And If...

di _Jiyu_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** C'è Qualquadra che non Cosa! ***
Capitolo 2: *** POV Alex... Mi svegliai in un sogno! ***
Capitolo 3: *** POV Miky... I sogni diventan veri... ***
Capitolo 4: *** POV Alex... Un "caldo benvenuto" ***
Capitolo 5: *** POV Miky... Il momento di capire! ***
Capitolo 6: *** POV Alex... Tutto sulle mie spalle! ***
Capitolo 7: *** POV Miky... Ricordi e Allenamenti! ***
Capitolo 8: *** POV Alex... Primo allenamento con Kakashi! ***
Capitolo 9: *** POV Miky... Sbagliando si impara. ***
Capitolo 10: *** POV Alex... Un nuovo giorno. Un nuovo ricordo. Un nuovo amico. ***
Capitolo 11: *** Sorpresina! By Miky e Alex... ***
Capitolo 12: *** POV Miky... Tra guarigioni e scoperte. ***
Capitolo 13: *** POV Alex... Li difenderò, a qualsiasi costo. ***
Capitolo 14: *** POV Miky... Allenamenti, confidenze e sorprese! ***
Capitolo 15: *** POV Alex... Mostri bianchi prima della guerra. ***
Capitolo 16: *** POV Miky... Save me, because I love you! ***
Capitolo 17: *** POV Alex... Combattere è l'unica alternativa! ***
Capitolo 18: *** POV Miky... I know the sun must set to rise. ***
Capitolo 19: *** POV Alex... Because this is my ninja way! ***



Capitolo 1
*** C'è Qualquadra che non Cosa! ***


AND IF…

Questa storia è scritta a otto zampe, (supervisionate da Fede)… quindi i capitoli non saranno proprio puntualissimi… abbiate pietà di noi, è la nostra prima creazione! Buona lettura genteee! Salutoni daaaa Miky, Alex, Vale e Ale ( e Fedeeee)! ^.^

C’E’  QUALQUADRA CHE NON COSA!


Un’ altra giornata di scuola era finita… finalmente! Quattro dolci ragazze erano sul treno di ritorno quando una di loro, Valentina, presa dal racconto entusiasmante della sua giornata si rovesciò il succo che stava bevendo addosso. “RAGAZZEEEE! Non posso andare a casa così, la maglia era nuova e appena torno a casa devo ripartire! Non faccio in tempo a cambiarmi! Mi accompagnate un attimo in bagno che mi cambio con la maglia di ginnastica?!” urlò Vale. “Ok ok, proprio perché sei tu, eh! Il bagno della stazione fa…. BLEAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!” rispose Alex. E così la simpatica combriccola si avviò verso il lurido bagno…. Appena entrate “Ma che schifo, gente! Qua c’è il lago di Garda… è tutto allagato!” disse Miky mentre si guardava intorno tappandosi il naso con un fazzoletto di carta. “Un secondo e mi cambio!” “Fai in fretta per  favore!” le urlò Ale. Miky, non trovando un cestino, entrò nel bagno vicino per buttare il fazzoletto, quando, dopo aver tirato lo sciacquone, delle foglie cominciarono a scendere nello scarico. “OHI, qua qualcosa non quadra… venite a vedere!”, Alex aprì la porta e si avvicinò all’amica… entrambe non capendo cosa stesse succedendo si piegarono per guardare meglio, quando le foglie iniziarono a vorticare verso l’altro, avvolgendo e due ragazze. Improvvisamente tutto cessò, lasciando nient’altro che poche foglie che si posarono leggere per terra…
Alessia, non vedendole più tornare le andò a cercare, provò nel primo bagno che vide quando, aprendo la porta vide galleggiare all’interno del lavandino un fiore di loto. Allungò la mano per provare a prenderlo quando esso si illuminò. L’alone luminoso si propagò dei petali alla sua mano, dilagandosi su tutto il corpo fino a quando, in un’esplosione di luce sparì…
Valentina dopo essersi cambiata molto velocemente, usci dal bagno. Strano… non c’era più nessuno così, dopo aver cercato ovunque venne attratta dal riflesso di qualcosa nello specchio, si avvicinò. Li dentro c’erano delle ragazze, che parlavano allegramente. “Ragazze? Non fate scherzi! Venite fuori!” e così dicendo si avvicinò allo specchio quando il riflesso cominciò a diradarsi. Lei allungò la mano per capire se stesse sognando quando lo specchio, come se fosse fluido cominciò a colare verso il basso fino a raggiungerla. Iniziò ad avvolgerle le gambe, il torace, le braccia, continuando verso l’alto fino a riuscire a soffocare l’urlo della ragazza. Completamente ricoperta di quella sostanza appiccicosa, scomparve, mentre quello che restava dello specchio si  trasformò in una cascata d’acqua.
 

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Capitolo 2
*** POV Alex... Mi svegliai in un sogno! ***


POV Alex…Mi svegliai in un sogno!
 
Aprire gli occhi e ritrovarsi in un bosco dopo essere stati avvolti da un turbine di foglie uscite da una turca non è cosa da tutti i giorni.
 Mi alzai con il sedere intorpidito e iniziai a guardarmi intorno….Alberi, alberi e ancora alberi. Ok, era chiaro che non mi trovavo più nei bagni della stazione ma la domanda era: dove ero finita ora? Cominciai a camminare seguendo il mio istinto; dopo qualche passo sentì un fruscio e, pensando fossero foglie o il vento, proseguì. Ancora qualche passo e di nuovo quel rumore, più forte questa volta. Non ci feci caso e continuai a camminare ma il rumore diventava sempre più insistente e si avvicinava. Mi girai di scatto e, ovviamente, non vidi nessuno. Un altro passo, e di nuovo quel rumore. Mi rigirai e stavolta vidi un’ombra che scompariva tra i rami. Presa dalla paura iniziai a correre, sempre più veloce, ma inciampai in una radice e rotolai per qualche metro.
Dolorante, mi misi seduta e vidi, imponente davanti a me, un’enorme portone alto all’incirca 15 metri con disegnati sopra due simboli giapponesi. “Ma quello non è….? No, non può essere!” Prima di realizzare che quella che avevo davanti agli occhi era la porta principale di Konoha, una sagoma scura spuntò dal bosco e mi si avvicinò lentamente. “Ehi, finalmente sei tornata…. Ti stavamo aspettando… Vediamo se sei ancora alla mia altezza. Lezione numero 1: seguimi!” e in un decimo di secondo stava letteralmente correndo sulla porta, IN VERTICALE! Mi alzai e iniziai a correre verso il portone, pensando a un piano per riuscire ad oltrepassarlo.
 Mentre ero ferma a fissare l’enorme muraglia, l’uomo sconosciuto mi urlò, con tutta la calma del mondo: “Basta usare il chakra!” La mia espressione passò da pensierosa e agitata a attonita e incredula: chakra? Lo avevo sempre ritenuto come qualcosa di astratto e indefinito.
Spazientito, l’ombra esclamò: “Concentra il tuo chakra nei piedi e inizia ad arrampicarti sulla porta! Hai dimenticato tutto, eh?...” Dimenticato? Quando mai avevo imparato a correre sui muri?! Mica sono l’uomo ragno! Contro qualsiasi legge della fisica, provai; non sapendo cosa si dovesse sentire nel far fluire il chakra attraverso i muscoli, mi aggrappai alla sensazione più strana che potessi provare. Un calore mi pervase e tentai di concentrarlo sulle piante dei piedi; appoggiai il piede destro al legno e con tutte le mie forze trascinai l’altro piede in una specie di “camminata in verticale”. Per la prima volta nella mia vita, anche se l’uomo sconosciuto non la pensava così, mi ritrovai a mezzo metro da terra e…SBANG!!!!! Caddi fragorosamente sul terreno.
 Non ci sarei mai riuscita, questa era la realtà. Non si può camminare sui muri! Non nel mio mondo! Mentre mi davo già per vinta, l’uomo mi urlò: ”Cosa?! Ti vuoi arrendere? Sei cambiata davvero tanto….” Le sue parole mi esortarono a riprovare e questa volta non causai un ulteriore trauma al mio sedere! Iniziai a correre, come vedevo fare ai ninja dei manga che tanto ammiravo. Rischiai di cadere un paio di volte ma mi tirai su con tutta la forza che avevo e ripresi a correre, come se non avessi mai corso prima. Arrivai in cima e con le prime luci dell’alba, il volto dell’uomo si rivelò: era Kakashi Hatake.
Non credevo, non riuscivo a credere ai miei occhi. Non poteva essere un sogno (il mio sedere ne era la prova!); doveva essere tutto vero.
 Trattenni il fiato dall’emozione e feci un sorriso a 32 denti, come se dovessi ringraziare Kakashi di avermi portato dentro ai miei sogni.
 

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Capitolo 3
*** POV Miky... I sogni diventan veri... ***


POV MIKY... Quando i sogni diventan veri…

 
Freddo. Ero coricata su qualcosa di freddo… e umido. Aprii piano gli occhi per farli adattare lentamente alla luce. Mi guardai intorno, mi trovavo in un bosco, alberi, erba, e terra, tutto troppo verde. Mi tirai su, piano, mugolando per il dolore alla schiena, sembrava incastrata come se dormissi da giorni nella stessa posizione. Una stirata alle ossa e via, cominciai a guardarmi intorno per vedere se riuscivo a orientarmi ma, niente… mi sembrava tutto uguale.
Feci qualche passo in una direzione a caso, mi stavo cominciando a spaventare! Dove ero finita? L'unica cosa che mi ricordavo era che ero in stazione, in un bagno con una mia amica, delle foglie e basta. Tutto mi sembrava confuso, non riuscivo a mettere a fuoco il viso della ragazza vicino a me, solo una macchia di colore, mentre tutto il resto era vivido… strano, non riuscivo a mettere a fuoco i visi delle ragazze, di nessuna di loro, come se si fossero cancellate dalla mia memoria.
Dei passi dietro di me, oddio e se fossero stati dei maniaci? Io ero da sola, completamente, e a quanto pareva anche se avessi urlato, in una foresta come quella nessuno mi avrebbe sentito! Facendo finta di scostarmi i capelli girai leggermente il viso e quello che vidi mi lasciò scioccata! Mantelli neri, nuvole rosse… NO, NON ERA POSSIBILE! Non poteva essere vero! Mi rigirai di scatto per vederli meglio. Capelli biondi l'uno e rossi l'altro non potevano essere altri che loro!
Tre secondi.
Il biondo non c'era più.
Era dietro di me.
Un colpo.
Buio.
Non poteva essere già finita eppure io non sentivo più niente, non riuscivo più a muovermi, così mi lasciai scivolare nel nero assoluto.
 
Era strano… non potevo essere morta, sentivo ancora il morbido di qualcosa sotto alla schiena ma avevo paura ad aprire gli occhi, avevo paura di scoprire che non vedessero davvero più. Certo non potevo neanche stare con gli occhi chiusi tutto il tempo, così provai ad aprirli. Vedevo ancora sfuocato e feci per allarmi di scatto ma una fitta atroce alla testa mi fece rimettere a cuccia. "Calma e buona, non ti agitare" una voce calda dietro di me parlò. "Chi sei?" Risposi, avevo capito ma era ancora troppo impossibile per essere vero! "Non mi hai ancora riconosciuto? Sei lenta di comprendonio ragazzina! Ma la domanda è: chi sei TU?" Mi rispose a tono lui. "Non si risponde a una domanda con un altra domanda!" Dissi io ridacchiando… ma la mia risata fu soffocata da un kunai sulla gola. "Non hai capito ragazzina, la mia non era una domanda, era un ordine. Sei ancora viva solo perché ho visto il tuo simbolo e mi ricorda qualcuno… ma non puoi essere tu, lei era diversa da te!" Disse con la voce incredibilmente seria. "Calmo calmo e sposta quel coso che se sbagli mira mi fai fuori" dissi io mantenendo un tono rilassato anche se sotto sotto ero spaventata a morte. "Non so chi tu pensi che io sia, sappi solo che non so di che simbolo tu stia parlando perché io non ho nessun tatuaggio, so solo che io ero in stazione e poi mi sono ritrovata qua dentro, che non è possibile perché questo è un MANGA! Cavolo! Non posso essere entrata nei miei sogni! Non posso! E tu dovresti essere Deidara! Ma non è possibile! E poi anche Sasori! Ma se ci siete voi ci sono anche gli altri e questo n-o-n- è -p-o-s-s-i-b-i-l-e! " Cominciai a urlargli contro come un ossessa tutte le preoccupazioni che avevo nascoste dentro "Scusa, mi sono fatta prendere un po' la mano! Ehehehhe".
La sua espressione passò dalla nervosa alla stupita in un secondo. "Tu… tu non puoi essere lei! Anche se… tutto combacia! Il tatuaggio, l'altro mondo, anche la tua risata è uguale ma… quattro anni fa eri diversa e… come mai non ti ricordi più niente?!" Mi disse, senza smettere di fissarmi. Io non capivo. Cosa voleva dire tutto questo? Perché parlava di me al passato? Questo era il mio manga preferito e entrarci era il mio sogno ma… be' che io ne sappia non era mai successo. "Ok non ci capisco niente neanche io… puoi dirmi solo una cosa? A che punto della storia siamo?"
Anche se ero tra dei criminali che volendo potevano uccidermi in un soffio, ne avevo avuto la prova con quel kunai maledetto, mi sentivo a mio agio… be' un sogno che si realizza di certo non ti mette tristezza! Lui mi guardò un leggermente stordito.
Penso che gli sia sembrato strano che qualcuno gli chiedesse a che punto si era arrivati della sua storia, ma mi rispose lo stesso. "Ci stiamo preparando per la quarta guerra ninja.". "Allora se ho ben capito il capo qui dovrebbe essere Tobi, giusto? Sarà meglio andare da lui per farci spiegare. Qui è tutto troppo strano." Dissi io. "Già hai ragione, vieni con me." Rispose lui è mi fece segno di seguirlo, non aveva bisogno di precauzioni strane, aveva capito che non avevo abilità e se provavo a scappare ci avrebbe messo un niente a prendermi.
Forse era meglio davvero incontrare Tobi, anche se io sapevo che dietro a quella maschera stava nient'altro che Obito. Nonostante tutto non mi parve una buona idea rivelare a tutti la sua identità. Ora come ora avrei cambiato troppo i fatti… meglio risolvere i miei problemi per adesso.
E così pensando ci avviamo verso la stanza in cui, molto probabilmente si trovava il capo.
 
 
 
Buona serata a tutti bella genteeee! :D Allora cominciamo con i ringraziamenti a:
- aljan_fame95 Che ha messo la storia tra le preferite, e:
- yayissima Che mi ha inserito tra gli autori preferiti!
Grazieeeeee! :3
E ancora un avviso… per ora pubblicheremo solo io e Alex, perché le altre ragazze hanno problemi di tempo… quindi inizialmente la storia sarà fatta da noi, alla fine si ricomincerà con loro! Scusate ma la scuola non perdona eh! xD Ahahhahahahah un grande bacione dalle autrici! Ciaoooo! :))

 

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Capitolo 4
*** POV Alex... Un "caldo benvenuto" ***


POV Alex...UN "CALDO BENVENUTO"

"Grazie" solo questa parola uscì dalla mia bocca. "Grazie? E di cosa? Non è merito mio se nelle tue vene scorre il sangue di una ninja...." "Grazie di avermi portato qui".
Rimase a guardarmi con le mani in tasca: "Neanche questo è merito mio: l'Hokage ti spiegherà tutto...Ora andiamo! Dobbiamo arrivare alla magione prima che il sole sia sorto completamente!" e con un solo salto, raggiunse il tetto di una casa poco distante. Iniziò a correre verso un enorme costruzione a forma di cupola situata ai piedi di una parete rocciosa sulla quale erano scolpiti i volti dei cinque Hokage. Mi sentivo come se fossi a casa mia, come se avessi sempre vissuto in quel villaggio. Ogni strada, ogni casa, ogni profumo, ogni suono mi erano familiari. Grazie a tutto quello che avevo imparato dal mio manga preferito e dopo essermi ripresa dal salto spazio-temporale, concentrai quel calore che scorreva dentro di me, nelle gambe e nei piedi.
Era come se i miei muscoli e le mie ossa fossero calamite che attraevano il chakra. Mi concentrai e spiccai un salto di quasi 6 metri! Atterrai bruscamente e il mio didietro non ne fu entusiasta; dopotutto, era solo da un quarto d'ora che usavo il chakra! Riprovai: concentrai nuovamente la forza negli arti inferiori e saltai.
Un salto, due, tre e intanto superavo decine e decine di case. In breve tempo, e non senza qualche caduta, raggiunsi Kakashi. Mi guardò e disse: "Cominci a ricordare; lezione numero 2: seguimi mentre eviti le trappole!" e iniziò nuovamente a correre ma, questa volta, in modo confuso e disordinato. Saltava ostacoli immaginari, correndo a destra e a sinistra. Perchè si comportava così? La risposta non si fece attendere: ripresi a correre ma dopo il primo salto mi accorsi di aver pestato un pezzo di carta che iniziò a prendere fuoco: UNA CARTA BOMBA!! Allora capii il motivo per cui Kakashi si comportava come se fosse impazzito: conosceva la posizione delle trappole e semplicemente le stava schivando. Intanto però mi aveva lasciata in una brutta situazione: avevo appena pestato una carta bomba! Prima ancora ke il cervello ordinasse al corpo di scansarsi, il mio istinto mi impose di mettere le mani davanti al viso e di saltare il più lontano possibile dal luogo dell'esplosione. Il tempo non mi fu favorevole e mi ritrovai a rotolare su un fianco, mezza bruciacchiata, rischiando di cadere dal tetto. Mi rimisi subito in piedi nonostante fossi frastornata e spaventata.
Decisi di ricominciare l'inseguimento; era semplice a dirsi: metti un piede davanti all'altro, concentra il chakra nelle gambe per saltare e andare più veloce, stai attenta alle trappole o ci lascerai le penne. E così feci; corsi e saltai due tetti poi la vidi; una carta bomba proprio al centro del tetto. La evitati con un balzo e proseguii.
Dopo qualche metro un'altra; me ne accorsi quando il mio piede stava per calpestarla ma mi capovolsi e mi allontanai spostando il peso su un braccio. Continuai a correre, a saltare e a evitare una carta bomba dopo l'altra fino a quando non inciampai in un filo invisibile che attivò il secondo tipo di trappola: una balestra sulla quale erano montati, al posto delle frecce, dei kunai.
Mi resi conto di tutto questo a mezz'aria, mentre la trappola entrava in funzione.
Le balestre erano due, ognuna delle quali lanciava due kunai. Evitai quelli di destra, riuscii ad afferrarne uno proveniente da sinistra ma l'altro mi si conficcò nel fianco. Atterrai pesantemente sul lato destro e picchiai la spalla sul bordo del tetto. Portai una mano sulla ferita; il sangue era caldo e sgorgava lentamente, impregnando di un rosso acceso la maglietta.
Il dolore era bruciante.
Quando mi imbattevo in ferite di questo tipo nel manga, non immaginavo fossero così dolorose, anche perchè avevo visto personaggi trafitti da spade, kunai , shuriken e aghi continuare a combattere come se niente fosse. Il kunai era penetrato di circa sette o otto centimetri. Afferai il manico e (vi giuro che fu così) ci volle tutta la forza di volontà che avevo per estrarlo. Poggiai la mano nuovamente sulla ferita e tenni premuto, per bloccare il sangue. Ci volle qualche minuto prima che cessasse di fuoriuscire.
Mi rialzai a denti stretti, ricominciai a correre impugando i kunai.
Ad ogni passo sentivo il fianco sinistro pulsare ma prima che potessi abituarmi, la serie di trappole riprese. Seconda coppia di balestre: una all'angolo destro del tetto più distante da me, l'altra all'angolo opposto. Riuscì a saltare il filo, proseguii e m'imbattei in un'altra coppia di balestre; anche stavolta saltai il filo ma qualcosa di sottile si impigliò con la mia testa: un'altra coppia di balestre, appositamente preparata affinchè ci finissi dentro dopo aver evitato la prima coppia.
Dovevo reagire; non avevo intenzione di sbagliare nuovamente.
Utilizzai i kunai della trappola precedente per schivare i proiettili che non vedevano l'ora di ferire la mia carne. Sentii distintamente il rumore dei kunai ke si scontravano, mentre speravo di aver preso le misure giuste. I quattro kunai vennero scagliati in direzioni opposte ed io ero illesa. Mi stavo abituando e le azioni divennero meccaniche: passo, passo, salto, schiva trappola, abbassati, schiva kunai, striscia sotto il filo, passo, passo, salto... Mancavano circa centocinquanta metri alla magione ma sapevo che non potevo stare tranquilla; infatti ecco il terzo tipo di trappola: dal lato opposto della strada su cui si affacciava la fila di case sopra le quali stavo correndo, arrivarono, scagliati da qualche complice, dei corpi tondi e piccoli.
Non capii subito cosa fossero ma appena raggiunsero il tetto davanti a me, esplosero dando vita ad una nuvola di fumo. Erano bombe fumogene lanciate per complicarmi le cose. Ora che non potevo vedere nè le carte bomba nè i kunai, come avrei fatto ad evitarli? Venni inglobata in quella nube di fumo grigio e subito incappai in uno di quei maledetti fili. Sentii lo scatto prodotto dalla balestra nello sparare i kunai. Rividi nella mia mente tutte le trappole che avevo superato: si tratta di un filo basso.
Possibilità di una seconda trappola adiacente? 50%.
Direzione dei kunai? opposte; una delle due coppie di proiettili avrà una traiettoria più inclinata verso l'alto rispetto all'altra.
Cosa devo fare? bloccare i kunai con entrambe le mani compiendo un movimento circolare perpendicolare alla traiettoria dei kunai.
Possibilità di riuscita? dipende da quanto tempo hai impiegato per fare questo ragionamento! Un decimo di secondo e i kunai si incontrarono, lama contro lama. Ancora una volta sentii il rumore inconfondibile del metallo che stride contro altro metallo, ed io non avevo sbagliato. Proseguii attraverso l'oscurità che mi circondava e superai qualche carta bomba schivando le fiamme e le scintille (fu impossibile non pestarle visto che non potevo vederle).
La nuvola iniziò a diradarsi e finalmente raggiunsi Kakashi. Saltammo giù dal tetto e ci avvicinammo all'entrata della magione: un giardino circondava il palazzo dai muri rossi. Entrammo e salimmo le scale che conducevano ad un corridoio.
Camminammo fino a quando il mio accompagnatore non si fermò davanti ad una delle porte: "Eccoci arrivati; prego, prima le donne." Aprii la porta un po' titubante; entrai in una stanza dalle grosse finestre situate dalla parte opposta rispetto a me.
Davanti alle finestre, una grande scrivania piena di libri, fogli, scartoffie, un bicchiere e una bottiglia d'acqua. Seduta dietro alla scrivania, con i gomiti appoggiati a quest'ultima, stava ferma a fissarmi Tsunade, il quinto Hokage.

 

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Capitolo 5
*** POV Miky... Il momento di capire! ***


POV Miky...Il momento di capire
 
Camminavo lentamente per il covo seguendo il ragazzo davanti a me. I capelli d'oro oscillavano coi suoi passi e per un attimo rimasi incantata dalle sfumature, quando un flash improvviso comparve nella mia mente. Qualcuno di molto simile a lui, ma più giovane, come se fosse la sua versione bambina stava correndo, i capelli biondi si scuotevano a ritmo coi passi, all'improvviso si girò e sorridendomi mi disse: "Muoviti bimba! Sei troppo lenta per me!" E una risata cristallina e innocente…
"Ahi" mugolai io tenendomi la testa e lasciandomi scivolare lungo la parete del freddo corridoio che stavamo percorrendo. "Che hai?" Si girò verso di me con uno sguardo leggermente ansioso. "Non lo so… un flash strano… non capisco! Ma ora va meglio, continuiamo in fretta per favore!" Ripresi io rialzandomi barcollante, tenendomi ancora la fronte con una mano. Lui non disse niente, si girò e proseguì a passo svelto. Sbrighiamoci per favore, pensai nella mia mente, mi sto spaventando, non capisco più cosa stia succedendo!
Arrivammo alla fine del corridoio, un'ultima porta delimitava la fine di quel cunicolo. Il biondo bussò deciso. "Madara si è svegliata. Vuole spiegazioni, tanto lei, quanto noi". "Entrate." Una voce rispose da dietro la porta, profonda e autoritaria, e a quel punto mi chiesi se avessi fatto davvero bene a chiedere di incontrarmi con lui, forse potevo essere l'agnello sciocco che va di sua volontà nella tana del lupo. Ma ormai era fatta, così, una volta aperta la porta entrai nella stanza.
 
La camera era ordinata, strano, avrei immaginato il regno del caos, ma mi devo ricordare che non è più Tobi, l'uomo li davanti a me. Non è mai stato lui, solo un bravissimo ipocrita…
La scrivania era nel centro, mentre le pareti erano ricoperte di librerie dentro alle quali stavano rotoli ninja e libri sui clan o i villaggi. L'uomo stava in piedi,vicino a una libreria, con un tomo in mano. Il suo viso era in penombra, ma nonostante tutto si notava il colore acceso della sua maschera. "Michela, vero?" Mi chiese senza guardarmi, io spalancai gli occhi, come faceva a sapere il mio nome? Ma non dissi niente, annuii lentamente. "Allora la tecnica è riuscita…" finalmente si degnò di alzare lo sguardo verso di me. "Probabilmente ti chiederai di che cosa sto parlando, da quanto ho visto tu non ti ricordi niente. Probabile, dato che è ancora una tecnica incompleta." Io continuavo a non capire, ma perché tutti dicevano che mi dovevo ricordare qualcosa? Intanto Obito continuò il suo monologo. "Quattro anni fa, tu eri già stata portata in questo mondo, poiché in previsione di una guerra abbiamo voluto cercare qualcosa come… un arma segreta. Siamo a conoscenza che coloro che sono stati richiamati da un altro mondo hanno capacità superiori rispetto a noi, e inoltre sono dotati di un particolare potere, l'Akane. Questo rappresenta la capacità di utilizzare tutti gli elementi." Spiegò con calma lui. "Ma perché? Perché tra tanta gente avete scelto proprio me? Nel mio mondo faccio fatica anche a prendere una palla al volo! Non capisco…" stavo cominciando ad agitarmi.
Io avrei dovuto combattere allora. Io non ne sono capace.
"Sarà molto più facile qua. Nel tuo mondo la gravità è maggiore e non è presente il chakra, cosa che qua è indispensabile. Inoltre sei già stata allenata duramente quattro anni fa, eri arrivata a un punto tale da riuscire a battere Pain, ma la tecnica di richiamo era ancora incompleta e sei stata ri-catapultata nel tuo mondo, dimenticandoti tutto. Ma ora comincerai a ricordare". "È per questo che ho avuto quel flash allora…" dissi tra me e me. "Vedo che hai già cominciato allora, benissimo. Da oggi comincerai i allenamenti, i senesi saranno Deidara e Sasori. Ora vai nella tua camera e cambiati, dopo scendi che fra un ora esatta vi convocherò per una riunione per spiegare di tutto questo." Con questo congedo io e Deidara ci alzammo e ci dirigemmo fuori. Lui sembrava sotto shock, aveva un espressione indecifrabile, fino a quando mi guardò con gli occhioni spalancati, allora capii, era sorpreso. "Possiamo parlare un attimo?" Mi chiese con un filo di voce. Strano, non era da lui. Io annuii e mi condusse fuori, dove ci sedemmo sotto un albero. "Allora… tu… sei davvero lei…" . "Non capisco Deidara, io sono io… cosa vuol dire tutto questo?" Lui non mi rispose. Tirò fuori da una tasca interna della cappa una collanina d'oro bianco con piccolo ciondolo,una M, e me la mostrò. Io sgranai gli occhi scuri e alcune ciocche ricce mi scivolarono sul viso. "Ma è impossibile! Quella collana! Io pensavo di averla persa…" . "Quattro anni fa, vero?" Mi chiese lui… ora i miei poveri neuroni reclamavano pietà oppure giorni di malattia, seriamente la situazione era terribilmente confusionaria. Lo guardai con la bocca socchiusa dallo stupore. "Si…" e dopo che ebbi detto questo me la porse. Appena il metallo sfiorò la mia mano, un fiume di ricordi si fece spazio nella mia mente. "Ora ricordo tutto, Deidei!" Conclusi sorridendo, consapevole di quanto quel soprannome lo facesse incazzare.

Un Piccolo Avviso Daaaaaaaa ALEX! ^.^
Ciao a tutti!! Prima di tutto volevo ringraziare anche io chi ha aggiunto la nostra storia tra le preferite, GRAZIE DAVVERO!!

In secondo luogo volevo puntualizzare alcune cose sul perchè della presenza di tutti i membri dell'Akatsuki vivi e vegeti nonostante la guerra sia già iniziata, quando in realtà quasi tutti sono stati sconfitti e sigillati: nel nostro racconto i membri di Alba sono stati riportati in vita da Kabuto attraverso la tecnica di resurrezione impura, come nel manga, però non sono stati inviati sul campo di battaglia, quindi ecco perchè sono ancora vivi (dopotutto, perchè si chiamerebbe fanfiction?). Detto questo, grazie ancora!, anche a chi a soltanto letto la storia:) Ciaooo! P.S.: Io sono Alex:)



 

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Capitolo 6
*** POV Alex... Tutto sulle mie spalle! ***


POV Alex...TUTTO SULLE MIE SPALLE!

