Waiting for a boy like you.

di For One Chance
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Chapter one. ***
Capitolo 3: *** Chapter two. ***
Capitolo 4: *** Chapter three. ***
Capitolo 5: *** Chapter four. ***
Capitolo 6: *** Chapter five. ***
Capitolo 7: *** Chapter six. ***
Capitolo 8: *** Chapter seven. ***
Capitolo 9: *** Chapter eight. ***
Capitolo 10: *** Chapter nine. ***
Capitolo 11: *** Chapter ten. ***
Capitolo 12: *** Chapter eleven. ***
Capitolo 13: *** Chapter twelve. ***
Capitolo 14: *** Chapter thirteen. ***
Capitolo 15: *** Chapter fourteen. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo.
 


«Non potete abbandonarmi qui, non vi sembra troppo?»

«Tesoro, il giudice ha detto così, non abbiamo altra scelta» la donna mi accarezzava la testa mentre mi dimenavo nel dietro della macchina scalciando e urlando a tutto spiano.

La macchina rallentò quando si ritrovò davanti l’enorme edificio della Same Mistakes, il riformatorio migliore di tutta l’Inghilterra.

Il cancello alto e arrugginito si aprì lentamente con un rumore cigolante, accentuando la teatralità dell’edificio: di un colore giallastro, vicino al muschio; crepe percorrevano l’intera facciata, dal tetto fino al pavimento. Le finestre erano grandi ma sbarrate, nessun balcone e la porta principale era di un legno mal messo.

L’auto superò il cancello e proseguì per il vialetto d’accesso, fino ad arrivare al parcheggio completamente vuoto, tranne per un paio di macchine che probabilmente erano di qualche insegnante.

Quando mio padre spense il motore io e mia madre scendemmo dall’auto, prendemmo le due valige che si trovavano nel bagagliaio e ci dirigemmo verso l’entrata a passi grandi e veloci.

Bussammo tre volte alla porta, finché un rumore di passi non si avvicinò al portone aprendolo. Una donna dalle spalle larghe e una bella quinta di seno ci sorrise dolcemente e ci fece segno di entrare.

Anche lo spazio interno era inguardabile: pure qui le pareti erano piene di crepe, i quadri appesi erano talmente vecchi che alcune tele erano strappate. In alto c’erano rilevatori di fumo antincendio piuttosto vecchi, che forse non funzionavano nemmeno più.

Ad un certo punto un ragazzo uscì di corsa da una porta con la scritta “Presidenza” e si fermò davanti a noi; passò lo sguardo dalla signora che lo guardava storto, a me, facendomi l’occhiolino e ricominciando a correre entrando in un’altra stanza. Un uomo calvo, un po’ panzuto lo inseguiva con un fazzoletto in mano, con il quale si asciugava ogni tanto la fronte imperlata di sudore.

«Scusate tanto, ma quel ragazzo è fuori controllo. Non sappiamo come comportarci, è sempre in giro a fare quello che dovrebbe evitare» la donna alzò gli occhi al cielo e unì le mani come per pregare.

«Bè, a questo punto noi possiamo anche andarcene. Ciao Emily, ci sentiamo presto» mia madre mi diede un bacio sulla fronte, come mio padre e uscirono dal riformatorio con un cenno della mano, chiudendosi la porta alle spalle.

Le valige erano lì vicino a me, così le presi e seguii la donna fino al piano superiore, dove le stanze degli allievi erano numerate dalla numero uno in poi: più si saliva di piano più il numero cresceva.

Ci fermammo al secondo piano davanti alla stanza numero 108.

«Ecco qua, questa è camera tua. A quest’ora dovrebbe già esserci la tua coinquilina, vi conoscerete meglio. Domani mattina dirigiti verso il banco al terzo piano e chiedi i libri scolastici e il programma»

«Perfetto. Grazie mille signora…?»

«Conwell, Perrie Conwell»

Si girò e se ne andò, lasciandomi lì con le chiavi della stanza in mano.

Rimasi a seguirla con lo sguardo finché non girò l’angolo per dirigersi verso le scale. Poi guardai le chiavi di ferro che tenevo in mano, presi quella più grande e la infilai nella toppa, girando due volte a sinistra. La porta si aprì con un cigolio, mostrando la stanza dove avrei vissuto per non so quanto tempo.

Entrai e schiacciai l’interruttore della luce alla mia sinistra. La stanza si rivelò molto carina e ordinata: davanti a me c’erano due letti, uno sopra l’altro, dove in quello sotto doveva averci dormito qualcuno a causa delle lenzuola spostate. Di fianco c’era un comodino, seguito da una lunga scrivania che arrivava quasi alla parete opposta. Girai l’angolo e vidi una porta uguale a quella da cui ero appena entrata, probabilmente quella del bagno. Era chiusa a chiave; supposi allora che c’era la mia coinquilina dentro. Così bussai.

«Ciao, sono Emily, la tua nuova coinquilina»

La porta si spalancò e dalla stanza uscì una bellissima ragazza, che avrà avuto circa la mia età, quindi sui diciotto anni; i capelli castani scuri e mossi le ricadevano sulle spalle come una dea greca; gli occhi marroni si mischiarono ai miei.

«Ehi! Finalmente sei arrivata, mi avevano avvisato di questo nuovo arrivo. Piacere, Eleanor» mi tese la mano e io gliela strinsi volentieri, mostrando un bel sorriso.

Spense la luce del bagno e mi mise una mano dietro la schiena per portarmi al centro della stanza. Mi prese le valige e le mise di fianco al comodino.

«Allora, tu dormi sopra, va bene? Altrimenti vado io se vuoi. I vestiti li puoi mettere in quell’armadio lì infondo, vicino alla porta. I tuoi oggetti personali li metti o nel comodino oppure in qualche cassetto della scrivania, come vuoi tu» mentre parlava notai che muoveva continuamente le mani per mostrarmi una cosa o un’altra.

Alla fine mi sorrise e mi mostrò la porta d’ingresso.

«Fai tutto dopo, adesso è ora di mangiare. Vieni, ti mostro la scuola»

Uscimmo dalla stanza e la chiudemmo a chiave, mettendo poi quest’ultima sopra lo stipite della porta.

Mi fece segno di seguirla e così feci. Scendemmo la rampa di scale fino ad arrivare al piano terra. Seguimmo l’odore di arrosto che si faceva spazio nelle narici di tutte e due ed entrammo da una porta scorrevole, entrando nella sala mensa gremita di gente.

I ragazzi appena entrammo terminarono di mangiare e ci fissarono senza problemi, qualcuno con un sorriso malizioso stampato in faccia. In fondo vidi il ragazzo che avevo incontrato qualche minuto prima girare il mangiare nel piatto con la forchetta, appoggiando la testa alla mano senza la posata.

Alzò di poco lo sguardo e si accorse di noi, facendo un cenno verso la mia compagna, la quale lo vide e corse verso di lui trascinandomi con sé.

Quando arrivammo davanti al ragazzo Eleanor mi fece sedere e ci presentò.

«Zayn, lei è Emily, la mia coinquilina. Emily, lui è Zayn»

Ci stringemmo la mano e ci guardammo per qualche secondo, finché Zayn non ruppe il silenzio.

«Quindi sei nuova. Sbaglio o ci siamo incontrati poco fa?»

«Non sbagli. Mi ricordo di te, stavi scappando da un uomo che non riusciva nemmeno a correre» ci mettemmo a ridere.

«Sei ancora scappato dal preside Bullock?! Zayn, dovresti smetterla»

«Ma va, mi diverto troppo. Tanto non possono cacciarmi»

Zayn era davvero un bel ragazzo: la carnagione olivastra faceva intuire le sue origini pakistane, gli occhi dorati erano impressionanti, l’avrei guardato per ore. Il fisico era scolpito, era alto circa 175 cm, e i capelli corti e neri erano raccolti in una cresta, mentre i lati erano leggermente rasati.

«Bè, come mai sei finita in questo posto infame?» mi strappò un sorriso.

«Infame dici?»

«Si, più che infame» confermò Eleanor.

«Ho assistito ad un omicidio, le persone mi hanno vista vicino al morto, ma non hanno capito che io ero lì per aiutare – esitai un momento - Non sono io l’assassino!» urlai, attirando l’attenzione degli altri.

«Ok, calma piccola, noi ti crediamo» Zayn si alzò per poi sedersi vicino a me e mettermi una mano sulla spalla in segno di compassione.

«Grazie» fu l’ultima cosa che dicemmo fino alla fine della cena, quando poi tornò ognuno nella propria camera.

«Questa sera dobbiamo andare a letto presto, domani cominciano le lezioni»

Mi feci una doccia fredda, mi misi l’intimo, il pigiama e poi mi infilai sotto le coperte, portandomele fino al naso, non per il freddo, ma per darmi quel senso di sicurezza che mi dava sempre mia madre quando dormivo con lei.

«Da quanto tempo sei qui?»

«Circa un anno» sbadigliò e la sentii rigirarsi nel letto più volte, finché non sentii più niente: a quanto pare si era già addormentata.

Come sarei riuscita a stare per più di un anno in questo edificio? Come sarei riuscita a stare così tanto tempo senza la mia famiglia e i miei amici? Non riuscivo nemmeno a immaginarmelo, così mi addormentai mentre una lacrima mi solcava il viso.

 
 

Il sole mi svegliò con i suoi raggi opachi dell’alba. Il cielo era nuvoloso e la luce poco visibile. Mi appoggiai sui gomiti e guardai la camera intorno a me: c’era disordine, cosa che non avevo notato la sera prima. Osservai l’orologio posato sulla scrivania: 7:35 am.

