Inferno incrociato

di Birdcage D Swan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Primo ***
Capitolo 3: *** Secondo ***
Capitolo 4: *** Terzo ***
Capitolo 5: *** Quarto ***
Capitolo 6: *** Quinto – Note dell'autrice, 31 gennaio 2016 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




† Prologo †


Così grande e luminosa.
L’unica fonte di luce in quel cielo nero invaso da nubi scure.
La Luna: un satellite dimenticato da molti; persino dai blader.
Da molti, ma non da lei…
Uno solo era il beyblade legato a quel corpo celeste, e poteva benissimo essere considerato uno dei più potenti in assoluto…e solo lei lo possedeva.
Era incredibile. Una forza tanto immensa e pericolosa, interamente costretta in mano ad una giovane.
Una giovane dall’aspetto dolce e ingenuo dai capelli di platino, il viso d’alabastro e occhi di quarzo rosa.
Era lì, alla costa portuale, aspettando che quell’immensa Luna piena le comunicasse qualcosa, qualunque cosa, affinché il compito che l’era stato affidato millenni prima potesse essere attuato…

«E’ giunta la mia ora. Devo andare…».
«Ti prego…ti prego, non farlo!».
«E’ il mio destino. Devo sconfiggere i blader leggendari e far rinascere il Sole Nero!»
«Come farò senza di te?».
«Prendi. È il bey della Luna. Ti dirà ciò che devi fare…».


Era lì con lei.
Poteva sentirlo.
Nonostante fosse morto da anni, il suo amore viveva tramite quel bey argentato: Hades Selene.
«Potente Anael!» chiamò una voce alle sue spalle «E’ il momento di rientrare».
Nulla, nemmeno quella sera la Luna le aveva dato ciò che aspettava da anni.
Nemmeno quando Nemesis fu risvegliato non era accaduto nulla.
Perché!? Cos’è che mancava!?
 
“Amore mio…ti vendicherò. Costi quel che costi!”.
 
Tornò nel luogo da cui era uscita in precedenza.
 
La Luna tramontò.
 
E fu l’alba.
 
 

    

† Angolo dell'autrice †
 
Al momento, il raiting è giallo, ma potrebbe essere sottoposto a variazioni – comunque, sarà al massimo arancione.
ATTENZIONE: Aggiunta di OC terminata!



 

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Capitolo 2
*** Primo ***




† Primo †


Ormai era abbastanza tardi. Anche se, per lei, non lo era mai.
La solita routine di tutti i giorni e di tutte le notti la accompagnava anche in quella silenziosa nottata senza stelle.
Gli occhioni azzurri della meccanica erano ligi.
Solo qualche ultimo ritocco, e il possente cavallo alato sarebbe tornato a volare.
«Ecco! Ho finito! Ginka sarà fiero di me e del suo Cosmic Pegasus!».
Nonostante gli accaduti di poco più di un anno prima, nonostante la battaglia più straziante e pericolosa che avessero mai disputato, e nonostante la perdita di uno dei combattenti più forti mai esistiti, tra le lacrime e la passione, i blader del mondo intero erano riusciti a guardare avanti, a superare le difficoltà e a dimenticare, con grande fatica, la follia dei loro ultimi avversari.
 
Era giunto il momento per lei di riposare un attimo, in fondo se lo meritava.
Barcollava lievemente, essendo rimasta ore e ore seduta a quel piccolo sgabello sul quale soleva sedersi a ogni riparazione.
Diede una sbirciata al cielo delle 2:30 del mattino.
La volta autunnale era velata da quelle nubi tipiche dei mesi freddi.
Erano poche, davvero poche le stelle che si vedevano. Tuttavia, una costellazione in particolare era ben visibile.
Il grande cavallo alato occupava il cielo, distinguendosi dagli altri agglomerati stellari. Tanto luminosa da sembrar dire: “Eccomi! Sono qui, guardatemi!”.
Al solo vederla, così tanti ricordi piombarono nella mente di Madoka.
Il suo amico Ginka, sempre pronto a combattere e a dare tutto per lo sport che amava: il Beyblade.
E adesso, dopo tutti quei traumi causati da infantili e insensati scontri tra trottole, eccolo pronto per un nuovo torneo.
La ragazza s’immaginò l’emozione e l’adrenalina del suo compagno d’avventura, e quella costellazione le rappresentava al meglio.
Ma, il cielo rispecchia qualunque cosa, anche il futuro.
Non solo il manto notturno era coperto dalle nubi autunnali, ma da una luce ben più prepotente di quella astrale.
La Luna risplendeva, coprendo tutto ciò che potesse avere un minimo di vita in quel cielo d’autunno.

«Avete visto! La Luna è più luminosa che mai».
«Hai ragione, Child-8».
«Beh? E con questo? La Potente Anael non farà mai il primo passo in queste condizioni».
«Non penso, Child-22. È da giorni ormai che trepida all’idea di attuare il compito assegnatole da…».
«SSSSHHH!!! Zitto, Child-11! Non ci è permesso pronunciare quel nome».
«E’ vero…hai ragione…».
L’unico argomento di cui quei cinque loschi individui potessero conversare.
“Perché?” vi chiederete. Semplice! Non conoscevano altro.
Erano sempre e solo vissuti su quell’isola abbandonata da anni; anzi, più precisamente, in quell’ex caserma sporca e pericolante.
Un topo nel letto o un coccio di vetro conficcato nel piede erano la norma.
Eppure loro, compresi tutti i loro trenta compagni, non conoscevano niente di meglio. Neppure il loro passato e, in quel momento, nemmeno il presente.
La loro padrona non assegnava loro compiti da giorni, spingendoli così a vivere nell’ozio.
Restavano in quell’ex laboratorio scientifico, che ancora putava di cadavere.
 
Finché…
 
«Child-1?».
La ragazza entrata era esattamente come loro: una tunica nera che le copriva interamente il corpo, compreso il capo e metà del viso. Spuntavano solo i freddi occhi azzurri e, tra le sopracciglia sottili, una V nera che ne incrociava una rovesciata.
«Ci sono novità?».
«La Potente Anael ha preso la sua decisione.» rispose l’ultima a essere entrata «Domani sera, inizierà il piano».
«Intendi dire che…».
«Va bloccato!».
«EVVAI!!! Finalmente un po’ di combattimenti! E chi è il fortunato?».
«Ovviamente uno dei più forti: Child-2».
C’era stupore nei loro sguardi.
«Child-1, stai scherzando vero!? Possibile che quel blader sia tanto forte da dover chiamare proprio Child-2 per combattere?».
«Tsk! Tu non capisci, Child-19. La nostra prima vittima non è un blader come tutti gli altri».
«Eh? Che intendi dire?».
«Ma come, non lo sai? È un blader leggendario».

Pff! Perché allenarsi in un’angusta palestra quando si può avere a disposizione, all’aperto, tutto lo spazio che si vuole?
Proprio lì, accanto a quel canale. L’avevano sempre considerato un luogo ideale per allenarsi e per usufruire di tutte le loro mosse speciali senza doversi preoccupare di distruggere qualcosa.
Gli allenamenti erano cominciati di mattina (come al solito). Com’era da immaginarsi, si stavano allenando da tutto il giorno. La stanchezza non si sentiva quand’era la passione a tenerli in piedi. L’emozione provata nell’udire quei costanti suoni metallici era qualcosa di adrenalinico.
«Ehi Ginka! Forse è meglio smettere. È da ore che combattiamo ormai».
«Sì, hai ragione Chris».
Un ultimo e rapido scontro. Ne seguì un balzo di entrambi i bey nelle mani dei rispettivi blader.
«Aaahhh…!» il possessore di Cosmic Pegagsus s’asciugò la fronte sudata, sospirando «Abbiamo combattuto un bel po’, non c’è dubbio».
«E’ vero. Certo che però potevi anche impegnarti un po’ di più!» lo riprese il blader dell’inverno.
«Hai ragione. Non ho combattuto al massimo delle mie capacità».
«Siete stati eccezionali ragazzi!!».
Tsk! Quel ragazzino era insaziabile. Anzi, più che insaziabile, era la persona più volenterosa, caparbia e ostinata che si potesse conoscere.
Ormai, l’unica cosa che gli interessasse realmente era il Beyblade. In quei giorni, non aveva mai smesso neanche una volta di seguire i combattimenti di Ginka e Chris. Dopotutto, erano rimasti solo loro due a completare i loro allenamenti a Tokyo.
Una volta terminata la faccenda con Nemesis, ogni blader leggendario (e non solo) se n’era andato per la sua strada.
«Ti ringrazio Kenta!» gli disse Ginka.
«Questi allenamenti sono importanti. Non ti dimenticare che domani abbiamo un torneo!» lo riprese Chris.
«Che cosa!? Avete veramente un torneo domani? Com’è che non ne sapevo nulla?» domandò il ragazzino dai capelli verdi.
Ginka, sereno e non curante, raccolse il proprio bey, osservandolo con attenzione.
«Mpf! Non è niente di ché. È soltanto una semplice amichevole. Nulla di ufficiale, solo un riscaldamento in vista a gare più importanti».
«Hai idea di chi sarà il nostro avversario?» chiese Chris.
«A dire il vero no. So solamente che si tratta, in generale, di blader poco famosi e neanche troppo forti. Ovviamente m’impegnerò, ma non ho assolutamente preoccupazioni varie».
«Vedrai Ginka. Li vincerai tutti quelli là!».
«A proposito Kenta, perché, invece di stare sempre lì seduto ad osservarci combattere, non vai ad allenarti un po’ anche tu? Ti farebbe bene» gli consigliò il proprietario di Phantom Orion.
Come al solito, qualcuno che si dimenticava della momentanea situazione sportiva di Kenta c’era sempre.
Gli occhioni dell’ex blader s’incupirono e si socchiusero. Per un decimo di secondo, gli sembrò di vedere l’immagine di Sagittario che veniva stretto dalle sue mani.
Quanto gli mancavano quei momenti!
Erano quasi due anni che non combatteva più, semplicemente perché non possedeva più un bey. Certo, avrebbe potuto comprarsene uno in qualche negozio, ma nessuno sarebbe stato simile al suo amato Sagittario.
Eppure, nonostante avesse saputo che non possederlo più sarebbe stato incredibilmente doloroso, aveva comunque scelto di darlo via, sapendo che era per una buona causa.
Era inutile. La maggior parte dei blader considerava il Beyblade come la cosa più importante, ma non si può comparare l’amore per una trottola a quello per una persona… Era un altro degli insegnamenti lasciatogli dal suo maestro.
 
Una gomitata lo colpì all’altezza della gabbia toracica.
«AHI!! Che ti prende Ginka!?» protestò Chris.
«Te lo dimentichi sempre, non è vero?» bisbigliò il blader dell’autunno.
«Hm? No-non è niente ragazzi. Tranquilli!» Kenta si strofinò velocemente gli occhi col dorso della mano «Scu-scusate, ma adesso devo andare, si è fatto tardi…».
Lo salutarono di sfuggita mentre il piccolo Kenta s’allontanava correndo.
 
 
I due blader passeggiavano distrattamente tra i vialetti delle tipiche abitazioni giapponesi, illuminate solo dalla fioca luce crepuscolare dei lampioni.
«Mi dispiace, è solo che a volte mi dimentico totalmente quello che gli è successo…».
«Tranquillo Chris, sono cose che capitano. Ma la prossima volta, vedi di soffermarti a riflettere un attimo, ok?».
«Sì ma…si può sapere perché ha dato via Flash Sagittario? Insomma, non gliel’aveva mica chiesto».
«È stata un’idea dello stesso Kenta. Aveva capito che quel bey, specialmente il frammento di stella contenuto in esso, non gli apparteneva».
«È stato un gesto davvero nobile da parte sua, non c’è che dire».
«È vero!».
«Cambiando argomento... Come sarà l’incontro di domani?».
«Da quanto ho capito saremo io e te contro un’altra coppia, però i combattimenti saranno singoli».
«Capisco… Sappiamo qualcosa sui nostri avversari?».
«Hhhmmm…a dire il vero, io non so nulla. Ho chiesto qualche informazione anche a mio padre, ma non ha saputo dirmi niente nemmeno dei beyblade con cui combattono, quindi non ne ho idea».
«Vabbè, sarà in tutto e per tutto una sorpresa!».

