Doesn't count far or near, I'm by your side ♥

di Borntobeadreamer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1. ***
Capitolo 2: *** Chapter 2. ***
Capitolo 3: *** Chapter 3. ***
Capitolo 4: *** Chapter 4. ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 ***
Capitolo 6: *** Chapter 6 ***
Capitolo 7: *** Chapter 7. ***
Capitolo 8: *** Chapter 8 ***
Capitolo 9: *** Chapter 9 ***



Capitolo 1
*** Chapter 1. ***


Finì di mangiare quel cibo già pronto e buttò il contenitore fra i rifiuti…
L’orologio segnava le 21:38..
Fuori pioveva e il vento soffiava forte sulle finestre di quella casa ormai troppo grande per lui….
Justin era da poco diventato ventitreenne e la sua vita era completamente cambiata… Ora si sentiva completamente solo.
Solo in quella casa diventata ormai troppo grande per lui, grande come il vuoto che sentiva dentro si sé.

Si recò in bagno, riempì un bicchiere d’acqua e inghiottì l’ennesimo psicofarmaco, andò subito a letto sperando che quella nottata lo avrebbe scansato dai pensieri per qualche ora.

Era l’1 in punto quando Justin era ancora sveglio a rigirarsi nel letto, i suoi pensieri affollavano continuamente senza mai andarsene via:
la sua carriera era ormai decollata, stava scrivendo il nuovo CD da due anni, ma ogni volta che scriveva qualcosa, quel pezzo di carta finiva per essere cestinato, Scooter cominciava ad essere stanco di questa situazione, era solo controproducente.. Justin cominciava ad avere paura delle sue minacce: “Se entro Giugno questo cazzo di CD non è pronto, sai bene a cosa vai in contro”
Le sue Beliebers sembravano averlo abbandonato e quelle sue poche vere fans rimaste erano stufe di aspettare…
La sua vita era diventata uno schifo. Sì uno schifo da quando quella cazzo di notte di Natale di due anni fa, quel cazzo di ubriaco gli aveva portato via sua madre e i suoi due fratelli.
Erano passati due anni e 3 mesi e non era stato capace di rialzarsi: Selena, il suo grande amore lo aveva lasciato circa 2 mesi dopo il tragico accaduto, avrebbe dovuto aiutarlo, ma la sua assenza non fece altro che far allargare la ferita che non riusciva ancora a cicatrizzarsi…


Era l’1 in punto quando decise di andare in bagno e imbottirsi di Psicofarmaci e sonniferi per dormire almeno 6 ore.
Ormai erano 2 anni e 3 mesi che era in cura, aveva cambiato 3 psichiatri e 3 psicologi, nessuno era stato in grado di fare qualcosa di concreto per lui, se non imbottirlo di psicofarmaci.
Aprì lo sportello e prese 59 gocce di sonnifero, ben 49 gocce sopra il limite consentito, prese inoltre anche 2 ansiolitici.

Erano ormai le 8 quando il suo telefono squillò:
“Justin dove cazzo sei?” Urlò una voce arrabbiata dall’altra parte del telefono, che Justin riconobbe all’istante..
“Oddio non mi sono svegliato, penso che oggi non verrò al lavoro”
“Senti Justin sono affari tuoi, mancano 2 mesi e mezzo a Giugno e se il CD non è…”
Scooter non fece in tempo a finire la frase che Justin gli attaccò il telefono in faccia.

Non passò molto che cominciò ad accusare dei malesseri, mal di testa e ossa rotte. Che stupido che era stato ieri sera a prendere tutte quelle medicine…
Come di consueto si alzò e mise su la caffettiera, per poi tornare in camera da letto e rifare quel letto ormai troppo grande per lui alla meno peggio e dare una parvenza di ordine alla stanza…
Fu proprio mentre tirava le  coperte che qualcosa gli cadde sul piede destro: un bigliettino da visita plastificato. Come ci era finito lì?
Lesse ad alta voce.
- Matilde Parker
Consulenza psicologica e psichiatrica..
Via delle Libellule, 13.
+44 685786098608590

Sorrise leggendo quel bigliettino.  Avrebbe potuto rappresentare una speranza per lui, erano anni che cambiava in continuazione medici senza mai trarre beneficio.
Rigirò quel bigliettino fra le mani un paio di volte, esitò un minuto, poi prese il suo I-Phone e iniziò a comporre il numero…
Ebbe un secondi di felicità quando il telefono squillò libero e subito dopo una voce femminile e professionale rispose al telefono:
-Pronto?-
-Buongiorno, lei è la dottoressa Parker?-
-Si sono io, buongiorno a lei.. Posso esserle utile?-
-Spero di sì, vorrei  iniziare un percorso psicologico con lei, il prima possibile-
-Aspetti che controllo l’agenda- Justin sentiva lo sfogliare dell’agenda e attese una manciata di secondi – Oggi alle 11:30 per lei va bene?-
- Si, perfetto-
-Mi dice il suo nome?-
-Bieber, Justin Bieber-
La dottoressa rimase un attimo perplessa non appena udì quel nome, poi prontamente lo congedò.
-Ok perfetto. A dopo allora- Tic. Abbassò la cornetta.
Rimase un po’ a riflettere su quel nome, dopodiché lo appunto in agenda.

L’odore di caffè, inondava le narici di Justin. Il caffè, uno di quei piccoli piaceri che gli era rimasto.
Subito dopo fumò una Marlboro Gold e poi cominciò a prepararsi.
Erano le 11:03 quando ormai era pronto per uscire. Pronto a sperare che quell’incontro lo avrebbe potuto aiutare a riprendersi in mano la sua vita.

Si mise il cappotto e uscì dalla sua casa diventata ormai troppo grande per lui….

My Space :333
Salve a tutti! Ho cominciato questa nuova FF su Bieber e spero che voi la apprezziate, perchè quest a FF mi ispira parecchio…
Per il resto so che l’inizio non è un granchè ma ho già scritto altri 2 capitoli *__*
Spero che mi lasciate delle recensioni per farmi sapere cosa ne pensate, mi farebbe davvero piacere :333
A presto!

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Capitolo 2
*** Chapter 2. ***



Innanzitutto volevo ringraziarvi per le recensioni che mi avete fatto :33
Grazie *O*
-Isa


Si mise il cappotto e uscì dalla sua casa diventata ormai troppo grande per lui….

Lo studio medico in cui vi era lo studio della dottoressa Parker si trovava un paio di isolati più in là. Erano le 11:16 quando Justin arrivò. La porta era chiusa, si sedette sull’enorme divano di pelle e cominciò a cominciare a giocare con il suo I-Phone…

Erano le 11:28 quando sentì dei tacchi avvicinarsi alla porta e vari “Grazie e Arrivederci”…
Improvvisamente la porta si aprì e Justin rimase di stucco.
La dottoressa Parker aveva altamente tradito le sue aspettative.
Uscì una bella ragazza, che Justin pensò non dovesse avere più di 25 anni, tutta vestita di nero, elegante, occhiali neri, decolleté  nere tacco 8, i suoi capelli chiari e ricci fino alle spalle facevano da contrasto alla sua figura così precisa e in ordine. Un lieve odore di vaniglia si sprigionò nell’aria.
Si scambiarono uno sguardo che durò qualche attimo. In quel lasso di tempo c’erano solo le iridi color miele di Justin e quelle grigie di Matilde… Al che Matilde sorrise e disse:

“Lei deve essere Bieber, giusto?”
“Si sono io, buongiorno”
“ E’ tanto che aspetta, prego si accomodi”

E
ntrarono in uno studio che dava l’idea della precisione, le pareti erano bianche, tutto era pulito e ordinato e l’odore di vaniglia echeggiava ancora nella stanza. I deboli raggi di sole di quella giornata serena dopo una di tempesta entravano timidi dalle tende.
“ Allora signor Bieber mi racconti un po’, cos’è che l’ha spinta a venire qui”

Justin si schiarì la voce e cominciò a raccontarle buona parte della sua vita: cominciò da tutti gli psicofarmaci che prendeva e disse che voleva cercare di smettere, le raccontò dell’insonnia.
Poi cominciò a raccontare dai suoi 15 anni, la vita gli aveva regalato il meglio fino ai suoi 20 anni, Il suo grande amore finito male, la solitudine che ora era diventata la sua unica compagna.
Era solo, solo davvero. Sapeva di non aver ancora raccontato la morte delle sue persone più care, non voleva affrontare quest’argomento, gli faceva troppo male, ogni volta che diceva la parola mamma la sua ferita, quella sul cuore, cominciava a fargli male, un male tremendo.
“Cosa mi dice del rapporto con la sua famiglia?” Cercò di indagare Matilde…
Justin abbassò lo sguardo e battè le ciglia.. Matilde capì subito che qualcosa non andava. Qualcosa gli faceva male. Dopodiché inghiottì rumorosamente della saliva che fece fatica a scendere.

“Mi scusi, non volevo metterla in imbarazzo”
“No si figuri, è che per me è difficile parlarne”
“Solo parlandone e sfogandosi lei riuscirà ad alleviare il peso che sente nel  cuore”
Justin non rispose e rimase con lo sguardo basso.
“Ne uscirò?” Chiese ormai senza speranze.
La dottoressa era molto giovane e casi così complicati ne aveva avuti pochi, comunque sia era sempre molto speranzosa.
“Dipende solo da lei, dalla sua forza di volontà signor Bieber, io posso aiutarla a farle capire alcune cose, ma poi sta a lei farsi forza e reagire, gli psicofarmaci possono aiutarla a stare fisicamente meglio dopo una notte insonne, ma questo non può essere per sempre. Si ricordi che dopo la tempesta c’è sempre il sole..”