 

Non si sarebbe mai detto che fosse una donna di cinquant'anni: lunghi capelli biondi raccolti in due code portate dietro la schiena; labbra colorate di un rosa appena accennato; pelle chiara e liscia; un piccolo rombo viola sulla fronte; occhi marroni e indagatori puntati su di me.
Mi avvicinai mentre Kakashi chiudeva la porta alle nostre spalle.
“E' bello vederti; tu devi essere Alex, temevamo che non arrivassi più. Ti starai chiedendo perchè sei stata catapultata nel nostro mondo senza neanche un preavviso, giusto?” Annuii. “Inizierò spiegandoti perchè sei qui, il resto lo capirai più avanti: il tuo potere e di gran lunga superiore a quello di un normale ninja nato e cresciuto in questo mondo proprio perchè tu provieni da un mondo diverso, dove la forza di gravità è maggiore, ecco perchè qui sei più agile e veloce, dove controllare il chakra è un'impresa ardua in quanto esso appare del tutto distaccato dall' organismo, ecco perchè in poco più di un'ora sei riuscita ad acquisire un'abilità di controllo del chakra che dai ninja di questo mondo viene raggiunta con mesi e mesi di duro addestramento. Ti abbiamo richiamto qui grazie ad una tecnica simile a quella del volo del dio del fulmine usata dal quarto Hokage, noi però l'abbiamo usata al contrario; abbiamo impresso un simbolo su di te che, quando viene attivata la tecnica, permette di “teletrasportarti” nel nostro mondo. Non è precisa come la tecnica del Quarto, infatti puoi capitare in qualsiasi punto nel raggio di 600 metri dalla persona che ha attivato la tecnica. In questo caso, è stato Kakashi a richiamarti.” Si fermò.
Sembrava aver timore di quello che stava per dire: “........” Esitò ancora per qualche secondo e finalmente riprese: “Sei qui perchè ci serve il tuo aiuto.”
Non mi diede il tempo di esprimere i miei dubbi e riprese a parlare: “E' in corso la Quarta Guerra Mondiale Ninja e ora è tempo che tu utilizzi ciò che hai imparato l'ultima volta che sei stata qui per farci vincere questa guerra.” venne interrotta da Kakashi, che era rimasto in silenzio tutto il tempo, osservandoci dalla penombra: “Non si ricorda più niente; mi ci è voluta un'eternità per farle superare le trappole e inoltre ha una bassa soglia del dolore.” Tsunade, indispettita ma sicura di sé, rispose: “Però è riuscita ad arrivare fin qui, giusto?! Quindi tu riuscirai a farle ricordare tutti gli sforzi che ha fatto per diventare quello che è: uno tra i ninja più forti che si siano mai visti!” Kakashi abbassò lo sguardo e si rintanò nuovamente nel silenzio.
Io ero rimasta in piedi davanti all'Hokage, e ogni parola rimbombava nella mia mente: teletrasportata? Un simbolo sul mio corpo? Uno tra i ninja più forti che si siano mai visti?! Ero a malapena riuscita ad estrarre un kunai dal mio fianco senza svenire, come avrei potuto essere un ninja all'altezza dell'Hokage? Mentre pensieri di questo genere mi tormentavano, Tsunade mi fece tornare sulla Terra, o almeno sul pianeta in cui era situato il mondo dei ninja: “Da domani inizierai ad allenarti con tutte le tue forze e tra una settimana verrai inviata sul campo di battaglia. Sii pronta, tutti noi contiamo su di te.” Si alzò e notò subito che aveva una mano premuta sul fianco. Mi si avvicinò, scostò la mano e curò la ferita: i lembi si richiusero e il bruciore scomparve. Poi prese un pezzo di carta, lo bagnò con l'acqua della bottiglia e ripulì il sangue attorno al taglio: “Fai più attenzione d'ora in poi...” e se ne andò farfugliando qualcosa a Kakashi.
Quest'ultimo mi guardò e disse: “Forza, andiamo. Ti faccio vedere dove starai questa settimana e vediamo di trovarti dei vestiti più adatti. Se gli abitanti ti vedessero vestita così, capirebbero subito che non sei di queste parti.” Lo seguii senza proferire parola. Superammo qualche altra porta e finalmente Kakashi mi fece entrare in una piccola stanza rettangolare: un letto, un cassettone, una lampada e un comodino. Sul letto era poggiata una pila di vestiti piegati e stirati. “Dovrebbero andarti bene; cambiati, io ti aspetto qui fuori.” Mi fece entrare e richiuse la porta. Mi guardai attorno; ormai ero sicura al 100% di 4 cose:

1- ero stata teletrasportata in un universo diverso dal mio;

2- era l'universo dei ninja!!! Doveva avevo sempre desiderato essere!

3- la sopravvivenza di quel mondo gravava sulle mie spalle.

4- non sapevo dove fossero le mie amiche.

I ricordi erano confusi riguardo a tutto quello che era successo nei bagni della stazione; però sapevo che anche le mie amiche erano state catapultate in altri mondi, ma quali mondi? Lo stesso in cui mi trovavo io o in altri di cui ignoravo l'esistenza? E come avrei fatto a ritrovarle? Dopo pochi secondi venni presa dal panico: non mi ricordavo i loro volti!! Ogni volta che tornavo con la mente a quei momenti, al posto delle loro facce c'erano delle macchi sfumate e per quanto cercassi di mettere a fuoco non riuscivo a riconoscerle. Mi sedetti sul letto con la testa tra le mani. “Allora hai finito di cambiarti?!” Kakashi si stava spazientendo. “Un attimo!”, indossai i vestiti senza neanche guardarli e aprii la porta. “Hai la maglia al rovescio”, corsi di nuovo in camera e sistemai la maglietta. “Ok, ora è tutto a posto, possiamo andare, finalmente...” esordì, spazientito. Ci dirigemmo verso le scale, varcammo l'uscita e ci ritrovammo fuori.
Il sole era sorto completamente e il villaggio, proprio come una foglia nutrita dalla luce solare, aveva preso vita: i bambini che andavano a scuola, il vociare della gente per strada, la sicurezza di essere protetti da ninja forti e valorosi; non sembrava che il villaggio della foglia fosse al centro di una guerra mondiale.

 

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Capitolo 7
*** POV Miky... Ricordi e Allenamenti! ***


POV Miky...Ricordi e allenamenti!
 
Ora ricordavo tutto, ed era così strano. Nuovi ricordi mi appartenevano e avevano cominciato a scorrermi dentro come fossero sempre stati miei. Una me di quattro anni prima che si allenava con Pain e gli altri dell'Akatsuki, un Deidara che mi sorrideva, parlava e scherzava, eravamo migliori amici e ci volevamo molto bene. Una sera dove il capo mi chiamava per avvertirmi che la tecnica stava per sciogliersi. Lacrime, tristezza, il mio amico che mi si avvicinava, mi abbracciava e mi diceva che anche se lontani saremmo per sempre stati vicini. Io tra le lacrime lo guardavo e sorridevo, ricambiavo l'abbraccio poi mi allontanavo, mi staccavo una collanina, la stessa che ora stava tra le mie mani, e gliela regalavo, perché non mi fosse mai dimenticato di me.
"L'hai conservata fin'ora?". "Sempre." Gli sorrido, una lacrima vuole scendere ma non piangerò, fin prima di questi nuovi ricordi, nessuno, che io sappia mi ha mai visto piangere, e non voglio cambiare ora. "Ahhhh Deidei! Quanto mi sei mancato!" Sdrammatizzai lanciandomi addosso a lui è soffocandolo in un abbraccio. "Staccati, non siamo più bambini! E non chiamarmi così!" Borbottò sorridendo e ricambiando velocemente l'abbraccio. "Ma perché? Deidei è così bello!" Dissi esplodendo a ridere felicemente, coinvolgendo anche lui. "Be' è ora di andare se no non faccio in tempo a prepararmi per il capo!" Mi alzai velocemente tendendogli la mano. "Non ho bisogno del tuo aiuto, bimba!" Rispose al mio gesto il ragazzo, ancora ridacchiando. "Cattivo!" Misi un finto broncio, senza riuscire a tenerlo neanche per cinque minuti, soffocando nella mia stessa risata.
"Ah Deidei, ma io avevo con me uno zaino penso… tu sai dov'è?" Chiesi, ricordandomi improvvisamente del fatto che io stavo tornando a casa da scuola quando ero finita in questo mondo. "Penso nella tua camera… insieme ad altri vestiti. Non puoi mica andare in giro conciata così! Ma come vi vestite nel vostro mondo? Non è affatto artistico!" Mi disse squadrandomi dalla testa ai piedi. Mi guardai anche io… avevo su jeans, una maglia a mezze maniche e una camicia sbottonata sopra, mi sembrava carino come abbinamento, che aveva da borbottare quel bombarolo pazzo? "Ehi! Ma guarda te! Tu hai su una maglia di retina e una cappa con le nuvolette! Tsk!" . "Ma dipende da come le porti bimba!" Ancora!? Ha una bella faccia tosta! Ma era sempre stato così? Ignorai la provocazione. "Posso chiederti una cosa? Tu hai parlato di un simbolo, ma io non ne ho nessuno…" chiesi leggermente stupita. "Ahahahahahah non è vero! Tu ne hai uno e neanche piccolo!" Lo guardai senza capire e allora lui continuò. "Ah già Madara ne aveva parlato… il tuo tatuaggio diventa visibile sono quando sei in questo mondo, perché è… come dire… la cosa che indica il tuo potere". "Ora capisco ma… eheheh dov'è?" Mi sentivo stupida ma davvero non ne avevo idea.
Lui mi si avvicinò e mi sollevò la maglia fin sopra all'ombelico, all'inizio spalancai gli occhi al contatto della sua mano fredda sulla mia pelle, ma poi capii il perché del gesto. Sul lato destro del bacino stava un tatuaggio nero, un fiore stilizzato, tipo quelli fatti col compasso, dentro a una corona di intrecci. WoW era così bello, lo sfiorai con le dita e poi mi riabbassai la maglia.
Sollevai il viso e sorrisi riconoscente a Deidara. "Andiamo ora?" Mi disse e proseguimmo fino alla mia nuova stanza. Doveva essere la camera di qualcuno degli ex membri dell'Aka. Era tutto molto semplice ed essenziale, mi guardai un po' intorno fino a quando il mio sguardo si posò sui vestiti che erano sul letto.
Un mini abito ninja nero con un nastrino rosso che chiudeva l'apertura a V sul retro tramite un intreccio e proseguiva sul davanti seguendo lo scollo a cuore, appena accennato, finendo con un piccolo nodo, che lasciava gli estremi del nastro a penzolare morbidi. Era lungo fino a metà coscia con uno spacco su un lato per permettere movimenti più agili. Poi c'erano anche delle bende, per fasciare le gambe fin sopra al ginocchio. Ai piedi del letto stavano dei sandali ninja. Ora potevo dire davvero di essere entrata nei miei sogni! Mi vestii in fretta per poi raggiungere gli altri nella riunione.
Per fortuna ero in orario (per una volta nella mia vita!) e appena arrivata Obito cominciò a spiegare a tutti. Mentre lui parlava io mi guardavo intorno, il mio sguardo si posò sui fratelli Uchiha, fino a quando il minore non si girò e mi guardò con un sorriso sveglio, di uno tremendamente pieno di sè. Lo guardai secca e poi spostai la visuale. Mentre leggevo il manga lo adoravo ma ora mi sembrava troppo sicuro si sè stesso, lo si capiva dalla superiorità con cui rivolgeva gli sguardi ai membri, compresa me.
Finita la riunione mi andai ad allenare con Deidara e Sasori. Iniziammo con la concentrazione del chakra, non mi venne subito, ma dopo poche volte riuscì a indirizzarlo nei piedi e a questo punto venne il difficile… "Sali su quell'albero!" Mi ordinò Sasori, siiiiiii sta scherzando spero! Ma è matto?! Lo guardai per fargli capire che se lo doveva scordare, ma il suo sguardo mi gelò il sangue. "Sbrigati. Odio aspettare." Ora ero terrorizzata! Guardai Deidara in cerca di aiuto e lui mi guardo incoraggiante, "Provaci, al massimo ti prendo!" Stavo per morire, ne ero consapevole ma a vedere lo sguardo di Sasori, capii che sarei morta anche se rimanevo per terra, quindi provai. Un piede dopo l'altro, guardando sempre dritta, arrivai in cima. Dopo di che mi allenarono con la mira, a provare a tirare Kunai e a utilizzare armi, come maneggiare Katane. Per ultimo provarono a insegnar i a tirare pugni o calci, potenziati col chakra, con il fine di farmi abbattere qualcosa, il massimo che riuscii a fare fu quello di far saltare qualche scheggia a un albero, ma mi rassicurarono, dicendomi che per qualcuno di inesperto quelli che ero riuscita a fare erano progressi grandiosi, e molto presto, quando mi sarei ricordata anche solo parte degli allenamenti con Pain sarei diventata incredibilmente forte, a detta del capo, praticamente invincibile.
L'allenamento finii quando Deidara insistette a farmi provare un esplosivo, con il quelle ebbi scarsi risultati, infatti mi esplose in mano e mi portarono dentro per farmi aggiustare da qualcuno. Così si concluse il mio primo giorno di allenamenti, al quale ne seguirono molti altri. 

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Capitolo 8
*** POV Alex... Primo allenamento con Kakashi! ***


POV Alex...PRIMO ALLENAMENTO CON KAKASHI

Attraversammo tutto il villaggio, superammo un ponte e uscimmo dalla gigantesca porta che qualche ora prima avevo superato faticosamente. Camminammo attraverso il bosco, lungo un sentiero. Dopo pochi minuti giungemmo a un campo recintato. “Eccoci arrivati! Qui è dove trascorrerai tutte le ore in cui non dormirai dei prossimi sette giorni. Ti allenerai duramente per riuscire a ritornare ai livelli dell'ultima volta e a superarli.”
In quel momento, non so perchè, avevo una sola domanda: “Dov'è il sigillo della tecnica di traslocazione?” Kakashi si avvicinò, mi prese la mano e la girò verso l'alto: sul polso era apparso un simbolo che non avevo mai visto. “E' diverso da un normale sigillo perchè chi lo vede deve sapere che la traslocazione non è avvenuta in questa dimensione ma in due dimensioni diverse” Si trattava di una spirale tagliata da una linea. Mi liberai dalla presa con uno strattone, sconvolta del fatto che chiunque, a conoscenza della tecnica, avrebbe potuto richiamarmi a suo piacimento.
Kakashi, avendo intuito i miei dubbi, mi rassicurò: “Non preoccuparti: solo io e l'Hokage conosciamo la tecnica necessaria per richiamarti.” Si allontanò e, quasi impaziente, disse: “Adesso vediamo di cosa sei capace realmente: lezione numero 3: arti marziali!” Si avventò su di me e mi colpì violentemente allo stomaco poi, con lo stesso pugno, mi fece scattare la mascella all'indietro con un colpo sotto il mento e con un calcio mi fece sbalzare via e rotolare per terra.
Avevo passato più tempo a rotolare che in piedi da quando ero arrivata nel loro mondo.
Da come si era comportato, doveva ritenermi un'ottima combattente. “Che ti prende? Alzati!”; mi sollevai e dopo aver sputato un paio di volte, mi misi in posizione di difesa: gambe piegate, destra avanti e sinistra leggermente indietro, mani davanti al viso pronte a parare. Provai una strana sensazione; era come se tutto il mio corpo, fino all'ultimo atomo, volesse combattere. Il ninja copiatore non aspettò un secondo e per la seconda volta si avventò su di me, però la scena si svolse in modo diverso.
Bloccai il primo e il secondo colpo; avendo le mani bloccate, provò a tirarmi un calcio orizzontalmente ma con un saltò riuscii a evitarlo.
Utilizzando le mani di Kakashi come presa, alzai le gambe e gli sferrai un colpo in piena faccia a gambe unite che lo fece indietreggiare di qualche metro. Stavolta fui io a scagliarmi su di lui: riuscì ad evitare i miei primi tre pugni ma io lo colpii con un calcio al fianco. Lui riuscì ad afferarmi la gamba e cercò di tirarmi un altro calcio ma il mio corpo si dissolse in una nuvola di fumo bianco; quando aveva indietreggiato ero riuscita a creare una copia e a nascondermi su un albero. “Ora si che ti riconosco” disse Kakashi mentre lanciava degli shuriken verso il ramo su cui ero appollaiata.
Li schivai semplicemente scendendo dall'albero e iniziai a correre verso il ninja, impugnando un kunai. Lui se ne accorse e ne impugnò uno a sua volta; le lame scintillavano ogni volta che si scontravano. Ogni volta che cercava di disarmarmi, io mi scansavo o lo colpivo con la mano libera.
Continuammo così fino a quando non riuscii a trafiggerlo ma, ahimè, si trattava di una semplice copia. Mi accorsi della sua presenza dietro ad un tronco e lanciai tre kunai muniti ci carte bomba in quella direzione. L'albero cadde violentemente al suolo lasciando Kakashi senza copertura.
Mi diressi correndo verso di lui e, spinta dall'istinto, concentrai il chakra in un pugno che scagliai contro il ninja. Purtroppo quest'ultimo riusci a schivarlo con un salto all'indietro; così, invece di colpire lui, colpii il terreno che si divise in enormi blocchi di terra, come se avessi causato un terremoto su scala ridotta.
Davanti a me si aprì una voragine di dimensioni spropositate, se si pensa che a causarla era stato un semplice pugno. “Visto? Puoi usare il chakra non solo per aumentare la tua velocità ma anche la forza!” esclamò Kakashi. Continuammo a combattere fino a tardo pomeriggio quando, esausta, caddi in ginocchio. Non avevo più forze e avevo anche terminato il chakra, mentre il ninja era ancora in perfette condizioni. “Devi imparare a dosare il chakra, altrimenti rischi di terminarlo troppo velocemente! Non riccorrere sempre a quello; trova altri modi per tenere a bada l'avversario mentre prendi tempo e riacquisti le forze.” Avevo il fiatone e grondavo di sudore. Kakashi si diresse verso l'uscita del campo: “Per oggi può bastare; andiamo a mangiare e poi ti riaccompagno alla magione.” Mi alzai a fatica e lo seguii.

Dopo aver gustato per la prima volta una ciotola fumante di ramen da Ichiraku, venni riaccompagnata a “casa”, o almeno quella che per i seguenti sette giorni lo sarebbe stata, da Kakashi Mi salutò e se ne andò. Mi feci una doccia veloce e finalmente riuscii a vedere i miei abiti: una cannottiera rossa, un cinturone di pelle nero con vari scompartimenti per gli strumenti, un paio di pantaloni lunghi stretti militari, degli stivali neri tipici della divisa dei Chunin, dei paragomiti neri e dei guanti neri di pelle con una targa di metallo sul dorso, utile per parare i colpi inferti con delle armi affilate. I guanti erano lunghi abbastanza per coprire il segno che avevo sul polso.
Mi distesi sul letto, fissando il soffitto. Quella notte scoprii che il silenzio è il migliore amico dei timori e dei dubbi. Come era riuscita a combattere (senza essere uccisa) contro Kakashi dello Sharingan? Avevo incassato i suoi colpi e poi, come per magia, li avevo immagazzinati nella mia mente e avevo associato ad ognuno di essi una reazione ed ero riuscita a metterla in atto, esattamente come avevo fatto con le trappole.
Da quel momento iniziarono a ritornare nella mia mente, come luci abbaglianti puntate su di me, i dubbi che erano nati durante l'incontro con l'Hokage. Chissà se anche le mie amiche avevano paura... Ero sola nel mondo dei miei sogni. Mi addormentai confortata dal pensiero che dopo sette giorni, forse, lo avrei incontrato.
 

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Capitolo 9
*** POV Miky... Sbagliando si impara. ***


POV Miky...Sbagliando si impara!
 
Erano passati alcuni giorni dal primo allenamento con i miei nuovi sensei, e man mano che il tempo passava mi trovavo sempre meglio con gli altri membri dell'Akatsuki. Anche Sasori era più gentile e disponibile e una volta o due avevamo anche parlato di tecniche o di marionette, era perfino arrivato a mostrarmi alcuni pezzi della sua macabra collezione. Visti così non sembravano neanche corpi scuoiati, seccati e trattati e… basta perché se continuo vomito!
Ritornando a noi, anche con Itachi mi trovavo bene, non parlava molto ma si dimostrava gentile nei miei confronti, poi, sapendo la sua storia era un ragazzo dall'animo triste, anche ora che era di nuovo con suo fratello, sembrava pensare di non aver sofferto abbastanza per pagare quello che aveva fatto, e a me faceva tenerezza (senza contare che era un ragazzo da bava alla bocca, quindi…), l'unico che non rientrava nelle mie grazie era il cucciolo degli Uchiha, e pensare che quando ero nel mio mondo mi ero presa una cotta pazzesca! Be' è proprio vero che quando conosci veramente una persona ti possono cadere tutti i castelli che ti sei fatta vedendolo solo esternamente!
Con Deidara era tutta un'altra storia, mi trovavo benissimo con lui, passavamo la maggior parte del tempo insieme, ridendo e scherzando, mi divertivo da morire! Mi sembrava di essere tornata bambina, e lui per me era come un fratello maggiore.
"Bimba andiamo ad allenarci, su!" Mi disse l'unico col permesso di utilizzare quel soprannome. "Di già!? Deidei è tutta mattina che mi alleno e veramente è da due giorni di fila che non faccio altro!" . "È giusto così, hai già raggiunto livelli allucinanti ma ti ricordo che fra quattro giorni dobbiamo scendere sul campo di battaglia e tu devi essere pronta." Mi spiegò Sasori. "Ha ragione Danna! Quindi muovi il culo e vieni! Ah e non chiamarmi "Deidei", bimba!" Replicò il biondo sghignazzando. Ah ma stavolta non mi faccio mettere i piedi in testa razza di esplosivo umano! Eh no, a giocar col fuoco ti bruci! "Finché tu mi chiamerai "bimba" dinamitardo pazzo!" Ah e l'arte è eterna, dimenticavo!" Dissi strizzando l'occhio a Sasori, che sbuffò irritato, stufo di tutti i nostri giochetti. "COSA HAI DETTO SOTTOSPECIE DI NINJA?! Questo è un insulto all'arte! Cosa fai ci provi con la marionetta?" Iniziò a strillare come un ossesso scuotendo la chioma bionda. Io divenni rossa dall'imbarazzo per l'ultima affermazione, ma mi ripresi e ricominciai lo spettacolino. "Calmati bella bionda, che cos'hai? Ti sono venute?" Lui ci mise un po' per capire ma poi divenne sul rosso/bordeaux e mi si lanciò addosso, finendo tutti e due per terra e continuando a rotolare per l'atrio. "Adesso basta, smettetela di fare i bambini e andiamo ad allenarci." La voce di Sasori mi riecheggiò nell'orecchio, in quanto con poca grazia mi aveva sollevato, mollandomi "delicatamente" su due piedi.
Grazie al mio potere, ero diventata molto brava in tutte le tecniche, inoltre mi garantiva l'utilizzo di tutte le alterazioni del chakra, permettendomi di usare tutti gli elementi e ormai sapevo utilizzare con destrezza la maggior parte delle tecniche. L'aumento vertiginoso di capacità (contando che nel mio mondo era già tanto se riuscivo a colpire una pallina da tennis con la racchetta) era impressionate,tanto per me, quanto per un ninja comune. Ormai sapevo battere praticamente tutti i membri del organizzazione, e solo alcuni erano ancora superiori a me, ma da quello che mi era stato detto, al momento della guerra sarei riuscita a superare anche i rimasti, per essere in grado di fronteggiare gli avversari, tra cui l'ennecoda e una nuova forza, della quale non sapevamo molto, ma che da poco si era unita alla legione opposta.
Mi stavo allenando con i ragazzi, simulando un combattimento senza esclusione di colpi, ma ormai non vi erano più problemi nel fronteggiarli e battelli, quindi lo facevo con poco sforzo. Avevo imparato in brevissimo tempo la maggior parte delle tecniche ninja riguardo tutti gli elementi, a utilizzare il chakra per potenziare calci e pugni, a concentrarlo per poter combattere sull'acqua e in verticale, tecniche mediche base… ma non era ancora abbastanza.
Mentre paravo i colpi alternati di Sasori e Deidara, che avevano deciso di provare il due contro uno, mi accorsi che qualcuno ci stava osservando; inclinai il capo e notai due inconfondibili occhi d'ebano che fissavano lo scontro.
Decisi che era il momento di metter fine per poter parlare col ragazzo del fatto che si divertisse a spiarmi, oddio, il termine spiare non è dei migliori, visto che non faceva niente per nascondersi, ma era fastidioso ugualmente.
Per terminare velocemente utilizzai un Kirin, che grazie all'Akane, non aveva bisogno della presenza di nubi o piogge, utilizzai poca energia, in modo da mettere fine in definitivo, senza farmi schiattare i sensei, poveri, se li facevo morire un'altra volta non penso che ne sarebbero stati molto felici…
Deidara, sollevandosi leggermente da terre disse "Per ora può bastare, stai migliorando molto, complimenti!". "Si ha ragione." Concluse Sasori, e per me quello era un complimenti grandioso da parte sua! Mi avvicinai, e guarii le loro ferite utilizzando il chakra, poi li salutai, e loro rientrarono nel covo.
A quel punto mi girai verso Sasuke, che per tutto il tempo non aveva fatto una piega. "Allora? Sei più felice ora che mi hai visto in azione?" chiesi secca, non mi andava di parlargli. "Direi di si, e da quel che ho visto sei migliorata molto. Quindi sono venuto qui per chiederti di una sfida, per metterti alla prova, ti serve un avversario migliore di loro." Disse lui senza smetterla di guardarmi negli occhi. Ma che aveva? Delle calamite al posto di quei pozzi d'ossidiana? Comunque non si doveva permettere di trattare così i ragazzi, ma chi si credeva di essere? "Ehi, vedi di portar rispetto Uchiha, e comunque non ho voglia di battermi con te, non mi interessa." risposi a Mr Sonofigoforteebelloetunonmibatteraimai, avevo altro da fare che perdermi in giochetti inutili. "Tsk, semplicemente hai paura. Hai ragione ad averne, sei ancora nettamente inferiore a me. Chissà che cosa aveva in mente Madara quando ti ha preso con noi. Chiunque tu sia non batterai mai la potenza degli Uchiha." Ok, ora mi stavo seriamente incazzando. Tieni la calma Miky, non ti agitare, tieni la calma e non fare mosse azzardate… "Ma cosa stai dicendo scoiattolino? Chi ti credi di essere? Allora facciamo così, mi batterò con te solo per dimostrarti che hai torto marcio!" perfetto… come non detto…
Lui sorrise, o meglio, inarcò un lato del labbro in un sorriso di superiorità e sicurezza e si mise in posizione d'attacco.
Cominciò a colpirmi, e io risposi degnamente anche se ero già affaticata dallo scontro con i miei avversari precedenti, dimostrai di sapergli tenere testa, fino a quando lo scontro non cominciò ad andare per le lunghe. Ero sempre più stanca e lui era riuscito a trafiggermi in alcuni punti non vitali con la katana, ad esempio avevo una ferita piuttosto profonda su un fianco, che sanguinava copiosamente, macchiandomi il vestito e colava lentamente fino a terra, il liquido caldo e denso mi strisciava sul corpo e le altre ferite, sparse su braccia e gambe, mi rendeva ancora più debole, ma non potevo farglielo capire. Vidi le sue mani compiere sigilli i fuoco e poi portarle alla bocca. Capii cosa voleva fare e mi spostai più velocemente che riuscii, ma non fu abbastanza. L'esplosione mi prese in parte e mi sbalzò via, mandandomi a schiantare contro un albero, sentii alcune costole scricchiolare e incrinarsi, un dolore allucinante mi pervase e per un attimo mi si annebbiò la vista, di certo non ero abituata a sentire dolori del genere.
Mi si avvicinò velocemente ma, mi alzai, pentendomene subito dopo, il dolore si fece assordante, se non finirá in fretta sverrò sul campo di battaglia… mi spostai e saltai su un ramo di un albero. Strinsi i denti provando a resistere e mi lasciai scivolare con la schiena contro il tronco principale, non resisterò ancora a lungo. All'improvviso fu davanti a me. "Ti arrendi ora?". "Mai." E detto questo scesi con un salto, non avevo più il coraggio di guardarmi le ferite. Le costole si dovevano essere incrinate profondamente e probabilmente una aveva assunto la forma di una frattura esposta, perché sentivo l'osso grattare contro il tessuto. Il sangue continuava a scendere a fiotti. Sasuke era ancora davanti a me.
Altro movimento di mani.
Il chidori.
Nell'arco di un secondo mi colpii in pieno petto. Non feci in tempo a spostarmi e così mi centrò con una precisione da cecchino. Lo vidi avvicinarsi lentamente, con il sorriso di uno che sa di aver vinto. Chiusi gli occhi pronta per un altro colpo ma non arrivò. Lui era lì vicino, acquattato con un sorrisetto compiaciuto.
Io lo guardai con odio, a dire il vero neanche lui era messo bene. Aveva tagli un po' in tutto in corpo, aveva perso sangue in abbondanza e riuscivo a percepire che il suo chakra si era abbassato di molto, nonostante tutto mi disse "Avevo ragione io, sei nettamente inferiore a me.". Io provai ad alzare un braccio per colpirlo ma tutto il mio sforzo si ridusse a una ricaduta del braccio sul terreno, causandomi un ulteriore fitta. "Ferma, non ti muovere. Sei messa male, potresti peggiorare." Mi soffiò a poco dal viso. E grazie pensai, prima mi mezza ammazzi e poi ti preoccupi e mi fai la voce dolce, ma vai a ca…. I miei pensieri furono soffocati dallo stupore, quando lui con delicatezza mi prese tra le braccia. "Stai ferma, ora ti porto dentro così ti fai curare. Sei stata brava comunque, nonostante tutto devo farti i complimenti." Mi sorrise. "Mi incuriosisci ragazza, ci batteremo ancora quando starai meglio." Ok, ora non ci capivo più niente ma pensare mi faceva male, così posai la testa sul tuo petto provando a non concentrarmi dal dolore, e mi lasciai cullare dai suoi passi fino al covo.
 
 
GIORNO GENTEEEEE! E anche questo capitolo è finito! Mi è venuto incredibilmente luuuuungo, ma non fateci l'abitudine, dopo dovrebbero tornare a lunghezza normale! Spero vi sia piaciuto! Mi raccomando, fatevi sentire! :) Al prossimo capitolo! Bacioni grandi grandi! :))
Miky :)
Ah! Ancora un ringraziamento speciale a Fairy94 che continua a seguirci e recensire… GRAZIE DAVVERO! :D 

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Capitolo 10
*** POV Alex... Un nuovo giorno. Un nuovo ricordo. Un nuovo amico. ***


POV Alex...UN NUOVO GIORNO. UN NUOVO RICORDO. UN NUOVO AMICO.

Aprii gli occhi di colpo, come se li avessi chiusi solo dieci secondi prima. Mi misi a sedere e iniziai a guardarmi intorno; tutto era ancora al suo posto, dove lo avevo lasciato la sera prima. Ora ero totalmente, completamente, euforicamente sicura che quello non fosse un sogno.

Guardai la sveglia sul cassettone: 5.03

Qualcuno bussava violentemente contro la porta. “Bene, scazzottate di prima mattina, molto meglio di una tazza di cereali, suppongo...” pensai, credendo fosse Kakashi venuto a svegliarmi per l'allenamento.

Mi alzai MOOOLTO lentamente, e trasportain il mio corpo ancora intorpidito verso la porta, rischiando di inciampare negli stivali. Continuavo a stropicciarmi gli occhi per farli abituare alla luce che filtrava dalla piccola finestra. Spalancai la porta.

Un ragazzino, alto poco più di un metro e venti, con indosso una sciarpa blu che arrivava a toccare il pavimento e lo sguardo di chi non perdona, mi fissava con le braccia conserte: “Non ti hanno insegnato che gli ospiti non si fanno mai aspettare?!?!”.

Se non lo avete ancora capito, ma penso proprio di sì, era Konohamaru.

I miei occhi stavano fiammeggiando a causa della presunzione di quel nanetto: “Prima cosa: SONO LE 5 DI MATTINA, NON URLARE, CHIARO!?!?; seconda cosa: che vuoi?”.

