last first kiss

di Dudy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I want to be your last first kiss ***
Capitolo 2: *** Zayn Malik ***
Capitolo 3: *** L'intervallo ***
Capitolo 4: *** He's cute, but I don't like ***
Capitolo 5: *** unexpected party ***
Capitolo 6: *** Hip hop ***
Capitolo 7: *** I like her ***
Capitolo 8: *** Take it as a yes ***
Capitolo 9: *** Nothing had happened ***
Capitolo 10: *** I'm afraid of you! ***
Capitolo 11: *** Look ***
Capitolo 12: *** Under the first drops of rain ***
Capitolo 13: *** Simple and profound. Like love ***
Capitolo 14: *** He was the first who kissed her ***
Capitolo 15: *** I dare you to tell me the truth ***
Capitolo 16: *** Please, think about it ***
Capitolo 17: *** Happy together ***
Capitolo 18: *** Come away, now ***
Capitolo 19: *** Kiss me, I love you ***



Capitolo 1
*** I want to be your last first kiss ***


DRIIIIN!
A malavoglia, si alzò dal divano e abbassò il volume della televisione.
DRIIIN!
Arrivò in cucina e si guardò intorno.
DRIIIN!
Dove cavolo era finto il telefono?
DRIIIN!
Ah, eccolo, vicino al portacenere, sul tavolo.
DRIIIN!
“Pronto? Oh, ciao mamma. Tutto bene lì? No, la zia non c’è, è andata a fare la spesa. Sì, sto da sola in casa. Ma cos’è successo, perché quella voce? Cosa? Oh mio Dio….ma è grave? La polizia!? Addirittura!? Oh mio Dio…E io adesso dovrei andare lì in attesa che arrivi la zia? No, scordatelo, ho paura. Lo so che è mio fratello, ma ho paura lo stesso! Guarda quello che ha appena fatto…Oh, mamma, non puoi direttamente aspettare che vada lì la zia? Perché no? Ah, e va bene, vado, ma solo se mi garantisci che la zia  arriverà in meno di cinque minuti. Sì, ok. Ciao.”
Era sconvolta.
Semplicemente sconvolta.
Non avrebbe mai pensato che suo fratello potesse arrivare a tanto.
Stava iniziando ad avere paura di lui.
Si infilò la giacca e uscì.
Come aveva detto sua madre? “Davanti a quel bar con i muri gialli, quello vicino al supermercato dove vado sempre.” Molto poco precisa come indicazione. Comunque aveva capito.
 
Oddio.
 Era arrivata a “quel bar con i muri gialli” ed era rimasta ancora più sconvolta. Scioccata. Orripilata.
 E non riusciva a credere che quel ragazzo un po’ più avanti, sulla sinistra, tenuto fermo da quattro poliziotti, fosse veramente suo fratello.
Tra di loro c’era il corpo di un ragazzo, che doveva avere massimo uno o due anni più di lei, disteso a terra in una pozza di fango, coperto di lividi, graffi, tagli profondi da cui fuoriuscivano scie di color rosso scuro. Ansimava, si contorceva nel fango, a malapena riusciva a respirare, e col poco fiato che aveva sussurrava parole indecifrabili, impossibili da capire, era fuori di sé.
La ragazza alzò gli occhi da quella scena sconvolgente e incontrò lo sguardo di suo fratello.
Suo fratello, che fin da piccolo era stato un bullo, una persona violenta.
Suo fratello, che fin dalle elementari rubava agli altri bambini minacciandoli.
Suo fratello, che era cresciuto arrivando a fare….quello.
“Signorina, lei è la sorella del ragazzo?”
Un quinto poliziotto si era girato verso di lei e la guardava indicando suo fratello.
“Sì, sono io.”
Il poliziotto annuì lentamente.
“Sua madre mi ha avvisato che sarebbe venuta lei a controllare la situazione. Maya Stoner, vero?”
“Sì”
“Lei però non è maggiorenne, vero?”
“No, ma tra poco arriverà mia zia.”
Non le piaceva che qualcuno le desse del “lei”.
Il poliziotto annuì di nuovo, poi si allontanò.
Maya sentì il rumore di una macchina che veniva parcheggiata lì vicino e si girò di scatto, sperando di vedere sua zia.
Invece dalla portiera uscirono un uomo e una donna trafelati, col viso stravolto e rigato dal pianto. Probabilmente erano i genitori del ragazzo a terra.
Quando vide suo figlio in quello stato, la donna iniziò a urlare.
“Oddio, Zayn! Chiamate qualcuno! Dei medici! Il pronto soccorso!”
Lo stesso poliziotto che aveva parlato con Maya le si avvicinò.
“Signora, stia tranquilla, abbiamo già chiamato un’ambulanza, dovrebbe arrivare tra pochi minuti.”
“Come faccio a stare tranquilla!”
In quel momento Maya vide arrivare sua zia e le corse incontro. Finalmente!
 
Era passata quasi mezz’ora, e l’ambulanza non ancora arrivava. Tutti erano terribilmente nervosi. Il ragazzo a terra respirava sempre più piano.
Sua zia parlava con i poliziotti, e Maya stava di fronte a suo fratello. Lo guardava negli occhi, sconcertata. Poi quella parola le rotolò fuori dalle labbra:
“Perché?”
La sua voce suonava strana, stridula e acuta.
Suo fratello rimaneva impassibile.
“Si è appena trasferito qui, è un nuovo alunno della scuola.”
“E questo che c’entra? Perché lo hai picchiato in quel modo, Ryan?”
“E’ più piccolo di me.”
“E allora?”
Adesso stava quasi urlando. Sentì delle lacrime scenderle sulle guance.
“E allora, se uno è nuovo ed è più piccolo di te, lo picchi, no?”
Quello era suo fratello. No, non era possibile che fosse suo fratello. E se ci fosse stato uno sbaglio? Se avessero consegnato a sua madre il bambino sbagliato? Doveva essere così, voleva che fosse così.
In quel momento arrivò l’ambulanza. Il ragazzo a terra venne caricato su una barella. Per un attimo, solo per un attimo, si girò verso Maya e sussurrò delle parole comprensibili.
Io sarò il primo a baciarti, e anche l’ultimo.
Oddio, era fuori di sé.

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Capitolo 2
*** Zayn Malik ***


Scuola. Classe. Geografia. Professoressa odiosa. Noia. Sonno. Molto sonno. Il quaderno poteva essere un cuscino…le braccia le caddero inermi sul banco…sonno…
“Maya….la prof ti sta parlando….Maya….Maya!”
Uno scossone dalla sua compagna di banco la riportò alla triste e dura realtà. E alle parole della professoressa che, se possibile, erano ancora più tristi e dure.
“Signorina Stoner, lo sa che è vietato addormentarsi in classe, vero? Esca fuori di qui e già che c’è, si renda utile aiutando il bidello nelle pulizie!”
La professoressa Turner era sempre piuttosto originale nelle punizioni. O almeno lo era quando si trattava di Maya. Tra le due c’era un odio reciproco che si trasformava in scarso impegno da parte dell’una, e in scarsi voti da parte dell’altra.
L’anziano bidello le porse lo sgrassatore per pulire i vetri delle finestre.
La ragazza si rassegnò a quel duro lavoro e cominciò a camminare a testa bassa lungo il corridoio.
Era troppo concentrata a imprecare contro la professoressa per accorgersi della sedia che intralciava il suo percorso.
“Ah!”
Due secondi dopo era per terra, gemendo di dolore mentre osservava il grosso livido violaceo sulla sua caviglia.
“Ehi, ti serve una mano?”
Una voce sconosciuta la colse di sorpresa.
Alzò lo sguardo ritrovandosi di fronte al ragazzo più bello che avesse mai visto, con viso dolce, sicuro, abbronzato, incorniciato in alto da dei folti capelli scuri….con quel sorriso brillante e luminoso…e quei maglifici occhi color nocciola….
Il primo pensiero fu che quel ragazzo doveva essere una specie di Dio greco.
Il secondo fu che lei lo aveva già visto da qualche parte. Ma dove?
Improvvisamente le ritornò in mente quel pomeriggio di tre o quattro settimane prima, suo fratello, il poliziotto che le dava del “lei”, il bar con i muri gialli, l’ambulanza in ritardo, il ragazzo disteso a terra e coperti di graffi e lividi….
“Tu…tu sei…”
Era lui. Sì, ne era sicura, era lui. E senza i lividi e graffi dati da suo fratello era decisamente bellissimo. Ma in ogni caso era lui.
“Zayn Malik. Piacere di conoscerti…?”
Zayn.
Cos’è che aveva detto la madre del ragazzo?  
“Oddio, Zayn! Chiamate qualcuno! Dei medici! Il pronto soccorso!”
Zayn.
Ormai non c’erano più dubbi.
Lui le porse educatamente la mano.
Lei la strinse sentendo che era calda e liscia.
“Maya Stoner, piacere.”
“Sai, la tua faccia mi ricorda qualcuno. E’ come se già ti conoscessi. Ma questo è impossibile. Mi sono iscritto a questa scuola quattro settimane fa, e il primo giorno sono stato picchiato da uno più grande di me, sono dovuto andare in ospedale, ora finalmente sono potuto tornare a scuola, anche se ho una gamba rotta…scusa, ti sto annoiando.”
Maya si accorse solo in quel momento delle stampelle e del gesso alla gamba destra.
“No, non mi annoi. Ecco, io sono, beh, sì, io sono…ehm…la sorella…la sorella di quello che ti ha picchiato.”
Disse l’ultima parte della frase in un soffio.
Istintivamente, Zayn fece un passo indietro.
“Oh, non preoccuparti, io non sono come mio fratello, insomma, lui è un animale, una belva, non capisco come abbia potuto fare una cosa del genere…”
“Già. Non lo capisco neanche io.”
Sospirò.
“Scusa, ma ora devo tornare in classe. Ero uscito un attimo per andare in bagno, ma credo che ormai sia passato già troppo tempo.”
Maya restò a guardarlo allontanarsi verso un’aula.
Poi sentì la mano del bidello poggiarsi sulla sua spalla.
“Allora, queste finestre?”

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Capitolo 3
*** L'intervallo ***


Finalmente le due ore di geografia erano finite, e Maya poteva ritornare il classe. Davanti a sé vedeva ancora il viso di Zayn…
Che probabilmente ora aveva paura di lei e non le avrebbe più rivolto la parola a causa di ciò che aveva fatto Ryan, suo fratello. Quanto lo odiava.
Mancava solo mezz’ora all’intervallo, forse avrebbe avuto l’occasione di incontrare Zayn lungo i corridoi…avrebbe potuto salutarlo, anche solo dicendogli ciao forse poteva avviare una conversazione…si sarebbe scusata da parte di Ryan, lui le avrebbe detto che lei non c’entrava niente, non era colpa sua, poi magari avrebbero mangiato seduti allo stesso tavolo e….e si era distratta di nuovo. Il professore di tecnica la stava rimproverando. Beh, almeno non aveva intenzione di mandarla a pulire le finestre. Anche lui, come la Turner, era molto severo, però non la odiava.
La sua compagna di banco, Madison, le sussurrò all’orecchio:
“Ma che ti succede oggi? Non hai dormito stanotte?”
“Lascia perdere, è complicato.”
Madison non era il tipo di persona a cui confidare i propri segreti. Non che fosse pettegola, anzi, tutto il contrario, odiava i pettegolezzi. Però approfittava del fatto che gli altri le raccontassero qualcosa per ricattarli.
Quando Maya le aveva raccontato della sua breve relazione con quello che adesso era il suo migliore amico, Madison l’aveva minacciata di raccontarlo al direttore del giornalino scolastico se lei non le avesse fatto copiare il test di matematica.
Per questo, tutti fingevano di esserle amici, anche se in realtà la odiavano.
Spesso Maya si chiedeva come faceva la sua compagna di banco ad essere così felice se era circondata da persone false.
Il suono della campanella interruppe i suoi pensieri. Finalmente!
 
“Hei, Maya!”
“Oh, ciao Harry, sei tu.”
“Perché, non sei felice di vedermi?”
“Certo, tu saresti felice di vedere una scimmia bitorzoluta e affamata avvicinarsi con aria famelica al tuo panino?”
“Certo che no, lo sai che….Ehi, ma quello era un insulto!?”
“Decisamente sì.”
“Sei crudele.”
Si sedettero insieme al tavolo vicino alla fontana e iniziarono a mangiare. La mano di Harry si avvicinò furtivamente alla busta di patatine che Maya aveva appena comprato…
“Non ci provare.”
“Oh, dai, una sola! Sono le mie preferite!”
“Le tue preferite non erano quelle al peperoncino? E va bene, una sola.”
Ignorando l’ultima frase, il ragazzo svuotò completamente la confezione di patatine, ingoiandone almeno una decina alla volta.
“Harry Styles, lo sai che fai schifo?”
Una ragazza bionda, non molto alta, si era appena seduta di fronte a loro.
Maya le sorrise.
“Ciao Helen! Finalmente una persona normale che non è dipendente dalle mie patatine al formaggio!”
“Era un altro insulto, vero?”
“Sì, Harry, lo era. Allora, Helen, che racconti di nuovo?”
La ragazza bionda sorrise. Sorrideva sempre quando ciò che stava per raccontare riguardava un ragazzo carino.
“Mentre venivo qui ho incontrato un tipo….Oddio, è fantastico, non l’avevo mai visto prima, dev’essere un nuovo alunno della scuola. Ed è semplicemente stupendo! Mi ha chiesto dove si trovava l’aula di inglese, io gli ho detto da quella parte, ma perché devi andare in classe, è suonata la campanella, e lui mi ha detto che doveva prendere una cosa! Oddio, è perfetto! Lo adoro, lo adoro, lo adoro!!!”
“Scusa, ma non ti piaceva James Stewart, il capitano della squadra di basket della scuola?”
“Sì, prima di incontrare lui! E comunque James si è trasferito in Canada, non lo sapevi?”
“No…”
Harry, che fino a quel momento era stato in silenzio, si rianimò improvvisamente.
“Sì, si è trasferito in Canada perché suo padre ha trovato lavoro lì…e tra una settimana ci sarà un torneo di basket per decidere chi prenderà il suo posto di capitano…Ovviamente io sono stato il primo e iscrivermi.”
“Ma tu non giochi a basket!”
“Ho una settimana per imparare, ho trovato un allenatore professionista.”
“Ma perché vuoi diventare il capitano della squadra?”
“Aumenterò la mia popolarità e tutte le ragazze cadranno ai miei piedi.”
“Ma cadono già ai tuoi piedi!”
E sì, Harry era molto bello. Helen, che ogni due giorni si innamorava di un ragazzo diverso, lo aveva già adocchiato una decina di volte.
Maya ripensò a quando erano stati insieme. Una settimana. Poi a scuola era arrivata una certa Susan, alta, bella e con molte curve, e Harry si era completamente dimenticato della sua fidanzata. Per quasi un anno i due non si erano più parlati, poi però erano tornati amici, e ora erano seduti allo stesso tavolo, parlando della squadra di basket e delle ragazze che cadevano ai suoi piedi.
A Maya non importava più niente del ragazzo, gli voleva bene, ma come amico.
“Mai accontentarsi, cara Maya! E comunque, Helen, sicuramente il ragazzo che hai incontrato era Zayn Malik, un mio amico.”
Maya sputò per terra l’acqua che stava bevendo.
Certo, avrebbe dovuto capirlo che la sua amica stava parlando di Zayn.
Bevve un altro sorso d’acqua e Harry continuò a rivolgersi a Helen:
“Ah, guarda, sta venendo qui. Ehi, Zayn!”
Di nuovo, Maya sputò l’acqua per terra.
                                                            

Che ne dite? Vi piace?             
                                                                                                          

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Capitolo 4
*** He's cute, but I don't like ***


“We Hazza! Come stai?”
“Zayn! Come sta tua sorella?”
“Non posso credere che pensi ancora a lei!”
“Beh, a letto era veramente super…”
“Ok, ok, non voglio troppe descrizioni. Allora, chi sono…”
Solo in quel momento il ragazzo si accorse di Maya.
“Ma…ya…”
Lei lo guardò, un po’ imbarazzata. Odiava il fatto che un ragazzo così bello le rivolgesse la parola. Cioè, in realtà la cosa le faceva piacere, quello che odiava era la sua timidezza, la sua maledetta sensazione di inferiorità. Respirò profondamente e si schiarì la voce.
“Ciao Zayn.”                                               
Helen li guardava sbalordita. Quel fusto da paura conosceva il nome della sua amica. A quanto pare quei due si erano già conosciuti. Perché, quando aveva parlato del suo magnifico incontro col ragazzo, Maya non le aveva detto niente?
Si avvicinò alla sua amica e la tirò per un braccio portandola in un angolo poco lontano.
Doveva sapere quello le stava nascondendo.
In quel momento, una ragazza si avvicinò al tavolo dove erano rimasti Zayn e Harry.
“Wow! Ero venuta qui per parlare con Harry, ma vedendovi insieme devo ammettere che è difficile scegliere…Allora, chi di vuoi due fantastici e bellissimi ragazzi mi accompagna nello stanzino a prendere “una cosa”?”
“Ti lascio Harry”
No, in quel momento Zayn non aveva voglia di andare a “prendere una cosa” nello stanzino.
Voleva stare un po’ da solo.
Guardò davanti a sé e vide Maya che parlava con quell’altra ragazza bionda.
Maya…
Possibile pensare che fosse la sorella di quel ragazzo che l’aveva seguito lungo la strada, l’aveva raggiunto quando era entrato nel bar per comprare i biglietti dell’autobus, e poi…
Non ricordava molto di ciò che era successo quel giorno.
Gli tornò in mente un braccio robusto che lo trascinava fuori, una voce maschile che gli diceva qualcosa, pronunciando ogni parola con puro disprezzo, e poi ricordava dei colpi, che diventavano sempre più forti, sempre più dolorosi….
E poi ancora quella sensazione, sospesa a metà tra la concezione di esistere e quella non esserci più, gli era sembrato di sentire delle persone intorno a lui, che si muovevano e parlavano, e a quel punto una scena, l’unica che ricordasse veramente con chiarezza, gli passò davanti agli occhi, come se stesse guardando un film, come se ciò che vedeva, anche se solo nella sua mente, non gli appartenesse.
Un brivido gli percosse la schiena.
Sì, quello lo ricordava eccome.
C’era una ragazza, in piedi di fronte a lui. Non gli stava accanto, ma era abbastanza vicina per poter sentire le parole che lui aveva sussurrato, senza un motivo, perché qualcosa dentro di lui glielo aveva imposto. Non era pienamente cosciente, quelle parole erano cadute fuori dalla sua bocca, involontariamente.
Io sarò il primo a baciarti, e anche l’ultimo.
Guardò di nuovo le due ragazze, che stavano ancora parlando.
E capì che aveva rivolto quelle parole a lei. A Maya. Non poteva essere diversamente.
 
“Allora? Com’è che conosci il mio futuro marito?”
Maya venne colta completamente alla sprovvista.
“Oh, Helen, andiamo, non è che lo conosco…”
“E perché conosceva il tuo nome?”
Era decisa a scoprire la verità.
“Ci siamo incontrati nel corridoio della scuola, ero caduta e lui mi ha aiutata a rialzarmi…”
“TI HA AIUTATA A RIALZARTI!?”
Ok, aveva detto la cosa sbagliata.
Parlare con Helen di qualcosa che riguardava i ragazzi era come percorrere una strada ricca di ostacoli da evitare. Lei era appena caduta in un fosso, e ora doveva cercare, con cautela, di risalire.
“Sì, mi ha aiutata, è stato gentile, vedi, è bello e gentile…”
“Ooooh sì…è semplicemente fantastico….Lo adoro, lo adoro, lo adoro!”
Perfetto. Così andava meglio. Aspettò che Helen tornasse alla realtà e ricominciasse a farle domande.
“Bello…gentile…perfetto…Ma a te non piace, vero?”
“Certo che no, è carino, ma ti assicuro che non mi piace.”
Era la verità. Fin da subito era rimasta colpita dall’incredibile bellezza del ragazzo, ma niente di più.
“E come mai, quando ne ho parlato, tu non mi hai detto nulla?”
“Semplicemente non ci avevo pensato. La mia mente non aveva collegato il mio incontro con il tuo.”
“Ok, ti credo. Non c’è nient’altro che devi dirmi su di lui?”
“Beh…”
Helen era la sua migliore amica. Non le aveva mai mentito e non aveva intenzione di farlo. Le raccontò tutto.
Lei rimase sbalordita, sconvolta, come lo era stata Maya, ma disse che dopotutto se lo aspettava da Ryan.
Tornarono al tavolo dove ormai era rimasto solo Zayn.
 
“Ehi! Che fine ha fatto Harry?”
Il ragazzo si riscosse dai suo pensieri trovandosi di fronte Maya ed Helen.
“Oh, è andato con una ragazza a “prendere una cosa” nello stanzino…”
“Immagino cosa possa essere “questa cosa”….Comunque, io sono Helen…ciao…ci siamo già visti lungo il corridoio…stavi andando nell’aula di inglese…”
“Sì, mi ricordo. Oh, ecco Harry, sta arrivando.”
“Ci ha messo poco tempo stavolta.”
Zayn guardò Maya con occhi interrogativi.
“Beh…normalmente quando esce fuori dallo stanzino è già suonata la campanella e lo vedo sempre correre per il corridoio con i capelli terribilmente in disordine.”
In quel momento arrivò Harry, con la camicia non completamente abbottonata e un’aria strana.
“Hazza! Allora, com’è andata?”
“Non male, ma tua sorella non la batte nessuno”
“Ti ci devi abituare, amico, era stanca dei tuoi giochetti e ora è fidanzata con uno della sua scuola, credo che si chiami Liam, o qualcosa del genere.”
A quel punto si intromise Helen, un po’ per curiosità ma soprattutto per farsi notare da Zayn.
“Ma…Harry…tu non eri fidanzato con quella ragazzetta…com’è che si chiamava…Taylor?”
“L’ho lasciata due giorni fa.”
“E come mai?”
“Ehm, sai, Helen, è un po’ complicato da spiegare…”
“Oh dai! Sono curiosa…”
Lanciò a Zayn un’occhiata divertita. Voleva che il ragazzo la considerasse fin da subito esuberante, allegra e divertente.
“Beh, diciamo che…ecco…mi aveva stancato.”
“Ok…comunque, Zayn…quindi hai una sorella?”
I due iniziarono a parlare tranquillamente e Maya ne approfittò per prendere da parte Harry.
 
“Allora?”
“Allora che?”
“Harry Styles, ti conosco bene, so che lasci una ragazza solo quando ti piace un’altra.”
“Questa volta no.”
“Sicuro?”
“Oh, ok, va bene, mi piace un’altra! Ma sono fatti miei, è chiaro?”
“Aaaa!! Wow, complimenti! Allora, chi è la fortunata?”
“Ti ho detto che sono fatti miei.”
“Sì, ok, ma dimmi almeno come si chiama!”
“No.”
“Di che colore ha i capelli?”
“No.”
“E gli occhi? Ha gli occhi azzurri? A te piacciono le ragazze con gli occhi azzurri…”
“Oh cavolo, mi porti all’esasperazione! Va bene, te lo dico, ma solo per farti stare zitta.
Guarda, è quella laggiù. Non so come si chiama.”
Indicò una ragazza dai capelli scuri che stava chiacchierando con qualche sua amica.
“La conosco! Si chiama Fanny, è seduta dietro di me….”
“Sei sua amica? Insomma, parlate, sei in grado di scoprire se io le piaccio?”
“Non puoi semplicemente chiederglielo come fai sempre con tutte le ragazze? Qualcosa del tipo “ciao, bellezza, hai per caso telefonato all’Harry Styles Shop ordinando un doppio bacio con tripla porzione di marmellata? Sai, se vuoi, gli abbracci sono in saldo”?”
“Ehi, sei un genio, questa frase era fantastica!”
“Avanti, scimmia bitorzoluta, va’ lì e conquistala!”
“Subito!”
Harry si allontanò di nuovo e Maya si avvicinò a Zayn e Helen, che chiacchieravano a proposito di fratelli e sorelle, poi si fermò e scelse un’altra direzione. Meglio non disturbarli.
Andò nel bar all’interno della scuola e comprò un cornetto alla crema. Si sedette a un tavolo per mangiarlo prima che suonasse la campanella, ma dopo il primo morso le squillò il cellulare, le era arrivato un messaggio:
                               Da: Harry scimmia
             “Ce l’ho fatta! L’ho conquistata! La tua frase ha funzionato…Domani ti ricompro le patatine :)" 

 



Eiiii ragazze.... Non siete in molte a seguire questa storia, ma dopotutto che pretendo, ho appena iniziato!!! :)
Comunque...avrei bisogno di sapere alcune cose....
Allora:
-Vi piace? Che ne dite?
-cosa non vi piace?
-preferite i capitoli corti o lunghi?
-l'inizio vi sembra un po' troppo drammatico?
Grazie per aver letto :) 
 

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Capitolo 5
*** unexpected party ***


Sentì la porta della sua camera che si apriva lentamente.
“Helen! Finalmente sei arrivata!”
“Sono Harry.”
“E che cosa ci fai qui nella mia camera? Credevo di aver invitato a casa Helen, non te.”
“Sì, lo so, l’ho incontrata lungo la strada e mi ha detto che stava venendo qui, arriverà tra qualche minuto, sì e fermata a comprare un lucidalabbra. Comunque, mi è venuta l’idea di organizzare una festicciola.”
Harry era fissato con le feste. E anche a Maya piacevano abbastanza.
“Ok…quando e dove?”
“Tra un paio di  ore, qui a casa tua.”
“CHE COSA?”
Sperava di non aver capito bene.
“Ho detto che ho organizzato una piccola festa a casa tua, tra un paio d’ore. Non devi preoccuparti di nulla, ho pensato a tutto io: cibo, birra, inviti, musica…”
In seguito, Maya non ricordò bene come fece a controllarsi e a non lanciare qualche oggetto addosso a Harry. Una festa a casa sua. Birra. Musica. Tra due ore.
Ok, il suo amico era andato fuori di testa.
“M-ma c-come…Insomma, HAI ORGANIZZATO UNA FESTA A CASA MIA SENZA CHIEDERMI IL PERMESSO! E POI LO SAI CHE I MIEI GENITORI STANNO ANCORA IN AUSTRALIA E I MIEI ZII HANNO DECISO DI PASSARE IL WEEKEND FUORI CITTA’? NON CI SARA’ NESSUNO!”
“Perfetto, no?”
“COME PERFETTO? HARRY STYLES, IO NON ORGANIZZO FESTE DI NASCOSTO!”
“Smettila di urlare! Pensavo che le feste ti piacessero…E poi ho invitato solo qualche amico…”
Inizialmente Maya si tranquillizzò. Solo qualche amico…poteva andare bene. Poi pensò che “solo qualche amico”  per Harry poteva significare anche qualche centinaio di persone.
“Ok…Prima di tutto niente birra…comunque….chi hai invitato?”
“Beh…Ci sarete tu, Helen, Zayn, ovviamente la mia fidanzata, il gruppo di cheerleader della scuola, la squadra di basket, quella di nuoto e quella di football…Ah, ho invitato anche qualcuno della tua classe, il direttore del giornalino scolastico, tutti i miei amici, qualche altra ragazza carina, inoltre ho detto a ognuno di loro di portare almeno altre due persone…”
“Ok, va bene, adesso  chiami tutti quelli che hai invitato e dici che la festa è annullata.”
“Come? Sei impazzita? Ormai è tutto pronto! E poi non posso telefonare a duecentotrenta persone e dire che la festa migliore dell’anno è annullata!”
Il suo autocontrollo si affievoliva sempre di più. Duecentotrenta. No, ora basta. Immaginò di stringere tra le sue mani il bel collo di Harry, sempre più forte fino a farlo soffocare….Perché non aveva il coraggio di mettere in pratica lo strangolamento di Harry?
“Questa volta hai davvero superato il limite. Non puoi permetterti di organizzare una festa a casa mia senza avvisarmi!”
“Veramente ti ha avvisata…”
“Sì, certo, dopo aver già organizzato tutto! E se adesso non telefoni a quelle duecentotrenta persone dicendo loro che la festa è annullata, quando gli invitati inizieranno ad arrivare penserò io ad informarli del fatto che possono tornare a casa, perché non ci sarà nessun party.”
“Maya…”
“Non parlare con me, telefona e basta!”
“Maya…”
“Va bene, non telefonare, ma in ogni caso ti ho avvertito, dirò loro che sei uno stupido e che la storia della festa era solo uno scherzo!”
“Maya, ti prego, questa festa è importante per me!”
“Se era importante potevi chiedermi il permesso di organizzare un party a casa mia!”
“Sarà la prima festa con la mia fidanzata!”
“E non la potevi organizzare a casa tua!”
“Va contro il mio principio secondo cui quando lo si fa per la prima volta con una nuova fidanzata bisogna essere a casa di qualcun altro…”
“Aspetta un attimo, avete intenzione di…”
“Certo, non era ovvio! La tua camera sarà perfetta.”
 
