i'm permanent.

di __skinnylove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** my name is ariana. ***
Capitolo 2: *** a new day has come. ***
Capitolo 3: *** hi,i'm justin. ***
Capitolo 4: *** laughter full of hate. ***
Capitolo 5: *** please,don't kiss me. ***
Capitolo 6: *** i didn't want. ***
Capitolo 7: *** scream. ***
Capitolo 8: *** nightmares and sunflowers. ***
Capitolo 9: *** ..and you're my princess. ***
Capitolo 10: *** goodbye shit. ***
Capitolo 11: *** welcome to seacrost ed unit. ***
Capitolo 12: *** caitlyn. ***



Capitolo 1
*** my name is ariana. ***


perchè sono nata?

perchè sono ancora qui?

perchè dio non mi prende lassù con se?

perchè,perchè,perchè,troppi perchè,nessuna risposta.


'sfigata,grassa,puttana,orfana,brutta'


perchè mi chiamano sfigata? solo perchè non ho nessun'amica?

perchè mi chiamano grassa se peso solo 39 chili?

 perchè mi chiamano puttana se non ho mai avuto un ragazzo?

perchè mi chiamano orfana? solo perchè te ne sei andata mamma? e perchè papà mi ha abbandonata?

perchè mi chiamano brutta? lo sono davvero?

si,lo sono.

mamma,mi manchi tanto,perchè te ne sei andata?

forse mi odiavi,mi odiavi così tanto da toglierti la vita.

non ne potevi più di me,della tua figlia maledetta,vero?

so che non ero la figlia perfetta,ma allora perchè non hai ucciso me?

oppure ti odiavi anche tu come mi odio io?

mamma,ti capisco.

ho cercato tante volte di raggiungerti,ma ho sempre fallito.

ma questa volta non fallirò,te lo giuro.

il mio nome è ariana.



 

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Capitolo 2
*** a new day has come. ***


mi chiusi in camera mia,come ogni volta che tornavo distrutta da scuola,piangendo.

avevo sul comodino la foto di mamma che sorrideva,la presi e la buttai a terra.

'era un sorriso falso il tuo,eri falsa,mi odiavi,per questo ti sei uccisa,perchè non ce la facevi più a sopportarmi,ero un peso per te,allora perchè non hai ucciso me? perchè?'

i vetri a terra scheggiavano le mie mani,gocce di sangue colavano dalle mie dita e si mischiavano con le lacrime.

non c'era nessuno a casa.

abitavo ormai da due anni dai nonni materni,dopo che gli assistenti sociali mi portarono via da mio padre ormai diventato un alcolizzato dopo la morte di mia madre.

ma neanche i miei nonni mi vogliono bene,ma non mi stupisco.

il dolore era troppo,ero rimasta inginocchiata a terra per più di dieci minuti,avevo finito le lacrime,presi un fazzoletto e ripulii il sangue a terra,buttai via i vetri e nascosi la foto sotto il cuscino.

mi addormentai.

mi risvegliai che erano le sette,mia nonna mi chiamava dal piano di sotto.

"ariana scendi a mangiare,muoviti!"

avevo gli occhi rossi e contornati di nero dal mascara sciolto,quindi andai prima al bagno per lavarmi ed indossare un sorriso nuovo,traditore.

scesi e mi sedetti a tavola.

"cos'è questa faccia? mangia,forza"

"non ho fame,scusa."

"quante volte te l'ho detto che quando ti siedi a tavola devi mangiare tutto ciò che hai nel piatto? vuoi morire di fame? allora muori,tanto manchi solo tu ormai."

quella frase mi fece così male che mi alzai da tavola trattenendo le lacrime a stento e ritornai in camera sbattendo la porta.

presi in mano la lametta che nascondevo dentro al secondo cassetto del mio comodino,me la puntai al polso sinistro.

vedevo piccole gocce di sangue uscire dalle ferite disinfettate dalle mie lacrime,non sentivo dolore,perchè quello non era niente a confronto con ciò che sentivo dentro.

non mangiavo ormai da tre giorni,mi girava la testa,mi appoggiai al cuscino,continuando a tenere la lametta in mano,l'altra mano penzolava dal letto.

chiusi gli occhi,non mi accorsi di addormentarmi.

mi svegliai la mattina seguente tale e quale a come mi ero addormentata la sera precedente,nessuno si era degnato di bussare alla mia porta per sapere come stessi.

un altro giorno,altri dolori,altre sofferenze,ma non sapevo che quel giorno avrei incontrato qualcuno,una persona che mi avrebbe migliorato la vita per un po' ma mi avrebbe indotto ancora di più verso la morte.

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Capitolo 3
*** hi,i'm justin. ***


nonno e nonna erano andati all'ospedale come ogni mattina,c'ero solo io in casa,seduta in cucina.

erano solo le sei e mezza del mattino,avevo ancora un'ora e mezza per prepararmi.

andai in bagno,mi guardai i polsi.

lunghi graffi rossi di sangue ormai secco rigavano il mio polso sinistro,dovevo nasconderli.

rovistai nell'armadietto rosa dove tenevo sempre braccialetti collane e cazzatine varie e trovai un paio di bracciali multicolor,perfetti.

non si notava niente,come se non ci fossero,come se tutto filasse liscio,ero una ragazza normale all'apparenza,non potevo destare dubbi.

mi lavai la faccia,mi vestii con le prime cose che trovai e tornai in cucina.

aprii il frigorifero,avevo deciso che dovevo mettere qualcosa nello stomaco,la cosa meno calorica possibile.

afferrai lo yogurt infondo al secondo reparto del frigo,lessi:

"0,1% di grassi,38 calorie" poteva andare ..

assaggiai delicatamente un paio di cucchiaiate,poi altre due,infine gettai tutto nel cestino,non ce la feci a finirlo.

erano le otto

uscii di casa,faceva freddo.

la mia scuola distava un chilometro da casa dei miei nonni,facevo quella strada sempre a piedi,oppure in bicicletta in primavera.

la cosa che più mi faceva male di quel tragitto era dover passare ogni mattina e ogni pomeriggio davanti alla mia vecchia casa,dove abitavo con mamma e papà,vederla abbandonata mi creava un gigantesco buco nello stomaco,mi ricordavo delle volte che uscivo a giocare in giardino,quando mamma mi rimproverava e correvo fuori per andare a piangere sopra il mio albero preferito. 

mi si gelava il cuore.

oltrepassavo,con la testa bassa,senza degnare di uno sguardo quella casa,senza pensarci.

arrivai a scuola,fuori,seduti nelle scale come ogni mattina,c'erano i soliti due gruppetti di ragazzi a chiacchierare e a fumarsi qualche sigaretta prima di entrare in classe.

mi sentivo un'intrusa mentre passavo davanti a loro,salivo le scale ed entravo dentro scuola.

mi accorsi però che questa volta non mi degnarono di uno sguardo,ne di una brutta parola,come di solito facevano,mi sentivo meglio.

entrai nell'aula di chimica,mi sedetti nel mio solito posto,nell'ultimo banco infondo alla classe,quello dalla parte della finestra che si affacciava nel piazzale principale della scuola,e mi appoggiai al muro.

ero pallida,mi faceva freddo,già non ne potevo più,ero stanca.

la classe si completò.

come al solito nel banco accanto al mio non si sedette nessuno.