Mi alzai e scesi dal letto, cercando di non svegliare Eleanor. Andai in bagno con una canottiera grigia e una gonna corta di jeans, reggiseno, un elastico e mi feci una doccia veloce prima di uscire dalla camera e dirigermi verso il banco del terzo piano per prendere i libri scolastici.

Passai davanti a uno specchio e mi guardai: la gonna mi arrivava circa dieci centimetri sotto il sedere, la canottiera grigia le copriva l’inizio. Le Vans rosse divisero i colori scuri e li fece notare di meno. I capelli castani mi ricadevano sulle spalle.

Quando arrivai davanti al bancone una donna con i capelli ricci biondi mi sorrise, togliendosi gli occhiali rossi.

«Posso fare qualcosa per te dolcezza?»

«Avrei bisogno dei libri scolastici e degli orari»

La donna cominciò a frugare nella libreria dietro di sé prendendo qualche libro di vari colori e li posizionò sopra la scrivania di legno. Infine appoggiò sopra la pila di libri un foglio con gli orari delle lezioni.

«Grazie mille»

«Figurati bella, lì ci dovrebbe essere un sacchetto, mettici dentro i libri»

«Grazie ancora» misi il tutto dentro e scesi nuovamente le scale.

All’ultimo scalino caddi a terra insieme a un’altra persona, che mi salì sopra.

Quando aprii gli occhi incontrai due pietre dorate che mi fissavano; potevano essere gli occhi di una sola persona: Zayn.

«Ehi bellissima, come mai da queste parti a quest’ora?»

«Ho preso i libri della scuola. Credo che a questo punto puoi anche alzarti»

Il ragazzo poggiò le mani allo scalino e si alzò, per poi porgermene una per aiutarmi ad alzarmi. Cominciò poi a raccogliermi i libri.

«Sai, se fossimo in un film ci innamoreremmo ora»

«Non credo succederà Zayn»

«Tu credi?» si avvicinò a me velocemente, ma io mi spostai e cominciai a camminare.

«Si. Ci vediamo dopo in classe» gli feci l’occhiolino e andai avanti, fino ad arrivare in camera mia e sedermi sullo stipite della finestra, osservando il cielo che si era aperto completamente, dando spazio a un meraviglioso azzurro cobalto.



---------------------------------------èè---------------------------------------------

Nuova FF! Allora? Che ve ne pare? Lo ammetto, mi sono ispirata molto a "Fallen" per il riformatorio. AMO quel libro.

Spero vi piaccia e incuriosisca. Nel primo capitolo ci sarà un incontro inaspettato!

Appena vedo che qualcuno la segue e la apprezza metto il primo capitolo.

 

Peace,love&OneDirection.

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Capitolo 2
*** Chapter one. ***


Chapter one.
I watch your eyes and I'm in riddles.

 

«La terza legge di Keplero dice che il periodo orbitale al quadrato è direttamente proporzionale al semiasse maggiore elevato al cubo» la donna cominciò a scrivere la formula sulla lavagna nera al centro della classe.

Tutti gli alunni parlavano tra di loro, usavano il cellulare, scarabocchiavano il quaderno. Finalmente una classe che se ne fregava della lezione, compagni che non prendevano appunti con la testa chinata.

Eleanor avvicinò il viso a me.

«Allora, come mai ti sei svegliata così presto?»

«Te l’avevo detto anche ieri sera: sono andata a prendere i libri»

«Oh, giusto»

Zayn prese una sedia e la sistemò di fianco alla mia, condividendo il mio banco in due. Poggiò il libro di scienze sul tavolo e ci mise una mano sopra, con il busto girato verso di me.

«Ti piace la tua nuova classe?» mi fissò con i suoi occhi dorati e incantatori.

«Mi piace perché è casinista. Ma non conosco ancora i miei compagni» abbassai lo sguardo.

«Quindi ti piace il caos? Come la discoteca?» lo interruppi subito.

«No, non sono tipa da queste cose. Odio le discoteche: quella musica a palla, le luci, tutto quell’odore di alcool… no grazie» mi sorrise e si girò verso la professoressa che proprio in quel momento finì di spiegare.

In fondo alla stanza un ragazzo mi fissava appoggiato al muro, con i suoi occhi color smeraldo. I riccioli gli ricadevano sulla fronte ed ogni tanto se li scostava verso destra con un gesto della mano. Delle fossette gli invasero il viso quando notò che lo guardavo e alzò gli angoli della bocca.

Mi girai imbarazzata verso la mora e ruppi il silenzio con un bisbiglio, quando la campanella suonò.

«Chi sarebbe quel ragazzo?» le indicai con lo sguardo il moro.

«Quello è Harry Styles, è un tipo piuttosto pericoloso, ti consiglio di non frequentarlo»

«Mi continua a fissare. Cosa devo fare?»

«Evitalo, ascoltami e non rivolgergli nemmeno la parola. Ti porterebbe in una strada ancora più sbagliata di quella in cui ti trovi già»

Ci alzammo con i libri attaccati al petto dirigendoci verso l’uscita dell’aula. Il corridoio del primo piano era gremito di ragazzi e ragazze che andavano da una parte all’altra.

Quando sentii una mano calda sulla spalla destra mi girai lentamente, sperando che non fosse quello Styles, ma mi sbagliavo: quando mi voltai vidi due smeraldi che mi fissavano intensamente.

«Ciao, sono Harry»

«Lo so. Ed è meglio che non ci parliamo»

«Come scusa? Te l’ha detto la Calder, vero?»

«Si, problemi?» poggiai le mani sui fianchi.

«Ehi, tranquilla. Io volevo solo conoscerti, non credo sia un reato - mi sorrise mostrandomi i suoi denti perfetti - non ascoltare quello che ti dice Eleanor, non sono quello che pensi. Sei una bella ragazza e vorrei parlare un po’»

Esitai un momento e abbassai lo sguardo, per poi riportarlo su di lui e sulle sue bellissime labbra.

«Come vuoi» ricominciai a camminare con i libri in mano.

«Posso accompagnarti in camera?»

«Si, certo» gli sorrisi e lui si mise di fianco a me e cominciammo a salire le scale.

 
 

Quando arrivammo davanti alla stanza numero 108 misi la chiave nella toppa, la girai ed entrammo. Lo vidi appoggiare un libro sulla scrivania e sporgersi dalla finestra appoggiandosi con le mani sullo stipite di quest’ultima. Lo fissai mentre sorrideva leggermente guardando il bellissimo cielo di quella mattinata.

«Hai proprio una bella vista da qui. Puoi vedere solo la zona bella che costeggia il riformatorio»

«Già»

«Non sei di molte parole, eh? Guarda che io non voglio farti del male, voglio solo conoscerti»

«Anche tu mi ispiri, ma è meglio se non ci frequentiamo»

«Eddai, non puoi ascoltare quella lì» in quel momento entrò Eleanor dalla porta con un sorriso stampato sulla faccia, che scomparve appena vide il ragazzo al centro della stanza davanti a me.

«Esci subito di qui Harry, non costringermi a farti del male» si avvicinò vertiginosamente a lui con la mano stretta in un pugno.

«Perché le hai detto quelle cose? Non sono affatto vere!»

«Le ho detto solo di stare lontano da te. L’ho fatto solo per il suo bene»

«Tu l’hai fatto perché sei gelosa. Smettila di tenermi lontano tutte le ragazze»

«Esci immediatamente» il moro si avvicinò a me e mi sussurrò un “non ascoltarla, ci vediamo” e uscì con uno sguardo arrabbiato rivolto a Eleanor.

Quando il giovane richiuse la porta dietro si sé la mora si girò velocemente verso di me con uno sguardo arrabbiato che si trasformò immediatamente in uno sguardo dolce e sereno. Mi accarezzò la guancia destra e mi diede un bacio sullo stesso posto, per poi allontanarsi e andare in bagno.

Rimasi un attimo lì, stupita del suo atteggiamento, spostando la mia mano dal fianco alla guancia appena toccata da quel tocco lieve e morbido. Andai ad aprire la porta della stanza e girai la testa da destra a sinistra per vedere se il ricciolo era ancora nelle vicinanze, ma di lui nessuna traccia. Sentii solo un lieve profumo che percorreva il corridoio.

«Cosa stai facendo?» la ragazza uscì dal bagno con solo un asciugamano che le copriva le parti intime e i capelli bagnati che le ricadevano sulle spalle e le percorrevano l’inizio della schiena. Con un altro asciugamano bianco si asciugava questi ultimi, arricciandoli ancor di più di quanto non fossero già.

«Niente, stavo guardando se Harry se ne era andato»

«Non devi nemmeno nominarlo. Stagli lontana»

«Cos’hai contro di lui?» Eleanor mi mandò uno sguardo cattivo. Esitò un momento prima di rispondermi con un “niente”.

Fece roteare gli occhi e si richiuse la porta del bagno alle spalle chiudendola a chiave. Dopo qualche secondo sentii dei lamenti provenire dalla stanza, e infine dei singhiozzi. Avvicinai l’occhio al buco della serratura e intravidi solo le gambe di Eleanor di fianco al water, probabilmente ci era seduta sopra. Una piccola goccia cadde sul ginocchio, e lì capii che stava piangendo per chissà quale motivo.

«Eleanor, esci, parliamone»

«Sto bene. Tu comincia ad andare, tra poco c’è la lezione di biologia»

«Allora ci vediamo in classe»

Uscii dalla stanza e scesi le scale. Non potevo credere che quel ragazzo così bello e dolce all’apparenza aveva potuto far soffrire in quel modo una ragazza come quella che si era appena chiusa nel bagno. Ero davvero curiosa di sapere cosa era successo ad Eleonor, oltre che per curiosità anche per aiutarla.