Pochi minuti più tardi, Helen entrò nella casa della sua migliore amica, trovandosi di fronte a Harry che correva come un pazzo lungo il corridoio, mentre Maya lo inseguiva tenendo in mano un cucchiaio di legno.
Non si meravigliò più di tanto, era abituata a quel genere di scene. Piuttosto che intervenire, preferì sdraiarsi sul divano dell’ingresso e osservare lo spettacolo, mentre la sua amica raggiungeva il ragazzo e lo picchiava col cucchiaio, facendolo inciampare e cadere per terra in una maniera decisamente divertente.
“Allora, Maya, cos’ha combinato Harry questa volta?”
“Ha organizzato un festa, qui a casa mia, tra due ore, invitando duecentotrenta persone senza dirmi niente, e per di più ha intenzione di farlo insieme alla sua nuova fidanzata, in camera mia.”
“Wow, Harry, non ti sembra un po’ presto? State insieme solo da due giorni!”
Il ragazzo si alzò da terra e, ignorando completamente le parole di Helen, si rivolse a Maya, sperando di riuscire a convincerla:
“Se vuoi possiamo usare il salotto, la cucina, il bagno, la camera dei tuoi genitori…”
“Esci fuori da casa mia.”
Ok, Harry, voleva assolutamente fare quella festa, ma l’immagine della sua amica che brandiva un cucchiaio di legno era abbastanza spaventosa. Fece un passo verso la porta, si fermò, aprì la bocca…
“HO DETTO FUORI DA CASA MIA!”
“Ok, Maya, non serve urlare…comunque…alla festa ci sarebbe stata la squadra di basket, e avrei avuto l’occasione di farmi conoscere prima del torneo per diventare capitano…”
“Non mi interessa, esci fuori!”
Contrariato, il ragazzo uscì, pensando che forse avrebbe potuto convincere i suoi genitori a dargli il permesso di spostare la festa a casa sua.
Le due amiche tornarono nella camera di Maya, con la vaga intenzione di finire i compiti. Pochi secondi dopo erano distese sul pavimento, mentre dalla radio col volume al massimo provenivano le note di “Girlfriend” di Avril Lavigne.
Il cellulare di Helen squillò, e Maya si alzò per abbassare il volume della radio mentre la sua amica rispondeva al telefono.
“Pronto? Oh, ciao Harry. Sì, maya è qui, ma a quanto pare non ha voglia di parlarti….Dice che la festa te la puoi scordare. Sì, ne è sicura. Zayn…Ci sarà anche Zayn?”
Helen si rivolse all’amica:
“Ti prego, ci sarà Zayn….”
“No…”
La ragazza tornò a parlare con Harry:
“Cerco di farle cambiare idea, ti avviso appena posso. Ciao.”
Helen guardò Maya con degli occhioni da cucciolo, irresistibili.
“Per favore! Ci sarà Zayn!”
“Ho detto di no! Non faccio feste di nascosto in casa mia!”
“Non puoi chiamare tua zia e chiederle il permesso?”
“Beh…forse…aspetta qui, le telefono…”
Maya uscì dalla casa, per tornare poco dopo, con un sorriso un po’ incerto.
“Mi ha dato il permesso, ma dovremo stare nel garage e nel giardino, così non distruggeremo la casa.”
“Evvai! La mia prima festa con Zayn! Allora, che vestito posso mettermi per far colpo su di lui? Quello corto color oro o quello bianco con la cintura nera? Ah, comunque, devo avvisare Harry.”
“Sì, e digli di venire subito, manca meno di un’ora alla festa e dobbiamo preparare tutto, cibo, musica, insomma, non ce la faremo mai!”
“Calmati, ce la faremo, Harry ha già organizzato tutto. Ecco, gli ho inviato un messaggio, arriverà tra dieci minuti.”
Maya sospirò. Alla fine la festa ci sarebbe stata. L’aveva fatto soprattutto per Helen, che sembrava così felice di poter partecipare a un party a cui anche Zayn era stato invitato. E poi l’idea i una festa a casa sua un po’ la elettrizzava. Chissà come sarebbe andata.
 
Sentirono il campanello suonare.
“Harry, finalmente sei arrivato! Manca pochissimo tempo, non ce la faremo mai!”
“Tranquilla, Maya, ho pensato a tutto, bisogna solo sistemare un po’ i garage. Voi andate a prepararvi, me ne occupo io!”
“Ok, sei sicuro di farcela in tempo?”
“Sì, Helen, tu pensa a decidere quale vestito indossare per far colpo su Zayn!”
Le due ragazze iniziarono ad avviarsi verso la camera di Maya, ma prima di scomparire per le scale questa si girò verso Harry:
“Ricorda: niente birra e tu e Fanny state lontani dalla mia stanza”
 
Helen si girò verso lo specchio. Aveva scelto di indossare un abito che le aveva prestato Maya, color blu scuro, corto e non troppo aderente, con una spilla dorata a forma di fiocco fissata all’angolo dello scollo a cuore. Si era arricciata le punte dei capelli, e aveva completato la sua opera d’erte con un po’ di trucco che le metteva in risalto il colore degli occhi. Perfetto.
Anche Maya si guardò allo specchio. Aveva messo un abitino bianco, corto ma non troppo, stretto in vita da una fascia argentata che si chiudeva in un piccolo e grazioso fiocco. I capelli li aveva lasciati liberi, ricci, leggermente selvaggi. Niente trucco, non le piaceva. Risultato: un orrore. Si era sempre sentita brutta, nessun ragazzo, neanche Harry, l’aveva mai fatta sentire bella, anzi molti avevano confermato questa sensazione con sgradevoli commenti sul suo aspetto fisico. Ma non poteva farci niente, doveva accettare i suoi difetti senza poterli cambiare.
Sentì suonare il campanello. Infilandosi un braccialetto dorato, corse verso la porta, sperando che Harry avesse finito di preparare il garage. Helen la seguì. La festa poteva avere inizio.

Ciaooooo
Scusate per il grandissimo ritardo, probabilmente molte di voi avranno pensato che la storia fosse finita così, ma no, continuoerò ad annoiarvi ancora per un po'. :)
Comunque....Cosa ne pensate? 
Continuo ad almeno una recensione. :)

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Capitolo 6
*** Hip hop ***


“Beh, Harry è stato davvero bravo, devi ammetterlo. Non riesco a credere che  questo sia veramente il tuo garage….Insomma, è incredibile! Le luci, la musica, il cibo, i tavoli, la pista da ballo…come cavolo è riuscito a sistemare tutto in poco più di mezz’ora? Ha anche tolto tutti gli scaffali pieni di oggetti…e il giardino, con i festoni, i palloncini e le luci psichedeliche….Quel ragazzo è un mostro!”
“Sì, è stato abbastanza bravo…”
In quel momento la voce di Harry, amplificata da un microfono trovato chissà dove, invase il garage sovrastando la musica:
“Buonasera gente! Spero che la festa vi piaccia! In tal caso, sappiate che sono stato io a organizzare tutto! Se invece la trovate noiosa e stressante, la proprietaria del garage è lei, Maya Stoner. A parte questo, uno speciale applauso a Fanny Harrison, la mia bellissima fidanzata! Ma ora basta chiacchiere, divertitevi e…Diamo inizio alla festa! Uh!”
Un coro di urla entusiaste e qualche risata seguirono le parole di Harry, mentre molti sguardi si girarono verso la timida Fanny, rossa per l’imbarazzo.
Una ragazza alta, con i capelli rossi e gli occhi verdi si avvicinò a Maya e Helen, che, sedute vicino al buffet, stavano assaggiando una pizza ai carciofi, piuttosto disgustosa.
“Ciao ragazze!”
“Oh, ciao Madison.”
“Da quanto tempo non ci vediamo!”
“Già, più o meno da stamattina, quando, ancora una volta, mi hai costretta farti copiare il compito di matematica.”
“Non ti ho costretta! Lo hai deciso tu, avresti potuto tranquillamente dire di no…Ma a quanto pare, mantenere il segreto della tua storia con Harry era più importante…”
“Sai una cosa, Madison? Adesso basta! Basta stare ai tuoi stupidi ricatti! Basta farti copiare i compiti di matematica o di qualunque altra materia! Basta! Racconta tutto al direttore del giornalino scolastico, non me ne importa, fa’ in modo che ogni singola persona conosca i dettagli della storia tra me e Harry, fa’ in modo che tutti mi deridano per essere stata trattata così, per essere stata sostituita da una ragazza più bella di me, fa’ qualunque cosa, ma ora basta! Basta!”
Madison sobbalzò. Nessuno le si era mai ribellato così. Nessuno. Tutti avevano sempre preferito fingere di essere suoi amici piuttosto che permetterle di divulgare i loro segreti. E forse era questa la vera ragione della sua popolarità. Ora, invece, era arrivata quella Maya Stoner, che aveva deciso di mettere fine ai ricatti. E se qualcuno lo avesse saputo…in quel caso tutti si sarebbero ribellati e lei sarebbe diventata la più sfigata della scuola. E questo non poteva permetterlo. Doveva fare qualcosa, lanciare un avvertimento, far capire che nessuno la poteva battere.
“Bene, se questa e la tua decisione…Ora devo proprio andare, c’è un ragazzo che mi aspetta…Ci si vede!”
Con quelle parole si allontanò.
Helen si girò verso l’amica.
“Wow…sei stata davvero coraggiosa…”
“Sì, lo so…e so anche che ci saranno delle conseguenze.”
“Non preoccuparti…le affronteremo insieme.”
Le due ragazze si strinsero in un abbraccio, una profonda manifestazione della loro intensa amicizia.
“Ehi, guarda, c’è Zayn!”
“Oh, mio Dio dove?”
“Lì, sta parlando con Harry.”
“Oh mio Dio, oh mio Dio, oh, mio Dio! Stanno venendo verso di noi! Forse mi chiederà di ballare! Oh mio Dio! Allora, come sto? I capelli si sono elettrizzati? E il vestito? E’ troppo blu?”
“Calmati, sei uno splendore! Avvicinati a lui e conquistalo!”
In quel momento il ragazzo dagli occhi color nocciola si avvicinò a loro, seguito da Harry.
“Ehi, ragazze! Vi state divertendo?”
“Sì, abbastanza, la festa è veramente fantastica, per una volta questa scimmia bitorzoluta ha fatto qualcosa di buono…”
“La smetti di insultarmi?!”
“Ma ti ho fatto un complimento! Comunque no, non la smetto.”
“Va bene, io raggiungo Fanny.”
”State lontani dalla mia camera!”
Harry si allontanò, scomparendo in mezzo ai duecentotrenta invitati.
Rimasero le due ragazze, e Zayn, in mezzo a loro, che avrebbe preferito avere ancora il gesso alla gamba per avere la scusa per non ballare. Odiava ballare. Lo odiava perché non lo sapeva fare, ogni volta cadeva per terra, impacciato, davanti a una ragazza che rideva della sua goffaggine.
Per di più in quel momento si trovava accanto a Maya e Helen, che, per la loro semplicità e naturalezza si sarebbero potute definire le più belle della scuola, almeno secondo lui. Non avrebbe sopportato di essere deriso da loro.
Pensò a Perrie, la sua ex fidanzata, che dopo aver scoperto la sua incapacità di ballare lo aveva lasciato dicendo che al ballo scolastico non voleva essere accompagnata da una goffa e grossa anatra.
Da quel momento non aveva più provato a fare dei passi di danza, neanche quando nessuno lo guardava.
Vide Helen aprire la bocca per parlare…
“Come va, Zayn? Tu ti stai divertendo?”
Non gli aveva chiesto di ballare. O almeno non ancora.
“Sì, molto, la musica è veramente bella…”
“Qual è il tuo cantante preferito?”
“Beh…mi piacciono Lady Gaga, Pitbull, Katy Perry, Pink…anche se dipende dalle canzoni…”
“Oh, ma che coincidenza! Anche io adoro questi cantanti…ma dipende dalle canzoni…Sai, se vuoi possiamo chiedere a Harry di mettere quelle più belle…”
“No, davvero…non ce n’è bisogno…”
“Ah…beh…allora…che ne dici di fare un giro nel giardino? Le luci psichedeliche sono davvero molto belle…”
“Ah, sì, perfetto! Andiamo…Vieni anche tu, Maya?”
“No, non ti preoccupare, andate voi, ho una cosa da fare qui…”
Helen e Zayn uscirono dal garage, e Maya rimase da sola, vicino al buffet. Pensò a ciò che aveva detto a Madison e rivide davanti a sé il viso della sua compagna di banco, rosso dalla rabbia e carico di sfida. In qualche modo sapeva che non si sarebbe limitata a raccontare a tutti il suo segreto. Probabilmente avrebbe cercato di scoprire ogni singola cosa che la riguardasse. Beh, dopotutto non era così importante, Maya non aveva nulla da nascondere.  
Decise di non pensarci e godersi la festa.                  
Si staccò dal tavolo del buffet e si lanciò in mezzo alla folla, lasciandosi trasportare al ritmo di canzoni hip hop, movimentate e frizzanti.


Eiiiiiii che ne dite? Vi è piaciuta la festa? :)
Mi fate sapere se preferite i capitoli più lunghi o più corti? 
Continuo ad almeno...è troppo se chiedo...due recensioni? :)

 

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Capitolo 7
*** I like her ***


Maya si svegliò con gli ululati del cane del suo vicino. Maledettissimo cane. Aprì gli occhi, che vennero subito inondati da una cascata di luce. Che ora era? Secondo l’orologio sul suo comodino le 12.15.
Scattò in piedi di scatto. Le 12.15!? Controllò il cellulare, aveva dieci chiamate perse, di cui quattro da sua zia e sei dai suoi genitori, oltre a diversi messaggi di Harry e Helen.
Cos’era successo ieri sera? Ah, già, la festa.
Decise di lavarsi, vestirsi e preparare un panino per pranzo, dopo aver telefonato a sua zia e a sua madre per non farle preoccupare.
Mentre mangiava le arrivò un messaggio:
                                           Da: Helen
Eiiiiiii sei sveglia?
Le rispose:
                                                  
                                           A: Helen

                                         Sì, chiamami. 
Poco dopo le squillò il telefono:
“Pronto, Helen? Dici davvero! E’incredibile, complimenti, hai fatto colpo! Te l’avevo detto che quel vestito era perfetto! Vedi, io ho sempre ragione! Come sarebbe a dire che ha insistito perché venissimo anche io e Harry? “Una passeggiata tutti insieme”….Ma Harry viene? Ok, allora devo venire per forza…Come perché!? Se io non vengo quel ragazzo starà sempre in mezzo a voi due e non vi lascerà in pace…mentre se ci sarò io a distrarlo andrà meglio….Ok, ci sto. Va bene alle 4:30? Dovrei sistemare un po’ di cose in giardino dopo la festa di ieri…Ok, a dopo. Ciao.”
Maya attaccò e decise di iniziare a sistemare il giardino, ricoperto di palloncini scoppiati, cartacce, tovaglioli, festoni colorati, e…cos’era quella…una…scarpa?
Promemoria: controllare tutti gli invitati prima di farli andare via da una festa.
 
Si guardò allo specchio per l’ennesima volta.
Indossava un paio di jeans attillati, una semplice maglietta fucsia, ai piedi aveva delle graziose ballerine bianche e al braccio una borsetta blu decorata con un fiocco del medesimo colore.
Era vero, si sentiva brutta, ma doveva ammettere che il suo gusto nel vestire era magnifico, semplice ma particolare, e le procurava sempre diversi complimenti da parte delle sue amiche.
Guardò l’orario, era tremendamente in ritardo, doveva sbrigarsi ad uscire di casa.
Correndo per strada, raggiunse Zayn, Harry e Helen che la stavano aspettando davanti a una gelateria.
“Ehm…scusate…sono un po’ in ritardo….”
“Non preoccuparti, ormai ci siamo abituati. Almeno lo siamo io e Helen, Zayn purtroppo deve ancora scoprire i tuoi  incredibili ritardi…”
“Ehm…sì, dai…andiamo…”
“Perché prima non prendiamo un gelato?”
“Sì, ottima idea, ho fame.”
“Ma che novità, Harry.”
Entrarono nella gelateria, un uomo grasso e pieno di tatuaggi stava chiacchierando con un un giovanotto dai capelli rossi che si trovava dietro il bancone.
“Mi scusi…vorremmo ordinare…”
Il giovanotto si voltò, mostrando un viso coperto di brufoli e qualche ciuffo di capelli rossi piuttosto disordinati. Vedendo le due ragazze trasalì, cercò di ricomporsi e di nascondere le chiazze bagnate sotto le sue ascelle.
“Oh…ehm…beh…che cosa volete? Siete…fidanzate?”
“Di certo non con te.”
Maya guardò Zayn, che aveva appena parlano, e che a sua volta fissava il giovanotto dietro al bancone con un’espressione…minacciosa?
Il rosso sobbalzò, visibilmente spaventato:
“Oh…ehm…certo…allora..che-che cosa volete ordinare?”
“Un cono con biscotto, nutella e nocciola. Ah, con la panna sopra, grazie.”
“Per me una coppa con stracciatella, cioccolato e pistacchio.”
“Un frappè al cioccolato, con molta panna.”
“Io vorrei un cono alla fragola. Niente panna.”
Poco dopo erano seduti a un tavolino fuori dalla gelateria, chiacchierando e gustando i loro squisiti gelati.
Helen si rivolse a Zayn:
“Ehi…forse ora ti sembrerò..sfacciata…ma perché prima hai detto quella cosa…a quel ragazzo dietro il bancone…e poi lo stavi guardando male…”
“Beh, niente di che…semplicemente non credo che tu ti saresti mai voluta fidanzare con lui…”
Zayn non era ancora pronto ad ammetterlo, ma iniziava a provare una certa attrazione per Helen. Era brillante, carina, sicura di sé, divertente, un po’ fuori di testa, ma incredibilmente simpatica. Non gli sarebbe dispiaciuto averla al suo fianco come fidanzata. Forse non si poteva parlare proprio di amore, però lei gli piaceva.
Proprio in quel momento la ragazza sobbalzò e iniziò a urlare:
“Maya, guarda! Hanno aperto un nuovo centro commerciale!”
Senza perdere tempo, le due amiche corsero via lasciando i due ragazzi solo davanti ai loro gelati.
Harry si rivolse a Zayn:
“Ed ecco che inizia il nostro incubo…”
“Perché? Non c’è nessun negozio che venda abiti per uomini?”


Ed eccomi di nuovo qui...mi potete lasciare qualche recensione per favore? Grazie :)
Spero che questo capitolo vi sia piciuto :)

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Capitolo 8
*** Take it as a yes ***


“Harry…che ti succede? Sembri così…strano…silenzioso…C’è qualche problema?”
Harry e Fanny stavano passeggiando lungo la riva del mare, con in mano due lattine di coca cola e una busta di patatine.
Il ragazzo guardò la sua fidanzata. Era così…speciale…non era mai stato con una persona che si preoccupava di lui in quel modo, che notava ogni suo cambiamento d’umore, che capiva sempre quando qualcosa non andava. In fondo, tutte le sue ex erano solo state attratte fisicamente da lui, mentre Fanny era diversa, Harry le piaceva non solo per l’aspetto, ma anche per il carattere, la personalità, e questo per lui era una cosa totalmente nuova…
All’inizio anche lui era solo stato attratto dalla bellezza della ragazza, mentre ora si stava…innamorando? Forse, possibile.
“Harry?! A cosa pensi?”
“Oh, ehm…niente d’importante…solo…domani ci sarà il torneo di basket, hai presente, quello per decidere chi sarà il nuovo capitano della squadra, visto che James Stewart ha deciso di trasferirsi in Canada.”
“Oh, già, è vero…me ero dimenticata…Senti, non preoccuparti, sarà un successo, ti sei allenato per tutta la settimana, ormai sei diventato…sensazionale!”
“Beh, sì, in effetti hai ragione, di cosa mi preoccupo? Io sono Harry Styles, il magnifico campione in…in ogni cosa!”
“Ma come sei modesto!”
“Già, lo so, sono perfetto!”
Lascia perdere, dobbiamo tornare a scuola, ci sono le lezioni pomeridiane…”
Sì, andiamo…solo…volevo chiederti….tu verrai a vedere il torneo, vero?”
Harry, sono la tua ragazza, come potrei non venire?”
 
Quando entrarono a scuola il loro primo pensiero fu di di essere capitati all’interno di una sommossa popolare. C’erano alunni che correvano alla massima velocità lungo i corridoi, altri che andavano in giro distribuendo volantini, molti erano accatastai davanti a fogli appesi alle pareti, dappertutto risuonavano grida, chiacchiere, risate, l’intero edificio era precipitato nella completa confusione.
Maya e Helen corsero incontro ai due, tenendo in mano dei volantini neri e arancioni su cui era scritto: “BALLO DI HALLOWEEN: COMITATO PER LE DECORAZIONI. SI ACCETTANO IDEE E NUOVI ISCRITTI”
“Fanny, Harry! Ecco, prendete questi e distribuiteli, ci servono altri iscritti, siamo solo in cinque, non ce la faremo mai, su, sbrigatevi!”
Harry cercò di sistemare il  mucchio di volantini che gli erano stati letteralmente gettati addosso.
“Ragazze, calmatevi! Che cosa cavolo sta succedendo qui?”
“Gli insegnanti hanno sospeso le lezioni pomeridiane per l’organizzazione del ballo di Halloween, anche quest’anno se ne sono ricordati solo una settimana prima, e dobbiamo fare in fretta.
Io e Helen ci stiamo occupando del comitato per le decorazioni, ma fino ad ora abbiamo solo tre iscritti, a parte noi due. Chissà perché la maggior parte degli studenti preferisce occuparsi del cibo e della musica.
Vi prego, aiutateci!”
“Ok, va bene, io e Fanny parteciperemo al comitato per le decorazioni, così saremo in sette.”
“Non basta! Siamo comunque pochi, servono almeno altri otto iscritti. Presto, distribuite i volantini, su quest’altro foglio c’è lo spazio per le firme di chi vuole partecipare, ah, ecco una penna. Veloci, prima che tutti si segnino agli altri comitati!”
Meno di un secondo dopo, Harry e Fanny vennero catatputati in mezzo a una massa di studenti che urlava e spingeva, e riuscirono a malapena a sentire la voce di Maya:
“Domani mattina, alle dieci, in palestra, c’è la riunione del comitato, non potete mancare!”
Beh, detto da lei, quel “non potete mancare” sembrava una specie di minaccia.
 
“Allora, ragazzi, la prima cosa da fare è scegliere il tema del ballo. Niente streghe, fantasmi, vampiri o cose del genere, l’abbiamo già fatto l’anno scorso ed è terribilmente banal…”
La portà della palestra di aprì di colpo, interrompendo il discorso di Helen e lasciando entrare un cespuglio di capelli ricci e un paio di occhi verdi.
“Harry! Finalmente, pensavamo che fossi partito per l’Alaska! Beh, almeno per una volta non sono io ad essere in ritardo…”
“Scusate, la Turner non mi lasciava andare…dove mi metto?”
“Ecco…puoi sederti lì, vicino alla spalliera. Stavamo decidendo il tema del ballo…allora, avete qualche idea?”
Una ragazza rossa e piena di brufoli alzò la mano:
“Potremmo basarci sul tema dei dolci: tavoli a forma di torta, festoni formati da omini di pampepato, vestiti che ricordano delle tavolette di cioccolata…”
“Ehm…ok…piuttosto originale…altre proposte?”
Fu il turno di un ragazzo decisamente carino, con occhi azzurri, un fisico da modello e una voce profonda:
“Il mono dei videogiochi. Decorazioni che ricordano i personaggi di quelli più famosi, come supermario, e come pista da ballo un’enorme playstation, non una di quelle vere, ovvio, la si può costruire con una base di legno e…”
“Va bene, Josh, ricorda che abbiamo solo una settimana per preparare tutto, però lo sai, hai degli occhi stupendi…L’ho detto davvero? Ehm, scusami, dimenticati tutto…Andiamo avanti, qualcos’altro?”
Zayn e Harry si consultarono per qualche minuto, poi il moro parlò:
“Noi stavamo pensando al tema della musica, con decorazioni a forma di note e spartiti musicali, e sagome di gommapiuma che raffigurano i contanti più famosi, vicino a casa mia c’è un negozio che li vende a buon prezzo…”
“Ok, va bene, c’è qualcun altro che vuole proporre qualcosa?”
Fanny prese la parola:
“Secondo me sarebbe bello creare un clima fiabesco, un po’ antico, ma non antiquato…avete capito quello che voglio dire?”
“Sì, è piuttosto interessante…Allora, a quanto pare le idee sono quattro: i dolci, i videogiochi, la musica e un mondo fiabesco. Maya, puoi distribuire tu questi fogli? Io mi occupo delle penne…”
Helen tornò a rivolgersi al resto dei ragazzi presenti nella palestra:
“Adesso dovete votare, scrivete il tema che preferite su questi foglietti, poi dateli a me e a Maya.”
Poco dopo le due ragazze avevano annunciato la vittoria del tema della musica, e tutti stavano uscendo dal locale per recarsi nelle rispettive aule.
Zayn si avvicinò a Helen, arrossendo leggermente.
Gli era stato raccontato che era una specie di vecchia tradizione della scuola, che quando un ragazzo invitava una ragazza al ballo di Halloween, era un po’ come se le chiedesse di diventare la sua fidanzata.
Respirò profondamente, cercando di calmarsi.
“Helen…senti…volevo chiederti…vorresti…ti andrebbe…ti andrebbe di venire con me al ballo?”
Senza avere il tempo di riprendere fiato, una massa di capelli lisci e biondi gli si gettò sul petto, bagnandolo con lacrime di gioia e sussurrando:
“Prendilo per un sì”

EEEEEEEE eccomi di nuovo qui!!!! Ok. Ciao.
Lo so, è da un bel po' di tempo che non mi faccio vedere qui su EFP, ma ho avuto un problema al pc....
Comunque ora ci sono, e ho iniziato a pubblicare anche un'aòtra FF, Summer Love, vi dispiacerebbe passare di lì? I capitoli sono un po' più corti, ma spero che vi piaccia lo stesso :)
P.S.: stavo pensando di cambiare il mio nickname, che in effetti fa davvero pena, Voi che ne dite? :)

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Capitolo 9
*** Nothing had happened ***


Maya guardò Helen con l’espressione di chi ha appena scoperto di aver ereditato un milione di dollari da un lontano parente che non aveva mai visto prima, e non ancora riesce a crederci del tutto.
“Oh mio Dio, Oh mio Dio, Oh mio Dio! Non ci posso credere, ti ha chiesto di accompagnarlo al ballo! Oh, mio Dio, è fantastico!”
“Sì, lo so, è….meraviglioso….insomma, non riesco ancora a rendermene conto, Zayn….Zayn….Zayn mi ha chiesto di accompagnarlo al ballo! E’ semplicemente…un sogno! Un ragazzo così bello che chiede a me, Helen, di andare insieme al ballo di Halloween!”
“Lo sai che adesso siete ufficialmente fidanzati, vero?”
“Ehm…che…che cosa stai dicendo?”
“Ma dai, tutti sanno che quando un ragazzo invita una ragazza al ballo di Halloween è come se le chiedesse di diventare la sua fidanzata, è la tradizione della scuola!”
“Che grande stupidaggine!”
“Puoi chiederlo a chiunque, ora sei fidanzata con Zayn!”
“Ma lui non me lo ha chiesto, e io non gli ho detto di sì…”
“Oddio Helen cerca di capire! Ti ha chiesto di andare con lui al ballo di Halloween, tu gli hai detto di sì, e a causa di una vecchia tradizione della scuola ora siete fidanzati. Con quel sì tu hai accettato l’invito al ballo, ma anche di essere la sua ragazza.”
“Mi stai prendendo in giro, ti sei inventata tutto per farmi uno scherzo.”
“Come è possibile che tu non lo sappia? Ne parlano tutti! E’ così che si sono fidanzati Jonathan River e Rebecca McCarter la prima volta!”
Jonathan River e Rebecca McCarter: la coppia per eccellenza della scuola, che l’anno prima aveva frequentato l’ultimo anno e  che ora si trovava in una prestigiosa università. La loro lunga storia d’amore era stata seguita con attenzione da tutti gli studenti allo stesso modo in cui si seguono le intricate vicende di una soap opera, e ognuno di loro, in diverse maniere e in varie misure, aveva contribuito a fare in modo che si fidanzassero. Per quasi un intero anno erano stati eletti “coppia del mese” sul giornale della scuola, e ciascun ragazzo, in segreto, sperava di vivere una storia come la loro.
Helen sobbalzò sentendo quei nomi, per diverso tempo era stata attratta da Jonathan e aveva odiato Rebecca.
“Da-davvero?”
“Sì, e chissà, magari tu e Zayn diventerete la nuova “coppia più popolare” di questa scuola…”
La bionda assunse un’aria sognante.
“Sì…io e Zayn….coppia più popolare…..”
“RAGAZZE! CI VOLETE AIUTARE O NO A SISTEMARE QUESTE SAGOME?”
“Ecco, Harry, arriviamo, un attimo!”
 
La preside della Rooney Hight School conferiva una grande importanza ai balli che si svolgevano in ambito scolastico, li riteneva fondamentali per l’integrazione e la socializzazione  degli studenti.
Per questo aveva adibito uno speciale e ampio locale annesso all’edificio (un tempo usato come seconda palestra della scuola) a “salone per le feste”, cosa che aveva ottenuto la grande approvazione degli alunni.
Il comitato per le decorazioni si era riunito lì, quel pomeriggio, per sistemare tutto prima che arrivasse il momento della festa.
Avrebbero dovuto iniziare almeno due giorni prima, ma c’erano stati dei problemi, qualcuno aveva perso le chiavi, e ora si ritrovavano a dover preparare l’intera enorme ex-palestra poche ore prima dell’inizio del ballo.
Maya guardò i tanti scatoloni che si trovavano davanti a lei. Poi guardò Harry. Poi di nuovo gli scatoloni.
“Sono…sono ancora pieni…questo significa…che in tre quarti d’ora…non avete fatto…assolutamente….NIENTE! HARRY, NON AVETE FATTO NIENTE! MANCANO MENO DI TRE ORE ALLA FESTA!”
“Hei, calmati, anche tu e Helen non avete fatto niente, siete solo state lì a chiacchierare…”
Quella risposta la spiazzò. In effetti era vero, non si trovava nella condizione di lamentarsi.
Meglio darsi da fare e cercare di sfruttare il poco tempo rimasto.
“Ok, lasciamo perdere e iniziamo a lavorare. Ma perché siamo solo in quattro qui dentro? Dove sono finiti gli altri?”
“Sono qua fuori, stanno prendendo gli altri scatoloni.”
“Altri…scatoloni?”
Ok, ce la potevano fare. Doveva convincersi che ce la potevano fare. Anche se era terribilmente impossibile sistemare tutti quegli scatoloni  in così poco tempo. Ma ce la dovevano fare.
Prese la prima sagoma che vide, raffigurava Jennifer Lopez, iniziò a trascinarla lungo il locale, era piuttosto pesante, dopo molti sforzi la poggiò in un angolo tra due vasi di fiori secchi che si trovavano lì da mesi, perché nessuno si era preoccupato di toglierli dopo l’ultimo ballo.
In quel momento entrarono alcuni ragazzi portando un paio di scatoloni.
“Su, veloci, dobbiamo muoverci!”
 
