Sasuke in Seven Weeks

di Shirangel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Extrema Ratio {KakaSasu} ***
Capitolo 2: *** Let it Snow {ItaSasu} ***
Capitolo 3: *** Dietro tutto quello che non c'è {SasuKarin} ***
Capitolo 4: *** Kaboom {SasuNaru} ***
Capitolo 5: *** Finally Free {SasuIno} ***
Capitolo 6: *** Quando il giorno si colora {SasuSaku} ***
Capitolo 7: *** Chiusi fuori insieme {SasuHina} ***



Capitolo 1
*** Extrema Ratio {KakaSasu} ***


Extrema Ratio

 

Eccolo lì, quello che tutti chiamavano bambino prodigio.

 

Se ne sta in ginocchio, con le braccia incatenate al muro, eppure ha ancora la faccia tosta di non abbassare gli occhi. Non distoglie lo sguardo di fronte a nessuno, sembra manovrato da chissà quale delirio di onnipotenza, anche se si ritrova in una cella sudicia a patire la fame come il più misero dei delinquenti.

Tsunade, dopo averlo visitato, ha accertato una cecità incurabile per entrambi gli occhi. Anche se ci fosse qualcosa da fare, chi l’aiuterebbe? Per lui non è rimasto più nessuno.

Chissà cosa vedono, adesso, quelle iridi ancora spalancate. Sono fauci intenzionate a divorare il mondo, senza curarsi del fatto che non hanno più denti: azzannano l’aria senza ferirla ma sentono l’odore del sangue. Chi si avvicina troppo rischia di lasciarci un pezzo di sé, in quella trappola perversa che è Sasuke Uchiha.

Kakashi si porta dietro una candela perché non è capace di guardare senza occhi come lui. Per tentare di capirci qualcosa ha bisogno di illuminargli l’anima – sempre che non sia già troppo nera per trovarci alcunché.

Si inginocchia davanti a lui per portarsi alla sua altezza. Lo illumina per vedere se riesce a inghiottire dentro al suo buio anche la luce della candela. Non succede niente, se non la fitta al cuore che non riesce a reprimere davanti a quel viso scheletrico. Puzza da fare schifo.

«La mia più grande delusione» mormora Kakashi. È la delusione di tutti quelli che credevano in lui.

Il volto ghigna e le ossa sembrano andare a riallinearsi per imitare le fattezza di un demonio. «Sensei» il suo saluto è pregno di disprezzo. «Che gesto nobile, visitare il suo ex allievo appena prima dell’esecuzione.» sputa ai suoi piedi la poca saliva che gli resta. «Proprio degno di lei.»

«Non parlare, Uchiha. Meriteresti di morire come un cane» se non altro, come i duecento abitanti di Konoha che ha ucciso, bruciati vivi da Amaterasu. L’odore di carne carbonizzata ancora impesta le narici dei superstiti.

«Non si è mai chiesto se le cose sarebbero andate diversamente, se lei fosse stato un maestro migliore?» più infida di un serpente, la sua voce è roca e passa dalle orecchie fino al cervello e poi va dritta al cuore.

Kakashi ne ha viste troppe per lasciarsi plagiare da un ragazzino.

«Morirai come il più miserabile degli assassini, Sasuke, ma non porterai nessuno a fondo con te.»

Gli lascia accanto la candela, nel caso gli torni la vista. Finché la cera non si sarà consumata, alla sua luce potrà guardarsi; se sarà fortunato, si sentirà disgustato da sé stesso. Ma Sasuke Uchiha, sedici anni, migliore allievo del suo corso all’Accademia, orgoglio di tutto il villaggio, si autodistrugge dall’interno per non lasciar loro la soddisfazione di eliminarlo personalmente.

 

Eccolo lì, tutto quello che resta del bambino prodigio.

Nient’altro che una promessa non mantenuta.

