogli le buone maniere in presenza di una signora, ovviamente fiato sprecato, e scortai Emma nel retro come mi aveva ordinato, dove trovammo uno Zacky trepidante.
“Alla buon ora, quanto ci avete messo?!”
“Non guardare me, è Jimmy che non si decideva a muoversi!” Si schernì Emma fingendosi scocciata e scoccandomi un sorriso che mi fece tremare le labbra.
“Per forza, ero confuso, non mi mettete al corrente dei vostri loschi piani! Ad esempio, perché diavolo siamo qui?” Mi difesi cercando di non pensare a ciò che mi era passato per la testa poco fa.
Il mio paffuto amico di sempre scosse le mani agitato:” Sembrate due bambini che si incolpano l’un l’altro! Ad ogni modo, non perdiamo altro tempo! Siamo qui, caro James, per organizzare lo scherzo, ovviamente, per che cosa sennò? Allora, sentite un po’, io avevo fatto un ragionamento di questo tipo: Cosa ama più di se stesso Brian? James prego.”
“Niente.” Risposi senza esitare.
“Esatto! E di cosa non può fare a meno?”
“Di pavoneggiarsi con le donne?” Azzardò Emma.
“La ragazza impara velocemente! Quindi, cosa lo può infastidire più di qualsiasi cosa che metta a rischio la sua bellezza?”
“Venire rifiutato per questo? Dove vuoi andare a parare??” Ormai non riuscivamo più a trattenere la curiosità.
Il chitarrista ci osservò sornione:” Emma, tu gli chiederai di uscire per farti perdonare la reazione di quella famosa mattinata, ed io e Jimmy ci occuperemo del lavoro sporco, ossia, faremo in modo che sia costretto a declinare la tua proposta all’ultimo minuto!”
“E come??” Lo incalzò lei.
“Lo vedrai con i tuoi occhi, ti lascio l’effetto sorpresa!”
“Eh no, adesso devi dirmelo, altrimenti avresti dovuto risparmiarti anche la premessa!”
“Sarà più epico quando lo vedrai senza aspettarti nulla di particolare! Io non parlo.” Fece segno di cucirsi la bocca.
“Oh beh, tanto me lo dirà Jimmy!” Sorrise lei stringendosi al mio braccio e mostrandomi un paio d’occhi che avrebbero convinto anche il più crudele degli assassini a costituirsi. O perlomeno, io l’avrei fatto. Ciò non sfuggì a Zacky che, leggermente infastidito, ci annunciò:” Nemmeno lui lo saprà prima di te! Fidati, è meglio così! Comunque Emma, la tua è la parte più divertente! Dovrai recitare in modo impeccabile, non deve accorgersi che lo stai ingannando!”
Lei aveva aperto la bocca per dire qualcosa ma la voce di Johnny in lontananza la precedette:” Vee, dove sei finito? Dobbiamo provare!”
“Sto arrivando! - Gridò lui di rimando. - Bene ragazzi io scappo, voi preparatevi perché entro oggi si entra in azione! Jimmy dalle qualche dritta per sedurre Haner, anche se non ne avrebbe bisogno, è un’impresa estremamente semplice! A dopo!” Ci sorrise allegro e sgattaiolò via di corsa.
Eravamo rimasti soli, dunque, per non prolungare quel fastidioso silenzio che si era andato a creare, le dissi:” Spiegami una cosa.. perché istigare Brian?”
“Oh non chiederlo a me, ha fatto tutto Zacky, io non c’entro! Non sono tanto masochista da consegnarmi volontariamente in pasto a quello sciupa femmine!”
“Immaginavo. Ma devi sapere cara Emma - La informai circondandole le spalle con un braccio mentre la conducevo oltre la bassa porticina di fronte a noi che dava sul giardino. - che lui è tutto fumo niente arrosto, cioè si atteggia a modello mozza fiato oltre ogni limite immaginabile e usa le donne, ma quando la cosa si fa seria, scappa. E’ sempre stato uno che fugge dai sentimenti, uno che teme la possibilità di entrare in contatto con le sue emozioni o quelle degli altri e perciò si preclude ogni opportunità di eventuale felicità.” Mi morsi il labbro. Mi assomigliava molto. “Il punto è che c’è un ragazzo vero che vale la pena di conoscere dietro quella maschera di narcisismo.”
“Maschera che si toglie soltanto in presenza di coloro di cui si fida davvero.” Completò lei con tono canzonatorio. Alla mia espressione stupita rispose:” Che c’è? Dopo anni di studi umanistici credo di riuscire a tracciare il profilo psicologico degli individui con cui ho a che fare!”
“Ah, perciò nemmeno io ho più segreti per te?” Scherzai nervoso, pensando a quale potesse essere il suo parere su di me.
Lei sorrise assente facendo roteare gli occhi improvvisamente cupi.
“Per te ho bisogno di più tempo..” Sembrava rivolgersi a se stessa. Si riprese subito e cambiò bruscamente discorso:” Come mai mi hai portata qui?” La sua domanda mi fece realizzare soltanto in quel momento di averla condotta nel bel mezzo dell’enorme giardino verdeggiante che circondava la villa, uno dei posti che preferivo.
“In tutta onestà non lo so, mi sono lasciato trascinare dalla conversazione senza fare attenzione a dove stavo andando.” Consapevole che se non si era ancora fatta un’opinione su come potevo essere, con quella risposta avrebbe immediatamente capito che quella del perfetto idiota mi calzava a pennello, evitai accuratamene il suo sguardo.
“Credi nel destino, James?” Furono le parole che ricevetti da quella misteriosa creatura, alla quale sorprendermi veniva naturale come sistemarsi una ciocca ribelle dietro l’orecchio. Sapeva che non avrei risposto subito, perciò mentre si guardava intorno alla ricerca di qualcosa a me sconosciuto, proseguì:” Io ci credo, benché creda anche al caso, quindi direi che credo ad una combinazione di scelte e avvenimenti predefiniti! Devi sapere che sono la contraddizione ambulante! - Le scorsi all’interno dell’iride un lampo di follia che mi costrinse ad incollarle lo sguardo addosso, come se una forza sconosciuta mi impedisse di vedere qualsiasi altra cosa, tutto il resto. - Te lo sto dicendo perché quest’oggi avevo pensato di lavorare in giardino e, guarda caso, tu mi ci hai portato senza pensarci, ‘per caso’. Quindi, lezione numero uno: questo è destino.” Mi strizzò l’occhio compiaciuta e si diresse verso la collinetta dove troneggiava un acceso ciliegio in fiore, ai piedi del quale si fermò. Incuriosito e sorprendentemente allegro la raggiunsi:” Che volevi fare oggi?”
“Fare, fare.. Ti sei mai disteso su un prato a far niente?” Detto questo si stese sulla trapunta erbosa che stavamo calpestando e chiuse gli occhi. Non era necessario che le rispondessi, era già a conoscenza di ciò che avrei detto o pensato. Lei mi conosceva anche se non le avevo parlato molto di me. Con il cuore sorprendentemente più leggero la imitai. La luce mattutina era ancora debole e faceva risplendere i colori che mi attorniavano di tutta la comune freschezza di cui si animano le cose quando sorge un nuovo giorno.
La primavera era senza dubbio la stagione che preferivo in assoluto. Le brezze silenziose, le piogge nostalgiche, i fiori vivaci, ogni cosa dava immagine alla vita, ne era la rappresentazione migliore, ed io avevo sempre invidiato e bramato la gioia con cui rinasce questo mondo. Quell’anno, però, avrei smesso di desiderare e mi sarei impegnato a cambiare. Ricordavo ciò che mi aveva detto Emma: “Sii il tuo cambiamento.”
“Io non credo nel destino. - Le confidai d’un tratto. - Ritengo che quello che ci accade sia determinato esclusivamente dalle nostre scelte, che sia conseguenza di decisioni che abbiamo preso in base ai nostri desideri, ai nostri principi. Ognuno è artefice del proprio ‘destino’, o per meglio dire, ‘futuro’.” Mi accorsi che i miei battiti erano accelerati da quando avevo iniziato a parlare. Volevo aprirmi con Emma, farmi conoscere in tutto e per tutto, lati positivi e negativi, pregi e difetti, bellezze e stranezze, certezze e dubbi, perché, non ero mai stato più convinto di qualcosa in vita mia, lei più di chiunque altro avrebbe saputo dare il peso e l’importanza adeguata a tutti i miei demoni.
Dopo che ebbe compreso appieno la mia confessione, non si mosse né mutò espressione e, sempre proteggendo il suo sguardo dietro alle palpebre sigillate, mi rispose:” Io ne sono terribilmente affascinata invece, mi trasmette un senso di sicurezza e stabilità. Insomma, è come se ciò che ci aspetta fosse già pronto e noi dovessimo soltanto viverlo, non dovremmo quindi preoccuparci delle decisioni da prendere, delle scelte da effettuare o delle conseguenze che ne deriverebbero, perché tutto accadrebbe da sé. Saremmo più sereni. Sai, è di questo che hai disperato bisogno, James, serenità. Devi prenderti del tempo per te, ogni giorno, non importa quanto tu sia impegnato, quante interviste tu debba fare, quanto siano vicine le date di scadenza per l’uscita dell’album, ciò che più importa sei tu. Tu vieni prima di tutto.” Le sue ferite grigie si aprirono su di me per assicurarsi che il significato delle parole appena fuggite sue sottili labbra vermiglie venissero assimilate nel modo più totale, da ogni mia parte del corpo.
“Io.. Non mi prendo una pausa da quando avevo diciassette anni. Ho vissuto e vivo tutt’ora una vita frenetica con ritmi elevati e talora pesanti, ai quali non sono ancora completamente abituato. Dopotutto si stava e si è realizzato un sogno, non posso certo pretendere che mi venga lasciato il tempo per realizzare cosa sta succedendo.” Mi sorpresi io stesso di quanto la mia rivelazione suonasse come una richiesta d’aiuto. Emma rotolò su un fianco avvicinandosi al mio corpo che, più lei si avvicinava, più si rilassava.
“ Capisco come tutto questo possa sembrarti fuggente, perché lo è. Quanto più i nostri desideri si avverano tanto più vorremmo che non l’avessero fatto. Perché così facendo ci sfuggono tra le dita, li perdiamo vivendoli e ne sentiamo la mancanza se ci abbandonano troppo velocemente. Per questo devi imparare ad assaporare ogni attimo della tua esistenza come se fosse la prima volta . Sorprenditi fi tutto, sboccia ogni giorno James, e ti assicuro che il tempo smetterà di riderti in faccia.” Il suo sguardo mi penetrava fin dentro le ossa.
“Non è così facile come lo fai sembrare..”
“Non è per niente facile, anzi, è ciò che di più complesso si possa cercare di fare. Ma io credo in te. Imparerai a farlo anche tu.” Finalmente il suo volto angelico splendette del più bel sorriso melanconico che avessi mai potuto ammirare. Provai l’impulso di toccarla, per interiorizzare quella meraviglia celeste, come quando si è di fronte ad un’opera d’arte che sconvolge così nel profondo da farci sentire quasi obbligati ad avere un contatto con essa, per capirla completamente, per assicurarci che tale incanto è reale.
Trascinai verso il suo viso di porcellana il braccio coricato accanto al suo ventre, e con il dorso della mano le sfiorai la guancia offerta alle carezze della brezza mattutina, lentamente, affinché vivessi quella sensazione nella sua totalità. Distinsi sorpresa in lei, seguita da un lieve imbarazzo appena accennato che le dipinse le gote con delicatezza, e infine la vidi abbandonarsi ai movimenti circolari e leggeri con i quali esploravo le sue squisite fattezze. Mi soffermai soltanto sotto gli occhi, avendo notato un insolito gonfiore, sul quale strofinai il pollice:” Cosa ti ha fatto piangere..” Mi domandai assorto, ma osservando una certa agitazione nel suo sguardo mi resi conto di non aver sigillato nella mia mente quelle parole, le quali erano fuggite dalla punta delle mia labbra sotto forma di un sussurro. Pietrificato e mortificato dalla involontaria intromissione nei suoi affari personali, ritrassi la mano con uno scatto repentino e cercai affannosamente qualcosa da dire, nella speranza di cancellare l’errore appena commesso.
“Ehm.. - Mi schiarii la voce. - Ricordi che ieri volevo parlarti di qualcosa?” Il suo sguardo inquieto, che s’era oscurato, si accese di nuova luce a quella domanda.
“Giusto! Dimmi tutto, ti prego!” Gli occhi chiari risaltarono particolarmente sopra le guance infuocate.
“Volevo dirti che qualche sera fa ho ripreso in mano il blocchetto che ero solito usare per comporre e ho buttato giù qualche riga. Niente di rilevante eh, non si tratta di canzoni, è che mi sentivo ispirato e..” Non potei terminare perché Emma, entusiasta, spalancò la bocca e si issò sulla ginocchia:” Oh mio Dio! Hai ritrovato l’ispirazione! James, è sensazionale, magnifico!!”
“Non è niente di che! E ti sarei infinitamente grato se la cosa rimanesse tra noi, poiché gli altri mi metterebbero pressione, di nuovo. So che non lo fanno apposta o per ostacolarmi, ma il risultato è quello.” La pregai mentre mi alzavo a mia volta.
“ Certamente, questo è solo l’inizio del processo di guarigione, non dobbiamo certo adagiarci sugli allori e pensare che sia tutto risolto! Ma anche se c’è ancora molta strada da fare, ti sei sbloccato, e ,credimi, non è cosa da poco, soprattutto per la velocità con cui ci sei riuscito! Hai raggiunto un grande traguardo! ” Si spinse in avanti per abbracciarmi ma poi ci ripensò, limitandosi a poggiare le sue piccole mani da pianista sulle mie:” Sono orgogliosa di te.”
Seguii lo sguardo che indirizzava alle mie spalle, che ero diretto ad un’invadente Valary, con tanto di Matthew al suo fianco, che ci osservavano dalla veranda. Un brivido di terrore mi percosse: da quanto tempo erano lì? Senza tardare la manager mi diede il colpo di grazia gridando verso di noi:” Siete adorabili!”
Paonazzo scattai in piedi e, offrendo una mano ad Emma, la implorai:” Che ne dici, cerchiamo Zacky?”
Evidentemente a disagio lei mi rispose :” Non ce n’è bisogno.” Indicò un punto indefinito verso la porta da dove eravamo usciti, da cui il chitarrista/salvatore avanzava di corsa.
“Ragazzi, perdonate l’intrusione, ma è il momento!”
Sollevati ci avvinghiammo a lui, io alla sua destra, lei alla sua sinistra.
“Amico, amo il tuo tempismo!”
“Decisamente!” Esclamò Emma, e, protetti da uno Zacky alquanto spaesato, ci rifugiammo in casa.
 


Ecco il nuovo capitolo tutto per voi! Scusate il ritardo! Spero che lo sviluppo della storia sia di vostro gradimento e, se è così, non esitate a farmelo sapere! A presto! Baci :) 

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Capitolo 18
*** CAPITOLO 17 ***