«Sì!!!! Evviva, evviva!! Vai Quetzalcoatl, sei grande!!».
Due bey, uno ambrato e l’altro viola, giravano veloci in quello stadio di pietra, attaccandosi con foga ed energia in modo simile. Il blader che combattevano, invece, sembravano l’uno l’opposto dell’altro.
Il proprietario del primo bey, Death Quetzalcoatl, era un bambino di circa dieci anni, con la pelle scura e i capelli fucsia. I grandi occhi lilla testimoniavano tutta la sua allegria e il suo amore per il Beyblade. Saltellava felice a destra e a sinistra, quasi volesse imitare i movimenti veloci della trottola.
Il suo avversario, proprietario di Jade Jupiter, l’esatto contrario: probabilmente, nemmeno gli interessava ciò che stava accadendo all’interno dello stadio. Con posizione rigida e composta, fissava il cielo scuro con i suoi freddi occhi azzurri.
«Ehi Dunamis1! Che ti prende?» domandò l’altro piccolo blader.
Gli sembrava turbato. Certo, il blader di Giove era sempre stato molto riflessivo e serio; tuttavia, se stava fissando il cielo in quel modo, significava che qualcosa non andava.
Riportò lentamente lo sguardo sul blader di Venere. Quest’ultimo si ritrasse spaventato.
«Jupiter…!» bisbigliò.
Il bey viola si schiantò con una velocità inimmaginabile contro Quetzalcoatl, provocano in seguito una violentissima esplosione, invadendo il tempio in cui combattevano.
Il giovane avversario si coprì il volto, proteggendolo da quell’ondata d’aria calda.
Quando il clima si calmò, un bey ambrato si trovava fermo immobile ai piedi del corrispettivo proprietario.
«Oh insomma Dunamis, mi hai battuto un’altra volta!!» il piccoletto ricaricò velocemente il lanciatore, ripuntandolo con un movimento secco verso l’arena «Voglio la rivincita!!».
Il proprietario di Jade Jupiter, tuttavia, non sembrava interessato all’idea di combattere nuovamente; anzi, si era già allontanato dal campo da gioco, andando verso l’uscita del tempio, lasciando interdetto il giovane avversario.
«Eh??? Ehi Dunamis, che ti prende!? Dai, ho una gran voglia di giocare!!».
«Osserva, Titi…» gli disse con voce ferma «Non ti sembra forse che la Luna abbia qualcosa di strano?».
«Eh? Ahahah!!! Ma è bellissima! È enorme e tutta argentata! Però è strano… Se non ricordo male, la Luna era piena anche ieri sera, non è vero?».
«Già… La Luna piena si vede solo una volta al mese. Questo fenomeno è astronomicamente impossibile».
«Beh, e allora? È tanto terribile?».
Dunamis si girò velocemente, aprendo il palmo esternamente davanti al viso.
Jupiter, che ancora girava nell’arena, gli saltò in mano.
«Ma…Dunamis, che ti prende???» domandò Titi, mentre il suo compagno si dirigeva all’esterno del tempio.
«Dobbiamo andare!».
«A-andare dove!?» il blader di Venere lo inseguì goffamente.
«Dai blader delle quattro stagioni».
«Che cosa!? Non mi dire che Nemesis si sta risvegliando!».
«Magari si trattasse solo di Nemesis».
Titi si pietrificò.
Come poteva esistere qualcuno o qualcosa più pericoloso di Nemesis?

«Signore e signori, benvenuti all’ultimo girone di questa serie d’incontri autunnali!».
Non era difficile capire che si trattava solamente di un combattimento di relativa importanza. Lo stadio era di modeste dimensioni, gli spettatori saranno stati sì e no un centinaio (a differenza delle migliaia di persone che assistevano ai tornei ben più importanti) e l’adrenalina non era di certo a mille. Tuttavia, era bello ogni tanto considerare il Beyblade come uno sport e nulla più.
«E adesso, ecco a voi le coppie che combatteranno a questo torneo: alla mia destra, il blader che da alcuni anni è riconosciuto come il più forte del mondo, colui che ha combattuto senza sosta contro il temibile Signore della distruzione Nemesis, accompagnato dall’ex blader mercenario col bey dalla resistenza infinita. Signore e signori…ecco a voi Ginka e Chris!!!».
Come c’era da aspettarselo, l’intera folla li acclamò con grida e applausi.
I blader sorrisero al loro pubblico, salutandoli scuotendo la mano.
«Wow! Certo che sono carichi!» commentò Ginka soddisfatto.
«Beh, in fondo è comprensibile. È da un po’ di tempo che non si disputano più incontri, ormai» affermò il compagno.
«E ora, lasciate che vi presenti i loro avversari!» cominciò DJMan «Non sappiamo un gran ché su questi due blader, dato che non hanno mai partecipato a nessun incontro ufficializzato dalla WBBA. Comunque, ecco a voi i Deus!».
Dall’ombra, stranamente, comparì un’unica persona.
Di questa non si riusciva a comprendere il suo reale aspetto a causa dei bizzarri vestiti che indossava: una lunga tunica nera che le copriva interamente il corpo, compreso il capo e metà del viso. Spuntavano solo gli inespressivi occhi cristallini e, tra le sopracciglia color lilla, una V nera che ne incrociava una rovesciata.
L’aspetto di quel blader era minaccioso, tanto che tutti gli spettatori non proferirono parola ne acclamarono l’ultimo arrivato.
«M-ma, non capisco! Dov’è il fratello di Deus?» domandò stupito DJMan.
«Tsk! Non ha importanza!» s’intromise Chris determinato, avanzando di qualche passo «Sarò io il primo che si batterà».
Il proprietario di Phantom Orion sembrava l’unico in quel luogo a non essere spaventato da quello strano blader.
«Ehi Chris! Sei sicuro di volerti battere prima di me?» domandò Ginka un po’ preoccupato «Non mi piace quell’individuo…».
«Mpf! Tranquillo, distruggerò il suo beyblade in men che non si dica» gli rispose con sicurezza.
Deus mostrò il suo bey che era…completamente trasparente!? Nel senso, non così tanto da essere invisibile, ma sembrava essere fatto di vetro.
 
“Che razza di bey è quello?” Madoka seguiva l’incontro dagli spalti del piccolo stadio “So solo che il suo nome è Hell Evanescence, ma il computer non rivela nessun altro dato”.
 
I due blader avevano caricato il lanciatore. Erano pronti a scatenare l’inferno.
«D’accordo, vorrà dire che il fratello di Deus, che inoltre ha il suo stesso nome e il suo stesso beyblade, arriverà più tardi per poi battersi contro Ginka.
Bene blader, siamo pronti per cominciare, diamo inizio al conto alla rovescia!!».
 
E cominciò la frase più vecchia nel mondo del Beyblade.
 


Note
1: nella serie originale in giapponese, Dinamis si chiama Dunamis.
 
 

† Angolo dell'autrice †
 

Ringrazio i creatori degli OC: Kya88ryu, Cronus, nadia112 (grazie anche per averla messa tra ricordate e seguite) , lady_eclisse (grazie per averla messa tra le seguite), sayachan (grazie per averla messa tra le seguite e avermi messa tra gli autori preferiti)  e _Giu_Giu_Dark_ (grazie per averla messa tra le preferite).  Tranquille ragazze, i vostri OC arriveranno prima o poi ;) . 

Al prossimo capitolo ;)
 
RebelYell 

 
 

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Capitolo 3
*** Secondo ***




 

† Secondo †

 

Chris, dopo…non si sa esattamente cosa, era stato portato via d’urgenza da un’ambulanza.

Ginka e Madoka osservavano il loro amico mentre s’allontanava a bordo del mezzo. Erano sconcertati a dir poco.
«Tu Ginka come stai? È tutto a posto?» domandò apprensiva.
«Ehm…s-sì, Madoka. È solo che…non riesco a capacitarmi della cosa! Che diavolo è successo prima???».
«Chi lo sa. La cosa più importante però è che Chris si riprenda da…qu-quello!».
«Già…».
«Se non sbaglio però, è accaduto qualcosa di strano anche a te, nonostante non stessi combattendo, giusto?».
In tutta risposta, Ginka tirò fuori Pegasus dall’apposita tasca attaccata alla cintura.
«Oh!».
«Ma che diavolo…?».

 
† 
 
3…2…1…PRONTI, LANCIO!!!
 
Phantom Orion e Hell Evanescence furono lanciati nel campo da gioco.
Il bey dell’inverno partì subito all’attacco.
«Orion inizia già a colpire ripetutamente il suo avversario, il quale sembra restar lì a far nulla!».
 
«Accidenti! Il computer non mi da informazioni su quello strano bey».
Effettivamente, il pc della meccanica non dava dati, solo una schermata con la scritta “NO DATE” che lampeggiava.
Diede un’occhiata direttamente allo scontro.
Dai movimenti di Evanescence, si poteva supporre che quel bey potesse essere di difesa; tuttavia, le componenti erano troppo poco visibili da permettere anche delle semplici ipotesi.
“Chissà di che si tratta…” ragionò Madoka.
 
«È molto strano, Signore e Signori! Il beyblade di Deus non intende attaccare quello di Chris. Se Evanescence continua così, rischierà di trovarsi fuori dall’arena in men che non si dica!» commentò DJMan.
«Insomma, vuoi fare qualcosa o no!? Che ci sta a fare lì il tuo bey, per decoro!?» il blader leggendario avrebbe voluto divertirsi un po’ di più, ma la situazione, evidentemente, non lo permetteva.
 
Un ghigno.
«Eh…?» sì Chris, hai visto bene: il tuo avversario ti ha ghignato contro! E ti dirò di più: sembra anche molto sicuro di sé, nonostante il suo bey giri ancora a fatica.
«E adesso che hai da sghignazzare, razza di codardo!!».
 
Persino Ginka non ci stava capendo più niente. Raramente aveva assistito a combattimenti dove uno dei due blader non muoveva un dito.
Il proprietario di Cosmic Pegasus osservò Evanescence con più attenzione…per un attimo, il bey sembrò auto-interferirsi.
«Ma cosa…?».
Lo fece di nuovo, ogni volta che Orion lo attaccava.
«Che sia…» bisbigliò Ginka «Chris!!».
«Che c’è!?» si voltò seccato.
«Quel bey…sembra…sembra essere proiettato!».
«Che hai detto!?».
«Evanescence non c’è! Stai…stai combattendo contro un bey che non c’è!».
 
 †

 
Una goccia di sudore gli rigò la pelle olivastra.
Stava appoggiato con aria persa al distributore, attendendo che la sua moto fosse pronta per partire.
Il suono di un motore potente l’allontanò dai suoi pensieri.
Una Jeep si era fermata a far rifornimento. Dal mezzo scese un’allegra famigliola che, non appena lo vide, si comportò come se fosse al cospetto di un fantasma.
«Forza ragazzi! A-andiamo via» disse il padre ai suoi due bimbi.
Ormai c’era abituato. In molti avevano quel comportamento non appena lo vedevano. Forse era per il suo aspetto un po’ da teppista: capelli verde scuro sparati in aria e divisi in due gruppi, furbi e vispi occhi azzurri, orecchino al lobo sinistro e vestiti un po’ sgangherati.
S’accese una sigaretta, allontanandosi di qualche passo dal distributore, ci mancasse solo che prendesse fuoco.
 
BOOOOOOOOM!!!!!
 
No, non fu lui a incendiarsi all’improvviso, e non fu nemmeno lui la causa di quell’esplosione.
Voltandosi incuriosito, notò del fumo provenire dal distributore del GPL dietro il benzinaio.
Con una corsetta veloce raggiunse il luogo dell’incidente.
Nient’altro che fumo e fiamme.
Spostò con le mani la foschia nera che l’aveva raggiunto, qualche colpo di tosse, e tornò a guardare.
Improvvisamente, si notò qualcos’altro oltre a quel macello.
«Sei tu che hai fatto tutto questo?» domandò all’ombra innanzi a lui.
Non si capiva troppo bene la sua identità: era vestito con una tunica nera lunga fino ai piedi. Il cappuccio gli copriva il capo e metà viso, lasciando scoperti solo gli occhi ambrati di cui uno attraversato da una cicatrice, e due V nere incrociate.
Si scrutarono senza dire una parola, finché…
«Sei tu Tategami?» domandò il misterioso individuo. Dalla voce era intuibile fosse un uomo.
«In persona…».
Di tutta risposta, quello strano tizio gli puntò contro il lanciatore.
«Allora…vuoi duellare eh…!?».
Il verde lo imitò, soddisfatto.
Improvvisamente, dimenticò tutto il casino appena successo, sostituito dalla voglia di combattere. Perché in fondo, lui era un blader, no?

