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Da quando mi hai lasciato ho evitato tutti
i posti che conosco e che frequenti anche tu, ma oggi dopo tre mesi di
estenuanti allenamenti ho proprio voglia di una delle OkonomijakySpecial di Ukyo. Entro,
saluto la cuoca e mi siedo. Sono contento che sia di nuovo mia amica come
quando eravamo bambini, mi fa piacere parlare con lei. È la mia unica valvola
di sfogo, il mio unico contatto con l’umanità. Non ho neanche più Ryoga,
partito per sempre, stavolta davvero, per vivere con Akari.
Non posso fare a
meno di pensarti ogni giorno che passa e quando rientro in città
mi sembra di vederti ovunque. Oggi c’è molta folla nel locale, è sempre così
sotto Natale, non sono più abituato a muovermi in questo caos. La vita condotta
in totale solitudine a perfezionare le mie tecniche ha influito pesantemente
sul mio carattere. Il suono del campanellino segnala l’apertura della porta,
come non voltarsi a controllare ad ogni tintinnio.
Mi chiedo se sei
davvero tu, quella ragazza appena entrata, ma fra gente, luci e fumo non ti
vedo più. Credo che potrei impazzire.
Ma stavolta ci sei
davvero, Ucchan me ne da la
conferma e torna a servire ai tavoli. Mi lascia nel più totale subbuglio
interiore. Come dimenticare la vita al tuo fianco? Rimango una statua di sale
lasciando credere ai passanti di essere sempre lo stesso uomo di roccia, tutto d’un pezzo. Ti guardo, sarebbe meglio dire ti fisso, da
lontano…mi stai guardando, incrocio un'altra volta il tuo sguardo olta,
a a luntano mi stai guardando incrocio il tuo sguardo tra la folla mi hai
notato gitra la folla, mi hai notato. Occhi negli occhi,
mi sento nudo, come se con quel contatto visivo riuscissi a leggermi dentro.
Forse è vero che gli occhi sono lo specchio dell’anima.
Ormai non posso più
nascondermi, sei tu, seduta al tavolo laggiù, bella
come nei ricordi che ho di noi.
Ma nei tuoi occhi ho paura di scrutare; cosa troverei?
Delusione? Pietà? O forse l’affetto di un nuovo amore.
Mi fa uno strano
effetto vederti con un altro, come me è stato scelto da tuo padre, ma con lui
sembri andare d’accordo. Ho meditato più volte sul nostro rapporto tra i
boschi, potrei dire continuamente. Ti ho amato. Ho sempre avuto paura di
ammetterlo. Confessartelo adesso sarebbe inutile, un’inutile
sofferenza per entrambi. Ora so dare un nome anche a
ciò che mi rode la milza: gelosia! Sei così carina con quei piccoli codini,
quando stavi con me non hai mai provato questo look. Ti
accorgi del mio sguardo infuocato perennemente su di te quindi distolgo lo
sguardo e torno a fissare il mio piatto. Fa troppo caldo in questa stanza. Ti
alzi, lo prendi per mano e lo trascini verso il
bancone dove sono poggiato; so già che quello che stai per fare mi farà male,
molto male.
Mi
presenti lui, somiglia a me, ma credo
che non lo ammetteresti mai.
La
tua testa dura e tutti i miei stupidi sbagli hanno distrutto quello che avrebbe
potuto esserci tra di noi. Chissà se pensi mai a quello che saremmo potuti
diventare, eravamo una bella coppia, infondo, ci intendevamo. Mi svuota pensare
che l’anno scorso c’ero io al suo posto, sotto la neve
qui con te. Ho sprecato la mia occasione, lo so, ora tocca a lui godere della tua compagnia… forse per sempre.
Spero tu non abbia
già cancellato dalla tua mente tutti i nostri momenti insieme. Non sono stati
molti quelli da vera coppia ma per me tutti hanno avuto qualcosa di magico. Se
solo lo avessi scoperto prima.
Chissà
se tenevi un diario a cui confidare i tuoi sentimenti.
Cosa darei per saperlo, per leggerlo, per sapere se
qualcosa per me l’hai provato e se c’è ancora una speranza per cui lottare.
Mi
basterebbe sapere che conservi ancora qualcosa di noi, per crederci, per
illudermi ancora. Se anche per un solo giorno hai tenuto a me.
Forse
nel cassetto dei tuoi ricordi. Magari.
