Rise of the Guardians: The Lost Guardian

di Fred Halliwell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** San Valentino ***
Capitolo 3: *** Una nuova aurora ***
Capitolo 4: *** La rivolta dei giocattoli ***
Capitolo 5: *** ... Ops ... ***
Capitolo 6: *** I denti di Jack ***
Capitolo 7: *** La figlia del Re Orso ***
Capitolo 8: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 9: *** Cuore di tenebra ***
Capitolo 10: *** Il sesto Guardiano ***
Capitolo 11: *** Consapevolezze, scoperte e tanti guai ***
Capitolo 12: *** L'Ultima Luce ***
Capitolo 13: *** Nel mare dei ricordi ***
Capitolo 14: *** Ritratto di famiglia ***
Capitolo 15: *** Da Ribelle ... ***
Capitolo 16: *** ... A Leggenda! ***
Capitolo 17: *** Quella casa nel bosco ***
Capitolo 18: *** Pippa alla riscossa! ***
Capitolo 19: *** Scacco matto ***
Capitolo 20: *** Merida deve morire ***
Capitolo 21: *** Cuore di ghiaccio ***
Capitolo 22: *** Il coraggio del perdono ***
Capitolo 23: *** Un dono dalla Luna ***
Capitolo 24: *** Il Principe Bianco ***
Capitolo 25: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve gente!
La vostra Fred Cullen (anche se ho chiesto il cambio di nickname a Fred Halliwell, quindi se non mi trovate più saprete come cercarmi u.u) è tornata!
Era da secoli che non scrivevo più ed è stata la visone di quello splendido film che è “Le 5 Leggende” a farmi tornare l’ispirazione.
Ho visto, poi, che non sono l’unica. Questo fandom è cresciuto in maniera esponenziale in pochissimi giorni, quindi mi sono data da fare per essere all’altezza di tutti voi e poter “competere” (XD) al meglio, cercando di trovare un’idea originale.
Alla fine l’ho trovata: un cross-over tra questo strepitoso film ed uno altrettanto bello della Disney.
Non linciatemi, lo so anche io che Disney e Dreamworks non sono la stessa cosa (u.u) ma che ci posso fare? I due film che ho scelto li adoro! Sono i più belli in assoluto e i loro personaggi (a mio giudizio) perfetti per stare insieme.
Ho notato che già qualcun altro aveva pensato a questo cross-over, ma vorrei precisare (e l’ho anche già scritto all’autrice in questione in una recensione) che non ho copiato nulla ^^ questa è tutta farina del mio sacco!
Tornando al cross-over: il film della Dreamworks è, ovviamente, Le 5 Leggende, mentre quello della Disney è ... SORPRESA! Non ve lo dico, anche perché lo capirete presto da soli. Se avete visto il film i riferimenti saranno troppo evidenti per non capire.
Sappiate solo che su questo film Disney non c’è neanche una storia ed io non l’ho trovato giusto.
Per quel che riguarda il film Dreamworks, poi, ho deciso di non usare i nomi del film italiano, ma quelli originali dei libri.
Ho trovato anche quello di Jack su questo sito XD:
http://riseoftheguardians.wikia.com/wiki/Rise_of_the_Guardians_Wiki
Nonostante uso questi altri nomi, però, ho basato la mia storia solo sugli eventi del film, perché io non ho letto i libri e non so cosa viene raccontato in essi.
Per quel che riguarda il mio racconto per intero, non era nato per essere una dolce storiella per bambini, ma poi lo è diventato, sia grazie alla dolcezza dei personaggi, sia per renderlo più consono a questo fandom e affine alla storia originale del film.
Spero che vi piaccia.
Buona lettura! 


PROLOGO
Ero in piedi, al centro di una radura coperta di neve. Mi sentivo bene, in pace con me stessa.
Mai, in tutti quegli anni – secoli – in cui avevo vissuto mi ero sentita tanto bene.
Avevo girato tutto il mondo, donando a tutti amore e felicità, senza mai donarne un po’ anche a me. Mi ero sempre sentita sola, ma, in quel momento, sembrava che anche quel vuoto dentro di me fosse stato colmato.
Inspiravo l’aria frizzantina di quel giorno a pieni polmoni, godendomi fino in fondo quel momento di beatitudine che aveva pervaso il mio spirito irrequieto e sempre in movimento. Era come se quell’aria gelida fosse parte di me, come se fosse stata quella a guarire il mio cuore.
Ma questo era secondario: ero in pace, e tanto mi bastava.
Una mano gelida si posò sulla mia spalla, ma io non mi girai, era come se già sapessi a chi apparteneva. Chiusi gli occhi e sentii un lieve rumore di passi sulla neve. La persona dietro di me (chiunque fosse) mi si stava portato di fronte, ma io non accennavo a aprire gli occhi.
Poi, inspiegabilmente qualcosa di freddo e morbido si posò sulle mie labbra.
Erano forse altre labbra?
Quello era un bacio?
Se fosse, chi me lo stava dando?
Poco mi importava, era una sensazione meravigliosa, mi sentivo in paradiso e quando finì mi sentii quasi sperduta. Sentivo ancora la sua presenza però, dello sconosciuto che mi aveva baciato, e ciò mi rendeva comunque felice.
Decisi che era il momento di guardare il suo volto, così aprii gli occhi. Quando lo feci, però, una luce, una intensa luce, mi offuscò la vista, poi non vidi più nulla … 



Allora? Vi è piaciuto il mio prologo?
Ho intenzione di pubblicare il primo capitolo entro una settimata u.u, quindi sapere cosa ne pensate mi raccomando!
Baci dalla vostra Fred Cullen ^^
 
DEDICATO AD UNA MIA CARA AMICA CHE OGGI COMPIE GLI ANNI! AUGURI ^^ 


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Capitolo 2
*** San Valentino ***


Salve gente ^^ eccomi qui con il vero “primo capitolo” della mia storia. Vi ho fato attendere molto, me ne rendo conto, ma spero che ne sia valsa la pena XD.
Prima di cominciare la lettura, però, volevo fare un paio di comunicazioni u.u e la più importante era quella di ringraziare tutti coloro che hanno anche solo letto il prologo della mia storia, ma in particolare EmilyHalliwell , HeilyNeko , Pitch Black e Cordelia89,,  , ^^ che hanno recensito rendendomi tanto ma tanto felice XD.
Come seconda ed ultima cosa volevo indire una specie di gara: chi riuscirà ad indovinare il personaggio misterioso preso da un film Disney?
Alcuni di voi già lo sanno u.u e li pregherei di non svelarlo agli altri, anche se credo che sia abbastanza chiaro per tutti fin dal primo capitolo. In ogni caso la sua vera identità verrà svelata non prima del quarto capitolo, quindi avrete tutto il tempo a disposizione u.u
Buona lettura anche questa volta e continuate a seguirmi per favore ^^’’’
Un bacio dalla vostra Fred! 



 

CAPITOLO UNO
San Valentino

 


Si svegliò di soprassalto, ansimando.
“Che sogno!”
Non ne aveva mai fatti di così, mai! In tutta la sua esistenza!
Si mise seduta, il petto si alzava ed abbassava velocemente e respirava affondo, in cerca di ossigeno. La testa le faceva male e più cercava di ricordare i particolari del sogno più il dolore aumentava.
L’unica cosa che per certo rammentava erano quelle labbra fredde ma morbide che si posavano sulle sue, secche ed inesperte. Non era neanche convinta al cento per cento che fossero labbra, ma era l’ipotesi più probabile.
Il pensiero la fece arrossire, anche perché non sapeva il volto di colui che la stava baciando. Voleva cercare di mettere a fuoco l’immagine del ragazzo misterioso; era così reale … ma tutto stava diventando confuso!
Si coprì il viso con le mani per non vedere le foresta, cercando di restare aggrappata all’immagine pallida e sfocata dello sconosciuto, ma era come voler trattenere l’acqua con le mani nude e più cercavo di fermarli, più i dettagli le scivolavano via.
“Che cavolo gli era preso a Sandman?”
Beh, sempre che fosse opera sua … Quando a qualcuno come lei capitava di sognare (cosa abbastanza rara) non sempre centrava l’Uomo dei Sogni, anzi!
Si alzò, dolorante in più punti.
Si era addormentata (anche se per poco) su un sasso … di nuovo
Avrebbe avuto il collo bloccato per settimane, come l’ultima volta che le era capitato. Doveva smetterla di dormire sui sassi e decidersi a scegliersi una fissa dimora. Girò il viso (facendosi male al sopracitato collo) e guardò storto il sasso, come se fosse realmente colpa sua e non di lei, che si ero nuovamente messa a guardare le stelle, ben consapevole che si sarebbe addormenta.
Il sole non era ancora sorto del tutto ma era già l’alba e la luna era semi nascosta dalla luce del ben più luminoso astro. La ragazza alzò gli occhi ad essa (la luna) e spolverandosi i vestiti domandò, quasi con scherno: << Stai cercando di dirmi qualcosa Manny? >>
L’uomo della Luna, chiamato più semplicemente Manny, era colui che l’aveva messa (o meglio rimessa) al mondo da più di millecinquecento anni. Lei insieme agli altri spiriti (compresi i Guardiani, i protettori dei bambini) secondo lui necessari al mondo intero.
<< Che cosa significa quel sogno? >>domandò ancora ma, come sempre, non ottenne risposta. Era da alcuni anni ormai (diciamo anche decenni) che Manny non parlava più con lei.
Gli era divenuta antipatica forse, non lo sapeva, ma prima … prima le parlava quasi ogni giorno, pian piano aveva diminuito la frequenza delle comunicazioni per poi scomparire del tutto dalla sua testa.
<< I tuoi Guardiani ti tengono tanto occupato? >> chiese con sarcasmo non aspettandosi risposta. Non è che ce l’avesse con lui o coi Guardiani, sia chiaro, ma la sua frustrazione in quel periodo dell’anno, unito a quel minimo di risentimento che provava nei confronti di colui che l’aveva sfruttata ed abbandonata, aveva raggiunto il suo apice.
“Poi con quel sogno assurdo!”
Ricordandolo arrossì di nuovo.
Optò per una bella e rigenerante sciacquata di faccia per eliminare l’imbarazzo, così si avvicinò a un ruscello poco distante, specchiandocisi dentro. Il riflesso che vide, anche se distorto dal movimento impetuoso dell’acqua, era quello di una ragazzina, dai riccissimi e scapigliatissimi capelli rossi, il viso tondo coperto di lentiggini e gli occhi verde acqua.
In tutti quei secoli non era cambiata di una virgola. Dimostrava ancora sedici anni o poco più e i suoi capelli erano sempre indomabili e ribelli come il suo carattere.
Tra le ciocche rosso fuoco, spuntava una piccola coroncina d’argento, una tiara, ultimo ricordo rimastole della sua vita da umana.
Era ciò che avrebbe dovuto indossare una volta divenuta regina, ma non lo era mai diventata …
L’unica differenza evidente tra la lei di ora e quella del suo passato, era quel paio di aluccie dal piumaggio roseo (come i fenicotteri, avete presente?) sulla schiena e delle leggere venature (anch’esse rosa) sperse nel verde acqua dei suoi occhi … ma questi sono solo dettagli
Sospirò pesantemente e rialzò gli occhi verso il cielo. Un ricciolo rosso le solleticò il naso e lo spostò via soffiando.
Come a ricordarle che giorno era, un palloncino rosso a forma di cuore le coprì momentaneamente la vista della luna. Ormai era giorno e la cittadina vicino alla quale si era addormentata stava pian piano riprendendo vita dopo la notte.
Doveva riprendere il suo lavoro e quel giorno avrebbe dovuto faticare molto. Bevve un sorso d’acqua gelida (esattamente come piaceva a lei) dal ruscello e, preso arco e frecce, si rimise a lavoro.
 
Era arrivata in città da poco, volando, e si era messa a passeggiare aspettando il momento giusto per cominciare la sua opera.
Tutti i negozi erano addobbati con cuoricini rosa e rossi, i commessi delle pasticcerie stavano fuori dalle vetrine offrendo cioccolatini ripieni a tutti ed i fiorai esponevano le loro migliori composizioni, nonostante il freddo pungente di quella mattinata e la neve in terra. Quel giorno sembravano tutti dei veri mattinieri, erano tutti per strada, anche i bambini, poiché era sabato e in quello Stato non c’era scuola.
Sbuffò infastidita vedendo un riccone comprare un mazzo di rose alla sua bella di turno. San Valentino era, a suo parere, una festa inutile e commerciale. Non credeva fosse necessario regalare fiori e cioccolato per dimostrare quanto tenevi ad una persona, senza contare che così facendo, il 14 Febbraio, la costringevano a fare gli straordinari!
Già … lei era Cupido
Vi immaginavate un bel bebè riccioluto con i pannolino e le alette che spara frecce in tutte le direzioni, vero?
Sbagliato! Ed anche di molto! Cupido è, in realtà, una sexy adolescente in minigonna, ma soprattutto è femmina!
Certo, era riccioluta ed aveva le ali, ma di certo non era un bambino!
Nonostante quello di portare amore nel mondo fosse il suo lavoro, lei non era mai stata un tipo molto romantico e femminile. Ricordava che quando era ancora umana le piaceva andare in giro sul suo cavallo ad esercitarsi nel tiro con l’arco, facendo impazzire sua madre, che non sapeva mai dove trovarla.
All’inizio, comunque, le piaceva quello che faceva. Donare l’amore, o sarebbe meglio dire la consapevolezza dell’amore, era bellissimo.
Prima era un sentimento puro e privo di ogni egoismo, poi gli esseri umani avevano inventato (si lo hanno inventato, c’è poco da fare) il giorno di San Valentino ed ora se non ricevevi un regalo o non lo fai al tuo compagno/a vieni additato come asociale o peggio acido e astioso.
“Soprattutto qui negli Stati Uniti si esagera!”
Era in momenti come quelli che si ritrovava ad amare e rimpiangere la sua cara vecchia Scozia ma da lì ci era già passata, visto che in Europa San Valentino era anche quasi finito.
“Dio salvi il fusoraio!”
Questo nuovo tipo di amore, commerciale e privo di affetto, non le piaceva più …
Una serie di schiamazzi davanti a lei attirò la sua attenzione. Un bambino di circa otto anni le venne incontro, giocando a palle di neve con un’altro suo coetaneo.
<< Ehi, fate attenzione bambini! >>disse loro, ma non ottenne risposta, continuavano a giocare, ignorandola. Poi, quello più vicino, le passò anche attraverso.
“Uffa”
La ragazza dimenticava sempre questo particolare; nessuno credeva in lei, quindi nessuno poteva vederla.
La cosa era abbastanza snervante, anche se non le dispiace poi granché essere invisibile.
Poteva fare il suo lavoro indisturbata, anche di giorno, perché nessuno l’avrebbe mai vista e anche se avessero creduto nello spirito dell’amore sarebbe rimasta invisibile, perché si aspetterebbero di vedere il Cupido versione bebè nominato prima, non certo leiuna ragazza!
Continuò a camminare, ignorando le centinaia di persone che attraversavano il suo corpo, in cerca del bersaglio adatto.
Un’altra differenza fondamentale con la versione di Cupido che tutti conoscevano è che lei non lanciava frecce a caso, ma sceglieva i fortunati con molta cura.
Lei non donava l’amore di per sé, ma la consapevolezza dell’amore. Se tu amavi qualcuno e venivi colpito dalla freccia di Cupido, capivi subito ciò che provavi e saresti stato spinto a dichiararti; se non lo amavi allora sarebbe una … beh … gli umani avevano trovato un modo abbastanza volgare per definire la cosa, ma probabilmente non c’era un’espressione migliore del loro: “una botta e via”.
Sarà una passione di pochi giorni e poi chi si è visto si è visto.
Le lo diceva sempre: ognuno deve trovare l’amore coi propri tempi … il suo compito era solo quello di dare una piccola spianta”.
Proprio per questo aveva cominciato a scegliere le sue “vittime” con estrema cura; non avrebbe più ripetuto l’errore fatto con Enrico VIII e Anna Bolena, no signore!
Fu allora che trovò il bersaglio perfetto.
Una ragazza bionda stava attraversando la strada pochi passi di fronte a me. Aveva gli occhi lucidi ed era tallonata da un bel ragazzo di colore che aveva lo sguardo più triste e mortificato che avesse mai visto. Mormorava una serie di scuse senza senso. Lei capiva solo una frase, ripetuta all’infinito: << … Certo che voglio sposarti, ma non ora. Voglio trovare un lavoro ed essere in grado di comprarti anche un bel anello di fidanzamento … >>
La biondina però, forse per insicurezza, aveva pensato fosse una scusa e lo stava respingendo. Ma lo amava, oh se lo amava!
La rossa sorrise estasiata, potendo perfettamente vedere l’amore che univa quei due ragazzi. Prese un freccia dalla faretra che aveva sempre attaccata alla cintura, caricò e tese l’arco. La punta metallica a forma di cuore del dardo scintillò sotto il sole, cominciando a brillare di rosa.
Prese per bene la mira e …
STONK!
Colpì in pieno il petto della ragazza. Lei rimase pietrificata per qualche secondo, mentre una poverina argentata le si posava davanti agli occhi. Si girò verso il ragazzo e, prima che lui potesse dire qualcosa, lo baciò con passione.
“Questo si che è l’amore che mi piace!”
Sorrise felice, gongolando tra sé e sé per il bel lavoro svolto. Erano questi i momenti in cui era felice di essere Cupido.
Gironzolò un altro po’ per la cittadina e non trovando nessun’altro degno del suo aiuto finì per spostarsi velocemente per tutto il resto degli Stati Uniti, scagliando solo alte tre o quattro frecce in tutta la mattinata.
 
Era già pomeriggio inoltrato quando la ragazza giunse in un paesino chiamato Burgess. Si aspettava, detto sinceramente, di non scagliare più neanche una freccia quel giorno ed invece trovò qualcun altro a cui dare una mano.
Stava svolazzando sopra il parco, quando notò che, nascosti dietro un cespuglio, c’erano due ragazzini, un maschio ed una femmina, di circa quattordici anni.
Lui aveva gli occhi e i capelli castani, il viso dai lineamenti ancora infantili, cosparso di lievi lentiggini. Guardava intensamente una ragazza bionda seduta su una panchina aldilà del cespuglio. Era molto bella, lei, ma sembrava la classica snob della scuola.
La ragazzina di fianco a lui, invece, aveva i capelli castano rossicci, tagliati a caschetto e semi nascosti da un capellino verde a strisce, gli occhi erano verde scuro e si alternavano tra il suo amico e la ragazza che stavano spiando, preoccupati.
Attorno a lei brillava un aura rosea, lieve, ma comunque visibile agli occhi della rossa.
“Oh … un amore non corrisposto!”
Erano molto anni che non ne vedeva uno così giovane e vivo.
<< Jamie >>disse infine lei << Ne sei proprio sicuro? Quella è Stacy Strauss, ha spezzato il cuore a tutti a scuola! >>
Il ragazzo, che a quanto pare si chiamava Jamie, le sorrise << Tranquilla Pippa, è stata lei a mandarmi l’invito per vederci >>
La ragazza, però, non sembrava convinta << Jamie … io … >>
Lui la guardò, quasi speranzoso << Si? >> e l’arciera dell’amore inarcò un sopraciglio, osservandolo bene. Sperava forse che quella “Pippa” dicesse qualcosa per fermarlo e non farlo andare o era solo una sua impressione?
<< No … niente >>ed abbassò lo sguardo, sconsolata.
Jamie le sorrise radioso ed uscì pimpante dal cespuglio.
Ok, si era sbagliata, non si aspettava nulla, ma solo perché non ne aveva la giusta consapevolezza.
Nel frattempo lei si era talmente lasciata trascinare da quella situazione che si ritrovò a mormorare:  << No … non deve andare così! >>
Anche se era ben consapevole che non poteva né vederla né sentirla, volò davanti al ragazzo, in un inutile tentativo di fermarlo, allargando le braccia a mo’ di “muro umano” e gridando: << E’ quella dietro il cespuglio la ragazza giusta, non la biondina snob. Fermo! >> ma come al solito il giovane le passò attraverso.
“Dio che brutta sensazione, non mi ci abituerò mai del tutto”
Sospirò, frustrata, prendendo un dardo dalla faretra. Era sempre stata restia dal colpire gli adolescenti con le sue frecce. Sono in piena tempesta ormonale e prendono le cose troppo sul serio. Gli ultimi che aveva colpito erano stati un certo Romeo ed una certa Giulietta e beh … sappiamo tutti com’è andata a finire.
Decise, comunque, che era il caso di intervenire, così prese la mira sulla schiena del ragazzo.
Stava quasi per scoccare la freccia quando qualcosa di freddo e duro la colpì in piena faccia.
BOOM
Per l’urto cadde a terra, nella neve. Ebbe giusto il tempo di capire che a colpirla era stata proprio una palla di neve, prima che Jamie si allontanasse con Stacy. A quel punto si voltò verso Pippa e la vide andare via con le lacrime agli occhi.
“Poverina, ha il cuore spezzato!”
Ruggì di rabbia e, alzatasi di scatto, urlò: << Chiunque sia stato venga fuori! >>
<< Sono stato io >>disse una voce maschile di fronte a lei. Pochi secondi dopo le comparve davanti il ragazzo più bello che avesse mai visto.
Aveva la pelle pallida, bianchissima e senza macchie, tranne che per delle leggerissime e quasi impercettibili efelidi sul naso. I capelli erano del colore della neve su cui era caduta, corti e tutti spettinati dal vento. Gli occhi erano grandi e di un colore unico: azzurro ghiaccio.
Non era altissimo, ma sicuramente la superava di una decina di centimetri, se non di più. Dimostrava un paio d’anni più di lei, diciotto al massimo, ed indossava una felpa blu scuro di qualche taglia in più, che lo rendeva assai più magro di quel che probabilmente era.
In mano stringeva un lungo bastone dall’estremità ricurva e la parte di legno che era a contatto con la sua pelle era ghiacciata.
Nei suoi occhi cerulei si poteva notare rabbia e preoccupazione, sentimenti che non pensava potessero appartenere ad uno come lui, perché lei sapeva perfettamente chi era quel ragazzo, anche se non lo aveva mai visto di persona …
<< Jack Frost? >> 

 

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Capitolo 3
*** Una nuova aurora ***


Salve gente sono tornata XD!
Volevo nuovamente ringraziare tutti quelli che hanno recensito, aggiunto tra i preferiti, seguiti ecc … e anche quelli che hanno solo letto ^^ sperando che prima o poi vogliano darmi il loro giudizio.
Ormai tutti hanno capito la vera identità di Cupido u.u ma io ho deciso comunque di non dirvelo finché non saranno i personaggi stessi a capire lei chi sia.
A proposito di Cupido … prima del capitolo odierno, però, volevo fare una piccola precisazione u.u
Ho letto nel fandom delle 5 leggende che altre persone hanno inserito cupido (o un suo figlio) come personaggio ma beh ... come avrete potuto leggere il "mio" cupido è completamente diverso dagli altri XD.
Non solo viene da un altro film ma è una ragazza.
Volevo specificare la cosa per evitare che qualcuno possa sentirsi plagiato u.u non era assolutamente mia intenzione farlo.
Il mio personaggio è originale (per quanto possa esserlo un cross-over ^^’’’) e la mia storia è in programmazione da molto prima che queste altre storie venissero pubblicate: nessuno ha copiato nessuno! ^_^
Grazie per la gentile attenzione XD e spero di trovarvi numerosi tra i recensori ^^
Un bacio e buona lettura dalla vostra Fred. 





CAPITOLO DUE
Una nuova aurora
 

<< Vento! Portami da Jamie >>ordinò Jack Frost al suo amico e compagno d’avventure agitando vigorosamente il suo lungo bastone magico. Una gelida brezza lo sollevò dall’alto campanile su cui si era appollaiato, trasportando il suo esile corpo sopra le nuvole.
Era appena stato in Finlandia, a portare divertimento ai bambini di quel luogo ed ora voleva concedersi una meritata pausa. Erano trascorsi, ormai, sei anni da quando aveva sconfitto Pitch Black insieme ai Guardiani ed era divenuto uno di loro a tutti gli effetti.
“Trecento anni fa, quando l’Uomo della Luna mi riportò in vita, aveva già in mente tutto questo per me?”
Non sapeva rispondere, ma questo nuovo e strano ruolo, infondo, gli piaceva. All’inizio aveva rifiutato, pensando fosse solo noia e tante responsabilità, ma poi si era dovuto ricredere.
Era bello, anzi bellissimo, passeggiare per la strada ed essere, finalmente, visto dai bambini, dai centinaia di bambini che ormai credevano in lui!
Quando portava la prima neve sentiva le loro vocine mormorare << E’ arrivato Jack Frost >> anche se era a chilometri di distanza e con il proseguire dell’inverno, grazie a lui, veniva diffuso per le scuole il messaggio di “chiuso per neve”. A quel punto i bambini esultavano e gridavano forte il suo nome riempiendo il suo cuore di gioia.
Il suo centro era il divertimento, era quello che doveva proteggere nei bambini, e cosa era meglio per divertirsi di una guerra a palle di neve?
Ma quella di non essere più invisibile non era l’unica bella novità nella sua vita.
Baby Tooth, la fatina di Toothiana divenuta sua amica, lo seguiva sempre in giro per il mondo. Era divenuta la sua compagna di avventure e non lo lasciava neanche un attimo.
Da quando era così famoso, poi, aveva anche bisogno di più riposo ed il suo vecchio stagno ghiacciato, luogo in cui era stato trasformato in spirito dall’Uomo della Luna, non era più adeguato.
Fu così che si trasferì in pianta stabile da North qualche mese dopo la loro avventura, ma solo perché lui aveva tanto insistito.
Alla fine aveva fatto bene ad accettare la sua offerta, perché il palazzo di Babbo Natale era il luogo più magico del mondo! Anche più del palazzo di Toothiana o della tana di Bunnymund.
Ogni giorno c’era motivo per meravigliarsi di qualcosa, che fosse una motivazione stupida come un nuovo giocattolo, o esilarante come un altro esperimento fallito degli stupidi elfi di cui North amava circondarsi.
Per Jack era divenuta una nuova casa, come il suo padrone era divenuto come un padre; gli dava consigli e si tenevano compagnia a vicenda. In cambio gli dava una mano nel periodo di Natale, nascondendo meglio la sua slitta con una piccola tormenta di neve e aiutandolo a consegnare alcuni regali.
Per via dei suoi compiti di neo-Guardiano era quasi sempre in giro per il mondo, ma sapeva che quando aveva voglia di tranquillità e riposo poteva tornare “a casa”, dove c’era una bella stanza, bianca e azzurra, tutta per lui che lo aspettava (compreso un lettino per Baby Tooth appeso al lampadario).
Ora “lavorava” per tutti i bambini del globo, aveva più responsabilità, ma non si dimenticava mai della promessa fatta a Jamie ed ogni tanto lo andava a trovare, anche se solo per una guerra a palle di neve o una conversazione.
Erano ormai alcuni mesi che non si vedevano, quindi Jack aveva pensato che fosse giunto il momento di fare quattro chiacchiere con il suo, non più tanto piccolo, amico.
 
Quando arrivò a Burgess non la trovò molto cambiata, anche se era tutta addobbata per San Valentino.
Congelò qualche tubo qua e la e poi passò da Jamie. A casa, però, non c’era, quindi si mise alla sua ricerca per la città, continuando la sua opera di congelamento. Lo aiutò nell’indagine anche Baby Tooth, e dopo averlo cercato per una buona mezz’ora, fu proprio lei, con i suoi cinguettii incomprensibili, a suggerirgli di passare per il parco.
Ormai Jamie aveva quattordici anni e non era più un bambino, però entrambi speravano di trovarlo almeno lì, se no non sapevano neanche più dove cercare.
Per fortuna fu proprio nel parco che lo trovarono.
Jamie stava uscendo da un gruppo di cespugli, camminando verso una ragazza dai capelli biondi. Jack sorrise intuendo cosa stava succedendo. Da umano non aveva mai provato quel sentimento chiamato amore, e neanche una semplici cotta (almeno per quel poco che poteva ricordare grazie ai suoi dentini raccolti da Toothiana), però aveva vissuto abbastanza a lungo per capire le varie dinamiche dei sentimenti umani. Stava quasi per andare via, e lasciarlo al suo appuntamento, quando notò qualcosa di strano.
Una ragazza con arco e frecce stava mirando alla schiena di Jamie e sembrava avere tutta l’intenzione di centrare il bersaglio.
Jack non perse neanche un secondo e la colpii con una palla di neve, sbilanciandola e facendola cadere in terra.
Lei si rialzò poco dopo, bagnata e traballante. Sul viso aveva un’espressione furiosa: << Chiunque sia stato venga fuori! >>
Non esitò a farsi avanti << Sono stato io >> e uscì allo scoperto per farmi vedere e vedere a sua volta.
Quella che si ritrovò davanti era una bellissima ragazza in minigonna di jeans, di circa sedici anni, vestita come una cacciatrice.
La faretra da cui aveva preso la freccia era attaccata ad una cintura color verde petrolio, come anche i sandali ed il top che indossava. Da sopra a quello portava un gilet marrone con un pellicciotto dello stesso colore, solo leggermente più chiaro, sul colletto.
Nonostante la neve, aveva pancia, gambe e braccia scoperte, tranne il sinistro (quello con cui tendeva l’arco), sul quale aveva un polsino, anch’esso di pelliccia, che arrivava fino al gomito ed era adornato con una catena. Attaccato alla cintura c’era anche una catenella con un cuore rosa di cristallo, stello colore della ali che aveva sulla schiena.
Esse, però, erano semicoperte da ricci e indomabili capelli rossi, che le incorniciavano il viso pieno, dai tratti ancora infantili, con le gote coperte di lentiggini e gli occhi azzurro-verdi, con qualche venatura rosa come le sue ali. Ali che, tra parentesi, sembravano piccole, capaci di reggere solo il peso della ragazza, non come quelle di Toothiana, che potevano sopportare anche il peso di altre persone.
Obbiettivamente era una della più belle ragazze che avesse mai visto, forse la più bella.
Non ebbe, però, molto tempo di riflettere (o di arrossire) per questo suo questo strano pensiero per nulla da lui, perché la misteriosa ragazza lo guardò sconvolta sussurrando: << Jack Frost? >>
Il ragazzo la guardò aggrottando le sopracciglia << Tu sai chi sono? >> e si scambiò uno sguardo incredulo con Baby Tooth, che gli volava accanto alla testa, solo che anche lei alzò la spallucce, cercando di fargli capire che non conosceva quella ragazza.
Lei sorrise ambigua, non convita dell’innocenza del ragazzo << Potrei non saperlo secondo te? Tutti gli spiriti sparsi per il mondo hanno sentito della nomina a Guardiano del Divertimento di Jackson Overland Frost >>
Quelle sue parole lo lasciarono di stucco. Era il suo “vero nome” nessuno conosceva il vero nome a parte i Guardiani e l’Uomo nella Luna, che glielo aveva detto in segreto pochi attimi dopo la sua rinascita.
Per tutti lui era solo Jack, Jack Frost e nient’altro. Anche lui preferiva di gran lunga il suo diminutivo. Era meno importante, meno serioso … Jack non era serioso, neanche un po’!  
Dopo quella rivelazione si ritrovò a boccheggiare qualche sillaba incoerente prima di riuscire a pronunciare qualche parola di senso compiuto<< Tu come … come sai il mio nome per intero? Solo l’Uomo nella Luna lo sa! >>
Lei lo degnò di una singola occhiataccia prima di pulirsi gli abiti dalla neve<< E’ stato lui a dirmelo, infatti, come mi ha detto quello di tutti gli altri Guardiani, molto ma molto tempo fa >> quando ebbe finito quell’operazione (Jack era rimasto ancora intontito)lo osservò meglio, come se lo stesse analizzando.
Non lo aveva mai visto, ma se l’era sempre immaginato diverso. Più alto, più robusto, più vecchio  … più brutto
<< Oramai sei una leggenda Jack Frost, anche se non ne capisco il motivo >> disse infine, con tono ostile, dopo un’attenta osservazione.
Non voleva risultare permalosa o aggressiva (anche se in realtà lo era) ma era rimasta offesa dal gesto del ragazzo e non aveva saputo trattenere la tensione.
Visto il tono della rossa anche Jack cominciò ad alterarsi << Come prego? >> domandò, infatti, con voce dura. Lo stesso, certamente, valeva per Baby Tooth, che le volò a pochi centimetri dalla faccia pigolando qualcosa con tono decisamente arrabbiato.
La ragazza piegò la schiena, allontanando il viso dalla fatina, per evitare che la beccasse in piena faccia << Ehm … potresti richiamare il tuo “colibrì da guardia” ? >> chiese sarcastica << Mi sta infastidendo parecchio >>
Jack sogghignò alla vista di quella scena. L’atteggiamento di Baby Tooth, sempre più composta e aggraziata di lui, era quasi comico. Le piume verdi che ricoprivano il suo corpicino si erano tutte arruffate, facendola sembrare un pulcino bagnato.
Solo contro Pitch, per difenderlo, si era dimostrata tanto agguerrita, arrivando a beccargli la mano. Chiunque fosse quella misteriosa arciera alata, però, non sembrava poi tanto cattiva (non ai livelli dell’Uomo Nero per lo meno), anzi gli pareva pure simpatica sotto certi punti di vista, anche se di certo non in quel momento.
Era ugualmente divertente, tuttavia, vedere una ragazza grande e grossa scappare di fronte a un esserino tanto piccolo ed indifeso come la fatina << Torna qui, amica mia >> le disse, infatti << Meglio se ti metti al caldo nel mio cappuccio >> lei lo guardò incredula e forse un po’ offesa, ma non obbiettò e tornò a rifugiarsi vicino allo spirito dell’inverno.
Sorridendo, Jack rivolse di nuovo l’attenzione alla rossa << Baby Tooth è molto emotiva e ci tiene molto a me >> disse, cercando di spiegare l’accaduto e di appianare le divergenze createsi. Se aveva imparato una cosa in quegli anni da Guardiano, era che era meglio chiarire subito i disguidi e che c’era un momento in cui divertirsi e altri in cui essere seri (anche se sembrava strano detto da lui).
<< L’ho notato >>commentò la ricca, sistemandosi meglio una lunga ciocca di capelli che le era finita davanti agli occhi durante il repentino movimento per evitare Baby Tooth
<< E’ solo che, come me, neanche lei ha inteso cosa tu volessi insinuare dicendo che “non ne capisci il motivo” >> continuò Jack.
<< Che c’è? Sei anche sordo oltre che stupido? >>le belle labbra della ragazza si erano piegate in un ghigno malefico.
Le venature rosa nei suoi occhi brillarono di una luce inquietante, facendo quasi spaventare l’albino, che stinse con più forza il bastone. Si fermò solo quando sentì lo scricchiolio del legno, così decise di darsi maggior contegno: << Ehi ehi! >> disse infatti, portando una mano in avanti, come a bloccare qualche suo altro tentativo di parlare (e soprattutto evitare un’altra scenata di Baby Tooth, visto che l’aveva sentita agitarsi nel cappuccio a quelle parole) << Piano con le offese, angioletto rosa! Io non ti conosco, non so neanche come ti chiami e tu mi insulti? >>
Lei mosse la testa, sconsolata, mulinando i lunghi capelli rossi << Peggio che andar di notte. Non sai neanche chi sono, cosa faccio, e vieni a rompermi le uova nel paniere rovinando tutto il mio lavoro? >>
<< Uova nel paniere? >>sta volta toccava a Jack ridere: stranamente gli era venuto in mente Bunnymund in minigonna che lanciava le sue uova colorate con un arco. Scosse la testa per scacciare quell’immagine dalla sua mente e continuare a parlare seriamente << Io so solo che con quell’arco infernale stavi mirando alla schiena di un mio amico >>
Un tic nervoso le fece chiudere e riaprire più volte l’occhio destro<< Arco infernale? >> fece dei passi in avanti, mettendosi le mani sui fianchi nudi, arrivando a pochi centimetri dal Guardiano. Era di una decina di centimetri più bassa, quindi doveva tenere la testa alzata se voleva guardarlo in faccia, ma erano comunque così vicino che potevano contarsi le lentiggini a vicenda.
L’azzurro ghiaccio di Jack si fuse con il verde acqua di lei. Rimasero entrambi incantati per qualche secondo ad osservarsi gli occhi l’un l’altro.
Quelli di lei erano proprio belli e magnetici, pensò Jack. Un mix tra azzurro e verde, con delle venature rosa. Erano stranissimi, unici!
Avrebbe quasi potuto definire quel momento “romantico” se solo lei non avesse rovinato tutto con la sua voce acuta e fastidiosa (almeno per lui) << Ma come ti permetti Capitan Ghiacciolo >> disse infatti lei << Quello di tirare frecce è il mio lavoro e di certo non starò qui ad ascoltare il primo venuto che cerca di insegnarmi come si fa! >> detto questosi girò sui tacchi e face per spiccare il volo. Jack si avvicinò in fretta a lei, afferrandole il braccio destro con la mano.
Si girò di scatto.
Era furiosa e i suoi occhi scintillarono di una strana luce, anche più inquietante di quella di prima << Mollami il braccio >> ordinò soffiando tra i denti.
L’albino, però, non lo fece. La sua pelle era morbida e calda sotto le sue dita e non sembrava che il freddo la infastidisse. Forse non lo soffriva, il freddo, ecco perché nonostante il gelo che aveva portato in città lei camminava mezza nuda.
Sebbene i ricordi ridategli da Toothiana, non riusciva a rammentare come doveva essere il contatto fisico con qualcuno, un abbraccio, o anche più semplicemente una stretta di mano.
“E’ questo che si prova? Questa strana sensazione di calore?”
<< Mi hai sentito Frost? >>domandò lei interrompendo bruscamente le sue riflessioni << Lasciami il braccio! >> provò a strattonarlo, ma lui lo tenne più forte.
<< No, prima devi dirmi chi sei e perché cercavi di fare del male al mio amico Jamie >>
La rossa lo guardò con sguardo truce, una rabbia sempre crescente si stava impossessando del suo corpo << Non ti deve interessare il mio nome: se non lo sai peggio per te! E poi … amico? E’ un umano! Per giunta neanche più un bambino, non rientra più nei tuoi compiti oramai, Guardiano … >>
Lo disse quasi con scherno e Jack la prese sul personale. Le rispose ugualmente ma con voce rude << James Bennett, per gli amici Jamie … all’età di otto anni lui è stata l’Ultima Luce, l’ultimo bambino che credeva in noi. Ci ha salvato tutti nella lotta contro Pitch … sai … quella per cui sono divenuto un Guardiano >> aggiunse con orgoglio e sarcasmo, come per rispondere al suo tentativo precedente di offenderlo.
Lei abbassò lo sguardo, colpita dalle sue parole, e smise di agitarsi, così lui lasciò il suo braccio << Non sapevo che era lui l’Ultima Luce >> sembrava quasi che fosse diventata docile e mansueta, ma entro pochi secondi tornò la fiera indomabile di prima << Ma per quel che riguarda Pitch, io l’ho sconfitto tantissime volte, non iniziare a vantarti per nulla >> e si rigirò.
Con le mani richiamò una nuvoletta rosa, molto diversa da quelle di Sandy. Essa non era fatta di sabbia dorata, ma era come una qualsiasi altra nuvola, solo più morbida e compatta. Ci si poteva salire tranquillamente, senza il pericolo di sprofondare.
La ragazza stava quasi per montarci sopra quando Jack la fermò di nuovo, sta volta a parole << Aspetta! Che vuol dire che lo hai sconfitto molte volte? Chi sei tu? >>
Lei sospirò esasperata << Oh Frost! >> e lo guardò << Io mica ti vengo dietro sciogliendo le tue stupide palle di neve. Fammi fare il mio lavoro per cortesia! >> poi alzò gli occhi al cielo << E sembra che anche tu abbia il tuo >>
Il Guardiano seguì il suo sguardo e quello che vide non gli piacque. Nel cielo, ormai quasi del tutto scuro, brillava forte e variopinta un’aurora boreale.
North gli aveva detto in linee generali cosa significava: guai!
Anche Baby Tooth, uscita dal suo cappuccio, svolazzava davanti ai suoi occhi, ansiosa, cercando di convincerlo a muoversi il prima possibile. Aveva stretto le piccole manine a pugno e svolazzava a zig zag cercando di attirare ulteriormente l’attenzione del giovane Guardiano.
Lui si rigirò giusto un attimo verso la ragazza, che aveva approfittato della sua distrazione per salire sulla sua nuvoletta ad alzarsi in volo di qualche metro (mentre Baby Tooth aveva cominciato a tirarlo per il cappuccio), << Vai Guardiano >> disse in tono serio osservando preoccupata il fenomeno a cui stavano assistendo. L’aurora si rifletteva anche nei suoi occhi bicolore, tingendoli nuove sfumature << Il mondo ha bisogno di te >> per poi scomparire in alto nel cielo nero.
“Che strana ragazza, chissà se la rivedrò ancora …” pensò il ragazzo fissando il punto in cui si era dileguata.
Jack diede di nuovo uno sguardo al cielo, dove, sempre più brillante splendeva l’aurora. Non sapeva quale fosse il problema, ma di una cosa era certo: i Guardiani avevano bisogno di Jack Frost! Richiamò il vento e partì, insieme a Baby Tooth, alla volta del Polo Nord. 





Allora che ne dite? ^^ Vi è piaciuto anche questo secondo capitolo?
Spero proprio di si e mi farebbe piacere se mi diceste quello che ne pensate ^^
Ringrazio in anticipo per le future recensioni u.u
 
AVVERTENZE: A causa di esami universitari, nelle prossime settimane, la pubblicazione dei capitoli potrebbe subire dei leggeri ritardi u.u ma continuerò comunque la storia (per il vostro dispiacere XD)
Baci dalla vostra Fred! 


 

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Capitolo 4
*** La rivolta dei giocattoli ***


Ma salve gente XD sono riuscita a mettere in tempo un nuovo capitolo ^^ avete visto?
Oggi sembrava proprio non essere giornata u.u, tra esami e sfortuna (mi sono capitate tante di quelle cose che credevo non sarei mai riuscita e pubblicare il nuovo capitolo) senza contare che ho anche problemi al pc ç.ç  si spegne!
Prima di lasciarvi leggere i soliti ringraziamenti di rito u.u
Un abbraccio a AliAliEfp, Danielle_Lady of Blue Roses, Hawthorn, IvelostwhoIam, Lady of the sea, LoveDolphin, Malika e Olguzzi che hanno aggiunto la mia storia tra le seguite.
E un bacione a Cordelia89, EmilyHalliwell, marty00, MrsDalloway91, Pitch Black e Romantic_Dreamer che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite.
Allora che mi dite? Vi sta piacendo sul serio la mia storia? Beh se la seguite per fortuna si ^^ ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, magari potreste darmi anche dei suggerimenti. La trama è già bella e pronta, ma un autrice (mamma mia quanto mi gaso anche solo a scrivere questa parola XD) accetta sempre le critiche ed i suggerimenti ^^
Ora vi lascio al terzo capitolo ^^ spero di non deludervi, anche perché ho sempre paura di scadere nell’OOC u.u, soprattutto per il personaggio di Jack! ^^’’’
Un bacio a tutti (in particolare a IvelostwhoIam, EmilyHalliwell, Pitch Black, HeilyNeko, Cordelia89 e MrsDalloway91 che mi hanno fatto il grandissimo onore di recensire ^^)!
 
PS U.U dovete scusare gli eventuali errori di battitura, ma non ho avuto molto tempo per
rivederlo ^^
 
Buona lettura! 






CAPITOLO TRE
La rivolta dei giocattoli

 

Quando Jack arrivò a destinazione c’erano già quasi tutti, mancavano solo lui e Bunnymund, nonostante avesse invocato alcuni del venti più veloci del pianeta per andare più in fretta.
Decise di entrare direttamente nella sala principale del palazzo, quella dove si trovava il globo con le lucine che identificavano tutti i bambini che credevano nell’esistenza dei Guardiani, tanto la finestra nel soffitto era sempre aperta per lasciare entrare la luce lunare. Atterrò di fronte al pannello di controllo del globo, proprio sopra la “G” di Guardiano incisa nel pavimento.
Ora quella mattonella non era più quadrata, ma pentagonale. North aveva pensato bene di sostituirla, aggiungendo anche un triangolino dedicato a lui, su cui era rappresentato un semplice fiocco di neve.
Gli elfi e gli yeti aiutanti di North si erano spostati lasciandogli lo spazio per atterrare, così ebbe modo di guardarsi attorno. La sala era sempre la stessa. La pareti bianche con gli angoli rivestiti di legno scuro, il grande caminetto di marmo rivestito di agrifoglio. I Guardiani erano tutti lì davanti, illuminati dalla luce giallastra della fiamme accese con caminetto.
La prima che vide fu Toothiana, bellissima e variopinta come sempre. Si muoveva a destra e a sinistra dando continui ordini alle sue fatine. Non appena lo adocchiò arrossì e gli andò incontro, svolazzando felice, in un turbinio di colori sgargianti. Lo abbracciò stretto, prima lui e poi la sua amica Baby Tooth.
Gli fece qualche domanda di cortesia, continuando ad alternare le sguardo dalle sue labbra ai suoi occhi cerulei. Ci mise pochi secondi ad aprirgli la bocca e a controllare lo stato dei suoi denti.
<< Oh >> mormorò estasiata la fatina << Sono sempre bellissimi! >> e lo guardò con i suoi stupefacenti occhi viola, incorniciati dalle lunghissime ciglia.
Toothiana era sempre stata molto gentile con Jack e per questo lui le era molto grato. Era stata, forse, la prima dei Guardiani (dopo North) a dargli piena fiducia e per questo le voleva molto bene e gliene avrebbe voluto per sempre … tranne quando gli controlla i denti, però!
“E’ odiosa quando lo fa!”
Non poteva neanche negare di trovarla decisamente graziosa, e più di una volta da quando l’aveva conosciuta, mosso dalla solitudine, si era anche chiesto se per loro due poteva esistere un “futuro romantico” al di là del loro legame effettivo basato su una forte amicizia.
Ma Toothy era la sua migliore amica, quasi una sorella, immaginarsela in “altri ruoli” lo mettere a disagio.
<< Toothiana, lascia stare denti! >>disse la voce imperiosa di North, proveniente dal fondo della sala. Lui e quel suo strano accento russo; quell’omone vestito di rosso riusciva sempre a salvare Jack da qualsiasi situazione si trovasse.
La Fata dei Denti arrossì, imbarazzata per l’ennesima gaf, e si ricompose in pochi secondi mormorando un lieve << Scusa Jack >> prima di tornare ad impartire ordini alle sue aiutanti.
North si avvicinò al nuovo arrivato insieme a Sandman e gli posò una mano sulla spalla << Ben tornato a casa figliolo >> disse solo e l’albino sorrise per quell’appellativo.
Per North niente era impossibile (neanche un caso disperato come Jack), era la bontà fatta a persona e Sandy era come lui, d’oro come la sabbia che controllava.
L’Omino dei Sogni era sempre silenzioso, non parlava mai, ma forse era solo perché non aveva nulla da dire. Gli diede il benvenuto nell’unico modo che conosceva: creando strane figure con la sabbia dei sogni. Per Jack, sebbene si conoscessero da sei anni, il suo linguaggio rimaneva incomprensibile, non lo capiva, quindi si limitò a rispondere con un semplice: << Ciao anche a te Sandy >>
Lui sorrise, alzando anche i pollici di entrambe le mani, e tornò infondo alla sala felice come una pasqua … a proposito …
<< Dov’è il “Canguro di Pasqua”? >> domandò al padrone di casa l’albino, con un sorrisone divertito sul viso. North lo guardò storto, così lui si affrettò a correggere la frase: << Volevo dire: dov’è Bunnymund? >>
Lo sguardo di Babbo Natele si addolcì: << Deve ancora arrivare >> e si mise seduto su una poltrona di fianco al camino << Io spiega tutto quando anche lui arriva. Fatto riguarda anche festa di Pasqua >>
Con quelle parole gli altri tre Guardiani si guardarono allarmati.
“Cosa è successo?” fu il loro pensiero comune.
 
Il crepitio del fuoco acceso nel camino era l’unico rumore che North fosse in grado di sentire. Oltre, logicamente, al sommesso vociferare di Toothiana che impartiva ordini alle sue aiutanti fatine.
Ogni tanto si sentiva anche il tonfo di qualcosa di piccolo e “congelato” cadere sul pavimento: Jack si stava di nuovo divertendo a congelare i suoi elfi. Lo faceva sempre quando era annoiato … ed era spesso annoiato …
<< Jack >>lo ammonì l’uomo col suo vocione dall’accento russo << Lascia stare elfi >> il ragazzo annuì svogliatamente e cominciò a giocare a scacchi con Baby Tooth, ma non avrebbe resistito molto, era un gioco troppo mentale per lui.
<< Ehi, ciao Phil! >>fece, infatti, il giovane, salutando uno degli yeti di North, che passava di lì per caso. Quello, in tutta risposta, alzò in alto il pugno peloso, in una chiara dimostrazione di quanto gli facesse “piacere” rivedere Jack Frost. In realtà per tutti gli yeti era così: anche se non faceva danni (non troppi per lo meno) quando si aggirava senza controllo nel laboratorio era ancora considerato una minaccia.
Il fatto è che, per Jack, sempre in constante movimento, l’attesa era davvero snervante e faceva di tutto per renderla insopportabile anche agli altri … soprattutto a Bunnymund e a Phil!
Fortunatamente in quel momento con North c’era anche Sandy, placido e silenzioso come al solito. L’Omino dei Sogni sì che lo capiva. Il gigante rosso gli lanciò una veloce occhiata riconoscete ma … si era addormentato … tipico
North sospirò, ormai demoralizzato. Stava anche cominciando a preoccuparsi: Bunnymund non si faceva mai attendere tanto, anzi, di solito era il primo ad arrivare.
Gli venne il dubbio che avesse avuto problemi simili ai suoi e la cosa non gli piaceva.
Quella mattina, infatti, quando si era svegliato, sembrava tutto a posto nel suo palazzo. Il Natale era passato da poco ma North e i suoi yeti ci erano rimessi a lavoro, nonostante l’opera semidistruttiva di quegli stupidi elfi.
Aveva fatto colazione con sole tre fette di torta (giusto per tenersi leggero) e si era rintanato nel suo studio a creare giocattoli, passando, come suo solito, davanti al globo con le luci. Gli aveva dato un’occhiata fugace e non aveva notato nessuna anomalia evidente, quindi si era messo a lavoro pimpante come al solito.
Da quando Jack si era trasferito a casa sua, North aveva sempre blocchi di ghiaccio a sua disposizione, senza bisogno che uno yeti andasse a prenderli all’esterno, e questo velocizzava non di poco il suo lavoro.
Ne stava giusto lavorando uno, cercando di trasformarlo in un orsacchiotto, quando il rumore di una forte esplosione gli fece segare un orecchio di quel povero giocattolo. << Shostakovich! >> imprecò ad alta voce << Povero orsetto. Era gioco innocente! >> si diede una manata sulla fronte, come a punirsi, e si diede da fare per ricominciarne uno nuovo, non preoccupandomi troppo di quel rumore. Probabilmente era causato dagli elfi che si erano di nuovo dati la scossa facendo uno dei loro strani esperimenti con le luci di Natale.
North lo diceva sempre: gli yeti erano più affidabili e servizievoli. Soprattutto Phil. Era lui lo yeti che si occupava di cacciare gli intrusi (diciamo il capo della sicurezza), in primis Jack quando non era ancora un Guardiano e cercava di intrufolarsi nel palazzo di nascosto.
Tra i due non correva ancora buon sangue.
Quando Phil, quindi, entrò trafelato nel suo studio, sbattendo con forza la porta e facendogli tranciare il naso del nuovo orsetto che stava, a quanto pare inutilmente, tentando di fare, North si allarmò non poco.
Prima di tutto, però, lo guardò storto << Phil! Quante volte detto te di fare attenzioni in mio studio? >> lo rimproverò, ma lui non gli diede molta retta.
<< Haffiabo brofleba doi dioffaffoli >> gridò con il suo bofonchiare, incomprensibile a tutti tranne che al padrone di casa << Brofleba doi dioffaffoli … Brofleba frage! >> continuò ancora più agitato sentendo una nuova esplosione.
Il gigante strabuzzò gli occhi. Nonostante capisse perfettamente il linguaggio degli yeti, Phil aveva parlato così velocemente che non aveva afferrato il senso della frase: << Successo qualcosa al globo? >> chiese, infatti, ma Phil scosse energicamente la sesta agitando i lunghi peli del muso << A elfi? >> altro segno negativo con la testa << A giochi? >> sta volta annuì, con più forza di prima.
North si alzò dalla sedia afferrando le sue fidate spade. Quella scena gli sapeva tanto di déjà vu … come quando Pitch aveva fatto il “suo giochetto” (come lo aveva definito lui tempo dopo) con il globo. << Cosa essere successo a nuovi giochi? >> chiese a Phil, ma prima che lo yeti potesse rispondere, l’orsetto a cui aveva tagliato l’orecchio lo assalì alle spalle.
Era fatto di ghiaccio, quindi fu facile liberarsene, gli bastò gettarlo nel fuoco, ma la cosa lo turbò ugualmente. Il suo orso incompleto non solo aveva preso vita senza il suo intervento, ma lo aveva assalito.
“E se fosse stato un gioco vero? E sa avesse assalito un bambino?”
A quel pensiero il panico prese il sopravvento del suo spirito e si precipitò fuori dallo studio con passo pensante. Il tintinnio dei campanelli sui cappelli degli elfi accompagnava ogni suo passo, facendolo innervosire sempre di più << Perché vostre teste a punta essere sempre sotto miei scarponi! >> urlava mentre si dirigeva velocemente all’ultimo piano del laboratorio degli yeti, da dove provenivano i suoni più sinistri.
Non appena scese dall’ascensore sferico, quello che vide fu il caos.
Molti giocattoli avevano preso inspiegabilmente vita e stavano attaccando gli yeti. Due o tre elfi erano stati addirittura attaccati alle colonne da un cowboy di peluche. Un altro elfo stava scappando inseguito da un cacciabombardiere telecomandato. Uno yeti era stato dipinto di rosso da un robot mezzo colorato che gli aveva strappato di mano il pennello. E molti altri casi simili.
<< Per tutte le renne! >> gridò North agitando smaniosamente le braccia muscolose << Cosa stare succedendo qui? >>
Al suo grido tutti, ma proprio tutti (yeti, elfi e giocattoli compresi) si voltarono verso di lui bloccandosi di colpo << Voi essere giocattoli, tornate giocattoli per favore >> aggiunse a quel punto con un tono più mansueto.
Quelli, però, non presero bene il suggerimento di North e ricominciarono ad agitarsi peggio di prima. L’uomo si rivolse sconsolato a Phil << Noi essere costretti a distruggere loro e rifare tutti d’accampo >> e sfoderò una della sue spade ed alzò il braccio su una bambola di pezza che aveva afferrato mentre correva (la bambola, non North) dalla’altro lato del laboratorio, ma non l’abbassò mai. Un’ombra nera, sfuggente ed emanante un’aura negativa, gli passò sotto gli occhi, fece pochi metri e si dissolse nel nulla.
North la guardò scomparire, spalancando i grandi occhi azzurri. Sorpreso e turbato al tempo stesso, lanciò la bambola a Phil, deciso a capire cosa stava succedendo. Quell’ombra che aveva visto sembrava tanto uno dei cavalli-incubo di Pitch!
“Che centri lui nella rivolta dei miei giocattoli?”si domandò.
Ignorò tutti i rumori alle sue spalle, lasciando agli yeti il compito di sistemare i “ribelli” e si concentrò sulle altre ombre del laboratorio, cercando di individuare quella giusta.
Varò ogni angolo, eludendo gli assalti dei giocattoli, ma sembrava che avesse avuto solo un’allucinazione. Stava quasi per demordere, ma fu allora che la vide: un’ombra, molto più grande di quando ricordasse, stava passando attraverso i giocattoli finiti riportandoli in vita.
“Non so come sia entrata, ma deve sparire!”si disse mentalmente per auto incitarsi e le corse incontro gridando per darsi la carica, ma quando fu abbastanza vicino da vederla bene si rese conto che non era per niente come quelle che ricordava.
L’ombra era grossa, molto grossa, camminava su due zampe e sembrava molto più feroce e pericolosa di quelle a forma di cavallo: infatti era un orso, non un cavallo!
Resosi conto della differenza, frenò di colpo, strabuzzando gli occhi cerulei, un brivido di terrore lo fece indietreggiare. Erano anni che non aveva tanta paura, credeva quasi di svenire << Orso?! >>.
Al suo urlo sconvolto molti yeti impegnati con i giocattoli gli si affiancarono pronti allo scontro. La creatura li guardò tutti, ringhiò contro di loro e poi si dissolse nel nulla, scomparendo.
Non appena se ne fu andata tutti i giocattoli tornarono buoni, sorridenti ed inanimati come al solito.
Quell’avvenimento aveva turbato North a tal punto che si affrettò a chiamare i Guardiani. Ed ora eccoli qua: tutti i Guardiani riuniti … tutti tranne Bunnymund
Prese seriamente in considerazione l’idea di mandare una squadra a cercalo (magari di mandarci Jack, visto che aveva ricominciato a congelare gli elfi) quando il buco di una galleria di aprì nel mezzo della sala, di fianco alla “G” sul pavimento << Galleria! >> esclamò l’uomo indicando agli altri il buco.
Il Guardiano della Speranza ne uscì dolorante e sporco in più punti. Il boomerang che aveva sempre dietro era messo male sulle spalle e la cintura che lo reggeva sembrava danneggiata. Si ripulì la pelliccia sulle spalle e sospirò pesantemente, spossato, socchiudendo gli occhi verdi.
L’Omino dei sogni, svegliatosi proprio in quel momento per via dell’urlo di North, fece apparire con la sua sabbia l’immagine di una sedia da dare al coniglio.
<< Phil! Porta sedia per Aster! >> ordinò a quel punto il padrone di casa, prima di correre vicino al mio amico insieme a Sandy.
Jack li guardò con un cipiglio sorpreso, prima il gigante e poi Bunnymund: forse non aveva mai sentito il vero nome di Bunnymund prima di quel giorno (lui lo chiamava sempre e solo “canguro”, o al massimo “coda di cotone”, di rado Bunnymund), ma si avvicinò anche lui.
<< Aster >> disse dolcemente Toothiana accarezzando una guancia pelosa del Guardiano << Stai bene? >>
Quando lo aveva visto spuntare ansimante dalla sua galleria si era preoccupata da morire. Che cosa stava succedendo?
“Centra forse con la chiamata di North?”pensò la fatina lanciando una veloce occhiata all’uomo con la barba per poi concentrarsi nuovamente sul suo vecchio amico.
Bunnymund annuì, seppur debolmente, e si buttò sulla poltrona rossa che gli aveva appena portato Phil << Ho avuto dei problemi nella mia tana >> disse solo, guardando North, e lui intese subito che gli stava chiedendo con lo sguardo se a lui era successo lo stesso. Babbo Natale sospirò: era giunto il momento di raccontare agli altri la sua movimentata mattinata. 

 

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Capitolo 5
*** ... Ops ... ***


CAPITOLO QUATTRO
"Ops"

 
<< Hahahahaha! >> la risata cristallina di Jack si propagò, per l’ennesima volta in tutto il grande salone. Un paio di elfi nelle vicinanze si tapparono le orecchie con delle lampadine che, tra parentesi, si illuminarono, per di non farsi trapanare i timpani da quel verso penetrante.
Lo spirito dell’inverno doveva fare leva sul suo bastone per non cadere a terra dalle risate. Stava ridendo così tanto che stava andando in apnea per mancanza di ossigeno << Cioè … un giocattolo ti ha aggredito?! >> gli chiese Jack per l’ennesima volta e North lo guardò esasperato: gli stava chiedendo la stessa cosa da dieci minuti buoni, per poi scoppiare a ridere ogni volta che annuiva.
Per fare quella stupida domanda interrompeva continuamente il suo discorso. Jack poteva anche essere il Guardiano del Divertimento, ma si stava divertendo un po’ troppo.
Bunnymund, da sempre poco incline a sopportare gli infantilismi del nuovo Guardiano, gli rispose per le rime << Si ghiacciolo! Lo ha aggredito un giocattolo! Ma questo ce lo ha detto all’inizio del suo racconto, circa mezz’ora fa! >>
<< Non rompermi le uova, Coda di Cotone! >> lo ammonì l’albino sorridendo sardonico<< La cosa è comica >>
Il coniglio corrucciò le sopracciglia, facendo assumere al suo viso un’espressione preoccupata<< Forse per te che hai le sfera emotiva di un protozoo! La cosa non è comica, è seria. Ma tu non puoi capire, sei Guardiano da pochissimo tempo >>
Jack lo guardò storto ma non rispose, limitandosi a mettere il broncio e lasciarsi pesantemente cadere sul tavolo di fianco al pannello di controllo del globo, sedendosi in modo scomposto sul bordo.
Sandman, leggermente alterato per la poca considerazione che stava avendo, si librò a mezz’aria in mezzo al gruppo, mostrando l’immagine di un coniglio e poi di un orso. In poche parole chiedeva a Bunnymund se a lui era successa la stessa cosa.
Lui annuì gravemente e Toothiana trattenne il fiato portandosi le mani alla bocca come già aveva fatto durante il resoconto di North.
Il coniglio li guardò tutti e cominciò il suo racconto: << I simpatici amici di North hanno fatto visita anche alla mia tana. Tutto sembrava normale quando mi sono svegliato, ma entro poche ore si è scatenato l’inferno >> tutti i presenti pendevano dalle sue labbra, così si affrettò a continuare << Quelle strane ombre a forma di orso sono entrate all’improvviso passando da non so dove. Camminavano sopra le uova e così facendo le risvegliavano! >>
North tossicchiò con un pugno davanti alla bocca, attirando l’attenzione generale << Ma Bunnymund … tue uova già camminano! >>
Jack guardò il suo rivale sorridendo sornione, convinto che l’uomo barbuto lo avesse incastrato, ma il Guardiano della Speranza, rispondendo al suo sguardo con un sorriso ancora più sarcastico, spiegò << Si, camminano, ma di solito non hanno “le braccia” e, sempre di solito, non saltano ovunque strappando i fiori, attaccando le mie sentinelle e minacciandomi con i pennelli! >>
Jack scoppiò a ridere << Non mi sembra una cosa tanto grave … andiamo, sono solo uova colorate! >>
<< Miliardi di uova colorate >> sottolineò il coniglio << Che si muovevano a attaccavano tutte insieme! Non erano facili da gestire. Era un esercito! Senza contare che anche se facevo saltare in aria le ombre, esse si riformavano come se niente fosse. Sono più forti. Ho dovuto aspettare che se ne andassero da sole! >>
A quel punto anche “Jack lingua lunga” (come lo appellò mentalmente Bunnymund) dovette fare silenzio.
L’angoscia era palpabile, la tensione poteva tagliarsi con un coltello. Sandman, ancora sospeso in aria, abbassò lo sguardo, improvvisamente intristito. North e Bunnymund si guardavano a vicenda, preoccupati e Jack, faticosamente zittito dal coniglio, non faceva altro che giocherellare con un laccio della felpa blu, pensieroso. Persino Toothiana, sempre super agitata, si era stranamente quietata e non dava più continui ordini alla sue fatine.
Fu proprio lei, dopo un attimo di riflessione, a rompere quell’innaturale silenzio che si era creato, sussurrando parole spaventate.
<< Voi … >>cominciò titubante << … Voi pensate che centri Pitch Black, vero ragazzi? >>
Sandman fece apparire un piccolo visto sulla testa per esprimere la sua approvazione ed anche North cominciò a discutere sul presunto coinvolgimento dell’Uomo Nero. Bunnymund la pensava diversamente e non aspettò molto e dire la sua.
L’unico che non esprimeva la sua opinione era, stranamente, visto che non perdeva mai l’occasione, Jack Frost. Il nuovo Guardiano, infatti, si era alzato ed aveva iniziato a camminare, come in trans, verso il globo. Era stato catturato dalla luce lunare che filtrava dal grande finestrone nel soffitto; essa stava diventando sempre più intensa, finché non si formò un unico e luminoso fascio di luce azzurrognola.
<< Ehm … ragazzi >> lo richiamò Jack, ma non fu ascoltato.
Dopo un altro paio di tentativi andati a vuoto, visto che gli altri stavano animatamente discutendo sul da farsi, fu costretto a congelare il pavimento col il suo bastone magico per farsi ascoltare.
Solo quando il Coniglio Pasquale e Babbo Natale finirono gambe all’aria, infatti, si decisero a dargli la loro attenzione. Rivolsero tutti lo sguardo al neo-Guardiano, che si era sollevato da terra di qualche metro e li guardava dall’alto con un cipiglio piccato, il bastone ancora puntato verso il pavimento. << Ora che ho la vostra attenzione >> disse con voce irritata<< Credo che Manny voglia dirci qualcosa >> e non aveva tutti i torti.
Il fascio di luce scese, scorrendo sul pavimento, fino ad illuminare la mattonella con su incisa la “G” di Guardiano. Come in un déjà vu, il profilo di Pitch Black si delineò chiaro come se fosse stato lì con loro in quel momento.
Bunnymund si portò avanti con un saltello << E’ Pitch! Avevate ragione! E’ tornato, sta volta con delle ombre più potenti di prima! >>
<< Abbiamo notato, amico mio. Ma perché questa dimostrazione di forza? >> domandò il gigante russo << perché mandare ombre invincibili se poi voleva ritirare loro? >>
Sandman e Toothiana abbassarono la sguardo, afflitti: neanche loro ci capivano molto.
Jack, invece,  sceso nuovamente con i piedi per terra, guardava sconvolto la luce della luna. Era la prima volta che assisteva a una delle “comunicazioni speciali” di Manny, così, quando scomparve l’immagine dell’Uomo Nero e cominciò ad apparirne un’altra, si agitò, ancora più eccitato di prima, indicando la mattonella come un bambino a Natale indica i regali sotto l’albero.
Se ne stava lì, in piedi, appoggiato al suo inseparabile bastone di legno scuro, con un enorme sorriso stampato sulle labbra e la meraviglia impressa negli occhi. Non sembrava minimamente preoccupato per il ritorno del loro vecchio nemico.
Lo aveva già sconfitto una volta, congelando le sue ombre, e per quanto queste nuove fossero forti, era convinto di poter compire nuovamente l’impresa.
Bunnymund lo guardò male: per Jack Frost era tutto un gioco e la cosa lo irritava da sempre. Ormai erano amici, la cosa era innegabile, ed infondo non doveva neanche stupirsi (dopotutto era il Guardiano del Divertimento), ma alcuni suoi comportamenti da spaccone irresponsabile gli risultavano ancora difficili da digerire.
A quel punto Toothiana ricatturò l’attenzione generale, svolazzando sopra le loro teste << Sta scegliendo un nuovo Guardiano? >> chiese, rivolta più che altro a North
<< No >> rispose lui << Ce ne sta mostrando uno. Forse chi di noi cinque può battere Pitch >>
A quelle parole si misero tutti, con timore, ad osservare il volto che Manny voleva mostrare loro, cercando di immaginare chi tra loro cinque, e come, avrebbe potuto vincere quelle ombre. L’immagine che la luce lunare stava creando si staccò dal pavimento, diventando luminosa e in tre dimensioni: il viso che si delineò era quello di una bella ragazza di circa sedici anni con dei folti e lunghi capelli ricci. La faccia tonda era abbellito da un solare sorriso, gli occhi chiari sembravano brillare di luce propria.
Non appena Jack vide quel volto gli si gelò il sangue nelle vene: non ricordava di aver mai provato tanto freddo da quando era divenuto un Guardiano.
“… Ops …”
 
Contemporaneamente, a parecchie miglia di distanza, una ragazza dai capelli rossi, che si stava furtivamente aggirando nel parco di Burgess, starnutì energicamente.
“ Se non fosse che sono invisibile …”rimuginò mentalemte “crederei che qualcuno mi stia pensando”
Era ormai notte e il vento soffiava forte, muovendo i rami secche e le poche foglie ingiallite ancora attaccate vicino ad essi. Una brezza più forte delle altre mosse i ricci della ragazza, portandoglieli davanti al viso. Momentaneamente cieca, diede, erroneamente, un calcio ad un sasso facendolo finire nella fontana del parco. Quel tonfo sordo che sentì la spinse a provare di nuovo, sta volta di proposito. Si piegò e prese un piccolo e piatto ciottolo bianco tra le dita. Caricò il braccio all’indietro e lanciò il sasso con un preciso movimento del polso. Lui saltò sull’acqua scura solo un paio di volte prima di sprofondare anch’esso, come il suo predecessore. Vedendolo scomparire la ragazza ringhiò forte, stringendo i denti, cercando di sfogare tutta la sua rabbia repressa.
“Maledetto Frost!” 
Per colpa di quel moccioso aveva perso l’occasione più “gustosa” della giornata. Un amore tanto puro ed innocente che le avrebbe risollevato il morale per decenni.
“Ed invece no! Capitan Ghiacciolo doveva intralciarmi per proteggere il suo amichetto Jamie!”
Nel pensarlo aveva anche gesticolato con le mani, in una stupida imitazione di una papera … Era in momenti come questi che ringraziava il cielo di essere invisibile … almeno nessuno poteva vederla precipitare insieme a quel minimo di dignità rimastale.
“Grr che nervoso!”
A ripensarci le veniva l’orticaria, le prudevano le mani tanta era la voglia di strozzarlo. Se lo avesse avuto davanti lo avrebbe ridotto in tanti pezzettini di ghiaccio. Le aveva fatto perdere un sacco di tempo, perché aveva cercato quel ragazzino per due ore buone, ma niente! Era come scomparso nel nulla insieme a quell’oca di Stacy.
Dal suo punto di vista Jack Frost era solo uno spaccone, un ragazzino fattosi uomo troppo velocemente, che non aveva regole e fin troppe responsabilità. Manny doveva essere fuori di zucca quando lo aveva nominato Guardiano.
Ripensò al suo viso e a quel sorriso di scherno che le aveva rivolto mentre discutevano. Si era permesso di offendere lei: una Guardiana come lui (seppur in pensione), anzi, la prima Guardiana mai esistita!
Solo perché aveva un bel faccino non poteva permettersi di parlarle come ad una suo pari.
<< Quando ero umana ero un principessa, dannazione! >>imprecò ad alta voce dando un altro calcio ad un sasso
“ … Beh forse, riconsiderando il bel faccino … ” Resasi conto ci ciò che stava rimuginando, arrossì leggermente e scosse velocemente il capo, mulinando i lunghi riccioli rossi, come a voler scacciare quel pensiero dalla sua testa. Oramai le sue idee correvano da sole, non riusciva più a controllarle!
Doveva darsi un contegno.
Jack Frost poteva essere carino quanto voleva, ma non l’avrebbe abbindolata con quei suoi occhioni azzurri, il bel sorriso e …  E forse era meglio se smetteva di pensare a Jack Frost per un po’, prima di cadere nuovamente nel ridicolo …
Per cercare di distrarsi guardò in alto nel cielo, che oramai si era fatto completamente scuro. La luna brillava, come unica fonte di luce in quell’immenso mare nero che era il cielo. Era così splendente che sembrava quasi deriderla per la sua sfortuna di quel giorno.
Un gorgoglio proveniente dal suo stomaco le fece capire che probabilmente era ora di cena e che era dal giorno prima che non metteva niente sotto i denti.
Dovunque abitasse, anche l’Ultima Luce si stava godendo un meritato pasto, quindi era inutile cercarlo oltre. L’occasione, il momento perfetto, era ormai passato; avrebbe dovuto aspettare un po’ prima che le si ripresentasse una simile opportunità.
Decise, quindi, di mangiare qualcosa, e optò per qualcosa di saporito e nutriente: pesce!
Richiamò la sua nuvoletta rosa (era troppo affamata per volare) e cercò velocemente un ruscello dove abbeverarsi e poter pescare in santa pace.
Osservando dall’alto individuò presto un luogo adatto. Poco lontano dalla città c’era un piccolo lago ghiacciato e vicino ad esso scorreva un piccolo torrente che le avrebbe fatto comodo.
Salì su un sasso che spuntava dal letto del fiume e aspettò con l’arco in mano. Un pesce guizzò proprio lì vicino ed lei lo trafisse con una freccia (sugli animali non funzionavano come sugli uomini) uccidendolo.
La cena era servita.
 