Justin era ancora a testa bassa, la dottoressa Parker lo studiava, era chiaramente in imbarazzo e
ebbe modo di notare quanto fosse perfetto. Non c’era niente del suo viso che era “fuori posto”. Le labbra carnose e rosee, gli occhi grandi e color miele, ora però spenti e velati dal dolore che provava,  i lineamenti perfetti, scese a scrutargli il collo, fino a che arrivò alle spalle, ormai era diventato un uomo pensò lei.
In quel momento Bieber si accorse che lo stava guardando alzò lo sguardo che durò un’altra manciata di attimi, in cui Matilde avvertì dei brividi sulla schiena.. Scosse la testa, cercando di scacciare i pensieri e disse:
“Sig.re Bieber credo che per oggi sia sufficiente, quando vogliamo vederci? Fra 3 giorni le andrebbe bene?”
“Si perfetto..”
“Intanto può continuare a prendere gli psicofarmaci che prende e…” Matilde si levò gli occhiali e cominciò a morderne la stanghetta, stavolta fu Bieber a rabbrividire.. “Penso che lei ora abbia bisogno solo di una persona che tiene veramente a lei, che le stia accanto, solo così potrà ricominciare. Metta da parte il CD, il lavoro e le preoccupazioni, pensi a lei, alla sua salute…” … “Le lascio il numero del mio cellulare, può chiamarmi a qualsiasi ora della notte e del giorno, non si faccia scrupoli..” Le porse un bigliettino, Justin potè notare le sue mani morbide e fredde, le unghie smaltate di nero..
“Grazie mille, a presto”
“Grazie a lei” Si strinsero le mani,  e
Matilde lo accompagnò alla porta, lo guardo allontanarsi fino a che Justin non si girò… Inconsapevolmente si sorrisero, poi Matilde chiuse la porta dello studio e lasciò che il suo corpo scivolasse sulla sua sedia di pelle fredda e nera anch’essa, immersa nei suoi pensieri…


My Space :333

Spero che la storia vi stia piacendo…
Ma perché Matilde è sempre circondata dal colore nero? Lo scoprirete nel prossimo capitolo!
Grazie per le visualizzazioni e per le recensioni :333
Me ne lasciate qualcuna anche qui? :333
A presto..
-Isa.. 

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Capitolo 3
*** Chapter 3. ***


Innanzitutto grazie per le recensioni e visualizzazioni :333 
-Isa.


Matilde tornò a casa, la mente era piena di pensieri  che la facevano sbuffare di continuo..
Aveva paura di non essere all’altezza per Bieber. Mi dispiace un sacco per quel ragazzo, spero di essere in grado di aiutarlo, pensò.
La sua casa era piccolina, a due piani, e molto accogliente. Si era trasferita qui 6 anni fa..

Ogni tanto veniva la sua migliore amica a trovarla, anche se qui aveva fatto qualche amicizia, l’aria di casa le mancava..
Dopo aver messo in ordine e lavato i piatti, andò a vedere un po’ la Tv…
Erano le 00.09 quando decise di andare a letto. Matilde era una persona con una calma invidiabile, un ordine mentale e fisico e uno spiccato senso di pulizia.
L’esatto contrario di Justin.

 
Justin era ritornato a casa e tutto il pomeriggio aveva inutilmente cercato di buttare giù qualche idea per l’album…  Sentì un pizzicore al braccio sinistro, si grattò. Piano piano scese, come se si stesse facendo delle carezze, trovo il suo tatuaggio che si era fatto nel 2012: Believe.
Believe era stato il suo disco di maggior successo, il tour era stato una bomba..  A quei tempi tutto filava per il meglio…  Cosa darei per ritornare a 5 anni fa… Pensò Justin…

Fra una doccia, computer e tv la serata passò in fretta e come al solito andò a prendere quei farmaci da cui ormai era dipendente e non gli facevano più nulla. Era stufo, in un attimo, la rabbia gli salì dal profondo del suo io. Diede una manata allo scaffale pieno di medicine, le quali caddero nel lavandino e si frantumarono in pezzi.  Justin accusò un dolore alla mano sinistra e subito dopo nel lavandino notò delle gocce color rosso vivo. Delle lacrime cominciarono a uscire dagli occhi di Justin, tanto veloce quanto il sangue usciva dalle vene della sua mano. Restò un po’ così, a vedere quel sangue scorrere velocemente, poi aprì il rubinetto, mise la mano sotto l’acqua fredda, aspetto che il sangue si calmò e si mise una benda alla meno peggio..
Quella notte era incazzato col mondo più che mai…
Infilò le cuffie e cominciò ad ascoltare “Turn to you”
Amava farsi del male ascoltando canzoni che gli ricordavano momenti belli della sua vita…
Quando il cuscino era ormai zuppo di lacrime e aveva deciso di smetterla di piangere erano le 3 di notte.
Pensò di chiamare Matilde, aveva bisogno di un aiuto, di qualcuno che lo tirasse un po’ su di morale. Lei era l’unica che poteva farlo.
Ci penso su, poi prese il suo Iphone, scorse i numeri in rubrica e chiamò, incurante dell’ora, la dottoressa Parker.


Matilde dormiva beatamente e venne svegliata dalla vibrazione del telefono. Matilde non usava suonerie e odiava tutto ciò che squillava.
Aprì gli occhi e prese velocemente il telefono.. Numero Sconosciuto..
Sperando che non sia successo niente di brutto a qualcuno dei suoi familiari rispose con la voce ancora  impastata di sonno.
“Buongiorno, sono davvero mortificato per l’ora. Ma in questo momento ho davvero bisogno di un aiuto” Sussurrò Bieber, con la voce spezzata dai singhiozzi.
Odiava ricevere telefonate dei suoi pazienti a quell’ora, però stranamente ora non ne era disturbata, anzi, ascoltare la sua voce le fece piacere.
“Mi dica, ha bisogno di sfogarsi?”
“Sì….”
Come se stesse parlando con il suo migliore amico, Justin riuscì a confidarsi. Parlò della nottata dell’incidente, di quando suo padre lo chiamo, la corsa in ospedale, la pioggia, le lacrime, il funerale, il vuoto nella sua vita.
Le confessò anche di aver litigato con suo padre, perché non lo aveva chiamato subito e così non aveva potuto vedere un’ultima volta il corpo di sua madre e dei suoi fratellini che tanto amava..
Jeremy si era sentito davvero in colpa, Justin non voleva più vederlo né sentirlo, inconsapevole che l’assenza del padre nella sua vita peggiorava solo le cose….

Delle lacrime cominciarono a scendere silenziose sulle guance di Matilde per poi finire sul cuscino. Come spesso faceva aveva cominciato ad accarezzarsi il ventre..

Dopo averla ringraziata ed essersi scusato nuovamente per l’ora, Bieber chiuse la telefonata e si addormentò in un sonno profondo. Matilde aveva ragione.. Sfogarsi gli avrebbe fatto proprio bene..

Ora era Matilde a stare male… Sentire quel racconto di Justin le aveva ricordato della sua disgrazia.
Non smise mai di accarezzarsi il ventre. Lì dentro per sei mesi era cresciuta la sua piccola bambina.. Si era così abituata all’idea che fra 3 mesi la avrebbe tenuta in braccio, magari avrebbe avuto i suoi stessi occhi grigi oppure avrebbe somigliato al padre.. Già il padre della bambina….
Altre lacrime cominciarono a scendere, più veloci e piene, piene di dolore.
Il suo fidanzato era… morto.. In un incidente anche lui..
Era in moto quando improvvisamente gli prese un infarto, per fortuna non mortale, il quale lo fece cadere e sbattere forte a terra. La avevano chiamata, lei era corsa sul posto, quando era lì aveva trovato ambulanze e polizia. Suo marito, così lo chiamava ormai, era ancora in vita. E poté dirle: “Abbi cura della nostra bambina, ricordati che ti amo tanto..” Sussurrò con molta fatica queste parole e poi chiuse gli occhi, per sempre…
Il tempo sembrava essersi fermato per Matilde, ma poi esattamente 23 giorni dopo la morte di Lucas, Matilde ebbe un aborto spontaneo, provocato dal suo malessere psicologico..

Ora aveva perso, aveva perso la sua lotta contro la vita, aveva perso il suo ragazzo con cui conviveva da 4 anni e la sua bambina che dopo poco avrebbe visto la luce, dandole un po’ di speranza…

Pianse per un po’. Poi si confortò all’idea che Justin aveva vissuto le sue stesse cose. Poi decise: avrebbe aiutato Justin in tutti i modi. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per vederlo sorridere di nuovo. Lei, essendo psicologa, era riuscita a rialzarsi e a combattere, facendo una promessa: avrebbe ricordato per sempre Lucas.. D’allora aveva cominciato a contornarsi di cose nere, colore che le ricordava gli occhi e i capelli di Lucas…

Poi prese il cellulare e scrisse: “In fondo tutte le mancanze sono uguali..”
Scorse i numeri in rubrica e selezionò quello di Justin.. che era salvato sotto Justin (: … Cosa strana visto che i suoi pazienti li salvava per cognome… Invio il messaggio..

Passarono una manciata di secondi quando Matilde cominciò a pentirsi. Pentirsi di averlo disturbato, pentirsi delle conseguenze.. Justin si sarebbe sicuramente chiesto il perché di quel messaggio…  Cosa gli avrebbe risposto?


My Space :333
Ciao belle :333
Grazie davvero per le recensioni, mi fa un sacco piacere!
Questo capitolo mi piace un sacco.. Spero che piaccia anche a voi!
Coooomunque 7 recensioni al primo capitolo *OOO*
Grazie, grazie, grazie!
Mi fate sapere cosa ne pensate, anche qui? Sono troppo drastica?? AHAHAH
A presto…
-Isa.

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Capitolo 4
*** Chapter 4. ***


Ciaoo :3
Vi ringrazio sempre per le 22 recensioni e le visualizzazioni.. Grazie, grazie, grazie!
Grazie anche ai nuovi lettori :33
Buona lettura..


