Heart

di Meiko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ...prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** ...prologo ***


Ri-Eccomi! Dopo un periodo di attesa, ritorno con una nuova ff strappalacrime come vuole la tradizione della sottoscritta, spero che vi piaccia!
Un bacione a Luxy e Betty, le mie super super amiche!!
(vecchia presentazione)

Eccomi di nuovo a sperare stavolta di riuscire davvero a continuare questa ff che mi è rimasta impressa nel cuore.
Grazie a quelli che la ri-seguiranno, la seguiranno e magari commenteranno!
Baci!


**

Fissò quella porta bianca dalle finestrelle trasparenti in plastica, per poi alzare lo sguardo verso la luce rossa che diceva “operazione in corso”, quasi a volergli fare un dispetto, con quel colore acceso, rosso.
Rosso…come il suo sangue…
Dio mio…
Come era potuto accadere? Cos’era accaduto?
Tutto confuso…troppo confuso…
Le cose intorno a lui vorticavano e rumoreggiavano troppo, troppo frastuono.
Troppo chiasso per lei.
Lei, che avvertiva un gran mal di testa.
Si erano dati alla pazza gioia quella sera.
Ma era un buon motivo, era la rimpatriata generale, dopo due anni che non si erano più visti.
Era tutto perfetto, anche quell’istante…
Quando erano usciti dal locale, tra danze e risate.
Che lui la baciava dolcemente, per poi sussurrarle quella fatidica frase.
Quella frase che aveva aspettato tre anni prima di dirgliela, prendendo tutto il coraggio che aveva.
“Vuoi sposarmi?”
“…si…”

aveva sorriso, quel sorriso che lo faceva impazzire, e l’aveva abbracciato, piangendo per la commozione, per poi tornare dentro, e festeggiare.
Poi…
Poi…
Poi…un incubo…
Troppo buio, troppo rumore, troppe cose che giravano.
Solo il suo urlo.

“BENJI!!”

E poi…
Poi solo il suo corpo a terra, una ferita sulla testa, il viso contratto in un’espressione sofferente.
Terrore…
Il terrore che lei svanisse…
Tutto ciò intorno a lui era andata a sfumare.
Solo l’incubo di quella sua immagine che si ripeteva all’infinito nella sua mente. E il suo urlo e il suo disperato tentativo di salvarla, portandola via, via da quella macchina, via da quella strada, verso un’ ospedale.

“CLAIRE!”

adesso era li, a chiedere appello a tutti gli dei che conosceva perché la salvassero.
Salvare l’unica cosa che amava più di se stesso.
Se moriva lei, moriva anche lui.
Come nella tragedia di Romeo e Giulietta.
Non gli avrebbe permesso di lasciarlo.
L’avrebbe raggiunta.
La voleva sposare.
L’amava, l’amava alla follia.
Non…non voleva
Non voleva che lo lasciasse solo…
Dopo…dopo tre anni di gioia immensa trascorsi insieme…
Loro due, insieme…
E adesso…adesso che lui la voleva sposare…
No…non era giusto…
Non era giusto…
Non voleva che finisse tutto così.
Non voleva…
Voleva riaverla li, vicino a se, progettar insieme il più bel giorno della loro vita, giurarsi amore eterno, amarsi.
La voleva abbracciare, baciare, amare…
Ma adesso lei non era li.
Lei era oltre quella porta…
Ne sarebbe uscita?
…aveva paura…
Aveva una paura terribile…
Che cosa poteva fare?
Vicino a lui, i suoi compagni, i suoi amici, la madre di Claire.
Il padre la stava operando.
Il padre stava disperatamente cercando di portarla alla vita, alla luce…
Tutto…tutto per colpa sua…
Era colpa sua se era morta, era colpa sua se adesso non erano a casa, lei che chiamava la madre, lui che l’abbracciava da dietro salutando la signora, entrambi sorridenti che nascondevano un grande segreto.
…Claire…
Non mi lasciare…
La lucina rossa si spense, e per un attimo il cuore di Benji e di tutti gli altri si fermò, mentre il padre di Claire usciva dalla sala operazioni, subito la moglie gli fu accanto, ma l’uomo voleva parlare solo con Benji.
Benji tremava, anche se lievemente, tremava.
Tremava di paura…
-…dottore?-
l’uomo lo guardò, profonde rughe di stanchezza e vecchiaia solcavano il viso.
-…è morta…-








…una ventata gelida…una ventata gelida che attraversava il suo corpo…
Mo…morta?
Vuol dire che non l’avrebbe più guardato?
Vuol dire che non gl’ avrebbe più parlato?
Vuol dire che non l’avrebbe più amata?
Vuol dire…che…che Claire non c’era più?
Ma…ma è assurdo…
E’ ASSURDO!
Benji era sconvolto, gli occhi non sapevano dove guardare, mentre il rumore sfuocato della disperazione della madre di Claire rimbombava lontano.
Morta…
Claire è morta…
Il suo angelo è morto…
Il suo amato angelo…
Claire…Claire…CLAIRE!!!
-Benji…so ch non dovrei dirtelo…ma in questo momento il cuore di Claire sta salvando una persona innocente…-
l'uomo guardò scosso e confuso il medico, che gli aveva messo fraternamente la mano sulla spalla.
Il cuore di Claire…viveva?
Il cuore di Claire…stava salvando qualcuno?
Il cuore di Claire…non era più nel corpo della sua amata?
Vuol dire che non era uno scherzo?
Claire è morta veramente?
Claire morta…
Benji restò in silenzio, immobile.
Cosa poteva fare per riportarla indietro? Niente…
Clare non esisteva più…
Quel maledetto Dio si era ripreso il suo angelo più bello.
Benji non avrebbe più accarezzato quei capelli biondi…
Non avrebbe più assaggiato quelle labbra.
Non si sarebbe più perso nei suoi occhi…
Era morta…l’aveva lasciato…
-Posso…posso vederla?-
tremava, tremava visibilmente, e il medico poté solo annuire e accompagnarlo nella stanza dove Claire giaceva morta su quel lettino…

(“Breathe Easy” come sottofondo…davvero da far piangere T__Tn.d.m)

Giaceva come la bella addormentata tra le lenzuola, un’aureola dorata, il sangue secco sulla ferita alla testa.
Un’espressione tranquilla e serena sul viso.
I suoi occhi chiusi…non li avrebbe più ammirati…
La sua bocca morbida…non avrebbe più liberato pensieri, risa, parole…
Persino nell’abbraccio della morte, era così bella…
La fissò, quasi stupito di tanta bellezza, anche se il pallore mortale era gia presente sul suo colorito.
In mano sembrava stringer qualcosa…
Benji, delicatamente, aprì quella mano, per poi stringer egli occhi, senza avere controllo sulle lacrime, baciando la mano ormai priva di vita.
Il suo anello d’oro…la sua risposta…

“Vuoi sposarmi?”
“…si…”

Benji l’accarezzò dolcemente, piangendo disperato, sfiorando le sue labbra gelide in un bacio carico di dolore, era inginocchiato sul suo corpo, e piangeva, stringendo in una mano l’anello, nell’altra la mano senza vita di Claire, mentre tutti restavano in silenzio.

Out of my mind
Nothing makes sense anymore
I want you back in my life

That´s all I´m breathing for

(“Breathe Easy” dei Blue N.d.m.)

**

Buio…c’è tanto buio…
Non vedo niente…
Sono sola…
Sto morendo…
E’ questa la morte?
E’ così buia la morte?
E’ così silenziosa?
Non mi piace il silenzio…
Mi fa sentire triste…
Non mi piace questo silenzio…
Non mi piace il silenzio…
Quando c’è il silenzio mi sento sola…
?Cos’è?
Una…una luce?
Che bella…è calda…
La sento…la sento dentro di me…
Non c’è…non c’è più silenzio…
C’è musica…
Ma…ma allora…
Perché…perché piango?
Perché mi sento così male?
Cosa mi succede?
Mi sento infelice…
Voglio piangere…
Voglio piangere…

Socchiuse gli occhi, osservando sopra di lei il soffitto bianco della camera, era sdraiata su qualcosa di morbido, un materasso, era al caldo, tra delle coperte.
Era strano…prima...prima era morente su una strada…
Chi…chi c’è accanto a lei?
-No…nonna…-
la vecchia alzò lo sguardo, e vide gli occhi arancio scuro di una ragazza brillare confusi e sorpresi.
-Tesoro! Finalmente ti sei svegliata…-
-Cosa…-
-Shhh…non parlare amore…adesso va tutto bene…-
l'anziana signora baciò più volte la fronte della ragazza, che ancora confusa si guardò intorno, mentre la signora andava a chiamare il dottore.
Era…era in una camera di ospedale…
Tutta…tutta bianca…
Attorno a lei la flebo e una macchina che bippava.
-Bene, a quanto par e ci siamo svegliate!-
la ragazza si voltò, di fronte a lei un dottore dal viso segnato dall’età e la fatica, i capelli grigio scuri e il sorriso tranquillo, anche se triste.
Il dottore controllò la macchina, sorridendo soddisfatto.
-Si…a quanto pare ti stia riprendendo, presto potrai uscire-
-Cosa…cosa mi è successo?-
-Hai avuto un’incidente, Erika. Ti abbiamo fatto un trapianto di cuore-
un trapianto di cuore?
E per questo che aveva visto quella luce?
Per questo era così triste?

-Erika…cosa…-
la ragazza scosse la testa, mentre lasciava scorrere un pianto liberatorio, voltandosi verso il dottore.
-Dottore…chi mi ha donato il cuore?-
il dottore chinò il capo, rattristato, amareggiato per quella domanda…ma se questo voleva sapere la sua paziente…
-…è stata mia figlia…è morta questa notte per un incidente…emorragia cerebrale…-
Erika strizzò gli occhi qualche secondo, prima di continuare a piangere, senza sapere il motivo, la nonna materna poté solo stringerla a se, lasciandola sfogare, senza sapere il motivo, voleva sapere solo che la sua nipotina, la sua bambina era ancora viva, era ancora li vicino a lei.
Erika pianse, pianse a lungo, fino a quando non fece l’ultima giornata, prima di riaddormentarsi spossata.
-Quando…quando avverranno i funerali?-

**

Pioveva…
La pioggia nasconde, lava, piange…
La pioggia è pianto…
Benji alzò lo sguardo verso il cielo, lasciandosi bagnare fino all’osso dalla pioggia che scendeva.
Non gl’interessava più nulla…
Non c’era più lei…
Si stava facendo trascinare in un limbo oscuro, sena ritorno, senza fine…
-Benji…-
l'uomo osservò Patty farsi più vicina, anche lei aveva perso una persona a lei cara, ma era riuscita ad andare avanti, anche se spesso, nascosta nel buio, invocava il suo nome.
-Benji…-
-Patty…ma tu come hai fatto?-
la ragazza lo guardò stupita, stupita di quel Benji così…diverso…
Un Benji sconfitto, triste, solo, disperato…
Lei sapeva di fare ben poco…ma provarci no sarebbe costato nulla…
-Io…ho cercato di pensare cosa mi avrebbe detto in questa circostanza…-
-E lui cosa ti ha detto?-
lei sorrise amara, fissando il viso di Benji con quel sorriso sulle labbra e tristezza mista a malinconia nello sguardo.
-“Vai avanti…non sarai mai sola…”-
la ragazza restò in silenzio a fissarlo, porgendogli parte dell’ombrello, coprendolo dalla pioggia, anche se ormai lui era bagnato fradicio, cosa che Benji ignorava, non gl’interessava.
Lui voleva solo riavere la sua Claire.
Ma lei non c’era più…
Lei…lei era morta…
Morta…per non tornare mai più…
Il suo angelo…la cosa più bella…
Ora…ora non esisteva più…
Si era spenta, si era allontanata da lui, in un luogo dove lui non poteva arrivare…
Perché, lo ammetteva, lui non voleva morire…
E di questo lui ne soffriva.
Voleva riabbracciarla a se, riaverla al suo fianco…
Ma non era possibile…
Benji si avvicinò a Patty, avviandosi con lei verso il luogo dove si sarebbe svolto il funerale, un funerale cristiano.
Benji ammirò ancora la bellezza ormai fredda e morta della sua amata, porgendole solo un giglio, baciandola sulle labbra, lasciando che una sua lacrima scorresse via da quel viso di porcellana, quasi come a sperare in un miracolo, un miracolo che non sarebbe avvenuto.
Nello stesso istante, Erika entrava nella cappelletta dove si sarebbe svolta la cerimonia funeraria, ed ammirò sofferente il viso della sua donatrice, un viso bellissimo, dal pallore che ricordava la porcellana, anche se quel pallore era il pallore di una morta.
I lunghi capelli biondi pettinati con delicatezza formavano un’aureola dorata, le avevano detto che i suoi occhi erano celesti, un celesta pallido molto bello.
La fissò ancora, tenendo una mano stretta in petto, senza trattenere le lacrime.
Era seriamente sofferente per la morte di quella ragazza, avrebbe preferito di gran lunga conoscerla che sapere che era la sua donatrice.
Ora il suo cuore era dentro di lei…
Era come avere due anime, quel cuore che in quell’istante batteva era come se dentro di se contenesse non solo lo spirito di Erika, ma anche quello di Claire.
Questo spiegherebbe il pianto di Erika…
La ragazza si limitò a scuotere il capo, per poi dare le condoglianze alla madre, notando solo in quel momento la presenza di Benji Prise tra le file davanti.

“Lei e Benji avevano appena deciso di sposarsi…”

-Signor Prise?-
l'uomo non si voltò, limitandosi ad un cenno del capo, così Erika tentò di nuovo.
-…Benji…-
questa volta, con lentezza, l'uomo si girò, rivelando tutti i sentimenti più disperati, di quelli che si vogliono gridare al cielo tanto sono così grandi e carichi di lacrime.
-Ciao…io mi chiamo Erika…-
la ragazza porse la mano, e lui senza neanche mostrare il minimo interessamento gliela strinse, fissandogliela, prima di mostrare di nuovo i suoi occhi scuri spenti.
-Lei era amica di Claire?-
-…diciamo non direttamente…-
non avrebbe potuto dire altro, non se la sentiva.
-Bene…-
l'uomo si voltò di nuovo verso la bara che in quel momento era sotto lo sguardo sofferente di tutti, il suo angelo si stava facendo ammirare per l’ultima volta da tutti.
Erika lo fissò, si sentiva male nel vederlo così…
-Signor Benji, so che queste mie parole le avrà gia sentite, o la potrà definire ipocrite, ma la prego non si deve far abbattere. Sono certa…sono certa che Claire non gliel’avrebbe permesso-
Erika lo fissò, non c’era il minimo segno di risposta.
La ragazza abbassò il capo vergognosamente.
-Bene. Ora la saluto…ancora condoglianze signor Prise…-
-La prego…signorina Erika-
la ragazza si voltò sorpresa, mentre lui sorrideva a fatica.
-Mi chiami Benji…-
lei sorrise con le lacrima agl’occhi, annuendo, prima di allontanarsi piangendo, oramai lei non poteva fare nient’altro…

(Lo so, è cortino, spero di fare meglio la prossima volta…
Meiko)

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


***

Cap.1

-Dannazione!!-
Erika stava scpapando dal feroce temporale che si stava abbattendo sulla città, quel mese di Marzo era davvero SCHIFOSO!
Era proprio vera quella filastrocca.
“Marzo pazzerello,
Con te mi porto l’ombrello”

-E IO L’OMBRELLO NON L’HO PRESO! AHH!!-
Erika scosse la testa, mentre si andava a riparare sotto un portone, scuotendo la testa, liberando i capelli neri come ebano dal cappuccio inutile del suo cappotto, lasciò scorrere tra le dita la sua lunga treccina che raggiungeva il fondoschiena.
Guardò il cielo sopra di lei, mentre si scaldava le mani.
Era di un grigio scuro nero che metteva paura, e c’erano pure lampi e tuoni.
E lei li ODIAVA!
-Che brutta giornata!-
Erika si stava lamentando, guardandosi intorno, il temporale non sarebbe finito così presto come lei sperava.
Stava per ricominciare a lamentarsi ,quando notò un’ombra, una figura camminare da sola nel silenzio della pioggia.
Era una figura in nero, non sembrava avere ombrelli o qualsiasi cosa potesse ripararlo dalla pioggia torrenziale, l’oscurità di quel temporale impediva Erika di potergli vedere il viso, era distante almeno cinque metri da lei, se non di più.
La figura si fermò sotto un albero li vicino, e un lampo squarcio le nubi, si poteva vedere il graffio argentato del lampo sulle nubi, mentre il tuono ricordava il rombo di un terremoto.
Solo per un’istante poté vederlo.
Quanto tempo era passato dall’ultima volta che l’aveva visto?

Sei mesi…

Sei mesi a chiedersi se mai l’avrebbe potuto più rivedere.
Il suo viso abbronzato dalla prima volta che l’aveva visto aveva assunto un colorito più pallido, gli occhi per un momento erano apparsi vuoti e di riflesso, vestiva di un lungo cappotto nero, di sicuro era fradicio, così come il suo aspetto in generale era quello di un uomo fradicio.
E disperato…
Erika si sentì il cuore stringerle…
Il cuore…

“Il cuore di mia figlia…”

“Lei conosceva Claire?”

“…diciamo non direttamente”

-Signor Benji…-
l’uomo si voltò, una ragazza lo stava fissando, anche lei bagnata, i capelli corti e neri bagnati, alcune ciocche appiccicate al viso, gli occhi erano di un bel arancione-rosso-oro brillante, sembravano due tizzoni ardenti.
-Signor Benji, che ci fa in questo stato? Si prenderà un malanno…-
-Lei…lei è…-
-Sono Erika, si ricorda di me?-
Benji la squadrò bene, prima di sorriderle, per un attimo Erika si sentì il cuore mandarle una fitta di sofferenza.
Non era un vero sorriso, era tirato, era FALSISSIMO!!
NON ERA UN SORRISO!
-Ora mi ricordo, Erika. TI prego, diamoci del tu-
-Va bene, Benji-
restarono in silenzio, sotto quell’albero, lei stringeva tra le mani una cartellina in plastica viola, e anche se doveva consegnare al più presto quella cartellina, non se la sentiva di lasciare solo quell’uomo.
Anche se non lo conosceva, anche se era un estraneo…
Sentiva che voleva aiutarlo.
Era un uomo disperato.
Beh chiunque lo sarebbe, dopo aver perso la persona che più si ama al mondo. Anche lei aveva passato quel momento di disperazione.
E forse anche per questo non voleva vederlo in quello stato, lo voleva vedere vivo e pieno di vigore.
Lo aveva visto ogni tanto in azione, il grande SGGK era davvero qualcosa di straordinario, il suo intuito e la sua bravura avevano fatto il giro del mondo.
Anche dopo la scomparsa di Claire, il grande portiere aveva continuato a giocare.
Spinto da forza di disperazione…
Era disperato, glielo si leggeva in faccia, anche se appariva tranquillo e taciturno, nascondeva la ferita più grande che la vita gli avesse inferto.
Quella di Erika si era rimarginata ormai da tanto tempo, ma a vedere il grande Benji Prise ridotto i quello stato si riapriva uno spiraglio.
Doveva aiutarlo.
Voleva aiutarlo.
Era davvero lei quella che lo voleva aiutarlo ad uscire da quel buio, da quella oscurità?
Si, era lei…
Anche se adesso c’era il cuore della persona che amava Benji, questi sentimenti e questo desiderio era di Erika, e di nessun’ altro.

