Scontro di Destini

di MadAme_MadNess
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Flashback nel Freddo ***
Capitolo 2: *** Amici? ***
Capitolo 3: *** Un Ospite Poco Gradito ***
Capitolo 4: *** Sorpresa! ***
Capitolo 5: *** New Entry! ***
Capitolo 6: *** Convivenza Difficile ***
Capitolo 7: *** Il Diario di Mary Bell ***
Capitolo 8: *** L'Indecisione di Jigen ***
Capitolo 9: *** Quello Strano Winchester ***
Capitolo 10: *** Una Donna di Troppo ***
Capitolo 11: *** L'Inseguimento da Brivido ***
Capitolo 12: *** Una Notte Velenosa ***
Capitolo 13: *** La Veggente Esiliata ***
Capitolo 14: *** Il Piano d'Azione ***
Capitolo 15: *** Che l'Incursione Abbia Inizio! ***
Capitolo 16: *** Non Arrenderti Zazà! ***
Capitolo 17: *** Si Va in Scena! ***
Capitolo 18: *** I Piani si Complicano ***
Capitolo 19: *** Risvolti e Fuori Programma ***
Capitolo 20: *** Una Triste Profezia ***
Capitolo 21: *** Misteri Risolti... o quasi. ***
Capitolo 22: *** L' Ultima Carta ***



Capitolo 1
*** Flashback nel Freddo ***


-"Viaggiando e mirando le meraviglie del mondo solo così scoprir potrò... ". Erano le sue memorie? La sua testa era quella che favellava senza una ragione e una logica, insensata e confusa. -"Ok, forse sono ubriaca... hic!"-. 
 
La ragazza, alta e slanciata, camminava sola per quel buio viale di New York, la notte del 20 dicembre, 1981.
-"Chissà che ore sono... è abbastanza buio da farmi pensare che... sì, forse sono le nove... nove e mezza al massimo!". Camminò fino in fondo al viale e sbucò in una grande piazza. La prima cosa che la colpì fu la gigantesca gioielleria che si ergeva possente su tutti gli altri negozi della piazzetta. "Bijoux et Vie"... "Che nome orribile per un negozio di gioielli!" rifletté la giovane.
 
Vide una panchina vuota, proprio davanti all'immenso ingresso della gioielleria e si sedette, poggiando vicino a sé lo zainetto semi vuoto.
Nonostante l’orario tardivo, erano numerose le limousine che si fermavano davanti allo sfarzoso negozio, e da esse ne uscivano ricche signore impellicciate con i rispettivi mariti. -"Odio le donne che amano i gioielli... che se ne faranno mai, poi? Dopo che hai speso un milione di dollari per una collana o un bracciale sei così stupida che per vantartene vai in giro e li sfoggi a destra e a manca... e dietro l'angolo c'è già il primo ladro che te li frega! Poi hanno pure il coraggio di lamentarsi…''.
 
Davanti alle lussuose macchine cominciarono a rincorrersi due bambini, forse due fratelli, chiamati da lontano dai genitori perché non si allontanassero da loro.
E per un secondo la ragazza abbandonò i pensieri di disprezzo per la società ricca e sfarzosa della Grande Mela e... si ricordò di quando era piccola, quando giocava con le macchinine di suo fratello e litigavano nello scegliere i ruoli a "Guardia e Ladri".
 
Giovanni, detto Johnny, voleva fare sempre il buono, il commissario che arrestava il malvivente, nel loro caso "la ladra'' e la piccola non era mai d'accordo ma, alla fine, lo accontentava sempre. Johnny portava sempre con sé le manette-giocattolo di latta, costruite dal nonno, nella tasca posteriore dei suoi pantaloncini preferiti,  perché lui era '' il grande eroe che avrebbe salvato la società dalla malavita e dalla criminalità''.

La giovane si strinse nel cappotto di lana e si sistemò meglio la sciarpa che aveva al collo: cominciava a sentire freddo. Ma, per quanto cercasse di non pensarci, si soffermava sempre su quegli episodi, ancora così nitidi nella sua memoria, nonostante fossero passati già 22 anni. Johnny cresceva forte e nel pieno delle sue convinzioni: sarebbe diventato un grande poliziotto, un giorno. La sorella, invece, non voleva altro che essere quello che sarebbe stata.
Ogni volta che un parente in famiglia domandava "Tu cosa vuoi fare da grande?" lei rispondeva: “Voglio essere grande!''. Nessuno aveva mai capito le sue parole.
 
La piccola aveva tante passioni: sapeva cantare, sapeva cucire e ricamare, voleva imparare a cucinare per essere una brava cuoca, una brava donna di casa. Nonostante fosse la maggiore, tutte le attenzioni in famiglia erano rivolte al piccolo ometto, di solo un anno di differenza.
"Johnny di quà... Johnny di là... " e nessuno mai che parlava di lei, additata come "quell'altra!".

Pensava fosse solo un periodo di tempo, concentrato esclusivamente per il più piccolo che, si sa,  ha sempre le migliori attenzioni. Invece gli anni scorrevano, ininterrotti, e senza un cambiamento: a 6 anni aveva già imparato a parlare in inglese, la sua lingua preferita, studiando da sola col solo aiuto della radio, ma a nessuno importava perché in quel momento Johnny aveva vinto il campionato regionale di nuoto libero. A 12 riusciva a cucinare piatti tradizionali e fantasiosi, avendo studiato tutte le sere fino a tardi le ricette dei libri di cucina della Zia Barbara ma, naturalmente, Johnny era diventato il ragazzo più popolare del paese giacché aveva seguito i primi corsi all'accademia militare ed era lo studente più brillante e più carino di tutti.
 
 A 17 anni la giovane decise di smettere di vivere nell'ombra. Una notte, dopo una lunga litigata con i parenti che sostenevano il matrimonio combinato della ragazza con un donnaiolo più grande di lei di 10 anni, solo per questioni finanziare, così Johnny avrebbe potuto studiare in America ed essere diventato "un pezzo grosso", decise di scappare e... andare lei in America!
La terra che aveva sempre sognato, dove le ragazze erano libere di scegliere l'uomo che amavano, di fare quello che volevano e, anche loro, di intraprendere una carriera prestigiosa e redditizia!
 
Rubò i soldi destinati agli studi di Johnny dalla tasca interna della giacca dello Zio e, la stessa notte, salì sull' autobus che la condusse al porto e da lì, s’imbarcò con il primo carico di pasta che salpava per l'America, destinazione New York!

Si ricordò ancora di come salutò per l'ultima volta la sua patria: quando fu a bordo del cargo, dopo che la nave fece tuonare il suo fischiò di partenza, si girò di scatto e sputò verso le colline, verso quel sole che stava sorgendo e verso quei giorni che non avrebbe mai più vissuto come una serva per un fratello viziato e una famiglia che ignorava quasi la sua presenza, o forse, la disprezzava pure! Si sentì fiera del gesto che aveva compiuto.
 
-"Sono passati quasi 7 anni da quando sono scappata dal paese e, come volevasi dimostrare, nessuno mi è mai venuto a cercare! Certo, non immagineranno mai dove mi trovo ora, in questo istante! IO sono in America, e non il loro Johnny! IO!''. La ragazza si sentì ribollire il sangue nelle vene dall'emozione: per una volta era lei ad aver vinto una sfida contro quella famiglia che non l'aveva mai amata, per la prima volta si era riscattata dopo tutti i soprusi psicologici che aveva sofferto...

Ma in un istante, si sovvenne di un paio occhi ambrati e screziati di verde, che la fissarono all'interno dell'anima. Erano i suoi stessi occhi, erano gli occhi di Johnny. Pensò a lui... pensò che, nella sua testolina geniale, si fosse domandato il perché la sua sorellona se ne fosse andata via, senza una spiegazione. Litigavano spesso, questo è vero, ma quando Johnny la chiamava e le chiedeva aiuto per qualsiasi cosa... lei c'era sempre.

Mentre era persa nelle iridi del fratellino, un rumore assordante e continuo la fece sobbalzare! Si guardò intorno spaesata, poi realizzò: era scattato l'allarme della gioielleria.


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Capitolo 2
*** Amici? ***


La gente che si trovava in piazza in quel momento cominciò a tapparsi le orecchie per il frastuono, ma tutti erano incuriositi e si avvicinarono al negozio.
Anche la ragazza era insospettita: chi era il pazzo che poteva rubare in quella gioielleria? Chissà quanti sistemi di sicurezza doveva prima fronteggiare per poi sgraffignare anche solo una pietra preziosa!

Le sembrava di intravedere nelle vetrate sfumate da una luce dorata e artificiale, una sagoma di un'automobile, che si aggirava e sgommava divertita, all'interno del negozio.
Strabuzzò gli occhi: "Ma allora sono proprio ubriaca stasera! Non ci può essere una Fiat Cinquecento lì dentro!''.
Si sentì dopo due secondi. "PISTAAAAAAAAAAA!!!!!!! ";

Le vetrate della gioielleria si frantumarono in mille pezzi e proprio una Cinquecento decappottabile gialla uscì fuori dal maestoso negozio, quasi sembrasse stessero girando la scena di un film.
La macchina era carica di gioielli, di sacchi stracolmi di banconote verdi e due pazzi erano a bordo: al volante c'era uno strano individuo con i capelli tirati all'indietro e bombati sulla testa, pieni di brillantina, una giacca rossa, una camicia blu e una cravatta gialla. Al suo fianco, uno smilzo vestito con un completo nero, camicia azzurra, cravatta noir e un cappello coordinato, calato sulla testa, gli nascondeva gli occhi. Aveva la barba ispida e incolta che si agitava al vento, scura e nera come i capelli sbarazzini, lunghi fino all'altezza delle spalle. Era in piedi, sbucava fuori dal tettuccio della macchina e sfoggiava un sorriso a 32 denti. Anche l'altro rideva! -"Oddio" pensò la giovane "sti qua sono evasi dal manicomio!''.

Ad un tratto si sentirono le sirene spiegate delle auto della polizia: erano accorse subito sul luogo del misfatto e la volante in testa era caratterizzata dalla figura di un uomo, con un impermeabile marrone che agitava la mano destra verso i due ladri e sbraitava certe frasi, che la ragazza e nessuno nella piazza capì, data la lontananza della vettura.
Il ladro che guidava esclamò con ironia:” Oh, guarda! Sta arrivando il paparino! Ha fatto presto stasera. By By Genteeee, grazie per aver assistito allo spettacolo!''. Così dicendo sgommò in direzione del vialone oscuro, lo stesso da cui era venuta la giovane.
 Quest'ultima realizzò troppo tardi che il viale appena imboccato dai due era a fondo cieco e l'unica cosa che fece fu urlare un ''NO!'' schietto verso i fuggitivi.
Le sirene della polizia si avvicinarono sempre più, i ladri stavano per essere catturati.

La ragazza, ad un tratto, si caricò lo zaino sulle spalle e cominciò a correre verso il vialone: non sapeva bene cosa fare, ma di sicuro voleva avvertire i fuggiaschi di una stradina poco trafficata e quasi invisibile, collegata al buio vialone, che li avrebbe portati 2 quartieri distante dalla gioielleria.
Non si accorse che le macchine della polizia le sfrecciarono accanto, non curanti della sua presenza, determinate a raggiungere i ladri sulla 500. "Maledizione! Troppo tardi!" sibilò a denti stretti.
Continuò a correre, fino a che non vide che le volanti si erano fermate e bloccavano completamente la strada alla Fiat: in trappola!

Si arrampicò silenziosamente su dei bidoni a lato della strada e saltò su un balcone soprastante.

La scena era nitida e inquietante: i ladri erano letteralmente fottuti! L'uomo dall'impermeabile marrone ridacchiava compiaciuto, facendo roteare delle manette luccicanti nella mano destra :" Ahahahah! Finalmente ti ho preso! Non ci posso credere, Non ci credo!!!''.

La ragazza notò dei lenzuoli bianchi sospesi ad asciugare su dei fili, legati all'estremità dei muri del viale.  Le balenò in testa un' idea geniale ma folle.

Il ladro che guidava sbuffò:" Dai, Zaza... ti farebbe veramente piacere catturarci così? In un vicolo cieco, senza prima aver fatto un inseguimento di almeno 5, 6 ore? Non è il massimo, devi ammetterlo... ".

"Della serie, come arrampicarsi sugli specchi'' pensò la ragazza, mentre cercava di sbrigliare i fili per tenerli saldi in mano e manovrare i due lenzuoli ancora carichi d'acqua.

 "Non me ne frega niente di queste bazzecole! Sono 20 anni che ti dò la caccia, maledetto! E oggi... Stasera... chi l'avrebbe mai detto che sarebbe stato il grande giorno! ahahahah!".
I poliziotti avevano pistole e fucili tutti puntati sui malcapitati.

Tutti guardavano tutti, ma nessuno guardava in alto.

Ad un tratto, due lenzuoli bianchi, candidi e pesanti si abbatterono con forza sui poliziotti, sbattendone a terra una quindicina più il commissario.
In un tonfo sordo, tutti quanti i topi in trappola si spaventarono e cominciarono ad agitarsi, divincolandosi e urlando frasi contorte e imprecazioni a manetta.

I due ladri furono sbigottiti davanti a quello spettacolo.
 Strabuzzarono gli occhi e restarono a bocca aperta quando videro una giovane ragazza, saltare giù da un balcone e legare i lenzuoli agitanti con una corda, facendo spazio abbastanza per far passare la 500.
"Scappate!" si limitò a esclamare.

Il conducente della macchina le si accostò dolcemente e la guardò negli occhi. Lei lo osservò meglio: aveva i tratti somatici di una scimmia, non era proprio uno splendore. La bocca dello sconosciuto si arricciò in un sorriso che chiese con tutta tranquillità:" Ciao pupa, ci conosciamo?''.

Lei era intimorita, non aveva mai parlato con un ladro prima d'ora. "Avanti, non essere timida, come ti chiami?'' replicò quello.
 La ragazza lasciò perdere la sua domanda e disse:" Vedi quella staccionata lì in fondo? Se la superi ti condurrà dritto alla super... AAAHH!".
La giovane fu agguantata alla caviglia dal poliziotto col cappotto marrone: "Maledetto bastardo! Questa volta non mi sfuggirai!".

La ragazza presa dal panico si dimenò,  ma senza successo. A quel punto il ladro conducente aprì lo sportello con violenza e lo sbattè in faccia al povero commissario che guaì di dolore" AHIIIIAAA!!" e lasciò la presa. Intanto due poliziotti erano riusciti a liberarsi dalle lenzuola e notando la macchina dei ladri ferma davanti a loro, caricarono le pistole.

"Presto, sali in macchina!"
"Ma non ci starò mai, è stracolma!"
"SALI! Vuoi che ti prendano?!" urlò il ladro.

 La ragazza salì, facendosi spazio tra i sacchi di gioielli e le banconote rubate. I poliziotti cominciarono a sparare.

Il ladro partì sgommando verso la staccionata indicata dalla giovane e, senza pensarci due volte, mise la quarta e la sfondò con una facilità e brutalità sorprendente.

Mentre derapavano pericolosamente il ladro controllò lo specchietto retrovisore:"Fiù, per un pelo. Bene pupa, ora dimmi dove devo andare perché ho capito che se stasera non seguo delle indicazioni mi faccio fare la festa da Zaza!".
"Segui la strada fino a quando non arriveremo ad un incrocio di 2 bivi: lì dovrai sterzare a sinistra e immetterti in quello che porta nel quartiere di periferia est!"
" Uao! Saremo in pieno contromano! Mi piace questa ragazza!".

La strada era rovinata e piena di buche e l'alta velocità non aiutava a stare almeno seduti su quei sedili occupati dai grossi e duri sacchi.
Ad un tratto si sentirono delle sirene spiegate che rincorrevano una certa macchina, in un certo viale....

"Caspita, hanno messo poco a riprenderci!  Ci pensi tu?" chiese il guidatore.
"Ci penserà la mia Magnum!" rispose l'altro ladro.

Così dicendo si sistemò il cappello sulla testa, si sbilanciò fuori dal finestrino e sparò due colpi netti.
La ragazza era spaventata a morte! "Ma che cosa mi è saltato in testa?! Aiutare dei ladri! Brava scema! Ora sei nel bel mezzo di un inseguimento con contorno di sparatoria! Complimenti!".

Per caso o per bravura del ladro, i tre colpi andarono a segno e colpirono rispettivamente la ruota anteriore sinistra della prima macchina a destra e l’ anteriore destra di quella dietro, facendo sì che le due macchine si incrociarono tamponandosi  il muso e bloccando la strada a tutte le altre volanti dietro.

"Si!! Grande Jigen! Sei un fenomeno!" esclamò il conducente. L'altro ridacchiò e si rimise a sedere, rinfoderando la pistola nella fondina e accendendosi una sigaretta spiegazzata.
La velocità della vettura diminuì un po’. Arrivarono al bivio descritto dalla ragazza e, seguendo le sue istruzioni, si ritrovarono, come predetto, nella periferia est del quartiere.

"Wow!!! Che figata! Erano anni che non mi divertivo così con Zaza! Però devo ammetterlo, stavolta credevo di essere proprio fottuto! Ed invece..." il ladro dalla giacca rossa si voltò verso la ragazza "... sei arrivata a salvarci! Che pensiero gentile! Però, ora ci dici perché l'hai fatto! ihihihihhi".
"Io... veramente... non lo so bene neanch'io... " bisbigliò intimorita.
"Ah, bene, ottimo! Senti, dove vuoi che ti molliamo?"
"Dovunque, non è un problema!"
"Ah, quindi abiti da queste parti"
"Ehm…veramente no..."
"Come? E di che quartiere sei?".
 "Queste risposte non mi convincono..." esclamò l'altro "Non è che sei una spia della polizia? Magari inviata persino da Zenigata..."
La ragazza, ancora spaventata dall'inseguimento, balbetto solo una frase "Ragazzi, vi giuro, non saprei proprio di cosa voi stiate parlando in questo istante!".

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Capitolo 3
*** Un Ospite Poco Gradito ***


La situazione stava divenendo imbarazzante: i due ladri cominciarono a discutere animatamente sul da farsi con la ragazza.

Il ladro vestito di scuro avanzava l'ipotesi che la giovane fosse stata mandata dalla polizia, ed era meglio non portarla nelle vicinanze del loro covo, altrimenti sarebbero potute scattare le manette per tutti.
L'altro, invece, era fiducioso nel fatto che la loro salvatrice non aveva niente a che fare con le forze dell'ordine, e insisteva nel darle ospitalità a casa loro.
Ad un tratto la ragazza esplose in una forte esclamazione: "Basta! Vi prego! Non litigate! Posso cavarmela benissimo da sola, non c'è bisogno di sdebitarsi, ve lo giuro! Troverò una sistemazione, da qualche parte... da qualcuno... insomma, mi arrangerò!''.

Il ladro dalla giacca rossa la fissò negli occhi dallo specchietto retrovisore:" Mi pare strano che una ragazza vada in giro di notte, da sola, con uno zaino sulle spalle... tu non hai una casa, vero?''.
"No... mi... mi hanno appena licenziata nell'albergo dove lavoravo. Mi hanno incolpata di un furto che non ho commesso...".
Questo continuò a scrutarla, e si aggiunse anche l'altro, osservandola dallo specchietto esterno destro.
 
Ad un tratto la macchina si accostò al lato della strada e si spense; il ladro dalla giacca rossa si voltò verso il suo amico: "Jigen, voglio sdebitarmi con lei..."
-"Ah! Ci risiamo!"
-"Senti, ci ha salvato da Zaza!"
-"Questo non spiega il perché dobbiamo portarla a casa!"
-"Ma è una ragazza! Non possiamo lasciarla sola al freddo fuori! Ci saranno 2 gradi!"
-"Sai come la penso sulle donne!"
-"Sei il solito cinico! Tu le donne non saprai mai come prenderle, proprio come è successo con M...!"
-"BASTA!!!".

I due si fissarono per un secondo. Poi, il ladro dalla giacca rossa mormorò un lieve 'scusa' e l'altro, dopo un po’, si girò e scrutò ancora la ragazza che, imbarazzata, arrossì violentemente.

Il ladro vestito di scuro, a quel punto, spense la sigaretta nel posacenere stracolmo di mozziconi e disse:" Questa notte... soltanto questa notte." e uscì dalla macchina.
L'altro ridacchiò:" Ihihihi, alla fine vinco sempre io! ihihih! Puoi scendere, siamo arrivati."
 
La ragazza, una volta scesa dalla vettura, aiutò a tirare fuori i sacchi con la refurtiva e restò per un attimo a guardarsi intorno: era capitata in un quartiere di periferia abbastanza ordinato e all'apparenza tranquillo.
"Ti starai chiedendo dove ti trovi, vero? Sei nell'ultimo quartiere di confine tra La Petite France e il Borgo della Libertà... siamo ladri ma io odio i quartieri malfamati! Non ci vivrei mai lì!" esclamò il ladro dalla giacca rossa.

La giovane non poté fare a meno di notare quanto magro e ossuto fosse il gentile ladro che, con un'andatura goffa e barcollante a causa dei pesanti sacchi in spalla, salì le scale di granito usurate del piccolo ingresso davanti ad una porta sfasciata, con mille crepe e graffi di ogni spessore.
Si immaginò la casa come potesse essere all'interno:" Sono ladri, non restano più di una settimana in un appartamento! Non lo metteranno certo a posto solo per una questione estetica!''.
Notò che anche le persiane del secondo e terzo piano erano rotte e cigolavano pericolosamente fuori dalle finestre dai vetri scheggiati. "E meno male che non dovevo stare all'aria aperta stanotte! Terranno i pinguini come animali domestici dal freddo che farà dentro!" pensò la ragazza, aggrottando la fronte.

"Hey! Vuoi entrare o preferisci star fuori?" esclamò il gentil ladro. Lei si spicciò e con passo lungo entrò nell'appartamento.

Non poté credere ai suoi occhi quando notò che la casa all'interno era completamente arredata e in ordine. Nessuna crepa sui muri, nessun pavimento sporco, nessuna credenza o mensola impolverata! "Spettacolare" esclamò con un fil di voce "ma... all'esterno è tutto..."
-"Rotto? si, è una genialata che mi è venuta in mente per allontanare i sospetti: abbiamo lasciato gli infissi esterni rotti e rovinati, mentre abbiamo sostituito i vetri interni con pannelli oscuranti-termo regolatori e la porta è rotta solo nella facciata esterna! ihihi! Sono un genio!'' si vantò il giovane ladro.
 " Ah, dimenticavo, i vetri sono anche phono-isolanti! Ihihi... Sai, non volevo far attirare il sospetto che questa casa fosse abitata, quindi l'esterno è tutto rovinato e degradato, ma gli interni sono una favola! Pensa, la mia fidanzata mi ha dato una mano a scegliere il colore delle pareti, la disposizione dei mobili, dei quadri...".

"Non penserai mica che Fujiko sia la tua ragazza? Quella lì vuole solo fregarti tutte le volte il frutto del nostro duro lavoro!" esclamò Jigen"... Quella porta solo guai! E non combina nulla di buono!".

Il ladro dalla giacca rossa non badò alle parole dell'amico e si rivolse alla ragazza che, intanto, si era tolta il cappotto e la candida sciarpa, appoggiando il tutto su una sedia: "Comunque... Noi non ci siamo ancora presentati! Io sono Lupin IIIº, il più famoso ladro di tutti i tempi, modestia a parte, ihih... E lui è il mio amico e complice Jigen Daisuke, il più veloce pistolero del mondo!".

La ragazza fissò per un attimo interminabile Jigen: era  in piedi, poggiato con la schiena allo stipite della porta di ingresso e faceva roteare tra le mani la sua pistola. Il cappello gli oscurava gli occhi ma lei era sicura che la stesse osservando già da un bel po’. Lupin riprese a parlare" Mi dispiace solo di non poterti presentare il nostro terzo socio...".

Ad un tratto si sentirono dei passi provenire dal secondo piano che, ritmicamente, avanzavano verso la stanza dove erano i tre. La ragazza era all'erta, credeva fosse qualche sconosciuto, chissà, un altro "ladro", -"Come se non ce ne fossero già troppi!"- sentenziò la sua mente ma rivolse uno sguardo fuggiasco a Lupin che, seduto al contrario su una sedia, con le braccia conserte, poggiate allo schienale e la testa leggermente piegata verso il suono di quei passi, aspettava che l'individuo si mostrasse davanti a loro.

La figura uscì dall'ombra delle scale che collegavano il primo al secondo piano: era un ragazzo alto, dai capelli neri all'altezza delle spalle, vestito con una tunica strana e orientale che la ragazza riconobbe come un kimono giapponese. Al fianco una custodia lunga e sottile di legno racchiudeva qualcosa. Una spada?

Lupin sorrise:" Ah, ma allora ci sei anche tu!''. Il ragazzo guardò Lupin e poi, puntò i suoi occhi neri e profondi sulla ragazza:" Lei... chi è?''. Lupin riprese:" Dicevo, questo è il terzo membro della squadra, Goemon Ishikawa XIII, Il Samurai. La sua spada è la leggendaria Tzantezu-ken, dalla lama inscalfibile ed invincibile e lui è il solo che la sappia maneggiare con destrezza e perfezione. Questa è la mia banda, ora però, dicci chi sei tu!''.
 
La ragazza era in piedi, davanti ad un tavolo di legno massello rotondo e davanti a lei aveva tre emeriti sconosciuti. Rifletté se rivelare la sua vera identità o crearsene una falsa sul momento:" No, meglio di no... questo Lupin mi sembra un tipo abbastanza sveglio, mi scoprirebbe subito se gli dicessi una bugia...'' pensò in fretta.
Jigen ora la fissava senza nascondere i suoi occhi sotto il cappello e il samurai stringeva nel pugno sinistro la spada infoderata. Lupin era l'unico che sorrideva in quella situazione.

La giovane deglutì e poi parlò:" Io... io... mi chiamo Maria... Maria Bienbella.'' Lupin esclamò:" Maria... sei americana?''
-"No... vengo dall'Italia''.
Goemon con un occhiata rapida ma senza muovere la testa individuò Jigen; quest'ultimo sembrava interessato al particolare della ragazza.

-"Dall'Italia... e, posso chiedere, come mai sei qui? Suppongo da molto, parli molto bene l'inglese...''esclamò deciso Lupin.
-"... sono qui solo da 7, 8 anni ... ma avevo studiato l'inglese prima di venire qui ''.

Lupin si grattò la basetta sinistra con la mano destra.
Jigen conosceva bene quel gesto: si stava incuriosendo alla storia della ragazza e voleva saperne di più ma, per rispetto, evitava domande troppo private.
Cercò di sviare il soggetto della conversazione:" Senti Maria... come mai una ragazza così carina e giovane come te ha aiutato stasera due ladri come noi a scappare dalle grinfie della Polizia? Sai, non riesco proprio a spiegarmelo… ''.
Maria, che sino a quel momento era stata agitata e a disagio davanti ai tre uomini, cominciava a rilassarsi e si autoconvinceva che i tre non le avrebbero fatto nulla di male. Anzi, voleva essere sincera con loro:" A dire la verità... appena vi ho visto uscire dalla gioielleria a bordo di quella 500... mi avete fatto ricordare la scena di un film che vedevo sempre da bambina e mi siete stati simpatici a pelle" disse con il sorriso sulle labbra"... e poi... ecco, mi avete fatto pena quando vi ho visto intrappolati in quel vicolo cieco con tutte le volanti della polizia che vi circondavano: ho dovuto intervenire!''.

Goemon sentendo quella versione dei fatti inizialmente ridacchiò, poi girandosi verso Lupin e Jigen rise di gusto:" Vi stavate facendo beccare?! Ahah, davvero?!'' esclamò incredulo.
 
Jigen prontamente rispose:" Io gli ho detto di girare il volante e prendere la strada principale, ma questo cretino" rivolgendosi a Lupin" diceva: No, No, così ci beccano, andiamo per di qua! Fu così che ci beccarono sul serio! Deficiente!'' esclamò tirando un sonoro coppino a Lupin.
Quest'ultimo guaì di dolore:" Ahio! Va bene, ho capito! Sono stato un idiota, contenti? Comunque devo ammetterlo... Maria è stata una grande ad inventarsi lo stratagemma dei lenzuoli per farci scappare! Io non ci avevo pensato...''.

Goemon alzò un sopracciglio poi commentò:" Questa avventura è disonorevole per una banda come noi... il caso non può sempre salvarti, Lupin! Ti è andata bene anche stavolta ma la prossima...''
Non finì di parlare poiché Lupin tagliò corto:" Avanti, amico, non essere sempre così pessimista... dovremmo festeggiare insieme con la nostra salvatrice, invece di discutere.'' Goemon guardando negli occhi la giovane davanti a loro sentenziò:" Questa ragazza ha avuto la stupida e insensata idea di impicciarsi in affari che non la riguardano, rischiando la propria vita per una causa che NON la riguarda e per persone sconosciute, per questo le donne non dovrebbero essere inserite nella professione dei ladri perché sono sentimentali! Potrebbero aiutare o allearsi persino con il loro peggior nemico se questo fosse in pericolo di morte."

Fece una pausa. Maria era paonazza: si stava subendo una ramanzina perché aveva salvato due ladri da cattura certa? Voleva ribattere con tutta sé stessa che se avesse voluto li avrebbe lasciati al loro destino ma il samurai continuò:" Tuttavia, il coraggio che ha dimostrato è ammirevole e se non fosse stato per lei, voi due stasera non sareste potuti tornare qui ''.

Jigen sbuffò:" Taglia corto, vuoi che rimanga stasera da noi o no?''.
Goemon si girò:" Per me va bene, può restare" e così dicendo si incamminò di nuovo verso il secondo piano, sparendo nell'ombra delle scale.

Lupin sbadigliò e, alzandosi dalla sedia commentò:" Si, meglio andare a nanna. Maria, non ti dispiace dormire sul divano, vero? Sai, non abbiamo la stanza degli ospiti libera ora... ci sono un po’ di sacchi con la refurtiva e qualche mitra di Jigen. Le coperte sono dentro quel comodino. Hai domande?''.
La ragazza roteò gli occhi a destra e sinistra, incredula, poi rispose:" No...''.
"Molto bene, allora buonanotte! Ci vediamo domani''.
Maria salutò con la mano "..Grazie per l'ospitalità''.
"Grazie a te per averci salvato. Ciao!''. Lupin svanì nelle scale proprio come Goemon.
 
Jigen lo seguì, tenendo comunque gli occhi puntati sulla ragazza. Peccato che non vide bene dove stava andando e prese in pieno la facciata del muro a fianco delle scale. Si sentì un secco "TUMP!" e la sua faccia divenne completamente rossa dal dolore e dalla vergogna.
 "Ma che cav... che figura!!'' pensò imbarazzato il ragazzo. Si aggiustò il cappello e salendo i gradini a due, si precipitò più veloce della luce al secondo piano, nella sua stanza.
 
Maria sentì sbattere la porta e dopo, si mise a ridere trattenendo il fiato per non far rumore. "Saranno anche i migliori ladri del mondo, come si definiscono, ma a me sembrano una banda di matti!".
 
La ragazza si preparò il divano, sistemando la sciarpa come cuscino, prendendo una coperta scura dal comodino indicatole e, togliendosi i pesanti stivaletti, si sedette a gambe crociate sul divano. Estrasse dal suo zaino un libro: era un diario rilegato in una copertina di cuoio. Lo aprì, prese una penna da una tasca secondaria e scrisse.
Quando ebbe finito, lo richiuse, posizionandolo vicino a sé. Spense la luce della saletta. Si addormentò subito ma non dimenticò, nemmeno in sogno, la giornata che aveva passato.

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Capitolo 4
*** Sorpresa! ***


Salve a tutti! ^^ Mi scuso se questo capitolo è venuto un pò lunghetto, ma per esigenze non ho voluto dividerlo in due. Qui la scena si articola essenzialmente in 2 parti: una prima  un pò movimentata e una seconda un pò più riflessiva, spero solo che non vi annoi a morte ma è essenziale per il resto della storia. 
Ringrazio comunque tutti coloro che seguono la mia fanfic ^^ Prometto che gli altri cap saranno più corti! (almeno spero! xP) Buona continuazione!

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Una pioggia battente scalpitava fuori dalla finestra, la mattina del 21 dicembre 1981.
 
Maria si svegliò presto, destata dal suo mondo dei sogni proprio dalla pioggia e il suo ticchettio instancabile sui vetri delle finestre del salotto.
 
L'aveva sognato ancora una volta, lui e quei suoi occhioni senza fine!
Suo fratello che correva davanti a lei, quella notte in cui era scappata, e che le urlava: "Maria! Non lasciarmi! Non andare via!''.
Il suo nome echeggiava a vuoto nella sua testa, nonostante si fosse svegliata, ma non riusciva a dimenticare quel grido straziante... quella vocina infantile.
Non riusciva a dimenticare Johnny.
 
Scosse la testa, cercando di sviare a quell'incubo.
Si strofinò gli occhi, si mise a sedere.
Cercò di capire che ore fossero, guardando le pareti in cerca di un orologio: lo trovò, appeso sopra il piano cottura, in un angolo dell'ampia sala. Erano le 7 e 30.
 
"Uao... non  è neanche abbastanza presto ma... qui non c'è ancora vita! Probabilmente sia alzano dopo..." pensò Maria sui ragazzi.
 Si mise in piedi, andò alla finestra e intravide dalle tende bianche la scrosciante pioggia che non aveva intenzione di cessare.
Si spostò verso il cucinino: era tutto in ordine, forse non lo usavano spesso.
 
Ad un tratto, una lampadina le accese la mente!
 
Si diresse verso gli scaffali e le credenze di legno, le aprì per constatarne il contenuto: scatole di riso, salsa di soia, fette biscottate, croissants, barattoli di caffè e tanti altri contenitori.
Notò poi un frigorifero e lo aprì incuriosita: c'erano due bottiglie di latte, della carne, pancetta, uova, lievito...
 
Pensò, guardano l'orologio:" Mmm... si, forse ce la faccio''.
Si tirò su le maniche della camicetta azzurra, legò i capelli in una coda di cavallo, lavò le mani nell'acqua corrente nel lavandino e poi, si mise all'opera: prese padelle, casseruole, bollitore, accese i fornelli ed il forno a 120°. Prese il riso e lo mise a bollire in una pentola. Nel frattempo prelevò dal frigo un formaggio che conosceva bene, lo mangiava sempre il cuoco della cucina nell'albergo-ristorante dove aveva lavorato fino al giorno prima.
 
Quel cuoco fu il suo secondo maestro, dopo i suoi fidati libri in Italia. Seguiva le tradizioni del suo paese natale e, per colazione, doveva avere l'immancabile Tofu con la salsa di soia e delle carote cotte al vapore e tagliuzzate a rondelle. Si chiamava Kaito Yoake, veniva dal Giappone ed era il cuoco più bravo che la ragazza avesse mai conosciuto. Sapeva cucinare qualsiasi piatto sia orientale che occidentale. Maria aveva imparato tutto sulla cucina giapponese grazie a lui. La ragazza gli aveva insegnato delle ricette tipiche del suo paese ma Kaito, nonostante andasse matto per le sue Lasagne o i suoi Bucatini all'Amatriciana, preferiva sempre il cibo della sua terra.
 
Mentre mescolava il riso nella pentola preparò un bollitore con su dell'acqua da riscaldare e uno con del caffè lungo.
Apparecchiò la tavola con tre tazze, le posate, i tovaglioli.
Posizionò delle fette biscottate in un piatto e, sgranocchiandone una, lo poggiò sulla tavola di legno, insieme alla marmellata di albicocche e fragole. Quando il forno fu abbastanza caldo, in una teglia posizionò 6 croissants e li infornò.
Dal bollitore del caffè cominciò ad espandersi un piacevole aroma che risvegliò subito la mente alla giovane cuoca, rendendola più attiva nella preparazione della super colazione.
 
In quegli stessi istanti, al piano di sopra, solo uno dei tre ladri dormiva beatamente.
 
Lupin sonnecchiava tranquillo avvinghiato al suo cuscino: continuava a sbaciucchiarlo ed accarezzarlo, ripetendo continuamente il nome "Fujiko", come se la ragazza dei suoi sogni fosse stata lì accanto a lui.
Gli unici due che lo sentivano vaneggiare erano Goemon e Jigen che, stressati tutta la notte dalle serenate cantate nel sonno dal loro amico alla sua bella, non avevano chiuso occhio.
 
Jigen aveva avuto anche l'idea di sparargli un colpo mentre dormiva, a notte fonda, poi si era trattenuto dal farlo e ora se ne stava pentendo.
 A Goemon era passata per la mente una pensata simile, poi decise di immergersi nella meditazione tutta la notte sperando di entrare in contatto con i flussi energetici dell'universo: l'unico flusso che sentì fu il russare ritmico di Lupin.
 Ora era più nervoso che mai.
 
L'apice della disperazione si toccò quando Lupin si destò dal suo sogno, svegliato dall'aroma crescente di caffè.
Si stiracchiò con fragore e pieno di energie ed esclamò: "Ah! Ma che bella nottata! L'ho sognata per tutta la notte! Il mio amore! LA MIA FUJIKO!!" sentenziò con un tono alto.
 
Gli altri due non ce la fecero più: Jigen si alzò dal letto di scatto, impugnò la sua Magnum e si diresse nella stanza di Lupin; Goemon si rizzò da terra, prese la sua spada e con passo deciso si avviò verso la camera dell' "innamorato".
 
I due si incontrarono davanti alla soglia e si guardarono a vicenda, capendo di aver avuto la stessa idea: con un calcio sincronizzato abbatterono la porta della stanza del loro amico che spaventato si lasciò scappare un acuto grido da femminuccia.
Jigen e Goemon gli saltarono addosso, tappandogli la bocca e puntandogli la pistola alla tempia sinistra e la spada sotto il collo.
 
Maria in quel momento sentì del trambusto provenire da sopra ma stava scolando il riso e doveva stare attenta a non scottarsi, quindi non ci badò tanto.
 
Intanto Lupin, immobilizzato, non poté fare altro che osservare i suoi due “amici”: avevano gli occhi completamente rossi dai capillari esplosi, le pupille fisse contro di lui, la bocca digrignata in una smorfia di puro odio, i denti stretti e pronti ad azzannarlo ad una sola sua mossa sbagliata.
 
Lupin deglutì:" Ehm..ehm.. Buo..Buongiorno Ragazzi! Ma ma ma ma.. che vi prende?! Sembrate essere posseduti!''.
 
Jigen fu il primo a tagliare corto:" Lupin, hai rotto i coglioni tutta la notte! Tu e quella maledetta ragazza! Se sento ancora il suo nome per un'altra, SOLO UN'ALTRA volta io giuro che ti ammazzo!!".
 Continuò Goemon" Sei stonato come una campana! Non provare mai più a cantare nel sonno o ti taglio le corde vocali e rimarrai muto per sempre!".
 
Lupin era sempre più confuso e sempre più spaventato. Cominciava a sudare freddo e cercava di tranquillizzare i suoi compagni ma questi non erano intenzionati a lasciarlo in pace, anzi, volevano fargliela pagare per quelle 8 ore di sonno perso.
 
Improvvisamente i due matti si fermarono dal compiere un omicidio.
 
Vennero colti come di sorpresa da un dolcissimo profumo di brioches appena sfornate e riso cotto con il miso.
Jigen annusò l'aria insospettito: " Ma che... da dove viene questo profumo?".
Lupin, intanto, tolse da sotto la sua mascella la spada affilata, scostò la canna della Magnum dalla sua testa e bisbigliò:" Credo che qualcuno ci abbia fatto una dolce sorpresa...''.
 
I tre scesero quatti quatti, stando attenti a non fare scricchiolare le scale di legno che portavano dritte alla sala.
Si fermarono dietro una colonna portante, che nascondeva alla vista della ragazza i tre ladri e, silenziosamente, cercarono di capire che cosa stesse succedendo in salotto.
 
D'un tratto videro Maria recare in mano un ampio vassoio con sopra collocate due caraffe, una di acqua calda e l'altra di caffè nero bollente.
Le sistemò sulla tavola, poi ritornò al piano cucina e prese l'ampia scodella con il riso, il piatto con i croissants caldi, quello con il Tofu e la salsa di soia.
I tre poi videro che si affrettò di nuovo nel ritornare in cucina e ne uscì con due  brocche contenente latte freddo e caldo.
Maria si pulì le mani con uno strofinaccio legato alla cintura dei pantaloni e guardò soddisfatta la tavola.
 
Lupin era il primo dei tre che riusciva a vedere nettamente tutta la scena: i suoi due amici continuarono a spintonarsi per riuscire a capire che cosa quella ragazza stesse combinando, ma Goemon perse l'equilibrio, appoggiandosi completamente alla schiena di Jigen che, irrimediabilmente venne scaraventato su Lupin.
Quest'ultimo non trovando nessun appiglio a cui reggersi cominciò a capitombolare giù per le scale, seguito dai due dietro e atterrarono l'uno sopra l'altro facendo tremare il pavimento.
 
Maria si girò di scatto e vedendo la scena sorrise: "Buongiorno ragazzi! Dormito bene?".
I tre si alzarono da terra e Jigen sbuffò:" Lasciamo stare la questione 'dormire', per favore!".
 
Goemon commentò:" Piuttosto, cosa stai combinando...?". "Oh... Ecco, non è nulla di grandioso ma... Ho pensato vi avesse fatto piacere prepararvi la colazione e... Bè, non state lì in piedi, venite, sedetevi! Ho appena sfornato le brioches...".
 
I tre uomini increduli si sedettero a tavola: non l'avevano mai vista così imbandita prima d'ora.
Maria posizionò la pentola con il riso vicino a Goemon: "Per te, Goemon, ho pensato di preparare del riso al miso e del Tofu con la salsa di soia. Non è molto ma è tutto quello che ho trovato in cucina, spero ti piaccia. Permettimi di servirti."
Prese la ciotola del samurai e la riempì con due belle cucchiaiate di un consistente e compatto riso, poggiando poi a fianco della scodella il piatto con il Tofu ed un paio di bacchette di legno.
 
Con un inchino si distaccò da lui e servì Lupin e Jigen :” Ho preparato del latte caldo o freddo, se no lì c'è l'acqua calda e le infusioni di tè sono qui" indicando velocemente gli oggetti sulla tavola" Se volete che vi prepari qualcos'altro basta che me lo diciate. Buona colazione."
 
Maria andò verso il cucinino e cominciò a pulire le stoviglie che aveva sporcato, sorseggiando a tratti un bicchiere di latte e miele caldo.
 
I tre si guardarono negli occhi, non capendo dove la ragazza volesse arrivare con quella gentilezza.
Lupin però prese l'iniziativa:" Molto bene, ragazzi! Allora buon appetito!" e così dicendo agguantò una calda brioche con la marmellata di albicocche, sbafandosela in un secondo.
 
Goemon impugnò le bacchette e, prendendo la ciotola con la mano sinistra esaminò il riso. Ne tiro’ su una manciata e se la portò alla bocca.
Jigen si versò nella tazza un po’ di latte caldo e caffè, mangiando una brioche vuota mentre girava lo zucchero nella bevanda fumante.
 
Lo sguardo dei tre si incrociò ancora una volta: Maria non poté vederli perché girata a lavare mestoli e padelle.
I loro occhi luccicavano di uno strano bagliore, sentivano le loro papille provare sapori che avevano dimenticato da tempo.
 
I ragazzi non mangiavano più così da quando erano abituati a scappare ogni giorno all'alba, poiché Zaza, ovvero l'ispettore Zenigata dava loro la caccia da mesi ormai e ogni giorno si avvicinava di più alla soluzione del mistero: capire qual era il covo dei tre ladri e metterlo sotto sequestro.
 
I tre si erano stabiliti in quell'appartamento abbandonato da poco, ma non erano sicuri che la posizione poteva assicurare loro un rifugio permanente dalle grinfie della polizia dell'Interpol. I ragazzi inoltre si sentivano abbastanza stanchi e, anche se non lo ammettevano, ancora un po’ scioccati dall’ultimo colpo.
Quattro mesi prima Zenigata era quasi arrivato a catturare l’intera banda dopo una perfida soffiata di Fujiko, nell’ultimo colpo effettuato al Parco naturale di Yellowstone. Zaza era venuto a sapere dalla “fidanzata” di Lupin del furto del famosissimo Zaffiro Rosso, una pietra leggendaria capace di comandare le esplosioni dei vulcani della zona. Lupin si era organizzato ben un anno prima per quel furto, ma l’infedeltà di Fujiko gli era quasi costata la vita, se non fosse stato come sempre aiutato dai suoi affidabili complici. Anche Jigen e Goemon se l’erano vista abbastanza male in quell’ultimo periodo: il samurai si stava accorgendo che le sue abilità stavano indebolendosi e spesso si ritirava da solo in meditazione e duro allenamento.
Jigen aveva avuto altri problemi che lo avevano indebolito fisicamente e soprattutto mentalmente.
 
Ora però qualcosa sembrava stesse cambiando.
 
L'arrivo di quella ragazza sconosciuta e il suo imprevedibile dono culinario stava facendo tornare un po’ di speranze nei cuori dei ragazzi, accendendo in loro il desiderio di continuare a combattere, a lottare e soprattutto fuggire da Zaza. Una certa tranquillità pervase i tre che, senza quasi accorgersene, avevano sbafato tutto quello presente sulla tavola.
 
Maria finì di pulire le ultime gocce di acqua vicino ai fornelli e quando si girò trovò la tavola completamente  vuota. Niente era rimasto nei piatti o nelle scodelle, nemmeno le briciole!
 
Lupin si distese sulla sedia:" Aaaahhhh, ragazzi, che mangiata! Era tutto squisito! Maria, dove hai imparato a cucinare così divinamente?".
 
La giovane intanto stava sparecchiando:" Ecco... In Italia sbirciavo e studiavo le ricette contenute nei libri di cucina di una mia zia...".
Goemon fu più curioso: " Questo riso era semplice ma cucinato in un modo perfetto! Chi ti ha insegnato a farlo?".
-"Il mio maestro, Yoake-sensei. Fino all'altra sera lavoravo in un albergo-ristorante, il Wild West. Il cuoco è di origine giapponese e mi ha insegnato molte cose. Lui mangia sempre il Tofu a colazione con una scodella di riso e spesso preparavo io per lui da mangiare quando era molto stanco dopo la dura giornata di lavoro... So fare anche la carne cotta sulla brace e alcune zuppe di spaghetti " esclamò fiera la giovane.
 
Jigen non disse niente, si limitò ad osservare la ragazza mentre puliva la tavola.
Maria si accorse che la stava guardando: cercò di parlargli per la prima volta:" Era buono il caffelatte, Jigen?".
 
Il ragazzo la guardò negli occhi, rispose un conciso "Si" e poi abbassò lo sguardo.
Maria restò sorpresa. Credeva che lui la odiasse, ricordandosi del suo rifiuto all'accoglierla in casa loro, ma... Evidentemente aveva cambiato idea, o almeno, così credeva.
 
Lupin sfoggiò un sorrisetto fuggitivo: aveva lo sguardo di uno che la sapeva lunga e, in quanto a Jigen, solo lui lo conosceva meglio di chiunque altro. 
Conosceva bene le mosse del 'timidone' tutto d'un pezzo e quella di abbassare lo sguardo quando parlava con una ragazza era una tecnica per evitare che succedessero cose che poi non avrebbe saputo gestire.
Lupin non poté non ricordarsi di quello che gli successe meno di 6 mesi da quel giorno.
 
Si chiamava Maggie stavolta, ma le intenzioni erano sempre le stesse: sfruttare un membro della banda per poi arrivare a lui, catturarlo e consegnarlo alla polizia, tutto solo per soldi ovviamente.
L'apparente interesse per Jigen era solo una stupida copertura ma fu architettata così bene che il povero ragazzo ci cascò come una pera cotta e stracotta dalla bellezza sfrontata della pericolosa bionda dagli occhi di ghiaccio.
 
Jigen si era più volte convinto di non dare più alcuna confidenza alle donne, ma nonostante i suoi propositi, finiva per incappare nei loro giochi e... Lasciare che vincessero loro.
 
Però... Maria sembrava diversa.
Lupin non smetteva mai di osservarla: innanzitutto, dimostrava meno anni delle precedenti, forse non arrivava nemmeno a 25 ed il suo viso era paffuto e sereno, ricordava quello di una bambina innocente.
Solo i suoi occhi la tradivano: erano sorridenti, questo sì, ma Lupin intravedeva qualcosa di più grande e doloroso dietro... Nonostante tutto aveva dato un'ottima impressione di sé, mostrando a tutti che sapeva gestire la situazione anche in un ambiente a lei non familiare.
 
Lupin aggrottò la fronte: gli dispiaceva molto che il suo amico non avesse trovato in tutti quegl' anni in cui lo aveva conosciuto una ragazza che gli fosse stata fedele. Ma già il fatto di averle rivolto la parola era sufficiente a fargli capire che Jigen era in qualche modo interessato alla storia misteriosa che avvolgeva la giovane.
Il gentil ladro si arrovellava la mente, voleva che Jigen si dimenticasse di tutti i tradimenti subiti, e per ora l’unica ragazza “particolare” più vicina alla banda era Maria.
Lupin si schiarì le idee: se Maria fosse stata una spia la casa sarebbe stata circondata da poliziotti già dalle 5 di mattina.
 
Improvvisamente un'idea astuta e malsana allo stesso tempo gli pervase la mente.
Pensò" È una follia, ma ci devo provare! ".

Così si girò verso la ragazza:" Hey Maria... Che ne diresti se ti chiedessimo di restare da noi?"