Si sedettero tutti sul pavimento, stanchi ma soddisfatti.
Ce l’avevano fatta.
Mancava ancora un’ora e mezza all’inizio del ballo ed era già tutto pronto.
Il comitato del cibo aveva allestito un buffet in quello che un tempo era lo spogliatoio.
Il comitato della musica aveva assicurato l’arrivo di una band locale piuttosto apprezzata.
Luci argentate illuminavano la pista da ballo ricoperta da un telo blu notte.
Intorno erano disposti alcuni graziosi tavoli su cui erano poggiate tovaglie che raffiguravano dei pentagrammi e piccoli vasi di fiori azzurri.
Ai muri erano stati attaccati lunghi e drappeggianti pezzi di stoffa dalle sfumature blu e argentate.
In ogni angolo del locale si trovavano sagome a grandezza naturale di cantanti famosi.
Dal soffitto pendevano tovaglioli bianchi su cui era scritto il testo delle loro canzoni più belle.
Risultato: meraviglioso.
Un’atmosfera al tempo stesso romantica e pop.
Maya e Helen si scambiarono un’occhiata complice, poi entrambe si alzarono, salutarono tutti e corsero verso casa, mancava poco al ballo e dovevano prepararsi.
 
Maya aprì la porta della sua camera ed entrò, subito seguita da Helen. Si sedette sul letto, la sua amica stava borbottando qualcosa sul cominciare a decidere i vestiti da indossare, ma lei non l’ascoltava. Vedeva davanti a sé un paio di occhi color cioccolato, così belli, così profondi, così semplicemente stupendi….Si riscosse, scuotendo la testa. Zayn era il fidanzato di Helen, non doveva neanche pensarci ai suoi occhi.
Nella mente le ritornarono le immagini di ciò che era successo quel pomeriggio, mentre preparavano le decorazioni per il ballo.
Stava cercando di appendere al muro una specie di ciondolo argentato a forma di luna, in punta di piedi su una scala traballante.
Il cellulare nella tasca dei jeans aveva iniziato a vibrare, costringendola a lasciare l’appoggio sicuro che la sua mano aveva trovato sul bordo della scala per rispondere alla telefonata.
Era accaduto tutto in un attimo.
Aveva perso l’equilibrio, aveva iniziato a precipitare giù, sempre più giù, aveva chiuso gli occhi, e un momento dopo si era ritrovata immersa in due profonde e possenti braccia.
Li aveva riaperti, e per prima cosa aveva visto quei due occhi scuri, meravigliosi, un mare di puro cioccolato in cui veniva voglia di affogare.
Era accaduto qualcosa durante quello sguardo?
Non doveva essere accaduto qualcosa.
Un semplice sguardo, nulla di più.
“Maya! Secondo te Zayn preferisce il turchese o il lilla?”
No, ne era convinta: non era successo niente.
 
Zayn uscì dalla palestra e si incamminò verso casa.
Nella sua mente aveva le immagini di quello che era accaduto con Maya, mentre sistemavano il locale per il ballo. L’aveva vista cadere giù da una scala e aveva cercato di “raccoglierla”, se l’era ritrovata accovacciata tra le sue braccia, si erano guardati, quanto erano belli i suoi occhi….Il giorno prima un ragazzo, parlando di lei, l’aveva definita “brutta”. Ma come poteva essere brutta? Quegli occhi color ghiaccio, quei capelli ricci, mossi, che le illuminavano il volto chiaro e pulito, la bocca grande, carnosa, come una ciliegia sopra un prato innevato…
Era accaduto qualcosa durante quello sguardo?
Non doveva essere accaduto qualcosa.
Un semplice sguardo, nulla di più.
Pensò a Helen, lui era attratto da lei, lui era fidanzato con lei.
No, ne era convinto: non era successo niente.


Eeeed eccomi di nuovo qui! Ok, è vero, è da un bel po' che non mi faccio rivedere, ma non riuscivo a trovare il tempo per scrivere questo capitolo, quindi scusatemi se è uscito schifoso :(
Comunque, per farmi perdonare, ho deciso di darvi un'idea dell'aspetto di Helen e di Maya....


Helen
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Maya
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Che ne dite? :)
Vabbè, ora vi lascio...
Ci rivediamo al prossimo cap! :)

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Capitolo 10
*** I'm afraid of you! ***


Le luci brillanti, il vociare delle persone e la musica a tutto volume rendevano il locale ancora più bello, ancora più frizzante.
Era quel genere di situazioni che mettono addosso un’incontrollabile voglia di vivere, di sfrenarsi, di cogliere l’attimo. 
Era quel genere di situazioni a cui non si può resistere.  
Quasi ancora prima di entrare, Helen e Maya si gettarono tra la gente, senza più pensare a nulla.
In pochi minuti la folla le costrinse a separarsi, la prima si ritrovò nel bel mezzo della pista da ballo, la seconda venne praticamente schiacciata contro il tavolo del buffet. 
Maya si guardò intorno, tutti i ragazzi della scuola si stavano scatenando, chi in una danza sfrenata, chi una cena altrettanto sfrenata, solo qualcuno si era rintanato in qualche angolo per parlare al di sopra della musica.
La ragazza sorrise e mosse qualche passo in avanti per raggiungere Helen,ma un braccio dietro di lei la bloccò. 
Accadde tutto in attimo, il suo sguardo incontrò quello di un ragazzo alto, muscoloso, con dei capelli lisci e neri che ondeggiavano leggermente nella confusione; prima che la ragazza potesse fare qualcosa la stretta divenne più forte, un brivido le percorse la schiena, gli occhi scuri dell’altro la fissavano con insistenza, lei non riusciva a capire le sue intenzioni, la vicinanza era eccessiva, cercò di divincolarsi, con un enorme sforzo ci riuscì. Non ebbe il tempo di pensare a nulla, subito il braccio possente del ragazzo si impossessò di nuovo dei suoi fianchi stringendola a sé.
“Calmati, bella, voglio solo ballare con te.”
La sua voce calda e profonda aveva un suono rassicurante, iniziò a rilassarsi, ma qualcosa nelle sue parole non la convinceva del tutto… Lo sentiva, c’era qualcosa che non andava.
“Mi..mi stai prendendo in giro?”
Sbuffò leggermente.
“Ti ho detto che voglio solo ballare, non c’è nessun motivo per cui dovrei prenderti in giro. Andiamo su, sciogliti un po’.”
“Hai detto che sono bella.”
“Perché, qual è il problema? Nessun ragazzo te l’ha mai detto?”
Lei scosse leggermente la testa, lui la afferrò per le spalle costringendola ad alzare il mento.
“Non importa, a me sembri bella, e voglio ballare con te. Me lo concedi?”
Con un sorriso, Maya si lasciò trascinare all’interno della pista.
Dopotutto, non c’era niente di male a ballare con un ragazzo, le sue parole le erano sembrate sincere, anche se inusuali. Nessuno, nei precedenti balli scolastici, la aveva detto cose simili, e il fatto che il primo fosse stato un ragazzo così attraente l’aveva spiazzata, si era sentita confusa, quasi derisa. Ma in fondo, poteva anche piacere a qualcuno, no? Non piacere nel senso di volersi fidanzare, piacere nel senso di ballare insieme.
E poi, doveva ammetterlo, lui era veramente un ottimo ballerino, si stavano divertendo.
Avevano solo dimenticato un piccolo particolare.
“Lo sai che non mi hai detto come ti chiami?”
“Neanche tu.”
“Ma tu non me l’hai chiesto”
“Perché, tu l’hai fatto?”
“Te lo chiedo ora: come ti chiami?”
“Robert Brown.”
“Ho sentito parlare di te. Una mia amica dice sempre che sei bellissimo.”
“Non lo sono?”
“Beh…c’è di meglio.”
“Ehi!”
Iniziarono a ridere. Era simpatico, riusciva a infonderle quella sicurezza in sé stessa di cui spesso sentiva la mancanza.
“Comunque…tu come ti chiami?”
“Maya Stoner”
“Uhm…quindi sei tu che hai organizzato le decorazioni per il ballo! Ho letto il tuo nome sulla lista del comitato…avrei voluto segnarmi anche io, ma mi ero già iscritto a quello per la musica.”
“Che ne dici del nostro lavoro?”
“Beh, dico che è incredibilmente…terribile!”
Scoppiò in una meravigliosa risata, contagiando anche la ragazza. Stava bene in sua compagnia, era piacevole parlare con lui. Un ragazzo attraente, interessante, simpatico, divertente, gentile, affascinante…Avrebbe potuto essere un possibile fidanzato? Maya inclinò la testa, valutando le diverse qualità della persona con cui stava ballando. Beh, in effetti sì, non era male. In quel momento sembrava quasi Helen. Sorrise a quel pensiero, e continuò a ballare.
 
Zayn iniziò a correre lungo la strada, maledicendo il fatto di abitare così lontano dalla scuola.
Era terribilmente e irrimediabilmente in ritardo.
Lo sguardo gli cadde sulla schermata del cellulare che teneva in mano e che aveva iniziato a vibrare.
“Pronto, Helen? No, non ho visto il messaggio, non preoccuparti, sto arrivando. No, non serve che mi vieni in contro, mi trovo a circa a dieci metri dall’edificio, se ti affacci alla porta e vedi un pazzo senza fiato che corre sono io. Ci vediamo tra un minuto. Ciao.”
Si fermò prima di sbattere la testa contro un cartello stradale e riprese a correre velocemente. Mancavano solo pochi metri.
 
Helen chiuse la telefonata. Avrebbe preferito che Zayn l’avesse chiamata “amore”. Ma in effetti, non poteva pretendere molto da un pazzo ritardatario che correva senza fiato.
Raggiunse Harry e Fanny che stavano chiacchierando vicino alla sagoma di Avril Lavigne.
“Ehi, avete visto Maya?”
“Poco fa stava ballando con un ragazzo, secondo me non la dovresti disturbare. Piuttosto, hai telefonato a Zayn?”
“Sì, sta arrivando.”
“A volte quel ragazzo riesce a essere peggio di Maya per quanto riguarda gli orari. Adesso, scusa, Helen, te ne potresti andare? Io e la mia fidanzata stavamo per baciarci prima che arrivassi tu.”
Lei assunse un tono da finta offesa:
“Ok, ok, me ne vado. Ma se decidete di andare oltre un semplice bacio vi consiglio di scegliere un luogo un po’ meno affollato.”
Con questa parole si allontanò, aspettando l’arrivo del suo ragazzo.
 
Zayn si accasciò all’angolo della porta dell’edificio, stremato per la lunga corsa.
Automaticamente, i suoi occhi iniziarono a cercare tra la folla degli studenti la folta chioma di Helen, ma lo sguardo gli cadde su qualcun altro.
Inizialmente non ci fece caso, solo dopo qualche secondo si rese conto di star fissando Maya. Che ballava con un ragazzo piuttosto attraente. Tentò di sorridere e continuare a cercare la sua fidanzata, ma c’era qualcosa che glielo impediva, il suo sguardo era fisso su Maya e l’altro ragazzo, non riusciva a girarsi, era come se i suoi occhi si fossero perennemente incollati su loro due. Scosse la testa, si riprese dalla lieve trance in cui stava cadendo.
Ridiede uno sguardo alla coppia che aveva attirato la sua attenzione. Quel ragazzo. Lo aveva già visto.
“Ehi, Malik, ho sentito che ti sei fidanzato con Helen Wilson!”
“Sì, andremo insieme al ballo di Halloween…”
“Beh, complimenti, è davvero una bella ragazza. Invece quella sua amica…credo che si chiami Maya, o qualcosa del genere…è davvero brutta! Una specie di cesso ambulante!”
Era lui. Sì, lo ricordava bene. Il ragazzo che l’aveva definita “cesso ambulante”. E ora stava ballando con lei. 
Sentì qualcosa aggrovigliarsi nel suo stomaco, avvertì l’improvviso impulso di andare lì e sistemare quell’ipocrita bugiardo, in un attimo si ritrovò ad attraversare quasi di corsa la pista, si bloccò a metà, che cosa stava facendo? Che c’entrava Maya con lui? Lui era fidanzato con Helen, non doveva preoccuparsi delle altre ragazze. Che cosa cavolo gli era saltato in mente? Perché? 
Cercò di trovare una spiegazione, ma non era così semplice. Beh, dopotutto Maya era simpatica, stava diventando, o forse era già, un sua cara amica. E gli amici si aiutano tra di loro, no? Quindi lui, d’istinto, aveva cercato di aiutarla proteggendola da qualcuno che non la meritava.
Si sentì soddisfatto di quel ragionamento, era un’ottima spiegazione a ciò che stava per accadere.
“Zayn!”
Il ragazzo si voltò verso Helen, che lo stava raggiungendo facendosi strada tra la folla.
“Finalmente sei riuscito ad arrivare!”
“Sì, sto qui da un po’, ecco, io, ti…ti stavo cercando…”
Non riusciva a parlare. Riusciva solo a fissare la sua ragazza, senza rendersi conto di aver lasciato la bocca spalancata, senza riuscire a pensare a qualcosa di sensato.
“Zayn!? Che c’è?”
“Oh, ehm, sei…sei stupenda….davvero….tesoro, sei…meravigliosa….”
“Oh, beh, grazie, anche tu sei bellissimo…balliamo?”
“Sì, c-certo!”
Non aveva nulla da temere, aveva preso delle lezioni di danza in vista del ballo, non era ancora molto bravo, ma almeno era capace di non cadere e di non pestare i piedi agli altri.
 
“Zayn, scusa, ho molta sete, vado a prendere qualcosa da bere. Vieni?”
“No, grazie, non ho voglia, ti aspetto qui.”
“Ok, arrivo tra poco.”
Zayn restò a guardare la sua ragazza che si allontanava. Cavolo, quanto era bella.
Girando la testa, si ritrovò di nuovo a fissare Maya. Beh, anche lei era stupenda. Stava ancora ballando con quell’ipocrita. 
Lentamente, Zayn osservò i due avvicinarsi, le loro labbra riducevano sempre la distanza tra d loro, iniziavano a sfiorarsi….
Io sarò il primo a baciarti, e anche l’ultimo.
“BASTARDO!”
In un attimo, Zayn era sopra il ragazzo, lo insultava pesantemente, lo chiamava “Stronzo! Bugiardo! Ipocrita!”, e nel frattempo cercava di fargli il più male possibile, di colpirgli ogni centimetro di pelle, di ridurre il suo corpo a un ammasso di lividi; solo vagamente si rese conto che la band aveva smesso di suonare, che attorno a loro si era creato un cerchio di studenti che tentavano di vedere, di capire cosa stesse accadendo, solo vagamente avvertì il tocco delle mani di maya che provava, invano, a dividerli, solo vagamente si accorse di Helen che li fissava sbalordita e del suono secco di due bicchieri di coca cola che si frantumavano a terra, solo vagamente. Tutto ciò a cui riusciva a pensare era il ragazzo sotto di lui, quello stupido bugiardo ipocrita, quello che stava per rubargli il ruolo di “primo bacio di Maya”;n quel momento la sua mente non era più in grado di ragionare, di  elaborare qualunque cosa che fosse sensata.
La forte stretta di un insegnante che aveva il compito di sorvegliare il ballo lo costrinse ad allontanarsi di qualche passo da Robert Brown.
Stava ansimando, il suo petto si alzava e si abbassava violentemente, il suo viso era sconvolto dalla rabbia.
Il professore stava dicendo qualcosa su una sospensione di tre giorni, ma Zayn non lo ascoltava. Guardava il ragazzo che aveva appena picchiato, staso a terra e coperto di lividi e graffi. Non riusciva a provare rimorso, non ne era in grado, almeno in quel momento.
L’insegnante si allontanò, con scusa di andare a chiamare qualcuno che potesse soccorrere Robert.
Zayn volse lo sguardo verso Maya, aveva gli occhi lucidi, carchi di delusione, di spavento, chiedevano spiegazioni che il ragazzo urlò, tirando fuori tutta la rabbia che era ancore repressa in lui.
“Quel bastardo, quello che stavi per baciare, ti ha definita cesso ambulante! Ti stava prendendo in giro, è solo uno stupido ipocrita bugiardo! Lui non ti merita, non deve meritare un tuo bacio! Fa schifo solo il fatto che stessa ballando con te! Lurido bastardo! Dovrei essere io il primo a baciarti, non lui!”
Sentì il suono di passi che si allontanavano di corsa, girandosi vide Helen, la sua ragazza, con lacrime amare che le scendevano lungo il collo, che fuggiva via, mentre la delusione e l’incertezza emanavano come fumo dai capelli biondi che ondeggiavano sulle sue spalle.
Zayn sentì il mondo che gli crollava addosso. Che cosa diavolo aveva fatto? Che cosa diavolo aveva detto? No, questa volta non riusciva a trovare una spiegazione valida che lo potesse giustificare, e non ne aveva il tempo.
Si ritrovò a correre come un pazzo cercando inutilmente di raggiungere la ragazza che era già troppo lontana, sentiva le stesse amare lacrime di Helen che gli bagnavano le guance, e dietro di sé la voce di Maya, rotta dai singhiozzi e dal pianto:
“Sei tu il bastardo! Credevo che fossi una persona normale, e invece…sei identico a mio fratello! Io…io ho paura di te!”

 
OK. Devo dire che questo capitolo ha colpito molto anche me che l'ho scritto. Ho impiegato molto tempo per elaborarlo, e devo dire che ne sono piuttosto soddisfatta, anche se l'opinione che conta e la vostra, quindi, per favore, recensite e fatemi sapere cosa ne pensate! 
Comunque, tornando al capitolo....Beh, rileggendolo mi ha davvero spiazzata, per i fatti che accadono. Non me lo sarei aspettata neanche io, dico davvero.
Cosa succederà? Io avrei già un'idea su cosa scrivere nel prossimo, ma non vi dico nulla ;)
Comunque, volevo ringraziare tutte coloro che sono passate e hanno recensito, grazie davvero, vi adoro <3
A presto (beh, in realtà non so se sarà molto presto, dipende da quando finisco di scrivere il capitolo 11)! :)
 Ah, l'ultima cosa:
Ecco il vestito di Helen

E quello di Maya:
Spero che vi piacciano! :)

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Capitolo 11
*** Look ***


Tempo fa, qualcuno disse “se qualcosa può andare peggio, lo farà”. Beh, per chi la sente la prima volta può sembrare una frase stupida, banale, quasi masochista, una specie di cattivo augurio detto da una persona depressa che ha ormai totalmente perso la voglia di vivere e di avere una vita sociale.
Eppure, quando ti trovi disteso sul letto, con le mani tra i capelli, pensieri crudeli che si rincorrono dentro la tua mente, inizia a capire che forse quella frase prima tanto assurda e lontana da te potrebbe anche avere un senso.
Sì, perché è proprio questa la frase che, almeno in certe terribile occasioni, racchiude l’andamente delle vita.
“se qualcosa può andare peggio, lo farà”
Si tratta di quel tipo di sfortuna che, almeno una volta, capita a tutti, e ti fa vivere quei momenti terribili in cui sembra che il mondo ti stia crollando addosso, e allora ti senti perso, come se intorno a te ci fosse solamente il vuoto, senza una strada da seguire, senza un appiglio a cui aggrapparti. 
Eppure, anche in quei momenti devi farti forza e andare avanti, anche se senza una direzione, anche se senza sapere dove ti ritroverai, devi andare avanti.
Zayn fece un respiro profondo, guardando la porta della villetta bianca che gli stava davanti come se nascondesse chissà quale grande segreto.
In una mano reggeva il giornalino scolastico uscito appena dopo i suoi tre giorni di sospensione, durante i quali era rimasto disteso a letto, incapace di muoversi o di parlare con qualcuno.
Allungò il dito verso il campanello…
No, non ce la poteva fare.
Ma doveva.
 
Maya allungò la mano verso la maniglia dell‘armadietto, ma si rese conto di non ricordare il perché di quel gesto. Cosa doveva prendere? Controllò l’orario delle lezioni, aveva un’ora di storia, poi finalmente sarebbe potuta andare a casa, a gettarsi sul letto mentre i pensieri, seppur involontariamente, tornavano a quel punto fisso, a quel ballo di Halloween. 
Perché era accaduto tutto quello? Perché Zayn aveva detto quelle cose sul fatto di baciarla? Perché aveva aggredito quel ragazzo? Rabbrividì. No, quella era l’ultima cosa che si sarebbe potuta aspettare da uno come Zayn. Stavano iniziando a conoscersi, le era sembrato simpatico, un po’ imbranato e scoordinato nei movimenti, leggermente timido, ma allo stesso tempo anche divertente, sicuro di sé, nonostante la sua bellezza la mettesse un po’ in soggezione, stavano diventando amici. 
E invece…
Per un momento aveva visto un’altra persona, non Zayn, picchiare quel ragazzo. Per un momento aveva visto Ryan, suo fratello. 
Non riusciva a crederci.
Non riusciva a credere che Zayn, che non molto tempo prima era stato aggredito da lui, potesse fare una cosa del genere. 
Era stato orribile.
Allo stesso modo in cui aveva considerato tremendo il gesto di suo fratello, considerava tremendo il gesto di Zayn.
Ryan ora si trovava in un collegio speciale per ragazzi violenti. Zayn…
Era stato sospeso per tre giorni, quella mattina era tornato a scuola, l’aveva visto di sfuggita prima dell’intervallo e si era subito allontanata, poi era praticamente scomparso, e lei non aveva la minima voglia di rincontrarlo.
La verità si poteva trovare in miscuglio di emozioni che le inondavano il petto, e all’interno delle quali c’erano paura, delusione, confusione, ricordi di un passato dominato dal carattere difficile di un fratello aggressivo e violento, desiderio di tornare indietro nel tempo e fare di tutto pur di non rivedere quelle scene.
Perché?
Da troppi giorni si ripeteva sempre la stessa domanda senza risposta.
Perché?
Se solo avesse potuto parlarne con Helen, lei era la sua migliore amica, lei avrebbe saputo darle quel consiglio, quell’indicazione, quell’inizio di una strada. 
E invece niente, dal ballo di Halloween la sua amica, se ancora poteva essere chiamata così, non si era fatta vedere a scuola; Maya aveva provato a telefonarle, ad andare a casa sua, ma sua madre le aveva detto che aveva la febbre e non poteva vedere nessuno.
Harry stava cercando di sostenerla in qualche modo, almeno quando non era impegnato con Fanny, ma non era la stessa cosa di Helen. 
Si sentiva sola, persa in un vuoto incolmabile, intrappolata in una ragnatela di domande senza risposta, in un vortice di confusione e di ricordi che avrebbe voluto cancellare.
Perché?
Sbatté di proposito la testa contro il fondo dell’armadietto, come se con quel gesto avrebbe potuto sbattere i pensieri fuori dalla sua mente.
Invece servì solo a ricordarle qualcos’altro. Quel giorno sarebbe uscito il nuovo numero del giornalino scolastico. Anzi, ora che ci pensava  era già uscito, durante l’intervallo aveva visto di sfuggita un tavolino su cui era poggiata una fila di giornali, e davanti ad esso una fila di studenti che facevano a gara per prenderne uno… In quel momento non ci aveva fatto caso, ma ora che ci pensava, sì, si trattava del giornalino scolastico.
Quel giornalino in cui Madison aveva promesso di umiliarla rivelando al mondo il segreto della sua storia con Harry.
Bene, di male in peggio, da allora in poi sarebbe stata anche derisa dall’intera scuola.
Decise che all’uscita avrebbe dato un’occhiata al giornale, giusto per capire quante pagine le erano state dedicate.
 
Un occhio color nocciola dai riflessi azzurri e dorati si fece intravedere attraverso lo spioncino della porta. Un occhio che Zayn conosceva bene, e da cui, pur non ammettendolo in pubblico a causa della sua timidezza, era rimasto fin da subito profondamente affascinato.
L’occhio scomparve, la porta non si aprì.
Da dentro la casa, qualcuno gridò:
“Tesoro, chi ha suonato il campanello?”
La voce di Helen rispose, incerta:
“Ehm…non…non c’è nessuno…”
Zayn avrebbe dovuto prevederlo. Non poteva aspettarsi che la sua ragazza lo facesse tranquillamente entrare dopo ciò che aveva detto al ballo. Ma poteva continuare a chiamarla “la sua ragazza”? Questa domanda gli rimbombava in testa come mille tamburi. Sarebbe riuscito a sistemare le cose? E poi, poteva aspettarselo? Da un lato cercava in ogni modo di trovare delle risposte, dall’altro si sentiva uno stupido, doveva pensarci prima, ormai era troppo tardi per tornare indietro, come se avesse frantumato a terra una bottiglia di vetro e volesse riaverla intera come prima.
In effetti, che cavolo si aspettava? Aveva detto chiaramente di voler baciare la migliore amica della sua fidanzata. E questa non era una cosa da lui, non era nel suo modo di fare mettere in atto una cosa del genere, e poi perché? Che gli era successo?
No, basta, doveva smetterla. Doveva smetterla di pensare e iniziare ad agire. 
Avrebbe continuato a pemere il dito su quel campanello fino a quando Helen non avrebbe aperto la porta.
 
Maya iniziò a sfogliare il giornale che aveva appena preso. Prima ancora di arrivare alla seconda pagina, l’occhio le cadde sulla lista dei ragazzi che avevano “passato la prima prova” del torneo per diventare capitano della squadra di basket. La prima competizione aveva avuto luogo almeno due settimane e mezzo prima, ma i risultati si erano saputi quel giorno. Lesse subito il nome di Harry, e un sorriso, seppur inasprito dalla tristezza, si disegnò pin piano sul suo volto. Harry era stato fenomenale, sembrava che giocasse a basket da anni, mentre aveva imparato le regole solo una settimana prima. Doveva aver trovato davvero un buon allenatore, pensò Maya, decidendo che più tardi sarebbe andata a congratularsi con lui. Passò avanti, c’era un articolo che parlava dell’organizzazione delle gite scolastiche, un’inchiesta sul furto di un computer avvenuto da qualche giorno, poi finalmente, o purtroppo, trovò quello che cercava.
Su una pagina, colorata di un colore diverso rispetto alle altre, era scritto a caratteri cubitali “SCANDALO AL BALLO: MAYA STONER PROTAGONISTA. SCOPRITE I SEGRETI SU TUTTO CIO’ CHE E’ ACCADUTO PRIMA E DURANTE LA NOTTE DI HALLOWEEN”
Beh, in effetti se lo aspettava, dopo tutto quello che era successo non avrebbe mai potuto credere che Madison si sarebbe limitata a parlare solo della sua storia con Harry. 
L’articolo comprendeva molte più pagine del dovuto, probabilmente anche il direttore del giornalino scolastico aveva pensato che molti l’avrebbero trovato più interessante di quello sulle gite scolastiche.
Pensando che dopotutto quelle parole non avrebbero potuto cambiare la situazione, iniziò a leggerle con una rassegnazione quasi ammirabile. Dopo una breve introduzione, Madison aveva descritto nei minimi particolari ciò che era accaduto con Harry, proseguendo con l’arrivo a scuola di Zayn, il suo fidanzamento con Helen e…
No. Quello no. Non poteva essere vero. Semplicemente non doveva. No! 
Metà della seconda pagina dell’articolo era occupata da una fotografia che non avrebbe dovuto essere stata scattata, e che ritraeva Maya tra le braccia di Zayn, davanti ad una vecchia scala di legno consumata dal tempo. Ma non c’era scritto il perché di quell’azione, non c’era scritto che lei era caduta dalla scala mentre cercava di appendere le decorazioni per il ballo e che Zayn, che casualmente si trovava lì sotto, aveva cercato di “raccoglierla” con un gesto di sola cortesia. 
No, c’era solo quella foto con la sua descrizione, senza spiegazioni a parte la scritta “Beh, l’immagine parla da sola”.
Chiuse il giornale, lo gettò a terra. Non voleva vedere altro. Non ne aveva il coraggio.
Come aveva fatto la sua compagna di banco a scattare la foto? Si era appostata dietro la finestra aspettando che accadesse qualcosa? La sua perfidia poteva arrivare a tanto?
Ma in quel momento dentro la mente di Maya le domande erano passate in secondo piano. Era capace di pensare solo ad un nome, quello della sua migliore amica. Lei non sapeva ancora nulla.
Avvisò sua zia che non sarebbe tornata subito a casa e si precipitò per quella strada che aveva percorso già milioni di volte.
 