-Benji, vuoi che ti accompagni a casa?-
il ragazzo, che fino a quel momento aveva tenuto lo sguardo fisso in cielo, adesso aveva di nuovo posato gli occhi su quella ragazza, che lo fissava preoccupata e ansiosa di qualche risposta o cenno dell’uomo, che si limitò ad annuire.
-Si…Erika…portami a casa…-

Erika avvertì le lacrime salirgli agl’occhi, ma ignorò, affiancando Benji nella sua lenta camminata nella pioggia, non si era nemmeno alzata il cappuccio del cappotto, lasciandosi bagnare fino all’osso da quel temporale torrenziale.
In qualche modo sentiva che tutto intorno a lei cambiava quando c’era quell’uomo al suo fianco.
Tutto sembrava diventare…più sfumato…più irreale…
Camminarono a lungo, Benji stava ripercorrendo i suoi passi, senza degnare di uno sguardo Erika, che però gli bastava poter accompagnare Benji a casa.
Vederlo così ridotto la faceva sentire male.
Si sentiva un’ipocrita, ma molto di suoi amici l’avevano definita una ragazza sensibile, una ragazza d’oro.
Lei non si sentiva così brava, però in quel momento la persona più importante era Benji, doveva aiutarlo in qualche modo.
La ragazza osservò sbalordita la bellissima villa di Benji, constatando che l’uomo era molto ricco.
Lo accompagnò fino al portone.
-Bene, da qui in poi te la puoi cavare da solo-
-Potresti restare?-
la ragazza guardò stupita Benji, lui non la stava fissando, ma sapeva che quel timbro di voce era supplichevole e distrutto.
Sorrise, un sorriso dolce e tranquillo.
-Va bene-
lui annuì, ringraziandola mentalmente, mentre apriva la porta di casa, facendola accomodare.
“WOW!”
Erika trattenne a stento un grido di sorpresa, ammirando stupefatta la bellissima casa di Benji, che si limitò a sfilarsi il cappotto con movimenti lenti, Erika lo fissò qualche secondo, per poi togliersi il cappotto, rivelando la sua magra figurina.
Si guardò intorno, mentre Benji la guidava silenzioso nella villa, verso il grande salotto dallo stile raffinato ed elegante, per un momento Erika si sentì decisamente a disagio in tutta quella bellezza.
Vestiva di jeans blu larghi alla fine, scarpe da ginnastica basse rosse e nere, una camicia bianca e degli scaldamuscoli sulle maniche che coprivano le mani di color nero, i capelli bagnati fradici appiccicati al volto, la treccina scendeva lungo la schiena.
Benji la guardò qualche secondo, per poi avvicinarsi alla grande vetrata coperta da pesanti tende rosse, solo uno spiragli permetteva di osservare il temporale fuori, quella finestra lasciava entrare uno spiraglio di luce debole, mentre l’oscurità immergeva tutta la sala.
Erika aveva paura ad accendere la luce, non sapeva come Benji avrebbe reagito, così si limito ad avvicinarsi alla figura di Benji, il ragazzo era vestito con una felpa scura e jeans neri, il fisico del portiere risaltava a quella poca luce, le sue mani nelle tasche, lo sguardo perso chissà dove, i capelli bagnati rilasciavano piccole gocce di pioggia che accarezzavano il viso.
Erika lo fissò ancora, restando immobile, una mano appoggiata al petto.
Cosa poteva fare, adesso?
Gli aveva detto che sarebbe rimasta con lui, ma in quel momento si sentiva totalmente inutile.
Restò così, semi-immersa nell’oscurità, a pensare cosa fare per poter tirare su di morale Benji, voleva farlo uscire da quello stato.
Non sapeva perché, ma ad ogni minuto che passava gli sembrava che il ragazzo…scomparisse…
Sembrava indebolirsi in ogni istante che passava.
Erika si guardò intorno, e notò sull’elegante mensola in marmo sopra il camino una serie di foto.
Si avvicinò in punta di piedi, quasi spaventata all’idea di svegliare Benji da quegl’istanti ,anche se quella era la sua intenzione.
Fissò attentamente le varie foto, sorridendo timidamente alla vista di quel ragazzino con quel berretto rosso che riconobbe subito come il grande SGGK, era con la famiglia, con la squadra, ad ogni foto era sempre più grande.
E poi lei…
C’erano foto di lei con lui, con delle ragazza, con altri ragazzi, di sicuro i compagni di squadra di Benji.
E poi una bellissima foto di lei da sola.
A guardarla bene, doveva essere estate, era una bellissima giornata di sole, lei vestiva di un abito sbracciato dalle bretelle sottili, i colori pastello andavano al rosa all’arancione chiaro al giallo.
I capelli sciolti, in mano un capello dalla falda larga, in paglia con un nastro rosa e un fiorellino di campagna.
Sorrideva, gli occhi verdi splendevano allegri, una mano spostava una ciocca di capelli dorati.
Claire…
Era…era davvero una ragazza bellissima…
Erika fissò ancora la foto, l’abito arrivava fino alle ginocchia, la gonna leggera.
Si mise una mano sul petto, ingoiando quelle che sembravano essere lacrime.
Era morta…quella bellissima ragazza era morta…
E lei…lei aveva il suo cuore…
Aveva strappato il cuore ad un angelo…

“Era gia morta quando abbiamo eseguito il trapianto. E comunque non sarebbe sopravvissuta"

Queste parole sono vere, Claire non sarebbe sopravvissuta…
Ma…ma sono così…così crudeli…
Erika si strinse nella mano un lembo della camicetta, per poi lasciarla andare, la mano velocemente e tremolante mise dietro l’orecchio una ciocca bagnata di capelli.
Poi…
-Etciù!-
accidenti!
Benji sembrò risvegliarsi dal suo stato di torpore, girandosi verso Erika che arrossiva imbarazzatissima.
-Ti sei raffreddata?-
-Beh…in effetti…-
-Se vuoi puoi prepararti qualcosa di caldo. La cucina è dall’altra parte della sala…-
la ragazza fissò stupita l’espressione tranquilla di Benji, che le indicò con il dito l’altra sala oltre quella centrale dove le scale portavano ai piani superiori.
La sua voce…il suo viso…i suoi occhi…
Erika tremò leggermente, ringraziando con un cenno del capo e un mormorio, per poi sparire velocemente, appena uscì dal salotto partì a correre, raggiungendo la cucina con scatto felino.
…aveva…aveva avuto paura…
Era come se in Benji non ci fosse altro che un immenso vuoto, qualcosa che non si può colmare…
Era stato…desolante…e orribile…
Erika, in quell’istante, si accasciò a terra, il viso tra le mani, scuoteva la testa, era ancora affannata.
Non voleva…non voleva che Benji soffrisse così!
La ragazza si alzò in piedi, calmandosi, cominciando a preparare del the, frugando nei cassetti e nei scaffali alla ricerca dell’occorrente.
Tirò fuori due tazze, mentre la teiera piena d’acqua iniziava a fischiare.
Tornò nel salotto con due tazze fumanti, il silenzio di quella stanza era così pesante e immobile da schiacciarla, mentre lei lentamente metteva la tazza di Benji sulla mensola della finestra vicino all’uomo, che si limitò a fissarla, mentre lei si allontanava con l’altra tazza tra le mani.
Benji la fissò, aveva osservato la sua mano appoggiar la tazza vicino a lui, e qualcosa era scattato.
Come un campanellino che suonava…
Il ragazzo si fermò a fissare la figura aggraziata di Erika, le sue mani nascoste in parte dagli scaldamuscoli neri tenevano la tazza, mentre ne sorseggiava un po’ il contenuto bollente, la ragazza soffiava dolcemente sul liquido color melassa.
I capelli neri corti incorniciavano quel visino carino che ricordava quello di una bambina, mentre la sua figura piccola e magra le dava un’aspetto da diciottenne, non gli avrebbe dato più di diciotto anni.
La ragazza si avvicinò alla parte più oscura della stanza, doveva esserci qualcosa perché una sagoma indusse Erika a fermarsi, improvvisamente il suo cuore aveva accelerato.
Che…che cosa c’era?
-Non ti preoccupare…-
Benji aveva afferrato la tazza, avvicinandosi ad Erika, da quella parte c’era un’altra finestra coperta dalla pesante tenda rossa, con un gesto lento e gentile Benji scoprì un rivolo di luce, e subito un bagliore dorato accecò Erika, che poi osservo con stupore ciò che l’aveva accecata.
Un’arpa…
Un’arpa bellissima, ancora lucida, non c’era traccia di polvere ne di vecchiaia, evidentemente veniva ancora lucidata.
Erika notò un vasetto di cera e uno straccio.
-Lei la lucidava ogni mattina…prima di suonarla-
la grande mano di Benji si appoggiò sull’arpa, stringendola, mentre Erika lo guardava rattristata, i suoi occhi rosso-arancio brillavano di tristezza per quell’uomo.
Il grande SGGK…era questa il vero volto di Benji Prise?
La ragazza non riuscì a darsi una risposta, che Benji interruppe i suoi pensieri.
-Suoni qualche strumento, Erika?-
-…no…io…io canto-
-Mi canteresti qualcosa?-
ancora quel sorriso…quel sorriso trasparente, falso, i suoi occhi spenti, sembrava…vuoto dentro…
Erika si sforzò di sorridere, imbarazzata.
-Non so cosa cantare…-
-A lei piaceva molto l’Ave Maria di Schubert…la conosci?-
Erika sorrise triste
-La sto studiando…-
Benji, lentamente, si mise sul divano più vicino ad Erika, mentre lei metteva la sua tazza sulla mensola evitando di coprire qualche foto.
Prese un profondo respiro, era fredda, ma forse…
Iniziò dolcemente, mettendo dentro quelle note solo i suoi sentimenti più belli e calmi, come una ninna nanna.
Aveva una voce bellissima, era un soprano, Benji conosceva abbastanza bene il mondo della musica.
Erika cantava con dolcezza, l’Ave Maria era una delle melodie da lei preferite.

“A lei piaceva tanto l’Ave Maria di Schubert…”

Era onorata.
Si sentiva onorata di cantare uno dei brani preferiti di Claire.
Quando finì di cantare, Benji applaudì, anche se con un’aria un po’ spenta, sorridendo, gli occhi lucidi.
-Sei stata bravissima…complimenti, hai una bellissima voce…-
Erika sorrise, imbarazzata, arrossendo.
-Grazie…-
-Puoi restare qui?-
la ragazza fissò l’uomo sbalordita, lui la stava fissando con occhi supplichevoli.
Lei sorrise tristemente di nuovo.
-Fammi solo fare una telefonata…-

***

-Piccolo sei…
Rotondo un po’…
Ma se tu vuoi, sei un cerbiatto lo so…-

Canticchiava tranquilla quella vecchia canzoncina che aveva ascoltato in Tv in Italia, le era rimasta impressa.
Era davvero di buon umore.
Aveva dormito a casa del grande Prise, se qualcuno l’avesse saputo non gli avrebbero creduto!
Sorrise, divertita, mentre preparava le ultime cose per la colazione, quel giorno doveva fare supplenza alle dieci quindi aveva un po’ di tempo, erano solo le otto.
Alla fine aveva dormito sul divano, mentre Benji era andato nella sua stanza, di sicuro si era addormentato vestito…
Chissà se adesso stava meglio…
Erika assaggiò la marmellata sul cucchiaio, prima di addentare la fetta biscottata, preparando la tazzina per il caffé.
Canticchiava ancora quel motivetto, quando Benji si accorse della su presenza.
Si era svegliato presto, la test totalmente vuote…
Ricordava soltanto i temporale e un voce…
Ma il resto, buio totale…
E si stupì non poco di vedere una ragazza lavorare animatamente in cucina, Erika si fermò a guardarlo, stupita di trovarlo alzato a quest’ora.
-Buongiorno! Come sei mattiniero!-
-…-
-Vieni, che ti preparò il caffè-
il ragazzo ubbidì, ancora scioccato da quella presenza femminile in casa.
Una ragazzina di aspetto un pochino minuto e magrolina, jeans blu e camicetta, con degli scaldamuscoli alle braccia tirati su per usare meglio le mani.
Erika canticchiava allegra quel motivetto.
-Ma come fai…
Dimmelo tu…
Con il tuo pallone a volare lassù…
Tutta la tua classe conta su dite…
Della squadra tu sei il grande re-

-Scusami…-
-Dimmi-
-Ma tu chi sei?-
Erika si fermò, voltandosi stupita verso un Benji ancora sorpreso.
-Ma come, non ti ricordi di me?-
-…no, mi dispiace…non ricordo niente di ieri…-
Amnesia…
Erika si rattristò, era ridotto proprio in un bello stato.
Beh, almeno sembrava più tranquillo e normale di ieri…
-Mi chiamo Erika, ci siamo conosciuti sei mesi fa. Ieri ti ho trovato sotto un temporale. Mi hai chiesto di accompagnarti a casa. Poi mi hai “pregato” di restare qui, e così eccomi qui!-
Benji era rimasto a bocca aperta, mentre Erika sorrideva allegra, frugando ancora in cucina, per poi versare il caffè a Benji, che si passò la mano tra i capelli ancora sconvolto, Erika era divertita da quella reazione.
-Ehi, sta tranquillo, non è successo nulla di grave!-
-Lo so, ma…mi dispiace…non ero in me-
-Si, lo so-
Erika sorrise triste, tra i due cadde un profondo silenzio, la ragazza guardò l’orologio.
Erano le nove.
-Tra un’ora me ne vado, e forse non ci rivedremo più per alti sei mesi-
Benji la guardò, la ragazza sorrideva tranquilla, sorseggiando poi la sua tazza piena di caffelatte.
Capelli neri, occhi che assomigliavano a due tizzoni, arancio-rosso brillante.
-Dimmi, come ci siamo conosciuti?-
Erika per un momento temette di strozzarsi.
Non se lo ricordava!
E adesso, che gli diceva?
-Beh…ecco…ci siamo incontrati in una situazione abbastanza spiacevole…-
-In un’incidente?-
-Beh…non esattamente…-
Oddio! E adesso?
Miracolosamente, il campanello inziò a suonare, salvando Erika sul corner, Benji velocemente si avviò verso la porta, ritrovandosi davanti un contenitore largo di plastica gialla.
-Ciao!-
Benji sorrise, riconoscendo i corti capelli castano scuri di Patty, il suo sorriso sgargiante gli fece dimenticare la domanda fatta ad Erika, mentre la donna lo abbracciava.
-Buongiorno. Tutto bene?-
-Si. Cosa c’è dentro?-
-Torta di mele fatta con le mie manine appena sfornata!-
il ragazzo sorrise, mentre la donna si accomodava in casa, entrando subito in cucina, stupendosi di trovare una ragazzina che la fissò stupita ma sorridente.
-E tu chi sei?-
-Patty, questa è Erika. Ieri è rimasta qui con me. Era una brutta giornata-
Patty si voltò preoccupata verso l’uomo, sfiorandolo con una guancia.
-Ancora?-
-Gia…-
Erika li guardò sorpresa, dovevano essere molto amici.
Molto amici…
La donna si voltò sorridendo verso Erika.
-Grazie per essere rimasta vicino a Benji…-
-Per me è stato un piacere…ora sarà meglio che vada…-
Erika afferrò velocemente giacca e cartellina, avviandosi verso la porta principale, salutando con un sorriso i due.
-E’ stato un piacere, spero di rivedervi. Ciao!-
e così dicendo, la ragazza corse via da quella casa, mentre Patty metteva la torta sul tavolo, scoprendola.
-Che capolavoro!-
-Benji, senti…-
la ragazza sembrava impacciata, e subito il sorriso di Benji morì sulle labbra.
-…ieri…non hai preso la medicina?-

Benji si fece freddo e serio, ora il suo sguardo tagliava qualsiasi cosa…
-E’ da tre settimane che non prendo più quella robaccia-
-Ma Benji! iI dottore ha detto che se non prendi la medicina potresti avere una ricaduta!-
-Io sto benissimo! Non ho bisogno di quelle schifezze!-
-Ma Benji, ieri-
-NON E’ SUCCESSO NIENTE!-
Patty rimase spaventata da quel tono di voce forte e furioso, in pochi attimi però l’uomo si calmò, passandosi la mano tra i capelli.
-Non ho nessuno intenzione di prendere quelle medicine, io sto bene!-
-…si, lo so-
la ragazza sorrise triste, mentre Benji sembrava tornare di buon umore, ammirando la torta di mele della donna.
-Avanti, mangiamo questa meraviglia, sempre che tu non abbia messo l’arsenico al posto dello zucchero!-
-Ehi!-
i due risero, cominciando la loro vera e propria colazione, tra chiacchiere e risate, come se niente fosse accaduto…

(Se non l’avete capito, la canzone che canta Erika è “Gigi la trottola” cartone animato davvero simpatico!
Bacioni!
Meiko)

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


***

Cap.2

Guardò fuori dalla finestra il cielo cosparso di tante nuvole bianche come in una specie di dipinto astratto, mentre la lancetta dell’orologio segnava le cinque del pomeriggio.
Era da otto ore che stava in conservatorio!
Ogni volta che doveva sostituire Jade per malattia o altri motivi era sempre uno stress…
E domani aveva pure un esame!
AAH!!!
Erika sbuffò mentalmente, concentrandosi sul bambino di sei anni che solfeggiava, ogni tanto sbagliava qualche passaggio, e lei con la matita glielo segnava, facendolo correggere e ogni tanto mandandolo in pallone.
Avrà si e no studiato tre volte quella settimana…
Erika sapeva bene cosa succedeva quando si studiava poco solfeggio, testimone erano le grida del suo insegnante quando, da piccola, si presentava incapace di formulare nota.
Quel vecchio orso l’avrà perdonata almeno un centinaio di volte, era davvero una somarella quella peste!
Però Erika era capace di farsi perdonare tutto quando era bimba, con quel sorriso raggiante e la carnagione scura, i capelli cortissimi nero lucenti e quella piccola treccina legata sempre da qualche nastro colorato.
Quanti anni erano che studiava in conservatorio?
…tanti anni…non se lo ricordava più!
Ora che ci pensava...si, doveva avere più o meno dieci anni, forse qualcosa di più quando era entrata in conservatorio, timidissima, nascosta dietro alla figura di sua madre e suo fratello.
Adesso aveva ventuno anni compiuti da un mese, e frequentava l’Università di lettere.
Le sue due passioni erano scrivere e cantare.
E questa sua ultima passione l’aveva portata verso molti orizzonti.
Ora era impegnata a fare supplenza con dieci ragazzini di sei- sette anni.
-Bravo, ma devi studiare di più. A chi tocca ora?-
aveva viaggiato molto un po’ dappertutto, soprattutto con suo fratello.
Il suo amato fratellone Joshua.
Adesso…adesso Joshua riposava, mentre Erika andava avanti con la sua vita.
Una vita che ignorò quel giorno, andando avanti, mentre tutti gridavano la morte di Joshua…
Una data che fa male al cuore di Erika.
Quanti erano passati dalla sua morte?
Tre anni…

Il suo pensiero si spostò da quella stanza a quella giornata di pioggia, quando aveva rivisto Benji.
Sei mesi dalla morte di Claire…

Erika corresse l’esercizio al ragazzino, facendolo andare avanti, mentre una mano reggeva la testa che improvvisamente era diventata pesantissima, mentre l’orologio segnava le cinque e mezzo.
Cinque e mezzo…
-Bene ragazzi, potete andare, ripassate i punti segnati e studiate gli esercizi!-
i ragazzini la salutarono, mentre Erika si stiracchiava come un gatto, quelle lezioni erano terribilmente noiose e stressanti!
Guardò di nuovo l'orologio, prima di sospirare contenta: finalmente poteva andarsene! Per oggi il turno di Jude era finito.
Preparò velocemente lo zaino, voleva andarsene a prendere una boccata d'aria, voleva uscire da li!!
-Scappi?-
la ragazza si voltò, e sorrise al ragazzo biondo sulla porta.
-Si, fuggo, non voglio più stare qui dopo otto ore di noia-
-In effetti, nessuno vorrebbe restare qui a sostituire Jude. A proposito, come sta?-
-Meglio, spero che la prossima settimana possa tornare, così avrò tempo di studiare-
-In bocca al lupo per l'esame di domani-
-Grazie Alex. Ci vediamo!-
la ragazza si allontanò velocemente, scendendo con fretta addosso, spalancando la porta d'ingresso, un venticello freddo la fece sorridere ed intirizzire, mentre si sistemava meglio il cappotto e lo zaino, per poi cominciare con passo tranquillo a percorrere la strada di casa, il cielo si stava tingendo di rosso e rosa, i colori arancio pastello, rosso e rosa si mischiavano in una miscela stupenda, Erika sorrise ammirando il sole che stava lentamente scendendo, mentre percorreva la strada verso casa.
Pensò a Benji, senza sapere il motivo, si domandò come stava, e se era il caso di andare a vedere...
In effetti, era molto curiosa di sapere come stava...
Senza accorgersene, Erika si trovò di fronte alla casa di Prise, in effetti quella era anche la strada verso casa sua.
"Certo che le vie del destino sono misteriose!"
Erika ridacchiò, ammirando la casa.
-Erika!-
la ragazza si voltò sorpresa, dietro di lei Benji la stava guardando piacevolmente stupito, in mano un borsone e in testa un berretto rosso.
-Benji!-
-Che ci fai qui?-
-Ecco...io...volevo sapere come stavi...-
Erika arrossì imbarazzata, facendo nascere un sorriso divertito sulle labbra del portiere, che gli si avvicinò.
-Sto bene, grazie. Vuoi prendere qualcosa da bere con me?-
-Beh...veramente...-
-Dai, non ti mangio mica! E' un modo per ringraziarti per quello che hai fatto per me!-
-...veramente ho fatto poco...però accetto!-
-Fantastico! Vieni-
...beh, anche se era gia stata li dentro, con la luce del sole quella villa appariva più grande e ariosa di quanto gia non lo fosse!
Solo che stavolta...c'era un'aria ospitale e...serena, anche se Erika avvertiva uno strano senso di...vuoto, come se aspettasse qualche altra presenza...
...Claire...
Ora...ora Erika si sentiva fuoriposto, ma il sorriso amichevole di Benji le bloccò il flusso dei suoi pensieri.
-Prego, vieni. Vuoi del the freddo?-
-Magari!-
il ragazzo si avviò verso la cucina, mentre indicava ad Erika il salotto, dall'altra parte della sala d'ingresso, Erika ammirò con stupore la bellissima scalinata in legno lavorato che portava ai piani superiori, sembrava una reggia più che una casa quel posto!
Entrò timidamente nel saloto che ora appariva più confortevole e caloroso, rispetto al freddo e buio salotto di quella giornata di pioggia.
Alzò lo sguardo verso quelle foto, nessuna di loro era stata tolta o spostata, ed ammirò per una seconda volta la bellissima e sorridente figura di Claire, ora che lo vedeva meglio quel cappello di paglia era davvero grande!
Si guardò intorno, e in quel momento notò la grande arpa di Claire, stavolta però era coperta da una grande tovaglia rossa che proteggeva lo strumento dalla polvere.
Erika si avvicinò allo strumento, e timidamente allungò una mano verso il tessuto.
Voleva vederlo ancora una volta...
...soltanto un'altra volta...
-NO!-
il tono alto e severo di Banji fece ritrarre la mano di Erika, che si voltò a fissare spaventata la figura di Benji senza berretto, stava reggendo un vassoio con due alti bicchieri con il the freddo, il suo sguardo era severo...e spaventato...
...forse era quell'arpa la causa di quella crisi...
Erika arrossì leggermente, sorridendo imbarazzatissima, mettendosi una ciocca di corti capelli neri dietro l'orecchio.
-Hai ragione, sono stata maleducata. Scusami-
Benji scosse il capo, tornando sorridente.
-Figurati. Ecco il tuo the-
-Grazie!-
senza che se ne accorgessero, i due iniziarono a chiacchierare del più e del meno su i più svariati argomenti.
-E così fai Lettere-
-Si, domani do un esame-
-Buona fortuna-
-Grazie!-
-E dimmi, hai qualche fratello o sorella?-
Erika sorrise triste, volgendo un attimo lo sguardo alla finestra, il sole era tramntoato da poco, il cielo era chiaro e malinconico proprio come lei.
-Avevo un fratello...purtroppo è scomparso...si chiamava Joshua...-
-Mi dispiace...a quanto pare...abbiamo molte cose in comune...-
amara verità, mentre Erika annuiva, tra i due calò un pesante silenzio, mentre Benji si passava la mano tra i capelli, maledicendosi per essersi tolto il berretto.
-Erika...dimmi...-
la ragazza lo fissò incuriosita, all'improvviso si era fatto serio...
-Che...che cosa ho fatto...o detto...quel giorno?-
Erika si sentì a disagio a quella domanda, aveva sperato che non glielo chiedesse, però di sicuro Benji voleva sapere se aveva fatto qualche sciocchezza, era un suo diritto sapere.
-...beh...inanzitutto sei rimasto fradicio davanti a quella finestra con le tende che lasciavano solo uno spiraglio di luce, a pensare a chissà cosa.
Io, sotto tuo consiglio, ho preparato del the, ne ho fatto un po' anche per te.
Ho visto le foto...lei è bellissima...-
-Si, lo so-
Benji sospirò mestamente, sorridendo con sofferenza, sei mesi sono troppo pochi, e fanno male al cuore.
Erika ingoiò un po del liquido ora tiepido, e si fece coraggio.
-Mi...mi hai fatto vedere...la...la sua arpa...-
Benji la guardò stupito
-Mi avevi chiesto se suonavo qualche strumento musicale, ma ho detto che cantavo, non suonavo...e tu...tu mi hai chiesto di cantarti il suo brano preferito...-
-L'Ave Maria di Schubert...-
-Si, quella...-
-E tu...-
-Io l'ho cantata-
Benji restò in silenzio, strizzando gli occhi per qualche secondo per ricordare, la sua mente era totalmente vuota, non ricordava niente di quello che aveva fatto, e aveva avuto paura di aver commesso qualche sciocchezza.
Non ricordava nemmeno l'Ave Maria che Erika gli aveva cantato.
...peccato...
Gli sarebbe piaciuto ascoltarla...ancora una volta...
-Ti ringrazio...per tutto quello che hai fatto per me...-
Erika arrossì, il viso divenne paonazzo.
-MA...MA FIGURATI!!-
Benji rise, rise di gusto, risollevando Erika e al tempo stesso facendola sprofondare nella vergogna.
-Ehilà, ci si diverte!-
-Patty!-
la donna dell'altra volta.
Baciò affettuosamente sulla guancia l'uomo, mentre questo si girava verso Erika, la ragazza sorrideva intimidita e impacciata.
-E' tardi, devo andare-
Benji la guardò colpito
-Non puoi restare per cena?-
-Magari un'altra volta...vorrei ripassare per domani!-
-Va bene. Però hai una cena in sospeso-
-Mi farò vedere-
-Ci conto. A presto!-
-Ciao!-
Erika uscì sorridente da quella casa, mentre Patty la guardò sorridendo incuriosita.
-E' quella dell'altra volta!-
-Si, abbiamo fatto una bella chiacchierata!-
-E' riuscita a seguire il filo dei tuoi pensieri? Allora non è normale!-
-Smettila Patty! -
la donna ridachiò prima di seguire Benji in cucina.

