A Little More Care

di Lory91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. Ragazzo sadico ***
Capitolo 3: *** 2 . Confronti e complotti ***
Capitolo 4: *** 3 . Corse Folli ***
Capitolo 5: *** 4 . Visita Inaspettata ***
Capitolo 6: *** 5 . L'innamorata e il misfatto ***
Capitolo 7: *** 6 . Idiota ***
Capitolo 8: *** 7 . Presi alla sprovvista ***
Capitolo 9: *** 8 . Benefattrice (quasi) inconsapevole ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Torno con una R/H al completo! spero vi piaccia, queste sono solo le basi della storia. I primi due capitoli sono già quasi terminati, non so quanto verrà lunga la fic, ma non credo più di una decina di capitoli. Gustatevi questo primo assaggio! Lory91
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- Solo il Lumaclub, sì. – Rispose Hermione
Il baccello sfuggì dalla presa di Ron, colpì il vetro della serra, rimbalzò sulla testa della professoressa Sprite e le fece volar via il vecchio cappello rappezzato. Harry andò a riprenderlo; quando tornò, Hermione stava dicendo: - Senti, non l’ho inventato io il nome Lumaclub… - Ron accennò a dire qualcosa, ma prima che alcun suono gli uscisse dalla bocca, Hermione gli agitò una mano davanti alla faccia, continuando imperterrita: - E comunque, che il nome ti piaccia o meno, si possono portare degli ospiti questa volta. Ed io… - tergiversò un attimo, giocherellando col bordo del suo guanto protettivo, poi rialzò gli occhi su Ron e con tono alquanto più deciso riprese. – E io avevo pensato di invitare te.
Harry si bloccò all’istante dietro di loro, stava per rimettersi al suo posto ma non voleva interromperli. Sapeva che Hermione aveva indubbiamente dovuto fare un grande sforzo per invitare Ron alla festa, e lui non voleva di certo rovinare tutto piombando loro in mezzo proprio sul più bello. E poi, già che ci pensava, anche lui avrebbe dovuto trovare qualcuno da invitare alla festa. Naturalmente sapeva benissimo chi avrebbe voluto invitare, ma non poteva di certo farlo e gli restava solo di pensare a chi avrebbe potuto chiedere di venire alla festa.
Riscuotendosi dalle sue amare elucubrazioni, si rese conto che così facendo si era perso la risposta di Ron all’invito di Hermione, anche se, notando il colorito cremisi che avevano entrambi repentinamente assunto, e il silenzio imbarazzato in cui erano caduti, poteva ragionevolmente presumere che la risposta fosse stata affermativa. Quindi potè tranquillamente ritornare ad occuparsi del baccello di Pugnacio , sedendosi fra Ron ed Hermione, per evitare che quel silenzio si protraesse oltre.

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Capitolo 2
*** 1. Ragazzo sadico ***


1 . Ragazzo sadico


Alla fine Harry aveva invitato Luna Lovegood alla festa di Lumacorno, quella sera stessa. Mentre tornava dalla Sala Grande, dopo cena, si era ritrovato ancora una volta a pensare a chi invitare ala festa, e quando aveva visto la chioma bionda di Lunatica, ops, Luna, baluginare dal corridoio che portava ai dormitori di Corvonero, gli spuntò in testa l’idea ti tagliare la testa al toro, invitando lei. Con suo sollievo, Luna aveva subito accettato.
- Avevo sentito Padma Patil che parlava della festa, Harry. Ma pensavo che nessuno si sarebbe mai sognato di invitarmi. – Fu la prima cosa che disse, guardando Harry con gli enormi occhi spalancati.
Quello non sapeva che rispondere, e prima che il silenzio che seguì fosse diventato insopportabile, Luna riaprì bocca:
- E naturalmente ero molto curiosa di andarci, anche perché Padma aveva detto che Lumacorno avrebbe invitato un vampiro, ed io ho subito pensato a Rufus Scrimgeour. A proposito, lo sapevi che è un vampiro? – Luna stava blaterando. Ed Harry era impaziente di raggiungere la Sala Comune.
- No, non lo sapevo. Quindi vieni? – cercò di nascondere la fretta.
- Certo. – E con questo, mulinandosi dietro le spalle il lunghi capelli chiari, Luna si voltò, apparentemente diretta alle scale che portavano al settimo piano.

***



- Veni, vidi, vici. – Disse poco dopo alla Signora Grassa, che si spostò senza nessun commento, facendolo passare dal buco del ritratto. Si accorse che erano già quasi le dieci, e la Sala Comune era mezza vuota. La maggior parte degli studenti rimasti erano del quinto, sesto e settimo anno. Solo un paio di ragazze del quarto sedevano in disparte coi libri aperti davanti. Si guardò intorno, alla ricerca di Ron e Hermione, per annunciargli di avere un’invitata per la festa di Lumacorno e sapere con certezza se anche loro due sarebbero venuti insieme.
Ma non v’era traccia di nessuno dei due. Immaginò che Ron, in previsione dell’incontro di Quidditch con Serpeverde della mattina dopo, fosse già a letto, e Hermione a ripassare nel dormitorio femminile. Salì anche lui al dormitorio, dove trovò, come aveva pensato, Ron che dormiva nello stretto letto a baldacchino. Non c’era nessun’altro di sopra, Harry si ricordava di aver visto Dean e Seamus giocare a scacchi di sotto, con Neville che faceva da spettatore. Ma appena si richiuse la porta alla spalle, Ron si levò di scatto a sedere, facendo sobbalzare Harry.
- Dove cavolo eri? – La sua voce era perfettamente limpida, non pareva quella di chi si fosse da poco svegliato di soprassalto, quindi motlo probabilmente non stava affatto dormendo. - In giro… Ma ho una novità. Un’invitata alla festa di Luamcorno. –
Se possibile, Ron si alzò ancora di più a sedere, puntellandosi sui gomiti ossuti, scrutando Harry.
- Sarebbe? – chiese, tradendo una dose eccessiva di curiosità nella voce. Quando si avvide che Harry non aveva intenzione di fornirgli una risposta, o almeno non subito, capì che forse voleva farlo indovinare.
- Allora… - assunse una finta aria pensierosa, in realtà c’erano molte più ragazze che avrebbero voluto andare alla festa di Harry di quante riuscisse a ricordarne. – Ti sei deciso a dare una chance a Romilda Vane? – Harry scosse la testa sfoderando un sorriso sghembo. – Calì Patil? – stesso gesto per risposta. – Padma Patil?- Harry negò di nuovo. A qual punto Ron era troppo stanco per pensare ad altre ed era anche troppo impaziente di sapere chi era stata la fortunata che si mise a blaterare sconnesso: - … Pansy Parkinson, Susan Bones, Hanna Abbot, Ginny Weasly ( a questo nome Harry ebbe un sussulto che Ron non sembrò minimamente notare, continuando impassibile )… Katie Bell, Cho Chang, Hermione Granger…
- Fermo, fermo! – proruppe Harry, facendosi serio. - Forse ci sei.
L’espressione di Ron passò dal curioso allo sconcertato… Harry pensò perfino di poter vedere il suo cervello che, alla velocità della luce, trasmetteva la frase : non-è-possibile-io-ci-vado-con-Hermione, e ciò lo faceva troppo sbellicare; anche se per il momento si mantenne calmo. Lasciò ancora qualche secondo Ron a bollire nel suo brodo, poi disse :
- Luna Lovegood! – La sorpresa che avrebbe potuto procurare a Ron quel nome, in altre circostanze, in queste passò bensì in secondo piano.
- Che c’entra Luna con Hermione? – sbraitò; poi, come riscuotendosi, aggiunse. – Harry non avevi nessuno di meglio? – Harry scrollò semplicemente le spalle.
- Sai se Hermione ha invitato qualcuno? – decise di far finta di non sapere che lo aveva invitato, volendo far spifferare tutto a lui.
- Ehm… sì.. cioè.. – Ron arrossì visibilmente nella semioscurità della camera – Me. – mormorò infine.
- Scusa, che hai detto? – Harry pensò di essere proprio sadico, a volte. Sghignazzò mentalmente.
- Me. Vado con lei alla festa. – ripetè Ron, forte e chiaro. – Ora ho sonno, buonanotte. – e così dicendo si rinfilò sotto lo coperte con una tale velocità da spettinare ulteriormente i capelli già non impeccabili di Harry.

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Capitolo 3
*** 2 . Confronti e complotti ***


2 . Confronti e complotti

Grifondoro vinse Serpeverde duecentodieci a sessanta, Harry aveva conquistato il boccino dopo appena tre quarti d’ora di partita, impeccabile tra l’altro. Hermione, finito l’incontro, era tornata direttamente in Sala Comune, dove aveva assistito all’invito di McLaggen per la festa di Lumacorno a Lavanda, che aveva accettato di buon grado. Quando quella era uscita dal buco del ritratto, ridendo civettuola, Hermione si era avvicinata all’enorme figura del ragazzo, e gli aveva chiesto, poco cortesemente, ma scossa da una certa curiosità, com’era che anche lui era stato ammesso nel “Lumaclub”.
- Va sempre a caccia con mio zio Tiberius. Che uomo strano. – e si affrettò anche lui a uscire dal buco del ritratto. Tra poco sarebbe arrivata l’orda di gente di ritorno dallo stadio. Poi la Sala Comune si sarebbe di nuovo svuotata, per il pranzo.
Hermione, che ne aveva abbastanza di baccano, memore della partita appena terminata, si affrettò a salire al dormitorio femminile. Attraversata la porta con la scritta “Studentesse del sesto anno”, andò ad aprire il proprio baule. Ne tirò fuori un lungo vestito cobalto, con drappi intorno alla vita e un moderatamente profondo scollo a barca. Se lo era fatto mandare due giorni prima dai suoi genitori, per la festa di Natale di Lumacorno. Si piazzò davanti allo specchio, col vestito teso davanti al corpo. Che bel colore,pensò, si intona con i miei capelli. Rimase qualche secondo a fantasticare sulla sera seguente. Il giorno dopo la festa iniziavano le vacanze di Natale e divertirsi un po’ non le avrebbe di certo fatto male.
In quel momento qualcuno spalancò la porta, Hermione si affrettò ad appallottolare il vestito e rinfilarlo nel baule, ma non fu abbastanza veloce da impedire che Lavanda Brown glielo vedesse in mano.
- Oh, Hermione! E’ il tuo vestito per la festa di Lumacorno? – Lavanda si sedette ai piedi del letto di Hermione, aprì il suo baule e ne ritirò fuori quello che aveva cercato di nascondere. – Mhh…mmh… - Lavanda si mise a rimirarlo, davanti, dietro e le rifiniture sul collo parvero prenderle parecchi secondi. Poi lo appoggiò poco delicatamente sul letto, alzandosi di scatto per andare ad aprire il suo baule. Per tutto il tempo Hermione era rimasta impalata a guardare Lavanda muoversi come un folletto, e quando le parò davanti un lungo vestito nero, molto stretto, che doveva stare molto attillato, con un profondo scollo a “V” sulla schiena, dovette riscuotersi.
- Io metterò questo. – E glielo sventolò sotto il naso, finchè Hermione non fu costretta a prenderlo e con tutta la falsità possibile, esclamare:
- Che bello! – Lo porse nuovamente a Lavanda che, un po’ delusa dallo scarso interesse che aveva suscitato il suo meraviglioso vestito, lo appoggiò delicatamente sul suo letto, stirandolo per bene. – E allora ci vai con Cormac alla festa, giusto? –
- Si, mi ha appena invitato! –
- E come mai avevi già con te quel… magnifico… vestito? –
- Beh, sai, Marcus Belby voleva invitarmi, me lo ha detto Padma due giorni fa, e comunque se non lo fa lui, mi sono detta, lo farà di certo qualcun altro, come infatti è stato, ed ho chiesto a mia madre di mandarmelo. – Hermione aveva seguito con qualche difficoltà il racconto sconnesso di Lavanda. Avrebbe voluto defilarsi all’istante, ma Lavanda riprese: - E tu hai invitato qualcuno? –
Hermione si affrettò a rispondere: - Sì. Ron. - , e senza che quella potesse aggiungere altro, mormorando sul fatto che aveva davvero fame, uscì dal dormitorio alla velocità della luce. Scendendo le ripide scale a chiocciola, si accorse del fracasso che regnava nella sala comune; dovevano essere sempre tutti a festeggiare la vittoria. Si fece strada tra la folla, uscì dal buco del ritratto e approdata nella Sala Grande si accorse che i tavoli di Corvonero e Tassorosso erano già tutti pieni. Gli altri due erano invece mezzi vuoti; dal tavolo di Grifondoro si levava un gran vociare allegro, mentre i Serpeverde presenti erano tutti tristi e avviliti.
- Ciao Ron! – esclamò, sedendosi accanto a lui. – Harry è ancora su? Non l’ho visto i tutto quel casino… una bella vittoria no? – Quidditch. Stava parlando con Ron dell’ultima cosa che si sarebbe mai sognata, il Quidditch. Pensava di aver superato l’imbarazzo iniziale da quando lo aveva invitato alla festa. Ma non le riusciva ancora di comportarsi con totale naturalezza.
D’altra parte, nemmeno Ron pareva così spontaneo come solitamente era, e rispose ad Hermione con un si sbiascicato, senza alzare gli occhi dal suo piatto.