Il bambino rimase attonito di fronte alla mia reazione: “Sono il nipote del Terzo Hokage e niente popò di meno che il futuro Sesto Hokage, quindi, VEDI DI PORTARMI RISPETTO!!”

Sbuffai: “Allora, sua Altezza il Sesto Hokage, vuole cortesemente illuminarmi sul motivo della sua graditissima visita alle 5 di mattina? Così va bene?”

La sua espressione si addolcì: “Sì, così va meglio. Kakashi mi ha incaricato di portarti all'archivio, che è stato aperto in via eccezionale solo oggi per te, e sorvegliarti mentre studi le arti mediche.”

La mia espressione passò da adirata a seccata e infine a sconvolta. Studiare?!? Anche qui?!? No, vi prego...

Konohamaru non volle sentire ragioni: “Il maestro Kakashi ha detto che è bene per tutti che tu impari ad usare le arti mediche per curarti sul campo di battaglia, così sarai autosufficiente e non dovrai essere sempre vincolata all'unità medica”

Alzò il pugno, come per minacciarmi: “Se non farai come ti dico, dovrai subire la mia vendetta!” e fece un salto, tentando di colpirmi alla nuca.

Bloccai il colpo e gli girai il braccio dietro la schiena, mentre tenevo fermo l'altro.

Immobilizzato.

Mi avvicinai al suo orecchio e gli sussurrai: “Vedi di non fare lo sbruffone, con me non funziona. Se vuoi che tra noi vada tutto per il meglio, vedi di rispettarmi, e non perchè sono la prescelta che dovrà andare a combattere contro Madara Uchiha e chi altri, ma perchè sono una persona che respira, pensa e prova delle emozioni, e soprattutto perchè sono una persona che potrebbe farti molto male se non la finisci di sbraitare come una scimmia in preda al panico, chiaro?” Lasciai andare il suo braccio.

Si massaggiò il polso: “Ricevuto...” disse, con voce sommessa. Aveva la stessa espressione di un lupo appena stato battuto da un chiuaua.

Colpito e affondato. :)

Rientrai in camera; mi lavai e mi vestii di corsa, siccome Konohamaru continuava a urlare di sbrigarmi.

Richiusi la porta e ci avviammo verso le scale. Il sole era alto ma la sua luce era ancora debole. Il villaggio, tranne qualche operaio che usciva per andare al lavoro, dormiva ancora, avvolto nel torpore del sonno.

“Alloooora....il maestro Kakashi ti ha insegnato qualche tecnica super segreta? Se sì, quale? Me lo dici, eh? Dai, DIMMELOOOO!!!” Era un bambino di otto anni MOOOOOLTO petulante.

Non risposi, ma non per fargli un torto, semplicemente perchè la mia lingua non aveva ancora capito che mi ero svegliata e alzata dal letto, quindi stava continuando a dormire sul fondo della mia bocca.

“Dai, dai,dai!! Dimmelo! Tiii Pregooo!”

In compenso, le mie orecchie erano già sveglie da un po'...

Arrivammo davanti a un edificio abbastanza anonimo, di un colore indefinito. Aprii la porta e appena entrata vidi scaffali e scaffali pieni di libri, manoscritti e pergamene. Un ninja si avvicinò a noi: “Salve, io sono l'anbu addetto all'archivio e oggi vi farò da guida attraverso i grandi misteri del mondo dei ninja!!

Dal suo tono sembrava che avesse appena annunciato la fine del mondo.

Con aria stupita, gli chiesi: “Guida? E' solo una biblioteca, non penso rischieremo di essere mangiati da un coccodrillo o di perder....”

Mi interrupe: “Quanto ti sbagli, mia cara ragazza! Questa biblioteca è piena di tutto ciò che ci è pervenuto dai nostri antenati! Tutto il sapere di Konoha si trova tra queste mura! Ci sono così tante sezioni, che in un giorno non riusciresti a trovare neanche la stanza dove si trova il libro che stai cercando!”

- “Ok, ok, come vuoi! Ti seguiremo!”

Si voltò e prima di partire per quella “spedizione nella giungla” (o almeno così lo strano individuo si aspettava che fosse) ci chiese quale libro stessimo cercando.

Konohamaru rispose, eccitato come se fosse stato messo a capo di un esercito : “Cerchiamo tutto ciò che esiste sulle arti mediche! Alex deve imparare a usarle perfettamente entro stasera!”

Gulp. Era un'impresa leggermente impossibile visto che non sapevo neanche da che parte iniziare.

Il ninja, sorpreso dei miei propositi (che in realtà mi erano stati imposti) iniziò a camminare: “O-O-Ok , seguitemi e state attenti a non perdervi!”

Seee, come no.

In realtà, avevo totalmente torto. L'archivio sembrava un labirinto. Scaffali a destra e a manca. Scale, corridoi, stanze che si susseguivano all'infinito. Finalmente il ninja si fermò: “Eccoci arrivati! Stanza E, sezione 3B, scaffale 12, arti mediche. I libri proseguono fino allo scaffale 34”

La mia bocca si spalancò e rischiò di toccare terra. COOOOSAA?!?! 22 scaffali di libri da studiare? ENTRO STASERA?!? State scherzando, spero?!?

Non scherzavano affatto.

Mi misi (in realtà fu Konohamaru a “scaraventarmi” su una sedia) a sedere dietro a un tavolo e il bambino cominciò a riempire quest'ultimo di decine, non sto mentendo, e decine e decine e decine e.... cosa stavo dicendo? Ah, già. Decine e decine di libri.

Iniziai a leggere: “La prima cosa da sapere prima di tuffarsi nel mondo della medicina e che non si deve MAI trascurare i particolari. Dimenticare un canale di chakra aperto può portare alla morte del paziente e blah blah blah....”

Studiai per circa sei ore, poi supplicai Konohamaru di farmi fare una pausa. “Pause? Non esistono pause!! Studia!!” - “Ma me la sto facendo addosso!!” - “Avresti dovuto pensarci prima!! Va beh, vai.”

Mentivo, non dovevo andare in bagno, semplicemente mi stava scoppiando la testa.

Uscii dalla stanza e mi sedetti nel corridoio.

Gli occhi mi bruciavano e il cervello mi pulsava. Provai a ripassare mentalmente quello che avevo studiato e, a differenza di quello che mi succedeva quando studiavo a casa, mi ricordai ogni riga di ogni singolo libro che avevo letto. Inoltre avevo letto circa 20 libri in sei ore. Ma che cazz....!

I miei pensieri vennero interrotti dalla mano di Konohamaru che mi tirava un orecchio: “Non dovevi andare in bagno!?!?! Torna a studiare allora!!”

Lo allontanai e mi alzai, massaggiandomi l'orecchio. Mi sedetti e mi ributtai nello studio. Dopo due ore, il ragazzino mi sorprese con la sua gentilezza: “Ti ho fatto preparare il pranzo: spero ti piaccia!”

Gli sorrisi (strano!) e aprii il sacchetto: polpette di riso, una mela e una fetta di torta alla vaniglia. Mangiai con calma per tardare il momento in cui avrei ripreso a torturare la mia mente.

Gli porsi il sacchetto, completamente vuoto, e lo ringraziai.

Ripresi a leggere, ma dopo qualche riga, i pensieri cominciarono di nuovo a tormentarmi: “Come ho fatto a imparare così velocemente tutte queste nozioni? E se fosse un caso e domani dovessi dimenticare tutto? Come potranno contare su di me se non riesco nemmeno a curarmi? Forse il mio potere speciale mi aiuta anche nell'apprendimento?”

Decisi di riprendere a studiare seriamente. Le ore passarono e fuori iniziava a diventare buio. Improvvisamente avvertii il pericolo e sentii il bisogno di lanciarmi giù dalla sedia, verso destra, ed estrarre i kunai.

Difatti, sette kunai sfiorarono, sfrecciando, il volto di Konohamaru e si piantarono negli scaffali dietro la sedia sulla quale ero seduta un secondo prima. Un ninja dai capelli argentati entrò dalla porta: Kakashi.

“Volevo solo testare i tuoi riflessi. Promossa a pieni voti.”

Le lezioni di quel ninja erano leggermente pericolose.

Konohamaru mi guardò, con lo sguardo di qualcuno che appena evitato la morte: “C-C-Come diavolo hai fatto a evitarlo? Da quanto sei qui? Due giorni? Io è anni che mi alleno e non mi sono scostato!”

Kakashi si avvicinò e si sedette sul tavolo: “E' l'Akane. Il potere che la rende così forte si chiama Akane. Ogni volta che si allena, il suo potenziale aumenta di 20 volte. Quanti libri hai letto oggi, Alex?”

Mi rimisi in piedi: “Circa sessanta”

- “Hai imparato tutto quello che c'era da imparare?”

Avevo paura di rispondere: “Sì, io credo di sì...”

Prese un kunai dalla sacca attaccata alla cintura, lo impugnò e lo trascinò lungo il suo braccio.

Ecco che, come un pennello, il kunai disegnò una riga rossa sulla sua pelle, un rivolo di sangue iniziò a sgorgare lungo l'avambraccio.

Rimasi immobile davanti a quella scena macabra.

Rimase tranquillo e non sembrava provare dolore, nonostante avesse una ferita lunga quasi venti centimetri, che andava dal polso al gomito.

“Guariscimi” disse soltanto questo.

Mi sentii crollare addosso un enorme macigno. Lui si fidava così tanto delle mie capacità al punto di ferirsi e soffrire?

Non persi tempo a pensare. Mi avvicinai e misi le mani appena sopra la ferita. Riuscivo a sentire il calore del sangue che fluiva lentamente giù per il braccio e gocciolava sul tavolo.

Questa volta usai il chakra come un radar, lo feci entrare nella ferita, collegandomi al sistema circolatorio del maestro. Dopo aver raccolto i dati necessari per la diagnosi, smisi di cercare e concentrai il chakra sul taglio.

Doveva fare un male pazzesco.

Era come se avessi in mano ago e filo, attraverso la mia forza spirituale riuscii a richiudere i due lembi e a far cicatrizzare completamente la ferita. Infine cercai di far scomparire la cicatrice.

A lavoro compiuto, Kakashi mi guardò: “Come nuovo, no?”

Sorrise. Ero felice di aver assolto il mio compito.

Mentre si alzava, mi avvisò, con un tono severo e autoritario:

- “Domani mattina verrò io a svegliarti; si inizia alle quattro. Vedi di essere già pronta e vestita.”

La mia felicità si dissolse in un istante.Alle quattro?!?! Ueeee!!

Uscimmo e ci dirigemmo da Ichiraku, ormai era sera.

Konohamaru se ne andò appena finito di mangiare e ci salutò: “Sei stata grande oggi!! Non ti sei lasciata intimorire dal maestro! E hai schivato quei kunai come niente fosse!”

Vidi i suoi occhi brillare mentre pronunciava quelle parole. Forse cominciava ad ammirarmi?

Naaa, impossibile.

“Mi ricordi molto Naruto-kun...”

Naruto. Quel nome mi trapassò la testa come una freccia, un fulmine a ciel sereno.

IO?! PARAGONATA A NARUTO?!

Mi sentivo estasiata. Mi chinai e abbracciai Konohamaru.

Per qualche istante tutta l'angoscia che provavo, le domande che temevo non avrebbero mai ricevuto una risposta, la paura di non farcela, scomparvero.

“Ehi!! Da quando sei diventata così affettuosa, eh?” Si scostò ma guardandolo vidi, in un angolo nascosto del suo viso, un sorriso.

Ci salutammo e io tornai alla magione. Salii le scale pensando e ripensando a cosa mi avrebbe riservato l'indomani.

Entrai in camera, mi svestii e mi sedetti sul letto.

Guardando fuori dalla finestra vidi la luna brillare sul velluto nero della notte.

Un flash, un dolore accecante mi bucò il cervello.

Guarda! Stanotte c'è la luna piena! E' così sola...”

Di fianco a me un sorriso, luminoso più delle stelle, e un ciuffo di capelli biondi: “Ha le stelle che sono sue amiche e le tengono compagnia”

Ma quando le stelle non ci sono? Come fa?”

Il bambino ,di cui non vedevo il volto, come era successo con le mie amiche, mi prese la mano e mi disse: “Anche se non le vediamo, non è detto che non ci siano più. Gli amici ci sono sempre, anche se sono lontani, riesci comunque a sentirli...”

Allora tu sarai sempre vicino a me, anche quando non riuscirò a vederti?”

Sempre.”

Spalancai gli occhi. Il dolore era ancora forte. Mi strinsi la fronte con una mano.

Una visione? Da quando avevo le visioni? E chi era quel bambino che mi sorrideva? Avevo già visto quel sorriso.

Forse? No, impossibile.

Mi nascosi sotto le coperte, sperando che il mattino mi desse il tempo di sognare, e che non arrivasse tanto presto.

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Capitolo 11
*** Sorpresina! By Miky e Alex... ***


Ecco una sorpresa per voiii! È un piccolo regalino perché siamo strapiene di studio e non ce la facciamo più ad aggiornare frequentemente… Sorry… :) I disegni sono fatti a mano da noi, speriamo vi piacciano! ^.^

Alex e Miky :)
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Capitolo 12
*** POV Miky... Tra guarigioni e scoperte. ***


POV Miky...Tra guarigioni e scoperte.

 
Socchiusi gli occhi quando sentii la porta del covo aprirsi. Poi vidi una massa di capelli biondi veramente arrabbiata che ondeggiò davanti a me. "CHE COSA LE HAI FATTO?" Un ringhio basso uscì dalla bocca di quello che doveva essere Deidara.
Non riuscivo a mettere a fuoco, tutto mi sembrava confuso, forse per via del dolore, forse per il fatto che probabilmente stavo svenendo. "Deidei…" dissi flebilmente, allungando un braccio verso di lui, dolorante, convinta che mi avrebbe preso, ma mi stupii quando invece di cedermi all'altro ragazzo Sasuke strinse leggermente la stretta su di me, facendomi mugulare dal dolore. "Dammela. Tu non ti devi più per mettere di toccarla." Deidara si stava seriamente incazzando, e io sapevo che se lo spettacolino sarebbe continuato, non sarebbe finita bene; così ritirai il braccio che ancora tendevo a lui. "No." L'Uchiha rispose solo un monosillabo, in tono calmo ma deciso, di quelli che non ammettevano repliche.
Deidara ringhiò, e io seppi che la cosa stava peggiorando, ooooh si se stava peggiorando. "Per favore ragazzi… " un sibilo mi uscì dalle labbra, la mia voce era bassissima.
Naturalmente nessuno dei due mi ascoltò.
Naturalmente il biondo si mise in posizione d'attacco.
Naturalmente Sasuke non fece una piega.
La situazione fu salvata dall'arrivo dell'altro Uchiha, il quale intervenì calmando le acque. "Otouto non fare stupidaggini, l'hai ridotta male, non puoi perdere tempo, dalla a me, e tu Deidara non perdere tempo a combattere, se davvero ci tieni a lei, lasciami fare." Voce calma e tranquilla, come sempre.
Deidara era sul punto di esplodere, anche Sasuke era contrario ma non contraddisse il fratello e lasciò che mi prendesse delicatamente. L'Uchiha maggiore si girò e mi portò nella sua camera, e dopo avermi sdraiato nel letto cominciò a curarmi le ferite più esterne e quelle più gravi. "Grazie…" riuscii soltanto a sussurrare questa parola, prima che il buio mi ricoprisse gli occhi.
 
Mi svegliai penso quello che sia stato il mattino successivo. Due occhi neri e penetranti mi fissavano. Il mio primo pensiero fu diretto a Sasuke, ma dopo mi resi conto che appartenevano al fratello, sorrisi grata e lui ricambiò.
"Come ti senti?". "Potrei fare i salti mortali, guarda… ringraziando il tuo fratellino eh!" Risposi, concludendo con una smorfia dolorante. Lui non ribattè, ma si alzò per controllare le mie ferite. "Si sono rimarginate per la maggior parte. Fra poco sarai di nuovo in forma". "Guarda che sto già bene! Anzi, non posso perdere tempo! Mi devo allenare, avrò la mia rivincita! E questa volta lo batterò, stanne certo!" Dissi io, nello stesso tempo sorridente e felice.
Feci per alzarmi quando una stretta mi bloccò il braccio. "Mh?" Mi girai sorpresa, quando mi ritrovai davanti l'Uchiha, che si era alzato e ora mi teneva ferma. "Sei ancora debole, potresti peggiorare." A questo punto sorrisi, a appoggiai la mia mano sulla sua, scostandogliela lentamente. "Non posso perdere tempo, devo allenarmi." Lui non oppose forte resistenza e mi guardò negli occhi. "Tanto non cambierai idea, vero?" Io scossi la testa e tranquilla gli risposi: "Nah! Per nulla al mondo! Ahahahah tranquillo, l'Akane mi aiuterà anche a sistemarmi più velocemente!" E poi mi diressi verso la porta.
Sull'atto di aprirla mi girai. "Grazie Itachi!" poi mi rigirai e uscii del tutto.
 
Appena arrivai nell'atrio venni soffocata da un abbraccio stritolatore, dato con troppo slancio,con il risultato di far finire per terra me è il mio "aggressore". Così mi trovai sommersa da una massa bionda informe, e parte di quella mi finì in bocca. "Ma che schifo Deidei!" Risposi, sputando i capelli che mi erano entrati in bocca, provando a soffocare i conati di vomito, risultato del mio "agguato". "Ti giuro che lo ammazzo quell' Uchiha! Una volta per tutte lo faccio esplodere!" Mi urlò a due centimetri dall'orecchio il ragazzo. "Ahahahahahah e no! Questa vendetta sarà mia!" Risposi sorridendo all'amico che ora mi guardava preoccupato. "Come stai?". "Se scendi meglio!" Risposi ridendo al fatto che dopo la caduta si era comodamente seduto su di me. "Bene vedo!" Mi rispose scherzando e così ci mettemmo a ridere entrambi, fino a quando arrivò il capo. "Ragazza! Devi stare più attenta. Non possiamo permetterci di perdere ulteriore tempo per colpa di sciocchi combattimenti." Le sue parole mi ferirono profondamente, mi sentii trattata come una bambina, e considerata una stupida. Abbassai gli occhi, senza dire una parola. "Nonostante tutto…" proseguì lui, e io alzai lentamente lo sguardo. "Hai fatto grandi progressi per essere riuscita a tener testa a un Uchiha per così tanto tempo, fra poco sarai davvero potentissima, d'altronde sei la prescelta." Avevo riacquistato un po' di fiducia in me, così sorrisi, era una cosa che adoravo fare, il mio sorriso era difficilissimo da spegnere. "Ormai hai superato i livelli della maggior parte dei membri dell'Akatsuki, così d'ora in poi ti allenerai con me. Seguimi." Ora il mio sguardo si fece deciso, e insieme ci incamminammo fuori dal covo, pronta per un allenamento estenuante.
Con lui era molto più difficile, ma ero consapevole che sarei dovuta riuscire a superarlo, per poter adempiere ai miei compiti. Nonostante lui fosse ancora superiore a me, ci metteva abbastanza impegno per stare al mio pari. Ma stavolta ce l'avrei fatta, quindi mi impegnai con tutta me stessa. Sfruttai tutte le tecniche che conoscevo. Uno per volta richiamai tutti gli elementi, senza accorgermi che sotto il mio vestito, una cosa molto strana stava avvenendo. Ogni volta che attivavo una tecnica il mio simbolo si diramava sempre di più, disegnando sulla mia pelle linee dalle quali, a loro volta, si estendevano foglie e fiori simili a quello del segno iniziale. Quando stavo attivando la tecnica del Palmo Sismico, utilizzata per quarta, dopo aver attivato la Palla di Fuoco Suprema, le Lame di Vento (tecnica creata senza il supporto di nessun ventaglio, poichè il mio potere mi permetteva di crearla in modo simile alla Palla di Fuoco Suprema) e la Tecnica dell' Esplosione Acquatica, con le quali, nonostante tutto non ero riuscita a battere Obito, il sigillo arrivò a un estensione tale che cominciò a notarsi al di fuori dello scollo del vestito, lungo le spalle e la schiena. Il capo spalancò gli occhi, ma io, troppo concentrata a battermi con lui, non riuscì a realizzare cosa stava succedendo.
Attivai un ultima tecnica, il Chidori.
Tempo di comporre i sigilli bue, coniglio e scimmia e fare lo scatto per colpire il mio avversario che un dolore incredibile mi colse.
Atterrai malamente a poco da lui e mi piegai su me stessa, con la bocca spalancata in un urlo muto e gli occhi sbarrati nel vuoto.
Un grido lacerante uscì dalla mia bocca, e cominciai a conorcermi sul terreno in preda a spasmi di dolore. Mi sentivo come se la mia pelle fosse dilaniata dall'interno, delle lame che grattavano la carne viva, l'ingresso all'inferno era una passeggiata in confronto.
Obito mi si avvicinò e si piegò vicino a me. Io d'istinto gli presi il braccio e lo strinsi con tutta la forza che avevo continuando a urlare. Delle lacrime mi scivolavano calde dagli occhi, incessanti. La mia vista si stava offuscando e così chiusi gli occhi, cominciando a tremare ancora scossa dal dolore, che ora stava cominciando a diminuire. "Calmati." La sua voce mi rimbombò nelle orecchie, ma non riuscivo a capire niente, così, per la seconda volta svenni. Una giornata peggiore non l'avevo mai passata.
 
Riaprii gli occhi dopo poco, il dolore era molto più tenue rispetto a prima. Lentamente mi misi a sedere e mi guardai intorno.
Eravamo nello stesso posto di prima, solo che avevo l'intero Akatsuki che mi guardava agitato. "Cosa è stato?" La voce che disse questo, non fu quella di un biondo di mia conoscenza, bensì quella di Sasuke. Nonostante fosse calma come al solito, lasciava trasparire una nota leggermente diversa. Lo guardai attenta, ma lui non ricambiò il mio guardo. Guardava fisso Tobi, serio e deciso. "Un avvertimento. Il suo potere invia questo segnale quando sta superando i limiti, consumando troppo chakra. La ferma prima che lei si autodistrugga". "E allora le impedisce di morire uccidendola?" Lo sguardo fermo lo stava fulminando. "Il dolore le passa, Sasuke. Comunque mancano pochi giorni alla guerra. Non possiamo fermarci. Appena si sarà ripresa un po' si continua." Obito concluse così, girandosi per allontanarsi.
"Ancora una cosa. Un gruppo di Zetsu bianchi sono partiti per Konoha oggi, dovrebbero arrivare la domani per analizzare la situazione, così avremo informazioni più precise riguardo la nuova forza degli avversari, e poi Michela, raggiungimi che l'allenamento continua." Io guardai Sasuke, in cerca di appoggio, ma lui strinse solo i pugni, si girò,e con uno scatto sparì nella boscaglia.
 
L'allenamento durò per tutto il giorno, fino a quando le prime stelle comparvero in cielo. Io ero sfinita.
Il dolore, anche se affievolito, non era passato, e mi rendeva molto più debole, ma lui insisteva sul fatto che dovevo essere preparata anche a questo, e allora si continuò senza esclusione di colpi, fino a quando mi accasciai sul terreno sputando sangue. Mi lasciai cadere del tutto. I ricci scuri che mi scivolavano sul viso, e gli occhioni intensi, che si confondevano con la notte, socchiusi sotto al peso di una stanchezza troppo grande per me. "Per ora può bastare. Mangia e vai a dormire, domani si ricomincia." Girai solamente il busto e mi feci forza con le braccia, tanto da scostare un poco il petto dalla terra fredda. Alzai il volto verso di lui e lo guardai. Stava davvero pretendendo troppo.
Con gli occhi appena aperti lo fissai. Un boccolo mi scivolò davanti e ondeggiò lentamente, poggiandosi poi su una guancia. Dovevo sembrare davvero esausta.
Lui ghignò sotto alla maschera. "Sei stata davvero un buon acquisto. Sarai il nostro pass verso la vittoria. Ora come ora hai già battuto i livelli di Itachi. Con l'allenamento di domani forse supererai anche Sasuke." Detto questo, si avvicinò a me, mi prese per le braccia e mi tirò in piedi. "Vai a riposarti. È importante che tu sia in forma domani." Come poteva dirmi una cosa del genere dopo che era stato lui a ridurmi così?!
Mi avviai verso la mia stanza, e appena entrata mi buttai sul letto. Lentamente e con il poco chakra che mi era rimasto curai le miei ferite, poi mi infilai il mio pigiama, un pantalone e una maglietta smessi di Deidara e mi distesi, quando qualcuno bussò alla porta. "Mhh" mugugnai io, e la porta si aprì. "Posso?" Una testa bionda si affacciò. "Deidei! Certo vieni!" Sorrisi io, nonostante la stanchezza avevo voglia di vederlo e di parlare con qualcuno che mi capisse veramente. "Guarda cosa ti ho portato! Il capo dice che devi mangiare." In mano teneva due ciotole di Ramen precotto. Io mi misi a sedere e gli feci spazio sul letto, dopo cominciammo a mangiare. Nel frattempo gli raccontai della mia giornata, combattendo il sonno con sbadigli sparsi tra una parola si e una si. "Devi dormire ora!". "Non ho sonno." Dissi io secca, subito dopo uno sbadiglio. "Si vede! Ahahah dai resto qui con te fino a quando non ti addormenti" io lo guardai felice. "Non devi, avrai sonno anche tu!" "Non preoccuparti! Dai coricati!" Così io mi infilai sotto le coperte, e lui si sedette sopra, appoggiato allo schienale.
Mentre giocava con i miei ricci, arrotolandoseli tra le dita, io chiusi gli occhi, e rilassata mi addormentai.

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Capitolo 13
*** POV Alex... Li difenderò, a qualsiasi costo. ***


POV Alex...LI DIFENDERO', A QUALSIASI COSTO
 

Rimango ad occhi chiusi, circondata dall'oscurità, per paura che la luce mi accechi.

Con mia grande sorpresa, sbirciando attraverso le palpebre socchiuse, non riesco a vedere assolutamente niente.

Il buio più totale mi stringe nella sua morsa e, insieme a lui, il freddo.

Cerco di alzarmi ma sono come congelata. Non posso fare altro che rimanere immobile.

Ma ecco che in lontananza qualcosa si sta muovendo. Si avvicina, diventa sempre più grande.

Non riesco ancora a vederlo. Noto qualcosa che ondeggia alle sue spalle.

Ora è abbastanza vicino, riesco a vedere la sua bocca, spalancata, e sentire il mio corpo tremare, forse per la paura o forse per il gelo, ad ogni suo tremendo ruggito.

Ora vedo distintamente il suo occhio, spalancato. Mi sta fissando, riesco a sentire il suo sguardo sulla mia pelle.

Quattro lunghe zanne spuntano dalla bocca, minacciosa e buia come un tunnel senza fine.

E' gigantesco. Indefinibile. Mostruoso.

Si muove, lento, verso di me, sempre più vicino.

Riesco a sentire il suo fiato che, come un vento proveniente dal deserto, scioglie la mia bara di ghiaccio.

Provo ad appoggiare i piedi; lui intanto continua a fissarmi. Ruggisce. Lo sguardo furioso e delirante non si sposta da me. So cosa vuole. Sangue, lui ha sete del mio sangue.

Mi giro e inizio a correre, sento i muscoli irriggidirsi ad ogni passo. Qualcosa mi trattiene, come se fossi caduta nelle sabbie mobili. Sono imprigionata. Mi muovo, tento di girarmi, voglio uscire, voglio liberarmi.

Lo sento sopra di me, sento il suo braccio alzarsi per colpirmi.

Cerco di voltarmi, muovendomi in quella sostanza appiccicosa.

Ruggisce ancora, e ancora. Il suo braccio, sempre più vicino, sta per abbattersi su di me.

Morirò, è sicuro. Non ho via di scampo. Chiudo gli occhi appena prima di sentire il freddo gelido della morte che impregna il suo pugno, a pochi centimetri dalla mia faccia.

 

Caddi. Dolore lancinante alla testa. Sono completamente sudata. Mi alzai lentamente.

Ero caduta dal letto. Mi tirai su a fatica, mentre pensavo a cosa era appena successo.

Un sogno, anzi un incubo. Guardai l'orologio e ci misi un po' a capire che se non mi fossi sbrigata sarei arrivata in ritardo; 4.05 del mattino

Corsi in bagno, mi lavai, mi vestii e scappai fuori dalla porta.

Corsi, come nel sogno, ma i miei muscoli non si irriggidirono. Non ero intrappollata nell'oscurità.

Respirai a pieni polmoni l'aria fresca del mattino. Il sole non era ancora sorto, ma i suoi raggi iniziavano a farsi strada tra le tenebre.

Il pensiero di quel mostro non se ne andava dalla mia testa. Continuava a tartassarmi. Voleva obbligarmi ad avere paura, ad arrendermi. Uscii dal villaggio e subito sentii il profumo dell'erba inzuppata di rugiada.

Mi addentrai nel bosco. Quella mattina avevo volgia di allenarmi un po' con il chakra. Salii su un albero con un salto e mi spostai di ramo in ramo. Mi sembrò di volare. Le foglie mi accarezzavano le guance. Ormai il chakra non mi si opponeva più; fluiva semplicemente ad ogni mio ordine, come un leone domato.

Atterrai dolcemente, non come i primi giorni. Mi diressi verso l'entrata del recinto.

Non mi importava se il maestro era già arrivato. Avrebbe capito e se non lo avesse fatto,poco male, avrei sopportato i suoi rimproveri. Raggiunsi il centro del campo.

Sentii l'acqua correre attraverso il letto del fiume.

Non si vedeva anima viva. Kakashi era in ritardo, come sempre.

“Se me ne fossi ricordata prima, avrei potuto dormire di più..” pensai ma mi sentivo sollevata di essere scappata da quell' incubo.

Aspettai seduta sul prato per circa mezz'ora, ed eccolo entrare nel recinto.

Si avvicinò: “Incominciamo subito l'allenamento; oggi sarà un po' diverso rispetto al solito..”

Lo guardai; sapevo benissimo il motivo per cui era arrivato in ritardo. Obito... non riuscivo a sopportare l'idea che il miglior amico d'infanzia del mio maestro potesse essere diventato così crudele...

Abbassai lo sguardo e sospirai.

“Qualcosa non va?” - “E-Eh? Nono, non è niente....”

Tirò fuori dalla borsa una noce, sì proprio una noce: “Allora iniziamo a lavorare sulla tua mira; dovrai riuscire a colpire questa noce con un kunai”

Non mi sembrò del tutto impossibile, dopotutto eravamo distanti circa 2 metri e teneva la noce stretta tra le dati. Avrei anche potuto farcela. Dovevo avere l'espressione di chi si trova sul primo gradino del podio visto che subito Kakashi distrusse le mie convinzioni: “Non credere che sia così facile: la noce dovrei colpirla appena dopo che io l'avrò lanciata...” mentre strabuzzavo gli occhi, iniziò a camminare e a allontanarsi fino a raggiungere l'inizio del bosco: “Ecco, qui è perfetto; ora, afferra un kunai e prendila!”.

