The saving voice

di Blu Notte
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Fra le zanne della terra ***
Capitolo 3: *** L'Illusore ***
Capitolo 4: *** Requiem ***
Capitolo 5: *** Il gigante di ghiaccio ***
Capitolo 6: *** Loki ***
Capitolo 7: *** Varco ***
Capitolo 8: *** Atto di fede ***
Capitolo 9: *** Richiesta di scelta ***
Capitolo 10: *** Doppiogiochisti ***
Capitolo 11: *** Come l'Innominato ***
Capitolo 12: *** Il coraggio ***
Capitolo 13: *** La cittadella celeste ***
Capitolo 14: *** La sorte del secondogenito ***
Capitolo 15: *** I due fratelli ***
Capitolo 16: *** La decisione del Giudice ***
Capitolo 17: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Alcune cose accadono così in fretta che non si ha il tempo per realizzarle.
Il giorno prima passeggiavo per New York, nello splendore dei miei diciannove anni. Avevo appena varcato la soglia della vera vita, quella libera, senza vincoli, e credevo che il destino mi avrebbe riservato gioia, serenità, e tanto divertimento.
Il giorno dopo, tutto era finito.
Distrutto.
E con distrutto non alludo a una qualche metafora, ma proprio alla cancellazione di un'intera città.
I palazzi crollarono, vennero mangiati dalla coltre di polvere.
E di New York non rimase che una distesa deserta, sopraffatta, ancora sbigottita.
Nel cielo, un enorme varco che dava su un'altra faccia dell'universo.
Era da lì che erano usciti.
Non sapevamo come si chiamasse la loro razza.. Li chiamavamo semplicemente loro.
Erano mostri.
Non per il loro aspetto, la loro corazza durissima o la loro lingua gutturale.
No, erano mostri per il modo in cui gestirono la città che avevano conquistato. Semplicemente scelsero di uccidere tutti.
Lasciarono in vita solo una piccola parte della popolazione, quella più giovane e utilizzabile. Tutti gli altri ce li strapparono via, e noi non li vedemmo mai più.
Io ovviamente fui tra quelli che scelsero di tenere.
Praticavano una sorta di magia, a noi assurda e sconosciuta ma che imparai subito ad accettare, troppo presa da problemi per me più gravi. Tramite essa, isolarono il territorio dove prima sorgeva New York.
Nessun esercito poteva più venire a salvarci, e nessun gruppo di eroi poteva – dopo essersi leccato le ferite – tornare per annientarli.
Eravamo soli, in mano loro.
Lì costruirono una sorta di base scavata nella terra – come fecero, non lo so – e lì ci fecero entrare e ci tennero in stato di schiavitù.
Quando ci ripenso e mi rendo conto che tutto ciò può essere descritto con la semplice frase “invasione aliena”.. be', mi viene da ridere! Chi non pensa a un qualcosa di buffo e stereotipato, con quella frase?
Ma in quello che ho visto io non c'è stato niente di divertente, né tanto meno di stereotipato.
Ho visto la stessa disperazione, la stessa disillusione, la stessa cancellazione di ogni traccia di umanità su volti così diversi.. Ho visto la morte, e ho visto fin dove può arrivare la meschinità.
Ma ho anche visto altro. Qualcosa di inaspettato.
Mi chiamo Leah Grimaldi, e questa è la mia storia.
Inizia proprio qui, con me schiava per conto loro. Qui, in quel periodo in cui si stavano riassestando, assieme ai loro grossi.. animali, si possono chiamare così? .. in quel periodo in cui si stavano organizzando in attesa di far crollare la barriera che loro stessi avevano eretto e partire alla conquista del nostro pianeta.
Io avevo la morte nel cuore, e la mia unica, piccola consolazione era che i miei parenti abitavano fuori New York. Ma non stavo bene, affatto.
Tuttavia, a differenza di molti, per qualche strano caso io riuscii a conservare da qualche parte, nel mio cuore, la mia dignità umana. Un seme di speranza, coraggio, e bontà.
Fu proprio questo a salvare me, lui, e tutti quanti.
Ma adesso ve ne parlo.

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Capitolo 2
*** Fra le zanne della terra ***


Ok, eccomi qui con il primo effettivo capitolo di questa storia :)  Questo capitolo è in gran parte descrittivo, per farvi conoscere la protagonista e la vita che sta facendo. Diciamo che la parte "importante" incomincia alla fine del capitolo.. Be', vi auguro buona lettura e spero che vi piaccia!   Silvia

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                               Fra le zanne della terra


Era già qualche mese che ero lì dentro, e ancora avevo difficoltà a sopportare quell'afa.
Di notte, poi, l'aria diventava irrespirabile.
Mi rigirai inquieta su quei pochi stracci che eravamo riusciti ad accumulare, incapace di chiudere occhio, e per poco non finii addosso a Lily.
Lei, girata dall'altra parte, non se ne accorse.
Mi misi supina, cercando di calmarmi e di respirare regolarmente.
Il fatto era che l'ambiente era troppo piccolo per tutti quei corpi, e io ne sentivo la pressione.
Nel mio gruppo c'erano sei persone. Io, Lily, Robin, Madison, Josh e Alex. Con gli ultimi tre specialmente la convivenza era particolarmente difficile, perché di fatto erano impazziti.
Con Lily e Robin invece mi trovavo bene.
Sei persone che dormivano in sette metri quadri.
Quella poteva essere considerata la nostra stanza, anche se non avevamo propriamente una stanza. Di giorno dovevamo lavorare, e non tornavamo lì se non la sera per dormire.
Sentii una fitta al cuore.
A proposito, chissà quante ore mancavano all'alba! Come avrei fatto a resistere lì dentro?
La notte era sempre così. O mi addormentavo subito, sfinita, oppure continuavo a rigirarmi senza trovare pace. Sudavo, mi sentivo schiacciare..
E quando la notte non avevo dormito, durante il giorno era terribile. I lavori mi stancavano di più, ero disattenta e spesso così stanca da rischiare di svenire.
Ma se ce la avevo fatta fino a quel momento, potevo farcela ancora.
Guardai in alto, in direzione del soffitto di roccia, ma non vidi niente. L'oscurità era molto densa.
Chiusi gli occhi, e provai a ricordarmi il vento.
Funzionò. Mi calmai un poco, mentre sentivo nelle orecchie quel soffio piacevole, quella carezza che attorcigliava i capelli..
Non sapevo quanto loro avessero scavato a fondo per costruire quella sorta di base, e non lo volevo sapere, altrimenti il senso di schiacciamento sarebbe aumentato.
Ma bastava chiudere gli occhi, e lasciare correre la mente a ciò che avevo conosciuto prima, per ritrovare un po' di serenità. Di solito pensavo al vento, o ai colori del tramonto, o alla luna.
Piano piano mi calmai, smisi di rigirarmi.
Mi misi comoda su un fianco e provai a lasciarmi avvolgere dall'oscurità, ad abbandonarmi ad essa. Mi dissi che non c'era nulla da temere, mi dissi di dormire tranquilla, sognando il sole.
Così, poco alla volta, riuscii a convincermi.


Probabilmente sognai veramente il sole. Uno di quei sogni immateriali, impalpabili.. Più una sorta di immagine del subconscio, che un vero e proprio sogno.
In ogni caso si disgregò subito, non appena udii il tonfo e mi svegliai di soprassalto.
La luce fioca mi disorientò.
Era il massimo di luce che si poteva sperare, là sotto. Erano i raggi del sole che riuscivano a sgusciare fino a lì.
Riuscì però a confondermi per un attimo, perché mi ero abituata alla tenebra della notte.
Sentii da qualche parte l'immagine del sogno sparire. Lasciare solamente una sensazione..
-Forza! In piedi!- Sbraitò una voce.
Mi irrigidii. Non mi piaceva quella voce da vecchia megera.
Mi alzai subito in piedi, perché detestavo stare inerme di fronte a lei. Osservai con riluttanza la donna che era entrata sbattendo la porta, e che ci guardava con sprezzo.
Aveva una quarantina d'anni, tozza, dai brutti capelli grassi e disordinati.
Odiavo lei più di quanto odiassi loro.
Non sapevamo quale fosse il suo nome, voleva farsi chiamare solo Capo.
Ecco.. Capo. Questo soprannome riflette bene la sua personalità. È da lei che ho imparato quanto anche degli umani possano fare.. schifo.
Il principio era quello dei kapo ebrei. Loro non comunicavano direttamente con noi, anche perché non sapevano la nostra lingua. I loro ordini venivano trasmessi attraverso questi capi, che ogni gruppo aveva.
In realtà, loro non li trattavano meglio di quanto trattassero noi.. Ma si sa: ci sono persone che in qualche modo devono dimostrare la propria superiorità. Anche se dovessero strisciare a terra come vermi, anche se dovessero tradire la propria razza.. loro hanno bisogno di ottenere un qualche privilegio.
-Stavate ancora dormendo, eh?- Ghignò. -Ma è ora di mettersi al lavoro, piccoli bastardi.-
Tendeva sempre a rimarcare il fatto che lei fosse più grande d'età.
Strinsi gli occhi involontariamente.
Si, eh? Arriverà il giorno – pensai – che pagherà per tutto quello che sta facendo!
-Seguitemi.- Ordinò la megera. -Oggi vi dovrete spaccare la schiena di lavoro. È il turno di questo gruppo di pulire i
loro alloggi.-
Poi si voltò e iniziammo a seguirla.
Lily mi lanciò uno sguardo spaventato. Già, lei era molto delicata, e tendeva a stancarsi subito.
Cercai di risponderle con uno sguardo determinato.. ma sapevo che ci aspettava una giornata dura.
Sarebbe stato difficile, e molto umiliante.
Attraversammo quella base, che loro avevano costruito.
Era come una grotta, né più né meno. Solo un po' più asciutta.
I corridoi erano lunghi, stretti, e di pietra. Pietra tagliente, compreso il pavimento.
Visto che da tempo non avevamo più delle scarpe, ma solo stracci avvolti ai piedi, sul palmo mi si aprivano spesso lunghi e profondi tagli. Ma stavo iniziando ad essere impermeabile a queste cose.
Le salite erano imprevedibili e faticose, così come le ripide discese.
La luce era poca, e l'aria ancora meno.
Il luogo era immenso.
Percorrevamo più di un chilometro prima di giungere al luogo dove loro avevano gli alloggi. Si aprivano sui muri tramite buchi piccoli e rotondi.
L'interno era sferico, a loro piaceva così.
In quegli alloggi non c'era assolutamente nulla. Né brande, né oggetti..
Dormivano sulla nuda pietra, la loro corazza glielo permetteva.
Ovviamente, quando arrivavamo noi, loro non c'erano già più. Erano già usciti per controllare la situazione all'esterno, per vedere se c'era qualcosa di nuovo.
Come li invidiavo..
Comunque, durante la loro assenza, cinque gruppi ogni giorno pulivano i loro alloggi. Era difficile perché erano tanti, e perché la loro razza espelleva le sostanze di rifiuto dell'organismo attraverso la pelle.
Dopo un'intera notte, quindi, quegli ambienti erano logori.
Noi dovevamo, come diceva Robin, “inginocchiarci a terra e scorticarci le mani per pulire la loro merda”.
Non era l'odore il problema, e nemmeno lo schifo – che, dopo un po', imparavi a controllare – il problema era il dolore. Dopo nemmeno un'ora la schiena iniziava a dolere.
Le braccia ardevano come due tizzoni, e le mani erano così irritate da essere rosse.
Ma non potevamo fermarci, perché il Capo ci sorvegliava attentamente.
Con un sospiro silenzioso, accettai di farlo anche quel giorno.
Come sempre ci diede due secchielli – con l'avvertimento di non sprecare acqua, che era importantissima – e delle spugne ruvide.
Ci inginocchiammo sulla pietra sporca e iniziammo a raschiare meccanicamente.
Io cercavo sempre di non concentrarmi sul mio corpo, altrimenti il dolore veniva accentuato, ma di lasciare correre la mente dove voleva.
A volte però mi capitava, come quella volta, mentre sfregavo forte per pulire l'ambiente.. mi capitava di pensare a una cosa.
.. Se solo avessi potuto dare un nome, a quella tortura! Un volto, a chi ce la infliggeva!
Gli Ebrei avevano Hitler. Perché io non potevo avere un volto da maledire, da odiare?
Mi fermai un attimo per prendere un po' di fiato, e lanciai uno sguardo a Lily. Aveva già il fiatone.
A malincuore, abbassai lo sguardo e ripresi il lavoro.
Non si sapeva niente. Non si sapeva cosa volessero questi alieni, non si sapeva perché avessero attaccato il nostro pianeta, perché avessero distrutto la nostra città.
Cosa volevano?
Cosa cercavano?
.. E chi li comandava?
Sussurravano con reverenza la parola Ikreed. Con un po' di tempo avevo capito che nella loro lingua significava “re”.
Ma non sapevo chi fosse, questo individuo! Non si era mai visto.
Probabilmente era rimasto sul loro pianeta.. Non era venuto ad attaccare la nostra bella Terra.
Un altro nome che sussurravano, anche se con meno reverenza, era quello dell'Illusore.
Già, Illusore.
Da quanto avevo capito, lui era qui sulla Terra, ed era lui a guidarli. Non sapevo perché il loro Ikreed glielo permettesse, però di queste informazioni ero certa.
L'Illusore! Più volte avevo tentato di maledire lui.
Ma non aveva un volto, non aveva una voce.. Come facevo a odiarlo con tutta la mia forza, se era così immateriale?


Ci spostavamo di alloggio, e ricominciavamo a pulire.
Nuovo alloggio, altro dolore.
Smisi di contarne il numero, non aveva senso e mi faceva solo sentire peggio. Vedevo che Lily e gli altri erano ormai stremati, e mi facevano una gran pena.
Gli unici che mantenevamo un certo ritmo eravamo io e Robin.
-Coraggio.- Ci canzonò a un certo punto la megera. -Siete già stanchi? Non sarete un po' troppo debolucci per essere schiavi?-
Non potei fare a meno di alzare la testa per guardarla con odio, ma mi irrigidii. Alle sue spalle vidi una cosa molto strana..
La megera rimase perplessa a osservare la mia espressione, poi si voltò seguendo il mio sguardo e lo vide a sua volta.
Uno di loro. Lì, fuori dall'alloggio, mentre pulivamo.
Era simile a un mollusco di forma umana, avvolto nella sua corazza..
Sentii Lily rabbrividire.
La megera trasalì, e prese affannosamente a parlare nella loro lingua. A emettere i suoni gutturali e rauchi che le avevano insegnato, ma che erano solo una parodia dei loro.
Probabilmente gli stava chiedendo quale fosse il problema.
Lui le rispose subito, freddo, e lei annuì freneticamente per mostrare di avere capito.
Poi si voltò verso di noi.
-Serve un volontario che prepari cibo per l'Illusore.- Dichiarò.
Silenzio di tomba.
-Che cosa?- Domandò Robin.
-Quello che ho detto. Forza, non abbiamo tempo da..-
-L'Illusore?- Scattai io. -Il loro capo? È qui in questa base?-
-Che domande, ragazzina! È sempre qui.-
-Ma non si è mai fatto vedere!- Ribattei. -Se ne è sempre stato rintanato.-
-Piano con le parole.- Mi ammonì con rabbia. -Vuoi andare tu, Leah? Magari servirai tu stessa da pasto.-
-No..- Sussurrò Lily.
Io mi voltai spaesata verso i miei compagni.
Robin e Lily mi guardavano, preoccupati. Josh e Alex invece avevano abbassato il capo.. Preferivano continuare a patire le pene dell'inferno piuttosto che trovarsi faccia a faccia con quel mostro; lo capivo.
Mi stupii però vedendo che Madison non guardava per terra come loro, ma mi fissava intensamente, a occhi sgranati.
Vi scorsi un lampo inconsueto, una supplica.

Vai tu”. Diceva.
Sospirai per farmi coraggio. Poi mi alzai in piedi e guardai la megera.
Da in piedi, la superavo in altezza. -Va bene.- Dissi, cercando di apparire convinta. -Vado io.-
La megera mi osservò con occhi scuri. Era evidente che non se lo aspettava.
Poi mi indicò con il capo l'alieno, e io mi avvicinai a lui.
Intanto, iniziai a ripetermi una cantilena in testa.
Non pensare, non pensare. Non pensare, Leah, non pensare.
L'alieno si voltò, e prese a camminare nel corridoio di roccia.
Io capii che dovevo seguirlo.
Uscii faticosamente dall'alloggio – con tutti gli arti che dolevano – e seguii i suoi passi.
Da dietro, sembrava una rozza scultura di pietra che camminava.
Non pensare, Leah. Seguilo e basta, non pensare.
Procedemmo a lungo, e ad un certo punto capii che stavamo oltrepassando i luoghi che conoscevo.
Avevo imparato ad orientarmi lì sotto, ed ero sicura che là non avevo mai messo piede.
Non conoscevo quegli alloggi. Quelle salite sempre più faticose mi erano sconosciute.. E la luce! Si faceva sempre più intensa.
Così intensa da riuscire a proiettare la mia ombra sul muro di roccia.
Stavamo salendo.
Ad un certo punto le entrate circolari degli alloggi sparirono, e lasciarono posto a umanissime porte di legno.
L'ambiente si faceva più ampio, più agevole..
Il terreno si appianò, le salite terminarono. La pietra era liscia, i muri perfettamente verticali, e c'era un'aria diversa.
Sì, più respirabile, meno densa.
Tuttavia, dopo tanto tempo rintanata là sotto, mi provocò una sensazione sgradevole. Un senso di nudità.
La luce, l'ambiente più largo.. Ero allo scoperto.
Non pensare, Leah. Calmati, non pensare.
Ad un tratto, l'alieno si arrestò.
Ebbi i riflessi abbastanza pronti da fermarmi prima di sbattergli addosso, e rimediai prontamente alla vicinanza arretrando di due passi.
L'alieno si voltò verso di me, mi guardò atono.
Poi mi indicò la porta di legno vicino a noi.
Guardai prima lui, poi la porta.
Titubante, mi avvicinai ad essa. La aprii e osservai il piccolo ambiente all'interno.
Rimasi un po' perplessa.
Una cucina umana. Con tanto di fornelli, credenza, dispensa..
Ogni cosa che doveva essere attaccata a una presa elettrica, lo era. Non sapevo come avevano fatto a portare l'elettricità fin là giù, ma evidentemente c'erano riusciti.
C'era un rozzo bancone, un piccolo frigorifero, una grande brocca con acqua.
Non capivo.
Sapevo cosa mangiavano loro. Erano una sorta di bacche, per noi assolutamente velenose. Il loro organismo però sopportava solo quelle, così come i panda possono mangiare solo foglie di bambù.
Cosa significava, quello?
Mi voltai verso l'alieno.
-Devo.. devo cucinare qualcosa di nostro?-
Mi ricordai solo dopo aver parlato che non sapevano la nostra lingua.
Ammutolii.
L'alieno non disse niente, ma mi fece cenno di entrare.
Obbedii, e sentii che chiudeva la porta alle mie spalle.
Un tlack, e rimasi sola lì dentro.
Per qualche istante stetti perfettamente immobile, al centro della piccola stanza. Il mio cervello ronzava senza dire niente in particolare..
Poi si rimise in moto.
Bene!
Considerando le mie scarse doti culinarie, probabilmente l'Illusore avrebbe davvero scelto di mangiare me, anziché quello che gli avrei preparato.
Quindi già che c'ero avrei anche potuto cercare di avvelenarlo. Avrei messo un po' di veleno nel piatto, e un po' lo avrei bevuto io, così, per sicurezza, nel caso avesse deciso di mangiarmi.
Ma dubitavo che ci fosse del veleno lì dentro.
Mi avvicinai alla dispensa e la aprii con un gesto arrabbiato.
Pasta, riso, carne, sugo, pane.. E nella credenza pentole, padelle, strani piatti ampi e di quello che sembrava oro. Strane coppe tronfie, simili a quelle che usavano i re nel Medioevo.
Dovevo davvero preparare del cibo umano?
Chi era l'Illusore? Era di un'altra razza?
Rabbrividii. Cosa avrei dovuto aspettarmi?
Non pensare, Leah.


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Capitolo 3
*** L'Illusore ***


                                            L'Illusore


All'incirca un'ora dopo uscii dalla stanza, con due piatti, un bicchiere e una bottiglia di vino, perché l'acqua – per il comandante di un esercito alieno – mi sembrava una bevanda un po' troppo ordinaria.
L'alieno era lì che mi aspettava, naturalmente.
Osservò con la loro tipica freddezza la roba che tenevo in equilibrio precario sulle braccia, ma non accennò a darmi una mano.
Ovvio. Io ero la schiava, lui il padrone.
Iniziò a farmi strada, e io lo seguii, riluttante.
Dovetti concentrarmi al massimo sui miei passi per non rovesciare tutto. Mi chiesi quali sarebbero state le conseguenze, se lo avessi fatto.
Frustate dalla megera, forse. Succedeva raramente, ma ogni tanto avevo visto qualcuno punito così.
O forse.. peggio.
Sbirciai i passi meccanici dell'alieno, i suoi occhi senza luce, e per un istante fui invasa dalla paura.
Tuttavia la repressi subito, come un singhiozzo. Non potevo permettere che il tremore delle mie braccia fosse la causa della mia morte.
Il corridoio di pietra terminò in un'ampia sala circolare.
La prima cosa che mi stupì fu la luce. Convogliava in quell'ambiente come un fiume in un lago.
Era tanto che non vedevo una luce così.. viva. Somigliava a quella della prima parte della sera, quando il sole era appena sparito oltre l'orizzonte, e la fascia rosso ardente nel cielo si era dissolta da pochi istanti. Quando le ombre non avevano ancora preso il controllo del mondo, e se lo disputavano con la luce.
Solo dopo, dopo questa luce, notai l'arredo umano.
Il lungo tavolo di legno, dall'aspetto solido, le sedie placcate d'oro..
Dopo ancora, alla fine, vidi la persona presente in quella sala.
La osservai con curiosità.
Era un ragazzo, di quella che sembrava una decina d'anni più grande di me. Magro, avvolto da un mantello verde, e dai capelli dritti, lunghi e neri.
Ma erano gli occhi l'elemento che dominava sul suo volto. Grandi, chiari, del colore dell'acqua dei laghi di montagna, e assolutamente espressivi.
In quel momento erano assorti.
Non ci stava guardando, probabilmente non si era accorto del nostro ingresso..
In quel momento, nel mio cervello scattò qualcosa.
La mia mente fece un rapido ragionamento che, onestamente, avrebbe dovuto produrre subito. Avrebbe dovuto essere immediato, lo so. Avrebbe dovuto essere ovvio, ma per me non lo fu.
Quando mi accorsi che l'Illusore doveva essere quel ragazzo, provai un tuffo al cuore.
L'alieno fece un cenno rispettoso con la testa, e raschiò lievemente i suoi piedi corazzati contro il pavimento di pietra. In quel modo l'Illusore lo sentì, e si voltò verso di noi.
I suoi occhi erano strani, confusi. Come una pianta che viene strappata dal più profondo della terra, così l'alieno lo aveva estirpato da chissà quali pensieri.
Ma l'Illusore non aveva intenzione di abbandonarli.
Appurato che non era nessuno di importante, si portò una mano sotto le labbra, come per grattarsi il mento, e ritornò ai suoi pensieri. Fece appena un gesto di congedo all'alieno, che annuì, si voltò e abbandonò la sala.
Dopodiché l'Illusore disse a me, di nuovo assorto: -Posali sul tavolo.-
Io rimasi immobile per qualche secondo, prima di realizzare che dovevo obbedire. Così mi avvicinai al tavolo.
Poggiai i due piatti l'uno vicino all'altro, sul posto davanti a una sedia. Piegai il tovagliolo accanto ai piatti e vi poggiai sopra forchetta e coltello. Stappai il vino, lo versai nella coppa e la misi davanti ai piatti.
Poi mi scostai, e osservai l'Illusore.
Era ancora assorto, e adesso i suoi pensieri gli avevano oscurato gli occhi. Muoveva impercettibilmente la testa contro la mano sul mento, e i suoi occhi diventavano sempre più scuri..
-Qui è pronto.- Dissi, di getto.
Il movimento impercettibile della testa cessò. Alzò gli occhi su di me. -..Cosa?-
Mi agitai. -È.. è pronto da mangiare. Cioè.. se aspetti viene freddo. Qui non avete il microonde, non si può scaldare.-
Mi guardò, ancora confuso. Poi mi indicò con la mano -Tu.. saresti una degli schiavi?-
Le mie sopracciglia si contrassero. Sentii le parole fluire prima di riuscire a fermarle. -No. Sono Leah.-
..Avete presente quando vorreste spiccare un salto, e riacciuffare la frase detta prima che raggiunga l'orecchio dell'interlocutore? Ecco, quella è stata la volta dove più mi sembrò possibile farlo, tanto quell'attimo mi parve interminabile.
Vidi il sopracciglio dell'Illusore alzarsi lentamente. Poi gli scappò una risata. -Leah?- Ripeté.
Non era tanto diverso da un bambino, quando rideva. Non per l'immaturità o l'ingenuità, o qualcos'altro di negativo, ma per qualcosa di indefinibile.. L'unica differenza era la piega del sorriso, nei bambini dolce, nell'Illusore amara.
Già.. eppure, chissà perché, l'amarezza non si estese fino agli occhi. Quelli rimasero grandi, espressivi, e un po' confusi.
Mentre pensavo questo, tentai contemporaneamente di salvare la situazione. -Sì, Leah. Sai, noi umani abbiamo la caratteristica di essere diversi l'uno dall'altro, per questo ci diamo dei nomi.- Dissi, e non potei evitare una punta di sarcasmo. -Ci piacciono cose meno complesse che Illusore.-
Lui si avvicinò al tavolo dove avevo posato la roba – quindi a me – ma non parve irritato. Una traccia del riso di prima rimase ancora sul suo volto. -Ma il mio nome non è Illusore.-
Io non arretrai, benché ne fossi tentata. -E allora qual è?-
Lui si fermò a qualche passo da me, e mi guardò. -Loki.- Rispose.
Strinsi gli occhi. Lo osservai.
Loki.
Dunque era lui?
Mi spiego meglio..
Era quello il nome che stavo cercando? Quello il volto che volevo odiare?
Avrei potuto riuscirci benissimo. Sentivo l'odio premere contro le dighe della mia umanità, sarebbe bastato un non nulla per permettergli di entrare, inondarmi l'animo e trasportarmi dovunque egli volesse.
Sarebbe stato semplice, sarebbe stato piacevole.
Però.. però quegli occhi non mi convincevano. Perché l'amarezza non era giunta automaticamente fino a loro? Perché era rimasta solo nelle pieghe delle labbra?
Avrei potuto odiarlo sin dal primo istante, ne avrei avuto il diritto, ma non lo feci.
Loki smise di guardarmi, indifferente. Si sedette al tavolo, e mi rivolse appena un cenno. -Puoi andare se vuoi.- Disse.
Rimasi lì, un po' titubante. Poi dissi -Pensavo di dover cucinare il loro cibo.-
Voltò la testa verso di me, interrogativo.
Mi spiegai meglio. -Quello che ti ho preparato..- Accennai al piatto -.. fa schifo. Non sono capace a cucinare.-
Mi osservò. Poi, come prima, gli scappò un sorriso divertito, anche se amaro, e poi una risata. La sentii saltellare nell'aria per qualche istante, prima che si spegnesse. -Tu..- Loki prese il calice di vino -.. tu non sei una schiava molto furba, vero?-
Mi irrigidii. -Sono furba abbastanza da essere sopravvissuta fino ad adesso.-
Sorridendo ancora, finse di ritrarsi impercettibilmente. -Hai ragione, perdona il mio poco tatto.-
In quel momento, sentii una breccia nella mia umanità.
-Posso chiederti una cosa?- Sputai. -Perché lo hai fatto? Perché hai dovuto venire qui e distruggere tutto ciò che avevamo costruito? Cosa ne hai ricavato?-
Mi guardò con un misto di superiorità e divertimento. Il suo tono divenne tagliente. -L'ho fatto perché voi esseri umani, voi che vi proclamate tanto liberi e indipendenti, avete solo bisogno di un padrone che vi dica cosa fare. È vostra natura essere sot..-
-Sì, questa l'ho già sentita.- Lo interruppi. -Intendevo il motivo vero.-
I grandi occhi di Loki per un attimo si fecero confusi e spiazzati. Nuovamente estirpati, non da un pensiero, ma da un'illusione. L'illusione con cui stava cercando di convincermi.
-Cosa ti abbiamo fatto noi terrestri?- Sussurrai, sarcastica. -A me puoi dirlo, intanto sono una schiava, di qua non me ne posso andare.-
Loki si alzò in piedi. -Sì, sei una schiava, e di solito gli schiavi hanno il buon senso di tacere.-
Arretrai un poco.
-Sai una cosa, Leah?- Proseguì. -Dovreste imparare a obbedire al vostro padrone.-
-Che saresti tu?-
Loki finse di guardarsi attorno, ma non c'era divertimento nei suoi occhi. -Vedi forse qualcun altro che vi ha finalmente ridotti in catene, in ginocchio e a testa china? Dove avreste sempre dovuto stare?-
Lo guardai, fredda. -Mi chiedo quale sia il tuo piano.- Dissi. -Ammesso e non concesso che tu riesca a impossessarti di tutta la Terra, cosa farai dopo?- Fece per aprire la bocca e parlare ma lo precedetti. -Te lo dico io, Loki. Soffrirai. Soffrirai come un cane, come hanno fatto tutti quelli come te, e inizierai a desiderare la morte. Perché se pensi che l'odio sia eterno, ti sbagli di grosso. L'odio è come la passione nell'amore: svanisce. E se non c'è dietro nient'altro, non ne rimarrà neanche la cenere. Per cui, Loki, pensa bene a quello che stai facendo, perché gli anni da vivere sono lunghi, e dovrai conviverli con te stesso.-
Loki rimase immobile, a osservarmi. I suoi occhi erano di nuovo grandi e confusi.
La risposta che prima aveva voluto darmi era sfiorita fra le sue labbra ancora semi aperte.
Io abbassai lo sguardo, mordicchiandomi le labbra.
Passò qualche istante silenzioso, poi lo alzai.
-Con permesso.- Dissi.
Mi voltai e me ne andai.


