The last thing that I want see...

di Lady Nobody e Pankun
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ti amo ***
Capitolo 2: *** Una favola fatta di passi avanti... ***



Capitolo 1
*** Ti amo ***


Tu non mi piaci

tu non mi piaci

tu non mi piaci

 
Basta…basta ti prego!
 
Non mi piaci…
 
Fa male, fa male!
 
TU NON MI PIACI!
 
Non ce la faccio più…smettila…

 
Una voce nel buio,
un lamento che si ripete tutte le notti,
da sempre ormai…o almeno da quel giorno…
 
quanto può far male la voce della verità?
 
Non ne posso più, falla finita…


tu non mi piaci

AAAAHH!!
 
-…ya…-
 
-…Iza..-
 
 
-…Izaya…-
 
Una voce che squarcia le tenebre,
qualcuno ti riporta alla realtà…che non è poi meno crudele del sogno…
 
-Izaya-san…-
 
E’ Namie, riesci a metterla a fuoco, ti guarda in modo strano…non capisci.
Il suo tono di voce è lento e cerca di mantenerlo calmo, ma senti che si sta trattenendo. Ha le mani in avanti come per difendersi o dirti qualcosa…forse di calmarti.
Ma sei ancora stordito dal sonno, non la capisci e la sua è solo una bocca che si muove a vuoto.
Poi, afferri qualcosa.
 
-…Izaya-san…poggia…il coltello…-
 
Che cosa?
Ma che stava farneticando?
Ti volti confuso, cerchi le tue mani, le trovi.
Stanno tremando e puntano…lì dove anatomicamente hai un cuore…un coltello.
Non il tuo, uno di quelli da cucina, infatti guardandoti intorno è proprio lì che ti trovi.
 
Quando realizzi tutto, ormai completamente sveglio, getti a terra l’arma.
E se fosse stata attenta a te e non a raccogliere al volo la lama, Namie avrebbe avuto la prova schiacciante che sei umano anche tu.
Paura, orrore, tutto in una breve sequenza, ma c’è stato, il tuo volto si è contratto in quelle smorfie che mai, mai, avevano osato sfiorarti.
 
Barcolli,
tremi,
hai ancora paura.
Fuggi via,
via,
lontano,
da qualche parte fra i tuoi tanto amati esseri umani.
 
***
 
Questo era solo il primo segnale,
la prima scintilla…
l’inferno deve ancora arrivare.
 
Devi ammetterlo, adesso sei solo l’ombra di ciò che eri un tempo.
Non davanti a tutti ovvio.
No,
quando sei solo, ma a dire la verità, quando, realmente, non lo sei?
Lo sei sempre stato, lo sei adesso e lo sarai per sempre.
Perché in quella situazione ti ci sei cacciato tempo fa e non puoi più uscirne.
 
***
 
Sulla tua comoda sedia girevole ammiri il magnifico tramonto attraverso la grande vetrata.
Ma lo stai veramente guardando?
No,
non credo.
I tuoi occhi sono opachi, vuoti, spenti, privi di quelle venature rosse che solitamente li illuminano.
 
Ti rispecchiano.
 
Perché è così che sei dentro:
vuoto.
Ti avevo avvisato, che l’inferno doveva ancora arrivare.
Era una cosa naturale,
già scritta,
il tuo è stato semplicemente un declino più lento del previsto,
ma alla fine ci siamo arrivati.
 
Ammettilo,
l’unica cosa ce ancora ti riempie è quel desiderio.
È una voce a sussurrartelo,
di continuo,
di continuo,
è quella voce sottile come una tua lama, ad indurti in tentazione,
a spingerti sempre più verso il baratro.
Hai provato a combatterla,
a respingerla…
 
…hai fallito.
 
E adesso è troppo tardi.
 
Ti alzi, stanco.
Recuperi la giacca e vai verso l’uscita dell’appartamento.
Incroci Namie che torna dalla spesa.
Le lanci un sorriso dei tuoi,
uno di quelli odiosi che facevano prudere le mani pure a lei.
 
Cammini per le vie di Ikebukuro,
sai esattamente dove andare.
 
È il tuo posto preferito,
elevato,
solitario,
abbandonato…
fissi quella macchia di sangue secco laggiù,
nel vicolo deserto.
 