                                              

 Note dell’autrice:

«Extrema ratio è un'espressione latina […] L'uso nella lingua italiana ha assunto, oltre al significato originale di "ultima possibile linea d'azione" anche quello, più specifico, di "estremo rimedio" o "ultima possibile soluzione", ovvero la soluzione cui ricorrere quando tutti i possibili rimedi di un determinato problema sono già stati tentati senza successo.» [Cit. da Wikipedia]

Qui c’è un gioco di parole tra ratio con il significato di piano (e quindi il tentativo di Kakashi di far recuperare la ragione a Sasuke: la “vista” non è intesa propriamente come facoltà visiva, ma come senno) e ratio con il significato di razionalità, di cui la candela è allegoria.

 

Originalità
Grammatica
IC Personaggio Base
IC Personaggio Aggiunto
Uso del Prompt
Gradimento personale
Bonus/Malus
Totale: 5 punti

Con questa flashfic ho ottenuto [5] punti per un totale di [5] punti nella sfida

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Capitolo 2
*** Let it Snow {ItaSasu} ***


Let it Snow

 

Itachi, fin dal principio della sua esasperante carriera da fratello maggiore, aveva intuito che occuparsi di Sasuke spesso era più faticoso di una sessione di esami a luglio. Il compito che stava svolgendo in quello che prometteva di diventare il peggior capodanno della sua vita era un esempio lampante di tale teoria.

«Nii-san, sbrigati o l’angelo volerà via!»

Itachi avrebbe voluto ribattere che portare un moccioso sulle spalle – trenta chili scarsi, vero, ma pur sempre un carico considerevole – limitava inevitabilmente le sue possibilità di sbrigarsi, tuttavia si trattenne e continuò ad arrancare tra la neve che ormai superava il metro di altezza.

Il motivo per cui si era issato suo fratello sulla schiena era stato proprio il fatto che Sasuke minacciava di sparire ad ogni passo sotto la distesa bianca che chissà quale kami a lui avverso aveva deciso di rovesciare sulla città. Tousan e la sua meravigliosa idea di regalargli un libro di mitologia giapponese per Natale.

«Eccoci qua, otouto» sospirò, mentre lo faceva scendere. «Sulla cima della montagna, proprio come volevi. Adesso, di grazia, vuoi convincerti che qui non c’è nessun angelo?»

Sasuke si guardò intorno, mentre l’aspettativa nei suoi occhi scemava mano a mano che studiava ogni singola porzione di spazio raggiungibile a vista. Alla veneranda età di otto anni non era in grado di distinguere un’altura da una montagna, e Itachi non pensava che quello fosse il momento più opportuno per rivelargli la sottile differenza.

«Forse si nasconde» azzardò il bambino. «Magari gli hai fatto paura.»

«Otouto, gli angeli non esistono. È solo una leggenda.» non cercò nemmeno di informarsi sui motivi per cui lui avrebbe dovuto spaventare una creatura celeste. Decise di avergli concesso fin troppo tempo e che era giunto il momento di riportarlo a casa, prima di morire entrambi assiderati, quando il fratello scappò via senza nemmeno dargli la possibilità di muoversi.

«Sasuke!» urlò, basito. «Torna subito qui!» Ma il bambino era già lontano e l’orribile sospetto che rischiasse di sprofondare tra la neve lo prese con una violenza tale da lasciarlo senza fiato.

«Niisan, vieni!»                                                              

Sasuke rideva, sdraiato a pancia in su, mentre allargava gambe e braccia per imprimere una figura sul terreno candido. Lo guardava con un’espressione talmente soddisfatta che il desiderio di prenderlo a schiaffi gli fece bruciare le mani.

«Kaasan mi ucciderà, quando ti riporterò a casa tutto bagnato.» brontolò. Lo acciuffò per la collottola e se lo infilò sotto il mantello, rabbrividendo mentre entrava in contatto con il suo corpicino freddo.

«Hai visto, niisan?» lo riprese Sasuke, saccente come solo lui poteva essere in quelle condizioni. «Gli angeli esistono.» e indicò il cumulo di neve da cui era appena emerso, che in effetti sembrava accennare la forma di un paio di ali e una tunica.

«Chiudi il becco, otouto.»

Poi però notò i suoi capelli spettinati, le gote arrossate dal freddo e quel sorriso sdentato che era solo per lui, e dovette ammettere che, in fin dei conti, non aveva tutti i torti.

Gli angeli esistono davvero.

