REGITALIA

di Rico da Fe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pranzo Unito (parte 1) ***
Capitolo 2: *** Pranzo Unito (parte 2) ***
Capitolo 3: *** Pranzo Unito (parte 3) ***
Capitolo 4: *** Pranzo Unito - L'Apocalisse! ***
Capitolo 5: *** Il Gala di Natale ***



Capitolo 1
*** Pranzo Unito (parte 1) ***


Puglia sospiro', si ravvio' i capelli e con gesti esperti scolò la pasta.
"A tavolaaaa! È pronto!" urlò, mentre cospargeva di prezzemolo il delizioso sugo di pomodoro San Marzano, cui aveva aggiunto i pomodorini di Pachino che le aveva portato Sicilia.
"Mmmmh, che profumo..."
Campania si affacciò in cucina, annusando l'aria estasiata.
"Vatti a sedere! E aiuta Salento ad apparecchiare!" ordinò la pugliese, facendo saltare le sue invitanti orecchiette fatte in casa nella padella con il sugo.
"Vado, vado..." rispose Campania, sorridendo.
Quando cucinava, Puglia era così concentrata da diventare quasi scorbutica. E gridava.
Campania uscì dal trullo e attraversò il giardinetto inondato di sole fino al gigantesco ulivo nodoso e contorto che ospitava sotto le sue fronde il tavolo dove avrebbero pranzato.
Era una giornata magnifica: il cielo terso splendeva sopra di loro, arroventando i campi dorati con il cocente sole di mezzogiorno.
Campania inspirò l'aria profumata dall'odore di basilico e origano del giardino. Raggiunse il tavolo e si accomodò accanto al fratello Basilicata.
Naturalmente non c'era alcun bisogno di aiutare Salento: la solerte sorellina aveva già finito da un pezzo di apparecchiare, ed era già seduta a tavola, assieme a Calabria e Basilicata che si abbuffavano di pane e olio.
"Guardate che è quasi pronto, eh!" informò la campana assaggiando anche lei il gustoso pane di Altamura con sopra l'olio rinomato di Puglia.
"E quindi?" chiese il calabrese, con la solita espressione cupa e la bocca piena.
"E quindi vi conviene non esagerare con il pane! O non riuscite più a finire! E sarebbe un peccato" ribatté Campania, posando sul bordo del piatto la sua fetta "dover lasciare le buonissime orecchiette di Puglia nel piatto!".
"Oh, andiamo, Campania" la voce di Sicilia, calda e profonda, li raggiunse. "Fallo mangiare, a Calabria, che deve crescere!" disse il siciliano posando la zappa e la lupara contro il tronco dell'ulivo e appoggiando una mano sulla spalla del fratellino, che lo scacciò infastidito.
"La vuoi smettere? Ti ho detto mille volte che non mi devi toccare!" lo apostrofò il calabrese arrossendo di vergogna.
"Stai calmo, stai calmo!" rise Sicilia sedendosi tra Campania e Calabria e agguantando una fetta di pane.
"E dai, Calabria, era solo una pacca fraterna..." disse Basilicata, cercando di alleggerire un po' la tensione.
"Sì, un gesto d'affetto..." convenne Salento, ma la sua frase fu stroncata dall'arrivo della sorella maggiore con la pasta.
"Si mangia!" Puglia appoggiò la padella al centro del tavolo e iniziò a riempire i piatti.
Quando la pugliese restituì il piatto pieno a Sicilia, Campania non poté fare a meno di notare l'occhiata fugace che i due si erano scambiati.
Ormai era ufficiale che il bel siciliano e la bellissima pugliese si frequentavano, ma i due ancora non volevano rendere ufficiale la cosa.
E nonostante facessero di tutto per nasconderlo, ormai era chiaro che tra i due c'era molto più che semplice affetto fraterno o amicizia...
"Campania! Il piatto!" Puglia la strappò dai suoi pensieri porgendole la sua porzione.
"Oh, scusa..."
"A che pensi, alle pecore di Sardegna?" rise Sicilia, aggredendo le sue orecchiette.
"Aspetta a mangiare! Mancano ancora Sardegna e Abruzzo!" lo rimproverò Calabria.
"E...?" chiese Puglia, consegnando il piatto a Salento.
"E... Chi? Non ha dimenticato nessuno..." rispose il siciliano, guardandola interrogativo.
Puglia diede il piatto a Basilicata e si fermò, guardando Sicilia con le mani sui fianchi e l'espressione irosa.
'Ah, comm'è bedda... Quando è incazzata...' pensò il siciliano, nonostante non sapesse neppure per quale motivo fosse arrabbiata.
"Molise!" disse Puglia spazientita, riempiendo un altro piatto.
"Eh? Chi?" le altre regioni si guardarono intorno, perplesse.
"E chi sarebb... Ah, sì, Molise!" disse Sicilia, ricordandosi solo in quel momento della piccola regione, e guadagnandosi un'occhiata fulminante di Puglia.
"Beh, sicuramente staranno arrivando..." disse Campania, guardando con desiderio la sublime pietanza davanti a lei.
"Veramente io sono già qui..." disse una flebile voce accanto a Basilicata, ma nessuno sembrò sentirlo tranne Puglia, che gli mise davanti il piatto abbondantemente riempito di orecchiette.
Solo allora l'attenzione di tutti fu focalizzata sul ragazzo mingherlino e occhialuto seduto accanto al fratello lucano.
"Perché a quello sgorbio tutta quella pasta e a me..." si infiammò il calabrese.
"Ma fallo mangiare! Lo vedi com'è! Lui ha più bisogno!" disse sbrigativo l'affascinante Sicilia, mettendo a tacere il fratello minore.
Proprio allora arrivarono Sardegna e Abruzzo.
"Ti ho lasciato un paio di tonni e qualche sgombro in cucina! Giusto per sdebitarmi..." disse il corpulento abruzzese a Puglia, che gli mise davanti il piatto.
"Bravo! Mò voglio vedere quanto devono resistere quei pesci con questo caldo!" ribatté Puglia, consegnando il piatto anche a Sardegna.
"Io ho portato un po' di pecorino grattugiato..." disse il sardo, sorridendo e mostrando il piccolo recipiente dove era raccolto il formaggio.
"Aaah, e bravo Sardegna! Dammi qua!" Campania strappò la formaggiera dalle mani di Sardegna, mentre Salento si alzava per andare a mettere il pesce di Abruzzo nella ghiacciaia.
Quando fu tornata, si sedette e tutti fecero il segno della croce.
Sicilia, a capotavola, pregò:
"Oh Signore, noi tutti ti ringraziamo per il cibo che ci doni quest'oggi. Te lo offriamo con tutta la nostra riconoscenza e devozione. Amen."
Le regioni del meridione si rifecero il segno della croce e incominciarono a mangiare.
Per una buona mezz'ora, nessuno fiatò.
'Quando cucina Puglia, non parla mai nessuno... E chi smette di mangiare?' pensò Sicilia versandosi un bicchiere di Nero d'Avola e tagliandolo con un dito del tremendo Primitivo pugliese.
Scolò il bicchiere di vino e riprese a mangiare.
Solo quando ebbero finito e Puglia e Salento ebbero portato via i piatti (forse le aiutò anche Molise, ma nessuno se ne accorse) iniziarono a chiacchierare.
"Ehi, domani c'è il pranzo a Roma!" disse a un certo punto Campania.
Le piacevano quelle feste dove tutte le regioni si incontravano a casa di Lazio per celebrare l'Unità d'Italia.
E poi l'indomani avrebbero festeggiato il 150º anniversario...
"Evviva." fece il siciliano, rabbuiandosi di colpo.
"Domani incontriamo Lombardia... Devo ricordarmi la lupara..."
"Eh, e io devo portare la mia pala: ho un sacco di pizze da infornargli, a quel cafone..." aggiunse Campania, rabbuiandosi anche lei, ma provocando uno scoppio di ilarità generale.
"Eh bravi! Fate il suo gioco! Rovinatevi la giornata per colpa sua!" esclamò Puglia, di ritorno con il vassoio dei dolci che aveva portato Sicilia da Palermo.
"Voi godetevi la festa, e non accettate le provocazioni di quello scemo: vedrete che sarà lui a rovinarsi la giornata!"
E detto ciò, iniziò a distribuire i deliziosi cannoli e le squisite cassate fatte a mano dal bellissimo giovane moro seduto tra Campania e Calabria.
"Domani rivedrò Marche..." disse Abruzzo addentando il cannolo e gustandoselo fino all'ultima goccia di ricotta.
"E io rivedrò... Piemonte..." ammise la campana, azzannando una cassatina e assaporando la glassa dolce e la crema da favola...
"Ecco cosa mi ero dimenticata: i babbà! E le ricce, le pastiere, le sfogliatelle..." esclamò poco dopo Campania, dandosi una manata in fronte. Anche lei avrebbe dovuto portare i dolci, ma come al solito...
"Che scema che sono."
"Ooooh, ce ne hai messo di tempo per capirlo..." commentò Basilicata, suscitando un altro coro di risate.
"Scemo!"
"Io invece..." soggiunse Sardegna "mi sono ricordato: ho portato l'amaro..." e tirò fuori dalla tasca una bottiglietta di mirto, il famoso liquore sardo, appoggiandola sul tavolo.
"Molise, vai a prendere i bicchierini da liquore!" ordinò Puglia al molisano, fulminando con un'occhiataccia le regioni che si guardavano intorno chiedendosi chi diavolo fosse quel Molise...
'Mah, sarà che si è scolata troppo Primitivo... Inizia ad avere le traveggole' pensò Basilicata, ricordandosi solo dopo che Molise era suo fratello.
Sicilia si calcò la coppola in testa.
Il sole iniziava a calare, e l'ombra del trullo dietro di loro si allungava sui campi dorati di grano e sulle argentee foreste di ulivi. Il soffio caldo dello scirocco sfiorò le fronde del grande albero carico di olive sopra di loro.
Il siciliano si accese una sigaretta e si preparò, raccogliendo tutta la forza di volontà che aveva: l'indomani ne avrebbe avuto un gran bisogno...
 