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Capitolo 5
*** New Entry! ***


Heylà Gente! :D ok, oggi con questo capitolo introdurrò un piccolo particolare (che una lettrice fra voi ha, non so come, già indovinato! xP SEI UN MITICO GENIOO!!! ^^ <3). Colgo l'occasione per ringraziare DarkshielD per avermi costantemente commentato i mie cap ^^, e Fracchan92 per il suo commento sul 4 capitolo! ^^ 
E... spero questo cap non sia troppo noioso! xD Se avete comunque qualsiasi tipo di critica, non esitate a riferirmelo! Non vi mangio mica! xP


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Improvvisamente calò il silenzio.

Goemon strabuzzò gli occhi.
Jigen si irrigidì diventando quasi di pietra, mascella spalancata.

Maria restò immobile davanti al lavandino con una padella ancora gocciolante per le mani.
Tutto il mondo sembrava si fosse fermato davanti a quella domanda, solo la pioggia continuava imperterrita il suo scorrere.

Tutti si girarono verso Lupin dall'espressione calma e tranquilla, come quella che assumeva quando era sicuro di centrare uno dei suoi colpi.
Maria non sapeva cosa rispondere:" Ehm... Ecco.... Io.... N-non saprei... Perché mi fai questa domanda?" fu l'unica frase che riuscì a dire senza balbettare.

Lupin spiegò:” È semplice: ieri sera ci hai dato una mano a fuggire, no?... Di conseguenza hai aiutato dei ladri in uno dei loro colpi e quindi sei automaticamente catalogata come complice del furto. Il caro paparino Zazà non solo cerca di scoprire dove ci siamo nascosti ma ora cercherà di capire anche chi sei tu, da dove sbuchi fuori, perché ci hai aiutato e annessi e connessi ... Altro punto, da non sottovalutare: sai dov'è il nostro appartamento, quindi se ti lasciamo andare e ti beccano Zazà non ti farà certo degli sconti di penalizzazione solo perché sei una ragazza. Quel vecchietto conosce mille modi per far parlare la gente, alcuni sono quasi più subdoli dei miei...".

Maria stava diventando tutta rossa in viso: le parole di Lupin la stavano spaventando a morte.
Il ladro continuò:" Da non dimenticare che potrai scappare quanto vuoi da Zazà, ma stai tranquilla, se non sei esperta in fughe rocambolesche e piani-b, fuggire non servirà a nulla. Ti troverà, stanne certa... ".

Ok, ora Maria era veramente spaventata ma cercò
di rimanere calma e non strillare come invece avrebbe voluto.

Goemon e Jigen si accorsero subito che Lupin stava cercando di arrivare ad un punto preciso del discorso: convincerla a restare.
" Ma perché?" Si domandavano i due amici del ladro "Cosa vuole fare con questa ragazza? Usarla come esca? Far ingelosire Fujiko? Cosa?!".

Lupin continuò, questa volta con un tono quasi dolce, come se la stesse corteggiando:" Però... Se tu rimanessi qui risolveremmo molti problemi. Noi ti diamo una casa dove stare, un posto abbastanza sicuro dalle grinfie della polizia... Per non contare il fatto che sei stata licenziata e non hai altro luogo dove andare... ed in cambio tu... Sarai la nostra cuoca personale! Ihihih, sono un genio, non trovate?".

Goemon e Jigen si fissarono per attimi interminabili.
Poi Jigen esplose:" Lupin, tu sei veramente fuori di testa! Ti rendi conto che stai mettendo in pericolo anche questo piano di copertura? Il primo passo falso che facciamo ci sbattono in galera senza pensarci due volte e se ci assumiamo la responsabilità di un'altra persona a carico, senza esperienza nel campo dei furti e delle fughe, senza che sappia maneggiare una singola arma, facendola vivere con noi... Dimmi un po’ tu se abbiamo anche una sola percentuale di vantaggio rispetto alla polizia!".
Lupin ribatté:" E allora sentiamo, Signor Maestro, dacci un'idea che pari il culo a tutti, Maria compresa!".

Jigen si zittì davanti alla foga di Lupin che continuò:" Siamo tutti sulla stessa barca: tutti siamo ricercati, tutti siamo in pericolo! Che male c'è nell'aiutare chi è diventato come noi, ora! Male che vada le insegneremo a turno come bisogna difendersi se ci si trova alle strette, e comunque questa è una situazione vantaggiosa per noi: questa ragazza è una completa sconosciuta agli occhi della criminalità e della polizia. Sarà lei la nostra copertura! Se noi vivessimo nella sua ombra, nessuno sospetterebbe che dietro questo visetto angelico ci sia la più figa organizzazione di ladri del mondo! Dammi solo un po’ di tempo per architettare una seconda identità anche per lei e saremo quasi invisibili agli occhi della città!".

Jigen si alzò in piedi: “Io non ho intenzione di vivere nell'ombra di nessuno...".
Lupin roteò gli occhi:" Era una metafora, genio... Ah, tu Goemon, che ne pensi? Per te va bene se resta con noi?".

Goemon si alzò dalla sedia e camminando a passi lenti e ben distesi si posizionò davanti alla giovane ragazza, guardandola fissa negli occhi.
"Oddio" pensò Maria" ora mi fa fuori così risolvono il problema!".
Sul viso del samurai apparve un lieve tremore vicino all'occhio destro, le sue mani cominciarono a sudare e le labbra tremavano in una smorfia quasi di dolore... Maria non capiva cosa gli stesse succedendo. "Si sta sentendo male?!".

D'un tratto Goemon si inginocchiò pesantemente per terra, a mani giunte e capo chino verso la ragazza che lo fissava allibita.
Tremando sentenziò:" Oh Maria, giovane cuoca, la colazione che mi hai preparato era magnifica, sublime e perfetta! Il tuo riso incanalava tutti i sapori dell'universo e... Tu prima hai detto di saper cucinare anche la carne, no?".

Maria era imbarazzatissima:"Eehhhm... Siiiii...."
-"Sai fare quindi il piatto Yakiniku, giusto?"
-" Ma certo Goemon.... !" deglutì la giovane.
Il samurai aveva gli occhi lucidi:" Sono anni che non mangio carne... Non la mangio più da quando ho lasciato il Giappone, non mi fido di come cucinano gli stranieri le nostre pietanze ma... Io so che tu potrai farmi gustare di nuovo uno dei miei piatti preferiti! Ti prego, resta con noi! Di te mi fido!".

Lupin e Jigen erano sconcertati da quella scena.
Goemon non si era mai comportato così prima di allora. Era impazzito?
Maria fu lusingata da quelle parole e rispose, con una voce un po’ tremolante ancora per lo spavento:" Goemon, ti ringrazio tantissimo per la fiducia accordatami ma non c'è bisogno di fare così... Mi fai imbarazzare... Se ti fa piacere resto ma... Ora alzati!".

Goemon si rialzò da terra e fece un inchino davanti a Maria:" Ti ringrazio molto. Ti porterò la carne affinché tu possa cucinarla per stasera stessa".
Poi si allontanò, tornando al piano superiore:" Vorrei meditare in silenzio, dato che stanotte non ho potuto..." e rivolse un'occhiataccia a Lupin, il quale sentendosi preso di mira e temendo un altro attacco a sorpresa, cominciò ad indietreggiare con una risatina nervosa.

Goemon sparì su per le scale e giù rimasero solo Jigen e Lupin, che esclamò compiaciuto:" Due contro uno... Mi dispiace bello mio ma... Da oggi abbiamo un nuovo arrivo! Ah, a proposito... Maria...".

Lupin tenne in sospeso la frase, guardando fisso la giovane.
-" Maria Bienbella...." ripeté per due volte il ladro gentiluomo.
Poi i suoi occhi si illuminarono:" AH! Eureka! Ho trovato!".

-" Ma si può sapere che ti salta in mente oggi?, ti sei fumato qualcosa di pesante!?" commentò esasperato Jigen, il quale faceva veramente fatica a capire che strane idee frullassero nella mente del suo pazzo amico quella mattina.

"Jigen, se lei resta da noi, non può continuare a usare il suo vecchio nome, no? Zaza in questo istante starà già ricercando informazioni su di lei... Le ho trovato un altro nomignolo che potrebbe usare come sostitutivo, per sviare i sospetti in qualche modo. Per creare una perfetta identità parallela si deve partire da un nome, no? Ihihih...".
 
Si girò verso la ragazza e deciso le chiese:" Che ne dici di Mary Bell?"
La giovane non disse nulla...
Lupin alzò un sopracciglio:" Nah, forse è meglio solo Mary! Ti piace?".
 
Maria non sapeva cosa rispondere.
Restò per dei secondi a fissare lo sguardo di Lupin.
Possibile che si desse tanta pena per cercare di proteggerla? Era un pensiero gentile... Nessuno aveva fatto così tanto per lei fino a quel momento.
Da quando era arrivata in America se l'era sempre dovuta cavare da sola, non aveva quasi nessuno che potesse chiamare "amico"... Ed ora, quello strano ragazzo che aveva incontrato la sera scorsa le aveva offerto una casa, un lavoro e... quasi un'altra vita.

Gli era riconoscente e per un secondo si sentì forte, così tanto che se una pallottola l'avesse colpita lei non avrebbe sentito il minimo dolore.

Fissò in viso Lupin:" Mary Bell.... È Perfetto!".

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Capitolo 6
*** Convivenza Difficile ***


Et voilà! xD Nuovo capitolo, nuovo passaggio nella storia. Qui non mi sono soffermata più di tanto sul personaggio "Mary", ma ho voluto infilarmi nella testa dei tre maschietti e cercare di capire cosa ne pensassero della ragazza! xD Non mancheranno scenette divertenti e... qualche spunto di riflessione. Buona Lettura! ^^
Ps: Ringrazio preventivamente tutti coloro che commenteranno il cap! Vi Voglio Beneeeeee!!! ^^


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Trascorsero due giorni e la nuova arrivata, che ora si faceva chiamare solo Mary, cominciava ad abituarsi ai ritmi di vita dei tre coinquilini e padroni di casa.

"La vita del ladro non è mica una passeggiata" ripeteva senza sosta Lupin; i ragazzi si svegliavano sempre presto, verso le 7:00 a.m. e naturalmente, pretendevano la loro abbondante colazione.

Mary ogni volta doveva variare le combinazioni del cibo, inventandosi sempre nuovi assemblaggi di verdure e riso per Goemon, di caffè, latte, crepes, fiocchi d'avena, succhi di frutta eccetera per gli altri due.
Stessa cosa era per il pranzo e la cena.
Era faticoso, ma alla ragazza piaceva lavorare con quei tre.
La sua soddisfazione era vederli mangiare di gusto e non lamentarsi mai!

Quando uscivano per andare a "lavorare" Mary rassettava la casa, puliva fino in fondo ogni stanza e se le avanzava tempo libero leggeva volentieri le enciclopedie di Lupin o il giornale quotidiano che Jigen rubava sempre a ogni edicola che vedeva sulla sua strada.

Era libera di uscire quando voleva ma Lupin, ogni volta che lo veniva a sapere, le faceva una testa enorme: "Stai attenta a Zaza..., Non parlare con gli sconosciuti..., Evita di uscire di sera che è pericoloso... ecc.".
Mary era stufa di sentirselo dire: il suo visetto paffuto la faceva sembrare più giovane di quanto in realtà non lo fosse.
Lupin era veramente preoccupato per lei: si stava affezionando a quella brava ragazza e si comportava quasi come un padre nei suoi confronti.
 
L'unico che era a disagio era Jigen.
Non è che odiasse la ragazza ma avere una presenza femminile in casa lo faceva sentire un po’... strano.
Lupin e Goemon si accorsero subito del cambiamento del loro amico: fumava più assiduamente, a volte si sparava 2 pacchetti di fila, dormiva poco, non restava in casa più di due ore e mezza, vagando come un cane randagio per le strade di New York o rifugiandosi a bere fino a notte fonda nei Jazz bar.
Goemon rassicurò Lupin, pensando che questo suo comportamento sarebbe potuto svanire in meno di tre settimane.

Invece passò Natale, Capodanno, S. Stefano e l'Epifania ma... il povero Jigen non dava segni di miglioramento.
 
Una mattina i tre stavano viaggiando in macchina e la loro meta era una graziosa banca di un distretto vicino a New York da rapinare: alla guida c'era Lupin, a fianco Jigen e dietro Goemon.
Mancava ancora un bel po’ prima dell'arrivo; Goemon si era rinchiuso in un silenzio meditativo impressionante, sembrava che quasi non respirasse.
Lupin osservò Jigen: guardava fuori dal finestrino e, come al solito, fumava la quinta sigaretta. Erano solo le 6:30 a.m. 

Lupin non poteva più vederlo in quello stato:" Jigen, senti... dimmi la verità, cosa c'è che ti turba?".
Il ragazzo non disse nulla.
Lupin ripeté:" Jigen..? Mi hai sentito?".
Nessuna risposta.
Lupin perse la pazienza e strillò strattonando la spalla all'amico:" JIGEEEEEEN!!!! MI STAI A SENTIREEE??!".

Il povero Goemon si distrasse dalla sua concentrata meditazione e dallo spavento cacciò un urlo acuto.
Jigen si destò dalla sua "trance" anche lui strillando; Lupin, per finire, si unì al coro delle urla, non perché fosse spaventato ma non si era accorto che era trasbordato nell'altra corsia e stava per centrare in pieno un camion che avanzava velocemente verso di loro.
Con una manovra rapida e disperata riuscì a tenere la piccola 500 gialla e a farla tornare sulla sua propria strada, sfiorando per pochi centimetri il parafango sinistro del grosso tir, davanti a loro.

-"Fiuuu.., per un pelo!" esalò il ladro dalla giacca rossa.
Improvvisamente però sentì un forte dolore lancinante abbattersi secco sulla testa: era Goemon che l'aveva colpito con il  duro fodero della sua spada.
-" Sei un incompetente!" esclamò il samurai.
 -" Tieni gli occhi sulla strada invece di distrarti! Ci stavi per condurre all'altro mondo! Al ritorno guido io..." lo rimproverò Jigen.

Lupin si scusò:" Ehm... Dai ragazzi, è stata solo una svista... Ce la siamo cavata anche stavolta!".
-" Faresti meglio a stare zitto! Hai torto marcio!" ribatté Jigen.
-" Senti un po’, bel figo, io stavo cercando di parlarti ma tu non mi cagavi di striscio!",
-" Parlarmi...!?",
-" Perfetto! Sordo come mio nonno!",
-" Avanti, allora, dimmi tutto quello che vuoi sapere, scassa palle!",
-" Ti ho chiesto che cosa ti passa per la mente in questo periodo! Sei così strano, non parli più con noi, stai sempre da solo, vivi nel tuo mondo! E non fare il finto tonto, che non incanti nessuno!".

Lupin non poteva guardare negli occhi il suo amico, prima che combinasse altri guai al volante ma avrebbe voluto farlo volentieri.
Jigen restò in silenzio per un lungo secondo e poi rispose, spegnendo la sigaretta nel posacenere della vettura, in un modo scontroso:" Non sono affari che ti riguardano...".
Lupin vide con la coda dell'occhio che il suo amico stava prendendo il pacchetto di sigarette dalla tasca sinistra della giacca nera e stava per accendersene un'altra.

Quando lo ebbe tirato fuori, con una mossa veloce ed efficace, sempre tenendo gli occhi incollati alla strada, Lupin glielo tolse dalle mani e lo gettò fuori dal finestrino, senza dire una parola.
Jigen strabuzzò gli occhi e in un nano secondo un'ira indomabile crebbe in lui.

Sfilò la Magnum dalla fondina dietro la schiena e la puntò dritta alla testa del conducente.
A quel punto Goemon estrasse la spada Tzantezu e la interpose tra la canna della pistola e la tempia di Lupin che, con tutta tranquillità, continuava a guidare.

Il samurai parlò con un tono fermo e basso:" Jigen... abbassa la pistola".
-" Goemon, togli questa cazzo di spada!" urlò Jigen, esasperato.

Lupin allora non ebbe altra scelta: accostò ad un lato della strada, spense la macchina e girò la testa verso la pistola dell'amico.

Si guardarono negli occhi.
Lupin non aveva nessun sorriso sulle labbra, né la classica smorfia di quando voleva fare i suoi scherzi stupidi al povero Jigen.

Questa volta lo fissava con uno sguardo serio, le folte sopracciglia inclinate in basso, le pupille nere incastonate nelle iridi scure immobili ed irremovibili da quelle del ragazzo in giacca e cravatta.
Jigen non aveva nessun timore di quella faccia da scimmia. Era intenzionato a fargliela pagare e non accennava ad abbassare l'arma dalla fronte davanti a lui.
Lupin senza staccare gli occhi da Jigen parlò a Goemon:" Ti prego, Goemon, togli di mezzo la spada...".
Goemon fu sconvolto da quella frase. "Se spararmi un colpo nel cervello potesse in qualche modo calmarti, Jigen... Io sono pronto ad accettarlo".
 
Jigen sussultò. Cosa aveva detto Lupin? Era... Era pronto a farsi sparare? Per una stronzata del genere? Il ragazzo non sapeva cosa pensare... nella sua testa turbinavano mille sensazioni: odio e nervosismo si mescolavano al dubbio e al risentimento.
Capì che Lupin stava cercando di aiutarlo ad uscire da quello stato malsano, mentale e fisico, nel quale si era cacciato.

-" Cosa sto facendo...!?" pensò allibito e vergognato di se stesso.
Lasciò cadere la pistola ai piedi del sedile e si accasciò sulla portiera.
Goemon rinfoderò la spada ma rimase vigile ed attento ad ogni possibile mossa di Jigen.
Lupin smise di fissarlo severamente e, poggiandogli una mano sulla spalla, chiese:" Jigen, ti scongiuro, mi dispiace tanto vederti combinato così. Non volevo farti incazzare stavolta, lo giuro, so riconoscere quando è il momento di scherzare. Dimmi la verità... Rispondimi sinceramente...".

Fece una pausa, poi continuò:" È per via di quella ragazza, Mary?".
Due minuti di un interminabile silenzio trascorsero nella 500 gialla ma Jigen non emanava suono.
Lupin sarebbe stato capace di rimanere in attesa di una risposta tutto il giorno per fargli capire che, nel bene e nel male, gli amici si aiutano sempre e Jigen… era come un fratello.
 
Il ragazzo dal cappello calato sugli occhi alzò la testa:"... Lupin... Sono passati quasi 6 mesi dall'ultima volta che ho avuto una relazione con una donna .... Sappiamo tutti com'è andata a finire... Voi non potete immaginare com'è sentirsi delusi per un'ennesima volta".
Lupin pensò tra sé roteando gli occhi:" Oh, credimi, caro mio, lo so bene...".
Jigen impassibile continuò:"... Avevo un terribile presentimento su quella maledetta ragazza... Ma sono stato un cretino a non fidarmi dei miei sensi... Quindi ho giurato a me stesso che non ne avrei mai più avvicinata una alla mia vita! Ed ora, a distanza di poco tempo ne piomba un'altra in casa!".

Dopo un breve attimo di silenzio Goemon sentenziò:" Capisco che non ci fai mai partecipi dei tuoi fatti personali, Jigen, a differenza di qualcun altro che invece parla sempre di continuo delle sue esperienze in amore..." naturalmente si rivolgeva a Lupin che soffocò una risatina "... Ma devo riconoscere che questa volta Lupin ha ragione: stai conducendo una vita troppo malsana ed il tuo corpo prima o poi non resisterà più allo stress psicologico a cui lo stai sottoponendo per via delle tue strane paturnie sull'universo femminile...".

Jigen alzò un sopracciglio:"... In pratica mi stai dicendo che mi faccio delle seghe mentali assurde che mi condurranno alla pazzia?".
Goemon scocciato:" Detto in un linguaggio non scientifico è così".

Lupin continuò:" Almeno prova a parlarle, non dico che dovete diventare grandi amici ma... Ti assicuro, è rilassante chiacchierare con lei! Spesso mi consiglia che abiti devo indossare quando esco con la mia Fujiko, il profumo che devo mettere, che fiori devo offrirle... Sa praticamente a memoria tutto il galateo del buon 'amante vecchio stile', ihihi".
Goemon si interpose:" Pensate che l'altra sera ero sul tetto e mi allenavo con la mia spada, quando è arrivata e ha chiesto se poteva osservarmi. Dopo un po’ le ho domandato se aveva voglia di sperimentare qualche tecnica di difesa e lei ha accettato volentieri. È un'allieva che impara in fretta e ha il coraggio di ammettere i suoi errori... Ottime qualità!" concluse il samurai.
Lupin fu sorpreso:" Tu che insegni le tue tecniche? Questa è nuova! Come mai questo repentino cambiamento?",
-" Se un cuoco giapponese le ha permesso di cucinare pietanze nostrane tradizionali allora significa che ci si può fidare. Non tutti gli stranieri sono ammessi ai segreti della nostra cucina. E poi... Quella ragazza mi ispira fiducia... Non è come le altre donne... Soprattutto, non è come Fujiko!".
Lupin si inalberò:" Hey cosa intendi dire con questo?",
-" Assolutamente niente..." disse sarcastico il samurai.
 
Jigen trasse da quella scenetta una sottile risata che risollevò il suo morale: almeno era fortunato ad aver trovato amici come loro. Mentre i suoi due compagni litigavano con fragore pensò che avrebbe dovuto rinunciare alla sua guerra aperta contro le donne…
Ma come poteva? Maggie l'aveva fatto soffrire come un cane e le ferite nel suo cuore erano ancora aperte! Nonostante avesse la volontà di instaurare un rapporto, almeno di comunicazione con quella nuova ragazza... non ci riusciva.
 
I suoi due amici non lo sapevano, ma lui... la osservava spesso.
 
Quando si rintanava nella sua stanza a lucidare la sua Magnum o i suoi fucili, posizionava la sedia vicino al muro di confine con l'altra stanza, quella che era un tempo riservata a contenere i loro bottini,  ed ora apparteneva alla giovane donnetta di casa.
Faceva ciò perché quando Mary aveva voglia di riposarsi, correva in camera sua e… cantava.
Jigen era segretamente innamorato della sua voce. Era tranquilla, pacata, ispirava alla pace... quella pace che non riusciva a trovare nelle mura di casa quando ripensava ai momenti felici che aveva passato con Maggie.
 
Era combattuto tra i sentimenti di amore e passione che aveva provato per quella donna e contemporaneamente, si avvelenava il fegato per quanto fosse stato stupido a  non riconoscere che le sue attenzioni erano solo tattiche per ingannarlo ed incastrare anche i suoi amici, solo per la ricompensa di cinque milioni di dollari che pendeva sulla testa di Lupin.
 
Non poteva vedere Mary perché era una donna... ma non riusciva ad allontanarsi dalla sua voce. La ragazza cantava quasi sempre: mentre cucinava, puliva casa, stirava i vestiti, persino quando passeggiava per la strada. Lupin e Goemon non avevano mai dato troppa importanza a quel suo particolare e per loro, che cantasse o no, non era una grande novità.

Lupin però aveva ragione:  questo era un problema che andava risolto assolutamente ma lo avrebbe affrontato dopo il colpo della mattina, pensandoci su con più calma, magari davanti ad un bel bicchiere di Barbour.
 
E mentre Goemon e quell'altro continuavano imperterriti a litigare Jigen guardò l'orologio: 7:13 a.m.
Cacciò un urlo:" CAZZO RAGAZZI!!!! SIAMO IN RITARDO! Mancano ancora 20 km prima della banca e siamo qui a perder tempo!".

Lupin esclamò:" Oh, hai ragione!" e riaccese il motore della 500 per poi sgommare come un matto.
Goemon si dovette tener forte al sedile, così come Jigen perché Lupin era intenzionato a non fare scendere il contakilometri sotto i 130!

Mentre il samurai inveiva contro l'amico alla guida questo non badava altro che a tenere la strada e ad evitare che arrivassero già i primi clienti della banca: a Lupin non piaceva tenere ostaggi mentre lavorava.
Si girò per un istante verso Jigen che in un modo o nell'altro si reggeva al sedile:" Hey Jigen!" esclamò a voce alta per superare i giri del motore che sembrava stesse per scoppiare.

L'amico si girò perplesso e Lupin, con un sorrisetto continuò:"... quando abbiamo finito ti devo offrire un pacchetto nuovo!".
Jigen guardò il suo amico e poi scoppiò in una fragorosa risata.

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Capitolo 7
*** Il Diario di Mary Bell ***


Ciao a tutti! ^^ Oh, siamo arrivati a uno dei miei cap preferiti! xD Non vi svelo nulla, ma vi accenno solo che ci saranno parecchie scenette comiche, xD
Già che ci sono ringrazio ancora le mie due gentilissime lettrici e commentatrici DarkshielD e Fracchan92 ^^ <3
E un grazie anche a coloro che leggono ma non commentano... ho capito, siete timidi. xD
Buona lettura :D


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Erano le 13:40 ed i ragazzi non si erano ancora fatti vivi.
Mary aspettava già da un po’ il loro ritorno:" Arriveremo verso mezzogiorno! Non ti preoccupare! Massimo portiamo due minuti di ritardo".
Le ultime parole famose di Lupin.

 
La ragazza aveva già cucinato il loro pranzo: le pietanze semi fredde stanziavano sulla tavola apparecchiata e il coprirle per evitare che si raffreddassero del tutto servì a ben poco.

Mary sbuffò nel guardare per l'ennesima volta l'orologio.
Cominciava ad avere dei terribili sospetti:" E se li hanno presi?... Naaa, i ragazzi non sono mica così cretini da farsi acciuffare per una stupida rapina... E se Fujiko ha messo loro i bastoni fra le ruote? Probabile, quella lì non mi è mai piaciuta, dal primo momento che l'ho vista! Che gatta morta! Possibile che a Lupin piaccia quel genere di donne? Mah! I gusti sono gusti e l'amore è cieco... però un po’ di coerenza!".
 
Per passare il tempo Mary andò in camera sua, prese il diario rilegato in pelle e, seduta sul divano della saletta, si mise a sfogliarlo.

Le piaceva ricordarsi  del suo passato e quello di tenere un diario dal giorno in cui era scappata di casa era un'ottima idea per non dimenticare le sue origini.
Era fiera di essere Italiana... non tanto fiera di appartenere ad una famiglia che non l'aveva mai considerata.
 Il tenere un diario scritto in italiano, registrando tutti gli avvenimenti più strani o le novità più eclatanti da quando aveva messo piede in America l'aiutava a non perdere la velocità di scrittura nella sua lingua natia.

Sfogliò le prime pagine, i suoi primi appunti, le sue prime sensazioni nel Nuovo Mondo.
Per evitare di sprecare fogli annotava solo dei campi precisi: giorno, ora, evento ed eventuali sensazioni come gioia, paura, stupore, sarcasmo, felicità...

Lesse di quando l'avevano assunta nel ristorante, di quando il cuoco la scoprì a cucinare di nascosto nella sua cucina e si incazzò come un toro inferocito, di quando poi scoprì il suo talento...
Sfogliava le pagine velocemente, arrivò ad una foto.

C'erano due ragazzi: una era lei e l'altro era un giovanotto pieno di lentiggini, con i capelli biondi e due occhi azzurri celati sotto delle lenti brillanti ma spesse.
Mary sorrise, sussurrando:" Matthew...".

Continuò a sfogliare il diario, trovò dei fogli sparsi che recavano appunti su come cucinare varie pietanze.
Altri invece che trattavano di tecnologia...
Mary conosceva quegli scritti quasi a memoria.

Poi arrivò alle pagine bianche: notò con amarezza che ne avanzavano poche libere. Doveva economizzare!

Alla fine del diario si trovavano alcuni ritagli di giornale ed altre foto. Una di queste cadde a terra.
 
La raccolse...

Era una giornata d'estate, faceva un caldo tremendo ma per fortuna c'era un venticello fresco che spirava ad intervalli regolari, quel pomeriggio, nel parchetto del paesino.
Due bambini giocavano a "guardie e ladri": il più piccolo rincorreva la più grande che, per scappare alle manette giocattolo di latta, si era arrampicata sul ramo di un albero e continuava a salire, fino quasi in cima.
Anche l'altro provò a saltare sul ramo più sporgente: ci riuscì, si alzò in piedi su di esso ma perse l'equilibrio e cadde giù, battendo le ginocchia ed i gomiti sull'ampio prato verde, graffiandosele.
Il piccolo dallo spavento si mise a piangere. L'altra lo sentì e si affrettò a scendere per soccorrerlo.
Lo portò alla fontanella, gli lavò le piccole ferite, lo tranquillizzò.
Il nonno, vedendo quella scena, la immortalò per sempre in quella fotografia. La più importante fra tutte quelle che la ragazza possedeva.

La giovanissima Maria di 10 anni che sorrideva al fratellino Johnny dal viso rigato di lacrime ed i gomiti e le ginocchia sbucciate.

 
In quel momento si sentì un rumore provenire dal secondo piano.
Mary girò la testa verso le scale... no, niente, sarà stato il vento che faceva scricchiolare i vetri.

Poi si sentì ancora. Era un rumore familiare, come se qualcuno... bussasse alla finestra.

Un secondo dopo la ragazza realizzò: corse come una furia al secondo piano, entrò nella sua stanza e per poco non le venne un colpo.
Appiccicato alla finestra, a testa in giù, penzolava Lupin.
Aveva il suo classico sorriso stampato sulla faccia da scimmia:" Ciao Mary! Ci fai entrare, per favore?".

La ragazza aprì la finestra:" Lupin! Ma che diamine ci fate quassù?!".
-" Oh, storia lunga... come al solito Zaza ha esagerato! Non voleva mollarci più! Alla fine Goemon ha tranciato in due l'auto su cui ci inseguiva, almeno l'abbiamo seminato...".
Il ragazzo agilmente entrò dalla finestra mentre Jigen dal tetto gli passava i grandi sacchi  coi soldi.

Mary aiutò a sistemarli e nel mentre pensava:" Poverini... Questo Zaza non dà loro un minimo di tregua!".
Quando ebbero finito i tre si precipitarono a tavola ma con disappunto trovarono le pietanze completamente fredde. La ragazza cercò di scusarsi ma Lupin e gli altri la perdonarono, in fondo erano in ritardo loro e... non avevano calcolato il fattore Zaza per un periodo di tempo superiore alle due ore di inseguimento. Nonostante l'inconveniente i ragazzi mangiarono tutto.
 
Successivamente, mentre Mary lavava i piatti Lupin e Goemon salirono nelle loro stanze per schiacciare un pisolino.
Jigen aveva l'abitudine di fumare una sigaretta tranquillamente disteso sul divano dopo pranzo e cena.
 
Si spaparanzò quindi sui comodi cuscini ma sotto la sua schiena trovò qualcosa. Uno strano libro rilegato in cuoio. Spinto dalla curiosità il ragazzo volle dare un'occhiata.
Lo aprì e… strabuzzò gli occhi.
 
Notò la calligrafia un po’ disordinata ma costantemente ondulata quasi come un ricamo sul tessuto.
Le pagine erano scritte interamente, non v'erano alcuni spazi vuoti.
Cercò di capire cosa c'era scritto.

Riuscì a leggere solo alcune frasi da alcuni ritagli di giornale che ci trovò dentro. Notò una foto: la fissò per un po’ di minuti e riconobbe il visetto paffuto di Mary: involontariamente le sue labbra si arricciarono in un tenero sorriso ma lui non se ne accorse.
 
Come non si accorse del fatto che la proprietaria del diario stava a due metri di distanza da lui, a braccia conserte, fissandolo accigliata e calibrando man mano la quantità sufficiente di ira da abbattere sul malcapitato.

Mary si diresse verso Jigen, fermandosi davanti:" No, fai pure...!" esclamò ironica.

Jigen non alzò nemmeno lo sguardo e rispose:" Ah, grazie!".

La ragazza era paonazza dalla rabbia.
 
Gli strappò il diario dalle mani con una violenza inaudita e sbraitò:" Questi fatti non ti riguardano!".
Jigen la guardò da sotto il cappello:"... Non te lo mangio mica...".
Mary posò il diario sul tavolo e tese la mano verso il ragazzo:" Saresti così gentile da ridarmi quella foto?".

Jigen la fissò negli occhi, poi guardando di nuovo la fotografia esclamò:" Sai... Il tuo viso non è cambiato quasi per niente da quando avevi... Ehm... 5 anni?",
-"Dieci!",
-"Ah... Dieci... E chi è il ragazzo? Il tuo fidanzatino dell'epoca?".

Jigen si sforzava di fare amicizia, di dire cose sensate ma... Non ci riusciva! Voleva cercare di conoscere meglio la ragazza davanti a se, provare a parlarci come gli aveva consigliato Lupin, ma al momento lei aveva un'espressione di completo disappunto sul volto come se volesse dirgli:" Stai rischiando la vita!".

Pensò che con quelle frasi e quelle esitazioni non sarebbe andato da nessuna parte.

-" Quello lì è mio fratello... ed ora, PER PIACERE... ridammi la foto".
Mary stava per perdere le staffe: Jigen aveva preso dal diario l'unica foto, tra mille altre, che alla giovane importasse sul serio.
Il ragazzo l'aveva perfettamente capito ma...  quasi si divertiva a vedere quella ragazza che si tratteneva dallo scannarlo vivo.

Non aveva la minima soggezione di quella donna alta quasi come lui, in jeans e camicetta blu, i capelli castani sciolti e ondulati all'altezza delle spalle, con la mano destra appoggiata sul fianco e l'altra tesa verso di lui. Si soffermò sui suoi occhi: così strani... Erano marroni, certo, ma il colore dell'iride man mano che si avvicinava alla pupilla diventava di un verde scuro.
Sorrise.

La giovane non capì... seppe solo ritirare la mano con uno sguardo attonito e confuso. Ebbe però un'illuminazione: forse Jigen voleva parlarle...?
 
" Bè, timido lo è, questo è fuori di dubbio... Ma sì, proviamo a sentire cos' ha da dirmi...".

La ragazza ricambiò il sorriso e, lentamente si sedette su una delle cinque sedie del tavolo nella sala.
Appoggiò i gomiti sulla superficie di legno:"... Se non vuoi ridarmela allora resto qui fin quando non ti decidi a mollarla, anzi, leggi anche il diario, se vuoi... tanto non capirai niente!".

Jigen sapeva come ribattere:" Tu credi?".
Prese il diario, lo aprì in una pagina a caso e cominciò a leggerla ad alta voce: Mary restò stupita. Sapeva leggere l'italiano?! Certo non aveva un'ottima inflessione sulle 'r' ma... Jigen sapeva l'italiano! Non ci poteva credere e fece di tutto per mascherare lo stupore sul suo volto.
Quando ebbe finito il paragrafo il ragazzo guardò con un'espressione soddisfatta la giovane che, nervosa, ticchettava ritmicamente le dita sul tavolo:" Ti ho fregata!" pensò pavoneggiandosi.
 
Mary mascherò il suo entusiasmo da quella discreta performance e si limitò ad abbassare gli occhi, annuendo con un apatico:" Bravo..".
Jigen rimase deluso -"Come? Solo 'bravo'?!" pensò.
 
Mary notò l'amarezza nell'espressione del ragazzo data dal suo commento: aveva gli occhi semichiusi e le labbra pendevano in giù. Era divertente.
 
Cercò di farlo parlare, tanto per facilitare la comunicazione, rivolgendogli qualche domanda sulle sue conoscenze di italiano.
 
Jigen era imbarazzato: non voleva che si sapesse del suo passato... però si era cacciato in una situazione di stallo facendo vedere la sua bravura nella pronuncia italiana.
-"Sono proprio un cretino..." si rimproverò da solo " E ora che le dico?... E se poi finiamo per parlare di altro? Di sentimenti?!".
 
Jigen si stava facendo prendere dal panico, ma non lo dava a vedere. Dentro di lui accresceva pian piano il desiderio di conoscere la giovane ma al contempo cercava di essere più distaccato possibile dal soggetto della conversazione.

Il risultato fu che sentenziò bruscamente, abbassandosi il cappello sulla fronte:" Non voglio parlarne...".
 
Mary capì tutto: il problema non era lei, il problema era qualcos'altro.
Si vedeva lontano un miglio che Jigen non aveva buoni rapporti con le donne ma... la giovane intuì che questo era provocato da qualche scottatura... qualcosa anche di più grave.

Decise quindi di parlare prima di sé stessa, raccontando di quando sbarcò in America per la prima volta e dei 7 anni trascorsi fino a quel giorno.
 
Intanto qualcun'altro stava ascoltando i due "piccioncini".
L'impiccione ladro dalla giacca rossa origliava tutto perfettamente, nascosto dietro la colonna vicino alle scale.
Curioso come una scimmia, voleva vedere fino a che punto la situazione poteva arrivare e, in casi estremi, intervenire. Jigen aveva fatto un grande passo avanti: le aveva rivolto la parola... peccato che poi se ne fosse pentito.
Ora sperava in un miglioramento ma... tra i due calò un silenzio angosciante.
 
Mary intanto rifletteva:" Cosa posso chiedergli per metterlo a suo agio?".
Osservò che la giacca nera di Jigen era stropicciata verso destra: notò che nascosta vi era una fondina ed un manico di acciaio e legno intagliato ne spuntava timido fuori. -"Bingo ".
 
-" Hey, Jig... È carina la tua Magnum." esclamò d'un tratto la ragazza.

Jigen sbarrò gli occhi ed ebbe lo stesso pensiero di Lupin:" Jig..?!".
 
A Lupin piacque molto, al contrario dell’altro che, schiarendosi la voce sentenziò:" Io mi chiamo Jigen... E comunque, vorresti farmi credere che tu, donna, ti intendi di armi?".
 
Il ragazzo non soffocò più di tanto una risatina sarcastica.
 
Mary incrociò le braccia:" Bè, non saprò tutto... ma quella è una Smith & Wesson, 357 Magnum, detta anche 686 M. che è uguale alla 586 solo che questa è in acciaio brunito, la tua in inox. Presenta una molla del grilletto a spirale e la molla del cane è a lamina molto robusta. Il tamburo bascula a sinistra e si nota anche che la tua è una 6 colpi, modello standard, 7 nel plus. Fabbricata nel 1980, ancora oggi in produzione...".
 
Lupin era sbalordito:" Caspita, che discorsetto! Povero Jigen! Stavolta ti ha fregato!".
 
Jigen restò in silenzio. Mary continuò nel descrivere un'altra pistola, quella di Lupin.
Affrontò abbastanza bene e dettagliatamente gli aspetti positivi e negativi della Walter P38. Jigen si era preso una sedia e, a gambe divaricate verso lo schienale, era intento ad ascoltare la 'maestrina' che, tranquilla continuava a parlare.
 
Lupin pensò:" Grande Mary! Se quel barbone evitasse di fare il lunatico anche stavolta sono sicuro che qualcosa scaturirà fuori da quel cuore di pietra...".
 
Jigen si stava tranquillizzando... captava nella voce di Mary la stessa intonazione melodica di quando cantava.

Naturalmente, le nozioni che la ragazza gli stava spiegando erano pane quotidiano per il ladro, le conosceva a memoria e avrebbe potuto ripeterle anche al contrario. Ma Lupin aveva ragione, era rilassante chiacchierare con lei.
Mary gli rivolse poi la fatidica domanda:" Chi ti ha insegnato a sparare?".

Jigen si alzò il cappello, lasciando che la giovane osservasse i suoi occhi scuri, profondi e concentrati:" Fu un tuo connazionale... Giovanni Ignoto".
 
Lupin soffocò un urletto di gioia:" SI!! Finalmente parla di lui! Dai, vecchio volpone, continua così!".

Jigen spiegò di quando passò 5 anni della sua vita in Italia, non conosceva ancora Lupin ed era allievo di uno dei mafiosi più conosciuti dello stivale. Mary non associò nessun viso a quel nome ma era intenzionata ad ascoltare il racconto di  Jigen che però… fu breve e conciso, senza troppi particolari.
 
Lupin si stufò:" Ora esco e lo prendo a calci! Parlale di più, stupido idiota!" pensò colmo di rabbia.
Sapeva benissimo che a Jigen interessava la storia di Mary e le sue conoscenze nelle armi da fuoco, così come la ragazza si aspettasse di sentirlo parlare un po’ di se… ma perché si tratteneva dal chiacchierare?
 
Ad un certo punto si sentì un tonfo sordo ed un urlo di dolore provenire dalle scale: Lupin era stato colpito in testa dalla spada di Goemon che, sbigottito, lo prese per il colletto della camicia e gli disse all'orecchio, in modo tale da non farsi sentire da Mary e Jigen:" Maleducato! È un'ora che li stai spiando! Vuoi farti i fatti tuoi per almeno una volta nella tua vita?!".
Lupin piagnucolò:" Goemon! Mi hai fatto male, stavolta!".
-" Te lo sei meritato, impiccione!".
 
Nel frattempo accorsero i due dalla sala:" Cosa è successo? Chi ha urlato?" si preoccupò Mary.
 
Lupin mentì:" Ooohh, nieeeeente! Sono scivolato ed ho battuto la testa ma sto bene! Ahi, ahi..."
-" Ed io non ho potuto fare nulla per evitare questo malaugurato imprevisto..." esclamò pronto Goemon, con Lupin a gambe crociate sul pavimento che pensava:" Questa te la faccio pagare!".

-" Mary, mi prepareresti un thè verde? Ne avrei voglia" esclamò il samurai. La ragazza si precipitò in cucina per esaudire il desiderio mentre Goemon la seguiva lentamente.
 
Lupin si rialzò da terra massaggiandosi la testa e sorrideva a Jigen. Quest'ultimo alzò un sopracciglio:" Che hai?"
-" Eeeeeeh..., niente Jig... Ihihih! Vecchio volpone!".
Jigen fissò il suo amico che si avviava verso la saletta, fischiettando.
 
Ed in un attimo capì tutto:" Brutto bastardo! Mi stavi spiando!".

Si mise a corrergli dietro: Lupin se ne accorse e cominciò anche lui a roteare attorno al tavolo della sala:" Buono, Jigen, Buonooo! Non è come pensi tu! Aiutooo!".

Mary e Goemon osservavano la scena dalla cucina. Lei aveva gli occhi sbarrati, lui la tranquillizzò:" Tanto si devono fermare prima o poi... sono proprio dei bambini" disse sconsolato.

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Capitolo 8
*** L'Indecisione di Jigen ***


Hi people! ^^ Ecco a voi l'ottavo capitolo: avvertimenti? Nessuno, a parte una sfilza di seghe mentali che il nostro povero, piiiccolo Jigen si creerà da solo (oh bè, devo dire che Lupin non faciliterà le cose al nostro amico... O.o) Ah, non vi dico più nulla! xD Leggete e scoprirete! ^^.
Come al solito tengo molto a ringarziare TUTTI VOI che seguite la storia e soprattutto le mie commentatrici preferite! ^^ DarkshielD, Fracchan92 e la new entry D_Dya! ^^
VI AMO TUTTEEE!!! :D


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Mary non si era mai sentita meglio come in quei giorni, verso la fine del Gennaio 1982.
 
La sua vita aveva assunto un'altra forma da quando aveva conosciuto quei tre ragazzi.

Aveva persino assistito come spettatrice ad una loro performance: un furto di un'antica maschera decorata in oro e tempestata di lapislazzuli del faraone Ramses VII del XX secolo a. C. che veniva esposta per la prima volta al MoMA.
Mary si era spacciata per una giornalista di un piccolo quotidiano di critica artistica ed era riuscita ad entrare nell'affollata Hall del museo, stracolma di telecamere di sicurezza, giornalisti, critici d'arte e, naturalmente, poliziotti.

Aveva sempre desiderato vedere Lupin in azione, dato che quando pranzavano o cenavano insieme il gentile ladro narrava alla ragazza di come si era guadagnato il suo bottino con maestria e professionalità, vantando di essere il migliore 'mago dei travestimenti' e di farla sempre al povero Zaza.

La giovane pendeva dalle sue labbra e immaginava sempre gli scenari dei suoi furti, ostili ed impossibili da superare data la quantità di insidie coinvolte ma si sorprendeva ed emozionava sempre nel sentire la parte del racconto di come Lupin, Jigen e Goemon riuscissero a fuggire con i sacchi pieni di refurtiva, lasciando a bocca aperta tutti gli altri contro di loro.
Quando poi aveva sentito alla radio della maschera funeraria del faraone e notato che Lupin lavorava giorno e notte ai progetti del furto non poté resistere alla tentazione di chiedergli di portarla con loro.
 
Naturalmente Jigen e Goemon si opposero totalmente:" Questa mi mancava!" esclamò il pistolero " Già dobbiamo far fronte a una miriade di poliziotti mandati da Zenigata, eludere la sorveglianza, distruggere le telecamere, spie, cimici e quant'altro, per rubare in pochi minuti quella dannata maschera e scappare il prima possibile... e dovremmo accollarci anche lei?!".
 
Mary quella volta si impuntò:" Senti bello, se hai qualcosa da dire sul mio conto, io sono qui!".

Goemon osservava in silenzio la scena.
Lupin cercò di intervenire ma fu bloccato dalla ragazza.

Jigen non era intimorito:" Ascolta bene, signorina, il nostro lavoro è già abbastanza difficile, se poi una persona ignorante nel campo dei furti, quale sei tu, intralcia i nostri piani o fa anche solo un respiro di troppo la copertura salta e tutto il lavoro dietro non sarà servito ad un bel niente!"

-" E chi ti dice che io sarò dei vostri?!".
 
Jigen si zittì di colpo. Lupin e Goemon spalancarono gli occhi e si guardarono sbalorditi.
Mary continuò:" Io non voglio partecipare al colpo, vorrei solo vedervi... lo so benissimo che non conosco nessuna tecnica di furto, sarei una stupida se vi chiedessi di avere una parte nel piano... Oh, comunque.." si avvicinò pericolosamente a Jigen che indietreggiando non notò il divano e cadde sui morbidi cuscini:"... ti ricordo che sono riuscita a salvare te e Lupin da cattura certa, meno di un mese fa, senza un briciolo di esperienza nel campo dei furti, ma facendo lavorare il cervello. Dovresti provare ad usarlo anche tu qualche volta... Ed evitare di trattarmi come una bambina!" sentenziò bruscamente alla fine.
 
Jigen si limitò a restare in silenzio.

Lupin e Goemon erano a bocca aperta: o Mary era particolarmente permalosa oppure Jigen l'aveva ferita facendola sentire inferiore a loro, ma nonostante ciò aveva risposto e ammutolito il loro amico che di rado si faceva togliere la parola, soprattutto da una donna.

Lupin lo prese in giro per almeno una settimana con quella storia e rischiò seriamente di beccarsi due pallottole nello stomaco.
 
Alla fine della fiera, per evitare di farla arrabbiare ulteriormente, i tre non ebbero nessuna obiezione nel portarla con loro.
In uno dei loro furti Lupin aveva rubato in un centro commerciale una macchina fotografica, e un tailleur elegante da donna; si era poi fatto fare un tesserino identificativo falso per la giornalista 'Lucretia Spencer', alias Mary, tutto per soddisfare il desiderio della ragazza, la sua 'fan n. 1' come l'aveva soprannominata.
 
Mary aveva le gambe che le tremavano per l'emozione il giorno del furto!
Era tra i primi posti alla conferenza di presentazione dell'esposizione, quando la maschera venne svelata al pubblico, protetta da una teca di vetro anti-proiettile e circondata da mille sensori a raggi x super-sensibili.
Poco importava, perché, ad un tratto un colpo di pistola partì da un angolo dell'immensa stanza e centrò in pieno il telecomando, generatore dei meccanismi di sorveglianza che aveva in mano l'ispettore Zenigata senza però ferirlo.
Il direttore del museo, a fianco dell'ispettore, spaventato, si rifugiò dietro la teca di vetro.
Zaza cominciò a urlare ordini ai poliziotti a destra e a manca ma non servì a nulla: Lupin/Direttore riuscì ad agganciare alla teca una bomboletta spray che emanò una fitta nebbia di fumo, creando scompiglio tra la folla.
Si sentirono dei colpi di lama: Goemon aveva tranciato il vetro con una facilità esorbitante ed i tre fuggirono dalle enormi finestre, il bottino nelle mani del ladro dalla giacca rossa che, togliendosi la maschera fece una pernacchia all'ispettore:" Te l'ho fatta di nuovo, paparino!".
Mary aveva scattato all'incirca una quarantina di foto. Lupin col travestimento, Goemon che armeggiava con la sua spada, Jigen che si difendeva dai proiettili dei poliziotti con la sua Magnum fumante e il povero Zaza che sbraitava rincorrendo la macchina dei tre ladri.
Quando la ragazza tornò a casa trovò già i tre fuggitivi e fece i complimenti a ciascuno:" Ragazzi, siete fantastici!".
 
Anche Lupin ed i suoi amici se la passavano bene in quel periodo: non solo si sentiva più tranquillo e meno oppresso dalle grinfie di Zaza ma notava che anche i suoi due soci erano di buon umore.
La precisione della lama di Goemon migliorava giorno per giorno e Jigen aveva ridotto la quantità di sigarette fumate in un ora.

Lupin aveva osservato con più attenzione il comportamento di quest'ultimo.

Dovunque Mary si trovasse, in cucina, in sala, persino in camera sua, lui la seguiva, solo per il piacere di sentirla cantare.
A Mary non dispiaceva la presenza del ragazzo taciturno, in fondo, non le parlava quasi mai, si limitava a sentirla e basta.