"ragazzi,devo presentarvi un nuovo ragazzo che da oggi seguirà con noi le lezioni,viene dal canada,si è trasferito da poco qui,cercate di integrarlo e di farlo sentire a proprio agio. vieni,entra pure."

la porta si apri e un ragazzo entrò in classe.

rimasi come paralizzata difronte a quella figura tanto perfetta,i miei occhi vedevano solo lui adesso,all'improvviso non sentivo più freddo,non mi sentivo più stanca ma diventavo sempre più pallida.

"siediti pure in quel banco laggiù,vicino alla signorina howard"

in un attimo tutta la classe si voltò a guardarmi,alcuni ridevano,altri sussurravano "poveretto,proprio accanto a lei lo hanno messo,condannato già in principio".

non ci feci tanto caso.

si sedette,mi guardò e mi sorrise.

era la prima persona che mi sorrideva in quel posto,mi sentii svenire.

gli sorridetti,poi abbassai lo sguardo.

mi passai una mano tra i capelli,piccole ciocche bionde mi rimasero tra le mani.

speravo con tutto il mio cuore che non avesse sentito quelle parole,speravo che almeno lui mi sarebbe diventato amico,ma ci credevo poco.

suonò la campanella,tutti uscirono,io rimasi a sedere al mio posto.

pure lui lo fece.

"anche tu sei nuova? mi sembri un po' isolata"

"no,sono sempre vissuta in questo posto,sono sempre stata in questa scuola."

"e come mai non esci? perchè te ne resti qui sola?"

"se proprio ti do fastidio me ne vado."

"non intendevo questo,dicevo .."

"tranquillo,ci sono abituata."

abbandonai le speranze che almeno lui potesse capirmi,nonostante tutto neanche lo conoscevo,ma sapevo dentro di me che nessuno,neanche lui,sarebbe stato capace di ascoltarmi,diventarmi amico.

ero destinata a rimanere sola,per sempre.

le tre ore seguenti passarono velocemente,non lo rividi più.

suonò l'ultima campanella e tutti si gettarono per il corridoio principale,che dirigeva verso l'uscita.

un ragazzo,non vidi bene chi fosse,mi diete una spinta,cadetti a terra.

stavo raccattando i libri sparsi per terra quando vidi una mano che si allungava verso di me,era lui.

"scusa per prima,non volevo offenderti,vuoi una mano?"

"no,grazie,ce la faccio."

mi rialzai.

"stai bene?"

"diciamo che questa è la giornata migliore che abbia mai passato per ora dentro questo istituto."

"che vuoi dire?"

"che questo è niente a confronto a quello che..vabbè lascia stare."

no,dimmi,ti ascolto."

ti ascolto? aveva detto davvero 'ti ascolto?'

"no,davvero,non è il momento."

"okei,scusa,comunque piacere justin."

"ariana,ti conviene non farti vedere parlare con me,potrebbero prenderti di mira pure a te,e non te lo auguro,quindi ciao,mi fa piacere che abbiamo parlato."

strinsi i libri al mio petto e me ne andai,con lo sguardo basso.

'cosa avrà pensato di me? che sono una sfigata,che sono brutta,certo. quello che pensano tutti,ho fatto bene ad andarmene'

rimuginai quella conversazione per tutto il tragitto scuola-casa.

nonostante cercassi di negare tutto ciò,speravo con tutta me stessa che avessi trovato quella persona capace di migliorarmi la vita,e ciò mi sollevava di morale.

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Capitolo 4
*** laughter full of hate. ***


per terra,lungo il viale,foglie gialle,rosse e marroni cadevano a terra,secche,morte.

pestandole producevano un piacevole scricchiolio,lo amavo.

quel dolce rumore mi accompagnò per il resto del tragitto.

 

in casa non c'era ancora nessuno.

c'era freddo,probabilmente il riscaldamento non era partito.

un bagno caldo fu la prima cosa che mi venne in mente di fare.

mi precipitai in bagno,aprii la cannella della vasca,mi spogliai.

entrai delicatamente,l'acqua era calda,rilassante.

amavo stare ore e ore dentro l'acqua,allontanava la mia mente dai brutti pensieri.

chiusi gli occhi.

la prima cosa che mi apparve davanti alla vista fu il suo sorriso,poi i suoi occhi,la sua voce,i suoi capelli.

risate,c'erano anche delle risate.

erano risate cattive,piene di odio.

si facevano sempre più vicine,soffocanti,delle mani mi afferrarono per il collo.

cercavo di riaprire gli occhi,ma non ci riuscivo.

urlai.

mia nonna irruppe in bagno e si precipitò al bordo della vasca.

vide me,con le mani al collo,gli occhi sbarrati,paralizzata.

"ariana,che ti succede? cos'erano quelle urla?"

non risposi.

mi prese per i polsi,sentì qualcosa di ruvido.

"oh mio dio."

mi fece uscire dalla vasca,mi avvolse un enorme asciugamano addosso,mi fece sedere sulla tavoletta del cesso.

mi afferrò il polso sinistro.

"cosa sono questi?"

feci due respiri profondi,"niente."

"niente? non sono niente? cosa cazzo sono questi ariana?"

"tagli,sono dei fottutissimi tagli."

mi alzai velocemente e me ne tornai in camera,chiusi a chiave.

adesso anche mia nonna aveva saputo dei miei tagli,mi odiavo ancora di più,volevo sotterrarmi.

mi rivestii velocemente.

mi buttai a peso morto sul letto,ultimamente non avevo molte forze,dormivo spesso,ma questa volta accesi il computer.

aprii il mio profilo facebook,era da tanto che non ci entravo.

nella home,proprio sotto ad un paio di link sdolcinati,c'era una strana foto.

una ragazza,bionda,il volto coperto da lividi,graffi.

ero io.

sotto la foto,una didascalia.

"questa è la fine che si merita! ahahahah è ancora più brutta conciata così,non è vero?"

smisi di respirare.

fui assalita dalla vergogna,in un attimo immaginai me,come in quella foto,le risate,delle mani che mi afferravano il collo.

io,morta.

non potevo restare chiusa in quella stanza per oltre un secondo,mi infilai gli scarponcini di cuoio,i miei preferiti,e scesi al piano di sotto.

"hey,dove te ne vai?" disse nonno bruce squadrandomi dalla testa ai piedi "fuori fa freddo."