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Capitolo 2
*** Pranzo Unito (parte 2) ***


Marche, affacciato al parapetto del terrazzo, osservava il paesaggio calmo e verdeggiante delle colline distese davanti a lui.
Il vento soffiava tiepido e leggero accarezzando delicatamente i capelli della regione.
"Che pace, eh?"
La voce dolce di Umbria lo raggiunse alle spalle, seguita dalle mani sottili di lei che si posarono, leggere come farfalle, sul braccio del marchigiano.
"Sì, hai ragione..." mormorò lui "... È tutto così tranquill..."
"A TAVOLAAAAA!!! È PRONTOOOOOO!!!"
"Parli di pace..." mugugnò Umbria seccata, staccandosi dal braccio del fratello.
"... E arriva Lazio!" terminò Marche, sorridendo e scuotendo la testa.
Il latino come al solito non si smentiva. Mai.
I due raggiunsero la tavola apparecchiata sulla terrazza più alta del castello, da cui si poteva scorgere il magnifico panorama tutto colline e boschi smeraldini, punteggiato qua e là da qualche pieve o qualche casolare sperduto in cotto.
"Ecco i due pelandroni d'Italia!" li accolse Lazio, ridacchiando tra sé.
I due lo ignorarono e si sedettero a tavola.
"Bene!" proclamò Lazio, alzandosi in piedi e gonfiando il petto "Il vostro ultramegafantastico fratellone vi ha preparato la sua specialità: BUCATINI ALL'AMATRICIANA!!! Applauditemi! Ammiratemi! Baciatemi!"
"Scordatelo!"
Toscana, seduta tra Marche e Lazio, posò il libro che stava leggendo (a tavola) e guardò storto il latino.
"Tsk... Vabbè, mangiamo!" replicò Lazio imbronciato.
Le quattro regioni, sedute a tavola, si guardarono per un po'.
"Ehm... Chi fa i piatti?" domandò timidamente Umbria.
"Tse! Non guardate me: io ho cucinato!" ribatté Lazio incrociando le braccia sul petto.
"Io non mi abbasso a simili incombenze!" proclamò Toscana, incrociando anche lei le braccia.
Umbria e Marche si guardarono rassegnati.
"Facciamo a testa o croce?" propose il marchigiano, preparando già la moneta.
"Pfui! Testa o croce..."
Tutti si voltarono sorpresi verso il bizzarro tizio appena spuntato all'ingresso.
"Romagna!" lo salutò Lazio "Come mai da queste parti? Non pranzi con tua sorella?"
"Sorbole! Se non ci fossi io..." disse il romagnolo in questione, avvicinandosi al tavolo e iniziando a distribuire le porzioni.
"Ehm... Umbria, vai a prendere piatto, posate e tovagliolo a Romagna..." sospirò Marche.
L'umbra obbedì, e poco dopo tornò con il coperto per il romagnolo.
"Ehi! Perché non avevate apparecchiato anche per me?" chiese offeso il giovane, consegnando i piatti a Toscana e Lazio, che si guardarono e scossero la testa.
"Ma Lazio te l'ha appena chiesto..." fece notare Marche, paziente come al solito.
"Sorbole... È vero!"
Romagna si grattò la fronte.
"Beh... Mia sorella mangia con quelli di sopra... Del Nord intendo... E io mi sentivo solo, perciò sono venuto a trovarvi! Contenti?"
"Sicuro..." rispose Lazio, agguantando una manciata di bucatini con la forchetta e ficcandosela voracemente in bocca.
"Sorbole... Devi avere davvero fame..." notò Romagna alzando un sopracciglio.
Quando furono tutti seduti a tavola ed ebbero tutti il loro piatto davanti, Marche domandò:
"Allora... Come è andata la settimana?"
"A me... Chomp... Beniffimo... Gnam... Ho guafdato... Munch... La paftita..." biascicò Lazio a bocca piena, offrendo loro un magnifico panorama sulla poltiglia di bucatini e sugo che c'era dentro.
"Grande... All'altezza del tuo (ridotto) ingegno..." commentò Toscana sarcastica.
"E tu... Gnam... Che cofa... Chomp... Hai fatto? Munch..." ruminò il latino di rimando.
"Ho scritto un nuovo libro e dipinto qualche quadro..." ribatté la toscana con aria di superiorità.
"Sorbole... Ehi, se sai dipingere, mi aiuti a ritinteggiare casa?" chiese Romagna versandosi una generosa dose di Chianti Ruffino e scolandola in due sorsate.
Toscana si limitò ad alzare un sopracciglio e a scuotere la testa.
"Ehm... Bene... E tu, Romagna, che hai fatto?" chiese Marche, augurandosi con tutto il cuore che la sub regione romagnola non dicesse...
"Ho proposto al mio capo di cambiare il colore della mia bandiera in ROSSO!!! Quest'anno è di moda, me l'ha detto Lombardia!"
"Davvero?" chiese Umbria, distratta.
"Davvero!"
"E... Il tuo capo che ha detto?" chiese Lazio, curioso.
"Sorbole... Non mi ha dato retta!"
'Meno male...' pensarono i presenti, sollevati.
"E cosa ne pensa Emilia?" chiese Toscana, pulendosi educatamente le labbra prima di bere il suo prestigioso vino.
"Boh... Non gliel'ho chiesto... Ma dovrebbe essere d'accordo..." borbottò il romagnolo, aggrottando le sopracciglia.
Lui e la sorella non si erano mai frequentati più di tanto, prima di condividere il territorio...
"E tu, Marche, che hai combinato?" domandò Lazio al marchigiano, ingoiando l'ultima forchettata di pasta.
"Beh... Io... Sono stato un po' in giro... E sono andato a pescare con Abruzzo!" rispose Marche, contento.
"Io, invece, ho portato da mangiare ai cani randagi..." disse Umbria, precedendo la domanda imminente.
"Interessante... Dimenticavo che sei una naturalista convinta!" disse Toscana sorridendo all'umbra, che ricambiò con un sorriso e un delicato rossore sulle gote.
"Sorbole... Ragazzi, domani c'è la cena dell'Unità!!!" esordì improvvisamente Romagna, saltando di palo in frasca (come al solito).
"Non me lo ricordare..." disse lamentosamente Lazio.
L'indomani avrebbe avuto un sacco di lavoro da fare (e lui ODIAVA lavorare)... E un sacco di gente a casa!!!
"Che bello... Domani vediamo Abruzzo!" disse il marchigiano a Romagna, che annuì contento.
"E speriamo di non assistere all'ennesima scazzottata tra Lombardia e Sicilia..." sospirò Toscana, vedendosi già davanti la scena.
"Beh... Se Lombardia fa il bravo..." disse Umbria pensierosa.
"E poi, dai, ci saranno i bambini! Non penso si prenderanno a cazzotti davanti a Valle d'Aosta e Sudtirolo!" intervenne Lazio, sentendosi escluso (odiava anche essere messo in disparte!).
Lui si lambiccava sull'enorme quantità di lavoro che avrebbe avuto da fare, e quelli si preoccupavano dei due rissaioli d'Italia... Che insensibili!
Umbria, sentendo una nuova, lieve carezza del vento, chiuse gli occhi.
Lo ascoltò, concentrandosi sul dolce mormorio, sullo stormire delle fronde dei frassini sotto di loro e il fruscio dell'erba che ricopriva le colline.
Il vento sapeva sempre tutto.
L'umbra aggrottò le sopracciglia ascoltandolo mentre le sussurrava il suo sapere...
E quello che le disse non le piacque per niente.
 

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Capitolo 3
*** Pranzo Unito (parte 3) ***