 

«Ma che stai dicendo, Ginka?».
Chris ignorò di botto le parole del compagno, continuando a seguire, giustamente, il suo stesso incontro.
“Come sarebbe a dire che quel bey non esiste?” si domandò Madoka, che (non si sa come, ma succede pure nell’anime NdRebelYell) aveva udito l’ipotesi di Ginka.
Guardò nuovamente l’avversario. Continuava a ghignare soddisfatto.
Nonostante fosse visibilmente in netto svantaggio, Evanescence girava senza sosta.
Cominciava a dargli “leggermente” sui nervi.
«Ora basta. Mi sono stufato di questo combattimento! ORION!!».
Il bey violaceo iniziò a roteare, accendendosi di una luce nera a striature ametista.
«AAAAHHH!! MOSSA SPECIALE! ANELLO DI BARNARD!!».
«Fermati Chris!!!» urlò Ginka.
Deus spalancò gli occhi.
Accadde un fenomeno che nessuno avrebbe mai pensato lontanamente che avvenisse: Evanescence divenne fluorescente, dividendosi in tante piccole sfere luminose.
«Ma cosa…!?».
Quelle luci invasero lo stadio, viaggiando a grande velocità e tagliando l’aria.
Tra le urla spaventate del pubblico, Chris e Ginka cercavano di mantenere la calma.
Sulle teste dei due blader le sfere si raggrupparono, restando ferme per un secondo; ma poi…eccole schiantarsi contro i due ragazzi.
«AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHH!!!!!!».
 
«GINKAAAA!!!! CHRIS!!!» urlò Madoka.
 
Dopo l’impatto, la luce di quelle sferette era diventata accecante, per poi svanire, e mostrare al pubblico ciò che era rimasto dei protagonisti della sfida.
«Coff! Coff! Accidenti, Signore e Signori! Quello che è appena successo è…totalmente incomprensibile!» disse il presentatore. Ma c’era altro di ben più strano «Gente io…io non so che cosa dire! Phantom Orion è fermo e risplende di una luce argentata che io personalmente non ho mai visto. Perciò, il vincitore dovrebbe essere…un momento! Dov’è finito Hell Evanescence!? E il suo blader Deus!?».
Ginka si destò dal suo breve trance…
«Oh no, Chris!!».
Corse verso il suo amico svenuto e ricoperto di ustioni.
«Presto! Chris sta male! Chiamate un’ambulanza!!».


Fissava il cielo, o meglio, quell'enorme satellite argentato.

Lo sentiva.
Era ancora più forte e più presente che mai. E il fatto che la Luna fosse piena da ben tre notti, la diceva tutta.
Tuttavia, non si erano ancora verificate le condizioni per avviare il punto cruciale del piano.
Almeno però la sua infinita pazienza era stata glorificata, lasciandole iniziare ciò che doveva portare avanti.
«Potente Anael?» domandò una voce femminile «Volevate vedermi?».
Child-1 era piuttosto preoccupata in quel periodo.
La sua padrona non faceva altro che fissare la Luna di notte e segregarsi nelle proprie stanze di giorno.
Solo lei, in tutta l’organizzazione, era turbata da quella strana inquietudine.
Gli altri membri, fuorché le sue guardie del corpo, non potevano avvicinarsi ad Anael, essendo considerati troppo inferiori.
Però, lei era stata riconosciuta come degna messaggera e, disgraziatamente, aveva cominciato a conoscerla meglio e ad affezionarsi. Anche se quest’ultima non sembrava essere in sintonia con la sua servitrice principale.
«Stanno arrivando» cominciò la sua padrona con tono enigmatico.
«Eh? Chi sta arrivando mia signora?».
«Avverto la presenza di due frammenti di stella».
«Ne siete sicura? Di che genere di bey si tratta?» domandò Child-1, stupita.
«Solo due blader del Sistema Solare. Niente d’importante. Però, uno di quei due uomini è sicuramente lui…».
«Eh? Lu-lui…chi?».
 
«Sono entrambi diretti al porto. Accoglili con una squadra di cinque uomini a tua scelta».
«Va bene signora» accettò senza indugiare.
«Dobbiamo dare loro…il benvenuto che si meritano».
«Sarà fatto!» concluse la servitrice, facendo un breve inchino e dirigendosi verso l’uscita.
«Un’ultima cosa…».
A quelle parole, la ragazza s’arrestò.
«Com’è andata la missione di Child-2?».
Fece un attimo mente locale «Bene a quanto pare. Il blader dell’inverno è stato completamente sigillato, mentre quello dell’autunno solo in parte, ma almeno non riesce a usufruire della forza del proprio beyblade».
«E che mi dici di Child-5?».
«Non è ancora tornato dalla missione, però sono sicura che abbia intercettato il blader della primavera».
Tra una domanda e l’altra c’era sempre una fredda pausa, anche se non fredda come le parole di Anael.
«Ho sentito che il blader dell’estate possiede una forza straordinaria, probabilmente maggiore di quella di tutti i blader leggendari».
«È vero. Ne ho sentito parlare anch’io» affermò la giovane dagli occhi azzurri (ho modificato gli occhi di Child-1 da “viola e inespressivi” a “azzurri e freddi”, poi capirete il perché. Mi scuso per gli eventuali disagi nd. RebelYell).
«Purtroppo non credo che possediamo dei blader all’altezza…».
«Eh? Ne-ne siete sicura!?».
«Tsk! Non preoccuparti mia cara Child-1. Ho già in mente come bloccare il blader dell’estate. Però adesso non è il momento. Va a portare avanti il tuo compito…».
«Come desiderate Potente Anael» e si dileguò.

 
Dopo la sconfitta di Chris, i loro avversari se l’erano svignata senza lasciare traccia.
Perciò, il torneo aveva decretato come vincitori i due blader leggendari.
Ma, in un momento del genere, il possessore di Cosmic Pegasus non era in
teressato a nulla di tutto ciò. Se avesse potuto, avrebbe sfogato la sua preoccupazione tramite qualche lancio, peccato che non potesse farlo, dato che il suo bey al momento era sotto la supervisione di Madoka.
In quel momento, il blader era di ritorno dall’ospedale, all’interno del quale era rimasto fino al termine dell’orario delle visite.
Purtroppo, da quando era svenuto al torneo, il povero Chris non aveva riacquistato i sensi, aumentando così le preoccupazioni di Ginka.
Comunque almeno una cosa lo rassicurava:
Stai tranquillo! Il tuo amico ha solo una commozione cerebrale e qualche bruciatura, ma si riprenderà nel giro di qualche giorno.
Come minimo i medici erano ottimisti.
«Ehi Madoka, sono tornato!».
«Ginka, finalmente!» lo accolse la meccanica «Allora? Come sta Chris?».
«A quanto pare ha “solo” una commozione cerebrale e qualche bruciatura, però nulla di grave».
«Grazie al cielo!» sospirò lei.
«Tornando a noi, hai scoperto qualcosa riguardo Orion e Pegasus?» chiese Ginka con voce ferma.
«Sì, seguimi!» facendogli segno.
 
Nel laboratorio, i bey erano entrambi sotto dei sensori solitamente utilizzati per gli ultimissimi controlli.
Ambedue le trottole si presentavano similmente: risplendevano di una luce argentata. Sarebbe stato anche un bello spettacolo se solo fossero riusciti a girare.
«Immagino sia stato quell’ultimo attacco ad averli ridotti in questo stato» ipotizzò Madoka.
«Sì ma…perché la luce in Orion è più forte di quella di Pegasus?».
«Probabilmente perché l’attacco si è verificato su Orion in maniera diretta, mentre su Pegasus non ha avuto il tempo di agire totalmente».
«Capisco. E dimmi: sei riuscita a trovare qualche informazione su questa strana luce?».
«No, mi dispiace. A quanto pare non si riesce a rilevare alcun tipo di dato. Ma di una cosa sono sicura: quel fantomatico Hell Evanescence non era un bey».
Ginka non era stupito «È vero. L’avevo notato anch’io. Ogni volta che Orion lo attaccava con violenza, Evanescence si comportava come un ologramma».
«Già. Più che un bey, sembrava essere uno spirito».
Sapevano entrambi che tutte quelle ipotesi erano abbastanza inutili. L’unica possibilità scartabile con certezza era il considerare Evanescence come un bey reale, essendo invece una sorta di sigillo che bloccava i bey. Ma a che scopo fare una cosa del genere? Insomma, quel tipo non l’avevano nemmeno mai visto. Perché aveva sigillato i loro bey?
Ginka s’incupì all’improvviso, fissando Pegasus con aria lievemente adirata.
Con uno scatto, acchiappò il beyblade e si diresse fuori.
«Che fai Ginka!?» lo chiamò Madoka vedendolo uscire.
«A fare qualche lancio».
Una volta per strada, si preparò a colpire un punto preciso di fronte a lui.
 
PRONTI…LANCIO!!
 
Quando Pegasus si divise dal lanciatore, invece di mettersi a girare sia in aria che una volta raggiunto il suolo, rimase fermo cadendo come un sasso sull’asfalto.
«Accidenti!» urlò il blader, ripetendo “l’esperimento” ma ottenendo il medesimo risultato.
Madoka restava appoggiata alla porta, colpita dalla determinazione del suo amico.
Era dispiaciuta. Era palese la tristezza di Ginka. Non poteva combattere, e quel che peggio, non ne sapeva il perché.
La meccanica, tuttavia, fu stupita da una cosa ben più strana.
“Ma…ormai è sera. Perché c’è così tanta luce?” si domandò osservando la strana chiarezza di quella via.
La ragazzina alzò lo sguardo, scoprendo così la fonte di luce.
“Wow! Che bella! Certo che la Luna in queste ultime nottate è davvero fantastica! Però è strano…non era piena anche ieri?”

Il caso volle che non solo Madoka stesse fissando quell’unico satellite terrestre.
 
«Dunamis?».
«Che c’è Titi?».
«Mi spieghi perché continui a fissare il cielo?» il piccolo Titi era affannato. In fondo era comprensibile; dall’Africa avevano preso un motoscafo in fretta e furia per riuscire a raggiungere il Giappone il prima possibile.
Il blader di Giove osservò meglio. Oltre ad essere esageratamente grande, quell’enorme sfera argentata presentava delle sfumature irregolari color acqua-marina ai margini; decisamente un fenomeno insolito.
Titi seguì la traiettoria di visuale del compagno «Non credevo che la Luna ti piacesse tanto!».
 
«E non immagini neanche quanto!».
 
Quella voce femminile li allarmò.
In men che non si fosse detto, un gruppetto di blader senza identità puntarono loro contro il lanciatore.
«Ahahhah!!! Chi-chi sono quelli!?» s’allarmò il blader di Venere.
Quella gente era strana. Portavano tutti quanti una tunica scura che, oltre al corpo, copriva anche gran parte del viso, lasciando scoperti solo gli occhi. Altro elemento comune: tutti avevano tra le sopracciglia due V nere incrociate di cui una rovesciata.
Si presentarono attaccandoli.
Titi e Dunamis risposero.
 
PRONTI, LANCIO!!
 
Circa sei bey trasparenti si scontrarono contro un bey viola e uno ambrato.
«Accipicchia!! Ma perché quei beyblade sono trasparenti!?!?».
«Non lo capisci Titi?» disse Dunamis con voce ferma «Quelli non sono dei bey!».
«Che cosa!?» si stupì il blader messicano (sono fermamente convinta che Titi sia messicano ù.ù ndRebelYell).
Con una veloce vibrazione, Jupiter si tolse di dosso tutti gli avversari che lo circondavano, scaraventandoli via di alcuni metri.
«Non vi serviamo! Noi non facciamo parte dei blader leggendari delle quattro stagioni!» urlò il blader di Giove.
Subito dopo, ogni beyblade tornò in mano al legittimo proprietario.
In seguito, quei blader misteriosi ruppero le righe, dando spazio al loro momentaneo capo.
 