In realtà, non so perché lo feci. Non so perché gli dissi quelle cose.
Mi erano uscite così, dalle labbra.
Fin da bambina mi avevano sempre detto che avevo una grande empatia nei riguardi delle altre persone. Sapevo cogliere i gesti, le esitazioni, i lievi mutamenti dei toni di voce..
Io non me n'ero mai accorta, erano tutte cose che facevo automaticamente.
Ma, ancora oggi, ritengo che la prima cosa da osservare in una persona siano gli occhi. Gli occhi non mentono, non possono mentire se si allacciano direttamente all'animo.
Magari la verità può essere nascosta, sepolta, ma da qualche parte, nel fondo di quelle pozze, c'é. E si può scorgere.
Forse è per questo che dissi quelle cose a Loki. Perché scorsi qualcosa nei suoi occhi.
Non era granché come Illusore, i suoi occhi parlavano come non avevo mai visto fare.
E – benché avessi dovuto odiarlo, disprezzarlo – non potei fare a meno di rivederli nella mia mente per tutto il giorno.

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Bonjour, ed ecco qui il secondo cap (cioè.. terzo, se contiamo anche il prologo :P) Spero che vi sia piaciuto! Se avete letto, commentate per favore! Voglio i vostri pareri e sapere cosa ne pensate. Intanto ringrazio le due lettrici che hanno commentato fino ad adesso :)
Un bacione a tutti quanti
Silvia


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Capitolo 4
*** Requiem ***


Avvertenze: questo capitolo potrebbe avere un contenuto non adatto ai minori. Bambini accompagnati.
..Dovete sapere che io scrivo in una sorta di trance mistico o.O e mi accorgo solo quando rileggo di quello che ho scritto. In questo caso mi è venuta una scena un po' cruenta! Sorry. Il fatto è che il nostro dio dell'inganno ha ucciso tranquillamente così tante persone, che mi serviva una scena un po' più "forte" per scuoterlo ù.ù
Ma giudicate voi! Se dopo aver letto siete sconvolti, prometto che potete farmi causa :) Però vi prometto anche che questa è l'unica scena cruenta che troverete in questa ff, e che dopo sarà tutto molto "love".
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                                            Requiem


Probabilmente là fuori – se un fuori esisteva ancora, cosa di cui la mia fragile mente stava iniziando a dubitare – .. fuori probabilmente non era ancora sorto il sole, quando la megera ci venne a chiamare.
Disse semplicemente: -Sveglia, cani. L'Illusore vuole parlare a tutti gli schiavi.-
Quelle parole ebbero il potere di terrorizzare tutti i miei compagni, ma per me ebbero un significato completamente diverso.
Rabbrividii.
Loki? Cosa voleva fare?
Rivisitai affannosamente nei ricordi del giorno prima. Non avevo visto quella grande cattiveria nei suoi occhi, quella grande malvagità che avrebbe benissimo potuto esercitare nei miei confronti..
Cosa significava quindi questo?
Non ebbi tempo per pensarci.
La megera ci spinse fuori dalla camerata, e ci buttò in mezzo agli altri schiavi, tutti ammucchiati nel corridoio.
Mi stupii di notare quanti fossimo, vedendoci così, tutti insieme.
Chiudevano e aprivano la disordinata fila – come dei cani pastori – gli alieni. Presto incominciarono a spingerci, e noi a camminare, un po' spaventati.
Lily mi prese a braccetto e mi guardò, preoccupatissima.
Avrei voluto dirle: “Tranquilla, ho visto l'Illusore ieri e non mi è sembrato poi tanto cattivo” .. ma anche ai miei pensieri risultò una frase ridicola, e lasciai perdere.
Conoscevo la strada che ci stavano facendo fare. Era la strada che avevo fatto anche ieri.
Solo che superammo la piccola cucina, e procedemmo.
La luce intanto si faceva sempre più chiara..
Ebbi la sensazione di essere solo pochi metri sotto terra. I miei polmoni si dilatarono automaticamente.
Bramavo l'aria aperta come un assetato un bicchiere d'acqua.
Tuttavia, loro non ci portarono fuori.
Arrivammo in una grande sala circolare, in fondo alla quale c'era un piccolo rialzo, come un palchetto.
Lì sopra, affiancato da due di loro, si trovava Loki.
Mi fermai, e un uomo dietro di me mi urtò contro.
Ci stavano spingendo lì dentro, come pecore in un recinto. Presto non vidi più Loki, tanta era la calca.
-State uniti!- Sbraitò la megera al nostro gruppo. -Non dovete disperdervi, chiaro?-
Io però da lì in fondo continuavo a non vedere Loki, e io volevo vedere quello che succedeva.
Mollai Lily e iniziai a spingere per avanzare.
-Leah!- Mi urlò dietro la megera. -Stupida ragazza! Dove vai?-
-Sta' zitta!- Le urlai di rimando.
Arrivai in prima fila, dove la massa di gente era così compatta che a stento riuscii a passare. Lì finalmente vidi Loki.
Aveva un aspetto completamente diverso dal giorno precedente.
In mano reggeva uno strano, lungo scettro, simile alle loro armi. In testa portava un elmo d'oro con un paio di corna, anch'esse d'oro. E ci osservava con sprezzo e superiorità.
Lo guardai, spiazzata. Come poteva una persona apparire tanto diversa da un giorno all'altro?
Loki iniziò a parlare, e la sala tacque intimorita.
-Schiavi!- Esordì, guardandosi attorno. -Sono sicuro che abbiate già sentito parlare di me. Io sono l'Illusore, il vostro padrone.-
Silenzio di tomba.
-Sono venuto a dirvi che presto conquisterò il resto del vostro adorato mondo.- Riprese Loki. -E non ci sarà niente che umani, o gruppi di pagliacci che voi chiamate eroi, possano fare per impedirlo. Ma riguardo alla vostra sorte non dovete temere. Se starete sottomessi, così come state facendo ora, se continuerete a strisciare a terra come vermi, non avrete nulla da temere..-
Loki mi vide, i suoi occhi si soffermarono su di me. -.. ma se alzerete la testa, se sarete imprudenti o stupidi, allora verrete puniti. E io vi giuro, che la punizione sarà esemplare.-
Strinsi i denti e contrassi il volto.
Poi udii una voce maschile: -Bastardo!-
Mi voltai, stupita, e come me fecero tutti gli altri schiavi.
Un giovane uomo, dai tratti sudamericani, stava osservando Loki con i lineamenti contorti dalla rabbia.
Loki sorrise. -Prego?-
-Noi non siamo i tuoi schiavi!- Gridò. -Noi siamo gente libera, e siamo molti di più dei tuoi maledetti mostri! Ci solleveremo, e per te sarà la fine!-
Quasi non ebbe il tempo per finire. I due alieni gli andarono contro, lo afferrarono con una morsa sovrumana per i polsi e lo trascinarono davanti a Loki.
Una donna, dalla mischia, gridò: -No!-
-Ma davvero?- Domandò Loki all'uomo.
-Sì, davvero!- Sputò, tentando di divincolarsi. -E se anche io muoio ora, li solleverà qualcun altro! Hai capito, cane?! Non importa se io muoio!-
-In effetti..- disse Loki -.. temo che questo succederà.-
-No!- Urlò di nuovo la donna, e questa volta scattò fuori dalla mischia, così che riuscii a vederla.
Anche lei era sudamericana, ed era incinta per lo meno del quinto mese.
Era molto bella, snella e dai capelli ramati, ma le lacrime traboccavano dai suoi occhi, e la bocca aveva ormai assunto la piega della disperazione.
Si fermò davanti a Loki e agli alieni. -Vi prego..- disse. -.. Per favore! Non fategli del male, per favore.. È buono, abbiate pietà, lui non.. -
Uno dei due alieni mollò l'uomo, e la afferrò di scatto per i capelli.
Sussultai.
La donna gridò di dolore.
L'uomo sgranò gli occhi. -JENNA!- Urlò.
L'alieno le tirava la testa all'indietro, e le lacrime della donna scorrevano lente ai lati del viso, cadendo come pioggia sulle sue spalle.
Quello che successe, successe in pochi istanti.
L'alieno estrasse un'arma dal proprio fianco, e gliela conficcò in corpo.
La donna spalancò gli occhi, come se riuscisse vedere l'Orrore in faccia. Aprì le labbra delicate in un urlo muto.
Poi più nulla. Si accasciò priva di vita contro l'alieno, con la lama ancora dentro al proprio corpo..
Ancora oggi, mi chiedo come ho fatto a mantenermi lucida.
Ma quella scena mi parve talmente assurda, che nei primi istanti non provai nulla. Né rabbia, né paura, né orrore..
Vidi la scena, penetrò nei miei occhi, ma il mio cervello si rifiutò di elaborarla.
Ecco, in quei primi, impassibili, istanti osservai Loki.
Era sbiancato, e i suoi occhi si erano fatti grandi, confusi, esattamente come li ricordavo e come li avevo visti il giorno prima. Osservavano la donna morta nell'unico modo in cui poteva essere osservata: con incredulità.
Poi, Loki parve ricordarsi che il motivo di tutto quello era lui stesso.
I suoi occhi si oscurarono e si indurirono, come ghiacciati da un freddo improvviso. Prima fece qualche passo indietro, poi si voltò e abbandonò la sala, entrando in uno dei corridoi di pietra.
Tornai a guardare la donna morta.
Da qualche parte sentivo l'uomo, il compagno della donna e probabilmente il padre del bimbo che sarebbe nato, urlare straziato..
Qualcosa scattò nel mio cervello.
Mi voltai, spinsi le persone che mi erano vicino e mi fiondai nel corridoio dietro Loki.
Nessuno mi vide, nessuno mi inseguì, ma anche se lo avessero fatto non mi sarebbe importato. Avevo occhi solo per quel mantello verde, più avanti.
Loki evidentemente sentì i miei passi rimbombare sulle pareti, perché si fermò e si voltò.
Io gli fui immediatamente addosso, e lo spinsi indietro. -HAI VISTO COS'HANNO FATTO?!- Urlai, e mi stupii io stessa di quanto la voce mi uscì alta, e adirata.
Loki mi guardò, confuso dalla mia presenza e incapace di rispondere.
-HAI VISTO?! L'HANNO AMMAZZATA!-
Loki si riprese, e mi guardò con odio. -E cosa avrebbero dovuto fare?! In questo modo quello schiavo è stato punito!-
Scossi la testa freneticamente. -Cristo, Loki, svegliati! SVEGLIATI!-
L'odio svanì per la sorpresa, e i suoi occhi ritornarono confusi.
Cercai di riprendere fiato, di calmarmi. Era necessario riprendere il controllo.. Era necessario che lui capisse.
Lo guardai negli occhi, e lui guardò me.
-Loki..- gli dissi. -I tuoi soldati hanno trucidato una donna, e hanno ucciso la creatura che lei portava in grembo. Capisci? Li hanno ammazzati entrambi, come bestie.-
Fu come se se ne rendesse conto in quell'istante. Per un momento i suoi occhi si dilatarono, e io riuscii a scorgere la disperazione, là infondo.
Ma durò solo un attimo.
-Loki..- proseguii -.. se devi essere il nostro padrone, sii almeno un buon padrone. Fermali. Sono.. sono dei mostri!-
-Lo sono anch'io.- Mi rispose.
-No, Loki, io non penso che..-
Qualcosa scattò in lui. -SI, INVECE!- Gridò.
Ammutolii. Il mio cuore prese a battere..
Mi guardò con rabbia. -Non capisci?! ..Io sono un gigante di ghiaccio.-
Il suo sguardo! Mi guardava come se da lì a poco mi dovessi mettere a gridare, ad arretrare, a cercare di fuggire da lui..
-Io non capisco..- Confessai.
Mi guardò, stralunato, poi mi rivolse un gesto di stizza.
Se ne andò.


L'orrore arrivò all'improvviso, come un conato di vomito.
Mi svegliai di soprassalto, la notte.
Il cuore mi batteva a mille, avevo il collo e la testa impastati di sudore, e mi tremavano le mani.
La megera era fuori dalla porta della nostra camerata, ma la convinsi che stavo poco bene e che avevo davvero bisogno di andare nel piccolo sgabuzzino che fungeva da bagno.
Anche se un po' riluttante, mi lasciò andare.
Mi chiusi lì dentro e mi accucciai.
Mi presi la testa fra le mani.
Nonostante il lezzo, cercai di fare ampi respiri.
Ma l'immagine della donna barbaramente uccisa mi balenò davanti..
Mi conficcai le unghie nella testa, e iniziai a piangere.
Il peggio non era essere rinchiusi lì dentro, non era ogni possibilità di un futuro felice e sereno sfumata.. Il peggio era non poter urlare il proprio dolore.

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Capitolo 5
*** Il gigante di ghiaccio ***


                                   Il gigante di ghiaccio


-Tu sai cos'è un gigante di ghiaccio?-
Robin si fermò, con la pietra a qualche centimetro dal rozzo tavolo, e mi guardò.
Sulle labbra gli si formò l'ombra di un sorriso. -Eh?-
-Un gigante di ghiaccio.- Ripetei, piuttosto imbarazzata.
Robin rise, e riprese a pestare le bacche – che dovevamo preparare come cibo per loro – con la pietra. -No, mi dispiace.- Mi disse.
Ricominciai anch'io il mio lavoro, scontenta.
Avevo già chiesto a tutti, in pratica.
Avevo chiesto a Lily, avevo chiesto a Madison, avevo chiesto ad Alex, che prima di finire lì dentro era un professore..
Nessuno aveva saputo darmi una risposta, e in teoria la cosa non avrebbe dovuto stupirmi.
Però.. però il nome “gigante di ghiaccio” mi ricordava qualcosa. Non qualcosa di alieno, ma qualcosa di conosciuto, terrestre.
Non mi era nuovo, ma non sapevo dire dove lo avessi già sentito.
Le parole di Loki continuavano a ronzarmi in testa..

Non capisci?! Io sono un gigante di ghiaccio”.
No, non capivo, ma avrei voluto! E quello di cui ero certa era che avrei scoperto il senso delle sue parole.
.. O per lo meno lo speravo, cominciavo infatti a essere realista. Era già passata una settimana ormai. Io non sapevo nulla, e non avevo più visto lui.
Gli preparava da mangiare un'altra schiava, e lui non si era fatto più vedere..
La voce di Robin mi strappò da questi pensieri. -Hai sentito parlare di Anne?-
Lo guardai, interrogativa.
Lui mi sbirciò, e mi sorrise. -Immaginavo. Anne è la più vecchia fra gli schiavi, ha una cinquantina d'anni. Loro l'hanno risparmiata perché ha una mente brillante e hanno pensato che potesse essere utile.- Disse. -Ora, non so quanto ti può aiutare, ma se la tua domanda è veramente urgente so che lei è stata una donna molto colta e ha pubblicato diversi libri.-
I miei occhi brillarono. -E dove si trova questa donna?-
-È nel gruppo della camerata a fianco alla nostra, ci ho parlato qualche volta.-
-Credi che potrei avvicinarla, senza farmi vedere dalla megera?-
-Credo di sì, però aspetta la sera.- Mi guardò, con gli occhi un po' adombrati. -Non voglio che ti metti nei guai.-
-Ti giuro che starò attenta, Robin, grazie mille!-
-Prego.- Sorrise di nuovo. -Ma sinceramente non capisco che domanda sia, la tua, né che senso abbia.-


Nei primi tempi di prigionia, non appena si faceva buio la megera ci chiudeva nella nostra camerata. Non le importava quanto le nostre notti fossero d'inferno, usciva chiudendo la porta a chiave.
In quei primi tempi, la convivenza con gli altri mi era stata insopportabile. C'era gente che piangeva, gente che si sentiva male, gente che picchiava sulla porta..
Eravamo tutti lì ammassati, come animali. Non ci eravamo abituati.
Poi, col tempo, ci eravamo calmati e la megera si era addolcita un poco.
Aveva incominciato con il lasciare la porta aperta un'oretta, permettendo a chi doveva andare in bagno di andarci, ma restando pur sempre lì davanti di guardia.
Adesso, durante quell'ora solitamente spariva. Sospettavamo che andasse a divertirsi con un altro capo, e solo l'idea mi faceva venire il vomito!
Ma quel giorno dovevo sfruttare quell'ora, per andare da Anne.
Gattonai fino a Lily.
Durante quelle ore il buio era completo, non si vedeva nulla. Era per questo che la megera si fidava a lasciare la porta aperta: potevamo raggiungere giusto il bagno grazie alla forza dell'abitudine, e andando a tentoni.
Tutto il resto era un grande spazio avvolto dal nero più assoluto.
Sapevo dove, nella mia piccola camerata, erano gli altri solo grazie ai loro respiri, respiri che avevo imparato a distinguere.
-Lily.- Sussurrai, quando fui sicura di esserle vicina. -Mi serve uno dei tuoi fiammiferi.-
La sentii voltarsi verso di me. -Sei matta, Leah?- Domandò, la sua voce era poco più di un lieve alito. -Dove vuoi andare?-
-Per favore, è importante e non ho molto tempo.-
-E se il capo torna prima del solito?- La sua voce vibrò di paura. -Se quando fa l'appello tu non ci sei ti farà frustare.-
Cercai di non pensarci.
-Lo so, Lily.- Mentii. -Per questo devi fare in fretta. Dai, dammi uno dei tuoi fiammiferi, e distrai Madison e gli altri mentre esco.-
Non che fossero delle cattive persone, Madison, Josh e Alex.. Solo avevano molta paura. E avevo imparato che una persona impaurita può fare qualsiasi cosa, anche tradire un compagno.
Lily non rispose per parecchi istanti. Poi però parve decidersi.
La sentii gattonare e frugare silenziosamente da qualche parte.
Poi tornò da me, e cercò la mia mano. Quando la trovò, mi ci mise qualcosa.
Sentii al tatto un oggetto sottile, ligneo.
Sorrisi. -Non so davvero dove te li procuri, Lily, ma ti voglio bene.-
-Sbrigati.- Mi supplicò lei in risposta.
Iniziai a gattonare lentamente verso l'uscita della camerata, attenta a non urtare contro nessuno e a non farmi sentire.
Alle mie spalle sentii Lily chiamare Robin, per distrarre gli altri.
Stava usando un tono di voce normale, ma in quel piccolo spazio, e nel silenzio assoluto della notte, sembrava urlare a squarciagola.
Uscii dalla camerata, mi alzai in piedi e svoltai a destra.
Allargai le braccia ai lati del corpo e sfiorai le pareti di pietra..
Feci qualche passo per mettere distanza, poi mi fermai in ascolto, per appurare di essere sola.
Non si sentiva nulla.
Allora sfregai il fiammifero contro il muro, e la fiammella mi guizzò fra le dita, sfolgorante e accecante.
Sorrisi. Il piccolo alone di luce mi svelava un lungo corridoio di pietra, mangiato dall'oscurità.
Proseguii, più rapida e sicura.
Dopo pochi passi iniziai a vedere la porta dell'altra camerata.
Il loro capo non era là di fuori, probabilmente era andato anch'egli a divertirsi. Forse era proprio quello con cui si divertiva la megera, chi lo sa.
Mi avvicinai cautamente alla porta, e rimasi in ascolto.
Da dentro provenivano leggeri, impalpabili sussurri.
Spinsi la porta, entrai e la richiusi immediatamente dietro di me.
I sussurri si interruppero.
Guardai di fronte a me.
La fiammella mi svelava un ambiente poco più ampio del nostro, e sette figure dai volti ancora nascosti dall'oscurità, e dalle ombre che danzavano sulla parete..
Mi fissavano, stupite e ostili.
-Chi sei tu?- Tuonò una voce maschile.
-Scusate l'intrusione.- Mi affrettai a dire. -Me ne andrò subito, non voglio mettere nei guai nessuno.. S-sono del gruppo a fianco al vostro, mi chiamo Leah. Sto cercando Anne.-
Le figure presero a bisbigliare fra di loro.
In quel momento mi chiesi per la prima volta se non stessi facendo una cazzata. E, cosa ancora più importante, mi chiesi per cosa lo stessi facendo.
Per Loki? Lo stavo davvero facendo per Loki?
Poi però parlò una voce femminile. -Vieni qui, ragazza. Sono io Anne.-
Guardai la figura che aveva parlato, di cui distinguevo solo i lunghi capelli marroni che iniziavano a stingersi nel grigio..
Mi avvicinai a lei.
Anne mi fece segno di sedermi di fronte a lei, e io obbedii.
La luce le danzò sul viso, e io potei scorgere tratti dolci, ma forti.
-Quello che stai facendo è molto pericoloso..- mi sussurrò, per non farsi sentire dagli altri, che pure stavano in ascolto. -Spero che ne valga la pena.-
Deglutii. -Lo spero anch'io.-
-Perché hai bisogno di me?-
-Ti devo chiedere una cosa.- Sussurrai. -Tu sai cosa sono i..giganti di ghiaccio?-
Pensai che una persona normale avrebbe riso. Oppure mi avrebbe buttata fuori dalla camerata.. O avrebbe anche chiamato il proprio capo, e mi avrebbe fatta frustare.
Anne invece prese la domanda sul serio, e iniziò a riflettere. -Giganti di ghiaccio.. il nome non mi è nuovo.-
Il mio cuore diede un tonfo sordo. -Sì, neanche a me. Per questo sono venuta a domandartelo!-
-Shh..- Mi ammonì dolcemente. -Dunque, il nome mi richiama alla mente alcune leggende nordiche.-
-Leggende nordiche?-
-Sì.- Sorrise. -Ma purtroppo su questa materia non sono ferrata, non ti so dire più di così..-
Mi sentii precipitare. -Oh..-
-Aspetta, ragazza. Fammi finire.- Sorrise di nuovo. -Può esserci una persona che sa risponderti.-
Dopodiché si voltò, e chiamò: -Gretel. Gretel.. sì, tesoro, vieni qui.-
Vidi una figura alzarsi, un po' esitante, e avvicinarsi a noi.
Ci misi poco a capire che era una bambina.
Avrà avuto al massimo dieci anni. Aveva dei meravigliosi capelli biondi, anche se un po' sporchi, e occhi grandi e sorridenti.
-Siediti qui, amore. Brava.- Le disse Anne, e le accarezzò la testa. -La nostra amica Leah ha da farci una domanda. La stiamo a sentire, cosa dici, Gretel?-
Gretel annuì, contenta. Mi guardò.
Io mi sporsi verso di lei. -Sai cos'è un gigante di ghiaccio, piccola?-
I suoi occhi brillarono. Annuì.
-Raccontaglielo, tesoro.- La esortò Anne.
-La mamma mi raccontava sempre le leggende degli dei nordici.- Trillò Gretel. -I giganti di ghiaccio erano i nemici degli dei, gli Asgardiani. Erano creature molto forti e crudeli, ma Odino riuscì a sconfiggere Lafi, il re dei giganti di ghiaccio, e a sottrargli la fonte del loro potere.-
-Odino?- Ripetei, confusa.
Annuì, allegra. -Odino è il padre di tutti gli dei e il re di Asgard. Gli dei sono tanti, sai? Thor il dio del fulmine, Tyr il dio della guerra, Skadi la dea della caccia, Sif, Balder, Loki..-
-Loki?!- La interruppi.
-Shh.- Mi ammonì Anne.
-Sì, Loki è il dio della magia, dell'illusione.- Mi disse Gretel.
Cercai di trovare un senso a quello che avevo appena sentito, ma non ci riuscii.
-Ti ringrazio, piccola.- Le dissi. -Dimmi ancora solo una cosa.-
Gretel annuì.
-Che senso ha dire che.. Loki è un gigante di ghiaccio?-
Vidi i suoi occhioni farsi confusi. -Non lo so. Loki è il fratello di Thor, non è un gigante di ghiaccio. Lui combatte contro i giganti di ghiaccio.-
-Ho capito.- Le feci un sorriso, e una carezza sulla testa. -Grazie mille, Gretel.-
-Dì prego, tesoro.- Le disse Anne.
Gretel però mi guardò, eccitata. -La mamma mi raccontava tante altre storie, sai? Le vuoi sentire?-
-Ora non posso.. Ma ti prometto che appena riuscirò tornerò qui, e tu mi racconterai tutto quello che ti diceva la mamma.-
Gretel mi sorrise.