(Eccomi con "Heart"!
Adesso ho ben tre ff da fare, uff!! Piena di lavoro!!
Beh, vi lascio, spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Baci!
Meiko)

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Cap.3

-…so a cosa stai pensando…-
ti volti, la sua voce ti ha svegliato dai tuoi pensieri, e sorridi.
E’ bella, tanto bella, e in quel momento che sorride e ancora più bella.
-E secondo te a cosa sto pensando?-
lei si avvicina, i capelli ondeggiano, sono lucenti, sono fatti di oro puro, sono i capelli di un angelo.
Perché lei è un angelo.
Sorride dolcemente, togliendoti il berretto, lasciando così i tuoi occhi che vengono abbagliati da quelli lucenti di lei.
-Stai pensando…alla partita di stasera…sei preoccupato…-
sorridi, tu stavi pensando che l’amavi, ma lei ha fatto finta di ignorarlo, fa sempre così.
Però ti piace anche questo di lei.
La stringi…
La stringi…

Peccato che stringi solo un ricordo…
Un ricordo…perché lei non esiste più…
Ti fa male, vero?
So che fa male…
Però è la verità…
Lei è morta…
E non tornerà più…
Mai più…
Chi sono io?
…io…
Io sono le tenebre che tu hai chiamato, sono la tua memoria, il tuo dolore, le tue lacrime.
Sono quella che voi chiamate “disperazione”
E tu…tu mi conosci bene…
Vero…Benji?

-Benji? Ci sei?-
Erika si affacciò al giardino, guardandosi intorno, stranamente il cancello principale era socchiuso.
Di solito era ben chiuso, e lei doveva suonare per farsi sentire.
Lui l’apriva con un sorriso, facendola accomodare, di solito stavano in giardino, dato che quelle giornate si erano fatte dolce, lui sorridendo con aria ancora un po’ triste, però sembrava essersi ripreso.
Poi le giornate si erano fatte di nuovo fredde, con gran scocciatura da parte di Erika, mentre lui sorridente la faceva accomodare in casa, mostrandole anche il resto della grande villa che metteva sempre in Erika un senso di soggezione, lui ne rideva, divertito da quella figurina allegra e sorridente, era sempre carica di energia positiva, era una ragazza frizzante.
…non era Claire…
Anzi, era il suo opposto, dall’aspetto fisico a quello psicologico.
E questo, forse, lo rendeva felice.
Erika si guardò intorno, il giardino era sempre ben curato, con l’erba all’inglese e qualche statua in gesso che lo decorava, la sua preferita era una specie di fata vicino al salice, un salice piangente dove Erika amava passeggiare, anche nella foto di Claire nello sfondo c’era quel salice.
Il tronco rugoso non era troppo grande, e i tanti rami pendevano già con dolcezza, quasi a nascondere la figura di Erika, che sorrise contenta, amava quel punto del giardino, era il suo preferito.
La ragazza appoggiò un attimo la sacca, girando intorno al salice, anche lei ne aveva uno, poi purtroppo gli era morto…
Era morto dopo che Joshua era scomparso…
Sorrise amara.
Sembrava che dopo la scomparsa del fratello tutto stesse morendo.
Forse per questo era scappata via.
Non ce la faceva a restare li, le faceva male, troppo male.
Un male al cuore insopportabile…
Sorrise ancora un po’ triste, si era seduta con la schiena appoggiata all’albero, chiudendo gli occhi, ricordi malinconici le tornavano in mente, facendola sorridere di tristezza.
Era ancora li, quando sentì quella voce.
Una voce familiare…ma…
Ma…
-…tu…-
Erika aprì di scatto gli occhi, guardando la figura di Benji dietro le fronde del salice, che come una tenda nascondeva il ragazzo alla sua vista.
La ragazza si alzò di scatto.
-B-Benji! Scusami! I-Io…-
-Claire…-
la ragazza si bloccò, la sua figura rimase paralizzata, mentre nascosta dietro i rami del salice fissava stupita la figura di Benji, quello non era il solito uomo sorridente che chiacchierava tranquillamente con lei…
Ora…ora lo rivedeva…
Rivedeva quella figura…sotto la pioggia…
Quella figura che l’aveva sconvolta…
Era…era lui…
Ma cosa…cosa…
-Claire…sei tu…-
-Benji…io…-
il ragazzo si avvicinò lentamente ad Erika, che arretrava ad ogni passo, nascondendosi sotto il salice.
Se…se l’avesse riconosciuta…cosa sarebbe successo?
Sarebbe impazzito?
Erika sentì il cuore farle male…
Il cuore…
La ragazza tremava lievemente dalla paura, tenendo le mani strette in petto, mentre fissava la figura del portiere farsi sempre più vicina, troppo vicina, era appena dietro i rami del salice.
-Claire…sapevo…lo sempre saputo che saresti tornata…-
-Benji, non sono Claire…-
-Che stai dicendo, Claire?-
Benji era troppo vicino, aveva allungato una mano.
Erika vide la mano cercare di prenderla.
-Benji, non sono Claire, smettila, mi fai paura…-
-So che sei tu, Claire, a te piaceva giocare sotto questo salice…-
Erika spalancò gli occhi, mettendosi una mano sulla bocca, mentre la mano tentava di afferrarla, questa volta era più frenetica.
Doveva fermarlo!
-Benji, smettila! Non sono Claire-
-Claire, dai vieni qui. Vieni qui!-
-NO BENJI!-
Erika tremava dalla paura, il ragazzo si stava avvicinando a lei, tentando di afferrarla, i suoi occhi erano spenti, un sorriso di falsa gioia sul volto.
Possibile che non l’avesse riconosciuta? Eppure l’aveva guardata in faccia.
Sentì la mano prenderla per un braccio, e si spaventò a morte.
-NO BENJI! SONO ERIKA!-
-Claire…-
Erika si sentì spingere verso il ragazzo, un’improvviso calore attraversò il suo corpo, paralizzandola tra quelle braccia.
Era…era caldo…era morbido quel petto…
Sapeva…sapeva di uomo…
Benji teneva una mano tra i suoi capelli e l’altra sulla schiena, la stava accarezzando dolcemente
Si sentì stringere ancora, per un momento Erika socchiuse gli occhi…
Stava…stava bene li…
-…Claire…-
Erika spalancò di nuovo gli occhi.
No…
Non…non voleva questo…
NON VOLEVA QUESTO!!
-BENJI! LASCIAMI!!-
la ragazza cominciò a fare forza, a spingere via l’uomo.
-SMETTILA BENJI, SONO ERIKA! ERIKA!-
l’uomo sentì qualcosa nella sua memoria muoversi, mentre allentava la presa, con uno scatto la ragazza si liberò dalla presa, per poi iniziare a parlare all’uomo ancora scioccato.
-Che cosa ti è preso? Possibile che non ti ricordi di me? Sono Erika!-
-…Erika?-
-Si! Ti prego Benji, ricordami!-
-…Erika…-
Benji la guardò ancora, prima di vacillare, la ragazza fece in tempo ad avvicinarsi a lui, che questo svenne.
-Benji!!-
lo afferrò al volo, ma il portiere pesava, e un momento dopo Erika era a terra con Benji svenuto sopra.
Tu-tum…
Tu-tum…
Che…che cos’era quella forte emozione ?
Perché…perché si sentiva accaldata?
Sentì l’uomo sopra di lei muoversi, almeno stava bene!
-…Claire…-
Erika si sentì improvvisamente male, qualcosa dentro di lei si era raffreddato, come una secchiat d'acqua gelata.
-…-
lentamente, la ragazza tentò di alzarsi, ma Benji pesava troppo, non sarebbe riuscita a sollevarlo da sola…
La ragazza scivolò via dal corpo dell’uomo, voltandolo, fissandolo attentamente.
I capelli neri erano scomposto, disordinati, le ciglia nere e le palpebre nascondevano due occhi neri come la notte più nera, la pelle era abbronzata tendente a schiarirsi.
Aveva uno splendido corpo…
Erika arrossì, per poi sentirlo gemere, come se stesse soffrendo.
-…Claire…-
ancora quel nome…
Erika si mise una mano sul petto…
Il petto…
Il cuore…
Forse…
Forse era una vigliaccata…però…
Si avvicinò al viso di Benji, e lentamente gli sussurrò all’orecchio…
-Nel mio petto batte il cuore della tua amata…-
Erika si rialzò, sicura che non l’avesse sentita…
Bene, meglio così, almeno si era leggermente tolta un peso.
No…
In verità faceva ancora più male.
Perché non gliel’ aveva detto…
Aveva mentito a se stessa…
Sospirando, la ragazza cominciò a ritentare di risollevare il ragazzo, ma quel peso morto era troppo per lei, non c’è l’avrebbe fatta.
Poi una voce…
-Cos’è successo?!-
…quella donna…come si chiamava…
PATTY!
-Patty, aiutami! E’ svenuto!-
la donna si avvicinò a di Erika preoccupatissima, guardando attentamente il viso stanco e sofferente di Benji.
Il viso si tinse di amarezza.
-Ancora…forza, portiamolo dentro-
non senza fatica, le due portarono dentro Benji, facendolo sdraiare sul divano.
Patty cominciò a frugare nei cassettoni del salotto, lamentandosi.
-Possibile che questo incosciente le abbia buttate? ASSURDO!…Eccole! Meno male!-
la donna richiuse l’ennesimo, dando una fugace occhiata all’arpa nascosta li affianco a lei, prima di avvicinarsi ad Erika, rimasta accanto a Benji.
La donna mostrò una scatola bianca con all’interno…delle pillole…
-Gli avevo detto di ricominciare a prenderle, ma lui è cocciuto come un mulo-
-Ma cosa sono?-
-…pillole per le sue crisi…-
Erika la guardò abbastanza sconcertata, mentre Patty sorridendo amara spiegava.
-Dopo…dopo la morte di Claire…Benji cominciò ad avere strani sintomi: c’erano momenti in cui…in cui non era lui…era triste…si indeboliva…e poi tornava normale…ma no ricordava assolutamente niente…
Il dottore che lo visitò gli disse che era soggetto a depressione dovuta alla scomparsa di Claire, e gli consigliò di prendere queste pillole.
Sembrava guarire, poi però Benji ha smesso di prenderle…diceva che non gli servivano, che stava bene…adesso tu stessa hai visto a che livelli può arrivare la sua disperazione…-
Patty passò una mano sulla fronte calda e leggermente sudata dell’uomo, sorridendo amara, Erika notò solo in quel momento l’anello d’oro che la donna portava all’anulare.
-E’ sposata?-
la donna si guardò la fede, sorridendo triste.
-Lo ero…mio marito è morto…-
Erika annuì, tornando a fissare il viso triste e sofferente di Benji.
-Erika…ti voglio ringraziare…-
-Di cosa?-
-…per essere stata vicino a Benji…-
Patty fissò la ragazza stupita accanto a lei, che subito dopo arrossì imbarazzata.
-Io…io sono sua amica…e ci tengo alla nostra amicizia…-
Patty sorrise contenta: era davvero una ragazza buona.
Benji mugugnò qualcosa, concentrando di nuovo l’attenzione delle due su di lui, lentamente riaprì gli occhi, una luce di vita apparve nelle iridi nere, mentre l’uomo focalizzava le due figure femminili.
-Patty…Erika…-
-Benji! Finalmente ti sei ripreso!-
l’uomo, lentamente, si alzò dal divano, passando si una mano sulla testa, strofinando gli occhi.
-Che…che cosa è successo?-
-Non ricordi nulla?-
-Ricordo solo di aver chiamato Claire…e di averla vista…ma il resto è nebbia…-
Erika si sentì per qualche secondo morire, il solo ricordo di quel Benji la faceva tremare dalla paura.
L’uomo sembrò accorgersi delle sensazioni della ragazza, perché la guardò spaventato.
-Ti ho fatto qualcosa Erika?!-
lei lo fissò stupita: era…era preoccupato per lei…
Lei sorrise, scuotendo il capo.
-Nulla di grave-
Benji la fissò sofferente, per poi lasciare cadere qualche lacrima, stupendo Erika.
-Mi dispiace…ti ho spaventata…-
-No! No, davvero! Non piangere!-
Erika si avvicinò in ginocchio all’uomo, tentando di calmare quel suo pianto, lui si limitò a tenere la testa bassa, appoggiandola alla spalla di lei.
-Scusami…scusami…mi dispiace…-
Erika sorrise triste.
-Ora va tutto bene Benji…va tutto bene…-

(Eccomi qua con questo ennesimo capitolo, spero di essere riuscita a tenervi incollati alla lettura.
Ci vediamo al prossimo capitolo! Bacioni e saluti a luxy, a Betty, a Judy e alle altre che mi hanno commentato, grazie mille!
Meiko)

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


***

Cap.4

Era una dolce melodia, quel giorno tutti arrivavano un’ora più tardi, e questo era il momento preferito da lui.
Sussurrava quella melodia, l’aveva imparata tanto tempo fa, l’aveva ascoltata, memorizzata, suonata.
E l’aveva dedicata.
Dedicata ad una persona molto importante per lui.

“Se tu mi avessi chiesto -Come stai?-

Se tu mi avessi chiesto -Mi hai pensato?-

Ti avrei risposto -Bene, certo sai…

Ti parlo però senza fiato…

Mi perdo nel tuo sguardo colossale…

La stella polare…sei tu…

Mi sfiori e ridi no, così non vale…

Non parlo, e se non parlo poi…sto male…”

Le mani scorrevano libere, tranquille, nessuno spartito, nessuna nota scritta, era la sua mente che guidava le sue dita verso i tasti bianchi del pianoforte in un dolce sussurrare, sembrava lo scorrere tranquillo dell’acqua, un grande fiume che scorre tranquillo.

“Quanto t’ho amato e quanto t’amo, non lo sai

E non lo sai perché non te l’ho detto mai

Ma anche se resto in silenzio

Tu lo capisci da te

Quanto t’ho amato e quanto t’amo non lo sai

Non l’ho mai detto e non te lo dirò mai

Nell’amor…le parole non contano…conta…

…la musica…”

Ecco, i suoi occhi socchiusi lasciavano scorrere immagini di luce, di sorrisi, le sue orecchie ascoltavano violini, flauti, tanti suoni che ricreavano quella melodia che stava suonando.
E poi lei.
Bellissima, sorrideva…era felice…
Vestita di color crema, gli occhi lucenti e lo sguardo felice ed emozionato.
Quella canzone era solo per lei…solo per lei…
Si…solo per lei…
Lui la dedicava a lei perché l’amava.
L’amava dal primo istante che l’aveva incontrata.
L’aveva amata fino ad allora…
Ed avrebbe continuato ad amarla…
Per sempre…per sempre…

“Se tu mi avessi chiesto -Che si fa?-

Se tu mi avessi chiesto- Dove andiamo?-

Ti avrei risposto -Dove il vento va-

Le nuvole fanno un richiamo

Mi piove sulla testa un temporale

Il cielo nascosto…sei tu…

Ma poi si perde in mezzo alle parole

Per questo io non parlo e poi…sto male…”

Sorrise amaro, sorrise triste, non gli aveva mai confessato i suoi sentimenti, li avrebbe tenuti nascosti dentro al suo cuore, fino a quando però sarebbe riuscito a nasconderlo?
L’amava troppo, non riusciva più a trattenersi, ogni suo gesto era solo per lei, perché lei lo guardasse…

“Quanto t’ho amato e quanto t’amo, non lo sai

E non lo sai perché non te l’ho detto mai

Ma anche se resto in silenzio

Tu lo capisci da te

Quanto t’ho amato e quanto t’amo non lo sai

Non l’ho mai detto e non te lo dirò mai
Nell’amor…le parole non contano…conta…

…la musica…”

Ecco, voleva danzare…
Ora voleva danzare con lei quel valzer che suonava…
Ammirarla in tutta la sua bellezza, innamorarsi di nuovo di lei, sussurrargli i suoi sentimenti ed ammirarla mentre lei arrossiva imbarazzata.
Dio! Sarebbe stata la sensazione più bella della sua vita, il suo cuore in quel momento sembrava scoppiare e allo stesso tempo stringersi dal dolore al solo pensiero che no sarebbe riuscito, che non c’è l’avrebbe fatta…fa male…
Fa male come fa male quando lei ti sorride e se ne va, lasciandoti solo, fa male quando lei sorride come un’amica sorride ad un’amico…
Fa male…ma…ma va bene così…
Si…va bene così…

“Quanto t’ho amato e quanto t’amo non lo sai…

Non te l’ho detto ma un giorno capirai

Nell’amor…

Le parole non contano conta…la musica…”

Lasciò scorrere le mani, concludendo quella canzone, quella canzone che ogni volta lasciava in lui una sensazione di benessere e malinconia.
Si…anche quel giorno sarebbe venuta…
Anche quel giorno, in silenzio, l’avrebbe aiutata, ascoltata, ammirata, ci avrebbe discusso…
Anche quel giorno l’avrebbe amata…
Sospirò, concludendo il brano, sistemandosi poi gli occhiali sul naso, quel sospiro fu quasi come togliersi dal cuore un peso immenso, che però non accennava a togliersi.
Sorrise triste, alzandosi dal pianoforte, uscendo da quella stanza e guardandosi attorno, era ancora tutto deserto.
Tutto silenzioso…
No, il rumore della porta lo fece sorridere.
Era arrivata, di solito era la prima dopo di lui.
Sorridente, con i capelli neri a caschetto e gli occhi arancio-dorati-rossi brillanti.
-Alex!-
il biondino sorrise, sistemandosi gli occhiali sul naso e avvicinandosi alla ragazza.
-Come va?-
-Bene, anzi benissimo!-
-L’esame?-
-Promossa!-
Alex sorrise, abbracciando la ragazza.
-Complimenti, sei stata bravissima!-
-Grazie, avevo una paura!!-
Erika sorrise allegra come una bambina, mentre seguiva il biondino nella sala dove prima lui suonava al pianoforte, la ragazza appoggiò lo zaino nero su una sedia li vicino, sfilandosi velocemente il giubbotto bianco senza maniche, oggi indossava una maglietta con una manica che si apriva a campana e l’altra che si stringeva sul polso bianca, i jeans avevano una catenella di lato.
Con un gesto tranquillo la ragazza si mise la solita ciocca rompiscatole dietro l’orecchio, tirando fuori dallo zaino alcuni spartiti, porgendoli al ragazzo, che li osservo.
-“The voice within”. La stai studiando per il saggio?-
-Si, mi aiuteresti?-
-Certo, tanto non ho nulla da fare-
-Tu che fai per il saggio di quest’anno?-
-Stavo pensando ad un pezzo di classica e ad uno di jazz con il gruppo-
il ragazzo si sistemò gli spartiti sul pianoforte, mentre Erika preparava il microfono, ormai erano una vita che quei due monopolizzavano i vari strumenti e aggeggi della sala, spesso venivano chiamati loro due per qualsiasi tipo di aiuto.
Erika si schiarì la voce facendo qualche vocalizzo di riscaldamento, per poi annuire ad Alex, che iniziò a suonare, seguito poi da Erika.
La ragazza di mostrò di essere abile quanto la stessa Aguilera.
La canzone che stava studiando aveva spesso dei giochi di voce come li chiamava la ragazza, e gli acuti erano alti e lunghi, ci voleva molto allenamento.
Erika la stava studiando da due settimane, ma gia sapeva cantarla bene, al saggio di fine anno avrebbe fatto la sua bella figura.
Il suo ultimo anno…
Ormai aveva deciso, doveva mettere da parte la musica, iniziare a seguire la strada dell’Università, non riusciva a fare entrambe le cose.
Però…però sentiva che senza musica qualcosa sarebbe cambiato…

“Se ti svegli la mattina e vuoi cantare, allora devi diventare una cantante!”

Magari fosse stato così facile, il fratello aveva coltivato con la sorella quel sogno di lei che sfondava come cantante.
Ma adesso la realtà era cambiata.
Ecco, la parte più difficile della canzone.
Erika ci mise se stessa, continuando a cantare, i sentimenti che provava in quell’istante venivano impastati alla melodia, la sua voce era forte, calda, bella.
Bellissima da sentire, dava emozioni, sensazioni.
La parte finale era quella preferita da Erika, perché esprimeva tenerezza, amore…
Quando finì, Alex batté le mani entusiasta.
-Sei stata stupenda!-
-Grazie!-
Erika arrossì lievemente, era sempre imbarazzata quando si complimentava per il suo modo di cantare, anche se lei sapeva di cantare bene.
Joshua glielo aveva detto tante volte…

“La voce di un angelo!”

