Aere Perennius

di _Calliope_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cosmogonia ***
Capitolo 2: *** Apologia ***
Capitolo 3: *** Elegia ***
Capitolo 4: *** Aporia ***
Capitolo 5: *** Teofania ***



Capitolo 1
*** Cosmogonia ***


Cosmogonia

Non sono sempre le stesse persone; non hanno mai gli stessi nomi. Però si riconoscono ogni volta, in ogni vita.

La prima volta non ha un nome da dargli. È tutto abbastanza confuso, in realtà.
(Creare l'Universo è faticoso. Nascere – soprattutto per la prima volta – è faticoso. Figurarsi fare le due cose insieme, crearsi e creare. La logica degli avvenimenti non è ancora molto chiara.)
"Chi sei?", gli chiede, quindi. Lui sorride.
"Non ho nome", risponde, "come non ce l'hai tu".
 "Io sono io". È una risposta quasi oltraggiata; chi altri potrei essere? Certo non uno di quei (piccoli, deboli) umani che solo ora cominciano ad aggirarsi su questa nuova terra. No, io sono altro, sono io. Io creo perché vengo creato.
(La parola "dio" non esiste ancora. Esistono albero e fulmine e acqua e fuoco e luce. Tutto è pieno di dèi.)
Il sorriso si allarga.
 "Allora", dice lui, "io sono non-io".
Io aggrotta le sue metafisiche sopracciglia. Com'è possibile? Non può esistere, qualcosa che non sia io. Tutto è pieno di dèi (anche se la parola non esiste ancora); tutto è pieno di me.
"Oh, andiamo", dice non-io, con tono quasi offeso, "non dirmi che non lo sai. Che non mi hai mai sentito".
E in effetti... c'era qualcosa, all'inizio. Qualcosa che si è spezzato ed è andato perduto. Ma pensavo che fosse semplicemente una necessità, che fosse stato distrutto perché io non fossi mai perfetto. Che sarei stato destinato a sentirne la mancanza per il resto dell'eternità. Un promemoria. E invece è qui, su questo giovane barbaro pianeta.
Senza preavviso, sorprendendo perfino se stesso, io si protende in avanti e inghiotte non-io nelle sue braccia gigantesche. Certo, certo, come ho potuto dimenticare? Non ho dimenticato. Non ho mai dimenticato. Non davvero.
Si tengono stretti a lungo. Quando finalmente si separano, il sorriso dell'altro (un nuovo nome; non-io, l'altro. Tutto è pieno di dèi) è diventato triste.
"Hai ragione, sai", dice. "Sei destinato a sentire la mia mancanza per il resto dell'eternità, come io la tua. Tutto quello che sei, io non sono, e viceversa. Non saremo mai una cosa sola".
I suoi occhi metafisici bruciano e la sua metafisica gola è secca; tuttavia, con la sconcertante certezza della conoscenza primigenia, sa che l'altro ha ragione. La lacerazione è necessaria; senza di essa non ci sarebbe nulla. Passeranno molte ere, e lui dimenticherà molte cose, prima che si ribelli e si sottometta di nuovo a questo semplice fatto.
"Non smetterò mai di amarti", dice; è una semplice constatazione.
"No", dice non-io, "neanch'io. È necessario".
Silenzio. (No, non davvero: l'intero Universo sta crescendo, e il silenzio non esiste. Questa è solo pace momentanea.)
"Ad un certo punto combatteremo, vero? E non la smetteremo mai".
L'altro sorride, indulgente. (Sorride sempre. Il cuore gli sta per esplodere, anche se è solo un cuore metafisico.)
"Lo stiamo già facendo".
Lontano, sulla Terra, il primo uomo perde la ragione (quel pizzico di intelletto che l'Universo gli ha assegnato). Non-io sorride, ed è bellissimo e terribile. Io ha paura ed è triste, ma (e questa è un'enorme fortuna) non è ancora stanco.
Silenzio di nuovo. Io e non-io osservano per un poco il giovane pianeta, e per la prima volta (la prima volta di una lunga serie) si crogiolano nella sensazione di avere il cuore irreparabilmente spezzato.
Tutto è pieno di dèi; gli dèi non sono felici. Gli dèi conservano l'ordine cosmico, e dunque non sono felici














