Wanna take a day off from your life?

di RubyChubb
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


akjsdfklaj Oh gesù cosa ci si inventa per scrivere queste fanfic!
Sono partita dalla supposizione che il gruppo stia per pubblicare il loro quinto album.... siamo un po' nel futuro!  Speriamo che questa fic vi piaccia, non è il massimo dell'originalità, ce ne sono altre simili, o della bellezza. Solo che avevo voglia di scrivere ancora e che c'è un odore di vacanze nell'aria...  non volevo scrivere niente di impegnativo, già il mio cervello è concentrato 24h su 24 sull'ultimo esame della sessione estiva... ho bisogno di un diversivo!!!!
PS: i personaggi non mi appartengono e questa non è una rappresentazione veritiera della realtà. ogni riferimento a fatti, cose, persone realmente esistenti è puramente casuale!!! Se c'è qualcosa di sbagliato nel titolo ditemelo, sono insicura sul from... e cmq significa 'vuoi prendere un giorno di vacanza dalla tua vita?'
Come primo capitolo non è un gran che, ma spero di rendere più divertenti i prossimi! Non ho ancora in mente una destinazione precisa degli avvenimenti, ma sicuramente sarà qualcosa di divertente!

Ringrazio tutti quelli che leggeranno questa fic e che postanno un commento... e anche quelli che non lo faranno o che mi insulteranno XD




WANNA TAKE A DAY OFF FROM YOUR LIFE?




Aprì gli occhi, stava dormendo da non sapeva quante ore. Mise a fuoco lentamente, la luce del sole gli dava molto fastidio. Vide un paesaggio a lui sconosciuto, un insieme di colori estivi, giallo, verde chiaro, verde scuro. Un campo pieno di girasoli raggianti. Un altro coperto di alberi, Uno con sola erba.
"Dove siamo?", chiese.
"Quasi arrivati... siamo in mezzo al niente....", gli rispose una voce vicina a lui.
"Mmmm....", rispose lui e si rimise a dormire.
L'altro si voltò e parlò con colui che stava seduto alle sue spalle, che stava giocando con un videogioco portatile.
"Ci credi che dorme da quando abbiamo passato il confine?", gli disse.
"Non mi stupisco affatto. Sembra in letargo. Secondo te dove ha messo le scorte per l'inverno... Si!", esclamò, sconfiggendo il nemico di turno.
L'altro si voltò scuotendo la testa e si infilò le cuffie dell'i-pod. Tra poco sarebbero arrivati a destinazione. Un mese in isolamento, dovevano concentrarsi e scrivere nuove canzoni. Non li avrebbe trovati nessuno, in mezzo a quella campagna, fuori dal loro paese d'origine. Non dovevano nemmeno allontanarsi da lì per incidere, chi li ospitava era stato così gentile da adibire un interno appartamento a studio di registrazione.
"Che schifo di posto... secondo me non ci verranno a riprendere più.", disse un'altra voce.
"Già...", rispose l'altro, leggendogli le labbra.




Una buca più profonda fece sobbalzare il minibus su cui si trovavano. La strada su cui viaggiavano aveva iniziato ad essere sterrata, piena di falle e strettissima. Ecco la via dell'inferno, pensò uno di loro. Già l'idea di trasferirsi in mezzo al niente assoluto non piaceva a nessuno di loro. Se poi a quella ci si univa anche il fatto che ultimamente non si sopportavano più di tanto...
I giornali, negli ultimi tempi, avevano iniziato a spalare quintali di letame sul gruppo: si stavano per sciogliere? Avrebbero fatto un nuovo album? I due fratelli si odiavano? Litigi continui? eccetera eccetera. Insomma, un calo di popolarità mediatico aveva investito uno dei gruppi rivelazione della Germania del nuovo millennio; la domanda sulla bocca di tutti era: i Tokio Hotel erano sull'orlo del fallimento... o no?
Un paio di volte ci erano andati vicini, la pressione mediatica può lacerare anche i rapporti più solidi dell'acciaio. La stampa era come la goccia d'acqua che passa per una minuscola falla nella diga: l'imponente muro di cemento resisteva ma sarebbe prima o poi arrivato il momento in cui tutto sarebbe crollato. La stanchezza, la vita pubblica, le false accuse avevano minato il rapporto tra i quattro ragazzi, oramai tutti più che ventenni.
La voglia di intraprendere strade diverse aveva contribuito a questa situazione instabile: c'era chi preferiva uno stile più hard rock, c'era chi voleva rimanere su melodie pop-rock... insomma, stavano sorgendo interessi inconciliabili che presto avrebbero potuto portare anche alla rottura.
Il loro manager storico consigliò a tutti e quattro di allontanarsi da tutto e tutti, di starsere un periodo nè troppo lungo nè troppo lungo al di fuori della loro vita pubblica e magari riuscire a buttare giù qualche canzone per il loro nuovo ed imminente album, che tutte le loro fans attendevano da più di un anno. Un posto ideale sarebbe stata la campagna, diceva l'uomo, il contatto con l'aria pulita avrebbe aiutato l'immaginazione del gruppo. La lontananza da distrazioni inutili avrebbe aiutato il tutto: la riconciliazione, l'ispirazione, il ritorno a nuovo splendore dei Tokio Hotel.
Così, inaspettatamente e all'insaputa della stampa, i quattro avevano impacchettato i loro averi e si erano trasferiti su un minibus, che li avrebbe portati direttamente in Italia. Qua il pubblico li conosceva abbastanza bene, ma non erano popolari come in altri paesi, quali la Francia o l'Europa dell'est. Erano famosi ma si sarebbero confusi nella massa.
Un'altra buca fece saltare il minibus.
"Ma cos'è 'sta strada? Non c'è modo di evitare le buche?", protestò Georg.
L'autista non rispose, altrimenti avrebbe ucciso quei quattro ragazzi. Aveva subito i loro pianti isterici da quasi un giorno e non li sopportava più. Ogni qualvolta c'era da lamentarsi, quelli lo facevano: c'è troppo caldo, c'è troppo freddo, quanto ci manca, non puoi andare più veloce... Ma siccome era ben pagato e non voleva perdersi lo stipendio, stava zitto e continuava a guidare. Tra cinque minuti li avrebbe scaricati e se ne sarebbe tornato a casa, li avrebbe rivisti tra un mese.
Il ragazzo, ignorato dall'uomo, si rimise a sedere sbuffando. Fuori, la temperatura era abbastanza alta: era solo giugno ma i gradi erano intorno ai trenta. Il minibus si fermò davanti ad un cancello chiuso e l'autista suonò il clacson. Quasi istantaneamente questo si aprì, lasciando lo spazio libero per il passaggio. L'uomo fermò il mezzo e disse ai ragazzi che erano arrivati.
Gustav scese per primo, doveva sgranchirsi le gambe, erano seduti da almeno quattro ore di fila e non si sentiva più il fondoschiena. Respirò a pieni polmoni l'aria pura della campagna toscana, si stiracchiò e sbadigliò sonoramente.
"Che caldo terribile che fa, sembra di essere in un deserto!", disse Bill, che era sceso per ultimo.
"Ci credo, sei vestito di nero! Farai una sauna.", gli rispose Gustav.
"Però... è davvero un bel posto...", disse Tom, guardandosi intorno.
Davanti a loro c'erano diverse costruzioni coloniche finemente ristrutturate, circondate da un giardino all'inglese e da piccole aiuole fiorite, delimitate da pietre bianche che riflettevano luccicanti i raggi del sole. Il panorama era qualcosa di favoloso, ma anche deprimente: solo altri campi, solo altri casolari sparsi qua e là, il niente totale. Ma già dall'inizio si diffuse nel gruppo un senso di pace interiore che avevano percepito troppe poche volte negli ultimi tempi.
"Speriamo che almeno i cellulari funzionino...", disse tirando fuori il suo, "Cazzo! Non c'è linea!"
"Merda!", esclamò Bill, che aveva fatto la medesima scoperta del fratello.
"E adesso?"
"Adesso me ne vado. Ci vediamo tra un mese...", disse l'autista, che in un batter d'occhio aveva scaricato le loro valige dal bus.
I quattro, soli con le loro valige, cercarono qualcuno che li accogliesse... e che prendesse anche i loro pesanti bagagli. Quelle casettine di mattoni e pietre sembravano disabitate e il silenzio più assoluto era rotto solo dal cantare solitario delle cicale...
"Andiamo a trovare qualcuno...", disse Gustav, che non vedeva l'ora di sistemare le sue cose e rilassarsi sotto il sole.
Insieme agli altri esplorarono la proprietà che li avrebbe ospitati per un mese: era composta da almeno una decina di quelle case singole con giardino, alcune di queste avevano anche una piccola piscina sul retro che entusiarmò molto i ragazzi. Almeno quello era un segno di vita civile, in un posto dove non c'era nemmeno linea per i cellulari!
"Mi sembra di sentire qualcosa....", disse Tom.
"Si, volevo dirlo giusto io... sembra provenire dal retro di quel casolare là in fondo...", disse Georg, indicando una costruzione, alla fine della strada che stavano percorrendo, che aveva l'aspetto tipico di tutte le case di campagna.
I quattro si affrettarono, ma una volta avvicinati alla casa non trovarono comunque traccia di anima viva, tranne che di uno stereo tenuto a volume troppo alto.
"Viene dal retro.", disse Bill, mettendosi alla testa del gruppo.
Una volta aggirato il casolare, videro almeno una ventina di persone intente a sistemare tavoli, sedie, tovaglie e molte altre cose su un grande spiazzo con vista su una piscina immensa. A destra c'era un palco dove dei ragazzi stavano accordando i loro strumenti e tutti sembravano occupati a fare qualcosa.
"Secondo voi cosa sta succedendo?", chiese Gustav.
"Beh... sembrerebbe che siamo gli unici senza occupazione."
Videro una ragazza montare sul palco, prendere un microfono, mentre tutti si fermavano per ascoltarl: disse qualcosa e tutti iniziarono ad applaudire, fischiare e a gridare. Poi, come se non fosse successo niente, ognuno riprese la sua mansione.
"Chissà cosa avrà detto, ma sembra il capo, andiamo da lei.", disse Georg.
Le si avvicinarono mentre parlava con uno dei ragazzi sul palco.
"Scusa, sei tu il capo qui?", le chiese Georg, in inglese.
"Si, sono io. Voi chi siete?", rispose lei, nella stessa lingua.
"Ehm... siamo i ragazzi che starano qui il prossimo mese..."
"Ah! Siete i ragazzi tedeschi!", fece lei, "Benvenuti, scusate la confusione, ma stiamo preparando una festa!"
"Una festa?", disse Tom, al quale si illuminarono gli occhi.
"Si, per un matrimonio, niente di che, spero che non vi daremo fastidio con la confusione e tutto..."
"Beh, se ci inviti non ci saranno problemi!", disse il ragazzo.
"Venite, vi accompagno al vostro appartamento. I vostri bagagli dove sono?", fece, vedendo che non avevano niente con sè.
"Sono all'entrata, non abbiamo visto nessuno e siamo venuti a cercare qualcuno che ci aiutasse. E' un bel po' di roba!", disse Gustav.
"Mi dispiace, sono davvero mortificata! Queste cose non succedono di solito, ma siamo talmente tanto indaffarati! Manderò subito qualcuno a portarveli. Ora seguitemi, il vostro appartamento è in quella direzione.", disse, indicando loro una strada che partiva alle loro spalle e che seguiva l'andamento pendente del fiano della collina dove loro si trovavano.
Preceduti da lei, si incamminarono. A un centinaio di metri più giù rispetto alla loro posizione c'era un casolare isolato, molto grande, di due piani, anch'esso circondato da un basso prato verde e da cespugli perfettamente sferici, con a fianco un edificio più piccolo.
"Avrete una stanza per ognuno di voi, ci sono tre bagni, una cucina spaziosa e nella piccola casa accanto abbiamo realizzato il vostro studio di registrazione. Non è un granchè, è molto piccolo, ma spero che sia abbastanza funzionale o cercheremo di migliorarlo. Avete anche una piscina privata tutta per voi, il frigorifero è pieno ma se c'è qualcosa che vi piace in più fatemelo sapere, ve lo farò avere. Queste sono le chiavi: doppia copia, fatene buono uso!", disse lei, dandone un paio  al Gustav, che le camminava accanto.
Con l'altro, la ragazza aprì il portone del casolare: i ragazzi, a vedere dall'esterno, benchè finemente ristrutturato, pensavano di trovare un arredamento in stile rustico o comunque antico. Invece furono sopresi: i muri lasciati in parte a pietra visibile si intonavano perfettamente con l'arredamento moderno della casa. Il salotto era grande, con due grandi divani rossi in mezzo posti di fronte ad uno schermo al plasma di ultima generazione. A lato, un separè fatto con canne di bambù delimitava la cucina, di un tono arancione acceso che rendeva il tutto più luminoso. Non c'erano vere e proprie finestre ma grandi aperture sul muro, dove i mattoni sembravano incastrati come in un puzzle schematico e regolare. Delle grandi tende di velluto scuro erano legate ai lati di queste aperture.
"Ecco, questo è il vostro appartamento. Al piano di sopra troverete le camere. Spero che vi piaccia."
"Certo... wow, questo schermo è eccezionale!", disse Tom.
"Che sbadata, non mi sono ancora presentata!", disse lei, dandosi una pacca sulla fronte, "Io mi chiamo Noemi, ma per tutti sono Emi, oppure Memi, Memo, insomma, tutti mi chiamano come vogliono!"
Gli altri ragazzi si presentarono uno per volta.
"Bene, molto piacere. Troverete tutte le istruzioni per usare casa, impianto elettrico e hi-fi nel quaderno che troverete sul tavolo della cucina. Mi dispiace lasciarvi ma ora devo tornare dagli altri, oppure combineranno un guaio pazzesco! Potete fare un salto quando volete alla festa, non vi preoccupate! A dopo!", disse lei, lasciandoli nella loro casa.

Tom si sedette sul divano, sprofondando nella comodità dei grossi cuscini. Bill salì al piano di sopra insieme agli altri, curiosi di vedere le loro camere.
Ognuna delle stanze era di un diverso colore ma si manteneva in riga con lo stile moderno del resto della casa: Gustav scelse quella arredata in tutte le tonalità del blu, Georg quella in verde, Bill quella in arancione, lasciando a suo fratello quella rossa. Anche i bagni erano spaziosi quasi quanto una stanza normale, tutti con doccia e vasca idromassaggio.
"Chissà quanto cosa una settimana in questo agriturismo... secondo me David sta facendo spendere un occhio della testa alla casa discografica!", disse Georg, mentre tornavano al piano di sotto.
"Già... sembra di lusso. Hai visto gli altri appartamenti? Quasi tutti avevano una piscina privata... e poi quella al casolare centrale! Visto quanto era grossa?", disse Gustav.
"Secondo me staremo da favola!", disse Bill, "Il panorama è stupendo!"
"Ma siamo in mezzo al niente, ci romperemo le scatole a mille!", disse Tom, "Il paese più vicino dista almeno cento chilometri, non sembra nemmeno di essere in Europa!"
"Dai, vedrai che ce la passeremo bene... dobbiamo in ogni caso... c'è un gruppo da rimettere in sesto...", disse Bill.













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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo scritto con gli occhi semichiusi, dopo essere tornata ieri sera alle 4 e aver ballato come una pazza fino alle 3 e mezza... oh gesù... speriamo di tenere duro fino a stasera e non addormentarmi in piedi...


Georg se ne stava beato nell'acqua della piscina; Gustav, disteso sulla sdraio, si godeva il sole; Tom aveva collegato la sua playstation allo schermo e si divertiva con la sua nuova partita. Bill stava in giro, qua e là, ad osservare la natura. Faceva davvero caldo con quegli abiti neri, pensava, forse era meglio imparare a vestirsi di un altro colore con tutti questi gradi all'ombra... ma poi che ci pensava si ricordava che i suoi abiti erano tutti neri ed attillati.
'Forse è meglio farsi un bagno in piscina...', si disse, e tornò indietro verso l'appartamento.
Il paesaggio era magnifico, da mozzare il fiato. Adesso comprendeva davvero perchè i suoi connazionali amavano tanto le colline italiane, benchè fossero noiose e ripetitive, si altervanano armonicamente tra loro. Esisteva una vista simile dalle sue parti? Sicuramente sì, ma qua era molto più magico.
Guardò l'ora sul suo cellulare: erano quasi le sette di sera, era ora di cena... ma chi avrebbe dovuto cucinare? Lui? Per l'amor di Dio no! Non sapeva nemmeno come accendere il gas... suo fratello? Per caso volevano morire tutti avvelenati? Non aveva pensato che una comoda vacanza potesse diventare una lotta per la sopravvivenza!
"Hey non avete fame?", chiese a Gustav e Georg, che erano a bordo piscina a chiacchierare tra loro.
"A dire il vero si... Cosa cè di buono?", disse Georg, sfregandosi le mani.
"Beh... quello che ci prepariamo noi...", fece Bill.
"Ah... ci sarà da mangiare a quella festa che c'è qua stasera?", ribattè Georg.
"Ma dai, è una festa privata, mica vorrai imboscarti?", gli disse Gustav, che era quasi sempre il più ragionevole di tutti.
"Perchè no? Non voglio certo morire di fame, nessuno di noi sa cucinare... forse dovremmo chiedere a quella ragazza di mandarci una cuoca..."
"Guarda che non ci vuole la scienza per preparare un piatto di spaghetti, ci sono anche le istruzioni in ogni busta di pasta!"
"Allora visto che sei tanto esperto preparaci tu qualcosa da mangiare!", disse Georg, prendendosi il suo asciugamano e andandosene in casa.
"Ora lo strozzo!", fece Gustav, correndogli dietro e saltandogli alle spalle.

Qualche minuto dopo Gustav, indossando un grembiule semi integrale per paura degli schizzi, che per ironia della sorte sul davanti aveva raffigurato il corpo sinuoso di una donna quasi nuda, cercò di preparare a tutti quel famoso piatto di pasta. Dopo aver cercato per cinque minuti tutto l'ocorrente, cioè una pentola, un mestolo di legno e gli ingredienti. Leggendo attentamente le istruzioni sulla scatola che conteneva gli spaghetti, capì due cose: uno, non comprendeva una parola di italiano perchè non lo aveva mai imparato; due, non avrebbe mai preparato un piatto di pasta.
"Ragazzi! E' possibile che con quattro cervelli invece di uno si riesca a preparare qualcosa da mangiare?", disse agli altri, che se ne stavano davanti al mega televisore, intenti a guardare un gioco a premi incomprensibile dove però c'erano delle belle ballerine sculettanti. I ragazzi non gli risposero, troppo presi dall'utimo balletto.
"Ragazzi!", fece di nuovo Gustav, "Quando tornerete a ragionare col cervello e non con il vostro beneamato pisello potreste venire ad aiutarmi?"
"Non potrei mai caro Gustav, vedendomi potrei eccitarmi e non mi sembra il caso di conoscerci biblicamente!", rispose Georg, facendo ridere anche gli altri due.
"Va bene, però non lamentatevi se starete tutta la notte sul cesso, mentre io dormirò beatamente sul letto. Il lassativo lo metto nei vostri piatti!"
Siccome Gustav era una persona abbastanza di parola, gli altri tre preferirono andare ad aiutarlo, piuttosto che passare la notte a contorcersi sulla tazza.
"Ma secondo te dobbiamo riempire la pentola con l'acqua?", chiese BIll.
"No, la pasta si cuoce mettendola direttamente sul fuoco!", rispose sarcasticamente suo fratello.
"Per quello che mi ricordo, dobbiamo mettere una pentola piena di acqua sul fuoco, insieme alla pasta. Poi quando non è più dura come il legno la mangiamo.", fece Georg.
"Beh.. penso sia ragionevole come dici tu.", gli rispose Gustav
"Allora dai! Prepariamo questa pasta!", fecero i due gemelli.
Mentre la pasta era sul fuoco, i ragazzi decisero con quale condimento l'avrebbero preparata; data la vasta scelta di prodotti incomprensibili ma tutti associati, almeno sull'etichetta del barattolo, ad un piatto fumante di spaghetti, optarono per l'unico sugo che conoscevano: il pomodoro!
"Sarà cotta?", disse Georg.
"Si, sono passati dieci minuti come c'è scritto sulla confezione.", disse, indicando l'orologio attaccato al muro.
"Allora scoliamola!", fecero i gemelli, insieme.
"Sembra una puntata d Art Attack...", disse Gustav.
Con un paio di protezioni a forma di banana alle mani, Gustav, da bravo cuoco, prese la pentola e fece scolare l'acqua e, velocemente, rigettò le paste cotte dentro la pentola, insieme al condimento.
"Wow, sembrano buone!", disse Bill.
Si misero tutti a tavola, preparata da lui e suo fratello, pronti con le forchette in mano. Gustav servì le paste e tutti si fiondarono sul cumulo di spaghetti di fronte a loro...
"Ma....", disse Tom, "Secondo voi... perchè..."
"Oh mio Dio! Cos'è sta roba schifosa!", esclamò Georg, correndo in b agno per sputare via la porzione di pasta che stava masticando.
"Mi viene... da vomitare...", fece Bill.
"Perchè? A me piacciono...", disse Gustav, che si riprese un'altra forchettata di pasta.
Bill, con la mano sulla bocca, raggiunse Georg in bagno. Tom, rimaneva a fissare quella massa informe di spaghetti. Gli era sembrato di mangiare le stringhe delle sue scarpe.
"Gustav, se rimango traumatizzato per tutta la vita dalla tua pasta...", disse poi.
"Ma è stato Georg a dirmi come cucinarla! E' colpa sua..."
"Vabbè, colpa o non colpa, sta di fatto che sta roba è immangiabile, ogni filo di pasta sembra incollato all'altro!", disse Tom, alzandosi e gettando tutto il suo piatto nella pattumiera.
"Che esperienza terribile...", disse Bill, tornando dal bagno insieme a Georg.
"Si, abbiamo appurato che Gustav non sa cucinare..."
"Ma se sei stato tu a dirmi come fare!", fece Gustav, puntando il mestolo di legno verso Georg, il quale, memore del tentativo di strangolamento precedente, se la svingò fuori di casa.
"Secondo voi come la prenderanno se ci imbuchiamo a quella festa?", disse Bill, mentre lo stomaco gli si attorcigliava dalla fame.


I ragazzi fecero con estrema fatica la salita che li collegava al resto del complesso agrituristico. Era diventato più buio ma ancora il sole non era tramontato: la strada era però illuminata da tanti faretti piantati per terra, quasi invisibili, ma che rendevano il tutto molto suggestivo. Sentivano già la musica suonare, ma l'importante per loro era trovare da mangiare
La pista dove prima avevano trovato tutta quella gente indaffarata nei preparativi, adesso era occupata da un lato da grandi tavole rotonde, apparecchiate con stile, forse per una cinquantina di persone, dall'altro lato invece gli invitati stavano tutti accoppiati per una danza romantica sotto le stelle, mentre il gruppo suonava una canzone lenta e melodiosa che i ragazzi non avevano mai sentito prima. Prima dei tavoli, però, c'era una lungo banco dove stavano esposte diversi vassoi.
"Mangiare... lì...", disse Tom, imitando uno zombie.
"Scemo! Dovremmo chiedere il permesso a qualcuno... ci prenderanno per ladri...", gli disse suo fratello.
Nel frattempo la musica era finita e tutti si erano voltati verso il gruppo per applaudire. Il cantante disse qualcosa e tutti si misero a sedere. Bill vide che erano stati notati da qualcuno, che era andato a segnalare la loro presenza alla ragazza che li aveva accolti stamattina. Quella, appena li vide, andò da loro sorridente, anche lei era vestita a festa, non sembrava nemmeno la ragazza in pantaloncini corti e scarpe da ginnastica che avevano visto qualche ora prima.
"Buonasera ragazzi! Qual buon vento vi porta qui?", disse lei.
"A dire il vero...", iniziò Tom ma fu subito interrotto dal fratello.
"Non sappiamo cucinare ed abbiamo fame."
La ragazza si mise a ridere e disse:
"Me lo aspettavo, ma non preoccupatevi, siete i benvenuti, accomodatevi intanto a quel tavolo, poi vi raggiungo subito.", e gli indicò un tavolo sulla sinistra.
Mentre i ragazzi si sedevano, sentivano gli occhi della gente su di loro. Alcuni si misero a bisbigliare e altri li indicarono. La ragazza salì sul palco e spiegò agli invitati che quelli erano ospiti dell'albergo.
"Sono tedeschi e rimarranno qui per un mese, addirittura!", disse nella sua lingua, che i ragazzi non capirono, "Si uniscono a noi perchè hanno avuto qualche problema con la cucina..."
La gente esplose in una risata e i quattro si sentirono sprofondare.
"Secondo te che ha detto? Che siamo degli incapaci ai fornelli?", chiese Gustav a Georg.
"Si... che tu sei un incapace ai fornelli."
"Ma saremo lieti di ospitarli e auguriamo loro di divertirsi tanto quanto noi alla festa per il matrimonio di mia sorella!", disse, prendendo un bicchiere e levandolo al cielo per fare un brindisi.
Fu presto imitata da tutti, e anche dai quattro, anche se non capirono a che festa stavano partecipando. Tutti erano vestiti molto elegantemente, loro  in maglietta e jeans. Ognuno di loro aveva una rosa rossa appuntata al vestito, loro sembravano usciti da un rave party. Tom si voltò un attimo, durante il brindisi, e vide che la piscina era stata completamente abbindata a festa, come gli invitati. Sull'acqua galleggiava un centinaio di candele e tantissimi petali di fiori erano stati sparsi per rendere il tutto... altamente romantico e smielato.
"Allora ragazzi...", disse Emi, siedendosi da loro, "Siete appena entrati in una festa di matrimonio! Tra poco arriveranno anche i vostri piatti ricolmi di cibo!"
"Ti sei sposata?", le chiese Bill.
"Io? Mai sia! E' quella sciagurata di mia sorella. Quella vestita di rosa...", disse lei, bevendo l'ultimo sorso del suo bicchiere, ed indicando una signora sui trent'anni seduta a qualche tavolo dal loro, "Mi scuso ancora per oggi, ma mia sorella è talmente maniaca della perfezione che ci siamo dovuti dedicare solo a lei!"
"Oh, non ti preoccupare.", disse Bill.
"Allora, com'è andato il viaggio?"
"Beh... un po' troppo lungo e scomodo.", disse Georg.
"Ma se hai dormito tutto il tempo!", lo brontolò Gustav.
"Ha parlato il mago della cucina..."
"Allora sei tu che hai rovinato la cena ai tuoi compagni?", gli chiese Emi, mentre un ragazzo in divisa da cameriere servì loro un buon piatto di pasta.
"A dire la verità... vabbè, lasciamo perdere, tanto mi hanno già fatto martire abbastanza.", rispose lui.
La ragazza rise di cuore e disse che avrebbe insegnato loro a cucinare ma che, nel frattempo, potevano venire qua, al casolare centrale, dove lei e gli altri ragazzi mangiavano tutti insieme, alla sera.
"Chi è il proprietario di questo complesso?", le chiese Bill, mentre preparava la sua forchetta ad infilarsi tra quelle profumate paste.
"A dire la verità non c'è un vero e proprio proprietario... collaboriamo tutti insieme al funzionamento di questo agriturismo. A dire il vero questo posto lo abbiamo ereditato io e mia sorella dai miei nonni ma, siccome le finanze erano esigue, per farne il posto che è oggi abbiamo dovuto associarci e i nostri amici storici ci hanno aiutato. Alcuni di loro si trovano sul palco, gli altri si sono immischiati nella folla."
"Beh, avete fatto un capolavoro allora...", le disse Bill. Pensò che era fantastico che dei ragazzi che avevano più o meno la loro età avessero già un'attività di classe come questa. Dovevano lavorare sodo per mantenere il gioco così com'era.
"Grazie mille... scusate ma la festa per ora è un po' troppo noiosa, ma tra poco cambieremo musica... appena digeriremo tutto quello che abbiamo mangiato...", disse lei ironicamente, "Vi faccio portare qualcos'altro?"
"Volentieri, ho una fame!", disse Georg, che manifestò il pensiero comune dei suoi amici.
"Bene... ragazzi, devo chiedervi un favore grandissimo... ma vi prometto che vi farò avere una fetta di torta gigante per ognuno di voi!"
"Di cosa si tratta?", le chiese Bill.
"Beh... mia sorella ha una figlia, si chiama Deanna ed ha appena compiuto 19 anni. Anzi, oggi è il suo compleanno e non ho avuto tempo di comprarle niente, sono stata talmente tanto occupata dal matrimonio di sua madre... La situazione è un po' più complicata di come ve la sto ponendo ma... lei è una vostra grande fan, non sa che siete qui, penso che sarebbe il più bel regalo che una zia pazza come me possa farle... So che siete in vacanza, che non ne avete voglia...", disse lei, parlando a manetta, imbarazzata per quello che stava chiedendo ai ragazzi. Avrebbero anche potuto dirle di attarccarsi al tram, che loro non erano qui per far contenta nessuna fan...
"Va bene ragazzi?", disse Bill ai suoi compagni.
"Perchè no?", disse Tom, seguito a coda dagli altri.
"Oh gesù! Grazie, grazie mille, mi avete salvato la vita... quella ragazzina è talmente permalosa che mi avrebbe tenuto il muso per una vita... già odia sua madre per essersi sposata, oggi è stata tutto il giorno chiusa in camera sua..."
"Cosa dobbiamo fare?", chiese Gustav.
"Ve lo spiego tra un pò'...."