Emma

Eravamo ormai entrati in casa quando Zacky mi inoltrò i dettagli della parte che mi appropinquavo a recitare:” Invitalo al Cheers, per questa sera alle 20:00, è uno dei suoi locali preferiti e intrattenerlo per almeno una quindicina di minuti, mentre noi agiamo! Credi di potercela fare?”
“Così tanto tempo mi chiedi?! E cosa mi invento?!”
“Non devi preoccuparti Emma, non ti mollerà neanche per un secondo, la cosa difficile sarà scollartelo di dosso quando avremo finito! Ok? Noi andiamo!” Tentò di allontanarsi ma lo trattenni per un braccio.
“Aspetta un po’! Cosa intendi per ‘agiamo’?”
“Non posso darti troppe spiegazioni, rovinerei la sorpresa! Cerca solo di non fargli raggiungere il bagno di camera sua!” Ma lanciò un baciò con la mano e scomparve con Jimmy su per le scale ricoperte da una tappezzeria bordò.
Rimasta sola nel bel mezzo dell’atrio mi sentii a disagio e agitata, indecisa sul da farsi per ingannare Brian e non far fallire miseramente quel piano, a me ancora ignoto, di cui Zacky andava estremamente fiero. Prima che potessi tormentarmi ulteriormente scorsi ,in lontananza, il fascinoso chitarrista dal portamento fiero ed il bassista dalla camminata barcollante chiacchieravano ignari lungo il corridoio, di ritorno dalla sala prove. Brian notò per primo la ma presenza, perciò batté una pacca fraterna sulla spalla di Johnny e mi raggiunse trottando allegro:” Tutta sola, principessa?” Non capivo se il suo sorriso tenero e sincero mi tranquillizzasse o inquietasse di più. Infatti, Brian preoccupava di più quando si comportava come una persona normale piuttosto che quando era se stesso.
“Mi hanno abbandonata!” Misi il broncio stando al gioco. Si cominciava.
“Imperdonabili! Beh, allora sei mia! Vuoi vedere la mia collezione di chitarre? Magari ti faccio un assolo tutto per te!” Curvò le labbra in modo irresistibile abbassando le sopracciglia.
“Magnifico, mi piacerebbe vederti all’opera, nel tuo elemento!” Più lo tenevo impegnato più tempo guadagnavano Zacky e Jimmy. Gli occhi del seduttore si illuminarono di una misteriosa miscela di sorpresa e superbia.
“Ottima scelta! Finalmente avremo occasione di conoscerci in modo più approfondito!” Sussurrò al mio orecchio mentre mi avviavo al suo fianco verso l’ultima stanza alla nostra destra.
“Avrei voluto farlo prima.” Bisbigliai io di rimando scoccandogli un sorriso scaltro e, prima che potesse ribattere, mi intrufolai tra le mura insonorizzate dell’enorme sala prove che mi si apriva di fronte. Il luogo era poco illuminato a causa di scure tende marroni che combattevano una spietata guerra contro la luce mattutina che tentava di entrare, ma per risolvere il problema dell’oscurità, dal soffitto pendevano sfavillanti lampadari lussuosi carichi di lampadine di diverse grandezze. Spostando il mio sguardo a terra notai, alla mia sinistra, quella che doveva essere la postazione in cui tutti i suoni venivano registrati e ritoccati per poi andare a comporre la canzone vera e propria, mentre il resto della stanza accoglieva un’imponente batteria professionale, tre microfoni, uno centrale e due laterali ed una tappezzeria tridimensionale di chitarre splendenti e aggressive, che sbucavano dalle pareti dando un tocco singolare ed originale all’ambiente.
“Ma questo è anche uno studio di registrazione o sbaglio?” Domandai incuriosita, dimenticandomi per un attimo del mio compito a causa dello stupore troppo grande.
“Come sempre non sbagli, la nostra sala prove funge anche da studio, così ci facilita il lavoro e non ci fa perdere tempo con inutili spostamenti quando c’è un album in arrivo. Dopodiché, a registrazione completata, si festeggia tutti qui in casa direttamente! E’ diventata un’abitudine quasi rituale ormai!” Mi spiegò entusiasta con gli occhi che gli brillavano. Il suo fare infantile mi fece sorridere, soprattutto perché quell’egocentrico individuo era una persona completamente diversa da cosa dava a vedere, sia attraverso il suo aspetto che tramite il suo comportamento. Palesemente a disagio per aver mostrato troppo di sé anche se con poche parole, Brian si voltò e chiuse velocemente la porta.
“Comunque.. - Gli ritornò la sua tipica espressione folle e scaltra sul volto ampio. - Perché eravamo venuti qui?” Si levò il cappello grigio dalla testa e scosse i lunghi capelli corvini, tanto dritti da far invidia ad una teenager. Subito ritornai nel personaggio.
“Volevi rimanere solo con me, no?”
Lo spiazzai, e me ne compiacqui. Piegò la bocca in un ghigno confuso:” Non è da te essere così..”
“Così?” Lo incalzai alzando le sopracciglia proprio come faceva lui quando mi lanciava le sue solite occhiate maliziose.
“Così.. diversa! Sono abituato a frecciatine e ginocchiate da parte tua!”
“Buffo, volevo parlarti proprio di questo. - Mi avvicinai piano a lui finché non riuscii a sentire il suo respiro. - Sono stata scontrosa con te e, diciamocelo, non lo meritavi..” Inclinai il capo senza smettere di fissarlo.
Gli ci vollero alcuni secondi per capire che mi aspettavo una risposta:” Ohh.. Beh.. Non c’è da scusarsi, mi piace il tuo lato aggressivo.” Era indeciso se prendermi sul serio o rimanere sulla difensiva.
“Capisco, ma.. - gli accarezzai una guancia e raccolsi una ciocca ribelle che iniziai ad attorcigliarmi sull’indice destro. - volevo farmi perdonare comunque, per ripartire da zero. Questa è una gentilezza.. Ma potrò arrabbiarmi se vorrai.” Scandii lentamente le parole con un tono tanto basso da costringerlo ad avvicinare il suo volto al mio. Aveva le labbra socchiuse e le palpebre cadenti. Stava funzionando!
“Cos’avevi in mente?”
“Beh, potremmo uscire.. E poi.. Chissà..”
“Devo chiederti una cosa però. - Bloccò la mia mano e si fece spaventosamente serio. - ti interessa Jimmy?”
Dovetti far ricorso a tutta la mia forza di volontà per non indugiare su quella domanda, e, mordendomi la lingua affinché i crampi allo stomaco si fermassero, scossi i capelli tra frivole risa:” Ho dato questa impressione? Tra noi non c’è nulla, e lui lo sa.. Perché.. Desidererei qualcun altro..” Marcai queste ultime tre parole, scelta che fu azzeccata, dal momento che il chitarrista fece scivolare i bicipiti tatuati sui miei fianchi e mi attirò al suo ventre muscoloso, chiedendomi in un soffio:” Dimmi dove e quando.”
James
Zacky si arrestò una volta giunto al piano superiore e rimase a controllare la scena che avveniva nell’atrio, con me, fino a che la nostra complice e la vittima non si allontanarono a passo svelto.
“Seguimi, non c’è tempo da perdere! E James! Guardami le spalle. ” Mi ordinò poi dirigendosi verso la camera di Brian. Controllai se nei paraggi ci fosse qualcuno ma era tutto tranquillo:  Johnny si era rifugiato in camera e telefonava ad una ragazza che aveva conosciuto da poco, mentre i due piccioncini stavano riscoprendo la passione nella stanza del cantante. Con cautelai entrai a mia volta nel regno del disordine firmato Haner Junior, o, come mi piaceva chiamarla, la stanza priva di pavimento, poiché quel disadattato del mio migliore amico, pur possedendo un’enorme scrivania dotata di tre file di cassetti e almeno tre sedie, gettava qualsiasi cosa usasse a terra. C’erano giacche, riviste, plettri, cappelli, magliette, jeans, scarpe, calzini, bandane, ammassati tra di loro, che rendevano la traversata di quel porcile un’impresa non adatta ai deboli di cuore. Mi guardai intorno alla ricerca del mio compare che sembrava fosse annegato in quel mare asciutto.
“Vee, dove diavolo sei?” Bisbigliai controllando con una rapida occhiata il corridoio.
Lui spuntò dal bagno con maschera, boccaglio e guanti bicolore:” Cosa fai qui! Devi fare il palo!”
Era talmente ridicolo che scoppiai in una risata afona cadendo sulle ginocchia per poi rotolarmi sopra vestiti e carte.
“Stupido, piantala! Altrimenti ci scoprono! Fila via!”
“Sono tutti impegnati, non si accorgeranno di niente!” Lo rassicurai asciugandomi le lacrime.
“Allora sbrigati e vieni a darmi una mano!”
Lo raggiunsi e davanti agli occhi mi si parò una visione surreale: quel pazzo chitarrista vestito da subacqueo aveva disposto sopra il lavandino una serie di bottigliette e boccette di vari colori e forme, quasi fosse uno scienziato all’opera.
“Hai una crisi di identità? Cos’è questa attrezzatura da piccolo chimico?” Domandai soffocando altri spasmi di ilarità.
“Si si, sfotti pure, intanto io preparo lo scherzo del secolo! Come puoi vedere questo è lo shampoo di Brian. - Indicò una bottiglia arancione e ondulata. - E queste sono delle colorazioni per capelli!” Esclamò con gli occhi che brillavano. Istantaneamente capii.
“Ohhh. Vee, ti ucciderà. SEI UN GENIO DEL MALE!!”
“Te lo immagini versione checca isterica che urla per casa disperata? ‘E io come faccio ad uscire con Emma in queste condizioni!!’” La sua imitazione dell’amico che agitava le braccia e correva senza meta ci fece piegare dalle risate e mi ricordò tutte le volte in cui io e Zacky ci divertivamo insieme, sia tormentando gli altri, sia non prendendoci sul serio in qualsiasi situazione.
“E questa mise da sub a che serve?”
“A niente, ma ho pensato che fosse stato più divertente farlo così conciato!”
“Sei ridicolo.. Dove posso trovare qualcosa di simile?”
Mi porse una mantellina ed uno stura lavandini:” Salute a te Wonder Rev!” Si inchinò in modo teatrale. Tra violente risate mal represse e con l’adrenalina in circolo per il rischio di venire colti in flagrante, svuotammo parte dello shampoo di Brian e lo diluimmo con l’acqua ossigenata, svuotammo il contenitore del balsamo e lo riempimmo di una tinta biondo platino appena preparata, da noi ovviamente, e sistemammo le due bottiglie all’interno della doccia, dove Zacky le aveva trovate. Infine ripulimmo tutto il più velocemente possibile.
“Verrà fuori a macchie, non vedo l’ora di vederlo!” Sentenziò il più tenero dei miei migliori amici mentre passava una spugna gialla con insistenza sopra una macchia.
“Io e te eravamo gli dei degli scherzi, ricordi?”
“Eravamo e lo siamo tutt’ora! Siamo l’anima di casa ti ricordo! Si fermò per sorridermi con tutta la sua vitalità che più adoravo. - Ti avrei chiesto di partecipare prima, ma non sapevo se fosse stata la cosa giusta, eri sempre molto irritabile. Sono felice che tu sia tornato il mio Jimmy!” Mi prese sotto braccio e mi strofinò il pugno sulla testa.
“Ti prego smettila, hai ancora i guanti sporchi addosso!” Mi liberai dalla sua morsa e ci scambiammo un cinque in lattice.
“Dileguiamoci amico mio!”
--
Emma
Brian aveva accettato la mia proposta, saremmo partiti a breve, ormai era quasi ora di pranzo. Dopo aver fatto centro riuscendo ad invitarlo ad uscire senza che sospettasse nulla avevamo trascorso il pomeriggio tra chitarre di vari colori e fantasie, lui aveva suonato per me i più veloci e complessi assoli che avessi mai potuto immaginare e mi aveva parlato di quanto i loro live fossero epici, indimenticabili. Era un ragazzo schietto e divertente, le ore erano volate con lui e mi ero trovata così bene tanto da pentirmi di quel brutto tiro che gli avevo giocato. Ci dirigemmo in sala poiché Brian doveva avvertire gli altri del fatto che quella sera era impegnato e ivi trovammo Johnny, occupato a preparare la tavola e Zacky e James, spaparanzati sul divano, impegnati a commentare la tecnica decorativa, secondo loro erronea, del bassista. Quando ci videro entrare balzarono in piedi meccanicamente.
“Che avete fatto?” Ci interrogò Zacky entrando perfettamente nella parte dello scettico preoccupato.
“Tante cose, e non abbiamo ancora finito! Io ed Emma stiamo uscendo quindi Johnny non preparare per me!” Annunciato ciò Brian si recò da Jimmy a confabulare mentre Zacky venne verso di me e, compiaciuto per l’occhiolino che gli avevo riservato, mi strinse la mano passandomi accanto.
“Ben fatto mitica, ora sta a vedere. - Sussurrò. - Gates! Non vorrai mica portare fuori la miss in quello stato! Ficcati sotto la doccia e non farla aspettare!” Lo intimò.
“Vado subito, dieci minuti e arrivo!” Si precipitò nella sua stanza non prima di essersi scambiato un cenno serio con Jimmy.

--

Dieci minuti.

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Venti minuti.

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Mezz’ora.

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“Ma quanto ci mette?” Sbottai nervosa.
Zacky e Jimmy erano in lacrime per le troppe risa che non riuscivano a tenere a bada da quando il chitarrista era scomparso su per le scale ed io ero ancora all’oscuro di tutto, poiché perfino Johnny, al corrente dello scherzo, non voleva rivelarmi i dettagli. A quel punto arrivarono anche Matthew e Valary, di ritorno da una passeggiata romantica e furono resi partecipi di cosa stava accadendo in casa. Matthew si portò le mani ai capelli rasati e la sua compagna rimproverò i ragazzi con troppo poca fermezza, dal momento che approvava ciò che gli avevano fatto. Gli scherzi erano davvero una tradizione in quella ‘famiglia’, ed io ne facevo ufficialmente parte.
“Ho un’idea! - Scattò Valary. Si piazzò ai piedi dell’enorme scala e gridò. - Brian muoviti, stai condizionando tutti! Ormai è tardi, vogliamo uscire a prendere una pizza e Emma se n’è andata! Così impari a dare buca alle ragazze troppo belle per te!” Doveva ancora finire la frase quando Brian, con la foga di un uragano scaraventò la porta della sua stanza addosso al muro e strillò furioso scendendo i gradini a due a due:” VOI, LURIDI BASTARDI, VI CREDETE DIVERTENTI?! ROVINARMI LA SERATA E METTERMI IN RIDICOLO COME UN CRETINO? VI RENDETE CONTO QUANDO SUPERATE IL LIMITE O AVETE BISOGNO DI UNO PSICHIATRA?” Irruppe paonazzo nel salotto, dove, finalmente, i due colpevoli lasciarono esplodete la bomba ad orologeria che nascondevano in bocca e risero a crepa pelle come se avessero represso l’istinto di farlo per secoli. La nuova versione di Synyster Gates che fu offerta ai miei occhi era esilarante tanto quanto era tragicomica quella situazione. Brian indossava dei pantaloni della tuta, era fradicio e a petto nudo, e reggeva un pacco di asciugamani zuppi che aveva tamponato al limite dell’esaurimento nervoso sulla testa, nella speranza di togliere ,dai suoi fluenti e adorati capelli, le macchie irregolari biondo platino che gli aveva procurato la bravata dei suoi due amici del cuore. Zacky si gettò a terra sbattendo i pugni sul pavimento quasi senza fiato e Jimmy lo seguì a ruota dimenandosi come un ragazzino sulle montagne russe. Johnny si copriva gli occhi, chino sul tavolo e la coppia felice spiegò al malcapitato tutta la dinamica dello scherzo, com’era d’obbligo fare in casa Sevenfold. Brian mi fulminò con lo sguardo e quasi non riuscii a vederlo con gli occhi appannati per il divertimento. Riuscii soltanto a peggiorare la situazione con la mia osservazione poco gentile:” Non stai male, sembri mulatto!” Persino a lui sfuggì un sorriso, dopo tutto era abituato a cose del genere e la prendeva sportivamente, ma l’orgoglio gli impediva di darcela vinta:” Vi siete scavati la fossa da soli. Emma. Mi hai imbrogliato, non è da molti. Quindi sarà guerra anche con te, dal momento che ti sai difendere bene. Ve la farò vedere io.” Ci minacciò cupo e si rifugiò nuovamente in camera sua.
--
Più tardi entrai nel “suo antro” come mi era stato descritto da Jimmy e, tentando di non fare caso al caos in cui mi stavo immergendo, lo scorsi sul letto, seduto a gambe incrociate.
“Ti ho portato la cena. - Dicci timidamente poggiando davanti a lui un vassoio con una pizza ed una lattina di birra. Poi mi sedetti al suo fianco. - E una tinta nera.” Sorrisi.
“Hai una bella faccia tosta a venire qui dopo quello che hai fatto. - Sorrise forzatamente senza guardarmi negli occhi. - Sia chiaro, non ho dieci anni e le cose non me le lego al dito, anche perché sono abituato a cose de genere con i ragazzi.. Ma.. I capelli no, diamine.”
Egocentrico, narcisista e bambinone. Questo era Brian Haner.
“Su su, tu gli farai qualcosa di peggiore! E anche a me se la cosa ti farà star meglio!”
“Sai sono stato bene con te oggi, infatti ero entusiasta all’idea di uscire con te. Mi è facile dirti qualsiasi cosa, sei una persona davvero interessante. E ne hai dato prova con questo! - Si prese una ciocca bionda e finalmente mi sorrise. - Non voglio farti la guerra Emma, prima ero sconcertato , non dicevo sul serio. Sei importante per noi, sei parte di noi ormai e questo è bene che tu lo sappia.”
“Ti ringrazio Brian, non sai quanto mi gratifica sentirtelo dire.” Ci scappò un abbraccio sincero.
Allora irruppe Zacky che si schiarì la voce più volte nel tentativo di far separare l’amico da me, il quale, fingeva di non accorgersi di lui.
“Emma il tuo autista è qui.”
“Vado subito! Ciao bel mulatto e buon appetito!” Gli spettinai i capelli bagnati e feci per raggiungere Zacky sulla soglia ma il primo chitarrista balzò in piedi e lentamente mi baciò un angolo della bocca.
“Ciao Emma. Vee, senza rancore.”
 


Aluraaa?? Quanto vi piacerebbe vivere in quella casa dove non si sta mai tranquilli?? A me tanto :’) Pareri a vous, baci! Ps scusate per il colpo al cuore provocato dall’accoppiata incidentale Matthew-Michelle! NON SIA MAI!

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Capitolo 19
*** CAPITOLO 18 ***


Emma                                                

Scrutavo la mia immagine riflessa allo specchio come se mi trovassi di fronte ad un estraneo. I capelli biondi che avevo sempre imprigionato in code, elastici colorati e forcine di diversa grandezza precipitavano leggeri lungo la schiena fermandosi appena sotto le scapole, divisi a ciocche che si arricciavano in ordinati boccoli. Mi compiacqui della lunghezza finalmente ottenuta e passai a valutare gli abiti che avevo scelto per quel nuovo giorno: una camicetta bianca accollata con origami d’orati coperta da un corto cardigan marrone estivo ed imprigionata in una gonna cangiante a vita alta che terminava sopra le ginocchia. Chissà se avrei fatto una buona impressione su Valary così abbigliata, quella che avevo avuto io di lei era di una donna sempre perfetta per ogni occasione, impeccabile nel lavoro quanto nella vita e, soprattutto, realizzata. Quest’ultima “qualità” attribuitale contribuiva a fare di lei un modello da seguire ai miei occhi. Fin da quand’ero ancora una bambina mi aveva sempre ossessionato l’idea di raggiungere tutti i miei scopi e realizzare i miei sogni, per poter raggiungere la felicità e riuscire a comprendere il senso, lo scopo della mia vita. Beh, Valary mi pareva proprio l’emblema della persona che è riuscita in tutto ciò che desiderava e stringe forte tra le mani le redini del suo fiorito presente, perciò la invidiavo e stimavo e, per qualche strano motivo, anche lei nutriva un malcelato interesse nei miei confronti. Altrimenti per quale motivo mi avrebbe invitata a pranzo?  Mi avvicinai di più alla lastra riflettente che, probabilmente, ne aveva avuto abbastanza di me quella mattina, e controllai le palpebre colorate di un timido tortora, ravvivai i capelli un ultima volta e decisi di essere finalmente pronta. A dir la verità di questo mi convinse un messaggio che fece brillare lo schermo del mio cellulare che giaceva abbandonato su letto:” Val è arrivata ed è insolitamente elegante.. Non vedo l’ora di vederti! -Z”
Per un momento ebbi una fitta allo stomaco, destinata a dissolversi rapidamente in un tenero sorriso. Era impensabile che Jimmy mi scrivesse una cosa del genere e, ancor di più, che mi scrivesse in generale, ma il mio inconscio mi aveva fatto sperare che quelle parole, che riecheggiavano nella mia mente mentre uscivo dalla stanza, fossero da parte sua.