Intanto, al Polo Nord, mentre Jack si fustigava mentalmente, Babbo Natale sorrideva felice, riconoscendo il volto di una vecchia amica << Cupido! >> gridò infatti l’uomo accarezzandosi la pancia tonda << Bene: a noi servire aiuto di Cupido >> si girò, dando le spalle ai compagni e avvicinandosi ad un baule vicino al fuoco << E’ cosa buona >> continuò aprendolo e tirando fuori un’altra mattonella triangolare dedicata ad un guardiano, essa raffigurava un cuore trafitto da una freccia << Non è Guardiano di ora, ma Guardiano di vecchia guardia. Saprà come sconfiggere Pitch, lei lo ha già fatto! >>
<< Un … un momento! >> balbettò Jack con sguardo spaventato << Lei è … lei era … lei ha … ops >> e finì la frase con una specie di lamento sommesso, il suono tipico che faceva sempre quando si rendeva conto di aver combinato un guaio.
Toothiana gli si avvicinò preoccupata << Tutto ok, Jack? >>
Lui la guardò nervoso, mordendosi il labbro inferiore, mentre Baby Tooth si rifece viva dandogli un colpetto sulla testa, come per dirgli: << Muoviti! Parla! >>
Lui si grattò la nuca e abbassò lo sguardo, sentendosi colpevole << Io oggi l’ho incontrata >> disse << E credo di averla offesa >>
La fata del dentino sgranò gli occhi, mentre Bunnymund gli si avvicinò furente, puntandogli un dito al petto << Cosa avresti fatto tu oggi? >>
Jack allontanò il dito in malo modo << Stava mirando con una freccia a Jamie ed io l’ho colpita con una palla di neve >>
<< Tu cosa? >> chiese il padrone di casa guardandolo con gli occhi stralunati. Non era realmente arrabbiato, anzi: si immaginava la scena e gli veniva quasi da ridere. Un tipino orgoglioso e permaloso come la riccia non avrà digerito facilmente un affronto del genere.
L’albino si girò verso di lui, richiedendo almeno la sua pietà << Non l’ho fatto di proposito >> cominciò a scusarsi, ma quella cosa non gli era mai riuscita molto bene<< Non sapevo fosse Cupido! E’ una ragazza, come potevo anche solo immaginare che fosse Cupido? Non me l’ha voluto dire e non sapevo neanche che fosse un Guardiano, ma ora, ripensandoci, si spiegano molte cose >>
Bunnymund agitò le zampe con fare esasperato << Perché ovunque tu vada combini guai? Spero solo che lei accetti comunque di tornare con Guardiani e di aiutarci nonostante tu l’abbia offesa >>
Jack aggrottò un sopracciglio e, ignorando l’evidente tentativo del Coniglio Pasquale di stuzzicarlo, domandò:<< Com’è possibile che lei non sia più un Guardiano? >>
Sta volta fu Toothiana a rispondergli, con il suo solito tono dolce e delicato << Nessuno smette mai di essere un Guardiano. Il nostro obbiettivo è sempre quello di proteggere il nostro centro, ma diciamo che lei ha deciso di prendersi un… periodo di riflessione >>
<< Che dura da quasi cinquecento anni >> aggiunse Bunnymund incrociando le braccia al petto.
 Jack non voleva crederci e lo guardò con uno sguardo a metà tra lo sconvolto e l’incredulo << Sul serio? >> Per lui era impossibile comprendere perché uno spirito dovesse preferire farsi dimenticare e divenire invisibile. Lui aveva tanto lottato per il contrario, ed ora questa ragazzina sprecava il dono più bello che un Guardiano potesse ricevere?
Cosa le era capitato di tanto brutto da farle prendere questa decisione? Perché mai un Guardiano doveva prendersi una pausa? Ma soprattutto, era possibile farlo?
<< Già >>continuò il coniglio << Lei è stato il primo Guardiano creato dall’Uomo della Luna per “rischiarare” i secoli bui >> fece anche il segno delle virgolette con le zampe vicino alla parola rischiarare.
Quella ragazzina gli dava fastidio quasi quanto Jack: erano due teste calde!
Il Guardiano del Divertimento, intanto, ancora frastornato dalle tante informazioni che stava ricevendo, indicò Sandy con lo sguardo: << Credevo che il primo Guardiano fosse stato Sandman >>
Sta volta fu Toothiana a rispondergli. Gli volò accanto e gli sorrise, posandogli una mano sulla spalla << No. Cupido è nata insieme a Pitch e lo ha tenuto a bada per molto tempo. Solo dopo Manny scelse Sandy come nemico naturale dell’Uomo Nero. >> indicò il profilo iridescente della ragazza con il dito << La ragazza con cui hai litigato oggi è molto più vecchia di quanto sembri, molto più vecchia di te, di me, o di chiunque altro in questa stanza >>
L’albino osservò incantato il profilo della ex-Guardiana e formò una perfetta “o” con le labbra, sorpreso e meravigliato al tempo stesso. L’immagine era di un unico colore, l’azzurro ma, lui che l’aveva vista, poteva ricrearla mentalmente come se fosse lì davanti a lui.
Il sorriso enigmatico della giovane lo attrasse come una mosca vicino alla luce“Cosa ti è capitato?” domandò alla sua rappresentazione olografica, allungando un braccio per toccare il suo volto con le dita.
Logicamente la sua mano non poté toccare quel riflesso, così la ritirò stringendola a pugno. Lo guardò per un po’, pensando: “Davvero preferisci scomparire piuttosto che vivere?”
Intanto North aveva messo fine alla discussione << Non abbiamo tempo per inutili chiacchiere. Dobbiamo recuperare lei e chiedere suo aiuto in prossima battaglia contro Pitch >> si rigirò verso un gruppo di yeti che era rimasto ad ascoltarli per tutto il tempo << Phil … prendi sacco! >>  




Ed eccomi di nuovo qui ragazzi! Hihihi!
Ringraziate (o maledite, dipende dai punti di vista XD) che i corsi all’università ormai sono finiti u.u, altrimenti non avrei mai avuto il tempo di scrivere così velocemente, tra tutte le cose che ho da studiare … che palle -_-‘’’ !!!
Mi sto mettendo d’impegno, per scrivere ora il più possibile e devo ringraziare voi, che mi leggete, mi seguite e mi preferite se ci sto riuscendo!
Probabilmente se non mi commentasse nessuno non avrei neanche stimoli a continuare…quindi GRAZIE!
Allora? Piaciuto questo nuovo capitolo che vi ho “servito” oggi? E’ stato di vostro gradimento?
Vi prego, commentate numerosi! Con una recensione potete salvare un autore.
Grazie in anticipo a chi commenterà ^///^ 
Baci da Fred!


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Capitolo 6
*** I denti di Jack ***


Ma salve miei cari lettori e lettrici ^^ sono tornata, contenti?
Osate dire no e sarà peggio per voi >.<
Comunque scherzi a parte u.u prima del capitolo odierno volevo fare una piccola premessa. Oggi è San Martina, il mio onomastico (eh già, è il nome vero nome u.u) quindi volevo inaugurare questo capitolo facendo un bel augurio a tutte le mia omonime ^^
In secondo luogo volevo fare una piccola dedica u.u
Vedete, nello scorso capitolo mi è stato detto che faccio errori (grammaticali e non) quindi ho chiesto aiuto ad una mia amica (MrsDalloway91) che mi ha corretto questo capitolo (nonostante io stessa la abbia rivisto più volte) ergo gli errori dovrebbero essere stati tutti eliminati u.u, ma a dispetto di ciò chiedo comunque venia in anticipo per eventuali strafalcioni.
Per il suo grande impegno e aiuto dedico a MrsDalloway91 questo capitolo ^^
Baci dalla vostra Fred (o Martina XD come preferite hahaha)

 
 
 

CAPITOLO SEI
I denti di Jack

 
Dopo la botta Toothiana si ritrovò seduta su Merida (precisamente sulle sue gambe), che alzò il busto da terra, con una smorfia dolorante stampata sul viso. La fatina era rimasta lì, in silenzio, per troppo tempo, aspettando che si accorgesse della sua assenza. Non appena gli yeti erano tornati, gettando il sacco in terra si era messa a svolazzare sul soffitto, facendo meno rumore possibile (cosa assai difficile per lei che era perennemente in movimento). L’aveva vista litigare prima con Jack e poi con Bunnymund, imbarazzarsi all’allusione di Sandy (per la quale lei aveva ridacchiato sommessamente pensando che molto probabilmente il suo amico giallo aveva ragione), chiacchierare amabilmente con North, attendendo il momento adatto per “attaccare”. Quando poi, finalmente, Merida si era accorta della sua assenza non aveva potuto trattenersi dal volare in picchiata su di lei urlando: << Meridaaaa! >>
BOOM!
Sbatterono entrambe contro il pavimento, ma subito Toothiana si alzò in volo per permetterle di mettersi in piedi. Lo fece e non appena si fu eretta sulle sue gambe cominciò a fissarla a sua volta, con uno sguardo indecifrabile. Poi, all’improvviso, si lanciarono l’una verso l’altra, abbracciandosi strette, sorridendo felici come non mai. Per stringerla meglio, Merida, si era addirittura alzata a sua volta in volo, ed ora volteggiavano a pochi metri dal terreno ridendo come due stupide.
<< Merida! >> gridava la Fata del Dentino.
<< Toothy! >> le faceva eco lei e si stringevano più forte.
Merida la guardava con gli occhi spalancati, felicissima di vederla, mentre i quattro ragazzi presenti le osservavano sbigottiti, lanciandosi occhiate interrogative e preoccupate. In teoria ai loro occhi sembravano due sceme …
Toothiana li ignorò e staccandosi da lei disse: << Da quanto tempo Merida! Sono decenni che non ci vendiamo, vero? >>
Merida era la sua migliore amica ed in effetti (anche per via dei loro reciproci impegni) non la vedevo da anni! Quando era con lei tornavano entrambe bambine, ridevano, scherzavano e si chiudevano in una stanza qualsiasi a chiacchierare per tutta la notte.
“Mi è mancata così tanto!”pensò la Guardiana dei Ricordi in un moto di nostalgia, guardando l’altra svolazzarle attorno sbattendo le sue ali piumate << Vero Toothiana! >> lerispose dopo un altro messo giro in aria<< Ma la prossima volta cerchiamo di vederci senza che io venga chiusa in un sacco, ok? >>
<< Allora piaciuto molto te, eh? >> si intromise North parlando dal basso con il suo vocione << Ne parli ancora! Devo fare più spesso  >> aggiunse pensoso mente Jack roteava gli occhi sconsolato. Come al solito l’omone aveva frainteso tutto e Merida alzò gli occhi al cielo sorridendo ed assecondandolo.
Toothiana la osservò incuriosita dalla sua innaturale indulgenza. Merida era sempre stata uno spirito libero, una ragazza che si faceva sottomettere difficilmente. Con alcune persone (a quanto pareva Jack in primis) era scorbutica e acida, con altre (North per fare un esempio) dolce e accondiscendente. Nonostante fosse la sua migliore anche neanche Toothiana poteva dire di conoscerla fino in fondo: sapevo poco della sua vita prima e dopo essere divenuta una Guardiana. Si erano conosciute  poco prima che Merida andasse “in pensione” (visto che era stata trasformata solo da quattrocentoquaranta anni circa). Lei era sempre stata la più coraggiosa del gruppo, ma Toothiana era convinta che la sua fosse solo una facciata, un modo per proteggersi dal mondo. In realtà Merida era fragile, fragilissima, ma gli anni in solitudine l’avevano plasmata, forgiando il suo spirito. Chissà quanti pianti si era fatta scoprendo di essere morta e risorta, che la sua famiglia era scomparsa e che nessuno poteva vederla, che nessuno poteva aiutarla! Forse fu proprio per questo che si offrì di addestrare la neo-Guardiana (Toothiana per l’appunto) a dovere. Le insegnò tutto ciò che un Guardiano doveva sapere, aiutandola anche a capire quale fosse il suo centro:i ricordi! E lei era esattamente come la fatina la ricordava: pimpante, felice e sarcastica, come un’iniezione di endorfina. Le bastava guardare il suo sorriso contagioso per sorridere a sua volta. Il suo volto era sempre lo stesso: gli stessi occhi chiari, lo stesso nasino a patatina, le stesse labbra carnose … Toothiana si mise a fissare le sue labbra, la sua bocca … precisamente i suoi denti, che si intravedevano appena. Quando Merida lo notò sbuffò sconsolata, reclinando la testa all’indietro << Va bene Toothy >> le disse << Ma solo un’occhiatina veloce >> e aprì la bocca per farsi guardare i denti.
<< Siii >> strillò estasiata l’altra, fiondando le sue dita nella sua bocca. Molari ok, canini puliti, incisivi perfettamente dritti ed allineati!
“Aaah che splendore!” Che denti perfetti, magnifici! Bianchi e dritti. Toothiana si era sempre domandata come Merida potesse avere dei denti tanto belli provenendo da un’epoca in cui (forse) non esisteva neanche lo spazzolino.
“I misteri della vita” pensò continuando ad analizzare la sua dentatura.
<< Kai kiniko? >> le domandò la rossa con ancora le sue dita in bocca.
Presa dall’eccitazione non capì un tubo: << Eh? >>
North, da sotto, intervenne di nuovo << Toothiana, lascia stare denti! >>
La Fata arrossì di botto e si allontanò da lei ridacchiando imbarazzata, lisciandosi le variopinte piume sulla testa: << Scusa >> mormorò << E’ solo che sono molto più belli di quanto non ricordassi. Solo quelli di Jack >> e lo indicai << Sono più belli dei tuoi >> si avvicinò alla ragazza stringendo i pugni sotto il mento << Sono perfetti Merida! E ho anche notato che hai usato il filo interdentale! >>
Dopo una fugace occhiata a Jack anche Merida tornò ad osservare Toothiana. Incrociò le braccia al petto e chiese con ironia << Potevo non farlo? >> sollevò un solo sopracciglio, imponendo al suo viso una strana espressione << L’ultima volta che ci siamo viste, che mi pare fosse durante il festival di Woodstock del 1969, mi hai sgridato perché non lo facevo >>
<< Oh che dolce! >> le disse estasiata << Lo hai fatto solo per me? >>
Lei dilatò le pupille << Certo! >> impose alla sua voce una flessione inconsueta, calcando quell’unica parola con sarcasmo << Per te e per evitare una tua nuova paternale di tre ore! >>
Delle risatine dal basso attirarono la loro attenzione: chiacchierando si erano dimenticate che erano osservate dagli altri Guardiani, non solo da loro, ma anche dalle fatine di Toothiana, che osservavano ansiose la loro regina in attesa di ordini. Lei impartì loro qualche direttiva e poi tornò a concentrarsi sui Guardiani. Sandy si stava spazientendo e le raggiunse in aria, formando sulla sua testa l’immagine della luna e poi quella di un orso. Aveva ragione, dovevano discutere del problema ma … << Aspettate un attimo! >> li interruppe Merida alzando le mani come per bloccarli tutti << Anche voi avete avuto dei problemi con degli orsi evanescenti? >>
Tutti la guardarono sorpresi, ma a risponderle fu solo Bunnymund << Soltanto io, North e, a quanto pare, tu >>
La ragazza aggrottò le sopracciglia e si mise a pensare << E Manny mi ha fatto cercare solo per questo? >>
<< Solo per questo? >> continuò il coniglio facendole eco << Sono opera di Pitch Black quei cosi! >>
A sentire quel nome Merida si irrigidì impercettibilmente, per poi assumere la sua solita espressione di superiorità << L’Uomo Nero ha fatto di peggio. Basta una mia freccia per farli scomparire. Per voi, che avete poteri maggiori dei miei, sarà un giochetto da ragazzi farli sparire >>
North e Bunnymund spalancarono la bocca, increduli e lei li guardò confusa << Che vi prende a voi due? >>
<< Loro non sono riusciti ad eliminarli >> le disse Toothiana e lei si stupì non poco << Hanno dovuto aspettare che scomparissero da soli >>
Merida guardò in basso, verso North e gli altri, e sbuffò sconsolata mormorando: << Ecco perché Manny mi ha fatto cercare >> poi prese l’amica per mano ed iniziò a volare verso l’alto.
<< Ehi >> le richiamò Jack, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, con il suo solito fare da spaccone << Dove credete di andare, ragazze? Dobbiamo discutere di questo problema! >>
Merida lo guardò sogghignando malefica << Voi discutete di questo problema. Io e Toothy recuperiamo un po’ il tempo perso e poi, forse, mi farò spiegare qual è il problema. Ok Capitan Ghiacciolo? >> la Fata del Dentino rise e la seguii senza fare storie, lasciando i quattro ragazzi con tanto naso e le bocche spalancate per lo stupore.
 
Si erano chiuse nello studio di North, ipotizzando di poterci trovare sufficiente privacy. Merida aveva buttato con malagrazia alcune sculture di ghiaccio malriuscite sul pavimento, facendole finire in mille pezzi e si era seduta sulla scrivania accavallando le gambe nude. Portò le braccia dietro la schiena e fece perno sui palmi delle mani per restare in equilibrio. Con un veloce movimento del capo spostò alcune ciocche dei lunghi capelli rossi che le coprivano il viso e guardò sorridendo la sua amica. Bastarono poche e semplici parole per dare il via al suo interrogatorio: << E così i denti di Jack Frost sarebbero più belli dei miei, eh? >>
Toothiana arrossì. Sapeva cosa l’altra stava insinuando, così si agitò ancora di più: << Ora sei tu che stai dicendo assurdità! >> decise di mettersi sulla difensiva, usando le stesse parole scelte da Merida poco prima.
Lei sorrise maliziosa << E perché mai? Siete entrambi spiriti immortali, potreste anche avere una relazione, sarebbe normalissimo >> si pose una mano sul fianco, dove stava ancora la faretra piana di frecce. Ne perse una e se la rigirò tra le dita << Toothy, se vuoi io … >> e con gli occhi indicò prima lei e poi la punta a forma di cuore della sua freccia.
Se possibile “Toothy” avvampò ancora di più << No! >> strillò con la voce più acuta di due ottave << A me non piace Jack! >> e cercò di ricomporsi sistemandosi le piume << Ed io non piaccio a lui >>
<< Ne sei sicura? >> domandò ancora lei << Perché per me non sarebbe un … >>
<< Ti ho detto di no, Merida >>le tappò repentinamente la bocca con le mani, prima che potesse dire qualcos’altro di imbarazzante, per poi liberarla subito dopo << A me Jack non piace. Certo, non nego che lo trovo molto attraente ma non provo nulla per lui, se non un profondo affetto dovuto alla nostra amicizia >>
L’altra accettò la sua versione, rimettendo la freccia al suo posto << Però ti piacciono i suoi denti >>
<< Siii! >> fece la fata strillando felice << Sono perfettamente dritti e splendenti come la neve appena caduta. In poche parole: magnifici! >> Merida la guardò poco convinta ma non obbiettò << Neanche tu puoi negare che abbia un bel sorriso e dei bei denti, Merida! >> aggiunse sconvolta per la sua mancanza di reazioni.
Lei sembrò pensarci su un poco per poi dirle: << Beh si … ha dei bei denti >>
Toothiana fece una piroetta a mezz’aria, raggiante come non mai, ma Merida pensò subito ad “uccidere” la sua euforia: << Non perdiamo altro tempo e dimmi tutto Toothy: cosa sta succedendo? >>
L’altra non esitò, facendole un resoconto dettagliato di ciò che era accaduto. Mentre raccontava, ripetendo alla perfezione le parole dei due Guardiani, vide distintamente diverse emozioni passare sul volto di Merida: prima divertimento (la parte dell’orsetto e delle uova fece ridere anche lei), poi meraviglia, poi paura, poi ancora attesa, rabbia e di nuovo paura. Finì in bellezza, descrivendo la sua chiamata da parte di Manny. Alla fine era così frastornata che riuscì a dire solo: << Wow >> Spostò il suo peso in avanti, poggiando le mani sul bordo della scrivania ai lati delle sue gambe. Toothiana la osservò mentre centinai di pensieri si affollavano nella sua testa cercando di trovare un ordine. Le pareva quasi di vedere gli ingranaggi del suo cervello muoversi in cerca di una soluzione << E’ assurdo >> disse dopo minuti di riflessione << Pitch Black non si è mai comportato in questo modo >>
L’altra la guardò rispondendole con un’alzata di spalle << Non so che dirti Merida, neanche noi capiamo cosa abbia in mente >>
Lei scese dalla scrivania ed iniziò a camminare avanti ed indietro per la stanza, meditabonda, evitando i pezzi di ghiaccio che si stavano sciogliendo sul pavimento << Pitch è sempre stato un folle megalomane ma questo non ha senso neanche per lui >> un gemito frustrato le uscì spontaneo << Se quello che mi hai detto è vero, lui ha già creato delle ombre invincibili: perché non distruggervi subito? >>
Toothiana alzò i piedi da terra e svolazzò in giro per la stanza a pochi centimetri dal pavimento, seguendo ogni suo passo come un’ombra, cercando di captare le sue supposizioni << Beh, non sono invincibili >> la rossa si girò a guardarla dritto negli occhi così lei le sorrise con dolcezza << Tu le hai sconfitte, è per questo che Manny ti ha fatta cercare da noi >> le mise una mano sulla spalla << Lo hai detto stesso tu >>
Lei piegò le labbra in un amaro sorriso e abbassò lo sguardo, colpevole << Non potete contare sul mio aiuto, Toothiana >>
Le sue parole la lasciarono di stucco e scese di quota per toccare il pavimento. Ora che le stava di fronte poteva osservarla bene, anche se era più alta di lei di qualche centimetro << Che cosa vuoi dire? >> nella sua voce si poteva leggere una evidente nota di paura e risentimento.
<< Non è più la mia guerra >> disse Merida << Ho combattuto Pitch per secoli! E’ una cosa che non posso più fare, non sono pronta per ricominciare. >>
<< E vuoi abbandonarci così?! >> si stava arrabbiando e Merida lo notò. Toothiana gridava solo quando teneva davvero molto a qualcosa.
Sgranò gli occhi e la guardò intristita << Ti prego Toothy, cerca di capire. Io … io ho sacrificato troppo in questi anni. Manny mi ha usata e buttata via >> il suo sguardo si velò di lacrime << ed ora io dovrei tornare al suo servizio solo perché voi mi dite che lui mi ha cercata? >>
Quella poca rabbia che Toothiana aveva sviluppato andò via via scemando alla vista di quegli occhioni lucidi << E come faremo senza di te? Come unico aiuto Manny ci ha indicato il tuo volto >>
Lei scosse la testa << Non so che dirti Toothy, ma non intendo sacrificare altro della mia vita! >> Proprio in quel momento la porta dello studio di North si spalancò (o sarebbe meglio dire: crollò al suolo) sotto il peso degli altri quattro Guardiani, che caddero per terra insieme alla porta, l’uno sull’altro. Si erano messi, impudentemente, ad origliare la loro conversazione.
<< Ehi! >>li sgridò Merida << Vi sembrano questi i modi? La nostra era una conversazione privata! >>
<< Da quanto stavate ascoltando? Cosa avete sentito? >>domandò invece la fata, nel pieno panico, arrossendo furiosamente, tanto che anche le sue penne verdi sembravano essere diventate rosse!
Fu Jack e risponderle, mentre, dopo alcuni sforzi (era finito sotto North, che non è esattamente un peso piuma), si appoggiava al suo bastone per rimettersi in piedi << Da non molto credo, quando abbiamo cominciato stavi raccontando della movimentata mattinata di North >> e detto questo cercò di aggiustarsi una ciocca di capelli argentei che gli era finita, scomposta, davanti agli occhi.
Toothiana sospirò sollevata: aveva il terrore che avessero sentito tutto il discorso sui denti di Jack.
<< Questo non vi giustifica >>continuò l’altra << Non si origliano le conversazioni altrui. Vergognatevi! >> i capelli rossi le si erano tutti increspati per lo spavento. Sembrava che avesse in testa la criniera di un leone.
North e Sandy abbassarono lo sguardo, colpevoli, ma Bunnymund e Jack non sembravano pensarla allo stesso modo << Io non ho fatto nulla di male >> disse infatti l’albino << Stavo ascoltando una conversazione che riguardava il futuro mio e del resto del mondo >>
<< Era una mia conversazione >> la loro discussione stava prendendo una piega non proprio piacevole, peggiorata dalla scesa in campo del Coniglio Pasquale, che sbatté le zampe in terra e la guardò con ci piglio severo
 << Mio, mia, mio! >> la scimmiottò lui facendo persino finta di ancheggiare<< Sai pensare solo a questo! Andrai anche in giro per il mondo a diffondere l’amore, ma di base tu rimani un’egoista! >>
<< Ha parlato Mr. Generosità! >> lo scimmiottò Merida.
<< Sempre meglio di te! Ma l’egoismo e l’orgoglio devono ormai essere insiti nella tua natura giusto? >> Bunnymund stava esagerando e sia Toothiana che Sandy provarono a fermarlo, ma lui li scansò entrambi e si avvicinò pericolosamente alla ragazza.
<< Ora basta Aster >>lo richiamò North << Se non vuole partecipare a guerra noi non potere costringere lei >>
Ma lui non sembrava intenzionato a tacere << Se non ricordo male avesti un problema di orgoglio e di egoismo anche da umana. Come si risolse? Tua madre stette bene? Mica ebbe problemi durante la stagione della caccia? >>
A quelle parole Merida non ci vide più dalla rabbia e nessuno poté evitare a Bunnymund un bel pugno sul naso << Stupidissimo roditore! >> gridò lei osservandolo steso a terra per la botta << Mi avete offeso abbastanza per oggi: vado via! >>
<< No aspetta >> la fermò Jack.
Lei lo guardò furiosa << Cosa c’è? Vuoi offendermi anche tu? Ne ho anche per te se vuoi! >> gli disse alzando un pugno in segno di sfida.
Lui la fulminò con lo sguardo. Il ghiaccio dei suoi occhi sembrò farsi ancora più freddo. << Inizialmente volevo solo chiederti scusa per oggi. Non sapevo chi fossi ma questo non mi giustifica, non avrei comunque dovuto trattarti male >> Merida rimase sbalordita dalle parole del ragazzo e addirittura arrossì << Ma visto che ci stai abbandonando le mie scuse non sono più necessarie >> continuò Jack facendola ricredere sulla sua gentilezza.
La rossa sollevò solo un sopracciglio, guardandolo scioccata << Come prego? >>
<< Mi hai sentito, nanerottola! >> le abbaiò lui<< Abbassa le cresta e dacci una mano, che ti costa?! >>
Un velo di tristezza coprì gli occhi di Merida<< Non ne hai la minima idea! >> mormorò con voce rabbiosa.
<< Bene, perfetto! >> Jack continuò imperterrito, non avendo notato il cambio d’umore della ragazza<< Vorrà dire che farò tutto da solo come l’ultima volta! >> le puntò contro un dito accusatore<< Tu forse vorrai farti dimenticare e scomparire, ma io ho lottato per far sì che i bambini credessero in me e lo stesso vale per gli altri. Non ci serve il tuo aiuto! >>
<< Non è vero Jack e lo sai >> si intromise North cercando di calmare le acque.
<< Non mi interessa! >> urlò il ragazzo agitando morbosamente il bastone ricurvo. Era talmente arrabbiato che sembrava pronto a congelare l’intero palazzo.
<< Perché sei solo un buffone >> fu il commento acido di Merida.
<< E tu una zitella isterica >> la risposta cattiva dell’albino. A quel punto nulla poté evitare a Jack un possente ceffone sulla guancia sinistra. La sua pelle pallida si arrossò all’instante e Jack rimase talmente basito che l’unica cosa che fece fu quella di rimanere il silenzio.
Merida, nel frattempo, stava quasi per piangere: non si aspettava che il ragazzo potesse offenderla a quel modo. Scappò fuori dallo studio, seguita a ruota dal padrone di casa, mentre Sandy aiutava Bunnymund (ancora svenuto) e Toothiana sgridava Jack. North le propose di accompagnarla indietro.Lei era riluttante, non voleva approfittare della sua gentilezza, ma quando North nominò la slitta si lasciò convincere, a patto che a salutarla venisse sono la Fata del Dentino: e così fu. Jack rimase al piano superiore con Bunnymund e Sandy, mentre la ragazza accompagnò North e Merida nell’hangar delle stalle (si, North ne aveva molte) e aspettò che salisse a bordo.Prima che North decollasse, però, la rossa le disse: << Sai Toothiana, avevi proprio ragione >>
La fata la guardai confusa << Su cosa? >>
Le gote di Merida si imporporarono leggermente << Su Jack, sarà uno spaccone maleducato, ma ha proprio dei bei denti >> l’altra non poté chiedere spiegazioni, perché la slitta di North partì a tutta velocità all’urlo di: << Tutti amano slitta! >>
Toothiana guardò il punto dove Merida era scomparsa, sorridendo: sapeva perfettamente che con denti lei intendeva sorriso.

 
 
 
Nonostante abbia lasciato un commento precapitolo ne lascio uno anche dopo (doppia tortura, esattamente hahaha).
Questa volta ci ho messo più del previsto ad inserire un nuovo capitolo ma posso mostrare un’autorizzazione firmata XD. No la verità è che volevo metterlo nel giorno del mio onomastico u.u (si lo so, sono pazza) quindi credo che mi scuserete il ritardo.
Soprattutto se il capitolo ci è piaciuto? E’ così?
Perché non mi fate sapere cosa ne pensate? XD
Comunque sia potete facilmente notare che questo è il capitolo più lungo che abbia scritto fin'ora hahaha, sorry!
Di nuovo baci dalla vostra Fred ^^

 

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Capitolo 7
*** La figlia del Re Orso ***


CAPITOLO CINQUE
La figlia del Re Orso

 
Due pesci e un paio di mele dopo, la rossa se ne stava tranquillamente seduta su un sasso, molto simile a quello che le aveva fatto da letto la sera prima, davanti a lei, a riscaldarla in quella rigida notte d’inverno, il bel fuocherello con cui aveva cotto il suo pasto.
Da quando era stata tramutata in spirito, la giovane, non aveva più avuto freddo, se non qualche brivido ogni tanto. Non si era mai domandata seriamente come mai, ma più volte si era detta che, probabilmente, era perché che, essendo lei la Guardiana dell’Amore, portava calore nei cuori della gente, quindi doveva averne anche per se stessa. Aveva passato gli ultimi minuti pensando a questo e cercando di immaginare il motivo per cui North aveva richiamato i Guardiani.
“Chissà cos’è successo …”
Si lasciò cadere all’indietro facendo perno sulle mani per non sbattere la nuca sul sasso e alzò la testa per osservare la luna. Anche quell’anno San Valentino era passato, ora poteva tornare a lavorare normalmente.
            << Allora >> cominciò << Come va Manny? >> non poteva di certo aspettarsi una risposta, ma il silenzio che ne seguì la fece sentire stranamente più triste e più sola di prima.
Certo, era sempre sola, ma mai quanto nel giorno di San Valentino sentiva la pesantezza di quei millecinquecento anni sulle spalle, la solitudine sempre crescente che prima o poi l’avrebbe condotta alla pazzia. Ormai non ricordava neanche più quando di preciso era nata. Rimembrava solo che era una calda giornata d’estate (strano, visto che la Scozia aveva, solitamente, climi più rigidi) e che suo padre era da poco tornato da uno scontro contro un gruppo di soldati romani.
Probabilmente fu proprio quel ricordo di tanti anni fa a non farle notare subito la grossa ombra che le si stava avvicinando. La vide giusto in tempo, prima che una possente zampata si infrangesse sul sasso dove era placidamente seduta prima e che era stato diviso di netto in due.
La giovane si era scansata per il rotto della cuffia, evitando per miracolo di finire a fette, saltando di lato con un repentino colpo di reni. Spiccò il volo subito dopo, reggendo forte l’arco tra le dita e preparando già una freccia per difendersi, ma mai si sarebbe aspettata di vedere … quello!
Non avrebbe saputo definirlo altrimenti. Era un essere amorfo, sembrava composto di puro fumo nero, ma era corporeo (visto ciò che i suoi artigli avevano fatto al masso). Aveva le sembianze di un grosso orso bruno, dagli occhi di brace, lunghi artigli e zanne affilate.
“Potevo esserci io al posto di quel masso!”
Un brivido le percorse le schiena, un ricordo si impossessò della sua mente, bloccando ogni suo muscolo, solo un nome riecheggiava nella sua memoria … Mor’du
L’incubo dei suoi ricordi, del suo lontano passato, era ritornato. Possibile mai?
La creatura le ringhiò contro e si avventò su di lei, spingendo con le sue possenti zampe dai contorni sfumati. La rossa iniziò la sua fuga attraverso il cielo, mentre quella creatura la tallonava anche lì.
A quella vista si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo: Mor’du non volava, Mor’du era morto! E quella specie di fantasma orso avrebbe fatto la stessa fine. Prese la mira con attenzione e scoccò la freccia. Come se quel essere avesse avuto un bersaglio in piena fronte, il suo dardo si conficcò nel centro esatto tra i suoi occhi. Il fumo che lo componeva pian piano cominciò ad implodere per poi detonare in un trionfo di luce argentata.
Un pensiero le uscì spontaneo: << Che cazzo era?! >> esclamò respirando pesantemente per lo sforzo e l’adrenalina. Sentiva il cuore pomparle furiosamente nel petto, tanto forte che credeva la sarebbe uscito dal petto, e ci poggiò una mano sopra, ansimando.
<< Nota per me >> mormorò scendendo piano di quota << Controllare sempre se ci sono orsi fantasma in giro! >> rise da sola per la battuta che aveva fatti stesso lei (più in basso di così non si poteva cadere) ma non fece neanche in tempo a richiudere le labbra che un altro ruggito le fece gelare il sangue nelle vene.
Neanche Jack Frost avrebbe potuto fare di meglio.
Si girò e tra la fronde degli alberi sbucarono altri tre di quegli strani ed inquietanti orsi. << Cavolo >> esclamò librandosi nuovamente in volo. Diede una veloce occhiata alle sue spalle: due di quei cosi la stavano ancora seguendo nonostante lo scatto fulmineo che aveva fatto.
“ Un momento … due?!”
Uno spostamento d’aria davanti a lei le mosse i capelli e la fece virare bruscamente verso sinistra. Così facendo riuscì ad evitare un morso del terzo orso, che aveva tentato di prenderla alla sprovvista.
Iniziò, pertanto, a volare al contrario, per poterli osservare bene ed evitare altre brutte sorprese.
Ringhiavano, sbavavano e ruggivano contro di lei, le stavano tutti e tre alle calcagna, guadagnando rapidamente terreno. Doveva subito fare qualcosa, così la ragazza caricò l’arco con tre frecce contemporaneamente e, socchiudendo un occhio, prese per bene la mira.
Tre in un colpo solo. Per un arciere come lei, con secoli di esperienza sulle spalle, sarebbe stato un gioco da ragazzi ed avrebbe reso onore al suo defunto padre, divenuto famoso nella sua terra natia come il “Re Orso”, per la sua grande abilità nello sconfiggere quegli animali.
Scagliò le frecce, che centrarono i loro bersagli senza difficoltà; i tre orsi esplosero come fuochi d’artificio argentai, illuminando il cielo a giorno e accecandola momentaneamente. Solo quando tutto tornò nero come prima si concesse di toccare definitivamente il terreno. Guardava ancora il punto dove le creature erano state distrutte e ansimando sorrise, compiacendosi di se stessa e della sua bravura << Contento padre? >> mormorò al vento mentre questo le scompigliava i capelli << Ora sono una cacciatrice di orsi anche io >> e chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dai ricordi.
Commise quel solo ed unico errore; fu così che perse la concentrazione per un attimo. Una grossa zampa pelosa approfittò della sua distrazione per prenderla per la collottola e sbatterla dentro un sacco di juta.
Inutilmente cercò di liberarsi. La stoffa era troppo dura e ruvida, le irritava la pelle, non vedeva niente e sentiva solo il bofonchiare incomprensibile di quelli che l’avevano catturata. Di certo non era uno di quegli orsi o non sarebbe stata ancora viva, ma questo pensiero indubbiamente non la rincuorava.
“Chi sono i miei rapitori? E che modi!”
Un rumore strano la fece desistere dal tentativo di fuga. Lo conosceva fin troppo bene quel suono. Era quello di un portale spazio-temporale che si apriva ed la giovane conosceva una sola persona in grado di fare una cosa del genere: North con le sue stupide palle di vetro!
 
Il viaggio nel portale fu breve ma movimentato. Gli yeti (che da quel che aveva capito erano due o tre al massimo) la sballottarono più volte per poi lasciarla cadere pesantemente sul pavimento.
            << Ahi! >> si lamentò quando il suo mento cozzò dolorosamente contro le mattonelle.
            << Phil, tu deve usare più delicatezza la prossima volta >>
“La prossima volta?”Il forte accento russo di North era inconfondibile e poi solo lui poteva credere che si sarebbe fatta mettere nel sacco (letteralmente) un’altra volta. Se lo scordava!
            << Già, amico peloso >> aggiunse un’altra voce, dal tono più mellifluo, che la rossa riconobbe come quelle di Bunnymund << Infondo è per sempre una “signora” >>
“Stupido roditore!” pensò rabbiosa. Quando si sarebbe liberata gliel’avrebbe fatto vedere lei chi era la “signora”!
Cominciò a lottare contro i lacci del sacco per cercare di districarsi da quella situazione. Ci riuscì solo dopo alcuni tentativi e quando cacciò la testa fuori dal sacco, la luce fuori l’accecò per qualche istante. Solo dopo riuscì a mettere a fuoco ciò che la circondava.
Era sul pavimento di una enorme sala, che riconobbe come facente parte del quartier generale di Babbo Natale (gli agrifogli e gli addobbi natalizi in pieno febbraio erano un segno inequivocabile). Era da parecchio che non ci metteva piede, ma non sembrava fosse cambiata molto in quagli anni: dinnanzi a lei c’era il solito enorme globo rappresentante la terra, con sopra delle lucine (ogni luce rappresentava un bambino che credeva nei Guardiani), il pannello di controllo era stato rimodernato, ma anche quello sembrava pressoché identico. Dabbasso si sentiva il lavorare degli yeti, intenti a costruire giocattoli in uno dei vari livelli del palazzo. Persino il grande finestrone del soffitto era aperto come quando anche lei frequentava assiduamente quel posto!
            << Wow >> non riuscì proprio a trattenersi e si stropicciò i grandi occhi per essere sicura di vederci bene << E’ proprio tutto come lo ricordavo io >>
            << Benvenuta in mia casa >> il vocione di North la fece trasalire.
Era alle sue spalle, con indosso il medesimo pantalone rosso che gli aveva visto indosso migliaia di volte; neanche il resto del suo abbigliamento era poi tanto cambiato. Vestiva con una maglia nera, semi-coperta dalla lunga barba bianca. Dalle maniche, arrotolate fin sopra al gomito, spuntavano dei tatuaggi e in vita portava un grande cinturone di stoffa, a strisce rosse e marroni.
Alla sua sinistra, intendo a colorare un uovo sodo, stava il “Roditore” Pasquale. Era appoggiato al camino acceso, con il suo solito boomerang appeso sulle spalle. I segni tribali formati da parti più scure del suo pelo sembravano aumentati dall’ultima volta che si erano visti, ma non voleva metterci la mano sul fuoco. Aveva il solito sguardo serio di quando, ai primi tempi, cercava di fare il duro (in realtà era un tenerone) per far dimenticare a tutti che prima di divenire un Guardiano era stato un semplice coniglietto grigio.
Alla destra di North, invece, c’era Jack Frost. Si incoravano due volte in un giorno, doveva essere proprio “fortunata”, si ritrovò a pensare con sarcasmo. Il ragazzo se ne stava in piedi, sporto in avanti, e si reggeva in equilibrio facendo perno sul suo bastone magico. La osservava con i suoi occhi azzurro ghiaccio, come se volesse leggerle l’anima. Aveva uno sguardo strano, indecifrabile, che le metteva soggezione. Si sentiva quasi nuda sotto quegli occhi. Sulla sua testa c’era appollaiato il suo “colibrì da guardia” che la guardava ancora storto. A quella vista si ritrovò a sorridere. Quanto coraggio era contenuto nel corpicino di quella piccola fatina piumata!
            << Buono e Cattivo? >> fece la ragazza, ignorando gli altri due e parlando solo con North, riferendosi alle scritte tatuate sui suoi avambracci << Quelle sono nuove Nicolas? Sono contenta tu abbia aggiornato un po’ il tuo look, ma non stai prendendo troppo sul serio il tuo lavoro? Finirai per stressarti e a uno della tua età non fa certo bene >>
Lui intuì l’ironia (miracolo! Il sarcasmo e North non sono mai andati molto d’accordo) e la sua possente risata riempì l’intera sala, propagandosi ovunque, con tanto di eco.
            << Da! >> rispose lui << Ho fatto a inizio secolo >> e li indicò uno dopo l’altro << Ti piacciono? >> la rossa si alzò barcollando e uno yeti provò anche ad aiutarla, ma dopo un suo sguardo omicida non osò toccarla e indietreggiò con le mani alzate.
            << Non male >> ammise infine, rispondendo al suo vecchio amico << Ma di certo non mi hai portato qui per un suggerimento sulla moda, anche perché di certo non sono la consigliera più esperta che puoi trovare. Devo aver fatto qualcosa di molto brutto se sono qui >> ci andò pensando facendo qualche passo con l’arco (recuperato in precedenza dal sacco) poggiato sulla spalla << Mi hai messo nella lista dei cattivi Nicolas? >>
Nicolas St. North era un suo vecchio e carissimo amico. La ragazza era presente quando fu trasformato in Guardiano, lui credeva in lei, le era molto affezionato, quasi come un padre amorevole, e quando aveva deciso di prendersi un “periodo di riflessione” come Guardiana lui aveva cercato di dissuaderla in ogni modo. Aveva sempre cercato di fare il suo bene, lottando anche contro lei stessa.
L’omone scosse la testa << Merida L. McCupid in lista cattivi? Tu essere in cima a elenco proprio sotto il nostro Jack! >> e diede una possente pacca sulla spalla del ragazzo, che per poco non ruzzolò per terra, perdendo la presa sul suo bastone. Anche Baby Tooth fu costretta a volare via per non fare la stessa fine.
Jack lo guardò male, sbuffando infastidito dal gesto troppo irruento dell’altro, ma si ricompose in fretta (soprattutto per non dare soddisfazione a Bunnymund, che era già scoppiato sommessamente a ridere).
            << Merida? >> chiese non appena si fu rimesso in piedi << E’ questo il tuo nome? >>
“Jack Frost è il solito stupido impiccione”si ritrovò a pensare la giovane, ma gli rispose ugualmente: << Esatto, era il mio nome da umana, ma da quando sono divenuta Guardiana si è un po’ allungato. Ora sono Merida Love McCupid >> improvvisò un malriuscito inchino << Al vostro servizio Capitan Ghiacciolo >>
Lui la guardò con sguardo truce << Finalmente so il tuo nome, visto che prima non me lo hai voluto dire >>
            << A proposito >> commentò lei appoggiando le mani suoi fianchi nudi, l’arco, ancora stretto saldamente tra le dita, le solleticò la pancia ma non ci fece molto caso << Io e te abbiamo ancora un conto in sospeso Capitan Ghiacciolo >>
Lui sorrise malandrino << Conto in sospeso eh? Se vuoi la guerra, guerra avrai Merida >> calcò la voce sul suo nome e le puntò contro il bastone << Ma prima farai meglio a smetterla di chiamarmi “Capitan Ghiacciolo” >>
A quel punto Merida abbandonò la su postazione nel centro della stanza, avvicinandosi a lui di qualche passo << Se no che mi fai? >> concluse la frase con una risata. La voce era roca, più bassa del solito … aveva quasi un qualcosa di sensuale e Jack non seppe trattenere l’imbarazzo, facendo colorare le sue gote di un innaturale (almeno sul suo volto pallido) rosso pomodoro maturo. Una strana morsa all’altezza del diaframma gli fece momentaneamente trattenere il fiato.
L’albino, però, si riprese quasi subito e, avvicinandosi a sua volta, ringhiò rabbioso << Trasformo te in un ghiacciolo >>
Si specchiavano l’uno negli occhi dell’altra e i loro respiri si confondevano: erano così vicini che i loro nasi quasi si sfioravano. Potevano nuovamente contarsi le lentiggini a vicenda, come poco prima nel parco e nonostante si guardassero in cagnesco, avevano entrambi il viso rosso.
Un colpo di tosse ricordò a tutti e due che non erano soli e si allontanarono di colpo, come se si fossero scottati. North li guardava sorridendo malizioso, mente Sandy (che Merida aveva notato solo in quel momento) mostrava con la sua sabbia dorata l’immagine di un cuore e di un fulmine.
Capitan Ghiacciolo, scemo com’era, non capì cosa Sanderson ManSnoozie  (detto anche Sandman o più semplicemente Sandy) volesse insinuare, ma la giovane si!
Cuore più fulmine uguale “Colpo di fulmine”.
Merida arrossì di botto cominciando ad agitarsi << Sandy! No! Niente assurdità! >> mosse le mani come se tentasse di scacciare un insetto particolarmente fastidioso mentre Jack continuava a non capire di cosa stessero parlando.
            << Ehm >> disse infine interrompendo quelle strana scenetta << Qualcuno può spiegarmi? >>
La rossa lo guardò male, meravigliandosi ancora una volta di quanto quel ragazzino potesse essere idiota e intanto Sandman sogghignava silenziosamente, coprendosi la bocca con la piccola mano gialla.
Sandy era stato il primo Guardiano scelto da Manny (dopo Cupido ovviamente). Fu creato apposta per opporsi a Pitch Black, la sua nemesi mortale, e da quel momento aveva sempre svolto il suo ruolo in maniera ineccepibile, proteggendo i sogni dei bambini di tutto il mondo. Silenzioso e operoso come una piccola ape, osservava tutto e tutti, valutando ogni situazione e capendo molto più di quel che gli altri potevano solo intuire. L’unica sua pecca (almeno secondo Merida) era quel suo strano senso dello humor che la faceva sempre imbestialire.
North, invece, decisamente meno discreto, non si fece tanti scrupoli e rise sguaiatamente, insieme a Bunnymund che cercava (inutilmente) di essere più riservato, prendendo in giro i due giovani spiriti.Jack guardò Merida confuso, cercando aiuto almeno in lei, ma non ottenne risposta. La ragazza si limitò a rotare gli occhi e a cercare un modo come un altro per cambiare argomento, sentendosi avvampare per l’imbarazzo.<< Invece di prendermi in giro perché non mi spiegate perché sono stata portata qui in quel modo così barbaro! >> disse riferendosi al sacco che era ancora a terra.
North si riprese a stento, asciugandosi una lacrima uscita per le troppe risate << Piaciuto te viaggio in portale? >>
            << Certo >> risposi lei con sarcasmo << A chi non piace essere rapiti e sbattuti in un sacco?! >> completò la frase con un ampio movimento delle braccia, imitando il lancio di un oggetto pesante.
North diede un’altra pacca sulla spalla di Jack, solo che sta volta il ragazzo era preparato e sopportò l’urto senza troppi sforzi << Visto figliolo? Avete cosa in comune! >>
Sta volta fu la ragazza a guardarlo confusa e lui si limitò ad un’alzata di spalle, facendole capire che aveva subito lo stesso trattamento. Poverino … quasi lo compativa … quasi però!
Visto la piega che aveva preso la questione, Merida ricercò nuovamente l’attenzione su di sé con un colpo di tosse << Allora? Perché sono qui? >>
A risponderle non fu North, come si aspettava, ma Bunnymund: << Se non ce l’avesse chiesto Manny non ti avremmo mai cercata … >>
Per la rossa fu come un tuffo al cuore << Manny? >> l’aveva solo mormorato, troppo sconvolta per dire altro.
“Lui parla con i Guardiani e con me no?”
Perché le faceva questo? Forse perché non si considerava più una di loro? Era sul serio così vendicativo?
Il coniglio, comunque, non l’aveva sentita, o aveva fatto finta di non sentirla (ipotesi più probabile visto il suo grande udito) e continuò a parlare: << … Sei una combina guai, non tanto diversa dal moccioso qui presente >> indicò Jack, che si limitò a fargli una smorfia piccata, forse abituato ai suoi commenti acidi.
            << Combina guai? >> gli fece eco la riccia con tono rabbioso muovendo grandi passi nella sua direzione << E. Aster Bunnymund, dì un’altra parola e, quanto è vero che sono una cacciatrice, con te mi ci faccio una pelliccia! >>
A calmarli intervenne il padrone di casa, che mi mise in mezzo, dividendoli a forza allargando le bracci muscolose << Buoni. Discussioni inutili lasciamole a dopo. Merida ha ragione. Bisogna spiegarle perché lei essere qui >> sorrise come un maniaco e la cosa la spaventò << Ma prima … musica! >> l’urlo di North le fece fare un salto all’indietro.
Una ventina di elfi e un paio di yeti uscirono dalle porte laterali, suonando una fanfara con delle trombette di metallo. Coriandoli e palloncini cominciarono a cadere dal soffitto, rallegrando ulteriormente il già colorato palazzo di Babbo Natale.
<< Ma cosa sta succedendo? >> chiese sconvolta guardandosi intorno con gli occhi sbarrati. Con la coda dell’occhio vide Jack ridere a crepapelle per la sua espressione e la cosa la irritò non poco.
“Ti faccio tanto ridere Capitan Ghiacciolo? Vediamo se dopo questo riderai ancora!”
Quel nervosismo le diede l’energia necessaria per sbattere il piede in terra con una tale forza da crepare una mattonella e generare un lieve spostamento d’aria calda.
Jack Frost non era l’unico ad essere amico del vento e la sua espressione di stupore misto a gelosia, dopo la sua mossa, valeva più di mille vittorie per Merida.
Tutti gli elfi (o quasi) finirono gambe all’aria e il pelo degli yeti si elettrizzò. Persino il Coniglio di Pasqua si ritrovò con la pelliccia grigia tutta arruffata: sembrava un gigantesco batuffolo di lana!
            << Questa fanfara no, North! >> gli disse lei con voce lamentosa << Non sono mica un neo-guardiano! >> concluse la frase con uno sbuffo infastidito.
Quei quattro erano dei folli … poi, come se le si fosse accesa una lampadina in testa, si trovò a considerare che i Guardiani non era più solo quattro!
<< Un momento … North, Bunnymund, Sandy e persino Jack … ma … manca qualcuno! >>
Non fece neanche in tempo a finire la frase che una macchia verde, gialla e blu le si buttò addosso, buttandola a terra all’urlo di: << Meridaaaa! >>

 
 
 
 
 
 
 
 
E salve gente! ^^ Sono di nuovo io hihihi! Sono lieta di annunciarvi questo nuovo capitolo, sta volta particolarmente lungo, avete notato? ^^
Si lo so, sono stata un po’ cattiva nello scorso capitolo con Jack u.u, gli ho fatto fare una pessima figura, ma purtroppo per lui i suoi guai sono appena incominciati.
Cosa lo aspetta?
Beh per saperlo dovrete leggere il prossimo capitolo, ma visto che io sono perfida vi do vi anche un anticipo, che ne dite? ^^
 
[… ]
Lei scese dalla scrivania ed iniziò a camminare avanti ed indietro per la stanza, meditabonda, evitando i pezzi di ghiaccio che si stavano sciogliendo sul pavimento << Pitch è sempre stato un folle megalomane ma questo non ha senso neanche per lui >> un gemito frustrato le uscì spontaneo << Se quello che mi hai detto è vero, lui ha già creato delle ombre invincibili: perché non distruggervi subito? >>
Toothiana alzò i piedi da terra e svolazzò in giro per la stanza a pochi centimetri dal pavimento, seguendo ogni suo passo come un’ombra, cercando di captare le sue supposizioni << Beh, non sono invincibili >> la rossa si girò a guardarla dritto negli occhi così lei le sorrise con dolcezza << Tu le hai sconfitte, è per questo che Manny ti ha fatta cercare da noi >> le mise una mano sulla spalla << Lo hai detto stesso tu >>
Lei piegò le labbra in un amaro sorriso e abbassò lo sguardo, colpevole << Non potete contare sul mio aiuto, Toothiana >>
[ … ]
 
Muhahaha me crudele *_*
Cosa succederà realmente nel prossimo capitolo ai Gaurdiani? U.u
Cmq voglio, come al solito, chiedere scusa per gli eventuali errori di ortografia e ringraziare tutti coloro che continuano a seguirmi ed in particolar modo Danielle_Lady of Blue Roses che mi ha dato degli ottimi consigli ^^.
Come vedi, almeno in parte, li sto seguendo, contenta? XD Mi sei stata molto utile!
Ma questo non vale solo per lei, ma per tutti voi che leggete la mia storia e mi recensite. Senza il vostro continuo supporto probabilmente avrei interrotto la mia storia tempo fa. Ed invece udite udite: sto scrivendo il decimo capitolo ^^!
Non credo di essere arrivata ad una tale traguardo ahaha! Spero solo che quando lo pubblicherò tutti voi mi seguirete ancora e che la mia storia rimanga di vostro gradimento fino alla fine ^^
Come avete visto in questo capitolo si è scoperta l’identità del nostro misterioso Cupido … ve lo immaginavate?
Immagino proprio di si! XD
Baci dalla vostra Fred ed alla prossima!

 

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Capitolo 8
*** Sensi di colpa ***


Salve cari lettoti e lettrici ^^ eccomi di nuovo qui!
Avrete notato il cambio di nickname ^^’’’. Ora non sono più Fred Cullen ma Fred Halliwell.
“Non c’è poi tanta differenza” starete pensando, ma invece per c’è un enorme differenza XD troppo lunga per essere spiegata hahaha!
Forse sono un po’ in ritardo con la pubblicazione, ma vi giuro che se avessi potuto aggiornare prima lo avrei fatto XDD (se se …. >_> ndJack) (^^’’’ ndMerida) (che volete voi due? >_> ndMe) (siamo solo un po’ scettici cara autrice ^///^ ndMerida) (scettici? O.o e come mai? ndMe) (perché non ci stai facendo fare nulla! Niente di emozionante. Stiamo facendo solo stupidaggini da bambini ndJack) (notizia flash bello … siete i GUARDIANI DEI BAMBINI! Cosa pensavate vi avrei fatto fare? -_- ndMe) (Da come eri partita mi aspettavo un bel combattimento contro Pitch, ed invece nulla! Quando la inizi questa fantomatica trama di cui vai blaterando? è_é ndJack) (Capitan Ghiacciolo! E’ la nostra creatrice, un minimo di rispetto U_U ndMerida) (Oh, grazie Merida *.*! Tu si che mi comprendi! E’ per questo che ti stimo profondamente. Impara da lei albino! ndMe) (“notizia flash bella”…ci hanno creati la Dreamworks e la Disney, non tu! Il tuo unico merito è di averci “rubati” e ficcati nella stessa storia … U_U ndJack) (dettagli … >///> ndMe) (-_- stendiamo un velo pietoso ndMerida) (Se volete che mi sbrighi, vogliamo chiudere questa parentesi comico-patetica? Così posso concludere questo commento postcapitolo? ^^ ndMe) (Ok, alla prossima autrice folle ndJack) (Dici un’altra cosa del genere e ti faccio diventare gay, ti faccio mettere con Bunnymund, che ne dici?…U_U ndMe) (Carissima e bellissima autrice, noi ora andiamo e ti lasciamo al tuo sacro lavoro di coppie etero ^^’’’ ndJack) (vedo che impari in fretta >_>ndMe) (*svaniscono nel nulla* ndMerida&Jack)
Cmq, tralasciando la parentesi beota, spero che quel’timo capitolo vi piaccia, anche perché, devo ammetterlo, ho avuto un calo d’ispirazione ultimamente … saranno gli esami che vanno male ç.ç
Sta di fatto che essendo il capitolo più deprimente scritto fin’ora ho pensato bene di metterci dentro questa stupidaggine alla fine XD probabilmente alcuni di voi non la leggeranno neanche ma fa nulla u.u mi andava e lo messa lo stesso.
Prima di lasciarvi leggere, però, volevo, come al solito, chiedere scusa per eventuali errori di battitura (anche se pure questo capitolo è stato corretto u.u) e dedicare questo capitolo (non perché è il più deprimente, sia chiaro XD) alla carissima HeilyNeko(è anche lei scrittrice su efp, pure molto brava, vi consiglio di leggere ciò che scrive u.u perché se vi piacciono le mie schifezze le la troverete un’artista!) che non solo ha recensito tutti i miei capitoli fin’ora, ma mi ha lasciato le TRENTESIMA recensione XD. Wow, mi ha fatto impressione anche solo a scriverlo. In più, prima di lasciarvi al settimo capitolo volevo fare un riepilogo di tutti i precedenti u.u perché la storia si sta facendo abbastanza incasinata.
 
Allora, sono passati sei anni dalla sconfitta di Pitch. Jack Frost è ora un Guardiano ma non ha dimenticato il caro Jamie. Un giorno lo va a trovare e vede una ragazza che gli punta contro una freccia. Bloccata la fanciulla viene richiamato al Polo da North. Lì scopre non solo che l’Uomo Nero si è armato con nuova ombre a forma di orso ma che la ragazza che aveva bloccato è ninente popò di meno che Cupido, il cui vero nome è Merida. L’Uomo della Luna avvisa i Guardiani che avranno bisogno proprio dell’aiuto di lei per sconfiggere Pitch, così la vanno a prendere. Al Polo, però, Merida litiga sia con Jack che Bunnymund e decide di andare via abbandonando i Guairdiani.
 