Ringraziamenti!
Judeau: dato che io, benchè abbia studiato tedesco per 5 anni, non sarei mai riuscita a scrivere il titolo della fic in quella lingua, ci ho provato con l'inglese, che conosco molto meglio! Grazie per il tuo (unico) commento, fa sempre piacere!

Grazie a tutti quelli che posteranno in futuro!!!! ma fatelo!!!! o ve lo chiederò con gli occhini di gatto come fa Judeau!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo scritto dopo essermi incavolata a bestia con la mia nuova tenda quechua... ragazzi, se dovete comprarne una, prendete quelle automontanti in tre secondi perchè sono complicatissime da montare!!!!! PS: sotto casa ci sono degli strimpellatori cche cantano 'maledetta primavera' ad una festa di paese... oh gesu... che importa seeeee per la permanente baaastaaaa un'oraaaa che fretta c'era maledetta parrucchieraaaaa


Emi andò di corsa a cambiarsi, la festa stava per cominciare e con quell'abito lungo si sentiva come un pesce, e basta, anche senza essere fuor d'acqua. L'aveva costretta a comprarlo sua sorella Sabrina, la bisbetica non domata nemmeno dall'imminente matrimonio. Avrebbe voluto vestirsi semplicemente come sempre, con un paio di pantaloni ed una camicietta, invece che una t-shirt, ma Sabrina era stata irremovibile.
"Sei o no la mia testimone? Allora ti vesti come dico io!", le disse nel negozio, davanti alla commessa, fecendola sprofondare sotto terra.
Entrò nella sua stanza con le scarpe in mano, quei tacchi le avevano distrutto i piedi! Si sfilò magicamente l'abito e indossò quello che aveva preparato sul letto già da diverse ore: pantaloncini corti a quadretti, maglietta dei Ramones, cintura borchiata e le sue fedeli adidas a tre strisce. Si tolse quel trucco azzurrino in tinta con l'odiato abito e si contornò gli occhi con la matita nera. Sciolse la crocchia e lasciò i capelli caderle liberi sulle spalle.
Mancava solo un'ultima cosa, cioè che la sua nipote preferita, ed unica, cascasse nella trappola. Sarebbe stato difficile farla uscire dalla sua stanza, era talmente tanto arrabbiata con la madre. Odiava il suo neo-marito per il solo motivo che aveva preso il posto di suo padre, morto qualche anno prima in un incidente. Sabrina aveva solo trentacinque anni ed anche tutto il diritto di rifarsi una vita ma era difficile farlo capire a sua figlia, che era stata molto affezionata al papà.
La storia era sempre stata complicata, fin da quando Sabrina era rimasta incinta, a soli sedici anni... Ed ora aveva preso una piega difficile: Deanna, sin dal primo momento in cui sua madre aveva deciso di trasferirsi in un'altra città, aveva deciso di trasferirsi permanentemente dalla zia e lavorare all'agriturismo. Erano già due settimane che si dava da fare, ma rifiutava di avere a che fare con il matrimonio della madre. Non le perdonava che sposasse un altro uomo... Emi sperava che con il tempo sua nipote comprendesse il suo sbaglio. Per lei Deanna era quasi una terza sorella: quando nacque aveva sette anni ed era stata una delle prime persone a prenderla in braccio!
Ma Emi non aveva tempo di pensare a tutte queste cose e bussò velocemente alla porta della stanza di sua nipote.
"Lasciatemi in pace...", disse Deanna, senza nemmeno sapere chi era che le aveva bussato alla porta.
"Sono io, devi venire assolutamente giu. Non farlo per tua madre, se vuoi, ma almeno fallo per me!"
"Dai Memo, non ne ho voglia.", rispose l'altra. Era l'unica a chiamarla in quel modo: in spagnolo voleva dire scimmia.
"Andiamo!", fece Emi, entrando prepotentemente nella stanza, "Dobbiamo fare quella cosa, vedrai come si incazzerà tua madre!"
"E va bene!", sbuffò Deanna.
"Fammi vedere un po'...", disse Emi, guardandola interamente, "Così non va bene. Ti rendo un po' più presentabile..."
La fece sedere di nuovo sul letto dove l'aveva trovata e le dette una sistemata veloce ai capelli e al trucco. La prese per mano e insieme scesero le scale di corsa. Deanna era un tipo molto peperino, era difficile metterle i piedi in testa ed era molto testarda... come sua zia, tali e quali. Si scambiavano i vestiti, la maglietta dei Ramones di Emi era la sua, e si divertivano sempre insieme. Deanna, con le sue idee, aveva dato uan grande mano per mettere in sesto tutti quei casolari fatiscenti, era molto creativa.
"Eccole finalmente!", disse Giacco, il chitarrista del gruppo in cui Emi e Deanna avrebbero dovuto cantare.
Tutti si voltarono e applaudirono le due ragazze mentre salivano sul palco.
"Grazie a tutti e scusate per il ritardo, ma dovevo ristrutturare la faccia di mia nipote.", disse Emi.
"E io dovevo mettere un'impalcatura al sostegno del culo di mia zia!", rispose l'altra.
"Non dire le parolacce, scimmia!", fece Emi. Se Deanna la chiamava memo, lei le rispondeva con il corrispettivo italiano.
"Ma non mi rompere le.... scatole!"
"Eccoci pronti, buonasera a tutti! Siamo venuti per dare una svegliata alla serata quindi le donne incinte e i portatori di peacemaker dovrebbero lasciare la pista e prendere la via per i loro appartamenti...", disse Emi, "Siamo i Nightcrawlers featuring Deanna e suoneremo per voi del sano rock. Se non vi piace, non ce ne frega un bel niente perchè lavoriamo in questo posto e se vogliamo vi cacciamo fuori a pedate, chiaro? Giacco attacca!"
E Giacco attaccò. Deanna ed Emi avevano architettato quella comparsa da un mese. Ognuna con il suo microfono cantavano "One way or another" di Blondie, la canzone preferita di Deanna, ammiccando verso il pubblico e shackerando un po' con movenze abbastanza sexy. Sabrina, che nel frattempo aveva salutato gli invitati per via della tarda ora, da lontano scosse il capo, come per dire: guarda cosa mi tocca vedere, mia figlia che si prostituisce sul palco...
A metà canzone, Emi lasciò che Deanna cantasse da sola perchè aveva una bella voce dura, da rocker; imbracciò la sua chitarra elettrica e si unì a Giacco negli assoli. Alla fine della canzone, partirono fischi, applausi e richieste di bis.
"Wow, grazie grazie!", diceva Deanna, inchinandosi.
Giacco, al segno di Emi, suonò una versione molto punk di 'buon compleanno a te' e tutti presero a cantarle gli auguri.
"Buoni, buoni!", disse Emi, "Devo dire Deanna che oggi ritengo, modestamente, che riceverai il regalo più bello di tutta la tua vita. Devo dire che, quando il tuo regalo mi si è presentato davanti i miei occhi ho fatto fatica a riconoscerlo."
"Meglio tardi che mai!", fece Deanna.
"Si, davvero, speriamo che questo regalo che faccio a te porti anche fortuna a tutti noi... che ci spacchiamo il culo in questo agriturismo!"
Qualche fischio di approvazione accompagnò l'affermazione di Emi.
"Quindi, ti benderò per rendere tutto il più eccitante.", disse e le legò un nastro nero davanti agli occhi, "Avanti, portatele il regalo!", esclamò.
Deanna, nell'attesa, si portò le mani . Chissà cosa le aveva regalato? Sperò con tutto il cuore che fosse una macchina, dato che sua madre non gliel'aveva voluta comprare... o un motorino! Ne era sicura, macchina o motorino! Il laccio venne sciolto e, per un attimo, la luce del riflettore puntatole addosso la accecò.

Emi tirò delicatamente l'estremità del fiocco e, sorridente, guardò la faccia di sua nipote. Per un attimo, Deanna si portò la mano davanti agli occhi. Poi mise a fuoco davanti a sè e la vide realizzare che, sulla pista, non c'era la macchina o il motorino che di sicuro si aspettava, ma uno dei suoi gruppi più amati.
La faccia della ragazza si contorse in una piccola smorfia. Deanna cadde a peso morto sul palco.

"Si sta riprendendo...", disse Emi ai ragazzi, che erano subito accorsi a vedere se avevano causato un danno irreparabile al cuore della ragazza, "Ma tornatevene a sedere sennò stavolta me l'ammazzate..."
Deanna aprì gli occhi.
"Memo... cosa è successo?", disse con voce flebile.
"Sei svenuta.", le rispose la zia, mentre le alzava delicatamente la schiena da terra.
"E perchè?"
"Stai bene, sei in grado di alzarti?"
"Si, ce la faccio.", disse e provò ad alzarsi, facendosi forza.
"E' tutto ok, tranquilli!", disse Bobe, il bassista, "Ha avuto solo un mancamento per lo shock."
"Shock? Che shock?", chiese Deanna alla zia.
"Niente, niente. Ora mettiti a sedere lì e stai calma."
"Memo... ma perchè l'ultima cosa che mi ricordo sono i... che deficiente, cosa c'entreranno mai i Tokio Hotel con tutto questo?"
"Beh... insomma..."
"Memo... perchè hai sulla faccia quell'espressione? Che cosa ho detto negli ultimi cinque secondi che ti ha causato tutti questi sensi di colpa visibili sulla tua faccia?", le chiese Deanna quando si fu seduta.
Emi non sapeva che fare: farle prendere un altro colpo oppure dirle il giorno dopo quello che quello che sembrava fosse un'assurdità era realmente vero.
"Guarda un po' tu... però reggiti a me sennò svieni un'altra volta.", le disse la zia, indicandole verso un tavolo immerso nella semi-oscurità.
"Oh mio dio... oh mio dio... oh mio dio... oh mio dio...", continuava a ripetere la ragazzina, quando li riconobbe.
"Ti si è incantato il disco? Venite ragazzi, stavolta la reggo io...."
I ragazzi si avvicinarono lentamente. Il respiro di Deanna prese ad affannarse e sua zia le frugò tra le tasche per cercarle l'anti-asma.
"Ciao Deanna, è un piacere conoscerti.", le disse Tom, porgendole la mano.
La ragazza lo fissava, immobile, pietrificata e Tom, vedendo che non rispondeva al suo gesto, ritirò imbarazzato la mano.
"Ciao....", le fecero gli altri.
"Memo....", disse lentamente Deanna a sua zia.
"Dimmi scimmia."
"Sono morta vero?"



RINGRAZIAMENTI:
Judeau: e infatti io non li ho fatti suonare! si, lo so, è scontato comunque, ma non mi ci sto impegnando molto con questa fic. i guanti a banana sono spuntati fuori così! grazie mille!!!!!
Ginny002: il modo in cui hanno cucinato la pasta è quello più comune all'estero, cioè mettono la pasta direttamente nell'acqua fredda, senza farla bollire... ci credo che poi quando vengono in italia diventano dei maiali perchè il cibo italiano all'estero è pessimo!!!!
Kiki92: aggiornerò presto, e grazie per i complimenti!!!

Continuate con le recensioni!!!!!!!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Deanna stringeva fedele il suo anti-asma, seduta in mezzo ai ragazzi. Questi cercavano di comunicare con lei, ma era ancora troppo in preda al panico per riuscire a mettere insieme almeno due monosillabi. Gli altri invitati si erano spostati sotto il palco per ballare, pogare, saltare e gridare sulle note suonate dai Nightcrawlers, che erano partiti dai Green Day, per passare alle Hole, agli Incubus e da tantissimi altri gruppi e cantanti rock, anche storici, come Janis Joplin, Bruce Springsteen e così via.
"Tua zia è fortissima sul palco e canta davvero bene!", disse Georg a Deanna, mentre lei aspirava di nuovo l'anti-asma.
"Si... sono tre anni che suonano insieme...", riuscì a dire lei.
"Ma quanti anni ha?", le chiese Gustav.
"Beh... ventisei..."
"Soli? Pensavo fosse più veccchia..."
"Hey, non parlare male di Memo!", ribattè lei, che era molto gelosa della zia. Ora che il suo battito cardiaco si era stabilizzato sul migliaio di battiti al minuto, riusciva anche a connettere il cervello.
"Scusami... non volevo offenderti... solo che sembra un po' giovane per...."
"Cosa? Avanti, dimmi cosa?", le chiese lei, sotto overdose da anti-asma.
"Calmati, calmati.... secondo me quel coso che prendi ogni tre secondi ti fa male....", le disse Tom.
Oh mio dio, pensò Deanna, mi sto incazzando con i Tokio Hotel... doveva darsi una calmata, stava facendo una discreta figuraccia, sicuramente l'avrebbero ricordata come la pazza italiana in astinenza da anti-asma. Si alzò di scatto e corse verso il casolare, presa da un altro attacco di panico. Come si poteva incazzarsi con i Tokio Hotel sull'età di sua zia?
I ragazzi si guardarono a vicenda, fecero spallucce e tornarono ad ascoltare il gruppo che suonava.


La mattina dopo fu veramente dura alzarsi. Alle sette la sveglia di Emi suonò, entrandole delicatamente nel cervello come la punta di un martello pneumatico nell'asfalto. La mano della ragazza, dopo essere andata a vuoto per almeno una decina di volte, afferrò la sveglia e la scaraventò contro il muro. Era la trentacinquesima che faceva quella fine.
"Buongiorno! Buongiorno! Buongiorno!", esclamò una voce che suonava dolce come il gesso premuto sulla lavagna.
"Giacco, cosa rompi i coglioni....", sbuffò lei da sotto il cuscino. L'amico era entrato nella sua stanza abusivamente e le aveva appoggiato sul comodino un bicchiere d'acqua con due aspirine.
"Fatti una pera di vita e vieni al lavoro. C'è da preparare la colazione a tutti."
"Fatelo voi..."
"Eh no! Tua sorella già mi ha urlato due volte in faccia, la terza tocca a te.", disse lui, prendendola per le caviglie e trascinandola fuori dal letto.
"Ho capito, ho capito... Siete dei mostri, non avete pietà nemmeno per una povera ragazza in preda ai postumi della sbornia.", fece lei, alzandosi da terra e chiudendosi in bagno.


L'aria della camera iniziò a diventare bollente. Un raggio di sole gli stava cuocendo un piede. Aprì gli occhi e cercò il suo orologio sul comodino. Segnava le undici e quarantacinque. Un lieve bussare sulla sua porta.
"E' ora di fare colazione.", gli disse Gustav, al di là della porta.
"Pranzo, vorrai dire.", gli rispose Georg, mentre si stiracchiava sul letto.
I ragazzi scesero in cucina, dove trovarono i due gemelli seduti intorno al tavolo, in stato catatonico.
"Almeno la colazione...", bofonchiò Bill, "Almeno quella, riusciremo a prepararla?"
"E che ci vuole!", esclamò Gustav, che era il più sveglio di tutti.
Furono le ultime parole famose: il latte fu presto messo sul fuoco a scaldare, ma il caffè...
"Secondo voi questo si scioglie direttamente nell'acqua?", chiese Tom.
"Certo! In quanti altri modi si può fare il caffè?", gli disse Georg, "Ne metti un cucchiaio nell'acqua e inizi a mescolare. Vedrai che viene un caffè con i fiocchi."
Tom non voleva seguire le istruzioni del suo amico, visto i risultati della sera prima ma, non sapendo in quali altri modi si poteva preparare un caffè, lo fece. Come se fosse un chimico, seduto sulla tavola e osservato da tutti, prese un bicchiere di acqua calda e, con fare molto attento, vi versò un cucchiaino di caffè. Iniziò a girare, girare, girare, ma l'acqua assunse solo un lieve colorito marrone, il resto della polvere di caffè si depositò sul fondo.
"E adesso?", chiese Bill, osservando l'esperimento del fratello.
"E adesso Georg andrà a farsi fottere con i suoi stupidi consigli sulla cucina! Fa l'esperto e poi non sa un cazzo!", disse Tom.


Emi scese nella cucina e trovò tutti indaffarati, chi con le brioches nel forno, chi preparava quintali di latte e caffè, chi stava
già con i vassoi ripieni di tazze e piatti pronto per andare a preparare la sala colazione. Deanna si stava occupando delle mono porzioni di marmellata e cioccolata.
"Buongiorno!", le disse Emi.
La ragazza la gaurdò un po' male e non le rispose.
"Che c'è?", le chiese.
"Sei proprio una stronza di zia! Potevi anche dirmelo..."
"Cosa?", fece lei, con aria da finta tonta, aiutandola con il burro.
"Che c'erano loro... ora penseranno che sono una pazza deficiente che sviene come tutte le loro fans isteriche... e poi sai che non lo sono! Perchè mi hai fatto questo?", le chiese Deanna. Non era arrabbiata, faceva finta di esserlp ma sua zia la conosceva troppo bene per cascarci.
"Non penseranno che sei una pazza deficiente. Avranno modo di conoscerti meglio... ti occuperai di loro nel prossimo mese, è il tuo compito ufficiale, tutti lo hanno voluto."
"Cosa?!? Io non lo faccio! Lo sai che ho fatto una figura di merda pazzesca con loro? Ieri sera sono fuggita via come se avessi visto un mostro..."
"Allora considerati licenziata!", gli rispose sua zia.
"Non puoi licenziarmi, hai bisogno di una decisione a maggioranza con gli altri!", disse Deanna, facendole la linguaccia.
"O accetti il tuo compito, oppure torni da tua madre e da viscido.", disse Emi, che con viscido indicava il suo neo-marito con il nomignolo che le aveva affibbiato sua nipote.
"Perl'amordiddionoooo!!!", disse Deanna tutta d'un fiato, "Farò quello che vuoi, ma non farmi tornare da loro!"
"Andiamo allora!"
In meno di mezz'ora la sala colazione-pranzo-cena era apparecchiata per accogliere tutti i loro parenti e amici. Questi arrivarono a scaglioni, i più mattinieri furono la mamma di Emi, Susanna, e sua sorella, per tutti la zia Checca, una zitella impicciona che aveva la bella abitudine di stringere le guance a tutti quelli che avevano una ventina di anni meno di lei. Erano due vecchiette inseparabili che vivevano insieme da quando il padre di Emi era morto, ben sei anni prima. Niente riusciva a farle stancare, tanto che la sera prima Emi dovette accompagnarle a forza nel loro appartamento alle due di notte, per paura che alla loro età rimanere in piedi fino a tardi avesse delle ripercussioni sulla loro salute.
"Ma che vuoi!", le aveva detto sua madre, "Guarda che noi, quando andiamo a ballare, facciamo sempre le ore piccole!"
Erano proprio instacabili quelle due messe insieme. Poi arrivarono i parenti da parte di suo padre, zii e cugini, età media cinquant'anni e tanto rompiscatole. Emi si era riferita a loro quando aveva detto che i deboli di cuore dovevano lasciare la pista, la sera prima. Non aveva molta simpatia per loro, che avevano sempre avuto da ridire sulle scelte che Emi aveva fatto per quella vecchia proprietà di famiglia. Lei li aveva sempre zittiti rispondendo che se suo padre l'aveva lasciata a lei e a sua sorella potevano farne cià che volevano, anche raderla al suolo e tirare su un grande parcheggio. Meno male che tutti stavano per lasciare quel posto per tornarsene a casa.
Infine arrivarono i figli di questa parte poco amata di parentela: erano tutti ragazzi giovani, di qualche anno più grandi o più piccoli di Emi, che avevano tanto buon sale in zucca da non essere come i loro genitori. Si presentarono tardi nella sala colazione, erano le undici e i tavoli erano già sparecchiati, ma si occuparono Emi e Deanna di loro, gli unici che si sarebbero trattenuti ancora per qualche giorno. Gli altri dell'agriturismo si sarebbeo intrattenuti con gli altri parenti in partenza e con le altre mansioni dell'agriturismo.
Seduti intorno a due tavoli, i ragazzi preseo a ridere e a scherzare, rievocando fatti memorabili della giornata di ieri. Avevano fatto di tutto per far incavolare Sabrina, tra cui presentarsi in chiesa con i pantaloncini corti, tirare agli sposi i cereali invece che il riso, attirando un grande numero di piccioni e attaccare dietro alla loro macchina una bambola gonfiabile... Erano terribili quei ragazzi!
Emi si teneva spesso in contatto con loro e li chiamava spesso per dare una mano quando organizzavano feste a tema. Infatti, per tenere vivo il nome di quell'agriturismo perso nelle campagne, una volta al mese venivano date feste particolari: nell'ultima il tema era il circo e la pista era piena di giocolieri e clown. Veniva sempre molta gente e quelle feste portavano dei bei ricavi, soprattutto d'inverno quando ne facevano più di un al mese perchè il turismo era al livello minimo.


"Io non avrei la faccia tosta di presentarmi lì e dire: ragazzi, non sappiamo nemmeno farci un caffè...", disse Bill, mentre si preparava con cura, capelli occhi e unghie.
"E dai! Tanto paga David!", disse suo fratello, "E poi non farci fare tardi, con il caldo che fa non c'è bisogno che ti tiri a lucido."
"Pensa ai fatti tuoi! Non ti rompo le palle e tu non rompere le mia. E poi sono pronto!"
gli rispose di botta Bill, uscendo innervosito dalla stanza.
Gli altri li aspettavano fuori e, quando videro Bill incavolato, pensarono che era meglio non mettere il dito nell'affare. In silenzio si incamminarono per il casolare e altrettanto silenziosamente entrarono al suo interno, seguendo le voci e le risa che sentivano.
"Ehm ehm...", fece Georg, rischiarandosi la voce per attirare le attenzioni dei ragazzi, soprattutto di Emi. Non dovette ripetersi perche tutti si voltarono verso di loro, facendoli sentire un po' in imbarazzo. Soprattutto Bill, si sentiva molto osservato.
"Hey voi! Qual buon vento vi porta qui?", disse Emi, andando verso di loro. Deanna, ancora scombussolata dalla sera prima, sgusciò sotto il tavolo, non voleva farsi vedere.
"Beh, a dire il vero..."
"Problemi con la colazione?", domandò lei subito.
"Si...", disse Georg, che ricevette subito una gomitata da Gustav e un'occhiataccia da Tom.
"Oddio! Ma siete proprio abituati male!", esclamò Emi, "Ma non preoccupatevi, siete i benvenuti! Sedetevi con noi."
Disse poi, rivolgendosi agli altri: "Questi sono quei ragazzi si ieri sera, penso che li conosciate tutti, sono i Tokio Hotel."
I ragazzi scossero la testa e dissero che sì, li conoscevano, avevano sentito parlare di loro e le canzoni passavano spesso alla radio. 
"Sedetevi, cosa volete di buono?", chiese Emi ai quattro ragazzi.
"Latte, caffè, cereali....", disse Tom.
"Si, anche per me.", dissero anche gli altri tre.
"Benissimo....", disse Emi. Con uno sguardo rapido cercò Deanna: era il suo compito occuparsi di loro.
"Deanna?", la chiamò.
"Si, un momento, mi era caduta una cosa...", disse lei, da sotto il tavolo. Mentre cercò di uscire fuori dal suo nascondiglio, battè una sonora testata sul legno che fece tremare i bicchieri.
I suoi cugini iniziarono a ridere come pazzi, seguiti a ruota da Emi e dai quattro. Deanna, viola per l'imbarazzo, filò dritta in cucina per prendere ciò che doveva.
"Perdonatela, non è sempre così sbadata e goffa. E ci tiene anche a farvi sapere che non è una fan di quelle che si strappa i capelli o vi lancia la biancheria sul palco. E' stata colpa mia se ieri sera si è comportata in quel modo.", si scusò Emi, mentre ancora rideva.