Lanciò la noce in alto, in direzione del fiume. Il fatto era che 35 metri ci separavano e io non sarei riuscita a colpire neanche un elefante da quella distanza, figuriamoci se lanciato in aria.

Provai comunque. Estrassi il kunai e lo impugnai saldamente ma il tempo di fare questo e la noce sprofondava nell'acqua, con un tonfo.

“Riproviamo” lanciò un'altra noce e subito mi affrettai a lanciare il kunai; inutile dire che la mancai di circa un metro.

“Ancora” e un'altra noce venne fiondata verso il cielo.

Un'altro kunai e nulla di fatto. Mi sentivo come una talpa bendata. La mia autostima e la mia speranza calavano ad ogni lancio.

1, 2, 3, 4, 5, 6... I tiri si susseguivano ma non riuscivo ad avvicinarmi al bersaglio.

“Ok, ora basta! Svegliati e riprenditi! Non ti stai impegnando! Credi di non farcela?! Beh, ti sbagli di grosso! Ti conosco, so cosa hai fatto in passato e so bene quanto tieni a questo mondo! Non permettere alla paura di fermarti!”

Con quelle parole, mi spronò a impegnarmi e a riprovare. Dovevo riuscirci. Dipendeva solo da me; nessun mostro avrebbe potuto fermarmi.

L'ennesima noce, l'ennesimo kunai.

Non so come ci riuscii: mi concentrai sulla noce, non la persi mai di vista e lentamente essa si ingrandì fino a diventare grande come un elefante, o almeno questo è quello che avvenne nella mia mente.

Non potevo mancarlo. Scagliai il kunai, dritto verso il centro della noce. Un rumore sordo, di legno che si rompe, e poi vidi, oltre il fiume, sul tronco di un albero, il mio kunai che aveva infilzato la noce, spaccandone per metà il guscio. Beh, allora un elefante forse sarei riuscita a prenderlo, eheh :)

Dentro di me esultai, ma la mia gioia si interruppe ben presto: “Rimani concentrata: secondo esercizio. Tira fuori sia gli shuriken che i kunai.”

Estrasse dalla tasca sinistra tre fili rossi, larghi poco più di due centimetri.

Si avvicinò ad un albero e li legò a tre diversi rami. All'estremità di ognuno legò una noce.

“Lancia gli shuriken per tagliare tutti i fili e poi usa i kunai per bloccare la noce prima che tocchi il suolo.” Cominciavo ad odiare le noci, non mi piacciono nemmeno!

Decisi che questa volta non mi sarei demoralizzata e sarei riuscita, in poco tempo, a tagliare quei dannati fili e a bloccare quei dannati frutti prima che toccassero il dannato suolo. Cominciavo leggermente a perdere la pazienza.

Cercai di calmarmi e lanciai: 3 shuriken all'altezza dei rami, con la gravità avrebbero disegnato una traiettoria curvilinea fino a raggiungere i fili e tagliarli qualche centimetro sopra la noce.

Lanciai ancora: 3 kunai, cercai di scagliarli con tutta la forza che avevo; la loro forma li rendeva più pesanti ma anche più veloci, calcolai quanta distanza verso il basso avrebbero percorso prima di colpire la pianta; mirai al punto in cui avrebbero dovuto conficcarsi gli shuriken e tirai i kunai.

Un quarto di secondo era l'intervallo di tempo che separava i lanci delle due serie di proiettili.

Vidi le estremità inferiori dei fili alzarsi e ondeggiare. Sentii ancora quel rumore sordo.

Qualcosa aveva sicuramente colpito il tronco.

“Ci sei riuscita al primo tentativo...Continui a migliorare.” Kakashi attaccò di nuovo i fili e le noci, ripetemmo l'esercizio, ancora e ancora. Non commisi più errori.

Dopo una decina di volte, il ninja si diresse verso di me: “Con la mira abbiamo finito, ora passiamo a cose più difficili; prima di stasera dovrai essere in grado di padroneggiare la moltiplicazione del corpo.”

Avevo già creato un copia durante il nostro primo scontro, il problema era che non sapevo assolutamente come avessi fatto. Erano state l'adrenalina e l'istinto a farmi creare quella copia nonostante io non conoscessi la tecnica della moltiplicazione del corpo.

“Sai già come usarla... Me ne hai dato prova durante il nostro primo scontro. Quando sei stata qui la prima volta, era una delle tecniche che sapevi utilizzare meglio”

Mi misi a riflettere su cosa avevo pensato e fatto durante il nostro primo combattimento, forse sarei riuscita a ricordare i gesti delle mani, a come avevo usato il chakra... più meditavo e più mi si confondevano le idee.

“Concentrati sul chakra: è la chiave di tutto. Duplicalo dividendolo in due parti, fallo fluire verso l'esterno e ricomponilo, per formare la tua copia.”

Come al solito, tutto a parole sembrava semplicissimo.

Mi concentrai sul mio sistema circolatorio del chakra, come mi aveva consigliato il maestro. Chiusi gli occhi e percepii quel calore che qualche giorno prima mi aveva aiutata a correre più velocemente e a saltare più lontano.

Lo sentivo circolare attraverso tutto il mio corpo; fermai il flusso e cercai di isolarne una parte per creare la copia. Tentai poi di spostarlo all'esterno mentre lo modellavo a mia immagine.

Il calore formò una nuvola di vapore che, dopo essersi dissolta, rivelò una ragazza uguale identica a me.

“Ehi, ciao Alex!!” le sorrisi. Era strano parlare con un'altra me. Non capivo come avrei potuto farla combattere al mio posto.

Kakashi mi consigliò di pensare soltanto a quello che avrei voluto fare, alle azioni da compiere durante la lotta.

Non era la prima volta che dovevo immaginare un combattimento, a casa mi capitava spesso di chiudere gli occhi e ritrovarmi all'interno di un'epica battaglia ma quando li riaprivo, tutto tornava come prima, la stessa monotona e grigia vita.

Questa volta la mia capacità di immaginare avrebbe potuto salvare la vita di persone vere! Compresa la mia!

La mia copia partì di corsa verso il sensei e con un saltò si ritrovò sopra di lui, si girò e gli inferse un calcio potentissimo al torace. Il maestro smise per un secondo di respirare, mentre continuava ad essere stupito dalla velocità della mia reazione. Non lasciai che si riprendesse: un colpo di taglio con la mano, dritto al collo, tra la carotide e la clavicola. Un altro colpo, sotto il mento e un calcio alto, che colpì le tempie. Era inebetito, immobile vicino alla mia copia. Forse ero veramente più forte del normale?

Si inginocchiò e sputò, ma non vi fu nessuna tregua.

Feci appogiare le mani a terra alla mia copia, in modo che avesse un sostegno su cui spostare il peso in previsione della prossima mossa: un altro colpo orizzontale a gambe unite contro le tempie e Kakashi venne sbalzato via, di circa cinque metri.

Si alzò e si riprese anche se del sangue cominciava a colare lungo la guancia; tentò di scagliarsi su di me, che ero rimasta ad osservare a distanza ravvicinata, ma la copia corse in mio aiuto (naturalmente pilotata da me) e saltò per tentare di colpirlo, appena sotto l'orecchio, con il gomito.

Kakashi riuscì ad afferrarle il braccio e le tirò un calcio diagonale in pieno stomaco.

La mia sostituta rotolò per qualche istante ma ritornò subito all'attacco; un colpo sotto il mento per far scattare la mascella, uno con il braccio piegato sullo zigomo destro e come colpo di grazia un calcio dal basso verso l'alto contro il fianco sinistro.

Il maestro cadde a terra, col fiatone: “Però, sei migliorata, vedo...”

Tossì e si rimise in posizione di attacco.

Da quel momento lo scontro che all'inizio sembrava una semplice azzuffata, divenne un vero e proprio combattimento.

Il maestro evocò cinque copie ed io feci altrettanto.

Mi avventai su una di loro; bastarono due colpi: bloccai il pugno che aveva appena sferrato e la colpii allo stomaco, si piegò in due, la colpii con una ginocchiata sotto il mento. Scomparve in una nuvola di vapore.

Intanto le mie copie avevano sconfitto due di quelle di Kakashi: ne mancavano altre due e poi avrei affronatato personalmente il maestro.

Ordinai alla mie quattro copie (una si era dissolta combattendo) di attaccare una sola delle copie rimaste al maestro.

Si avventarono su di lei come un branco di lupi affamati, si dissolse quasi subito.

Intanto un altro Kakashi si era tuffato nella mischia. L'ultimo rimasto era quello a cui non importava che le copie venissero sconfitte, tanto avrebbe potuto evocarne delle altre.

“Sensei, ho trovato l'originale. Si prepari! Questa volta non sarà così facile battermi!”

Provai di nuovo quella sensazione; l'adrenalina saliva e il sangue ribolliva all'idea di sferrare calci e pugni, desideravo con tutta me stessa combattere contro il mio rivale.

In quel momento il mio rivale era Kakashi.

Lanciai tre shuriken nella direzione del ninja e saltai verso l'alto. Li schivò con un kunai e saltò anche lui. Sferrai un calcio che lui riuscì a bloccare con l'avambraccio.

Tentai un pugno appena sotto il naso per lasciarlo frastornato, ma invece venni bloccata da una mano del ninja che riuscì a scaraventarmi a terra.

Tentai di girarmi appena prima di toccare il suolo ma riuscii solo a vedere che Kakashi era riuscito a scagliare i miei shuriken e a farli conficcare verticalmente proprio nel punto in cui sarei precipitata; mi schiantai sopra quegli spuntoni aguzzi; sentii il metallo che mi perforava la pelle, i muscoli e che mi scheggiava le ossa della cassa toracica. Urlai. Questo non era niente in confronto al kunai piantato nel fianco. Tentai di rialzarmi e provai a toccarmi la schiena: sentii due degli shuriken. L'adrenalina mi aiutò a sopportare il dolore e così ne afferrai uno e lo estrassi in un solo colpo, come fosse un cerotto. Stavo perdendo troppo tempo; afferrai anche l'altro e mi liberai dal supplizio che stavo provando, anche se continuavo a sentire dolore. Balzai di nuovo verso l'alto, mentre scagliavo due kunai muniti di carta bomba.

Kakashi non riuscì a capire perchè avessi lanciato due bombe che stavano per esplodere, nella stessa direzione in cui mi stavo dirigendo; avrei causato danni anche a me oltre che a lui.

Ben presto avrebbe scoperto il perchè di quel gesto sconsiderato.

Tentò di scansarsi ma lo bloccai, cingendolo con le braccia, appena in tempo per far esplodere le carte bomba.

Il maestro precipitò a terra, mentre la copia che gli avevo scagliato contro scompariva in una nuvola bianca.

Già avevo usato una copia, non era una missione suicida!

Appena dopo aver scagliato i kunai avevo sfruttato l'attimo in cui avevo bloccato Kakashi per evocare una copia che mi prendesse e mi lanciasse via a terra. Precipitò violentemente al suolo; probabilmente si era rotto un piede, ma si rimise in piedi.

Lo scontro sembrava non dovesse finire mai.

Kakashi decise di testare ulteriormente le mie abilità: si spostò sull'acqua. Camminò fino al centro del fiume.

Io non avevo mai provato a camminare sull'acqua ma non avevo intenzione di dargliela vinta.

Sfrecciai verso il mio bersaglio e concentrai il chakra, accumulandolo sotto le piante dei piedi. Ed ecco, mi ritrovai a correre sull'acqua. Non lasciai spazio all'emozione per quella nuova e entusiasmante esperienza, la voglia di battere Kakashi era troppa.

Concentrai il chakra nelle gambe e sferrai prima un calcio frontale che lo fece indietreggiare e scivolare per quasi tre metri, poi un calcio laterale al fianco con tutta la forza che avevo in corpo. Il sensei venne lanciato via e volò fino a quando non lo raggiunsi con uno scatto; mi abbassai e prima che cadesse in acqua, con un altro colpo lo scagliai verso l'alto. Saltai e lo calciai nuovamente al suolo. Precipitò nel fiume.

Non riemergeva. Dopo qualche secondo lo vidi uscire tossendo e cercando di tirarsi su ma, purtroppo per lui, era allo stremo delle forze. Tornò sulla terra ferma e io gli corsi incontro. Era visibilmente affaticato e oltre al sangue e ai graffi, aveva probabilmente anche uno zigomo fratturato e la caviglia rotta, oltre alle bruciature che aveva sulle braccia e sul viso. L'esplosione aveva incenerito per metà la sua giacca.

Nemmeno io ero messa bene: due costole scheggiate, tagli di diverse dimensioni su tutto il corpo, un ustione al braccio (la copia non era stata velocissima a scansarmi lontano dall'esplosione), due o forse tre strappi muscolari alla schiena.

Mi fece cenno di sedermi: “Le tue copie resistono molto di più delle mie, sono più forti e veloci. Hai imparato a confondere il nemico, non sono riuscito a capire in quale momento ti sei fatta sostituire. Riesci a concentrare il chakra e a usarlo perfettemente. Hai una mira quasi perfetta e sai pianificare l'attacco e la tua resistenza è notevolmente aumentata in questi giorni. E' sorprendente quanto sia immenso il tuo potenziale. Stai diventando un ninja a tutti gli effetti. Quando te ne sei andata la prima volta, eri a questo livello. Domani ti insegnerò alcune tecniche base, che per te risulteranno semplici da apprendere e quando le avrai imparate non dovrei fare altro che svilupparle e perfezionarle per arrivare a padroneggiare tecniche più ccomplicate come la tecnica del drago acquatico o il rasen shuriken.”

Ero a dir poco entusiasta. Nel mio mondo non ero mai stata particolarmente potente, invece qui lo ero, eccome! Ero speciale.... Avrei potuto proteggere le persone che amavo, avrei potuto combattere al fianco di veri ninja. Non sarei più stata la ragazza che non poteva far altro che essere difesa.

Finalmente sarei stata io a difendere gli altri.

Kakashi mi sorprese di nuovo: “Hai notato che non ti seve l'imposizione delle mani per la moltiplicazione del corpo? E' una qualità in più che ti distingue. Cerca di sfruttarla al meglio.”

Eravamo stati presi così tanto dall'allenamento che non ci eravamo accorti di aver saltato il pranzo.

Ma ormai era quasi sera, non potevamo far altro che cenare.

Il mio stomaco chiedeva pietà, emettendo continui gorgoglii.

“E' ora di andare a mangiare. Domani verrò a svegliarti alle 4 e quindi devi andare a dormire presto”

“Siii, certo, alle 4. Sarai puntuale come al solito, non è vero? Eheh..” pensai, mentre sogghignavo.

Quella sera non andammo da Ichiraku, ma ci recammo in un locale dove si mangiava della carne alla brace squisita. Prima di andare a mangiare, per non intimorire gli altri clienti del locale, curai i tagli, le ustioni e la frattura al piede del maestro. Riuscii anche e curare la mia schiena, nonostante la difficoltà nel raggiungere con le mani la zona lesa.

Dopo aver mangiato (fino quasi a scoppiare) tornai a casa da sola.

Nel villaggio regnava il silenzio; tutti erano nelle loro case, che si godevano la cena.

Le ombre erano l'unica compagnia che avevo in quel momento, i miei passi l'unico suono in tutta Konoha, la mia mente annebbiata a causa del combattimento.

Sentivo la mancanza delle mie amiche, avevo paura che fossero in pericolo, anche se non ero ancora riuscita a ricordare i loro volti. Arrivata alla magione, non mi recai subito in camera. Prima volevo fare qualcosa che avevo sempre desiderato fare.

Corsi verso la parete degli eroi e mi arrampicai (con l'aiuto del chakra, ovviamente!).

Arrivata in cima mi sedetti sulla testa del Quarto Hokage.

Rimasi ad osservare la quiete che regnava nel villaggio. Migliaia di vite, in quel luogo, si erano incontrate e intrecciate, erano nate amicizie, amori, legami.... La luna mi fece ricordare il flash della sera prima e mi sentii coccolata da quel pensiero.

Durante quegli istanti mi sentii parte di quel piccolo universo. Mi sentii rassicurata.

Dopo forse un'ora, scesi e mi recai in camera.

Ero sdraiata sul letto quando ripresi a pensare, così, per caso, al mio incubo, quello che mi aveva tormentata la notte prima. Speravo non tornasse a farmi visita anche quella sera, ma se lo avesse fatto, se il decacoda fosse venuto a cercarmi di nuovo, sarei stata pronta.

Questa volta avrei difeso i miei sogni. Non gli avrei permesso di distruggerli. 

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Capitolo 14
*** POV Miky... Allenamenti, confidenze e sorprese! ***


POV Miky...Allenamenti, confidenze e sorprese!
 
Aprii gli occhi alle prime luci del mattino, col cantare allegro degli uccellini e le farfalline che mi si appoggiavano sui capelli… NO scherzo, venni svegliata da un bussare continuo e assordante alla porta. Andai ad aprire silenziosamente, trovandomi per buon giorno un pugno sul petto. "Ahi!" Esclamai io piegandomi e tenendomi la parte colpita. Alzai gli occhi, per incrociarli con il possessore del "buon giorno". Due occhioni nocciola mi guardavano fissi, Sasori era in piedi vicino a me. "Detesto aspettare, la prossima volta mettici di meno a svegliarti!" Eh!? Questo di primo mattino mi diceva che dovevo svegliarmi più in fretta!? Ma siamo matti!? Stavo per cominciare a urlargli contro, quando fui interrotta dall'arrivo di Kisame. "Giorno! Dovevo solo dirti che Tobi, ehm, Madara, scusate non sono ancora abituato a chiamarlo così, ehehehe, comunque ti vuole giù, ha detto di specificare SUBITO!" Disse sorridendo l'uomo-squalo. E allora, ancora assonnata, risposi: "Ancora!? Va be' arrivo subito, mi cambio e sono giù." E così mi rinfilai nella mia stanza e mi buttai addosso il mio solito completo, per poi scendere in fretta e furia.
"Alla buon ora". "Scusami, ma ero stravolta da ieri Madara" mi scusai io, stando attenta a non chiamarlo con il suo vero nome, di certo non volevo creare un bel pasticcio! "Andiamo." E come al solito mi condusse fuori dal covo per cominciare il mio allenamento. Mi allenò anche questa volta fino allo sfinimento. Quando il marchio cominciava a raggiungere una estensione abbastanza ampia ci fermavamo un po', per farlo retrocedere e recuperare chakra e poi si continuava. Mi disse che dovevo utilizzare questo metodo anche in combattimento, se capivo di utilizzare troppo chakra, dovevo prendere tempo, utilizzare il corpo a corpo o scansare i colpi senza attaccare, facendo in modo di far retrocedere il segno.
Ora mancavano solo due giorni e poi si sarebbe scesi in campo.
Mi faceva uno strano effetto pensarci. Io avevo sempre odiato le lotte, il dolore, il sangue. La mia idea era che non si sarebbe mai dovuto fare la guerra, per professare la pace, ma ora mi ci trovavo immischiata fino alla punta dei capelli.
Mentre facevo questi pensieri paravo un colpo, un'altro, schivavo. Eravamo passati alla lotta corpo a corpo. Mi soffermai un attimo, e mi distrassi. Un pungo mi prese in pieno e un volo di qualche metro mi fece schiantare contro un tronco. "Devi sare concentrata, SEMPRE! Non ti puoi permettere distrazioni, non ora!" Io non dissi niente. Capii e a testa bassa annuii e continuai l'allenamento.
Calci, pugni, ora si passava alle tecniche. Stavamo instaurando un vero e proprio combattimento. Ogni volta che mi allenavo, la mia forza e le mie capacità aumentavano, ogni colpo che incassavo diventavo più potente, ma oggi proprio non riuscivo a concentrarmi, troppi pensieri mi ronzavano per la testa senza darmi tregua.
"Ora basta. Non sei abbastanza concentrata. Vai a pranzare e poi torna qui, vedi di metterci più impegno!" Mi sgridò lui. Io non riuscii neanche a prendermela, abbassai la testa e senza dire una parola mi avviai lontana da li, ma non andai in cucina, bensì mi sedetti sotto un albero e poggiai la testa alle ginocchia, dando sfogo a tutti i miei tormenti.
Tra le tante cose a cui pensai c'erano anche le mie amiche. Pochi giorni che non le vedevo e già mi mancavano da morire. Ma la cosa che mi faceva stare peggio era che non mi ricordavo niente di loro, se non la loro esistenza. Stavo pensando di essermele solo immaginate, ma non potevo perdere la speranza così, dovevo crederci, continuare a farlo fino a quando le avrei riviste. Già, perché io le avrei riviste… davvero? Davvero sarebbe successo? Chissà se sarei mai ritornata a casa… non mi avevano mai accennato niente di tutto questo. E io non sapevo niente, e mi sentivo sempre più spaesata. Delle lacrime cominciarono a scendermi lente e facendosi strada lungo il mio viso, mi salarono le labbra. Mi sentivo così sperduta e sola. Può essere tanto grande il mondo per una persona?
"Posso sedermi?" Io mi asciugai di fretta le lacrime e alzai il volto. Mi stupii quando vidi a chi appartenevano quelle parole. Sasuke Uchiha aveva usato un tono non-freddo, perché qualsiasi altro aggettivo era azzardato con lui, e ora si stava sedendo vicino a me.
Si girò piano e mi guardò fisso. "Cos'hai?" "Niente" risposi io, girando i di scatto, nascondendo gli occhi arrossati. "Va bene…" Accettò la mia risposta e rimase in silenzio. Io vicino a lui non interruppi questo momento di pace che si era creata, e senza che me ne accorgessi mi ritrovai a osservarlo. Il bel profilo, gli occhi profondi, di qualcuno che aveva sofferto tanto, la linea del naso e degli zigomi, perfetta… mi voltai di scatto. Ma che cosa andavo a pensare?! E così nascosi nuovamente il tra le braccia, appoggiando la fronte alle ginocchia strette al petto. Sentii lui che si muoveva, e allora sollevai lo sguardo con fare interrogativo. "Ti avevo promesso che ci saremmo battuti ancora, sei molto migliorata, quindi non vedo momento migliore di metterti alla prova." Ghignò il ragazzo, come sempre incredibilmente sicuro di sè. Io sbarrai gli occhi memore dello scontro precedente. "Seguimi." Si girò e scattò in un secondo. Senza pensare lo stavo già seguendo. Gli allenamenti mi avevano potenziata moltissimo.
Ora avrei avuto la mia vendetta.
Si fermò. Nel mezzo della boscaglia fitta, si estendeva una piccola radura, a fianco di un ruscello. Il luogo era perfetto. "Pronta?" "Sempre più di te" E dopo questo scambio di battute, lo scontro cominciò.
Io lo provai ad attaccare, ma lui, con un gesto fulmineo mi bloccò con la katana, facendomi saltare in dietro, per evitare di essere colpita. Estrassi velocemente due kunai e risaltai all'agguato. Anche sta volta bloccò il mio attacco e quando i due ferri sfregarono fra di loro, scintille partirono in tutte le direzioni, mentre il suono graffiante delle lame si infrangeva nell'aria. Continuammo a combattere con le armi, fino a quando lui, con un gesto preciso e calcolato fece partire via i miei kunai e mi puntò la katana alla gola.
Io sorrisi. "Pensi davvero che sia così facile da battere?" Il suo sorriso sicuro si incrinò di un poco. Bloccai la spada, e con il Kidori tentai di colpirlo, solo che, padroneggiando anch'esso questa tecnica, riuscì a fermarla prima che lo prendesse in pieno, con il risultato che entrambi fummo scagliati qualche metro più in la, cozzando contro il terreno freddo. Mi alzai di scatto, allenata da Tobi a sopportare il dolore e la fatica, e aiutata dal mio potere ad essere più veloce e agile, mi avventai contro di lui tentando di colpirlo alla nuca, ma lui, anche se ancora accasciato per terra mi bloccò e ribaltò la situazione. I nostri sguardi si incrociarono e io, sempre senza smettere di guardarlo, tentai di farlo cadere tirandogli un calcio in orizzontale contro le ginocchia. Il colpo andò a segno, anche se lui non cadde, barcollò. Nonostante tutto, riuscì a tirarmi delle carte bomba che io evitai, lanciandomi da una parte e rotolando per terra prima che esplodessero.
Mentre mi rialzavo lo guardai. Ora non sorrideva più. Il viso concentrato era affaticato. Aveva tagli, lividi e graffi un po' per tutto il corpo e del fiatone incrinava il suo respiro lento. Di certo non si immaginava quanto fossi diventata forte. Mi ritrovai a sorridere, soddisfatta di me. E lo scontro continuò.
Provai a colpirlo al torace e allo stomaco, ma blocco entrambi i miei colpi, poiché con lo sharingan riuscì a prevedere le mie mosse, ma io non mi diedi per vinta, lo colpii al fianco con una ginocchiata e lui, preso alla sprovvista si piego in due. Con le mani unite lo colpii in piena testa, facendolo cadere a terra, ma poco prima di colpire il suolo spostò il peso su un braccio, evitando lo schianto, e continuò, tirandomi un pugno sullo zigomo che mi fece sbalzare via. Mi rialzai lo stesso. Questa volta avrei vinto io.
Gli tirai degli shuriken, ma lui li evitò sempre con quella stramaledetta katana, che stava cominciando seriamente a starmi sul culo, e cominciò a corrermi incontro tentando di colpirmi con la tecnica della Palla di Fuoco Suprema, ma io mi scansai e per un pelo la evitai, risparmiandomi una morte dolorosa. A questo punto nessuno dei due stava più scherzando, lo scontro era diventato una vera e propria battaglia. Gli bloccai le mani con le ginocchia unite e lo colpii sotto al mento, feci una capriola all'indietro per allontanarmi da un suo possibile contrattacco e mi misi nuovamente in posizione d'attacco. Lui sembrò sorpreso, e mi si avvicinò ancora ammaccato dal colpo, ma cominciò una serie di attacchi e difese senza esclusione di colpi. Fino a quando, con una gomitata alla schiena mi fece barcollare, e con una ginocchiata in piena faccia mi stese.
Tentai di alzarmi, ma lui, più svelto si piegò su di me, e mi appoggiò la katana alla gola. Sorrise compiaciuto, anche se dolorante dai colpi subiti. Io non resistetti più e scoppiai in una risata liberatoria. "Ops!" Fu l'unica cosa che dissi prima che io, o meglio, la mia coppia scomparisse in una nuvoletta di fumo bianco. La vera me, uscita dagli alberi in cui ero stata rintanata tutto il tempo, lasciando che la coppia combattesse al posto mio per depistare l'avversario, gli si parò dietro. "Ho vinto io Uchiha!" Gli sussurrai all'orecchio, mentre con una mano gli tenevo il petto premendo la sua schiena contro di me, e con l'altra afferravo un kunai, facendolo scivolare lentamente sulla pelle della sua gola, candida e perfetta. Sentii la sua guancia contrarsi in un sorriso furbo, e lentamente si girò dentro la mia stretta. Io rimasi ferma, senza riuscire a capire cosa volesse fare, fino a quando si girò, i nostri nasi si sfioravano e io sentivo il suo respiro scivolarmi sulle guance. Improvvisamente appoggiò le sue labbra sulle mie, in un dolce e rapido bacio. Io rimasi ferma, con gli occhi sbarrati e mollai la stretta delle mani, facendo scivolare per terra l'arma e lasciandole ricadere con poca grazia lungo i fianchi. Si staccò e mi guardò negli occhi, senza l'ombra di un sorriso, poi si girò e sparì, come era suo solito fare.
Rimasi li imbambolata, senza capire cose e soprattutto il perché di quello che era successo. Senti un frusciare di foglie dietro di me e mi voltai veloce, pensando che fosse lui per darmi risposte, ma una maschera arancione comparve da dietro un ramo. "Ho seguito il combattimento. Hai vinto anche contro Sasuke, ora sei pronta. Hai finito gli allenamenti. Domani i eserciterai come meglio credi, ma io non ho più niente da insegnarti. Complimenti." E anche lui sparì, come l'altro Uchiha, e io rimasi ancora ferma, con le labbra socchiuse e le gote arrossate, aveva visto tutto? Allora anche quello…
UCHIHA SASUKE, QUESTA NON TE LA PERDONO! Mai e poi mai prendersi gioco di me!
 

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Capitolo 15
*** POV Alex... Mostri bianchi prima della guerra. ***


POV Alex...MOSTRI BIANCHI PRIMA DELLA GUERRA
 
“Alex! In piedi! Muoviti e vieni subito alla porta principale! Ti aspetto
lì!”
Queste parole bastarono per farmi scattare in piedi e a farmi vestire in
fretta; rimasi con gli occhi chiusi fino a quando non mi ritrovai fuori dalla
porta, nel corridoio.
Corsi più veloce che potevo. Se Kakashi era venuto a svegliarmi e si era
precipitato all'ingresso di Konoha senza aspettarmi doveva esserci un motivo. E
dal tono che aveva usato, non era sicuramente qualcosa di buono.
Mi affrettai, era agitata e curiosa di sapere cosa stesse accadendo. Il dolore
di quella notte se ne era andato, finalmente. Le mie gambe e le mie braccia
avevano ripreso ad obbedirmi e ad essere efficienti, come mi aspettavo
fossero.
Puntai i piedi per fermarmi ma rischiai comunque di cadere addosso al maestro:
“Per fortuna hai fatto in fretta. Abbiamo un problema, ma con il tuo aiuto sarà
tutto risolto per mezzogiorno”
Dimmi cosa succede, perchè mi hai chiamato? Parla!! Continuavo a pensare.
“Zetsu bianchi. Si sono infiltrati a Konoha ma nessuno dei nostri ninja è
riuscito ad individuarli. Sono stati rilevati dalla nostra barriera ma grazie
alle loro capacità devono essersi nascosti nel terreno o nei muri prima di
essere visti. Temiamo che stiano cercando di sabotarci per obbligare l'Hokage
ad abbandonare il campo di battaglia e a fare ritorno qui. Inoltre non possiamo
permettere che ti riconoscano e cerchino i rotoli per richiamarti e impedirti
di combattere”
Strinsi i pugni fino a quasi ferirmi con le unghie: “Non riusciranno a fare
proprio un bel niente! Dimmi il piano e al resto penserò io.”
Non mi avrebbero impedito di combattere, poco ma sicuro.
“Non farti prendere dall'entusiasmo. Non ci sono molti ninja qui al villaggio
perchè la maggior parte sono stati inviati in guerra. Alcuni sono stati già
informati e stanno sorvegliando i rotoli della tua tecnica di richiamo. Gli
altri ci avvertiranno non appena riusciranno ad individuare gli zetsu. Devi
setacciare il villaggio in cerca di quei mostri e distruggerli. Probabilmente
st...”
Venne interrotto dal boato di un'esplosione avvenuta poco lontano dalla
magione. Maledetti zetsu.
Senza neanche guardarci, iniziammo a correre verso la colonna di fumo e
l'odore di bruciato impregnava già l'aria.
Brivido. Fitta al cervello. Buio.
 