"lasciami stare."

non avrei voluto rispondergli male,ma in quel momento non mi venne nient'altro in mente.

uscii,iniziai a correre.

correvo,senza una meta,il vento si infrangeva nei miei capelli,li scombinava,congelava il mio volto,le mie lacrime.

la gente che passava mi osservava. cosa avevano da guardare?

non avevano mai visto una ragazza distrutta?

mi sedetti su una panchina,mi afferrai la testa tra le mani,singhiozzai.

in quel momento volevo solo morire,ma morire davvero.

stetti in quella posizione per oltre cinque minuti,fino a quando qualcuno non si sedette,proprio accanto a me.

"smetti di piangere." era justin.

"e..e tu che ci fai qui?"

"stavo passando per caso,quando ho visto qualcuno piangere su una panchina. ti ho riconosciuta subito,come potrei non riconoscere questi bellissimi capelli biondi?" disse,scostandomi una ciocca dal volto.

"macchè,fanno schifo."

"vedi? credi così tanto a quelle parole che hai finito per odiare te stessa. ho visto quella foto,e credimi,non accadrà. non permetterò a nessuno che accada. sei bellissima,non lasciarti distruggere."

"non ho bisogno del tuo aiuto."

"e invece si,te lo leggo negli occhi,in questi bellissimi occhi verdi,spenti,tu cerchi disperatamente qualcuno che ti aiuti,non negarlo."

ripresi a singhiozzare.

"non puoi capire."

"ma posso comunque aiutarti."

iniziò a piovere.

"belle scarpe" disse,sorridendomi.

cazzo,di nuovo quel sorriso.

"oh,grazie." gli sorrisi anchio.

"forse è meglio se ci alziamo di qui."

"non voglio tornare a casa."

"vieni da me." disse,e mi porse una mano.

la afferrai.

"dici davvero?"

"si,abito dietro l'angolo."

gli sorrisi,poi gli mollai la mano.

ci rimase male,ma non volevo che qualcuno lo vedesse così vicino a me,non volevo lo stesso orribile destino per lui.

arrivammo a casa sua.
era accogliente,calda,trasmetteva tanta sicurezza,era un luogo dove sentirsi veramente a casa.

anche in casa sua non c'era nessuno.

mi tolsi il cappotto,lo diedi a lui.

"siediti,accomodati pure." mi disse,quegli occhi incrociarono il mio sguardo,mi girò la testa.

mi sedetti.

"vuoi della cioccolata calda?"

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Capitolo 5
*** please,don't kiss me. ***


"no,grazie davvero,ora non ho fame."

in parte ero stata sincera,perchè lo stimolo della fame ormai non lo sentivo più.

"come vuoi." appoggiò il mio cappotto al bordo del divano e si sedette anche lui accanto a me.

c'era un po' di distanza tra noi due,la giusta da mantenere.

"ti va di vedere un film?"

"oh,si,certo." 

mi sorrise.

mio dio,era perfetto.

ma non per me,non per una ragazza come me.

"io direi di mettere un film horror,che ne dici?"

"sono i miei preferiti,come potrei rifiutare?"

'esp,fenomeni paranormali'

spegnemmo la luce,il film iniziò.

ormai i film horror non mi facevano più paura,erano tutti uguali alla fine,mostri,demoni,bambine possedute e pazzi maniaci.

verso la fine del film notai che ci eravamo avvicinati,eravamo quasi appiccicati,sentivo la sua pelle a contatto con la mia,respirai profondamente.

"questa parte fa paura,me lo sento!" disse lui.

mi portai una mano sugli occhi,lo fece anche lui.

"sembriamo due bambini" dissi ridendo,rise anche lui.

aveva una risata bellissima.

quella scena faceva davvero paura,ma avendo gli occhi chiusi non mi accorsi subito che justin mi aveva preso la mano,e la stringeva.

"hai delle mani bellissime"

"da quando i ragazzi notano le mani di una ragazza?"

"e chi ti dice che ho notato solo le mani? ho notato anche i tuoi bellissimi capelli,i tuoi occhi,la tua pelle bianca,e tutto è perfetto" mi stringeva la mano ancora più forte.

strano,pensavo dicesse 'ho notato il tuo culo e le tue tette' ma,giusto,io non ho ne culo e ne tette. 

si avvicinò ancora di più,non sapevo cosa fare.

"vuoi passare il resto della giornata a torturare la mia mano?" dissi sarcastica,con un sorriso leggero sulle labbra.

la mollò,ma in compenso si avvicinò ancora di più a me,eravamo a neanche due centimetri di distanza.

intanto il film era finito,ma a nessuno dei due importava in fin dei conti.

"hai anche delle belle labbra."

"e tu hai dei bei nei."

si allontanò un po',rise.

aveva una risata contagiosa,risi anchio.

"tu si che sai rovinare i bei momenti ariana!"

"e perchè,quello era un bel momento?"

"per me si,per te no?"

non riuscii a rispondere,le sue labbra toccarono le mie,erano soffici,morbide,calde.

'ariana non puoi,staccati.'

mollai le sue labbra.

"scusa,non posso,davvero,perdonami."

mi alzai dal divano,in preda ad una crisi di panico.

"hey,calmati,tranquilla."

iniziai a piangere,all'improvviso,nel momento meno opportuno,e nonostante cercassi di bloccarmi,non ci riuscivo.

"perchè piangi?" disse,facendomi sedere di nuovo accanto a lui.

"non volevo,è che.."

"è che..cosa?"

"..è che ho paura,non mi era mai capitato prima che un ragazzo si comportasse così con me,gli altri mi chiamano puttana anche se non ho mai avuto un ragazzo,pensa te se mi vedono con qualcuno,sarebbero capaci di uccidermi dagli insulti."

mi guardò,poi mi abbracciò.

era vero il detto 'un abbraccio vale più di mille parole',perchè in quel momento percepii l'affetto,l'amore che mi era stato negato dai miei stessi genitori,percepii protezione,dolcezza,non mi sarei mai voluta staccare da quella presa.

lui si alzò per togliere il film dal lettore dvd,io mi distesi sul divano,ero stanca.

mi addormentai.

come potevo addormentarmi lì? perchè mi addormentavo ovunque andassi?

 

mi risvegliai con una coperta calda addosso,lui,seduto infondo al divano,che mi guardava.

"hai dormito per un'ora." disse sorridendomi.

"scusami davvero,non so perchè sono così stanca."

"lo so io,da quant'è che non mangi?"

odiavo quella domanda,la odiavo.

non risposi.

"sei troppo magra,ariana,non puoi continuare così." 

"lo so,ma non ci riesco,non riesco a smettere,è più forte di me."

squillò il cellulare,era il mio,risposi.

"dove sei finita ariana?" era mia nonna.

"sono a casa di un amico."

"torna subito,sono le 18,muoviti."

riattaccai.
cazzo,era davvero tardi.

"devo andare,scusami."

"tranquilla,ci vediamo domani a scuola."

mi alzai dal divano,si alzò anche lui,mi stampò un bacio sulla guancia,poi mi accompagnò alla porta.