Deanna avrebbe voluto morire in quell'istante. Anzi, adesso aveva un buon motivo per tornarsene a casa dalla madre. Nervosa com'era, riuscì a far bruciare il latte e a versarlo sul vassoio. Si scottò la mano con la caffettiera e perse una brioche per la strada. Ci mancò poco che non cadesse mentre camminava, rovesciando tutto per terra, di nuovo davanti a tutti.
Mentre il respiro si affannava, servì latte e caffè ai quattro, con mano tremante. Ma cosa era diventata? Aveva il morbo di Parkinson solo perchè nell'agriturismo di sua zia c'erano i Tokio Hotel? Era diventata una mammoletta? Si, lo era. Riprese il suo vassoio e si allontanò, sotto lo sgaurdo incredulo di tutti. Di nascosto prese un'altra boccata di antiasma e si sedette sul bancone della cucina.
"Deanna ti devo parlare.", le disse Emi, qualche minuto dopo.
"Lo so, sono una deficiente. Mi faccio prendere dal panico..."
"Devi solo stare tranquilla. Questa occasione, avere un gruppo come loro qua, nell'agriturismo, non dobbiamo perderla. Non hai fatto niente di male, è colpa mia se ti vengono quegli attacchi di asma da panico, avrei dovuto dirtelo prima. Però devi iniziare a prendere sul serio il tuo compito. Devi essere disponibile per loro ogni minuto della tua vita, nel prossimo mese. Se tutto andrà bene, vedrai la pubblicità che ci faranno."
"Lo capisco zia... oddio, chissà cosa penseranno di me..."
"Che sei solo una diciannovenne impacciata. Dai, adesso devi andare da loro, sono tornati al loro appartamento. Io devo mettermi a fare i conti con le bollette e le fatture, sai che palle essere la contabile di questo posto! Ti abbiamo dato un'opportunità d'oro, imparerai meglio a parlare l'inglese o il tedesco che hai studiato fino ad adesso con loro che con i professori....", disse Emi, dandole una lista di cose da fare.



RINGRAZIAMENTI:
MissZombie: grazie davvero, spero solo che il continuo non vi deluderà perchè questa fic è iniziata ma ancora non ho deciso per bene l'evoluzione degli avvenimenti... aspetterò la solita idea improvvisa che stravolgerà i fatti!!!!
Judeau: wow, grazie! spero che non cadrò scontato troppe volte, altrimenti dimmelo e vedo di rimediare!

ANCORA RECENSIONI PLEASE!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Bill entrò dentro la sala di registrazione che avevano appositamente messo in pedi per loro: era molto piccola e c'era l'essenziale, ma andava più che bene, dato che la dovevano utilizzare solo per registrare le bozze dei loro nuovi pezzi. Erano due mesi che non scriveva più niente, nemmeno una parola, nè una nota. Chissà dove era finita la sua ispirazione. Si metteva seduto, con la penna in mano e riempiva il cestino di carta stracciata. Scriveva solo stupidaggini e frasi senza significato. Tornò dagli altri che nel frattempo si erano messi a fare gli scemi in piscina, si tolse gli abiti e indossò il costume, unendosi a loro.
Tom e Gustav stavano discutendo animatamente su quale fosse la migliore tecnica per l'esecuzione del cosiddetto tuffo 'a bomba', cioè quale fosse le metodo migliore per schizzare il più possibile i tranquilli bagnanti della piscina.
"Ti dico che se prendi la giusta elevazione e poi ti chiudi a guscio fai più casino!", sosteneva Tom.
"No! Ti sbagli, ti devi tuffare con una sola gamba raccolta sul petto e l'altra distesa!", gli ripeteva Gustav.
Georg nel frattempo si era rilassava galleggiando a pancia in su. Bill si sedette sulla sdraio, aveva bisogno di un po' di sole o sarebbe sempre rimasto bianco come una mummia. 
"Avanti, ora chiediamo a Georg un suo parere", disse Gustav.
"Non me ne importa un accidente!", gli rispose l'altro.
"Allora chiediamolo a Bill."
"Dai, ragazzi, ma che discussione scema...", fu la sua risposta. 
Non gli interessava sapere chi avrebbe vinto tra i due sulla questione del tuffo a bomba. "Lasciatemi in pace."
"Che rompipalle che sei...", gli disse suo fratello, "Ti chiediamo solo di guardare e di dirci chi fa più schizzi!"
"Levati dalle scatole, mi stai parando il sole."
Tom, che male sopportava le rispostacce di suo fratello, decise di non rispondere a parole, ma con i fatti. Non sapeva se era meglio il suo tuffo di quello di Gustav, ma sicuramente i due messi insieme avrebbero sollevato un bel po' di acqua. Messisi d'accordo, si tuffarono.
"Ma che cazzo!", esclamò Bill, che si era trovato improvvisamente fradicio, "Siete degli imbecilli davvero!"
"E dai, non fare la femminuccia...", gli disse Gustav.
"Non vi riesce proprio lasciarmi in pace, dovete sempre rompermi le scatole!"
"Andiamo Bill, non sai nemmeno stare agli scherzi.", gli disse suo fratello.
"Possibile che devi sempre farmi incazzare? Siamo in vacanza o no? Allora lasciami in pace e fatti i cazzi tuoi!", gli gridò contro Bill, sfogando tutta la rabbia che aveva in corpo dalla stessa mattina, quando Tom lo aveva fatto innervosire. Si alzò dalla sdraio per tornarsene in casa, quando si scontrò con Deanna, che si era trovata, senza che gli altri si fossero accorti della sua presenza, in mezzo ad un litigio. Bill la scansò senza nemmeno chiederle scusa.
"Beh... vedo che non è il migliore dei momenti...", disse la ragazza, "Torno tra un po'."
Gli altri ragazzi nemmeno l'ascoltarono, ognuno di loro si era messo in disparte e si ignoravano a vicenda. Deanna si sentì infinitamente stupida e ritornò al casolare, chiedendosi se aveva davvero le capacità per affrontare questo suo compito. Se i ragazzi riuscivano a litigare per così poco, sarebbero rimasti pochi giorni nell'agriturismo: ognuno sarebbe fuggito dall'altro, mandandosi a quel paese a vicenda. Non poteva perdere quella sfida, doveva farlo per l'agriturismo...
Prese di petto la vicenda e tornò dai ragazzi. Trovò Bill seduto per terra, con le gambe incrociate e la schiena appoggiata al muro di casa, nelle vicinanze della porta. Imbracciava una chitarra e suonava qualche nota.
"Ehm... scusami, non vorrei disturbarti ma devo parlare a tutti voi...", gli disse Deanna.
"Che vuoi?", gli chiese lui, continuando a suonare.
"Beh... volevo innanzitutto scusarmi per il mio comportamento, non sono assolutamente così come mi avete conosciuta... è solo che mia zia ogni tanto mi fa di questi scherzi... ma comunque non sono qui per questo....", disse, ma si interruppe, notando che il ragazzo la stava completamente trascurando.
"Scusa, ti spiace starmi ad ascoltare?", esclamò Deanna.
Il ragazzo posò la chitarra e si alzò.
"Così ti va bene?", gli disse, con aria strafottente.
"Certo...", fece Deanna, non molto convinta del tono del ragazzo, "Per il prossimo mese sono stata incaricata di occuparmi di voi. Sarò il vostro punto di riferimento, di qualsiasi cosa avrete bisogno potete rivolgervi a me, a qualsiasi ora. Questo è il mio numero personale, mi potete chiamare dal telefono che avete nell'appartamento. I cellulari non prendono molto qui, ci dispiace."
"Mmm...", fece Bill, esaminando il numero e mettendoselo in tasca, "Tutto qui?"
Per un attimo Deanna ebbe la voglia di prendere la chitarra e spaccargliela in testa, ma ci ripensò per due motivi: uno perchè lo avrebbe sicuramente ucciso, due perchè forse la sua indisponenza era legata all'arrabbiatura con i suoi amici.
"Senti, ho visto quello che è successo in piscina... posso fare qualcosa? Ti consiglierei di fare una passeggiata tra i girasoli, laggiù. Per me ha un effetto rilassante al massimo..."
"Ho capito... allora se abbiamo bisogno, chiamiano ok? Ciao...", disse lui, rimettendosi a sedere e riprendendo a suonare.
Ma che... pensò Deanna, senza pensare a quale tipo di aggettivo fosse meglio impiegare per definire quell'impertinente, ma lasciò perdere.
Il suo prossimo compito era andare dentro la sala registrazione e controllare alcune cose funzionassero: c'era scritto sul foglio che le aveva dato sua zia, che non era altro che una lista di cose da fare almeno ogni giorno.
Al suo interno vi trovò Gustav, intento a percuotere la batteria con le sue bacchette. Nemmeno si era accorto che lei era entrato perchè l'ambiente era del tutto insonorizzato e li divideva una parete di muro e vetro molto spesso, che delimitava l'impianto di equalizzazione con la zona degli strumenti.
"Ciao...", gli disse Deanna, tramite l'interfono.
Lui rispose salutandola con la mano.
"Tutto a posto?"
Lui gli fece l'ok con le mani.
"Ti posso fare una domanda?", gli chiese e fece cenno di sì.
"Ma il tuo amico Bill è sempre così maleducato?"
Il ragazzo si avvicinò alla bocca il microfono che pendeva poco sopra la sua testa e lo accese.
"Solo quando si arrabbia. Perchè, ti ha trattato male?"
"Trattato male è dire poco... no, sto scherzando, è stato solo un pochino indisponente."
"Vedrai che stasera verrà a scusarsi, lo fa sempre."
"Ok... ripeto a te quello che ho detto a lui perchè mi sa che non mi ha ascoltato molto... nel prossimo mese sarò io ad occuparmi di voi. Qualsiasi problema avrete, ditemelo e ve lo risolverò ok?"
"Sai riportare l'armonia in un gruppo come il nostro?"
Deanna si mise a ridere.
"Non so fare miracoli, ma penso che non sarà un'impresa titanica."
"Allora te ne saremo infinitamente grati... piuttosto, sai cucinare?"


Deanna e Gustav uscirono dalla sala registrazione ridendo come matti: lui le aveva raccontato le disvventure che avevano avuto con i fornelli e lei si era piegata in due dalle risate. Come si poteva mangiare la pasta cotta in quel modo? Deanna pensò che, con il successo, i ragazzi erano stati abituati ad avere tutto pronto per loro, non si erano mai dovuti occupare niente tranne di se stessi! Riflettè un attimo anche su altri aspetti: avrebbero mai imparato a lavarsi i panni e a stirarseli o avrebbe dovuto farlo lei per loro? Si augurò che la risposta a questa sua domanda fosse negativa, ma sapeva che sarebbe dovuta diventare la loro... serva, nel senso buono del termine. Quattro ragazzi, una casa e Deanna che cucinava e stirava... che brutta prospettiva di vita. Adesso capiva perchè avevano dato quel compito a lei.
"Gustav! Gustav!", si sentì chiamare il ragazzo.
"Che c'è Tom?", disse lui, vedendo che il suo amico lo chiamava dalla piscina, a qualche metro più in là.
"Visto che sei vicino alla casa... me la porteresti una coca?"
Gustav guardò Deanna con fare spazientito.
"Faccio io.", disse lei.


Dopo una settimana, Deanna avrebbe tanto voluto trovarsi a casa di sua madre. La domanda che si era posta qualche giorno prima aveva trovato risposta più che positiva: i ragazzi, che non avevano mai dovuto occuparsi di una casa, le avevano affidato tutte le incombenze. Lei, sotto il caldo di luglio, stava almeno un'ora al giorno a stirare pantaloni e magliette. Un'altra ora era dedicata alla cucina e altre due a riassettare la casa. Le pulizie generali venivano effettuate normalmente una volta alla settimana, di sabato, ma già la domenica mattina il tornado aveva distrutto l'ordine appena restaurato. Deanna, per evitare che i ragazzi vivessero in un porcile, si era presa la briga di riordinare tutto da sola.
Per poi non parlare dei ragazzi stessi: almeno una volta al giorno ce n'era uno che si incavolava a morte; almeno due volte al giorno ce n'era uno che si incavolava quasi a morte; almeno mille volte al giorno si mandavano a quel paese. Li sentiva litigare per ogni cosa: hai preso il mio shampoo, hai usato la mia tazza, portami un bicchiere d'acqua, prenditelo da solo, non mi schizzare, non mi parlare, non mi guardare, non mi toccare, sei un deficiente, ma chi ti credi di essere, e così via.  Ne parlò con sua zia ma la risposta fu chiara e, purtroppo, era quella che si aspettava: doveva sopportare, le tre settimane rimaste sarebbero passate velocemente.
Per quello che sentiva ogni volta che entrata in sala registrazione per i controlli giornalieri, i ragazzi ancora non avevano inciso niente. Bill, che era la mente musicale del gruppo, riempiva il cestino della sua camera con fogli appallottolati e a Deanna piangeva il cuore quando li gettava via. Meno male che la raccolta differenziata era uno degli obblighi da rispettare in quell'agriturismo.
Deanna, da essere una loro fan scatenata, si trovò a rimpiangere di aver comprato tutti i loro cd originali. Adesso capiva perchè i Tokio Hotel stavano subendo un calo di popolarità: si comportavano come dive in menopausa!
L'unico che dimostrava di essere un po' più ragionevole di tutti era Gustav. Almeno lui era capace di darle una mano mentre lei si spezzava la schiena per il suo gruppo. Deanna gli aveva insegnato a piegare la biancheria, a prepare il caffè e a cuocere la pasta senza farla scuocere troppo ma lui proprio non riusciva ad imparare a toglierla dal fuoco quando era ancora al dente! Gli aveva anche dato un libro di cucina, sperando che una sera decidessero a consultarlo.
"Un anno fa non eravamo a questi livelli...", le disse lui un giorno, mentre Deanna cercava di disincrostare una macchia sul pavimento. Le sembrava di essere in una caserma militare, quando facevano pulire i cessi con gli spazzolini da denti e quella macchia sembrava entrata in simbiosi con il pavimento... chissà da quanti giorni era lì.
"Lo spero... io già non vi sopporto più! Passami lo sgrassatore..."
"E qual è?"
"Quello col gallo sull'etichetta."
Gustav guardò un attimo tra i prodotti per la casa che aveva tra le mani e le porse quello che gli era stato chiesto.
"Bill componeva delle canzoni fantastiche, andavamo d'accordo come fratelli... non ti dico che non litigavamo mai, anzi, a volte ci scannavamo a vicenda... ma non per delle cose così stupide... non credi che sia meglio usare questo?", le disse, porgendole il flacone di acido.
"Perl'amordiddiono! Con quello arriviamo direttamente alle fondamenta!", esclamò Deanna, prendendo il flacone e andandolo a riporre in fondo allo scompartimento dei prodotti per pulire.
"Scusami, non lo sapevo..."
"Ma che cavolo ci avete buttato qui! Non va via nemmeno a strofinarlo!"
"Boh, non saprei, ma è stato Tom."
"Adesso la faccio levare a lui questa macchia!", disse Deanna, togliendosi i guanti e il grembiule.
Uscì di casa inviperita e andò verso la piscina, dove trovò Tom che si divertiva con il suo videogioco portatile.
"Bellezza! Fila dritto in casa e vai a togliere quella macchia che c'è in cucina!", gli disse, puntando un dito verso la casa.
"Quale macchia?"
"Avanti! Io mi sono rotta la schiena e anche qualche altra cosa per pulirvela!"
Tom scosse la testa e riprese a giocare con il game boy. Deanna, se prima era inviperita adesso era incazzata come una biscia, gli sfilò il videogioco di mano e lo fece volare dritto nell'acqua. Gustav, a qualche metro da loro, si tuffò e lo recuperò.
"Ma che cazzo fai?", esclamò Tom in faccia a Deanna.
"Che cazzo faccio? Mi spacco il culo per quattro deficienti viziati e incompetenti che non sanno fare altro che starsene a cuocere in questa cazzo di piscina, in questo cazzo di agriturismo. Perchè non ve ne tornate da dove siete venuti?", gli gridò contro con tutta la voce che aveva.
Tom, risentito per il tono della ragazza, la prese e la spinse dentro l'acqua, così come lei aveva gettato il suo svago prefito lì dentro. Deanna, una volta tornata a galla, uscì dalla piscina con una calma inaspettata. Tom era appena entrato nell'occhio del ciclone.
"Va bene, ho capito. Da questo momento in poi sparirò dalla vostra vista. Ma quando sarete con la vostra merda al collo, spero che annegherete piano piano...."
Fradicia, se ne andò.
"Bella mossa coglione.", disse Bill, steso su una sdraio a qualche metro dal fratello.
"Fatti i cazzi tuoi.", gli rispose gentilmente Tom, prendendo il suo asciugamano e abbandonando la piscina.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


"Quel deficiente mi ha buttato in piscina!", gridò Deanna, irrompendo nella sala pranzo, mentre tutti mangiavano.
Emi soffocò malamente una risata, mentre gli altri iniziarono a farlo sotto i baffi.
"Vada prenderle un asciugamano.", disse Antonello, uno dei ragazzi che lavoravano all'agriturismo e che ancora non si era messo a mangiare.
"Ma gliela farò pagare! Fosse l'ultima cosa che faccio a questo mondo!"
"Calmati scimmia.", disse Emi, facendola sedere, "Cosa è successo?"
"Stavo piegata come una sguattera a pulire il sudicio che avevano fatto e, dopo aver cercato per mezz'ora di togliere una macchia sul pavimento, ho chiesto a Tom di farlo al posto mio, visto che era stato lui a farla incrostare in quel modo. E lui mi ha buttato in piscina!"
Giacco esplose in una risata isterica, non riusciva a trattenersi. Emi cerco di mantenere tutta la concentrazione possibile.
"Ma cosa ridi? Io mi sto ammazzando di lavoro per quelli lì e tu ridi!"
"Guarda che tutti ci stiamo ammazzando di lavoro per questo posto...", disse Antonello, porgendole l'asciugamano.
"Ma tu non hai mai fatto un volo in piscina come me!"
"Eccome! L'altro ieri, mentre pulivo quella dell'appartamento due ci sono finito dritto dritto dentro!"
Antonello era quello che si occupava delle piscine e dell'intera rete di distribuzione dell'acqua, era un'idraulico di professione. Aveva collaborato anche lui alla realizzazione del complesso e ne era in parte proprietario. Si svagava suonando nei Nightcrawlers, come Giacco, Bobe ed Emi, era il batterista. Deanna si calmò e per un attimo riuscì a ridere di lui.
"Ricordati, il cliente ha sempre ragione, anche se è un rompicoglioni di prima categoria... dovresti scusarti con lui.", gli disse Emi.
"Lo farò... ma anche lui ha una parte di colpa. Se mi sono arrabbiata è perchè, quando gli ho chiesto di aiutarmi, mi ha ignorato per il suo game boy."
"Sono proprio delle dive.", disse Bobe, mangiando il suo pane e mortadella.
"L'altro giorno ho trovato ben te bottiglie in fondo alla piscina.... riempite di sassi, che cosa se ne faranno... Se rompono qualcosa, glielo farei addebitare."
Emi, che era di solito il giudice di tutte le controversie, disse che era passata sopra al primo servizio di bicchieri in frantumi ma che la prossimo avrebbe segnato il conto.



"Ragazzi.... ho combinato un danno...", disse Gustav a Georg, mentre si stava preparando in cucina uno spuntino di metà giornata.
"Cos'è successo?", gli chiese Georg.
"Vieni a vedere..."
Lo seguì nella lavanderia e gli mostrò una tinozza piena di panni appena lavati.
"Beh, cosa hai combinato?", gli cheise Georg.
Gustav frugò tra quei panni e tirò fuori una maglietta: se non fosse stato che l'era dei figli dei fiori era passata da più di vent'anni, quella maglia era un esempio perfetto di arte psichedelica. Gustav aveva fatto stingere una lavatrice, mettendoci dentro panni di tutti i colori.
"Oh mio Dio... lo sai che stai per andare contro alla pena capitale?", gli disse Georg, mostrandogli una t-shirt in particolare.
"Lo so... era anche la maglietta preferita di Tom..."
Non fece nemmeno in tempo a continuare la frase che lui fece capolino nella stanza. Gustav nascose prontamente la maglia dietro la schiena e Georg cercò di essere il più disinvolto possibile.
"Hey, avete visto la mia maglietta? Quella bianca, con le righe qui...", disse Tom.
"No... ma te la sei messa?", gli chiese Georg.
"Si e l'avevo buttata nel cesto dei panni sporchi..."
"Non mi sembra....", disse Gustav.
"Guarderò qui tra questi lavati....", disse Tom, mettendosi a frugare tra i panni appena usciti dalla lavatrice.
"Ma che...", disse, vedendo che c'era qualcosa che non andava, "Tutti i vestiti sono stinti!"
"C'è stato un piccolo inconveniente, non sapevo come programmare per bene la lavatrice e...", cercò di scusarsi Gustav.
"Hai rovinato tutti i nostri vestiti!", esclamò Tom.
"Scusa, non l'ho fatto apposta, ho cercato solo di..."
"Era meglio se ti mettevi le mani in tasca e ti facevi i fatti tuoi!"
Gustav cercò di mantenere la calma, non c'era bisogno di litigare ancora.
"Senti Tom, potremo comprarne nuovi vestiti! Erano tutti sporchi, non ne avevamo altri e ho pensato che..."
"La prossima volta lavati i tuoi, così non dovrai distruggere anche i nostri!", disse Tom, uscendo incavolato dalla stanza.
Georg guardò un attimo Gustav pensando che fosse la persona più ragionevole di questo mondo: aveva evitato di scontrarsi, lo faceva sempre, era molto diplomatico. Lui, invece, al suo posto avrebbe risposto con la stessa moneta.
"Avresti dovuto strozzarlo con quella maglietta...", gli disse Georg.
"E poi? Cerchiamo di comportarci meno da dive, non siamo nessuno, solo dei ragazzi in crisi. Sono passate quasi due settimane e non abbiamo ancora composto niente."
"Dillo a Bill."
"Già provato, dice che ha perso l'ispirazione."
"Un cane basterà per ritrovarla?"
Gustav rise per quella battuta, prese la tinozza con i panni e andò, orgoglioso del suo lavoro mal fatto, a stenderli all'aperto. Che uomo di casa che sta diventando, pensò Georg. Sarà mica perchè stava sempre insieme a Deanna?


Quando vide Bill avvicinarsi a lui, Gustav temette il peggio.
"Ho visto Tom abbastanza incazzato... che è successo?"
"Guarda un po'...", gli disse Gustav, indicando le magliette che sventolavano appese al filo.
"Almeno ci hai provato....", fece Bill, guardando che le sue t-shit nere erano diventate grigie.
"Ma smettila... non sappiamo nemmeno toglierci il cosiddetto dito dal culo senza combinare danni. Non sappiamo cucinare, non sappiamo tenere in ordine, non sappiamo lavare... adesso capisco perchè David ci ha mandato qui, per imparare ad essere un po' indipendenti..."
"E Tom ha fatto impazzire Deanna, l'unica che faceva tutto per noi."
"Già...", disse Gustav.
"Sbaglio o stavi sempre ad aiutarla?"
"Si, insomma, mica potevo farle fare tutto a lei...", cercò di giustificarsi l'altro.
"Guardalo, guardalo, guardalo! E' diventato tutto rosso!", disse Bill scherzosamente.
"Ma piantala!"
"A Gustav piace Deanna! A Gustav piace Deanna!", iniziò a canzonarlo Bill, saltando e battendo le mani a tempo.
"Gaurda che ti prendo e ti butto in acqua!"
"Prova a prendermi!", esclamò Bill, mettendosi a correre.


Emi vide da lontano i due che si rincorrevano e sperò che non lo facessero per prendersi a pugni, ma li sentiva ridere. Vide anche i vestiti al vento, tutti scoloriti, e le venne da ridere. Lei, che aveva più o meno la loro solita età, sapeva già amministrare correttamente quel posto, mentre loro non sapevano nemmeno preparare una lavatrice.
Deanna aveva fatto il possibile per soddisfare il suo compito e c'era riuscita alla grande. A tutti capitava di voler rinunciare al proprio lavoro perchè ci si arrabbia con questo o con quello. Doveva ammettere che lei li avrebbe mandati a quel paese molto prima di sua nipote, la sua scimmia.
"Che guardi?", le chiese Deanna.
Emi le fece un cenno di testa e Deanna vide Bill che fuggiva da Gustav.
"Almeno lui cerca di aiutarmi.", disse, incrociando le braccia.
"Quale dei due?"
"Gustav. Quello con i capelli corti."
"Pensavo mister-french-perfetta. Non ci conterei sul suo aiuto, gli si rovinerebbero le unghie. Lo hai ammaestrato bene Gustav?", le chiese.
"Non gli affiderei una lavatrice nemmeno se mi pagassero a peso d'oro, guarda cosa ha combinato. Però ha imparato a ordinare la sua camera e a pulire la cucina."
"Vedo qualcosa di buono in vista... è raro che un uomo impari a fare le cose di casa senza un vero motivo..."
"Che intendi Memo?", disse Deanna, poggiando le mani sui fianchi.
"Sicuramente gli piaci!"
"Ma piantala!"
"Cosa vuoi scommettere?", le disse Emi. Sapeva che sua nipote non riusciva a resistere alle scommesse.
"Scommettiamo.... che ti stiro i vestiti per una settimana..."
"Troppo poco...", disse Emi, dando via alla contrattazione.
"Due settimane!"
"Mmmm..."
"Un mese! E se perdi sarai tu a stirarli a me!"
"Aggiudicato!"