«Chi-chi sei tu!?» disse Titi spaventato, notando che quell’individuo si stava avvicinando.
«Dunamis… diretto discendente del guerriero Giove» aveva una voce femminile e due freddi occhi azzurri «Non avevo dubbi del fatto che te ne saresti accorto…».
«Tsk!».
«Beh, è inutile che ti spieghi tutta la storia, immagino che tu la sappia già, ormai» quella ragazza aveva un atteggiamento “abbastanza” detestabile.
«A quanto pare, Anael ha ancora i suoi poteri».
«POTENTE Anael» ci tenne a precisarlo «La nostra somma padrona è pronta a liberarsi di tutti coloro che hanno intralciato i suoi sogni».
«Già. I sogni di una pazza invaghita di un assassino» quella risposta causò un ringhio di odio uscire dalle labbra della ragazza «Comunque sia, il desiderio della vostra potente padrona non s’avvererà. Il frammento di stella appartenente al beyblade dell’estate è scomparso».
«Questo lo dici tu!» disse, suscitando l’inoccultabile stupore del proprietario di Jade Jupiter «Come tu ben sai, la mia potente padrona conosce alla perfezione tutte le esatte posizioni dei frammenti di stella, e ha captato anche quello appartenente al bey dell’estate».
Com’era possibile?
Ok, sappiamo tutti che il frammento di L-Drago era entrato nel bey di Kenta evolvendosi da Flame a Flash Sagittario, però quest’ultimo era stato rifiutato da Kenta, perdendo così totalmente le tracce di quel bey leggendario.
Fatto sta che Dunamis non riusciva a comprendere quelle parole. Tuttavia, cercò di nascondere di fronte ai nemici la sua preoccupazione.
«Perché sei venuta a dirci queste cose? Non è molto furbo da parte vostra».
«Questo non lo so…» cominciò la ragazza, con aria ottimista, alzando le mani al cielo «La Potente Anael ci teneva che foste informati, tutto qui! Ora, se volete scusarci, dobbiamo tornare alla nostra base» concluse voltandosi, venendo seguita dai compagni.
«Ehi ferma! Dove pensi di andare!?» s’adirò Titi, puntandole contro il lanciatore.
«No Titi» lo blocco Dunamis posandogli una mano sul dispositivo di lancio «Non dobbiamo combattere. Non ancora, per lo meno…».
«Eh…?»

Avevano chiamato anche lui, magari poteva esistere una remota possibilità che qualcuno ci capisse qualcosa in tutti quei casini apocalittici.
Ma, come volevasi dimostrare, osservava quei bey senza capirci un tubo.
«Ma…perché mi chiedete di aiutarvi? Non ci capisco niente di ‘sta roba!».
«Beh Kenta, ci hai chiesto di dirti cos’era successo di male a Chris, e noi ti abbiamo risposto!» disse Ginka.
«Beh, ormai io e il mondo del Beyblade siamo due entità totalmente separate. Quindi in queste situazioni non posso esservi d’aiuto, mi dispiace».
«Allora ti pesa ancora quella faccenda di Flash Sagittario…?» domandò Madoka.
Kenta non rispose, era troppo doloroso ripensare a tutto ciò che era accaduto a “causa” sua.
 
BIP!
 
La meccanica afferrò il pc.
«Salve ragazzi!».
«Papà!» disse Ginka notando l’immagine di Ryo.
«Venite subito al quartier generale della WBBA. C’è bisogno di voi!».
«È successo qualcosa di grave?» domandò Kenta.
«Non esattamente, ma venite subito» e il computer si spense.
 
Dopo alcuni minuti, i ragazzi erano già giunti presso lo studio di Ryo.
«Ciao ragazzi!» li salutò Hikaru.
«Ciao Hikaru! Si può sapere che sta succedendo?» domandò Ginka.
«Tranquilli! Vi spiegherà tutto una persona. È nella stanza in fondo al corridoio» indicò loro la strada da prendere.
I tre ragazzi, in seguito, giunsero di fronte a una porta automatica, che s’aprì innanzi a loro non appena furono a pochi centimetri da questa.
L’interno si presentava come un salottino, con tanto di divanetti e poltrone.
Una volta entrati, le persone che li attendevano si alzarono in piedi.
«Salve ragazzi!».
«Ginka! Madoka! Kenta! Come sono felice di vedervi!».
Senza dubbio, in un momento come quello, due blader leggendari comparsi quasi dal nulla era l’ultima cosa che si aspettavano di vedere.
Ginka «Dunamis?».
Kenta «Titi?».
Madoka «Che ci fate qui!?».
 
 

 

† Angolo dell'autrice †
 

Masamune- NO VA BE’, AGGIORNIAMO UN PO’ PIU’ TARDI, MI RACCOMANDO!!! (-.-“)
Lo sssssssooooo, scussssattttteee ^^’
Comunque, vi ricordate di questa storia? Che venne inserita su EFP quando ancora le cellule procarioti nuotavano nel brodo primordiale? Beh…finalmente è stata aggiornata ^^
Allora, spero davvero di essere riuscita a incuriosirvi un minimo ^-^ beh, si fa quel che si può…
Masamune- Mpf! Tanto si saranno dimenticati tutti della trama, dato il tempo che c’hai messo per aggiornare -.-
Probabile…
Mi scuso se non ho risposto ad alcune recensioni dello scorso capitolo, ma avevo paura che facendolo vi avrei spoilerato qualcosa della trama e volevo evitare.
Scusate anche se i vostri fantastici OC non sono ancora saltati fuori, ma abbiate pazienza, tenterò di farli apparire tra un paio di capitoli (anche se in realtà c’è un OC che è già apparso ;D)
Finora questi ultimi capitoli non sono stati molto lunghi, ma i prossimi cercherò di allungarli di più.
 
Concludo ringraziando AxelKyo che ha messo la fic tra le seguite, a Leke_96 che mi ha dato due OC (un blader e un wheeler) e Axel tornado di fuoco che mi ha dato un OC e ha aggiunto la fic tra le preferite, e Ami_ChanXD che l'ha messa tra le preferite. Grazie mille! :D
Grazie anche a chi segue e legge questa storia.
 
Altra piccola cosa: avrete forse notato che tra i generi della fic c’è “comico”. Finora di comico non c’è stato nulla, ma poi le cose cambieranno ;)
 
Ok, direi che ho finito.
Scusate per gli ultimi discorsi che a parte i ringraziamenti sono inutili DX
Vi saluto :)
 
RebelYell
 
 

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Capitolo 4
*** Terzo ***


 

† Terzo †

 

«Dunamis?».
«Titi?».
«Che ci fate qui!?».
 
Ok, così sembra non avessero voglia di vederli. In realtà erano felici di incontrarli, ma anche stupiti.
 
«Dobbiamo parlare…» cominciò Dunamis.
«Già, a quanto pare la Luna è una vera cattivona!» disse Titi con aria imbronciata.
«Hai detto la Luna…!?» bisbigliò Madoka.
Il blader di Giove osservò meglio il gruppetto dei tre.
«Dov’è Chris? Credevo fosse rimasto con voi».
Madoka s’incupì, abbassando lo sguardo «Purtroppo Chris è finito in ospedale in seguito ad un incontro».
Dunamis ragionò un attimo «Per caso è stato attaccato da un losco individuo con due V incrociate tatuate sulla fronte?».
«Sì esatto!» fece Ginka.
«Allora non ci sono dubbi. Hanno cominciato ad agire…» bisbigliò il blader di Jade Jupiter tra sé e sé.
«Cosa!? Di chi stai parlando!?» chiese Madoka.
Indugiò, ma poi prese il coraggio per raccontare loro una scomoda verità.
«Ammetto di non essere stato onesto con voi, ma questa era la leggenda meno accreditata riguardo la storia di Nemesis…».
«Che cosa!? Centra ancora Nemsis!?» si spaventò Ginka.
«Non esattamente. Ora sedetevi e ascoltate. Quello che ho da raccontarvi, è una storia piuttosto lunga…».

 

 
C’erano persone stupite, e altre seccate. Ad esempio, la ragazza che conosceremo tra poco, dai lunghi capelli castani, la pelle chiara, gli occhi azzurri e gli abiti neri, era una di quest’ultime.
Sistemò per l’ennesima volta il gruppo di scartoffie che giacevano pesanti sulla scrivania.
Era da anni che non lavorava così duramente. In fondo però, ci sono sempre una marea di cose da organizzare nel mondo del Beyblade.
Si strusciò il dorso della mano sulla fronte sudata, tirando un sospiro.
Sbirciò le ancora numerose file di fogli di carta che invadevano il suo spazio di lavoro.
«Oooooooohhhhaaaaaahhh!!!» lasciò che il peso portasse la schiena affaticata contro lo schienale «Perché!?!? Io ODIO questo lavoro!» si lamentò.
 
DRIN! DRIN!
 
Sollevò la cornetta del telefono fisso.
«Pronto…?» cominciò con voce seccata, finché non riconobbe l’individuo dall’altro cavo del telefono «Amoooooooore mio, ma ciao! Come stai!!?...Oooohhhh, sì, mi manchi tanto anche tu!...E lo so, ho moltissimo lavoro da fare qui!...Sai com’è, sono o non sono la Presidente della WBBA?... Comunque non ti preoccupare eh, appena posso ti vengo a trovare, promesso!... No, non fare così! Non dire queste cose, amorino mio… D’accordo… Ok… Ci sentiamo! Ciao amore! Ciao, ti amo! Mi manchi!... Ciao ciao!».
Dopo aver riattaccato il telefono, si sentì immediatamente sollevata. Davvero non s’aspettava una telefonata proprio da quella persona, la persona più importante della sua vita e che amava più di qualunque altra cosa al mondo. Purtroppo però era lontana e, a causa dei suoi impegni, riusciva a vederla raramente.
Si rimise al lavoro, questa volta con un radioso sorriso, donatogli appunto da quella breve telefonata.
 
BIP!
 
Premette uno dei tanti tasti presenti sulla scrivania.
In un piccolo schermetto comparve l’immagine della sua segretaria.
«Signora Tategami, qui c’è un ragazzo che vuole vederla e parlare con lei».
«Ha un appuntamento?».
«No signora».
«Purtroppo non posso riceverlo. Al momento ho molto lavoro da svolgere e ho una riunione tra un quarto d’ora».
«Lo so bene anch’io, ma insiste, e tra l’altro insinua di essere suo fratello».
Il Presidente sospirò. “Ma che cosa vuole Kyoya adesso?” si chiese scocciata.
«D’accordo… Fallo entrare» concluse chiudendo la connessione.
Si rimise al lavoro, nonostante sapesse che dopo pochi istanti sarebbe stata nuovamente interrotta.
Lo schermo del computer s’illuminò, informandole che le era appena arrivata una mail.
«Aaaaahhhh!! Ma che diavolo vogliono adesso!?» sbraitò.
 
Il messaggio si aprì:
 
 
Recati immediatamente al quartier generale della WBBA, c’è un’emergenza.
Più in basso sono segnate le indicazioni per arrivare fin qui.
 
A più tardi.
 
Ryuusey Hagane

 
 
«Ge…sù! Si può sapere perché non mi vogliate lasciare in pace nemmeno, e dico NEMMENO due secondi!? Dio mio, sono il Presidente della WBBA. Se volete che non succedano altri casini nel mondo del Beyblade, lasciatemi lavorare in santa pace!».
Acchiappò l’ennesimo foglio, sbattendoselo davanti al naso e compilandolo.
 
TOCK! TOCK!
 
«Ah giusto, è vero».
Premette un tasto che fece aprire la porta scorrevole.
«Avanti…» disse, continuando a fissare il foglio.
Non sentì una risposta a parole, ma solamente dei pesanti passi avvicinarsi a lei, cosa alla quale però fu totalmente indifferente.
«Buongiorno sorellona!!».
Quel saluto la fece sobbalzare.
Alzò lo sguardo. Un ragazzo dai capelli verdi e i vispi occhi azzurri, molto simili ai suoi, la guardava con aria gioiosa.
Non riuscì a dire nemmeno una parola. Tutto quello che fece fu fissarlo basita.
«Ehi Paschendale! Non saluti il tuo fratellino?».
«Ah… Ehm… Ci-ciao… Che ci fai tu qui?» non è che non avesse voglia di vederlo, ma era passato così tanto tempo dal loro ultimo incontro che non sapeva proprio come reagire.
«C’è una cosa che devo raccontarti!» il ragazzo trascinò verso di lui una sedia, provocando uno stridio dal quale ne conseguì un’espressione di disgusto da parte di Paschendale.
Vi si sedette cavalcioni.
«Mi è successa…una cosa…fighissima. Ma così tanto da non crederci neanche un po’. E tu, mia cara sorellona Dale, sei l’unica a cui una cosa simile possa interessare».
«Ok, ti starò ad ascoltare. Ma non chiamarmi Dale!».