 

 

 

Note dell’autrice:

Nel buddismo giapponese il Tennin è un angelo che può apparire su una montagna, e chi vuole incontrarlo deve arrampicarsi fino in cima.

 

Originalità
Grammatica
IC Personaggio Base (ma quanto è tenero? :3)
IC Personaggio Aggiunto
Uso del Prompt (un utilizzo davvero originale ed azzeccato, non c'è che dire!)
Gradimento personale
Bonus/Malus (prima a consegnare)

Con questa flashfic ho ottenuto [7] punti per un totale di [12] punti nella sfida

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Capitolo 3
*** Dietro tutto quello che non c'è {SasuKarin} ***


 

 

Dietro tutto quello che non c’è

 

La polvere si alza, sollevata dalla danza di morte che si balla sopra la terra dura. La spade volano, cozzano l’una contro l’altra e poi si allontanano. Un affondo e il sangue che schizza brilla sotto il sole ardente. Il jinchuuriki dell’hachibi colpisce, ancora e ancora: Sasuke si ritrova disteso sul suolo già macchiato di rosso senza nemmeno accorgersene.

«Mordimi, presto!» Karin si alza la manica della divisa e gli porge il braccio, impaziente. Lui le dedica solo uno sguardo e un pensiero distratto prima di affondare i denti nella sua carne pallida.

È stato un buon acquisto sogghigna. Un bel gioiello che spicca al centro della sua collezione di armi. Se fosse capace di tenere la bocca chiusa, sarebbe una pedina perfetta nella sua scacchiera di potere.

«Ti devo la vita.»

La ragazza non se la fa sfuggire, un’occasione così. «Già» sorride, e i suoi occhi promettono che questo debito non se lo scorderà tanto presto.

Sasuke la premia con un’occhiataccia, prima di riprendere il combattimento.

Già. Non sa davvero quando stare zitta, la sua arma imperfetta.

 

 

Le cicatrici deturpano la sua pelle come macchie di sangue che insozzano il candore della neve. Solo che non è pura per niente, lei. Di notte si lascia spogliare e spoglia, gode di un corpo che non le apparterrà mai, si accaparra il privilegio di mordere a sua volta. È l’unico momento in cui può farlo; la pelle di Sasuke si colora di rosso sotto i suoi denti, ma lui è troppo occupato a prendersi quella  misera stilla di piacere per farci caso.

A Karin non piace mostrarsi alla luce del sole. Preferisce coprirsi le braccia segnate dal passato e mostrare l’addome privo di difetti, suo unico vezzo. Non porta orecchini o collane, non si trucca; non sfoggia una bellezza che non sente di avere.

La notte, però, è diverso. Su di lei c’è Sasuke, meraviglioso nel suo corpo dannato, che le striscia sopra e dentro, che la usa come la più volgare delle donne. A lei non importa, perché è come se tutta quella bellezza diventasse un po’ sua. I capelli  si ammorbidiscono, la vita si assottiglia e le cicatrici spariscono. È splendida come da sola non potrebbe mai essere.

Sasuke è il più bel gioiello che potrebbe desiderare. Armonizza la sua figura come nessun monile sarebbe in grado di fare. È solo per la durata di una notte, ma è abbastanza.

 

 

«Sasuke-kun?»

«Mh.»

«È bello stare qui con te.»

Sasuke grugnisce e si volta dall’altra parte. Le armi, anche quelle di valore, attaccano e difendono e basta. Non dovrebbero parlare.

Karin ride tra sé e sé, ma non se la prende. Dopotutto, si sa: le pietre preziose sono solo sassi. Bellissime e gelide, incantano e si negano. Non sono in grado di infliggere ferite permanenti.

Sasuke e Karin dormono insieme e non si amano, ma va bene così: i gioielli si usano. Non ci si affeziona né a una spada né a una collana. Quando non sono più utili, vengono gettati via.

 

 

Karin pensa a questo, mentre Sasuke tenta di ucciderla. Non gliene fa una colpa.

Un oggetto che perde il suo valore non serve a niente.

 

Originalità
Grammatica
IC Personaggio Base
IC Personaggio Aggiunto (anche troppo bella)
Uso del Prompt
Gradimento personale (ecco, io lo sapevo che a darti Karin saresti riuscita a farmela piacere...!)
Bonus/Malus (prima nel turno precedente)
Totale: 7 punti!