"Dovresti chiederle scusa Tom...", gli disse Bill.
"Scusa? Io?!? E' stata lei a buttare il mio game boy in acqua!", rispose Tom.
"Puoi prendere il mio, lo sai che non ci gioco quanto te. Poi lo ricompreremo."
"Ma ero arrivato ad un livello altissimo, mi ci vorranno anni per tornarci!"
"E dai! Hai ventiquattro anni! Comportati da adulto e fregatene!"
Tom sbuffò e incrociò le braccia.
"Vuoi che Gustav rovini anche il resto dei nostri vestiti o che ci avveleni?"
"Per il cielo, no!"
"Allora stasera vai a domandarle scusa. Abbiamo tutti bisogno di lei..."



RINGRAZIAMENTI:
Judeau: mi dispiace che faccia questo effetto XD speriamo che la reazione non ti deluda, perchè mi sa che sto cadendo un po' sullo scontato! comunque ora li farò diventare angioletti, non scaricare tutto il tuo karma negativo su di loro XD XD XD XD poveretti... ma che ti hanno fatto di male? XD XD XD XD leggi il tutto in tono molto sarcastico
Miss Zombie: anche io li avrei mandati a quel paese molto tempo prima di lei! il successo fa questo e altro, ci sta che tra qualche tempo impazziscano improvvisamente e si divideranno (per la gioia di Judeau), chi lo sa? io spero di no, lo spero sempre!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Con le mani in tasca e la testa bassa, Tom si avviò per il vialetto che lo portava al casolare. A metà strada, incrociò colei che cercava.
"Cosa ci fai solo, in giro?", gli chiese Deanna.
"Niente... cercavo te..."
"Cercavi me? E io cercavo te.... mi devo scusare per oggi."
"Anche io... mi dispiace averti gettato in acqua..."
"E a me dispiace averci fatto volare dentro il tuo game boy... spero di non averti creato troppi problemi."
"No... tranquilla...", disse lui, ripensando al livello a cui era arrivato con tanti sforzi, "Devo anche dirti un'altra cosa."
"Dimmi."
"Dovresti tornare da noi... siamo un po' incasinati."
"E quindi?", gli chiese lei.
"Abbiamo bisogno di te Deanna.", disse Tom.
"Avevo proprio bisogno di sentirlo dire... ma tornerò ad una sola condizione."
"Spara!", disse lui, non sapendo a cosa sarebbe andato incontro.
"Mi darete una mano, un giorno a testa. Il primo sarai proprio tu!", disse lei, porgendogli la mano per concludere l'accordo.
"Sei proprio una faina... e va bene.", disse lui, stringendogliela.
"Perfetto! Allora... vuoi bere qualcosa? Giacco ha appena finito di distillare un liquore alle more favoloso!"
"Speriamo sia più buono di te...", disse Tom.
Arrivati al casolare, Deanna gli disse di aspettarlo al bordo piscina mentre lei avrebbe preso da bere. Giacco era un appassionato di distillati e ogni tanto faceva degli esperimenti. Questo però era fallito e il liquore era troppo alcolico; stava quasi per buttarlo quando Deanna gliene chiese un po'. Essendogli presentata l'occasione per farle uno scherzo storico, Giacco le dette tutta la bottiglia. I risultati li avrebbe visti la mattina seguente.
"Guarda qua!", esclamò Deanna, mostrando la bottiglia a Tom.
"Favoloso!", disse lui, prendendone e versandone un po' in un bicchiere. Le raccontò di Gustav e della lavatrice e Deanna dovette asciugarsi le lacrime da quanto stava ridendo. A metà bottiglia, Deanna ancora non aveva smesso di ridere e Tom se ne stava sdraiato a terra a fare le bolle con la sua saliva.
"Ora faccio l'equilibrista!", disse Deanna, iniziando a camminare sul bordo.
"Brava!", fece lui, applaudendo.
Ben presto la vide cadere dentro l'acqua, ubriaca com'era. Il suo cervello non funzionava bene, ma sapeva che piscina e alcol non erano una buona coppia. Non vedendola riaffiorare, si buttò per cercare di riprenderla e non far accadere il peggio.
"Bu!", esclamò Deanna.
"Mi hai fatto prendere uno spavento!", disse lui, schizzandola.
Da lì si avviò una lotta senza tregua allo schizzo e l'esito fu più che certo. Forse fu l'acqua, forse l'alcol era scemato prima del previsto: Deanna si accorse che Tom la stava baciando.
"No... basta.", disse lei.
"Perchè?", fece lui, riprendendo a baciarla.
"Perchè... siamo ubriachi."
"Non mi basta...", disse lui, continuando a cercare la sua bocca..
"Perchè lavoro per te."
"Dammi un buon motivo."
"Perchè... non mi piaci.", disse Deanna. Era la verità, lui non le piaceva, non le erano mai andati a genio i rastoni. A quel punto, meglio suo fratello, per lo meno si avvicinava un po' ai suoi gusti.
"Questo mi basta...", fece lui, lasciandola libera. Anche per lui era lo stesso, non gli piaceva Deanna.
"Forse.. è meglio andare...", disse lei, uscendo dall'acqua.



Toltasi i vestiti fuori dalla porta, entrò nel casolare semi nuda, coperta con il tappetino che dava il benvenuto. Proprio mentre sperava di non incontrare nessuno...
"Che ci fai col culo di fuori, mezza molle?", le chiese sua zia.
"Niente!", rispose lei.
"Niente? Dove sono i vestiti?"
"Fuori... sono caduta in piscina..."
"Aspetta un po'... eri con quel Tom? Non mi dire che è successo qualcosa tra voi...."
"Fammi morire di freddo e non lo saprai mai!"
Una volta rivestitasi, Deanna raccontò cosa era successo alla zia, scusandosi infitamente per il casino che aveva combinato.
"Beh, non hai fatto niente di male... l'unica cosa è che domani te lo troverai davanti e dovrai farci i conti..."
"Oh gesu...", disse Deanna. Domani lui avrebbe dovuto darle una mano... tutto il giorno con lui...
"Avanti, ora dormi. La notte porta consiglio."


La sveglia suonò troppo, troppo presto e Deanna la spense con un grande sforzo. Qualcuno entrò prepotentemente nella sua stanza: era Giacco, con la sua doppia aspirina on the rocks.
"Buono il mio morellino distillato eh?", le chiese ridendo.
"Vaffanculo Giacco... ma quanti gradi erano?"
"Una quindicina, troppi, stavo per buttarlo via ma sei arrivata tu!"
"Che bastardo...", disse lei alzandosi.
Lo stomaco le si era chiuso, non sarebbe nemmeno scesa per fare colazione. Aprì l'armadio e scelse i peggiori vestiti che aveva appesi, non voleva trovarsi ancora in spiacevoli situazioni. Prese una maglietta talmente larga che poteva entrarci due volte e pantaloni più vecchi che aveva. Stava quasi per non lavarsi i denti, ma il suo alito mattiniero era troppo anche per lei.
Si legò i capelli e con un cappello in testa uscì dal casolare.
Quando entrò nell'appartamento le sembrò di vivere un sogno: nessun cuscino del divano fuori posto, nessuna patatina spiaccicata sul tavolo, nessuna pila di piatti sporchi sul lavello... si spostò nel bagno: nessun asciugamano per terra, nessun flacone del bagno schiuma che versava nella vasca e nessun groviglio di capelli a intasare le tubature. Si affacciò alla finestra: panni al vesto, freschi di stesura... Sogno o son desta?, si chiese Deanna.... questo significava che non avrebbe dovuto farlo insieme a...
"Ho fatto un buon lavoro?", disse una voce alle sue spalle.
"Cristo Bill, hi fai fatto prendere uno spavento!"
"Allora?", le chiese lui, mentre si appoggiava alla scopa.
"Perfetto..."
"Bene, ora vado a levarmi questi guanti, mi fanno  venire un prurito alle mani..."
Se avesse avuto la macchina fotografica avrebbe venduto lo scoop dell'anno: Bill Kaulitz con i guanti alle mani, mentre puliva casa! E con quel grembiule con la donna nuda... era qualcosa di spettacolare. Con i capelli legati e senza il trucco sembrava la copia identica di suo fratello.
"Lavati le mani con il sapone neutro e poi datti una crema idratante. Vedrai che torneranno come nuove.", gli disse Deanna, sapendo che era un consiglio perfetto per uno come lui.
"Davvero? Allora lo farò... giorno Tom!", disse l'altro, vedendolo scendere dalle scale.
"Giorno...", rispose lui.
Appena Deanna lo vide si spostò nella cucina, iniziando a preparare il tavolo per la colazione. Doveva nascondere il suo imbarazzo, non voleva che gli altri capissero. Sperò che il ragazzo non avesse detto niente al riguardo.
"Ti faccio un po' di caffè?", gli chiese.
"Mmmm...", rispose lui.
Qualche minuto dopo sentì gli altri scendere le scale.
"Senti che profumo di caffè, non mi dire che è tornata Deanna!", esclamò Georg.
"Si, sono proprio io!", disse lei, versando il contenuto della caffettiera in una piccola brocca.
"Allora questo testone è riuscito a chiederti scusa!", disse l'altro, dando una pacca sulla testa a Tom.
"Evidentemente si...", fece lui.
"Non sei contento Gustav? Così non dovrai più combinare guai!", disse Georg.
"Non starli a sentire, mi ha fatto piacere sapere che hai fatto qualcosa per mandare avanti la baracca.", disse Deanna a Gustav,
"Grazie... posso chiederti una cosa?", disse Gustav.
"Dimmi...", fece lei, versandogli il caffè nella tazza.
"Che ne dici se stasera cuciniamo per te?"
La domanda scatenò una serie di reazioni a catena: Bill, che era arrivato appena in tempo per sentirla, fece dietro front e fuggì al piano di sopra. Tom lo seguì a ruota dicendo che aveva lasciato il cappello sul comodino e che non ne poteva fare a meno. Gustav sentì il bisogno improvviso di andare in bagno.
"Sarebbe bello che non fossi solo tu a farlo...", disse Deanna, sedendosi davanti a lui, "E' un pensiero carino da parte tua."
"Beh...", disse lui, abbassando la testa e arrossendo un po', "Grazie."
"Cosa vi prende a tutti voi?"
"In che senso?"
"Bill che si sveglia prima di tutti e mette a posto e fa la lavatrice senza sbagliare candeggio."
"Quello è stato Georg."
"Non è che siete diventati delle desperate rock-houswives?"
Gustav rise di quella battuta.
"Diciamo che la necessità spinge l'uomo a fare cose inaspettate. Pensavamo che Tom non sarebbe riuscito a convincerti e quindi..."
"E ora che sono tornata scappano tutti! Che uomini!"


Mentre sistemava alcune cose che Bill non era riuscito a riassettare, Deanna si chiese quanto sarebbe durato questo idillio: fino a quel momento non aveva sentito nessun litigio, nessun vaffanculo... il patto che aveva fatto con Tom? Lo avrebbe presto gettato nel cestino, le riusciva megliofare tutto da sola.
Il cellulare squillò nella sua tasca, meravigliandola abbastanza perchè c'era sempre poco campo.
"Scimmia, vieni al casolare. Abbiamo bisogno di te."
"Arrivo subito."
In pochi minuti Deanna aveva raggiunto gli altri, riuniti sotto il sole nella pista. Di solito quando si trovavano tutti in assemblea era per delle decisioni importanti. C'erano tutti, Giacco, Bobe, Antonello del gruppo, e anche gli altri sei, tutti i proprietari di quel luogo. Insieme, quei cervelli escogitavano le migliori feste a cui Deanna aveva mai partecipato.
"Cosa state architettando?", chiese loro.
"Stiamo organizzando la prossima festa a tema. Qualche idea?", le domandò sua zia.
"Beh... dottori ed infermiere?", propose lei.
"Facciamo una festa, non un orgia-party...", sottolineò Giacco, "Io avevo proposto un bel party alla romana."
"Sì, dove tutti pagano la loro parte...", esclamò Emi.
"E dai! Io intendevo una festa dove tutti sono vestiti come gli antichi romani, o i greci, fa lo stesso, sono tutti uguali per me."
"Non è una cattiva idea.", disse Deanna.
"Mi sa troppo di John Belushi... magari mettiamo anche una lavagna laggiù con scritto 'Diarrea VS. Costipazione'*", disse Antonello.
"Tonio,", disse Bobe, "Quel film per colpa tua lo conosciamo tutti a memoria... E' stata tua l'idea di chiamare l'agriturismo 'Animal House'... se non fosse stato per il voto di Emi a tuo favore."
"E se tutti si vestissero in tema con un film?", propose Deanna.
I ragazzi riflettereono un attimo.
"Se a uno piace, come a Tonio, 'Animal House' verrà vestito con la toga e la corona d'alloro in testa... se poi, per rimanere nell'ambito, gli piace 'the Blues Brothers'.... e così via, sarà come carnevale!"
"Mmmm... bella idea! Io voto a favore.", disse Bobe.
"Anche io.", disse Emi.
Presto si accodarono anche gli altri, tranne Giacco, che voleva la sua festa greca. Ma la maggioranza era la maggioranza. Decidere il resto fu semplice: il gruppo che suonava c'era, voleva essere pagato in alcol, bastava chiamare i rinforzi e poi tutto sarebbe stato organizzato. Stefania, una delle ragazze, si sarebbe occupata come sempre del volantinaggio e degli addobbi, partì subito per la copisteria. La festa ci sarebbe stata tra due settimane, dovevano fare tutto in fretta.


"Sai dov'è Bill?", chiese Tom a Gustav, steso su una sdraio in piscina. Si sedette accanto a lui.
"Mah... non saprei... sarà in casa."
"Vengo da lì e non c'è..."
"Guarda nello studio allora, vedrai che si è chiuso lì dentro. Mi sembrava strano ieri, sempre con la testa tra le nuvole... forse ha ritrovato l'ispirazione."
"Lo spero... ho sentito David, si è un po' incazzato quando gli ho detto che non avevamo ancora composto niente... tra otto giorni partiamo e siamo sempre in alto mare."
"Si è arrabbiato tanto?"
"Sì, ha minacciato di farci rimanere quaggiù finchè non torniamo con almeno venti pezzi da fargli sentire."
"Non male... ci sto proprio bene qui.", disse lui, mettendosi le mani dietro la testa.
"La casa discografica ci sta mettendo alle strette. Vogliono certezze per la fine di agosto o ci stracciano il contratto in faccia."
"Ahi ahi ahi... speriamo che Bill scriva qualcosa allora."
"Vado a vedere cosa sta facendo...", disse Tom, lasciando il suo amico a rilassarsi.


Erano due giorni che Bill sentiva sempre musica nella testa, note su note. Da quando si era messo a strofinare per terra, era buffo pensarlo, ma quei semplici gesti gli avevano fatto scattare la molla. Era inimmaginabile, Bill Kaulitz che ritrova l'ispirazione mentre pulisce il bagno dalla sua stessa sporcizia! Chissà quant e copie avrebbero venduto i giornali con una notizia del genere!
Eppure gli era tornata la musica in testa, la sentiva scorrere fluida come l'acqua dentro al secchio con lo straccio per dare in terra. Non era un buon paragone, ma per lui rendeva l'idea. La sera precedente, poco prima di andare a letto, era entrato nella sala e aveva buttato giù qualche nota. La suonò e sentì che poteva funzionare. Una notte di sonno avrebbe aiutato il suo cervellino a lavorare meglio e la mattina seguente, quasi di nascosto, era entrato nello studio e aveva iniziato a comporre, come non faceva oramai da mesi.
Tom lo trovò seduto per terra, con una marea di fogli sparsi davanti a sè, era un buon segno. Anzi, un ottimo segno.
"Bill, come va?", gli chiese, tramite l'interfono.
Lui, senza alzare la testa dal suo quaderno, gli fece segno che era tutto ok.
"Ti posso portare qualcosa?"
Segno di no con la testa, non voleva niente. Quando faceva così era meglio non disturbarlo o si sarebbe arrabbiato come un pezzo perchè perdeva l'ispirazione. Uscì dallo studio in punta di piedi; non l'avrebbe sentito comunque, la stanza era insonorizzata, ma lo fece lo stesso.
A Gustav fece un eloquente segno con la testa e il ragazzo capì. Bill was back in town!






*nota scena del film Animal House, con John Belushi

Chiedo perdono se da qui in poi accadranno almeno un paio di cose scontate... ma purtroppo il caldo e il diritto dell'unione europea mi stanno spappolando il cervello e non ho la fantasia giusta... speriamo che cmq sia di vostro gradimento!

RINGRAZIAMENTI:
Ai miei fedelissimi MissZombie e Judeau!!! Almeno voi! Grazie all'infinito! Si, diciamo che la mia attenzione si sta spostando verso un particolare membro del gruppo, voi avete già capito chi è... diciamo che a me i frontman  vanno a genio per una settimana, poi guardo alla... sostanza!
Vabbè, scusate per la mia totale insicurezza su ciò che scrivo... più che altro è che leggo fanfic di ogni genere scritte con i piedi (letteralmente, tra orrori di ogni genere) con centinaia di recensioni e io mi chiedo: cos'ha la mia che non va?
vabbè, è solo un po' di presunzione personale, anche io mi atteggio da diva ogni tanto XD

Se ci fosse qualche disgraziato dalle vostre parti che fa feste del genere (io ce l'ho), mandategli un bacio da parte mia!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


La mattina seguente Bill chiese ai ragazzi di seguirlo nello studio per fargli sentire quello che aveva composto.
"Vi piace?", chiese poi alla fine, riponendo un attimo la chitarra a terra.
"Niente male... provo a venirti dietro con la batteria.", disse Gustav.
"Provo anche io.", disse Georg, prendendo il suo basso.
"Io rimango qui a sentire cosa viene fuori.", disse Tom, rimanendo al di là del vetro.
Dopo qualche minuto passato ad accordarsi sullo stile che, secondo Bill, avrebbe dovuto avere quella canzone, i tre riuscirono a suonare decentemente il pezzo. Tom, con le dita sull'equalizzatore, spostava i pulsanti per rendere il suono migliore.
"A sentire il testo, sembrerebbe più una ballata che un pezzo tendente al punk.", disse alla fine, tramite il collegamento interfonico tra le due stanze.
"Dici?", fece suo fratello.
"Si... parli di un abbandono e Gustav ci ritma sopra... non mi suona convincente."
"Proviamo qualcosa di più lento allora...", disse Gustav.
"Certo, ma se premetti la suono io la chitarra, tu la stai violentando."
"Ma c'è bisogno che qualcuno stia dove sei tu ora...", disse Bill.


Deanna era intenta a scrostare una maledetta padella. Quante volte aveva detto di mettere le pentole dentro l'acqua quando le utilizzavano e non avevano voglia di  lavarle? Era semplice, ma non ci arrivavano.
"Ehy, Deanna!", disse Gustav, entrando nella cucina.
"Fanculo a questa padella!", esclamò lei, rigettandola dentro l'acquaio.
"Scusa... quella è colpa mia...", disse lui.
"Allora fanculo a te! Mi sono finita un braccio..."
"Beh... un mi dispiace è sufficiente? Mi sono dimenticato di metterla dentro l'acqua..."
"Lascia stare...", disse lei, "Cosa ti porta qui? Avete finito nello studio?"
"Veramente abbiamo bisogno di un tuo parere."
"Ma io non sono una critica musicale, oramai mi intendo solo di sporcizia e di panni da lavare...", disse lei sarcasticamente, togliendosi i guanti.
"Andiamo!", disse lui.
Seduta sullo sgabello al di là del vetro, sentiva per la prima volta un pezzo inedito dei Tokio Hotel.
"Allora? Come ti sembra?", le chiese Bill.
"Beh... moscio ti va bene?"
"Cosa?"
"Ho detto moscio... è meglio che dirti che era patetica."
"Ehy ma... insomma, un po' di rispetto!", esclamò lui.
"Rispetto a me? Guarda che potrei dirtelo io che pulisco il tuo bagno dai tuoi capelli...", disse lei incrociando le braccia, "Avete chiesto un mio parere e io ve l'ho dato."
"Quindi secondo te è moscia....", disse Bill.
"Si... io ci metterei più chitarre, più basso, più batteria.... più tutto! Non così lenta."
"E' stato Tom a dire che era meglio una ballata, con queste parole...", disse Georg.
"Prendo la chitarra elettrica, vediamo se sarà poi di tuo gusto.", fece Tom.
Infatti, una volta che la canzone fu terminata, Deanna espresse un giudizio più che positivo.
"Bella, mi piace!", disse.
"Davvero?", disse Bill.
"Certo, signor Kaulitz, sembra che questo posto abbia dei buoni effetti curativi."


Infatti, nei cinque giorni seguenti, Bill e gli altri si chiusero letteralmente dentro allo studio. Presi tutti dalla creatività, chiesero al loro manager di poter prolungare di un altro mese quella vacanza. Lui accettò, a patto che portassero indietro un demo con tutte le loro canzoni, non pronte per la pubblicazione ma quasi.
Deanna, per la prima volta da un mese, fu felice di fare la 'sguattera' per i Tokio Hotel: le promisero che avrebbero inserito il suo nome tra i credits, il primo tra i tutti, scritto bello grosso. Tra dieci anni avrebbe anche potuto vantarsi di quella citazione! Avrebbe potuto raccontare ai suoi nipoti, da vecchia, che il suo nome era comparso su un cd!
Ogni poco lei doveva correre da loro: senti questa, cosa ne pensi, è meglio questa parola o quest'altra... era diventata una consulente musicale, una paroliera e aveva anche imparato i suoi primi accordi alla chitarra.
"Sembra che questo posto faccia miracoli.", le disse una volta Emi.
"Sì... un mese fa li avrei strozzati con queste stesse mani."
"Gia! Ma ne è valsa la pena spero."
"Certo che sì. Mi citeranno sul loro nuovo album!", disse, iniziando a saltare e a battere le mani.
"Ma sentila! Citano lei e non il mitico 'Animal House', l'agriturismo più trendy della Toscana!"
"Metterò una buona parolina anche per tutti voi."
"Va bene...e la nostra scommessa?"
"Quale scommessa?"
"Quella su quel ragazzo, Gustav. Devo dichiarare che hai vinto tu?"
"Beh... io non direi..."
"Cosa cosa cosa?", esclamò Emi, "Non mi dire che..."
"Scherzo! Cosa vuoi che sia successo!", disse Deanna.
"Tu non me la canti giusta... E invece, come si è risolta con quel bacio?"
"Niente di che, come se non fosse mai successo."
"Alla faccia della professionalità!", esclamò Emi.


"Posso chiederti un parere spassionato?", chiese Gustav a Georg, in un momento in cui i fratelli erano usciti dallo studio per prendere una boccata d'aria.
"Dimmi tutto, mister tamburine man...", disse l'altro, posando il basso.
Gustav rimase un attimo in silenzio.
"Secondo te queste canzoni funzioneranno?", gli chiese.
"Sono sicuro, sì, è dell'ottimo materiale. Non saprei quali scegliere, te lo dico sinceramente."
"Mmm..."
"Che c'è?", gli chiese Georg.
"Niente.... perchè?"
"Boh, mi sembri strano."
"Strano? Io? No, ti sbagli."
"Sei sicuro che non vuoi chiedermi altro?"
"Beh... sì."
"Per caso quello che volevi chiedermi ha a che vedere con una morettina che gira qua intorno tutti i santi giorni?"
"Secondo te....", disse Gustav.
"Secondo me non devi aspettare altro.", disse Georg interrompendolo, "Cogli l'attimo, vai! Se aspetti un altro po' quella ti scappa dalle mani."
"Sei sicuro?"
"Ma certo, fidati. Quando torna qui, le chiedi se c'è qualcos'altro di meglio da fare qua intorno. Senti cosa ti dice e ce la inviti."
Tom dette un colpo alla cassa e uno al piatto, come facevano nei comedy shows americani quando il comico faceva la battuta.
"Bellezza, siamo senza macchina!"
"E che te ne frega! Siamo sempre noi a scarrozzare le donne in giro, per una volta fai guidare gentilmente loro!"
"Facile per te...", disse, rimettendosi a far tintinnare il piatto.
"Quanto la fai lunga...", fece Georg, suonando alcune note con il suo basso che somigliavano a 'another one bites the dust' dei Queen. "Morderai la polvere, Gus. Cogli l'attimo."
"Sarà meglio che esca a prendere un po' d'aria.", disse Gustav, lasciando le bacchette sul suo panchetto.

La festa si stava avvicinando e Deanna andava tutti i giorni in città ad aiutare gli altri con le compere: dovevano riempire il furgono di bevande, cibo, articoli per le feste e ogni cosa di cui necessitavano. La voce si stava già spargendo, Stefania aveva fatto dei volantini spassosissimi che circolavano nei paesi vicini.
"Vediamo un po' a che punto siamo con le spese....", disse Emi, la contabile dell'agriturismo. Con gli occhiali sul naso, non faceva altro che premere i pulsanti della calcolatrice e sfogliare li scontrini. Deanna l'aveva aiutata a riordinarli cronologicamente.
"Allora... wow, siamo andati un po' in là con il budget....", disse, strabuzzando gli occhi.
"Di quanto?", le chiese Giacco.
"Beh... siamo a tremila euro."
"Tremila euro?!? Meno male che suoniamo gratis!"
"Se continuiamo così dovremmo far pagare almeno quindici euro a testa per guadagnarci qualcosa...", disse Emi, togliendosi gli occhiali e massaggiandosi gli occhi.
"Speriamo che venga più gente del solito...", disse Giacco.
"Beh... una soluzione ci sarebbe.", disse Deanna ed espose brevemente la sua idea.
"Ma sei pazza? No, nemmeno per idea, rovineremmo la festa...", fece Giacco.
"L'abbiamo già rovinata...", disse Emi, sventolandogli il risultato dei suoi conti sulla faccia.
"A quel prezzo non verrà nessuno alla festa... ti immagini? Sul volantino abbiamo scritto dieci euro... e poi facciamo pagare quindici..."
"Io ripropongo la mia idea..."
"Non credo che sia la migliore delle soluzioni."
"Dovremmo saper gestire numerose complicazioni... più del solito."
"Io mi butterei... farei circolare semplicemente la voce, nessuna rettifica sui volantini.", disse Deanna, "Per fare un albero, ci vuole un seme..."