Lupin esortò Jigen a prendere una decisione, una sera in camera sua, mentre stava controllando la canna della sua Magnum:" Dai, non fare lo gnorri... Si vede che ti interessa!",
-" Ti ho già ripetuto mille volte che non ti devi impicciare in questa storia!",
-" Falla finita con le lamentele, invitala ad uscire, fai qualcosa!",
-" Sei pazzo? Io uscire con lei?!",
-" Eh, perché no? Cos'è, non ti piace?",
-" No, non è per quello...",
-" AH! ALLORA VEDI CHE LO AMMETTI! Ti piaceeee!",
-" No, no, non intend... Lupin! Se non la finisci ti sparo!",
-" Se, se, certo... Senti, ce ne siamo accorti tutti che le sbavi dietro da un bel po’, ti piace la sua voce, il fatto che sia italiana, come cucina, eccetera ma soprattutto, ammettilo che ti piace perché è riuscita a tenerti testa!".

Jigen abbassò lo sguardo sotto il cappello.
Lupin continuò:" Perché sei così introverso? Jigen... Io so perfettamente che lei ti ricorda quella maledetta ragazza, ma non sono la stessa persona! Lo capisci? Lei è... Lei è Maria! Lei è un'altra storia... Perché non cerchi di voltare pagina ed iniziare una nuova avventura?".

Lupin era disperato: non sapeva  cos'altro poteva dire a Jigen per convincerlo ad esporsi di più nei confronti della ragazza che, ignara di quella conversazione, stava preparando la cena intonando 'Call Me' di Blondie.

Il ragazzo col completo scuro non disse nulla.
Si incamminò fuori dalla sua stanza, scese le scale ed andò in cucina.
Lupin lo seguì, fermandosi a pochi metri da lui.

Mary non sentì l'arrivo dei due e, tranquillamente, continuava a cantare mentre asciugava una padella. Le cadde un guanto da cucina dalla tasca del grembiule.
Jigen lo raccolse e, avvicinandosi alla ragazza disse in un tono sommesso:" Mary..".
 
In un nano secondo la giovane, presa dallo spavento, si girò di scatto con la padella in mano e... povero Jigen!
 
Si sentì " STENG!!" e la faccia del ragazzo venne travolta in pieno dal fondo piatto e spesso della stoviglia.

-"Oh, cazzo..." sussurrò tremante la ragazza.

Poggiò 'l'arma' sul piano cottura e cercò di scusarsi con il malcapitato:" Oddio, scusami tanto Jigen, ti giuro, mi hai spaventata e...".
Il ragazzo mugugnava qualcosa come trecento imprecazioni al secondo e si teneva le mani appiccicato al viso per il dolore.

Lupin corse di sopra per prendere la valigetta medica.
Mary impregnò uno straccetto d'acqua tiepida.
Scostò lievemente le mani del ragazzo dal viso arrossato. Jigen si ritrovò davanti due occhioni verde-ambra enormi ed imbarazzato trasalì. Mary lo calmò:" Faccio piano, non ti preoccupare...".

Dal naso a punta del ragazzo usciva un piccolo rivoletto di sangue:" Spero di non averti spaccato il setto..." commentò la giovane.
Jigen si irrigidì un po’ quando Mary gli passò il panno sul naso poi rilasciò la tensione, sentendone il calore e si tranquillizzò.
Mary tentò di fargli meno male possibile, pulendogli il viso dal sangue e cercando di capire se gli aveva rotto qualcosa o no.
 
Il suo sguardo era concentrato e si spostava rapidamente attorno a tutta la fisionomia facciale, zigomi, fronte, gote, mento... Jigen restò paralizzato: non erano mai stati così vicini... così pericolosamente vicini!

Fece per distaccarsi:" Non è niente... sto bene",
-" Non dire cavolate! Una padella in faccia non è il massimo della vita!" lo rimproverò, girandogli di nuovo il viso dalla sua parte.

Jigen non si oppose più.
Quella ragazza l'aveva vinta troppo facilmente, per i suoi gusti... ma non riusciva a dirle di smetterla...

Non riusciva a dirle di finirla di bagnargli il viso, non poteva fare a meno di guardarla in quegli enormi specchi ambrati.
E per un secondo, anche lei spostò lo sguardo e si soffermò su quelle iridi scure e senza fine.

Poi Lupin arrivò con clamore:" Ecco la valigetta medica!".
I due, in simultanea si scostarono velocemente l'uno dall'altra.

Scese anche Goemon:" Ma perché dovete sempre fare casino? Cosa è successo stavolta?".
Lupin non gli badò e cominciò a bendare tutta la testa di Jigen.
-" Smettila! Così lo fai sembrare solo una mummia!" lo rimproverò Mary " un cerotto basta e avanza".
 
La serata proseguì bene, nonostante l'incidente.
Il gonfiore sul naso di Jigen era leggermente diminuito ma ancora vistoso.
Mary diventava rossa dalla vergogna ogni volta che il suo sguardo si posava sul viso del ragazzo.

Finito di cenare Goemon andò sul tetto a meditare, Lupin uscì: aveva un appuntamento con Fujiko:
" Se non torno, non datemi per disperso, perché sarò tra le braccia del mio angelo!".
-" Tanto vai in bianco anche stavolta!" esclamò con una risata Jigen.
-" Antipatico...".
 
Mary lo salutò agitando la mano quando uscì dal box nascosto a fianco dell'abitazione con una lussuosa Maserati. -"E quella da dove... Mah! Che me lo chiedo a fare? È un ladro e l'avrà rubata..." pensò la ragazza.
Quando raggiunse la sala trovò Jigen disteso sul divano.
Lei si sedette al tavolo e lesse un quotidiano.

Jigen intanto ripensava alle parole di Lupin... "lei è un'altra avventura...".
Guardò la giovane da sotto il cappello che leggeva attentamente un articolo sull'ultimo furto attuato dalla banda.
Una morsa gli strinse lo stomaco e una stana incertezza lo pervase: non era affatto sicuro di fidarsi di quella ragazza, date le ferite subite non solo da Maggie, ma da tutte le altre donne prima.
Però aveva voglia di conoscerla perché, Lupin aveva detto giusto, lei aveva quella strana influenza su di lui che gli impediva di ribellarsi ad ogni ordine ricevuto. Cosa doveva fare? Lasciar perdere? Starsene da solo per tutta la vita... o vincere la sua maledetta timidezza e tentare un nuovo colpo?

Cominciò a sudare, era tormentato da due fisse paure, quella di venire tradito di nuovo e quella di essere sconfitto da sé stesso e dal volere di una donna!
" Come mi sono ridotto! Se non prendi una decisione entro 10 secondi darò di matto! Oh no! Cos’è questa vocina nella mia testa?! Sto anche diventando schizofrenico?! Cazzo, cazz.. Basta! Stai zitto! Datti una calmata…".

I suoi respiri divennero più profondi.

Cercò di pensare con calma.
Si soffermò ancora sul viso della ragazza, limpido, giovane... Quegli occhi, così strani... e Sinceri?
Ripensò alla prima volta che l'aveva vista, quella famosa notte dove li aveva aiutati a fuggire da Zenigata, ripensò quando l'aveva squadrata in macchina per decidere se farla restare o no con loro quella notte.
Si era fidato, anche se non completamente, di quel visetto da bambina, apparentemente innocente. Perché non fidarsi di nuovo?

Mentre la testa di Jigen vagava tra tutti questi pensieri senza una logica apparente, Mary distolse lo sguardo dal giornale:" Ti...ti fa ancora male il naso, Jigen?".

Il ragazzo, sentendo il suo nome ritornò al mondo reale, scosse la testa e la guardò:" Eh.., cosa?".
Mary si alzò dalla sedia e si avvicinò al ragazzo che deglutì spaventato, sapendo già le intenzioni della giovane che, tranquillamente, gli scostò il cappello dagli occhi e controllò il gonfiore sul setto nasale.
Arrossì un po’:" Ti chiedo ancora scusa... Sono una maldestra... Ti preparo una borsa col ghiaccio da mettere su..",
-"No, non ce n'è bisogno, davvero...",
-" Ma il gonfiore non diminuirà mai se non ci metti qualcosa per farlo guarire",
-"Ti ripeto che non mi serve... Uhg!" si lasciò scappare un gemito.
" Sei proprio testardo".
 
Mary andò in cucina per riempire la borsa del ghiaccio con dei cubetti presi dal freezer e tornò dal ragazzo in meno di due minuti, porgendogli il sacchetto.
Jigen lo prese:"... Grazie".

C'era riuscita ancora, aveva vinto di nuovo lei.
Ormai era sconsolato, si doveva rassegnare a quell'idea. Comunque, tutte quelle attenzioni non sembravano costruite precedentemente, non erano false.
Era dispiaciuta veramente per quello che aveva combinato e stava cercando in tutti i modi di farsi perdonare. Jigen le sorrise:" È trasparente come una goccia d'acqua..." pensò.
 
Da quel piccolo gesto il ragazzo si convinse ad attuare una scelta, quella che però volesse fosse definitiva e, possibilmente, inequivocabile.

Si scostò la borsa fredda dal viso:" Mary...".
La ragazza si voltò verso di lui.
-" Senti... vorrei... Ecco...". Jigen si fece prendere dall'emozione, poi si concentrò, schiarendosi la voce:"... Dicevo, io... Domani vorrei andare al poligono per provare alcuni nuovi fucili... Se vuoi... potresti venire con me. Potrei... potrei cercare di insegnarti ad essere meno impulsiva... sai, se ti capitasse di avere tra le mani un arma, l'agitazione e lo spavento non sono tecniche vincenti...  Sempre se tu lo voglia".

La ragazza non credeva alle sue orecchie: Jigen l'aveva chiamata 'Mary' e l'aveva praticamente invitata ad uscire con lui.
 
Era impazzito?
Non le parlava quasi mai, non la considerava di striscio ed ora, d'un tratto, quell'invito!
Sapeva che era strano, Lupin lo ripeteva sempre, ma non immaginava fino a quel punto.

Rimase in silenzio per un minuto, stropicciandosi le mani nascoste dietro la schiena.
Era indecisa; nessuno l'aveva invitata ad uscire prima di allora. Notò lo sguardo del ragazzo davanti a lei: stranamente impassibile, aspettava una risposta.
Si decise a parlare:" Mi... mi insegnerai a sparare?",
-" Se non ti senti sicura non ti obbligherò di certo".

Mary pensò che Jigen le stesse comunicando, tramite quell'invito, che non ce l'aveva su con lei per la padellata ricevuta, anche se al solo ripensarci la ragazza avvampò in viso, rossa come un pomodoro.
Però non si spiegava quella improvvisa cortesia nei suoi confronti. Perchè mai avrebbe dovuto portarsi appresso una ragazza come lei, che la sola presenza in casa era necessaria solo per i pasti e la pulizia della casa?

Era dubbiosa ma nonostante le mille domande che aveva in testa, si lasciò convincere  da una strana sensazione dentro di lei che le suggeriva di provare a fidarsi di quello strano e misterioso ragazzo. " Per me va bene, verrò con te..." esclamò decisa e sorridente.
Jigen ricambiò il sorriso.
 
La ragazza guardò l'orologio, erano le 22:33. "Sono stanca... vado a dormire, se il gonfiore dovesse farti ancora male non esitare a mettere su dell'altro ghiaccio, ok?",
Jigen non volle rispondere -" ... Buonanotte." sentenziò.
-" Buonanotte..., e Grazie Jig!" esclamò prima di sparire sulle scale.

Jigen la vide correre, agile e veloce, verso il secondo piano. L'aveva ancora chiamato 'Jig'... Scosse la testa e non ci badò più di tanto.
Restò sdraiato sul divano, fino alle due di notte, quando sentì una chiave girare nella toppa della porta principale.

Non si spaventò, sapeva già chi era; Lupin entrò con un'espressione abbattuta e vedendo Jigen esclamò:" Tu la devi finire di mandarmi sfiga ogni volta che esco con la mia donna!".
Jigen ridacchiava sommesso.
-" Ti faccio ridere? Se sapessi quanto ho speso in ristorante, rose rosse e pieno di benzina per cercare parcheggio non rideresti!".

Jigen preparò due bicchieri sul tavolo e prese una bottiglia di Whisky dalla credenza.
-" Sorridi troppo stasera... cos'hai? Sei ubriaco?",
-" Non ancora...".

Lupin alzò un sopracciglio, Jigen gli nascondeva qualcosa:" Ebbene?".
Il ragazzo dal cappello calato sulla fronte riempì i due bicchieri:" Che male c'è nel bere con un amico, scusa?".
Lupin capì che qualcosa di positivo era accaduto mentre era fuori casa, ma, a parte la padellata sulla faccia, non seppe spiegarsi cosa potesse mai... un momento, ma certo!
 
Lupin strabuzzò gli occhi schiudendo le labbra:" Finalmente ti sei deciso, vecchio volpone!". Jigen gli sorrise contento.
Brindarono insieme, alla luce della luna che filtrava dalle finestre .

Lupin scherzò:" Ti auguro di andare in bianco tante volte quante ne sono andato io con Fujiko! Ahahah!".
Jigen lo insultò e poi si mise a ridere di gusto.

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Capitolo 9
*** Quello Strano Winchester ***


Rieccomi qua! xD In questo nuovo capitolo vedremo come se la caverà Jigen al poligono con Mary: cosa succederà di bello? xP e per tutti i fan dei Queen come me, vi preannuncio che ho inserito una piccola scenetta dove cito una loro canzone! *U*  Scusate, ma non ho potuto farne a meno! :P
(e il quartiere Flatiron di NY esiste davvero,non me lo sono inventato. Ho fatto veramente tante ricerche prima di scivere l'ambientazione di questa FF in generale! O.O!!)
Ringrazio ancora tutte le mie commentratrici e i miei lettori ;D Spero che il capitolo sia di vostro gradimento! :D

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Ore 9:00 a m: Jigen caricò la macchina di almeno una ventina tra fucili e pistole ed attese con una certa impazienza Mary, fumando seduto al posto di guida.
Erano diretti al poligono sulla ventesima strada, nel quartiere Flatiron.
La ragazza era molto emozionata, in fondo, non aveva mai imparato a sparare, nonostante avesse delle buone conoscenze di armi, merito di suo nonno.

Lupin prima di partire raccomandò a Jigen:" Vedi di far si che non si faccia male! Ed evita di entrare in sparatorie ed inseguimenti con la macchina, che ho appena rimesso a posto la carrozzeria!".
Il ragazzo dal completo nero sbuffò.
Goemon incalzò:" Non ti innervosire con lei se non centra in pieno il bersaglio e trattala bene, mi raccomando...".
Jigen perse la pazienza:" Oh, avete rotto! Non le succederà niente, ok? Ora andiamo, che siamo in ritardo!".
Mary salì svelta sul sedile di fianco a Jigen:" Tranquilli, ragazzi, ci vediamo stasera! Vi ho lasciato una sorpresa nel frigo, basterà riscaldarla. A dopo!".
Lupin e Goemon salutarono, agitando la mano, la 500 gialla che si avviò con un rombo un po’ ingolfato, e si immise nel traffico.
 
In macchina regnava un silenzio tombale.
Mary era appoggiata alla portiera, guardava la strada fuori dal finestrino. Jigen guidava tranquillo, pensando a quante scatole di colpi avrebbe dovuto comprare per ogni fucile, i mirini più adatti da abbinare ad ognuno e... quale arma fare usare per prima alla ragazza. -"Sembra che abbia un debole per le semiautomatiche, da come ne parla... però, per evitare quegli scatti imprudenti e maldestri, meglio iniziare con un fucile... o il mitra?".
 
Mary osservava di nascosto il viso del ragazzo: grazie al cielo il gonfiore sul naso era diminuito di parecchio.
Jigen si accorse che lo stava fissando:" Cosa c'è?" domandò bruscamente.
-" Ah..no, niente di importante...".
Il ragazzo si rese conto di essere stato un po’ impulsivo, cercò di rimediare:" Se hai qualche domanda chiedi pure...".
Mary scosse la testa:" Nessuna, per adesso".

Jigen accese la radio, sintonizzandola sulla prima stazione udibile. Stavano trasmettendo una canzone che Mary riconobbe subito:" Aspetta un secondo... Ma, questa è Somebody To Love!"
-" Cosa?"
-" È una canzone dei Queen!"
-" E chi sarebbero?".
 Mary strabuzzò gli occhi:" Non li conosci? È uno dei gruppi più famosi del momento. Sono sul podio nella Top-10 americana e inglese",
-" Affascinante..." esclamò Jigen con indifferenza.
Mary non gli badò e cominciò a canticchiare il ritornello della canzone, in coppia col cantante. Sospirò:" Freddie Mercury ha una voce stupenda... Sarebbe bellissimo sentirlo dal vivo...".
-"Ti piacciono le mode del momento?"
-" Oh, no. Non mi faccio trasportare dalla folla. I Queen li seguo più o meno da quando si sono formati. Sono sicura che raggiungeranno un successo planetario in poco tempo, me lo sento! Hanno talento e sono un gruppo affiatato!",
-" Buon per loro...".
 
Mary era contenta di parlare con Jigen di musica e voleva saperne di più sui suoi gusti.
-" Che musica ascolto?!... Beh... Ecco... Non è che sia proprio portato per la musica, io..."
-" Avanti, ci sarà qualche genere che ti piaccia..."
-"Si... La classica ed... Il Jazz. Sono gli unici due stili che mi rilassano e mi fanno anche dormire, a volte." .

Mary non era sorpresa da quella frase: Jigen, quando non sparava, dormiva.
Sempre.
 
-" Che tipo strano" pensò sorridendo e scuotendo la testa:" Il Jazz di New Orleans è il migliore del mondo... Sarei disposta a vivere lì solo per sentire suonare un sax all'angolo di una strada o dentro un bar".
Jigen sorrise, girando la testa e guardandola per pochi secondi. "Ti piace così tanto la musica?".
La giovane prese fiato:" Per ora non ho trovato altra ragione per cui vivere in questo mondo... Ci sono persone che annegano i dispiaceri nell'alcool... nella droga... e muoiono per mano di questa vita. Io preferisco vivere per delle buoni ragioni che non mi facciano soffrire più del dovuto" sentenziò decisa, ricambiando lo sguardo di Jigen.

Questo riprese a guardare la strada: "Bleh, classica risposta femminile! Avrei dovuto immaginarla…" pensò cinico.
 
-"Siamo arrivati" esclamò poco dopo parcheggiando la macchina al lato della strada. Mary scese dalla 500 e si voltò verso un grigio e cupo edificio con l'intonaco scrostato e recante un'insegna enorme, gialla e rossa: 'The Golden Bullet'.
Non le ispirava il massimo della fiducia.

Aiutò Jigen a prendere i fucili e le pistole, sistemate in un'unica grande borsa che pesava un quintale!
 
Mary se la caricò sulle spalle senza lamentarsi ed entrarono nello stabile. C'era un piccolo bancone come reception, con due ragazzi vestiti di verde, cappellino e tesserino col nome.
Jigen si rivolse a uno:" È libero il tunnel dei 90 metri?".
Il ragazzotto interpellato trasalì quando lo vide:" Oh! Sa- salve signore! E be-bentornato!".
 
Mary non capiva se il ragazzo fosse intimorito dalla fama che precedeva il nome di Jigen o dal fatto che con quella barba incolta e quel cappello calato sugli occhi sembrasse un pazzo pluri-omicida evaso dal carcere.
Il giovane terrorizzato continuò:" Mi, mi dispiace informarla che il tunnel è.. È chiuso per lavori... Se vuole c'è quello in comune da 50 metri...".
-" No! Ho bisogno di quello da 90! Non ce n'era anche un altro?",
-" Ah, a quello si può accedere solo se si è tesserati...".
Jigen si stava leggermente innervosendo:" Tesserati...?!" ripeté con un tono lugubre.
 
Il ragazzo era così spaventato che cominciò a balbettare frasi ancora più confuse.
Ad un tratto un omaccione grosso e pelato, con un sigaro tra le dita ed un completo beige apparve alla sinistra della reception e sbattendo un pugno sul bancone esclamò con voce alta e roca:" Ma per la miseria! Stevenson! Quante volte te lo deve ripetere il signore che gli serve il tunnel da 90!".
 
Jigen si voltò verso l'uomo, restando in silenzio.
-" Ma.. Capo, il signore non è..."
-"Il signore qui presente è il mio unico ospite fisso e gradito tra tutti i tesserati e non... vedi di ricordartelo per evitare altre figure inconvenienti, stupido idiota! Ed ora vai a scaricare i bersagli dal magazzino, non voglio più averti tra i piedi oggi!".
Il ragazzo si scusò umilmente e corse via a testa bassa.
 
-" Incompetente..." aggiunse il boss; poi voltandosi verso Jigen:" Carissimo, scusa tanto per l'incomprensione. Come te la passi?"
-" Non c’è male...".
L'omone si accorse della presenza di Mary e le fischiò:" Però... Questa bambola dove l'hai incontrata? È un regalo per me..?! Eheheheh, sei sempre troppo gentile…" esclamò quello, allungando anche la mano.

Mary trasalì, sbiancando in volto e deglutendo.
 
Jigen, in due secondi estrasse la magnum e mise il profilo della canna luccicante davanti al naso del boss:" È una mia allieva...".

L'altro si ritrasse subito:" Oh,... si si, certo, ho capito.. Eheh, ah, vieni, ti faccio strada verso il tunnel.. Ti serve qualcosa? Colpi, filtri, paraorecchie, qualsiasi cosa, tu chiedi e ti sarà dato, eheheh..." rise freneticamente l'uomo.
Mary era letteralmente terrorizzata da quel tipo. Ma che amici aveva Jigen?!

Raggiunsero il tunnel: profondo ma ben illuminato, con dei bersagli sia mobili che fissi, posti a distanze diverse.
Lo stano tipo si congedò da loro, facendo un inchino verso Mary:" Au Revoir, Mademoiselle.." aggiungendo l'occhiolino.
Mary non sapeva cosa fare ed, imbarazzata, ricambiò quel provocante saluto con un timidissimo sorriso, girandosi subito verso Jigen, intento a montare tre fucili di precisione e caricare cinque pistole con calibri diversi.
Erano soli nell'ampia sala.

-"Non spaventarti, Al è sempre così" mugugnò Jigen con la sigaretta tra le labbra
- "Al?!",
-" Fa il lecchino con tutti i tiratori rinomati... e sbava dietro a qualsiasi donna".
Mary sussurrò:" Bene, ci mancava il pervertito...".
 
Jigen sistemò diverse armi a ciascuna distanza, dai 10 ai 90 mt. Passò un ora nella quale si mise a testare meticolosamente tutti i vari tipi di fucili. A lui bastavano solo tre, massimo quattro colpi ad arma per settarla e giudicarla.
Mary lo osservava, attenta e silenziosa, controllando la sua postura e la modalità di mira.
Verso le 10:57 si mise a provare tutte le pistole... Mary si stava annoiando a morte.

Poi, quando stette per cascare dal sonno, Jigen la chiamò. "Ora vediamo che sai fare" e le mise in mano un fucile, un Winchester. " Caricalo e spara a 20 mt".
 
Mary era imbarazzata e non sapeva cosa fare.
Jigen l'aveva perfettamente immaginato.
 
La ragazza esclamò:" Ecco... Io..non so come funziona..."
-" Strano... Facevi tanto la maestrina..."
-" Non ho mai sparato ma almeno so delle nozioni di base",
-"Certo! Prima vediamo se quello che ti sta’ davanti ti minaccia con una carabina, un fucile o una semiautomatica, peccato che una volta premuto il grilletto sei morta! E le tue nozioni di base non serviranno più a nulla".
 
Mary abbassò lo sguardo: Jigen aveva ragione.
Il ragazzo le prese dalle mani il fucile, le mostrò la modalità di carica, lasciando che la giovane inserisse i colpi. Mary lo imbracciò decisa, ricordandosi di come aveva fatto prima il suo scontroso maestro.
Fece dei respiri profondi, era molto agitata.
Prese la mira: sparò.
 
Il colpo colpì il bersaglio, ma non lo centrò perfettamente. Jigen apportò alcune modifiche alla postura della giovane poi le ordinò di ritentare.
Mary aveva le mani sudate e si stava innervosendo: voleva che Jigen la vedesse di buon occhio e quella di centrare il cuore del manichino era l'occasione d'oro e l'aspirazione a cui ambiva.
Peccato che si fece prendere dall'ansia ed il colpo andò quasi fuori il bersaglio. "Maledizione!" pensò mentalmente.
 
Mary caricò un altro colpo ma sbagliò ancora.
Ancora.
E ancora!
 
Stava perdendo la pazienza, la stessa che perse per primo Jigen:" Allora, ti vuoi concentrare, si o no?! Stai sparando, non passeggiando per la strada! Hai un'arma per le mani, la tua rovina o la tua salvezza! Evita le indecisioni, il nemico aspetta solo che tu ti distragga, anche solo per un attimo".
Il suo tono era profondo e incuteva un po’ di timore.
 
La ragazza deglutì: non avrebbe mai potuto superare l'esercizio se prima non avesse accantonato il suo stupido orgoglio.
 Le armi erano un universo completamente differente da quello con cui aveva convissuto finora. Non c'entravano con ingredienti né modalità di cottura di una pietanza e non erano melodie cantabili, erano pura concentrazione.
Doveva calibrare la velocità con la precisione, la respirazione con la mira per raggiungere almeno una base di partenza...
" Mio Dio... È difficile!" pensò al limite della disperazione.
 
Jigen notò che Mary si stava facendo prendere dal panico:" Forse è meglio che tu non veda più un arma per oggi, rischi di farti male...".
-" NO!". Mary lo fissò negli occhi:" Ce la posso fare!"
-"Non fare l'eroe,  che non ne sei capace, scarica quel fucile!"
-" Un ultimo colpo, ti prego".
 
Jigen era visibilmente spazientito ma acconsentì.
Mary guardò il bersaglio.
Chiuse gli occhi, respirò a fondo, sentendo nell'aria l'acre e fuligginoso odore della polvere da sparo.
Scaricò tutti i colpi, lasciandone solo uno.
Imbracciò il fucile: prese la mira, chiudendo l'occhio sinistro.

Trattenne il respiro per quei secondi in cui rimase in mira. Quando vide il cuore della sagoma nera premette il grilletto. Il colpo uscì fluido, con un rumore secco e assordante.
 
Ma il centro non venne preso, il colpo era distante di almeno 3 cerchi dal cuore.
 
Alla ragazza salirono le lacrime agli occhi: si era concentrata stavolta, sembrava ci fosse riuscita... Espirò delusa, mentre riponeva il fucile e puliva la lunga canna con un panno.
 
-" Brava".
 
Mary spalancò gli occhi e fissò Jigen. Perché quel complimento?, il bersaglio l'aveva colpito male. -" Starà scherzando" pensò.
Jigen le tolse gentilmente il Winchester dalle mani, si caricò la borsa coi fucili in spalla e si avviò verso l'uscita del tunnel.
 
Mary lo seguì e gli si mise davanti, colma di rabbia:" Cosa vuoi dire con 'brava'? Ti diverte il fatto che sia un totale disastro con le armi? Che hai sprecato due ore del tuo tempo?" disse rossa in viso.
 
Jigen ridacchiò e le porse il fucile:" Non noti nulla?". Mary osservava l'arma accigliata, ma non vide nulla di strano.
-" La canna è malformata nell'area vicina al grilletto: è praticamente impossibile che tu riesca a centrare il bersaglio nel punto prestabilito con quel fucile. Potevi solo colpire il punto sulla sagoma a destra dello spot. Quello che hai preso con l'ultimo colpo".
La giovane comprese il significato di quell'esercizio immediatamente dopo che Jigen ebbe finito di parlare.
 
Il ragazzo voleva farle comprendere come incanalare nella sua testa la concentrazione, non doveva prendere il bersaglio. Avvampò confusa e imbarazzata, abbassando gli occhi. Jigen continuò:" Domani vedremo come te la cavi con le pistole..." e, camminando si accese una sigaretta.
 
Mary alzò la testa "Domani? Allora vuol dire che non è stata una perdita di tempo!" pensò contenta.

Prese la borsa con le pistole, la caricò sulla macchina e Jigen disse ad Al di tenere il tunnel libero anche per l'indomani.
Si diressero verso un piccolo ristorantino nelle vicinanze del poligono. A tavola Mary ebbe modo di scusarsi per essere stata impulsiva ed averlo frainteso.

Il ragazzo la istigò:" Impulsiva come una bambina...".
Mary non rispose: aveva pienamente ragione.
Jigen, non sentendo nessuna replica esclamò:" Sei molto strana... Sei talmente orgogliosa e testarda ma allo stesso tempo chiedi scusa troppo spesso ...".
Mary fece spallucce:" Hai detto bene, sono strana...".
Jigen la guardò per poco, poi capendo che non erano affari suoi, cominciò a leggere un quotidiano trovato sul tavolo.
 
Mary si stropicciò le mani. C'era qualcosa in lei che la spingeva a raccontare del suo passato. Respirò a fondo:"... È da quello che sto scappando da più di 7 anni, ormai. E ovunque vada mi perseguita...".
Jigen si incuriosì, voltando il viso verso la ragazza.
 Lei alzò gli occhi, puntandoli come due fari verso il ragazzo che venne quasi messo in soggezione:"... Mio fratello" sentenziò cupa.
 
Raccontò il motivo per il quale era fuggita di casa, la sua condizione di ombra rispetto a Johnny, il paladino e l'unico orgoglio della famiglia Bienbella. Jigen ascoltava, in silenzio.
Finirono di pranzare, poi si rimisero in macchina. Mentre la avviava il ragazzo pensava che il riaffiorare di ricordi tristi non era il massimo per Mary, già spossata dalla stancante mattinata.
 
Gli venne in mente un'idea.
 
Sgommò verso una strada poco trafficata fischiettando allegro al volante: la ragazza non capì perché quell'improvviso cambio di strada, dovevano andare dall'altra parte!
Percorsero delle viuzze strette, tortuose e mal asfaltate: Mary riconobbe che erano capitati in un sobborgo ben noto per spaccio di droga e gioco d'azzardo. Si fermò nei pressi di un vecchio, alto palazzo.
Scesero dalla macchina, Jigen camminava davanti, facendo strada alla confusa ragazza che, nonostante volesse urlargli in un orecchio che cavolo fossero andati a fare in un edificio completamente vuoto e cadente a pezzi, lo seguiva.
Salirono come minimo una ventina di piani, dato che il palazzo non aveva l'ascensore.
Jigen non sembrava stanco quando raggiunse l'ultimo piano, al contrario della ragazza, sfinita dalle scale con la gola secca e una miriade di imprecazioni nella testa.
Il ragazzo aprì una porticina e si infilò dentro. Mary si avvicinò cauta, poi, intravide uno spiraglio di luce e lentamente scostò la porta.
 
Restò abbagliata da quello che vide: New York era davanti a lei, alla luce di un sole calante, nonostante fossero solo le 16:00 p.m.
Erano arrivati praticamente sul tetto dell'edificio e, alla vista di quello spettacolo ne era valsa la pena di salire tutti quei piani. Si avvicinò alla ringhiera che circondava il tetto squadrato. Jigen si era acceso una sigaretta e la assaporava lentamente, appoggiato alla ringhiera di ferro.
Mary espirò contenta:" È bellissimo...".

Il ragazzo buttò fuori il fumo dalla bocca con un sibilo sordo:" Venivo qui tutte le sere, quando ero ancora un adolescente. È il posto più silenzioso di tutta New York".
La ragazza osservò incantata tutti gli alti edifici; notava in lontananza la magnifica Statua della Libertà e sentiva in sottofondo gli sfocati rumori del traffico serale.

-"Avevi nostalgia di questo posto?" chiese Mary,
-" Volevo mostrartelo... Sapevo ti sarebbe piaciuto" rispose il ragazzo sbuffando una nuvoletta di fumo.

Lei lo guardò attenta: la luce rossa del tramonto sul suo viso metteva a nudo i suoi tratti spigolosi in contrasto con le ombre provocate dal suo cappello e faceva risplendere la sua barba sbarazzina ed i suoi capelli neri.
Quel ragazzo era la persona più taciturna e misteriosa che avesse mai conosciuto ma lei sapeva che l'aveva condotta lì per un preciso motivo, forse per farle capire che, nonostante tutto, anche lui sotto quella corazza di stentata indifferenza e cinismo, provava dei sentimenti umani.

Mary gli sorrise:" Ti ringrazio, Jig".
Il ragazzo la guardò, restando di stucco quando vide che i suoi occhi si erano colorati di un verde intenso, grazie a quella luce particolare. Il suo viso ricordava proprio quello di un'adolescente, tra l'infanzia e l'età adulta, nonostante fosse troppo alta e ormai formata per essere considerata una bambina.
Dovette ammettere che era proprio una bella ragazza.

Imbarazzato arrossì leggermente:" ... E di cosa?".
Mary gli era molto riconoscente per quel regalo inaspettato.
 
Dopo un po’ di tempo decisero di ritornare a casa.
 
Lupin era sulla soglia dell'entrata posteriore in fibrillazione e quando vide la 500 con a bordo i due saltò sul cofano urlando:" Ma dove siete stati?!?! Sono tre ore che vi aspettiamo! Dovevate essere a casa per le...".
 
Lupin continuava a parlare ma né Jigen né Mary lo stettero a sentire.
La ragazza, quando scese dalla macchina gli diede un buffetto sulla guancia e poi corse in cucina a preparare la cena, salutando Goemon vicino alla porta.

Lupin non ci capì più nulla:" Ma... Ma..."
-" Eh, le donne, chi le capisce..." sospirò il samurai.
Il ladro gentiluomo sospirò sconsolato, e si rivolse a Jigen:" Molto strano... La macchina è intatta! Nessun graffio, niente buchi da proiettili..."
-" Non ti meravigliare più di tanto, che domani mi serve ancora..." tagliò corto il ragazzo.
 
Lupin e Goemon cercarono in tutti i modi di essere discreti nel cercare di capire come fosse passata la giornata di Jigen e Mary, così discreti che i due gli tagliarono la fuga, mettendolo con le spalle al muro e guardandolo fisso negli occhi.

-" Voi due state male..." commentò disperato il malcapitato" Comunque è andato tutto bene, non le è successo niente, l’avete vista, no? È ancora viva e vegeta, e...",
-" Eeeeeeh...?!" esclamarono impazienti i due,
-"… E se si concentrasse di più ed evitasse di fare quella che vuole colpire la mia attenzione potrebbe anche diventare una brava tiratrice".
Lupin e Goemon si fissarono estasiati da quella frase, sussurrando un malizioso" Uuuuh".
 
Jigen non replicò, si limitò a riflettere sulla stupidità dei suoi amici ma... per un attimo pensò anche a lei, quella che voleva far colpo su di lui a tutti i costi.
 
La classica mania femminile di farsi belle davanti ad un uomo, rifletté il ragazzo, rivedendo mentalmente le immagini della mattinata al poligono. Però aveva qualcosa di speciale, quella lì.
Ripensò al suo maestro: fu lui il primo che gli fece lo scherzetto del Winchester fallato, e il giovane Jigen riuscì a colpire il vero spot solo dopo tre giorni.
Mary ci era riuscita in meno di tre ore.

L’aveva osservata bene mentre si concentrava per l’ultimo colpo: non vide altro che determinazione nel suo sguardo. Non avrebbe mai pensato che quella ragazza avesse avuto una tale forza d’animo. Se ben addestrata avrebbe potuto dare del filo da torcere persino a un pistolero dotato come lui.
Aveva una grande forza che però non sapeva gestire.  
Una forza che Jigen voleva dominare.

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Capitolo 10
*** Una Donna di Troppo ***




Heylà, ciao ragazzi e bentrovati! Allora, questo capitolo sarà abbastanza breve, ma metterà a nudo tanti bei dubbi, rimorsi, indecisioni e chi più ne a più ne metta! xD
Povero Jigen, come ti sto conciando... mi sa che finita la fanfic mi denuncerai per maltrattamenti e violenze psicologiche! xP
Spero comunque sia di vostro gradimento! ^^ E un ipermega GRAZIE alle mie commentatrici preferite (DarkshielD, Fracchan92 e D_Dya) e a tutti i lettori! :D


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Dal mese di Febbraio a quello di Giugno 1982 si avvertirono trasformazioni colossali nella banda.

Zaza, tramite una spia, aveva scoperto il nascondiglio di Lupin ed in più gli era giunta voce che una ragazza (e non era Fujiko) risiedeva stabilmente con la banda.

C’era solo una cosa da fare: lasciare New York.
Fin qui tutti d’accordo, su questo non si discuteva…

-“… Ma che ne sarà di Mary?” esclamò Goemon, davanti ai suoi amici, due giorni prima che lasciassero il covo.
Era l’una e mezza di notte, la ragazza dormiva beatamente già da due ore. –“Questo è un bel problema” sospirò Lupin accendendosi una sigaretta, sbuffando lentamente il fumo dalla sua bocca, gli occhi persi nel vuoto.

Jigen restava in silenzio.
Era sdraiato sul divano, intento ad ascoltare quello che avrebbe detto il loro capo. Anche Goemon era curioso di sapere cosa Lupin avrebbe deciso di fare.
Quest’ultimo invece, assaporava lentamente la sigaretta, senza dire una parola, accavallando ripetutamente le gambe in un verso poi nell’altro.

I suoi due amici si stavano innervosendo da quell’atteggiamento quasi infantile di fronte ad un problema che si erano accollati da quando aveva messo piede in casa loro.
Jigen avrebbe voluto sentir uscire dalla bocca di Lupin la frase “ non c’è spazio per lei tra di noi…” ma si rese amaramente conto che non l’avrebbe mai pronunciata, poiché si trattava di una ragazza e lui non avrebbe mai torto un capello ad una fanciulla, figuriamoci abbandonarla al suo destino!
Ma come poteva mettere a rischio i suoi amici?! Doveva, doveva per forza liberarsi di quella ragazza… così anche lui avrebbe finalmente goduto di un po’ di pace interiore.
Mai più una donna tra i piedi, mai più continue polemiche, mai più stupidi battibecchi! Mai più…

Mai più la sua voce.

Quella che disprezzava e al contempo adorava…
-“No, che diamine! Io non rischio la pelle per una ragazzina. Sarà anche brava a cantare e a sparare ma è ingenua ed ha un carattere odioso! Sa sempre tutto lei, deve sempre mettere becco in ogni nostra faccenda! Mi dispiace, ma non ci sto! ”.

Goemon invece desiderava tanto che Lupin l’accettasse nella banda. Almeno fin quando non le avrebbero trovato una sistemazione, un lavoro… qualcuno con cui stare.
Si era affezionato molto a quella ragazza, parlavano spesso insieme di tutto e di più.
Quando Mary preparava la cena a volte lo stesso samurai l’aiutava nella preparazione.

Si ricordò di Lupin che era rimasto a bocca aperta la sera in cui l’aveva visto sbucciare le patate assieme alla ragazza.
Sorrise ancora ripensando alla sua giustificazione:” Sbucciare le patate è come combattere con la spada: se non sai maneggiare la lama finirai per tagliarti”.
Gli sarebbe dispiaciuto tantissimo se Mary fosse stata costretta ad andarsene.

Pensò che Jigen era il solo a non volerla nella banda. “Quel ragazzo non è strano, di più! Mary è stata perfino sua allieva per quasi 5 mesi, le ha insegnato parecchie cose sulle armi, anche un ceco potrebbe vedere che ne è interessato! È timido, ma non può essere così… meschino con lei! Ah, se non fosse stato per quella sgualdrina di Maggie…”.

Ma Lupin restava in silenzio.

Stava solo aspettando che venisse allo scoperto la sua vera “preda”, dicendo la frase che avrebbe innescato una miccia esplosiva, che avrebbe usato come escamotage per salvare la situazione e volgerla a suo vantaggio.
Ne era certo…
 
Dopo dei minuti interminabili di tensione Jigen non ce la fece più:” Possibile che non ci arrivi, Lupin? Se ne deve andare per la sua strada, per noi sarebbe solo un peso…”.
Goemon esclamò subito:” Jigen! Come puoi dire questo? Non ha una casa né un lavoro…”.

Esattamente come previsto l’abile mente del ladro, il dibattito continuò:
-“Bèh, che se li cerchi da sola! Non ho intenzione di farmi arrestare per colpa sua!”
-“ Zenigata sa della sua presenza nella banda, e se anche non riuscisse a prenderla di sicuro le sue maledette spie la rintracceranno e la seguiranno dappertutto fino a farla catturare! Dobbiamo proteggerla, è solo una ragazza!”  
-“Proteggerla?! Cosa siamo diventati, i suoi Baby-sitter?! Goemon, tu stai dando di matto! L’unico modo per “proteggerla”, se proprio lo vuoi sapere, è farla andare via da noi! Non è una ladra, non sa cosa vuol dire evitare le pallottole durante una fuga, non conosce il vero Rischio e Pericolo… e non credo voglia imparare anche che cos’è la Morte… non vorrete augurarglielo nemmeno voi, ne sono certo.”

Goemon ad un tratto lo guardò negli occhi.
Quelle parole non erano dettate dall’indifferenza o dal cinismo tipico del ragazzo.

Percepiva delle note tremanti di spavento nella sua voce:”… Allora hai paura anche tu per lei, non è così? ”.

Jigen si bloccò per un istante.
Ma davanti a quella insinuazione così esplicita non poteva non controbattere.

E fu proprio a quel punto che Lupin intervenne, alzandosi dalla sedia per richiamare l’attenzione e, appoggiato al tavolo con la punta delle dita, la schiena un po’ incurvata, puntò i suoi severi occhi sul pistolero.
Jigen si trovò davanti lo sguardo inquisitore dei suoi amici.

Non poteva più mentire, né a sé stesso, né a loro. Sì, era preoccupato anche lui per Mary, ma non voleva assolutamente ammetterlo, non lo avrebbe mai ammesso!
 

Lupin aveva calcolato tutto:

A Jigen serviva una compagna solo per uno scopo: liberarlo dalla sua insicurezza.
Il ladro dalla giacca rossa non aveva più dubbi: quei due non potevano più essere divisi, non proprio in quel frangente, dove Mary era riuscita ad entrare nella sfera di sopportazione di Jigen: non potevano ancora definirsi amici, né conoscenti, ma il suo amico aveva cominciato a pensare a lei, quasi a preoccuparsi per lei! Era un ottimo risultato al quale Lupin stava puntando e riuscì a capirlo perfettamente quando il ragazzo abboccò alla sua esca.

Il ladro gentiluomo parlò infine:” … Tranquilli ragazzi, non agitiamoci più del dovuto. Abbiamo scandagliato nel più profondo la nostra situazione, ormai… devo ammetterlo, ho commesso un errore. Ho fatto lo sbaglio di condurla a casa, non ho minimamente pensato a queste conseguenze… vi chiedo scusa ”- sentenziò abbassando la testa.

Jigen e Goemon rimasero stupiti. Lupin che si scusava?! Mai successo.

Lo lasciarono continuare:” Ed ora vi chiedo di pagarne le conseguenze insieme a me. Mi dispiace ragazzi, ma l’unica soluzione… è portarla con noi.”.

–“CHE COSA?!” esplose Jigen-“ No! NO! Lupin, non puoi farlo…”
-“Calmati Jigen! Lo so che sei contrario, ma non me la sento di abbandonarla qui…”
-“Ma perché non capisci?! È solo una palla al piede che rallenterà la nostra fuga da Zenigata! Almeno pensa a queste conseguenze! Siamo spacciati se ce l’accolleremo!”
-“Via, Via! Adesso stai esagerando! Le insegneremo per bene come fare a difendersi, come scappare, come combattere. Avevi detto che era un’ottima allieva, che la sua mira era quasi migliore della tua! Perché non continuare a farle da maestro, scusa?”
-“Fin quando vivevamo in questa casa stabilmente potevo anche dimostrarmi un po’ gentile con lei… ma ora che dobbiamo riprendere a spostarci velocemente, non ci sarà più il tempo di permettersi di allenarsi con le pistole, o il primo colpo centra il bersaglio, oppure sei morto!”
-“ …E se incapperemo in uno scontro a fuoco io sarò pronto a proteggerla, se non lo farà nessun altro!” esclamò fiero Goemon ” Io la ritengo un’amica.”.

Jigen si voltò verso il samurai. Quando stringeva forte il manico della sua spada significava che non stava per niente scherzando.

Lupin continuò:”… Mary ha qualcosa di speciale, sa conquistare tutti con la sua innocenza e la sua purezza d’animo… e anche io le voglio molto bene. Non è possibile che non sia lo stesso per te, Jigen… non mentire a te stesso ”.

Lupin rifletteva esattamente le vorticose emozioni dentro la testa del pistolero. Dopo un minuto estenuante, dove il rammarico si mischiava alla paura e all’ansia di un futuro incerto, Jigen spalancò gli occhi verso i suoi due amici… soprattutto verso Lupin.

“Si, è vero… le voglio bene anch’io.” disse la sua voce interiore.
Si arrese al turbinio di tutta quella paura in lui, l’aveva ammesso a sé stesso. In fondo sapeva che non c’era nulla di male ammetterlo, era l’unico modo per placargli l’animo… peccato che così aveva di nuovo perso contro il fascino femminile, contro il suo peggior nemico.

Il suo orgoglio interiore era andato perso, ma almeno doveva preservare il suo aspetto esteriore:

-” Non mi resta che accettarla…”

Il ragazzo si abbassò il cappello, e senza dire altro, si incamminò verso la sua stanza.

Lupin e Goemon sospirarono contenti:” Finalmente si è convinto!” sussurrò il samurai.

-“Lo credo anch’io” rispose l’altro… mentre sorrideva, ringraziando il cielo di quella piccola botta di fortuna che aveva illuminato la mente del suo amico e che, ancora una volta, aveva salvato i suoi diabolici piani.

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Capitolo 11
*** L'Inseguimento da Brivido ***


Ciao, si sono sempre io, vi chiedo scusa se questo cap è venuto un pò lungo ma dovevo concentrare insieme 2 scene abbastanza importanti: l'allenamento di Mary e un inseguimento mozzafiato tra la banda di Lupin e Tottsan (Zaza) xD E non mancheranno scenette sentimentali... nelle quali il nostro caro Lupin non restisterà all'intromettersi e combinare pasticci! xD
Ringrazio ancora ETERNAMENTE le mie commentatrici preferite (e Fracchan92 soprattutto! ^^ <3) e tutti i miei lettori. 

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Mary non capì nulla la notte del 6 Febbraio, 1982.
 
Venne svegliata da Goemon e caricata in macchina di fretta, così com’era, in camicia da notte!
 
Jigen era al volante, il samurai a fianco della ragazza ai sedili posteriori, aspettavano solo Lupin.
 –“Ragazzi, cosa sta succedendo?!” esclamò impaurita la ragazza.
 –“Mah… Qualche idea?” rispose sarcastico Jigen.

Mary non gli badò e rivolse il suo sguardo a Goemon che guardava fuori dal finestrino:” Ma perché è ancora dentro? Non abbiamo molto tempo!”.
Jigen suonò il clacson della MercedesBenz SSK , urlando:” Oh, faccia da scimmia! Ti è preso un infarto o cosa?! Muoviti, che è quasi l’alba!”.
La ragazza ipotizzò che i tre avrebbero dovuto sbrigare una faccenda prima del sorgere del sole… ma lei cosa c’entrava in tutto questo?
 
Lupin corse via dall’abitazione correndo come un matto,  recando sulla schiena uno zainetto in cuoio.
Balzò in macchina e Jigen non ci pensò due volte a sgommare in direzione dell’autostrada, allontanandosi come un razzo dalla loro abitazione.
 –“Iihihi, peccato, avrei voluto proprio vedere la faccia di Zaza per lo scherzo che gli ho preparato…” ridacchiò il ladro spensieratamente.
 
Mary, invece, avrebbe voluto strozzarlo: la sua risatina frenetica non l’aiutava a capire che diavolo stesse succedendo, perché erano corsi via da casa e perché era semi nuda!
Stava per esplodere dall’ira quando il ragazzo finì di ridere e si girò verso di lei:” Oh, Mary… devi scusarci per il risveglio un po’ traumatico, ma sai… abbiamo dovuto risolvere un piccolo problemino nella maniera in cui ci riesce meglio…”
-“Cioè svegliandomi di soprassalto e sgommando per l’autostrada?! ”.
 
Lupin si rimise a sghignazzare:” Ehehe, certo che la mattina presto ti escono proprio delle splendide battute, eh..? Comunque non preoccuparti, qui nel tuo zaino ho messo un po’ di vestiti e il tuo preziosissimo diario.”.
Mary prese lo zainetto ma non lo aprì.

Un dubbio atroce stava squarciando la sua mente proprio in quell’istante:” Zenigata vi ha scoperto!” esclamò con la gola presa dal panico.

–“Errore, Zenigata CI ha scoperti!”.

 

La ragazza sgranò immediatamente gli occhi ma con meraviglia di tutti, non si mise a strillare come suo solito né a porre una valanga di domande sul “perché” o “per come”.
 
Era in dubbio solo su una cosa: sarebbe stata loro complice… o loro ostaggio?
 
Tutte le sue domande vennero chiarite scrupolosamente dal ladro gentiluomo nel mentre percorrevano la scorrevole autostrada, che portava fuori New York.
Mary riuscì a convincersi che la sua vita sarebbe cambiata ancora una volta.
Però, sentì dentro al suo cuore di non avere più certezze fisse, sentì suo malgrado di essere totalmente vulnerabile ai vari pericoli che la vita da ladro prevedeva. Era spaventata, cominciò a tremare senza accorgersene.

Goemon, notandola in quello stato prese una giacca verde di Lupin, abbandonata sul telo del bagagliaio, la mise sulle spalle della giovane e le sussurrò:” Non temere, Maria-san, il tuo nuovo cammino è appena iniziato. Percorri un passo alla volta, e non ti sentirai mai smarrita”.

Mary sorrise quasi commossa. Aveva sempre trovato rassicuranti le profonde parole di Goemon.

E capì che vicino ai suoi nuovi maestri, non avrebbe più avuto timore del futuro.