Fine riepilogo ^^ Ci avete capitolo qualcosa? Spero ardentemente di si XD Questo è il capitolo più importante u.u quello in cui si capisce almeno in parte perchè Merida è da considerarsi un "Guardiano dimenticato"
Fatemi sapere, commentate numerosi, baci dalla vostra Fred Halliwell!
Ps … ho un piccolo dubbio o.o … voi come scrivereste il suono di uno starnuto? Io “etchu”, ma non ne sono molto convinta ^^’’’

 

 



CAPITOLO SETTE
Sensi di colpa

 
Quella notte (se così poteva definirla visto tutto il tempo perso dietro a Jamie e nel palazzo di North) Merida sognò di nuovo la radura coperta di candida neve, solo che sta volta era distesa su un fianco anziché in piedi e continuava a tenere gli occhi chiusi.
Sentiva tutti i vestiti freddi e bagnati, la pelle nuda della schiena e delle gambe si stava congelando ma questi erano sacrifici che poteva benissimo fare considerando il premio che stava ricevendo.
Dei leggeri movimenti vicino a lei, indicavano che c’era qualcun altro steso sulla neve insieme a lei, messo in una posizione tale da farli stare l’uno di fronte all’altra. Delle labbra fresche e morbide, le stesse del primo sogno, le stavano lambendo la pelle del collo, creando strani ed in criticati ghirigori immaginari. Un paio di braccia magre ma forti le cingevano la vita in un delicato abbraccio e, nonostante il freddo, ovunque quelle mani la toccassero si sprigionava un intenso fuoco che si stava pian piano propagando in tutto il suo corpo.
Quella intensa sensazione di calore l’aveva provata solo una volta in vita sua, quando era ancora umana e credeva di averla ormai dimenticata, di non poterla saggiare mai più. La sensazione di benessere che le stava dando quel contatto era unica, inimmaginabile. Ogni bacio riempiva un pezzettino di vuoto presente nella sua anima, rimettendo insieme i pezzi del suo cuore spezzato millecinquecento anni prima.
All’improvviso, però, l’uomo misterioso scomparve nel nulla. Aprì gli occhi sconvolta e delusa, mettendosi seduta. Vedeva solo alberi innevati che circondavano un piccolo pezzo di terra e nient’altro.
Era sola.
Non appena concepì questo pensiero sentì la terra mancarle sotto i piedi. La radura era sparita e Merida precipitò nel vuoto. A nulla servivano i tentativi di sbattere le ali rosa e risalire, esse non funzionavano, anzi perdevano piume urtando contro la forte aria della caduta, così la ragazza era costretta a un capitombolo che sembrava infinito.
Sembrava … ma non lo era!
Andò a sbattere contro quella che sembrava una delle sue nuvolette rosa. Nonostante il forte impatto non si era fatta neanche un graffio e così si rimise velocemente in piedi, anche se barcollando leggermente.
Nel buio che la circondava si stagliava, come unica fonte luminoso, l’immagine della luna. Essa però stava scomparendo pian piano, inghiottita da spire nere, come il fumo dell’orso-fantasma.
<< Manny! >> urlò Merida, ma lui non rispondeva << Manny dimmi cosa ti sta succedendo? >>
Una voce calda, profonda, protettiva, si propagò in quello spazio vuoto. Non la sentiva da tanto tempo, ma l’avrebbe riconosciuta tra mille << Le tenebre hanno vinto >> quattro parole che non facevano presagire niente di buono.
Per quanto la rossa potesse ricordare, Manny (perché era sua quella voce) aveva sempre donato gioia e calore anche con semplici frasi. Riusciva a risollevare il morale di chiunque, era quella parte di te che ti dava la spinta per ricominciare a lottare, ma sta volta sembrava non avere la forza di incitare neanche se stesso.
Si stava arrendendo …
<< Solo perché io non ti ho aiutato unendomi ai Guardiani? >> la domanda le era uscita spontanea.
Manny non attese molto per risponderle. La sua voce (se fosse stato possibile) sembrava rotta da un pianto imminente << Senza di te perderanno >>
La rossa sospirò esasperata abbassando lo sguardo. Mormorò poche parole, quasi come se potessero giustificare la sua scelta egoista << Troveranno un modo, lo hanno sempre fatto! >>
<< Non questa volta >>
Merida tornò ad osservare l’immagine della luna, che oramai era quasi scomparsa. Provò anche ad alzarsi nuovamente in volo per aiutarlo, ma non ne era capace.
Stava assistendo impotente alla morte dell’Uomo della Luna e l’unica frase che riuscì a pronunciare fu: << Che cosa posso fare Manny? >>
Non ottenne alcuna risposta e pian piano la luce della luna scomparve del tutto e Merida si ritrovò sola di nuovo.
Scoppiò in lacrime e, abbandonata dalla sua stessa forza, si lascò cadere in ginocchio sulla nuvola, nascondendosi il volto tra le mani.
<< Non puoi farmi questo Manny! >> urlò disperata << Mandarmi questi sogni per plagiarmi e farmi cambiare idea! Non puoi ignorarmi per secoli e poi impormi la tua volontà! >>
<< Non hai imparato proprio nulla dal tuo passato?! >> anche l’Uomo della Luna sembrava adirato e Merida ne ebbe quasi paura. Manny poteva tutto! Era colui che i mortali chiamavano Dio. Come l’aveva rimessa al mondo, poteva anche toglierla e nonostante tra gli obbiettivi della ragazza ci fosse quello di restare invisibile non voleva smettere di esistere.
<< Manny? >>domandò incredula e spaventata, guardandodi nuovo il punto in cui Manny era scomparso. La voce proveniva da lì e da ogni altro luogo contemporaneamente, non sapeva neppure dove altro guardare.
“E’ nella sua testa?” si chiese non trovando altre spiegazioni.
<< Ignorare i miei insegnamenti è quello che hai sempre fatto tu, Merida >> le disse la sua voce alterata << Con il tuo orgoglio hai causato più volte problemi, ma questa volta la situazione è più grande di te, non puoi tirarti indietro >>
Merida corrucciò le sopraciglia, non felice della piega che la conversazione stava prendendo << Non combatterò più contro Pitch! Il solo rivedere quell’uomo mi fa ricordare ciò che vorrei dimenticare >>
Se Manny avesse avuto un volto, probabilmente avrebbe sorriso con compassione << Non potrai mai sapere chi sei ora, se non ricordi chi eri prima >> la sua voce si era drasticamente addolcita.
<< Io so chi sono. Sono Merida Love McCupid, Guardiana dell’Amore! >>
Sta volta, invece, probabilmente avrebbe riso << Dici di proteggere l’amore, ma non ci credi più neanche tu; ti definisci Guardiana, ma non ti schieri al loro fianco >>
Quest’ultima sua frase lasciò la ragazza spiazzata. Il suo cervello cercò di trovare una risposta arguta e convincente, ma non ci riusciva.
Provò comunque a replicare, arrampicandosi sugli specchi << L’amore è il mio centro. So cosa proteggere, quindi so chi sono! >>
Non ottenne risposta. Manny rimase definitivamente in silenzio, forse deluso dalla sua testardaggine. Poi la nuvola scomparve e Merida si ritrovò a cadere di nuovo nel vuoto, per poi svegliarsi di colpo, sudata e ansimante, su un prato.
Cercò di riordinare le idee e ricordare bene la successione degli eventi. Prima di addormentarsi rammentava solo si aver salutato North, che si era gentilmente offerto di accompagnarla in un luogo dal clima più temperato, poi si era stesa sull’erba fresca e si era assopita, facendo quel sogno assurdo!
Socchiuse gli occhi, lasciando che il vento le scompigliasse i capelli. Per un attimo il suo campo visivo divenne completamente rosso e rispecchiava pienamente il suo stato d’animo. Era rossa di rabbia (verso Manny), gelosia (verso i Guardiani) e vergogna (verso se stessa). Non riusciva neanche a capacitarsi di poter provare tante emozioni contemporaneamente!
Una volta che si fu messa in piedi tirò un calcio ad una pietra (facendosi anche male) per sfogare la sua frustrazione. Lo faceva fin troppo spesso ultimamente e la cosa non doveva fare molto bene al suo stress (e alle sua caviglie).
Per quanto fosse arrabbiata, però, non riusciva proprio a reprimere quel senso di fastidio che si era impossessato del suo spirito. Cosa poteva essere? Senso di colpa?
Se n’era andata, li aveva lasciati soli … aveva fatto bene?
Una voce nella sua testa continuava a ripeterle di si! Che avevo fatto bene, che doveva pensare prima a se stessa.
Per tutto il viaggio dal Polo Nord fino a quel prato in qualche zona degli Stati Uniti (non aveva la minima idea di dove fosse), infatti, non aveva proferito parola. Ogni tanto si era sporta per ammirare il panorama, facendosi scompigliare i lunghi capelli rossi dal forte vento e rischiando più di una volta di cadere di sotto vista la guida spericolata di North, ma per la maggior parte del tempo era rimasta seduta sul sedile della slitta, con le braccia incrociate e le gote arrossate.
L’ultima cosa che aveva detto era stata veramente imbarazzante. Aveva detto a Toothy che Jack aveva “proprio dei bei denti”.
“Dovevo essere impazzita!”
Merida voleva un bene dell’anima alla Fatina dei denti, era la sua migliore amica, ma dirle una cosa del genere significava aver firmato la sua condanna a morte!
Una sola volta provò a confessarle che nel 1483 circa (più di un secolo prima della nascita di Tooth) si prese una cotta per Sandro Botticelli e Toothiana ingrandì la cosa a tal punto che in poco tempo North e gli altri seppero che lei si era addirittura sposata e che poi era stata costretta a veder invecchiare e morire il suo unico vero amore!
Logicamente non era vero niente, ma i mise comunque cinquant’anni per convincerli del contrario. Con la sua grande fantasia, però, non si era allontanata poi molto dalla realtà. Sandro era un pittore, un artista, un romantico … lui credeva ancora in lei! La vedeva per quelle che era realmente: una ragazza.
Avete mai notato che nella “Nascita di Venere” di Botticelli la dea dell’amore ha i capelli rossi e ricci? No? Beh … è perché aveva il viso di Merida …
Lui le disse che la trovava bella, bellissima, e la voleva come sua modella, per far sì che anche il resto del mondo ed i posteri potessero ammirare la sua bellezza. Lei, imbarazzata come non mai, non reclinò l’offerta e andava da lui ogni giorno per permettergli di ultimare il suo lavoro.
Una relazione con lui, però, era impossibile. Sandro era umano, mortale. La ragazza avrebbe dovuto vederlo invecchiare e morire ed anche il quel caso lei preferì pensare a se stessa piuttosto che a lui, anche se non poteva di certo restare indifferente al suo fascino e alle belle parole che le rivolgeva.
Nessun’altro, però, conquistò le sue attenzioni come una giovane donna inglese. Con le sue frecce contribuì a farla nascere e la seguì per tutta la sua vita: il suo nome era Elisabetta, la Regina Elisabetta I d’Inghilterra.
Col passare degli anni lei e Merida divennero “quasi” amiche e la sua morte, avvenuta il 24 marzo del 1603, la sconvolse a tal punto che si ritirò dalla vita di Guardiana.
Nonostante credesse fermamente nell’amore, ella visse vergine e nubile per tutta la sua vita. Merida non era mai riuscita a far innamorare Elisabetta, mai. Lei non lo voleva e la sua volontà risultò più forte dei dardi di Cupido. La ragazza se la sarebbe per sempre portata nel cuore e il suo solo ricordo le faceva male sempre di più ogni volta che ci pensava: non era riuscita ad aiutarla, a renderla felice almeno una volta … aveva fallito
Se n’era andata proprio per questo motivo. Dopo secoli di lotte contro Pitch si era stancata. La sua vita non aveva più senso, l’amore che portava nel mondo veniva ignorato, preferendo matrimoni di convenienza. Non aveva più influenza, nessuno credeva più in lei.
Non riusciva neanche ad aiutare un’amica!
Era divenuta unGuardiano Dimenticato
E se prima la sua figura era stata identificata con quella di Venere, dopo un po’ venne sostituita da un piccolo angioletto biondo, che nella immaginazione comune era capriccioso ed incosciente.
Merida non si sentiva pronta per una cosa del genere, per tornare nel mondo. Non sarebbe più riuscita a fidarsi di nuovo di qualcuno.
“Possibile che i Guardiani non capiscano?”
Toothiana sembrava di si. Jack si era limitato ad urlarle contro, non esprimendo realmente la sua opinione. North e Sandy erano semplicemente troppo buoni per dire qualcosa. Bunnymund era l’unico che le aveva detto in faccia ciò che pensava realmente.
Era stato duro, ma anche sincero … ed in fondo aveva ragione.
Merida si comportava sempre allo stesso modo; potevano anche passare millecinquecento anni ma lei sarebbe rimasta sempre la solita sciocca sedicenne di allora. Merida L. McCupid era e sarebbe sempre stata un’egoista. Quando era umana aveva più volte fatto disperare sua madre. Era addirittura stata trasformata in un orso per colpa del suo egoismo e del suo orgoglio!
Il pensiero di sua madre la intristì. Le mancava tanto, sia lei che il resto della sua famiglia. Quando era morta per rinascere come Cupido le due donne avevamo appena chiarito, appianato tutte le loro passate divergenze.
Poi Manny l’aveva scelta come Guardiana, condannandola (e contemporaneamente salvandola) ad una eterna vita di solitudine.
Alzò gli occhi al cielo. La notte non aveva ancora ceduto il posto al giorno e la luna splendeva ancora alta nel cielo << Era questo che volevi da me? >> gli occhi iniziarono a pizzicarle, a momenti sarebbe scoppiata a piangere sul serio << Che rimanessi sola? >> abbassò la testa << Io non ce la faccio, non posso ricominciare d’accapo … non posso affrontare di nuovo lui … Pitch … >>
La comunicazione dell’Uomo della Luna, però, era già terminata nel suo sogno ed in cuor suo Merida sapeva che non le avrebbe più parlato, né quella sera né mai più. Abbandonando i Guardiani l’aveva deluso per l’ultima volta, gli aveva dimostrato che non aveva imparato nulla dai suoi errori, che aveva ceduto di nuovo al suo egoismo.
Mai come in quel momento si sentì affogare nei sensi di colpa. Le ritornò in mente Elisabetta, tutte le sue sofferenze e la sua incapacità nell’aiutarla. Il suo ultimo sorriso era stato per lei, presente al suo capezzale, le aveva detto “Non hai colpe, ho deciso io di morire sola”, ma Merida non le aveva creduto. Si era sentita talmente impotente che aveva abbandonato il suo ruolo di Guardiana.
Ma mai come quella notte, si sentì sola ed abbandonata. Si accovacciò sull’erba, portando le ginocchia a petto. Le strinse con le braccia e nascose il capo in mezzo ad esse.
Pianse.
Pianse lacrime disperate, che le colavano sulle gote, le arrossavano e le pizzicavano gli occhi, la bagnavano i vestiti. Si riaddormentò così, con ancora gli occhi umidi, non sospettando minimamente che un paio di iridi gialle la stavano osservando, soddisfatte.










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Capitolo 9
*** Cuore di tenebra ***


Ma salve gente! Eccomi tornata con il mio ottavo capitolo ^^
Ho notato che nessuno ha commentato le mia scenetta comico-patetica che ho messo prima dello scorso capitolo ç.ç cattivi! Comunque vi perdono ^^ perchp lasciandomi tutti quoi commenti mi avete reso felicissima!
In particolar modo devo ringraziare: MrsDalloway91, IvelostwhoIam, Tsuki_Frost, HeilyNeko,  Aki_in_spring e
krystal86 che hanno commentato riempiendomi di complimenti e rendendomi la ragazza più felice del pianeta.
Poi, visto che è da molto che non lo faccio u.u avevo intenzione di estendere i miei ringranziamenti anche a:
1 -
biebsrescuedme
2 - Cordelia89
3 - EmilyHalliwell

4 -
giada1999
5 - marty00
6 - MrsDalloway91
7 - Romantic_Dreamer
8 - Tsuki_Frost

Che hanno messo la mia storia tra le preferite e a :
1 -
Agnese_san
2 - Aki_in_spring
3 - AliAliEfp
4 - arualleo
5 - biebsrescuedme

6 -
CeleDayDreamer
7 - Danielle_Lady of Blue Roses
8 - Hawthorn
9 - IvelostwhoIam
10 - jesuisstupide
11 - krystal86
12 - Lady of the sea
13 - LoveDolphin
14 - Malika
15 - Olguzzi
16 - Pitch Black  
17 -
Summer Lillian
18 - YaMiNoLaDy
19 - Zelda_Love
20 - _Pikadis_

Che hanno messo la mia storia tra le seguite ^^
A tutti voi io dico: GRAZIE MILLE! E’ solo merito del vostro supporto che sto scrivendo tanto velocemente nonostante gli esami universitari ^//^
In particolar modo, però, vorrei ringraziare la mia amica
EmilyHalliwell che mi ha sempre “letta” e che si è fatta una corsa per commentare tutti (o quasi XD) i miei capitoli ^^! Grazie “mamma”! Muhahaha!
Ora vi lascio al mio nuovo capitolo ^^ con la speranza che vi sia piaciuto come i precedenti ^^
Non mancate di farmi sapere che ne pensate, ok? XD Anche perché qui verrano svelati altri momenti del passato della nostra cara Cupido ^^
BUONA LETTURA!  
     
 



 
 
 
 

CAPITOLO OTTO
Cuore di tenebra

                                                                                                  
La mattina successiva arrivò presto. Merida aveva continuato a fare lo stesso incubo tutta le notte: Manny che veniva inghiottito dalle tenebre e lei che sprofondava nel vuoto nonostante battesse le ali piumate il più velocemente possibile. Si era raggomitolata in posizione fetale, cercando un briciolo di calore e conforto, ma senza trovarlo realmente.
Fu solo per inerzia che si mise in piedi, troppo stanca, distrutta sia fisicamente che mentalmente, per poter fare qualcos’altro che non fosse il pensare all’Uomo della Luna e alle sue parole.
Si mise a camminare senza neanche avere una meta, voleva solo qualcos’altro da fare che non fosse l’autocompatirsi, qualcosa con cui impegnare la mente, ma sembrava non avere alternative.
Persino il piccolo boschetto dentro cui stata passeggiando riusciva a distrarla. I bei colori del sole che passava attraverso la fronde la ricordavano il buio dei suoi incubi, il rumore scrosciante dell’acqua in un ruscello le faceva tornare in mente la voce adirata di Manny. Tutto non faceva che deprimerla di più.
Neanche i piccoli abitanti del bosco la tiravano su di morale: i conigli, i cervi, i cavalli, non le risvegliavano la minima emozione.
“Un momento … cavalli?!” I cavalli non vivevano nei boschi, al massimo nella praterie, ma ormai negli USA non era cos da parecchio!
Si girò di scatto (nel movimento rischiò anche che le finissero dei capelli in bocca, doveva decidersi a tagliarli), visto che camminando lo aveva superato, ma lui era ancora lì.
A prima vista, notando le dimensioni, doveva essere uno stallone nero e le poteva quasi ricordare Angus (il suo cavallo di quando era umana), se solo non fosse stato per i contorni sfumati e la consistenza eterea << Un ombra? >>
Il cavallo la guardò confuso con i suoi enormi occhi gialli, non avvertendo in lei alcuna paura, poi nitrì e si incamminò lungo un sentiero. Solo quando vide che Merida lo stava seguendo, incuriosita da lui, cominciò a correre veloce, talmente tanto che la ragazza fu costretta a volare per rimanere al suo passo. Man mano che si muovevano il clima diveniva sempre più rigido, stavano salendo verso nord e la terra era coperta da uno strato di neve sempre più evidente. Solo quando giunsero in una radura, il cavallo si smaterializzò, lasciandola sola.
La rossa si guardò intorno ed impallidì: era la radura del suo sogno, coperta di neve e circondata da pini. Spaventata, fece un passo all’indietro e per poco non cadde in un profondo e largo buco nero nel terreno.
Non si vedeva il fondo tanto era buio, ma neanche le interessava vederlo. Un brivido le percorse la schiena quando intuì di cosa si trattava: quello era uno degli ingressi al nascondiglio di Pitch!
L’Uomo Nero ne aveva molti sparsi per il mondo e lei era stata così stupida da seguire uno dei suoi incubi davanti ad uno di essi. Quella era di sicuro una trappola.
Avrebbe dovuto immaginarlo. “Maledizione Merida” si incolpò mentalmente “Non puoi sempre seguire tutte le creature evanescenti che incontri”. L’ultima volta che lo aveva fatto, seguendo i fuochi fatui, si era ritrovata davanti alla casa di una strega che le stava per rovinare la vita.
Si guardò intorno furtiva, preparandosi ad una repentina fuga. Pitch non si vedeva da nessuna parte, ma lui era un maestro dell’inganno, poteva trovarsi ovunque, nascosto nell’ombra di uno qualsiasi degli alberi che la circondavano.
Non voleva vederlo, ne aveva paura, soprattutto aveva paura della reazione che avrebbe potuto avere il suo cuore. Non appena si era ritrovata nella radura del suo sogno, infatti, un pensiero le era entrato fisso nella testa. Possibile che l’uomo misterioso che la baciava fosse proprio l’Uomo Nero?
Manny le stava forse mandando dei segnali per metterla in guardia da questa evenienza e non farla passare dalla parte di Pitch?
Lo scricchiolio improvviso di un ramo spezzato la mise in allerta. Dalla boscaglia stava uscendo un altro cavallo ombra, diretto a passo lento verso di lei. Tra i denti neri come il mantello, stringeva una busta di carta ingiallita, chinò il muso per porgergliela e Merida la raccolse con mano tremante.
La aprì velocemente e con altrettanta rapidità ne lesse il contenuto.
Finito di leggere ebbe un tuffo al cuore. C’erano scritte solo tre parole, ma potenti ed incisive: “Torna con me”
 
Al Polo Nord un’altra anima in pena stava affrontando un dilemma simile, anche se di minore importanza. Jack Frost era sempre stato famoso per la sua imprudenza ed impulsività, ma questo lo riguardava solo per una nevicata o qualche altra attività simile. La neve era facile, era bianca, morbida e fredda. Non pensava e soprattutto non reagiva! Con la neve non aveva mai avuto problemi.
Le ragazze no! Quelle pensavano, anche più velocemente di lui, e reagivano!
Con loro non sapeva minimante relazionarsi. L’unica con cui era stato a contatto era Toothiana, e pensava che le ragazze fossero tutte dolci e gentili come lei, ed invece Merida invece gli aveva appena dimostrato il contrario e a testimoniarlo c’era ancora il segno rosso dello schiaffo che gli pulsava dolorosamente. Come facevano quelle due ad essere amiche? Erano completamente diverse!
Preso da questi pensieri gli tornò in mente quando Manny mostrò a lui e agli altri Guardiani suo viso della rossa. Il sorriso enigmatico di Merida gli era rimasto impresso nella memoria fin da allora e si ritrovò ad arrossire senza neanche sapere perché.
Quando ripensava alla ragazza non poteva farne a meno e la cosa lo infastidiva parecchio, perché non si riconosceva più, non capiva più le sue emozioni. Non aveva mai provato sentimenti tanto forti e contrastanti in vita sua; da un lato voleva ucciderla, dall’altro voleva capirle e aiutarla.
Era questo che lo seccava di più e lo faceva andare avanti ed indietro nella sua stanza senza tregua. Cercava di comprendere il comportamento di lei, ma anche e soprattutto i suoi stessi sentimenti. La compativa o la odiava? Di una sola cosa era certo: provava qualcosa di intenso per Merida, anche se ancora non sapeva se queste emozioni erano positive o negative. In quel momento voleva solo andare a cercare Merida, per riportarla con le buone o con le cattive al Polo ad aiutarli.
Lì per lì l’aveva lasciata andare, convinto che avrebbe chiesto a North di riportarla indietro con lui, ma non l’aveva fatto.
 “Quella maledetta nana!”si ritrovò a pensare.
Come poteva comportarsi in quel modo ed abbandonarli nel momento del bisogno? Gliel’avrebbe fatta pagare anche per questo, ma non in quel momento. Ora i Guardiani erano nei casini e lui non sapeva cos’altro fare se non andare a cercarla e riportare a calci nel sedere quell’angioletto rosa al palazzo di North insieme a lui.“Ma come devo fare?”
Baby Tooth lo guardava, dall’alto del suo lettino posizionato sotto il lampadario, andare su e giù per la stanza, seguendolo non solo con gli occhi, ma anche con l’intera testa. Non sapeva come aiutarlo a decidere (testardo com’era, l’albino non avrebbe neanche voluto un aiuto) così anche lei stava cercando un escamotage per dargli una mano senza che lui se ne accorgesse.
L’albino non era stupido, ma alcune cose proprio non le capiva e Baby Tooth, da brava amica, glielo avrebbe fatte intendere anche con la forza, se necessario.
Merida era una ragazza testarda ed orgogliosa, esattamente come lo spirito del gelo. Non si sarebbe lasciata sottomettere tanto facilmente, né sarebbe tornata di sua spontanea volontà. Jack doveva fare al più presto qualcosa, non tanto per i Guardiani, quanto più per lui e per il suo cuore.
Baby Tooth sorrise e tornò a guardare il suo amico con sguardo sognante. Possibile mai che non capisse quanto il suo animo e quello di Merida fossero affini e complementari? Due entità tanto simili da potersi confondere l’una con l’altra e contemporaneamente tanto diverse da non riuscire a non scontrarsi. Doveva anche ammettere di sentirsi un po’ gelosa: fin’ora Baby Tooth era stata l’unica favorita di Jack e aveva difeso quel posticino nel suo cappuccio con le unghie e con i denti (o meglio dire con il becco e con le piume). Se però fare felice Jack significava passare in secondo piano nel cuore dello spirito, avrebbe fatto volentieri quel sacrificio.
Solo i quel momento notò che Jack aveva posato il suo bastone sul letto ed era così concentrato che faceva strani movimenti con la mano destra, come se tenesse l’oggetto ancora in mano. Fu così che a Baby Tooth le venne un’idea, a suo parere, geniale.
Per quando poco intuitivo poteva essere, persino Jack ci sarebbe potuto arrivare! Volò velocemente sulla scrivania e, usando un foglio e delle forbici, creò velocemente un cuore di carta. Glielo andò, poi, a posare in mano. Jack fece un saltò all’indietro quando sentì la carta toccargli la pelle ma quando notò che cosa aveva in mano il suo sguardo da ansioso divenne furente. Che cosa stava cercando di dirgli Baby Tooth? Che lui era … ?
No! Era impossibile!
“A me non piace Merida!”
Il volto sorridente di Cupido occupò nuovamente il suo immaginario e lui agitò smaniosamente la testa come a voler scaricare quel pensiero << Non dire assurdità Baby Tooth! >> gridò, arrivando persino a spaventare la piccola fatina, che si andò a rifugiare nel suo lettino.
Visto cosa mi hai fatto fare?” pensò rivolto al pezzo di carta che aveva in mano “Per colpa tua ho anche spaventato la mia migliore amica” poi accartocciò il cuore e se lo mise in tasca.
Gli tornò di nuovo in mente il dolce sorriso di Merida, solo che sta volta era rivolto a lui. Una strana sensazione lo colse all’altezza dello stomaco, era come se una mano invisibile gli stesse stringendo la trachea. Non era una sensazione dolorosa, anzi, era quasi piacevole, anche se lo aveva fatto rimanere momentaneamente senza respiro. Si ritrovò ad arrossire di nuovo.
Un moto di rabbia lo fece ritornare in sé. Era assurdo! Lui non provava nulla per Merida L. McCupid se non un grande risentimento. Lo aveva offeso e li aveva abbandonati! Era una ragazza egoista, orgogliosa, testarda, impulsiva e spaccona.
“E’ proprio come me …”la sola idea di somigliarle lo fece arrabbiare ancora di più.
            << Basta ho deciso >> disse all’improvviso << Ora la vado a cerare e la riporto qui a calci in culo! >>
Baby Tooth sospirò sconsolata vedendolo recuperare il suo bastone ed uscire a grandi passi dalla stanza. Non era proprio quello che la fatina aveva in mente (il cuore significava decisamente un’altra cosa) ma l’importante era che Jack si fosse risoluto ad agire.
Se c’era qualcuno che poteva convincere Cupido a passare dalla loro parte era il Guardiano del Divertimento!
 
A parecchie miglia di distanza anche Merida aveva a che fare con un pezzo di carta: rileggeva la lettera più volte ed ogni volta sentiva la rabbia crescere in lei. La accartocciò con rancore, caricò il braccio all’indietro, ma non riuscì a lanciarlo nel lago semi-ghiacciato, così se lo mise malvolentieri in tasca.  
Se n’era andata subito da quella radura, non ci sarebbe rimasta neanche un secondo di più! Che faccia tosta aveva quell’uomo, cercare di convincerla a passare dalla sua parte approfittando di un suo momento di debolezza psicologica!
Lei non l’avrebbe fatto, Pitch era maligno e lei non lo avrebbe mai e poi mai aiutato e perseguire la sua atroce vendetta, ma doveva ammettere che una parte di lei, quella più oscura e segreta, era stata molto tentata dalla sua proposta.
Kozmotis Pitchiner (chiamato inseguito Pitch Black) era stato, forse, l’uomo più importante della sua vita. Lo aveva amato sul serio, al suo tempo, e combattere contro di lui era sempre stato difficilissimo. Il suo passato con Pitch era un momento della sua vita che voleva dimenticare.
“Torna con me … che ipocrita!”
Lei non avrebbe mai ceduto, non sarebbe tornata a soffrire come prima, Pitch le aveva spezzato il cuore già una volta!
Manny, però, sembrava non fidarsi di lei. Con quei sogni che voleva metterla in guardia? Bene: avrebbe trovato un modo come un altro per dimostrare all’Uomo della Luna che si era sbagliato sul suo conto, che non avrebbe ceduto tanto facilmente ai ricordi del passato.
Qui, però, arrivavano le dolenti note. Manny le aveva detto che lei stessa non credeva più nell’amore, ed in fondo aveva ragione. Nonostante questo, però, l’unica cosa che lei sapesse fare era scagliare frecce.
Fu quel pensiero che le fece venire una magnifica idea: l’Ultima Luce!
L’amore puro ed innocente di quella ragazzina, Pippa, le avrebbe dato nuova forza, sarebbe tornata di nuovo in giro per il mondo diffondendo l’amore e avrebbe fatto capire e Manny (o forse e lei stessa) che lei era e sarebbe sempre stata la Guardiana dell’Amore! Sbatté forte le sue ali, rinvigorite e piene di nuova forza vitale, volando verso la cittadina di Burgess.
 
San Valentino era passato, ma la cittadina era ancora addobbata per la festa. Molte coppiette se ne andavano in giro mano nella mano e, nonostante gli occhi arrossati, Merida poteva vedere distintamente le loro auree rosa (specchio dei loro sentimenti sinceri) brillare. Scese in picchiata nella via principale della città, atterrando ai piedi di una statua su un alto piedistallo. La sua ricerca non sarebbe stata per niente facile, ma Merida ne era consapevole e non si lasciò intimorire.
Ignorò le due o tre persone che la attraversavano, diretta nell’unico posto in cui pensava potesse trovare una tipa come Stacy (e quindi forse anche Jamie) di domenica mattina presto: il centro commerciale! Ai suoi tempi queste diavolerie moderne non esistevano. Tutti i suoi abiti erano unici, confezionati a mano dal sarto di corte apposta per lei. Ed erano lunghi!
Certo, anche la ragazza nel corso degli anni aveva optato per un abbigliamento sempre più alla moda, ma solo per adeguarsi alle esigenze di comodità che il suo lavoro imponeva e poi non poteva negare sempre odiato quei vestiti lunghi che sua madre la costringeva ad indossare.
Arrivata a destinazione si mise a cercare Stacy o Jamie in tutte le boutique, ma senza successo. Aveva quasi finito il giro e si stava ormai arrendendo quando intravide la zazzera castana del ragazzino seduto su una panchina di fronte ad un negozio di vestiti.
“Perfetto”i suoi occhi si illuminarono di gioia “Ho trovato direttamente Jamie”
Prese la freccia della faretra e caricò l’arco. Il rumore del legno che si piegava sotto la pressione dei suoi muscoli era musica per le sue orecchie, un suono che l’aveva accompagnata per millecinquecento anni e la confortava ogni volta che lo sentiva, ricordandole la sua infanzia.
Sta volta pensava che nulla avrebbe potuto fermare il suo colpo, ma prima che potesse scoccare il dardo, proprio dietro il ragazzo, scorse una inquietante figura. Sembrava una delle ombre di Pitch e la cosa la preoccupò parecchio. Abbassò leggermente l’arco, per poter vedere meglio, ma la creatura sembrava scomparsa o forse se l’era solo immaginata. Tuttavia se aveva visto bene una cosa era certa: non erano lì per lei. Ma se questo era vero, che ci facevano in un centro commerciale in pieno giorno? Di certo non volevano comprarsi un paio di shorts!
Scosse energicamente la testa, cercando di auto-convincersi che fosse solo un’allucinazione ma prima che potesse fare altro una palla bianca, fredda e dura centrò in pieno la sua faccia. Il colpo fu accompagnato da un’argentina risata da qualche parte sopra di lei, che riconobbe come appartenente al suo peggiore unico di quei giorni.
“Non di nuovo!” si ritrovò a pensare mentre cadeva con malagrazia al suolo. La palla l’aveva presa dritta sul naso, facendola finire a gambe all’aria << Frost >> esclamò togliendosi la neve dal viso << Dobbiamo smetterla di incontrarci così >> cercò di asciugarsi l’acqua dal viso pulendosi con in polsino in pelliccia << La prossima volta che mi vuoi parlare perché non mi inviti ad uscire? >>
Il sorriso precedentemente spuntato sul volto del ragazzo scomparse di colpo, presto sostituito da una smorfia arrabbiata. Le gote rosse (sta volta per la stizza e non tanto per l’imbarazzo) stonavano non poco sulla sua pelle pallida, quasi eterea << La prossima volta che ti vorrò parlare vorrò suicidarmi >>
            << Ma quanta dolcezza nelle tue parole >> commentò Merida mettendosi seduta << Se continui così mi verrà il diabete >> notando che la minigonna minacciava di scoprire ulteriormente le sue gambe se la sistemò meglio, per poi volgersi nuovamente a Jack << Tralasciando i convenevoli, a cosa devo le tua visita? Scommetto che ti ha mandato North, ma considerando che è la terza volta che ti vedo in meno di due giorni avrei preferito un altro intermediario >>
Gli occhi cerulei del giovane spirito si chiusero a due fessure: se avesse avuto il potere di uccidere con lo sguardo probabilmente Merida sarebbe già stata sepolta << Non vengo in veste di Guardiano >> le spiegò scatenando la sua curiosità << Sono qui perché sei una persona diversa da quella che pensavo che fossi >>
Lei sorrise sardonica << E chi ti ha chiesto di pensare a me? Il tuo cervellino già è piccolo, se occupo tutti i tuoi pensieri inizierà ad andarti in fumo! >>
Lo sguardo di Jack si infervorò maggiormente e anche le sue guancie si colorarono nuovamente di roso, anche le orecchie sembravano essersi arrossate: stava letteralmente prendendo fuoco << Non fare insinuazioni stupide! >>
Merida alzò un sopracciglio guardandolo confusa più di prima << Ma guarda che stai facendo tutto da solo! >> disse << Ho solo detto che sei stupido, cosa avrei insinuato se non questo? >>
Jack si rese conto di aver fatto una stupidaggine, ma neanche lui sapeva perché se la stava prendendo tanto. In fondo Merida aveva detto la verità: aveva pensato a lei per delle ore!
Era forse questo che l’aveva fatto scattare? Non voleva ammettere che aveva pensato a lei e le sue parole glielo avevano ricordato? Perché se la prendeva tanto?
Immerso nei suoi pensieri non aveva ancora dato alla rossa una risposta (che non aveva neanche lui), così lei pensò bene di cambiare argomento << Va beh … visto che non vuoi più parlare io vado via >>
Fece per alzarsi, ma Jack la fermò congelandole la caviglia, bloccandola al suolo << Ah no! >> esultò << Non vai da nessuna parte finché non abbiamo finito di parlare >>
            << Non vale! >>si lamentò lei con un’espressione di puro stupore sul viso << Io ho delle cose da fare e tu non stai neanche parlando! >> indicò la caviglia bloccata << Mi si fermerà la circolazione. Lasciami andare Capitan Ghiacciolo! >>
Jack sogghignò e stava quasi per risponderle quando la voce pimpante di un ragazzino lo fermò << Jack! Jack Frost! >> il Guardiano si girò sorridente, riconoscendo la voce del suo grande amico Jamie.
Il quattordicenne lo aveva sentito in lontananza mentre aspettava la sua ragazza fuori dal negozio di vestiti. Era di spalle, vestito con la sua solita felpa blu e il bastone magico perennemente stretto in mano. Si agitava convulsamente, come se stesse litigando con qualcuno di invisibile, e ad ogni suo movimento si spostavano anche gli scapigliatissimi capelli bianchi.
Per Jamie, Jack Frost era un mito, un eroe, un modello da imitare (anche se non proprio in tutto per tutto), non solo una leggenda. Cercava di emularlo almeno negli atteggiamenti e nel modo di vestire. Aveva felpe di tutti i colori e si era leggermente lasciato crescere i capelli, in modo da poter anche lui passarci una mano dentro e spettinarli come se avesse appena cavalcato il vento.
Jack era figo e voleva essere figo anche lui!
            << Ciao Jamie! >> lo salutò lo spirito mentre Merida cercava disperatamente di liberarsi dal ghiaccio << Sono molto felice di vederti, credimi, ma non posso restare a parlare con te >> aggiunse poi.
Jamie ci rimase male << Cosa? Perché? Sono molti mesi che non ci vediamo ormai >>
Jack lo guardò dispiaciuto << Lo so Jamie e mi dispiace, ma sono questioni da Guardiano >>
            << E’ successo qualcosa di brutto? >> chiese ansioso il castano.
L’altro sorrise << Più o meno >> gli fece l’occhiolino come a volerlo tranquillizzare << Per il momento devo solo convincere una testa calda a fare una cosa e chi meglio dello spirito del gelo può riuscirci? >>
Detto questo ruppe il ghiaccio che teneva ferma la rossa e la prese per un braccio portandosela sulla spalla ignorando le sue lamentele << Ci vediamo Jamie! >> disse salutandolo, prima di roteare il suo bastone a richiamare una folata di vento gelido che lo sollevò da terra insieme alla sua “prigioniera”.


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Capitolo 10
*** Il sesto Guardiano ***


Ma salve gente!
Anche se a nessuno interessa come al solito farà un commento precapitolo u.u
Lo che è presto…di solito pubblico di sera u.u ma forse oggi non ne avrò la possibilità e volevo salutarvi in grande stile.

Tranquilli, la mia storia non finisce certo così, ma per motivi di studio forse subirà dei ritardi di pubblicazione.
In più ho fatto una corsa per pubblicare oggi, perché San Valentino. Comue Merida io ritengo che sia una festa stupida e commerciale u.u ma questo è solo un mio pensiero ed è per questo ch auguro a tutti voi che leggete la mia storia di passare un buon San Valentino. Senza contare che Merida è Cupido: potevo non pubblicare oggi? XD
Nel capitolo seguente potrete anche notare un piccolo omaggio a Rick Riordan (vediamo se apite qualìè! Hahahah. E' molto facile da intuire), lo conoscete vero? E’ in mitico scrittore di una delle mie saghe preferite: Percy Jackson! In cui recita il magnifico Logan *ç*! Hahaha!
Sapete? Mi sto organizzando per scrivere una storia anche su Percy Jackson u.u quando la pubblicherò spero che se amata sul serio il mio modo di scrivere andrete a leggerla XD. Per il momento ne ho quasi terminata una ambientata nel mondo di Harry Potter ^^ che verrà pubblicata a breve hihihi!
A propostito di modi di scrivere …. La mia storia non vi sta piacendo più? ç.ç Ho notato che nello scorso capitolo ho ricevuto solo tre recensioni e che alcuni dei miei soliti recensori non si stanno più facendo vedere da alcuni capitoli. Se sul serio la storia ha un qualcosa che non vi piace ci prego di farmelo sapere u.u … potrei prendere in considerazione i vostri consigli per migliorare no? XD
Un bacio dalla vostra Fred Halliwell, buona lettura e buon San Valentino!
Spero sul serio di sentirvi numerosi ^///^
Ps: volevo farvi anche un piccolo regalino ^^''' ho trovato questa immagine su internet e non potevo non farvela vedere...non è perfetta per la mia storia? Hahahaha 

http://popcornered.deviantart.com/art/Have-a-Brave-Valentines-Day-284999518 






CAPITOLO NOVE
Il sesto Guardiano

                                                                                                  
<< Mollami troglodita! >>strepitò Merida agitandosi furiosamente sulla spalla del Guardiano << Non sono un sacco di patate! >> muoveva le gambe all’impazzata, cercando di fermarlo in qualche modo.
Jack fermò l’ennesimo calcio che rischiava di colpirlo in pieno stomaco << Se non la smetti di agitarti ti darò una clava in testa! >> agitò minaccioso il bastone, abbassandosi leggermente di quota mentre volavano sopra uno dei tanti stati del Nord America << E poi vedremo se sono un troglodita o meno >>
<< Che gentleman >> fu il commento acido della rossa << E’ così che ci si comporta con una signora? >>
<< Tu non sei una signora >>le rispose Jack con cattiveria << Ma una gigantesca spina nel fianco! >>
Merida aprì la bocca sconvolta << Te la do io la spina nel fianco >> e provò a colpirlo proprio sotto la costole, strusciandosi accidentalmente contro il suo corpo.
Il ragazzo le bloccò il polpaccio con la mano libera (la teneva ferma sulla spalla con la stessa con cui reggeva il bastone) e ringraziò mentalmente che lei non potesse vederlo in faccia, o lo avrebbe visto arrossire per via di quel contatto più profondo, anche se involontario.
Decise, comunque di non risponderle più, troppo arrabbiato (anche se non sapeva se con lei o con se stesso) ed imbarazzato per farlo. Un nuovo calcio ben assestato, che Jack non riuscì a fermare, lo colpì in pancia (pericolosamente vicino ad un punto decisamente delicato). Il dolore gli fece mollare la presa e Merida cadde a peso morto sulla neve.
<< Pazza! >> le urlò lui << Ringrazia che ero sceso di quota o ti saresti fatta molto male >>
La rossa lo guardò in malo modo, pensando che si era fatta “molto male” lo stesso, poiché era atterrata di schiena, sulle sue ali. Si mise semisdraiata, poggiandosi sui gomiti << Come se a te potesse interessare il mio stato di salute. Se non te ne fossi accorto mi hai appena spennata! >> aggiunse indicando le piume rosa attorno a lei, sulla neve.
Lui non esitò neanche un secondo per rispondere << Certo che mi interessa >> e lei lo guardò sbigottita. Si perse in quel mare ghiacciato che erano i suoi occhi: la sua anima sembrava limpida e sincera come quelle due pozze azzurre. Qualcosa dentro di lei le diceva di potersi fidare, mentre la sua mente le diceva di scappare via, il più lontano possibile, perché un tipo come Jack l’avrebbe solo fatta soffrire. Quella sua indecisione la fece leggermente arrossire. Perché si comportava così? Stava diventando rossa troppe volte in quei giorni e sempre per colpa di Jack Frost: questo le dava immensamente fastidio.
Il Guardiano, dall’altro canto, avrebbe voluto sprofondare per la vergogna. A lui importava sul serio di lei? Neanche Jack in persona sapeva rispondere, non si capiva più, cosa che non solo lo infastidiva, ma lo spaventava! Se c’era una cosa di cui, in tutti quegli anni, era stato certo era ste stesso! Le sue emozioni, i suoi pensieri non erano mai stati difficili da interpretare. Voleva qualcosa e se la prendeva, senza farsi troppi problemi, ma da quando aveva conosciuto Merida il suo mondo si era capovolto: pensava prima a cosa avrebbe voluto lei e questa consapevolezza lo terrorizzava!
Un silenzio imbarazzante si creò tra loro due, interrotto solo dal respiro affannoso di Jack. Il ragazzo era in piena crisi e cercava in tutti i modi un escamotage per spezzare quell’innaturale tensione << E’ solo che … >> cominciò infine, credendo di aver trovato una soluzione << Pensavo di sapere come ragionano le ragazze >>
            << Nessun uomo sa come ragiona realmente una donna, può solo immaginarlo >> disse la rossa sorridendo dal basso (era ancora per terra), imbarazzata per le precedenti parole del ragazzo.
L’albino si lasciò sfuggire un sorriso ed un sollievo << Già, me lo hai appena dimostrato tu >> con quella battutina Merida aveva ottenuto il suo scopo, alleviare la tensione, così Jack si era potuto, almeno in parte, rilassare << Ma vedi, pensavo sul serio, di sapere come voi ragazze ragionate. Pensavo di sapere come tu avresti reagito alla nostra proposta di riunirti a noi Guardiani >>
<< E come potevi? >> gli chiese mettendosi seduta nella neve e abbandonando quella scomoda posizione in cui era prima << Tu non sai nulla di me >>
<< So che eri una Guardiana e la cosa mi sarebbe dovuta bastare >> la riccia rimase basita da quella parole, lasciando a Jack il tempo di continuare << I Guardiani non si arrendono, ma difendono il loro centro nei bambini fino alla fine >>
Lei rise, ma la sua risata aveva un retrogusto amaro << Senti chi parla! >> disse << Ed io dovrei farmi fare la ramanzina da Jack Frost? Sei un Guardiano solo da sei anni e ti credi già un esperto del settore? >>
Il ragazzo inizialmente non parlò, ma si limitò ad abbassarsi sulle ginocchia, arrivando all’altezza di lei. Aprì una mano in mezzo a loro e ci soffiò sopra. Il suo respiro gelido si trasformò immediatamente in un cristallo di ghiaccio a forma di cuore, bellissimo e perfettamente intagliato << Questo >> ed indicò il ghiaccio << E’ l’unica cosa che so fare, ma la faccio con gioia perché solo così posso donare il divertimento a tutti i bambini del mondo che credono in me! >> fece un attimo di pausa e Merida si riscoprì a trattenere il respiro << Sono pochi per ora, ma meritano comunque le mie attenzioni. Ho lottato tanto perché anche questa manciata di bambini credesse in me, perché mi vedesse >> la guardò negli occhi e le loro due tonalità di azzurro si fusero assieme facendo nuovamente arrossire Merida << E ora conosco te, che rifiuta il più bel dono che un Guardiano possa ricevere, che preferisce essere dimenticata >> strinse la labbra << Non ci credo >>
<< Non … ci credi? >> la confusione più totale si stava impadronendo della sua testa. Dove voleva andare a parare il ragazzo?
<< Esatto! Non è vero che vuoi essere dimenticata, hai solo paura di essere ricordata … >> la sua voce si affievolì pian piano, diventando quasi un sussurro.
Lei lo guardò furente e si alzò di scatto, più che altro per sfuggire al suo sguardo indagatore << Quello che faccio non ti deve riguardare, Frost! Se io preferisco essere invisibile così sia >> si allontanò di qualche passo, ma non interrompendo mai il contatto visivo tra di loro.
<< Sul serio? >> stava ricominciando ad arrabbiarsi anche lui, così si alzò a sua volta << Toothiana mi ha detto che non si smette mai di essere un Guardiano, ma con te deve essersi sbagliata >>
<< Io sono un Guardiano >> mormorò la rossa, ma non riuscì a convincere neanche se stessa,
Jack le si avvicinò a grandi falcate << Scommetto che non sai neanche più qual è il tuo centro. Sarai anche Cupido, ma sei sicura di dover proteggere l’amore? >>
Merida si bloccò di nuovo, sentendosi gelare il sangue nelle vene. In un déjà-vu rivide le immagini del suo sogno e riascoltò le parole di Manny a rallentatore: Jack stava insinuando la stessa cosa. Ma mentre con l’Uomo delle Luna non era stata in grado di controbattere, con Jack le uscì spontaneo gridare: << Io sono un Guardiano! >> marcando la voce sul verbo usato.
Jack sorrise compiaciuto di averla portata proprio dove voleva << E allora dimostralo >>
Anche Merida ghignò, accettando l’implicita sfida che le stava proponendo il ragazzo. Per colpa sua aveva fallito di nuovo e non era riuscita a colpire Jamie, ma forse avrebbe potuto risollevare la sua fiacca giornata<< E come? >>
La smorfia soddisfatta dipinta sulle labbra di Jack si ampliò<< Seguimi … >>
 
<< Mi stai prendendo in giro! >>esclamò la rossa portandosi le mani sui fianchi nudi. Il cielo plumbeo sopra di loro minacciava pioggia, ma questo non sembrava fermare Jack Frost. Sempre sfruttando le sue gelide correnti d’aria l’aveva portata poco lontana da dov’era prima, in un parco giochi innevato.
Si erano entrambi appollaiati su uno degli alberi spogli che delimitavano la zona e osservavano molti bambini giocare con la neve. Facendo pupazzi o inscenando una vera e propria guerra mondiale.
<< Per l’ennesima volta: no! >>le rispose altro dondolandosi avanti ed indietro sul ramo accanto al suo.
Lei lo guardò socchiudendo gli occhi verde-acqua << Dov’è la fregatura? >>
Lui rise della sua incredulità e le indicò con lo sguardo i bambini che giocavano << Nessuna fregatura, se entro un’ora non sarò riuscito a convincerti che farsi vedere dai bambini è bello, allora potrai andare tranquilla per la tua strada e né io né gli altri Guardiani verremo più a scocciarti >> tornò a guardare lei << Ma se malauguratamente tu dovessi cambiare idea, allora mi seguirai da North di tua spontanea volontà >> le offrì la mano << Ci stai? >>
<< Ci sto! >> disse stringendo a sua volta quella mano gelida.
Era fredda sul serio. E mentre in Jack, al contatto con la sua pelle bruciante, si  scatenava di nuovo quella piacevole sensazione di calore umano mai provata in vita sua se non con lei, Merida sentì un brivido freddo scorrerle lungo tutta la spina dorsale.
Non era di freddo e neanche di paura, ma era piacevole … Cosa significava?
Scesero entrambi dall’albero e Jack si curvò per prendere una manciata di neve e, soffiandoci sopra, creare una perfettamente sferica palla di neve.
<< E’ stato con una di quelle che mi hai colpito la volta scorsa? >> chiese la rossa e dopo un cenno affermativo di Jack continuò << Allora devo ringraziare di non avere il naso rotto! >>
Risero entrambi, anche se non c’era un vero motivo, poi Jack cominciò a guardare con serietà la palla bianca che aveva in mano << Che i giochi comincino >> e, caricato il braccio all’indietro, lanciò con forza quell’oggetto verso uno dei bambini che giocavano davanti a loro.
Erano un gruppetto abbastanza omogeneo, sette ragazzi, di cui tre femmine, avevano costruito un fortino di neve, e si difendevano da altri quattro ragazzi, tutti di colore tranne una bambina con un paio di trecce biondo scuro che li attaccavano lanciando loro delle palle di neve. Dovevano avere all’incirca sui nove anni, massimo dieci. Si stavano divertendo moltissimo, ridevano e scherzano tutti e undici assieme, ma quando la palle di Jack colpì alle spalle uno dei bambini aggressori, il gioco sembrò fermarsi improvvisamente << Tony, che ti prende? >> chiese la bimba bionda al suo amico, che però non la stava ascoltano.
Si girò verso i due spiriti, ma non sembrava vedere neanche Jack, almeno inizialmente. Delle scintille bianche e azzurre davanti a suoi occhi gli stuzzicarono la vista e fu allora che vide il Guardiano << Jack Frost? >> mormorò ridendo a crepa pelle << Quello è Jack Frost! >> gridò ai suoi amici indicando l’albino.
<< Chi? >> chiese un ragazzino pel di carota dietro al fortino.
<< Jack Frost >> insistette Tony << Lo spirito dell’inverno! >> si piegò a prendere un’altra manciata di neve e creare un’altra palla di neve << E’ venuto per giocare con noi! >> e tirò la palla. L’oggetto mancò il bersaglio, ma il Guardino provvide alla cattiva mira del bambino, lanciando lui stesso una palla di neve al rosso. Il bambino fu colpito in pieno viso e per la botta cadde all’indietro. Merida non poteva vederlo, ma poté udire le risate divertite che si propagavano da dietro il fortino. Il bambino uscì da lì tutto trafelato, con tre palle di neve appena fatte in mano. Ne lanciò una a Tony, una alla biondina e la terza se la tenne in mano per riserva.
Il moretto fu colpito, mentre la bimba evitò il colpo correndo nella direzione dei due spiriti ridendo come una metta.
<< Sta a vedere >> disse Jack alla rossa che lo guardò divertita da quella assurda situazione. L’albino si portò una mano sotto la bocca e soffiò sul palmo. La stessa polverina azzurra e bianca che si era posata sugli occhi di Tony si sollevò dalla pelle eterea di Jack e volò in direzione della bimba. Quando la raggiunse, anche lei si bloccò di colpo; spalancò gli occhi, che Merida notò essere grigio scuro, proprio come il cielo tempestoso sopra di loro, per poi stropicciarseli più volte. Guardò di fronte a lei, incredula, e solo in quel momento la riccia si accorse che anche lei era riuscita a vedere il Guardiano.
<< Ma … >> mormorò sconvolta << Tu sei Jack Frost? Sei vero? >>
Jack le fece l’occhiolino ridacchiando << Secondo te piccola? >> le chiese ironico, mentre lei arrossiva furiosamente per il gesto del più grande.
“In fondo Jack ha un certo fascino” si ritrovò a pensare Merida, capendo perfettamente l’imbarazzo delle ragazzina. Lo guardò con la coda dell’occhio. Era maledettamente irritante quel ragazzo, ma il primo pensiero che aveva avuto su di lui non cambiava: era proprio un bel ragazzo!
La biondina sorrise emozionata e si girò per chiamare gli altri suoi amici e far vedere loro la “novità”. Solo Tony e il rosso, però, sembravano vedere lo spirito e già ridacchiavano divertiti << Gli altri non ti vedono … >> mormorò delusa la piccola, così Jack le si inginocchiò di fronte: ora avevano la stessa altezza.
<< Come ti chiami principessa? >> la chiese con voce dolce e Merida si stupì non poco del suo comportamento. In fondo era un tenerone, anche se faceva finta di essere uno spaccone irresponsabile, e si vedeva lontano un miglio che ci teneva a tutti i bambini.
Con loro ci sapeva proprio fare!
<< Annabeth! >> rispose quella prontamente, ancora rossa.
<< Hai una buona mira Annabeth? >> le domandò e la biondina rispose annuendo energicamente. Jack sorrise malandrino << Bene >> disse creando altre palle di neve ai piedi di Annabeth, tante quante erano gli altri ragazzini che la stavano ancora osservando incuriositi << Allora tira queste ai tuoi amici e riusciranno a vedermi anche loro >> detto questo si alzò in piedi dando alla bambina il via libera.
Lei prese le palle di neve e cominciò a colpire i suoi amici uno ad uno. Aveva sul serio una buona mira. La rossa sorrise malinconica: quella bimba le ricordava un po’ lei quando era ancora umana ed aveva la sua età! Entro pochi secondi tutti e undici i bambini potevano vedere Jack Frost << Bene ragazzi! >> disse lui ridendo con un’altra palla di neve in mano. Volò in mezzo ai ragazzi, sotto lo sguardo meravigliato di tutti e solo dopo che i suoi piedi sprofondarono nella neve candida urlò: << E’ guerra! >> e tirò la palla a Tony.
A quel punto tutti iniziarono a colpirsi a vicenda, bagnandosi come non mai. C’era chi cadeva a terra, chi scivolava, chi si nascondeva, ma tutti si stavano divertendo come matti, Jack compreso. Era stato coinvolto nella lotta dalla piccola Annabeth che lo aveva colpito sulla nuca mentre tornava da Merida e così si era perso nei meandri del gioco, dimenticandosi completamente della sua amica/nemica dai capelli rossi. A lei però non importava. Poteva osservare il tutto anche da dov’era, anzi, vedeva anche meglio. Jack giocava con quei bambini come se fosse stato ancora umano. Li stava rendendo felici come non mai: non avrebbero mai dimenticato quella mattinata spesa a giocare a palle di neve insieme a Jack Frost in persona!
Merida trattenne il fiato e guardò i bambini divertirsi con gli occhi pieni di meraviglia: era quello il vero potere di Jack Frost! Lui aveva uno scopo, lui aveva un centro da proteggere. In quel momento lo invidiò profondamente. Stava quasi per deprimersi, quando una palla di neve perfettamente sferica non colpì anche lei. La botta non era stata forte quanto le precedenti, ma bastò ad attirare la sua attenzione. A tirarla era stato, logicamente, Jack, che ora la guardava sorridendo sornione da sopra il fortino costruito dai bambini << Che fai lì impalata? >> le chiese quasi urlando, vista la distanza tra di loro << Sembri una vecchietta, vieni a giocare >> si sbilanciò da quella posizione di precario equilibrio ma non cadde.
<< Sarebbe inutile >>rispose quella << Tanto loro non mi vedono >>
<< Ma ti vedo io! >>fu il commento del ragazzo << Non costringermi a venirti a prendere! >>
Lei rise ma non si mosse << Non fare lo scemo! >> praticamente non riuscì neanche a finire la frase che si ritrovò un pazzo dai capelli bianchi addosso. Jack le era volato incontro, l’aveva sollevata di peso dal suo posto e l’aveva scaraventata immediatamente in mezzo alla lotta.
I bambini non potevano vederla, ma le loro palle di neve potevano colpirla lo stesso: entro pochi secondi fu completamente ricoperta di neve, fradicia dalla testa ai piedi. Lo scintillio bianco e azzurro si posò anche sui suoi occhi e un moto di pura gioia le riempì il cuore.
Si unì anche lei alla battaglia, anche se nessuno tranne Jack poteva vederla. Colpì più volte Tony e gli altri due moretti, il rosso fu bersagliato più di chiunque altro e ad Annabeth fu infilata una palla di neve nel giubbotto. Continuarono così per diversi minuti, giocando alla guerra con la neve. Merida sorrideva felice come mai lo era stata in vita sua e Jack non poté fare a meno di pensare che quando rideva era proprio bella …
 
Quasi mezz’ora dopo, Jack e Merida erano stessi schiena a terra sulla neve e respiravano pesantemente cercando di regolarizzare il loro respiro affannoso. Si erano divertiti moltissimo con Annabeth ed i suoi amici, ma poi i bambini erano dovuti andare a casa per pranzo, lasciando nuovamente soli i due spiriti.
Jack rideva ancora, con gli occhi ancora socchiusi per lo sforzo, ma trovò comunque la forza di dire: << E’ passata un’ora >>
Merida si bloccò, non riuscendo e proferire parola. Non poteva neanche guardarlo senza vergognarsi per la sua codardia. Si era divertita da morire: il ruolo di Guardiano del Divertimento Jack se l’era meritato pienamente. Ma quell’oretta di risate le aveva fatto sul serio cambiare idea?
La risposta era: si!
Aveva provato invidia per il giovane quando i bambini lo aveva visto, avrebbe voluto essere al suo posto quando Tony aveva urlato al settimo cielo il suo nome. Grazie a lui, un quella semplice ora, aveva riscoperto la gioia di vivere, del farsi vedere, anche se questo avrebbe significato rischiare di nuovo si soffrire.. Non voleva più scomparire, non voleva essere dimenticata … voleva esistere!
Ma davvero poteva rischiare di mettersi di nuovo in gioco e combattere di nuovo contro Pitch … solo per lui? Per Jack?
Neanche l’albino la guardava si limitava a fissare il cielo ancora plumbeo da prima, attendendo con ansia una risposta, positiva o negativa che fosse.
<< Jack io … >> cominciò la ragazza, non sapendo neanche cosa dover dire di preciso.
L’altro chiuse gli occhi. Quella frase non cominciava esattamente come sperava. Si alzò velocemente dandole le spalle << Fa nulla >> le disse sconsolato << Un patto è un patto: addio Merida >>
Stava per richiamare il vento ed andare via, quando una mano morbida e calda si avvolse attorno alla sua, fredda. Si girò e si perse in quel mare verde-acqua che erano gli occhi di Cupido.
<< Aspetta Jack … posso venire con te? >> chiese imbarazzata, sentendo le gote imporporarsi.
Doveva molto a quel giovane tutto piaceri e divertimento, il minimo che poteva fare era aiutare lui e gli altri Guardiani a salvare i bambini, compresi quelli con cui aveva appena finito di giocare.
Jack sorrise, sia per la risposta che per l’emozione che aveva notato nella ragazza. Stinse con più forza la mano dell’altra, intrecciando le sue dita con le sue. Con un movimento del braccio se la portò più vicino, facendo aderire i loro toraci.
Il petto di Merida si alzava e si abbassava furiosamente, schiacciato contro il suo, sentiva il cuore di lei martellarle nel petto, ma nessun cenno di debolezza traspariva dai suoi occhi. A costo di morire di imbarazzo non si sarebbe spostata neanche di un centimetro.
Non sapeva perché, ma a Jack la cosa non dispiaceva poi tanto << Certo che puoi venire con me >> le rispose e lei sorrise a trentadue denti mentre lo spirito del gelo richiamava il suo amico vento e sollevava entrambi da terra << Tieniti forte, sesto Guardiano >> disse Jack e lei non se lo fece ripetere due volte, avvinghiandosi, sorridendo maliziosa, alla vita sottile del ragazzo, come un koala su un ramo. Partirono sollevati da una brezza fredda e leggera.
Direzione? Polo Nord! 