Recati immediatamente al quartier generale della WBBA, c’è un’emergenza.
Più in basso sono segnate le indicazioni per arrivare fin qui.
A più tardi.
Ryuusey Hagane

 
Non solo a Paschendale, ma anche a loro era giunto quel messaggio; un messaggio senza alcuna spiegazione, ma proprio per quella sua semplice caratteristica risultava alquanto dubbio.
Ormai sapevano che in seguito alla battaglia contro Nemesis, nonostante avessero ripreso le loro strade e anche se si fossero trovati a migliaia di kilometri di distanza, il loro destino sarebbe stato totalmente inscindibile.
Non appena ricevettero la mail, patirono alla volta del Giappone, e in seguito a un viaggio di alcune ore si ritrovarono tutti all’aeroporto.
Soltanto un freddo saluto si scambiarono il gruppo di blader leggendari.
No lettori. Non è che fossero timidi o avessero litigato. La ragione era semplice: ognuno di loro era troppo occupato a fissare la scura volta stellata e l’incredibile fenomeno che si presentava loro davanti.
Strinsero gli occhi concentrati, era difficile scrutare il cielo attraverso una vetrata opacizzata dalla pioggia.
I loro visi apparivano tranquilli, ma il loro animo era l’esatto opposto.
Rimasero bloccati nei loro pensieri, quando poi sentirono dei passi avvicinarsi.
«Dicci Yuki, è un fenomeno possibile?» senza troppa difficoltà, il blader di Saturno comprese l’identità dell’ultimo arrivato.
«No» rispose il giovane astronomo con sicurezza «Pegaso… Orione… Il Leone… E per finire il Drago. Sono tutte costellazioni appartenenti a stagioni differenti. La loro contemporanea presenza…è impossibile».
«Credi sia questa la ragione del perché Dunamis ci ha chiamati?» domandò King.
«Probabile…».
«Sarà meglio sbrigarci!» s’intromise Masamune. Dimenticavo: non c’erano solo i blader leggendari, anzi, c’erano quasi tutti i blader che avevano combattuto contro Hagane.
«Hai ragione! Forza, andiamo da Ryo…».
E voltarono le spalle al punto osservato: un cielo scuro, con le quattro costellazioni leggendarie, la cui luce era affievolita dal prepotente argento lunare.
Questo era ciò che si vedeva in quella fredda notte d’autunno.

 

Adesso voi vi chiederete “Ma ci sarà mai stato un povero Cristo che non guardava il cielo?”.
Sì, a dire il vero c’era. E perché non lo faceva? Perché era talmente impegnata da non  curarsi minimamente di quell’ambiguo fenomeno astrale.
Questa ragazza, sui quindici anni, con un piccolo computer tenuto sotto il braccio, camminava a passo svelto nel corridoio su cui davano la porta alcuni uffici.
Come suo solito, indossava la vecchia felpa blu, bianca e rossa sulla quale erano indicate due lettere a tutti ben note: HD.
Che strano. Nonostante quell’organizzazione fosse “fallita” da anni, così come il suo fondatore, quella ragazza era comunque legata all’Hades Inc; forse perché era lì che aveva conosciuto quel blader così pericoloso e così potente di cui si era innamorata fin dal primo istante.
Dopo alcuni minuti, si ritrovò innanzi una porta.
Chiuse i grandi e dolci occhi azzurri, ne seguì un bel respiro e…bussò.
 
«Avanti…».
Girò la maniglia, aprendo la porta appena e sbirciando l’interno della stanza.
Come d’aspettarsi, il ragazzo che vi era dentro era intento a fissare il firmamento.
«Damian?» bisbigliò la ragazzina con timidezza.
«Kerbecs è pronto?» domandò il blader senza muovere un muscolo.
«N-No…mi-mi dispiace…».
«Allora perché sei venuta a disturbarmi!?» il guardiano dell’Ade, che tutti conosciamo, fissò la giovane con la coda dell’occhio.
La ragazza indietreggiò appena, pietrificata dallo sguardo raggelante del blader.
«C-C’è…C’è un messaggio per te…» disse lei con voce flebile.
Le si avvicinò, strappandole di mano il pc che gentilmente gli stava porgendo.
Ormai era abituata ai suoi modi un po’ scorbutici, ma ricevere da lui anche un solo gesto d’affetto, l’avrebbe fatta gioire fin all’inverosimile.
Il blader cliccò sul messaggio ricevuto, aprendolo…
 
Recati immediatamente al quartier generale della WBBA, c’è un’emergenza.
Più in basso sono segnate le indicazioni per arrivare fin qui.
A più tardi.
Ryuusey Hagane

 
«Tsk! Aiutare Ginka e i suoi amichetti? Come no!» disse tra sé e sé con tono sarcastico «Non sono interessato a tali proposte» fece per abbassare lo schermo…
 
BIP!
 
Un nuovo messaggio era giunto nella casella di posta elettronica.
Riaprì il pc, stupito. L’oggetto era…un po’ strano:
 
NON T’AZZARDARE!!!>.<
 
Non poté far altro che aprire la mail.
 
Carissimo Damian, <- notare l’ironia ù.ù
 
il mio FANTASTICO sesto senso mi ha portato a intuire che il caro Ryuusei Hagane ti ha da poco inviato una mail dal contenuto “misterioso”.
Or dunque, ricordi la bizzarra richiesta che ti feci più o meno un annetto fa, nella quale ti chiesi di portare avanti un compito del tutto poco etico e dal gusto sovrannaturale? Immagino di sì.
Quindi, nel caso tu tornassi a “contatto” con altri esseri umani, ti ricordo che se solo oserai far parola di ciò che si fece quel giorno… ti strappo l’intestino tenue e lo uso come sciarpa. Poi ti apro la gabbia toracica, ti stacco i polmoni e li uso come cornamusa, sono stata chiara?
Bene! Detto questo, ti saluto!
 
Paschendale Tategami
 

Quella mail, che avrebbe dovuto essere intimidatoria, gli strappò un ghigno divertito.
Già, ricordava benissimo ciò che era successo quel giorno, quando il Presidente Tategami gli aveva proposto un “esperimento”, cosa che il blader non si sarebbe mai aspettato, ma che accettò senza troppi problemi. Inutile dire però che l’averlo fatto fu un’esperienza…senza dubbio interessante.
Il proprietario di Hades Kerbecs richiuse il pc, allungandolo alla ragazza.
Lei aveva capito. Era una faccenda di cui non aveva mai voluto parlare.
«Si tratta di quella cosa?» domandò lei.
«Hm, come hai fatto a capirlo?».
«Ogni volta che ci pensi… Hai sempre la solita espressione…» affermò sollevando un sopracciglio.
«Sei un’ottima osservatrice, Allison!» ghignò il guardiano.
La giovane divenne seria e impassibile «Damian, perché non vuoi parlarmene? Ormai ci conosciamo da tanto tempo. Tu sai tutto di me e invece io…».
«Te l’ho già detto altre volte, Allison…» la inquadrò col solito sguardo, che lei tanto odiava.
I suoi occhi divennero lucidi, abbassandoli «Mi hai detto…che non sarei riuscita a capire…».
«Esatto» tornò serio e le voltò le spalle «Puoi andare ora».
 
La giovane chiuse la porta timidamente. Fece per tornare al suo ufficio, ma le gambe non rispondevano.
Si lasciò cadere verso il basso, mentre la schiena strisciava lungo la porta.
Si ritrovò seduta a terra con le ginocchia contro il petto.
Portò una mano sul capo passando le dita tra i lisci capelli castani.
Era automatico: ogni volta che Damian ripensava a quel giorno, in lei scattava la gelosia. Una gelosia contro la quale cercava di combattere, ma che, purtroppo, le sembrava quasi impossibile contrastare.
“Chissà che diavolo vorrà mai Ginka…” rifletté il blader infernale fissando la Luna “Che centrino questi strani fenomeni astronomici? Beh, da quanto ho capito, anche Paschendale centra con questa storia. Probabilmente la rincontrerò…” sghignazzò sadico.

«C’è stata una cosa di cui non vi ho parlato riguardo a Nemesis, perché come vi ho già detto, quella è considerata la leggenda meno attendibile. Comunque…è arrivato il momento di spiegarvi tutto.
Questa storia è parallela alla nascita di Diablo Nemesis, quando Re Hades programmava la conquista del mondo tramite il Sole Nero. Questa è la storia del Principe Lucifer, primogenito ed erede del regno di Hades. Era conosciuto come un giovane spietato e senza cuore, ma soprattutto…per la sua incredibile abilità di blader. Era un assassino che non comprendeva la differenza tra bene e male. Suo padre investì molto su di lui, fiducioso del fatto che sarebbe riuscito a contrastare le anime ribelli.
Ma un giorno, Lucifer smise d’allenarsi a causa di un evento che cambiò del tutto la sua vita. Conobbe Anael, conosciuta come la Figlia della Luna. I due s’innamorarono perdutamente l’uno dell’altra, dimenticandosi di tutto il resto.
Tuttavia, ciò ebbe delle conseguenze: il giorno in cui i blader leggendari combatterono contro Re Hades, quest’ultimo e il figlio persero la vita. Però, consapevole della sua morte imminente, Lucifer donò alla sua amata un bey al quale stava lavorando da tempo: Hades Selene. Quel bey conteneva tutta la potenza della Luna e donava la vita eterna. Con quell’oggetto, Lucifer desiderava che Anael vivesse finché Nemesis non fosse distrutto una seconda volta, così poi da poter riconoscere i nuovi blader leggendari, e attuare un compito del quale nessuno è a conoscenza…».
 

 

† Angolo dell'autrice †

 
Salve gente...:3
*tutti la guardano male*
EDDAI!! NON POTETE ODIARMI SOLO PERCHE' E' DA TIPO UN SECOLO CHE NON MI FACCIA VIVA!!
*tengono il muso*
Ok, ho capito, parlerò da sola, in modo da attirare la vostra attenzione.
Vi dirò che...non ho nulla da dire, tranne scusarmi per il ritardo indecente :( Comunque, ci tengo a sottolineare che è saltato fuori l'OC di Cronus (Allison Ford), che spero di aver fatto in maniera decente.
Cronus-No, fa schifo ù.ù
*faccina da cucciolo dispaciuto*
Bene, ora passiamo ai ringraziamenti: EMANUELE 000 e Lady_Light_Angel per avermi dato un OC e aver messo la ff nelle seguite, e a Mel_mel98 per averla messa tra le seguite.

D'accordo, quest'angolo dell'autrice è stato imbarazzante...scusate...
Vi saluto, spero che il cap vi sia piaciuto ;)
A presto!