Entrai senza farmi vedere all'interno della piccola cucina.
La ragazza che stava ricurva a mescolare il contenuto di una pentola, non appena sentì la porta chiudersi, sobbalzò.
Si voltò di scatto verso di me.
Era grassottella, aveva i capelli scompigliati e l'aria spaventata. Non appena però realizzò che ero solo un essere umano, parve stizzita.
-Cosa vuoi?- Sbottò. -Sto preparando il cibo per l'Illusore, non ci tengo ad avere guai.-
-Ah.- Misi una gamba davanti all'altra, e mi appoggiai a braccia incrociate al muro. -Be', che peccato. Se hai tanta voglia di trovarti davanti all'Illusore, stai tranquilla, non ti disturbo più.-
Arrossì. -Mi stai prendendo in giro?-
-No, macché! Ti volevo solo chiedere se ti va di fare uno scambio. Se vuoi che vada io a portare il pranzo all'Illusore, e tu torni a fare.. be'.. quello che stavi facendo.-
-Certo!- Rispose, sarcastica. -E se mi facessi passare dei guai?-
-E se oggi l'Illusore fosse di pessimo umore?- La scimmiottai.
-Non vedo perché.. e poi come fai a dirlo tu?-
-Oh, ma io lo so! E ti dirò una cosa.- Sussurrai, facendomi seria. -Si vocifera che la scorsa settimana l'Illusore si sia mangiato una ragazza, perché lei aveva starnutito.-
Impallidì. -Se.. se l'è mangiata?-
Annuii, gravemente. -Ha lasciato solo le ossa, in modo che potessero essere seppellite. Lo so..- dissi, vedendo la sua espressione -.. a vederlo sembra umano, ma quella non è la sua vera forma, e lui è un mostro insaziabile.-
Deglutì.
-Allora!- Ripresi. -Ti va di fare cambio?-
-E va bene.- Borbottò. -Le pentole sono lì.-
Neanche un minuto dopo uscii dalla piccola cucina carica di piatti e coppe.
Iniziai a percorrere la strada che avevo imparato l'unico giorno in cui mi ero occupata del pranzo di Loki. Come quella volta, mi stupì la grandezza degli spazi e l'intensità della luce.
Per un breve istante mi soffermai a pensare quanto vicino fosse il sole..
Poi tornai in me, entrai nella sala e vidi Loki.
Era di spalle, con la testa leggermente inclinata in avanti, e non faticai ad immaginarmelo con gli occhi chiusi.
Chissà cosa stava facendo.. ma non mi importava più di tanto.
Posai tutto sul tavolo, con molta meno cautela di quella che avevo usato la prima volta.
Loki si riscosse e si voltò, stupito da quel baccano.
-Tu?- Domandò, vedendomi.
-Ciao.- Ribattei.
-Cosa ci fai qui?-
Feci un bel respiro. -Sono venuta a dirti che so cosa sono i giganti di ghiaccio.-

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Capitolo 6
*** Loki ***


et voilà :) Mi sono sbrigata a aggiornare, perché ho la sensazione che presto per me ricominceranno le interrogazioni, e le verifiche a sorpresa, e i compiti da fare... -.-  Devo godermi a fondo gli ultimi giorni di cazzeggio ç____ç
Ma vabbè, venendo al capitolo, come al solito spero che vi piaccia! Commentate e ditemi cosa ne pensate ;)
Grazie a tutti per le vostre recensioni
Silvia
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                                                Loki


-Sono venuta a dirti che so cosa sono i giganti di ghiaccio.-
I grandi occhi di Loki si fecero stupiti, e un po' inermi. Come un bambino colto alla sprovvista, a fare qualcosa che non deve.
Ma durò un attimo.
Poi si indurirono, ostili. -E come avresti fatto a..-
-Non importa.- Tagliai corto. -Quello che mi preme sapere è il senso.-
-Il senso?- Ripeté con fredda educazione, mentre mi guardava.
-Sì.- Risposi, conciliante. Feci qualche passo verso di lui. -Perché mi hai detto che sei un gigante di ghiaccio? E perché hai detto di chiamarti Loki? Cosa vuoi dire con questa metafora?-
I suoi occhi si illuminarono di comprensione, e lui ridacchiò. -Dunque pensi che si tratti di questo? Di una metafora?-
-Cosa sennò?- Chiesi, un po' confusa.
Staccò lo sguardo da me, e prese a camminare avanti e indietro. -Tu hai visto degli alieni invadere il tuo adorato pianeta, e hai visto tutta la tua razza calpestata e ridotta in schiavitù. Ti è tanto difficile pensare che esista una popolazione che i tuoi avi hanno considerato divina?- Mi guardò. -Ti sembra tanto improbabile?-
Sgranai gli occhi. -Mi stai dicendo che.. Ho capito bene?-
-I tuoi antenati umani, vedendo la magia e la forza della mia razza, l'hanno venerata per secoli come divina e hanno trasmesso le loro conoscenze su di essa ai loro figli.- Spiegò. -Da qui nascono tutte le vostre leggende, il fatto che tu sappia chi sia io e che tu conosca tutta la mia razza..- Smise di camminare, i suoi occhi realizzarono qualcosa. -La mia razza.- Ripeté, amareggiato e indispettito dalle proprie parole.
-Quindi.. quindi tu sei Loki, il dio dell'illusione.- Dissi.
Mi guardò, e scacciò il pensiero di prima. -Sì.-
-E non sei un Asgardiano.- Feci un passo verso di lui. -Almeno non di sangue.. Perché sei un gigante di ghiaccio.-
-Sì.- Disse di nuovo.
-Com'è possibile, se posso chiedere?- Domandai.
Loki riprese a camminare. -Dopo che il mio venerando padre ebbe mosso guerra ai giganti di ghiaccio e al loro re, Lafi, e dopo che li ebbe sterminati a migliaia e sparso sangue ovunque, pensò bene di farsi venire dei rimorsi. Così, quando per puro caso trovò un bambino fra la neve, non lo lasciò a morire come avrebbe dovuto. No! Lo prese con sé. Sapeva che quel bambino era il figlio di Lafi, e il suo piano era quello di farlo diventare re dei giganti di ghiaccio, così, una volta che il bambino sarebbe cresciuto, lui non avrebbe più avuto problemi da parte loro.-
Abbassai lo sguardo. Fissai sconcertata il pavimento.
-Il suo piano naturalmente è andato male.- Riprese Loki, acido. -Ho sempre percepito qualcosa di storto nella mia presenza ad Asgard, ho sempre avuto la sensazione di essere diverso dagli altri, ma non pensavo di essere di un'altra razza.. Ma immagino che avrei dovuto capirlo. Questo spiega molte cose. Come mai mio padre abbia sempre preferito Thor a me, come mai io repellessi tutti a pelle, come mai il trono passò a Thor e non a me..-
-È terribile.- Mormorai, fra me e me.
-Oh, non ne hai la minima idea.- Replicò, canzonatorio. -Tu non sai come si ci sente a..-
Alzai lo sguardo. -No, hai ragione, non lo so.- Lo interruppi. -Non so come ci si sente a scoprire di essere un mostro odiato da tutti.. ma conosco il disagio.- Dissi. -La sensazione di essere fuori luogo, come non a casa propria.. La sensazione di assoluta estraneità.-
Loki si fermò, e mi guardò.
Colsi la domanda nei suoi occhi, e alzai la voce. -Credevi di essere l'unico a provare certe cose, vero? E scommetto che pensi anche che questa sia una prova del fatto che non sei un vero Asgardiano. Ma onestamente credo che tutti proviamo queste sensazioni, Loki! Chi più spesso, chi meno.-
I suoi occhi divennero molto meno ostili.. quasi mi ringraziassero della comprensione.
Poi Loki ridacchiò, fra sé e sé. -Non ce lo vedo Thor a pensare simili cose.-
-Evidentemente tuo fratello ha un carattere diverso dal tuo!- Sbottai. -Ecco, se tu fossi come Thor adesso non avresti fatto esplodere nessuna città. Se tu fossi come Thor, una volta scoperto di essere un gigante di ghiaccio non avresti avuto questi pensieri, ma saresti andato dritto da tuo padre a dirgli di tutto, e avresti fatto passare mesi e mesi prima di concedergli il tuo perdono!-
Questo sembrò metterlo in contro piede. Mi guardò, come se quel pensiero gli si presentasse per la prima volta.
Poi disse: -Ti sfugge il fatto principale. Io sono un gigante di ghiaccio, è la mia natura distruggere, è ciò che piace a quelli della mia razza.-
Ecco. A questo punto sentii il sangue salirmi alle guance.
-La.. la tua natura, Loki?!- Quasi urlai. -La tua natura? Non dare colpe che non ha alla natura! Se hai fatto quello che hai fatto è solo colpa tua!- Lo fissai con rancore. -Sì, io posso capire perché lo hai fatto. Ma non provare a dire che è la tua natura che ti ha spinto! Non farlo.. Io non credo alla natura. Io credo alle persone.. e alle scelte.-
Un attimo dopo, quando mi sbollii, vidi che le mie parole lo avevano profondamente turbato.
Sentii le mie gambe cedermi, stanche, e io mi sedetti a terra. Appoggiai i gomiti alle ginocchia e mi premetti le dita fra i capelli. -Hai ucciso tante persone per una cosa così stupida..- Realizzai.
Si ritrasse, come se lo avessi morso. -Ti sembra una cosa stupida?!-
-SI, MI SEMBRA!- Gridai. -E se ne avessi parlato a qualcuno, la sembrerebbe anche a te. Ma tu non ne hai parlato a nessuno, vero? Hai lasciato che il rancore e l'odio crescessero dentro di te come piante velenose. Amplificate dai pensieri che a mente lucida non avresti fatto, da paranoie che persone non coinvolte non avrebbero avuto.- Lo guardai, sembrava debole. -Loki, perché non ne hai parlato a nessuno?-
Si avvicinò a una sedia, e vi si sedette. Evidentemente, non si sentiva più le gambe neanche lui. -Proprio non capisci?- Mi chiese. La sua voce mi colpì. -Non ho mai avuto persone con cui parlarne.-
Lo guardai.
Aveva distrutto la nostra città, aveva ucciso tanta gente, ci aveva ridotti in schiavitù.. Eppure non solo non lo odiavo, non solo provavo pietà nei suoi confronti, ma quando lo vidi così distrutto, così sincero, provai dolore.
Non volevo che stesse così.
Mi alzai, mi avvicinai alla sua sedia e mi accucciai lì davanti.
Gli presi la mano. -Se ti può interessare, adesso hai me.- Dissi.
Mi sorrise.
-Vai avanti, Loki.- Lo esortai. -Ti ascolto. Raccontami quello che vuoi.. La tua infanzia, Thor, tuo padre, come mai ti sei accanito contro la Terra.. Quello che vuoi, ma parla.-
I suoi occhi si allargarono solo un attimo per lo stupore.
Poi Loki esplose, e io venni travolta da tutto ciò che era chiuso dentro di lui.
Pensieri, fatti. Emozioni..
Thor lo batteva in tutto. Era bello, regale.. Loki sapeva che Thor gli voleva bene, ma voleva ferirlo, non poteva farne a meno. Gli aveva fatto così male, per tutta la sua vita! Se gli voleva tanto bene, perché non era potuto stare più attento a lui? Perché si era accorto che erano fratelli solo quando Loki era diventato un suo nemico?
E poi Thor era amato da tutti. Aveva un gruppo di fedeli amici.. Sif, Hougun.. Loro odiavano Loki, lo avevano sempre detestato.
Ma la cosa che gli faceva più male, era l'amore. Thor era stato un po' di tempo sulla Terra, e aveva conosciuto un'umana. Come lo aveva cambiato! Le cose erano peggiorate grazie a lei. Suo fratello era diventato perfetto, l'amore lo aveva migliorato. Come se non gli avesse fatto abbastanza prima, adesso era diventato veramente degno di un trono!
La cosa peggiore era che Loki sapeva che per lui non ci sarebbe stato niente di simile. Suo fratello, con tutti i suoi odiosi difetti, aveva avuto l'amore, lui no. Come ogni cosa, del resto.
Le parlò del momento in cui aveva capito di essere un gigante di ghiaccio, di quello che aveva provato. Le disse di avere ucciso Lafi, il proprio vero padre.
Ma voleva dimostrare a suo padre Odino che per lui avrebbe fatto questo e altro! Che era degno di essere suo figlio, che non era un gigante di ghiaccio. Se solo lo avesse capito! Ma gli aveva detto “No, Loki” .. e lui si era lasciato cadere.
Pensava di morire, forse avrebbe preferito, ma poi aveva incontrato quegli alieni.
-Quando mi hanno proposto di vendicarmi..- Disse, e i suoi occhi erano lontani -.. ho sentito qualcosa che si riaccendeva in me. Se non potevo essere amato, per lo meno sarei stato odiato. E così sono venuto qui, sulla Terra, per distruggerla.-
Gli avevo tenuto la mano per tutto il tempo.
Era piacevolmente ruvida, e ogni tanto fremeva.
-Ma è quello che vuoi?- Chiesi. -Essere odiato?-
Loki mi guardò, e non seppe rispondermi.
I suoi occhi mi rivelavano grande sofferenza.
-Non lo so, Leah.- Era la prima volta che mi chiamava per nome, suonava bene fra le sue labbra. -E poi ormai..- sorrise fra sé e sé, amareggiato -..ormai è tardi.-
-Non è mai tardi.- Ribattei, con forza. -Certo, più tempo passa più diventa difficile, ma non è mai tardi.-
Scosse la testa, come a cercare di rimuovere le mie parole e quella conversazione.
Ma io non avevo intenzione di arrendermi.
-Ti ricordi quella ragazza, uccisa assieme al suo bambino?- Chiesi.
Loki mi guardò, e la sua mano fremette, di nuovo.
Gliela strinsi. -Ho visto la disperazione nei tuoi occhi quando l'hai vista morta. Proprio non capisco come possa non apparire la stessa disperazione al pensiero di tutte le persone che hai fatto uccidere per la tua vendetta! No, Loki, io non penso che tu sia un mostro, penso che tu sia una persona ferita. Ma qui sono morte altre persone, oltre quella donna e il suo bambino. Sono morti fratelli, padri, fedeli amici.. Anziane persone che volevano terminare la propria vita al calduccio, e non fra le macerie. Loki, quelli che per colpa tua sono morti sono veri, avevano una vita, dei sentimenti. Come te, tuo padre, tuo fratello.. E anche chi non è morto, che destino ha avuto? Siamo tutti schiavi. Un giorno prima liberi, adesso sporchi, sudati, animali. Ogni giorno desideriamo la morte, almeno potremmo riposare in pace. Sai.. sai che molti schiavi, tra la prima e la terza settimana quaggiù, si sono suicidati? Abbiamo trovato i loro corpi appesi ad una fune.. Hai mai visto un uomo impiccato, Loki? Ti giuro che non me lo scorderò mai.-
Sentivo la mia voce che iniziava a farsi flebile, e un nodo in gola.
Ma impedivo alle lacrime di sgorgare.
Loki mi guardava, esterrefatto. Poi i suoi occhi si dilatarono, e io la vidi per la seconda volta.
Questa volta più intensa, distruttiva, dolorosa..
Gli presi il volto tra le mani, e gli scrutai gli occhi. -Eccoli qui.- Dissi, piano. -I tunnel per la disperazione. È un bene che ci siano, ma non farti mai travolgere dalla disperazione, Loki, altrimenti morirai.-
I tunnel però non si chiusero con le mie parole.
Rimasero lì, aperti. Un corridoio che conduceva direttamente i suoi occhi al livello più profondo della sua sofferenza.
E la disperazione si avvicinava, inesorabile.
Trovai un solo modo, per richiudere i tunnel.
Mi tesi verso di lui e lo baciai.
Le mie labbra aderirono perfettamente alle sue, e con una lieve pressione gliele socchiusero.
Loki rimase immobile, sorpreso, ma ero sicura che la disperazione fosse svanita dai suoi occhi.
Poi sentii una mano dietro la schiena, e lui mi avvicinò a sé.
Rispose al bacio, di getto. A metà fra la dolcezza e l'urgenza con cui un naufrago si aggrappa ad un salvagente.
Mi tirò su di sé, sulla sedia, e mi baciò.
Io intanto passai una mano fra i suoi capelli. Erano freschi, puliti..
La sua mano invece risalì fino al mio collo, premendomi sempre di più contro di lui. Sembrava volere che io mi unissi a lui.
E continuammo a baciarci, come se ci fossimo trovati dopo anni passati a cercarci.
Mi ricordo che, anche se può sembrare stupido, mi sentii felice. Avrei voluto che continuasse in eterno, avrei voluto restare così con lui per sempre.
Ma sapevo che non avevamo tutto quel tempo.
Così chiusi le labbra, mi ritirai lievemente.
Lui cercò di seguirmi – forse perché anche lui avrebbe desiderato restare così – ma io gli presi di nuovo la testa fra le mani, e lo fermai.
Lo guardai. Eravamo vicinissimi.
-Io ti posso aiutare.- Gli dissi.
Lui mi guardò, i suoi occhi erano chiari, sinceri. Annuì.
Gli lasciai la testa e mi ritirai ancora un poco.
Loki continuò ad osservarmi, ma non sembrava più vedermi.
Tese una mano e mi accarezzò il profilo del viso.
Lo lasciai fare, anche perché le sue mani ruvide mi piacevano. Con un dito, mi accarezzò l'attaccatura dei capelli appena sopra alle orecchie.
Poi mi chiese -È così, l'amore?-
Sorrisi. Annuii. -Nulla di che, hai visto?-

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Capitolo 7
*** Varco ***


Weilà! :) L'ultimo cap ha riscosso un po' di successi e un po' di insuccessi.. per cui ho deciso di fare una cosa un po' più action, per questo capitolo! Ehm.. spero di essere riuscita nell'intento :P Comunque, per quel che vale, mi diverto molto a scrivere questi capitoli. E leggere le vostre recensioni è sempre un gran piacere :)
Un basssso <3
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                                                    Varco


Il buio era completo, sentivo attorno a me i respiri regolari dei miei compagni addormentati.. Tuttavia, io non riuscivo a prendere sonno.
Pensavo a Loki.
Pensavo a quello che avevo fatto per chiudergli quei dannati tunnel, e pensavo al fatto che non me ne stavo pentendo. Anzi, avrei voluto tornare là, subito.
Abbracciarlo, e sperare che il tempo si fermasse davvero. Che qualcosa ci pietrificasse, senza costringerci ad affrontare nessun tipo di sofferenza o di conseguenza.
Mi girai su un fianco, e guardai con gli occhi ben aperti il nero assoluto.
Una parte della mia mente pensò che ormai probabilmente la luce della superficie avrebbe solo ferito i miei occhi, non avrei più potuto vivere lassù. L'altra continuò a pensare a Loki.
Dovevo aiutarlo.
Non importava quanto sarebbe stato pericoloso, non importava se avrei rischiato di morire.. Non intendevo abbandonarlo.
Già dalla prima volta che lo avevo visto, i suoi occhi mi avevano detto tutto quello che c'era da sapere. Lui non era malvagio, era solo ferito.
Certo, non mi dimenticavo di tutta la gente che aveva ucciso, e per questo doveva essere punito.. Ma io lo avrei aiutato anche in questo.
Iniziai a pensare a come vederlo il giorno dopo, a che scusa inventare per la megera, a cosa dire a lui..
Ovviamente non potevo sapere che tutti questi piani sarebbero risultati inutili.
Ci fu un tonfo assordante, poi la terra tremò.
Mi tirai su di scatto, e piantai le unghie nel duro pavimento di roccia. Forse avrei dovuto alzarmi e scappare, ma in quegli istanti i miei pensieri erano come sconnessi dai miei muscoli, e non riuscii a muovermi.
Ricordo solo di aver pensato: se è un terremoto, verremo sepolti vivi.
Poi la terra smise di tremare da sé, pochissimi istanti dopo.
Io rimasi ancora immobile, con i nervi tesi, ma non arrivò nient'altro.
Ripresi fiato.
Per un istante pensai seriamente di essermelo immaginato. Era durato così poco.. E poi la terra era di nuovo salda sotto le mie mani, come se non fosse successo niente.
Poi però sentii i respiri pesanti dei miei compagni – che si erano svegliati di soprassalto – e i loro bisbigli nell'oscurità.
La porta si spalancò, una flebile luce – inconsueta, in realtà, per quell'ora della notte – penetrò nella stanza e nel varco si stagliò la figura della megera.
Aveva un volto molto più brutto del solito. Sudato e terrorizzato.
-Fuori.- Sibilò. -Presto.-
Scattammo tutti in piedi, e ci fiondammo nel corridoio.
Lì, la flebile luce permetteva di distinguere qualcosa.
Una marea di schiavi. Tutti che stavano facendo quello che facevamo noi.
I capi entravano nei dormitori, e davano ordine di uscire.
Tutti gridavano spaventati, c'era un rumore infernale.
La megera ci urlò, cercando di sovrastare la voce degli altri: -Correte in su! Verso la sala dove siete stati qualche giorno fa! ..Perché state fermi?! Volete morire?! MUOVETEVI, STUPIDE CREATURE!-
-Ci volete fare uscire?!- Gridò in risposta Robin.
-Non dire stupidaggini!- Urlò la megera. -Voi non uscirete di qua!-
-Potrebbe crollarci tutto addosso!- Ribatté. -E se viene un'altra scossa?! Voi dovete farci uscire!-
-Non è stato un terremoto, idiota! E ora correte in su!-
Non ci muovemmo, e come noi tanti.
Io guardai indietro, oltre il marasma degli schiavi..
Era da laggiù infondo che arrivava la luce. La luce che, benché flebile, non avrebbe dovuto esserci, lì nei meandri della terra, nel bel mezzo della notte..
Qualcosa scattò in me.
-Dobbiamo andare in giù.- Realizzai.
Seguire la luce.. Un istinto primario.
La megera mi sentì. -Cosa stai dicendo?! Stupida ragazza! Io ti strangolerò! Io ti..-
-Si deve essere aperto un varco!- Urlò Robin all'improvviso. -Deve essere crollato qualcosa!-
Sentii un tuffo al cuore.
Mi guardai intorno.
Molti altri stavano facendo le stesse considerazioni.
Non eravamo schiavi, non eravamo bestie. Eravamo ancora in grado di ragionare..
E sì! Si doveva essere aperto un varco nella terra!
Questo spiegava perché la megera aveva quel volto terrorizzato.. E perché i capi volessero che ci concentrassimo verso l'alto senza però uscire, e spiegava anche perché la terra aveva tremato..
-IN BASSO!- Urlai. -CORRETE TUTTI IN BASSO!-
Molti mi fecero eco.
-C'è un'apertura!-
-Tutti giù!-
-Possiamo scappare!-
Invano i capi urlarono di obbedire, e che quello che stavamo facendo ci avrebbe uccisi. Ormai nessuno li ascoltava più.
Per quanto impalpabile, se c'era una speranza di libertà, tutti erano disposti a rischiare la vita pur di afferrarla.
La massa di schiavi iniziò a muoversi verso il basso.
Io afferrai le mani di Lily e di Robin, e iniziai a spintonare per arrivare alle prime file.
Qualcosa mi disse che era la cosa migliore da fare.
Più procedevamo verso il basso, seguendo la luce, più questa si faceva lievemente più intensa.
Il terreno divenne in discesa, accidentato.
Lily cadde, ma io la tirai su prima che potesse venire calpestata.
Ormai la luce era abbastanza forte da permettermi di distinguere chiaramente gli occhi azzurri, pieni di speranza di Robin. Il viso preoccupato ma consapevole di Lily..
Sbucammo in un enorme, altissima piazza circolare, dall'aspetto non artificiale. Infatti le grandi rocce spugnose e l'aria umida lasciavano intuire che molto tempo fa quel posto era stato pieno d'acqua, un enorme serbatoio sotterraneo.
Il soffitto era crollato. Si vedevano il cielo notturno e le stelle brillanti.
La massa di gente si fermò, e urlò.
Chi di gioia, chi di dolore.
Gioia per la vista del cielo.
Dopo interminabili mesi rintanati nella terra come piccoli roditori, il cielo era semplicemente bellissimo, una meraviglia del creato, e il profumo dell'aria pulita commuovente.
Ma era troppo distante, quel cielo. Una bellissima, ma irraggiungibile, visione.
Come avremmo fatto a uscire? Era troppo alto.
E, per quello, c'era dolore.
Tuttavia, accadde qualcosa di imprevisto.
Dal soffitto si srotolò qualcosa. Un'estremità rimase attaccata al soffitto, l'altra piovve giù da noi e raschiò il pavimento di roccia.
Ci misi qualche istante a rendermi conto che si trattava di una scala a pioli.
Poi vidi la figura di un uomo, lassù in cima, vicino alla scala. L'uomo fletté le ginocchia, e saltò giù.
Precipitò. Precipitò per metri e metri, e atterrò davanti a noi con un tonfo.
Rimase immobile qualche istante, quindi si rialzò come se nulla fosse, come se fosse appena saltato in un piccolo buco. Ci guardò.
Io lo riconobbi immediatamente, e trattenni il fiato.
Era il nostro Capitano.
-Forza.- Ci disse, osservandoci tutti con preoccupazione. -Salite.-
Sentii la gente slanciarsi in avanti, e ne rimasi quasi travolta.
Mi sentii come in balia di un'onda troppo forte per me..
Poi mi riscossi. Strinsi più forte le mani dei miei due amici e iniziai anch'io a spingere per avanzare.
Se avessimo permesso a troppa gente di superarci, non avremmo mai raggiunto la scala! O almeno, non prima del loro arrivo.. Fremetti. Non ci volevo nemmeno pensare!
-Forza, ragazzi!- Urlai a Lily e a Robin. -Manca poco!-
E in effetti era vero.. Eravamo a pochi metri dalla scala.
Stavano già salendo alcune persone, affannosamente, ogni tanto mancando un piolo con un piede e scivolando un poco. Altre persone aspettavano con violenta impazienza attorno alla scala, con già una mano sulla corda..
D'un tratto vidi uno spiraglio fra la folla, e senza pensarci due volte vi spinsi dentro Lily e Robin.
-Cosa fai?!- Mi urlò Robin, vedendo che non li seguivo. I suoi occhi erano confusi. -Vieni anche tu, no?!-
Io lo guardai. Mi resi conto solamente in quell'istante che non avevo mai avuto intenzione di uscire assieme a loro.
Sorrisi. -Io devo fare una cosa.- Dissi. -Ma voi dovete andare.-
-No, Leah!- Mi supplicò Lily, voltandosi verso di me per quello che riusciva.
Intanto lo spiraglio si stava restringendo, altre persone si avvicinavano alla scala..
-Forza, andate, non c'è tempo!- Urlai. Poi guardai Robin, nella speranza che capisse. -Portala via di qui, veglia su di lei! Io non vi posso seguire!-
Robin ricambiò il mio sguardo.
Sembrò durare così a lungo.. E invece fu solo questione di pochi secondi.
Evidentemente capì, perché annuì. -Addio, Leah.- Disse, e spinse Lily in avanti.
-No! No!- Sentii che urlava lei. -Leah!-
Io rimasi ferma. -Addio, Robin.- Dissi. -Addio, Lily.-
Non ero sicura che mi avessero sentita..
Lily ad un certo punto smise di cercare di voltarsi. La vidi rinunciare, e ascoltare le parole di Robin.
Li vidi farsi spazio, e iniziare a salire lungo la scala.
Provai un senso di assoluta felicità in mezzo al petto, mentre li guardavo. Un senso di libertà mai provato.
Loro avrebbero rivisto il sole, l'aria aperta, il mare sconfinato.. Era questo che importava.
Io avevo scelto di combattere un'altra battaglia.
Mi guardai attorno.
C'era ancora una marea di persone che aspirava alla libertà. Si accalcavano, disperatamente, consapevoli di avere poco tempo.
Mi feci da parte per non essere di ostacolo.
Poi i miei occhi vennero attratti da qualcosa.
In fondo – nel punto più lontano dalla scala – rannicchiata contro una parete e con l'aria spaventata c'era una bambina.
-Gretel.- Sussurrai, fra me e me.
Iniziai a correre verso di lei.
Fu facile, perché sfruttai i margini della sala e evitai la calca.
Quei bastardi erano così presi dalla loro libertà che si erano dimenticati di una bambina! Quella che più di tutti avrebbe dovuto uscire di lì!
La presi in braccio ancora prima che lei mi vedesse.
Mi guardò con i suoi occhioni, sorpresa.
-Leah!- Esclamò.
Lo spavento scomparve dal suo visino non appena mi vide, com'è tipico dei bambini alla vista della mamma.
-Stai tranquilla, piccola.- Le dissi, poi mi guardai intorno. -Adesso ti porto fuori.-
Lei non ribatté, come se fosse sicura che dicessi il vero.
In realtà, non avevo la minima idea di come fare.
La calca era troppo spessa per potervisi infilare da capo, la gente si faceva sempre più impaziente.
I miei occhi vennero attratti da uno strano movimento, e il mio cuore perse un colpo. Vidi, dal tunnel dal quale eravamo arrivati, apparire loro.
È finita, pensai, per le persone che rimangono qui è finita.
Chissà come ci avrebbero puniti..
Sentii dei tonfi, e tornai a guardare all'interno della sala.
Scoprii con sorpresa che altri vi erano precipitati da lassù, dall'esterno, e che davanti a loro stava Captain America.
-Guarda!- Strillò Gretel. -Sono tornati gli eroi! Gli Avengers!-
Già.. Li guardai, sbalordita. Doveva proprio essere così..
Gli Avengers si slanciarono contro il nemico, e la calca – dopo un primo moto di stupore – riprese a spintonare verso la scala.
Io rimasi qualche secondo immobile, ad osservare gli eroi..
Erano in tanti, ed erano coraggiosi.
Vidi Iron-man volare sopra gli altri per coprire loro le spalle, vidi una donna dai capelli rossi come il fuoco, vidi un arciere, e un essere grosso e verde.
Respingevano gli alieni con una facilità sorprendente.
Realizzai che, se volevo fare uscire Gretel, avrei dovuto chiedere aiuto a uno di loro.
Poi vidi il sesto eroe. Un guerriero dai capelli biondi che brandiva un grosso martello, e la prima impressione che mi fece fu quella di averlo già visto.
Lo guardai, stupita dal mio stesso pensiero. Perché era impossibile che io lo avessi già visto, naturalmente!
Eppure.. eppure mi era stranamente famigliare.
Spalancai gli occhi. Thor?!
Il fratello di Loki? Era possibile che facesse parte degli Avengers?
Mi ricordai di una frase che mi aveva detto Loki durante il suo racconto. Mio fratello ha sempre voluto dimostrare di essere perfetto, e ora si sta battendo per salvare il tuo pianeta.
Trattenni il respiro, poi incominciai a correre verso di lui.
-Thor!- Urlai, stringendo Gretel fra le braccia. -Thor!-
Non mi sentì. Era troppo impegnato contro uno di loro.
Fece roteare il martello, e lo colpì. L'urto creò un'onda che lanciò indietro l'alieno, e fece arretrare di poco anche me.
Gretel tirò un piccolo grido, spaventata.
Io però non mi arresi. Ricominciai a correre. -Thor!- Gridai.
Questa volta mi sentì, e si voltò verso di me.
-Vattene, ragazza.- Mi ammonì. -Salvati.-
-No!- Ribattei, raggiungendolo, e gli ficcai Gretel tra le braccia. -Ti prego, la devi salvare. È solo una bambina, e là non la faranno mai passare.. In questo momento sono peggio degli animali.- Aggiunsi piano, senza guardarli.
Thor guardò confuso la bambina fra le proprie braccia, poi guardò severamente me. -Vi daremo tutto il tempo che serve per uscire, ma devi sbrigarti, il varco che abbiamo prodotto nella barriera non reggerà ancora a lungo. Dunque riprenditi tua figlia e salvati assieme a lei.-
-Ma.. lei non è mia figlia!- Ribattei, stupita.
Me la spinse fra le braccia. -Riprendila, chiunque essa sia. Avrà bisogno di te, là fuori.-
Mi accigliai, e spinsi di nuovo Gretel verso di lui. -Io non posso seguirla!- Ribattei. -Devo stare qui. Per tuo fratello!-
Gli occhi di Thor si erano già induriti, e lui aveva già una risposta pronta, ma la mia ultima frase cancellò tutto e lasciò posto solo all'incredulità. -..Che cosa hai detto?-
-Quello che hai sentito!-
-Conosci Loki?-
-Sì, e lo posso aiutare, ne sono sicura.-
Mi guardò spiazzato.
Gretel guardava alternativamente me e Thor.
-Come ti chiami, ragazza?- Mi chiese.
-Leah.- Risposi.
-Leah..- mi disse -.. mio fratello è un ingannatore, tu non sai quanto è bravo a..-
-Non inganna me.- Lo interruppi. -Thor, la prova è che so tutto di te. So cosa ha spinto Loki a comportarsi così, e so cos'ha fatto. Quindi ascoltami quando ti dico che per lui c'è ancora una speranza!-
Thor non riuscì a rispondere. La sua arma divina era abbassata, inerme nella sua forte mano.
Poi mi disse. -Io ho già cercato più volte di aiutarlo, ma ho fallito.- Sembrava stanco.
Io annuii. -So anche questo.-
-Se dici di poterlo aiutare, non mi resta che sperare in te, Leah.-
Gretel lo osservò con curiosità.
Thor mi guardò. Rimasi abbagliata dai suoi occhi, così azzurri, saggi e profondi. -Cerca di riportarci mio fratello.- Mi disse semplicemente.
Io annuii.
Poi strinse Gretel fra le braccia, e si rivolse a lei. -Andiamo, piccola amica.-
Alzò il martello in aria e si alzò in volo.
Feci un passo indietro e rimasi a guardarli allontanarsi, sempre più in alto, fino all'apertura nel soffitto.
Incredibile, pensai.
Da qualche parte, intorno a me, sentivo i rumori della lotta. Le grida, i gemiti, gli spari.. Ma non me ne importava più granché.
Chissà se Gretel aveva capito che colui che la teneva in braccio era proprio quel Thor di cui le raccontava la mamma.
E chissà se Loki sapeva, da qualche parte, quanto suo fratello gli volesse bene..
Qualcosa mi riscosse.
Forse fu uno sparo, vicino al mio orecchio. Forse fu qualcuno che mi urtò.
Fatto sta che mi resi conto che gran parte della gente era ormai salita in superficie, e che gli Avengers si stavano pian piano ritirando.
La donna dai capelli rossi sparava, e intanto arretrava fino all'apertura. Iron-man volava in cerchi sempre più stretti..
-Andiamocene!- Sentii che urlava Captain America. -Qui abbiamo fatto tutto quello che potevamo. Forza Hulk, vieni, da questa parte.-
-Muoviti, bestione!- Scherzò Tony Stark, sospeso in aria.
Hulk lanciò un grido irritato.
Io rimasi ferma, ad osservarli.
Non si erano accorti di me, credevano di avere salvato tutti. E adesso stavano iniziando a loro volta a risalire la scala a pioli..
Mi chiesi cosa dovessi fare.
Poi mi sentii afferrare alle spalle da qualcuno, con la stessa forza che poteva avere una morsa di ferro.
Urlai di dolore, ma il mio grido fu soffocato da una mano davanti alla bocca. Una mano rocciosa, ruvida..
Il cuore mi saltò in gola. Uno di loro, mi aveva presa!
L'alieno mi spinse in un angolo, contro il muro. Mi schiacciò lì contro, tenendomi una mano intorno alla gola.
Mi guardò con due occhi che esprimevano furia pura, poi ringhiò qualcosa guardandosi intorno.
Non capivo bene quello che stava succedendo. Non riuscivo quasi a respirare, e avevo le lacrime agli occhi dal dolore e dalla paura.
Sapevo solo che avrei potuto morire da un momento all'altro..
All'improvviso, una voce si fece largo fino alle mie orecchie, e mi fece spalancare gli occhi. Era una voce tanto conosciuta, quanto odiata.
-La conosco! È mia, è mia!- Stava urlando la megera. -Era mia questa schifosa puttana! Gli ha aiutati a scappare!-
La megera si parò nel mio campo visivo. Mi squadrò, e poi ghignò, arrabbiata e trionfante.
L'alieno le lanciò un'occhiata schifata. Poi le si rivolse.
Anche se quei suoni gutturali a me continuavano a sembrare dei ruggiti animaleschi, intuii che le stava facendo una domanda.
La megera rispose. Poi parlò di nuovo l'alieno.
Io facevo sempre più fatica a respirare.. Non mi ero mai sentita più inerme, più in balia degli altri.
Stavo lentamente perdendo sensibilità alle mani, alle dita, alle gambe..
L'alieno mi teneva ferma con una forza mostruosa.
Ad un certo punto mi accorsi che l'alieno aveva finito di parlare, e che la megera mi stava sorridendo con sguardo ancora più malevolo.
-La va male, la va male per te, colombella!- Mi disse. -Ti vogliono portare dall'Illusore. Penserà lui a punire l'ultima schiava rimasta, la schifosa che ha fatto scappare tutti quanti.-