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Capitolo 11
*** Consapevolezze, scoperte e tanti guai ***


CAPITOLO DIECI
Consapevolezze, scoperte e tanti guai

                                                                                                  
Arrivarono al Polo molto più velocemente di quanto Merida avrebbe immaginato e questo quasi le dispiacque. Librarsi in volo, sorretta da una brezza fredda senza bisogno di sbattere le ali era meraviglioso e rilassante. Grazie ai poteri di Jack non aveva fatto il minimo sforzo e contemporaneamente aveva provato quella bella sensazione di fresco sul viso e del vento tra i capelli. Ogni tanto dei vuoti d’aria li facevano precipitare di alcuni metri e Merida si aggrappava forte alla felpa chiazzata di ghiaccio del giovane, artigliando saldamente il tessuto con le dita della mano destra, mentre un blocco al cuore le faceva perdere alcuni anni di vita.
La sinistra era ancora tenacemente trattenuta dalla sua gemella più fredda. Jack non le aveva lasciato la mano neanche per un secondo ed anche se inizialmente il contatto con la sua pelle ghiacciata fosse fastidioso, dopo un po’ la loro rispettive temperature corporee si erano acclimatate l’una all’altra. Lei non sentiva più il freddo, come sicuramente lui non sentiva più il caldo.
Quando atterrarono la sala principale era vuota ed ovunque riecheggiò il suono della suola dei sandali della rossa mentre toccavano il pavimento.
“Immagino siano i vantaggi dell’andare in giro scalzo” pensò lei osservando i piedi bianchissimi e nudi del giovane “non si fa rumore!”
Jack fece qualche passo in avanti, trascinandosi dietro la ragazza. Era bello sentirsela tanto vicino, tenerle la mano. Si sentiva stranamente in pace con se stesso, anche se fino a dieci minuti prima avrebbe potuto giurare di odiare quella ragazza dal più profondo del cuore. Ora, immaginarsi di continuare a vivere senza vederla gli faceva uno strano effetto. Aveva ancora paura di questa strana consapevolezza che aveva pian piano preso possesso di lui, ma da quando si era reso conto di provare qual cosa per lei si era finalmente dato pace. Quando stavano giocando nel parco l’aveva vista sorridere e l’aveva trovata bella, non per il suo aspetto, ma per il suo animo. Un gesto tanto semplice quanto un sorriso aveva mostrato a Jack un lato di lei sconosciuto fino a quel momento: poteva anche recitare la parte della gran donna, ma il suo cuore era puro quanto quello di una bambina.
Era stato allora che aveva dato un nome ai sentimenti che provava per la rossa: “A me piace Merida”. La sola idea lo faceva sorridere di gioia, e pensare che prima non riusciva neanche ad immaginarsi di considerare una frase del genere. Insomma, era stato solo per trecento anni, non gli era mai capitato di provare qualcosa per una persona dell’altro sesso. Merida, però, era Cupido, probabilmente era scontato che il cuore dello spirito del gelo si sarebbe potuto sciogliere davanti allo spirito dell’amore.
In tutto quel pensare confuso non aveva ancora lasciato la mano di lei, ma quell’accogliente tepore che si era creato tra le loro epidermidi era troppo piacevole per essere allentato. La presa della rossa, però, non era tanto forte come all’inizio e guardò le loro dita intrecciate, come a volersi assicurare che lei fosse d’accordo a prolungare quel contatto. Le sue dita bianche si distinguevano nettamente da quelle di lei, che si erano paurosamente arrossate.
Le lasciò la mano di scatto, per poi prenderle il polso e osservare preoccupato quella pelle prima morbida e calda, ora rossa ed irritata. Aveva rischiato di procurarle delle bruciature da freddo!
<< Hai male? >> le chiese con voce preoccupata.
Lei lo guardò incerta, non capendo a cosa si riferisse << A cosa? >>
Jack rise << Alla mano! >>
Merida  alzò un sopracciglio, ancora più confusa di prima. Era stata catapultata bruscamente da un mondo ovattato, in cui lei e Jack si tenevano per mano e volevano senza problemi in alto nel cielo alla dura realtà: doveva ancora ricollegare il cervello al resto del corpo << Cosa dovrebbe avere la mia mano?  >> domandò infatti al ragazzo.
Lui alzò gli occhi al cielo: quella ragazzo non avrebbe mai smesso di sorprenderlo << Ti ho stretto la mano per tutto il viaggio, avrei potuto congelartela >> spiegò e le sollevò il polso, portando l’oggetto del discorso davanti ai suoi occhi. Solo a quel punto Merida notò i segni rossi, paurosamente simili all’impronta di una mano, sulla sua pelle candida.
Spalancò gli occhi azzurri guardando esterrefatta prima la mano e poi il colpevole << E tu pensi a questa evenienza solo una volta giunti a destinazione?! >> scosse le testa come avrebbe fatto una madre di fronte all’ennesima marachella del figlio << Cos’hai nella testa? Delle pigne? >> strinse la mano lesa nell’altra. Aveva cominciato a pulsarle dolorosamente, forse si era congelata sul serio << Questa è anche la mano con cui tengo fermo l’arco >> mormorò lagnandosi come una bimba capricciosa. Jack le sorrise malizioso, scatenando un nuovo brivido lungo la sua colonna vertebrale, poi le prese entrambe le mani avvicinandole al suo corpo. Merida guardava incantata i suoi movimenti, senza fare la minima resistenza, l’unica cosa che riuscì a fare fu una semplice domanda: << Cosa fai? >>
<< Mi faccio perdonare >> le rispose altrettanto semplicemente il Guardiano e come se ciò che stesse accadendo tra loro due fosse assolutamente normale infilò le mani di lei nella tasca della sua felpa.
Merida sospirò di sollievo socchiudendo gli occhi. Quella tasca, paradossalmente, era calda e la mano indolenzita trovò lì un comodo riparo. Sorrise inconsapevolmente, lasciando a Jack la possibilità di bearsi di quel sorriso. Ci furono solo alcuni secondi di pace, poi la rossa aprì gli occhi lentamente, toccando qualcosa all’interno della tasca. Lo tirò fuori, usando solo la mano destra (quella sana) e quello che vide fu un semplicissimo pezzo di carta appallottolata! Fece leva sul petto del ragazzo, cercando di aprirla con una sola mano e quello che vide la lasciò di stucco: << Un cuore? >> domandò al Guardiano, incredula e confusa più che mai
<< Era per te >> rispose Jack, pentendosi subito di aver aperto bocca. Perché prima di parlare non pensava mai? Quanto era stupido: poteva inventarsi una scusa, una qualunque! Ora la rossa avrebbe pensato che era da parte sua e non di Baby Tooth!
(ricordate la scena nel capitolo "Cuore di Tenebra", vero? XD n. d. Fred)
Merida osservava il cuore di carta, prestando maggiore attenzione a quell’oggetto che al ragazzo a cui era addossata << Per me? Un cuore di carta? >> sembrò pensarci sopra per qualche secondo, poi lo degnò di uno sguardo. Sul suo volto era dipinto un sorriso furbetto << Ci volevi provare con me Jack? >> disse scherzandoci su.
Il ragazzo sentì la pelle andare a fuoco e si stacco di colpo da lei, come se si fosse scottato << Era da parte di Baby Tooth! >> replicò tentando si giustificarsi. Se lo sentiva che sarebbe finita in quel modo.
<< Perché ti sei allontanato? Mi stavo riscaldando la mano >> si lamentò la rossa facendolo andare su tutte le furie. Quando cambiava argomento tanto velocemente (tra l’altro evitandone uno decisamente imbarazzante) sembrava che non lo avesse minimamente ascoltato fino a quel momento.
<< Scaldatela da sola! >> strepitò lui in risposta. Merida lo guardava incredula:“perché si è arrabbiato ora?”
Un profondo rumore di passi attirò l’attenzione di entrambi, che si prepararono ad uno scontro imminente. Da dietro l’angolo, però, non sbucò un nemico, bensì la possente figura del padrone di casa.<< Jack! >> esclamò, infatti, Babbo Natale<< Io sapere ch eri tu, aveva riconosciuto tua voce! >>
Dietro di lui seguivano tutti gli altri Guardiani, Baby Tooth compresa. I loro visi erano segnati dalla preoccupazione crescente e dalla stanchezza che si faceva sentire sempre di più. La più sposata di tutti sembrava Toothiana, che arrivò nella sala camminando sui suoi piedi e non svolazzando in aria come al solito. Non appena il suo sguardo si fu posato su Jack e Merida, però, il suo corpo sembrò riprendere vita e volò incontro al ragazzo con occhi arrabbiati: << Sbaglio o avevamo detto che non l’avremmo obbligata a venire qui, Jack? >>
Lui prese poco bene l’insinuazione della Fata del Dentino e non tardò a contro battere: << Non l’ho obbligata! >>
<< Allora che ci fa qui? >> domandò Bunnymund squadrando la ragazza dalla testa ai piedi. Aveva ancora il pelo arruffato dove lei gli aveva dato il pugno.
Notando quel particolare sia Merida che Jack ridacchiarono lanciandosi un’occhiata complice, poi la ragazza rispose: << Sono qui di mia spontanea volontà! >>
<< Hahaha! >> la profonda risata di North si propagò per l’intero salone con tanto di eco << Sapevo che avresti cambiato idea! >> esclamò prima di accarezzarsi il ventre tondo<< Sentivo in mia pancia >>
 << Probabilmente era un brontolio per la fame >> commentò Jack guadagnandosi un’occhiataccia dall’uomo ma strappando una risata alla due ragazze.
Bunnymund mantenne quell’aria grave e scettica di prima e continuò a guardare la nuova arrivata dal’alto al basso << Quindi ci aiuterai? >>
Merida annuì con un sorriso << Si! >> a quel punto Sandy occupò il suo campo visivo e fece esplodere dei fuochi d’artificio creati con la sabbia dei sogni sopra la sua testa.
North rise nuovamente andando a poggiare un braccio sulle spalle della rossa << Si Sandy, anche noi essere felici. Jack, figliolo, non sappiamo come tu avere fatto a convincere lei, ma grazie >>
Toothiana, rimasta interdetta fino a quel momento, si gettò sull’amica, scansando North in malo modo e stringendo forte la ragazza tra le sue braccia << Sentivo che non potevi abbandonarci così! >>
Anche Baby Tooth le volò incontro, dandole un sonoro bacio sulla guancia. Merida guardò la piccola fatina per poi mormorarle: << Grazie Baby Tooth, anche per il cuore >> e le mostrò il piccolo oggetto accartocciato trovato nella tasca di Jack.
La fatina guardò l’oggetto confusa e si voltò verso l’amico cercando di capire a cosa si riferisse Cupido. Quando vide che il ragazzo stava di proposito evitando il suo sguardo, facendo finta di essere incuriosito da una crepa nel muro, intuì tutto e sollevò gli occhi al cielo con fare sconsolato.
Il Coniglio di Pasqua il guardava tutti con tanto d’occhi, ma infine si lasciò andare anche lui, facendosi contagiare dall’allegria generale << Beh, sempre meglio lei della Marmotta … >>
Dopo qualche minuto di risate North sbattè forte la mani l’una contro l’altra, richiamando l’attenzione di tutti su di sé: << Noi essere tutti felici, ma prima di festeggiare noi dovere fare una cosa importante >> fece un fischio, usando due dita per amplificare il suono. Yeti ed elfi uscirono dai lati dal camino, chi suonando la solite trombette di metallo, chi portando vassoi pieni di dolci. Quelli portati dagli elfi, però, sembravano mangiucchiati e Merida li rifiutò con calore, solo North sembrò non notare che i suoi aiutanti li avevano prima assaggiati e poi rimessi nel vassoio, poiché ne mangiò un paio disgustando non poco la giovane.
Lo yeti Phil diede al padrone di casa un grosso librone dalla copertina rossa e apertolo a metà, l’uomo cominciò a recitare << Merida L. McCupid, giuri tu di ricominciare a proteggere il tuo centro nei bambini di tutto il mondo a rischio della vita? >>
La ragazza sorrise sollevando il petto in un moto d’orgoglio<< Lo giuro! >>
Le sembrava molto strano tornare i fare quel giuramento, credeva che niente avrebbe potuto farle cambiare idea. Con la coda dell’occhio vide Jack sorriderle felice e si ritrovò a pensare che molto probabilmente stava facendo la scelta giusta …
North guardò tutti i Guardiani e parlò con la voce rotta dall’emozione del momento << Bene, ora possiamo ricominciare a sperare >> non fece neanche in tempo a finire la frase che un acutissimo e fastidiosissimo allarme si propagò per tutto il palazzo.
Delle luci rosse si accedevano ad intermittenza sul pannello di controllo del globo << Luci rosse >> fu il commento di Jack << Non portano mai buone notizie le luci rosse >>
Sul globo, intanto, una vasta area sotto l’Australia brillava intensamente << La mia tana! >> strepitò Bunnymund un preda all’ansia << L’allarme viene dalla mia tana >> si girò verso gli altri cinque Guardiani<< Le ombre devono aver risvegliato di nuovo le mie uova! >>
<< Allora noi non avere tempo da perdere >> esclamò North sfoderando le sue sciabole << Noi ora andare in tana di Bunnymund e risolvere problema una volta per tutte! >> fece per fare un passo in avanti, ma un’ombra scura gli passo attraverso, facendogli momentaneamente perdere il respiro.
<< Nicolas! >> gridò Merida correndogli incontro per soccorrerlo << Stai bene >>
L’uomo si alzò, seppur a fatica, aiutato dalla rossa << Si, ora stare bene, ma cosa essere stato? >>
Fu Toothiana a rispondergli: << Ombre! >> e indicò in alto, sul soffitto. Il punto da lei indicato brulicava di ombre a forma di cavallo. Erano degli stalloni neri, dallo sguardo d’ambra, che fiutavano l’aria in cerca di una forte paura.
<< Non sono gli orsi che ci hanno attaccati prima >> constatò il Coniglio di Pasqua << Sono le ombre che Pitch ha usato l’ultima volta! >>
Jack si sollevò in aria e con un secco movimento del bastone, congelò metà della schiera nera che li stava attaccando, dando inizio al combattimento. Bunnymund cominciò a lanciare uova colorate, che esplodevano sul soffitto portandosi dietro una o due ombre ogni volta. North cercava di colpire quelle che si avvicinavano troppo al terreno, mentre Merida sembrava il generale che controllava tutte le truppe << Toothy! >> urlò infatti << Ne ha tre alla calcagna, portale verso di me! >>
La fata non se lo lasciò ripetere due volte e scese in picchiata verso l’amica. Cupido, intanto, aveva caricato l’arco con tre frecce contemporaneamente e, nell’esatto istante in cui Toothiana virò bruscamente, lei le scagliò, centrando perfettamente i corpi eterei delle creature, che implosero lasciandosi dietro la solita polverina argentata.
Jack si guardò attorno mentre i superstiti del suo assalto si sparpagliavano e venivano aggrediti in volo dalla frusta di Sandman << Dove sei Pitch? >> urlò all’aria << Dove ti sei nascosto? >>
<< Non credo che sia qui >> disse Merida e tutti gli occhi si puntarono su di lei nonostante stessero combattendo.
La rossa stava continuando a scagliare frecce come un mitra, le sue pupille verde acqua, screziate di rosa, si muoveva velocissime da una parte all’altra della sala, come se stessero leggendo sulle mattonelle i disegni di un piano segreto ideato dall’Uomo Nero. Jack poteva giurare di vedere le rotelle del suo cervello muoversi in cerca di una risposta, ma non poteva pensarci troppo su, perché un cavallo imbizzarrito gli stava correndo incontro. Con la coda dell’occhio vide Toothiana inseguita a sua volta da un’altra creatura e con uno sguardo di intesa volarono l’uno incontro all’altro per poi scansarsi all’ultimo secondo, facendo si che la ombre si polverizzassero a vicenda.
<< Eureka! >> esclamò Merida estasiata facendo spaventare tutti << Questa è una trappola? >>
<< Cosa?! >> fu il coro dei Guardiani.
Cupido sorrise, troppo felice per la sua intuizione per preoccuparsi minimamente di ciò che stava dicendo << Ma certo! Questi sono cavalli, non orsi. Non sono certo i migliori “guerrieri”, se così posso chiamarli, che Pitch Black ha a disposizione. Non vuole distruggerci, ma distrarci e disperdere le nostre forze, ecco perché ha attaccato contemporaneamente il Polo Nord e la tana di Bunnymund! >>
I due Guardiani tirati in causa si guardarono preoccupati, Merida non aveva poi tutti i torti.
 << Queste ombre non sono forti >> continuò intanto Merida << Bunnymund, tu faresti meglio a tornare alla tua tana, magari accompagnato da Toothiana, mentre North e Sandy resteranno qui e si occuperanno di questi. Sono solo un diversivo, non sono pericolosi! >>
Gli altri Guardiani annuirono in automatico, non domandandosi neanche perché la stavano a sentire. Merida aveva sempre avuto la stoffa del capo, sua madre l’aveva educata per farsi rispettare da chiunque quando era umana, e non aveva mai dimenticato i suoi insegnamenti. Il peso della sua autorità, come Guardiana più anziana, si faceva sentire.
<< Ed io che dovrei fare? >> chiese Jack congelando un altro paio di cavalli.
La rosa lo guardò dritto negli occhi << Tu vieni con me, io e te siamo i più veloci e dobbiamo andare a boicottare il vero piano di Pitch! >>
<< Il vero piano? >> chiese Toothiana << Cosa vuoi dire? >>
Merida li guardò tutti, finalmente ai nei suoi occhi si poteva leggere una nota di preoccupazione << Penso che l’Uomo Nero voglia vendetta, ma non su di voi >> tutti trattennero il respiro, pendendo dalle sue labbra, così lei continuò con voce grave: << Credo che Pitch voglia spegnere l’Ultima Luce! >> 




Ma salve gente! Sono tornata!
Vi sono mancata vero? …. Ok è meglio se non rispondete ^^’’’ …
Comunque volevo scusarmi per il ritardo accumulato ma, coma vi avevo già accennato, ho avuto dei problemi di tempo u.u
Spero che con questo capitolo mi sia fatta perdonare: mi fate sapere cosa ne pensate, vero? *.*
Sapete? E’ stato comprovato con numerosi test clinici che scrivere almeno una recensione al giorno (soprattutto a me XD) non solo è un gesto altruistico che salva centinaia di autori dalla profonda depressione che ci coglie ogni giorno, ma porta anche benefici ai lettori che le scrivono, sia a livello materiale (si tengono in allenamento le dita no? u.u) che psichico (in quanto si accresce la capacità di riportare su carta, o in questo caso foglio elettronico, i propri pensieri). In più contribuite e  rendere felice un’altra persona, alias l’autore).
Avete già scritto la vostra recensione quotidiana? XD
Se la risposta è no …. Beh questo è il momento buono per farlo che ne dite?
Se, invece, la risposta è sì … perché non scriverne un’altra? XD
A parte gli scherzi, fatemi sapere cosa ne pensate, ok? Anche perché ho notato che il numero di recensori sta diminuendo e non vorrei che sia perché la storia sta prendendo un piega che non vi piace ^^’’’ 

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Capitolo 12
*** L'Ultima Luce ***


CAPITOLO UNDICI
L’Ultima Luce

                                                                                                  
<< Etchù >> lo starnuto di Jamie si fece sentire anche ad alcuni metri di distanza. Cacciò un fazzoletto dalla tasca del cappotto viola che indossava e si soffiò con forza il naso lentigginoso.
“Fantastico”pensò sconsolato “Mi sto ammalando proprio ora che ho trovato una ragazza!”
La pelle del suo naso era rossa e bruciava, gli occhi erano lucidi: si stava per prendere una bella influenza! Bestemmiò due o tre volte mentre, camminando, rischiava di scivolare sul terriccio ghiacciato. Probabilmente quelli (cioè i malanni e il ghiaccio) erano gli unici inconvenienti dell’avere Jack Frost per amico: ogni volta che lo andava a trovare portava con sé tanto di quel freddo che se gli veniva solo la febbre a quaranta era fortunato. Nonostante quel problema, però, non avrebbe mai rinunciato all’amicizia del Guardiano e non avrebbe mai smesso di credere in lui e nei suoi compagni. Era cresciuto, certo, ma non avrebbe mai potuto dimenticare quella magica notte in cui aveva sconfitto Pitch Black insieme a loro.
I suoi amici lo avevano fatto, avevano dimenticato: col passare degli anni si erano convinti che era stato solo un sogno e avevano smesso di credere nei Guardiani dei bambini. Solo lui, Sophie (la sua sorellina) e Filippa (per gli amici Pippa) ancora credevano, ma ne parlavano solo quando erano soli, per paura di essere presi in giro. Avevano formato una specie di circolo segreto!
Pippa era la sua migliore amica fin da quando avevano sei anni e si volevano ancora un gran bene, nonostante ne fossero passati altri otto di anni. Stavano quasi sempre insieme e si dicevano tutto ed era proprio da lei che stava andando, per parlarle di Stacy (ancora non poteva credere di avere una ragazza) e anche del veloce incontro con Jack Frost avvenuto quella mattina. Si sorprese non poco quando vide il ragazzo a cui stava pensando scendere in picchiata su di lui, prenderlo di peso e trascinarlo dietro un cespuglio << Jack >> disse il suo nome nonostante il fiato corto dovuto allo spavento << Che ti è preso?! >>
L’albino, per tutta risposta, gli mise una mano gelida sulla bocca, mettendo poi un dito dell’altra mano sulle sue stesse labbra, incitandolo al silenzio. Anche lui aveva l’aria trafelata per via della corsa. Le guance erano leggermente arrossate e quel colorito copriva completamente le quasi impercettibili lentiggini che aveva sugli zigomi. Con un gesto del capo gli indicò un punto dall’altro lato del cespuglio e Jamie si sforzò non poco per vedere tra la fronde: notò subito due grossi orsi bruni che annusavano il terreno dove stava lui fino a pochi secondi prima. Sembravano fatti di puro fumo, i loro contorni non erano ben definiti, avevano gli occhi rossi come il sangue e sembravano molto più intelligenti degli orsi normali. I due si scambiarono un qualche strano messaggio e si divisero, andando in due direzioni diverse. Quando si furono allontanati a sufficienza, Jack liberò il quattordicenne dalla sua presa gelida, lasciandogli un segno rosso sulla pelle e dandogli la possibilità di chiedere: << Cosa erano quelli? Sembravano i cavalli di Pitch, ma erano orsi! >>
<< Infatti >> rispose il Guardiano con fare circospetto, guardandosi in giro come una preda spaventata che tenta di sfuggire al suo inseguitore. Jamie non aveva mai visto Jack tanto teso, forse solo quando combattevano contro Pitch << Sono ombre dell’Uomo Nero >> continuò intanto l’albino<< e sono qui per te! Per questo sono venuto a salvarti >>
Gli occhi castani di Jamie si spalancarono per il terrore: << Per me? >>
Jack si mosse di lato, come se qualcuno gli avesse dato un forte spintone ed in effetti, anche se Jamie non poteva saperlo, era stato proprio così. Merida, infatti, gli aveva dato un pugno sul braccio abbaiando << Idiota! >> e sbuffò infastidita << Non devo fargli paura o gli orsi sentiranno il suo odore >>
<< Guarda che lo sapevo! >>rispose Jack facendole una smorfia, sotto lo sguardo incredulo di Jamie (lo vedeva parlare da solo) << Non c’è bisogno me lo dica tu! >>
Il castano si mise meglio seduto e domandò << Chi c’è con te? >>
<< Cupido! >> rispose semplicemente Jack con un sorriso a trentadue denti (Toothiana nel vederlo sarebbe impazzita di gioia)
Gli occhi coloro nocciola del ragazzo si dilatarono << Cupido esiste sul serio? >>
L’umore di Merida si oscurò immediatamente “Sempre la solita storia” pensò sconsolate, mentre Jack rideva dell’incredulità del suo amico e gli rispondeva << Certo che esiste, anche Cupido è un Guardiano! >>
<< Sul serio? E perché non ne ho mai sentito parlare? >> chiese Jamie sempre più curioso. Era in vena di domande quel giorno, ma lo scoprire l’esistenza di un nuovo Guardiano non era cosa da poco. Chissà cosa avrebbero detto Pippa e Sophie quando gliene avrebbe parlato!
<< Forse perché è una gran rompiscatole >>fu la risposta di Jack << Ma in fondo, molto in fondo, è simpatica >> con quest’ultima frase si era meritato un altro pugno da parte della ragazza, gesto che lo fece nuovamente traballare sul posto.
<< Simpatica? >> chiese Jamie << Vuoi dire che Cupido è una lei? >>
Merida guardò storto il ragazzino, anche se lui non poteva vederla. Si mise le mani suoi fianchi nudi e diede una spallata a Jack, attirando la sua attenzione: << Chiedigli perché è tanto sorpreso … chiediglielo ho detto! >> aggiunse subito dopo vedendo che Jack era rimasto fermo a fissarla senza obbedire.
Il Guardiano sospirò << Ehm … Merida, che sarebbe il vero nome di Cupido, vorrebbe sapere perché sei sorpreso >>
Jamie arrossì leggermente e fissò il punto alla sinistra di Jack, dove ipotizzava si trovasse lo spirito. In realtà Merida era parecchio più vicina al Guardiano del Divertimento, stavano praticamente spalla a spalla, quindi il ragazzo si rivolse più che altro al vuoto, ma l’importante era il pensiero, no? << Beh io … >> cominciò titubante << Io mi sono sempre immaginato Cupido con un bambino biondo, con le ali, che andava in giro in pannolino lanciando frecce a chiunque. So di non aver avuto molta fantasia, quasi tutti se lo immaginano così, almeno credo >> fece una pausa, riflettendo sulle parole che era meglio usare per non offendere nessuno << In fondo, però, ho sempre pensato che il suo ruolo sarebbe stato meglio ricoperto da una donna >>
Merida corrucciò le sopracciglia, non capendo cosa il quattordicenne stesse insinuando. Tocco la spalla di Jack con la mano e gli disse << Chiedigli perché? >>
L’latro sbuffò, quella situazione lo stava stancando, non gli era mai piaciuto fare il messaggero << Merida vuole sapere perché? >> domandò con tono scocciato.
<< Forse perché sono più sensibili ed intuitive dei ragazzi, io credo >> disse il castano pensoso << Tutte le ragazze che conosco sono più intelligenti di me! >> e si fece una risata.
La rossa stritolò il braccio di Jack tra le dita, facendogli anche un gran male << Digli che lo adoro! >> gli sussurrò tra un lamento e l’altro (lamenti di Jack, naturalmente).
<< No! >> rispose quello, risoluto << Mi hai preso per il tuo piccione viaggiatore? >> Merida gli diede un nuovo spintone, così lui si affrettò a continuare << Facciamo prima se vi parlate direttamente, no? >>
Lei abbassò lo sguardo, improvvisamente intristita << Ma lui non può vedermi, figurati sentirmi >>
Jack si sentì quasi un verme per averle fatto perdere il sorriso con un’unica frase, così si prodigò subito per farla tornare felice come a cinque secondi prima. Si sporse in avanti, verso Jamie e poggiò entrambe le mani sulle spalle dell’amico (quasi cecandogli un occhio con il bastone, ma questi sono solo dettagli) << Jamie, chiudi gli occhi >> disse e il ragazzino ubbidì senza neanche pensarci. Si fidava ciecamente di Jack, lo aveva sempre fatto e sapeva che con lui sarebbe sempre stato al sicuro. Stranamente cominciava a pensarla così anche Cupido, così lo lasciò proseguire << Ora immaginati una bellissima ragazza >> disse, infatti, Jack e vide con la coda dell’occhio Merida arrossire imbarazzata << di circa sedici anni, con i capelli ricci, lunghi, rossi e tutti scompigliati. Lo stai facendo? >>
<< Si >> rispose il ragazzo annuendo.
<< Bene, ora dalle degli occhi verde acque, screziati di rosa >>
Jamie rise << Ok, ma che strani che sono >>
Jack sorrise a sua volta << Strani ma belli, fidati >> se possibile, Merida diventò un tutt’uno con i suoi capelli, tanto che arrossì << Ora mettile addosso un top verde petrolio, coperto che un gilet marrone di pelliccia ed una minigonna di jeans >>
<< Fatto >> rispose il ragazzino con entusiasmo << Forte, la sua immagina sta prendendo forma nella mia mente! >>
L’albino ridacchiò << Bravo. Ora immagina che abbia delle ali, dal piumaggio rosa, sulla schiena … e poi apri gli occhi >> Jamie annuì e poi aprì pian piano gli occhi. L’immagine che si era creato nella mente non reggeva minimamente il paragone con l’aspetto reale di Cupido. Nella sua testa lei era più bella, più appariscente, ma doveva ammettere che quell’aria da brava ragazza, quel viso acqua e sapone, la rendevano molto più intrigante di qualsiasi altra ragazza che conosceva. La sua era una bellezza semplice, naturale, che si notava a stento e la faceva passare inosservata, come un piccolo fiore che sboccia prematuro. E’ quasi insignificante, ma nessuno potrà mai negare che sia bello!Il Guardiano constatò subito che l’amico era rimasto imbambolato, con la bocca semi aperta, a guardare la ragazza. La vedeva, era evidente, ma stranamente la cosa cominciò ad infastidirlo. Che fosse gelosia? Probabile!  Prima poteva vederla solo lui, era tutta per lui, ora, invece, avrebbe dovuto condividerla con Jamie << La vedi? >> gli chiese con un moto di stizza nella voce.
L’amico non notò il suo disappunto e rispose con un semplice: << Si >>
Merida spalancò gli occhi verde acqua e si avvicinò carponi al volto del ragazzo << Mi vedi sul serio? Mi senti? >> domandò con un evidente eccitazione nella voce.
Jamie aveva fatto dei passi all’indietro (sempre strusciando per terra visto che era ancora seduto, nascosto dietro il cespuglio) non potendo negare un certo imbarazzo nell’avere il volto della rossa tanto vicino al suo << Si >> confermò << Ti vedo e ti sento >>
Gli occhi di Cupido si coprirono di lacrime e si gettò di lato, aggrappandosi al collo di Jack, stringendolo forte << Grazie, grazie, grazie Jack! >> strillò mentre cadevano entrambi a terra sotto l’impeto della ragazza << Crede in me! Crede in me! E’ una sensazione tanto bella, l’avevo dimenticata! >> e si strinse più forte al ragazzo.
Jack, d’altro canto, non poteva chiedere di meglio: disteso in terra con la ragazza che gli piaceva sdraiata su di lui. Se ne avesse avuto il potere avrebbe prolungato quel momento in eterno! << Non c’è di che, principessa >> le rispose, stringendo a sul volta i suoi fianchi sottili.
A quelle parole Merida tornò in sé e si staccò dal ragazzo restando, però, stesa su di lui << Principessa? >> domandò arrossendo.
Jack si morse la lingua. Come al solito aveva parlato senza pensare << Beh … >> cercò una scusa per salvarsi in calcio d’angolo << Quando eri umana eri una principessa, giusto? >> poi la guardò << Non ti piace come soprannome? >>
Merida sembrò estraniarsi dalla realtà, guardando ad un passato così lontano che neanche Jack, con i suoi trecentodiciotto anni sulle spalle poteva immaginare << No, è che così mi chiamava sempre mio padre … >>
Intanto Jamie li stava osservando, non capendo molto della situazione. Erano venuti da lui dicendo che lo dovevano salvare ed ora si mettevano a perdere tempo con stupidi nomignoli da innamorati? Quel pensiero gli accese una lampadina in testa e sorrise malizioso all’indirizzo del suo vecchio amico << Non mi avevi detto che ti eri fidanzato, Jack! >>
<< No! >>strillarono i due spiriti in coro, staccandosi di colpo e  rimettendosi seduti, cercando di darsi un contegno.
Jack si affrettò ad aggiungere << Merida non è la mia ragazza! >>
La rossa indicò il castano, dicendo: << E  neanche tu dovresti averla >> poi incrociò la bracci al petto, arrabbiata.
Sia Jack che Jamie la guardarono sbigottiti, poi il quattordicenne domandò: << E perché mai? >>
<< Perché non è lei la ragazza giusta per te, no? >>rispose con estrema semplicità Cupido, come se fosse la cosa più ovvia del mondo << Tu sei un bravo ragazzo, per te ci vuole una brava ragazza … magari castana, con i capelli a caschetto e che ti conosce meglio di chiunque altro! >>
Il ragazzino strabuzzò gli occhi << Pippa?! >> era sconvolto, non si era mai immaginato la sua amica in un ruolo diverso da quello di “amica del cuore” << Impossibile >> rispose risoluto<< Per me è praticamente una seconda sorella e poi a me piace Stacy! >>
A Merida la sua risposta non piacque, poiché si accigliò, e ribatté << A te piace Pippa, non Stacy >> enfatizzò il nome della biondina con un certo disgusto << E’ solo che non ne hai la giusta consapevolezza, quindi ora te la darò io! >> stacco, da vicino la cintura della gonna, un piccolo cuore rosa di cristallo e lo agitò davanti agli occhi del ragazzino << Utilizzando questa! >>
Jamie vide qualcosa si liquido muoversi dentro il cuore. Non era una semplice decorazione, ma una boccetta di vetro colorato! “Che sia un filtro d’amore?” si domandò un po’ spaventato.
Jack, però, non era d’accordo e poggiò una mano sul braccio della rossa, in un vano tentativo di fermarla << Ma ti pare il momento?! >> domandò allarmato << Abbiamo già perso troppo tempo con quella stupidaggine del “credo/non credo” e noi dobbiamo portare Jamie al sicuro prima che tornino gli orsi. Non abbiamo tempo! >>
Merida, tuttavia, era più cocciuta di un mulo e strattonò con forza il braccio del collega Guardiano << Sta volta sarai tu a doverti fidare di me, Capitan Ghiacciolo >> gli fece l’occhiolino << C’è sempre tempo per l’amore! >> e, stappata da bottiglietta, versò una singola goccia di quel liquido sulla fronte di Jamie. Tutti e tre furono avvolta da una luce purpurea che li fece scomparire nel nulla.
 
Jack aprì gli occhi molto lentamente. Quella luce lo aveva quasi accecato e quella sensazione di vuoto che l’aveva seguita gli aveva fatto tornare il pranzo in gola. Gli aveva ricordato parecchio una passeggiata sulla slitta di North, attraverso un suo portale magico. Di fianco a lui stava Jamie, anche lui ancora intontito ed evidentemente nauseato, mentre Merida era in piedi, davanti a loro e gli dava le spalle. Lei sembrava stare benissimo, ma forse solo perché ormai ci era abituata a quegli strani viaggi. Si alzò in piedi, seppur barcollando, e le si avvicinò.
Lei aveva lo sguardo fisso di fronte a loro e non osava girarsi in dietro. Se lo avesse fatto avrebbe visto il volto dello spirito e di certo non ne aveva bisogno: ormai lo aveva stampato in maniera indelebile nella memoria, soprattutto da quando si era gettata su di lui e se lo era ritrovata tanto vicino! In quel momento si era sentita bene, in pace con se stessa, come non le succedeva da tempo. Aveva provato tali sensazioni solo quando era ancora umana, quando aveva una famiglia … ed un amore … Ora si sentiva spaventata da tutto quello che le stava nascendo nel petto. Aveva paura di provare di nuovo quelle sensazioni, paura che potesse essere ferita di nuovo.
Come poteva definire tutta quella situazione? Che nome poteva dare a quei nuovi sentimenti che sentiva crescere nel suo cuore?
Tornando dai Guardiani si era fidata totalmente di Jack, esponendo di nuovo il suo cuore alle intemperie, alle delusioni e ai tradimenti. Lo aveva fatto per lui e non faceva che chiedersi da quando Jack Frost avesse tanto potere su di lei. Ogni volta che si ritrovava a pensare cose del genere, scuoteva la testa e tornava a sorridere, fingendo di divertirsi senza problemi,
<< Cosa è successo? >>  le chiese Jack riscuotendola dai suoi pensieri e Merida scosse leggermente la testa, cercando di concentrarsi al meglio sul problema di Jamie.  Usando quella pozione di erano ritrovati di fronte a uno degli edifici più antichi di Burgess, anche se nessuno dei due spiriti sapeva dire quale fosse<< Perché ci hai portati qui? >> domandò ancora il ragazzo<< Siamo allo scoperto e gli orsi ombra ci vedranno subito! >>
La rossa rise, come se Jack avesse detto inconsapevolmente qualcosa di molto divertente << Qui non ci sono ombre >> gli rispose enigmatica.
<< Come? >> domandò Jack incredulo, guardandosi intorno. Effettivamente non vedeva niente di pericoloso, sembrava tutto tranquillo, ovattato, come se lì fossero completamente al sicuro. “Che stana sensazione” pensò “Sembra di essere in un altro mondo!”
 << Mi hai sentito Capitan Ghiacciolo >> continuò intanto Merida, voltandosi per osservare anche Jamie<< Siamo nel ricordi del ragazzino, qui niente potrà farci del male. Quegli orsi non potranno trovarci finché resteremo nascosti qui >> si fermò un attimo, riflettendo sulle sue stesse parole << Beh, in realtà non possono trovarci perché nel mondo reale è come se il tempo si fosse fermato >>
<< Che intendi? >> chiese Jack sempre più confuso.
Lei gli lanciò una veloce occhiata per poi indicare con un ampio movimento del braccio (usando anche l’arco che aveva in mano per estendere l’ampiezza dell’atto) << Tutto questo che vedi è un ricordo, un altro mondo. Qui il tempo è alterato e passa molto più velocemente che nel mondo reale perché è così che fanno i ricordi. Ogni tanto affiorano nella nostra mente, giusto quell’attimo che ci permette di capire cosa farne del nostro presente. Un ora di qui >> ed indicò il terreno<< corrisponde ad un secondo di lì  >> e con il pollice indicò in posto dietro di sé, riferendosi al mondo che aveva appena lasciato.
Gli altri due ragazzi si guardarono scioccati, stupendosi non poco dei poteri della ragazza, poi il castano prese coraggio e domandò << Perché siamo nei miei ricordi? >>
Merida sorrise maliziosa << Il compito di Cupido non è quello di dare l’amore, come tutti pensano! >>
<< A no? >> chiese Jack scettico.
<< No! >> rispose la rossa con energia << Il devo dare la consapevolezza dell’amore. E faccio questo utilizzando le mie frecce. >> ed indicò la faretra<< Solo con i casi più difficili ricorro a questa pozione >> ed indicò la boccetta rosa, tornata al suo posto, attaccata alla cintura << Con essa posso far rivivere ad una persona tutti i ricordi legati alle sue relazione affettive. In poche parole: Jamie, tu rivedrai tutti tuoi momenti più importanti con Pippa per farti capire che è lei la ragazza giusta per te! >> li guardò entrambi con sguardo truce muovendo il dito indice da un lato all’altro, come per dire loro di fare attenzione e di non fare qualcosa << Ma mi raccomando: non osate toccare niente. L’amore è un sentimento tanto forte quanto delicato, se cambiate qualcosa anche i ricordi di Jamie cambieranno >>
Sia Jack che il quattordicenne spalancarono gli occhi, spaventati, così Merida si lasciò andare ad una risata malefica, felice di averli un po’ spaventati<< Bene >> disse poi<< Ora che siete stati avvertiti, Jamie >> il ragazzino si voltò verso di lei<< Tocca e te! Dove siamo? O meglio … quando siamo? >>
Jamie cominciò a guardarsi intorno e riconobbe subito il vecchio edificio che prima stavano guardando Jack e Merida<< Quello >> e lo indicò<< E’ la vecchia scuola elementare di Burgess. Qualche anno fa è stato demolito per costruirne uno nuovo e più grande, ma quando ero piccolo io venivo qui ed anche Pippa. E’ stato qui che l’ho conosciuta >> spiegò.
Le venature rosa negli occhi di Merida scintillarono di gioia<< Bene! >> esclamò<< Il vostro primo incontro! >> prese il ragazzino per mano (irritando non poco il gelosissimo Jack) e lo trascinò avanti << Dai, dimmi dove siete >> 





Ed eccomi di nuovi qui ^^ miei cari lettori e lettrici.
Ho cercato di non fare ritardi e ce l’ho fatta XD la pubblicazione settimanale è avvenuta con successo.
Dedico questo capitolo a tutti coloro che come me (anche se non ho ancora finito ç.ç, però sono in dirittura d’arrivo hihihi ^^) hanno superato il duro mese degli esami e/o interrogazioni che siano.
Allora? Che ve n’è parso? Me lo fate sapere vero? *.*
Più recensioni ricevo più sono felice ^^, fatemi felice su!
Immagino che tutti voi vi immagina navate qualcosa di completamente diverso per questo capitolo, magari uno scontro con Pitch u.u ed invece l’Uomo Nero ancora non si degna di uscire allo scoperto. Avete visto che cattivone? Comunque la storia si sta facendo complicata che ne dite? Ora c’è di mezzo anche Jamie, ma per fortuna ora almeno lui credo a Cupido, e tutto grazie a Jack. Vi è sembrato troppo sdolcinato? Spero di no! Come al solito ho sempre paura di non rendere bene il suo carattere. Forse doveva essere più rude ma ho pensato che proprio perché Jack è così sicuro di sé, giunto a capire di provare qualcosa per Merida, doveva pur volerglielo dimostrare no? XD
Chiedo scusa per gli eventuali errori di battitura ma ora vi lascio … fanno Harry Potter per tv e nonostante io conosca tutti i film a memoria il primo mi fa sempre emozionare hahahah!
Baci dalla vostra Fred Halliwell che prega Manny che voi decidiate di essere buoni di cuore e lasciarmi una recensioncina ^^’’
 


 


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Capitolo 13
*** Nel mare dei ricordi ***



Ed eccomi tornata ragazzi ^^
Come al solito spero che questo capitolo vi piaccia, non vedo l’ora di sapere cosa ne pensiate u.u
Vorrei inoltre chiedervi scusa preventivamente in caso di errori grammaticali e/o ortografici e dedicare questo capitolo a tutti gli universitari (anche se temo saranno pochi) che leggono la mia storia. Da questo avrete capito che ho finalmente finito gli esami (evvai XD) quindi potrò dedicarmi meglio a questa storia e ad altre che sto ideando. Forse ve ne avevo già parlato? Credo di si, ma sappiate che la mia storia su Harry Potter è praticamente terminata quindi a breve credo che inizierò a pubblicare anche quella. Se vi piace il mio stile spero che andrete per lo meno a darla un’occhiata. Comunque sia quando la pubblicherò la pubblicizzerò hihihi  >.<
Tornado alle cose che vi interessano decisamente di più … la storia del Guardiano Dimenticato si sta facendo complicata eh? Qualche tempo fa feci un riepilogo dei capitoli e credo che lo farò di nuovo  u.u … Allora:
 
Sono passati sei anni dalla sconfitta di Pitch ad opera dei Guardiani. Ora Jack Frost è uno di loro, ma non ha dimenticato il caro Jamie.
Un giorno lo va a trovare e vede una ragazza che gli punta contro una freccia. Bloccata la fanciulla viene richiamato al Polo da North e lì scopre non solo che l’Uomo Nero si è armato con nuova ombre a forma di orso ma che la ragazza che aveva bloccato è niente popò di meno che Cupido, il cui vero nome è Merida Love McCupid.
L’Uomo della Luna avvisa i Guardiani che avranno bisogno proprio dell’aiuto di lei per sconfiggere Pitch, così la vanno a prendere. Al Polo, però, Merida litiga sia con Jack che Bunnymund e decide di andare via abbandonando i Guardiani.
Sola e depressa Merida fa uno strano sogno in cui Manny la rimprovera e poco dopo, quando si è svegliata, viene contatta da Pitch che le chiede di passare dalla sua parte. Scossa dai fatti Merida cerca nuovamente Jamie per continuare il suo lavoro e farlo innamorare dell’amia Pippa, ma viene nuovamente interrotta da Jack.
Il ragazzo le fa capire quanto sia bello essere una Guardiana così lei decide di aiutarli.
Nel frattempo Pitch manda della ombre da North e Bunnymund per distrarlo mentre alcuni suoi orsi (le sue ombre potenziate) vanno ad uccidere Jamie.
Merida capisce il suo gioco e va con Jack a salvare il ragazzo che (proprio grazie a Jack) comincia a crede in lei. La ragazza approfitta di questo fatto per usare i suoi poteri e teletrasporta tutti e tre nei ricordi di Jamie.

 
Riepilogo finito. Spero che così facendo le cose vi risultino più chiare perché il racconto si farà sempre più complicato ed intrecciato.
Vi auguro comunque una buona lettura ^^
Baci dalla vostra Fred Halliwell! 








CAPITOLO DODICI
Nel mare dei ricordi
                                                                                                  

Jamie si stava lasciando trasportare passivamente attraverso il parco giochi della scuola. Ogni tanto si voltava indietro per vedere se Jack li stesse ancora seguendo. Si, lo stava facendo, ma era di pessimo umore. Aveva le braccia incrociate sul petto e poco gli importava se il s­uolungo bastone, che stringeva saldamente nella mano destra, gli impediva di camminare in modo corretto.
Osservava con sguardo truce la mano della rossa stretta in quella del castano: se ne avesse avuto il potere  (o meglio, quello lo aveva, forse dire “intenzione” sarebbe stato più corretto), ora Jamie sarebbe un cubetto di ghiaccio!
“Che sia geloso?” si chiese il quattordicenne guardando le ali piumate della ragazza semi nascoste dai lunghi capelli rossi. Le stava sbattendo ripetutamente (anche se non tanto forte da prendere il volo), chiaro segno che era emozionata. “Possibile che Jack si sia preso una cotta per lei?” Lanciò un’altra veloce occhiata all’albino e rivide il suo sguardo gelido: “Si, è proprio geloso marcio!” Quel pensiero lo faceva ridere (Jack Frost … innamorato? Ma dai!), ma non poteva permettere che Jack restasse così imbronciato per tutto il tempo. Lui era il Divertimento fatto a persona, vederlo tanto di cattivo umore era quasi un crimine! “Prima sistemiamo questa faccenda prima Jack tornerà a sorridere”, ciò significava che doveva concentrarsi al meglio per poter trovare subito il suo alterego di sei anni (era a quell’età che lui e Pippa si erano conosciuti).Il problema era che non si ricordava di preciso dove si erano incontrati per la prima volta, ma non avrebbe mai potuto dimenticare il come si erano incontrati, quindi aguzzò la vista, cercando di individuare una bambina castana che piangeva. La adocchiò subito. Era inginocchiata sull’erba e si disperava perché un bullo di circa nove anni la aveva rubato la bambola. << Eccola! >> la indicò col dito indice << Quella è Pippa! Lì, per terra, che piange >>
<< Perfetto! >>esclamò Merida all’apice della gioia << Avviciniamoci pure, tanto non ci possono vedere >> gli altri due annuirono e il trio si accostò alla bimba.
Così facendo poterono vedere meglio l’arrivo di un bimbetto di sei anni. << Jamie >> lo chiamò Jack indicando il nuovo arrivato << Ma quello sei tu, vero? >>
Il ragazzino annuì, non potendo distogliere lo sguardo dalla sua versione più giovane, che si avvicinava a grandi passi alla “futura amica” << Ridalle la bambola >> ordinò il piccino con aria baldanzosa << Non è tua! >>
Il bullo, dall’aria non troppo cattiva ma abbastanza dura da spaventare un bambino di sei anni, ridacchiò domandando << E chi mi costringerà, tu? >>
<< No, lo farò io! >> intervenne quella che sembrava una maestra (con gli occhiali spessi e la cipolla in testa non poteva essere diversamente) << Billy, sei in castigo! >> a quanto pare il piccolo Jamie si era portato dietro i rinforzi. Di certo non era stupido!
Il bulletto cambiò radicalmente espressione e guardò prima il bimbo poi la donna << Ma … >>
<< Niente “ma” Billy Wilkinson! >>continuò la donna << Ridalle la bambola e seguimi dal preside >>
Il bullo, che a quanto pareva si chiamava Billy, sbuffò sconsolato, lanciò la bambola alla bambina e si incamminò verso la scuola al seguito della maestra. Quando i due furono rimasti soli, la castana disse arrossendo: << Grazie dell’aiuto >>
<< Io non ho fatto nulla in realtà >> le rispose l’altro << Comunque io mi chiamo James Bennett, anche se tutti mi chiamano Jamie >> e le porse la mano.
La bambina esitò solo qualche secondo prima di stringerla nella sua << Io mi chiamo Filippa Harris invece, ma gli amici mi chiamano Pippa! >>
<< Io posso chiamarti Pippa? >> domandò il piccolo, innocentemente.
Lei sorrise dolcemente ed annuì << Hai salvato la mia Milly >> ed indicò la bambola di pezza << Saremo amici per sempre! >>
<< Ma come siete carini! >>mormorò Merida estasiata, stringendo convulsamente il braccio di Jamie tra le dita. Gli stava anche facendo male! Quella non era una ragazza, ma un carro armato. Come faceva tanta forza a stare in un corpo tanto minuto?
Jack si stava adirando sempre di più e non faceva che maledirsi per aver permesso al suo amico di vederla, perché ora lei gli stava appiccicata e non dipendeva più da lui per comunicare. Si rendeva conto che non era colpa di Jamie se Merida lo aveva preso come antistress personale (probabilmente sentiva anche dolore,  il poverino!) ma all’ennesima stretta da parte della rossa non ci vide più e domandò con tono iroso: << Possiamo andare al prossimo ricordo, per favore? >> calcò particolarmente la voce sull’ultima parola, come a sottolineare la sua insofferenza. Merida gli lanciò un’occhiataccia ma, vedendo lo sguardo irato di Jack, preferì non protestare e schioccò le dita. Un nuovo fascio di luce, sta volta bianca, li avvolse facendoli finire in un nuovo ricordo.
 
Andarono avanti così per parecchio tempo, perché ne passarono in rassegna molti. Arrivavano in un posto, Jamie capiva dov’erano e osservavano la scenetta da vicino. Merida era sempre più felice, era da molto che non faceva un viaggio in dei ricordi tanto allegri. Quelli degli adulti erano sempre tristi e noiosi! Stare con il ragazzino, poi, era divertente, ma più Merida gioiva, più Jack diventava musone. Ormai il suo cattivo umore era talmente evidente che se ne sarebbe accorto persino North! E ricordiamo che North è quello convinto che viaggiare dentro un sacco sia divertente …
Senza contare che oltre al malumore, lo accompagnava una nausea sempre maggiore, dovuta ai continui viaggi temporali. Merida non sembrava avere questo problema, ma chissà quante volte aveva fatto cose del genere. Lei era uno spirito da molto tempo prima della sua nascita; era molto, ma molto, più vecchia di lui, anche se dimostrava un paio di anni in meno. Doveva prendersi nota di chiederle quanti anni aveva! Alle donne non si chiede mai l’età, è vero, ma era troppo curioso. Voleva sapere il più possibile di lei, capire i suoi comportamenti, comprendere perché Manny l’aveva scelta come Prima Guardiana. Tutte le volte che si ritrovava a pensare a Merida (e capitava sempre più spesso) si rendeva conto che la sua vita girava sempre di più attorno alla ragazza. Ogni aspetto di lei lo affascinava sempre di più e si meravigliava ogni volta di come i suoi sentimenti fossero mutati velocemente, senza neanche una vera ragione.
Ma in fondo Jack era fatto così, anche il suo cuore era impulsivo come il suo spirito. Per lui amare era semplice come volare: per gli altri era impossibile, ma per lui era normale. Ecco come spiegare questo suo repentino mutare dei sentimenti.
Amare Merida per Jack era normale, naturale come volare! 
Jamie, invece, era sempre più confuso (non che gli altri due stessero tanto meglio, sia chiaro!), stava impazzendo! Più passavano da un ricordo all’altro più si rendeva conto di quanto ciò che provava per Stacy fosse fasullo e privo di significato. Allo stesso tempo, però, Pippa non riusciva a prendere del tutto il posto della biondina. Si rivide con l’amica il giorno di Halloween di qualche anno prima, vestiti dalla Bella e la Bestia, il primo giorno di scuola, al mare … Avevano fatto tante di quelle cose assieme, come semplici amici. Gli sembrava impossibile far mutare i propri sentimenti da un momento all’altro, anche se glielo diceva Cupido in persona! Vide persino Pippa affacciata alla finestra (con in testa il suo inseparabile cappellino verde acido) quando lui stesso, sollevato alla sua altezza da un invisibile Jack Frost, l’era andata a chiamare per lottare contro l’Uomo Nero. Il suo cuore era combattuto tra l’affetto che provava per lei in quanto sua amica e quell’idea che Merida gli aveva messo in testa, l’idea di un futuro, per loro due, come coppia. Fu così finché non arrivarono a vedere il ricordo dell’ultimo Natale, quello appena trascorso. Lo avevano festeggiato a casa del castano ed erano presenti alcune famiglie del vicinato, tra cui gli Harris << Questo dovrebbe essere l’ultimo ricordo >> li informò la rossa, da cosa lo avesse dedotto non era dato saperlo, ma Jack e Jamie neanche se lo chiesero. La concentrazione del più piccolo era tutta rivolta verso una figura minuta ed aggraziata che era appena entrata nel salotto di casa sua, con indosso un bel vestitino rosso: era Filippa! Quel colore le donava proprio, non l’aveva mai vista tanto bella, come aveva fatto a non notarlo allora?
Il Jamie del passato, vestito con un completo verde e beige, le corse incontro, salutandola calorosamente: << Ciao Pippa! >>
<< Ciao >>rispose lei imbarazzata, torturandosi l’orlo della gonna con le dita << Siamo sotto il vischio, lo avevi notato? >>
Il Jamie di allora alzò lo sguardo e notò la piantina. Sorrise e le diede un bacio sulla guancia, mandandola in iperventilazione. La ragazzina arrossì a tal punto che diventò dello stesso colore del suo bel vestito.
Possibile che non si fosse reso conto di tutti quei segnali? Pippa aveva una cotta per lui e Jamie non lo aveva mai notato, anche se era evidente! << Sono stato talmente cieco … >> mormorò mentre la luce purpurea del primo viaggio avvolgeva tutto il trio, riportandoli alla realtà.
Si ritrovarono nuovamente nascosti dietro ai cespugli, Jack ne approfittò per riprendere la sua posizione accanto alla rosse e per dire: << Il viaggetto è già finito? Che peccato … >> il suo era sarcasmo puro, ma detto esclusivamente per far ridere Merida e riuscì nel suo intento. Anche Jamie, nonostante fosse scosso dalla rivelazione appena avuta, si lasciò scappare un sorriso: Jack era tornato il solito simpaticone.
<< Questo viaggio sarà anche finito >> esclamò Merida mettendosi di scatto in piedi << Ma ne sta per cominciare un altro … Via! >> l’ultima parola la urlò con tutto il fiato che aveva in gola e spiccò velocemente il volo trascinandosi dietro anche il ragazzino.
Jack la seguì subito, non potendo fare altrimenti, visto che un grosso orso fumoso atterrò proprio dove si trovavano prima loro << Dannazione >> imprecò quando li ebbe raggiunti in cielo << Ci hanno trovati >> cercò di rallentarli agitando il suo bastone magico e congelandoli all’istante << Visto? >> domandò alla rossa quando vide che ci era riuscito << Li posso battere anche io, non sei l’unica che può farcela >> ma non riuscì neanche a finire la frase che il ghiaccio in cui aveva intrappolato gli orsi andò in frantumi, liberando i suoi prigionieri << Come non detto! >> disse a quel punto, richiamando un vento ancora più veloce del precedente, cercando di distanziarli il più possibile. Tuttavia non ce la stava facendo e i mostri guadagnavano velocemente terreno, così fu costretto e tirare fuori dalla tasca una palla di vetro di North. Sperava di non doverla usare, Babbo Natale gliel’aveva data per un’emergenza, ma quello sembrava proprio il caso. La tirò con energia davanti a lui e agli altri due amici gridando: << Polo Nord! >>. Il portare magico si aprì con un vortice di luci e li risucchiò all’interno, facendoli finire dall’altro lato, al sicuro,  e richiudendosi velocemente alle loro spalle.
 
Atterrarono tutti e tre con malagrazia sul pavimento. Si ritrovarono, così, doloranti a malandati; Merida aveva persino strusciato con una spalla sulle mattonelle (per non far ferire Jamie), procurandosi una leggera ma bruciante escoriazione. Attorno a lei c’erano alcune piume rosa: la botta era stata comunque abbastanza energica da spennarla << Merida, Jamie >> li chiamò Jack avvicinandosi al due << Tutto ok? >> solo allora notò la piccola ferita della rossa.
<< No, brucia solo un pochino >> ammise l’altra con sincerità. L’albino le si inginocchiò accanto e, posato per terra l’inseparabile bastone, poggiò le sue mani fredde sul taglio << Cosa fai? >> domandò a quel punto la ragazza, un po’ imbarazzata dalla vicinanza del giovane e dal contatto improvviso.
Jack le sorrise e spiegò << Sono decisamente meglio di una borsa per il ghiaccio, tu non pensi? >> con quella stupida battutina la fece ridere, ma non ottenne nessuna risposta.
Intanto Jamie, atterrato una ventina di centimetri più in là, incolume grazie a Merida, si stava guardando intorno con gli occhi stracolmi di meraviglia. “Questo è il laboratorio di North?” si domandò non potendo ottenere risposta. Prima di entrare nel portale magico aveva sentito Jack urlare “Polo Nord” quindi quello doveva essere proprio il palazzo di Babbo Natale. Lui non ci era mai stato, ma se lo era sempre immaginato e purtroppo doveva ammettere che per quando fosse carico di mistero e magia aveva un po’ deluso le sue aspettative. C’era il caos ovunque, le sedie erano rivoltate e c’erano pezzi di carta regalo ovunque. Era come se lì dentro ci fosse stata una guerra in piena regola.
<< Non badare a confusione >> gli disse un forte vocione dall’accento russo che Jamie riconobbe subito come appartenente a North << Abbiamo avuto ospiti movimentati >>.
Il padrone di casa li stava osservando dal fondo della sala, davanti ad un grande camino, dove brillava un fuoco scoppiettante, insieme agli altri Guardiani. Anche Toothiana e Bunnymund, infatti, erano tornati dalla tana di quest’ultimo dopo aver scacciato le ombre. Merida aveva avuto ragione, erano solo un diversivo.
La fata, comunque, non appena vide che Jack stava curando la spalla della sua amica e volò incontro domandandole preoccupata << Stai bene? >> mentre gli altri salutavano il loro vecchio amico umano, aggiungendo frasi del tipo: “Ma quanto sei cresciuto succhia pollice!” oppure “Quasi io non riconosceva te!”
Merida lanciò un veloce occhiata al ragazzo, che però non stava prestando attenzione a nessuno se non alla sua ferita, così si limitò a dire, guardando Toothiana nei suoi profondi occhi viola << Ora si >> Quanti sottintesi c’erano in quelle due semplici parole! La fatina li colse tutti e sorrise maliziosa all’indirizzo dei due giovani spiriti mimando a Merida delle parole con le labbra che somigliavano molto ad un: “Poi mi spieghi tutto!” e subito dopo volò anche lei a salutare Jamie e a congratularsi per i bei denti che aveva perso negli anni.
Fu solo quando l’amica si fu allontana e Jack si fu rialzato che Merida notò qualcosa che non andava con il globo << Sbaglio o prima c’erano più luci? >>
Bunnymund le rispose con tono grave: << Purtroppo non ti sbagli >>
Jack, rimasto in silenzio fino a quel momento, si fece sollevare dal vento atterrando proprio sul globo << Si stanno spegnendo? Di nuovo? >>
<< Di nuovo? >>chiese Merida << Mi state dicendo che è già successo? >>
<< Si, ma  non così >> rispose Toothiana << Sei anni fa Pitch provò a farci dimenticare dai bambini e le luci si spegnevano a vista d’occhio. Faceva impressione! >> pigolò tamponandomi le braccia con le mani, sentendo la paura di quei giorni scorrerle nuovamente nelle vene.
Bunnymund riprese la parola e spiegò a i nuovi arrivati cosa era successo << Abbiamo cacciato le ombre sia da qui che dalla mia tana. Tornati ad osservare il globo abbiamo notato che alcune luci si erano spente. Lo stanno facendo molto più lentamente dell’altra volta, è vero, ma se non troviamo il modo di fermare Pitch una volta per tutte prima o poi si spegneranno tutte >>
<< Impossibile >> si intromise Jamie con voce risoluta << Io non smetterò mai d credere in voi! >>
Toothiana, commossa da quel gesto di coraggio, gli accarezzò dolcemente una guancia ancora paffuta nonostante i quattordici anni compiuti << Grazie del tuo sostegno Jamie, ma è proprio per questo che sei in pericolo e che Jack e Merida ti sono venuti a salvare >>
Il ragazzino abbassò lo sguardo, sconfitto << Ma bisogna fare qualcosa >> tornò a guardare i suoi amici spiriti << Io non ho paura di Pitch e finché non ho paura lui non può farmi del male >>
<< Ma non è la paura che sta sfruttando adesso, o almeno non solo quella >>esclamò Jack dall’alto del globo. Sandy fece comparire un punto interrogativo sulla sua testa, chiedendo al ragazzo spiegazione. Questo messaggio non fu difficile da decifrare, così Jack parlò di nuovo << Pitch l’ultima volta spaventava i bambini con i suoi incubi e loro smettevano di credere in noi. Sta volta invece non sfrutta la loro paura, ma il loro odio! Sta facendo in modo che i bambini comincino ad odiarci. Nonostante noi andiamo da loro portandogli gioia, Pitch, con le sue ombre orso, fa sì che ci vedano come nemici >> guardò i suoi compagni con sguardo serio, fin troppo strano sul suo volto giovanile << Non dobbiamo scordare che questi orsi sono più forti delle sue ombre precedenti, possono fare molte più cose >>
<< Come fai ad esserne sicuro? >>gli domandò il Coniglio pasquale.
Jack non gli rispose neanche e si limitò a toccare con il dito un punto sul globo dove fino a poco prima c’era una lucina. Sullo scherno del pannello di controllo del globo comparve l’immagine di una bambina di circa dieci anni, dai lunghi capelli biondi. “Annabeth!” pensò spaventata Merida riconoscendo la bambina di quella mattina “Cosa le è successo?”
 << Che cattivo che è stato Jack Frost >> piagnucolava la bimba << Mi ha fatto venire gli incubi ed anche la febbre >> si stropicciò gli occhi << Perché non mi difende? Che cattivo! Io lo odio! >> poi la comunicazione si spense. Per Jack fu come ricevere una pugnalata al cuore: con quella bimba ci aveva giocato poche ore prima ed adesso lei lo detestava.
Quando era salito sul globo aveva avvertito subito che qualcosa non andava. Era come quando, nel nascondiglio di Pitch sei anni prima, sentì che quell’unica lucina che brillava era Jamie. Glielo aveva detto l’istinto!
<< Infondo anche i giocattoli e le uova sembravano odiarvi, vero? >> domandò Toothiana << Quello che dice Jack ha perfettamente senso! >>
<< Questo essere problema! >> commentò North << Ma per fortuna noi avere soluzione >> si voltò sorridendo verso i suoi compagni << Quale essere contrario di odio? >>
<< Amore >>rispose Cupido con una sottospecie di lamento. Spiccò anche lei il volo e fece un paio di giri attorno al globo. Le lucine che mancavano all’appello erano troppe, sarebbe stata un faticaccia << E’ una mole di lavoro enorme. Cercare di capire quando lanciare una freccia dell’amore non è come nascondere uova o lasciare pacchetti sotto un albero. Non posso farcela, almeno non da sola >>
<< Potemmo aiutarti noi >>propose Toothiana con nuova speranza negli occhi << Voi lo avete già fatto per me, aiutandomi a raccogliere i dentini >>
Bunnymund scosse la testa << Sta volta non si può fare. Sei anni fa noi eravamo quasi stati dimenticati, sta volta invece non è così! Se tu e Sandy smettete di fare il vostro lavoro allora i bambini ci odieranno e poi ci dimenticheranno e a quel punto Pitch avrà vinto. La Pasqua, poi, è troppo vicina e con la storia delle uova salterine sono rimasto troppo indietro sulla tabella di marcia: devo lavorare! >>
<< Ci sono sempre Jack e North >> rispose Jamie assecondando il suo colpo di genio << Potrebbero aiutare loro due Merida. Il Natale è appena passato quindi Babbo Natale può permettersi una pausa e resterò io qui a controllare il globo >>
<< Beh si potrebbe fare >> confermò la rossa pensosa, dopo aver osservato i due possibili aiutanti << Sempre meglio in tre che da sola. Se mi farete da schiavetti, ubbidendo a tutto ciò che vi dirò, potemmo finire anche in un paio di ore >>
North rise entusiasta << Basta che noi tornare per cena! >>
Anche gli altri Guardiani esultarono, solo Jack sembrava non averla presa tanto bene << Aspettate! Cosa vuol dire che ti dovremmo “fare da schiavetti?” >> mimò anche il gesto delle virgolette.
Merida ghignò maliziosa << Che dovrete stare ai miei ordini >> lo guardò dritto negli occhi << Poi, Jack, sei stato proprio tu a farmi capire quanto sia bello essere vista dai bambini. Se voi mi aiuterete non solo risolveremo il problema creato da quegli stupidi orsi ma faremo anche in modo che i bambini tornino a credere in Cupido! >>
<< E come? >>domandò Jack un po’ spaventato dal suo sguardo.
La rossa rise, quasi malefica. Le striature rosa dei suoi occhi brillarono di una inquietante luce che innervosì ulteriormente l’albino << Lo vedrai … Oh se lo vedrai … >> 

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Capitolo 14
*** Ritratto di famiglia ***


CAPITOLO TREDICI
Ritratto di famiglia

                                                                                                  
<< Questa situazione è ridicola! >> esclamò Jack per l’ennesima volta mentre volava sulla slitta di North insieme a lui e Merida << Mi rifiuto di partecipare ancora a questa pagliacciata, è un’idea stupida! >>
La rossa lo fulminò con lo sguardo (“l’idea stupida” era stata sua dopotutto) sbattendo nervosamente le ali piumate. Erano seduti vicini, su uno dei sedili più lontani dal guidatore e per tutto il viaggio si era pentita del posto che aveva scelto. Il ragazzo non era stato zitto un secondo, lamentandosi per questa o quest’altra cosa << Sei fastidioso >> gli disse infine, innervosita << Te lo hai mai detto nessuno? >>
<< E tu sei una schiavista >> rispose lui a tono, facendole il verso << te lo ha mai detto nessuno? >>
Si guardarono storto a vicenda, pronti a saltarsi alla gola, quando North li rimproverò entrambi, virando bruscamente la slitta per evitare uno stormo di uccelli << Dovere smetterla voi due! Noi avere finito nostro lavoro, voi potere litigare dopo cena! >>
 << Ma North >>cercò di farlo ragionare Jack << Non ti da fastidio ciò che ci sta costringendo a fare? >>
 << Perché mai dovere dare fastidio me? >> gli chiese lui a sua volta, ingenuo come solo Babbo Natale poteva essere << Essere divertente e noi stare aiutando bambini e vecchia amica >>
Merida guardò l’albino sorridendo soddisfatta, così Jack, preso dalla stizza, le disse: << Ti faccio notare che ha usato l’aggettivo “vecchia” … e a ragion veduta >>
Gli occhi della rossa si chiusero come due fessure << Brutto … >> ma non finì la frase, perché si gettò sul collega Guardiano provando a picchiarlo, facendogli volare via la parrucca rossa che indossava.
Si, avete letto bene, e no, Jack non è impazzito. La “stupida idea” di Merida era stata quella di far travestire sia lui che North da Cupido. I bambini, potendoli vedere, avrebbero visto lo spirito dell’amore, li avrebbero scambiati per lei e avrebbero ricominciato a credere in Merida, facendo si che tornasse visibile sul serio.
 