RINGRAZIAMENTI:
Judeau: la storia del liquore alla mora è vera, c'è un'amica di mia madre che ogni tanto fa questi esperimenti e non ti dico i risultati... per la cena finale di una festa di paese ha fatto ubriacare anche il sindaco e i miei genitori alle 4 di notte stavano nel giardino comunqle con lui a bagnarsi con gli spruzzini... dio che vergogna...gia se sai pulire i bagni saresti l'uomo della mia vita perchè posso fare di tutto ma il bagno no!!!!! XD
Ady91: grazie mille, di solito posto ogni giorno, quindi non ti rimane altro che leggere!!!
MissZombie: si ci sono dei pazzi nelle mie zone che ogni tanto fanno i toga party e mi sono serviti di ispirazione per questi capitoli!

RECENSITE MI RACCOMANDO!!!!

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Giacco e Bobe stettero un'intera giornata impegnati con la montatura del palco: essendo ottimisti di natura, pensavano che sarebbe venuta un sacco di gente e decisero che, nella pista, avrebbero semplicemente messo il mitico dj Fabius, alias Fabio, uno dei ragazzi dell'agriturismo, a caricare dischi di ogni genere, mentre il palco per i Nightcrawlers lo avrebbero montato nel grande giardino adiacente al casolare.
"Io metterei qui il palco, poi qua monterei la pedana.", diceva Giacco.
"No, io farei al contrario, qua il palco, là la pedana!", rispose Bobe.
La pedana era un finto pavimento di legno, di circa duecento metri quadri, che un'impresa di noleggio, qualche anno fa, si era gentilmente scordata di tornare a prendere dopo una festa nell'agriturismo.
Giunti ad un accordo, i due inziarono a montare il palco. Visto come avevano organizzato la festa, avrebbero dovuto allargarlo un po' e, muniti di seghe, martelli, chio di e sbarre di ferro, in mezza giornata fu realizzato. Ogni tanto Emi andava a portagli delle bibite fresche perchè i trentasette gradi di quella giornata stavano sfinendo i due poveri ragazzi.
"Ma che masculo puzzolente...", disse Emi a Bobe.
"Pure sudato.", rispose lui.
"Come dicevano ad American Pie?"
"Si! Bello maialo!", disse Giacco.
"Perfetto!", disse Emi, iniziando a ridere.
Deanna doveva dividersi tra i Tokio Hotel e la festa; era da un mese che non aveva più un giorno libero ed era esausta, ma lavorava duramente. Da una parte c'erano quei quattro rompiscatole insicuri che le chiedevano sempre consigli sulle loro canzoni, dall'altra c'era quella trottola di sua zia che pensava alla festa e che sperava che non sortisse fuori un fiasco totale.
"Come ti dissi qualche giorno fa?", le disse Emi, "Per fare un albero, ci vuole un seme... per fare una buona festa ci vuole.... quello che vuole e per ora verrà una festa coi fiocchi, vedrai!"
Emi aveva avuto un paio di idee fantastiche e la sera, dopo cena, cercava di metterle in pratica mentre provavano con il gruppo allargato. Non era facile però, perchè tutti a fine giornata erano stremati, compresa lei stessa. Mancavano due giorni alla festa...


"Ragazzi! Ragazzi!", gridava Stefania, appena scesa dal furgoncino. Era stata in giro a fare gli ultimi acquisti per la festa.
"Che c'è?", gli chiese Deanna, che era l'unica nei paraggi.
"Oh mio Dio! Oh mio Dio!", diceva l'altra.
"Ma stai bene? E' successo qualcosa di grave?"
"Si! Cioè, no... una cosa fantastica!"
"E cosa?", disse Deanna, che si stava preoccupando per la salute mentale della donna.
"Ero al supermercato, dovevo comprarmi delle cose e... mi ha fermato una ragazza e mi ha chiesto della festa!"
"E allora....", fece Deanna, che non ci trovava niente di fantastico in quello.
"Mi ha detto se c'era ancora posto, se c'era tipo una prevendita di biglietti.... io le ho detto no, venite lì e pagate l'entata. Quella mi fa: bene, perchè siamo almeno un centiaio e pensavamo che non ci fossero più biglietti!", disse Stefania, mentre saltava dalla gioia.
"Un centinaio?!?"
"Si! Un centinaio di persone!"
"Beh... wow... che dire...", disse Deanna, stupita, "Speriamo che siano di parola!"


Il telefono dello studio di Emi suonava. La ragazza, che era scesa un attimo nella cucina a prendere una bottiglia di acqua fresca, prese la telefonata al volo.
"Pronto? E' l'agriturismo 'Animal House'?", disse la voce all'altro capo del telefono.
"Si, parla con Noemi."
"Buongiorno, io sono Erica Cantini e chiamo dalla redazione di 'Voce Toscana'*. Posso farle un paio di domande?"
Emi rimase stupita dalla chiamata, non le era capitato che qualche giornalista di quel quotidiano regionale chiamasse per farle domande...
"Beh... si..."
"Posso utilizzare le sue risposte come materiale per un articolo sul giornale?"
"Penso di sì..."
"La festa che state organizzando si chiama 'Hollywood Party' e tutti dovranno vestirsi in tema con un film vero?"
"Si, proprio così. Il titolo stesso è un film di Blake Edwards, con Peter Sellers."
"Bene... quindi tutti dovranno, diciamo, travestirsi o non potranno entrare."
"No, non siamo così restrittivi, diciamo che se si è travestiti è meglio, ci si diverte di più."
"Come stanno andando i preparativi?"
"Beh, direi abbastanza bene.", disse Emi, e ne approfittò per fare un po' di pubblicità gratuita, "Abbiamo deciso di fare due zone musica: una con un dj, dove si portanno ballare tutti gli ultimi successi radiofonici, mentre nel grande giardino abbiamo installato un grande palco dove il gruppo dei Nightcrawlers suonerà alcune delle più famose colonne sonore cinematografiche e non solo. Diciamo che copriranno tutti i generi musicali in una notte. Per questo abbiamo chiamato un altro gruppo per fare da supporto, dato che ci mancano alcuni strumenti come..."
"Allora è vero quello che si dice in giro?", la interruppe improvvisamente la giornalista.
"Perchè? Cosa si dice in giro?", chiese Emi, pensando al semino di Deanna.
"Che ci sarà un gruppo famoso a suonare con voi..."
"Un gruppo famoso? E chi?"
"Beh... girano delle voci su un gruppo chiamato...", si interruppe la giornalista. Emi sentiva che stava sfogliando qualcosa, forse non si ricordava il nome del gruppo.
"Mi dica lei, io non so niente."
"Un momento solo, controllo il nome del gruppo... allora non suoneranno da voi i Tokio Hotel?"
"No, c'è stato un malinteso... non saranno loro veramente, ma un gruppo che fa loro cover... era questo che cercavo di dirle, se non mi avesse interrotto. Mi dispiace, ma adesso devo andare! A risentirla...", disse Emi, appendendo il telefono.


"Secondo voi è una buona idea?", chiese Bill agli altri.
"E' un'ottima idea. Ci divertiamo e nessuno ci riconosce.", gli rispose Tom.
"Non vorrei sbagliarmi... ma non è ci troveremo assediati dalla stampa?"
"Hanno detto in giro che ci sarà un gruppo che fa cover."
"Si ma la stampa mangia i malintesi a colazione, pranzo e cena!", esclamò Georg.
"E anche a merenda.", sottolineò Bill.
"Io mi fiderei, secondo me non ci riconoscerà nessuno, saranno tutti mascherati.", disse Gustav.


Il giorno della festa arrivò presto e tutti davano una mano negli ultimi ritocchi. Arrivò il ragazzo con l'impianto elettrico e del suono e gli esterni furono parzialmente completati: mancavano solo i tavoli e le sedie. Avevano anche allestito due mini bar all'aperto, dove avrebbero servito ogni tipo di bevanda. I cugini di Emi erano arrivati appunto per aggiungersi alla squadra: sapevano cosa fare, oramai era un anno che venivano a dare una mano e si misero subito al lavoro, chi in cucina a preparare una quantità industriale di stuzzichini, chi si occupava di mettere in sicurezza la piscina, chi aiutava in giro qua e là.
Alle otto tutto era perfettamente al suo posto: nella pista l'acclamatissimo dj Fabius provava l'impianto, mentre sul palco stavano accordando gli strumenti. La gente avrebbe iniziato ad arrivare alle dieci, c'era rimasto solo il tempo di cambiarsi e mangiare qualcosa al volo.
Deanna nel suo armadio aveva quello che faceva apposta per quella serata: era un abito da uomo che aveva comprato qualche anno prima per una festa di carnevale. Legò i suoi capelli castani dietro la nuca e dette una quantità industriale di gel sulla testa per rendere l'effetto impomatato che andava di moda negli anni quaranta. Prese la matita nera e si disegnò un paio di baffi. Si infilò un paio di sneakers nere e uscì fuori in cerca di un gatto da accarezzare: per quella sera sarebbe stata il padrino.
Emi si preparò insieme agli altri del gruppo: loro preferirono andare sul classico e sullo scontato, si vestirono tutti di nero, camicia bianca, cravatta, cappello e occhiali scuri. Per quella sera erano i Blues Brothers. Sul palco sarebbero stati in otto: Giacco e Bobe sarebbero tornati alle origini, cioè avrebbero suonato l'uno la tromba e l'altro il sassofono. Avevano studiato entrambi in conservatorio e sapevano suonare quasi tutti gli strumenti: nei Nightcrawlers non c'era mai stato bisogno di due strumenti a fiato come quelli, quindi avevano imbracciato la chitarra e il basso. Antonello era molto bravo anche alle tastiere e cedette la sua batteria. Emi avrebbe avuto un degno compagno a fianco, gli altri dei valorosi sostituti. Nell'ultima settimana tutti si erano esercitati alla perfezione e ognuno aveva imparato la sua parte, come veri attori.
Tra gli altri dell'agriturismo si erano riuniti nella famiglia Addams: Stefania, con i suoi lunghi capelli neri, era perfetta per essere Morticia; Mercoledì e Puxley furono interpretati magistralmente da Corinne e Angelo, mentre lo zio Fester era il premio Oscar Giovanni, mitico nella sua pelata vera. In attesa dei primi festaioli, tutti insieme si misero a frescheggiare nella pista, sulle note caraibiche del dj Fabius-Gomez Addams.
"Non ci riconosceranno mai.", disse  Gustav, calandosi il suo cappello sugli occhi..
"Questa cravatta mi da un fastidio...", disse Tom, che cercò di togliersela.
"Eh no! Vieni qua che te la allento un po'...", esclamò Deanna. Oramai la storia del bacio era sepolta sotto un chilometro veli pietosi e non le dava fastidio essere a contatto ravvicinato con lui.
"Spero che il cappello non voli via.", disse Bill. I suoi capellik, così come quelli di Emi, erano stati raccolti sulla testa e il cappello li mascherava perfettamente. I rasta di Tom furono invece legati vicino alla nuca e quasi non si vedevano.
"Tranquilli, andrà tutto bene. ", disse Emi, "Chissà, forse non basteranno questi costumi a mascherarvi."
"Adesso mi stai mettendo paura...", disse Georg.
"Tranquilli, andrà tutto come nei nostri piani."


Alle dieci comparvero le prime maschere. Alle undici la pista era già piena di persone. Deanna contò sette Batman, quattro Robin, tre coppie di Tarzan e Jane e almeno una decina di Cat Woman... ma i migliori, a suo dire, furono Mister Bean; un tizio con una valigia in mano, cioè Forrest Gump; un tipo con la faccia verde e il vestito ingessato, The Mask; poi c'era la saga degli ispettori, Clouseau, Derrick, Kojack e il tenente Colombo... la gente si era veramente sbizzarrita! Dj Gomez suonava già i primi dischi e alcuni volenterosi si erano buttati nelle danze.
"A quanti siamo?", chiese Deanna alla zia, che stava nervosamente seduta su una sedia.
"Per adesso siamo a novanta... dobbiamo almeno duplicarli però."
"Chi c'è all'entrata?"
"C'è Stefano." disse Emi, riferendosi ad uno dei suoi cugini.
"E chi c'è a controllare che nessuno entri senza pagare?"
"Non ti preoccupare... piuttosto, come ti sembra per adesso la festa?"
"Un po'... lenta. Quando iniziate a suonare?"
Emi non ebbe il tempo di rispondere perchè il suo cellulare squillò.
"Deanna, hanno bisogno di te all'entrata...", disse Emi, con un grande sorriso sulla faccia.

"Secondo te.... quante sono?", disse Deanna a Stefano, il ragazzo che si occupava degli incassi.
"Almeno un... centinaio?"
"Allora Stefania aveva avuto ragione..."
Di fronte a loro continuavano c'era un gruppo molto folto di ragazze e ragazzi, alcuni di loro avevano striscioni e bandiere.
"Glieli facciamo lasciare all'entrata?", disse Deanna.
"Certo che sì... rovineranno la festa."
Una di loro si avvicinò ai due.
"E' qui dove suonano i Tokio Hotel? Siamo del fan club."
"Beh... a dire il vero non sono proprio loro, ma solo una cover band...", disse Stefano.
La ragazza strabuzzò gli occhi.
"Ma ci avevano detto che avrebbero suonato qui..."
"Si... ma non sono loro... sembrano uguali, ma non sono loro...", ripetè il ragazzo.
L'altra tornò dal gruppo e riferì la notizia: un boato di no risuonò nella valle. Deanna, che vide sfumare un bel guadagno davanti a sè, decise di recuperare la situazione e li raggiunse.
"Ascoltatemi... non state a sentire quel babbione che è lì con me..."
"Avevamo letto su un giornale che erano venuti in Italia per scrivere il loro nuovo album e che stavano da qualche parte qui in Toscana. Quando poi abbiamo sentito quella voce circolare...", disse una di loro, in lacrime.
Deanna decise di prendre la situazione di petto e giocare d'astuzia.


RINGRAZIAMENTI
Ady90: bitte sehr! wow, davvero ti è tornata l'ispirazione leggendo? allora sono lusingatissima! anche io sto cercando di scrivere una fic originale, sullo stile fantasy, ma per ora sono in stallo. sono arrivata alla conclusione di questa fic sui th ieri e mi concentrerò subito su quella... a meno che non me ne venga un'altra su di loro! grazie ancora! danke schön!
Judeau: se hai cannato  o no lo scoprirai nel prossimo capitolo... a dire il vero c'è poco da capire XD e per quanto riguarda gustav, chissà, magari ci sarà una bella storia d'amore... vedremo... grazie mille lo stesso!
MissZombie: di solito a quelle feste scorrono a fiumi sangria, rum e cola, gin... vedremo il prossimo lunedì, quando ci sarà la cena per i volontari che hanno fatto servizio alla festa dell'unità del mio paese! ti racconterò chi era il più sobrio della serata! e grazie mille!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Il dj Fabius annunciò ai festaioli di spostarsi nel giardino, dove avrebbero assistito all'esibizione dei Nightcrawlers. Alcuni seguirono il suo consiglio, altri, invece, rimasero sulla pista a ballare. Deanna, a capo di quel gruppo di ragazzi, si preoccupò che nessuno di loro facesse scemenze. Per adesso, i Tokio Hotel erano passati almeno una decina di volte in mezzo a loro e nessuno si era accorto di niente. Avrebbe tanto voluto deriderli, ma non poteva farlo! Nel frattempo, la gente aveva occupato tutti i tavolini disposti intono al palco e moltissimi erano invece in piedi, con il loro bicchiere in mano, in attesa che il gruppo iniziasse a suonare.
Applausero quando il batterista, il bassista, il chitarrista e tastierista presero il loro posto.
"Sono questi che fanno le cover dei Tokio?", chiese un ragazzo a Deanna.
"No, quelli suonano dopo. Ma questi sono meglio."
Era questa la sua astuzia: quei fan, sapendo che la cover dei Tokio Hotel avrebbe suonato dopo, non avrebbero mai fatto tanto caso a chi c'era effettivamente sul palco.
Il gruppo iniziò a suonare le note di 'Peter Gunn theme'. Antonello alle tastiere introdusse il gruppo, mentre la tromba e il sax scandivano la musica.
"Buonasera amici e, sopratutto, amiche!", disse e tutti iniziarono ad applaudire o a fischiare d'approvazione, "Fate una standing ovation per i mitici... Blues Brothers!"
Emi e Bill si guardarono un attimo prima di montare sul palco. "Vai!", disse Emi. La musica si fermò, la tromba partì con il ritornello di "Everybody needs somebody".
Emi e Bill salirono con passo lento e le braccia incrociate. Al momento giusto, Emi iniziò a cantare le famose parole, mentre Bill faceva i cori con voce molto bassa, come faceva Dan Aykroyd.
Everybody neeed somebody
Everybody neeed somebody... to love
La gente cantava e batteva le mani a tempo, mentre i due impersonificavano quasi perfettamente i due fratelli del blues.

Deanna vide che i ragazzi erano un po' scocciati per il fatto che la cover dei loro idoli avrebbe suonato solo tra qualche ora, ma comunque li vide scatenarsi alle note suonate dal gruppo. Dovette ammettere che sua zia aveva fatto un ottimo lavoro, nessuno di loro finora sembrava consapevole. 
Molti si spostarono nella pista davanti al palco per ballare. Il gruppo andò alla grande e suonò canzoni famosissime, principalmente colonne sonore dei film. Cantarono "Think" di Aretha Franklin, "Lovefool", dei Cardigans, "Long Train Running" dei Doobie Brothers, "What a wonderful world" nella versione di Joey Ramone... e così via.
"Quello che canta, quello più alto...", disse una ragazza a Deanna, "Ha una voce molto simile a quella di Bill."
"Bill chi?", fece lei, con aria da finta tonta.
"Il cantante dei Tokio Hotel.", disse l'altra, come se fosse la cosa più scontata del mondo.
"Davvero? Beh, non saprei, io non li conosco. Questo gruppo cover lo abbiamo invitato perchè sono amici nostri."
"Magari fossero davvero loro... io muoio per Tom...", disse la ragazza e, vedendo che Deanna non capiva, "Il chitarrista."
"Ah!", esclamò Deanna, "Ora vi lascio un po', andate a prendervi da bere."

Si era fatta l'una e mezza inoltrata e ancora la festa pullulava di gente. Emi, scesa dal palco per fare una pausa, incontrò molte persone che si complimentarono, si stavano divertendo e il gruppo che suonava era fantastico. Al settimo cielo, si buttò nelle braccia di sua nipote.
"Hai visto? E' andato tutto bene!", disse Deanna.
"Grazie alla mia scimmia! E' stata tua l'idea!"
"Nessuno li ha riconosciuti! Sono stata tutto il tempo con quei ragazzi del fan club e nessuno ha mai notato niente!"
"Bene, sono contenta! Ora vado a bere, se mi riesce!", disse Emi.
Deanna andò dietro al palco con un vassoio pieno di bibite per il gruppo: chi non era a rischio di assalimento da fan impazzita era andato al  bar ma Tom e gli altri erano rimasti lì dietro.
"Siete stati grandissimi!", disse Deanna, abbracciandoli uno ad uno, "Ero in mezzo ai vostri fan e nessuno, dico nessuno, vi ha riconosciuto!"
"Ma dai! Dici sul serio?", disse Bill.
"Nemmeno uno? Non ci credo! Ci riconoscono ovunque!", disse Tom, abbastanza deluso.
"Non tornare a fare la diva!", gli fece Deanna, "Un attimo fa avevi paura che ti saltassero addosso e ora vorresti essere riconosciuto... Ma fammi il piacere vai!"
La ragazza lasciò il vassoio da loro e se ne andò.
"Ho detto qualcosa di male?", fece Tom.
"Certo che sei sempre il solito!", disse Gustav.

Cercava Deanna tra la folla ma non la trovava. Quando lo aveva abbracciato aveva deciso di seguire il consiglio di Georg, perchè non voleva più mordere la polvere. Trovò Giacco ma lui non seppe dirgli dove era, così anche Antonello.
"Prova alla piscina, mi sembrava stesse andando là.", gli disse Emi.
Infatti, la trovò lì. Se ne stava con i piedi a mollo nell'acqua: si era arrotolata i pantaloni fino al ginocchio; le scarpe, la giacca e la cravatta se ne stavano appoggiate per terra. La trovava dannatamente sexy, con la camicia sbottonata, anche se era vestita come il padrino e aveva dei tremendi baffi disegnati.
"Ehy, non è che te la sei presa?", le chiese, mentre si avvicinava.
"Beh... un po'... forse sono troppo permalosa."
"No, è Tom che ha una gentilezza innata con le donne.", fece lui, "Si sta comodi così?"
"Moltissimo! Mi faceva un caldo... Vieni!"
Gustav si tolse la giacca, le scarpe e la cravatta e li appoggiò vicino a quelli dei lei. Si tirò su i pantaloni e infilò i piedi nell'acqua.
"La festa sta andando alla grande! Non avevo mai visto così tanta gente! Anche se non fosse venuto nessuno del vostro fan club ce ne sarebbe stata comunque tantissima!"
"Già..."
"Non è che sei dispiaciuto anche tu perchè non vi hanno riconosciuto?"
"No... sinceramente non me ne importa niente! Anzi, meglio così, c'è sempre bisogno di un po' di tranquillità."
"Sicuramente... dillo a me che è un mese e mezzo che lavoro come una pazza!"
"Allora grazie Deanna per tutto quello che hai fatto per noi! Siamo proprio dei bambini viziati!"
Deanna si mise a ridere e disse che lo aveva sempre fatto più che volentieri, tranne per i primi giorni quando avrebbe voluto strozzarli con tutto quello che le passava tra le mani.
"Siete stati molto bravi.", gli disse poi, "Siete riusciti ad imparare tutti i pezzi in così pochi giorni!"
"Macchè... Tom ha detto di aver sbagliato almeno un centinaio di accordi, Georg pensava di darsi il basso in testa..."
"Ma dai! Non me ne sono nemmeno accorta!"
"Perchè non sali sul palco e canti qualcosa anche tu?", le chiese lui.
"No... non ne ho voglia stasera..."
"Eppure canti davvero bene!"
"Grazie...", disse Deanna, arrossendo e abbassando la testa, "Lo lascio fare a Emi, è molto più brava di me"
Da lì sentivano la musica che metteva su Fabio: negli ultimi minuti aveva mandato su solo pezzi sdolcinati.
"Ma che palle, sempre queste musiche da coppiette felici!", esclamò Deanna, "Ora vado a dirgli di mettere su qualcosa di decente!"
Tolse velocemente i piedi dall'acqua, si rimise le scarpe e corse verso la pista.
"Another one bites the dust... Gustav bites the dust!", disse il ragazzo.


Deanna incrociò di nuovo una delle ragazze del fan club. La bloccò qualche attimo prima che lei potesse raggiungere la pista.
"Allora quando finiscono di suonare quelli?"
"Tra un po'! Avete tutta la notte davanti!"
"Guarda che mezzi di noi già se ne sono andati! Sono le due di notte!"
"E allora? Avete un coprifuoco?", disse Deanna.
La ragazza sbuffò e stava per lasciare Deanna in pace, ma non lo fece.
"Chi è quello?", le chiese, indicando verso la piscina.
Deanna si voltò: a qualche metro da loro c'era Gustav, che stava camminando tranquillamente senza cappello nè occhiali.
"Boh... non lo so! Vieni a prendere qualcosa da bere?", disse lei, prendendo la ragazza per un braccio e cercando di trascinarla.
"Ma quello... quello è... oh mio dio...", disse, mettendosi una mano davanti alla bocca.
"Quello è Gustav!", gridò all'improvviso, con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
Il ragazzo si sentì chiamare ma non comprese subito: vide Deanna che teneva per un braccio una ragazza, mentre questa lo fissava con occhi spalancati.
"No! Non è lui!", cercò di farle capire Deanna, gridando ancora pià forte di lei. La ragazza riuscì a liberarsi e corse verso Gustav.
Il poverino si guardò intorno, in cerca di una via di fuga. Optò per la folla: si rimise il cappello, gli occhiali e provò a disperdersi, raggiungendo il palco dove gli altri stavano ridendo tranquillamente, con le bibite in mano.
"Ragazzi, mi hanno riconosciuto!", disse, respirando affannosamente.
"Cosa? E adesso?", esclamò Georg.
"Adesso stiamo calmi!", disse Bill.
"Wow! La festa sta per iniziare!", fece Tom, sfregandosi le mani.