"grazie mille del pomeriggio."

"grazie a te,e scusa per prima."

"tranquillo.."

uscii,la porta si chiuse dietro di me.

ripensai a quel bacio,e mi tremarono le gambe.

 

per la prima volta,non vedevo l'ora di tornare a scuola.

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Capitolo 6
*** i didn't want. ***


rifeci di nuovo quella strada a corsa,non pioveva più,ma le foglie ormai bagnate non emettevano più quel dolce suono.

fu una corsa silenziosa,tutta d'un fiato,tornai a casa in breve tempo.

 

ogni volta che ripensavo a quel bacio mi tremavano le gambe,ma ero sempre più convinta che allontanarmi era stata la scelta migliore.

 

nonna era in cucina,con un grembiule rosa ricamato,stava cucinando.

nonno invece era seduto sulla sua poltrona preferita accanto al camino,leggeva il giornale.

"finalmente sei arrivata."

"scusa,è che avevo bisogno di prendere una boccata d'aria,poi ho incontrato un amico e mi ha invitata a casa sua." sorrisi.

"sembri felice." se ne uscì mio nonno "non vedevo quel sorriso sul tuo volto da tempo ormai."

accennai un altro sorriso,questa volta un po' più sforzato.

"scusa per prima nonno."

"fa niente cara,fa niente."

"vai su a prepararti per la cena,e togliti quegli scarponi da muratore,mi lasci tutto lo sporto sul pavimento." urlò nonna con la sua voce squillante.

"agli ordini signora." dissi sbuffando,e corsi su lasciando un po' di fango per le scale,giusto per ripicca.

mi tolsi tutta la roba di dosso,mi infilai un caldo pigiama,le pantofole con la testa del grinch in cima in stile natalizio e mi appuntai i capelli in uno chignon.

prima di scendere però andai in bagno,chiusi la porta a chiave.

tirai fuori la bilancia da sotto l'armadietto,mi tolsi le pantofole,ci salii sopra.

chiusi gli occhi,pregai sotto voce che quel fottuto numero non fosse salito,poi presi forza,guardai con un occhio sempre chiuso.

rimasi colpita quando vidi che invece che salire era sceso,38;2,perfetto.

mi lavai i denti,la mente calma la fame.

scesi in salotto,erano già tutti a tavola,mancavo solo io.

lasagne,polpette,crostini al salmone.

"ho preparato i tuoi piatti preferiti." disse nonna con un sorriso soddisfatto.

"l'ho visto." risposi io,con un tono tutto all'infuori che soddisfatto.

"cosa c'è? non ti va bene?"

"no,no,va tutto bene."

fui costretta a finire tutto ciò che mi fu messo nel piatto.

strinsi i denti.

mi veniva da vomitare.

"non ti vedevo mangiare così da qualche mese ormai,sono davvero contenta."

non risposi,ma gli avrei vomitato addosso volentieri.

la sua contentezza era però destinata a durare molto poco.

me ne andai a letto un paio di ore dopo con i sensi di colpa che mi stavano letteralmente divorando,non riuscii ad addormentarmi,in tempo di poco mi ritrovai al bagno,seduta ai piedi del cesso,a vomitare tutto quello che avevo ingerito poco prima.

vomitavo sensi di colpa,vomitavo dolore,non solo cibo.

rimasi distesa in bagno per molto tempo,forse mi ci addormentai anche,non mi ricordo.

ricordo però di essermene tornata a letto nel cuore della notte,e di aver dormito pesantemente.

 

al risveglio,avevo un alito che faceva invidia a quello di shrek.

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Capitolo 7
*** scream. ***


il mio primo pensiero fu lui.

il secondo quell'orribile foto.

da una parte volevo andare a scuola solo per vederlo,dall'altra avrei voluto seppellirmi sotto terra.

 

corsi al bagno a lavarmi i denti,sarei potuta morire da quell'orribile odore.

leggins,felpona bianca,scarponcini di cuoio,borsa.

ero pronta.

mancavano dieci minuti alle otto,uscii subito di casa,nonostante nonna insisteva nel farmi fare colazione,me la cavai con un semplice 'non posso,farò tardi a scuola.'

 

oggi c'era il sole.

ero terrorizzata all'idea che qualcuno mi facesse del male,ma al pensiero che ad aspettarmi dentro quell'aula c'era lui mi calmava notevolmente.

che mi stava succedendo?

forse era stato quel bacio.

 

arrivai in classe,era già tutta al completo.

ma lui non c'era.

mi si strinse lo stomaco,più di quanto non fosse già stretto di suo.

tutti mi osservavano,la stronza al primo banco mi disse 'ancora non ti hanno sfigurata?'

'perchè cazzo,perchè non avevo mai il coraggio di rispondere male a nessuno.'

"signorina thor,non mi sembrano i modi di rivolgersi ad una tua compagna di classe." gridò il professore di chimica.

accennò un sorriso malvagio,poi bisbigliò qualcosa alla sua compagna di banco.

andai a sedermi,mi sentivo così sola.

perchè non c'era?

mi aveva solo illusa.

appoggiai la testa contro il muro,chiusi gli occhi,non avevo intenzione di ascoltare la lezione.

cazzo,mi sentivo male.

all'improvviso sentii la porta aprirsi bruscamente.

sobbalzai.

un ragazzo,dall'aria affannata,entrò in classe.

"mi scusi,la sveglia non è suonata."

il mio sguardo si illuminò.

eccolo.

"non importa,domani porta la giustifica,ora vada a sedersi."

più si avvicinava,più i miei occhi brillavano alla vista di tale bellezza.

"ciao ariana."

"ciao justin."

"pensavi che non sarei venuto?"

"se devo essere sincera..si."

"ti avevo detto che ci saremo visti oggi a scuola,come potevo rompere la promessa?" 

sorrisi.

un attacco di dolcezza mi stava salendo fino al cuore,mio dio,era perfetto.

dovetti riappoggiarmi al muro,un altro giramento di testa si fece sentire.

non parlammo per metà lezione.

mi vidi arrivare un bigliettino sotto le mani,pensavo fosse lui.

mi sbagliavo,mi sbagliavo di grosso.

'stronza,non ti puoi permettere di parlare con un ragazzo come lui,sai che ti prende in giro,come tutti,sei solo una sfigata,spero tu marcisca all'inferno. con affetto,il mondo intero.'

tremavo,lo guardai.

lui mi accennò un sorriso,ignaro di ciò che avevo appena letto.

mi alzai all'improvviso,ricadetti a sedere,non riuscivo a tenermi in piedi.

evidentemente non stavo molto bene,e quelle parole avevano peggiorato la situazione.

presi forza,mi alzai di nuovo.

justin mi stava guardando con aria strana.