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Capitolo 8
*** Atto di fede ***


Saalve, gentile pubblico ;) Scusate per il ritardo, ma con la scuola sono iniziati anche i mille impegni e non ho un attimo di calma! Scrivo molto a rilento.. ma preferisco metterci un po' di più che magari fare dei capitoli scritti male o cose frettolose.
Vabbé, adesso sono riuscita a sfornare questo u.u
Fatemi sapere cosa ne pensate. Bacione!
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                                                Atto di fede


Andammo molto più in su del solito luogo dove portavo da mangiare a Loki.
Mi trascinarono attraverso corridoi sempre più larghi e ampi, sempre più in salita.. Non ero mai stata lì; nonostante la confusione creata dal dolore fisico, di quello ne ero certa.
A trascinarmi erano l'alieno, e quella odiosa megera. Altri due di loro facevano da scorta.
Ad un certo punto aprirono una porta, e mi gettarono in una stanza.
Non ebbi nemmeno la forza di reagire, caddi pesantemente a terra.
Intanto sentivo la megera parlare. -Perdonate l'intrusione, Eccellenza.. Oh, è così un grande onore vedervi! .. Vi abbiamo portato questa sudicia schiava, ecco, purtroppo è praticamente l'unica rimasta. I vostri nemici sono riusciti a fare scappare tutti.. Questa ragazza li ha aiutati, sì! L'ho vista con i miei occhi incitare gli altri schiavi alla fuga, vostra Eccellenza.. e l'ho vista mettere in salvo due suoi amici. Abbiamo pensato che lei, Eccellenza, desiderasse averla tra le mani per..-
-Ho capito, andatevene.- Tagliò corto la sua voce, palesemente furiosa.
Sentirla fu per me una specie di scossa. Una scarica elettrica che mi fece rinsavire, e mi diede un po' di forza.
Riuscii a tirare su il busto e a sedermi, e feci appena in tempo a vedere la megera che annuiva ossequiosamente prima che chiudesse la porta dietro di sé.
Io e Loki rimanemmo da soli.
Ci trovavamo in una camera molto ampia e dal soffitto alto. In buona parte era occupata da uno spazioso baldacchino dalle lenzuola vermiglie, in legno scuro. Poi c'erano una cassapanca, una specie di grosso armadio, uno specchio..
Loki era in armatura, al centro della stanza. Mi osservava inespressivo, e con occhi scuri che non gli avevo mai visto..
Avrei voluto dire qualcosa, ma quella vista mi spiazzò. Rimasi zitta.
-E così..- iniziò lui, e il suo tono tagliente mi colpì come uno schiaffo -.. sei riuscita a ingannarmi, eh? Davvero astuta.-
Ci misi qualche istante a realizzare.. -Cosa?- Domandai poi piano.
Ma Loki continuò. -Avrei dovuto capirlo, immagino. Ma tu sei stata così convincente.. Oh, se sai mentire, Leah!-
-No!- Gemetti, e intanto capivo cosa gli passava per la testa. Cosa aveva capito! -Loki, io non..-
-Sta' zitta, Leah!- Adesso sentii la sofferenza. -Per favore, sta' zitta.-
Abbassai lo sguardo, sconcertata.
-No..- Mormorai di nuovo. Non riuscii a dire niente di meglio; sentivo un blocco in mezzo alla gola, come se le parole volessero uscire ma non ci riuscissero.
Avrei dovuto spiegargli, dirgli com'erano andate le cose! Ma non riuscivo a parlare! Ero una stupida.
La consapevolezza di stare perdendo mi schiacciò. Certo, stavo perdendo, o – meglio – avrei perso se non gli avessi spiegato la verità.
Ma questo, invece che aiutarmi, mi spinse ancora più giù.
La vista mi si offuscò, e gli occhi mi si riempirono di lacrime. Mi scappò un singhiozzo.
-Merda!- Dissi.
Non avevo versato lacrime mentre l'alieno mi teneva per la gola, mentre tutto sembrava perduto, mentre la megera mi schiaffeggiava.. e lo facevo adesso.
-Merda!- Ripetei, e incominciai a piangere, come non facevo da tempo.
Sentivo che il mio corpo si era rifatto debole, e lo sentivo scosso dai singhiozzi come da onde più forti di lui.
Mi sentivo.. completamente a terra. Avevo la sensazione che non sarei mai più riuscita ad alzarmi.
Ci misi un po' ad accorgermi che Loki – dopo qualche istante – si era avvicinato, un po' titubante, e che si stava accucciando di fronte a me.
Mi sforzai, nonostante le lacrime, di guardarlo dritto negli occhi.
Non erano più scuri. Contro la sua volontà, si erano fatti sinceri e preoccupati.
-Io non sono come te!- Sputai. -Io non so mentire!-
Loki sgranò gli occhi.
Io continuai. -Non è perché.. perché tu sai fare una cosa, che devi pensare che tutti.. tutti..-
-Basta, Leah.- Mi disse. Sembrava quasi una supplica. -Non piangere.-
-Io non sono capace.. non.. io..-
-Vieni qui.- Disse.
Mi abbracciò.
Io seppellii la testa nel suo petto, e continuai a piangere, come una bambina.
Persino una parte di me si stupiva, mi rimproverava per tutte quelle lacrime.
Cominciai a spiegargli. -Ho dovuto farlo. Tutte quelle persone.. condividevano il mio stesso destino, alcune le conoscevo, ad alcune volevo bene. Io amo la mia gente, io amo il mio pianeta! Io tifo per te, Loki, ma non per quello che stai facendo..-
-Sì.. Lo so.-
-Vorrei solo che tu capissi che questa gente è buona! Che non c'è bisogno di fare loro del male!-
-L'ho capito, Leah.- Mi staccò da sé, e mi guardò in faccia. -Sentito? L'ho capito.-
Forse aveva quell'espressione di disperata confusione perché, nonostante quello che mi aveva detto, io non smettevo di piangere.
-Ok.- Dissi.
-E allora perché continui a piangere?-
-Non lo so.. è che..- Mi guardai attorno, non seppi nemmeno io perché. Tornai a guardare lui. -È che ho visto delle cose orrende.- Confessai.
Loki mi guardò per un po'.. la sua espressione era un misto di stupore e di incredulità. Poi un'ondata di dolore lo spinse a chiudere gli occhi, si passò una mano sul volto.
-Perché l'ho fatto?- Sussurrò.
Io tirai piano su col naso. Avevo la sensazione che le lacrime stessero iniziando ad arrestarsi, come se avessi cacciato finalmente fuori ciò che le aveva provocate.
Rimasi in silenzio, perché alla domanda di Loki non potevo rispondere.
Passò qualche istante, poi lui abbassò la mano e mi fissò con i suoi occhi azzurri, limpidi. -Leah, io ti prometto che non farò più niente che ti potrà far stare così male. Te lo prometto. Ti fidi di me, no?-
Annuii.
Lui sorrise, grato, e mi accarezzò il viso.
Io chiusi per un attimo gli occhi e respirai a pieni polmoni. Le lacrime si erano arrestate.
Loki mi scrutò. -Adesso devi dormire, sei molto debole. Parleremo domani mattina.-
-Sto bene.- Ribattei.
Loki si alzò in piedi. -No, non è vero.- Mi garantì.
Lo guardai, impotente, e lui mi sorrise. Mi tese una mano. -Forza.- Disse.
Mi resi conto solamente quando mi alzai di quanto avesse ragione. Faticavo a reggermi, la testa mi girava.
Era per quello che avevo pianto? Perché in quel momento ero debole, vulnerabile, e sotto shock? Era una bella consolazione..
Mi accompagnò fino al letto, e io mi sdraiai quasi automaticamente.
La sensazione del materasso morbido sotto di me fu salutare quanto un bicchiere d'acqua fresca. Capii con chiarezza che avrei perso conoscenza entro pochi istanti.
Chiusi gli occhi. -Non te ne vai, vero?- Chiesi.
Sentii il materasso piegarsi sotto il peso di qualcun altro, vicino a me. -Sono qui.- Mi assicurò Loki.
Allungai la mano per trovarlo, e mi avvicinai al suo corpo.
Lui mi avvolse fra le sue braccia.
Rassicurata, sprofondai nelle tenebre.
Non ho perso, fu il mio ultimo pensiero.


Aprii gli occhi con una strana sensazione di calma.
Sul momento non mi ricordai nulla di quello che era successo il giorno precedente, ma mi erano rimasti rimasugli di sensazioni. Ero sicura che ci fosse stata una tempesta, forte, e che adesso – per qualche strano motivo – avesse lasciato posto in me ad una tranquillità e una quiete che non sentivo da tempo.
Voltai la testa e vidi Loki.
Mentre i ricordi emergevano a poco a poco, scrutai il suo volto addormentato.
Non avevo mai visto il suo viso così sincero, così scoperto, nemmeno quando parlava con me.
La sua fronte non era corrugata per la perenne ansia, la linea delle labbra non sentiva il bisogno di essere tagliente.. E gli occhi chiusi erano rilassati, sereni. Liberi dal terrore e dal senso di colpa.
Lo osservai teneramente.
Poi realizzai una cosa importante, ovvero che non avrei dovuto vedere il suo viso così nitidamente, lì, metri e metri sotto terra.
Fu allora che mi accorsi della luce.
Scattai a sedere. Il mio corpo diede un guizzo di dolore per protesta, ma non ci feci caso.
Loki continuò a dormire.
La luce! Era dappertutto. Vedevo ogni cosa chiaramente.
Le schegge nella cassapanca, la lucentezza del legno del baldacchino, crepe sul muro di pietra..
Scesi dal letto, attenta a fare piano, e percorsi la stanza.
Aprii la porta. La luce mi investì come un'onda in piena, e quello di cui mi meravigliai era che non mi stava ferendo gli occhi. Anzi, desideravo vedere il punto dove scaturiva.
Chiusi la porta dietro di me e iniziai a seguire il corridoio di pietra.
Forse non avrei dovuto farlo, ma il desiderio era troppo forte. Troppi i mesi di attesa, troppi i giorni di reclusione.
Il corridoio si faceva sempre più in salita, sempre più illuminato.
Poi, prima ancora che me ne potessi accorgere, fui fuori.
Vidi la linea dell'orizzonte, viola, e il sole che si stava innalzando da lì in tutta la sua potenza.
A quel punto sì che dovetti serrare gli occhi, ma lottai subito per guardare ancora.
Vidi uno spazio sconfinato attorno a me. Un'enorme distesa di terra, da cui emergevano, come grossi massi, pezzi di cemento. I resti di quelli che furono palazzi e edifici.
Li osservai stupita.
Dunque, quella era New York. Completamente rasa al suolo.
Arrivò una folata di vento, alzò la terra al suo passaggio e mi impolverò.
Io mi pulii solo gli occhi, poi ripresi ad osservare l'alba.
New York era stata distrutta, ma per il resto del pianeta non sarebbe finita così; di quello ne ero certa.
Non so per quanto rimasi lì, perfettamente immobile.
Sicuramente abbastanza perché il sole si staccasse dall'orizzonte e si levasse nel cielo.
Ad un certo punto sentii rumore di passi alle mie spalle, e Loki mi raggiunse.
-Sembrano anni che non vedo tutto questo.- Gli confidai, mentre mi si affiancava.
-Ti sarà mancato.- Disse. E nella sua voce scorsi un lieve accenno di sofferenza.
Mi voltai verso di lui.
-Loki?- Dissi.
-Sì?-
Lo scrutai, seria. -Devi sapere che io di solito non piango così, come una cretina.-
Mi guardò, sorpreso. Poi i suoi occhi si strinsero, divertiti, e lui rise.
Continuò a ridere per un po', e a me sembrò che quella risata lo stesse ripulendo dentro come acqua fresca.



Tornai lentamente umana.
Mi feci un bagno nella vasca personale di Loki, placcata d'oro e pomposamente rifinita in ogni dettaglio. Vidi la sporcizia, il sangue rappreso e il fango sgusciare via assieme all'acqua.
Poi indossai dei vestiti puliti, che lui mi aveva procurato. Gliene fui immensamente grata, anche se quei vestiti non mi erano granché famigliari. Venivano da Asgard, ed erano piuttosto.. eccentrici?.. come altro avrei potuto definirli? Sembravano i vestiti celtici di un branco di ragazze nerd che andavano a una festa.
Però mi piacevano.
Non potevo uscire da quella stanza e andarmene in giro per la base, perché ero l'ultima schiava rimasta eccetto i Capi, e Loki, per la mia sicurezza, preferiva che non si sapesse che ero lì. O almeno quello fu il motivo che mi disse.
Io in verità pensavo che avesse bisogno di nutrirsi ancora un po' di calore umano. Come una persona stata mesi e mesi tra i ghiacci spietati ha bisogno di rimanere a lungo accanto al caminetto.
Lo capivo, e mi commuoveva molto. E poi per il momento mi andava bene, non volevo muovermi. Volevo stare così, immobile, ad ascoltare il tempo che iniziava a trascorrere dolcemente anche per me.
Non più fatiche, non più terrore cieco, non più cattiverie.
Uscivamo solo al mattino, per guardare l'alba. Era sempre un'emozione che mi apriva il cuore.
Una sera eravamo seduti, e Loki aveva gli occhi un po' scuri. Fissava il pavimento, e loro sembravano laghi ghiacciati sui cui scorrevano grandi nubi nere.
Lo osservai per un po', aspettando che parlasse.
-Dimmi..- disse -.. come fai a sopportare di starmi così vicina?-
-Oddio, Loki.- Sbottai.
-Ho ucciso molte persone.-
-Lo so, ma ho deciso di perdonarti.-
-E perché?-
-Non lo so.- Risposi, irritata. -Ti da fastidio?-
Loki si voltò verso di me, e suo malgrado sorrise. Loki era un concentrato di sofferenza e di rancore, ma sotto di quello stavo scoprendo molti suoi tratti del tutto personali, come il senso dell'umorismo.
-Basta, davvero.- Gli dissi, allungando una mano e prendendo la sua. -Ti ho perdonato perché ho visto qualcosa in te. Non so cosa, ma mi ha spinto a non considerarti perso. Va bene? Ci sarà molta altra gente non disposta a perdonarti, voglio che tu sappia che io l'ho fatto.-
Lui mi strinse la mano.
Mentre stavo per addormentarmi pensai a quanto fosse cambiato in pochissimo tempo, i suoi occhi si erano come trasformati.
E pensare che aveva bisogno di così poco.. e che quelli di Asgard non erano stati in grado di comprenderlo, né di darglielo! Provai una fitta di rancore per suo padre, Odino. Era quello il modo di crescere un figlio?
Forse, se si fosse comportato da padre e non da re, a quell'ora New York avrebbe continuato la sua frenetica routine senza problemi..
Comunque, ormai era chiaro che amavo Loki.
La mattina dopo andammo a vedere l'alba, come al solito.
Era una mattinata fredda e limpida; che stagione sarà stata? Marzo, Aprile?
Il cielo era sereno. Si interrompeva dove c'era quell'enorme buco che dava su un altra faccia dell'universo, e poi riprendeva.
-Per quanto hai intenzione di tenermi nascosta?- Gli chiesi.
Mi guardò, e non riuscì a rispondermi. Lo avevo preso in contropiede evidentemente.
Lo sbirciai con la coda dell'occhio. -Guarda che non serve che dici la verità ai tuoi alleati Chitauri.- Dissi, ricordandomi di come li aveva chiamati una volta. -Anzi, è meglio se non lo fai secondo me. Puoi sempre mentire sul perché mi hai risparmiata.-
-E cosa potrei dire?-
-O cielo, e tu saresti il dio della menzogna?-
Rise.
Sorrisi a mia volta. -Non servirà che tu dica niente. Giungeranno alle loro conclusioni, vedendomi sempre nella tua camera da letto.-
Il viso di Loki si oscurò visibilmente.
Sapere che non mi aveva mai lontanamente pensata in quel senso, e che lo indignava solo il pensiero che altri lo potessero credere, mi faceva un gran piacere.
Guardai il cielo, sorridendo ancora. Ma mentre lo guardavo il mio sorriso si spense, lentamente..
-Loki.. cos'è quello?-
Loki alzò la testa.
Stava spuntando qualcosa, dal varco nel cielo. Qualcosa di grosso, di molto grosso, simile a quegli enormi animali fluttuanti che i Chitauri usavano per viaggiare nello spazio.
Loki fremette; la sua espressione si fece confusa, impreparata. Come una persona svegliata bruscamente da un bel sogno.
Non mi piacque per niente.
-Cos'è quello, Loki?!- Insistetti.
Lui si voltò verso di me, e incontrò il mio sguardo ostinato. -Ti ricordi l'Ikreed? Il re dei Chitauri?-
Annuii.
-Credo che sia là dentro.-
Raggelai lentamente.
Mi voltai a guardare l'animale.
Poi sentii che Loki mi afferrava il polso. -Vieni.- Disse. -Dobbiamo tornare dentro.-
Lo seguii senza opporre resistenza. Capii chiaramente che il mio momento di immobilità era terminato.


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Capitolo 9
*** Richiesta di scelta ***


Bonjoooour :) Allora, visto che è passato un po' di tempo, una piccola ricapitolazione. Il signore dei Chitauri  è arrivato sulla Terra e il "piccolo momento magico" di Loki e Leah sembra essersi rotto. Cosa succederà adesso?
N.B: Quando arrivate alla parte dove si parla dei Germogli dei Ean, non elogiatemi e non pensate che facciano parte di qualche leggenda norrena.. ehm.. me li sono totalmente inventati ù.ù  Ma ogni tanto anche la mia fantasia ha bisogno di galoppare.
Bene, passo e chiudo! Un bacio e buona lettura <3
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                                         Richiesta di scelta