Da lì molte persone si sono buttate, ponendo fine alla loro esistenza.
E adesso tu,
ritto sul bordo oltre la grata,
il vento della sera che ti sferza il viso,
la guardi a quella macchia,
quasi non riuscissi a muovere lo sguardo.
 
Hai avuto un attimo di esitazione,
hai pensato davvero di buttarti…
scoppi a ridere in modo isterico.
Tu, Orihara Izaya, toglierti la vita in quel posto sudicio?
Mai!
 
Gli occhi ora guardano le prime stelle e la falce della luna che stanno prendendo il posto del sole rosso fuoco.
Li chiudi,
ti lasci andare a qualcosa di più doloroso della morte…
i ricordi.
 
E ovviamente la prima persona che ti appare dietro le palpebre chiuse è quel protozoo…
La mente torna indietro,
ai tempi del liceo,
più precisamente a quel maledetto primo giorno.
 
Non lo avresti mai ammesso a nessuno, ma quando per la prima volta incrociasti lo sguardo di Shizuo-chan ne rimanesti colpito.
Quei suoi occhi ambra esprimevano una profonda solitudine.
Solitudine che tu capivi perfettamente,
perché era la stessa che riflettevano i tuoi,
se si andava a controllare bene.
 
Ti venne l’istinto di conoscerlo,
forse a causa di quegli occhi,
forse perché avevi avuto un colpo di fulmine.
Probabilmente erano le due opzioni mischiate…
 
Volevi stargli vicino,
volevi parlargli,
volevi perderti nei suoi occhi,,
perché magari la somma di due solitudini dava un risultato diverso dal normale…
 
Purtroppo le cose non andarono a tu vantaggio.
 
Non appena ti vide reagì in quel modo…
Con quella frase che ancora oggi è sovrana dei tuoi incubi.
Quel giorno dovesti scegliere in fretta,
ma non fu affatto facile.
Quelle parole ti avevano ferito,
perché,
perché aveva reagito in quel modo?
Ti sembrò di sentire il cielo crollarti addosso.
 
Fu allora che quell’idea ti balenò in mente.
Se tu non potevi amarlo,
se tu non potevi stargli accanto,
allora nessun altro avrebbe potuto!
Decidesti che lo avresti reso un mostro,
il mostro per eccellenza vista la forza sovrumana.
Decidesti di diventare la sua nemesi,
il suo miglior nemico.
Decidesti di farvi restare due solitudini parallele.
 
In questo modo saresti stato l’unico a riuscire ad amarlo,
perché eri l’unico a sapere com’era fatto dentro.
 
Ti odio invece di Ti amo
Colpi invece di Carezze
Insulti invece di Parole dolci
 
Tutto al contrario,
tutto immutato,
tutto normale…
 
Cosa ti faceva andare avanti in quel modo?
La risposta era molto semplice:
quando c’eri tu in circolazione Shizuo-chan non pensava ad altro se non a te,
ti dedicava tutte le sue attenzioni.
Che mente distorta la tua…
 
Ah già!
C’era la storia dell’amare gli esseri umani…
Che cavolata!
Diciamo che era una ripicca fattagli,
non amo te ma il resto del mondo si.
Una balla tanto per continuare il gioco dei contrari.
 
Purtroppo solo per te era un gioco,
per lui…
per lui era la pura e semplice verità.
Lui davvero ti odiava più di ogni altra cosa al mondo,
lui davvero ti voleva morto,
a lui davvero non interessava niente di te.
 
Non ce la fai,
davvero non resisti
e te ne accorgi quando la vista si fa sfocata,
quando senti dell’umido lungo le guance.
 
Stai piangendo.
Tu Orihara Izaya,
l’essere senza cuore,
lo psicopatico informatore,
piangi per un amore troppo grande per una sola persona,
troppo pesante per un solo cuore,
troppo solitario e doloroso per poter essere sopportato.
 
Vorresti porre fine a tutto quello,
lo sai ormai da tempo,
ma non ci riesci.
Hai paura di morire!
 
***
 
E' il 28 gennaio,
un giorno molto importante,
persino per te.
Anzi,
forse per te era molto più importante che per tutto gli altri.
 
Cammini spedito.
Hai un appuntamento…
O per meglio dire gli hai detto di farsi trovare in un certo posto ad una certa ora.
Non sai neanche se verrà oppure no.
Ma speri vivamente di si,
in quel modo non dovrai più ritardare le cose.
 