[Flash Back]
<< Io dovrei indossare quel coso? >> esclamò Jack inorridito, indicando il grosso camicione bianco latte con cui si era presentata Toothiana. La fatina svolazzava una ventina di centimetri sopra la sua testa, reggendo quel vestito tra la piccole dita.
<< E’ la cosa più vicina al costume di un angelo che ho trovato qui al Polo >> gli spiegò l’amica << Indossarlo da sopra i vestiti non sarà fastidioso, non dovrai mica andare in giro nudo! Con indosso questa, della ali finte ed una parrucca lunga e rossa, tu e North potrete tranquillamente essere scambiati per Merida, non trovate anche voi? >> chiese poi rivolta agli altri Guardiani.
Sandy portò i pollici all’insù, per mostrare il suo consenso, mentre Jamie e Bunnymund ridevano senza controllo, immaginando i due con quello strano costume addosso. Soprattutto il Coniglio Pasquale non riusciva proprio a trattenersi << North sarà un Cupido un po’ in sovrappeso, ma tu Jack, tu sarai “una ragazza perfetta” >> dopo questo rise ancora più forte.
<< Oh, andiamo! >> si lamentò il ragazzo per l’ennesima volta << Sarò ridicolo Toothiana, abbi un po’ di pietà >>
La ragazza lo guardò confusa, non sapendo se dargli retta o meno. Alternava lo sguardo purpureo dal costume che aveva in mano agli occhi supplicanti di Jack << Non farti convincere Toothy! >> ordinò Merida dal basso << Deve travestirsi come North >> e lo indicò già bello e pronto che se la rideva << Punto e basta! >> incrociò le braccia al petto come un generale << Infilagli quel coso … ora! >> Jack provò anche a scappare, ma fu repentinamente riacciuffato da Phil e un altro paio di yeti, che ridacchiavano sornioni, felici che finalmente anche il Guardiano del Divertimento potesse subire una “piccola punizione”.
[Fine Flash Back]
 
La questione, allora, si era conclusa lì. Jack e North furono costretti a vestirsi da donna (inutile riportare le grasse risate che si fece Bunnymund alla vista del suo “rivale” conciato in quella maniera) e ad accompagnare Merida in giro per il mondo.
La ragazza aveva anche dato loro arco e frecce giocattolo. Su queste ultime ci aveva versato qualche goccia della sua pozione magica, per renderle incantate come le sue. Nonostante le continue lamentele di Jack avevano anche finito il loro lavoro e stavano tornando al Polo Nord vincitori. Tutti i bambini da cui North e Jack erano passati li avevano visti e li avevano scambiati per Cupido. Merida non era mai sentita tanto potente in vita sua, aveva dimenticato quanto fosse bello essere vista dai bambini, essere riconosciuta. Paradossalmente doveva tutto al ragazzino con cui stava litigando proprio in quel momento, se lui non l’avesse spinta a lottare ora non si starebbe tanto divertendo.
<< Ho detto voi di smetterla >> li riprese nuovamente North con un tono leggermente più adirato del precedente << Sembrate essere bambini di asilo. Tra poco noi tornare a casa e voi litigare lì >> aggiunse ridendo. A differenza dell’albino, per il russo non era stato un problema mettersi quella tunica, anche se gli andava un po’ stretta (il vero miracolo era fosse riuscito a mettersela e soprattutto che Toothiana fosse riuscita a trovarla), e le ali finte. Aveva fatto storia solo per la parrucca, ma unicamente perché gli pizzicava la testa.
<< E va bene >> si arrese Jack rimettendosi seduto << Infondo prima torniamo al Polo prima posso togliermi di dosso questo coso! >> e strattonò l’indumento bianco liberando parecchia neve.
Merida lo aveva notato subito: già pochi minuti dopo che Jack si era preparato i nuovi vestiti si erano ricoperti di un sottile strano di brina, come d’altronde la felpa che indossava quotidianamente. Infondo non poteva aspettarsi niente di meno da Jack Frost, ma restava il fatto che con quel camicione indosso Jack era parecchio ridicolo. Sembrava molto più magro di quel che normalmente era e quella parrucca rossa non gli donava per niente << Oh andiamo Jack >> gli disse lei << Non è stato poi tanto brutto, mi sembra >>
Jack la guardò pensieroso, rendendosi conto che, effettivamente, tanto brutto non era stato. Aveva fatto quello che faceva normalmente con i bambini, solo che invece di farli divertire con la neve li pungeva con la punta incantata della freccia, aspettava che gli incubi sparissero e passava al bambino successivo. Facendo così aveva potuto anche farsi “perdonare” da Annabeth.
Certo, lui non aveva fatto niente in realtà, ma la bambina credeva il contrario ed era stato proprio lui a passare da lei. Mentre guardava la tv l’aveva punta con la freccia. Subito il suo pianto si era trasformato in un sorriso ed aveva mormorato: << Beh, se ho il raffreddore non devo andare a scuola … Grazie Jack Frost! >> a quel punto il suo cuore si era riempito di gioia ed era passato alla casa successiva. Vedere North vestito da donna, poi, era stato un vero spasso che,unito agli scherzi che aveva fatto a Merida, aveva contribuito a rallegrargli l’umore. La rossa, a prima vista, appariva come una ragazza forte ed impeccabile, ma in realtà era estremamente goffa: gli era bastato ghiacciale qualche tetto per farle fare dei capitomboli da manuale! E più cadeva più si arrabbiava, e più si arrabbiava più faceva ridere.
Che si era divertito, però, non l’avrebbe mai ammesso con la rossa, quindi si decise a mentirle << Io non riesco ad essere ilare come North. Questa farsa mi ha disgustato quindi niente “Oh andiamo Jack” >> e gesticolò non poco pronunciando questa frase.
Merida lo guardò sollevando un sopracciglio << Io non ti ho mai chiesto di essere ilare >>
<< A no? >> le chiese lui scettico.
 << No >> gli rispose lei con un sorriso << Altrimenti, per me, che divertimento ci sarebbe? >> Jack spalancò la bocca guardandola incredulo, così lei aggiunse con malizia << Ringrazia che non ti ho fatto mettere il pannolino piuttosto! >>
<< Jack in pannolino? >> domandò North immaginandosi la scena << Devo raccontare a Bunnymund! >>
<< No! >> strillò Jack buttandosi in avanti arrossendo di botto. << Al coniglio no! >> diceva ancora, mentre Merida si sbellicava dalle risate. Si teneva la pancia e respirava a stento per le troppe risa, si era addirittura distesa completamente sul sedile lasciato vuoto dal giovane.
Mentre stavano volando, però, un forte scossone fece traballare la slitta e il russo fu costretto ad un atterraggio di emergenza, riuscendo ad evitare degli alberi sotto di loro << Voi stare bene? >> domandò ai suoi passeggeri.
<< Si Nicolas >> rispose Merida, che era stata sbalzata fuori dal veicolo dall’urto.
<< Che ti è preso? >> domandò Jack togliendosi la tunica con un unico strappo e restando i suoi soliti vestiti addosso << Perché questo brutto atterraggio? >>
<< Qualcosa deve avere colpito mia slitta >>spiegò l’uomo ansioso << Qualcosa di grosso e forte! >>
L’albino corrucciò le sopracciglia, guardando poi il loro precedente mezzo di trasporto. Sembrava ancora in grado di volare, ma la fiancata sinistra era completamente graffiata e le renne spaventatissime << Phil dovrà lavorare molto per rimetterla in sesto >> commentò sarcastico riferendosi al suo “amico” yeti << E’ un rottame! >>
<< Niet! >>rispose North << Io avere slitta di riserva >> e rise forte reggendosi la pancia << Ora noi risalire su e tornare al Polo >>
<< La slitta, al momento, dovrebbe essere l’ultimo dei nostri problemi >>si intromise Merida guardando anch’essa lo squarcio nella fiancata del veicolo << Cosa ci può essere di tanto grosso e robusto da fare un tale disastro? >>
<< A questo non avere pensato >>fu il sincero commento di Babbo Natale cominciando a guardarsi intorno preoccupato e per poter essere più vigile si tolse anche quella fastidiosissima parrucca rossa dalla testa.
<< Oh no … >> considerò una voce melliflua alle loro spalle << Il rosso ti dona, Nicolas, perché non te la rimetti? >> l’eco di una maligna risata si diffuse in tutta la radura << Se vuoi posso aiutarti coprendoti di rosso sangue … magari il tuo sangue! >> e rise ancora più forte. Un brivido di inquietudine attraversò la schiena dei tre Guardiani: avrebbero potuto riconoscere quella profonda voce ovunque! Era inconfondibile, sembrava provenire direttamente dagli inferi, dagli incubi più neri …
Si voltarono indietro contemporaneamente, tutti e tre armati fono ai denti, chi di arco, chi di bastoni magici, chi di affilatissime sciabole. Tra gli alberi rinsecchiti dal gelo comparve una oscura figura a cavallo. La bestia si avvicinava lentamente, con passo deciso e controllato, avanzando nelle neve scortata da due orsi di fumo. Il suo cavaliere aveva la pelle grigiastra, quasi malata, in netto contrasto con i luminosissimi occhi gialli da pantera. Il corpo longilineo era fasciato da uno stretto abito scuro, che esaltava la sua magrezza, dandogli al tempo stesso un aria fragile e minacciosa. Era lui, era Pitch Black … l’Uomo Nero!
<< Pitch! >> ringhiò Jack all’indirizzo dell’uomo << Sapevo che c’eri tu dietro a tutto questo! >> e provò a congelarlo lanciandogli contro un raggio glaciale del suo bastone.
Il fascio luminoso fu, però, intercettato da una zampata di uno dei due orsi neri che accompagnavano l’Uomo Nero << Sempre il solito impulsivo, vero Jack? >> lo canzonò quello << Hai già conosciuto i miei nuovi cuccioli? >> domandò indicando gli orsi << North lo ha fatto sicuro. Si sono comportati bene, spero. Come stanno i tuoi giocattoli? >>
Babbo Natale strinse con più forza l’elsa delle spade, trattenendo a stento la rabbia << Da, stare bene e stare bene anche bambini, tuo piano essere fallito! >>
Sul volto grigiastro di Pitch si formò un espressione di disprezzo << L’ho notato >> replicò << Il problema era che non avevo previsto l’intervento di una nostra conoscenza comune >> si voltò trionfante verso la rossa << Ciao Merida >> la salutò con un tono basso, da potersi definire quasi sensuale<< Come stai? E’ da tanto che non ci vediamo, vero? >>
Non appena Merida incrociò i suoi occhi gialli tremò, anche se non seppe dire se per la rabbia o la paura. La vista di quel volto tanto bello quanto spaventoso, di quegli occhi talmente profondi e magnetici che parevano leggerti l’anima, la riportarono indietro nel tempo, agli anni felici e spensierati della sua giovinezza, agli anni in cui era ancora umana e credeva ancora nell’esistenza del principe azzurro. A quel tempo credeva che Kozmotis Pitchiner avrebbe potuto essere il suo, di principe, ma più che un nobile dal sangue blu, si era presto rivelato per quello che realmente era: un arrivista dall’anima nera e nulla più. Stava quasi per spiccare il volo e fuggire; non si aspettava di vederlo tanto presto. Una morsa dolorosa le stritolò il cuore a ricordo di ciò che le era successo, proprio per questo non raccontava mai volentieri il suo passato, per non ricordare.
La mano gelida di Jack che stringeva la sua la riportò alla realtà. Vedendola in difficoltà (anche se non sapeva perché), le aveva afferrato la mano per darle conforto, per farle capire che lui c’era, che per lei ci sarebbe stato sempre, che non doveva pentirsi di essersi riunita ai Guardiani. Fu solo allora che Merida si rese conto che Jack non sapeva niente del suo passato se non qualche sporadica informazione datagli da Toothiana e dagli altri. Cosa avrebbe detto sapendo di lei e di Pitch? Alla prima occasione avrebbe dovuto raccontagli tutto, perché era giusto che fosse messo al corrente della sua vita … voleva che lui facesse parte della sua vita!
Quel pensiero la fece arrossire dall’imbarazzo, ma la rincuorò solo parzialmente: provava qualcosa per Jack, era evidente, ma da quando aveva rivisto Pitch era tornata la ragazzina innamorata di un tempo. Era possibile amare due persone contemporaneamente? Questo nuovo concetto la bloccò ulteriormente, rendendola incapace di replicare, così fu Jack a parlare per lei: << Lasciala stare >> disse all’Uomo Nero attirando il corpo bloccato della giovane verso il suo, stringendole la vita in un protettivo abbraccio << Tu e lei non avete niente da spartire >>
La ragazza si era lasciata muovere passivamente, senza reagire, finché non aveva sentito il suo naso cozzare contro la giugulare di Jack e si era ritrovata a guardare la pelle eterea del suo collo. A quel punto non aveva resistito e si era lasciata andare nel suo abbraccio, stringendo saldamente la felpa del giovane tra le dita, in cerca di un calore che Jack, paradossalmente, era in grado di donarle.
Lo sguardo di North si addolcì a quella vista: quei due ragazzi si erano innamorati! Lui conosceva il passato della rossa e conosceva il suo temperamento, se si fosse trattato di qualcun altro non si sarebbe mai fatta vedere tanto fragile e bisognosa d’aiuto. Lei era una vera forza della natura, ma stranamente Jack era riuscito ad “addomesticarla”. Ma mentre Babbo Natale gongolava contento a Pitch gli ribolliva il sangue nelle vene per la rabbia. Un tempo Merida era stata sua, era a lui che si aggrappava in cerca di conforto, non allo spirito del gelo. Quella scena era completamente sbagliata! << Jack Frost … >> mormorò con furore << Hai sviluppato la brutta abitudine di intrometterti negli affari altrui. Sei anni fa ti prendesti la mia gloria ed ora vuoi prenderti lei? >> indicò Merida << Lei che un tempo doveva, e voleva, essere mia? >>
Lo sguardo di Jack si perse nel vuoto. “Voleva essere sua? Lo amava?”: era quello il mistero che aleggiava attorno al rapporto tra Pitch e Merida? Erano stati amanti? Una morsa dolorosa gli strinse forte il cuore nel petto. Lei aveva amato un altro (e forse lo amava ancora visto che si era bloccata al solo vederlo) come aveva potuto essere tanto sciocco da sperare che un giorno lei si sarebbe potuta accorgere di lui? Aveva avuto secoli per innamorarsi e per provare i “piaceri delle vita”, perché mai avrebbe dovuto innamorarsi di un ragazzino sciocco ed inesperto come lui?
Il panico dilagò nei suoi occhi, la presa sulla vita di Merida si fece più fievole e lei la sentì venir meno. Guardò North in cerca d’aiuto, cercando di fargli capire telepaticamente che Jack stava cedendo alle parole dell’Uomo Nero. Il russo fece un passo avanti puntando una spada contro Pitch, pronto a difendere entrambi i ragazzi come se fossero stati figli suoi << Lascia stare ragazzi >> gli disse << Tuoi giochi mentali non funzionano! >> “Oh si che funzionano!” avrebbe voluto rispondergli Jack, ma rimase in silenzio lasciandolo continuare << Meglio che tu andare via se non vuoi che ti faccia perdere altro dente come Toothiana sei anni fa! >>
Pitch arrossì per la frustrazione, storcendo infastidito le labbra, e solo allora Merida notò che nella bocca dell’Uomo Nero mancava uno dei suoi denti a punta << Non immischiarti anche tu, vecchio ciccione >> lo minacciò << Io e Jack, infondo, stavamo solo chiacchierando >>
<< Non mi interessa ciò che hai da dire >> gli rispose il ragazzo seppur con il cuore ridotto in mille pezzi << Ciò di cui tu parli riguarda Merida e Merida soltanto >>
Pitch sghignazzò con perfidia << Beh se la pensi così perché non far parlare subito la nostra principessa scozzese, acceleriamo i tempi >> si cacciò dalla tasca un pezzo di stoffa arrotolato. Era logoro, sembrava molto vecchio, probabilmente di secoli. Lo srotolò piano, facendo molta attenzione. Ad ogni movimento delle dita affusolate di Pitch si liberava nell’aria una manciata di polvere. Quando ebbe finito lo sventolò davanti ai tre Guardiani.
Quello che Jack vide fu un antico arazzo, tutto ricamato con eleganti motivi celtici, perfetto in ogni suo particolare, tranne che per uno squarcio riparato male nel centro esatto della tela, che divideva alcuni dei personaggi principali. C’era raffigurata una famiglia, composta da sei persone. Sulla destra c’era un uomo, grosso e vestito con un pelliccia di orso, tra i capelli rossi era evidente una massiccia corona forgiata con metalli semplici e pensanti. Sulla sinistra c’era una bellissima donna dall’aria regale. Indossava un lungo abito verde e portava i capelli castani raccolti in due trecce. Tra di loro stavano tre gemellini dalla capigliatura rossa e una ragazza di circa sedici anni, anch’essa con i capelli rossi, lunghi e riccissimi. A ben pensarci somigliava parecchio alla ragazza ancora stretta contro il suo petto. << Ti sei dato al ricamo Pitch? >> gli chiese Jack con scherno.
La sua ilarità si trasformò ben presto in inquietudine quando notò che il sorriso sul volto dell’Uomo Nero non scompariva << Oh, non io >> gli rispose, infatti, lui << Ma sua madre si! >> e gli indicò Cupido con un cenno del capo. L’albino la sentì irrigidirsi nel suo abbracciò, ed automaticamente la strinse con più forza.
La rossa non poteva fare altrimenti. Se non ci fosse stato Jack a reggerla probabilmente sarebbe stramazzata al suolo. Quello era l’arazzo fatto da sua madre, lo stesso che lei aveva strappato e ricucito per mettere la parola fine alla maledizione che aveva trasformato sua madre in un orso! Come era finito nella mani di Pitch? Come osava quel viscido uomo stringerlo fra le sua dita ossute? Un fremito di rabbia le risvegliò lo spirito: Pitch Black l’avrebbe pagata anche per quello, parola di Merida L. McCupid!
<< Te lo ricordi questo? >>le chiese quello con cattiveria << Vero? >> e lo agitò davanti ai suoi occhi << La regina Elinor era proprio brava nel ricamo. Me lo tengo io, ti va bene? >> e lo richiuse velocemente rimettendolo al sicuro nella sua tasca.
Anche North aveva osservato la scena inorridito. Lui, come Jack, aveva riconosciuto Merida nell’arazzo, ma più che altro perché la stessa ragazza gli aveva parlato parecchie volte di quell’oggetto. Era forse il ricordo più caro che lei potesse volere e glielo avrebbe ridato << Dai tela a Cupido! >> urlò correndogli incontro con le spade sguainata << Non essere tua! >>
Il colpo di Babbo Natale, però, non andò a segno perché uno dei due orsi che scortavano Pitch gli si lanciò contro schiacciandolo al suolo.
<< North! >> urlò Jack spaventato << Lascialo stare >> e, lasciata Merida, anche lui partì all’attacco, riuscendo a disarcionare l’Uomo Nero (che non si aspettava un attacco diretto) ma l’altro orso gli riservò lo stesso trattamento dato al russo.
Solo Merida era rimasta libera: toccava a lei affrontare Pitch Black, come ai vecchi tempi … 





Ma ciau cari lettori e lettrici ^///^
Sono di nuovo io, Fred Halliwelll, la vostra scocciatrice preferita puntualissima come al solito ^^
Allora? Che ve n’è parso di questo capitolo? Finalmente Pitch Black si è fatto vedere eh? Dite la verità, non vedavate l’ora che si facesse vivo!
Mi rendo conto di essere stata cattiva e di aver lasciato finire il capitolo sul più bello, ma non temete …. Se questo vi è piaciuto i prossimi li adorerete XD …. O almeno lo spero o.o
Prima di lasciarvi vorrei fare un ringraziamento speciale a: Agnese_san, AliAliEfp, biebsrescuedme, Black98, CeleDayDreamer, Crystal eye, Danielle_Lady of Blue Roses, dragon_queen, Hawthorn, Iris_Blu, IvelostwhoIam, jesuisstupide, KAZ 2Y5, krystal86, Kurt Winchester, Lady of the sea, LoveDolphin, Malika, Marina94, Pitch Black, Summer Lillian, YaMiNoLaDy, Zelda_Love, _Calamaretta_941 e _Pikadis_ che hanno messo la mia storia tra le seguite e a: biebsrescuedme, Cordelia89, DjAmuStar, EmilyHalliwell, fera_JD, giada1999, Lombaxlover, marty00, MrsDalloway91, NosferatuAbby, Romantic_Dreamer e Tsuki_Frost che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite.
Un grazie di cuore a tutti voi con la speranza che chi non lo ha ancora fatto decida di recensire e di farmi sapere cosa ne pensa ^^
Un’ultima cosa prima di lasciarvi … ANTICIPAZIONI *.* …. Sono perfida lo so! XD Per chi di voi segue la mia storia con interesse queste mie uscite dovevo essere una tortura hahaha
 
[…] Merida respira a fatica, cercando di regolarizzare il battito furioso del suo petto, mentre Pitch la guardava sogghignando con perfidie << Ed eccoci di nuovo qui >> le disse infine << … faccia a faccia pronti ad affrontarsi in una nuova lotta mortale >> aggiunge avanzando verso la rossa con passo sinuoso. Erano secoli che non la vedeva, ma era proprio come se la ricordava: bellissima ed indomabile come solo la principessa di Dunbroch poteva essere. Combatterla era l’ultima cosa che voleva e infondo Merida pensava la stessa cosa. Perché doveva combatterlo di nuovo? Perché opporsi? Pitch l’aveva già ferita così tante volte, sia mentalmente sia fisicamente … perché era così masochista? […]
 
E allora? Vi ho messo la curiosità addosso eh? Cosa farà Merida ne prossimo capitolo? Si piegherà all’Uomo Nero o continuerà a combattere dalla parte dei Guardiani? Ai posteri l’ardue sentenza *.* muhahhah!
Ora, però, vi lascio sul serio, al prossimo capitolo … BACI!
 

Ps … Spero di aver descritto bene l’arazzo della Regina Elinor o.o, non me lo ricordavo troppo bene hihihi ^^’’’


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Capitolo 15
*** Da Ribelle ... ***



Ma salve ragazzi! Eccomi di nuovo qui! ^^
Prima di tutto volevo dedicare questo capitolo alla rediviva HeilyNeko (leggente le sue opere mi raccomando che è troppo brava ^^), alla dolcissima _Calamaretta_941, alla immancabile IvelostwhoIam, alla bravissima biebsrescuedme (se vi posso dare un consiglio leggete anche la sua storia in questa sezione) e alla cara Tsuki_Frost.
Queste cinque “disgraziate” recensiscono immancabilmente ogni mio capitolo rendendomi l’autrice più felice del mondo! Grazie care!
Passando, ora, alle cose meno serie volevo darmi un’informazione u.u. Ormai Merida è rientrata a pieno titolo nei Guardiani, quindi il titolo italiano “Le 5 Leggende” non è più adatto. E’ così che ho deciso di cambiare titolo (prendendo quello in inglese) e dal prossimo capitolo “Le 5 Leggende: Il Guardiano Dimenticato” diventerà “Rise of the Guardians: The Lost Guardian” ^^ Che ve ne pare? E’ meglio o peggio?
Altra informazione … questo capitolo è inutile. No, non sto scherzando, e no, non lo dico per modestia, ma sono serissima. Questo capitolo è sul serio inutile! Forse solo la minima parte ha un minimo di importanza, ma siete già avvertiti che nella seconda parte Merida racconterà a grandi linee la trama del film “Ribelle”. Proprio per questo volevo diffondere un ATTENZIONE SPOILER! Se qualcuno di voi non ha mai visto il film “Ribelle” e non vuole rovinarsi la sorpresa è avvisato: non leggesse il testo scritto con un carattere diverso u.u
Ed infine volevo chiedervi scusa per gli eventuali errori ortografici (la mia correttrice di bozze ufficiale si è presa una pausa per questo capitolo quindi potrebbe essercene molti) e ringrazio tutti coloro che leggendo la mia storia, anche se non mi recensiscono … Logicamente mi farebbe piacere sapere cosa ne pensano ^^’’’ che i giudizi siano positivi o negativi.
Ora vi lascio, baci e buona lettura.
Ps … Mi stavo quasi dimenticando …. BUONA DOMENICA DELLE PALME, anche se ormai la giornata è quasi finita. ^^
Alla prossima! 



CAPITOLO QUATTORDICI
Da Ribelle …

 

Silenzio e tensione la facevano da padroni in quella radura. Merida respirava a fatica, cercando di regolarizzare il battito furioso del suo petto, mentre Pitch la guardava sogghignando con perfidia << Ed eccoci di nuovo qui >> le disse infine << … faccia a faccia pronti ad affrontarsi in una nuova lotta mortale >> aggiunge avanzando verso la rossa con passo sinuoso. Erano secoli che non la vedeva, ma era proprio come se la ricordava: bellissima ed indomabile come solo la principessa di Dunbroch poteva essere. Combatterla era l’ultima cosa che voleva e infondo Merida pensava la stessa cosa. Perché doveva combatterlo di nuovo? Perché opporsi? Pitch l’aveva già ferita così tante volte, sia mentalmente sia fisicamente … perché era così masochista?
<< Merida scappa >> le consigliò Jack a fatica, giacché era schiacciato sotto la zampa dell’orso e sebbene tutti i suoi sforzi non riusciva a liberarsi << Sei la nostra unica speranza, non deve succederti nulla, non voglio che accada >>
Merida lo guardò con gli occhi sbarrati. Le zampe dell’orso gli schiacciavano il petto, rendendogli difficile perfino respirare: nonostante ciò Jack si stata preoccupando più della sua incolumità che della propria. Pitch non gradì né l’intromissione del ragazzo né la reazione piacevolmente sorpresa della rossa, così si affrettò a commentare << Ma che coraggioso il caro Jack >> fece un cenno con la mano all’orso per ordinargli di premere con più forza la zampa contro il petto dello spirito del gelo. Quello si morse il labbro per il dolore ma non fece neanche un suono: non gli avrebbe dato la soddisfazione si sentirlo gridare. Merida provò a fare un passo nella sua direzione, ma le parole dell’Uomo Nero la fermarono << Sta buona principessa, questa è una questione che non ti riguarda! >>
“Principessa?”Anche Jack l’aveva chiamata principessa, ma che differenza c’era tra il tono dolce e scherzoso di lui e quello freddo e ostile di Pitch! Vedendo il volto sofferente del suo amico sentì un moto di rabbia crescerle nel petto. Non lo sentiva da tanto quel fuoco assetato di giustizia che le divampava dentro. Sentiva il suo spirito vivo e giovane, i millecinquecento anni passati erano stati spazzati via da una sola fiammata: era tornata la Merida caparbia e ribelle di tanto tempo fa!
Jack aveva fatto tanto per lei e non avrebbe permesso a Pitch di fare del male a lui come aveva fatto con la sua famiglia << E’ un mio amico cha stai minacciando >> gli disse con voce risoluta << Certo che la questione mi riguarda! >>

Caricò l’arco tanto velocemente che riuscì a polverizzare i due orsi di ombra (liberando entrambi i Guardiani) senza che loro se ne accorgessero e prima che l’Uomo Nero potesse fare qualsiasi cosa per impedirlo. Egli ebbe a stento il tempo di urlare un disperato: << No! >> prima che si ritrovasse steso in terra con un sandalo di Merida sullo sterno e un sasso che gli premeva contro una scapola ossuta. La ragazza dopo aver eliminato le due creature aveva preso il volo e con un calcio aveva atterrato l’Uomo Nero tenendolo fermo utilizzando il suo peso. Aveva caricato una nuova freccia e la teneva puntato sul petto di Pitch << Quanta rabbia >> le disse lui lentamente << Tutta per salvare Jack Frost? >> lei arrossì ma non mollò la presa << Sono geloso sai? Finirai per spezzarmi il cuore >>
<< Come se Pitch Black ne avesse mai avuto uno di cuore >>rispose lei a tono.
L’uomo inclinò il capo << Uccidimi se mi odi tanto >>
<< Non ti odio … è questo il problema >>lo aveva detto lentamente, pentendosi subito della debolezza che si era concessa. Pitch sorrise malefico avendo intuito cosa attanagliava il cuore della sua vecchia amante. Lo amava ancora? Probabile, ma di certo provava qualcosa anche per Jack Frost. “Magnifico” pensò diabolico “posso sfruttare la cosa a mio vantaggio.”
<< Merida >> la richiamò North distraendola << Non uccidere lui, non valere la pena divenire assassina per vendicarti su uno come Pitch >>
L’uomo si lasciò sfuggire una profonda risata che riecheggiò in tutta la radura << Non lo farà comunque, mi ha amato troppo per farlo! >> e scomparve in una nuvola di fumo, lasciando la ragazza con un palmo di naso, mentre il cuore di Jack si congelava sul colpo.
“Lo ha amato? Allora avevo capito fin troppo bene!” fece qualche passo all’indietro, allontanandosi dalla ragazza << Cosa voleva dire? >> chiese nonostante temesse di sentire la risposta.
Lei lo guardò negli occhi e per la prima volta non riuscì e leggervi niente. L’azzurro liquido si era congelato diventando come il ghiaccio che Jack tanto amava << Si riferiva ad un qualcosa successo molto tempo fa >> disse Merida convinta delle sue parole. Era, infatti, certa di non amare più l’Uomo Nero o non avrebbe provato tanta rabbia nei suoi confronti, ma come avrebbe spiegato a Jack che quella rabbia era stata scatenata proprio perché Pitch aveva fatto del male a lui e perché si era ricordata di tutte le belle sensazione che lui le aveva fatto provare?
<< Racconterai lui tutto arrivati al Polo >> si intromise North spingendo delicatamente Jack verso la slitta << Merida, ragazzo merita di sapere tutta la verità >> aggiunse rivolto principalmente alla rossa << Ma ora sbrighiamoci a tornare a casa … io avere fame! >> Risalirono sulla slitta e volarono a tutta velocità verso il Polo Nord. Jack non riusciva, però, a dimenticare le ultime parole di Pitch: non si era mai sentito tanto male in vita sua …
 
Merida tirò in sospiro di sollievo non appena mise piede fuori dalla slitta. Il Polo Nord non le era mai parso tanto accogliente e paradossalmente quella distesa immacolata di neve la rilassò e le diede una momentanea pace sensoriale. Quando Phil vide il danno sulla fiancata si mise la mani tra i capelli (o sarebbe meglio dire la zampe tra i peli?) e si mise subito a lavoro per riparare il veicolo mentre i tre salivano al piano superiore con l’ascensore sferico. Nonostante Jack e Merida fossero vicini tra di loro si era creato un abisso profondo chilometri. Il ragazzo non aveva aperto bocca per tutto il viaggio, troppo spaventato e deluso per chiedere ulteriori informazioni. Che cosa gli aveva nascosto Merida per tutto quel tempo? Fu North (logicamente solo dopo aver saziato la sua fame) a raccontare agli altri Guardiani, arrivati lì dopo aver terminato (almeno parzialmente) i loro incarichi, cosa era successo con Pitch e con i bambini. Infatti, giunti in un grande salone, probabilmente uno antistante la sala del pannello di controllo del globo, Merida si era lasciata cadere pesantemente su una poltrona rossa, stringendosi le gambe al petto assumendo una posizione fetale, e anche lei era sprofondata nel mutismo assoluto. Jack la guardava da lontano con il cappuccio tirato sulla testa, il bastone sotto braccio e le mani in tasca. Con la sinistra stringeva qualcosa che aveva nascosto nella sua tasca: era l’arazzo. Aveva approfittato del contatto fisico con Pitch avvenuto durante il combattimento per sfilarglielo dalla tasca ed infilarlo nella sua. Lo cacciò fuori e lo osservò con distacco. Chissà perché quel pezzo di stoffa era tanto importante per Merida. Probabilmente faceva parte di quel pezzo del suo passato di cui non voleva parlare.
<< Perché sei qui? >>gli chiese Jamie sbucando all’improvviso dietro di lui insieme agli altri Guardiani << Perché non vai da lei a consolarla? >> Anche Baby Tooth sembrava dello stesso parere e gli svolazzò davanti al viso cinguettando parole incomprensibili.
<< Perché dovrei andare io? Non è me che vorrebbe vedere … >> dissi tristemente il Guardiano abbassando nuovamente il capo sull’arazzo.
North seguì il movimento dei suoi occhi e quando finalmente i suoi videro l’oggetto, si illuminarono di gioia << L’arazzo! Tu avere recuperato lui durante combattimento contro Uomo Nero? >> gli domandò in piena euforia.
Jack strabuzzò gli occhi non capendo l’eccessiva reazione del russo << Beh si … mi era sembrato importante per Merida e l’ho preso di nascosto >>
Jamie tirò la manica rossa di Babbo Natale per avere la sua considerazione << E’ quello l’arazzo di Merida? >>
Toothiana volò in mezzo al trio richiamato l’attenzione su di sé << Aspettate, lo che è strano che io lo abbia notato solo ora e che non c’entra nulla con il nostro discorso ma … Jamie tu puoi vedere il vero aspetto di Cupido? >>
Il quattordicenne annuì sorridendo felice << Si, è stato Jack a parlarmi di lei! >>
Gli occhi della fata e della sua piccola assistente si illuminarono come se si fossero riempite di tante stelline << Oh ma che romantico >> disse la più grande << Le restituisci l’arazzo e fai sì che un bambino creda il lei >>
<< Un vero cavaliere >> le fece eco Bunnymund per prendere il giro il suo “rivale” di sempre mentre anche Sandman sghignazzava silenziosamente.
<< Smettetela di mettermi alla berlina! >> gli rispose lo spirito del gelo infervorandosi << L’ho fatto solo perché è diventata mia amica e ho capito di volerle bene >> e quelle parole anche Jamie e North cominciarono a ridacchiare mentre Jack arrossiva ancora di più << A lei ci tengo e volevo fare bella figura facendo il bravo ragazzo >> risate maggiori << Ma quanto pare lei preferisce quelli cattivi … >> aggiunse deprimendosi all’istante.
Toothiana, l’unica che non aveva riso (persino Baby Tooth, nascosta dietro un ala della sua ex padrona, si era lasciata scappare un risolino), gli si avvicinò poggiandogli delicatamente una mano sulla spalla << A tutte piacciono di cattivi ragazzi, ma poi scegliamo sempre quelli che catturano il nostro cuore con i bei gesti e non la nostra attenzione con la cattiveria >>
Jack la guardò sorridendo, un po’ rincuorato, ma non disse una parola, così Jamie gli si avvicinò << Lei ti piace, ormai è evidente a tutti >> gli disse e gli altri si affrettarono ad annuire << Lei potrebbe provare lo stesso per te, perché non vai a parlarle e le restituisci l’arazzo? >>
Jack li guardò tutti, uno ad uno, sempre più spaventato ed impacciato << E che dovrei dirle? Io non ho mai fatto una cosa del genere! >>
<< Tu averle restituito ricordo più prezioso del suo passato e averle dato nuova speranza per futuro >> gli disse North dolcemente << Anche tua sola presenza accanto a lei le sarà sufficiente >>
Jack inspirò profondamente e si diresse impettito verso la ragazza che, non appena lo vide avvicinarsi alzò di scatto il capo. Fu così che l’albino notò gli occhi rossi, segno evidente che aveva pianto << Cosa vuoi? >> gli chiese lei con tono ostile.
<< Nulla di che >> le rispose quello cercando di non alterarsi per i modi di lei << Solo ridarti questo >> e le porse il fagotto contente l’arazzo.
Merida lo riconobbe subito e lo afferrò all’instante srotolandolo per poterlo ammirare di nuovo << L’arazzo di mia madre >> mormorò con la voce rotta dall’emozione << Lo hai preso a Pitch per me? Hai fatto anche questo per me? >> una nuova lacrima la colò lungo la guancia e Jack andò nel panico. Cosa doveva fare con una ragazza che piangeva?
<< No, no! Perché piangi ora? Non farlo! >> cominciò a strepitare agitando le mani davanti a lui << Non è il caso di fare così! >>
Lei si lasciò sfuggire una risata << Non piango più perché sono triste, ma perché sono felice >> e gli regalò il più bel sorriso che poteva fargli. Solo a quel punto Jack si calmò e le asciugò quella lacrima solitaria con il palmo della mano, facendo attenzione a non raffreddarla troppo con il contatto con la sua pelle.
<< Allora la prossima volta che sei felice, sorridi per favore, se no mi preoccupo >> le disse facendola ridere di nuovo << Sei molto più bella quando sorridi >> aggiunse facendola arrossire fino alla punta dei capelli.
<< Grazie Jack, di tutto >> e lo abbracciò stretto nascondendo il viso nel suo petto << Sei stato tanto buono con me in questi due giorni ed io non ti ho mai detto la verità sul mio passato, sul vero motivo per cui non volevo più essere una Guardiana. E’ giunto il momento che tu sappia tutto >> e lo guardò con sguardo risoluto invitandolo a sedersi sul bracciolo della poltrona.
<< Ma Merida! >> si intromise Toothiana che aveva origliato la loro conversazione fino a quel momento << Credi che sia il caso? >>
Sandman, accorso anche lui in tutta fretta al capezzale della rossa disegnò in aria l’immagina di un cuore spezzato un due. Cupido sorrise ad entrambi << Lo so che mi farà male ricordare, ma Jack merita di sapere >> e tornò a guardare l’alabino negli occhi.
Le loro due tonalità di azzurro si fusero nuovamente l’una nell’altra e sembrarono estraniarsi da tutto ciò che li circondava. Toothiana sorrise e andò a riunire le due parti del cuore creando da Sandy con la sabbia, ricostruendo la figura originale. “Magari Jack sarà in grado di riparare il cuore spezzato di Merida … forse ci è anche già riuscito” pensò notando il rossore sempre crescente sulle gote della sua migliore amica.
Bunnymund tossì per attirare l’attenzione su di sé e i due “amanti” furono bruscamente riportati alla cruda realtà << Allora? >> disse imperioso << Vogliamo cominciare questo racconto, nemmeno io conosco tutta la storia! >>
Merida trasse un profondo respiro e si accinse a raccontare << Il mio vero nome è Merida Dunbroch e sono nata in Scozia poco dopo la fine dell’Impero Romano, circa millecinquecento anni fa …

 
A quei tempi era tutto diverso da ora. Io ero una principessa e proprio per questo avevo della regole ferree da rispettare, o almeno le avevo secondo mia madre, la regina Elinor. Mio padre, infatti, il re Fergus, la pensava diversamente, voleva far di me una principessa guerriera come lui lo era stato da giovane, difendendo il suo stesso regno dalla invasioni barbariche e romane. Il giorno del mio sesto compleanno andammo tutti a fare una specie di pic-nic, fu allora che il mio destino prese una piega del tutto diversa.
Ricevetti un dono da mio padre un arco, il mio primo arco, anche se mia madre non era d’accordo. Lei pretendeva che io divenissi una principessa perfetta e mi comportassi fa fanciulla educata. Mio padre, nonostante le proteste delle moglie, cominciò subito a dirmi come tirare le frecce e ne scagliai una, che finì in mezzo al bosco. La andai a recuperare e fu tra quegli alberi che ebbi il mio primo contatto con la magia: vidi un fuoco fatuo, una piccola magica creatura che viveva nei boschi. La regina era un’appassionata di leggende e mi aveva parlato molte volte di loro. Dopo essere tornata dai miei genitori venimmo attaccati dal malvagio orso Mor'du, una temibile bestia che da decenni viveva nei boschi che delimitavano il mio regno. Mio padre lo affrontò per dare a me e a mia madre il tempo di fuggire.
Dieci anni dopo re Fergus era divenuto famoso come il Re Orso, per aver tenuto testa al grande orso Mor’du perdendo solo una gamba. Io ero cresciuta divenendo una ragazza coraggiosa, ribelle e sognatrice e soprattutto ero diventata sorella maggiore di tre pestiferi gemelli, anche loro con i capelli rossissimi e ricci come i miei. Mio padre, inoltre, aveva continuato ad addestrarmi fino a farmi diventare un'arciera infallibile (è solo a lui che devo la mia incredibile mira) e portavo sempre con me l'arco regalatomi quando era bambina. Anche mia madre aveva continuato ad educarmi per farmi divenire una principessa rispettabile e solo qualche giorno io potevo fuggire dalla routine quotidiana per divertirmi cavalcando Angus, il mio fidato stallone nero.
Una sera, di ritorno da uno dei miei giri nel bosco, venni informata dalla regina che i tre capi dei clan che mio padre governava avevano presentato ciascuno il loro primogenito come pretendente alla mia mano. Essi avrebbero dovuto partecipare a dei giochi ed il vincitore sarebbe divenuto mio marito e nuoco re di Dunbroch. Io ero estremamente contrariata, non volevo sposarmi, ma mia madre, che non aveva mai accettato i miei modi bruschi, maschili e così poco regali, mi riprese nuovamente intimandomi di obbedire. Lei mi rimproverava sempre, continuamente, non mi ascolta mai e insisteva nel ripetermi l’importanza del accettare la tradizione e i pretendenti.
Per convincermi provò anche ad usare una delle leggende che tanto amava: essa parlava di un regno governato da un re saggio e giusto. Egli aveva quattro figli, che dovevano dividersi il regno in quattro parti, ma il maggiore di essi lo voleva tutto per sé. Il suo egoismo mandò in rovina il regno intero. All'arrivo dei tre clan, mia madre annunciò la prossima apertura dei giochi e quando affermò che solo il "primogenito" delle famiglie nobili poteva gareggiare, io ebbi l’illuminazione. Io ero la primogenita di re Fergus, sarei stato io a lottare per me, così decisi di partecipare per vincere la mia stessa mano. Poiché, essendo io la principessa, spettava a me la scelta della disciplina in cui i pretendenti devono gareggiare. Io, logicamente, scelsi il tiro con l'arco, disciplina nella eccellevo. Partecipai alla gara e centrai tutti i bersagli, umiliando i pretendenti e mandando su tutte le furie mia madre e i capi dei clan. Durante il litigio che seguì al mio gesto, tagliai l'arazzo fatto da mia madre, che rappresenta la loro famiglia, e Elinor, ferita e infuriata, gettò il mio arco nel fuoco …
 
<< Aspetta, aspetta, aspetta! >> la interruppe Jack iniziando a gesticolare come un pazzo per fermare il racconto della rossa.
Lei alzò gli occhi al cielo << Che c’è Capitan Ghiacciolo? Ci stavo prendendo gusto >> lo rimbeccò.
Lui le fece una linguaccia, piccato, ma sorrise di quel piccolo scambio di battute. Sembrava che la rossa stesse tornando quella di un tempo << L’arazzo che hai strappato era quello che ti ho restituito io? >>
Merida se lo strinse al petto, come se fosse un peluche, e ne ispirò il profumo, c’era ancora quello di sua madre, lo poteva sentire nonostante i tanti secoli passati <<           Si, è proprio questo >> mormorò dolcemente lasciandosi trasportare dai ricordi << Ora posso continuare? >> Jack e gli altri Guardiani annuirono, così lei tornò al suo racconto << Allora cosa stavo dicendo? A si! Mia madre gettò l’arco nel camino acceso …

 
A quel punto, ferita ed arrabbiata, scappai nella foresta, dove vidi apparire nuovamente i fuochi fatui che avevo visto all’età di sei anni. Seguendoli, arrivai nella bottega di una vecchia intagliatrice, che in realtà era una strega. Pagandola con uno dei miei gioielli chiesi alla vecchia un incantesimo, un incantesimo che fosse capace di cambiare mia madre e quindi il mio destino. La strega mi raccontò di un principe, venuto tempo prima da lei. Egli chiese lo stesso incantesimo e funzionò, con queste premesse mi assicurò che il mio destino sarebbe cambiato. Quindi mi preparò un dolce magico, che avrei dovuto far mangiare a mia madre, e mi mandò via. Dopo essere tornata al castello, diedi il dolcetto a mia madre. Lei si sentì male e, lasciato il dolce in cucina, l’accompagnai in camera sua.
Lì inaspettatamente, Elinor si trasformò in un'orsa. Convinsi i miei fratellini a collaborare in cambio di dei dolci, e con il loro aiuto riuscimmo a fuggire dal castello senza essere viste. Andammo in cerca della strega che però aveva lasciato la baita dove abitava. Da un messaggio lasciato per me scoprii che avevo solo due giorni per far tornare mia madre alla sua forma umana, altrimenti l'incantesimo sarebbe divenuto permanente e mia madre sarebbe divenuta un vero orso, anche nell’animo.
 
<< E come potevi spezzare l’incantesimo? >>chiese, sta volta Jamie, interrompendo di nuovo il suo racconto proprio nel momento più bello.
Merida rise per l’impazienza del quattordicenne e gli scompigliò i capelli castani << Se mi lasci continuare magari lo scopri, che ne dici? >>
Jamie arrossì e mormorò un dispiaciuto << Scusa >>
<< Bene, continuiamo …

 
La strega mi suggerì anche il modo per spezzare l'incantesimo, cioè ricucire lo strappo che il mio orgoglio aveva causato. Lì per lì né io né mia madre capimmo a cosa si riferiva (anche se pensavamo che lo strappo di cui la strega parlava fosse lo strappo nell'arazzo), così ci trovammo un riparo per la notte e ci mettemmo a dormire. Il mattino seguente, andammo al fiume a pescare, per fare colazione.
Durante quel poco tempo passato insieme, imparammo a conoscerci e a divertirci, ma mia madre iniziava a divenire un orso. Camminando giungemmo a delle rovine, dove capii che la storia sui quattro fratelli che mia madre mi aveva raccontato era vera e che il primogenito era stato trasformato dalla strega nell'orso Mor'du, utilizzando il mio stesso incantesimo. L'orso, nascosto tra le rovine della sala del trono, però, ci attaccò e noi riuscimmo a metterci in salvo per poco. A quel punto c’era poco da fare, dovevamo trovare al più presto una soluzione, così io supposi che lo strappo di cui la strega parlava fosse lo strappo nell'arazzo di mia madre che io stessa avevo fatto. Tornammo, quindi, al castello e vi entrammo di nascosto, trovando i clan che si azzuffano tra loro nella sala del trono. Io, nel tentativo di distrarre i presenti per far raggiungere a mia madre la stanza dell'arazzo, riuscii a riappacificare i clan e a convincere i capi a lasciare i principi primogeniti liberi di sposarsi con chi desiderano. Una volta riappacificati i clan io e mia madre ci rifugiammo nella stanza, dove cercammo, invano, di riparare lo strappo nell'arazzo.
Sfortunatamente proprio in quel momento sopraggiunse mio padre, il quale, vedendo i vestiti strappati di sua moglie e l'orsa, crede che ella sia stata uccisa da quest'ultima e l'aggredisce, sebbene io cercassi di chiarire la situazione. Mia madre fuggì nel bosco inseguita dal marito e dai suoi uomini, mentre io venni chiusa nella mia stanza per la mia sicurezza. Grazie ai miei tre fratellini (anch'essi trasformatisi in orsetti per via del dolce magico che avevo dimenticato in cucina) raggiunsi il luogo ove mio padre aveva bloccato mia madre intervenendo per salvarla. Lungo il tragitto avevo ricucito alla meno peggio l’arazzo, ma nonostante fosse integro l’incantesimo non veniva spezzato. Fu allora che, in lacrime, le dichiarai il mio affetto, non sapendo che era questo lo strappo da sanare, non quello dell'arazzo, così mia madre tornò finalmente umana.
Dopo l’esperienza passata insieme non mi costrinse a sposarmi.
 
<< Bel racconto >> si complimentò Jack << Ma Pitch Black cosa centra in tutto questo? >> chiese.
Merida lo guardò con occhi tristi e sospirò pesantemente << Centra perché … Qualche tempo dopo queste vicende arrivò a Dunbroch un uomo, affascinante e regale che veniva dall’est. Riuscì dove quegli altri pretendenti avevano fallito: mi rubò il cuore. Il suo nome era … Kozmotis Pitchiner … >> 






Salve! Si sono di nuovo io … credevate di esservela scampata eh? Hahahha! Ed invece no! Nel prossimo capitolo Merida svelerà parte del suo passato, quello che l’ha legata a Pitch in maniera indissolubile. Cosa sarà mai successo?
Vi ho incuriositi eh? Spero che mi seguirete ancora ^^ … anche per questo!
Baci! 



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Capitolo 16
*** ... A Leggenda! ***


Ed eccomi qui u.u in ritardo ma sempre presente.
Avvertenze pre-lettura: la parte scritta con un altro carattare è il passato di Merida dopo glia eventi di Ribelle, ergo sta volta sono importanti, ci vediamo nel commento post-capitolo. Buona lettura ^^ 



 




CAPITOLO QUINDICI
… A Leggenda!

 

 

Dopo che Merida ebbe pronunciato quel nome, un profondo silenzio piombò su tutti i presenti. Certo, i Guardiani sapevano già del passato della ragazza, ma attendevano con ansia la reazione di Jack. North muoveva, irrequieto, gli occhi azzurri dal ragazzo alla giovane, preoccupandosi di più per ogni minuto di silenzio che passava. Bunnymund aveva, invece, cominciato a spazientirsi ed era molto vicino dal prendere Jack per il cappuccio e sbattergli la testa contro un muro per farlo reagire in qualche modo. Sandman e Jamie, dall’altro canto, si guardavano spaventati dalla possibile reazione del neo-Guardiano, scambiandosi dei messaggi silenziosi del tipo: “Se cerca di scappare lo fermi tu, se non si muove lo picchio io.”
Le uniche che parevano capire davvero la situazione dell’albino erano le due fanciulle (Toothiana e Baby Tooth). La ragazza che Jack amava era stata innamorata del suo peggiore nemico … chi non si sarebbe infuriato al posto suo?
In ragazzo, infatti, sentiva una folle rabbia crescergli nel petto e propagarsi pian piano in tutto il suo essere. Tremila dubbi attanagliavano il suo cuore, rendendogli impossibile ragionare con lucidità. Trasse un profondo respiro per calmarsi, ma non servì a molto. Gli diede solo la forza di non urlarle in faccia e si concentrò per parere il più calmo possibile. Sorrise addirittura pur di convincere gli altri (o forse se stesso) cha andava tutto bene!
“Se ne sei convinto tu ghiacciolo”, si ritrovò a pensare Bunnymund guardando l’inutile tentativo di Jack di restare impassibile davanti alla confessione di Merida. Almeno, però, si era deciso a fare qualcosa, così non fece nulla per impedirgli di chiedere altre informazioni: << E dimmi >> cominciò infatti l’albino iniziando a dondolare nervosamente sul bracciolo della poltrona appoggiandosi maggiormente al suo inseparabile bastone << Lo amavi? >> e dicendo questo osò abbassare lo sguardo sulla ragazza
Merida lo guardò dritto negli occhi, imbarazzata come non mai << Si >> rispose semplicemente, ma non potendo più reggere il suo sguardo glaciale abbassò la vista, sentendosi stranamente colpevole.
Perché poi? A Jack lei non doveva nessuna spiegazione, eppure si sentiva in dovere di farlo. Paradossalmente si rese conto che l’opinione che il giovane aveva di lei aveva cominciato a valere più di quella di tutti gli altri Guardiani messi insieme. Voleva far colpo su di lui? Forse si: infonfo tutte quelle attenzioni che stava ricevendo da lui non la aveva mai ricevute da nessuno in tutta la sua esistenza, nemmeno da Pitch in persona. Nonostante il suo carattere orgoglioso e spaccone Jack si era dimostrato generoso e gentile con lei (seppur poco paziente), talmente tanto che aveva cominciato a piacerle … ed anche parecchio!
Sentì le gote imporporarsi ma non si vergognò di mostrare il suo imbarazzo. Sta volta aveva finalmente capito a cosa era dovuto e si era resa conto che provare qualcosa per Jack (soprattutto se qualcosa di così dolce e puro come quel appena accennato inizio di innamoramento) non era motivo di biasimo, bensì di felicità. Fu così che si diede coraggio e cominciò a mordersi il labbro inferiore e giocherellare con l’orlo delle gonna in attesa di un’altra domanda, che non tardò ad arrivare << E cosa è successo dopo? >> a porle quella questione, sta volta, fu Jamie, perché Jack stava ancora cercando di farsi una ragione della risposta datagli precedentemente << Lo ami ancora? >>
            << No >> rispose Cupido con convinzione << Non è più lui che amo >> a quella risposta Jack tornò a guardarla. Incontrando lo sguardo bicolore di Cupido una nuova speranza gli era nata nel petto ed il macigno che gli si era formato sul cuore sembrò dissolversi all’istante.
            << A no? >> chiese infatti con voce tremante << E perché? >> aggiunse quando vide che Merida aveva annuito. La rossa sorrise e ricominciò il racconto …
 
Egli (Kozmotis Pitchiner) arrivò qualche giorno dopo la partenza dei clan, a gara ormai conclusa. Era un giovane principe di circa venticinque anni appartenente ad una tribù vichinga, venuto da lontano quando aveva sentito parlare della competizione per vincere la mia mano. Gli era giunta voce della mia bellezza (almeno lui così sosteneva) e non solo voleva appurarsene di persona, ma intendeva comunque partecipare alla lotta per divenire il futuro re di un florido e tranquilla reame quale era Dunbroch: per lui, nato secondogenito, sarebbe stata un’occasione ghiotta ed irrepetibile.
Quando lo vidi mi colpì subito, non solo perché aveva dichiarato apertamente il suo interesse per la corona senza timore di essere malgiudicato, ma soprattutto perché era diverso rispetto a tutti gli altri uomini che avevo visto fino a quel momento. Era bello, slanciato e distinto. Quei lineamenti duri e marcati, virili, quei capelli nerissimi e quegli occhi blu come il cielo notturno lo rendevano magnifico ai miei occhi di ingenua ragazzina. Kozmotis era un guerriero, un uomo, con il fiero cuore di un leone e io sarei stata volentieri la leonessa che avrebbe potuto giacere al suo fianco.
Me ne innamorai subito ed insistetti con mio padre per farlo restare come ospite nel nostro castello per almeno qualche giorno e il Re accettò. Durante la cena in suo onore mi presentai con un abito principesco, di quelli che non mettevo mai perché troppo “femminili” ed avevo anche provato (seppur inutilmente) a pettinarmi i capelli in una complicata acconciatura. Quei miei comportamenti insospettirono non poco mia madre, che capì subito cosa mi stava succedendo.
Non mi stupì poi molto, infatti, quando quella sera entrò nella mia stanza mormorando: << Ognuno deve trovare l’amore con i propri tempi, giusto Merida? >>
Io arrossii di botto, avendo intuito che lei aveva capito tutto e strepitai: << Mamma! >> era ingiusto che usasse le mie stesse parole contro di me!
Lei rise e mi si avvicinò per aiutarmi a slacciare il corpetto dell’abito << Non agitarti tanto, era anche normale che prima o poi ti innamorassi di qualcuno e il principe Pitchiner è un bell’uomo, sembra anche nobile di cuore, quindi, se a te piace, per me e tuo padre non ci sono problemi perché ci fidiamo di te e del tuo giudizio >> mi sorrise dolcemente attraverso lo specchio << Se sarà lui l’uomo che tu sceglierai come tuo sposo, noi lo accetteremo come nostro erede al trono >> lì per lì quella risposta mi fece felice … ma ancora non sapevo che quella sarebbe stata la condanna mia, della mia famiglia e del mio regno …
I giorni si trasformarono in settimane e le settimane in mesi. Tra me e Kozmotis si era instaurata una strana relazione, fatta di passeggiate, dolci carezze e sfoghi emotivi. Ci eravamo detti tutto di noi, avevamo paralato e discusso a lungo durante le nostre interminabili scampagnate a cavallo. Io gli avevo mostrato ogni angolo del mio regno, ma lui più che dalle terre che vedeva (anche se non aveva mai nascosto quanto ci tenesse a possederle), sembrava interessato a me e la cosa non poteva che farmi piacere. Ne ero talmente innamorata che qualunque cosa dicesse e facesse per me era legge. Dipendevo così tanto da lui che ora, al solo ricordare quanto fossi patetica, mi vergogno così tanto che vorrei cancellare quel periodo della mia vita, anche se non ero mai stata tanto felice … ma si sa, quel che sale prima o poi scende e se la felicità ti porta troppo in alto quando cadrai (e lo farai) il dolore sarà talmente intenso da farti desiderare la morte e purtroppo così fu per me. Non riuscivo a vedere nient’altro oltre il blu dei suoi occhi, non ero capace di leggere il marcio che albergava nel suo animo e non gli impedii di chiedere la mio mano a mio padre. Egli, persuaso proprio da me, accettò la sua proposta: io e Kozmotis ci saremmo sposati in primavera.
Il giorno prima della cerimonia arrivò presto ed io sapevo che l’indomani la mia vita sarebbe radicalmente cambiata, anche se ancora non ero a conoscenza della piega che avrebbe preso. Kozmotis si era sempre dimostrato un gentiluomo nei miei confronti ed io, ingenua e fin troppo innamorata, mi ero illusa che lui fosse l’uomo perfetto per me. Ero sempre stata una ribelle, ma nel mio cuore sentivo di poter mettere la mia indipendenza da parte se questo significava vivere con il mio principe azzurro.
Avevo appena finito di fare le ultime prove del vestito da sposa e stavo tornando nelle mie stanze, con ancora in testa il diadema che avrei indossato il giorno dopo, quando sentii la voce del mio amato in lontananza. Mi avvicinai a lui di nascosto, per fargli una sorpresa e mi celai dietro un muro. Lo vidi parlare con un soldato vestito di pelliccia: non sembrava uno di quelli di mio padre, non sembrava neanche scozzese! A quella vista mi insospettii. Chi poteva mai essere quel guerriero che parlava con Kozmotis?
<< Domani non dovrete aspettare un mio ordine, hai capito? >> stava, intanto, dicendo lui << Non appena sorgerà il sole tu e i tuoi uomini dovrete attaccare il castello, mettendolo a ferro e fuoco >>
<< E la famiglia reale? >>domandò l’altro con trepidazione << Cosa ne dobbiamo fare mio principe? >>
Kozmotis era di spalle, non lo vedevo, ma ero certa che stesse sorridendo << Uccideteli, tutti … mentre alla dolce Merida ci penserò io. La sposerò divenendo legittimo erede al trono di Dunbroch! >>
Il gelo mi invase il petto mentre trattenevo il respiro. Era solo questo che voleva da me? La mia corona? Automaticamente mi toccai il diadema che ancora portavo tra i capelli. Per ottenerlo sarebbe stato disposto ad uccidere la mia famiglia? Non potevo credere che l’uomo che amavo fosse anche solo capace di architettare un piano del genere, ma le mie speranze furono vanificate dalla successiva affermazione del guerriero << Non credo che vorrà sposarvi dopo ciò che farete alla sua famiglia e al suo regno >>
<< Non avrà scelta >> rispose l’uomo con fermezza << Se non vorrà la costringerò io! E’ troppo bella per divenire una schiava, senza contare che ha il temperamento di una vera regina … sarà perfetta al mio fianco >> A quelle parole mi si spezzò il cuore e scappai via, in lacrime, ma nel farlo urtai una pesante cassapanca. Il rumore del legno che scivolava sul pavimento mise in allarme il fine udito di Kozmotis, che mi intravide correre via e partì al mio inseguimento.
Io cercai di nascondermi nel bosco, cercando di sfruttare le ombre degli alberi per celare la mia presenza. L’uomo, però, non si era dato per vinto e si era messo alla mia ricerca, chiamandomi a gran voce: << Merida, amore mio, dove sei? >>
“Amore mio?”Che insulto era sentir uscire dalle sue labbra quelle parole. Avevo sul serio paragonato quel uomo orribile ad un principe azzurro? Che sciocca che oro stata: il principe azzurro non esiste! Come avevo potuto essere così cieca e non accorgermi prima del mostro che stavo per sposare?
Le lacrime cominciarono a pizzicarmi gli occhi e ad annebbiarmi la vista, mentre il cuore mi martellava nel petto talmente forte da farmi male. Comunque, per quanto potessi correre Kozmotis era più veloce di me e mi raggiunse in un attimo, con poche falcate di quelle gambe magre e lunghissime, bloccandomi contro un albero << Merida, tesoro, perché fuggi via da me? >> mi domandò sorridendo.
Solo allora notai quell’ombra di cattiveria che adombrava il suo viso spigoloso quando sorrideva: sicuramente l’aveva sempre avuta ma io non me n’ero mai accorta << Perché sei un mostro! >> gli risposi urlando per la rabbia e cercando di liberare l’arco e le frecce che avevo sempre con me, attaccati alla cintura.
Lui, tuttavia, mi bloccò, impugnando l’arma al posto mio << Su Merida >> mi disse ghignando << “Mostro” è una brutta parola per descrivere il tuo promesso sposo, non credi? >>
Io cercai di liberarmi e di riprendermi l’arco, ma la presa dell’uomo era più salda della mia << Non ti sposerò mai Kozmotis, scordatelo! >>
Il ghigno del principe si trasformò nel sorriso di un maniaco << Questo non posso permettertelo amore mio >> e provò ad accarezzarmi la guancia ma io mi scansai, facendolo ridere della mia ostinazione << Tu sei mia, mi appartieni, siamo fatti per stare insieme … io ti amo >>
Per un attimo mi bloccai, incantandomi a quelle parole. Sembrava sincero, forse mi amava sul serio, ma il suo modo di amare non andava bene per me. Anche se lo amavo a mia volta, e pure tanto, non potevo soprassedere ai piani di Kozmotis. Non potevo accettare di condividere il resto delle mia vita con un uomo che diceva di amarmi ma che in realtà amava soltanto se stesso, soprattutto se quello stesso uomo si sarebbe reso colpevole della rovina del mio regno << Preferirei morire >> gli soffiai contro come un gatto e per concludere in bellezza gli sputai in un occhio. Colto di sorpresa dal mio gesto, l’uomo mi lasciò libera ed io ne approfittai per scappare, lasciandogli, però, l‘arco e le frecce che mi aveva precedentemente sequestrato.
<< E’ inutile che ti dai alla fuga >> mi urlò dietro lui << Domani il tuo regno sarà raso al suolo e tu sarai mia, che tu lo voglia o no >> nonostante corressi più veloce di prima sentii i suoi pensati passi che mi inseguivano e si fermavano di colpo << Ti prenderò Merida e se non sarai mia … non sarai di nessuno >>
Quello che sentii dopo fu il dolore più intenso che avessi mai provato in vita mia. Una fitta all’altezza del cuore mi tolse momentaneamente il respiro e le forze mi abbandonarono. Un improvviso freddo si impossessò di tutto il mio corpo, intorpidendo le mie membra con un abbraccio mortifero << Infondo è quello che volevi no? >> la voce di Kozmotis mi arrivò in lontananza, ovattata e rimbombante << Avresti preferito … morire, no? >> e rise malefico.
Poggiai una mano all’altezza del mio petto. In mezzo ai seni, proprio dove doveva esserci il cuore, spuntava la punta metallica di una freccia. Caddi a terra a schiena in giù e mi lasciai andare, traendo il mio ultimo respiro.
Che ironia … l’infallibile arciera Merida uccisa da una freccia scagliata dal suo stesso arco.
 Mentre la vita mi abbandonava mi ritrovai, in lacrime, a guardare il cielo e l’ultima cosa che vidi fu la luna, che sembrava, stranamente, più brillante del solito. Forse fu per quello che Manny scelse me, quella notte, come prima Guardiana. Il vero motivo di quella decisione non l’ho capito, so solo che, nonostante dovessi essere morta, sentii nella mia testa una voce calda e profonda che mi diceva che era stata scelta per una missione: proteggere il mondo diffondendo negli altri il dono più prezioso che avevo. Mi diede forza ed immortalità e mi disse che da quel momento in poi non sarei più stata Merida, la principesse guerriera di Dunbroch, ma Merida Love McCupid, l’angelo che avrebbe rischiarato il pianeta nei suoi momenti più bui.
Quando ai primi bagliori dell’alba mi svegliai ero convinta che fosse stato solo uno strano sogno: insomma, stavo bene e non avevo nessuna freccia che mi spuntava dal petto, perché avrei dovuto pensare di essere morta sul serio? Mi resi conto che era tutto reale solo quando sentii il nuovo, ma stranamente famigliare, peso della ali sulla mia schiena. Ma se quella voce mi aveva parlato sul serio, voleva dire che Kozmotis mi aveva tradito e che, se sul serio mi aveva tradito, la mia famiglia era in pericolo! Mi misi a correre a per di fiato (avevo paura di usare le mie ali all’inizio), per tentare di raggiungere il castello, ma era già troppo tardi. Era stato tutto distrutto e dato alla fiamme. Ovunque c’erano macerie e piccoli incendi, i pochi sopravvissuti fuggivano via e quelli che tentavo di fermare non mi vedevano o mi passavano attraverso. Non capivo cosa stava succedendo: ero per caso divenuta un fantasma? Beh, effettivamente ero morta, ma tutte quella informazioni sembrava che non volessero restarmi nella testa, soprattutto perché ero preoccupatissima per la mia famiglia. Che fine avevano fatto?
Purtroppo quando lo scoprii desiderai essere morta sul serio. Tutti, mio padre, mia madre e perfino i miei tre fratellini, poveri bambini innocenti, erano stati brutalmente trucidati dai soldati di Kozmotis. A quella vista il mio cuore cedette e mi lasciai cadere al suolo, scoppiando in lacrime.
Tutto quello era solo colpa mia! Ero stata io a portare Kozmotis, quel demonio, in seno alla mia famiglia ed ero stata sempre io a permettere un tale massacro. Ero talmente distrutta che quasi non mi accorsi di uno scricchiolio proveniente dalla boscaglia; quando me ne resi conto, neanche a farlo apposta, fu proprio Kozmotis che vidi uscire dal suo nascondiglio, maltrattato, sporco e ferito in più punti << Tu >> gli urlai contro << Come hai potuto fare una cosa del genere alla persone che ti hanno ospitato ed accolto quasi come un figlio?! >>
Lui sembrò quasi non riconoscermi all’inizio e solo dopo un po’ mi concesse qualche parola << Oh Merida, qual buon vento … credevo di aver ricevuto solo io questa strana grazia ed invece ci rivediamo anche da morti, ma infondo lui me lo aveva detto … >>
<< Di che stai parlando Kozmotis? >>gli chiesi ancora in preda alla rabbia più nera. Solo in quel momento notai qualcosa di anomalo nella sua figura, aveva qualcosa di diverso. Il suo bel sorriso era adornato di denti appuntiti, la sua pelle pallida era quasi cadaverica, grigiastra, ed i suoi splendidi occhi blu si erano ingialliti, divenendo come quelli di una fiera.
Lui ridacchio divertito come se fosse un pazzo << Kozmotis è morto qualche ora fa, cadendo da un dirupo in una fossa buia e fredda qualche minuto dopo averti uccisa, principessa. Quello che hai davanti è Pitch Black … l’Uomo Nero, l’assoluto Re degli Incubi! >> fece una mezza giravolta mostrandosi in tutto il suo “splendore” << Come lo so? Me lo ha detto la luna! >> ed indicò l’astro con un suo dito ossuto << E mi ha detto anche il tuo, di nome, lo sai? Ora, però, devo salutarti amore mio, c’è un mare di gente che attende di essere spaventata da me >> e così dicendo scomparve in una nuvola di fumo nero, accompagnato da una risata maligna e una frase lasciata al vento << Credo proprio che ci rivedremo molto presto Merida McCupid >>
Io non mi mossi, rimasi lì a piangere ancora, finché i miei occhi non si seccarono quasi del tutto. Ero troppo sconvolta per muovere anche un solo un muscolo e non sospettavo neanche lontanamente che Pitch (così aveva detto di chiamarsi ora) avesse ragione.
Quando mi calmai appena un pochino tornai nel bosco per recuperare il mio arco (che Kozmotis aveva usato per uccidermi), quello che uso tutt’ora, e vicino ad esso trovai l’ampolla a forma di cuore contenente la mia pozione magica (probabilmente, anzi sicuramente, dono di Manny). Non sapevo perché, ma quando la presi in mano capii subito a cosa servisse, come se l’avessi sempre avuta con me, e così l’attaccai alla cintura e mi decisi, finalmente, ad usare le mie ali per volare via, il più lontano possibile da quel luogo che mi procurava solo dolore.
Ben presto (anche se in realtà passarono molti anni) compresi qual’era il mio scopo nel mondo, il mio centro, il “dono più prezioso che avevo”: portare gioia e amore nei cuori delle persone, lottando contro l’oscurità crescente che albergava in loro, portata dal sempre più agguerrito Uomo Nero! Affrontarlo, però, per me significava soffrire anche quando non mi feriva fisicamente, perché ogni volta che lo vedevo ricordavo quella mia umanità ormai perduta per sempre, quel mondo che avevo dovuto abbandonare perché ancora nessuno credeva in me. Pitch mi aveva portato via tutto, anche la libertà di non volerlo più nella mia vita ed inoltre stava vincendo, facendo piombare l’Europa nei secoli bui del Medioevo.
Fu così che Manny mi mandò un aiuto: i Guardiani. Il primo fu Sandman, che da umano era un filosofo di origini greche e proprio per questo fu scelto come Guardiano dei Sogni. Qualche decennio dopo arrivò Nicolas, giocattolaio russo che io stessa salvai da un attacco di lupi feroci. Egli mi vide e chiese il mio aiuto: non fui mai tanto felice di poter dare un mano, perché quell’umano poteva vedermi nonostante non avessi mai fatto nulla per lui. Rimasi con lui a lungo e anche quando me ne andavo non stavo mai via molto e lo andavo a trovare molto spesso. Quando morì, di vecchiaia, io ero al suo capezzale e lo osservai estasiata riprendere vita, tramutato nel Guardiano della Meraviglia. Qualche tempo dopo, un po’ di più di quello che passò tra Sandman e North, forse un secolo circa, toccò anche a Bunnymund, all’inizio semplice coniglio destinato alla tavola, scelto di proposito per fai gioire con il suo aspetto i bambini di tutto il mondo. Con lui arrivò anche una nuova speranza per il futuro: non a caso lui era il Guardiano della Speranza!
Erano loro, i bambini, la speranza dell’umanità, perché crescendo con la nostra (dei Guardiani) protezione sarebbero potuti divenire uomini e donne migliori.
Alla fine del Medioevo, Pitch Black sembrava definitivamente sconfitto e nel mio cuore di lui era rimasto solo un pallido ricordo. Forse fu per quello che cominciai ad avvicinarmi agli esseri umani e finii per prendermi una momentanea cotta per Sandro Botticelli. Quello fu il mio errore! Stando troppo vicina agli uomini, infatti, mi resi conto di quanto fosse divenuto inutile il mio lavoro e vani gli sforzi che facevo. L’ultimo tentativo lo feci con Elisabetta I, la regina d’Inghilterra … ma fallii …
Quando ella morì io piangevo accanto al suo letto, sconvolta per aver lasciato che morisse senza riuscire a farla innamorare neanche una volta. Cominciai ad odiare il mio ruolo di Guardiana: fami dimenticare e scomparire mi sembrava l’unica soluzione plausibile e la conoscenza di Toothiana mi permise di portare a compimento i miei piani. Dopo averla addestrata a divenire una perfetta Guardiana dei Ricordi, infatti, mi “ritirai a vita privata”, continuando, però, a scagliare frecce ogni tanto e lasciando tutte le responsabilità ai quattro Guardiani. Io sarai stata il Guardiano Dimenticato

 
Alla fine del suo racconto sia Jack che Jamie la guardavano con gli occhi sbarrati ma Merida non riuscì a resistere oltre e scoppiò a piangere, disperata, coprendosi il volto con le mani. Aveva trattenuto quelle lacrime per tutto il racconto, aveva resistito solo per svelare al Guardiano del Divertimento ogni particolare della sua vita << Oh Jack >> disse infatti nascondendo con più forza il volto tra le mani << Mi dispiace per non averti detto nulla prima … >> ogni sua parola era alternata da un singhiozzo, rendendo il suo discorso sconnesso e difficilmente comprensibile, ma questo non la fermò dal continuare << … ma ci conosciamo solo da due giorni e il ricordare Pitch e tutto quello che mi ha fatto mi fa sempre tanto male! >>
L’albino non sapeva come comportarsi con le ragazze che piangevano, non aveva mai affrontato una situazione del genere, così si fece guidare dall’istinto e si lasciò scivolare dal bracciolo su cui era seduto al centro della poltrona, di fianco alla rossa, stringendola tra le braccia. A quel contatto Merida rabbrividì inizialmente (Jack era gelido dannazione!) per poi nascondere il volto nel suo petto, continuando a piangere scoraggiata, stringendo convulsamente tra le dita il serico tessuto della felpa del giovane << Scusami Jack >> mormorò ancora e poi ancora e ancora, quasi fosse divenuto un mantra, anche se non sapeva neanche perché si stava scusando proprio con lui.
<< No >> le rispose il ragazzo mentre le accarezzava i capelli riccissimi e ribelli, inebriandosi del fresco profumo di limone che emanavano << Non sei tu a doverti scusare ma … beh … io … >> a un tipo orgoglioso come lui stava costando molto quella confessione. Se fosse dipeso da lui non avrebbe mai chiesto scusa a nessuno, ma Merida non era nessuno, soprattutto non per lui … senza contare che (ripetiamolo) non sapeva cosa fare con una ragazza che piange! Così si costrinse a continuare << Mi dispiace di averti costretta a ricordare i brutti momenti della tua vita, ma dovevo sapere, mi capisci? >>
Lei si limitò ad annuire stringendogli con più forza la felpa, mentre lui faceva lo stesso con la vita sottile di lei. Erano tanto concentrati l’uno sull’altra che non si accorsero neanche che gli altri, vedendoli tanto in intimità, li avevano lasciati soli.
Ma a Jack e Merida poco importava: stare seduti in un due, stretti l’un l’altra, in quella angusta poltrona, costringendo i loro corpi ad assumere scomode posizioni era la cosa più bella che ci potesse essere. 