"dove vai?"

non risposi.

si accorse però del bigliettino sopra al mio banco,lo prese.

intanto io ero già alla porta.

uscii,mi appoggiai contro gli armadietti per il corridoio,chiusi gli occhi.

quando li riaprii,tutto girava,feci un passo in avanti,cadetti.

mentre ero a terra sentivo una voce che urlava

"arianaaaaaaaaa" "arianaaaaaaaaaaaaaaa"

non capivo,perchè stava urlando?

sentii altre voci,urla,passi,sempre più vicini,qualcuno mi prese,mi girò verso di lui,non vidi chi era.

chiusi gli occhi di nuovo,persi conoscenza.

 

 

 

non ricordo cosa accadde dopo,so solo che mi risvegliai in un letto d'ospedale,con la flebo attaccata alla mano e la testa che mi scoppiava.

accanto a me c'era qualcuno,una figura maschile,abbastanza alta.

vedevo offuscato,ma lui mi parlò,mi strinse la mano.

quelle erano le sue mani,quella era la sua voce,ne ero sicura.

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Capitolo 8
*** nightmares and sunflowers. ***


con la poca forza che avevo strinsi la sua mano.

non riuscivo a vedere il suo volto,dietro a lui c'era il sole,riuscivo solo a vedere i suoi capelli dorati,e a contrasto con i raggi del sole erano uno spettacolo bellissimo.

"come ti senti?" mi chiese,passandomi una mano sulla fronte,scottavo.

"meglio,ma..perchè mi trovo qui?"

"perchè sei svenuta a scuola,l'ambulanza ti ha portata qui,appena sono uscito di classe tu eri a terra,ti giuro stavo per morire dalla paura." disse,la sua mano tremava.

si era preoccupato per me,la prima persona al mondo che si preoccupava per me,dio mi aveva mandato un angelo.

"per quanto tempo dovrò restarci?" dissi con un velo di tristezza nella voce.

"questo non lo so,so solo che prima ti hanno fatto le analisi del sangue,vedremo cosa ti ha causato lo svenimento e da questo dedurranno quanto potrai restare."

socchiusi gli occhi,la testa mi rimbombava.

dopo poco entrò un'infermiera,sulla trentina,capelli rossi raccolti in una coda un po' scompigliata,sembrava alla mano.

"signorina howard,abbiamo i risultati delle analisi."

"dovrò restare molto qui?" la interruppi.

"qui no,signorina,ma dovrà trasferirsi in una casa di cura per disturbi alimentari,per un paio di mesi."

"cosa? disturbi alimentari? che centra?"

"lei soffre di anoressia,e non è una cosa da sottovalutare,lo sa che è svenuta perchè non aveva energia? se continuava così per un'altra settimana poteva avere un attacco di cuore."

iniziai a piangere.

justin mi prese per mano,era strano come una persona che conoscevo da solo un paio di giorni mi stesse così vicina e sapesse tutti i miei problemi.

 

avrei dovuto abbandonare la scuola,lui,i miei nonni,sarei dovuta stare due mesi in una specie di ospedale a mangiare forzatamente tutto ciò che loro mi proponevano,mio dio,era un incubo.

piansi,piansi fino a che le lacrime non terminarono,justin rimase lì,tutto il tempo,ad osservarmi,a tenermi per mano.

lui era l'unica cosa bella al mondo che avevo.

in quel momento arrivarono anche i miei nonni,sapevano già tutto.

"io ora vado,ti lascio da sola con loro,tornerò domani mattina,te lo prometto."

"ti aspetterò."

mi baciò sulla guancia,vicino al lato sinistro della bocca,poi uscì.

mi mancava già.

nonna mi fece una serie di domande snervanti,non avevo voglia di risponderle.

nonno invece stette zitto tutto il tempo,ad osservarmi.

dopo poco se ne andarono anche loro,rimasi sola.

dalla finestra vedevo il sole che scendeva lento verso occidente,volevo tornarmene a casa.

mi addormentai.

sognai mia mamma,era seduta infondo al mio letto,mi parlava,non ricordo cosa mi diceva.

poi,quella scena.

lei,dentro la vasca,una lametta.

la afferrò e se la puntò al polso,premette.

sangue,sangue ovunque,io che urlavo,papà che si buttava a terra.

mi svegliai,ero sudata fradicia.

entrò un'infermiera,non era la stessa della mattina,mi misurò la febbre.

39,8.

mi dette qualcosa per dormire,non so cosa,so solo che dopo dieci minuti stavo dormendo.

mi risvegliai la mattina seguente,non c'era nessuno.

avevo paura che non venisse,poi mi accorsi che erano solo le sei del mattino.

stamani mi sentivo meglio,per fortuna,la febbre era passata.

mi misi a leggere un libro,tanto per fare qualcosa.

ero assorta nei miei pensieri quando qualcuno mi afferra il libro da dietro,era justin.

"buongiorno bella,stamani mi sembri più lucida."

"eh si,molto,buongiorno a te."

si avvicina a me,mi stampa un bacio,questa volta sulle labbra.

non mi ribellai,se devo essere sincera lo aspettavo quel bacio.

"consideralo come un bacio di buongiorno."

mi misi a ridere,rise anche lui.

mi fece bene quel bacio.

"guarda che ti ho portato." disse,e mi porse un mazzo di fiori,girasoli per la precisione.

li amavo.

"sono i miei preferiti,come facevi a saperlo?"

"non lo sapevo,sono anche i miei preferiti."

"abbiamo qualcosa in comune." dissi sorridendo.

"me ne sono accorto." sorrise anche lui.

li presi,li annusai.

profumavano,amavo quel profumo,li osservai sorridendo,erano simili al suo colore di capelli,mi ricordavano lui,ed era questa la cosa speciale.

"non vedo l'ora di andarmene da qui." dissi guardandolo con aria triste.

"te ne andrai presto."

"verrai a trovarmi quando sarò trasferita alla casa di cura?"

"verrò ogni santo giorno,se me lo permetteranno."

"grazie,grazie davvero." dissi,e tornai ad osservare i girasoli.

 

se non ci fosse stato lui,non avrei avuto la minima idea di come fare a sopravvivere in quell'incubo che mi stava assalendo.

quei due mesi sarebbero stati i due mesi peggiori della mia vita,ma adesso non ci volevo pensare,adesso che c'era lui.

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Capitolo 9
*** ..and you're my princess. ***


uscii da quel fottutissimo ospedale tre giorni dopo.

il peggio mi aspettava,e al solo pensiero mi sentivo cedere le gambe.

mi avevano riportata a casa,solo per un giorno,poi sarei dovuta partire.

la casa di cura era lontano da dove abitavo,circa 230 km,e questo mi rendeva felice,più lontana da questa merda ero,meglio stavo.

neanche per l'ultimo giorno che mi avevano in casa mia nonna e mio nonno si degnarono di farmi compagnia,quindi chiamai justin.

"puoi venire da me? mi sento sola."