Ed eccolo, che si fuma una sigaretta appoggiato all’inferriata del ponte.
Sorridi divertito.
Sei felice che ti abbia dato ascolto.
Oh, ecco, ti ha visto.
Come solito spezza e schiaccia la sigaretta,
lanciandoti un’occhiataccia.
 
-Spero ci sia una buona ragione se mi hai fatto venire fin qui. Kasuka mi sta aspettando!-
 
ti ringhia contro con poca cortesia.
 
-Scusa se ti ho scomodato il giorno del tuo compleanno.-
 
replichi divertito mentre lo aggiri.
Il tuo comportamento è quello di sempre,
il sorriso è quello di sempre…
sei tu che sei diverso.
 
Ti metti a fare l’equilibrista sul ciglio del baratro che da sulla strada trafficata.
Poi ti siedi,
lo guardi,
sorridi.
 
-E’ che volevo darti il tuo regalo!-
 
trilli contento.
Lui in risposta corruga la fronte e ti fissa.
Poi sospira esasperato, togliendosi gli occhiali.
 
Quegli occhi…
 
-E sentiamo, cosa sarebbe?-
 
-Non è ovvio? Una cosa che vuoi da anni ormai!-
 
sorridi,
questa volta non sei divertito,
il tuo è un sorriso triste,
addolorato,
malinconico,
amaro.
Proprio come i tuoi ricordi.
 
Sbatte più volte le palpebre,
perplesso.
Davvero non ci arriva quello stupido protozoo.
 
Senza staccargli gli occhi di dosso molli la presa delle mani.
Ora sei in perfetto equilibrio,
in equilibrio tra la vita e la morte.
 
-Addio Shizuo-chan-
 
e ti lasci cadere all’indietro.
 
Continui a tenere gli occhi aperti, mentre sembra che il mondo vada al rallentatore.
Chiudi gli occhi,
ancora un sorriso sulle labbra.
 
L’ultima cosa che hai visto,
la cosa più bella,
il suo volto,
è ancora lì,
dietro le palpebre chiuse.
 
Perché eri arrivato a quella conclusione:
non potevi morire senza averlo visto un’ultima volta,
senza che il tuo ultimo ricordo non fosse quello di lui.
 
E poi,
in quel modo,
forse eri riuscito a sconvolgerlo.
Forse eri finalmente riuscito a togliergli quell’odiosa indifferenza nei tuoi confronti.
Una ripicca,
ecco cos’era.
Una ripicca ed un modo per smettere di soffrire una volta per tutte.
 
Perché forse ti eri sbagliato,
forse solitudine sommata a solitudine non dava qualcosa di positivo,
lui sarebbe stato meno solo senza di te,
sicuramente la tua solitudine era stata la causa della sua.
Forse eri l’unico a sentirsi completo quando v’inseguivate per le strade affollate…
 
E se era così…
Tanto meglio!
Lui avrebbe trovato la felicità senza di te,
sarebbe stato più felice senza di te.
 
E sai perfettamente il motivo in più per il quale ti sei buttato


Per renderlo felice,
avresti fatto qualsiasi cosa…
 
Senti vagamente il tuo nome pronunciato dalle sue labbra.
Suonava molto benne detto da lui…
 
Ti amo Shizuo-chan…
 
Riesci a pensare.
Poi un tonfo sordo.
Tutto si fa buio
E il dolore svanisce… 

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Capitolo 2
*** Una favola fatta di passi avanti... ***


Diciamocelo, tu, Orihara Izaya, hai una buona stella immeritata.
 
Eh si, perché una persona normale, una qualunque altra persona, si sarebbe tranquillamente sfrittellata al suolo, ma non tu!
Si dia il caso che mentre chiudevi gli occhi, liberandoti di tutti i pensieri, si sia fermato esattamente nella tua traiettoria di caduta libera, un camion dei trasporti.
Ci si potrebbe chiedere “E allora? Ci avrà sbattuto contro e si sarà rotto la spina dorsale, no?”
No.
Perché Orihara Izaya è davvero disgustosamente fortunato o sfortunato, dipende dai punti di vista.
Infatti quel camion andava ad una festa e vi portava un enorme castello gonfiabile!
 