NdA:
... sgrat.
So che avete molte domande. Le posso immaginare. Tenterò di rispodervi.
Che cosa ci fai qui? Fucked if I know. Chi sei? Callie. Hello. *agita manina* Non mangiatemi.
E SOPRATTUTTO, CHE COS'E' QUESTA ROBA??? NON LO SOOOOOORGH, non so cosa sia, so solo che sto diventando sempre più schizofrenica e metaforica e incomprensibile. Orribile. E questa cosa non c'entra una cippa con Thor. La mia unica giustificazione è che avevo in mente Thor e Loki mentre la scrivevo e, beh, penso che abbiate riconosciuto tutti io e non-io. I DON'T EVEN. SENTITEVI LIBERI DI PRENDERMI A CALCI, NON VI BIASIMERO'.
Questa specie di aborto poetico ha cinque capitoli. Tanto per sapere quanto sarà lunga la sofferenza. Buon anno e fatemelo sapere, se siete sopravvissuti. Cheers! :D Oddio.
~ Callie
P.S: titolo tratto da un carme di Orazio, visto che, come avrete notato, sono una classicara sfigata.

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Capitolo 2
*** Apologia ***


Apologia

Questa volta, non-io è un essere femminile.
Ovviamente, per loro due, il concetto di "sesso" o "genere" non ha senso, come nessun altro concetto umano, d'altronde. Possiedono le caratteristiche che gli essere umani attribuiscono loro; tra pochi secondi o qualche millennio o un paio di chilometri saranno completamente diversi, eppure saranno sempre loro.
Ma questa volta non-io è un essere femminile. È terrificante e materna allo stesso tempo; onnipotente ma benevola. Ha lunghi capelli sciolti e arti giganteschi e occhi saggi e antichi. È la Grande Madre. È la potnia. Accoglie Io con un sorriso furbo ma non ostile; un po' triste, forse.
"Sta arrivando il tuo tempo", dice. "Anche se non verrò mai dimenticata, i miei giorni stanno per concludersi".
"Regneremo insieme, come abbiamo sempre fatto", protesta Io.
"Certo, ma sai bene quanto me che alla fine uno di noi deve sempre risultare vittorioso, e l'altro deve attendere nell'ombra per un po', finché non giunga di nuovo il suo turno. La lotta è eterna ma anche l'esito lo è; solo quando gli umani iniziano a dubitarne possiamo di nuovo scambiarci di posto".
Io fa fatica a capire. Non è un dio (per quanto la parola non sia ancora nata) caratterizzato da ingegno o intelligenza o complessità; è un semplice dio guerriero dagli attributi semplici e necessari: è forte, resistente, virile, abile nella caccia e nella guerra. Queste sono le cose veramente necessarie, in fondo.
Ma il sorriso di
non-io gli parla di altro, di sostegno e aiuto, di astuzia e comprensione, di crescita e di morte. Ha qualcosa di familiare.
"Io ero te, sai, e viceversa. Un tempo", dice
non-io, senza smettere di sorridere. "Un tempo gli uomini pensavano che per sopravvivere fosse necessaria la collaborazione, e che certe cose fossero inevitabili e fosse insensato opporvisi, e hanno trovato nella donna l'involucro ideale di questi concetti. Ma il mondo cambia, come sempre, e adesso sei tu quello che meglio rappresenta gli uomini di questa era. Mi mancherà essere te, un poco", aggiunge ridendo.
"Tu sai cose che io non conosco", dice
io.
"E viceversa".
"Ma un tempo le conoscevo! Come posso averle dimenticate?"
"Perché tu ed io cambiamo con la razza umana. Io con la minoranza, tu con la maggioranza. La maggioranza scopre cose nuove e dimentica le vecchie; la minoranza ricorda le cose vecchie ma non si capacita delle nuove. Tu eri me quando ero la maggioranza, e ora mi hai dimenticata in favore di qualcos'altro".
"Mi dispiace".
"Non dispiacerti; è così che deve essere".
"Ci sono ancora persone che ti onorano?"
"Tutte lo fanno, almeno un poco, altrimenti non sarebbero
persone, non sarebbero umani. Semplicemente, tu hai un posto più grande nei loro cuori".
Che destino terribile, pensa Io. Ma non-io non sembra dispiaciuto (dispiaciuta?). Questa forma gli conferisce una comprensione profonda del mondo e dell'animo umano, ed è assente in lui (lei?) la lacerazione che Io ha visto all'alba dei tempi e probabilmente vedrà ancora innumerevoli volte fino al loro tramonto.
Io vorrebbe restare, ma ha dei doveri e sa che il suo tempo con non-io è limitato, per forza di cose. Lo (la?) osserva attentamente, ammirato, per un'ultima volta, cercando in qualche modo di assorbire un po' di saggezza e accettazione e comprensione. Non-io se ne accorge.
"Non è questo il tuo compito", dice, ed il suo sorriso è affettuoso. "È il mio. Tu devi combattere e cacciare e distruggere e conquistare. Ci rivedremo. Per ora, corri".
Io corre.
(Ma non dimentica.
Tutto è pieno di dèi.)
