Con questa flashfic ho ottenuto [7] punti per un totale di [19] punti nella sfida

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Capitolo 4
*** Kaboom {SasuNaru} ***


Kaboom

 

Naruto aveva sempre creduto in Sasuke. Sentiva il bisogno di avere un modello da raggiungere e superare, per poi venire battuto di nuovo e di nuovo sconfiggerlo. Attraverso i suoi occhi il mondo sarebbe rimasto per sempre bambino con lui: era un ragazzino che voleva giocare con il suo migliore amico senza crescere mai, continuare a sfidarsi di continuo perché era una cosa solo loro. Era un patto stretto nelle loro dita che si erano incrociate con un sorriso, tanti anni prima.

Gli occhi di Sasuke brillavano più di tutto il resto quando si infiammavano per l’ardore del combattimento. A Naruto piaceva così tanto vederli che provocarlo per studiare di nascosto la reazione del suo sguardo era diventato un istinto incontrollabile: era come assistere alla formazione di una stella. Nubi e polveri che si aggregano fino a riscaldarsi sempre più e poi rifulgere di luce propria.

Quando il suo migliore amico se n’era andato dal villaggio per inseguire sogni fatti di sangue, Naruto aveva visto la sua luce spegnersi sempre di più, indebolirsi fino a diventare un luccichio insignificante. La speranza di convincerlo a tornare si riallacciava al desiderio di vederlo brillare di nuovo. Era fatto per splendere, Sasuke, ma in fondo anche le stelle si affievoliscono, quando esauriscono il loro carburante.

Era stato sul punto di uccidere Sakura. La verità sanguinava fuori da quei suoi occhi da pazzo, ormai quasi del tutto spenti, ridotti a pezzi di carbone illuminati appena a sufficienza per non perdercisi dentro. Naruto sapeva che, se non fosse intervenuto, Sasuke l’avrebbe fatto davvero. Avrebbe ucciso Sakura. La luce gli si staccava di dosso in grossi pezzi, lasciandolo nudo sotto il suo sguardo. Era il buco nero del suo cuore.

Ci speravano un po’ tutti, anche se era una cosa che non diceva nessuno. Non era il momento per perdersi in fantasticherie, non quando gli shinobi morivano in guerra come mosche. Eppure sembravo così giusto, che il traditore di Konoha si redimesse appena in tempo per salvare i suoi concittadini. Talmente giusto che non era possibile crederci.

Naruto non ci sperava, lo sapeva e basta. Sapeva che sarebbe successo.

Sasuke arrivò quando ormai nessuno pensava più a lui. Era da solo, come era nato.

Non gli disse “sei venuto”. Non andò ad abbracciarlo, né gli sorrise: lo guardò e basta. Cercò i suoi occhi e vide che erano di nuovo quelli del bambino che lo sbeffeggiava tanti anni prima, fiammeggianti e pronti al loro destino. Sembrava pronto a incendiare il mondo, con quel suo viso fiero e le mani sporche di sangue.

Si dice che una stella brilli di più nel momento appena precedente alla sua esplosione.

KABOOM!

Il cuore di Naruto fece crack.

Sasuke si portò via Madara con sé.

Si spense così, la stella più luminosa di tutta Konoha, insieme a un desiderio mai espresso. Durò poco come la sua luce e in una manciata di minuti di lui non c’era più niente, nulla che testimoniasse l’esistenza di quello che, alla fine, era stato pur sempre un ragazzino. Solo questo.

Rimase Naruto e basta.

Naruto e il suo dolore.

Naruto senza la stella cadente che aveva inseguito per anni.

 

 

shirangel con “Kaboom”
Originalità (oddio, fin troppo originale direi!)
Grammatica (“Si spense così, la stella più luminosa di tutta Konoha, insieme a un desiderio mai espresso” credo che le virgole spezzino male la frase, io toglierei la prima.)
IC Personaggio Base
IC Personaggio Aggiunto
Uso del Prompt (Sasuke stella cometa... l'apoteosi dell'utilizzo di un prompt!)
Gradimento personale
Bonus/Malus (prima nel turno precedente)
Totale: 6 punti

Con questa flashfic ho ottenuto [6] punti per un totale di [25] punti nella sfida

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Capitolo 5
*** Finally Free {SasuIno} ***


Finally Free

 

 

Lo desiderava da bambina

Era nato come un capriccio.