Ripensi mai a noi?
Che nostalgia, ti ho appena parlato ma non mi basta. Avevo imparato a
sopravvivere, convivendo con la tua assenza ma più ti parlo e più ti voglio.
Non ce la farei nemmeno un minuto adesso senza di te. Non ora che la mia meta è
delineata. Sei il mio unico desiderio e non posso
perdere quest’occasione di ottenere tutto quello che ho sempre sognato. Parole,
tante parole al vento. Che senso ha avuto questa
conversazione, non sembravi tu, eravamo come due persone appena conoscenti. Un‘estranea, forse non sei come nei miei
ricordi, capita che con la distanza si comincia
fantasticare costruendo enormi castelli di carta che la realtà spazza via in un
baleno; capita anche che le persone cambino. Te ne sei andata troppo in fretta
e come al solito non ti ho capita. Quando mai!
E magari un lacrima solca il tuo bel viso, bagnandolo di amarezza,
quando guardi quella foto di noi che ti ho lasciato prima di partire per questo
lungo viaggio. Un ricordino di Nabiki che, al solito, non si smentisce mai.
Ritorno ad essere solo.
Sei uscita dal
locale.
E dai miei giorni.
Potrei
provare a fermarti ma non lo faccio mi conosci, in amore sono un vigliacco.
E io conosco te, la mia ottusa ragazza…mi fa rabbia.
So
che non tornerai sui tuoi passi, hai già fatto la tua scelta, non sai
perdonare, sei così testarda tesoro…
Ti
amo, siamo stati insieme eppure non c’è mai stato un vero bacio fra di noi, e se questa è davvero la mia ultima occasione
per farti innamorare di me devo agire. Infondo mi considero un uomo, pardon, un mezzo uomo d’azione ma con te non ho mai saputo cosa
fare, che sciocco anzi, che baka,
come ami definirmi. Mi alzo e comincio a correre, ti raggiungo fuori dal locale
e ti bacio. Sta nevicando ma non me ne accorgo, è già tanto che non mi respingi,
anzi mi copri con il tuo ombrello. Grazie tu sai sempre cosa fare. Sai che
imbarazzo se mi fossi trasformato. Non sembri sorpresa; sono così prevedibile?!? Io neppure riesco a credere di averlo fatto eppure sembra
che tu te l’aspettassi. Ti lascio un momento di respiro
e ti bacio nuovamente, incredulo e sempre con più passione, la mia mano dietro
la tua nuca ti scompiglia i capelli e ti attira con vigore a me. Non scapperò
mai più! Non posso perderti, sono pronto ad affrontare le mie paure e lui.
Lui
che è qui presente ma sembra indifferente alla scena e
tu che non mi scacci con un pugno ben assestato. Forse sono scivolato e ho
battuto la testa. Forse sto sognando ma vi prego non svegliatemi, se morissi adesso sarei l’uomo più felice del mondo.
Ma questa è la realtà e di lui ci occuperemo dopo.
Sono
tre mesi ormai da quando te ne sei andato e la colpa è solo mia. Dopo il nostro
ennesimo litigio, dissi a mio padre di non voler più essere la tua ragazza e credo
proprio di averlo fatto con troppa convinzione in quanto
ha stabilito la rottura del fidanzamento. Ranma non ha opposto resistenza ed è
partito per un viaggio di addestramento. Irritante.
Non
ci è voluto molto che papà mi ha proposto un nuovo marito
con cui avrei ereditato il dojo. Il candidato era ineccepibile: sarei divenuta la promessa sposa del figlio di
un maestro di arti marziali da poco trasferitosi a Nerima. Ancora più irritante.
Il
signor Genma invece ha continuato a vivere a scrocco
da noi in ricordo dei bei vecchi tempi. A me non ha dato fastidio, anzi, era l’unica
speranza che tu tornassi, ma chi la sente Nabiki!
Ukyo dice che tornerai e quindi eccomi al “Ucchan”,
come sempre sperando di incontrarti, con il mio nuovo lui.
Ti
assomiglia.
È
un artista marziale agile e forte, quasi al tuo livello, a differenza tua però lui con me è gentile e mi rispetta.
Ma non sei tu.
Io
voglio te; come amico, compagno, confidente e amante. E come al
solito crogiolo nell’illusione che sarebbe potuta essere questa la mia vita se
solo ti avessi accettato da subito. Ad ora che so di
amarti mi illudo che tu sia lì, al bancone, vicino la piastra delle okonomijaki a parlare con Ukyo.