RebelYell


 

 

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Capitolo 5
*** Quarto ***


 

 
† Quarto †
 

«… Questo è tutto ciò che so» concluse Dunamis col solito tono enigmatico.
«Che storia incredibile» commentò Ginka, faticando a parlare tanto era stupefatto.
«Però c’è una cosa che non torna…» iniziò Madoka «Perché mai hanno sigillato Cosmic Pegasus e Phantom Orion?».
«Tutto quello che so, ve l’ho appena riferito. Tuttavia, il fatto che abbiano messo i sigilli su questi due bey, ha un collegamento con gli strani fenomeni astronomici che si stanno verificando in queste ultime notti.»
«Stai parlando della Luna, non è così?» domandò Kenta.
«Già. Dopotutto, Anael era la Figlia della Luna; è sicuramente un punto da non ignorare.»
«Ma allora noi…che possiamo fare?» disse Madoka, incredibilmente ansiosa.
«Sono abbastanza sicuro che l’unico modo per sistemare le cose sarà ricorrere alla potenza dei blader leggendari.»
Se la aspettavano una conclusione simile. Dopotutto, in qualche modo, era sempre di Nemesis che si stava parlando. Tuttavia, erano vari gli interrogativi riguardo quella nuova avventura. In primis, nessuno sapeva quale fosse il famigerato compito di questa misteriosa donna di nome Anael, e il fatto che persino Dunamis ne ignorasse il significato era tutto un dire. In secundis, c’erano vari problemi riguardo ai blader leggendari.
«Ma… Come possiamo riporre le nostre speranze nei blader leggendari? Cosmic Pegasus e Phantom Orion non sono utilizzabili, e Flash Sagittario non esiste più» affermò Kenta.
«Quindi ci troviamo d’innanzi ad una faccenda di cui sappiamo poco o niente?»
In quella stanza non c’erano solo i ragazzi che avevano discusso finora. Tranquilli, lettori - tra non molto capirete quali siano i personaggi in questione; vi basti pensare, comunque, che lo spazio diventò rapidamente più angusto a causa della quantità di gente appena giunta.
«No, Masamune, non stiamo del tutto barcollando nel buio…» assicurò il blader del pianeta Giove.
«Ah no? E allora cos’altro sappiamo?» proseguì King.
«C’è solo una cosa da fare: raggruppare un certo numero di blader affinché le nostre forze per contrastare il nemico siano sufficienti.»
«E di che blader avremmo bisogno? Sentiamo…» rispose Kyoya con la sua classica aria scettica. Quel ragazzo non era mai stato convinto dall’atteggiamento di Dunamis.
«Andrà portata avanti una ricerca simile a quella da voi attuata per recuperare i blader leggendari.»
Le espressioni degli ascoltatori non erano troppo varie: andavano dall’attonito, al rassegnato, al seccato. Però, Dunamis non aveva ancora spiegato la parte peggiore del suo discorso: «Non c’è un numero massimo di blader di cui abbiamo effettivamente bisogno; l’importante è che quando questi combattano, riescano a scaturire un’energia che vada oltre un certo limite.»
Assunsero tutti un’aria interrogativa con tanto di sopracciglio sollevato.
«Ma…come facciamo a sapere se il blader che cerchiamo è abbastanza forte?» domandò Madoka.
«Ho dato a Ryo una lista di tutti i possibili blader che ci sono utili per contrastare Anael, e come sapete già, voi tutti ne fate parte. Tuttavia, nonostante io sia già a conoscenza del vostro spirito di blader e della vostra incredibile potenza, tutto questo, raggruppato insieme, non riuscirà neanche a ferire il nostro nemico.»
Ora, a differenza di prima, erano davvero molto spaventati. Insomma, avevano sconfitto Nemesis, il supremo Signore della Distruzione, e immaginare che potesse esistere un’entità dieci, cento, mille volte più forte di quest’ultimo, li faceva accapponare la pelle. Per loro era come il concetto d’infinito: un concetto talmente estraneo per il nostro intelletto umano da non poter essere concepito.
«Allora? Che dobbiamo fare?» Kenta era forse il più spaventato di tutti. Dunamis, al contrario dei presenti, sembrava calmo, forse anche grazie al suo atteggiamento impenetrabile. «Ci serve un piano, un piano ben congegnato, dove ognuno abbia dei compiti precisi e il più attinente possibile alle loro capacità.»
Annuirono tutti. Le conclusioni di Dunamis erano più che giuste e nessuno aveva da obbiettare. Peccato che non tennero conto di un pericoloso ciclone che avrebbe scombussolato tutti i piani.
«Signor Direttore!» Hikaru entrò nella stanza senza troppe cerimonie, ansiosa. «Qualcuno ha fatto irruzione nel Quartier Generale.»
«Cosa? Non è possibile, questo luogo è sotterraneo e le porte sono in acciaio e fibra di carbonio» affermò Ryo stupito.
Si diressero a passo svelto in direzione di una delle uscite.
«Si sa come ha fatto a entrare?» domandò il Direttore.
«Con un moto, sembra. Andava veloce, ma le telecamere hanno rilevato che a bordo ci fossero due persone.»
«Due persone?» Nell’udire quella frase, il proprietario di Fang Leone s’arrestò.
«Sì…» affermò Hikaru.
«Che ti prende Kyoya?» domandò Ginka, osservando l’espressione indecifrabile dell’amico.
Il blader della primavera portò gli occhi al cielo, sbuffando. «No, non mi dire che…».
 
SBAAAAAAMMMM!!!!
 
La grossa parete d’acciaio esplose, impolverando tutto lo spazio circostante. I presenti si buttarono a terra, tentando di evitare le eventuali e pesanti schegge di muro. Tossirono e tenettero gli occhi chiusi. Non avevano idea di chi avesse fatto irruzione così violentemente, ma all’improvviso, udirono una voce familiare.
«Dio mio, Kakeru, perché diavolo non hai parcheggiato? Avresti evitato di fare tutto ‘sto casino!».
«E dai, sorellina, credevo ti piacessero le entrate in scena casiniste».
«E questo dove cavolo l’avresti sentito?».
Quei momenti di paura si trasformarono in attimi di conforto. Con un grosso sorriso sul volto, si misero in piedi e salutarono gli ultimi arrivati.
«Paschendale!».
«Kyoya!» il ragazzo che fino a due secondi fa era a cavallo della moto, si lanciò letteralmente addosso al blader della primavera, il quale sembrava parecchio infastidito dalla presenza di quel giovane.
«Fratellone, come stai? È da un secolo che non ci si vede!».
«Sì, sì Kakeru, lo so…» rispose Kyoya sull’orlo del proseguire con un bel “Va bene, ma ora togliti di mezzo”.
Stupiti, guardarono Paschendale. «Avete un altro fratello?».
«Eh già» cominciò la ragazza «Tranquilli però, non ce ne sono altri, per fortuna…».
Osservando meglio, però, si notava la spiccata somiglianza tra Kyoya e suo fratello: stessi occhi, stessa carnagione, stesso colore di capelli e corporatura all’incirca identica.
«Sì, il mio nome è Kakeru. Come va?». Mostrò un sorriso amichevole verso i presenti. A primo impatto, sembrava essere più simile a Paschendale piuttosto che a Kyoya, come personalità.
«Che ci fai qui?» domandò il blader della primavera, non troppo entusiasta per la presenza del fratello.
«Non è ovvio? Sono venuto ad accompagnare la mia cara sorellina che non vedeva l’ora di venirvi a trovare!» rispose, cingendo le spalle del Presidente della WBBA.
«La mia pigrizia m’impedisce di fare una marea di cose; ecco perché scrocco passaggi» si giustificò la ex blader. «Comunque, si può sapere cosa cavolo ci facciamo tutti qui?».
 

 
BIP! BIP! BIP!
 
Che cos’era quel suono incessante che gli martellava la mente già da un po’?
 
BIP! BIP! BIP!
 
Risuonava nella sua testa, inesorabile, già da alcuni minuti; ciò lo infastidiva parecchio.
Sapeva bene di essersi appena destato da un sonno piuttosto duraturo e rammendava ancora quel terribile combattimento – l’ultimo ricordo serbato. Sapeva anche di trovarsi in un letto comodo e pulito.
Fisicamente stava bene, se non per qualche lieve dolore alla testa e alla schiena.
Le sue palpebre vibrarono, in seguito ad una sensazione strana e improvvisa: qualcosa lo attanagliava, attaccandosi più allo spirito che al corpo.
Improvvisamente, l’odio. L’odio che gli scorreva dentro lo invase. Un odio che nemmeno lui sapeva per chi fosse destinato, ma che gli stava dettando un compito talmente urgente, che il blader non poteva aspettare.
Spalancò gli occhi di colpo, i quali non sbatterono neanche a causa dell’improvvisa luce al neon. Si sedette sul letto, in procinto di alzarsi e andarsene da quella camera d’ospedale. Con un gesto veloce, strappò i fili che lo tenevano fermo e in quel preciso istante, il BIP! cessò.
 
Avanzava per i corridoi, barcollando. Il suo unico supporto erano le pareti che lo circondavano. I suoi occhi erano socchiusi, e la testa gli girava, rivelando le figure innanzi a lui come ombre sdoppiate e sfocate. Ogni tanto si toccava la fronte, ormai grondante di sudore caldo. Spesso ansimava, affaticato a causa di una stanchezza proveniente da chissà dove.
Intravide un’ombra mobile avvicinandosi con passo svelto.
«Ehi, ragazzo. Che ci fai qui?» Era un medico, ma non lo riconobbe.
«Devo…andare…da lui» La bocca era impastata, le parole pronunciate con voce flebile. «Devo…avere…il suo bey.»
«No, ragazzo. Non puoi uscire in queste condizioni.» Gli si avvicinò, ma il paziente con una forte spinta lo scaraventò contro il muro.
Proseguì.
Non c’era nessuno nelle vicinanze.
«Ti troverò. Te lo porterò via.»
Aveva raggiunto l’uscita dell’ospedale. Avvertì il gelido vento di quella nottata autunnale intorpidirgli muscoli e ossa. La vista s’annebbiò ulteriormente, la testa che non smetteva causargli dolore. Tuttavia, il suo obiettivo, in quel momento, era raggiungere quel luogo. Un luogo da lui mai visto né sentito nominare, ma che, chissà perché, era sicuro di raggiungere.
 
 
«Okay… Quindi, se ho capito bene, una setta satanica sta cercando di bloccare i bey delle quattro stagioni a random affinché venga esaudito il desiderio di Anael e Lucifer. Giusto?».
«Esatto.» Affermò Ginka.
«Paschendale, nessuno ha parlato di setta satanica.» la corresse Kyoya.
«Vabbè, Lucifer, Lucifero, Satana… Siamo lì, no?».
«Kakeru, » Dunamis si rivolse al più piccolo dei Tategami con grande serietà «Hai detto di aver incontrato uno strano tizio che aveva due V nere incrociate sulla fronte.»
«Sì, se non ricordo male. Inoltre, mi ha chiesto se ero effettivamente io il Tategami che cercava.»
«Allora non ci sono più dubbi» Il blader di Giove era ancora più cupo di quanto non fosse già in precedenza. «Anael ha mandato i suoi uomini per cercare Kyoya, affinché bloccassero Fang Leone.»
Ci fu un silenzio agghiacciante. All’idea che già due bey delle quattro stagioni fossero fuori uso, non faceva altro che aumentare la preoccupazione nei loro animi. Inoltre, quella gente losca era già sulle tracce di Kyoya.
«A questo punto, immagino che la singola forza dei blader leggendari non sarà sufficiente per contrastare questo nemico.»
A tali parole, la situazione divenne ancora più testa. Un nemico tanto forte che nemmeno i blader leggendari riuniti sarebbero riusciti a sconfiggere? Era una faccenda assolutamente inconcepibile.
«Perciò la mia idea è la seguente: si dovranno riunire più blader possibili, la cui forza raggiunga una soglia ben precisa sulla quale ci si dovrà accordare.»
“Una soglia ben precisa?” Paschendale si strofinò il mento; era fin troppo chiaro che stesse covando qualcosa. Ignorando gli altri discorsi, si diresse verso l’uscita della stanza.
«Dove stai andando? Dunamis sta parlando di una faccenda importante» La riprese il fratello maggiore.
«Devo fare una telefonata, è urgente.» E uscì.
 
 
Viola chiaro.
Rosso intenso.
Due piccoli segni che lampeggiavano su una mappa rivelata dallo schermo di un avanzato computer. Il primo pallino si avvicinava al secondo velocemente, mentre quest’ultimo restava fermo.
Gli occhi di ghiaccio della giovane Child-1 fissavano il desktop con stupore, una quantità infinita d’interrogativi ad affollarle la mente.
«Allora esiste ancora…» bisbigliò.
Quella piccola luce rossa era per lei qualcosa d’inspiegabile. L’avevano cercato per mesi e mesi quel bey, senza mai riuscire a trovarlo. Infine, la sua padrona aveva elaborato un piano geniale per scovare l’ultimo frammento.
«Che ti avevo detto?».
Si girò velocemente. La Potente Anael la fissava con aria soddisfatta.
«Perdonatemi. Perdonatemi se ho dubitato di voi.»
«Child-2 ha fatto un ottimo lavoro. Bloccando Phantom Orion, la mente di Chris può essere facilmente controllabile; adesso quel ragazzo si sta recando dal blader leggendario dell’estate. Tutto secondo i piani.» Negli occhi di quarzo di Anael brillava la soddisfazione.
«Scusate, mia Signora, ma come farà il blader dell’inverno a imprigionare il suo avversario?» domandò Child-1, spaventata dall’aria spettarle della sua padrona sotto quella fioca luce al neon.
«È semplice; » Cominciò la Figlia della Luna, con sicurezza «Child-2, durante l’incontro, ha istaurato in Chris un potere latente che verrà violentemente scaturito contro il blader dell’estate, il quale sarà condannato a soccombere.»
 