I giorni ripresero a scorrere come previsto dalla tabella di marcia dei tre ladri; Mary non lo dava a vedere ma era stanca ogni giorno sempre più di scappare dalla polizia, tutto il giorno, tutti i giorni, e spesso anche la notte.
I ragazzi rimasero comunque di parola: il duro allenamento prescritto si arricchiva di nuovi esercizi giorno per giorno.

Tutte le mattine Goemon le insegnava l'arte di maneggiare la spada, inizialmente con dei bastoni poi a mani nude contro la Tzantezu-ken infoderata.
 Di seguito Jigen le insegnava a sparare con qualsiasi tipo di arma, dai razzi anti carro alle bombe a mano.
Lupin metteva la ciliegina sulla torta: le svelava i trucchi per infilarsi furtivamente negli edifici e nei caveau, senza fare il minimo rumore ed eludendo la sicurezza. Come gli altri due era un bravo ma esigente maestro, quindi pretendeva il massimo dalla ragazza nelle sedute di allenamento.

L'unico che cercasse di far convergere nella vita della giovane non solo l'allenamento ma anche un po’ di tempo libero era Jigen: certo, anche lui la sottoponeva a test complicati, come sparare a testa in giù, mirare a bersagli dietro di lei con l'ausilio di specchi, caricare diverse armi in meno tempo possibile e altro ancora ma cercava sempre di farla riposare tra un esercizio e l'altro.

Lupin e Goemon si erano accorti con stupore che il rapporto tra i due stava cambiando.

Mary infatti, cominciò a vedere in lui un maestro da stimare.
Aveva capito quanto fossero stati stupidi i suoi atteggiamenti provocanti verso il ragazzo, scaturiti nelle prime lezioni: aveva sempre avuto la mania di essere perfetta in tutto quello che faceva e voleva che tutti quanti potessero accorgersi di quanto fosse 'brava'.

Jigen non era un idiota ed aveva perfettamente capito dove la ragazza volesse arrivare, con tutte quelle sue arie e quelle conoscenze progredite delle armi.
Nei loro primi allenamenti la sottopose a degli sforzi fisici e mentali molto pesanti, tanto per farle togliere dalla testa che sparare non era un divertimento ma una vicissitudine se si voleva restare vivi in quelle condizioni.
Mary ripensava spesso a tutte le maledizioni e gli accidenti che gli inviava quando doveva superare i percorsi ad ostacoli pieni di insidie come barriere di filo spinato, gas velenosi, raffiche di mitra alle sue spalle ed intanto lui se ne stava in disparte, fumando la sua sigaretta in pace e leggendo il giornale.

Il silenzioso ragazzo l'aveva cambiata di molto e di questo gli era riconoscente: Mary si accorse che era diventata meno polemica, accettava ogni ordine dato dai suoi 'superiori' senza discutere e la sua velocità di pensiero era aumentata grazie a quel tenore di vita e quegli allenamenti.

Ed anche Jigen si accorse che forse era stato un po’ troppo duro nel giudicarla un’incompetente davanti ai suoi amici, quella sera prima di lasciare la Grande Mela. Non voleva ammetterlo apertamente, ma la tenacia di quella giovane donna gli ricordava tanto il suo stesso carattere quando era solo un ventenne pieno di ambizioni e una voglia di spaccare il cranio a tutti quelli che si fossero messi sulla sua strada. Ripensava ad un passato che credeva di aver dimenticato e fu felice di ripescare tutti i suoi vecchi ricordi grazie a lei.
 

Non sempre però era tutto rose e fiori tra i due.

Mary aveva un ottimo rapporto con Goemon e, molto spesso, si sfogava con lui riguardo a degli aspetti di Jigen che non le piacevano per niente.
 Certo, il ragazzo era abbastanza gentile con lei ma... a volte le sembrava che la trattasse come una ritardata:" Ogni volta che lo vedo triste e accigliato gli chiedo cos'abbia, ma lui risponde sempre scocciato e su di giri! E' insopportabile! Prima o poi se continua a rispondermi male gli sparo un colpo in fronte, così gli faccio passare le paturnie!".
 Goemon, per calmarla le ripeteva sempre:" E' il suo carattere, meglio farci l'abitudine".             
 
Anche quel poveraccio di Jigen si avvelenava il fegato su certi comportamenti della giovane nei suoi confronti e spesso Lupin lo costringeva a farlo parlare per evitare che uscisse pazzo:" E' permalosa e imprendibile certi giorni, sembra l'abbia morsa una tarantola! Si lamenta sempre, dice che le fanno male le braccia per il rinculo troppo forte delle armi che le faccio maneggiare... sono solo dei missili terra-aria, dopotutto...".

Lupin, scandalizzato, alzò un sopracciglio, poi cercò di sdrammatizzare-" Avrà il ciclo, che ne sai..."                                                                                                                       
-" Io faccio di tutto perché abbia anche dei minuti liberi per riposarsi e questo è il ringraziamento! E' lenta e debole!"
-" Jigen, ora esageri, è solo stanca... anch'io me ne accorgo quando vedo che non ce la fa più a svolgere gli esercizi della giornata, ma dopotutto devo riconoscere che dà il meglio di sé stessa. Non pretendere l'impossibile da lei, in fondo è solo una ragazza catapultata in una nuova vita... si dovrà abituare, piano piano".                              
 
Jigen non voleva ammetterlo ma parlare con Lupin lo faceva stare meglio e quest'ultimo cercava sempre di riconciliare i rapporti fra i due: Lupin continuava ad essere sicuro che Mary fosse la ragazza adatta al suo amico, nonostante fossero all'apparenza così diversi.
 

Accadde un episodio particolare, una sera di Maggio: i quattro si trovavano nei pressi di un casolare abbandonato e stavano festeggiando un loro bottino riuscito: la formula segreta del filtro della giovinezza di Maria Antonietta.
Alla festa si unì anche Fujiko, intenzionata a sottrarre al suo Lupin la pergamena, cosa che Jigen, Goemon e Mary sospettavano dati i suoi comportamenti provocanti verso il giovane ladro.
Mary, stufa di vedere quella gatta morta appiccicata a Lupin decise di uscire all'aria aperta e si allontanò dal gruppo con una banale scusa.
Goemon vide che Jigen la controllò da sotto il cappello, e capì che era desideroso di seguirla, ma non si schiodava dal suo posto sul divano.
Volle aiutarlo: cominciò a punzecchiare con il fodero della spada sul fianco.                                                 
 
Jigen non capì:" Ma che fai?!"
-" Avanti... non vedi che ti sta aspettando?".
 
Jigen arrossì violentemente:" Ehm.. ma.. a cosa ti riferisci?". Goemon socchiuse gli occhi e fece una smorfia:" Dai, non fare il cretino! Quando ti ricapita un'occasione così? Vai a parlarle!" e gli percosse un nervo a lato della gamba, facendolo saltare in piedi dal dolore:" Ahia! Goemon! Mi fai male!"
-" Non frignare, agisci!".
 
Il samurai lo percosse ripetutamente sul fondoschiena, costringendolo ad avviarsi verso la porta. Anche Lupin e Fujiko si stavano godendo quell'imbarazzante scenetta.
Jigen si ritrovò fuori dalla casa, sulla soglia c'era Goemon che, con uno sguardo severo gli fece cenno di andare dalla ragazza.
-" Ma non so cosa dirle!"                                                                              
-" Niente scuse! Vai!".
Il ragazzo dal cappello calato sugli occhi, sconsolato e adirato non replicò più e si avviò verso la giovane.

Mary stava seduta a terra, guardava il cielo stellato e pensava al suo Johnny.
Una lacrima le scendeva lungo la guancia. Ripensava all'ultima volta che l'aveva visto... aveva solo 17 anni... ora chissà se era rimasto quello di un tempo, il solito bambino vivace con la passione per la giustizia?
 
Jigen, avvicinandosi a lei, notò il viso segnato dalle lacrime e si preoccupò:" Mary... non ti senti bene?".
La ragazza sussultò voltandosi di scatto:" Jigen! ... Oh, La dovete finire di farmi questi scherzi stupidi! Mi fate spaventare!".
Jigen confuso:" Ma quali scherzi?! E comunque se hai problemi parlacene, non isolarti in un angolo a piangere come una fontana!". La ragazza si toccò il viso incredula e lo sentì umido. Lo asciugò con la manica della camicia:" Non mi sono isolata per piangere... volevo solo vedere le stelle... ".
Jigen alzò lo sguardo al cielo:" Si certo, le stelle...".
 
 Di solito il ragazzo lasciava perdere quelle situazioni, non aveva la minima voglia di immischiarsi negli affari altrui, non ne era il tipo.
Ma quella sera si sedette vicino alla ragazza e le porse un fazzoletto bianco:" Usa questo".
Mary lo guardò per un secondo poi, sorridendogli, lo prese e si pulì meglio il viso.

Jigen non le chiese nulla, Mary non disse niente.
Restarono in silenzio, a fianco l'uno dell'altra.

Lupin, Goemon e Fujiko osservavano la scena da lontano. "Quella ragazza ha poca iniziativa... sono già 10 minuti che stanno zitti! Deve movimentare la situazione, se no dov'è il divertimento?" esclamò stufa Fujiko.
 Goemon roteò gli occhi:" Perché deve essere sempre così maliziosa?" pensò.

A Lupin, invece, venne un'idea: corse a prendere la Pentax, installò il flash e, quatto quatto, si avvicinò ai due "piccioncini silenziosi".
 
Pensava che una scena del genere, vedere Jigen vicino ad una ragazza, non sarebbe più riaccaduta per minimo 20 anni.
Capitò proprio nel momento cruciale, quando Mary girandosi verso il ragazzo gli pose la mano sinistra sulla sua:" Grazie Jigen".

Il ragazzo arrossì violentemente. Teneva fisso lo sguardo sulle due mani appoggiate. Deglutì poi ebbe il coraggio di guardarla: aveva ancora gli occhi lucidi dal pianto ma sorrideva felice. Si stupì nuovamente di quanto fosse bella nella sua innocenza.

Le sorrise.

 D'un tratto un lampo di luce piombò tra i due, facendoli sobbalzare. Jigen si girò di scatto e vide il ghigno a trentadue denti di Lupin con la Pentax in mano.
Il ladro dalla giacca rossa non fece nemmeno in tempo a dire una parola che già l’altro, infuriato come un toro, gli correva appresso con la magnum puntata:

- " STAVOLTA TI AMMAZZO!!!"
-" Jigen! Aspetta! Fammi parlareee!"
-" VIENI QUI, CHE TI RIDUCO A UN COLABRODO!"
-" AIUTOOOO!".
Fujiko e Goemon ridevano compiaciuti ed anche a Mary scappò una risata di gusto. E mentre i due si rincorrevano Goemon sentì qualcosa nell'aria.

Come un rumore di sirene spiegate che si avvicinava...

 
Fujiko capì subito: saltò sulla sua moto e si mise in fuga mentre Goemon e Mary cercavano di staccare dalla morsa mortale di Jigen il povero Lupin.
Quando le sirene furono udibili anche per i due litiganti era troppo tardi: Zenigata era già pronto con quattro paia di manette roteanti e sbraitava fuori dal finestrino di una volante:" Lupiiin! Stavolta non mi sfuggirai!",

-" Maledizione! Zaza ci ha trovati! Gambe ragazzi!!".

 
Saltarono tutti sulla Mercedes di Lupin e cominciò l'inseguimento.

Questo era alla guida, dietro Jigen che sparava alle ruote delle macchine inseguitrici, Goemon cercava di tagliarle a fette e Mary teneva stretti i sacchi con le varie refurtive per evitare che si rovesciassero o cadessero.

Ad un tratto Jigen esclamò:" Sono troppi stavolta!" caricando la Magnum.
Lupin chiamò Mary e le lanciò la sua P38:" Vai ad aiutare Jigen!".
La ragazza era confusa:" Ma... Lupin..."
-" Sbrigati! Non c'è tempo da perdere!".
 
Mary non replicò.
Caricò la pistola , prese la mira e centrò in pieno il parabrezza di una volante alla loro sinistra, all'altezza dello specchietto retrovisore, sperando di non aver ammazzato nessuno.
Il vetro si scheggiò drasticamente: il conducente non vedendo più nulla cominciò a  sbandare.
 
Si accorse che un poliziotto stava mirando alla schiena di Goemon, intento a saltare su un'auto blu: in un attimo prese la mira e sparò prendendolo alla spalla di striscio:" Vigliacco! Mai colpire alle spalle l'avversario!" mugugnò tra i denti la ragazza mentre ricaricava la pistola.


Jigen dopo quel colpo esclamò:" Lupin, hai deciso di rubarmi la scena?".
Quando si voltò vide solo Mary che mirava alle ruote di altre due volanti con la Walter.
Lupin era estasiato:" Ah ah, Jigen, dovresti vedere la tua faccia!".


Zaza intanto assisteva allo spettacolo in prima fila:" Ehi! E quella chi è?" .

Ordinò al poliziotto alla guida di accostarsi di più alla Mercedes:

-" Maledetto Lupin! Fermati! Devo arrestarti!"
-" Zaza, sei monotono, cambia battuta qualche volta!"
-" Continua a fare lo spiritoso ora, perché quando vi metterò le manette sarò io quello che riderà di voi!"
-" Paparino, che ne dici di prenderti un periodo di vacanza? Hai certe occhiaie, sai è sintomo di insonnia, alla tua età non è consigliabile..."
-" Fatti gli affari tuoi! Piuttosto, chi è quella ragazza? Non mi dirai che hai lasciato Fujiko?"
-" Oh, fossi matto! No, no, no,  lei è la ragazza di...",
-" Lupin! Dammi un caricatore! Ho finito i colpi!" esclamò Mary, allungando una mano verso il ladro.
 
Zaza non si fece scappare quella preda e rapidamente le agganciò un braccialetto al polso:" Ahahah! Sarai anche brava a sparare, carina, ma non ti conviene sottovalutarmi!".
Mary trasalì, vedendosi persa con quella manetta e non sapendo cosa pensare per cercare di togliersela cominciò a cercare di sfilarsela con la forza, ma fu tutto inutile ed il panico in lei creebbe a dismisura, annebbiando la sua lucidità mentale, e mettendosi a strillare presa dalla morsa della paura.
 
Jigen si accorse che era nei guai: richiamò l'attenzione di Goemon, lasciò perdere le auto dietro e sparò un colpo alla ruota della volante di Zaza che arretrò velocemente trascinando con sé Mary, fino a farle sporgere pericolosamente il busto fuori dalla macchina in corsa a più di 180 Km orari. La ragazza cominciò ad urlare a squarciagola dal terrore di cadere dall’auto ma fortunatamente Jigen la sostenne e Goemon, rapido come un fulmine, tranciò la catena che legava le manette fino nelle mani di Zenigata.
 
La macchina dell'ispettore cominciò a rallentare sempre più, mentre la Mercedes sgommava all'orizzonte:" Mi dispiace paparino, ma per oggi abbiamo giocato abbastanza! Ciao Ciaoo!!".

-" Accidenti a te Lupiiiiin!!" echeggiò un urlo in lontananza.
 

La banda trovò rifugio in un modesto motel di una cittadella sperduta in Arizona. Mary era ancora parecchio sotto shock dopo lo scontro a fuoco.
Goemon tentò in tutti i modi di tranquillizzarla, ma lei era ancora molto agitata e vaneggiava frasi senza senso logico, presa completamente dal panico.

Il samurai non ebbe scelta: usando la sua katana le tirò una bacchettata secca in un punto preciso sulla sua testa, facendola cadere inerme sul divano, persa in un sonno profondo. Rimboccandole le coperte si scusò:” Perdonami, ma ho finito il cloroformio, e questo era l’unico metodo alternativo per farti riposare”.

Lupin dormiva beato sdraiato su una poltrona. Goemon notò che fuori al balcone c’era Jigen, che nervoso ticchettava le dita sulla ringhiera arrugginita, sbuffando forzatamente il fumo della sua sigaretta.
Goemon non dubitò che fosse stato in collera con Lupin per aver spinto Mary a gettarsi nella mischia di proiettili.

Si avvicinò al pistolero:” Fa abbastanza freddo stasera… prenderai un malanno standotene qui.”
–“Goemon, lasciami in pace…” sibilò l’altro.
Ma il samurai non demorse:” Non essere in collera con Lupin, prima o poi avrebbe dovuto affrontare una situazione del genere”
–“ Non adesso! Non era ancora pronta, come si è ben dimostrato!”
–“ Ma non si è tirata indietro, e mi ha anche salvato la vita!”.

Jigen si bloccò: è vero, ricordava bene che Goemon stava per essere colpito e volle intervenire ma il colpo di Mari fu più veloce del suo.

Il samurai continuò:” Sta facendo progressi, impara in fretta ma è normale che sia spaventata, è ancora inesperta come hai detto. L’importante è che faccia esperienza sotto la nostra sorveglianza, ed andrà tutto bene…”
–“ Io mi chiedo solo una cosa: perché Lupin la vuole a tutti i costi nella banda… perché?”
–“ Lo sai com’è fatto, va matto per le donne…”
–“ Ma non le interessa, su questo ne sono certo!”

–“ Perché sa che interessa a qualcun altro…” sussurrò sorridendo Goemon.

Jigen lo sentì e arrossendo si tirò giù il cappello sul viso e sbraitò:” Hey! Co-Cosa vorresti dire?!”
–“ Non ti scaldare… sappi che lei ti considera un grande maestro e ha molta fiducia in te… cerca almeno di non deluderla in questo…”.

Il samurai si allontanò silenziosamente, lasciando il ragazzo con la bocca semi aperta in un’espressione di totale stupore.

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Capitolo 12
*** Una Notte Velenosa ***


Woh! Ari-eccomi! xD Allora, oggi, tanto per rimanere in tema Lupin (per chi non lo sapesse da oggi riprendono a ritrasmettere la seconda serie di Lupin dalle 15.00 su Italia Uno! ^^), e anche per festeggiare questo miracoloso evento (dato che, come dice una mia carissima amica, sembra che in Italia si conosca solo Dragonball come anime... -.-'') pubblico un nuovo cap della mia FF! :D
All'inizio descrivo un piccolo ma particolare evento che capiterà al nostro simpatico Ispettore Zenigata, evento che per ora non interesserà i tre giovani ladri ma sarà estremamente connesso nello svolgimento della storia.
Di seguito... arriveranno dei grossi guai in vista per il povero Lupin, ma inaspettatamente... Leggere per scoprirlo! :D

E come sempre, Un enorme GRAZIEEE per l'incoraggiamento e i mitici commenti che Fracchan92, DarkshielD (e la mia dolce ritardataria D_Dya) mi scrivono sempre! :D <3

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L'ispettore Zenigata non fu mai così furioso come nell'estate del 1982.
 
Lupin, da preda facile a New York, si era trasformato nel più imprevedibile e introvabile ladro nel giro di pochi mesi, sparendo da cittadine sperdute nell'Ohio e ricomparendo in grandi capitali come Phoenix nel giro di pochi giorni, lasciando come sua unica traccia esorbitanti e spettacolari furti degni del più grande ladro del mondo.
 
-"Quel maledetto avrà dei contatti sparsi in ogni meandro d'America, come nel resto del mondo!" rifletteva ad ogni ora del giorno e della notte l'irascibile ispettore "...ed inoltre ora ha anche quella nuova ragazza con lui... ma chi diavolo è? Cosa gli serve un'altra complice quando si può avvalere di Jigen, Goemon e persino Fujiko? Nonostante le mie ricerche non ho trovato nulla su di lei, nemmeno un nome, né una foto identificativa... la cosa è sempre più sospetta".

Zenigata sapeva benissimo che la situazione peggiorava giorno dopo giorno ma da solo contro cinque malviventi irreperibili su tutto il territorio americano la percentuale di riuscita della loro cattura era un numero a cifre infinite, esponenzialmente negativo e questo l'ispettore, purtroppo, lo sapeva bene.
 

Accadde qualcosa di inaspettato in un'afosa mattina di Giugno, verso le 11:00 a.m., nel dipartimento Interpol dell'Arizona: l'ispettore fu chiamato nell'ufficio del comandante per una notizia senza pari: il consiglio generale dell'Interpol aveva accolto la sua richiesta di aiuti militari per acciuffare il famigerato ladro e la sua banda.

"Ispettore Zenigata" sibilò il superiore guardandolo con aria sufficiente "lei avrà l'onore di lavorare con tre dei migliori poliziotti al mondo. Le dirò, non è stato facile, ma l'assemblea ha ritenuto possibile questo straordinario incontro data la sua costante ricerca ed il suo impegno nell'inseguire il ladro Lupin III°: i suoi colleghi arriveranno all'aeroporto internazionale di San Francisco tra quattro giorni. Non disporrete di molto tempo, solo due mesi di collaborazione. Questa è una splendida occasione…, veda di non deluderci.”

-" Oh, due mesi andranno benissimo, capo! Benissimo!" rispose eccitato l'ispettore "avrei solo una domanda: potrei sapere i nomi dei miei compagni?"

L’altro sbuffò:" Boris Iavinòvic, il più anziano dei tre, 56 anni, capo del reparto speciale della polizia di Mosca, occhialoni scuri calati sugli occhi che nascondono una cicatrice di guerra; Louis De Rochefort, 43 anni, investigatore particolarmente abile e discreto, dal Principato di Monaco, un asso negli inseguimenti ad alta velocità ed infine il più giovane dei tre: Giovanni Bienbella. Ha solo 21 anni ma è già capo di un intero reparto anti-mafia nel sud Italia. Particolarmente portato per le armi, ha una mira infallibile ed è rinomato per il suo... fascino" concluse il comandante porgendo le cartelle all’ispettore.

Zenigata le sfogliò curioso, soffermandosi su Bienbella e notando quanto ancora il suo viso fosse giovane:" Caspita, è ancora un ragazzino, ma… a quanto pare sembra essere abbastanza bravo. E poi… non si può dire che non sia un bel ragazzo...”.
 

Venne colto da un particolare nella foto: quel viso e quei occhi gli parevano  familiari, come se li avesse già visti da qualche parte.   

L'ispettore non ci badò più di tanto e si sentì subito rincuorato da quella opportunità concessagli, ricaricandosi di energie positive, tanto da arrivare ad esultare, uscendo dall'ufficio del capo e urlando per strada:" Questa volta, Lupin, non hai scampo! Ti prenderò!"



Nel frattempo la banda si trovava a Las Vegas: il loro ultimo bottino aveva fruttato parecchio e Lupin convinse Jigen e Goemon a concedersi una piccola vacanza …"nella quale sperperare tutta la nostra fatica!" come la descrissero i due esasperati compagni del ladro.

Tutte le sere Lupin aveva il posto prenotato ai tavoli del BlackJack e del Texas Hold'em dei più gradi casinò della città, circondato da belle ragazze in abiti scollatissimi e luccicanti… ma questo accadeva solo quando vinceva, ovvero una sera su quattro.
 
Goemon si rilassava andando a meditare sulla terrazza.
Jigen era perennemente attaccato al bancone del bar, il suo Barbour liscio sempre alla mano e osservava spesso gli spostamenti di Mary che, non essendo mai entrata in un casinò, curiosava in giro, vedendo come funzionassero le slot machine, la roulette russa, i tavoli da gioco.

Le aveva più volte proposto di provare a puntare una parte delle sue fiches ad un qualsiasi gioco ma lei rifiutò sempre:" Non vorrei finire come Lupin! A volte mi fa paura vederlo in questo stato, sembra essere posseduto!",
-" Quando finisce i soldi di solito si calma, prima lo devi lasciar perdere..." sentenziava sconsolato Jigen.
 
Una sera Lupin sbancò tre volte: aveva guadagnato così tanti soldi che dovette farsi aiutare dai suoi compagni e dalla giovane a trascinare i pesanti sacchi pieni zeppi di banconote nel lussuoso hotel dove alloggiavano.
 

Nel tragitto, però, accadde un imprevisto.

 
Mentre percorrevano una stretta stradina, poco illuminata e abbastanza sinistra Goemon si fermò di colpo:" Lupin!".
I tre subito smisero di camminare -"Cosa c'è, Goemon?"

-"Avverto la presenza di qualcuno, state all'erta" sussurrò il samurai, la spada sottomano. Goemon non si era sbagliato: si sentirono delle risatine di sottofondo, videro delle ombre muoversi nell'oscurità.
Mary continuava a guardarsi intorno, spostando gli occhi in ogni punto della strada nervosamente: una strana inquietudine cominciò a turbarla.

Lupin non ce la fece più:" Insomma, vuoi venire fuori o no? Se sei venuto per derubarmi sappi che non ti dò nemmeno uno spicciolo!".
 
Una voce roca e profonda parlò:" Ah, sei patetico... lo sei sempre stato, d'altronde... Lupin III°".

Jigen e Goemon controllarono ogni angolo della strada, ma non videro nessuno.
Lupin esclamò:" Questa voce... non può essere che...".

Una figura piombò davanti a loro con un balzo felino giù da un'impalcatura sporgente.
Aveva un mantello nero che gli rivestiva il corpo fino alla mezza gamba, i capelli lisci, neri e lunghi, raccolti in una coda dietro la nuca, gli occhi di un azzurro intenso ed una cicatrice orizzontale che gli percorreva tutta la fronte.
 
-" Corvonero... è da un bel po’ che non ci si vede!" esclamò tranquillo Lupin.
 -" Fai poco lo spiritoso, sai benissimo cosa ti aspetta. Hai rimesso piede nel mio territorio, hai di nuovo sfidato la fortuna ma questa volta... non la passerai liscia!".
Così dicendo sfilò da sotto il mantello una pistola a canna lunga, puntandola sul ragazzo che si agitò:" Hey, hey, vacci piano! Cosa vorresti fare con quella?!".
 
Jigen sfilò la magnum:" Non ti azzardare o ti buco lo stomaco" sentenziò cupo.
-" Ma davvero?" lo sfidò Corvonero.

Lupin fulmineo estrasse la P38 dalla fondina sotto la giacca ma l'oscuro individuo fu più veloce: in un batter d’occhio si spostò dietro il ladro dalla giacca rossa e premette il grilletto.

Non realizzò immediatamente quello che successe, fin quando non sentì un terribile dolore alla spalla destra e vide del sangue gocciolare dal suo braccio.

Urlò di dolore.

 -"Bastardo!" esclamò Jigen, mentre gli rivolgeva una raffica di proiettili contro. Corvonero rideva di gusto nel vedere il ragazzo sparargli addosso tutti i suoi colpi e non prenderlo nemmeno di striscio.
 
Jigen non capì:" Non è possibile! Riesce a schivare le pallottole!",
-"E non solo...". Corvonero riapparve davanti al pistolero, tirandogli un pugno così forte sul viso che lo fece cadere a terra, mezzo svenuto.
" Jigen!" urlò Mary spaventata.
 
Goemon non poté più stare impassibile; a testa bassa e spada quasi sguainata corse verso il nemico.
Il fulmineo Corvonero schivò il colpo di Goemon e ricambiò l'attacco con un proiettile sparato alle spalle del samurai. Goemon riuscì a non perdere l'equilibrio e girandosi velocemente tagliò in due il proiettile che cadde ai suoi piedi.

Da esso sgorgò fuori una sostanza liquida densa di un colore verde scuro che macchiò il kimono del samurai.
 
Il ragazzo se ne accorse:" Questa... Non è polvere da sparo...",
-" Sei perspicace..." aggiunse Corvonero -" Quello è veleno, estratto da un esemplare di 'cobra con gli occhiali', uno dei più letali al mondo".
 
Goemon sussultò.
Mary, nel frattempo, si accertò che Jigen fosse vivo e poi corse a soccorrere Lupin: cercava di arrestare la fuoriuscita di sangue premendo la ferita alla spalla e bloccando la circolazione con lembi di tessuto strappati dalla sua camicetta ma era tutto inutile, Lupin si lamentava incessantemente.

Il samurai esclamò:" Veleno?!",
-" Esatto... E indovina cosa c'era nella pallottola che ho sparato a Lupin? Ahahaha! Mi dispiace, ma anche se aveste la fortuna di battermi e di portarlo in ospedale non c'è cura per lui... L'unico antidoto lo posseggo io!".

Una risata nervosa si espanse in una terrificante e spaventosa eco nella stretta viuzza. Goemon, sebbene avesse già in mente un piano per bloccare e uccidere Corvonero non sapeva cosa pensare per aiutare Lupin: se quello che diceva l'oscuro individuo era vero allora il loro amico non avrebbe avuto scampo.
 

Improvvisamente un sibilo squarciò l'aria e fece smettere di ridere Corvonero.

Qualcosa gli aveva punto il collo, all'altezza della giugulare.
Si toccò spaventato e nei suoi occhi apparve il terrore.
Una leggera e sottile siringa gli aveva perforato la gola, da essa usciva ancora qualche goccia di uno strano liquido nero.

Fece cadere la pistola con la quale teneva sotto tiro Goemon, stringendosi una mano attorno al collo.
 
-" Ho sempre odiato la tua risata isterica...".
 
Goemon e Mary, spaventati, si voltarono verso la fonte di quelle parole.
Alla fine della stradina, controluce, stanziava una sagoma relativamente bassa.

Corvonero si lasciò sfuggire un grido che subito soffocò mentre indietreggiava tremante come una foglia verso la parte più buia della via.
La figura impugnava nella mano destra un lungo bastone cavo e nella sinistra degli oggetti acuminati -" Hai solo quindici minuti... Tredici in questo istante.. Ti conviene sbrigarti.".
 
Corvonero impallidì e scappò a gambe levate sparendo nel buio:" Non finisce qui, Lupin, ricordalo!" furono le ultime parole che risuonarono per il vialetto.
 
Goemon corse vicino a Mary nel tentativo di proteggere lei e Lupin dal nuovo individuo apparso che si stava avvicinando con passo lungo.
Cominciò a delinearsi, alla luce della nivea luna piena, la figura di una ragazza, con i capelli ricci, neri e voluminosi che le cingevano il viso, il bastone cavo di colore bianco e una borsa a tracolla.

Goemon chiese cupo:" Chi sei? Cosa cerchi...",
 
-" Senti bello, qui le domande le faccio io, da quanto tempo il tuo amico è stato ferito?" esclamò la ragazza con voce rapida, dura e decisa.
Goemon, stupito, balbettò qualcosa:" Ecco... Forse cinque, sette minuti...".

-" Si, con comodo, tanto non c'è fretta...PRONTOO?!  TI RENDI CONTO CHE HA DEL VELENO, VE- LE- NO, SPARSO PER IL CORPO?!-" sbraitò la piccola figura mentre riempiva una siringa con una sostanza presa da una fiala nella tasca della borsetta.
 
Si inginocchiò vicino a Mary:" E tu scansati, fammi vedere questo com'è combinato!".

Mary si tolse immediatamente e lasciò che quella strana ragazza si occupasse di Lupin, ansante e di un pallido cadaverico.
Gli toccò il collo e, individuato un punto preciso, gli infilò la siringa iniettandogli lo strano liquido per poi estrarla rapidamente, tendendo premuto l'indice e l'anulare sul piccolo foro:" Spero di non essere arrivata troppo tardi" sussurrò la ragazza.
 
Mary e Goemon restarono in una angosciante attesa, fissando agitati Lupin, speranzosi nelle cure di quella giovane e brusca sconosciuta.

Mary intanto sentì del sussurrare dietro di lei e, con i nervi a fior di pelle si girò spaventata ma non vide nessuno, a parte il povero Jigen, disteso a terra che si stava lamentando del pugno ricevuto, mugugnando qualcosa a denti stretti.

Fece un cenno a Goemon e si diresse verso il ragazzo a terra, sollevandogli la testa:" Come ti senti?",
-" ...Quel bastardo maledetto lurido verme schifoso! Giuro che gli farò fare un indigestione di piombo e che...",
-" Ok, sta benissimo!" esclamò Mary con un sorriso verso il samurai.

In quel momento anche l'altro sventurato a terra cominciò a dare segni di vita, tossendo e respirando profondamente, riguadagnando un po’ della sua cera naturale.

La sconosciuta esclamò:" Perfetto. È salvo. Meno male, sarebbe stato un peccato sprecare una fiala di antidoto! Costa un botto di fatica prepararle!".

Lupin, però, continuava a perdere sangue dal braccio.
Goemon esclamò spaventato:" L'emorragia non cessa... cosa possiamo fare?!"

La strana ragazza a quel punto esclamò:" Seguitemi ".
 Tastò col palmo della mano per terra e quando trovò il bastone lo prese, si rialzò e cominciò a correre verso la fine della stradina, facendolo scorrere in avanti.
 
Goemon prese in braccio Lupin e Mary aiutò Jigen a rialzarsi.
-"Chi è quella ragazza?" esclamò il pistolero.
-"Non lo sappiamo, ma ha salvato la vita di Lupin" sussurrò Mary.
-"E se non ci muoviamo lo perderemo di nuovo!"-disse preoccupato Goemon, il povero Lupin ansante di dolore tra le sue braccia.
 
-" Avanti, sbrighiamoci!".
 

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Capitolo 13
*** La Veggente Esiliata ***


Ciao a Tutti! :D In questo capitolo si esaminerà meglio la figura della sconosciuta ragazza dai capelli ricci, che aveva salvato Lupin nella puntata precedente! xD
... e ci saranno degli spunti che spingeranno il ladro gentiluomo ad attuare un incipit di un piano di "revenge", costringendo tutta la banda a seguirlo. xD
Ah, basta parlare! Buona Lettura a Tutti! :D


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Quando Lupin si destò da uno dei suoi sogni più agitati e confusi il suo primo pensiero fu "Oh no, mi sono ubriacato di nuovo! Il mio povero fegato mi grida vendetta".
 
Subito dopo si sentì l'intero braccio destro tutto intorpidito e dolorante.
Provò a muoversi ma inspiegabilmente delle fitte di dolore si propagarono in ogni millimetro del suo corpo.
Udì delle voci rimbombare nella sua sconquassata testa, tra le quali riconobbe quella roca di Jigen e femminile di Mary.
 
Si sforzò di ricordare cosa avesse fatto prima di finire combinato in quel modo “Mi sa tanto che mi sono drogato… E sono andato giù pesante stavolta...".
 
A fatica riuscì ad aprire gli occhi e dopo un po’ mise a fuoco; vide inizialmente un piccolo lampadario giallo con delle campanelle tintinnanti appese, il quale emanava una luce stranamente soffusa.
 
Girò il capo dolorante e vide che sia a destra che a sinistra del luogo dove si era ritrovato erano affisse delle mensole con sopra vasi di fiori e una miriade di boccette, ampolle, barattoli, scatole di mille forme diverse.
 -"Ma dove sono?" si chiese preoccupato.
 
-"Oh, si è svegliato!" esclamò Mary che, con un panno bagnato gli tamponava la fronte -"..ti sei fatto un bel pisolino" aggiunse ridacchiando.
 
Aiutato dalla giovane si mise a sedere e realizzò che era su un divano di stoffa rossa, in una piccola stanza quasi spoglia, se non per una grossa porta-finestra e quella quantità inesorabile di piante, mobili e mensole, stracolme di roba, collocate in ogni angolo.
Mary era seduta vicino a lui, Jigen cavalcioni su una sedia e Goemon su un'altra vicino ad un tavolo rotondo al centro della stanza.
 
Si tastò il petto e si accorse di avere il braccio destro ed la spalla bendata.
 
Mary gli spiegò brevemente che era stato colpito da un proiettile velenifero, sparato da un certo Corvonero.
Lupin improvvisamente rivide nella sua mente la scena: quel maledetto Corvonero che, inspiegabilmente lo aveva colpito alle spalle quando il secondo prima era davanti a lui!
Il ladro non aveva idea di come ci fosse riuscito ma scosse la testa e rivolgendosi ai ragazzi ebbe altre domande: “Ma... cos'è questo posto? Come ci siamo finiti qui?" chiese ansioso.


-"Memoria corta il vostro amico, eh?" esclamò una vocetta.


Lupin girò la testa e vide sulla soglia di una porta, una ragazza di bassa statura con dei ricci capelli neri raccolti dietro una fascia colorata sulla fronte, le sottili braccia conserte sotto un prosperoso seno, coperto da una canottiera verde.
 
Lupin si soffermò su questo, urlando senza ritegno:" Uao! Che mercanzia!!".
 
Mary gli allentò un coppino che lo fece guaire:" Maleducato! E' forse modo di parlare ad una ragazza?!".
Jigen si abbassò il cappello e Goemon si coprì il volto con la mano sinistra:" E' senza speranze!" commentarono in coro.
 
La giovane sconosciuta però si mise a ridere di gusto per quella specie di complimento:" Ahahah! Che gentile che sei. Sai, in molti me lo dicono ma...., il mio motto rimane sempre lo stesso: ‘guardare, ma non toccare!' Hehe!".
 
Si avvicinò a Lupin, si sedette di fianco a lui, tastandogli il petto, la gola e la schiena in punti precisi e nel mentre il giovane ladro osservò che la ragazza teneva gli occhi semi chiusi.
 

Per un secondo la giovane li aprì del tutto e Lupin vide due meravigliose iridi ambrate offuscate come da un velo di nebbia: "E' cieca!" intuì.

 
-"Allora non noterà mai che..." pensò il furbetto, inclinando la testa verso la scollatura della canottiera con un sorrisetto da idiota allupato stampato su quella faccia da scimmia.
 
Ad un tratto gli arrivò un ceffone dritto sulla guancia destra:" Mio Dio! Sei proprio disperato se fai questi pensieri su di me!" esclamò disgustata la ragazza, alzandosi di scatto dal divano.
 
-"Eh?! Come diavolo ha fatto a capirlo?" si chiese scombussolato.
Mary pensò:" Gli sta bene!", Jigen e Goemon ridacchiarono compiaciuti.
 
-" Ma-ma-ma-ma... Come puoi affermare questo?! Mi hai per caso letto nel pensiero una cosa simile?!" disse massaggiandosi la guancia rossa.
 
-" Certo, che domande!" rispose con tutta tranquillità la ragazza.
 
I suoi ospiti la fissarono con occhi sbarrati.
Lupin era sbalordito: quella ragazza stava parlando sul serio? Chi era? Perché l'aveva salvato?
Mary, Jigen e Goemon si scambiarono sguardi perplessi, Lupin intuì subito che i suoi amici si fossero posti i suoi stessi dubbi.
 
-" Potresti dirci almeno il tuo nome?" chiese cortesemente.
 La ragazza si voltò verso di lui con un sorrisetto strano:" Non vuoi solo sapere il mio nome..." sentenziò con un tono profondo " ... siete talmente curiosi e spaventati al tempo stesso che i vostri pensieri sono così incasinati, assordanti e udibili anche a metri di distanza! E non potete immaginare che fastidio sia!" concluse indicando con le piccole mani le tempie, facendo tintinnare i braccialetti d'oro e perline colorate ai suoi polsi.
 
Ad un tratto allargò le braccia e smise di parlare. Un micio dal pelo arancione le si stava strusciando affettuosamente ai suoi piedi, miagolando languidamente. -"Ah! Ecco dov'eri finito! Comodo lui, torna sempre quando ha fame, eh, palla di pelo?" si rivolse direttamente al gatto che agitò la coda quasi spazientito.
I ragazzi e Mary non potevano non osservarla, mentre camminava sui suoi sandali coi tacchetti che ritmicamente cadenzavano i suoi piccoli passi verso una delle tante mensole. Prese una busta e versò dei croccantini in una ciotolina di alluminio, posizionandola poi su una cassapanca di legno scura -"Eccoti servito, Mesh-Mesh, vedi di non strozzarti come l'altra volta!". Il gatto non le badò più di tanto e vista la ciotola piena cominciò a sgranocchiare il suo agoniato cibo.

La ragazza si voltò di nuovo verso i suoi ospiti e, appoggiata alla cassapanca esclamò:"Gatti, sono le creature più altezzose, indipendenti ed egoiste della Terra... ma lui è con me dal primo giorno che sono venuta ad abitare qui e nonostante anche gli altri vicini gli diano cibi migliori, lui torna sempre da me... Lo so che non vi interessa, ma volevo dirvelo comunque! Quello che vi preme sapere è il mio nome, no? Bene, Io sono Jasmine la Divinatrice, ma tutti mi conoscono semplicemente come J.D.".

Lupin era l'unico che sorrideva, rispetto agli altri, più imbarazzati che mai.
Al ragazzo non importava se quella sconosciuta avesse letto nella sua mente, mentre immaginava benissimo che Jigen e Goemon, riservati com'erano, erano un pò a disagio perchè non sapevano come comportarsi e soprattutto a cosa pensare o non pensare!! Notava che però Jigen faceva scorrere velocemente i suoi occhi su ogni oggetto nella stanza, la sua espressione non tradiva nessuna emozione.

In ogni caso, cercò di far si che la ragazza rivolgesse la gran parte delle attenzioni su di lui:" JD... Ti ringrazio per avermi salvato la vita".
-" Oh, guarda, sei stato molto fortunato ad avermi trovata nelle vicinanze, se no a quest'ora eri già morto." Esclamò lei agitando una mano.
 
-" Mi sa tanto che tu non sia solo una divinatrice" si interpose ad un tratto Jigen "... non vedo sfere di cristallo in giro e poi, tutte queste piante e quei liquidi strani sugli scaffali non credo ti aiutino a predire il futuro... ".
-" Non capisco cosa vuoi dire… Cosa c'è di strano nell'avere piante in casa? " esclamò attonita e scocciata la ragazza.
 
-"... È strano che una divinatrice si intenda di veleni e sostanze tossiche, che abbia conoscenze mediche abbastanza approfondite... E che conosca un malvivente pericoloso come quel Corvonero" concluse Goemon.
-" Ottimo osservatore..." applaudì lentamente la misteriosa giovane.
 
Lupin si appoggiò con la schiena al divano, avendo già capito dove i suoi amici volessero arrivare con quelle affermazioni:" Perdona la schiettezza dei miei amici JD ma... Potresti spiegaci meglio chi sei, e perché ci hai aiutato? ".
 
La ragazza piegò la testa di lato, scostando la massa di ricci neri:" Si... In fondo avete ragione, è meglio esser schietti in situazioni come queste. Avete tutto il diritto di farmi delle domande” il suo tono ciondolava tra l’ironico ed il divertito, nessuno dei presenti era ancora riuscito a capire se stesse scherzando o se facesse sul serio.

Si sedette gambe crociate su una sedia di legno vicino alla cassapanca, con due teste di serpenti intagliate all’estremità dei braccioli” … Comunque, non per vantarmi, ma io sono uno dei più bravi medici ancora vivi che utilizzano i veleni delle piante e degli animali per curare qualsiasi problema il corpo umano abbia. Le mie tecniche sono antiche quanto il tempo, si tramandano da generazioni nel mio paese e solo pochi eletti hanno l'onore di venire a conoscenza di questi mistici segreti ma... Io ho sfidato un po’ troppo la pazienza dei saggi maestri e... Puff! Mi sono ritrovata esiliata... per sempre!" commentò con una vena di ironia nella sua voce.
 
-" Sei telepatica" esclamò Mary "... Non è una cosa comune".
-" Si chiama “essere dotati”, tesoro... e poi questo cosa c’entra?", ribatté pronta JD.
-" Sei stata esiliata perché i tuoi compaesani credevano tu fossi una strega; si sa che le streghe portino sfortuna e, probabilmente, nell'animo degli abitanti del tuo paese vige ancora un acuto senso di superstizione. " finì decisa Mary.
 
JD, punta nell'orgoglio, alzò la voce:" Quegli stupidi vecchi mi hanno boicottata: io ero la migliore in tutti i corsi di medicina, io sarei dovuta divenire il primo medico del mio villaggio ma, come al solito, quel caprone del figlio del  capoclan è stato scelto al posto mio. Quando mi ribellai non si fecero scrupoli a dire che le donne non potevano competere in materie così complesse, che data la mia cecità ero più un pericolo che una salvezza... E una volta scoperti i miei poteri… mi considerarono solo un demonio da cacciare".
 
Mary si sentì come in colpa per averla fatta arrabbiare.
JD scosse la testa:" Accontentatevi di questa parte di storia, il resto è roba privata" disse con voce bassa.
 
Goemon la fissava in continuazione, cercando di capire se quel racconto fosse stato vero o no.
Lupin, come un perfetto galantuomo, cominciò col presentarsi, descrivendo i componenti della sua banda, includendo anche Mary:" Sebbene è un nuovo acquisto devo dire che se l'è cavata bene fino ad ora. Però a differenza di Jigen e Goemon non ha doti particolari... Oh, no, non intendo nulla di male, sia chiaro... Eheheh".
Mary alzò un sopracciglio, guardando in cagnesco Lupin.
 
JD esclamò:" Al contrario, caro Lupin... Lei ha una potenzialità abbastanza particolare".
 
Mary, come tutti gli altri, sgranò gli occhi, incredula delle parole sentite.
La piccola ragazza si avvicinò al ladro e gli puntò il sottile indice destro contro:" Non ti sei accorto che hai una fasciatura alla spalla? Bè, sappi che quella non è merito mio! Io ti ho dato l'antidoto contro il veleno ma lei e il ragazzo col vocione ti hanno estratto il proiettile dalla spalla e bloccato la perdita di sangue". Lupin, a bocca aperta, rimase abbastanza scioccato.
Sapeva benissimo che Jigen si intendeva di "interventi rapidi" come l'estrazione di proiettili dal corpo, ma non avrebbe mai pensato che Mary avesse caratteristiche da "crocerossina".
 
JD si girò verso Mary "... Hai ottime conoscenze anatomiche... Hai detto al tuo amico esattamente dove operare, riuscivo a leggere nella mente ogni tua singola azione...Sicuramente avrai intrapreso anche tu studi medici...".
 
Mary era imbarazzatissima;
Lupin pendeva dalle sue labbra e si aspettava una risposta:" Ecco... Veramente no... Non ho mai studiato a fondo medicina...".
 
-" COSA?! Stai scherzando! Sembrava stessi leggendo il mio manuale di interventi!!!",
-" Ho studiato anatomia da autodidatta e una volta sono riuscita a togliere delle schegge di ferro che avevano perforato la gamba di mio fratello ma niente più! Lo giuro!".
 
Un silenzio irreale calò nella stanza. -" Incredibile..." sussurrò la divinatrice.
Lupin si intromise:" Ma è magnifico! Tutto ciò volge a nostro vantaggio! Mary ha delle ottime capacità, tu, JD sei un medico, quindi, sempre se sei d'accordo potresti insegnar...".
 

Fu bloccato subito da un vaso con una piantina di selce che gli colpì dritto il muso.

 
JD divenne furibonda prima che il ladro finisse la frase, nessuno capì il suo gesto.
-" Questa è tutta matta!" pensò Jigen mettendo la mano destra sulla fondina della Magnum, mentre Goemon e Mary si alzarono di scatto dalle sedie.
 
-" Non provare a ripetere più una cosa simile! Non dirlo nemmeno per scherzo!" esclamò con tono lugubre la ragazza, aprendo i profondi occhi scuri.
 Lupin, dopo un momento di confusione, realizzò perfettamente la causa di quella reazione.
 
-"Ma certo... come non pensarci.." esclamò il ladro, abbagliato dalla sua intuizione e dall'energia della giovane"... è naturale che tu sia sconvolta, ma non dovresti reagire così, ti fai solo del male..."
-" Non m'importa e di questo non t'impicciare!"
-"Oh, avanti, sei una ragazza così carina e intelligente, dopotutto..."
-" Non cercare il perdono: io non insegno niente a nessuno, d'accordo?" finì brusca la ragazza.
 
Jigen e Goemon  riposero le armi, avendo già intuito a cosa Lupin si stesse riferendo.
 
Questo si alzò in piedi e si rimise la camicia e la cravatta:" Suppongo che sia successo un po’ di tempo fa, forse tre anni... da quando io l'ho rivisto l'ultima volta. Sai, mi stanno affiorando dei ricordi che credevo di aver perduto... memorie di un giovane ragazzo scappato di casa, abilissimo ladro col quale una volta lavorai insieme... e col quale ebbi un acceso diverbio. Al tempo si faceva già chiamare con quello stupido nome ma... non ricordavo fosse così spietato come adesso...".
 
JD teneva i pugni stretti e gli occhi chiusi, una smorfia di odio era dipinta sul suo volto.
Lupin indossò lentamente la giacca, per evitare di far riaprire la ferita alla schiena:"... ma è sbagliato pensare che la colpa degli allievi ricada sempre sui maestri" esclamò infine accigliato e senza esitazione.
 
JD scosse la testa, sicura che il giovane ladro aveva capito tutto e gli rispose, ridacchiando sommessamente:" No, ti sbagli... la colpa è stata mia dal principio... Se non gli avessi insegnato nulla, se tutto il mio sapere fosse rimasto chiuso dentro di me... ora non esisterebbe uno degli assassini più pericolosi di Las Vegas. Ricordo ancora quando bussò alla mia porta, chiedendo di diventare mio allievo... fui giustamente riluttante, ma... qualcosa mi fece cambiare idea... forse fu il mio orgoglio a tradirmi. Essere io il maestro, e non più l'allieva snobbata...".
 
Il ladro dalla giacca rossa ripose la sua pistola nella fondina sotto la giacca:" Non voglio farti affiorare vecchi rancori, sia ben chiaro, quindi ti ringrazio ancora per l'aiuto e se permetti togliamo il disturbo... Avrei un conticino in sospeso con quel bastardo..." sibilò facendosi scrocchiare le nocche.

-"Oh, no no, bello, prima lo sistemo io" esclamò Jigen, lucidando la canna della sua pistola "a te lascio i brandelli."
-" Cosa?! No, mi dispiace Jigen, ma devo essere io a fermarlo...”
-" Non dire scemenze, a momenti ci rimanevi secco...”
-" E' stata solo una svista, mi ha colto alle spalle..."
-" Hai un braccio fuori uso, non riusciresti mai a batterlo!
-"Tu hai il cervello fuori uso, ma da anni, ormai!"
-"Come osi, stupida faccia da scimmia?!".
 