“Helen, apri quella dannata porta!”
“Ma fuori non c’è nessuno!”
“E’ da quasi un’ora che qualcuno sta suonando il campanello, apri!”
“Quel qualcuno starà…facendo uno scherzo…sì, ecco, è uno scherzo!”
“Se non vai tu esco dalla doccia e vado io ad aprire la porta!”
“Ma mamma!”
Si sentirono dei passi camminare veloci sul pavimento, subito seguiti da quelli di Helen che continuava a protestare a dire che fuori non c’era nessuno. 
Improvvisamente la porta si spalancò, e Zayn vide una donna in accappatoio con i capelli biondi bagnati che le si appiccicavano al viso. 
“Tu chi sei?”
La sua voce gli era familiare, era simile a quella di Helen, che lo guardava incerta da dietro la schiena di sua madre.
“Sono un…un amico di Helen, volevo…”
E ora che scusa si inventava? Probabilmente lei non sapeva nulla del fatto che lui era il fidanzato di sua figlia.
“Volevi?”
“Volevo…ecco…chiederle perché oggi non è venuta a scuola… volevo sapere come stava… e…”
Fu Helen a rispondergli, con un tono di voce aspro in cui era racchiuso tutto ciò che era accaduto.
“Non sono venuta a scuola perché aveva la febbre, ora sto meglio ma non so quando tornerò, e adesso che hai saputo tutto puoi anche andartene.”
In quel momento gli venne un’idea geniale.
“La professoressa di inglese ci ha assegnato un lavoro da fare insieme, è per domani, quindi…”
La ragazza aprì la bocca, ma sua madre la pecedette.
“Oh, beh, allora se è per la scuola… Entra dentro, Helen sta meglio, non credo che ti attaccherà la febbre.”
Si spostò per lasciarlo entrare, lui raccolse tutto il suo coraggio e oltrepassò la porta, ritrovandosi in un ampio ingresso ben arredato. La signora Wilson li scortò fino alla camera di Helen e li lasciò soli, convinta che avrebbero passato il tempo a fare i compiti.
Zayn non diede il tempo alla sua “fidanzata” di iniziare il discorso.
“Dobbiamo parlare.”
“Di cosa?”
“Non fare la finta tonta, dobbiamo parlare.”
“Io non voglio parlare.”
“Io sì. Quindi se vuoi stai zitta e ascolta soltanto, perché non riuscirai a fermare le mie parole.”
LA guardò per un attimo, la sua espressione era un misto tra la sfida, la sorpresa, la rabbia.
Continuò, senza darle il tempo di ribattere.
“A parte tutto ciò che è accaduto al ballo di Halloween, c’è una cosa che tu non sai, e voglio fartela vedere prima che lo faccia qualcun altro. Oggi è uscito il nuovo numero del giornalino scolastico, ovviamente c’è scritto ogni particolare sul ballo, ma c’è anche qualcos’altro.”
Lei inarcò un sopracciglio, come a dire che altro c’è? E’ successo qualcosa con Maya? Non preoccuparti, non sono sorpresa.
Zayn aprì il giornale che aveva in mano e lo sfogliò cercando la foto in cui Maya era caduta tra le sue braccia, Ma pria di trovarla qualcuno spalancò la porta della camera, e Helen, sorpresa, si alzò velocemente dalla poltroncina su cui si era lasciata cadere.
“M-Maya?!”
“Tua madre mi ha lasciata entrare, devo dirti una cosa, oggi…”
Il suo sguardo si posò sul ragazzo.
“Zayn…che ci fai qui?”
“A quanto pare siamo venuti per lo stesso motivo.”
Helen perse la pazienza.
“Ma volete dire che cosa cavolo sta succedendo? Nessuno di voi due dovrebbe essere qui!”
“Guarda.”
 


Ciaooo
Ok, è vero, ci ho messo davvero tantissimo tempo per scrivere questo capitolo, ma avevo tantissime idee in mente e non riuscivo ad assemblarle, ne ho dovuta togliere qualcuna per non fare una specie di trottato! :P
In ogni caso, ne sono abbastanza soddisfatta, devo dire che mi piace molto e credo che sia uscito piuttosto bene, ma il parere che conta è il vostro, non il mio, quindi mi raccomando... RECENSITE!
Secondo voi come la prenderà Helen? Le cose si sistemeranno? E Harry? Riuscirà a diventare capitano della squadra di basket? Beh, siceramente spero di sì, già me lo immagino mentre corre lungo il campo dopo la vittoria di una partita, tutto sudato e bagnato che si toglie la maglietta.... mlmlmlmlmlmlml.... Ok, il perversione time è finito (forse).
Avete sentito la notizia di Liam e Danielle che sono lasciati? Secondo voi è vero? A me Danielle non stava molto simpatica, ma un po' mi dispiace perché Liam con lei sembrava felice...
Ah, tra l'altro ieri sono andata a vedere il film "I love One Direction"... è incredibile!
Va beh, non ho più niente da dire, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, mi raccomando recensite e fatemi sapere cosa ne pensate e cosa accadrà secondo voi...
Ciaoooo :)
 
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** Under the first drops of rain ***


                                               


Helen gettò uno sguardo all’immagine che Zayn e Maya le avevano messo sotto gli occhi, andando così contro la sua volontà. 
Una volontà che non era riuscita a vincere, contrastata da un malvagio istinto che, lo sentiva, la stava spingendo verso la strada più dolorosa.
Una volontà che le stava intimando di non guardare quell’immagine, perché avrebbe solo sofferto ancora di più.
Ma l’istinto malvagio era troppo forte, unito a quella stupida curiosità che l’aveva sempre caratterizzata, e la sua volontà era troppo debole.
Gettò uno sguardo alla foto, e nell’istante in cui i suoi occhi si fissarono su quelle due figure così terribilmente reali, seppe che la volontà aveva avuto ragione.
Sentì qualcosa bagnarle le guance, lacrime, no, non doveva piangere, non davanti a loro, che la fissavano con non avrebbe saputo dire che cosa, compassione? Scuse? Dispiacere? Timore?
Con uno sforzo enorme riuscì a staccare le iridi color nocciola dalla foto per poi fissarle in quelle color ghiaccio della sua migliore amica. Non aveva la forza di guardare Zayn.
Aprì la bocca, avrebbe voluto urlare, ma dalla sua gola uscì soltanto un suono strozzato, appena udibile.
La voce di Maya arrivò alle sue orecchie come da un’incredibile distanza.
“Senti, volevo, e credo che Zayn sia venuto qui per lo stesso motivo, insomma, volevo spiegarti che questa foto…non è quello che credi, è stato un incidente, ma qualcuno, Madison, ha fotografato quell’istante facendolo sembrare quello che non è, e…”
Helen non ce la fece a resistere, seppur con uno sforzo enorme, seppur non urlando ma solo con una specie di sussurro, la sua voce fuoriuscì quasi di botto dalle sue labbra.
“Non è quello che credo? E’ stato un incidente? Facendolo sembrare quello che non è? Davvero? Quindi si tratta di un fotomontaggio, non è così? Madison ha fatto un ottimo uso di Photoshop e ha incollato tra loro due immagini completamente separate. Perché per quello che dici tu dev’essere per forza così. Adesso guardami negli occhi è dimmi se ciò che sto vedendo è un fotomontaggio. Dillo!”
Silenzio. 
Maya abbassò lo sguardo.
“Ecco, vedi? Non lo è. Non è un fotomontaggio, e il tuo silenzio ne è la prova. Un altro inganno. Un altro tradimento. Grazie tante, non c’era bisogno di mostrarmelo, ormai potavo aspettarmi tutto. Ah, e se c’è qualcos’altro, non serve che me lo fate vedere per rinfrescarvi la coscienza, tanto ormai ho capito tutto.”
“E sentiamo, che cosa avresti capito?”
Le due ragazze si girarono verso Zayn, che aveva parlato con un tono più alto del normale e che ora fissava Helen con un’espressione quasi arrabbiata. Non trovando una risposta alla sua domanda, continuò il suo discorso, senza abbassare il tono della voce.
“No perché se hai già capito tutto vorrei almeno sapere che cosa hai capito, e soprattutto su cosa ti sei basata, visto che non sai proprio niente. Allora? Hai cercato di informarti da casa o hai lavorato un po’con l’immaginazione? Non so se lo sai, ma spesso l’immaginazione gioca brutti scherzi. Allora? Voglio una risposta!”
“Zayn, calmati! Vuoi sapere che cosa ho capito? Che quando mi hai chiesto di venire al ballo con te, tu lo consideravi solo un semplice invito a ballare insieme, nulla di più. Per me invece era anche altro. Forse mi sono lasciata condizionare un po’ troppo dalle vecchie tradizioni della scuola a cui ormai nessuno presta più attenzione, ma…”
Si fermò un attimo per asciugare le lacrime che le stavano bagnando le guance. 
“Ma ho capito una cosa: dalla prima volta che ti ho visto mi sei piaciuto , ma solo per il tuo spetto fisico. La chiamerei…attrazione, sì. Neanche ti conoscevo, ma mi piacevano la tua faccia, i tuoi capelli, il tuo corpo. Poi abbiamo iniziato a frequentarci come amici, poi, forse, come qualcosa di più, e durante questo tempo ho capito una cosa. Non è solo attrazione. Tu mi piaci davvero. Mi piace la tua voce, mi piace il fatto che anche se cerchi di nasconderlo sei negato per il ballo, mi piace il tuo carattere, mi piace tutto di te, cavolo.  Pensavo che anche tu provassi lo stesso per me, ma era solo un’illusione, a quanto pare mi hai usata come mezzo per arrivare a Maya. E adesso l’unica cosa positiva è che ciò che è successo al ballo di Halloween ha preceduto l’amore che poteva arrivare e che già si stava avvicinando. Grazie almeno per questo”
Maya e Zayn si lanciarono uno sguardo. 
Fu il ragazzo a controbattere per primo le parole di Helen.
“Helen io…”
Si rese conto di non riuscire a trovare la parole adatte per ciò che voleva esprimere. Avrebbe voluto urlarle che ciò che aveva detto rispecchiava totalmente i suoi sentimenti, che se all’inizio l’aveva considerata solo una bella ragazza, ora ciò che temeva di più era perderla, perché aveva capito che tutto di lei la attraeva, i suoi gesti, la sua voce, il suo modo di essere un po’ infantile; ma era accaduto tutto troppo velocemente, si era sentito confuso, ciò che era successo al ballo era stato solo un errore, non sapeva spiegare perché era accaduto, era successo e basta, e lui adesso voleva solo scusarsi e sperare che tutto, in un modo o nell’altro, sarebbe tornato come prima.
Ma nonostante nella sua mente gridasse al mondo tutto ciò che provava, davanti agli occhi color ghiaccio di Helen le parole che gli occorrevano erano scomparse. 
Gli occhi color ghiaccio di Helen… no, no, no, non poteva… non poteva star guardando Maya. Cercò di riscuotersi, vide davanti a sé il volto della sua (ex?) fidanzata che lo scrutava contrariata.
Sì, quella era Helen? Perché aveva visto Maya?
Scosse la testa cercando di mandare via i pensieri e concentrarsi sulle lettere che doveva pronunciare.
Ma una voce che proveniva da un punto imprecisato alla sua destra lo precedette.
“Senti, Helen, di una cosa voglio assicurarti”
Le parole di Maya iniziavano ad essere interrotte dai singhiozzi.
“Non c’è niente tra me e Zayn, né mai ci sarà. Lui….lui è un essere ripugnante, non credo che ti meriti, ma questo non spetta a me deciderlo. L’unica cosa che posso fare adesso è dirti che quella foto è stato uno sbaglio. Io stavo appendendo al muro una decorazione, stavo in piedi su una scala, a un certo punto sono scivolata, sono caduta, Zayn si trovava per caso sotto la scala e qualcuno ha scattato una foto mentre gli cadevo addosso… Non so se questo riuscirà a fdarti stare meglio, non so se te ne importa qualcosa, ma volevo farti capire che quell’immagine è stata veramente un incidente… Prima che te la facesse vedere qualcun altro.”
Helen si portò le mani alle tempie. Non ce la faceva. Era troppo. Troppe emozioni, troppi pensieri, troppi sentimenti. Troppo.
“Vi prego… per favore… andatevene.”
“Helen…”
“Ho bisogno di riflettere. Per favore, andatevene.”
“Ti prego, Helen, credimi, quella foto…”
“Non è questo, semplicemente ho bisogno di stare da sola. Andatevene, vi prego.”
 
Maya e Zayn uscirono dalla porta della casa di Helen scambiandosi uno sguardo. Non era uno sguardo d’intesa, né di scuse. Non era niente.
Lei si sentiva imprigionata in una vita che non era più la sua, perché  da quando aveva visto quel ragazzo disteso a terra davanti al pavimento di un bar, da quando lo aveva incontrato di nuovo lungo il corridoio della scuola, da quando aveva iniziato a conoscerlo, tutto era cambiato, ogni cosa era stata sconvolta, tutto di lei, dalla sua mente al suo cuore, era diventato un terribile vortice di caos e confusione. Niente era più prevedibile, niente era come lei immaginava; e il ragazzo moro al suo fianco ne era la prova. 
Faticava ad ammetterlo, ma aveva paura. Si sentiva terrorizzata. Quello non era suo fratello, non c’era nessun legame di parentela che poteva, almeno in modo parziale, proteggerla, e se era stato capace di aggredire un suo coetaneo solo perché… Perché? Preferiva non pensarci, aveva già constatato, a danno delle sue emozioni, di non essere in grado di trovare una risposta.
Pensò a ciò che era accaduto quel giorno. Lo Zayn che aveva visto a casa di Helen, non era lo stesso che era saltato addosso a quel Robert Brown durante il ballo, e non era neanche lo stesso ragazzo timido e impacciato, ma anche divertente, che aveva conosciuto nelle ultime settimane. 
“Io sarò il primo a baciarti, e anche l’ultimo”
In qualche modo, per quanto ciò potesse sembrare assurdo e irrazionale, sentiva che si trattava dello stesso Zayn che aveva pronunciato quelle parole. 
Uno Zayn indecifrabile, incomprensibile, misterioso. Uno Zayn…profondo.
Lui, al tempo stesso, si sentiva come un piccolo insetto in mezzo a una tempesta di confusione, non poteva fare nulla per pensare, per ragionare con lucidità, non aveva niente a cui aggrapparsi. Era solo nel caos più totale, e non era nelle condizioni di fare nulla per cambiare la sua situazione.
Aveva voluto tentare di tutto per scusarsi con Helen e per fare in modo che le cose tornassero come prima, ma perché mentre le stava guardando aveva avuto l’impressione che davanti a sé ci fosse Maya? 
Perché quello che era successo al ballo era successo? Perché? Ormai l’aveva capito, non era in grado di trovare una risposta. Ma sapeva anche che doveva farlo. Doveva. Era una questione di rispetto, per lui, per Maya, per Helen, per il ragazzo che aveva aggredito al ballo. Per tutti.
Si portò le mani alla testa che aveva iniziato a rimbombarli dolorosamente. Aveva bisogno di sedersi in camera sua, da solo, immerso nel silenzio. 
Guardò Maya allontanarsi verso un’altra strada, senza rivolgergli neanche un cenno di saluto.
Improvvisamente, venne assalito da un’improvvisa voglia di inseguirla, raggiungerla, stringerla a sé, poggiare le sua labbra sulle sue. E, senza tentare di frenarsi, lo fece, sotto le prime, timorose gocce di pioggia che iniziavano a cadere dal cielo nuvoloso. 


Eiiii eccomi di nuovo qui. Ho impiegato davvero molto tempo per scrivere questo capitolo, un po' perché tra studio e impegni vari non ho neanche un minuto libero al giorno.
Comunque, eccomi qui, con un capitolo di cui, stranamente, sono abbastanza soddisfatta, anche se mi è uscito un po' più corto degli altri.
In questa parte della storia sto cercando di dare maggior risalto agli avvenimenti che accadono nel "tringolo" (non fatevi idee precoci riguardo all'uso di questa parola!!!) Helen-Maya-Zayn.
Voglio infatti farvi cogliere poco a poco le diverse sfaccettature del loro carattere; ad esempio Helen, che fino ad ora era stata superficiale e, in un certo senso, infantile, questa volta ha dimostrato di essere capace di provare sentimenti più profondi. Maya in questo momento è in uno stato di confusione, per non parlare mdi Zayn, che forse in questo capitolo puù risultare quasi lunatico.
Per quanto riguarda il finale, le cose si intrecciano con il primo bacio tra Zayn e Maya, ma per ora non voglio anticiparvi nulla sui prossimi capitoli. L'unica cosa che vi dico è che Harry, che in questi ultimi tempi non è comparso per niente, in futuro (non si sa quando :P) avrà un ruolo un po' più importante.
Passando oltre il capitolo, volevo avvisarvi che io non sarei mai capace di realizzare un banner bella come quella lassù, infatti voglio rigraziare infinitamente LiamPayneIsMyPrince per averla creata: GRAZIEEEEEE
Va beh, adesso devo proprio andare.
Ci risentiamo al prossimo capitolo!!!

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Capitolo 13
*** Simple and profound. Like love ***


                                                                         


Fu semplice, fu profondo. Come l’azione stessa del respirare, come l’acqua cristallina che scorre gioiosa in un ruscello fresco di montagna.
Semplice e profondo.
Come l’amore. 
 
Non era un vero bacio. Era piuttosto uno sfiorar di labbra, un tocco che per troppo tempo era stato loro proibito dalle convenzioni sociali, l’immagine tenera e densa si calore di due bambini che, tenendosi per mano, si scambiano un dolce e leggero segno di amore.
No, decisamente, non era un vero bacio.
E forse fu proprio per questo motivo che Maya, nonostante tutto, non si tirò indietro ma rimase lì, lasciandosi cullare dalla melodia proveniente da quell’improvviso e inaspettato contatto.
Le gocce di pioggia che le avevano in precedenza iniziato a bagnare i capelli erano scomparse senza scoppiare nel temuto temporale, forse nel cielo nuvoloso era rimasto uno spazio per un timido arcobaleno, ma non le importava.
Di colpo, la sua mente era libera. 
Libera dai pensieri, libera dalle emozioni, libera dai ricordi, libera da ciò che era accaduto negli ultimi giorni. E, liberamente, volava.
 
Fu solo quando Zayn, rendendosi conto di ciò che stava facendo, si allontanò improvvisamente, che Maya tornò alla realtà.
Scosse la testa, confusa, mentre quella libertà provata pochi attimi prima cadeva rovinosamente a terra; automaticamente si ritrovò a fissare gli occhi di denso cioccolato del ragazzo chiedendo una risposta, una spiegazione - una spiegazione che lui non seppe darle.
Per minuti, o forse ore, rimasero così, immobili, senza staccare lo sguardo l’uno dall’altro, senza sapere cosa dire, o semplicemente se dire qualcosa. Senza sapere se tutto ciò era sogno o realtà.
Una tensione insopportabile si era creata tra di loro, un silenzio opprimente che nella sua immobilità creava più rumore di quanto avessero prodotto se avessero iniziato ad urlare sotto una tempesta.
Maya corse via, troppo debole e troppo incerta per sostenere a lungo quella sottile e tagliente tensione.
E mentre, sotto gli occhi abbattuti e frantumati di Zayn, le figura esile della ragazza si allontanava passo dopo passo, balzo dopo balzo, un’altra domanda irrisolta si aggiungeva a quel “perché?” che da troppo ormai infestava come un verme la mente e i pensieri dei due. 

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Il giorno dopo, Helen tornò a scuola. In un certo senso sperava che questo l’avrebbe aiutata, poiché quei giorni trascorsi a compiangersi tra le coperte erano serviti solo a peggiorare la situazione, a creare nella sua mente un turbine di pensieri incontrollati e confusi, srnza avere nulla a cui aggrapparsi, nessun punto fermo, nessuna certezza.
Solo di una cosa si era inconsciamente resa conto, ma ancora non era pronta ad ammetterlo e ad accettarlo, neanche a sé stessa, così quello che avrebbe potuto essere un semplice e chiaro punto di partenza per la risposta a tutte le sue domande si trasformava automaticamente in un altro quesito privo di risposta.
Oltrepassò lentamente il vecchio e cigolante cancello di ferro che portava all’ampio cortile della scuola, incurante del fatto che era in terribile ritardo e che probabilmente la professoressa di inglese l’avrebbe punita con almeno una decina di esercizi in più per casa.
Ma no, effettivamente non le importava.

Entrò in classe preparandosi alla solita sgridata, ma solo dopo aver gettato lo zaino a terra e aver appeso il cappotto all’attaccapanni si accorse che c’era qualcosa di strano, e solo dopo essersi guardata più volte intorno si rese conto che l’aula era vuota. 
Non c’era nessuno, a parte i banchi sporchi e le sedie solitarie.
“Dove sta la mia classe?”
Si rivolse ansiosa al bidello che avanzava lentamente, con disinvoltura, lungo il corridoio, e che rispose con una certa noia.
“La professoressa di inglese si è ammalata, i tuoi compagni stanno lì”
Indicò con la mano una porta socchiusa dietro di lui e Helen vagò con lo sguardo fino alla punta del suo indice, prima di sentire un brivido percorrerle la schiena.
Quella. 
Quella era la classe di Zayn. 
No, no, no, non era ancora pronta a rivederlo. Aveva ancora davanti a sé l’immagine dei suoi occhi il pomeriggio prima, quando le apparivano al tempo stesso vicini e distanti, confortevoli e fastidiosi, incomprensibili.
Per un attimo, pensò di rimanere a fare compagnia al bidello e iniziare le lezioni alla seconda ora, usando come scusa il suo ritardo "eccessivo per entrare alla prima". Ma prima di commettere quell’errore capì che si stava comportando da codarda, e non era da lei. Era sempre stata una ragazza impulsiva, sicura di sé, e adesso? Aveva paura a entrare in una stupida stanza solo per evitare colui che l’aveva tradita, trattandola come un giocattolo da buttare via quando si presentava l’occasione di averne uno nuovo, come un mezzo per arrivare alla sua migliore amica, una persona per cui non era più così sicura di provare qualcosa di vero e profondo. Sì, perché era questo che era arrivata a pensare durante quella notte. 
Lei stessa lo aveva detto, con le sue azioni Zayn aveva interrotto un amore che stava per nascere. E ora quell’amore si andava affievolendo sempre di più, un fiore strappato dal terreno prima di sbocciare che non era più in grado di mostrare il suo splendore e che col passare dei giorni diventava sempre più grigio polverizzandosi in una specie di lenta decomposizione. Pensandoci, forse, era meglio così, era meglio farla finita. Magari in questo modo sarebbe riuscita a ritrovare un po’ di tranquillità. Più ci rifletteva, più si convinceva che si trattava della decisione giusta.

Entrò nella stanza con aria sicura, quasi spavalda, pronta a incontrare lo sguardo di Zayn.
“Buongiorno signorina Wilson! Sempre in perfetto orario, eh?”
L’insegnate di tecnica la accolse con un caloroso sorriso così finto da apparire quasi inquietante. Ecco, quella era una tipica ora di supplenza. Una professoressa era assente, la classe gioiva, ma poi veniva costretta a spostarsi in un’altra aula in cui era in corso una lezione molto peggiore delle aspettative.
Se tra Maya e la Turner c’era un rapporto di odio reciproco, questa avversione si manifestava nella stessa reciproca maniera quando si parlava di Helen e del professore di tecnica.
Ma in quel momento la mente della ragazza era troppo occupata per considerare l’insegnante con qualcosa che andasse al di là di un semplice “buongiorno”.
“Abbiamo aggiunto dei banchi e delle sedie per far entrare anche i tuoi compagni, ma ormai non c’è più spazio per metterne altri, quindi dovrà rimanere in piedi…non le dispiace, vero?”
No, non le interessava, tantomeno le dispiaceva.
“Oh, no, scusi, c’è un posto libero lì, vicino a Malik…Ecco, signorina Wilson, può sedersi là… non mi ero accorto che Styles fosse assente, devo segnarlo sul registro.”
Helen dovette riflettere per qualche secondo prima di capire e accettare ciò che le aveva detto il professore. Perché Harry aveva deciso di non venire a scuola proprio quella mattina? Rimase ferma lì, immobile, ricambiando con un accenno di incertezza lo sguardo di sfida lanciatole da Zayn.
“Wilson, la prego, si accomodi su quella sedia. Deve fare solo quattro passi verso il muro e uno a destra, non è così difficile”
Una leggera spinta da parte dell’odioso insegnante la costrinse a compiere quei cinque passi e a sedersi al fianco di Zayn, cosa che diede un valido contributo alla distrazione di entrambi mentre il professore si accingeva a spiegare il funzionamento delle rete telefonica.
Presto la stanza si riempì dei loro bisbigli.
“Allora?”
“Allora cosa, Zayn?”
“Senti, io… noi dobbiamo parlare.”
La ragazza sospirò.
“Beh, abbiamo già parlato molto ieri pomeriggio, non credi? Comunque, sono d’accordo, forse c’è ancora qualcosa da dire.”
Doveva farlo. Doveva lasciare Zayn. In quel breve lasso di tempo in cui erano stati insieme si era sentita molto legata a lui, avrebbe potuto innamorarsi veramente se solo lui le avesse offerto questa possibilità, ma ciò non era accaduto, e anche se le dispiaceva, anche se non era sicura che fosse la scelta giusta, sentiva che doveva
Forse le cose sarebbero davvero migliorate, forse Zayn non era il ragazzo giusto per lei. E, dopo quello che era successo il giorno prima, credeva di sapere cosa era giusto fare. Non era facile ammetterlo, si trattava di quel punto chiave che non voleva accettare, ma sapeva di essere costretta a farlo, quindi ora basta, si disse, se non avesse parlato in quel momento probabilmente quella carica di decisione l’avrebbe abbandonata fin troppo presto.
Respirò profondamente mentre il ragazzo seduto al suo fianco la osservava interrogativo.
“Io credo…che…”
Non si era resa conto di quanto potesse essere difficile. 
“Zayn, volevo dirti, oh insomma, non è facile, ma devi sapere che io…”
“Che cosa deve sapere il signor Malik, cara signorina Wilson?”
I due ragazzi si girarono verso l’insegnate che aveva appena sputato quelle parole con un’espressione di ironico disprezzo.
“Doveva sapere…che io…che io trovo le lezioni di tecnica molto interessanti!”
Ok, non avrebbe potuto trovare una scusa peggiore. Il professore conosceva bene l’odio che la studentessa provava nei suoi confronti, e quell’affermazione gli apparve (giustamente) come un’irritante e pura presa in giro.
“Davvero trova le mie lezioni così interessanti? Allora si divertirà parecchio a casa, stasera, quando dovrà studiare tutti i capitoli che abbiamo affrontato durante gli ultimi tre anni per prepararsi all’interrogazione a cui la sottoporrò domani! E adesso, per evitare un ulteriore di disturbo a questa interessantissima lezione, venga alla lavagna e ripeta ciò che spiegato fino ad ora.”
Helen si rassegnò al rapporto di mancata tolleranza che la legava a quel signore tarchiato con la cravatta a quadri, e si alzò sbuffando dalla sedia, sperando che durante l’intervallo sarebbe stata capace di parlare con Zayn

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C’era qualcosa nel modo in cui le loro mani si intrecciavano quasi a voler completarsi a vicenda, compensando lo spazio vuoto tra le dita; c’era qualcosa nel modo in cui i loro occhi si immergevano gli uni negli altri, sprofondando in un oceano a metà tra il verde dei prati e il blu scuro della notte; c’era qualcosa nelle loro labbra, che si schiudevano in un movimento leggero e delicato quando si sfioravano e subito chiedevano di più, mentre le loro lingue si stringevano in un vortice di emozioni.
C’era qualcosa tra loro due che andava ben al di là dell’iniziale attrazione fisica, orami l’avevano capito entrambi.
Si trattava di un’emozione travolgente, un sentimento incompleto che raggiungeva il suo splendore solo quando si trovavano insieme, nello stesso, luogo, nella stessa ora, solo quando erano unicamente loro due, e il mondo là fuori non aveva più alcuna importanza se non quella di insignificante scenario che componeva uno sfondo inutile allo spettacolo di cui erano protagonisti.
Amore?
Forse. Forse sì.
Harry, mi porti a fare un giro in barca?
Quando?
Adesso.
Ma stanno iniziando le lezioni, tu hai inglese, e io tecnica, e…
Non me ne importa.
Dove andiamo?
A fare un giro in barca. Sul lago.
Ma il lago più vicino è a chilometri da qui.
Se facciamo in tempo prendiamo l’autobus delle otto meno dieci.
Mancano due minuti, non facciamo in tempo. 
Peccato.
Beh, prenderemo il prossimo autobus, ne passa uno ogni mezz’ora.
E mentre aspettiamo? Restiamo a scuola?
No.
E allora?
Ti porto in un posto.
Dove?
In un posto speciale. Vieni.
Forse è una pazzia, forse non dovremmo…
Lo so. Ma non mi interessa più.
 
“E questo sarebbe un posto speciale?”
Rise. 
La sua risata, sì, la sua risata pura e cristallina. Lo faceva impazzire.
“Non lo è?”
“Siamo davanti al cancello del parco. Ci sono già stata!”
“Non con me.”
La prese per mano e la condusse all’ombra di un maestoso ciliegio. 
La guardò. Era così bella, nei suoi abiti consunti dal tempo, nel suo trucco leggero. Sarebbe potuto rimanere a osservarla per sempre, così, da vicino, sfiorando la sua mano con leggerezza, annegando nei suoi occhi blu come la profondità dell’oceano che ci celava in lei.
Era bella, bella da morire, bella da togliere il fiato. 
E non solo in senso fisico.
“Che cosa guardi?”
“Oh ehm, niente…sei così…perfetta…”
“Harry, dimmi la verità. Cosa sta succedendo? Tra di noi, intendo.”
Quella domanda lo spiazzò. Stava accadendo qualcosa? Sì, e lo sapeva da tempo, molto tempo. Ma nonostante, nel profondo della sua anima, era quasi sicuro di poter dare un nome ben preciso a quel qualcosa che stava provando, la sua mente non era in grado di esprimerlo a parole. Perché, poi? Lui non era così.Non lo era mai stato e mai avrebbe pensato di poterlo essere. Lui era quello che lasciava una ragazza solo quando ne trovava una più bella, quello che aveva ai suoi piedi un pubblico femminile molto più che invidiabile, quello che a scuola trascorreva l’intervallo nello stanzino insieme alle cheerleader.
Poi però era arrivata lei, e aveva cambiato tutto.
La ragazza mora che si trovava accanto a lui richiamò la sua attenzione.
“Harry?!”
“In effetti hai ragione, sta accadendo qualcosa. Qualcosa di positivo.”
“Cioè?”
“Non lo so. Il fatto è che da quando ci siamo fidanzati…”
“Sono cambiate sempre più cose tra di noi. Ti ricordi la festa a casa di Maya? Tu volevi solo portarmi a letto, e io credevo che mi avessi voluto corteggiare solo per questo. Poi però mi hai baciata, e…”
“E ho sentito un insieme di emozioni indescrivibili afferrare ogni singola parte di me, il mio stomaco, la mia anima, la mia mente, il mio cuore…”
“Già. E ogni volta che passavamo del tempo insieme queste emozioni diventavano sempre più grandi, più intense, più forti…”
Harry si alzò a metà dall’erba su cui si era sdraiato, trovando all’improvviso quelle semplici e al tempo stesso profonde parole che descrivevano ciò che stava provando.
“Fanny, io…io credo di amarti.”
“...Anche io”
E in un istante, le loro labbra si unirono in un unico ed emozionante bacio, un bacio che poneva una croce spessa e incancellabile da quel credo pronunciato dal ragazzo.
 