***

Non era la fine del mondo che Hermione lo avesse invitato a quella stupida festa di Natale dello stupidissimo Lumaclub. Ma allora perché non riesco più a guardarla in faccia quando mi parla? Si chiese Ron mentre percorreva la via per il parco, con l’erba umida che gli scivolava sotto i piedi. Non sapeva nemmeno lui dove cavolo stesse andando, ma non gli importava granché. Finito di mangiare aveva piantato Hermione in asso, dicendo che doveva sgranchirsi le gambe, e al suo debole tentativo di chiedergli di accompagnarlo aveva sventolato la mano in segno di diniego.
Giunto al primo faggio, proseguì sul sentiero che si inoltrava nel parco ombroso e freddo. Scese fino al limitare ovest, riemerse dagli alberi scuri e si ritrovò davanti alla serra numero tre. Si soffermò un secondo a contemplare l’esile colonna di fumo che usciva dal camino della capanna di Hagrid. Non si soprese di vederne uscire un secondo dopo Harry e Hermione. Il primo camminava stringendosi nel mantello, Hermione gli stava dietro con aria pensosa. Si mosse, con l’intenzione di raggiungerli, ma fatto il primo passo sentì una voce acuta provenire dal retro della serra.
- Eccola, guarda. Che racchia. – Ron si affrettò a rintanarsi fra gli alberi, camminando senza fare rumore, per vedere chi ci avesse parlato. Si arrestò alla vista di Lavanda Brown e Calì Patil. Lavanda aveva sul volto un’espressione più disgustata di quella che riservava solitamente ai ragni morti a Pozioni, e Calì Patil guardava divertita, come pure Lavanda, verso Harry e Hermione.
- Ha un’espressione… sì abbastanza serena! – Lavanda guardò compiaciuta Calì, come se avesse appena detto la cosa più divertente del mondo. E forse per loro era proprio così.
- Poveretta. – commentò Calì con noncuranza, spezzando il ramo di un arbusto, per poi tirarlo su prato, come se si stesse annoiando a morte.
- Ma non sa cosa la aspetta. – E qui sia Calì che Lavanda scoppiarono in una sonora risata, poi girarono intorno alla serra, riprendendo il sentiero per il castello, tenendosi sottobraccio come due vecchie strambe signore.



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E adesso ringraziamo le, per ora, e sottolineo per ora, poche persone che hanno recensito questa fanfic!
Tabita, la stesura della fanfic procede molto bene e sì, ho voluto rendere Harry un po' sadico. Come qualcuno (molti), dicono ke sono io!
ninny, ho già terminato il terzo capitolo ke sarà pubblicato non appena avrò finito il quarto (è una mia regola, pubblicare il capitolo solo quando sono certa di avere finito già anche quello dopo! ;D )
anonimo so che sei elena, la mia sorellina, che oggi compie sedici anni! Auguri amora! ^^ e questa storia parla proprio del momento in cui Ron e Hermione si decidono a darsi una mossa!

Vostra, Lory91

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Capitolo 4
*** 3 . Corse Folli ***


Buongiorno. Ecco il terzo cap, il quarto non verrà pubblicato prima da tre o quattro giorni, sto leggendo Harry Potter and The Deathly Hallows, ma per quanto mi applichi nelle conoscenze d'inglese di seconda superiore, per una che non è mai stata "abroad" come me non è facile leggere più di 150 pag. al giorno. Quindi prima si martedì non mi sarò rimessa a scrivere e non so quando sarà pronto ilcapitolo. Intanto godetevi questo, Lory91

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3 .Corse folli



La sera dopo, il solito movimento del castello si andava affievolendo, con l’imminente partenza della maggior parte degli studenti per le vacanze di Natale. Harry sarebbe partito con Ron per la Tana, Hermione con i suoi genitori per la solita settimana bianca, e gli ultimi giorni di vacanza avrebbe raggiunto gli altri due a casa Weasley. La festa di Lumacorno aveva inizio alle otto e fine ad un “orario non ben precisato, Minerva”, come aveva annunciato raggiante Lumacorno il giorno prima, invitando una dubbiosa professoressa McGrannitt. Ron e Hermione si trovarono nella sala comune poco prima delle otto. Harry era uscito qualche minuto prima per incontrare Luna davanti alla Sala Grande. Ron aveva addosso un completo da cerimonia nemmeno lontanamente paragonabile a quello che aveva indossato al Ballo del Ceppo. Questo era decisamente più sobrio e gli stava veramente molto meglio, notò Hermione.
Lei era inappuntabile nel suo vestito cobalto, i capelli sistemati in boccoli perfetti che le ricadevano sulle spalle.
- Stai molto bene Hermione. – Balbettò Ron, vedendola uscire dalla porta delle scale del dormitorio femminile. – Come hai fatto a domarti i capelli?
- Trucchi che una donna non deve svelare. – E con uno sguardo enigmatico uscì dal buco del ritratto, con Ron alle calcagna.




***

Quando furono fuori dall’ufficio di Lumacorno, trovarono una piccola folla, composta da Lavanda con Cormac McLaggen e Calì accompagnata da Marcus Belby. Calì si avvicinò a Hermione con un sorriso radioso stampato sulla faccia, Lavanda e Cormac intanto erano entrati, seguiti da Marcus, che evidentemente non aveva intenzione di aspettare Calì.
- Ciao Hermione! – esclamò Calì, poi, rivolta a Ron – Ron… - si rivolse di nuovo a Hermione - Senti, prima di entrare alla festa, mi sono scordata di fare una cosa, cara, e mi chiedevo se saresti così gentile da accompagnarmi un attimo al dormitorio… - la fissò negli occhi, come sfidandola a rifiutarsi di aiutare una cara amica.
- Certo Calì… Ron, torno tra pochissimo. – e sorridendo ebete in risposta alla bocca perennemente arcuata di Calì, si avviò con lei verso il ritrovo di Grifondoro.
Mentre percorrevano un corridoio completamente deserto, poco lontano dalla loro meta, Calì con una presa sorprendentemente forte, afferrò Hermione per un braccio, e la trascinò, senza darle in tempo di aprire bocca, in un’aula vuota. Richiusasi la porta alle spalle, Calì si estraè con un ampio gesto la bacchetta dall’abbondante scollatura del vestito rosa pallido ed Hermione, capendo che qualcosa non stava andando affatto per il modo giusto, estrando a suo volta la bacchetta e alzandola verso Calì, la sentì dire forte e chiaro, con la bacchetta puntata verso di lei : - Petrificus Totalus! – e prima ancora che lei avesse anche minimamente potuto pensare all’incantesimo scudo, si era ritrovata immobile come una pietra.
- Quando Lavanda avrà fatto bere a Ron il filtro d’amore, ti ritroverai a sognare di poterlo invitare ad una qualsiasi festa. Torno a cosa fatta, non preoccuparti, cara.
Fissò impotente Calì che correva fuori dall’aula tenendosi su la gonna con una mano. La sentì borbottare un altro incantesimo, e la serratura della porta scattò.
Sono costretta immobile in un’aula sigillata, mentre Lavanda attenta all’incolumità mentale di Ron. Non pensava, né si immaginava in alcun modo, che a quella biondina slavata Ron piacesse.
Ma doveva fare qualcosa, non poteva permetterle di fare una cosa del genere. Prima di tutto era illegale, e lei era un prefetto, e doveva in tutti i modi sventare azioni come queste. E poi Ron era suo amico, il suo migliore amico. Non poteva certo permettere che la prima capitata lo abbindolasse con pozioni d’amore. E, se proprio voleva dirsela tutta, non sarebbe stata troppo felice nemmeno se a Ron fosse piaciuta Lavanda, filtro o non filtro.
Passarono parecchi minuti, durante i quali la snervante sensazione di impotenza di Hermione andò peggiorando, a tal punto che sentì offuscarsi gli occhi dalle lacrime, tanto si sentiva frustrata. I minuti si trasformarono in quarti d’ora. Passata quasi un’ora da quando Calì l’aveva mollata in quell’aula, Hermione cominciò a chiedersi se Ron si fossi accorto che non era ancora tornata. Forse è già a spasimare per Lavanda. <
No, no, no! Non poteva davvero lasciare che ciò accadesse. Che Lavanda gli facesse bere il filtro; doveva fare qualcosa.
E all’improvviso desiderò prendersi a schiaffi, rimpianse di essere pietrificata, per non aver pensato subito alla soluzione più ovvia. D’altronde quell’anno avevano cominciato ad esercitarsi sugli incantesimi non verbali, e lei aveva giusto giusto la bacchetta in mano, poteva tentare…
Finitem Incantatem! Pensò, con tutta la concentrazione possibile. Ma non successe niente, era sempre immobile. Allora un’orrenda immagine di Ron che baciava Lavanda in uno stanzino per le scope le baluginò alla mente, provocandole una orribile ondata di nausea. >i> Finitem Incantatem! Pensò nuovamente, con la stessa concentrazione della volta prima, ma l’immagine di Ron e Lavanda stampata nella testa. Ci era riuscita, poteva di nuovo muoversi.
Non perse altro tempo a congratularsi con se stessa, si ricompose asciugandosi le lacrime sulle guance, sentenziò : - Alohomora! - rimise a posto la bacchetta e iniziò a correre verso l’ufficio di Lumacorno. Forse non era ancora troppo tardi.
Proruppe nell’ufficio, si impennò iniziando a guardarsi intorno alla ricerca di Ron, o Lavanda che fosse. Quando non lo vide pensò di essere sbiancata paurosamente. Scorse Harry passargli davanti con Ginny (dov’era finita Luna? E Dean, che aveva accompagnato Ginny?), parlavano tutti e due tranquilli, ignari di quello che sarebbe potuto succedere, o che era già successo.
- Dov’è Ron? – Si parò davanti Harry, doveva avere uno sguardo un po’ folle perché questi si impalò a guardarla perplesso.
- Non lo so. – Harry fece spallucce.
- Dov’eri finita Hermione? – Ginny scansò Harry, avvicinandosi all’amica. – Ron ti ha cercato tutta la sera, era braccato da Lavanda Brown. – L’espressione inorridita sul volto di Hermione doveva essersi intensificata.
- Che vuol dire che era braccato? – chiese con un filo di voce.
- Che non gli ha dato un attimo di tregua. Continuava ad andargli dietro imperterrita, seguita da Calì Patil e Marcus Belby, e a offrirgli da bere Whiskey Incendiario.
- E lui ha ha mai accettato? – Hermione credeva di stare per svenire.
- Non lo so. Ma non le dava assolutamente corda, è andata avanti e indietro a cercarti e chiedere se qualcuno ti avesse vista. Poi, cinque minuti fa, o poco più, è sparito anche lui. Credo che sia tornato al dormitorio, non pareva che si stesse divertendo. Hermione… ma stai bene? – Ginny assunse un’aria preoccupata, ma prima che potesse aggiungere altro, Hermione era uscita correndo dall’ufficio, piantandola con Harry, basito dal suo comportamento pazzesco. Questa ripercorse correndo come un’ossessa la strada che aveva fatto con Calì poco prima, passò a razzo l’aula che, per breve tempo, era stata la sua prigione, e si fiondò dritta oltre la Signora Grassa, dicendo talmente i fretta la parola d’ordine, che quella venne fuori come : - Vni, Vdi, Vci.
La sala comune era quasi vuota, ma non si soffermò troppo a vedere chi ci fosse. Si rese solo conto che, come al solito, Neville e Seamus stavano giocando a scacchi, poiché tentarono di salutarla ma vedendola correre così risolutamente verso la salita per i dormitori maschili, demorsero subito.
Quando quasi tirò giù la porta sbattendola con tutta la forza che le era rimasta ed irruppe nel dormitorio col fiatone a mille, arrestandosi, preparata alla più amara delle delusione, alla vista di Ron che si alzava dal letto, ancora in abito da cerimonia, gli si gettò al collo, stringendolo forte, come se non lo avesse visto per anni. Lui borbottava frasi sul dove fosse stata tutto quel tempo, ma Hermione, tanto era sollevata, non riuscì a spiccicare parola, almeno fino a quando, mollando Ron, si sedette sul letto di Harry e gli raccontò l’accaduto.
Ron rimase a bocca aperta, fissando Hermione con sguardo stordito, poi disse:
- Non mi stai facendo uno scherzo, vero? – Hermione scosse piano la testa. – Davvero piaccio a Lavanda Brown? –
Hermione non aveva ancora sentito un grazie uscire da quella bocca. “Grazie Hermione per aver salvato la mia dignità. “Grazie Hermione per avere evitato che mi invaghissi di una biondina scialba e snob”. Niente di tutto ciò. E nemmeno una frase di orrore al pensiero che fosse stata aggredita da Calì Patil.
- Ron, vedo che il tuo unico interesse è sapere quante galline ti vengono attualmente dietro. Se non hai altro da dirmi, vado a letto. – E così dicendo fece per alzarsi, ma Ron fu più lesto di lei e la bloccò, parandosele davanti.
- Aspetta. Certo che ho qualcosa da dirti. Grazie di avermi avvertito che Lavanda sta cercando di rifilarmi un filtro d’amore., e anche per aver cercato di salvarmi stasera, Adesso starò attentissimo a bere o mangiare solo cose che so per certo non essere passate di mano sua. – sorrise – o di Calì.
Si spostò, sempre sorridendo, lasciando Hermione libera di andarsene a letto.