JD, tra il trambusto causato dai due, si girò verso Mary e Goemon:" Hanno qualche particolare problema di connettività celebrale o è lo stress a renderli nervosi?"
-"No, sono così di natura..." rispose sconsolato Goemon.
 
E nonostante il samurai cercasse di calmare la situazione i due continuarono imperterriti a litigare.
Mary, dopo dieci minuti non ce la fece più a tollerare tutti quegli insulti e quelle urla, ne aveva la testa piena.
 

Pestò un pugno sul tavolo di legno con tale forza che fece rovesciare il vaso sopra di esso :"Ora basta! Finitela!" esclamò adirata.

 
I due subito smisero di bisticciare, spaventati da quella voce così alta e potente:" Credete di risolvere qualcosa litigando per scegliere chi ammazzerà Corvonero quando in quattro l’altra sera non siamo riusciti a fermarlo?!".
 
Il suo sguardo era severo e puntato sui due che, imbarazzati, abbassarono la testa.
Goemon era affascinato dalla forza del carattere della giovane, JD invece pensò che quella era veramente una banda di pazzi.
 
Mary si girò verso la piccola donna:" Senti JD, non vorrei chiederti tanto ma...ti porgo le mie scuse se prima sono stata scortese nel giudicarti come strega e... ti domando solo di dirci come possiamo aiutarti ad eliminare Corvonero, che cosa possiamo fare per sdebitarci del tuo prezioso aiuto?".
 
JD sorrise:" L'arte della retorica non ti manca, ma io ho sempre odiato queste frasi altolocate e piene di principi di buona educazione..." disse mentre passeggiava attorno al tavolo, rimettendo a posto il vaso rovesciato:"...Inoltre, non avete la benché minima idea dei mille modi di cui dispone Corvonero per farvi morire avvelenati... 1400 per la precisione..."
-" Ma sei stata la sua insegnante, conoscerai i suoi punti deboli!"
-" Non ha più difetti da quando si è fatto modificare geneticamente il DNA...".
 
I quattro restarono sbalorditi da quella frase:" CHE COSA?!".
 
JD si piantò il palmo della mano sulla faccia, sospirando:" Ah, giusto, non ve l'avevo detto: Corvonero è un assassino stipendiato da un'organizzazione mafiosa di Las Vegas, chiamata 'New Genesis', organizzata secondo una gerarchia dove ognuno dei membri componenti è il risultato di crudeli esperimenti scientifici sui geni umani. Più è alto il livello della loro pericolosità, più acquistano una posizione prestigiosa. Corvonero è il secondo della lista, il primo è il capo della NG, si fa chiamare Tiger..."
 
-"A me sembra più uno zoo che un'associazione mafiosa, dai nomi che hanno..." commentò sarcastico Jigen.
-"Oh, ti passerà la voglia di ridere appena vedrai i loro laboratori con le cavie umane..." sentenziò JD "... Corvonero ha ricevuto un'abilità che gli permette di spostarsi rapidamente in meno di due secondi, tipo un teletrasporto. La sua nuova condizione lo rende imprevedibile ed impercettibile nell’attacco e contando anche il fatto che spari con una pistola caricata a proiettili di veleni letali si arriva alla conclusione che è impossibile batterlo".
 
Jigen al solo ricordo di come quel bastardo schivasse ogni suo colpo sentì ribollire il sangue nelle vene.
Goemon non si perse d’animo:” Non è possibile che non ci sia un modo per fermare l’organizzazione.”
JD scosse la testa:” Mi dispiace ma dall’esterno non possiamo fare nulla…Se solo riuscissi a capire che macchinari o tecniche utilizzino per modificare l'intera struttura genetica e renderla funzionale in così poco tempo avrei una possibilità su un miliardo di fermare l'organizzazione... E rimediare al mio errore.”
 
Lupin a quel punto domandò:” Un momento… tu come fai a sapere con esattezza tutto questo? Insomma… o eri il suo confessore di fiducia, oppure …’’.
 
JD si mise a sedere, sospirando sentenziò lentamente:” Si Lupin… Io ero un medico del reparto genetico. Avevo il compito di modificare il DNA, riscriverlo in una nuova composizione: dato che la procedura è abbastanza complessa solo pochi medici sono capaci di elaborare correttamente ed in sequenza le basi del nuovo DNA ed io ero uno di quelli. Quando poi ci rendemmo conto dei mostri che stavamo creando io e altri tre collaboratori ci ribellammo… ma Tiger ordinò a Corvonero di ucciderci. Lo supplicai, in nome della nostra amicizia… ma lui ci tradì. Venimmo avvelenati tutti e quattro ma mi salvai grazie a uno dei miei antidoti… per i miei amici non potei fare nulla…”.
 
 Lupin non poté più resistere alla tentazione di ammazzare quel maledetto Corvonero e contemporaneamente aiutare quella povera ragazza; si avvicinò a lei, le scostò i capelli dal viso, cercando di sdrammatizzare:" Sai che ti dico, JD...Dovrei fare un giretto nei laboratori. È da un po’ che non mi faccio visitare, forse è bene farmi vedere da questi 'allegri chirurghi'..ihihih! Chissà se al posto di farmi diventare veloce come un ghepardo… mi dessero un cervello nuovo! Ahahah!",
 
-"Questa è l’unica affermazione intelligente che sei riuscito a dire oggi!" esclamò ironico Goemon.

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Capitolo 14
*** Il Piano d'Azione ***


Bene, bene, e così siamo arrivati già al 14° cap! O.O!
Non vi preannuncio nulla! xD
Scoprite voi cosa succederà :D
Un immenso grazie va come sempre a tutte le mie commentatrici ed i miei lettori! ^^
Vi amo muchoooo xD
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Nonostante il dolore alla spalla non accennasse a diminuire, Lupin si allenò duramente con Jigen nel tentativo di riprendere familiarità con la sua P38, per ricercare un'adeguata velocità e precisione di mira.
Inoltre lavorava giorno e notte ad un piano che avrebbe permesso alla sua banda di infiltrarsi nei laboratori top secret della New Generation.
 
Per evitare che JD venisse messa nei guai Lupin e la sua banda si erano insediati in un appartamento poco distante dall'abitazione della divinatrice ma quasi tutte le sere si recavano da lei per informarsi di più su tutto ciò che riguardasse la NG.
 
Si scoprì che la sede dell' organizzazione era la lussuosissima villa di  André De Golle, un vecchio boss di origini francesi, il cui nome era ben conosciuto e associato al traffico di armi, sostanze stupefacenti e crudeli omicidi.
 
JD cercava di ricordarsi ogni singolo elemento della sua vita passata in quei laboratori, le caratteristiche, le varie trappole, ma non era facile per lei rispolverare ciò che a fatica si era promessa di cancellare totalmente dalla sua testa, sebbene avrebbe voluto essere utile a Lupin per il suo piano di vendetta.
Una vendetta che condivideva pienamente.

Una sera, i suoi sforzi vennero ricompensati, e chiamato a rapporto il giovane ladro e la sua banda, espose un ricordo abbastanza importante:" Non c'è modo di poter oltrepassare i cancelli di quella villa, a meno che tu non abbia contatti con l'organizzazione. Ogni affiliato ha le impronte digitali delle dita schedate in un database elettronico e per accedere ai laboratori dovrai procurartene alcune di un membro del corpo medico, solo loro hanno accesso alle informazioni di ricodificazione genetica. Ci sono poi anche i tecnici specializzati nella costruzione e manutenzione dei complessi macchinari e dell'intero sistema di sicurezza; la villa è completamente blindata e protetta, come se fosse una cassaforte a cielo aperto".
 

-"Tutto questo è eccitante... ihihi" ridacchiava Lupin.

 
 -"Dai l'idea di uno che va spesso contro il pericolo senza precauzioni..."
-"Oh, al contrario, JD, io ho già un piano in mente per sconfiggere la NG..."
-"Ah! Non diciamoci cazzate! Sono passati solo 5 giorni dal tuo scontro con Corvonero ed hai già la soluzione di come batterlo e distruggere l'organizzazione?!"
-"Non intendevo questo, bambolina: il mio piano consiste nell'immetterci nella villa del boss, accedere ai laboratori, far saltare in aria tutto il possibile e filarcela in un batter d'occhio! Tutto grazie a questo!" esclamò sbattendo sul tavolo un manifesto spiegazzato.
 
Jigen lesse ad alta voce:" Ballo di Ferragosto... la serata più importante dell'estate, dove le stelle danzano per amore della vita... Abbastanza poetico, no? Chissà che vuol dire..."

-"Ogni anno De Golle organizza una serata di Gala nella quale invita le ballerine più famose dei cinque continenti e le fa esibire davanti ad un pubblico pagante, il ricavato va in beneficenza e in studi di ricerche mediche. E' l'evento dell'estate, da queste parti, la stampa ne parla per giorni a volte..." sentenziò Lupin.
 
-"Non mi pare sia un fatto importante, è solo un balletto..." esclamò Mary,

-"Questo è quello che tutti credono: in verità è tutta una copertura!” spiegò JD ”… Prima dello spettacolo, alla quale possono partecipare anche i giornalisti, si svolge una cena-meeting privatissima, dove i grandi boss discutono della ripartizione dei soldi dati da diverse attività illecite che hanno in comune. Tutti coloro che sono seduti a quel tavolo hanno delle relazioni con la NG, ma non sono mai venuta a conoscenza di strane abilità o poteri sovrannaturali tra i boss...solo l'idea mi fa raggelare il sangue... ".
 
Lupin spiegò il suo ingegnoso piano:" Mi sono informato sui movimenti nella villa: ogni tre giorni De Golle fa controllare tutti gli impianti elettronici, sicuramente chiamerà la sua fidata squadra anche per la grande serata; io, Jigen e Goemon ci intrufoleremo nella villa al posto dei veri meccanici. Sicuramente ci sarà data la planimetria dei sotterranei dove ci sono le macchine e il sistema di sicurezza elettronico. La missione è arrivare ai laboratori ed accedervi! L’unico passaggio ostico sarà trovare qualche vero scienziato che ci presterà le sue impronte digitali… ma a quello penseremo una volta entrati nella villa. Poi, mentre Jigen e Goemon bloccheranno tutte le uscite di sicurezza meno una, quella che porta al garage da dove usciremo, io e Mary piazzeremo delle simpaticissime bombe a orologeria, poi scapperemo e… BOOM!! Il gioco sarà fatto! ”.
 

Mary venne colta di sorpresa da quella frase:" Co-cosa?! Bombe?! Io?!",

 
-"Ma certo! Questa volta anche tu hai una parte nella commedia! Entrerai nella villa come un membro del corpo di ballo, non mi sembra ci sia un'italiana tra tutte quelle belle ragazze..."
 
-"Oh, no, no, no! Hai proprio sbagliato persona! Io non sono adatta a questo genere di..."
 
-"Ma va! Sarai perfetta, e poi è solo una copertura… "
 
-"Lupin, ti ringrazio per l'offerta ma vedi, sono completamente negata per lo spionaggio, il travestimento... farei solo de gran danni!",
 
-"Oh, finiscila. E poi ho già preso per te questo meraviglioso vestitino per la serata..." esclamò il ladro mostrando un succinto e scollatissimo abito sbrilluccicante di paiettes dai riflessi rosa.

Jigen trasalì; per un momento non si ingoiò la sigaretta che aveva tra le labbra!

Sentì il suo stomaco rivoltarsi alla vista di quel coso, non perché la ragazza non fosse stata carina con quel vestito addosso, anzi, forse lo era anche troppo!
Pensò per un attimo di vederla sul palco del teatro, circondata da mille vecchi mafiosi arrapatissimi, che al solo guardarla non avrebbero smesso di sbavare.

Una strana inquietudine crebbe in lui, come se si fosse trattato di… Gelosia?!
Scosse la testa -“ Evita di pensare a queste buffonate, Jigen” si era detto fra sé. Non era assolutamente da lui essere così sentimentale.
 
Mary alla vista del vestitino sgranò gli occhi, serrando le labbra come per evitare di rigettare:" Ehm... forse non ci siamo capiti; io ti sarei solo di impiccio nella tua missione... e poi, io questo orrore non lo metto neanche per carnevale! Ma lo hai preso dall'armadio di Fujiko?!" esclamò tendendosi a debita distanza dal vestito.
 
Jigen e Goemon ridacchiarono:" Ah ah, è vero, è nel suo stile vestirsi così!".
 
Lupin si accigliò e strillo contro i suoi amici:" Cosa volete dire? La mia Fujiko è  sempre affascinante, che indossi un abito del genere oppure una tuta da palombaro! Siete solo invidiosi!".
 

JD intanto rifletté su quel Lupin e la sua strampalata banda e non riusciva a non pensare alla soluzione di una sola domanda, che ripetutamente si poneva in essere: "Perché si sta dando tutta questa pena, solo per una vendetta privata? Perché lui e i suoi amici vogliono distruggere tutta quell’organizzazione?! Non gli basta sistemare Corvonero? In fondo è solo lui che vogliono…’’

 
 
In un caldo pomeriggio la banda si riunì a casa di JD per discutere l'ennesima volta della loro incursione nella villa. Lupin illustrava per filo e per segno ogni minima mossa che i ragazzi avrebbero dovuto eseguire ma non si era accorto che stava parlando da solo da almeno due ore, gli altri dormivano beatamente.
 
JD visto l'andazzo andò a preparare del caffè in cucina e Mary la seguì.
-"Ti posso aiutare?",
-"Non occorre, grazie" disse scorbutica.
 
Ad un tratto inciampò in una sedia fuori posto e Mary con uno scatto la sostenne, evitando che cadesse per terra.
 

JD sbraitò:" Chi è il coglione che non rimette a posto le sedie?! Lupin! So che sei stato tu!".

 
Nella saletta le grida di JD avevano risvegliato Jigen e Goemon, mentre Lupin divenne rosso dalla vergogna:" Ehm… scusami tanto... Mi sono scordato che devi avere tutto a posto… perdonami." disse con una risatina sdrammatizzante.
Mary scosse la testa e fece sedere JD:" Probabilmente avrà lasciato altro fuori posto, lascia che ci pensi io".
 
La divinatrice, sebbene riluttante, le diede ascolto.
Mary intanto che preparava la caffettiera osservò la piccola donna più attentamente: aveva la testa china verso il basso e il suo respiro era profondo ma silenzioso. Mary era sicura che stesse pensando al suo passato, forse all’unico errore che si ripercuoteva da anni nella sua coscienza: quello di aver creato un mostro, quando invece avrebbe voluto far pace col proprio destino burrascoso e ingiusto.
In fondo, non erano tanto diverse. Stavano scappando entrambe dal proprio passato, stufe di essere classificate “d’impiccio” per gli altri.
 
-“ Sei fuori strada di brutto, tesorino…” ghignò improvvisamente JD, facendo sobbalzare Mary.
 
La ragazza capì subito che la divinatrice le aveva letto la mente e si innervosì:” Ah! Potresti comunque chiedermi il permesso di spiare la mia mente, almeno?”

JD alzò il capo tranquilla, rispondendo un secco :” No!”.     

Mary restò di stucco e la divinatrice si mise a ridacchiare di gusto, immaginando lo stupore della ragazza:” Eh, voi ragazzine scappate di casa, non sapete nemmeno cos’è la sofferenza! Sapete solo frignare e basta!” esclamò tranquilla.
L’altra era rossa in viso, ma seppe come risponderle:” Bè, sempre meglio che diventare schiava dei rimorsi del passato!”.

Il sorriso della divinatrice si spense lentamente, trasformandosi in una smorfia di disprezzo:” Come scusa? Non ho capito bene…”.
Mary non era più intimorita:” Appunto, non hai mai capito bene! Tutti i tuoi problemi, tutte le tue paure non dovrebbero aver ragione di esistere…”.
–“ Cosa ne sai tu… Cosa ne sai tu della mia vita e dei miei errori?!” JD era visibilmente arrabbiata.
 

-“ Non serve leggerti nella mente… mi basta vedere i tuoi occhi”.

 
La divinatrice restò spiazzata da quella frase.
I suoi occhi? Cosa c’entravano i suoi occhi?

–“Tesoro, tu hai fumato qualcosa dalla mia serra…” esclamò voltandole le spalle.
–“ JD… tu puoi capire qualsiasi cosa dalla mente di chi ti sta davanti, sai già se sta mentendo o no. Io non voglio fare la solita ramanzina adesso… io voglio parlarti per dirti cosa penso di te”.

La piccola ragazza alzò il capo e lentamente si voltò verso Mary.
Capitava spesso che qualcuno le facesse notare quanto fosse scorbutica e quanto ne approfittasse delle sue capacità di medico per elevarsi e vantarsi, sfottendo esplicitamente chi fosse stato in conflitto con lei su qualsiasi argomento.
Le replicavano ingiurie ed insulti di tutti i tipi, ma a lei non sembrava importasse tanto, lei era e sarebbe stata sempre superiore rispetto a quella massa di ignoranti con cui veniva a contatto ogni giorno.

Però le parole della ragazza davanti a lei non sembravano dette per insultarla.

Mary esclamò:” Sei un medico estremamente dotato, hai una forza d’animo spaventosa ma non sai rapportarti con gli altri perché hai paura del mondo. Sei rimasta scottata da quello che ti hanno fatto in gioventù, ed ora ce l’hai a morte con tutti. Pensavi che ti saresti riscattata insegnando tutte le tue tecniche al tuo allievo prediletto, ma pensi di aver fallito anche in questo… No, tu non sei un fallimento”.

Si interruppe, abbassò la testa, i palmi poggiati sul tavolo:” … Tu non sei scappata dai tuoi problemi… come ho fatto io. So che questi discorsi ti annoiano a morte, a te piace la franchezza e la rapidità di discorso… quindi la finisco qui, ma ti chiedo solo un’ultima cosa… fidati almeno di Lupin, di tutto il lavoro che sta facendo, fidati della spada di Goemon e della Magnum di Jigen… e fidati anche di me, anche se so solo lamentarmi. ” disse pendendole la mano.
 
JD dapprima si irrigidì al contatto con la giovane, poi si rilassò e chiuse gli occhi.

Disse lei quello che pensava a proposito di Mary:" Sei restata fredda per tutto il tuo discorsetto, nonostante mi volevi urlare addosso quanto pensi dei miei modi così poco femminili…Percepisco un grande spirito, un’entità che sovrasta tutte le tue reazioni istintive e che ti fa rimanere concentrata sul tuo obiettivo… umiltà e orgoglio hanno sempre contrastato nella tua vita… non hai mai saputo cosa scegliere tra i due…. Sei sentimentale e nostalgica, vedo tanti tuoi ricordi sfuocati… Un ragazzo dagli occhi verde-ambra, un altro biondo con le lentiggini e due occhialoni da secchione… Oh, però ce n’è uno molto evidente… cappello calato sugli occhi, sigaretta e revolver sempre alla mano… ti sta particolarmente a cuore, non è vero? Stai in fibrillazione!”.
Mary arrossì violentemente:” Ehm… ecco… ti prego, sorvoliamo questo particolare…’’.
JD ridacchiò:” Sei trasparente come una goccia d’acqua: non saprai mai mentire… Ecco che ritorna quella grande ondata di curiosità e determinazione travolgere la mia mente come un fiume in piena… mi fai quasi paura, lo sai".

Aprì gli occhi e li puntò sulla ragazza, sorridendo"... e va bene, frignona… vediamo se riuscirete a non farvi avvelenare prima di entrare nella villa ".
Mary si rallegrò infinitamente per quella frase.

JD si sarebbe fidata di loro.
 

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Capitolo 15
*** Che l'Incursione Abbia Inizio! ***


WOOOOO!!! Ciao a tuttiiii! :D Bene, ora che mi sono liberata del mio ultimo esame della sessione invernale, ho finalmente l'occasione di un piiiiiccolo spaziettino di tempo libero per continuare la mia FF :D
Volevo innanzitutto ringraziare Tuuuutti i nuovi recensori della storia! <3 Grazie mille per i vostri commenti e grazie di seguire la mia fanfic :D Sono felice di sapere che vi sta appassionando quanto appassiona me nello scrivere ogni singolo capitolo! :D
Oh, basta coi sentimentalismi, passiamo alla storia: beeeeene, in questo cap la banda decide di entrare in azione!
Lupin, Jigen e Goemon, ormai veterani in questo tipo di missioni sapranno affrontare i primi ostacoli posti loro davanti... Ma Maria? Ce la farà a riuscire nella sua prima impresa malavitosa? 
Vi auguro una buona lettura :D <3

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Lupin nutriva un dubbio atroce e non sottovalutabile sulla riuscita della loro missione: aveva il fondato timore di essere scoperto questa volta. 
 
Sebbene il piano fosse studiato bene in ogni minimo dettaglio, era sicuro che i ragazzi non avrebbero avuto nessun problema a mimetizzarsi... ma Mary?
 
Non doveva sorvolare il fatto che la ragazza non avesse nessuna esperienza per questo genere di "lavoro".
Ma non aveva alternativa: se JD si fosse introdotta nella villa al posto di Mary l'avrebbero riconosciuta subito, inoltre non aveva voglia di metterla ulteriormente in pericolo, dopo tutto l'aiuto che aveva dato loro.
 

Mary doveva per forza essere pronta, non erano ammessi sbagli.

 
Naturalmente Lupin, dopo che una sera confidò questo suo timore ai suoi amici, notò che Jigen era visibilmente nervoso ma data la situazione non poteva lamentarsi.
 
-" Deve solo scappare dal teatro in tempo, ha tutto il tempo di farlo, non sarà molto difficile." disse il ladro dalla giacca rossa una delle sere prima dell'incursione per tranquillizzare il suo taciturno amico.
 
Erano seduti al tavolo rotondo della saletta, a casa di JD;
Mary e Goemon aiutavano la divinatrice nella serra sul terrazzino a travasare ed innaffiare mille piante e fiori veleniferi dai colori e dai profumi più disparati.  La ragazza chiedeva, curiosa ed eccitatissima sulle caratteristiche di ogni seme o bocciolo che vedeva, saltellando tra le file di vasi grandi e piccoli, meravigliata ed estasiata come una bambina.
 
JD ad un tratto sbuffò scocciata:" Senti tesorino, se vuoi posso farti conoscere ogni singolo veleno direttamente iniettandotelo per endovena, ok?! Così non mi fai sprecare fiato!".
Goemon sorrideva:" In Giappone c'è un detto: più un bambino è vivace più è adorabile"
-" Vivace? VIVACE?! È una rottura di palle!!! Sono due ore che mi domanda senza sosta " cos'è quello", " cos'è quell'altro"... Ma come diamine fate a sopportarla!" esclamò la divinatrice esasperata.
 
Mary si ammutolì e avvampò rossa in viso in un secondo, imbarazzata da quella reazione, Goemon invece ridacchiò compiaciuto. 

Anche Lupin e Jigen sentirono il discorsetto di JD attraverso le finestre accostate e ridacchiarono di gusto:" Bhè, non ha tutti i torti!" sorrise il pistolero, sbuffando il fumo della sua sigaretta spiegazzata.
 

-"Oh, Jigen, quasi dimenticavo: ti ricordi la foto che ti ho scattato la sera dopo il furto del filtro della giovinezza...?".

Un flashback si proiettò nella mente del ragazzo, figurandosi in un lampo la scena in cui Lupin aveva interrotto un delicatissimo momento tra lui e Mary.
Si voltò lentamente verso il suo amico:" Come potrei scordare la peggiore figura di merda che abbia mai fatto davanti ad una ragazza ...?!" disse scrocchiando le nocche.
 
Lupin mise le mani avanti:" No no, calmati, ti voglio chiedere scusa per avervi disturbato... Ma eravate così carini! E quando ho sviluppato le foto..." disse porgendogliene una "... devi ammettere che ci so fare, eh? Sembra la scena di un film drammatico, l'ultima serata romantica prima che l'amato parta in guerra e muoia sul campo di battaglia ripensando alla sua lei..."
 
-"Lupin, ma vaffanculo!" esclamò Jigen, mollandogli una botta alla spalla dolorante.
 
L’altro divenne paonazzo:" AHIAHIA!! Che maleeee!!" guaì saltellando attorno al tavolo dal dolore.

La sera prima dell'incursione i ragazzi restarono svegli fino a tardi per finire di dettagliare ogni singolo movimento da evitare e ogni possibile parola d'ordine da intercettare una volta entrati nei laboratori della NG.
Stanchi morti, JD diede loro il permesso di restare a dormire da lei. La divinatrice non lo dava a vedere, ma come Lupin, anche i suoi più preoccupati pensieri erano rivolti verso la giovane Mary, e nonostante un brutto presentimento le balenasse nella testa, sperò con tutta sè stessa nella riuscita di quel piano d'azione.


Finalmente arrivò il grande giorno: Mary dalla tensione non chiuse occhio la sera prima e al mattino si alzò dal letto con due occhiaie stratosferiche che quando si guardò allo specchio trasalì, inciampando all'indietro e sbattendo la testa contro una mensoletta di legno massello agganciata al muro della sua stanza, cacciando uno strillo corto ma acutissimo.

Tutto quel trambusto risvegliò i ragazzi e la divinatrice, che si trattenne dall'avvelenarla solo perchè era indispensabile nel piano di Lupin, ma avrebbe voluto farlo volentieri. Lupin si rizzò dal letto massaggiandosi le tempie, capendo immediatamente chi fosse stata la causa di quel risveglio traumatico, sussurrando avvilito:" E neanche siamo entrati in azione che già combina casini...Cominciamo bene..." piagnucolò con una vena ironica. 

 Ma non c'era tempo da perdere, ci si doveva sbrigare quella mattina!

Alle 6:30 a.m., lui, Jigen e Goemon erano davanti alla porta di casa della divinatrice; il ladro dalla giacca rossa seduto al posto di guida di una piccola Cinquecento azzurra, Jigen fumava appoggiato al cofano, Goemon sul tettuccio e JD in piedi davanti a loro, giocherellava con il suo bastone bianco.
 
-"Hey, JD, sei sicura di non volerti unire a noi?"
-"No, grazie, preferirei evitare di mandare a male un piano di tre settimane di lungo lavoro"
- " Hai per caso paura di dare nell'occhio?! Ihihih...".
 
JD alzò un sopracciglio, ridendo per non piangere:" Questa era proprio squallida...".
 
Mentre Lupin ridacchiava compiaciuto della sua battuta Jigen guardò l'orologio e si accorse che tra pochi minuti sarebbero arrivate le ballerine per le prime prove coreografiche. "Ma perché le donne sono così lente? E’ mezz’ora che l’aspettiamo…" pensò sconsolato.
 
Chiamò ad alta voce:" Mary! So che l'orientamento femminile è scarso ma se non riesci nemmeno trovare la porta di casa...".
 
I ragazzi si misero a ridere ma una voce acuta risuonò dal corridoio d'entrata:" Quando trovo il coraggio di uscire ti farò rimangiare quello che mi hai detto!".
Jigen fu ancora più confuso da quella risposta ma Lupin abbozzava sul viso un sorrisetto maligno:" Avanti... Esci, o non riuscirai ad entrare in tempo con le altre ragazze"
-" Ma mi vergogno...".
 
JD s'innervosì:" Senti bella, o esci o ti faccio uscire io a suon di calci! Non ho intenzione di mandare a puttane tutto per colpa tua! Vieni fuori, ORA!!!".
 
Dopo qualche secondo di silenzio si sentirono dei lenti passi attraversare il corridoio verso la soglia della porta: la luce del timido sole di prima mattina fece scoprire lentamente due slanciate gambe velate da collant scuri, tacchi alti, camicetta viola scollatissima abbinata alla minigonna e giacchetta rossa, come lo era in viso Mary dall'imbarazzo.
 
Goemon restò a bocca aperta, Jigen arrossì paurosamente: in quel momento notò le vertiginose curve di quella ragazza dal viso innocente, ben delineate dai vestiti attillati.
Doveva ammettere che così conciata avrebbe fatto girare la testa persino ad un tipo come lui, sempre schivo verso le donne.
I suoi occhi si posarono subito sul seno della giovane, sempre tenuto nascosto dalle larghe magliette e camicie che di solito indossava, ora messo ben in evidenza. Sebbene non fosse come quello di Fujiko  era perfettamente delineato tra le pieghe tirate della camicetta sbottonata. Per non parlare della minigonna! Niente veniva lasciato all'immaginazione e Jigen, davanti a quello spettacolo cominciò a sudare freddo.
Se fosse stata una sconosciuta non l'avrebbe nemmeno degnata di uno sguardo ma... Il vederla così era uno shock di emozioni, di sensazioni, di movimenti nel suo petto e nella sua testa.
" Oddio, ma che mi succede?!" deglutì spaventato e abbassò il cappello sugli occhi, nonostante un leggero senso di amarezza.
 
Quella volpe di Lupin, dopo aver osservato bene il disagio progressivo del povero Jigen esclamò tranquillo:" Sei perfetta!  Sono sicuro che questa notte allieterai i sogni di "qualcuno" grazie a questa mise.. ihihihihih".
Jigen, rosso in viso più che mai,  si girò di scatto ma Mary fu più veloce: prese la spada di Goemon:" Scusa un momento..." esclamò dando una sonora botta sulla testa a quella faccia da scimmia, che tenne stretta tra i denti una imprecazione.
-" Grazie Goemon..." sentenziò la giovane riconsegnando l'arma al proprietario.
 
Jigen a quel punto scoppiò in una risata fragorosa.
Lupin si girò verso la ragazza per protestare ma il samurai si interpose:" Ah, stavolta te la meriti tutta!"
-" Ma basta malmenarmi! Ieri sera Jigen, stamattina Mary...Non sono mica un tamburo!"
-" Però la tua testa fa un piacevole rumore se percossa...".
 
Ad un tratto due camion scuri passarono davanti a loro, svoltando in direzione della villa di De Golle.
-" Ecco i tecnici! Jigen, Goemon, dentro!" esclamò Lupin, mettendo in moto la macchina.

I due saltarono a bordo e prima di sgommare si rivolse a Mary:" Ti ricordi tutto quello che devi fare?",
-" Eeehm... credo di s...",
-"Ottimo! Ci vediamo tra poco! Ciao JD, se tutto va bene ci rifaremo vivi!".
 
Partì come un razzo verso il secondo dei due camion, appena entrati in uno stretto e buio sottopassaggio. In quei cinque minuti avrebbero dovuto stordire i due tecnici e sostituirsi a loro, per poter accedere nel modo più facile e più o meno sicuro ai garage.
Mary sarebbe entrata in scena nel giro di pochi minuti: un taxi la doveva accompagnare fino alla villa.
 
Sentiva le sue gambe tremare per la tensione accumulata, inspirò ripetutamente per darsi coraggio.
JD, captando il suo estremo nervosismo, esclamò cinica:" Se eviti di farti prendere dal panico forse non ti farai scoprire subito!"

-" Scusami... ho una tale paura... Non puoi predire come andrà a finire tutto questo?"
-" COSA?! Che insolente! Mi hai presa per una macchina a gettoni?! Io non richiamo il futuro quando mi pare e piace, è lui che si mostra a me!"
-"Ok, ok, va bene, scusa...".
JD era una ragazza molto intelligente, alle volte disponibile e gentile, ma il suo carattere scorbutico la rendeva odiosa … e guai a criticarla!
 

Arrivò il taxi di Mary che in pochi minuti la condusse all'enorme entrata della villa.

Insieme a lei arrivarono altre vetture, dalle quali scesero ragazze alte, magre, di tutte le culture e abbigliate nei modi più stravaganti e succinti.
Sentiva parlottare da tutti i lati vocine stridule su argomenti di vitale importanza, quali l'abbinamento scarpe/borsetta, che smalto e trucco mettere in quali occasioni, biancheria intima, rapporti non solo amicali con i bodyguard.... 
Un'espressione sconsolata e disperata apparve sul volto della ragazza:" Oddio! Sono circondata da mille Fujiko! Ma perché mi sono lasciata coinvolgere in questa storia?!".

Un maggiordomo aprì il gigantesco cancello della villa e chiese a tutte quelle ragazze di mostrare l’invito di partecipazione. In fila ognuna mostrò il suo e venne fatta accomodare all’interno della residenza. Mary sgranò i grandi occhi screziati ed impallidì:
 
-” Invito?! Quale invito?”.
 
Le sopraggiunse un attacco di panico improvviso al solo pensiero di far fallire il piano per colpa sua.
Ma Lupin non le aveva mai parlato un maledetto invito!!
–“Ecco, perfetto, adesso mi scoprono, adesso mi scoprono! Adesso vedranno che sono una spia… e mi ammazzerannoo!!”

Chiuse gli occhi e scosse la testa, non c’era tempo per essere pessimisti:” Oh, finiscila Maria!” si rimproverò da sola ”… vedi di stare calma e concentrati! Sarà nelle tasche della giacca…”.
 
Mentre si disperava nel cercare l’invito non si accorse che era rimasta l’ultima della fila e tutti gli sguardi erano rivolti su quella frenetica donna che continuava a tastarsi dappertutto, quasi sembrasse stesse mettendo in scena una danza africana, agitando le mani da un taschino all’altro e piegando leggermente le gambe per evitare di cadere dagli alti tacchi a spillo. In quella posizione, con i capelli tutti scompigliati dalla frenesia di trovare quel maledetto pezzo di carta mischiata all’ansia di non trovarlo, sembrava che si fosse strafatta di cocaina!


-“Ehm… signorina” sussurrò il maggiordomo divertito ”…ha provato a controllare nella borsetta?”.

Mary si arrestò di colpo.
Girò il capo lentamente verso quella moltitudine di ragazze che ormai avevano le lacrime agli occhi dalle risa per la sua “performance” di disperazione gratuita.
 
Lentamente fece scorrere la zip del bauletto bianco che recava al polso sinistro e in bella vista si trovò davanti una busta azzurra con le insegne di De Golle stampate sopra.
 
Avrebbe voluto sprofondare di almeno 50 mt nel terreno dalla vergogna.
-” Ohche sbadata! Ihihih” esclamò porgendo l’invito rossa in viso e aggiungendo una terribile risata cavallina.
Le altre ragazze continuarono a ridere di gusto davanti a quella gaffe orribilmente umiliante per una orgogliosa come lei.
Il maggiordomo la accolse nella villa con un sorriso, poiché era il galateo ad obbligarlo:” Questa è la più stordita di tutte!” pensò chiudendo i cancelli.
 
E senza che nessuno l’ebbe notato, quella scenetta divertente accese un sorrisetto malizioso anche ad altri occhi, riparati dietro le leggere tende di seta rossa, al secondo piano della villa.

 

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Capitolo 16
*** Non Arrenderti Zazà! ***


WOOHHOO!! Ari-eccome quà! :D Con un nuovo capitoloo! :D Scusate se c'ho messo un pò a pubblicarlo. :D
Okkei, in questo cap la scena si sposta sul Teneriiissimo Ispettore Zenigata che, bello tranquillo, si reca all'aereoporto per incontrare i colleghi che lo aiuteranno nella ricerca e cattura di Lupin.
Ma, come al solito, il nostro Zazà non si farà sfuggire un'ottima occasione per combinare un bel pasticcio... xD
Ps: Ringrazio sempre e comunque i nuovi e vecchi recensori della mioa storia :D GRAZIE GRAZIE GRAZIE a tutti voi per i commenti!!! ^^

Spoiler: verrà citato il Sig.
Keke Rosberg, oggi ex pilota automobilistico e campione del mondo di Formula 1 nel 1982(anno nel quale la mia storia è attualmente ambientata)
inoltre ci saranno anche due termini in Russo: "Spasibo" vuol dire "Grazie" e "Tishina" vuol dire "Silenzio!"


Buona Lettura :D

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L'ispettore Zenigata si stava dirigendo all'aeroporto della grande metropoli Phoenix, in Arizona, a bordo di una volante di servizio, con il cuore colmo di una nuova speranza.
 
Fantasticava su come la sua nuova squadra l'avrebbe aiutato nei suoi piani ingegnosi per l'arresto dello scaltro Lupin III e la sua banda di criminali.
Si immaginava miliardi di conferenze stampa con una fiotta di giornalisti disposti a tutto pur di intervistare il fantastico ispettore che riuscì a catturare il ladro più temuto di tutti i tempi!
 
Le sue foto sarebbero apparse su tutti i quotidiani e riviste, sarebbe diventato un idolo di giustizia per tutti i popoli del mondo!
Zenigata aveva gli occhi lucidi dalle mille emozioni che le sue aspettative emanavano:" Si! Ne sono sicuro! STAVOLTA NON HAI SCAMPO, LUPIN!!!! TI ACCIUFFERÒ! Marcirai in galera per minimo 20 anni, tanti quanti ne ho spesi io per inseguire quel tuo dannato culo!!! Anzi, no! Chiederò l'ergastolo, così non ti vedrò mai più in vita mia! Ahahaha!".
 
 Zenigata era fuori di sé dalla gioia e, con la testa fuori dal finestrino, dando gas alla macchina, zigzagava inconsciamente nel traffico, fischiettando e ridendo a crepapelle come un pazzo.
 
Sorpassò senza problemi sulla destra a bruciapelo un'auto con due poliziotti a bordo che, non potendo non notare il pazzoide alla guida di una macchina come la loro, sospettarono fosse un malvivente in fuga.

Subito fecero partire le sirene a tutto spiano e si lanciarono all'inseguimento della vettura.

 
I pensieri felici di Zenigata vennero interrotti da un fastidiosissimo rumore di sirene in sottofondo; controllò i comandi dei lampeggianti ma erano spenti.
 
Vide ad un tratto una volante in rapido avvicinamento e sentì dal loro altoparlante:" Hey, Keke Rosberg! Ferma immediatamente la volante e arrenditi, la tua corsa finisce qui!".
 
Zenigata non capì il perché di quell'intimidazione e subito azionò il suo altoparlante:" Mi dispiace deludervi, ragazzi, ma ho da fare, ora non posso proprio fermarmi!".
 
I poliziotti furono sbigottiti e s'infuriarono ancora di più:" Sentimi bene, sporco ladro, vedi di accostare in questo istante e di restituire la volante che hai rubato, o ti sbatto dentro a vita! Capito?!"
Zazà divenne rosso di rabbia, non era di suo gradimento essere chiamato "ladro", quando era tutta una vita che ne inseguiva uno senza successo:" Cosa?! Sporco ladro?! Io sono l'ispettore Zenigata dell'Interpol! Ho tutto il diritto di guidare una volante della polizia, stupido imbecille!"
 
-" Certo, certo, ispettore Zinarata!", il poliziotto posò una mano sullo speaker e scuotendo la testa fece al suo collega:" Oh Larry, di sicuro questo qui è fuggito dal manicomio! Ma porca eva, gli internati li becchiamo tutti noi?!".
L'altro però non sembrava per niente scontento della situazione:" Cosa te ne frega Mac? Stiamo facendo un inseguimento! La parte più bella del nostro lavoro! Woooo! Dai, prendi la pistola e sparagli qualche colpo d'avvertimento! Oh, non gli bucare le gomme, se no non mi diverto!". 
-" Ma perché devo fare coppia con st'esaltato!? Perché a me?! Why?!" piagnucolò sommesso il poliziotto.
 
Zazà intanto replicò con foga:" Zenigata! Il mio nome è Zenigata!!! E smettetela di inseguirmi, idioti! Tanto non mi fermerò!". 
 
-"Basta, gli sparo!" esordì Mac tirando fuori la pistola dalla fondina e prendendo la mira "Se non vuoi arrenderti allora non ho scelta": prese la mira e centrò lo specchietto retrovisore della volante, facendolo andare in mille pezzi con un suono secco ed inquietante.
 
Zazà sussultò per poco, ma non lo diede a vedere, anzi, riprese in mano lo speaker del megafono ed esordì:" Ma sei impazzito? Poliziotto dal cervello d'un babbuino con l'Alzheimer! Ma in America vi addestrano per essere così rimbambiti o ci siete già di vostro, eh?! L'ho sempre detto, noi giapponesi saremo sempre superiori a voi, popolo di caproni ignoranti!".
 
Mac restò paralizzato da quella frase ed anche a Larry si bloccò per un istante il cuore.
 

No, quello straniero non poteva parlare così della loro Patria.

 
Una scintilla di puro orgoglio nazionalista si accese nei due poliziotti che si intesero solo con uno sguardo ed annuirono sussurrando:" Giustizia sia fatta!". 
 
Estrassero all'unisono le loro armi d'ordinanza e mirarono ai pneumatici:" Maledetto bastardo, questo è il nostro ultimo avvertimento! Fermati, o per te sarà la fine!"
 
-"Bla, bla, bla!" replicò ironico Zaza. 
 
Larry intanto esclamò al suo collega:" Ha preso la strada per l'aeroporto! Sta tentando la fuga con dei complici, il bastardo!"
-"Tu non perderlo di vista, faremo la festa anche ai suoi amichetti! Questo tizio mi ha proprio fatto girare le palle oggi! Colpa di quelli come lui che fanno esaurire la gente lavoratrice perbene!".
 
-" Ma la finite di inseguirmi?! Io sto lavorando per eliminare una feccia di ladro dal mondo e voi mi state intralciando da almeno mezz’ora con questa buffonata! Farò immediatamente rapporto ai vostri superiori!!" strillò esasperato il povero ispettore.
 

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All'aeroporto il via-vai ininterrotto di gente procedeva regolarmente come ogni singolo giorno.

Le hostess e gli stewards correvano da un terminal di volo all'altro, scattando elegantemente tra la folla, distinguibili dalle loro divise così eleganti ed incrociandosi insieme ad alti managers o semplici turisti, in un caotico brusio di tacchi e scricchiolii di ruote di mille trolley e valigie.

La pista era affollata di molti aeroplani, vi erano anche dei jet privati e jumbo, alcuni abbastanza grandi e sofisticati da intraprendere voli internazionali da più di 12 ore senza nemmeno uno scalo tecnico.
 

La torre di controllo diede il permesso ad un piccolo aereo di atterrare e posizionarsi in una zona distante da tutti gli altri.

Quando i motori si spensero, i facchini scaricarono i bagagli dalla stiva dell'aereo, posizionarono la scaletta e fecero scendere i passeggeri.
 
Il primo a scendere fu un bestione di un metro e novanta, con i capelli biondo platino liberi al vento, un paio di occhiali scuri calati sugl'occhi ed un completo gessato. Ritirò la valigia e con un tono di voce molto basso ringraziò:" Spasibo".
 
Il secondo portava due baffetti perfettamente simmetrici arrotondati all'estremità ed un cappello coordinato con la divisa blu decorata a più non posso con medaglie e spillette di ogni genere; scese le scalette appoggiandosi con le mani infoderate in due guanti bianchi al corrimano e ritirato il suo bagaglio si rivolse altezzoso al facchino:" Merci beaucoup, garçon".
 
Mancava solo una valigia da ritirare.
Il proprietario scese per ultimo dal velivolo: i suoi grandi occhi verde-ambra ammirarono curiosi la grandezza dell'aeroporto, il fresco venticello gli scompigliava i capelli castani ma non permeava dentro il giubbotto di pelle marrone né nei blue jeans. Scese le scalette guardandosi intorno, quasi spaesato ma senza che un'evidente emozione emergesse nella sua espressione.
Ritirò la valigia e con un sorriso cortese esclamò un acceso:" Grazie "
 
L'omone occhialuto guardò l'orologio e sbuffò con un marcato accento russo:" Ma insömma, è possibile che nessuno ci ha accölto come si dëve! Dove essere Ispettuore? Dove essere tutti li altri?!".
Il signore coi baffi tirò fuori un cipollotto d'argento:" Oui, c'est vrai! Monsieur Zanigatà sci aveva prromesso que non avrremmo dovuto attendre nemmeno un seconde pour il suo arrivo!". 
 
I due cominciarono a lamentarsi sonoramente ma ad un tratto il ragazzo dagli occhi verde-ambra li interruppe:" Magari hanno avuto dei contrattempi e porteranno due minuti di ritardo" esclamò zittendo i due"... In America c'è un altissimo tasso di criminalità, i poliziotti non hanno mai una tregua".
 
L'omone ed il signore baffuto si scambiarono un'occhiata fugace.
 -"Effectivamente avete ragione voi... Mais..."
 
-" Silenzio!" interruppe il biondo occhialuto. 
 

Gli altri due lo guardarono titubanti, lui spiegò:" Non sentire? Rumore di sirene... E motore a grande velocità... In avvicinamento...".


Il ragazzo e l'altro signore cercarono di captare il minimo suono disperso nell'aria, ma nessuno dei due udì nulla.
-"Mon ami, mi sa che il viajio in aereo vi abbia tappato les orecchie..."
-" Tishina!" esclamò con foga l'altro "... il mio udito essere eccezionale, io sento ululato di lupo anche a 3 km di distanza... Questo è stridio di 8 ruote su asfalto, con tamponamento e... Spari! Ecco! Venire verso di noi!" sussurrò infine, mettendo una mano dietro la schiena, estraendo a metà una semiautomatica. 
 
Questa volta anche gli altri due sentirono uno strano baccano intorno a loro.
Misero mano alle pistole tutti e tre, colpo in canna inserito.
-" Un inseguimento sulla pista dell'aeroporto?! Solo in America succedono queste cose..." rifletté rapido e sarcastico il più giovane, sempre guardandosi intorno in cerca delle "8 ruote su asfalto".
 

Ad un tratto i tre videro qualcosa di... incredibilmente irreale: una volante della polizia, guidata da un pazzo signore con la bava alla bocca e un impermeabile marrone, il parabrezza rotto, il portellone ammaccato e senza specchietti, sfondare letteralmente la recinzione metallica tra la pista d'atterraggio e la strada urbana, immettendosi nelle corsie riservate ai velivoli privati, zigzagando tra i jumbo a tutta velocità.
Era seguito da un'altra volante con due poliziotti in divisa e dotati di mitra e pistole che sparavano all'impazzata verso la prima vettura.

 
I tre si guardarono l'un l'altro sbalorditi ed un po’ impacciati; non capivano chi era il buono e chi il cattivo, non potevano decidersi se sparare ad un’auto o all’altra.

Il pazzo alla guida della prima volante poi si accorse della loro presenza e, non curante dei proiettili dietro di sé, partì in sesta nella loro direzione, agitando una mano fuori dal finestrino:" Hey! Sono arrivato! Scusate il ritardo!" urlò a squarciagola, tentando di superare il rumore del motore a manetta.

Il signore coi baffi, abbassando la sua pistola sospirò:" Vi prego, ditemi che non è lui..."
-"... Io credo di si…" sentenziò tragico il russo.  

 
L'auto del matto si fermò a 10 mt di distanza dai tre.
Non vedendo nessuno dietro di sé Zaza pensò che li ebbe seminati per un po’, quindi tranquillo scese dalla vettura:" Buongiorno signori, e benvenuti in Amer... aAaah!" l'ispettore non finì di parlare che un proiettile a momenti non gli centrò la gamba sinistra; Mac e Larry l'avevano raggiunto e silenziosamente avevano aspettato che uscisse per tendergli l'agguato.

Mac lo immobilizzò saltandogli addosso e mettendogli le manette, mentre Larry lo teneva sotto tiro di pistola, più esaltato che mai:" Allora, figlio di puttana, finalmente ti abbiamo preso! Oh, bene, sono loro i tuoi amichetti? Ah! Mi sa che non andrete tanto lontano" poi puntò la pistola sui tre, agitandola in direzione di ognuno di loro con fare frenetico:" E voi non fate scherzi, mettete le mani sopra la testa e...". 
 

"BANG!".

 
Un rumore sordo e sottile partì da una Beretta 92.
La pistola del poliziotto venne scaraventata per terra, distante una dozzina di passi. Sbalordito e un po’ spaventato, cercò di capire chi avesse sparato. Il francese ed il russo si voltarono indietro e strabuzzarono gli occhi.
 
In pochi secondi il più giovane dei tre aveva estratto la sua semiautomatica e con una velocità impressionante aveva disarmato il poliziotto, senza che venisse ferito:" Perdonami collega, mi sembri un po’ troppo agitato. Non siamo ladri, siamo tre poliziotti e siamo qui per collaborare con l'ispettore Zenigata" spiegò mostrando il suo distintivo.
Così fecero anche gli altri due annuendo.

Zaza sbraitò:" Lo senti, pezzo d'idiota?! Sono tre ore che ti ripeto che sono un poliziotto anch'io, ora togliti di dosso che dobbiamo lavorare! Abbiamo poco tempo per la nostra missione, e voi ce ne avete fatto perdere abbastanza, stupidi rimbambiti deficienti!".
 
Mac si alzò e Zenigata sbraitò rabbioso più che mai:" Maledetti, ho un'irrefrenabile voglia di spaccarvi quelle facce da culo, ma mi trattengo perché sono un uomo di valore".
I due poliziotti americani cercarono di scusarsi come meglio poterono:" Siamo mortificati, credevamo l'ispettore Ziranata fosse un ladro; ispettore, lei però non può negare che stava oltrepassando il limite di velocità e zigzagava tra le macchine!".
 
Zaza divenne rosso dall'ira e dalla vergogna: quei due lì lo stavano praticamente umiliando davanti ai suoi nuovi colleghi:" Per l'ultima volta, il mio nome è ZE-NI-GA-TA! E poi mi ero accorto di essere terribilmente in ritardo... E voi avete peggiorato le cose con l'inseguimento!".
 

Il francese, il russo e il ragazzo si scambiarono occhiate che esprimevano compassione e pena per quel povero sfigato ispettore giapponese. 


