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Lista capitoli: Capitolo 1: *** La verde stirpe è ormai perita... *** Capitolo 2: *** Ricordalo, Ginevra, ricordalo... *** Capitolo 3: *** La Stamberga Strillante *** Capitolo 4: *** Grazie Dobby!!!!!!!! *** Capitolo 5: *** La Procedura *** Capitolo 6: *** Nove rintocchi -prima parte- *** Capitolo 7: *** Nove rintocchi -seconda parte- *** Capitolo 8: *** La Porta di Quercia lucida si aprì ancora una volta *** Capitolo 9: *** Eroi *** Capitolo 10: *** Sono Potter, Harry James Potter *** Capitolo 11: *** La vita di un fratello *** Capitolo 12: *** Le lacrime del Serpente- Questa Verità *** Capitolo 13: *** Un angolo di paradiso *** Capitolo 14: *** Quello che ti dissi era vero, mia piccola Principessa? *** Capitolo 15: *** L'Unico Potter *** Capitolo 16: *** Il Tuo Sorriso *** Capitolo 17: *** Siete proprio Fratelli *** Capitolo 18: *** Per Sempre *** Capitolo 19: *** Che le Danze abbiano inizio! *** Capitolo 20: *** Quattro Parole ***
Capitolo 1 *** La verde stirpe è ormai perita... ***
Wecome To PageBreeze
E così iniziò tutto…
Era una bianca notte di dicembre quando il temibile mago
oscuro perse la vita, per mano di un giovane ragazzo e dei suoi cinque
amici…
La notte che tutti aspettavano da molto, molto
tempo…
La notte in cui ogni desiderio diventò
realtà…
La notte in cui tutti i maghi poterono
gioire…
…tranne cinque giovani
ragazzi…
“Non scherzare con il fuoco, Ron!!Sai benissimo che non è
morto!!”urlò una ragazza, rivolta ad un giovane mago, pietrificato dalla
paura…
Erano in un enorme stanza, simile alla sala grande di
Hogwarts, buia, chiusa…
Si poteva scorgere il cielo dalle ampie vetrate poste ai
lati, forgiate dall’inestimabile mano dei goblin di montagna, che rivelavano
squarci di nera volta celeste, rischiarata solo dalla flebile luce di poche
stelle…
Sei ragazzi, di età compresa tra i sedici e i diciassette
anni, ansimavano davanti alla figura di un uomo, steso a terra, in una posizione
innaturale, con un ghigno malefico dipinto sull’orribile
volto…
L’espressione di chi, prima di morire, aveva compiuto la
sua missione, aveva soddisfatto la sua sete di sangue, il suo bisogno di
potere…
Il crudo e nero marmo era intriso di sangue, qua e là
erano stati scaraventati diversi oggetti, mobili,
corpi…
Riflessi verde scuro si stagliavano verso il cielo,
ultimi segni di una stirpe ormai estinta…
Una ragazza dai lunghi capelli biondo pallido e dai
grandi occhi, era appoggiata allo stipite di un arco, guardando sconsolata la
sua bacchetta…
“Luna, ascoltami…ti prego ascoltami…”le disse stremato un
ragazzo bruno, alto, che la stava scuotendo
leggermente…
“No, no, no…”rispose lei, esasperata, afferrandosi la
testa con le mani…
I capelli oro chiaro si arruffarono e un rivolo di sangue
le sgorgò dalla ferita, causatasi in precedenza…
Una ragazza con i lunghi capelli ricci si lasciò
scivolare a terra, il contatto con il gelido pavimento la fece
rabbrividire…
Si guardò le mani. Lunghe dita affusolate erano coperte
dallo scuro liquido, sgorgato da decine di corpi, ormai
morti…
“Tu no, Hermione, tu non puoi arrenderti…tu no…”disse,
quasi tra sé e sé un alto e rosso giovane, adagiando un corpo a terra e
chiudendogli gli occhi…
Era solo un ragazzo, proprio come tutti loro, ma era
passato dalla parte sbagliata, era stato ucciso davanti ai loro occhi,
condannato per tradimento…
Era stato il signore Oscuro in persona ad ucciderlo,
freddamente, velocemente, con un solo ed ampio gesto della bianca ed ossuta
mano…
Due parole avevano segnato il suo destino, due parole lo
avevano visto morire
Amici miei…avada kedavra…
Aveva salvato i suoi compagni, fino a poco prima
nemici…
Il rosso si sedette di fianco ad Hermione,
sospirando…
“Ragazzi!!!Non vedete che non è morto!!!”urlò ansimante
una rossa ragazza, le sue mani erano ricoperte dal sangue, brandelli di carne,
la bacchetta le scivolò dalle dita alla vista di…
“Ma…è sparito!!!C-come ha fatto…”disse il bruno ragazzo,
avvicinandosi al centro della stanza…
“Lui, lui era qui, poco fa…”sussurrò ai compagni,
indicando un punto sul nero marmo…
“Lui chi?!?”esclamò sbalordito il rosso, osservando la
sagoma del defunto mago Oscuro più potente di tutti i
tempi…
Era un giorno come gli altri, ad Hogwarts,
tutto era tornato alla normalità…o quasi…
Dopo i festeggiamenti per la morte del più
grande mago oscuro di tutti tempi, la scuola era ritornata ad essere il
posto che molti studenti chiamavano fedelmente “Casa”.
Le gemelle Patil avevano talmente insistito,
che erano riuscite a convincere la madre e a tornare ad Hogwarts, molti
degli studenti che l’anno prima erano stati costretti a lasciare le loro
Case Magiche
erano stati riaccolti da queste ultime a
braccia aperte.
Ma una disgrazia era successa nella casa di
Godric Grifondoro, il coraggioso arteficie della casata degli audaci
Grifoni…
Un giovane era scomparso, un ragazzo che
aveva dato più di chiunque altro alla sua Casa. Alla sua
Famiglia…
Aveva combattuto contro i Mangiamorte,
perfino contro l’Oscuro Signore in persona, fin dal primo momento era
stato segnato…
Nel 1981, il 31 ottobre, tutto il mondo
magico aveva esultato per l’apparente morte di Voi-Sapete-Chi, ma non
aveva pianto per i Potter, per il loro giovane figlioletto, diventato
orfano in una notte…
Ma adesso era diverso, tutti si ricordano e
si ricorderanno, del grande Harry Potter, Colui Che Ci Ha
Salvato…
Harry Potter, scomparso dopo lo scontro con
Voldemort, ormai dichiarato morto dal Ministero…
Solo poche persone lo credono ancora
vivo.
Ginevra Molly Weasley, Grifone a tutti gli
effetti, molto simile ad un ex studentessa di Hogwarts, Lily
Evans.
Minerva McGrannit, astuta Capocasa dei
Grifoni,Professoressa di Trasfigurazione, Preside di Hogwarts dalla morte
del Gran Silente.
Nemmeno i suoi migliori amici pensavano che
potesse essere ancora vivo, avevano visto la maledizione scagliata su di
lui all’ultimo momento…
Sebbene nessuno l’avesse dimenticato, tutti
i maghi e le streghe della scuola non credevano ad una sua ricomparsa,
purtroppo.
Era un pomeriggio soleggiato di inizio
gennaio, sebbene la neve ricoprisse gran parte del parco molti studenti
erano all’aria aperta, contenti di potersi godere un poco di
sole…
Sabato era un bel giorno per tutti, si
aspettava la domenica, senza pensare alla scuola, ai compiti ed ai
Professori.
Quasi tutti gli studenti erano già
rientrati, pronti a prepararsi per la serata, contenti di esser riusciti a
strappare alla Preside il permesso di girare per i corridoi fino alle
undici di sera…
“Solo per una volta”aveva borbottato
la McGrannit, ma in fondo era
contenta di vedere i suoi studenti così allegri.
Solo una ragazza era rimasta in
giardino…
Aveva una divisa scarlatta, i capelli
fluenti erano liberi al vento, liberi all’abbraccio del cielo, in mano una
Firebolt…”HP”, c’era scritto…
A cavallo della scopa era un portento,
adesso si scagliava contro gli anelli del campo, livida di
rabbia.
-Perché nessuno capisce?!?Perchè nessuno ci
crede?!?!LUI NON E’ MORTO!!!!!!
Non mi ha lasciata sola, non può farmi
questo…
L’ho atteso per troppi anni, adesso che
l’avevo trovato…-
“LUI NON E’ MORTOOOO!!!!!!!!”i ritrovò ad
urlare la giovane
“AAAAAAAAAAAH!!!!!AARRRRRRRRGGGGGHHHHHHHH!!!!!!!!”
Si avventò sulla Pluffa, la scagliò verso
gli anelli, e ancora, e ancora…
Lacrime di rabbia e dolore bagnavano quel
viso così determinato…
“Non sei sola, mia cara Ginevra”disse
dall’alto del suo ufficio Minerva McGrannit.
“So che amavi Potter, l’ho letto nei tuoi
occhi il primo giorno che sei entrata in questa scuola…ho rivisto
la Grande
Lily Evans, la sua determinazione, la sua abilità, il suo
carisma…
Ma lui se ne è reso conto tardi, ma ama le
sfide, proprio come lui, il Giovane Cercatore, James Potter…
Ho guardato dentro il giovane Harry, quel
lontano primo settembre di sette anni fa, ti avrebbe amata, mi ricordo
ancora il discorso che ho fatto con la Professoressa
Sinistra e con la Professoressa
Cooman quella sera…”
“Come suo padre, di una rossa e abile strega
si innamorerà, mai più la lascerà…
Stretta tra le sue braccia rimarrà…per
sempre…è scritto nelle stelle…”
“Queste sono state le loro parole, mia cara
Ginevra, aspettalo…”
Un ragazzo arrancò nella candida neve, macchiata dal suo
scuro sangue.
Era ferito ad una gamba ed alla schiena, due solchi
profondi segnavano il corpo di colui che ci ha
salvato…
Il Prescelto, il Bambino che è
Sopravvissuto…
Harry Potter…
“Bene, sono quasi guarite, puoi ritenerti fortunato,
ragazzo mio!!Potrai uscire…”Si interruppe a pensare…”Anche stasera si, anche
stasera!”si disse Harry, pensando a come sarebbe stato riaffiorare all’aperto
dopo settimane di convalescenza, come sarebbe stato rivedere delle persone
felici, veramente…
“Chissà se tutti mi credono morto…”un velo di tristezza
invase le parole del ragazzo.
Piano piano si alzò, mosse il primo passo, la gamba era a
posto.
Meno male, adesso doveva solo trovare l’uscita, a carponi
tastò le pareti della stanza, cercando la luce.
-Una maniglia!!!Fantastico!!-pensò raggiante il ragazzo e
spinse la porta…
Si sentì travolgere dall’aria pungente dell’inverno,
piccoli fiocchi argentati si poggiarono lentamente sulle sue
ciglia…
Finalmente era libero!!!
Corse follemente intorno a quello che era stato il suo
giaciglio per settimane, per lunghi giorni di agonia, dolore e
paura…
E poi si accorse di dove
fosse…
°*°
“Ron, devi dire a tua sorella di rientrare, comincia a
fare freddo, non puoi permetterle di rimanere al freddo ed al gelo all’inizio di
Gennaio…!”disse Hermione, appena entrata in sala
grande.
Silenzio da parte del
ragazzo…
Un silenzio pieno di paura ed
apprensione…
Ron e sua sorella non si parlavano più da quando il
ragazzo aveva dichiarato la morte di Harry…
Ginny si era sentita tradita, aveva ripetuto più volte al
gruppo che non era scomparso, era ancora vivo, ma gli altri
ragazzi…
Forse avevano pensato che li avesse abbandonati, che li
avesse lasciati al loro destino, da soli.
O forse il dolore era troppo forte…
Troppo tremenda la verità da sopportare, troppo dura la
realtà da superare…
“Hermione…io…è abbastanza grande per capire quando deve
rientrare..”sviò il ragazzo, servendosi di pollo arrosto e patate al
forno.
“Ma…Ronald!!!è tua sorella!!”ribattè Hermione, seccata,
evitando una forchettata di pasticcio di carne lanciata da
Pix.
“Se non sbaglio non parla nemmeno con te, vero
Herm?!?”disse pungente Ron.
“Si…ma…è un’altra cosa…”abbassò lo sguardo verso il suo
piatto, tristemente.
“Su, dai ‘Mione, io…non volevo, dai, dai su…”la consolò
il ragazzo, battendole amichevolmente una mano sulla
spalla.
°*°
Harry si trovava fuori da un posto che conosceva molto
bene…
Il professor Lupin lo aveva usato molte volte, durante la
sua permanenza ad Hogwarts.
Un locale che, secondo molti studenti della scuola, era
infestato da fantasmi, paurosamente spettrale…
La Stamberga
Strillante…
“Io…Hogwarts, Hogwarts è vicina!”urlò di felicità il
ragazzo, saltando tra la neve.
Dopo poco rientrò, deciso a percorrere il passaggio segreto, per poi
arrivare al Platano Picchiatore, nel giardino della scuola di magia.
grazie a tutti per avermi suggerito e
recensito...
“Su, Ginny, calmati”si disse una ragazza dai lunghi
capelli rossi, prima di entrare in doccia.
Dopo un lungo ed estenuante allenamento, una cascata di
acqua calda è quello che ci vuole.
“Peccato che non riesca ad arrivare in tempo per la cena,
andrò nelle cucine, da Dobby e Winky, avranno di sicuro qualcosa che avanza”si
consolò, slacciando la cintura dell’accapatoio
candido.
Era di Harry.
Le lettere HP erano cucite con un filo
dorato sulla tasca sinistra.
Ginny lo stringeva a sé quando si sentiva sola, quando
aveva bisogno di affetto.
E in quel periodo lo teneva sempre con
lei.
La ragazza aprì il rubinetto della doccia ed
entrò.
L’acqua era piacevolmente bollente, la sua pelle
gelata.
Era stanca morta, tutte le ore di lezione erano
insopportabili senza di lui, senza i suoi amici.
Oramai stava sempre in Biblioteca, a studiare per
distrarsi, per dimenticare quel terribile Natale.
Non mangiava quasi mai, non si divertiva, ma
volava.
Volava sempre, ogni giorno, alla stessa ora, per
ore.
Sapeva chela
McGrannit la osservava dal suo
studio, l’aveva scorta un paio di volte, guardarla con interesse, coperta dal
suo mantello nero carbone.
Si era allenata per tutti i ruoli, come Portiere non era
male, una grande Cercatrice, buon Battitore ed un eccezionale fuoriclasse
Cacciatrice.
Il suo bagno schiuma ai fiori di campo irradiava l’aria
di un dolce profumo.
Ginny respirò a pieni polmoni, prima di uscire dalla
doccia.
Si rivestì velocemente con la divisa, afferrò
la Firebolt
di Harry, la sacca e si avviò a grandi passi verso la
scuola.
“Mi manca tanto la mamma, non doveva finire così, no, no
per lei e per i Paciock…”sussurrò tristemente la ragazza, ricordando quella
notte d’inferno.
I Paciock.
Molly Weasley.
Draco Malfoy.
Mr Lovegood.
Uccisi tutti cruentemente dai Lestrange e dai
Malfoy
Draco, torturato dagli zii e finito da Voldemort in
persona, soltanto perche li avea salvati, dichiarando la sua fedeltà a
Hogwarts.
Finirono i coniugi Paciock, al San
Mungo.
Il signor Lovegood, mentre salvava la figlia dalle
grinfie di Avery.
Molly Weasley.
L’unica a cui è stato regalato il privilegio di
combattere, una contro tre.
Stava proteggendo i gemelli e Arthur, feriti da
Dohlov.
Pochi minuti dopo era morta.
°*°
Harry era riuscito a sorpassare l’unico ostacolo che lo
tratteneva fuori dalla sua amata scuola. Era arrivato all’uscita del passaggio,
pochi passi e sarebbe stato libero.
Libero di rivedere la luce.
Il mondo senza Voldemort, la felicità sui visi degli
studenti.
Avrebbe avuto una nuova vita, avrebbe finito Hogwarts, se
solo non fosse per…
I rimasti Mangiamorte che lo seguivano
dappertutto..
Ecco perché si era nascosto.
Non poteva ammettere che facessero del male ai suoi
amici, ai suoi compagni, Professori…
A lei.
Ma nonostante tutto, varcò la soglia, e si ritrovò a
Hogwarts.
°*°
“Dov’è Ginny?”chiese Hermione, sempre più
allarmata
“Non so, non è arrivata”le rispose Lavanda Brown,
stizzita. “Per me, Ginny è schizzata. Molti dicono che la vedono allenarsi per
tre ore al giorno. Non mangia mai, studia solo e urla se qualcuno sussurra il
nome Harry Potter. Ma lei non è mai stata normale, lo sanno tutti, io, infatti,
non so come faccia a piacere a metà scuola, è strano, no?”aggiunse,
pettegola.
Hermione la guardò
silenziosamente.