Scendendo le scale intravidi dei capelli neri spuntare da dietro l’angolo, raccolti in una piccola cresta. Capii immediatamente che si trattava di Zayn, e lo sentii parlare con qualcun altro, che continuava a ripetere un “no”.

Mi avvicinai e mi nascosi in un piccolo sgabuzzino. Lo aprii e delle scope mi caddero addosso provocando un forte rumore e facendo voltare il moro. Quando il giovane mi vide mosse le mani verso il vicino per farlo andare via. Rimisi gli oggetti al loro posto e chiusi la porta alle spalle imbarazzata.

«Cosa stai facendo Robinson?» mi guardò con aria maliziosa, osservando le mie mani che si muovevano in continuazione.

«Niente, credevo fosse un bagno, ma mi sono ritrovata con delle scope in testa» mi rise in faccia, mi fece girare cingendomi la vita e mi mostrò una targa sulla porta: c’era scritto “Sgabuzzino” a caratteri cubitali.

«Certo Emily, e io sono italiano»

«Non lo sei?» mi scappò una risatina che ne provocò una a sua volta al pakistano.

Mi raccolse la borsa che avevo fatto cadere mentre ero ricoperta da aspirapolveri e palette e mi mise la bretella sulla spalla sinistra.

«Con chi stavi parlando Malik?»

«Con un amico»

«Cioè…?»

«E va bene, stavo parlando con Harry» lo guardai alzando un sopracciglio.

«Sbaglio o tu eri d’accordo col fatto che non dovessi frequentare quel ragazzo?»

«Non proprio… insomma, è mio amico, ma non è adatto a te»

«Come fai a sapere cosa è adatto o no a me?»

«Perché vedo come sei fatta, e lui non è il tuo tipo» lo guardai allungando il collo all’indietro, come se non avessi capito.

Probabilmente aveva intuito il mio disappunto, perché si avvicinò a me fino a sentire il suo respiro sulla pelle e posò lo sguardo sulle mie labbra con voracità.

«Mi sa che il tuo tipo sono più io di lui»

«E da cosa lo intuisci?»

«Dal fatto che stai tremando» non me ne ero accorta, ma mi era venuta la pelle d’oca da quando si era avvicinato. Mi avvicinai ancora di più con uno sguardo malizioso ma lui non fece nemmeno un passo indietro. Gli accarezzai la guancia e avvicinai le labbra alle sue.

«Come ti ho già detto questa mattina non credo che mi innamorerò di te» gli diedi un lieve bacio sull’angolo della bocca e mi allontanai velocemente provocandogli un brivido. Ricominciai a camminare lasciandolo lì in piedi, come un idiota.
 

Quando girai l’angolo vidi Harry appoggiato al muro con una gamba alzata e il piede su quest’ultimo. Gli passai davanti facendo finta di non vederlo, il che non funzionò, perché mi fermò con un braccio.

«Pensavo di saltare il resto delle lezioni, abbiamo biologia e educazione fisica. Mi chiedevo se volessi fare un giro con me» lo guardai un attimo.

Sono due ore poco importanti, potrei anche farlo. Ma cosa dico?! Io non dovrei uscire con lui, non dovrei nemmeno rivolgergli la parola.

Non riuscii a resistere però ai suoi smeraldi imploranti, mentre con la mano mi accarezzava il braccio.

«Si, va bene. Lasciami solo mettere i libri sulla mia scrivania e andiamo, così magari mi fai vedere la scuola» gli feci l’occhiolino e mi allontanai.

«Tra venti minuti qui, ok?» me lo urlò portandosi le mani vicino alla bocca per farsi sentire di più.

«Ok!» gli risposi nello stesso modo.

Nonostante sapessi che stavo facendo la cosa sbagliata, un sorriso mi comparve sul viso mentre risalivo le scale.

 

--------------------------------------------------èè---------------------------------------------------

 

Ciao a tutti! Allora? Com'è? Bello? Brutto?

Secondo me è abbastanza carino.

Mi sono impegnata a scriverlo bene e corretto.

Nel prossimo capitlo avverrà qualcosa di inaspettato.

So quello che pensate, ma non è quello, ci sarà qualcosa di davvero strano.

Bè, a questo punto recensite, no?

Ah, domenica parto, spero di riuscire a mettere il secondo capitolo prima della partenza.

Comunque starò via solo una settimana, durante la quale scriverò anche il terzo :)

Bè, buon inizio di vacanze!

 

Peace,love&OneDirection.

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Capitolo 3
*** Chapter two. ***


 Chapter two.
I'm dying just to make you see.

 

Quando arrivai in camera chiusi la porta silenziosamente quando capii che non ero sola; infatti sentivo Eleonor che piangeva ancora, sebbene meno pesantemente di prima.

Nascosi i libri in fondo a un cassetto della scrivania, sovrastandoli da vari fogli. Chiusi il cassetto, e mi avvicinai allo specchio sopra il mio letto, così presi l’astuccio dove tenevo i trucchi e cominciai a sistemarmi un po’: mi misi dell’eye liner sulla punta degli occhi sia sopra che sotto; sparsi un po’ di fard sulle guance e sulla fronte, del profumo, mi acconciai un po’ i capelli e scesi dal letto a castello, infilando l’astuccio nella mia borsa di Louis Vuitton.

 Uscii lentamente e richiusi la porta di legno lentamente, nello stesso modo in cui ero entrata.

Mentre percorrevo il corridoio continuavo a controllare se qualcuno di mia conoscenza, per ora Eleanor o Zayn, mi stesse osservando o seguendo, ma non vidi nessuno così scesi le scale tranquillamente.

Arrivai nello stesso punto dove avevo incontrato Harry prima e qualche minuto dopo arrivò anche il ricciolo che mi prese per mano e mi trascinò nella parte opposta da dove ero arrivata.

Senza nemmeno una parola uscimmo dall’uscita di emergenza e cominciammo a correre verso la boscaglia, la stessa che vedevo dalla finestra di camera mia.

Quando ci fermammo lui mi guardò negli occhi e mi tirò a sé.

«Cosa stai facendo?» lo guardai mentre tirava fuori il suo ipod, gli toglieva le cuffie e lo appoggiava su una roccia di fianco a lui. Mi mise una mano dietro la schiena e con l’altra stringeva la mia, con le dita intrecciate.

«Voglio ballare»

«Stai scherzando? Qui? Che senso avrebbe?»

«Secondo me balli bene»

 

 

«Emy, vieni qui» mio fratello si piegò sulle ginocchia e sporse le braccia in segno di accoglienza verso di me. Mi buttai tra le sue braccia e lo strinsi forte, tanto da far fatica a respirare io stessa.

Si avvicinò alla radio, alzò il volume e la colonna sonora di “Dirty Dancing” risuonò nell’aria, inondando la stanza.

Mi prese in braccio e mi mise un braccio sotto il sedere, mentre con l’altra mano strinse la mia, che era almeno un terzo della sua.

Cominciammo a volteggiare sul tappeto, mentre i miei genitori, seduti sul divano, ci osservavano e sorridevano scambiandosi gli sguardi ogni tanto.

Io sorridevo e ridevo tutto il tempo, mentre muovevo le mie corte gambe per assomigliare di più a una ballerina, come una di quelle dei film.

Gli volevo un bene dell’anima, e solo in quei momenti me ne accorgevo. Poco dopo mi mise giù, nel momento esatto in cui la musica cessò e un silenzio teatrale invase la stanza. Mi diede un bacio sulla guancia destra e si rintanò in camera. Anche i miei genitori si alzarono dal divano rosso porpora e si recarono in cucina.

Intanto io continuavo a volteggiare nel salotto a occhi chiusi finché non caddi a terra con una risatina.

 

 

Quando ritornai al presente mi accorsi che mentre una musica leggera aleggiava nell’aria il mio capo era posato sulla spalla di Harry che mi accarezzava i capelli.

Mi alzai immediatamente e lo guardai con un piccolo sorriso.

«Grazie» mi allontanai da lui e ricominciai a camminare mentre lui raccoglieva l’ipod e lo fermava.

Solo dopo una decina di minuti che camminavamo nel più completo silenzio mi accorsi che aveva sulle spalle un piccolo zainetto blu della Eastpack.

A cosa diavolo gli serve uno zaino?

Mentre la mia mente elaborava questa domanda il moro mi rispose dopo essersi scostato il ciuffo avendo notato che spostavo spesso lo sguardo sullo zaino.

«Ho una sorpresa per te»

Guardai l’ora dal mio cellulare: le 12:46 a.m.

Sentii i morsi della fame che mi assalivano lo stomaco passo dopo passo.

«Torniamo indietro. Ho una fame pazzesca»

«A questo ho pensato io» mi avvicinò a un torrente mettendomi una mano dietro la schiena.

Tirò fuori dallo zainetto una tovaglia verde acqua e la mise sul prato; tirò fuori dei panini rivestiti dal domopack e li mise uno vicino all’altro.

«Buon appetito!» mi misi a ridere e lo guardai. Ci sedemmo entrambi a gambe incrociate uno vicino all’altra sull’erba verde. Mi avvicinai a lui e gli diedi un bacio sulla guancia, per poi addentarmi su uno dei vari panini.

Mi guardai attorno finché non vidi un impermeabile giallo appoggiato sull’erba, aguzzai la vista: solo in un secondo momento notai che sotto quell’indumento c’era un corpo forse senza vita.

Mi misi a urlare e a balbettare un “guarda” strattonando la manica della camicia a quadri di Harry.