Caro Izaya, tu ci sei rimbalzato sopra senza neanche accorgertene e quello ha, per così dire, ammortizzato la tua caduta rigettandoti al suolo da soli quattro metri d’altezza.
È stato in quel momento che il dolore è sparito dalla tua mente, dal tuo cuore…
 
Eh, purtroppo Shizuo-chan non è arrivato in tempo per afferrarti…
Già, proprio così, quel mostro, il tuo mostro, dopo che tu hai chiuso gli occhi a metà della caduta, si è precipitato giù dalle scale!
Ma è arrivato a collisione effettuata.
Avresti dovuto vedere la sua faccia quando ti ha visto lì per terra, gli occhi chiusi, il corpo raccolto per qualche strano motivo in posizione fetale, del sangue che usciva lento dalla tua testa…
 
È corso verso di te, senza dire niente, senza gridare.
Sul volto calata un’espressione di terrore che mai gli avevi visto prima.
Delicatamente, si, proprio delicatamente, lui, ti ha sollevato la testa senza far altro se non sussurrare quel nome, il tuo nome, che prima d’allora aveva solo gridato con foga…
Addirittura una lacrima, due, tre, quattro, troppe…rigarono il suo volto…!
Lacrime per te, ci avresti mai creduto?
 
È davvero in condizioni pietose, si sente mancare le forze il mostro di Ikebukuro e con enorme sforzo tira fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni.
Chiama l’unica persona di cui si fida: Celty!
 
Non ci vuole molto che la ragazza senza testa fa la sua entrata in scena.
È visibilmente sconvolta…come faccio a dirlo?
Beh, io sono il narratore onnisciente!
 
Lascia la moto nera da una parte e si butta in ginocchio di fianco a Shizuo. Rapida digita sul pda qualcosa, ma si ferma, cancella tutto e rimette via il telefono.
Con calma prende il tuo corpo, sa dove portarti, sarà un po’ scomodo andare in moto con te a peso morto, ma guiderà con prudenza…si spera…
 
Sono passate due settimane, sei vivo, ma in coma, sdraiato su un letto d’ospedale su indicazione di Shinra.
Non senti niente,
non provi niente,
solo il buio della tua mente ti fa compagnia.
 
Non puoi sapere che lui è poco distante, sbraita contro un’infermiere che gli impedisce di farti visita, che continua a dirgli che è inutile, tu non puoi sentirlo…ma che ne vuole sapere lei di te?
Non puoi vedere uno Shinra col fiatone che cerca di calmarlo, tirandolo in disparte e facendo vedere alla biondina il cartellino da medico che permetterà ad entrambi di passare avanti.
Un po’ più vicini a te, giusto davanti alla porta della tua stanza…
E non puoi neanche afferrare la loro conversazione.
 
-Come sta?-
-E’ in coma…-
-Che altro c’è?-
-…ecco…non sanno se ce la farà…-
-C-come non lo sanno? Lui deve farcela! Cazzo, è abituato ai MIEI colpi, DEVE farcela!-
 
ecco, sta di nuovo andando fuori di sé, comincia a tremare dalla rabbia, anzi no, più dalla frustrazione di non poter fare niente…
Shinra si fa cupo e smette di guardarlo in volto.
 
-Tecnicamente…il suo corpo ce la può fare, ha solo subito delle fratture, il problema è…-
 
Shizuo si blocca, tornando a guardare il medico e inconsciamente sbiancando.
 
-…il problema è che…Izaya rema contro! È come se lui…non volesse farcela…-
 
rimangono in silenzio,
un silenzio assordante per entrambi,
ma per Shizuo molto di più.
Sente tutto d’un tratto la colpa di quanto accaduto.
 
Non dice niente, semplicemente apre la tua porta e se la sbatte dietro.
 
Prende una sedia,
ci si butta sopra,
è stanco,
stanco e spaventato a morte.
Specialmente quando guarda l’elettro cardiogramma, oh si, quando vede i numeri delle pulsazioni così bassi sente quasi il bisogno di vomitare!
 
Non riesce a capacitarsi che tu, la sua pulce, stavi facendo una cosa simile, per colpa sua!
 
Si avvicina ancora di più al letto,
guarda il tuo volto, le ferite sono state curate…almeno quelle visibili.
Perché sa bene quale frattura non potrà mai esser sanata con le medicine o le bende…
Quella del tuo cuore.
 