Angelo…
…Claire…
Erika si rattristò per qualche secondo, passandosi una mano sul petto, quando aveva fatto la doccia quella mattina aveva visto il segno, quel segno.
Una cicatrice, abbastanza lunga, il segno del suo trapianto.
Dentro al suo petto…batteva un cuore straniero…
A pensarci veniva una strana sensazione, come di…di…fuori posto…
Lei forse non doveva essere li…forse non era lei che doveva restare vicino a Benji…ad aiutarlo a superare quel momento…
Forse…lei…non…non sarebbe dovuta…esistere…
Basta fare la colpevole!! Ora era li! Lei aveva il cuore di Claire, e lei più di tutti doveva aiutare Benji!
Ecco…adesso faceva ipocrisia…
Dannazione!!
-Alex, dimmi…-
-Cosa?-
-Io sono un’ipocrita?-
il ventenne la guardò stupito di quella domanda, spero aveva sentito Erika definirsi così, ma mai come allora si era definita ipocrita con un tono così serio.
Il biondino si alzò dallo sgabello, avvicinandosi alla ragazza, che si passò una mano tra i capelli sbuffando, e inchiodandogli lo sguardo a quello verde di lui, fissandola attentamente quasi a volerla guardare dentro.
-…no, non mi sembri una con la faccia da ipocrita…-
-Non prendere in giro!-
-Dico sul serio! Erika, tu non sei ipocrita, tu sei una ragazza sensibile, il tuo preoccupare per gl’altri forse a volte è eccessivo, ma non per questo il tuo atteggiamento è ipocrisia, anzi! Tutti ammirano questa tua dote!-
la ragazza lo guardò sorpresa, per poi sorridere sollevata.
-Grazie Alex, se non ci fossi bisognerebbe inventarti!-
il biondino si limitò a sorriderle, mentre altre persone entravano al conservatorio.

Guardò lo sfondo di un cielo sereno dipinto di nuvole bianche e candide, che lentamente passavano sopra la sua testa, per poi scendere lo sguardo fino ad arrivare al fiume sotto di se, una lunga scia di acqua trasparente che rifletteva il cielo azzurro del cielo, i suoi occhi neri percorsero il lento scorrere del fiume, fino a raggiungere all'acqua più scura soto di lui, lui era appoggiato sopra la balaustra del ponte che collegava le due sponde del fiume.
Stava pensando alle sue passeggiate con lei...quando lei restava ferma ad ammirare quel fiume, per poi sorridergli e continuare ad affiancoarlo, accompagnandolo a casa.
Poi...avevano cominciato a prendersi per mano...stringendosi a vicenda come per scladarsi da un freddo improvviso...quando correvano sotto la pioggia ridendo come due scemi...quando lei alzava la testa verso il sole, accecandosi per qualche secondo, per poi sorridere e voltarsi verso di lui, chiamandolo...
Sei mesi che non sentiva più la sua voce...ormai ne erano sette...
E ancora non aveva dimenticato quella voce, quella voce tranquilla, calda, gentile...

"Benji!"

L'uomo si limitò a calcare di più il berretto sulla testa, quasi ad aver paura a farsi riconoscere da qualcuno, conitnuando a ricordare.
Lentamente, i ricordi si facevano più veloci, come una videocassetta che viene mandata con l'avanti veloce, pian piano le immagini e i suoni si erano fatti più confusi e distanti.
Poi...poi all'improvviso il rallentatore...
Quelle orribili immagini che gli spaccavano il cranio come una martellata.

"BENJI!"

Perché ti sei buttata per salvarlo?
Perché....perché lo amavi...
...destino crudele...
Benji sentì cominciare a mancargli le forze, era strano ma ricordare lo indeboliva, pian piano si sentiva ogni giorno più debole e affaticato...
Il medico gli aveva detto qual'era la causa di quel suo indebolimento, le sue crisi che lo coglievano impreparato e incapace di reagire.
Per questo gli aveva dato quelle pillole...
Le pillole...
Lui non era malato!!
Lui c'è l'avrebbe fatta anche senza quelle benedette pillole!!
Non voleva prenderle, ogni volta si sentiva male a prenderle, e pian piano quelle pillole gli stavano dando uno stato sempre più lungo di assuefazione, come quando si fuma o si droga, alla fine non si smette più!
No, non voleva essere schiavo di un medicinale, non lo era mai stato, e non avrebbe cominciato adesso!
Adesso doveva cavarsela con le sue sole forze.
Si...però...però senza Claire...senza di lei sarebbe stata dura...

"C'è la farai, ne sono sicura!"

...no...questa volta temeva che non c'è l'avrebbe fatta...
Non c'è la faceva senza il sostegno del suo angelo...del suo adorato angelo...

"Benji!"

-Benji!-
l'uomo si voltò, riconoscendo la voce allegra di Erika, la ragazza lo stava guardando sorpresa, di sicuro stava tornando a casa.
-Che cosa ci fai qui? Non sei agl'allenamenti?-
-Oggi c'è riposo, domani ho una partita-
-Allora buona fortuna!-
-Grazie.Tu invece Erika? Torni a casa?-
-Si, sono appena uscita dal conservatorio-
Erika fissò l’uomo che intanto tornava a guardare il paesaggio di fronte a se, e la domanda arrivò a bruciapelo, un’isoportabile curiosità come un prurito l’afferrò, e comunque quella domanda era da molto che era comparsa nella sua testa.
-Benji…posso sapere come hai conosciuto Claire?-
l’uomo si voltò sorpreso dalla domanda, ed Erika si sentì di colpo una sciocca: che scema, fargli una domanda del genere!!!
-AH,NO SCUSA!! Se…se non vuoi rispondere non fa nulla!!-
-No…in fondo è giusto che tu sappia…-
Benji si voltò verso la strada, guardandosi attorno, per poi indicare con il dito un punto, una panchina non troppo lontana, li vicino c’era un roseto dove alcune rose bianche stavano timidamente sbocciando.
-La prima volta che ho conosciuto Claire…era seduta la, a leggere. Io stavo tornando da un allentamento…

“Benji si fermò stupito a guardare la ragazza che, tranquillamente, stava leggendo, senza sapere di essere osservata dal ragazzo.
I capelli biondi erano legati in una morbida treccia, alcuni ciuffi scappavano e venivano messi gentilmente dietro l’orecchio, gli occhi verdi erano fissi sulle pagine di quel libro.
Indossava una gonna pastello con una camicetta, la panchina verde aveva dietro un bellissimo e rigoglioso roseto in fiore.
Il ragazzo arrossì di botto, era davvero una ragazza carina!!
Timidamente, il ragazzo si fece incontro, tossicchiando e risvegliando così la ragazza, che alzò stupita lo sguardo verso il ragazzo moro dal berretto rosso di fronte a lei, indossava una tuta e aveva una sacca sportiva sulla spalla.
-Posso…posso sedermi qui con te?-
lei sorrise gentile, facendosi in la per fare posto al ragazzo.
-Prego-
passarono pochi minuti, e gia i due avevano cominciato a chiacchierare, lui ancora intimidito e lei sempre con quel sorriso gentile…”

-…e così ci siamo conosciuti. Pian piano siamo diventati buoni amici…e poi…poi ho scoperto di amarla…-
il sorriso triste e malinconico di Benji era diverso da quello del ragazzo che Erika aveva conosciuto per la prima volta: era più…come dire…più vero…come se ormai avesse compreso che Claire non c’era più…
La ragazza si appoggiò con i gomiti sulla balaustra del ponte, fissando l’acqua trasparente sotto di lei, stava riflettendo l’immagine di lei e Benji, che si era ammutolito, mentre Erika sentiva il corpo come in tumulto, una strana agitazione pervadeva, mentre il ricordo di quel racconto si stampava vivo nella sua mente.
-…e…e come…come glielo hai detto?-
lui sorrise, togliendosi il berretto e passandosi una mano tra i capelli, giocherellando con la visiera rossa, mentre i ricordi si mettevano a fuoco, di sottofondo quella canzone…
-…ho ballato con lei una canzone…e gliel’ho dedicata…-
Erika sorrise
-Immagino che non ti ricordi che canzone era-
-No, al contrario. E’ come se fosse accaduto tutto ieri…la canzone era…era italiana se non ricordo male…e si chiamava…Quanto t’ho amato…-
-Un mio amico la conosce a memoria, e anche a me piace moltissimo-
-Lei arrossì quando gliela dedicai, e mi abbracciò, dicendomi che mi amava…mi sentivo l’esser epiù felice della Terra…-
-E adesso? Come ti senti?-
-…mi sento il più triste…ed il più fortunato…-
-Fortunato?-
Erika si voltò a guardare il profilo dell’uomo li accanto a lei, sorpresa, gli occhi neri di lui fissavano il cielo all’orizzonte.
-…fortunato…perché l’ho conosciuta…l’ho amata…l’ho potuta avere accanto a me…-
Erika sentì le lacrime salirgli con violenza su per gli occhi, e le trattenne a stento, annuendo, calmandosi, mentre lui si voltava verso di lei, stavolta l’imbarazzato tra i due era lui.
-…e tu che mi dici di tuo fratello?-
Erika sorrise.
-Che cosa vuoi sapere di lui?-
-…vi volevate bene?-
Erika annuì convinta.
-Amavo mio fratello, e lui diceva sempre che io ero la cosa più preziosa. Pensa che anche lui mi ha dedicato una canzone!-
Benji stupito non fece in tempo a chiederle niente che lei aveva gia capito la domanda.
-La conosci “Always” di Bon Jovi? Lui me la dedicò, ed ogni volta me la cantava sempre.
Ora…purtroppo…non la riesco più a trovare…ormai non ricordo più niente di quella canzone…e forse per questo sono triste…-
Erika si passò una mano tra i capelli, il vento si era alzato, e sorrise a Benji, che sorrise uguale, per poi stiracchiarsi.
-Sarà meglio che torniamo a casa-
-Giusto, tu domani hai una partita! Verrò a fare il tifo!-
-Grazie, non mancare!-
Erika sorrise, per poi partire a correre, sorridendo triste, mentre Benji attese un po’, prima di avviarsi verso casa, passando di fronte a quella panchina, due figure si sovrapponevano.
Un ragazzo…e una ragazza…che chiacchieravano sorridenti e ridendo.
Lui sorrise amaro, prima di calcare il berretto, ed allontanarsi da quel luogo.

(Si, lo so, è corto, però non temete, presto metterò qualche capitolo più lungo.
Oddio…presto no, infatti per qualche giorno sarò assente, ma non preoccupatevi!!
Baci, e grazie per i vostri commenti!!
Meiko)

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


***

Cap.5

Socchiuse gli occhi, ora sarebbe entrata in quella fase di dormiveglia, mentre lentamente il braccio destro si spostava verso la sua fronte, la mano copriva vagamente parte del viso dalle tende socchiuse e decorate con dei fori che lasciavano passare in parte la luce di quella mattina che appariva radiosa.
Lentamente, l'altro braccio si mosse, raggiungendo la parte vuota del letto, mentre lei sbuffava, chiudendo gli occhi e lasciandosi scappare qualche lacrima.

Quanto sei cretina, Patty

Si girò, il braccio sempre appoggiato sulla testa che adesso spettinava i suoi capelli gia disordinati, il suo sguardo assonnato e un po' offuscato dalle lacrime che si era permessa di scivolare via lungo il viso stava osservando quella parte vuota di letto, non ne era rimasta più traccia, nemmeno l'odore della sua acqua di colonia, quella che lei gli aveva regalato.
Lasciò che la mano scorresse lungo le lenzuola in parte disfatte, quasi cercando di trovare qualche punto che indicasse la presenza di lui.
Niente...niente...
Chiuse un attimo gli occhi, mentre sembrava sentire l'eco lontano del suo respiro, ogni tanto russava, ma era un russare sommesso, che la cullava, mentre lui la stringeva a se, quasi di aver paura di perderla durante il suo sonno.
Lui dormiva a torso nudo, a lei piaceva assaporare quel calore, la pelle era morbida e profumava di quella colonia buonissima, lei sorrideva tranquilla.
Quando facevano l'amore, lui era premuroso, anche se passionale, e la mattina dopo le lenzuola erano cadute a terra, il sole li illuminava come una specie di Adamo ed Eva.
...ma ora...ora non c'era più...
Patty pianse quasi senza accorgersene, mentre osservava la mano con la fede d'oro.
Se la tolse, anche se con malavoglia, osservando poi alla poca luce ma luminosa della stanza la piccola scritta.

"Oltre la vita oltre la morte"

Patty singhiozzò sommessamente, rimettendosi velocemente l'anulare quasi con rabbia, stirngendosi a se la mano al petto, prima di alzarsi e mettersi seduta piangendo e singhiozzando, scaraventando via i cuscini, prima di rannicchiarsi verso il letto, le lenzuola un po' sgualcite coprivano le belle gambe, mentre indossava una lunga camicetta bianca con le spallinea sottili, che adesso scivolavano lungo le spalle, mentre la donna singhiozzava.
"Io posso anche continuare a vivere...ma non posso fare finta di non soffrire.
Mi manchi da morire...perché, perché mi hai lasciata ancora una volta sola?
E stavolta non tornerai da me...non tornerai..."
Una mano afferrò le lenzuola, stringendole, le unghie laccate di bianco sembravano tentare di strappare il tessuto, mentre fuori si udiva il cinguettare degl'uccellini.

*

Si alzò dal letto disfatto, lei il sonno lo aveva sempre un po' agitato.
E poi...poi aveva avuto un terribile incubo, e tremava ancora un po' scossa.
Aveva rivisto.
Aveva rivisto tutto.
Riprovato quelle orribili sensazioni.
Joshua....Joshua era li, e si allontanava, sorridendogli sereno.
No, non voleva...
Non voleva, voelva di nuovo suo fratello, voleva che lui le cantasse la loro canzone, voleva che lui la incoraggiasse.
Ma lui non era più li, non era più li....
Era morto, morto....
Era morto proteggendola, sorridendogli, dandogli un bacio, per poi allontanarla da se.

"Ti voglio bene"

E lei aveva urlato priva di voce, svegliandosi con le lacrime agl'occhi, quegl'occhi spalancati sembravano le fiamme di un incendio.
Aveva letteralmente aprto la bocca in lacrime, correndo verso quel corpo, bloccata però da tanti tentacoli di buio, tra rumori assordanti, confusione.
E un male al cuore, quel cuore che era SUO, e le era scoppiato, lo aveva visto.
Aveva visto il suo cuore scoppiarle in mano, bagnando le sue mani di sangue.
E aveva urlato ancora, ma non usciva niente dalla sua gola.
Niente.
Erika sudava un po', era affaticata, ancora un po' spaventata, anche se ormai stava lentamente ricordando quell'incubo.
Però...
Osservò il mondo che si muoveva dalle tapparelle della sua camera, appoggiandosi una mano sul petto, quel petto in parte rovinato, socchiudendo gli occhi, e lasciando che la sua tristezza venisse fuori.
Senz'anima.
Il suo cuore era morto.
Ed ora, di lei, che restava?
Era una falsa, una ladra.
Stava raccontando bugie a Benji.
Gli aveva preso il cuore della persona che amava più della sua vita.
E adesso?
Che fare?
Se avesse detto la verità, Benji l'avrebbe odiata.
Benji...
Strinse un po' la mano che era appoggiata alla tapparella, l'altra scivolava via. Non voleva.
Era egoista, ma non voleva perdere Benji, la sua amicizia appena conquistata. No, avrebbe continuato a mentire.
Anche se questo le faceva male.
Anche se questo l'avrebbe fatta piangere.
Non era importante.
Era importante che Benji vivesse, tornasse quello di sempre.
...ipocrita...ed egoista...
Erika osservò ancora il mondo muoversi, prima di iniziare a muoversi anch lei, con del catrame in corpo.

*

Se fosse stata li, ancora viva, lo avrebbe svegliato baciandogli la guancia, e lui l'avrebbe afferrata strofinando il suo viso a quello di lei, che avrebbe riso.
A lei non gli piaceva molto che lui sistrofinasse a lei con un po' di barba, la pizzicava terribilmente.
Se lei fosse stata ancora viva, l'avrebbe vista sorridere, aprendo le tende, e lui si sarebbe raggomitolato tra le coperte come un bambino, mentre lei rideva divertita.

"Alzati pelandrone!"

Lui si sarebbe alzato, ammirandola in quella camicetta bianca che sottolineava il suo fisico snello, si sarebbe alzato, l'avrebbe abbracciata, l'avrebbe baciata, avrebbe sorriso a quella giornata così bella e splendente.

"Ti amo"
"Ti amo anch'io, Benji"


Invece...
Invece come in quei sette mesi si era alzato, aveva parto da solo le tende, aveva trovato il letto vuoto, e si sarebbe appoggiato alla finestra, guardando vuotamente il letto dalla parte di Claire, quando lui si svegliava la osservava dormire, era bellissima, bellissima...
Invece adesso...
Lei era sottoterra...in Paradiso...
Dio geloso gliel'aveva strappata via...
Non ci poteva fare niente, era triste, disperato, e sussrrava il suo nome, anche se avrebbe voluto gridarlo, ma la voce gli mancava, stava trattenendo quel groppo in gola disperatamente, non voleva piangere, non voleva più piangere, questo non gli ridava Claire.
Ma come fare, come fare.
L'aveva perduta, non c'era più.
Il suo angelo non c'era più.
Non sarebbe più tornata.
Perduta...per sempre...
Questo fece oscurare il volto di Benji, che osservava quel letto dando le spalle alla finestra.
Sbatté lentamente gli occhi, prima di uscire da quella stanza, facendosi la doccia.
Quando finì, osservò grondante d'acqua la sua figura nello specchio.
La vedeva...la vedeva riflessa, accanto a lui, che si pettinava i lunghi capelli.
Bellissimi capelli biondi.
Meravigliosi occhi...
La figura, lentamente, svanì come nebbia al sole.
Benji abbassò lo sguardo.
Il profumo di Claire era ancora li.
Lo prese in mano, prima di riappoggiarlo quasi scottato, afferrando velocemente un'asciugamano, asciugandosi rozzamente.
Non doveva cascarci, non doveva cascarci!
Tornò di nuovo nella sua camera, indossando pantaloni e maglietta, i capelli ancora un po' umidi.
Claire...era diventata una droga...la sua assuefazione era diventata insostenibile.
Non ce la faceva, aveva bisogno di lei, del suo sorriso della sua dolcezza.
Aveva bisogno di baciarle ancora le labbra, di immerger ele mani nei suoi capelli, di perdersi in quegl'occhi.
Non ce la faceva più.
Ma Claire era morta, MORTA

BENJI!!

Era un eco, un eco terribile, lo stava distruggendo.
Era stata tutta colpa sua.
Era colpa sua se la sua Claire era morta.
Lei era morta per lui.
E lui....lui non era riuscito a fare nulla.
Tirò fuori dalla maglietta una catenella, appeso c'era l'anello di Claire, quelo che Benji gli aveva dato chidendogli di sposarlo.
Lo teneva con se, non lo avrebbe dato più a nessun'altra donna.
Solo Claire, solo lei poteva riaverlo.
Lo avrebbe riavuto solo Claire.
Tanto...tanto a che sarebbe servito vivere ancora senza di lei?
Avrebbe fatto le ultime cose, poi....poi se ne sarebbe andato.
Era inutile vivere, era tutto inutile...
Basta.
Aveva deciso di smettere.
Basta così

(Eccomi qui di nuovo con il nuovo capitolo!
Scusate, è il periodo un po' nero
Spero di riuscire a continuare questa storia, ci tengo molto
Baci a tutti!
Meiko)