Solo poco dopo anche lui si accorse del corpo steso sul terreno. Si alzò di scatto e cominciò ad attraversare il torrente saltellando su alcuni sassi. Lo stesso feci anche io, arrivando poi sull’altra sponda.

Scossi leggermente il ragazzo steso a terra per qualche secondo finché non prese conoscenza e mi guardò con i suoi occhi di ghiaccio. I suoi capelli biondi erano sporchi di fango e allo stesso tempo bagnato.

Lo aiutammo ad alzarsi e notai che aveva una profonda ferita sul polpaccio sinistro, il che gli provocava un dolore piuttosto forte da quanto si poteva vedere dalle smorfie sul viso.

Misi il suo braccio attorno al collo e attraversammo il torrente con fatica. Arrivati sull’altra sponda cominciammo a camminare verso il riformatorio che si intravedeva tra gli alberi. Nel frattempo Harry raccoglieva la tovaglia per poi riporre il tutto nello zaino blu e rimetterselo sulle spalle. Ci raggiunse infine dopo qualche minuto.

 

 

Arrivati all’edificio ingiallito aprii la porta di entrata e venni accolta ben poco calorosamente dal preside Bullock.

«Signorina Robinson, cosa diavolo ci faceva fuori… ma cosa succede?!» spostò lo sguardo di botto sul ragazzo mal messo che avevo di fianco.

«Non è il momento per pensare a noi. Questo ragazzo è messo piuttosto male, e ha assolutamente bisogno di un dottore»

«Come si chiama?»

«Non gliel’ho ancora chiesto, non riesce nemmeno a respirare, si figuri a parlare!» portai il biondo nell’infermeria e lo feci stendere sul lettino bianco al centro della stanza. Il giovane mi strinse la mano e me la baciò, accennando un piccolo “grazie” che mi fece sorridere.

Quando uscii mi ritrovai di fronte al preside, che aveva uno sguardo piuttosto accattivante.

«Ora lei e il signor Styles farete un bel viaggietto in presidenza. Forza, nel mio studio» a testa bassa seguimmo l’uomo che, sempre con il suo fazzoletto bianco, si asciugava la fronte gocciolante.

Invece di far muovere il culo a noi, perché non comincia a muoverlo lei e fare un po’ di esercizio, palla di lardo?!

Arrivammo nella stanza dove Zayn era stato appena la mattina precedente e, casualmente, lo ritrovammo proprio lì, seduto su una sedia di pelle che si toccava i capelli.

Quando sentì la porta aprirsi si girò di scatto con un sorriso malizioso, probabilmente rivolto al preside, che scomparve quando vide entrare dietro il ciccione me e il ricciolo. Gli mandò uno sguardo cattivo.

«Mi scusi preside, cosa ci fanno loro qui?» gli occhi dorati si posarono su di me e sulla maglietta sporca di fango.

«Hanno saltato le lezioni»

«Quindi alla fine l’hai fatto Harry»

«Per cui lei lo sapeva, signor Malik?»

«Ehm, si, lo sapevo»

«Ah, perfetto. Quindi doppia punizione!» l’uomo si sfregò le mani con aria contenta, poi fece gesto a me e il mio compagno di sederci nelle due poltroncine più in fondo alla stanza.

Zayn abbassò la testa e se la grattò in segno di imbarazzo. Cominciai a stufarmi di tutto quel silenzio mentre il signor Bullock compilava delle carte, così presi l’iniziativa.

«Allora, quale sarebbe la punizione?» incrociai le braccia e l’uomo alzò la testa dalla scrivania e mi guardò.

«Dovrete pulire i corridoi la sera. Anche di sabato e domenica per due settimane» Harry si alzò di scatto dalla sedia e si avvicinò a lui.

«Due settimane? Di sera? Anche sabato e domenica? Ma siamo impazziti?!» l’uomo lo guardò in cagnesco.

«Prova a rispondermi ancora in quel modo e la punizione si raddoppia!» alzò la voce di parola in parola.

Mi alzai e misi una mano sul petto di Harry: era meraviglioso. Il ricciolo mi guardò, mi prese la mano e si sedette di nuovo, mentre Zayn guardava la scena allibito.

«Potete andare»

Mano nella mano io e Harry uscimmo dalla presidenza e percorremmo il corridoio verso l’infermeria, dalla quale uscì una donna vestita di bianco con delle carte in mano. Si avvicinò a noi a passo veloce.

«Siete voi i ragazzi che hanno trovato quello che è steso sul letto in infermeria?»

«Si» risposi io decisa.

«Non è di qui, viene probabilmente dall’America, non conosco questo paese»

«Chi è il ragazzo?» Harry si avvicinò alla donna.

«Si chiama Peeta, Peeta Mellark, e viene dal Distretto 12»


 

-------------------------------------------eccomi ùù-----------------------------------------------


 

Pensavate che fosse Niall, vero?! Ahah, ve l'avevo detto che sarebbe successo qualcosa di incredibile!

Per chi non sapesse chi sia questo Peeta Mellark, è uno dei protagonisti di Hunger Games, libro che vi consiglio con tutta me stessa.

Amo quel ragazzo e volevo inserirlo nella mia storia.

Bè, a questo punto spero davvero di ricevere delle recensioni e che magari comincino a leggere questa storia non solo i fan dei One Direction, ma anche quelli di Hunger Games (come la sottoscritta).

 

Peace,love&OneDirection.

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Capitolo 4
*** Chapter three. ***


Chapter three.
When you kissed her I was breaking.

 

 

Il nome di quel ragazzo mi risuonava nella testa, accompagnato dal sorriso e dal lieve “grazie” che aveva pronunciato in infermeria.

Mentre camminavo nel corridoio per arrivare alla mia stanza e prepararmi emotivamente al fatto che qualche ora dopo avrei dovuto lavare i pavimenti insieme a Harry e forse anche a Zayn, incontrai Eleanor che stava rientrando come me guardandosi intorno come un carcerato che cerca di evadere di prigione.

«Ehi Eleanor!» alzai una mano per farmi notare ma lei si richiuse la porta alle spalle senza un minimo segno di aver sentito il mio richiamo.

Cominciai a correre verso la stanza e quando aprii la porta vidi la mora appoggiata al letto che leggeva una rivista.

«Non mi hai sentita? Ti ho chiamata prima» mi sedetti di fianco a lei.

«No, mi spiace. Non ho sentito proprio niente» alzò lo sguardo per poi riporlo immediatamente sui fogli, come se non riuscisse a sostenere il mio sguardo.

«Che è successo Eleanor?» le chiesi, mettendole una mano sulla spalla in segno di amicizia.

«Preferirei non dire niente e non mettere zizzania tra le persone» si alzò e rimase in piedi a fissarmi.

«Non fare l’idiota. Se mi riguarda devo esserne al corrente, anche se è brutta» la seguii. Cominciò a girare in tondo, quasi creando una corrente d’aria.

«Ho sentito Harry che parlava» la guardai interrogativa.

«E quindi?»

«Be’, ho sentito che parlava di te con un suo amico: alto, bruno… un bel ragazzo – si fermò per qualche istante – diceva che l’unico motivo per cui ci provava con te era che voleva portarti a letto» rimasi allibita da quella sua ultima affermazione. È vero, non lo conoscevo ancora, ma mi era sembrato molto dolce e sincero quando mi aveva portata al fiume a mangiare, e quando abbiamo ballato.

Ammetto che mi dispiaceva molto. Perciò i suoi gesti potevano essere davvero stati per portarmi a letto con lui?

«Mi dispiace, ma io te l’avevo detto» mi cinse le spalle con un braccio e mi attirò a sé.

Presi un paio di pantaloni della tuta blu, una canottiera bianca e una felpa dello stesso colore dei pantaloni. Mi cambiai davanti a lei e uscii in fretta, per recarmi davanti alla presidenza, dove sarebbe cominciata la nostra punizione.

Mentre scendevo le scale incontrai Harry che si dirigeva nel mio stesso luogo. Dopo qualche metro, mentre io gli stavo dietro per non essere vista, si fermò e si piegò in avanti per allacciarsi le Converse bianche basse.

Aumentai il passo fino a passargli vicino e superarlo, senza farmi notare. Qualche metro più in là, quando ormai pensavo che non si fosse accorto di me, mi chiamò ad alta voce, facendo rimbombare il mio nome nel corridoio.

Mi corse incontro, mi cinse le spalle con il braccio e mi sorrise facendo comparire le sue bellissime fossette.

«Ciao bellezza!» mi guardò mentre io avevo lo sguardo verso il pavimento.

Non devo essere arrabbiata con lui. Emily, chiarisci e basta, non succede niente.

«Ciao Styles. Ehm, volevo solo dirti che con me certe cose non funzionano» mi guardò storto e spostò il suo braccio dalle mie spalle facendole finire lungo i fianchi.

«Di cosa stai parlando?»

«Ho parlato con Eleanor. Mi ha detto che ti ha sentito mentre dicevi che volevi solo portarmi a letto. Volevo dirti che con me non funziona così, tutto qui. Non mi importa, siamo comunque amici» ripresi fiato e aumentai di poco il passo facendomi però seguire dal riccio che mi guardava sempre più allibito ad ogni mia parola.

«Non ho mai detto nulla di tutto questo!» mi fermai di colpo e mi girai verso di lui.

«Davvero?! Be’, però perché Eleanor avrebbe dovuto mentirmi?» appoggiai le mani sui fianchi.

«Perché lei… Ehm, non lo so» ricominciò a camminare mentre io continuavo a stare ferma.

Alla fine lo seguii e arrivammo nello stesso momento davanti alla presidenza dove ci aspettava da non so quanto il preside. Di fianco a lui c’era Zayn che mi sorrise mostrandomi i suoi denti perfetti.