--

L’inconfondibile porta blindata che mi separava dalla mia nuova famiglia venne aperta dal piccolo Johnny, che mi si gettò fra le braccia senza risparmiarsi complimenti:” Eeehhi Emma, ma guarda che schianto che sei! E devi solo uscire con Val, non oso immaginare quando avrai un appuntamento galante! Ragazzo fortunato!”
“Ragazzo affascinante, irresistibile, sensuale, invitante, attraente, avvenente, travolgente, seducente, aggiungerei, dal momento che stai parlando di me Christ! Mi devi un’uscita a due dolcezza!” Sentenziò Brian ,che era comparso in un baleno alle spalle del bassista, mentre si chinava in un cortese baciamano.
“Fossi in te non darei tanto sicuro, dopotutto ti preferiva mulatto, no?” Lo stuzzicò Johnny facendomi l’occhiolino.
“Devo ammettere che avevi un certo fascino con quel look al manto bovino!” Si intromise il secondo chitarrista carpendo il suo amante per il petto e sfoderando la dentatura smagliante. I due si avvinghiarono l’un l’altro recitando i ruoli di una coppia in preda a un fremito di passione, lasciando che io e Johnny entrassimo dentro casa, dove la manager del gruppo si stava intrattenendo con Jimmy.
“Carissima, ben arrivata! Sei incantevole! Mi sento onorata a pranzare con te!” Mi strinse in un abbraccio caloroso mentre ricambiavo gentilezze e complimenti. Jimmy nel frattempo le si era rivolto dicendole che si sarebbe accordato con Matthew riguardo a qualcosa a me sconosciuto e si era allontanato lasciandomi con un sorriso fuggente tra le braccia della ragazza, sfiorandomi appena il fianco sinistro con la mano quando mi aveva superata.  Un “ciao” incerto mi morì sulle labbra.
“Non perdiamo altro tempo, muoio dalla voglia di conoscerti!” Annunciò prendendomi per mano e salutando gli altri. Prima che uscissi a braccetto con Valary, Zacky mi si parò di fianco:” Uscita tra ragazze eh? Voi non me la raccontate giusta, state andando a donne!” Guardai perplessa e divertita la mia compagna e scoppiammo a ridere insieme.
“Ci hai beccato Vee, andiamo a DONNE!” Gli fece il verso Valary.
 Il ragazzo dagli occhi oceanici si schermì gesticolando:” Suvvia Val, mi sono confuso! - E poi aggiunse sussurrandomi all’orecchio. - C’è qualcuno in particolare che mi confonde.” Si separò da me poco prima che raggiungessimo la soglia, dove mi voltai, e l’ultima cosa che vidi fu lui, che mi osservava fiero, con un paio di braccia colorate incrociate sul petto.
--
Il posto in cui mi voleva portare Valary, il quale, a quanto sembrava dalla lunghezza del viaggio, durante il quale la ragazza istruiva il conducente per portarci alla corretta destinazione, doveva trovarsi fuori città. Le mie supposizioni si dimostrarono esatte quando l’auto imperiale ,con cui mi vergognavo a spostarmi, si fermò di fronte ad un edificio rustico quadrato, appena fuori Huntington Beach. Dava l’impressione di essere stata un piccolo chalet montano una volta, dal momento che la struttura, che si sviluppava in altezza, era perlopiù costituita da travi in legno massiccio, e, sopra l’entrata, pendevano sgargianti cesti floreali estremamente profumati. Aveva un che di rassicurante e familiare, forse per il fatto che mi ricordava terribilmente la tipologia di abitazioni che ornava i paesaggi montuosi che mio padre adorava e mi faceva percorrere con l’indice sulle pagine dei giornali sui paesaggi europei. Sbattei le palpebre e ricacciai le lacrime nostalgiche indietro. Niente poteva rovinare quella giornata. Quando Valary mi accompagnò dentro il mio stupore raggiunse il culmine. La prima cosa che catturò la mia attenzione fu la spaziosa parete di fondo del ristorante, completamente ricoperta da un enorme specchio rinascimentale, dove le donne che pranzavano si sistemavano le acconciature o il trucco e sorridevano vanitose. Il locale saettò subito al vertice della classifica dei posti che preferivo, configurandosi come un’antica sala da tè ottocentesca ,destinata alle donne della nobiltà, ornata da piccoli tavoli rotondi ricoperti da leggere tovaglie bianche ricamate, e poggianti su morbido tappeto che si intonava con le pareti rosa pastello spruzzate d’oro agli angoli. Valary si rivolese ad un giovane cameriere che ci aveva accolte cordialmente:” Ciao Andrew, ho portato una nuova amica! Il solito per favore.” Il ragazzo mi strinse la mano e mi diede un caloroso benvenuto a quella che chiamò “Royal Room” e ci fece accomodare nell’unico tavolo accanto alla sola porta finestra che dava su un tenero laghetto dove sguazzavano papere e cigni.
“Mi si scalda il cuore vedendo che ti si è stampato in faccia lo stesso sorriso che avevo io la prima volta che sono entrata qui! Dimmi che anche tu sei un’amante del genere, ti supplico!”
Lasciai esplodere anni di entusiasmo represso:” IO ti supplico! Di portarmici ancora! Valary, è incredibile, corona i miei irrealizzabili sogni principeschi! Ho trascorso l’intera adolescenza immersa nella letteratura romantica di quest’epoca, sognando che un cavaliere valoroso una mattina, al mio risveglio, mi venisse a salvare!”
“Oh tesoro, non potremmo assomigliarci di più! Io mi chiudevo in camera e disegnavo dalla mattina alla  sera sfarzosi abiti da contesse, dame e tutto ciò che gravita attorno al loro contesto! Oh, e quante volte avrai pensato a quegli splendidi balli?”
“Appena ho visto lo specchio mi sono immaginata le donne che si intrecciano i nastri nei capelli e si sfilano i guanti dalle mani! Sono sempre più convinta di essere nata nella decade sbagliata!”
“Mio dio, smettila di leggermi nel pensiero! - Scoprendo che il mio nuovo punto di riferimento femminile era più simile a me di quanto potessi immaginare mi abbandonai a quella stupenda sensazione che scaturisce dall’essere se stessi con qualcuno che ti capisce, che è come te. Una cosa che non mi accadeva da lustri ormai e che mi rendeva incredibilmente felice in quel momento. - Infatti nessuno vuole mai accompagnarmi qui! Qualche volta sono riuscita a trascinarci delle amiche, o ,per meglio dire, colleghe, ma non lo hanno apprezzato come avrei voluto, come lo stai facendo tu! E Matthew preferisce hot dog e patatine fritte nel più lurido degli autogrill, quindi è fuori discussione fargli mettere piede qui dentro!”
“Ma vengo io con te, che discorsi sono!” Esclamai spalancando gli occhi tremanti di euforia.
“Se non l’avessi detto te l’avrei ordinato! - Rise con me. - Facciamo così, ci troviamo qui due volte al mese, lavoro permettendo, e ci aggiorniamo!” Propose dopo aver fatto qualche calcolo invisibile a mente.
“Perfetto! Anche perché James migliora a vista d’occhio, perciò avrò sicuramente molte buone notizie da darti!”
Ma no, sciocca! Intendevo per aggiornarci sulle nostre vite, su di noi! Certo, anche sul lavoro .. Senza però trattarlo come una priorità! - Sorrise teneramente. - Sai tra i miei infiniti impegni è arduo riuscire a mantenere dei rapporti umani stabili.. Inoltre le persone che frequento e conosco sono a loro volta assorbite dalla routine e dalla fama, e per questo le amicizie genuine nella mia vita scarseggiano.. Tu invece sei diversa dalla gente che mi circonda! Chiariamoci, non perché fai parte di un’altra realtà rispetto alla mia, ma nel vero senso della parola! Te lo si legge in faccia che sei una persona sincera ed interessante, lo dicono i ragazzi e l’ho notato io stessa, qui adesso, a casa con gli altri e all’opera con Jimmy! Hai portato un’aurea nuova in casa, da tempo ormai vigeva un regime di tensione tra loro, dovuto alle tensioni del lavoro e della carriera, capisci. Ma tu li hai scossi, si sono riavvicinati tra loro, sono di nuovo uniti, una squadra, e tu ne fai parte! Matthew te ne è tanto grato, nemmeno immagini! Ed io, egoisticamente, ho voluto avere un piccolo pezzettino di torta!” Quella rivelazione mi sollevò da terra. Valary mi aveva dipinta come una persona incredibile e indispensabile, aveva detto cose che non credevo nemmeno di meritare. Mi ero ambientata in casa ormai, mi sentivo parte di quella nuova “famiglia” ma non credevo che anche i ragazzi pensassero lo stesso di me. Lusingata come mai prima lasciai che gli occhi si inumidissero di gratitudine, mentre sentivo sulla pelle i frammenti di un’esistenza che stava prendendo vita.
“Valary, io.. Non so che dire.” Proferii in un soffio con la voce rotta dall’emozione.  Lei mi prese la mano con la quale tormentavo il tovagliolo.
“Su, non ti commuovere, ho la lacrima facile anche io!”
“Altro punto in comune. Il fatto è che non ho mai avuto.. un’amica. E non sono mai stata considerata tanto importante quanto tu mi abbia descritto. Ti ringrazio, davvero.”
“Oh cara, non ci credo, che razza di persone hai incontrato finora?! Ad ogni modo è irrilevante, sei nata nel momento e nel posto errato, ma ora sei dove dovevi essere fin dall’inizio.” Essendo più inesperta di Valary nei rapporti sociali, l’inizio di quella amicizia fu un qualcosa di completamente nuovo per me. Pranzammo parlando di tutto, di noi, delle nostre passioni comuni, paure, manie, e ci scoprimmo sempre più affini. Mi rivelò di essere in difficoltà in quel periodo intraprendendo anche i ruoli di attrice e modella, oltre ad occuparsi degli affari della band, perciò aveva scelto un posto riservato per stare con me e non essere disturbata da fotografi e fans. Poi mi feci raccontare ogni particolare della sua vita e venni così a conoscenza di come aveva finanziato il gruppo del suo ragazzo, rubando dei soldi al padre, di come era innamorata perdutamente di lui per fare una cosa del genere e di quanto lo amasse tutt’ora, mi raccontò della loro evoluzione musicale, dell’amicizia che li legava, dei loro passati, affatto rosei, quando nessuno credeva in loro, di come si erano rialzati con onore, del carattere di ognuno di loro e di quanto contassero per lei. Erano l’equivalente di ciò che significava Joel per me, per cui la capii. Si complimentò con me per l’aiuto che stavo dando a Jimmy, i cambiamenti si notavano, e ci accordammo per il prossimo mese di lavoro ed altre questioni burocratiche.
A fine pasto mi balenò una specie di ricordo confuso nell’oceano della mia mente:” Senti un po’.. La prima volta che ci siamo viste.. Sbaglio o mi hai detto ‘lavori con il mio fidanzato’?”
Le si colorarono le guance di un lieve rossore:” Quando penso a Matt parlo impropriamente, o, come in quel caso, parla il mio inconscio! Stiamo insieme da quando eravamo dei ragazzini e va tutto a gonfie vele, ma sai.. una donna non si accontenta mai, vuole di più.”
“Non mi dire! Vuoi chiederglielo tu??”
“Sei pazza?! Hai forse dimenticato che noi - sottolineò la parola indicando prima sé stessa e poi me. - siamo all’antica? Noi non cederemo mai alla tentazione perché noi aspetteremo pazientemente la proposta degna delle nostre nozze immaginarie! Giusto?!”
“Scontato! Ma non preoccuparti per me, sempre se mi sposerò non accadrà di certo molto presto.”
“Ehi, ti stai forse lamentando? Cosa dovrei dire io che aspetto da anni?! E comunque non ne sarei così sicura.. Solo io ho notato come ti sbircia Jimmy?” Azzardò cauta tastando il terreno.
Di fronte a quella nuova conoscenza che, essendo una neo amicizia, non si meritava bugie né sotterfugi, non nascosi il disagio che mi consumava e le gote mi avvamparono.
“Ah ah! Beccata! Non solo te ne sei accorta ma ricambi pure!” Si agitò sulla sedia soddisfatta delle proprie doti investigative.
“Frena frena frena! Non ho detto questo!”
“Il linguaggio del tuo corpo non è d’accordo!”
Mi coprii il volto con le mani per nascondere i segreti che Valary mi leggeva addosso:” E’.. Complicato!”
“Concordo, con Jimmy in amore dev’essere un disastro non essendosi mai innamorato prima!”
Spalancai occhi e bocca come per rimproverarla e lei fece lo stesso divertita:” Val! Smettila! La situazione è difficile, non… Non so, non mi va di parlarne!”
“Perché siamo amiche se non ci risolviamo i problemi a vicenda?! - Sapeva di sapere come convincermi ed io temevo di temere che mi avesse convinta. - Ti fidi di me?”
Quella maledetta domanda su cui si basava tutta la mia inutile vita. Non ottenendo risposta mi rassicurò comprensiva:” Fa niente, è presto per queste cose, in fondo ci conosciamo da poche ore! Ma sono davvero contenta di poter contare su di te, e parlo anche a nome di tutti i ragazzi!” Una persona più impeccabile e appropriata di quella splendida ragazza dagli occhi color dei prati inzuppati nel fango sarebbe stata impossibile da inventare.
Una volta uscite dal locale ci trattenemmo ancora nel parco che lo circondava, passeggiando e senza smettere un secondo di parlare. Fummo costrette a lasciare la nostra adorata oasi quando lei iniziò ad attirare l’attenzione di alcuni curiosi che dovevano averla riconosciuta, e ci dirigemmo verso il luogo in cui entrambe trascorrevamo la maggior parte del nostro tempo. In casa c’era solamente Johnny, gli altri erano usciti a fare compere poiché, da quanto mi fu riferito, quel week end ci sarebbe stata una festa di proporzioni abnormi , alla quale avrebbero partecipato, oltre a colleghi, conoscenti e produttori, anche la schiera di amici intimi di tutti i ragazzi al completo. Valary e il bassista, i quali erano abituati a questa “ricorrenza” mi spigarono che ogni qual volta un membro facente parte della loro cerchia di amici avesse un motivo valido per festeggiare, era consuetudine che invitasse tutti per render loro partecipi della propria felicità e condividerla. Lo trovai alquanto bizzarro e, ancor di più, il fatto che la causa di tale festa fossi proprio io. I ragazzi, con il consenso della scaltra manager, che me lo aveva nascosto accuratamente, si erano organizzati per riallacciare i rapporti con questa banda di scatenati che non frequentavano da parecchio ,visti i trascorsi, e avevano approfittato dell’occasione per introdurmi pubblicamente nel loro mondo. Avevano giocato bene le proprie carte facendo in modo che non potessi rifiutare, tanto che non mi chiesero nemmeno SE avrei voluto partecipare, poiché non era nemmeno da prendere in considerazione la mia opinione al riguardo! L’eccitazione dei due pazzoidi che si erano esaltati come bambini ,informandomi di ciò, mi divertì a tal punto che fui loro immensamente grata per il pensiero.
“Vedrai Emma, rimarrai sconvolta, sono feste che passano alla storia, solo dopo averne vissuta una potrai dire di CONOSCERE i Sevenfold!” Mi coinvolse Johnny nel suo entusiasmo.
“Non vedo l’ora! Non sono mai stata un tipo festaiolo ma qualcosa mi dice che con voi me la spasserò!”
“Waaahh devo calmarmi!! Allora, oggi è giovedì e la festa si terrà sabato sera, per cui domani avrai un giorno libero per fare shopping con la sottoscritta e prepararti all’evento che ti aspetta! Sei d’accordo Johnnino?!” Saltellò sul posto rivolgendosi prima a me e poi al ragazzo che annuiva.
“Ma certo, avviso io gli altri! Fatevi belle e dormite, per carità dormite più che potete, ne avrete bisogno!”
 
 
Finalmente sono arrivata ad un punto della storia che mi da soddisfazione! Adesso ci si scatena! Chi è pronto per festeggiare? Chissà cosa succederà ahah! Vi ho messo curiosità?? Che ne pensate di questo eterno capitolo? Vi attendo sabato sera, siate numerosi! Baci :) 

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Capitolo 20
*** CAPITOLO 19 ***


James

“Se la polizia ci fermasse adesso ci arresterebbe di sicuro!”
“Ma figurati Vee, mica li abbiamo bevuti!”
“Beh, un interrogatorio non ce lo toglierebbe nessuno comunque!”
“Siamo famosi per qualcosa o sbaglio? E non c’è da preoccuparsi, con le poliziotte ci so fare e anche gli uomini non resistono al mio fascino!”
“Brian, risparmiaci ti prego! Concentrati piuttosto sul fatto che domani vedrai la tenera e dolce Michelle! - Zacky mi diede man forte iniziando ad ululare. - Hai pensato a cosa dirle?”
“Non le parlerò proprio, mi prenderò una sbronza colossale e tutti scomparirete dalla mia vista!”
“Non puoi andare avanti così, è pur sempre la sorella di Val, e se non fosse per quest’ultima noi non saremmo di ritorno dal supermercato con un quintale di alcolici nel bagagliaio pronti per una festa esclusiva. Le devi un minimo di rispetto.”
“Jimmy ha ragione, sii chiaro, se non la vuoi diglielo e falla finita, le attenzioni certo non ti mancano.”
Il celebre Synyster Gates conosceva alla perfezione cos’era giusto e cosa sbagliato ed era perciò consapevole di aver trattato ,fino a quel momento, crudelmente la povera maggiore delle gemelle Dibenedetto, ma non lo ammetteva.
“Sapete cosa vi dico, vi accontenterò, sarò cristallino e gentile con lei, così potrò concentrare totalmente la mia attenzione su Emma! O ti da forse fastidio Jimmy?” Colpito e affondato, sentivo il suo sorriso beffardo fissarmi compiaciuto dalla postazione del passeggiero.
“Perché dovrebbe? Che succede con Emma?” Si intromise Zacky ,particolarmente interessato, dai sedili posteriori.
“Niente. Non succede proprio niente.” Spinsi sull’acceleratore e sfrecciai lungo la superstrada  alla stessa velocità con cui viaggiavano i miei pensieri.
 
--
 
Mentre mi aiutava a scaricare le provviste per l’imminente serata seguente, il secondo chitarrista ,nonché inseparabile compagno di scherzi, dopo aver spedito Brian chissà dove a cercare altre braccia muscolose e tatuate a dovere, mi domandò silenzioso:” Jimmy, posso farti una domanda?”
“Da quando vuoi il permesso per chiedermi qualcosa? Dai scemo, spara.”
“Sta nascendo qualcosa tra te ed Emma?” 
Mi si gelò il sangue nelle vene. O era fastidiosamente evidente che la ragazza iniziava a darmi del filo da torcere, ed io ero l’unico che non voleva accorgersene e convincersene, o le indiscrete allusioni di quel pesante impiccione di Gates avevano solleticato la curiosità del tenero ragazzone che cercava informazioni al riguardo.
“Ne hai avuto l’impressione?”
“Affatto, ma da come ha parlato Brian prima è sembrato che mi sbagliassi.” Azzardò timido.
“Sai che lui scherza su tutto e tutti..”
“Non ti andava di stare al gioco quindi?”
“Vee, Brian mi tortura con questa storia ,che si svolge solo nella sua testa, da settimane ormai, per cui sono stanco di sentirlo farneticare al riguardo, tutto qui.” Mi complimentai mentalmente con me stesso per l’innata capacità di mentire che avevo acquisito negli anni.
“Hai la mia comprensione amico, ma in fondo, cosa potevi aspettarti? Dopo il brutto tiro che gli abbiamo giocato è il minimo che possa fare!” Ritornò tranquillo e spensierato. Decisi allora di togliermi una pulce dall’orecchio.
“Zack, davvero non si nota niente di strano tra me e lei?”
L’amico rispose con franchezza e senza scomporsi:” Assolutamente, non preoccuparti! Se lei va da una parte tu vai dall’altra, quando ti parla a stento la guardi negli occhi e sei abbastanza freddo e impettito quando è con noi! A dir la verità mi chiedo come a Brian possa essere venuto in mente di prenderti in giro con lei, dato che non dimostri il benché minimo interesse.. Meglio così, no?”
Meglio così? Della mia situazione con Emma erano al corrente solamente Brian, poiché gliene avevo parlato e Matthew, che aveva una speciale abilità nel comprendere i comportamenti umani, ma Zacky non era al corrente di nulla. E venire a conoscenza del fatto che, agli occhi di un estraneo, il mio atteggiamento veniva registrato come sintomo di un mancato coinvolgimento nei confronti della ragazza per cui provavo un turbinio di sentimenti nuovi, diversi e travolgenti, mi spaventò a morte, poiché se l’amico che conoscevo da quando ero un ragazzino aveva tale impressione, Emma avrebbe sicuramente pensato di non avere alcun effetto su di me. Ed io non lo potevo sopportare. O meglio, avevo capito di non volerlo e poterlo più fare.
“Di che spettegolate voi due?”
Ero talmente assorto in pensieri che la riguardavano che mi parve di sentire la sua voce. Mentre ero chino sul bagagliaio dell’auto cercando di raggiungere le bottiglie più lontane, notai però, con la coda dell’occhio, Zacky, che si era illuminato ed allargava le braccia sorridendo:” Ciao mitica! Non ti aspettavamo oggi!”
Era lì davvero. Mi voltai rapidamente, in tempo per vederla tra le braccia dell’amico, splendente, un raggio di luce in quella giornata uggiosa. Quanto era bella. Il suo visino di porcellana che spuntava dall’incavo del collo massiccio del chitarrista era rivolto alle sue spalle, ed accoglieva un sorriso a denti aperti indirizzato a me e me soltanto. Non appena venne liberata dalla soffice morsa dei possenti  bicipiti del ragazzo, spalancò le braccia e mi si appese al collo, spettinandomi affettuosamente i capelli con una mano. La cinsi per la vita ed assaporai quel momento come mai avevo fatto prima. Il contatto dei nostri corpi, dapprima incerto, si rilassò in una perfetta armonia di carne ed ossa fragili, come se fossimo stati creati per combaciare perfettamente. Due pezzi mancanti nel puzzle delle nostre vite: lei mancava a me ed io a lei. Avrei potuto trascorrere il resto dei miei giorni così, all’interno di quell’attimo fugace.
“Ciao.” Mi sussurrò all’orecchio prima di separarsi da me. La osservai inebriato mentre scambiava battute e risate melodiose con Zacky. L’umidità le aveva bagnato i capelli e due ciocche ribelli le si erano arricciate sulla fronte dandole un aspetto quasi selvaggio. Nel mezzo di una giornata grigia come quella le sue labbra vermiglie e lucide spiccavano, contrastando con il candore fanciullesco della carnagione che la caratterizzava. Mi piaceva particolarmente apprezzarla così, naturale e avvolta in un trench rosso sfiancato, che le copriva i jeans scuri fin sopra il ginocchio e lasciava far capolino ad un foulard panna all’altezza del collo. Mentre mi nutrivo di quella sublime visione la decapottabile metallizzata di Valary parcheggiò accanto a noi.
“Che ci fa anche Val qui? Non avevate delle compere in programma questa mattina?” Trovai il coraggio di domandarle.
“E’ così infatti, ma lei mi ha dato appuntamento qui!” Si spiegò il mio angelo custode.
La biondissima manager del gruppo abbassò il finestrino e, come se avesse intuito il mio stupore, aggiunse:” Avremmo potuto trovarci direttamente al centro commerciale, ma temevo di ritardare, quindi ho pensato che nell’eventualità Emma mi avrebbe aspettata qui da voi e non tutta sola in un posto che non conosce!” La smorfia che le si era dipinta nel volto rivelava tutto ciò che dovevo sapere. Valary l’aveva fatta venire apposta da noi perché la vedessi. Stava tramando qualcosa e sicuramente la colpa era tutta di Matthew che non sa tenersi un segreto per sé ma spiffera tutto alla fidanzatina.
“Comunque, il mio uomo è arrivato?”
“Non oggi, parte domani mattina e torna in tempo per la festa!” Scattammo all’unisono io e Zacky cercando di non far notare che stavamo recitando un copione, e non troppo bene. Ma la ragazza parve crederci.
“D’accordo.. Queste attese mi uccidono! Voi avete da fare o ci accompagnate a fare shopping?”
Guardai il chitarrista e lui fece lo stesso con me.
“In fondo, qui può sistemare quello sfaticato di Brian, non fa mai niente! - Esordì Zacky allegramente. - Vado a chiam”
“Perché mi volevi chiamare?”
“Parli del diavolo! Per avvertirti che noi accompagniamo le ragazze per negozi!”
“Non se ne parla! Vengo anche io!”
“E chi prepara la roba da portare domani?”
“Lo faremo all’ultimo momento, come abbiamo sempre fatto!”
Per evitare che nascesse un’inutile discussione proposi di andare tutti e di seguire il consiglio di Brian, perciò, dopo aver spostato velocemente le bevande in garage e aver chiuso tutte le finestre e porte della villa, partimmo.
 