La mattina dopo Matilde si alzò, si preparò velocemente e andò a fare colazione al bar.

Dopodiché andò all’orfanotrofio di Los Angeles. Faceva volontariato lì. Stava un po’ con i bambini, ci giocava e faceva qualsiasi cosa pur di strappargli un sorriso. Nella sua vita aveva sempre avuto in progetto di avere dei figli, certo; ma aveva sempre voluto adottarne uno. Ora che sapeva bene cosa vivevano, la sua voglia di avere un bambino tutto suo cresceva in continuazione.
Lei era dell’idea che se qualcuno faceva nascere dei figli per poi abbandonarli, qualcuno aveva il dovere di prenderli. Tutti le volevano bene lì. Matilde era una persona di quelle che nonostante la vita era stata crudele con lei, continuava a sorridere e il suo sorriso irradiava chi le stava intorno.

Quella mattina Justin dopo il suo solito caffè-sigaretta andò a donare il sangue. Faceva la stessa cosa da ormai due anni, tutti i 30 del mese. Aveva cominciato a farlo dopo la morte di sua madre, di Jazmin e Jaxon.
Era una delle poche cose che lo faceva sentire bene e poi boh, amava quella sensazione dell’ago che si impossessava delle sue vene e velocemente gli succhiava via una parte di sé.

Tre giorni passarono in fretta e l’appuntamento con Matilde era ormai arrivato. Justin scelse con cura i vestiti da indossare, si spruzzò parecchio profumo e si diresse verso lo studio…
Quel posto lo faceva sentire al sicuro, Matilde lo metteva completamente a sua agio e riusciva  a mettersi a nudo completamente senza vergognarsene…
Si salutarono con una stretta di mano e i loro corpi rabbrividirono.. Mentre Matilde scriveva, Justin ebbe modo di osservarla, le mani sempre molto curate, poi passo alle esili braccia, fino ad arrivare al collo dove appesa aveva una collana di swarovsky con un cuore, poi abbassò lo sguardo e fece caso al vestito un po’ più scollato di Matilde, aveva un bel seno, pensò. Poi scosse la testa per scacciare questi pensieri.
Lei finì di scrivere e alzò la testa, sorridendogli in modo rassicurante…
L’ora passò velocemente, continuarono il discorso della scorsa notte, Matilde le consigliò di riprovare a cercare suo padre e di abbattere l’orgoglio almeno per 5 minuti il tempo di una telefonata…
Justin disse anche quanto gli mancassero i suoi amici di sempre, e poi glielo disse così, dopo un silenzio durato pochi secondi..
“…Ho anche fatto uso di droga…” Matilde ne rimase colpita, poi Justin riprese “15 mesi fa, ero talmente giù, poi avevo sentito quell’ago nelle vene, poi l’euforia, poi il nero totale…”
Passarono 3 minuti, 3 minuti di silenzi in cui entrambi riflettevano.
“Matilde…” Lui sorrise impercettibilmente, poi si corresse subito.. “ Dott.ssa Parker, lei crede che un giorno riuscirò mai a riavere indietro la mia vita?”
“Ci stiamo lavorando. Beh l’ora è finita…”
“Un’ultima cosa” La interruppe Justin “ Cosa intendeva ieri con quella frase che mi ha mandato per messaggio?”
Matilde si morse il labbro inferiore.. Poi come se stesse per iniziare un discorso bello lungo, esclamò: “Sai Justin, non credo sia una buona cosa mischiare la vita professionale con quella privata…”
“Mi raccomando, ci vediamo dopodomani, lei intanto cerchi di fare quello che le ho detto: chiami suo padre”
Si alzarono in piedi e poi istintivamente si abbracciarono, come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se lo facessero da sempre.
Quell’abbraccio durò poco, circa 3 secondi, secondi in cui Justin potè ascoltare il battito di Matilde e riempirsi il naso di quel suo profumo alla vaniglia. Matilde, accarezzò il suo corpo possente, erano 2 anni che non aveva contatti fisici con un uomo. Forse le mancava un uomo che la proteggeva, ma lei aveva giurato eterna fedeltà a Lucas…
Justin se ne andò senza dire una parola. L’abbraccio aveva già detto tutto…


Quella sera Justin tornò a casa, ci pensò un po’ su, poi prese il telefono di casa e compose quel numero che non componeva da troppo tempo, ma che la sua mente non aveva dimenticato..
Esitò un attimo. “Dai cazzo, non ci vuole tanto a premere il verde”… incitò se stesso..
Poi le premette… Il suo cuore cominciò a battere forte, e il tempo sembrava scorrere lentamente… Il telefono fece uno squillo, il suo cuore accelerava, due squilli, sentiva il cuore quasi uscirgli dal petto, tre squi…
“Pronto?” Esordì una voce maschile dall’altro capo del telefono. Il cuore di Justin fece un tonfo enorme, poi si fermò per un attimo. Ebbe l’istinto di attaccare, subito. Ma lo troncò immediatamente.
“Pronto?...” Ripetè la voce maschile…
*Sei un codardo, hai avuto la forza di chiamarlo e ora non rispondi, bell’uomo che sei. Che uomo di merda”
“Papà…” Assomigliava più ad un sussurro che ad una parola vera e propria..
“Justin!” Esordì con molto entusiasmo, la voce dall’altro capo della cornetta..
Justin strinse forte la cornetta, poi riattaccò.

Stette a guardare il telefono per un po’ come per implorarlo di squillare.
Prese il suo Iphone, scorse i numeri in rubrica e chiamò Matilde… La dottoressa Parker…
“Pronto!”
“Salve dott.ssa scusi se la disturbo, ma volevo dirle che l’ho fatto….. Ce l’ho fatta… Ho chiamato mio padre”
“Davvero? Che bella notizia!” Matilde ne era davvero felice, felice di sentire la sua voce, felice che Justin stesse seguendo i suoi consigli. Felice di averlo incontrato.
Senza pensarci un attimo disse: “Senti Justin, ti va se domani sera vieni da me, così ne parliamo meglio?”
Il cuore di Justin ebbe un altro colpo. Non sapeva quanto ancora avrebbe potuto reggere tutte queste emozioni. Un appuntamento.. Matilde gli stava dando un appuntamento…  Aveva imparato, nonostante le poche volte che si erano visti, che quando lo chiamava Justin era perché si rivolgeva a lui in modo più amichevole, quando lo chiamava sign.re Bieber era in modo più professionale. Se il suo cervello funzionava correttamente aveva pensato: Justin -->  Modo Amichevole --> Vieni a casa mia? --> Appuntamento --> Indecisione totale.
Justin sospirò, e dall’altra parte del telefono Matilde moriva dalla voglia di sapere la risposta, sentendosi un po’ sciocca per avergli dato un appuntamento con una scusa professionale.

“Quanto cazzo ci mette a decidere questo?” Pensò tra se e se Matilde..
“Che faccio accetto? O no? Cazzo Justin… devi solo dire si o no, non è difficile, sbrigati cazzone” Incitò se stesso…
Si prese un po’ di tempo per pensare, mentre ascoltava attentamente per cercare di percepire il respiro di Matilde…
Poi finalmente prese una decisione…


My Space :333
Ok, me ne rendo conto, questo capitolo fa letteralmente cagare (?)
Spero che mi perdonerete per questo (?) ahahha…
Nel frattempo ho già cominciato il quinto capitolo, in cui ci saranno vari colpi di scena :P
Che farà Justin accetterà o no? Mmh… Chi vivrà vedrà (?)
Cooomunque  spiego a tutti che qualcuno mi aveva chiesto perché Matilde non riconosce Justin..
Allora lei lo ha riconosciuto anche perché sarebbe mooooolto stupida dopo che lui gli ha raccontato la sua intera vita (?).. E’ solo che per obbligo professionale lei non può di certo saltargli addosso o chiedergli un autografo..
Cooomunque vi chiedo di nuovo umilmente perdono per il capitolo di merda :33
Il prossimo sarà migliore!
#muchlove

@FragilePieces_  on Twitter :333

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Capitolo 5
*** Chapter 5 ***


*Scusatemi, aggiorno dopo più di un mese, spero che la storia vi piaccia… A me piace tantissimo, in quanto è una trama insolita ed è molto introspettiva… Il prossimo capitolo è bellissimo fjdafjdiknf…
Ma non vi svelo nulla ancora… Buona lettura*


    “Senti Justin, ti va se domani sera vieni da me, così ne parliamo meglio?”
Justin continuava a ripetersi quella frase mentalmente da circa un minuto. Nonostante avesse già deciso chiese conferma..
“Da te, a casa tua?”
“Sì. Se per te non è un problema…”
“Domani? Va bene.. “

L’indomani Justin stette a lavorare sul disco, fumò di seguito 3 Marlboro, poi buttò giù qualcosa.
La sera arrivò presto e lui si preparò con cura. Ci mise 30 minuti solo per scegliere i vestiti, poi si fece una doccia e si improfumò per bene…
Arrivò a casa di Matilde: indossava un vestito grigio, molto invernale, le dava sempre quell’aria da professionista. La prima cosa che Justin notò quando entrò dentro casa fu sicuramente l’ordine. Ordine maniacale per lui. Tutto era così perfetto, tutto al suo posto, tutto fottutamente in ordine. “Perché la mia vita non può essere coosì” pensò…
Si salutarono dandosi un bacio sulla guancia e in quel frangente i due potettero annusare il profumo altrui e perdercisi dentro.
Lo fece entrare e potè scorgere un accogliente salotto, con molti libri una televisione e parecchie piante ben curate. La cucina era a sinistra, aveva una bella finestra sul lavandino e delle tende molto originali che davano un tocco di originalità.
Matilde aveva preparato la torta della nonna, la sua specialità, l’odore di dolce invadeva leggermente la casa impregnata di odore di pulito e il profumo personale alla vaniglia di Matilde.
“Prego, si sieda qui” Esclamò lei, indicando la tavola, ordinatamente apparecchiata.
“Può anche darmi del tu, dottoressa”
“Va bene..”