Continuai a percorrere in diagonale la stanza, a passo spedito, mangiandomi le unghie.
Arrivai fino al muro, lo guardai senza vederlo, e poi mi voltai di scatto. Continuai così.
Mi sembrava un'eternità che Loki era uscito “per accogliere l'Ikreed”.
Maledizione! Cosa voleva adesso questo alieno dalla Terra? Perché era venuto? Loki non ne sapeva niente, avevo visto la faccia che aveva fatto..
Già, la sua espressione mi si ripresentò davanti.
Sembrava un bambino innocente a cui veniva strappato di botto qualcosa di bello, di molto bello.
Strinsi i pugni. Cosa cambiava l'arrivo dell'Ikreed per Loki? Cosa cambiava per la Terra? Cosa sarebbe successo, adesso?
La porta si aprì, e io quasi sobbalzai.
Loki entrò, in armatura così come era uscito. Aveva stampata sul viso un'espressione neutra.
Gli andai incontro. -Allora?!-
Lui portò gli occhi su di me, e chiuse la porta. -È venuto qui con qualche guardia e il suo enorme trasporto, quello che hai visto. L'ho fatto entrare dentro e l'ho annunciato alle truppe dei Chitauri.. Adesso è la che parla coi suoi capi dell'esercito.- Disse.
-Sì ma cosa vuole?-
-Vedere come sto gestendo il Tesseract.. e aiutarmi a finire quello che ho iniziato.-
Lo guardai per un po', senza aprire bocca. Non avevo idea di cosa fosse un Tesseract, e quindi mi concentrai sull'altra parte della frase.
-Vuole invadere il resto della Terra?- Chiesi piano.
-Intende iniziare ad abbattere la barriera intorno alla città già da domani. Non vuole perdere tempo, dice che ogni giorno che passa la barriera si fa più debole, per questo i terrestri sono riusciti a penetrarla per qualche ora.- Rispose.
Sentii girarmi la testa. La barriera che i Chitauri stessi avevano eretto, la barriera che serviva a permettere loro di riassestarsi.. L'Ikreed intendeva abbatterla, e questo avrebbe significato che.. che..
-Non possono farlo.- Dissi, quasi tra me e me. -Non glielo permetterò.-
Quella frase sembrò toccare qualcosa, in lui, e l'espressione neutra lasciò il posto ad una arrabbiata. -E cosa intendi fare, sentiamo?!-
-Tu cosa intendi fare, piuttosto?!- Esplosi a mia volta. -Intendi permettere che lo faccia? Non farai niente? Certo, dirai.. già che ci sono, perché lasciare il lavoro a metà? Già che ci sono lo finisco!-
-E cosa dovrei fare?! Sono io che li ho spinti a venire qui, loro non sapevano neanche dell'esistenza del tuo pianeta!-
-E allora mandali via!-
-Non è così semplice!- Gridò, poi mi guardò. -È .. è come se stessi correndo in discesa, Leah. Non mi fermo, non mi posso fermare.-
-E tu FRENA, cazzo!- Urlai, furiosa.
Lui non mi rispose, ma mi guardò. Sembrava stare abbassando le armi.
Scossi la testa, e allargai le braccia. -Non ha importanza niente per te? Del buono in te non t'importa? È da buttare via? Di me non ti importa?-
Loki mi guardò, e i suoi occhi in quel momento parvero mostrarmi tutto il dolore che si consumava dentro di lui. Tutte le guerre, tutte le torture, tutto il sangue..
Andò a sedersi sul bordo del letto, e si prese la testa fra le mani.
Benché fosse in armatura, con l'elmo color oro splendente, mi parve più debole che mai.
-Lui non si fermerà.- Disse. -Non prima di avere preso ciò che vuole. Ciò che io gli ho promesso di dargli.- Aggiunse, amareggiato.
Andai a sedermi vicino a lui. -Cos'è che vuole?-
Si tolse le mani dalla testa, e si voltò a guardarmi. -Mondi.- Rispose. -La Terra non è solo che un piccolo inizio. Lui vuole conquistare tutto.. e pensa che il Tesseract gli aprirà nuove vie, vie mai tentate da nessuno.-
-Cos'è questo dannato Tesseract?-
-È un'enorme fonte di potere. È.. la scusa per cui io sono venuto qui.- Ammise.
Lo guardai, e attesi che continuasse.
-Ha la forma di un cubo..- Lo modellò sovrappensiero con le mani. -Apparteneva a mio.. a Odino. Non so bene come, ma è caduto nelle mani di voi terrestri, che avete tentato di utilizzarlo come fonte di energia. Ma il suo potere va ben oltre.. è in grado di aprire portali nello spazio. È con il Tesseract che ho portato i Chitauri qui.-
Annuii, avevo capito.
-Quindi adesso il Tesseract ce l'hai tu.-
Annuì.
-E, finito con la Terra, lui intende invadere il resto dell'universo.-
Annuì, di nuovo.
-Wow.- Commentai, a bassa voce. -Sembra il classico cattivo dei cartoni animati.-
Loki mi guardò, confuso.
-Niente.- Dissi. -Quindi cos'ha in mente? Vuole buttare giù la barriera e invadere la Terra, semplicemente? Guarda che noi abbiamo un esercito niente male.. magari non con le vostre armi stregate ma che conta tanti uomini. E poi ci sono gli Avengers.-
Gli occhi di Loki si oscurarono. -Lo sa benissimo.-
-E quindi?-
-E quindi ha in mente un piano.- Si alzò e si allontanò da me.
Dopo qualche istante lo seguii. -Che genere di piano?-
Non mi guardò, mentre parlava. -Me l'ha solo anticipato.. ne sembra entusiasta. .. Lui possiede una sorta di .. di amplificatore, in grado di aumentare di centinaia di volte la potenza di una qualche energia. E ha fra le mani un'arma, che può di distruggere qualsiasi cosa nelle vicinanze. Una volta abbattuta la barriera, intende metterla in quella sua sorta di amplificatore, e..- Non terminò.
Io rabbrividii un poco. -Loki, guardami.-
Lui obbedì.
-Per favore, vai più sul dettaglio. Sono in grado di capirti.-
Fece un grande sospiro. -Lo so, Leah.- Mi disse. -Dunque.. c'è un pianeta, uno dei nove mondi che compongono Yggdrasil, chiamato Ark..-
-Ok, qui salta.- Lo interruppi, un po' confusa.
Loki sorrise. -C'è un pianeta, su cui crescono piante molto particolari. Si nutrono dell'energia stessa del pianeta, e quindi ne sono intrise. I loro frutti, che non sono commestibili ma sono molto potenti, sono chiamati Germogli di Ean, e hanno i poteri più vari. Per farti capire, ci sono Germogli di piante che possiedono poteri curativi, altri che possiedono poteri offensivi..-
Annuii, fin qui c'ero.
-Lui è entrato in possesso del più pericoloso dei Germogli di Ean. Ha la forma di una piccola sfera, in cui vorticano come liquidi colorati.. in realtà non sono liquidi, sono il nucleo del suo potere.- Attese che io annuissi di nuovo, prima di continuare. -Questo Germoglio è in grado di distruggere qualsiasi cosa colui che ha scatenato il suo potere voglia, e lo fa nel raggio di mille piedi. Se lui lo mette in quella specie di amplificatore che i Chitauri hanno creato con la loro magia, e attende che la barriera venga distrutta..-
-Distruggerà non solo l'esercito che sarà lì ad attenderlo, ma anche molte altre città.- Conclusi io.
-Esatto.-
Ci fu qualche attimo di silenzio.
-È sicuro che ce l'abbia?- Chiesi io.
-Me l'ha mostrato un attimo fa.-
-E c'è qualche modo per fermarlo? Tu potresti prenderlo e distruggere l'esercito dei Chitauri!-
Loki sorrise, ma non era divertito. -Idea allettante, ma l'amplificatore ce lo ha lui, e non mi mostrerà dove lo tiene.-
-Perché? Non si fida di te?-
-Non completamente, ha capito che a muovermi non sono i suoi stessi motivi.. Vuole avere anche lui delle armi in mano.-
-Ma allora..- non capivo -.. allora perché ti ha dato il suo esercito?-
Loki fece un'espressione strana, come se avesse preferito non rispondermi.
-Allora?- Incalzai.
-Lui è il re, ma c'è un'altra autorità sul suo pianeta, una molto più importante di lui. È da quella che ho avuto questa missione e questo scettro.- E mi mostrò l'arma che portava sempre con sé.
Io mi ci soffermai per qualche secondo.. Poi guardai lui e chiesi: -E cos'è esattamente questa autorità?-
Scosse la testa. -Non lo so bene nemmeno io, ma ha sentito la mia rabbia e ha deciso di utilizzarmi per i suoi piani.. Io mi sono lasciato utilizzare, perché quello che mi serviva era un esercito.-
-Mhm.. Immagino che non sia il genere di persona che si lascia prendere in giro.- Mormorai.
-Non lo definirei persona, comunque mi ha già avvertito attraverso l'Ikreed che, se dovessi fallire, la sua vendetta ricadrà su di me..- Fece uno sforzo per ricordarsi le parole - “e non ci sarà mondo o crepa dove lui non mi”..- Poi si interruppe, perché vide la mia espressione.
-Davvero un bel lavoro, Loki.- Cacciai fuori, cercando di apparire sarcastica. -Hai nemici da tutte le parti.-
Lui sorrise, i suoi occhi erano chiari. -A questo penserò dopo, Leah. Non credo che questo essere avrà fretta di vendicarsi.. Vuoi che io cerchi di salvare il tuo pianeta, o no?-
Sorrisi. -Sì.-
Si voltò di nuovo, dandomi le spalle. -E allora bisognerà pensare a un modo..-
Io abbassai la testa.
Sarà che tutti quegli alieni, quei Germogli di Ean, e quei Loki erano nuovi per me.. oppure semplicemente perché non ero mai stata in gamba a ideare strategie.. sta di fatto che non mi veniva niente.
Un solo pensiero mi ronzava muto in testa: la Terra rischiava di scomparire. Tutto quello che avevo conosciuto, rischiava di scomparire. Le persone che avevo amato, i posti che facevano parte della mia vita..
Per ironia della sorte, gli unici che potevano fare qualcosa eravamo io – un essere umano capitato lì per caso – e Loki – un pluriomicida pentito, triste e incompreso.
Loki, che adesso vedevo passeggiare piano davanti a me, riflettendo. Loki, a cui ormai mi ero legata saldamente, e – lo sapevo – non avrei mai più potuto sciogliere quei nodi.
D'un tratto, lo vidi fermarsi. I suoi occhi azzurri scintillarono lievemente..
-Cosa c'è?- Chiesi.
Mi guardò, con il barlume dell'idea ancora negli occhi. -Niente.. Mi è venuta in mente una cosa.-
-Dimmi.-
Si voltò completamente verso di me. -Quando mi ha mostrato il Germoglio di Ean, l'Ikreed mi ha chiesto: “è questo il Germoglio dal potere distruttivo?”.. si è tranquillizzato solo quando gli ho detto di sì. Credo che possa essere azzardato, ma capisci cosa significa?-
Corrugai le sopracciglia. -Teme che sia un falso?- Ipotizzai.
Loki tese le labbra in un piccolo sorriso. -Ti do un altro indizio: i Germogli di Ean sono molti.. e si somigliano tutti.-
Capii. -Non era sicuro che fosse quello che cercava lui!-
-Lo credo anch'io!- Rispose. -E credo anche che non sia capace a distinguerli.-
-Quindi se noi..-
-Va' avanti.-
-.. se noi lo sostituissimo..-
-È rischioso, ma può funzionare! ..- Si bloccò, poi sorrise. -.. E credo anche di sapere con cosa sostituirlo.-
Non potei trattenermi dal sorridere a mia volta. -Con cosa?-
-C'è un Germoglio, dal potere praticamente opposto a questo, che può fare al caso nostro. Elimina tutte le grandi energie nei d'intorni.. Come quella del mio scettro, del Tesseract.. e anche quella che muove i Chitauri.-
I miei occhi brillarono.
-Se l'Ikreed inserisce quel Germoglio nell'amplificatore..- proseguì Loki -.. distruggerà tutto l'esercito dei Chitauri, e anche il Tesseract. Avremmo vinto.-
-Bisogna che andiamo a prendere quel Germoglio!-
-È su un altro pianeta.- Mi fece notare.
-E allora? Non puoi raggiungerlo?-
-Certo, ma preferisco che tu resti qui.-
-Cosa stai dicendo? Io non ho paura, Loki.-
-Lo so che non hai paura, ma fidati di me.- Mi guardò intensamente. -Ho bisogno che tu resti qui, ho bisogno che Leah sia mia alleata, che mi guardi le spalle qui.-
Deglutii. -Sì, ho capito.-
-Ci metterò poco, neanche mezza giornata, te lo prometto.-
-Ma come farò a guardarti le spalle, se non posso neanche uscire di qua?- Gli chiesi.
Loki mi si avvicinò. Mi mise una mano sotto il viso e parlò guardandomi dritta negli occhi. -Domani ti presenterò all'Ikreed. Inventerò qualcosa che giustifichi una mia breve assenza, e gli raccomanderò di non farti succedere niente, così tu potrai andartene in giro tranquilla.. Però tu dovrai recitare quella parte.. Mi dispiace di chiederti questo.- Aggiunse, sincero.
Io sorrisi, ricordandomi immediatamente di che parte si riferiva. -È per una buona causa. Nessuno ha paura di una puttanella, e nessuno le presta attenzione.-
-Ed è precisamente quello che noi vogliamo.-
-Mi piace architettare piani con te, signor Imperatore del Male.- Risposi, e lo baciai.
Pensai che avrei potuto morire felicemente in quell'istante. E dal breve tremito delle sue mani, doveva averlo pensato anche lui.

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Capitolo 10
*** Doppiogiochisti ***


Oilà :) Ecco il nuovo cap come promesso! Spero che vi piaccia.
Recensite, recensite, recensite.
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                                           Doppiogiochisti


Feci un grande sospiro.
Loki, vicino a me, mi studiò. Forse temeva che non fossi pronta.
Bisognava fare un lavoro perfetto, lui lo sapeva e io lo sapevo. Se non lo avessimo fatto, saremmo morti entrambi, e la Terra probabilmente sarebbe stata distrutta.
Sentii che mi prendeva la mano, le sue dita si intrecciarono con le mie. Voleva infondermi un po' della sua sicurezza, per caso?
Lo guardai e gli sorrisi, grata; poi annuii con decisione. Lui tornò a guardare di fronte a sé, e mi lasciò la mano.
Uscimmo dalla base, alla luce.
I Chitauri – con le armi in pugno – erano dappertutto. Un mare marrone e corazzato, che si spostava a passo spedito verso l'orizzonte. Là, all'orizzonte, la barriera era appena visibile. Una sorta di velo azzurrognolo, che si confondeva con il cielo, ma che ci separava dal resto del mondo.
Non appena i Chitauri fossero arrivati laggiù – lo sapevo – avrebbero iniziato l'opera di distruzione.
Loki procedeva a passo sicuro, e io mi adattavo al suo ritmo. I Chitauri si voltavano al suo passaggio, ma non prestavano attenzione a me.
Individuai immediatamente l'Ikreed, senza che Loki dovesse indicarmelo in qualche modo.
Stava in mezzo a quella marea, immobile, osservando i suoi ordini che venivano eseguiti. Era uguale agli altri Chitauri, e al tempo stesso era diverso. Indossava vesti più elaborate. Un mantello, una corazza..
E poi aveva su quel volto grottesco un'espressione. Malvagia – forse – crudele, ma pur sempre un'espressione.
Sinceramente, non sapevo se ciò fosse un bene o un male.
Ci avvicinammo.
-Salve, eighenòk Ikreed.- Disse Loki. Nel suo saluto chiaramente formale, c'era un accento appena udibile di canzonatura.
L'Ikreed si voltò verso di noi, e ci guardò. -Salve, Asgardiano.- Ribatté, rivolto a lui.
Parlava la nostra lingua, e anche piuttosto bene.
I suoi occhi erano piccoli, e scuri, e si spostarono immediatamente su di me. Sentii che mi scrutavano, freddamente, impassibilmente. Io rimasi immobile, come un piccolo animale che viene annusato da uno più grosso.
-Questa deve essere la donna di cui mi hai parlato ieri sera.- Disse infine. -Sei sicuro che sia saggio lasciarla vivere?-
-Per favore! È la più obbediente fra tutti questi patetici terrestri.- Sorrise, sardonico -E poi mi sembra di stare facendo esattamente quello che tu e lui mi avete chiesto, lasciatemi almeno qualche piccolo premio.-
L'Ikreed lo scrutò, quasi con disprezzo. Sembrava pensare che Loki non fosse degno di guidare il suo esercito, era troppo egoista, troppo capriccioso, troppo distratto.. Ma sembrava anche pensare che Loki gli servisse, così non disse niente.
Io osservai l'Ikreed – cercando di mantenere un'espressione il più vuota e il più insignificante possibile, come mi aveva detto Loki – e mi sorpresi a pensare che era strano, dopotutto, quanto umana potesse apparire in alcune cose una creatura così aliena.
Vidi Loki diventare serio.
-Devo assentarmi per qualche ora.- Comunicò all'Ikreed.
Quello non parve aspettarselo. -Perché?- Domandò.
-Devo vedere alcune persone. È possibile che in questa cosa avremmo altri alleati.-
Io mi stupii sinceramente per l'abilità con cui mentiva.
-Altri alleati?!- Ripeté l'Ikreed. -E con quale diritto tu hai..?-
-Evitiamo una spiacevole discussione.- Lo interruppe Loki, secco. -Mi sembra che ne abbiamo già fatte troppe ultimamente. O mi sbaglio?-
L'Ikreed ammutolì, ma lo fissò con fredda rabbia.
-Non metterei mai a rischio quello che stiamo facendo.. se penso che sia meglio avere altri alleati è perché probabilmente è così.- Disse Loki.
-Quanto starai via?- Domandò.
-Poche ore.-
-Sbrigati.- Ordinò. -Prevedo che la barriera crollerà entro domani mattina.-
Loki annuì. Poi il suo sguardo sembrò cadere casualmente su di me. Disse all'Ikreed: -Puoi tenermela d'occhio, mentre non ci sono? Sai, non vorrei che qualcuno..-
L'Ikreed sogghignò, per nulla divertito. -Puoi stare tranquillo. I tuoi giocattoli non verranno scalfiti da noi, principino.- E si voltò.
Lo sguardo di Loki si adombrò.
-Buon viaggio, mio padrone.- Cantilenai allora io, perché ero sicura del risultato..
E infatti negli occhi di Loki corse un lampo ironico, che scacciò via quell'ombra, e che per fortuna l'Ikreed non vide.
Loki mi diede le spalle – forse per evitare che quel lampo ricomparisse una seconda volta e venisse colto – e iniziò a camminare in direzione del portale, senza rispondermi. Qualche minuto dopo lo vidi, in distanza, montare su uno dei loro animali e iniziare a salire verso il cielo.
Varcò il portale, e scomparì.
Nella mia mente, io sospirai. Ero rimasta sola, e ora dovevo condurre bene il gioco.
Mi guardai intorno. Loki mi aveva dato due incarichi: scoprire – se ci riuscivo – dove si trovava l'amplificatore e convincere l'Ikreed ad affidarci per qualche minuto il Germoglio di Ean, in modo da effettuare il nostro scambio. Mi aveva però fatto capire che, se non ero sicura di poter porre le domande giuste, era meglio che lasciassi perdere.
Il modo di porre le domande era tutto, specialmente quando si aveva a che fare con un individuo furbo e diffidente come l'Ikreed.
Lui di Loki non si fidava, e non lo prendeva sottogamba. Forse io sarei riuscita a farmi sottovalutare.
-L'Illusore mi ha spiegato il funzionamento della barriera e del Tesseract.- Dissi.
L'Ikreed non mi rispose, quasi non avessi parlato.
Proseguii. -Mi ha anche detto della pianta che userete contro i terrestri.-
-Non è una pianta, è un Germoglio del sacro Ean.- Sembrava seriamente irritato. -E se fossi in te, sciocca umana, eviterei di parlare di queste cose.-
Proseguii ancora, imperterrita. Il mio tono non era impaurito, perché una stupida ragazza traditrice della propria razza non sapeva quando era ora di avere paura. -Deve essere molto bello, per essere così potente.-
-Adesso capisco perché intenda soggiogare gli umani..- Disse l'Ikreed. Si rivolse a sé stesso, come in presenza di un animale e non di una persona.
-L'Illusore mi ha promesso che posso tenere in mano il Germoglio.-
Rise. -L'Asgardiano da tutto talmente per scontato..-
-Ma il padrone..-
-Silenzio!- Mi interruppe, e si voltò appena verso di me. -Le tue mani non sono degne di toccare il Germoglio. Oltre a questo, ormai è tardi. È già stato inserito all'interno del mio Jeydof, il divoratore di energia, che ha iniziato ad assorbire il suo potere. E quando questo processo inizia ad avvenire, non si può più estrarre la fonte di energia, o Jeydof dopo non riuscirà a amplificarla a dovere. Quindi smettila di fare chiasso.-
Per un momento i miei occhi si sgranarono.
Ero sicura che lui avesse scambiato questa reazione per un'improvvisa paura, e non per quello che era realmente.
Abbassai lo sguardo, e l'Ikreed tornò a guardare l'esercito dei Chitauri.
Il Germoglio era già stato messo nell'amplificatore?
La testa quasi mi girava per quello che significava quella frase.
Se era già stato messo lì dentro.. come avremmo fatto io e Loki ad effettuare lo scambio?
Non potevamo, era semplice.. Che scusa avrebbe inventato Loki per estrarlo dall'amplificatore? Se lo avesse fatto, sarebbe stato scoperto.. e l'Ikreed già non si fidava di lui.. ci sarebbe arrivato! Merda! Loki non sapeva dove si trovasse l'amplificatore. Quindi non potevamo nemmeno farlo di nascosto! Ma se io adesso avessi provato a cercare l'amplificatore? Era una follia! Cercarlo dove?! L'Ikreed doveva averlo nascosto in un luogo inaccessibile per Loki, figurarsi per me! Ma allora che fare, che fare?
Deglutii.
Stai calma, Leah. Forse Loki ha una soluzione.. quando torna ne parlate. Lui è scaltro come una volpe, ha sempre una soluzione.
Sì.. doveva essere così. Adesso meno che mai mi sentivo sicura abbastanza da fare altre domande all'Ikreed. Mi sarei tradita, ne ero certa..
E farsi scoprire era il peggio del peggio. Era il “game over” assoluto.
-Mi sento un po' debole, preferisco andare a stendermi.- Dissi all'Ikreed. -Buona giornata, signore.-
Lui non mi degnò di una risposta.
Mi allontanai lentamente.
I Chitauri mi passavano a pochi metri, e dovevo fare uno sforzo immane per non iniziare a tremare.
Preferivo continuare a dirmi che Loki aveva senz'altro una soluzione, ma dentro di me cominciavo a pensare che il nostro piano fosse una follia. Due contro tutti. Sconfitta certa.
Poi vidi una cosa che mi fece bloccare sul posto, e dimenticare per qualche istante quello che mi passava per la testa.
Vedendomi, si fermò spiazzata anche lei.
.. Evidentemente i Chitauri avevano bisogno di qualcuno che svolgesse le mansioni di schiavo, il problema era che di schiavi non ce n'erano più. Così era ovvio com'era finita. Coloro che prima ci davano ordini, ci frustavano e ci schiaffeggiavano, adesso erano costretti a portare pesanti tronchi all'interno della base.
Da come la megera mi guardava, era evidente che mi aveva data per morta. Uccisa dall'Illusore.
Ma non era quello che mi preoccupava..
Un Chitauro vide che si era fermata, e la spinse rudemente per costringerla a riprendere il suo lavoro. Lei distolse lo sguardo da me e ricominciò ad arrancare con il piccolo tronco in spalla, entrando nella base.
Se solo avessi potuto godere appieno di quella vista!
Per un attimo non seppi cosa fare.
La megera, nei mesi che mi aveva fatto da capo, mi aveva conosciuta alla perfezione. Se c'era una che poteva sapere che io non ero una puttana, né tanto meno una stupida traditrice, quella era lei.
Entrai a mia volta nella base.
La trovai immediatamente.
Era proprio nell'ingresso di roccia, che scaricava il tronco in un mucchio di almeno una trentina.
Sembrava invecchiata di dieci anni. Era più scavata, più sporca, più dolente.. Ma non mi faceva pena. Forse sono crudele, non lo so, ma quella donna non poteva farmi pena.
Fu l'istinto a spingermi, probabilmente. O forse la rabbia, forse la frustrazione al pensiero che, se lei avesse parlato, io e Loki avremmo potuto perdere! Solo per causa sua!
Era troppo.
Vidi un pezzo di vetro per terra, e lo afferrai.
Poi mi diressi verso di lei.
La presi alle spalle, approfittando del fatto che non c'era nessuno, e la spinsi in uno dei piccoli cunicoli che si aprivano nella roccia. La sbattei contro la parete e le infilai il pezzo di vetro sotto il mento.
-Sta' zitta e non muoverti.- Sibilai.
Mi resi conto di quanto fosse debole solamente guardandole gli occhi. Completamente inermi, completamente impauriti. Sembrava non avere nemmeno più la forza per respingermi.
La sentivo tremare, sotto di me.
-Come ci si sente, eh?- Le domandai, inclinando appena la testa. -Non ti viene una bella cera, alla lunga, vero?-
-Leah, cosa.. cosa vuoi fare?- Com'era strano sentire la sua voce così terrorizzata! -Come fai a essere viva?!-
-Te lo dico io come faccio: io e l'Illusore stiamo facendo squadra.-
Sgranò gli occhi.
-Sì, hai capito bene. Lui intende soppiantare l'Ikreed e io avrò il mio posto al suo fianco, dopo.- Mentii -Vedi a cosa mi hai ridotta? .. Perché quell'espressione, mio Capo? Hai paura che ti uccida? Hai paura che mi vendichi?-
-Ti prego, ti prego..- Cominciò a dire.
Feci più pressione con il vetro. A lei sfuggì un gemito.
-Sai che ti dico? Perché non dovrei farlo?- Domandai. -Te lo meriti. E poi non posso permettere che tu dica qualcosa all'Ikreed. Mi sono fatta sfuggire troppo.-
-Non dirò niente!- Quasi urlò. -Lo sai che non dirò niente.. Non sono così stupida da mettermi contro l'Illusore! Lo sai, lo sai..-
Sorrisi. -Eh già. Perché se tu dirai qualcosa, sono sicura che l'Illusore non vorrà morire senza vendicarsi a dovere. Ti ucciderà nel modo più terribile che tu possa immaginare.-
-Non dirò niente! Non dirò niente! Lo sai!-
La guardai, con scherno. Poi la lasciai andare, abbassai la scheggia di vetro.
Lei rimase immobile, come temendo che stessi scherzando.
-Vattene.- Dissi.
Lei obbedì subito.
Io la guardai correre via, senza nessun pensiero in particolare.
Sapevo che presto o tardi mi sarei pentita per questa sorta di vendetta. Però ora non avrebbe parlato; la paura poteva avvinghiare meglio di delle catene di ferro, ce lo aveva insegnato lei stessa.
Ma la megera mi aveva fatto venire in mente una cosa.
Io e Loki non potevamo non farcela.


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Capitolo 11
*** Come l'Innominato ***


Ed eccomi qua a rompervi le scatole con un altro capitolo :) Però in questo ultimo periodo ho davvero bisogno di scribacchiare qualcosa.. Portate pazienza xD 
Vi adoro! Spero che questo cap vi piaccia 
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                                  Come l'Innominato


Il Germoglio di Ean era così piccolo da starmi sul palmo della mano, ed era di una bellezza straziante.
C'era qualcosa di extraterrestre in quella bellezza.
Non fraintendetemi, amavo la Terra più di ogni altra cosa – vederla attaccata da degli alieni me lo aveva ricordato – ma ci sono alcuni tipi di bellezza che il nostro pianeta non può creare.
Il Germoglio di Ean era uno di quelli. Aveva l'aspetto fragile, aveva una consistenza strana, ed era caldo.
Al suo interno vorticavano sostanze colorate, che forse avrei potuto definire “gas” se questa parola non mi fosse parsa tanto banale. Sembravano più che altro degli spiriti, temporaneamente imprigionati lì dentro. Si intrecciavano l'un l'altro.
-È davvero splendido.- Dissi. -Peccato che non servirà.-
Se l'altro Germoglio – chiamiamolo quello “cattivo” – continuava a restare dentro l'amplificatore...
Loki alzò appena gli occhi su di me, ma non rispose. Stava pensando; era già un po' che era seduto sul letto passandosi due dita sulle labbra, per accompagnare i suoi ragionamenti. Aveva gli occhi scuri per quello che gli avevo raccontato.
-Deve esserci un modo.- Disse, dopo un po'.
-Abbiamo ancora tutta la notte. Potremmo cercare l'amplificatore, sostituire il Germoglio.- Azzardai.
-No. Rischieremmo di attirare l'attenzione, l'Ikreed l'avrà nascosto bene.-
Sentii quasi un dolore fisico.
-Loki...-
-
Ascolta Leah, non ti devi preoccupare. Al tuo pianeta non succederà niente.- Disse. -Mal che vada lo sostituiremmo domani mattina, di fronte a tutti. Questo Germoglio di Ean non ha un potere offensivo, come quell'altro, quindi quel dannato amplificatore ci metterà solo pochi minuti ad assorbire e a espandere il suo potere.-
-Già, con il piccolo problema che in quell'intervallo di tempo l'Ikreed ti ucciderà.- Commentai.
Sorrise. -Sì, anche io speravo di evitare questo risultato.-
-Loki, stai..- volevo formulare una domanda, ma osservandolo si tramutò spontaneamente in un'affermazione - .. stai dicendo sul serio!-
Fece una smorfia, quasi a dirmi “per forza che dico sul serio”.
-Tu stai pensando di martirizzarti!- Quasi gridai, per lo stupore. -Tu, il dio dell'inganno. Sei impazzito per caso?-
-Perché?- Mi domandò. -In questo modo tutto andrebbe secondo i piani.. e poi vedi altre soluzioni? I terrestri non mi perdoneranno, ad Asgard non mi perdoneranno..-
-Tu hai paura.- Dissi.
-Non è questo.-
-Ah no?-
-No..-
Lo scrutai bene. -.. Sì, invece. Hai paura di quello che succederà dopo.- Dissi, dolcemente.
Lui non rispose, ma abbassò gli occhi.
Già, certo che aveva paura. Ritrovarsi a faccia a faccia con Odino, con Frigga.. la vergogna, il dolore.
Sospirai. Cercai le parole con cui avrei voluto esprimere i miei pensieri, poi incominciai:
-Mi rendo conto che sia una cosa strana da dire, ma.. a volte la morte è più facile della vita. Forse hai ragione tu, se morirai tutti ti perdoneranno.. ma che senso avrebbe? Solo vivendo potresti espiare le tue colpe. Vivere non è facile.- Mi tornarono in mente le immagini della mia schiavitù -.. vivere è una resistenza continua. Ma è anche la cosa più coraggiosa che si possa scegliere di fare, è un atto di eroismo anche quello.-
Loki mi guardò, e sorrise. -Che belle parole, Leah. Ma gli eroi che cantano ad Asgard fanno cose più coraggiose che vivere.. I nostri cantori non celebrano vecchi nemici che hanno cambiato idea.-
-Mi sembra un mondo un po' rigido, il tuo.- Commentai. -Comunque, nel nostro invece sì. Nella letteratura ci sono un sacco di personaggi come te, cosa credi? E io me ne intendo di letteratura, i miei genitori sono italiani.-
Loki mi guardò un po' sorpreso. Poi rise. -Cosa?-
-Niente niente. Come non detto!- Ritornai seria. -Comunque c'è un altro motivo per cui.. insomma.. preferirei che tu non morissi.. Sai com'è..- La voce mi calò a poco a poco, come se la tristezza che prima avevo celato riuscisse a trapelare..
Per un po' Loki non rispose. Poi chiese: -Perché lo fai?-
-Lo sai benissimo il perché.- Mi andai a sedere vicino a lui. -.. Ti starò vicina, dopo, te lo giuro. Non ti abbandonerò, ma tu promettimi che non ti farai ammazzare.-
-La tua casa è qui, Leah.-
-Sta' zitto e promettimelo.-
Mi guardò, tristemente. -Te lo prometto.-
Che strazio vedere quegli occhi annegare nel dolore! Se solo avessi potuto farlo sparire.
Andammo a dormire qualche minuto dopo, per arrivare pronti alla mattinata decisiva.. Ma ero consapevole del fatto che nessuno dei due avrebbe chiuso occhio.
Rimanemmo in silenzio, avvolti nel buio della notte, ognuno perso nei propri pensieri.
Non avevo mai notato come, durante la notte, anche i pensieri fossero immobili. Erano lì, sopra di me, sempre gli stessi e immutabili. Avrei potuto stare tutta la notte a fluttuare placidamente tra di loro.
Per un po' pensai a domani, senza sapere cosa aspettarmi, senza sapere cosa sarebbe successo. Se saremmo riusciti a sostituire il Germoglio o no, se della gente sarebbe morta o no...
Ma poi questi pensieri mi parvero così dolorosi e immateriali che mi volsi ad altro.
Ora, l'essere uscito dalla turba volgare de' malvagi, l'essere innanzi a tutti, gli dava talvolta il sentimento d'una solitudine tremenda, mi sorpresi a pensare, invece.
Ma, non che aprirsi con nessuno su questa sua nuova inquietudine, la copriva anzi profondamente, e la mascherava con l'apparenze d'una più cupa ferocia; e con questo mezzo cercava anche di nasconderla a sé stesso, o di soffogarla.
Perché mi venivano in mente adesso quelle frasi? Quelle righe che mi erano particolarmente piaciute, e che chiedevo a mia nonna di rileggere, e poi di rileggere ancora..
Voltai la testa verso Loki. Lo vidi appena, nel buio.
Già da qualche tempo cominciava a provare una cert'uggia delle sue scelleratezze. Quelle tante ch'erano ammontate, se non sulla sua coscienza, almeno nella sua memoria, si risvegliavano ogni volta che ne commettesse una di nuovo, e si presentavano all'animo brutte e troppe: era come il crescere e crescere d'un peso già incomodo.
Guardai il profilo del suo volto con molta tristezza, quasi con un nodo in gola.
Povero Loki. Che destino che ti è capitato.