NdA:

oops passagio dalla società matriarcale a quella patriarcale oops
No, volete ridere? Volevo fare questa specie di megaviaggio spiritual-metafisico tra le religioni più importanti di tutti i tempi e tutti i luoghi
E POI MI SONO ACCORTA
CHE LE UNICHE DUE RELIGIONI CON LE QUALI ABBIA UN PO' DI FAMILIARITA'
SONO QUELLA CRISTIANA E QUELLA GRECA PAGANA
I fail at life OTL
(no vabbè stavo leggendomi l'interminabile pagina sull'Induismo su Wiki e ho pensato ODDIO MA NON SO UN CAZZO DI STE ROBE COME FACCIO A FAR FINTA DI CONOSCERLE ALMENO UN PO' OH NO e poi ho lasciato perdere.)
Quindi sto un po' arrampicandomi sugli specchi. Spero che non vi dispiaccia troppo. (Ma ehi! Loki è una donna!) Se vi dispiace troppo, DITEMELO! Se invece non vi dispiace, DITEMI ANCHE QUESTO! Shalom :D
~ Callie

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Capitolo 3
*** Elegia ***


Elegia

L'umanità risplende; questo è uno dei suoi momenti più gloriosi, e non verrà dimenticato molto presto.
Quando si rivedono di nuovo, non-io ha un altro nome e guance rosse e occhi splendenti e una corona di edera e vite sul capo. Si fa accompagnare da donne danzanti e folli che ricordano a tutti questo è necessario. Non-io è necessario. Sono in ognuno di voi. Non potete ignorarmi. Accettatemi o perite. Le persone hanno ucciso in suo nome; a volte uccidono ancora.
Io invece è saggio, per una volta. Per una volta è il dio (la parola è nata, finalmente, qualche tempo fa) della guerra e della bellezza, perché la guerra è la bellezza. E sa, e capisce; questo è nuovo. Ma è sempre irruento ed appassionato. È sempre dalla parte dell'ordine. Certe cose non cambiano mai.
"Mi piace questa forma", dice l'
altro, facendo conversazione. "Questi uomini si rendono conto che siamo opposti ma necessari e che nessuno di noi è negativo per sua natura. Daranno questi nomi, i nostri, alle due parti eternamente in lotta nell'animo umano. Sono saggi, a modo loro".
"Animo apollineo e animo dionisiaco", dice
io – si chiama Apollo, adesso – e fa una mezza risata. "Hai ragione. Tu sei la follia e io sono l'intelletto, tu sei l'inganno e io sono l'onestà, io sono l'ordine e tu sei il caos. Ha senso".
Una pausa.
"Hanno anche trovato un nome per quella cosa, sai. φθόνος τῶν θεῶν. Invidia degli dèi. Invidiamo gli uomini perché, a differenza nostra, hanno la possibilità di essere felici. Per questo li tormentiamo".
Io
ride di nuovo. "Beh, su questo invece si sbagliano. Tu li tormenti. Io lo faccio solo quando se lo meritano. Per il resto me ne sto qui e li osservo e mi crogiolo nella tua assenza".