--
 
“Questo posto è enorme, non lasciatemi la mano o mi perdo!” Scherzò Johnny visibilmente incredulo.
“Vuoi farmi credere che non ci sei mai stato prima?” Emma lo prese a braccetto mentre ci incamminavamo verso il reparto di abbigliamento femminile.
“Il fatto è che ogni volta in cui è venuto era ubriaco!” Lo smascherò Zacky ridendo.
“Si, perché qualcuno gli drogava i drink!” Soggiunse Brian sgomitandomi su un fianco.
“I burloni qua, si compiacciono di se stessi, sai? - Johnny non se la prendeva mai, era un tipo di persona estremamente rara, di quelle disponibili che farebbero di tutto per chiunque avesse bisogno di qualcosa, anche farsi torturare dagli amici per farli divertire. - Oh no! Che stupido! Domani ci sarà anche Lacey alla festa!”
Io e i ragazzi sussultammo spiazzati:” LACEY?!”
“E chi è questa?”
“Ce l’hai tenuta nascosta eh!”
“Da quando? Come? Perché?”
“Che bastardo, e la sincerità dove la mettiamo?”
“Ti piace?
“Quanto?”
“Avrete dei bambini?”
“L’hai già portata e letto?”
“Beh non puoi farlo senza avere prima il mio consenso!”  Lo investimmo di domande.
“SMETTETELA! E domandatevi perché io lo so e voi no!” Saltò fuori Valary fiera.
“COSA?!”
“CI STAI OLTRAGGIANDO CHRIST!”
“COME TI PERMETTI?”
“E LA FRATELLANZA?!”
Nella baraonda che scatenammo fu coinvolta anche gente comune che passava per caso accanto a noi, alla quale Brian si rivolgeva sconcertato informandola del “tradimento” dell’amico, e, inevitabilmente, anche Emma, la quale, viola in viso, si asciugava le lacrime. Decisi di salvarla sottraendola al gruppo che discuteva ironicamente e gridava incurante di trovarsi in un luogo pubblico. Mi spostai dietro di lei e la bloccai per i fianchi facendola rallentare e lasciando che quella mandria di matti si distanziasse appena da noi.
“Ehi, respira a fondo! Sei dello stesso colore della tua giacca!”
“Oh mio dio, davvero? - Si tastò le guance roventi. - Non devo essere un bello spettacolo ma ne vale la pena! Se siete sempre così mi autoinviterò ogni volta che uscite tutti insieme!”
“Non è vero.”
“Cosa?”
“…… Che siamo sempre così! A volte anche peggio! Ad esempio oggi manca Matt!”
“Beh, Valary non si risparmia, lo ha rimpiazzato bene! - Non smetteva di sorridermi e la testa mi iniziava a girare. - Sono crudeli con Johnny però!”
“Ti svelerò un segreto.. Ero io quello che gli drogava i cocktail!” Le sussurrai portandomi un dito alle labbra.
Lei spalancò occhi e bocca in modo teatrale:” Ahh! Bell’amico insomma!”
“Un vero amico, vorrai dire! Poi lo lasciavamo qui e lo scortava a casa la polizia di sera!”
“Ma cosa vi passa per la testa?!”
“Amiamo il rischio!”
“E come mai avete smesso di farlo?”
“Matthew non voleva problemi con la giustizia..” Scoppiammo in una risata quasi più sonora di quelle che ci giungevano dalla banda davanti a noi.
“A proposito, dov’è finito il gigante buono?” Mi domandò con una sincera curiosità che brillava negli occhi.
“Oh beh.. - abbassai la voce. - Valary  sa che lui ha raggiunto la famiglia per festeggiare la cresima della sorellina.. Anche se in realtà è andato dai suoi genitori a reclamare l’autorizzazione per chiederle di sposarla.”
“COSA?! VUOI SCHERZARE?!” Saltellò sul posto sbalordita inforcando le mani tra i capelli morbidi.
“Sono serissimo, lui è uno all’antica ed è romantico come pochi. E’ da anni che gli frulla in testa quest’idea ma ha paura che lei non lo voglia. Sai, dopo tanti anni che stanno insieme magari lei non vuole cambiare le cose, dal momento che non gli hai mai nemmeno accennato alle nozze.”
“Per forza, una donna non lo fa, lo spera, lo aspetta, lo sogna! Lei lo desidera con tutta se stessa, me l’ha detto proprio ieri!”
“Scusa, da quando siete diventate amiche del cuore?”
“Sono piena di risorse, non sai mica tutto di me.” Fece schioccare le labbra maliziosa. Indeciso se rimanere in silenzio ad osservarla ancora un po’ per far penetrare a fondo l’immagine di lei in quel momento nella mia memoria, mi chinai bisbigliandole:” Mi raccomando allora, donna dei segreti, di tenere anche questo per te.”
“Non le rovinerei mai la sorpresa!”
Fece appena in tempo a rassicurarmelo, un attimo dopo stavamo guardando allibiti Brian e Zacky che scorrazzavano tra gli scaffali zeppi di biancheria intima indossando perizomi sia sopra i pantaloni che in testa, richiamando l’attenzione di chiunque nel raggio di trenta kilometri, dato il volume dei loro schiamazzi.
“Johnny questi starebbero proprio bene a Lacey! Ehi, Emma! Mi donano? Ah, Jimmy! Questi si intonano con i tuoi occhi!” Zacky si improvvisava stilista omosessuale e agghindava Brian che si avvinghiava a lui fingendosi eccitato. Emma si era aggrappata al mio petto per non cadere da tanto forti erano gli spasmi del riso che le intrecciavano lo stomaco.
 “Avrei dovuto avvertirti di come siamo quando usciamo in branco!”
“Hai ragione, avrei preso delle vitamine almeno, mi sento disidratata da quante lacrime ho perso!”
“Se ti va ti porto a bere qualcosa. Così ti riprendi.. Che ne dici?” Trattenni il respiro.
Lei si raddrizzò raggiante e proprio mentre apriva la bocca per rispondermi Valary gridò:” EMMA!! Questo è il TUO negozio! Vieni subito, ti rifaccio il guardaroba!”
Combattuta si scusò con me gesticolando animatamente:” James.. Ero venuta con Val, devo..”
“Certo ,certo, lo so, io.. Non era niente di che, senza impegno tranquilla.” Forzai un sorriso spassionato.
 In quel momento ci raggiunse Valary reggendo un abito bordò in un braccio:” Troppo scuro per domani?” Lo mise davanti ad Emma.
“Le starebbe benissimo.” Diedi il mio parere e raggiunsi i miei amici imbarazzanti.

 
Vi avevo promesso la festa ma mi è venuta l’ispirazione per questo capitolo e un po’ di suspense fa sempre bene! Che ne dite? Opinioni? Aspetto le vostre recensioni mentre preparo una festa da urlo! Baci!

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Capitolo 21
*** CAPITOLO 20 ***


Emma

Dopo aver trascorso metà della mia vita dentro lo stesso negozio, riemersi con le braccia adornate di sacchetti di varie grandezze. Valary era rimasta incantata da un abito blu elettrico a spalline sottili esposto nella vetrina di fronte.

“Lo provi o rimani qui a contemplarlo?”

“Non so, sono indecisa..”

“Ti piace, giusto?”

“Troppo.”

“Allora dov’è il problema!”

“Se a Matt non piacesse? Insomma guardalo, è cortissimo, sembrerei una poco di buono!”
“Si sembra ciò che non si è agli occhi di chi non ci conosce, e a questa festa partecipano soltanto tuoi amici, no? Matthew ti ama e per di più non ti vede da giorni, gli farai uno stupendo regalo di bentornato!”
“Uhm.. Sei proprio brava a convincere, sai? - Si voltò per sorridermi. - Su, accompagnami!”
Mi afferrò il polso e trascinò dietro di lei.
“Gli altri dove si sono cacciati?” Domandai guardandomi intorno prima di inoltrarmi tra vestiti e accessori.
“Hanno portato Johnny al piano di sotto alla ricerca di un pensierino per Lacey! Ovviamente sotto mio consiglio, è una così cara ragazza, ti piacerà!” Mi informò mentre scompariva dietro alla tenda grigia del camerino con l’abito della sua taglia tra le mani.
“Vado a cercarti un bel pendaglio!”
“Sei tu quella dipendente dalle collane, non io!”                                               
Stavo frugando nell’espositore della bigiotteria quando due mani enormi mi coprirono gli occhi. Non dovetti nemmeno tastarle per capire di chi si trattasse:” Brian.” Affermai convinta.
“Sono così prevedibile?”
“Solo un po’!” Mi voltai a guardarlo.
“Sciocchezze, hai avuto solo fortuna! Cosa cerchi? Un guinzaglio? Così Valary ti monopolizzerà in tutti i sensi?”
“Non proprio, io pensavo ad una museruola, per te, così non potrai importunare le ragazze con la lingua, in tutti i sensi.” Incrociai le braccia al petto e piegai la testa di lato. Mi piaceva essere messa alla prova dallo sbruffone lì presente, perché l’avevo vinta sempre io.
“Woho, aggressiva! -  Si avvicinò ad un soffio dal mio viso. - So che muori dalla vogli di baciarmi.”
“Oh, ti confondi. Quello sei tu.” Touché. Gli toccai il naso con un dito e raggiunsi Valary, lasciandogli il tempo di realizzare con chi aveva a che fare. La ragazza era appena uscita dal camerino e mi cercava con lo sguardo.
“Val! Ti sta d’incanto! Sembra fatto apposta per te!” Il tessuto morbido ed attillato le segnava le curve femminili ed il colore scintillante faceva risplendere la testolina fresca di piastra. Persino Brian, che mi aveva seguita, le aveva fatto i complimenti e ci aveva assicurato che Matthew sarebbe potuto svenire vedendola.
“Voi tralasciate il problema principale! E’ cortissimo! Mi copre a malapena il fondoschiena, non potrei né sedermi né piegarmi!”
Pestai un piede a Brian prima che potesse dilettarci con una battuta di cattivo gusto e proposi a Valary:” Se vuoi gli faccio un orlo in pizzo, così si allunga un po’ e diventa sicuramente più coprente!”
“Dici sul serio?”
“Mia madr.. L’ho imparato da piccola.. E sarebbe pronto entro mezz’ora!”
“Sei la mia salvatrice! Allora lo prendo! Emma, ti adoro!” Mi strinse forte in segno di gratitudine e scomparì di nuovo per cambiarsi.
“C’è qualcosa che non sai fare?” Mi sorrise Brian.
“Tenerti lontano da me.”
 
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Stavo ritoccando le linee di eyeliner nero miracolosamente ed apparentemente perfette che mi incorniciavano le palpebre, quando qualcuno bussò alla porta. Non dovetti attendere molto prima che Joel comparisse sulla soglia del bagno e si appoggiasse allo stipite della porta aperta.
“Esci questa sera?”
“I ragazzi mi hanno invitato ad una festa che hanno organizzato per me, un gesto molto carino! Vogliono presentarmi i loro amici e tutti coloro che gravitano intorno al loro lavoro.”
“Sembra una cosa importante.”
“Già, una sorta di ‘rito’ per farmi sentire parte del gruppo!”
“E non avrai dimenticato di dirlo a qualcuno?”
Riavvitai il contenitore del cosmetico e osservai pensierosa il ragazzo dai capelli chiari:” Sono stata così sbadata?”
Lui mi si avvicinò lentamente e mi cinse i fianchi:” Già, non è da te. E ti ho vista pochissimo ultimamente, sei sempre fuori casa, torni tardi..”
“Papà, sono grande ormai!”
“Sarai sempre la mia piccolina! Quindi, questa sera, vengo con te!”
“Stiamo ancora scherzando o sei serio?”
“Non ti è passato per la testa che forse io sono compreso tra gli invitati a questo evento? Ti sei proprio dimenticata di me! Ah, come cresci in fretta! Ad ogni modo ti ci porto io, quindi sbrigati con i preparativi che è ora di andare!” Mi scoccò un bacio sulla guancia e, prima di uscire, disse:” Ti aspettiamo in macchina. Sei splendida.”
Afferrai la pochette beige e vi riposi dentro cellulare, portafogli e il rossetto ciliegia che mi colorava le labbra, mi infilai un paio di tacchi vertiginosi dello stesso colore della borsa e controllai un ultima volta l’aspetto dei capelli che avevo deciso di lasciare lisci, arricciando le punte in boccoli ordinati e unendo alcune ciocche ai lati del capo in due sottili trecce che lo fasciavano e si univano in un nodo alla base della nuca. Pettinatura sofisticata che Valary si era sentita in dovere di regalarmi come compenso per il vestito, poiché non avevo voluto accettare denaro. Scesi di corsa le scale realizzando troppo tardi di aver dimenticato il copri spalle e raggiunsi i ragazzi in macchina.
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James
Mi aggiravo inquieto per il giardino dell’abitazione monumentale che accoglieva la celebre ricorrenza. Si trattava della dimora di un caro amico che ci supportava e seguiva in tour, un ragazzo a cui eravamo molto affezionati. L’orologio segnava le 22:40 ormai, c’era gente ovunque, chi a mollo in piscina, chi in pista da ballo, chi trepidante al banco degli alcolici e un mare di persone si era già venuto a complimentare con me o ad abbracciarmi non avendomi visto per molto tempo o ancora ad interessarsi di cosa la band stava combinando al momento, ma non era ancora venuta da me l’unica persona che desideravo vedere quella notte. Seppi che era arrivata quando Zacky si precipitò ad aprire lo sportello di un SUV nero dai finestrini oscurati, dal quale sbucarono Joel con il fratello e la sua band al completo e, con mio grande sollievo, anche Emma, la cui vista mi mozzò il fiato. Indossava un abito accollato e senza maniche, che le segnava le curve del busto e terminava a metà coscia con delle balze appena accennate. Era costituito da un’elegante seta nude e ricoperto da una fantasia apparentemente floreale in pizzo nero, che la lasciava intravedere a tratti. Elegante e raffinata, non si era smentita, aveva mantenuto il suo stile, adeguandosi all’ambiente in cui era stata invitata con il trucco aggressivo e le scarpe monumentali, che la rendevano sensuale ed irresistibile. Non ebbi subito la forza di avvicinarmi a lei e decisi di attendere ancora, dal momento che era già stata invasa da uno sciame di sconosciuti che morivano dalla voglia di conoscerla, mentre io morivo ogni secondo che non riuscivo a trascorrere con lei. Con Zacky al suo fianco e Joel dall’altro fu presentata ad amici di famiglia, alcuni dei quali non passarono di certo inosservati essendo i componenti di band quali My Chemical Romance e Bullet For My Valentine, che lei conosceva essendo un’intenditrice del genere musicale, produttori, conoscenti, familiari, Papa Gates non smetteva di stringerla sotto lo sguardo assassino di Brian, fidanzate, ex fidanzate, fratelli e sorelle, e così via. Fui ben presto risucchiato nella mischia dal momento che molti di loro fremevano per conoscere tutti i particolari della nostra collaborazione, particolari che cedemmo con molta riservatezza e lacune, preferendo tenere per noi certe informazioni. Tuttavia rimasero tutti soddisfatti e piacevolmente impressionati da quella umile giovincella che si era trovata catapultata in un universo parallelo al proprio, nel giro di un mese scarso.
 Dopo che Emma ebbe conosciuto la maggior parte degli invitati, la festa decollò letteralmente. Johnny salì su un palco tempestato di amplificatori che emettevano intensa musica a stampo metal, afferrò il microfono, e attirò l’attenzione di tutti:” Salve a tutti i figli di puttana che sono qui! - Seguì un grugnito accompagnato da braccia al vento e applausi. - Parlando a nome degli Avenged Sevenfold ho degli annunci da fare! Innanzi tutto voglio ringraziare Danny per l’ospitalità, Danny sei il migliore! Poi, passando alle cose più importanti- risa- vi presento Lacey Franklin, la mia ragazza! Accoglietela come se fosse una di noi! - La povera ragazza ,intimidita quasi quanto Emma, fu travolta da urla, schiamazzi e fischi. - E infine, vi obbligo a dare un caloroso benvenuto tra noi a Emily Parker, la nostra meravigliosa salvatrice! Che la festa abbia inizio!”
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SCUSATE per l'obrobriosità del capitolo, aggiorno il più velocemente possibile! xoxo

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Capitolo 22
*** CAPITOLO 22 ***