Perché lei era Ino, e chiunque voleva essere amico di Ino. Era simpatica, allegra e aveva una risata che faceva tornare il sole in una giornata di pioggia. Alta, bella e con un delizioso paio di occhi azzurri. Perfetta.

Ogni volta che usciva di casa le si radunavano intorno decine di persone e lei schioccava la lingua, faceva dondolare la coda e si fingeva un po’ annoiata. Tutti cercavano il suo sguardo per ricevere uno di quei sorrisi accattivanti, lei li distribuiva gratis, venditrice di sogni. Aveva una parola per tutti, civettuola o acida o divertente. Era versatile, una di quelle che andavano bene per qualunque occasione. Un po’ anonima, forse, ma è il prezzo per essere amati.

Lui invece la ignorava sempre. Volontariamente, avrebbe detto Ino, per cercare di attirare la sua attenzione. Lei non gli avrebbe dato peso, avrebbe aspettato il suo cedimento. Prima o poi si sarebbe arreso, pensava, chi può resistere a tanta perfezione?

Lo desiderava da ragazza

Invece era rimasto in disparte perfino quando la sua bellezza era esplosa come un fiore in primavera, non l’aveva mai nemmeno guardata. Il sospetto di non interessargli era così terribile da non poter essere raccolto. Ino voleva i suoi occhi addosso, proprio come voleva quel vestitino tanto corto che Inoichi si era rifiutato di comprarle. Suo padre era sempre stato sensibile alle suo moine e in pochi giorni il guardaroba aveva ricevuto un nuovo capo d’abbigliamento; il suo cuore, invece, era ancora vuoto.

Era diventato un’ossessione. Il desiderio di essere al centro della sua attenzione la tormentava anche di notte. Il capriccio era diventato doloroso e Sasuke sempre più irraggiungibile. Non la guardava, non le parlava, non la cercava, non sorrideva. Sembrava in un mondo tutto suo e lei doveva assolutamente farne parte.

 

Lo desidera da kunoichi

«Non mi interessi.» quella voce, ancora più bassa e calda di quanto ricordasse. «Sei noiosa.»

Ino sorride, forte e bella come non mai. Congiunge le mani lentamente, pronta a intrecciare le dita nel jutsu che le serve.

«Mi dispiace, Sasuke-kun. Temo che dovrai sopportarmi. » risponde. La traccia civettuola ora serve solo per dimostrare quanto sia sicura di sé. «Almeno fino a quando non ti avrò ucciso.»

Sasuke ghigna, snuda i denti della sua bocca da cannibale. Fa un passo avanti e aspetta di vederla retrocedere, ma rimane deluso. Ino non si muove, ferma sulle gambe e solida come una roccia.

«Non ti permetterò di entrare a Konoha.»

Il desiderio verso di lui non si è mai spento. È solo posizionato su un’altra frequenza, tra l’impulso animale e le farfalle nello stomaco; Ino lo vuole ai suoi piedi. Possibilmente ferito mortalmente, farà attenzione a procurargli almeno la metà del dolore che lui ha inflitto a Sakura quando l’ha uccisa.

«Ho fretta, Yamanaka.»

«Cercherò di sbrigarmi, allora.»

Lo guarda. Aspetta di vedersi finalmente oggetto dei suoi occhi, come aveva sognato per tanti anni, e poi comincia a correre verso di lui. Ha ottenuto quello che voleva e adesso non c’è più niente che la trattiene. Perché lei ottiene sempre quello che vuole.

Probabilmente non sopravvivrà, ma quel momento lo dedica a se stessa.

Non ti desidero più, schifoso bastardo.