"certo,arrivo subito."

gettai il telefono sul letto e continuai a riempire la valigia di vestiti,avevo intenzione di svuotare l'armadio.

avevo solo quella valigia,rosa e rigida,non avevo idea di come avrei fatto a far entrare tutto là dentro.

suonarono al campanello.

"è aperto!" gridai dal secondo piano.

"sono io." la voce di justin risuonò in tutta la casa,un suono armonioso.

"sali,sono al piano di sopra,in camera mia."

entrò dopo neanche un minuto,oggi era particolarmente bello.

abbandonai per un attimo i vestiti ed andai ad abbracciarlo.

aveva un profumo buonissimo,mi rimase addosso.

"guarda che mi tocca fare." dissi,puntando lo sguardo su quell'ammasso di vestiti sopra il letto.

"vuoi che ti dia una mano?"

"volentieri."

io all'armadio,per tirar fuori cosa era rimasto dentro,lui al bordo del letto a mettere i vestiti rimanenti dentro alla valigia.

"questa felpa è davvero bella."

"abercrombie,la mia marca preferita."

"bei gusti la ragazza."

scoppiai in una risata "sei il primo che me lo dice."

la conversazione finì dopo la mia affermazione,rimanemmo in silenzio.

all'improvviso mi sentii afferrare per i fianchi,un brivido mi percorse la schiena,mi girai di scatto.

me lo ritrovai a distanza ravvicinata.

"prima che tu parta,voglio lasciarti un regalo."

il suo alito sapeva di menta,menta fresca.

"di che regalo stai parlando?"

"ssh."

mi portò il suo indice sulle labbra.

si avvicinò,i nostri nasi stavano per sfiorarsi.

respiravo a fatica.

piegò la testa verso destra,poi avvicinò le sue labbra alle mie.

in quel momento non sentivo altro che fuochi d'artificio,farfalle che si liberavano dalle loro gabbie per svolazzare felici nel mio stomaco,un'emozione mai provata prima.

lì,in mezzo ai vestiti e al disordine,c'eravamo solo io e lui,e quel bacio.

era la fine del mondo.

sembrava non avere mai fine,e ad ogni secondo che passava i battiti del mio cuore aumentavano,potevo sentirli da quassù.

controvoglia,ci distaccammo.

restammo comunque vicini,lui sorrise.

non avevo mai visto sorriso più bello di quello,ne ero ogni giorno sempre più convinta.

"era questo il regalo che intendevi?" dissi accennando un lieve sorriso.

"proprio così."

"è il regalo più bello che io abbia mai ricevuto."

mi abbracciò.

la mia testa era appoggiata sulla sua morbida spalla,avevo bisogno di piangere,anche se quello non era il momento adatto.

una lacrima salata rigò il mio volto.

lui se ne accorse subito,perchè iniziai in tempo di poco a singhiozzare.

"non voglio andarmene." dissi guardandolo dritto negli occhi.

"sarò sincero,stare due mesi in quel posto non ti farà altro che bene,credimi,io ci sarò,verrò a trovarti,non ti abbandonerò,te lo prometto."

"ti voglio bene."

"ti voglio bene anchio." mi accarezzò la guancia.

"grazie,grazie davvero di tutto."

"non devi ringraziarmi,non devi."

"guarda cosa c'è là." indicai la scrivania.

si voltò,sulla scrivania c'erano i suoi girasoli,li vide.

"sono bellissimi,non è così?"

"mai quanto te." disse accarezzandomi i capelli.

" se io sono bella tu sei il principe azzurro."

esitò un attimo.

 

 

 

"allora facciamo un gioco,io sono il tuo principe azzurro e tu sei la mia principessa."

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Capitolo 10
*** goodbye shit. ***


passammo le due ore successive a sistemare camera mia che sembrava un negozio di cianfrusaglie,poi ci buttammo entrambi sul letto.

eravamo distesi accanto,misi una mano sopra la mia pancia.

sentii la sua mano sfiorare la mia,era così delicata,rabbrividii.

mi venne una voglia improvvisa di baciarlo,mi trattenni.

lui non lo fece.

sollevò il busto dal letto,si girò verso di me.

"non avevo mai visto occhi così belli." disse,guardandomi intensamente.

"i tuoi non te li sei mai visti allo specchio? sono..non lo so,mi ci potrei perdere dentro."

"io mi ci sono già perso nei tuoi."

quelle parole mi fecero stare così bene che i miei occhi si inzupparono di lacrime,per fortuna riuscii a farle ritornare dentro.

"perchè mi dici queste parole? lo dici perchè ti faccio pena,perchè pensi che io sia solo una ragazzina fragile che non riceve affetto da nessuno? per questo mi dici tutte queste bellissime cose,vero?"

scosse la testa,i suoi capelli si scompigliarono leggermente.

"ti sbagli tesoro,lo penso davvero,penso che hai degli occhi che farebbero invidia agli angeli,dei capelli raggianti come il sole,la pelle soffice,morbida come una nuvola,penso che sei perfetta,tutto quello che riguarda te è perfetto,la risata,le lacrime,i sorrisi,le facce strane,tutto."

"come si può chiamare questo?"

"amore?"

amore? provavo anche io amore?

probabilmente si.

"forse,forse lo puoi chiamare così."

mi baciò,quel bacio sapeva di rosa,forse erano le sue labbra a fare questo effetto,forse erano le parole che mi aveva appena detto.

mentre mi baciava passò una mano tra i miei capelli,io lo afferrai per il collo.

mollò la presa dopo un po',respirava con la bocca,probabilmente stava per soffocare.

"allora,signor bieber,credo di provare la stessa cosa che provi tu."

"amore?"

"se lo vuoi chiamare così."

"perchè,tu come lo vorresti chiamare?"

ci pensai un secondo.

"non lo so,forse amore è il termine più adatto,non è qualcosa come l'affetto,quello l'ho superato,e sappi che mi affeziono difficilmente alle persone."

"e perchè con me non è successo."

"non te lo so dire,è successo e basta."

girai la testa verso il comodino.

erano le cinque del pomeriggio.

notò l'ora anche lui.

"penso di dover andare."

si alzò dal letto,io restai a sedere,mi sentivo debole,ma allo stesso tempo libera,leggera.

"questa è l'ultima volta che ti vedrò?"

"scordatelo,te l'ho già detto,parti domattina giusto?"

"si."

"a che ore?"

"alle sei e mezza.." sospirai "..lo so,è prestissimo."

"alle sei e venti sarò qui,per salutarti."

"lo faresti davvero?" il mio sguardo si illuminò.

"lo farò,ne puoi stare sicura."

mi afferrò la testa tra le sue mani,mi stampò un bacio veloce,poi uscì.

rimasi sola,sola in quella stanza,fuori iniziava a fare buio,in casa non c'era mai stato nessuno oltre a me e a justin.

che fine avevano fatto quei due?

decisi di chiamarli.

non rispondevano,lasciai un messaggio in segreteria.