La serata passò velocemente, lui le raccontò della telefonata, lei non lasciò andare molti particolari sulla sua vita, gli disse che veniva da un paesino del Canada che era cresciuta lì e che ci sarebbe ritornata per le vacanze di Pasqua.
Justin era sempre più stupito: avevano troppe cose in comune.
Bevvero del buon vino sul divano davanti ad un film romantico, un po’ alterati dall’alcool i due cominciarono a ridere, ridere come dei pazzi, ridere come se si conoscessero da sempre, ridere come se tutto andasse bene.
Piano piano Justin arrivò a toccare la mano calda e curata di Matilde, lei rispondeva timidamente: in pochi secondi le loro dita erano intrecciate come se l’una volesse colmare il vuoto dell’altro.
Un po’ brilli, si fecero trasportare dall’euforia, misero della musica e cominciarono a ballare, finché scoprirono una forte intesa fra loro. L’attrazione fisica c’era e non era poca.
Piano piano le labbra dei due si avvicinarono per toccarsi lievemente e lasciare un innocente bacio a stampo.

Matilde tornò subito alla realtà e capì che si era spinta troppo oltre.

Era l’1:09 il tempo era passato velocissimo, Justin aveva gradito la sua compagnia, il suono della sua risata e il suo fantastico dolce alla crema.
In modo dolce, che solo lei aveva, lo congedò…
Matilde era stata bene quelle due ore, Justin in quelle 5 ore passate insieme era riuscito a colmare temporaneamente il vuoto costante che lei sentiva dentro. Le mancava la sua famiglia, la sua migliore amica, la sua cameretta, il suo compagno Lucas e la sua bambina mai nata che però aveva desiderato moltissimo.
Stava riordinando la cucina quando le arrivò un sms…
“Sono stato davvero bene con te questa sera, grazie di tutto! P.s. il dolce era fantastico”
Matilde sorrise, e un brivido le percorse la schiena. Finalmente qualcuno era riuscito a farla sentire bene.
“Ehi lo stesso vale anche per me. Dovremmo vederci più spesso”

Justin si era appena acceso una Marlboro era in terrazza, l’aria cominciava a riscaldarsi, Aprile era ormai alle porte e lui voleva cambiare: voleva diventare una persona serena.
Inspirava quel fumo come se fosse una cosa vitale per il suo organismo.
Gli sembrava come se momentaneamente riempiva qualcosa che non aveva, ma di cui ne aveva estremamente bisogno.
Il teIefono vibrò e trovò il messaggio di Matilde.
Sorrise guardando quel messaggio mentre aspirava lentamente fumo.
“Ti va se domani ci vediamo al bar Rose, facciamo colazione insieme?” Scrisse velocemente l’sms e lo inviò senza pensarci su un attimo.

Matilde stava cambiando le lenzuola al suo letto matrimoniale diventato ormai troppo grande per lei. Le cambiava ogni 3 ogni, in modo da sentire il fresco profumo di detersivo costantemente nelle narici.
Il telefono vibrò, lesse l’sms e rispose:
“ Va bene facciamo alle 8.30 lì che alle 9.30 devo essere in studio”
“Perfetto. Buonanotte a domani!”
Dopo aver letto l’sms Matilde cominciò a riflettere: si erano avvicinati troppo e troppo in fretta. Avevano troppe cose in comune, il paesino di Matilde distava solo 12 km da quello di Justin in Canada, le mancanze, la morte, delle persone più care, il senso di solitudine e un gran bisogno d’affetto…
Erano le 7 in punto Matilde si alzò, fece ordinatamente il letto, si fece una doccia e si vesti con cura. Non aveva molta scelta, i suoi vestiti erano tutti neri o grigi. Si truccò lievemente gli occhi aggiungendo un bel rossetto color prugna, si spruzzo il suo adorato profumo e si mise la collana quella che gli aveva regalato Lucas per il loro 4° anniversario.
Justin si era preparato con cura, lasciando tutta la casa in disordine ed era uscito.

Vide Matilde camminare verso il bar, alta, slanciata, camminava perfettamente sui suoi tacchi.. ovviamente era vestita di nero.. Si fermò e prese in mano il cellulare, come per chiamarlo… Justin si mise gli occhiali da sole per cercare di nascondere le emozioni e scese…
Si salutarono con un bacio sulla guancia.. Justin si perse nel suo profumo, ma fu costretto a ritornare sulla terra quando lei esclamò:
“Vediamo se indovino che cosa prendi.”
“Dai ci sto. Poi faccio lo stesso anche io”
“Mh.. allora…” Lo guardò pensierosa: “Cornetto alla crema e latte macchiato con un cucchiaino di zucchero”
Justin spalancò la bocca “Lo avrai letto da qualche parte, non ci credo!” E sorrise spontaneamente.
Matilde battè le mani come una bambina felice e poi gli disse:
“Ora tocca a te”
“Mh… Cappuccino zuccherato e cornetto con Nutella..”
“Sbagliatissimo, sig.re Bieber”
Justin fece finta di offendersi, e incrociò le braccia.
Lei lo prese per un braccio e lo trascinò dentro…
Fecero colazione e lui si offrì di riaccompagnarla allo studio:
“A che ora finisci? Che ti passo a prendere e ti riporto qui!”
“Alle 12:30…”
“Va bene a dopo… Buon lavoro..” Si diedero un piccolo bacio a stampo per salutarsi..

My Space :3
Vi chiedo perdono per il ritardo....
Spero che abbiate gradito il capitolo, anche se non è un granchè, in quanto è diciamo un po', un capitolo di "transizione"
Il prossimo vi assicuro che sarà moooooolto meglio e arriverà presto, prestissimo, prima di quanto pensiate (?)
Ce la faranno a darsi un bacio come si deve nel prossimo capitolo?? Mmh...
Posso fare un po' di Spoiler?? 


Matilde gli prese il viso fra le mani, lui fece lo stesso… Piano piano con il pollice Justin le asciugò le lacrime, poi si guardarono. Uno sguardo intenso che durò pochi secondi. [......] 

   “Vieni!” Le disse lui, prendendola per mano.
“Dove mi porti?”
“Ti porto nel mio mondo…”

A presto :3 

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Capitolo 6
*** Chapter 6 ***


Come al solito Matilde riceveva con gran passione e diligenza i suoi clienti. Amava il suo lavoro. Ma nonostante ciò era impaziente di finire tutte le visite per rivedere Justin..
Aprì l’agenda: oggi pomeriggio aveva solo Justin… poteva anche lasciare lo studio chiuso e fare la terapia a casa, perché no? Sarebbe stata una buona idea per stare un po’ da sola con Justin…
Le 12.30 arrivarono e Justin era lì puntuale ad aspettarla… Chiuse le tapparelle dello studio, chiuse tutto a chiave e si avviò verso la macchina… Oggi il suo sorriso era raggiante, proprio come il sole che quel giorno scaldava la città..
Scambiarono due chiacchiere e parlarono del più e del meno…
“Ehi Justin, dove mi stai portando?”
“Lo scoprirai presto, anzi mettiti questa per coprirti gli occhi” Le porse una benda nera..
“Va bene, però dimmi dove mi stai portando.”
“Mah.. Chi lo sa?”
 
“Ok siamo arrivati mia cara signora” Disse Justin…
Matilde si tolse la benda e si trovò davanti Blanco: il ristorante più Inn della città..
“Cos’è un appuntamento?” Disse, sorridendo dolcemente..
“Non proprio è solo un modo per ringraziarti di tutto quello che stai facendo per me”
Un sorriso sincerò spunto sulle labbra di entrambi, scambiandosi un profondo e sincero sguardo che durò pochi istanti..
Il pranzo era ottimo e avevano approfittato per parlare un sacco: avevano parlato del fatto che Justin stava gradualmente meglio, il fatto che sentire Matilde vicina lo faceva stare bene e Justin le confidò il fatto di aver pensato a Selena il giorno precedente…
Sul viso di Matilde si potè notare un velo di tristezza che cercò di nascondere nel migliore dei modi. Justin, però fu in grado di coglierlo, si scusò e cambiarono discorso.
“Justin hai parlato con tuo padre?” Chiese Matilde
“No…”
“Cosa aspetti?” Lo guardò con uno sguardo da rimprovero…
“Qualcuno che lo faccia con me..” Disse Justin serio guardandola negli occhi e deglutendo rumorosamente…
“Beh se vuoi posso venire da te, così magari ti aiuto..”
“Sarebbe una cosa bellissima” A Justin spuntò un sorriso a 32 denti…

Finito il pranzo, i due ragazzi andarono a casa di lui…
Justin preparò il caffè con dei dolcetti…
“Uououo che eleganza!” Disse scherzosamente Matilde…
Stavano bene insieme, sembravano una coppia sposata, insieme ormai da 50 anni…
“Allora?!??! Lo prendi o no questo telefono?” Esclamò lei con un sorriso materno.
“ Aiutami” Disse Justin guardandola negli occhi con fare serio…
La prese per mano facendola alzare dal divano, la accompagnò fino al telefono.
Si guardarono. Poi lei prese il telefono e glielo porse.
“Su forza!”
Justin con mani tremanti e molto lentamente compose il numero.
Mise il vivavoce, il telefono squillava..
Justin e Matilde erano così vicini: attrazione fisica, tensione e voglia dell’altro erano reciproci.
“Pronto?” Rispose Jeremy…
Matilde lo incitò con lo sguardo stringendogli forte la mano…
“Papà sono Justin… Come stai?”
“Justin. Sono contento di sentirti, manchi un sacco qui, sai?”
“Già, anche tu mi manchi…” Justin tremava, neanche il calore della mano di Matilde riusciva a scaldarlo.
“Stavo pensando di salire per le vacanze di Pasqua…” Disse Justin tutto d’un fiato..
“Davvero?! Che bella notizia… Dobbiamo recuperare un po’ di tempo perduto io e te. “
“ Ci sarà ancora posto per me in quella casa?”
“Justin, ma cosa dici? Questa è casa tua.”
“Va bene papà, devo andare non ho tempo ora per parlare… Ci sentiamo presto. Ciao”
Attaccò il telefono senza dar modo a suo padre di rispondere.