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Dato che mi hanno contestato in una recensione per non aver ringraziato, mi prostro, AVETE RAGIONE!! SCUSATEMI è che sto facendo una vita da eremita da venerdì, leggendo harry potter 7, 12 ore al giorno. Ma voglio ringraziare tutti quelli che mi recensiscono, e chiedere loro di pazientare per il prossimo perchè fra compiti di scuola, ka traduzione amatoriale del settimo libro che stiamo decidendo di fare io e una mia amica sono incasinatissima! Ma per la gioia della mia ormai assidua lettrice, Herm90 e tutti gli altri naturalemnete,un ringraziemntino ci stava bene!

BACIONI, lory91

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Capitolo 5
*** 4 . Visita Inaspettata ***


Allora gente, torno un po' troppo tardi col quarto capitolo, causa la mia beta-reader-bradipo-non-ufficiale.. (ele scherzo, soreeee xD). Comunque, visto il modesto ma per me comunaue discreto successo della fic, e i lettori che aumentano, spero di non deludervi con questo capitolo, un po' di stallo, che non mi è riscito proprio come avrei voluto. Ma ce comiunque a me piace. I prossimi capitoli saranno più movimentati, ed ho in mente una cosa un po' balzana. Ok basta coi discorsi, vi lascio al capitolo! Alla fine e ringrazimenti! ^^

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4 . Visita inaspettata


La mattina dopo a colazione Hermione aveva raccontato anche ad Harry la sua disavventura della sera prima.
- Ecco perché eri così agitata. Sembravi un’ossessa… - Tacque, pensieroso, girandosi verso Lavanda Brown che stava confabulando torva con Calì, lanciando di tanto i tanto occhiate astiose verso di loro. Harry si volse di nuovo verso Ron e Hermione. – Un momento… - si toccò il mento – Quindi a Lavanda piace Ron? – chiese, a voce un po’ troppo alta, perché Ron fece: - Shhhhhh!!! –
- Harry anche tu sei solo interessato ai successi sentimentali di Ron? Calì Patil mi ha praticaente sequestrata! – esclamò Hermione, alzando gli occhi al finto cielo della Sala Grande,quella mattina di un pallido celeste, esasperata.
-Quanto la fai lunga! – Ron trangugiava allegro il suo porridge, come se fossero arrivate le vacanze di Natale. In effetti era così… insomma non importa! Il fatto è che pareva essere parecchio compiaciuto di piacere a Lavanda.
Hermione gli mollò uno scapaccione sulla nuca, leggero, ma abbastanza forte che la punta del naso di Ron sfiorò quasi il contenuto del suo piatto.
L’Espresso di Hogwarts sarebbe partito di lì a un’ora, rimaneva poco tempo per sbrigare le ultime cose prima della partenza, e i tre si alzarono dal tavolo per tornare al ritrovo di Grifndoro.




***


Verso l’una arrivarono alla stazione di King’s Cross, Harry,Ron e Ginny salutarono Hermione e, coi Signori Weasley, scortati da una scontrosa Tonks di umore più che mai pessimo, arrivarono alla Tana con una delle solite, spaziosissime macchine del ministero. I giorni precedenti la Vigilia di Natale passarono lenti e monotoni. Harry faceva di tutto per stare con Ginny più tempo poteva, desiderando, ogni volta che nominava Dean, di averlo a portata di mano per picchiarlo. Ron era per lo più taciturno, rabbuiato per qualcosa che pareva non voler dividere con nessuno. Passava la maggior parte del tempo con Fred e George, che avevano chiuso Tiri Vispi Weasley per le vacanze, a sentirli chiacchierare con Harry e Ginny, senza quasi mai aprire bocca e ridendo raramente, e mai in modo naturale. La sera del ventiquattro, il pomeriggio presto in verità, arrivarono anche Fleur, Bill e , inaspettatamente, Lupin. A rallegrare il tutto incredibilmente il signor Weasley tornò a casa parecchie ore prima dei giorni seguenti.
- E mi sembrava anche l’ora! – urlò la signora Weasley quando, poco dopo le quattro, Fleur andò ad aprirgli.
La cena di Natale abbe inizio un paio d’ore dopo, sembrava che la signora Weasley avesse dato fondo a tutte le sue scorte, di cibo e di dovizia. Harry era pronto a giurare che in sedici anni di vita non aveva mai mangiato cose così squisite. Pensò anche che forse non si era mai sentito così a casa durante il Natale, con la maggior parte degli Weasley, più Fleur, Bill e Lupin a vociare allegramente su quelle pietanze paradisiache.
Ma l’atmosfera calda e familiare che aveva dimorato alla Tana da quella sera, dato anche che Fleur e Bill erano rimasti lì qualche giorno, venne presto meno. La sera dell’arrivo di Hermione, il giorno prima del loro ritorno ad Hogwarts, qualcuno bussò alla porta mentre stavano cenando, e la signora Weasley si alzò fremendo, chiedendosi chi fosse a disturbare all’ora di cena. Aprì la porta su un alto, magro mago dai capelli rosso accesso.
- Percy! – esclamò la signora Weasley, gettandoglisi al collo e iniziando a singhiozzare.
Immobile come uno stoccaffico sulla soglia, Percy mormorò un – Salve madre – , ma non sembrò voler salutare nessun’altro. Fred e Gorge erano saltati in piedi, guardavano truci in direzione del fratello, e questi richiuse la porta della Tana, rimanendo fuori con la madre. Si sentì vociare, la signora Weasley che singhiozzava ancora più forte. Ginny, sul cui volto, alla vista di Percy, si era dipinto uno sguardo pieno di odio quasi quanto quello dei gemelli, sembrava ora sull’orlo delle lacrime, e Ron, seduto accanto a lei, le diede dei colpetti, che volevano essere affettuosi, sulla spalla; sortendo il solo effetto che i suoi occhi ridivennero astiosi. Dal canto suo, anche Ron sembrava parecchio scosso. Harry e Hermione si guardarono, imbarazzati.
Dopo parecchi minuti, nei quali nessuno aveva fiatato, o alzato una forchetta e durante i quali il signor Weasley non aveva distolto per un secondo lo sguardo dalla porta oltre la quale stava il suo terzo figlio, la signora Weasley rientrò dentro, gli occhi gonfi, ancora fremente.
- Che voleva? – Saltò su il signor Weasley.
- Salutarci! – rispose bieca – E apparentemente per informarci di una cosa… - esitò, ancora scossa da qualche singhiozzo. – Si è sposato, Arthur. Si è sposato e nessuno è venuto a dirci niente, tanto meno lui! – la signora Weasley ricominciò a piangere. Fred e Gorge erano a bocca aperta, Ginny di nuovo con gli occhi lucidi e il signor Weasley sembrava pietrificato. Alla fine disse, con voce roca:
- Da quanto è sposato? E con chi? –
- Un mese… - alzò gli occhi sul marito. – Con una sua ex-compagna di Hogwarts. Penelope Light, non mi ha detto altro di lei, tranne che lavora al San Mungo. Voi la conoscete? – si era rivolta a tutti, ma nessuno dei fratelli Weasley parve in grado di rispondere. Hermione pensò bene di farlo, invece.
- Era un Prefetto. Era di Corvonero. Stavano insieme già quando noi stavamo al secondo anno, ti ricordi Ron? – questi annuì flebilmente. – Non so altro di lei, mi spiace…
- Non preoccuparti cara, non preoccuparti… - la signora Weasley si guardò intorno – Chi vuole una fetta di torta di zucca? – chiese, cambiando argomento di conversazione. Harry si affrettò ad annuire energicamente, così pure Fred e George che parevano voler dimenticare subito ciò che era appena successo. Ginny scosse la testa e tutti guardarono Ron , che per tutta risposta scostò bruscamente la sedia dal tavolo, alzandosi di scatto e sparendo su per le scale, senza dire una parola. Harry fece per alzarsi, e così pure Ginny. Ma Hermione fu più veloce di entrambi e, mormorando scuse ai signori Weasley, sparì a sua volta su per le scale. Seguì Ron, che non si era accorto di lei, fino alla soffitta. Ron entrò in camera, sbattendosi la porta con su sopra un poster dei Cannoni Chudley alle spalle. Hermione si bloccò in cima alle scale, quindi si mosse verso la porta, e bussò piano. Ron urlo da dentro: - Vattene! Chiunque tu sia!
- Ron… - Sussurrò Hermione, con la paura che si rimettesse a sbraitare. – Calmati… - Si era appoggiata alla porta e quando il suo sostegno si aprì di scatto, senza più sorreggerla, quasi cadde sulle ginocchia. Riuscì comunque ad aggrapparsi alla maniglia, e Ron la aiutò a rialzarsi. La fece entrare e richiuse la porta. Senza che nessuno aprisse bocca per un po’, Hermione si sedette in fondo al letto di Ron. Questi era in piedi, davanti alla finestra; le dava le spalle. Hermione guardava nervosamente la schiena di Ron, aspettando che dicesse qualcosa, sicura che prima o poi avrebbe iniziato a parlare. E lei attese, con una pazienza di cui non si sarebbe mai ritenuta capace.
- Ci ha lasciati, se ne è andato. Ci ha tradito, in qualche modo. – Ron era ancora voltato verso la finestra, oltre la quale si potevano vedere piccoli fiocchi di neve cadere piano, ondeggianti. Tremava impercettibilmente, Hermione non sapeva dire se di rabbia o dolore. Sapeva quanto doveva aver pianto la signora Weasley per Percy, e si sentì incredibilmente triste per lei, Ron, Ginny, i gemelli e il resto della famiglia. – E adesso arriva, parla solo con mamma, le dice che si è sposato. Che è sposato da un mese. – Ron alzò i pugni, ora dando le spalle alla finestra. Con gli occhi bassi, si sedette in cima al letto, a un metro e mezzo da Hermione, ancora tremando, adesso ne era sicura, di rabbia. Hermione avrebbe voluto riuscire a calmarlo, riuscire a trovare le parole per consolarlo. Ma, come poche volte nella sua vita, si trovava a non sapere assolutamente cosa dire, avvolta dalla paura di fare la cosa sbagliata. Aprì bocca, con solo l’intenzione di dirgli di sfogarsi ancora, se ne aveva bisogno, ma Ron quasi urlò:
- Non dire niente, Hermione. Non aprire bocca. – Hermione impallidì, incapace quindi di dire nulla, e nemmeno di muoversi di un centimetro. Sedettero sul letto lontani, immobili e in silenzio per quelle che parvero ore. Hermione prese a pensare che ormai gli altri dovevano essere a letto, Ginny che la aspettava nella stanza che dividevano, e Harry ad aspettare che lei uscisse da quella, perché lui la divideva con Ron. Alla fine, si alzò lentamente dal letto, sentendolo cigolare; quel rumore la spaventò: per un enorme lasso di tempo aveva regnato il silenzio, contrastato solo dai movimenti sporadici dei piani inferiori, ovattati oltre il pavimento.
Ron in quel momento parve risvegliarsi dal letargo, alzò gli occhi su Hermione, occhi blu adesso cerchiati di rosso, lucidi.
- Dove vai? – chiese in tono colloquiale, come se non fossero stati in silenzio nelle ultime ore, ma avessero chiacchierato allegramente. Hermione si voltò stizzita.
- A letto. – Posò una mano sulla maniglia di ottone, ma la voce di Ron la costrinse a girarsi di nuovo.
- Aspetta. – bisbigliò, ritornando a guardare per terra. – Rimani ancora qui.
- Mi hai detto di rimanere zitta, e io me ne sono rimasta anche immobile. Adesso l’incantesimo è finito, sono stata depietrificata, ho sonno e voglio andarmene a letto. Ti sei sfogato, adesso stai meglio Ron? – non voleva essere così brusca, ma non riuscì a controllare il suo tono irritato.
- No. – mormorò, con voce rotta. Hermione tornò indietro, dandosi dell’insensibile; perchè prima gli aveva dato retta, rimanendo immobile? Quando mai aveva dato ascolto a quello che gli diceva Ron? Perché gli aveva permesso di starsene zitto, in un angolino, a soffrire, solo? Anche se c’era stata lei nella stanza, non faceva differenza. Fino a quel momento Ron era rimasto solo, solo con la sua afflizione. Adesso non doveva più esserlo ed Hermione gli si sedette vicino, Ron le appoggiò la testa sulla spalle e lei gli diede dei colpetti affettuosi. Adesso lo stava consolando, e non si sentiva più inutile e respinta. E non aveva nemmeno ceduto alla rabbia che le montava sempre dentro quando si sentiva impotente e insignificante, l’aveva combattuta e vinta.