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Emma

All’urlo di battaglia di Johnny più della metà delle persone che avevo intorno sventolarono in aria braccia, mani, drink e gridarono in preda all’euforia. Coloro che mi avevano già accolta si limitarono a cenni e sorrisi, altri corsero ad abbracciarmi, baciarmi e complimentarsi, poi si scatenarono gettandosi in piscina completamente vestiti, ingurgitando quintali di alcolici e dimenandosi come ossessi a ritmo di musica. A quel punto, paradossalmente, mi godetti un frammento di pace. Ritrovai Joel, il quale mi disse che lui, Benji e i suoi ragazzi se ne sarebbero andati prima poiché il giorno seguente avevano un impegno che li avrebbe tenuti fuori città per qualche girono, e la partenza era fissata per le prime ore della mattina.
“Ho già parlato con Jimmy e mi ha assicurato che ti scorteranno loro a casa, e si prenderanno cura di te quando io non ci sarò.” Fece appena in tempo ad avvertirmi, dopodiché, venne risucchiato da un gruppo di gorilloni a me ignoti, che gli riempirono le mani di bicchieri e lo trascinarono via con loro. Mi guardai intorno alla ricerca di volti amici, e la prima cosa che vidi fu il grande e dolce Matthew, che mi raggiunse a braccia tese e sollevò da terra, stringendomi in un abbraccio commosso:” Vorrei che potessi reggere il mio cuore per un attimo e vedere quanto è colmo di gratitudine nei tuoi confronti. Jimmy è un’altra persona da quando ci sei tu nelle nostre vite, Val è entusiasta di te, i ragazzi ti adorano, tutti qui ti adorano, ci hai permesso di rialzarci con onore, hai reso possibile questa notte con cui tutti stanno constatando che siamo di nuovo in pista. Emma ti dobbiamo tutto.”
“Matt sono io a ringraziare voi per le incredibili opportunità che mi state offrendo, mi sento una star pur non avendo fatto nulla, ho perso il conto di quante persone mi abbiano offerto un lavoro questa sera, per la prima volta nella mia vita ho degli amici veri, faccio parte di una famiglia, mi diverto, mi sento viva! Non potrei immaginare qualcosa di migliore!”
Mi guardò con occhi affettuosi, velati da lacrime di felicità e mi strinse al suo fianco baciandomi il capo, cosicché lo sentii più vicino a me di chiunque altro, quasi quanto lo era stato mio padre. Senza lasciarmi un secondo mi scortò da Valary, che vagava tra la folla cercandoci disperata:” Finalmente ti ho trovata! - Strillò gettandosi tra le mie braccia. Poi mi afferrò un braccio e ,allontanandosi di un passo da me, convenne: - Ti sta d’incanto, come volevasi dimostrare! Hai davvero un gusto impeccabile!”
“Ho imparato dalla migliore! Quanti uomini hai fatto svenire questa sera? A partire dal qui presente!” Sgomitai bonariamente Matthew che non scollava gli occhi di dosso alla ragazza.
“Io l’ho sempre saputo che è bella da togliere il fiato, ma lei me lo ricorda di continuo! E sono convinto che non smetterà mai di farlo! E’ stato un eccellente regalo di bentornato a casa!” I due si abbandonarono ad un romantico bacio, il quale mi fece capire che sarebbero rimasti insieme per sempre, e, anche se mi domandavo ansiosa se Matthew avesse già fatto la sua proposta o quando avesse intenzione di farla, mi finsi disinvolta e non accennai alla questione.
“Porto Emma a conoscere Lacey, noi ci vediamo più tardi.” Valary salutò il suo stupendo ragazzo e mi accompagnò dalla nuova compagna di Johnny, la quale sedeva tutta sola ,e leggermente a disagio, su un muretto di pietra accanto alla zona bar.
“Ehi bellissima, mia sorella ti ha abbandonato?”
“E’ appena andata a prendere qualcosa da bere!”
“Oh beh, la raggiungo allora, così ci serviamo anche noi! Ti lascio nelle mani di Emma, in modo che vi conosciate meglio!”
Le porsi la mano sorridente e mi presentai:” Molto piacere, Emily, ma per tutti sono Emma!”
“Johnny e Valary mi hanno parlato molto di te, credo di conoscerti già! Lacey, piacere mio. Vieni, siediti accanto a me e dimmi che anche tu ti senti un pesce fuor d’acqua!”
“Quando mi hanno detto che la festa era dedicata a noi due sono rimasta pietrificata! Non mi piace per niente essere al centro dell’attenzione!”
“Almeno una che la pensa come me! Frequento Johnny da qualche settimana ed è stato un perenne nascondersi in case, locali sconosciuti e bar di periferia per non destare l’attenzione dei paparazzi e far nascere gossip, ma da questo momento la mia vita non sarà più ‘mia’!”
“Capisco, è il prezzo da pagare per avere una relazione con una star! Ma i ragazzi ci tengono alla propria privacy, infatti io non sono ancora comparsa in nessun giornale, ringraziando il cielo!”
“Credimi cara, succederà presto! - Mi posò una mano sulla spalla. - E allora ti inviterò a prendere il tè a casa mia, una delle poche cosa che potremmo fare senza venire spiate!” Scoppiammo a ridere allegramente. Lacey era una ragazza semplice, molto più simile a me che alla gente che avevo conosciuto quella sera. Mi raccontò di frequentare il quarto anno della facoltà di legge e di voler diventare un giudice retto ed onesto, per far trionfare sempre la giustizia. Anche lei proveniva da un’umile famiglia di provincia ed era molto giovane ed innamorata di Johnny, poiché ,quando me ne parlava, arrossiva e abbassava lo sguardo. Con la carnagione abbronzata ed i capelli corvini che le ricadevano sopra le spalle, pettinati all’indietro, in modo da lasciar scoperta la fronte ampia e concentrare l’attenzione sugli occhi nocciola, mi ricordava una regina egizia.
“Eccoci bellezze, scusate il ritardo ma il bar brulica di assetati!” Valary si fece perdonare consegnandoci un bicchierone colmo di un insolito liquido rosa, che, in preda al panico, rifiutai.
“Su Emma, hai già dato una buona impressione di te, non serve che ti fingi astemia!” Scherzò facendomi l’occhiolino.
“Lascia stare Val, magari non ha ancora l’età giusta per bere.” Allora la riconobbi, la voce placida e snervante della serpe che avevo conosciuto tempo fa in casa Sevenfold. Vedendola accanto a Valary capii il motivo per cui appena incontrata la manager avevo avuto l’impressione di averla già vista prima: erano sorelle. Gemelle per di più, ed io stentavo a crederci. Come poteva una persona a modo come Val avere un clone tanto malefico? Fortunatamente Lacey annullò la tensione creatasi prendendo come una battuta l’offesa malcelata da Michelle, mentre io afferrai il drink ,per non offendere Valary, e lo poggiai accanto a me.
“Allora, che mi sono persa?” Continuò la mia nuova migliore amica, ignara dello scambio di occhiatacce che avveniva tra me e sua sorella.
“Emma è d’accordo con me riguardo al fatto che dovremmo organizzare una giornata tra ragazze per coccolarci e rilassarci insieme!” Trillò Lacey toccandomi una gamba e cercando il mio appoggio, che manifestai annuendo raggiante.
Valary si illuminò: “Oh si, magnifica idea! Una giornata tutta al femminile per le donne degli Avenged Sevenfold!”
“Beh, non proprio tutte.” Gracchiò allusiva miss #nonsocosasial’educazione.
“Appunto, tu non stai con nessuno di loro, no?” La spensi con un falso sorriso. Non ebbe il tempo di lasciar esplodere tutta la sua rabbia, poiché giunsero Johnny, Jimmy e Brian, i quali salutarono le ragazze e si disposero attorno a noi, il bassista accanto a Lacey, il chitarrista tra le gemelle, e il batterista al mio fianco.
“Vi siete conosciute tutte, eh? Ora è il mio turno! Ciao Lacey, sono Brian, condoglianze! - Strizzò l’occhio a Johnny e fece un cenno con la testa alla ragazza. - Le barby girls le conosco già, ed Emma: sei stupenda.” Si chinò a baciarmi una mano, ed io notai compiaciuta lo sguardo furente della gemella gelosa.
“Ti stai divertendo, amore?” Si preoccupò Johnny premuroso. Brian l’immaturo si coprì il volto con le mani e Michelle soffocò un risolino. In effetti avevano molto in comune, perfino i difetti.
“Decisamente, e le ragazze sono davvero carine, mi piacciono molto! E’ già ora?”
“Ahimè. Ti accompagno alla macchina.” Si alzarono tenendosi per mano e si congedarono.
“Te ne vai?” Chiesi a Lacey leggermente delusa.
“Ho un esame importante domani, e non posso permettermi un punteggio inferiore a trenta! Vi terrò informate, comunque, per quella giornata tutta per noi! A presto donne, e buona serata a tutti!”
Li guardai allontanarsi appiccicati l’uno all’altra e provai una fitta di invidia. Avevo sempre sognato di essere tenuta per mano e coccolata come una principessa. Per di più in pubblico.
“Stanno proprio bene insieme.” Mi sfuggì un tono alquanto sognante.
“Aaahh Emma la romanticona! - Val prese posto accanto a me. - Ora che ci penso mi manca il mio uomo. L’avete visto?”
Mentre i tre amici tentavano di indovinare dove il cantante potesse essersi cacciato, Jimmy mi sfiorò le dita con le sue, ed io mi voltai di scatto, frustandogli il volto con i capelli.
“Perdonami! Ti ho accecato?”
“Direi! - Rise sbattendo più volte le palpebre. Mi intenerii a guardarlo.
“Non so se te ne sei accorto, ma sono la peggiore delle imbranate!” Mi avvicinai a lui asciugandogli una lacrima con il pollice.
Il magnifico tenebroso mi prese la mano tra le sue per potermi guardare dritta in viso:” A dir la verità è la seconda volta che i miei occhi rischiano grosso questa sera.”
“Ah.. Si?” Il contatto delle sue mani mi rendeva nervosa.
“Eh già.. Perché prima sono rimasto abbagliato quando ti ho vista arrivare. - Mentre parlava guardava la gente che festeggiava, per distrarsi dal significato delle proprie parole, ma incrociò il mio sguardo dicendo: - So di essere l’ennesima persona che ti importuna quest’oggi, ma devi sapere che ti trovo incantevole.”
Mi sforzai di non puntare gli occhi sulle sue labbra socchiuse, che avevano l’effetto di una calamita sulle mie:” Anche tu sei molto grazioso.”
“Vuoi scherzare.. - Si osservò la t-shirt sotto la giacca scura e i jeans stretti. - non ho nulla di diverso dal solito.”
“Infatti mi piaci sempre. Ma non ho quasi mai l’occasione di passare più tempo con te, per apprezzarti come si deve. Per un motivo o per l’altro scompa” La magia di quel momento fu spezzata da un invadente flash della macchina fotografica che Michelle reggeva tra le mani.
“Non ho potuto resistere!” Si giustificò, per nulla interessata a convincerci di ciò che aveva appena detto. Valary gliela strappò dalle mani:” Brian, perché non l’accompagni a bere qualcosa?”
Jimmy si gettò in soccorso all’amico:” Guarda, questo era appoggiato qui, non l’ha toccato nessuno.”
“E’ di Emily.”
Lo porse a me:” Hai sete?”
“Per favore portalo via da me.” Sussurrai a denti stretti. Sentivo lo sguardo acido della arpia su di me.
James butto giù tutto d’un fiato il liquido e, inconsciamente o volutamente, mi difese:” Ci credo che non lo volevi bere, fa schifo!” Lo ringraziai con lo sguardo e, prima che potessi aggiungere qualunque cosa, lo persi nuovamente, portatomi via da un gruppo di uomini muscolosi che lo coinvolsero in una sfida ad alto tasso alcolico. Brian e Michelle si allontanarono anche loro ed io restai in compagnia della cara Valary, che si scusò per la sorella:” Ho intuito che non corre buon sangue tra voi due, probabilmente teme che Brian ti preferisca a lei. Scusala..”
“Nessun problema Val, davvero.” A quel punto riconobbi l’allegra voce di Zacky distinguersi tra la folla.
“EHILAAAAAAAAAAAAA!! Eccole le mie due bionde preferite!” Si precipitò da noi seguito da Johnny e Matthew.
“Splendore mio, tu adesso vieni con noi a DIVERTIRTI, perché sei troppo calma e sobria per questo tipo di festa! E così lasciamo anche i piccioncini per conto loro!”
Dopo aver lanciato una fallimentare occhiata alla ricerca di Jimmy, accettai l’invito/obbligo del chitarrista.
“Lo faccio solo perché Matt non vede Valary da tanto tempo, non pensate che io sia una festaiola!”
“Non mi usare come scusa! Sappiamo tutti che sei più pazza di quei due messi insieme!” Mi punzecchiò il cantante indicando i due ragazzi che mi stavano già strattonando via.
“Ti sei mai ubriacata Emma?” Mi domandò il piccolo bassista.
“Una volta, è stato devastante, ed ho giurato a me stessa che non l’avrei più fatto!”
“Bene, questa è la serata delle promesse infrante!” Saltellò Zacky schiaffando un cinque sonoro all’amico. Mi condussero ad un angolo del giardino dove Brian, seduto a terra, trafficava con bicchieri e bottiglie colorate.
“Dove hai mollato Michelle?” Il secondo chitarrista sembrava preoccupato.
“E’ andata in bagno e, quando e SE mi troverà, sarò troppo sbronzo anche per riconoscerla! Ma soprattutto, non sarò l’unico! - Si alzò senza l’ausilio delle mani e mi portò giù con lui. - Pronta a conoscere i Sevenfold?” Suonava quasi come una minaccia. Preparò un primo giro di shot che ingurgitammo tutti contemporaneamente, poi un secondo, un terzo, un quarto, un quinto. Al sesto i ragazzi iniziarono ad urlare dopo aver sbattuto il bicchierino vuoto a terra ed io non mi tirai indietro, con la differenza che i miei erano gemiti di dolore, dal momento che avevo la gola in fiamme, gli occhi appannati e la testa iniziava a girarmi. Zacky mi passò un bicchiere zeppo di Jack Daniels e sostenne che dovevo berlo tutto d’un fiato, alzarmi in piedi e gridare “un altro giro!”. Vedendomi poco convinta decise di incitarmi battendo le mani e fu accompagnato anche dagli altri due amici.
Riuscii a reggere due bicchieri con dignità, ma al terzo mi alzai barcollante e precipitai in grembo a Brian, che applaudì e fischiò mentre gli altri due si piegavano dalle risate. Continuarono a tracannare bottiglie su bottiglie, fino a che non ci rimase l’ultima fiaschetta di whisky.
“Okey.- Biascicò Johnny visibilmente stordito. - Un sorso a testa e lo fii.. fii ahahahahah.” Da quel momento non smise più di ridere. Nel frattempo Zacky si era versato in bocca un sorso di quello che doveva essere alcool, ma che qualcuno, preoccupato per la nostra eccessiva allegria, doveva aver sostituito con dell’acqua fresca. Il chitarrista la sputò offeso.
“Per chi c’hanno preso? Noi la seppimo reggere l’alcool.”
“Ahahahahahhahahahaah t-tu ahahahahahahhaha” Johnny indicava l’amico che aveva perso l’uso della parola, pensava a quello che avrebbe voluto dirgli, e ne rideva senza renderci partecipi delle sue trovate esilaranti. Con la vista che mi abbandonava a poco a poco, gattonai fino a raggiungere quella che ai miei occhi ormai era un’ombra che reggeva la fiaschetta, e gliela sottrassi dalle mani.
“Da qua.” - Mi posizionai alle sue spalle e gli versai l’acqua nei capelli.
“Sei impazzita?! Ti ho detto che sono sobbrio!”
“Shhh, non gridare dai. Adesso ti faccio io una bella acconciatura. - Afferrai le sue lunghe ciocche scure tra le dite e le pettinai verso l’alto, senza criterio, sicché il risultato fu una sbilenca cresta che si afflosciava da tutte le parti. - Così sei più casual, lo sapevi?”
“Ma ma ma ma.. - Balbettava il ragazzo tra le risa sempre più violente del bassista, che si rotolava sui fianchi fingendo di volare. - Graaaaaaazieee.” Si avvinghiò a me e si distese di peso, sempre trattenendomi tra le braccia, mentre mi cullava a destra e sinistra con un sottofondo di lamentele direttamente da Brian, il quale smontava i sogni di un Johnny ubriaco fradicio, che gli domandava se fosse possibile librarsi in aria. Quando pensavo di potermi addirittura addormentare sotto l’effetto dei fumi dell’alcool che non mi permettevano di udire il fracasso assordante della musica metal ,che si infilava i ogni angolo del giardino, ad orari della notte improponibili, anche il primo chitarrista mi afferrò con i suoi sgargianti bicipiti, così mi trovai schiacciata tra due migliori amici k.o. e pericolosi, poiché fuori controllo.
“Vai via Bri, non c’è posto per te.”
“I’acquario è pieno di pesci.”
“Si dice il mare, sei proprio ignorante quando bevi!”
“Non litigatemi nelle orecchie, siate buoni.”
“Hai ragione Emma, scusa, ti do un bacino per farmi perdonare.”
“Vee, lo voglio anche io, ma da lei.” Chiusi gli occhi nel tentativo di recuperare qualche energia, mentre i due bambolotti si contendevano il mio possesso, e l’ultima cosa che udii, prima di perdere i sensi, furono le urla di Johnny:” VOLOOOO!”

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James
Salutai per l’ultima volta i pochi rimasti e gli organizzatori della serata prima di rivolgermi a Matthew, in piedi accanto alla portiera della sua auto al completo:” Non serve che fai due giri, la porto a piedi, non è molto lontano.”
“Sicuro di farcela?”
“Fidati Matt, ho bevuto appena un bicchiere, è in ottime mani. Ti chiamo dopo per venirmi a prendere da casa di Joel.”
“Ok amico, a tra poco!”
Augurai la buonanotte a Valary e osservai divertito i miei tre storici compagni di bevute devastati ed ammassati sui sedili posteriori, prima che Matthew scomparisse lungo l’autostrada, inghiottito dall’oscurità. Con mia enorme sorpresa, notai che Emma, accasciata su una sedia a dondolo alle mie spalle, aveva ripreso conoscenza, e strizzava gli occhi sotto la luce che proiettavano i lampioni all’imboccatura del vialetto che conduceva alla piscina.
“Bentornata tra noi. - Sussurrai chinandomi sulle ginocchia davanti a lei. Vederla confusa ed indifesa mi faceva venire la pelle d’oca, poiché realizzavo, e desideravo, di doverla proteggerla più della mia stessa vita. - Ti porto a casa?”
“Uhm.. - Mugugnò con la voce rauca ed impastata. - Fa freddo.”
Senza riuscire a trattenere una smorfia intenerita mi sfilai meccanicamente la giacca dalle braccia e la adagiai sulle sue spalle, dopodiché, feci scivolare le mani sotto il suo corpo, me la caricai in grembo e mi avviai verso il palazzo dei gemelli Madden.
“Non peso?” Squittì lei poco più in basso di me.
“Sei una piuma in braccio ad un palestrato incallito, non preoccuparti.”
“Oh.. Ho… Mi hanno fatto bere.. Troppo. - Si prese del tempo per formulare il frammento di frase seguente. - E’ finita presto però.”
“Veramente sono le quattro del mattino, ma probabilmente la tua memoria è ferma a cinque ore fa.”
“Cosa mi sono persa?”
“Persa? Sei stata l’anima della festa!”
“…. Non so se voglio sapere cosa ho fatto.”
“Johnny ad un certo punto si è lanciato in piscina da una sdraio nel tentativo di prendere il volo, ed è stato allora che la coppia di chitarristi ,che ti aveva imprigionato, ti ha buttata in acqua con lui! A quel punto hai perso totalmente il lume della ragione, hai sfidato il campione di birra pong in carica e l’hai battuto ,grondante d’acqua non dimentichiamolo, poi ti sei scatenata con Valary sulla pista da ballo, coinvolgendo anche tutti i presenti, ed infine hai reso partecipe ogni invitato alla festa del fatto che, per citarti, ‘dovevi proprio farla!’” Le raccontai tra le risate tutto ciò a cui avevo assistito ,poche ore prima, incredulo ma sinceramente divertito.
“Oohh.. oohh no.. oohh..” Si lamentò assente, sul punto di addormentarsi di nuovo.
“Ehi, Emma. - La scossi lievemente. - Un’ ultima cosa, poi ti lascio stare. Dove hai messo le chiavi di casa?”
“Le ha Joel..”
“Come? E tu no? E ora come faccio!”
“Chiedile a lui..”
“Non c’è più nessuno in casa, sono partiti.” Mi rivolsi al vento, dal momento che la briosa selvaggia ,che avevo potuto conoscere poco prima, si era portata via tutta la forza vitale di quel debole corpicino che reggevo tra le mani. Mi bloccai nel mezzo del marciapiede e valutai cosa avrei dovuto fare. La risposta era semplice ed intuitiva, ma mi veniva difficile accettarla. L'idea di portarla a casa mia, con i ragazzi a pochi metri di distanza, parte dei quali erano a conoscenza meglio di me stesso dei sentimenti che nutrivo nei suoi confronti, mi allettava e spaventava allo stesso tempo. Dio solo sa quanto mi avrebbero fatto sentire a disagio con lei. Presi a camminare, sebbene immerso fino alle punte dei capelli nei miei pensieri, rincuorato dalla consapevolezza che, essendo sfiniti per la nottata, i miei vergognosi amici non avrebbero potuto darmi più noia del solito. Anzi, darci.
 Riuscii a scorgere l'alba quando rincasai, un'ora più tardi. Matthew si era addormentato sul divano con il telefono in mano e ronfava beatamente con le labbra schiuse. Salii le scale e, senza esitare, entrai nella mia stanza, per poi adagiare la meravigliosa addormentata sotto la soffice trapunta oceanica del mio letto a due piazze. Colmo di imbarazzo mi spogliai, infilai soltanto i pantaloni della tuta che usavo per dormire, e presi posto sulla metà del letto non occupata. Non riuscii ad addormentarmi facilmente, ero incantato dall'espressione dipinta sul suo volto, ogni minima parte del mio corpo era in totale tensione e trattenevo il fiato quando lei si muoveva o rigirava. Farfugliò qualcosa, ad un certo punto, che suonava come un lamento tormentato, così le accarezzai la schiena e il collo sotto i capelli ancora umidi. Per tutta risposta lei, dopo essersi voltata lentamente, si rannicchiò sul mio petto sistemando la testa nell'incavo del mi collo. Rimasi immobile per qualche manciata di secondi, dopodiché, incapace di resistere oltre, poggiai le labbra sulla sua fronte fresca, e chiusi gli occhi. Ricordo che l'ultima cosa di cui mi preoccupai, prima di precipitare nel sonno, fu il battito del mio cuore sotto il suo corpo, poiché, quando la strinsi a me, accelerò talmente tanto che temetti di svegliarla.
 

Questa è la famosa festa! Spero i sia piaciuta perché io non ne sono soddisfatta.. Spero di rendervi più felici in futuro! Baci, a presto! 

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Capitolo 23
*** CAPITOLO 22 ***


Emma

Un pungente aroma di caffè aromatizzato mi si intrufolò nelle narici, stuzzicandomi il palato e costringendomi ad aprire gli occhi. Non riconobbi la stanza che mi ospitava, e ciò mi portò a pensare che dovevo aver passato la notte in una casa sconosciuta e perciò aver bevuto oltre misura. Fui indotta a tale pensiero soprattutto a causa del fatto che le mie erano mere supposizioni, dal momento che la mia memoria era come un orologio rotto, ferma al momento in cui Brian, Jhonny e Jimmy mi avevano "rapita" per farmi conoscere il lato selvaggio dei party marchiati “Sevenfold”, dopodiché, nella mia testa regnava un blackout assoluto. Inoltre, se avevo bevuto così tanto, sicuramente avevo fatto qualcosa si cui non sarei andata fiera, ed il solo pensiero di tale possibilità mi spaventò a morte. Per di più, l'ultima cosa che ricordavo con chiarezza era il momento in cui i due chitarristi si contendevano un mio bacio. E se l'avessi davvero fatto? Se avessi baciato uno di loro? Chi dei due? Magari entrambi? E se Jimmy lo scoprisse? O, peggio, ne fosse già al corrente?
Mi afferrai il capo tra le mani, sia per scacciare il flusso di coscienza che mi offuscava i pensieri , sia per immobilizzarmi la testa, che sembrava essere colma di un liquido corrosivo che mi bruciava piano piano le meningi ogni qualvolta che la spostavo. Appoggiai lentamente il mento sulle ginocchia massaggiandomi le tempie, ed inavvertitamente lasciai scivolare lo sguardo sulla maniglia dell'armadio, in linea d'aria, di fronte a me, sulla quale ondeggiava un appendiabiti ,sospinto dal vento che entrava dalla finestra aperta, che reggeva il vestito che indossavo la sera prima, ricoperto da un sacchetto di cellofan. Aggrottai la fronte perplessa, facendo attenzione a non sbilanciarmi troppo. Se il mio abito non era su di me, io cosa stavo indossando? Strinsi la lingua tra i denti: il dolore che mi perforava le tempie era insopportabile, ma era niente in confronto a ciò che avrei provato se avessi scoperto che diavolo avevo fatto la notte precedente, e soprattutto con chi. Afferrando il lembo destro della trapunta blu cobalto di quel letto sconosciuto, notai che il cuscino ,accanto a quello che avevo usato, era piegato da un solco. Perciò le mie paranoie si trasformarono in orribili certezze. Svelta ,e in preda al panico, mi levai di dosso la coperta e con una miscela di sollievo e terrore scoprii di non essere nuda, ma quasi. L'unica cosa che mi apparteneva era la biancheria intima, per il resto il mio corpo era avvolto in un accappatoio acqua marina, decisamente troppo grande per una donna. Fantastico. Non dovevo più preoccuparmi della questione dei possibili baci rubati dai chitarristi, mi ero tuffata a capofitto in un problema ben peggiore.
 Con gli occhi sbarrati e senza sapere con esattezza cosa fare, mi sporsi verso il comodino dalla parte opposta alla mia, dove un vassoio gentilmente riempito di una sostanziosa colazione offriva un invitante termos zeppo di caffè bollente, ciò che ci voleva per svegliarmi del tutto e permettermi di affrontare a dovere la situazione. Mentre mi allungavo per raggiungere il contenitore, sfiorai la guancia contro il misterioso cuscino, il quale emanava un lieve aroma di menta piperita, probabilmente ceduta da  uno shampoo per capelli, e sapevo fin troppo bene chi teneva ai capelli più della sua stessa vita. La conclusione più plausibile che riuscii a darmi, quindi, fu la seguente: Brian aveva approfittato del mio stato pietoso per fare i suoi sporchi comodi con me. Sempre se quella in cui mi trovavo fosse casa sua.
 Confusa e sfinita dalle troppe riflessioni, mi convinsi a non fare altre considerazioni prima di non essere del tutto certa di dove mi trovavo, perché,  e da quanto. Bevvi un lungo sorso caldo che mi fece sentire subito meglio. Mano amano che il caffè scorreva lungo la mia gola e raggiungeva lo stomaco la testa mi doleva meno, e mi accorgevo di particolari ,non troppo nascosti, sparsi ovunque nella stanza: fotografie di  bambini sorridenti, biglietti per concerti strappati, fogli appallottolati, libri spalancati, bacchette.. Bacchette. Quella era la stanza di James.
Balzai giù dal letto tanto velocemente che dovetti aggrapparmi ai vetri della finestra per non precipitare a terra. Guardando fuori riconobbi all'istante il giardino di casa Sevenfold, dominato da un'insolita calma apparente. Tornai ad osservare la camera, e solo allora notai un foglietto, precipitato ai piedi del letto, con su scritto "per Emma" sul dorso.  Lo aprii sgualcendolo e lessi avidamente: Ben svegliata cara mia! I ragazzi sono usciti, un'intervista di gruppo li attendeva, torneranno questa sera! Io ho un impegno ma per le sei dovrei liberarmi, quindi posso passare a prenderti e portarti a casa! Chiama se hai bisogno! Baci, Val.
Lanciai l'ennesima occhiata panoramica dentro quelle quattro mura, alla ricerca della mia borsa, che scorsi in una sedia, poco lontana dal mio abito. Fortunatamente non mancava nulla, e, cosa più importante, il cellulare era carico. Composi il numero dell'amica che ormai conoscevo a memoria e pregai il cielo che mi potesse rispondere.
Uno. Due. Tre squilli.
"Emma! Tutto ok?" Finalmente.
"Più o meno. È stato uno shock svegliarmi qui."
"Jimmy ti aveva portata a casa ma non avevi le chiavi, perciò ti ha sistemata in camera sua!"
"Ah.. Jimmy?"
"Ti spiegherei.. ARRIVO! Scusa tesoro, ora sono occupata, vengo a prenderti più tardi così ti racconto tutto!"
"Fermati direttamente da me, mi faccio portare a casa dall'autista così mi do una sistemata! A dopo!"
Mi grattai la nuca pensierosa. Jimmy mi aveva portata a casa. Jimmy mi aveva sistemata nella sua camera. Non  il premuroso Zacky, non Brian il seduttore, non il gentile Johnny, né il tenero Matthew. Ma Jimmy, colui il quale non mi aveva mai degnata di uno sguardo, che fuggiva da me, che mi lanciava dei segnali per poi fare l'indifferente, torturandomi oltremodo. Tuttavia rimanevano ancora troppi interrogativi e questioni in sospeso per lasciarmi illudere, e con James non si poteva dare nulla per scontato.
Avvertii l'autista di Joel di passare a prendermi e, dal momento che non avevo nulla da indossare, sottrassi dalla cassettiera del batterista un'enorme t-shirt bianca sfoggiante il celebre logo della Jack Daniels, la indossai, e, constatando che era abbastanza lunga da coprirmi fin sotto il fondoschiena, afferrai scarpe, borsa e vestito impacchettato, e scesi nel piano di sotto ad attendere il servizio taxi gentilmente offerto dal frontman dei Good Charlotte. Dopotutto era Luglio inoltrato, una maglia bastava a coprirmi, e portarne una di James me lo faceva sentire più vicino.
 