“Hai visto ce l’hai fatta!!!” Esclamò entusiasta Matilde con gli occhi lucidi!
“Sì ed è solo grazie a te” Justin la prese in braccio e la fece girare, proprio come nei film, proprio come gli innamorati!

Tornarono a sedersi sul divano…
“Senti, tu praticamente sai tutto della mia vita, ma io non so quasi niente della tua” Disse Justin…
“Beh Justin se vuoi posso raccontarti, ma non ti aspettare cose felici…”
Matilde cominciò a raccontare, Lucas, la convivenza, la collana che aveva al collo, la sua bambina mai nata, l’incidente di Lucas… Nel frattempo piangeva, piangeva e tremava..
Justin l’abbracciava forte, cercando di farla smettere di singhiozzare…  Le accarezzava i capelli, con fare paterno. Poi le sussurrò: “Per qualsiasi cosa, sappi che ci sono, proprio come ci sei stata tu, meriti di essere felice ora ed io voglio aiutarti. Non ho mai conosciuto una persona più bella di te. Grazie di tutto. Ci sarò, sempre.”

Matilde gli prese il viso fra le mani, lui fece lo stesso… Piano piano con il pollice Justin le asciugò le lacrime, poi si guardarono. Uno sguardo intenso che durò pochi secondi.
Dopodichè con passione si baciarono.
Appena si staccarono si guardarono, con due sorrisi, sinceri e naturali.

“Vieni!” Le disse lui, prendendola per mano.
“Dove mi porti?”
“Ti porto nel mio mondo…”


My Space_

Vi ringrazio a tutte, davvero grazie mille per le recensioni e i complimenti!
Questa storia piace tantissimo anche a me ed in particolare questo capitolo perchè è un sacco dolcettoso *.*
Forse la storia può sembrare noiosa, ma ci saranno mooolti colpi di scena più tardi..
Ma dove la porterà Justin? Alkjkhf  Secondo voi?? Ditemi, ditemi!
Grazie a tutte ancora!
Mi trovate su Twitter: @FragilePieces_ 

Vi faccio un po' di Spoiler, ok?

“Le ricordo che i medici con i pazienti devono avere un rapporto professionale, nulla più. Mi riaccompagni a casa, per favore!”
Matilde aveva assunto un’espressione seria e veritiera, Justin era confuso… Era seria Matilde..?"

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Capitolo 7
*** Chapter 7. ***


“Vieni!” Le disse lui, prendendola per mano.
“Dove mi porti?”
“Ti porto nel mio mondo…”
Matilde era dubbiosa, ma stringendo la mano grossa di Justin, si sentiva finalmente protetta.
Dopo aver attraversato varie parti dell’enorme casa di Justin, si trovarono di fronte ad una porta nera lucida e blindata.
“Justin, ma hai un castello!”
“Ehi baby, guarda che questa è una stanza segreta, non ci ho mai fatto entrare nessuno, quindi sii onorata!”
“Wow che onore!” Disse Matilde, stampandogli un bacio a stampo!

Justin aprì la porta e dietro vi era il suo studio di registrazione!
Le pareti erano nere insonorizzate, 4 chitarre,  2 microfoni, piani e tutto l’occorrente.
Una grossa scrivania tutta in cristallo su cui vi erano due computer e delle scartoffie.

Matilde si guardava intorno con occhi luccicanti, come una bambina in un negozio di giocattoli.
“ Siediti qui” Le disse Justin…. Le porse alcune bozze di canzoni.. Matilde le lesse attentamente con fare sapiente e gli consigliò di cambiare parole laddove non suonavano bene…
“Voglio farti ascoltare questa” Justin prese la chitarra in mano e cominciò a cantare una canzone, c’erano solo lui e lei, era una canzone che Justin aveva finito di scrivere da qualche giorno. Parlava di come la presenza di una persona possa farti stare bene, una canzone d’amicizia. Justin l’aveva scritta per lei.
Voleva farle capire quanto lei fosse importante…
In quei tre minuti si guardarono intensamente negli occhi, Matilde sentiva il suo stomaco vibrare per l’emozione.
Justin posò la chitarra ed esclamò: “Allora, che te ne pare?”
“Justin è.. è davvero bella, hai fatto davvero un buon lavoro” Intanto a Matilde scesero due lacrime..
“Hei, hei, che succede” Le si avvicinò lui, aspirando a piene narici il suo profumo.
“ E’ solo che.. troppe emozioni tutte insieme… Abbracciami”
Restarono abbracciati per un paio di minuti, quando ad interrompere fu l’arrivo di un sms sull’ I-Phone di Justin..
“Insomma, ci stiamo davvero arrabbiando. Il contratto lo dice chiaro. Devi consegnare almeno 10 canzoni entro la fine del mese. Scooter.”
Justin aggrottò le sopracciglia e fece leggere il messaggio a Matilde, la quale subito si offrì di aiutarlo.
“Senti io non capisco una ceppa di musica, però posso aiutarti con i testi, che ne dici?”
“Ti giuro, non so come ringraziarti!”  *Bacetto a stampo!*

“Ih oddio ma è tardissimo… E l’una di notte..”
“Domani mattina lavori?” Le chiese lui
“No domani sono in studio dalle 15 alle 19”
“Allora domani mattina possiamo vederci se vuoi!”
“Justin domani io devo andare da una parte, una parte bella… Se vuoi puoi venire con me”
“Mi farebbe piacere, ma dove devi andare”
“Nel mio mondo” Sorriso entrambi dolcemente…

“Dai mi accompagni a casa, Sig.re Bieber”
“Non ti andrebbe di rimanere qui stanotte..?”
“Le ricordo che i medici con i pazienti devono avere un rapporto professionale, nulla più. Mi riaccompagni a casa, per favore!”
Matilde aveva assunto un’espressione seria e veritiera, Justin era confuso… Era seria Matilde..?
Matilde scoppiò in una fragorosa risata… “Ma che ci hai creduto stupido?”
“Stupido a chi? Guarda che mi stava prendendo un infarto… Questa me la paghi, comincia a scappare ti do tre secondi di vantaggio”
“Ma non vale io mi perdo dentro casa tua..”
“Ah, sì? Allora vieni qui”
Justin la prese in braccio, poggiandola sulla sua spalla a testa in giù…
“Ehi ehi mettimi giù, mettimi giù” Matilde diede una pacca sul sedere di Justin che la portò sul divano
“Ah come siamo pervertite stasera, che fai vuoi giocare al gioco dell’infermiera sexy?”
“Smettila procione… “ Matilde prese un cuscino e cominciò a torturare Justin, finchè il cuscino si ruppe e uscirono tutte le piume…
Justin la prese e la buttò di peso sul divano cominciando a farle il solletico
“Basta mi arrendo.. “
“Ah ora ti arrendi eh?” Disse continuando a farla morire dalle risate con il solletico
Nella stanza c’era rumore di risate… Risate che uscivano dal cuore…
Finalmente erano sereni entrambi…
“Ehm… Justin io credo che devo riacquistare un po’ di dignità, ho perso una scarpa e dovrei sistemarmi i capelli, in fondo sono una dottoressa”
“Ma certo mia madame, ecco la Sua scarpa e qui c’è uno specchio”
“Justin!” La chiamò con fare serio.. Lui alzò lo sguardo..
“Parliamo di cose serie…  Stai ancora prendendo i farmaci”
“Si..”
“Ok allora io direi di cominciare a scalare l’ansiolitico e poi fra 2 settimane eliminarlo del tutto, mentre l’antidepressivo diminuisci solo di 5 gocce…”
“Va bene, che palle tutti ‘sti farmaci…”
“Se ne esce. Ne uscirai Justin. Io ti aiuterò.”
Annuirono in silenzio.. Matilde prese il suo cappotto e la borsa, si ricompose ed entrarono nella grande macchina di Justin..
Arrivati davanti casa sua le disse “Allora, dov’è che mi porti domani?”
“Beh è una sorpresa… Passi per le 10?”
“Va bene, buonanotte….” Justin non sapeva se aggiungerci un’amica mia, amore mio sarebbe stato troppo sdolcinato, piccola era da adolescenti…
“Buonanotte, ma credo di non riuscire a dormire senza il bacio della buonanotte!”
“Mh… Oggi sei un po’ troppo non so cosa AHAHAH solitamente sei tutta riservata… Mi piace questo lato di te…”
Justin le mise il braccio dietro al collo e la avvicinò a se, si baciarono intensamente, assaporandosi a fondo, mischiandosi a fondo in modo da cercare di riempire i vuoti che entrambi avevano nell’anima…
Justin restò in macchina a guardarla mentre cercava le chiavi nella sua borsa enorme, mentre apriva casa, accendeva la luce e poi chiudeva la porta.
Ora si sentiva solo, come se gli mancasse qualcosa per stare bene. Si accese una Marlboro e si mise a rimuginare.

My Space_ :3
Allooooora io vi voglio ringraziare a tutti per le recensioni e i complimenti che mi fate, anche se magari non rispondo a tutti, sappiate che leggo tutto..
Grazie mille....
Mi fate venire voglia di scrivere ancora di più...
Vi mando un abbraccio virtuale..
Su twitter sono: @FragilePieces_
Se mi lasciate i vostri link vi seguo :3
A presto!
*Isa.