Si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia tenendomi per il braccio, poi guardò Harry e gli fece un sorriso forzato credo.

«A questo punto vi consiglierei di cominciare dal corridoio del terzo piano, è da molto che non lo faccio pulire» fece una risatina ebete e si rintanò nel suo studio.

Prendemmo scope, palette e stracci e salimmo le scale fino all’ultimo piano.

Presi uno straccio e cominciai a togliere ragnatele da alcuni angoli dei muri e a togliere alcune macchie su di essi. Nel frattempo Zayn si occupava di lavare i pavimenti e Harry di togliere la polvere.

Ogni tanto mi giravo per vedere come andava avanti il lavoro, o forse era solo per osservare quei due splendidi ragazzi mentre si davano da fare.

Incrociai lo sguardo con quello di Harry, il quale lo spostò subito, e scosse la testa, come se non mi capisse, come se pensasse che fossi una stupida ragazzina. Ogni sua movenza mi sottometteva, che fosse positiva o negativa, ogni parola che diceva mi incantava e le sue fossette mi facevano sognare.

«Pss» sentii un bisbiglio che attirò la mia attenzione verso una porta socchiusa, poco lontano da Zayn, il quale si girò nella mia stessa direzione al sentire quel suono.

Mi avvicinai con cautela finché non comparvero dei meravigliosi capelli biondi, e un dolce sorriso che avevo già visto.

«Emily, giusto?» la sua voce era calda e squillante allo stesso tempo.

«Esatto. Tu sei.. Peeta? Come stai?» mi avvicinai alla porta semi aperta.

Mi fece segno di entrare, poi anche a Harry. Zayn non capì, ma entrò anche lui senza che il biondo gli dicesse niente.

Ci ritrovammo in una delle stanze del riformatorio, un po’ più piccola delle altre, in quanto doveva ospitare una sola persona.

Era tutto in perfetto ordine, e dei quadri meravigliosi ornavano le pareti bianche e scrostate.

Mi avvicinai a uno di quelli: rappresentava una graziosa ragazza dalla carnagione chiara, con i capelli di un castano scuro raccolti in un'unica treccia che le ricadeva davanti, fino a raggiungere il seno. Gli occhi castani sembrava mi fissassero, come in soggezione, e un lieve sorriso le si stampava sulle labbra sottili.

«Questo quadro è meraviglioso»

«Ti piace? L’ho fatto io» rimasi quasi a bocca aperta all’ultima sua frase.

«Stai scherzando? Ma sei bravissimo»

«L’ho fatto mentre ero in infermeria. Mentre delle donne mi curavano la ferita sul polpaccio mi sono messo a disegnarla»

«Disegnare chi?» Harry si intromise nel discorso, sfiorandomi con il suo braccio e provocandomi un lieve fremito.

«La ragazza che amo»

Quel ragazzo credeva nell’amore. Finalmente ne avevo trovato uno: amava una ragazza, provava un sentimento vero, e anche forte, a quanto pareva.

Si mise una mano dietro la nuca in segno di imbarazzo quando Zayn lo fulminò con lo sguardo. Me ne accorsi appena in tempo, così decisi di intervenire per difendere quel dolce giovane.

«Zayn, qual è il problema?! Ora se un ragazzo è innamorato lo consideri uno sfigato? Cosa vuol dire quello sguardo?» il moro si girò verso di me e passò lo sguardo dai miei occhi al pavimento.

«Sono solo invidioso» un’altra frase che mi bloccò, come se i miei piedi fossero impiantati nel parquet.

 

 

Parlammo per circa un’ora buona, finché sia io che gli altri due mori ci accorgemmo che avevamo meno di tre quarti d’ora per finire di pulire il corridoio. Eravamo in enorme ritardo.

Ci fiondammo fuori dalla stanza in un attimo e riprendemmo a pulire alla velocità della luce.

«Posso darvi una mano?» il biondo si richiuse la porta alle spalle, sorretto da un paio di stampelle.

«No, non va bene che ti affatichi» Zayn lo bloccò rigidamente.

«Se comincia a farmi male mi fermo, ma non voglio vedervi sgobbare il doppio quando la colpa del vostro ritardo è solo mia. Lascia stare» scostò il braccio del pakistano, prese uno straccio e cominciò a fare il mio stesso lavoro ma dall’altra parte del lungo corridoio.

Lo sentii canticchiare tranquillamente, mentre noi tre eravamo in preda al panico.

Dopo circa quaranta minuti ci sedemmo per terra appoggiati alla parete uno vicino all’altro, stanchi morti.

Ci scambiammo qualche sguardo e cominciammo a ridere insieme, come se qualcuno avesse appena raccontato una barzelletta esilarante.

Ci alzammo, demmo una mano a Peeta e lo accompagnammo nella sua camera.

«Sta sera ci sarà un falò su una spiaggia non molto lontana da qui. Ovviamente ci accompagneranno tutti gli insegnanti, ma sarà comunque divertente. Andiamo?» Harry riprese fiato.

«Sarebbe fantastico! E poi a queste feste succede sempre che qualcuno va’ a letto con un’altra» si mise a ridere, una risata solista.

Io e Harry ci guardammo per qualche tempo, finché io non gli feci una lievissima smorfia e mi girai verso Zayn, con un sorriso malizioso.

«Perfetto» Zayn mi mise una mano dietro la schiena e mi sorrise.

Un attimo, Emily, cosa stai facendo?! Ricordati le parole di Malik: “Sai, se fossimo in un film ci innamoreremmo ora” “Non credo succederà Zayn” “Tu credi?”.

Terminata la mia riflessione mi allontanai da Zayn e scesi le scale. Poi mi fermai e urlai.

«Alle nove in punto qui»

«Perfetto» ci fu un coro e dei bisbigli tra Zayn e Harry che non riuscì a capire.

 

 

Quando tornai in camera Eleanor mi aspettava nella stessa posizione in cui l’avevo lasciata.

«Hai parlato con Harry?»

«No, ma io e te sta sera ci divertiremo»

«Hai saputo del falò?»

«Esattamente»

«Non vedo l’ora di andarci»

«Idem» ci abbracciammo e cominciammo a ridere.

Mi fiondai sul mio armadio, aprii le ante e cominciai a rovistare tra i vari vestiti appesi e trovai quello esatto: bianco, senza spalline che mi arrivava poco sopra le ginocchia.

Diedi un’occhiata all’orologio che segnava le 8:25 pm.

Corsi nel bagno con il vestito e i trucchi. Mi feci una breve doccia e dopo essermi asciugata indossai il vestito e mi misi un po’ di eyeliner sugli occhi. Mi spruzzai un po’ di profumo e mi feci ricadere i capelli mossi sulle spalle.

Uscii dal bagno e vidi Eleonor con un vestito aderente nero e un paio di tacchi neri.

Misi le stesse scarpe, anche se bianche e le alzai la gonna, per poi mettermi a ridere.

«Sei davvero bella Eleanor»

«Mai quanto te dolcezza»

Qualche minuto dopo ci ritrovammo con gli altri ragazzi.

«Scusate, dovè Harry?»

«È andato prima» guardai Zayn vestito con una camicia bianca e dei jeans beige con delle bretelle calate. La cresta era piena di gel e i suoi occhi illuminavano la stanza.

«Sei bellissima Emily» si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia.

«Anche tu» sorrisi e ci girammo verso Eleanor che aveva tossito.

«Io non esisto, figurati» si misero a ridere sia lei che Zayn.

Quando mi rigirai cidi Peeta con una camicia a scacchi blu e rossa e dei jeans blu notte.

«Sei bellissimo anche tu» arrossimo entrambi e uscimmo dall’edificio uno a fianco dell’altra.

 

 

Quando arrivammo sulla spiaggia una massa di gente ballava come fossero in discoteca. Le ragazze mettevano le mani sul petto dei ragazzi, che le guardavano con un sorriso malizioso. Ci avrei visto bene Zayn lì in mezzo.

Cominciammo a scrutare la folla per vedere dove fosse quel pazzo di Harry.

Quando lo vidi una piccola lacrima mi rigò la guancia.

«Che succede Em… ah» Peeta terminò la frase quando vide su un tronco intorno al fuoco un ricciolo che teneva in braccio una delle ragazze più belle del riformatorio.

Si baciavano evidenziando un gioco acceso di lingue, quasi più acceso del fuoco stesso.

Quando Harry alzò lo sguardo e mi vide fece sedere di fianco a lui la rossa che con faccia indignata si alzò e se ne andò.

Il ricciolo si avvicinò a me con passo svelto notando il mio sguardo, ma io corsi via in preda alle lacrime.

 

--------------------------------si scusa--------------------------------------

Lo so, non posso credere di avervi abbandonato per circa tre settimane! *si inginocchia e chiede perdono*

Per piacere, perdonatemi, ma me ne sono completamente dimenticata e quando me ne ricordavo non avevo ispirazione e non sapevo ccosa scrivere.

Non so come scusarmi, davvero.

Anyway, che ve ne pare del nuovo capitolo?

Mi è dispiaciuto finirlo in questo modo, perchè Harry mi piace, ma capirete meglio nel prossimo capitolo, ve lo assicuro.

Bè, a questo punto vi lascio.

Vi ricordo che il mio account di twitter è questo: https://twitter.com/#!/Cryformoments 

Se vi va seguitemi ovviamente.

Spero di ricevere molte recensioni, dato che l'ultimo capitolo ne ha ricevuta solo una. *delusa e triste*

Bye guys!

 

Peace,love&OneDirection.

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Capitolo 5
*** Chapter four. ***


Chapter four.
Goodbye love.