"nonno,nonna,dove siete? chiamatemi appena sentite questo messaggio,ciao."

avevo voglia di farmi una doccia,una doccia calda.

evitai di riavvicinarmi alla vasca dopo il recente accaduto,quindi optai per la doccia.

sotto l'acqua i pensieri venivano a galla da soli,ogni tanto mi toccavo le cosce,vedevo se ancora si chiudevano dentro la presa delle mie mani,ci entravano perfettamente.

le mie gambe venivano paragonate spesso a due stecche da biliardo,e questo mi faceva piacere.

ecco il problema,amavo sentirmi dire che ero magra,troppo magra,amavo sentirmi dire che non avevo forme,che ero pallida,inespressiva,depressa,amavo tutto ciò,era lì il problema.

o almeno credo.

uscii in fretta,mi avvolsi un asciugamano delle dimensioni di una coperta matrimoniale addosso e me ne tornai in camera.

mi infilai le mutande rosa con lo scoiattolo del mio cartone animato preferito,pigiama,niente reggiseno,viva la libertà,tanto,per quante ne avevo..

passai la serata in camera,al computer,fino a quando non vidi uno stato,una certa lisa herspreg,questo nome lo conoscevo.

'la nostra cara amichetta ariana howard è una malata di merda,adesso persino in una casa per pazzi l'hanno messa,ahahahah le sta bene a quella zoccola.'

presi il cuscino,me lo misi sulla faccia.

urlai,urlai più forte che potevo,per scaricare la rabbia.

quelle parole mi rimbombavano in testa,scoppia in un pianto nevrotico.

il computer cadde,non me ne fregava un cazzo.

mi guardai i polsi,c'erano ancora i segni,non sarebbero andati via.

aprii il comodino,presi la lametta in mano,questa volta mi sarei voluta tagliare più in giù,proprio lì,dove c'era quell'enorme vena,sarebbe scoppiata con un solo taglio.

la porta principale si aprì.

"ariaana siamo a casa."

maledizione.

riposi la lametta,mi asciugai le lacrime,finsi un sorriso,scesi.

erano le otto.

"perdonaci cara,abbiamo fatto tardi,siamo dovuti andare alla casa di cura dove andrai domani a portare alcuni documenti."

"interessante."

"noi abbiamo già mangiato,tu?"

"..si,anchio."

avevo un'ottima capacità di mentire.

"bene,brava ragazza."

il bello è che mi credevano anche,potevo fare l'attrice.

mi richiusi in camera poco dopo.

'almeno laggiù sarò lontana da tutti'
'spero di non mettere più piede in questa merda'

pensai,e con questo pensiero mi addormentai.

 

come speravo,sarebbe stato l'ultimo giorno che avrei messo piede in quella casa,ma questo ancora non lo sapevo,o meglio,non volevo saperlo,ma dentro di me,proprio infondo all'anima,sapevo ciò che sarebbe successo,lo sapevo bene.

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Capitolo 11
*** welcome to seacrost ed unit. ***


erano le cinque del mattino quando sentii scuotermi per un braccio.

"ariana svegliati,devi prepararti,tra un'ora dobbiamo partire."

mi scoppiava la testa,era come se avessi una bomba dentro il cranio,mi alzai debolmente.

la valigia era pronta,in fondo alla camera accanto alla porta,dovevo solo vestirmi.

ogni passo che facevo,dicevo addio a quella casa,dove avevo vissuto tante,tante cose,belle,brutte,dicevo addio a tutte quelle cose.

indossai un paio di jeans stretti che poi tanto stretti non mi stavano,un maglione bianco e grigio,i miei soliti scarponcini.

afferrai il computer,lo infilai dentro la valigia,aprii la porta.

osservai per l'ultima volta la mia camera,il mio letto,sopra il quale avevo versato tante lacrime,il mio armadio,i miei poster attaccati al muro.

chiusi la porta dietro alle mie spalle,scesi.

"buongiorno." dissi con l'aria un po stanca.

"buongiorno a te." disse mio nonno porgendomi una tazza di cappuccino.

la afferrai,la bevvi.

"partiamo ora?"

"aspettiamo fino alle sei,dovrebbe venire qualcuno a salutarmi."

nonno uscii per mettere la macchina davanti al piazzale,ma si riaffacciò alla soglia della porta dopo un secondo.

"penso che quel 'qualcuno' sia già qua fuori ad aspettarti."

uscii,c'era davvero.

mi avvicinai a lui,mi strinse in un abbraccio,un grande abbraccio.

ariana per favore,non piangere ora.

"come mai sei qui così presto? sono le 5 e mezza."

"ero sveglio,non ce la facevo ad aspettare."

lo riabbracciai di nuovo.

maledette lacrime,non scendete per favore.

non mi ascoltarono.
una lacrima bagnò la sua spalla,lui mi prese la la testa fra le mani,mi asciugò le guance rigate dalle lacrime,poi mi sorrise.

"mi mancherai." disse,aveva gli occhi lucidi.

"mi mancherai anche tu."

"ariana,vieni a prendere la valigia."

lui lasciò la presa,tornai in casa,portai la valigia alle ruote della macchina.

"vieni,ti aiuto."

mise la valigia nel bagagliaio della macchina di mio nonno.

continuavo a versare lacrime,ad asciugarmele,poi lui mi prese per i fianchi.

"vuoi darmi un bacio d'addio?"

"no,non un bacio d'addio,ci rivedremo,verrò a trovarti,questo è un arrivederci."

mi strinse dietro la schiena,lo afferrai per il collo.

quel bacio era triste,mi fece piangere ancora di più.

lacrime salate si mischiavano tra le nostre labbra.

quando ci distaccammo,vidi una lacrima sul suo volto,se la asciugò subito.

sorrisi delicatamente.

"sei bellissima,non dimenticarlo mai."

"non lo dimenticherò."

invece me ne sarei dimenticata molto presto.

salii in macchina,lo salutai con la mano.

continuai a salutarlo mentre la macchina partiva,poi,non lo vidi più.

il viaggio era lungo,mi addormentai.

sognai,sognai di essere in un prato di girasoli,solo io,il sole illuminava i miei capelli,correvo senza una meta.

all'improvviso qualcuno mi afferrò per una gamba,cadetti.

era una figura scura,senza volto,non riuscivo a capire chi fosse.

mi picchiava,sentivo dolore.

mi risvegliai e la prima cosa che videro i miei occhi fu la porta principale del 'seacrost ed unit'.

scesi dalla macchina,mi guardai intorno.

davanti a quella struttura,un campo di girasoli.

ripensai a justin,ripensai a quel sogno.

"prendi la valigia,io vado dentro a portare i documenti."

aprii il bagagliaio,presi la valigia faticosamente.

appena misi piede dentro quella specie di ospedale,fui assalita dalla paura.

proseguii fino a raggiungere mia nonna al box informazioni.

"quindi tu saresti la signorina ariana allie howard,giusto?"

annuii "si,sono io."