SPOILER: “Eh ecco. Lo faccio principalmente perché quando, quando.. – Justin aveva difficoltà a parlare – mamma, Jazmin e Jaxon, hanno avuto l’inci-dente… Insomma – Justin si agita sempre di più – I medici non avevano abbastanza sacche di sangue…-

Matilde accostò la macchina “Ehi ehi calmati” disse carezzandogli il viso, mentre lacrimoni scendevano giù sulle guance rosee di Justin…
 Quelle carezze lo facevano sentire al sicuro… Poi riprese..

[...]

E’ proprio qui Justin. Tu sei vivo, tu vivi, ma non vivi perché vuoi vivere, in questi anni ti sei lasciato trasportare dagli eventi della vita, la vita non è facile, la vita a volte ci fa vedere solo cose brutte. Ma il tuo voler vedere sangue è segno di voler vedere un te vivo. Sta tranquillo che la vita ti darà qualcosa di bello” Mentre Matilde diceva queste parole, i suoi occhi luccicavano, amava il suo lavoro, amava aiutare le persone, e forse sentiva un sentimento un po’ più forte nei confronti di Justin…
“E una di queste cose belle sei tu..” Esclamò Justin… “Davvero?” Disse Matilde singhiozzando, “Davvero Justin?” Adesso Matilde piangeva di felicità, per la prima volta dopo anni si era risentita compresa e pensata da qualcuno…

FORSE SONO STATA UN PO' TROPPO BUONA CON LO SPOILER u.u 
Vi anticipo che io ho pianto tutto il tempo scrivendo il prossimo capitolo, mi dispiace che questo è un po' corto e fa anche un po' andare al bagno (?)
Mi scuso .-. Il prossimo sarà migliore ve lo prometto *_*

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Capitolo 8
*** Chapter 8 ***


Erano le 8 in punto e la sveglia di Matilde suonò… Si svegliò di buon umore… Sarebbe andata all’orfanotrofio e ci avrebbe portato anche Justin… Era sicura che gli avrebbe fatto bene…
Il suo solito caffè con le fette biscottate con la marmellata, una pulitina e riordinata a casa, rifare il letto perfettamente e poi scelse i vestiti: oggi non si sarebbe vestita né tutta di nero, né troppo elegante..
Scelse un paio di Jeans blu scuro attillati, con delle Sneakers e una maglia grigia.. Beh aveva superato se stessa… Neanche un capo nero! Il suo solito profumo alla vaniglia e decise di farsi una treccina a mo’ di cerchietto… Si fece una doccia veloce e si vestì: oggi si sentiva più allegra, man mano che il tempo cambiava, lei si sentiva più positiva, stava arrivando la primavera, la Pasqua, le belle giornate….
Ma fra poco sarebbe arrivato anche l’11 Maggio,  2 anni dalla scomparsa di Lucas…
Come passava in fretta il tempo.. Matilde rabbrividì a questi pensieri, poi scosse la testa, come per scacciarli via.
Alle 9 in punto Justin era davanti la porta di casa sua.
“Buongiorno bellezza!”
“Buongiorno, procione” Disse lei, con un grande sorriso….
“Oddio aspetta fermi tutti! Oggi non sei vestita tutta di nero, questo me lo devo segnare sul calendario!”
“Ah ma come sei spiritoso”
“Piuttosto dimmi un po’ dove dobbiamo andare..”
“Mi fai guidare a me?” Chiese Matilde con gli occhi da bambina e facendo il labbruccio!
“Mh va bene, ma vorrei arrivare sano e salvo a casa, si sa, donna al volante, pericolo costante!”
“Justin, fottiti!” 
“Mh… ho capito hai il ciclo” Disse lui guardandola in modo da farla sciogliere e facendole l’occhiolino…
Si scambiarono di posto e Matilde cominciò a dirgli:
“Justin, ti sto portando all’orfanotrofio…. Ti ho portato con me perché penso che ti farebbe bene vedere anche il dolore degli altri, è un’ottima cura. Poi ti reputo anche una persona con un cuore e abbastanza comprensiva, per cui vedi di farmi fare bella figura. Terzo e non meno importante, cerca di giocare con tutti i bambini in modo uguale, e cerca di farli sorridere anche se tu stai cercando chi fa sorridere te. Ma è scientificamente provato che aiutare gli altri aiuta l’autostima e fa crescere un senso di soddisfazione personale. Intesi?” Disse la Matilde psicologa.
Justin rifletté e poi disse..
“Ci vieni da molto qui?”
“Da circa 3 anni… La cosa che mi ha spinto ad iniziare questo percorso è la voglia di aiutare gli altri, i bambini che adoro, ma che purtroppo ho… - A Matilde le si spezzò la voce e poi riprese – Ma soprattutto c’è Dalila, una bambina a  cui sono tanto affezionata, ha 5 anni, è bellissima, l’ho vista dal suo primo giorno in orfanotrofio, vorrei adottarla, ma essendo single non posso.”
“Non si può fare tipo l’affidamento?”
“Sì. Ma bisogna almeno convivere per quello. Affidamento nel senso che lei passerebbe con te un fine settimana sì e uno no..”
“Capito…”
Fra loro calò il silenzio… Justin osserva la Matilde seria, la Matilde che lo aveva e lo stava aiutando guidare, era così attenta e prudente. Aveva voglia di confessargli un suo dubbio…
“Matilde?”
“Dimmi”
“Devo chiederti una cosa, una cosa seria…”
“Wow mi fa piacere che ti stia aprendo.. Vai ti ascolto” Lei si girò facendogli un sorriso rassicurante
“Io.. Io ogni tanto vado a donare il sangue.. Lo sapevi, no?”
“Si me lo avevi accennato”
“Eh ecco. Lo faccio principalmente perché quando, quando.. – Justin aveva difficoltà a parlare – mamma, Jazmin e Jaxon, hanno avuto l’inci-dente… Insomma – Justin si agita sempre di più – I medici non avevano abbastanza sacche di sangue…-
Matilde accostò la macchina “Ehi ehi calmati” disse carezzandogli il viso, mentre lacrimoni scendevano giù sulle guance rosee di Justin…
 Quelle carezze lo facevano sentire al sicuro… Poi riprese..
“Vedere il sangue, vedere il mio sangue uscire dalle vene, mi fa stare bene”
“Sai, c’è uno studio su questo, anche per le persone autolesioniste. Nel 99% dei casi, voler vedere il proprio sangue che scorre significa voler avere segnali di essere vivi. E’ proprio qui Justin. Tu sei vivo, tu vivi, ma non vivi perché vuoi vivere, in questi anni ti sei lasciato trasportare dagli eventi della vita, la vita non è facile, la vita a volte ci fa vedere solo cose brutte. Ma il tuo voler vedere sangue è segno di voler vedere un te vivo. Sta tranquillo che la vita ti darà qualcosa di bello” Mentre Matilde diceva queste parole, i suoi occhi luccicavano, amava il suo lavoro, amava aiutare le persone, e forse sentiva un sentimento un po’ più forte nei confronti di Justin…
“E una di queste cose belle sei tu..” Esclamò Justin… “Davvero?” Disse Matilde singhiozzando, “Davvero Justin?” Adesso Matilde piangeva di felicità, per la prima volta dopo anni si era risentita compresa e pensata da qualcuno…
“Si.. Abbracciami” Si strinsero in un lungo e profondo abbraccio. Piano piano, i loro vuoti interiori si stavano colmando, ma c’era ancora molto da colmare…
“Grazie di tutto Matilde”
Le disse guardandola negl’occhi.. Si sentì amata in quell’istante, e poi prese il viso di Justin ed entrambi si fecero trasportare in un lungo bacio pieno d’amore.
 
 “Eccoci” Esclamò Matilde spegnendo la macchina “Mi raccomando, fammi fare bella figura, tieni per farti sembrare più simpatico prendi questo” Matilde le porse una busta piena di cioccolatini e caramelle
“Ok…”

“Ciao bambini” Esclamò Matilde con un sorriso a 32 denti
“CIAOOOO” un coro di voci bianche si alzo e corsero incontro a lei saltandole addosso..
“Allora oggi qui con me c’è un mio amico si chiama Justin”
“OOOOOOOOH”
“Siete contenti?”
“SIIIIIIIIIIIIIIIIIIII”
“Allora non so se avete notato ma Justin ha un sacco pieno di cioccolatini e caramelle… Facciamo dei giochi e poi ci saranno caramelle per tutti”
Justin annuiva sorridendo, questa cosa faceva bene anche a lui.
Giocarono a ruba-bandiera, alla caccia al tesoro, a nascondi, a guardie e ladri…
Matilde prese il microfono e annunciò a squarciagola che la squadra vincente erano tutte e due… Distribuirono le caramelle e i cioccolatini…
Ad un certo punto Dalila prese per mano Justin e le disse:
“Ciao Justin, vuoi essere il mio papà?”
“Ehi piccola, io vorrei tanto, ma non è così facile”
“Un giorno ho sentito Matilde parlare con Mrs Darcy dicendo che voleva adottarmi ma non può perché è da sola… ora che ci sei tu, forse lei può diventare la mia mamma..”
A Justin vennero gli occhi lucidi, e Matilde si avvicinò con dei lacrimoni avendo ascoltato tutta la conversazione..
Justin accarezzava i capelli biondi della bambina…
“Noi siamo solo amici, ma presto vedrai che le cose si sistemeranno… Ti aiuteremo a uscire di qui… Aiuteremo tutti voi!”