***


La mattina dopo Ron,Hermione, Harry e Ginny si svegliarono di buon ora. I signori Weasley e la solita Tonks li accompagnarono di nuovo alla stazione di King’s Cross, il treno partì alle undici in punto e i quattro si sistemarono in uno scompartimento. Dopo un quarto d’ora di viaggio arrivò Dean.
- Ginny! – esclamò raggiante, questa gli si gettò al collo e scomparvero. Harry avrebbe voluto prenderlo a pugni, come al solito. Guardò davanti a sé. Ron e Hermione osservavano inebetiti il paesaggio che sfrecciava oltre il finestrino dell’Espresso di Hogawarts. Si chiese cosa avessero per la testa. Sembravano entrambi stanchi e tristi. All’improvviso si ricordò della sera prima, Percy che si presentava di punto in bianco a casa Weasley, la madre di Ron che piangeva, Ginny e i gemelli con gli occhi che lampeggiavano, il signor Weasley senza parole e Ron che piantava in asso la torta di zucca (inaudito) e correva su per le scale. E Hermione che gli andava dietro. E lui aveva dormito sul divano in pratica. Mentre aspettava che Hermione uscisse dalla camera di Ron, per andare a letto, si era addormentato. Non sapeva a che ora Hermione fosse tornata in camera con Ginny. Per quanto ne sapeva poteva non esserci tornata affatto.
Distolse gli occhi dai due amici, fissando la porta oltre la quale era sparita Ginny; si doveva rassegnare a trascorrere il resto del viaggio in un silenzio contemplativo.


*********************************************

Allora, ringrazio : Lucy Light: ce l’ha fatta, ce l’ha proprio fatta! Il nostro Ron sta iniziando a capire come si fa… finalmente! xD
_pencil:tienimi pure d’occhio, sarà un piacere! E come vedi, vado avanti, quarto capitolo! Ye!
Herm90: ormai mia lettrice e criticatrice ufficiale! ^^ Adesso non dimenticherò mai più i rinngraziamenti! Spero ti piaccia anche questo capitolo!!!
Alessandra: si deve ancora aspettare perché i due lessi si rinvengano! ^^ cmq, non sarà un’attesa troppo lunga! Abbi pazienza e continua a leggere!
ele: ele ele ele, Hermione lo sa benissimo cosa prova per Ron. Ma non ne è affatto consapevole… non vuole ammetterlo nemmeno a se stessa, nega perfino! xD ma è così che la vogliamo! Testarda e orgogliosa!^^
Anche coi ringraziamneti ho finito, prego tutti quelli che leggono questa fic di lasciare una recensioncina, anche le critiche cn bene accette!




Lory91

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Capitolo 6
*** 5 . L'innamorata e il misfatto ***


5 . L’ innamorata e il misfatto


La prima volta che lo rivide dopo l’imbarazzantissimo episodio nella Sala Grande, durante la colazione dell’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze d Natale, fu quando scese dall’Espresso di Hogwarts, nella fredda sera del sette gennaio. Il respiro le si condensava davanti al viso. Si sentiva stanca e, soprattutto, spettinata. Dopo di lei scese la ragazza dalla pelle olivastra e i capelli corvini con cui era sempre ormai. Una delle poche “amiche” che ancora la sopportasse. Appena messo piede sul terreno di Hogsamade, lo vide. Con lei, naturalmente. Con chi altri, sennò? Lei i il Bambino Sopravvissuto. Quello che aveva cercato di farle rimettere la faccia davanti a tutto il tavolo di Grifondoro, urlando mentre chiedeva alla Granger se davvero a lei piacesse il suo amico. Ron gli aveva fatto subito abbassare la voce, non sapeva se pensare che lo aveva fatto perché gli faceva troppo schifo piacerle o perché non voleva umiliarla. Anche se poi non le era sembrato così tanto dispiaciuto. Ma non doveva pensarci, non più. Il suo favoloso piano del filtro d’amore era miseramente fallito, anche se era riuscita a rovinare la serata alla Granger. Per quello non aveva ancora smesso di complimentarsi con se stessa. Si accorse di stare intralciando gli altri studenti che scendevano dal treno. Calì la tirò per la manica, verso le carrozze. - Che facciamo ora? – chiese a Lavanda.
- Ceniamo e poi andiamo difilato in sala comune. – Calì sospirò alzando gli occhi al cielo.
- Dico col rosso,lì, sulla carrozza con so-tutto-io e il Bambino Sopravvissuto.
- Ah. – Lavanda non sapeva quale fosse la prossima mossa. Aver perso una battaglia non significava aver perso l’intera guerra, e lei non si arrendeva di certo alla prima difficoltà. Comunque il primo obbiettivo era semplice. Eliminare la Granger, farle capire chi era a guidare il gioco acchiappa-lo-weasley, farle capire quante poche possibilità aveva di batterla. Su questo non ne era convinta nemmeno lei, quei due erano sempre appiccicati. Ma continuava a ripetersi che la considerava un’amica. Se solo ci avesse creduto, non sarebbe stata ossessionata dalla paura di vedersi soffiare il ragazzo dalla secchiona, ex-denti a castoro. Proprio no.
Una cosa era certa. Dopo che Ron era venuto a sapere di piacerle, Lavanda si era aspettata un minimo d’imbarazzo da parte sua. Non che fossero in così stretti rapporti, ma a livello di compagni di anno e di casa ci eravamo eccome. Eppure il ragazzo aveva continuato a salutarla come prima, farci due chiacchiere ogni tanto, se si incontravano in un corridoio, in classe o nella sala comune. Una completa assenza di reazioni a cui Lavanda non era preparata, che la colse di sprovvista. Cosicché era lei quella imbarazzata, che non riusciva a guardarlo in faccia quando ci parlava, a non arrossire. E lui parve accorgersene, perché pareva sempre volerla mettere a proprio agio. Calì non faceva altro che ripetere che era un chiaro segno che forse, un po’, Ron ricambiava.
- E allora, dato che sa di piacermi, perché non si fa avanti? – non mancava mai di replicare Lavanda. Al che Calì tirava fuori il discorso che lui era timido, insicuro e blah blah blah. Non vedeva di cose dovesse essere insicuro, se sapeva benissimo che lei non gli era per nulla indifferente.
Ma i giorni passavano e la situazione non cambiava. A lei piaceva sempre Ron, sempre più se possibile. E lui pareva quasi esserselo dimenticato. Stava con i soliti due, non si separavano proprio mai. Lavanda li osservava, in Sala Grande, in sala comune. Perfino in biblioteca mentre loro studiavano e Calì anche, seduta vicino a lei. E anche lei studiava. Ma studiava loro, lui. I movienti, gli sguardi, le espressioni che rivolgeva ad Harry e in particolare a Hermione. Non lo sopportava, era convinta, straconvinta che a lei piacesse lui e viceversa. Ma non succedeva mai niente tra di loro. Se solo lei avesse visto un accenno, una minima indicazione che tra loro fosse cambiato qualcosa, forse si sarebbe rassegnata. Ma non accadeva niente, quindi lei continuava a combattere.



***


Tornò all’attacco alle idi di febbraio. La Cooman le aveva assicurato che sarebbe stato un giorno fortunato per lei, un giorno in cui avrebbe avuto il fato dalla propria parte. E l’Occhio Interiore della Cooman non aveva mai sbagliato; non per lei.
Aveva architettato un piano niente male. Le prime due ore di lezione le avrebbero passate, come ogni lunedì, nei sotterranei, a lezione di Pozioni. Dopo avevano l’intervallo, e il piano era bloccare la Granger perché Lavanda potesse passare un po’ i tempo sola con Ron. Di Harry non occorreva preoccuparsi. Lavanda aveva notato che da un po’ di tempo indugiava sempre a parlare con Lumacorno, finite le lezioni. Quindi Calì, mettendo in pratica tutte le doti recitatorie che era i grado di tirar fuori, avrebbe fatto una faccia colpevole alla Granger, chiedendole se poteva parlarle. Quella, che non aveva più rivolto parola né a Lavanda né Calì dalla sera della festa, avrebbe chiaramente inteso che Calì voleva chiederle scusa. E così infatti avrebbe fatto. E mentre la sua amica si divulgava in scuse con la Granger, tenendola occupata tutto l’intervallo, se questa parte del piano fosse andata a buon fine, Lavanda sarebbe stata a passeggiare al fianco di Ron nel cortile della scuola, sotto gli occhi di tutti.
Ma la Granger, la mattina del misfatto, sembrò più che reticente a mollare Ron per andare a parlare con Calì. Alla fine comunque Calì, più persuasiva della maledizione Imperius, l’aveva convinta a permetterle di chiederle scusa decentemente, e quella presuntuosa della Granger non aveva più esitato e si era diretta con lei verso il cortile interno. Ron era rimasto davanti alla porta dell’aula di Pozioni, con un viso che non esprimeva che disappunto. Era il turno di agire di Lavanda.
- Ciao Ron! - gli si parò davanti, con l’intera faccia trasfigurata in un sorriso il più radioso e caldo possibile. Lo aveva provato con Calì milioni di volte la sera prima, e parve sortire un buon effetto. Ron sorrise a sua volta, facendola letteralmente sciogliere nei vestiti. Cercò comunque di darsi un contegno, per non sembrare un pesce che boccheggia. Fatto sta, stava comunque riuscendo a guardarlo negli occhi. Presero a camminare verso le scale per riemergere dai sotterranei, fianco a fianco.
- Che vuole Calì da Hermione? – disse a un certo punto Ron.
- Naturalmente scusarsi per… l’ehm… scherzo alla festa di Lumacorno. – non poteva metterla subito al muro in quel modo. Doveva riuscire a vertere il discorso su ben altri argomenti.
- Allora quando giochiamo contro Corvonero? - il soggetto “Quidditch” fu portato avanti fino all’uscita nel cortile interno ovest del castello, per la gioia di Ron. Lavanda sapeva che Hermione odiava il Quidditch, quindi non si meravigliò nel constatare quante cose aveva Ron da dire in proposito. Calì e l’altra dovevano essere nel cortile nord, cosicché non ci fossero intoppi al piano. Ron e Lavanda continuarono a camminare lenti lungo gli archi ombrosi. Lavanda indugiava a guardare il cortile; era una delle prime belle giornate, dopo le estenuanti nevicate delle settimane precedenti. Faceva ancora un freddo tremendo, i respiri erano ancora tutti ben visibili nell’aria ghiacciata, ma un timido, pallido sole baluginava tra le nubi bianche. Questo primo sprazzo di primavera sembrava aver dato un po’ alla testa a tutti, ad Hogwarts. Ovunque si girasse vedeva coppiette felici, camminare per mano, sedute sulle panche di pietra. E lei e Ron potevano sembrare una di quelle perfette caricature d’amore. Vide Dean Thomas e la sorella di Ron, Ginny, avvinghiati dietro e un faggio, come se fossero soli in mezzo a un deserto. Per fortuna l’alto ragazzo accanto a lui non li notò, sapeva quanto fosse protettivo con la sorella, in un certo modo anche troppo.
All’improvviso Ron prese a stringersi di continuo intorno al collo la sciarpa rosso e oro, come per paura che Lavanda glielo mordesse. La ragazza iniziò a irritarsi; possibile che d’un colpo fosse ammattito? Stava andando tutto così bene… e lui doveva rovinare tutto. Si era zittito, rallentando ancora di più il passo. Ma come se non bastasse, quando stavano per rientrare nei corridoi del primo piano, Lavanda, con immenso orrore, vide Calì e la Granger dietro di loro. La prima aveva una faccia tutta contrita. Nel piano non era previsto che le due parti dovessero incontrarsi. Quella idiota doveva aver sbagliato cortile, com’era prevedibile. L’altra invece osservava truce la schiena di Ron, che si voltò come se avesse avvertito quello sguardo, e si rigirò di scatto a fronteggiare Lavanda.
- L’intervallo è quasi finito… - balbettò, ormai in imbarazzo. Con lui funzionava al contrario; il ghiaccio invece di essere rotto, col tempo, si andava formando.
- Sì, lo so. Torno da Calì. – disse Lavanda, cercando di assumere il tono più casuale possibile. Ma non poteva permettere che quel suo geniale piano rendesse così pochi frutti. Doveva lasciare il segno… e si decise a farlo. Si alzò in punto di piedi, stampò un bacio sulla guancia sinistra di Ron, ormai in fiamme, e si voltò prendendo a camminare velocemente verso Calì, che ormai aveva perso la Granger, ora tutta impettita che camminava in direzione opposta rispetto a Ron.
- Piano riuscito. – sentenziò Lavanda, complimentandosi con se stessa. – La Cooman non sbaglia mai. – E si allontanò ridacchiando con Calì, verso l’aula di Trasfigurazione.