Che ve n’è parso del capitolo? Bhe io l’ho trovato bello mentre scrivevo XD poi non so!
Si è finalmente scoperto cosa lega Pitch e Merida: è stata abbastanza stronzo che ne dite? Io so solo che mentre scrivevo avevo voglia di stare al porto di Merida … Oddio, la frase è fraintendibile …. Diciamo che avrei voluto essere al posto di Merida nell’ultima parte del capitolo ed essere consolata da Jack XD
Ah perché lui non esiste? ç.ç Perché finiscono per piacermi i personaggi dei libri e/o film?
Va beh, tralasciando il mio sproloquio u.u, probabilmente quancuno di voi avrà da ridire rigualdo alcune cose quindi:
1) la mia corritrice di bozze è ancora in vacanza quindi sorry per gli errori u.u
2) Sono in ritardo, lo so, ma sono giustificata perché ho scritto una storiella pasquale (
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1728056&i=1) e mi farebbe molto piacere se qualcuno di voi l’andasse a leggere e recensire ^^’’’
3) La storia pasquale sopracitata è una one-shot, ma visto che ne ho alter in mente forse la trasformerò in una racconta di one-shot, per raccontare alcuni avvenimenti post-storia. Che ve ne pare come idea?
4) Vi sembrerà che Merida si sia innamorata troppo facilmente di Pitch ma l’ho fatto per un motivo ben preciso u.u Ormai è chiaro a tutti che Jack e Merida si metteranno assieme ed io volevo creare un contrasto tra le due storie d’amore. Di Pitch lei si innamora subito, ha una sorta di colpo di fulmine (cosa in cui io non credo) mentre di Jack si innamora relativamente piano, poco alla volta, imparandolo a conoscere nel profondo e credo che questo sia l’amore più duraturo, quello che nasce da una semplice amicizia. Tra l’altro o usato l’aggettivo “reletivemente” perché dovete sempre tener presente che gli eventi narrati, fin’ora, sono avvenuti in due giorni e mezzo.
Ora che vi ho annoiati a sufficienza vi lascio, ma prima volevo farvi un piccolo regalo XD
Sono due immagini che ho trovato su internet. La prima non potevo non farvela vedere: http://megararider.deviantart.com/art/A-New-Guardian-360408396 , andiamo, non è quasi "profetica" XD e perfetta per questa storia hihhi.
La seconda è semplicemente perfetta per augurarvi buona Pasqua (anche se è passata anche la pasquetta ormai XD) e soprattutto è perfetta per la mia storiella pasquale: http://angeelous-dc.deviantart.com/art/Easter-361770350  non vi pare? Logicamente quella sulla destra è Rapunzel u.u  (non so cosa ci faccia lì), ma vedentela ... che na so ... some una Sophie cresciuta! Ci assomiglia pure un pò! XD
Baci e alla prossima! 


 

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Capitolo 17
*** Quella casa nel bosco ***



Ed eccomi di nuovo qui ^^ puntuale come al solito dopo una settimana.
Con il capitolo di oggi credo che vi stupirò u.u perché è quello decisivo che la finalmente spiege tutta la verità. Fin’ora avete scoperto chi era Cupido, il suo passato e ciò che la legava a Pitch, ma scommetto che nessuno di voi (forse solo DJ_AmuStar) ci era arrivato u.u e aveva collegato i vari “indizi”. Dai, me lo direte se ci eravate arrivati? Sarete sinceri? XD
In più in questo capitolo compare il vero nome di Manny, che però non ho inventato io, l’ho trovato su questo sito u.u:

http://riseoftheguardians.wikia.com/wiki/The_Man_in_the_Moon_(character)
Tralasciando la cose stupide. Mi ero preparata un sacco di cose da dirvi, ma come al solito non me le sono scritte e me le sono dimenticate -_-‘’’
Proprio per questo passo direttamente ai ringraziamenti ^^ Senza voi tutti che leggete e recensite probabilmente, perso l’entusiasmo, avrei abbandonato la storia da un po’ e non sarei mai arrivata a raggiungere quota 100 recensioni XD. Wow non posso credere! Quando ho visto quel numero non ci volevo credere, ma questo lo devo soprattutto a voi che nonostante tutto aveva continuato a segiurmi. Grazie ^//
^Un gigantesco bacio, poi, va a: Cam Dragonis22, DJ_AmuStar, _Calamaretta_941, Kuro_Renkinjutsushi, ladymoner_, LovelyAndy, BlackIvy_Lay e krystal86 che hanno letto e/o recensito anche la mia storia pasquale, ambientata qualche mese dopo la fine di questa e che sto seriamente pensado di trasformare in una raccolta di one-shot u.u
Ora, però, vi lascio al nuovo capitolo. Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate, ok? XD
BUONA LETTURA!
Baci!
Ps nonostante vi avessi detto che il mio correttore di bozze sarebbe tornato dalla vacanza, in realtà neanche questo capitolo è stato revisionato, quindi potreste trovare degli errori ^^. Sorry … 





 

CAPITOLO SEDICI
Quella casa nel bosco



 

Merida si era lasciata trasportare dolcemente dal vento finché non aveva raggiunto la sua meta e si era decisa ad atterrare. Quando i suoi sandali toccarono la neve rischiò anche di scivolare, ma per fortuna riuscì a mantenere l’equilibrio, seppur precario. Doveva decidersi a cambiare look se voleva continuare a frequentare Jack Frost. In quei due giorni (soprattutto per colpa del sopracitato Jack) era finita a terra, col sedere bagnato, fin troppe volte.
In realtà era proprio per lui che ora non si trovava al polo nord. Dopo quel momentaneo attimo di smarrimento in cui era scoppiata a piangere, era rimasta abbracciata al ragazzo per molto tempo. Le piaceva quella sensazione di benessere e protezione che provava tra le braccia del Guardiano, era molto simile a quella del suo sogno e più di una volta in quei minuti trascorsi con lui si era domandata se non fosse proprio lo spirito il misterioso giovane che la baciava dolcemente. Porsi quella domanda, però avrebbe significato pensare troppo e non sarebbe riuscita a godersi pienamente quel momento. Se avesse potuto, sarebbe rimasta in quella posizione in eterno, ma non poteva, così lo aveva lasciato andare e si era alzata dalla poltrona, notando solo in quel momento la stanza vuota: quei furboni li avevano lasciati soli!
Merida arrossì di botto cercando, inutilmente giacché Jack la guardava sornione (come un gatto che pregusta la cena) ancora seduto sulla poltrona, di celare il suo crescente imbarazzo iniziando a giocherellare con l’arco che aveva ripreso da terra, dove lo aveva gettato quando Jack le aveva dato l’arazzo. L’albino si era alzato a sua volta avvicinandosi a lei e catturando i suoi occhi con i propri, profondi a magnetici. Le accarezzò una guancia e lei si ritrovò inconsapevolmente ad assecondare quel movimento con il viso, piegandolo verso quella mano gelida in cerca di maggior contatto, come se fosse in trans. Si riprese solo quando notò il volto di Jack avvicinarsi pericolosamente al suo: voleva forse baciarla?
Il panico prese il sopravvento sulla tranquillità e si scansò velocemente, quasi come se si fosse scottata. Quello era il suo primo bacio dannazione!
Avrebbe scelto lei a chi, come e quando darlo, ma ciò non escludeva che il “fortunato” potesse essere proprio il ragazzo che le stava di fronte. Lanciò una fugace occhiata allo spirito della neve, come a volersi assicurare di non averlo offeso con il suo rifiuto, e quando vide che le sorrideva, se possibile, ancora più malizioso di prima, si tranquillizzò.
Dopo un profondo sospiro gli aveva regalato, a sua volta, un bellissimo sorriso e poi era partita alla volta della Scozia, affermando che aveva bisogno di un po’ di tempo per riflettere. Quando dove va prendere una decisione difficile, infatti, tornava sempre a “casa” per pensare al da farsi. Le faceva bene camminare in quei luoghi che le erano familiari, anche se ormai del suo castello non restavano che rovine e il bosco in cui passeggiava e si allenava cavalcando Angus era semi-asfaltato.
Strinse al petto l’arazzo di sua madre inspirandone il profumo: sapeva ancora di lei e di quel suo unguento alla lavanda che era solita usare dopo il bagno. Com’era stato dolce Jack a recuperarlo per lei. Merida aveva passato così tanto tempo da sola cercando di fare la dura che aveva dimenticato quanto potesse essere piacevole ricevere certe premure, soprattutto se da parte di un ragazzo piacente come Jack!
Mentre camminava, si ritrovò ad arrossire e sorridere come una stupida, arricciando il nasino lentigginoso come un gattino. Ormai aveva capito di provare qualcosa d’intenso per il giovane Guardiano, era evidente e aveva il forte sospetto (ma va? L’aveva quasi baciata perdici!) di essere ricambiata, ma non voleva cedere a queste sensazioni. Jack sembrava troppo perfetto (o almeno perfetto per lei) per essere vero e Merida sapeva bene che il principe azzurro non esisteva.
Voleva continuare a tenere nel cuore quel ricordo, quell’immagine idilliaca e perfetta che si era creata del Guardiano, prima di scoprire qualcosa di brutto su di lui, qualcosa che potesse deluderla. Era meglio continuare a essere come sempre visto che stavano così bene. Quei loro battibecchi le piacevano troppo, come anche quei loro sporadici momenti di tenerezze. Se avessero avuto una relazione e poi fosse finito tutto la loro amicizia non ne sarebbe risultata compromessa? Aveva già condiviso troppo con lui, come ad esempio il suo passato e i suoi momenti di debolezza, continuare a infierire contro il suo stesso cuore già dilaniato era giusto?
Forse quello di piangere davanti a lui era stato il suo errore: gli aveva mostrato una fragilità che aveva sempre cercato di nascondere, rendendosi vulnerabile ai suoi occhi. Jack non ne avrebbe mai approfittato, lo sapeva, era troppo nobile d’animo per farlo, ma quella consapevolezza non faceva altro che farla sentire peggio. Se e quando le si sarebbe dichiarato lei avrebbe avuto la forza di rifiutarlo? Ma soprattutto, era giusto rifiutarlo?
Non approfondire quel loro legame era l’unico modo per non far soffrire nessuno dei due, ma più lo conosceva più quel suo temperamento forte e generoso la colpiva, segnandola nel profondo!
Attanagliata da quei pensieri, non si rese neanche conto di essere giunta in un luogo fin troppo familiare ai suoi occhi: il cerchio di pietra del suo passato!
Era da secoli che non ci tornava e si sorprese non poco di trovarlo ancora in piedi, sembrava che lì il tempo non fosse minimamente passato. Toccò la superficie fredda di un menhir seguendo con un dito il profilo di un ghirigoro inciso su di esso molto tempo prima da popoli sconosciuti.
Era tutto finito lì e lì sembrava dovesse ricominciare perché un piccolo ma luccicante fuoco fatuo aveva nuovamente fatto capolino tra le rocce. Lui mosse con fare mellifluo quel piccolo prolungamento che poteva definirsi “braccio”, come a volerla invitare a seguirla. Era una buona idea seguire quella mistica creaturina che già una volta l’aveva guidata alla rovina? Che poi tanto rovina non era stata visto che aveva trovato un modo per riconciliarsi con sua madre!
Merida guardò con occhi sbarrati prima l’esserino fluorescente e poi l’arazzo che Jack aveva recuperato per lei. Forse, sta volta, avrebbe capito finalmente cosa fare con il Guardiano!
Fu solo quell’ultima ipotesi che la fece muovere verso il fuoco fatuo davanti a lei e verso tutti gli altri che comparvero dopo di lui. Incespicando più volte sul terriccio ghiacciato (“Mannaccia a Jack! Cado per colpa sua anche quando lui non c’è!”) si stava inoltrando sempre più in ciò che restava del bosco. Gli alberi diventavano più antichi man mano che seguiva i fuochi fatui e, la foresta, illuminata dalle loro lucine azzurrognole, era sempre più spaventosa. Merida iniziava seriamente ad avere paura e si strinse nelle spalle in cerca di conforto.
Mai come in quel momento desiderò avere qualcuno al fianco, qualcuno che la proteggesse e la facesse sentire al sicuro. Quando il “qualcuno” si figurò essere Jack non si stupì più di tanto e si ritrovò a sorridere nuovamente come una stupida immaginandoselo al suo fianco, che le cingeva dolcemente le spalle per darle coraggio. In lui aveva ritrovato anche quel senso di quiete e sostegno che aveva provato solo quando era in seno alla sua famiglia.
Spronata da quel pensiero si costrinse ad andare avanti, avanzando nella neve e seguendo i fuochi fatui, che la stavano facendo inoltrare sempre di più nel fitto del bosco. Camminava già da una ventina di minuti quando si ritrovò davanti ad una vecchia casetta in muratura bianca, con il tetto basso e di paglia e due finestrelle ai lati della porta. Quando la riconobbe per poco non le venne un infarto: era la casa della strega!
 
A parecchi chilometri di distanza Jack Frost se ne stava comodamente seduto sul bordo imbottito di cuscini di una finestra chiusa, precisamente quella della sua camera. Guardava fuori, attraverso il vetro, sorridendo come un ebete al solo ricordo di ciò che era quasi accaduto.
Merida se n’era andata da meno di un’ora, ma lui poteva giurare di sentire ancora il suo calore sulla pelle. Che bella sensazione era averla tra le braccia, peccato che poi lei si era voluta allontanare per pensare. A cosa poi? “Bah … le donne!”
Dopo ciò che lei aveva raccontato, Jack si era sentito un verme per averle fatto ricordare certi brutti momenti, ma al tempo stesso si era sentito rasserenato. Certo, era geloso dell’intimità che Merida e Pitch (o come lo conosceva lei: Kozmotis) avevano condiviso, ma ora sapeva che lei non lo amava più e questo gli bastava. In più aveva capito (finalmente) che probabilmente Cupido contraccambiava i suoi sentimenti, o che almeno lui non le era indifferente, o non sarebbe quasi morta d’imbarazzo quando si era accorta che erano soli e soprattutto non avrebbe aspettato tanto per sottrarsi al bacio.
In quel momento non sapeva cosa gli era preso, ma accarezzando la pelle serica del suo viso non aveva resistito all’istinto e aveva provato ad assaggiare quelle labbra rosse e carnose. Chissà se erano morbide come sembravano, e chissà che sapore avevano!
A quel pensiero si ritrovò a sorridere ancora di più, una scarica di adrenalina gli attraversò il corpo e stringendosi la testa tra le mani prese a scalciare nonostante rimanesse fermo sul cuscino. In modo come un altro (alla Jack Frost naturalmente) per scaricare la tensione e l’emozione.
Baby Tooth, appollaiata sulla maniglia dell’infisso, lo guardò assai scettica: che gli era preso? Perché si agitava così?
Quando il Guardiano si fu calmato, tornò a guardare il panorama innevato che circondava il palazzo di Babbo Natale. Con il dito tracciò la sagoma di un gatto sul vetro appannato e con i suoi poteri lo fece staccare dalla superficie fredda della finestra e saltare qua e là per la stanza.
Perché un gatto? Gli erano sempre piaciuti i gatti e poi quel musino tondo dagli occhi enormi gli ricordava Merida. A Baby Tooth, però, la scelta del Guardiano non piacque e, spaventatissima, si rifugiò nella tasca della felpa del suo amico. Il suo aspetto era pur sempre quello di un colibrì, che era un uccello e i gatti mangiano gli uccelli!
Jack rise di gusto a quella vista e lasciò che il felino si dissolvesse in tanti microcristalli di ghiaccio << Tranquilla fatina >> le disse estraendola a forza dalla tasca e poi accarezzandole la testolina piumata << Era fatto di aria fredda, non avrebbe mai potuto farti del male >>.
Lei pigolò qualcosa in risposta, piccata, ma non se la prese più di tanto e si fece coccolare con gioia. Lei adorava il “suo” Jack e ne era gelosissima. I primi tempi aveva difeso il posto d’onore nel suo cappuccio dalle altre aiutanti di Toothiana finché non era stata eletta a “compagna ufficiale” del Guardiano del Divertimento e non era stata esonerata dalla raccolta dei dentini per poter restare di fianco a lui. Proprio per queste ragioni, fino a quel momento l’albino aveva avuto attenzioni solo per lei e Baby Tooth, ora che Merida era entrata nella loro vita (si loro, lei parlava al plurale!), si era sentita messa da parte, come un figlio unico cui nasce un fratellino. La rossa, però, non le stava antipatica (non più di tanto per lo meno) e se doveva farsi da parte per il bene di Jack lo avrebbe fatto, perché le amiche servivano a questo e anche perché sapeva che il Guardiano non l’avrebbe mai e poi mai dimenticata!
Un paio di bussate sulla sua porta attirarono l’attenzione dei due e poi Bunnymund entrò nella stanza << Ehi ghiacciolo >> lo chiamò raggiungendolo alla finestra << Noi siamo pronti, andiamo a riaccompagnare Jamie a casa, vieni con noi? >>
Jack annuì << Arrivo subito Coda di Cotone >> a quel nomignolo l’altro Guardiano sbuffò ma non replicò<< Lascio un messaggio a Merida nel caso tornasse e poi vi raggiungo >> detto questo volò velocemente alla scrivania e prese un foglio di carta scribacchiarci sopra qualcosa per poi andarlo a lasciare in bella vista sul pannello di controllo del globo.
<< Sai dov’è andata? >>gli chiese il coniglio.
Jack fece un’alzata di spalle per poi rispondere al collega Guardiano << Non lo so, non me lo ha detto >> recuperò il bastone che aveva momentaneamente lasciato per sistemare il biglietto e si avviò con Bunnymund nell’hangar delle slitte << Probabilmente aveva bisogno di rivedere posti famigliari >>.
 
Jack non sapeva quanto avesse ragione, perché per Merida non poteva esistere un posto più familiare della casa della strega che aveva trasformato sua madre in orso, quella davanti a cui si trovava << Non ci credo … >> si lasciò sfuggire mentre guardava l’abitazione (rimasta immutata per tutto quel tempo) sconvolta << Com’è possibile?! >> si rese conto troppo tardi di aver gridato quell’ultima frase.
Una serie di rumori e schiamazzi vari vennero da dentro la casupola, finché la porta non si aprì rivelando la figura di un’anziana donna dagli occhi enormi e dalla corporatura minuta << Uh che bello! >> esclamò estasiata strofinando le mani ossute l’una contro l’altra << Due clienti in meno di tre giorni. Vieni dentro ragazzina: che tipo di scultura vuoi? >>
La rossa, però, non fece neanche un passo, guardando la vecchia strega incredula << Tu puoi vedermi? >> le domandò.
La donna la guardò come se fosse pazza, probabilmente non si era accorta che stava parlando con uno spirito perché le rispose << Perché non dovrei, scusa? >> assottigliò gli occhi per osservarla meglio << Tra l’altro mi ricordi qualcuno, sai? >>
A quella affermazione Merida si alterò << A si? Mi sembra anche normale visto che mi hai quasi rovinato la vita >>
La strega ebbe come un’illuminazione, associando finalmente il volto della rossa ai suoi ricordi << Principessa! >> disse infatti << Non mi hai più fatto sapere se il mio incantesimo ha funzionato, eppure dopo sei venuta qui, in questa casa >> la indicò con un ampio gesto delle braccia rischiando di abbattere tre o quattro delle sue sculture in legno in mostra di fianco all’uscio << Quando sono tornata l’ho trovata distrutta e ho dovuto ricostruirla con un incantesimo sapete? >>
            << Per quell’incidente chiedo scusa >>si affrettò a giustificarsi Merida con voce altera << Ma per l’incantesimo non ti perdono: trasformasti mia madre in un orso! >>
Gli enormi occhi della donna la guardarono divertiti mentre entrava in casa e faceva alla giovane cenno di seguirla dentro << Fosti tu, se ben ricordo, a chiedermi un incantesimo. Io neanche te lo volevo dare, ma poi mi sono lasciata convincere: fare sortilegi è un divertimento per noi fattucchiere >>
            << Già … fattucchiere >>le fece eco Cupido << E’ per questo che sei ancora viva strega? >>
            << Sai che dovrei essere io a chiedere questo a te? >>le disse la donna << Credevo che ormai fosti morta da un pezzo. Cosa ti è capitato? >>
Il volto di Merida si adombrò << E’ una lunga storia, diciamo solo che centra l’Uomo nella Luna, non so se lo conosci >>
            << Ma certo! >> esclamò la donna accomodandosi su una sedia per ricominciare ad intagliare il legno << Per chi mi hai preso? Tutte le creature magiche conoscono Tsar Lunar, l’Uomo nella Luna >>
Merida la guardò scettica: nonostante i millecinquecento anni era la prima volta che sentiva il vero nome di Manny << Quindi sai cosa sono io? >>
Uno scintillio comparve negli occhi della vecchia << Sei una Guardiana! >> si appoggiò sui gomiti per guardarla meglio << Infondo dovevo capirlo dalle ali piumate. Ma ora dimmi, sei venuta qui per compare una scultura in legno? >>
            << No >> rispose la rossa con decisione << Ho seguito i fuochi fatui credendo di trovare delle risposte alle mie domande >>
            << Tutti vengono qui seguendo i fuochi fatui >>le rispose la donna con stizza << Ed io non ho nessuna risposta a nessuna domanda, quindi se non vuoi le mie sculture, vuoi un mio incantesimo! >> concluse scrutandola come se volesse leggerla l’anima << Ma a cosa serve ad una Guardiana il mio aiuto? A voi non servono i miei trucchi, avete dei poteri vostri, l’ho detto anche a quell’altro >>
Quell’affermazione colpì Merida come un fulmine a ciel sereno << Quell’altro? >> ripeté le parole della strega come un automa, cercando di imprimersele bene nella testa << Chi altro? >>
            << Un bell’uomo >> le rispose la strega con sguardo sognante << Alto, dai lineamenti marcati e l’aria tetra: un bel tenebroso insomma! >>
E fu con quella descrizione che la rossa finalmente capì << … Pitch! >> si ritrovò a mormorare.
            << Brava piccola Guardiana >> si complimentò la strega << Proprio lui! E’ venuto a richiedere il tuo stesso incantesimo circa tre giorni fa >>
“Tre giorni fa?”il panico prese possesso del suo cuore << Quindi, appena verrà l’alba … >>
La strega sorrise malefica, concludendo al posto della ragazza << Già! All’alba il mio incantesimo sarà definitivo e Pitch Black sarà invincibile, avrà cambiato il suo destino >>
Presa dall’agitazione la rossa prese a camminare nervosamente per la casa finché non si decise a chiedere alla strega: << Come si spezza l’incantesimo? >>
La donna sbuffò infastidita, riprendendo il suo lavoro di intagliatrice << Secondo te sciocchina? E’ lo stesso tuo incantesimo: riparato “lo strappo dall’orgoglio causato” entro l’alba del terzo giorno la maledizione verrà spezzata! >>
Avuta quella conferma Merida non aspettò neanche un secondo di più e, date le spalle alla donna, spiccò il volo divetta al Polo Nord senza neppure salutarla.
Il vento freddo le sferzava il viso facendole quasi male per quando andava veloce, ma poco le importava: se davvero Kozmotis aveva usato l’incantesimo della strega per cambiare il suo destino non avevano tempo! Ma che domande, certo che Pitch aveva usato l’incantesimo della strega anche perché così si spiegavano le ombre a forma di orso.
Si maledì mentalmente per avergli raccontato, quando entrambi erano ancora umani, del sortilegio che aveva inavvertitamente trasformato sua madre in un orso, ma contemporaneamente malediva l’uomo per essersene ricordato.
“Che folle che è stato!”pensò mentre sotto di lei già compariva la sconfinata distesa di neve dell’artico. Cosa gli era saltato in mente? Ricorrere ad un incantesimo solo per avere la sua vendetta sui Guardiani? Effettivamente come ragionamento si trovava: Pitch Black aveva sempre provato a sconfiggerli e con l’incantesimo della strega ora aveva la forza per farlo. Il problema era che lo avevano scoperto troppo tardi.
“Che stupida che sono stata? Come ho fatto a non associare quelle ombre alla strega fin da subito? Infondo l’ho avevo anche pensato che mi ricordavano Mor’du!” Merida non faceva altro che darsi la colpa per l’accaduto: mancavano si e no una decina d’ore all’alba e se non avessero capito in tempo quale era “lo strappo dall’orgoglio causato” l’incantesimo sarebbe stato definitivo e sarebbe stata colpa sua! Ma quale poteva essere questo strappo? Non ne aveva la minima idea quindi doveva sbrigarsi e avvisare subito i suoi colleghi Guardiani in modo che potessero ragionare tutti insieme.
Quando arrivò al Polo, però, trovò il palazzo completamente deserto. Provò a chiamarli tutti a gran voce ma non rispose nessuno tranne che un piccolo elfo aiutante di North che trasportava un vassoio di biscotti mangiucchiati. Gliene offrì anche uno e quando Merida rifiutò energicamente le indicò, con il suo cappello a punta, un biglietto lasciato sul pannello di controllo del globo.
Cupido lo prese in mano, ma la carta era parzialmente congelata  (lo aveva sicuramente scritto Jack) ed il ghiaccio aveva sbiadito l’inchiostro di una scrittura già abbastanza indecifrabile di suo. Il ragazzo aveva usato tanto di quell’inchiostro che tanto valeva immergere direttamente la carta nella boccetta.
Per chi non è mai stato al Polo Nord: North è in grado di far volare un orsetto e costruire robot ipertecnologici ma non sa cosa sia una biro … usa ancora una penna d’oca e l’inchiostro … patetico vero?
Considerando, quindi, i mezzi a disposizione del giovane e il fatto che Jackson Overland fosse morto e risorto come Jack Frost circa trecento anni prima, quando l’analfabetismo era largamente diffuso (ergo era un miracolo che sapesse scrivere) non poteva pretendere più di tanto.
Seppur a fatica, Merida riuscì a decifrare il bigliettino. A grandi linee c’era scritto:

“Cara principessa,
tutti noi Guardiani, Baby Tooth compresa,
siamo andati a riaccompagnare Jamie a casa
con una delle slitte di riserva di North.
Se torni prima di noi raggiungici.
Jack.”

La rossa imprecò mentalmente e, gettato il foglio in terra, partì alla volta di Burgess. L’attendeva un nuovo stancante volo: ora che era appena arrivata al Polo doveva praticamente ritornare indietro! << Jack Frost! >> sbraitò rabbiosa << Questa me la paghi! >> 
 

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Capitolo 18
*** Pippa alla riscossa! ***


Son in ritardo, lo so! >.< Non linciatemi.
Vi spiego subito che ho avuto dei problemi…..un blocco dello scrittore u.u
In realtà non so se posso definirlo tale…è  durato solo due giorni…..ma sta di fatto che per più di 48 ore non sono riuscita a prendere la penna in mano….proprio non avevo idee e nonostante avessi già dei capitoli pronti non me la sentivo di pubblicare se non avevo la certezza di poter garantire una continuazione.
Per fortuna l’inghippo è stato risolto e sta sera ho finito di scrivere il 22esimo capitolo u.u Le avventure di Merida e Jack sono quasi giunte a termine….il 23esimo sarà l’ultimo capitolo…seguito solo da un epilogo e già mi commuovo ç.ç
Coe farà senza di voi che continuate a recensire? Ormai siete divenuti la mia droga. A questo proposito devo ringraziare di cuore IvelostwhoIam, biebsrescuedme e _Calamaretta_941, le uniche tre che abbiano recensito il mio scorso capitolo. Ma non vi è piaciuto? O.o Se è così potete dirmelo, sapete? XD
Se posso farvi un pensiero, però, io non demordo u.u e anche se non vi piace continuo lo stesso XD e tutto per quelle tre sante, che mi continuano a seguire, proprio per questo, questo capitolo, lo dedico a voi!
In realtà….come capitolo è un poco inutile ^^’’’…..Prima questo e il prossimo erano un enorme lungo capitolo, troppo lungo per pubblicarlo, così l’ho diviso in due, ma così facendo questa prima parte ha perso molto. Proprio per questo ne approfitto per fare il mio solito RIEPILOGO:
 
Sono passati sei anni dalla sconfitta di Pitch ad opera dei Guardiani. Ora Jack Frost è uno di loro, ma non ha dimenticato il caro Jamie.
Un giorno lo va a trovare e vede una ragazza che gli punta contro una freccia. Bloccata la fanciulla viene richiamato al Polo da North e lì scopre non solo che l’Uomo Nero si è armato con nuove ombre a forma di orso ma che la ragazza che aveva bloccato è niente popò di meno che Cupido, il cui vero nome è Merida Love McCupid.
L’Uomo della Luna avvisa i Guardiani che avranno bisogno proprio dell’aiuto di lei per sconfiggere Pitch, così la vanno a prendere. Al Polo, però, Merida litiga sia con Jack che Bunnymund e decide di andare via abbandonando i Guardiani.
Sola e depressa Merida fa uno strano sogno in cui Manny la rimprovera e poco dopo, quando si è svegliata, viene contatta da Pitch che le chiede di passare dalla sua parte. Scossa dai fatti Merida cerca nuovamente Jamie per continuare il suo lavoro e farlo innamorare dell’amia Pippa, ma viene nuovamente interrotta da Jack. Il ragazzo le fa capire quanto sia bello essere una Guardiana così lei decide di aiutarli e torna al Polo con lui.
Nel frattempo Pitch manda delle ombre da North e Bunnymund per distrarli mentre alcuni suoi orsi (le sue ombre potenziate) vanno ad uccidere Jamie.
Merida capisce il suo gioco e va con Jack a salvare il ragazzo che (proprio grazie a Jack) comincia a crede in lei. La ragazza approfitta di questo fatto per usare i suoi poteri e teletrasporta tutti e tre nei ricordi di Jamie. Con essi fa capire al ragazzo quanto lui tenga all’amica e quanto lei tenga a lui, così, con un Jamie confuso e spossato fuggono dalle ombre nascondendosi al Polo.
Lì, sul globo, notano che le luci dei bambini si stanno spegnendo. Merida, North e Jack vengono mandati in missione per “riaccenderle”, ma mentre stanno svolgendo il loro lavoro vangono attaccati da Pitch in persona, al quale fa intendere di aver avuto una relazione con Merida.
Jack, che ormai si sta innamorando (venendo in parte ricambiato) di Merida, chiede spiegazioni, così la giovane è “costretta” e rivelargli il suo passato, la sua relazione con Pitch e la sua trasformazione in Guardiana.
 
Detto questo credo sia il momento di lasciarvi, anche se devo darvi degli ultimi avvisi, cioè che potrebbero esserci degli errori e anche dei ritardi per la prossima pubblicazione. Dal 25 al 28 ci sarà il Napoli Comicon ed essendo io di Salerno non posso non andarci XD. Tra l’altro ho già il cos play di Jack Frost u.u non posso non andare. Mi ci è voluto un secolo per fare il suo bastone e anche se nel complesso il costume non è molto ben fatto u.u ci tengo lo stesso ^///^. Magari se qualcun altro di voi ci va, potemmo anche incrociarci senza sapere chi siamo ahahahah.
Comunque ora vi lascio sul serio. Buona lettura. 








 

CAPITOLO DICIASSETTE
Pippa alla riscossa!


 

<< Ti abbiamo fatto fare un po’ tardi, eh succhia pollice? >> domandò Bunnymund a Jamie quando furono arrivati a destinazione, ma la sua frase era più retorica che realmente interessata.
Jamie schioccò la lingua cercando di trattenere una risatina << Tranquilli >> rispose << Ho quattordici anni e il mio coprifuoco non mi permette questi orari, il vero problema è che prima che Jack e Merida mi rapissero dovevo vedermi con Pippa >>
<< E perché sarebbe un problema? >> domandò Toothiana incuriosita.
Il ragazzino si rivolse completamente a lei, girandosi quasi completamente << Perché conoscendola mi avrà aspettato per tutto questo tempo e quando mi vedrà mi ucciderà >> rispose ridendo mentre la slitta atterrava.
Usando la slitta di riserva di North (la prima era ancora in riparazione sotto le esperte mano di Phil) erano arrivati a Burgess in pochi minuti, massimo una ventina, ed erano atterrati nel parco della città senza preoccuparsi troppo di essere visti. Erano quasi le undici, nessun bambino sarebbe stato ancora sveglio, soprattutto con Sandy che svolgeva egregiamente il suo lavoro anche dalla slitta.
Per Jamie viaggiare su quel veicolo era stato un sogno. Quando erano scesi nell’hangar non si aspettava tutto questo. Saliti in slitta (Bunnymund ci era stato caricato di peso perché voleva usare le sua gallerie) North aveva dato un colpo di frusta alla renne urlando un << Tutti amano slitta! >> mentre quella iniziava a prendere velocità e il Coniglio di Pasqua cominciava a pregare chissà quale dio. Il percorso per uscire era tortuoso e sembrava quello di una montagna russa. Toothiana e Jack seduti dietro, ridevano senza sosta cadendo l’uno sull’altra in continuazione, spintonati dei bruschi movimenti della slitta, Sandman, posizionato avanti proprio dietro North, alzò la mani al cielo imitando il passeggero di un ottovolante, mentre Aster, accomodato al fianco di Jamie, stringeva spasmodicamente la ringhiera del veicolo e ad un certo punto urlò: << North, ma quando ti deciderai a mettere delle cinture di sicurezza?! >>
Jamie, invece, di paura non ne aveva avuta neanche per un secondo e anzi, si era divertito come non mai. Durante il tragitto non aveva fatto altro che guardare di sotto e chiacchierare con i Guardiani. Mentre Babbo Natale era stato intento alla giuda, infatti, gli altri avevano fatto al castano centinaia di domande, tenendolo occupato per tutto il tempo.
Tutti tranne Jack e Baby Tooth, che lungo tutto il viaggio avevano sempre guardato dietro di loro, aspettandosi quasi di veder comparire Cupido da un momento all’altro. Non era successo ed il Guardiano del Divertimento si era un po’ abbattuto per questo.
Sandman gli volò vicino con un punto interrogativo che gli svolazzava sopra la testa. Jack scosse il capo, come a volergli far capire che non aveva niente e che era solo un po’ giù di morale, ma il Guardiano insisteva così fu costretto a confessare << Mi aspettavo che Merida ci raggiungesse >> Sandy sorrise sornione, creando l’immagine di un cuore.
A quella vista Jack non si diede neanche la pena di arrossire e si limitò ad annuire << Si nota tanto eh? >> l’Omino dei Sogni sorrise compiaciuto, così Jack continuò << Credo proprio di si, sai Sandy? Oramai non riesco a fare a meno di pensare a lei, non ho mai provato nulla di simile in trecento anni di vita >> il Guardiano dei Sogni gli mise una mano sulla spalla e gli sorrise di nuovo, solare come non mai, come a volergli dare il suo sostegno. Il ragazzo gliene fu grato ma non disse una parola, si limitò a sorridere a sua volta.
<< Ehi Jack >> lo richiamò Jack << Non mi saluti nemmeno? >>
Il Guardiano era talmente occupato a parlare con Sandy che non si era neanche accorto che il ragazzino era sceso dalla slitta.
<< Scusami Jamie >> gli disse << Ora scendo! >> con un agile salto scese giù dal veicolo, portandosi dietro il suo bastone. Atterrò con grazia sulla neve, retto su ambedue i piedi nudi e ghignò malandrino alla volta del castano. Come in un dèjà-vu entrambi rividero il loro addio di sei anni prima. Non era stato un vero e proprio addio in effetti, si erano rivisti altre volte e anche quella  non sarebbe stato diverso, ma salutarsi con la consapevolezza che non si sarebbero rivisti fino al prossimo inverno era doloroso. Jamie, nonostante si vergognasse perché ormai era cresciuto e non era più un bambino di otto anni, non resistette alla tensione e si gettò tra le braccia fredde di Jack che lo accolsero immediatamente commovendo gli altri quattro spiriti presenti << Ehi marmocchio >> lo riprese l’albino accarezzandogli quella zazzera castana che erano i suoi capelli con qualche difficoltà (Jamie era cresciuto parecchio in altezza ed ora era poco più basso di lui) << Devo ripeterti le solite cose? Guarda che non è un addio, è un arrivederci >>
<< Questo lo vedo improbabile >>disse una voce femminile e minacciosa alle loro spalle, prendendoli alla sprovvista << Perché io lo ucciderò ora! >>
Tutti i Guardiani si misero in allerta, preparandosi a combattere e a difendere il ragazzino fino alla morte. Dalla boscaglia, però, non uscì una nemica, bensì una ragazza della stessa età di Jamie, dal viso magro, abbellito da due profondi occhi verde scuro e circondato da un caschetto di capelli castano-ramati. Era vestita pesante, con un cappotto verde in pendant con un semplice cappello e strisce dello stesso colore. Guardava tutti (quindi vedeva anche gli spiriti) con sguardo furente, ma nessuno dei Guardiani sembrò riconoscerla.
Solo Jamie, staccatosi da Jack quando l’albino si era armato di bastone parandosi davanti a lui per combattere un ipotetico nemico, si limitò a mormorare un nome: << Pippa? >>
<< Si Pippa! Che c’è non ricordi neanche il mio nome ora? >>gli rispose la ragazzina con stizza, incrociando le braccia al petto.
Solo in quel momento i Guardiani tirarono un sospiro di sollievo, identificando la ragazza come una dei bambini che li avevano aiutati contro Pitch Black. North le andò incontro a braccia aperte, sorridendo felice << Filippa Harris! >> la chiamò << Da quanto tempo io non vedere te >> la ragazza fece a sua volta dei passi in avanti << Io sapere che tu credere ancora in noi e sapere che tu essere in cima a lista di bambini buoni >> tutti si aspettavano un caloroso abbraccio tra i due, quindi potete benissimo immaginare lo stupore generale quando la castana evitò abilmente (ed intelligentemente a detta di Jack) la morsa stritolatrice di Babbo Natale per dirigersi a passo svelto e deciso verso un tremate Jamie.
<< Scusa North >> gli disse quando lo ebbe superato lasciandolo di stucco << Ma credo che tu debba passarmi nella lista dei cattivi perché sto per commettere un omicidio! >>
Lo disse con una voce talmente minacciosa da poter competere solo con l’Uomo Nero in persona e Jamie, già spaventato, cominciò a camminare all’indietro << Scusa Pippa >> le disse gesticolando, cercando di rabbonirla, ottenendo, però, l’effetto opposto.
Quel patetico tentativo di scuse, infatti, la fece alterare ancora di più << “Scusa”? E’ tutto ciò che sai dirmi Jamie Bennett? Scusa?! >> gli si avvicinò ancora e il ragazzino andò talmente in dietro la inciampare su un cumulo di neve, finendo con il sedere a terra.
Nessuno dei presenti aveva la forza di aiutarlo, troppo sconvolti anche solo per pensare razionalmente. Chi era quella furia? Dov’era finita la dolce ragazzina che ricordavano tutti?
Visto il loro silenzio Pippa ebbe il via libera per continuare la sua sfuriata << Cinque ore! Ho aspettato qui, in questo parco, da sola, al freddo e al gelo, per cinque ore interne e l’unica cosa che tu sai dirmi è “scusa” … ma ti rendi conto o no? >> si portò le mani ai fianchi indignata << E pensare che ero venuta solo perché me lo avevi chiesto tu. Perché dovevi parlarmi del tuo appuntamento con Stacy Strauss >> disse il nome della ragazza con un tale disprezzo da farlo sembrare un insulto.
Tutti i Guardiani cominciarono a guardarsi sempre più sconvolti ed increduli, solo Toothiana sembrò finalmente capire il motivo di tanta rabbia: gelosia forse? Ridacchiò nascondendosi dietro la grossa schiena di North per non farsi vedere, queste dinamiche solo una ragazza poteva capirle davvero bene, era per questo (forse) che Manny aveva scelto una ragazza (Merida) per gestirle nel modo più adeguato.
Intanto, però, come i Guardiani di sesso maschile, anche Jamie si stava sforzando di trovare una spiegazione al folle comportamento di Pippa. Conoscendola aveva immaginato che lo avrebbe aspettato fino a quell’ora e che sarebbe stata arrabbiata per il mastodontico ritardo, ma quando diceva che lo avrebbe ucciso lui diceva tanto per dire, non credeva che se la sarebbe davvero presa tanto! Fu per quel motivo che provò a difendersi << Ma Pippa … >>
Grosso errore. La ragazza si infervorò ancora di più agitandogli un dito davanti alla faccia << Niente ma, James! >>
“Ahi”pensò il castano “Mi ha chiamato con il mio nome di battesimo, qui la cosa non finisce bene”, ma la lasciò continuare: << Ora che hai la ragazza io non ti servo più, non è così? >> aggiunse infatti la ragazza, però lo disse con voce più bassa, ferita.
<< Pippa io … >> provò a dire il ragazzo, ma lei lo fermò con un’occhiataccia.
<< E smettila di dire il mio nome, lo so come mi chiamo! >> incrociò le braccia al petto che fare arrabbiato, sbuffando nervosa come una biscia.
Jamie si rialzò a fatica << Ma se non mi fai parlare come faccio a spiegarti cosa è successo? >> le chiese con intelligenza.
La castana arrossì per la vergogna, effettivamente l’amico aveva ragione, ma nonostante questo riuscì comunque a rispondere cadendo in piedi << La tua sarà sicuramente una scusa stupida. La verità è che sei stato in giro a divertiti con i Guardiani non pensando di invitare anche me e Sophie! >> e li indicò tutti.
Jamie scosse il capo, sconsolato, per poi ricominciare a parlare << Si, è vero, sono stato con i Guardiani per tutto questo tempo, ma non l’ho fatto certo per divertirmi, anche se con noi c’era Jack >> L’albino, sentitosi tirare in causa fece un cenno con la mano salutando la ragazzina prima di tornare ad osservare lo spettacolino. Dio quando avrebbe voluto un pacco di popcorn!
Lei guardò lo spirito del gelo con una strana occhiata, misto di rabbia e confusione per poi concentrarsi di nuovo su Jamie << E allora che avresti fatto con loro? E perché non mi hai avvisata? >>
Il ragazzo le concesse un sorriso tirato << Ti garantisco che non l’ho fatto di proposito >> si giustificò e cercò con lo sguardo il sostegno degli altri Guardiani << Ragazzi, spiegateglielo anche voi >> Sandy si fece subito portavoce del gruppo cercando di aiutare il suo amico umano, facendo comparire sulla sua testa una ventina di immagini dorate, mostrate tutte di seguito e tutto molto ma molto velocemente.
Pippa individuò solo la luna, un cuore ed un orso, ergo ci capiva meno di prima e l’unica cosa che fu in grado fu dire: << Eh? >>
Toothiana alzò gli occhi al cielo e ridacchiando le svolazzò davanti cominciando a spiegarla a grandi linee ciò che era successo. Per non farla preoccupare troppo la disse che Pitch aveva mandato delle ombre a cercare Jamie, ma non specificò quali. Com’era prevedibile la ragazzina si agitò comunque e tutta la rabbia che aveva accumulato scemò di colpo, sostituita della paura per Jamie e dalla curiosità di voler conoscere Cupido (la Fata del Dentino le aveva parlato anche di lei). Si avvicinò premurosa all’amico torturandosi le dita, chiaro segno di nervosismo << Scusami Jamie, ho sbagliato ad accusarti senza prima chiedere spiegazioni. Ma ora stai bene? >>
<< Si >>le rispose prontamente il ragazzo per tranquillizzarla mettendole una mano sulla spalla << E’ stata una strana esperienza, ma insieme ai Guardiani ero al sicuro, senza contare che il palazzo di Babbo Natale è meraviglioso, ho avuto l’occasione di girarlo tutto mentre loro non c’erano e poi questa piccola avventura mi ha permesso di conoscere un nuovo Guardiano: Cupido in persona! >>
A quelle parole gli occhi di Pippa si illuminarono. Già durante il racconto di Toothiana la ragazza avrebbe voluto interromperla per chiedere qualcosa in più su Merida Love McCupid, ma non ne aveva avuto la possibilità. Tra l’altro sarebbe sembrata prova di tatto visto che si parlava della quasi morte di un suo amico. Quando Jamie la nominò, quindi, subito ne approfittò per chiedere di lei: << Ma allora Cupido esiste sul serio? >>
<< Oh si! >>esclamò il ragazzo ridendo << E’ un bella e simpatica ragazza di circa sedici anni, dai capelli rossi e riccissimi >> fece il gesto di volare con le mano mentre continuava a raccontare << Ha un paio di ali rosa, piumate, come quelle dei fenicotteri. Ha una pozione per viaggiare nel tempo e lancia le frecce con un mira invidiabile >> a quest’ultima descrizione a parole ci aggiunse anche quella visiva imitando un arciere provetto.
Il ragazzino in realtà stava facendo tutti quei gesti per non pensare. Non appena aveva rivisto la sua amica, infatti, non aveva potuto fare a meno di ricordare le parole di Merida: “A te piace Pippa, non Stacy, è solo che non ne hai la giusta consapevolezza”. Il problema era che ora si sentiva tremendamente in imbarazzo in sua presenza perché ora sapeva di piacerle, che per lei non era una semplice amico. Più la guardava, però, più si rendeva conto che forse neanche per lui era una semplice amica o non avrebbe mai e poi pensato a quanto fosse carina con la guance arrossate dal freddo e quanto le donasse il colore verde.
“Infondo me lo ha detto Cupido”pensò “Chi ci può essere più esperto di lei?” questo pensiero, però non lo tranquillizzava e nella sua mente dilagava un’unica domanda “Pippa o Stacy?”
La castana, intanto, ignare dei pensieri che affliggevano la mente dell’amico, iniziò a saltellare sul posto << Oh che bello: la Guardiana dell’Amore è una ragazza! >> la cosa la rendeva felice sul serio, perché magari avrebbe potuto chiedere un aiuto con Jamie. Filippa aveva una cotta per lui da tempo immemore e se non poteva andare che almeno Cupido la aiutasse a dimenticarlo per non farla soffrire vedendolo con Stacy “Sono-Un-Oca” Strauss.
Anche Jamie sembrava eccitato dalla cosa << L’ho pensato anche io sai? Poi ha un bel caratterino, sono certo che se la conoscessi andreste molto d’accordo! >>
La castana intrecciò le dita delle mani portandosela sotto il viso in una muta preghiera, voltandosi sognante verso North e gli altri Guardiani, finalmente degnati di un minimo di attenzione << Vorrei tanto conoscerla. Me la presentereste vero? >>
Babbo Natale non resistette a lungo guardando quegli occhioni da cerbiatto ed esclamò << Ma certo Filippa Harris, ma solo dopo tu avrai tanto me grande abbraccio! >> ed allargò le braccione mostrando la sua grande pancia e Pippa ci si fiondò subito, allegra coma quando era bambina. A quella vista tutti i Guardiani sorrisero.
Jack, soprattutto, non poté fare a meno di ridacchiare pensando a quanto fossero strane le ragazze, bastava parlare d’amore e andavano in brodo di giuggiole. L’unica che sembrava immune da questa “malattia” era, strano ma vero, proprio Cupido. Automaticamente si ritrovò di nuovo a pensare a lei così, quando sentì un << Jack! >> pronunciato dalla sua voce considerò che si trattasse solo di un’allucinazione. “Come sono caduto in basso” pensò “Sono così innamorato di lei che ora ho anche le allucinazioni?” ma quando sentì il suo nome gridato con più forza di prima dovette ricredersi sull’allucinazione e capì che Merida li stava sul serio raggiungendo << Jack! >> lo chiamò per la terza volta la rossa volando a gran velocità verso il gruppetto.
Tutti quanti alzarono gli occhi al cielo, felici di rivedere Merida, ma la più felice di tutti era Pippa, che ora la vedeva per la prima volta.
La vedeva perché credeva in lei. 

 

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Capitolo 19
*** Scacco matto ***


Lo so, sono in ritardo pazzesco, ma vi avvertito già avvertito nello scorso capitolo del ritardo vero? XD
Alla fine al Comicon ci sono andata sul serio *.* … nei panni proprio di Jack Frsot. Ho visto una ragazza vestita da Merida e non ho potuto resistere nel farci una foto assieme! ^///^
Insomma eravamo i protagonisti della mia storia, potevo forse non farla questa foto? Hahaha
Comunque, tralasciando i particolari stupidi u.u oggi sono qui per pubblicare un nuovo capitolo, quello, forse, più avvincente che io abbia scritto fin’ora e che dedico a DJ_AmuStar  u.u.
Lei sta recensendo ogni mio capitolo, quasi uno al giorno e qui ci arriverà molto in ritardo, ma volevo farlo lo stesso, perché in un certo senso gliel’avevo promesso XD
Ora vi lascio al capitolo, ma con un piccolo monito …. O meglio due ^^’’’…..
Prima di tutto chiedo scusa, come al solito, per gli eventuali errori e in secondo luogo volevo informarvi che molto probabilmente continuerò a fare ritardi nelle prossime pubblicazioni. Purtroppo non sto trovando il tempo che ricopiare al computer questi ultimi capitoli, computer che, tra parentesi, si è anche rotto e al momento sto usando in prestito quello di mio padre, quindi non posso neanche starci molto vicino o mi uccide.
Dopo questi avvertimenti vi lascio sul serio alla lettura di questo diciottesimo capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate ok? Anche perché devo ammettere che sono sul serio fiera di me *.* questo mi piace proprio molto di com’è venuto e tanti saluti alla modestia XD
Baci e buona lettura!

 





CAPITOLO DICIOTTO
Scacco matto

 
Pitch Black sorrise malefico mentre galoppava su uno dei suoi incubi diretto verso Burgess, dove altre sue spie ombre gli avevano detto che i Guardiani si stavano dirigendo. Materializzò un frustino nella mano sinistra per spronare la bestia e correre più veloce. La creatura nitrì ed ubbidì al suo padrone accelerando immediatamente. Alla sua spalle gli orsi-ombra ruggirono famelici e il ghigno dell’uomo si ampliò.
Le ombre e le tenebre erano sempre state il suo elemento naturale, ci si era sempre trovato a suo agio, anche da umano, quindi quando Kozmotis era rinato nei panni dell’Uomo Nero non si era stupito più di tanto. Non ne aveva mai avuto paura delle ombre e anzi, le aveva accolte come facenti parti del suo spirito. Aveva però, detto sinceramente, trovato assai ironico rinascere come re degli incubi e delle ombre dopo che era morto cadendo in un buio dirupo.
Con esse, per secoli, aveva lottato contro il bene e la luce che tanto odiava e che gli era tanto ostile. La sua avversaria, almeno inizialmente, era stata Merida, rappresentante del bene più assoluto che potesse esistere: l’amore. Lei era stata l’unica donna che aveva amato, ma che aveva finito per uccidere con le sue stesse mani.
Sembra un contro senso vero?
Il problema era che Kozmotis, o forse sarebbe meglio dire Pitch, sapeva amare solo così: possedere, fare le cose che voleva sue in modo che non potesse possederle nessun’altro. Con la principessa avrebbe voluto che finisse così. Il comportamento regale di lei sarebbe stato perfetto al suo fianco: sarebbero stati il re e la regina degli incubi, avrebbero regnato assieme sul mondo intero. Lei tuttavia non lo voleva, lui non la possedeva più, era diventata del mondo intero e la gelosia folle di Pitch non poteva sopportare di condividere le cose a cui teneva di più con così’ tante persone. Fu per questo che mise nuovamente i suoi sentimenti da parte per combatterla ed eliminarla una volta per tutte. Quel minimo amore che provava per lei pian piano scomparve sotto le coltri nere che comandava e fu dimenticato nonostante lottare contro di lei restasse brutto e doloroso.
A Merida, però, ben presto si aggiunsero gli altri Guardiani, una spina nel fianco che non avrebbe mai cancellato. Con loro la lotta diventò sempre più dura finché un giorno loro non vinsero. Manny aveva creato lui e Cupido per bilanciare le forze del bene e del male, per non far prevalere le une sulle altre, se era davvero così perché, poi, aveva convocato anche gli altri? Cominciò ad odiare profondamente l’Uomo nella Luna e tutto ciò che egli rappresentava: amore, sogni e speranze in primis. In più di un’occasione aveva provato a tornare alla ribalta, ma mai ci era riuscito se non per l’andarci molto vicino sei anni prima.
All’epoca, però, si mise in mezzo Jack Frost, altro pupillo (o forse meglio dire burattino) di Manny, e il suo piano di conquista cadde come un castello di carte. Quel ragazzino impudente e il suo maledettissimo bastone magico avevano sconfitto la sue ombre-cavallo, i suoi incubi purosangue, facendolo piombare nuovamente nel dimenticatoio, scacciato dalle sue stesse creature, che fiutavano la sua paura. Essa, però, (la paura) lo aveva abbandonato presto e si era arreso all’idea di essere invisibile. Continuò a viaggiare per il mondo spaventando sporadicamente qualche bambino, giusto per non scomparire del tutto e ripiombò nel baratro da cui era faticosamente uscito.
Tutto sembrava dover continuare a proseguire così, finché un giorno, mentre spaventava qualcuno in Scozia, non si era trovato davanti una creaturina informe, quasi un fosse una mera fiammella azzurra: un fuoco fatuo! Lo aveva seguito senza indugi (Merida gliene aveva parlato e tanto non aveva niente da perdere) ed era giunto di fronte ad una semplice casetta dal tetto basso, fatto di paglia. Dall’abitazione uscì una vecchina che Pitch riconobbe subito come una strega. Fu a quel punto che gli venne un’idea, un’idea che avrebbe potuto cambiare il suo destino! La donna, seppur inizialmente titubante, acconsentì e gli preparò un incantesimo, uno talmente potente che avrebbe potuto dare alle sue ombre un nuovo aspetto e una forza centuplicata: erano nate le ombre-orso! Basandosi su ciò che aveva detto la strega aveva tre giorni di tempo prima che il sortilegio diventasse definitivo, così non perse tempo e le mandò subito contro North e Bunnymund per testare la loro forza. Quando capì che non potevano essere sconfitte gongolò di gioia, esultò come mai aveva fatto e le aizzò contro la sua vecchie rivale … ma con le non funzionò.
Le sue ombre, nate dall’odio più che dalla paura, non potevano nulla contro la Guardiana dell’Amore. Capì in quel frangente che Merida era pericolosa, forse troppo per averla come avversaria, così provò a riportarla (se mai ci era stata) dalla sua parte, mandandole un semplicissimo biglietto ma fallendo miseramente. Provava ancora qualcosa per lei ma la rossa sembrava averlo dimenticato così la fece seguire da uno dei suoi incubi. Quando la vide ridere e scherzare con Jack Frost, quell’insulso damerino che già una volta gli aveva messo i bastoni tra le ruote, non ci vide più dalla rabbia. 
Come si permetteva quel ragazzino di intralciarlo nuovamente?
Provò, quindi, a vendicarsi su ciò a cui lo spirito della neve teneva di più, cioè prima Jamie Bennett e poi tutti i bambini del mondo, ma non solo l’albino e i Guardiani avevano risolto entrambi i problemi ma avevano riaccolto Cupido come Guardiano a pieno titolo. La faccenda meritava una contromossa efficace e tempestiva, così decise di incontrare la ragazza di persona. Gli piaceva quello strano gioco, era come una partita a scacchi in cui tutti i Guardiani, Manny e i loro amichetti umani avevano un ruolo ben preciso, mentre dall’altro lato c’era lui e le sue ombre. In quella partita Merida era un po’ come la regina: il pazzo più importante della scacchiera, che poteva fare quasi tutto ed eliminare chiunque. Un volta tolta di mezzo la regina gli altri pezzi ed il re in particolare sarebbero rimasti disarmati. L’incontro non andò come Pitch sperava, non solo Merida era rimasta dalla parte dei Guardiani, ma lui aveva perso l’arazzo della regina Elinor e aveva subito un ulteriore smacco da parte di Jack Frost, che si era messo in mezzo per l’ennesima volta consolidando quello strano legame che si era formato tra lui e la rossa.
Quei due si stavano innamorando?
Merida non sarebbe mai più stata sua?
Bene!
Allora non sarebbe stata più di nessun altro, soprattutto non di Jackson Overland Frsot! Avrebbe sfruttato quei loro sentimenti a sua favore …
 
Merida aveva volato per parecchio tempo, ma quando vide in lontananza le luci di Burgess si stupì comunque perché doveva aver volato molto più velocemente del solito. Questo la preoccupò: sarebbe riuscita a frenare in tempo e a non schiantarsi nella neve?
Iniziò a scrutare il basso e ci mise poco ad individuare i Guardiani perché, diciamocelo … una slitta rosso fuoco nel bel mezzo di un parco cittadino è difficile da non notare!
I suoi amici c’erano tutti ma l’unico nome che le venne in mente di chiamare fu solo uno: << Jack! >> l’albino, però, non le rispose, così fu costretta a richiamarlo più volte.
Solo alla terza voltail gruppetto alzò lo sguardo su di lei, che così scese in picchiata verso di loro.
“Ops”pensò mentre scendeva a gran velocità “Temo di non riuscire a frenare sul serio!”
Per la rapidità, infatti, non riuscì a rallentare in tempo e atterrò (dolorosamente) sul pelo morbido di Bunnymund, mettendolo K.O. Si alzò in volo subito, per non continuare a gravare sullo sterno del roditore e poi lo aiutò a rimettersi in piedi.
Il coniglio, steso in terra, ansimava per la botta, non riuscendo bene a respirare << Scusa Aster >> gli disse mortificata Merida, come una bambina che ha appena fatto un guaio davanti alla madre: era la seconda volta che lo stendeva in meno di tre giorni! << Non l’ho fatto di proposito, lo giuro >>
<< E ci mancasse! >>le rispose il coniglio tossendo.
Per tutta rispose la rossa lo guardò storto, incrociando le braccia al petto << La prossima volta ti lascio steso a terra, potrei trasformarti in un bel tappeto sai? >> quello le lanciò un occhiataccia ma non disse nulla, così Merida continuò << E’ solo che andavo di fretta perché ho scoperto il segreto di Pitch >>
<< Sul serio? >> domandò ancora Bunnymund ricominciando a respirare meglio << E quale sarebbe? >>
Merida stava per cominciare a parlare quando tra il gruppo di Guardiani si fece largo un estranea. Era una ragazza di circa quattordici anni che la fissava incredula e la rossa ci mise poco ad identificare nei suoi tratti Pippa, l’amica di Jamie. Ma un momento … la fissava? 
Anche Merida prese a sua volta a guardarla finché la ragazzina non chiese, con voce tremante: << Tu sei Cupido? >>
La rossa dilatò le pupille svolazzando verso la ragazza << Si, e tu mi vedi? Com’è possibile? >>
L’altra annuì << Jamie mi ha parlato di te >>
Il cuore di Merida si riempì di gioia perché un’altra persona credeva in lei. Pian piano stava riacquistando poteri e fiducia in se stessa.
Il magico momento, però, fu nuovamente interrotto da Bunnymund che con il suo zampone prese a battere il terreno, ansioso di scoprire perché era dovuto finire con il sedere a terra, così Merida, sbuffando per l’interruzione, fu costretta a lasciare Pippa per dedicarsi a ciò che aveva scoperto. Raccontò, quindi, ai Guardiani del suo incontro con la strega e di come potevano sconfiggere Pitch. L’idea di doverlo fare entro l’alba, però, terrorizzò tutti, soprattutto perché nessuno dei presenti immaginava quale potesse essere “lo strappo dall’orgoglio causato” << Perché ha fatto questo? >> chiese Toothiana alla fine del racconto dell’amica.
<< Lo ha fatto per vendetta, ovvio >>commentò North.
<< E che strappo ci sarebbe da riparare in questo? >> gli fece notare Bunnymund.
Jack si schiarì la voce << Io sono d’accordo con Coda di Cotone >> disse sconvolgendo tutti (quando mai lui e il Coniglio di Pasqua erano andati d’accordo) << Deve essere stato qualcos’altro, qualcosa che lo ha segnato nel profondo, come successe per Merida >> gli occhi dei due Guardiani si incrociarono facendoli arrossire << Vuole cambiare il suo destino per questo! >>
<< Bella pensata Jack >> gracchiò una voce spaventosa alle spalle del gruppetto << Ed io che pensavo fossi uno stupido senza cervello >>
Loro si girarono e vedere on i loro occhi chi aveva parlato. Nascosto tra gli alberi stava Pitch Black in persona, che ghignò alla vista dei loro volti spaventati.. Nuovamente i Guardiani si sistemarono in posizione d’attacco, pronti a difendere i due ragazzini che si erano abbracciati per darsi forza a vicenda. L’Uomo Nero uscì dal suo nascondiglio a cavallo di uno dei suoi incubi, scortato da alcuni orsi-ombra. << Kozmotis >> gli disse Merida << Ho scoperto il tuo trucco, so dell’incantesimo della strega, ora sappiamo come sconfiggerti >>
L’uomo si lasciò andare ad una malefica risata << Oh mia dolce Merida, sbaglio o ti ho già detto ti non chiamarmi Kozmotis. Io sono Pitch Black, l’Uomo Nero, il Re degli incubi! Non ho paura di voi ed è molto divertante che voi pensiate sul serio di potermi battere >>
<< Ti ha detto che ti ha smascherato >> intervenne Jack << E ha spiegato anche a noi come sconfiggerti >>
<< Questo non lo metto in dubbio >>rispose l’uomo, mentre i suoi occhi gialli sembravano splendere ancora più intensamente << Ma riuscirete a riparare la “strappo” entro l’alba? >> sorrise malefico mostrando la sua fila di denti appuntiti << E soprattutto ci riuscirete nonostante le mie ombre? >>
Detto questo schioccò le dita e i suoi orsi, ringhiando, partirono all’attacco. North ne fermò uno facendo perno sulle gambe, mentre Sandy lo afferrava con una della sue fruste e lo scaraventava lontano. Bunnymund provò a farne esplodere uno ma, com’era prevedibile, quello di riformò subito atterrando il coniglio. Toothiana lo salvò giusto in tempo, spostando la creatura con un colpo d’ali << Grazie >> le disse.
<< Prego >> rispose lei facendogli l’occhiolino e tornando ad allontanare gli orsi.
Purtroppo quello era l’unica cosa che i Guardiani potessero fare perché solo Merida aveva il potere di farli sparire del tutto. Lei però era, insieme a Jack, occupata a proteggere i due bambini. Scagliava quante più frecce poteva, cercando di aiutare anche gli altri, ma quegli orsi erano troppi. << Jack >> gli disse << Ce le fai da solo a proteggere Jamie e Pippa? >>
Lui la guardò dritto negli occhi << Certo, ma che devi fare? >>
<< Cercare di aiutare gli altri, forse dall’alto riesco a gestire meglio la situazione >>
L’albino annuì << D’accordo >> lei fece per spiccare il volo ma lui le fermò la mano << Cerca di fare attenzione però, ok? >> le disse e Merida non poté fare a meno di sorridere dolcemente.
<< Se me lo chiedi così come potrei non farlo? >> gli rispose facendolo arrossire.
Quella tenera scenetta, però, non era sfuggita all’occhio attento di Pitch. L’uomo ghignò e con un fluido movimento del polso mandò in scia si sabbia nera contro i due innamorati, facendola strisciare sinuosamente sul terreno, nascosta, quasi come se fosse un serpente. Quello era il momento giusto per fare la sua mossa e quando Jack lasciò la mano della ragazza il tentacolo nero attaccò, ma Merida, vedendolo, si mise in mezzo, buttando il giovane a terra a facendosi catturare al suo posto.
Pitch sorrise. Lei ci era cascata, conoscendola non avrebbe mai permesso che fosse fatto del male alla persona che amava e aveva sfruttato i loro sentimenti contro di loro per riuscire, finalmente a catturare Merida.
Mentre il tentacolo la imbavagliava ed intrappolava in una morsa troppo salda per essere rotta, le cadde l’arco di mano e nello stesso momento il cuore di Jack perse un battito << Merida! No! >> urlò con tutta la disperazione che aveva in corpo, provò anche a liberarla, ma un altro tentacolo la sbatté al suolo. Dolorante e spossato ebbe solo la forza di veder Merida perdere i sensi e cadere a peso morto tra le braccia di Pitch prima di svenire.
L’Uomo Nero guardò il suo bottino sorridendo come un pazzo, poi osservò il ragazzino steso a terra privo di sensi e sparì in una nuvola di fumo nero assieme ai suoi incubi. Prima di svanire, però mormorò un’unica frase << Scacco matto Jack >>
 







Ps di fine capitolo.Per caso qualcuno di voi sa come funzionano le “serie”? O.o forse è il caso che io mi spieghi meglio.
Ho visto che c’è la possibilità di riunire tutte le storie che riguardano uno stesso argomento in una serie. Avendo io già scritto, oltre a questa, la one-shot “Happy Easter, Aster” ambientata dopo la fine di questa storia volevo metterle insieme in una unica raccolta, una seria per l’appunto. Il problema è questo: posso inserire entrambe queste storie anche se non concluse? Se lo faccio sapete se poi dopo posso continuare ad aggiornare senza problemi questa?
Se lo sapete vi prego di marmi una mano, grazie ^^’’’

 











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Capitolo 20
*** Merida deve morire ***


CAPITOLO DICIANNOVE
Merida deve morire

 
Suoni e rumori vari giungevano come ovattati alle orecchie di Jack Frost. Egli se ne stava seduto sulla poltrona rossa dove neanche due ore prima era rimasto abbracciato a Merida per un tempo che gli era sembrato infinito. Aveva il capo chino, Baby Tooth appollaiata su un ginocchio e stringeva l’arco che la ragazza aveva lasciato cadere tra le mani. Jamie e Pippa, portati lì al Polo per essere tenuti al sicuro lo guardavano la lontano, non sapendo se andarlo a consolare o meno. Sapevano che ogni loro parola sarebbe stata vana per il Guardiano, avevano letto la disperazione nei suoi occhi mentre Merida veniva portata via. Il suo dolore era stato tanto evidente ed intenso che in un certo senso lo avevano provato anche loro sulla loro pelle. Pippa si strinse con più forza tra le braccia di Jamie ricominciando a piangere sommessamente. In un certo senso si sentivano entrambi colpevoli anche se sapevano che non era stata colpa loro. In realtà, infatti, il piano di Pitch sembrava essere quello fin dall’inizio e gli altri Guardiani stavano discutendo animatamente sul da farsi: senza Merida erano impotenti contro le ombre di Pitch e non potevano permettersi un attacco diretto con la prospettiva di una sicura disfatta. Al tempo stesso non potevano lasciare Cupido nelle mani di quel verme, dovevano trovare una soluzione, ma tutti avevano idee contrastanti. Su una solo cosa erano tutti d’accordo: nessuno poteva andare a salvarla senza avere un piano. Quando Jack lo aveva proposto aveva avuto tutti contro, così si era buttato su quella poltrona insieme a Baby Tooth, isolandosi dagli altri e lasciandosi andare all’autocompatimento. Nel suo mondo non c’era altro se non il buio e il corpo esanime di Merida che veniva portato via da quel mostro di Pitch Black. Strinse con più forza l’arco tra le dita finché non sentì il legno scricchiolare. La fatina lo guardò intristita accarezzandogli il palmo della mano per dargli un minimo di conforto. Jack la guardò sorridendo appena: purtroppo, nonostante Baby Tooth cercasse di tranquillizzarlo, lui non riusciva a darsi pace. “Oh Merida, dove ti avrà portato quel pazzo?” pensò per l’ennesima volta sospirando pesantemente. Non riusciva a non immaginarsela ferita o peggio, alla mercé dell’Uomo Nero che chissà cosa le stava facendo. Se solo immaginava l’Uomo Nero allungare le sue mani ossute su di lei sentiva montargli nel petto una cieca rabbia. Merida era forte e non aveva mai avuto bisogno di protezione, ma lui si sentiva in dovere di farlo comunque perché, a suo parere, doveva essere trattata come il più prezioso dei tesori. Non perché lei fosse in realtà debole, ma solo perché la amava … Quello strano senso di dovere e protezione che aveva nei confronti della rossa era nato insieme all’effetto che provava per lei, ma nonostante le belle sensazione donategli dal sentimento che lo univa a Merida, Jack trovava ancora difficile sopportare questo fatto. Lui era sempre stato uno spirito libero e non riusciva ancora a spiegarsi perché era divenuto tanto dipendente da quella ragazza. Lui era Jack Frost per la miseria! Era sfuggente come la neve, volubile come il vento, violento come una tormenta e distaccato come il ghiaccio. Come poteva uno con queste premesse innamorarsi? Poi, però, si immaginò abbracciato a Merida stesi sul divano del salotto di North, mentre con nonchalance le accarezzare quei capelli ribelli come il suo spirito. Forse era per questo che si era innamorato di lei. Legarsi a Merida non significava restare incatenato in un posto, ma aggiungere un viaggiatore che volava con lui in giro per il mondo. Merida era come lui, ribelle, fiera e combattiva, un’avventuriera che non aveva paura di nulla e che avrebbe viaggiato volentieri con lui per l’eternità. Erano due spiriti liberi che non amavano le costrizioni. Guardò in alto, al buco del soffitto da cui si intravedeva la luna e domandò al suo unico abitante se li avesse fatti incontrare per questo, perché erano due anime talmente affini che avrebbero potuto essere felici soltanto insieme.  Logicamente non ottenne una vera risposta, ma gli parve di udire un leggero << Si >> trasportato dal vento. Jack sorrise imbarazzato dai suoi stessi pensieri, ma subito si sentì rattristato da quella consapevolezza. Se davvero erano fatti per stare insieme perché lui non era stato in grado di proteggerla? Perché aveva permesso a Pitch di portarla lontano da lui? Si adagiò contro lo schienale, continuando a guardare il soffitto. Gli altri stavano ancora litigando, cercando di trovare una soluzione, ma lui non ce la faceva più ad aspettare. Baby Tooth aveva già intuito le sue intenzioni prima ancora che Jack le mettesse in atto e sembrava perfettamente d’accordo con lui. Si scambiarono, infatti, uno sguardo complice e poi, con passo felpato si dileguarono dalla stanza senza farsi notare. Quando gli altri si sarebbero accorti della loro scomparsa sarebbe stato già troppo tardi: Jack e la fatina si sarebbero già introdotti nel nascondiglio dell’Uomo Nero.
 