"Emi! Emi!"
Deanna cercava sua zia, per dirle che per sbaglio una ragazza aveva riconosciuto Gustav, ma non riuscì a trovarla. Nessuno sapeva dove era finita.
"Cazzo cazzo cazzo!", esclamò più volte, mentre la gente cercava di capire come mai stesse imprecando in quel modo.
"Ma che ti prende?", le chiese Giacco.
"Hanno riconosciuto uno di loro... non è stata una cosa intenzionale."
"Sarà meglio controllarli, prima che facciano una stupidaggine...", disse lui.
Seguito da Deanna, Giacco si faceva spazio tra la folla. La ragazza riconobbe molte delle ragazze del fan club che gironzolavano tra la pista e il palco, in cerca di Gustav. Una di queste la fermò per chiederle se era vero che Gustav dei Tokio Hotel era lì tra loro. Lei disse che non era vero, che la sua amica si era sbagliata, ma fu come parlare con un muro. Quella aveva visto Gustav e loro lo stavano cercando: prima o poi avrebbero trovato anche gli altri.
"La situazione sta degenerando e ancora la festa è piena di gente... ecco perchè non volevo farli circolare qua, perchè queste pazze scatenate avrebbero rovinato tutto. Ci campiamo con queste feste, se ci facciamo un brutto nome non verrà più nessuno!"
"Mi dispiace Giacco, non pensavo che sarebbe successo!", rispose Deanna.
"Mica è colpa tua, l'abbiamo presa tutti insieme questa decisione. Ora dovremmo affrontarne le conseguenze. Andiamo a recuperare quei ragazzi..."
"Secondo me la migliore cosa è farli suonare e basta! Se quelle ragazze vanno via scontente sarà peggio..."
Giacco si fermò a pensare.
"Ne devo parlare con gli altri. Tu vai da loro, ma non farti vedere."
Deanna sgattaiolò dietro al palco, sperando che nessuno se ne fosse accorto.
"Deanna!", disse Bill, "Che dobbiamo fare?"
"Non lo so... forse se agli altri sta bene vi faranno suonare. E' che non vogliono che succeda casino... le vostre fan sono talmente pazze. E pensare che un giorno lo ero anche io..."
"Cosa? Una nostra fan o eri pazza e basta?", disse Tom.
"Ma che palle Tom!", esclamò Gustav, "Ti chiudi quella maledetta boccaccia?"
"Che vuoi? E' colpa tua se siamo qui da un'ora, come dei prigionieri!", gli rispose Tom.
"Non surriscaldatevi ragazzi!", disse Deanna, rimproverandoli entrambi.
Bill si tolse il cappello e si sciolse i capelli e così fece anche suo fratello.
"Guarda che testa che ho...", disse, "Dovrei fare qualcosa per i capelli."
"Tranquillo Bill, faccio una corsa al casolare e prendo quello che ti serve... avete bisogno di altro?", chiese Deanna.
"Si... di una buona dose di coraggio....", disse Gustav. 


Quando ritornò dai ragazzi, li trovò a loro agio nei costumi: Tom si era liberato della camicia e se ne stava semplicemente in cannottiera, con i rasta sciolti sulla schiena e la cravatta penzolante sul petto. Non avendo il suo fedele cappellino si era lasciato quello che gli era stato dato in dotazione. Gustav e Georg si erano semplicemente arrotolati le maniche della camicia, lasciandola un po' aperta sul davanti, senza cravatta nè cappello. L'unico che si lamentava del suo aspetto era Bill.
"Sei sempre la solita checca...", gli disse suo fratello, mentre Deanna, munita di gel e di piastra gli stava facendo i capelli.
"Pensa per te!", gli rispose lui, facendogli la linguaccia.
"Quasi mi dimenticavo... ecco i tuoi trucchi.", disse Deanna, avvicinandogli con il piede la busta in cui aveva messo tutto l'occorrente. In men che non si dica, Bill era tornato quello di sempre, solo che aveva l'aspetto di una rock star decadente, con quella camicia aperta sul petto e quella cravatta allargata a dismisura.
Giacco arrivò trafelato da loro.
"Digli di salire su quel palco o quell'orda inferocita di ragazzine ci linceranno!", disse ad Emi, "Io intanto cerco di ristabilire la calma."
Emi disse loro che avrebbero dovuto suonare, per calmare la situazione.
"Sarà meglio che chiami i rinforzi... quelle sono capaci di tutto.", disse Bill.
Giacco annuì, sembrò capire cosa aveva detto il ragazzo e ripartì.
I cinque rimasero a guardarsi, preoccupati.
"Ho paura che salgano sul palco e che mi facciano del male... per carità, voglio bene ai fans ma....", disse Bill.
"Sono pericolosi a volte.", continuò suo fratello.
"Me lo immagino.", disse Deanna.
Qualche minuto dopo sentirono un vociare di ragazze, sempre più vicino, sempre più vicino. Videro Giacco montare sul palco, prendere il microfono e sovrastare le urla.
"Ragazze calme!", gridò un paio di volte, finchè queste non si calmarono davvero, "Eccovi accontentate, i Tokio Hotel suoneranno per voi... vabbè, solo un paio di regole. Se vi azzardate a salire sul palco vi uccido, non sto scherzando, vi prendo per i capelli e ve li strappo uno ad uno..."
Deanna, nel frattempo, traduceva in tempo reale quello che diceva Giacco e i ragazzi si stavano sbellicando dalle risate.
"Un'altra regola è: non fate cazzate, perchè alla prima stupidaggine faccio smettere ogni cosa. Terza regola: se vi becco vi spenno!.... ah, un'altra cosa: dico, avete dei salami dentro agli occhi vero? Hanno suonato fino a mezz'ora fa e non ve ne siete nemmeno accorte!"
Dalle ragazze si levò un mormorio.
"Sì! Hanno suonato travestiti da Blues Brothers... ma dico, se foste veramente loro fan li avreste già riconosciuti da un pezzo!"
Tom stava morendo soffocato dalle risate e gli altri c'erano molto vicini a farlo per davvero. Giacco, benchè stesse apertamente offendendo quelle ragazze, sembrava un cabarettista.
"Mah... io mi vergognerei... ricordatevi le regole, io mi metto qui. Avanti ragazzi, entrate!"
Mentre i ragazzi prendevano posto sul palco, si levarono grida che occultarono qualsiasi altro rumore circostante. Giacco, che si era veramente seduto al lato del palco, controllava che a nessuna di quelle isteriche venisse in mente di fare una stupidaggine. Stefano e Bobe invece si accertavano che nessuna cogliesse il gruppo alle spalle. Non erano molte, una settantina di ragazze e qualche ragazzo, ma dovevano comunque stare attenti. Deanna salì con loro, Bill voleva fare un discorso alle loro fan e lei avrebbe dovuto tradurre. Nel frattempo tutti i partecipanti alla festa si erano radunati intorno al palco.
"Buonasera a tutti voi. Nessuno fino ad adesso sapeva che eravamo qua...", disse, sedendosi accanto a Giacco, "rimarremo fino alla fine di questo mese. Stiamo preparando il nostro nuovo album e questo panorama fantastico ci ha aiutato molto. Volevo ringraziare apertamente , a partire da Giacco, Emi, i ragazzi dei Nightcrawlers, e
tutti quelli che hanno lavorato per farci stare bene. Un ringraziamento più che speciale va a questa ragazza, Deanna."
Lei, che continuava nella sua opera di traduzione, si interruppe un attimo.
"Ci ha aiutato tantissimo per il nostro album e, soprattutto, ci ha sopportato con infinita pazienza. Grazie Deanna!"; disse lui, inchinandosi. Anche gli altri la ringraziarono e ci mancò poco che lei non si mettesse a piangere. Tutti iniziarono ad applaudire e Deanna scese dal palco.
"Ma dove vai?", le disse Gustav.
"Lascio che lo show goes on!"
"Siediti qui, accanto a me!", disse lui, avvicinando un panchetto al suo.
"Stai attento con quelle bacchette però... non vorrei trovarmene una dentro un occhio..."

I moniti di Giacco furono molto efficaci: le ragazze furono le fan più educate che i ragazzi avessero mai incontrato. Nessuna di loro provò a scavalcare lo sguardo minaccioso di quell'uomo! Cantarono i loro maggiori successi e riuscirono a cionvolgere tutta la platea, anche chi era venuto a quella festa semplicemente per divertirsi. Deanna, che conosceva a memoria tutte le loro canzoni, anche quelle in tedesco, cantò felice accanto a Gustav, che cantava insieme a lei.
"Facciamo una pausa?", chiese Georg a Gustav, dopo la decima canzone.
"Si, mi ci vorrebbe..."
Bill disse che potevano anche andare con le ultime canzoni, ma che non aveva bisogno di una pausa.
"Allora dico a tutti che fate una pausa o no?", disse Deanna.
"No.. ho in mente una cosa...", disse Tom.
Prese uno sgabello, posò la sua chitarra elettrica e prese quella acustica. Bill sembrò capirlo al volo.
"Vieni...", disse a Deanna, "Prendi quel panchetto per favore."
La ragazza fece come le aveva detto.
"Siediti qui, tra me e Tom."
"E perchè?", fece lei, ma non ricevette risposta.
La folla si era ridotta di molto: erano le tre di notte e erano rimaste quasi solo le loro fan.
"Ragazzi", disse Bill, "Adesso suoneremo per voi l'ultima canzone... E' una versione un po' speciale di una canzone che conoscete benissimo. Ci accompagnerà questa nostra amica, Deanna."
Le porse l'altro microfono che aveva in mano.
"Ha una voce fantastica e, da quando l'ho sentita la prima volta, ho sempre voluto che cantasse questa canzone con me."
Deanna era indecisa tra svenire o darsi il microfono in testa... e svenire. Dal fondo della pista vide sia zia che le faceva dei segni con le braccia, ma non comprese cose significassero.
"Tom...", disse Bill e suo fratello iniziò a suonare le prime note di 'Monsun' o 'Monsoon', che dir si voglia in tedesco o in inglese.
Bill la invitò con un'occhiata a cantare e Deanna, con molto sforzo, iniziò.
Bill la lasciò cantare da sola: di solito non gli piacevano le sue canzoni interpretate da altri, ma la voce di Deanna era così leggera e melodica che non ebbe il coraggio di interromperla. La aiutò solo una volta, comprendendo che non si ricordava le parole della seconda strofa. Emi, sua zia, aveva una voce potente, altisonante, che squillava come una tromba. Era molto più brava e aveva molta più tecnica di lei, ma era troppo forte, come voce.
Un boato di applausi, incitato da Bill, si levò al termine della canzone. Deanna, rossa in volto, se ne stava sul palco a testa bassa, sorridendo imbarazzata.
"Sei stata grande!", le disse Tom, dandole una pacca sulla spalla.


RINGRAZIAMENTI:
Judeau: l'ultima ed unica festa in maschera a cui sono stata (escludendo carnevale a 10 anni) è stato un toga party... ero lì, con un lenzuolo a fiorellini legato alla bell'emmeglio (come si dice in toscana) e con una corona d'alloro in testa... e pensavo: quando è che la indosserò per la mia laurea????? vabbè, dice che porta sfiga indossare corone d'alloro prima di quel giorno... ma chissenefrega! grazie per il 30, ma  la lode me la dai alla fine vero? XD il gioco d'astuzia ha fatto un po' schifo...
MissZombie: se io entrassi ad una festa dove mi dicono che c'è un vip e poi questo non c'è.... chiederei i soldi indietro e mi incazzerei di brutto! ma che si fa per scrivere ste storielle...
Ady91: davvero, anche tu un fantasy? bellissimo... io questa storia l'ho già pubblicata su questo sito, si chiama 'la profezia perduta'. e lo hai già anche finito? bellissimo! mi piacerebbe leggerlo!

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Nessuno ebbe la volontà di alzarsi al suono della sveglia, proprio nessuno. Almeno un paio di sveglie furono gettate violentemente contro il muro, tre furono ignorate, il resto non furono nemmeno programmate per suonare. Solo il trillo incessante del telefono spinse gli abitanti del casolare ad alzarsi.
"Cazzo!", disse Giacco, "E' la settima volta che chiamano quei maledetti giornalisti! Vogliono incontrare i Tokio Hotel..."
Emi se ne stava con la testa appoggiata sulla sua scrivania. Nemmeno la doppia aspirina on the rocks le aveva fatto passare quel mal di testa allucinante. Il telefono squillò ancora.
"I TOKIO HOTEL NON CONCEDONO INTERVISTE A NESSUNO!", gridò Giacco, facendo spaventare Emi.
"Ma sei scemo?", gli disse Emi.
"No, mi sono semplicemente rotto le palle! Lo sapevo che sarebbe andata a finire così!"

Deanna, munita di occhiali da sole, vagava come senza meta sulla pista. Ogni genere di cosa era stata spiaccicata a dovere sul pavimento, alcune sedie erano in terra e i tavoli erano a rischio infezione da tetano. Non ebbe la voglia di andare dai ragazzi, l'unica cosa di cui aveva bisogno era un giorno di riposo. In quella settimana non c'erano turisti nella struttura, quindi nessuno aveva da badare a loro. Decise che si sarebbe presa un giorno di ferie, ovviamente pagate. Tornò in camera sua a prendere un costume e un asciugamano: per essere agosto, era bianca come uno straccio, avrebbe preso un po' di sole in piscina.

Bobe stava cercando il suo braccialetto portafortuna: era sicuro di averlo perso alla festa, non se lo toglieva nemmeno per farsi la doccia e quella mattina si era svegliato senza che fosse al braccio. Cercò di fare mente locale sui posti in cui era stato la sera prima e fu la cosa più difficile di questo mondo: la testa gli doleva tantissimo e il cocktail di Giacco non aveva ancora fatto effetto. Si ricordò che era stato anche al cancello principale, per dare una mano a Stefano, e sperò che almeno in quel posto lo avrebbe trovato. A testa bassa, si incamminò verso l'entrata dell'agriturismo sbadigliando.
"Hey tu!", esclamò una voce.
Bobe si voltò diverse volte prima di capire da dove provenisse quella voce. Vide un uomo al di là del cancello e gli si avvicinò, senza fare caso a come fosse conciato. Aveva solo indosso una vestaglia...
"Per caso il campanello non funziona?", gli disse.
"E' che sono arrivato proprio adesso... senti, c'è stata una festa qui, ieri sera?"
"Si... ci sono dei problemi?", gli chiese.
"Oh no... niente, volevo farti solo alcune domande...", disse l'uomo, iniziando a frugarsi nelle tasche.
"Aspetta, aspetta, aspetta....", disse Bobe, "Tu sei un giornalista?"
"Si, lavoro per..."
"Allora puoi andare, non c'è niente da dire.", disse il ragazzo, voltandogli le spalle e riprendendo la strada per il casolare.
"E dai! Solo alcune domande sui Tokio Hotel!"
Bobe scosse la testa. Erano stati tipi come lui a buttarlo giù dal letto.
"Non provate a scavalcare la recinsione perchè ve ne pentirete... e se trovo anche una sola fotografia pubblicata vi torco il collo!", disse.


Aprì gli occhi con uno sforzo immane, solo il caldo soffocante lo aveva svegliato. Avrebbe anche potuto dormire per sempre, tanto era stanco. Si voltò e guardò l'ora: era l'una di pomeriggio. Doveva alzarsi.
"Gesù....", disse, dopo che il giramento di testa fu passato.
Scese in cucina e bevve, aveva una sete mortale. Deanna non era lì, forse non sarebbe nemmeno passata per quel giorno, sicuramente se ne stava ancora a letto.
Aveva bisogno di rinfrescarsi, aveva bisogno di un bagno in piscina più che di una doccia  ma doveva prima mangiare qualcosa. Pescò una decina di biscotti e li mangiò lentamente. Poi tornò silenziosamente in camera, per mettersi il costume. Il piccolo sentiero di mattonelle che collegava la casa alla piscina era arroventato e dovette correre se non voleva scottarsi i piedi.
Si tuffò e il contatto con l'acqua fresca gli permisero di svegliarsi quasi completamente. Riaffiorò all'altra estremità del bordo della piascina e rimase lì un attimo lì, con gli occhi chiusi. Era bellissimo tuffarsi in acqua subito dopo svegli, gli dava la carica. Con quel caldo, poi, non c'era da fare altro.
Immobile, con le braccia appoggiate al bordo, stava quasi pensando se era il caso farsi una nuotata o no. I suoi pensieri furono però improvvisamente interrotti: una presa forte gli bloccò le caviglie e lo trascinò sott'acqua. Il panico prese il sopravvento: aveva sognato tante volte di lottare sott'acqua, di essere tirato con forza e di annegare. Ma non successe: le solite mani che lo avevano preso per le gambe lo riportarono a galla.
"Oddio scusami! Non volevo farti spaventare così tanto!"
"Tranquilla Deanna...", disse Bill, riprendendo fiato, "E' solo uno dei miei peggiori incubi..."
"Perdonami, pensavo sarebbe stato uno scherzo carino..."
"Beh... insomma....", fece il ragazzo, mettendosi a ridere.
"Gara di nuoto?", propose lei.
"Ovviamente... devo rifarmi... uno, due..."
Deanna partì prima che il ragazzo contasse tre. Con ampie bracciate, arrivò all'altro bordo della piscina prima di lui.
"Ma non vale! Hai barato!", protestò il ragazzo.
"No, non avevi detto le regole ed  io non ero obbligata ad aspettare il tre. Allora, com'è stata la festa?"
"La più divertente a cui abbia partecipato negli ultimi tempi. Vedere tutta quella gente vestita nei modi più assurdi!"
"Sì, è stata fantastica... l'hai visto quello vestito da Mister Bean? Sembrava proprio lui! Si muoveva tale e quale!"
"C'erano anche quelli del signore degli anelli..."
"Già, anche loro... bella festa, avete suonato veramente bene."
"E' inutile dire che è stato un piacere cantare insieme a te!"
"Grazie caro, il piacere è tutto mio!", disse Deanna, allontanandosi dal bordo e iniziando a nuotare sul dorso. 
"Cosa avete fatto quando me ne sono andata?", gli chiese, una volta che il ragazzo l'ebbe raggiunta all'altro lato.
"Siamo rimasti a parlare con i fan... ci hanno fatto domande, abbiamo fatto fotografie e autografi. Poi Giacco li ha minacciati e loro se ne sono andati!"
"Ma che carini che siete stati!", disse la ragazza, riprendendo a nuotare sul dorso.
"Gli altri sono rimasti contenti di noi?", le chiese, all'altro capo della piscina.
"Non ci ho parlato ancora, ma penso di sì."
"Speriamo bene... non vorrei lasciare un pessimo ricordo dei Tokio Hotel..."
"Figurati...", fece Deanna, tornando a nuotare.
"Ma tu scappi sempre così?", le chiese Bill, quando l'ebbe raggiunta.
"Di solito no... ma ho brutti ricordi delle piscine."
"Capisco... Tom me lo ha detto."
"Me l'aspettavo... lo sa qualcun altro?"
"No, non credo."
"Meglio così... è stato un errore e non mi sembra il caso di parlarne."
"Quindi tu sei contraria, diciamo, ai rapporti con le personi con cui lavori..."
"Diciamo di sì. Come mai questa domanda?", disse lei un attimo prima di nuotare verso l'altro bordo.
"Beh... diciamo che c'è qualcuno che è... come dire... interessato a te.", disse Bill.
"Mmmm.... questo discorso non mi piace."
"E dai! Facciamo questa ipotesi... allora, c'è questo qualcuno a cui piaci. Cosa dovrebbe fare questo qualcuno per... entrare nelle tue grazie?"
"L'espressione 'entrare nelle tue grazie' è molto ambigua..."
"Vabbè, basta che renda l'idea!"
Deanna si fermò un attimo a pensare.
"Allora, mettiamo che ci sia davvero qualcuno interessato a me... innanzitutto, dovrebbe cercare di essere gentile."
"Questo è facile..."
"Dovrebbe essere capace di farmi ridere ventiquattr'ore su ventiquattro."
"Anche questo non è un problema..."
"E poi dovrebbe essermi sempre accanto quando ne ho bisogno."
"Questo è un problema..."
"E chi sarebbe questo qualcuno?"
"Beh... magari io, chi lo sa, oppure no!", disse lui.
"E ora la faccio io un'ipotesi... supponiamo che adesso ti prendo la testa e te la ficco sott'acqua per provare la tua resistenza polmonare.... saresti sempre interessato a me?"
"No, un'altra volta no!", disse Bill, ma fu troppo tardi. Deanna lo spinse sott'acqua prima che potesse fuggire.


Gli schiamazzi lo svegliarono del tutto. Già il caldo aveva fatto la sua parte, ma ancora non trovava la forza di uscire dal letto. Sbadigliando e stiracchiandosi, si affacciò alla finestra per vedere chi facesse tutto quel baccano. Vide una cosa che non gli fece molto piacere. Bill e Deanna stavano lottando a suon di urla e schizzi. Richiuse la tenda e si ributtò sul letto. Che palle, c'era sempre qualcuno che passava avanti e gli faceva mordere la polvere. Per una volta che gli piaceva davvero una ragazza, per una volta che non c'era una che passava e via...
Scese di malumore nella cucina, dove trovò Georg che stava avvitando la caffettiera.
"Buongiorno Gus..."
"Giorno...", rispose seccamente l'altro.
"Mattinataccia eh?"
"Mmmm...."
"Vuoi un po' di caffè?"
"Non ho fame."
"Cercherò di prepararlo, mi sa che Deanna non verrà."
Gustav non rispose, incrociò le braccia sul tavolo e vi appoggiò la testa.
"Vaffanculo.", gli disse lui.
Uscì dalla casa, in maglietta e boxer, sbattendo la porta. Aveva bisogno di distogliere la mente e l'unica cosa che poteva fare è suonare la sua amata batteria, benchè avesse ancora le mani doloranti dalla sera prima.


"Sarà meglio che prepari qualcosa da mangiare... sarei in vacanza, per oggi, ma faccio uno strappo alla regola, sennò chissà cosa mi combinerete.", disse Deanna, uscendo dallo studio. Non fece nessun caso allo strano discorso che le aveva fatto Bill per due motivi: uno non credeva assolutamente che lui parlasse sul serio, né su se stesso né su uno dei suoi amici, e due perchè quel discorso era assurdo e basta!
"Vengo a darti una mano?", le chiese Bill.
"Cosa cosa cosa?", disse Deanna, mettendosi le mani dietro le orecchie.
"Ti ho chiesto se posso darti una mano... guarda che posso anche rimanere qui a prendere il sole...."
"Per la miseria, il divo Bill sta per aiutarmi! Oddio, sono emozionata!", faceva Deanna.
"Va bene! Come vuoi tu!"
"Certo che sì! Avanti, vieni a darmi una mano!"
Entrarono in casa e trovarono Georg mezzo addormentato sul divano, con la tv accesa. Tom lo sentivano russare dal piano di sotto, mentre di Gustav non c'era traccia. I due ragazzi si misero a sferragliare nella cucina, prendendo tutto l'occorrente per preparare una semplice ma gustosa pasta al pomodoro. Forse fu il profumo a svegliare suo fratello, che spuntò giusto per mangiare.
"Sapete dov'è Gustav?", chiese Deanna, mentre poggiava la pentola con la pasta fumante sul tavolo e i tre si siedevano.
"Non lo so, non l'ho visto.", disse Bill.
"Si è alzato male stamattina,", disse Georg, "forse lo trovi nello studio."
"Allora vado a chiamarlo... la pasta fredda non è un gran che."
Infatti, Deanna lo trovò lì a suonare la sua batteria.
"Buongiorno.", disse, con l'interfono, ma il ragazzo non rispose.
"Pianeta terra chiama Gustav!", fece, alzando il tono della voce, "Il pranzo è servito!"
"Grazie... ma non ho fame...", rispose il ragazzo.
"Non ci credo."
"Davvero, sto bene."
"Mi ha detto Georg che hai avuto una brutta mattinata... c'è qualcosa che non va?"
"Niente... tranquilla, ci vediamo più tardi.", disse, riprendendo a suonare.
"Eh no!", sbottò Deanna, "Tu adesso mi stai ad ascoltare! Se c'è un problema se ne parla, non si sta a fare il muso a tutti!"
Il ragazzo la ignorò e questo fece andare Deanna su tutte le furie. Irruppe nella sala degli strumenti e con un dito puntato alla faccia di Gustav disse:
"O mi dici qual è il problema, o vado di là e ti assordo con... con un rumore qualsiasi ma ti assordo!"
"Lascia perdere...", disse lui, posando le bacchette e uscendo dalla sala di registrazione.
Ma guarda questo, pensò Deanna, che lo seguì prontamente. Lo raggiunse poco fuori lo studio e lo prese per un braccio.
"E' successo qualcosa alla festa con i ragazzi?", gli chiese, moderando i toni perchè sapeva che forse non sarebbe arrivata da nessuna parte arrabbiandosi con lui.
"No...", disse lui, divincolandosi dalla presa.
"Ma allora cos'hai? Perchè hai quella faccia?"
Il ragazzo camminava verso la casa con le mani in tasca e la testa bassa. Proprio non aveva voglia di parlare, di confessare. Non ora che aveva capito tutto... lei nemmeno lo gaurdava, era sicuramente interessata a Bill. Andò nella sua stanza e si chiuse dentro. Deanna si sedette insieme agli altri, ma oramai non aveva più fame.
"Secondo voi cos'ha?", chiese loro.
"Non lo so...", disse Bill.
"Nemmeno io.", disse Tom.
"Sembra davvero arrabbiato... Forse sono stato io stamattina, ma non gli ho detto nient'altro buongiorno e se voleva del caffè.", disse Georg.
Deanna era abbastanza preoccupata, non lo aveva mai visto arrabbiato. Per come lo aveva conosciuto in quel mese Gustav era un ragazzo calmo e tranquillo e, a confronto con alcuni atteggiamenti dei Kaulitz, sembrava un ragazzo totalmente normale, non una rockstar.
"Sarà difficile tirarglielo fuori.", disse Bill, "Lo conosciamo troppo bene."
"Tirargli fuori cosa?", chiese Deanna.
"Quello che pensa. Si calmerà e poi dirà che era una stupidaggine. Fine della storia."