 



Le lacrime continuavano a scendere, e non riuscivo a capire il perché: Harry lo conoscevo da poco, anzi, pochissimo, ma nonostante questo piangevo come una bambina a cui hanno appena rubato i cioccolatini.

Non è possibile che ogni volta devo soffrire per qualcosa. È sempre la stessa storia.

«Emy ti prego, aspetta!» mi fermai e mi voltai con gli occhi rossi e gonfi di lacrime che ancora dovevano uscire.

«Io non capisco perché piangi, perché dovresti essere arrabbiata con me. Ho baciato una ragazza, e allora? Non stiamo insieme, non c’è niente tra di noi» quelle parole mi colpirono dritte in petto, e sentii un lieve dolore nella gabbia toracica. Abbassai la testa e lo superai. Non ero arrabbiata per quello che aveva fatto, ma per le cose che mi aveva detto con completa tranquillità e franchezza. Come si poteva essere così crudeli da dire certe parole a una ragazza in lacrime?

«Non credevo fossi così. Non credevo potessi dire quelle parole così tranquillamente. Dovevo ascoltare Eleanor. Anzi, continuerò tranquillamente la mia vita, dove tu non ci sarai» ripresi a camminare e mi diressi verso gli altri, che mi guardavano chi con tristezza chi con un’aria di saggezza, come per dire “te l’avevo detto”.

Mi avvicinai e presi Zayn per la mano e ci dirigemmo verso il falò, con uno sguardo malizioso sulle sue labbra. Mi girai verso di lui e lo guardai; poi spostai lo sguardo su Harry che mi fissava interrogativo e immersi nuovamente i miei occhi cioccolato in quelli dorati del pakistano.

«Zayn, non farti strane idee» lui mi guardò e gli feci segno di avvicinarsi a me prendendolo per la camicia.

Le nostre labbra si sfiorarono provocando un brivido ad entrambi. Partimmo con un lieve e dolce tocco, baciando ognuno il labbro inferiore dell’altro. Mi morse quest’ultimo provocandomi un gemito e gli misi le mani tra i capelli, portando il nostro bacio a un livello superiore.

Aprimmo leggermente la bocca per far spazio alle lingue che si intrecciavano e giocavano tra di loro.

Dopo qualche minuto mi staccai e passai lo sguardo dalle sue labbra ai suoi occhi: erano splendidi, non me ne ero accorta.

Lui si riavvicinò a me soffiando sulle mie labbra.

«Ti prego, non dirmi che è già finito» risi e lo baciai di nuovo, saltandogli addosso. Non capii perché feci così, perché mi avvinghiai a lui in quel modo, ma volevo farlo e tanto, cosa avevo da perdere?

«Te l’avevo detto che ti saresti innamorata di me»

«Non hai ancora vinto Malik» ridemmo e cominciammo a camminare allontanandoci da tutto e da tutti.

 
 
«Mi hai baciato per dar fastidio a Harry, vero?» quell’affermazione mi fece rimanere piuttosto male, anche se sapevo che forse era vero. L’avevo fatto per far ingelosire quel riccio? Si, probabile, non lo so.

«Eviterei di parlare di lui. Non sono in vena» lo vidi sorridere di fianco a me. Non capivo quel sorriso, anzi, mi faceva piuttosto irritare, ma lo lasciai fare, altrimenti avrebbe trovato un’altra scusa per baciarmi.

Ci ritrovammo in una piccola spiaggetta, dalla quale potevamo solo intravedere le luci del falò. Il mare era calmo, così silenzioso da dare fastidio. Ci avvicinammo a una pietra grande e circolare e ci sdraiammo sopra, con la pancia in su, guardando quel cielo immenso e stellato.

Mi ricordò l’ultima volta che vidi la mia migliore amica, quella di cui avevo bisogno in quel momento. La sua allegria mi mancava, la sua pazzia anche. Una piccola lacrima rigò nuovamente il mio volto. Mi asciugai in fretta prima che il moro mi potesse vedere, e giudicarmi una stupida ragazzina.

Dopo qualche minuto ci sedemmo e guardammo il mare, la sua infinità, il modo in cui il suo colore si mischiava con quello del cielo.

«Mi manca»

«Chi?»

«La mia migliore amica» si girò verso di me e mi fissò per attimi che parvero interminabili, mentre io continuavo a contemplare le piccole onde.

«Come si chiama?»

«Jade, è di origini italiane, ed è la mia migliore amica da circa dodici anni» scese di nuovo quella dannata lacrima.

Mi cinse le spalle e mi attirò a sé.

«Sai quante persone ho lasciato anche io quando mi sono trasferito qui?» gli angoli della sua bocca si abbassarono, creando un’espressione triste.

«Ma ne ho anche conosciute di splendide» mi guardò e mi baciò leggermente le labbra.

Gli sorrisi, e quando si staccò notai che i suoi occhi erano lucidi, non capii perché, insomma, lui era Zayn Malik, non gli interessava nulla di me, voleva solo scoparmi.

«Torniamo? Sai, non vorrei perdermi la festa» annuii e mi alzai seguita dal moro che mi mise le mani sui fianchi, facendo aderire i nostri corpi.

«Zayn, non fare l’idiota» mi misi a ridere e mi girai verso di lui.

«Sai, non mi è bastato il bacio di prima»

«Mi spiace, ma ti rimane solo quello, perché da me non riceverai altro fino a domani» gli feci un sorriso malizioso e lo baciai sul naso, per poi andarmene velocemente, fino ad arrivare davanti alla festa che ormai era animata più che mai.

La musica era alta, e anche i professori si stavano scatenando ballando a ritmo, alcuni addirittura facendo movimenti sexy.

Ritrovai Harry nella stessa posizione in cui l’avevo lasciato, e incrociai il suo sguardo, mentre lo vidi avvicinarsi lentamente.

Mi allontanai sempre di più fino a scontrarmi contro Peeta.

«Emy, Harry è distrutto. Per piacere, parlaci. Fallo per me» mi sorrise e io gli feci cenno di sì con la testa, per poi girarmi.

Mi ritrovai il ricciolo a qualche metro di distanza. La tentazione di correre via era enorme, ma dovevo parlargli, solo per chiarire, poi: Addio Harry.

«Ti prego, non fare più quello che hai fatto»

«Sai Styles, potrei dirti la stessa cosa, ma non lo faccio, perché di te non mi interessa niente» lo vidi abbassare lo sguardo e chiudere per un attimo gli occhi, come se quelle parole gli avessero fatto male.

«Emily, io faccio quel cazzo che voglio, ok?»

«Stessa cosa per me» lo guardai strafottente: non volevo dargliela vinta, non ora.

«Ti prego, non farmi questo» il suo tono era tornato liscio e dispiaciuto.

«Harry, ti ripeto: non voglio avere niente a che fare con te. Addio» mi girai e me ne andai, mentre gli occhi si gonfiavano per l’ennesima volta.

Incrociai nuovamente lo sguardo di Zayn, che mi guardava triste.

Zayn vuole solo farsi con me. Io voglio dimenticare tutto. È perfetto: a lui non importa di me in QUEL senso. Mi aiuterà.

Gli presi la mano e lo attirai a me, per poi baciarlo di nuovo.

«Scusa Zayn, ma voglio dimenticare»

«E io voglio aiutarti» mi sorrise maliziosamente e continuò a baciarmi.

Ci dirigemmo verso il riformatorio per entrare poi nella stanza numero 213. Quando la spalancai il profumo di Malik mi invase le narici.

«Cosa hai intenzione di fare?»

«Quello che pensi» mi tolse il vestitino bianco ormai stropicciato lasciandomi in intimo.

Cademmo per terra accompagnati da una risata fragorosa di entrambi, mentre io gli toglievo la camicia bianca sporca di un rossetto.

«Scusa, di chi sarebbe questo rossetto? Solo Eleanor ce l’ha… oddio Malik!» mi allontanai da lui mentre indossavo sempre solo le mutandine nere e il reggiseno dello stesso colore.

Si alzò e si avvicinò a me.

«No, no. Ti prego, non pensare male. È lei che è venuta da me e ha cominciato a baciarmi. Un po’ come quello che stai facendo tu» probabilmente era un modo per offendermi, ma non mi toccò minimamente.

«Scusa? Mi pareva che fossi d’accordo su quello che stavamo per fare»

«In realtà ero d’accordo anche con quello che stava facendo Eleanor» dopo quella frase non potei più resistere. Gli diedi uno schiaffo e me ne andai. Sulla soglia della porta mi voltai e lo guardai.

«Ed ecco la seconda delusione in un giorno» mi rigirai e ripresi a camminare con la mia roba in mano.

Mi rintanai in camera, mi misi il pigiama e mi sedetti sullo stipite della finestra. Mi ritornò in mente quella stessa mattina, quando Harry mi aveva portata in quel bosco.

Dopo qualche ora aprì la porta Eleanor e si avvicinò a me per darmi un bacio sulla guancia.

«Vaffanculo, troia» la ragazza mi guardò malissimo e mi diede uno schiaffo. Gliene diedi uno io a mia volta.

«Perché ti sei fatta Zayn?!» se ne andò in bagno e ricominciò a piangere. Le urlai contro con tutto il fiato che avevo.

«Mi fai schifo! Piangi, te lo meriti!» uscii sbattendo la porta, per ritornare nella stanza di Zayn.

«Cosa ci fai ancora qui Emily? Sono stato uno stronzo, mi dispiace» mi avvicinai e lo  abbracciai, stringendolo forte a me.

 

-------------------------------eccomi-----------------------------------

 

Mi scuso ancora per il ritardo, ma l'ispirazione è andata a farsi fottere.