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


*
Cap. 6

I mesi trascorrevano incredibilmente veloci, e Giugno avevano portato via gli ultimi esami per Erika, che in quel momento si stava allegramente stiracchiando sulla poltrona di Benji, ormai la ragazza faceva visita all'uomo tutti i giorni.
Chiacchieravano, passavano momenti sereni con Patty o loro due da soli.
Si parlava dei temi più disparati, dallo studio al calcio alla musica a qualsiasi altra cosa che passasse nella loro testa.
Erika era solare, sempre allegra, ma sopratutto cauta.
Spesso e volentieri, quando Benji non la guardava, si voltava verso quell'angolo buio dove sotto il tessuto riposava l'arpa di Claire.
Non parlavano mai di lei, ma ogni occasione era propriia per far entrare Benji in uno stato di mutismo, di nervosismo e di sofferenza.
Non che fosse così solare, tutt'altro, però almeno comunicava con la ragazza.
Ma Erika non aveva solo paura che Benji si rattristasse.
Non voleva vederlo più diventare l'essere sofferente che però da un paio di settimane sembrava essere svanito.
E questo non poteva che sollevare la ragazza.
-Allora hai finito tutti gli esami? Hai fatto presto!-
-Gia, ma sono comunque nervosa, stasera c'è il saggio. Il mio ultimo saggio-
-Ultimo?-
Benji si voltò stupito dalla finestra ad Erika, che era seduta sulla poltrona, e adesso stringeva i pugni appoggiati alle sue ginocchia, lanciando per un solo istante lo sguardo all'angolo buio.
-Si, ho deciso che smetterò di prendere lezioni-
-Ma è un peccato!-
-Lo so, ma cantare non mette il pane in tavola. Ho intenzione di diventare una giornalista, è per questo mi devi impegnare seriamente-
Benji annuì, anche se era un po' rattristato, le poche volte che aveva sentito cantare Erika era rimasto affascinato dalla sua bellissima voce, gli sembrava di sentire un....
...un angelo...
-Benji, come passerai le vacanze estive?-
l'uomo fu distratto da Erika, e mentalmente la ringraziò, quel giorno non aveva voglia di pensare a Claire.
-Non lo so, penso di restare qui a villa Prise. Tu invece?-
-Torno nella mia terra, la Puglia, come tutti gli anni-
-Vai a vedere i tuoi genitori?-
Erika si oscurò, facendosi piccola e triste.
I suoi genitori, che spiritoso...
-No, i miei genitori sono a me estranei...-
Benji si stupì di quell'affermazione, ma Erika sorrise di nuovo tranquilla.
-Torno da mia nonna e tutta la mia famiglia materna. In più voglio fare visita a Joshua...-
Benji annuì, non aveva mai chiesto ad Erika com'era morto il fratello, ma forse non era il caso.
-E ci vai da sola?-
-No, con me viene Alex, un mio carissimo amico che ti vorrei far conoscere. Viene con me a musica, lui suona il pianoforte, ed ormai è uno della famiglia-
Benji annuì, sorridendo divertito all'innocente allegria della ragazza, che chiacchierava tranquilla sorseggiando del the freddo.
-Benji, perché non vieni con me?-
l'uomo guardò sbalordito la ragazza, che si era alzata in piedi, ferma in un posto non ci riusciva a stare.
-Con te in Italia?-
-Si! So che tu sai bene l'italiano, e in fondo tutta la mia famiglia è poliglotta, nonna in testa! Dai, se vuoi invitiamo anche Patty!-
Erika aveva afferrato il braccio di Benji come una bimba e stava facendo gli occhi dolci.
-Ti preeego-
l'uomo la osservò, per poi scoppiare a ridere, certe volte quel vulcano era davvero spassoso.
-Non lo so Erika, dovremo chiederlo anche a Patty-
-Che cosa?-
la donna sbucò dalla porta del salone, facendo venire un colpo ad Erika e un'occhiataccia a Benji.
-Patty, farai morire un giorno Erika-
-Pardon. Ma comunque cosa volevate chiedermi?-
-Dopo il saggio di domani parto per l'Italia per rivedere la mia famiglia, e mi chiedevo se tu avessi voglia insieme a Benji di venire con me è un amico-
-Ma è fantastico!! Io vengo assolutamente!-
Erika fece i salti di gioia alla notizia, facendo ridere di nuovo Benji, che la osservava sorridendo. Totalmente l'opposto.
-Ora devo andare, ma vi faccio sapere!-
Erika schizzò via, in ritardo per le prove del saggio, mentre Patty ridacchiava tra se e se.
-E' un vulcano-
-Gia-
Patty si voltò verso Benji inarcando un sopracciglio.
-Sbaglio o ho sentito il grande SGGK ridere? E' incredibile! Oggi grandina-
-Che spiritosa!-
Patty ridacchiò, per poi farsi un po' più triste, osservando l'angolo buio della stanza.
-Guarda che trascinarsi dietro i ricordi è solo un peso-
-Forse, ma è l'unica cosa che mi fa sopravvivere-
-Non è vero!-
-Patty, non contraddirmi, anche tu sei nella mia stessa situazione-
-Forse, ma io continuo a vivere-
-Certo, ma per la memoria di Holly!-
-Benji, non provocarmi, non credi che forse ho sofferto quanto te? Io, prima di tutti, ho sperimentato cosa significhi perdere qualcuno!-
l'uomo si voltò verso la donna, adesso era in piedi, di fronte a lui, vestita con un tailleur, segno che aveva appena finito di lavorare, eppure nel viso e negl'occhi la stessa luce di una teppista di molti anni prima, innamorata pazza per un certo capitano di una squadra di calcio.
La formula “si sposarono e vissero per sempre felici e contenti” però non fu dalla loro parte.
Holly morì, e con lui scomparve tutta quella gioia che aveva seminato lui e Patty.
Un bimbo...un bimbo perduto...
-Al contrario di te, Benji, io ho perso non solo l'uomo che amavo, ma anche il frutto dell' amore fra me e Holly, così, improvvisamente, uno dopo l'altro. Come pensi che mi senta ancora adesso?-
Patty aveva alzato la voce, nei suoi occhi traspariva chiaramente il dolore provato nel scoprire di aver abortito così, senza che lei lo volesse.
Desiderava un figlio, e non ci era riuscita, non le era rimasto più nient'altro.
Solo andare avanti per loro due, continuando a vivere.
Patty osservò Benji per qualche istante, prima di rimettersi seduta, mentre l'uomo si voltava verso la finestra.
-Io però, al contrario di te, non ho impedito che alla persona che amavo gli strapassero via il cuore, che adesso batte, batte in un corpo estraneo a me sconosciuto-
-Benji...-
-Se mai troverò un giorno colui o colei che al cuore della mia Claire, giuro che glielo strapperò via e lo restituirò a Claire-
-A che scopo, spiegamelo! Sai meglio di me che una volta trapiantato un cuore non può essere tolto dal corpo del ricevente, perché morirebbe! E anche se riuscissi ad averlo, non servirebbe a nulla! Claire è morta, e non tornerà indietro-
-NON ME NE FREGA UN CAZZO!-
Patty sobbalzò alla reazione di Benji, ma in fondo un po' se lo aspettava, quando si toccava l'argomento c'era il rischio di essere incendiati dalla rabbia, la frustrazione e il dolore di Benji, che sivoltò verso la finestra, sbattendo il pugno contro il vetro che poco mancò a rompersi.
-Non m'interessa se Claire non tornerà da me, ormai lo accetto, va bene-
bugiardo
-Ma al solo ricordo che non potevo fermare il trapianto del suo cuore mi fa sentire impotente.
Se troverò chi avrà il cuore di Claire, farò un macello, è assicurato-

Erika stava tranquillamente riscladnando la voce con vari vocalizzi, per poi accennare alla canzone “Beatiful” di Christina Aguilera, quando si voltò verso il vetro della finestra, nel suo riflesso anche l'ombra di una cicatrice.
Un cuore batteva, un cuore che non era suo.
Erika si toccò il petto quasi vergognandosi di ciò che possedeva.
...chissà come l'avrebbe presa Benji se sapesse che lei aveva il cuore di Claire?
Di solito ai pazienti non viene rivelato il nome del proprio donatore per motivi di privasy.
Ma lei lo aveva voluto sapere.
Ora se ne pentiva.
Si pentiva di aver saputo di essere l'amica della persona che aveva sofferto di più dopo i genitori di Claire per la morte della donna.
Ogni volta che vedeva quella foto si sentiva male, il ricordo la uccideva, era come se un peso insostenibile si fosse messo sulle sue spalle.
Aveva raccontato delle bugie a Benji, aveva mentito anche a se stessa, cercando della felicità solo per se stessa.
Forse...forse doveva dire a Benji la verità...magari...
NO!
Se l'avesse detto, Benji non solo l'avrebbe odiata, ma forse non avrebe più avuto motivo di vivere...
Però...però Erika era stanca...lei odiava le bugie, odiava mentire, la faceva sentire sporca.
Aveva mentito anche su Joshua.
Per poi rendersi conto di quanto fosse stupida e infantile.
Erika guardò ancora la finestra, prima di avvertire una presenza dietro di lei.
Si voltò sorpresa.
-Alex!-
-Ciao. A cosa pensavi?-
Erika fece spallucce. Lui...lui...no, non doveva sapere cosa la turbava, non doveva sapere...
-Niente, sono nervosa per il saggio-
-Bhe, non sei l'unica!-
Alex le sorrise, aiutandola a prepararsi la base e il microfono.
-Allora, hai fissato la data di partenza?-
-Si, due giorni dopo il saggio-
-Fantastico, non vedo l'ora di assaggiare i manicaretti della nonna!-
Erika rise, e questo lasciò tirare un sospiro di sollievo al biondino, odiava vedere Erika preoccupata di qualcosa.
-Forza!-
-Aspetta, volevo dirti che ho cambiato canzone-
Alex la guardò sorpreso.
-E che cosa avresti deciso?-
Erika gli porse il foglio dle testo, ed Alex lo guardò, sorridendo poi con dolcezza.
-E' davvero una bellissima canzone-
-Lo pensi anche tu? Fantastico!-
Erika sorrise, preparandosi per provarla.
Avrebbe cantato quella canzone, quella canzone...

Il teatro era pieno di gente, da vecchi a ragazzi, più che altro erano varie famiglie che assistevano al saggio dei loro figli, molte persone avevano macchine fotografiche e telecamere.
Benji e Patty si guardarono intorno, l'uomo sbuffò un po' scocciato.
-Tu guarda quanta gente! Sarà dura trovare un posto-
-Beh, al massimo staremo in piedi!-
Benji lanciò un'occhiata ad una Patty un po' eccitata che si guardava intorno, si era offerto di farle da cavaliere, dato che solo loro due erano stati invitati da Erika per assistere al suo saggio.
Le varie poltroncine di velluto rosso avevano vari numeri, alcuni dei quali con soapra la targhetta “PRIVATO”
Benji si guardò intorno, prima che qualcosa lo raggiungesse.
-SIETE VENUTI!!-
Erika abbracciò allegra Patty rischiando di far ruzzolare a terra Benji.
La ragazza in questione aveva addosso solo un body nero con dei scladamuscoli su braccia e gambe colorati.
-Ciao Erika!-
-Venite! Vi ho prenotati dei posti!-
la ragazza li portò velocemente alle loro poltroncine, in un punto strategico dove si vedeva chiaramente e perfettamente tutto il palcoscenico.
-Quando ci sei tu?-
-Adesso e verso la fine. Ma ora mettetevi comodi e buon divertimento!-
la ragazza sgusciò via tr ala folla, Patty aveva notato il viso pieno di brillantini su occhi, labbra e la linea delle guance, rendendo Erika ancora più briosa.
Ci fu un po' di folla che fu costretta a mettersi in piedi, ma di colpo l'intero teatro si iscurò, segno che il saggio stava per cominciare.
Varie luci colorate illuminarono la scena, e si intravedevano varie ragazze con body e scaldamuscoli colorati.
Poi, di colpo, tutto s'illuminò, rivrelando la figura spumeggiante di Erika, che partì a cantare in italiano, facendo passi di danza con dietro il coro di ragazze di qualche anno più giovani.
La musica era coinvolgente, allegra, frizzante.
“Come Erika”
Patty sorrise affettuosamente a quella figura vestita di un bady nero con scaldamuscoli colorati su braccia e gambe e scarpe con tacco nere.
Benji avvertì la pelle d'oca quando Erika rivelò le use doti vocali, la sua vocenon raggiungeva picchi altissimi, ma era potente e si plasmava facilmente.
Luci, colore, suono, ritmo.
E poi tutto che rallentava, la testa di Erika era vuota, non ricordava nulla, ne sapeva cosa stava succedendo, voleva solo che la guardassero.
Che lui la guardasse.
Joshua...e...
“Benji!”
la musica rallentò sempre di più, fino a spegnersi, così come si spenserò le luci, per poi illuminare di nuovo il palco, dove le ragazze si stavano meritando gli applausi.
-E queste erano le nostre allieve più anziane della nostra scuola con “Spirito Libero” di Giorgia, cantata dalla nostra Erika!-
la ragazza fece un'inchino, salutando tutti, per poi scappare via per lasciare il posto ai vari studenti che si succedevano.
Musicisti e cantanti prendevano posto sul palco e mostravano il loro talento.
E dietro alle tende del palco Erika stava avvertendo un magone dentro di se, mentre le ragazze si fermavano a farle i complimenti.
-Sei bellissima-
-Stracciali!-
la ragazza sorrise triste, guardando poi il palcoscenico: il suo ultimo saggio...
Si, era giusto così.
Socchiuse gli occhi, prendendo un profondo respiro, mentre Alex dietro le dava un bacio sulla guancia.
-Fagli vedere!-
lei sorrise, e per qualche istanti guardò il pubblico.
No...no lui non c'era...
Non c'era più...
Erika avvertì la tristezza, ma venne distratta dal palco che lentamente si oscurava.
Toccava a lei.
-Ed ora per noi di nuovo Erika con “L'eternità” di Giorgia- (oddio, non mi ricordo se si chiama proprio così la canzone, ma voi chiudete un occhio)
Il palco era tutto buio, poi solo un occhio di bue illuminava parte del microfono.
Ed una mano si allungò, afferrandolo e togliendolo dall'asta.
Di fronte al pubblico ora appariva una giovane donna che si guardò intorno, mentre la musica l'accompagnava.

“Ci troveremo ancora
Più grandi e più sinceri in una lacrima
E parleremo ancora
Di cieli immensi ed avremo nuove verità”

Benji spalancò gli occhi, per qualche istante intorno alui leggiò un'aria sorpresa, poi qualcosa, qualcosa lo indusse a socchiudere gli occhi, quegl'occhi scuri e stanchi, tristi...

“Dimmi se ti ho deluso
e quanto hai pianto senza di me
io di pensarti
non ho smesso neanche un attimo
E quanto dura l'eternità...”

Ora non vedeva più Erika...ora non vedeva più il placo, ne la gente...
Ora c'era solo il suo dolce angelo dai lunghi capelli biondi e lo sguardo dolce e gentile.
Ora c'erano solo lui, che l'ascoltava...e lei che cantava serena.
-Claire...-
la ragazza socchiuse gli occhi, guardandolo, sembrava guardarlo...
E cantava, cantava serena.
La sua Claire era li, li per lui...
Erika socchiuse gli occhi.
Cos'era quella sensazione?
Era come se il cuore le stirngesse e le facesse male....
Alzò lo sguardo, osservando le file.
Benji, Benji la osservava.
Ma...ma guardava lei?
Che vedesse Claire in lei che cantava?
...non voleva...non era giusto...
Perché Claire? Perché non lei?

“Ci abracceremo ancora
Più stretti di un anello che non toglierò...
E chiederemo al mondo
Che male abbiamo fatto per restare qui...”

Benji sussultò a quelle parole.
No, Claire non era più al mondo.
Lei era morta...
Allora....
Di colpo, la figura si sciolse, rivelando la figura di Erika, che sotto lo sguardo stupito di tutti stava lasicando scorrere delle lacrime.
Piangeva, piangeva di dolore.
Benji non vedeva lei, Ma Claire.
Era una stupida, una stupida...
Si era sempre illusa.
Ma lei ormai non era più se stessa...
Ora Benji avrebbe visto solo Claire in lei.
E quando Benji avrebbe saputo la verità...
L'avrebbe odiata...
No, non era giusto...ma era la vita...

“Dimmi se ti ho perduto
E quante volte hai cercato me
Io di pensarti
Non ho smesso neanche un attimo...
Ci meritiamo l'eternità”

-Io ti ho perduto, Claire...-
Benji si coprì il volto con una mano, lasicando scorrere via delle lacirme di sofferenza.
L'aveva cercata dapertutto, ma era stato tutto inutile.
Claire era morta, non sarebbe più tornata da lui.
Anche se ancora la pensava, anche se ancora sperava.
Nel frattempo Erika lasciava scorrere le lacrime, ma sembrava non accorgersene, continuando a cantare, commuovendo tutti.

“Dimmi se...
Senti me...
Come fossimo una cosa sola
Una foglia in mezzo a questo vento
Che ci ha portato l'eternità”

Erika muoveva la mano come a formare disegni, era una mimica che incantava il pubblico, mentre dentro di se il cuore di Erika scoppiava.
Di gioia, di tristezza, sentimenti opposti che stavano duramente mettendo alla prova Erika.
Avrebbe voluto smetter edi cantare li, adesso, in quel momento.
Ma sarebbe stato vigliacco.
No, doveva continuare.
Continuare a cantare, paerchè voleva che la SUA di voce raggiungesse le orecchie di Benji, che ora la guardava, la guardava e l'ammirava.
Ammirava quella ragazza che lo sopportava sopportava il dolore di un uomo.

“Il tempo è gia finito
Lo spazio è aperto davanti a noi
Che siamo come diamanti
Pronti a non spezzarsi mai
Ci meritiamo l'eternità”

Erika concluse lentamente la sua canzone, svanendo dalla luce, come la sua anima scompariva dietro un velo che la separava da Benji...
Perchè Benji era solo un amico, solo un uomo che soffriva.
E lei era solo una ragazzina che sarebbe rimasta accanto a lui a superare tutto.
Per poi svanire dietro il velo, vigliacciamente...
La ragazza ricevette la standing ovation di tutti, pubblico e artisit dietro il palco, e lei sorrideva, emozionata, felice, ma mascherando la sua reale sofferenza.
Lei...non era altro...che una bambola con il cuore della persona che riempiva i pensieri di...
Di...Benji...

(Ecco il nuovo capitolo!
Scusatemi se vi ho fatto aspettare, non mi veniva niente di buono in mente!
Ma ora ho risolto tutto, spero vi piaccia!
Baci!
Grazie a Gemini e Betty!
KISS!
Meiko)

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Cap. 7

Lasciò che i corti capelli restasero spettinati così com'erano, solo quelli in cima alla testa si muovevano leggermente, mentre osservava il mondo correre via sotto il suo sguardo stanco, tra palazzi vari, la sua vera casa l'aspettava li dove la campagna e il cielo formavano la linea dell'origine tra l'infinito azzurro e il biondo dei campi di grano maturo, ormai però doveva essere stato raccolto, in quel periodo i primi focolari venivano accesi per bruciare quello che restava e per fertilizzare il terreno.
Li, tra l'odore del grano tagliato, di fiori di campo, di focolari e di libertà c'era la sua casa, la sua famiglia, la sua grande famiglia.
L'unico autobus che passava il più vicino possibile era quello che si dirigeva fuori dei confini pugliesi.
Eppure la distanza con la città era minima, ormai doveva essere arrivata.
Dalle sue cuffiette una melodia occupava la sua memoria tra sprazzi di ricordi...sogni...e incubi...
Sospirò, mentre i suoi occhi arancio-rossi si perdevano dolcemente nella campagna immensa, vari appezzamenti di terreno che assumevano tinte che erano dal biondo del grano al verde della verdura, al grigio della cenere al marrone molto scuro della terra buona.
L'odore della terra si sentiva anche provenire dal finestrino semi-aperto, mentre lentamente Erika si risvegliava dal suo torpore, guardandosi intorno, doveva scendere li.
Apparentemente sembrava che tutta la campgna fosse uguale, ma agl'occhi di Erika, anche se erano passati tre anni nel quale non era più tornata, sapeva esattamente cosa fare e dove andare.
Tre anni sono pochi rispetto agl'anni trascorsi in quel luogo ogni estate, quando con Joshua andava a trovare la nonna dopo la partenza, dieci anni vissuti in quelle mura di casa, e poi il resto passati ogni estate, ormai Erika conosceva la campagna meglio di chiunque altro, e anche se gl'ultimi tre anni era fuggita da tutto e tutti, incredibilmente non aveva perduto niente.
Si, era scappata, non voleva vivere la, non voleva restare la, voleva solo essere lasciata in pace a cavarsela da sola.
Il canto delle cicale la assordava, la musica sembrava essere attutita dallo sfregolare degl'insetti sparsi per l'intera campagna.
Si guardò intorno, mentre il pulman partiva, lasicandola li con solo un borsone nero grande e una tracolla, il lettore cd ora veniva spento, per poter lasciare la possibilità a tutti e cinque i sensi di poter beneficiare di quella meraviglia.
Alex, Patty e Benji l'avrebbero raggiunta verso sera sotto sua richiesta, il casale era meraviglioso quando la nonna apriva il ristorante, in quel periodo poi era pieno di lanterne colorate.
Sempre che no nfosse cambiato niente.
Si guardò intorno, prima di prendere il borsone nero, cominciando tranquillamente a percorrer euna strada sterrata dietro di lei, una macchina ci poteva passare tranquillamente, ma in quelle ore della giornata non veniva mai nessuno se non zio Michele a rifornire di vino con l'aiuto di zio Aldo e i cugini Mirko e Stefano, adesso Mirko doveva avere diciasette anni.
Sorrise, nel ripensare alla quantità mostruosa di zie e cugini che aveva, la sua famiglia era molto molto larga.
...dalla parte materna...
Quella paterna era a lei sconosciuta, ed era tanto meglio così, Erika non voleva sapere, non voleva conoscere nulla della sua famiglia paterna.
Lei non doveva neanche esistere secondo la teoria di quello che doveva definire “padre”
Sbuffò, cercando di togliersi dalla testa quei pensieri, il sangue cattivo era l'unica cosa che non voleva.
Si guardò intorno, ammirando i campi di grano che stavano ancora amturando anche se il colore oro era brillante e presente, dall'altra parte della strada a contrapporre il grano c'erano campi di Girasole, da piccola le piaceva correrci dentro, ci giocava a nascondino con i cugini, spesso era Joshua a fare la conta quando erano piccoli.
Gli sembrava di vedere lei, dai capelli neri lunghi legati in due buffe codine che si nascondeva, mentre Joshua tentava inutilmente di cercarla.
Joshua...
Sorrise triste, riprendendo la camminata, la strada sterrata saliva verso l'alto.
Quando raggiunse la cima, Erika sorrise, lasciando scivolare qualche lacrima di gioia.
Era tornata a casa, a casa.
La collina scendeva fino ad un grande spiazzo di selciato, una grande cascina a più di tre piani si apriva in tutta la sua vecchiaia ma anche maestosità, in un punto più vicino ai campi il selciato veniva sostituito da un pavimento in piastrelle per i tavli esterni che venivano disposti in modo che ogni sera l'orchestra desse il via alle danze.
Chissà se a suonare erano ancora lo zio Antonio, la zia Rebecca e i cugini Marisa, Luca e Luisa e Gianfranco.
Si ricordava ancora di quando le avevano insegnato a ballare, lei con i cugini più grandi e gli zii.
Il suo sguardo cadde poi su un furgoncino bianco, e sorrise, di sicuro era zio Michele con Aldo.
Di sottofondo alle cicale c'erano le urla dei più piccoli, da quanto si ricordava non mancava nessuno al suo appello mentale.
D'improvviso un'agitazione infantile la prese, voleva correre e urlare che era tornata.
Beh...perché no?
Afferrò saldamente il borsone nero, e cominciò la sua discesa, cercando però di non rompersi i lcollo mentre scendeva, per poi lentamente farsi più veloce, fino ad abbandonare la valigia e la tracolla, e raggiungere il casale, stava piangendo di gioia, gioia vera.
-sono a casa...sono a casa...-
sussurrava, non aveva il coraggio di urlare.
Si voltò, avvertendo qualcuno guardarla.
Una bimba, una piccola bimba di non più di cinque anni che la guardava stupita, con una magliettina azzurra e dei pantaloncini corti neri, i capelli biondi tenuti su da due trecce e lo sguardo stupito, in mano reggeva una palla.
-Angelica...-
la bimba la guardò stupita, prima che abbandonasse la palla, e corresse verso la ragazza, scoppiando in lacrime e gridando.
-ZIA ERIKA!!ZIA ERIKA!!-
la ragazza l'afferrò al volo, alzandola in aria, entrambe festanti, la bimba urlava di gioia, stirngendosi poi al collo della sua zia preferita, gridando poi agl'altri bambini.
-E' TORNATA ZIA ERIKA!! MAMMA, PAPA!!-
dal nulla sbucò un'orda di bambini, dovevano essere più di una decina, tra castani, bruni, qualche biondino ed un'unica testa rossa, quella di sicuro era Giada, una delle più grandi, adesso doveva avere una decina d'anni in quella folla di bimbi, che dopo un attimo di sorpresa corserò tutti dall zia Erika, travolgendola, tutti volevano un suo abbraccio.
Pian piano, le grida festanti dei bambini attirarono l'attenzione dei più grandi, il primo ad uscirne fu un moretto piuttosto alto e magro ma muscoloso, i capelli neri a spazzola e gli occhi scuri spalancati dalla sorpresa, mentre Erika sorrideva e accarezzava la tesa di qualcuno, facendo poi un fischio di sorpresa.
-Mirko, ma quanto sei diventato carino! Beh, il mio cuginetto preferito è diventato un bel ragazzo-
il ragazzo fissò ancora stordito la ragazza, per poi avvicinarsi a lei, abracciandola poi.
-Bentornata a casa-
dalla cantina li vicino arrivarono due teste grigie, ed Erika rivedeva i due gemelli più grandi della famiglia, Michele e Aldo, guardarla come se si trovasserò davanti ad un fantasma.
Pian piano, la orda di parenti si riversò sulla ragazza, tutti festanti e lacrimenti, tutti ad accarezzarla o a baciarle le guance, Erika rivedeva tutti si più invecchiati, ma nessuno era cambiato.
In più vide i nuovi arrivati, le due femmine di zia Virginia e il maschio di appena tre settimane di Costanza, la sua cugina più grande.
E poi...le sue persone che Erika vedeva come dei miraggi.
Una ragazza di almeno una trentina d'anni, dai capelli lunghi rossicci e occhi neri e brillanti di stupore, ed una signora, un po' rotonda, ma dalle braccia forti e lo sguardo azzurro nascosto da degl'occhiali spessi, il grembiule sempre un po' sporco e i capelli grigi legati in una crocchia severa.
-Monica...nonna...-
Erika si precipitò in alcrime, abbracciando prima la nonna, che poco mancò all'infarto.
La signora Maria baciò più volte la nipotina, stringendola ancora e sussurrando un centinaio di volte che era un miracolo che fosse tornata, poi Erika stirnse forte Monica, una Monica sorridente.
-Sapevo che saresti tornata-
-Mi siete mancate da morire-
-E tu ci sei mancata a noi...-
Erika annuì, mentre la zia Assunta con il marito Michele l'accompagnava alla sua stanza con le valigie.
Erika ne fu certa: passò la giornataq più felice della sua vita aspettando i suoi amici e facendone cenno ai parenti, che ora erano ansiasi di vedere anche Alex.
Anche lui era da un po' che non si faceva sentire, di solito scendeva l'estate con Erika per poco tempo, giusto un paio di settimane, poi ripartivano.
Stavolta era diverso.
-Passerò i prossimi due mesi qui. Poi tornerò in Giappone-
-Frequenti ancora il conservatorio?-
-Questo era il mio ultimo anno. Ho preso questa strada-
Monica annuì, mentr ele due ragazze stavano osservando la Nonna Maria cucinare.
Solo loro due potevan ochiamarla mamma.
Perchè la signora, che ormai stava per compiere cento anni, era stata come una madre.
Anche a Monica, che non era della famiglia, ma era la ragazza di Joshua, la signora la prese con se e la fece diventare sua figlia come ad Erika.
-Quindi i tuoi amici arriveranno stasera-
-Si, gli ho chiesto io di fare così. Porteranno i bagagli, spero ci siano stanze disponibili-
-Certo che ce ne sono. Lo sai anche tu che tutte le cascine in un raggio di qualche chilometro sono della nostra famiglia-
una delle famiglia più numerose della Puglia, forse l'unica che veniva da tutta Italia ma viveva li, nella terra della matriarca.
In effetti li era la nonna Maria ad avere il controllo, da quando il marito Uccio era morto parecchio tempo prima.
Il suo ristorante era opera della mente del figlio più grande, lo zio Gianni, che aveva pensato di trasformare parte della cascina in un ristorante.
L'idea venne subito messa in cantiere, ed ora il ristorante “La Famiglia” era uno dei più famosi di tutta la Puglia.
Matromini, battesimi, compleanni, ma anche normali serate da passare con la musica di sottofondo.
-Adesso chi suona?-
-C'è Andrea, Gianfranco, Luisa e Luca-
-E Marisa, Zia Rebecca e zio Antonio?-
-Gli ultimi due hanno passato la mano ad Andrea. E' lui che suona la fisarmonica, mentre Luisa canta.
Marisa semplicemente ha smesso-
-E' un peccato...ho deciso!-
Erika si alzò in piedi, una scintilla negl'occhi.
-Prendo io il posto della Marisa-
-Sapevo che l'avresti detto-
Monica sorrise, mentre Gianfranco abbracciava la cugina Erika da dietro.
-Che bello! Allora avremo la tua splendida voce-
-Ciao Gian. Si, canterò-
-Bene!-
la mamma Maria sorrise contenta, asciugandosi le mani nel grembiule, mentre nonna Adele e la zia Angela continuavan oa cucinare, presto si sarebbero unite le altre, mentre Mirko e i cugini più grandi si sarebbero preparati, le divise erano obbligatorie, mentre i bambini si sarebbero messi più eleganti, continuando però a fare casino, invitando così gli altri bambini a giocare con loro.
Erika sorrise, ispirando il buonissimo odore di casa, di cibo e di campagna.
-Sono tornata-