Quella ragazza non le era mai piaciuta, sempre a
criticare gli altri e a pensare a se stessa.
Assomigliava ad una capra.
-Meglio non dare corda, andiamocene!!-pensò saggiamente
la ragazza, salutando la compagna con un cenno del
capo.
“Dove sarà!!!”disse ad alta voce, appena entrata in Sala
Comune.
°*°
Harry rimase sbalordito dalla visione che si stagliava di
fronte a lui.
L’enorme castello di Hogwarts era gremito di studenti
allegri e felici.
Molti di loro erano nel Parco, coperto di neve, a
studiare o semplicemente a chiacchierare con i loro
amici.
Una parte della scuola era ricoperta di edera, che le
conferiva un’aria più confortevole e antica.
Harry riconobbe la
Professoressa Sprite,
intenta a dare da bere alle sue piante, con Neville di fianco, impegnato a
prendere appunti.
Il ragazzo avrebbe voluto ardentemente correre dall’amico
e abbracciarlo, salutarlo.
Ma non poteva, non doveva mettere a repentaglio la vita
di tutti loro un’altra volta.
Si adagiò meglio sulle spalle il Mantello
dell’Invisibilità e si avviò verso il campo da
Quidditch.
Cinque minuti dopo, Harry stava camminando verso il suo
amato campo, quando vide una figura che si avviava verso la scuola, a grandi
passi.
Gli si gelò il sangue nelle
vene.
La gola gli si seccò e si sentì lo stomaco
rivoltare.
Era lei.
Ginny.
°*°
-Quanto vorrei che fossi qui con me, Harry!!! Sono sola
ormai, se tu non ci sei più!!- pensò Ginny,
tristemente.
Chinò il capo leggermente, quel poco che le permise di
vedere il tramonto dietro la collina.
Amava i tramonti, le ricordavano le sue giornate con
Harry, le ricordavano la sua dolcezza, tenerezza, le sue risate, i suoi
sorrisi.
Voleva rivederlo, poterlo toccare, abbracciare, potergli
sorridere tra i corridoi, come una volta.
Poterlo incontrare tra una lezione e l’altra,
clandestinamente, dentro un’aula vuota.
Baciarlo, sfuggirgli scherzosamente per vedere la sua
faccia triste, poi ritornare da lui, farlo felice.
Essere felici.
Entrambi.
°*°
Harry la vide.
Vide una chioma rossa correre verso il castello, una
esile figura allenata infreddolita e stanca.
Era la sua Ginny.
L’aveva rivista, finalmente, dopo giorni passati a
sognarla, sognare i giorni vissuti insieme, i tramonti visti mano nella mano, i
suoi sorrisi, dolci e pieni d’amore.
E adesso era a pochi passi da lei, avrebbe anche potuto
toccarla, avvicinarsi un poco e sfiorarle i capelli con una
carezza.
Ma in un lampo, il suo viso era scomparso dietro le mura
della scuola, così che la proteggano, sempre.
Ma a Harry parve di aver visto una lacrima, sul suo dolce
volto triste.
°*°
-Andiamo nelle cucine, non ho voglia di incontrare
Loro-pensò Ginny, varcando la soglia della Sala
d’Ingresso.
Per Loro, Ginny intendeva Ron, Hermione, Luna e Neville,
tutti i suoi amici, che avevano aiutato Harry a sconfiggere Voldemort e che
adesso non gli credevano più.
Scorse un gruppo di Tassorosso, ragazzine del quarto
anno, intente ad additarla e a confabulare tra di
loro.
-Ecco, anche per i Tassorosso sono una schizzata che
gioca a Quidditch tutti i giorni, studia come un’ossessa per dimenticarsi del
suo ragazzo morto…
Peccato che Harry sia vivo!! Ne sono sicura!!- pensò
decisa Ginny, avvicinandosi al ritratto con il cesto di frutta, per poi grattare
la panciotta della pera verde.
Dopo pochi istanti, il ritratto si spalancò rivelando il
lavoro frenetico di tutti gli elfi domestici, indaffarati a pulire piatti,
posate e calici.
“Ciao, Winky, vi disturbo?”Ginny salutò cordialmente una
piccola elfa, vestita di un grembiule a fiori rosa e verdi e di una camicetta
grigia sgualcita.
“Signorina, buonasera voi. Io portare cibo per sua
signorina?”chiese Winky, inchinandosi di fronte alla ragazza dai capelli
rossi.
“Si, grazie. Vorrei un pezzo di frittata, pane e
insalata, se è possibile”chiese gentilmente Ginny, sedendosi su uno sgabello di
legno
intagliato.
“Certo, io portare tutto quello che voi vuole”squittì
contenta l’elfa, e così dicendo scomparve tra una pila di piatti, tenuti in
bilico sulla testa diun elfo domestico.
“Dobby!”esclamò Ginny, avvicinandosi all’elfo, che
sobbalzò, rischiando di far cadere tutte le
stoviglie.
“Oh, Signorina, Dobby è onorato di vedere voi qui!! Dobby
può fare qualcosa per voi?”strillò Dobby, con un grande sorriso sul
volto.
“No, grazie. Ho già chiesto a Winky, Dobby”sorrise la
ragazza.
“Io però dovere dire qualcosa a voi,
signorina…
Harry Potter detto me che io dovere dire voi una cosa
importante. Venire qui, Signorina, venire qui!”la strattonò l’elfo, divenuto
serio improvvisamente, portandola dietro una pila di pentoloni
incrostati.
Ginny era sconvolta, Harry aveva detto qualcosa a Dobby,
per lei.
Il cuore le batteva forte, le mani le
sudavano.
“Harry Potter signore avere detto a me una cosa,
importantissima-”
“Si, Dobby, ho capito. Vai avanti!”disse Ginny, cercando
di trattenere la sua curiosità.
“Harry Potter signore dire me che…”squittì l’elfo,
torcendosi le mani, con un sorriso contento sulla faccia
bitorzoluta.
“Che?”lo incitò la ragazza,
impaziente.
“Che voi Signorina essere persona più importante per
Harry Potter signore, lui amare voi tanto, avere detto a me. Lui essere stato
molto geloso quando voi essere stata insieme a Dean Thomas, io essere arrabbiato
con Dean Thomas perché Harry Potter signore venire sempre qui di notte per
sfogare sua gelosia e a volte singhiozzare per voi, signorina!”bisbigliò Dobby,
velocemente.
Ginny era rimasta senza
parole.
Harry andava di notte nelle cucine, era geloso di Dean,
aveva detto ad un elfo domestico che lei era la persona più importante e che
l’amava tanto?
Wow!! Troppe rivelazion in pochi secondi, e poi Harry
adesso non c’era e lei…
Lei non poteva saltargli al collo e dirgli che l’amava
tanto anche lei, che anche lui era la persona più importante per
lei…
Ginny ringraziò Dobby e corse via,
piangendo.
“Ma…signorina, frittata e pane e insalata?”squittì Winky,
interdetta.
°*°
Una figura spiava dalla
finestra.
-Bravo, Dobby, ahi fatto quello che ti ho
chiesto.
Le hai detto che la amo, lei lo ha
capito.
Spero. Anche se è andata via piangendo, lei ha capito. Mi
fido- pensò un ragazzo con gli occhi color dell’erba smeraldo e i capelli
corvini perennemente spettinati.
Una cicatrice argentea risplendeva sulla fronte
illuminata dalla luna nascente.
Harry James Potter.
scusate se vi ho fatto aspettere tanto, ma sono stata al mare, dove non
c'erano computer nemmeno a pagarli miliardi (non che io abbia così tanti soldi,
intendiamoci!!!!!!)!!!
a Ginny w: hai ragione, scusa tantissimissimo!!! grazie millebaci
Ninny: aggiornerò più presto, promesso!!! difatti ho già pronti altri cinque
capitoli...bacibacibaci
Selene_90: peccato che non sia la tua coppia preferita, ma non
importa!!!!!!!! rispettiamo tutti le tue scelte, avrai le tue buone
ragioni!!!!!!!! baci baci
Ale_90:lo sto leggendo il settimo libro!!!!! di anticipazioni ne ho a
milgliaia, se vuoi ti mando una mail...
questo
capitolo, a mio parere, complica le cose, ma, nel prossimo, capirete
TUTTO!!!!!!!!!!
La
Procedura
La mattina dopo, Ginny si svegliò all’alba, ancora
sconvolta dalle rivelazioni della sera prima.
La trapunta dorata e scarlatta era caduta dal letto e la
ragazza tremava dal freddo.
I brividi le percorsero la schiena, coperta solo da una
leggera camicetta a fiori.
“Brrr!!!”sussurrò Ginny, raggomitolandosi contro il
piumino.
Un picchiettare energico svegliò la ragazza dal suo stato
di trance post sveglia.
“Si, arrivo, arrivo!!”brontolò lei, alzandosi di
malavoglia.
Raggiunse velocemente la finestra e spalancò le
ante.
Una folata di vento invernale entrò clandestino nella
stanza.
Ginny afferrò il gufetto e chiuse la finestra di colpo,
ritornando sotto le coperte.
Allungò le braccia per staccare delicatamente dalla
zampine del piccolo gufo una pergamena legata da un nastro scozzese e per
allungargli un biscottino.
“Mhh, vediamo, vediamo…”
“Alla
Signorina Weasley. Questa mattina alle 9.00 la prego di farsi trovare fuori dal
mio ufficio, per la
Procedura.”
-La proce…ah sì!! La Procedura!!!-pensò Ginny, alzandosi
velocemente, ignorando il gelo.
Erano le sette, meglio essere in anticipo,
va!!
°*°
Ron, Hermione, Luna e Neville ricevettero la stessa
identica lettera.
°*°
Harry aveva dormito dentro il nascondiglio del Platano
Picchiatore.
Ormai si era abituato a quel posto, angusto e
chiuso.
Si era svegliato di soprassalto, un incubo
tremendo.
Stava rivivendo gli attimi prima della morte di
Voldemort, quando Avery aveva cercato di attaccare Luna, quando Dolohov aveva
scagliato una Maledizione contro i gemelli e Arthur era corso a salvarli, quando
Draco aveva urlato davanti al Signore Oscuro che non gli era mai stato
fedele…
I Lestrange l’avevano torturato, Voldemort l’aveva
ucciso, senza preamboli, seccamente.
Ma il peggiore è stato quando Harry ha colpito l’Oscuro
Signore con l’Anatema Che Uccide, in pieno petto.
Voldemort aveva urlato, riso dal dolore
e…
Era riuscito a lanciare a Harry un Avada Kedavra, il
raggio smeraldino non aveva colpito il ragazzo per pura fortuna, mancandogli il
viso di pochi millimetri.
Tutti, però, l’avevano creduto spacciato,
morto.
Allora lui era scappato, per paura che i Mangiamorte
potessero seguire i suoi amici e fargli del male.
E adesso era di nuovo ad
Hogwarts.
Vivo.
°*°
Ginny si vestì velocemente, afferrò il mantello e uscì
dalla Sala Comune.
Erano le otto meno un
quarto.
Mancava più di un’ora dall’inizio della Procedura, poco
più di un battito d’ali.
°*°
Minerva McGrannit era seduta comodamente sulla poltrona
dell’ufficio del Preside, cercando di riordinare i
pensieri.
Tra poco sarebbero arrivati.
Tutti e dieci.
Era impaziente, voleva rivederli, abbracciarli, riaverli
vicino a lei.
Era il regalo più grande che una persona le avesse mai
fatto, in tutta la sua lunga vita.
Pochi minuti dopo, un velo trasparente divise la stanza
in due parti: una, ampia e vuota, l’altra rimase il solito ufficio rotondo, con
i Gargoyle e gli oggetti argentati posizionati ordinatamente sugli scaffali di
legno.
La
Preside si alzò di
scatto.
Lentamente, molto lentamente, al di là del velo,
comparvero dieci sagome indistinte.
Hermione, Ron, Neville e Luna si incontrarono alle nove
in punto davanti all’ufficio della Preside, pronti a
cominciare.
Non sapevano cosa li aspettasse, chi ci fosse dietro
quella possente porta di quercia lucida.
La Professoressa
McGrannit avevea detto loro che era
una cosa molto importante e che non si sarebbero dovuti permettere di
sbagliare.
Ginny arrivò poco dopo, in viso un’espressione dura,
impassibile davanti a quelli che un tempo erano stati suoi
amici
“C-ciao Ginny”biascicò Hermione, cercando di trattenere
le lacrime.
La rossa non fiatò, guardò negli occhi ciascuno dei
ragazzi, freddamente, e si appoggiò alla parete, fissando la
bacchetta.
La sua adorata bacchetta, l’unica che non l’aveva mai
tradita, mai.
Salice.
Dieci pollici e un quarto.
Hermione sbarrò gli occhi, le tremavano le labbra, era
sul punto di piangere e questo, Ron, lo sapeva
bene.
La abbracciò, d’impeto, cercando di
tranquillizzarla
Ginny non potè fare a meno di abbozzare un sorriso, da
sempre sapeva che quei due erano fatti l’uno per
l’altra.
La campana battè le nove in punto ed i ragazzi si
ridestarono di scattò.
Non potevano fallire.
°*°
Harry uscì dal suo nascondiglio, si stiracchiò sotto il
Mantello dell’Invisibiltà e inforcò gli occhiali.
Il suo sguardo si posò su di un’alta
guglia.
Ecco dove doveva andare, Silente gliel’aveva detto
precisamente.
Gliel’aveva detto la notte prima di morire, l’anno
scorso.
Era tutto programmato, ma lui era morto
e…
E per un attimo l’unica persona che sapeva del Piano
avrebbe voluto lasciar perdere, poi Harry l’aveva
convinta.
E tutto era filato liscio, finchè tutti non l’avevano
dato per morto.
Quella persona, allora, l’aveva esonerato dalla
Procedura, pensando che non ci fosse più nulla da fare, e aveva chiesto ad altre
sei persone di aiutarla.
Ma lui non era morto.
Questo non era stato tenuto in
conto.
Doveva correre, arrivare in tempo per la Procedura, e ce l’avrebbe
fatta.
Perchè lui era vivo.
Per monipotty: eccome se hai ragione!!! ne hanno un super mega galattico
bisogno!!!!!!!! ma manca poco...pochissimo!!!
Per HarryEly: grazie per i complimenti!! i miei genitori hanno sempre detto
che non ero brava a scrivere e che sprecavo solo tempo!! mi sa che si dovranno
ricredere se farò loro vedere le vostre recensioni!!!
Per ninny: grazie, aggiornerò più in fretta, promesso!!!!!
Per SakiJune: davvero?!? è la parte che ti piace di più?!?! pensavo che mi
avreste riso in faccia!!!!! ma ci saranno altre parti con Neville e...
Per Ginny W: sei gentilissima con me!!!!!!!!! grazie!!!! grazie!!!!!!
aggiornerò più in fretta per te e ninny!!!!!!!!!
garzie mille a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
ASPETTATEMI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
si asciugò velocemente le
lacrime e ritrovò la sua aria austera.
Un’altra persona, oltre alle sagome dietro al velo e
all’anziana donna era presente nella stanza, senza saperne il
perché.
“Remus, ti chiederai perché ti ho convocato qui, vero?
Bene, presto lo scoprirai, pazienta ancora un poco, Ninfadora non ha nulla da
cui preoccuparsi, non è successo niente di grave”disse calma la
McGrannit, aggiustandosi gli occhiali sul
naso.
“Io… va bene Minerva”si
arrese Lupin, apparendo dietro ad una
poltrona.
Dietro al velo, nove ombre
scure si guardavano intorno, sbalordite.
Solo una era calma e
paziente.
Sembrava conoscesse quel
luogo come le sue tasche.
DIN…
DIN…
DIN…
DIN…
DIN…
DIN…
DIN…
DIN…
DIN…
Nove rintocchi.
La
Professoressa
alzò il capo, guardando in
un punto imprecisato dietro il velo.
Poi lo trovò.
Il suo
sguardo.
Il suo
assenso.
Un cenno del
capo.
Era
pronta.
°*°
“Bene, iniziamo. Prima che entrino i Cinque, devo
spiegare la situazione al signor Lupin…si Remus, come puoi capire, non sto
parlando solo a te, anche se non le vedi, in questa stanza ci sono altre dieci
persone.
Sono qui grazie ad un mago,
un potente mago, che, tramite un incantesimo di Antica Magia Latina, è…”la donna
si interruppe, deglutendo.
Era in ansia, anche se non
sembrava.
“…è riuscito a ‘risvegliarle’ dal sonno eterno”concluse
la
Professoressa,
sussurrando.
Remus Lupin sgranò gli occhi, com’era possibile? Non si
poteva ‘risvegliare’ i morti!! Ma,
forse…
“Ma, è imp-”tentò di dire l’uomo, ma venne interrotto
subito da un gesto secco della Preside.
“Iniziamo…” lentamente si alzò dalla scrivania e si
diresse verso il centro dell’ufficio
rotondo.
Inspirò calma e chiuse gli
occhi.