Sono successe un po' di cose, si capiranno molti perchè nei prossimi capitoli, non vi preoccupate :). Inoltre ho voluto far sì che tutti i personaggi vi stessero un po' sul cazzo, ahah. Mi ero piuttosto rotta della protagonista che è sempre la vittima: ora sono diventata trasgressive (?)

Bè, spero davvero in qualche recensione, e ringrazio per le 11 che ho ricevuto in totale: sono un po' poche forse, ma mi fanno un piacere immenso.

 

Peace,love&OneDirection.

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Capitolo 6
*** Chapter five. ***


Chapter five.
A new start.

 
 
 
 

«Non riesco ancora a capire perchè sei tornata» quell'abbraccio era durato più di cinque minuti, e a ogni secondo che passava mi immergevo nel petto del pakistano sempre di più.

«Non lo so, ma stai zitto, prima che cambi idea» dopo questa frase lo vidi sorridere e mi strinse ancora di più a sé, come se non volesse più lasciarmi andare.

La camicia era ancora aperta, e la mia testa appoggiava sul suo petto nudo, il che mi faceva rabbrividire al solo pensiero. Ma poi riportai lo sguardo su Zayn e vidi un ragazzo dolce e rilassato, forse anche addormentato.

Mi tolsi dal suo abbraccio e mi rimisi il vestito bianco. Con i tacchi in mano uscii dalla stanza lasciando il moro steso sul pavimento.

Incontrai Harry scendendo le scale e lo evitai con tutta la rabbia che avevo in cuore.

Il riccio mi guardò ma poi andò dritto facendo una smorfia di disgusto, il che mi fece irritare talmente tanto che gli saltai addosso facendolo cadere a terra con un tonfo.

«Che stai fcendo Robinson?!» mi guardò malissimo.

Da quando in qua mi chiama per cognome?

«Cos'era quella smorfia?»

«Cos'è, ora non posso neanche guardare male una persona che mi ha pugnalato alle spalle?» ora basta.

«Pugnalato alle spalle?! Scusa, chi è lo stronzo che ha baciato un'altra mentre ci provava con la sottoscritta?! Chi?!» mi guardò come se fossi stata pazza.

«Io» rimasi un attimo spiazzata: non credevo l'avrebbe ammesso così velocemente. Così mi alzai e lo aiutai a fare lo stesso.

«Mi dispiace, non capisco cosa mi sia preso. Va bene, lo accetto, non te ne frega niente di me, è stato carino da parte tua l'avermi invitata ad uscire, basta. Mi va bene, non ti piaccio, non te ne frega niente. Buonanotte» cominciai a camminare ma lui mi bloccò e mi attirò a sé.

«Mi importa di te, solo non in quel modo. Ti voglio bene Emy, davvero, anche se ti conosco da poco. Ti ho portata fuori perchè volevo scoparti, aveva ragione Eleanor, ne ho parlato con un mio amico, Louis, oggi però, dopo che siamo stati con Peeta, ho capito che sei una ragazza troppo... speciale, per essere sprecata in questo modo» quelle parole mi colpirono.

«Ti voglio bene anche io Harry» lo abbracciai stringendolo forte a me.

«Scusa, perchè hai lo stesso profumo di Zayn... oh no, ti prego, non dirmi che sei andata a letto con lui. Ascolta, lui è come me, è un ragazzo che se ci prova con una ragazza lo fa solo per scoparsela» mi prese per le spalle e ogni tanto mi scuoteva leggermente.

«No Harry, stavo per farlo, ma è successo un imprevisto»

«Hai saputo di lui e Eleanor, vero?»

«Già, mi ha dato un po' fastidio»

«Scusa Emy, tu stai andando dietro a due ragazzi contemporaneamente?»

«...scusa?»

«Io e... Mailk» mi misi a ridere.

«No ascolta, stavo per andarci a letto perchè ho bisogno di dimenticare molte cose! Non perchè mi piace» alzò un sopracciglio, ma vedendo la mia convinzione negli occhi mi diede un bacio e mi cinse le spalle.

«Suppongo che ora non vorrai più andare in camera tua e vedere Eleanor. Perciò mi offro per invitarti a dormire da me. Ti divertirai» annuii e gli dissi che sarei andata un attimo a prendere il pigiama.

«Non ce n'è bisogno, ti daremo qualcosa noi»

«...noi?»

«Si, io e Louis, il ragazzo che ti ho accennato prima» sorrisi e gli feci cenno di cominciare a camminare.

Ritornammo al secondo piano e entrammo nella stanza numero 67.

Appena aprimmo la porta un ragazzo alto, bruno e con due meravigliosi occhi azzurri ci sorrise alzando il più possibile gli angoli della bocca.

Salutò Harry con una pacca sulla spalla e poi passò a me, squadrandomi dall'alto in basso e porgendomi la mano.

«Io sono Louis Tomlinson, e tu sei...?»

«Emily, Emily Robinson» gli strinsi la mano e gli sorrisi timidamente.

«Ah, ti conosco. Hazza mi ha parlato di te»

«Hazza? Cos'è, un soprannome?»

«Si, da ben quattro anni» gli sorrisi e vidi dietro di lui il ricciolo con in mano dei pantaloncini della tuta e una canottiera.

«Tieni, il bagno è lì, prenditi tutto il tempo che vuoi» sorrisi a entrambi prima di entrare nella doccia e schiarirmi le idee. Non avevo pensato a Harry come un amico, ma la cosa mi piaceva, e la accettai a braccia aperte.

Mi rimisi l'intimo e poi i cambi che mi aveva dato poco prima il moro.

Quando uscii Harry stava già dormendo per terra, steso su un paio di coperte e ricoperto da altrettante. La sua massa di riccioli era posata su due cuscini di colore ocra.

Vidi Louis che mi indicava il letto sopra il suo, e con l'aiuto di una piccola scaletta di ferro salii seguita dal moro.

«Scusa, cosa stai facendo?»

«Voglio salire con te. Sai, il primo giorno in cui ho conosciuto Harry ho dormito con lui e speravo di fare la stessa cosa con te. Non voglio fare niente, non ti preoccupare, solo dormire» mi sorrise e alzò le spalle.

Gli sorrisi e gli feci posto, alzando le coperte e misi sotto le gambe e poi tutto il resto del corpo, come il ragazzo che avevo vicino.

Mi girai dall'altra parte spegnendo la luce e sentii le sue mani avvolgermi in un dolce abbraccio, lo stesso in cui mi aveva stretto Harry poco prima.

«Tra noi due nascerà una splendida amicizia, lo so già»

«Lo credo anche io» mi girai e gli diedi una carezza, per poi rigirarmi e stringere le sue mani tra le mie, nonostante le sue fossero più grandi.

 

 


 

Harry's pov.

 

 

 

«Tra noi due nascerà una splendida amicizia, lo so già» sentii il mio migliore amico dire quelle parole alla ragazza vicino a lui e un piccolo sorriso mi comparve sulle labbra.

«Lo credo anche io» fu la risposta della mora, e li sentii stringersi tra loro.

Volevo davvero bene a quei due ragazzi, e l'idea che magari potrebbe fiorire qualcosa tra di loro mi rendeva più che felice.

Louis si era comportato così solo una volta, solo la volta in cui si era innamorato di una dolce e bellissima ragazza di cui sfortunatamente mi ero innamorato anche io: Jade.

 

 
 

----------------------------------spiegazioni---------------------------------

 

Allora, lo so che questo capitolo è molto corto, ma è una specie di introduzione, di prologo a quello successivo.

Bene, vi ricordate Jade, vero?! È la migliore amica di Emily, ne aveva parlato con Zayn nel capitolo prima!

Siete rimasti sconvolti, vero? Mi è venuto in mente di farlo proprio mentre scrivevo l'ulrima riga.

Spero di ricevere molte recensioni.

Ah, ho fatto qualcosa per voi che vi piacerà davvero tanto. Mi sono divertita tantissimo a farli.

 

 

Emily: http://www.polyvore.com/emily_vestito_per_il_fal%C3%B2/set?id=53385633

           Esatto, Emily la vedo molto come Kristen Stewart, attrice che AMO.

Eleanor: http://www.polyvore.com/eleanor_vestito_per_il_fal%C3%B2/set?id=53386201&.locale=it

Zayn: http://www.polyvore.com/zayn_vestito_per_il_fal%C3%B2/set?id=53387370&.locale=it

Peeta: http://www.polyvore.com/peeta_vestito_per_il_fal%C3%B2/set?id=53387770&.locale=it


 

Peace,love&OneDirection.

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Capitolo 7
*** Chapter six. ***


Chapter six.
The worst day of my life.

 




Quando mi svegliai le braccia di Louis erano ancora attorno alla mia vita, mentre la mia testa era appoggiata al suo petto, che andava su e giù con calma e regolarità.

Mi alzai stropicciandomi gli occhi e togliendomi la massa di capelli che mi copriva il viso.

Era stata una notte movimentata: gli incubi mi avevano perseguitato, e se non fosse stato per la gentilezza e la pazienza di Louis non mi sarei più addormentata, cosa che mi succedeva spesso ultimamente, dal giorno in cui io ero finita in tribunale per l’omicidio a cui avevo assistito.

Il sogno era sempre lo stesso: rivivevo la scena della settimana prima, dove io stavo vicino a quel corpo inerme, senza vita, finché centinaia di persone mi circondavano piano piano, avvicinandosi sempre di più a me. Venivo soffocata da tutta questa gente che mi urlava di essere la colpevole, senza sapere come fossero andate davvero le cose.

A quel punto mi svegliavo e cominciavo a piangere.