Ti
vedo e mi sembri così, così… reale.
Ma si! Sei proprio tu. Come non riconoscere il tuo codino ed i tuoi occhi.
Mi
stai guardando come non hai fatto mai, soffermandoti su ogni centimetro del mio
corpo. Divento rossa per l’imbarazzo.
I
nostri sguardi si incrociano e mi perdo nei tuoi occhi
blu; abbassi il viso, è troppo per noi, anche dopo così tanto tempo. Ti fisso
per troppo e lui se ne accorge, ha capito chi sei perché gli ho raccontato
tutto di te, di noi. Gli voglio bene, ma come amico, e per lui è lo stesso,
niente di più. Ed è proprio in onore di questa
amicizia che si fa da parte. Tra noi non c’è mai stato niente.
Mi
sono aperta con lui ma non al punto tale da donargli il mio cuore, con il tempo
forse avrei potuto anche accettarlo come marito ma
sarebbe rimasta un’unione senz’anima.
Io ti avrei
aspettato all’infinito; ed ora sei qui.
Sono comunque arrabbiata
con te quindi mi alzo, ci avviciniamo mano nella mano a
te e vi presento. Spero di averti ferito.
Per non tradire le
mie emozioni è stato un bene che non sia rimasta a lungo, ma è stato troppo
poco per capire la tua reazione. Torniamo a sederci.
Ti penso ancora,
penso alla nostra foto insieme, quella che mi hai lasciato
prima di andare, era l’anno scorso e come oggi nevicava, sembravamo una vera
coppia. No, non voglio piangere ma c’è una lacrima che non riesco a trattenere.
Lui mi chiede se amo
te che senso ha fingere con lui. Mi chiede di lasciarlo perché è quello che
vogliamo entrambi. Anche lui ama un’altra: è Ukyo. A
furia di venire qui ha imparata a conoscerla.
Ma il gioco vale la candela? Tu cosa provi?
Il tuo sguardo da
innamorato tradito manda in fumo le barriere che negli anni si sono create tra
noi. Mi sembra di leggerti dentro ma non voglio crederci, mi hai illuso troppo
spesso, non posso ricascarci altrimenti questi tre mesi saranno risultati inutili.
Ma so che da te posso aspettarmi di tutto.
Credo
abbia fatto caso hai capelli. Sono diversi un po’ più
lunghi ma non tanto, o forse sei shoccato dalla visione di noi. Usciamo, anche
se non vorrei, mi volto ancora una volta verso di te, il mio sguardo è triste, vuoto,
ha il sapore di un addio. Speravo che il mio uomo d’azione facesse qualcosa.
Sono
fuori. Con la certezza che non puoi vedermi con lui comincio
a odiare la timidezza che ti impossibilita a dichiararti. Se non a me comunque mi faresti un favore scegliendo finalmente la tua lei. Davanti
ad una sfida non ti saresti mai tirato indietro. Vero?!?
Rabbrividisco,
fa freddo. Amore mio, baciami. Mi giro sperando di incontrare ancora i tuoi
occhi e ti vedo. Corri, corri verso di me, inciampi
nella neve, sei così buffo. Cosa vuoi fare? Nevica e
rischi di bagnarti tesoro, così ti copro con l’ombrello e… mi baci. È stato un
bacio dolcissimo, mi tieni stretta tra le tue braccia e non mi lascia andare. Il
calore invade il mio corpo ed il mio spirito. Lo desideravo
tanto, sentire finalmente cos’è l’amore.
Ora
finalmente possiamo essere una coppia, un po’
particolare, ma pur sempre una coppia. Ci saranno
ancora difficoltà da superare ma il primo passo è fatto. Dovremo affrontare
innanzitutto noi stessi e le nostre insicurezze; per non parlare delle nostre
famiglie e in nostri amici.
Ma questo è l’inizio di un nuovo amore e non smetterò mai di
credere in noi e nel nostro futuro. Se siamo arrivati
fin qui il nostro destino non potrà che essere insieme.
Le loro lingue si
sfioravano con sempre più passione regalando loro dolci vibrazioni ma un bacio,
per quando atteso, non può durare per sempre. Separate le labbra
le loro fronti ancora si sfioravano e ancora occhi dentro occhi, Akane
sfogò tutta la rabbia e la frustrazione di quei mesi con un pugno deciso alla
bocca dello stomaco del suo adorato Ranma, fortunatamente non così forte da farlo
volare via.