Per la prima volta da quando ero lì sotto, mi parve che il mattino giungesse troppo presto. Avrei voluto ricacciare la luce indietro.
Mi vestii dietro il paravento, e quando tornai dall'altra parte trovai Loki già in armatura, che fissava con occhi inespressivi nulla in particolare.
In quel momento, nemmeno io avrei potuto dire cosa pensava.
Uscimmo dalla base, e scoprimmo un'enorme schiera di Chitauri là, all'orizzonte, vicino alla barriera.
Non stavano cercando di abbatterla, e subito non capii perché. Ma poi, mentre ci avvicinavamo, la risposta mi parve chiara.
Sarebbe bastato ancora un solo colpo, per farla crollare.
Era pallida, non di un bell'azzurro come me la ricordavo, e ci si riusciva a vedere attraverso, come a una grossa vetrata. Mi svelava uno stuolo di figure in distanza.
Capii che si trattava del nostro esercito.
Osservai le schiere dei Chitauri, che iniziammo a costeggiare. Sembravano pronti alla lotta, ma i loro occhi erano – come sempre – spenti e freddi: gli occhi di degli automi.
Tentai di tenermi il più distante possibile da loro.
Individuai l'Ikreed.
Stava alla testa del proprio esercito, ed era su una specie di rialzo del terreno, forse per distinguersi dagli altri, o forse semplicemente per vedere meglio l'esercito umano oltre la barriera.
Era una giornata fredda e ventosa. Il sole c'era, ma pallido, e distante.
Loki mi diede un colpetto sul braccio per attirare la mia attenzione.
Lo guardai.
Lui, muto, mi indicò impercettibilmente con la testa qualcosa.
Seguii il suo sguardo.
Non molto distante da noi, a destra, c'era quella che sembrava una grossa roccia spugnosa dal colore nerastro, presidiata da due Chitauri armati.
Capii cosa fosse solamente quando notai il Germoglio di Ean incastonato al suo interno.
Il mio cuore fece una capriola.
-Ce l'hai?- Mi sussurrò Loki, senza guardarmi.
Feci scivolare una mano dentro la tasca dell'abito.. incontrò qualcosa di sferico, e caldo.
-Sì.- Mormorai a mia volta.
-Quando sarà il momento giusto, dovrai correre lì, togliere l'altro Germoglio e inserire questo, come abbiamo programmato. Pensi di farcela?-
-Come farò a capire quando sarà il momento giusto?-
-Te lo farò capire io.- Disse. -Adesso fermati qui, e nel frattempo non farti notare.-
-Va bene.- Risposi, e nell'istante in cui le mie gambe si fermarono, pensai a un sacco di cose.
Pensai che poteva andare a finire male, molto male, e pensai che dovevo assolutamente dire a Loki tutto quello che non gli avevo ancora detto.
Che mi fidavo di lui, che credevo in lui.. E soprattutto, che lo amavo.
Ma l'istante passò senza che io avessi il tempo di aprire bocca. Loki proseguì verso l'Ikreed, e io rimasi lì.
Forse non era quello il momento per dirsi cose del genere. Potevo solo sperare che lui lo sapesse già, senza bisogno di parole, oppure di avere una seconda occasione, dopo.
Rimasi per un po' immobile, ad osservarlo raggiungere l'Ikreed.
Poi mi riscossi, e incominciai a passeggiare vicino all'amplificatore, con falsa aria assorta.
I Chitauri dovevano sapere chi ero – il giocattolino dell'Illusore – ma ciò non impedì alle guardie del Germoglio di guardarmi con occhi di fuoco, e di seguirmi passo per passo.
Dando mostra di non essermene accorta, decisi senza scompormi di allontanarmi un poco. Non era saggio allarmarle.
Ma come avrei fatto a scambiare i due Germogli, con quei due alieni lì? Speravo che Loki ci avesse pensato!
Loki non può pensare a tutto, Leah, mi fece notare una vocetta. Loki ha bisogno di te come alleata, non come ragazzina piantagrane! Perciò pensa a qualcosa.
Mi guardai un po' attorno. Non c'era nulla di che, nulla che potesse essermi utile quando sarebbe arrivato il momento..
Il mio corpo era scosso da strani, piccoli scatti. Sembravano brividi di freddo, ma io sapevo che il freddo non centrava un bel niente.
Cercai di darmi un contegno.
Mi resi conto che per allontanarmi dall'amplificatore – che tra l'altro, scusate questa parentesi stupida, non mi ero immaginata per niente così! Mi ero immaginata un qualcosa di metallico, un congegno forse, ma di certo non una stupida roccia – ..e anche per allontanarmi dalle sue guardie, mi ero avvicinata alla barriera.
Scorgevo qualche figura, aldilà, e non molto lontana. Pur non riuscendo a distinguere i loro volti, capii subito che non erano dell'esercito.
Chissà di chi si trattava... curiosi? Giornalisti? O solo gente disposta a fare una brutta fine, pur di vedere?
Voltai la testa verso Loki.
Lo vidi, da lontano, confabulare con l'Ikreed. Intuii che mancava veramente poco all'abbattimento della barriera.
Allora, come avrei fatto a mettere k.o. quei due giganti?
-Leah?-
Mi voltai, stupita, al suono del mio nome.
Una figura, oltre la barriera, stava venendo verso di me.
La scrutai. Poi mi ritrassi appena per la sorpresa e spalancai gli occhi. -..Robin?-
-Leah!- Urlò.
-Rob!-
Corsi vicino alla barriera, e lui fece lo stesso.
Ci scrutammo, increduli, felici. Avrei tanto voluto abbracciarlo, ma non potevamo.
-Oh mio dio!- Esclamai, esaminando ogni suo dettaglio. -Oh mio dio..p-porti dei jeans!-
Fidatevi. Per due ex schiavi abituati a vedersi con addosso degli stracci logori, non era tanto ovvio riprendere a portare i jeans, un giorno.
-E tu porti un..- Scrutò il mio abito, poi sorrise -.. be', quel che è.-
Risi di gusto.
Ce l'aveva fatta! Robin ce l'aveva fatta!
-E Lily?!- Chiesi.
-Lily sta bene. È dai suoi genitori in Florida.-
-Gesù! Meno male che se ne sia andata! Si può sapere tu cosa ci fai ancora qua?-
Robin aggrottò le sopracciglia. -Perché dici così?- Mi chiese, senza rispondere alla mia domanda -Sai qualcosa di quello che...?-
Non lo lasciai finire. -Potrebbe andare male, ma sinceramente farò di tutto per evitarlo. Lo giuro! Tu sai come sono loro, non voglio che tutta la Terra subisca quello che abbiamo subito noi! Io e Loki faremmo di tutto per impedirlo! Te lo prometto!-
Parlavo a vanvera, travolta dall'emozione.
-Chi è Loki?-
Senza esitazione, mi lanciai a spiegargli chi fosse Loki. Gli dissi che era per lui che non ero scappata anch'io quel giorno, gli dissi che lo amavo, gli dissi che lo avevo capito, gli dissi del Gemoglio di Ean, del nostro piano.
-La salveremo! Salveremo la Terra!-
Ero troppo euforica di vedere Robin lì, sano e salvo, libero, per accorgermi dei suoi strani occhi scuri.
-Leah?-
-Sì?-
-Ascoltami.. devi buttare via subito la cosa che ti ha dato l'Illusore.-
Lo guardai stralunata. L'euforia svanì lentamente.
-Leah.. io capisco che sia stata dura, ma non puoi lasciare la presa su te stessa come hanno fatto Alex e Madison. Ti ricordi di loro? Ti prego. È ovvio che l'Illusore ti sta ingannando.. butta via quella cosa e scappa, per favore.-
Mi parlava in tono persuasivo, come se fossi malata.
-No!-
Sembrò stizzito. -Perché no? Perché ti fidi di lui?-
-E-esatto..- Ma sembrava una cosa stupida mentre la dicevo.
Robin mi guardò intensamente. -Stammi a sentire. Cos'è più probabile? Che l'Illusore si innamori di una schiava, o che la sfrutti per qualche suo fine ultimo?- Mi chiese. -Forza. Butta quella cosa e scappa via da lui. Nessuno farà caso a te, ora non hanno tempo per prestare attenzione anche a una schiava.-

Scappa via da lui”, “non hanno tempo per prestare attenzione anche a una schiava”?
Non hanno tempo per prestare attenzione anche a una schiava”?
Qualcosa scattò in me.
-Io non mi sono mai sentita una schiava, Robin. Forse è per questo che ho potuto aiutare Loki.- Gli risposi, seccamente.
-Sì, lo so, ma..-
-No. Niente ma.-
Mi voltai e iniziai ad allontanarmi.
-Leah!- Sentii che mi chiamò Robin, forte.
Ma io non avevo voglia di starlo a sentire.
Sapevo ciò che mi avrebbe detto, e sapevo anche che non lo avrebbe fatto con cattiveria. Però io avevo scelto di fidarmi del mio istinto, e di fidarmi di lui.
Guardai Loki, laggiù, in armatura splendente, lo scettro in mano.
Lucia aveva detto all'Innominato: se lei volesse, potrebbe farmi paura più di tutti gli altri, potrebbe farmi morire; e in vece mi ha.. un po' allargato il cuore.
Ora dovevamo giocare la nostra partita, io e lui. E l'avremmo giocata bene, con la consapevolezza che fosse quella decisiva.
Io mi sarei fidata di lui, e lui si sarebbe fidato di me.


Adesso, era il turno di Loki di scoprire le arte.


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Capitolo 12
*** Il coraggio ***


Eccomi ricomparsa! Scusate il ritardo, tra scuola e esame della patente ho poco tempo per scrivere.. ma sono riuscita a ritagliarmi uno spazietto per me! Eccone i frutti, ditemi cosa ne pensate ;)
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                                         Il coraggio


Loki guardò di fronte a sé.
La barriera aveva un aspetto debole, estremamente fragile. L'Ikreed – al suo fianco – non riusciva a controllare la propria trepidazione.
-È giunto il momento.- Gli disse.
Loki avrebbe voluto mentire con la sua solita scioltezza, fare ciò che da sempre era stato abile a fare. Rispondergli che anche lui non vedeva l'ora di calpestare gli umani, di guardare altri edifici crollare, altre case bruciare, altre persone morire...
Quella volta però non ce la fece, e rimase zitto.
L'Ikreed non se ne accorse. I suoi pensieri erano ormai proiettati verso l'immediato futuro. I suoi occhi fissavano con bramosia aldilà della barriera, e possedevano uno scintillio scuro di foga conquistatrice che turbò profondamente Loki. Anche i suoi occhi erano stati così? Quando, perché...?
-Darò il segnale ai Chitauri di abbattere la barriera.- Continuò l'Ikreed, senza guardarlo. -Dopodiché li farò divertire un po', prima di mettere in funzione Jeydof, l'amplificatore. Sarà bello.-
-Va bene.- Disse solamente Loki.
-Tu resta qui.- Ribatté l'Ikreed, e si allontanò.
Loki strinse lo scettro in pugno e cercò di allontanare dal proprio cuore la paura. Perché aveva paura, non poteva negarlo.
Anche Leah se ne era accorta, il giorno prima. “Hai paura di quello che succederà dopo.” ..
Senza farsi vedere, la cercò con lo sguardo, ma non la trovò.
Solo distese di Chitauri e, di là, distese di umani.
Com'è che era arrivato lì? Se lo ricordava a mala pena.
Com'è che era passato dal giocare nei bastioni del castello di Asgard, a quello?
-LOKI!-
Una voce famigliare, che proveniva dall'altra parte della barriera.
Strinse appena gli occhi, riconoscendola subito.
-Thor!- Gridò in risposta, cercandolo con lo sguardo.
Lo vide, una figura massiccia al limitare della barriera, il profilo di Mjolnir stretto in pugno.
Dietro di lui c'erano i suoi compagni umani, ma si tenevano in disparte, come a permettere a Thor di parlare da solo con suo fratello.
Ah sì?
Loki scese dal rialzo nel terreno, e avanzò verso la barriera. I Chitauri lo lasciarono passare, con un po' di rispetto e un po' di diffidenza.
Il dio dell'Inganno vide Thor osservarlo con i muscoli tesi, mentre lui gli si avvicinava. Sorrise fra sé e sé.
Si fermò a qualche passo della barriera, e lo fissò.
Thor aveva quella sua solita espressione da bue arrabbiato, come se avesse appena corso dalle fondamenta del regno di Hel alla più alta torre di Asgard.
-Lo sai vero che tra poco tutto questo cadrà?- Gli chiese Loki.
-Ti prego, fratello, ferma quell'individuo. Non ti è bastato tutto questo?!- Gridò.
-E tu non ti sei ancora stufato di chiamarmi fratello?- Ribatté lui, senza rispondere alla sua domanda.
Sentiva una rabbia incontenibile, una rabbia enorme nei suoi confronti. Avrebbe voluto combattere contro di lui ancora, un'ultima volta prima di dire a Leah di sostituire il Germoglio di Ean e di fare finire tutto quello!
-No, non mi stancherò mai di chiamarti fratello.- Gli rispose Thor. -Non m'importa chi sia il tuo vero padre, noi siamo cresciuti insieme. Per me le cose non cambieranno mai.-
-Ma per me sono cambiate.- Sussurrò lui.
Non sapeva con che tono lo avesse detto... ma quelle parole fecero un curioso effetto su di Thor. Lo guardò, ma senza riuscire a rispondergli, e i suoi occhi azzurri sembrarono arrendersi all'evidenza.
All'evidenza di cosa?, si chiese Loki. Forse che non erano fratelli, che non lo sarebbero mai più stati?
In quel momento intervenne Stark, facendo un passo avanti.
Era in armatura, ma non portava l'elmo. Contrariamente al suo solito, era molto serio.
-Fermati adesso, Loki, oppure ti fermeremo noi.- Disse. -Fin'ora abbiamo evitato di farti del male, ma dopo oggi non saremo più tanto teneri.-
Loki lo fissò senza rispondergli.
Si rese conto che, prima, aveva odiato chiunque stesse dalla parte di Thor, compresi quei cinque esseri umani.
.. Ma adesso qualcosa era cambiato, quelle persone non suscitavano più nulla in lui.
Si ricordò che doveva sostituire il Germoglio, che doveva risparmiare quella gente senza alcuna colpa, come aveva promesso a Leah. Non per suo fratello – oh, per una volta, non per lui! – ma per se stesso, perché voleva farlo.
-Scusatemi..- disse, rivolto a tutti loro -.. ma adesso devo proprio andare. Credo che ci vedremo dopo.-
-Loki!- Lo richiamò Thor, un po' stupito. -L-LOKI!-
Ma Loki si era già voltato, e stava tornando rapidamente indietro.
In quello stesso momento vide un gruppo di Chitauri avanzare, con delle grosse armi in pugno, e puntare contro la barriera.
Gli ordini dell'Ikreed stavano venendo eseguiti, dunque.
I Chitauri caricarono il colpo, le armi si illuminarono di una luce violetta e poi spararono. Ci fu un breve fischio, e poi si propagò nell'aria il suono basso e vibrante di un urto.
Loki imprecò a bassa voce; c'era poco tempo. Aumentò il passo.
Cercò Leah con lo sguardo. La massa di Chitauri intanto si stava impercettibilmente muovendo verso la barriera.
Alle sue spalle ci fu un altro rumore come quello di prima, questa volta più intenso e sordo.
Loki cercò con maggiore attenzione, e finalmente la vide.
Stava abbastanza vicina all'amplificatore, ma non così tanto da dare l'impressione alle guardie di avere un secondo fine.
Era appoggiata ad una roccia, e stava fissando con preoccupazione la barriera. Nei suoi occhi sembrava riflettersi lo spettacolo a cui stava assistendo.
Era strano vedere i suoi occhi così velati. Strano e triste.
Com'era possibile che fosse così bella? Che illuminasse tutto il mondo attorno a lei, come una giovane Liòsàlfar, un Elfo della Luce? I capelli castano-rossicci le cadevano lievemente arricciati ai lati del viso. I suoi occhi splendevano sempre di una personalità incredibile, una personalità così abbagliante da quasi non permettere di intravedere i tratti del viso.
Era straordinaria – sebbene fosse stato riluttante ad ammetterlo con se stesso, lo aveva capito da subito, da quella prima volta che l'aveva vista – e adesso che c'era lei, era cambiato tutto.
-Leah.- La chiamò, piano.
Pensò che non avesse sentito, eppure – benché distante – abbassò la testa e i suoi occhi si posarono su di lui.
Lo scrutarono per un po'. Poi lei capì, senza bisogno d'altro. Strinse le labbra e annuì, i suoi occhi corsero decisi sull'amplificatore.
Loki sorrise.
In quel momento, un rumore assordante e orrendo, orrendo come un pezzo di stoffa lacerato selvaggiamente da un animale. Il terreno tremò lievemente, e nell'aria spenta di quel mattino si propagò odore di bruciato.
Loki si voltò.
La barriera stava cadendo a pezzi, il mondo si ricongiungeva.
Era iniziata.
I Chitauri e gli umani si slanciarono gli uni verso gli altri. Da entrambi i lati si cominciò a sparare, e l'urto fu rumoroso e distruttivo. Nel cielo dei Chitauri iniziarono a sfrecciare pattuglie di caccia umani, sparando a qualsiasi cosa si muovesse. I Chitauri risposero immediatamente al fuoco, a bordo dei loro animali.
Lampi di esplosioni e terriccio alzato, che si infilava negli occhi. Voci, grida e spari.
-Loki!-
Loki si voltò verso la voce.
Vide l'Ikreed, su una di quelle bestie volanti, affiancato da due guardie. Si stava muovendo a raso terra e lo fissava con frenesia e felicità.
-Vieni.- Gli disse. -Vieni. Andiamo vicino alla battaglia.-
Loki ricambiò il suo sguardo. -No. Io e te rimarremo qua.- Disse.
-Cosa dici?-
-Te lo spiego.- Rispose, con calma. -Tu e io adesso combatteremo. E io ti ucciderò.-
L'Ikreed lo guardò, spiazzato. Poi i suoi occhi si fecero consapevoli.
E assieme alla consapevolezza, emerse l'odio.



Era il finimondo. Avevo le orecchie assordate dalle grida e dagli spari, e mi muovevo freneticamente, senza sapere nemmeno io cosa stessi facendo.
Loki mi aveva dato il segnale, per cui dovevo scambiare i Germogli. Ma il mio cervello era troppo confuso per permettermi di ideare un piano!
Le guardie del Germoglio erano ancora piantate lì, e non sembravano intenzionate ad andarsene. Tuttavia si stavano guardando intorno, non erano più attente come prima, ed era evidente che avrebbero preferito partecipare all'azione.
Ci misi pochi istanti a decidere. Penso che il merito fosse in buona parte di quella confusione, che mi aveva resa cretina e rintronata come dopo tre mojiti.
Afferrai una grossa pietra e mi lanciai contro la prima guardia. Le sbattei la pietra in testa con quanta forza avevo – più un po' dovuta alla paura – e lei per la sorpresa perse l'arma e cadde in terra.
Le sferrai un calcio dritto in faccia. Provai un dolore acuto al mignolo ma lo ignorai.
La guardia si accasciò a terra, e rimase ferma.
Raccolsi la sua arma e alzai la testa. L'altro Chitauro mi aveva vista e si stava avvicinando a me.
Cercai di colpirlo, ma senza più l'effetto sorpresa questo mi mandò facilmente a sbattere contro una roccia. Puntò la sua arma contro di me, l'attivò e sparò.
Io evitai il colpo buttandomi per terra. Mi rimisi in piedi e mi riparai dietro ad un'altra roccia.
Lì dietro imitai il gesto che gli avevo appena visto fare; quindi mi sporsi dalla roccia e sparai.
Evidentemente non se lo aspettava. Venne colpito in pieno, con un'esplosione violetta, e stramazzò a terra.
Ripresi fiato. Poi scattai fuori, oltrepassai di corsa e un po' zoppicante il suo corpo steso a terra e mi avvicinai all'amplificatore.
Dunque.. il Germoglio era lì dentro, luminoso e vibrante. Cosa dovevo fare? Bastava che lo prendessi e lo togliessi? E poi cosa? Aspettare che i Chitauri attivassero l'amplificatore?
Era fuori discussione, dopo la baraonda che avevo combinato i Chitauri avrebbero capito che non era il caso di attivarlo, che c'era qualcosa che non andava..
Alzai la testa, e con una fitta al cuore vidi Loki combattere con l'Ikreed.
No, avrei dovuto attivarlo da sola.
Tesi le mani e toccai il Germoglio, ma le ritrassi subito. Scottava in una maniera allucinante, come se stesse bruciando.
Strappai dei lembi dalla mia veste e me li avvolsi intorno alle mani. Dopodiché presi un po' di fiato, e un po' di coraggio, e poi feci scattare le mie mani in avanti. Le chiusi sul Germoglio.
Il dolore fu immediato e lancinante, ma non lasciai la presa.
Tirai indietro, e il Germoglio venne via. Lo gettai subito a terra.
Caddi in ginocchio. I palmi delle mie mani fumavano, letteralmente. Srotolai i lembi e scoprii la mia carne rossa come una piaga, completamente ustionata.
Mi morsi le labbra per non urlare né piangere dal male.
Poi, piano, tirai fuori dalla mia tasca il secondo Germoglio di Ean, lo guardai e lo inserii nel incavo vuoto.
Si illuminò immediatamente, e io mi ritrassi.
Respirai affannosamente, mentre osservavo la sua luce insinuarsi in ogni fessura dell'amplificatore. Il Germoglio iniziò a vibrare, i suoi colori si fecero più intensi.
Lo guardai con meraviglia.
Mi dava una strana sensazione.. In mezzo a tutto quel rumore e a tutta quella sofferenza, il misterioso oggetto venuto da un mondo che non era il mio – un mondo magico, dove ciò che qui era impossibile là era realtà – mi pareva vivo. Anzi, mi pareva l'essenza stessa della vita.
Com'è difficile descrivere simili sensazioni.
In quel momento capii che non era l'amplificatore a dover essere attivato, ma il Germoglio stesso, e seppi cosa fare.
-Ti prego, salvala.- Dissi. -Salva la mia Terra.-
Il Germoglio – e con lui tutto l'amplificatore – diede un bagliore di luce accecante. Durò per un istante o poco più, poi la sua luce si propagò in tutte le direzioni.
I Chitauri caddero come foglie secche non appena ne furono sfiorati, gli umani vennero semplicemente oltrepassati, e io ad un certo punto capii che – dovunque Loki avesse nascosto il Tesseract – questo era stato distrutto.
Ci fu un rombo sordo, come un tuono.
E poi l'enorme apertura nel cielo iniziò a chiudersi.
La osservai muta, senza mostrare gioia, perché non ero ancora del tutto certa che stesse accadendo sul serio.
Intanto, la luce del Germoglio parve tornare indietro, rifluire verso il suo proprietario, e il Germoglio riprese a essere quello che avevo tenuto in mano poco fa. Spento, come assopito, dai colori tranquilli e misteriosi.
Nel silenzio improvviso, qualcuno parlò.
-Tu.-
Io alzai la testa, stupita da quella voce. Una voce rauca, grottesca, che avevo imparato ad associare i Chitauri.
Vidi che l'Ikreed era ancora in piedi.
Mi stava guardando con rabbia.. e con piena comprensione.
Voltò lentamente la testa verso Loki. Ghignò. -E tu.-
Rabbrividii.
Non posso descrivere cos'erano i suoi occhi mentre osservava Loki.. Loki, che aveva l'aria piuttosto affaticata. I segni del combattimento sul volto; tagli, graffi, sudore..
L'Ikreed invece sembrava fresco e potente.
Non mi chiesi come aveva fatto a sopravvivere al Germoglio. Con il senno di poi, credo che avremmo dovuto pensarci.
Loki sorrise, affannato ma beffardo. -Immagino che non faccia piacere, trovarsi improvvisamente sguarnito.- Lo scettro fra le sue mani era ormai un bastone come un altro, privato del suo potere dal Germoglio.
L'Ikreed sorrise, e strinse i pugni. -Prima di ucciderti mi piacerebbe sapere perché lo hai fatto.- Disse. Il suo tono era di sprezzo. -Per il perdono? È per quello, Asgardiano? Non puoi ottenerlo, lo sai. Hai ucciso troppo, con troppo piacere. Nessuno ti perdonerà, perché a nessuno è mai importato niente di te.-
Il sorriso di Loki svanì.
-Sei più simile a me, a noi, che a loro. Materia oscura, animale fatto per uccidere. Combatti la tua natura e combatterai te stesso..- Il suo sorriso si allargò. -È per questo che adesso io ti faccio un piacere, a ucciderti. Morirai serenamente, e tutti dopo potranno fingere di essere dispiaciuti per la tua prematura scomparsa. Non è già troppo, per uno come te? Certo,- estrasse una lama dal suo fianco -.. c'è anche da dire che farà un po' male.-
-FERMO!-
Thor spuntò dalla folla, lontano, ma non abbastanza per non apparire minaccioso con il suo grosso martello in mano.
Loki si voltò a guardarlo. Nei suoi occhi vidi muoversi qualcosa.
L'Ikreed scrutò Thor con serietà. -Calma, principe!- Urlò, per farsi sentire. -Non è il caso di arrabbiarsi. Sto solo esponendo alcune semplici verità. Come il fatto che io morirò..- si voltò verso Loki -.. e che tuo fratello verrà con me.-
Successe tutto molto rapidamente.
L'Ikreed fece un gesto molto semplice, che però non riuscirei mai a descrivere. Sembrò quasi smettere di trattenere il respiro, o lasciare andare un singhiozzo.
Si illuminò di luce purpurea, che sembrava provenire da dentro il suo stesso corpo..
Io capii subito cosa stava per succedere.
-Loki!- Urlai, e scattai in avanti.
Corsi verso di lui.
Davanti a me, Loki si voltò.
I suoi occhi si fecero impauriti. -Leah! No! .. Stai indietro!-
Ma era troppo tardi.
Un'esplosione di uno spietato lampo violaceo.
Fu immediato e distruttivo.
Mi investì in pieno, e io avvertii in ogni singola cellula del mio corpo il disfacimento totale, una morte rapida e improvvisa.
Non avevo mai pensato seriamente alla morte, e in quel breve quarto di secondo non riuscii a farlo come avrei sperato.
Posso solo dire questo. È vero che c'è una luce calda e consolante.. Ed è vero anche che rivedi tutte le cose più importanti..
Hanno ragione quando dicono che vivi più in quell'istante che in tutta la tua vita.
Loki si sarebbe salvato, Loki era un dio, il suo corpo era più forte.
Addio, mio coraggioso Asgardiano. Spero che troverai la forza per prendere in considerazione ciò che ti ha detto l'Ikreed.
E scegliere di non crederci.