Dopo aver fatto allontanare Larry e Mac, assicurando che la faccenda sarebbe stata risolta solo con un piccolo richiamo dei due, Zenigata chiamò la centrale, chiedendo un'altra volante che li andasse a prendere dopo un "malaugurato e violento tamponamento a catena" che aveva distrutto la precedente.
 
Nel frattempo si rivolse ai tre poliziotti:" Bene signori, vi stavo dando il benvenuto in America. Sono lieto che abbiate accettato la mia proposta di collaborazione per catturare il famigerato ladro Lupin terzo. Io sono l'ispettore Koichi Zenigata dell’Interpol".
 
Il russo si schiarì la voce:" Io sono Boris Iavinòvich, capo del reparto speciale anti terrorismo della polizia di Russia, sono onorato di lavorare con lei. Io avere catturato molte spie in mia carriera, questo ladro con me non avere vita facile".
 
Il francese fece un passo in avanti:" Il mio nome è Louis De Rochefort, capo dell'intera forza di polisia del Prinscipato di Monacò. Il ladro Lupin terzo è beaucoup famoso anche nel nostro paese pour le sue imprese spettacolari, ed io ho sempre sognato di poter lavorare ad un caso come il suo. Naturalmente e non per vantarmi, il nostro casinò è uno dei più sicuri al mondo data la presenza delle mie forze di sicuressa, che pattugliano anche tutta la città. Spero di iniziare una fruttuosa collaboration, mon ami".
 
Per ultimo si presentò il giovane:" Mi chiamo Giovanni Bienbella, capo dei servizi antimafia dell’ Italia Centro-Meridionale. Non conosco le imprese del ladro Lupin Terzo ma spero di essere d'aiuto nella sua cattura" tagliò corto.
Zenigata era rimasto colpito dal giovane sia per la sua età che per il suo valore militare elevato, come aveva precedentemente letto su di lui. Pensò tra se:" Caspita, sembra veramente un ragazzino in confronto agli altri due. È di poche parole ma è svelto con la pistola ed ha una buona mira! Perfetto! Mi sa che se ce ne sarà l'occasione darà del filo da torcere a Lupin e ai suoi amichetti!" 
 
Dopo che la vettura della polizia li ebbe scortati fino alla centrale, venne mostrato ad ognuno il proprio ufficio e il proprio appartamento nella caserma adiacente.
Successivamente i tre poliziotti ricevettero informazioni generali sulla banda di Lupin, nella quale Zenigata diede il meglio di sé nel descrivere il ladro gentiluomo come "una volpe astuta dalla mente alquanto acuta e una fortuna sfacciata, che si avvale spesso dell'aiuto di un samurai, un pistolero ed una donna avida e perfida per i suoi diabolici furti". Verso le nove di sera i tre nuovi collaboratori di Zazà poterono finalmente riposarsi.
 
-" Io ho bisogno di chiamare la mia bambina Lilie, le ho promesso che l'avrei sentita tutte le sere" esclamò contento De Rochefort sbaciucchiando una foto di una graziosa bimba dagli occhietti azzurri ed i capelli biondi.
-" Dopo che lei ha finito, chiamerò io mia moglie in Russia. Anch'io promesso di sentirla" annuì Iavinòvic. “… mi dispiace ma tu essere ultimo di fila, chiamerai dopo me la tua famiglia…” sorrise verso il ragazzo.
 
Bienbella non disse nulla, si limitò a camminare dritto per la sua camera e, salutando cordialmente gli altri, chiuse la porta dietro di se.
I due, che non capirono il silenzio riluttante del giovane e la sua "fuga" dalla conversazione, si guardarono per un'istante con un' espressione:" Abbiamo per caso detto qualcosa di male?". 
 

Il giovane poggiò il pesante zaino a terra ed osservò la sua camera.

Era abbastanza spoglia, vi era solo un letto singolo, una scrivania, un armadio, un orologio appeso al muro ed una finestra con le sbarre.
"Era meglio una cella" pensò sommesso.
 
Aprì la valigia sul letto, ne tirò fuori alcune camicie bianche, dei pantaloni, la biancheria e... due fotografie incorniciate.
 
Posizionò la prima a sinistra della scrivania: una giovane ragazza rideva abbracciata insieme a lui.
I lunghi capelli biondi sistemati in una lunga treccia, il suo vestito di seta blu... Si ricordava tutto di quando quella foto era stata scattata.
La accarezzò lentamente, sussurrando solo un nome "Lucia".
 
Prese in mano l'altra cornice e la mise a destra del tavolo.

Guardandola gli salì nel cuore un dolore acuto ed improvviso, come una pugnalata.

In quel riquadro di legno intagliato non c'era solo un pezzo di carta con figure in bianco e nero... Aveva visto quell'immagine miliardi di volte, eppure ancora non riusciva a dimenticarsi del suo terribile passato.

Un passato che gli aveva portato via metà della sua vita.

Nella sua testa si ricordava ancora della voce più dolce che gli ebbe mai cantato una ninna nanna, delle mani più esperte che lo ebbero mai curato da ogni minimo male o sofferenza, delle braccia più calde che lo ebbero mai cullato...
Del viso più sorridente, che gli ricordava una vaga impressione di cosa fosse una famiglia.
 

Nella foto erano immortalati solo due bambini.

Uno, dalle ginocchia sbucciate, piangeva a lacrimoni; l'altra, inginocchiata alla sua altezza, gli puliva il viso con il suo solito sorriso, indelebile ed innocente.

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Capitolo 17
*** Si Va in Scena! ***


Ciao Ragazzi!
Scusate se vi ho fatto aspettare tanto per questo nuovo capitolo.
Ok, qui, iniziano i giochi! :D Vediamo un po’ cosa combineranno i nostri eroi… e la nostra Mary! xD
Non vi svelo nulla!

Buona Lettura :D
 
Ps:Un mega GRAZIEEEE a tutti i recensori della storia, quelli nuovi e anche ai miei consolidati lettori! ^^
PPs: ho citato il ritornello di una canzone dei Kiss, per chi non lo sapesse xD

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-"Lupin, vuoi smetterla di cantare?! Mi farai venire un'emicrania!" si lamentò Jigen, finendosi di abbottonare la tuta da elettricista, seduto vicino al posto di guida. 
 
Il suo amico canterino andava avanti imperterrito, strillando al volante e gesticolando come un matto una serenata scritta per la sua bella.
-"Fujiko, sei il mio solo amor, Ma Chérie, mon Trésor... Mmh, però non mi soddisfa molto, ci vorrebbe qualcosa di più accattivante... Ho trovato!", si schiarì la voce, poi prendendo fiato urlò:" I WAS MADE FOR LOVING YOU, BABY! YOU WERE MADE FOR LOVIN MEEEE!!!". 
 
Anche i finestrini ebbero un sobbalzo.
 
-"Oddio..." alzò gli occhi al cielo Jigen, trattenendosi dal tirargli un pugno solo perché era al volante. 
 
Nel retro intanto si continuavano a sentire rumori secchi e a volte dei gemiti strozzati: Lupin smise di cantare ed esclamò:" Hey Goemon, vacci piano con quei due! Li stai ammazzando di botte!". 
 
Il samurai infatti si era occupato dei due veri elettricisti, imbavagliandoli e stordendoli, ma uno dei due aveva, sfortunatamente, ripreso i sensi:" Scusate, ma quello pelato ha la testa dura, ed io non posso sbagliare colpo, non una seconda volta". 
 
Lupin ridacchiò:" Oh, mamma, quand'è che la finirai con questa storia dell'onore e dell'infallibilità?!"
-" Ti rammento che sono un samurai, se te lo sei scordato. Io ho l'obbligo di raggiungere la perfezione..." 
-" Bla, bla, bla..." mimava intanto quella faccia da scimmia. 
 
Goemon non ci mise molto a capire che lo stava prendendo in giro e cominciò a bacchettarlo con la katana sulla testa. 
Lupin cominciò a strillare:" Ahia! Dai, mi fai male! Jigen, digli qualcosa!...Oh, Jigen?". 
 
Nel frattempo che quei due si menavano allegramente, il pistolero si era girato verso il finestrino. 
Sembrava che i suoi occhi fissassero il vasto cielo azzurrognolo, ma in realtà aveva ben altro nella testa.
 
Un brivido gelido gli percosse la schiena. 
 
"Hey, bello addormentatooo..." lo chiamò Lupin"... Farsi di canne la mattina presto fa male, lo sai?". 
-"Sta' zitto, pensa a guidare" esclamò scocciato Jigen, senza voltarsi.
 
Lupin però incalzò maliziosamente:" Uuuhh, ma come siamo acidi stamattina... Chissà come mai il principino ha la luna storta... Hai finito le sigarette? Si è graffiata la Magnum? Ah no, ho capito: ti è tornata la stitichezza! Te l'avevo detto io di non mangiare così tante banane l'altra sera, ma tu non mi ascolti mai...". 
 
Nonostante Goemon roteò gli occhi per quella stupida battuta, il loro amico restò in silenzio, quasi non avesse sentito niente. 
Lupin capì che c'era qualcosa sotto e cambiò tono di voce:" Jigen, tutto ok...?" 
 
Il ragazzo aveva la mente offuscata da una sola preoccupazione e da mille domande che giravano su di essa: avevano fatto bene a lasciarla andare da sola, nella tana del lupo? Se la sarebbe cavata, impacciata com'era? Avrebbe saputo difendersi se ce ne fosse stato bisogno? 
 
Poi si autoconvinceva che quelle domande non gli interessavano sul serio, in fondo perché si stava preoccupando per una semplice sconosciuta? Eppure non riusciva a smettere di pensarci su. 
-" Maledizione, cosa mi sta succedendo?! Non posso indebolire le mie difese, non posso permettermi di distrarmi proprio adesso!" si rimproverava severamente tra sé. 
 
Ad un tratto successe qualcosa che lo destò completamente da quell'incubo ad occhi aperti. 
 
Una mano gli si era posata sulla spalla. 
 
Si voltò e vide Lupin intento nella guida, Goemon al suo fianco.
 Una sensazione di tranquillità lo pervase all'istante, inspiegabilmente. 
 
Era come se la grossa mano del ladro gentiluomo avesse assorbito tutti i suoi timori:" Stai tranquillo... Andrà tutto bene, ne sono sicuro. È un po’ maldestra, questo è vero... Ma è sveglia e come ogni donna vuole fare la "precisina", ed è proprio ciò che conta. Porterà a termine la missione, fidati ".
 
Jigen era sbalordito: in tutti quegl'anni che conosceva Lupin non aveva mai capito come facesse ad indovinare al primo colpo ogni suo pensiero.
 
Si sentiva però più sollevato dopo quelle frasi e, scuotendo la testa, gli sorrise. 
 
Goemon invece aveva sempre avuto poco tatto e, andando dritto al sodo, gli si avvicinò ad un palmo dal naso e lo guardò dritto negli occhi:" Quindi pensavi a lei, ecco spiegato il tuo silenzio... Una dolce distrazione, non c'è che dire..."
 
Quel timidone, come previsto, divenne paonazzo in faccia, abbassò il berretto blu e balbettò con foga:" Ma ch-Ch-che cosa vorresti insinuare?! Stavo solo riflettendo sul piano di azione! Non pensavo a nessuno in particolare, chiaro?"
 -" Certo, certo, ti credo..." rispose ironico Goemon. 
 
Jigen cominciò a sbraitare contro di lui, fino a quando Lupin non li interruppe:" Hey piccioncini, vedete anche voi quella reggia imperiale in fondo alla strada?".
Gli altri due si voltarono e rimasero stupiti dalla grandezza di quell'edificio: la casa di De Golle, il loro bersaglio. 

-" Preparate l'artiglieria ragazzi" esclamò Lupin, puntando dritto verso la maestosa villa, l'adrenalina a mille nel corpo:"... Tra cinque minuti, si va in scena!" 
 

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-"Tra cinque minuti in scena! Capito ragazze? Cinque minuti!". 
 
Le ballerine erano tutte pronte, nelle loro luccicanti tutine da conigliette: chi si sistemava ancora i biondi capelli cotonati, chi si aggiustava il trucco, chi invece si esercitava nei passi di danza. 
Infine, c'era anche chi, in un angolino buio, si stava lentamente abbandonando alla disperazione, passeggiando nevroticamente avanti e indietro, da almeno un’ora. 
 
Mary si stava arrovellando di domande su come sarebbe potuta uscire da quella maledetta situazione per recarsi davanti ai laboratori dove avrebbe incontrato Lupin. 
 
-" Allora, niente panico, niente panico! Devo solo sgattaiolare fuori dalla vista di qualsiasi persona sia presente in questa sala, dopotutto è una prova! Non ci sarà tanta gente...". 
 
Scostò leggermente la pesante tenda del sipario rosso rubino: non c'era tanta gente in platea infatti...
 Peccato ci fosse un vecchio ciccione piantato su una poltrona nel mezzo del palco d'onore, sguardo dritto sul palcoscenico, un sigaro piazzato in bocca e due basette grigie che gli incorniciavano la faccia squadrata. 
 
Mary pensò spaventata:" Vuoi vedere che quello lì è..."
 

-" Monsieur De Golle, siamo pronti con le prove" sentenziò un uomo mingherlino con un berretto rosso in testa e due baffi lunghi e appuntiti all'estremità.

 
-"Cazzo!" esclamò mentalmente la giovane " ma che culo che ho! Adesso che mi invento?!"
 

-" 30 secondi all'apertura del sipario, ragazze, tutte in fila!" disse una voce al megafono. 

 
-" Oh no! Che faccio? Che faccio? Che facc..!"
 

-"3, 2, 1... Iniziamo!". 

 
Mary fece a tempo a inserirsi tra una riccia e una mora, prima che il grande sipario si aprisse e tutte si trovarono davanti a mille riflettori dalle luci brillanti puntate su di loro, che si proiettavano sulle loro paillettes e le rendevano luminose più che mai.
 
In quel gruppo era la più svantaggiata: le altre erano abbastanza alte da evitare il contatto con gli occhi dei potenti fari, lei, un po’ più bassa, si beccava tutta la luce dritta nelle pupille. 
 
-" Perfetto! Ci mancavano anche questi maledetti riflettori! Ora come faccio a controllare il ciccione là in alto?!". 
 
Una musica jazz abbastanza movimentata cominciò a riempire la sala e le ragazze cominciarono a sculettare a ritmo cadenzato, mimando le parole della canzone. 
 
Mary cercò di stare al passo con i movimenti, controllando contemporaneamente (o almeno, cercando di intravedere nella luce del riflettore) De Golle, per capire che intenzioni avesse
:" Avanti, palla di lardo, alza il sederino da quella sedia e vai a farti un giro! Non posso mica svignarmela se resti lì impalato!". 
 
Ad un certo punto la ragazza intravide in controluce una figura che si avvicinò all'orecchio del boss: probabilmente si trattava di una donna, data la chioma lunga e sciolta e un vestitino chiaro. Ne ebbe la conferma quando questa baciò la guancia del ciccione e si allontanò sparendo dietro le tende del palchetto d'onore. 

-" Oddio, è pure sposato! Ma chi se lo piglia uno così brutto? Nemmeno una cieca! Strano però, quella mi sembrava piuttosto giovane per un vecchio bacucco... Oh, certo, lo farà per i suoi soldi, come ho fatto a non pensarci...". 
 
Mary era comunque agitatissima e stava continuamente sbagliando i passi di danza pestando i piedi alle sue vicine.
Pregò ardentemente perché De Golle lasciasse il teatro entro la fine della canzone.
 

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-"Hey, operai!" gridò una voce -"... controllate per bene i macchinari e poi levate le tende il più presto possibile, chiaro? Abbiamo poco tempo e ancora molto da lavorare!". 
Un ometto mingherlino si era rivolto a tre individui in tuta blu che impegnati a raccogliere gli attrezzi da lavoro non si degnarono minimamente di guardarlo in faccia.
Solo uno di loro esclamò:" Va bene!" accennando un gesto con la mano.
 
-"Oh, e sarà meglio per voi non perdere quella cartina... E soprattutto accedere solo alle aree di vostra competenza. É assolutamente vietato farsi delle passeggiate per la villa, se verrete beccati in zone private... Non vi garantisco la vostra incolumità. Capito bene?". 
 
L'operaio rispose:" Certamente Signore, la mia squadra è perfettamente al corrente dell'operato da svolgere. Lavoriamo con il signor De Golle da 15 anni, non lo abbiamo mai deluso." 
-" Sarà meglio per voi, operai!" sibilò quell'altro. 
 
Si girò e fischiettando un motivetto si allontano da loro. 
 
Quando fu ben lontano i tre si scambiarono un'occhiata fugace:" Ihih, che bello prendere per il culo la gente!" esclamò Lupin ai due compagni, tirando fuori la mappa. 
 
Si trovavano nel garage ed i laboratori erano collocati dall'altra parte della struttura, esattamente a fianco delle stanze private di De Golle. 
 
Goemon indicò un passaggio:" Per raggiungere i laboratori dobbiamo per forza camminare fino a questa saletta, qui potremo anche abbattere questi quattro muri, vicino alle cucine, ci creeremo una scorciatoia e faremo prima".
-"Mi sembra giusto, per fortuna ho sempre qualche bomba a mano di riserva con me..." intervenne contento Jigen. 
-"No no, faremo troppo rumore, meglio non rischiare..." sussurrò Lupin "... Uh, ragazzi! Mi sa che ho trovato una via comoda quanto sicura! Guardate un po', tramite il centro massaggi si accede ad un piccolo gabbiotto che si collega col corridoio per il laboratorio numero 4! Da lì non è difficile raggiungere il numero 10, questo settore ha una pianta alquanto rettangolare, potremo spostarci in tutta semplicità."
-" Sei convinto che troveremo quello stanzino aperto sul corridoio? Io non vedo porte..." esclamò Goemon.
 -" Abbiamo la sega circolare silenziata. Che ne dite?" Lupin si girò verso i compagni. 
 
Goemon annuì. Jigen si abbassò il cappello:" La sega spero ci basti, non mi sono portato dietro l'acido per sciogliere le pareti...", 
 
-" Esagerato! Mica dobbiamo far sparire qualcuno! Almeno, non ancora.... Ihihihi" ridacchiò Lupin, che era alquanto perplesso su due particolari di quella situazione.

Come mai avevano dato una cartina dell’intera villa a dei semplici meccanici? Non avrebbero potuto fornire loro
una piantina con solo le stanze dove vi erano i macchinari da revisionare? E quella cartina riproponeva veramente la planimetria dell’intera villa, laboratori compresi, o era falsa?
Tutte queste domande scattarono rapide nella mente del giovane ladro che, in ogni caso e come sempre, consigliò a sé stesso e ai suoi amici:” Tenete gli occhi bene aperti. Mi sembra tutto così stranamente facile qui… ”

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Intanto nel teatro le cose si stavano complicando: stavano provando la coreografia della terza canzone, e Mary non era ancora riuscita a trovare un secondo libero per svignarsela.
 
Ad un tratto De Golle alzò una mano e lo spettacolo immediatamente si fermò. 
 
La musica si spense e il regista dal cappellino rosso domandò:" Qualcosa non va, signore? Il balletto non è di suo gradimento?". 
 
Il grassone si alzò dalla sedia e cominciò a scendere le scale che lo condussero fino alla platea, continuando verso il palcoscenico dove tutte le ragazze erano disposte in fila, un po’ intimorite da quell'omone col sigaro in bocca. 
 
Con una voce grave e roca, passeggiando avanti e indietro, disse:" Siete tutte brave, non c'è che dire... Ma mie care ragazze, mi è giunta voce che una di voi sia la migliore ballerina tra tutte e a lei vorrei proprio far fare un assolo, per soddisfare il desiderio della mia fidanzata ed un po’ anche la mia curiosità..." e si arrestò davanti a Mary "... vorrei vederla danzare senza altre che la infastidiscano intorno" e finì rivolgendosi direttamente all'interessata che in quel momento lo stava guardando con un misto tra odio e paura. 
 
Un brusio generale creebbe immediatamente tra tutte le ballerine, sconcertate da quella dichiarazione.

-" Quella nana lì?! Ma non ha fatto altro che intralciare tutti i nostri passi!" sussurrò una voce a sinistra
 -" La più brava?! Ma dove?! Persino il mio cane sa ballare meglio di quella là!" gracchiò un'altra a destra. 
 
Mary tentò di parlare:" S- Signore... La- La ringrazio per la gentile offerta ma, ehm, vede, non sono in splendida forma oggi...".
 
De Golle la interruppe:" Sciocchezze mia cara, la mia dolce fidanzata mi ha raccontato tutto di voi! Siete un po’ a disagio nei balletti in gruppo, ma da sola sul palco vi librate leggera e graziosa come una farfalla. L'avevo capito sin dal principio che eravate un passo in più dalle altre! Non siate modesta, concedeteci l'onore di una vostra esibizione da sola, la mia fidanzatina ve ne sarà molto riconoscente! Sapete, è una vostra ammiratrice...".
 
Inutile dire che nella testa della giovane ragazza, ormai paonazza dalla vergogna, risuonava solo una frase:" Ma chi è sta’ troia che vuole vedermi ballare?! Non vede che sono un tronco? Se la becco giuro che le dò tante di quelle legnate che le aggiusto la vista, così eviterà di confondermi con qualche altra giraffa in abiti da pornostar!". 
 
De Golle fece sgombrare dal palco tutte le altre ragazze e le mandò nei camerini a rinfrescarsi un po’, ordinò che il riflettore principale fosse puntato solo su di lei e, accerchiato dal regista e da altri due uomini si sedette su una poltrona della platea:" Fate partire la musica!" gridò. 
 
Mary ora era sola sul palco, davanti a se il suo nemico principale e dietro il sipario sentiva i vari bisbigli delle ragazze che senza farsi notare la osservavano commentando:" Vediamo un po' questo fenomeno!". 
 
Ed il suo cervello non esitò a non pensare:" Perfetto Mary, ora sei veramente nella merda più totale!".
 

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Capitolo 18
*** I Piani si Complicano ***


Et Voilà xD Altro giro, altra corsa, altro capitolo! xP (ok, la smetto… :D)
Benebenebene, lo capite anche dal titolo, no? Qui qualcosa andrà storto… ma l’abile mente di Lupin non si farà certo ostacolare da piccoli incidenti di percorso, e nel contempo il nostro eroe cercherà di far riprendere anche il povero Jigen, che in questo colpo ha un po’ la testa fra le nuvole, per via di una certa Mary che intanto… 
Ah, vi sto spoilerando tutto!
 
Leggete e scoprirete! :D
 
Ps: Ringrazio sempre e comunque tutti coloro che seguono la mia storia ^^ e un grazie particolare va a Fracchan92 per la sua mitica FanArt sul mio cap num. 11 “Inseguimento da Brivido”.
E’ Semplicemente FANTAASTICAAAA!!!! <3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<<3<3<3
 
Se volete darci un'occhiata, eccovi il link: http://my.deviantart.com/art/Lupin-III-363093300
 

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-" Ok, ok, niente panico, niente panico...... Ma niente panico un corno, maledizione! Lupin, se riesco a tirarmi fuori da questo casino, giuro che ti strangolo! Anzi no, ti faccio arrestare da Zenigata! Perché mi hai messo in mezzo a questo maledetto piano, stupida faccia da scimmia!?!?".
 
 Mary osservava con odio il ciccione, che rapido fece schioccare le dita della mano sinistra, ordinando simultaneamente un comando al regista.
 
Una dolce musica partì dalle casse audio: era la Madama Butterfly con "Un bel dì vedremo". Mary non poté non criticare mentalmente la scelta della canzone:" Questa è lirica, non ci si può ballare sopra, bisogna solo cantarla! Che ignoranti! Ma.. meglio non dirglielo, se no chissà che altro potrebbe succedermi...". 
 
La ragazza cercò di replicare dei passi aggraziati soliti delle ballerine... ma rigida com'era poteva far ben poco. Fece due giravolte, abbastanza veloci, provò altre semplici coreografie.... la situazione non parve migliorare. 
 
Cercò di dimostrare con quella messinscena che non avrebbe mai fatto l'assolo, ma De Golle continuava a ripeterle imperterrito:" Rilassatevi, miss, rilassatevi, voi potete farcela, lo sento! Ricordate che la mia fidanzata desidera tanto vedervi ballare...".
 
Mary  non lo stava minimamente ascoltando, anzi, dalla disperazione cominciò a pregare nella sua mente:" Dio, ti prego, aiutami ad uscire da questa situazione di mer.., ehm, volevo dire, orribile. Ti supplico, ti scongiuro, PER FAVORE, ascoltami per una volta, salvami da questo pasticcio...Uhh!".
 
Incappò in un tratto di parquet un po’ scivoloso, agitandosi in un movimento azzardato, ma senza perdere l'equilibrio: si voltò verso terra e notò in controluce che vi era rimasta della cera per legno. 
 
Un lampo le accese la mente: "Grazie Signore!" esclamò silenziosamente, mentre attuava il suo perfetto piano di fuga. 
 
Si spostò a lato, posò il piede sinistro sulla parte ancora incerata del palco e volendo incrociare le gambe come in un inchino, spostò tutto il peso sulla parte destra del corpo.
 
La cera fece tutto il resto: Mary si ritrovò quasi senza accorgersene per terra, schiacciando visibilmente la caviglia sinistra con il peso del suo corpo, cadendo con un sonoro "Tonf" tra le risa generali delle altre ballerine che la spiavano da dietro il sipario.
 
-"Brutte Zoccole... Quando avrò finito con il ciccione, vi concio per le feste!" si girò Mary, guardandole in cagnesco, ma non c'era tempo per loro; De Golle bianco come un cencio accorse sul palco:" Oh cielo, oh cielo! State bene, miss?". 
 
Mary prese la palla al balzo:" OOOhh, che doloooore, la mia caviiiglia..." esclamò strillando come un oca e agitandosi come in preda alle convulsioni:" Oooh, che male, che malee!!!  Monsieur De Golle, mi meraviglio di lei! Lasciate danzare delle fragili ballerine su un palco ancora incerato? Ah! Che disonore..." recitò la ragazza incrociando le braccia e rivolgendo lo sguardo fiero verso l'alto. 

De Golle balbettava sillabe sconnesse fra loro, preso evidentemente dal panico. Fece solo scorrere il dito sul punto in cui Mary era caduta e notò effettivamente dei residui di cera. 
 
Da bianco divenne paonazzo dall'ira in meno di dieci secondi:" PIEEERRE, PIERRE! Maledetto, ti farò impiccare!". 
Si alzò dal palco, furioso più che mai:" Conducete quel dannato lava pavimenti nel mio ufficio, subito! Gli darò una lezione una volta per tutte! E portate la signorina in infermeria..." si calmò rivolgendosi a Mary"... Miss, sono talmente desolato... Come potrò mai farmi perdonare?". 
Mary esclamò più scocciata che mai:" L'avevo avvertita che non avrebbe dovuto chiedermi troppo... Ma sarò clemente, fasciatemi la caviglia e dimenticherò questo spiacevolissimo incidente... MA SBRIGATEVI! Che mi fa male!" finì stridendo nell'orecchio del grassone. 
 

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-"Mmm..." mugugnò Lupin fermatosi nel bel mezzo di un corridoio silenzioso e illuminato, davanti ad una lampada a muro, "... Ragazzi, mi sa che ci siamo persi ...". 
 
-"CHE COSA?!"urlarono in coro girandosi Jigen e Goemon.
 
Il samurai stava già impugnando il fodero della sua katana, quando Lupin esclamò fermandolo:" No no no! Calmati Goemon! Vedrai che riusciremo a ritrovare la giusta direzione! Stai calmino, buono buoninooo… non è meglio che dai a me la Tzantezu-ken?  sei particolarmente agitato oggi, rischi di decapitare qualcuno!".
 
-"Stiamo camminando da ben un’ora e mezza, cercando di evitare di essere scoperti nonostante abbiamo già stordito quattro guardie, cinque camerieri e due cani da guardia, non sappiamo che altro potremmo incontrare più avanti... E tu hai il coraggio di dirci che ci siamo PERSI ?! "
 
Goemon avrebbe voluto seriamente picchiarlo, o meglio come aveva suggerito lo stesso Lupin, staccargli la testa.

-"Eheh, dai, tranquilli, sono sicuro che siamo nel corridoio per il salone dei ricevimenti...".
 
-"Ma non dovevamo proseguire per il centro massaggi?..." esclamò grave Jigen, portandosi una sigaretta alle labbra.
-“ Ho dovuto per forza cambiare strada…" gli rispose Lupin, girandosi verso il suo amico.
-“ E quando vorresti dircelo? Quando ci catturano?”
-“Jigen, permettimi di spiegare la situazione: se non l’hai ancora capito, questo corridoio è…”
 
Ma il ragazzo lo interruppe subito, adirato dal misterioso comportamento del ladro gentiluomo, replicando:“ Oh, no, non cercare di spiegarci che non abbiamo preso scorciatoie per non destare sospetti, perché neanche tu hai la minima idea di quanto sia sorvegliato questo posto! Probabilmente le microcamere nascoste ci staranno già osservando da un pezzo, e tra poco verranno a prenderci... mi chiedo se tu stia lavorando o semplicemente giocando con le nostre vite, oggi…."
 
Lupin osservava rosso in viso dall'ira Jigen che lentamente si era acceso la sigaretta e stava inspirando il primo tiro per calmarsi.
 
Si avvicinò a lui, lo guardo ritto negli occhi scuri:" Tu credi che questa sia la mappa giusta della villa, eh, maestrino del mio cazzo?!" disse sventolandogli in faccia la cartina.
 
Jigen non disse nulla.
Lupin continuò:" Questa maledetta mappa è esatta solo per quanto riguarda l'allocazione dell'impianto elettrico ed i vari macchinari, ma fuori da quella zona, non ci si può fare più affidamento! Probabilmente altri operai, magari ladri come noi, avranno avuto l'idea di introdursi nella villa in questo modo, ma dando loro una cartina falsa non avrebbero fatto un passo che subito sarebbero stati beccati!".
 
Goemon strabuzzò gli occhi:" Quindi ci vorresti dire che da quando abbiamo lasciato i garage... Stai andando a tentoni?!".
 
-"No Goemon, per niente... Vedete quei segni sul soffitto?" esclamò indicando un minuscolo simbolino vicino ad una lampada che illuminava pienamente lo spazio del corridoio nel quale stanziavano.

Il samurai si avvicinò per capire meglio a cosa Lupin si stesse riferendo. Notò infatti che per essere solo un graffietto insignificante aveva una forma particolare.
Anche Jigen si avvicinò "Cos'è questo sgorbio...".
 
-"Ce n'è uno apposto sotto ad alcune lampade, indicano la strada da seguire per andare nei vari settori della villa. Molto probabilmente i sotterranei si confondono tra di loro e questo piccolo e discreto stratagemma dei simboli permette di dar indicazioni ai soli adetti della villa, ne sono certo! Inizialmente seguivo un simbolo di due faretti incrociati, che ho pensato potessero condurmi a qualche stanza adibita all’uso di lampade come una sala abbronzante nel centro massaggi, o chissà anche il teatro. Ma, probabilmente mi sbagliavo, dopo tutta questa strada del teatro e del centro benessere non se n'è ancora vista traccia. Se avessi incontrato altri simbolini raffiguranti i laboratori sicuramente vi avrei avvertiti prima per cambiare rapidamente strada ed imboccare la via giusta… Ora, invece, seguo quello a forma di fontana rovesciata: credo significhi un lampadario, quindi un oggetto che si trova solitamente per illuminare un ampio salone... E sono sicuro che lì troveremo altri indizi per i laboratori!".
 
Jigen si voltò di nuovo verso Lupin, il suo sguardo concentrato in quei grandi occhi neri: non aveva dato la minima impressione di essersi smarrito, li aveva guidati come se fosse stato a conoscenza della giusta strada.
Gli era parso strano che non avesse ancora consultato la cartina, ma non badò molto a questo particolare.

Aveva qualcosa di più pungente nella testa, un chiodo fisso che lo martellava ogni secondo… un pensiero dalla voce canterina e due occhi ambrati screziati di verde.
 
Mentre Jigen continuava ad essere assorto nei suoi pensieri, Goemon chiese:” Indizi nel salone? Spiegati meglio, per quale motivo dovremmo trovare indizi per i laboratori segreti nel salone dei ricevimenti?”
-“ Perché è una prassi di tuuuutti i boss malavitosi del mondo intero, credimi: dopo aver discusso di affari con i colleghi in una ampia e decorata sala, il padrone di casa offre un giro turistico ai suoi ospiti per vantarsi dell’operato che sta portando avanti, qualunque esso sia, e per accrescere la stima ed il rispetto nei suoi confronti. In breve, dal salone si accede facilmente ai laboratori, dobbiamo solo trovare il “passaggio”…” finì il giovane ladro, sorridendo piacevolmente all’infallibilità della sua idea così geniale.
 

  Lupin si volse verso Jigen con uno sguardo fiero ma il ragazzo stava fissando il vuoto, perso nelle sue paturnie, non aveva minimamente badato alle sue parole.

 
Sapeva perfettamente a cosa gli passava per la testa, ma non c’era tempo per le distrazioni. Schioccò le dita per farlo ritornare coi piedi per terra e severo più che mai sibilò:" Credi ancora che io stia giocando?".
 Jigen si destò immediatamente, trovandosi davanti la fronte aggrottata di Lupin e due occhi inquisitori.
L’aveva richiamato all’ordine, lo stava sgridando come un genitore fa con un bimbetto capriccioso … ma aveva pienamente ragione a farlo. Abbassò in cappello sugli occhi, sbuffando una nuvoletta di fumo. Si sentì terribilmente umiliato.
 
Lupin non volle infierire sul suo umore più di tanto:” Ora pensa solo alla missione, ok?”
Jigen percepì il perdono del suo amico ed annuì. Lupin, nonostante tutto, non amava litigare con lui per delle stupide questioni e imperterrito continuò a guidarli lungo il corridoio, seguendo i fantomatici segnetti in prossimità delle piccole lampade.
 
Oltrepassarono bivi, girarono a destra, sinistra, poi ancora a destra... fino a che non si trovarono di fronte ad una porta, sorvegliata da una guardia mezza addormentata.
Non fu difficile stordirla del tutto, grazie a uno dei colpi speciali di Goemon, sottrargli una tesserina magnetica con la combinazione della porta blindata e aprirla senza problemi.
Lupin individuò quattro telecamere di sicurezza che Jigen prontamente eliminò facendole saltare in aria grazie alla sua Magnum.

 
Svelti come bisce, entrarono nella stanza.

 
Un enorme tavolo lungo era posizionato al centro di un'immensa sala dalle pareti affrescate con scene di caccia e allegorie di tutti i tipi, un maestoso lampadario di cristallo pendeva dal soffitto in stucco dorato.
 Non c'erano dubbi, quello era il salone che stavano cercando.
 
"Bingo!" esclamò contento Lupin, il suo classico sorrisetto di vittoria stampato sul volto.
 
-"Fai poco il figo, dobbiamo trovare il passaggio per i laboratori!" tagliò corto Goemon, facendo sparire la felicità dal volto del suo amico.
 
-"Uffa, ma come siete pedanti oggi, ragazzi! Guardate che bel salone! Ne vorrei uno anch'io così! Dite che a Fujiko piacciono le poltroncine in velluto rosso...?".
 
-" LUPIN! Chiudi la bocca e fai lavorare il cervello! Se ci scoprono siamo morti!" gli ringhiarono contro i suoi amici.
 
-" Aaaaaahhh, che palleeeee!! E va bene, se non volete godervi questi splendidi interni, allora andiamo per i laboratori..." esclamò camminando a passi decisi, mani dietro la schiena verso un camino in marmo, ornato con delle finissime porcellane del 700 e con un elegante specchio che lo sovrastava e rifletteva l'ampia tavolata dinnanzi.
 
-"Qual è il posto più sicuro per nascondere un segreto?" sussurrò il ladro ai suoi due colleghi, fissando le loro figure nello specchio.
 
-" Oh no, eccolo che ricomincia con gli indovinelli..." sospirò esasperato Jigen verso Goemon, per poi rivolgersi direttamente al suo amico che, intanto, scrutava minuziosamente il grande specchio, spostando velocemente gli occhi in ogni minimo angolo che la luminosa superficie di vetro rifletteva della sala.
 
Evitò di insultarlo come solitamente occorreva, dato che a Lupin piaceva ironizzare su quelle situazioni di stallo in cui i tre si venivano spesso a confrontare, e cercò di capire cosa avesse mai voluto dire con quella frase:" Credi che il laboratorio sia dietro quello specchio? Possiamo controllare..."esclamò allungando una mano verso la cornice dorata.
 
-"Fermo!" Goemon gli bloccò la mano con il fodero della spada:" Osserva..." indicò il samurai.
 
Lo specchio era interamente ricoperto di raggi laser, i quali proiettori erano appositamente posti nelle incanalature della cornice, intenti a formare una rete fitta e impenetrabile di strati ultrasensibili, e soprattutto invisibili ad un primo sguardo.
 
-"Bravo Goemon, vedo che hai allenato la vista. Bisognerà inventarsi un bel trucchetto per aprire questo specchietto qui... Jigen, mi dai qualche idea?" sorrise Lupin girandosi verso il suo compagno.

Il ragazzo si era girato in direzione della porta blindata, gli era parso di aver sentito dei rumori provenire dall’esterno della sala.

Lupin immaginò che si fosse distratto per l’ennesima volta:” Jigen, dannazione, mi dai retta?!  Senti, ho capito, oggi sei su un altro pianeta, allora per favore lascia perdere tutto e vattene, non mi offendo mica..." gli gridò contro esasperato.
 

Ad un tratto il portone dal quale furono entrati si spalancò improvvisamente e cinque uomini entrarono nella sala, trovando i tre ladri proprio davanti a loro!


Un secondo di sbigottimento colpì il ladro gentiluomo, i cinque scagnozzi di De Golle estrassero all'unisono le loro pistole e le puntarono sui ladri, pronti a far fuoco.
 
Goemon stava per sfoderare la sua spada, così come Lupin la sua Walter ma... vennero preceduti da qualcuno più veloce.
 

Cinque colpi secchi esplosero come tuoni dalla Magnum 357, facendo accasciare a terra in meno di quattro secondi gli uomini del boss. Jigen non ripose via la sua arma, si girò di scatto e vide che alle sue spalle ve n'era un altro, pronto a fargli saltare le cervella con una vecchia Colt.

 
Inutile dire che non poté nulla contro il grilletto più veloce e preciso di tutti.
Lo scagnozzo si abbandonò al suolo, facendo cadere dalle mani un telecomando che Goemon raccolse e, schiacciato un pulsante verso lo specchio, disattivò la barriera di laser. Il samurai quindi scostò delicatamente lo specchio e i tre vi trovarono una scalinata che avrebbe condotto sicuramente ai laboratori.
 
Jigen si avvicinò a Lupin, costui ben cosciente di averlo giudicato erroneamente.

Rinfoderando la sua fidata revolver gli lanciò uno sguardo penetrante:" Io non abbandono mai le missioni..." esclamò calandosi il cappello sugli occhi, incamminandosi per primo verso quelle scale, il suo famoso sguardo cinico che ritornò splendente sul suo volto.

 
"Bene… Finalmente sei tornato normale!" ridacchiò Lupin tra sé, seguendo con Goemon il suo amico per le fredde scale di marmo bianco dietro lo specchio.

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-"Gilles! Trasporta la signorina in infermeria! Io devo occuparmi di quel maledetto Pierre...".
 
De Golle partì come un razzo verso l'uscita del teatro, seguito da tre uomini della sua scorta.
Il quarto, infatti, senza troppi convenevoli, prese in braccio Mary e la condusse fuori dalla stanza, camminando verso un piccolo ambulatorio situato nelle vicinanze. 
 
La giovane si fece trasportare senza fiatare, estremamente soddisfatta di come ebbe rivoltato la situazione a suo vantaggio ma anche tutta pensierosa su come mandare avanti il suo (per ora) riuscito piano di fuga dal palcoscenico. 
 
Nel mentre si concentrava, sentì che la grande mano che le trasportava le gambe cominciò lentamente ad accarezzarla.
 
Mary sgranò gli occhi verso il ragazzo che insinuò tranquillo:" Senti pupa... anche se non sei stata proprio una "farfalla" sul palco... devo dire che... come fisico stai messa bene!" strizzandole l'occhio.
 
-"Come, prego?!". Inutile dire che la ragazza arrossì violentemente.

Il ragazzo continuò:" Avanti, non far finta di non intendermi... oh, ora ho capito, tu sei il classico tipo che vuole prima un po’ di romanticismo e poi... Ti sfoghi come un animale! Grrr! Va bene, allora che ne dici di un aperitivo al bar, tanto per conoscerci, eh...?".
 
Mary era più allibita che spaventata:" Ma guarda te sto porco! Tutti io li becco i maniaci!" strillò dentro di sè.
 
Gentilmente gli rispose che non era interessata ad un appuntamento ma il ragazzo era più insistente del previsto.

Riuscì a tenerlo a bada fino a che non arrivarono nell'ambulatorio. 
 
La poggiò sul lettino, facendo lentamente scivolare la mano sulle sue lunghe gambe inguainate da un paio di odiosissime calze a rete rosse.


Mary si sentì ribollire il sangue: avrebbe voluto tirargli un destro ritto sul muso ma non poteva, doveva continuare a recitare la sua parte di "donnicciola ferita".

 
Gli scostò velocemente le mani:" Hey, non credi di star esagerando?! Se il tuo capo venisse a sapere quello che mi hai detto...".
 
-"Al diavolo quello stupido flaccido ciccione di De Golle, tu bella pupa sei qualcosa di più... eccitante!" esclamò allungando una mano verso il seno della ragazza che svelta si coprì con la mano destra, allontanando quel maniaco con la sinistra:” Senti, mi sa che stai correndo un po’ troppo…”.
 
E grazie al Cielo, proprio in quel momento una strana suoneria squillante cominciò a perforare l'aria.
Il ragazzo sbuffò arrabbiato mentre rispondeva alla chiamata del suo cercapersone:" Cosa c'è?!".
 
Una voce parlò chiaramente :" Gilles, vieni immediatamente al salone dei ricevimenti! Una sparatoria, cinque dei nostri sono stati feriti e altri storditi ritrovati per i corridoi, intrusi non ben identificati sono in giro per la villa! Passo!".
-"Merda!" sibilò Gilles a denti stretti:" Arrivo subito, passo!".
 
Mary si spaventò: “Intrusi? I ragazzi!” pensò immediatamente. Ma in quella circostanza non poteva che provare un certo senso di sollievo, pensando che quel maledetto molestatore andandosene via, finalmente l’avrebbe lasciata in pace.
 
Il ragazzo mise via la trasmittente:" Ehehe, diciamo che arriverò subito "dopo"... Ora ho qualcosa di più bello da fare..." e di nuovo riprese a toccarle le gambe.
 
-“Oh, no! No! Cazzo!”. Mary stava per sclerare ma tenne duro, rivolgendogli uno sguardo fulminante:" Ehm, senti bello, mi dispiace se ti dai tanto da fare con le tue avances, ma con me non attaccano... e poi non vorrei portare sfortuna, ma se qualcuno ti vedesse adesso mi sa che finiresti in un bel mare di guai, caro mio".
 
-"Ehe, le telecamere di sicurezza sono installate dappertutto tranne nelle stanze private di De Golle, gli ambulatori e laboratori medici, nessuno ci può vedere, rilassati..."
 

-"Ne sei proprio sicuro...?".


Mary lanciò un'occhiata lunga verso l'entrata dell'ambulatorio.
 
Gilles si girò e notò una figura scheletrica a lato della porta, con una barba folta ed un camice bianco:" Giovanotto, lo sai che se una signora dice No è un No categorico?! Faresti meglio a seguire i suoi consigli e tornare al lavoro, prima che "qualcuno" venga a sapere cosa stavi cercando di farle!".
 
Gilles si allontanò da Mary, avvicinandosi pericolosamente al povero medico e prendendolo per il bavero della camicia:" Sentiamo, chi mai potrebbe fare la spia a De Golle, eh, nonnetto?".
 
Gilles avrebbe voluto pestare quel fastidioso medico ficcanaso, ma la voce dalla sua trasmittente lo chiamò di nuovo:" Gilles! Gilles! Cazzo, sei diventato sordo?! Porta quel tuo dannato culo nel salone! ORA!!".
 
Gilles lasciò la presa:" Ti è andata bene nonnino, ma quando avrò finito con i miei colleghi ti sistemerò a dovere, non dimenticarlo...!" e corse via lungo il corridoio appena percorso, sparendo dopo la prima curva per il teatro. 
 
Mary restò ancora un po’ paralizzata da quell'orribile esperienza, e cercò di riprendersi un po’ respirando a pieni polmoni.
Ma non c'era da star tranquilli: era sicura che quei cinque scagnozzi erano stati sistemati dai ragazzi, ne era certa!
Le ritornò addosso quella sensazione di paura, pensò che il piano stava ormai prendendo una brutta piega ed ebbe il fondato timore che prima o poi avrebbero stanato anche lei:” Oddio, spero che se la stiano cavando bene… Goemon, Lupin… Jigen…”. Pensò intensamente ai suoi tre amici, soffermandosi pensierosa  su quest’ultimo:” Spero stia bene… spero stiano tutti bene…”.
 
 Aveva lo sguardo perso nel vuoto quando il medico barbuto le si avvicinò:" Signorina, signorina! Mi hanno riferito che ha preso una bella botta alla caviglia scivolando sul palco...".
 
Mary gli sorrise, incalzando una ipotetica prognosi:" Esattamente... Sa, è meglio che io non ritorni sul palco per oggi... Probabilmente nemmeno per lo spettacolo di stasera...".
 
Il dottore cominciò a visitarle la caviglia e, dopo averla tastata a fondo, nonostante Mary mimasse smorfie di finto dolore, il vecchietto esclamò:" Poffarbacco! Ma Signorina! Voi non avete nulla! Questa caviglia è sanissima!".

A Mary gelò il sangue nelle vene:" COSA?! Ma è matto?! Mi duole da impazzire!".
 
Il medico scosse la testa:" Ne sono certissimo! Lei può perfettamente riprendere a danzare, è sana come un pesce! Anzi, vado ad avvisare immediatamente il signor De Golle..." disse girandosi e camminando passi lunghi verso la porta.
 
Mary trasalì e gli corse dietro disperata bloccandolo prima che potesse aprire la porta:" No no, dottore, la prego, io sto molto, moooolto male, io non posso salire su quel palco, lo capisce?! NON POSSO SALIRE SUL PALCO!!!" gli strillò contro più terrorizzata che mai.
 
Ad un tratto il dottorino la guardò dritta negli occhi e lentamente cominciò a mugugnare qualcosa sotto i folti baffoni bianchi... Un mormorio che presto si trasformò in uno sghignazzo, per poi degenerare in una grassa e copiosa risata.
 
Alla ragazza salì il cuore in gola. Ma che cosa gli stava succedendo?! Che significava quella risata?!. 
 
Il dottore fece scorrere il pollice destro sotto il suo mento barbuto, tirando poi con forza la sua "pelle" fin sopra la testa e rivelando a quella povere ragazza, più bianca di un cencio, la sua vera identità con un ghigno a 32 denti stampato su quella faccia da scimmia.
 
-" Ihihihih, ci sei cascata come una pera cotta! Ahahahah! Sei pallida dalla paura!".
 
Mary nonostante il grosso spavento riguadagnò presto il suo naturale colorito:" Lupin! Ma sei cretino?! Come puoi farmi sto scherzo?! Lo sai cosa ho dovuto passare fino ad ora?!".
 
La ragazza avrebbe voluto sferrargli tanti di quei pugni sulla faccia ma fortunatamente si trattenne.
Lupin le porse una parrucca bionda, la fece cambiare d'abito e accessoriò anche lei di un tesserino identificativo e un camice lindo.
 
-" Come hai fatto a sapere che ero qui?"
-" Oh, semplicissimo! Non appena siamo arrivati nei pressi dei laboratori abbiamo stordito tre medici e ci siamo permessi di travestirci da loro. Dopo esserci divisi i compiti, io stavo cercando di entrare in un'area riservata alla decodificazione genetica quando un energumeno mi ha chiamato per venirti a visitare... Ihihih, sei stata fortunata! Avresti potuto imbatterti in un altro maniaco... Eheheh"
 
-" Ah, lasciamo stare che è meglio... oh, Lupin, ho sentito che c'è stata una sparatoria, cinque feriti. Non avrete mica...".
 
Lupin la interruppe:" Tranquilla, non preoccuparti, è tutto sotto controllo. Ora però dobbiamo muoverci! Jigen e Goemon stanno già al lavoro, manchiamo solo noi due!" sussurrò rimettendosi la maschera sul viso.
 
Uscirono dall'ambulatorio e si diressero verso i laboratori, seguendo i simbolini apposti sempre di fianco ad ogni lampada nel percorso.
Mary era contentissima di aver ritrovato il suo amico.
 
Lupin anche se non lo dava a vedere era nervoso più che mai:" Siamo stati individuati, maledizione... Speriamo solo che gli scagnozzi di De Golle non ci mettano i bastoni tra le ruote per la prossima ora...". 

 

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Capitolo 19
*** Risvolti e Fuori Programma ***


Ooollé, sono tornataaa! E vi chiedo scusa se vi ho fatto aspettare così tanto per questo capitolo (mi ha dato parecchio filo da torcere con tutta l'azione, gli intrighi da calcolare ecc...xD)
Or dunque, siamo alla resa dei conti, il verdetto finale!
Riusciranno i nostri eroi a sconfiggere la malefica organizzazione New Generation? Senza ulteriori sorprese e colpi di scena?!
Ovviamente No xD

Leggere per scoprire :)
 
Ps: e ancora una volta, rinnovo i miei ringraziamenti per tutti i miei commentatori/trici fedeli e per tutti coloro che leggeranno questo capitolo! ^^
 

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Jigen e Goemon stavano quasi finendo di piazzare delle micro bombe ad ogni accesso dei laboratori top secret. 
Fortunatamente tutte le porte erano collegate fra loro, in una struttura circolare che le univa e dirigeva in un'unica ampia sala perennemente illuminata, ove stanziavano i potenti macchinari di interscambio e alterazione dei genomi umani. 
 