“Devi stare attenta o rischi di farti molto male”
Kakashi mi guardava e mi aiutò a sollevarmi. Avevo un'ustione sul braccio.
Sentivo puzza di carne bruciata, la mia carne.
“Basta, non ho intenzione di andare avanti a combattere contro questa nullità.
Non mi è di alcun aiuto.” La voce proveniva da un ragazzino con i capelli neri,
gli occhi pieni di buio e tristezza.
Sasuke, pallone gonfiato. Quella frase mi fece impazzire. Mi avventai su di
lui e gli sferrai un pugno impregnato di chakra in piena faccia. Non se lo
aspettava e il risultato furono 4 metri di volo all'indietro e una fragorosa
caduta. E ora chi è la “nullità”?
L'ustione bruciava, ma non ci diedi molta importanza. Probabilmente mi aveva
sfiorato con la palla di fuoco suprema.
“Non volevo farti male, ecco perchè non ho parato il colpo...” disse mentre si
rialzava.
“Non ho bisogno che tu ti trattenga! Non mi serve a niente combattere contro
un mollaccione!”
Questo lo fece arrabbiare.
Kakashi interruppe il nostro battibecco: “Basta! Riprendete l'allenamento!”
“Ehi! Siamo tornati con il pranzo!!” Mi girai e vidi una ragazzina esile con i
capelli rosa, stava sorridendo e portava con sé una sacchetto.
“Non vedo l'ora di mangiare il ramen di Ichiraku!!” Di nuovo quella voce e
quel ciuffo biondo.
Sul viso, ancora una volta confuso, spiccava un sorriso inconfondibile.
 
Riaprii gli occhi. Il dolore era sparito anche se avevo la vista offuscata.
“Rialzati! Non possiamo perdere tempo!” Era il maestro, impaziente.
Mi rimisi a correre, prima di capire cosa fosse successo. Ah, un altro flash.
Quel bambino non poteva essere altro che, lui.
Ma non avevo un ricordo preciso, non lo sentivo come un mio amico o come
qualcuno che conoscevo. Tutti gli altri, il villaggio, loro sì che mi erano
famigliari. Ma lui, non mi diceva nulla.
Arrivammo sul luogo dell'esplosione. Lo vidi: una sagoma bianca si intravedeva
attraverso il fumo.
Mi lanciai in mezzo a quella nebbia torbida. Tirai fuori un kunai e lo
trapassai, all'altezza del cuore. Cadde a terra esanime. Sentii qualcuno alle
mie spalle, appena in tempo per evitare un calcio orizzontale diretto alle
tempie. Non erano veloci e nemmeno resistenti.
Lo colpii allo stomaco e gli lacerai il torace. Lo spinsi via con un calcio.
Altri due mi piombarono addosso dall'alto. Mi scansai lasciando dietro di me
delle carte bomba. Ci caddero sopra e vennero letteralmente inceneriti. Un
altro stava correndo verso di me. Ora riuscivo a vederlo perfettamente, il fumo
si era diradato. Venni afferrata da dietro da un altro di quei “cosi”. Mi
bloccò le braccia e quello davanti a me mi strappò di mano il kunai. Appena
prima che mi conficcasse la lama sotto il mento, colpii il ginocchio dello
zetsu che mi teneva ferma, facendolo cadere. Fu lui ad essere colpito. Il kunai
lo infilzò in mezzo agli occhi. Mi liberai dalla presa dello zetsu morto e
bloccai le mani a quello che rimaneva. Gli tirai una ginocchiata allo stomaco e
gli girai il polso. Lasciò andare l'arma che mi affrettai a recuperare e,
tenendolo fermo per una spalla, lo trafissi. Mi scivolò addosso e si accasciò a
terra. Pensando di averli uccisi tutti, mi allontanai.
Non mi accorsi che l'ultimo zetsu mi aveva attaccato addosso una carta bomba.
La vidi illuminarsi e tentai di staccarla, ma l'esplosione riuscì a ferirmi.
Venni sbalzata contro un muro: Braccio destro completamente ustionato; guanti
polverizzati e capelli anneriti.
Riuscii a non urlare e mi curai immediatamente.
Alzai lo sguardo e vidi due mostri corrermi incontro. Mi alzai e saltai,
riuscendo a colpirne uno con un calcio in faccia, mentre l'altro lo uccisi con
un rasengan.
Venni afferrata per le braccia e le gambe. Non riuscivo a muovermi.
“Guarda, questo è lo stesso simbolo della prescelta. Ma non è possibile che ce
ne siano due!”
“Dobbiamo informare il capo!”
Mi resi conto solo allora che il mio simbolo era ben visibile. Mi avevano
scoperta.
Ma cosa significava che “era il simbolo della prescelta”? Certo che lo era:
ero io la prescelta; a meno che non ci fosse un'altra proveniente dal mio
mondo... Le mie amiche! Erano lì anche loro?!
Kakashi arrivò appena in tempo e colpì uno dei due zetsu con un chidori.
L'altro riuscì a scappare.
“Spero tu stia bene perchè ne abbiamo ancora tre da uccidere!”
Smisi di pensare a cosa intendessero quei due mostri.
Ne vidi uno sbucare fuori da un muro, lo colpii ad uno zigomo e, presolo per
le spalle, lo lanciai contro un muro. Prima che si riprendesse, lo colpii con
un chidori in pieno petto.
Setacciammo l'intero villaggio, ma degli ultimi due zetsu neanche l'ombra.
“Abbiamo fallito ma almeno se ne sono andati. La barriera non rivela più
estranei.”
Mi feci coraggio. “Ehm, Kakashi, è successa una cosa, ehm, spiacevole...”
“Parla!” Mi si gelò il sangue. Deglutii lentamente.
“I guanti si sono bruciati, e-e poi gli zetsu mi hanno afferrato e hanno visto
il simbolo, ma non ho potuto fare nulla, non me ne sono accorta e-e penso
abbiano scoperto chi sono...!”
Abbassai lo sguardo.
“Ti avevo avvertita! Bah, non importa. Non sono riusciti a scoprire la tecnica
quindi non possono richiamarti. Non avremo l'effetto sorpresa, tutto qui.”
Era sollevata.
Pranzammo e passammo il pomeriggio ad allenarci.
Dopo un estenuante corpo a corpo, mi disse: “Sei pronta. Non ho più niente da
insegnarti. D'ora in poi dovrai cavartela da sola.”
Quelle parole mi intimorirono, anche se mi ero preparata ad affrontare Obito e
Madara, l'unica cosa che rimaneva da fare era affrontarli veramente. Avevo già
vissuto parte della battaglia contro di loro, quindi ero avvantaggiata. Il
problema era che l'avevo vissuta dall'altra parte del manga, comodamente seduta
sul divano.
Stavo per andarmene, quando Kakshi mi sorprese: “Aspetta un attimo! Dove credi
di andare! Non penserai che si concluda così il nostro ultimo allenamento? Ho
un regalo per te...”
Cosa stava tramando?
Attivò la moltiplicazione del corpo e, in una nebbia bianca, apparvero tre
ninja che non mi erano nuovi: Tsunade, Neji Hyuga e Gaara del Deserto.
Il maestro non aveva le idee chiare sul concetto di “regalo”.
“Sconfiggili e sarò certo che sei pronta.”
Aveva scelto tre ninja decisamente “deboli”. Ero nei guai.
Non mi lasciarono respirare un attimo: mentre Tsunade tentava di colpirmi con
raffiche di pugni e calci carichi di chakra, Neji provava a bloccarmi il flusso
di chakra e Gaara mi stritolava con la sua sabbia.
Mpf, accidenti.
Mi organizzai: misi fuori gioco le mani di Neji con un rasen shuriken, attirai
Gaara sull'acqua e resi inutilizzabile la sua sabbia con un drago acquatico.
Mancava solo Tsunade. Tentò di colpirmi con un pugno, lo evitai e l'impatto
con il terreno provocò una voragine; scagliai una decina di kunai muniti di
carte bomba in direzione della fossa.
In aria, alzai lo sguardo e mi ritrovai un suo piede a un palmo dal naso. La
afferrai e la scaraventai al suolo, nella voragine. Non si accorse che era
piena di carte bomba. Esplose.
Atterrai a pochi metri dal enorme fossa e mi avventai su Neji, colpendolo con
un rasengan superiore. Venne lanciato oltre il fiume e andò a sbattere contro
un albero. La copia si dissolse.
Gaara intanto provava a ricreare della sabbia. Lo circondai con dieci copie.
Non ebbe scampo.
Mentre riprendevo fiato, Kakashi mi guardava da lontano, appoggiato ad un
albero.
Si scostò e iniziò ad avvicinarsi.
“Bene. Naturalmente quelle copie non erano forti come gli originali, ma le hai
battute in breve tempo quindi posso pensare che tu sia pronta. Manca solo una
cosa...”
No, un altro regalo dei suoi NO!
Stavo già sbuffando, quando il maestro, che ormai mi aveva raggiunta, mi prese
il braccio e legò appena sotto la spalla qualcosa che non riconobbi subito. Si
spostò.
“Ora sei a tutti gli effetti una ninja. Anche se non hai frequentato
l'Accademia e non hai passato nessun esame, sei comunque all'altezza di portare
questo nome.”
Non smettevo di fissarmi il braccio.
Il coprifronte, reinventato per adattarsi al mio braccio, con inciso il
simbolo dell'Alleanza Ninja; mi faceva uno strano effetto vedermelo indosso.
“Domani partiremo all'alba. Per arrivare all'accampamento impiegheremo circa
due giorni di cammino. Fatti trovare pronta.”
Se ne andò e mi lasciò a rimirare il mio nuovo coprifronte.
Euforica, tornai alla magione. Kakashi si era preoccupato di farmi arrivare
uno zaino con tutto l'occorrente per il viaggio. Lo scostai e mi sedetti sul
letto.
Non avevo fame quella sera, quindi mi misi subito sotto le coperte.
Non mi tolsi la fascia neanche per dormire.
Tra un sorriso e l'altro, mi tornò in mente il flash di quella mattina.
Quello, quel ragazzino che avevo visto per due volte nei miei ricordi, era
Naruto Uzumaki, non c'erano dubbi.
Soltanto, non mi ricordavo di averlo mai incontrato.
Provai una sensazione strana: la felicità per essere finalmente considerata
una ninja e la malinconia più totale per non riconoscere il mio idolo come
amico, si contrastavano.
Le sentivo fare a botte nel mio stomaco. Mi venne la nausea. Per fortuna,
avevo la pancia vuota.
Sprofondai nel cuscino mentre le tenebre invadevano i miei occhi.
Prima di addormentarmi, sperai con tutte le mie forze che almeno Naruto si
fosse ricordato di me.

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Capitolo 16
*** POV Miky... Save me, because I love you! ***


POV Miky...Save me… because I love you.
 
Mi svegliai agitata… probabilmente non avevo dormito bene. Mi stiracchiai le ossa, ancora intorpidite dalla notte passata. Mi guardai intorno… ero ancora lì, nella mia stanza. Chissà per quanto sarebbe rimasta ancora mia? Domani sarà il "gran giorno" se così si può definire l'inizio di una guerra. Mi venne in mente l'Iliade, dove Andromaca voleva impedire a Ettore di partire, ma lui lo fece lo stesso… stupido… chi può preferire il dolore e la distruzione all'amore di una famiglia, il caldo confortante della vita, sottratto dal freddo abisso della morte?
Chi sarebbe stata la mia Andromaca? Ci sarebbe stato qualcuno che voleva impedirmi di partire, che teneva a me e aveva paura per la mia incolumità? Questa fredda verità mi colse all'improvviso. No, la risposta era no.
Ettore questa volta sarebbe partito senza nessuno che avrebbe tentato di fermarlo, verso il massacro.
Una lacrima scese giù lenta, ancora una… stavo davvero diventando una lagna! Non avevo mai pianto tanto in vita mia… Nonostante tutto non riuscivo ad essere arrabbiata con loro.
Per quanto io potessi essere solo la loro arma, loro avevano dimostrato di volermi bene, di aiutarmi… questa settimana ero stata benissimo, avevo trovato il mio migliore amico e tanti altri, con cui avevo riso, scherzato ma anche faticato per raggiungere risultati che non mi sarei mai immaginata. Scacciai con rabbia la lacrima, mi sfregai gli occhi con le mani e sorrisi. Non li avrei mai abbandonati, avrei fatto di tutto per loro! Sarei stata la loro ancora, li avrei tirati fuori dal loro oblio, perché loro erano miei amici, e io non avrei permesso che nessuno gli faccia del male!
Mi alzai con foga, rischiando di franare per terra, ed ecco che il momento sentimentale era belle che rovinato. Amen, dopo un po' diventa pesante essere sempre li a fare grandi discorsi! Veloce mi vestii e scesi giù dalle scale come una furia. Questo poteva essere il mio ultimo giorno e l'avrei vissuto al meglio!
Volai in cucina, dove afferrai un padellino e un po' di latte, la mia colazione non l'avrei saltata per nulla al mondo. Canticchiando lasciai che il latte bollisse, e mentre mi girai notai che non ero la sola in cucina. "Come mai così felice?" Kakuzu mi guardava scocciato dal tavolo della cucina, su cui si era appostato a contare i suoi soldi. "Non ne ho idea! Vuoi assaggiare?" Chiesi io sorridendo al "tirchio di famiglia" prendendomi come risposte solo un "Tsk!". Va be', ci avrebbe smenato lui, quindi presi una tazza e ci versai dentro il mio latte. Ora che ci pensavo non avevo mai visto i ragazzi fare colazione… chissà cosa mangiavano?
Mentre sorseggiavo la mia bevanda calda uscii dal covo. Vicino all'ingresso si trovavano Tobi e Zetsu che parlottavano a vicenda. D'impulso feci un passo indietro per uscire dalla loro visuale. "Vieni fuori prescelta! Ho sentito il tuo chakra, lo so che sei qui". Bella li! Mi aveva beccato subito,così uscii con calma dal mio nascondiglio improvvisato con più calma possibile in modo da non mostrare di essere stata presa con le mani nel sacco. Sorrisi a Obito, mentre rivolsi una smorfia a Zetsu, che mi stava facendo la radiografia ghignando. "Non c'è bisogno che tu ti nasconda, quello che mi stava dicendo Zetsu coinvolge anche te." Continuò il capo, e la mia espressione divenne improvvisamente seria. "Stava dicendo che la nuova forza avversaria, ha anch'essa il simbolo, ciò vuol dire che anche lei è stata richiamata dal tuo mondo." Cosa? Qualcun altro che veniva dal mio mondo? Doveva essere una mia amica… un flash improvviso. Rividi il bagno della stazione, le foglie, e una folata di capelli biondi davanti a me.
Riaprii gli occhi. Ero per terra, a gattoni sull'erba ancora umida di rugiada, e in fianco a me, i cocci rimanenti della mia tazza, e il liquido bianco che scivolava in una macchia scomposta. Doveva essere lei allora l'altra prescelta! Già eravamo state richiamate insieme, solo che ci siamo divise durante il viaggio!
Obito si era avvicinato a me e mi sollevò il viso, per far incontrare i nostri occhi, o meglio i miei e il suo. "Hai ricordato qualcosa?" "Si, anche un'altra è venuta qui con me, deve essere lei." Lui mollò il mio viso e si alzò di scatto. "Questo è un imprevisto! Ora che ci sono due prescelte in circolazione, sarà più difficile batterli. Ma noi ce la faremo, tu sei molto potente, riuscirai a batterla lo stesso. Non ne ho dubbi" E con questo se ne andò, lasciandomi seduta per terra con gli occhi sgranati. Non ce l'avrei fatta a batterla, no… non solo perché non le avrei mai fatto del male, ma anche perché lei aveva una grande forza e decisione di carattere. Non l'avrei mai battuta. Probabilmente, se avessimo dovuto combattere, nessuna avrebbe vinto, nessuna avrebbe superato l'altra.
Mi alzai lentamente e mi diressi nel fitto del bosco, ancora tra i miei pensieri, guardando l'erba che si schiacciava sotto hai miei passi leggeri. Alcuni fiori selvatici si muovevano scossi dal venticello leggero, così mi piegai e sfiorai i petali… alzai lo sguardo.
Degli uccelli volavano in circolo, tranquilli. Quanto avrei voluto avere le ali, poter volare libera col vento tra i capelli, lontana da tutto, da tutti, dai problemi. Mi alzai con calma dalla mia posizione. Flessi le gambe e spiccai un salto sul ramo dell'albero che stava vicino a me. Mi guardai intorno, chiusi gli occhi assaporando il gusto dell'aria e poi saltai ancora, da un ramo a quello della pianta accanto, fino a quando non arrivai alla fine della radura. Scesi con cautela dalla mia posizione, appoggiandomi al tronco. Davanti a me si stagliava una strada sterrata, momentaneamente deserta. Scivolai via dalla mia posizione, e cominciai a scendere la viottola che probabilmente avrebbe portato a un villaggio… nessuno era in giro ma io mi sentivo lo stesso una predatrice. Nessuno di loro sarebbe stato al mio livello, ma io non avrei voluto battere nessuno, allontanarmi da tutto e tutti, lasciare il mio peso ad altri, ma conoscendomi sapevo che non l'avrei fatto.
Ero arrivata all'ingresso di un villaggio piccolo e sconosciuto, meglio avrei rischiato di meno. Entrai indisturbata, non ci dovevano essere molti controlli, probabilmente era un paese pacifico. Un po' di gente girava per le strade indaffarata senza degnarmi di uno sguardo e io mi sedetti su un muretto, con le gambe a penzoloni giù, mentre guardavo rilassata i volti della gente accanto a me.
Erano così tranquili loro, quanto li invidiavo!
All'improvviso un odore di pane fresco mi solleticò il naso, portato dal venticello leggero. Scesi con un saltino da lì e mi avvicinai alla panetteria da cui proveniva l'odore e osservai dal vetro il piccolo locale. Era ristretto, in legno scuro, la sua riservatezza mi infondeva un senso di calore e famigliarità. Non mi sembrava neanche di essere nel mondo ninja.
Li accanto si trovava un negozio di dolci, spostai il volto in direzione della mia nuova meta e con passo felpato mi avvicinai. Ero così vicina alla porta quando qualcuno mi mise una mano sulla spalla, i miei riflessi fecero il dovuto. Bloccai il suo polso, e repentina scivolai dietro di lui, tendendogli il braccio immobilizzato, mentre con l'altra mano, impugnando un kunai, lo tenevo premuto in direzione della gola.
Due occhi profondi e neri mi osservavano seri. Feci un balzo indietro, allontanandomi come se mi fossi scottata, ma quando vidi che le pozze d'ossidiana appartenevano a Itachi, mi calmai. Sorrisi ritirando il kunai, e lo guardai. "Nervosetta?" Mi disse lui, io sorrisi ancora imbarazzata e cambiai discorso. "Come mai sei qui?" "Non sapevamo dove eri finita, sei sparita così senza preavviso." Io mi guardai i piedi, aveva ragione, ma io avevo bisogno di allontanarmi da quelle oppressioni, avevo bisogno della mia libertà.
Mi si annebbiò la vista e mi cedettero le gambe, feci in tempo a sentire il braccio del ragazzo scivolare veloce sulla mia vita per sostenermi e poi il buio.
Ero su un treno, i campi scivolavano veloci fuori dal mio finestrino. "Sai una cosa?" "No, dimmi…" "Come per te il tuo grande ideale è non arrendersi mai, per me è essere libera, non potrei vivere senza essa, è la mia linfa vitale, mi scorre nelle vene." Una risata sommessa. "Lo so, se no perché ti chiamerei Jiyu?" Mi girai lentamente, spostando lo sguardo dal finestrino alla proprietaria della voce. Appena prima che riuscissi a vederla, tutto cominciò a vorticare e si sfumò, fino a ritornare al buio e poi alla luce confusa del giorno.
Mi guardai intorno, non mi trovavo più nel piccolo villaggio, ero di nuovo nel verde della foresta. Sentivo l'erba sotto al corpo e la testa poggiava sulle mani del ragazzo che mi guardava preoccupato. "Cos'è successo?" "Un altro flash, oggi proprio non mi danno tregua eh!" Risposi io ridacchiando per alleggerire la tensione, ma lui non sembrava dell'idea. "Tranquillo, è tutto a posto. Sto ricordando le mie vecchie amiche. Da quando Tobi me ne ha parlato mi stanno venendo in mente delle immagini e delle parole." Mi sollevai e lui mi posò le mani sulla schiena per aiutarmi a rialzarmi. Io gli sorrisi riconoscente, ancora. "Ho paura Itachi…" lui mi guardò interrogativo, e allora io cominciai a raccontargli di tutti i miei dubbi, le mie ansie, i miei mostri che mi divoravano da dentro. Lui ascoltò tutto e mi rassicurò, con la sua voce calma e profonda.
Passammo così tutto il pomeriggio, e finalmente mi sentii libera, come lo si può essere solo essendo in compagnia, libera e felice. Ora non avrei più avuto timore di quello che avrei affrontato. Era arrivata la sera, e il profumo dell'aria che mi si insinuava fin dentro alle vene. Sorrisi ancora una volta, tranquilla mentre sfioravo con la mano le foglie di un albero che si trovava vicino a me. Mi sollevai sulla punta dei piedi per arrivare a prendere una foglia che scintillava sotto le ultime luci del giorno. Lui mi osservava, nel suo sguardo indecifrabile si leggeva una nota di divertimento. "Proprio quella volevi?" "E certo eh! Le cose impossibili sono sempre le più belle da raggiungere!" "Immaginavo…" sorrise anche lui. Era bello quando sorrideva, doveva farlo più spesso. In questi ultimi giorni avevo scoperto che era un amico prezioso per me, mi trovavo bene con lui.
Appena tornati mi buttai su una sedia, anche se non l'avevo sentito durante il giorno, ero veramente stanca. Dei toni "soavi" mi giunsero dal corridoio. "L'arte è un momento di effimero splendore!" "Tsk, la vera arte è la bellezza eterna!" Un sospiro profondo e mi lasciai scivolare sul tavolo, con la fronte sulla superficie fredda e le braccia che mi ricoprivano la testa. "Miky!" Oh-merda… eccolo che arrivava, la mia pace sarebbe miseramente morta su quel tavolo quando il biondo avrebbe varcato la soglia. "Dove sei stata tutto il giorno?" "Ma in giro,ho visitato un villaggio, poi sono stata nel bosco, tutto qui…" rimasi sul vago, conscia del fatto che se gli avessi detto che ero stata con l'Uchiha tutto il giorno, nelle migliori delle ipotesi avrebbe tentato di farmi esplodere. Sorrise e con i suoi occhi azzurri mi squadrò. "Mhhhh, va bene!" E rise. La sua risata mi contagiò, e mi alzai in piedi. "Gente qua quando si mangia? Ho una faaaaaame!" Detto questo tutta la banda scoppiò in una risata fragorosa. Chissà cosa avrò mai detto di male!
Finita la cena salutai e andai verso la mia stanza. Mi stesi sul letto senza cambiarmi, non avevo sonno, semplicemente avevo bisogno di stare un po' da sola. Sul soffitto si disegnavano ombre, che lentamente venivano offuscate dal buio.
Rimasi li in silenzio per un po', minuti, ore, anche le ultime voci dei ragazzi si erano estinte, e solo silenzio proveniva dal covo. Non so il perché ma mi venne in mente una favola che ci avevano raccontato alle elementari, diceva che a mezzanotte uscivano i mostri, e allora tutti i bambini dovevano chiudere gli occhi e dormire, per evitare di essere catturati. Be', da domani, o oggi, non lo so, lo sarei diventata anche io un mostro, chiunque vada in guerra, uccida o faccia soffrire, è un mostro. Così rotolai su me stessa, e posando il peso su un braccio, feci forza e mi alzai. Scesi le scale e in silenzio girai per il covo senza una meta precisa.
Mi trovai all'improvviso al centro di esso, dove un foro permetteva alla luce della luna di scivolare dentro, illuminando una roccia al centro. Inizialmente rimasi incantata dalla bellezza del panorama ma poi mi accorsi di non essere sola. Una figura era coricata sulla roccia, con il volto rivolto verso le stelle, immerso fra i suoi pensieri. Svelta mi voltai, conscia del fatto che il ragazzo mi avesse vista, provai a svignarmela finché in tempo. A quanto pare era comunque troppo tardi.
In un attimo, lui mi fermò per un braccio e io mi girai repentina, tirando a me il mio arto, ma lui non mi lasciò. "Mollami Sasuke." "No." Io lo guardai fredda. "Fallo. Ora." "No." Doveva lasciarmi. Non avrei resistito molto. Le lacrime spingevano contro i miei occhi, mi sentivo usata, trattata come un giochino e lui non ne aveva ancora basta. "Perché? Sasuke… DIMMI IL PERCHÉ! Perché fai questo con me? Rispondimi… Pensi che io mi lasci trattare così? Sbagli, io non sono come le altre, non ti sbavo dietro perché sei un Uchiha! Bello e dannato, grazie ma no! Forse è proprio per questo che fai così. Perché sono l'unico giocattolino che non puoi avere? Perché tu…" cominciai a tirargli pugni sul petto con la mano libera, senza metterci forza, la quale sembrava essere sparita dal mio corpo. "… tu vuoi quello che non puoi avere! Non mentirmi Uchiha! Non mentire a me! Perché lo fai… perché?" Conclusi io, avendo finito le ultime forze rimaste e lasciando scivolare il mio pugno sul suo petto. Lui fece una cosa improvvisa, che non mi sarei mai aspettata. Mi abbracciò. E basta.
Un semplice abbraccio, niente baci a tradimento, nessuna difesa, solo un abbraccio. Io sgranai gli occhi, perché quel ragazzo era sempre capace di stupirmi? Vedendo che non rispondevo alla stretta mi strinse ancora un po' più forte e appoggiò il volto nell'incavo del mio collo,nascondendolo tra la fitta massa di ricci di cioccolato e annusandone l'odore. Non so né il perché lo feci né cosa mi spinse a farlo, ma sollevai le braccia e le appoggiai sulla sua schiena, stringendolo a me.
Lui sollevò un po' il viso e mi sussurrò nell'orecchio. "Non ti sto mentendo, non riuscirei a farlo con te." Io sorrisi e mi staccai da lui. "Guardami negli occhi e dimmelo." Questa volta il mio sguardo era serio, come il suo, allora lui alzò il viso e i nostri occhi si incrociarono. La notte e il cioccolato si fondevano insieme. "Non ti sto mentendo." Io sorrisi, sapevo che quello che diceva era la verità, così ritornai vicino a lui e lo riabbracciai ancora, desiderosa di immergermi nuovamente in quella stretta che sapeva di buono, di libertà. "Allora anche il tenebroso e gelido Sasuke Uchiha ha dei sentimenti, eh?" Dissi io dentro a un sorriso scherzoso, mentre lui mi accarezzava i capelli. "Solo grazie a te…" mi rispose lui. "… e a Itachi…" lo corressi. Lui bloccò la mano. Sapevo che voleva ribattere qualcosa, impedirmi di parlare di suo fratello, ma non lo fece. Mi guardò dolcemente, conscio del fatto che io avessi detto la verità.
"Forse amare qualcuno non è così male come credevi…" sussurrai io, nascondendo il volto nel suo petto. Lui abbassò lo sguardo e sorrise, era strano vederlo così… il grande e insensibile Uchiha che abbracciava dolcemente qualcuno e sussurrava parole tenere. No, non era affatto lui! Che ne avevano fatto dell'originale? Be' però se questa è la versione modificata possono pure tenerselo il vero, preferisco questo! Mentre facevo questi pensieri stupidi, lui mi riportò alla realtà, cominciando a raccontarmi tutto. Parlò di cosa ebbe provato quando il suo clan venne sterminato, di quando ebbe ucciso Itachi, di tutto quello che aveva dovuto sopportare, dei suoi fantasmi, che peggio di qualsiasi spettro reale lo tormentavano. Io capivo quanto potesse essere duro per lui esporsi così tanto lo lasciai parlare, senza interromperlo fino alla fine. Quando cessò il suo sfogo mi scostai da lui e gli accarezzai il viso. "Forse hai sofferto così tanto perché non hai mai accettato qualcuno che ti potesse capire, qualcuno come Naruto." Lui non rispose, così io continuai. "Scommetto che il dolore che provi da tutta la vita si è un po' alleviato ora che Itachi è tornato e ti sei sfogato con me, vero?" Ancora niente. "Sai, sono i legami affettivi ad unirsi quando il dolore è così forte da impedirci di ragionare… impedirci di amare di nuovo." A questo punto lui alzò lo sguardo verso di me. Il suo volto lasciava trasparire quanto avesse sofferto in tutto questo tempo, la tortura che aveva dovuto subire.
"La vendetta è stato il mio unico legame per anni… è tardi ormai per…" cominciò lui,senza riuscire a dire tutto quello che stava pensando. Io lo incitai ad andare avanti. "Sii sincero con te stesso per una volta." Nel suo sguardo si leggeva lo sforzo che stava facendo per pronunciare quelle poche parole. "Per rimediare ai miei sbagli! L'ho detto!" Concluse lui in fretta, per sentire di meno il peso di quelle parole gravare su di lui. " "Sono sicura che non è troppo tardi!" E detto questo sorrisi.
Lui si stava avvicinando a me, forse per un bacio, quando arrivò Obito e io scattai indietro. Lui non sembrò accorgersi di niente. "Si scende in battaglia. Io parto ora, voi raggiungetemi appena pronti." E detto questo sparì.
Io sorrisi al ragazzo accanto a me e corsi via, nella mia stanza, per prepararmi prima della grande lotta. Ora tutto si sarebbe chiarito. Avrei incontrato nuovamente la mia amica, tutto si sarebbe finalmente risolto.