Piemonte sospirò.
Si rassettò il fazzoletto che aveva al collo, drizzò la schiena e aprì la porta.
La sfarzosa sala da pranzo lo accolse con i suoi stucchi dorati e gli scintillanti lampadari in vetro di Murano; al tavolo, lo accolsero gli sguardi trionfanti delle altre regioni settentrionali.
"Ah! Salve, Piemonte... A quanto sembra sei in ritardo!" lo salutò Lombardia con la sua migliore faccia da schiaffi.
"In ritardo? Assolutamente no." replicò tranquillo il piemontese sedendosi al suo posto a capotavola "Semplicemente voi siete in anticipo e io puntuale..."
"Bah! Vuoi sempre l'ultima parola!" brontolò Liguria stizzito.
Piccati, lui e Lombardia tacquero, mentre il piemontese accennava un lieve sorrisetto di trionfo.
Non appena si fu seduto, la porta si spalancò di nuovo, e Val d'Aosta entrò in sala spingendo a fatica il grosso carrello portavivande.
"Puff... Buongiorno... A tutti..." mormorò la ragazzina da dietro, ansimando per la fatica.
Dietro di lei, Sudtirolo avanzava imbronciato con le mani in tasca e l'aria di chi avrebbe voluto essere altrove.
"Anf... Potresti anche... Aiutarmi..." ansimò ancora Aosta da dietro il carrello.
Per tutta risposta, Sudtirolo si staccò da lei e andò a sedersi accanto a Lombardia.
"Aiutati da sola... Sei tu che vuoi fargli da servetta!"
"Umpf!" sbuffò la valdostana, prima di sentire il carrello farsi improvvisamente più leggero.
Guardò in su e vide Friuli dietro di sé: il colossale ragazzone la stava aiutando a spingere il portavivande, col solito sorriso fresco e gentile di chi fa le cose senza sforzo.
"Merci..." mormorò la ragazzina riconoscente, mentre il friulano andava a sedersi vicino al fratello Veneto.
"Yum! Ehi, Aosta, che ci hai preparato?" domandò Veneto cercando di sbirciare il contenuto del grosso pentolone fumante che troneggiava al centro del carrello.
"Oh... Beh, lì dentro c'è la polenta..." rispose Aosta indicando il pentolone "mentre qui abbiamo un brasato... Una specialità del mio fratellone!" disse poi gettando un'occhiata a Piemonte che le sorrise affettuoso.
"Ah... Ecco perché eri in ritardo... Stavi cucinando il brasato!" esclamò Lombardia, con fare pomposo.
"Ho la faccia di uno che cucina?" domandò con calma il piemontese, alzando un sopracciglio.
Il lombardo si sgonfiò come un palloncino.
"No... Non direi..."
Intanto Aosta aveva distribuito a tutti le porzioni e per ultimo era arrivata a Piemonte.
"Ecco a voi, fratellone!"
"Aosta..." cominciò Piemonte sottovoce, quando la sorellina gli consegnò il piatto "Sei molto gentile a cucinare per tutti quanti... Ma non voglio che ci fai addirittura da cameriera!"
"Non vi preoccupate, fratellone... Dopotutto, sono l'unica ragazza qui al Nord..." rispose Aosta sorridendogli dolcemente "ed è giusto che sia una donna ad occuparsi di queste faccende..."
"Allora, permettimi almeno di dimostrarti che anche un uomo può fare queste cose!"
Piemonte si alzò, scostò la sedia libera affianco a lui e, sotto gli occhi curiosi e anche un po' divertiti delle altre regioni, fece accomodare Aosta e le servì il brasato.
I due si scambiarono un altro sorriso affettuoso, dopodichè Piemonte tornò a sedersi.
Dopo aver augurato buon appetito, iniziarono a mangiare.
"Davvero delizioso, complimenti!" disse Emilia, rimasta fino a quel momento in silenzio.
"Merci, madame... Cioè... Grazie!" rispose la valdostana.
"E tu che ci fai qui?" chiese Liguria di getto.
Piemonte gli lanciò un'occhiata di rimprovero, e il ligure si corresse.
"Ahem... Sì, insomma... Come mai sei qui?" domandò più educatamente.
"Beh..." sorrise l'emiliana, divertita dal modo di fare brusco del ligure "...volevo stare un po' con voi... E poi non mi andava di cucinare oggi..."
"E tuo fratello come sta?" si informò Veneto "Perché lui non è venuto, ciò?"
"A Romagna non piacciono gli ambienti raffinati... Ha preferito mangiare con i suoi amici del centro!" rispose Emilia, scambiando con il veneto un'impercettibile occhiata complice.
Entrambi sapevano che al romagnolo, più che gli ambienti raffinati, non piacevano i settentrionali, o 'quelli di sopra', come li definiva lui.
"Ah! Quindi allo sciroccato piace mangiare con i terroni, eh?" si intromise di nuovo Lombardia, fiondandosi sulla polenta giallognola che ammiccava dal piatto con fare invitante.
"Ti ringrazio per l'alta considerazione che hai di Romagna." replicò gelida Emilia, senza più alcuna traccia di sorriso sul volto.
Il lombardo, conscio di aver fatto una pessima figura, si scusò a mezza voce con l'emiliana.
"Non fa niente... So anch'io che Romagna può sembrare bizzarro a volte..." liquidò Emilia con un elegante cenno della mano.
Stettero per un po’ in silenzio, lasciando parlare le forchette e i piatti.
"Quindi domani incontriamo i 'terroni', eh?" esordì a un certo punto Lombardia, posando la forchetta e appoggiandosi allo schienale elaborato della sedia.
Trasse di tasca l’I-Phone e si mise a trafficare sul touch screen, accigliato.
"Domani incontreremo tutti gli altri, sì..." disse Piemonte, fulminando con una breve occhiataccia il lombardo, che sembrò non accorgersene.
"Ma si può sapere cos'hai contro di loro, ciò?" chiese a bruciapelo Veneto, anche se già sapeva che non avrebbe ottenuto una vera e propria risposta.
"Non ce l'ho con tutti loro... Diciamo che Miss Enciclopedia e lo svalvolato (senza offesa, Emilia) mi stanno tutto sommato simpatici..." rispose Lombardia continuando imperterrito a passare le dita sul cellulare.
"E Marche e Umbria sono abbastanza insipidi... Quindi diciamo che una consistente parte dei terroni la sopporto..."
"E la parte restante?" chiese distrattamente Liguria, sapendo già la risposta.
"Simpatici come un dito nel... Ci siamo capiti!" terminò il lombardo guadagnandosi un'altra occhiataccia, stavolta anche da Emilia.
"Simpatici o no, devi smetterla di provocarli! Soprattutto Sicilia..." replicò l'emiliana con calma, rassettandosi il tovagliolo sulle gambe "quei poveri ragazzi ne hanno passate tante..."
"Non sono io che li provoco!" sbottò Lombardia, punto sul vivo "sono loro che sono... Che sono..."
"Lascia perdere... Piuttosto, cerca di controllarti" disse con calma Friuli, sorridendo pacifico e facendo scrocchiare in modo minaccioso i pugni.
Lombardia e Veneto deglutirono all'unisono.
Non si erano ancora scordati il centesimo anniversario, quando Lombardia e Sicilia erano venuti alle mani per l’ennesima volta: il colossale friulano aveva spaccato naso e mascella a entrambi con due poderosi cazzotti, allontanandosi poi sorridendo come se nulla fosse, sotto gli occhi stralunati di tutte le altre regioni...
"Domani festeggeremo i centocinquanta anni che abbiamo trascorso insieme..." si intromise Piemonte, alzandosi in piedi mentre Aosta sparecchiava "e vorrei che fosse per tutti un giorno da ricordare... Possibilmente come Italia unita, non come Italia che si prende a pugni!" sottolineò guardando truce Lombardia e i due fratelli Veneto e Friuli, che finsero indifferenza.
"Uff! Che rottura di scatole!"
Piemonte emise il terzo sospiro della giornata e fulminò nuovamente il lombardo con un’altra occhiataccia (l’ennesima).
"Quella stupida cena dell'Unità mi sta mandando in tilt tutti i programmi che avevo..." brontolò Lombardia accigliato, gesticolando frenetico sull'I-Phone.
"Perché 'stupida', ciò?" chiese distrattamente Veneto.
"Stupida perché ci sarai tu, ignobile pesca-merluzzi!!!" fu la (gentile) risposta di Liguria.
"Tsk… Che, costavano troppo le battute decenti, ciò?" replicò sdegnoso il veneto.
"BRUTTO…"
“SIGNORI!!! Per cortesia!!!” si inalbero’ Piemonte, stroncando l’ennesima lite ‘Genova vs Venezia’.
“Dicevo…” continuo’ l’aristocratico quando tutti tacquero “… domani andremo a Roma per la cena dell’Unità…”
"Io domani non vengo."
Tutti guardarono il ragazzino biondo con lo sguardo truce e le braccia conserte seduto affianco a Lombardia.
"Sudtirolo..." ribatté fermamente Piemonte "tu sei una regione italiana, anche se ti ostini a parlare tedesco; perciò tu domani vieni a Roma e ti siedi a tavola con noi. Fine della storia."
"Ma..."
"Fine. Della. Storia." scandì il piemontese trafiggendolo con uno sguardo fermo e autoritario.
Sentendo le lacrime inondargli gli occhi azzurri, l'altoatesino scattò in piedi e corse fuori dalla sala, mentre i presenti scuotevano la testa rassegnati: sempre la stessa storia...
“Ci risiamo…” mormoro’ Veneto, apprensivo.
“Speravo che col tempo ci avrebbe accettati…” fece eco Lombardia, alzando gli occhi dal cellulare.
"Forse dovremmo..." intervenne Liguria a bassa voce, quasi tra sé.
"Sì, Liguria?"
Il ligure guardò negli occhi il suo vecchio capo, e scosse la testa.
"Nulla, Piemonte... Nulla."
“Ehm… vado a prendere il dolce: tiramisù!!!” esclamo’ Aosta alleggerendo un po’ la tensione.
Il piemontese girò i tacchi, si allontanò dal tavolo e raggiunse la finestra.
Fissò pensieroso le Alpi, grigie e fredde come sempre. Poco dopo, avvertì la presenza di Emilia accanto a sé.
L’emiliana gli toccò leggermente la spalla.
L'indomani sarebbe stato senza dubbio un anniversario memorabile, pensò la regione osservando in silenzio il paesaggio mentre gli altri si avventavano sul tiramisù chiacchierando e bisticciando.
Memorabile... Ma non come avrebbero voluto loro.



 

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Capitolo 4
*** Pranzo Unito - L'Apocalisse! ***


Pranzo Unito - L'Apocalisse!
 