”Baka ce ne hai messo di tempo” urlò
con aria arrabbiata poi, senza pensarci due volte, sorrise e aggiunse
teneramente “…non sai quanto sono felice”
Ranma
scombussolato si massaggiava l’addome dolorante “Questa situazione mi ha reso
un uomo migliore, ma tu rimani la ragazza violenta di sempre”
Invece
anche lei era maturata e aveva finalmente preso coscienza di sé “Dolcezza, ne
vuoi un altro!?”
I
presenti li guardavano rimasero sconcertati dai bizzarri atteggiamenti di
quella giovane coppia.
“Allora
vuoi litigare” rincarò lui “di già? Mi
deludi…” provocante e molto divertito. Sembravano proprio una coppia di
coniugi collaudata negli anni.
“No, no. Ma che dici!” si arrese Akane di fronte a
quello che finalmente era diventato il suo ragazzo a tutti gli effetti.
“Dai!! Sto scherzando.” E, ancora un po’ insicuro e tentennante,
le chiuse le labbra con un altro dolcissimo bacio. Era bello vederli impacciati
eppure così sicuri del loro amore. Infondo l’amore
non è bello se non è litigarello.
Shin, questo era il nome del nuovo ragazzo di Akane, fu costretto a
interrompere lo spettacolo
data la calca formatasi intorno ai piccioncini che impediva
l’accesso al locale di Ucchan.
Ranma
finalmente ripresosi dalle forti emozioni cominciò a
prestare attenzione al nuovo arrivato mettendosi subito in guardia: “Vile,
fatti da parte o combatti; se ne sei in grado.”
Questa volta fu Akane a porsi tra i due combattenti
“Fermo! Sei sempre così
impulsivo lasciami spiegare”
…
…
…
“E questo è tutto.”
Terminato il
racconto Akane si era convinta che tutto sarebbe
filato per il meglio, invece dovette ricredersi.
“Bene” dichiarò
Ranma “allora, essendo tu un artista marziale, da quanto ho capito molto forte,
mi sembra giusto sfidarti. Chi vincerà avrà Akane tutta per sé.”
Sia a Shin sia a Ranma brillavano gli occhi in
quanto la sfida si preannunciava interessante. I loro spiriti di artisti
marziali erano decisamente affini anche se
caratterialmente Shin si presentava molto più
tranquillo e maturo. A questa proposta quindi il ragazzo non seppe tirarsi
indietro. “Ci sto!”
“Ma
io qui non conto nulla?” si sbracciava Akane non molto sorpresa
dall’atteggiamento dei due.
“Darai
il meglio di te?” chiese Ranma, sapendo quale cuore volesse conquistare il
nuovo amico.
“Certamente, come
ogni artista marziale che sia degno di tale nome. Non
dubitare di me.”
“Ehi! Ci sono anch’io!” Akane continuava ad essere completamente ignorata.
“Fra tre giorni al dojo. Ci vediamo lì dopo scuola. Shin…”
il codinato prese coraggio e continuò “sappi che ti
stimo molto e… grazie per esserti preso cura di lei mentre non c’ero. A presto Akane.”
“Ranma sei il
maschio egocentrico e borioso, altro che maturato!” gridò Akane mentre lui si
volatilizzava fra i tetti di Nerima. Come al solito
era fin troppo sicuro di sé.
Akane intanto era
pensierosa e preoccupata per la sfida tra i due giovani. Si chiedeva fin dove si sarebbe spinto Shin.
Non avrebbe di certo perso un incontro per farle un favore. Ne andava del suo
onore di artista marziale. Avrebbe di certo dato il massimo. La ragazza si
morse le labbra e fece ritorno con la mente a pochi istanti prima quando quelle
labbra erano finalmente diventate sue.
Ormai era calata la
sera da un po’e le prime chiare stelle accendevano il cielo di quella pungente
giornata di dicembre mentre Akane e Shin camminavano
lentamente sulla via di casa, sotto lo stesso ombrello per ripararsi dalla
tempesta di neve che ormai imperversava. Akane immersa nei suoi pensieri
contemplava il terreno innevato sul quale i suoi lievi passi lasciavano candide
ed effimere impronte.