--
 
Giunta finalmente in una stanza familiare, mi gettai subito in quella che fu la doccia più lunga e ardente dell'intera estate, durante la quale trascorsi il tempo a fantasticare su cosa fosse potuto essere successo con Jimmy la notte che non ricordavo. Feci lo stesso anche mentre mi pettinavo davanti allo specchio appannato del bagno, mentre mi rifacevo il trucco, mentre sceglievo cosa indossare, mentre guardavo il soffitto stesa sul letto, mentre preparavo il tè e servivo grossi-grassi biscotti al cioccolato, mentre aprivo la porta a Valary e la facevo accomodare.
"Allora, quanta baldoria hai fatto ieri sera!"
"Non me lo chiedere perché non ricordo nulla."
"Addirittura? Quindi tutti questi zuccheri e carboidrati servono a corrompermi per fungerti da memoria?"
"Ti preeeegooo!" Piegai la testa di lato e sbattei le palpebre più volte sfoggiando un sorrisino angelico.
"Dì la verità, tu vuoi soltanto sapere quanto c'è di Jimmy all'interno della manciata di ore che hai perso!"
"Ehm, signorina Dibenedetto non tergiversiamo.."
"Lo prendo per un sì! E comincio! Dopo esserti data alla pazza gioia, anche con la sottoscritta vorrei sottolineare, sei crollata su una sedia e vi sei rimasta per una buona mezz'ora sotto lo sguardo vigile del tuo bel tenebroso!"
"Ti avverto già che i tuoi sorrisini eloquenti non hanno effetto su di me!"
"Bugiarda! Comunque ,al termine della festa, Matthew ha caricato in macchina i tre ubriaconi e, dal momento che doveva scortare a casa anche me, non è rimasto posto per te e Jimmy! Ops, il TUO Jimmy! - sorrise addentando un biscotto.- Lui si è offerto di portarti a casa, e così ha fatto, ma.."
"A PIEDI?" La interruppi soffocandomi con un sorso di tè.
"Beh per arrivare fin da Joel non è molto lunga da lì.. Ma tu non avevi le chiavi, perciò ti ha portata a casa sua, e allora sì, ci avrà messo una buona oretta. Ti ha sistemata in camera sua e ha dormito nella stanza degli ospiti, poi verso le undici, quando sono arrivata io, l'ho trovato indaffarato che trafficava con borse del ghiaccio e aspirine, per far rinvenire i tre malcapitati. Mi ha raccontato tutto e pregato perché ti sfilassi il vestito ancora umido, cosicché non prendessi freddo, in seguito mi ha mandato a cambiarlo con uno nuovo, dato che si era rovinato durante il parapiglia! Per questo ti sei trovata seminuda dentro un accappatoio da uomo! È stato davvero molto dolce e pieno di premure! È possibile che tu non me la racconti giusta e che tra voi ci sia già qualcosa??"
"Frena. Non ha dormito con me?"
"AAAAHH!! Questa è la risposta a tutte le mie supposizioni!"
"Scema, cos'hai capito! Quando mi  sono alzata c'era l'impronta di una testa sul cuscino accanto al mio. Qualcuno ha passato la notte con me."
"Ho rifatto personalmente il letto della stanza degli ospiti, Jimmy non può essere stato."
Mi irrigidii giungendo nuovamente alla conclusione che mi era balenata in testa poco fa. Brian.
"Su Emma, ci dorme sempre in quel letto, è normale che ci sia il solco del suo corpo! Non farti troppi problemi! Piuttosto,  dimmi cosa ti spinge verso di lui!"
"Che vuoi dire?"
"Ho visto come lo guardi, come lo cerchi.. Ti inizia a piacere tantino, o sbaglio?"
Abbassai lo sguardo all’interno della tazza arancione:"Davvero. Mi inizia a piacere davvero."
 
--
 
Quella sera non riuscii ad addormentarmi, forse perché mi ero svegliata alle quattro del pomeriggio, forse perché stavo combattendo una battaglia interiore agguerrita. Valary l'aveva capito e, probabilmente, anche agli occhi di un osservatore esterno sarebbe sembrato cristallino come la rugiada mattutina. Provavo qualcosa di forte per Jimmy, che mi induceva a scegliere gli abiti migliori quando sapevo di doverlo incontrare, a cercare di decifrare i suoi comportamenti insoliti, a pensare a lui per tre quarti delle mie giornate, a sperare che avesse trascorso quella dannata notte con me. Improvvisamente saltai giù dal letto e presi la macchina di Joel parcheggiata in garage, decisa a smettere di riflettere e cominciare ad agire.
 
--
Fui accolta in casa da uno Zacky titubante che, a dir la verità, mi sconvolse un po'.
"Che c'è Vee, non stai ancora bene?"
"Ehm.. Devo riprendermi si.."
Proprio mentre Brian si avvicinava se ne andò velocemente senza salutare. Non era da lui. Anche l’altro chitarrista, notata la nostra presenza, si era fermato e stava per voltarsi, ma io fui più rapida e lo braccai.
"Ehi Haner! Che fai, scappi?"
"N-no, certo.. Come mai qui?"
"Cerco Jimmy, sai dov"
"Nella sua stanza." Scomparve prima che potessi aggiungere altro. Leggermente preoccupata raggiunsi la mia meta, in quella casa che ormai conoscevo come le mie tasche.
"Toc-toc." Infilai la testa tra lo stipite e la porta socchiusa.
Il meraviglioso ragazzo ,per il quale stavo perdendo la testa, mi dava le spalle, coperto a malapena da un asciugamano bianco legato in vita, e se ne strofinava un secondo tra i capelli. Udendomi si piegò appena, in modo da potermi vedere in viso. La torsione repentina segnò la sua schiena ,lunga ed ampia, di una muscolatura avvolgente, sia intorno alla piega della pelle che percorreva la spina dorsale e terminava nel fondoschiena, sia sulle spalle ampie e possenti. La postura statuaria unita allo splendore celestiale dei suoi occhi da bambino lo rendevano bello come un dio.
"A-a-hh.." Mi sfuggì una sorta di lamento inconscio dalle labbra semi aperte, che lo fece sorridere lusingato.
"Anche io sono felice di vederti."
Arrossii fino alla radice dei capelli e sforzai lo sguardo da un'altra parte, sussurrando uno "Scusa" a prova di apparecchio acustico.
Lui lasciò cadere l'asciugamano ,che reggeva, a terra, e mi si avvicinò con lo sguardo nascosto dalle palpebre socchiuse, che mi trafisse l'anima.
"Ti abbraccerei, ma sono completamente zuppo e.."
Senza lasciargli il tempo di terminare la frase, gli  circondai il busto scolpito con le braccia, facendoci aderire la mia canotta bianca, che assorbì l'acqua che gli velava la pelle e parte dell'agitazione che mi faceva tremare le gambe. Lui mi avvolse tra i suoi bicipiti a sua volta, e lo sentii posizionare le mani al termine della mia schiena. Avrei potuto nutrirmi di momenti come quello, senza aver più bisogno d'altro che lui. D'un tratto, proprio quando pensavo fosse opportuno separare i nostri corpi, per paura che potesse scoprire il battito sfrenato del mio cuore su di lui, lo avvertii chiaramente, l'odore di menta piperita di quel pomeriggio, che spiccava da ogni punta dei suoi capelli corvini. Non ebbi bisogno d'altro. Feci scivolare le mani ,allacciate dietro di lui, sul suo petto, fino all'altezza del cuore, e lui ,con le sue, mi strinse per i fianchi. Con una precisione quasi matematica ogni mio gesto era seguito da uno suo, perfettamente complementare, come se fosse stato scritto nella folle immaginazione di uno scrittore che tutto ciò doveva accadere, come se stessimo vivendo una storia: la nostra. Mi alzai sulle punte mentre lui chinava la testa di lato, e premetti le mie labbra aperte sulle sue, le quali combaciarono addirittura agli angoli, chiudendosi sul mio labbro superiore. Ci allontanammo di pochi millimetri per una breve boccata d'aria, dopodiché le nostre labbra si unirono di nuovo, come se avessero sentito la mancanza le une delle altre durante quella attesa frazionaria. James spostò  una mano alla radice del mio collo e con l'altra mi premette la schiena verso di lui, mentre io affondavo le mie nei suoi capelli. Mi baciò intensamente, sussurrando il mio nome tra una boccata d'aria e l'altra. Lo baciai con tutta me stessa, attraendolo sempre di più, perché lo spazio che ci divideva era troppo, pur essendo incollati l'uno all'altra. Colma di ebbrezza gli tirai un ciuffo che mi ero arrotolata tra le dita e sentii le sue mani stringermi più forte, mentre mi spingeva con il corpo addosso alla parete alle mie spalle. Furono baci disperati, bramatati come il giorno desidera la notte, inevitabili. Una necessità inequivocabile. Lui aveva bisogno di me ed io di lui. Poco prima di separarci il ritmo rallentò, i nostri corpi si rilassarono, le mani allentarono la presa. Rimanemmo in silenzio a scrutarci le anime, scossi da respiri affannosi, con i volti accaldati.
"Perché sei venuta." Ansimò l'angelo nero con un sussurrò appena accennato.
"Per te." Rivelai io in un soffio.
Gli si dipinse sul viso una smorfia agrodolce, fece un passo verso di me, coprendomi con tutto se stesso, e intrecciò le dita delle mani tra le mie, abbandonate lungo i fianchi.
"Stavo per perdere la speranza ormai."
"È stata una sorpresa ancora più piacevole allora."
Appoggio di nuovo le labbra sulle mie, bisbigliando:" Sei la realizzazione di un sogno."
Mi feci travolgere dalle sue parole mentre serravo la bocca sulla sua, che cercava me e me soltanto.
Si sottrasse fisicamente dal nostro contatto indossando un sorriso totalmente nuovo, fresco, appagato.
Rimase legato a me con una mano, e mi trascinò ai piedi del letto, dove si sedette, per osservare non solo il volto che aveva baciato, ma anche il corpo che lo aveva stretto.
"Cos'hai nella borsa?"
Alluse al sacchetto di plastica che mi era caduto all'altezza della porta, quando ogni briciolo di linfa vitale mi era stato sottratto dalla sua visione celestiale.
"Una tua maglietta, che ho preso in prestito quando mi sono svegliata, dal momento che il mio vestito era nuovo di zecca e non più addosso a me."
"Ah, doventi anche una ladra se serve! Cosa non si fa pur di vedermi!" Pur sapendo che la sua era una battuta le guance mi avvamparono, arse dalla consapevolezza di aver agito proprio con quel fine, anche se mascherato da un sincero bisogno.
"Ah, per favore smettila. - Bisbigliò e si contorse su un fianco, quasi come se stesse provando del dolore fisico. - Potrei morire la prossima volta che arrossisci così."
Lo stomaco mi si contorse dall'emozione, la quale mi costrinse a esternare l'intera gioia che si agitava dentro di me sotto forma di un sorriso talmente ampio, da lasciarsi sfuggire un singhiozzo di risa.
Lo vidi spostarsi di lato facendomi posto al suo fianco, e con la mano ,che ancora teneva intrecciata alla mia, attirarmi accanto a lui. Accarezzandomi una guancia assorto mi pregò:" Resta."
"Stavo per perdere la speranza ormai." Gli feci il verso chiudendo un occhio. Sfoggiando la dentatura smagliante si distese su un fianco, ed io feci lo stesso, accoccolandomi tra le sue braccia.
“E hai ragazzi cosa dirai?”
“Lo capiranno da soli, se non lo hanno già fatto.. E poi hanno problemi più grossi ora.”
“Se ti riferisci ai chitarristi me ne sono accorta anche io, erano decisamente strani.”
“Tutto per quel bacio alla festa.”
Mi immobilizzai.
“Bacio?”
“Poco prima che ti gettassero in acqua si sono baciati. Non lo sapevi? E si che eri in mezzo a loro!”
Esplosi in una risata prima di sollievo, poi sinceramente divertita. Era andato tutto per il meglio, tutto come doveva andare. Io non avevo fatto stupidaggini, consistenti perlomeno, e mi trovavo tra le braccia del ragazzo che mi aveva saccheggiato anima e corpo, proprio dove dovevo essere, come aveva detto Valary qualche girono fa.
 
 
 
Ho dovuto farlo succedere, non potevo e non potevate più aspettare! Avrei voluto trattenermi di più ma il capitolo sarebbe diventato un libro intero! Adoro queste scene! Fatemi sapere cosa ne pensate e rimanete all’erta, mi frullano molte idee in testa! Bacio :*

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Capitolo 24
*** CAPITOLO 23 ***


Emma

Un pungente aroma di caffè aromatizzato mi si intrufolò nelle narici, stuzzicandomi il palato e costringendomi ad aprire gli occhi. Non riconobbi la stanza che mi ospitava, e ciò mi portò a pensare che dovevo aver passato la notte in una casa sconosciuta e perciò aver bevuto oltre misura. Fui indotta a tale pensiero soprattutto a causa del fatto che le mie erano mere supposizioni, dal momento che la mia memoria era come un orologio rotto, ferma al momento in cui Brian, Jhonny e Jimmy mi avevano "rapita" per farmi conoscere il lato selvaggio dei party marchiati “Sevenfold”, dopodiché, nella mia testa regnava un blackout assoluto. Inoltre, se avevo bevuto così tanto, sicuramente avevo fatto qualcosa si cui non sarei andata fiera, ed il solo pensiero di tale possibilità mi spaventò a morte. Per di più, l'ultima cosa che ricordavo con chiarezza era il momento in cui i due chitarristi si contendevano un mio bacio. E se l'avessi davvero fatto? Se avessi baciato uno di loro? Chi dei due? Magari entrambi? E se Jimmy lo scoprisse? O, peggio, ne fosse già al corrente?
Mi afferrai il capo tra le mani, sia per scacciare il flusso di coscienza che mi offuscava i pensieri , sia per immobilizzarmi la testa, che sembrava essere colma di un liquido corrosivo che mi bruciava piano piano le meningi ogni qualvolta che la spostavo. Appoggiai lentamente il mento sulle ginocchia massaggiandomi le tempie, ed inavvertitamente lasciai scivolare lo sguardo sulla maniglia dell'armadio, in linea d'aria, di fronte a me, sulla quale ondeggiava un appendiabiti ,sospinto dal vento che entrava dalla finestra aperta, che reggeva il vestito che indossavo la sera prima, ricoperto da un sacchetto di cellofan. Aggrottai la fronte perplessa, facendo attenzione a non sbilanciarmi troppo. Se il mio abito non era su di me, io cosa stavo indossando? Strinsi la lingua tra i denti: il dolore che mi perforava le tempie era insopportabile, ma era niente in confronto a ciò che avrei provato se avessi scoperto che diavolo avevo fatto la notte precedente, e soprattutto con chi. Afferrando il lembo destro della trapunta blu cobalto di quel letto sconosciuto, notai che il cuscino ,accanto a quello che avevo usato, era piegato da un solco. Perciò le mie paranoie si trasformarono in orribili certezze. Svelta ,e in preda al panico, mi levai di dosso la coperta e con una miscela di sollievo e terrore scoprii di non essere nuda, ma quasi. L'unica cosa che mi apparteneva era la biancheria intima, per il resto il mio corpo era avvolto in un accappatoio acqua marina, decisamente troppo grande per una donna. Fantastico. Non dovevo più preoccuparmi della questione dei possibili baci rubati dai chitarristi, mi ero tuffata a capofitto in un problema ben peggiore.
 Con gli occhi sbarrati e senza sapere con esattezza cosa fare, mi sporsi verso il comodino dalla parte opposta alla mia, dove un vassoio gentilmente riempito di una sostanziosa colazione offriva un invitante termos zeppo di caffè bollente, ciò che ci voleva per svegliarmi del tutto e permettermi di affrontare a dovere la situazione. Mentre mi allungavo per raggiungere il contenitore, sfiorai la guancia contro il misterioso cuscino, il quale emanava un lieve aroma di menta piperita, probabilmente ceduta da  uno shampoo per capelli, e sapevo fin troppo bene chi teneva ai capelli più della sua stessa vita. La conclusione più plausibile che riuscii a darmi, quindi, fu la seguente: Brian aveva approfittato del mio stato pietoso per fare i suoi sporchi comodi con me. Sempre se quella in cui mi trovavo fosse casa sua.
 Confusa e sfinita dalle troppe riflessioni, mi convinsi a non fare altre considerazioni prima di non essere del tutto certa di dove mi trovavo, perché,  e da quanto. Bevvi un lungo sorso caldo che mi fece sentire subito meglio. Mano amano che il caffè scorreva lungo la mia gola e raggiungeva lo stomaco la testa mi doleva meno, e mi accorgevo di particolari ,non troppo nascosti, sparsi ovunque nella stanza: fotografie di  bambini sorridenti, biglietti per concerti strappati, fogli appallottolati, libri spalancati, bacchette.. Bacchette. Quella era la stanza di James.
Balzai giù dal letto tanto velocemente che dovetti aggrapparmi ai vetri della finestra per non precipitare a terra. Guardando fuori riconobbi all'istante il giardino di casa Sevenfold, dominato da un'insolita calma apparente. Tornai ad osservare la camera, e solo allora notai un foglietto, precipitato ai piedi del letto, con su scritto "per Emma" sul dorso.  Lo aprii sgualcendolo e lessi avidamente: Ben svegliata cara mia! I ragazzi sono usciti, un'intervista di gruppo li attendeva, torneranno questa sera! Io ho un impegno ma per le sei dovrei liberarmi, quindi posso passare a prenderti e portarti a casa! Chiama se hai bisogno! Baci, Val.
Lanciai l'ennesima occhiata panoramica dentro quelle quattro mura, alla ricerca della mia borsa, che scorsi in una sedia, poco lontana dal mio abito. Fortunatamente non mancava nulla, e, cosa più importante, il cellulare era carico. Composi il numero dell'amica che ormai conoscevo a memoria e pregai il cielo che mi potesse rispondere.
Uno. Due. Tre squilli.
"Emma! Tutto ok?" Finalmente.
"Più o meno. È stato uno shock svegliarmi qui."
"Jimmy ti aveva portata a casa ma non avevi le chiavi, perciò ti ha sistemata in camera sua!"
"Ah.. Jimmy?"
"Ti spiegherei.. ARRIVO! Scusa tesoro, ora sono occupata, vengo a prenderti più tardi così ti racconto tutto!"
"Fermati direttamente da me, mi faccio portare a casa dall'autista così mi do una sistemata! A dopo!"
Mi grattai la nuca pensierosa. Jimmy mi aveva portata a casa. Jimmy mi aveva sistemata nella sua camera. Non  il premuroso Zacky, non Brian il seduttore, non il gentile Johnny, né il tenero Matthew. Ma Jimmy, colui il quale non mi aveva mai degnata di uno sguardo, che fuggiva da me, che mi lanciava dei segnali per poi fare l'indifferente, torturandomi oltremodo. Tuttavia rimanevano ancora troppi interrogativi e questioni in sospeso per lasciarmi illudere, e con James non si poteva dare nulla per scontato.
Avvertii l'autista di Joel di passare a prendermi e, dal momento che non avevo nulla da indossare, sottrassi dalla cassettiera del batterista un'enorme t-shirt bianca sfoggiante il celebre logo della Jack Daniels, la indossai, e, constatando che era abbastanza lunga da coprirmi fin sotto il fondoschiena, afferrai scarpe, borsa e vestito impacchettato, e scesi nel piano di sotto ad attendere il servizio taxi gentilmente offerto dal frontman dei Good Charlotte. Dopotutto era Luglio inoltrato, una maglia bastava a coprirmi, e portarne una di James me lo faceva sentire più vicino.
 