Puglia, i capelli biondo miele raccolti in uno strettissimo chignon, passò in rassegna la "truppa" di regioni femmine schierate sull'attenti in cucina, ciascuna dotata di grembiule bianco con la scritta rossa: "LAZIO È IL MIGLIORE!!! GNÈ GNÈ!!!" (scritta che testimoniava quanto avanzata fosse l'eta mentale del proprietario della cucina).
"Molto bene soldat... Ehm, ragazze!" esordì la meridionale con un perfetto tono da generale in guerra.
"Esigo da voi massima disciplina, ordine e soprattutto" fissò Campania, che sbuffò "accuratezza!"
Fece una pausa, scrutandole tutte attentamente come a sfidarle a sollevare obiezioni.
"CHE ASPETTATE? ROMPETE LE RIG... Cioè, ehm... AL LAVORO!!!" gridò poi, facendole trasalire.
Le ragazze si disposero tutte ai posti di combattimento, vale a dire i fornelli.
"Dunque: Toscana prepara le bistecche, Umbria gli stuzzichini e Emilia gli antipasti! Io invece preparo la pasta! Salento e Aosta apparecchiano e servono a tavola! Obiezioni?"
La pugliese guardò Salento alzare timidamente una mano.
"Che vuoi sorella?"
"Ehm... Innanzitutto vorrei capire perché devo sempre apparecchiare io..."
Anche la piccola Val d'Aosta le si avvicinò, alzando la manina.
"Dimmi, Aosta..." le disse Puglia con un po' più di dolcezza (era impossibile non essere dolci con la graziosa valdostana).
"Ecco... Io servo sempre a tavola a casa del signor Piemonte e... Per carità, non ho niente in contrario a farlo ancora, ma... Vorrei fare qualcosa di diverso!" mormorò la ragazzina, sorridendo timidamente.
Un'altra mano scattò in aria, stavolta con un po' più di decisione.
"Parla, Campania..." disse la chef con un po' di rassegnazione.
"Tanto per cominciare mi piacerebbe sapere che devo fare io! E poi, perché non hai assegnato a nessuno i dolci?" replicò con foga la campana, cercando di raccogliere i lunghi capelli castani nella solita strettissima coda di cavallo.
"Dunque: tu, Salento, sei la migliore apparecchiatrice e sparecchiatrice d'Italia, quindi prepara tovaglia, argenteria, cristalleria e tovaglioli e muoviti! Tu invece, Aosta, potresti aiutare Salento, così se finite prima potete darci una mano in cucina... Tu invece" disse Puglia guardando la campana "beh, volevo chiederti se volevi aiutare me con i primi o Sicilia più tardi con i dolci..."
"Che domande: entrambi!" trillò Campania, schizzando tutta contenta al primo bancone, quello dedicato alla pasta.
"Bene: ora che abbiamo chiarito i compiti, coraggio, al lavoro!"
Le ragazze tirarono fuori gli ingredienti e iniziarono a preparare.
L'unico bancone vuoto era quello riservato ai dolci: Sicilia si era raccomandato più volte che nessuna di loro (soprattutto quella pasticciona di Campania) vi si avvicinasse, lasciandolo immacolato per dopo.
"Sgrunt!" ringhiò Campania guardando fuori dalla finestra, dalla quale si scorgeva il campetto dove i maschi giocavano a calcio.
"Perché 'sgrunt'?" chiese Emilia affettando il prosciutto che aveva portato da Parma.
"Quel bastardo di Lombardia..." rispose la meridionale mentre preparava l'impasto per la pizza.
"Bastardo? Mi sono persa qualche passaggio... Non eravate amici voi due?" chiese Toscana, iniziando a battere le sue bistecche col batticarne.
"Beh, lo saremmo ancora, se non mi avesse praticamente ignorato da Natale ad oggi! Non rispondeva neppure ai messaggi su Facebook e non mi ha fatto nemmeno gli auguri per il compleanno! Ah, questa non gliela perdono!" ribatté con foga Campania.
"Ma dai... Sarà stato impegnato!" cercò di conciliare la sempre pacifica Umbria mentre affettava il pane per le tartine. "Lo sai che dopotutto è lui che assieme a Veneto e Piemonte manda avanti la baracca..."
"Adesso non esageriamo!" sorrise Salento, di ritorno dalla sala da pranzo con Aosta. "Ci sono un sacco di regioni che mandano avanti la baracca... Solo perché tutte le fabbriche sono nella pianura padana non vuol dire che dipendiamo solo da loro tre!"
"Signorina Campania..." chiese Aosta avvicinandosi a Emilia e aiutandola con il prosciutto. "Perdonerà il signor Lombardia, vero?"
"Ma certo che sì..." le sorrise Campania, rassicurandola "Certo, non subito..."
"Basta che lo fai..." si intromise Puglia, tutta intenta a realizzare le sue famose orecchiette con l'impasto che aveva preparato. "L'ultima cosa che ci serve di questi tempi è dividerci..."
Le altre ragazze concordarono con lei.
"Certo che se qualcuno si comportasse meglio..." disse Umbria, lanciando un'occhiata di fuori nel campetto.
"Già..." mormorò preoccupata Toscana "Speriamo che Friuli non debba spaccare il naso a Sicilia e Lombardia come l'altra volta..."
"Speriamo piuttosto che non se lo spacchino a vicenda..." corresse Emilia, arrotolando qualche fettina di prosciutto intorno ai grissini.
"Figuratevi se il mio Sicilia si lascia rompere il naso da quel mollusco padano!" sbottò Puglia, arrossendo di colpo: cazzo, si era tradita...
"Senti senti... Il 'mio' Sicilia? E da quando?" si interessò la toscana fiutando il gossip.
"Diciamo... Circa qualche mese! Se non di più..." sghignazzò Campania.
"Campania, zitta!" ringhiò la pugliese, ormai praticamente scarlatta.
"Eddai, sorella, è giusto che lo sappiano anche le altre, no?" rincarò la dose Salento, mentre la sorella in questione acquisiva rapidamente la tonalità bordeaux.
Le altre tre regioni e Aosta si avvicinarono iniziando a bombardarla di domande.
"Mannaggia a te, linguaccia del cavolo!" sbuffò Puglia mentre si apprestava rassegnata a rispondere alle domande incalzanti delle improvvisate giornaliste di "Chi?".
 
 
 
Nel campetto immerso nel verde della tenuta agricola di Lazio alle porte di Subiaco, i maschi se ne stavano riuniti chiacchierando del più e del meno in attesa di iniziare l'ennesima partita Nord vs Sud.
"Dai, Calabria, dillo!"
"Vaffanculo, Sicilia!"
"Dillo!"
"Ho detto di no!"
"Dillo!"
"No!"
"Qual è il problema?" si intromise Marche. Sicilia e Calabria si voltarono a guardarlo.
"Calabria non vuole chiamarmi 'fratellone'! Digli anche tu che non c'è nulla di male!" spiegò il siciliano, mentre il calabrese arrossiva violentemente.
"Ha ragione, Cal..." disse il marchigiano, sorridendo affabilmente al ragazzo "... Non c'è nulla di male... Umbria mi chiama sempre fratellone!"
"D-davvero?" chiese Calabria, arrossendo ancora di più.
"Davvero!"
"F-fratellone, andiamo? Lazio ci sta chiamando!"
Sicilia guardò sorpreso il fratellino mettergli una mano sulla spalla e sorridergli fraternamente, poi guardò Marche che gli fece l'occhiolino.
'Ma che strano...' pensò il siciliano mentre si dirigevano tutti e tre verso la porta da calcio dove Lazio effettivamente li aspettava.
Era bastato nominare Umbria per convincerlo a fare una cosa che non faceva da anni...
"Dunque!" esordì Lazio non appena arrivarono, giocherellando con la palla "Facciamo le squadre..."
"Sorbole! Io sto con Marche!" lo interruppe Romagna, affiancandosi al marchigiano non appena lo ebbe avvistato.
"Anch'io sto con Marche..." intervenne Abruzzo, affiancandosi anche lui all'altro lato della regione centrale.
Lazio si accarezzò il mento pensieroso.
"Ehm... Beh, teoricamente dovevamo fare le squadre per dividerci le regioni del centro, ma visto che voi volete stare insieme..."
"Sorbole, posso indossare una maglietta rossa? È di moda!" chiese il romagnolo, ignorando il latino che tentava di collegare le sinapsi dei neuroni (sempre che ce ne fossero...) alla ricerca di una soluzione.
"Romagna, per te il rosso è di moda da circa mezzo secolo, ciò..." provò a farlo ragionare Veneto, ma (ovviamente) fu inutile.
"Ci sono! Ho avuto un'idea!" esclamò a un certo punto Lazio.
"Cosa? Tu... Hai avuto un'idea?" disse Liguria avvicinandoglisi e toccandogli la fronte con aria ironicamente preoccupata.
"Strano, eppure sembra che tu stia bene..."
"Bah! Idiota!" ribatté il latino scansandogli la mano. "Dicevo... La mia idea è: Centro contro Nord e Sud! Allora che ne dite?"
Calò il silenzio.
Romagna, Abruzzo e Marche alzarono simultaneamente un sopracciglio.
Sicilia e Lombardia si guardarono inorriditi, e idem fecero Liguria e Veneto.
Veneto, d'altro canto, accarezzava nervosamente il suo remo da gondoliere per supporto morale, rabbrividendo quando si accorse che Friuli invece stava accarezzando LUI, per supporto morale...
Piemonte e Sardegna si guardarono e alzarono le spalle scuotendo la testa.
Molise probabilmente fece qualcosa, ma non se ne accorse nessuno.
Calabria e Basilicata si guardarono. Poi guardarono Lazio. Poi si guardarono di nuovo.
E scoppiarono a ridere.
"Ah ah ah ah... Lazio, sei sempre il solito... Ah ah ah..."
"Ah ah ah... Ma te l'immagini... Lombardia e Sicilia in squadra assieme! Ah ah ah..."
Lazio non poté rispondere: era troppo occupato a vantarsi di aver avuto un'idea geniale con l'Adriatic Trio (Marche, Romagna e Abruzzo), e questo gli impedì anche di accorgersi di Sicilia e Lombardia che lo fissavano come se volessero strozzarlo con le sue stesse budella, tale era la concentrazione di onde negative proveniente proprio da loro due...
"Allora: io, Marche, Abruzzo, Romagna e Sardegna contro Liguria, Veneto, Friuli, Sicilia, Calabria e Basilicata..." continuò poi Lazio mentre Basilicata e Veneto tentavano di impedire al siciliano e al lombardo di servire purè di latino per pranzo. "Naturalmente Piemonte sarà l'arbitr... Uagh! Splut! Anf!"
Piemonte, comparso chissà come dietro la regione con il QI più limitato d'Italia, stava cercando di mettere in pratica il proposito Lazicida dei due di prima strozzando il biondo con il fischietto che portava al collo.
"Punto primo: se la matematica non è un'opinione (e fidati, non lo è), voi sareste cinque contro sette... Punto secondo: fare l'arbitro è compito tuo, perché sei in mezzo e ospiti la capitale." puntualizzò il piemontese, prima di lasciarlo andare e rassettarsi elegantemente la maglietta della Juventus colpevole di essersi sgualcita un po'.
"Piemonte! Ti sembra il caso?" ghignò Lombardia, osservando Lazio massaggiarsi il collo e ansimare teatralmente neanche lo avessero appena salvato dall'annegamento.
"Lascia stare, Lombardia... Piemonte voleva solo prendersi il fischietto, vero?" fece il latino, e rapido se lo sfilò dal collo e lo porse al piemontese, che trattenne a stento l'impulso di ficcarglielo in gola e lo prese.
"Ehm... Beh, comunque sul punto primo mi sa che hai ragione..." cercò di conciliare Veneto "al centro sono solo in cinque, mentre al sud e al nord siamo sei..."
"Odio doverlo ammettere, ma il mangiagatti ha ragione... Anche se ho il sospetto che non abbiamo conteggiato qualcuno..." concordò Liguria, sistemandosi il codino e cercando di fare mente locale.
"Se cerchi Trentino, è seduto a bordo campo con mio fratello Canton Ticino..." lo informò il lombardo.
"Ehm... Forse posso giocare io con quelli del Centro..." propose la flebile vocina di Molise, ma l'unico a notarlo fu Basilicata.
"Ehi, ragazzi, c'è anche Molise!"
"CHI???"
Tutti fissarono il ragazzino con gli occhiali vicino a Basilicata, chiedendosi chi diavolo fosse.
"Ma sì... Il piccoletto può giocare con il Centro!" disse Sicilia porgendo al molisano una maglia rossa... Ebbene sì, Romagna aveva obbligato tutti i componenti della sua squadra a indossare maglie rosse, promettendo in cambio piadine gratis qualora fossero andati a trovarlo.
"Bene! Allora, se permettete, palla a centrocampo e iniziamo, prima che faccia buio!" intervenne Friuli, sorridendo amabilmente alle altre regioni ed emanando al contempo una tale quantità di onde negative da convincerli tutti ad iniziare.
 