**********************************

Thanks to :
ele : sei la beta reader più lenta del secoloooo! Comunque è vero, il quarto cap sembrava incompleto. Grazie!
Herm90: anche io voglio sapere… xDxDxD cmq eccoti accontentata, di questi tempi scrivo a macchinetta!
Lucy Light: grazie mille per i complimenti, sia sulla dinamica della storia che sullo stile di scrittura! Mi hanno fatto piacerissimissimo! ^^
Lia Black : grazie! In effetti la fic è sempre in fase di scrittura,,, jaja
Alessandra: Già, cerco veramente di avvicinarmi alla caratterizzazione originale di personaggi, luoghi, situazioni. Convinta che non si debba per forza finire nell’OOC perché una fic funzioni. Comunque porta moooolta pazienza, cara xD ci sarà ancora un po’ da aspettare, anche se non posso esserne proprio sicura al 100%

Al prossimo capitolo,

Lory91

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Capitolo 7
*** 6 . Idiota ***


6 . Idiota


- Allora… te lo chiederò per l’ultima volta. Vuoi dirmi che cavolo è successo tra te e Ron? –
Harry e Hermione erano a studiare Difesa Contro le Arti Oscure in biblioteca; per un motivo non ben definito, Ron non aveva potuto, come al solito, unirsi a loro. Ed Harry, dall’alto della sua perspicacia, aveva capito che doveva essere successo qualcosa, di nuovo, tra i suoi due migliori amici.
In quel momento due occhi severi fecero capolino oltre un alto scaffale di libri. Madama Pince ammonì i due con lo sguardo, piantandosi l’indice in mezzo alle labbra serrate, per intimare silenzio.
- Pretendo di saperlo! – sussurrò Harry. Non ci capiva più niente.
- Pretendi? – il tono di Hermione era tutto un programma, aveva alzato gli occhi dal suo tema sugli effetti della puntura di Manticora, sollevando in modo per niente rassicurante il sopracciglio destro. Ma Harry doveva tenerle testa.
- Sì, pretendo.
- Beh, non sono affari tuoi. – si rimise a grattare con la piuma sulla pergamena.
- Come non sono affari miei? Non voglio ritrovarmi a dividermi tra voi due! Quindi Hermione, se vuoi salvaguardare la mia salute mentale, dimmi cosa è successo e insieme sistemiamo tutto. –Hermione rialzò lo sguardo su Harry e vedendo quanto era risoluto capì che tergiversare oltre sarebbe stata solo un’inutile perdita di tempo. Ma, nonostante si sforzasse di rimanere calma, dovendo pure bisbigliare per non destare nuovamente l’attenzione di Madama Pince, le parole di Hermione si confusero tutte l’una con l’altra e ciò che fu dato di capire a Harry fu:
- Ron… Lavanda… cortile… bacio. – Harry stralunò gli occhi. No. Doveva aver capito male. Ron era un idiota, ma non fino a quel punto. Con voce ancora sommessa, ma non proprio bassa per lo shock appena subìto, Harry replicò:
- Puoi ripetere più lentamente per favore? – il volto di Hermione si contrasse in una brutta smorfia, e non le risultò per nulla facile ripetere tutto una seconda volta.
- Stamattina, all’intervallo, ho visto Ron e Lavanda insieme nel cortile ovest. Da soli. - Fece per riabbassare gli occhi sul tema, ma Harry snocciolò le parole alla velocità della luce.
- E si stavano baciando? – non riuscì a trattenere la curiosità mista a orrore che trapelava dalla sua voce.
- Non essere sciocco Harry. Ron non sarebbe più integro per raccontarlo. Lei, quella arpia, quando mi ha visto, dietro di loro, con Calì, quell’ altra arpia, le si è praticamente avvinghiata addosso! Piantandogli un bacio sulla guancia. – adesso il labbro inferiore di Harry stava ragionevolmente sfiorando la pergamo sul tavolo sotto di lui. – Poi, se ne è andata via tutta tronfia, con Calì che mi fissava e rideva. Dopo che mi aveva chiesto scusa per mezz’ora… - questo sembrò essere troppo, e Hermione riabbassò lo sguardo sul tema per Piton. Definitivamente stavolta.



*** {Ron = Idiota}


- Idiota. – centesima volta in cui Harry si ritrovava ad appellare Ron in questo modo, quel giorno. E non si era ancora per niente stufato di farlo. – Idiota, idiota, idiota.
Erano in sala comune. Erano le cinque e mezza, Harry era appena tornato dalla biblioteca con Hermione, che si era rifugiata su per le scale per il domitorio femminile, e stava cercando di rileggere il tema di Difesa Contro le Arti Oscure, quando dal buco del ritratto era sbucato Ron. Si era buttato di peso sul divano accanto a lui, con uno sguardo scocciato sulla faccia.
Il fuoco scoppiettava nel camino davanti a loro, fuori era già buio pesto e alle umide serate fredde e nevose si stavano sostituendo notti glaciali accompagnate da secche folate di vento gelido. Ma niente più pioggia né grandine né neve.
All’inizio Ron non parve aver sentito Harry che gli parlava, forse pensando che stesse dando dell’idiota a Piton, per il tema, o che ci si stesse chiamando da solo. Poi quando lo aveva ripetuto altre tre volte, si accorse che lo stava fissando, con un’espressione a metà tra divertimento e incredulità.
- Che hai? – chiese, con un tono sognante che gli ricordò vagamente quello di Luna Lovegood. - Che hai tu. Come ti viene in mente di fare certe cretinate? – Per Ron era peggio che andar di notte. Che diavolo aveva da rimproverargli stavolta Harry? Poi un’immagine gli balenò alla mente. Hermione e Calì dietro di lui, Lavanda al suo fianco che lo baciava sulla guancia. Cavolo. Allora li aveva visti. Ron aveva sperato, sin da quella mattina, con tutto se stesso, che Hermione non avesse assistito a quel “piccolo” particolare. Quando Lavanda si era allontanata, si era prodigato a cercarla con lo sguardo, e l’aveva vista sparire oltre la porta del primo piano. Non aveva pensato che forse se ne era scappata così in tutta fretta perché lo aveva visto con Lavanda. Perché aveva pensato che lui e Lavanda fossero insieme per un qualche scopo non semplicemente indotto dalla casualità di Calì che chiamava Hermione e lei che lo accompagnava in cortile. Sì. Odiava ammetterlo, ma era proprio un idiota.
- Harry, non è come pensi… a me non piace Lavanda… -
- Lo so. E lo sa anche Hermione. – lo interruppe. Ron si sentì sollevato: allora Hermione non si era arrabbiata con lui. – Ma è comunque arrabbiata, - Ron si rabbuiò nuovamente – perché si chiede come tu faccia ad essere talmente idiota.
- Scusa, ma non è mica stata colpa mia! Mi ha preso alla sprovvista, che dovevo fare… Schiantarla? – Harry fece una faccia alla non sarebbe stata una cattiva idea. Ron espirò rumorosamente, esprimendo così tutto il suo sdegno.
- Avresti almeno potuto dirle che non ti piace. Forse ti avrebbe lasciato stare, e adesso Hermione non ce l’avrebbe con te! – Harry, Ron odiava ammettere anche questo, aveva ragione. Aveva passato tutto il giorno ad evitare Lavanda. Se l’era trovata davanti fuori dalle aule alla fine delle lezioni, anche se né Harry né Hermione, che non gli parlava, ora che gli veniva in mente, da quella mattina, erano sembrati accorgersene. Fuori dal bagno dei maschi! In sala comune con Calì, ed era scappato nel parco, da solo. Non aveva nemmeno iniziato a farlo, lui, il tema per Piton.
- Lo hai finito quello? – disse indicando il compito ancora sul tavolo davanti a loro. Harry scosse la testa.
- Quasi. – mormorò. Restarono un po’ in silenzio. Harry aveva ripreso a rileggere e correggere, di tanto in tanto, il tema. Ron osservava rapito il fuoco, come se non avesse mai visto una cosa tanto interessante. Ma in effetti stava pensando, dimentico per un attimo del tema, per il quale, ora che Hermione era arrabbiata, avrebbe dovuto sgobbare fino a notte fonda. Si chiedeva cosa dovesse fare a quel punto. Di aspettare che Hermione ricominciasse a parlargli, non se ne parlava. Doveva sapere che a lui non piaceva Lavanda, che anche lui era stato colto alla sprovvista da quel bacio, almeno quanto lei, se non di più. Ma non sapeva davvero cosa cavolo inventarsi.
- Harry, ora che faccio? – quello riemerse dal compito.
- Te ne farò copiare un po’, ma non possiamo farlo uguale. Un po’ dovrai scrivertelo da solo. – Ron rimase di stucco.
- Dico con Hermione… -
- Ah!!! – Harry pareva essersi scordato della catastrofe incombente. – Semplice – esordì, col tono di uno che spiegava ad un bambino di undici anni che tutte le scope volano. – Vai a parlarle. – Ancora più stucco sul volto di Ron. Più facile a dirsi che a farsi.
- Ok, ok. Ma prima andiamo a cena. – guardò speranzoso Harry, di nuovo col naso incollato al tema.



*** {Alla ricerca di Hermione}

Di Hermione al tavolo di Grifondoro non ci fu traccia, doveva essere ancora al dormitorio.Ma di Lavanda ce n’era anche troppa. Si piazzò, con Calì, davanti a Ron, lanciandogli occhiatine fugaci e sorrisini giulivi. Ron non sopportava vederla fare così. Cercava di non alzare mai gli occhi dal piatto, concentrarsi su ciò che ingurgitava e muoversi a farlo. Ogni tanto ingiungeva ad Harry di sbrigarsi; voleva mangiare in fretta, tornare in sala comune, trovare Hermione, ovunque fosse, e chiarire la situazione.
Perciò, non erano nemmeno le sette, che Ron e Harry erano di nuovo in sala comune.
- Dove cavolo si è ficcata? – Ron si guardava intorno, in piedi, in mezzo alla sala. Non c’era quasi nessuno a quell’ora, solo qualche studente del quinto o settimo anno che studiava o ripassava. – Pensi che sia ancora su? – Ron indicò la scala che portava al dormitorio femminile.
Harry alzò le spalle.
- Vai a prenderla. – sbottò Ron. Harry strabuzzò gli occhi.
- Eh? –
- La Mappa.
- Ahhhh. Spiegati. – Harry prese la borsa, che aveva abbandonato ai piedi di una poltrona, e prese a frugarci dentro.
- Com’è che adesso te la porti sempre dietro? –
- Sorveglio Malfoy.
- Giusto.- Ron attese pazientemente che Harry scovasse la Mappa nella borsa. Poi si buttarono su uno dei divani ed Harry la aprì mormorando : - Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
La Mappa prese a rimpeirsi di scritte, mostrando la planimetria del castello e migliaia di puntini in movimento. Gli occhi dei due si misero a cercare tra tutte quelle minuscole parole il nome di Hermione. Per parecchi minuti rimasero in silenzio, chini a scrutare sulla Mappa, senza che nessuno dei due riuscisse a scovarla. Nel domitorio femminile, come aveva pensato Ron, non c’era. In biblioteca neanche, anche perché stava chiudendo. Ormai erano quasi le otto e gli studenti di Grifondoro cominciavano a tornare dalla Sala Grande. Alla fine Harry riuscì a vederla, Hermione Granger. Era nel bagno dove al secondo anno avevano preparato la Pozione Polisucco. Dov’era l’entrata per la camera dei segreti. Indicò il punto a Ron.
- Che diavolo ci fa lì? –
- Si farà consolare da Mirtilla Malcontenta… Che fai ancora qui?
- Ehm… ma io detesto Mirtilla Malcontenta… Non potrei aspettare che torni qui? – Harry lo guardava inflessibile.
- Ok, ok. Vado. – Harry guardò Ron uscire dal buco del ritratto, e ritirò fuori il compito di Difesa Contro le Arti Oscure. Iniziava proprio a pensare che non sarebbe mai riuscito a finirlo.