“Draco
dormiens nunquam titillandus
Dissidio
, coniungo
Augeo
patronus
Levis
mors
Vitae
mors est
Fidelius
amicus
Savae”
Sussurrò la Professoressa
McGrannit, ritornando al suo
posto.
Una leggera polvere dorata
piovve dal soffitto, coprendo il
pavimento.
“Ora vi devo presentare i vostri Salvatori, cinque
ragazzi, studenti di questa scuola, coraggiosi maghi e abili streghe hanno
fallito nell’impresa in cui questi giovani ragazzi hanno trionfato”spiegò
solennemente la donna.
“Il primo ragazzo che vi presenterò è della casata di
Godric Grifondoro
che frequenta per il settimo
ed ultimo anno, è un amico, leale e fedele, il quale, durante il primo anno, è
riuscito a passare
la
Prova degli Scacchi ideata da me
medesima, dimostrando fine intelletto e
arguzia.
Giocatore di
Quidditch-”
“Potrebbe essere lui!!”sussurrò una voce, dietro il velo,
in modo che solo un’altra persona udisse queste ultime
parole.
“Portiere nella Squadra di Grifondoro, molto abile e
dotato, come il resto della sua famiglia.durante il secondo anno ricevette un
Encomio Speciale per i Servigi resi alla
Scuola.
Ha un carattere irascibile
ma è molto audace e coraggioso, non esita mai nell’aiutare persone in pericolo,
amici e sconosciuti.
A Dicembre ha contribuito
nel salvare il Mondo Magico da Lord Voldemort, uccidendo Antonin Dolohov e
Walden Macnair, due Mangiamorte molto vicini al Signore
Oscuro.
Prego, entri Signor
Weasley”concluse la
McGrannit,
calma.
La porta dello studio si spalancò, per poi richiudersi
rapidamente.
Sulla soglia comparve un
ragazzo alto e magro, dai capelli rosso
fuoco.
“EXPECTO PATRONUM!!!”gridò
il giovane.
Un grande falco d’argento uscì dalla bacchetta di Ron,
volando alto per la stanza.
Le sue enormi ali erano
leggere e fluttuanti, il muso dell’animale dolce e
tenero.
Il volatile passò attraverso il velo, librandosi attorno
a una figura che, magicamente prese
colore.
Ma solo le persone dietro il velo la poterono vedere,
perché Ron, Remus Lupin e
la Professoressa
McGrannit, non potevano vedere la figure
dietro la tenda, in quanto essa le
coprisse.
In quel momento tutte le persone presenti nello studio
rotondo ammutolirono per lo stupore.
L’abilità di Ron era notevolmente cresciuta rispetto agli
anni passati, persino Lupin si stupì del suo
miglioramento.
Il falco d’argento scomparì, con un gesto deciso della
bacchetta di Ron.
Dopo pochi istanti, il ragazzo rosso si diresse verso la
scrivania del Preside, per poi posizionarsi alla sua sinistra, appoggiato
composto alla parete di pietra fredda.
“Bene, Signor Weasley, un ottimo lavoro. Come può vedere
il Professor Lupin è stato convocato, come tutti voi…no Ronald, Remus non deve
fare niente oltre a guardare e aspettare…”sorrise comprensiva
Minerva.
Ron si guardava
intorno, spaurito, la sua mente viaggiava in cerca di un
motivo chiaro per quell’incontro
strambo.
“La seconda maga appartiene anch’ella alla Casa dei
Grifoni, saggia e autoritaria, molto dedita allo studio, durante il suo
soggiorno ad Hogwarts ha dimostrato responsabilità, abilità nelle arti magiche,
intelligenza e arguzia. Salvò gli amici dal Tranello del Diavolo, pericolosa
pianta soffocatrice. A dicembre uccise Nott, il Mangiamorte, andando contro i
suoi princìpi morali, per cui con la violenza non si risolve nulla, ma, in
questo caso, dove la guerra non solo un esercitazione scolastica, non era un
gioco, dovette ricredersi.È
particolarmente brava in Artimanzia e molte altre
materie.
Sebbene sia una delle
studentesse più brillanti e intelligenti di Hogwarts, sia dolce e sensibile, una
buona amica e confidente, ha dovuto sopportare molti insulti e pregiudizi,
sempre perennemente difesa dai suoi amici fidati. Anche per questo è un ottimo
Grifondoro.
Prego, entri, Signorina
Granger”
Come prima, la porta di
quercia si aprì e si richiuse, permettendo ad una ragazza dai capelli ricci e
castani di entrare nello studio.
“EXPECTO PATRONUM!!!”urlò
solennemente Hermione, puntando la bacchetta verso il
velo.
Una lontra argentea saltellò per la stanza, giocando e
rotolandosi su se stessa.
Trapassò senza difficoltà il velo trasparente, rapida,
circondando di polvere argentea un’alta
figura.
Essa dall’ombra si tramutò nella persona che era stata, e
si guardò in torno, con un sorriso stampato sul
volto.
Il piccolo animale ritornò dalla sua padrona, che, come
prima Ron, si diresse vicino al compagno
Grifondoro.
“Perfetto Signorina Granger, spiegherò tutto quando anche
gli altri tre ragazzi avranno finito.
Adesso si posizioni, prego”continuò imperterrita
la
McGrannit.
Per monypotty:
scrivoscrivoscrivo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! grazie, questa recensione mi fa
capire il tuo interesse!!!!!!!!!!(e non è poco,
vero?!?:P
Per ninny: ho aggiornato presto,
vero?!?
Per MartyTorsy: si, povera Ginny,
ma...aspettate e vedrete!!!!!!!! grazie, spero ti sia piaciuto questo
capitolo!
Per HarryEly: grazie!!! perfino due
recensioni!! (scherzo) sei gentilissima, come tutte voi, del resto!!!!!!!!!(vedo
che hai recensito anche le altre mie fic,
grazie!!!!!!!!!!!
grazie a tutti!!!!!!!!!!! aggiornerò il
prima possibile!!!!!!! bacibacibacibaci
“Grifondoro è la casa dei coraggiosi e degli audaci, il
terzo mago possiede tutte queste qualità, per le quali è stato Smistato a
Grifondoro, sette anni or sono. È stato premiato, durante il primo anno, per
aver affrontato gli amici, al fine di garantirne la salvezza, esistono molti
tipi di coraggio, affrontare i nemici richiede notevole ardimento. Ma
altrettanto ne occorre per affrontare gli amico. Ho citato queste parole
pronunciate dal Preside Albus Silente, nel 1992, alla fine dell’anno. È sempre
stato etichettato come il pasticcione dalla scuola, ma da quest anno è cambiato,
è diventato sicuro di se, ha molti più amici ed è migliorato a scuola. Ha
vendicato il padre e la madre, difendendosi dai coniugi Lestrange, ma, per
legittima difesa, fu obbligato ad ucciderli. È dovuto crescere troppo in fretta,
segnato dalla mancanza dell’affetto dei genitori, ma proprio per questo il
Signor Paciock è una tra i più validi Grifoni della
scuola”
Un giovane alto e snello si presentò agli occhi di Remus,
e subito pronunciò la formula per evocare un
Patronus.
“EXPECTO PATRONUS!!!!”disse Neville, con uno sguardo
pieno di ardore.
Un enorme leone ruggì, correndo per lo studio, lasciando
dietro di se una scia argentata.
Due figure vennero avvolte dal nastro luminoso dal leone,
che rientrò nella bacchetta magica del ragazzo.
“Bravo, complimenti Signor Paciock”disse la Professoressa,
sorridendo.
I ritratti dietro a lei si erano risvegliati tutti e
adesso ossevavano curiosi la scena che si presentava davanti a
loro.
Phineas Nigellus si sedette più comodamente nella sua
poltrona verde bottiglia, all’interno del dipinto.
Neville sorrise di rimando e raggiunse i suoi
amici.
“Un Corvonero, avremo davanti, tra pochi istanti varcherà
la soglia una giovane maga, astuta e fidata, di indubbio intelletto e sopraffini
abilità.
Frequenta il sesto anno, due anni fa ha combattuto contro
i Mangiamorte nell’Ufficio Misteri dal Ministero della
Magia.
È una ragazza che ha dovuto soffrire molto, perché è
sempre stata esclusa ed emarginata. Ma non se ne curava, dimostrando la sua
forza di carattere. Lei va avanti, cerca di sorridere sempre, anche davanti alle
tragedie.
Quest’inverno, poche settimane or sono, ella insieme ai
suoi amici sfidò per la seconda volta Lord Voldemort e i suoi seguaci, i
Mangiamorte.
Perse il padre durante la battaglia decisiva, ucciso per
mano di Avery.
Uccise l’assassino del padre, per difendere Gabrielle
Delacour e Percival Weasley. Signorina Lovegood, entri, la
prego”
Una ragazza dalla pelle candida e dai capelli che
sembravano sottili fili dorati chiari, varcò la
soglia.
“EXPECTO PATRONUM!!!!”gridò a pieni
polmoni.
Un coniglio argentato sfrecciò veloce per la stanza
tonda, saltando sulle scale a chiocciola e sorpassando le
librerie.
Il tenero animaletto sfiorò due figure, per poi svanire
dolcemente, come era arrivato.
Luna salutò con un cenno del capo il Professor Lupin e
la Preside,
raggiungendo i compagni.
Appena si accorse che anche i ritratti si erano destati,
sorrise a tutti loro, gentilmente.
Capitolo 8 *** La Porta di Quercia lucida si aprì ancora una volta ***
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La porta di quercia lucida si aprì ancora una volta
“Ed ora, la quinta, e ultima maga. Grifondoro per
eccelenza, comparirà adesso, intelligenza sopraffina, abilità
innate.
Frequenta il sesto anno, è una
Cacciatrice nella squadra di Quidditch, come tutta la sua famiglia, una
giocatrice di enorme talento. Durante il suo primo anno, tramite il diario di
Tom Orvoloson Riddle, venne posseduta dal Signore Oscuro, per il quale ha apertola
Camera dei Segreti, ma,
capita la situazione, cercò di sbarazzarsi del libro. Purtroppo tale malefico
oggetto venne trovato da un ragazzino di un anno più grande di
lei.
Allora, la giovane Grifondoro cercò di salvare l’amico,
ma non ce la fece.
Lord Voldemort la ‘catturò’ e la nascose nella Camera dei
Segreti, prima, però, fece comparire su una parete la seguente frase ‘Il suo
scheletro giacerà nella Camera, per sempre’.
Il ragazzino capì subito e riuscì a trovare l’entrata
della Camera, insieme al Signor Weasley e al Professor Gilderoy Allock, salvando
la compagna. Questa disgrazia, però, fa capire quanto sia forte il carattere
della Grifondoro, che riuscì a riprendere coscienza e a sbarazzarsi del Diario.
Ella divenne amica della Signorina Lovegood e la difese dagli insulti che molti
studenti le recavano.
Anche questa giovane Grifondoro dovette sopportare il
peso dei pregiudizi, a causa della sua situazione finanziaria, ma presto si fece
avanti, fece capire che, anche se non era ricca, era una ragazza coraggiosa,
forte e combattiva.
Partecipò allo scontro al Ministero e alla battaglia
finale, svoltasi quest’ inverno, durante la quale uccise molti Mangiamorte,
sempre per legittima difesa, tra i quali:Tiger, Goyle, Mulciber, evaso da
Azkaban due anni or sono, e Travers, anch’egli evaso e complice dell’assassinio
dei McKinnon. Entri, Signorina Weasley, entri pure!”concluse la
McGrannit, deglutendo e
socchiudendo gli occhi.
Una figura longilinea, alta e snella, comparve da dietro
la porta.
“EXPECTO PATRONUM!!!”tuonò Ginevra, con tutto il fiato
che aveva in corpo.
Tutti si stupirono per la potenza sonora della ragazza,
avrebbero pensato ad una voce cinguettante, dato l’aspetto fisico della giovane
Grifondoro.
Un enorme cavallo dal manto argenteo e lucente, scaturì
dalla bacchetta magica di Ginny.
Galoppò per tutto lo studio, saltando le librerie,
nitrendo al vento.
L’equino raggiunse due figure al di là del velo,
accarezzandole docilmente.
Il magnifico destriero scomparve, libero e
rifulgente.
Ginevra cammino fiera verso i suoi compagni, rivolgendo
un sorriso alla Preside e un cenno del capo a tutti i
ritratti.
“Molto bene, Signorina Weasley, molto bene”disse
la McGrannit, muovendo il capo in un cenno di
assenso.
L’anziana donna si alzò dalla
poltrona si velluto rosso, sospirando, e si diresse al centro della
stanza.
“Draco dormiens nunquam titillandus
Dissidio ,
coniungo
Augeo
patronus
Levis
mors
Vitae mors est
Fidelius
amicus
Savae”
Sussurrò, di nuovo, Minerva.
Volse lo sguardo a Remus, per poi fissare tristemente il
velo.
“Prima di concludere l’Incantesimo, vi devo spiegare il
perché di questo incontro e della mancanza di uno studente”sospirò
la McGrannit, senza guardare i
ragazzi.
“Non siete, non siamo, soli, in questa stanza. No. Forse
voi non li vedete, ma dietro quel velo trasparente si nascondono dieci persone,
uomini e donne. Uomini e donne che erano morti… e adesso non lo sono
più.
Li avete risvegliati, avete completato il lavoro per cui
uno studente aveva dedicato mesi e mesi di ricerche e di sforzi, fino a riuscire
a trovare l’incantesimo per riportarli in vita. Antica Magia Latina. Sembrerà
strano, mai avremmo pensato che si potessero risvegliare le persone defunte,
infatti, almeno in parte, è così. Non si possono far resuscitare tante persone,
solo dieci ogni diecimila anni, e rispetto a regole precise.
Prima di tutto, solo le persone che si conoscono e che si
ha visto almeno per una volta, per cui, tra diecimila anni, nessuno potrà mai
risvegliare Lord Voldemort dal sonno eterno.”
Tutti tirarono un sospiro di sollievo, ed erano stupiti,
straniti e… felici.
“Poi, solo le persone che non sono state dalla parte
delle Arti Oscure.
Voi avete completato il lavoro del giovane ragazzo,
evocando i vostri Patronus, che hanno sfiorato una o due persone al di là del
velo. Ma queste persone non avevano ancora un’identità, o almeno non conoscevano
quella delle altre nove. A meno che non siano morte insieme, legandosi per
sempre. Il vostro Patronus a scelto delle figure,determinandone l’identità a
seconda di vostri desideri più grandi e segreti. Ovvero, in base alla persona, o
alle persone, morte, che vi mancano di più.
Vi starete chiedendo chi sia lo studente che ha scoperto
l’incantesimo, vero? Era uno studente di questa scuola, della casata di Godric
Grifondoro.
So per certo che due persone, al di là del velo
trasparente, non hanno preso vita. Questo perché era il Patronus di quel ragazzo
a doverle sfiorare, ma lui non è potuto venire,
perché-”
Dietro al velo due figure si stavano allontanndo
tristemente. Il loro sogno era stato infranto, come un vetro, diviso in mille
minuscole scaglie.
“Perché…perché lui è….morto”mormorò la
McGrannit, cercando di
trattenere le lacrime.
Nello studio si levò il silenzio più totale,
quando…
Da dietro l’enorme porta di quercia lucida, una voce
profonda ruggì.
“EXPECTO PATRONUM!!!!!!!”
Un cervo argenteo, dal manto lucente e morbido,
comparve.
grazie a tutttttttttttttttttttttti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
I suoi occhi erano dolci e grandi, il suo muso delicato e
affusolato.
Anche le due persone che stavano per andare via, furono
costrette a voltarsi, e subito vennero avvolte dalla luce e dalla polvere
argentea che il cervo gli stava donando.
Il ragazzo aveva spettinati capelli corvini e grandi
occhi verde smeraldo.
La sua figura era alta e snella,
muscolosa.
Sul viso si era dipinta un espressione fiera, dura,
splendente.
“È qui che si sbaglia, Professoressa McGrannit. Bene,
suppongo di dovermi presentare. Frequento il settimo anno nella Casata dei
Grifondoro. Sono il Cercatore, nonché Capitano, della squadra di Quidditch dei
Grifoni. Durante il primo anno ho combattuto contro Tom Riddle, per
impossessarmi della pietra filosofale. Il 29 Maggio 1993, al mio secondo anno,
ho affrontato il Basilisco nella Camera dei Segreti, salvando la Signorina
Weasley. Durante il terzo, ho dovuto evocare il mio primo
Patronus corporeo, al fine di sconfiggere cento Dissennatori che stavano
attaccando la
Signorina Granger. La stessa notte scoprii segreti che prima
non conoscevo, sulla morte di mio padre e di mia madre, sul tradimento di uno
dei Malandrini e sull’identità del mio padrino.