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Giunta finalmente in una stanza familiare, mi gettai subito in quella che fu la doccia più lunga e ardente dell'intera estate, durante la quale trascorsi il tempo a fantasticare su cosa fosse potuto essere successo con Jimmy la notte che non ricordavo. Feci lo stesso anche mentre mi pettinavo davanti allo specchio appannato del bagno, mentre mi rifacevo il trucco, mentre sceglievo cosa indossare, mentre guardavo il soffitto stesa sul letto, mentre preparavo il tè e servivo grossi-grassi biscotti al cioccolato, mentre aprivo la porta a Valary e la facevo accomodare.
"Allora, quanta baldoria hai fatto ieri sera!"
"Non me lo chiedere perché non ricordo nulla."
"Addirittura? Quindi tutti questi zuccheri e carboidrati servono a corrompermi per fungerti da memoria?"
"Ti preeeegooo!" Piegai la testa di lato e sbattei le palpebre più volte sfoggiando un sorrisino angelico.
"Dì la verità, tu vuoi soltanto sapere quanto c'è di Jimmy all'interno della manciata di ore che hai perso!"
"Ehm, signorina Dibenedetto non tergiversiamo.."
"Lo prendo per un sì! E comincio! Dopo esserti data alla pazza gioia, anche con la sottoscritta vorrei sottolineare, sei crollata su una sedia e vi sei rimasta per una buona mezz'ora sotto lo sguardo vigile del tuo bel tenebroso!"
"Ti avverto già che i tuoi sorrisini eloquenti non hanno effetto su di me!"
"Bugiarda! Comunque ,al termine della festa, Matthew ha caricato in macchina i tre ubriaconi e, dal momento che doveva scortare a casa anche me, non è rimasto posto per te e Jimmy! Ops, il TUO Jimmy! - sorrise addentando un biscotto.- Lui si è offerto di portarti a casa, e così ha fatto, ma.."
"A PIEDI?" La interruppi soffocandomi con un sorso di tè.
"Beh per arrivare fin da Joel non è molto lunga da lì.. Ma tu non avevi le chiavi, perciò ti ha portata a casa sua, e allora sì, ci avrà messo una buona oretta. Ti ha sistemata in camera sua e ha dormito nella stanza degli ospiti, poi verso le undici, quando sono arrivata io, l'ho trovato indaffarato che trafficava con borse del ghiaccio e aspirine, per far rinvenire i tre malcapitati. Mi ha raccontato tutto e pregato perché ti sfilassi il vestito ancora umido, cosicché non prendessi freddo, in seguito mi ha mandato a cambiarlo con uno nuovo, dato che si era rovinato durante il parapiglia! Per questo ti sei trovata seminuda dentro un accappatoio da uomo! È stato davvero molto dolce e pieno di premure! È possibile che tu non me la racconti giusta e che tra voi ci sia già qualcosa??"
"Frena. Non ha dormito con me?"
"AAAAHH!! Questa è la risposta a tutte le mie supposizioni!"
"Scema, cos'hai capito! Quando mi  sono alzata c'era l'impronta di una testa sul cuscino accanto al mio. Qualcuno ha passato la notte con me."
"Ho rifatto personalmente il letto della stanza degli ospiti, Jimmy non può essere stato."
Mi irrigidii giungendo nuovamente alla conclusione che mi era balenata in testa poco fa. Brian.
"Su Emma, ci dorme sempre in quel letto, è normale che ci sia il solco del suo corpo! Non farti troppi problemi! Piuttosto,  dimmi cosa ti spinge verso di lui!"
"Che vuoi dire?"
"Ho visto come lo guardi, come lo cerchi.. Ti inizia a piacere tantino, o sbaglio?"
Abbassai lo sguardo all’interno della tazza arancione:"Davvero. Mi inizia a piacere davvero."
 
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Quella sera non riuscii ad addormentarmi, forse perché mi ero svegliata alle quattro del pomeriggio, forse perché stavo combattendo una battaglia interiore agguerrita. Valary l'aveva capito e, probabilmente, anche agli occhi di un osservatore esterno sarebbe sembrato cristallino come la rugiada mattutina. Provavo qualcosa di forte per Jimmy, che mi induceva a scegliere gli abiti migliori quando sapevo di doverlo incontrare, a cercare di decifrare i suoi comportamenti insoliti, a pensare a lui per tre quarti delle mie giornate, a sperare che avesse trascorso quella dannata notte con me. Improvvisamente saltai giù dal letto e presi la macchina di Joel parcheggiata in garage, decisa a smettere di riflettere e cominciare ad agire.
 
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Fui accolta in casa da uno Zacky titubante che, a dir la verità, mi sconvolse un po'.
"Che c'è Vee, non stai ancora bene?"
"Ehm.. Devo riprendermi si.."
Proprio mentre Brian si avvicinava se ne andò velocemente senza salutare. Non era da lui. Anche l’altro chitarrista, notata la nostra presenza, si era fermato e stava per voltarsi, ma io fui più rapida e lo braccai.
"Ehi Haner! Che fai, scappi?"
"N-no, certo.. Come mai qui?"
"Cerco Jimmy, sai dov"
"Nella sua stanza." Scomparve prima che potessi aggiungere altro. Leggermente preoccupata raggiunsi la mia meta, in quella casa che ormai conoscevo come le mie tasche.
"Toc-toc." Infilai la testa tra lo stipite e la porta socchiusa.
Il meraviglioso ragazzo ,per il quale stavo perdendo la testa, mi dava le spalle, coperto a malapena da un asciugamano bianco legato in vita, e se ne strofinava un secondo tra i capelli. Udendomi si piegò appena, in modo da potermi vedere in viso. La torsione repentina segnò la sua schiena ,lunga ed ampia, di una muscolatura avvolgente, sia intorno alla piega della pelle che percorreva la spina dorsale e terminava nel fondoschiena, sia sulle spalle ampie e possenti. La postura statuaria unita allo splendore celestiale dei suoi occhi da bambino lo rendevano bello come un dio.
"A-a-hh.." Mi sfuggì una sorta di lamento inconscio dalle labbra semi aperte, che lo fece sorridere lusingato.
"Anche io sono felice di vederti."
Arrossii fino alla radice dei capelli e sforzai lo sguardo da un'altra parte, sussurrando uno "Scusa" a prova di apparecchio acustico.
Lui lasciò cadere l'asciugamano ,che reggeva, a terra, e mi si avvicinò con lo sguardo nascosto dalle palpebre socchiuse, che mi trafisse l'anima.
"Ti abbraccerei, ma sono completamente zuppo e.."
Senza lasciargli il tempo di terminare la frase, gli  circondai il busto scolpito con le braccia, facendoci aderire la mia canotta bianca, che assorbì l'acqua che gli velava la pelle e parte dell'agitazione che mi faceva tremare le gambe. Lui mi avvolse con i suoi bicipiti a sua volta, e lo sentii posizionare le mani al termine della mia schiena. Avrei potuto nutrirmi di momenti come quello, senza aver più bisogno d'altro che lui. D'un tratto, proprio quando pensavo fosse opportuno separare i nostri corpi, per paura che potesse scoprire il battito sfrenato del mio cuore su di lui, lo avvertii chiaramente, l'odore di menta piperita di quel pomeriggio, che spiccava da ogni punta dei suoi capelli corvini. Non ebbi bisogno d'altro. Feci scivolare le mani ,allacciate dietro di lui, sul suo petto, fino all'altezza del cuore, e lui ,con le sue, mi strinse per i fianchi. Con una precisione quasi matematica ogni mio gesto era seguito da un suo, perfettamente complementare, come se fosse stato scritto nella immaginazione di un folle scrittore che tutto ciò doveva accadere, come se stessimo vivendo una storia: la nostra. Mi alzai sulle punte mentre lui chinava la testa di lato, e premetti le mie labbra aperte sulle sue, le quali combaciarono addirittura agli angoli, chiudendosi sul mio labbro superiore. Ci allontanammo di pochi millimetri per una breve boccata d'aria, dopodiché le nostre labbra si unirono di nuovo, come se avessero sentito la mancanza le une delle altre durante quella attesa frazionaria. James spostò  una mano alla radice del mio collo e con l'altra mi premette la schiena verso di lui, mentre io affondavo le mie nei suoi capelli. Mi baciò intensamente, sussurrando il mio nome tra una boccata d'aria e l'altra. Lo baciai con tutta me stessa, attraendolo sempre di più, perché lo spazio che ci divideva era troppo, pur essendo incollati l'uno all'altra. Colma di ebbrezza gli tirai un ciuffo che mi ero arrotolata tra le dita e sentii le sue mani stringermi più forte, mentre mi spingeva con il corpo addosso alla parete alle mie spalle. Furono baci disperati, bramatati come il giorno desidera la notte, inevitabili. Una necessità inequivocabile. Lui aveva bisogno di me ed io di lui. Poco prima di separarci il ritmo rallentò, i nostri corpi si rilassarono, le mani allentarono la presa. Rimanemmo in silenzio a scrutarci le anime, scossi da respiri affannosi, con i volti accaldati.
"Perché sei venuta." Ansimò l'angelo nero con un sussurrò appena accennato.
"Per te." Rivelai io in un soffio.
Gli si dipinse sul viso una smorfia agrodolce, fece un passo verso di me, coprendomi con tutto se stesso, e intrecciò le dita delle mani tra le mie, abbandonate lungo i fianchi.
"Stavo per perdere la speranza ormai."
"È stata una sorpresa ancora più piacevole allora."
Appoggio di nuovo le labbra sulle mie, bisbigliando:" Sei la realizzazione di un sogno."
Mi feci travolgere dalle sue parole mentre serravo la bocca sulla sua, che cercava me e me soltanto.
Si sottrasse fisicamente dal nostro contatto indossando un sorriso totalmente nuovo, fresco, appagato.
Rimase legato a me con una mano, e mi trascinò ai piedi del letto, dove si sedette, per osservare non solo il volto che aveva baciato, ma anche il corpo che lo aveva stretto.
"Cos'hai nella borsa?"
Alluse al sacchetto di plastica che mi era caduto all'altezza della porta, quando ogni briciolo di linfa vitale mi era stato sottratto dalla sua visione celestiale.
"Una tua maglietta, che ho preso in prestito quando mi sono svegliata, dal momento che il mio vestito era nuovo di zecca e non più addosso a me."
"Ah, diventi anche una ladra se serve! Cosa non si fa pur di vedermi!" Anche se sapevo che la sua era una battuta le guance mi avvamparono, arse dalla consapevolezza di aver agito proprio con quel fine, anche se mascherato da un sincero bisogno.
"Ah, per favore smettila. - Bisbigliò e si piegò su un fianco, quasi come se stesse provando del dolore fisico. - Potrei morire la prossima volta che arrossisci così."
Lo stomaco mi si contorse dall'emozione, la quale mi costrinse a esternare l'intera gioia che si agitava dentro di me sotto forma di un sorriso talmente ampio, da lasciarsi sfuggire un singhiozzo di risa.
Lo vidi spostarsi di lato facendomi posto al suo fianco, e con la mano ,che ancora teneva intrecciata alla mia, attirarmi accanto a lui. Accarezzandomi una guancia assorto mi pregò:" Resta."
"Stavo per perdere la speranza ormai." Gli feci il verso chiudendo un occhio. Sfoggiando la dentatura smagliante si distese su un fianco, ed io feci lo stesso, accoccolandomi tra le sue braccia.
“E hai ragazzi cosa dirai?”
“Lo capiranno da soli, se non lo hanno già fatto.. E poi hanno problemi più grossi ora.”
“Se ti riferisci ai chitarristi me ne sono accorta anche io, erano decisamente strani.”
“Tutto per quel bacio alla festa.”
Mi immobilizzai.
“Bacio?”
“Poco prima che ti gettassero in acqua si sono baciati. Non lo sapevi? E si che eri in mezzo a loro!”
Esplosi in una risata prima di sollievo, poi sinceramente divertita. Era andato tutto per il meglio, tutto come doveva andare. Io non avevo fatto stupidaggini, consistenti perlomeno, e mi trovavo tra le braccia del ragazzo che mi aveva saccheggiato anima e corpo, proprio dove dovevo essere, come aveva detto Valary qualche girono fa.
 
 
 
Ho dovuto farlo succedere, non potevo e non potevate più aspettare! Avrei voluto trattenermi di più ma il capitolo sarebbe diventato un libro intero! Adoro queste scene! Fatemi sapere cosa ne pensate e rimanete all'erta, mi frullano molte idee in testa! Bacio :*

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Capitolo 25
*** CAPITOLO 24 ***



Emma 

"E di questo cosa ne pensi?" Sbucai fuori dal bagno per l'ennesima volta affinché Lacey potesse dare la propria opinione su ció che indossavo quella sera. Se ne stava seduta sul bordo del letto a baldacchino con le gambe penzoloni e la testa incassata nelle spalle, tentando di mascherare inutilmente la smorfia tediosa che le piegava la bocca rosso antico. 
"Per la milionesima volta, sembri una dea! E qualsiasi cosa ti metterai non cambierà i sentimenti che prova per te, Emma l'hai già conquistato! Hai il permesso ufficiale di presentarti anche in tuta se vuoi!" 
"Scandalosa, sei scandalosa! - Intervenne Valary strisciando fuori dalla cabina armadio, coperta completamente dal mucchio di stracci che reggeva con forza, a tal punto che a malapena riuscivo a vederle le gambe lunghe e affusolate. - È il loro primo appuntamento, un momento magico ed irripetibile, che passerà alla storia! Dipende tutto dalla prima impressione, la prima parola, il primo gesto! È in questo momento che si capisce chi comanderà la vostra relazione!"
"Finalmente qualcuno che la pensa come me! Ossessioni per il controllo a parte!" Esordii facendo un live inchino verso la mia biondissima migliore amica. Ci incontravamo almeno due volte ogni giorno ed il nostro rapporto cresceva di secondo in secondo. Eravamo una cosa sola ormai. 
"Tuttavia - Riprese lei gettando la roba accanto, e addosso, a Lacey. - non devi essere troppo sofisticata, dopotutto la piccola giurista qui presente non ha tutti i torti!" 
"Grazie della tua pietà!" Sorrise sarcastica l'ufficiale fidanzata di Johnny. 
"Io opterei per qualcosa di semplice ed efficace, sii te stessa e ti adorerà di più che agghindata per una serata di gala!" Ragionava ad alta voce mentre pescava dal mucchio jeans chiari, camicette trasparenti, canottiere floreali. Sii te stessa. Queste parole mi fecero rabbrividire. Innanzi tutto perché non avevo idea di cosa fossi, di come fossi, non essendomi mai soffermata a pensare  a me stessa negli ultimi cinque anni a quella parte. Al contrario, avevo sempre accuratamente evitato le riflessioni riguardanti la mia condizione emotiva, le mie opinioni su ció che mi stava accadendo, tanto che c'era mancato davvero un soffio perchè non mi accorgessi nemmeno di essermi laureata. Mi ero spenta a poco a poco per non affrontare la realtà, perchè non valeva la pena di farlo. Ma ero giunta ad un punto in cui non potevo più permettermi questo lusso. Era apparao qualcosa, o meglio qualcuno, per cui avrei dovuto rivedere i miei ammuffiti principi. 
"Problema out-fit risolto! Cosa farete allora? Dove ti porterà?" 
Lacey e la curiosità erano una cosa sola. 
"Ha detto che è una sorpresa, non so nulla! La cosa mi eccita ma mi terrorizza al tempo stesso!" 
"Conoscendolo ti farà divertire come una pazza, Jimmy ha un dono per queste cose! Sa metterti a tuo agio meglio della tua stessa famiglia! - La manager sorrise entusiasta mentre estraeva dalla tasca degli shorts inguinali il telefono vibrante.  - Questo è Matthew! Ah, che romantico!" Bisbigliò tra sé e sé. Io e Lacey ci scambiammo un'occhiata d'intesa. Anche lei era al corrente dei piani di Matt, solo Valary non ne sapeva ancora nulla.
"Cosa dice? Eh eh? Seratina romantica anche per voi??" La giovanissima matricola balzò in piedi per punzecchiare letteralmente i fianchi della povera Val. 
"Sembra proprio di si! Capisco di essere estremamente fortunata in questi momenti!" 
"Ehi Lacey, hai sentito come parla la modestia?!"
Le facemmo il verso esagerando quel suo momento di traviamento per il fidanzato, sapevamo essere crudelmente dolci. 
"Ragazze! Per favore! Non siete nella posizione per prendervi gioco di me! Tu in primis miss Christ, dato che proprio ora ti devo portare dal tuo uomo!" 
"Sapete che sembriamo delle vere oche giulive?" Scoppió a ridere lei piroettando su se stessa. Era esilarante come pochi. 
"Ok, non per sbattervi fuori, ma é decisamente ora che ve ne andiate! Mi scoppia la testa con voi due!" 
"Non per sbatterci fuori, no no scherzi! Dai Val, andiamo, il nostro lavoro qui è finito!" 
Le salutai  con un forte abbraccio ciascuna e, dopo aver ricevuto più auguri per quella serata che per tutti i compleanni della mia vita, scivolai a terra lasciando strisciare la schiena contro la porta. Il mio sguardo scivoló su un abitino corto che amavo mettere quando mi sentivo serena, e che perció non indossavo da tempo. Canottiera panna ricamata spezzata da una gonna a balze leggere bordeaux. Per una serata di Luglio in California poteva andare più che bene, non avrei sofferto nè il caldo nè il freddo, ed era comodo, come una seconda pelle per me. Dovevo mostrarmi per quella che ero, e quale mia versione migliorie ,se non quella allegra e solare, avrei dovuto sfoggiare per James? Mi infilai il vestito, che accarezzai per qualche momento osservandolo allo specchio, coprii le palpebre con un color champagne appena visibile e diedi molto volume alle ciglia, prima di scegliere che preferivo lasciare i capelli sciolti. Perchè io ero così, poco appariscente, la ragazza nell'ombra. 
Avvertii lo squittio del telefono, appoggiato al comodino e mi precipitai a rispondere. Lo schermo segnava due messaggi. Lessi il primo: Appena puoi chiamami, è urgente. Joel. 
Le mie dita si mossero più veloci dei miei pensieri, cosicché quando mi ritrovai la voce del ragazzo nelle orecchie, ne fui quasi sorpresa. 
"Ehi estranea! Mi sembra una vita che non ti sento!" 
"Va tutto bene Joe?" 
"Ho buone e cattive notizie carissima.. Le cattive riguardano il fatto che dobbiamo trattenerci qui più del previsto, una settimana credo. E le buone.. Beh di buono non c'è nulla. Sento maledettamente la tua mancanza." 
Il mio tono si ammorbidì:" Oh, Joe. Dio quanto mi hai spaventata! Anche tu mi manchi, vivere in una villa così grande da soli  è quasi spaventoso a volte!" 
"Se non ti senti al sicuro basta una parola, un gemito, un sussurro, e torno all'istante."
"Sciocco, è tutto ok, davvero! Con i ragazzi sempre in torno  mi sento più che protetta!" 
"Ah.. Capisco.. Sei lì ogni giorno?"
"Spesso, molto spesso!"
"L'importante è che non rimani sola, sai. Se posso fare qualcosa devi solo dirmelo." 
"Rilassati, io sto alla grande!" Ed era vero. Mi trattenni a parlare con lui per una buona mezzora, quando stavamo lontani per lungo tempo avevamo bisogno di recuperare in qualche modo. Tuttavia quando riattaccai mi sentii una sporca bugiarda, per non aver nemmeno accennato del mio tanto atteso appuntamento. 