La testa le faceva male, non riusciva a respirare bene e sentiva il corpo bloccato da qualcosa di freddo e duro. Riuscì ad aprire gli occhi a fatica, ma la situazione non cambiò di molto. Ovunque si trovasse, infatti, era completamente al buio, se non per qualche spiraglio di luce lunare che entrava dal soffitto ma che serviva soltanto ad illuminare i contorni di pochi oggetti. Grazie a quel minimo di luce poté intravedere qualche particolare del posto dove si trovava. Sembrava una grotta o una specie di sotterraneo, con archi mattonati a reggere il soffitto e catene mantenute da grossi anelli fermi sulla volta. Era un posto abbastanza inquietante: pareva una sala delle torture medievale e purtroppo Merida conosceva solo una persona a cui potevano piacere tanto i “secoli bui dei Medioevo”. Quando provò ad alzarsi poté constatare che le catene non si trovavano solo sul soffitto, ma che alcune la tenevano immobilizzata a quello che pareva un tavolo (o forse dire “un altere” sarebbe stato più appropriato) di pietra. Rimase in quelle condizioni di semi oscurità ancora per una decina di minuti, nei quali aveva cercato di liberarsi. Le catene, però, erano robuste e Merida troppo indebolita per fare qualsiasi cosa che non fosse il ferirsi i polsi con il ferro delle manette << Suvvia principessa >> disse una voce profonda che rimbombò per tutto l’ambiente << Non agitarti così o finirai solo per farti male >> un’ombra si mosse tra le tenebre avvicinandosi alla rossa << Ora che finalmente ti sei svegliata non è meglio parlare prima un po’ con me? >>
Merida non aveva bisogno per riconoscere Pitch in quella figura longilinea: avrebbe individuato la sua voce tra mille e soprattutto l’ultima cosa che ricordava prima di perdere i sensi era lui che la portava via e Jack … Jack che gridava il suo disperato come mai lo aveva sentito prima. “Oh Jack, come vorrei che fossi qui adesso” pensò mentre sentiva gli occhi pizzicarle per le lacrime, ma le ricacciò indietro facendosi forza. Socchiudendo gli occhi si concentrò meglio sulla figura del Re degli incubi finché non riuscì a distinguere i contorni del suo viso magro << Pitch >> gli disse abbaiando rabbiosa come un cane << Perché mi hai portato qui? Io non tornerò mai più con te, non ti amo più e ti sconfiggerò insieme ai Guardiani >>
L’uomo sorrise con cattiveria e facendo dei passi in avanti si espose alla luce. La pelle grigiastra, cerea, sotto il colore bianco della luce lunare pareva ancora più cadaverica, mentre i suoi occhi brillavano come due fanali nella notte: gialli e incandescenti. Si lasciò andare ad una risata << Tu sul serio credi che io ti rivoglia con me? Non credi di darti troppo importanza Merida? >>
<< E allora cosa vuoi da me? >> domandò la rossa con rabbia non capendo quali fossero le vere intenzioni dell’Uomo Nero. Perché l’aveva portata nel suo rifugio?
<< Solo la tua morte … o forse è più corretto dire vita >> le spiegò avvicinandosi ulteriormente a lei. Merida corrucciò la fronte, guardandola sinceramente stupita non capendo dove voleva arrivare. La sua vita? Cosa intendeva veramente usando quelle parole?
L’uomo, intanto, aveva preso a giocherellare con un suo dito ossuto vicino alle catene che la tenevano ferma, risalendo poi lungo l’avambraccio fino al gomito, accarezzando quella pelle serica e ialina che tanto gli era mancata. Merida gli era mancata. La rossa non la pensava allo stesso modo e cercò di allontanarsi da quel tocco con ribrezzo. Forse un tempo quei brividi che sentiva, che attraversavano il suo corpo da capo a piedi, sarebbero stati di piacere, ma adesso, sapendo che quelle mani appartenevano all’assassino della sua famiglia e al suo rapitore, erano solo di fastidio << Non mi toccare! >> gridò infatti cercando di sottrarsi alla lasciva carezza di quella mano, la catena, però, era troppo corta e non riuscì a spostarsi di molto << Non capisco cosa tu abbia in mente, ma qualsiasi cosa sia non ti aiuterò mai, preferisco la morte! >>
L’Uomo Nero sorrise di nuovo a quelle parole, non fermando il lento movimento del suo dito, che intanto era arrivato alla spalla << In un certo senso andrà a finire proprio cos’, sai? >> risalì pian piano col dito fino al collo sottile della giovane, mentre nel petto gli nacque spontanea una inquietante risata che gli fece muovere il petto ampio e magro, come scosso da dei colpi di tosse << Prima della tua dipartita, comunque, che ne dici di un … riavvicinamento? >> accompagnò quelle parole con un ghigno e un ennesimo movimento della mano, che giunse a sollevarle il mento. Quando il pollice andò a sfiorare le carnose labbra di Merida, lei provò a morderlo ed in contemporanea un tonfo alle loro spalle attirò l’attenzione dell’uomo. Egli si girò di scatto, ma non vedendo nessuno tornò a concertarsi su Merida e sul suo rifiuto, ritenendo se fosse solo immaginato. Nessuno dei due sospettava neanche lontanamente di essere attentamente osservato.
Jack Frost, infatti, fuggito dal Polo Nord, aveva portato con sé sia l’arco di Merida (non avrebbe mai osato lasciarlo lì) sia una palla di vetro magica di North e l’aveva usata per raggiungere Burgess il più velocemente possibile. Si era diretto celermente nel boschetto limitrofo la città, dove era certo si trovasse l’unico ingresso a lui conosciuto del nascondiglio di Pitch. Aveva il forte sospetto che l’uomo avesse portato Merida proprio lì e si mise cercarla andando a tentoni nel buio di quel posto bramando una conferma delle sue supposizioni. Quando gli parve di sentire delle voci le seguì e vide Cupido legato ad una specie di altare. Preso dalla collera stava per andare a salvarla ma Baby Tooth (intelligentemente) lo fermò giusto in tempo in modo che non fossero scoperti e Pitch non aizzasse gli orsi contro di loro, inermi contro quelle fumose creature. Il Guardiano, seppur a malincuore, rimase lì, fermo ad aspettare per un tempo che gli parve infinito. Ascoltò tutti gli sconclusionati discorsi di Pitch, non capendo dove volesse arrivare, e aveva sentito il suo corpo fremere di rabbia quando egli, con quelle sue nere dita, aveva cominciato a toccare la candida pelle di Merida. Come osava macchiare quel bianco con la sua oscurità? Come si permetteva di sfiorare quella ragazza anche solo con un dito? Baby Tooth aveva dovuto trattenerlo di nuovo, sta volta con più energia, per non farlo uscire allo scoperto, ma nel farlo aveva dovuto beccare la mano gelida di Jack. Il ragazzo non aveva emesso nessun suono (anche se si era fatto decisamente male) ma aveva lasciato cadere l’arco di Cupido. Il tonfo del legno che cadeva in terra aveva attirato l’attenzione del padrone di casa, che si era subito voltato verso di loro, ma la fortuna volle che non fossero visti, così poterono continuare ad osservare indisturbati la scena. Dopo il tentativo, da parte della rossa, di amputargli il dito con un morso, l’uomo si era allontanato da lei giusto un attimo, ma non eccessivamente. Quella sensazione di dominio era centuplicata dai vari tentativi di ribellione di lei e gli inebriava i sensi dandogli alla testa come se avesse bevuto troppo vino. Era ubriaco di potere: ecco la giusta definizione. Merida era come una fragile farfalla intrappolata nella pericolosa tela del ragno, che era lui, ed era pronto a divorarla da un momento all’altro. Mai si era sentito tanto importante << Io ti ospito in casa mia ed è così che mi ripaghi principessa di Dunbroch? >> le chiese con scherno.
Lei non si lasciò intimorire << Ho imparato da te >> gli rispose infatti a tono riferendosi senza dubbio al fatto che avesse assassinato i genitori di lei dopo che lo avevano ospitato in casa loro.
L’Uomo Nero le concesse un’alzata di spalle e mormorò un << Touchet >> prima di continuare a parlare << Sai, mi dispiace molto fare quello che sto per fare >> tornò a posare una mano sul corpo immobilizzato di Merida, sta volta sul ginocchio.
<< Smettila con i tuoi insulsi giochi di parole >> urlò la rossa sempre più rabbiosa, ma Pitch la ignorò e pian piano prese a salire nonostante fosse evidente il tentativo della ragazza di sottrarsi per l’ennesima volta al suo tocco. Jack era furente, non ce la faceva più! Aveva voglia di saltare fuori dal suo nascondigli e spaccare la faccia a quel pervertito. Sopportare quelle mani su di lei era troppo anche per lui, si sentiva morire per la gelosia. Come si permetteva di toccare la “sua” Merida? Gliel’avrebbe spezzate quelle mani! Come se i due fossero stati in contatto telepatico, la rossa rispose all’uomo sibilando come un serpente << Toglimi le mani di dosso lurido verme! Quando Jack saprà cosa mi stai facendo te la farà pagare cara! Ti prenderà a calci in culo, stanne certo! >>
Pitch si lasciò andare in una smorfia frustrata mentre il diretto interessato spalancava gli occhi per la sorpresa << Jack? >> chiese l’Uomo Nero<< E’ a lui che stai pensando ora? Te ne sei innamorata? >>
Strinse con forza le dita attorno alla morbida carne della sua coscia strappandole un grido di dolore << Cosa può offrirti quel bambino che non puoi trovare in me? >>
<< Jack è molto più uomo di quanto tu non potrai mai sperare di essere >>gli rispose lei con voce dura. Quelle parole irritarono l’uomo a tal punto, colpendolo così nel profondo, che le diede un sonoro ceffone che le fece voltare il viso di lato. Pitch non era mai stato un tipo violento. Certo era cattivo, calcolatore e crudele, ma non era mai stato un uomo manesco nonostante da umano fosse stato un principe guerriero. Ma a quelle parole non aveva retto e aveva dovuto reagire in qualche modo per punire la sfrontatezza di quella ragazza. Il Guardiano, sempre nascosto dietro a un masso, si dovette mordere la lingua per non intervenire.
<< Prima hai detto che quando il “tuo” Jack saprà cosa ti sto facendo me la farà pagare, giusto? >> la rossa alzò lo sguardo su di lui, sta volta sul serio spaventata. Il suo tono di voce era quello di un pazzo e ebbe il buonsenso di non interromperlo, così lui continuò << Ma tu? Tu lo sai cosa ti sto facendo? >> le strinse il mento in una mano, per poi lasciarlo e scendere velocemente con la mano fino al basso ventre di lei, fino alla sua cintura. Afferrò il cuore di cristallo contenente la pozione magica e tirò con forza, rompendo la catenina che lo teneva attaccato all’indumento. Un volta che lo ebbe in mano cominciò a dondolarlo davanti agli occhi spaventati di Merida << Io so a cosa serve questo, lo sai? >> e fece un profondo sospiro, riuscendo a ritrovare la calma perduta << So tutto dei tuoi poteri perché il questi anni, decenni, secoli, ti ho osservata a lungo >> sorrise serafico calcando la voce sulla parola “secoli”  << Con questo tu viaggi nei ricordi della gente seguendo il filone delle loro emozioni >> si rigirò la boccetta tra la mani osservandola attentamente. La luce rosa che proveniva dal liquido magico gli illuminò il viso facendolo tornare a un colore roseo molto più naturale del suo normale grigio cadaverico << Un regalo di Manny immagino >> concluse infine e Merida si limitò ad annuire, troppo intenta a cercare di intuire gli oscuri piani di Pitch << Bello e molto utile … persino per me >> aggiunse sorridendo in modo maniacale.
<< Per te? >> gli domandò la ragazza, sempre più incredula << E cosa potresti mai farci tu che non hai un cuore? >>
Pitch sopportò l’insulto stoicamente << L’importante e che ce l’abbia tu, non io >> e rise quando lei lo guardò confusa più di prima. Nei suoi occhi verde acqua, però, si poteva intravedere una lucina di consapevolezza che pian piano stava prendendo il sopravvento nella sua mente.
<< Vorresti usarla su di me? >> chiese infatti lei senza neanche starci troppo a pensare << E per fare cosa? Rivedere come mi hai ucciso spezzandomi il cuore? >>
Pitch rise di gusto, sconvolgendo ulteriormente la sua prigioniera << Più o meno Merida. Diciamo solo che Cupido verrà presto cancellato dalla storia >>
<< Impossibile >>rispose lei con decisione << I bambini di tutto il mondo credono di nuovo in me grazie al tuo tentativo di far loro del male, non potranno mai dimenticarmi >>
<< Vero >>convenne l’Uomo Nero << Ma io non detto che voglio farti dimenticare, ma che voglio farti scomparire >> Merida non ci capiva più nulla, ma in realtà, dentro di lei, aveva già capito cosa Pitch volesse fare e le ebbe la conferma quando lo vide aprire la boccetta che le aveva appena rubato << Io non sono certo uno stupido >> le disse infatti << so che i ricordi possono essere cambiati ed in questo modo si cambia anche il futuro della persona in questione. Se io torno indietro e non ti uccido, tu non rinascerai come Guardiana e non ci sarà nessuno in grado di sconfiggere i miei orsi. Sta volta vincerò io! >> Gli occhi verde acqua di Merida si fissarono nelle iridi gialle di Pitch, non capendo subito il senso delle sue parole. Ci mise qualche secondo prima di afferrarne pienamente il significato, ma quando finalmente ci arrivò era già troppo tardi. Si agitò come una furia, ma era ancora bloccata dalle catene e l’uomo versò tranquillamente una goccia di pozione magica sulla fronte della rossa. Prima che venissero entrambi risucchiati dai ricordi di lei, però, Jack Frost uscì fuori dal suo nascondiglio e si buttò insieme a Baby Tooth nel fascio di luce. I due lo videro all’ultimo secondo e mentre il cuore di Merida esplodeva di gioia Pitch ribollì di rabbia ruggendo un feroce << Frost! >> prima che tutti e quattro (non dimenticatevi della fatina) scomparissero nella luce dei ricordi.
 
Quando la luce si fu affievolita i viaggiatori si resero conto di trovarsi in una foresta. Era notte inoltrata e non si sentiva altro rumore se non un ululato di un lupo in lontananza. Merida era stata trasportata insieme alle catene, quindi era ancora bloccata e non poteva alzarsi, mentre Jack era caduto faccia a terra nel sottobosco. Questo diede a Pitch l’opportunità di portarsi in vantaggio e quando Jack se ne rese conto partì velocissimo al suo inseguimento mentre Baby Tooth cercava di aiutare Merida a liberarsi dalle catene. La fatina usò il suo becco da colibrì per forzare una delle serrature. Quando il lucchetto scattò, producendo un forte rumore metallico, entrambe le ragazze esultarono e passò ai successivi << Sbrigati fatina >> la pregò la rossa << Se Jack non ferma Pitch io scomparirò per sempre >> poi gridò qualcosa a Jack, urlando abbastanza forte perché lui potesse sentirla. Egli udì in lontananza un: << Mi raccomando Jack … uccidimi! >>  La stessa paura aveva già attanagliato il suo cuore. Paradossalmente in quel momento non desiderava altro che la morte della ragazza che amava per poterla poi, in futuro, stringere a sé e non farla scomparire dalla faccia della terra. Si rendeva conto che il suo era un desiderio egoistico e che così facendo Merida avrebbe vissuto per secoli da sola. Lui sapeva come ci si sentiva ed essere ignorato: era orribile, insopportabile e lui aveva passato tutto questo per molto meno tempo di lei. Ad un certo punto si era anche quasi fermato, per far si che Merida potesse morire sul serio e non rinascere come Guardiana. Per far si che Merida potesse essere felice. Fu quel grido di lei “uccidimi” a farlo desistere e continuare a correre, facendogli raggiungere Pitch poco dopo. Egli aveva già alzato un braccio per fermare il suo doppio umano quando Jack, con una mossa degna di un lottatore di wrestling lo atterrò lanciandosi a peso morto su di lui.
<< No! >> urlò l’uomo mentre vedeva il se stesso umano scagliare una freccia a colpire Merida. Jack dalla sua posizione non la vedeva, ma sentì lo scoccare della freccia e subito dopo il pensante tonfo di un corpo che cadeva a terra senza vita: era morta. Anche il solo immaginarselo gli aveva fatto male al cuore.
Pitch sotto di lui provò a dissolversi per fuggire e fu quello a farlo tornare in sé. Gli diede un botta sulla nuca usando il suo bastone e facendogli perdere i sensi. Una lieve luce argentata proveniente da dove Merida era stata uccisa gli fece capire che stava avvenendo la sua trasformazione in Guardiana: tutto era risolto. La Merida del suo tempo lo raggiunse pochi secondi dopo insieme a Baby Tooth e recuperò la boccetta magica rimettendola al suo posto. Schioccò le dita e tutti e quattro ritornarono al presente, nel nascondiglio di Pitch. Non si fermarono neanche un secondo e subito fuggirono via da lì. Baby Tooth (che nel frattempo aveva recuperato l’arco di Merida dietro il masso) in testa ad indicare la via, seguita subito dopo da Jack che tirava la rossa tenendole la mano. Uscirono da uno dei tanti buchi che facevano da ingresso alla tana dell’Uomo Nero e Merida perse un battuto quando si rese conto del luogo dove erano sbucati: era la radura del suo sogno, di nuovo! Quando, poi, si accorse di stringere ancora la mano di Jack nelle sua arrossì dì imbarazzo e mille brividi, dovuti all’emozione, di propagarono per tutto il suo corpo. Che fosse Jack il ragazzo che la baciava nel suo sogno? Doveva ammettere che se si fosse trattato di lui non le sarebbe dispiaciuto … anzi!
Jack era proprio un bel ragazzo, era dolce (quando voleva), altruista e coraggioso. Con lui stava bene << Baby Tooth >> stava dicendo intanto l’oggetto dei pensieri della rossa mentre recuperava dalla fatina il suo arco << Prendi questa >> e le lanciò una palla di neve magica, che fu afferrata non senza poche difficoltà dalla fatina << E vai da North. Avvisa lui e gli altri che io e Merida stiamo bene ma è il caso che vengano qui per sistemare Pitch una volta per tutte. Dici loro di sbrigarsi e che aspettiamo rinforzi >>
Baby Tooth annuì e si esibì in un mal riuscito saluto militare per poi sparire in un porta magico che si richiuse alle sue spalle, lasciando Jack e Merida nuovamente da soli.













 Ed eccomi tornata nel mio solito angolino della scrittrice.
Sono in ritardo, lo so, ma spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Credo che sia stato uno dei migliori che abbia scritto fin’ora, concordate? ^//^
Spero di si!
Purtroppo non ho molto da dirvi, tranne che ho finito di scrivere questa storia u.u dfevo solo ricopiare l’ultimo capitolo al pc. Eh già…la fine sta per arrivare, ma ho in mente una one-shot sempre su Jack e Merida che verrà sicuramente pubblicata u.u anche se non so ancora quando.
Per il momento vi ridò l’indirizzo della mia one-shot precedente, nel caso a qualche anima pia venga voglia di leggerla (
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1728056&i=1) e vi annuncio che dopo di questa storia verrà certamente pubblicata la storia su Harry Potter che avevo già annunciato tempo addietro. Spero che qualcuno di voi vorrà seguire anche quella.
Ora però smetto di elemosinare recensioni e vi lascio…..baci e grazie di aver letto questo capitolo!
 
Ps chiedo scusa per gli eventuali errori e per “l’originalità” del titolo. E’ uguale a “Misery deve morire” XD ma proprio per questo mi ha molto colpita e così l’ho messo u.u

 
 

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Capitolo 21
*** Cuore di ghiaccio ***


CAPITOLO VENTI
Cuore di ghiaccio

 

Una fresca brezza soffiava sulla radura muovendo i rami dei pini e degli alberi ormai secchi. Insieme ad essi muoveva anche i ricci di Merida, creando un turbinio di sfumature rosse e facendoli somigliare ad una fiamma; di fiamma era anche il suo viso, rosso e caldo come mai lo era stato in vita sua. Si toccò una guancia e la sentì bollente al tocco: questo la fece ridere come una sciocca. Quel delicato color porpora, però, non faceva che renderla più delicata ed appetibile ai famelici occhi del Guardiano. Lei aveva lo sguardo fisso in terra, ma Jack non poteva fare a meno di guardarla.
Era bella, bellissima, nonostante alcuni graffietti dovuti alla prigionie sparsi qua e là sulla pelle candida. Le passò un dito freddo sui polsi lesi per non farglieli gonfiare ed intanto pensava. Quando Pitch le aveva messo le mani addosso, Jack si era sentito morire, ma il dolore che aveva provato non stato nulla se confrontato con quello provato  quando aveva capitolo che il vero colpevole della morte di Merida era proprio lui. A quel pensiero rafforzò la presa sulla mano della rossa, ancora stretta nella sua ma lei percepì a stento il cambio di pressione, troppo agitata per i tremila pensieri che le affollavano la mente. Pitch, Jack, la radura, il suo sogno. Non sapeva neanche decidere cosa la sconvolgeva di più. Solo di una cosa era certa, il battito centuplicato del suo cuore  e il suo rossore non potevano che essere dovuti alla presenza di Jack.
Neanche a farlo a posta fu lui a interrompere il silenzio << Tieni >> le disse, infatti, porgendole l’arco consegnatogli prima da Baby Tooth << Questo è tuo >>
Merida lo prese velocemente con entrambe le mani (lasciando, quindi, quella del Guardiano) e mormorò un semplice << Grazie >> non riuscendo a staccare gli occhi dal terreno innevato. Da quando era diventata così timida? Possibile che fosse perché aveva capito di amare Jack Frost? In quella caverna, quando era in pericolo, aveva pensato subito a lui. Aveva ricercato il suo aiuto, come se potesse essere l’unico in grado di proteggerla … voleva che fosse lui a proteggerla!
Un imbarazzante silenzio calò nuovamente tra i due, ma mentre in Merida scatenava un turbinio di emozioni, per Jack era solo una conferma dei suoi sensi di colpa << Merida >> la chiamò, ma lei non accennò a muoversi << Merida, guardami >> a questa richiesta seguì un piccolo movimento della testa rossa di Cupido, che passò dal fissare il terreno al guardare la cintura di Jack << Ti ho chiesto di guardarmi >> e le alzò il mento con tre dita. Quando i loro occhi si incrociarono si incatenarono gli uni negli altri, come succedeva fin dal loro primo incontro. << Mi dispiace >> le disse con voce cupa.
Lei lo guardò confusa, non capendo a cosa si riferisse << Per cosa ti dispiace? >>
Jack si morse il labbro inferiore come faceva sempre quando era nervoso e sta volta fu lui ad abbassare lo sguardo << E’ stata colpa mia se Pitch ti ha ucciso: l’ho fermato ed è come se fossi divenuto io il tuo assassino >>
A quella confessione lo sguardo della rossa si addolcì e subito posò una mano sul viso ghiacciato di Jack << Oh Jack, dolce, generoso Jack >> gli si avvicinò ulteriormente potendo sentire il freddo di quel corpo limitrofo al suo << Tu non mi hai uccisa, mi hai salvata invece >>
Lui scosse la testa agitando i ciuffi argentei della sua capigliatura: non aveva neanche il coraggio di guardarla negli occhi << Non dirlo solo per farmi stare meglio >>
<< Non lo sto dicendo per questo, è solo la verità >>insistette Merida e finalmente Jack alzò lo sguardo dal terreno e lei poté nuovamente ammirare quelle pozze color ghiaccio << Tu mi hai salvata sul serio! Se non fossi intervenuto tu io sarei morta di vecchiaia millecinquecento anni fa, sola, disperata, senza una famiglia e senza amore >>
Un sorrisino sprezzante piegò le labbra pallide del Guardiano del Divertimento << Hai vissuto senza amore per millecinquecento anni, però! >> commentò calcando la voce sul verbo usato.
Lei arrossì leggermente, ridacchiando imbarazzata, e prese a gingillarsi con la corda del suo arco, trovandola stranamente molto interessante, pur di non guardarlo negli occhi << Beh, dopo così tanto tempo potrei anche averlo trovato l’amore, non credi? >>
L’albino sbarrò gli occhi, inizialmente confuso. Poi fu come se una lampadina gli si accendesse nella testa e univa tutti i frammenti del puzzle, aggiungendoci anche il riferimento fatto a lui nel nascondiglio di Pitch. Sorrise malizioso e cominciò a giocherellare con una ciocca rossa e riccia di Merida << Lo hai trovato? >>
<< Potrei anche esserci riuscita>> mormorò lei rialzando lo sguardo. I loro volti pian piano cominciarono ad avvicinarsi, i loro respiri a mischiarsi. Ormai le punte dei loro nasi lentigginosi (anche se le loro efelidi erano nascoste dal terribile rossore delle loro gote) si stavano sfiorando e i loro cuori martellavano come tamburi nei loro petti. Erano vecchi, molto vecchi, ma infondo rimanevano degli adolescenti alle prime armi in campo amoroso e sentendo che le loro labbra stavano per sfiorarsi chiusero gli occhi per godersi meglio l’attimo.
Prima che potessero realmente baciarsi, però, un rumore di zoccoli lanciati al galoppo interruppe il loro momento magico. Si staccarono di colpo e guardarono indietro, verso il buco. Immediatamente da lì uscirono fuori una decina di incubi/cavallo e seduto sul garrese di uno di essi se ne sta Pitch, che si accomodò sul dorso dell’animale non appena li vide. I suoi occhi normalmente giallognoli sembrarono divenire rossi come brace mentre sibilava un minaccioso << Attaccateli! >>
Udendo quell’ordine le creature partirono al loro inseguimento e i due si misero subito a correre nascondendosi nel bosco. Per loro fortuna intervenne anche una fitta nebbia a far perdere agli incubi le loro tracce << Forse siamo salvi >> mormorò Jack prima di sbattere contro qualcosa di forte e duro, che per fortuna si rivelò essere il pancione di North.
<< Jack! >> lo richiamò quello con il suo vocione << Tu essere stato vero incosciente! >> il rimprovero dell’uomo, però, fu ignorato dal ragazzo, che lo superò con passo veloce seguito da Merida. Davanti a loro c’era la slitta di Babbo Natale (revisionata e migliorata da Phil), con a bordo gli altri Guardiani, Jamie, Pippa e Baby Tooth.
<< Avete portato anche i ragazzi? >> domandò l’albino non credendo ai propri occhi.
<< Loro avere tanto insistito >> confessò North prima di prendere di peso i due fuggitivi e stritolarsi in un abbraccio spaccaossa << Noi essere stati tanto preoccupati per voi >> ci mancava poco che si mettesse a piagare. A quella vista Jack e Merida si lanciarono uno sguardo colpevole.
Il momento commovente fu interrotto da Toothian: << Baby Tooth ci ha svelato le vere intenzioni di Pitch mentre venivamo qui >> spiegò volando ad abbracciare la sua migliore amica << Per fortuna che stai bene Merida >>
<< Ya >> aggiunse il russo dandole un’energica pacca sulla spalla facendole perdere momentaneamente l’equilibrio << Per fortuna con te c’era tuo cavaliere >> e indicò Jack son un cenno del capo << Anche se io non dimentico sua bravata di scappare da mio palazzo >> e puntò un suo ditone contro l’esile petto dell’albino.
<< Scusa North >> fece quello con voce mortificata.
<< Non abbiamo tempo per questo! >> li interruppe Bunnymund grattandosi il petto con fare nervoso mentre Sandy ricreava con la sabbia l’immagine degli incubi di Pitch << Ben detto Sandy >> si complimentò il coniglio<< Questa nebbia provvidenziale non durerà ancora a lungo, dobbiamo fuggire e visto che la slitta darebbe troppo nell’occhio io propongo una della mia gallerie >> si vedeva lontano un miglio che la cosa non gli dispiaceva affatto e batté velocemente un paio di volte una zampa sul terreno aprendo l’accesso ad una delle sue gallerie proprio sotto i piedi di Jack e Merida, che caddero di sotto senza neanche rendersi conto di cosa era successo. Si ritrovarono sdraiati l’una sull’altro, in una posizione ambigua e imbarazzante.
Non ebbero, tuttavia, la possibilità di emozionarsi perché il musone di Bunnymund fece capolino dall’alto << Ehi piccioncini >> li richiamò << lasciate a dopo queste effusioni, non abbiamo tempo >>
Indicò con una zampa il percorso da fare, ma Merida, rimessasi in piedi, ebbe non poco da ridire << Dovrei viaggiare in una galleria? >> il suo tono di voce era “leggermente” disgustato.
<< Con la slitta non hai fatto tante storie >> si offese il coniglio.
<< Tutti amano slitta >> commentò Jack in una perfetta imitazione di Babbo Natale << Lo sentivo in mia pancia >> ma fu ignorato da tutti tranne che dal diretto interessato che gli diede uno schiaffetto sulla nuca.
<< Sulla slitta non ci sono i vermi >>stava rispondendo, intanto, la rossa << né la terra e né i vermi! >>  *
<< Hai detto vermi due volte, Merida >>le fece notare Toothiana guadagnandosi un’occhiataccia.
Bunnymund alzò gli occhi al cielo esasperato << Non abbiamo tempo per queste tiritere, quei cosi ci troveranno. Jack, portala tu! >>
<< Cosa? >> strillò Cupido, ma era già stata caricata di peso sulla spalla del Guardiano come se fosse un sacco di patate. Per sua fortuna, però, non poterono fare neanche un passo, perché l’Uomo Nero arrivò proprio in quel momento, cavalcando un suo incubo come il feroce guerriero che era stato da umano, accompagnato, sta volta, anche da alcuni orsi. Sandy non ci pensò due volte e sollevò tutti (slitta compresa) da terra su una sua nuvola dorata. Il suo tentativo di allontanarsi dalla lotta non servì a molto, perché le ombre li seguirono immediatamente.
Lo scontro finale stava per avere inizio.
 
Stavano combattendo, ormai, già da molti minuti. Il cielo era un susseguirsi di fruste dorate, frecce e esplosioni varie. Tutti i Guardiani stavano dando il loro meglio nello scontro, sia lottando in aria che bloccati sulla nuvola dorata di Sandman. Persino i due ragazzini e la fatina, nonostante non avessero poteri, cercano di dare il loro, seppur piccolo, contributo, toccando gli incubi a forma di cavallo e trasformandoli in sogni d’oro come già avevo fatto nello scontro avvenuto sei anni prima. Toothiana evitò l’ennesimo orso (che fu bloccato da Sandy e disintegrato da una freccia di Merida) e volò a dare una mano a North, che a sua volta stava coprendo le spalle a Bunnymund.
L’unico che non collaborava sul serio era Jack Frost, impegnato in un duello ad alta quota con il re degli incubi in persona. Stavano combattendo alla pari, entrambi spinti dalla rabbia e dalla gelosia nei confronti della stessa ragazza. L’albino lanciò un raggio congelante che fu evitato abilmente da Pitch, il quale creò un scudo d’ombra. Trasformò, poi, quella stessa sabbia nera in una falce e la usò per colpire Jack talmente velocemente che il ragazzo non fu in grado di eludere il colpo e fu ferito ad un braccio mentre l’asta della falce lo colpiva in pieno stomaco. Il dolore gli fece perdere presa sul bastone, che cadde sulla nuvola lontano da dove atterrò il suo padrone.
L’urlo sofferente di Jack attirò l’attenzione di tutti i Guardiani, che si misero ad osservare la scena inorriditi e spaventati per le sorti del loro compagno. Nessuno, però, si preoccupò più di Merida, l’unica che ebbe il coraggio di reagire << Lascialo stare! >> urlò rivolta all’uomo che aveva già ricreato una frusta nera per fustigare il suo avversario. Volò contro di lui e lo allontanò scagliandogli una freccia, posizionandosi, poi, in mezzo ai due litiganti. Jack era troppo vicino al bordo della nuvola, di spalle e dolorante: inerme di fronte alla cattiveria di Pitch, soprattutto senza l’ausilio del suo bastone. Lei gli andò vicino e gli si inginocchiò accanto, per assicurarsi che non stesse troppo male << Ehi >> lo richiamò spostandogli i capelli dalla fronte.
<< Ehi >> rispose lui piano, tossendo forte. Non aveva fiato, probabilmente per la botta all’addome, ma le aveva risposto e questo significava che stava discretamente bene, quindi gli sorrise e si rimise in piedi dando le spalle a Pitch << Non ti permetterò di portarmi via anche lui, Kozmotis >>
L’uso del suo nome umano fece scattare l’ira dell’uomo che preparò velocemente una freccia di sabbia nera << Non metterti in mezzo, Merida >> la minacciò.
<< Non mi metterò da parte, proteggerò Jack fino alla fine >>rispose lei a tono, rigandosi di scatto verso il suo avversario con una freccia in mano, pronta e caricare il suo arco.
Lui alzò le spalle << Come vuoi tu, infondo ti ho già ucciso una volta >> e detto questo tese un arco invisibile e scagliò l’arma prima che la rossa potesse scansarsi dalla sua traiettoria.
La sabbia nera non si conficcò direttamente nella carne di Merida, ma, come era successo sei anni prima a Sandman, iniziò pian piano ad avvilupparsi attorno al suo corpo, avvolgendolo quasi istantaneamente.
“Questa è la fine sul serio”pensò lei mentre l’impatto le faceva mettere un piede in fallo e lei precipitava giù dalla nuvola, nel vuoto. Jack, seppur stanco, era già sporto per metà sul bordo della piattaforma dorata e non esitò neanche un secondo a buttarsi dietro di lei.
<< No Jack! >>urlò Bunnymund cercando di fermarlo quando intuì il suo scopo << Non hai il tuo bastone e quindi non puoi controllare il vento, precipiterai anche tu! >>
Il ragazzo, però, stava già cadendo nel vuoto. Toothiana e Sandy provarono a recuperare sia lui che Merida, ma furono bloccati da degli incubi << Due piccioni con una fava >> sibilò Pitch sorridendo malefico << Non poteva capitarmi una fortuna migliore >> poi si voltò ghignando verso il gruppetto << E ora tocca a voi >>
 
Jack, intanto, stava precipitando in caduta libera, ignaro di ciò che stava avvenendo sulla nuvola. Quando aveva visto la freccia nera colpire la rossa aveva rivisto come in un flash back la morte di Sandy: non avrebbe permesso che una simile tragedia accedesse di nuovo, soprattutto non avrebbe permesso che capitasse alla sua Merida!
Strinse le braccia contro i fianchi per aumentare la velocità di caduta. Il vento gli sferzava la faccia, gli faceva quasi male, ma non aveva intenzione di demordere. Vide il corpo di Merida in lontananza: la sabbia nera lo aveva pressappoco avvolto del tutto. Quando la raggiunse se la strinse tra le braccia; il suo corpo era ancora caldo, i capelli e i vestiti mossi dal vento, il viso contorto in un’espressione di dolore, ma la cosa più importante era che respirava ancora … era viva!
<< Merida svegliati >> le disse stringendola di più << Non puoi arrenderti così … non puoi abbandonarmi … >> dalla ragazza, però, non proveniva nessuna reazione e Jack non sapeva che pesci pigliare. Tra pochi minuti si sarebbero schiantati al suolo e sarebbero morti entrambi in ogni caso, doveva trovare subito una soluzione << Come posso svegliare Cupido? >> si domandò ad alta voce e così facendo fu come se una lampadina gli si accendesse nel cervello. Prese il viso di lei tra le mani, potendo sentire tutta la morbidezza di quella palle serica, e delicatamente unì le loro labbra in quel tanto agognato bacio. Le labbra della rossa erano vellutate e calde, avevano un sapore di fragola e sembravano combaciare perfettamente con le sue, come se fossero fatte appositamente per lui. Merida era fatta apposta per lui.
Una sensazione di gioia indescrivibile percorse il suo intero essere quando sentì quelle magnifiche labbra rispondere con foga al bacio. La sua idea aveva funzionato e Merida si era ripresa. Cosa era meglio di un bacio d’amore per svegliare Cupido?
Subito dopo un’intensa luce li avvolse, illuminando a giorno il cielo notturno.








Allora come vi è parso il capitolo?
Oddio che scostumata XD non vi neanche salutato prima di chiedervi recensioni!
Quindi: salve!
Già, sono tornata con un nuovo capitolo. La vicenda si sta facendo sempre più spinosa vero?
So che molti di voi vorranno linciarmi per il mancato bacio di inizio capitolo, ma spero di essermi fatta perdonare alla fine XD
Finalmente vero?
Come nella bella addormentata nel bosco ahahaha!
Speriamo che abbia lo stesso effetto allora e che Merida non sia morta u.u ….
Sono sadica a far finire così il capitolo, lo so …. Ma devo pur mantenere desta la vpstra attenzione, vi pare?
Spero vivamente che mi facciate sapere cosa ne pensate, anche perché mancano pochi capitoli quindi avete sempre meno occasioni di dirmi quanto questa storia vi faccia schifo hahaha!
Proprio oggi ho finito di ricopiare di ricopiare al computer l’ultimo capitolo … ç.ç dio che tristezza che mi ha fatto scrivere la parola “FINE” e questo è solo perché ho sempre avuto il vostro sostegno, di voi che mi leggete e recensite costantemente.
Devo un mega grazie alle mie fidatissime (IvelostwhoIam, biebsrescuedme e _Calamaretta_941) e cui sembra si sia aggiunto un nuovo membro (sere99thehedgehog) e alla rediviva (HeilyNeko) che ogni volta che aggiorna mi ringrazia perché la sprono a scrivere …. Cara, lo faccio perché se una cosa è bella merita di essere continuata ^^… proprio per questo spingo voi lettori che amate di coppia MeridaxJack a leggere anche la sua storia, perché merita, ve lo giuro u.u
Un bacio a tutti e alla prossima!
 
* Ps avete notato il riferimento a Happy Easter, Aster? XD Bhe in realtà è nella one-shot che c’è il riferimento a questa scena dei vermi, perché tecnicamente è ambientata dopo la fine di The Lost Guardian XD

 









 

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Capitolo 22
*** Il coraggio del perdono ***


CAPITOLO VENTUNO
Il coraggio del perdono

 
Luce. Fu l’unica cosa che Merida riuscì a vedere dopo che ebbe aperto gli occhi. L’ultima cosa che ricordava era la freccia di Pitch che la colpiva, la sabbia nera che l’avvolgeva e poi il nulla. Pian piano cominciò a muovere le membra e sentì qualcosa di liscio e duro sotto i polpastrelli. Che fosse distesa su di un pavimento? Si mise a sedere a fatica: ogni singolo muscolo del suo corpo la faceva male che invocava pietà affinché stesse ferma. Persino respirare era doloroso. Nonostante ciò, si sforzò lo steso per alzarsi e si mise in piedi con decisione. Prese a guardarsi intorno compiendo qualche passo incerto. Il luogo dove si trovava era assai strano: era tutto completamente bianco, sia le pareti, che il soffitto, che il pavimento. Talmente bianco che non si capiva neanche che forma avesse la stanza (se lo era una stanza) dove si trovava; e splendeva, ma non brillava di luce propria, bensì sembrava riflettere quella di una fonte ben più luminosa. Sembrava quasi … << La luna? >> si ritrovò a dire << Sono sulla luna? >>
            << Noto con piacere che ci sei arrivata >> disse una voce calda e profonda di fronte a lei e Merida solo in quel momento si rese conto di non essere sola. Dinnanzi a lei se ne stava un bell’uomo, avrà avuto trent’anni al massimo, anno più anno meno, vestito di tutto punto come un lord inglese appena uscito dall’età vittoriana. I suoi abiti erano candidi come il resto della stanza, tranne che per il cravattino, la fascia in vita e quella (con tanto di fiocco) che abbelliva il capello a cilindro che portava sulla testa, che erano di un brillante color oro. Dello stesso colore erano anche gli occhi dell’uomo, grandi e profondi, belli come se fossero un mare di oro fuso, uno dei quali era coperto da un monocolo, dorato anch’esso. Essi contrastavano non poco con la pelle pallidissima e senza imperfezioni, talmente chiara che pareva brillare anch’essa come ciò che la circondava. Il viso era leggermente squadrato e asciutto, come asciutto era anche il suo fisico, magro e slanciato. I suoi capelli erano ramati e un ciuffo ribelle (unica imperfezione nell’aspetto fisico di quell’uomo) gli ricadeva sulla fronte. Nel complesso era proprio un bell’uomo, pensò Merida, troppo bello e perfetto per essere vero, metteva quasi soggezione … chi era? Lo sconosciuto le sorrise  bonario << Sul serio non mi riconosci? >> le chiese e la rossa si spaventò. Come poteva sapere ciò che stava pensando? << Io so bene come i miei Guardiani possano reagire, vi ho scelti proprio perché per me siete prevedibili e agitò sempre nel modo più affine alla vostra natura e al vostro centro >> continuò quello << Non leggo nei vostri pensieri, ma quasi >> e concluse facendole l’occhiolino.
Cupido spalancò gli occhi cominciando a boccheggiare in cerca d’aria << Manny? >>
Lui rise e si inchinò elegantemente levandosi il cilindro << Tsar Lunar >> si presentò << amichevolmente chiamato Manny da voi Guardiani >> rialzò il capo rimanendo piegato in avanti << Piacere di conoscerti personalmente Merida >> e le fece il baciamano. Dopo quel saluto principesco, la ragazza non poté fare a meno di arrossire. Manny aveva dei modi estremamente eleganti e signorili, da vero gentleman: si sentiva quasi in dovere di rispondere in qualche modo. << Stai tranquilla >> le disse l’uomo << Non devi dimostrarmi nulla, so già quanto vali e di cosa sei capace, ti ho osservata per tutto questo tempo e non a caso ti ho scelto per le qualità che possiedi >>
Merida sollevò un sopracciglio << Sei sicuro di non leggere nel pensiero? >>
Manny si lasciò andare ad una grossa risata, ma sempre rimanendo composto << Sicuro, ma ora seguimi, ti mostro il posto >> e si incamminò porgendo il braccio alla ragazza.
Lei lo accettò e presero a camminare a braccetto come se fossero in un grande giardino. Attorno a loro, però, non c’era altro che bianco e luce << Questa è sul serio la luna? >> chiese infine lei << Sembra tutto così desolato >>
Gli occhi dorati dell’uomo parvero oscurarsi per un istante << E’ così, infatti. Qui sono solo, non c’è niente e nessuno >>
            << Oh Manny io … mi dispiace >>confessò la rossa stringendo maggiormente il braccio dell’uomo a sé, cercando di trasmettergli un minimo di conforto << Non lo sapevo >>
Lui le poggiò una mano guantata sul braccio << Tranquilla Merida, di certo non è colpa tua … non dispiacerti per me che sono solo, ma per chi è solo anche in compagnia >>
            << Cosa vuol dire? >>domandò Merida.
Manny le lasciò andare il braccio, facendo qualche passo avanti da solo << Secondo te perché sei qui, Merida? >> le chiese non rispondendo alla sua domanda.
Cupido ci pensò sopra per qualche secondo, poi rispose << Perché Pitch mi ha ucciso >>
L’uomo si voltò verso di lei << Kozmotis non ti uccisa, hai solo perso i sensi >>
Lei lo guardò confusa << Ed allora perché sono qui >>
            << Per capire >>le rispose Manny con un largo sorriso << Questo è un mondo di passaggio, la luce alla fine del tunnel se vogliamo usare una definizione più umana. Tutti, gatti, cani, uomini, Guardiani, passano da qui quando arriva il loro momento >> la rossa lo guardava rapita dalla sue parole. La sua voce aveva un qualcosa si musicale e celestiale: egli sembrava quasi un angelo << Qui >> continuò intanto l’uomo << Essi decidono se andare avanti o tornare indietro >>
La rossa corrucciò le sopracciglia << Tornare indietro dove? >>
            << Alla vita >>rispose Manny con semplicità << Non pensare di essere la prima Guardiana ad essere giunta qui. Sandman ci è stato circa sei anni fa >>
Nella memoria di Merida si accese una lampadina << Quando Pitch lo ha ucciso >> esclamò.
Manny ridacchiò << Hai commesso lo stesso errore mia cara >> le disse confondendola << Sandy, come lo chiamate voi, non era morto, bensì stava scegliendo. Quando vide che i sogni erano ancora vivi nei bambini lui tornò sulla terra >>
            << E questo poteri farlo anche io? >>domandò lei << Tornare sulla terra se i bambini credono in me, intendo! >>
L’Uomo della Luna le sorrise con un velo di malizia << Vuoi tornare da qualcuno? >> le chiese.
Cupido arrossì fino alla punta dei capelli: parlare di queste cose con lui era come dirle ad un genitore. Troppo imbarazzante! Doveva essere sincera, però: quando aveva capito di poter tornare indietro aveva subito pensato a Jack << Beh, diciamo anche quello >> ammise infine.
Manny ridacchiò e le si avvicinò << Sono felice per voi >> le disse imbarazzandola ancora di più << Quando ho creato Jack ho subito pensato a te e a quanto voi due sareste stati bene assieme >>
            << Sul serio? >> domandò Merida incredula.
L’uomo annuì << Certo >> le disse << Ma c’è un problema >> la rossa lo guardò preoccupata. Che problema? << Vedi per tornare sulla terra non basta che i bambini credano in te, ma devi essere tu a sentirti pronta per tornare a difendere il tuo centro >>
            << Lo sono! >>esclamò Merida << Sono pronta per tornare per amore, ergo sono pronta per difendere l’amore >> era convinta che il suo discorso non facesse una piega.
Manny scosse il capo << Ma non è l’amore il tuo centro >>
Quelle parole furono come una doccia fredda << Che vuol dire che l’amore non è il mio centro? Per cosa ho lottato tutti questi anni? Perché le ombre fatte di odio di Pitch sono deboli contro di me? >>
L’uomo prese nuovamente a camminare a Merida lo seguì come un cagnolino << North distribuisce giocattoli, ma non è il Guardiano dei Giocattoli, è il Guardiano della Meraviglia >> cominciò quello sirridendo << Il tuo Jack controlla il ghiaccio, ma lui è il Guardiano del Divertimento, non del ghiaccio. Bunnymund nasconde uova, ma lui … >>
            << Ok ho capito >> lo interruppe Merida leggermente innervosita << Tutti loro sfruttano qualcosa per proteggere il loro centro. Io sfrutterei l’amore? Ma per proteggere che? >> domandò esasperata.
            << Ai bambini non interessa l’amore >> le spiegò Manny << A loro spesso e volentieri danno la nausea i baci a gli abbracci, l’amore non fa per loro. A loro interessa il calore di una famiglia, la carezza di una madre, il conforto di un amico >> si girò osservandola con un sorriso << Se avessi dovuto scegliere un Guardiano dell’Amore avrei avuto l’imbarazzo della scelta, tutti, bene o male, si sono innamorati almeno una volta nella vita >> e posò entrambe la mani sulla spalle scuotendola leggermente<< Ma tu, Merida, tu sei stata l’unica con abbastanza coraggio da rifiutare l’amore pur di salvare il proprio regno a la propria famiglia >> vedendola ancora incerta si affrettò a continuare <<  Sei laGuardiana del Coraggio >> le disse con voce altisonante allargando la braccia << Quel coraggio che serve anche ai bambini per affrontare ogni giorno, quel coraggio che serve per rifiutare le ingiustizie anche se fanno comodo, quel coraggio che serve ai bambini per diventare adulti migliori >> le accarezzò una guancia << Ecco a cosa mi servivi tu, a portare il coraggio nel mondo, perché è così che sei nata: con un cuore fiero e ribelle, pronto a tutto per proteggere i propri cari e i propri ideali >>
            << Guardiana del Coraggio … >> ripeté ancora, sempre più sconvolta. Tutte le sue certezze erano improvvisamente caduta come un castello di carte, tutto ciò in cui aveva creduto per millecinquecento anni si era rivelato una bugia.
            << Esatto >> le disse Manny << In realtà tu hai sempre svolto bene il tuo lavoro. Quello che credevi il tuo fallimento è stato il tuo capolavoro: Elisabetta I ha avuto più coraggio di tutti gli uomini dell’Inghilterra messi insieme >>
Merida sentì gli occhi cominciare a pizzicarle al solo ricordare la sua vecchia amica << Questo, però, ancora non spiega perché gli orsi d’odio di Pitch soccombevano sotto le mie frecce anche se io non sono la Guardiana dell’Amore >> stava quasi per aggiungere altro quando la soluzione le balenò in testa. Fece qualche passo indietro, quasi spaventata dai suoi stessi pensieri, mentre Manny le sorrideva soddisfatto della sua deduzione << Sono il suo strappo … >> mormorò per poi parlare più chiaramente<< Quello da riparare. Pitch si sente in colpa per avermi uccisa e di conseguenza i suoi incubi non possono battermi >> l’uomo applaudì contento del risultato, ma questo non bastava per risolvere tutti i problemi di Cupido << Ma se io sono lo strappo come faccio a ricucirlo? >>
<< Non dispiacerti per me che sono solo, ma per chi è solo anche in compagnia >> tornò a ripeterle Manny con fare saputo.
Lei, in ogni caso, proprio non ci arrivava<< Mi stai dicendo che devo provare compassione per Pitch? >>
A quella parola Manny inclinò il capo << Credo che tu sia l’unica al mondo che abbia il coraggio di farlo, di perdonare il suo assassino >> le disse << E dal tuo sguardo deduco che tu lo abbia già fatto >> aggiunse in fine ridacchiando soddisfatto.
Ed era vero. Non appena Merida aveva capito cosa frullava nella testa di Pitch subito l’odio che provava nei suoi confronti era scemato. Certo, non avrebbe mai potuto dimenticare cosa aveva fatto alla sua famiglia, ma ormai erano passati tanti anni e odiarlo non le avrebbe restituito i suoi cari. Per tutti quegli anni, poi, l’Uomo Nero aveva sofferto esattamente (se non di più) come lei, tormentandosi l’animo per i sensi di colpa. Si era punito fin troppo, e anche quando aveva trovato un’arma che avrebbe potuto portarlo alla vittoria, i suoi sensi di colpa lo avevo frenato, limitando il potere delle sue creature. Lei non lo amava più, ormai il suo cuore apparteneva a Jack Frost, ma non poteva cancellare ciò che c’era stato tra lei e il Re degli Incubi. E anche se Pitch voleva negarlo, infondo anche lui aveva cari quei momenti trascorsi con lei. Lo aveva dimostrato anche quando l’aveva rapita, perché avrebbe potuto ucciderla senza problemi ed invece aveva quasi voluto cancellare la sua colpa facendo sì che non fosse uccisa. Quel sentimento dolce e puro che ancora li univa, quel amore mai realmente sbocciato, sarebbe stata la chiave per la vittoria dei Guardiani << E’ vero >> disse lei sorridendo << Infondo l’ho già perdonato >> Manny non aggiunse altro e lei stava per farlo al posto suo quando una sensazione di freschezza e morbidezza non le sfiorò le labbra << Ma cosa è stato? >> domandò.
L’uomo di fronte a lei le sorrise con malizia << Qualcuno sta tentando di svegliarti >> le disse << Jack ti cerca, è il momento che tu torni indietro, tanto ora sai come fare per donare calore e coraggio, no? >> le disse e prima che lei potesse replicare le diede una leggera spinta sul petto, facendola cadere all’indietro. Stranamente non toccò il pavimento, ma la sua caduta continuò, uscì da quel mondo bianco e si ritrovò a cadere realmente. Sopra di lei, a sua volta in caduta libera, se ne stava Jack, le cui labbra erano premute sulla sue. Un calore ed una gioia indescrivibile le pervasero il cuore e subito rispose con passione a quel bacio tanto desiderato. Era talmente felice che sentii una strana energia farsi largo nel suo corpo, e prese misteriosamente a brillare, illuminando quella notte a giorno.
 
Poco più su, sulla nuvola, gli altri Guardiani si erano schierati in difesa dei due umani. Senza Jack e Merida non avevano possibilità di cavarsela e Pitch lo sapeva bene. Formò una falce con la sua sabbia nera e caricò l’arma all’indietro, ma prima che potesse portare a buon fine il suo colpo una intensa luce argentata si diffuse nel cielo << Cosa sta succedendo? >> chiese l’uomo spaventato mentre la sua falce si dissolveva per la troppa luce. Il panico prese il sopravvento quando in quella luce comparvero sia Jack che Merida, ancora incolumi e pieni di energie. La luce proveniva proprio dalla ragazza e Pitch doveva tenere gli occhi socchiusi per poterla vedere bene. Aveva una qualcosa di diverso, una maggiore consapevolezza che non poteva non fargli paura << Come avete fatto? >> domandò. Nella sua voce c’era rabbia mista a terrore e senza aspettare una risposta provò a colpirli con la sua falce appena rimaterializzata. A Merida bastò alzare un braccio per disintegrare anche quella nuova arma << Cosa? >> ormai l’uomo era completamente nel pallone e quell’unica parola gli uscì come un grido strozzato. Merida gli sorrise dolcemente e si alzò in volo, dapprima piano e poi volando sempre più su. Raggiunta una certa altezza si concentrò sul ricordo di quel bacio e di quelle labbra fresche e perfettamente incastrate con le sue. L’emozione riaccese quel suo fuoco interiore e il suo corpo brillò ancora più intensamente. A quel punto le ombre, che fossero di cavalli o di orsi, scomparvero nel nulla. Tutti Guardiani presero ad esultare, più felici che mai a quella vista, mentre Pitch cadde a terra, in ginocchio sulla nuvola, ormai sconfitto << Perché? Cosa è successo? >> si domandò.
            << E’ successo che mi ero sbagliata >> gli spiegò Merida atterrando a pochi passi da lui smettendo definitivamente di brillare. Alcuni orsi sopravvissuti si avvicinarono e Jack, recuperato il suo bastone, le fu subito accanto per proteggerla. Lui annaspava ancora in cerca di aria per il colpo di Pitch e la caduta, ma mai avrebbe lasciato che la sua principessa fosse ferita di nuovo. La pelle della rossa brillava ancora debolmente ma al solo ricordarla in cielo, splendente come una stella, gli veniva da sorridere per la gioia. Fino a cinque minuti prima era moribonda: la paura che aveva provato, quella di poterla perdere, era stata talmente intensa che era certo non l’avrebbe mai dimenticata. Poi Merida era “risorta” con un suo bacio, come “la bella addormentata nel bosco” che si destò dal suo sonno eterno dopo il bacio del suo principe azzurro. Jack non ricordava molto della sua vita da umano, tranne che pochi momenti recuperati dai dentini che Toothiana conservava, e uno di questi riguardava proprio questa favola: era la preferita di sua sorella. Questo pensiero lo fece sorridere: era diventato un principe azzurro?
            << Sbagliata? >> aveva domandato intanto Pitch rimanendo inginocchiato a terra, con il capo chino e gli arti lasciati mollemente lungo i fianchi.
Merida sospirò ma poi sorride << Infondo anche tu hai un cuore >>
Anche se nessuno poté vederlo, sul volto dell’uomo comparve un ghigno sarcastico << Non prenderti gioco di me >> le disse << Anche se non capisco come, mi hai sconfitto … non infierire >>
            << Non lo sto facendo >> rispose quella avvicinandosi ulteriormente. Jack non la seguì fisicamente, ma solo con lo sguardo, come fecero anche gli altri Guardiani. Qualunque cose Merida avesse in mente, doveva farla da sola; quello con Pitch Black era un conto in sospeso che doveva saldare lei << Vedi Pitch >> ricominciò, infatti, lei << Ultimamente ho scoperto di essermi sbagliata su molte cose >> inspirò pesantemente mentre persino le ombre la stavano ascoltando rapiti. La voce di Cupido sembrava rimbombare nel bosco, come un canto antico o il triste epilogo raccontato da un protagonista di un film << Prima di tutte il mio ruolo di Guardiana >>
Quella frase gelò il sangue nelle vene di tutti i suoi compagni. Sandy e North si guardarono spaesati, Bunnymund appiattì se orecchie e dilatò gli occhi verdi assumendo (anche se non volendo) una tenera espressione dispiaciuta. Lo stesso valeva per Baby Tooth, che nonostante tutto si era affezionata alla giovane, e ai due umani, che proprio non capivano cosa stesse succedendo. Jack, invece, corrucciò le sopracciglia preoccupato, osservando la schiene della ragazza, con i lunghi capelli rossi mossi dal vento e la ali piumata ripiegate. Cosa stava dicendo? Toothiana, dilaniata dal dubbio, non ce la fece ad aspettare e le volò più vicino, socchiudendo le mani a pugno sotto il suo viso << Vuoi rinunciare di nuovo? >> chiese con voce vibrante.
Merida scosse capo, tranquillizzando un po’ tutti, prima di rispondere << No Toothy >> le disse << E’ solo che, come ho già detto, ho capito di aver sempre sbagliato >> cadde un profondo silenzio e fu per questo, forse, che la voce di lei rimbombò ancora di più quando pronunciò l’ultima frase << Io non sono la Guardiana dell’Amore >>
Nessuno osò fiatare. Cosa stava dicendo? Era forse impazzita? Jack fu ancora tentato di ribattere, ma prima di lui fu Pitch a trovare il coraggio di esprimersi ed alzò il capo << Non dire assurdità. Se non proteggi l’amore perché i miei orsi fatti d’odio sono stati sconfitti da te? >>
            << Sei tu che dici assurdità Kozmotis >> lo rimproverò la rossa << e lo sai bene >> aggiunse avvicinandosi e inginocchiandosi di fronte a lui, vicinissimi, tanto che quasi si toccavano. Le pupille gialle di Pitch scrutarono ogni centimetro di quel ben volto tanto vicino al suo. Da umano aveva desiderato tante volte baciarla e mai ci era riuscito; persino adesso che le era così prossimo lei pareva distante, forse troppo. Il suo corpo era lì, ma il suo cuore era qualche mentro indietro, vicino al ragazzo dai capelli bianchi che la guardava confuso << Ma cosa … ? >> disse infatti quello. Merida si girò rivolgendogli un dolce sorriso, che non voleva significare altro se non “fidati di me” e il ragazzo parve tranquillizzarsi. Lei gli stava chiedendo di avere fiducia e lui lo avrebbe fatto.
Quel semplice gesto, tanto comune, fu la goccia che fece traboccare il vaso. Il cuore di Pitch, dopo anni di silenzio, aveva ripreso a battere per spezzarsi. Finalmente ciò che era chiaro a tutti fu evidente anche per lui. Merida e Jack si erano innamorati e lui l’aveva persa per sempre. Un moto nel suo petto lo spingeva ad attaccarla, ma non ce la fece. Voleva odiarla, ma non ne era capace << Tu non mi odi >> gli disse lei come se avesse appena letto nella sua mente << Anzi, ti senti in colpa per avermi uccisa >>
Gli occhi dell’uomo si spalancarono improvvisamente, colpito dalla verità di quelle parole. Quella notte di millecinquecento anni fa, quando si era reso conto di cosa aveva fatto, era scappato spaventato finendo in un dirupo. Era morto. Credeva che quella di risorgere fosse una sua punizione, ma poi aveva visto anche lei e si era convinto di aver ricevuto la grazia di una nuova possibilità. Più volte nei secoli avvenire aveva cercato di chiederle scusa, ma mai ne aveva avuto il coraggio e si era limitato a combattere sia lei che i Guardiani. Non aveva mai voluto ucciderla, neanche prima quando l’aveva colpita con la freccia. Si sentiva in colpa, era vero, ma non l’avrebbe mai ammesso << Non è vero! >> cercò, infatti, di mentire, ma la sua voce era talmente tremante che non pareva convincete nemmeno a lui.
Merida gli accarezzò una guancia << Stai tranquillo Kozmotis, non c’è più bisogno di fingere >> gli disse << Io ti perdono >> quell’unica frase diede all’uomo una strana sensazione, come se un enorme che aveva avuto nel petto fino a quel momento si fosse improvvisamente sciolto e lo aveva lasciato libero di respirare << Tu, infondo, non sei cattivo: il tuo compito è quello di far paura ai bambini per far capire loro che il mondo non è solo gioia e divertimenti. Senza di te neanche noi Guardiani avremmo modo di esistere … quindi grazie >>
Finita questa frase gli sorrise nuovamente e si sporse in avanti abbracciandolo stretto. L’uomo rimase basito, osservando da sopra la spalla della ragazza gli altri presenti sconvolti almeno quanto lui. Jack fu l’unico che si lasciò andare ad un mezzo sorriso; non poteva aspettarsi niente di meno da quella pazza di Merida, ed infondo aveva ragione. Senza buio non c’era luce, senza incubi non c’erano i sogni e senza l’Uomo Nero non c’erano i Guardiani.
Proprio in quel momento spuntò l’alba del terzo giorno. Merida aveva perdonato Pitch, lo strappo era stato riparato, l’incantesimo era stato spezzato e i sensi di colpa dell’uomo erano scomparsi per sempre insieme ai suoi orsi.
I Guardiani avevano vinto!