 
La lunga spiegazione di Dunamis fu improvvisamente interrotta dal suono del campanello.
«Ah, allora c’era una porta.» Commentò Kakeru, stupito.
«Già, e non c’era assolutamente bisogno di sfondare tutto per entrare.» Lo sgridò Madoka.
Sugli schermi collegati alle telecamere di sorveglianza, comparve l’immagine del visitatore.
«Chi è?» domandò Hikaru.
«Ehm… Buonasera!» Rispose una voce femminile alquanto intimidita. «Sono stata chiamata da Paschendale Tategami, il Presidente della WBBA. Ho cercato di fare più in fretta che ho potuto.»
Hikaru aguzzò la vista. Vi era un metaldetector, accanto alle telecamere, che non rivelavano la presenza di armi, fatta l’ovvia eccezione per un beyblade.
«D’accordo… Puoi entrare.» Premette un tasto e le porte si aprirono. «Ginka, per favore, va incontro alla nostra visitatrice. Assicurati che non sia pericolosa.»
Ginka obbedì e salì le scale per raggiungere l’entrata, preceduta da svariati e labirintici corridoi.
Dopo alcuni minuti, gli mancavano ormai pochi metri per raggiungere l’entrata; una volta svoltato l’angolo, vide la visitatrice: una ragazza sui quindici anni, dal fisico formoso, coperto da una salopette bianca e camicia lilla lunga fino alla vita. Aveva un’altezza giusta per la sua presunta età. Il bel viso dalla carnagione rosea era incorniciato da due code basse color cioccolato, di cui una ciocca andava a coprirle parte dell’occhio sinistro; quest’ultimo, insieme all’altro, dalle iridi color grigio-azzurro con riflessi dorati.
«Ci-Ciao…» biascicò Ginka, sforzandosi di non spalancare la bocca in segno di stupore.
«Ma tu sei…» Tuttavia, la nuova arrivata non si limitò a trattenere alcuna forma d’entusiasmo. «Ma sì, ti riconosco, sei Ginka Hagane!».
«Beh… Sì, sono io.» Il blader dell’autunno si gratto la nuca, leggermente intimidito.
«È surreale conoscerti. Non mi sarei mai immaginata di trovarti qui. Comunque, mi chiamo Seya, Seya Yamada.»
«Il piacere è mio!» Il blader allungò una mano e Seya gliela strinse con fare amichevole.
«Forza, venite qui!».
«Muovetevi, idioti!». Gli chiamarono rispettivamente Hikaru e Paschendale con fare tutt’altro che paziente.
«È meglio andare.»
«Sono d’accordo!».
 
«Ciao, Paschendale!».
«Seya, quanto tempo!».
Le due ragazze si sorrisero e sia avvicinarono.
«Mamma!» Un urlo infantile strillo entusiasta dalle braccia di Seya.
Ginka, incantato dalla bellezza della nuova arrivata, non aveva minimamente notato lo scricciolo che reggeva tra le braccia.
Due sottili braccine si mossero affannosamente verso il Presidente della WBBA. Gli occhioni ridenti, color dell’acqua pura, guardavano quest’ultima con impazienza, in attesa di un forte abbraccio.
«Ciao, amore!» Paschendale la prese dalle braccia di Seya, le mise le mani sotto le ascelle e le sollevò. «Come stai, tesoro mio, eh? Come stai?».
«Mamma!» Rideva la bambina, felice come non mai.
A differenza di queste tre ragazze, la reazione degli altri fu totalmente basita.
«Mamma?» Si domandarono in coro i presenti. Non riuscivano a togliere gli occhi da quella bambina dagli occhi azzurri, la pelle leggermente scura e i capelli color della neve. Tuttavia, né Seya, né tantomeno Paschendale, si curarono di quelle facce attonite.
«Paschendale, questo che cosa significa?» urlarono tutti, a differenza dei fratelli della diretta interessata che si limitarono a roteare gli occhi.
«Kyoya, tu sai qualcosa, non è così?» Domandò Masamune.
«No, non so niente…» S’intuiva lontano un miglio che stava mentendo.
«Paschendale, dì qualcosa!» S’intromisero Yu e Titi – ah, sì, c’erano anche loro in quell’affollatissima stanza.
 
DRIN! DRIN!
 
«Oh! Scusa, tesorino mio.» Paschendale riconsegnò la bimba tra e braccia di Seya, afferrò il cellulare e s’allontanò. I presenti udirono un flebile Pronto? in lontananza.
«È una lunga storia. Ogni cosa a suo tempo.» Cercò di giustificare la nuova arrivata.
Era un eufemismo descrivere l’espressione dei presenti come attonita, cosa che mese particolarmente a disagio la Yamada. Per fortuna per lei, fu salvata dal suono emesso dal computer di Madoka.
«C’è un messaggio.» Affermò la meccanica, aprendo il pc. Ci volle un istante e tutti i presenti si misero intorno a lei.
«Ciao, ragazzi! Quanto tempo.»
«Ryuto! Che sorpresa!» Gridarono tutti all’unisono. «Come stai? È da tanto che non ci si sente.»
«Già. Anch’io sento molto la vostra mancanza.»
«E a cosa è dovuto questo tuo messaggio?» domandò Kyoya senza troppe formalità.
«Al momento mi trovo nei pressi del Monte Aso1. Ho trovato dei reperti che credo possano interessarvi.»
 
 
Minuti. Ore. Giorni.
Non ne aveva idea. Trascorreva il tempo a camminare, ad ascoltare quel flebile ronzio che lo avrebbe guidato fino a lui.
Percorse kilometri, kilometri e kilometri a piedi, finché non si ritrovò in mezzo al nulla.
Il cielo era buio, nuvoloso, fatta eccezione per quel satellite dalla luce spettrale. Il vento soffiava, freddo, spostando i granelli di sabbia che ricoprivano quell’immenso deserto. Il suo corpo sembrava sempre più pesante, passo dopo passo. Sempre più stanco e spossato. Chris allungò la vista, alla ricerca di un qualsiasi elemento che potesse spezzare la monotonia di quel luogo. Portò una mano all’altezza delle sopracciglia, sicuro di aver visto una figura in lontananza.
«È lui…» bisbigliò.
Il suo incedere diventò improvvisamente più rapido. Era pronto per scontrarsi, pronto per consegnare quell’impostore alla potente Anael.
«Ehi!» urlò quando giunse più vicino a quella figura.
Il suo interlocutore si voltò. Chris si ritrovò osservato da quello sguardo terrificante, impossibile da reggere, ma questo al balder di Orione non toccò minimamente.
Gli ringhiò contro, pieno di disprezzo e determinazione. «Finalmente ti ho trovato… Ryuga.»
 
 
Note
1. Monte Aso: il più grande vulcano attivo del Giappone ed è tra i maggiori al mondo.


 
† Angolo dell’autrice †

 
Ciao!
Ehm… Okay, come dire. Dire che il mio imbarazzo è al massimo è un eufemismo.
È passato più di un anno dall’ultima volta che ho aggiornato e questo è ASSOLUTAMENTE INACCETTABILE. Mi scuso moltissimo con tutti voi, veramente. Mi merito tutti gli insulti di questo mondo, e la caso peggiore è che, molto probabilmente, farò ancora dei ritardi del genere.
Che dire, quindi? Spero solo che continuiate ad apprezzare questa storia. Siamo solo all’inizio, tuttavia mi ci sto affezionando e spero CON TUTTO IL CUORE che venga bene.
Come ultimo punto, avrei da farvi una richiesta… vi chiedere di dare un’occhiata a questa breve raccolta di drabble/flashfic, sempre riguardante la Metal Saga, ovviamente:
Goodbye Metal Saga!
Ve lo chiedo perché ci tengo particolarmente a questa piccolo lavoro e spero tanto vi piaccia ^^
Infine, ringrazio Forzabeyblade per aver recensito gli scorsi capitoli e avermi inserita tra gli autori preferiti.
Al prossimo capitolo! ;)
 
RebelYell

PS: che ne dite della nuova impaginazione? Vi piace? Fatemi sapere.

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Capitolo 6
*** Quinto – Note dell'autrice, 31 gennaio 2016 ***


 

† Quinto †



Ryuto aveva trovato un consistente numero d’immagini nei pressi del monte Aso. Madoka le faceva scorrere sullo schermo, mentre i presenti intorno a lei osservavano e ascoltavano, più o meno interessati, le spiegazione del blader di Omega Dragonis. In sintesi, quest’ultimo era rimasto particolarmente stupito da svariate incisioni e pitture rupestri che riprendevano strani fenomeni sovrannaturali.
«E cosa ce ne importerebbe?» Sbottò Kyoya. «Si vedono solo persone fuoriuscire dal terreno.»
«Aspetta!» disse Dunamis con un velo di agitazione nella voce – una cosa certamente strana per una persona fredda come lui. «Quell’oggetto in alto.»
La vista dei presenti divenne più acuta. Osservarono con molta più attenzione, in particolar modo il punto indicato dal blader del pianeta Giove.
«Sembra essere… La Luna!» urlarono all’unisono. «Ma che significa?»
«Dev’essere sicuramente qualcosa di correlato con la leggenda di Lucifer e Anael.»
«D’accordo, però, Ryuto non ci ha ancora detto perché mai abbia deciso di mostrarci queste immagini.» Insistette il blader della primavera.
«Era proprio qui che volevo arrivare.» Cominciò il cercatore e inviò l’ennesima immagine a Madoka. «Come potete vedere, tale immagine è molto simile alle altre, tranne per un piccolo particolare sull’angolo in basso a sinistra.»
Prima ancora che Ryuto l’avesse spiegato, i presenti avevano già capito a cosa si stesse riferendo: dalla Luna – onnipresente in tutte le immagini – scaturiva un forte raggio di luce che andava a illuminare un oggetto conosciuto molto bene da tutti loro, un bey.
«Non ci sono più dubbi.» Affermò Dunamis, risoluto. «Lucifer sta tornando.»
Inutile dire che la preoccupazione si espanse nei cuori di tutti loro, tranne che per Ryuto, ovviamente, che non comprendeva assolutamente le paure dei suoi amici. In fondo, dati quei recenti fenomeni astronomici, egli aveva solamente deciso di mostrare loro quelle immagini particolari che, probabilmente, grazie ad un’accurata visione da parte di maggiori esperti nel campo del beyblade, si sarebbero potute comprendere.
«Ra… Ragazzi? Avete capito qualcosa?».
«Signore!» All’improvviso, Hikaru chiamò Ryo a gran voce.
«Che succede?».
«Qualcuno sta attaccando le porte esterne col proprio bey ed è riuscito a sfondare l’entrata!»
«Cosa? Ma… Chi sarà?».
Quel momento di tensione venne ulteriormente confermato dai forti suoni provenienti dal corridoio poco prima percorso da Seya. Probabilmente, i danni che stava subendo l’edificio cominciarono a far venir meno la connessione internet.
«Ragazzi? Che succede?» Il volto di Ryuto diveniva sempre più sfocato.
«Ascoltami, Ryuto!» Urlo il blader di Giove. «Aspettaci alle pendici del Monte Aso; fra tre giorni uno di noi ti raggiungerà.» E la connessione s’interruppe bruscamente.
«Ragazzi! State pronti ad attaccare!» Disse Ryo, e tutti estrassero il proprio bey, i lanciatori caricati.
Ginka, in quanto disarmato, si posizionò subito d’innanzi a Seya.
«Stai attenta!» “Accidenti! La struttura sta per crollare e Paschendale nemmeno viene a difendere la sua bambina!” Pensò il blader dell’autunno, sconcertato.
La porta che dava sul salottino del Quartier Generale venne sfondata, cadendo a terra accompagnata da un tonfo sordo. Erano tutti pronti a vedere chi fosse il responsabile di tutta quella confusione, ma i loro occhi incontrarono solo un denso fumo grigio.
«Chi sei?» disse Ryo con voce ferma.
Non ci fu risposta, ma comunque accadde qualcosa di decisamente inaspettato: la coltre di fummo venne bucata da un corpo che, in seguito, cadde malamente sul pavimento.
«Chris!» urlarono i presenti.
Madoka fu la prima ad avvicinarsi all’ex mercenario, assicurandosi che…fosse ancora vivo.
«Menomale respira!» sospirò la meccanica.
«Ma come sarà arrivato qui?» si chiese Kenta.
L’attenzione di tutti era confinata sul corpo inerme del nuovo arrivato, tranne quella di Ryo.
«Finalmente sei arrivato. Mancavi solo tu.»
Alzarono gli occhi dal corpo di Chris, per incontrare poi gli occhi freddi dell’ultimo blader leggendario rimasto.
«Ry… Ryuga!».
Il blader dell’estate aveva innanzi a sé espressioni per la maggior parte attonite, fatta eccezione per Ryo che nascondeva un velo di contentezza e per i fratelli Tategami, ricolmi di rabbia.
Regnava il silenzio, nessuno osava dire non solo per lo sguardo omicida del blader, ma per il fatto che lui… era… morto.
«Ryuga, ma… allora tu…».
«Dov’è Paschendale?» furono le uniche parole che disse.
«Ehm… È al telefono, in quella stanza…» indicò Madoka.
Senza dire una parola, Ryuga s’avviò e sparì.
Provarono a chiamarlo, anche se in vano.
“Come fa Ryuga a essere ancora vivo? L’ho visto con i miei occhi quando Nemesis l’ha ucciso!”.
 