Erano appositamente travestiti da medici in camici bianchi e tesserino identificativo; Lupin aveva dato loro due identità di due veri medici, plasmando artisticamente delle maschere di gomma sui volti dei due una volta storditi. In questo modo si potevano mimetizzavano perfettamente insieme ai vari scienziati che correvano da una parte all'altra del grande reparto, passando attraverso le file di corridoi e sparendo dietro alle varie porte.
 
"Porta Delta..?" sussurrò Goemon mentre, con una discreta non-chalance, controllava che non ci fosse stato nessuno a seguirli.
-"Sistemata..." rispose Jigen che, silenziosamente, impostava la bomba nella tasca destra del suo camice, con il solo utilizzo della mano destra, senza estrarla, così da non destare il minimo sospetto. 
 
Si incamminarono verso l'ultimo obiettivo, la stanza Omega.
 Il corridoio sul quale si trovavano conduceva dritto ad essa, ma era collegato anche con altre uscite ed entrate, bisognava quindi fare molta attenzione ad entrare nella porta giusta, se no avrebbero perso il senso dell'orientamento. 
 
Mancavano cinque metri al loro ultimo obiettivo quando all'improvviso si spalancò una porta, che arrivò a mezzo centimetro dal naso di Jigen.
 
Prontamente il ragazzo si scostò, ma venne comunque urtato violentemente da un tipo biondo in giacca e cravatta, che non esitò a strillargli contro:" Accidenti! Levati di torno, rimbambito!" spingendolo addosso a Goemon, mentre dalla ricetrasmittente che aveva in mano una voce divertita esclamò:" Aha, Gilles, non dirmi che ti sei perso di nuovo! Ahah, sei proprio un cretino!". 
 
-" Finiscila con ste' stronzate e dimmi come cavolo si esce da questo labirinto infernale..." si sentì pronunciare mentre il frettoloso ragazzo correva per i corridoi, allontanandosi dai due ladri in borghese. 
 
Goemon alzò un sopracciglio:" Che bella consolazione, nemmeno i tirapiedi di De Golle conoscono tutti i passaggi segreti di questa villa.". 
 
Jigen era imbufalito: si scostò dal samurai e a passi lunghi cominciò a ripercorrere il corridoio all'indietro. 
 
Non fece due passi che Goemon, avendo già capito cosa frullasse per la testa del suo amico, gli si piazzò davanti:" Hey, guarda che il laboratorio è dall'altra parte!".
-"Fammi spaccare il muso a quel deficiente e ti raggiungo subito!"
-"No, tu vieni con me senza uccidere nessuno!"
-"Uccidere no, ma mutilare si! Gli stacco la testa a quel maledetto..."
-"Ma finiscila..." gli ringhiò contro, girandogli il braccio destro in una chiave articolare che obbligò Jigen a voltarsi di nuovo verso la loro meta, spingendolo energicamente "... vediamo di non perdere tempo in baggianate " gli sussurrò il samurai, bloccando le sue lamentele "...Lupin avrà già terminato la sua parte, dobbiamo sbrigarci con queste mine e tornare ai garage di corsa!".
 
Entrarono nella stanza Omega, riuscirono a posizionare la bomba dietro una centralina elettrica. 
Lentamente uscirono dalla stanza e tirarono un sospiro di sollievo:" Fiú... E fin qui è fatta! C' è andata bene anche stavolta..." gioì Goemon.
 
-" Sicuri...?"sussurrò una voce davanti ai monitor delle telecamere di sicurezza nell'area dei laboratori segreti.
 
 La figura aveva osservato in silenzio tutti i movimenti dei tre, da quando si furono introdotti nella villa fino a quel momento, spiando silenziosamente tutte le loro azioni. 
 

Era giunto il momento di intervenire nei loro piani. 

 
Azionò il microfono e, alterando la sua voce per renderla più profonda, sentenziò:" Il Dottor Rowe ed il Dottor Collins sono attesi nell'ambulatorio 101. Ripeto, Dr. Rowe e Dr.Collins all'ambulatorio 101". 
 
Si divertì a vedere che i fantomatici dottori vennero colti quasi di sorpresa quando un collega gli indicò la giusta strada:" Rowe, Collins, il 101 è in fondo al corridoio a destra! Stavate andando verso la caffetteria, come al solito! Al lavoro, scansafatiche! Vi scorterò per evitare che bigiate ancora come l'ultima volta! Avanti! March! " esclamò adirato quel vecchio medico con gli occhiali da secchione.
 I due "medici" s'incamminarono a passi lunghi verso la fine del corridoio, seguiti da quel vecchio collega, uno sussurrando: "Accidenti... Ho parlato troppo presto..." 
-"  Allora fammi un favore, Goemon... stai zitto!” rispose quell'altro. 
 
-" Ahaha... Bene, bene, fuori due...", rise perfida quella vocetta. 
-"Ed ora... Occupiamoci del pesce più grosso...". 
 
Ingrandì una telecamera nel settore del teatro. 
Individuò due medici, uno abbastanza vecchiotto seguito da una ragazza bionda che camminavano lungo uno stretto passaggio, oltrepassando tranquillamente una delle sentinelle di De Golle. 
 
-"Oh, eccolo lì, l'unico che va in giro con una bella ragazza... Quella piccola rimbambita ce l'ha fatta ad uscire dal teatro da sola! É più furba di quanto credessi... oppure ha avuto la classica botta di fortuna del principiante..."
 
Si schiarì di nuovo la voce, attivò una ricetrasmittente precisa e chiamò:" James, potresti accompagnare il dottor Hazel e la sua assistente nell'ambulatorio 94? Hanno una faccenda da sbrigare, me lo ha riferito il mio dolce fidanzato". 
 
-"Certamente Signorina, come il capo desidera...".
James, un bestione di un metro e 90, si rivolse subito ai due interpellati:" Seguitemi, prego...". Vani furono i tentativi di spiegazioni chiesti dai due che, riluttanti, vennero portati di peso verso nel suddetto laboratorio. 
 
La voce rise di gusto:" Ahah, che spasso! Lupin, non so come hai fatto a scoprirlo, ma non riuscirai nella tua impresa! Il tesoro a cui mira De Golle sarà mio, solo mio!!!"
 
Nel buio della stanza la figura si alzò dalla sedia, sistemandosi i lunghi capelli mentre lanciava un'ultima rapida occhiata agli schermi. Gli parve di vedere che il medico Hazel, ovvero Lupin, si voltò verso una telecamera e sorridendo lanciò rapido un occhiolino, per poi girarsi facendo finta di nulla. 
 
-" Cosa... Naah, impossibile!" esclamò, incamminandosi verso l'uscita della saletta di videosorveglianza:" Ed ora... Andiamo a prendere la chiave per il tesoro...".
 
 
Lupin allungava di molto il passo, quasi volesse far intendere che sarebbe fuggito da un momento all'altro a gambe levate. 
Invece cercava di allontanarsi il più possibile dal bestione tirapiedi di De Golle, in modo tale da sussurrare all'orecchio di Mary:" Ce te ne pare di questa situazione? Per me qui sotto c'è qualcosa di bruciato...". 
 
Inutile dire che Mary si sarebbe messa volentieri ad urlare dal terrore se non ci fosse stata la presenza del ladro gentiluomo a tenerla a bada:" Come diamine fai a rimaner tranquillo?! Ci hanno scoperto, è ovvio! E sono strasicura che ci sta portando da qualche parte per torturarci!". 
-" Mary, ma come sei pessimista! Rilassati, non farti prendere dal panico! Se ti agiti farai il loro gioco, sii più imparziale possibile, ok?". 
 
Lupin captava la viva paura della ragazza punzecchiargli sulla sua pelle come mille punte di spilli.
Pensò che era stata proprio una mossa azzardata farla partecipare al colpo, la giovane era troppo ansiogena ed ancora molto impulsiva. 
Ormai non si poteva più tornare indietro, bisognava finire il lavoro. 
 
Il ladro aveva già intuito chi stesse manovrando i fili di quella situazione, era certo che una sua ben risaputa conoscenza si aggirava per la villa di De Golle, sicuramente alla ricerca di qualcosa di prezioso...
 
 -" Gioielli?... No, non solo, non si sarebbe data tanta pena per mettere i bastoni fra le ruote sia a me che a Jigen e Goemon... Eeh, probabilmente ha fiutato un bel bottino e crede che anche io e i ragazzi siamo qui per il suo stesso motivo... Chissà cosa avrà mai scoperto, quella dolce vipera?". 
 
Lupin avrebbe voluto approfondire la questione ma si rese conto che con Mary non aveva tante possibilità di indagare rapido ed efficace. Facendo mente locale sul da farsi riassembló i suoi pensieri più svelto di un calcolatore e decise di lasciar perdere un eventuale spionaggio, evitando di creare ulteriori problemi per la ragazza. 

Una sola soluzione gli nacque in mente.
Era da pazzi, ma non c’era tempo per pensarne ad una migliore.

 
Si girò di scatto:" Vorrei tanto giocare con voi ma... Ho i minuti contati". 
 
Stordì il bestione con un destro dritto sul muso. 
Il gigante, colto alla sprovvista, si trattenne il viso con ambo le mani, accasciandosi sul muro, mugugnando insulti a raffica. 
 
Lupin prese la mano di Mary ed insieme corsero verso il corridoio:" Lupin! Ma dove stai andando?!", 
-" Vado a prendere Jigen e Goemon, facciamo saltare tutto per aria e ce ne andiamo viaaaa!".
 
 Il giovane ladro correva agile per le strette viuzze illuminate, sempre guidato dai simbolini posti a fianco delle lampade. 
Mary lo seguiva, cercando di stargli dietro:" Jigen e Goemon? Ma non ci stavano aspettando ai box?". 
 
-" C'è stato un piccolo cambio di programma... Ora dobbiamo solo velocizzare i tempi ed andrà tutto bene!", si limitò a spiegarle, senza far riferimento alla voce speaker che chiamava proprio i suoi amici, nei panni dei loro Alter Ego medici. 
E ripensandoci bene, Lupin non ebbe più dubbi su quello che gli aveva detto la ragazza: erano stati scoperti!
 
Mary non si trattenne più:" Lupin! Ti giuro che esco viva da questa situazione ti riempio di botte fino a mandarti in ospedale!"
-" Me lo dicono in tante, ma poi restano ammaliate dal mio fascino..."
-" Corri, che se ti prendo ti sfondo!"
 
Lupin sembrava addirittura divertito da quella situazione paradossale.
 
Scattando rapido tra i corridoi, entrando ed uscendo per le varie porte, trascinò con sé Mary per tutti i laboratori segreti, fino a trovare l'ambulatorio 101, dove i suoi due amici erano stati condotti. 
 
Prese fiato mentre si affrettava ad avvicinarsi e a girare la fredda maniglia della porta, calcolando che quella stanza non era molto distante dai garage da dov'erano entrati" Bene, basterà sfondare due pareti e arriveremo ai box in un nanosecondo. Le bombe faranno tutto il resto...".
 
Spinse la massiccia porta blindata verso l'interno e, afferrando Mary per un braccio, entrarono nella stanza.
 

E lo spettacolo che si trovarono davanti fu agghiacciante.

 
Jigen e Goemon erano intrappolati da cinghie spesse a delle lettighe di ferro, posizionate a lato di un'enorme schermo di un potente e complesso computer, dal quale uscivano dei lunghi fili di diversi colori che si collegavano tramite ventose a varie parti del corpo dei due ragazzi, immobili. 
 
-"Oh mio Dio..." sussurrò Mary nel vedere quello spettacolo. 
 
-"Maledizione!" imprecò Lupin. 
 
-"AHAHAahah!! Ma bene, guarda un po’ chi si rivede...". 
 
Mary e Lupin alzarono lo sguardo: sopra di loro vigeva un'ampia impalcatura circolare, ed un uomo con un ampio cappotto nero ed una lunga cicatrice sulla fronte stanziava proprio sulle loro teste.
 
-" Vigliacco eri e vigliacco rimani, bastardo d'un Corvonero! Perché non te la prendi direttamente con me? Eh?!". Lupin gli gridò contro con tutto il fiato che aveva in corpo, esasperato ed infuriato per quello che aveva fatto ad i suoi amici.
 
-“Oh, il mio divertimento è appena iniziato… perché farlo finire così presto? Ehhehe…”. Corvonero, agile come un gatto, balzò giù dall'impalcatura atterrando vicino ai comandi del computer.
 
Lupin estrasse rapido la sua Walter ma un altro colpo partì per primo, dall'alto. 
 
Si girò ancora, esterrefatto: un basso e grasso signore dalla faccia squadrata ridacchiava contento dall'alto dell'enorme impalcatura, circondato da almeno 10 uomini con i mitra ben carichi e puntati sul giovane ladro.
Il grassone scese tramite un ascensore al livello più basso, tenendo sempre sotto tiro Lupin e la ragazza di fianco a lui:" Piacere di fare la tua conoscenza Lupin, sicuramente avrai già sentito parlare di me... E del tesoro che sei venuto a rubarmi… stavolta, senza successo! Ahah".
 
Lupin alzò un sopracciglio:" Oh, lei invece deve essere De Golle... Non è carino per un padrone di casa accogliere degli ospiti con un'arma puntata addosso, lo sa?".
-" Ospiti? Qui quello che vedo davanti a me è solo uno sporco ladruncolo da quattro soldi..."
Lupin sorrise:" Oh, ma se questa è la fama che mi precede, cosa dire della Sua, signor "Palla di Lardo"?
 
De Golle non cambiò la sua espressione nonostante odiasse chi l'avesse mai chiamato in quella maniera:" Insultami pure quanto vuoi, ormai la tua fine è segnata... come quella dei tuoi amici! Hai fallito questa volta! Non sei riuscito a sottrarmi il mio tesoro e mai ci riuscirai!"
 
Lupin ad un tratto allargò le braccia:" Ma cos'è questa storia?! Io non sono venuto qui per rubare ma per distruggere la tua maledetta organizzazione criminale!".
 
-" Ah! Il grande Lupin che cerca di arrampicarsi sugli specchi! Sei patetico! So perfettamente che stavi cercando di intrufolarti nelle mie stanze private per sottrarmi la chiave per il tesoro! Sei stato riconosciuto nonostante il tuo abile travestimento...".
Lupin socchiuse le palpebre annuendo-" Lo sai... C'è solo una persona che potrebbe riconoscermi mentre indosso un qualsiasi travestimento...". 
 
La porta dalla quale Lupin e Mary erano entrati si aprì di scatto, rivelando sulla soglia una magra silhouette dalle gambe lunghe ed i capelli castani sciolti sulle spalle.
 -" Toh! Parli del diavolo..." esclamò il ladro girandosi verso la ragazza:" Fujiko... Non avevo dubbi delle tua presenza nella villa...".
 
-"Ciao Lupin, non sei contento di vedermi?".
 
Fujiko si diresse sculettando sui suoi tacchi neri laccati verso De Golle, che le avvolse un braccio attorno alla vita:" Oh, mio dolce tesoro, ti ho cercata dappertutto! Credevo Lupin ti avesse rapita..."
 
-" Per ora no!" esclamò il ladro gentiluomo:" Ti rapirei solo se fossi in pericolo, mia cara... Mi ha incuriosito il tuo accanimento per questo fantomatico tesoro di cui si fa tanto parlare... Che ne dici di spiegarmi meglio di che si tratta?"
 
De Golle e Fujiko si guardarono per un secondo, scoppiando poi in una fragorosa risata:" Lupin, non fare lo gnorri, non incanti nessuno! ". 
Fujiko si accorse anche della presenza di Mary:" Oh, ma guarda! Amore, quella non è la famosa ballerina che avrei voluto tanto vedere danzare...?". 
 
Mary in quell'istante comprese tutto e si avventò su Fujiko, in preda ad una crisi di nervi:" Maledetta serpe!Eri tu allora che mi hai complicato la vita su quel dannato palco!". 
 
De Golle fece un cenno a Corvonero che fulmineo riuscì a bloccarla prima che si avventasse sulla donna, bloccandole le braccia.
Lupin ritentò di estrarre la sua fidata Walter da sotto il camice bianco ma De Golle lo teneva continuamente sotto tiro.
 

Era una situazione di stallo, non poteva muovere un dito o fare un gesto avventato.
Deglutì quasi spaventato:" Magnifico, sono in trappola!" sibilò tra sé con amarezza.

 
-"Ahah" rise il ciccione "Molto bene Lupin, e ora, che ne dici di osservare quanto i miei progressi nel campo della genetica si siano ampliati, per esempio... Che ne dici vedere i tuoi amici venire privati dei loro cervelli, sostituendoli con quelli di due scimmie? Ahahaha!!! Sarà divertentissimo! Ahahah!!!". 
 
Diede un ordine ad una sua guardia del corpo di accendere il computer e due grandi braccia meccaniche puntarono fuori da sotto i lettini ove vi erano Jigen e Goemon, trasformandosi uno in una morsa e l'altro in una sega circolare, pronte ad aprire semplicemente le due teste, come farebbe un apriscatole. 
 
Fujiko si rese conto che la situazione stava degenerando:" Ehm, tesoro... Questo scambio di cervelli non era previsto nel nostro piano...". 
 
-"Diciamo che ho cambiato idea... Ho deciso di togliere a Lupin quello che ha di più caro, ovvero i suoi amici fidati e te, mia cara Fujiko. É una sorta di lezione, per fargli capire che nessuno può permettersi di sfidare me, il grande De Golle! Ahahah!" 
 
Lupin avrebbe voluto correre a salvare i suoi amici, Mary continuava a dimenarsi e a strillare:" No, no! Non fate loro del mare, vi prego! Jigen, Goemon! Svegliatevi, svegliatevi! Goemon... Jigen... Jigen...!!! ". 
 
Si disperava nel vedere i suoi amici in quella condizione, pensava che per loro non ci potesse essere alcuna via di scampo, e continuava a fissare con odio Fujiko, in un'espressione che solo una donna può capire. 
 
Un'espressione di odio mista a rancore, che proiettava come per telepatia nella testa della giovane ladra il solo pensiero di Mary:" Tutto questo è colpa tua! Se loro moriranno sarà colpa tua... Se lui morirà, sarà solo colpa tua!". 
 
Fujiko aveva intuito benissimo che Mary si era affezionata molto a Lupin e la sua banda, come aveva anche perfettamente percepito quell'intricato sistema di discreti comportamenti, molti sguardi e poche parole tra lei e Jigen. 
Tutti nel gruppo sapevano che quel cuore di ghiaccio si stava finalmente sciogliendo un po’ con l'arrivo di quella ragazza. 
E con quello sguardo pieno di disperazione, ora anche lei stava dimostrando di provare qualcosa in più verso di lui. 
 

Fujiko non poté rimanere impassibile davanti a quella supplica implicita. 

 
Si rivolse a De Golle:" Forse è meglio far spegnere quelle macchine, prima che succedano cose spiacevoli...". 
-" Oh, mio tesoro, rilassati! Sarà un piacere vedere questo spettacolo...". 
A quel punto sfilò lesta la sua semiautomatica infilata nella giarrettiera sotto la minigonna, puntandola alla tempia di De Golle che, impettito, impallidì:" Ma ma... Cosa... Cosa stai facendo?!".
-"Pardon mon chèr, ma ti avevo avvertito che la situazione sarebbe degenerata..." e rivolgendosi alle sue guardie e Corvonero alzò la voce:" Fate un solo passo falso e gli faccio saltare le cervella! Buttate le armi e non muovetevi! Tu, libera i miei amici e tu lascia andare la ragazza!" fece cenno al tirapiedi del ciccione e a Corvonero.
 
Il primo con riluttanza spense il computer e Lupin corse subito a risvegliare i suoi amici. Corvonero lasciò andare Mary con uno strattone ma la ragazza non ci badò per nulla, correndo preoccupata nella stessa direzione del ladro.
 
E nel mentre i due cercavano di far rinvenire i loro amici, De Golle notò che Fujiko si distrasse per un secondo nel seguire con lo sguardo Lupin e Mary.
 
Svelto bloccò il polso destro della ragazza sotto il suo braccio e Corvonero attaccò rapido al volto, sferrandole un pugno sulla guancia. 
 
Fujiko cadde a terra.
Dalla sua bocca cominciò a fluire un rivoletto di sangue. Lupin si accorse della scena e imbestialito, accorse per salvare la sua donna, lasciando a Mary il compito di liberare Jigen e Goemon.
 
Il ladro dalla giacca rossa stette per chinarsi verso Fujiko, quando un inaspettato calcio nello stomaco lo fece ribaltare al suolo.
Corvonero osservava estasiato il risultato della sua forza:" Che ti prende Lupin? Sei già KO? Avanti, alzati e combatti da vero uomo, per una volta!" gli urlò contro, continuandolo a pestare di calci.
Il povero ladro quasi senza respiro giaceva a terra, incapace di muoversi.
Era diventato molto forte quel bastardo, e ancora una volta l'aveva sottovalutato.
 
De Golle era deliziato da quello spettacolo, ma non poteva goderselo tutto poiché si accorse che Mary stava cercando di risvegliare i due ladri intrappolati ai lettini, scuotendo e schiaffeggiando energicamente i visi dei suoi amici, ma senza successo. 
-" Oh, ma quanta pena che vi date, miss... O dovrei chiamarvi Ladra?!".
 
Mary si girò spaventata e un sussulto di terrore la pervase quando scoprì che era a pochi centimetri da lei, con una semiautomatica puntata contro la fronte.  
Le sue gambe cominciarono ad indietreggiare tremanti come non mai. Incappò nei cavi che collegavano il grande computer ai due lettini, inciampandoci e cadendo a terra.
 
De Golle caricò la pistola:” Peccato che debba farti fuori… nonostante tu sia un bel bocconcino… Adieu!”
 
Mary non ebbe voce per urlare tutta la paura in corpo: stava per morire, era la sua fine.
Chiuse gli occhi, aspettava solo lo sparo decisivo.
 
Lo sentì, chiaro e forte, davanti a se:” BANG!”
 
 
Gridò, fu paralizzata in tutto il corpo, non riusciva a muovere un singolo arto.

Il cuore le palpitava a mille… il cuore palpitava? Certo, poteva ancora sentirlo battere nel suo petto!
 
Aprì di scatto gli occhi.
 
Girò la testa verso il grasso De Golle, ancora in piedi davanti a lei.
 
Questo lasciò la pistola, per poi abbattersi a terra sulle ginocchia e caderle davanti.
Un foro era ben visibile dietro la sua schiena, in una chiazza rossa scura.
 
Mary alzò gli occhi. E vide il suo salvatore, dal cappello calato sugli occhi e la magnum ancora fumante nella sua mano destra.
 
Jigen scostò con un calcio il corpo di De Golle, ancora ansimante, e si rivolse alla ragazza:” Sei ferita?”.
Mary era persa nelle sue iridi scure, ancora parecchio sotto shock.
 
-“Mary! Svegliaaa!!!” esclamò tirandogli due schiaffi ben piazzati sulle guance.
La ragazza si riprese:” Ahia! Ma che stai facendo?! Mi fai male!!”
-“ Ma per favore! Vedi di riprenderti, non c’è tempo per giocare alla bella addormentata. Mettiti in salvo!”.
-“ Cooosa?! Ma sentilo! Parla proprio quello che ho dovuto svegliare a ceffoni! ” Mary era allibita.
-“ Bèh, ti ho restituito il favore! Mi dispiace solo che non ti abbiano tagliato la lingua… quella funziona sempre bene, purtroppo… e ora levati da qui!”.
 
Jigen non sentì tutti gli altri insulti che la giovane gli stava tirando dietro; si girò verso i gemiti di dolore del povero Lupin: lo individuò a terra e si precipitò da lui.
 
Nel mentre la grande figura di Corvonero gli tese una trappola, facendolo avvicinare quanto bastasse per poi sparargli un proiettile velenifero alle spalle.
 
 Jigen sentì bruciare il suo braccio destro e per poco non si fece cadere la magnum dalla mano. Si strinse l’avanbraccio, lo controllò distrattamente: non vedeva fuoriuscire sangue, era stato colpito a bruciapelo!
 
-“Che fortuna… ringrazia la tua buona stella, Jigen. I miei colpi non sono mai andati a vuoto.”
 
-“ Risparmia il fiato, fai pena come tiratore…”
 
Corvonero sgranò gli occhi:” Perché non provi a ripeterlo?!” gli gridò contro con la sua pistola puntata addosso.
Jigen restò in silenzio, ma senza spostare la testa controllò in alto.
-“ Non fai più il gradasso ora, eh?! Hai paura! È questa la verità!”.
 
Si fermò a cinque metri dal pistolero in abito scuro:” Le tue ultime parole?”.
Jigen lo guardò negli occhi, sorridendo maligno:”…Ora sono cazzi tuoi!”
 
Corvonero non ebbe neanche il tempo di mutare espressione che Goemon gli si avventò dall’altro, colpendolo con un calcio rotante esattamente sulla mascella, facendolo volare a 10 metri di distanza.
 
Dopo essersi ripreso, il samurai aveva raggiunto l’impalcatura sovrastante, abbattendo letteralmente ogni singolo scagnozzo, silenzioso e letale come un morso di un serpente, per poi aspettare il momento adatto per piombare sulla sua preda con l’intenzione di ridurla ad un mucchietto di polvere.  
 
Jigen fischiò di stupore: quella era la reazione di Goemon quando era arrabbiato nero… e non era per niente facile sopravvivere alla sua ira. Lo sapeva fin troppo bene.
 
-“ Me lo puoi lasciare vivo quando hai finito di sfogarti?” scherzò il pistolero.
 
-“ Lupin gli darà il colpo di grazia. Ora lasciami lavorare!” rispose veloce il samurai mentre rapido come un ghepardo si avventò sul malcapitato, riempendolo senza sosta di calci e pugni.
 
-“ Si prende sempre la parte più divertente del lavoro… che egoista!” roteò gli occhi Jigen mentre si avvicinava a Lupin, mettendolo in ginocchio e pulendogli il viso da due rivoletti di sangue che gli uscivano dal naso, la faccia tutta emaciata, gli occhi neri e la bocca impastata:” Ji-Jigen…. ne… ne ho prese tante?”.
-“ Senti, poche lagne o ti do anche il resto! Mettiti in piedi e finiamo questa storia!”
-“…Passami la Walter…”.
 
Jigen raccolse la pistola di Lupin che faticosamente si alzò da terra.
Il ragazzo dal cappello calato sugli occhi lo sorreggeva: vide che Mary stava tentando di trascinare via Fujiko da quel ring di distruzione, mettendola al riparo dietro il grande computer.
Lupin sorrise, indicando col dito la scena a Jigen:” La odia eppure le sta salvando la vita…”,
-“ Le donne potrebbero salvare il proprio peggior nemico… è proprio vero!”
-“Che tenera… scommetto che la sta salvando per me!” ridacchiò Lupin, scostandosi da Jigen:” Ok, ora basta giocare…”. Sussurrò qualcosa all’orecchio del suo amico che, dopo una rapida occhiata d’intesa, scattò in direzione della porta, correndo via dal laboratorio.
 
Lupin s’incamminò zoppicando verso i due combattenti: Goemon non era conciato tanto male, solo qualche livido sulle braccia e dei graffi in viso. Lo stesso non si poteva dire di Corvonero. La faccia completamente insanguinata ed emaciata, menava pugni e calci al vento, si reggeva a stento in piedi.
 
Lupin richiamò l’attenzione del samurai che svelto tirò un ultimo pugno ben assestato sul muso del suo nemico, per poi girarsi e andare vicino al ladro dalla giacca rossa:” Come farei senza di te?” scherzò sorridendo.
Goemon scosse la testa, accennando un sorrisetto. Lupin gli indicò con gli occhi le due ragazze ed il samurai capì subito cosa fare.
 
Corvonero si stava rialzando da terra, con la testa che rimbombava dolorante e la vista sfuocata e scoordinata. Intravedeva qualcosa davanti a lui… immaginava chi fosse:” E poi io… sarei il vigliacco…”.
-“ Ti ho ripagato con la tua stessa moneta…”. Lupin gli lanciò qualcosa “… prendi la tua pistola. Un solo colpo decreterà la fine di questa storia.” 
 
Corvonero rise perfido. Aveva già in mente il piano perfetto per come farlo fuori.
 
Si alzò in piedi. Lupin scandì:” Al mio tre. Uno….” Corvonero gli rise in faccia.
 
Due…” Lupin porto la mano alla fondina…
 
Illuso!” Corvonero si materializzò dietro il ladro, puntandogli la canna della pistola alla schiena.
 

“BANG!!”

 
Un buco nella giacca di Lupin, alla sinistra della sua schiena.
 
Corvonero sgranò gli occhi. Lanciò un occhio alla sua pistola, il cane era ancora abbassato… la sicura ancora inserita...
Un dolore acuto si irradiò in un lampo nel suo petto. Non aveva più respiro.
 
L’abile mente del ladro aveva sfoderato la sua Walter dalla fondina e, roteando il grilletto della pistola, stabilizzò la mano destra poggiandola al suo fianco sinistro, sotto la giacca, in modo tale da nascondere l’arma alla vista del suo avversario una volta posizionatosi dietro di lui.
 
Prima di accasciarsi a terra Corvonero sentire ancora la lieve risata di Lupin:” Sei sempre statoprevedibile…” sentenziò girandosi e guardandolo severo negli occhi:” Questa pallottola te la manda JD.”
Corvonero ribollì qualche sillaba quando sentì pronunciare quel nome, ma non ebbe più forze. Cadde con un tonfo sordo sul pavimento.
 

Era finito tutto.

 
Lupin però non poté ancora tirare un sospiro di sollievo. Una serie di esplosioni cominciarono a rimbombare nella struttura, facendo tremare i muri.
 

-“ Jigen ha attivato le bombe!” urlò contro Goemon:” Dobbiamo scappare!!!”

 
Fujiko si era lentamente ripresa da quel tremendo pugno.
Spaventata da tutto quel trambusto cominciò ad urlare, aggrappandosi al kimono del samurai:” Oh santo Cielo! Ma qui sta crollando tutto!! Siamo in trappola! Moriremo! Nooo, sono troppo bella per morire in questo modo!! Aiutoooooo”.
 

Mary alzò un sopracciglio indicandola verso Goemon:” E poi sarei IO l’isterica ansiogena, eh?!’’

 
Goemon si staccò Fujiko di dosso:” Avanti smettila! Cominciamo a correre…”
-“ Non ce ne sarà bisogno” ridacchiò contento Lupin quando vide che una mastodontica Jeep blindata, dai paraurti di platino e i vetri anti-proiettili sfondò con una facilità impressionante il muro del laboratorio.
 
Alla guida Jigen, più estasiato che mai:” Un 4x4 corazzato, proprio un bel gioiellino! Questa me la rubo volentieri!”
 
Saltarono tutti a bordo della vettura. Fujiko rimase per ultima, preoccupata di non trovare qualcosa.
Lupin la chiamò con foga:” Fujikoo!! Ma cosa stai facendo?! Questo posto salterà in aria da un momento all’altro!!”.
La ragazza non parve sentirlo, fino a quando non scostò un mucchio di fili elettrici e vi trovò una borsa di pelle nera-“ Ah! L’ho trovata finalmente!”
 
L’afferrò di scatto e giusto in tempo balzò in macchina prima che la grande impalcatura di ferro le crollasse addosso. Jigen partì sgommando come un matto verso i box, sventrando ogni muro che si trovava davanti. Mary sentì altre ondate di esplosioni e si tenne stretta a Goemon, mentre cercavano di scappare da quei sotterranei.
 
Un botto finale venne udito quando saltarono i cancelli d’uscita della villa, facendo sbandare la Jeep. Jigen riuscì a controllare l’urto, evitando un testacoda.
 
E mentre sfrecciavano lungo la grande superstrada non poterono che ammirare la possente villa del boss De Golle accartocciarsi su se stessa, ingoiata da nuvole di fuoco e polvere nera, sparire in lontananza.
 
La New Generation era stata distrutta.
Lupin aveva ancora la tensione a mille nel corpo, la poteva sentire fibrillare in ogni vena.
 Ora era tutto finito.
 
Sorrise girandosi verso i suoi compagni, il suo classico sorriso a 32 denti:” Missione Compiuta.”  

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Capitolo 20
*** Una Triste Profezia ***


Eccoci qua, col nuovo capitoletto ^^ Bene, ora che la NG è stata distrutta i nostri eroi sono felici di annunciare a JD la riuscita della missione… ma dei piccoli problemini scaturiranno fuori dalla borsa nera di Fujiko e, come se non bastasse, qualcosa di oscuro e misterioso verrà predetto nel destino di uno dei membri della banda… (come al solito non si può star tranquilli un minuto! -.-‘’)
Cos’è che andrà storto stavolta?
 
Leggere per scoprire :D
-E un grazie infinito a tutte i/le commentatori/trici vecchie e nuove della mia storia ^^-
 

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-“Evviva, evviva! Ce l’abbiamo fatta! Siamo i migliori!”.

Fujiko strillava saltellando sui tacchi attorno a Lupin, sbaciucchiandolo e stritolandolo tra le sue braccia, piazzandogli il suo seno giunonico sotto il naso, fatto che non dava assolutamente fastidio al ladro che, imbambolato dal fascino e dalle attenzioni della ragazza ridacchiava come un ubriaco in piena sbronza, senza mai staccare gli occhi dal davanzale della donna.
 
-“Ce l’abbiamo fatta?! Ma sentitela! Che faccia di bronzo, ci ha messo in pericolo tutti e ora si prende anche una parte dei meriti!”.

Mary, appoggiata contro un mobile di mogano, non ebbe il coraggio di dire quello che stava pensando ad alta voce, si limitò solo a guardare in cagnesco quella che, se non fosse stato per lei, sarebbe rimasta sotto un cumulo di macerie facendo una fine molto dolorosa, rimuginando come la sua mente avesse mai pensato all’unico motivo buono per salvare un essere spregevole come quella vipera in gonnella.
 
JD trovava tutta quella scena abbastanza divertente: percepiva gli irascibili pensieri della ragazza ma anche quelli più pacati dei due compagni del ladro, che, non curanti delle moine di Fujiko, vagavano col pensiero su certi punti del combattimento finale.

La divinatrice poté quasi viverli in prima persona tramite i ricordi ancora ben vividi nelle loro menti: Jigen, disteso su una sedia con i piedi appoggiati al tavolo, intento a lucidare la Magnum, ripercorreva velocemente la fase in cui ebbero trovato il passaggio segreto oltre lo specchio del grande salone dei ricevimenti, passando il secondo dopo a quando con l’aiuto di Goemon piazzò le bombe nei diversi laboratori, finendo col ripensare alla loro spettacolare fuga sul quella meraviglia di Jeep corazzata.
I ricordi del samurai, ora a braccia conserte seduto sul divanetto di stoffa rossa, erano invece più scanditi, tanto che la veggente riuscì persino a carpire la concentrazione nella precisione dei pugni e calci sferrati nel suo scontro corpo a corpo con Corvonero.
 
Identificò ad un certo punto, nella memoria di Fujiko, alcune immagini strane, come quelle di una borsa nera, alla quale la ragazza stava perennemente pensando nonostante flirtasse così esplicitamente con Lupin, e una sola frase le riecheggiava in testa:” … Il tesoro… gioielli, soldi, oro,… sarà solo mio!!!“.
 
Incuriosita da quel particolare, JD si alzò dalla sua sedia di legno intagliato dai manici a forma di teste di serpente:” Allora, finitela con tutte queste smancerie e frasi sdolcinate! Mi verrà il diabete se continuerò a sentirvi per altri due minuti! E tu, Barbie versione giapponese, vedi di non fare tanto la gnorri e spiegami un po’ in che consiste questa faccenda del tesoro…” esclamò esasperata contro Fujiko che d’un tratto si zittì di colpo.

-“ Tesoro…? Che tesoro? Noi abbiamo solo distrutto la New Generation senza rubare niente…” si rivolse altezzosa passandosi una mano tra i lunghi capelli castani.
 
-“ Oh, ma davvero?!....” JD si diresse verso il divano, si chinò dietro ad esso per poi rialzarsi con una borsa nera nella mano destra:”… mi vuoi prendere per il culo, per caso?”
 
Fujiko sgranò gli occhi, chiedendosi come diamine ebbe fatto ad identificare la borsa, dato che si era assicurata di averla nascosta senza che nessuno l’avesse vista. Probabilmente la divinatrice vi era inciampata dentro. 
 
Rispose:” Ehm… ecco.. in quella borsa ci sono i miei trucchi, ed i miei travestimenti per varie occasioni…”

-“Ma Cherie, è inutile che menti, JD riesce a leggerti nel pensiero…”ridacchiò Lupin, ponendo fine alla messinscena di Fujiko.
 
Di colpo, la donna divenne paonazza dalla vergogna.
Batté le palpebre confusa:” Riesce… riesce a leggere il…” e, senza pensarci due volte, mollò una sberla al povero ladro gentiluomo:” Perché non mi hai avvisato che questa qui è anche telepatica!?”.

Lupin fu scaraventato al suolo e lamentandosi come un bambino si sedette a game crociate per terra:” Ahiahaia, la mia povera faccia… Prima martoriata da Corvonero, poi ti ci metti pure tu con le sberle, ma cosa c’ho scritto in fronte, “Tamburo”?!
 
Jigen non ne poteva più di tutto quel trambusto.
Lasciò la magnum sul tavolo e con un grugnito spazientito si alzò in piedi, facendo zittire tutti:” Fujiko ora smettila! Abbiamo capito perfettamente che hai trovato delle informazioni su un certo tesoro a cui puntava De Golle...” disse mentre aiutò a rialzarsi da terra il povero Lupin.
 
–“ Perché non vuoi parlarcene? In fondo, stavamo rischiando di rimanere schiacciati sotto le macerie della villa se non avessi fatto in tempo a trovare quella borsa nera…” sentenziò severo Goemon, puntando i suoi occhi scuri, penetranti come la lama della sua Tzantezu-ken verso le iridi ambrate di Fujiko. “… Cosa c’è dentro di così importante?”.
 
La ladra si sentì estremamente in disagio: aveva calcolato di sfruttare l’ingegno di Lupin per poi impossessarsi avidamente del bottino ma… con gli occhi della banda puntati addosso, una divinatrice attenta ad ogni suo singolo pensiero e senza una via di fuga sicura, non ebbe altra scelta che quella di sputare il rospo.
 
Sbuffò annoiata, camminando altezzosa verso JD e prendendole la borsa dalle mani. La poggiò con delicatezza sul tavolo ed aprì la cerniera.
Tutti si avvicinarono, curiosi di sbirciarne il contenuto…
 
La ragazza infilò una mano nell’interno della sacca e… tirò fuori delicatamente un aggeggio strano.
 
Era un oggetto rettangolare di plastica beige, con dei pulsanti neri di differenti dimensioni ben incorniciati sulla superficie: sulla maggior parte vi erano incise delle lettere dell’alfabeto, altri recavano impressi dei numeri, alcuni dei simboli. Dei cavi ciondolanti erano collegati ad un’estremità.
 
La banda sgranò gli occhi.
Jigen si alzò il cappello dal viso per vedere meglio, Goemon spostava rapidamente i suoi occhi attorno a quello strano “coso”, esaminandolo senza però capire cosa fosse.
Lupin inclinò la testa da un lato e confuso esclamò indicando con l’indice destro  :” Eeehhh… E tu ci avresti fatto rischiare la vita per… questa roba?! Ma che diavolo è?! Sembrano i comandi di una macchinina giocattolo!”.
 
Fujiko era inviperita:” Ah! Ma quanto siete ignoranti! Non vedete che è un computer?!”
I ragazzi si guardarono in faccia e il secondo dopo scoppiarono a ridere:” Ahaha! Fujiko, devi aver preso una bella botta in testa! Ahah, ma come può un computer essere così piccolo? Hai visto quelli di De Golle nei laboratori, no? Erano grandi quanto una parete! Quelli si che erano dei veri e propri calcolatori, questo… questo in confronto è un fermacarte con dei fili attaccati! ” sghignazzò Lupin.
 

-“ Ti sbagli, sta dicendo la verità...”.

 
Lupin smise di ridere e si girò verso chi lo aveva appena ripreso.
 
Mary indicò lo strano oggetto sul tavolo:” Quello lì è un Commodore64, un Home Computer della seconda generazione dei Micro Computer, è stato lanciato sul mercato questo Gennaio ed ha già raggiunto un successo strepitoso in così pochi mesi dalla sua uscita. Ha una grafica e un sonoro avanzato rispetto al predecessore, il Vic-20 ed il software installato permette una gestione della RAM molto avanzate, e anche delle modifiche in software a componenti del sistema…”.
 
Mary si bloccò volontariamente, solleticata da un piccolo dubbio… che venne confermato una volta alzata la testa è osservato gli occhi sgranati, le bocche semi aperte e le facce a punto interrogativo dei ragazzi che la fissavano senza emettere suono.
 
E si rese conto che non ebbero capito una singola parola di quello che aveva appena detto.
Arrossì tremendamente di colpo, non le piacevano quegli sguardi poco rassicuranti tutti su di sé.
 
  JD sbuffò tagliando corto :” Si, si, belle parole, ma veniamo al succo del discorso: perché avete rischiato così tanto le chiappe per un inutile affare come questo?!”
 
Fujiko sbraitò:” Perché quest’inutile affare, come lo chiami tu, contiene la chiave principale per arrivare al tesoro di De Golle! Una sera l’ho sentito parlare in privato con Corvonero riguardo ad un certo “affare”. Spiandoli dietro la porta sono riuscita a captare solo alcune parole, appunto “tesoro”, “computer”…” elencò indicando il Commodore “… “password” e… “Andy Warhol”! ”.
 
Jigen e Goemon si stupirono nuovamente, così anche Lupin:” Andy Warhol?! Cosa c’entra un artista Pop-Art con un fantomatico “tesoro” inseguito da mafiosi…? Aaaahhh!! Non ci capisco più nullaaa!!! “ prese a strillare Lupin, tenendosi la testa tra le mani e accasciandosi sul tavolo, mugugnando sommessamente altre lamentele. 
 
Fujiko incrociò le braccia:” Questo è stato tutto quello che sono riuscita a recuperare su questo “tesoro”. Ho chiesto a De Golle più volte di questo argomento ma non me ne ha mai voluto parlare. Sicuramente nel computer saranno contenute tutte le informazioni necessarie a comprendere meglio di cosa si tratti la questione… purtroppo ho tentato di accedere al computer ma ci vuole una password per sbloccarlo e non sono riuscita ad estorcerla a nessuno, nemmeno a Corvonero! Senza quella maledetta password questo computer è solo un peso inutile!” sentenziò quasi delusa la ladra, per poi voltarsi verso Lupin con occhi languidi:” Oh, Lupin, ho fatto tanta fatica per prendere quell’ammasso di chip… è vero che mi aiuterai a sbloccarlo, uh? Potremo andare alla ricerca del tesoro insieme, che ne dici? Ti prego, per favore…”
 
Inutile dire che Lupin non ci pensò due volte a risponderle:” Eheheh…Ma naturalmente, mio dolce pasticcino, come potrei mai dirti di no? Ihihih…” prese a ridere come un rimbambito.
 

E te pareva!” esclamarono in coro Jigen e Goemon, passandosi una mano sul volto per la disperazione.

 
I due non erano molto entusiasti all’idea di lavorare con Fujiko, ma dovevano ammettere erano stati alquanto sollecitati dalla strana atmosfera misteriosa che circondava questo “tesoro”, ed erano intenzionati a vederci chiaro.
 

Però… qualcosa sarebbe cambiato nel loro prossimo lavoretto.


Jigen si voltò verso Mary, intenta a vedere più da vicino il Commodore.
Di colpo gli balenò in corpo una strana sensazione…
 
Li avrebbe seguiti anche nella loro prossima avventura?
 
Si ricordò di quando lui e il resto della banda erano appena tornati vittoriosi a casa della divinatrice. Si era offerto di medicare a Lupin alcune ferite sulla schiena e nel mentre avevano parlato da soli sulla delicata questione. Lupin gli svelò a malincuore un’ipotetica ma ben riflettuta decisione:

Mary non era pronta per quella vita da ladra.
Aveva gestito grazie ad alcune botte di fortuna degli inconvenienti nel suo piano, ma era ancora troppo inesperta e ipertesa.
Nonostante la sua intelligenza era ancora molto suscettibile e le mancava quel briciolo di intraprendenza al rischio che, come i due ladri ben sapevano, era la caratteristica fondamentale per la buona riuscita della missione.
 

Lupin disse che Mary doveva lasciare la banda, per il suo e per il loro bene.

 
-”Quando hai intenzione di dirglielo?” esclamò Jigen.
-“Non questa sera. La voglio lasciare tranquillizzare ancora un po’, dopo tutto quello che è successo sarà ancora parecchio sconvolta, ed una notizia del genere la manderebbe in panico totale…” si girò verso il suo amico”…Mi dispiace Jigen… ma non voglio sbagliare ancora. Non vorrei mai che le accadesse nulla di male… per colpa mia”.
Jigen non rispose.
 
Pensò per un istante a quando le fece imbracciare per la prima volta il Winchester, a quando le insegnò a mirare con un fucile di precisione, si ricordò delle pietanze che era solita preparare dopo ogni colpo a New York… Poteva dire che fosse cambiata, questo certamente ma non lo era abbastanza per una vita spericolata come la loro.
Si sovvenne dei suoi occhi screziati di un verde intenso quel tramonto passato al 20esimo piano di un grattacelo abbandonato nella periferia della grande metropoli americana…
Una fitta gli nacque improvvisa nello stomaco.
La accompagnò un solo pensiero:” Forse… non la rivedrò mai più…”.
 
JD intanto si era scocciata di sentire quei due piccioncini di Lupin e Fujiko tubare indisturbati:” E che palle, piantatela! Sono già le 9.30 di sera ed io devo ancora mangiare! Tu, fai sparire questa roba qui dal tavolo che devo apparecchiare…”. Così dicendo spostò il Commodore nella direzione di Mary ma, non accorgendosene fece cadere a terra la magnum di Jigen.
-“ Hey! La mia pistola!” strillò quello, avendo visto l’incidente e avanzando per recuperare la sua amata arma.
JD lo bloccò sventolando una mano:” Oh che tragedia! Che peccato! Che disgrazia!! Ma smettila! Non l'ho mica graffiata…” esclamò canzonando il pistolero mentre si chinò per prendere la revolver, afferrandola per il manico e tirandola su.
 
Ma qualcosa accadde.
 
JD sentì un urlo spaventoso perforargli il cervello, così acuto da travolgere anche lei.
Dei flash di luci cominciarono a tuonarle negli occhi, delle immagini scure e sfuocate.
Dei rumori, dei botti sordi in lontananza e del sangue vivido, per terra.
Altre grida, altre parole quasi incomprensibili, distorte da una voce piena di terrore.
 
Una canna di una pistola…
 

UNO SPARO!

 
 
-“AAH!”.

La ragazza cadde a terra come svenuta, facendosi sfuggire dalle mani la Magnum.

Ansimava, ansimava senza sosta.
Aveva gli occhi spalancati, la gola secca, i battiti alle stelle.

Fu Mary a soccorrerla per prima:” JD! JD!” le tenne la testa alzata “Presto, dell’acqua!” ordinò a Goemon che scattò in cucina.
 
La divinatrice aveva ancora negli occhi quelle immagini confuse, sentiva ancora nella testa riecheggiare quelle urla che, solo dopo un paio di minuti andarono scemando, così come quella sensazione di panico, una volta bevuto tutto il bicchiere d’acqua fresca.
 
Mary l’aiutò a rialzarsi in piedi:” Sdraiati sul divano…”
-“No, non serve. Sto bene adesso…”. Non era vero per niente.
Era da tempo che episodi come quelli non le capitavano, ma non erano stati mai violenti e bruschi come quello appena vissuto.

La ragazza andò barcollando verso la sua sedia di legno scolpita e se non fosse stato per Lupin sarebbe caduta di nuovo.
-“Maledizione…” imprecò a denti stretti.
-“JD…” si inginocchiò Lupin, scostandole i ricci dal volto “… portatele ancora dell’acqua e zucchero, ha avuto un calo di pressione…”
-“ NO, STO BENE!” gridò esasperata la ragazza, tenendosi la testa”… ho solo avuto… una… una visione”.
 
I ragazzi rimasero scioccati.
Non avevano la minima idea di come le “visioni” venissero recepite nella mente di JD ma, di sicuro, quella non presagiva nulla di buono.
Lupin lanciò un’occhiata rapida alla Magnum, ancora abbandonata sul pavimento. Era sicuro che quel presagio e la pistola erano collegate tra loro.

Prese in mano l’arma e poi si rivolse a JD:” Posso chiederti cosa ci succederà?”.
 
 

La divinatrice alzò la testa, schiudendo delicatamente le palpebre, fissando con i suoi occhi scuri nel vuoto:” Non so di chi sarà il futuro che sto per predire… ma non sarà roseo per chi impugnerà quella pistola. Ho visto alla fine di una strada buia qualcuno che correva. È partito un colpo… le grida di donna … un lago di sangue che macchiava l’asfalto. Quella voce griderà ancora implorando pietà. Al secondo sparo… tutto finirà.

 
 
JD abbassò la testa, richiudendo gli occhi.

Lupin rimase agghiacciato da quella profezia, così come tutti gli altri presenti.