“Mi raccomando non vestitevi troppo eleganti, ci faremo anche quattro salti”
Patty si era messa dei comodi pantaloni bianchi con una maglietta di velo elegante, una giacca legata in vita.
Benji jeans, camicia a maniche corte e anche lui giacca legata in vita, ed Alex maglietta e jeans.
Erika, raggiante, li salutò, portandoli poi prima di tutto verso mamma Maria, che li salutò.
Però, di fronte a Benji, la vecchia signora sembrò per qualche istante ghiacciarsi, copiata da Monica li dietro e da Francesco, uno dei cugini più grandi, poi però i tre si riscossero, salutando come sempre, anche se Erika sospettosa stava gia progettando di capirci di più in quella storia.
La serata passò più pacevole che mai, di fornte allo sguardo sbalordito di Benji e Patty Erika sorridente spiegava quanti erano in famiglia.
-Siete tanti!!-
-Gia, mia nonna è madre di sei figli, e i figli si sono sposati, e poi tutti i vari parenti si sono riuniti qui-
-Ci vai fiera, eh?-
-Altroché-
-Erika, vieni!-
la ragazza annuì, dirigendosi verso il palco, iniziando così le sue varie esibizioni con Luisa e Andrea che la sostituivano a volte.
Poi fu il turno dei balli di coppia, Benji dopo aver dato mostra di se con Patty e Alex con Erika si avviicnò all'italiana, facendo un inchino che fece arrossire la bruna, mentre l'uomo offriva la mano alla ragazza.
-Posso?-
Erika annuì.
Rapita...
Era rapita dall'aspetto sicuro...e affascinante di Benji...
Era un uomo misterioso, forse un po' silenzioso, ma quando voleva dimostrava di avere fascino e carisma.
E lentament erika si stava facendo catturare dalla sottile ragnatela che si era creata tra loro.
O meglio, che lei aveva creato.
Prima di allora mai aveva provato tanta emozione mentre ballava con un uomo, mai aveva pensato che ora poteva tranquillamente toccare il cielo con un dito.
Mai...
Però...
Erika socchiuse gli occhi, il lento la portò a stirngersi di più a Benji che incurante la lasciava fare.
Lei non era che una sua cara amica...
E lei non poteva fare altro che lasciare che fosse così, socchiudendo gli occhi, ricordando che ora lei custodiva un terribile segreto.
Se si fosse innamorata di Benji...
No, troppo tardi...
Se n'era gia innamorata.
E per qualche istante Erika voleva scappare.
Se ne rendeva ora conto, mentre ballava...
Non doveva, non poteva...
Ma gia da tempo era così...
Fin da quando l'aveva visto...
Ma forse quella che si stava ri-innamorando era Claire, dentro di lei...
forse così...
Lei non era altro che il corpo di qualcosa che non era suo.
Lei si poteva definire vuota.
Quando aveva cantato, non era lei che benji vedeva.
A solo l'ombra di Claire penetrata ora in lei.
-Sai Erika...-
la ragazza alzò lo sguardo stupita, guardando Benji, che sorrideva triste.
-...a volte mi fai dimenticare Claire...grazie per essermi vicina, amica mia-
...amica mia...
...amica mia...
Erika annuì.
-Ti starò sempre vicina Benji...se vorrai-
andava bene così.
Si, andava bene così.
Anche se non poteva toccare il cuore della persona che amava, lei era sicura che Claire in lei era felice, come lei lo era.
Però...
NON ERA GIUSTO!!
Non voleva essere Claire, ma Erika!
Si, Erika se ne stava innamorando.
Ma allora perché questo non la convinceva?
Perché aveva paura che lei fosse vuota, adesso che il suo cuore non era più il suo?
Lentamente, la musica finì, ma Benji le sussurrò di restare ferma.
-Facciamo un altro ballo-
Erika poté solo annuire, sentirsi stretta in quelle braccia la stava lentamente portando via da tutto, mentr eperò una sorta di dolore la strappava al cielo, mettendole di nuovo i piedi a terra.
“Funny Valentine”, con lo zio Roberto che suonava la tromba, e Andrea cantava.

My funny valentine
Swet comic valentine
You make me smile with my heart
Your looks are laughable
Unphotographable
Yet you're my favourite work of art

Mio divertente Valentino (innamorato)
dolce e comico Valentino
mi fai ridere di tutto cuore
le tue espressioni sono divertenti
impossibili da immortalare in fotografia
Sei ancora la mia opera d'arte preferita

No...non questa canzone...
Erika sentì di nuovo quel dolore, quel magone, mentre ballava, ballava stretta ad un uomo che non sarebbe stato mai suo, soffriva a questo amore unilaterale, dandosi della sciocca.
Perché, perché doveva innamorarsi della persona sbagliata?
L'unica persona che con il suo amore avrebbe fatto soffrire.
Se avesse poi scoperto il segreto di Erika, Benji l'avrebbe odiata.
E lei forse sarebbe morta di dolore.
No...non voleva questa canzone da ballare con lui...

Is your figure less than greek
Is your mouth a little weak
When you open it to speak
Are you smart?

But don't change a hair for me
Not if you care for me
Stay little vlentine stay
Each day is valentine's day

La tua figura è da meno di quelle greche?
la tua bocca è un po' allungata?
quando tu la apri per parlare
sei mordace?

Ma non cambiare nemmeno un capello per me
Nemmeno uno se ci tieni a me
resta, piccolo Valentino, resta
ogni giorno è il giorno di San Valentino (festa degli innamorati)

Ogni parola la convinceva sempre di più, in ogni istante di più la sua anima urlava di dolore, piangendo, mentre invece stava tranquillamente ballando con Benji.
Quella canzone era per Claire, per qualcuno che non c'era più.
Per la persona che Benji amava.
Benji amava Claire
Benji amava Claire
Era questo il ritornello che si ripeteva Erika, mentre lentamente la musica andava avanti, e lei veniva portata via dalle braccia dell'uomo.
Benji...Benji...
NO!!!
Svegliati, Erika!
Ricordati cosa hai! Ricordati il tuo segreto!!
Erika riaprì li occhi, gli appariva quasi un sogno, mentr ela sua memoria stava ricordando il buon profumo di uomo di Benji.
Si stava perdendo in quel limbo...
Doveva riprendersi...
Perché quella canzone non era per loro...
Non era per lei...
Era per una dolce ragazza dai capelli biondi lunghi e gli occhi brillanti e dolci.
Non era per Erika.
Ma per Claire...

Is your figure less than greek
Is your mouth a little weak
When you open it to speak
Are you smart?

But don't change a hair for me
Not if you care for me
Stay little vlentine stay
Each day is valentine's day

la tua figura è da meno di quelle greche
la tua bocca è un po' allungata
quando tu la apri per parlare
sei mordace?

Ma non cambiare nemmeno un capelli per me
Nemmeno uno se ci tieni a me
resta, piccolo Valentino, resta
ogni giorno è il giorno di San Valentino (festa degli innamorati)

Lentamente la musica finì, ed Erika sorrise, sorrise con tutta la recitazione che poteva, per poi allontanarsi, seguita da Monica, che l'abbracciò in un angolo buio della casa, lasicandola piangere e sussurrare.
-Sto sbagliando...sto sbagliando...non devo...non devo...-
-Coraggio sorellina Erika...coraggio...-

(Ecco il nuovo capitolo, sempre peggio, ma così va il periodo.
Ci vediamo alla prossima!
Baci!!
Meiko)

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Cap.8

Socchiuse gli occhi, avvertendo che i caldi raggi del sole le stavano afiorando la guancia come un bacio delbuongiorno, facendola sorridere, mentre lentamente la sua mente si schiariva, avvertendo il profumo dei biscotti della mamma Maria.
A casa...era a casa...
Erika sorrise, mentre si alzava con le braccia, fissando le tapparelle semichiuse che lasciavano entrare piccoli raggi di sole di una splendida giornata, la polvere dorata si muoveva come uno sfarfallio nei raggi del sole, mentre Erika si alzava dal letto, stiracchiandosi felice, per poi correre a spalancare le imposte, la luce la investì accecandola e facendola sorridere, per poi sporgersi sulla sua finestra sul mondo.
Centinaia di “rattoppi” della terra di colori vari che si estendevano per quelli c he Erika sembravano centimetri, fino ad una distesa di un intenso azzurro, in quel punto non c'erno città ne stazioni balneari, e la spiaggia era tutta per loro.
Ricordava che c'era una pineta nascosta da una collina verde e grigia, e dopo la pineta una lingua di sabbia biancastra con la costa accanto.
Inspirò profondamente la vaga brezza che veniva dal mare, sollevando anche le ciocche lunghe della sua codina, la sera se la scioglieva quando andava a dormire.
Rimase ancora a lasciarsi scaldare dal sole, prima che l'odore del caffé caldo e dei biscotti le facesse ricordare che aveva fame.
Aprì la porta lentamente, cercando di non svegliare ne Patty ne Benji, loro non erano abituati a stare in piedi fino a l'una e a svegliarsi quasi all'alba.
Erika scese lentamente attraverso le scale della cascina, lasicando però che gli scalini sotto di lei scricchiolassero piacevolmente, al piano sopra le loro camere c'erano le stanze dei cugini che volevano passare la notte li e sopra ancora il solaio, che ancora profumava vagamente di fieno e di polvere, Maddalena non sarebbe potuta mai salire li, era allergica alla polvere, però era un peccato, perché di giorno il solaio era sempre luminoso grazie a quella finestra che riusciva sempre a prendere tutti i raggi del sole anche nelle ore tarde della giornata.
Anche i bambini dovevano ancora dormire, mentre Erika sorridente scendeva le scale, raggiungendo a fiuto la cucina, dove nonna Maria la aspettava sorridendo, versando in una tazzina elegante di ceramica il caffé e porgendo un vassoio con dolci caserecci.
-Buongiorno Erika-
-Ciao mamma. HMM! Che buon odore!!-
Erika lasciò che la sua bocca assaporasse di nuovo i dolci della nonna Maria, sorseggiando il caffé e guardando fuori dalla finestra mentre la nonna lavava gli ultimi piatti, la nonna Maria si svegliava sempe all'alba comeil suo essere contadina le diceva di fare, la nonna aveva lavorato come contadina, sposandosi con il nonno dove avevano vissuto felici, facendo crescere i loro sei figli e mandanoli a studiare.
La più giovane, però, la madre di Erika e Joshua, fin da piccola si era dimostrata diversa.
Diversa...
-Allora, piccola, cosa vuoi fare oggi?-
-Volevo farmi una passeggiata fino da Joshua, ieri non gli ho fatto visita-
-Allora aprofittane ora che il sole non è ancora troppo caldo. Prendi il mio cappello di paglia e una borraccia d'acqua. E portagli i miei saluti-
Erika annuì, sorridendo, fiondandosi poi in bagno e a cambiarsi, si stemandosi il letto, per poi afferrare il cappello dalla falda rovinata apposta della nonna che le stava perfettamente in testa, schioccando un bacio sulla guancia della nonna e mettendosi la borraccia sulla spalla, uscendo dalla cascina e aspriando il profumo di buono.
Dio, quanto gli era mancato!
Erika iniziò a camminare, sapendo esattamente dove doveva dirigersi, iniziando a farsi strada in un campo di grano, giusto per poter avvertire di nuovo la carezza del grano sulle sue gambe fasciate dai jeans e sulle mani.
Si guardò intorno, lasciando che gli uccellini e le cicale la assordasserò, mentre il vento sussurrava “bentornata” alla ragazza, che iniziò a cantiacchiare, mentre si avviava per i campi.

Nonna Maria, nel frattempo, stava preparando altre tazzine da caffé e delle belle tazzone di latte e succodi freddo.
La prima a scendere dopo Erika fu Monica, lei era gia vestita e i lunghi capelli legati in una coda. -Buongiorno mamma-
-Ciao tesoro, il caffé è gia pronto-
Monica sorrise, addentando una fetta biscottata, a lei non piaceva molto il dolce, mentre aiutava la nonna a mettere anche burro e marmellata per quelle pesti, Monica aveva gia avvertito qualche movimento, di sicuro era Giovanni, lui era sempre il primo a svegliarsi, dato che il primo si svegliava si poteva prendere più biscotti.
-Erika è gia andata?-
-Si, se vuoi puoi raggiungerla-
-No, io ci vado verso sera da Joshua-
-Ti manca molto, vero?-
Monica annuì, sorridendo triste: aveva conisciuto Joshua in uno dei viaggi del ragazzo con la sorella, si erano conosciuti...e si erano innamorati...
Così, senza difficoltà, senza problemi, restando sempre molto vicini.
Quando però Joshua fu costretto a partire, Monica decise di seguirlo, andando contro i genitori che la cacciarono poi, non volevano avere più niente a che fare con lei.
Nonna Maria l'aveva subito presa con se, e Monica aveva dimostrato che era una ragazza dolce e gentile, innamorata pazzamente di Joshua.
Non avevano mai pensato al matrimonio, erano felici così com'erano, e i parenti nonna Maria in testa li lasciarono fare, la signora era gia felice che i suoi due figli prediletti (Erika e Joshua) fossero felici.
Poi...poi la tragedia, Monica era li, che piangeva con Erika, mentre Joshua se ne andava, e le lasciava sole.
In qualche modo la ragazza si era ripresa, ma Erika aveva preso bagagli e se n'era andata, lasciando solo un biglietto con scritto che doveva farcela da sola a reagire.
Monica sospirò, sorseggiando i lcaffé mentre nonna Maria ne preparava altro.
-Erika...mi sembra serena...-
Monica si voltò verso la sgnora, che si lasciò andare ad un sopsiro di sollievo, come nel cercare di togliersi un peso.
-...sono felice per lei...però..-
-Si mamma, so che l'incontro con Bnji ti ha lasciata spiazzata, ma prima o poi dovevamo dirlo ad Erika.
Questo mi sembra il momento propizio-
la signora annuì, tornando serena e allegra come sempre, mentre Monica avvertiva come una mandria di buoi selvaggi che scendevano dalla stanza enorme che usavano, una decina di bambini si mise seduta in pigiama, Giovanni in testa che aguantava per primo un biscotto, mentre Monica faceva sedere Lucia e Angelica, le più piccole, raccomandando poi a Giada e Giovanni di badare ai più piccoli, i due annuirono all'unisono mentre Monica usciva.
Qualche minuto dopo una figura dai capelli corti scuri usciva anche lei dalla cascina, guardandosi intorno e avvicinandosi alle altalene copiando l'idea di Monica, che la vide raggiungerla.
Patty
-Ehi, sei stata buttata giù dai bambini?Scusa-
-No, ero gia sveglia da tempo, al contrario di quell'orso di Benji mi sveglio presto la mattina-
Patty cominciò a farsi dondolare, quel piccolo parco giochi aveva uno scivolo e tre altalene, una di quste era un vechio copertone di un furgone che però era il più ambito dei bambini, che adesso litigavano per chi doveva andare prima in bagno.
Monica e Patty rimasero in silenzio, poi la ragazza notò l'anello della donna, e sorrise triste.
-Ti deve mancare molto tuo marito-
-Si...è scomparso un po' di tempo fa...-
-Anch'io ho perso la persona che amavo. Ero la ragazza di Joshua, il fratello di Erika-
Patty si voltò stupita verso la ragazza, che sorrideva tranquilla, per poi voltarsi verso la donna.
-Posso chiederti com'è successo?-
-...lui con il lavoro che faceva mi lasciava sempre sola. Ma quando mi sposò decise di smettere di giocare, diventando un insegnante di educazione fisica, per non l asciarmi più.
Però...quando la nostra gioia sembrò arrivare al culmine, lui mi lasciò, di nuovo, a causa di un temporale la sua macchina sbandò dalla strada...-
Patty lasciò che la notizia della morte di Holly si ripetesse di nuovo nella sua mente.

“Quando aprì la porta si trovò di fronte un poliziotto fradicio di piogia che la guardava triste e imbarazzato.
-La signora Patrcia Atton?-
lei annuì, incapace di pensare.Perché quel viso, perché cercava lei?
-Suo marito ha avuto un incidente signora...mi dispiace-
...cosa?!”