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Capitolo 17
*** POV Alex... Combattere è l'unica alternativa! ***


POV Alex...COMBATTERE E' L'UNICA ALTERNATIVA
 
Quella mattina, nonostante fossi del tutto consapevole di quello che mi
aspettava, ero di buon umore. Avevo voglia di cantare, e lo feci. Così ora
anche Konoha sa che sono una pessima cantante:)
Mi feci trovare puntuale alla porta principale, pronta per partire.
Kakashi arrivò con un quarto d'ora di ritardo (almeno stava migliorando).
Senza neanche guardarmi, si diresse verso il bosco. E io lo seguii. Camminammo
sena parlare per quasi due ore, fino a quando decisi di rompere quel silenzio:
“Una volta arrivati, cosa dovremo fare?”
Il maestro si fermò e si girò verso di me: “Finalmente ti sei deicisa! Sei la
persona meno curiosa che conosco!”
La mia espressione in quel momento doveva essere un misto tra incredula e
stupita.
Kakashi, personaggio molto complicato: “Prima di tutto, ti presenterò agli
altri; Gaara farà un discorso per avvisare tutti della tua presenza, poi ti
darà ordini riguardo alle tue mansioni sul campo di battaglia. Mi è stato detto
che tu sarai come un jolly: passerai da una divisione all'altra, dove ce ne
sarà bisogno.”
“Ma quando dovrò combattere contro M....”
“No! Tu non combatterai contro di lui! Altri penseranno a sbarazzarsi di
quell'individuo! Tu dovrai soltanto essere un soldato come un altro e
rispettare gli ordini, così non ti accadrà niente e tutto andrà bene...”
Cosa? Io ero solo una ruota di scorta? Non era possibile; Tsunade mi aveva
detto che avrei fatto vincere la guerra all'Alleanza degli Shinobi anche a
costo di sacrificarmi, non che sarei stata il jolly della situazione! Mi ero
preparata a combattere contro Madara e Obito, non a essere protetta per
l'ennesima volta.
Qualcosa non andava...: “Rispettare gli ordini?! Io sono stata richiamata qui
per proteggere questo mondo! Non me ne starò in disparte se so che posso fare
qualcosa di più che essere un jolly!!!” Avevo alzato la voce senza
accorgermene.
Kakashi mi guardò come se fossi una bambina incosciente che non sa a cosa sta
andando incontro: “Non ti permetterò di farti del male e soprattutto LUI non te
lo permetterà.....”
“LUI CHII?!” sbottai.
Mi stava facendo esasperare. Tutti quegli allenamenti. Tutto quel dolore.
Tutto quell'entusiasmo. Tutto per cosa? Per stare attenta a non ferirmi e
sprecare l'unica occasione che avevo di proteggere qualcosa a cui tenevo
veramente?
“Naruto non lascerà che tu ti faccia del male...”
Un fulmine a ciel sereno. Occhi sbarrati e cuore che saltava dei battiti. La
mia mascella rischiò di staccarsi per lo stupore.
Allora si ricordava di me?
“Non lascerebbe mai che una sua amica si faccia uccidere. Poi nel tuo caso,
non ti lascerebbe neanche avvicinare al campo di battaglia.Tu eri...no, lascia
perdere...”
Non mi importava. Io avrei combattuto. Con o senza il loro consenso. Ma non mi
andava di impormi in quel momento.
“Ok va bene. Sarò il “jolly”..tsk...!” Odiavo il rumore di quella parola,
sentivo una nota di scherno ogni volta che la pronunciavo. Come se mi prendesse
in giro.
Naturalmente mentivo, io non sarei rimasta in disparte. Non più.
Ci spostammo sugli alberi e proseguimmo di fronda in fronda per qualche ora.
Ormai eravamo lontani dal villaggio. Mi sentivo agitata, finalmente una
reazione normale visto che stavo andando in guerra.
Kakashi mi sorprese e ricominciò a parlare: “Sai, mi sono affezionato a te.
Sei una mia allieva. Non lo dico spesso quindi non lo ripeterò:...sono fiero
di te; ma ricordati di non fare cazzate!”
Quella frase mi strappò un sorriso che io mi affrettai subito a nascondere;
volevo capisse che ero ancora arrabbiata per la faccenda del jolly. Notando la
mia espressione assassina, disse: “Fino a quando non arriveremo, tu sei a tutti
gli effetti una mia subordinata e pertanto devi sottostare ai miei ordini,
quindi togliti quell'espressione scontrosa dalla faccia!”
Non mi andava di sentirlo urlare così feci una specie di smorfia azzardata.
Avrebbe dovuto accontentarsi.
Dopo un paio d'ore, ci fermammo per pranzare. Ci sedemmo ai piedi di un albero
e io iniziai a mangiare le mie polpette di riso.
“Hai cominciato a ricordare qualcosa?” non mi guardava, stava leggendo il suo
solito libro. Deglutii il boccone che avevo in bocca.
“Sii più preciso...”
“Mi riferisco all'ultima volta che sei stata qui. Non ti ricordi proprio
niente?”
Mi fermai e iniziai a pensare ai flash che avevo avuto. “Sì, tutto mi è ormai
famigliare, mi ricordo dei nostri allenamenti, di Sakura e Sasuke, ho avuto
anche dei flash, se così si possono chiamare. Una sola persona non riesco a
riconoscere....”
Chiuse il libro e lo ripose nella borsa attaccata alla cintura. Iniziò a
guardarmi: “E' lui, vero?”
Annuii, mentre un po' di rammarico mi oscurava il viso.
“Beh, è normale. D'altronde la tecnica è progettata per eliminare i ricordi
recenti, quindi non dovresti ricordarti nemmeno delle ultime persone che hai
visto prima di arrivare qui.”
“Ma non sarà per sempre così, giusto?” Speravo rispondesse di sì.
“Dipende da quanti ricordi piacevoli hai di quelle persone.”
“Allora me le ricorderò sicuramente” pensai, mentre sorridevo, sollevata.
Cadde il silenzio. La foresta brulicava di vita, eppure noi eravamo circondati
dal vuoto più totale. Non era il silenzio che mi assillava prima di dormire,
questo era più rilassante e rassicurante.
“...Perchè non mi ricordo proprio di lui?” riuscii a dirlo, anche se temevo la
risposta.
“Non ti ricordi di lui perchè è l'ultima persona che hai visto prima di
andartene.”
“Prima hai detto che ero... ma poi ti sei interrotto. Ero cosa?”
Esitò per qualche istante. Io non mi mossi. Volevo scoprire il più possibile.
Forse mi avrebbe aiutata a ricordare.
“Eri speciale per lui. Sei stata tu la prima a fargli credere in sé stesso. Se
tu non gli fossi stata accanto, ora non sarebbe lo stesso ninja che tutti
conoscono”
A quelle parole, il cuore mi si rimpicciolì di tre taglie. Ma la commozione
non durò per molto.
Dolore. Tortura. Supplizio e di nuovo buio.
 
Sentivo dei sighiozzi. Mi girai. Un bambino seduto ai piedi di un albero si
stava stringendo le ginocchia. Mi avvicinai: “Ciao, va tutto bene?”
“Vattene....”
Provai a fargli sollevare la testa: “Ti ho detto di andartene...”
“Non me ne vado finchè non mi dici perchè stai piangendo..”
Delle lacrime bagnavano il terreno sotto di lui.
“Non sto piangendo, mi è andata della polvere negli occhi. VATTENE!” ringhiò.
Gli sedetti di fianco: “Allora starò qui a farti compagnia fino a quando non
ti sarai liberato di quella polvere”
Il bambino, sorpreso,alzò la testa e posò lo sguardo su di me: due occhi
azzurri segnati dal pianto mi stavano osservando, mentre i ciuffi biondi si
dimenavano, mossi dal vento leggero.
Mi voltai, sorridendo: “Allora, adesso mi dici perchè piangevi?”
Corrugò la fronte, il viso tondo rigato dalle lacrime, sul quale spiccavano
tre baffi neri su ciascuna guancia. Il suo sguardo si perse nel vuoto.
“Non sono bravo in niente. I ninja del villaggio mi reputano un fallito, così
come gli altri abitanti. I miei amici mi trattano come uno stupido. Io faccio
finta che non mi importi ma in realtà mi sento uno schifo.”
Mi misi davanti a lui, appoggiando il mento sulle sue ginocchia: “Non sei un
fallito e nemmeno uno stupido. Sii te stesso e vedrai che tutto andrà bene. Se
inizi a credere in te, anche gli altri lo faranno.”
Rimase con la bocca socchiusa e gli occhi sgranati. Si asciugò le lacrime e lo
aiutai a rialzarsi. Dopo essersi sistemato il coprifronte, il suo volto venne
illuminato da uno dei suoi sorrisi inconfondibili: “Hai ragione! Dopotutto, io
sono Naruto Uzumaki e diventerò Hokage!”
Mi misi a ridere, per tanto entusiasmo.
Mi girai e iniziai ad allontanarmi: “Devo andare, ci vediamo!!”urlai mentre
agitavo la mano per salutarlo, ma ad un tratto, mi fermai, come se mi fossi
ricordata qualcosa di importante. Mi voltai di nuovo verso il bambino e dissi:
“Ah, un'ultima cosa: anche io credo in te, Naruto!”
Ripresi a correre mentre lui mi guardava sorridente, mentre mi allontanavo.
 
Respirai, premendo le mani contro le tempie.
“Stai bene?” mi chiese preoccupato il sensei.
“Sì, almeno credo. Era un altro flash...” Ora lo sentivo. Mi ricordavo tutto:
le nostre risate, i momenti passati insieme, il legame che era nato.
“Era il nostro primo incontro, penso...”
Mentre il dolore si dissolveva, Kakashi riprese a camminare. Aveva capito che
non era niente di grave.
Era tempo di ripartire: “Tra qualche ora dovremmo raggiungere una grotta.
Passeremo lì la notte.”
Non lo stavo ascoltando: sondavo i miei ricordi, come si sfoglia un album di
vecchie fotografie. Mi sembrava di vedere un film, un film sulla mia vita.
Scontri, parole, sorrisi, allenamenti, si susseguivano nella mia mente, ognuno
era una sorpresa per me.
Ci spostammo di nuovo sugli alberi. La boscaglia era meno fitta ora, e la
distanza tra un ramo e l'altro aumentava sempre di più.
Ad un tratto, sentii il rumore di un ramo che si spezzava. Mi lanciai su
Kakashi, stupita che non lo avesse sentito, e gli impedii di parlare.
Mi ero accorta già da un po' che qualcuno ci stava seguendo.
Apettai in silenzio, fino a quando non vidi un'ombra scattare giù da un
albero.
Non persi tempo e mi misi all'inseguimento, seguita dal maestro.
Afferrai un kunai e piombai sullo sconosciuto. Gli puntai l'arma alla gola,
tenendolo fermo con il mio peso, ma prima di poterlo interrogare sulla sua
identità, rimasi stupefatta: “Kakashi?!?”
La copia scomparve in una nuvola bianca. Mi voltai verso il maestro, con aria
interrogativa.
“Era un allenamento, tutto qui. Ti sei divertita?” disse mentre mi guardava
soddisfatto. Risposi, con tono sarcastico: “Da morire....”
Salii nuovamente su un albero e ripresi a saltare. In realtà, mi ero divertita
davvero. Percorremmo altri chilometri, accompagnati dal calare del sole.
Ormai era sera, e probabilmente ci stavamo avvicinando alla grotta, quando
percepii nuovamente la presenza di qualcuno, alle nostre spalle: “Pensi davvero
che ci cascherò una seconda volta? Allora non mi conosci affatto..”
Kakashi mi strattonò per un braccio e mi tappò la bocca con una mano: “Questa
non è una mia copia. Qualcuno ci sta seguendo.”
Era preoccupato. Non scherzava.
Mi liberai dalla presa e aspettai di vedere il nostro inseguitore, ma questo
balzò sul nostro ramo e prima che potessi fermarlo, mi colpì allo zigomo.
Sputai barcollando, mentre l'individuo bianco sferrava un altro attacco.
Bloccai il secondo colpo, e con l'altra mano estrassi un kunai.
Era Zetsu. Gli trapassai la gola e trascinai la lama verso il basso,
squartandolo in due. Il sangue mi sporcò la guancia, se quello si poteva
chiamare sangue. Lo calciai via e riposi il kunai.
“Ma cosa ci fa uno di quei cosi qui?” chiesi.
Il maestro mi fece cenno di ripartire, per timore che venissimo assaliti di
nuovo: “Sono squadre di pattuglia. Questa è la guerra. Soldati in cerca di
sangue...”
I suoi occhi si fecero vacui, perdendosi in chissà quali ricordi.
Provai a distrarlo: “Siamo quasi arrivati?”
Ritorno in sé: “Si, si...ormai dovremmo esserci.”
Atterrammo in una radura sulla quale si affacciava il lato di una roccia
enorme. Nel fianco della roccia si apriva un'apertura; il nostro riparo per la
notte.
Kakashi andò a cercare della legna per accendere il fuoco, l'aria cominciava a
raffreddarsi e nella grotta non si riusciva a vedere nient'alro che buio.
Mi sedetti sull'erba umida, guardando il cielo. Qualche stella cominciava ad
illuminare l'oscurità, come fari sull'oceano.
Il maestro ritornò e si avviò dentro la grotta. Lo seguii. Ci addentrammo nel
profondo della caverna, per essere sicuri che il fuoco non potesse essere
notato dall'esterno. Sistemammo i legni e Kakashi tirò fuori dalla borsa una
scatola di fiammiferi.
Dopo qualche scintilla, il fuoco inizò a crescere.
Ci sedemmo vicino al fuoco; mentre io mangiavo la mia confezione di ramen
precotto, Kakashi riprese in mano il suo libro.
Chissà poi perchè gli piaceva così tanto, bah....
“Qual è il piano per domani?”
Dover interrompere la lettura per rispondermi lo disturbò non poco: “Domani?
Partiremo all'alba, poi cammineremo, cammineremo, cammineremo....fino a quando
non arriveremo al campo.” Riprese a leggere.
Ok, capito, non ti disturbo più. Mi sdraiai e provai a dormire: “Notte.”
Naturalmente non mi rispose. Cavolo! Doveva essere veramente interessante quel
libro!
Mi addormentai quasi subito, cullata dallo scoppiettare delle braci.
 
Il mattino seguente mi svegliai prima del maestro, probabilmente perchè era
rimasto sveglio fino a tardi per leggere. Uscii dalla grotta e mi stiracchiai.
Era ancora buio, dovevano essere le tre. Dopo essermi assicurata che non ci
fosse nessuno zetsu, mi allenai con i kunai e gli shuriken. Poi passai alle
tecniche.
Mi rafforzavo sempre di più. Ogni volta che il simbolo diventava rosso, mi
fermavo e mi riposavo per dieci minuti, poi riprendevo.
Andai avanti così per circa due ore, fino a quando non vidi Kakashi uscire
dalla caverna e lanciarmi lo zaino: “Sbrigati, è ora di andare.”
Appena ripartiti, il maestro si degnò di parlarmi (certo, quando non leggeva
quel dannato libro però mi parlava...): “Hai fatto bene ad esercitarti ancora;
non sai mai quando dovrai combattere.”
Quelle parole mi fecero riflettere, soprattutto la parola “combattere” lo
fece.
Non avevo paura. Forse ero davvero un'incosciente a correre un rischio così
grande.
Non ero impreparata, però neanche tutti i ninja reclutati nell'esercito lo
erano. Eppure, molti di loro sarebbero morti. Anchio avrei rischiato di
morire.
Il pensiero di dover affrontare la morte non mi aveva ancora fatto visita. Se
morivo in quel mondo, sarei potuta tornare a casa o sarei morta e basta?
Camminammo per qualche ora. Forse avrei dovuto iniziare ad avere paura.
In quel momento avrei voluto combattere, per distrarmi e impedire ai miei
dubbi di assillarmi. Il mio desiderio venne ben presto esaudito: in lontananza,
una ventina di corpi bianchi si avvicinavano disordinatamente verso di noi. Non
c'era tempo per nascondersi, avremmo dovuto combattere, per fortuna.
 
 

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Capitolo 18
*** POV Miky... I know the sun must set to rise. ***


POV Miky...I know the sun must set to rise…
 
 
Uscii dalla mia camera, pronta per la battaglia carica di adrenalina. Mi ero presa dietro kunai, shuriken, altri tipi di armi utili per lo scontro. Sentivo il sangue bollire dentro di me, lo stomaco aveva deciso di improvvisare un balletto di danza ritmica e veloci brividi freddi mi scivolavano sulla schiena e braccia. Stava per cominciare.
La tensione di alleviò, quando appena scesa Deidei mi fu davanti. "Sei pronta bimba?" E sorrise, come era solito fare. Dietro di lui, Sasuke che era già pronto, diventò attento e rigido. Io feci finta di non notarlo, odiavo i gesti possessivi, così sorrisi in rimando al biondo e gli risposi. "Non lo so! Ahahah non sono mai stata così in ansia, fidati!" "Tranquillaaaa, andrà tutto bene! Vedrai che te la caverai!" Rispose lui, allegro e solare, ma insomma come si poteva essere così prima di una carneficina!? Tremai leggermente al pensiero di quell'ultima parola, ma mi ripresi e gli risposi tirandogli un pungnetto scherzoso sul braccio: "Ehi bombarolo! Guarda che io intendevo di aver paura per voi, per te che sei così… fragilino!" Ridendo come una pazza, quasi soffocai quando vidi la sua espressione. "Ti farò vedere chi è il "fragilino"! Vedrai la massima espressione della mia arte!" Ghignò al pensiero della sua tecnica, ma io mi rabbuiai. "Non lo fare Deidei. Non voglio perderti! Il tuo C0 non lo voglio vedere. Preferisco vedere te tutti i giorni che un'esplosione per una volta." "Ma l'arte è un momento di effi…" non fece in tempo a concludere la frase che io lo interruppi. "Non lo fare… per favore…" e abbassai la testa, impaurita dall'idea di perderlo. Lui sorrise dolcemente e mi si avvicinò. Mi abbracciò piano. "Va bene, stai tranquilla ora." Io annusai il suo profumo buono, sperando che facesse davvero quello che mi aveva detto, e che non fosse l'ultima volta che mi avrebbe abbracciato così, soffocata nella sua massa di capelli biondi. Alzai lo sguardo dalla sua spalla e incrociai quello di Sasuke. Lo sharingan lampeggiava sotto ai suoi occhi neri, le labbra strette tanto da farle diventati sottili e i pugni chiusi. Anche se mi infastidiva il suo comportamento decisi di non farlo soffrire ancora e mi allontani dal mio migliore amico. Io e il biondo ci scambiammo due sguardi, poi ognuno andò per la sua strada. "Andiamo." La voce proveniva da Sasori, freddo come al solito. Io alzi lo sguardo. Mancava poco. E così cominciammo la nostra discesa verso il campo di battaglia.
Saltavo da un ramo all'altro con un agilità che non credevo neanche mi appartenesse, era davvero cambiato tutto da quando ero nel mio mondo! Sollevai il naso, per inebriarmi del aria fresca che mi scivolava addosso. Sasuke correva vicino a me. Senza dire una parola guardava fisso davanti, ma non si allontanava.
Feci un salto più veloce per allontanarmi, ero fatta così, avevo il brutto vizio di scappare da ciò che mi opprimeva, da chi mi tappava le ali. Avevo paura, si esatto, paura di essere messa in trappola, di avere una catena al collo, di dover appartenere a qualcuno. Mi provai ad allontanare, ma lui, dopo un momento di sorpresa, mi fu accanto. Io lo guardai di sottecchi e spiccai un altro balzo, il più veloce possibile. Lui mi seguì ancora.
Provai ancora una volta, nel mio sciocco tentativo di fuga, ma stavolta non solo mi raggiunse, ma mi fermò per un braccio, dirottandomi e facendomi perdere la mira per il ramo successivo, così ci ritrovammo entrambi sull'erba fredda.
Il primo a parlare fu lui. "Che fai?" "Niente, piuttosto tu che mi butti giù dall'albero?" Ignorò la mia domanda, e continuò. "Per una volta smettila di essere te stessa e ascoltami. Non ti lascerò allontanare da me. Tu sei mia." Io non ci vidi più. Qualcosa di simile al ribrezzo per quelle parole mi offuscò la mente. "Cosa? Scusami ma, be' vedi proprio non ho capito! Ricordati teme, che io, non sono proprio di nessuno." Le ultime parole gliele avevo soffiate a due centimetri dalla bocca, e mentre lui aveva socchiuso le sue labbra morbide, io ghignai e saltai nuovamente su un ramo per ripartire nella corsa, lasciando il ragazzo indietro, ancora. Raggiunsi gli altri in poco tempo, e mi avvicinai a Itachi. "Lui dov'è?" Mi chiese il ragazzo. Evidentemente il suo otouto l'aveva aggiornato su tutto. Sorrisi innocente. "Indietro, ora arriva." Lui mi guardò incuriosito ma lasciò perdere. Poco dopo le mie parole arrivò il bel moro, lo sguardo leggermente furioso si posò su di me. Io lo guardai ribelle e sorrisi, un sorriso furbo, di quelli da presa per il culo, adoravo farlo incazzare.
"Bene, si continua fino a stasera, poi ci si ferma e si riparte, un'altro giorno di marcia e si dovrebbe arrivare per il mattino seguente." Kakuzu era diretto e immediato. Tutti noi annuimmo e si ricominciò la corsa. Questa volta il ragazzo non era più vicino a me, era indietro col fratello, mentre io tranquillamente stavo tra i miei pensieri.
Durante tutta la mattinata parlai un po' con i ragazzi, la cosa mi servì per distrarmi. Ci fermammo per il pranzo e per riprendere fiato. Mi lasciai scivolare contro un tronco con la schiena, quando alzai lo sguardo alla ricerca dell'Uchiha. Era più lontano, da solo. Mi alzai e mi avvicinai a lui, fermandomi su un ramo prima di quello dove lui era appoggiato. "Ehi…" lui mi guardò, poi girò nuovamente lo sguardo. "Scusa… ma sai come sono fatta… odio sentirmi oppressa…" niente, non emetteva un soffio. Mi sedetti e lascia le gambe ad ondeggiare giù. Lo guardai interrogativa per un attimo, ma non dava segni apparenti di vita. Ops, forse avevo esagerato! Però è giusto così, doveva imparare a lasciarmi i miei spazi. Rimanemmo così per un po', quando lui si decise a guardarmi. Io risposi allo sguardo e mi avvicinai a lui. Con un salto lo raggiunsi e mi accucciai vicino a lui, appoggiando la testa sulla sua spalla. Lui mi lasciò fare, e dopo poco lasciò scivolare il suo volto tra i miei capelli. La pace era fatta. Sorrisi felice e rimanemmo così per un po', fino a quando si ripartì. Questa volta eravamo vicini, senza che lui provasse a marcarmi come proprietà, senza che io rovinassi tutto per scappare dalle oppressioni.
Il pomeriggio passò tranquillo, fino a quando ci fermammo per la serata. Al momento di dormire ci accampammo in una piccola radura tra il fitto della foresta. Io e lui eravamo vicini, gli scivolai accanto.
Mentre lo guardavo negli occhi gli sussurrai: "Sono orgogliosa", lui mi baciò. "Scappo se mi sento soffocare" lui mi baciò ancora. "Sono testarda" la scena si ripeté. "Sono impulsiva", ancora. Andammo avanti così per un po'. Ogni volta gli sussurravo un mio difetto, lui non smise di baciarmi. Ci addormentammo così, abbracciati l'uno all'altra, senza paure e finalmente felici.
Ci svegliammo all'alba, e si ripartì. La giornata scorse pressoché identica a quella del giorno prima, solo più in sintonia, senza litigi o tira e molla. Ero stata anche in compagnia dei ragazzi, di Deidara, con cui avevo riso e mi aveva mostrato alcune delle sue opere, dopo di che era intervenuto anche Sasori, che in un momento di improvvisa loquacità si era intromesso nella discussione e i due artisti avevano cominciato a battibeccare su quale fosse l'arte migliore, e io, silenziosamente mi allontanai dalla scena. Finii per parlare anche con Kisame e, udite udite, Kakuzu! Il quale, piu che altro mi chiese che tipi di soldi esistevano nel mio mondo, e così cominciò una sorta di discussione sulle caratteristiche dell'euro, tanto che quando ebbe finito ero più rimbambita che all'inizio. Alla fine parlai anche con il moro, sulla nostra vita, del più e del meno. "Ma alla fine tu quanto anni hai?" "Ehi non si chiede l'età! Ahhahaha comunque ne ho sedici, come te giusto?" "Già, è strano che tu sappia tutto di me, mentre io sappia così poco di te…" io lo guardai sorridente. "Si può rimediare!" E così cominciammo a parlare del colore preferito, di come era il mio mondo, di tanto e niente insieme, per passare un po' il tempo. Alla finem che questa la giornata fini, e ci preparammo a dormire.
Appena chiusi gli occhi una tormente di pensieri mi invase. Domani era il grande giorno, o tutto sarebbe cominciato o tutto si sarebbe concluso. Dopo poco il buio mi avvolse e in un battito di ciglia mi trovai al mattino successivo.
Ripartimmo, ma il nostro viaggio durò poco.
Arrivammo a meta quasi subito. Kisame, che stava correndo davanti a me, cominciò a rallentare, e di conseguenza lo feci anch'io. Quando ci fermammo, quello che mi vidi davanti mi fece trasalire. L'immenso demone a nove code si stagliava all'orizzonte. Capii che quello era il mio momento, così feci un passo avanti, ma Sasuke che mi era rimasto vicino mi fermò trattenendomi per la mano. Io guardai la stretta e poi alzai lo sguardo per incontrare i suoi occhi, sembrava teso. Io sorrisi e con l'altra mano allontani la sua. "È giusto così…" sussurrai e ricominciai a camminare. Mi portai davanti a tutti, esposta in prima riga, e mai mi sentii più sicura. L'agitazione era sparita, l'adrenalina mi infondeva calma, i miei riflessi si erano moltiplicati e il mio cervello ragionava in modo chiaro e preciso. Guardai dritta davanti a me, fiera. Ce l'avrei fatta.
Appena mi vide, la volpe emise una specie di ringhio basso, e tre figure scesero dalla sua schiena. Una di loro, una ragazza, si fece avanti, così la vidi meglio. Era lei. Tutti i miei ricordi tornarono, e capii che la stessa cosa era successa anche a lei. Sgranai gli occhi un secondo, mi sembrava che fosse passato così tanto da quel giorno, anche se tutto era limpido di nuovo. Finalmente riconoscevo il suo volto, la determinazione nei suoi occhi chiari a proteggere le persone importanti per lei, la sua aria fiera da combattente, l'alone di fiducia che emanava intorno a se stessa. "Jishin…" la mia pronuncia era bassissima, e la mia voce calda scivolò nell'aria. Ero così felice di averla incontrato che per un attimo sembrammo solo io e lei sul campo, tutto era scomparso. Jishin e Jiyu, Alex e Michela, due ragazze, due prescelte, due guerriere ma sopratutto due amiche. La guardai, e lo stesso fece lei. Come al solito ci capivamo con uno sguardo, senza bisogno di parole, i silenzi risuonavano chiari. L'aria era magnetica. Veloce presi i kunai e scattai. Lo stesso fece lei. Correvamo l'una contro l'altra le armi in pugno. Quei momenti sembravano non finire, mentre l'aria fredda mi tagliava le guance. L'alba del giorno che stava per nascere luccicava alle nostre spalle. Mancavano pochi metri, non potevamo sbagliare.
Un passo, la vedevo chiara e allora mi ricordai di quando ci abbracciavamo prima di andare a casa, dopo scuola.
Un altro, ora leggevo la luce nei suoi occhi.
Ancora uno, era il momento decisivo.
A pochissimo l'una dall'altra entrambe sterzammo velocemente. Un soffio di aria, le nostre spalle si sfioravano. Come al solito, nei momenti di maggiore ansia io ero calma, fredda e logica. Analizzai veloce quello che stava succedendo, non mi sembrava neanche reale. Respirai profondamente, perché non riuscivo ad essere agitata?! Merda, a volte poteva anche servire eh! Emanavo tranquillità da tutti i pori, anche se dentro avevo l'inferno. Come sempre. Perché io ero fatta così, perché quando tutti erano agitati io ero calma, perché io servivo per infondere tranquillità, ero l'ancora nel mare in tempesta. Sorrisi a questi pensieri. Avrei fatto tutto quello che era in mia mano, avrei dato anche la vita per salvare loro. Non avrei fallito questa volta, non potevo farlo.
Nonostante tutti i miei pensieri, che si erano accavallati gli uni sugli altri in un flusso di coscienza, erano passati solo pochi attimi, il tempo di un respiro. Ancora con le armi in mano entrambe ci mettemmo in posizione di combattimento. "Fermatevi!" L'urlo uscì dalle nostre voci in contemporanea, nella direzione del nostro schieramento. Non era un suono agitato o impaurito, era calmo, imperativo e fermo. Non era una richiesta, era un comando. Irremovibile.
Prima ci guardarono stupiti. Non capivano cosa stava succedendo, né perché improvvisamente ci eravamo rivoltate. Io sorrisi rassicurante. Era tutto a posto, tutto sarebbe ritornato come sarebbe sempre dovuto andare.
In cuor mio sperai che quella battaglia potesse davvero finire così, ma ero consapevole di sbagliarmi.
Il sole può sorgere solo se prima tramonta.

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Capitolo 19
*** POV Alex... Because this is my ninja way! ***


POV Alex...BECAUSE THIS IS MY NINJA WAY

Ventisei, per essere precisi. Ventisei mostri impazziti che ci venivano incontro. Non volevo usare la moltiplicazione del corpo, non in quel momento. Volevo sfogarmi e distrarmi. Avrei fatto ricorso alle mie sole forze.

Feci cenno a Kakashi di non aiutarmi; nonostante fosse titubante, acconsentì e rimase indietro, nascosto dietro a un tronco.

Mancavano pochi metri prima che iniziassi a sentire il loro odore acre e ripugnante, pima che i loro occhi sadici incontrassero i miei, prima che li riducessi a nien'altro che carcasse.

Estrassi una decina di shuriken, attivai il chidori e li inondai di energia statica; dopo averli lanciati, mirando agli zetsu che si trovavano sulla destra, mi scansai nascondendomi nella boscaglia.

Sette corpi colpiti, sette corpi che precipitavano a terra, sette cadaveri.

La potenza delle mie tecniche aumentava ogni giorno di più. Sentivo il chakra implorarmi affinchè continuassi a combattere.

Appollaiata su di un ramo, applicai quattro carte bomba alla corteccia sotto di me e poi scossi l'albero in modo da attirare l'attenzione di quegli esseri; mi allontanai, saltando su un altra pianta, appena in tempo per vedere la loro reazione. Cinque di loro si lanciarono meccanicamente sopra il ramo e caddero nella mia trappola. Fuoco, scintille, sangue e altri cinque cadaveri.

I rimanenti scoprirono la mia posizione; uno ,che aveva previsto le mie mosse, si era nascosto nel tronco a cui ero appoggiata. Mi afferrò da dietro, premendomi una mano sulla bocca, in modo che non potessi chiedere aiuto al maestro.

Mentre mi teneva stretta e io mi dimenavo, cominciò a colpirmi violentemente e ripetutamente al fianco sinistro; sentivo il dolore crescere, le costole scricchiolare, gli occhi gonfiarsi di lacrime. Mentre il gusto amaro e aspro di quell'essere mi impregnava le labbra, mi ripresi. Lo morsi, più forte che potevo, serrai la mascella, stringendo fino a quasi sentire i denti sgretolarsi.

Quando lo zetsu non ne potè più, mi calciò via, colpendomi da dietro con i piedi uniti. Atterrai sui rami fuori dalla boscaglia. Mi accorsi di avere ancora la bocca serrata, e sentii qualcosa di ruvido a contatto con le labbra. Sputai. Un dito rotolò sul ramo di fianco a me, per poi cadere a terra. Sputai ancora, per liberarmi di quel gusto orribile.