 

 

shirangel con “Finally Free”
Originalità (solo il finale rialza il tono di un resoconto conosciuto)
Grammatica
IC Personaggio Base
IC Personaggio Aggiunto
Uso del Prompt (carino il modo di far evolvere la narrazione attorno al desiderio, ma piuttosto scontato)
Gradimento personale
Bonus/Malus
Totale: 4 punti

 

 

Con questa flashfic ho ottenuto [6] punti per un totale di [29] punti nella sfida

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Capitolo 6
*** Quando il giorno si colora {SasuSaku} ***


Quando il giorno si colora

 

Sakura le conta tutte.

Giorno dopo giorno, la sua mente si ostina a tracciare una riga in più sull’immaginario foglio di carta su cui appunta le mattine in cui si sveglia senza Sasuke. Sono diventate tante, in tre anni. Dopo il suo piccolo rituale, si alza dal letto e guarda fuori dalla finestra: è il suo unico conforto.

Ogni tanto si diverte ancora a sognare di vederlo tornare, ma è un desiderio così disilluso che ormai la speranza è diventata abitudine. L’unico momento in cui si permette di essere un po’ ingenua è quando il sole sorge e il mondo si colora dei suoi raggi; solo allora il cuore rallenta, appena per un attimo, e la figura di Sasuke si staglia nei suoi occhi come se fosse davvero lì davanti a lei.

All’alba, con l’oro liquido del cielo che gli cola sulle spalle. Illuminato della luce che ha perso, torna indietro solo per lei.

Sarebbe bello, Sakura.

Poi il cielo da dorato diventa azzurro e anche l’ultima illusione si spezza.

˜ ° ˜

La guerra è finita; Obito e Madara sono stati sconfitti, l’Alleanza degli Shinobi ha vinto e persino le perdite sembrano meno dolorose, sotto la promessa di un futuro migliore.

A Sasuke tutto questo non importa. A lui l’oro del mattino non piace, nemmeno quando illumina la via che deve percorrere. Riconosce distrattamente suo fratello che gli indica il cammino, in quella luminosità troppo accecante. Non vuole tornare e il suo odio non si è spento: si è solo assopito e giace sotto la cenere. È troppo stanco anche per una vendetta ormai inutile.

Il team Sette non esiste più. Il team Taka non esiste più. Sasuke non esiste più. Trascina i piedi, un passo alla volta, diretto verso il richiamo primordiale del posto in cui è nato. La ferita al costato sanguina pigramente, senza fretta; lo uccide piano, perché sa che non potrà essere salvato.

Konoha sta ancora dormendo quando arriva alle sue porte. La luna sta cedendo il passo al sole.

Sasuke continua a camminare, stringendosi il kimono insanguinato, senza sapere dove stia andando: ormai la nebbia che gli annebbia la mente è troppo densa. Avanza tra gli edifici semidistrutti notando a malapena lo sfacelo in cui versa il villaggio.

Sakura sta svolgendo il suo rituale mattutino quando lo vede arrivare; deve aspettare qualche secondo prima di capire che non sono i suoi occhi traditori a mostrarle il sogno che ha tormentato così a lungo le sue notti. Lo intuisce nel momento in cui il sole sorge e Sasuke si illumina sotto i suoi raggi. Il sangue che cola brilla di vita mai vissuta. L’oro del giorno sembra rendere tutto possibile, capace di ridare vigore anche alla più flebile delle speranze.

Si precipita verso le scale ed esce di casa appena in tempo perché Sasuke riesca a caderle tra le braccia. Il cielo dorato assiste alla sua rinascita, mentre cambia la pelle di traditore e torna ad essere solo un ragazzino. Spazza via l’orrore del passato a ritmo del cuore di Sakura che gli batte contro la guancia e riesce finalmente a chiudere gli occhi. È stanco.

Poi il cielo da dorato diventa azzurro e il sole è solo una stella.

Sasuke muore sotto i suoi raggi.

 

 


Originalità (fino alla frase finale non ti avrei dato il punto... poi è cambiato tutto e ho ancora gli occhi sgranati e una lacrimuccia)
Grammatica
IC Personaggio Base (“la ferita al costato” fa tanto Gesù xD)
IC Personaggio Aggiunto
Uso del Prompt (divino)
Gradimento personale
-
Bonus/Malus
(ultima nel turno precedente)
Totale: 5 punti

 

Con questa flashfic ho ottenuto [5] punti per un totale di [34] punti nella sfida

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Capitolo 7
*** Chiusi fuori insieme {SasuHina} ***


Chiusi fuori insieme

 

 

Le sue carezze hanno il sapore di uno schiaffo.