“Non ti preoccupare si vede che è forte, mi
darà del filo da torcere, non credo che vincerò, ti ama troppo per arrendersi. E poi come tutti dicono lui è il
famosissimo e invincibile Ranma Saotome erede della omonima scuola di arti indiscriminate.” La buttò sul
ridere Shin.
“Ma
se dovessi vincere tu lui sparirà per sempre dalla mia
vita…non lo conosci…lui ne sarebbe capace.”
“Se
mi sta chiedendo di fargli uno sconto hai sbagliato persona. Gli ho promesso di
non trattenermi e così ho intenzione di fare. È tutta qui la fiducia che riponi
in lui?”
Shin la invitò a farsi un esame di
coscienza.
No,
questo era certo, lei si era sempre fidata di Ranma e non era sicuramente
quello il momento di cominciare a dubitare. A qualche passo dall’ingresso del dojo Akane smise di fissare i suoi piedi e cominciò a
correre a più non posso per dare la notizia alla
famiglia.
“Papà,
Kasumi, Nabiki ,Genma …Ranma è tornato!”
“Figliolo
dove sei?” gridò un Genma tutto contento alla ricerca
del figlio. Finalmente aveva un buon motivo per continuare a vivere a scrocco a
casa Tendo.
“E
ora come la mettiamo con Shin.”constatò
un alquanto imbarazzato Soun. Infondo lui preferiva
Ranma, ma solo per assicurarsi la compagnia di Genma.
Nessuno
prese in considerazione la volontà di Akane. Perché affidare una decisione così
importante per il proprio futuro alla diretta interessata?!
“Non
si preoccupi Soun. Io e Ranma ci scontreremo qui fra tre giorni, il vincitore
sposerà Akane. Lui per ora ha deciso di non tornare, deve allenarsi ed io non
gli concederò tanto facilmente questa vittoria”
Soun piangeva di gioia, sollevato del macigno che gravava sul suo
petto, e Genma-panda si mangiava le unghie implorando
mentalmente il figlio di vincere altrimenti gli sarebbe toccato sloggiare.
“Akane sei contenta?” chiese ingenuamente Kasumi.
“Si
Kasumi, si…” rispose con uno sguardo pieno di
tristezza.
In
camera Akane si era buttata sul letto in lacrime. Non era il tipo da piangere
per un ragazzo, ma infondo lei prima di Ranma non aveva mai amato nessuno con
tutta se stessa. Quella per il dottor Tofu era solo un infatuazione
per un uomo che le sembrava ideale. Quindi non conosceva
neppure il motivo delle sue lacrime; ora sapeva che Ranma teneva a lei, però
temeva che l’amore non bastasse per battere un nemico più forte di lui.
Stringendosi al cuscino si addormentò e sognò la felicità: lei e il suo Ranma
abbracciati stretti stretti
dopo la vittoria contro Shin e finalmente un altro di
quei baci, lì davanti a tutti, a sancire pubblicamente il loro amore, per
sempre.
Akane e Shin correvano verso scuola in ritardo per la prima volta
perché Akane non voleva alzarsi dal letto e abbandonare il paradisiaco mondo
dei sogni. Era talmente bello pensare che presto quei sui sogni sarebbero
diventati realtà. Mentre correva tutta felice sgommò
davanti a lei la bici di una ragazza che non vedeva dalla partenza di Ranma: Shan-poo.
“Lagazza violenta dove nascondi il mio Lanma”
“Non so ora dove sia ma se ti interessa saperlo vieni al dojo questo pomeriggio, credo avrai una bella sorpresa.” L’affrontò a testa alta la piccola Tendo.
“Ci sarò” confermò
l’amazzone stizzita da quell’arroganza. Conosceva Akane e non si sarebbe mai
aspettata tali parole da una mocciosetta come lei.
“Non credi di
essere stata un po’ acida?” constato uno stupito Shin.
“Assolutamente
no. Se lo merita. Dopo tutto quello che mi ha fatto
passare…”
Akane
non poteva fare a meno di pensare a quel bacio rubato a Ranma proprio sotto i
suoi occhi. Non ce la faceva, sentiva crescere in lei un’incontenibile rabbia
attenuata solo dall’idea che entra la sera tutto questo patire sarebbe finito.