Andò a finire che, quando Umbria e Campania andarono a chiamarli, le due squadre stavano pareggiando.
Con Abruzzo in porta e Marche e Romagna in difesa, la squadra del Centro stava praticamente impedendo ai due attaccanti dell'altra squadra di segnare, ma non stava neppure segnando, dal momento che Lazio e Sardegna sembravano soli contro Sicilia, Lombardia, Liguria e Calabria, oltre naturalmente a Friuli in porta e Veneto e Basilicata in difesa.
"Ragazzi! A tavola! È pronto!" gridarono le due regioni, ma i ragazzi in questione le ignorarono.
Trentino e Canton Ticino le raggiunsero dall'altra parte del campo.
"Non credo vi ascolteranno..." disse il trentino scuotendo la testa rassegnato.
"Beh... A me invece sembra che qualcuno abbia ascoltato..." replicò lo svizzero, aggiustandosi gli occhiali e rivolgendo un rapido cenno di saluto a Calabria, il quale aveva smesso di giocare e li stava raggiungendo.
"Ah, Calabria..." lo salutò Umbria.
"C-ciao... È-è già... P-pronto?" chiese il meridionale, rosso come il Chianti di Toscana e imbarazzatissimo.
"Beh, sì... Accidenti, sei sudatissimo e rossissimo!"
La risposta che avrebbe dato Calabria a chiunque:
"Ci credo, razza di cretino/a, ho appena finito di giocare a calcio!"
La risposta che avrebbe voluto dare Calabria ad Umbria:
"Beh sì, sai, durante la partita ho dovuto fare tutto io... È per questo che stiamo pareggiando, se no avremmo sicuramente perso!"
La risposta che Calabria diede a Umbria:
"D-d-davvero? M-mi spiace..."
"Oh, ma di cosa?" rise l'umbra, mentre il calabrese cercava di tenere ferme le gambe. "Oggi fa davvero caldo... Dai, andiamo in sala, tuo fratello e gli altri arriveranno più tardi!"
"O-ok..." balbettò il meridionale mentre Umbria lo prendeva per il braccio avviandosi con lui in sala.
Nel frattempo, Campania cercava il modo di far vincere una delle due squadre in modo tale da poter andare a pranzo.
"Mumble mumble... E se..." pensò la campana mentre osservava Liguria e Sardegna contendersi la palla vicino alla porta di Friuli...
"Ci sono!" fece poi, colta da un'illuminazione improvvisa.
"Certo che ci sei, ma..." rispose distrattamente Ticino, prima di voltarsi e vedere Campania schizzare verso la porta dei Nord-Sud e lasciar cadere una monetina proprio accanto al portiere friulano.
Allibito, il ticinese vide anche il ligure immobilizzarsi, fiutare l'aria, avvistare la monetina e catapultarsi su di essa confondendo il povero Friuli e lasciando campo libero a Sardegna. Nell'istante in cui Liguria si chinava, la palla gli passò dritta di sopra, segnando senza che Friuli potesse fare nulla per impedirlo.
"VINTOOOOO!!!" ululò Lazio levandosi la maglietta (rossa) e agitandola in aria.
Liguria si dileguò con la sua adorata moneta, mentre Friuli, più incazzato che mai, sgonfiava il pallone a suon di onde negative nell'attesa di poter sgonfiare un certo ligure una volta in sala da pranzo.
"Che donna!" esclamò Ticino all'indirizzo di Campania, per poi raggiungere subito dopo la furbissima regione meridionale.
"Salve signorina Campania... Io sono Ticino, Canton Ticino, dalla Svizzera... Senta, volevo proporle un vero affare che potrebbe bla bla bla..."
La campana non capì ovviamente una sega di quello che il finanziarissimo svizzero le stava proponendo, ma quel tizio le stava simpatico, e dalla faccia sembrava pure parente di Lombardia... Magari il bastardo padano si sarebbe ingelosito un po'!
 
Il pranzo dell'Unità d'Italia, da tutte le regioni, veniva spesso anche considerato cena, dal momento che durava dall'una e mezza circa di pomeriggio fino a più o meno le undici di sera: insomma, un tipico pranzo di nozze italiano!
Accomodatesi a tavola, le nostre regioni preferite (?) ebbero modo di gustare il delizioso prosciutto di Parma di Emilia, le squisite orecchiette di Puglia, le meravigliose bistecche alla fiorentina di Toscana e, tra un piatto e l'altro, gli stuzzichini di Umbria, oltre naturalmente a svariate tipologie di pane da ogni angolo della penisola.
Arrivati alla fiorentina, Lombardia volle rispondere preparando una polenta "uncia" da sogno. Peccato che tale polenta fosse sì deliziosa, ma pesante come un macigno per chi non vi era abituato.
Rimediò Sardegna versando abbondanti dosi di mirto e cannonau a tutti, come digestivo.
Ma ora che tutti avevano digerito (e rischiavano seriamente il coma etilico), occorreva riempire di nuovo la pancia: nessun problema! Ecco che Trentino e Val d'Aosta arrivavano con una favolosa carrellata di formaggi, dal Parmigiano al provolone, passando per caciocavallo, pecorino, ricotta dura, mozzarelle di bufala e burrate...
Ma ci voleva più sostanza! Allora ecco arrivare Liguria con una grossa padella carica di trofie al pesto...
Andò a finire che, tra parmigiane di melanzane, bucatini all'amatriciana, salame ciauscolo marchigiano e pescato del giorno (prima), si alzarono da tavola quasi completamente sbronzi da far paura, rischiando chi di risvegliarsi il giorno dopo con cinque chili di più (a meno di non usare Somatoline Cosmetic), chi di vomitare direttamente il tutto sul pavimento in cotto della villa di Lazio (tanto poi puliva lui...).
Salento era troppo ciucca per sparecchiare, perciò dovettero occuparsene gli unici sobri: Trentino e Aosta.
"Uff! Beh, guarda il lato positivo: Sicilia e Lombardia sono stati buoni buoni e non hanno litigato!" disse Aosta con un sorriso al trentino, che mugugnò un "ja" mentre portava via una pila di piatti.
Sparecchiarono entrambi, lasciando tutto in cucina: a lavare i piatti ci avrebbe pensato qualcun altro il giorno dopo. Loro erano troppo stanchi, e poi erano due ragazzini!
In corridoio, Trentino si avvicinò ad Aosta.
"Senti... Mi dispiace per come mi sono comportato in questi giorni..."
"Tranquillo... Non ci ho nemmeno fatto caso!" lo rassicurò la valdostana, sorridendogli.
I due si fermarono nel corridoio buio, illuminato dalla luce della luna piena e delle stelle che filtrava dalle finestre ad arco.
"Sai..." disse dopo un po' Trentino "mi... Mi piaci molto..."
Val d'Aosta arrossì.
"Oh... A-anche tu mi piaci molto..."
Restarono per un po' fermi l'uno davanti all'altra.
"Ehm... Beh, quando due si... Si piacciono... Si dovreb..."
Il bacino di Aosta gli troncò le parole in bocca.
Un bacio sulle labbra.
Restarono così, le labbra unite, alla luce della luna, finché non si accese la luce.
Il tempo di staccarsi e ritornare sulla terra, e sentirono un sonoro TONF!.
"Signor Piemonte! Fratellone!"
Aosta si precipitò a soccorrere il piemontese, che le rivolse, dal pavimento, un sorriso vacuo (era sbronzo anche lui).
"Hic! Me lo... Hic! Sentivo... Hic! Sapevo che... Hic! Sarebbe successo qualcos... Hic!... RONFFFF!!! ZZZZZZZZZZ!!!"
Mentre Piemonte piombava tra le braccia della sbornia, Aosta si voltò a guardare Trentino, il quale si era visibilmente allontanato.
"Dove vai?"
"Che domande: emigro in Australia! Se tuo fratello domani di sveglia..."
Aosta gettò un'occhiata al fratello che ronfava come un contrabbasso sul pavimento.
"Credimi... Se domani Piemonte si ricorda tutto non ci sarà posto sulla Terra dove potrai nasconderti..."
"Nemmeno l'Aldilà?"
"Nemmeno l'Aldilà..."
"Scheise... Sono spacciato!"
 
 
 
In giardino, Calabria stava vomitando l'anima in un'aiuola di gardenie, assieme a un'Umbria particolarmente ridanciana.
"Hi hi hi... Hic! Calabria, smettila di vomitare... Hic!"
Il calabrese alzò la testa in tempo per vedere l'umbra impallidire e smettere di sorridere.
Tempo zero secondi, e anche la pacifica regione centrale stava vomitando nella stessa aiuola di gardenie (poverette!).
"Blub..." fece il calabrese, accasciandosi contro il muro e scivolando pian piano fino a sedersi sull'erba.
Anche Umbria, asciugatasi alla bell'e meglio con dei fazzolettini Tenderly, si accasciò sull'erba davanti al meridionale, cacciando indietro i lunghi capelli color grano.
"M-mai più..." mugolò la regione centrale, sorridendo sofferente a Calabria.
I due restarono per un po' in silenzio.
Era una bella serata, la luna piena rischiarava il parco della tenuta e una brezza leggera accarezzava le due regioni, facendo ondeggiare Capo Rizzuto* sulla testa di Calabria.
Sicuramente le altre regioni già dormivano della grossa nelle loro camere.
Il calabrese si accese una sigaretta al mentolo, tanto per cacciarsi di bocca quello sgradevole sapore di Pranzo dell'Unità vomitato.
Umbria gli si avvicinò.
Calabria avvampò. Cazzo... Erano da soli! Il momento era più che propizio!
"E-ehm... V-vuoi fare un tiro?" chiese porgendole la sigaretta e cercando di sorriderle.
"Ah... No grazie, non fumo..." rispose l'umbra, appoggiandosi in avanti sulle braccia.
I due si guardarono.
Caspita, che begli occhi verdi aveva Umbria, pensò Calabria.
Accidenti, quanto era carino Calabria, pensò Umbria.
Le loro labbra si incontrarono. I loro corpi si fusero.
Poi semplicemente smisero di pensare.
 