Per poco non era svenuta, mentre adesso Patty si lasciava cullare da quella brezza, i ragazzini ora erano usciti fuori a giocare a pallone, mentre le bambine aiutavano la nonna a pulire i piatti e a mettere a posto tutto, prima di uscire e raggiungere gli altri, i vari gatti di casa e i cani che la giornata di ieri erano spariti avevano raggiunto i bambini.
Monica poté solo annuire.
-E adesso cosa ti spinge a vivere?-
-...le sue parole...”Vai avanti, non sarai mai sola”...-
-Quindi sono solo queste parole che ti agrappano alla vita? E il figlio che aspettavi?-
-...ho abortito...un aborto spontaneo...è stato il colpo decisivo...nessuno lo sa...-
Monica si alzò dall'altalena, dando le spalle a Patty, per poi voltarsi verso di lei.
-Sai, quando è morto Joshua anch'io facevo come te agl'inizi. Andavo avanti solo perché Joshua mi aveva detto di farlo.
Poi, una mattina, mi sono svegliata all'alba, e ho ammirato il sole sorgere, e mi sono chiesta se vivevo solo perché gli altri me lo di cevano o per me stessa, e pensai alla mia morte.
...ho avuto paura di morire...all'inizio mi vergognavo, ma poi capivo che era giusto così...
Vivo le mie giornate come se ognuna di loro fosse l'ultima della mia vita, in questo modo so che quando morirò non mi sarò pentita di niente, e potrò raggiungere Joshua con il sorriso sulle labbra-
Monica raggiunse i bambini, iniziando a giocare con loro, mentre Patty rimase fino a quel momento ad asocltare stupita, quasi sconvolta da quelle parole.
Si guardò intorno, il paesaggio era qualcosa di speciale, magico.
E anche lei si chiese com'era morire li ,adesso, raggiungere Holly e forse il bimbo ch aspettava.
...e tremò...tremò di paura...
Aveva paura di morire, non voleva morire...
Amava alla follia Holly, certo, ma non se la sentiva di morire li, in quel momento, pur di raggiungerlo.
Le sembrava che qualcosa le sarebbe mancata.
Lasciò scivolare lacrime, mentre Angelica con Lucia mano nella mano raggiungevano la donna, che si asciugò le lacrime, fin oa quel momento aveva sbagliato, aveva sbagliato tutto.
Tutto...
-Signora...-
la donna alzò lo sguardo verso gli occhi azzurrissimi di Angelica, Lucia era più piccola di lei, ed era bruna di pelle e di capelli, sembrava quasi una bimba di colore tanto era abbronzata.
La piccola allungò la manina verso la donna.
-Mamma...-
Paty sussultò.
L'aveva...l'aveva chiamata mamma...
-No Lucia, questa non è la mamma. Le assomiglia ma lei non è la mamma-
-Ma se ti fa piacere, puoi chiamarmi zia Patty-
Angelica si voltò verso la donna, che sorridendo prese in braccio Lucia, che sorrideva allegra, mostrando i dentini bianchissimi.
Anche Angelica sorrise, al contrario della cugina lei aveva le “finestre”, i dentini gli erano caduti ieri sera, e quella mattina aveva trovato dei soldi che adesso si conservava in una calza di lana che non usava.
Patty sorrise allegra, guardando Monica che giocava.
“Anche lei soffre ogni giorno.
Eppure lei è stata più forte di me.
E dire che io una volta ero una ragazza che non si lasicava sconfiggere dalla tristezza.
Si...
Vivere la vita giorno per giorno come se ognuno di questi fosse l'ultimo.
Con la guida in cielo di Holly
Si”
Patty afferrò la mano di Angelica, e raggiunse gli altri bambini, che festanti salutvano la nuova zia.
La zia Patty
E mentre questi salutavano anche Benji che si stava avvicinando e aveva inziato a giocare a calcio con i maschi, la donna si chise se un giorno anche Benji avrebbe capito...

Erika si mosse i capelli, non era sudata, la brezza di mare la rinfrescava, mentre si guardava intorno, aveva appena superato un uliveto, ed ora stava per raggiungere quell'albero.
Era una quercia, un vecchissima e gigantesca quercia.
La ragazza aveva tra le mani papaveri rossi e fiori di campo raccolti qua e la, e il boquet profumava, ci aveva aggiunto anche del grano, a Joshua piaceva masticare i chicchi dopo averli liberati della pelle, erano molto buoni.
La tomba era una liscia pietra grigia e nera che veniva coperta dai rami della quarcia dal sole, tutta la proprietà che Erika avev apercorso in una buona ora a piedi era della famiglia in generale, e quel campo di terra incolta era la zona di nessuno, dove avevano seppellito sotto volontà di Erika e di nonna Maria Joshua, la pietra rivelava la scritta e la foto del ragazzo.
Un ragazzo dai capelli nerissimi come la sorella, ma gli occhi verdi e sereni.
Ed era trnaquillo e sorridente in quella foto.
Erika s'inginocchiò verso di lui, porgendogli il mazzo e appoggiandoli vicino alla pietra, sotto di lei però non c'era il corpo di Joshua, perché secondo desiderio del ragazzo si era fatto creamre, e per mano di Erika e Monica le sue ceneri erano state lasciate portare via dal vento, così come lui voleva.
Erika sorrise.
-Ciao Joshua.
Hai visto? Sono tornata a casa, con me sono venuti i miei amici, anche Alex, anzi, credo che a quest'ora si sarà gia incamminato per raggiungermi.
Magari con Patty e Benji, così te li faccio conoscere.
...sono felice che tu, a quest'ora, starai ancora vagando con il vento...
In fondo tu amavi viaggiare, volevi scoprire il mondo.
E io ti ho sempre seguito quando entrambi potevamo allontanarci dal nostro mondo fatto di routine.
Ci sono alcuni posti che adesso vorrei visitare...ma senza di te non voglio andare da nessuna parte.
...lo sai che mi manchi, fratellone?
Ormai ho persino di menticato la nostra canzone, scusami.
Però non mi dimenticò mai di te, infatti vedi che ti ho portato i tuoi fiori preferiti?-
Erika li accarezzò dolcemente, erano le margherite, bianche.
-Ho trovato anche quelle grandi nella siepe di mamma.
Ti ricordi quando le prendevi con lei che strillava arrabbiata e ci facevi la corona per me?
Poi facevi un inchino e mi chiamavi principessa...
Mi mancano molto quei giorni...mi manchi tu...-
Erika si lasicò andare ad un pianto, asciugandosi poi le lacrime.
-Scusa, a te non piace che la tua principessina pianga.
Sai...adesso ho un cuore nuovo...
Però...è di una persona che Benji amava molto, si chiamava Claire...
Avrei voluto conoscerla...
Invece...invece sto facendo la bimba, mi sto innamorando di Benji...e non devo...
Ma non ti voglio raccontare queste cose tristi....
Sono sicura che Monica passerà verso tardo pomeriggio, contento?-
Erika sorrise, pe rpoi avvertire qualcuno avvicinarsi, e vide le tre sagome di Alex, Patty e Benji.
-Sono arrivati!-
i tre la raggiunsero, lei era ancora inginocchiata di fronte alla lapide, e si rialzò in piedi, spolverando il jeans sporco e pregando in silenzio.
“Questi sono Patty e Benji.
Sono felice che tu li abbia conosciuti...
Ti voglio bene fratellone...
Ci vediamo
Dimenticavo! Ti saluta la nonna, gli manchi molto...
Come manchi a me...”
la ragazza si voltò verso gli altri che finorno in quel momento di pregare, per poi avviarsi tutti e quattro verso la cascina, ormai il sole cominciava a picchiare, e presto sarebbe stato mezzogiorno.

(Ecco il nuovo capitolo
BACI!
Meiko)

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Cap.9

Al contrario di quanto potesse sembrare lontana, la spiaggia era distante solo un'oretta e qualcosa dalla cascina della Nonna Maria, in macchina e a cavallo, ogni tanto Erika andava alla fattoria della zia Agnese, li aveva imparato le prime nozioni di equitazione, anche se spesso e volentieri quando salivva sulla sella scivolava dall'altra parte, con conseguente scoppio di risa di quelli che le stavano vicino, mentre Erika arrossiva.
Adesso però erano saliti sul furgoncino del secondo marito di Agnese, Pasquale, con i bambini dietro sulla cassa, erano una decina di ragazzini scalmanati mentre Mirko, diciottenne con patente li guidava verso la spiaggia, chiacchierando allegro con Alex ed Erika, mentre Benji con Patty guardava la campagna li attorno.
-Certo Erika che la tua famiglia è un esercito!-
-Tutto ereditato da mia nonna, anche lei era l'ultima di sette figli, tutte braccia all'agricoltura! Poi nonna decise di utilizzare la casa di famiglia sotto consiglio di uno dei miei zii come trattoria ristorante, per mantenere la tradizione in fatto di cucina-
-Non è andata sprecata! Tua nonna è una grande cuoca!-
-Ringrazia anche le zie e le cugine più grandi-
-Ma quanti siete?-
-Ti dirò, Patty, non lo sappiamo neanche noi!-
-Vero!-
Erika rise all'affermazione di Mirko, mentre Alex li accanto la guardava sereno, era così felice quando stava con la sua famiglia, invece quando era nel suo appartamento era sempre così triste e silenziosa.
Si ricordò benissimo quando, quel giorno che era andato da lei, l'aveva trovata seduta sul divano letto in lacrime, con in mano una foto che ritraeva lei e il fratello.
L'aveva abbracciata d'impulso, stringendola a se.
In quel momento si era ripromesso di non lasciarla mai sola.
Ma adesso...
Osservò Erika chiacchierare con Benji, e lasciò che il sguardo si spostasse verso la campagna, mentre quella canzone gli ritornava in mente sussurrando.

“Quanto t'ho amato e quanto t'amo non lo sai...
e non lo sai perché non te l'ho detto mai...”

Gliel'avrebbe detto, glielo doveva dire!
Raggiuserò tra le chiacchiere e le urla dei bambini la spiaggia, dove i bambini corserò scendendo e facendosi anche male dalla cassa, Benji Mirko ed Erika facevano scendere i bambini, mentre Patty veniva trascinata via dalla folla, sorridendo e ridendo con loro, osservata dagl'altri.
-Li ha conquistati!-
-Gia, adesso hanno anche una zia acquisita!-
Erika rise, lanciando un'occhiata a Benji, per poi correre verso Angelica che la chiamava.
La sua preferita.
Il mare era qualcosa di spettacolare, il fondo era ghiaioso, e poco distante c'era anche un punto di costa rocciosa dove tuffarsi, mentre la sabia non era sottile ma granulosa, poco distante la pineta.
Inutile dire che i ragazzi avevano gia cominciato una partita a calcio dove erano stati coinvolti Benji e Mirko, solo che all'inizio qualcuno aveva protestato: con Benji in porta la squadra avversaria aveva la vittoria assicurata.
Così il povero portiere tra le risate di tutti divenne arbitro, che correva avanti e indietro inseguendo quelle piccole furie.
Erika liberò il corpo sottile dalla grande maglietta bianca, il bikini evidenziava la figura magra, anche se non aveva un seno molto grande come quello di Patty, che cominciava a dare lezione di nuoto ai bambini più piccoli, mentre quelli più grandi che non giocavano avevano sfidato Alex ed Erika ad una gara di tuffi e nuoto.
In quell'istante, che Benji si accorse della strana striscia bianca di pelle che divideva a metà il seno di Erika, incuriosendolo.
Era una strana e lunga linea che partiva dalla base del collo giù fino sotto al seno.
...
Non poté pensarci molto perché una pallonata lo beccò in pieno, scatenando un putiferio di sabbia, lotta sulla sabbia e tuffi in mare, con gli altri che ridevano.
Più tardi li raggiunse anche Monica, unendosi al banchetto di mezzogiorno, poi ronfata generale sdraiati sugli asiugamani sotto la pigna, con un profumo di vecchio, legno e mare che riempiva i polmoni.
Erika era sveglia, e stava passeggiando lungo il bagnoasciuga.
-Lo sai che l'ha notata?-
la ragazza si voltò verso Monica, che indicò il centro del suo petto, mentre Erika annuiva, con una brezza che le alzava i capelli verso la faccia.
-Si, lo so, e so che quando me lo chiederà, non potrò dire scuse...-
-Erika...io e tua nonna non ti abbiamo detto tutta la verità...-
-Infatti stamattina la nonna, all'alba, quando sono andata da lei mi ha spiegato il resto della storia...-
Monica guardò stupita Erika, che sorrideva triste, i piedi continuamente bagnati dalle onde del mare che producevano un rumore che cullava il sonno degl'altri, mentre Alex raggiungeva le due ragazze.
-E come l'hai presa?-
-Cosa vuoi che ti dica? L'ho presa male, ma ormai è inutile piangere sul latte versato-
-Ne parli come se fosse niente-
-Invece non è così!-
aveva alzato la voce, atipico di Erika che di solito era tranquilla, adesso mostrava una parte debole, fragile, spaventata, arrabbiata, e sembrava che il vento venisse influenzato dal suo disagio, perché soffiò più forte.
-So benissimo che la situazione è seria! So bene che rischio di perdere la persona a me cara! Lo so, cosa credi?-
-Non credo niente, so che sei una ragazza responsabile. Però...volevo sapere una cosa...-
Monica la guardò attenta, il vento era calato, ma alzava comunque i lunghi capelli rossicci, gli occhi scuri impiantati in quelli ambrati-rossastri di Erika.
-Ti sei innamorata di Benji?-
Erika la guardò un momento, poi sorrise, voltandosi verso il mare, la codina le accarezzava la schiena, mentre Alex aveva conferma delle sue paure anche dalla voce della ragazza.
-...si...ma devo dirglielo lo stesso, anche se mi odierà. Devo dirglielo, io...-
-Si, capiamo-
Erika annuì, ringraziando con un sorriso Alex e Monica, per poi salutare Angelica che si era svegliata per prima.

Dopo la giornata di sole, ne era seguita una di pioggia, quel giorno per fortuna il locale non era aperto.
Erika era appoggiata al divano sotto la finestra, la testa appoggiata allo schienale, ad osservare la campgna scura bagnata dalla pioggia.
In quel momento, Benji entrò nella stanza, gli altri erano un po' sparsi per casa, e notò ancora quel segno bianco, Erika teneva la giacca della tuta aperta, il reggiseno nero e la pelle che rivelava a fatica quel segno, quella lunga linea bianca.
Dalla prima volta che l'aveva vista a Benji era nato un sospetto, un terribile sospetto che però stava cercando di reprimere, non voleva, non voleva crederci che Erika fosse...
-Erika...-
la ragazza si voltò spaventata, Benji certe volte era davvero silenzioso, e la cosa che la colpì di più era lo sguardo serio, che la preparò psicologicamente.
“Ci siamo”
-Dimmi Benji-
-Ecco...ho notato...quella cicatrice...e volevo chiederti, se vuoi, di dirmi dove te la sei fatta...-
“Non dirmelo ti prego, non dirmelo, non dirmelo!!” -Questa? Sai...ho fatto un'operazion chirurgica...-
crack!
Il primo, mentre Benji lentamente si oscurava, avvicinandosi di un altro passo verso Erika, che sorrideva triste.
“Forse ha gia capito...”
-Un'operazione al cuore?-
-Si...-
-Sai...è strano, ma Claire aveva donato il suo cuore...quando è morta...-
-E' morta per un incidente stradale, vero?-
-Si...-
-...Benji...-
l'uomo alzò lo sguardo verso la ragazza, e lei avvertì un brivido di paura...NON DOVEVA FEMRARSI!
DIGLIELO!!
diglielo
diglielo
diglielo...
-Benji...io...-
Erika si alzò in piedi, tenendosi però appogiata con le gambe alla poltrona, prendendo tutto il coraggio, mentre vedeva l'uomo adesso come una figura scura che si avvicinava pericolosamente verso di lei.
-Io...-
-Assassina...-
Erika sentì il fiato mancarle, mentre quella voce appariva più profonda e roca del solito.
No, ti prego, non adesso...
-Sei una maledetta assassina...-
-Benji...-
-ZITTA!-
una mano volò verso la guancia di Erika, che cadde rovinosamente verso la poltrona, trovandosi blocata dal corpo di un Benji scuro, nero, malvagio, furente, che la guardava con odio, cieco odio.
Erika sentì il cuore che le s'infrangeva in tanti pezzi, come se fosse fatto di vetro.
-Adesso...adesso me lo devi ridare...ridammelo...-
la mano si appoggiò alla spalla di Erika, stringendogliela, la ragazza avvertì un moto di dolore, il cuore adesso batteva impazzito, mentre gli occhi erano spalancati, sconvolti, Benji la stava scuotendo con forza, urlando con tutto se stesso.
-RIDDAMI LA MIA CLAIRE! RIDAMMELA ASSASSINA! ASSASSINA!!! MALEDETTA!!! RIDAMMELA! RIDAMMI LA MIA CLAIRE!! NON VOGLIO TE, VOGLIO CLAIRE!! RIDAMMELA!!-
-BENJI FERMATI!-
l'uomo si sentì afferrato da dietro, Mirko ed Alex lo stavano tirando via da Erika, che ora era ancora scossa, confusa, in procinto di scoppiare in lacrime, Monica e Patty si avvicinarono a lei, mentre Benji si stava liberando dei due ragazzi, era mostruoso in quegl'istanti, sembrava che la sua forza fosse duplicata e di più
-MALEDETTA!-
-si...si...SI SONO UNA MALEDETTA!!-
Erika scattò in piedi sotto lo sguardo sconvolto di tutti, Nonna Maria li aveva raggiunti dopo aver spedito tutti i bambini nelle camere in soffitta.
-Si Benji, odiami! ODIAMI! Perchè sono stat aio ad uccidere Claire! Io l'ho messa sotto, quella notte! Io l'ho uccisa, io le ho strappato il cuore! Perciò odiamo ODIAMO FINCHE PUOI, PERCHE' IO HO UCCISO CLAIRE!!-
....
....
....
....tin...
...un campanellino a vento sotto la pioggia, il vento l'aveva mosso, e aveva spezzato il silenzio che si era venuto a creare, dopo la confessione di Erika che aveva paralizzato tutti, Nonna Maria aveva coperto la bocca con le mani, lasciandosi andare alle lacrime, mentre Monica sussurrava “no”.
Patty si era paralizzata, e non voleva crederci, mentre Alex aveva abbassato vergognosamente il capo, e Benji...
Di colpo, tutto l'odio che aveva provato, la rabbia...tutto...furono spazzati via da una marea di ricordi che avevano come centro Claire, la sua sorridente Claire, mentre Erika si stava lasicando andare ad un pianto rovinoso, cercando poi di asciugarsi le lacrime, sussultando e sussurrando tra i singhiozzi.
-Sono stata io...io ho il suo cuore...-
e detto questo, Erika scappò dalla casa, a nulla valsero i richiami di Monica, Patty e della signora Maria, mentre Benji si accasciava a terra, ancora sconvolto, per poi stringere i pugni, ed urlare il nome...non il suo nome...



p align="center">-CLAIRE!!!!-


Erika stava scappando, aveva sentito quell'urlo, e adesso urlava anche lei nella pioggia, scappando tra i campi pieni di fango, con il rombare dei tuoni e il lontanissimo brillare di fulmini che incorniciavano quella situazione disperata.
Lei era disperata, ancora una volta aveva perso, aveva perso la sfida, la battaglia, la guerra, tutto.
Ora voleva solo scomparire.
Corse con tutta la forza che aveva, affondando nel fango di un campo incolto, a piedi nudi, raggiungendo poi la quercia, fradicia fino all'osso, con la pietra del fratello che sembrava brillare come un faro.
E si acasciò su questa, scoppiando in lacrime.
-Joshua...Joshua...mi manchi, mi manchi da morire...voglio te, voglio che mi consoli...
Ma tu non ci sei...ed io ho perso...ho perso tutto...
Perché sei morto...perché mi hai lasciato.
JOSHUA!!! DOVE SEI??-
Un fulmine cadde li vicino, incendiando un albero, ma Erika non lo vide, troppo disperata e troppo presa dal piangere sulla pietra del fratello, stringendola come se fosse stato il corpo caldo di lui, che l'abbracciava, consolandola, in silenzio...
In quel momento, Monica stava guardando fuori dalla finestra, in ansia per Erika, mentre la situazione sembrava essersi calmata, Benji pretendeva una spiegaizone, e sembrava non calmarsi fino a quando nonna Maria non avesse parlato, mentre Patty s'innervosiva, Alex e Mirko erano usciti a cercarla.
Benji ringhiò.
-E allora?-
-E ALLORA PIANTALA, RAZZA DI CRETINO! FUORI C'E UNA RAGAZZA CHE RISCHIA DI MORIRE, E TU PENSI SOLO A TE STESSO!! CERTE VOLTE MI FAI SCHIFO RAZZA DI EGOISTA!!-
Patty era schizzata in piedi, gridando in faccia a Benji, che la guardò sconvolto, per poi ricordarsi di Erika, di quella confessione spontanea, delle lacrime.
Neanche una giustificazione, neanche un “perdonami”.
Solo la nuda e cruda verità sbattuta in faccia all'uomo.
La signora Maria sbuffò.
-Tutto inizia fin dalla nascita di Erika, gia a quell'epoca non stava bene...
La madre, mia figlia...era una drogata che vendeva il suo corpo per avere soldi, invece di lavorare.
Capitò che un ricco industriale la volle come amante, e lei accettò senza tanti scrupoli.
Da quella relazione nacquero Joshua e poi Erika, che lei li lasciò a me, per andare a morire di overdose...il padre? Figuriamoci! Non voleva neanche sentirli nominare-
Patty annuì, mentre Benji lentamente si metteva seduto, Monica preferiva tenere lo sguardo incollato alla finestra, il temporale non accennava a smettere.
-Però...sia Erika che Joshua non mostrarono mai dolore o rabbia, erano due bambini sempre allegri.
Joshua era brillante, e si iscrisse all'università con indirizzo a lettere.
Voleva diventare uno scrittore...
E insieme alla sorella realizzò parte dei suoi sogni...
Viaggiò, conobbe il mondo con Erika e s'innamorò di Monica...-
-Com'è morto?-
incredibilmente era Benji a chiderlo, ricordando come Erika ricordasse la morte del fratello con un sorriso triste sulle labbra, mentre Monica prese la parola.
-Lui è una delle vittime dell'undici Settembre alle Torri Gemelle...salvò Erika e me...ma lui non si salvò... agonizzando in ospedale...morì felice per aver salvato le persone che amava...-
Monica nascose gli occhi e le lacrime con la mano, mentre Patty sconvolta la guardava stupita, Benji sussultò in silenzio, mentre il sorriso di Erika sembrava essere sotituito dalla disperaizone di lei per la morte del fratello.
La signora Maria continuò.
-Gia in quel periodo Erika stava male, e il colpo secco arrivò una sera.
Monica, Alex, io e un suo zio l'andammo a trovare, lei sembrava felice, sembrava aver superato tutto, volevamo festeggiare...
Sfortunatamente il suo cuore cedette, e rischiava di morire...
Correvamo disperatamente verso l'ospedale, io avevo Erika che stava morendo tra le braccia. Non volevo perdere la mia bambina...-
ora era la vecchia donna a piangere, ma continuò, mentre nella mente di Benji si delineavano avvenimenti, collegati fra loro.
-Eravamo così presi da Erika, che stavamo per investire Benji...quando una ragazza lo spostò in tempo...facendosi colpire lei...-
sia la donna che Monica assunsero un'aria colpevole, mentre Patty annuiva, e Benji riviveva quegl'istanti.