Lo zetsu mutilato sbucò fuori dalle foglie e si avventò su di me, fissandomi in cerca di vendetta. Sfilai il kunai dal fodero. Il mostro mi cadde addosso, sopra la punta affilata dell'arma, che lo trapassò. Emise un rantolo di dolore. Sentii il sangue colare lungo il manico, fino a raggiungere la mia mano. Gli sfilai l'arma dal petto e con un calcio feci precipitare il cadavere al suolo. Ancora tredici esseri mi separavano dal mio destino. Non ero ancora pronta per affrontare la guerra. Ancora tredici morti, solo tredici.

Quattro nemici mi circondarono, tentando di colpirmi alle tempie e alle gambe. Saltai, evitando i colpi, e usai la faccia di uno dei mostri bianchi come trampolino. Feci un nuovo balzo a piedi uniti all'indietro, mentre colpivo lo zetsu inebetito con tre shuriken: uno in mezzo agli occhi, uno alla gola e uno dritto al diaframma. Un altro cadavere precipitava al suolo.

Atterrai appena dietro i due nemici, inconsapevoli di ciò che li attendeva. Afferrai due kunai e colpii entrambi i mostri, trapassando le loro gole da dietro. Vertebre che si rompevano, membrane che si squarciavano, altro sangue che iniziava a correre lungo le loro schienee, che mi macchiava le mani.

Estrassi le armi e spinsi giù i corpi tremanti di quei due. Sedici zetsu morti, in totale.

Ne rimanevano dieci. Li individuai: quattro dritti davanti a me che si avvicinavano lentamente facendo smorfie simili a sorrisi; uno alla mia destra e uno dalla parte opposta; altri quattro si erano spostati alle mie spalle passando sotto gli alberi.

Appena quelli che si trovavano di fianco a me provarono a fermarmi le braccia, io li colpii con due rasengan, all'altezza dello stomaco. Vennero sbalzati via e, dopo aver distrutto alcuni rami, caddero a terra, pesantemente.

Mentre preparavo un rasen shuriken, diretto ai quattro di fronte, quelli dietro iniziarono a correre, nella mia direzione, per mettermi in difficoltà. Mi voltai di scatto, sorprendendoli. Lanciai lo shuriken e li presi, tutti. Vennero tranciati in due, in prossimità della vita. Il rasen shuriken si diresse verso l'alto, fino a dissolversi. Caddero a terra tutti e quattro, uno dopo l'altro.

Mi girai appena in tempo per trovarmi davanti alla faccia i quattro che erano rimasti a fissarmi da lontano. Ora non erano più così lontano, anzi erano decisamente troppo vicini.

Sferrai un calcio orizzontale diretto alla mascella dello zetsu proprio davanti a me.

Mi voltai e in una frazione di secondo lo colpii nuovamente con l'altra gamba, dritto al torace. Indietreggiò tossendo, ma non si arrese, anzi iniziò a sorridere in senso di sfida. Dopo aver parato i colpi degli altri tre, ritornai al mio nemico. Ero infuriata, non avrebbe dovuto provocarmi. Impiegando tutta la forza che avevo, gli distrussi il cranio con un pugno carico di chakra. Il rumore di ossa frantumate venne ben presto sostituito da un grido sommesso. Lo calciai in pieno petto per farlo precipitare al suolo. Gli altri tre non rimasero in disparte, ma per ucciderli decisi di provare ad usare il veleno, che avevo imparato a creare durante le ore di studio insieme a Konohamaru. Cosparsi degli shuriken con un po' di quella sostanza e li scagliai, in direzione dei tre rimasti. Sperai soltanto di non aver sbagliato le dosi e di aver creato un veleno letale.

Dopo essere stati colpiti, estrassero le stelle ninja conficcate nella loro carne e fecero qualche passo verso di me, con l'intenzione di colpirmi. Quando già iniziavo ad auto insultarmi per non aver studiato abbastanza, una schiuma bianca iniziò a colare dalle loro bocche, gli occhi diventarono rossi e gonfi, il respiro affannoso, cominciarono a barcollare e con uno spintone li feci precipitare. Li vidi agonizzare al suolo, prima di irriggidirsi.

Ventisei cadaveri. Il tempo della guerra era giunto.

Ero pronta, consapevole della mia forza, stanca di stare in disparte. Ora dovevamo andare.

Kakashi tornò di nuovo vicino a me: “Temevo non ce l'avresti fatta e stavo quasi per intervenire, ma ho fatto bene a fidarmi.”

Dopo quelle parole, e dopo essermi curata l'ematoma al fianco, riprendemmo il cammino.

Il paesaggio era cambiato, più arido e secco di prima. Gli alberi erano ormai pochissimi, quindi fummo costretti e proseguire a piedi.

Ripensai alle parole degli zetsu che avevano provato ad attaccare Konoha e avevano visto il mio simbolo: “....stesso simbolo della prescelta. Non è possibile che ce ne siano due...”

Ero ormai certa che non ero l'unica prescelta, quasi confortata dal fatto che non ero la sola a provenire da un altro mondo. Pensai come si dovesse sentire l'altra ragazza in quel momento: era spaventata? Preoccupata? O confusa? Cosa avrebbe fatto quando mi avrebbe vista? Sapeva della mia esistenza?

Nonostante non sapessi minimamente chi fosse l'altra prescelta, ero angosciata dall'idea che soffrisse, che qualcuno potesse farle del male. La sentivo come un'amica.....in realtà non pensai subito che quella ragazza poteva essere una delle mie amiche, quelle che non vedevo da un'eternità e che mi mancavano, molto. Era solo una settimana che non avevo loro notizie, ma non saperle al sicuro mi distruggeva, mi rendeva nervosa e distratta. Le mie preoccupazioni vennero interrotte

Fitta al cervello. Dolore. Buio

 

Devi stare calma! Non farà così male come pensi! E' per il tuo bene!” una ragazza terrorizzata e immobile, sdraiata su un lettino, mi stava stringendo il braccio, anzi me lo stava stritolando.

Farà malissimo, lo so. Andiamocene!” era tesa, il respiro quasi insesistente e gli occhi fissi sull'infermiera che stava preparando l'ago lo confermavano.

Le presi una mano e la guardai, sorridente: “Non ti devi preoccupare. Continua a guardare me, e vedrai che andrà tutto bene. Altrimenti perchè mi chiamerei Jishin? Fidati! Eheh!”

Sembrava essersi leggermente tranquillizzata. Sentii il sangue smettere di circolare all'interno del mio braccio. No, non si era tranquillizzata.

Non è vero. Quando mi farà il prelievo, sbaglierà e mi squarterà il braccio. Non avrei mai dovuto venire.”

Facciamo così: se riesco a farti ridere, restiamo; altrimenti ti accompagno a casa, ok?”

Mi fissava, serissima e impassibile. Gli occhi erano l'unica parte del viso che non riuscivo a vedere, perchè sfuocata e indefinita.

Tanto non riuscirai a farmi ridere.”

Scommetto che appena inizierò a raccontarti qualcosa sul tapputo e sull'emo scoppierai a ridere. Anzi, quando inizierò a parlare dei parenti di Pinocchio, cadrai dal lettino!”

Più seria di prima: “Non ci riuscirai. Non rido, in questo momento niente mi farebbe ridere.”

Io scommetto di sì...”

Ti ho detto di no!”

E io dico di sì...”

no!”

sì...”

NO!”

SI'...”

NOOOOO!!!”

Fregata: “Bene, abbiamo finito. Sei stata bravissima. Le analisi saranno pronte tra qualche giorno. Arrivederci.”

La ragazza, che solo in quel momento era ritornata a guardare l'infermiera, rimase sconvolta: “Come? Abbiamo già finito?!”

Certo.”

Sorrisi, trionfante: “Te l'avevo detto che non avresti sentito niente. Ecco, tatuati questo:devo fidarmi di Jishin, SEMPRE!”

Anche il punto esclamativo?”

Anche il punto esclamativo!” la ragazza scoppiò a ridere, tornando alla sua solità tranquillità

Le sorrisi: “E sono anche riuscita a farti ridere!”

Uscimmo dalla sala, tra le risate.

 

“Jishin” quel nome...mi ricordavo di quel nome, affibiatomi da una delle mie migliori amiche. Jiyu, sì, era così che la chiamavo. Parte della mia memoria si risvegliò in quegli istanti.

Capelli ricci, voluminosi, color cioccolato. Un sorriso indescrivibile, che diffondeva serenità. Il resto era ancora un ammasso indefinito e grigiastro.

Il terreno si era trasformato in sabbia e gli alberi in dune. Eravamo nel deserto.

Mentre continuavo a rimuginare sul mio passato, arrivammo, finalmente, all'accampamento.

Shinobi, un'infinità di shinobi. Sparpagliati e irrequieti, tra le tende disposte in file ordinate. Kakashi mi faceva strada. Quando i ninja lo riconobbero, si scostarono. Quella scena mi ricordò molto Mosè.

Io non ottenni così tanto rispetto, anzi.

I ninja dovevano aver saputo del mio arrivo insieme a Kakashi e forse si aspettavano un uomo grande e grosso, pieno di muscoli, dallo sguardo pietrficante. Invece si erano visti arrivare una ragazza, con molti meno muscoli e occhi che non avrebbero intimorito neanche un lombrico. Ogni mio passo era accompagnato da un brusio fastidioso, che mi fece innervosire non poco: “Quella deve essere la prescelta....ma è una ragazzina?...E questa qui dovrebbe aiutarci a vincere la guerra? Ma dove?!....Sembra debole, guarda che braccine....Il grande Kakashi dello Sharingan è arrivato più tardi degli altri comandanti per addestrare quella nullità. Che gran perdita di tempo!... Quella fallita non riuscirebbe a battere mia nonna, figuriamoci Madara Uchiha!”

A quelle parole, il sensei si fermò di colpo. Alzò lo sguardo e lo puntò su un gruppetto di uomini di fianco a noi. Aveva attivato lo Sharingan: “Avete qualcosa da dire? Sono tutt'orecchie.”

I ninja impauriti indietreggiarono, abbassando la testa. Proseguimmo, mentre facevo la linguaccia quegli sbruffoni. Mi guardarono storto così ritornai seria.

Il mormorio e gli insulti continuarono ad accoglierci, ma non ci feci più caso. Avrei dimostrato a tutti quanto valevo e soprattutto che avrebbero potuto contare su di me.

Giungemmo ad una tenda più grande delle altre, l'ultima della fila. Oltre l'accampamento vi era un enorme spiazzo, limitato da una muraglia di roccia rossa; molti shinobi si stavano allenando in attesa della battaglia.

Entrammo. L'ambiente era abbastanza buio, rispetto al sole bollente che brillava fuori.

“Come è andato il viaggio? Ho mandato delle squadre in modo che si liberassero degli zetsu di pattuglia.” una voce profonda e tetra riempì la tenda.

Kakashi si scostò, permettendomi di vedere di chi fosse quella voce, anche se avevo già intuito l'identità del nostro interlocutore.

“Finalmente ti conosco. Tu devi essere la prescelta; il mio nome è Gaara, Comandante Supremo delle Forze Armate.”

Senza aspettare che mi venisse chiesto, mi presentai: “E' un onore incontrarti! Io sono Alex, piacere!” mi avvicinai per stringergli la mano, ma lui indietreggiò, impassibile.

“Nessun contatto fisico. Questioni di sicurezza.”

Questioni di sicurezza? Non ero mica una bomba pronta ad esplodere al primo contatto. I ninja più strambi me li beccavo tutti io...

No, in realtà ero felicissima di essere davanti a Gaara del Deserto, in carne ed ossa.

Non era più un disegno, era una persona. E mi stava fissando, in attesa di una mia reazione.

O almeno pensai fosse così. Ci fu una pausa occupata solo da un silenzio abbastanza imbarazzante.

Finalmente, Gaara riprese a parlare: “Domani verrai in battaglia con me. Per stasera puoi riposarti, non ti assegno compiti. Prima di congedarti, però, voglio presentarti all'esercito della Quarta Divisione. Lascia pure qui lo zaino e seguimi.”

Senza neanche darmi la possibilità di rispondere, uscì spedito dalla tenda.

Lasciai lo zaino vicino ad un tavolo e mi voltai verso il maestro prima di seguire il comandante: “Io mi metterò in contatto con i Kage per avvisarli del tuo arrivo, poi partirò per raggiungere l'accampamento della mia divisione. Probabilmente ci vedremo tra qualche giorno. Ci vediamo.” e se ne andò.

Appena giunta fuori, notai che i ninja si erano radunati ai piedi della muraglia di roccia. Nel tempo in cui ero rimasta dentro alla tenda, il sole aveva già iniziato a tramontare, colorando di arancione e giallo il cielo.

Sforzai gli occhi e in cima alla muraglia vidi un ragazzo, era Gaara, che mi fissava?! Primo minuto come soldato ed ero già in ritardo.

Corsi verso quella specie di muraglione e utilizzando il chakra fui sulla sommità in un batter d'occhio.

Mi avvicinai a Gaara: “Cerca di essere puntuale d'ora in poi.”

Dopo essere stata ripresa per la prima volta da un comandante, abbassai la testa.

Figura di emmenthal. La mia specialità.

Il kazekage iniziò a parlare, a voce molto alta, in modo che tutti lo sentissero: “Questa che vedete di fianco a me è colei che abbiamo sempre chiamato prescelta ma che d'ora in poi verrà conosciuta come Alex, ninja dell'Alleanza Shinobi. Lei è la nostra arma segreta, il nostro asso nella manica. Ci porta in vantaggio rispetto ai nostri avversari. Voi non conoscete ancora la sua forza, potete solo fidarvi delle mie parole. Se mai avrete bisogno di aiuto, consideratela come uno dei vostri compagni, un'alleata.”

Il mormorio che mi aveva riempito le orecchie appena arrivata al campo, era diventato uno schiamazzo; gente che urlava, altri che chiedevano come avrebbero potuto fidarsi di una perfetta sconosciuta, altri ancora che intonavano “BUUUUH!” a tutto spiano. Però, seri questi soldati.

“Silenzio! So che per voi è difficile fidarvi di una persona che ancora non conoscete ma l'unica cosa che posso dirvi e di fidarvi delle mie parole e della sua presenza. Ha accettato di combattere al vostro fianco per proteggervi e aiutarvi, nonostante i rischi che correrà nel farlo. Potrà essere ferita e anche morire, ma è comunque qui, davanti a voi, aspettando soltanto che voi l'accettiate per quella che è: una ninja.”

Aveva riassunto e espresso a parole tutti i dubbi e le emozioni che mi avevano inondato la mente in quei giorni. In pochi minuti lui, che non mi aveva mai parlato né visto, era riuscito a capire che cavolo mi passasse nella testa, cosa che io, che mi conoscevo abbastanza bene, non ero riuscita a fare in ben SETTE giorni.

Si rivolse a me, dopo aver congedato i soldati: “Ora puoi andare.”

Mi oltrepassò e scese dall'enorme formazione rocciosa, per poi recarsi alla sua tenda, senza nemmeno guardarmi. Rimasi lì, sola e sconfortata.

Decisi di scendere solo dopo essermi goduta il silenzio di quella sera

Appena mi addentrai nell'insieme di tende, in quella massa disordinata di soldati armati che si godevano un momento di relax, venni travolta per l'ennesima volta da quel dannato brusio di pregiudizi e sfiducia. Camminai, camminai continuai a camminare mentre frasi come “Tornatene a casa!” o “Il Kazekage si sbaglia a fidarti della tua forza! Faresti meglio a non darti tante arie!” mi circondavano. Ad ogni passo, una nuova critica. Ad ogni metro, una nuova intimidazione. Ad ogni respiro, una nuova provocazione.

Mi fermai. La testa china e i pugni stretti.

Basta, era toppo. Avrei provato la mia forza e il mio valore nell'unico modo che quei soldati avrebbero compreso.

Mi arrampicai sopra un palo a cui era fissata una bandiera. Dalla cima riuscivo a vedere tutti i visi sghignazzanti e provocatori di quei ninja: “Ascoltatemi tutti! Chiunque mi reputi una nullità, una bambinetta inesperta, una fallita incapace di aiutarvi, si faccia avanti e mi affronti, se ne ha il coraggio! Vi dimostrerò che valgo quanto ciascuno di voi! Altrimenti, se nessuno accetterà la mia sfida, sarò certa che il mio aiuto sarebbe stato inutile visto che avete paura di perdere contro una povera fallita come me!”

Ora non vedevo più visi sghignazzanti, bensì visi tranquilli e rilassati, sicuri di potermi battere in qualsiasi momento.

Sentii qualcuno urlare: “Ti farai male continuando a riempirti la bocca di parole senza senso! Ahah!”

Saltai giù e in pochi istanti una fila di circa ottanta soldati si era formata davanti a me, pronta a farmela pagare. Dovevo scegliere: usare la moltiplicazione del corpo ed essere sicura di battere quei palloni gonfiati o combattere da sola e fidarmi delle mie forze?

Se avessi scelto la prima opzione, non avrei impressionato i soldati al punto di convincerli a considerarmi loro pari, ma almeno ero sicura di dar loro una lezione.

La seconda opzione implicava un rischio, ovvero il rischio di non riuscire a batterli e quindi fallire nella mia impresa.

Se mi chiamavo Jishin doveva esserci un motivo. Avrei riposto fiducia nelle mie capacità; o tutto o niente.

Cercai di sorprenderli: “Non avete capito: io intendevo battermi contro tutti voi messi insieme, non uno scontro alla volta. Così non mi diverto neanche...”

Con quella frase riuscii a farli innervosire; in un istante venni circondata da ottanta shinobi incazzati neri. Ops.

E così iniziò lo scontro: mi piombarono addosso, tutti insieme, senza darmi tregua.

I colpi si susseguivano: un pugno alla mascella, un calcio orizzontale alle tempie, una gomitata all'altezza delle vertebre cervicali, un rasengan e un chidori, una ginocchiata sotto il mento, un colpo a piedi uniti in pieno petto, tre shuriken, un altro rasengan, un colpo di taglio al collo, un pugno sotto il naso, qualche colpo con i kunai, un altro chidori, qualche altro shuriken, una spazzata con il piede, due o tre carte bomba, quatttro shuriken, un gancio allo zigomo e ancora e ancora.

Tutto questo intervallato ogni cinque o sei secondi dalle mie parate. Le serie di pugni e calci si susseguivano, come se non dovessero finire mai. I ninja non avevano pietà, ma nonostante questo non stavano avendo la meglio. Ancora una trentina di uomini mi accerchiava.

Il mio respiro iniziava a farsi pesante e veloce, non avevo ferite, né lievi né gravi, solo qualche graffio. Mentre combattevo, sentivo sussuri e mugolii provenienti dagli shinobi già sconfitti.

Si stavano ricredendo o semplicemente continuavano a ritenermi un rifiuto?

Non avevo tempo per riflettere; se avessi abbassato la guardia, la fatica e il numero di soldati mi avrebbero sopraffatto.

Gli ultimi dieci ninja, e avrei vinto. Pugno al mento, calcio orizzontale, salto, spazzata laterale, parata, pugno, passo avanti, colpo alle tempie, respira, ginocchiata allo stomaco, colpo di taglio al collo, parata, gancio, passo indietro, parata, respira.

Mi sembrava di combattere da così tanto che riuscìì a percepire i comandi che il mio cervello stava inviando al mio corpo.

Ancora qualche shuriken, un kunai impregnato di elettricità grazie al chidori, e finalmente, anche l'ultimo shinobi cadde a terra svenuto.

Le gambe mi tremavano e avevo il fiatone ma mi ripresi immediatamente e mi asciugai il sudore sulla fronte con una mano. Mi imposi di assumere un'espressione seria e impassibile.

I ninja che avevo sfidato si rialzarono uno per volta, lentamente.

Iniziarono a fissarmi, guardandomi con occhi diversi. Alcuni avevano la bocca socchiusa per lo stupore, altri non volevano ammettere di aver perso, altri ancora mi sorridevano ma non come prima, questa volta non mi stavano schernendo, avevano lo stesso sorriso che avevo visto sul volto di Konohamaru qualche giorno prima.

Ammirazione...?

Ricambiai ogni singolo sguardo, ma non per sfida o per orgoglio. Ero loro riconosciente per avermi permesso di dimostrarli che non ero una nullità; perchè finalmente avevano riposto la loro fiducia nelle mie capacità.

Una dei ninja mi si avvicinò, una ragazza abbastanza giovane ma più grande di me: “Anche se gli altri non te lo diranno, sono sicura che lo pensano: scusa per aver dubitato di te e della scelta dei Kage di arruolarti. Benvenuta nel nostro esercito.”

Un altro venne verso di me, sorridendo: “Davvero, benvenuta!”

Uno dopo l'altro si scusarono e mi accolsero come loro alleata.

Tra le file di spettatori che avevano assistito allo scontro si levò un esulto colletivo, di approvazione o di liberazione, ancora non l'ho capito. A me sembrò un po' di entrambe.

Mi allontanai dall confusione, più sollevata e...felice.

Raggiunsi la tenda di Gaara, anche perchè non sapevo quale fosse la mia.

“Permesso...” ormai era tardi e non avrei voluto disturbarlo, ma fui costretta.

Non mi andava di dormire sulla sabbia.

Entrai ma dentro non c'era nessuno. Feci per andarmene ma appena mi voltai, vidi Gaara che si era materializzato come un'ombra alle mie spalle.

“AAAARGH!!” urlai con gli occhi sbarrati.

Mi guardava, anzi mi fissava con lo sguardo di chi sta per rimproverarti pesantemente di qualcosa, e le braccia conserte: “Ho visto il tuo spettacolino, là fuori. Non avresti dovuto abbassarti al loro livello, se ti vogliono criticare inutilmente, lasciali fare. Non devi dimostrare la tua forza a nessuno. Ora dimmi perchè sei venuta a cercarmi a quest'ora.”

Tutta la mi allegria si sgretolò e il mio orgoglio, che si era leggermente gonfiato dopo lo scontro, si rimpicciolì, finendomi sotto la suola delle scarpe: “Ehm...Non so quale sia la mia tenda, quindi non sapevo dove andare a dormire.”

Il Kazekage mi fece cenno di seguirlo e mi affrettai a farlo, per non rischiare di ricevere un'altra strigliata. Dopo essere usciti, superammo tre tende e Gaara si fermò proprio davanti alla quarta,.

“Buonanotte.” se ne andò.

Entrai, ormai abituata alle reazioni poco sentimentali del ragazzo.

L'arredamento all'interno era uguale a quello della tende del comandante, solo che nella mia non c'erano mappe, cartine e scartoffie. Un tavolo, due sedie, una lampada, una brandina, un piccolo fornello e nient'altro.

Vidi il mio zaino sopra il letto. Mi sdraiai e solo in quel momento la stanchezza mi fece visita, appesantendomi le palpebre e rendendomi pesanti le braccia. Non avevo voglia né di mangiare né di cambiarmi; avevo solo voglia di dormire. Mi sdraiai su un fianco, con le mani sotto la testa.

Jiyu. Mi venne in mente lei in quell'istante. Se io ero stata richiamata a Konoha, lei dove era finita? Quella ragazza di cui non riconoscevo lo sguardo, da chi era stata richiamata?

Sperai che la risposta non fosse quella che stavo pensando, altrimenti avremmo dovuto combattere l'una contro l'altra. No, non poteva essere la prescelta dell'Akatsuki.

 

 

 

 

 

Mi svegliaia, aprii gli occhi lentamente, per il dolore che mi tormentava.

Mi percuoteva ogni singola cellula del corpo. Lo sentivo nascere dentro alle ossa e propagarsi verso l'esterno, fino alla pelle. Cominciai a ricordare: un arto fratturato, quattro costole incrinate, due rotte, clavicola spezzata, zigomo scheggiato, ematomi sul 60% del corpo, due emorragie interne, sigillo attivato. Anche solo pensare mi provocava dolore.

La mia prima battaglia in guerra ed ero già ridotta così male....

Ritornai con la mente a quello che era successo sul campo: colpi, sangue, armi che sfrecciavano, sapore di sabbia e vento, aria secca e piena di rancore. E un' innumerevole quantità di morti.

Tutto era nitido e chiaro nella mia mente come se fosse successo il giorno stesso, invece erano già passati tre giorni da quando avevo combattuto insieme a Gaara.

“Rimani nelle ultime file e cerca di restare circondata da altri soldati, ti proteggeranno e non rischierai di lasciarci la pelle.” La mia reazione era stata di rabbia pura mista a protesta, ma il comandante non aveva voluto darmi ascolto: “Ma io voglio combattere in prima fila! Al tuo fianco, per proteggerti!! Lasciami combattere, so di esserne in grado!!”.

Non mi aveva nemmeno guardata mentre urlavo per convincerlo. Mi aveva semplicemente detto che lui era il comandante e io avrei dovuto sottostare ai suoi ordini.

Ora vi starete chiedendo perchè ero piena di ferite e lividi se avevo combattuto nelle ultime file, vero? Beh, in realtà ero stata tutto il tempo in seconda fila, attenta a non farmi scoprire da Gaara.

Mi ero presa le stesse mazzate e botte che si era preso lui, avevo disubbidito agli ordini, ma alla fine questo era valso a qualcosa. Dopo aver sigillato quasi tutti i redivivi, Gaara si era voltato per dare il segnale alla divisione di tornare all'accampamento, prima di sigillare gli ultimi nemici.

Era rimasto isolato, senza protezione; gli altri soldati si stavano già radunando, pronti a ritornare al campo. In più aveva abbassato la guardia.

Uno dei risorti, che si pensava fosse completamente immobilizzato e pronto per essere sigillato, aveva colto subito l'occasione e aveva lanciato con la poca forza rimastagli un attacco potentissimo, diretto al comandante. Non riuscivo a capire quale chakra avesse usato, era una tecnica che non conoscevo, ma ero scattata dalla mia posizione e in un istante mi ero ritrovata a una cinquantina di metri da Gaara, troppo lontano per bloccare il colpo che stava per abbattersi su di lui. Avevo sperato che la sabbia lo proteggesse, ma l'immensa quantità di chakra che aveva usato quasi sicuramente aveva indebolito la barriera.

Avevo già usato tutte le alterazioni di chakra, tranne una: quella del vento.

L'unico attacco abbastanza potente, preciso e veloce da fermare la tecnica lanciata dall'avversario, era il rasen shuriken. Potevo scegliere se salvare la vita del ragazzo che mi aveva obbligata a frenare la mia voglia di combattere e che mi reputava una sciocca ragazzina esibizionista ma sopportare un dolore indescrivibile, così forte da farmi desiderare di morire, oppure potevo restare ferma a guardare che il colpo lo centrasse in pieno, sperando che la difesa di sabbia reggesse e lui non morisse. La domanda non riuscì nemmeno a sfiorarmi che io avevo già scagliato il rasen shuriken, pronta ad accogliere il dolore e a sopportarlo.

Mentre mi stringevo il petto e cadevo a terra, mentre il male e le fitte mi offuscavano la mente, mentre rantolavo stringendo i denti, il mio attacco tranciava in due quello del nemico, che aveva così sorpassato Gaara senza arrecargli danno. L'ultima cosa che avevo visto prima di perdere i sensi era stata l'espressione sorpresa e preoccupata del comandante mentre si voltava verso di me.

Poi il buio.

Il flusso di ricordi che occupava i miei pensieri venne interrotto da un bagliore che si era fatto strada attraverso il buio della tenda e mi aveva centrato gli occhi. Fastidio. Mi misi una mano davanti al viso, aspettando che chi era entrato richiudesse il tendone.

Non riconobbi subito il mio visitatore, ma quando vidi il simbolo rosso sulla fronte, mi preparai a una nuova ramanzina.

Gaara mi fissava con le braccia conserte, mentre la sua solita espressione indefinibile gli occupava il volto. L'aria improvvisamente si riempì di tensione, tanto da farmi innervosire, così ruppi il silenzio: “Hai qualcosa da dirm...”

Non riuscii a finire la frase che lui iniziò subito a rimproverarmi:

“Ti avevo detto di restare nelle ultime file. Sai che potrei cacciarti dalla divisione per questo, vero? E poi per quale motivo hai messo a rischio la tua vita per me? Così facendo hai rischiato di mandare a monte i piani dei kage, perchè se fossi morta, ora non ci sarebbe più nessuna arma segreta... Sei stata una sciocca, per la seconda volta.”

Non urlava e il suo sguardo non era accecato dall'ira, come quello di mia mamma quando mi sgridava perchè lasciavo sempre i vestiti nel posto sbagliato.

Poteva sembrare tranquillo, ma il modo in cui diceva quelle cose e la tensione che riusciva a infondere il suo sguardo, erano tali da far pesare quel rimprovero più di qualsiasi altro rimprovero mi avessero mai fatto.

Sorrisi. Ero seduta nel lettino, non lo guardavo, giocherellavo con le coperte. Era lui lo sciocco: “Forse hai ragione, forse mi dovresti cacciare, così almeno non dovrei sottostare ai tuoi stupidi ordini. Magari se non ci fosse nessuno a comandarmi, combatterei di più di quanto non faccia ora!”

Si stava arrabbiando; abbassò le orecchie e alzò la testa, in segno di superiorità.

Stava per ribattere, ma io fui più veloce: “Sei un ottimo comandante, ma per quanto riguarda l'amicizia, non sai un bel niente...”

Mi bloccò: “Io ho un sacco di amici. Ho commesso degli errori in passato, ma ora sono cambiato, e sono diventato Kazekage. Come faccio a non sapere niente di amici? Ti stai dimostrando ancora più ragazzina di quanto pensavo che fossi...”

Io rimasi calma, avrei conquistato la sua fiducia, a qualsiasi costo.

Alzai gli occhi, e lo guardai fino a quando i nostri sguardi non si incontrarono: “Se io non ti avessi salvato, ora i tuoi amici starebbero piangendo sulla tua tomba, e il villaggio della Sabbia non avrebbe più il suo Kazekage. Pensi davvero che la mia vita sia più importante della tua? Anchio ho degli amici, amici veri, e ti assicuro che so cosa vuol dire perderne uno. Il dolore che si prova è superiore a qualsiasi altro tipo di dolore fisico. Non vedo le mie amiche da più di una settimana, e non saperle al sicuro mi sta logorando. Sapere di poter proteggere qualcuno, qui in questo mondo, ma essere obbligata a non farlo, mi fa sentire ancora peggio. Mi dispiace di averti disubbidito, ma non ho avuto altra scelta. Salvarti non era una delle tante alternative, era l'unica. Quindi qualsiasi cosa tu faccia o dica, non riuscirai a farmi cambiare idea. Io continuerò a combattere per difendere te e tutti gli altri. Questo significa essere amici, sciocco.”

La tensione si dissolse, il velo di rabbia che copriva i suoi occhi scomparve.

Aspettavo, aspettavo che sorridesse. Quel sorriso mi avrebbe confermato che avevo la sua fiducia.

Ma lui si ostinò a rinnegare le proprie emozioni: “Questa guerra è nata per proteggere uno dei miei amici più cari. Ma lui è talmente ostinato e zuccone, che non vuole lasciarsi proteggere. Vuole combattere a tutti i costi, per questo è scappato dal suo nascondiglio e ora sta vendendo qui, per lottare al nostro fianco. Perchè per lui, la sua vita vale meno di quella dei suoi amici. Siete entrambi delle teste quadre....”