Ed eccomi di nuovo qui, di nuovo dal mio pc! XD
Esatto, ho finalmente a disposizione il mio amatissimo computer e ora non ve la cavarete hahahaha, non potrete più evitare i miei aggiornamenti hihihi, anche se, visto che incombe il terribile “periodo esami” non garantisco la puntualità nella pubblicazione e la non prensaza di errori grammaticali e/o ortografici (che, tra parentesi, potrebbero essere presenti anche in questo capitolo).
Cmq abbasso alla ciancie….che ve n’è parso di questo capitolo? Sconvolgente vero? Questo era forse il capitolo più importante dell’intera storia, quello che spiegava tutto……
Sorpresi? Ammettetelo XD che vi ho sconvolti. Chi di voi se l’aspettava? Nessuno >.<
….
Ehm ehm u///u…..ok momento di pura follia terminato ^^’’….
Che ve ne apre di Manny? Io me lo sono sempre immaginata così durante il film…..una sorta di versione più figa …e alta… di Sandman XD…non so perché poi O.O….
Secondo voi invece? Vediamo se le nostre idee di Uomo della Luna erano molto differenti? Se ne avete voglia perché oltre alla recensione non mi descrivete anche un “vostro” Manny? Mi farebbe piacere sapere come ve lo sareste immaginati ^^
Ora però vi saluto, alla prossimaaaaaaaaaa
Ps vi chiado scusa per la lotta finale….è un po’ povera lo so….ma più provavo a migliorarla più veniva uno schifo -_- quindi l’ho ridotta per non farla sembrare troppo ripetitiva…spero almeno di essere stata chiara…^^’’’’

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Capitolo 23
*** Un dono dalla Luna ***


Sono tornata di nuovo visto? XD Credevate di esservi liberati di me ed invece nulla hahaha.
Non ci credo che l’ho fatto, che ho pubblicato il 22esimo capitolo….il penultimo ç.ç…
Credo che voi tutti le continuate a leggere nonostante tutto mi mancherete un casino XD ma se il mio stile vi è piaciuto mi ritroverete da qualche parte su efp.
Vi ho già accennato a una storia su HP praticamente finita e che avevo in mente di scriverne una su Percy Jackson u.u .... tra l’altro ora si è messo di mezzo un nuovo manga che sto adorando (L’Attacco dei Giganti) e penso che scriverò qualcosa anche su quello…senza contare una sorpresa che ho in mente per voi che vi siete affezionati alla coppia Jarida XD….anzi, più di una in effetti hahahah!
Comunque non sono certo qui per pubblicitarie le mia future storie XD. In realtà secondo i piani avrei dovuto aggiornare ieri ma beh….il 10 è stato il mio compleanno ^//^ quindi me lo sono preso di ferie XD spero che non me ne vorrete ma i 21 anni (dio sono diventata vecchia ç.ç) vanno festeggiati.
Scherzi a parte sono lieta di presentarvi questo ennesimo capitolo, che spero vi piaccia. Non è l’ultimo quindi se tutte le “questioni” non saranno risolte è perché ci sarà un capitolo dedicto solo a quello XD…..questo lo dico soprattutto a coloro che sono maggiormente interessati allo sfondo romantico della storia hahaha.
Prima di lasciarvi chiedo scusa per gli eventuali errori presenti nel testo o se vi sembrerà un capitolo un po’ misero e banale. In realtà questi ultimi tre erano quelli che mi convincevano meno, ma non potevo starci troppo a pensare o non l’avrei mai pubblicati XD
Vi lascio quindi alla lettura di questo penultimo capitolo. Buona lettura e recensite numerosi che nell’ultimo capitolo non mi ha ca***a nessuno hahahaha.
Baci ^^







CAPITOLO VENTIDUE
Un dono dalla luna

 
Il sole pian piano si stava alzando sopra le nuvole, illuminando tutto il cielo con la sua calda luce. Sandy fece appena in tempo a riportare la nuvola dorata in terra prima di venire travolto da un esultante North, che ridendo come un pazzo, lo aveva requisito insieme a Bunnymund sotto uno dei suoi possenti braccioni. L’omino giallo non fece tante storie per il trattamento che stava subendo, ma il roditore stava ancora provando a liberarsi da quella presa ferrea, scalciando e contorcendosi per trovare una via di fuga, decisamente poco entusiasta della situazione.
Al russo, però, non importava, e continuava a ridere felice, mentre Jamie e Pippa gli facevano eco dalla slitta con le loro grida euforiche. Anche Jack si lasciò trascinare dal clima festoso di quella inaspettata vittoria e corse verso la riccia, abbracciandola stretta e sollevandola in aria. Le fece fare un mezzo giro sorreggendola sulle braccia, mentre lei rideva felice come una bambina e si faceva muovere senza fare resistenza, godendosi pienamente quel momento di tenerezza insieme al Guardiano. Di quel bacio ne avrebbero parlato poi, anche se la vicinanza con quel corpo freddo, di cui ora conosceva il sapore, le scatenava mille brividi lungo la schiena. Anche il cuore di Jack sembrava dello stesso avviso: aveva una voglia matta di baciarla di nuovo, sentire come quelle piccole e rosee labbra combaciassero perfettamente con le sue.
Baby Tooth si unì a Merida in quel “folle volo”, seguendola con le sue minuscole alucce fino a che l’albino non la rimise a terra, pigolando felice e imitata dalla sua ex-padrona. Toothiana si era messa a volare in circolo sopra le testa dei suoi compagni, esultando per la vittoria. Forse fu per questo che fu l’unica a notare la scura figura di Pitch Black allontanarsi di soppiatto verso il suo rifugio. Non provò a fermarlo, sembrava fin troppo indebolito e “innocuo” per poter fare altro male. Merida lo aveva perdonato e forse l’Uomo Nero avrebbe potuto fare un po’ “meno il cattivo”, meritava un ultima chance. I pensieri della fatina furono interrotti da un urletto allegro di Pippa che, scesa con un po’ di fatica dalla enorme slitta, era corsa ad abbracciare Cupido strillando: << Wow! Sei stata fantastica! >> la strinse forte << In cielo brillavi più della luna, è stato magnifico! >> detto questo passò a congratularsi con gli altri Guardiani, Jack compreso, che si trovava accanto alla rossa.
Dopo di lei toccò a Jamie avvicinarsi e Merida gli sorrise << E’ stata dura eh? >> domandò.
Il ragazzino annuì << Immagino che per te lo sia stato di più >> attimo di silenzio in cui la ragazza si limitò ad annuire muovendo i lunghi capelli rossi. Jack li guardava, alternando la sguardo da lei e lui, intenzionato a non muoversi di un solo centimetro (aveva ancora una mano sul fianco nudo di lei e quella pelle calda e vellutata era una tentazione troppo forse per essere ignorata). Di nuovo nel suo petto nacque quella strana sensazione di invidia e gelosia: corrucciò le sopracciglia e fisso torvo il ragazzino, finché quest’ultimo non si decise a parlare, sempre rivolto a Cupido << Sul serio non sei la Guardiana dell’Amore? >>
            << Sembrerebbe di no >>confessò quella muovendosi sulle gambe ma rimanendo ferma sul posto.
            << E tutti quei consigli che mi hai dato? >> le chiese Jamie << Erano falsi? >>
Le pupille di Merida si dilatarono e fissò sconvolta il castano, come se avesse appena detto di aver visto un cane viola << Oh no! >> rispose stizzita << Non sarò la custode dell’amore ma lo sfrutto, sono pur sempre Cupido >> incrociò le braccia al petto, facendo la finta offesa, mentre Jack, ancora affianco a lei esaminava divertito lo scambio di battute, felice che il suo migliore amico e la ragazza che gli piaceva andassero tanto d’accordo, infondo la sua gelosia era infondata << E poi, credimi se ti dico di avere parecchia esperienza! >>
Jamie la guardò scettico << E con questo che vorresti dire? >>
La ragazza rise e gli fece l’occhiolino << Che ne so comunque più di te! >>
            << Hai anche avuto più “anni” per farti questa esperienza, vero? >>le disse Jack con un sorrisino malandrino, calcando di proposito la parola “anni”.
Lei lo guardò male << Stai insinuando che sono vecchia Capitan Ghiacciolo? >> gli chiese mettendosi le mani sui fianchi con fare irritabile.
Jack sorrise sotto i baffi, ben attento a non farsi vedere << Questo lo hai detto tu! >> Anche se provava qualcosa per Merida nulla gli avrebbe impedito di prenderla in giro, perché litigare con lei era una delle cose più diverti che avesse mai fatto, e lui ne sapeva qualcosa di cose divertenti. Farla arrabbiare era bellissimo!
Merida stava già preparando un pugno quando intervenne North a dividerli << Su ragazzi, non litigate davanti a bambini >> mise un enorme braccione sulle sottili spalle del suo “figlioccio” << Ma dimmi Jack … come tu avere risvegliato Cupido? Noi avere creduto lei morta quando freccia nera di Pitch aver colpito lei >>
A quella domanda entrambi i ragazzi arrossirono di botto, ma l’albino tentò di rispondere ugualmente << Beh ecco … io … >> non riuscì a finire la frase, però, perché Merida gli diede un doloroso pizzico sul braccio.
Inizialmente Jack la guardò deluso. Possibile che si vergognasse del loro bacio? Forse non lo voleva? Solo quando notò il tenero rossore sulle sue gote capì che quella di Merida non era vergogna, bensì imbarazzo; non se la sentiva di parlare di cose così intime davanti a tutti, tutto qui, lo poteva leggere nei suoi magnifici occhi azzurri. A quel punto sorrise felice e fece per rispondere con una scusa inventata sul momento, ma il russo già non lo stava ascoltando più e lo trascinò via, verso Pippa e gli altri Guardiani, senza neanche lasciargli il tempo di salutare i due rimasti in dietro a parlare.
Jamie guardò il volto ancora arrossato della ragazza e sorrise con malizia. Ormai era chiaro come il sole che quei due si piacevano e qualcosa gli diceva che durante quella caduta dalla nuvola fosse successo qualcosa di “intimo” tra i due, così non si fece tanti scrupoli nel chiedere: << Sei sicura di saperne più di me? >> le chiese, lanciando un fugace sguardo al Guardiano del Divertimento che in quel momento stava animatamente discutendo con Bunnymund.
La ragazza gli diede un leggero spintone, ma sorrideva. Muovendo il capo prese dalla faretra una delle sue frecce incantate e la porse al ragazzo << Questa è tua >> gli disse << E smettila di fare lo sbruffone! >>
Il castano la presa con mano tremante << Mia? >> al pronunciare di quell’unica parola sul legno dell’arma comparve con inchiostro dorato un nome: “Jamie Bennett” << Wow >> mormorò << E’ mia sul serio >>
Lei sollevò un sopracciglio << Credevi fosse una bugia? >> gli fece l’occhiolino << Certo che è tua! A tutti è destinata almeno una mia freccia nulla vita >>
Jamie la guardò sinceramente incuriosito, alternando lo sguardo dal bel viso della Guardiana all’oggetto che aveva in mano << E perché me la dai? >>
            << Quando ti sentirai pronto con questa potrai davvero capire qual è la tua anima gemella >>e gli scompigliò i capelli << Te la do perché so che la userai con giudizio: sei un bravo ragazzo >>
Quello guardò la freccia per qualche secondo, lanciando qualche veloce occhiata a Pippa, prima di colpirsi il fondoschiena con un unico movimento. Il colpo gli fece un po’ male, ma poi la freccia sparì, mentre la sua vista veniva appannata da una polverina argentata. Aveva sul serio bisogno di capire.
Merida lo guardò sorridendo: sapeva che quel ragazzino avrebbe fatto la scelta giusta. E mentre lo guardava andare in contro alla ragazza non potette fare a meno di pensare che infondo era stato molto meglio che Jack, allora, all’inizio di questa strana menzogna, l’avesse interrotta. Quando Jamie le fu abbastanza vicino, prese il volto di Pippa tra la sue mani e la coinvolse in un delicato bacio a fior di labbra., baciandola con dolcezza e senza preavviso. La ragazzina sbarrò gli occhi verdi, felice come mai lo era stata in vita sua e si lasciò andare a quel romantico gesto. In mente solo un pensiero: “Grazie Cupido”.
La rossa sembrò percepire quei pensieri nonostante fosse lontana e in cuor suo sentì nascere un forte senso d’orgoglio per essere riuscita dove per anni aveva fallito. Aveva dato a Pippa l’amore e a Jamie il coraggio di scegliere … Il coraggio … le faceva ancora strano pensare che per decenni aveva protetto la cosa sbagliata. Si rese conto di essersi commossa solo quando sentì gli occhi inumidirsi << Contenta? >> domandò una voce calda alle sue spalle.
Merida non aveva bisogno di girarsi per riconoscere la voce di Jack Frost, ma lo fece lo stesso, incrociando i suoi occhi azzurri come il ghiaccio. Si era mosso talmente silenziosamente che lei non se n’era neanche resa conto. Sembrava stare bene nonostante la botta che Pitch gli aveva dato e a parte qualche graffio sul viso e la felpa sporca non sembrava mostrare altri “danni”. Sorrise anche perché aveva constato il suo stato di salute e gli rispose:<< Non immagini neanche quanto >>
Lui le sorrise ma tornò immediatamente serio << Senti Merida, riguardo a prima, a quello che stava dicendo North … >> lei si scoprì a trattenere il respiro << Io … >>
Prima che Jack potesse continuare, però, una intensa luce, come quella di una cometa, cadde dal cielo, proprio in mezzo al gruppo. Tutti accorsero, disponendosi a semicerchio torno torno quella strana sfera luminosa. Nessuno capì cosa fosse, finché quella luce non prese a tremolare per cambiare forma e assumere fattezze umane. Pian piano si modellò creando delle gambe, delle braccia, un volto e un cilindro, mostrandosi con l’aspetto di un bell’uomo dal fascino inglese.
L’uomo si tolse il cappello esibendosi in un elegante baciamano, prendendo la mano della rossa. Quel gesto fece arrossire non poco Cupido, che si guardò attorno imbarazzata, mentre gli altri Guardiani lo fissavano sconcertati. L’unico a cui la cosa non fece particolarmente piacere fu Jack, che guardò accigliato il nuovo venuto, che non solo aveva interrotto il “loro” momento, ma ora faceva il cascamorto con Merida. Solo quando la ragazza lo riconobbe chiamandolo per nome, tutti i misteri furono risolti << Manny?! >>
A quel punto gli occhi dei presenti si sbarrarono come non mai, mentre il Guardiano del Divertimento si limitava a sbuffare infastidito. Quel damerino poteva anche essere l’Uomo della Luna in persona, ma di certo questo non gli dava il diritto di sbaciucchiare la mano di Merida!
Le pupille dorate di Manny si fissarono in quelle color ghiaccio dell’albino << Non temere ragazzo >> gli disse << Non sono venuto qui per portartela via >>. Jack rimase sorpreso: era come se potesse leggergli nel pensiero! Merida sorrise; lei aveva già sperimentato quella strana capacità dell’uomo. Me mentre lei guardava Jack, tutti e due venivano guardati dal resto del gruppo, che ridacchiava con malizia per l’affermazione di Manny. A lui, però, questo non importava e continuò con nonchalance a parlare col ragazzo << Si può dire ch sia fatta appositamente per te ... anzi, considerando che Merida è stata creata parecchio prima di te, forse è più corretto dire: tu sei fatto per stare con lei! >> gli fece l’occhiolino notando il rossore del giovane e poi tornò a prestare la sua attenzione a Merida << Lei è stata la mia prima creatura, il mio miracolo >> a quelle parole la ragazza arrossì debolmente e abbassò il capo, imbarazzata.
            << Perché sei qui, Manny? >> domandò North interrompendo il momento insieme a Sandy, che non mancò di far comparire sulla sua testa un grosso e dorato punto di domanda.
            << Pitch è stato sconfitto >> si intromise anche Bunnymund mentre muoveva il naso come farebbe qualsiasi coniglio nervoso << A proposito, dov’è andato? >> si guardò intorno notando solo il quel momento la mancanza dell’Uomo Nero.
Manny rispose non voce calma << Tranquillo mio vecchio amico >> e gli mise una mano sulla spalla, erano quasi alti uguali << Pitch non sarò più un problema, con il suo cuore grande e coraggioso Merida ha salvato tutti i bambini del mondo >> la ragazza cominciò a muovere nervosamente un piede nella neve. Non le era mai piaciuto essere al centro dell’attenzione, così l’Uomo della Luna subito le disse rimproverandola << Non vergognarti, ho solo detto la verità. Sono davvero orgoglioso di te mia Guardiana del Coraggio, lo sono sempre stato >>
La rossa lo guardò con sguardo commosso << Grazie Manny >>
            << Io, invece, ti ho deluso vero? >> continuò quello con occhi tristi << Non mi sono reso conto di quanto tu stessi soffrendo fino a pochi minuti fa, quando ti ho incontrata nel mio regno e ho potuto leggere la sofferenza direttamente nei tuoi bellissimi occhi. Ti ho costretto a combattere contro l’uomo che all’epoca amavi e quando ti sei rifiutata io ti ho abbandonata … che azione meschina la mia! Potrai mai perdonarmi? >> le prese entrambe le mani tra le sue attendendo con ansia una risposta.
            << Ma che domande! >> rispose lei con un sorriso << Certo che si! Ormai si è tutto risolto: i bambini credono di nuovo in me, sono di nuovo una Guardiana, ho perdonato Kozmotis e ho trovato il mio vero centro. Perché non dovrei perdonare anche te? Cosa potrei chiedere di più? Da oggi nasce una nuova Merida, ribelle come prima e più combattiva che mai, senza rancori! >>
Manny sorrise lasciandole le mani << Sono felice di sentirti dire questo, ma sei sicura di non volere nulla di più? >> lo sguardo interrogativo di Merida gli fece fare una risata << Se permetti vorrei farti comunque un “piccolo” regalo, che sono certo gradirai >> schioccò le dita e tre nuove sfere di luce scesero velocemente dal cielo, compattandosi anch’esse per formare delle figure umane. Quando la luce scomparve quello che ne uscì fu: capelli ricci e rossi, pannolini, gote lentigginose e aluccie bianche come quelle delle colombe.
Non passò neanche un secondo prima che Merida gridasse: << Harry! Hubert! Hamish! >> lacrime di gioia sgorgarono dai suoi occhi azzurri mentre veniva assalita dai nuovi arrivati e buttata in terra. Li abbracciò stretti, tutti insieme, baciandoli tutti sulla fronte riccioluta, mormorando frasi del tipo: << Oh mio Dio! Siete sul serio voi! >> oppure << Quanto sono felice di vedervi, dopo così tanti anni! >>
I tre bambini non dicevano niente, ma le loro lacrime di gioia erano un chiaro segno della loro felicità nel rivedere la sorella. Il cuore di Merida stava scoppiando: non credeva che avrebbe mai più potuto rivedere i suoi fratelli, dei membri della sua famiglia. Credeva che quella felicità gli fosse stata tolta per sempre, ed invece eccole lì quelle piccole pesti, strette al suo petto, accolte dal suo abbraccio. Tutti i Guardiani si commossero e quella vista, compreso Manny. Nelle loro menti di riformò l’immagine del racconto di Merida, di quei tre gemellini che l’avevano aiutata a salvare la madre e che poi erano stati crudelmente uccisi dai soldati del principe Kozmotis. L’Uomo della Luna prese parola tossendo per attirare l’attenzione. La rossa gli degnò un minimo cenno, troppo occupata a coccolare i fratellini appena ritrovati, ma lui parlò lo stesso << Da questo momento in poi saranno i tuoi assistenti, diffonderanno insieme a te l’amore aiutandoti a proteggere il coraggio nei bambini >> lei gli sorrise e poi continuò a dedicarsi ai ragazzi, non ascoltandolo più. Jack la guardò sorridendo dolcemente: fin’ora non l’aveva mai vista così felice, la gioia che doveva provare non poteva essere descritta a parole. Manny si voltò proprio verso di lui, più precisamente verso il cappuccio della sua felpa blu, dove si era comodamente sistemata Baby Tooth. La fatina si guardò intorno, cercando di capire se quello sguardo dorato fosse rivolto proprio su di lei; quando capì che era proprio così, arrossì come Merida poco prima e si indicò con una manina << Si, proprio tu >> le disse l’uomo con un sorriso rispondendo alla sua muta richiesta << Ti ho osservata a lungo in questi sei anni e mi sono reso conto che senza il tuo intervento non si sarebbe potuto vincere nessuno dei due ultimi scontri contro Pitch Black. Né questo, in cui sei repentinamente andata a chiamare i rinforzi, né l’altro, in cui hai aiutato il tuo amico Jack a ritrovare la fiducia in sé stesso >> detto questo si rovistò in una tasca della giacca tirandone fuori un piccolo sacchetto blu, con sopra ricamati dei fiocchi di neve. Gli occhi viola della fatina osservavano rapiti ogni singolo movimento dell’Uomo della Luna, finché lui non aprì il delicato oggetto rivelando a tutti i presenti il suo contenuto.
            << Brina? >> domandò Jack Frost leggermente scettico. In effetti era proprio ciò che sembrava: nel sacchetto c’era una polverina bianca, forse più simile a neve che a brina, che brillava sullo la luce del sole come tanti cristalli di ghiaccio. Anche gli altri Guardiani non ci capivano molto (tutti tranne Merida che non li stava proprio ascoltando, troppo occupata a giocare con i suoi fratelli) e Sandy “parlò” per tutti tracciando nuovamente un punto interrogativo sulla sua testa.
Manny annuì << Esatto Jack, è brina, ma è magica, ed è tua >> aggiunse porgendo il sacchetto a Baby Tooth. Lei lo prese con mano tremante, pigolando qualcosa.
L’albino fece da interprete, lui che ormai la capiva benissimo << E che ci dovrebbe fare la mia amica con questa “brina magica”? >>
L’uomo lo guardò sorridendo << La tua aiutante no? >> tutti (sta volta anche Cupido e i suoi nuovi assistenti) lo guardarono stupiti, così lui continuò << Ormai sta sempre con te, caro Jack, ed è giusto che anche lei abbia un ruolo. Mentre tu porterai la neve, lei sarà la leggera brina che accompagna sempre il gelido inverno, aiutandoti nel tuo lavoro. Anche un po’ di brina fa sorridere i bambini, non trovi? Li farà divertire! >>
Baby Tooth ci mise qualche secondo ad assimilare l’informazione, ma quando finalmente la comprese si mise subito il sacchetto in vita e prese a spargere della brina qua e là, cinguettando.
Istantaneamente anche i fratellini di Merida la raggiunsero in volo e presero a giocare tutti e quattro insieme. Gli altri li guardarono per un po’, sorridendo, poi Manny si inchinò e li salutò rimettendosi il cilindro sulla testa << E’ giunto il momento per me di andare. E’ stato un piacere vedervi di persona, oh miei Guardiani >>
<< Di già? >>domandò Toothiana volandogli di fronte mentre gli altri lo salutarono con una mano.
Lui le fece un cenno con il capo << Temo proprio di si >> poi le accarezzò una guancia << Arriverà anche il tuo momento Toothiana >> le sussurrò sibillino, in modo che la sentisse solo lei, prima di ritornare ad essere una piccola sfera di luce e riprendere quota volando alta nel cielo.
La fata la guardò fino all’ultimo secondo non capendo le sue parole. Scosse il capo con energia, cercando di smettere di pensare a cose strane, così si rivolse ai suoi compagni di avventure, che in quel momento stavano facendo conoscenza con i fratellini di Merida << Credo che sia giunto anche il nostro momento di tornare a casa >> affermò.
            << Già, questo essere momento per saluti >> le diede appoggiò North.
I Guardiani salutarono a turno i due ragazzi umani, che si stavano ancora tenendo per mano e qualcuno più tenerone degli altri (Bunnymund) versò anche qualche lacrima.
            << Dovete proprio eh? >> domandò Jamie quando fu il turno di Jack di salutarlo << Questo mi sembra tanto un déjà-vu >>
L’albino si fece una risata << Già, ma sta volta ti lascio in buona compagnia giusto? >>
Entrambi i ragazzi arrossirono, così intervenne Cupido in persona per toglierli da quella brutta situazione << Lasciali in pace Capitan Ghiacciolo >> lo rimproverò spintonandolo di lato << Non prenderlo in giro solo perché ora ha la ragazza >> poi un pensiero le illuminò lo sguardo << A tal proposito … credo proprio che ora dovrai parlare con Stacy! >>
Jamie sorrise a annuì << Lo farò >> le disse e Pippa sorrise radiosa << Tu, però, dovrai parlare con Jack! >> e le fece l’occhiolino mentre Merida arrossiva peggio dei suoi capelli.
Il ragazzo preso in causa li guardò confuso << Con me? >>
Cupido, imbarazzatissima, lo tirò per una manica della felpa, trascinandolo di peso verso la slitta preceduti da Baby Tooth << Questa potevi evitartela Bennett! >> urlò al ragazzino che ormai rideva senza sosta accompagnato da Pippa, poi si voltò verso Jack << Muoviti idiota! >>
            << Ma io ora che ti ho fatto? >> strepitò lui cercando di liberarsi dalla stretta sul tessuto << E’ stato Jamie a parlare, mica io! Tra l’altro non ho neanche capito a cosa di riferiva >>
Non ottenendo risposta il ragazzo continuò ad insistere e Merida gli rispondeva a tono. Mentre loro litigavano pian piano tutti salirono a bordo della slitta, compresi i tre gemellini e un molto riluttante Bunnymund, che si aggrappò alla ringhiera mormorando: << Che la grande carota ce la mandi buona! >>
North diede alle renne un colpo di frusta e mente il veicolo si alzava in volo i ragazzi e i guardiani si sbracciarono per salutarsi un’ultima volta. La slitta, poi, scomparve in uno dei vortici magici di North, lasciandosi dietro solo l’eco delle urla di Merida e gli sbuffi irritati di Jack, che ancora discutevano.
Jamie mosse il capo sconsolato: probabilmente quei due non sarebbero mai cambiati, sperava solo che si accorgessero presto di essere fatti l’uno per l’altra. Si voltò verso la “sua ragazza” (gli faceva strano definirla così) << Andiamo a casa Pippa >> e le strinse di nuovo la mano << I nostri genitori si saranno preoccupati >>
E si avviarono entrambi verso casa, con la stanchezza nella testa, l’amore nel cuore e un sorriso sulle labbra. Li avevano dovuti salutare, ma in cuor loro sapevano che non era un addio.




Allora vi è piaciuto? Spero di si ^///^ . Come ho già detto questo capitolo non mi convince molto u.u spero che invece voi la pensiate diversamente XD Fatemelo sapere ok? Soprattutto fatemi sapere se sono riuscita a sorprendervi. Ve lo aspettavate questo colpo di scena o no? XD Tra l'altro avevo abbandonato un po' l'atmosfera ilare che regnava tra Jack e Merida, spero di averla ritrovata in questo capitolo XD, soprattutto nell'ultima parte, che ne dite?
Ancora Baci!

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Capitolo 24
*** Il Principe Bianco ***


CAPITOLO VENTITRE
Il Principe Bianco

 
Erano passate quasi due settimane da quel fatidico giorno in cui Merida aveva rincontrato i Guardiani, si era riunita a loro, aveva scoperto il suo vero scopo e insieme avevano sconfitto Pitch. Da quel momento la vita di Cupido era completamente cambiata e ci aveva messo un bel po’ per abituarsi alla cosa, ma pian piano quel nuovo stile di vita aveva cominciato a piacerle.
Ora aveva di nuovo i suoi fratelli, che l’aiutavano a diffondere l’amore nel mondo, proteggendo il suo centro: il coraggio. Con loro era tutto più facile e meno faticoso, anche se inizialmente aveva parecchio sudato per insegnare a quei tre teppisti come fare il loro lavoro; alla fine, però, aveva ottenuto un magnifico risultato. Tre meravigliosi puttini che la rendevano orgogliosa ogni giorno di più. Quel minimo di famiglia che aveva ritrovato poteva bastarle (anche perché ora la sua nuova famiglia erano i Guardiani), ma ai tre i loro genitori mancavano.
Era stato duro spiegar loro cosa era successo, ma fortunatamente North e gli altri l’avevano aiutata. In particolar modo Jack si era dimostrato utile, portando ogni tanto i ter gemellini con sé in giro per il mondo e facendoli divertire come non mai. Un modo come un altro per non farli pensare. Tra quei quattro era stato amore a prima vista e così Merida aveva qualche ore di tempo da passare tranquilla in camera sua.
Già, perché ora aveva anche una casa! North l’aveva invitata a vivere da lui, dando una stanza a lei e ai suoi fratelli. Non solo doveva lavorare di meno, ma aveva una fissa dimore dove andare a riposarsi. C’era qualcosa di più da desiderare?
Da quando avevano sconfitto Pitch la sua vita era divenuta molto più tranquilla a rilassante. Certo, sulla slitta aveva subito il terzo grado su ciò che era successo nel regno di Manny, soprattutto Sandy e Toothiana si erano dimostrati interessati alla cosa, ma tralasciando questi particolari poteva giurare di non essere più stressata. La sua vita movimentata un po’ le mancava, ma di certo il suo collo ringraziava che lei non dormisse più sulle pietre.
Mise a posto l’ultimo libro sullo scaffale e si avvicinò alla porta camminando all’indietro, per poter osservare soddisfatta il suo duro lavoro di arredatrice. L’aveva allestita personalmente, quella stanza, quindi non poteva non adorarla. North l’aveva fatta costruire (sotto le sue direttive) in modo che somigliasse il più possibile alla camera che aveva quando era umana e viveva nel suo castello, poi lei stessa aveva pensato al mobilio. Spinto contro la parete c’era un letto a baldacchino e due piazze, con coperte e tendine verde petrolio. Faceva un bel contrasto con le pareti di roccia grigia decorate con legno intarsiato. Il letto e le decorazioni erano scure (anche se non sapeva a che albero appartenessero), come tutti gli altri mobili, composti da nient’altro che una cassapanca, due comodini, un tavolino con due sedie e una libreria. Vicino al letto, sulla destra, c’era un’ampia finestra e di fronte un camino, mentre dall’altro lato della finestra c’era la porta, fatta anch’essa di legno scuro. In realtà c’era anche una poltrona, ma quella non era di semplice legno, bensì era imbottita, rivestita di un morbidissimo tessuto a fantasia scozzese e posizionata vicino al camino. Su di esso ci aveva appeso l’arazzo di sua madre, in modo che potesse vederlo ogni volta prima di addormentarsi. Sulle pareti non c’era appeso nient’altro, tranne che per dei drappeggi di tessuto lucido e verde petrolio, come quelli del baldacchino.
Non c’era che dire, la sua camera era venuta proprio bene!
Merida si era molto divertita anche a sistemare la cameretta dei fratellini, ricreando, come aveva fatto nella sua, la loro camera al castello. Erano molto simili, ma i toni usati per i tre pestiferi gemelli erano sull’arancione, mentre il legno era più chiaro.
Essendo lei l’unica donna della casa, North aveva insistito per darle una stanza tutta sua, compreso un bagno personale (anch’esso sui toni del grigio e del verde), da cui si accedeva da una porticina tra il letto e il finestrone, e lei aveva accettato senza troppe storie. Aveva voluto, però, che la stanza dei suoi fratellini fosse proprio accanto alla sua e che non fosse molto distante da quelle degli altri. Babbo Natale ne era stato felicissimo e l’aveva messa allo stesso piano suo e di Jack. Precisamente mentre a sinistra aveva i suoi fratelli, di fronte aveva l’albino.
Questo la metteva un po’ a disagio.
Era da quel fatidico bacio che non si rivolgevano la parola e il clima tra i due era diventato sempre più pesante. Lui le era stato molto utile nel gestire Hamish, Harry e Hubert, ma a parte questo non si erano detti altro. Se per caso si incrociavano in corridoio, entrambi distoglievano lo sguardo o si nascondevano dietro una colonna. La situazione era tragica e nemmeno quel chiacchierone di North riusciva a farli parlare.
Un leggero bussare vicino alla porta la distrasse dai suoi pensieri << Avanti >> disse solo, aspettandosi di veder entrare il sopracitato padrone di casa, che spesso l’andava a trovare per vedere come procedevano i lavori << La porta è aperta >> a quelle parole seguì lo scricchiolare del legno e il delicato rumore di passi sul pavimento.
Già questo la mise in allarme: North non era così silenzioso!
            << Ti sei sistemata bene vedo >> le disse una voce.
Parlando del diavolo spuntano le corna e il cuore di Merida perse un battito.
Perché la voce di Jack le faceva sempre questo effetto?
<< Jack >>mormorò emozionata << Non ti aspettavo, credevo tu fossi in giro a portare neve >>
Quello si lasciò sfuggire un sorriso << Conciato in questo modo? >>
Solo a quel punto la rossa notò qualcosa di anomalo nella figura del Guardiano. Non nella pelle pallida o nei soliti capelli bianchi, ma nell’abbigliamento. La sua abituale felpa blu era stata sostituita da una candida e leggera camicia bianca, abbottonata quasi del tutto, con i primi due bottoni aperti che lasciavano intravedere parte della serica pelle del collo. Era aderente, ma non tanto da non scendere morbida sui fianchi magri del ragazzo. Merida si sentì avvampare: mai lo aveva visto tanto bello e desiderabile, anche se doveva ammettere che con quella camicia addosso non sembrava neanche Jack Frost, era completamente diverso << Come mai questo cambio di look, Jack? >> chiese dopo qualche attimo di ritardo, visto che era rimasta abbagliata dalla sua bellezza.
L’albino rise << Colpa degli stupidi elfi di North. Mi hanno sporcato di caffè bollente mentre lo portavano al loro padrone, così lui mi ha dato questa >> si tirò un lembo della camicia mostrandola meglio << Ma non chiedermi perché North abbia degli indumenti della mia taglia, non lo so neanche io … E non chiedermi neanche perché io abbia messo proprio questa camicia, ti dico solo che era il capo d’abbigliamento più normale che ho trovato! >>
Quella frase la fece ridere. Di certo non si poteva dire che North non fosse un tipo eccentrico, anche nel vestire, e non si rendeva conto che non tutti potevano pensarla come lui. In realtà questo era un suo problema in molti campi, come ad esempio sua insana convinzione che “viaggiare” chiusi in un sacco fosse divertente. Probabilmente perché nessuno ci aveva mai chiuso lui, in un sacco!
Restava il fatto che se si comportava così era perché voleva che tutti si sentissero a loro agio. Babbo Natale era esagerato nei suoi modi, ma era solo molto affettuoso e dimostrava così il suo affetto. Jack per lui era come un figlio, quindi era normale che avesse creato un guardaroba tutto per lui. Merida scosse leggermente la testa immaginandosi gli orrori che potessero esserci in quell’armadio. Questo pensiero la fece riflettere: presumibilmente North aveva già confezionato qualcosa anche per lei, anche se si era trasferita al Polo Nord solo da pochi giorni. Si voltò verso la cassapanca. Possibile che ci fosse sul serio qualcosa per lei lì dentro?
La sua spasmodica curiosità le diceva di andare a controllare, ma il suo buonsenso le fermò. Aveva un ospite e non un ospite qualunque, ma Jack!
Improvvisamente si ricordò che erano quasi due settimane che non lo vedeva. Tra mobili, fratelli e cuori spezzati non aveva avuto il tempo per lui, o meglio, non l’aveva voluto trovare!
Lo aveva semplicemente … evitato, nascondendosi dietro qualcosa quando lo vedeva o non alzando lo sguardo dal piatto durante i pasti, per paura di incrociare il suo. Era troppo imbarazzata anche solo per guardarlo negli occhi. Dopo quel bacio si era ripromessa di parlarne con lui, di chiarire, ma poi non era successo e ora la situazione era diventata critica. Cosa dirgli arrivati a questo punto? E questo a cosa avrebbe portato? A quel pensiero la paura prese di nuovo il sopravvento e cominciò ad agitarsi.
Jack si mise a fare avanti e indietro per la stanza, avvicinandosi di più a lei << Hai anche appeso l’arazzo di tua madre >> le disse e lei si limitò ad annuire, così lui continuò << Almeno posso vederti lì sopra visto che hai deciso di ignorarmi >> lo disse con calma ma nell’inflessione della voce si notava una certa tristezza.
Merida lo guardò, colpita sul fatto << Non ti sto ignorando >> rispose provando a mentire, ma non convinse neanche lei stessa.
Lui le sorrise ma nei suoi occhi si capiva che non ci era cascato << Ne sei sicura? Mi stai evitando allora? >> colpita e affondata. A quella domanda Merida si limitò a mordersi un labbro e non rispose, così Jack fece qualche altro passo toccando qualcosa qua e là << Lo ami ancora? >> chiese poi, a bruciapelo.
La rossa rialzò gli occhi e rispose scandalizzata << Pitch? No! >> si mosse sul posto, nervosa<< Come puoi anche solo pensarlo? >>
            << Forse perché ci siamo baciati, o meglio, ti ho baciata, e tu non mi hai detto nulla? >>rispose quello cominciando ad innervosirsi << Era il tuo primo bacio vero? Forse ti ho offesa, te l’ho … rubato? >> calcò leggermente la voce sul verbo usato, come a volerle implicitamente chiedere se era quello giusto<< Mi rendo conto che l’ho fatto senza il tuo permesso, ma stavi morendo e non sapevo come fare a svegliarti. In quel momento mi era sembrata una buona idea! >> lo disse tutto d’un fiato, lasciando finalmente trapelare parte del suo immenso imbarazzo.
Merida sorrise: << Si, era il mio primo bacio … ma mi è piaciuto e sono contenta che me lo abbia dato tu, che tu sia stato il primo >> si rese conto di quanto fosse imbarazzante la sua confessione solo quando vide lo sguardo malandrino sul volto del ragazzo. A quel punto arrossì di botto e strepitò << E smettila di sorridere come uno stupido! >>  infondo non sarebbe cambiata mai, anche nei momenti più imbarazzanti lei sarebbe rimasta sempre la solita, testarda Merida.
Uno sgradevole silenzio piombò tra i due, finché Jack non riprese la parola << Merida … >> cominciò attirando la sua attenzione<< Io ti piaccio almeno un po’? >>
La rossa avvampò diventando de medesimo colore dei suoi capelli << Ma ti sembrano domande da fare?! >> chiese parlando a scatti quasi fosse un robot e guardando altrove. Improvvisamente la parete di roccia divenne estremamente interessante.
            << Si >> rispose lui con decisione arrossendo a sua volta. Nonostante l’imbarazzo, però, si fece forza e continuò a parlare << Cerco solo di capire >> prese un profondo respiro<< Tu mi piaci Merida e mi interesserebbe sapere se tu provi lo stesso >>
Lei ridacchiò, sempre più nervosa, imbarazzata e onorata al tempo stesso per la sua confessione << Ci conosciamo da troppo poco tempo >> disse infine con maggior decisione di prima.
Jack accusò il colpo senza lasciar trasparire nulla e si concesse una risatina sarcastica << Dopo tutto quello che è successo in quei tre giorni, due settimane fa … anche tra di noi … >> disse le ultime parole con tono più basso e con quella precisazione sicuramente si riferiva al loro bacio. Quel ricordo la fece arrossire furiosamente … cioè, più di prima se fosse possibile, così Jack ne approfittò per continuare << … Credo che siamo giunti ad un punto in cui di conosciamo abbastanza, non credi Merida? >> La ragazza sprofondò nel silenzio più assoluto. L’albino scosse il capo, infastidito dal mutismo di lei: ormai il suo era diventato un monologo e con questi discorsi non ci sapeva proprio fare!<< E’ successo tutto molto in fretta, te lo concedo, ma questo … >> si prese una pausa per trovare il coraggio per esprimersi correttamente e farle capire cosa provava. Per lui non era mai stato facile parlare, di solito agiva direttamente, e soprattutto non aveva mai affrontato situazioni così intime. L’aveva evitata per troppo tempo aspettando il momento giusto ed ora non poteva più attendere. Quello che provava per Merida era così bello che non poteva lasciar correre per paura di affrontare la cosa, doveva dirle tutto, spiegarle nel modo più semplice e chiaro che poteva ciò che provava per lei. Quello che stava per fare era un passo importante e decisivo: << Questo non cambia ciò che provo per te, Merida >> si posò una mano sul petto << Qui sento battere come un tamburo ogni volta che ti vedo, è come se il mio cuore volesse uscirmi dal petto e sento una morsa dolorosa alla bocca dello stomaco, che mi toglie il respiro. Tu sulle faccende d’amore sei più esperta di me … ti sembra normale? >>
Il cuore della giovane sembrò bloccarsi. Jack le si stava forse … dichiarando?
Si, lo stava facendo!
Un’emozione folle cominciò a farsi strada nel suo petto, mentre nel suo stomaco sembrava essere entrato uno stormo di farfalle. Si sentiva esattamente come lui. L’albino, dall’altro canto, stava morendo per la vergogna. Era sempre stato un tipo orgoglioso, e aprirsi in quel modo era contrario alla sua natura, ma doveva farlo. Prese un profondo respiro e poi parlò << Io credo di amarti Merida Love McCupid … >>
Ecco, lo aveva detto!
Si era preparato quel discorso per ore, forse giorni. Erano secoli che glielo voleva dire e finalmente, raccolto il coraggio e due mani, ce l’aveva fatta. Per un imbranatone come lui non era stato per niente facile, ma ce l’aveva fatta! Più volte il suo orgoglio lo aveva fermato. Erano due settimane che attraversava il corridoio, arrivava davanti alla porta di Merida, andava per bussare e il pugno si fermava a mezz’aria. A quel punto sbuffava stizzito e ritornava in camera sua, demoralizzato. Aveva dovuto darsi molta a forza per fare una cosa del genere, per non nascondersi per l’ennesima volta dietro una colonna quando la vedeva passeggiare nel corridoio.
Merida, intanto, non sapeva come reagire. Lo amava anche lei, e molto anche, ma la sua confessione l’aveva pietrificata.
Quando lo vide avvicinarsi andò nel panico: come rispondergli? Ma soprattutto, cosa voleva fare Jack?
Inconsciamente fece un passo indietro e portò una mano avanti, come a volerlo fermare. << Lo credo anche io >> ammise infine << … Di amarti intendo >> precisò facendolo sorridere << Ma è assurdo! >> scosse il capo e cominciò a parlare più velocemente<< Ci conosciamo da pochissimo ed io non ho mai creduto nel colpo di fulmine, né al principe azzurro che prima o poi sarebbe dovuto venire a salvarmi >> sorrise, ma con tristezza << Sarò anche Cupido ma non faccio innamorare le perone da un momento all’altro, non lo credo naturale e non mi piace >> fece una pausa respirando affannosamente per lo sforzo del suo parlare concitato.
Jack le si avvicinò ancora e prese quella mano ancora sollevate in un delle sue, ormai i loro petti quasi si toccavano << Io non sono un principe >> le disse con voce dolce accarezzandole il volto con la mano libera << Tutt’altro … e non sono neanche azzurro, semmai sarò bianco >> e si indicò i vestiti e i capelli facendola ridere << Ma vorrei comunque che tu fossi la mia principessa e se anche tu mi ami non vedo dove sia il problema >>
            << A te ci tengo Jack, quando sto con te mi sembra di stare in paradiso. Non solo mi piaci, ma ti considero mio amico, la mia anima gemella … tu mi completi Jack >>mormorò quest’ultima frase con voce tremante << Ma se andasse male come farei senza averti neanche come amico? Se non funzionasse, se ci lasciassimo io … >> il ragazzo la zittì posandole un dito sulle labbra.
            << Con i se non si va avanti >> le disse con voce stranamente seria per un tipo come lui << Io sono il Guardiano del Divertimento e tu la Guardiana del Coraggio … perché non fare ciò che ci riesce meglio? >>
A quelle parole, anche Merida sorrise, finalmente rilassata e convinta della cosa e bastò quel poco perché Merida si desse mentalmente della stupida. Come poteva non amare Jack Frost? Come poteva anche solo lontanamente pensare di poter vivere senza di lui, di rifiutare l’amore che lui le stava offrendo?
Era la personificazione di tutto ciò che aveva sempre desiderato: era bello (molto bello), nobile di cuore (un vero re), coraggioso (come un valoroso cavaliere) e intelligente (anche se non sempre lo dimostrava), soprattutto, però, sapeva farla ridere come nessuno, gli bastava solo una frase o una strana espressione del viso. Jack era perfetto … perfetto per lei
Perché non provarci? Infondo si amavano … o per lo meno si piacevano … perché non farlo?
Quando stava con Jack si sentiva bene e felice, completa, come non lo era da quando era umana e si stringeva nell’abbraccio di sua madre. Come le era mancata quella tenue sensazione di calore e protezione, che paradossalmente provava solo Jack. Lui era l’unico capace di riscaldarle il cuore, l’unico in grado di proteggerla, sia dal mondo che da se stessa …
Quando si accorse che si era rilassata, Jack le posò le mani sui fianchi, avvicinandola a sé ancora di più, schiacciandola contro il suo petto. Merida era calda, e morbida, troppo bella da stringere e da sentire vicino a sé. Il profumò dei suoi capelli gli inebriò la mente, facendogli sentire di nuovo quella strana sensazione di vuoto alla bocca dello stomaco. Il suo corpo era piacevole vicino al suo sempre freddo, un contrasto a cui ormai si era abituato ma a cui non avrebbe mai rinunciato.
Anche lei si lasciò andare tra quelle braccia gelide, così fresche vicino la sua pelle che in quel momento stava bollendo per l’imbarazzo. Non si era mai trovata in una situazione del genere e non sapeva neanche dove mettere le mani, così si limitò e posarle delicatamente sulle spalle del ragazzo, poco sotto il colletto sbottonato della camicia. Non aveva mai sofferto il freddo, ecco perché andava in giro in minigonna anche in inverno, ergo stare vicino a Jack non sarebbe stato un problema neanche da questo punto di vista.
Erano fatti per stare insieme, complementari anche per via della loro temperature corporee.
            << Posso? >> domandò l’albino gentilmente, sorridendole con dolcezza.
Lei arrossi << Puoi tutto >> rispose sorridendo con malizia<< E poi lo hai già fatto no? >>
Jack non se lo fece ripetere due volte e con un enorme sorriso si piegò per baciarla delicatamente sulle labbra. Nuovamente esse combaciarono perfettamente con le sue, come se fossero state fatte appositamente per quello, ma sta volta risposero al bacio e si schiusero per far incontrare le loro lingue. Entrambi sorrisero contro le loro labbra: quello si che era un bacio!
Un primo vero bacio!
Da lento e dolce quel bacio divenne forte e passionale. Jack la strinse maggiormente e sé, facendo risalire una mano sulla sua schiena, mentre Merida spostava le mani dalle sue spalle ai suoi capelli, passandoci una mano dentro e trovandoli freddi e morbidi. Aveva sempre desiderato passarci una mano dentro: credeva fossero setosi e delicati come neve, come aveva ragione!
Quando il bacio finì appoggiarono l’uno la fronte su quella dell’altra rimanendo con gli occhi chiusi e respirando a vicenda il proprio profumo << Direi che ti piaccio almeno un po’ >> a quella frase di Jack risero entrambi, felici come mai lo erano stati.
            << Come potrebbe non piacermi il mio principe? >> argomentò lei ridacchiando e stringendo il tessuto della sua camicia tra le dita, in un inconscio gesto per accertarsi che fosse tutto vero, che lui fosse lì e che non sarebbe scomparso.
Lui la guardò scettico << Avevi detto di non credere nel principe azzurro >>
            << E tu hai detto di essere bianco, non azzurro, giusto? >>alzò lo sguardo guardandolo in quegli occhi color ghiaccio che da subito l’avevano colpita << Il mio principe bianco >> detto questo si sporse in avanti dandogli un nuovo bacio a fior di labbra.
Quando si fu staccata Jack riprese in mano la situazione posandole una mano sulla nuca riavvicinandola, quasi con violenza, al suo viso, e coinvolgendola in un nuovo passionale bacio. Aveva sentito il sapore delle sue labbra solo due volte, ma già non poteva più farne a meno. Era diventata come l’aria. Quando si staccarono risero felici.
<< Non mi lascerai mai, vero? >>domandò lei sorridendogli a fior di labbra.
<< Mai >>rispose lui prima di baciarla di nuovo.
Dopo anni di solitudine finalmente entrambi avevano trovato qualcuno, un’anima gemella che li avrebbe capiti per sempre! Avrebbero viaggiato insieme e non sarebbero mai più rimasti soli, erano semplicemente … completi








Ed eccomi arrivata all’ultimo capitolo gente ç.ç
Allora? Cosa ve n’è parso? Sono certa che gli amanti del romanticismo lo avranno amato XD, quelli che odiano le scena sdolcinate, invece, lo odieranno ma non potevo non metterlo, non dedicare almeno un capitolo alla magnifica storia d’amore che si è creata tra Jack e Merida.
A dispetto di ciò che molto possono pensare io rimango fermamente convinta che questi due siano fatti per stare insieme (credo che dal capitolo si sia anche notata vero? XD), l’unica cosa che mi dispiace è che siano stati creati da due universi diversi e quindi non potranno mai incontrarsi sul serio.
Avrete notato che in quest’ultimo capitolo compaiono solo loro due, beh l’ho fatto per concentrare tutte le mie (e le vostre) attenzioni solo sui loro sentimenti. Mentre scrivevo mi sono un po’ lasciata trasportare quindi temo di averli resi un po’ troppo OOC, sia a Jack che a Merida. Spero vivamente di sbagliarmi, ho, infatti, cercato di rendere comunque Jack deciso e Merida testarda, anche se, come ho già detto, temo di non esserci riuscita.
Mi farete sapere vero? XD
Come avevo già accennato nei capitoli precedenti la storia non è ancora finita e la settimana prossima dovrei (sottolineo dovrei) riuscire a pubblicare l’epilogo con tanto di ringraziamenti.
Si, ringraziamenti, a tutti voi che avete recensito, letto, messo tra i preferiti ecc …
Senza di voi probabilmente mi sarei bloccata capitoli fa e non avrei avuto la forza di continuare. Invece grazie a voi sono arrivata al mio record personale di 23 capitoli, più un prologo e un epilogo, e sempre grazie a voi ho collezionato ben 148 recensioni! XD
Solo a scrivere questo numero mi senso male hahaha, questo è ciò che rende una scrittrice orgogliosa del suo lavoro.
Spero che, considerando che questo è l’ultimo capitolo, anche chi non mi ha mai recensito, posso lasciarmi una sua opinione e dirmi cosa ne ha pensato di tutto questo mio lavoro.
Mi duole il cuore lasciarvi ç.ç ma per fortuna non sarà così ancora per molto, visto che devo mettere ancora il sopracitato epilogo e che prima di quello ho intenzione di cominciare a pubblicare la storia nella sezione di Harry Potter. Nel frattempo ho già cominciato a lasciare il mio “zampino”  in altri fandom, tra cui una one-shot nella sezione de “L’attacco dei Giganti”
Non so se qualcuno di voi è appassioanto di manga ed anime come me, ma se lo siete avrete sicurmente sentito nominare questa meravigliosa opera, se invece non so siete … beh in quel caso vi consiglio di vederlo/leggerlo, perché è veramente bello u.u
Intanto mi faccio, come al solito, un po’ di pubblicità e vi lascio il link, sia di questa mia one-shot (
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1930103&i=1) sia della mia solito one-shot ambientata sempre nell’universo Jarida, collocata dopo la fine (ormai giunta) di questa storia (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1728056&i=1). Se il mio stile vi piace almeno un po’ vi chiedo il solito favore di leggere e recensire, soprattutto quest’ultima che ha ricevuto solo 3 recensioni poverina ç.ç
Ora vi lascio sul serio e vi sbaciucchio tutti fino alla pubblicazione dell’epilogo ^^
Grazie di tutto!
 
Ps come al solito chiedo scusa per gli eventuali errori che mi sono sfuggiti ^^’’’

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Capitolo 25
*** Epilogo ***


EPILOGO
Ero in piedi, al centro di una radura coperta di neve. La stessa del mio sogno, quella dove circa tre settimane fa Pitch aveva provato a riportami dalla sua parte.
Non lo vedevo dal giorno in cui lo avevo perdonato ma, detto sinceramente, anche se potrà sembrarvi insensibile da parte mia, in quel momento di lui mi importava ben poco.
Mi sentivo bene, in pace con me stessa e sta volta lo ero per davvero: era la realtà quella che stavo vivendo (anche se pareva solo un illusione visto quanto ero felice in quel istante) non un sogno inviatomi da Manny!
Nel passato avevo girato tutto il mondo, donando a tutti amore e felicità, senza mai donarne un po’ anche a me. Avevo regalato, seppur inconsapevolmente, il coraggio di vivere e di essere persone migliori, ma mentre gli altri miglioravano, io peggioravo e precipitavo nel baratro.
Avevo quasi toccato il fondo quando mi fu offerta una mano gelida e pallida, un appiglio sicuro per salvarmi dalle tenebre. Ero finita nel ghiaccio, ma paradossalmente era molto più caldo del deserto.
Mi ero sempre sentita sola ma, in quel momento, quando strinsi quella mano, sembrò che quel vuoto dentro di me fosse stato colmato da quella piccola manciata di neve lanciatami nel cuore con inconcepibile precisione.
Sorrisi.
A pensarci bene, fu proprio il giorno in cui mi fu lanciata una palla di neve a dare inizio a tutta quella mirabolante avventura, che mi aveva travolta, sconvolgendo il mio mondo e portandomi a vetta di felicità mai provate in vita mia.
Chiusi gli occhi sorridendo come una stupida e aprii leggermente le braccia per farmi accarezzare dolcemente da quel gelido vento di fine inverno. Tra poco avrebbe dovuto lasciare spazio al primaverile tepore che annunciava le belle giornate e volevo godermelo fino all’ultimo secondo.
Quel freddo che l’inverno portava con sé mi era sempre piaciuto, anche se l’inverno significava giornate più corte e minore luce.
Un tempo odiavo la notte, perché mi ricordava Pitch, ma ora lui era solo un pallido ricordo.
Si … stavo proprio bene, anzi…. divinamente bene!
Una mano gelida, la stessa che mi aveva salvata, si posò sulla mia spalla. Non avevo bisogno di girarmi perché già sapevo a chi apparteneva, ma aprii gli occhi e mi voltai lo stesso, incontrando lo splendido e sorridente viso di Jack Frost.
Ecco un aggettivo per descrivere Jack: bello.
Non dico esteriormente (anche se era decisamente un ragazzo piacente!) ma interiormente. La sua anima, era bella, il suo cuore e il suo spirito. Era stata la sua candida innocenza, la sua sincerità e in suo carattere genuino a farmi innamorare di lui. Lui era bianco, bianco come la neve che controllava, e puro, come il ghiaccio che poteva creare.
Probabilmente al mondo non sarebbe mai esistita una creatura buona, coraggiosa, ilare … bella come Jackson Overland Frost.
Mi fece uno dei suoi soliti sorrisi malandrini e si piegò su di me per biasciarmi sulle labbra. Fu un bacio veloce e delicato, a fior di labbra, così quando si staccò io lo presi per la felpa e lo tirai nuovamente sulle mie labbra, per baciarlo con più foga.
Dio, non mi sarai mai saziata dei suoi baci, delle sue carezze, della sua presenza. Jack era divenuto per me come l’aria, come l’acqua: indispensabile per la mia sopravvivenza.
Quando il bacio finì lui si lasciò andare ad una risatina strana, a metà tra l’imbarazzato e l’orgoglioso, e mi prese per mano.
Stava per dirmi qualcosa quando fu atterrato dai miei fratelli, volati su di lui per giovare.
Tra quei quattro era stato amore a prima vista ed io non potevo che esserne felicissima, perché quei pazzi erano le quattro persone più importanti della mia vita.
Baby Tooth mi volò vicino. A quel movimento il suo nuovo sacchetto blu oscillò avanti e indietro ma lei non ci fece caso, piuttosto si affrettò a farmi notare che si stava facendo tardi e che dovevamo tornare a casa nostra, al Polo Nord.
Richiamai una delle mie nuvolette rosa e feci salire tutti a bordo, per muoverci più comodamente.
Dall’alto mi rigirai a guardare la radura.
Un nuova folata di quel vento mi scompigliò i capelli.
Inspirai l’aria frizzantina di quel giorno a pieni polmoni, godendomi fino in fondo quel momento di beatitudine che aveva pervaso il mio spirito irrequieto e sempre in movimento.
Era come se quell’aria gelida fosse parte di me, come se fosse stata quella a guarire il mio cuore. Lanciai una fugace occhiata a Jack e pensai che infondo era la verità.
Jack era il mio presente, il mio futuro, il mio tutto, mentre quella radura sotto di me rappresentava il passato da cui ero fuggita per troppo tempo.
Mi chinai che dare a Jack un veloce bacio sulla guancia. Lui mi guardò stranito, mentre lanciava una palla magica datagli da North, come a volermi chiedere cose avessi.
Io scossi la testa e mi accoccolai tra le sue braccia senza rispondergli. Il mio ragazzo (com’era bello definirlo tale), allora, non mi fece domande e mi accolse rimanendo in silenzio ma baciandomi i capelli.
Era irruento e casinista, ma infondo aveva un cuore d’oro, era un tenerone, anche se palesava questo suo lato dolce soltanto a me, e lo dimostrava in ogni momento, assecondando i miei bisogni come nessuno, capendomi fin nel profondo.
Avevo amato Pitch Black. Non potevo né volevo nasconderlo. Ma quello non era vero amore, non era quel sentimento puro e senza freni che tutti sognano.
Ora amo Jack Frost e il nostro amore sarà il più divertente e duraturo della storia.
Parola di Cupido! 
Kiss Kiss!







Ed infine è giunto il momento.
Che ve n’è parso dell’epilogo? Forse doveva avvisarvi che non era un granché, infatti ho semplicemente ripreso il prologo, modificandolo, in modo da dare più continuità alla storia e esaltare la differenza tra il sogno (il prologo) e la realtà (questo epilogo).
Nonostante ciò, spero che vi sia piaciuto e che mi farete sapere cosa ne pensate, soprattutto ora che la storia è definitivamente conclusa … ma ne siamo davvero sicuri?
XD Si, avete letto bene! Il vostro incubo molto probabilmente non finirà qui hahaha!
Le avventure di Merida, Jack e degli altri Guardiani non sono finite qui, un nuovo nemico, più agguerrito e crudele di Pitch Black è rimasto fino ad ora nascosto nell’ombra, pronto per attaccare e portare a termine i suoi loschi scopi. Ma chi sarà costui? E ce la faranno i nostri i eroi a vincere questa volta? Ma soprattutto riusciranno a farcela senza che nessuno ci rimetta le penne?
Se volete scoprirlo non perdetevi la nuova strabiliate avventura che verrò presto pubblicata di Efp XD!
Già, tutto l’affetto che mi avete dimostrato nel seguirmi mi ha fatto prendere la decisione di continuare la storia. Ho già ideato la trama e l’ho divisa in capitoli, ma non l’ho ancora cominciata a scrivere u.u Quando avrò raccolto abbastanza capitoli inizierò a pubblicare e spero che tutti voi continuerete e seguire anche quella storia ^///^.
Se mi mettere tra gli autori preferiti potrete sapere subito quando il momento arriverà… o più semplicemente dovrete controllare in questa sezione hahaha, che in effetti è più pratico hihihi. Nel frattempo, come vi ho già promesso, credo che postero qualche one-shot sempre facente parte del universo Jarida, che ormai io amo dal più profondo del cuore.
Nella futura storia lunga, comunque, oltre ai Guardiani, ho inserito molti nuovi personaggi del folklore europeo e non. Spero che anche quella storia possa piacervi. Ho atteso la pubblicazione del prologo per dirvelo, perché non era niente di speciale. In effetti è così banale che avrei potuto pubblicarlo anche qualche giorno fa, ma ho avuto dei problemi a casa e chiunque di voi mi stia seguendo anche nella sezione di Harry Potter lo saprà … già, non vi ho ancora dato il link facendomi la solita pubblicità XD:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1965994&i=1
Ieri ho messo il primo capitolo e se vi è piaciuto il mio stile vi sarei molto grata se andate a recensire e a dirmi se vi è piace o meno ^^’’’ Prima di lasciarvi del tutto, però, volevo fare una cosa importantissima, e cioè lasciare i ringraziamenti per voi!
1) Ringrazio biebsrescuedme,  Cordelia89, Dark girl94, dianadreamer, DJ_AmuStar, EclipseNova_98, EmilyHalliwell, fera_JD, giada1999, Julls994, ladymoner_, Lombaxlover, LovelyAndy, marty00, MrsDalloway91, New Moon Black, RH_Simon, sere99thehedgehog, Tamisa24 e Tsuki_Frost che hanno messo la mia storia tra le preferite!
2) Ringrazio Blulululle, Chihiro, Kaity, mirandaraffa e Nice to meet you che l’hanno messa tra la storie da ricordare!
3) E infine ringrazio Agnese_san, AliAliEfp, biebsrescuedme, Blackblow98, Blulululle, Cam Dragonis22, Carla2010star, CeleDayDreamer, Crystal eye, Danielle_Lady of Blue Roses, domsic, dragon_queen, DreamFall, Fifi_97, Frost__confined life, Hawthorn, Hina_smack, Iris_Blu, IvelostwhoIam, jesuisstupide, KAZ 2Y5,  krystal86, Kurt Winchester, lena21, LoveDolphin, Manga_Girl, Marina94, Pitch Black,  Ragazza Lupo,  Refia, sere99thehedgehog, Summer Lillian,  The_WerewolfGirl_97, ValeryJackson, YaMiNoLaDy, Zelda_Love,  _Calamaretta_941 e  _Pikadis_
Siete tanti, siete tantissimi >.<, ma se potessi dari personalmente un enorme abbraccio ad ognuno voi, perché è stata solo la vostra presenza a farmi continuare fino alla fine. Questo storia ormai conclusa è tanto mia quanto vostra. Se permettete, però, volevo fare dei ringraziamenti speciali a: EmilyHalliwell, HeilyNeko, Pitch Black, Cordelia89, IvelostwhoIam, Danielle_Lady of Blue Roses, Kurt Winchester, marty00, MrsDalloway91, krystal86, biebsrescuedme, Jodie, _Calamaretta_941, Tsuki_Frost, Ragazza Lupo, Cam Dragonis22, Blulululle, DJ_AmuStar, sere99thehedgehog, Last_Night, ValeryJackson, New Moon Black, LovelyAndy e Sabine che mi hanno recensita almeno una volta XD e tra di loro un mega ringraziamento va a: biebsrescuedme (che non la sua tenacia e complimenti non mi ha fatto mai arrendere), IvelostwhoIam (che nonostante tutto c’è stata fin dall’inizio e non mi ha mai abbandonata), _Calamaretta_941 (che con la sua dolcezza mi faceva sempre sorridere e mi spronava ad andare avanti), HeilyNeko (che nonostante fossimo “rivali” e scrive decisamente meglio di me ha continuato imperterrita a recensirmi) e infine, ma non per importanza, a DJ_AmuStar (che pian piano sta recensendo tutti i miei capitoli e che cerca di aiutarmi con vari consigli).
Cosa dire più? Che vi voglio bene? Credo che ormai lo abbiate capito! XD Vi saluto tutti, ma non temete, questo non è un addio e spero di rivedervi anche in altre mie storie come è già successo con la cara biebsrescuedme XD.
Un bacio e ancora grazie anche a tutti coloro che hanno semplicemente letto la mia storia! 

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