L'
altro sorride; è ancora un sorriso diverso. Non è quello giovane e quasi sincero degli inizi, né quello saggio e materno dell'ultima volta che si sono visti. Io sospetta che non-io sia invecchiato molto più di lui nello stesso periodo di tempo.
"Neanch'io lo faccio per invidia", dice a bassa voce. "Lo faccio perché è
necessario".
Io
gli passa un metafisico braccio intorno alle spalle; è un conforto infimo, e farà molto più male quando dovranno separarsi, ma almeno è qualcosa.
"Lo capisco", sussurra. "Non ho dimenticato".
"Ma lo farai", e la sua bocca ha preso una piega amara, "e lo faranno anche loro. Mi temeranno e mi odieranno e non capiranno che sono
necessario. E poi lo farai anche tu".
Io
non ribatte; sa che è vero. Quello che fanno loro, fa anche lui, e viceversa.
"Ti chiedo di perdonarmi in anticipo", dice solennemente. L'
altro ride.
"Lo farò anche se non me lo chiedi. Cos'ho da perdonarti? Anche questo è
necessario".
E anche questo è vero.
"Ma non oggi. Oggi capiscono, e capisci anche tu. Oggi sono più vecchio di te, e più naturale; tu, con la tua saggezza, il tuo ordine e la tua bellezza, vieni
dopo. Sei un'evoluzione. Io sono la base, la radice, e loro non se ne sono ancora dimenticati. Venite, Baccanti! Venite Baccanti, nello splendore del Tmolo dall'aurea corrente, celebrate Dioniso con i timpani che fremono cupi, onorando di evoè il dio dell'evoè tra strepiti frigi e grida, quando il sacro flauto dal bel suono risuona fremendo di sacre melodie scherzose, che si accordano alle erranti sul monte, sul monte; godendo, allora, come una puledra con la madre al pascolo, muove il piede veloce saltando la Baccante!"¹
La risata di non-io è troppo forte per le orecchie umane, ma qui non lo sentirà nessuno. Qui nessuno osa avventurarsi, perché qui è la dimora degli dèi, tra la Tessaglia e la Macedonia, sopra al mare, qui dove (non) si consumano nettare e ambrosia e (non) suonano le Muse. Qui ci sono solo due esseri immensamente vecchi e immensamente giovani che si amano troppo e sono troppo, troppo diversi, e dai quali dipendono le sorti dell'umanità.
Non-io corre sui fianchi del monte, e ride, e getta la testa all'indietro, e annega il lutto nella follia. Questa notte, durante i riti, indurrà l'ekstasis e l'enthusiasmòs nelle sue menadi, e forse reclamerà la vita di qualcuno, e sarà bellissimo e terribile come al solito.
Io lo guarda allontanarsi, come al solito; come ha sempre fatto e sempre farà. Non è felice; tutto è pieno di dèi, e gli dèi non sono felici.




