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Eccomi qui.
Ed ecco un nuovo capitolo. 
Anche questa volta ci ho messo diverso tempo per scriverlo, che poi a pensarci bene non mi soddisfa neanche tanto, soprattutto la parte di Helen che fa davvero davvero davvero davvero davvero davvero pena. 
I'm sorry :'(
Vabbè, meglio passare avanti avanti e pensare a questa schifezza che scritto.
A quanto pare, il bacio tra Maya e Zayn è stato qualcosa di abbastanza speciale, ma anche di sbagliato, forse. E, inoltre, adesso c'è qualcos'altro che non hanno detto a Helen. Secondo voi hanno fatto bene a baciarsi? Se sì, perché? Se no, perché?
Ok, detto così sembra una di quelle domande da verifica di terza media, del tipo "Pensi che la globalizzazione sia un fenomeno positivo o negativo per il nostro pianeta? Se sì, perché? Se no, perché?
Ora basta. Torniamo alla storia.
A parte il bacio, scopriamo qualcosa di più sul punto di vista di Helen riguardo questa situazione. A quanto pare vuole, come si dice? Mollare Zayn.
Che ne pensate? Avrà preso la decisione giusta? E soprattutto, sarà capace di metterla in pratica? 
In questo capitolo si trova a scoprire che scaricare il nostro Bradfor Bad Boy è molto più difficile del previsto.
Chissà se nel prossimo capitolo riuscirà a parlare...
Pasiamo ancora avanti.
Fino ad ora non ho trovato molto spazio per la coppia Harry/Fanny, a cui però volgio dare un ruolo non troppo insignificante all'interno di questa fan fiction. Quindi, ecco qua la parte finale del capitolo dedicata totalmente a loro due, un parte in cui scopriamo che il nostro riccioluto dagli occhi verdi, a differenza degli altri personaggi, se la spassa alla grande con un nuovo sentimento a cui decide di dare il nome di amour (sì, mi piace di più scriverlo in francese U.u) 
Beh, in effetti sembra molto preso dalla ragazza, allo stesso modo in cui lei sembra presa da lui...
Vabbè, finiamola qui.

Che mi dite di questo capitolo? Vi è piaciuto? Fatemi sapere che cosa ne pensate *occhidacucciolo*!
Ora mi devo proprio dileguare...
Al prossimo capitolo!
:)


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Capitolo 14
*** He was the first who kissed her ***


                                          



Sotto di loro, l’acqua chiara e cristallina del mattino ondeggiava leggermente al soffio di un debole venticello.
L’aria era fresca, per essere quasi a metà novembre, ma loro due, stringendosi a vicenda al di sotto dei cappotti, non avvertivano il freddo.
Un piccolo pesce dalle scaglie argentate balzò a qualche centimetro dalla barca, per poi rituffarsi nell’azzurro che li circondava.
“E’ magico…questo posto, intendo…”
Harry le lasciò un leggero bacio sulle labbra prima di risponderle.
“Ti amo”
“Cosa c’entra con quello che stavo dicendo?”
Fanny assunse un’aria di finto risentimento, ma quando vide la sua espressione stranita e abbattuta si corresse:
“Sto scherzando! Ti amo.”
Sorrisero entrambi, prima di scambiarsi l’ennesimo bacio, questa volta più profondo, un bacio che portò le loro lingue a danzare al ritmo della melodia che invadeva le loro anime.
E sì, lo era. Era veramente magico.
Tutta quella situazione, il lago che sotto di loro sembrava nascondere un meraviglioso segreto, le mani intrecciate che si infondevano calore, i corpi stretti in qualcosa di più profondo di un semplice abbraccio.
C’era un accenno di timidezza e di goffaggine nei loro gesti, ma a nessuno dei due vi prestava attenzione. L’importante era trovarsi lì, in quel momento, da soli nonostante le tante altre persone che in quella fredda mattina di novembre avevano deciso di fare una passeggiata a bordo del lago.
“E’ strano. Ci troviamo a un mese e mezzo dall’inizio dell’inverno, l’aria è gelida, secondo le previsioni del tempo è possibile che tra qualche giorno inizi a nevicare… Eppure mi sembra quasi che sia primavera, mi sento libera, come se potessi spiccare il volo…”
Non era da lei pensare, e soprattutto dire, quelle cose, ma in quel momento, chissà, era come se il suo cuore le avesse ordinato di dar voce ai suoi sentimenti.
Harry le rivolse uno sguardo a metà tra la comprensione e il divertimento. Ma forse si tarttava più di amore.
“Già. Ed è molto bello.”
Si rese conto di star creando l’atmosfera adatta a uno di quei film romantici e sdolcinati di cui sua sorella era una fan ossessionata e che lui non poteva far altro che odiare; ma al tempo stesso sentiva che quell’atmosfera lo faceva star bene, che si sentiva felice - era la più bella sensazione che avesse mai provato.
Ma tutto ciò lo imbarazzava, e più ci rifletteva più iniziava a sentirsi a disagio, era così l’amore? Una specie di meraviglioso senso di serenità e allegria accompagnato da una paradossale agitazione, provocata, forse, dalla paura che quell’incanto si rivelasse solo una fantasia? Era questa la perfezione?
Sì, perché lui, nonostante non fosse capace di esprimerlo in un pensiero di senso compiuto, sentiva che, in qualche modo, in quel momento, in quel luogo, con lei, tutto era perfetto, anche i suoi turbamenti.
Si accorse anche che i suoi timori e le sue riflessioni stavano in qualche modo incrinando quel mondo di perfezione, e capì che doveva smettere di pensare per lasciarsi andare, senza tenere occupata la mente con ragionamenti complicati.
Tentò di smorzare la tensione che, almeno nella sua mente, si stava creando.
“Pensa. Noi siamo qui a goderci questo momento meraviglioso, e tutti gli altri sfigati stanno sgobbando come matti a scuola. Dovremmo farlo più spesso.”
Risero entrambi, e Fanny gli posò un piccolo bacio sul labbro inferiore.
“Anche la scuola può essere meravigliosa se ci sei tu con me.”
Il piccolo bacio di poco prima si trasformo subito in qualcosa di più profondo e meno casto, nonostante cercassero di ricordare di trovarsi in un luogo pubblico.
Harry si girò verso il bordo della piccola barca che avevano noleggiato e riprese in mano il remo per non andare alla deriva nella vasta distesa d’acqua. Poi però cambiò idea, e lasciò che il vento li trasportasse lontano. Avrebbero pensato più tardi a come tornare indietro.


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“Non fare troppi giri di parole, ho capito cosa stai cercando di dirmi.”
Nella voce di Zayn c’era un accenno di tristezza e quasi di risentimento, ma in fondo anche lui concordava con ciò che Helen - chiaramente - stava goffamente tentando di comunicargli. Sapeva che era la cosa giusta da fare, nello stesso modo in cui sapeva che molto probabilmente, se lei non avesse iniziato, pochi minuti prima, a fare il primo passo, lui stesso ci sarebbe arrivato.
La ragazza fissò i suoi occhi color nocciola in quelli color cioccolato di colui che le stava di fronte e provò una leggera sensazione di panico. 
Come aveva fatto a capirlo tanto in fretta?
Insomma, nonostante gli sforzi, non era ancora riuscita a pronunciare le parole che le servivano, ma lui… forse era arrivato ad una conclusione perché aveva le sue stesse intenzioni?
Questo pensiero ebbe su di lei un duplice effetto: da un lato la rincuorò, perché sperava che così si sarebbe sbloccata e ci sarebbero state meno complicazioni, ma dall’altro si sentì come devastata. Dunque anche Zayn voleva mollarla.
In effetti, però, non avrebbe dovuto risentirsene tanto, dopotutto anche lei era lì per quello, no?
Si fece coraggio e cercò di farfugliare qualcosa che avesse un senso compiuto.
“Senti, io…credo che…che sia meglio farla finita. Possiamo essere amici, ma niente di più, e sai perché? Perché non sono io la tua ragazza, non sono io quella che deve essere la tua fidanzata. Tu…tu provi qualcosa per Maya. E lei ricambia.”
Ecco, l’aveva detto.
Era riuscita a tirare fuori dalle oscurità più profonde dei suoi pensieri segreti quella cosa che non riusciva ad ammettere neanche a sé stessa. 
Non era gelosia o avversione nei confronti di Maya, né di Zayn, semplicemente una situazione del genere le appariva troppo surreale, da romanzo o da soap opera americana, troppo finta, per poterla vivere realmente. Il suo ragazzo che si innamorava della sua migliore amica. Pensandoci bene, poteva sembrare alquanto ridicolo e senza senso, e per un attimo si guardò intorno come a cercare una telecamera.
Soffocò a stento una risata per quel gesto impulsivo e comico.
Zayn la guardò senza capire.
Si stavano lasciando, cosa c’era di tanto buffo?
Poi pensò che, in effetti, era meglio prenderla così. Alla leggera. Senza farne un dramma.
Ma la seconda parte del discorso di Helen gli rimbombò nella mente.
“Come sarebbe a dire che…io sono innamorato di Maya…e lei…ricambia?”
La ragazza sorrise quasi amaramente alla sua ingenuità.
“Vi ho visti ieri pomeriggio, quando siete usciti da casa mia”
Lui si sentì sprofondare. Aveva visto tutto. Il bacio. Tutto. Probabilmente aveva sofferto ancora di più, probabilmente era per qual motivo che ora, fingendo di essere serena mentre in realtà moriva dentro, era giunta alla decisione di lasciarlo. Si sentì in colpa, tremendamente in colpa, l’aveva fatta stare male, ancora, era stato egoista, impulsivo, era stato uno stupido.
Ma quando ascoltò una vera e propria risata provenire dalle sue labbra il senso di colpa cedette il posto alla confusione. 
Che cosa cavolo…?
“Oh, Malik, se avessi voluto baciarla senza che io me ne accorgessi non avresti dovuto farlo sotto la finestra di camera mia!”
Era divertita dalla sua espressione sempre più disorientata, ormai non riusciva più a trattenersi, rideva e rideva, e le sue parole erano a stento riconoscibili, soffocate dalle risa che fuoriuscivano dalla sua bocca come un fiume in piena.
Sì, era decisamente divertente.
Zayn si impose di fare qualcosa. Quella situazione stava iniziando a mandarlo fuori di testa.
“Helen, ti prego, che cosa c’è di così buffo? Cavolo, ci stiamo lasciando!”
Lei si ricompose. Pensandoci bene, in effetti, non era il contesto convenzionalmente adatto per ridere in quel modo. Respirò profondamente prima di parlare.
“Beh, avevi l’espressione di uno che ha appena visto un’anatra cadere dal tetto di un grattacielo. Ok, forse non è un paragone appropriato… Comunque, non ci stiamo lasciando, ci siamo già lasciati. E no, aspetta, lasciami finire. Sono sicura che è la cosa giusta da fare, te l’ho detto prima, io non sono la ragazza adatta a te - mentre parlava le sue labbra si erano incrinate in un sorriso sincero, e questo rincuorò il moro - non dobbiamo farne una tragedia. Dopotutto, qual è il problema? E’ stato solo un errore, niente di speciale. Adesso smettila di guardarmi così, non sono triste e non mi hai fatto soffrire, l’ho capito che è questa la tua paura, ma davvero, sto bene. Adesso va’ da lei, e cerca di conquistarla, perché conoscendola, credo che il bacio di ieri l’abbia solo confusa di più, quindi vedi di schiarirle le idee!”
Un accenno di risata, proveniente da entrambi. 
La ragazza lanciò un cenno di saluto per poi iniziare ad incamminarsi verso il bar della scuola, voleva mangiare qualcosa prima della fine dell’intervallo, ma venne bloccata dal braccio possente di Zayn.
“Aspetta, prima di andartene… Spiegami perché pensi che io sia innamorato di Maya.”
In realtà, dentro di sé conosceva già la risposta, ma era troppo insicuro per dare voce alle sue emozioni, aveva bisogno di qualcosa che gli desse una spinta, che gli sbattesse in faccia la realtà affinché lui potesse capire la verità e comporre finalmente quel puzzle di cui ancora non possedeva tutti i pezzi.
“Oh, andiamo, Malik, io ci vedo. Non so se posso dire che siete già innamorati, forse è troppo presto, ma posso affermare con sicurezza che provate qualcosa di profondo l’uno per l’altra. C’è qualcosa di diverso da un’amicizia nel modo in cui vi guardate, nel modo in cui rimani incantato dalla sua voce, insomma, le vostre labbra sembrano essere state realizzate per completarsi a vicenda. Adesso, sbrigati, prima che suoni la campanella, va’ da lei, mostrale quello che provi.” 
Helen guardò Zayn rivolgerle un sorriso felice prima di allontanarsi, e allora sì, poteva dirlo con assoluta certezza, stava bene. Ora sperava solo che effettivamente il ragazzo riuscisse a far capire anche a Maya i sentimenti che entrambi tenevano rinchiusi nell’anima.


___________________________________________________________________________________________________________________________
Maya entrò svogliatamente nel bar della scuola e prese un sacchetto di patatine al peperoncino, dimenticandosi che era Harry quello a cui piacevano, non lei. 
Si guardò intorno sperando di scorgere la testa bionda di Helen, che cercava da quando, iniziato l’intervallo, era uscita dall’aula seguita da Zayn.
Aveva bisogno di parlarle. 
Lei era la sua migliore amica, e tutta quella situazione la stava letteralmente uccidendo. Sentiva la necessità di raccontarle tutto, ciò che era successo, il bacio.
Sì, anche di quello. 
Forse avrebbe prima dovuto confrontarsi con Zayn, ma a quello avrebbe pensato più tardi. 
Le ritornarono in mente quegli istanti, sotto la pioggia che sembrava non voler cadere per non rovinare quel momento. Era stata la cosa più bella che qualcuno le avesse mai fatto provare. Si era sentita semplicemente migliore, libera, felice.
Ma sapeva anche che non avrebbe dovuto. 
Perché era tutto così complicato? 
Improvvisamente vide una mano entrare nel sacchetto che teneva tra le dita ed estrarne una manciata di patatine.
“Ehi!”
Una risata. Una risata che conosceva bene, e che da giorni voleva risentire.
Si gettò tra le braccia di Helen, e risero entrambe, questa volta più forte.
Si sedettero vicino alla finestra del bar, e senza giri di parole la bionda le spiegò tutto.
“Ho lasciato Zayn, no, no, aspetta, non farmi domande. Sto bene, era la cosa giusta da fare, e ne sono felice, veramente, è come se mi fossi tolta un peso dalle spalle. Dico davvero, è faticoso essere fidanzata!”
Un’altra risata contagiosa, che diede a Maya la conferma della sincerità delle parole della ragazza. 
“Beh, sì, in effetti…Pensa a quanto può essere faticoso avere un’amica fidanzata!”
Continuarono a sghignazzare, incapaci di fermarsi, e solo dopo qualche minuto tornarono (relativamente) serie.
“Comunque… Ieri vi ho visto, quando siete usciti da casa mia.”
Di fronte all’espressione confusa e quasi stordita di Maya ripeté la stessa frase che aveva detto al ragazzo.
“Oh, Stoner, se avessi voluto baciarlo senza che io me ne accorgessi non avresti dovuto farlo sotto la finestra di camera mia!”
“Guarda che è stato lui a baciarmi!”
“Calmati, lo so! Quello che volevo sirti è… voi provate qualcosa, l’uno per l’altra, che va ben al di là dell’amicizia. Non ero io la ragazza giusta per lui, sei tu. Non so, forse è ancor presto per parlare di amore, ma c’è qualcosa, qualcosa di meraviglioso, e voi dovete smetterla di confondervi a vicenda e lasciarvi andare.”
Maya impiegò meno tempo per comprendere la verità delle parole di Helen, e non poté far altro che sorridere e stringere di nuovo l’amica in un abbraccio.
Ma solo pochi istanti dopo una voce profonda e familiare la costrinse a girarsi, per poi ritrovare le sue labbra a contatto con quelle di Zayn.
E questa volta sì che fu un vero bacio.
Schiuse leggermente la bocca, permettendo alle loro lingue di unirsi in un magnifico vortice che danzava instancabile, mentre le mani di lui disegnavano fantasie immaginarie sulla sua schiena e quelle di lei erano strette alla sua maglietta in una presa forte e calda. 
In un attimo, tornò a volare nel cielo, sentendosi libera al di fuori della realtà, vedendo intorno a sé il sorriso candido di Helen e gli occhi scuri di Zayn  che sembravano voler frugare nella sua anima, e lei si concesse, in un semplice bacio scaturirono fuori tutti i sentimenti repressi, le paure nascoste, tutto ciò che provava e che per troppo tempo aveva continuato a non rivelare.
“Sei stato il primo a baciarmi”, sussurrò piano all’orecchio del ragazzo, per poi tornare un momento dopo a far combaciare le loro labbra in un cerchio perfetto, infinito.
Quando era stata con Harry, diverse volte si erano baciati, ma erano stati contatti vuoti, privi di calore ed emozione, mai aveva sentito i sentimenti che adesso, come una meravigliosa ed elegante cascata, si esprimevano in un tocco tanto denso, profondo, carico di tutte le cose più belle che possono esistere.
Quindi sì, era stato il primo a baciarla.





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Nuovo capitolo!
Questa volta ci ho messo poco tempo a scriverlo, eh? Ok, la smetto di prendermi in giro da sola, ma tanto orami l'avete capito che, per me, questo è poco tempo.
Passando al capitolo....Che cosa ne pensate?
Per quanto riguarda la prima parte, beh, Harry e Fanny continuano a spassarsela alla grande, anche se il primo inizia a scoprire nuovi turbamenti e nuove incertezze...
Cosa succederà? Riuscirà a vincere le sue agitazioni o (cito quasi direttamente dal testo) "incrinerà quel mondo di perfezione?"
Chissà....
Fatemi sapere cosa ne pensate, e cosa potrebbe accadere secondo voi! :)
Passando avanti....
A quanto pare Helen riesce a farla finita con Zayn, e anche e convincerlo dei suoi sentimenti per Maya, prendendola molto alla leggeran e mettendosi a ridere come una matta. 
Siceramente questo ha sorpreso un po' anche me XD Ma vabbè, la mia mano va da sola sui tasti del coputer, indipendentemente dal cervello, quindi non è tento sconvolgente il fatto che a volte nemmeno io riesco a capire perché scrivo qualcosa... 
E forse è anche per questo che, come in questo caso, mi escono delle schifezze.
Ma vabbè. 
Passiamo ancora avanti. Il bacio (questa volta un bacio vero e proprio) tra Maya e Zayn, che è riuscito a essere il primo a baciarla, come potete osservare anche nel tittolo che ho dato a questo capitolo (RIMA! u.U sì lo so sono pazza ma fa niente O.o), anche se in relatà Harry ci aveva già provato prima senza tanto successo (povero Harryuccio, ma tanto ora hai la tua Fannyuccia (?))
Comunque, a parte la mia incurabile pazzie, cosa ne pensate?
Non so se sono riuscita a descrivere bene le sensazioni di Maya, mi ci sono impegnata ma credo che avrei potuto fare di più...
Quindi per favore, fatemi sapere le VOSTRE impressioni!!!
OK, basta, mi dileguo.
Recensite!
:)


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Capitolo 15
*** I dare you to tell me the truth ***



                                                              


I folti rami di un pino che si stagliava imponente sopra di lei riuscivano, almeno in parte, a ripararla dal freddo vento invernale, ma non dalle pesanti gocce d’acqua che stavano ormai iniziando a caderle sulla testa.  
Il fatto era che non aveva voglia di tornare a casa. Aveva avvisato sua zia che non sarebbe tornata per pranzo e che avrebbe mangiato alla mensa della scuola, prima dell’inizio delle lezioni pomeridiane. Per poi scoprire che la mensa era chiusa a causa di un’influenza della cuoca, che non solo non aveva nessuno che potesse sostituirla, ma che aveva esplicitamente richiesto di proibire agli studenti di mangiare a scuola, per paura di una contaminazione con il virus che l’aveva colta mentre preparava il solito purè di patate. 
A quel punto, la maggior parte dei ragazzi erano tornati a casa, anche quelli che abitavano più lontano - persino Helen aveva preferito sopportare le disgustose pietanze con cui sua madre dimostrava una scarsa abilità in cucina, piuttosto che rimanere a congelarsi nel cortile.
Maya, però, in un certo senso sentiva che tornare a casa era l’ultima cosa che potesse desiderare in quel momento. 
Era un po’ come se quelle mura familiari potessero, in qualche strano modo, riportarla ad un’esistenza di cui ormai non faceva più parte, e che le appariva così monotona, pigra, priva di quell’incanto che sentiva di star vivendo in quell’ultimo periodo.
Tutti quegli avvenimenti, così improvvisi, così imprevedibili…
Per tanto tempo li aveva odiati, aveva cercato di trovare un strada, una qualunque strada, che riportasse tutto alla normalità.
Solo quel giorno aveva capito quanto fosse noiosa quella normalità.
Ripensò al bacio intenso e profondo che lei e Zayn si erano scambiati poche ore prima (ore? A lei sembravano minuti, secondi, istanti fuggenti, non ore). Per un attimo era riuscita a vedere tutto da un’altra prospettiva, da un punto di vista che rendeva le ultime giornate così particolari, così diverse rispetto alla sua solita vita, da farle sembrare quasi…desiderabili. 
Sì, desiderabili.
Nonostante tutto.
E ora stava cercano in ogni modo di aggrapparsi a quelle emozioni forti (negative o positive, erano comunque forti, nuove, profonde), tanto che anche la vista della sua casa avrebbe potuto cancellarle in un istante facendola ripiombare nella realtà che per anni era stata la sua.
Quindi sì, preferiva restare sotto la pioggia, immersa nel freddo pungente di Novembre. 
Zayn aveva tentato di rimanere con lei, ma una telefonata quasi aggressiva dai suoi genitori gli aveva imposto di tornare subito da loro. Erano ancora scossi per ciò che era accaduto con Ryan, e ogni cosa, anche un po’ di vento, poteva apparire letale ai loro occhi.
Beh, in effetti era vero, si gelava, e con la pioggia molto probabilmente avrebbe avuto lo stesso destino della cuoca. Ma non le importava.
Appoggiò lentamente la testa al legno scuro del pino, lasciando che l’odore selvaggio, saturo di un qualcosa di antico e misterioso, si impadronisse dei suoi sensi. Chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dalla melodia delle gocce che cadevano intorno a lei.
 
Poco dopo, una risata cristallina proveniente da chissà dove alla sua destra la fece risvegliare. Guardò l’orologio di cuoio proveniente dal Canada che i suoi genitori le avevano regalato qualche Natale prima. Mancavano ancora tre quarti d’ora all’inizio delle lezioni pomeridiane.
Vagamente, si accorse che aveva smesso di piovere, ma il vento gelido ancora filtrava tra i rami del possente albero.
“Secondo te spunterà l’arcobaleno?”
“Sei tu il mio arcobaleno”
“Ti amo”
“Aspetta a dirlo”
“Perché?”
“Perché voglio farlo prima io”
“Baciami”
“Hai bisogno di chiedermelo?”
Erano voci familiari. Si alzò, un po’ traballante. Le succedeva sempre quando si risvegliava, soprattutto se non era mattina. Fece qualche passo al di fuori dell’ombra del pino, abituando i suoi occhi all’improvvisa luce da cui le sue palpebre l’avevano protetta per…quanto tempo? Mezz’ora? Un’ora? Non era importante.
Sì guardò intorno, cercando la direzione da cui provenivano le voci. E li vide. Uniti in un bacio romantico e passionale, stringendosi i capelli tra le mani, intrecciando le dita. 
Era una scena dolce, felice, una scena che, se inserita in uno di quei film sdolcinati che andavano tanto di moda, avrebbe fatto scoppiare chiunque in lacrime di commozione e tenerezza.
O almeno sarebbe successo se non ne fosse stato lui il protagonista.
In quel momento, forse, una risata era la cosa più sbagliata e inopportuna, ma lei non riuscì a trattenerla. 
I due si girarono, diventando improvvisamente rossi per l’imbarazzo, e rilassandosi subito dopo aver visto chi era stata a ridere.
Maya cercò di giustificarsi, ma ancora dei ghigni soffocati spuntavano di tanto in tanto tra le sue parole.
“Scusate, davvero, scusate ma… Eravate così carini”
Si piegò in due, tentando di nascondere il viso quasi sconvolto dal divertimento. Il ragazzo, capelli folti e occhi verdi, le si avvicinò e le parlò con un tono fermo, calmo ma deciso:
“Maya, adesso tu mi spieghi che cosa cavolo ci fai qui e perché ti sai messa a ridere mentre io e Fanny ci stavamo baciando”
Lei imitò la sua voce roca e profonda, aggiungendo un cenno di ironia:
“Sei tu il mio arcobaleno! Oh, dai, Harry, è divertente sentire una frase così detta da te!”
Lui sospirò.
“Lo so, è strano, in effetti fa ridere anche me. Ma che ci posso fare? Sono innamorato”
Rivolse uno sguardo a Fanny prima di continuare, mentre un sorriso del tutto nuovo si faceva strada tra le sue guance. 
“Sì, io la amo. So bene di non essere quel genere di persona, ma lei è arrivata e mi ha rivoluzionato…tutto”
Anche Maya sorrise. Sinceramente.
Scosse la testa leggermente.
“Oh, il mio Harryuccio è innamorato! Il mio bambinello cresce, adesso dovrò smettere di preparargli il biberon ogni mattina!”
Beh, sì, era il suo modo per dire “congratulazioni, sono così felice che tu abbia trovato la ragazza giusta!”
Lui lo capì, seppur con un po’ di perplessità e imbarazzo, e forse lo comprese anche Fanny, che scoppiò a ridere.
“Come mai sei qui a congelarti invece di stare a casa a guardare i video di quel cantante italiano, com’è che si chiama?”
“Claudio Baglioni, e non guardo i video di un sessantunenne che da giovane era maledettamente bello, ascolto solo le sue canzoni! Sto qui perché… mia zia non c’è e ho dimenticato le chiavi…”
Inventò la prima scusa che le venne in mente, non aveva voglia di spiegare a Harry i suoi pensieri, o almeno non lì, non in quel momento.
“Ti fai sempre riconoscere, eh?”
“Voi, piuttosto…Com’è che non vi siete fatti vedere per tutta la mattina?”
Lui e Fanny si scambiarono un’occhiata in cui erano nascosti amore, imbarazzo, quasi timore.
“Complicato”, la liquidò Harry, ma subito la sua ragazza aggiunse:
“Siamo stati un po’ in giro”
Maya cercò di fare altre domande, ma il riccio le evitò urlando:
“Zayn!”
Lei si girò di scatto verso la direzione che indicavano gli occhi del suo amico, e in un attimo si ritrovò immersa in quelli color cioccolato del suo…fidanzato? Poteva chiamarlo così? Un bacio bastava per arrivare fino a quel punto?
In un attimo, lui le fu accanto e, circondandole la vita con il braccio, le sussurrò all’orecchio:
“Sono riuscito a uscire di casa senza che i miei genitori se ne accorgessero… Mi ero dimenticato di chiederti una cosa importante”
Solo in quel momento si accorse di Harry e Fanny, che lo guardavano interrogativi.
Avrebbe preferito che se ne andassero, voleva passare quel momento solo con lei.
Ma, data la situazione, avrebbe aspettato.
Qualcuno, forse Maya, chiese se c’era qualcosa da fare prima dell’inizio delle lezioni, avendo ancora a disposizione mezz’ora e qualche minuto.
Qualcun altro, forse Helen, propose “obbligo o verità”. 
Helen?
“Quando sei arrivata?”
“Adesso. Allora, giochiamo?”
Harry si passò una mano tra i capelli, come faceva sempre quando c’era qualcosa che non riusciva a capire. Si rivolse a Maya e Helen.
“Voi…?”
Beh, dopotutto lui non sapeva ancora nulla di ciò che era avvenuto quella mattina.
“Tutto risolto”
Le due si scambiarono un sorriso e tentarono di nascondere una risatina.
Prima che il ragazzo potesse fare altre domande, la bionda ripeté:
“Allora, giochiamo?”
 