«Rivestiti e vattene», dice, con quella sua voce perennemente annoiata, e lei non può fare a meno di sentirsi come la più sporca delle prostitute.

Eppure torna, torna sempre. Continua a cercare i suoi occhi ed è di loro che è innamorata. Quello strano ragazzo che tutte definiscono tanto bello, lei non lo guarda nemmeno. Hinata vuole i suoi occhi e basta.

Sasuke si accende una sigaretta. Fuma lentamente, lasciando vagare lo sguardo sul tramonto che si porta via tutta la luce, la stessa luce che a loro è preclusa. Vivono nell’oscurità insieme a quegli incontri segreti, relegati lì per uno strano scherzo del destino.

Hinata non lo capisce, probabilmente non lo farà mai. Abbassa il capo e fissa i graffi sul parquet, stringendosi il lenzuolo attorno al corpo.

«V-va bene, Sasuke-kun.» mormora. «Come vuoi.»

Non l’hai mai invitata a restare a dormire, e lei non avrà mai il coraggio di chiederglielo. Malgrado sappia che sarebbe meraviglioso svegliarsi e incontrare i suoi occhi, quella strana soggezione che prova nei suoi confronti non sparirà mai del tutto. Ma è tenace, Hinata, e tornerà in quella stanza fino al momento in cui non diventerà anche la sua

«Ce li hai i soldi per il tram?»

Sasuke si è voltato e Hinata si interrompe a metà di un movimento, mentre si sta infilando le mutandine. Le sue mani vanno a coprire le nudità, vittima di una timidezza impossibile da cancellare. Lui sbuffa, quasi divertito.

«N-no. Li ho scordati.» risponde la ragazza, rossa in viso. «Andrò a piedi.»

Sasuke si alza dal letto e le si avvicina. Raccoglie il reggiseno color crema, l’aiuta ad infilarlo e lo allaccia. Le sue mani sono delicate e Hinata freme.

«Non dire idiozie, ormai si è fatto buio. Ti accompagno io o chissà cosa combini, maldestra come sei.»

La ragazza si volta e finisce tra le sue braccia. Vede il suo sguardo e il cuore si calma.

Le iridi sono rosse. Qualcuno ci vede l’inferno, altri il proibito, lei ci vede Sasuke. Fanno paura a tutti, molti lo insultano e lo deridono, lei lo ama. Hinata ha gli occhi bianchi e da diciotto anni deve convivere con il marchio della diversità che accompagna entrambi fin dalla nascita: sa cosa significa guardare il mondo e non trovare nulla di lontanamente simile a lei.

Poi, un giorno, il bianco ha incontrati il rosso. Lei non è stata più sola e ha capito che aveva bisogno di vedere ogni giorno il diverso uguale a lei.

«Va bene.», dice, a bassa voce. Non balbetta più. «Grazie.»

Il rosso è diventato il suo colore preferito, testimone di una ferita comune che possono curarsi a vicenda. Quella sfumatura scarlatta è il suo unico sostegno e il solo scudo che ha contro le parole della gente, ma non importa. Non ha bisogno di altro.

«Adesso sbrigati e non farmi perdere tempo.»

Hinata sorride e annuisce: finché ci sarà il rosso dei suoi occhi a proteggerla, non avrà paura di niente.

Nemmeno di un amore non corrisposto.

 

 


Originalità
Grammatica (“il bianco ha incontrati il rosso”, ma non è abbastanza per toglierti il punto)
IC Personaggio Base
IC Personaggio Aggiunto
Uso del Prompt (un po' troppo ripetuto e calcato, fino a non farlo più sembrare naturalmente inserito nella storia, ma inserito bene nelle frasi e nei pensieri)
Gradimento personale (“Qualcuno ci vede l’inferno, altri il proibito, lei ci vede Sasuke.” l'ho trovato poetico, sai? Molto d'effetto!)
Bonus/Malus
Totale: 6 punti

 

Con questa flashfic ho ottenuto [6] punti per un totale di [40] punti nella sfida

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