 
"Ehi, Sicilia... Apri!"
Il siciliano ciabattò stancamente verso la porta della sua camera e l'aprì.
Si ritrovò davanti Lombardia, i capelli scuri spettinati e la camicia fuori posto, che sembrava fare una fatica immensa per tenere gli occhi aperti.
"Che vuoi?" lo accolse Sicilia con tutta l'ostilità di cui era capace.
"Dai, fammi entrare... Non voglio che qualcun altro senta quello che sto per dirti..." rispose il lombardo, evitando di guardarlo negli occhi.
Sicilia, di malavoglia, lo fece entrare.
"Allora?" chiese poi una volta che si fu richiuso la porta alle spalle.
"Io..." Lombardia fece una pausa, visibilmente a disagio. Poi, preso un gran respiro, sputò tutto d'un fiato:
"Sei stato bravo, oggi... A calcio...."
Sicilia restò di sasso. Lombardia gli stava facendo un complimento?
"Quanto mirto ti sei scolato oggi?"
"Hic... S-solo un goccetto... Che sarà mai?" biascicò la regione settentrionale, dondolandosi sui piedi. "E poi perché devo essere per forza ubriaco per... Hic! Farti un complimento?"
"Per il semplice fatto che non me ne fai mai." rispose atono il meridionale. "Quindi sputa il rospo... Che ti serve?"
"Dovevo dividere la camera con Campania... Ma lei, non so come mai, è incazzata con me! Hic! Quindi volevo chiederti se potevo dormire da te, visto che tutti gli altri sono già occupati..." confessò il padano, avvilito.
Sicilia guardò sconsolato il suo bel lettone a due piazze, lettone che contava di avere tutto per sé.
"Accomodati..." sospirò infine, fingendo di non ricordare il naso spaccato cinquant'anni prima.
Eh sì, era davvero ubriaco...
Quando si furono entrambi infilati nel letto, Sicilia spense l'abat-jour e si sistemò per bene sotto le lenzuola. Sentì l'ospite indesiderato fare lo stesso dall'altra parte della barriera di cuscini sistemata dal meridionale al centro del letto: precauzione resa necessaria dal fatto che entrambi i ragazzi dormissero in mutande.
'Non si sa mai...' aveva pensato il siciliano.
Ma ben presto si rese conto della tragica inutilità di tale barriera.
Lombardia infatti, russando come un concerto di tromboni in do minore, gli rotolò inconsciamente addosso scalciando via i cuscini e praticamente abbracciandolo.
"Sniff... Campaniuccia mia... Sob... Ti voglio tanto bene... Sigh..."
Parlava anche nel sonno?!
Sicilia cercò di scrollarselo di dosso, ma il padano, nonostante fosse ubriaco e stesse abbracciando nel sonno un robusto e forzuto contadino meridionale, mantenne una presa straordinariamente salda.
Il siciliano sospirò: ma dove diavolo era Rosalia, la sua amata lupara, quando serviva?
Sconsolato, si addormentò meditando per il giorno dopo un atroce vendetta al sapore di fondoschiena impallinato a sale.
 
 
Ebbene, vi chiederete giustamente, che fine ha fatto l'Apocalisse promessa dal titolo?
Beh, la tanto attesa apocalisse arrivò eccome, e proprio il giorno dopo.
Piemonte infatti, incazzato nero, appena sveglio mise a soqquadro l'intera casa alla ricerca del povero Trentino con un'affannata Val d'Aosta alle calcagna che cercava disperatamente di convincerlo che non c'era stato assolutamente nulla per cui valesse la pena scuoiare il ragazzino a suon di sculaccioni e costringerlo a ingoiare la sua stessa pelle.
Umbria e Calabria si risvegliarono imbarazzatissimi in giardino, nudi, abbracciati e coperti solo dai loro vestiti, mentre una consistente parte delle altre regioni li fissava senza sapere se essere divertita dalla reazione esageratamente drammatica di Marche (che si scolò ben otto bottiglie di mirto prese in prestito da Sardegna per dimenticare l'accaduto e iniziò a vagare per il parco cantando a squarciagola deprimenti ballate medievali, stonato come un gatto con la raucedine) o scioccata per il comportamento indecente dei due che avrebbero tanto desiderato una pala per sotterrarsi vivi e crepare piuttosto di tafofobia.
Ma la vera e propria Apocalisse, il vero Ragnarok, il vero Giudizio Universale scoppiò quando Sicilia e Lombardia si svegliarono e presero a darsele di santa ragione.
E dovette scorrere molto sangue prima che Lazio e Veneto accorressero per separarli, finendo (poveri Cristi) per essere pestati anche loro.
Ma credetemi: la catastrofe sarebbe stata ben più distruttiva se Campania e Puglia fossero entrate in camera e avessero trovato i rispettivi spasimanti nudi e abbracciati in un letto matrimoniale.
O se Liguria si fosse svegliato scoprendo che il decino per cui Friuli per poco non lo aveva fatto passare da solido a gassoso era in svalutatissime lire e non in Euro.
 
 

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Capitolo 5
*** Il Gala di Natale ***