"abbiamo tutto quello che ci serve,ora può portare la sua roba nella sua stanza,venga che la conduco."

camminai,la porta della mia stanza era infondo ad un corridoio interminabile.

era una camera normale,con un letto,una scrivania,una lampada da tavolo,un armadio,un comodino.

c'era anche un tappeto,ma a quello non ci feci tanto caso.

mi affacciai alla finestra,vidi di nuovo il campo di girasoli.

"questo è il posto dove resterai per i prossimi due mesi,ti piace?"

"si,mi piace."

in realtà non molto,ma cercai di essere simpatica.

"allora io posso andare?"

"si signora,ora la signorina può riposarsi,poi alle otto ci sarà la colazione."

rabbrividii pensando a ciò che mi avrebbero fatto mangiare,e poi,avevo già bevuto il cappuccino,non bastava?

mi limitai a sedermi sul letto,era morbido.

"ciao ariana." disse nonna avvicinandosi a me e stampandomi un bacio sulla guancia.

"verremo a trovarti presto." aggiunse nonno sulla soglia della porta.

"vi aspetterò." dissi sorridendo debolmente.

poi la porta si chiuse.

rimasi sola,così mi misi a girellare un po' per la camera,sopra la scrivania c'era un biglietto da visita.

'benvenuta al seacrost ed unit.'

 

benvenuta una sega,pensai.

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Capitolo 12
*** caitlyn. ***


bussarono alla porta.

entrò una ragazza giovane,bionda,gli avrei dato appena una trentina d'anni,sorrise.

"è pronta la colazione."

dovevo resistere,pensai.

"arrivo subito."

mi rimisi gli scarponcini che mi ero tolta per distendermi sul letto,attraversai il lungo corridoio.

dove si trovava la cucina?

voltai l'angolo,la trovai.

era una stanza abbastanza grande,sedute al tavolo c'erano cinque ragazze,su per giù avranno avuto la mia età,mi sedetti accanto ad una ragazza bionda,molto alta,di carnagione chiara,mi somigliava,apparte l'altezza.

tutte erano a capo chino sulla loro tazza di latte e cereali,infondo alla stanza,sedute su degli sgabelli,due infermiere spettegolavano ridendo,era così strano come in una sola stanza ci fosse tanta felicità e tanta tristezza mescolate insieme.

osservai la mia tazza,mi domandai come avrei fatto a finire tutto.

infatti,mi arresi quando arrivai a metà,nessuna delle cinque ragazze aveva finito completamente la propria colazione,quindi non ero l'unica.

probabilmente era da qualche mese che non facevo una colazione del genere.

l'infermiera dai capelli rossi si avvicinò verso di noi.

"avete finito ragazze?"

"si" intonammo in un coro quasi perfetto.

"potete andare,se non volete tornare nelle vostre camere potete andare nel salone a vedere la tv,ci rivediamo per pranzo,poi alle quattro e mezza ci sarà la solita 'chiacchierata',mi raccomando,fatevi trovare tutte nella stanza delle confessioni."

stanza delle confessioni? chiacchierata? in che mondo ero finita?

non avevo voglia di vedere la tv,quindi quando uscii dalla cucina decisi di tornare in camera.

una ragazza mi prese per il polso.

era la ragazza alta,mi sorrise.

"piacere,sono caitlyn."

"ariana,piacere di conoscerti."

"sei nuova? non ti avevo mai vista."

"si,sono arrivata giusto qualche ora fa,tu da quanto sei qui?"

"un anno."

un anno? è terribilmente tanto,pensai,mantenendo un'espressione del viso rilassata.

"come mai te ne torni in camera? non hai voglia di vedere la tv?"

"sinceramente no,non sono mai stata un'amante della televisione,preferisco starmene a pensare."

"che ne dici se andiamo un po in terrazza? ci sono degli sdrai,possiamo stare li a parlare."

accettai,probabilmente quella ragazza aveva un disperato bisogno di sfogarsi,proprio come lo avevo io.

arrivammo in terrazza,ci distendemmo su due sdraie,la prima a parlare fu lei.

"quanto pesi?" fu la sua prima domanda.

rabbrividii.

"38,38 chili."

"hei,come me."

le osservai le gambe,era terribilmente magra,come mai non vedevo tutta quella magrezza sulle mie di gambe?

"sembra che pesi molto meno."

"quando arrivai qui pesavo 34 chili,ero sull'orlo di morire,loro mi hanno salvata,ma non del tutto."

"mi dispiace davvero."

"no,non ti dispiacere,tranquilla."

appoggiai la testa,mi portai le mani sulla fronte,sentivo il mio stomaco scoppiare,eppure avevo solo fatto colazione.

"per quanto resterai qui?"

"due mesi."

"per così poco?"

"a me sembra un'eternità."

"se vuoi confrontarla ad un anno,non è niente."

"hai ragione."

sentivo un velo di tristezza nella sua voce,lo sentivo anche nella mia,avevamo lo stesso tono di voce,avevamo due voci tristi.

"ma..qui ti fanno mangiare per forza?" domandai intimorita.

"no,se non lasci destare dubbi."

"in che senso?"

non capivo.

"non devi farti vedere abbattuta,non devi mai dire 'non ho fame,non voglio mangiare',tu annuisci sempre,qualsiasi cosa ti chiedano,quando non ti vedono,prendi un fazzoletto e butti il cibo li dentro,poco alla volta,non tutto insieme,senno se ne accorgono."

mi limitai a dire un semplice "wow."

avrei messo in atto quei consigli il prima possibile.

"tra circa tre ore pranziamo,farai come ti ho detto io?"

"probabilmente si."

"all'inizio ti sentirai potente,poi sempre più debole."

non l'ascoltai,l'avrei fatto sicuramente.

"sembri una modella."

non so perchè feci quell'affermazione,mi uscì di bocca così,senza pensarci.

"io sono una modella,o meglio,ero,prima di finire qui."

"è per questo che sei così magra?"

"se ci fai caso le modelle sono tutte magre,il cibo è il peggior nemico delle modelle."

rimasi in silenzio,la osservai per un po,poi chiusi gli occhi,tenendo la testa sempre appoggiata.

"anche tu potresti fare la modella." disse ridendo nervosamente.

"perchè?"

"perchè sei magra,e il cibo è tuo nemico."



this is my space.
ciao a tutti,ho deciso che da questo capitolo in poi scriverò un breve 'commento personale' infondo ad ogni capitolo,così,tanto per starvi più vicini.
spero che questo nuovo capitolo vi piaccia,spremerò le meningi per regalarvi al più presto il continuo.
spero che lascerete molte recensioni,premiate il mio sforzo,schiavi. AHAHAHAHAHAHAH
grazie,grazie davvero a tutti quelli che seguono la mia fanfiction,mi date modo di sfogarmi,il mio unico rifugio apparte twitter.
baci a tutti.

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