Continuai a sorridere: “L'importanza della vita di una persona si basa sul numero di legami che essa ha. Quando non si hanno amici, allora la propria vita perde significato. Io continuerò a lottare per difendervi fino a quando avrò respiro...”

Continuava a non sorridere, pensai più per orgoglio che per convinzione: “Non cambierai idea, vero? Kakashi mi aveva detto che eri testarda, ma non pensavo fino a questo punto. Sto perdendo tempo; l'unica cosa che mi rimane da dirti è di smetterla di rischiare la vita inutilmente e soprattutto non comportarti più come una sciocca ragazzina.”

Si stava per voltare ma io aspettavo ancora quel sorriso. Giocai l'ultima carta che mi rimaneva.

Mi lanciai su di lui, allargai le braccia e lo strinsi. Il dolore aumentò, ma valeva la pena sopportare.

Lo abbracciai, ruppi tutte le barriere che si erano create. Lo avvolsi con tutto l'affetto che riuscii a trovare nel mio animo. Sentii le sue braccia afflosciarsi lungo i fianchi; non cercava di liberarsi, buon segno.

Lo strinsi più forte e gli sussurrai: “Sai cosa è veramente da sciocchi? Il fatto che tu ti ostini ancora a non sorridere.”

Finalmente, ricambiò l'abbraccio. Non era abituato a quel genere di cose, quindi abbracciare lui era come abbracciare un albero. Ma io fui più che soddisfatta.

“E le questioni di sicurezza? Te ne sei dimenticata?” disse.

“Al diavolo le tue stupide questioni di sicurezza! E' un abbraccio! Non sono mica una terrorista!”

Decisi di staccarmi, continuando a guardarlo. Per un attimo vidi il suo sorriso, ma accortosi del mio sguardo, si affrettò a sotterarlo sotto la sua solita espressione imperscrutabile: “Tanto ho visto che stavi sorridendo, Gaaruccio caro!!!”

“Come mi hai chiamato?!”

Mi misi a ridere, seguita da lui.

Naturalmente la sua risata era molto simile al rumore di un ramo spezzato, ma sapevo che per lui era già tanto.

Si voltò e si diresse verso l'uscita, ma, mentre scostava il tendone, si fermò e mi guardò con la coda dell'occhio: “A dopo, testa quadra.” disse, accennando una specie di sorriso.

Due volte in meno di tre minuti! Mi sentivo onorata!

Dopo un attimo di euforia, mi controllai le ferite e accelerai il processo di guarigione di quelle più gravi. Non ero in perfetta forma, ma riuscivo benissimo a camminare.

Uscii di corsa dalla tenda, e la forte luce mi impedì di vedere per qualche secondo. Mi strofinai gli occhi, e iniziai a guardarmi attorno. Soldati, tende; tende, soldati e ancora tende.

A un tratto vidi a qualche decina di metri un ciuffo di capelli neri, ritti come se chi li possedesse fosse appena stato fulminato. Mi avvicinai e lo riconobbi.

Iniziai a correre, per essere sicura che fosse lui. Frenai appena in tempo per non schiantarmi contro il ragazzo: “Tu sei Shikamaru Nara, non è vero?”

Si voltò molto lentamente mentre sbadigliava: “Perchè urli?”

Sì, era proprio lui: “Perchè? Boh, forse perchè ho davanti ai miei occhi uno dei ninja più intelligentie famosi di Konoha?”

Lui sorrise, mentre si grattava la testa: “Non sono così intelligente. Faccio solo molta attenzione ai particolari. Tu invece sei...?”

“Alex.”

Mi guardò stupito: “Quella Alex?”

Io misi le mani dietro la schiena e socchiusi gli occhi, mentre sorridevo: “Certo che sì, se con Quella Alex intendi la prescelta che dovrà far vincere la guerra all'Alleanza e blah blah blah...”

Mise le mani in tasca: “Uao, non pensavo fossi così giovane. Comunque è un piacere conoscerti. Ti va di fare una cosa?”

Non sapevo cosa aspettarmi, ma non poteva essere nulla di pericoloso, giusto?: “Sì, che cosa?”

“Ti va di allenarti con me? Voglio testare di persona le tue capacità.”

Ah, voleva combattere. Questo si poteva fare: “Certo che mi va, ma solo se non ti scoccia farti battere da una ragazza, eheh..”

“Pensi davvero che farei lo sforzo di combattere sotto questo sole cocente se stessi considerando l'idea di perdere?”

Simpatico.

Ci dirigemmo verso lo spiazzo dopo le tende.

Era da poco passato mezzogiorno, il sole era alto nel cielo, quindi le ombre non erano abbastanza lunghe perchè lui potesse utilizzare la Tecnica del Controllo dell'Ombra.

Ma Shikamaru non era così prevedibile. Dovevo stare in guardia.

Non perse tempo.

Scattò verso destra e piazzò quattro trappole, pronte a esplodere facendo partire kunai da tutte le parti. Feci due salti all'indietro per allontanarmi e estrassi due kunai, pronta a schivare quelli che stavano per sfiorarmi.

Intanto Shikamaru si era spostato dietro di me, piazzando altre quattro trappole.

Mentre le prime quattro esplodevano, io deviavo i proiettili con i miei kunai.

Anche le seconde quattro esplosero, ma mentre io le stavo evitando, scattando verso destra, il ragazzo mi lanciò sei shuriken. Decisi di saltare per essere sicura di evitare tutte le armi. Errore.

Feci un salto di quasi sei metri, guardai in basso.

Quando notai che la mia ombra era ora ben visibile, capii di essere stata fregata. Vidi che Shikamaru si era fiondato sotto di me, proprio sopra la mia ombra. Catturata.

Precipitai verso il basso e mi schiantai a terra, immobilizzata. I kunai caddero al suolo.

Ero in piedi, come il ragazzo.

Fece un passo indietro e io lo imitai. Ero finita nella trappola.

Mi accorsi che stava estraendo un kunai, ma ero sicura che anche io lo avrei fatto, così quando lui si fosse abbassato per schivare il mio colpo, io lo avrei imitato, evitando anche il suo. Altro errore.

Solo quando sfiorai la cintura, mi resi conto di aver usato i miei due kunai per schivare i proiettili delle bombe precedenti. Shikamaru mi guardava compiaciuto con l'arma in mano: “Mai sottovalutare il tuo nemico e mai farsi cogliere impreparati. Sei la prescelta, giusto? Allora evitalo!”

Scagliò il kunai, vidi la punta affilata avvicinarsi ad una velocità pazzesca fino a quando non mi trafisse il cranio. Venni trapassata dalla lama.

Shikamaru era convinto che avrei evitato il colpo, invece vide il sangue colare dalla ferita, spaventato.

Prima che potesse reagire, il mio corpo si dissolse in una nube bianca. Sbucai dalla sabbia sotto i suoi piedi insieme a una copia, e gli afferrammo le gambe. Fregato.

Evocai una terza copia che sfrecciò contro Shikamaru, pronta a colpirlo con un rasengan. Lo centrò in pieno, scagliandolo a una ventina di metri da noi. Lo vidi rotolare a terra e fermarsi.

Si rialzò a fatica, mentre tossiva.

Mi sorrise e io ricambiai: “Mai sopravvalutare le proprie abilità.” gli urlai.

Mentre lo guardavo avvicinarsi, mi sentii toccare una spalla. Presa dall'impeto dello scontro, mi girai, pensando che Shikamaru avesse evocato una copia alle mie spalle. Senza nemmeno guardare chi fosse il malcapitato, mi girai e lo centrai con un pugno carico di chakra in pieno volto.

Vidi che non era una copia, perchè invece di dissolversi rotolò a terra, mugugnando.

Mi sentii in colpa e iniziai a scusarmi in tutti i modi, ma quando alzai gli occhi riconobbi il sorriso, poi i capelli biondi, gli occhi e infine i baffi: “Na..na...na...NARUTO!!!!”

Mi lanciai su di lui, facendolo sprofondare ancora di più nella sabbia. Lo strinsi talmente forte da farlo smettere di respirare. E piansi. Sì piansi. Perchè ero talmente felice da non riuscire ad esprimere le mie emozioni in nessun altro modo.

Sentii una mano accarezzarmi i capelli, mentre stringevo la sua felpa: “Dove hai messo l'Alex scontrosa-combattiva-mai piagnucolona? Eheh!”

Alzai la testa, rimanendo inginocchiata, e gli tirai un pugno nello stomaco. Non gli feci male, ma almeno mi feci riconoscere: “Aaaah, eccoti! Pensavo fossi diventata una ragazza sensibile, invece mi sbagliavo!”

“Sempre il solito simpaticone, vero? Ahahah!!”

Non riesco a descrivere come mi sentissi in quel momento; mi sembrava di non essermene mai andata, di non averlo mai lasciato. Provai subito un affetto incalcolabile per quel ragazzo, nonostante qualche giorno prima non fossi nemmeno sicura di riconoscerlo come amico.

Mi alzai e lo tirai su, afferrandolo per un braccio: “Ti ho fatto male?” gli chiesi, preoccupata di avergli rotto qualche cosa.

“No, non ti preoccupare. Sono abituato alle mazzate!” sorrise.

Sorrideva sempre; qualsiasi cosa gli accadesse, lui trovava la forza di sorridere.

Perchè lui era fatto così, e proprio per questo lo ammiravo.

Shikamaru ci aveva raggiunto. “I Kage sono arrivati?” si rivolse a Naruto.

“Sì, stanno parlando con Gaara. C'è anche Killer Bee.”

“Li raggiungo. A dopo. Ah e dopo mi devi dare la rivincita, capito Alex? Eheh..”

Naruto mi guardò; sapevo che stava meditando qualcosa, conoscevo troppo bene quello sguardo: “Che ne dici se combattiamo un po'? Ho osservato te e Shikamaru; mi sembri migliorata ma non riuscirai mai a battere il solo e unico Naruto Uzumaki, eheh!!”

Incrociai le braccia e sogghignai: “Mania di protagonismo, eh? Non cambi mai..Fatti sotto se hai il coraggio!”

Non aspettò altro; mi si fiondò addosso mentre evocava un centinaio di copie. Io feci lo stesso.

Avrei riconosciuto l'originale fra altri diecimila, così mentre le copie si scannavano a vicenda, io e lui iniziammo un'infinita serie di colpi.

Schivavo ogni suo pugno, e lui faceva lo stesso con me.

Saltavo ogni suo calcio, e lui faceva lo stesso con me.

Bloccavo ogni suo colpo, e lui faceva lo stesso con me.

Se io estraevo un kunai, lui estraeva tre shuriken; puntualmente me li tirava e io puntualmente li deviavo.

Dopo quasi venti minuti ininterrotti di lotta, nessuno di noi aveva un graffio.

Le nostre copie si stavano dissolvendo una dopo l'altra, ma noi resistevamo.

Combattere contro di lui era come combatter contro me stessa.

Eccitante e divertente allo stesso tempo. Ma soprattutto difficile.

Gli scattai contro, pronta a colpirlo con un rasengan. Lui attivò la stessa tecnica.

Quando ci raggiungemmo, lui mi bloccò il braccio che stava per colpirlo con la mano libera, ma io feci lo stesso.

Rimanemmo bloccati fino a quando le tecniche non si dissolsero.

Balzammo entrambi all'indietro, frenandoci coi piedi.

Mi lanciai di nuovo contro di lui e la serie di colpi ricominciò.

Andammo avanti così per qualche ora, quando venimmo interrotti da Shikamaru, tornato per informare Naruto sui piani dei Kage: “Ehi, Naruto! Vieni, devo parlarti!” urlò.

Il mio avversario ripese fiato, grondante di sudore: “Ora sono leggermente impegnato!”

Non distoglieva gli occhi da me, mentre sorrideva altezzoso.

“Non fare storie! E' importante! Muoviti, non ho voglia di aspettare!”

Sbuffò, asciugandosi la fronte: “Va bene, arrivo. Tu aspettami! Non abbiamo ancora finito!”

“Intanto mi riposo un po'...” risposi mentre mi incamminavo verso una roccia.

Mi sedetti. Ero a circa una decina di metri dai due, ma non riuscivo a capire cosa stessero dicendo.

Mi ripresi. Avevo ancora il fiatone. Aspettavo che finissero di parlare.

Era incredibile. Naruto era il mio migliore amico.

Era vero, in carne ed ossa. Avevo combattuto con lui! Ero ancora euforica.

Non so cosa mi prese, lo cercai con lo sguardo, non per sapere di cosa stesse parlando, ma se nei suoi occhi riuscivo a vedere la stessa felicità che riempiva i miei in quel momento.

La felicità di averlo incontrato, di nuovo.

Lo trovai, fisso su Shikamaru, ma ancora prima di rendermene conto, i nostri sguardi si incontrarono; iniziò a guardarmi, compiaciuto penso.

Io mi affrettai ad abbassare gli occhi, diventando bordeaux.

Sentii le guance infiammarsi per l'imbarazzo, mentre ordinavo a me stessa di non guardarlo più.

Rimasi immobile, con la testa appoggiata alle ginocchia.

Non passarono neanche dieci secondi che li desiderio di guardarlo ritornò, nonostante fossi consapevole di dover affrontare un nuovo momento imbarazzante, non riuscii a resistere.

Alzai gli occhi lentamente, per essere sicura che non mi stesse notando, e quando ne fui certa, rimasi incantata ad osservare i suoi lineamenti, il modo in cui muoveva le labbra, il sorriso sempre luminoso, come la prima volta che lo avevo visto. I miei occhi si persero in quella visione e non mi accorsi che lui aveva nuovamente spostato lo sguardo su di me.

Passai qualche secondo imbambolata prima di darmi uno scossone e riabbassare gli occhi, più imbarazzata di prima.

Perchè? Perchè il mio stupido cervellino mi stava torurando? Non vedevo l'ora di spostare per la terza volta lo sguardo su di lui, solo per sapere se anche lui mi stesse guardando.

Cosa cavolo mi prendeva? Mi sentivo veramente una scema in quel momento.

Iniziai a disegnare sulla sabbia, per distrarmi; ma non riuscii a resistere e spostai ancora una volta lo sguardo su di lui, sui suoi occhi.

Questa volta però, quando mi sembrò che si stesse per accorgere del mio sguardo, spostai l'attenzione su alcuni ninja che si stavano allenando nello spiazzo.

Dopo poco, con la coda dell'occhio, controllai che non mi guardasse e ripresi a osservarlo.

Appena prima che i suoi occhi incontrassero i miei, mi misi una mano davanti al viso, come per ripararmi dal sole, in modo da riuscire a vederlo senza essere notata. Avevo un futuro da spia!

Sentendomi ancora più scema a fare quello che stavo facendo, ripresi a scrivere sulla sabbia.

A un certo punto rialzai gli occhi, per caso, e lo vidi che mi stava guardando, nello stesso modo in cui lo avevo guardato io prima.

Espressione sognante e occhi persi nel vuoto.

Quando si rese conto che mi ero accorta della sua attenzione, ritornò in sé e si voltò verso Shikamaru, mentre le guance gli si coloravano di rosso. Per l'imbarazzo, iniziò a grattarsi la testa, come solo lui sapeva fare.

Sorrisi. Volevo essere certa che stesse osservando proprio me (cosa abbastanza ovvia visto che ero l'unica persona nel raggio di dieci metri, ma in quel momento ero troppo confusa per capirlo).

Alzai nuovamente gli occhi, stessa cosa fece lui, così ci ritrovammo a guardarci, entrambi con aria imbambolata e occhi vacui.

Quando ci accorgemmo di quello che era successo, sui nostri volti si disegnarono due sorrisi, che si trasformarono in risate.

Shikamaru non capiva perchè Naruto fosse scoppiato a ridere, nonostante lui gli stesse parlando della battaglia ormai imminente.

Felice e soddisfatta, ritornai ai miei disegni sulla sabbia.

Appena iniziai sbizzarrirmi, una mano forte e grande mi si posò sulla testa.

Alzai gli occhi di scatto e mi ritrovai davanti lui che mi sorrideva: “Ti va di venire a bere un tè insieme? E' tanto che ci alleniamo, fa bene fare una pausa.”

Sorrisi anche io, sforzandomi di non far trapelare troppo la mia gioia.

Mi aiutò ad alzarmi e ci avviammo verso la mia tenda.

Perchè mi sentivo così felice solo per uno sguardo? La risposta era ovviamente: “Perchè lui ti piace da morire” ma il mio cervello era troppo offuscato dall'allegria per rendersene conto.

E poi per quale assurdo motivo Naruto, il cui hobby era allenarsi, aveva voluto interrompere il nostro scontro per bere un tè?

Non me ne preoccupai, ero troppo impegnata a crogiolarmi nella sensazione di serenità e pace che in quel momento mi avvolgeva.

Aprii il tendone e mi immersi nelle tenebre. Mi avvicinai alla lampada che si trovava sul tavolo e la accessi. Intanto Naruto era andato a prendere l'occorrente per preparare il tè.

Mi sedetti sulla brandina, ancora leggermente inebetita dalle troppe emozioni.

Dopo qualche minuto il ragazzo arrivò di corsa. Mise l'acqua sul fuoco e preparò due piccoli bicchieri sul tavolo. Poi in ognuno mise una bustina di tè.

Aspettò che la teiera fischiasse, infine riempì i bicchieri con l'acqua bollente.

Riuscì anche a scottarsi, ma non disse niente.

Ci sedemmo e appena vidi la mano arrossata per la scottatura, gliela afferrai e iniziai a curarlo: “Ahi!!”

Lo guardai per rimproverarlo: “Mi raccomando, non dire niente se ti fai male! Ora stai fermo...”

Vide la pelle rigenerarsi, l'arrossatura sparire e sentì che il dolore iniziava a diminuire.

Mi guardò stupito: “Da quando conosci le arti mediche?”

Sorrisi, sentendomi importante: “Da quando il maestro Kakashi e Konohamaru mi hanno obbligato a passare una giornata a studiare ferite, traumi, emorragie, medicine, veleni, fratture e cose di quel genere.”

“Tu? A studiare? Ahahah! Ma fammi il piacere!”

Gli stritolai la mano, e lui mugugnò per il fastidio: “Ah-ah-ah, spiritoso! Comunque, sì, ho studiato, se no come farei a curarti adesso?”

Sorrise, mentre il dolore scompariva del tutto: “Pensavo le conoscessi senza aver dovuto studiare, tutto qui. Tu sai fare tutto.”

Io arrossii: “Mi sono dovuta allenare una settimana per saper fare quello che so fare adesso...”

Mi interruppe: “Una settimana è niente rispetto agli anni che ho impiegato io. Ma nonostante questo i nostri livelli di preparazione sono praticamente identici. Tu sei speciale, possiedi la volontà del fuoco anche se provieni da un altro mondo. Io ti ammiro molto per questo...”

Gli lasciai andare la mano, sperando che smettesse di parlarmi in quel modo.

Lui ammirava ME? Come poteva il ninja più forte di Konoha ammirare una nullità come me?

Mentre mi sforzavo a credere il contrario, lui iniziò a bere: “Che fai? Non bevi?”

“Huh? Ah, sì, stavo solo aspettando che si raffreddasse un po'...”

Iniziai a sorseggiare, il più buon tè di tutta la mia vita.

Chiusi gli occhi per assaporarlo meglio; quando riappoggiai il bicchiere e li aprii di nuovo, vidi che Naruto mi stava fissando, sorridente.

“Non lo sai che non si fissano le persone?” sorrisi per sdrammatizzare.

“Senti chi parla! Ma se prima continuavi a guradarmi! Eheh...”

Diventai color peperone e misi il broncio: “Io non stavo guardando te! Guardavo il panorama alle tue spalle...”

Finì di bere e si portò le mani dietro la testa, mettendosi comodo: “E io che mi stavo illudendo che stessi guardando proprio me....peccato.”

Sorrise ancora. Io rimasi leggermente sconvolta da quell'affermazione.

Mi stava provocando. Io cambiai discorso: “Quando partirai per combattere Madara?”

Lui rischiò di cadere dalla sedia quando pronunciai quelle parole: “Che-che-che cosa? Non sono affari tuoi! Non credere che ti lascerò fare quello che pensi! E poi perchè hai cambiato discorso?!”

Io sogghignai: “Allora non mi conosci affatto. Qualunque cosa tu faccia, non riuscirai a fermarmi. Io ti seguirò e combatterò al tuo fianco. Rassegnati, anche con Gaara è andata a finire così.”

Iniziai a sentirmi strana. Le palpebre diventarono improvvisamente pesanti, così come le gambe e le braccia. Avevo sonno alle quattro di pomeriggio?

Appoggiai la testa su un braccio e cercai di rimanere sveglia.

Naruto iniziò a sorridere soddisfatto: “Ti conosco talmente bene che ti ho messo del sonnifero nella bustina di tè, per impedirti di seguirmi. Sogni d'oro, Alex.”

Mi sentii svenire: “Cosa hai fatto?! Io ti ammazz...”

Caddi dalla sedia e l'ultima cosa che riuscii a sentire prima di cadere in un sonno profondo furono le braccia di Naruto che mi afferravano, impedendomi di schiantarmi a terra.

Poi niente. Buio e sonno.

Non sono sicura di quanto dormii, ma fu abbastanza per lasciare a Naruto e Killer Bee il tempo di allontanarsi in cerca di Madara.

Mi svegliai con la testa dolorante. Ero sdraiata nella mia brandina.

Barcollai un po' prima di raggiungere l'uscita. Mi accorsi appena in tempo di due soldati che controllavano la tenda.

Pensavano di fermarmi con così poco?

Prima di tutto dovevo riuscire a scappare, poi dovevo capire se Naruto era già partito e dove fosse andato esattamente.

“Aiuto! Il dolore mi sta uccidendo!! Aiutatemi!!” urlai.

I ninja, come immaginavo, si fiondarono nella tenda, mentre io mi nascondevo nell'oscurità.

Senza lasciar loro il tempo di capire cosa fosse successo, ne colpii uno con un colpo di taglio impreganto di chakra alla nuca, mettendolo K.O.

Afferrai l'altro per la giacca e lo scossi: “Prova a fiatare e farai la stessa fine del tuo compagno. Dimmi dove sono Naruto Uzumaki e Killer Bee! Subito!”

Era più terrorizzato che sorpreso: “Eh-eh-ehmm...io non-n lo so....”

Dovevo costringerlo a parlare; cercai di assumare l'espressione più crudele e arrabbiata che riuscii a trovare: “Se non mi rispondi, userò la tecnica super segreta che mi hanno insegnato i Kage per contrastare Madara. Il cervello ti si scioglierà nel cranio, sentirai gli occhi riempirsi di aghi, le braccia ti cadranno per necrosi, le gambe verranno stritolate dall'interno, il tuo sangue inizierà a ribollirti nelle vene, e prima di morire i tuoi organi dovranno esplodere uno a uno. Il tutto durerà per circa 24 ore o anche di più, fino a quando non perderai la vita per le ferite, o te la toglierai da solo per il dolore. Allora hai intenzione di non dire niente?”

Naturalmente non avevo imparato una tecnica del genere, e anche se l'avessi imparata non l'avrei mai usata contro un povero innocente, ma il modo migliore per costringere qualcuno a parlare è spaventandolo.

Gli occhi sbarrati e la bocca semi aperta confermarono lo stato di puro terrore in cui si trovava: “Ok, ok parlerò! Ma non farmi questo, ti prego!! So solo che Bee e l'Uzumaki sono partiti circa due ore fa, diretti a Est, oltre il passaggio attraverso la muraglia di roccia. Non so nient'altro, lo giuro!! Ti prego, risparmiami!”

Si era già portato le mani davanti al viso, spaventatissimo: “Mi dispiace, se ti lasciassi andare andresti a avvertire subito i Kage della mia fuga.”

Un altro colpo di taglio alla base del collo, e il soldato era bello che svenuto.

Uscii di corsa, dopo aver recuperato kunai, shuriken e qualsiasi altra cosa mi fosse stata utile durante lo scontro.

La luna illuminava l'accampamento e, fortunatamente, in giro non c'era nessuno.

Mi diressi a Est, attraversando il passaggio che divideva la muraglia di roccia.

Corsi più che potevo, sperando che il combattimento non fosse ancora iniziato.

Dopo qualche chilometro, il paesaggio iniziò a cambiare, il deserto lasciò spazio agli alberi e alla vegetazione. Mi ritrovai in un bosco.

Quando mi fermai per riprendere fiato, sentii qualcuno atterrare qualche ramo dietro di me. Mi voltai di scatto appena in tempo per bloccare le mani di Kakashi prima che mi afferrassero: “Che ci fai tu qui?!” sbraitai.

Da dietro il maestro, sbucò un uomo con uno strano taglio di capelli e delle sopracciglia assurde: Gai Maito.

“Ciao giovane guerriera! Siamo qui per riportarti indietro e impedirti di ucciderti!”

Lasciai andare il maestro: “Ma voi sapete che io sono qui per combattere Madara o no?!”

Kakashi mi guardò: “Combatterai quando Madara sarà stato indebolito, non ora che è al massimo della sua forza! Forza, torniamo indietro..”

Mi misi a ridere: “Secondo te ora che sono arrivata fino a qui, sono disposta a tornare indietro? Ahahah!”

Il sensei si fermò, sospirando. Si girò verso Gai: “Non riusciremo a farle cambiare idea, e anche se la riportassimo al campo con la forza, troverebbe il modo per scappare di nuovo.”

Io sorrisi. Finalmente avevano capito: “Allora cosa fate? Tornate indietro o venite con me?”

I due si scambiarono uno sguardo di intesa: “Figurati se ti lasciamo andare da sola!!” esclamò il maestro sopraccigliuto.

“Gai ha ragione. Sei una mia allieva, non ti farei mai andare a combattere contro un mostro come Madara Uchiha da sola. Muoviamoci.”

Io ero già scattata prima che il maestro finisse di parlare.

Sentii Gai parlare con Kakashi: “Coraggiosa la ragazza però. Testarda ma coraggiosa. Mi piace il suo stile!! Viva la gioventù!!”

Ero una calamita per i tipi strani.

Passarono pochi minuti e subito venimmo investiti da un boato inimmaginabile; alcuni rami si spezzarono e noi venimmo sbalzati di qualche metro.

Prima ancora di ricompormi, vidi le chiome degli alberi davanti a noi cadere, e schivai appena in tempo una sfera di chakra lanciata nella nostra direzione.

Quando la nuvola di polvere si diradò, lo vidi, il mio incubo.

Il decacoda era immenso davanti a noi, ancora più grande di quanto non fosse nel mio sogno.

Ma il suo occhio e il suo furore erano gli stessi.

Davanti al decacoda, vi era Kurama. Guardai meglio e sulla sua testa si trovava Naruto, luminoso come un faro in modalità controllo del Kyuubi.

Vidi anche che c'era Killer Bee, già trasformato.

Il combattimento doveva essere iniziato già da un po'.

I maestri mi fecero segno di avvicinarci e giunti ai piedi della volpe, ci arrampicammo sopra di lei.

Appena Naruto mi vide, simulò una decapitazione, indirizzata a me. Se non fossi morta in battaglia, mi avrebbe ammazzato lui dopo.

Mi avvicinai e rimasi ferma di fianco a lui, aspettando che dicesse qualcosa: “Ma ascoltare gli altri ogni tanto, no eh? Vabbè, avrei dovuto immaginarlo...”

Sorrise, tanto per cambiare. Nonostante quello che diceva, era felice di vedermi.

“Ciao Kurama! Io sono Alex!! E' un piacere conoscerti!”

La volpe si rivolse a me, mentre Naruto mi guardava un po' sbigottito: “Alex? Tu sei la famosa Alex di cui Naruto parla sempre! So già tutto su di te!”

Il ragazzo iniziò a ribollire nell'imbarazzo: “Stai zitta! Eheh...”

Accarezzai il pelo dell'animale e poi spostai lo sguardo sull'essere davanti a noi: “Avete finito di chiacchierare, inutili esseri?!” ci urlò Obito sotto mentite spoglie.

Stavo per lanciarmi all'attacco, quando Naruto mi afferrò un braccio: “Aspetta. Lascia combattere i cercoteri prima di rischiare di morire subito, ti prego.”

Era preoccupato per me. Vidi la paura nei suoi occhi, così decisi di fermarmi. Ma non senza aver lanciato almeno un colpo. Saltai per quasi dieci metri verso l'alto e scagliai un rasen shuriken, diretto alla testa del nemico.

Rimasi meravigliata quando il decacoda bloccò il colpo, in un istante.

Il rasen shuriken era l'attacco più veloce che conoscevo, e lui era riuscito a fermarlo.

Eravamo nei guai.

Atterrai sulla testa dell'animale: “Non è cosi facile da battere come credevi, vero?” mi disse Kurama.

L'ottacoda scagliò un colpo potentissimo contro il decacoda, che riuscì ad evitarlo e contraccambiò con un altro colpo. Kurama non si lasciò attendere e si buttò nel combattimento.

Mente i mostri combattevano, controllati dai rispettivi dominatori, io rimasi a osservare ogni singola mossa di Obito e del decacoda, per trovare dei punti deboli. Non sembravano esserci, purtroppo. Sembrava un essere perfetto, creato appositamente per uccidere senza possibilità di essere fermato.

Il decacoda stava per sferrare un altro attacco contro di noi, quando Obito esclamò: “Eccoli qua! Vi presentò la mia arma segreta insieme ai miei seguaci! Ora siete spacciati!”

Guardai verso il basso, e vidi un gruppo di persone vestite di nero, al centro del quale si trovava una ragazza. Guardai meglio e la riconobbi, mentre la volpe ringhiava contro di loro.

Naruto mi guardò: “Lei è l'altra prescelta. La conosci?”

Non risposi, mi fiondai giù dalla testa di Kurama e corsi incontro a quella ragazza, che conoscevo più delle mie tasche. Jiyu, era lei.

La guardai mentre sfrecciavamo l'una contro l'altra. L'aria tagliente, il terreno umido, i passi sempre più veloci.

Finalmente.

Ci girammo appena prima di scontrarci; schiena contro schiena.

Gai e Kakashi mi avevano seguito, pronti a combattere contro i membri dell'Akatsuki.

Naruto stava già caricando un attacco diretto ai nukenin, quando riconobbe fra di loro Sasuke, e rimase pietrficato.

Mi voltai verso i miei alleati e lo stesso fece Jiyu. Le nostre voci parvero una sola: “Fermatevi!”

Quel grido ruppe l'insicurezza e il timore che per troppo tempo mi avevano avvolto. Risuonò nelle orecchie di tutti i presenti. Riempì il campo di battaglia.

In quel momento ero più sicura che mai.

Non mi importava se il decacoda fosse stato l'essere imbattibile, l'arma finale.

Se sconfiggerlo significava proteggere Jiyu, allora lo avrei fatto.

Avrei difeso i miei amici, anche se questo voleva dire perdere la vita.

Perchè questo è il mio credo ninja.

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