Emi trovò un attimo di pace solo alle nove di sera. Il secondo giorno post festa, dato che il primo lo avevano passato in agonia a letto, fu dedicato alle pulizie e alla rimessa in ordine dell'agriturismo, dato che i turisti stavano per tornare. Si sedette sul divano, nella sala TV comune. Ognuno ne aveva una propria in camera, tranne lei: odiava vedere la televisione, soprattutto in camera, ma quella sera era troppo stanca per fare qualsiasi altra attività.
Da due giorni il telefono squillava sempre meno spesso, ma ogni volta era un giornalista che voleva fare domande. Ogni tanto Giacco andava a controllare che al cancello non ci fosse nessuno, perchè ogni tanto qualcuno di loro si appostava lì in attesa di domande. Dovevano stare attenti soprattutto che non sgattaiolassero dentro quando aprivano il cancello per passare con il furgoncino. Quei giornalisti erano un danno! Giacco provò a minacciarli e a dire che se anche uno di loro avesse importunato uno dei turisti li avrebbe denunciati tutti, ma quelli rimanevano lì.
Accese la tv e stava quasi per spegnerla all'istante, se non fosse che qualcosa attrasse la sua attenzione. Facendo zapping era capitata per caso in un canale di musica, forse era Mtv ma non ci fece caso. C'era un'edizione del telegiornale, se così si poteva chiamare, e vide passare alcuni spezzoni di video di un gruppo abbastanza noto. Tese l'orecchio.
'All'insaputa di molti i Tokio Hotel si sono esibiti due giorni fa ad una festa privata,  face
ndo arrabbiare manager, casa discografica e parte dei loro fans.'
Emi, fiutando la notizia, chiamò a gran voce gli altri, che la raggiunsero presto.
'Su questa festa, tenutasi nelle zone di Firenze, in un agriturismo, circolavano da giorni voci che avrebbero visto sul palco non la vera e propria band tedesca, ma un gruppo che faceva loro cover. Le fans presenti alla serata, vedendo poi apparire sul palco i loro idoli in carne ed ossa, hanno avuto una delle sorprese più belle. Ma un'altra sorpresa le aspetta, non certo tanto positiva. Alcuni fotografi hanno scattato delle foto che vedrebbero il frontman del gruppo, Bill Kaulitz, in atteggiamenti equivoci con una ragazza, che si dice lavori in quello stesso agrutirismo.'
Emi guardò stupita le foto che venivano mostrate: non erano affatto equivoche, si vedeva solo Bill che portava sulle spalle Deanna, mentre giocavano in piscina.
'Chissà se alle fan italiane farà piacere sapere che la nuova fiamma di Bill è proprio una loro connazionale? Questo era l'ult...'
Emi spense la tv.
"E adesso?", disse.


Ci fu un altro a spegnere la tv proprio in quello stesso istante: era Georg. Non aveva capito una mazza di quello che aveva sentito, ma la fotografia non aveva bisogno di spiegazoni. Comprese subito il motivo per cui Gustav se ne stava incazzato in quel modo, forse aveva visto quella scena e ci era rimasto male. Nel frattempo, Bill se ne stava al telefono con David, il loro manager. Anche lui sembrava abbastanza incazzato e non dava molte chaches a Bill di esporre le sue idee, tanto che il ragazzo gli appese il telefono in faccia.
"Ma che palle! Non mi sembra di aver distrutto il mondo con quel concerto!", disse, gettandosi a sedere accanto a Georg.
"Beh... insomma, ieri ti hanno beccato mentre giocavi con Deanna. Ora pensano che sia la tua nuova ragazza..."
"Non ci posso credere... Anche qua, questi maledetti giornalisti..."
"Avremmo dovuto pensarci prima di dire che potevamo esibirci."
"Ora se ne staranno lì a rompere le palle a tutti... cazzo!", esclamò.
"Dai Bill... non ti preccupare, tra dieci giorni ce ne andiamo."
"Cazzo lo stesso!"
"Cosa succede?", disse Deanna, che era appena entrata nell'appartamento dopo che era stata nella lavanderia.
"Ho visto un servizio di Mtv dove c'era una foto di te e Bill. Ora pensano che stiate insieme. E a quanto pare ci sono giornalisti ovunque...", disse Georg.
"No... non è possibile...", fece lei, "E poi io non sono la sua ragazza! Stavamo solo giocando in piscina!"
"Vaglielo a dire.", disse Bill, "Qualsiasi spiegazione darai loro saranno in grado di ricavarne l'esatto opposto. Se dici 'no, io e Bill siamo solo amici', loro ti diranno 'amici amici o amici speciali quasi innamorati'?"
"La cosa che non mi spiego è come hanno fatto a fotografarci..."
Deanna uscì per controllare da dove potevano averlo fatto.
"Lascia perdere, è inutile...", disse Georg.


"Dobbiamo trovare una soluzione, tra qualche ora arriverà la prima famiglia e non devono vedere quei giornalisti!", disse Giacco.
"E cosa facciamo?"
"Chiamiamo i carabinieri!", propose Stefania.
"Potrebbe essere un'idea ma non possiamo farli rimanere qua a mandare via i giornalisti tutti i giorni!", disse Bobe.
Erano tutti in riunione al casolare, insieme ai quattro..
"Il nostro manager si è arrabbiato... avremmo dovuto avvertirlo, chiedere il permesso alla casa discografica... insomma, abbiamo fatto una cazzata.", disse Bill.
"Potremmo fare anche i questo modo!", disse Emi, ed espose la sua idea.


Bill e gli altri
salutarono tutti i ragazzi con baci e abbracci e montarono sul mini bus, insieme alle loro valigie. Il mezzo arrivò al cancello e l'autista dovette stare attento a non investire nessuno dei fotografi che gli si paravano davanti per scattare qualche foto. Tomm abbassò il finestrino e li salutò, insieme a suo fratello.
"Dove state andando?", chiese loro un giornalista.
"Stiamo ripartendo, torniamo in Germania per finire l'album e pubblicarlo! Da adesso potete anche lasciare in pace questa gente che lavora.", disse Tom
"Che ci dici di quella ragazza Bill? Come si chiama?"
"Potete stare tranquilli, quella ragazza è una mia amica, niente di che. Ci vediamo in Germania!", disse, chiudendo il finestrino.
Il mini bus prese velocità e si allontanò dall'agriturismo.
"Funzionerà?", chiese Bill.
"Certo che sì... a meno che non ci stiano dietro fino all'aereoporto...", rispose Giacco, alla guida del mezzo.

"Com'è stata la gita per la campagna toscana?", chiese Emi ai ragazzi, quando scesero dal minibus.
"Abbiamo visto solo campi e qualche paese sperduto... ma ci sono delle grandi città in questo posto? Mi piacerebbe andare in qualche locale una di queste volte...", disse Tom.
"Non te lo consiglio... e comunque combinereste qualche danno.", disse Giacco.
Il piano aveva funzionato: al loro ritorno, non c'erano più giornalisti e Faio e Bobe, che avevano perlustrato la zona in cerca di qualche fotografo, non avevano incontrato nessuno. Avevano fatto credere loro che se ne erano andati e questi ci erano cascati con tutti e due i piedi.
"Adesso vado a riposare....", disse Georg.
"Ma se hai dormito tutto il tempo!"; gli fece Gustav.
"Si, ma stavo scomodo.."

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


FINALMENTE!!!!! e vai con l'ultimo esame dell'anno accademico e meno tre esami e mezzo alla laurea... insomma, ancora devo scrivere tutto... vabbè, non ci pensiamo, e pubblichiamo il penultimo capitolo di questa fanfic un po' strana...
Ringraziamenti moltomoltomolto speciale a Judeau, Ady91, YUMA e Nyasha13 che hanno sempre letto e recensito!!!! grazie anche a chi ha letto e basta e non ha recensito, è lo stesso!!!




Deanna se ne stava distesa sul suo asciugamano alla piscina dei ragazzi, in attesa di sapere se l'operazione era andata a buon fine. Quando li vide arrivare sorridenti comprese che tutto era a posto. Se ne andarono dentro la sala registrazione, dovevano provare gli ultimi pezzi poi l'album sarebbe stato pronto.
Ripensò a tutto quel tempo passato con loro: di sicuro aveva imparato tante cose, a partire dall'essere paziente, per finire a quale fosse il prodotto migliore per disincrostare le macchie sul pavimento... Quando era arrivata all'agriturismo era semplicemente una diciannovenne fresca di maturità che odiava la madre per quello che le aveva fatto, cioè risposarsi con un viscido e dimenticare suo padre. Non aveva un obiettivo nella vita, a parte quello di stare lontana dalla sua famiglia.... se si poteva chiamare tale, sua madre era uno stress vivente, non la lasciava mai in pace. Per lei il concetto di famiglia si allargava a sua zia, la sua Memo, la sua 'sorella'.
Anche se avesse avuto molte perplessità su sua nipote, quando le si presentò all'agriturismo con le valige Emi l'aveva accolta, a patto che lei lavorasse per loro: le assegnava compiti semplici, soprattutto la destinava alla pulizia delle camere. La conosceva bene, era una persona abbastanza scostante, era un po' una foglia al vento. Era anche possibile che da un giorno all'altro partisse e se ne tornasse dalla madre. Invece non era successo e Deanna aveva lavorato duramente per sei mesi di fila, quasi senza pausa. Stupita dal suo nuovo atteggiamento, decise di metterla alla prova e affidarle quei ragazzi. Era rimasta a bocca aperta nel vedere quanta buona volontà avesse quella ragazza e si pentì di averla giudicata male.
Deanna, dal canto suo, era felice così: mentre sua madre voleva che si iscrivesse all'università, magari a medicina o architettura, lei se ne stava beata in quell'agriturismo. Le diceva: 'Perchè non hai amici?', lei rispondeva che non le interessava avere degli opportunisti accanto che la usavano finchè non si facevano fidanzati con qualcuno.
Aveva il suo lavoro, la sua vita indipendente, ma sapeva che un giorno tutto questo le sarebbe venuto a noia e, seduta su quella sdraio, pensò a quale poteva essere il suo futuro, da lì a cinque anni. Quel pensiero così profondo però fu interrotto da una lingua che le leccava insistentemente i piedi.
"Ma che... Aigor!", esclamò Deanna, vedendo il suo cane fedele ai suoi piedi. Era un pastore tedesco, più che un cane era un cavallo: le saltò addosso e prese a leccarle la faccia.
"Smettila!", diceva lei, ridendo per quella sorpresa.
"Sei contenta? Adesso hai anche il tuo fedele Aigor...", le disse sua zia, "Ma come si fa a mettere un nome del genere ad un cane!"
"Quanto sei ignorante! Non l'hai mai visto Frankenstein Junior?"
"Mah, sarà... l'ha scaricato qui il tuo padrino. Sta per partire con tua madre per le vacanze e non potevano portarselo dietro."
"Poverino... chissà come ti ha trattato quel mostro...", disse Deanna, abbracciando e accarezzando il suo cane, "Ma adesso ti terrò io per sempre."
"Basta che stia buono e non dia fastidio. Chiederò a Giacco di fargli una cuccia...", disse, tornando verso il casolare.
Ora che Deanna aveva il suo migliore amico con sè, non poteva far altro che giocare con lui. Prese il primo bastoncino che le capitò sotto mano e iniziò a lanciarglielo. Con la lingua pendente, il cane obbediva sempre alla sua padroncina, era stata lei ad addestrarlo. Con fischi e semplici ordini, il cane si sedeva, si sdraiava, faceva le capriole, stava in equilibrio sulle zampe posteriori, dava la zampa, insomma, faceva tutte quelle cose che facevano i cani normali. L'unica cosa che non era riuscita ad insegnargli era evitare di saltare addosso alle persone. Ogni volta che quel cane vedere qualcuno, gli correva contro e gli metteva le zampe addosso, era inevitabile, così Deanna doveva sempre tenerlo al guinzaglio, a meno che non fosse sola.
Infatti il cane, appena fiutò la presenza di un estraneo, partì di corsa e si avventò su di lui.
"Aigor! Aigor! Fermo!", gridò più volte Deanna, ma invano. Il cane, che aveva visto Gustav avvicinarsi, gli era saltato addosso e lei, temendo che il ragazzo poco gradisse quel gesto d'affetto, cercò di fermarlo.
"No! Tranquilla! Non ho paura dei cani!", disse lui, riuscendo a liberarsi dalle zampe dell'animale.
"Gli ho insegnato tutto tranne non saltare addosso alla gente...", fece lei, prendendo il cane per il collare.
Riuscì a tenerlo a stento quando vide che anche gli altri erano usciti dalla sala e stavano venendo verso di loro.
"Ma quanto è grande questo cane!", esclamò Georg, accarezzandolo.
"Troppo, riesco a trattenerlo a fatica. Cuccia!", gli disse e il cane, magicamente, le obbedì anche se c'erano davanti a lui quattro persone che aspettavano di essere investite dalla sua festosità.
"Meno male...", disse lei, lasciandogli il collare, "Non preoccupatevi, è tranquillo e obbedisce sempre."
"Con una padrona come te...", disse Tom, ricevendo un'occhiataccia da Deanna, "Volevo dire, ma che bel cane! Come si chiama?"
"Aigor."
"Aigor? E che nome è?", fece Bill.
"Guarda che qua in Italia Bill è un nome cane molto comune...", disse Deanna.
"E' sempre un nome assurdo...."
"L'altro mio cane si chiamava proprio come te! Ed era antipatico come te a volte!", disse Deanna scherzando, "Come va l'album?"
"Tutto ok, un'altra sistemata qua e là e poi è pronto.", disse Tom.
"Bene... avete fame? Vi preparo uno spuntino?"
"Io ho fame... ma faccio da solo.", disse Georg.
"Sì, lo prepariamo noi. Vuoi qualcosa?", le chiese Bill.
"Wow... servita e riverita... prendo quello che prendete voi!", disse, tornando verso la piscina. Doveva stare attenta che Aigor non si gettasse in acqua, anche quello era un brutto vizio che non era riuscita a toglierli.
"Tu non hai fame?", chiese a Gustav, quando si accorse che non aveva raggiunto gli altri.
"No... devo stare attento alla linea, mi sono pesato e mi hai fatto ingrassare!"
Deanna rise alle parole del ragazzo. Era vero, aveva un po' di pancetta, ma a lei piaceva il detto 'l'uomo senza pancia è come un cielo senza stelle'. Si sedette sul bordo della piscina e mise le gambe dentro l'acqua. Aigor, fedelissimo, le si sdraiò accanto tranquillo. Gustav prese una sedia e si avvicinò ai due, non aveva il costume e non voleva bagnarsi i vestiti.
"Ma smettila! Ora mi sembri una di quelle che passa la vita sulla bilancia!"
"Guarda che ci controllano anche il peso..."
"Ah si? Ma tanto tu stai seduto, non se ne accorge nessuno!", disse Deanna ridendo.
"La fai facile tu..."
"Ma dai, ti sta proprio bene quella pancetta... pancettina...", disse, riprendendo a ridere.
"Non ti ci mettere anche tu... già ci sono quei due là, Tom e Bill, che mi prendono in giro. Loro si mangiano il mondo, tanto non mettono su un etto!"
"E basta! Mi sembri mia madre, sempre attenta a quello che mangia. Senti, piuttosto, me lo vuoi spiegare cosa avevi l'altro giorno?"
Il ragazzo per un attimo si abbuiò.
"No, niente... mi ero solo alzato male..."
"Non me la canti giusta... eri proprio arrabbiato."
"Sì ma adesso è tutto ok."
"Come vuoi tu...", disse Deanna, mentre accarezzava il suo cane, intento a mordicchiarsi la zampa, "Allora? Come va con questo nuovo album?"
"Beh... bene, stiamo solo aggiustando i pezzi, ancora non abbiamo trovato un titolo giusto però..."
"Capisco..."
In quel momento l'eterno indeciso Gustav era ad un passo dal liberarsi di quel peso, ma non voleva, non gli sembrava il momento giusto. Lui, su una sedia di plastica, con le ascelle sudate e sicuramente puzzolenti. Lei, seduta davanti a lui, in costume, con le gambe che si muovevano nell'acqua, quasi perfetta come una sirena. Il silenzio, però, era più insopportabile dell'indecisione.
"Qual è il tuo film preferito?", le chiese, così, senza riflettere. Deanna ci pensò un attimo.
"Secondo te? Quale persona sana di mente chiamerebbe il suo cane Aigor e al suo pappagallino, ormai morto, Frau Bluchern?"
Il ragazzo non sembrò capire
"Scusa, do sempre per scontato che tutti lo conoscano... è Frankenstein Junior, un film di Mel Brooks."
"Mi sembra di averlo sentito nominare... ma non l'ho mai visto"
"Ecco, allora stasera ve lo sorbirete! Nessuno, dico nessuno, dovrebbe morire senza averlo visto!"
"Ehy!", esclamò lui.
"Dai, stavo scherzando. Stasera preparatevi, io porto il film... e le patatine. Voi portate i vostri corpi e cervelli, mi raccomando!"
"Ragazzi!", si sentirono chiamare da Georg, che si trovava nei pressi della sala registrazione.
"Che c'è? Avete bisogno di me?", chiese Deanna.
"Sì e pure di quell'essere panzuto accanto a te! Venite qua in sala!"
"Visto che mi prendono in giro?", esclamò Gustav.
Deanna sperò di non doversi sorbire ancora le insicurezze di Bill sui suoi pezzi, ne aveva un po' fin sopra i capelli.
"Abbiamo in mente una cosa strana.", le disse Bill, "Vogliamo mettere una traccia fantasma nel cd."
"Sai cos'è l'originalità...", disse Deanna.
"Certamente, grazie, ma sarai tu a cantare."
"IO?!? Perchè io?"
"Sì, siamo tutti d'accordo, quindi vai davanti al microfono e dicci quale canzone vuoi cantare! Quelle degli album precedenti le conosci tutte no?"
"A me è piaciuta molto quando ha cantato Monsun.", disse Georg.
"Anche a me.", disse Tom.
"Allora vada per quella!", disse Bill.
"Io non ho potere decisionale?"
"No, avanti faccio partire la base!"
"Beh... a me piace tanto 'Sacred'... vi dispiace?"
"E sia!", disse Tom, prendendo la chitarra.


"No! Non ne ho voglia...", buffò Tom, mentre stringeva fedele il joypad della sua playstation.
"Ma se hai giocato a quel dannato gioco tutte le sante sere!", protestò Gustav.
"E dai! Andatelo a vedere in camera vostra!"
"Andiamo Tom... per una sera che facciamo qualcosa tutti insieme, senza che tu rompa le scatole con 'sto videogioco.", disse Georg, che sapeva benissimo che Gustav non si sarebbe fatto mancare quell'occasione. Sembrava che Tom non se ne fosse accorto di quanto il suo amico fosse stracotto di Deanna. Aveva anche dei dubbi su Bill, che non si pronunciava sulla serata.
"Cavolo! Mi hai fatto morire!", esclamò Tom.
"Vattene di qui a meno che non voglia che ti stacchi la presa della consolle!", disse Bill.
Caspita, pensò Georg, allora non era così scemo come pensava. Avrebbe dovuto giocare d'astuzia per far lasciare Deanna sola con Gustav e sperò di non dovere ricorrere a trucchi da mago per far sparire i due fratelli. 
"Allora stacco tutto e vado in camera mia... che palle, non si può mai giocare in pace!", protestò di nuovo Tom. In quattro e quattr'otto aveva scollegato la consolle e si era trasferito in camera. Bene, si disse Georg, fuori uno! Lui, con la scusa della stanchezza, sarebbe andato a letto al momento giusto. Ora rimaneva Bill.
In quel momento, arrivò Deanna, seguita dal suo Aigor.
"Sera ragazzi! Non vi dispiace se porto il mio fidanzato vero?", disse, alludendo al suo cane.
"No, tranquilla, fai pure.", disse Bill.
"Nessuno mi aiuta?", chiese lei, che aveva in mano almeno una decina di sacchetti di patatine. Gustav, da bravo cavaliere, la aiutò.
"Spero che la birra che vi ho portato l'altro ieri non si sia già volatilizzata...", fece poi la ragazza.
"No, ce n'è ancora a sufficienza per tutti.", disse Georg, aprendo il frigorifero e prendendo quattro bottiglie.
"Bene, allora si incomincia!", esclamò Deanna.

Mannaggia, pensava Georg, ma guarda quello scemo dove è andato a sedersi! Avrebbe dovuto mettersi accanto a lei e, invece, ci ha fatto andare Bill. Lui e la ragazza si erano seduti nel divano davanti alla tv, mentre lui e Gustav si era posizionati sulle poltrone a lato. Fiero della sua attività di cupido per un grande amico come Gustav, non badò molto alla trama del film, anche se doveva essere divertente perchè gli altri ridevano spesso alle battute. Era un film in bianco e nero, a lui non piacevano in quel modo, ma era piacevole. Aigor, buono e sdraiato a terra, in tv era invece un gobbo con gli occhi storti, tremendamente assurdo e simpatico. Deanna sembrava conoscere tutte le battute e rideva quasi prima che gli attori le dicessero.
Stufo della situazione, Georg chiese a Gustav di seguirlo un attimo nella cucina per aiutarlo a prepararlo dei sandwich.
"Ma che fai?", gli disse sottovoce, "Guarda che stai per mordere la polvere di nuovo. Bill fa tanto il finto tonto ma non mi convince molto..."
"Non lo so..."
"Che devo fare più che aiutarti? Devo ucciderlo?"
"Vabbè, sarà per un'altra volta..."
"Eh no, caro mio! Adesso troviamo il modo di toglierlo di mezzo."
"Ne fate uno anche per me?", chiese Bill, dall'altra stanza.
"Sì, un momento...", gli rispose Georg, "Fai qualcosa Gus..."
"Ma cosa?"
"Vai di là e chiedile di parlarle!"
"Certo, sembra facile..."
"E piantala di fare l'orsacchiotto!", disse Georg, spingendolo nella sala.
La freccia di Georg non era ancora stata scoccata, ma qualche altro cupido aveva invece fatto il suo dovere. In quei minuti in cui Gustav e Georg si erano allontanati per parlare, Bill aveva giocato la sua carta, si era voltato e aveva baciato Deanna. Georg aveva spinto Gustav nella sala proprio in quel dannato momento.


Deanna si stupiva di come prevedeva le parole degli attori: mangiando e bevendo, stava passando una bella serata con gli amici. Poi, senza che lei se lo aspettasse, Bill le aveva tolto di mano la bottiglia di birra e l'aveva baciata. Nello stesso attimo in cui le loro labbra si toccarono, Deanna vide Gustav che li fissava, dall'entrata della cucina, con Georg alle spalle. Delicatamente ma con decisione, Deanna respinse Bill come aveva fatto con suo fratello. In preda al panico, si alzò, chiamò il suo cane e uscì velocemente dalla porta, pensando che gli uomini fossero tutti delle teste di cazzo.


"Ma che fai pezzo di imbecille!", esclamò Georg, scavalcando Gustav che era rimasto di pietra.
"E tu che vuoi? Ora non posso nemmeno baciare una ragazza che mi piace?", rispose lui, alzandosi da sedere.
"Ma che piace e piace! Sei sempre il solito, almeno per una volta non potevi tenertelo nei pantaloni?"
"E che ne sapresti tu di quello che piace a me?"
"Hai ragione, di quello che piace a te non so un bel cazzo, ma so che c'era qualcun'altro che teneva molto di più di te a quella ragazza!"
"E allora perchè non ti sei fatto avanti prima tu bellezza!"
La discussione tra i due si stava animando di brutto.
"Pensi sempre di avere la precendenza su di noi, sei un egoista di merda!", gli disse Georg.
"Egoista? Ma cosa ho fatto di male a parte baciare una persona di cui sono innamorato?"
"Innamorato? Ora sei pure innamorato? E quando mai! Hai sempre fatto l'indifferente, l'hai trattata male e ora basta uno stupido film per fartene innamorare?"
"Non era uno stupido film...", disse Gustav. Disgustato da tutto e da tutti, uscì dalla casa, lasciando che i due si sfogassero. I ragazzi però non sembrarono notarlo.
"Ma cosa vuoi dalla mia vita? Ho cercato in ogni modo di farmi notare da lei, ho pulito, sono stato carino, le ho fatto i complimenti..."
"Si, certo! Come se bastassero! Ma bravo, pezzo di deficiente!"
Bill non resistette e mollò un pugno in pieno visto a Georg. Il ragazzo barcollò all'indietro ma rispose presto al gesto. Tom, che aveva sentito le urla dei due, scese al piano di sotto prima che i ragazzi si pestassero.
"Ma che cazzo fate? Che vi è preso idioti?", disse loro.
Bill, con il labbro sanguinante, salì al piano di sopra e si chiuse nella sua stanza, sbattendo sonoramente la porta. Georg, invece, si asciugò il sangue che gli colava dal naso e si sedette in cucina, a riflettere. Aveva fatto una cazzata.


Perchè non poteva esistere una sana amicizia con quei tipi? Perchè?
Perchè non poteva starsene tranquilla con loro?
Perchè non erano capaci di rispettarla?
Ecco perchè: bastava staccare un attimo l'attenzione e subito quelli cercavano di baciarla, mentre lei non voleva. No, nessun ragazzo l'avrebbe mai più sfiorata, nemmeno con un dito, era stata quella la sua promessa e l'avrebbe mantenuta per sempre. Per sempre.
Anche Aigor aveva capito che stava male, le girava intorno guaendo e facendo quegli strani occhi spaventati. Deanna però non faceva caso a lui, camminava dritta tra i girasoli. Il cane si fermò ed iniziò ad abbaiarle.
"Cosa vuoi anche tu... che palle, voi uomini siete tutti gli stessi.", gli disse Deanna.
Comprese troppo tardi il motivo per cui il cane si era agitato: una buca nascosta, il suo piede che ci cadeva dentro. Un dolore fulminante alla testa.

Era un cane, ma non era stupido. Si avvicinò alla sua padroncina e con il muso le dette dei colpetti. Non vedendola reagire, prese ad abbaiare e a muoversi nervosamente.

La polvere gli era entrata nella bocca come portata da una tempesta improvvisa. Aveva avuto ragione Georg, bisognava prendere le opportunità al volo per evitare che qualcuno lo facesse al suo posto.
Non era arrabbiato con Bill, aveva fatto il suo gioco, mentre lui era rimasto attaccato al tram. Dentro la sala registrazione, il suono della sua batteria gli riempiva la testa e lo rilassava. Tra poco sarebbe tutto finito, mancavano pochi giorni alla partenza e non l'avrebbe più vista.