--

Quando scesi gli ultimi gradini dell'atrio della villa dei Madden, James era già arrivato, da un pezzo credo, dalla posizione che aveva assunto. Se ne stava appoggiato con la schiena sul sedile di una nerissima moto da corsa, con una gamba piegata e le mani nascoste dentro le tasche dei jeans neri quasi quanto i suoi capelli. Il bel tenebroso che mi aveva incantata sin dal primo momento. Lo raggiunsi, finalmente, fermandomi a due passi da lui. 
"Sono in ritardo?" 
"Ora sei qui, nient'altro conta." Si raddrizzò e si portò il dorso della mia mano destra alla bocca, per sfiorarlo con le labbra. Lo stomaco mi si rivoltava ogni qual volta i nostri sguardi si intrecciavano. 
"Voliamo andare?" Senza lasciarmi mi fece sistemare in sella, dietro di lui, nascondendomi il capo in un casco grigio. Poi prese posto davanti a me. "Promettimi che non correrai troppo!"
"Non faccio promesse che non posso mantenere!" Prima che potessi accorgermene stavamo sfrecciando ora per le strade gremite di persone di Hantington, ora su stradine secondarie poco illuminate, a velocità sempre maggiore. Allacciai le braccia al suo petto e chiusi gli occhi, godendomi il massaggio del vento sulla pelle nuda, e lo sentii accarezzarmi una mano per un momento. Ad un tratto percepii una lieve decelerazione, così tornai ad abbracciare il mondo con lo sguardo, e ció che mi si parò davanti agli occhi mi tolse il respiro. Stavamo percorrendo una strada parallela all'oceano, sul quale la sfera infuocata si stava immergendo lentamente, formando vere e proprie opere d'arte sullo specchio della tavola d'acqua che ondeggiava in modo impercettibile. 
"Ad una sognatrice come te dovevo far vedere il tramonto." Disse mentre rallentava, così che potessi sentire le sue parole. Sapeva che se non sarei riuscita a ribattere nulla sarebbe significato che aveva fatto centro. Ed era proprio così. Dopo quell'esordio sublime mi fece conoscere ogni angolo della città, ogni storia racchiusa in ognuno di questi, il parco in cui aveva giocato da bambino, la gelateria dove lo portava la madre quando prendeva un bel voto a scuola, la lavanderia sgangherata dove aveva vissuto. Anche James non aveva avuto un'infanzia "normale". Era sempre stato un bambino iperattivo, ingestibile, che creava spesso danni e si metteva nei guai, ponendo la famiglia, economicamente instabile, in difficili condizioni. Aveva dovuto crescere presto, senza aver avuto la possibilità di vivere come tutti i suoi coetanei, spensierato e felice. Si era trasformato nel ragazzo irritabile e introverso che beveva molto, non tornava a casa, lavorava invece che seguire le lezioni. Si era emancipato dai parenti e si era creato una nuova famiglia, i suoi amici, per i quali aveva dato l'anima. Mi riveló tutto ciò mentre ce ne stavamo seduti su una panchina di fronte alla spiaggia, affogando la malinconia dei ricordi in una coppa colorata di gelato e frutta.
"Nessuno credeva in noi, puoi immaginarlo. Quando si parla di passione, di arte, la gente storge il naso, oppure ti guarda con una certa compassione negli occhi, con tenerezza. Solo quando diventi famoso si rimangia tutto e sostiene di aver sempre pensato che ce l'avresti fatta. L'ipocrisia di tutti coloro che mi circondavano mi ha cambiato in negativo, non lo nego, ma mi ha anche permesso di diventare quello che sono. E di dimostrare a me stesso che valgo, non alla massa, agli altri. E alla fine ciò che conta è convincere se stessi, non gli altri."
"Ed è anche la cosa più difficile." Il mio sguardo si fondeva con l'orizzonte, insieme alla scia di pensieri che le parole del ragazzo avevano risvegliato in me. 
"Vero, ma non crucciarti. Una persona mi ha detto che sta tutto nel credere in se stessi e il gioco è fatto!" Cercò o miei occhi per piegare le labbra in un sorriso asimmetrico. 
"Me la devi presentare! Conosci persone davvero sagge e profonde!" 
"Nah, non molte. Ma questa mi ha fatto riscoprire che esiste ancora qualcuno per cui vale la pena di esistere." 
"Addirittura..?" 
"Forse sto esagerando, lo faccio sempre - sussurrò facendosi tanto vicino da colmare la distanza che ci separava -  ma quando ti accade di incontrare qualcuno che incarna quella parte di te della quale prima non sentivi la mancanza, ti sembra di non aver vissuto appieno fino ad allora. E senti il bisogno di recuperare il tempo sprecato." 
Involontariamente mi sfuggì una lacrima solitaria che non ebbi la prontezza di nascondere, e che James si limitò a cancellare con il pollice, sfiorandomi, e a circondarmi con un braccio mentre mi accoccolavo sul suo petto. Ci sono momenti talmente perfetti da non sembrare umani, in cui le parole non sono permesse, poiché sciuperebbero la fragile intimità delle emozioni che si toccano. 

Chiedo venia per avervi abbandonate, la scuola mi opprime. Spero do farmi perdonare con questa perla di cui sono abbastanza soddisfatta, forse perché rispecchia come mi sento in questo periodo. A presto <3

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Capitolo 26
*** CAPITOLO 25 ***


Emma

Ricordavo ancora gli sguardi apprensivi  che mi lanciavano i passanti, o addirittura gli automobilisti che rallentavano e abbassavano il finestrino dell'auto in corsa, allarmati dalle mie grida disperate. I lamenti capricciosi, e nel contempo di una necessità imprenscindibile, dei bambini, attraggono anche il cuore più rude. Il dolore infantile è simile a quello degli animali, straziante a tal punto da costringerti a voltarti, lottando contro l'istinto irrefrenabile di continuare a nutrirti di quella visione, di quel volto morbido e senza colpe che si contrae in ogni singola parte. Un'insistente richiesta d'aiuto. Le ginocchia sbucciate sono un incubo senza età, che fa rabbrividire grandi e piccini e che invoglierebbe chiunque a vendere l'anima al diavolo pur di avere la garanzia di non rischiare mai più di provare una sofferenza tale.
Io in particolare avrei capeggiato la fila che scende a spirale negli abissi infernali pur di poter evitare questo rischio, essendo la mia soglia del dolore ,se non bassa, pressoché inesistente. Per questo motivo, quando James la sera del nostro primo ufficiale appuntamento, per l'appunto sette anni dopo l'accaduto, si era intrufolato nei miei angoli più freddi con l'eleganza della poesia che solo un'anima sincera sa usare, mi era balenata tra i ricordi quella scheggia di tempo vissuto. Quel rovente pomeriggio estivo in cui Joel un attimo prima correva con la lingua penzoloni reggendo con una mano il manubrio della mia piccola bicicletta, e un attimo dopo mi medicava concentrato come se la sua intera esistenza dipendesse dai suoi gesti inesperti. Allora avevo creduto , con  la tipica tragicità che solo i bambini possiedono, che non potesse esistere un dolore più intenso e insopportabile. Tanto che, quando si affievolì poco a poco, sotto le cure del mio piccolo amico, sentii un vuoto allo stomaco, una sensazione di leggerezza assoluta. Fu allora che mi accorsi  per la prima volta della mia esistenza. Può sembrare una stupidaggine scontata, il prodotto compassionevole di una mente puerile ancora acerba, ma è proprio nel momento in cui corri dei rischi, provi del dolore, sbagli e ti rialzi, che avverti l'enorme responsabilità che ti è stata data: la tua vita.
Sono proprio le cose che diamo per scontate quelle che dovrebbero sorprenderci di più. Non ha caso si dice che i bambini sono la bocca della verità. Crescendo si cerca di dare un significato profondo e ragionato a tutto ciò che accade, si pensa, si vede, quando le risposte che cerchiamo ci danzano di fronte, e noi ,accecati dal mito del connubio tra verità e difficoltà, ci costringiamo ad eterni viaggi senza destinazione alla ricerca di qualcosa di semplice, che ,però, nella sua semplicità non vogliamo accettare. 
Io avevo trovato una di quelle preziose risposte, e raggiunto un attimo di gioioso stupore, felice ,nel mio piccolo, di quel segreto che non avrei condiviso con nessuno.
Eppure era riemerso, a distanza di anni, eventi, esperienze, in una circostanza tanto simile quanto diversa dalla prima volta.
Adesso avevo la consapevolezza di esistere perché qualcuno se ne era accorto, e me l'aveva fatto notare. Tuttavia non era servita una rovinosa caduta dalla bicicletta, bensì una cascata di ciò che adoravo di più: parole. Forti, perché vere, fresche, pure. E ,nonostante tutto, non mancavano le analogie con la mia piccola tragedia passata. Anche questa volta la consapevolezza bruciava, con l'unica differenza che ad andare in fiamme non era il mio ginocchio, ma la fortezza del mio debole per James, che avevo faticosamente costruito per proteggermi da ciò che desideravo di più e che al tempo stesso mi costringevo ad evitare: un amore travolgente.
 E con essa bruciavo io, di euforia e di terrore, di gioia e di dolore. Sentivo il fruscio delle insicurezze che sfioravano la mia pelle, che tornavano alla carica perché ora potevano permetterselo. Ero nuda, in pericolo, esposta, a rischio. Ero viva.
La mia battaglia interiore mi teneva così occupata da non farmi notare gli occhi avidi del ragazzo che mi affiancava indugiando con il cuore martellante sul profilo delle mie labbra, che torturavo soprappensiero. Non si azzardò a spezzare il vuoto che si era creato da parecchi minuti ormai. Le persone tendono a colmare tutto perché sopraffate dall'imbarazzo del silenzio, quando questo è consolante quanto milioni di parole. James lo sapeva. Forse non lo condivideva, forse avrebbe voluto con tutto se stesso che avessi risposto alla sua dichiarazione, ma sapeva quanto avessi bisogno di quel silenzio, e mi rispettò, come nessuno avrebbe mai fatto. 
Il problema era che io sapevo che non stavo rispettando lui. Non di certo tacendogli quella parte di me che si ergeva su cumuli di segreti, bugie e parole non dette. L'unica realmente autentica. Perciò, anche se ero talmente terrorizzata dal pensiero che mostrandogliela l'avrei fatto fuggire come tutti gli altri, che presi a tremare, mi liberai dalla morsa delle sue braccia per alzarmi in piedi, dinanzi a lui.
"Non puoi pensare quello che hai detto."
Il suo volto ,che poc'anzi splendeva di in sorriso che illuminava la notte stellata, si fece teatro di una smorfia confusa e imbarazzata: "Non mi credi?"
"Intendo dire che NON DEVI pensarlo."
"Cosa stai cercando di dirmi?"
"E tu? Nemmeno mi conosci e già mi dipingi come un angelo caduto in terra! Dove vuoi arrivare?"
Gli si infiammarono le guance: "Pensavo che l'avessi capito quando sei piombata a casa mia ieri sera.. E a dire il vero credevo che per te fosse lo stesso. - Cercava di darsi un tono, visibilmente teso- Non volevo spaventarti, scusa. Devo averti fraintesa."
"Spaventarmi! James.." Mi passai le mani tra i capelli e presi a camminare avanti e indietro.
 Gestiscilo Emma, puoi farlo.
"Emma non fa niente - si sforzò di proferire lui improvvisamente scuro in volto - dimentica tutto, non volevo turbarti, io non.. Non so neanche se provo.. Non..." Si alzò in fretta e si diresse verso il parcheggio. Guardavo la sua schiena allontanarsi  ,un'altra, l'ennesima, e pur avendo vissuto quel momento tante volte da abituarmici, non accettai quella inaspettata separazione. Tutto, ma non James.
"Io non lo merito!" Gridai fermandomi di scatto. In equilibrio instabile, scossa dalla forza con cui le vene del collo pulsavano impazzite, con le lacrime ferme agli angoli degli occhi e le labbra socchiuse. Ansimavo, incerta sul da farsi qualora lui si fosse fatto scivolare addosso il mio grido d'aiuto.
Ancora non lo sapevo, ma lo stavo sottovalutando.
Lo vidi voltarsi di profilo, indugiare per una frazione di secondo e tornare sui suoi passi con lo sguardo nascosto dai capelli. Una vota raggiuntami fissò gli occhi preoccupati sui miei:" Emma di cos'hai paura?"
"Di tutto. E soprattutto di me."
Soffocò una breve risata affettuosa e mi sfiorò le mani con le sue "Ormai me lo sono lasciato sfuggire, e poco importa se farò la figura dello stupido contraddicendomi, ma non posso mentire ancora, soprattutto a me stesso. Mi hai stregato Emma, anima e corpo. Ogni mia azione tende a te, ogni mia scelta, decisione, opinione è in funzione di te. Non devi temere che non abbia capito come sei veramente, tu sei quella parte di me stesso che mi mancava, che mi è sempre mancata. Conoscerti significa conoscermi."
"Oh James! Ti prego, basta! Se non la smetti di dire certe cose potrei fare una pazzia! Potrei crederci!"
"Mi offenderei se non lo facessi !"
"Tu non capisci.. Non immagini neanche lontanamente chi io sia."
"Emma, andiamo! Credi che ciò che mi impedisce di dormire la notte siano i falsi sorrisi che indossi quando stai con i ragazzi? O che mi sia lasciato infatuare dalle tue maschere di gioiosa spensieratezza? Sono i momenti come questo che mi fanno impazzire, quando combatti in prima linea i tuoi demoni, quando ti lasci sfuggire qualcosa che hai stabilito proibito per me da sentire e per te da rivelare. Sono le occhiate che riesco a rubarti di tanto in tanto, la tua disarmante timidezza, il suono delle tue risate, che monopolizzano i miei pensieri. Per non parlare della nuvola di mistero che ti ronza attorno.
Io so che c'è qualcosa che ti blocca. Come so che tu nascondi e ti nascondi."
Sbarrai gli occhi improvvisamente spiazzata. Lui lo notò perciò evitai accuratamente il suo sguardo, mentre lo sentivo dire:" Ho bisogno che tu mi parli di tutto. Non pretendo, non ti costringo, ti prego soltanto di affidarti."
"James il punto è che se lo faccio rischio, di essere felice, di soffrire, di perderti. E io non ho mezze misure, esagero in tutto, voglio tanto lasciarmi andare quanto rinchiudermi nelle mie prigioni di solitudine. Ho sempre avuto un talento innato per rovinare tutto ciò che di bello riuscivo a creare. E avevo imparato a convivere con questa consapevolezza, sapevo che prima o poi l'idillio sarebbe finito, così lo accettavo. Ma quanto ti guardo non posso nemmeno prendere in considerazione l'eventualità di una fine. E mi rendo conto che sia folle, perché sono proprio io quella che non capisce come tu possa essere pronto a giocarti tutto per qualcuno che conosci a malapena e che sarebbe la prima a farlo senza pensarci due volte. Sono la mia più grande contraddizione e voglio che tu lo sappia in anticipo, prima che mi illuda oltre misura."
"Prima che ti illuda di cosa?"
"Del fatto che tu mi possa salvare."
I muscoli del suo volto si ammorbidirono in un sorriso tenero e commosso:" Perché dovresti illuderti?"
"Non è realistico pensare che qualcuno sia così sconsiderato da accettare me e tutti i miei fantasmi senza fare una piega."
"Do forse l'impressione di essere realistico?." Si chinò appena e poggiò le labbra sulla mia fronte, mentre con le dita intrecciate alle mie mi cullava a ritmo della melodia delle nostre vite che si ricomponevano.
"Non vedo l'ora di poterti proteggere da te stessa, Emma."
Con il respiro di nuovo regolare cercai il bacio che aspettavo da tutta la notte, che mi riconciliò con il mondo intero.
 
---


James

Mentre guidavo verso casa, dopo aver riaccompagnato Emma a casa, la distesa d'asfalto che mi si parava di fronte si trasformava in una rampa di lancio, una pista libera per il mio spirito al settimo cielo. E piegavo i polsi per accelerare ancora ancora e ancora di più, inarcavo la schiena, rilassavo le spalle, spiegavo le ali. In quel momento ero giovane, risorto, io ero. L'aria mi graffiava il volto invidiosa della mia leggerezza, mi attraversava, ed io attraversavo lei con una complicità criminale. Ero forte, allora, senza limiti, sbeffeggiavo la vita, con la bocca spalancata in un riso pericoloso, ambizioso, fiero. James Sullivan era tornato in pista, determinato, assetato di riscatto, di vittoria, che, si sa, una volta assaggiata ti attrae sempre di più, non ti basta mai.
Lei mi consumava, lei era la mia vittoria. Le immagini di quella notte sfrecciavano davanti ai miei occhi alla stessa velocità con cui io mi libravo sopra quel mare nero e solitario, come se la mia memoria non volesse dimenticarne nemmeno un frammento. Gridai forte, per tutte le volte in cui ero rimasto in silenzio, in disparte, diamine quello era il mio momento, il mio tempo. Ero nato finalmente, lei aveva bisogno di me quanto io di lei, se non di più. E la sentivo vivere in me, contorcersi nel mio stomaco, piangere dai miei occhi, prendere a calci il passato con la mia  grinta ritrovata. La sentivo, mentre spiccavo il volo.

--

Varcai la soglia del salone di casa Sevenfold con un sorriso mai sfoggiato prima d’ora, il che mise in allarme i miei coinquilini tatuati, i quali erano dispersi per la stanza ed impegnati in diverse occupazioni. Matthew fu il primo ad accorgersi che qualcosa era cambiato in me, forse perché era il mio più vecchio amico, forse perché, non essendoci la sua dolce metà nei paraggi, riusciva a sperimentare la sua innata dote, ossia quella di psicanalizzare accuratamente chiunque gli passasse sotto tiro. Optai per la seconda supposizione mentre mi avvicinavo a lui, pronto e ansioso di farmi leggere nel pensiero.
“Beh? Mi punti addosso quello sguardo indagatore e non mi dici ancora niente?” Lo sfidai.
“Cosa? Devo aver capito male.. Tu che vuoi parlare? Per di più di un’uscita romantica? Chi sei e ce ne hai fatto del mio migliore amico?”
“Ah vedo che nemmeno voi maschiacci riuscite a resistere ai pettegolezzi! Chi devo incolpare? Valary o Johnny?” Scherzai notando i volti incuriositi dei restanti componenti della band che bisbigliavano tra loro e sghignazzavano mentre gridavo loro “Ciao ragazze!”
Matt spalancò la bocca e si lasciò sfuggire una risata sorpresa e allo stesso tempo soddisfatta:” Qualcosa mi dice che la serata è andata alla grande, o mi sbaglio?”
“Non così alla grande dal momento che è rientrato all'alba! A meno che non sia scappato come un ladro a lavoro terminato, o meglio, lavoretto!” Si intromise Brian sarcastico piegando le labbra in un sorriso obliquo. Sfortunatamente per lui era finita l’era in cui poteva prendersi gioco di me e passarla liscia.
“Scusa Bri, ma non ci tengo ad emulare le tue imbarazzanti cadute di stile.”
Si levò un boato generale ma tra le urla di approvazione sentii chiaramente  l’amico sentenziare:” Mi sei mancato.” Mentre mi stringeva forte a sé con un braccio.
Zacky e Johnny tra le risa disposero cinque bicchierini da shot sull'enorme tavolo in legno massiccio e li riempirono fino all'orlo di una grappa aromatica, poi ce li offrirono e brindammo tutti a me. Fu strano ma al contempo familiare, consolante. Di nuovo in famiglia. Quella notte rinascevo in ogni momento.
“Beh, penso che sia doveroso sapere quale sia la tecnica che usa Emma per rimetterti a nuovo così!” Asserì Matthew eccitato.
“Ti ha addirittura trasmesso la voglia di vivere che non hai mai avuto nemmeno prima del blocco creativo!” Johnny si trovò tutti gli occhi dei presenti nella stanza puntati addosso dopo aver proferito queste parole.
“Christ. Come diavolo parli? Da quando sei uno da ‘blocco creativo’?”
“Zacky, che domande! Non vedi che la sua nuova conquista universitaria lo influenza ogni giorno di più? Scommetto che quando si spengono le luci sei tutto un ‘avvocatessa Franklin non ti fermare!’!” Esplodemmo tutti in una risata fragorosa ai danni di un imbarazzatissimo bassista che si difese dicendo:” Si si, burlatevi pure di me, ma sappiamo tutti che l’ingrediente segreto per la “guarigione” di James è stata Emma in persona, che non ha usato nessuna tecnica particolare, a meno che esistere non sia considerata tale!”
“Anche se sentirti esprimere come un damerino mi fa uscire di testa so e sappiamo tutti che hai ragione, Johnny! -  Sentenziò Brian puntando lo sguardo su di me. - Tu cosa dici?”
“Io faccio parte dei tutti.”
“E sorridi addirittura! Jimmy, hai trovato una distrazione o un nuovo tormento?” Mi chiese Zacky con occhi splendenti per via dell’alcool.
“Ragazzi è tardi, io vado a letto, e dovreste farlo anche voi.” Mi alzai osservando i loro sorrisi delusi.
“Nooooooo, non adesso!” Sbottò Matthew picchiando un pugno sul tavolo che fece tintinnare i bicchieri.
“Shh, non mettetele pressioni! Una ragazza deve mantenere un po’ di mistero! Vero Jimmy?” Lasciai che Brian ridesse di me con gli altri e gli mandai un bacio per dar loro qualcosa di più per cui divertirsi, mentre uscivo dalla stanza pensando che probabilmente avrei dovuto rispondere a Zacky che ciò che avevo trovato era quello che stavo cercando.
 
 
 
 
Ehilà! Non ho aggiornato presto perché purtroppo sono una perfezionista, e se il capitolo non mi soddisfa al massimo non ve lo faccio vedere! Spero che i miei sforzi vengano ripagati dalle vostre opinioni! Questo capitolo mi parla, inizio ad instaurare un vero e proprio rapporto con i miei personaggi! Spero accada anche a voi perché è una sensazione che augurerei a chiunque! Allora come vi pare questa storia per ora? Soddisfa? Aspettatevi di tutto! Baci (: ps ora che sono in vacanza dovrei aggiornare più velocemente ma non faccio promesse che non posso mantenere <3 E tanti auguri care lettrici! 

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