Stavano fissando tutti Jigen.

 
Il ragazzo era in piedi, di fronte alla piccola veggente.
Il suo sguardo cercò il più possibile di non tradire nessuna emozione… ma era scioccato e confuso. Non poteva credere a quella storia, non poteva crederci!
Non aveva mai sparato ad una donna fino ad ucciderla prima d’ora, che fosse stata una nemica o semplicemente Fujiko.
Nonostante non avesse feeling con il sesso opposto si era sempre rifiutato di veder morire davanti a sé una ragazza, era un codice che rispettava da quando iniziò a svolgere la professione del killer, continuando a rispettare questa regola anche da ladro.
 
Fujiko, conoscendo bene il pistolero, e un po’ spaventata da quella situazione, prese a sdrammatizzare:” Oh, ma no, è proprio improbabile se non impossibile che Jigen possa uccidere una donna!  Mi sa che questa volta il futuro non c’entra, forse è il cervello che ti ha giocato un bello scherzetto, ahaha…”.

Per fortuna ebbe i riflessi pronti e si scansò in fretta quando le arrivò una piantina di ortensie quasi in faccia, scagliata alla velocità della luce:” Brutta sgualdrina da marciapiede di periferia, come osi contraddire le mie parole?! Io non ho mai sbagliato nel predire il futuro, MAI! Faresti meglio a tenere la bocca chiusa e gli occhi aperti… c’è sempre una prima volta a tutto…”.

Lupin sentì la tensione salire nell’aria tra le due donne che, come si era ben visto, non si potevano sopportare:” Ok, ok, ragazze, stiamo calme… Oggi è stata una giornata abbastanza stressante, è meglio finirla qui. JD, domani mattina leveremo definitivamente le tende e non ti daremo più disturbo. Ho intenzione di spostarmi in un’altra città. Ora che papà Zenigata verrà a sapere che dietro tutto questo casino ci sono io mi sa tanto che farà perlustrare Las Vegas in ogni minimo angolo alla ricerca di indizi… posso chiederti di rimanere ancora per una notte, per favore?”
 
JD acconsentì e, tirando per un braccio Mary andò in cucina:” Aiutami a preparare da mangiare per questi poveri fanciulli affamati… riesco a sentire i brontolii nello stomaco del tizio con la spada anche a due metri di distanza…”.

Goemon arrossì violentemente:” Ma..ma…” balbettò confuso.
Fujiko lo prese in giro così come Lupin:” Ti brontola il pancino…”
-“Smettetela!” esclamò paonazzo il povero samurai.
 
L’unico che non rideva era Jigen. Non aveva ancora proferito una parola dopo la profezia. Era rimasto in piedi, appoggiato vicino ad una finestra, come pietrificato.
 
Il ladro dalla giacca rossa, girandosi distrattamente verso di lui riuscì ad intravedere sotto quel cappello i suoi occhi. E per un attimo sussultò spaventato.
 
Erano sbarrati, le iridi nere fisse nel vuoto, colmi di un’insolita paura.

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Capitolo 21
*** Misteri Risolti... o quasi. ***


Ciau Ragassuoli :D
Ok, si, lo so, non ho aggiornato da un bel pezzo...
So che alcuni di voi, o miei fedelissimi lettori (^^) stanno vivendo la mia stessa condizione: ESAMI UNIVERSITARI, SESSIONE ESTIVA!
Meglio che non commenti la mia situazione...
Altri invece in questo periodo hanno sperimentato il temibile insieme di esami del quinto anno della scuola media/superiore, comunemente detta Maturità. E se avete avuto già il risultato finale, qualunque esso sia, COMPLIMENTONI! Ora potete finalmente rilassarvi  :D
Aaaanyway, passando a cose più interessanti, eccovi il fatidico 21esimo capitolo.
Ooh, è tornato in scena Johnny! :D aspettatevi grandi sorprese xD
Come grandi, Enormi sorprese ci porterá anche la sua sorellona :D
Vaabbene, leggete e ditemi che ne pensate! :)
Grazie ancora a tutti i miei lettori vecchi e nuovi! :D
 

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18 Luglio, 1982.
 
Erano le 12:35 a.m., e nel poligono di tiro riservato ai poliziotti di una delle centrali di polizia dell'Arizona, due agenti si stavano sfidando in una gara che durava ormai da un'ora. 
 
Iavinòvic si sistemò gli occhiali scuri spingendo col mignolo l'astina di congiunzione delle due lenti fino a sentirla sulla fronte:" Complimenti, zei abbastanza duro da resistere fino al decimo round... Louis."
"Merci beaucoup, Borìs! Oh, non mi dirai che sei stanco? In fondo abbiamo appena cominciato e... Stai miseramente perdendo! Ohoh".
-"Zei solo in vantaggio di Uno Punto! Non dovresti sottovalutare tuo avversario cosí presto...".
 
Mentre i due poliziotti continuavano imperterriti nella loro sfida, nella stanza accanto un povero ispettore di polizia si stava abbandonando alla disperazione:" Non è possibile! Non può essere! È già passato un mese dall'ultima volta che Lupin si è fatto vivo e io non sono ancora riuscito a trovare nessun indizio su di lui, neanche uno straccio di prova per incastarlo!".
Un mese sprecato!

Zenigata si avvicinò ad una finestra, scostando leggermente la bianca tenda e appoggiando sulla fresca vetrata la fronte. Continuò a riflettere su una questione da non sottovalutare: il tempo.
 
 Non ne rimaneva più di tanto per avvalersi della collaborazione dei tre colleghi.
Con altri mille pensieri in testa, Zenigata iniziò seriamente a dubitare dell'opinione che i tre poliziotti si stessero facendo su di lui.
 
Su quest'ultimo aspetto aveva azzeccato in pieno!
Il russo e il francese non nutrivano tante speranze nella riuscita della missione. E ne tantomeno in lui.
L'ispettore non aveva la minima idea di dove Lupin fosse in quel momento, di conseguenza non immaginava i suoi spostamenti, né tantomeno si poteva tentare di acciuffare i suoi colleghi ladri.
Zenigata aveva fatto setacciare l'intera città di Phoenix, e non contento aveva dato l'ordine di far ispezionare ogni città che si trovasse nelle vicinanze del fiume Colorado. Ma anche questo tentativo andò in fumo e i poliziotti furono ormai convinti che l'ispettore stesse dando ordini a caso, preso da un raptus d'ira nei confronti del suo arci nemico. 
 

Un'auto della polizia, in quel momento, si fermò all'entrata della caserma.

Un giovane poliziotto ne uscì e salutando sull'attenti il collega, si avviò verso l'entrata dell'edificio per poi raggiungere il poligono di tiro.

Appena Iavinòvic e De Rochefort si accorsero della sua presenza lo salutarono quasi allegri:" Hey Bienbella! Stiamo facendo una sfida, che ne dici di farci vedere quanto sei bravo con la tua Beretta?". 

Il ragazzo non cambiò la sua espressione, seria come sempre:" Non vi siete già allenati abbastanza?" esclamò, riferendosi alle sfide quotidiane che i due avevano abitualmente preso a fare ogni mattina.
 
Il russo posò la sua pistola, e si girò verso di lui:" Cosa altro potremmo mai fare, senza uno straccio di indizi o una pista da seguire per incominciare finalmente a lavorare?! È più di un mese che siamo qui a girarci pollici! Mi hanno scomodato da Russia per niente, quando avevo cose più importanti da finire!". 
Anche il francese ebbe da dire la sua:" Sono pienamente d'accordo! I poliziotti americani non hanno la benché minima idea di come acciuffare quei dannati ladri! E non capisco pourquoi Zenigata non sia ancora riuscito a scoprire nessun indizio sui loro movimenti, d'altronde insegue Lupin da una vita..."
 
-" Molto probabilmente si aspettava che noi gli dessimo man forte in una situazione delicata come questa. Ma a quanto vedo, vi ritenete estranei dal cercare informazioni in prima linea voi stessi, divagandovi in allenamenti improvvisati...". 
Il giovane poliziotto li stava squadrando per bene, quasi volesse rimproverargli che il loro apporto era stato a dir poco inutile nella missione. 
 
Iavinòvic si accigliò:" Come prego?! Noi abbiamo scandagliato tutti paesi al confine stato di Arizona e non abbiamo cavato un ragno da un buco!"
 
-" Avete cercato tanto... Ma non avete cercato bene" esclamò Bienbella, puntandogli i suoi occhi screziati addosso e mostrandogli una cartellina ocra che teneva nella mano sinistra.
 
Si fece spazio tra i due, continuando per l'ufficio dell'ispettore.
Entrò nella stanza seguito dai due colleghi:" Ispettore" disse mettendosi sull'attenti.
Zenigata si girò lentamente, accennando con la mano un lieve saluto e mugugnando un sommesso “Buongiorno Bienbella".

Quel ragazzo gli aveva ispirato fiducia dal primo momento: era stato l'unico a continuare le ricerche sul confine mentre l'ispettore, il francese e il russo si erano occupati di azioni di spionaggio e vari interrogatori alle vittime dei furti del ladro gentiluomo... risultate poi uno spreco di tempo. Era sicuro che anche il giovane italiano ora lo stava disprezzando come i suoi colleghi.   

Bienbella notò che l'ispettore era alquanto giù di morale, e la notizia che annunciava sapeva sarebbe stata di suo gradimento:" Signore, ho scoperto dov'era Lupin in questi giorni...".
 

Zenigata, con un balzo felino, si lanciò verso il povero ragazzo, avvinghiandosi a lui e strillandogli addosso:" LO SAPEVO! LO SAPEVO CHE NON ERA ANDATO TANTO LONTANO QUEL BASTARDO! Dov'è?! Dove si è nascosto?!"

 
Bienbella sgranò gli occhi, cercando di evitare lo sguardo assassino di Zenigata, avvinghiato a lui come una cozza.
-"Ispettore..." si limitò a pronunciare con un fil di voce il povero ragazzo.

Zazà si accorse che quella posizione era alquanto imbarazzante per entrambi e si staccò da lui, sistemandosi la giacca e schiarendosi la voce:" Ehm, si, dunque... Dove, dove è stato avvistato l'ultima volta?".

-" Las Vegas, quartiere nord. Due sere fa è stata abbattuta una lussuosa villa di un certo De Golle, un malavitoso alquanto potente boss. Testimoni oculari hanno affermato di aver visto una jeep con degli strani individui a bordo, scappare dalla villa esattamente cinque secondi prima di una tremenda esplosione che ne ha causato il collasso. La polizia locale ha lanciato un appello agli stati vicini per rintracciare i presunti colpevoli, tra essi un uomo dalla giacca rossa, uno vestito di scuro ed uno con un abito orientale..."

-" SONO LORO! Lupin e la sua banda! Li abbiamo trovati finalmente!!! Forza, che stiamo aspettando, andiamo immediatamente a Las Vegas! Sicuramente avranno lasciato delle tracce o saranno ancora nascosti li! Quel maledetto, starà sicuramente pensando ad un trucchetto per liberarsi di me..."
 
Zenigata, scattante come una faina, uscì dalla stanza per recarsi chissà dove, scansando energicamente il russo ed il francese. Le sole parole che i tre poliziotti udirono mentre si allontanava correndo furono:" Questa volta non hai scampo, maledetto ladruncolo, ti arresterò!!!".
 

I tre si guardarono allibiti:" Finalmènte, forse riusciremo a fare qualcosa!" esclamò il francese, tirando fuori il suo orologio a cipolla dal taschino:" Par bleu! Sono già le 13:00! Mi è venuto un certo languorino! Che ne dite di una pausa pranzo?"

Il russo prese a ridere:" Ahaha! Proprio ora che abbiamo trovato tracce di ladro tu vuoi mangiare? Ah! Zenigata ci obbligherà a partire per Las Vegas immediatamente... Oh, comunque... Noi abbiamo ancora una sfida da concludere" esclamò con un sorrisetto, riprendendo in mano la sua pistola. Uscì dal gabbiotto, si posizionò davanti alla sagoma posta a 120 metri.
De Rochefort si sistemò la cravatta:" Facciamo che se perdi mi offri il pranzo, mon ami!"

Bienbella invece roteò gli occhi, riprese le cartelle con i documenti riguardo al caso, e tranquillo si avviò verso l'uscita.

Il russo lo volle persuadere:" Avanti Johnny, non essere timido, facci vedere se zei all'altezza di zituazione! Lupin sarà osso duro da battere e...". 

Si bloccò.
 
Il ragazzo si era voltato verso di lui.
Il suo sguardo severo era ancora più marcato di prima.

Camminò verso di lui, mollando le cartelle in mano al francese e, in un nano secondo estrasse la sua Beretta, puntandogliela addosso.


Il russo trasalì e stette quasi per lanciare un grido quando il ragazzo fece fuoco.

Il proiettile non lo colpì, anzi, gli passò ad almeno un metro e mezzo di distanza.
Era destinato per la sagoma, non per lui, ma lo spavento fu nettamente superiore alla sua fredda risolutezza.

Il ragazzo mise via la pistola, sempre tenendo sotto l'impulso dei suoi occhi Iavinòvic:" Non chiamarmi mai più in quel modo... Capito?!".

Il russo non comprese il perché di quel gesto, ma non volle controbattere.
Quel ragazzo sembrava piuttosto duro nonostante la giovane età.

Riprese i documenti dal francese, e uscì a passo deciso dal poligono.

De Rochefort osservò il bersaglio, per poi rivolgere il suo sguardo a Iavinòvic che sdrammatizzò:" Ah! Ragazzino che fa capricci! E dovrebbe essere grande investigatore risoluto, se non sta stare nemmeno a una battuta?!"

Il francese schiacciò un pulsante che attivò lo spostamento della sagoma verso di sé, fermandola quando fu abbastanza vicina per controllare il colpo del ragazzo:" Sarà un ragazzino, come dici tu... ma... è meglio non farlo arrabbiare". 
 
Il russo non lo diede a vedere ma sotto la sua giacca nera un brivido gelido gli percosse la schiena.

Il cuore della sagoma era stato centrato in pieno. Con solo un colpo. A 120 mt. 
 

------

 
 
-"Oh, no, no, No!!! Ho sbagliato ancora!".
 
Lupin era in piena fase "sclero totale".

Non vedeva la luce del sole da almeno una settimana, chiuso in casa per cercare di sbloccare il Commodore per la sua amata Fujiko che, intanto, se la spassava al mare ed in città, andando a far compere nei negozi più chic di San Diego, in California, a spese del povero ladro e dei suoi amici, ovviamente.

Il ladro era riuscito a trovare una sistemazione abbastanza sicura in un seminterrato di un palazzo poco distante dal centro. C'era spazio per tutti in quel mini-appartamento, ma nessuno si tratteneva in casa per molto. 

Jigen era perennemente fuori, a volte non tornava nemmeno per la notte! Nessuno sapeva dove né cosa stesse mai facendo.

Goemon invece amava passeggiare sulla spiaggia per giornate intere e, rilassato in riva al mare soleva meditare verso il calar della sera, insieme a Mary.

La ragazza ancora non era venuta a sapere della sua separazione dal gruppo.
Nessuno aveva il coraggio di dirglielo, ma lei già avvertiva qualcosa.

Goemon continuava a sperare nell'infallibile dialettica di Lupin, era convinto che il suo amico avrebbe trovato le parole giuste per salvaguardare almeno dei possibili ulteriori rapporti... Ma quella faccia da babbuino era troppo impegnato con quell'arnese infernale per concentrarsi sul discorso da fare alla ragazza!


Il samurai avrebbe voluto che Mary si fosse salutata in un modo accettabile almeno con Jigen.


Spesso pensava al suo amico:" Quel testone! Sa di non rivederla mai più e cosa fa?! Va in giro ad ubriacarsi!". Una volta tentò di parlargli della questione ma come risposta ricevette un sonoro:" Fatti i cazzi tuoi!".

Jigen non insultava i suoi amici, se non quando era seriamente arrabbiato o nervoso.
Il povero Goemon non sapeva cosa fare: far ragionare Jigen? Cercare di persuadere Lupin a parlare con Mary? Parlare lui stesso con lei per avvertirla della sua dipartita? 
 

La risposta la trovò la sera del 26 Luglio, appena tornato al nascondiglio. Ebbe fatto in tempo a vagliare la porta di casa che un tremendo temporale irruppe bruscamente, accompagnato da tuoni e fulmini a dir poco spaventosi. 

 
Notò che la luce della saletta era ancora accesa.

Entrandovi ci trovò Lupin che ticchettava le sue dita sul Commodore spento, Jigen che fumava appoggiato vicino ad una presa d'aria e Fujiko, intenta a sistemarsi il suo smalto rosso rubino sulla mano sinistra. 

-" Oh, bentornato..." sussurrò il ladro gentiluomo.

Quel tono particolare della sua voce gli fece venire i brividi lungo la schiena, sospettando già il peggio:" Cosa è successo?".

Lupin non fu capace di guardarlo negli occhi.
Goemon spostò il suo sguardo verso Jigen ma, niente da fare, il suo volto era completamente nascosto dal cappello abbassato.


Fujiko espirò:" Lupin ha finalmente detto a Mary di andarsene... E lei non l'ha presa tanto bene..."


-" Che cosa?!".

Il samurai estrasse la Zantezu-ken dal fodero, puntandola contro la donna che si ritrasse spaventata:" Aah! Goemon! Ma sei impazzito?!"

-" Non cercare di imbrogliarmi! Lupin non potrebbe mai far soffrire una ragazza! Se non l'ha presa bene è perché la notizia gliel'hai data Tu, con le tue insensibili parole, facendola sentire un peso per il gruppo dopo tutto questo tempo..."

-" Basta Goemon!".


La voce di Mary bloccò l'ira del giovane.

La guardò: era vestita di tutto punto, recava in spalla il suo zainetto di cuoio... Si stava preparando a partire.

-"Maria-san..."

-" Fujiko non c'entra niente... É stato Lupin a dirmi di andarmene... Senti, capisco di avervi fatto correre pericoli enormi, sono stata un'egoista ad avervi obbligato a sopportare la mia presenza... Non sono stata d'aiuto, non credo potrò mai esserlo... Mi dispiace molto."

Goemon era allibito.

Avrebbe voluto gridarle di rimangiarsi tutte quelle scuse, sapeva benissimo che non erano vere!

-" Io... Non posso far altro che ringraziarvi per tutto quello che mi avete offerto in questo periodo... Una casa a New York con un lavoro, delle tecniche di combattimento e spionaggio... un'avventura a Las Vegas..." ridacchiò ripensando a quell'incredibile operazione nella villa di De Golle, per poi diventare immediatamente seria al ricordo della profezia di JD.

Alzò i suoi occhi screziati verso di lui:" Sei stato un ottimo maestro, Goemon-sensei. Grazie per tutto quello che hai fatto per me. Arigatou Gozaimasu." disse inchinandosi rispettosamente.
-" Grazie anche a te Lupin, a te Jigen e..." alzò un sopracciglio verso l'altezzosa Fujiko, mentre si soffiava sulle unghie per far asciugare lo smalto.

Avrebbe voluto spararle, dato che non era stata molto carina con lei, e mai lo sarebbe stata, ma doveva mostrarsi educata anche nei suoi confronti "... ehm... Bè, è stato un piacere conoscerti, Fujiko".
 
Mary si sistemò lo zainetto in spalla, lanciando un'ultima rapida occhiata ai ragazzi.

Goemon vide che si soffermò per qualche secondo su Jigen.

Una rabbia in corpo gli crebbe istantanea.
Non aveva ancora spiccicato una parola da quando era tornato a casa.

Cosa voleva dimostrare col suo silenzio? Di essere estraneo alla faccenda? Di non abbassarsi al livello di una "patetica" scena di addio come quella? O peggio, far finta di rigettare tutto quello che aveva passato con lei... e quello che aveva provato di lei?
 
Un lampo in quel secondo squarciò il cielo, un tuono fece sobbalzare tutti nella stanza.

-" Ma che sta’ succedendo là fuori?" Lupin si alzò incuriosito, andando a vedere una minuscola finestrella che dava sulla strada.
La aprì inconsciamente, ma di getto entrò un getto copioso d'acqua piovana che gli procurò una doccia istantanea.

Annaspando riuscì a chiudere la fessura, ripresentandosi ai suoi amici bagnato come un pulcino:" Piove, ecco che succede...". 


Nonostante il clima pesante che aleggiava nella stanza, Mary si mise a ridere


Aveva il morale a terra, ma Lupin era sempre uno spasso quando combinava i suoi soliti casini, rendendosi buffo agli occhi di tutti. 
Come al solito, la sua risata cristallina spezzò il gelido umore dei ragazzi, compreso Jigen. 
 

Alzò la testa, la vide ridere. 

 
Era stato in silenzio per così tanto tempo, immerso nelle sue preoccupazioni che gli avevano fatto da scudo, impenetrabile ad un attacco dei suoi stessi sentimenti.
Voleva proteggerla, allontanandola da sé, soprattutto per via di quella maledetta profezia!
Non aveva idea della donna che un giorno sarebbe morta a causa della sua pistola, ma nei suoi incubi continuava a immaginarsi quella scena, un vialetto scuro, la sua Magnum impugnata... e gli occhi vitrei e spenti di Mary, un buco all'altezza del cuore, in un lago di sangue.

Ma quella risata... 
Partita più fievole di un battito d'ali di una farfalla, aveva distrutto la sua fortezza di paure. Mary aveva quel dono: era l'unica che riusciva a tranquillizzarlo, con i più semplici gesti innocenti. 
 
Vedendo poi Lupin, con la sua solita espressione scimmiesca, non poté che concedersi dei sogghigni silenziosi. 
Anche Fujiko si girò per guardarlo e scoppiò in una risata quasi soffocante, così come Goemon.
 
-"Allora! La finite o no?!" esclamò il povero ladro, incrociando le braccia, lamentandosi delle risatine che ancora aleggiavano sui volti dei suoi amici.
 

Mary d'un tratto divenne triste, e il suo volto si incupì di nuovo: non riusciva a concepire che avrebbe dovuto abbandonare anche quel gruppo di amici... così simile ad una famiglia, per lei. Seria si sistemò lo zainetto e senza dire nulla, si avviò alla porta. 
 

Lupin, Goemon e Fujiko smisero di ridacchiare e, notata la ragazza che decisa girava la maniglia della porta per andarsene, si voltarono tutti verso Jigen.

 
Il ragazzo si trovò puntati addosso gli occhi sgranati dei suoi amici, in un'espressione che enunciava chiaramente:" Fai qualcosa!"
 
Perché? Perché proprio lui? Che cosa doveva fare?! 

Si girò verso Lupin per delle spiegazioni ma venne fulminato dal suo sguardo, che con gli occhi gli indicava la ragazza, intimandogli di fermarla. 
 

In un nano secondo capì che tutta quella messinscena era stata fatta per far si che lui la richiamasse a sé.


Tutti volevano che fosse lui e solo lui il solo a fermare Mary.
Era stata una decisione completamente assurda, volevano che la ragazza sparisse dalle loro vite ma al contempo non avevano il coraggio di separarsene! E a lui spettava il compito di sovvertire le sorti di quell'addio.
 
Lupin si stava seriamente innervosendo, stava mettendo mano alla fondina della pistola, quando un inaspettato vocione irruppe nel silenzio:" Maria!" 
 
La ragazza trasalì, spaventata da quel grido improvviso, girandosi affannata.


Era stato Jigen ad aver urlato in quel modo.

 
I suoi occhi strabuzzati, messi in penombra sotto il suo cappello e la bocca spalancata, incapace di emanare delle sillabe connesse tra di loro gli davano una strana aria tra il pazzo psicopatico e maniaco sessuale.
 
Maria era seriamente intimorita da quello sguardo.
 
Finalmente il ragazzo si decise a parlarle:" Ehm...
È... È meglio che tu non vada via proprio stasera... Con quest'acquazzone, intendo... Forse... Entro domani mattina avrà smesso di piovere... E potrai andare... Finalmente... No, cioè, volevo dire, se proprio devi... La mattina...Ehm...".
 

Lupin e Goemon gli rivolsero uno dei loro sguardi più confusi che mai, della serie:" Ma che cazzo stai dicendo?!". 

 
Al posto di convincerla a restare sembrava che la stesse spronando per andarsene il giorno dopo, il più presto possibile!!
I due amici non potevano intervenire, ma avrebbero voluto tanto farlo, a suon di calci nel sedere per il loro terzo socio! Stava rovinando tutto!
 
Ma Maria, delicatamente, richiuse la porta:" Si, forse hai ragione. É meglio che vada via domani mattina... ora non vorrei fare la fine di Lupin, ehe eh. Grazie per questo piccolo favore...allora, buonanotte".

-" Buonanotte" replicarono tutti.
 
Quando fu sparita dietro la porta della sua stanza, Lupin si accertò che ebbe chiusa la porta e, andando vicino al suo amico pistolero il suo classico ghigno di vittoria:" Bravo, finalmente l'hai capito...".
Jigen si portò una sigaretta alle labbra: l'unico modo che aveva per fargli capire che se avesse voluto replicare a quella sua frase l'avrebbe fatto urlandogli contro che l'aveva manovrato come un burattino per costringerlo a mostrare un po' più i suoi sentimenti verso di lei.
 
Fujiko sistemandosi i capelli si lamentò:" Oh, che seratina ragazzi! Io vado a dormire..."
-" Oh oh, ma Cherie! Vengo anch'io a fare la nanna con teee!"
-" No no, mio caro, tu resti in piedi fin quando non avrai sbloccato quel coso!"
-"Ma ma ma ma ma ma, Fujiko cara, come puoi essere così crudele con me?! Ci sto lavorando da più di una settimana, giorno e notte, notte e giorno…”
-“ Non mi interessa! Mi hai dato la tua parola che mi avresti aiutato! E ora, accendi quell’affare e mettiti al lavoro!!!” esclamò sbattendogli la porta sul muso.
 
E il povero Lupin non fece altro che andare, quatto quatto, a collegare il Commodore allo schermo della televisione, riiniziando a lavorarci su, come la sua donna gli aveva ordinato.

Goemon, mentre si dirigeva verso la sua stanza, non mancò di sorridere a Jigen che, inconsciamente ricambiò… per poi ritrovarsi lo spesso fodero legnoso della katana ritto in testa! “TACK!” e un insulto in giapponese “Sei un rimbambito”.
 

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27 Luglio, 1982.

Erano le tre di mattina, la casa era ancora avvolta nell’oscurità.
O meglio, la camera di Mary era ancora al buio. Lei si era appena svegliata.
 
Controllò una minuscola finestrella: la strada era libera e inumidita dal temporale, ma aveva finalmente smesso di piovere.

Poteva andarsene ora, senza che nessuna l’avrebbe vista...

 
Per evitare di avere ripensamenti, raccolse in fretta il suo zaino e, trattenendo le lacrime, aprì la porta della sua stanza.
Andò fino in salotto… e quando ci arrivò fu colpita da un piccolo particolare.
 
Lo schermo della TV era acceso, ma non vi erano programmi in onda… solo una schermata verdastra con una scritta in giallognolo:” Password:_ _ _ _ ...”.
 
Si avvicinò ad esso, e trovò qualcuno russare sdraiato sul divanetto di fronte alla tele.

Lupin era immerso nel suo mondo dei sogni, Mary era sicura che fosse crollato dal sonno dopo almeno una quarantina di tentativi andati a vuoto, a giudicare dalle tazze di caffè che vedeva appoggiate a terra.

Spostò ancora i suoi occhi su quella scritta luminosa. Password.


Dette uno sguardo al Commodore, abbandonato ai piedi del divano. Girò la testa per guardare Lupin.
 
Erano stati gentili con lei, le avevano anche permesso di evitare di vagare sotto la pioggia, concedendole di restare per l’ultima notte con loro.


Doveva ripagare quel favore.

 
Spostò le tazze vuote per farsi spazio davanti allo schermo, e raccolse il Commodore.

Si sedette gambe crociate sul pavimento e, posizionato il minicomputer su di esse, si sfilò lo zainetto e ne trasse fuori il suo diario rilegato in cuoio. Lo aprì, sfogliandolo intensamente, fino a che non trovò quello che stava cercando.
 
Estrasse dei fogli e bigliettini, diede loro una rapida occhiata e, appoggiandoli alla sua sinistra, riavviò l’accensione del dispositivo. Ad un tratto, prima che il computer potesse avviare il software di base, Mary fu pronta a schiacciare tre tasti in rapida sequenza.

Una schermata nera con dei codici bianchi le apparve d’innanzi.
 
Digitò un rapido comando e premette il tasto Invio.
Una serie di diciture ne scaturirono fuori. Continuò a digitare sulla tastiera, fino a che non trovò il suo vero obiettivo.

Identificò nella lista della memoria fissa la posizione della password:” Uh, furbo il ciccione, ha bloccato il computer dal Bios e non dal Software!” rimuginò mentalmente.

Aprì il contenuto della scritta selezionata. E una sequenza di cifre, alternate tra il numero 1 e lo 0, apparve istantaneamente, luminosa come un flash!

 La ragazza buttò il capo all’indietro:” Sudicio bastardo! Non solo hai criptato la password, ma anche tutte le sue informazioni sulla ROM!” strillò esasperata la voce nel suo cervello ”…questo sarà un lavoretto più lungo del previsto”.
 
Espose alla luce della TV i suoi appunti, sfogliando foglio per foglio, per trovare la parte che gli interessava in quel momento.

Non appena trovò la pagina desiderata la mise in bella vista davanti a sé e, presa una biro e un fogliettino di carta dal suo zaino cominciò a lavorare: man mano che si aiutava a decriptare il linguaggio binario con i suoi appunti, annotava sul fogliettino a destra in un linguaggio alfanumerico il contenuto di ciò che stava leggendo.
 
Passò una buon’ ora prima che finalmente poté arrivare a trovare la tanto agognata Password. Fremette dall’eccitazione quando la finì di tradurre.
 

Ora restava solo una cosa da fare. Riavviare il computer e vedere se la Password era corretta.

 

 Intanto, si cominciava ad intravedere uno spiraglio di luce rosea dalla finestrella della camera di Jigen.

Il pistolero era già sveglio.
Si alzò dal letto, stiracchiandosi.

Lanciò un’occhiata al suo Rolex. Erano quasi le 5.
Non aveva chiuso occhio tutta la notte, animato nel profondo da un terribile pensiero. Quello che gli salì in gola quando, uscito dalla sua camera, si avviò in quella dirimpetto.

Bussò lievemente… si decise ad aprirla.
 
Vuota.
 

Mary non c'era più.

 
Camminò a capo chino, verso la porta dell’appartamento, voleva uscire da quella casa.


Quando, fermatosi di colpo, sentì del rumore provenire dal salotto. Era come un ticchettio, rapido e irregolare. Un rumore che non era naturale.

Estrasse la sua Magnum e silenzioso si introdusse nel piccolo corridoio che sboccava nel salottino. Il rumore proveniva da lì!

Si nascose dietro una parete ma… non notò nulla di sospetto. Percepiva la fonte del rumore dietro al divano.
 
Ripose la pistola con una lieve smorfia:” Quel pazzo di Lupin starà ancora smanettando su quell’ammasso di circuiti…” rifletté tra sé.


Volle avvicinarsi comunque al divanetto, per vedere se i suoi tentativi avessero portato qualche sviluppo produttivo…

 
Maria intanto aveva ri-avviato il sistema, aspettava solo che la schermata di richiesta Password apparisse.
 

-“Eccola!”
 

Digitò decisa la parola chiave appena scoperta e inspirò a fondo, quando premette il pulsante Invio sulla tastiera…

 

…nello stesso istante Jigen si accorse della figura immobile di Lupin, dormiente sul divano, e dei capelli castani della ragazza a gambe crociate, davanti alla TV.

 
Lo stupore di rivederla non poté essere contenuto e, senza indugio, cacciò uno strillo di gioia:MARIA!


Inutile dire che alla ragazza salì il cuore in gola dallo spavento e terrorizzata urlò di paura, girandosi verso chi l’aveva chiamata.
 
E
per incorniciare quel magnifico risveglio mattutino, anche Lupin si svegliò di soprassalto, aggiungendo anche lui una bella serie di urletti da fare invidia a un soprano!


Ansimando per riprendere fiato, si girò verso Jigen che, allibito guardava verso Mary:” Sei… sei ancora qui...!
 

Mary cercò di diluire l'affanno respirando regolarmente ma, fissando accigliata Jigen, prese la prima cosa che le capitò sottomano e, con una forza inaudita, la scagliò in faccia al pistolero.


Una spessa tazza di caffè centrò in pieno la fronte del ragazzo, che cadde al suolo con un sonoro tonfo:” Mi hai fatto prendere un colpo, deficiente!”

 
La ragazza si mise a raccogliere i suoi appunti, sparsi per terra, quando si sentì due occhi puntati addosso.
 
Lupin spostava velocemente lo sguardo tra lo schermo della TV e il viso paffutello di Mary, per infine soffermarsi su quest’ultimo.

La ragazza notò che aveva i capillari degli occhi esplosi... il che gli conferiva una certa aria da tossico-dipendente.
 
-“ Ti senti bene, Lupin…?”
 

Il ragazzo replicò, con la bocca ancora impastata dal sonno:” Cosa… come… come hai fatto…?” indicando lo schermo.

 
Mary si voltò.

Lo schermo della TV non era più nero e bianco. Ora presentava uno sfondo arancione, delle icone digitali, dei collegamenti per certi programmi, delle cartelle dati…

 

Sgranò gli occhi, rimase senza fiato: “ Ce l’ho fatta… l’ho sbloccato!”

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Capitolo 22
*** L' Ultima Carta ***


Salve a tutti! Ebbene si, non sono morta!
 
Rispondo già che è stato un periodo pieno di... Novità. Studio, lavoro, sport, blocco dello scrittore, cazzeggio, fidanzato, ancora blocco dello scrittore, ancora studio eee via cosí.
 
Questo capitolo risale all'incirca a un anno fa, almeno sono contenta che sia riuscita a pubblicarlo finito.
 
Ho intenzione di finire la storia ma ho bisogno di un vostro consiglio... Che vi chiederó a fine capitolo.
(Piccolo sunto dei capitoli addietro: Mary purtroppo non è adatta alla vita spericolata dei quattro ladri e decide di lasciare il gruppo. Ma inaspettatamente riesce a sbloccare il Commodore che avevano rubato alla New Genesis e... Questo capitolo segnerà una nuova svolta per la banda)
 
Buona Lettura :)
 
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-"Ma che sta succedendo qui?!".
 
Goemon si precipitó verso la fonte di tutto quel trambusto, seguito da Fujiko in camicia da notte.
Lo spettacolo che gli si paró davanti fu abbastanza controverso.
 
 Jigen disteso a terra, mezzo svenuto, agitava solo le dita e contorceva il viso in mille smorfie diverse, come preso da un tic frenetico. Una strana macchia blu cominció a formarsi sulla sua fronte, dove vi erano presenti anche dei... cocci di ceramica?!
 
Sempre più confusi si girarono verso Lupin, dagli occhi stralunati, che immediatamente focalizzó Fujiko in quella semitrasparente vestaglia.
 Il testosterone annebbiò l'unico neurone logico del ragazzo, che prese ad ulularle dietro e ad inseguirla per tutta casa:" Fujikoooooooo!!! Vieni qui dal tuo Lupin, bella topolona miaaa!".
 
La ragazza spaventata si ritrasse dietro Goemon che rapido lo immobilizzò, prendendolo per la camicia e dopo un sonoro ceffone lo avvicinò a sé, sibilando gravemente:" Stai a sentirmi bene. Sono leggermente incazzato di mio stamattina, e potrei uccidere qualcuno contro la mia volontà. Ora, o mi dai una spiegazione del tuo strillare alle tre di mattina, oppure quello sfortunato qualcuno sarai tu! Parla!"
 
Quello schiaffo, in qualche modo, fece rinsavire il ladro, che scuotendo la testa, rimise a fuoco le idee:" Eheh.. Non c'é motivo di essere in collera, mio caro Goemon" esclamò girando la testa verso la televisione.
 
Gli occhi inarcuati del giovane samurai si spostarono nella direzione indicata, per poi distendersi in un'espressione di stupore:" Hai sbloccato il computer..."
 
-" Errore. Non sono stato io..."
 
Maria era rimasta in silenzio per cercare di svignarsela alla prima occasione.
 
Voleva comunque chiudere con quella faccenda, quello del computer era solo un favore. Ma non poteva piú sgattaiolare fuori senza sperare di non essere vista.
 
Fujiko le si piazzó davanti proprio quando stette per fare uno scatto verso la porta, costringendola ad indietreggiare:" Non cosí in fretta, signorina! Ora mi spieghi come diamine hai fatto a sbloccare quel coso!". 
-" E perchè dovrei dirtelo?".
-" Sai una cosa? Tu non solo non mi sei piaciuta dal primo momento in cui ti ho vista, ma ci nascondi tante cosucce su quello che sai e chi veramente sei, e ciò non è augurabile in un team di ladri come noi..."
-"Ma sentitela, parla proprio la doppiogiochista per antonomasia!" esplose Mary, stufa di essere additata da quella donna così altezzosa.
-" Come hai osato chiamarmi, stupida bimbetta scappata di casa?!"
Maria non ci vide più:" Prova a ripeterlo se ne hai il coraggio, tette di silicone!" e il suo pugno sinistro falciò quel minimo spazio tra lei e Fujiko.
 
Venne però bloccato dall'intervento di una mano che sbilanciò il colpo e lo portò in basso.
 
Mary guardò con odio colui che l'aveva fermata ma questo con voce roca e guardandola negli occhi l'anticipò:" Calmati, non ne vale la pena...". 
 
Jigen non sapeva perché l'avesse fermata. 
In effetti aveva sempre sognato di vedere un giorno il bel visetto di Fujiko venire pestato a sangue da una donna. Ma non era dell'umore quel giorno, e non per la botta ricevuta, ma mosso dallo stesso intento della ladra.
 
 Voleva scoprire di più su Mary, e sul come fosse riuscita a sbloccare il Commodore.
-" Lascia stare Fujiko, tutti noi siamo un pó curiosi di scoprire come tu abbia fatto ad indovinare la password... Non credo sia stato solo un caso, eh?" la guardò Lupin.
 
Maria era molto confusa:" Non capisco, perché volete sapere come ho fatto?! Non vi basta il fatto che sia riuscita a farlo?"
-" Tranquilla Mary, non vogliamo metterti ansia..." esclamò pacato il ladro dalla giacca rossa "... Guarda, se ci spieghi come hai fatto poi potrai essere libera di andartene. Niente più domande, niente obiezioni. Libera. Ti chiedo di spiegarmi solo questo tuo piccolo trucchetto col computer, sai potrebbe sempre tornarci utile oggigiorno. Ok?"
 
Maria dopo aver guardato i volti dei tre ragazzi espirò sconsolata e, sedendosi sul divano, prese il Commodore in braccio e cominciò a spiegare i passaggi che l'avevano portata a disattivare i vari blocchi e decodificare la password. Ma Lupin non era soddisfatto:" Dove hai imparato tutte queste cose? Sui libri? Da un professore o uno studioso in particolare? Per imparare tutte queste nozioni lo dovrei sequestrate per mesi, sto già andando in confusione sui termini che hai usato!". 
 
Maria ridacchiò:" Ho imparato tutto questo da uno studente... Ma ti sarà difficile rapirlo... Non so più neanche io che fine abbia fatto ora..."
 
La ragazza prese dallo zaino il suo fidato diario e ne estrasse una foto, mostrandola a Lupin:" Quel ragazzo é Matthew… il ragazzo più sveglio che abbia mai conosciuto".
-" Questo ragazzino qui?! Un genio dell'informatica?! Mary, mi sa che hai sbagliato foto..."
-" Ti assicuro che é stato lui il mio insegnante e fidati, nonostante avesse solo una ventina d'anni la sua velocità di pensiero rispecchiava esattamente tutto ciò che creava, soprattutto i primi prototipi di calcolatori, molto spartani ma veloci ed efficienti... Mi istruì nelle componentistiche di un computer, come assemblarle e che linguaggi usare per interagire con le macchine...-" sospirò -" ... Confesso che mi manca molto...".
-"Eeeeeeh, tutte le storie d'amore finiscono, fattene una ragione mia dolce Mary. Chiedilo a Jigen, lui lo sa bene! Ihihih" scherzò allegro Lupin, parando istintivamente il pugno che Jigen gli assestò sulla spalla.
 
-"Storia d'amore? Oh, no no no, non era il mio fidanzato, era un mio amico! É il figlio del padrone dell'hotel per cui lavoravo. Non ci sopportavamo all'inizio, ma col tempo imparammo a conoscerci e diventammo amici... Un giorno poi suo padre, il Signor Pork.. Ehm, Park, gli ordinò di intraprendere la carriera militare, di entrare in accademia e di diventare un Marine. Matthew ha sempre odiato le armi e la guerra, pur portando rispetto ai corpi militari non aveva nessuna intenzione di arruolarsi. Il suo sogno era diventare un ingegnere elettronico, voleva costruire computer sempre più potenti... Morale della favola, il padre lo cacciò di casa, sbattendolo nella prima accademia navale... Non lo rividi più da quel giorno... ".
 
-"Oh... Mi dispiace" esclamò Lupin dando ancora un'occhiata alla foto, osservando i tratti del ragazzo. 
-"Si si, che storia commovente, bla bla bla...". Fujiko scansò in malomodo Mary dal divano, le strappò di mano il Commodore e cominciò a pigiare dei tasti:" Non ci vuole niente a usare un computer! Da qui in poi ci penso io...".
 
La donna continuava a digitare sulla tastiera, sibilando a denti stretti:" Dai... Vieni fuori... Uh! BINGO!" esclamò ad un tratto battendo le mani "Sapevo che quel ciccione teneva i suoi segreti qui!".
Tutti si avvicinarono allo schermo, leggendo il documento che Fujiko aveva aperto.
 
-"I barattoli di fagioli Campbell di Andy Warhol?! Sono in realtà completamente d'oro sotto l'etichetta che li ricopre?! WOOOHOOO!!! Che meraviglia!". Lupin divenne euforico. "Dove si trovano?", 
-"Al MoMA di San Francisco", sentenziò Fujiko
-" Perfetto! Preparate le valigie! Andiamo a prenderli tra cinque giorni! Yeah!", 
-"Non cantare vittoria troppo in fretta tesorino".
 
Fujiko scosse la testa mentre elencava tutti i sistemi di sicurezza del museo:" Telecamere a circuito chiuso in ogni piano, collegate con rilevatori di luce, calore e onde sonore! Hanno appena installato un sistema di antifurto ai laser intermittenti, impossibili da intercettare da qualsiasi paio di occhiali speciali! Ed è tutto collegato da un generatore alimentato a batterie, quindi non possiamo nemmeno togliere la corrente per eliminare il tutto! Ci vorrebbe un miracolo!"
 
"Nah, basta disattivare le batterie...". Maria stava riordinando gli appunti nell'agenda e, sovrappensiero, rispose alle lamentele di Fujiko "...di sicuro saranno sotto controllo di un calcolatore client, avranno posizionato il server in un luogo sicuro, all'esterno della struttura probabilmente. Trovate il server, entrate nel sistema e segnatevi la password, vi servirà per riavviare la memoria centrale e spegnere tutto l'ensemble delle telecamere e sensori di sicurezza". 
 
Ci fu un lunghissimo minuto di silenzio, mentre i quattro ragazzi fissavano con gli occhi sbarrati la giovane donna che, zaino in spalla, si dirigeva verso la porta.
 
-"Oh no, sarei un cretino se mi lasciassi scappare questo alfiere travestito da pedone".
 
Lupin capì in un attimo che non si era sbagliato su quella timida ragazza, era convinto che prima o poi avrebbe scoperto la sua vera natura: Maria non era adatta allo scontro aperto, non aveva lo spirito combattivo di un ladro, ma al contrario aveva l'intelligenza e la discrezione di un hacker.
 
Aveva sbagliato a collocarla sul palcoscenico insieme a lui nel loro ultimo colpo alla New Generation, il suo vero posto era dietro le quinte, la sua indole manovrare il sipario e senza di lei non si sarebbe levato alcun tendone che gli avrebbe aperto la strada verso il loro prossimo obiettivo.
 
Con passo felino si interpose tra la porta e la ragazza, stringendo il pomello con una mano dietro la schiena e fissando Maria intensamente:" Maria Bienbella... Non ho capito un accidente di quello che hai detto poco fa ma non importa... Ti chiedo di perdonarmi...".
 
La ragazza alzò un sopracciglio mentre fissava gli occhi scuri del ladro davanti a lei. Quel sorrisetto che aveva le suggeriva qualcosa... Qualcosa di strano... Come se volesse dirle che...
 
La ragazza sgranó gli occhi:" OH NO,! NO NO NO NO NO!!!! ASSOLUTAMENTE NO! NON CI PENSARE NEMMENO! Mantieni la tua parola e fammi passare!"
-"Maria, ti prego, mi sono accorto di aver sbagliato quando..."
-"NO! Non voglio! 
-"Ascoltami per favore, ti chiedo solo un ultimissimissimo favorinooo..."
-"Stai diventando sordo?! NO! N O! Non voglio più causarvi guai, non sono adatta ad una vita come la vostra, non voglio rischiare più neanch'io! Ti ho detto quello che dovete fare, se non te lo ricordi sequestra un informatico e fattelo fare da lui!"
 -" Io mi fido solo di te!"
 
Calò il silenzio. I ragazzi avevano capito tutto ma nessuno era intervenuto.
 
É vero, Lupin aveva ancora una volta ragione: avevano davvero bisogno di lei per quel lavoretto con i sistemi di sicurezza ed era anche vero che non avevano tanto tempo per cercare un sostituto che sapesse di tecnologie moderne a quel livello.
 
Fujiko ammise a sé stessa che nonostante sapesse usare i computer non aveva la minima idea di dove mettere le mani sulle programmazioni basiche.
Goemon nascose un sorrisetto di pura gioia: Maria sarebbe restata ancora un pó con loro se avesse accettato di rimanere.
Jigen osservava la scena a braccia conserte, nascondendo i suoi occhi interessati sotto il cappello. Non voleva fare pronostici, voleva osservare il comportamento di Mary.
Era comunque speranzoso...
 
Lupin prese gentilmente la mano di Mary portandosela al cuore:" Maria... Ti chiedo scusa se ho azzardatamente coinvolto anche te nel nostro ultimo colpo, sono stato precipitoso e me ne pento. Sarò sincero con te, ho voluto testare il tuo livello di preparazione. Ma ho sbagliato a collocarti sul tavolo come parte di un Full... Ho vanificato il tuo vero potere e la tua vera abilità ed intelligenza, ammetto che per una volta ho sbagliato a valutare le carte da utilizzare in gioco...".
 
Maria lo fissava interessata e ingenuamente un po' estasiata: dove voleva arrivare con la metafora del Poker?
Lupin si accorse che stava catturando la sua attenzione e non esitò:" Ti chiedo ancora scusa se ti ho fermata, ma ho da chiederti un'ultima domanda, qualsiasi sia la tua risposta la accetterò e non ti tratterrò mai più, parola d'onore... Ti accorderò l'esatta metà del ricavato di quei barattoli se ci aiuterai ad eludere la sicurezza e ci insegnerai le procedure basiche per hackerare qualsiasi computer, così da non avere più nessun'altra scusa per bloccarti se cambiassi idea..."
 
Maria non si sentì allettata per i soldi, di sicuro le sarebbero serviti per gran parte dei prossimi anni ma quello che la stupì di più furono le prime parole di Lupin.
 
Io mi fido solo di te.
 
Si accorse che il ragazzo stava premendo la sua mano sul petto, all'altezza del taschino della camicia e la ragazza notò un piccolo bordo bianco spuntarne fuori. Estrasse quella che si rivelò essere una carta e la contemplò per pochi intensi secondi.
 
Maria sospirò quasi divertita, riconsegnando la carta:" Spero tu l'abbia giocato bene questa volta".
 
Si girò verso gli altri:" Beh, a quanto pare mi dovrete sopportare ancora per un po'... Domani se volete inizierò ad introdurvi al concetto di computer... Ora se permettete vi posso preparare la colazione..."
 
Goemon saltellò dalla felicità:" È rimasta! Siiii!!! Grazie Maria -san! Graz... Ehm.. Certo, certo, prendo volentieri una tazza di thè...".
 
Maria ridacchiò contenta, correndo a posare lo zaino in camera sua.
 
Tutti puntarono gli occhi divertiti su Goemon che imbarazzato e rosso in viso abbassò lo sguardo:" Che avete da guardare?!".
 
Jigen alzó finalmente la visiera d'innanzi agli occhi e scrutó Lupin, come per dire:" Quindi?".
 
Il ragazzo dalla giacca rossa sorrise soddisfatto e girò tra le dita la carta, mostrandola ai suoi amici:" Questa non si gioca mai da sola: uno di noi la dovrà scortare fino alla sala macchine, farla lavorare e portarla in salvo. E la partita sarà in mano nostra dal principio".
 
I ragazzi compresero all'unisono.
Capirono anche che Lupin aveva già pensato a come rimediare al suo errore, sennò non si sarebbero spiegati il perché di quella carta nel suo taschino... 
 
Un Jolly Joker.
 
 
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Ok, ecco qui le mie due idee:
 
  1. Continuo i capitoli (sperando di aggiornarli senza far passare secoli ma con una laurea in ballo la vedo un pó dura...)
  2. Il prossimo capitolo sarà un riassunto generale ma ben corposo dei prossimi capitoli fino alla fine della storia, in modo che possa chiuderla senza tenervi troppo in attesa. 
 
Che ne dite? Fatemi sapere! :) Inoltre ringrazio ancora tutti i miei lettori! Grazie ancora di seguirmi nonostante la mia assenza :) <3 

 

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