Nell’Ottobre dello stesso anno, fui scelto dal Calice di
Fuoco come Campione di Hogwarts, insieme a Cedric Diggory. Era il mio quarto
anno, aveva appena compiuto quattordici anni. Superai tutte le prove, fino a
quando, durante la terza, fui trasportato, insieme a Cedric, tramite una
Passaporta, a Little Hangleton, il paese natale dei genitori di
Voldemort.
Lì mi fu prelevato, con la forza, del sangue dal braccio,
per far riprendere al Signore Oscuro la sua precedente forma. Poco prima,
Codaliscia, ovvero Peter Minus, aveva ucciso Cedric Diggory. Io mi salvai,
grazie ad un suggerimento dei miei genitori.
Durante il quinto anno venni processato davanti a tutto
il Wizengamot per Uso improprio della Magia tra i Minorenni, credo che nemmeno
mio padre sia riuscito a cacciarsi così nei guai. Formammo l’ES, Esercito di
Silente, una sorta di associazione segreta dove insegnavo Difesa contro le Arti
Oscure. Alla fine di quell’anno mi recai al Ministero, nell’Ufficio Misteri, in
seguito ad un sogno in cui il mio padrino veniva torturato da Tom Riddle.
Purtroppo non era vero, difatti vi trovammo numerosi Mangiamorte, i quali
volevano che dessi loro una Profezia, su di me e Lord Voldemort. In sostanza,
combattemmo contro i seguaci del Signore Oscuro finché gli Auror non arrivarono.
Arrivò anche tutto l’Ordine della Fenice, compreso il mio padrino, ma, dopo una
dura lotta, venne ucciso da Bellatrix Lestrange…” una lacrima appannò
leggermente gli occhi del giovane.
“Prima dell’arrivo dei soccorsi lei scappò ed io,
accecato dalla rabbia, la seguii. Ci ritrovammo nell’atrio, a duellare. Ma
Voldemort arrivò e cercò di uccidermi per l’ennesima volta. Fortunatamente Albus
Silente mi salvò, ed io riuscii a frequentare anche il sesto
anno.
L’anno scorso presi lezioni dal Professor Silente, che mi
insegnò molto sulla vita di Voldemort. Alla fine dei semestri, mi recai insieme
al Preside alla ricerca di un Hocrux, oggetto di magia oscura dove un mago molto
potente può nascondere una parte della propria anima, così da diventare
apparentemente immortale, a meno che l’Hocrux non venga distrutto e il mago
ucciso. Purtroppo durante la nostra ricerca, il Professore si indebolì
notevolmente e scoprimmo che ad Hogwarts era in corso un
agguato.
I Mangiamorte, entrati nel castello, stavano torturando
gli studenti e gli insegnanti. Quando tornammo fummo attaccati da uno studente
che aveva il compito di uccidere il Professore, il quale mi immobilizzò e mi
coprì con il Mantello dell’Invisibilità. Poco dopo Albus Silente si accasciò a
terra, privo di vita, ma non fu ucciso dal giovane…”un’altra lacrima scivolò
sulla guancia morbida del ragazzo.
“E quest anno sconfissi Lord Voldemort, una volta per
tutte. A Dicembre, insieme a tutti i ragazzi presenti in questa
stanza.
Ronald, Ron per gli amici, mi è sempre stato vicino, pur
sapendo che si sarebbe cacciato di sicuro nei guai. Mi ha sempre supportato,
quando il mio padrino morì, quando perì il Professore, quando mi chiedevo cosa
aveva indotto un Malandrino a tradire la fiducia dei miei genitori. Anche se può
sembrare timido e scontroso, a volte, Ron ha un grande cuore. È forte, buono e
generoso. Ha dovuto sopportare gli insulti che molti Serpeverde gli rivolgevano,
solo perché era povero. Ma lui non lo è mai stato, la ricchezza non è solo
materiale. La ricchezza può essere interiore, e non molti sono ricchi di
sentimenti, emozioni, sensazioni, come Ron. È questo che conta”disse il ragazzo,
guardando amichevolmente il suo più grande amico.
Ron riuscì a stento a trattenere le lacrime, ma se ne
lasciò sfuggire una, una piccola vera lacrima.
“Hermione, o ‘Mione, come preferite, è stata la mia prima
amica. Ci conoscemmo sull’Espresso di Hogwarts, quando lei entrò con la sua aria
austera e ci ordinò di indossare velocemente le divise, perché eravamo in
prossimità della piccola stazione ferroviaria di Hogsmeade. Non diventammo
subito amici, anzi, per un po’ io e Ron ci divertimmo a scherzarla. Ma poi
capimmo che non era, in fondo, come voleva apparire, tutta studio e impegno. È
sensibile e simpatica, ma anche molto dura e combattiva. Spesso le fu affibbiato
il dispregiativo di ‘Mezzosangue’, cosa che non sopportammo e spesso ci
ritrovammo in punizione per i diversi litigi con i Serpeverde. Ma lei ha
dimostrato di essere di gran lunga superiore a tutte le persone che la
insultavano gratuitamente, lasciando stare e continuando a camminare fiera per i
corridoi di Hogwarts. Ed è questa la vera Hermione”
Anche Hermione si commosse, mordendosi il labbro
inferiore. Ma non riuscì a ricacciare un’argentea
lacrimuccia.
La guardò, sorridendo.
“Neville, Nev, Vil, chiamatelo come vi pare. È infelice,
o almeno lo era, ha dovuto sopportare troppo ed era troppo forte. Reprime i suoi
sentimenti, facendo finta che tutto vada bene. Perché non vuole che gli altri lo
consolino, gli dicano che prima o poi la sua vita si sistemerà, perché lui
potrebbe anche crederci. E l’ultima volta che ci ha creduto tutto è andato a
rotoli. Non vuole più sperare. Non piange, non si sfoga, non perde mai le
staffe.
Ma ora è cambiato, ci ha trovati ed è prezioso per noi, è
il nostro Neville, il Grifondoro che da pasticcione è diventato uno dei ragazzi
più simpatici della scuola, perché si è aperto. E, sebbene io lo conosca da
parecchio tempo, non credo di averlo mai visto così felice e non credo di aver
mai capito, come adesso, chi è Neville, un ragazzo coraggioso e forte, sicuro di
sé e simpatico. Perché è Neville, e sono orgoglioso di avere un amico come
lui”disse il ragazzo, alzando leggermente gli angoli della
bocca.
Molti, in quella stanza avevano capito di chi si
trattasse, ma tutti erano in silenzio, rapiti dal discorso del
giovane.
Neville lo guardò con la bocca semiaperta e gli occhi
sbarrati, quelle parole erano per lui, per lui!
“Luna, Lunatica, l’unico Corvonero del gruppo. All’inizio
può sembrare strana, ma lei è fatta così, è la sua innocenza, la sua purezza che
la rende simpatica. Ingenua. Chi di lei pensa questo non può che sbagliarsi di
grosso, di grosso. Luna non è per niente ingenua, anzi, capisce molto di più di
quello che da a vedere. Se qualche volta la si sente parlare da sola, o
bisbigliare di Nargilli e Riccicorni Schiattosi, non c’è da preoccuparsi, vuol
dire che è normale. Se, invece, la si trova a sfogliare la rivista ‘Il Cavillo’
non al contrario, sta proprio male. Tanti studenti la prendono in giro, le
nascondono oggetti di sua proprietà e le affibbiano strani nomignoli, ma ha
sempre i suoi avvocati difensori, noi. Può stare certa che ci saremo sempre, per
ascoltare le sue chiacchiere sulla dubbia identità del Ministro o su una nuova
intervista, per parlare del futuro, per ritrovarci tutti come un tempo,
all’ES.
In questo mese è cambiata molto, la perdita del padre
l’ha distrutta, cerca disperatamente di chiudersi in sé stessa, ma noi non
glielo permetteremo, siamo i suoi amici e le staremo accanto, per
sempre”continuò il ragazzo, imperterrito.
Alzò la testa e guardò Luna, la vide sorridente e non
potè non ricambiare il sorriso.
Si, Luna era felice.
“Ginevra, Ginny. L’unica ragazza Giocatrice di Quidditch,
come saprete già. Un’ottima Cacciatrice. Quando afferra la Pluffa si può stare certi
che dopo pochi secondi la squadra sarà in vantaggio di dieci punti. E noi tutti
tiriamo un sospiro di sollievo. In campo è combattiva, dura, ma non gioca solo
per vincere. Lei si diverte. Ed è per questo che è così
meravigliosa.
Perché nella vita, come nel Quidditch, è combattiva,
determinata. Ha dovuto sopportare, come il fratello, insulti e pregiudizi, ma si
è subito riscattata, facendo vedere
a tutta Hogwarts chi era veramente Ginevra Molly Weasley. Si impegna molto nello
studio, trascorre molte ore in Biblioteca, per studiare o completare un lungo
tema di Pozioni, per il quale vuole dare assolutamente il massimo. Lei è così.
Ho tutto, o niente. Ho ti impegni veramente, o no. Mi ricordo il nostro primo
vero incontro, a casa sua. Si era appena svegliata ed era scesa assonnata in
cucina, con ancora un espressione sognante dipinta sul volto. Appena mi vide
urlò e corse rapidamente per le scale.
Quando la salvai, durante il suo primo anno, temetti per
la sua vita, veramente. Se non ce l’avessi fatta, l’unica donna Weasley non
sarebbe sopravvissuta ed io non sarei mai potuto essere quello che sono adesso.
Perché le mie ragioni per sopraffare Lord Voldemort non erano solo di vendetta
per rendere giustizia ai miei genitori, ma speravo anche in una futura felicità,
gioia. In una vita normale. E Ginny era l’unica cosa concreta che avevo. L’unico
motivo valido per cui lottare. Ed è pensando a lei ed ai miei genitori che sono
riuscito ad uccidere il Signore Oscuro.
Vorrei averla ringraziata prima, averle detto che anche
io ho sofferto terribilmente questi mesi senza starle vicino e confortarla ogni
volta che ne aveva bisogno, ma ho dovuto farlo, sennò di sicuro le avrebbero
fatto del male, ed io non me lo sarei mai
perdonato.
Ma, soprattutto, non avrei mai potuto vivere senza di
lei” disse il ragazzo, deglutendo ed alzando lo sguardo verso la ragazza dai
capelli ramati che lo guardava incredula e sorridente.
spero che anche questo
capitolo, ove la narrazione è carente, vi sia
piaciuto...
GiO91: no problem!! non
importa, tanto hai recensito!! ed è anche una recensione
FANTASTICA!
Francychan:
respirarespirarespira!!!!! grazie mille!!!!
Cesar85: non
cattiva...DIABOLICA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! AHAHAHAHAHA!!!!!!!!! (p.s.
graziegraziegrazie!!!!!!!)
Ginny W: tattarata,
tarataratatattarata!!
a mò di Indiana Jones, ecco
a voi la grande Ginny W!!!! sono contenta di rivedere una tua
recensione!!! contentacontentissima!!!!!!!!
kisses
Cloe sullivan: non hai
proprio indovinato... ma sei stata brava...e non sei
sfortunata!!!!!!!!!!
Summers84: grazie!!
splendida recensione,come il sole d'estate!!!grazie
mille!!!!!!!!!!
Selene90: graziegrazie!!!!
non ti immagini quanto mi piaccia ricevere recensioni del
genere!!!!!!!bacioniiiiiiii!!!!!!!!
monipotty: rullo di tamburi,
squillino le trombe, ecco a voi....MONIPOTTY!!!!!!
graziegrazie!!!!
ninny:altro rullo, squilli e
quisquillie varie...NINNY!!!!!!!!!! grazie
davvero!!!!!!
Capitolo 10 *** Sono Potter, Harry James Potter ***
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Sono
Potter, Harry James Potter
“Sono Potter, Harry James Potter”concluse il ragazzo
alzando la bacchetta e richiamando a sé il cervo argento, che arrivò
rapidamente.
Due figure, al di là del velo sussultarono nel sentire
quel nome a loro tanto noto, si rigirarono lentamente, molto
lentamente.
Ginny non resisteva più, doveva correre da lui, mala
Procedura andava conclusa
e…
“Signorina Weasley, cosa aspetta?!?! Ho già terminato,
corra, su!!!”la incitò una emozionata
McGrannit.
La ragazza non se lo fece ripetere due volte e corse
verso Harry.
Entrambi sorridevano incantati, tanto tempo lontani e poi
la sua scomparsa. Ambedue avevano sofferto moltissimo e adesso li aspettava la
felicità. Finalmente.
Harry la prese per la vita e la fece volteggiare per
aria.
Lei rideva e poggiava le proprie mani sulle spalle del
giovane Grifondoro, con le braccia tese. Tutti ragazzi corsero vicino al
compagno ritrovato e l’atmosfera prese il colore della felicità, dopo tanti anni
di tristezza e amarezza, dettati dalla solitudine e da Lord
Voldemort.
Harry guardò negli occhi Ginny, rendendosi conto solo ora
di quanto fosse cresciuta durante quei mesi. Era diventata una donna, era
maturata. E lui l’aveva guardata da lontano, sempre, per paura di
perderla.
Quando la vedeva con un ragazzo impazziva, anche se era
solo un amico, si conficcava le unghie nel palmo della mano, cerando di
opprimere il suo istinto animale che gli diceva di prendere a pugni il
ragazzo.
Remus Lupin era rimasto sconvolto. Harry era ancora
vivo?!?! Ma tutti lo avevano dichiarato morto!!!
Ma ora non importava, il ragazzo era ancora con loro, ed
egli era più che contento.
Lo aveva visto nascere, crescere e, apparentemente,
morire.
Non si era più sentito bene, da quando la
Professoressa McGrannit gli aveva annunciato la morte di
Harry.
Era l’unico ricordo che aveva di quelli che erano stati i
Malandrini, di James, Lily e Sirius.
La sera prima aveva parlato molto con ‘Dora sulla
convocazione della Preside di Hogwarts.
Ma lui era tornato, ed è questo che
conta.
La
Professoressa McGrannit scostò la sedia di un poco,
quel po’ che le permise di alzarsi senza fare il benché minimo
rumore.
Era contenta che i suoi alunni migliori avessero
ritrovato la gioia e la voglia di vivere. Era molto preoccupata per Ginevra, ma
ora sapeva che c’era lui ad aiutarla.
Ed Harry era sempre stato un bravo ragazzo, responsabile
e maturo, consapevole a cosa andava
incontro.
Ma ora c’era un mistero da
svelare.
Chi saranno mai le dieci persone nascoste dietro la tenda
trasparente?
Chi avranno scelto i
ragazzi?
Bisognava fare una sola
cosa.
Dissolvere la tenda.
Ed in un baleno fu cosa fatta. La
Professoressa McGrannit spalancò gli occhi e aprì lentamente la sottile
bocca.
Impossibile.
Tutti i ragazzi si zittirono, rapiti dalla visione che
stava lentamente comparendo davanti ai loro
occhi.
Una nebbiolina perlacea soffiò delicata un manto
d’argento, per poi scappare ridendo delle sue
malefatte.
Alcune figure emersero dal fumo, ma nessuno riuscì a
distinguerle.
Poi, lo videro.
Un anziano mago, alto e magro, dalla lunga barba candida
e dagli occhiali a mezzaluna, posizionati ordinatamente sul lungo naso,
sorrise.
Un sorriso dolce, gioioso,
felice.
Il lungo vestito di velluto blu notte frusciò, mosso dal
leggero vento che entrava da una finestra, dall’alto del
soffitto.
Indossava un cappello dello stesso colore dall’abito,
lungo e a punta.
Mosse dei passi, piano, e si avvicinò a quelli che un
tempo erano stati i suoi studenti.
“Buongiorno ragazzi, vi vedo un po’ sconvolti, sicuri che
vada tutto bene?”chiese educatamente il
mago.
“Cosa?!?! Lei è appena ricomparso e ci chiede se stiamo
bene?!?”disse Hermione, sgranando gli occhi.
“Più che comprensibile, Signorina Granger”ridacchiò
l’uomo, sorridendo.
Harry lo guardava, stupito e
adorante.
Ma non fece in tempo a dire una parola che il vecchio
mago lo precedette.
“Harry…”
Solo una parola, seguita da un gesto del capo, come per
assentire.
Al ragazzo bastava.
“Professor Silente…”si interruppe e guardò i suoi
compagni, che sorrisero
“Professore…ci è mancato tanto!”esclamò il giovane,
cercando di non lasciarsi sfuggire un
singhiozzo.
“Harry…sei stato bravo,coraggioso. Ma sapevo che saresti
riuscito a batterlo, era scritto nelle stelle”sussurrò flebile Albus Silente,
avvicinandosi al giovane dai capelli
corvini.
Il ragazzo si sentì abbracciare da lunghe braccia e
strinse il Professore.
Silente l’aveva cresciuto,
accudito.
Il Preside, l’ex Preside, lasciò andare Harry e guardò
dolcemente gli altri ragazzi.
“Albus…”mormorò piano una donna, avvicinandosi
cautamente.
“Minerva…”sorrise Silente, gli occhi gli si illuminarono
di gioia, felicità.