1: Euripide, Baccanti










NdA:


MISCHIARE CULTURA GRECA E MITOLOGIA NORDICA MALAMENTE RIVISITATA ARGH ARGH ARGH. Non so che dire. I have lost control of my life. (Però Dioniso è un dio figo.) Fatemi sapere che ne pensate! Cheers :D
~ Callie
P.S: φθόνος τῶν θεῶν si pronuncia circa “fthònos tòn theòn”. Molto circa. Also, questo è il motivo per cui non-io continua a ripetere che "è necessario" (e non smetterà molto presto, temo). Ananke esti etc. 

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Capitolo 4
*** Aporia ***


Aporia

Per una volta, è un dio della pace. Strano. È sempre stato un dio guerriero, in un modo o nell'altro.
(Chi vuole prendere in giro? Basta pochissimo tempo perché si accorga di essere sanguinario e crudele come al solito. Le persone uccidono in suo nome, torturano; lo fanno per la "pace". È sempre la stessa guerra, solo che ha un diverso aspetto.)
Guerra, dunque. Ma contro chi?
La risposta non tarda ad arrivare. Lui non è bello questa volta, ma subdolo, affascinante; conduce alla perdizione molti fedeli.
"Chi sei?", tuona lui, e la cosa divertente è che adesso si chiama Dio, con la D maiusola (e in migliaia di altri modi, ovviamente, ma questo è quello che, per qualche motivo, trova più paradossale).
"Non lo sai?", dice l'altro, e il suo tono è beffardo, sarcastico. "Ma come, mi hai creato tu. Ero il tuo preferito, la Stella del Mattino, il Portatore di Luce, e poi sono Caduto".
Io scuote la testa, impaziente. "Sai bene quanto me che questa è una semplice metafora, una storia che si sono inventati loro. Tu provieni da me, è vero, ma non ti ho creato. Chi sei? E perché sei votato al male?"
Gli sembra quasi –
ma no, è impossibile – di vedere una traccia di tristezza contaminare la sua espressione sarcastica.
"Dunque non ricordi", dice
l'altro, e la tristezza, o qualsiasi cosa sia, si trasforma in gelo. "Ti dirò quello che devi sapere, e niente di più. Non sono stato io a tradirti, ribellandomi; sei stato tu. Tu mi hai tradito, dimenticandoti di chi sono e di cosa rappresento. Io sono necessario. Per quanto ci provi, non riuscirai mai a distruggermi; vivo nel cuore del più devoto dei tuoi fedeli, nascosto, forse, disprezzato, ma esisto. Non dimenticartelo mai".
"Non deve essere così", dice
io, in un tono quasi implorante. Non-io sorride.
"Davvero?" chiede, e si avvicina. La sua voce si abbassa a un sussurro. "Non dimenticare,
Signore, che sono anche dentro di te".
Per questo non esiste obiezione. È vero:
l'altro è ovunque. Senza di lui, io non sarebbe un dio crudele e sangunario e guerriero; non sarebbe Dio. Senza di lui, gli uomini non sarebbero crudeli e sanguinari e guerrieri; non sarebbero uomini. È necessario.
Gli sembra di ricordare qualcosa. Ere precedenti, di perenne trasformazione, con l'umanità da osservare e un'unica costante al suo fianco: l'altro, suo uguale e contrario, suo necessario complemento. Ma la visione scompare in fretta; questa è un'epoca strana, e non c'è posto per l'equilibrio, per l'opposizione: il male deve essere calpestato e sconfitto, ad ogni costo.
"Vattene", dice quindi, "e sappi che dovunque andrai, troverai sempre me a sbarrarti la strada".
Non-io fa un inchino sardonico. "La cosa è reciproca".
E in un attimo, se n'è andato.
Io è turbato; sente di aver dimenticato qualcosa, di aver fatto un enorme sbaglio. Questo è strano, perché lui si ricorda tutto, è eterno (non, dice una vocina, immortale come altre volte, ma eterno: non è mai nato e mai morirà, ma c'è sempre stato e sempre ci sarà, in saecula saeculorum, amen).
Altre volte? Ci sono state delle altre volte? Più tenta di ricordare e meno ci riesce.
La verità è che Dio è un essere antico, e non ha nessuno con cui condividere il peso del mondo. La cosa che più desidera, se mai il Padreterno può desiderare qualcosa, è qualcuno con cui condividere questo peso. Ma non esiste qualcuno del genere, nel mondo o fuori da esso. Non si tratta sicuramente del suo figlio smarrito, del Portatore di Luce, di colui che è Caduto.
(È un'epoca strana e dolorosa e incredibilmente lunga; interi millenni ne fanno parte. È un'epoca in cui gli uomini rifiutano e temono quello che li rende umani, e dunque rifiutano sia io che non-io. Almeno, la maggior parte degli uomini. Dio soffre ed è incredibilmente, insopportabilmente solo. Lucifero, o il Diavolo come preferite chiamarlo, è ugualmente sofferente e solo. È un'epoca strana, ma non del tutto negativa, come tutte le epoche. L'umanità cresce, come fa sempre.
Solo,
Io si dimentica di non-io. Cioè, si dimentica di chi è, di quanto sia necessario. Spiega il suo comportamento con invidia o malvagità, ed è l'inizio della fine.)



















NdA:

Toh, guarda, blasfemie a caso.
... oops. (Spero che nessuno si offenda troppo e che Dio non sia troppo OOC. Quanto mi fa ridere sta cosa.) In ogni caso, se avete opinioni da condividere riguardo all'oBBroBBrio lì sopra, non esitate a farmelo sapere! :D Ci sentiamo prossimamente con quello che per la gioia di grandi e piccini sarà l'ultimo capitolo. Shalom!