*** {Troppo tardi}

I corridoi erano ormai pressoché deserti. Ron sentiva chiaramente i suoi passi risuonare sul pavimento di pietra, il respiro che si faceva sempre più corto, mano a mano che allungava il passo, avvicinandosi al bagno delle donne del secondo piano. Quando vi fu arrivato si arrestò davanti alla porta. Sentiva qualche rumore provenire da lì dentro, soprattutto il costante gocciolio delle tubature che perdevano. Si decise ad aprire la porta. Il bagno sembrava deserto, ispezionò tutte i gabinetti ma di Hermione nemmeno l’ombra. Non poteva essere che Hermione se ne fosse andata di lì mentre lui indugiava, ancora nella sala comune, con Harry? La circostanza non sembrava poi così improbabile. Era tardi, la maggior parte degli studenti era già nella sala comune, e lei non aveva dovuto farsi troppo problemi a rimanere lì chiusa per un po’, per poi sgattaiolare in sala comune, quindi dritta ai dormitori femminili, saltandola cena, come faceva quand’erano al primo anno e passava le ore a piangere nei bagni. A causa di Ron. A causa di tutti quelli che la prendevano in giro perché era la so-tutto-io coi denti a castoro.
Ron riemerse di colpo da queste rimembranze, accorgendosi che un tubo, plumbeo e sverniciato alla sua sinistra, aveva preso a vibrare. Come se fosse vivo. Sussultò. Dal primo lavandino della fila emerse una figura argentea, evanescente. Mirtilla Malcontenta affiorò ghignante, scrutando Ron da dietro le spesse lenti degli occhiali.
- Ciao! – annunciò, con quella voce stridula che lo faceva sempre ridere, ma anche un po’ rabbrividire. – So tutto di te. – continuò, vedendo che Ron non aveva la minima intenzione di replicare.
- Co… Cosa? – Ron era diviso dal desiderio di girare i tacchi e tornarsene dritto in sala comune per chiedere ad Harry se Hermione era tornata, o rimanere lì a sentire Mirtilla, con una crescente curiosità che lo invadeva. Alla fine, incapace di decidersi, rimase immobile, a guardare il fantasma che sogghignava, avvicinandosi.
- La tua amica… comè che si chiama? – Mirtilla si portò una mano al mento, come se cercasse di ricordare qualcosa, evidentemente cercando di instaurare una certa suspense. Fallendo miseramente. Ron sbuffò
- Hermione. –
- Sì!!! Hermione. – si sfregò le mani, come troppo impaziente di rivelare un segreto scioccante. – E’ stata qui. A lungo. In quel gabinetto! – e indicò l’ultimo della fila, con la porta che dondolava, cigolando in modo lugubre – oh, si – annuì solennemente. – So tutto di te. - Tutto cosa? – Ron iniziava a irritarsi. Non sopportava di starsene impalato in un bagno delle donne, con l’orlo dei pantaloni umido e Mirtilla Malcontenta che gli ridacchiava davanti. - E’ arrabbiata. Con te. – rise più forte.
- Oh, bella scoperta. – rispose Ron sarcastico. – Sai dov’è andata? – non vedeva l’ora di uscire di lì. Mirtilla scosse la testa, ancora con un sorriso sadico sulle labbra. Ron sbuffò stizzito, poi uscì lentamente dal bagno, lasciando Mirtilla a ridersela da sola, qualunque cosa la facesse divertire tanto.
Non l’aveva beccata. Ron sospirò, mentre tornava nella sala comune dei Grifondoro, fin troppo consapevole che ciò che lo aspettava non era altro che un compito di Difesa Contro le Arti Oscure, da iniziare e finire per il giorno seguente. Ma conscio altresì bene che il giorno dopo avrebbe sicuramente potuto parlare con Hermione, e aggiustare quell’incresciosa faccenda.


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Thanks to :
Lucy Light : Come tu abbia potuto pensare che fosse Marietta lo sai solo te!! xD Non ci azzecca nienteee. Comunque, eh già, Ron è proprio idiota, come avrai forse capito!! xD
Moony Potter : grazie mille! Spero davvero che continuerai a seguire la fic! ^^
Herm90 : Sono regolare come un orologio Herm ad aggiornare! ^^ Eh sì, Lavanda è proprio tremenda. Ma al di là di tutto col capitolo precedente volevo un po’ far capire cosa deve provare ad essere innamorata di Ron e vederlo sempre con un’altra… Un po’ dispiace a me! Ma evidentemente, non a voi! xD
Alessandra : Evidentemente abbiamo due visioni un po’ diverse di quello che è il temperamento di e il carattere di Hermione! Spero di averti fatto capire come la ritengo io con questo capitolo!
mari : mari mari credo proprio che nei prossimi capitoli finalmente succederà qualcosa, sennò diventano vecchi!!! xDXD x Luna ed Harry cercherò di scrivere una nuova fic terminata questa, non preoccuparti!^^
ele : la tua rivale ha fatto la beta a questo capitolo! Prrrr, svegliatiii bradipina!! ^^ Per i prossimi, se vuoi fare la beta, rinvieniti prima… xD

Anche coi ringraziamenti ho finito! Al prossimo cap!^^

Lory91

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Capitolo 8
*** 7 . Presi alla sprovvista ***


7 . Presi alla sprovvista {Ron}


Non la vide nemmeno la mattina dopo a colazione. Ginny le disse che l’aveva vista scendere prestissimo, e poi era tornata ne dormitorio a ripassare ancora prima che lui si fosse svegliato. Ron si sentì ancora più demoralizzato e finì lentamente la sua colazione, non mangiando per niente di gusto, cosa non insolita, addirittura straordinaria. Harry lo osservava storto scuotendo sardonico la testa. Ginny rideva sotto i baffi al pensiero di quello che stava per fare il fratello. Scusarsi con Hermione. Dev’essere impazzito, pensò.
Quel giorno Ron e Harry avevano buco alla prima ora, mentre Hermione era a Antiche Rune, e poi due ore insieme a Erbologia e di nuovo un’ora di buco che aveva anche Hermione. Passarono la prima ora in sala comune, Ron che faceva e mezzo scopiazzava il compito di Difesa Contro le arti Oscure di Harry, materia che avevano quel pomeriggio. Quando fu l’ora di scendere verso le serre, i due si infagottarono per bene in mantelli, sciarpe, guanti e borse in spalla uscirono nell’aria freddo di fine febbraio. Al tavolo con loro quella mattina si mise Neville, perché il suo solito posto accanto ad alcune Tassorosso quella mattina era occupato da una quanto mai taciturna Hermione. Se non altro Harry e Ron non avrebbero avuto problemi a travasare Tranelli del Diavolo senza finire strangolati, col miglior studente di Erbologia del loro anno accanto. Ad ogni modo la pianta ci provò con Ron, che divenne paonazzo iniziando a emettere versi strozzati fino a quando gli altri due si accorsero di quello che stava succedendo. Allora Neville, mormorando un incantesimo, liberò da quella morsa assassina Ron, che prese a massaggiarsi il collo rosso. Harry si girò a guardare Hermione. Quella aveva un faccia strana, non riusciva a capire se stesse ridendo o facendo un faccia apprensiva, spaventata. Alla fine si decise per la seconda, ma non prima che questa distogliesse con un’aria un po’ scocciata lo sguardo da Harry, che la fissava. Alla fine delle due ore ogni studente aveva travasato almeno una pianta e molti sfoggiavano un collo arrossato e un po’ gonfio. La professoressa Sprite assicurò che tra un paio d’ore i lividi sarebbe scomparsi, ma consigliò a Justin Finch-Fletchley, il cui collo più che rosso era di un viola assai poco rassicurante, di fare un salto da Madam Chips.
Tutti gli studenti si riversarono di nuovo sulla via per il castello. Ron e Harry appena usciti si ritrovarono dietro a Hermione che camminava con Hannah Abbott, di Tassorosso. I due si guardarono, l’espressione di Harry era più che eloquente e la leggere piega della sua bocca voleva non essere altro che un sorriso incoraggiante. Ma Ron si sentiva abbastanza nervoso.
- Augurami buona fortuna… - disse con tono cupo.
- Buona fortuna. – Harry cercò di trasmettergli tutto l’ottimismo possibile. Ron accellerò il passo, gettando un ultimo sguardo ad Harry, con un sorriso mesto sulle labbra. Si piazzò in mezzo alle due ragazze.
- Ciao Hannah. – salutò con falsa allegria. – Hermione, - si girò verso di lei, lo guardava curiosa, come se non capisse perché mai gli stesse rivolgendo la parola. – Dobbiamo parlare. – Non fece troppe cerimonie, si aspettava che Hermione protestasse trovando mille scuse per non seguirlo, o che magari lo ignorasse del tutto; la afferrò per un braccio, ancora prima che riuscisse ad aprire bocca, anche se l’intenzione che aveva stampata in faccia di replicare non la lasciò fin quando si accorse che la stava letteralmente trascinando via. Non credeva che Ron fosse così forte, le stringeva il gomito e stava anche iniziando a farle male. Ma lo seguì nel parco, oltre gli alberi, fino alla riva del lago, senza dire un parola. Giunti sotto un enorme faggio che per mole ricordava il Platano Picchiatore, Ron mollò la presa; Hermione prese a massaggiarsi il braccio indolenzito, sdegnata.
- Che diavolo. Mi hai fatto un male cane… - mormorò, ma Ron iniziò a parlare forte e con decisione.
- A me non piace Lavanda Brown.. E’ una specie di iena che mi gironzola sempre intorno, ma-non-mi-piace. – scandì bene le ultime parole, voleva essere sicuro che Hermione capisse ogni singola sillaba.
- Buono a sapersi. – Hermione aveva smesso di massaggiarsi il braccio e si era seduta sull’erba, con le braccia serratamene incrociate. Non lo stava guardando, fissava il lago. Ron si sedette a sua volta, accanto a lei ma non proprio vicino, a un mezzo metro di distanza.
- Non avevi alcun diritto, tanto meno alcuna ragione di arrabbiarti con me. Non avevo fatto assolutamente nulla. – Hermione fece per replicare, ma Ron proseguì. – E’ stata lei a baciarmi sulla guancia ieri mattina. Io non l’ho né incoraggiata né nient’altro. – Hermione annuì lentamente. – Quindi ti volevo dire che non dovevi arrabbiarti con me e che non sopporto che non mi parli e poi… - Ron iniziava a incespicare. Mentre parlava Hermione gli si era avvicinata sull’erba, puntellandosi sui palmi delle mani. –e che… - si arrestò.
- Forse hai ragione, - iniziò Hermione, abbassando gli occhi sugli steli d’erba sotto il suo mantello. Ron non la interruppe stavolta. – Mi sono arrabbiata per nulla. Ma non credevo che saresti venuto a parlarmi. Di solito non ci pensi nemmeno per un secondo, quando litighiamo. – aveva rialzato il viso.
- Be’, forse perché di solito so che hai ragione di essere arrabbiata con me. Ma stavolta proprio non capivo cosa ti avesse dato tanto fastidio, perché mi evitassi del tutto. – si fissarono negli occhi. Adesso Hermione le era perfettamente accanto, appoggiata al tronco del faggio. Ron vide una successione di espressioni nei suoi occhi. Vergogna, perché quella volta doveva ammettere di avere esagerato ad arrabbiarsi per così poco. Sollievo, perché quella situazione assurda non era durata più di un giorno. Poi uno sguardo che gli risultò vago ma familiare le invase il viso. Si guardò intorno, velocissima, come per vedere se ci fosse qualcun altro.
- Allora sicuro? Non ti piace Lavanda? – Ron scosse energicamente la testa, tanto che gli girò un poco. Quando si fermò gli parve di non avere ancora smesso, per un attimo vide il viso di Hermione, che ancora lo fissava, leggermente sfuocato. Poi più niente. Nel senso che si sentì attorcigliare lo stomaco e. la sua vista fu offuscata da un’onda di capelli crespi e si ritrovò la bocca serrata da quella di Hermione che premeva delicatamente sulle sue labbra. Si riebbe. Spalancò gli occhi, tirò indietro la testa di scatto e si allontanò reggendosi sui gomiti.
- Hermione, io… - non riusciva a dire più di così. Hermione pareva avere appena ingoiato una Pluffa. Era scarlatta, gli occhi sbarrati e il mento tremante. Si alzò in piedi di scatto, spaventando Ron, e prese a camminare verso l’uscita del parco.
- Ho capito, Ron. Scusa, non preoccuparti. Amici come prima. – sbraitò indietro, poi sparì oltre gli alberi, lasciando Ron che guardava il punto in cui era stata inghiottita dai cespugli, ancora seduto sotto il faggio, incapace di muoversi. Si ricordò improvvisamente quando doveva aver visto sul suo viso l’ultima espressione che le avevano assunto gli occhi, prima che lo baciasse. Al terzo anno, quando aveva dato un pugno a Malfoy.