La
McGrannit scoppiò a piangere e si
buttò tra le braccia dell’uomo, Silente le carezzò i capelli, cercando di
calmarla.
“Oh, Albus, eravamo tutti così tristi,
così…vuoti”bisbigliò l’anziana donna, guardandolo negli
occhi.
“I ragazzi come stanno?”chiese il vecchio mago, salutando
con un cenno Lupin, che rimase esterrefatto.
“Oh, Artemysia è andata in Finlandia, meritate vacanze
dopo un periodo buio…
Alberic è a casa, con i gemelli, quel lavoro al Ministero
lo sta distruggendo, ma gli piace molto… e Arcibald si è recato in Spagna, per
dimenticare e per fare un Master!”disse malinconica la
McGrannit.
Gli studenti li guardarono
stupiti.
I ragazzi?
Meglio non indagare…o, se l’avessero fatto, il momento
ideale sarebbe stato più tardi.
La nebbiolina argentea non si
dissolveva.
“Solo una può passare, o due a seconda di quante persone
il vostro Patronus abbia sfiorato”spiegò Silente, sorridendo ai vecchi Presidi,
che lo guardavano straniti.
“Ahh!!”strizzò l’occhio Phineas Nigellus, con un grande
sorriso stampato sul volto.
“A-adesso a chi tocca?”chiese stranita Hermione,
guardando negli occhi il Preside.
Il vecchio mago sorrise
gentile.
“Oh, mia cara signorina Granger, adesso tocca
a…”
Il viso di un bambino, come quello del Preside, si
illuminò.
Un bucaneve d’invero comparve titubante nella bianca
neve, riscaldata solo dal cuore leale di un
cerbiatto.
grazie mille per le recensioni!!!!!!!!!!!! oggi è iniziata la scuola, per cui
non ho molto tempo a disposizione, ma vi prometto che cercherò di aggiornare
prestissimissimo!!!!!!!!!!!!!!!!!
ninny: grazie millissimissime!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ginny W: grazie mille per i complimenti, e...ho sfornato il capitolo
velocemente, vero? un bel croissant!!!!!!!!kisses
GiO91: no problem se anche qualche volta mi dici di aggiornare più in fretta,
non mi offendo, anzi se avete dei consigli per migliorare il tutto,
scrivete!!!!!! grazie per i complimenti, spero che abche questo capitolo ti
piaccia!!!!!!!!
Gloria_Potter: mi piace il tuo nome!!!!!!! molto molto molto!!!
glogloglo!!!!!! scusa ma sono un pò stressata, sì, perchè è lo stress!!!!!!!!!
grazie per i complimenti!!!!kisskiss
HarryEly: ecco HarryEly!!!!!!!!!!! a proposito del patronus...chi lo
sa!!!!!!!!!!!!!!!!!! bacibacibaci
cloe sullivan: garzie per la racansione, mi è piaciuta
tantissimo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! kisskisskisssssssssssssssssssss
monypotty: eccola!!!!!!!!!!!! grazissime!!!!!!!!!!!!!!!! aspetta e
vedrai!!!!!!!!!! baciottissimissimi!!!!!!
(ultimamente sono un pù impazzita, per cui non fatevi scrupoli nel commentare
il mio comportamento!!!!!! sono leggermente andata!!!!!!!!!!)
Il sorriso illuminava quel viso triste, incorniciato da
lunghi capelli corvini.
Due occhi profondi.
Era affascinante, sebbene non fosse curato
particolarmente.
Indossava una giacca nera, in pelle, ed una sciarpa gli
circondava il collo.
L’aggettivo giusto per quell’uomo
era…
“Black, Sirius Black” disse la figura, alzando un
sopracciglio.
Ecco, era proprio un Black, ma un Black rinnegato, con la
voglia di vivere che gli permetteva di andare
avanti.
Il suo sguardo si posò subito su di un
ragazzo.
Un giovane uomo che gli ricordava il suo migliore amico,
suo fratello.
Un fratello che era morto per salvare le persone che
amava di più al mondo.
E Sirius aveva capito che il suo sacrificio non era stato
vano, perché aveva dato alla luce un tra i più potenti maghi mai
esistiti.
Uno tra le persone migliori che il giovane Black avesse
mai conosciuto.
Harry Potter.
Harry corse dal su padrino.
Non gli pareva possibile che potesse essere lui, lì, in
carne ed ossa.
Sirius, l’unica figura più vicina ad un genitore che
avesse mai avuto, l’unico suo pilastro d’appoggio.
Un pilastro che era andato in frantumi quando, due anni
prima, Bellatrix Lestrange l’aveva assassinato.
Sirius lo abbracciò stretto.
Dio, quando gli era mancato quel
ragazzo!
Suo figlio, era come se fosse suo. Gli voleva bene come a
nessun altro. Solo verso altre tre persone aveva provato un amore
comparabile.
James Potter.
Lily Evans Potter.
Remus Lupin.
La sua famiglia.
Guardò il ragazzo. Ormai era alto quasi come lui, gli
stava sorridendo, un sorriso che gli ricordava James, gli occhi illuminati, come
quelli di Lily.
Eccolo, finalmente, il suo
figlioccio.
“Sei il degno figlio di tuo padre, Harry…e hai nel cuore
la dolcezza di tua madre…”
Harry, nel sentire quelle parole, si commosse, Sirius era
tornato, aveva ritrovato la sua famiglia!
“Sirius, ma…sei tu?”chiese cauta Ginevra, avvicinandosi
all’uomo vestito di nero.
Harry sciolse l’abbraccio, sorridendo alla ragazza, che
lo guardava perplessa.
“Sono io, Ginny, sono io”sorrise Black, guardando la
giovane Grifondoro.
“Sirius!!! Mi sei mancato tantissimo!!”urlò Ginny,
travolgendolo, letteralmente.
L’uomo ci mise un po’ a rimettersi in sesto e poi
rise.
Rise perché non sapeva che Ginevra gli volesse bene, rise
perché era felice di riessere a casa.
Finalmente.
Poi li vide.
Vide tutti gli altri ragazzi guardarlo increduli,
contenti e con il sorriso sulle labbra.
Vide Silente, che teneva per mano la McGrannit e sorrideva
gentile.
Vide Remus Lupin.
Il Malandrino, l’unico che era rimasto, dopo l’assassinio
di Peter Minus.
Remus, gli occhi spalancati e la bocca semiaperta,
immobile, le orecchie leggermente tese e alzate. Ecco l’altro uomo che gli era
mancato, l’uomo con cui condivideva i ricordi per le malefatte di Hogwarts,
l’uomo che aveva ritrovato quattro anni prima e che aveva perso quando era
morto.
Uno dei suoi migliori amici.
Remus si alzò, tese un angolo della bocca verso l’alto,
sospirò, scuotendo la testa e…
Sirius fu più veloce, gli corse incontro e lo abbracciò
fraternamente.
“Lunastorta”
“Felpato”
Poi Sirius vide l’anello dorato all’anulare sinistro del
licantropo.
Il suo viso si illuminò notevolmente, cercando di capire
con chi, Lunastorta, si fosse legato per la vita.
“Tua cugina” lo precedette l’ex Professore, leggendogli
nel pensiero.
“Bellatrix?!?”esclamò Black, esterrefatto, strabuzzando
gli occhi, con le mani in aria, già pronte a cingere in una morsa ferrea la gola
delicata del
licantropo.
Tutti risero, era bello riavere Sirius a casa.
Era molto bello.
“NO!!!!!”urlò, in difesa,
Lupin.
Ma stava ridendo anche lui, come un
pazzo.
“N-ninfa?”chiese titubante il giovane dai capelli
corvini.
Impossibile che Remus, il vecchio amico Remus, avesse
sposato la sua cuginetta pasticciona, ma estremamente bella, come tutte le
Black.
Il licantropo sorrise e accondiscese con il
capo.
“WOW!!!!!!!!!!”disse Sirius, mandando in dietro la
testa.
Capitolo 12 *** Le lacrime del Serpente- Questa Verità ***
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Le lacrime del serpente
Questa Verità
Comparve, come una folata di vento gelido in
estate.
Semplicemente, comparve.
Era strano vederselo davanti dopo così tanto tempo, anche
se i ricordi erano ancora vivi e nitidi, la sua figura era
scomparsa.
Quando li aveva lasciati, tutti avevano sentito un vuoto
nel cuore, freddo e gelo.
Era morto da eroe, sebbene meritasse di vivere, di
respirare ancora l’aria fruttata, di sorridere e
piangere.
Tutti ammutolirono, la bocca semiaperta e gli occhi
sgranati.
Era davanti a loro.
Un angolo dalla bocca rialzato, in un ghigno
beffardo.
Aveva lisci capelli color platino e grigi occhi
ghiacciati.
Guardò dall’alto in basso tutti i presenti,
altezzosamente.
Un Malfoy, ecco chi era.
Un Malfoy nell’animo, non sarebbe mai
cambiato.
Mai.
Forse, però…
Draco corse incontro ad Harry e Ron, battendogli una mano
sulla schiena.
Eccolo, il nuovo Malfoy, la nuova
generazione.
Ecco lì, davanti a loro, il ragazzo che si era
sacrificato per Hogwarts, per salvare i Sei.
I suoi amici.
Poco dopo si staccò dall’abbraccio caloroso dei ragazzi e
li guardò.
“Sfregiato, Lenticchia” li salutò, inarcando le
sopracciglia.
Tutti risero, anche il giovane
Malfoy.
Sirius si rese conto di quanto fosse differente dal padre
e, sebbene il ragazzo non l’avesse mai ammesso, per metà era un
Black.
Un Black rinnegato, come Felpato, sarebbe diventato un
inetto.
Ma un inetto felice.
“Malfoy, hai fatto la cosa giusta” una semplice frase,
pronunciata da una persona che non ci saremmo mai
aspettati.
Sirius posò una mano sulla spalla del ragazzo Serpeverde,
fraternamente.
Draco sorrise.
“Non sono solo un Malfoy, sono anche un Black” disse
solennemente il giovane.
Sirius lo guardò negli
occhi.
“Benvenuto nella famiglia dei Black rinnegati,
Draco”
Una famiglia.
Ecco una cosa che non aveva mai
avuto.
Delle persone su cui contare, a cui riporre
fiducia.
Inaspettatamente, senza preavviso, una piccola lacrima
scivolò lungo la guancia candida del giovane.
E quello fu la conferma che anche i serpenti possono
piangere.
“Guardate!” biascicò Neville, indicando un punto
imprecisato in mezzo alla nuvola di nebbia.
Due figure, che si tenevano per mano, apparvero agli
occhi dei presenti.
Un uomo, dai corti capelli corvini e ricci, sorrideva,
tenendo stretta la mano di una signora.
La donna aveva dei grandi occhi luminosi, come gemme
ambrate, che scintillavano come per esprimere la gioia che provava nel trovarsi
lì.
Sorrideva, contemplando lo studio e i
ragazzi.
L’uomo chiuse gli occhi per un momento, come per paura di
vivere solo un sogno.
“N-no, non può essere…n-no…”disse
felicela
McGrannit, mordendosi il
labbro e cercando di non piangere.
A stento si era trattenuta quando era comparso Silente,
quando Sirius era apparso dal nulla e Draco era corso incontro ai suoi
amici.
Ma ora, rivederli lì, sorridenti e felici, la fece
sussultare.
“M-mamma? Pa-pà?”
Un voce insicura.
Impaurita.
“Si, Neville, si” disse in un tremito la donna, ormai
piangendo.
Il ragazzo si sentì svenire, erano dinnanzi a lui, gli
parlavano e gli sorridevano.
Erano vivi.
Erano vivi.
Neville corse incontro alle due persone che gli si
stagliavano davanti.
Era più alto di suo padre di dieci centimetri
buoni.
Si abbracciarono, piangendo silenziosamente. Per le
parole ci sarebbe stato tempo…
“Come le braccia, tese di una
madre
Come lo sguardo, puro di un
bambino
Così è tenera l’immagine che
amo
Quando contemplo il fior della mia
storia”
La melodia intonata da una madre, finalmente insieme al
suo adorato figlio.
Il sorriso di un padre, felice di poter passare il resto
della sua vita con la sua famiglia, ritrovata.
Dopo tutti quegli anni, passati a raccontare ai genitori,
immobili in un letto, la sua vita ad Hogwarts, le sue amicizie, i Professori, le
sue emozioni, Neville poteva sperare di vivere insieme alla sua famiglia,
parlargli veramente.
Non sarebbero stati più un sogno, i lunghi pomeriggi
passati davanti al fuoco, con in mano una tazza di cioccolata fumante, dedicati
alla famiglia.
Riguardare le foto, parlare di scuola, magari anche
essere aiutato nei compiti dai suoi grandi
genitori.
No, non era più un sogno, finalmente era
vero.
E non c’era niente di bello quanto questa
verità.
grazie mille a
SakiJune, Ginny W, ninny, cloe sullivan, HarryEly, Gloria_Potter,
monipotty, Summer84, GiO91, cesar85 e tuttte le persone che
seguono questa fanfiction, rendendomi altamente felice!!!!!!!! ne ho cominciata
un'altra, I Malandrini del 1998, ditemi se vi piace, se per
caso la leggete!!!
Davanti ai ragazzi ed ai Professori
comparvero due figure, alte e magre.
Un uomo avanzò nella nebbia, il suo
mantello frusciava e batteva sulle caviglie
magre.
Aveva corti capelli biondo pallido,
indossava un capello color dell’oro,adornato da degli strani gingilli argentei, i quali, ogni volta che si
muoveva, si scontravano l’un con l’altro, emettendo strani
gridolini.
La donna aveva un lungo vestito
bianco, leggero e frusciante, i capelli ambrati venivano scossi dal
vento.
Luna farfugliò qualcosa, ma dalla sua
bocca uscivano solo parole sconnesse.
Erano là, davanti a
lei.
Da tempo cercava di ricordarseli di
nuovo insieme, com una volta, quando mamma era ancora viva, ma non ci
riusciva.
Non si ricordava i suoi capelli
ambrati, non del colore pallido dei Lovegood, un biondo ambra, bello e
luminoso.
Non si ricordava gli occhi color blu
profondo, pieni d speranza ed amore.
Si ricordava solo una
cosa.
Il vestito con cui era morta, quel
bell’abito di lino bianco che suo padre le aveva regalato per il
compleanno.
Erano sempre stati bene insieme, il
Sole e la Luna, li chiamavano
tutti.
Ecco perché Calipso aveva voluto
chiamare la figlia che portava in grembo come l’astro che illumina il cielo
notturno.
“Luna…” sussurrò la donna, portandosi
una mano alla bocca, cercando di trattenere le
lacrime.
“Mamma…”disse la ragazza, chinando di
lato il capo, per poi correre verso la figura che aveva aperto le braccia con
fare materno.
“Luna…sei cresciuta così tanto…”bisbigliò la madre, abbracciando la
figlia.
Il Signor Lovegood strinse a sé le
due persone che più amava al mondo, assaporando la sensazione di essere si nuovo
una famiglia.
Ginny sorrise, era bello vedere Luna
felice.
Per un istante dimenticò tutti i
dissapori che si erano creati tra loro e abbracciò
Hermione.
La riccia strinse forte la sua
migliore amica e una lacrima rifulgente splendette sulla guancia liscia della
ragazza.
Harry piegò di lato la testa e
sorrise, guardando dolcemente la sua amata
Ginny.
Era bello avere qualcuno da amare,
sognare e sospirare ogni attimo della tua
vita.
Perché Harry si sentiva dentro un
sentimento nuovo, un sentimento che, era sicuro, aveva creato
Ginevra.
Meravigliosa, la parola che più si
addiceva a lei, era perfetta in tutto, con i suoi difetti ed i suoi pregi, con
le sue emozioni e le sue ire.
Un furia fiammante, bella e dolce
allo stesso tempo, combattiva e spartana quanto sofisticata e
gentile.
Perché Ginny era una ragazza forte,
non aveva mai pianto dalla morte della madre, non aveva più pensato alle
giornate con Molly, se non poche e rare
volte.
Bisognava andare avanti, vivere,
sennò non si è più nulla e tutto quello che le persone che amiamo ci hanno
donato non varrà più.
Ma Ginny non si era ancora sfogata,
una rabbia repressa provava da tempo, accumulata da quando Harry l’aveva
lasciata.
Perché la giovane Weasley non voleva
essere trattata con i guanti, solo per la scusa della prima donna dopo
generazioni, Ginevra era forte, molto potente per la sua età e avrebbe potuto
combattere.
Ma Harry l’ha abbandonata, per
proteggerla, diceva, senza capire quello che Silente cercava di insegnargli dal
suo primo giorno ad Hogwarts.
Amare è la cosa più importante, ama e
avrai un pretesto per sopravvivere, qualcuno da cui voler ritornare.
Ama Harry, ama.
Non era poi quello il messaggio che
Silente aveva cercato di trasmettergli per tutti quegli anni? Per tentare di
rendere la vita del Prescelto meno dolorosa e
triste?
Si.