In quel momento passò Mrs Darcy, la direttrice, la quale chiamò Justin e Matilde nel suo studio…
“Salve sig.ra volevo presentarle Justin, un mio caro amico.”
“Salve, ho visto che si è già ambientato bene qui!”
“Si i bambini sono dolcissimi”
Matilde aveva costantemente il sorriso sulle labbra…
“Per quanto riguarda Dalila, la bambina peggiora, per ora le stiamo dando del supporto psicologico, ma non mangia e non dorme neanche più.” Mrs Darcy si rivolse a Matilde..
“Signora, lei sa che se fosse per me l’avrei adottata da anni, ma non posso la legge non me lo permette..”
“Già.. Speriamo che qualcuno arrivi presto per lei… Ah comunque il comune vi ha mandato queste cartoline di ringraziamento per tutto quello che state facendo per i bambini, ve ne siamo davvero grati. Grazie mille”
“Grazie a lei, ci vedremo in settimana!”
“Arrivederci”

“Allora come ti è sembrato?” Le chiese Matilde
“Mi è piaciuta molto quest’esperienza, voglio assolutamente rivenirci!”
“MI fa piacere, pranziamo da me?”
“Va bene!”

“Ti giuro penso che se ci fosse il premio ‘miss perfettina’ lo vinceresti non ho mai visto una casa più ordinata e pulita di questa”
“Grazie caro, riposiamoci un po’ sul divano, è ancora presto per il pranzo”
Cominciarono piano piano a baciarsi, sempre più con passione, si accarezzavano con le loro mani, avide di contatto fisico, Justin sfilò il giacchettino che Matilde aveva indosso, lasciandola in canottiera, lei gli levò la felpa, si ritrovarono con Matilde a cavalcioni su di lui, che le lasciava piccoli succhiotti sul collo…
L’amichetto di Justin si era già fatto vivo, mentre Matilde scendeva con le mani sulla sua cintura…
DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN il telefono di Justin squillò interrompendo tutto…
“cazzo è?” Esclamò lui..
“Si Scooter, dimmi!”
“Si ho scritto altre 2 canzoni incontriamoci lunedì così ve le faccio sentire, penso di comporne altre 2 entro la fine della settimana”
“Ok, ciao”

Uff, sbruffò Justin, rimettendosi la felpa e andando in cucina dove trovò Matilde ai fornelli, ancora in canottiera…
“Mmh che profumino che viene da qui!... Noooo in forno c’è la torta dell’altra volta… Oddio ti adoro”
Matilde si girò sorridendo…
“Senti riguardo l’accaduto, mi dispiace, mi sono fatta prendere dal momento, scusami” Disse lei..
“ Ehi tranquilla, scusa anche me, non volevo, cioè non sapevo se tu volessi”
“Ecco, abbiamo parlato di tutto ma non ancora di sesso!”
“Già… dovremmo parlarne… tanto ormai non ci sono più segreti fra di noi..”
“Facciamo un botta e risposta?” Propose lei
“Si dai”
“Mmmh allora, la tua ultima scopata?”
“3 settimane fa. A che età prima volta?”
“16. Tu?”
“14.. Posizione preferita”
“Passo… Anale?”
“Fatto ma non ricevuto per fortuna AHAHAHAH”
“JUSTIIIIIN ahahhaahha basta, non ci stiamo regolando…”
“Da quant’è che non hai rapporti?” Chiese Justin serio
“Da quando è scomparso Lucas…”
‘Cazzo. Due anni che non scopa questa… Come cazzo fa… Ehi Jerry tranquillo che non credo ci metteremo tanto’ *Soliti pensieri maschili* ʘ‿ʘ 

“Senti io devo andare a prepararmi, mica posso andare in studio così” Disse Matilde, dopo aver consumato il pranzo…
“Ok dai io rimango qui, ti accompagno io così poi alle 19 ti passo a prendere e vieni da me, ok?”
“Va bene, caro!”
“Ti va di rimanere a dormire, tanto domani non lavori..”
“Mmh potrei accettare!”
….
“A dopo”.. Si salutarono con un lungo bacio davanti lo studio di Matilde…


Allora mie care adorate lettrici!
Vi annuncio che sono in lacrime sì, sto piangendo come una disperata, perchè ho scritto il prossimo capitolo che credo sarà l'ultimo e questa storia mia mancherà. Non vi metto nè spoiler, nè nulla, vorrei solo che assaporaste il prossimo capitolo come la caramella più rara e squisita al mondo (?)... Seriamente voglio che cogliate l'essenza, la morale della storia. 
Al 99,9% la storia finirà domani, con il prossimo capitolo e secondo voi ci sarà il lieto fine?? Fatemi sapere nelle recensioni? Muahahahahah 
Comunque vi ringrazio davvero tanto per averla seguita questa storia, speravo che durasse di più, ma poi il mio cervello ha cambiato tutto, avevo tutta TUTTA la storia in mente, compresa la fine, ma poi ho deciso di cambiarla. Ditemi cosa ne pensate, vi prego. 
In questo momento sto piangendo troppo e non so neanche il perchè. 
Comunque grazie a tutte voi che vi siete fermate a leggerla e a recensire....
Grazie, grazie... 
*Isa. 

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Capitolo 9
*** Chapter 9 ***


Ore 19.
*Coff Coff* tossì per finta Matilde entrando in macchina di Justin..
“Quanto cazzo di profumo ti sei messo?”
“Ahahaah.. Ma tu non sei normale…  Comunque ciao eh”
“Beeeella zì’ come te butta?”
“Ti prego non esageriamo, non riuscirei mai a vederti così AAHAHAHAHHAH”

“Justin, come si vede che manca un tocco femminile in questa casa” Esclamò Matilde non appena varcarono la porta dell’enorme casa di Justin…
“Senti, invece di sbraciolarmi i maroni, guarda un po’ qua”
“Justin!” Lo chiamò Matilde in tono autoritario “Non permetterti di parlarmi in questo modo, io non sono la prima puttanella che ti stai portando a letto, esigo un certo rispetto da te. E’ chiaro?”
“Si è chiaro, ma non c’è bisogno che ti fai rodere in questo modo, stai tranquilla eh. E poi pure tu come ti permetti di parlarmi così?”
“Ma se sei tu che hai cominciato? Fino ad un mese fa eri un povero depresso che strisciava nella merda, eri nella merda col CD, adesso hai scritto 2 canzonette, io ti ho aiutato, hai ottenuto ciò che volevi no? Ti ho dato aiuto con le canzoni, ti ho aiutato psicologicamente e mi ringrazi facendoti rodere il culo per un’affermazione affettuosa che ho fatto?”
“Ok possiamo finirla qui? Volevo farti leggere questi 2 articoli…” Disse Justin accigliando le sopracciglia..
“Dai, sediamoci”
Si sederono sull’enorme e moderno divano di Justin, lui prese 2 giornali e glieli mostrò:
in uno c’erano loro 2 che erano stati paparazzati e il titolo recitava: Justin Bieber e la sua nuova fiamma, ora sembra felice…
Il secondo giornale invece parlava del fatto che Scooter avesse ascoltato delle sue nuove canzoni e gli fossero piaciute, il nuovo CD era quasi pronto e Justin Bieber stava per tornare…
“Sono contenta, Justin, davvero!” Disse Matilde guardandolo sorridendo… “Anche se prima ti avrei voluto sbattere al muro, quando mi hai risposto così”
“Scusami cara, hai ragione,  ma sono un po’ nervoso…”
“Come mai? Lo sai che con me puoi parlarne, no?” Erano seduti sul divano, attaccati, come se volessero essere una cosa sola.
“No niente, sta tranquilla, affari di lavoro”
Si guardarono intensamente negli occhi e poi si baciarono, un bacio lungo e intenso, nel cui tempo intrecciarono le dita delle mani e le gambe dell’uno nell’altro…
Dopo circa 3 minuti, il baciò finì e Justin mise la testa sulle gambe di Matilde, mentre lei gli accarezzava i capelli..
“Non ti senti un po’ come un adolescente?” Chiese Justin..
“Mmh… Sinceramente no,” Disse Matilde sorridente “Tu, invece sì?”
“Io un po’ sì, è solo è che… ho paura… ho paura.. di…”
“Paura di cosa?” Matilde intrecciò le sue dita curate e affilate in quelle grosse di Justin, mentre sorrideva…
“Ti amo Matilde…” Disse Justin mentre arrossiva… Matilde stette in silenzio per un po’, non sapeva cosa dire allora credeva che fosse meglio star zitta piuttosto che rovinare quel momento così bello e dolce con qualcosa di stupido e fuori luogo “Scusami, forse potrà sembrare troppo presto, forse non ci si può innamorare così velocemente, ma qualcosa l’ho capita, l’ho capita grazie a te, sono maturato, ora so chi sono, so cosa voglio e so anche che ho bisogno di una donna come te al mio fianco, e forse mi sono innamorato troppo presto, ma è successo…”
Matilde lo azzittì mettendogli l’indice sopra le sue soffici labbra, per poi abbassarsi e baciarle, come a volerle consumare, assaporandone ogni singolo millimetro..
“Io vado un attimo in bagno… mi aspetti qui, così dopo andiamo un po’ in studio, ti va?” Disse Justin
“Ma certo!”

Justin aveva lasciato i suoi due I-Phone sul tavolino basso che accostava il divano e proprio mentre si dirigeva in bagno, si illuminò, non era nell’indole di Matilde impicciarsi, ma la voglia era troppa, così sporse gli occhi e lo schermo diceva…
Selena:
Justin, ti prego, dobbiamo parl….

Il cuore di Matilde batteva a 3000, così sbloccò l’IPhone e lesse l’intero messaggio:
“Justin, ti prego, dobbiamo parlare, ho un ritardo di 10 giorni, ho paura, chiamami”
Le mani di Matilde tremavano, ma furono abbastanza abili da scorrere in giù per far sì che si vedessero i messaggi precenti:

“Stanotte è stato bellissimo con te”
“MI mancava fare sesso con te, piccola, sei proprio una topona :p”
“Allora è confermato per le 23, stasera? Vengo io da te?”
I messaggi erano tutti risalenti ad un mese fa, quando ancora il loro rapporto non era così speciale, ma ce n’era uno di 13 giorni fa che diceva:
“Selena, lasciami in pace ti prego, te l’ho detto ora c’è qualcun altro. Tra noi è finita. E lo sai bene. Per me quelle sere non sono significate nulla se non sesso.”
Poi c’era la risposta di lei
“Ah sì, tutto quello che abbiamo costruito in quegl’anni lo hai scordato? E poi potremmo ricominciare la nostra bellissima storia, ma invece tu stai sotto per la prima che passa.”
“Lei non è la prima che passa. Selena, fatti da parte. Era solo sesso. Basta adesso. Non ci apparteniamo più, lasciami in pace.”
Quest’ultimo sms da parte di Justin era di 6 giorni fa. Poi ora c’era il presunto ritardo di Selena.
Le mani di Matilde tremavano, dopodochè scoppiò in lacrime, si era caricata di rabbia. Si alzò dal divano e andò verso il bagno.