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Capitolo 13
*** La cittadella celeste ***


Booonjour :) Eccomi che arrivo con il nuovo cap! Allora, dove eravamo rimasti?
Leah è morta. GULP. La cosa vi ha sconvolto, ci siete rimasti male? Be', forse allora è possibile che questo capitolo vi consoli. ..Non è ancora detta l'ultima parola per lei ;)
Buona lettura e un bacio.
Blu Notte
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                                      La cittadella celeste


Socchiusi appena gli occhi.
Ebbi la sensazione di trovarmi sulla linea esatta di confine tra Sogno e Realtà.
Oltre il mio campo visivo, tutto baluginava e creava un armonioso gioco di riflessi. C'era tanta luce e tanto oro, e io fluttuavo nell'aria.
Come però riprendevo conoscenza, scendevo, scendevo lentamente...
La mia schiena toccò il pavimento fresco, il mio corpo si adagiò a terra.
Io tuttavia non mi mossi.
Buffo. Ero sempre stata certa – anzi, più che certa, la mia era una sicurezza assoluta – che oltre la morte non ci fosse niente. Il nulla, dove l'io non ha più senso e viene disperso nell'aria, come polvere.
Che strano aprire gli occhi
aldilà. Che strano ricordarsi tutto fino a quell'ultimo, estremo istante, e aprire comunque gli occhi.
Mi alzai in piedi. Sentivo il mio corpo come se fossi ancora viva: mi sentivo persino un po' indolenzita.
Mi guardai attorno.
Mi trovavo in una stanza ottagonale, ricoperta di vetrate, specchi, semi-colonne e tanto oro. Oro dappertutto, a ornare assieme a qualche gemma i raffinati capitelli, a comporre l'intricato mosaico che abbelliva il pavimento di marmo.
Su un lato della stanza vidi una porta.
Mi ci diressi lentamente, la aprii ed entrai.
Ciò che mi si presentò davanti mi fece trattenere il fiato.
Ero su un vasto terrazzo delimitato da una ringhiera, immaginai che desse su uno strapiombo. Tutto attorno a me – edifici, torri, guglie – era color oro, e enormi cascate precipitavano a picco nel baratro.
Mi avvicinai piano alla ringhiera e mi sporsi.
Vidi il precipizio, e vidi che sembrava infinito. Roccia tagliente e levigata che sembrava quasi... volare, non poggiare su niente. Il rumore scrosciante delle acque riempiva l'aria.
-Dio.- Esclamai.
-Dei.- Mi corresse una voce.
Mi voltai immediatamente.
C'era una ragazza. Era più indietro rispetto alla porta dalla quale ero uscita, così che prima non la avevo notata.
Era bella – non propriamente bella secondo i nostri canoni di bellezza, ma c'era qualcosa che la faceva apparire tale – portava i capelli corti e una ghirlanda di fiori sul capo, era lievemente paffuta e le sue guance erano rosee. Aveva un aspetto... primaverile.
-Ciao, Leah.- Mi disse, come se mi conoscesse da anni.
La osservai per qualche istante. -Chi sei?- Le domandai poi.
-Idun.- Mi rispose, vivace. -Mi sono occupata di te.-
Mi sono occupata di te.
In quel momento il mio cervello riprese a lavorare.
Mi resi conto che, se ero sempre stata certa che oltre la morte non ci fosse niente, un motivo c'era. E poi parliamoci chiaro.. se davvero esistesse un Paradiso, possibile che fosse così terreno? Con i suoi ori, i suoi pavimenti decorati.. Tendevo a immaginarmi un Dio un po' più metafisico.
Ma allora, questo significava che...
Mi guardai di nuovo attorno, e capii. -Siamo ad Asgard, non è vero?-
La ragazza chiamata Idun sorrise, e annuì.
La testa mi girò leggermente. -Ma.. com'è successo?-
-Stavi troppo male per essere curata nella tua terra, così ti hanno portata qui.- Mi spiegò. -Il tuo corpo midgardiano è fragile in confronto al nostro, abbiamo temuto per la tua vita. Sei rimasta addormentata per giorni e giorni.. Questa mattina però hai iniziato a riprenderti, e adesso ti sei finalmente svegliata.- Sorrise.
La guardai, ancora molto confusa. Poi chiesi: -Quindi sono viva? Davvero?-
-Davvero davvero.-
-Chi mi ha portata qui? .. Thor?-
Annuì. -Sì, naturalmente.-
Mi ricordai una cosa importante. -E ha portato qui anche Loki? Lui sta bene?!-
Idun sorrise calorosamente. -Loki è un Asgardiano, si è ripreso molto prima di te, perché il suo corpo è forte.- Fece una pausa, e si rabbuiò. -È la sua mente quella che mi preoccupa. È molto fragile, e il pensiero che ti avrebbe perso, come gli hanno fatto capire senza alcun tatto, lo ha profondamente abbattuto.-
-Cosa?- Provai una fitta di fastidio. - Ma io sono viva.-
Idun si illuminò nuovamente. -Lo so.-
Stavo riacquistando lucidità. -Ascolta, devo vedere Loki. Puoi dirmi dove si trova?-
-In prigione.- Disse.
-In prigione?!-
-Odino non ha potuto fare altrimenti.- Mi spiegò, pacata.
La guardai. Poi sospirai. -Ho capito.- Dissi. -Be', mi puoi accompagnare alle prigioni, Idun?-
-Mi dispiace, Leah, ma devo occuparmi dei miei pazienti qui. Tuttavia se uscirai dalla Zona della Guarigione, troverai certamente qua nei dintorni Thor e gli altri. Loro ti possono accompagnare da Loki.- Disse. Poi prese qualcosa da una tasca interna della sua larga veste, e me la porse.
Era una mela.
-Intanto prendi questa.- Disse Idun. -Rimettiti in forze.-
Obbedii, anche se un po' titubante. Idun mi fece un cenno incoraggiante.
Diedi un morso alla mela, e incredibilmente mi sentii subito molto meglio.
Idun sorrise, e mi indicò la porta dalla quale ero uscita. -Prego. Quarta entrata a destra.-
-Grazie.- Le dissi, cercando di trasmetterle con una sola occhiata tutta la mia gratitudine, e ritornai nella stanza.
La percorsi tutta, ad ampie falcate, ma mi resi conto che non c'erano altre porte. Ad altezza d'uomo, c'erano soltanto specchi.
Cosa significava?
Stavo per tornare da Idun, quando mi accorsi che gli specchi non riflettevano la mia immagine.
Per la sorpresa sobbalzai e lasciai cadere la mela. La guardai rotolare sul mosaico del pavimento, e una parte di me si sentì un po' in colpa, come se avessi appena profanato un luogo sacro.
Tuttavia... Tornai subito agli specchi.
Andai di fronte al quarto, come aveva detto Idun. Anche in quello la mia immagine non veniva riflessa.
Feci un bel respiro. -Ok.- Mi dissi.
Speriamo bene...
Mi avvicinai allo specchio, chiusi gli occhi e lo oltrepassai.
Provai solo una piacevole sensazione di frescura. Poi aprii gli occhi e vidi che ero sbucata in un bel corridoio.
Mi voltai verso lo strano ingresso, scombussolata, dopodiché tornai ad osservare il luogo.
Le pareti erano di un bel verde raffinato, i dettagli erano color oro. C'erano tanti quadri, tante torce, e tante strane armature, con elmi dalle forme più disparate.
Cominciai a percorrere il corridoio.
Le armature erano enormi, e io mi sentii subito fuori posto.
Asgard, Asgard. Ero in una terra aliena, da lì in poi avrei potuto vedere qualsiasi cosa. Cosa ci facevo in quel posto, quanto distante ero dal mio pianeta, che improvvisamente sembrava così piccolo?
Udii dei passi. Vidi apparire un Asgardiano: capii che lo era osservando il suo abbigliamento, nel complesso molto simile a quello di Loki e di Thor.
I suoi occhi, quando si posarono su di me, scintillarono di curiosità. Abbassai la testa.
Non mi disse niente, così lo oltrepassai e procedetti.
Incominciai a incontrare gente, e in tutti suscitai la medesima reazione.
In alcuni, oltre che curiosità, vidi anche altro. A volte diffidenza, a volte stima, a volte – possibile? – dispetto.
Da ciò incominciai a pensare che, ad Asgard, quello che avevano fatto i due figli di Odino sulla Terra era stato seguito con molto interesse.
All'improvviso – proprio mentre una donna mi scoccava un'occhiata gelida – udii una voce che mi fece accelerare il battito. La seguii, sperando proprio di non sbagliarmi, imboccai una diramazione secondaria e giunsi in una stanza piuttosto ampia, dalle grandi finestre.
C'era un gruppo di persone, e una di loro, per fortuna, era proprio Thor.
-Thor!- Esclamai, con sollievo.
Tutti gli occhi della stanza si puntarono su di me.
Oltre a lui, c'erano una ragazza, un uomo dall'aspetto truce, uno piuttosto robusto, e uno dai riccioli biondi.
-Leah!- Mi rispose, con evidente – ma piacevole – sorpresa.
Aveva l'aspetto stanco, Thor. Più ora che si trovava ad Asgard di quando lo avevo visto combattere contro i Chitauri per liberare i prigionieri umani... Tuttavia gli occhi erano sempre dello stesso azzurro, e il sorriso dello stesso bianco perfetto.
Sorrisi.
Il gruppo mi venne incontro.
-Come ti senti? Stai bene?- Mi chiese la ragazza.
-È viva!- Commentò l'uomo robusto, senza provare a nascondere il proprio stupore.
-Be', questo è un bel sollievo.- Disse l'altro, quello dall'aspetto piacente, con un'occhiata eloquente rivolta a lui.
-Ti senti bene?- Mi chiese Thor.
-Mai stata meglio, ma ho bisogno di vedere Loki.- Gli dissi.
Il biondo sbuffò, e mi rispose al posto di Thor. -Loki è in prigione, fanciulla.- Disse. -Adesso siediti, mangia qualcosa con noi, avrai una fame da morire. Abbiamo cose che possono piacere anche a te: carne, formaggio, frutta...-
Lo guardai. Sentii una punta di fastidio, come uno stiletto acuminato che mi si piantò nel cervello.
-Non ho bisogno di mangiare,
Fandral. Perché tu sei Fandral, vero?- Dissi, e guardai gli altri. -E voi siete Sif, Volstagg e Hogun.-
Loki mi aveva parlato di loro. Mi aveva detto di come lo trattavano, di come lo schernivano; mi aveva detto che erano amici leali solo per Thor.
-Be'..- Brontolò Volstagg -.. è amichevole esattamente come il suo ragazzo.-
-Basta.- Lo ammonì Sif.
Io li ignorai. Guardai invece Thor. -Mi puoi portare da lui?- Gli domandai.
Thor parve pensarci su, ma poi annuì. -Con lui hai vinto dove noi abbiamo fallito.. devi essere l'unica in grado di farlo ragionare.-
Quella frase non mi piacque.
-D'accordo.- Dissi, turbata. -Andiamo. Mi spiegherai strada facendo.-
-A dopo, amici.- Disse Thor agli altri.
Loro rimasero in silenzio, seri, ad osservarci.
Thor mi fece strada attraverso i corridoi di Asgard, e intanto mi raccontava quello che era successo in quei giorni.
Thor aveva portato immediatamente ad Asgard me e Loki. Sapeva di lasciare la Terra in buone mani: tutto l'esercito dei Chitauri era stato distrutto dal Germoglio di Ean, e lo S.H.I.L.D si stava già dando da fare per sistemare la situazione.
Anche Loki era stato affidato alle cure di Idun, e una volta guarito era stato portato nei sotterranei, in prigione. Non era stato molto collaborativo.
Si era mostrato risentito nei confronti di suo fratello, gli aveva detto che avrebbe dovuto lasciarlo morire, e aveva mostrato di non gradire la presenza di alcuno. Thor sulla Terra lo aveva visto soffrire, e lo aveva visto in preda alla follia... ma quello gli sembrava un dolore del tutto nuovo.
-Ho la sensazione che sia cambiato, non è più così pieno di rancore come me lo ricordo. Però è testardo allo stesso modo, rifiuta perfino il cibo.-
E io, invece, avevo la sensazione che anche qualcun altro fosse cambiato. Più ponderato, più riflessivo... Molto diverso dal Thor che mi aveva descritto Loki.
-Cosa succederà adesso?- Gli chiesi. -Vostro padre lo giudicherà?-
-Odino non può giudicare suo figlio, non sarebbe imparziale. In queste situazioni viene chiamato un altro Giudice, un essere antico e giusto, noi lo chiamiamo il Saggio Mandriano.-
-Quindi ci sarà una specie di processo.- Dissi.
-Qualcosa del genere. Il Saggio Mandriano ascolterà ciò che Loki ha da dire, e poi determinerà la sua sorte.-
Io rabbrividii. -Di solito in cosa consistono le punizioni?-
-Il Saggio Mandriano dà la punizione che ritiene giusta.- Mi rispose soltanto, ma io capii il significato di quella frase.
Il terrore mi attanagliò.
-Tu.. tu hai paura che decida di..?-
Mi guardò. In quel momento capii il perché di quell'aspetto stanco, di quelle rughe di preoccupazione. Non ci fu bisogno che mi rispondesse.
Guardai di fronte a me. -Dobbiamo fare ragionare Loki prima del processo. Dobbiamo far sì che si riprenda, che si lasci alle spalle tutto quanto. Il suo odio per sé stesso, il suo rancore verso di te... tutto quanto. O questo Saggio Mandriano potrebbe considerarlo perso. Ma Loki non è mai stato perso, è a un passo dal ritrovarsi... Merita di essere perdonato.-
-Io non l'ho mai incolpato.- Mi confidò Thor.
Lo guardai con tenerezza.
Intanto avevamo sceso parecchie rampe di scale, l'aria attorno a noi si era raffreddata e i luoghi si erano fatti via via più spogli.
Adesso ci trovavamo in un ampio corridoio di pietra, con pareti a mattoni a vista.
Il corridoio terminò in una robusta porta di legno sorvegliata da due guardie, che fecero un cenno rispetto a Thor quando arrivammo.
-Eccoci.- Mi disse semplicemente Thor.


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Capitolo 14
*** La sorte del secondogenito ***


La vostra Blu Notte ha passato l'esame della patente! :3 Ed essendo molto, ma molto contenta vi da un nuovo capitolo xD
Buona lettura. Per questo capitolo mi sono particolarmente impegnata, spero che vi piaccia
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                               La sorte del secondogenito


Odino doveva vegliare sui propri figli.
La cella in cui Loki era rinchiuso non era poi tanto angusta o umiliante. Era spaziosa, provvista di un tavolo e di un letto, e le torce appese alle solide pareti diffondevano nell'aria un gradevole tepore.
Più in là, fuori dalla cella, partiva una stretta scala che si snodava verso il basso; dedussi che se volevo vedere la vera prigione di Asgard, non dovevo fare altro che scendere.
Loki non si era accorto del nostro arrivo. Stava seduto su una sorta di panca di roccia, un piede su di essa e uno a terra; pareva arrabbiato, ma al tempo stesso impassibile, come un animale in gabbia a cui non importa poi più molto di tornare in libertà: spera solo di essere lasciato in pace.
Trattenni il fiato alla sua vista, e mi avvicinai alle sbarre.
Il mio cuore batteva. -Loki?- Chiamai.
I suoi occhi si fecero stupiti, e Loki voltò la testa verso di me.
Mi scrutò per un po', come a verificare che non fossi solo una sua allucinazione.
Poi domandò: -Leah?-
Annuii. Strinsi le mani sulle sbarre e sorrisi.
Gli occhi azzurri di Loki si sgranarono. Si alzò in fretta e venne verso di me; scrutò ogni mio minimo dettaglio, i suoi occhi si mossero rapidi per cercare l'accenno di una ferita, qualcosa che non andava, e tese una mano a sfiorarmi il volto.
-Stai bene, sei guarita?- Mi chiese.-Ti senti bene?-
Gli presi la mano e gliela strinsi nella mia. -Sì.- Risposi, solamente.
I suoi occhi diedero un guizzo, anche lui mi strinse la mano.
Oh, Loki... Dovevano essere stati giorni di più nero inferno per te.
-Starai qui?- Mi chiese.
-Sono qui.- Lo rassicurai.
Intervenne Thor: -Leah non potrà stare qui per sempre. La sua casa è la Terra, bisognerà che vi faccia ritorno presto o tardi.-
Mi voltai verso di lui, lasciando la mano di Loki, colta alla sprovvista da quella frase.
Gli occhi di Loki invece si oscurarono velocemente. -Cos'è? Me la vuoi portare via di nuovo, fratello?-
Guardai Loki, Thor abbassò la testa.
-Thor..- Dissi io -.. ci puoi dare solo un momento da soli?-
-Certo.- Disse. Ci guardò e poi se ne andò.
Sentii i suoi passi sul pavimento di pietra e poi la pesante porta chiudersi dietro di lui.
Guardai severamente Loki.
-Lo so, hai ragione, scusa.- Si affrettò a dirmi.
Alzai un sopracciglio, sorpresa.
-Non pretendo che tu rimanga qui.- Proseguì. -Hai già fatto tanto per me.. è solo che sentire Thor dire così, con quel suo tono saccente...-
-Ehi!- Lo interruppi, seccamente. -Io sono americana: ho il diritto di stare dove voglio. Quello sguardo era per Thor.-
-Per Thor?-
-Sì.- Lo guardai bene in faccia. -Loki, devi perdonare tuo fratello.-
Parve totalmente spiazzato.
Ero sicura che – a quel punto – se non mi fossi appena ripresa da morte praticamente certa e salvata in extremis, la conversazione sarebbe sfociata in un litigio.
-Credevo che tu, fra tutti, avessi capito...-
-Io ho capito! Ma le cose sono cambiate. Hai.. hai mai provato a stare a sentire Thor, invece che impegnarti il più possibile ad odiarlo?- Chiesi, indicando la porta. -Lo hai più sentito parlare? È diverso! Pensa a quante cose sono cambiate per te da quando hai scoperto di essere stato adottato.. Sono cambiate anche per lui. Dagli una possibilità, è tuo fratello.-
-Non lo è.- Ribatté, inespressivo.
-Un tempo gli hai voluto bene.- Gli risposi. Esitai, poi dissi: -.. Gli vuoi ancora bene.-
Loki non disse niente.
Sbuffai, e mi allontanai di qualche passo dalla grata. -Lo sai che fra qualche giorno arriverà il Saggio Mandriano, per giudicarti?-
-Sì, me l'hanno detto.-
Lo guardai seriamente. -E sai anche che ti condannerà?-
Rimase muto, a guardarmi fra lo spaesato e lo stupito.
-Tu non odi Thor, tu odi te stesso, perché non hai ancora accettato di essere un Gigante di Ghiaccio.- Dissi. -Be', fattene una ragione. Oltre al fatto che non è il caso che altri pianeti subiscano la tua rabbia repressa, se non accetterai ciò che sei il Saggio Mandriano ti condannerà.-
Loki strinse le sbarre. I suoi occhi mi fecero quasi desiderare di non aver parlato, tanto erano strazianti, ma non potevo fare altrimenti.
-E cos'è che sono?- Chiese.
Le sue mani tremavano leggermente...
-Sei il figlio secondogenito di Odino, fratello di Thor, Asgardiano.- Risposi, decisa. -Ma tu sei anche un Gigante di Ghiaccio, figlio di Laufey. Accettalo.-
Gli occhi di Loki erano ancora strazianti, ma lui stranamente annuì.
Mi avvicinai di nuovo, gli presi la mano. -Ce la farai, io lo so che ce la farai. .. Ti amo.-
Mi guardò, stupito. -Davvero?-
Annuii.
Sembrò tranquillizzarsi. Mi accarezzò la guancia. -Grazie di non essere morta.. Non mi sembra ancora vero, non può essere vero. Io non merito un simile dono.-
-Non è un dono, è un'opportunità.- Gli risposi. -Non sprechiamola.-



Mi diedero delle stanze tutte mie, dove avrei potuto riposarmi, stare un po' da sola e rimettermi completamente in forze.
Le stanze erano magnifiche, degne di una principessa. In camera da letto si apriva una gigantesca vetrata, e io potevo assistere allo spettacolo delle cascate di Asgard che si lanciavano nel vuoto.
Era tutto magnifico, ma non avevo pensato al problema che mi si sarebbe affacciato alla mente non appena avessi avuto un attimo di respiro.
Mi sentivo completamente spersa.
La Terra era distante, distantissima, e io mi sentivo instabile e senza nessun appoggio.
Mi sarebbe bastato poco per ridarmi un po' di equilibrio: un libro, una persona amica...
Thor però aveva poco tempo. Era il principe, futuro successore di Odino, e doveva comportarsi come tale. Aveva un gran da fare per preparare il palazzo all'arrivo del Saggio Mandriano, stava predisponendo la sala del trono.
Io non sapevo dove fosse questa sala del trono, né volevo saperlo. Ero sicura che prima o poi avrei incontrato Odino e Frigga, ma per motivi che non capivo nemmeno io avrei voluto che questo accadesse il più tardi possibile.
Idun invece durante la giornata mi fece qualche breve visita. Mi venne a trovare come se fossi una delle sue più care e vecchie amiche, appena ripresa da una brutta malattia. Mi parlò di sé stessa, senza pretendere che le rispondessi; mi parlò sapendo bene che ciò di cui avevo bisogno era ascoltare la voce di qualcuno.
Mi raccontò che adorava curare la gente e fare del bene fin da quando era bambina; mi parlò del ragazzo che amava senza riuscire a confessarglielo. Si chiamava Bragi, e mi disse che aveva una voce in grado di lenire qualsiasi sofferenza.
La rimasi ad ascoltare con molta simpatia.
Tuttavia anche Idun poi se ne dovette andare, e io restai di nuovo sola.
Non osavo mettere piede fuori dalle mie stanze, perché non mi piaceva come gli Asgardiani continuavano a guardarmi.
Scese la notte, e io mi sentii ancora più sola, in quel grande letto, al buio, sotto quelle coperte dal tessuto strano e sconosciuto. I miei pensieri corsero lontano, giù nei sotterranei di Asgard.
E tu come stai, Loki, chiuso nella tua cella? Anche tu ti senti un po' solo?

Al mattino mi svegliai presto, prima ancora che l'aurora avvolgesse Asgard. Fuori dalla finestra la notte era appena intrisa di un lieve chiarore, più simile a un presentimento che a vera e propria luce.
Non riuscivo più a stare lì dentro. Mi misi addosso una specie di lungo soprabito e uscii, in fretta. Infondo – pensai – a quell'ora non ci doveva essere nessuno in giro.
Camminai per un po' per i corridoi di Asgard, per le sue terrazze, respirai la sua aria. E piano piano cominciai a tranquillizzarmi.
Ad un certo punto però sentii dei passi dietro di me, e voltandomi vidi Sif.
Era già vestita di tutto punto, con la sua armatura e la sua coda ben fatta.
-Buongiorno, Leah.- Mi disse, fermandosi davanti a me.
Avrei davvero voluto voltarmi e andarmene, ma mi sforzai di dire: -Buongiorno.-
-Come sta Loki?-
-Non fingere che ti interessi.- Risposi, senza nemmeno pensarci.
Sif non parve né turbata né sorpresa. -Possiamo parlare di questo?- Mi chiese invece, come se non avesse voluto fare altro dall'inizio.
-Non c'è nulla da dire.- Ribattei, sulla difensiva. -Loki mi ha raccontato tutto di voi, in particolare di te. Lo hai sempre detestato, lo hai ridicolizzato in ogni occasione. Da ragazzina una volta lo hai umiliato chiamandolo “principe Nullità” davanti ai suoi genitori e a Thor. E i tuoi amici ridevano. Non c'è niente da dire.- Ripetei.
-Posso parlare?- Rispose, calma. -Quello che dici è vero. Ma Loki ti ha anche detto quello che è successo dopo?-
Io non risposi: non sapevo cos'era successo dopo.
Sif sorrise appena. -Loki non è una nullità, perché non si è mai fatto insultare senza vendicarsi in qualche modo. Quella sera entrò in camera mia, e mi tagliò tutti i capelli, della mia chioma bionda di cui mi vantavo tanto non rimase niente. Ma paradossalmente quello fu il giorno più bello della mia vita, perché io crebbi.- Mi spiegò. -Noi non odiamo Loki, lo abbiamo considerato un amico e parte del nostro gruppo. Abbiamo combattuto molte battaglie insieme, e siamo rimasti spiazzati anche noi quando abbiamo saputo quello che aveva fatto.-
La guardai un po' stralunata.
Poi mi passai una mano sulla faccia. Bene. Brava, Leah. Il tuo affetto per Loki si era fatto così grande da impedirti di capire dove finivano i fatti reali, e dove invece iniziavano le sue paranoie.
Così non gli saresti stata d'aiuto.
-Ti chiedo scusa, Sif.- Le dissi.
-Non c'è nulla di cui scusarsi. Tu piuttosto. Mi sembri decisa, ma un po' fuori luogo.- Disse, con un intuito veramente lodevole. -Vorrei aiutarti per quello che posso.-
-E come?-
Sif sorrise. -Dimmelo tu.-
In quel momento nel mio cervello si accese la fantomatica lampadina. Non era propriamente un'idea... però non potevo continuare a restare ferma. C'era poco tempo, fra poco sarebbe arrivato il Saggio Mandriano, e io dovevo provare a fare qualcosa – anche poco – per Loki.
-Una cosa c'è.- Le dissi.
Sif mi guardò, in attesa.
-Ho bisogno di conoscere la vostra storia.. la storia di Asgard. Anzi, no, più propriamente la storia di Odino, da quando è salito al trono. Credi che sia possibile?-
Sif mi guardò, ma non fece domande. Disse: -Vieni, andiamo in biblioteca.-
Mi portò in biblioteca e iniziò a sfogliare davanti ai miei occhi pesanti tomi, riassumendomi passo per passo ciò che veniva spiegato in quell'alfabeto a me sconosciuto.
Il re Odino – Gunnar, signore della battaglia, Atridr, colui che cavalca in battaglia, Padre degli Dei – salì al trono molto giovane, quando il padre Borr morì.
A quel tempo Asgard non controllava ancora i Nove Mondi, ma Odino era forte e ambizioso e la sola cittadella celeste, edificata da suo padre, non gli bastava. Volle creare un regno potente, ma per farlo capì subito che necessitava di alleati, in particolare aveva bisogno dei Vanir.
Viaggiò nel mondo dei nani; ricorrendo a inganni e magie si finse uno di loro, si conquistò la fiducia e rubò il loro tesoro più prezioso: Gungnir, la Lancia. Con questa straordinaria arma nelle proprie mani, Odino poté muovere guerra ai Vanir.
La guerra fu lunga e sfiancante. Odino prese in ostaggio il veggente Mimir e, poiché egli era molto forte e testardo, gli tagliò la testa. Tuttavia Odino, attraverso rune e incantesimi, impedì che questo comportasse la morte di Mimir, infatti pensò che in futuro avrebbe avuto bisogno del dono profetico di Mimir.
Fece bruciare il suo corpo, ma salvò la sua testa e la sua mente.
La guerra si protrasse ancora diversi anni, ma culminò infine con la disfatta dei Vanir.
A quel punto Odino depose immediatamente ogni odio o vendetta, e li accolse ad Asgard come degli Aesir.
Insieme ai Vanir egli esplorò tutto Yggdrasil, rese Asgard grande e potente.
Trovò i suoi più strenui nemici nella Gente dei Ghiacci, e nel loro spietato re Laufey. La guerra contro di loro fu particolarmente cruenta, Laufey era troppo orgoglioso per sottomettersi a Odino, e in parte evitò che accadesse.
L'unico modo che Odino trovò per sottometterli fu, infatti, di rubare il loro Scrigno, fonte del loro potere. Senza di esso furono una preda facile, e il massacro fu inevitabile. Tuttavia Laufey sopravvisse e riuscì a evitare che molti dei suoi morissero o che fossero sottomessi.
Si narra che – inspiegabilmente – fu proprio allora che Odino richiese una profezia alla testa di Mimir. Nessuno sa cosa gli domandò, ma si sa quello che Mimir volle in cambio: il suo occhio.
In seguito alla profezia, Odino decise di non distruggere i Giganti di Ghiaccio. Chiuse per loro ogni accesso ad Asgard, si limitò ad assicurarsi che non attaccassero, ma non fece nulla di più. Fu in quel periodo che Odino portò ad Asgard un neonato, e nessuno osò fare domande.
Dopo questi fatti regnò fino ad oggi in pace, nel regno che lui stesso di era costruito.
-Non è pace.- Feci notare a Sif, a quel punto. -È lo sbigottimento dopo la guerra. Secondo me non durerà ancora a lungo.-
-Può essere che tu abbia ragione.- Rispose Sif. -Questo spiegherebbe Ragnarok.-
-Ragnarok?-
-È la battaglia finale. Nessuno sa quando la si combatterà o chi la combatterà... ma pensiamo che sia questo che Odino chiese a Mimir.-
-Perché proprio durante la guerra con Laufey?- Domandai. -Ragnarok è connessa a Loki e a Thor?-
Sif mi guardò intensamente. -Nessuno lo sa.-

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Capitolo 15
*** I due fratelli ***


Booonjour :) Avete passato un buon Natale? Quanti chili avete messo su?
Ho approfittato di questi giorni di vacanza per scrivere un po' e spero che i risultati non vi dispiacciano ;)  Bacione, miei adorati lettori <3
Silvia
ps: buon anno a tutti
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                                        I due fratelli


Quando entrai, quasi non riconobbi Loki.
Non lo avevo mai visto nel suo vero aspetto – o meglio, non aveva mai voluto farsi vedere – così rimasi ad osservarlo, sorpresa e affascinata.
Stava seduto sulla panca, nella sua cella. La sua pelle era bluastra, e i suoi occhi erano rossi.
A parte il colore, comunque, erano sempre i soliti, e adesso si stavano osservando inespressivi il palmo della mano, sul quale Loki plasmava piccoli globi di ghiaccio.
-Bellissimi.- Dissi, osservandoli.
Alzò gli occhi e mi mise a fuoco. -Tu credi?-
-Sì.-
Loki sorrise. Si concentrò, poi il ghiaccio che vorticava sulla sua mano prese lentamente forma, fino a delineare la figura snella e delicata di una rosa.
Loki la prese, si alzò e me la porse.
La afferrai affascinata. Solo il tatto mi svelò che si trattava di una scultura di ghiaccio.
I miei occhi vedevano una fragile rosa, appena colta e resa trasparente da una strana magia.
-Oh, Loki, ma è straordinario.-
Loki mi guardò con affetto. -No. Tu sei straordinaria. Dico davvero, tu...-
-Ehi, non...-
-N-no.- Mi interruppe. -Per favore, fammi finire.-
Annuii, sorpresa. C'era una strana urgenza adesso nei suoi occhi: rivelava che aveva qualcosa da dire, qualcosa a cui aveva pensato a lungo. A cosa mai era giunto?
-Io mi sento diverso. Io sono diverso. È come se tu mi avessi cambiato, quando ci sei tu nulla di quello per cui in passato ho sofferto ha più molta importanza.- Disse. -Quando non ci sei è più difficile... sento che qualcosa striscia verso di me, di nuovo. Ma intendo combatterla, e col tempo so che ce la farò, anche se tu deciderai di.. be', di tornare a casa.- Avrei voluto ribattere, ma Loki aveva ancora l'urgenza negli occhi, così lo lasciai parlare. -Ho pensato anche a quello che mi hai detto ieri. Hai ragione, io sono figlio di Odino, ma è innegabile che sono anche figlio di Laufey. Io devo perdonare e ricominciare... ma ho anche ucciso delle persone, là, sulla Terra, questo non si può cambiare.-
-Le hai anche salvate, quelle persone!-
-Ah sì? Però sono stato io a portare la distruzione da voi.-
-Non capisco dove vuoi andare a parare.- Ammisi.
-Io voglio rimediare.- Cacciò fuori, finalmente. -Capisci? Sono disposto a fare ciò che mi dici di fare, ma non riuscirò a stare qui ad Asgard come se nulla fosse successo. Questo ovviamente ammesso che il Saggio Mandriano non decida di punirmi! Capisci, Leah? Non posso riprendere la vita che facevo prima, non è possibile. Capisci?-
Annuii svelta. Sì, capivo.
Gli strinsi forte la mano. -Nessuno ti chiede questo.- Dissi, decisa. -Troveremo un modo. Tu rimedierai ai tuoi errori, scaccerai quelle ombre lontano da te, le sterminerai una volta per tutte. Ok? Poi potrai vivere la vita che non hai mai vissuto.-
-Tu credi che sia possibile?-
-Io credo che ti amo.-
Da dietro le sbarre, mi poggiò una mano sulla nuca e mi trasse a sé.
Mi baciò con così tanto trasporto, che io non desiderai altro che quelle sbarre sparissero.