Luna guardò la sua
famiglia.
Unita come un tempo, finalmente
l’epoca del terrore e della solitudine era
finita.
Ora c’era spazio solo per loro, in
quel mondo che anch’ella aveva contribuito a
migliorare.
E ci sarebbe sempre stato, in un angolo della terra, il suo
piccolo pezzo di paradiso
grazie mille a tutti, non vi immaginate quanto
mi facciano piacere le vostre recensioni!!!!!! kisseskisses
Capitolo 14 *** Quello che ti dissi era vero, mia piccola Principessa? ***
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Quello che
ti dissi era vero, mia piccola Principessa?
Dopo la morte della loro madre, a Dicembre, Ron e Ginny
non si erano più ripresi, ma non solo loro, tutti otto i
Weasley.
Anzi, dieci, compresi Fleur e la vita che portava in
grembo.
Flash back
All’inizio di Gennaio, dopo la morte di Molly Prewett
Weasley
Bill non era tornato al lavoro per
un mese, si era dedicato con anima e corpo a risistemarela Tana, per trenta giorni si era nascosto
dietro la maschera del figlio diligente e altruista.
Sì, perché in verità era stato egoista, pensando che così
sarebbe stato meglio, nascondersi e far passare le
giornate.
Poi Fleur gli disse che aspettava un
bambino.
Lui sarebbe diventato padre.
E continuò ad occuparsi della Tana, senza proferire
parola con nessuno.
Poi, quel giorno, sua moglie si infuriò come non mai, una
rabbia repressa implose nel cuore della giovane che presto sarebbe divenuta
madre.
Gli urlò contro, dicendogli che le stava dimostrando che
lei ed il bambino non erano niente per lui, che così stava rovinando, non solo
la sua vita, ma anche quella della sua nuova famiglia.
E William Arthur Weasley comprese, dopo giorni,
finalmente, capì.
Charlie non era tornato in Romania, chiuso in casa,
studiava tutto il giorno un rimedio per le malattie dei Draghi, dovute ad un mal
funzionamento della gola, per cui non sputavano più lingue di fuoco
ardente.
Sapeva benissimo che non esisteva cura per quel
male.
Su in soffitta, nella camera di Ron, aveva allestito un
piccolo banchetto di lavoro, con ampolline colme fino all’orlo dei liquidi più
disparati, alambicchi e recipienti pieni di artigli, denti, squame e peli di
Drago.
Aveva gli occhi arrossati e la barba non rasata, stava
fermo immobile tutto il giorno, a volte piangeva istericamente, cercando di non
darsi la colpa. Se solo fossi arrivato un secondo prima, lei sarebbe qui vicino
a me!, continuava a ripetersi ossessionatamene. Oramai il dinamico e impavido
Charles Weasley era sprofondato in un baratro senza
fine.
Percy era quello che si colpevolizzava più di
tutti.
Aveva lasciato il Ministero, quella notte di Dicembre, e
stava correndo a casa, perché aveva capito di aver fatto una sbaglio, un
terribile errore.
Ma non vi aveva trovato il tanto ammirato Bill, con il
suo orecchino e i capelli lunghi, non c’era Charlie, che si medicava le
bruciature, raccontando la sua ultima avventura con un Ungaro Spinato, i gemelli
Fred e George non si Smaterializzavano per tutta la casa e non continuavano
l’uno la frase dell’altro, non vedeva le orecchie di Ron arrossire ogni volta
che si parlava di Hermione, non udiva la risata cristallina di Ginny quando
Arnold le faceva il solletico.
Non aveva trovato i suoi
genitori.
Suo padre leggere il giornale, spaparanzato sulla
poltrona, mentre Molly cucinava la zuppa di cipolle. Non aveva ritrovato sé
stesso, Percival Weasley.
I Gemelli non vedevano i loro famigliari da giorni,
troppi tristi giorni di pioggia.
Non ricordavano il tempo in cui avevano detto alla loro
madre che le volevano bene.
‘Ma dai, Ron!!! Solo le femminucce dicono alla mamma che
le vogliono bene!!’ avevano risposto un giorno, quando il loro fratello più
piccolo aveva chiesto loro quando era stata l’ultima volta che avevano
dimostrato alla Signora Weasely il loro affetto.
Avevano mai detto alla madre che le erano grati per
averli cresciuti bene, per aver rispettato le loro idee ed i loro ideali, per
averli ricondotti sulla retta via quando si erano
persi?
No, non l’avevano mai fatto, e non ci sarebbe stato più
tempo, perché Molly era morta, si era sacrificata per salvare loro
due.
Ed ora Frederick e George Weasley erano lì, seduti sopra
i loro bauli grandi e impolverati, a contemplare in silenzio l’oscurità della
stanza.
Ron era stanco. Stanco di cercar di alzare il morale a
tutta la famiglia.
Stanco di dover sopportare tutto questo in
silenzio.
Stanco di aiutare invano Bill a ritornare dalla sua
famiglia.
Stanco di osservare da lontano il pianto disperato di
Charlie.
Stanco di non poter far niente per salvare Percy dalla
depressione.
Stanco di non vedere il sorriso contagioso di Fred e
George.
Stanco di vedere Ginny morire pian piano, senza sfogarsi,
da sola.
Stanco di raccogliere i frammenti della sua
famiglia.
Stanco di essere Ronald Bilius
Weasley.
Ginny era un fantasma.
Oramai era depressa, gli occhi spalancati osservavano
tutto e tutti, senza parlare, ne esprimere
emozioni.
Vedeva suo padre girare per casa, bianco come un spettro,
e montare e smontare oggettini babbani.
Prima di tornare d Hogwarts, pasava tutte le sue giornate
nel letto ed in giardino, seduta sull’altalena che sua madre amava
tanto.
Era bianca e coperta di fiori incantati, come quella
delle fiabe.
I suoi fratelli le dicevano che l’aveva portata un
principe azzurro perchè lei era la principessa della
Tana.
‘Chi? Chi?’ aveva chiesto la piccolina, la prima volta
che Bill glielo aveva detto.
‘Mmhh…un principe dai capelli neri e gli occhi
verdi…conosci qualcuno?’
‘No…nessuno…’ aveva risposto sconsolata la giovane
Weasley.
‘Lo conoscerai, allora’ si era intromessa Mamma Weasley,
annunciando che la cena era pronta.
Questo era un bel ricordo, il più bel ricordo di Molly
Weasley, perché aveva creduto nella piccola Principessa della Tana, sorridendole
dolcemente, quasi sapesse il futuro della figlioletta. Ed ora la ragazza era un
fantasma, non trasparivano sentimenti dal suo essere candido, non piangeva e non
rideva.
Osservava, fisso nel vuoto, il volto dei suoi fratelli e
di suo padre.
E vedeva sempre lei.
Mai come allora, Ginevra Molly Weasley, si era sentita
così vuota.
Fine flash back
Ginny si staccò da Hermione,
sorridendole.
Dopo tante settimane di tristezza e dolore, passate sotto
la pioggia nel campo da Quidditch, in biblioteca a studiare, Ginevra aveva la
certezza di aver ritrovato i suoi amici.
Finalmente avevano fatto
pace.
Pace.
Ecco cosa le mancava.
Sebbene si fosse riconciliata con i sei, la ragazza non
si sentiva serena.
Avrebbe voluto, ma non era
così.
C’era un vuoto, un pozzo profondo, nel suo cuore che non
voleva rimarginare.
Non aveva fine e non aveva inizio, era presente, tutto
qui.
Erano il rancore, il male, la tristezza provocati dalla
morte di Molly Weasley.
Un vuoto incolmabile.
Una volta suo fratello Fred le disse una cosa, che lei
all’inizio aveva reputato sciocca e stupida, ma probabilmente era la frase più
sensata che il gemello avesse mai pronunciato.
‘Se muore una persona a te cara, non piangere e urlare,
non disperarti all’infinito perché non ti potrà stare più accanto, ma ricomincia
a vivere e gioisci perché l’hai incontrata nel tuo cammino verso il
cielo’
E la ragazza aveva fatto tesoro di quelle parole,
richiudendole in fondo al cuore.
Ginny si girò a fissare Ron.
Era di fianco ad Harry, diritti e composti
aspettavano.
Ronald era cresciuto, era maturato, da quando aveva
salvato Bill, durante la battaglia finale.
La giovane Weasley volse alla nebbiolina uno sguardo
carico di apprensione e dolore.
La nebbia grigio perla si dissolse lentamente, e, dal
centro della stanza emerse le figura di una donna.
Era bassina e indossava un grembiule rosa a fiori rossi e
un’ampia sottana multicolore.
I capelli rossi e mossi incorniciavano un viso tondo e
sorridente.
Gli occhietti allegri osservavano con curiosità tutto lo
studio, soffermandosi sui ragazzi.
“MAMMA!!” urlarono in coro i due fratelli Weasley,
spalancando la bocca e correndo incontro alla
donna.
Si, era vero, le braccia materne che li abbracciavano non
erano una bugia, un miraggio.
I baci che la signora schioccò loro sulle guance ne erano
la prova.
Finalmente era lì, di nuovo.
“Molly Wealsey a rapporto!! Viva e vegeta, signori!!”
scherzò la donna, avvicinandosi ai ragazzi.
Sirius rise alla vista di quella madre pazzerella che
fino a pochi anni prima litigava sempre con lui.
Ma in fondo condividevano lo stesso affetto verso
Harry.
Il giovane Potter rimase a bocca aperta e corse incontro
alla Signora Weasley, sorridendo felice.
Si, felice, perché adesso lo erano anche Ginny e
Ron.
Finalmente.
Molly Weasley guardò Harry, che le
sorrise.
“Quello che ti dissi era vero, mia piccola
Principessa?”
grazie a tutti!! questo capitolo è dedicato a Ginny
W, monipotty, ninny, LilyChan, Gloria_Potter, HarryEly, cloe sullivan, SakiJune,
GiO91, Lolly94, Summers84, cesar85, Selene_90, FrancyChan, Fairydreams,
chiarucciapuccia, MartyTorsy, Jin, Puccalove90, pikkolaprongs, Angelika88,
Joannadellepraterie, ale90, Lily e tutte le persone che seguono questa
FF!!!!!!!! GRAZIE!!!!!!!!!!!!!
Harry abbracciò la donna che da sette anni lo trattava
come un figlio, accogliendolo in casa, dandogli un letto dove dormire,
regalandogli affetto e una sensazione di conforto e
sicurezza.
Ed ora aveva tutto, Sirius, Silente, la Signora Weasley, Ginny, non
mancava nessuno…
O quasi.
Mancavano le due persone che Harry sognava tutte le
notti, le due persone che lo facevano piangere in silenzio, sotto le coperte, da
quando aveva un anno, le due persone che tutti descrivevano come la migliori che
avessero mai incontrato, le più intelligenti, carismatiche, allegre e
oneste.
Sembrava che solo lui non le avesse mai
incontrate.
Solo lui, il Bambino Che È Sopravvissuto, Colui Che Ci Ha
Salvati, il Prescelto.
Il ragazzo che mai aveva avuto il supporto di una madre,
che mai aveva riso con suo padre, giocando a Quidditch, che mai aveva avuto una
famiglia.
Il ragazzo che per dieci anni aveva vissuto senza amore,
affetto e amicizia, solo, nell’ombra della tanto desiderata
normalità.
E poi, in un batti baleno, si era scoperto un mago
destinato a salvare il mondo, perseguitato da meschini individui e da un tiranno
assetato di potere e sangue caldo.
Ed era diventato famoso, ma non per quello che era, bensì
per cosa rappresentava.
L’unico sopravvissuto di una lista infinita di vittime e
morti.
Nessuno conosceva il vero
Harry.
Nessuno del popolo babbano.
Nessuno della sua vera
famiglia.
Nessuno dei Potter.
Nessuno degli Evans.
Nessuno.
Nessuno a parte poche
persone.
Che fortunatamente
esistevano.
Com’era veramente sua madre?
Era bella, intelligente e studiosa, questo era tutto
quello che sapeva.
Ma… amava suo padre? Odiava l’ipocrisia? Le piaceva il
succo di zucca?
E le frittelle ai lamponi?
Questo Harry non lo sapeva e si sentiva irato con tutte
le persone che no gli avevano permesso di poter vivere con la sua
famiglia.
Voleva sapere tutto di suo
padre.
Voleva sapere come avrebbe reagito se avesse saputo che
era divenuto il più giovane Cercatore degli ultimi cento anni, voleva sapere
cosa avrebbe detto se gli avesse chiesto cosa fare con Ginny, voleva sapere se
l’avrebbe accompagnato alla finale dei Mondiali di Quidditch e insieme avrebbero
commentato la partita.
-Perché non hanno scelto
Neville?!?-
Harry si maledisse subito dopo aver formulato quel
diabolico e maligno pensiero.
Anche il giovane Paciock aveva perso i genitori da
piccolo, non aveva potuto godere dell’abbraccio affettuoso di una madre e
nemmeno dell’appoggio di un padre.
Anche la sua vita era legata ad un filo, come quella di
tutti gli altri.
Ma adesso tutto era
cambiato.
Alice e Frank Paciock stavano abbracciando il figlio che
per anni hanno sognato e visto crescere dietro il vetro di un’anta
d’ospedale.
Ed Harry era realmente contento per
Neville.
Ma, ora, cosa ne sarebbe stato di
lui?
Tristezza.
Dolore.
Si voltò a guardare l’ufficio circolare e vide che tutti
lo stavano fissando.
Silente stava abbracciando la
McGrannit e i suoi occhi
azzurri erano posati sulla cicatrice del ragazzo.
Sirius aveva circondato con un braccio la schiena di
Remus ed entrambi avevano lo sguardo perso in direzione del figlio del loro
migliore amico, del loro fratello.
Ron lo stava rimirando, cercando di decifrare le emozioni
di quel volto enigmatico. Non disse niente, non pensò niente, non ascoltò
niente.
Però guardò, guardò il suo migliore amico, guardò il suo
dolore, guardò la sua tristezza.
La
Signora
Weasley lo guardò con affetto e
tristezza, perché sapeva che James e Lily Potter non sarebbero più
tornati.
Draco Malfoy sospirò, volgendo il suo freddo sguardo
verso il ragazzo che lo aveva salvato dal suo destino, il ragazzo che gli aveva
permesso di aprire gli occhi, il ragazzo che chiamava Sfregiato, lo stesso
ragazzo che aveva ucciso il Signore Oscuro. E Draco provò compassione per
l’unico ragazzo che aveva avuto una sorte peggiore della sua.
I Lovegood avevano sentito tanto parlare di lui, anche
Calypso, nonostante fosse morta prima che sua figlia le potesse raccontare di
Hogwarts, e adesso due paia di occhi grigio perla e uno blu profondo fissavano
con apprensione la figura del Prescelto.
Alice
Paciock piangeva silenziosamente, si ricordava della sua amica Lily, la rossa
che si era sacrificata per suo figlio e che non l’aveva odiata solo perché al
piccolo Neville era stato concesso vivere.
Anzi, le aveva detto allegra che avrebbe fatto da zia ad
Harry, se lei e James fossero morti.
E così fu, ma i Paciok non furono mai chiamati zii dal
Bambino Che È Sopravvissuto.
E ora, tutti e tre, stringevano i denti e sentivano il
torace bruciare di dolore alla vista di quel ragazzo troppo forteche aveva dovuto sopportare tutto senza
i genitori.
Le mani di Hermione le coprivano il volto rigato dalle
lacrime, solo gli occhi ambrati osservavano con preoccupazione il suo migliore
amico, colui che l’aveva sempre sostenuta, colui che l’aveva aiutata ad alzarsi
quando era caduta, colui che l’aveva consolata quando Lavanda e Ron erano
insieme, colui che al primo anno l’aveva salvata dalle grinfie dei un Troll di
montagna. Colui che, per lei, sarebbe esploso di rabbia e dolore.
Ginny fissava impietrita l’uomo che amava. Sì, l’uomo,
perché Harry era cresciuto un fretta, per salvare il mondo, per salvare lei, per
cercare di avere un futuro. Guardava con i suoi occhi azzurri, li stessi che
avevano fatto innamorare decine di ragazzi, il viso del giovane
Potter.
I suoi occhi smeraldo erano di ghiaccio, la mascella
serrata ed il capo che tremava. Il corpo del ragazzo era percossa da brividi e
Ginny provò l’istinto di avvicinarsi a lui ed abbracciarlo.
E così fece.
Camminò verso Harry e osservò da vicino i suoi occhi, gli
stessi che l’avevano ammaliata quel giorno, a King’s
Cross.
Gli cinse il busto con le braccia e lui poggiò il capo
sul petto della ragazza, sfogandosi e piangendo
liberamente.
Anche Ginevra pianse, pianse perché le aveva regalato il
dono più grande, la felicità, perché aveva avverato i desideri di tutte le
persone presenti nella stanza, perché non aveva voluto niente in cambio, perchè
non era insieme a James e Lily.
Perché aveva bisogno di lei.