Si erano seduti in cerchio, sotto il pino, stringendosi l’un l’altro per tentare di sfuggire al freddo - senza troppi risultati.
Zayn si schiarì la voce.
“Beh, chi vuole iniziare?”
“Io!”
Mentre urlava quella parola, la mano destra di Harry si alzò scattante verso l’alto, mentre la sinistra continuava a stringere le dita di Fanny. 
“Allora… Zayn, obbligo o verità?”
“Obbligo”
“Infila una mano nelle mie mutande”
“Verità”
Sghignazzi generali.
“Allora, ho voglia di essere crudele… Qual è il tuo hobby preferito?”
Il moro iniziò a sentirsi visibilmente in imbarazzo. A parte Harry, non ne aveva mai parlato con nessuno. Non che il riccio sapesse della difficoltà che provava del raccontare della sua passione, ma avrebbe preferito evitare quella domanda. 
“Non hai scappatoie, devi rispondere!”
Ma a quanto pare non aveva altra scelta. Cercò di formulare la sua affermazione in modo tale che distogliesse, almeno in parte, l’attenzione da lui.
“Oh, andiamo, anche a te piace cantare!”
“Amico, io non parlavo di questo! Io mi riferivo alla tua passione sfrenata per lo shopping!”
Se solo avesse lo avesse capito subito… Non vedeva alcun lato negativo in un interesse per lo shopping. Certo, forse poteva apparire leggermente gay, ma lui sapeva di non esserlo, perciò non gli importava.
Tutti scoppiarono in una fragorosa e potente risata, compreso Zayn, seppur con un accenno di disagio.
“Davvero ti piace cantare?”
Lui alzò lo sguardo verso di Maya. Era stata l’unica a limitarsi a un debole sorriso. Aveva negli occhi una strana luce, un’espressione sognante, curiosa, affascinata.
Zayn annuì piano, un po’ incerto, e il sorriso di lei divenne più bello, più ampio, più luminoso.
“E’ strano. Ma è anche incantevole”
E allora il ragazzo si sentì proto per compiere quel passo per cui, in precedenza, non aveva trovato il tempo. Vero, avrebbe preferito che insieme a lui ci fosse solo Maya, ma improvvisamente quel momento gli sembrò tanto adatto, quasi perfetto che, forse, avrebbe potuto…
“Maya, allora… Obbligo o verità?”
“Obbligo”
“Ti obbligo a dirmi la verità”
“Ma…”
Le posò un dito sulle labbra come a zittirla, prima di ripetere:
“Ti obbligo a dirmi la verità”
Lei annuì con rassegnazione.
“Vuoi essere la mia ragazza?”
Vide i suoi occhi spalancarsi all’improvviso e la sua bocca schiudersi leggermente.
E, senza aspettare una risposta, le sue labbra si posarono sulle sue, mentre in quelle iridi profonde color ghiaccio si disegnava, pian piano, un “Sì”.

______________________________________________________________________________________________________________________________
Avevano appena salutato gli altri, e stavano tornando a casa. Il primo intreccio delle loro mani generava in entrambi un senso di imbarazzo misto a sicurezza, la sicurezza di aver trovato un posto dove stare, un cuore aperto a ricevere la propria anima. 
Era strano, ma meraviglioso.
Sotto i loro piedi, alcune foglie secche scricchiolavano.
Un silenzio sottile, rotto solo dal sibilo del vento, li circondava, e loro erano attenti a non spezzarlo, come se, con una semplice parola, avrebbero potuto spezzare l’incanto che si stava creando.
No, non erano necessarie le parole.
Si limitavano a sorridersi, a immergersi a vicenda negli occhi dell’altro, per poi abbassare lo sguardo, colti da un improvviso rossore.
In quei semplici gesti, racchiudevano tutto ciò che stavano provando, tutti i pensieri, tutte le emozioni che sentivano nel trovarsi lì, da soli, camminando lentamente in uno stretto sentiero di ghiaia (una piccola scorciatoia che attraversava il parco), tenendosi per mano.
 
C’era la gioia.
C’era la felicità.
C’era il timore che qualcosa potesse rovinare tutto.
C’era l’imbarazzo di un primo amore, non di una prima cotta.
C’era un legame stretto, saldo, denso di calore, che li univa.
E c’erano loro due. Meravigliosamente innamorati.
 
Ancora una volta, i loro occhi si incontrarono in un lieve sorriso. 
Come aveva detto Helen? “Forse non si tratto proprio di amore, ma ci si avvicina”?
Oh, ma ci si avvicinava molto più di quanto chiunque - loro due per primi - potesse immaginare.
Il cellulare di Maya iniziò a vibrare, facendo trasalire entrambi.
Arrossendo, fu costretta a rispondere alla telefonata, non prima di lanciare a Zayn uno sguardo di scuse.
Disse poche parole, per lo più ascoltò quello che le veniva detto, e quando, dopo solo qualche minuto, si girò verso il ragazzo, il suo viso era sbiancato di colpo.
“Era mia zia… I…miei genitori torneranno domani dall’Australia”






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Vi annuncio subito che ho trovato molta difficoltà nello scriverlo, anche perché si tratta di un capitolo di semi-passaggio e devo dire che mi sono anche annoiata un po'. 
Sì, rileggendolo mi sono resa conto che è terribilmente noioso, dopotutto, a parte il fidanzamento tra Zayn e Maya, che in fin dei conti era praticamente già avvenuto nello scorso capitolo, qui non succede proprio un bel niente.
Ma ho dovuto farmelo uscire così, perché mi serviva per introdurre il prossimo, che - ve lo prometto - sarà un po' più intenso, e accadrà vermente qualcosa. 
Non so se vi siete accorte che, nella mia storia, lascio mo,to spazio ai pensieri e alle emozioni dei personaggi, specie in questi ultimi capitoli. E' una cosa che amo fare, e che mi piace, ma mi rendo conto che a volte può risultare un po' troppo noioso...
Beh, arrivando al punto, se voi mi dite che lo trovate stressante e non vi piace, cercherò di cambiare questo aspetto della mia scrittura, anche se non vi prometto niente XD
Vabbè, non ho nient'altro da dirvi, mi scuso per il capitolo stile cacchetta di cavallo e mi dileguo.
Mi raccomando, recensite e fatemi sapere cosa ne pensate, per me la vostra opinione è importante!
A presto (forse)! 

:)





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Capitolo 16
*** Please, think about it ***


                                                                   


“Non ho ancora capito bene cosa ci facevano i tuoi genitori in Australia”.
“Credimi, non sono mai riuscita a capirlo bene neanche io. E sono loro figlia”
Nella voce di Maya si poteva percepire un accenno di malinconia, rassegnazione, sconsolatezza. Respirò profondamente prima di continuare.
“In pratica sono dei ricercatori, studiano delle piante velenose o qualcosa del genere; la maggior parte dell’anno vanno a lavorare in qualche luogo sperduto, tornano dopo uno o due mesi e ripartono dopo una settimana, a volte anche dopo un paio di giorni. E io vivo insieme ai miei zii”
“Wow”
Il moro al suo fianco assunse un’aria sorpresa, ma cercò di non darlo a vedere, forse per paura che la sua estraneità a una situazione del genere potesse peggiorare lo stato d’animo di Maya, che in effetti non era dei migliori. Per lui, una vita in cui si potevano incontrare i propri genitori solo qualche settimana ogni anno era praticamente inconcepibile. E non riusciva a credere che la sua ragazza si trovasse in una condizione familiare tale. Insomma, sapeva che passava molto tempo con i suoi zii, e dopotutto non l’aveva mai sentita nominare altri parenti, ma non si era mai interessato più di tanto alla questione. 
“Ma non dovresti essere felice del loro ritorno? Insomma, non li vedi da mesi!”, chiese con cautela, temendo di essere inopportuno e anche poco delicato. 
Lei sbuffò.
“Beh, sì, da questo punto di vista sono contenta…”
“E qual è il problema?”
La ragazza esitò qualche secondo prima di rispondere. Non era un argomento di cui parlava facilmente. Ma Zayn era il suo fidanzato, sapeva di potersi fidare di lui, in un certo senso si sentiva al sicuro.
“Non ho mai avuto un buon rapporto con i miei. A malapena mi conoscono, così come io praticamente non so nulla di loro. Ogni volta che tornano cercano di passare molto tempo con me, ma non sanno neanche come cominciare, e alla fine diventano… imbarazzanti. Ah, e bisogna considerare che c’è anche Ryan”.
Non aggiunse altro, ma il moro capì. Lui stesso aveva dovuto subire il carattere di quel ragazzo, e i risultati, beh, non era molto bello ricordarli. Non aveva voluto sapere nulla di ciò che era accaduto in seguito, della fine che aveva fatto il… il fratello della sua fidanzata. Faceva uno strano effetto pensarlo. In ogni caso, voleva continuare a non sapere nulla, per non permettere alle vecchie ferite e quell’umiliazione, a quel  dolore anche mentale che aveva provato di riaprirsi. Per questo non fece altre domande, e fu grato a Harry e a Helen quando si fermarono per salutare Maya e conoscere altri particolari sul ritorno dei suoi genitori. 
Iniziò a pensare che, forse, avrebbe potuto aiutare la sua fidanzata uscendo con lei quel pomeriggio. Le lezioni mattutine erano appena terminate, ed essendo sabato non sarebbero dovuti tornare a scuola fino all’inizio della settimana successiva, per cui poteva sfruttare la giornata libera per sollevare Maya da quell’impegno che, per quanto aveva capito, non la faceva saltare di gioia. 
 
Fin dall’inizio del vialetto che conduceva alla porta di casa si percepiva una strana atmosfera. Persino l’aria era carica di qualcosa di nuovo, diverso dalla solita monotonia. 
Si trattava di un elemento alquanto familiare, lo stesso che avvertiva ogni volta che i suoi genitori facevano ritorno da qualche nuovo angolo del pianeta. Dalla finestra illuminata da cui proveniva una musica sottile e tintinnante, una di quelle canzoni che andavano di moda cent’anni prima, si poteva intuire la trepidazione con cui la stavano aspettando. 
Maya si bloccò improvvisamente prima di estrarre dallo zaino quel vecchio mazzo di chiavi a cui era attaccato un ciondolo argentato che ricordava vagamente la forma di un fiore. In un certo senso, si sentiva crudele. Già conosceva l’entusiasmo e la gioia con cui suo padre e sua madre l’avrebbero accolta non appena avrebbe varcato la soglia di casa, sommergendola di baci, carezze, manifestazioni di affetto. Ma la sfera della sua anima che le avrebbe permesso di rispondere con calore a quelle effusioni, dimostrando il bene che a sua volta provava (non poteva negarlo, in fondo era felice di rivederli) si era inasprita col tempo, non avendo avuto l’opportunità di rinnovarsi e ampliarsi quotidianamente. Le dispiaceva, si sentiva male al solo pensiero del volto deluso e un po’ scoraggiato dei suoi, ma ormai non poteva farci nulla, neanche un abbraccio sarebbe stato spontaneo per lei. 
Al tempo stesso, provava che rabbia. Rabbia per dei genitori che non si erano dimostrati tali, assentandosi anche nei momenti più importanti della sua vita; rabbia per un padre e una madre che avevano lasciato il proprio ruolo in mano a uno zio e a una zia; rabbia per una situazione familiare che di sicuro non esaudiva i suoi desideri e le sue speranze. 
Con un sospiro, aprì la porta di casa, e vide i suoi genitori correrle incontro, piombandole addosso e stringendola in un abbraccio denso e caloroso, che lei non rifiutò, ma a cui non diede alcun contributo. 
“Come stai?”
“Che è successo in questi mesi?”
“Ti abbiamo portato un regalino…”
Solite domande di circostanza a cui rispose distrattamente, ringraziando mentre osservava la borsa con una tasca a forma di canguro - piuttosto banale, per provenire dall’Australia. Lasciò che le sue orecchie ascoltassero quasi interessate il racconto della scoperta di un nuovo tipo di vegetale a cui non era ancora stato dato un nome, prima che un alone di silenzio calasse su quella casa sempre vuota. 
“Quindi ora sei fidanzata”, constatò suo padre riferendosi a ciò che aveva detto rispondendo alla sua domanda, non molto prima. Maya non era il tipo dio persona che nasconde le proprie vicende personali. 
“Sì”
Non aggiunse altro, non perché non volesse che quell’uomo scoprisse qualcosa in più, ma semplicemente perché non ne aveva voglia. Non le sembrava neanche di averne bisogno. 
“Senti, Maya, noi dobbiamo dirti una cosa importante”
Sua madre diede vita a quelle parole in un sussurro sommesso, troppo debole per arrivare alle orecchie della figlia che, senza captare ciò che era appena stato detto, fece una domanda. Una domanda a cui teneva molto, benché avesse paura di conoscere già la risposta. 
“Tornerete per Natale?”
I due adulti si lanciarono un’occhiata timorosa. Fu il padre a parlare per primo, con un tono di scuse.
“No, noi… non possiamo. Ci hanno chiamato per una spedizione urgente in Madagascar, dobbiamo scoprire di più su quella nuova pianta, e, beh, non torneremo prima di febbraio”
“Oh”
In quella semplice esclamazione erano contenute rassegnazione, delusione, illusioni cadute in pezzi, tutte cose che Maya non si era curata di nascondere. In fondo, era quello che provava.
“Ma non preoccuparti, ci saranno gli zii con te, passerete un Natale stupendo. Ci sarà anche Ryan”
Il sorriso che si era disegnato sul volto di quella donna così simile a lei era del tutto falso; celava paura, incertezza, speranza che tutto andasse per il verso giusto, e che la figlia fosse contenta, non arrabbiata. Ma l’espressione sul viso di Maya cancellò definitivamente questa possibilità. 
“Che cosa vuol dire che ci sarà anche Ryan?” La sua voce tremava.
“Il collegio speciale dove l’abbiamo mandato in seguito a quello che è accaduto… è fallito. Cioè, da quanto ci è stato detto dal direttore c’è stata una specie di battaglia finanziaria, e alla fine è stato venduto a una ricca azienda di prodotti agricoli, che ne farà la sua sede. Tuo fratello tornerà a vivere qui, arriverà tra qualche ora. Ma non preoccuparti, ci hanno comunicato che è migliorato molto da quando è partito. Ora, almeno in teoria, dovrebbe comportarsi da ragazzo normale”
Ma Maya sapeva che suo Ryan non sarebbe mai stato normale. Che avrebbe portato solo scompiglio, confusione, complicazioni. Che avrebbe ostacolato la sua storia con Zayn. Forse pensare queste cose di quello che, in fin dei conti, era suo fratello, poteva essere orribile, ma lei lo conosceva, e non poteva fare altro che disperarsi per il suo ritorno. 
 
“Grazie per avermi chiesto di uscire, non ce l’avrei proprio fatta a rimanere a casa”
Zayn la guardò, sentendosi sollevato dal fatto che lei avesse apprezzato il suo gesto, e capendo al tempo stesso quanto la situazione in cui viveva la sua ragazza. La strinse in un abbraccio che lei, a differenza di quanto aveva fatto con i suoi genitori, ricambiò, lasciando che anche le loro labbra si unissero leggermente. 
“Beh, allora… com’è andata?”
Lei fissò i suoi occhi in quelli del ragazzo. Dove avrebbe trovato il coraggio di parlargli di Ryan? Sapeva che l’avrebbe dovuto fare prima di tornare a casa, ma come poteva dirgli che colui che l’aveva picchiato tanto ferocemente avrebbe vissuto con lei, e che avrebbe frequentato la loro stessa scuola? Tentò di immaginare una sua possibile reazione, ma si bloccò, sapendo che questo avrebbe solo peggiorato la situazione. 
“Niente di che, mi hanno raccontato di aver scoperto un nuovo vegetale e mi hanno regalato una ridicola borsetta con una tasca a forma di canguro”
Si limitò a raccontare solo in minima parte ciò che era accaduto, decidendo che avrebbe aspettato il momento adatto per dirgli di suo fratello. Come se avesse mai potuto esserci, un momento adatto. 
“Nient’altro?”, si stupì lui. Se fosse stato al posto della ragazza, avrebbe espresso esplicitamente la sua gioia e il suo entusiasmo.
“Ripartiranno domani mattina, e non torneranno prima di febbraio”
Nella voce di Maya c’era solo semplice e pura amarezza, e Zayn la colse senza troppi sforzi. Abbassò lo sguardo, non sapendo come rincuorarla, come farla stare meglio. 
“Che ne dici di andare al cinema? Credo che ci sia un film interessante sulla storia d’amore tra un surfista e una spia che dovrebbe ucciderlo. Il tutto in un universo parallelo dove le rane svolgono la finzione dei cavalli e dove le formiche sono spietate assassine che azzannano chiunque si trovi davanti a loro.”
Poteva essere una buona opzione. Lei rise, sapendo che sì, quello era il genere di film preferito ma Zayn Malik. E anche da Maya Stoner. Acconsentì alla proposta, maledicendosi mentalmente. Di certo non sarebbe stato bello parlare del ritorno di Ryan mentre assistevano alla storia d’amore tra un surfista e una spia, allo stesso modo in cui non lo sarebbe stato farlo dopo il film, tantomeno prima. Si arrese alla realtà: non ci sarebbe mai stato un momento veramente opportuno. Tenendosi per mano, iniziarono ad avviarsi verso il cinema. A un tratto, la ragazza si irrigidì. Zayn iniziò ad aprire la bocca per chiederle il motivo di quel suo improvviso atteggiamento, ma gli bastò guardare nella direzione indicata dai suoi occhi per capire, e per lasciare che sul suo volto si formasse un’espressione gelida, dura, aspra. Spaventata. 
Perché sì, lui era lì, davanti a loro. I jeans larghi e i capelli biondi più lunghi di quanto Maya ricordasse, le mani in tasca e un cappello tenuto al contrario. Il moro fissò gli occhi in quelli della ragazza chiedendo una spiegazione, che lei non riuscì a dargli. Era troppo impegnata a scrutare ogni centimetro del volto del fratello, che aveva mantenuto i lineamenti rudi, forti, marcati, come a voler sottolineare la sua indole aggressiva. Era troppo concentrata a cercare nei suoi occhi (leggermente più azzurri di quelli di lei) un qualcosa che le potesse far credere che ciò che aveva detto sua madre avesse qualcosa di vero, che lui fosse veramente cambiato, che davvero potesse comportarsi come una persona normale. Era troppo intenta a riscoprire quella persona con cui, dopotutto, aveva un legame più stretto di quanto si potesse pensare costatando i loro caratteri così diversi, quasi opposti.
Lui, sicuro di sé, feroce, impulsivo.
Lei, insicura, timida, attenta.
Lui, belva violenta e aggressiva.
Lei, fiumiciattolo umile e gentile.
Loro, erano fratelli.
Passarono alcuni minuti prima che qualcuno si decidesse a parlare, e quel qualcuno fu Ryan.
“Beh…ciao” 
Maya scosse la testa.
“Come puoi salutarci così? Come cavolo puoi dire semplicemente “Beh, ciao”? Come puoi ripresentarti qui come se nulla fosse accaduto? Cavolo, tu sei un bastardo. Una bestia. Come puoi permetterti di tornare in questo modo, all’improvviso, e dire solo uno stupido ciao?”
Nelle parole della ragazza c’era puro disprezzo, misto ad un accenno di sconsolatezza. Zayn cercò di farla calmare accarezzandole piano il braccio e stringendo più forte la sua mano, ma lei lo respinse. Non sapeva da dove proveniva il coraggio necessario per sputare quelle parole. Non sapeva quale sarebbe stata la reazione di suo fratello, o quella del ragazzo al suo fianco. Sapeva solo che avrebbe voluto che il biondino con cui aveva un legame di parentela tanto forte sparisse per sempre dalla sua vita. 
E invece fu lei a sparire, correndo (o sarebbe meglio dire scappando?) il più lontano possibile da lui, seguita da Zayn, che non poté fare a meno di lanciare al ragazzo uno sguardo carico di rancore.
 
Si accasciò su una panchina, senza rendersi bene conto di dove si trovasse. Era senza fiato, e non solo a causa della lunga corsa. Zayn le si sedette vicino. Non parlò, non fece nulla, rimase solo lì a guardarla, aspettando che dicesse qualcosa.
“Io non ci posso credere. Proprio adesso che tutto andava per il meglio, proprio adesso che io e te abbiamo iniziato a costruire qualcosa, arriva lui. Perché? Perché è dovuto tornare proprio adesso? Anzi, perché è dovuto tornare?”, sbottò infatti la ragazza qualche minuto dopo, la voce rotta da un singhiozzo represso.  Il ragazzo le poggiò una mano sulla spalla, ma aspettò che lei continuasse il suo discorso.
“Fino ad adesso è stato in collegio speciale per ragazzi violenti. Mia madre ha detto che ora quel posto è stato venduto ad un’azienda di prodotti agricoli, e lui è dovuto tornare qui, vivremo di nuovo insieme, frequenterà di nuovo la nostra scuola. Ma perché? Perché deve rovinarmi la vita?”
Il moro sospirò profondamente, stupito lui stesso da quanto stava per dire.
“Maya, non credi di star esagerando? Lui può anche essere la persona peggiore di tutto il mondo, e questo non lo metto in dubbio, ma è tuo fratello! Pensa a come si sarà sentito quando gli hai parlato in quel modo, proprio tu, che forse sei l’unica persona sulla quale ha la minima possibilità di poter contare”
La ragazza fissò il proprio sguardo in quello del ragazzo, incredula.
“Sei davvero tu quello che mi viene a dire queste parole? Tu? Zayn, ma ti ricordi cosa hai dovuto subire a causa sua? Dovresti odiarlo, dovresti provare il desiderio di stargli il più lontano possibile, e invece sei qui a difenderlo!”
Lui scosse piano la testa.
“Lo so, hai ragione, infatti è questo quello che provo e che continuerò a provare nei suoi confronti. Ma non stiamo parlando di me, stiamo parlando di te. E tu, in ogni caso, sei sua sorella. Ti prego, pensaci.”




 
Beh, che vi posso dire?
Eccomi di nuovo qui! 
Lo so, sono in ritardo, ma non così tanto, dopotutto ho fatto di peggio, quindi diciamo che sono abbastanza soddisfatta di me stessa XD
Allora, vi avviso subito che, quando è arrivato il momento di scrivere questo capitolo (ossia qualche giorno fa) l'ispirazione era a livelli minimi, e infatti si vede, dato che mi è uscita questa schifezzuola. Pardon (ok, non so neanche che lingua è, ma fa niente).
Passiamo a parlare di questa schifezzuola (sì, mi piace metterlo in corsivo).
Vi avevo già avvertite che sarebbe stato un capitolo un po' più intenso, e che sarebbe veramente accaduto qualcosa di importante.
E infatti... tatatatat...
Torna Ryan!
All'inizio, pensavo di eliminare totalmente il personaggio, almeno da questo capitolo,  e raccontare di una cena in cui i genitori di Maya invitano i suoi amici e la mettono in tremendo imbarazzo, ma poi ho pensato che era una cosa alquanto banale dopo che lei stessa li aveva definiti "imbarazzanti".
Quindi, ecco qui il nostro Ryanuccio che, come potete vedere nella foto che ho messo sotto, oltre ad essere aggressivo e violento, è anche di una bellezza assurda *O*
Cioè ma dai, con sto personaggio ho davvero superato me stessa XD
Passando avanti...
Allora, in questo capitolo scopriamo un po' la situazione familiare di Maya, e la sua opinione al riguardo, che, diciamo, non è proprio delle migliori...
Poi si scopre del ritorno di suo fratello, eh, beh, avevo già accennato, in un altro capitolo, il fatto che era stato mandato in un collegio "speciale": chi se lo ricordava? :)
Si capisce che Maya non la prende tanto bene, e lo dimostra quando lo incontra per strada. Secondo voi ha un po' esagerato? Considerando quello che ha fatto Ryan...
Arriviamo così all'ultima parte: il discorso di Zayn. Chi se lo sarebbe mai aspettato da uno che è stato picchiato selvaggiamente dal fratello della sua ragazza? E secondo voi, come si evolverà la situazione? Fatemelo sapere!
Non so se ve ne rendete conto, ma per un'autrice è molto importante conoscere i pareri e le opinioni, anche negative, dei lettori. Quindi, a voi, lettori silenziosi (eh sì, so che ce ne sono), ve lo chiedo per favore, RECENSITE!
Per il resto, beh, niente, ci tenevo ad aggiornare oggi perché è sabato, e lo è anche nella storia. Ma che bella motivazione. E vabbè, che pretendete, sono a dir poco esaurita. Sì, anche se è estate, e, in teoria, dovrei rilassarmi.
In teoria.
Ma pazienza. 

Ora devo proprio andare, faccio in tempo solo a dirvi un'ultima cosa: prima stavo rileggendo i primi capitoli di questa ff, e sono davvero orrendi! Ma come cavolo ho fatto a scrivere cose del genere? Vi prego, ditemi che sono migliorata almeno un po'!
Ok, adesso me ne vado sul serio e vi lascio con il nostro Bradley James (alias Ryan)
A presto! (relativamente)
:)


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Capitolo 17
*** Happy together ***


                                                                             


La tribuna urlava in un unico e potente suono, mentre il cielo nuvoloso riempiva il pomeriggio di minacce fin troppo convincenti riguardo il buon esito della manifestazione. 
Quando la preside, diversi anni prima ma solo dopo una moltitudine di richieste da parte degli studenti, aveva consentito la formazione di squadre sportive, era stata chiara: ogni evento di qualsiasi tipo sarebbe stato annullato in caso di pioggia o di qualunque altra tipologia di maltempo.
Una piccola riscossa personale che si era presa per far capire che era ancora lei a comandare, nonostante avesse assecondato i ragazzi. 
Ed era per questo motivo che in quel momento la maggior parte degli alunni della Rooney Hight School speravano ardentemente che quelle nuvole si diradassero in fretta.
Nel frattempo, l’incontro poteva avere inizio. 
Molti nomi furono chiamati. 
Abbot George.
Anderson Michael.
Bones Dave.
Tutti in ordine alfabetico. Si posizionavano in file ordinate mano a mano che venivano nominati, aspettando la fine dell’elenco.
Brown Justin.
“Senti, io non ci sto capendo nulla, e sai che ti dico? Adesso vado a prendermi un frullato o comunque qualcosa da bere, mandami un messaggio quando è il turno di Harry”
Maya sorrise nel constatare la svogliatezza della sua amica, che, a giudicare dalla smorfia annoiata comparsa sul suo volto, non era del tutto contenta di trovarsi lì. Basket? Per lei era solo una perdita di tempo. Sport? Certo, se significava stare seduta a spiare i ragazzi carini-single-possibili fidanzati-molte possibilità. E Harry, benché non si potesse mettere in dubbio la sua bellezza, non rientrava in questa categoria. 
Per lei era già un grande sforzo assistere alla seconda frase della selezione per diventare capitano della squadra, se avesse avuto anche solo un’altra insignificante cosa con cui impiegare il tempo l’avrebbe senza dubbio sfruttata ampliamente, per cui non aveva la minima intenzione di stare anche seduta ad annoiarsi prima che arrivasse il suo turno. Si alzò, senza aspettare che Maya potesse dirle qualcosa, e si allontanò in fretta. 
Lasciando un posto libero tra quest’ultima e Zayn, che ben presto il moro si trovò ad occupare. O almeno queste erano le sue intenzioni. Si stupì non poco, infatti, quando vide un altro paio di gambe e un altro viso sedersi su quella vecchia postazione blu consumata dal tempo e dalle larve - ma no, non poteva essere così, non poteva essersi accomodato accanto a lei, non lui, non quel corpo già conosciuto, non quegli occhi così simili ad altri, non Ryan. 
Digrignò impercettibilmente i denti, irrigidendosi e sentendo un formicolio alla base del collo, lì dove quella stessa persona aveva lasciato una cicatrice inguaribile. 
Maya si voltò improvvisamente ritrovandosi davanti le iridi azzurre del fratello. 
No, non lui, non lì, non in quel momento. 
Ryan, vattene, che cosa ci fai qui, ti prego, lasciami in pace, fallo per me, per Zayn, per Harry, per tutti, ti prego, vattene, ti prego, dimmi che ti sto solo immaginando, è passato solo un giorno da quando sei arrivato, non puoi rientrare nella mia vita così bruscamente, non puoi, vattene…
Ma lui non se ne andò. Non avvertiva i pensieri che turbinavano confusi nella mente della ragazza. La osservava soltanto, fissava i suoi occhi nei suoi, la ingabbiava in una cupola di caos immobile, cristallizzato. 
“Ryan”
Quel nome era uscito dalle labbra di Maya come un coltello che trafigge l’aria, come una pietra che scalfisce il vetro. 
Lui si limitò ad annuire. 
Silenzio. Opprimente, pesante, affilato.
“Senti, io…”
Ma lei non lo lasciò finire.
“Vattene”, ordinò, “Vattene”, ripeté, “Vattene”, sussurrò, scrutando il fratello che si allontanava con un’aria sconsolata e affranta.
Il moro, spostandosi finalmente al fianco della ragazza, lasciò che le sue dita la stringessero. Lei lo osservò incerta.
“Tu sai come la penso, vero?”
Annuì.
“Zayn, sei troppo buono. Non rendi giustizia a te stesso.” Non rendi giustizia a te stesso.
Nel frattempo, diverse file sotto di loro, senza che se ne accorgessero, Harry segnava un canestro dopo l’altro.
 
Quando Maya bussò alla porta di casa, si era completamente dimenticata del fatto che i suoi genitori erano ripartiti quella mattina. Solo quando non vide nessuno arrivare ad aprirle se ne ricordò, affrettandosi a ripescare le chiavi disperse nella borsa. 
L’ingresso era immerso nella penombra e nel silenzio, solo un biglietto scritto frettolosamente da sua zia svettava candido in contrasto col legno scuro del tavolo su cui era stato gettato con noncuranza. 

Tesoro, scusaci, il direttore del giornale ci ha obbligati a rimanere in redazione fino a tardi. Credo che riusciremo a tornare per cena, in caso contrario ho lasciato l’arrosto nel forno. 