~ Callie

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Capitolo 5
*** Teofania ***


Teofania
Si rivedono molte altre volte, e sono sempre diversi ma sempre uguali. Spesso si scambiano di posto, io diventa non-io e viceversa; ancora più spesso esistono in molti luoghi contemporaneamente. Sono Seth e Osiride; sono An e Namma. Sono Thor e Loki per ben due volte; sono Perun e Veles, yin e yang. Sono eterni e immanenti; sono nella mente e nel cuore degli uomini, e tuttavia separati da essi.Questo, ovviamente, finché l'Universo non finisce.
Non si trovano più sulla Terra da millenni, ormai; il vecchio Sole è esploso e gli uomini hanno trovato un altro pianeta su cui vivere. Hanno colonizzato gran parte dell'Universo, sono divenuti grandi e magnifici, ma ora è giunto il loro momento. Questo Universo è vecchio e deve essere distrutto.
Gli uomini non si arrendono, ovviamente. Vogliono sopravvivere. Ma ormai sono pochi, e immensamente deboli nella loro onnipotenza, e sanno, anche se non lo accettano, che è giunto il loro tempo. È un po' triste, vero, ma non lo sono forse tutti i cambiamenti? È necessario.
Io e non-io si incontrano per l'ultima volta in modo molto umano. Hanno sembianze umane e vestiti umani e corpi umani (ma occhi umani mai; nei loro occhi si vedono l'ordine del cosmo ed il suo caos primigenio, e non possono nasconderlo). Si sorridono da lontano, come vecchi amici, e si siedono in silenzio alla fine di tutte le cose.
Dopo un po', non-io osserva, quasi tra sé:
"Il mare è l'immagine migliore dell'Universo; guarda come dalla riva sembra innocuo, e come in realtà può essere traditore e più profondo di quanto si possa mai immaginare".
Io ride; è un suo attibuto, quello di essere gioioso e amante della vita.
"Guarda come sembra selvaggio e terribile, e come invece al suo interno si trova un ordine perfetto", dice, e le onde si infrangono sugli scogli. Non-io fa un mezzo sorriso.
Il vento, e il mare, e ali di creature che volano in lontananza. Era così all'inizio, pare giusto che sia così anche alla fine.
(E qualcosa di enorme che sta per succedere.)
"Temo di aver smesso di amarti, per un po'", dice io alla fine. È una cosa che gli rode dentro da millenni.
"Non hai mai smesso", dice non-io, sempre guardando il mare, "è solo che non te ne ricordavi".
Io ci pensa su per un po'. "Già, immagino che sia così". Poi ride di nuovo. "Sei sempre stato tu, quello intelligente".
Non-io si volta a guardarlo, e il suo sorriso si allarga un po'. "Beh, certo", dice, "sono io che li ho fatti evolvere, dopo tutto".
Io non riesce ad ignorare l'angoscia che gli morde il cuore. È angosciato per gli uomini, perché cosa ne sarà di loro, adesso? È angosciato per la sua metà, perché vuole chiedergli scusa, ma non può, perché era necessario che si dimenticasse (e al momento questa è una consolazione veramente minuscola). È angosciato per se stesso. Che ne sarà di me?
Ma non-io lo sa, come al solito. Il suo sorriso è quasi dolce (evento molto raro) mentre gli passa un braccio intorno alle spalle.
"Come tu sei il dio dell'inizio", dice, "io sono il dio della fine. E come tu mi hai guidato nell'inizio, io ti guido nella fine. Non ti dirò di non essere spaventato, perché la fine è sempre spaventosa; ma ti dirò che ne vale la pena, e che, soprattutto, è necessario".
Io fa un respiro profondo.
"La distruzione deve partire da noi, non è così?"
Non-io annuisce, e lo guarda negli occhi.
I confini più lontani dell'Universo cominciano a crollare.
I due dèi non smettono di guardarsi negli occhi finché non è tutto finito. È dal loro sguardo che inizia la distruzione. È sempre da esso che inizia la rinascita.
- o -
Buio. Vuoto. Nulla.
Un Essere che lentamente diviene Autocosciente e poi Cosciente e poi È.
Un dolore indescrivibile, una lacerazione. Qualcosa che si spezza e va perduto. (Qualcosa che non è mai veramente perduto.)
E tutto ricomincia da capo.

























NdA:
Non ho appena studiato Fichte. Noooo. Che andate a pensare.
Comunque. Voilà! Scusate per il ritardo ma STAMATTINA avevo una simulazione di terza prova che mi ha MANGIATO LA VITA per, tipo, una settimana (fucking exams, man. Fucking exams). Vi ringrazio infinitamente se avete avuto la pazienza di arrivare fin qui, regalo un muffin a testa a coloro che mi hanno sopportata fino alla fine e vi invito a dirmi cosa ne pensate di questa... specie di... cosa. Shalom! :D
~ Callie


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