*** {Lavanda}


Uscita da Divinazione Lavanda Brown si avviò velocemente, seguita dalla solita Calì, quel giorno coi lunghissimi capelli neri raccolti in un’elaborata treccia, verso la Sala Grande, per il pranzo. Sperava di vedere Ron, senza la solita Hermione-segugio, magari. Aveva notato che dopo il “casuale” avvenimento del giorno prima, non li aveva più visti insieme. Solo Harry con Hermione o Harry con Ron, mai tutto il trio. O solo i due che tanto la preoccupavano. Arrivò calma al tavolo di Grifondoro. Nessuno dei tre in vista. Con Calì accanto, zitta mentre le apparivano nel piatto pollo e patate, iniziò anche lei a ingurgitare il proprio pranzo molto lentamente, senza fare troppo caso a quello che stava ingoiando. Si guardava intorno in cerca della sua preda. Poi la vide. Ron, con una faccia strana, si sedette accanto a Seamus Finngan, intento a parlare serratamene di Quidditch con Dean. Lavanda smise simultaneamente di mangiare. Osservò Ron che si cibava al suo solito, come se non avesse mangiato per un mese. Ma quello sguardo stranito continuava a imperversargli sul viso. Non le rivolse alcuno sguardo, come non rivolse alcuno né a Dean né Seamus. Pareva rinchiuso in un mondo suo, dove esisteva solo lui… e il suo piatto. Finì velocemente di mangiare, e si alzò subito, ritraendo verso l’uscita della Sala Grande. Lavanda liquidò Calì, che capì volesse abbordare nuovamente Weasley da sola, e questa si alzò a sua volta e andò dietro e Ron raggiungendolo appena fuori dall’arcata.
- Ciao. – Esordì, raggiante, felice di averlo beccato da solo. Questi le rispose con un debole cenno della testa. Si fermò a osservare la bacheca. Lavanda aveva già letto quell’avviso. Tra circa due settimane ci sarebbe stata la prima gita a Hogsmade dopo quella prima di Natale. Esattamente il prjmo marzo.
Lavanda sussultò. Ecco in cosa le era familiare quella data. Il primo marzo era il compleanno di Ron. Il diciassettesimo compleanno di Ron. Colse al volo l’occasione.
- E’ il tuo compleanno vero? – - Quando? – Ron pareva appena uscito da un profondo trance, la guardò come se l’avesse appena vista. Lavanda pensò che era la stessa espressione che aveva sempre, costantemente addosso, Lunatica Lovegood.
- Il primo marzo! –
- Oh sì, certo… - Ron aveva ripreso a camminare per il corridoio principale del primo piano.
- E pensi di andare a Hogsmade, giusto? –incalzò Lavanda. Altro cenno di assenso da Ron, questa volta un po’ più vigoroso; scrutava indietro allungando il collo, oltre la spalla di Lavanda.
- Potremmo andarci insieme, no? Io e te. Compi diciassette anni dopo tutto, non si fanno tutti i giorni… - ma Ron, se mai lo avesse fatto, non pareva più ascoltarla. Si fermò di scatto, con la testa sempre girata alle loro spalle. Si voltò anche Lavanda: dietro di loro, nella sua migliore camminata impettita, sopraggiungeva Hermione Granger. Stava letteralmente guardando Lavanda con uno sguardo fulminante, poi rivolse gli occhi a Ron, mentre gli stava sorpassado. Parve fare un guizzo a fu loro davanti, si era di nuovo voltata a fissare di fronte a sé. Ron girò la testa mentre li sorpassava, poi i suoi occhi dardeggiarono, e Lavanda fu pervasa da un presagio funesto.
Con uno scatto in avanti Ron afferrò per un braccio Hermione, che si girò suo malgrado, lo fronteggiò per un secondo e poi questi, senza alcun preambolo, alcun preavviso, prendendo sia Lavanda che lei alla sprovvista, le si fiondò sulla bocca, ghermendola, con impeto.
Ron sta baciando Hermione Granger davanti ai miei occhi, saettò nella mente di Lavanda. Nel corridoio non c’era nessuno oltre loro tre. Lavanda si guardò intorno, già arrabbiata, con se stessa, per tutto. Delusa ancora da quello che il destino le aveva riservato in una giornata che sembrava essere iniziata bene. Voleva piangere, urlare. E soprattutto non voleva assistere alla scena che si stava svolgendo di fronte ai suoi occhi, spiritati, increduli, già sbarrati e ricolmi di lacrime, odio. Si voltò di scatto, riprese a camminare, trotterellando poi correndo verso la Sala Grande. Doveva trovare Calì. Doveva raccontarle ciò a cui aveva appena assistito, doveva sfogarsi, uccidere. Quello che più aveva temuto le era appena accaduto sotto il naso. Riflettè, con quella poca lucidità che poteva ancora avere, e capì che molto probabilmente era stata proprio lei l’espediente che aveva permesso che ciò succedesse, che Ron e Hermione si scoprissero gelosi l’uno dell’altra.



*** {Hermione}


Era finito tutto troppo in fretta. Lei aveva baciato Ron un’ora prima sulla riva del lago. Lui le aveva fatto intendere che non era interessato e poi l’aveva baciata in mezzo al corridoio del primo piano, senza alcun preavviso, davanti ad una Lavanda Brown a dir poco scioccata e molti altri studenti che conoscevano. E dopo quelli che a Hermione erano parsi pochi frammenti di secondo, erano riemersi dal bacio, guardandosi entrambi intorno. Ron aveva stampato un sorriso ebete sulla faccia. Doveva ammettere che nemmeno lei era proprio tutta questa calma serafica, e si guardà intorno anche lei. Colina Canon li osservava con uno sguardo interessato, fermo a pochi metri da loro con altri due ragazzi del quinto anno. Due ragazze di Serpeverde del settimo li guardarono indifferenti, tirando a dritto per la loro strada. Hermione si voltò indietro per vedere la chioma bionda di Lavanda sparire oltre il portone della Sala Grande e poi si girò nuovamente verso Colin, che aveva preso a smanacciare rivolto verso la scalinata. Ginny Weasley, che camminava per mano con Dean, non pareva aver notato Colin, tanto meno Ron e Hermione ancora in piedi in mezzo al corridoio. Ma di sicuro Ron aveva visto lei.
- Direi che sarebbe meglio tagliare la corda. – sussurrò. Hermione annuì energicamente, prese Ron per la manica del mantello e sparirono insieme oltre il portone. Cammiavano, non sapevano bene per dove. In realtà non ne avevano la minima idea. Si trovarono sul lato est del castello, in mezzo al prato. Non c’era nessuno fuori a quell’ora, erano tutti ormai a pranzo. Hermione pensò che stava diventando la sua specialità trovarsi sempre in posti che non coincidevano con gli orari corrispondenti, tranne quelli delle lezioni naturalmente.
Si erano fermati, in piedi, l’uno davanti all’altra.
- Che voleva Lavanda? – fece Hermione. Non sapeva davvero che cavolo dire. Ron rise piano.
- Chiedermi di andare ad Hogsmade con lei.
- Quando? Quando c’è la gita? – Hermione, troppo “impegnata” per farci caso, non aveva ancora visto l’avviso in bacheca sulla gita al villaggio.
- Il primo marzo. – Ron ondeggiava da una gamba all’altra, appoggiando il peso del corpo ora sulla destra, ora sulla sinistra, indugiando su ciascuna gamba non più di cinque secondi. Sentiva che se si fosse fermato non sarebbe più riuscito a ricominciare a camminare, tanto si sentiva strano ed esaltato. – Ma io non voglio andare a Hogsmade con lei. A me non piace Lavanda. – terminò quest’ultima frase col tono di uno che aveva appena detto di aver vinto mille galeoni.
- Mi sembra giusto. Andremo come al solito io tu ed Harry, giusto?
- Giusto. – Ron si fermò di botto, scrutò Hermione aspettando che dicesse qualcos’altro. Avrebbe voluto baciarla di nuovo, lì com’erano, ritti in mezzo all’erba. Ma non lo fece, pensò che quello che aveva fatto in quel corridoio era forse davvero una delle prime prove che il Cappello Parlante non aveva sbagliato a metterlo fra i Grifondoro. Coraggio, ecco quale doveva essere la virtù dei componenti di quella casa, come l’intelligenza per i Corvonero, l’essere imparentati con purosangue o essere purosangue e discendenti di maghi oscuri per i Serpeverde e … beh, non aveva mai capito quale fosse la caratteristica differenziante dei Tassorosso.
Ad ogni modo, lui e Hermione, senza aggiungere altro, senza alcun cenno, senza alcuno sguardo eloquente, ripreso la via per il castello. Ron pensò, sorridendo tra sé, che forse per una volta Harry avrebbe potuto fare a meno di loro per qualche ora, durante l’imminente uscita a Hogsmade.


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Un altro capitolo al termine… adesso Thanks To:
Moony Potter

ele

Lucy Light

Alessandra

Herm90

Emma94

nikodemo

Lory91

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Capitolo 9
*** 8 . Benefattrice (quasi) inconsapevole ***


Allora gente, questo è l’ultimo esilarante capitolo di “A little more care”… nono! Non piangete, nin disperate, non dimenatevi! Ho già qualche ideuzza per altre fic… su altri, tutt’altri pairing ma state certi che continuerò a scrivere!
E grazie a tutti quelli che mi hanno recensito, dal primo all’ultimo! GRAZIE INFINITE!

Vi lascio alla lettura, spero che vi piaccia questo capitolo finale prerchè l’ho riscritto molte volte prima di esserne soddisfatta! Bacioni, Lory91


8 . Benefattrice (quasi) inconsapevole


La mattina del primo marzo Ron si svegliò di soprassalto, grondante. Si ricordò di avere sognato. Era di nuovo in mezzo al prato con Hermione, il giorno che l’aveva baciata, e la stava baciando di nuovo. Come non era più riuscito a fare; tutto era perfetto, le mani di lei che gli accarezzavano i capelli e quelle di lui che indugiavano sulla sua schiena, e scendevano, scendevano… poi lei si era staccata bruscamente da lui e Ron al posto della chioma ricciuta di Hermione aveva visto ispidi capelli rosso sbiadito, due occhi severi. Sua zia Muriel. Aveva urlato, aveva sentito una nausea tremenda, si era girato, vomitando nell’erba verde. Poi aveva spalancato gli occhi ritrovandosi a fissare il soffitto del dormitorio.
Tornando alla realtà, Ron si guardò intorno, Alla sua destra, Harry dormiva beato, sentiva russare Neville e anche Dean e Seamus parevano ancora immersi nel sonno. Guardò l’orologio : le sei e trentasette. Impensabile, era domenica mattina. Si tirò un po’ su, scrutò oltre la finestra. Il cielo era ancora quasi del tutto scuro, c’era solo un piccolo bagliore a est che preannunciava un’alba limpida, contornata da qualche nuvoletta ora tinta di rosa slavato. Si ributtò pesantemente sul letto, deciso a riappisolarsi, ma l’immagine di Hermione che si trasformava in sua zia Muriel era ancora disgustosamente vivida nella sua testa. Si stiracchiò debolmente, si sentiva appiccicaticcio. Decise che si doveva alzare, fare un bagno interminabile, approfittando del fatto che, per quella che credeva la prima volta nella sua storia di studente ad Hogwarts, si era svegliato per primo, e poi scendere a fare colazione.
Saltò in piedi, stirandosi ora più energicamente. Poi si ricordò di una cosa. Era domenica, questo significava che era il primo marzo, il suo diciassettesimo compleanno. Significava che quel giorno c’era la gita ad Hogsmade e, anche se Hermione aveva detto che sarebbero andati insieme lui lei ed Harry, Ron aveva già intimato a quest’ultimo di trovare un modo rapido di dileguarsi nel nulla. Un largo sorriso gli illuminò la faccia, ancora impastata di sonno, ma adesso si sentiva più che sveglio. Aveva aspettato quel giorno per suppergiù due settimane. Dopo l’episodio del bacio nel corridoio del primo piano, ne erano cambiate di cose. Prima di tutto Lavanda non gli ronzava più intorno, anzi non gli aveva quasi più rivolto la parola. E poi tra lui ed Hermione si era instaurato una sorta di tacito accordo. Quello che era successo aveva travolto tutti e due come un branco di centauri inferociti, ed aveva un po’ stravolto il loro rapporto e quello di loro due con Harry. Non pensato strane cose, non erano affatto diventati come Bill e Fleur! Tutt’altro. Non avevano più litigato, passavano sempre più tempo soli, come prima, esattamente come prima, solo che c’era sempre qualcosa di sottinteso in ogni loro gesto o parola. Un qualcosa che riportava a quel giorno, il primo marzo. Sembrava quasi che si fossero accordati per un primo appuntamento, e stessero entrambi fremedo aspettando quel giorno. E finalmente era arrivato.
Ron avrebbe voluto mettersi a urlare, ma, temendo la reazione che avrebbero potuto avere i suoi compagni di stanza, certamente non di incoraggiante giubilo, si avviò quasi trotterellando verso il bagno, con la sensazione di stare camminando a dieci centimetri dal pavimento.