Cavolo come faceva male il naso. Georg sperò che quel deficiente non glielo avesse rotto, altrimenti gliel'avrebbe fatta pagare più di quanto già non voleva. Con un fazzoletto di carta messo a tamponare l'emorragia, spense il lettore dvd e si gaurdò un po' di televisione senza interesse. Aveva fatto una cazzata... aveva trattato Deanna come un oggetto e se ne era pentito. Ma non si sarebbe mai scusato con Bill, mai.

Ma come si era permesso di trattarlo in quel modo? Lui aveva fatto solo la sua mossa e lui ora gli rimproverava per essergli passato avanti! Se non fosse stato per suo fratello, gliene avrebbe date di santa ragione. Ma era stato grazie a suo fratello che aveva ritrovato la ragione. "Pensi che sia un oggetto?", gli aveva detto, "Pensi che sia stato bello per lei quello che hai fatto, stupido deficiente?". Si doveva scusare con lei, ma sicuramente lei non l'avrebbe più voluto vedere. Innamorato? Non lo sapeva, pensò, infilandosi le cuffie nelle orecchie.

Tom spense il suo videogioco, pensando a ciò che era successo al piano di sotto. Lui, che era sempre quello a cui piacevano le avventure, per una volta aveva capito che quella ragazza era stata trattata come un oggetto e che nessuno dei suoi amici aveva avuto ragione. Forse era stato quel bacio rubato, forse le parole di lei: non mi piaci. L'avevano fatto riflettere un bel po'. Non gli era capitato molto spesso di essere rifiutato, anzi, mai. Lei aveva detto quelle tre magiche parole e una lampadina si era accesa nel suo cervello: lasciala stare, lasciala andare, smettila di pensare sempre e solo a quello. Non era un oggetto che lui e gli altri si potevano passare a piacimento.
Disteso sul suo letto, con lo sguardo fisso sul soffitto, rifletteva e rifletteva. Nessun rumore, tutto era calmo, a parte per quel cane che abbaiava. Come si chiamava, Aigor, non sembrava intenzionato a smettere. Tese l'orecchio e lo ascoltò: i cani che abbaiavano in quel modo avevano sempre un motivo e gli venne voglia di capire perchè. Nessuno sembrava averlo sentito: Bill era nella sua stanza, sicuramente con la musica nelle orecchie, Gustav non c'era e Georg dormiva sul divano.
Si infilò le scarpe e uscì dalla casa. L'abbaiare veniva da lontano e ringraziò la luce della luna piena, che gli permetteva di vedere abbastanza bene indipendentemente da quale ora fosse. Gli sembrò che qualcosa si muovesse nel campo di girasoli e fu quasi sicuro che il cane fosse là. Accelerò il passo, convinto che magari quel cane fosse scappato da Deanna.
"Aigor! Che c'è? Cosa ci fai?", gli diceva, mentre si avvicinava a lui. Lo vedeva agitato e non era saggio avvicinarsi a lui velocemente, dato che non lo conosceva poteva morderlo.
Quando vide Deanna stesa a terra comprese: cercò di voltarla e vide che le usciva del sangue da una tempia. Cosa poteva fare? Prenderla in braccio? Era la cosa giusta?
Prese la sua decisione: con tutta la delicatezza che poteva la sollevò da terra e si incamminò verso la casa.
"Georg! Georg!", lo chiamò Tom, per farlo svegliare.
"Che c'è...", disse lui.
"Spostati di li!", gli disse.
Quando vide la ragazza tra le sue braccia, Georg si precipitò ad aiutarlo, prendendola e posandola sul divano.
"Vado a chiamare Emi!", disse, partendo a corsa verso il casolare.
Tom avrebbe tanto voluto chiamare il numero delle emergenze, ma non sapeva qual era. Il sangue aveva già macchiato il divano, doveva fare qualcosa per fermarlo. Prese il primo pezzo di stoffa che spuntava dai cassetti della cucina, lo bagnò d'acqua e lo premette sulla testa di Deanna. Tutti i suoi capelli erano intrisi di sangue e non sapeva da dove questo usciva.
"Bill! Bill!", iniziò a gridare, ma suo fratello non lo sentiva, aveva le cuffie ben premute sulle orecchie e stava quasi per addormentarsi. Tom doveva andare a chiamarlo, doveva cercare Gustav, e si assicurò che quella fasciatura di fortuna non si muovesse mentre lui saliva al secondo piano.
Irruppe nella camera del fratello e lo scosse violentemente.
"Ma che cazzo...", disse Bill, togliendosi le cuffie, "Oh mio Dio! Ma sei tutti pieno di sangue!"
"Scendi giu!"
Qaundo Bill vide Deanna in quello stato sul divano, per poco non svenne. Cosa le era successo, perchè perdeva tutto quel sangue?
"Vai a chiamare Gustav!", gli disse Tom, mentre lui premeva la pezza sulla testa della ragazza.
Emi, sua zia, entrò in casa insieme a Georg e, quando vide la nipote, afferrò il telefono e chiamò il pronto soccorso.
"Cosa è successo?", chiese ai ragazzi.
"Non lo so, ero in camera, sentivo il cane abbaiare e sono andato verso di lui. L'ho trovata nel campo di girasoli...", fece Tom.
"E' pieno di buche e di pietre! Cosa ci sarà andata a fare di notte?", disse Emi, mentre prendeva un panno pulito per fasciare la testa della nipote.
I ragazzi non risposero, non sapevano cosa dirle. Che Deanna era scappata via improvvisamente dopo che Bill l'aveva baciata? Che c'era stata una litigata pazzesca tra Georg e Bill per questo motivo? Che nessuno di loro aveva sentito il cane abbaiare perchè tutti erano incazzati per i fatti loro?
"Cosa sta succedendo?", disse Gustav, entrando nella casa. Quando vide Deanna comprese.

L'ambulanza arrivò circa un quarto d'ora dopo. Il dottore visitò velocemente Deanna e disse che stava perdendo troppo sangue, la portarono di urgenza all'ospedale più vicino. A ruota, partirono anche Emi, con i ragazzi, gli altri rimasero all'agriturismo in attesa.
Nel corridoio dell'ospedale, nessuno risciva a stare fermo: Emi camminava nervosamente, Tom si mangiava le unghie, gli altri erano seduti, tesi come delle corde di violino.
Qualche ora dopo il dottore uscì dalla sala in cui avevano ricoverato Deanna e disse che la ragazza aveva perso molto sangue e che le avevano fatto una trasfusione.
"Ma è in pericolo o no?", chiese Emi.
"Ha un forte trauma cranico e un'emorragia celebrale, deve essere caduta su una pietra appuntita... ha anche una gamba e una costola rotta. Dobbiamo controllare che questa non abbia perforato o danneggiato altri organi..."
"Si riprenderà?"
"Ancora dobbiamo decidere se operare per aspirare l'emorragia o lasciare che si assorba da sola... Non è molto grave, poteva andare peggio, ma stiamo ancora valutando le possibilità."
"Ci saranno danni? Intendo al cervello."
"Li valuteremo quando si riprenderà.


"Loro chi sono?", chiese il dottore, indicando i ragazzi, "Possono rimanere solo i parenti in questa zona."
"Sono... sono suoi cugini, erano con lei quando è successo.", disse Emi.
Il dottore accettò quella risposta e si allontanò da Emi, che riferì ai ragazzi quello che aveva Deanna.
"Cazzo!", esclamò Tom.
"Non è colpa vostra, ragazzi... non ve la prendete...", disse Emi.
"Certo che è colpa nostra!", disse Bill.
"Volete spiegarmi adesso come è andata?"




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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Emi comprese perchè Deanna era andata nel campo dei girasoli... i ragazzi non sapevano, non potevano sapere.
"Tutta colpa di quella stupida promessa...", disse Emi, una volta sentita la storia.
"Quale promessa?", le chiese Georg.
"Circa cinque anni fa il padre di Deanna è morto in un incidente stradale. I suoi genitori non stavano già da tempo più insieme, si erano sposati molto giovani, Deanna è nata quando sua madre aveva solo sedici anni. Volete sapere perchè Deanna odia tanto sua madre e non la nomina mai? Perchè quell'uomo che ha sposato, una volta, le ha messo le mani addosso... quello stronzo ha osato toccare la figlia della sua fidanzata..."
"Cosa?", fece Bill, "Vuoi dire che ha cercato di..."
"Sì proprio quello, ma non c'è riuscito fortunatamente... Sua madre non ha mai voluto crederle, diceva che lo faceva perchè a lei non andava che si rifacesse una vita... Deanna ha fatto una promessa: non avrebbe mai e poi mai permesso a nessuno di avvicinarsi a lei, intendo in quel senso. E' per questo che ha reagito in quel modo al... al tuo bacio Bill. E anche al tuo Tom."
Georg, che non sapeva di quello che era successo con Tom, lanciò una rapida occhiata a Gustav, che in tutto quel tempo era rimasto seduto in disparte ma che aveva sentito tutto. La sua rabbia divenne immensamente grande. I due fratelli, da sempre abituati ad essere in primo piano, non si erano mai accorti di Gustav e di quello che provava.
Passarono tutta la notte dentro l'ospedale e, la mattina seguente, Giacco venne a sostituire Emi. Disse che aveva avvertito la madre ma che non sarebbe potuta tornare prima della prossima settimana.
"Le Seichelles sono molto più importanti di sua figlia!", esclamò Emi in un impeto di rabbia.
"Calmati Emi... lasciala perdere, ci siamo qui noi per lei.", disse lui, abbracciandola, "Allora come sta?"
"Dice che ha un'emorragia celebrale e che non sanno se operarla o no. Ha anche una costola e una gamba rotta."
"Gesù... speriamo vada tutto bene. Andiamo, ti porto a casa. Ti farai una doccia, dormirai un po' e poi tornerai"
"Non voglio lasciarla sola."
"Rimaniamo noi, se vuoi.", disse Tom, "Ti chiameremo se ci sono novità."
"Va bene...", disse Emi, e lasciò la sala insieme a Giacco.

Georg si sedette accanto a Gustav, voleva parlargli.
"Se non mi fossi rinchiuso nello studio l'avrei salvata...", disse Gustav.
"Ed io avrei anche potuto non addormentarmi...."
"Chissà quanto tempo è rimasta lì prima che Tom non si accorgesse..."
"Gus non fartene una colpa, vedrai che andrà tutto bene, si riprenderà."
In quel momento, Bill si avvicinò ai due: aveva parlato con il loro manager e gli riferì che tra quattro giorni sarebbe arrivato il mini bus per riportarli a casa.
"Va bene...", disse Georg, che non aveva ancora molta intenzione di rivolgergli la parola.
"Senti... volevo chiederti scusa... per ieri sera. Non avrei dovuto darti quel pugno."
"Non è con me che devi scusarti.", gli rispose secco.
"E con chi?"
Georg scosse la testa, come poteva essere Bill tanto scemo da non accorgersene.
"Lasciaci in pace Bill.", disse Gustav.
"Allora scusate per il disturbo!", esclamò l'altro, allontanandosi arrabbiato.
Alle sei Emi tornò in ospedale e disse ai ragazzi che potevano andare a riposarsi, li ringraziò e li salutò. Durante tutto il tragitto nessuno di loro rivolse la parola all'altro. Nei due giorni seguenti, ognuno di loro si comportava come se gli altri non esistessero.
Il primo a rompere la tensione fu Gustav.
"Pensate che si rimetterà presto? Prima che noi partiamo?", disse
"No, Gus, ci vuole del tempo in queste situazioni...", gli rispose Georg. Se ne stavano seduti sul divano, mentre i fratelli erano ognuno nella loro stanza.
"Vorrei andare a trovarla."
"E come? Non abbiamo una macchina e gli altri sono occupati a lavorare."
"Hai ragione..."
"Potremmo chiamare un taxi!", esclamò Georg.


Non fu facile comunicare con la persona del centralino del taxi ma fortunatamente non ci furono incomprensioni e la vettura arrivò all'agriturismo una mezz'oretta dopo. I ragazzi chiesero di andare all'ospedale e il tassista ce li portò.
"Come siete arrivati?", fu la prima cosa che Emi chiese loro, quando li vide apparire nella sala attesa.
"Abbiamo chiamato un taxi.", disse Georg.
"Bill e Tom?"
"Loro... non sono venuti, stavano dormendo.", disse Gustav.
"Come sta Deanna?", le chiese Georg.
"Beh... il dottore ha detto che l'emorragia si sta riassorbendo da sola, anche abbastanza velocemente. E' molto ottimista."
"Davvero?", esclamò Gustav.
"Mi ha anche detto che dovrebbe iniziare a svegliarsi per brevi momenti già da stanotte. Volete vederla?"
"Se è possibile...."
"Si, ma solo per poco."
Deanna se ne stava distesa sul letto, la sua testa era completamente fasciata e la gamba sinistra stava appesa, ingessata. Emi disse che i dottori le avevano tolto il tubo per la respirazione meccanica qualche ora prima perchè era tornata in grado di respirare autonomamente. Guardò per un attimo Gustav e gli chiese se voleva rimanere da solo, con lei.
"Beh... non credo che sia..."
"E dai!", gli disse Georg, dandogli una pacca sulla spalla.
Emi e il ragazzo uscirono dalla stanza. Gustav si sedette accanto al letto e fu tentato di prenderle la mano, ma aveva paura di farle male... sembrava così fragile...
"Mi senti?", le chiese, ma non ricevette naturalmente risposta.
"Che dovrei dirti... che mi dispiace non averti salvato al posto di Tom?", le diceva, "Ero troppo impegnato a suonare la mia batteria... mi sento in colpa. Dopo domani partiamo, torniamo in Germania e..."
Prese un gran respiro. Il petto di Deanna si muoveva quasi impercettibilmente, sembrava stesse dormendo
"Avrei tanto voluto essere al posto di Bill, l'altra sera, avrei voluto baciarti, fare come lui... ma non ho tutto questo coraggio...", disse, trovandone però per prenderle la mano.
Per un attimo gli sembrò che le sue dita si fossero mosse, ma pensò che fosse solo la sua immaginazione. Poi, un flebile rumore uscì dalla bocca della ragazza.
"Deanna?", la chiamò, "Ti stai svegliando?"
Sotto le palpebre chiuse, Gustav vedeva i suoi occhi muoversi da un lato ad un altro. Doveva chiamare un dottore? Poi si aprirono, lentamente e la bocca iniziò a tremare leggermente. Gustav stava quasi per piangere. Deanna, con molto sforzo, aveva voltato la testa verso di lui.
"Chi... chi sei...", gli disse.
"Sono Gustav... ti ricordi di me?"
La ragazzi ci mise molto tempo per rispondere.
"Si... la testa...", disse. "Cosa ho in testa?"
"Hai una fasciatura... ti sei fatta un po' male, l'altra sera..."
"Non... non mi ricordo..."
"Tranquilla, non ti sforzare..."
"Dove sono gli altri?", disse. Non riusciva a mettere a fuoco, non vedeva molto bene, ma sapeva che il ragazzo era solo.
"Fuori c'è Georg con Emi. Bill e Tom sono rimasti a casa..."
"Bill... Tom... ora ricordo qualcosa... mi fa male la testa..."
"Vado a chiamare un dottore."
"No, aspetta, devo dirti una cosa..."
"Cosa?"
"Il vostro album... ho in mente un titolo..."
"Lascia stare, non importa, me lo dirai un'altra volta."
"No... aspetta, ora mi viene in mente... è in inglese"
"Non ti preoccupare, avrai tempo di dirmelo..."
"E'... è.... wanna take a day off from your life... oh mio dio, la testa..."
Gustav non se lo sarebbe mai scordato quel titolo, nemmeno se gli avessero fatto un lavaggio del cervello.
"Adesso chiamo il dottore."
Non ce ne fu bisogno, il dottore entrò nella camera in quello stesso istante, seguito da altre infermiere e gli ordinò di aspettare fuori.


"Cosa sta succedendo? Perchè sono corsi dentro?", chiese Emi a Gustav, quando fu uscito.
"Non so... si era svegliata e...", le rispose il ragazzo.
"Che ti ha detto?"
"Niente di che... ma si ricorda di noi..."
Ma a Emi quella risposta non bastava e si rimise nervosamente a camminare per il corridoio.
"Come pensi che stia?", gli chiese Georg.
"Non lo so... mi ha detto come vorrebbe che si intitolasse il nostro nuovo album?"
"Davvero? E' così lucida?"
"No, non credo..."
"E come di dovrebbe intitolare?"
"Wanna take a day off from your life... non suona male, in fin dei conti per scriverlo ci siamo presi una pausa dalla nostra vita."
"Penso che andrà  bene.... sentiremo anche gli altri..."
In quel momento il dottore uscì correndo dalla sala, seguito dai suoi infermieri che spingevano il letto
su cui era distesa Deanna.
"Dove la state portando?", chiese Emi.
"In sala operatoria... ci sono delle complicazioni..."


Non c'era verso di sapere che cosa era successo a Deanna: l'accesso alla sala operatoria era negato e nessuno usciva di lì. Emi, temendo il peggio, era scoppiata in un pianto isterico. Se le fosse successo qualcosa... avrebbe perso un'amica, una sorella, una figlia. Nè Gustav mè Georg sapevano cosa fare per farla stare meglio. Avevano avvertito Bill e Tom che la situazione di Deanna era peggiorata e loro avrebbero fatto il possibile per raggiungere l'ospedale.
Infatti, arrivarono un'ora dopo, accompagnati da Giacco, che corse subito da Emi.
"Cosa è successo?", chiese Bill.
"Non lo sappiamo ancora...", disse Georg, "'L'hanno portata qui un'ora fa."
"Diceva che le faceva tanto male la testa.", disse Gustav.
"Hai parlato? Si era ripresa?", chiese Tom.
"Si... ci ho parlato da solo... mi ha anche dato un'idea per il titolo dell'album, le avevo detto qualche giorno fa che eravamo incerti su come chiamarlo... poi sono entrati i medici e mi hanno fatto uscire.", disse Gustav.
"E cosa ti ha detto?"
"Vorrebbe che lo chiamassimo 'wanna take a day off from your life'."
"Ma è in inglese.", fece notare Bill, "E l'album è in tedesco."
"E allora? E' sempre un bel titolo... mi sembrerebbe anche giusto rispettare la sua volontà.", disse Georg, che non potette fare a meno di parlare ancora con un certo astio nei suoi confronti.
"Vedramo cosa dicono alla casa discografica...", rispose lui.
"Non possiamo nemmeno decidere il titolo del nostro album adesso?", gli disse l'altro.
"Ehy, ehy ehy...", disse Tom, comprendendo che tra i due stava per partire un litigio, "Vi sembra il posto giusto per discutere di una cosa del genere?"
I ragazzi si zittirono, ma era solo un silenzio temporaneo, sarebbero tornati a scontrarsi su qualsiasi altra cosa, anche la più stupida. Si sedettero nelle vicinanze della sala operatoria, in attesa.
"Volete che vada a prendere qualcosa?", chiese Gustav.
"No, non voglio niente.", disse Georg.
"Perchè? Ci sono delle macchinette in giro?", gli chiese Tom.
"Si, ne ho vista una da queste parti.", gli rispose Gustav.
"Allora vengo con te, ho sete."
Bill, approfittando dell'essere rimasto solo con Georg, volle chiedergli perchè ce l'aveva sempre con lui.
"Lascia stare...", gli disse Georg.
"Ho capito che ha a che fare con Deanna ma... piaceva anche a te?"
"No...", fece Georg, risparmiando di offenderlo chiamandolo stupido o cretino.
"E allora che problemi ci sono?"
"Piaceva a Gustav! Certo che hai i prosciutti infilati dentro gli occhi... è un mese che cerca di farsi avanti con lei e tu... ma lasicamo perdere, ora non ha più senso.", disse Georg, scoppiando.
Bill aveva notato che il suo amico Gustav era strano, quando c'era Deanna in giro e una volta lo aveva canzonato mentre stendeva i panni. Adesso si spiegavano tante cose.
"Lui ne era innamorato... tu no...", disse poi Georg, "Solo che Gus è troppo... lo sai com'è..."
"Allora è colpa mia se è successo tutto...", disse Bill, appoggiando la testa tra le mani.
Georg, sfogatosi, si sentiva molto meglio.
"Dai Bill... scusami se ti ho offeso, l'altra sera... lasciamoci questa storia alle spalle.", disse appoggiando la mano sulla sua spalla, "Non è colpa tua, nè mia, nè di nessuno."


"Scusa se non te l'ho detto.", disse Tom al suo amico Gustav, mentre infilava le monetine nel distributore di bibite.
"Cosa?"
"Che... insomma, io e Deanna ci siamo baciati."
"E di cosa devi scusarti?"
"Beh... a te piace, è sempre piaciuta... non c'era niente tra me e lei, e sono sicuro che sia stato così anche per Bill."
"Non dovete scusarvi con me.", disse Gustav, prendendo la bottiglietta di coca cola che era caduta nel raccoglitore, "Semmai con lei."
"Lo farò di sicuro... quando si riprenderà.", disse Tom.
Gustav vide Bill e Georg avvicinarsi verso di loro.
"Prendiamo qualcosa anche per voi?", chiese loro.
Poi vide la faccia di Bill, tutta rigata del trucco che era colato. Vide anche quella di Georg. E comprese.



Quando negli scaffali dei negozi di dischi e nei centri commerciali fu messo in mostra il quinto lavoro dei Tokio Hotel, le fan corsero a comprarlo. Questo era il lavoro più maturo del gruppo e si discostava da quelli precedenti, aveva sfumature molto più rock e decisamente meno pop. Fu anche il primo lavoro autentico dei ragazzi: per la prima volta non dovettero adeguarsi ai dettami dei produttori e della casa discografica, che imponeva loro
tutti gli aspetti dell'album, adeguati al marketing, per assicurarsi le vendite.
Sia i singoli estratti che l'album rimasero ai vertici delle classifiche europee per diverso tempo e anche la critica fu soddisfatta.
Il giorno della conferenza stampa in cui annunciavano l'inizio del tour europeo, i ragazzi si concessero ai giornalisti.
"Questo album, 'Wanna take a day off from your life?', è stato scritto durante l'estate, mentre eravate in vacanza in Italia?"
"Sì, proprio così, eravamo in un posto fantastico.", disse Bill, "Abbiamo ritrovato l'ispirazione e ci siamo buttati a capofitto sul lavoro. Nell'agriturismo in cui eravamo ospitati avevano addirittura messo in piedi una piccola sala di registrazione!"
"La terza traccia è una canzone scritta da Tom vero?"
"Sì, l'ho scritta io! E' incredibile che sia finita lì, a Bill faceva schifo, sono stati Gustav e Georg a convincerlo.", rispose Tom.
"E lo penso ancora che faccia schifo!", disse Bill, dandogli una pacca.
"Parla di una storia d'amore quella canzone?"
"Beh... più che di una storia d'amore parla delle occasioni perdute e degli sbagli che si fanno, in amore ovviamente.", disse Tom.
"Si può dire che la crisi tra di voi sia finita?"
"Certo che sì e poi non c'è mai stata crisi, lo avete inventato voi.", disse Bill, mentendo un po' al riguardo.
"Da dove partirà il tour?"
"La prima tappa ufficiale l'abbiamo confermata oggi stesso, sarà in Italia, a Firenze."
"E' lì che avete conosciuto la ragazza della foto che stà nella quarta pagina del libretto del disco?"
"Beh....", disse Bill, "Sì, l'abbiamo conosciuta lì."
"Tutti pensano che sia la tua nuova fidanzata, è così?"
"No, assolutamente, non è la mia fidanzata."
"E non è stata la fidanzata di nessuno di noi.", disse Georg.
"I vostri fans vogliono sapere chi è, come si chiama..."
"Non facciamo commenti al riguardo.", disse Gustav.
"Dove l'avete conosciuta?"
"Mi dispiace, ma non diremo niente su di lei. E' solo una nostra cara amica a cui dobbiamo tanto e ci ha fatto piacere farle questo tributo.", continuò lui.
"Chi è la cantante che si esibisce in una versione acustica di Monsoon nella traccia fantasma del vostro album?"
"E' la stessa ragazza della fotografia, ma non diremo altro.", disse Bill.

La fotografia era stata scattata il giorno della festa, poco prima che tutti andassero a vestirsi per la serata. Tutti e quattro i ragazzi tenevano Deanna, distesa sulle loro braccia, di fianco. Nessuno di loro disse una parola sulla sua identità e la stampa speculò molto a questo proposito. Lessero che era stata la ragazza di Bill, poi di Tom, poi che l'avevano conosciuta in tour, poi che era la sorella segreta di Georg...
Deanna riposava in pace nel gande giardino dell'Animal House.
In estate la sua foto sorridente era circondata da tanti girasoli.
La sua risata felice era impressa per sempre in quella canzone.







Ebbene sì, anche questo mio parto della mente è giunto al termine. Non avrebbe dovuto avere questo finale così drammatico, ma purtroppo mi faccio spesso influenzare dal mio particolare rapporto con la morte, basta vedere le altre fanfic per capire... Ho già in mente un possibile carattere per un'altra fanfic, seguirò la scia di Judeau, ed avrà quindi una forte personalità che si scontrerà spesso con i 4... vedremo cosa verrà fuori...
Via al valzer dei ringraziamenti speciali!!!!!!
JUDEAU: grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie!!!!!!!!!!!! non so davvero più come ringraziarti!!!!! continua così con la tua fanfic, voglio vedere angelika che manda a fanculo tom!!!! grazie anche per l'esame e in bocca al lupo per l'università! dove ti iscriverai? mica a scienze politiche come me!!!
MISSZOMBIE: hai visto quante cose possono accadere in tre giorni? XD l'importante è che ti sia piaciuta, ma non ti maledire XD grazie ancora!
NAYSHA13: ma quante ne hai scritte di fanfic sui tokio? da fare paura!!!! io non potrò mai essere prolifica come te!!! complimenti ancora per la fanfic 'remember me'! è fantastica, mi ha fatto tornare in mente certi ricordi... veramente intensa!

Grazie anche per le recensioni che inserirete per l'ultimo capitolo! Ci vediamo nella prossima fic!!!!! Rubychubb

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