Emilia sospirò.
Mancavano due settimane al gala di Natale, e lei, nella sua "sartoria" casalinga, si accingeva a preparare ben sette abiti per sé stessa e le altre sei regioni femmine d'Italia.
Per fortuna ai ragazzi ci pensava Lombardia, si disse l'emiliana preparando il materiale che le sarebbe servito in attesa delle sue modelle.
Le quali non tardarono ad arrivare: una dopo l'altra, Toscana, Aosta, Umbria, Campania, Puglia e Salento giunsero a casa di Emilia e Romagna a Bologna e la regione le fece accomodare.
"Grazie per esserti offerta, Emi!" le disse Toscana levandosi cappello e cappotto e riponendoli nel guardaroba.
"Ma figurati! È un piacere... Spero solo che mi reputerete una buona sarta..." si schermì l'emiliana lisciandosi il lungo abito viola con una punta di agitazione.
Del resto, lei la sarta la faceva solo per hobby, e mai aveva realizzato abiti di gala per le sue amiche...
"Ma smettila! Sarai bravissima, e gli abiti saranno stupendi!" esclamò Campania, felice di poter fare da modella: già si immaginava il meraviglioso vestito che Emilia le avrebbe confezionato...
"Grazie per l'incoraggiamento..." rispose la padrona di casa, ma Puglia interruppe la conversazione.
"Ragazze, non so voi, ma io vorrei incominciare..."
"Ah, giusto... Venite, venite di là!" le invitò Emilia, e in breve furono tutte e sette nel laboratorio, pronte per iniziare.
Con gli occhiali sul naso e il metro al collo, Emilia cominciò a prendere le misure, a tirar fuori le stoffe e a imbastire i primi modelli; le altre la lasciarono fare, convinte che sicuramente la regione sapeva il fatto suo e avrebbe tirato fuori i capolavori che stavano immaginando.
Tuttavia, Emilia non poteva leggere loro nel pensiero; e dal momento che le altre non dicevano nulla, lei continuò a fare di testa sua.
Perciò all'inizio fu piuttosto divertente.
Ma ad aprire le danze fu proprio la puntigliosissima Toscana.
"Ehm... Emilia, stavo pensando... Il colore l'hai azzeccato, solo che mi piacerebbe, che so, una spruzzata di strass! Così da simulare un cielo stellato!!!"
"Ah... Ok..."
L'emiliana tirò fuori gli strass da una scatola e iniziò a cucirli sulla stoffa blu scuro dell'abito.
"Emilia!" la chiamò Campania dal ripostiglio con i tessuti. "Che dici, secondo te non mi starebbe meglio un rosso più acceso? Tipo scarlatto o cremisi!"
"Sì, sì, certo... Ma il colore devi guardarlo con la luce giusta, quindi vieni fuori da lì!" rispose l'interpellata con un sospiro, rassegnandosi a rifarle praticamente tutto il vestito, dal momento che il progetto iniziale lo voleva giallo.
"Potevi dirlo prima che il colore non ti piaceva!" la rimproverò Puglia, poi si rivolse anche lei ad Emilia. "Senti, ehm... Non potrei averlo un tantino più stretto? Magari a sirena... Così è troppo largo! Sembra quasi antiquato!"
Emilia finì di cucire gli strass sul vestito di Toscana e diede una rapida occhiata alla pugliese.
"Va bene, dopo te lo stringo... Adesso però devo iniziare il nuovo vestito per Campania..."
"Ehi, Emilia!" la chiamò timidamente Umbria, mostrandole la pagina di una rivista di haute-couture. "Potresti farmelo simile a questo? Magari un po' meno scollato..."
"D'accordo... Attaccami la pagina su quella bacheca laggiù, poi vedo se..." iniziò la sarta, ma fu nuovamente interrotta, questa volta da Aosta.
"Signorina Emilia... Potrebbe aggiungermi un fiocco dietro la schiena? All'altezza della cintura..." chiese candidamente la piccola regione settentrionale.
"Ehm, ma certo, però..."
Di nuovo Toscana.
"Emi, scusa, ma le stelle le preferirei riprodotte nell'ordine giusto... Se vuoi ti presto una delle mie carte celesti..."
"Grazie, vedrò cosa posso fare..."
"Emilia!" la reclamò Campania tirandola via da Puglia, che protestò.
"Ehi! Che modi... Stava stringendo il mio vestito! E mi ha anche punto con uno spillo..."
"Mi dispiace..." si scusò Emilia, ma la campana ignorò le proteste della sorella e portò la sarta davanti al manichino porgendole la stoffa cremisi che aveva scelto.
"Il vestito rosso lo vorrei simile a quello di prima, quello giallo per intenderci... Ah, non credi che mi starebbero bene dei pizzi?"
"Piz..."
"O dei volant? Dai, sbrigati non vedo l'ora di vederlo!" esclamò la regione meridionale sprizzando eccitazione da tutti i pori.
"Va bene, va bene..." assentì pazientemente Emilia, e iniziò a tagliare la stoffa mentre l'altra si liberava della stoffa gialla che aveva addosso.
"Emilia, e le mie stelle?" protestò Toscana con una punta di irritazione.
"Mettiti in fila, cocca! C'era prima la mia gonna da stringere!" ribatté Puglia fulminando la toscana con lo sguardo.
"E prima ancora c'era il mio abito rosso! Non l'ha neanche iniziato!" si aggiunse Campania.
Umbria e Aosta si guardarono.
"Noi siamo le ultime..." disse Umbria, guardando sconsolata l'elaborato vestito mostrato nella pagina che doveva ancora attaccare in bacheca.
"Beh... Non dovrebbe metterci molto con il fiocco..." mormorò la valdostana.
Emilia non era solita perdere la pazienza, ma già non ne poteva più: le ragazze continuavano a cicalare e a chiedere modifiche ribadendo continuamente chi veniva prima e chi dopo, senza mai decidersi su cosa volevano davvero.
L'unica a non fare storie sembrava Salento, la quale però sembrava piuttosto contrariata.
"Tutto bene Salento?" le chiese apprensiva.
"Sì, grazie..." mugugnò lei.
"Devo apportare delle modifiche anche al tuo abito?"
"Sì... Lo vorrei più... Bello."
"N-non ti piace il colore?"
"No, il colore va benissimo."
"Allora il modello?"
"Anche il modello va bene, voglio solo che nell'insieme sia più... Bello."
Emilia alzò un sopracciglio.
"Cioè?"
"Diciamo... Più bello di un 20% ecco!"
Emilia scosse la testa e tornò a concentrarsi sul vestito campano. Che diavolo significava un 20% più bello?!
"Ehi, e se allungassi un po' le maniche?" chiese Campania una volta indossato l'abbozzo dell'abito.
Emilia le allungò le maniche.
"No aspetta... Troppo lunghe... Falle più corte!"
Le accorciò.
"Uhm... Troppo corte... Allungale..."
Gliele allungò fino al gomito.
"Ah, ecco, trovato: senza maniche!"
Emilia fu colta da un tic nervoso all'occhio.
Le tolse le maniche.
"Ehm... E se togliessimo anche le spalline?"
Le tolse le spalline.
"Naaaah non mi convince... Proviamo con una spallina!"
Le rimise una spallina.
"Aspetta... Mettila dall'altra parte!"
"CAMPANIA DECIDITI CAZZO!!!" sbottò l'emiliana spazientita.
"EHI, CHI DEVE METTERLO L'ABITO?" ribatté la regione meridionale a tono.
Emilia sbuffò e le mise la spallina sull'altro lato.
"Uhm... Che ne dici di un volant sulla spallina? O magari un fiocco!" tornò all'attacco Campania, come se nulla fosse.
Per fortuna Puglia giunse a salvarla (a salvare Campania dal raptus omicida e dagli spilli di Emilia).
"Emilia, senti... E se continuassimo domani? Ti lascio qui il vestito, così lo puoi aggiustare, va bene?" propose la pugliese levandosi l'abito e riponendolo con cura sul manichino.
"D-d'accordo... S-sì... A-andate..." balbettò la sarta in preda a duemila tic nervosi contemporaneamente (sembrava un robot in corto circuito).
Le altre seguirono l'esempio di Puglia e piano piano si cambiarono e andarono via, salutando Emilia e dandole appuntamento per il pomeriggio seguente.
Quando Romagna rincasò da Milano, quella sera, trovò la sorella in cucina, intenta a fissare il vuoto e a ridere istericamente con un bizzarro tic all'occhio destro.
"Sorbole! T-tutto bene?" le chiese preoccupato. Non la vedeva in quello stato dai tempi dell'Unità d'Italia...
"S-sì... Tutto bene... Perché?"
"Boh... Mi sembri strana... Ti preparo una camomilla?"
"G-grazie... M-ma sarebbe la quindicesima stasera..."
"Urgh!"
Di per sé Emilia non aveva mai avuto bisogno di bere camomille (preferiva il tè o il caffè): forse serviva un medico...
"R-Romagna, gradirei restare da sola grazie..."
"O-ok..."
Il romagnolo la lasciò in cucina appuntandosi mentalmente di chiudere la porta della sua camera a chiave per quella notte.
In corridoio, passò davanti alla "sartoria" di Emilia e gettò distrattamente un'occhiata all'interno.
"WOAH!!! Carino questo vestito rosso!" gridò alla sorella, ma il rumore di una tazzina rotta e una serie di imprecazioni in dialetto emiliano lo indussero ad abbandonare precipitosamente il laboratorio e a barricarsi in camera sua. E gli ricordarono anche di chiudere a chiave, onde evitare possibili versioni bolognesi di "Shining".

La mattina dopo Emilia si alzò stranamente tranquilla.
Romagna non c'era, e la giovane dedusse fosse già andato a Milano da Lombardia.
In tutta calma fece colazione, diede un'occhiata al giornale lasciato lì in cucina dal fratello, scorse velocemente la propria pagina di Facebook e controllò la posta elettronica.
Non appena vide le mail non lette, le tornò il tic all'occhio: duecentoquarantasette mail!!! Tutte inviate dalle regioni che il giorno prima erano state da lei.
"Ma che diavolo..."
Iniziò a leggerle: Puglia chiedeva di accorciare la gonna, Toscana chiedeva di aggiungere Cassiopea tra le costellazioni del suo vestito, Campania chiedeva di aggiungere più volant sulla gonna, Puglia di nuovo chiedeva di fare l'intero abito pieghettato, Umbria voleva lo chiffon (alla faccia!), Aosta voleva la seta, Salento voleva aggiungere una stola e dei bordi di raso...
L'emiliana si accasciò sullo schienale, gemente e piangente in una valle di lacrime: a quell'andazzo entro l'Immacolata sarebbe finita in un ospedale psichiatrico...
Il telefono vibrò.
La regione vi gettò uno sguardo: un messaggio da Lombardia.
'Tutto bene? ��'
'No, per niente! �� è un disastro, tutte vogliono modifiche e non sono mai soddisfatte... �� help me!!!' rispose lei, sperando un po' meschinamente che anche il lombardo fosse nella stessa situazione con i ragazzi.
'Perché non provi ad occuparti di ciascuna singolarmente? ��'
La risposta la lasciò di sasso.
Aveva ragione! Doveva confezionare un abito alla volta! Non poteva pretendere di esaudire contemporaneamente le richieste di ciascuna...
Di buona lena, separò le mail delle ragazze, prese delle modine e attraverso le indicazioni fornite da ogni regione realizzò per ciascuna un abito che le accontentasse.
Per l'ora di pranzo aveva già finito: ognuna aveva il suo vestito, e ognuna quel pomeriggio avrebbe fornito SINGOLARMENTE ulteriori indicazioni al momento di realizzare gli abiti veri e propri.
Dopo mangiato, mentre aspettava le altre, buttò giù qualche idea per il suo vestito, dal momento che non ci aveva ancora pensato.
Quando le ragazze arrivarono, Emilia aprì loro la porta con un radioso sorriso e le invitò ad accomodarsi nel laboratorio di sartoria.
"Toscana, iniziamo con te, ok?" esordì mettendo da parte gli altri manichini e porgendo alla regione il foglio di carta con il disegno del suo abito.
Le altre si guardarono sorprese.
"Ma come... Non facciamo come ieri?" domandò Campania interdetta.
"Ma certo... Poi dallo psichiatra qui vicino mi ci accompagni tu?" rispose l'emiliana, suscitando un coro di risate sinceramente divertite da tutte le altre, Campania inclusa.
Quel pomeriggio fu davvero divertente: Emilia si occupò di ciascuna realizzando i vestiti concepiti quella mattina e apportando solo impercettibili modifiche, dal momento che tutte loro erano estasiate dagli abiti disegnati dalla regione-sarta-stilista sulle loro indicazioni, e tutte parteciparono alla creazione di ogni vestito fornendo consigli e suggerimenti come "pareri esterni".
Alla sera, l'emiliana le congedò fissando loro un appuntamento ciascuna per rivedere con più calma l'abito di ognuna.
Quella sera, quando Romagna tornò a casa, trovò la sorella calma e sana di mente. Con un sospiro di sollievo, rimosse la chiave dalla serratura della sua porta e dormì sonni tranquilli.