In classe non si
vide ragazza più lunatica di lei quel giorno. Alternava silenzi pensosi e
discorsi logorroici per sfogare la tensione, purtroppo
non riusciva proprio a calmarsi, era troppo eccitata e presa dall’imminente
arrivo di Ranma. Ormai Yuka e Sayuri,
le sue fedeli amiche, non la sopportavano più, ma erano talmente contente per
Akane che si sforzarono di starla a sentire, infondo
era la prima volta che si confidava a loro così apertamente e dovevano
recuperare il tempo perduto in passato.
Al suono
dell’ultima campanella i due giovani si affrettarono a ritornare a casa
elettrizzati per lo scontro che li avrebbe coinvolti. Shin
si fece una doccia, indossò la tenuta per i combattimenti importanti e si mise
al centro del dojo in posizione meditativa in attesa
dello sfidante. Era alto, il fisico scolpito dall’allenamento,
dorati capelli castani e due occhi marrone chiaro. Inutile dire che
attirò su di sé tutti gli occhi delle donne presenti in sala.
Gli piaceva davvero
molto quella palestra e gli sarebbe mancata, come d'altronde l’amicizia di Akane,
ma infondo il suo cuore batteva, ricambiato, per Ukyo
che lo trovava davvero splendido con quella uniforme…ma questa è un’altra
storia.
Akane aveva
anch’essa tolto la divisa scolastica sostituendola con un maglioncino con lo
scollo a V, degli short e delle lunghe e spesse calze
colorate. Aspettando l’arrivo del codinato
stava logorando il pavimento della palestra a furia di camminare nervosamente
avanti e indietro per la sala. Nell’aria si poteva tastare la tensione
avvertita da tutti per il ritardo di Ranma. Genma-panda
aveva cominciato a mangiarsi le unghie per il nervosismo convinto che il figlio
lo avesse condannato ad un destino da girovago
senzatetto. Una Shan-poo molto contrariata sedeva
sugli spalti ancora poco convinta della versione di Akane secondo la quale
Ranma avrebbe già fatto la sua scelta.
D’improvviso le
porte della sala si spalancarono e una luce abbagliante investì tutti i
presenti. Un figura vestita alla cinese con una
camicia nera con un dragone rosso fece qualche passo in avanti mostrandosi al
pubblico: era Ranma. A questa entrata spettacolare la massa ebbe un sussulto.
Vedendo un Ranma così affascinante e determinato il primo pensiero di Shan-poo fu di saltargli al collo,
considerando inoltre che non lo vedeva da tre mesi, ma fu fermata dal fatto che
molto educatamente il codinato si diresse
immediatamente a salutare il padre e a ringraziare il padrone di casa. Era
molto maturato.
Genma riprese le sue sembianze umane e baldanzoso
gridò ai presenti: “Credevate che mio figlio fosse così vigliacco e sleale da
non voler riconquistare la sua ragazza con una sfida ufficiale?!?!? Come avete
potuto dubitare di lui!!! E poi non avrebbe mai
abbandonato il suo amato genitore! Assolutamente no!”
Nella confusione i
parenti non fecero caso agli atteggiamenti intimi dei due ragazzi. Ranma volse
teneramente il suo sguardo su Akane e le sorrise in modo incoraggiante. Mentre
lei si sentì sciogliere e ricambiò il sorriso, Shan-poo
fumava di rabbia. Pronta a lasciare uno dei sui
infallibili bonbori sulla malcapitata Akane ma le
bastò uno sguardo più attento per capire che tra loro qualcosa era cambiato. Si
ritrovò improvvisamente sconfitta senza la possibilità di combattere e lasciò
il dojo prima di conoscere l’esito della battaglia. Effettivamente
era più delusa di se stessa che altro. Né la sua forza, né il suo fascino avevano fatto sì che potesse portare a compimento la sua
missione. Non si sentiva più degna di far parte del villaggio delle amazzoni.