“Esci, brutto pezzo di merda. ESCI” Disse, battendo forte le mani sulla porta.
“Ehi che è successo?” Chiese Justin uscendo subito dal bagno e vedendo Matilde in quello stato...
“Che succede? Succede che sei un pezzo di merda. VAFFANCULO.” Gli diede uno schiaffo in faccia e Justin ne rimase talmente stupito che rimase a toccarsi la guancia in fiamme per un minuto in silenzio. Quando realizzò che Matilde stava prendendo le sue cose e andando via ando lì per fermarla…
“Ehi. Dove VAI? DOVE CAZZO VAI?” “MI SPIEGHI CHE E’ SUCCESSO?” Urlò con più voce possibile. Le sue vene stavano per scoppiare.
“TE LA SEI SCOPATA, TE LA SEI SCOPATA FINO AD UNA SETTIMANA FA. E ORA DICE CHE HA UN RITARDO POVERINA, VAI VAI DA LEI. MA NON VENIRE MAI PIU’ DA ME. BASTARDOOOOOOOOOOOOOO” Matilde urlava talmente tanto, le sue lacrime scendevano talmente veloce e il cuore le pulsava talmente veloce che si buttò per terra.
Justin la prese di forza per un braccio e la alzò.. Ora anche lui piangeva..
“NON TE NE ANDARE. STAI QUI. POSSO SPIEGARTI TUTTO. NON E’ COME PENSI.”
“SEI SOLO UN CAZZARO, LASCIAMI CHE MI FAI MALE, LASCIAMIII” Il lasciami singhiozzato di Matilde era un po’ un controsenso. Non avrebbe mai voluto staccarsi neanche 5 minuti da Justin, ma ora non ce la faceva più. Non aveva più forza per arrabbiarsi.
Si mise sul divano e piangeva, piangeva, piangeva, come se volesse espellere via tutto il dolore che aveva dentro attraverso le lacrime.
“MATILDE TI PREGO. SCUSAMI. ASCOLTAMI. POSSO SPIEGARTI TUTTO.” Matilde era entrata quasi in trance non faceva altro che piangere, era stata un’altra ferita. Un’altra ferita troppo profonda su altre 1000 ferite non ancora cicatrizzate.
In quel momento odiava Justin, ma non aveva la forza di andarsene.
Sentiva Justin che la chiamava, ma la sua voce diventava sempre più debole alle sue orecchie.
Dopo un po’ la vista le si appannò e dopodiché ebbe il buio più totale.
“CAZZO” Urlò Justin.
Matilde era svenuta a faccia avanti, aveva sbattuto lo zigomo sullo spigolo del tavolino di fronte al divano. Nonostante la ferita non era grave, usciva velocemente del sangue, che andò a formare una pozza…
Justin stette a guardare per un po’ il corpo inerme della giovane ragazza che perdeva sangue dalle tempie, dai zigomi e dal mento… Poi cominciò a disperarsi.
Ma subito dopo gli si accese una lampadina:
“ Che cazzo hai fatto coglione? Ora fai qualcosa. Chiama un’ambulanza. Però poi penseranno che l’hai ammazzata tu. Oddio che cosa ho fatto..”
Justin era disperato. Andò per scuotere il corpo di Matilde e vide che muoveva le labbra…
Si guardò in torno e vide la cucina… Andò a prendere dell’acqua, ci mise sia del sale che dello zucchero e poi aprì la bocca di Matilde e ce la versò dentro.
Scosse più forte che poteva il corpo della giovane ragazza che continuava a perdere sangue… La sdraiò sul divano.
Matilde aprì gli occhi e mosse le labbra.. Era debole. Per fortuna era solo svenuta. Justin aveva avuto paura. Continuava a perdere sangue dal viso.
“Oddio scusami, ti prego. Chiamo subito un’ambulanza”
“No Justin. Non ce n’è bisogno, credimi, si preoccuperanno solo inutilmente gli altri”
“Non puoi stare in queste condizioni… Vado a prendere le cose per medicarti”
Dopo pochi secondi Justin tornò con le mani piene di disinfettanti, bende, cerotti, cotone ecc…
Cercò di disinfettare alla meno peggio le ferite e far fermare il sangue. Aveva perso molto sangue. Era debole.
“Justin, grazie. Ora sto meglio. Potresti riaccompagnarmi a casa?”
“No. Non puoi stare da sola in queste condizioni.”
“Voglio andare a casa mia, Justin. Ti prego.”
“Va bene andiamo, fai come vuoi”

Il tragitto in macchina durò solo qualche minuto in cui regnò il silenzio più totale…
Arrivati a casa, Justin la aiutò a stendersi sul divano, le levò le scarpe e le disse
“Ascolta hai perso molto sangue… Sicura di non voler andare all’ospedale?”
“No Justin. Fammi un favore. In bagno al piano di sopra ci sono delle fialette di ferro, portamene una con un po’ d’acqua, per favore”
“Subito”
Trenta secondi dopo lui era lì, con lo sguardo da cane bastonato e l’acqua con la fialetta di ferro sciolta dentro.
“Tieni” Gliela porse, aiutandola a stare dritta con la schiena.
“Scusami, stasera io resto qui con te, non puoi stare da sola così”
“Justin, credo di potermela cavare da sola, puoi anche andare a casa..” …. “Credo che ormai il nostro rapporto è finito. Per quanto riguarda la psicoterapia, credo che tu ormai sia guarito, non credo ne abbia più bisogno. In caso contrario, sarebbe meglio che ti rivolgessi ad un altro psicoterapeuta, e per quanto riguarda noi due…” Matilde si prese una pausa, durante la quale respirò pesantemente come se quelle parole pesassero tanto. “Credo che fra Matilde e Justin non c’è più nulla. Non credo che abbiamo qualcos’altro da dirci ancora. Ora Justin, ti prego, va a casa, lasciami sola, ho bisogno di pensare, non mi cercare più ti prego.” Matilde lo guardava mentre le lacrime scorreva veloci sul suo viso ed andavano a bagnare i cerotti che aveva..
Anche Justin piangeva, piangeva pieno di sensi di colpa.
“Ti prego Matilde. Non lasciar finire tutto così, ti prego. Ho rovinato tutto, sono stato un coglione, ti prego non posso farcela da solo. Ho bisogno di te, ti prego” Justin singhiozzava come un bambino.
“Justin va a casa che è tardi. Lasciami sola ti prego. Non chiamarmi. Ho bisogno di stare sola. Vedrai che piano piano starai meglio. Avrai altre cose belle nella vita. Ce la puoi fare, sei una persona forte, ricordi? Vai Justin… Buonanotte”
Justin si alzò, ancora singhiozzando aprì la porta di casa e prima di chiuderla, stette a fissare Matilde per qualche secondo, poi la chiuse. Chiudendo quella porta si era chiuso un capitolo della sua vita.
Ora era di nuovo solo, doveva cominciare di nuovo tutto da capo.
In casa di Matilde vigeva il silenzio più totale. Le sue orecchie fischiavano, potevano ancora sentire le urla dei minuti precedenti, si sentiva tutta stordita, le ferite le bruciavano. Ma il male fisico non lo sentiva più.
Anche questa volta era stata uccisa interiormente. Non sapeva come rialzarsi ora. Ora anche lei era completamente sola. Ma forte delle sue esperienze precedenti, sospirò, chiuse gli occhi e cercò di addormentarsi. L’indomani mattina si sarebbe svegliata, ancora tutta dolorante, ma avrebbe trovato un modo per riuscire a rialzarsi anche questa volta. Non era la prima volta che cadeva. Aveva imparato ormai a rialzarsi con le proprie gambe.  Aveva imparato. Chiuse gli occhi e si addormentò.
Domani sarà un altro giorno. Un giorno senza lui. Un altro giorno in cui dovrà lottare per sopravvivere. Un giorno in cui non vedrà la luce, nonostante fuori sia primavera. Un giorno un po’ più doloroso, ma che in fondo è servito da lezione. Chissà cosa succederà domani.
Chissà cosa sarà quel domani nella vita di Matilde.
Chissà cosa sarà quel domani nella vita di Justin.
Chissà chi colmerà i vuoti di Justin.
Chissà chi cicatrizzerà le ferite di Matilde.
D’altronde il futuro non si può mai sapere, ma come diceva un vecchio e famoso filosofo, il tempo è la cosa più saggia al mondo, solo lui ci svelerà i misteri della vita.
Chissà che ne sarà della vita di Justin e Matilde.
Chissà il tempo cosa gli riserverà, chissà se sapranno mai il significato della parola felicità, chissà… Quanti chissà?
Credo che per rispondere basti solo volare un po’ con la fantasia…


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Sto piangendo. Davvero. Sto piangendo troppo, non so il perché.
Amo questa storia, amo i personaggi, soprattutto Matilde.
Ma purtroppo non amo i lieto fine, per questo l’ho fatta finire così.
Però forse la continuerò in un modo migliore, lasciando anche questo finale.
Che ne dite? Volete avere anche l’altra versione? Fatemelo sapere nelle recensioni, per favore…
Comunque grazie a tutti, grazie davvero.
Un abbraccio
*Isa


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