"Ma quando cavolo arrivano?" borbottò Sicilia guardando per la ventitreesima volta l'orologio.
"Dai, sicuramente staranno arrivando..." lo rassicurò Marche, continuando però a camminare avanti e indietro nella sala d'ingresso del Quirinale, giustamente preoccupato per la sorella.
Un altro preoccupato per Umbria era Calabria.
"E dire che dovevano arrivare prima di noi... Partivano da Bologna!!!"
"Smettetela... Lo sapete come sono le donne, no?" fece Piemonte con la solita aria aristocraticamente altera, rassettandosi la cravatta.
"Marche, potresti stare fermo? Stai spiegazzando tutto il completo!" esclamò Lombardia, preoccupato per il frac che aveva realizzato personalmente per il marchigiano.
"Sorbole! Ha ragione, Marche, stai calmo... Ehi, lombardo, se avessi avuto un completo rosso sarei più tranquillo anch'io! Lo sai che il rosso mi acquieta!" protestò Romagna contrariato.
"È già tanto che ti ho permesso di indossare una cravatta rosso vermiglio, Rom..." sospirò Lombardia.
"Non... Non chiamarmi 'Rom'!" ribatté il romagnolo.
Veneto si alzò spazientito.
"Sentite, non so voi, ma io le aspetto fuori..."
"Ma fa freddo fuori..." lo informò Friuli preoccupato.
"Certo che fa freddo fuori, ciò... È praticamente Natale! Siamo in pieno dicembre... Ma in quanto regione non posso beccarmi l'influenza solo perché fa freddo! Quindi vado... Se vuoi seguirmi, vieni, se no stai qui!"
E uscì irritato dalla sala borbottando improperi in veneziano, con gli altri che lo guardavano meravigliati.
"Belandi!!!" esclamò Liguria. "E dire che di solito il mangiagatti è la razionalità fatta persona... Non l'ho mai visto scaldarsi tanto per una sciocchezza del genere!"
"Lascia stare..." commentò Trentino scuotendo la testa. "È che non ha qui il suo remo da gondoliere... È irritabile quando non ce l'ha!"
Tutti guardarono Lombardia.
"Che c'é!" si scaldò il lombardo. "Non potevo permettergli di portarsi un volgare remo al gala di Natale!"
Nel frattempo, in cortile, Veneto si strinse nel proprio elegantissimo frac, con le lucide scarpe di vernice nera sprofondate nella neve alta.
"Pare l'acqua alta di Venezia, ciò..." ridacchiò il veneto ravvivandosi i capelli castano chiaro ben pettinati per l'occasione.
Proprio allora fece il suo ingresso nel cortile una lussuosa limousine targata Bologna.
"Finalmente, eccole qua!!!" esclamò, felice che le ragazze fossero arrivate.
L'autista scese ed aprì la portiera.
Quando le sette ragazze emersero dall'interno del mezzo nella gelida aria invernale, una dopo l'altra, Veneto restò di sasso.
"Ciao Veneto! Accidenti.. Stai benissimo col frac!!!" lo salutò Salento con un aggraziato sorriso.
"I-io... Grazie... Va-vado ad annunciarvi... C-ciò..."
La regione rientrò, ancora con gli occhi sbarrati e l'espressione sbalordita.
Le altre regioni lo guardarono preoccupate.
"Allora? Che succede? Perché hai quella faccia? PARLA CAZZO!!!" fece per aggredirlo Calabria, fortunatamente bloccato da Basilicata e da una misteriosa presenza sconosciuta (Molise).
"L-le ragazze... S-sono arrivate..." balbettò Veneto, e si fece da parte per lasciarle entrare.
Uno dopo l'altro, i maschi ammutolirono e sbarrarono gli occhi, abbacinati da cotanto splendore.
Sicilia si diresse prontamente e a testa alta verso la sua Puglia, tra tutte loro forse la più bella che ci fosse (non solo per lui). Le porse il braccio e si avviò orgogliosamente con lei verso la sala da ballo, mentre gli altri inondavano di complimenti le ragazze rimaste.
"Sicilia... Sgonfia un po' quel petto! Sembri un pavone che ha appena fatto la ruota!" ridacchiò la pugliese, stringendosi al braccio robusto e forte del suo siciliano preferito.
"Se fossi un pavone... La mia fulgida ruota saresti tu!" rispose questi, sorridendole a sua volta.
Frattanto, dietro i due tubanti piccioncini meridionali, anche Trentino si apprestava a prendere possesso della sua Valle francofona preferita (Piedmont doesn't approve!).
"Ehm... Ciao..." mormorò il ragazzino biondo, guardando qualsiasi cosa fuorché Aosta al fine di evitare la faccia da triglia bollita di prima.
"Ciao... Ti sta bene il cravattino!"
Anche Aosta era imbarazzata... Ma si sa, tra bambini gli indugi si rompono facilmente...
Piemonte si avvicinò ad Emilia (Romagna doesn't approve!) ed eseguì un galante inchino seguito da un impeccabile baciamano.
Emilia arrossì.
"Sei incantevole... Stasera più del solito!" le disse porgendole il braccio.
"Grazie... A-anche tu stai... Bene..." mormorò lei, prendendo il braccio e avviandosi con lui dietro agli altri.
Dietro di loro, fu Lombardia ad avvicinarsi a Campania (Sicilia, anche se non guarda, DOESN'T ABSOLUTELY APPROVE!!!).
"Wow!!! Sei fantastica stasera!!!" si complimentò il lombardo con un sorriso radioso.
"Grazie... Le altre sere invece che sono, un cesso?" ribatté l'altra con un sorriso provocatorio.
"Ma no... Tu sei sempre bellissima..." balbettò il settentrionale, accorgendosi che effettivamente Piemonte aveva impostato il complimento in maniera decisamente più accorta.
Campania scoppiò a ridere e prese a braccetto lo spasimante padano, ed entrambi seguirono i loro compagni di Stato verso il salone delle cerimonie.
Calabria ebbe un approccio diverso con Umbria: le saltò al collo e la seppellì nel suo abbraccio (Romagna e Abruzzo si portarono via Marche prima che scoppiasse nuovamente a piangere).
"Stai bene! Meno male, ero preoccupat..."
"C-Calabria... Mfff... M-mi rovini... Il vestito..."
Il calabrese liberò l'umbra e la squadrò da capo a piedi.
"Oh, a proposito, sei un incanto..."
"G-grazie... Anche tu stai bene con il frac!"
I due innamorati si accodarono agli altri e tutti e venti raggiunsero la sala grande; non appena i valletti spalancarono le porte davanti a loro, una specie di uragano biondo e casinista li travolse e abbracciò le prime due regioni che si trovò davanti: Puglia e Campania (Sicilia e Lombardia sprizzarono morte e distruzione da tutti i pori disponibili).
"RAGAAAAAAAA!!! FINALMENTE!!! MI STAVO ANNOIANDO A MORTE... MENO MALE CHE SIETE ARRIVATI!!!" esordì Lazio, sospingendoli tutti e venti verso l'enorme albero di Natale che troneggiava al centro del salone.
"Ho un regalo per ciascuno di voi!!!"
Gli altri si guardarono: nessuno di loro aveva portato nulla per Lazio.
Erano stati così occupati con i vestiti che non avevano minimamente pensato ai regali...
"Piemonte, Aosta, il primo regalo è per voi!!!"
Il latino scomparve dietro l'albero e ne riemerse tirandosi dietro una figura più alta di lui con un grande fiocco rosso in testa.
Piemonte rimase di sasso.
"Salut, mes fréres..." li salutò il bel giovane alto con un raffinato codino dietro la nuca e profondi occhi azzurri.
"S-Savoia..."
Gli occhi del piemontese e della valdostana si riempirono di lacrime: entrambi si lanciarono sul fratellone francofono e lo abbracciarono stretto.
"Aspettate, c'è dell'altro... Liguria, ecco il tuo regalo!" continuò Lazio tutto eccitato: da dietro l'albero spuntò una graziosa ragazza con una cuffia in testa, sulla quale era appuntata una grossa coccarda rossa.
"Nizza!!!"
Liguria abbracciò la sua amata, felice come una Pasqua... O meglio come un Natale. Quel Natale.
In breve, tutti i cosiddetti "regali" emersero da dietro l'albero: Sardegna scoppiò in lacrime, felice di riavere la sua adorata sorellina Corsica almeno per una sera, Veneto riabbracciò il suo migliore amico Dalmazia e Friuli scambiò finalmente un bacio appassionato con la sua amata Istria; Lombardia scartò commosso l'orologio a cucù a forma di Duomo di Milano regalatogli da Canton Ticino, non presente poiché passava il Natale con gli altri Cantoni svizzeri (un regalo un po' pacchiano, certo... Ma Ticino lo aveva fatto con tanto amore! ^w^); Trentino lesse la cartolina di auguri inviatagli da Tirolo assieme a un nuovo cappello tirolese, verde acceso e con anche una piuma rossa; Romagna ebbe una sciarpa rosso mattone (quella tonalità gli mancava), Emilia e Abruzzo del denaro per riaggiustare i danni provocati dal terremoto, Toscana dei libri nuovi e una grande tela con cavalletto e set di pittura nuovo di zecca (lei apprezzò moltissimo)... Puglia e Sicilia ebbero due regali simili: una moneta risalente al Medioevo, con un piccolo foro in alto e una catenina.
Sulla moneta, l'effigie di Federico II di Svevia.
Commossi, i due ringraziarono Lazio, dimentichi per una sera di tutti i casini che questi combinava.
Quando tutti ebbero scartato i loro regali ed ebbero ringraziato il latino riconoscenti, si guardarono nuovamente.
"Ehm... Lazio..." iniziò Toscana parlando a nome di tutti. "Noi non... Non ti abbiamo portato nulla..."
"COSA? Non mi avete portato nulla?" replicò stupito lui. "Voi mi avete fatto il regalo più bello che potessi mai chiedere!"
Tutti si guardarono straniti.
Che diavolo farneticava quel deficiente?
"Per una sera" spiegò Lazio con un grande e sincero sorriso "mi avete permesso di ospitare la capitale di un'Italia unita e felice... Felice per davvero! Ho persino visto Piemonte abbracciare qualcun altro che non fosse sua sorella... Insomma, questa sera sono riuscito a rendervi felici, sono riuscito a farvi sorridere... E per me è questo il regalo più bello!"
Gli altri restarono un momento in silenzio.
Poi, Piemonte si fece avanti e strinse il latino in un abbraccio sincero e affettuoso. A lui si unirono man mano anche Toscana, Umbria, Marche, Campania, Romagna...
Tutta l'Italia e tutte le regioni "irredente" si unirono in un grande e fraterno abbraccio, fieri di essere un'Italia unita non solo sulla carta, ma anche nel cuore, nella buona e nella cattiva ventura...
Lazio, che rischiava di esplodere per l'euforia, intonò una carola.
"A TUTTI UN BUON NATALE..."
I ragazzi del sud seguirono immediatamente.
"AUGURI DI BUON NATALE..."
Anche il centro si unì al coro.
"A TUTTI UN BUON NATALE..."
E infine il Nord e gli ospiti, felici davanti all'albero illuminato a festa.
"DI CUORE AUGURIAM!!!"


 
Note dell’autore
 
E dunque eccoci arrivati alla fine del nuovo episodio di Regitalia… perdonate la lunghezza, ma non volevo dividerlo in due parti (come sarebbe stato giusto fare) poiché sto per partire e per due settimane non avrò accesso al sito…
Chiedo venia anche per aver fatto apparire poco Sardegna e altri, e per aver dato spazio soprattutto ai soliti… presto tutti loro avranno un capitolo dedicato, quindi tranquilli! XD
Ripeto che, qualora lo desideraste, siete liberissimi di usare i miei personaggi come vi pare e piace: solo vi chiedo di scrivere da qualche parte che sono miei (all rights reserved!!!)!!!
Detto ciò… BUON NATALE DA TUTTA ITALIA E ZONE LIMITROFE!!! ^^
 

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