Harry era infinitamente grato e Ginny, l’unica cosa,
insieme ai suoi amici, concreta
nella vita.
La ragazza gli stava accarezzando la schiena,
sussurrandogli dolci parole di conforto.
Il Prescelto alzò il capo, fissando la nebbia che si
stava dissolvendo del tutto.
I suoi genitori non sarebbero comparsi, lo
sapeva.
Ma…
Uno scintillio, un piccolo bagliore illuminò una figura
indistinta.
Un piccolo Boccino d’Oro rifulgeva tra le mani di un
uomo, che lo liberava per riprenderlo subito dopo.
Le ali sottili fendevano l’aria come coltelli affilati,
artigli, domati da abili riflessi.
Un nastro smeraldo.
Una lieve risata cristallina, di
donna.
Un sussurrò.
“Visto, amore, non sono l’unico Potter che piange”
*°*
Scusate per il ritardo!!!!!!! Non vi immaginate quanto
sono stata impegnata, ma finalmente sono riuscita ad
aggiornare…scusatescusatescusate!!! Baci a tutti e mille
grazie!!!
P.S.: mio fratello vi chiede di mandarmi a quel paese e
di non leggere le mie schifose fan fiction, ma di cercare la sua (sempre sotto
nome di Ginny Lily Potter), ‘Soufflé made in WeasleyLand’. Vi prego, non
fatelo!!! No, daaai, scherzo!!
Harry si staccò da Ginny,
avvicinandosi alle due figure.
Sul volto dell’uomo e della donna si potevano scorgere
lacrime scendere lentamente sulle gote.
Il Prescelto spalancò la bocca per poi serrare le
mascelle e coprirsi la bocca con le mani.
Un ragazzo comparve dietro la coltre di
nebbia.
Era alto e magro, con grandi occhi profondi color
nocciola, dolci e gentili.
Aveva corvini capelli spettinati, che, indomabili, gli
ricadevano sugli occhi.
Il naso era poco più lungo di quello di Harry ed il viso
allungato era lo stesso del giovane Potter.
Sorrideva scaltro, un sorriso da
‘malandrino’.
Un sorriso che Harry sognava ogni
notte.
Il sorriso di un Padre.
La donna si avvicinò e cinse il braccio dell’uomo,
poggiando la testa sulla sua spalla.
Era bella, luminosa come solo poche persona sanno
essere.
Aveva lunghi capelli rosso scuro, occhi verde smeraldo,
identici a quelli di Harry, lunghe ciglia folte e un sorriso dolce,
materno.
Un sorriso che il Prescelto non ha mai potuto
vedere.
“Guardalo James…è nostro figlio” sussurrò, lasciando che
le lacrime le rigassero le guance.
Harry chiuse gli occhi, sperando che appena si fosse
svegliato tutti non sarebbero scomparsi.
E non scomparvero.
Li poteva vedere
chiaramente.
Erano ancora lì.
E allora corse, corse come mai aveva fatto, corse perché
quel giorno si sentiva completo, finalmente a casa, corse per abbracciare le
persone che gli erano state sottratte.
Corse.
Dopo molti anni, duri mesi di sofferenza e dolore,
l’infanzia rubata senza felicità,
poté abbracciare i suoi genitori, versando lacrime di
felicità.
Ora James e Lily Potter piangevano, insieme al loro unico
figlio, uniti da un abbraccio che mai li avrebbe divisi, uniti
dall’Amore.
Rimasero immobili fino a che il pianto non cessò, troppo
bello era per i Potter poter sperare in un futuro,
insieme.
Di una bellezza quasi malinconica, triste, provata solo
dopo molti anni.
Malinconica perché James e Lily non hanno potuto gioire
quando il loro figlioletto ha compiuto il suo primo incantesimo, quando è caduto
il suo primo dente, quando ha vinto la sua prima partita di
Quidditch.
Ma ora loro c’erano ed era questo quello che
contava.
Harry si staccò dai suoi genitori, con ancora le lacrime
agli occhi.
“Sei mio figlio” sussurrò James, annuendo con la testa
“un vero Potter”
Lily stava osservando i due uomini che più amava, così
simili, così teneri, così suoi.
Suo figlio, la fotocopia del padre, con i suoi occhi,
però, i suoi splendidi occhi smeraldini.
Suo marito, così bello ed orgoglioso, come leale ed
onesto, era morto per lei, per lasciarla vivere.
E poi la vide.
Una ragazza che piangeva, silenziosamente, in
disparte.
Aveva i capelli rossi e gli occhi profondi, castani come
i cerbiatti, velati di lacrime.
Era molto bella.
Lily ritornò indietro nel tempo, quando anche lei aveva
sedici anni, quando anche lei aveva paura del mondo che era fuori
Hogwarts.
Harry si avvicinò ai suoi genitori, indicando loro le
persone che erano presenti in quella stanza.
James divenne di pietra.
Fermo immobile guardava due figure dritte e fiere di
fronte a lui.
“Allora, Ramoso, da quando non si salutano più i
fratelli?” mormorò Sirius, con la voce rotta dal pianto, correndo incontro a
James.
I due si abbracciarono fraternamente, battendosi una mano
sulla spalla.
Finalmente Sirius poteva rivedere gli occhiali tondi di
suo fratello, i suoi capelli sbarazzini, le sue mani, che sempre racchiudevano
un Boccino.
Si era sentito vuoto, dopo la sua morte, senza riuscire a
dare un senso alla vita, una ragione.
Remus li raggiunse subito, piangendo
liberamente.
Finalmente i veri Malandrini erano di nuovo insieme, e
questa volta sarebbe stato per sempre.
*°*
Scusate per il ritardo!!!!!!! Non vi
immaginate quanto sono stata impegnata, piena fino al collo di interrogazioni e
ho paura di non rendere le sensazioni dei personaggi, tengo troppo a questa
storia e non riesco a completare i capitoli, li voglio perfetti anch se questo
non mi piace per niente. Scusate scusate scusate!!! Baci a tutti e mille
grazie!!
I tre si staccarono, con ancora le lacrime agli occhi,
guardandosi e rimirando i cambiamenti che erano avvenuti con il
tempo.
Sirius aveva i baffi, e Remus una fede al
dito…
UNA FEDE AL DITO?!?
“Lunastorta, allora… ti sei sposato?” disse James,
sorridendo radioso.
Il licantropo arrossì.
“Si…con la cugina di
Sirius-”
“BELLATRIX?!?” escalmò, incredulo,
Ramoso.
Tutti scoppiarono a ridere.
“Siete proprio fratelli, voi due…” dichiarò
Lupin.
James e Lily si avvicinarono a Silente e alla
McGrannit.
Minerva scoppiò a piangere, felice di poter rivedere i
suoi alunni migliori.
“James…Lily…io, non so cos-” cercò
di dire l’anziana donna, ma Lily l’abbracciò forte, contenta di poter rivederela
Professoressa.
James osservava con tenerezza la moglie e la McGrannit che si
salutavano.
“James, finalmente sei tornato, l’Ordine non è più stato
lo stesso seza di voi” disse Silente, poggiando una mano sulla spalla del
ragazzo, guardando nella stessa direzione.
Quando le donne si separarono, con le lacrime agli occhi,
Lily scorse Alice.
Alice, la sua migliore amica, la persona che ad Hogwarts
l’aveva ascoltata sempre, la persona che aveva condiviso il suo stesso
destino.
“Li, sempre la preferita dei Professori, vero?” sussurrò
la Signora Paciock, avvicinandosi alla
ragazza.
“Ally!”
Neville guardò le due madri e osservò suo
padre.
Sembrava felice.
Felice, come mai lo era stato al San
Mungo.
Come mai lo era stato in
vita.
Dopo aver salutato Frank e suo figlio, battendo loro un
mano sulla spalla, James osservò i presenti.
“Devo dedurre che tu sia il figlio di Malfoy, giusto?”
disse, leggermente piccato, avvicinandosi a Draco.
“Esattamente” mormorò fiero il
ragazzo.
“BENE! Se sei qui vuol dire che l’hai abbandonato, perché
non credo che qualcuno ti avrebbe riportato in vita, sapendo che saresti stato
un servo del Signore Oscuro! Bravo ragazzo” sorrise James, raggiunto subito
dalla moglie, sorprendendo il giovane Malfoy.
“I Signori Lovegood, onorato” dichiarò Potter, porgendo i
suoi saluti al Signor ed alla Signora Lovegood.
“Come fa a conoscerci?” chiese incredula Calipso,
guardando perplessa il marito di Lily.
“Sua madre, Dorea Black” disse la donna dai capelli rossi, indicando
James.
“Oh!! La
Professoressa Black!”
strillò stupita la donna, incrociando le dita delle
mani.
“Esattamente!Mia
madre, l a Professoressa di Difesa”
convenne l’uomo.
“Ora capisco da chi ha preso Harry” sussurrò Ron alla
madre.
Molly Weasley sorrise, si ricordava di Lily Evans e James
Potter.
Erano perennemente in lite, ma, dopo che il ragazzo fu
divenuto Caposcuola, insieme alla Rossa, mise la testa a
posto.
“Molly Prewett…aspetta, aspetta…questi devono essere i
suoi figli…capelli rossi e occhi blu, chi corrisponde alla descrizione?” disse
James, porgendo una mano alla Signora Weasley.
“Arthur Weasley” esclamò Lily,
sorridendo.
“Esatto!” rise Molly, stringendo le mani ad entrambi i
Potter.
“Piacere, Lily Potter” disse la donna, avvicinandosi ai
due ragazzi Weasley e porgendo loro la mano.
“Ginny Weasley, piacere mio” si presentò la ragazza,
stringendo la mano a Lily.
“Ron Weasley, piacere” sorrise il fratello, imitando
Ginny.
“No, no, no! Ragazzi, i vostri nomi!” borbottò
Molly.
Entrambi sbuffarono.
“Mi chiamo Ginevra Molly Weasley, Signora Potter, e lui e
Ronald Bilius Weasley, mio fratello” ripeté Ginny,
ridendo.
“Non ti piace il tuo nome? Pensa che in realtà io mi
chiamo Lilian, per questo mi faccio chiamare Lily”
sorrise.
“Aha! Visto mamma? Non sono l’unica e poi tu ci chiami
sempre con i soprannomi, perché non dovrebbero farlo anche gli altri?” sfidò
Ginny, osservando il viso rassegnato della madre.
James e la moglie, ridendo, si avvicinarono a
Hermione.
“Hermione Granger, piacere Signori Potter” si presentò
educatamente la ragazza.
“Piacere nostro” risposero i coniugi, stringendo
sorridenti la mano della Grifondoro.
Harry raggiunse i genitori.
“Mamma, Papà loro sono i miei amici, li ho già presentati
prima, ma non so se avete ascoltato. Loro sono Ron, Hermione, Neville, Luna,
Draco e…Ginny” spiegò il ragazzo, sorridendo
dolcemente.
“Perfetto, ora sappiamo anche chi sono i tuoi amici, una
cosa manca…giochi a Quidditch?” chiese il Signor Potter al
figlio.
Harry fece per rispondere quando gli venne in mente
un’idea.
La settimana dopo ci sarebbe stata la partita contro i
Corvonero e se si fossero aggiudicati la vittoria avrebbero anche vinto
la Coppa.
Sarebbe stato fantastico sorprendere suo padre, ma sì,
una piccola bugia a fin di bene…
“No, io non gioco a Quidditch! Figurarsi, sono
negato!”
I suoi amici lo guardarono
stupiti.
Harry negato per lo Sport?
Meno male che Hermione capiva sempre
tutto.
“Sì, Harry non è mai stato capace! Lui e la scopa sono
totalmente incompatibili” asserì la riccia, ridendo
nervosamente.
“Veramente, ho cercato di insegnargli, ma…niente” annuì
Ginny, quella ragazza era proprio un’attrice.
Sirius decise di infilare ulteriormente il coltello nella
piaga, James era ormai a terra.
“Mai una volta è riuscito a non cadere dalla scopa,
veramente, Jamie, ho sempre pensato che magari non ha ereditato il tuo talento,
dai, ma non è un problema!” dichiarò, perfido,
Black
Potter era bianco in volto, barcollando si appoggiò a suo
figlio.
“N-non importa, non è d-di sicuro la cosa più importante”
mormorò l’uomo, riprendendo un po’ di color.
Poco dopo si riscosse, non era così tremendo avere un
figlio incapace di volare!
“Non importa, figliolo, la cosa fondamentale è che tu sia
qui con noi…o che noi siamo qui con te, punti di vista” dichiarò fiero James
Potter, alzandò la testa.
*°*
SONDAGGINO:Cho Chang, tre
aggettivi…
Vi
prego. È stra importante, ditemi cosa ne pensate della Corvonervo,
sinceramente!
Ringrazio
calorosamente:
Lilyna
Potter: grazie! Addirittura più che bello?!? Visto, ho postato presto? Spero di sì, spero che anche questo
capitolo ti piaccia!!
Fairydreams:
tesoro!! giuro, mi pavoneggerò per l’eternità!! Ho fatto tacere Fairy!!
:D…passiamo alle cosa intelligenti: L’aspetto di Jamie e Lilietta (Bleah!! Mai
più la chiamerò così!!) è quello di due 21enni, ma la vera età è 37-38, nel
prossimo capitolo spiegherò tutto!Nell’interrogazione di geografia ho preso 9!!!
Ale90:
no, non torneranno nel mondo dai Morti. Primo perché io non voglio, secondo
perchè tu non vuoi!! Sono contenta che lo scorso capitolo ti abbia fatto provare
forti emozioni…grazie
SakiJune:
nooo!! Arrivo io con gli scottex!! Ti si rovina il pavimento se piangi, ma
soprattutto gli occhi!! Dai, dammi l’indirizzo che ti porto un superpacco di
carta igienica…oppure costruisco un’arca, dipende da quante persone devo
salvare(lascia stare, vaneggio!)
grazie!
Cloe
sullivan: davvero è valsa la pena? Sono stra mega contenta che ti sia piaciuto!!
Mi dovete perdonare, veramente, è che ho la settimana pienissima e non so come
studiare, la domenica un poco scrivo… Grazie!!
Lady_Malfoy_4ever:
Cla!! Sono contenta che tu creda che lo scorso capitolo sia stato bellissimo (i
verbi sono tutti giusti? Controlla, Ginny, controlla!!)
HarryEly:
non ti immagini quanto mi abbia fatto piacere leggere la tua recensione!!
Veramente, se tutti voi fan della bowling aspettavate questa storia, giuro che
avrei postato prima!! Grazie, grazie per i complimenti…
p.s.
mi piace un sacco la tua ff “Grazie Joanne”, infischiatene di chi ti critica, è
scritta benissimo!
LilyChan:
lily, veramente, io non so come ringraziarti…recensisci sempre, io…io non so
come ringraziarti, non riesco a dire niente altro, sei troppo gentile con me! È
difficile spiegare a parole…GRAZIE
Rosy823:
hai visto? Eccoti il capitolo, più in fretta che potevo, sperando che tu
continui a leggere…grazie!
Kia:
ecco anche a te il capitolo!! Sono stra felice che ti piaccia la ff! continuerai
a leggerla?
Gloria_Potter:
GLO!! Da un po’ che non ci sentiamo, vero? Sono contenta che ti piaccia, ti
giuro, Mega Contenta!! GRAZIE
Jerada:
grazie, pensa che io non riesco a commuovermi quando rileggo le mie storie!!
GRAZIE, sono stra contenta, bellissima recensione!!!
e…
GRAZIE a tutti quelli che leggono solo, senza recensire!!!
“Non importa, figliolo, la cosa
fondamentale è che tu sia qui con noi…o che noi siamo qui con te, punti di
vista” dichiarò fiero James Potter, alzandò la testa.
Harry rimase colpito dalle parole di suo
padre.
Non sembrava lo stesso James del Pensatoio, era più
maturo, consapevole delle sue responsabilità.
Aveva capito che essere Padre e Marito non era un lavoro
da sottovalutare, come direbbe Sirius “un lavoro
part-time”.
Doveva dare tutto sé stesso per svolgere al meglio quella
difficile occupazione, doveva fare felici Lily e
Harry.
La sua famiglia, finalmente.
Albus Silente sedette sulla sedia, dietro la sua
scrivania.
Una preside, dall’alto del suo dipinto, socchiuse gli
occhi, sbadigliando.
“Zitta, sta zitta, stolta Guaritrice!” sibilò un altro
Preside, incenerendo con lo sguardo la vecchia donna che si ear appena
svegliata.
“Oh, Phineas, mi è mancata la tua sprezzante
intolleranza, nel Mondo dei Morti” disse Silente al dipinto, che ora stava
strabuzzando gli occhi.
“Silente?!?” domandò
sorpreso.
“In carne ed ossa, nonnino” disse Sirius Black, al posto
del Preside, avvicinandosi alla parete, per poter rimirare meglio il volto del
suo bis-nonno-
“Pfui! Sirius Black, nipote degenere, traditore del tuo
sangue, schifoso Babbanofil…”
“Sta zitto, vecchio” esclamò l’erede Black, coprendo il
dipinto con una tela nera.