Idun mi venne a trovare verso l'ora di pranzo. Mi raccontò dei suoi pazienti, mentre io ne approfittai per chiederle una cosa che mi pesava dal giorno precedente.
-Perché tutti mi guardano in modo strano?-
-Oh, immagino che lo facciano per curiosità. Si chiedono come una semplice umana sia riuscita a placare l'ira del figlio di Odino, tutto qua.-
-Alcuni sguardi non sono proprio.. amichevoli.-
Sospirò. -Purtroppo, spesso ciò che suscita ammirazione fa anche paura. Non farci caso, gli Aesir sono fatti così. Hanno dovuto conquistare la loro pace con lunghe guerre, e adesso sono diffidenti verso qualsiasi cosa che brilli più delle altre.-
-Tu non sei una di loro?-
-No, Leah. Io sono una Vanir.-
Ammutolii. Avrei voluto chiederle molto: della guerra che Odino aveva fatto al suo popolo, come li aveva forzati a mischiarsi con gli Aesir.. Tuttavia Idun era così buona, che io preferii lasciare perdere.
Quando se ne andò e restai sola, le sue parole mi ronzarono in testa.
Ciò che suscita ammirazione fa anche paura.
Pazzesco! Cos'è che temevano gli Asgardiani? Che mi sarebbero venute le manie di grandezza, che avrei potuto spingere Loki a usurpare il trono destinato a suo fratello?
Temevano la mia influenza su di Loki?
Se la cosa da una parte mi creava disagio, dall'altra mi irritava.
Non riuscii a stare in quella stanza più a lungo, così decisi di uscire e di andare a trovare Loki di nuovo.
Percorsi la strada ormai nota verso le carceri. Le guardie si scostarono e mi fecero passare, ma una volta dentro sentii delle voci alla cella di Loki, e titubai.
Non volevo origliare, ma non volevo neanche disturbare rivelando la mia presenza... Così mi accostai al muro e non feci rumore.
-.. posso chiederti ancora una cosa?- Stava dicendo Loki. -.. perché?-
La sua voce mi colpì. Era la stessa con cui mi aveva parlato quella mattina: urgente, ma placata. Miracolosamente priva di retrogusti amari o di toni taglienti.
-Te l'ho già detto. Inoltre mi sento in colpa, è stato il mio atteggiamento a portarti qui.-
Thor.
Loki fece schioccare la lingua. -Vuoi la verità? Se tu fossi stato buono e riflessivo io ti avrei odiato per la tua perfezione. Se fossi stato stupido lo avrei fatto perché ti avrei reputato indegno. Tu avresti comunque posseduto le due cose che io desideravo avere: l'orgoglio di nostro padre e la lealtà degli altri.-
-Fratello, tu queste cose le hai sempre avute! Possibile che non riesci a vederle?-
-Io non ho mai avuto niente... ma adesso so che la colpa era mia, e non tua.-
-Dunque la finiamo veramente qui, Loki? Non mi stai ingannando?-
Lo sentii sorridere. -Mi dispiace, fratello.- Disse. -Un giorno forse riuscirò a farmi perdonare da te. Ci vorrà del tempo, ma hai la mia parola che ci proverò.-
Ci fu qualche attimo di silenzio. Io non riuscivo a credere alle mie orecchie.
Poi il silenzio venne interrotto da un'inaspettata risata di Thor. -Ho la tua parola. Mio fratello è diventato un uomo di parola. Sia lode a Midgard!-
Loki rise. -Vogliamo parlare di te? Com'è che un grosso vichingo ottuso è diventato un principe retto e gentile? Avresti potuto avvisarmi prima che io iniziassi a dare di matto, forse mi sarei fermato, giusto per curiosità.-
Thor tuonò un'altra risata, che risuonò a lungo.
Poi quel momento di ilarità scemò lentamente.
Loki tornò serio. -Cosa succederà adesso?-
-Non lo so.- Ammise Thor. -Ma ti posso giurare sulla mia vita, fratello, che non permetterò che tu venga condotto a morte.-
A quel punto pensai che non avevo davvero più diritto di sentire oltre, e me ne andai.



Passeggiai per i corridoi dorati di Asgard sovrappensiero, così sovrappensiero che non notai più di tanto lo strano via vai. Le voci agitate degli Aesir, i loro passi veloci..
Almeno finché Fandral non mi sbatté addosso.
-Leah!- Esclamò, come se mi fossi palesata davanti al suo cammino dal nulla.
-Eh già.- Brontolai.
-Cosa ci fai qui? Non dovresti essere nella sala del trono? Sif non è venuta a chiamarti?-
-La.. la sala del trono? Aspetta, che cosa sta succedendo?-
Avevo un pessimo presentimento.
-Non lo sai? Il Saggio Mandriano è appena arrivato ad Asgard.-
-No!- Quasi urlai. -No, no, no! Non adesso!-
-Lo so, ma non possiamo farci niente.- Disse Fandral, tristemente. -Su, vieni. Andiamo con gli altri.-
Mi feci guidare da lui.
E intanto – in mezzo a tutto quel groviglio di ansia che sentivo dentro di me – pensai che quello che Sif mi aveva detto il giorno prima era vero. Anche Loki aveva degli amici, dopotutto. Solo che non se n'era mai accorto.
Che testa!


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Capitolo 16
*** La decisione del Giudice ***


Ciao a tutti :)  Oggi è Capodanno. Sia che lo festeggiate con gli amici, sia che lo passiate con la famiglia: tanti auguri a tutti. (mentre chi si annoia e non ha niente da fare potrebbe mettere una piccola recensione qui u.u xD).
Buon anno nuovo,
Silvia
p.s: A scopo informativo: questo è il penultimo capitolo di "The saving voice" :)
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                                   La decisione del Giudice

Quando io e Fandral arrivammo nella sala del trono, non fu la magnificenza dell'enorme ambiente a colpirmi. Non furono gli ori, la sfarzosità, i grandi troni, o Odino e Frigga seduti come un re e una regina.
Fu l'essere che si trovava lì al centro.
.. Rispetto a pochi mesi prima – mi sembrava passato così tanto tempo – io avevo imparato e visto molto.. Avevo conosciuto i Chitauri, la loro brutalità, e avevo sperimentato sulla mia pelle quanto le cose potessero essere fragili. Avevo conosciuto Loki, e mi ero ritrovata ad Asgard, cittadella degli dei.
Tuttavia tutto questo mi era sembrato, in un certo qual modo, umano, comprensibile.
Ma quell'essere, quello che adesso era davanti ai miei occhi, al centro della sala, quello sì che avrebbe potuto essere un Dio! Una creatura mitologica, fuori dalla mia comprensione e a me completamente assurda.
Il Saggio Mandriano era enorme, grande tre volte una persona. Il suo aspetto ricordava quello di un uomo sull'orlo della vecchiaia, la sua pelle era grinzosa e abbrustolita, come succede al contadino che passa troppe ore a lavorare nei campi, e i suoi capelli bianchi. Sul capo però si diramavano un paio di possenti corna, simili a quelle di un cervo adulto, e nella grossa mano reggeva un altissimo e nodoso bastone da pastore.
Non ci sono molte parole per descrivere l'effetto che mi fece.
Mi chiesi come poteva esistere un simile essere, come potesse trovarsi nello stesso luogo dove mi trovavo io. Non aprii però bocca, e Fandral mi sospinse con molta pazienza verso Sif, Hogun e Volstagg.
La sala si stava via via riempiendo, tanti venivano ad assistere al giudizio di Loki, figlio di Odino.
Infine, le doppie porte principali si aprirono ed entrò lui, Loki, scortato da Thor e da due guardie.
La mia attenzione si concentrò per un istante sul volto di Odino, e lo vidi sospirare alla vista dei figli. Poi osservai il Saggio Mandriano.
Si stava voltando verso di loro, e i suoi occhi neri, severi e critici, li stavano mettendo lentamente a fuoco.
Mi prese il panico. Sarebbe andata male, me lo sentivo. Quell'essere era antico, e cosa ne sapeva un essere così antico dei nostri dubbi? Perché in confronto a lui, gli Asgardiani non erano poi molto diversi da me e dalla mia razza. Entrambi fragili, con i medesimi desideri e le medesime chimere.. entrambi intenti a rincorrere uno scopo, un qualcosa che desse senso alla nostra esistenza.
Cosa ne sapeva lui? Cosa ne sapeva un immortale? Non avrebbe capito.
Il piccolo gruppo si fermò, e si inchinò di fronte a lui.
Il Saggio Mandriano li osservò dall'alto, e poi disse: -Alzatevi.-
La sua voce era esattamente come il suo aspetto: antica e autoritaria.
Obbedirono. Le guardie arretrarono silenziosamente, e si sistemarono qualche passo indietro.
Gli occhi del Saggio Mandriano si puntarono su Thor. -Un passo indietro anche tu, giovane principe di Asgard. Non sono qui per te.-
Thor e Loki si scambiarono un breve sguardo, poi Thor decise a malavoglia di obbedire.
Loki alzò la testa e fronteggiò il Saggio Mandriano.
Ci furono parecchi istanti di silenzio, che nessuno osò interrompere. Il Saggio Mandriano scrutava Loki con tale intensità e violenza, che mi chiesi come facesse lui a sopportarlo.
Pareva che quell'essere stesse scavando, dentro di Loki.
Poi il Saggio Mandriano parlò: -Così tu sei il giovane Loki, figlio di Odino, motivo di tanto disordine.-
-O figlio di Laufey, se preferisci.-
-Assolutamente no. Perché in tal caso, ragazzo, tu avresti ucciso il tuo stesso padre. Cosa questa profondamente deprecabile, chicchessia la vittima in questione.-
Loki non poté ribattere, e io mi sentii gelare dentro.
Il Saggio Mandriano prese a girargli intorno, scrutandolo, come volendolo osservare da ogni prospettiva. -Mi è stato detto ciò che hai compiuto. Non da quando hai scoperto ciò che sei, oh no, da molto prima. Non è vero? Dispettoso da molto tempo, e diventato veramente pericoloso in seguito alla rivelazione fattati da tuo padre. Vorrei che tu dicessi a tutti quanti il perché, perché il marciume entrò dentro di te fin da quando eri solo un bambino.-
-Ero geloso.- Rispose Loki. -Di mio fratello.-
-E adesso non più?-
-Con tutto il rispetto, ritengo che nel frattempo siano cambiate molte cose.- Disse. -Io e Thor abbiamo già parlato di questo, mentre so che a te le parole non servono. So che tu puoi leggere i cuori quando vuoi, perciò, per favore, finiamola qui e veniamo al dunque.-
Rimasi di sasso per le sue parole.
Non aveva usato un tono altezzoso, o superbo, o arrogante. Al contrario.. Aveva saputo essere al tempo stesso rispettoso ed estremamente deciso.
Mi sembrò di scorgere un bagliore negli occhi scuri del Saggio Mandriano, ma per qualche ragione non mi sembrò una cosa negativa...
Il Saggio Mandriano gli si avvicinò, e si chinò per essere alla sua altezza. Adesso sembravano un patriarca e un bambino.
Gli poggiò una mano sul petto e Loki chiuse gli occhi.
Passarono i secondi.
A quanto mi sembrò guardandomi attorno, l'ansia non stava divorando solo me. La intravedevo nei movimenti nervosi di Sif e di Fandral, nella falsa tranquillità del re Odino, ma soprattutto la vedevo in Thor.
Poi finalmente Loki aprì gli occhi, il Saggio Mandriano abbassò la mano e si alzò.
Parlò Odino, sporgendosi appena dal suo trono: -Cosa hai visto, vecchio amico? Mio figlio è innocente?-
Ma il Saggio Mandriano pareva pensieroso e corrucciato. -Mhm..- Borbottò fra sé e sé, poi alzò lo sguardo. -Ho bisogno di parlare con la giovane midgardiana.-
Ci misi un po' a capire che si riferiva a me. E anche quando lo capii rimasi immobile, perché mi sentivo le gambe congelate. Ci volle Sif, e il suo leggero spintone, perché mi decidessi a fare qualche passo avanti.
Il Saggio Mandriano mi guardò. Avrei voluto nascondermi dietro qualcosa.
-Sei tu Leah?-
Annuii.
Sembrò annusare la mia agitazione nell'aria, e proseguì con un tono lievemente più amichevole. -Ho bisogno di alcune risposte da te.- Mi disse. -Perché credi che Loki abbia risparmiato Midgard all'ultimo minuto, del tutto incoerentemente con i suoi propositi? Per quale motivo ritieni che sia cambiato?-
-Non.. non può leggere il pensiero anche a me?- Chiesi. -Faremmo prima.-
-E a che scopo? Il tuo cuore mi rivelerebbe ciò che pensi tu, non la verità sulle sue azioni.-
-Giusto.. Dunque, perché Loki ha salvato la Terra? Perché si è pentito.- Dissi. -Ha voluto rimediare ai propri errori.-
Gli occhi del Saggio Mandriano baluginarono. -Ne sei certa?-
Io lo guardai. Il mio cuore batteva come un tamburo, ma la mia mente adesso era di ghiaccio. -Cosa vorrebbe dire?-
-E se Loki avesse risparmiato il tuo popolo solo per non perdere te? Sarebbe stato penoso, per un giovane cresciuto in solitudine, perdere il solo lume d'amore che abbia mai trovato.-
-Ma non era il solo.- Risposi subito, captando il suo inganno. -Thor gli ha sempre voluto bene. Suo padre Odino e sua madre Frigga anche.-
-Dunque le motivazioni che hanno spinto Loki a tali atti, erano solo frutto della sua fantasia.-
-Be'.. in parte io credo di sì.-
-Ma allora, Leah, quel giovane non è affatto innocente. Non credi anche tu? Egli è pazzo.-
-Cosa? No!-
-Scusami, ma non ho capito. Non hai appena detto che i motivi che lo hanno indotto a uccidere non esistono?-
Vidi una ruga di sofferenza comparire sul volto di Loki, e la cosa mi mandò in bestia.
-Non ho detto questo!-
-No?-
-No!-
Mi guardai attorno. Non sapevo più cosa dire o cosa fare. Quel maledettissimo.. affare mi stava ritorcendo ogni parola contro. Perché faceva così?
-Io ho appena letto nel suo cuore.- Mi disse il Saggio Mandriano. -Ho visto ciò che ha riposto dentro di sé. È per questo motivo che Odino, Padre degli Dei, ha chiamato me come giudice, per afferrare la verità in un ragazzo dedito alle menzogne.-
Feci un bel respiro, sapevo che mi stava mentendo. -Non ho dubbi sul fatto che lei gli abbia letto il cuore.- Dissi. -Quello a cui non credo sono le sue parole! Conosco Loki, so cos'ha passato prima di decidersi a salvare il mio pianeta, sono stati giorni di tortura per lui. E lei non riuscirà a confondermi con i suoi maledetti giochetti di persuasione, glielo assicuro!-
Il Saggio Mandriano non rispose, sembrò anzi desideroso che io continuassi a parlare. Così non dovetti fare altro che dare sfogo ai miei pensieri.
-Non ho mai detto che i motivi di Loki non erano validi, tanto meno che non esistessero! Essere cresciuto all'ombra di un fratello brillante, essere un Gigante di Ghiaccio... Nessuno sapeva questa verità, ma immagino che in qualche modo la si respirasse! Sarebbe stato troppo per chiunque. E poi.. tutte le storie sui Giganti di Ghiaccio, quelle che dicono che mangiano i loro piccoli, che.. che sono dei mostri.. Perché nessuno ad Asgard si è mai preoccupato di metterle a tacere?! Odino, suo padre, forse avrebbe dovuto. Avrebbe dovuto prepararlo a una simile rivelazione. E invece no! Ma io dico.. siete tutti degli ipocriti o cosa? Cosa avreste provato voi? Lui ha scoperto di essere ciò che voi chiamate mostro.. e ci ha creduto. Cosa fare? Prendersela con il proprio padre – che poi sarebbe stata la cosa più ovvia secondo me – ? Ma nemmeno per sogno. Il grande Odino è intoccabile, perfino per i propri figli. Distruggere Asgard? Loki è innamorato di Asgard. Così cosa gli è rimasto? Prendersela con Thor, colui che ai suoi occhi aveva tutto! Bello, proprio bello. E volete la verità, Asgardiani? A parere mio la colpa non è sua, ma del vostro maledettissimo modo di vivere e.. e sì, dannazione, anche del vostro re, che da giovane ha ucciso anch'egli in abbondanza, e adesso guarda suo figlio come si guarda un assassino!-
Ripresi fiato, arrabbiata, e mi resi immediatamente conto di avere esagerato.
Odino era impallidito, Loki mi guardava con incredulità e nessuno apriva bocca, se non per ribattere, almeno per fiatare.
L'unico che non sembrava né sorpreso né colpito, era il Saggio Mandriano.
Si voltò verso Odino. -Sei d'accordo con lei, amico mio?- Domandò, con tatto. -..Perché io lo sono.-
Lo fissai attonita.
No... Che bastardo!
Così era questo il suo gioco. Dire tutte quelle menzogne per farmi scoppiare, e farmi ammettere quello che pensavo davanti a tutti. Chissà, forse inizialmente intendeva farlo con Loki, ma Loki era troppo furbo per caderci.
Io invece...
Guardai Loki sperando che leggesse lo “scusa” nei miei occhi, ma non mi vide. Stava osservando suo padre.
Odino si passò una mano sul volto. Sembrava stanco, e vecchio... Assolutamente vecchio.
-Sì.. sì che sono d'accordo con Leah.- Disse, dopo un po'. -Sono perfettamente d'accordo. Ho sbagliato tutto.-
Al ché, Thor e Loki fecero un passo avanti, dicendo contemporaneamente -Padre!-, mentre Frigga si sporse sul trono: -Ma che dici, caro?-
-Silenzio!- Tuonò Odino. -Silenzio per favore, permettetemi di esprimere i miei errori, per una volta.-
Tutti ammutolirono.
-Io.. sono stato crudele, e spietato, e manipolatore. Avevo i miei disegni in testa e non credevo che ci fosse altro di importante. E poi ho creduto alle parole di quel.. di quel.. vecchio vigliacco di Mimir!-
-Mai prestare attenzione alle parole di un profeta, mio saggio amico.- Disse il Saggio Mandriano. -Egli ti da l'esito di tutti gli eventi, ma non fa cenno degli intermezzi.-
-L'ho capito proprio adesso.- Rispose, mesto. -Ora sto pagando il fio della mia stoltezza passata, e non c'è niente che io possa fare per rimediare. Ho visto il mio primogenito crescere con superbia e boria, e non ho fatto niente per indirizzarlo sulla giusta via... Ho visto il mio secondogenito, che amo come un figlio vero, infettato dal rancore e dall'invidia, e non ho saputo curarlo. Sono stato un padre pessimo, un uomo pessimo, e...- Alzò i suoi occhi su Loki, e io vidi che erano velati. -.. e mi dispiace, figlio mio, mi dispiace così tanto.-
Loki non distolse gli occhi da lui, ma non riuscì a dire niente. Deglutì.
Nella sala invece si stava alzando un brusio triste, di fronte a quella scena.
Dopo un po', però, in Loki sembrò scattare qualcosa, e lui si rivolse al Saggio Mandriano. -Tutto questo è ridicolo.- Disse. -Ci stiamo dimenticando che sono stato io a commettere i crimini per cui tu ora mi accusi? Né mio padre né nessun altro mi hanno aiutato.-
Il Saggio Mandriano lo fissò. -Stai tranquillo, figliolo, la tua colpa non è mai stata messa in discussione, così come non mi sembra di aver detto che per te non ci sarà nessuna pena.- Il brusio nella sala si estinse di colpo, e la voce del Saggio Mandriano risuonò forte. -Tu non puoi rimanere ad Asgard, dato che ho letto anche nel tuo stesso cuore che la cosa ti sarebbe insopportabile. La tua pena sarà l'esilio. Un esilio a tempo indeterminato sul pianeta che hai cercato di distruggere.- Si voltò verso di me. -Leah ti starà accanto, è una donna forte e coraggiosa, e ti è profondamente legata. Ti aiuterà. .. Ci sono domande?-
Io e Loki ci guardammo.
Esilio... Tutto qua? Davvero? Sulla Terra poi.
Forse – pensai – non era esattamente ciò che Loki si aspettava per rimediare ai suoi errori. Però, se il Saggio Mandriano riteneva così...
-Non credo che i terrestri vedranno molto bene la cosa.- Commentò Loki, rivolto a me.
Io sorrisi.
Il Saggio Mandriano, però, ghignò. -Ma io non ho mai parlato della Terra, giovanotto. Mi riferivo a Jotunheim.-
Gelo.
Saltò su Thor: -Cosa?-
-Jotunheim, giovane principe. Non lo conosci? Ero convinto che tu stesso vi avessi fatto un infantile e imprudente assalto, poco tempo fa.-
-Tutto questo è inammissibile!- Tuonò Thor, e addio alla saggezza e alla temperanza. -Mio fratello non si muoverà da casa sua: Asgard. Tu non hai l'autorità per mandare in esilio un membro della nostra famiglia, tanto meno il figlio del sovrano di...-
Loki interruppe il suo violento monologo: -Thor.-
Thor si voltò verso di lui, furibondo.
Loki però era tranquillo. -Va tutto bene, io voglio andare.-
-Fratello, tu non sai quello che dici...-
-Lo so bene, invece.- Guardò il Saggio Mandriano. -Immagino che mi si chieda di prendere il posto di Laufey. O rendere Jotunheim... migliore, oppure morire nel tentativo.-
-Questa è la mia proposta, Loki.- Rispose, serio. -Ma in realtà ha ragione il tuo impetuoso fratello. Non ho l'autorità per costringerti.-
-Ci andrò.- Ribadì.
-A-anche io!- Esclamai.
Loki mi guardò, sorpreso. Si guardò attorno, come a chiedere l'autorizzazione, e poi mi si avvicinò velocemente. -Leah, tu fin'ora mi hai aiutato tanto.- Disse, a bassa voce. -Anzi, se sono qui è grazie a te, te l'ho già detto. Ma io non...-
-No!- Lo ammonii.
-“No”, cosa?-
-No tutto quello che stai per dire e dirai e ridirai per convincermi a non venire! No: risparmiatelo. Io verrò.-
-Leah, Jotunheim è freddo, ci sono...-
-NO.-
Loki capì.
I suoi occhi erano una perfetta miscela tra altruistico dispiacere e un'egoistica felicità. E mi piacevano così.
-Dunque è deciso.- Disse il Saggio Mandriano, e sorrise, suo malgrado. Noi ci voltammo verso di lui. -Questo è il mio giudizio: Loki andrà a Jotunheim, a conquistarsi la redenzione con le proprie azioni. Dovrà salvare e governare le vite che aveva precedentemente disprezzato. Con lui è autorizzata ad andare solo la giovane midgardiana.-
Strinsi la mano a Loki, sorridendo.
Già, perché ero contenta. Questa era proprio l'occasione di cui lui aveva bisogno.
Certo, io avrei dovuto abbandonare la Terra, e ci sarebbero spettati tempi tragici, duri come un inverno artico.
Ma, infondo, avevo smesso di considerare la Terra come la mia unica casa. E sono sempre stata dell'idea che l'aspra battaglia sia in ogni caso preferibile alla lenta e immobile morte.

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Capitolo 17
*** Epilogo ***



Il Bifrost ci scagliò su Jotunheim.
I miei piedi urtarono contro il duro ghiaccio del suolo. Dopo qualche istante, che mi servì a riprendere fiato, mi tirai su per guardarmi attorno.
Ci trovavamo in una terra onirica, una terra che forse nemmeno l'immaginazione più sfrenata sarebbe riuscita a creare nella sua totalità.
Era buia, ed era fredda. Capii subito che eravamo ad alta quota – più tardi avrei saputo che Jothuneim è composto da colossali catene montuose, così come sono colossali tutti gli esseri viventi che lo abitano – .. le nuvole erano basse e spesse, e oscuravano quel lontano lume che si riusciva appena a intravedere attraverso loro.
La terra davanti a noi si presentava come un infinito deserto di ghiaccio, spazzato da un vento che gelava fino alle ossa.
Né io né Loki parlammo.
Eravamo consapevoli di quello che stava succedendo... Iniziava l'inverno della nostra vita, un inverno che non si sarebbe sciolto con l'arrivo della primavera.
Io non avrei mai più sentito il tepore del sole terrestre sulla pelle, né avrei mai avvertito quella sensazione di pace che solo la Terra può donare. No, io non ero più un'umana: ero la compagna di Loki, quella che – dopo le interminabili battaglie che sapevo ci aspettavano – sarebbe dovuta divenire regina dei Giganti di Ghiaccio.
Allora riuscivo a immaginare solo vagamente quanto tempo, e quanta fatica e sangue, ci dividessero da quel momento... Ma andava bene, perché quella era la nostra decisione.
Parlò Loki: -Così è questa.- Disse.
Io sorrisi, mio malgrado. -Conosci John Milton?-
Loki mi guardò, confuso. Poi capì, e una luce ironica gli brillò negli occhi azzurri: -Hai trovato un altro personaggio della tua “letteratura” a cui somiglio, Leah?-
Della mia letteratura.. Sembrava già fare parte di un'altra vita.
-No no, tranquillo.- Mentii.
In realtà mi era venuto in mente proprio il Paradiso Perduto, di John Milton. Ma forse a Loki non avrebbe fatto piacere essere paragonato all'arcangelo caduto, né gli sarebbe stato di grande conforto considerare quella nuova terra come un inferno.
Guardai di fronte a me. No, non sarebbe stato un inferno, non lo avremmo reso tale.
Da quel momento in poi, Jotunheim era la nostra casa, e gli Jotun il nostro popolo.





Is this the region, this the soil, the clime, this the seat that we must change for heaven? This mournful gloom for that celestial light?
Be it so.
Farewell, happy fields, where joy for ever dwells: hail, horrors!, hail infernal world! And thou, profoundest hell, receive thy new possessor.
What mattere where, if i be still the same, and what i should be, all but less than he, whom thunder hath made greater?
Here at least we shall be free. Here we may reign secure, and in my choice, to reign is worth ambition, though in hell.
Better to reign in hell than serve in heaven.”


è questa la regione, questo il terreno, questo il paese, questo il posto che dobbiamo scambiare per il Paradiso? Questa triste oscurità per quella luce celestiale?
Sia così.
Addio, campi felici, dove la gioia risiede per sempre: salve, orrori!, salve, mondo infernale! E tu, profondissimo inferno, ricevi il tuo nuovo padrone.
Che importa il luogo, se io sono ancora lo stesso? E cosa dovrei essere io, se non niente di meno grande di lui, che il tuono ha reso più grande?
Qui almeno saremo liberi. Qui noi possiamo regnare sicuri, e a parere mio regnare vale l'ambizione, anche se all'Inferno.
Meglio regnare all'Inferno, che essere schiavi in Paradiso. “

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Fine!
Spero davvero che questa ff vi sia piaciuta, che vi abbia lasciato qualcosa, e che ve la ricordiate di tanto in tanto :) Grazie a chi ha recensito, grazie a chi non lo ha fatto ma ha comunque letto... Una cosa sola: se avete letto la storia ma non la avete recensita, non sognatevi neanche di uscire da questa pagina senza lasciare un commento xD Lo pretendo, LO VOGLIO!
Un bacio e ancora grazie a tutti <3

Silvia
p.s: Scommetto che c'è qualcuno che sta pensando "e il seguito??" (ma scommetto anche che la maggior parte di voi starà pensando "Che bello! Finalmente è finita" xD). No scherzo! Comunque, per quelle due persone che si chiedono se ci sarà un seguito.. mhm.. be', ammetto che ci sto rimuginando xD Qualcosa ho in mente, ma non è un vero e proprio seguito.. cioè, è un seguito, ma non nel verso senso della parola. Oh, uff! Non lo so ancora >.< So solo due cose: 1) se ci sarà si chiamerà "Icedream"; 2) sarà nella sezione "Thor"

[Il pezzo che avete letto prima è il monologo di Satana al momento del suo arrivo all'Inferno :)  è tratto dal "Paradiso Perduto" di John Milton]

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