Soun fece mettere in posizione i due pretendenti alla mano della figlia e diede il via allo
scontro. Senza indugi i ragazzi cominciarono a darsele di santa ragione. Tra
proiezioni, spazzate, salti mortali e calci volanti lo scontro era fra i più combattuti degli ultimi tempi e di un livello
decisamente superiore a quelli fra Ryoga e Ranma. Di scontri così se n’erano
visti ben pochi e non parlo solo per quanto riguarda la palestra dei Tendo. Gli
sfidanti erano di pari livello e ciò sorprese tutti
coloro che nella sala conoscevano il livello di preparazione di Ranma prima
della sua partenza, decisamente inferiore a quello attuale. Tutti conoscevano
le rapide e intuitive capacità di apprendimento di Ranma ma nessuno si
aspettava questi sviluppi. Dopo quasi un’ora lo scontro si era fatto estenuante,
era solo questione di resistenza e nessuno dei due sembrava aver intenzione di
cedere. Erano come due zombie, non si reggevano in
piedi e sembrava fossero destinati a cadere insieme; entrambi avevano bisogno
di urgenti cure mediche. Concentrati nel combattimento i guerrieri avevano
annullato il mondo intorno a loro. Gli schiamazzi del pubblico erano diventati
un lieve brusio fino a sfumare nel silenzio. Ranma avvertiva solo il battito
accelerato del suo cuore e quello del suo avversario. Quando tutto sembrava
volgere al termine Ranma vacillò e Shin lo sorprese
con un pugno al viso.
Il codinato stramazzò al suolo. La sua testa si riempì
nuovamente di tutte quelle persone inutili, voci e volti ondeggiavano nella sua
mente.
“Ranma io credo in te! Credo in noi!” questa supplica disperata lo
fece riprendere e richiamate a sé tutte le energie residue e parve confluire in
lui nuova forza, rinvigorito diede a Shin il colpo di grazia dimostrando la sua netta superiorità
e le sue notevoli abilità. L’uragano della tigre era decisamente
la mossa fatta su misura per lui. Ranma si accasciò al suolo soddisfatto dello
scontro, se l’era vista davvero brutta. Shin cadde a
terra svenuto. Kasumi e il dottor Tofu soccorsero
prontamente il povero Shin accompagnandolo nella sua
stanza dove lo avrebbero medicato inseguiti dalla preoccupata Ucchan.
La folla che era
situata sugli spalti lo portò in trionfo e il ragazzo si trovò improvvisamente
a sguazzare in una marea di gente nel vero senso della parola.
Trovato finalmente un attimo di respiro cercò la sua
ragazza con lo sguardo; era rimasta lì in disparte, gli sorrideva quasi con le
lacrime agli occhi e allora fu come se in quel salone affollato fossero rimasti
soli. A passi lenti si avvicinarono l’uno all’altro e,
pieni di desiderio, chiusero finalmente le loro distanze con uno di quei baci
che lei aveva sognato tanto in questi giorni. Finalmente avevano dichiarato il loro
amore a se stessi. Cosa importa ora delle reazioni
degli altri se in questo momento esistono solo loro? Diciamo semplicemente che
tutti sono rimasti a bocca aperta dall’audacia di questi due giovani che dopo
tante insicurezze finalmente sono maturati ed hanno imparato come amarsi. Come
nei sogni di ogni ragazza ecco il suo principe azzurro un po’ bacato che la
stringeva forte e sfidava il destino pur di averla accanto.
Fine
Ma cosa ne è stato di Ukyo e Shin?
Ukyo aveva raggiunto Shin
nella stanza dov’era stato medicato e attendeva che riprendesse i sensi. La sua
sconfitta era l’inizio di una nuova vita per lei.
Era sicura che si sarebbe presto ripreso e non sarebbe di certo trascorso
molto tempo prima di un nuovo scontro. Stavolta dai toni più amichevoli. Era
così felice!
Quel ragazzo era
totalmente l’opposto di Ranma lui era stato capace di riportare l’ordine
sconfiggendo il caos che accompagnava da sempre il codinato.
Shin era disteso nel suo futon e l’amorevole Ukyo gli teneva la fronte e gli asciugava il sudore. Lo
guardava con quegli occhi chiari così belli che nessuno aveva mai realmente
apprezzato. Ora si sentiva donna completa.
Aprendo poco gli
occhi Shin riconobbe in Ukyo
la figura che gli era accanto e mugolò il suo nome.
“Ehi”disse
lievemente la cuoca “come ti senti?”
“Molto meglio ora che so che sei accanto a me”
Ukyo era imbarazzata. Sapeva di non essere
indifferente al ragazzo ma non si erano mai parlati apertamente a causa del
fidanzamento con Akane. Ora che la situazione si era finalmente sbrogliata Shin non aveva perso tempo rimarcare il suo interesse per
lei.
Ebbene sì, era
davvero molto diverso da Ranma. E lei non poteva desiderare niente di meglio.