“BENJI!”
“CLAIRE!!”

Cadde un profondo silenzio, il resto lo si sapeva, come Benji sapeva che Claire aveva dato il suo permesso che, nel caso fosse deceduta, i suoi organi sarebbero stati donati a che ne avesse avuto bisogno...
Così...ora...il cuore di Claire...batteve nel petto di Erika...ora lo sconosciuto che Benji avrebbe voluto odiare...aveva il viso di Erika...
Un dolore lancinate lo stava trafiggendo.
Perché...perché proprio Erika? Proprio lei che lo stava aiutando a reagire! Lei che era così diversa da Claire...
Lei...proprio lei...
L'uomo si alzò in piedi, uscendo dalla stanza, mentre Patty si avvicinava alla signora Maria, consolandola.


Freddo...fa tanto freddo qui...
nonc'è suono,, non c'è rumore...
Sono bagnata, ed ho freddo...
così si muore così?
Nel buio?
Nel freddo?
Avrò tempo per chiedere a Dio di perdonarmi?
Perdonarmi di aver preso qualcosa di un' altra?
Perdonarmi per aver mentito?
Per essere scappata?
Per morire così?
Io non potevo continuare Signore...
Non volevo più mentire alla persona che amo...
Ecco, adesso ho peccato di nuovo...
Non devo desiderare la roba degl'altri.
Non devo desiderare l'uomo di un'altra...
Sopratutto perché l'altra mi ha donato la sua vita per dare un continuo alla mia...
Guarda come la spreco.
Sono davvero una persona riprovevole...
...come sono triste...
Voglio continuare a piangere...
E vorrei...vorrei chiedere scusa a Benji...
Anche se so che mi odia...
Fa bene ad odiarmi...
Perché io faccio male ad amarlo...
Scusa Benji, scusami...

La pioggia continuava a bagnarla, più dolcemente stavolta, segno che il temporale stava finendo.
Lei era accasciata sulla tomba di Joshua, con le lacrime che continuavano a scorrer eanche se era svenuta.
Fredda.
Triste, con i capelli neri corti appiccicati alla faccia.
...debole...indifesa....

...innocente?...

Benji la sollevò delicatamente, stringendola a se per non farla scivolare via, incamminandosi poi verso Alex e Mirko che lo raggiungeva.
E adesso...cosa avrebbe dovuto fare?


(Lo so, è un capitolo frettoloso, ed è anche il più importante, scusatemi!
Saluto tutte le ragazze! VVB
Baci!
Meiko)

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Cap.10

E' vero, credetemi è accaduto
di notte su di un ponte
guardavo l'acqua scura
con la dannata voglia
di fare un tuffo giù.

Erano passate quanto?
Solo due settimane, da quando erano ripartiti.
Dopo il temporale non si erano più visti, ne parlati.
Li evitava volontariamente.
E lui evitava lei
Non li voleva vedere.
E lui non voleva vedere lei.
E poi...quando se n'erano andati, salutati da una frotta di bambini, con Lucia che piangeva...
E lei...guardava tutto dalla finestra del piano di sopra...
Nemmeno un saluto, un sorriso, un arrivederci.
Non li voleva vedere, troppa era la vergogna, troppa la tristezza, troppa la solitudine che di colpo l'aveva raggiunta e avvolta, che pesava sulla sua schiena.
Ed or era li, con un vento freddo che obbligava tutti ad indossare le maniche lunghe, segno del prossimo arrivo dell'inverno, lei con una felpona con sotto solo il reggiseno, mentre i bambini giocavano come sempre, allegri, felici.
Come li invidiava...lo erano così felici...
E invece..lei...lei con una voglia matta di scomparire...

D'un tratto qualcuno alle mie spalle
forse un angelo vestito da passante
mi portò via dicendomi così.

Si sentì afferare da dietro per la vita, il cuore mancò un colpo, avvertendo poi un caldo corpo, delle braccia l'avvolgeva, e la sua sorpresa morì in un'espressione triste.
-Alex-
-Shhh...ascoltami...guarda, guarda davanti a te, guarda i tuoi cugini, adesso guardali come dei bambini...sono dei bambini felici...anche loro avranno passato momenti tristi...-
-Non come me...-
-Fammi finire-
gli diede un'affettuoso scappellotto sulla testa, facendola sorridere tristemente, Erika si lasciò stringere un po' più forte, mentre Alex continuava a parlare, sorridendo.
-I loro momenti tristi non li perdono, non li dimenticano, ma lo ricordano, per poi...trasformarli in ricordi meravigliosi...-
Erika stava per controbattere, per poi restare in silenzio, osservando Lucia cadere e scoppiare a piangere, per poi venire presa in braccio da Giada, che le puliva i graffi alle mani e alle ginocchia, e facendola ridere.
...Joshua...

Meraviglioso, ma come non ti accorgi
di quanto il mondo sia meraviglioso
meraviglioso, perfino il tuo dolore
potrà apparire poi meraviglioso

Anche lei e Joshua facevano così, così come aveva detto Alex...
Provavano dolore, è vero, ma poi lo conservavano, per tasformarlo poi in ricordi meravigliosi.
Sorrise, sorrise tristemente, mentre Alex la coccolava, era così profumata e dolce.
-Sai Erika...tu mi piaci molto...sei allegra, sorridente, spontanea, hai una voce bellissima...occhi brillanti...mi piaci davvero tanto...-
-Alex...-
la voce roca di Erika lo fece allentare un po' la presa, giusto per farla voltare verso di lui, per poi falra affondare sul petto del ragazzo, coccolandosela.
-Si, lo so, tu ami solo una persona, una persona che ancora non dimentichi.
Però sappi, Erika...che io sono qui...sono qui accanto a te...sono qui a stringerti, ad abbracciarti... Sono qui...perciò...torna quella di sempre...
...tutti noi...ti stiamo aspettando...-

Tutti noi ti stiamo aspettando...

Erika spalancò gli occhi a quella frase, per poi richiuderli lentamente, singhiozzando dolcemente, aggrappandosi alla maglia a maniche lunghe di Alex, che la lasciò fare, appoggiando la guancia al capo nero della ragazza, accarezzandole la schiena.
-Ti vogliamo bene Erika...ti voglio bene...-

ma guarda intorno a te
che doni ti hanno fatto
ti hanno inventato il mare
tu dici: "Non ho niente"
ti sembra niente il sole
la vita, l'amore.
Meraviglioso, il bene di una donna
che ama solo te. meraviglioso
la luce di un mattino
l'abbraccio di un amico
il viso dì un bambino, meraviglioso.

Benji stava guardando fuori dalla finestra, sospirando tristemente, tutto quello che aveva passato, le orribili sensazioni, erano state cancellate a fatica...
Ancora a desso quella confessione lo feriva, eppure.
Eppure proprio quelle parole avevano aperto gli occhi.
Aveva aprto il cuor, ferendolo, sanguinandolo, ma facendogli capire al verità.
Claire era li, vicino a lui, sempre.
Anche se lei non c'era più, anche se non poteva tornare in nessun modo.
Lei era li, e lo stava osservando, lo stava consolando.
Non aveva cercato nemmeno di salutare Erika in qualche modo, se n'era andato così.
E dire che era cominciato tutto con il suo sorriso e il suo appoggio per lui.
E lui...egoista...
L'aveva tenuta in qualche modo distante da lui...
Si voltò, si voltò verso quell'angolo una volta sempre al buio, ora più brillante che mai.
E quell'arpa in bella mostra alla luce del sole.
...sorrise...
Un sorriso triste si formò sulle sue labbra.
Faceva male, però...era bello rivederla, etornare ad immaginare quelle sottili dita che pizzicavano quelle corde, formando lunghe e dolci melodie che rimpeivano stanze piene e vuote.
Ora chissà, magari sarebbe invecchiato, senza più qualcuno che ci avrebbe suonato.
Ma comunque, quell'arpa avrebbe continuato a cantare e a raccontare ricordi meravigliosi.
L'amore...
Il viso di una donna dai lunghi capelli biondi...
Gli abbracci, i sussurri...
I canti...
E altro ancora...
Benji accarezzò l'arpa, sorridendo triste, ricordando poi come aveva ordinato ad Erika di non toccarla.
Forse, se la ragazza fosse li accanto a lui, la starebbe accarezzando con delicatezza e quasi timidamente.
Erika...
Se ne pentiva, si pentiva di averla tratta male, ma lui aveva sofferto, aveva soffrto tantissimo.


“-Anche lei ha sofferto, cosa credi? Non è facile mentire alla persona che si ama!-
Erano dentro quel salotto, quel salotto buio e scuro, Patty che si passava nervosa una mano tra i capelli, Benji che guardava fuori dalla finestra.
-Non mi interessa! Doveva dirmelo!-
-Ma te l'ha detto!-
-Doveva dirmelo quando ci siamo conosciuti!! Lei era la ragazza del funerale, e anche allora non me l'ha detto!-
-Ma sei scemo? Dirtelo per dare il via ad una scenata! Proprio al funerale di Claire!-
Patty era ancora una volta scattata in piedi, affrontando Benji, che adesso restava in silenzio, non potendo controbattere.
-Benji, forse non l'hai capito, ma se Erika non ti ha detto nulla sarà stato per non perderti! Ci teneva a te, all'amicizia che è nata tra voi!
Ma ancora adesso hai gl'occhi coperti solo dal sogno di vedere Claire!
Perché non li spalanchi e non ti guardi intorno?
Tu stesso stai andando avanti per la tua vita senza di lei!
Io stessa ammetto che facevo fatica senza Holly, e adesso guardami!-
l'uomo annuì, rendendosi conto per la prima volta che il mondo, la vita stava andando avanti, e Claire invece era rimasta indietro...e lui non poteva portarla con se...non più.
-Benji, Erika ti voleva bene, ti amava! Per questo ti è rimasta accanto, per questo ti ha rivelato tutto! Perchè non voleva che tu soffrissi, perché ti amava!-”


Amare...
Erika lo amava, ma lui non sarebbe mai riuscito a darle lo stesso amore.
Faceva troppo male, ancora troppo male...
...
Sul viso di Benji era morto il sorriso, mentre usciva dal salotto per far accomodare Patty in casa, con l'arpa che brillava sotto il sole pallido di fine estate-inizio inverno.
E lentamente, molto lentamente, mentre l'autunno ingialliva le foglia, il dolore diventava un ricordo, un ricordo meraviglioso

Ma guarda intorno a te
che doni ti hanno fatto
ti hanno inventato il mare
tu dici non ho niente
ti sembra niente il sole
la vita, l'amore, meraviglioso

Guardò il meraviglioso mare mosso di quella striscia di sabbia, con il vento che soffiava forte quel giorno, il cavallo legato ad un pino e un sorriso sulle labbra, un sorriso triste, si un'anima ferita che rinasceva.
Sarebbe rinata, più allegra che mai, tutte le ferite sarebbero diventati ricordi importanti, fondamentali, meravgiliosi racchiusi nel suo cuore.
Una nuova vita...
Lentamente, nella sua mente si delineava la trama di una lunga storia.
Non la sua, ma una storia meravigliosa.
Ecco, ecco che nasceva.
Dalla mente, al ventre, alla gola, alla bocca, che si aprì, lasciando scappare via una melodia, una canzone, che risuonava nella sua testa, e che ora veniva cantata ad alta voce verso il mare, verso qualcuno che avrebbe ascoltato, con tutto il cuore che si scaldava, bruciava, con la voce che sembrava più melodiosa del solito, come una fenice che rinasceva dalle sue ceneri.

La notte era finita
e ti sentivo ancora
sapore della vita
meraviglioso, meraviglioso
meraviglioso ecc..


Meraviglioso...meraviglioso...


(Breve capitolo, il prossimo è l'ultimo.
Grazie per aver atteso la fine di questa ff, non è finita proprio come volevo, ma comunque mi piace così!
Fatemi sapere!
BACI!
Meiko)

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Capitolo 12
*** Epilogo ***


Cap 11

Allora, ringrazio Gemini, Betty, Luxy e Judi che mi hanno commentato questa ff e che hanno avuto tanta pazienza! (grazie! T__T)
X judi : non la faccio più lunga perché primo non riuscirei a mandarla avanti, presto non avrò più tempo per stare al computer.
E due perché forse un giorno (detta così è molto pessimista) farò un continuo, ma non assicuro nulla.
Ed ora il finale, spero che sia di vostro gradimento.
BACI!



Un anno...
Era passato ormai un anno da quando si erano lasciati, sotto un cielo nuvoloso di fine estate, dopo la pioggia, dopo la rabbia, dopo i segreti, dopo tutto.
Il vento di Autunno aveva spazzato via il dolore e la rabbia.
La neve dell'Inverno aveva sepolto la tristezza.
La Primavera aveva fatto sbocciare una nuova emozione...
Ed ora era li, avvolto dalla calura di metà Luglio, ad ammirare i biondi campi di grano, alcuni erano gia stati bruciati dopo la raccolta.
Un profumo di paglia, aria pulita e un timido sottofondo di mare stuzzicavano le sue narici, mentre afferrava il borsone nero che si era portato appresso, aveva deciso di utilizzare l'autobus e poi andare a piedi.
Lo avrebbe aiutato, aiutato a prendere coraggio.
Patty era lontana, stavolta non sarebbe venuta ne lo avrebbe aggiunto.
Perché lui non voleva.
Voleva cavarsela da solo.
Liberarsi dalla sottile rete di dolore e tristezza e camminare di nuovo su quella strada, che ora appariva sterrata e delimitata da due campi di grano dorato da cui sbucavano piccole erbacce verdi, papaveri e fiori selvatici.
Certo, quella ferita avrebbe continuato a sanguinare, niente poteva essere cancellato del tutto.
Ma non per questo bisogna fermarsi.
Questo...questo era quello che Erika aveva capito, ed ora l'aveva capito anche Benji. L'uomo nel frattempo si guardò intorno, in mezzo alla vasta landa di campi di grano con anche alberi, uliveti, qualche vigneto in lontananza e cascine abbandonate.
Non quella, però...
Quella, come sempre, era piena di bambini, sembravano essere aumentati agl'occhi del portiere, mentre sorridendo scendeva dalla collina, mentre un bambino si fermava a guardarlo, un cane iniziò ad abbaiargli per poi corrergli contro seguito da una frotta di bambini festosi, uno reggeva il pallone.
Così, così si viene accolti in quella cascina, con la sensazione di essere tornati a casa.
Questa era quella che Erika definiva libertà?
Diceva ogni tanto di essere una ragazza libera, che avrebbe fatto il giro del mondo, ma non si sarebbe mai sentita sola.
Benji fu accolto come uno della famiglia, la signora Maria lo abbracciò allegramente, come se tutto fosse stato spazzato via, e Monica sorrideva come sempre.
Niente, sembrava che niente avesse turbato quella cascina, ancora in piedi, anche se adesso si vedeva un'impalcatura per dei lavoretti di ristrutturazione.
Ma...ma lei non era li ad accoglierlo...

Alzò lo sguardo dalla tomba, era come se il vento avesse portato con lui i rumori dalla cascina.
In silenzio ascoltò, prima di riaprire gli occhi, tornare a guardare la tomba ed accendere un cero rosso, sorridendo, per poi montare a cavallo, partendo al galoppo, via, lontano da tutti e da tutto, con solo la compagnia del vento che gli accarezzava la faccia.
La sensazione del silenzio, rotto solo dallo sfrigolare di cicale estive.
L'odore del grano, dei falò, del mare che rapidamente sembrava corrergli incontro.
I rumori lontani di vita, lo sbuffare del cavallo, e quella melodia che s'intonava nella sua testa.
Sensazioni di libertà assoluta.
Perché anche da lontano avvertiva.
Avvertiva la gioia di avere un posto dove tornare.
Socchiuse gli occhi, mentre rallentava la cavalcatura, un secondo cielo ai suoi piedi si rivelava di un azzurro, turchese, verde, blu, colori che brillavano al sole.
Erika scese da cavallo, i capelli erano accarezzati dalla brezza del mare, la codina come sempre dietro la schiena, ormai superava la schiena, mentre una giacca leggera era legata in vita, e il fisico magro era rivelato da una canotta bianca.
Era passato un anno da quando ...aveva conosciuto Benji, quasi due anni...
Eppure quella storia era iniziata gia da prima, da molto prima.
Da più tempo...
Joshua che la lasciava.
Il cuore, l'incidente...il trapianto...il funerale...
Erika si tastò il petto, quella mattina davanti allo specchio si era soffermata ad osservare la lunga linea di carne bianca, l'abbronzatura in qualche modo la risaltava, ma ormai non era più una vergogna, la mostrava quasi con orgoglio.
Perché era certa che la sua donatrice era persona straordinaria.
Perché amava un uomo straordinario...che aveva sofferto.
Chissà come stava adesso...
Non sperava in miracoli, non credeva che sarebbe tornato.
Addio, era questa la parola che, quel giorno, sulla finestra, alla schiena dell'uomo aveva sussurrato in silenzio, lasciando poi scivolare una lacrima.
E mentre questo ricordo faceva ancora male, Erika si sentì viva, più viva che mai.
Il vento accarezzava i suoi capelli, le sue mani e il suo corpo trasmettevano calore, i suoi occhi vedevano lo splendore del mare, camminava, rideva, cantava.
Era viva, più viva che mai.
E nel suo petto batteva un cuore che, ormai, era suo.
Suo...
Sorrise a quell'idea, mentre il cavallo brucava la poca erba che riusciva a crescere vicino alla spiaggia, la ragazza velocemente lo legò ad un albero li vicino, prima di sfilarsi i sandali, lasciandoli li, e cominciare a correre, a correre sulla spiaggia.
Il respiro affannoso.
Il corpo che si muove a ritmo.
Il suo cuore che batte più velocemente.
Il sudore che scivola dalla sua fronte.
Era li, li, non era un sogno.
Lentamente rallentò, respirando affonnosamente, per poi voltarsi a guardare il mare.
Il mare...

“-Fratellone, cosa c'è oltre il mare?-
-...qualcosa di bellissimo. Ti prometto che te lo farò vedere, quando saremo grandi-
-SI! SI!”

-Si...abbiamo visto qualcosa di bellissimo...abbiamo visto il mondo...vero fratellone?-
Erika sorrise, passandosi una mano su un ciuffo nero, lasciando che gl'occhi rosso-ambrati scivolassero lungo le onde del mare, la spuma bianca che fragorosamente colpiva gli scogli oppure scivolava sulla spiaggia riempiva la sua testa, ora vuota, mentre restava in silenzio a guardare il mare.
I ricordi si tinsero per qualche istante di nero come i suoi capelli, mentre un sorriso amaro spuntava dalla bocca, per poi svanire e riapparire felice come prima.
I ricordi rimangono nel cuore, e sono il motore dei nostri sogni e delle nostre speranze.
Erika continuò a fissò il mare, tenendo le mani dietro la schiena, con i capelli che venivano spazzati in tutte le direzioni dal vento, senza però che infastidissero la ragazza.
Fu così che Benji la trovò, quando raggiunse la costa, con il fuoristrada guidato da Alex, che rimase dentro sul sedile, non voleva uscire da li, e anche se sorrideva, dentro un po' moriva.
Perché quello che faceva brillare gli occhi di Erika non sarebbe stato lui, il suo sorriso, ma il sorriso di uno straniero, di Benji.
L'uomo in questione, nel frattempo, si stava allontanando dal fuoristrada, ficcandosi le mani in tasca, il berretto rosso sulla testa, osservando la figurina della ragazza davanti a lui che guardava il mare.
Bene...e adesso?
Il vento lo aiutò: un colpo forte gli spazzò via il cappello, facendolo rotolare sulla sabbia, raggiungendo i piedi di Erika, che guardò quella macchia rossa su sfondo ocra stupita, raccogliendola e pulendola dalla sabbia.
Che strano...quel berretto le sembrava così familiare...
Lo tenne per la visiera, voltandosi, e per poco lo lasciò cadere via.
...
-...Benji...-
l'uomo sorrideva, avvicinandosi alla ragazza, che non indietreggiò come lui temeva.
-Per fortuna l'hai preso, è molto prezioso per me-
Erika lo osservò attenta.

“Ti amo
Vorrei dirti questo, urlarti queste parole, poi abbracciarti, stirngerti forte, e anche se tu mi respingessi, ti abbraccerei di nuovo, sussurrandoti ancora che ti amo.
Invece...invece sorriderò, ti restituirò il berretto, e ti dirò “Lo immagino”
...così, semplicemente, come due vecchi amici”

Lei sorrise, porgendogli il berretto.
-Lo immagino-
Benji afferrò il berretto, poi abbracciò di colpo la ragazza.
Erika avvertì lo spostamento, poi il petto caldo di Benji, e sembrò come se il cuore esplodesse, mentre Benji poi la allontanava, e sorrideva imbarazzato, ma negl'occhi uno sguardo serio.
-Perdonami...ricominciamo Erika?-
la ragazza lo guardò stupita, i capelli a causa del vento gli offuscavano la vista, ma non era per quello se, adesso, le veniva da piangere.
Era la gioia, una gioia immensa, un senso di leggerezza che aveva dimenticato.
Strinse la mano all'uomo, annuendo, lasciandosi scappare una lacrima che però asciugò subito, era così emozionata che si reggeva a fatica sulle gambe.

“Così...ricominceremo.
Si, ricominciamo, ricominciamo da capo.
Perché così avrò ancora una piccola speranza nel cuore.
E anche se tu non mi amerai mai, anche se il tuo cuore è solo per Claire.
Ti starò più vicina che potrò.
Per sostenerti, per chiacchierare con te.
Per esserti amica.
Perché voglio sentire solo una frase, che mi farà felice.
Non “Ti amo” ma...”

-Si, ricominciamo, Benji-
-Grazie Erika. Ti voglio bene, amica mia...-
la ragazza annuì, strizzando gli occhi, per poi lasciare andare la mano di Benji, e iniziare con lui una spensierata chiacchierata, ridendo briosa, mentre Alex li raggiungeva sulla riva del mare.

FINE

(Mi sono detta fin all'ultimo che Benji non s'innamorasse di Erika, a parte che sarebbe stato banale, ma poi non mi sembrava giusto.
Si, sono strana, ma la penso così.
Comunque, la canzone di sottofondo che ho usato e voi non potete sentire, peccato, è di R.Kelly “I Believe I Can Fly”, quella del film “Space Jam”
Bene, ora vi saluto, ma non rallegratevi troppo, tanto torno!
BACI!
Meiko)

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