 
«Che diavolo vuoi, Chris?»
L’ex blader mercenario era lì, innanzi a lui, ansimante. Il suo sguardo era vuoto, niente odio, niente di niente. Nonostante gliel’avesse chiesto, non era realmente interessato al perché il blader dell’inverno si trovasse lì.
«Vorresti combattere, per caso?» lo sfidò Ryuga. In fondo, gli mancava un combattimento. Tuttavia, sapeva bene che Chris non sarebbe stato minimamente alla sua altezza.
Improvvisamente, gli occhi del blader di Orione divennero fiammeggianti.
Ryuga era pronto a estrarre il bey, ma attendeva una reazione decisiva del suo avversario, che però non avvenne. Infatti, invece di estrarre il bey, Chris corse verso di lui, urlando con ferocia.
Ryuga osservò meglio: Phantom Orion non c’era.
“Cosa vuole fare?” si chiese.
La preoccupazione non sopraggiunse nell’animo di Ryuga, tuttavia, avvertì chiaramente che Chris non era in sé, probabilmente manovrato da qualcuno e fu per questo motivo che estrasse L–Drago; il suo avversario fu spinto lontano a causa del contraccolpo e perse i sensi.
 
 
«Diamine! Avrebbe potuto anche evitare di fare tutto quel casino! Ce n’era già uno di passaggio!» disse Kakeru, cosa che fece apparire un sorriso sul volto di qualcuno.
«Forza! Dobbiamo pensare a Chris ora!» Affermò Madoka e tutti si unirono a lei nel sistemare Chris su un divano e lo coprirono con una coperta.
In molti iniziarono a fare svariati commenti sull’accaduto, dimenticandosi per qualche minuto i soliti problemi. Soprattutto Ginka, che non riusciva a togliere gli occhi dalla bella Seya.
«È tutto a posto?» le domandò il blader di Pegasus con voce protettiva.
Stranamente, l’amica di Paschendale era molto tranquilla e non aveva fatto una piega al momento dell’entrata in scena di Ryuga; era rimasta seduto a cullare la bambina che aveva tra le braccia.
«Sì, tutto a posto. Sapevo sarebbe arrivato prima o poi.»
«Hm? Che intendi dire?» domandò Ginka stupito, mentre si sedeva accanto alla sua interlocutrice.
«Semplice! Sono stata io a contattare Ryuga e a dirgli di raggiungermi!».
Inutile dire che Ginka fosse del tutto scioccato.
“Cosa? Come… Quando… Questa ragazza conosce Ryuga?”.
«Ma, tu…»
«Sh! Non dirlo a nessuno, però» sussurrò portando il dito indice sulle labbra. «Se Paschendale venisse a sapere che l’ho detto a qualcuno, mi ucciderebbe.»
E Ginka ormai conosceva bene il modo di fare di Paschendale. Tuttavia, lui sapeva di avere il sacro santo diritto di sapere come mai Ryuga fosse ancora vivo, ma era certo che non sarebbe riuscito a estrapolare tale informazione con facilità.
«Capisco…» si limitò a dire. «Posso almeno chiederti che ci fai qui?» domandò col tono più educato possibile.
«Beh, Paschendale mi ha chiesto di portarle questa bambina. Ti starai chiedendo chi sia, ma non posso ancora dirtelo.»
“Ma mi legge nel pensiero, per caso?” si domandò.
«N-No! Non è così» mentì. «A dire il vero, mi piacerebbe sapere qualcosa in più su di te… Sei una blader, per caso?»
A quella domanda, Seya arrossì. «Davvero t’interessa sapere qualcosa su di me?».
«Certo!» esclamò il blader.
«Beh… Sì, sono una blader e il mio bey è… molto particolare.»
Ginka s’incuriosì. «In che senso?».
«Beh… ecco… il mio è un bey oscuro.»
“Un bey oscuro?”. Inutile dire che non se lo sarebbe mai aspettato.
Possibile che una ragazza così dolce, potesse avere un bey di quel genere.
«Vuoi vederlo?» gli domandò.
«Ehm… Certo! Sì, sono molto curioso.»
Seya mise una mano in tasca, lo estrasse e glielo mostrò.
«Ti presento Powerfull Lyra.»
Rigirò la trottola celeste tra le mani: notò subito che si trattava di un bey bilanciato.  Sul bullone vi era l'immagine di una lira celeste su sfondo lilla. La punta era in gomma, probabilmente per respingere gli attacchi nemici.
«È un bey molto bello! Quali sono le sue caratteristiche fondamentali?».
Seya riflettè. «La maggior caratteristica di questo bey, oltre all'immensa resistenza, è la sorpresa: non si sa mai come potrebbe agire.
«Inoltre, la ruota di fusione presenta degli artigli capaci d’infliggere gravi danni all'avversario.»
«Wow! Vedo però che non hai nessun problema a parlarmi così approfonditamente del tuo bey.» Commentò Ginka, restituendo Powerfull Lyra alla sua proprietaria.
«Hai ragione, ma m’ispiri fiducia!» commentò e sorrise.
Rimasero per qualche minuto a guardarsi, sorridendosi.
Era davvero una bella ragazza, su quello non ci pioveva. Inoltre, era davvero dolce e gentile.
Ginka si chiese come quella ragazza potesse essere così amica di Paschendale: Seya era così dolce e gentile, mentre l’ex blader era un maschiaccio, i cui modi non rappresentavano esattamente il culmine della gentilezza.
La proprietaria di Lyra spostò le iridi gridio-azzurre in modo da guardare oltre il suo interlocutore.
«Seya!» disse una voce cupa.
Ginka si voltò e vide Ryuga.
«Raggiungi Paschendale, ha bisogno di parlarti.»
«Ah… S-Sì, vado subito. Scusami, Ginka, potresti tenere questa bambina?»
«Ehm…O-Okay…» rispose scettico. Non aveva mai tenuto in braccio una bambina così piccola. Seya gliela passò delicatamente, dopodiché si recò velocemente oltre la porta.
Fortunatamente, quella bambina stava dormendo tranquilla.
«Dunamis» disse il blader dell’estate. «Vuole vedere anche te.»
Il blader di Jupiter imitò Seya e si recò anche lui da Paschendale, tuttavia, non prima di aver lanciato uno sguardo poco amichevole a Ryuga e alla sua arroganza.
 
Dopo circa venti minuti d’attesa, finalmente, i tre si fecero vedere.
«Buongiorno a tutti!» dissero Paschendale e Seya all’unisono.
Rimasero tutti sorpresi del fatto che avessero ciascuna un cappello tra le mani.
«Io, Paschendale e Dunamis ci siamo riuniti per decidere un piano di battaglia. Infatti, ognuno di voi avrà un compito da seguire. Però, prima di assegnarveli, dovrete fare attenzione alle nostre spiegazioni. Paschendale, prego!»
«Grazie, Seya!».
Tutti, tranne Dunamis, erano parecchio stupiti. Che diavolo stava succedendo? Era una presa in giro, per caso?
«Dunque, in questo cappello ci sono scritti i vostri nomi, mentre in quello che tiene Seya ci sono cinque bigliettini con scritti vari compiti.
«Ora estrarrò i cinque nomi di coloro che dovranno estrarre un bigliettino dal cappello di Seya. Gli altri resteranno qui ad allenarsi. Tutto chiaro?».
«Ma è uno scherzo?» si sentì bisbigliare.
«Bene! Possiamo cominciare!».
Paschendale estrasse i cinque nomi e in seguito, ovviamente, li lesse.
«I nomi sono: Kyoya… Ryuga… Masamune… Kakeru… E… Ed io… No, che rottura! Posso estrarne un altro?» si lamentò il Presidente.
«No, Paschendale. Avevamo già detto che i nomi non si sarebbero potuti cambiare» rispose Dunamis, risoluto.
«Ah! D’accorso…».
«Bene!» proseguì Seya. «Passiamo ora all’estrazione dei compiti. Prima alle signore!».
La blader di Lyra porse il cappello a Paschendale. Frugò tra i cinque bigliettini ed estrasse.
«”Fare le selezioni”. Beh, poteva andarmi peggio!».
«Perfetto! Paschendale si occuperà dei tornei che determineranno la squadra di blader per combattere Lucifer.
«Ora tocca a Kyoya!».
Il blader della primavera, con la sua solita aria scettica, estrasse il bigliettino.
«”Accompagnare Paschendale”. Ma che razza di compito è?».
«È stata tua sorella a scriverli» commentò Dunamis.
«Ora tocca a Kakeru!».
Il più giovane della famiglia Tategami imitò i fratelli, speranzoso nel compito che avrebbe avuto.
«”Restare qui”. Ah beh, vi siete proprio sprecati per questo compito…» commentò con sarcasmo.
«Scusa fratellino…».
«E ora tocca a… Ryuga!». Quest’ultimo rispose con uno sguardo seccato, come era ovvio aspettarsi.
«Va bene, ho capito, estraggo io per te…» sbuffò Paschendale. Era sicuramente l’unica che avrebbe potuto comportarsi in quel modo con quel blader. «”Vai al Monte Aso”. Ah bene! Starai un po’ col tuo fratellino!».
«E infinte… Masamune!».
L’animo del blader era leggermente scosso. Non sapeva bene il perché, ma si sentiva parecchio spaventato dalla sua sorte. S’avvicinò al cappello.
«Tanto non ha senso che tu estragga» lo fermò Paschendale. «Tanto, ne è rimasto solo uno. L’ultimo biglietto è “infiltrati nella setta satanica”».
 

 
“Note dell’autrice” aggiornate al 31 gennaio 2016
Non so quanti, dall’ultimo aggiornamento di questa fanfiction, leggeranno questo breve avviso. So che avrei potuto aggiungere un capitolo intitolato “Avviso ai lettori”, ma non mi sembrava il caso. Perciò, lo scrivo qui.
Come potete notare, ho inserito l’avvertimento “Incompiuta”. Le mie motivazioni sono abbastanza ovvie: Beyblade non m’interessa più come una volta, buona parte del seguito di tale fanfiction sembra essersi dissolta nel nulla (cosa che non mi sprona a proseguire) e, più importante, non amo portare avanti progetti solo perché devo e non perché mi diverte.
In conclusione, “Inferno incrociato” termina qui ma, per motivi di plagio da parte di altri autori, mi trovo impossibilitata a cancellarla.
Probabilmente, la ritroverete in un altro fandom, in quanto l’idea di base mi piace.
Ringrazio le fantastiche SullyAnne, Cronus e Xima_ per aver recensito quest’ultimo capitolo al momento della sua pubblicazione; siete state davvero importanti!
Ringrazio anche coloro che l’hanno aggiunta tra preferite, ricordate e seguite, così come ringrazio chi, a seguito della lettura, mi ha inserita tra gli autori preferiti.
 
Spero che queste note non vi abbiano deluso o fatto arrabbiare. Nel caso abbiate da ridire su tale scelta, vi pregherei di non lasciare recensioni, ma contattarmi per messaggio privato, a cui risponderò sicuramente e senza alcun disturbo.

Grazie per l'attenzione!
 

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