Perché in fondo avevi ragione quando gli davi dello stupito protozoo,
per tutto quel tempo non aveva mai capito quanto il suo atteggiamento ti avesse fatto male!
Perché…perché aveva fatto quella scelta?
Perché aveva deciso di trattarlo come tuo acerrimo nemico?
Perché aveva paura!
Ha avuto paura di sé stesso sin dalla prima volta che ti aveva guardato negli occhi.
Aveva riconosciuto nei tuoi occhi scarlatti la sua stessa solitudine…e aveva avuto il tuo stesso pensiero.
Aveva pensato che forse con te non si sarebbe più sentito solo, ma era stata questione di un attimo che a quel pensiero se ne era sostituito un altro:
“E’ impossibile che io possa piacere a qualcuno…quindi tanto vale lasciar perdere”
perché era mille volte meglio pretendere di non provare niente, meglio credere nel peggio che sperare nel meglio ed essere delusi, perché quella delusione era molto, molto più dolorosa…
 
E così aveva provato a scoraggiarti sin dal vostro secondo incontro, quello ufficiale e vedendo la tua reazione aveva creduto di esserci riuscito, tu sembravi detestarlo e non facevi altro che punzecchiarlo in modo irritante…quindi si era convinto che fra voi non ci sarebbe mai potuto esser niente.
Ma nonostante questo cosa, una parte del suo cervello, aveva continuato a pensare?
“Io lo amo…lo amo così tanto che lo odio!”
 
Ma adesso non c’è più bisogno di odio,
adesso sarebbe inutile continuare a pensare di nascondere i propri sentimenti…
ti prende gentilmente una mano,
non gli importa se non lo senti, ti vuole parlare lo stesso.
 
-Izaya…stupida pulce…perché mi fai questo? Ti piace tanto farmi soffrire? Io…sono stato uno stronzo e…sono stato cieco…perdonami, ti prego! E…ti volevo dire…che non ti ho mai odiato davvero, mai…-
 
E’ strano, ti sembra di galleggiare in un mare oscuro dove il tuo corpo è leggero ma allo stesso tempo infinitamente pesante.
Dormi,
niente ti passa per la mente,
tranne il fatto che sai dove stai andando,
ma non ti importa,
non hai niente che ti leghi alla vita…
 
poi però,
in lontananza,
una voce ovattata,
come scossa dai singulti…
ti arriva piano alle orecchie…
e la riconosci!
 
Rimani stupito,
perché, perché lui è lì?
Senti cosa ti sta dicendo…
Non ci puoi credere!
 
Cerchi di nuotare contro corrente,
ma la pressione è forte,
il tuo animo troppo debole…
Rinunci alla risalita verso la luce,
cominci a piangere e le stille trasparenti si disperdono nel mare nero, confondendosi con il resto del dolore del tuo cuore.
 
Ma accade qualcosa d’inaspettato…
 
Senti una leggera pressione,
proprio lì,
sulle labbra.
Non dura né troppo né troppo poco,
quel tanto che basta per farti piangere di nuovo,
dalla gioia questa volta.
 
Ricordi le sue parole, lui non ti odia, Shizuo-chan non ti odia e ti sta baciando!
 
Vede il tuo battito cardiaco partire a mille e si stacca, stupito.
Ma la cosa che lo sorprende di più è il leggero sorriso, quasi invisibile, che ti increspa gli angoli della bocca.
Possibile che tu lo abbia sentito?
Non eri in coma?
 
Quella sembrava una favola, dove il principe risveglia con un bacio la principessa caduta in un sonno profondo…
Shizuo arrossisce ma non si muove, rimane lì a tenerti la mano, adesso con più forza.
 
 
 
-Come mai hai deciso di vivere?-
 
chiede qualche giorno dopo, di nuovo in quella stanza, di nuovo soli, cercando di far finta di non conoscere il motivo…
 
-Che ti devo dire Shizuo…mi è tornata la voglia!-
 
rispondi sorridendo allegramente, nonostante la testa fasciata e qualche costola rotta.
Lui ti guarda di sottecchi, sapete entrambi di mentire, ma almeno adesso sapete che anche l’altro mente, questo può essere definito un passo avanti?
 
Gli fai segno col dito di avvicinarsi a te,
lui dubbioso sposta lo sgabello esattamente accanto al letto,
aspettando…
 
Ti chini sul suo orecchio, come se ci fosse qualcun altro e quello fosse un segreto solo fra voi due.
 
-Grazie Shizuo-chan!-
 
Ecco, QUESTO è un passo avanti…
  

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