I suoi zii lavoravano per una rivista di poco conto, sconosciuta alla maggior parte dei londinesi, a cui il direttore stava cercando di far assumere un maggiore rilievo, ordinando a tutti di lavorare parecchie ore in più del necessario, ma senza ottenere i risultati sperati.  Con un sospiro, la ragazza si diresse verso il salotto, con solo la vaga intenzione di studiare.
Pochi minuti più tardi, si ritrovò a inviare un messaggio a Zayn, chiedendogli di andarla a trovare per trascorrere un po’ di tempo insieme. 
Non se la sentiva di rimanere a casa da sola. O meglio, non se la sentiva di rimanere da sola con Ryan, che chissà quando sarebbe arrivato. O forse era rientrato nella dimora molto prima di lei, ma non si era degnato di farsi vedere. 
Ripensò a ciò che Zayn le aveva detto il girono prima. E se avesse avuto ragione? Se veramente suo fratello si fosse sentito perso quando lei l’aveva trattato in quel modo, se davvero lei fosse stata la sua unica possibilità di poter contare su qualcuno? E se rifiutando un approccio con lui avesse realmente rifiutato di tirare fuori da una voragine un ragazzo con cui, nonostante tutto, aveva un legame di sangue più che valido, facendolo invece precipitare sempre più in basso? Se si fosse dovuta comportare in modo diverso, se avesse dovuto avere pietà di quel biondo dalle iridi tanto azzurre quanto spente?
Scosse la testa con foga, dandosi della stupida. Lui non era suo  fratello. Lui era un mostro, semplicemente. Una belva. Lui era la stessa persona che aveva quasi ucciso il suo fidanzato. La stessa persona che le aveva impedito di avere un’infanzia normale con tutti i problemi creati alla famiglia già di per sé poco stabile. 
Non era affatto suo fratello. 
La melodia familiare del campanello si incastrò tra i suoi pensieri.
Nel silenzio teso in cui era immersa la stanza, riuscì a riconoscere - non senza certo sollievo - il ritmo della scarpa che batteva pazientemente a terra.
“Zayn”, sussurrò a sé stessa, e si affrettò a spalancare la porta. 
 
Si erano seduti sul divano a guardare un film, ma nessuno dei due prestava attenzione alle scene. Lui era immerso nel dolce profumo dei lunghi capelli ricci della ragazza, sparpagliati disordinatamente sulla sua palla. Assaporava con calma quei boccoli un po’ arruffati, giocherellandoci simpaticamente tra le dita, respirando la delicatezza con cui ricadevano sulla sua maglietta avvertendo che senza di essi non avrebbe più potuto vivere. E ad ogni tocco, ad ogni respiro, sentiva crescere nel petto ciò che provava per lei.
Lei… Lei, si cullava nel tocco delle sue mani che le accarezzavano dolcemente il braccio finendo per stringere la sua mano. Chiudeva gli occhi dedicando tutta sé stessa al tocco del respiro del ragazzo sul suo collo, alle labbra del moro che di tanto in tanto si posavano sulle sue. 
E si sentiva bene. Perché al di là di tutti i problemi, c’era lui, c’era l’amore che pian piano si stava costruendo, creando tra di loro un legame indissolubile, una catena alata che li imprigionava nei sentimenti che provavano l’uno per l’altra, portandoli a volare in una nuova magnifica dimensione di semplice e pura felicità, semplice e pura poesia. 
“Zayn…”
Il mormorio di Maya fu appena udibile, ma penetrò nelle orecchie del ragazzo come una stupenda melodia. 
“Sì?”
“L’altra volta, ti ricordi? Durante il gioco della bottiglia… Hai detto che ti piace cantare”
Si accorse vagamente del leggero rossore che si accingeva a salire sulle guance del moro, e temette per un attimo di averlo messo a disagio. Ma questo sospetto fu subito annullato del suo sorriso. 
“Beh, è la mia più grande passione” Dopo di te.
Lei incurvò leggermente gli angoli della bocca, spronandolo a dirle qualcosa in più.
“Da piccolo mia madre mi ha costretto a seguire delle lezioni di canto. All’inizio ero contrariato, avrei preferito passare il tempo a giocare, ma poi ho scoperto di avere un vero talento… E non sono più riuscito a smettere”
Maya si strinse più forte al suo petto.
“Canta qualcosa per me” 
Lui sobbalzò. Era pronto per una cosa del genere? Il solo pensiero di sbagliare qualcosa, il solo pensiero di deluderla…
“Happy together. La conosci?”
Sobbalzò di nuovo. Sì, la conosceva. E mentre ripensava al testo della canzone, non riusciva a staccare gli occhi da quelle iridi di ghiaccio che gli stavano trasmettendo la forza di emettere quei suoni. Forse perché, cercando di ricordare ogni singola parola di quel brano, l’unica figura che riusciva a entrare nella sua mente, nei suoi pensieri, era proprio quella ragazza accoccolata tra le sue braccia. 
 
Imagine me and you, i do, 
I think about you day and night, it`s only right 
To think about the girl you love and hold her tight, 
So happy together 
 
Sì, lui non smetteva mai di pensare a lei, la amava, o almeno stava imparando a farlo, ma in ogni caso non voleva perderla. Perché loro erano così: felici insieme. 
 
I can't see me lovin` nobody but you 
For all my life 
When you`re with me, baby, the skies will be blue 
For all my life 
 
No, non avrebbe mai potuto amare qualcuno che non fosse lei: ne stava avendo la certezza proprio in quel momento, mentre le dichiarava i suoi sentimenti attraverso una canzone. Lo sentiva, sarebbe sempre stato così, per sempre, per tutta la sua vita: lei avrebbe sempre reso le sue giornate migliori.
 
Me and you and you and me, 
No matter how they toss the dice, it has to be 
The only one for me is you, and you for me, 
So happy together, so happy together 
 
Già. Non importava cosa la vita li avrebbe portati ad incontrare, né cosa avrebbero fatto gli altri per cambiare le cose: loro ci sarebbero stati sempre, lui per lei, lei per lui,  perché insieme stavano bene, insieme erano felici. 
 
So happy together 
How is the weather 
So happy together 
We're happy together 
So happy together 
Happy together 
So happy together 
So happy together

Chiuse gli occhi mentre terminava anche l’ultima nota. Era un’abitudine che aveva preso fin dalle prime lezioni di canto: ogni qualvolta si trovava alla fine di un brano, scopriva di avere gli occhi chiusi. Forse ciò lo aiutava a concentrarsi meglio, o semplicemente ad entrare a far parte del testo, della musica, alienandosi dal mondo esterno. Solo che in quel mondo esterno si trovava la sua vita. 
Sollevò lentamente le palpebre, scontrandosi con lo sguardo commosso ed emozionato di Maya, colmo di lacrime di gioia. 
“Sei… sei bravissimo”
“Non lo sarei se non avessi te”
E, forse, era vero: a volte, il solo talento non basta.
D’un tratto, la ragazza si alzò di scatto, scatenando lo stupore del moro, che non tardò a chiedere spiegazioni.
“In cantina dev’esserci una pianola, e poi qualche vecchio disco che… oh, lascia perdere, ti spiego dopo”
Zayn non ebbe il tempo di ribattere: un attimo dopo aver pronunciato quelle parole, Maya si trovava già sui gradini che portavano al piano inferiore, e lui fissava la sua schiena che si allontanava impaziente. 
Sentì il rumore dei passi della ragazza scendere le scale, poi quello di una porta che sbatteva: ma non sentì l’esclamazione di orrore, le grida di rabbia. Non vide la scena che si stava svolgendo in cantina, i cui protagonisti erano Ryan, Helen, e, da quel momento, anche Maya. 



No, non sono morta. 
Lo so che probabilmente avete pensato qualcosa del genere, dato che non aggiorno da quanto? Boh, ho perso il conto delle settimane...
Mi dispiace, davvero, ma stavo in vacanza in un luogo sperduto del mondo dove la parola "wifi" è usata come abbreviazione di "we! che fai?" (?)
Inoltre adeso me ne esco con questo schifo di capitolo. Cioè, nella mia testa doveva essere una cosa jkbhubh, ma a quanto pare non sono riuscita a scriverlo come volevo. 
Ecco, appuno, parliamo del capitolo. 
Dopo la breve introduzione, in cui capiamo che la sitazione Ryan/Maya è ancora messa piuttosto male, ho voluto inserire un momento "Mayn" (o Zaya? Quale preferite?). La canzone "Happt together" è dei Turtles, ma è stata cantata dai Simple Plan nella colonna sonora del film "Quel pazzo venerdì". Nel capitolo non ho inserito tutte le strofe, ma vi consiglio di andare a leggere tutto il testo perché è davvero bellissimo *-*
E arriviamo al finale: cosa sarà successo? 
Lo so, sono cattiva a lasciarvi così in sospeso. Ma che ci posso fare? Non ho potuto resistere :3
Vabè, aspetto con ansia i vostri pareri!
Al prossimo capitolo! 
:)

Ah, scusate, dimenticavo: ho pubblicato una OS, che stranamente mi piace, eccola
QUI
Passate e lasciuate una recensioncinuccia! (?)
Ok, ora me ne vado davvero.

 

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Capitolo 18
*** Come away, now ***


                         

“Non ci posso credere, ok? Non ci posso credere!”
I suoi passi erano impazienti, nervosi, rapidi, e la giacca a vento svolazzava confusamente dietro di essi, come incapace di mantenere la stessa velocità dei piedi. Le sue parole erano risuonate fin troppo forti e potenti nell’aria gelida di fine novembre. Qualche metro dietro di lei, Helen accelerò l’andatura per raggiungerla.
“Senti, mi dispiace, mi dispiace davvero!”
Maya si girò di scatto verso la bionda.
“Che cosa ti dispiace? Non esserti nascosta bene in cantina mentre stavi deliberatamente procreando con mio fratello? O il fatto che stavate usando i miei vestiti vecchi come materasso?”
C’era una nota di ironia e rancore nella sua voce, e un lampo di rabbia e risentimento nel suo sguardo fulmineo. Helen si fermò qualche passo dietro di lei, sospirando. I suoi occhi si erano come cristallizzati, fissi sull’asfalto della strada. Non c’erano lacrime. Solo scuse. Silenziose, difficili.
“Mi dispiace non averti detto che ci saremmo incontrati.”
Serietà. 
Silenzio.
Fu ancora Helen a parlare.
“E non stavamo “procreando””
L’altra fissò con rabbia gli occhi sul volto della bionda. Era scossa, turbata. Il rancore, nonostante tutto, era lo sfondo di un’amara sorpresa. Se solo ci fosse stato qualcun altro al posto di Ryan, o se solo quello stesso Ryan fosse stato diverso… Ma no, no, non poteva sopportare ciò che aveva visto.
“Gli stavi sfilando la maglietta, e lui era già passato ai pantaloni. Le tua labbra erano sulle sue. Cosa lo chiami questo? Ah, no, certo, era solo l’anteprima. Per fortuna non sono arrivata dopo”
La bionda scosse lentamente la testa. Nel frattempo, quasi senza accorgersene, si erano lasciate cadere su una panchina che spuntava sul marciapiede come un’oasi di riposo solitaria nel bel mezzo del deserto. Sbuffando quasi impercettibilmente, Maya continuò a parlare, ma più… dolcemente?
“Forse sto esagerando, sei libera di fare quello che vuoi. Ma non posso sopportare che…che insieme a te ci fosse Ryan. Helen, da quanto va avanti questa storia?”
Era un po’ come se stesse dicendo: “Helen, ti prego, dimmi che mi sono sbagliata, che non è stato nulla”. L’altra si sistemò meglio sulla fredda superficie di metallo, aggiustando il bordo spiegazzato della felpa che spuntava da sotto il cappotto nero. Socchiuse gli occhi, ma tranquillamente. 
“Non c’è nessuna storia. Durante il torneo di basket, quando mi sono allontanata per prendere un frullato…Lui si è avvicinato a me. Lo confesso, all’inizio non l’avevo neanche riconosciuto, era così diverso dall’ultima volta, era più…umano”
Fece una piccola pausa prima di continuare, durante la quale cercò invano di interpretare la reazione di Maya, intenta a scrutare il suo riflesso nella piccola pozzanghera accanto ai piedi della panchina. Nonostante il momentaneo silenzio di Helen, non parlò. Non era ancora il suo turno.
“Abbiamo iniziato a chiacchierare un po’, e…Mi ha confessato che sta male. Si sente solo, e vorrebbe avere il supporto di qualcuno. Sa di essersi comportato in maniera terribile in passato, e ha paura di ricommettere gli stessi errori, perché sa che potrebbe farlo. Ha bisogno di aiuto, Maya.”
Quest’ultima sussultò dentro di sé, ricordando le parole di Zayn. Avrebbe mai potuto perdonarlo? Passare oltre? Ma forse la domanda non era posso?, era devo?. Scosse piano i pensieri, e “Non stiamo parlando di questo, ma di come tu e mio fratello siete finiti a baciarvi in cantina”, mormorò, con voce acuta e tagliente. Fin troppo. 
“Giusto, ma cerca di riflettere un po’ anche su quello che ti ho appena detto. Comunque… Parlando, abbiamo iniziato a camminare, e siamo finiti a casa vostr..tua. Poi, non so, non mi ricordo bene come sia successo. Mentre scendevamo le scale lui mi ah detto “sei bellissima” e, oh, aveva una voce così sexi che…E’ finita così.”
Maya sospirò pesantemente, mentre nella testa le risuonavano come un’eco le parole della sua amica, unite ad un dubbio atroce che le causava un qualcosa a metà tra il disgusto, la paura, la mania di dover controllare tutto, di avere ogni cosa a portata di emozione. 
“Tu…provi davvero qualcosa per Ryan?”
Helen si girò di scatto, impreparata a ricevere una tale domanda. Aveva provato qualcosa? Ma no, no, certo che so, era stata solo…solo attrazione fisica. Niente di più. Quel ragazzo poteva essere cambiato, poteva essere pentito, poteva essere dispiaciuto, ma era sempre Ryan. Non toccava a lei aiutarlo. Non era lei la persona adatta a svolgere questo compito, come non era lei la persona adatta a provare qualcosa per il fratello violento e dal passato difficile della sua migliore amica. 
“Niente. Ciò che è accaduto ieri è stato solo un errore, anzi, per fortuna ci hai interrotti, non so quanto poi  mi sarei pentita se tu non fossi arrivata.”
Sorrise, lasciandosi stringere in un abbraccio, mentre la voce calda di Maya, segnata da un dubbio e dal senso di colpa, si faceva strada nel suo orecchio. 
“Io… Mi sento egoista. Non ho il diritto di costringerti a non frequentare mio fratello. Quindi, ti prego, se hai detto che non provi niente solo per mantenere la nostra amicizia… Sappi che sei libera di fare ciò che vuoi. Scusa per la scenata di ieri, ho esagerato, ma, beh, devo ammettere che non mi aspettavo di trovarvi così.”
Le due ragazze si sciolsero dall’abbraccio per guardarsi negli occhi abbozzando un sorriso. Helen scosse piano la testa. 
“Ti assicuro che ho detto la verità. Però… Credo che dovrò andare a parlargli. Sai, per chiarire un po’ di cose”
Maya annuì, chiedendosi se il compito “parlare-con-Ryan” non spettasse anche a lei. Ma non ebbe il tempo di pensarci: prima che le sue riflessioni potessero fare anche solo un passo avanti, sentì un qualcosa di pesante cadere sullo spazio libero alla sua sinistra, e un sonoro “Sono uno stupido. Sono uno stupido, maledetto bastardo” riempì con rabbia e furore le sue orecchie. La voce di Harry tremava, mentre una mano passava nervosamente tra i capelli ricci già abbastanza scompigliati. 
Le due ragazze si voltarono di scatto nella sua direzione. 
“Har…”
“Non voglio parlare”
Il volto sconvolto, gli occhi lucidi di lacrime a cui non avrebbe mai permesso di scendere. Il suo orgoglio, che neanche il dolore poteva riuscire a scalfire, non glielo avrebbe mai permesso. Un silenzio tagliente si fece strada tra di loro. Dovette passare qualche minuto, forse un quarto d’ora, perché il riccio si alzasse di scatto dalla panchina e iniziasse a camminare avanti e indietro, in preda a un’improvvisa frenesia, borbottando e parlando più con sé stesso che con le due ragazze che lo fissavano allibite, senza nascondere un accenno di preoccupazione. 
“Mi odio. Sono stato così sciocco, come ho potuto pensare che… Io non merito tutto questo, cioè, sì, merito questo, ma non ho meritato tutto ciò che ho avuto fino ad oggi e…Oh, non riesco neanche a pensare, mi sto confondendo. Ma la verità è che è stata colpa mia, io sono solo uno stupido bastardo!”
Maya sbottò, balzando in piedi e afferrandolo forte per le spalle.
“Basta!Smettila di commiserarti e spiegaci cosa cavolo è successo!”
Il suo sguardo era duro, così come la sua voce. Harry, il petto che si alzava e si abbassava velocemente, tornò ad accasciarsi sulla panchina, mentre Helen gli posava una mano su un braccio in segno di conforto. Ma la verità era che si sentiva distrutto. Allo stesso modo in cui sentiva che tutto ciò che di più bello era riuscito a costruire intorno a sé si era irrimediabilmente frantumato. 
“Sono stato nominato capitano della squadra.”
C’era qualcosa di tanto amaro nel modo in cui le sue parole erano risuonate nell’aria, tanto angoscioso, che quella semplice e almeno teoricamente gioiosa frase diventava quasi inquietante. 
Le due ragazze al suo fianco lo guardarono sconcertate, senza azzardarsi a chiedere altro. Non per paura, no: semplicemente, quel silenzio serviva per spronarlo a rivelare il resto, molto più delle domande. Non dovettero aspettare molto, infatti, per risentire la voce del riccio, che combatteva contro dei singhiozzi troppo facili, troppo umilianti. 
“Avrei dovuto prevedere che dopo questa vittoria tutte le ragazze avrebbero fatto la fila per parlarmi, e magari anche per andare un tantino oltre. Ma non avrei mai potuto immaginare che una di loro andasse a dire a Fanny che…che ho baciato un’altra. Le ha fatto vedere una foto di quest’estate, quando stavo ancora con Taylor. E lei…”
Non aveva bisogno di aggiungere altro, o forse, semplicemente, non ne aveva la forza. Maya ed Helen si scambiarono uno sguardo d’intesa.
“Ti aiuteremo. Cercheremo di farla ragionare”
C’era una tale speranza nella loro voce, una tale fiducia… Ma Harry scosse la testa. Le cose non erano così semplici. C’era dell’altro, del terribile altro, che non trovava il coraggio di scuotere le sue corde vocali e uscire dalle sue labbra. Forse perché questo stesso “altro” non era ancora riuscito ad arrivare neanche al suo cervello. Forse perché il ragazzo stesso non voleva trovare il coraggio di assimilarlo completamente. E qui entrano in gioco gli scherzi oscuri della mente, che ci tiene offuscate le immagini peggiori, per poi, d’un tratto, nei momenti meno opportuni, farcele ricomparire davanti agli occhi dei ricordi, più vive e nitide che mai. E fu proprio in quel momento che Harry realizzò con orrore ciò che sarebbe successo. Fanny si sarebbe trasferita. In America. Da tempo la sua famiglia progettava questo cambiamento (“Sono sicuri che lì ci siano più possibilità di guadagno”, aveva detto la ragazza qualche settimana prima, mentre gli spiegava i sogni dei suoi genitori), me lei stava pian piano riuscendo a far cambiare la loro insana idea. E questo solo per poter stare con lui. Ma dopo l’inconveniente di quel giorno, lei stessa ci aveva ripensato. Senza dargli il modo e il tempo di spiegare, aveva urlato che era meglio finirla così, che aveva deciso: sarebbe andata in America. 
Una lacrima si ingrandì nell’occhio del ragazzo. 
Era stata colpa sua, se solo fosse stato più attento, se solo… Se solo ci fosse stato tempo per tutti quei “se solo”. Gli aveva mandato un messaggio: “Ho scoperto che i miei genitori avevano già prenotato l’aereo mentre io cercavo di convincerli a restare. Quanto sono stata stupida a perdere tutto quel tempo per te. In ogni caso, parto domani sera. Non voglio saluti strappalacrime: sono ancora arrabbiata, e ferita. Beh, nient’altro. Complimenti”
Aveva solo un giorno e mezzo per cambiare la situazione. Ma la decisione era già stata presa, i bagagli forse erano già pronti, e il posto sull’aereo era già prenotato. Anche una settimana sarebbe stata troppo poca, figuriamoci un giorno e mezzo. Gli parve quasi di star soffocando, di non poter più respirare: ma in fondo, come avrebbe mai potuto respirare, con la consapevolezza che non avrebbe potuto rivedere l’unica ragazza di cui era perdutamente e profondamente innamorato?
Si prese la testa tra le mani, e, ignorando le domande di Maya e le rassicurazioni di Helen, si allontanò, ritrovandosi dopo poco a girovagare senza meta per la città. 


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La porta venne spalancata lentamente, solo dopo qualche secondo lo squillo tintinnante del campanello. 
“Immaginavo che saresti venuta”
Entrambi sorrisero debolmente, mentre Helen estraeva il cellulare dalla borsa per come per controllare l’orario, ma in realtà la sua vera intenzione era smorzare un nervosismo che, in effetti, non aveva neanche ragione d’esistere. Inspirò profondamente prima di iniziare a parlare, ripromettendosi (e riuscendo almeno in parte a mantenere questa promessa) di essere diretta, decisa, convinta. 
“Quindi sei d’accordo sul fatto che dobbiamo parlare. Insomma, dobbiamo chiarire ciò che è accaduto ieri pomeriggio, a casa di Maya. Cioè, a casa vostra.”
Ryan annuì piano col capo, spostandosi leggermente dall’uscio della porta e facendole segno di accomodarsi all’interno della dimora. Lei assentì, facendo qualche passo in avanti senza un’eccessiva convinzione: era stato proprio da quei passi che il giorno prima era iniziato tutto. E no, non voleva che si ripetesse di nuovo, non senza ragione, non senza un motivo. Si sedettero sul divano del salotto, davanti a un vassoio pieno di biscotti che il ragazzo aveva comprato da poco ma che già iniziavano a scarseggiare. Nessuno dei due si preoccupava di dire qualcosa, e quel silenzio stava diventando eccessivamente pesante. Helen, attorcigliandosi una ciocca di capelli biondi intorno al dito, stava mentalmente tentando di capire il perché di quella sua improvvisa mancanza di forza. Diretta, decisa, convinta. Doveva essere diretta, decisa, convinta. Doveva dire chiaramente ciò che pensava senza giri di parole, senza insicurezza. Ma cos’era che pensava? Del discorso a dir poco perfetto che si era preparata mentre camminava per quella strada contornata di alberi - uno dei quartieri più belli e ammirati della città - rimaneva ben poco, o forse nulla. E mentre lei eseguiva una straordinaria battaglia con sé stessa tentando di ritrovare almeno un minimo di autocontrollo che le avrebbe permesso di esprimere i suoi ragionevoli pensieri, Ryan si alzò dal divano posizionandosi sul bordo del tavolino di legno scuro che si trovava a pochi centimetri da esso. Ora non solo era a una distanza quasi nulla dalla ragazza, ma si trovava esattamente di fronte a lei. L’azzurro brillante e il marrone scurissimo, quasi nero, dei loro occhi si fondevano in uno sguardo intenso e significativo, carico di timore, incertezza, tensione. Helen impiegò qualche secondo di troppo (troppo o troppo poco?) per abbassare le palpebre e fissare attraverso le lunghe ciglia coperte di mascara le mattonelle chiare del pavimento. Ma solo dopo altri minuti, o forse ore, trovò in quelle mattonelle la forza di emettere dei suoni.
“Ciò che è accaduto ieri… Non deve ripetersi. Non è stato niente,  se non uno stupido errore da… da adolescenti in balìa degli ormoni. Avrei dovuto avere più autocontrollo, credo anche  di dovermi scusare per questo. Lo sappiamo entrambi che non proviamo nulla l’uno per l’altra.”
Era stata brava. Diretta, decisa, con… No, non convinta. Perché in fondo, quelle parole avevano la funzione di convincere anche lei. Ma ci erano riuscite? Sì, certo. E allora a cosa era dovuta quella sensazione di inadeguatezza, come se le cose non stessero andando nel modo in cui dovevano andare? Perché sentiva che mancava qualcosa, che la sua frase non era stata quella giusta? Si prese la testa tra le mani, cercando di capire. Il giorno prima, quando lo aveva incontrato, si era ritrovata a provare qualcosa di strano parlando con lui. Si era sentita bene. Aveva iniziato a riflettere sulla sua bellezza. No, no, no, non ci doveva pensare. Ryan era…Ryan. E le parole che erano appena uscite fuori dalle sue labbra erano assolutamente corrette. Perfette. Non avrebbe potuto dire niente di più adeguato, giusto e ragionevole. Per un attimo, ma solo per un attimo, si sentì soddisfatta, e si lasciò andare in un debole sorriso. Ma quel sorriso non era destinato a vivere a lungo. Il ragazzo si alzò di scatto, catturando l’attenzione della bionda, che ripensò a tutto quello che lui aveva fatto in passato. I suoi pensieri e le sue riflessioni cedettero il posto alla paura e all’impulso di scappare. Fece un rapido ragionamento: La porta era alle sue spalle, per raggiungerla avrebbe solo dovuto alzarsi dal divano, attraversare metà del salotto giungendo all’ingresso, e da lì non le sarebbe rimasto altro da fare se non oltrepassare l’uscio e fuggire via da quella casa, sperando di correre abbastanza velocemente. Ma c’era un problema. Ryan si trovava proprio davanti a lei, e le sarebbe stato impossibile alzarsi senza andare a sbattere contro di lui. 
Si sentì in trappola. 
Il panico cominciò sempre più rapidamente a farsi strada dentro di lei. Sul volto del ragazzo era comparso un ghigno incomprensibile, una smorfia di disappunto che però avrebbe anche potuto contenere approvazione. Le sue labbra si mossero piano, in un sussurro sprezzante.
“Capisco. Certo, hai ragione”
E prima che Helen potesse tentare di proteggersi in qualunque modo, lui si allontanò con una sorta di emozione repressa. La bionda sentì il suono di una porta che sbatteva e il rumore di qualcosa che cadeva, leggermente attutito dalle spesse pareti.
Profondamente imbarazzata e ancora molto scossa, non perse altro tempo per raggiungere l’ingresso e scappare via, verso la sua calda e sicura dimora. 


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“Ehi, aspetta!”
Maya, senza preoccuparsi di trattenere una risatina divertita, si girò verso Zayn, che un po’ affannato dalla lunga corsa la raggiunse.
“Si può sapere dove stiamo andando? E perché stai correndo come una matta lungo la strada costringendomi a fare lo stesso?”
Entrambi si erano fermati, e la ragazza ne approfittò per stringersi a lui. Si sentiva al sicuro tra le sue braccia, con la testa poggiata al suo petto e le orecchie tese nell’ascoltare i battiti di quel cuore. E si sentiva semplicemente felice nel sapere che quel cuore, quello stesso cuore che tanto le piaceva ascoltare, batteva anche per lei. “No, non anche. Batte solo per te”, le aveva detto Zayn poco prima, quando ancora si trovavano a casa del ragazzo, avvolti in una coperta a guardare quel film. E lei… Non avrebbe saputo descrivere le emozioni che aveva provato nel sentire quelle parole. Sapeva solo che d’un tratto si era trasformata in una leggiadra farfalla, libera, pura, e che Zayn era quel vento che la sosteneva, portandola a volare più in alto, fin quasi a toccare la luna e le stelle. E stava bene. Semplicemente. Il suo amore, il loro amore, era qualcosa di semplice, eppur profondo. Vero. Si sentì stringere in un caloroso, stupendo abbraccio, e si abbandonò al tocco di quelle mani, un tocco che la faceva sentire protetta. 
Zayn, per un attimo, dimenticò completamente la domanda retorica che le aveva posto, e il fatto che esigeva una risposta. Si accontentava di stringerla sempre più vicino a sé, inebriandosi del suo profumo e lasciando che  suoi capelli gli solleticassero le guance. E sapeva che quel momento era perfetto. Non avrebbe voluto essere in nessun altro posto, e con nessun’altra persona. In effetti, non avrebbe saputo stabilire il momento preciso in cui si era innamorato di lei. Non se ne era accorto. Era accaduto in maniera graduale, tanto che lui, distratto dall’attrazione che provava per Helen, non l’aveva neanche capito. Ma ora lo sapeva, o, più che saperlo, lo sentiva: la amava. Nient’altro: la amava. 
Il rumore di un’automobile che passò a poco meno di un metro da loro li fece risvegliare dal torpore in cui entrambi stavano cadendo. 
“Allora? Dov’è che stiamo andando?”
Di nuovo, Maya si lasciò sfuggire un risolino soddisfatto.
“Seguimi e basta” 
E si allontanò in fretta, lasciando il ragazzo con un sorrisetto di sfida e di leggera provocazione. Al moro non restò altra scelta che seguirla, accelerando il passo per non perderla di vista. 