***


Così un’ora dopo era a fare colazione nella Sala Grande, ancora semivuota. Harry si era svegliato mentre Ron stava scendendo, strabuzzando gli occhi nel vederlo già in piedi, vestito, pettinato, che stava per scendere vispo in Sala Comune. Poi si era ricordato del suo compleanno, e dopo avergli fatto gli auguri e avergli dato il suo regalo (un nuovo paio di guanti da Portiere), si era ricordato della gita a Hogsmade e del suo piano per farlo rimanere solo con Hermione. E aveva capito il motivo di così tanta allegrezza.
Ron aveva già addentato una salsiccia, quanto amava la colazione della domenica mattina!, quando vide Hermione entrare e dirigersi verso il tavolo di Grifondoro. Di bene in meglio, pensò. Hermione andò a sederglisi vicino, gli stampò un bacio sulla guancia (Ron si sentì avvampare) e gli posò un pacchettino sotto il naso.
- Buon compleanno. – sorrideva radiosa. Ron aprì impaziente il regalo, che si rivelò essere un braccialettino di pelle nera, su cui spiccava una piccola “R” argentata. Sorridendo a sua volta, passò un bracciò intorno alle spalle di Hermione, resituendole il bacio sulla guancia. Riprese a fare colazione, non prima di aver notato Draco Malfoy seduto al tavolo di Serpeverde che li guardava disgustato.
Finirono di mangiare in silenzio, a un certo punto arrivò Harry e quando anche lui aveva terminato la colazione i tre, dopo essere passati dai rispettivi dormitori, si ritrovarono a uscire dal portone d’ingresso. Il cielo pareva completamente scoperto, l’aria era fredda e secca, ancora un po’ troppo secca per quell’interminabile inverno che sarebbe dovuto finalmente essere sul punto di giungere all’epilogo. Ron, Harry e Hermione camminarono in principio un po’ tremanti, memori del molesto Sensore Segreto che tanto amava brandire Gazza. La strada per il villaggio era piena di studenti, imbacuccati dalla testa ai piedi con sciarpe guanti e affini. Giunti a Hogsmade i tre passarono con aria sconsolata davanti alla vetrina sbarrata dell’Emporio degli Scherzi di Zonko. - Beh c’è sempre Tiri Vispi Weasley, giusto? – Harry e Hermione annuirono energicamente.
- A Diagon Alley, però… - Harry, piuttosto mesto. Si avviarono di comune accordo verso la prima meta di quella giornata, Mielandia, in mancanza di destinazioni maggiormente attrattive. E, come da copione, giunti fuori il negozio, Harry vide Ernie Macmillan intento a parlare con Zacharias Smith e mormorando che doveva dire una cosa a Ernie, si dileguò nella folla davanti all’entrata, dicendo a Hermione che li avrebbe raggiunti poi. Ma se tutto fosse andato bene, per Ron, Harry non li avrebbe più raggiunti affatto. Entrarono nel negozio, affollato come al solito fino all’inverosimile, e Ron notò che Hermione aveva continuato a guardarlo di sottecchi con un’espressione enigmatica da quando Harry aveva accampato la scusa di Ernie.
- Astuto Weasley. – decretò.
- Che? Cosa? – Ron recitò la parte perfetta di chi casca dalle nuvole. Hermione non rispose, risultando così ancora più loquace e prese ad analizzare i numerosi scaffali del negozio, con Ron che la seguiva in silenzio.
Dopo pochi minuti passati a esaminare le infinite e innumerabili leccornie di Mielandia, il negozio era talmente pieno di studenti di Hogwarts che i due non riuscirono quasi più a muoversi, - Usciamo. – Hermione tirò fuori Ron per un braccio. Giunti fuori la ressa era anche peggiore, si allontanarono dal negozio arrancando e riemersero dalla folla in mezzo alla strada principale del villaggio.
- Dove andiamo? – chiese Ron. Hermione non rispose subito, allora questi proseguì. – Sono già le undici e mezzo, che ne dici dei Tre Manici di Scopa? – Hermione si girò stizzita.
- Ron, siamo praticamente appena usciti! Vuoi già poggiare il sedere su una sedia a sorbirti una Burrobirra dopo l’altra? – Ron arrossì leggermente. – Camminiamo un po’. – finì Hermione, come se fosse la cosa più ovvia del mondo da fare in quel momento. Così i due si avviarono giù per la strada, a passo sostenuto, come se dovessero fare una marcia. Ron non aveva già più voglia di camminare e si sentiva gelare i piedi, così quando passarono davanti al pub rimpianse di non essere lì dentro al calduccio. Lo guardò sospirando.
- Non vedo Madama Rosmerta, Ron, che hai da sospirare? - Ron la prese come un’offesa, continuò a camminare in silenzio, un piede davanti all’altro, con lo sguardo basso, fino a quando Hermione si fermò al suo fianco e alzando gli occhi si ritrovò davanti una distesa di erba gelata. Aguzzando gli occhi scorse la sagoma sbilenca della Stamberga Strillante che si stagliava contro il cielo, ora parecchio nuvoloso.
- Perché ti sei fermata? – chiese Ron incuriosito. Aveva preso a tirare un vento gelido, né lui né Hermione avevano un cappello i loro capelli ondeggiavano piano.
- Perché non so più dove andare, Che ore sono? –
- Mezzogiorno e tre quarti. Hermione comincio ad avere fame. – si era voltata a fronteggiarlo. - Andiamo solo un po’ più in là, ok? La voglio vedere da vicino, non l’ho mai vista per bene. – aveva spalancato gli occhi e inarcato le sopracciglia in un’espressione supplicante, nonostante non ci fosse il minimo bisogno che lo implorasse. Ripresero a camminare, Ron era un po’ meno tetro al pensiero che tra poco avrebbe pranzato e aveva ritrovato un po’ della sua solita spensieratezza. Hermione sembrava essersene accorta e aveva ripreso col suo solito sproloquio decantando le leggende che aveva suscitato la Stamberga Strillante negli anni. Loro due invece sapevano fin troppo bene la verità su quella lugubre costruzione. L’avevano scoperto al terzo anno, con Harry, la storia dei Malandrini e del professor Lupin. Ci erano anche stati dentro, ma ciononostante Ron pensò che dovesse ancora esercitare un certo fascino sulla mente di Hermione, che non smetteva mai di essere curiosa.
Ma non fu possibile saziare la sua curiosità. Non quel giorno almeno.
Quando giunsero a metà strada verso la Stamberga, il cielò iniziò a coprirsi del tutto, tuonava, e le prima gocce di pioggia caddero grosse e pesanti. Hermione non se accorse subito, continuava a camminare, ma un grosso gocciolone aveva preso in pieno il lungo naso di Ron che la raggiunse allungando il passo.
- Piove. – disse a voce piuttosto alta, proprio in quel momento era risuonato il rombo fragoroso di un tuono.
- No Ron, sta solo tuonando. – Hermione non pareva troppo convinta, si tolse il guanto dalla mano sinistra e tese il braccio davanti a sé, palmo all’ insù. Hermione sentì la mano che si bagnava, poi un altro gocciolone la colpì dritta in testa, provocandole uno spiacevole brivido lungo la schiena, quasi si stesse praticando un Incantesimo di Disillusione.
- Hai ragione…- Si girò di nuovo in direzione del villaggio. – Torniamo indietro. –
Stava piovendo sempre più forte, Ron prese a correre attento a non scivolare sull’erba bagnata, con Hermione che gli stava dietro; a un certo punto scivolò all’indietro ed afferrò la mano di Ron, quasi trascinando anche lui, ma la rimise in piedi e ripresero a correre.
Arrivarono ai Tre Manici di Scopa completamente mezzi. La strada si andava svuotando, maghi e streghe che imprecavano coperti dallo scrosciare ormai assordante della pioggia, si coprivano la testa, calandosi i cappelli e correndo a ripararsi nei negozi.
Quando, ansimanti, Ron e Hermione riuscirono ad entrare nel pub, la strada era ormai completamente deserta, in balia della pioggia. Si guardarono intorno. Il locale era affollato dai fuggiaschi della tempesta; con suo grande sollievo, Ron non vide Harry. Ma c’erano parecchi studenti. Ernie Macmillan e Zacharias Smith stavano a un tavolo insieme ad altri ragazzi di Tassorosso, con davanti parecchi boccali di Burrobirra fumante. Ron si chiese suo malgrado dove fosse finito Harry, sperò in un luogo asciutto.
Con un’altra occhiata, in fondo alla sala scorse Lavanda Brown, Calì Patil e la gemella, intente a parlare serratamente.
Hermione si avviò verso uno dei pochi tavoli ancora liberi. Ron la seguì gocciolante, ancora occupato a guardarsi intorno e quando si fu seduto accanto a Hermione notò con una certa soddisfazione che Lavanda e le altre due con lei si erano girate a guardarli. La prima spalancò gli occhi e la bocca, bisbigliò qualcosa e Calì, che rise, e si rigirò di scatto.
- Dove sarà Harry? – chiese Hermione. Aveva notato anche lei Ernie e gli altri di Tassorosso a un tavolo poco lontano dal loro. Ron alzò le spalle, non pensava più a Harry ora che era seduto in un posto caldo e asciutto con lei. Ordinarono due Burrobirre a una indaffaratissima Madama Rosmerta, mentre Hermione guardava di sottecchi Ron come se si aspettasse che le saltasse addosso. Era risaputo che Ron aveva una cotta per lei, ma ormai non le faceva più alcun effetto, non ora che c’era Hermione.
Quando tornò da loro con due bevande fumanti, Ron afferrò la sua ingurgitandola tutta in un sorso. Hermione lo guardò divertita, era diventato paonazzo.
- Credo di essermi ustionato la lingua. – disse Ron avvilito. Scoppiarono entrambi a ridere, e Ron, che dalla sua posizione vedeva bene il tavolo di Lavanda, vide che si era di nuovo girata a fissarli, senza la minima intenzione di voltarsi di nuovo, con un’espressione indecifrabile. Non sapeva decidersi se fosse di pura nausea, tristezza o altro. Fatto sta che non tollerava sentirsi il suo sguardo addosso, gli dava un tremendo fastidio. Come se volesse farlo sentire in colpa, e allo stesso tempo sbattendogli in faccia ciò che si perdeva ad essere con Hermione invece che con lei. Si ritrovò a fissarla a sua volta, lei non accennava a distogliere lo sguardo e lui si sentì d’un tratto così irritato dalla sfacciataggine di Lavanda che si decise ad accontentarla, sentendosi terribilmente cattivo. Afferrò Hermione, che aveva rimesso sul tavolo il suo boccale, per le spalle, attirandola a sé e stampandole un bacio sulla bocca. Ma subito lei dischiuse le labbra e Ron sentì di nuovo sapore di Burrobirra, accompagnato dal tocco della lingua di lei sulla sua. Dopo qualche secondo si distaccarono, Hermione lo fissò interrogativa, ma lui si era girato di nuovo verso Lavando, che ora aveva assunto uno sguardo furibondo, rossa in volto. Appena aveva visto Ron voltarsi di nuovo nella sua direzione aveva distolto bruscamente lo sguardo.
- Scusa Hermione. – borbottò, bensì in tono piuttosto soddisfatto.
- Non provarci nemmeno a scusarti, Ron. Potrei scagliarti una maledizione senza perdono.
Scoppiarono a ridere, poi Hermione finì la sua Burrobirra e uscirono di nuovo in strada, aveva appena smesso di piovere e l’aria era fredda e fragrante. Ron strinse a sé Hermione, passandole un braccio sulle spalle.
- Dovrò regalare qualcosa a Lavanda. – esclamò all’improvviso Hermione.
- Cosa scusa? – Ron la gardò strabuzzando gli occhi.
- Hai capito bene Ron. Se lei non ti fosse stata alle costole non ci saremmo mai messi insieme. – Ron sussultò.
- Noi stiamo insieme? –
- Certo, avevi qualche dubbio? – Hermione pareva più che altro divertita, ma Ron non potè non notare una nota pungente nel tono in cui pronunciò l’ultima parola.
- N-no! Certo! – balbettò.
- E fai bene. Non avere mai più dubbi al proposito.- si strinsero ancora più forte, sorridendo.
- Allora che regaliamo a Lavanda?





FINE


Non so davvero cosa dire. Spero che recensirete anche questo capitolo, spero di ricevere tanto complimenti e mi sento di essere molto soddisfatta per aver finito la mia prima long-fic!
Alla prossima, questa è una promessa! xDxD

Lory91

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