Ora si udiva solo un bisbiglio irato di
sottofondo.
“Oh, non vi immaginate quanto desideravo farlo” sospirò
Sirius, sfregandosi le mani.
Uno scroscio di risate pervase la
stanza.
“Scusate, che ne dita di uscire da questo ufficio? Non so
voi, ma io ho una gran fame” propose Ron, leggermente
imbarazzato.
Sua madre gli diede una gomitata, così come Hermione, e
al povero Weasley gli si mozzò il fiato.
“Ma mam-”
Harry rise. Era bello essere di nuovo insieme, tutti
quanti.
Abbracciò sua madre e suo padre, osservò amorevolmente
Ginny, guardò i suoi amici, finalmente felici insieme alle loro
famiglie.
“Mi piace quel ragazzo, Harry” sussurrò James al figlio,
indicando il gruppetto dei Weasley con un ceno del
capo.
Harry sorrise.
Hermione stava rimbeccando Ron, mentre Molly aveva le
mani sui fianchi ed annuiva ad ogni critica della riccia verso il figlio,
d’accordo con lei.
Ginny volgeva gli occhi al cielo, esasperata, incrociando
le braccia al petto e gonfiando le guance.
Harry non poté non pensare a quanto la più giovane dei
Weasley fosse bella.
I lunghi capelli ramati le incorniciavano il volto ovale,
tempestato di piccole lentiggini.
Gli occhi da cerbiatta, vellutati e dolci, erano
luminosi, come due stelle nel cielo d’inverno.
Ginny era bella, bella
dentro.
Era dolce, gentile, comprensiva ma anche combattiva,
passionale e determinata.
Ed era sua.
Lo sarebbe stata per sempre.
Harry fu il primo a varcare la soglia dello studio
circolare.
Tutti raggiunsero velocemente l’Ingresso, potevano udire
le risate diDean Thomas e Seamus Finnigan; i gridolini di Lavanda Brown; i
sospiri di Romilda Vane; le voci di Hannah Abbott e Susan
Bones.
Una leggera spinta ed il Gran Portone si spalancò,
rivelando loro un mondo nuovo, finalmente, un mondo
felice.
Harry uscì dalla Scuola, seguito subito dagli
altri.
Inspirò a fondo l’aria profumata, chiudendo gli
occhi.
E rise.
Rise perché finalmente andava tutto bene, finalmente
Voldemort era morto, finalmente poteva amare.
“Lo senti?” gli disse una ragazza, guardando verso la
stessa direzione del giovane Potter.
Grazie mille a tutti, scusate se non vi ringrazio
singolarmente, ma mia madre mi trucida se sto un solo secondo in più al
computer!! Grazie anche per i tre aggettivi...
altra domandina...
preferite Emma Watson/Tom Felton o Emma
Watson/Rupert Grint?
Lily Potter era seduta a gambe incrociate sull’erba,
poggiando il capo sulle ginocchia del marito. Harry era entrato nella scuola
poco prima, per andare a prendere il Mantello dell’Invisibilità del padre, che
voleva rivederlo.
Avrebbe potuto revocarlo magicamente, ma voleva lasciare
soli i genitori, guardarli un attimo da lontano.
“Jamie, ti rendi conto che abbiamo di nuovo un figlio?”
chiese la donna, sorprendendo l’ex Cercatore.
L’uomo tacque per un poco,
pensoso.
“Si, Nina, me ne rendo conto…” rispose, sorridendo
leggermente.
Da quanto non la chiamava così! Anni,
forse…
Nina.
Un soprannome che le aveva dato lui quando erano al
secondo anno, durante una loro litigata, anzi, la loro Prima
Litigata.
La
Litigata di Nina, l’aveva chiamata
Sirius.
Nina, come l’impetuosa strega del XVII secolo, la più
furba, bella, affascinante, intelligente e astuta maga di tutti i
tempi.
“Da tanto non mi chiamavi così” constatò debolmente Lily,
piangendo per la commozione.
“Amore, cos’hai?” le chiese
preoccupato.
“Niente, non mi ricordavo la bellezza di questo nome
pronunciato da te”
Il cuore di James si riempì di amore, come era felice con
la sua famiglia.
Abbracciò Lily e la baciò.
Fu un bacio pieno di amore,
gioia.
Un bacio che rievocò i ricordi passati: le loro
passeggiate in riva al lago Nero, le litigate per i corridoi di Hogwarts, i baci
segreti nelle Aule della scuola, gli sguardi fugaci in Sala Comune, i primi
sorrisi sinceri e dolci.
°*°
Harry vide lo sguardo di suo padre e quello di sua
madre.
-Come posso aver dubitato del loro amore?- si rimproverò
il ragazzo, camminando per i corridoi del primo piano, poco prima li stava
osservando dalla finestra.
Le mani in tasca stringevano convulsamente un piccolo
anellino.
Sarebbe riuscito a farlo?
No, non l’avrebbe fatto.
Né oggi né domani.
Un giorno di sicuro, tra qualche
anno.
Erano ancora troppo giovani, avrebbe aspettato ancora un
poco e lo avrebbe fatto anche lei, ne era certo.
*°*
La sera, in Sala Comune, la McGranitt sedeva irrequieta alla
tavola dei Professori, indecisa sul dafarsi.
Tutti i suoi studenti erano lì, a chiacchierare
tranquilli ai propri tavoli.
Lavanda Brown era arrossita quando Seamus Finnigan le
aveva fatto un complimento.
Dean Thomas guardava di nascosto Susan Bones, convinto
che la
Tassorosso non l’avesse scoperto.
Ahi, beata ingenuità!
La ragazza sorrideva serafica. Le donne sanno sempre
tutto, o quasi.
Padma Patil rideva insieme a Mandy Brocklerhurst, una sua
compagna Corvonero.
La sua gemella, Calì, era intenta a leggere il suo
oroscopo, mentre Colin Canon la guardava,
arrossendo.
Erano i suoi studenti, le grandi persone che, nel loro
piccolo, l’avevano aiutata ad andare avanti, a combattere e a
vincere.
‘Un McGranitt non si arrende mai’ le diceva sempre suo
padre e in quei mesi passati senza Albus, Minerva non aveva dimenticato quelle
parole, le aveva solo nascoste.
A volte far finta di non essere ciò che si è può
risultare molto più facile, ed in parte è vero, far finta di essere allegra
davanti agli studenti, fingere una risata...
Ma ora Minerva era tornata, più felice e gioiosa che mai
, perché aveva capito che bisognava andare avanti.
E poi, Harry si ripresenta, Albus ritorna, James, Lily,
Alice, Sirius, Frank, Draco, Molly, i signori
Lovegood.
Il suo cuore infranto era guarito, i piccoli pezzi si
erano ritrovati, uniti e insieme.
La
Professoressa
McGranitt alzò lo sguardo verso il
grande ed imponente portone della Sala Grande.
Sarebbero dovuti arrivare da un momento all’altro, e lei
li avrebbe presentati.
Minerva smise di fissare costantemente i cardini della
porta e volse lo sguardo al tavolo dei Grifondoro.
Finalmente!! La piccola Weasley si stava sbracciando per
attirare l’attenzione della Professoressa.
Ginny provava tanta di quella gioia e felicità dentro al
cuore che parlarne la sminuirebbe.
La melodia che risuonava nella sua testa era allegra e
brillante.
Rulli di tamburi, squilli di trombe, epopee di grancasse
e percussioni, ottoni danzanti, legni rimbombanti.
E poi dolci voci angeliche che intonavano la melodia del
suo cuore…
L’occhiata della McGrannit la fece
ridestare.
Ginny le fece segno di guardare vicino al
Portone.
Ah! Eccoli là!!
Tutti perfettamente vesiti e
curati.
Da quanto non li vedeva
così.
Da quanto non vedeva Albus sorriderle con gli occhi,
James dire alla moglie che l’amava come se fossero ancora ragazzini, Lily ridere
felice di avere accanto a sé un bellissima famiglia, Sirius lanciare
sfrecciatine maliziose a tutte le ragazze che incontrava, Alice e Frank leggere
insieme il libro di Erbologia, Molly osservare con fare materno tutti i suoi
pulcini, proprio come una chioccia, i Signori Lovegood zittire tutti con le loro
strambe affermazioni, Draco sputare sentenze accusatorie senza nemmno
pensare.
Ma bisognava presentarli, sennò sarebbero rimaste ombre
per sempre…
Con un colpo di tosse, la McGrannitt attirò l’attenzione
degli studenti.
“So che vorreste sapere perché questa sera ho richiesto
che tutti siano presenti in Sala Grande.
Bene, vi accontenterò subito...ma prima vi devo
raccontare una cosa”
Era sera, il vento
gelato muoveva leggermente le fronde degli alberi
spogli.
Una casa, in fondo alla
stradina curata, aveva le imposte serrate, l’unica in tutto il
quartiere. ‘Godric’s Hollow n°7’.
La porta di legno era
chiusa a chiave, freddo il metallo della maniglia come il bianco corpo di un
cadavere.
All’interno della casa,
una piccola famigliola era riunita nell’intimità che solo l’amore triste di una
fine ormai prossima, ma non senza speranze, sa
dare.
Un uomo dagli scuri
capelli sbarazzini sorrideva malinconico, guardando il piccolo figlioletto
dormire beato.
La donna che gli stava
accanto fissava il viso di lui, come per non dimenticarsi mai degl’occhi
profondi color nocciola, degli occhiali storti, dell’espressione che aveva
quando giocava a Quidditch, della bocca sorridente, del lungo
naso…
Non scordarsi mai i
piccoli dettagli che l’avevano fatta innamorare di James
Potter.
“Ehi….” le disse
l’uomo, distogliendo lo sguardo dal bimbo e osservando gli occhi smeraldini
della moglie.
Avevano finto per
troppo tempo di non aver paura, di essere felici. Lo sono stati, tanto, ma forse
l’allegria era finita.
“Ehi…” gli rispose
tristemente, mentre una piccola lacrima argentea le rigava la
guancia.
“Amore, non piangere”
la consolò teneramente l’uomo, avvicinandosi a lei e prendendole il viso tra le
mani
“Io non rimpiango nulla, nulla,
ricordalo…non mi sono pentito di averti sposato troppo presto e nemmeno di aver
avuto Harry poco dopo. Lily, voi siete la cosa più bella che mi sia mai
capitata, come potrei…” ma non riuscì a concludere il discorso, un nodo
d’angoscia gli attanagliava la gola.
La donna si strinse a
lui con tutta la forze che aveva in corpo, non voleva lasciarlo, non voleva
vederlo andare ad affrontare Lui per
proteggerla.
Si lasciò sfuggire un
singhiozzo.
“Shh…potrebbe non
arrivare, siamo nascosti bene. Non preoccuparti” disse, accarezzandole i
capelli.
La loro vita fu troppo
breve, troppo intensa per raccontarla.
Solo una
cosa.
Cicatrici nel cuore che
mai potranno scomparire.
Forse…
“Questi erano James e Lily” dichiarò solennemente la
donna.
“Due combattenti di quello che fu il primo Ordine della
Fenice. Due studenti della casa di Grifondoro, impavidi,
coraggiosi.
Morirono il 31 Ottobre 1981, cercando di salvare la vita
ad una persona che voi conoscete bene.
James era uno dei più brillanti studenti della scuola:
eccelleva in Trasfigurazione, era il miglior Cercatore di tutte le
squadre.
Ma era anche uno dei più vivaci, devo dirlo. Non sono
state poche le volte in cui l’ho sorpreso fare scherzi e spesso ho dovuto
metterlo in punizione.
Sapevamo tutti che non lo faceva con cattiveria, anzi,
spesso faceva ridere anche i Professori. Senza dubbio, tutti lo ricordano
insieme ai Signori Black, Lupin e Minus.
Li chiamavano i
‘Malandrini’.
James divenne Prefetto e poi Caposcuola, ma rimase un
Malandrino.
Lily era la studentessa più ligia e studiosa della
scuola, nonostante ciò, giocava a Quidditch nella Squarda dei
Grifondoro.
Era combattiva e difendeva con orgoglio sé stessa e gli
altri.
Sì, sé stessa, perché era una Strega nata Babbana.
Una ragazza che aveva lottato per venir rispettata, ed,
alla fine, ce l’ha fatta.
Anche Lily diventò Prefetto e Caposcuola e adempì ai suoi
oneri con costanza, diligenza e i risultati furono
ottimi.
La ragazza, molto simile ad una studentessa di oggi,
combattè, insieme al marito, la prima guerra contro
Voi-Sapete-Chi.
Ella ebbe un figlio all’età di vent’anni, ma un anno dovo
vennero assassinati, nella loro casa, davanti agli occhi del
piccolo.
Così morirono James e
Lily…Potter”
Brusii invasero la Sala
Grande.
La
McGrannitt si interruppe, guardando
verso il portone.
La testa di Black spuntava corvina dall’angolo, la porta
era leggermente aperta.
-Sempre il solito-
“Silenzio!” tutta la Sala ammutolì “Quello che volevo dirvi è
che…”
Cosa avrebbe detto?
Che erano resuscitati?
Come l’avrebbero presa? Di sicuro l’avrebbero
sbeffeggiata.
No, doveva dire qualcosa,
ma…cosa?
James e Lily percepirono la difficoltà della situazione e
videro il volto della McGrannitt, corrugato e indeciso, ma non per questo meno
austero.
“James…”
Con uno sguardo d’intesa, i coniugi Potter spalancarono
l’enorme Portone, e fieri marciarono verso il tavolo dei
Professori.
Attraversando la Sala Grande, entrambi rivissero
tutti i ricordi passati, l’odore dei manici di scopa, la torta di melassa, le
patate a forno, le pergamene ruvide e le penne bianche, gli arazzi colorati, le
aule di scuola, i corridoi deserti, la Sala Comune, le partite di
Quidditch, gli allenamenti, la Foresta Proibita, il Lago
Nero, le passeggiate clandestine nelle cucine, Nick-Quasi-Senza-Testa e i suoi
strani discorsi, la
Signora Grassa…
Tutti gli studenti stavano osservando con la bocca aperta
le due persone vestite da combattenti dell’ormai non più segreto Ordine della
Fenice.
Ora James e Lily avevano l’aspetto di due venticinquenni,
perché un giorno era passato e la loro età effettiva l’avrebbero raggiunta dopo
poche giornate.
I loro mantelli scuri ondeggiavano contro le caviglie, le
bacchette erano riposte nella tasca della divisa.
La
McGrannitt li guardò sbalordita,
ringraziandoli immensamente.
James e Lily si girarono verso la Sala Grande, in piedi sulla
pedana dove era posto il tavolo dei Professori.
Tutti gli insegnanti li stavano guardando
basiti.
“Buonasera, ragazzi! Sono James Potter e lei è mia moglie
Lily.
Ho visto che il Preside vi ha già spiegato la vita che un
tempo è stata nostra, le sono grato. Comunque…
La Professoressa
McGrannitt voleva semplicemente dirvi
che dieci persone, grazie all’aiuto di un giovane mago,
sono…‘risorte’”
Tutta la
Sala sgranò gli occhi e fissò
James.
“Ehi, ehi! Non guardatemi così!” disse lui, portando le
mani in alto, in segno di resa.
Molti ridacchiarono sommessamente, altri erano troppo
sconvolti per farlo.
“Quello che mio marito voleva dirvi è che, grazie una
magia molto potente, un ragazzo è riuscito a riportare in vita dieci persone,
con l’aiuto dei Patronus di ottimi maghi e streghe” cercò di spiegare
Lily.
Molti studenti ne rimasero colpiti, altri non ci
credettero.
“Non ci credete, vero?” li precedette James “Bè, per
questo c’è rimedio…credo che tutti voi, a parte gli allievi del primo anno,
abbiano assistito al funerale del grande Preside, Albus Silente, dico
bene?”
Tutti asserirono con il capo, rimanendo
zitti.
“Allora, perché ci
crediate…”
Potter indicò con un braccio la soglia della Sala, e la
figura di un alto mago, canuto e con un grande cappello a punta,
apparve.
Silente in persona attraversò l’ampia stanza, salutando
con gesti del capo gli studenti.
Mormorii concitati e acuti strilli si levarono dalla Sala
Grande.
I più piccoli sobbalzarono sulla panca, nel vedere
Silente.
L’uomo parlò con voce calma e pacata, come suo solito.
“Cari Studenti, come vi avrà detto James, ci sono dieci
persone che aspettano dietro quella porta e che adesso vi
mostrerò.
Prima di questo, però, solo quattro
parole:
pigna, pizzicotto, manicotto,
tigre”
Tutti coloro che potevano capire risero
fragorosamente.
Era
tornato, Silente era tornato.
*°*
Ringrazie
immensamente tutti e vi auguro un buon 2008! in ritardo^^
il
capitolo è corto, lo so, e nemmeno tanto bello, perdonatemi...