Impiegò qualche secondo di troppo per capire dove si trovavano. E anche dopo averlo compreso le intenzioni di Maya non gli apparvero chiare. In effetti, si rese pienamente conto di ciò che stava accadendo solo quando la lunga fila si era ridotta almeno di una decina di persone, e il loro turno si avvicinava sempre di più.
“Che cosa diavolo ci facciamo qui?”
La ragazza sorrise, indicando con un movimento della testa l’insegna che svettava rossa e luminosa sopra le loro teste.
“Voglio iscriverti”
Quelle parole risuonarono nella testa del moro con un suono strano, distante. Tanto che per un attimo credette di averle solo immagine. Ma certo, era soltanto uno stupido scherzo della mente, come aveva potuto pensare che… L’espressione seria ma al tempo stesso elettrizzata di Maya lo fece ricredere. 
“No, aspetta, tu non puoi davvero iscrivermi ai provini di X  Factor!”
E, a farla uscire veramente dalla bocca, quella frase sembrava ancora più assurda che a pensarla. Si diede dello stupido. Probabilmente era uno scherzo, o semplicemente la sua ragazza doveva incontrare qualcuno e aveva usato il “Voglio iscriverti” in senso puramente ironico. 
“Zayn, sì che posso. Sto parlando sul serio. Hai detto che cantare è la tua più grande passione, no? Bene. Ti ho sentito, e, credimi, sei sensazionale. Tu non hai la minima idea di quello che riesci a trasmettere con la tua voce, io…ieri, quando hai cantato Happy together, credevo di scoppiare, di non riuscire a trattenere dentro di me le ondate di emozioni che mi stavano assalendo. La musica, il canto, sono dentro di te, e grazie alla firma che metterai tra poco non lo capirai solo tu, ma il mondo intero. Ti prego, fidati di me.”
Zayn si sentì come colpito da una massa d’acqua fredda. Si rese conto che Maya aveva realmente intenzione di iscriverlo ai provini di X Factor. Ciò che non capiva era come lei non riuscisse a vedere tutte le migliaia di motivazioni che andavano contro questa decisione. Motivazioni tra cui svettava la più terribile conseguenza di ciò che stava per fare. Certo, avrebbe potuto non superare il provino, ma non era poi così grave. Avrebbe potuto perdere, ma che importava? Non era questo l’importante. Sarebbe potuto diventare lo zimbello del mondo intero, ma non gli interessava cosa avrebbero potuto pensare di lui dei perfetti sconosciuti. Una cosa, in quel momento, gli sembrava così…brutta, tanto da poter essere considerata quasi drammatica. 
“Ti rendi conto che se per sbaglio supero quel provino non ci potremo vedere per mesi?”
Maya abbassò lo sguardo. Sì, se ne rendeva perfettamente conto. Ci aveva pensato a lungo. Ed era giunta alla decisione di volere solo il meglio per Zayn, indipendentemente da lei e dal suo egoismo di volerlo avere ogni giorno. Era giunta alla conclusione che il meglio, per Zayn, era quel provino. Era giunta lla conclusione di doverlo lasciare andare. Avrebbe voluto spiegarglielo, ma era difficile. Il ragazzo la prese per le spalle, avvicinandola un poco a lui. 
“Ti prego, dimmi ciò che pensi”
Ci provò. 
Zayn scosse la testa.
“No, no, no, come puoi non averlo ancora capito? Il meglio per me sei tu. Nessun provino, nessun X Factor, solo tu.”
Maya lo guardò, e non poté trattenersi dal baciarlo. Ma quel bacio durò poco, e riuscì a trasmettere più la scarsa convinzione che la gioia che aveva provato nel sentire le parole del ragazzo. 
Il moro le strinse la vita in un debole abbraccio, confortandola.
“Senti, non facciamo cose impulsive e affrettate di cui poi potremmo pentirci. Ci rifletteremo, ci prenderemo un po’ di tempo per decidere, manca ancora un bel po’ alla chiusura delle iscrizioni. Andiamo via, adesso.”  


Perdonatemi, ok? Perdonatemi. Anche se un ritardo del genere è così terribilmente imperdonabile. E per di più non ho scuse che possano giustificare il mio avervi fatto aspettare per quasi un mese, dopo avervi lasciato così in sospeso... :(
Ma mi dispiace tantissimo, davvero. 
Inoltre dopo tutto questo tempo ritorno con questo capitolo orrendo, scritto male, elaborato male, pensato male. 
E ora mi odierete anche di più, perché sto per dirvi che questa ff sta finendo, e di certo non è una fine che vi... Basta, sto già dicendo troppo. Diciamo che mancano più o meno 2-3 capitoli, compreso l'epilogo. Owww, già mi mancano Maya e Zayn, che tra l'altro in questo capitolo sono tenerisimi *-* Però ci sono ancora diverse cose lasciate in sospeso, oltre al provino di Zayn: ad esempio, la faccenda tra Ryan e Helen. Eh sì, finalmente si è scoperto tutto, e lo so, è stato terribilmente banale, ma non ho proprio potuto evitarlo :(
Per non parlare di Fanny e Harry, mi dispiace tantissimo per loro due... Secondo voi cosa succederà? Vi prego, fatemelo sapere in una recensioncina!!!
Ah, altre due cose: anche il nuovo (stupendo) benner è stato realizzato da 
liamstwjtcam.... Ma la vera notizia è: ANCHE IO HO IMPARATO A FARE I BANNER! HURRA'! CE L'HO FATTA!
Il primo esperimento di banner è andato a finire nella mia nuova OS, che potete trovare
QUI. Il prtagonista? Liam, e anche la sua compagna, e anche Harry, che...No, basta, vi sto rivelando troppo, se ne volete sapere di più andate a leggere :3..e magari lasciate anche una recensioncina-ina-ina??? Vi pleeeeggooooo :-*
Vebbè, non ho più niente da dire, mi dileguo e spero di aggiornare presto, anche se sarà davvero molto difficile perchè sono piena di impegni :(
Sciasciaooooo!!! 
:)

PS: OGGI E' IL COMPLEANNO DI LIAAAAMMMMM!!!!! ECCOLO LI', IL MIO PICCOLO BATMAN CHE COMPIE VENT'ANNI.... #BRIVIDI <3 <3 

 
crediti banner:@ljpssmile
 

 

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Capitolo 19
*** Kiss me, I love you ***


 
IMPORTANTE!!
Allora, davvero, perdonatemi. No, sul serio, non so come scusarmi, è da più di un mese che non aggiorno, e vi ho lasciate in sospeso, e... E lo so che non basterebbero neanche 100 mila scuse, questa volta ho esagerato. Ma mi dispiace, e spero davvero che voi mi perdoniate :(
Coooomunque, leggete lo spazio autrice in fondo alla storia, c'è una sorpresina per ripagarvi della lunghissima attesa :3

 

Il profumo dolce ed invitante della cioccolata calda iniziò a diffondersi nella stanza, mischiandosi a quello del legno risucchiato dalle fiamme del caminetto acceso e creando con esso un’un irresistibile fragranza che componeva in un certo senso la stupenda bellezza dell’inverno. Fuori dalla finestra, alcuni piccoli fiocchi di neve scendevano timidi dal cielo grigio e coperto di nubi. Maya lasciò cadere la coperta che la stava avvolgendo e, con passi piccoli il cui rumore era attutito dagli spessi calzini antiscivolo, si diresse verso la cucina, dove l’odore di cacao era più forte e denso. Appoggiandosi allo stipite della porta senza farsi sentire, guardò Zayn, intento a girare la gustosa crema che cuoceva in un pentolino - non avevano trovato nulla di meglio per preparare la cioccolata calda, dato che la maggior parte delle stoviglie era sporca e ammucchiata dentro il lavandino. Le piaceva osservarlo. Le piaceva perché la faceva stare bene, si sentiva semplicemente serena mentre guardava con attenzione il ragazzo che, con un cappello da cuoco in testa - “Mi fa entrare di più nel ruolo”, aveva detto prima, accompagnato da una risata di lei - mescolava il cacao con movimenti lenti, tranquilli, amorevoli. Era come se, anche con quei gesti del tutto comuni e apparentemente insignificanti, lui riuscisse a trasmetterle l’amore che provava. E Maya era felice. Era felice con Zayn, come mai lo era stata prima. 
Si schiarì leggermente la voce con un paio di piccoli colpetti di tosse. 
“Allora? E’ pronta?”
Il moro si girò di scatto, sussultando. Un largo sorriso si fece strada sul suo volto nel vederla. Cavolo, quanto era bella. Non per qualche motivo o caratteristica particolare, no. Lo era semplicemente perché era lei. Maya. Le si avvicinò, cingendole la vita con le braccia e unendo le mani dietro la sua schiena. 
“Sarà pronta se riuscirai ad aspettare qualche altro minuto”
La ragazza sbuffò, divincolandosi dalla leggera stretta di lui e facendo qualche passo indietro, verso il corridoio, mentre una smorfia imbronciata non molto credibile si disegnava sul suo volto.
“No. Non voglio aspettare”
Zayn si lasciò sfuggire una risata. Adorava quando faceva la  bambina, la trovava semplicemente adorabile, e lui si sentiva in un certo senso pronto a proteggerla da tutti i pericoli che la vita aveva in serbo per lei. Se lo era promesso, proprio la sera prima, mentre chiudeva gli occhi e vedeva dietro le palpebre la sua immagine, che già si apprestava a trasformarsi in sogno: l’avrebbe salvata da ogni brutta situazione, l’avrebbe protetta dal mondo. Si affrettò a rincorrerla, lasciando che il buffo cappello da cuoco scivolasse giù dalla sua testa per finire sul pavimento. Maya, accorgendosi che il ragazzo si stava rapidamente avvicinando, affrettò il passo, divertendosi a rendere quella situazione una specie di splendido gioco, forse anche un po’ infantile. Ben presto si ritrovarono a rincorrersi lungo il piano terra della casa del moro, ridendo come matti e facendosi strane smorfie a vicenda; si trovarono a un certo punto separati dal tavolo della cucina, lei da un lato e lui dall’altro, bloccati rispettivamente dalla sedia che nella foga della corsa era caduta a terra e dal bancone su cui era ancora poggiata la scatola di cereali svuotata a metà quella mattina. Si guardarono per un attimo: un’occhiata carica di una sfida giocosa, divertente, ma anche di affetto, di tenerezza, di un amore dolce e leggero, ma al tempo stesso profondo e semplicemente vero. Durò un momento, una frazione di secondo. Subito gli occhi di Zayn scattarono verso la scatola di cereali alla sua destra, così come il suo braccio si allungò a prenderne una manciata.
Quel movimento fu troppo veloce per Maya, che, ancora persa nel cioccolato penetrante dello sguardo del ragazzo, si ritrovò ben presto coperta di cereali sbriciolati, mentre le sue orecchie si riempivano della risata quasi canzonatoria del moro. Si riscosse velocemente, e, “Ah, è così che la metti?”, afferrò la prima cosa che le capitò a portata di mano e la lanciò verso di lui. Ma il suo lancio fu troppo debole, e la nuvola di zucchero cadde troppo presto, disperdendosi sulla superficie di finto legno che li separava. La risata di Zayn si fece più ampia e bella, quando un altro po’ di cereali andarono a finire sui capelli mossi della ragazza. Scostando la sedia caduta a terra, si avvicinò rapidamente al cesto della frutta, e un’arancia finì spiaccicata al muro, esattamente dietro il moro, ma senza neanche sfiorarlo.
“Credo che tu abbia seriamente bisogno di un corso accelerato di mira!”, e le tirò addosso una fetta del dolce preparato da sua madre non molto tempo prima, colpendola in pieno.  Decisa a ottenere una rivincita, Maya si fiondò su una busta d farina lasciata incustodita vicino al lavandino, e, prima che lui potesse fare qualunque cosa, gliela rovesciò addosso svuotando del tutto la confezione, per poi scappare verso le scale prima che potesse riprendersi dalla sorpresa. 
Come poco prima, si ritrovarono a ricorrersi per la casa, raggiungendosi nel salotto, dove Zayn, trattenendo la ragazza per un braccio in modo che non potesse sfuggirgli, le gettò sulla testa un secondo pacco di farina preso chissà dove. Si fissarono per lunghi secondi, esausti per la corsa, e, senza neanche provare a trattenersi, scoppiarono a ridere. Entrambi ricoperti di bianco, lei con un pezzo di dolce che le pendeva sulla guancia e un po’ di cereali ancora incastrati tra i capelli. Sempre ridendo, si diressero quasi automaticamente verso la cucina, e forse quella avrebbe dovuto essere una tregua. Forse. 
Fu per caso che Maya si accorse della maionese e del ketchup, lasciati inermi e innocui al fianco del frigorifero, ma non fu per caso che ne spruzzò il contenuto sul viso confuso del ragazzo, disegnando con una sorprendente precisione un paio di baffi e un naso rosso da clown. Dopo aver dato uno sguardo al suo riflesso nel vetro della portafinestra che dava sul giardino, senza esitazione il moro si gettò su di lei, riuscendo ad afferrarla per i fianchi prima che provasse a scappare di nuovo, e avrebbe voluto baciarla quasi per caso, quasi per gioco, ma, distraendosi mentre si perdeva nei suoi occhi divertiti e affettuosi, scivolò in alcune gocce di maionese che, cadendo sul pavimento, avevano formato una piccola pozza: in un istante si ritrovarono distesi per terra, lui sopra di lei, con i volti che quasi si sfioravano e i petti che si scontravano a ogni respiro. 
Zayn la baciò, in modo dolce, lento, delicato. Lei chiuse gli occhi, riaprendoli soltanto quando le labbra del ragazzo si allontanarono; e allora il suo sguardo si scontrò con l’arancia spiaccicata al muro e la polpa che colava, con lo zucchero sparso sul tavolo, con i cereali, la farina e la maionese che ricoprivano il pavimento. 
“Sai che dovremo ripulire tutto prima che tornino i tuoi genitori, vero?”
“Oh, eccome se lo so. Ma per ora non mi interessa”
E ripresero a baciarsi, ripetutamente e con amore. 

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Helen si strinse nella sciarpa di lana che le circondava il collo. Aveva iniziato a nevicare, e ovviamente non aveva con sé l’ombrello. In effetti, non sapeva cosa di preciso l’avesse spinta ad uscire, quel pomeriggio. Si era convinta di aver bisogno di rinfrescarsi le idee dopo gli avvenimenti degli ultimi giorni, e in quel momento il suo unico pensiero era che le idee, con tutto quel freddo, le si stavano più che altro congelando. Ma non aveva voglia di tornare a casa. Chissà perché, poi. 
Non sapeva neanche dove stava andando. I suoi piedi si muovevano automaticamente, perdendo del tutto il contatto con la testa, che invece volava in alto, ma non abbastanza per raggiungere una decisione. E, con la neve che scendeva sempre più fitta e il vento che si alzava, una decisione era la cosa che più serviva. In un lampo di genio, le venne in mente che nell’attesa di scegliere cosa fare (come se avesse un miliardo di possibilità, oltre a quelle di tornare al caldo della sua casa oppure continuare a camminare per strade che sembrano provenire direttamente dal Polo Nord) avrebbe fatto meglio ad entrare in un  bar e ordinare un caffè. 
Si guardò intorno, senza capire bene dove si trovava. Insomma, non si era persa. O almeno così sperava. Eppure quella via, con le case di mattoni azzurri e i bidoni della spazzatura colmi di rifiuti, non le era per niente familiare. Di un bar, nemmeno l’ombra, e, con quelle condizioni meteorologiche, non c’era da stupirsi che non ci fosse nessun essere vivente in giro. Cercò di tornare sui suoi passi, senza avere la minima idea di come proseguire. Iniziò ad andare nel panico. Ma cosa le era venuto in mente? Come aveva potuto dimenticarsi di prestare attenzione a dove andava? Si odiava, ma sapeva che ciò non avrebbe risolto la situazione. Ormai erano le sei e mezza, e intorno a lei il mondo si era notevolmente scurito. 
Con la mano che tremava, prese il cellulare dalla tasca dei jeans. Molto probabilmente Maya era con Zayn, e altrettanto probabilmente non avrebbe prestato attenzione allo squillo del telefono. Harry… Di sicuro era distrutto per il litigio con Fanny, ma essendo anche un cellulare-dipendente, avrebbe di certo sentito e risposto alla chiamata. 
Uno quillo…due…tre…
Poteva trovarsi sotto la doccia, ma una volta le aveva rivelato di essersi appassionato all’ecologia, per cui aveva preso l’abitudine di non lasciare l’acqua scorrere mentre si insaponava. Di conseguenza, avrebbe dovuto sentire la sua suoneria piuttosto rumorosa.
Quattro…cinque…sei…
Magari era in autobus e aveva l’mp3 che sparava musica a tutto volume nelle cuffie, ma perché mai avrebbe dovuto essere in autobus?
Gli squilli si interruppero, senza che nessun Harry rispondesse. Ormai il terrore si era impadronito di lei. Quella era una città grande, molto grande, e, in alcune zone, pericolosa. Un brivido freddo iniziò a correre lungo la sua spina dorsale, quando una sferzata di vento gelido le colpì violentemente il viso. D’un tratto, un’ombra attirò la sua attenzione. Sbucava da un vicolo laterale che prima non aveva notato, e si dirigeva nella sua direzione. Helen si immobilizzò. Avrebbe voluto scappare, ma perché non ci riusciva? I suoi piedi erano diventati un tutt’uno con la neve che oramai ricopriva la strada. L’ombra continuò ad avvicinarsi, fino a fare vedere del tutto la sua origine: e, forse, la ragazza non avrebbe dovuto essere così contenta, ma tanto era il sollievo di vedere un volto conosciuto che non riuscì a trattenersi. Corse incontro a Ryan e in due lunghi balzi lo raggiunse, saltandogli al collo e stringendosi al suo maglione di lana. 
Ma non ci volle molto perché scuotesse la testa cercando di riscuotersi, e perché si allontanasse di qualche passo dal ragazzo borbottando uno “Scusa”. 
I suoi occhi fissavano gli scarponcini blu notte comprati due settimane prima, ma sentiva lo sguardo di lui fisso su di lei. 
“Che ci fai qui?”
Le parole del ragazzo sembravano terribilmente distanti. 
“Mi…mi ero persa”
Non era mai stata abbastanza brava e veloce nel mentire. 
“Oh, beh…se vuoi…ti riaccompagno a casa”
C’era una sorta di muro invisibile che li separava, impedendo un rapporto colloquiale e normale tra due conoscenti. In effetti, quel “se vuoi ti riaccompagno a casa” sembrava così…strano. Quasi forzato, decisamente poco spontaneo. Helen non rispose. Non le veniva in mente nulla da dire, anche un “sì, grazie” le sembrava fuori luogo, nonostante avesse un serio bisogno di qualcuno che la riaccompagnasse a casa. 
Poi alzò la testa. Si guardarono. Per un’ora, o forse per un secondo. Non aveva importanza. 
“Senti, so che non dovrei neanche pensarlo dopo ieri, ma…possiamo riprovarci?”
E, come attratti in maniera indissolubile e inevitabile l’uno dall’altra, ridussero in un momento la distanza che li separava, stringendosi in un dolce e appassionato bacio.
“Sì. Possiamo riprovarci”

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Nonostante il freddo pungente, il maglione di lana era intriso di sudore, e il fiato iniziava a mancare: respirare era sempre più faticoso mentre i passi aumentavano la velocità. Da almeno cinque minuti, ormai, ogni singolo muscolo del suo corpo urlava di fermarsi, di buttarsi sul mantello di neve che aveva già ricoperto la strada, di  far finire quella corsa infernale. Ma lui non ne aveva la minima intenzione. Semplicemente non poteva fermarsi, non voleva e soprattutto non doveva. Una forza a lui superiore gli imponeva di proseguire, di non fermarsi neanche per un secondo, una forza che noi, nel nostro linguaggio comune, chiamiamo generalmente amore. 
Anche se era ancora lontano, riusciva a scorgere qualche via più avanti il profilo bianco della casa. Un’elegante meridiana appesa al muro di una villetta che si affacciava sulla strada segnava le sette meno un quarto. E se fosse già stato troppo tardi? Se… 
Una macchina nera gli sfrecciò davanti, e lo avrebbe investito in pieno, se lui non avesse avuto la prontezza di spostarsi a destra. Si voltò a guardare il profilo scuro che si allontanava, e in quell’istante nella sua mente si avvicendarono una seria di agghiaccianti immagini, mentre con un tuffo al cuore riconosceva il veicolo ormai lontano. Si fermò di botto. Smise di respirare, così come il suo cuore smise di battere. Cercò di ragionare, ma non ci riusciva, la sua mente era stata come bloccata da un muro di confusione, e una nebbia sottile aveva offuscato i pensieri. Tutto era fisso sulla visione dell’automobile che avanzava rapidamente sulla strada ormai vuota. Vuota, proprio come la sua anima. 
Aveva riconosciuto quel veicolo.
Erano partiti. 
Si dirigevano all’aeroporto. 
Fanny si sarebbe trasferita in America. E lui, perso in un mondo di ambiguità ed equivoci, sarebbe rimasto solo. Non l’avrebbe più rivista, mai più. 
Quasi senza rendersene conto, riprese ad avanzare, e i piedi sembravano volteggiare sfiorando appena l’asfalto grigio sotto di loro. Pareva un fantasma, un entità che ormai, estranea al resto del mondo, vaga senza meta sperando invano di trovare un qualcosa. E quel qualcosa, in quel momento, stava andando verso un aereo che l’avrebbe trasportata in un altro continente. In effetti, non avrebbe saputo indicare con precisione perché stesse continuando a camminare verso la sua casa. Aveva visto la macchina partire, gli era passata accanto, ormai non c’era più nulla da fare. Eppure…Eppure voleva rivedere ancora una volta il luogo dove lei era vissuta, risentire il suo profumo che, chissà, magari era rimasto sulle pareti, guardare per un’ultima volta il mondo dal punto in cui, fin dalla sua nascita, l’aveva visto lei. Scosse piano la testa, ripetendosi che tanto era inutile, che tanto cosa sperava di trovare? Le sue lenzuola? 
D’un tratto, lo sguardo gli cadde su un oggetto ai suoi piedi che per poco non aveva schiacciato: ma, se, anche ci fosse passato sopra, di certo non avrebbe potuto romperlo più di quanto già lo era. Con un tuffo al cuore, riconobbe la collanina d’argento che le aveva regalato. Ora, una metà del grazioso cuore tempestato di brillantini dorati era frantumata, e l’altra metà spezzata in due. L’intero spettacolo era delimitato dalla catenina che fino al giorno prima aveva sorretto il ciondolo sul petto di Fanny, e che adesso era adagiata disordinatamente tra mozziconi ed erbacce. 
Riprese a camminare, tentando di dimenticare la scena il più in fretta possibile. Il passo dritto, deciso, fin troppo rigido. Si bloccò solo quando, quasi senza accorgersene, trovò davanti a sé una porta in legno scuro. Quella porta in legno scuro. Sobbalzò. Era aperta. O, meglio, socchiusa. Con un brivido, controllò di non aver sbagliato casa. Ma no, no, era quella, era quella giusta. Un barlume di speranza si riaccese nei suoi occhi, e si affievolì notevolmente quando, con il cuore che sembrava voler esplodere nel petto, fece qualche passò all’interno e constatò che la dimora, oltre ad avere le tutte le luci spente, era immersa nel silenzio. In effetti i genitori di Fanny erano alquanto distratti, e non si sarebbe stupito se si fossero dimenticati di chiudere la porta prima di partire. Non sapeva se ciò che stava facendo era giusto o sbagliato, ma era deciso a farlo. Senza osare far rumore, avanzò con passi felpati per il salone, per la cucina, esplorando ogni stanza di quel piano terra. Tutti i mobili erano scomparsi, così come gli oggetti d’artigianato che fino a non molto prima avevano regnato in ogni angolo dell’edificio. Esitò un attimo davanti alle scale, e le salì lentamente, come in uno stato di trance, un gradino dopo l’altro. Si ritrovò nel corridoio del primo piano, e sapeva bene dove andare. Seconda stanza a destra: la camera di Fanny. Un groppo in gola e un tamburo nel petto, socchiuse la porta. In tutta la casa, quello era certamente lo spazio più luminoso: illuminato dalla luce del lampione proprio di fronte all’ampia finestra, era immerso solo in una flebile penombra che lasciava ben visibili le pareti vuote e il pavimento altrettanto deserto… Deserto, sì, ma tranne che per una cosa. Sopra le mattonelle chiare, svettava un foglio azzurro, di quelli che lei usava sempre per scrivere le brutte copie dei compiti. “L’avrà dimenticato qui”, pensò. Lentamente, senza sapersi frenare, si avvicinò e lo prese in mano. Il cuore, che un attimo prima aveva raggiunto uno stato simile a quello si una supernova che collassa su sé stessa provocando un miliardo di potentissime esplosioni, parve sparire nel nulla quando gli occhi gli caddero sulla prima frase. 
Sedendosi per terra e appoggiando la schiena contro il muro, iniziò a leggere. 

Caro Harry, 
Lo sai, è buffo iniziare davvero una lettera con “Caro Harry”, dopo tutte le volte che ho detto che era una cosa idiota. Ma devo ricredermi. Più che idiota, è una cosa dolorosa, perché quel “Caro Harry” indica che non c’è più altro modo per parlare con te, che ormai questo è un addio. Lo so, c’è il telefono, c’è il computer, c’è la tecnologia. Ma a cosa può servire tutto ciò? Io voglio te, non un tuo messaggio, non una tua foto, non la tua faccia spiaccicata contro una webcame. Nonostante tutto, io voglio te. No, aspetta: se mai leggerai questa lettera, se mai avrò il coraggio di lasciarla davanti casa tua prima di partire, non mi fraintendere. Io sono arrabbiata, sono delusa. Non capisco: noi ci amavamo, o almeno io ti amavo. E ti amo ancora. 
Stavamo bene insieme, eravamo felici, lo hai detto anche tu. E allora perché fare una cosa del genere, perché baciare un’altra? Lascio l’Inghilterra con troppi dubbi, con troppe domande, con troppi rimpianti e con troppa sofferenza. Questo sarebbe dovuto essere un saluto amaro, certo, ma al tempo stesso dolce, perché io avrei dovuto sapere che tu, in ogni caso, anche sa da un altro continente, avresti continuato a pensare a me. E invece no, non so proprio niente, so solo che mi hai tradita, e che non ne capisco il motivo, e che tutto sta andando nel modo sbagliato.
Non lo nascondo: sto piangendo. 
E forse penserai che sono una stupida, sciocca, povera illusa, e getterai questo foglio ridendo di me insieme a quella biondina della foto. E, credimi, questo pensiero fa ancora più male. Ma io voglio che tu sappia ciò che provo, perché così un giorno, magari tra un anno, magari tra dieci, ci ripenserai, come per caso, e ti dirai “Cavolo, quella ragazza mi amava, e io l’ho delusa, sono stato un bastardo”, e avrai il desiderio di riparare, ma sarà tropo tardi. Chissà, forse quel giorno soffrirai come sto soffrendo adesso, e mi capirai. 
Mi odio, mi detesto con tutta me stessa, perché vorrei pensare al mio trasferimento come a un punto di partenza, per lasciarmi alle spalle il tuo tradimento e ricominciare, e invece no, continuo a fissarmi sul ricordo della tua risata, dei tuoi capelli, delle tue mani, di te. Vorrei venire a casa tua e urlare “Cazzo, baciami, io ti amo”, ma non ne ho la forza. Forse verrò lo stesso, e lascerò questa lettera nella cassetta della posta, oppure la affiderò al tempo sperando che un giorno tu la trovi e la legga pensando al periodo che abbiamo trascorso insieme. Un bel periodo, eh? 
Ma tanto ora è finito tutto. Un po’ per colpa tua, un po’ per colpa dei miei genitori, un po’ per colpa destino, e magari un po’ di colpa me la prendo pure io, dato che di sicuro avrò fatto qualche passo sbagliato. Ma ogni caso, ora è finito tutto.


Harry si alzò di scatto, senza neanche finire di leggere. Come se una volontà maggiore guidasse le sue azioni, uscì dalla camera tenendo la lettera stretta in mano, scese le scale, si diresse verso la porta e poi nel piccolo giardinetto posteriore. Lì, sdraiata sull’erba in un angolino tra il cespuglio di rose e la finestra di quello che era stato il salotto, una figura sospirava osservando il cielo. Fanny.
Il ragazzo si chiese come avesse fatto a non pensarci prima; lui lo sapeva, lo sapeva che lei adorava quell’angolo del giardinetto posteriore, e che trascorreva lì i momenti in cui provava le emozioni più intense. 
Non le diede il tempo di accorgersi della sua presenza, le si mise davanti, le afferrò dolcemente il braccio portandola ad alzarsi, esattamente davanti a lui. Sorrise.
“Cazzo, baciami, io ti amo”
E, senza un attimo di esitazione, si baciarono sul serio, nonostante ciò che era accaduto, nonostante ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, nonostante tutto. 
“Harry, io…”
“La foto, non prestare attenzione a ciò che diceva la foto, è stata scattata quest’estate, quando non ancora iniziavamo a frequentarci, ti prego, credimi”
“Harry, voglio crederti, sai, ne ho bisogno, anche se una parte mi de mi sta urlando di lasciarti perdere. Ti credo, ok? Ma…”
“Non dirmi che è tropo tardi, Fanny, non dirmelo”
“I miei genitori sono andati a salutare dei loro amici, tra poco mi verranno a prendere, e dovrò andare in America con loro”
Il riccio sospirò, voltandosi per non farle notare gli occhi lucidi. 
“Non c’è niente che possiamo fare per…”
“No. Mi dispiace, è…è finita”
Di scatto, le afferrò le spalle, la scrollò, la baciò velocemente. 
“Continueremo a sentirci per telefono, e lo so che non sarà mai come vederci e poterci abbracciare, ma sarà meglio di niente, no? E comunque, ricordati di una cosa: dovunque tu sarai, io continuerò ad amarti, sempre e incondizionatamente”
“Ne sei sicuro?”
“Sì”
E ripresero a baciarsi, in un dolce addio dal sapore amaro. 


ANGOLO AUTRICE
Come ho già detto, mi dispiace, sul serio. Non so come io abbia potuto farvi aspettare così tanto, e quasi mi vergogno a ripresentarmi qui, dopo mesi, con questo capitolo da vomito.
SCUSATE!!!
Il fatto è che a settembre ho iniziato il liceo classico, e sono stata molto, ma molto impegnata. Ma tanto a che serve dirlo? In ogni caso sono imperdonabile, e non c'è scusa che tenga.
PER LA SECONDA VOLTA, SCUSATE!!!
Maaaa passiamo avanti. In questo capitolo c'è tanta paaaace e tanto ammmoooore <3 <3 <3 Awww, i miei personaggi sono così dolci che mi fanno venire il diabete (sì, ok, era pessima _._)...
Questo, inoltre, è il terzultimo capitolo della storia: eh sì, per vostra fortuna mancano solo due capitoli, compreso l'epilogo. Ow, già mi mancano Zayn e Maya Q.Q Solo una cosa: come ho già detto, sono molto impegnata e non vi aspettate che aggiorni tanto presto :(
PER LA TERZA VOLTA, SCUSATE!!!
Ah, come vi avevo anticipato sotto il banner, ho una sorpresina che spero mi aiuterà a farmi perdonare: sono disponibile per fare banner su richiesta, in qualunque periodo dell'anno (non lasciatevi ingannare dalla mia bio, che dovrò cambiare), per chiunque e per qualunque fandom :D
Vabbuè, devo andare. 
Al prossimo capitolo!
:)


 
 

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