Questa notte era successo due volte, e per due volte io avevo tenuto sveglio il mio compagno per un’ora perché mi tranquillizzasse.

Mi tolsi le coperte dalle gambe e cercai di scendere dal letto a soppalco senza svegliare Louis, quando scesi però inciampai sopra qualcosa, probabilmente uno zaino.

Quando mi rialzai mi accorsi che non era un oggetto, ma bensì Harry che era spaparanzato per terra.

Mi avvicinai a lui e gli sussurrai un semplice “scusa”  all’orecchio, per poi prendere i miei vestiti che avevo appoggiato sulla scrivania e mi andai a lavare.

Appena uscii mi ritrovai davanti due mori sorridenti che aspettavano che liberassi il bagno.

Mi misi a ridere e li guardai uno per uno. Li salutai e mi avvicinai a Louis.

«Grazie per questa notte, davvero. Sono riuscita a dormire bene dopogiorni» lo abbracciai calorosamente e gli diedi un bacio sulla guancia.

«Sono stato felice di averti aiutato» mi sorrise e si chiuse in bagno.

Mi si avvicinò Harry lentamente, poco dopo che Louis  chiuse la porta.

«Louis è una bella persona e credo tu l’abbia capito»

«Infatti» gli sorrisi leggermente mentre mi facevo una coda di cavallo.

«Harry, ora io devo andare. Tra  poco ho la lezione di biologia, e non vorrei perderla di nuovo, dato che l’ultima volta un ragazzo me l’ha fatta saltare» gli feci l’occhiolino e lui rise.

Mi diede un bacio sulla guancia e mi aprì la porta.

Uscii e lo salutai con la mano.

«Salutami anche Louis» mi girai e sentii la porta richiudersi leggermente.

Andai nella mia stanza e ritrovai Eleanor con due enormi occhiaie seduta con le spalle contro il letto.

Quando vide la porta aprirsi si alzò di scatto e mi venne incontro.

«Ti prego Emily, perdonami. Non posso non parlarti. Non volevo baciare Zayn, o meglio, lo volevo, ma non avrei mai dovuto farlo» la guardai e mi avvicinai.

«Sai qual è il problema? È che pensavo fossi innamorata di Harry, per come me ne avevi parlato. E poi vengo a scoprire che hai baciato il ragazzo che probabilmente piaceva a me» la scansai e presi il libro di biologia che era ancora infondo al cassetto della scrivania.

Mi avvicinai alla porta e la aprii.

«Emy, dove hai dormito sta notte?»

«Non sono affari tuoi. Ciao Eleanor» mi avviai e chiusi la porta alle mia spalle.

Scesi le scale fino ad arrivare al piano terra, dove un gruppo di ragazzi stava in piedi davanti all’aula dove dovevo entrare.

Gente che si allontanava dall’aula con un sorriso stampato sulla faccia, altre persone leggevano un foglio appeso alla porta d’ingresso dell’aula di biologia.

Quando mi avvicinai lessi il biglietto:

 

Ragazzi, il professor Dixon è dovuto andare a casa per un lutto famigliare. Le lezioni di biologia saranno sospese per qualche giorno.

 

La Preside.

 

Sorrisi e mi avviai verso la mensa per fare un giro, dove non c’era anima viva.

Arrivai al banco dove solitamente ci sedevamo io e Eleanor e un ragazzo con due profondi occhi cioccolato, molto simili ai miei, si avvicinò.

«Ehi bellezza» mi sorrise e mi mise una mano sulla gamba.

«Togli questa mano»

«Perché questo tono con me?» cominciò ad avvicinarsi fino a mordermi il lobo, fino a farmi male.

«Ma chi cazzo sei?!» mi alzai e cominciai a correre, finché non mi sentii presa per un braccio e trascinata.

Cominciai a urlare un semplice “aiutatemi” ma nessuno mi sentì, o meglio, in lontananza vidi qualcuno, ma notai che quando osservarono il mio rapitore se ne andarono mimando con la bocca uno “scusa”.

Mi dimenai come non avevo mai fatto, ma lui era davvero forte: era grosso, molto più alto di me e muscoloso.

Arrivammo in uno stanzino che non avevo mai notato, e chiuse la porta a chiave, infilando poi quest’ultima in una tasca dei jeans.

Mi sbattè per terra e mi mise uno straccio sulla bocca, legandolo poi dietro la testa per non farmi parlare.

La mia paura era talmente grande che la voce non mi usciva nemmeno più. Ero bloccata, e il pensiero che mi potesse picchiare o stuprare mi riempiva la mente.

Immersa nei miei pensieri non mi accorsi che si stava velocemente slacciando i pantaloni per poi abbassarli.

Poi prese delle corde e mi lego le mani insieme, in modo che non gli dessi fastidio.

Non avrei mai voluto perdere in questo modo la mia verginità, avrei tanto voluto perderla con qualcun altro come Zayn, ma a quanto pare non sarebbe successo. Questo sconosciuto mi avrebbe fatto male, me lo sentivo, e solo dopo pochi attimi, dopo avermi tolto le mutande, sentii un dolore tremendo provenire dalla mia intimità.

Vidi il ragazzo dagli occhi cioccolato che spingeva guardando in alto, in preda all’orgasmo.

Il dolore aumentava sempre di più, come le sue spinte.

Poco dopo lo sentii urlare per il piacere, mentre a me uscì solo un gemito di dolore. Quando uscì da me vidi del sangue sopra il suo membro e capii di essere stata io.

Cominciò a mordermi ovunque: prima sul collo, poi mi alzò la maglietta e cominciò a mordermi il seno, facendomi uscire addirittura del sangue.

Cominciò a darmi schiaffi sul corpo, chiedendomi di muovermi su e giù verso di lui per eccitarlo.

Entrò  nuovamente in me. Anche se fece meno male, fu comunque orrendo.

Proprio nel momento in cui arrivò all’orgasmo la luce invase i miei occhi e quando questa diventò meno forte comparve il preside Bullock che vedendo la scena inorridì e comincio a trascinare il ragazzo. Poco dopo una donna, la professoressa di inglese, mi slegò e tutta dolorante mi rivestii.

«Piccola, vieni, ora ti porto in infermeria»

Mi aiutò ad alzarmi e mi accompagnò in infermeria sotto lo sguardo di tutti che mi chiedevano come stavo. Tra la folla vidi i ragazzi che in lontananza mi avevano detto “scusa”. Si avvicinarono e mi sorrisero.

«Appena ti abbiamo vista siamo subito corsi a cercare il preside. Non siamo venuti lì perché avrebbe picchiato anche noi. Sappiamo chi è, e ha già fatto cose simili in passato»

«Grazie ragazzi» sorrisi leggermente e svenni, in preda al dolore.

 

 

Quando aprii gli occhi mi ritrovai sopra al lettino bianco dell’infermeria. Di fianco a me vidi Louis e Harry che parlavano sotto voce.

«Ehi ragazzi» riuscii a dire solo questo: ero proprio senza forze.

«Oddio ti sei svegliata!» si avvicinarono e mi abbracciarono, provocandomi gemiti di dolore.

«Oh, scusa» Harry si allontanò, mentre Louis rimase lì vicino a me e mi prese la mano.

«Se non ti avessimo lasciata da sola non ti sarebbe successo niente, mi sento davvero in colpa»

«Ma smettila. Come potevate saperlo? Non ti preoccupare, è stato brutto, ma è tutto passato»

Dopo poco entrò Zayn correndo e si avvicinò a me sfiorandomi le labbra con le sue.

Mi guardò con gli occhi dorati gonfi di lacrime.

«Non posso credere a quello che è successo» lo guardai qualche istante, senza emettere alcun gesto di sollievo nel vedere che era lì.

«Ora sto meglio»

«Io so chi è quello che ti ha violentata» lo guardai storto.

«Chi?!»

«Era già successo. Si chiama Liam Payne. È da anni in questo riformatorio, e ci è entrato proprio perché aveva stuprato una ragazza» spostò lo sguardo verso il basso.

Avevo ancora paura, tanta, e una piccola lacrima mi scese dagli occhi. Cominciai a piangere e singhiozzare, mentre i tre ragazzi che avevo vicino si riunirono intorno a me e mi abbracciarono leggermente, senza farmi male.

«È stato così brutto. Mi ha fatto così male, tanto da farmi sanguinare»

«Era la tua prima volta?»

«Si, e avrei preferito che fosse con qualcun altro» spostai lo sguardo negli occhi di Zayn, che si sentì quasi in colpa.

«Siamo felici che tu stia bene, ti staremo incollati d’ora in poi» mi misi a ridere.

«Cosa succederà a questo Liam?»

«Rimarrà chiuso per l’ennesima volta nell’aula di punizione. Non ci è mai stato nessuno. Pensa che era appena uscito, da circa un paio di giorni, e nonostante tutto ha fatto ancora una cosa simile»

«Potrebbe rifarlo?»

«Piccola, ora che esce da quella stanza fai in tempo a diplomarti» gli sorrisi e mi sentii rassicurata.

Qualche secondo dopo chiusi gli occhi e mi addormentai nuovamente.

 

 

Quando riaprii gli occhi vidi due occhi scuri poco lontano dai miei e mi misi a urlare.

La sua mano si poggiò sulla mia bocca per zittirmi.

Avvicinò le sue labbra al mio orecchio.

«Non è ancora finita. Non avevo completato il mio lavoretto» dopo una risatina terrificante tornò il preside e lo trascinò nuovamente via.

La paura mi invase come nel momento in cui chiuse la porta dello stanzino.




 

--------------------------------ehilà-------------------------------------

 

Eccomi qui con un nuovo capitolo!

Allora? Vi dico solo che ci ho messo tantissimo per scrivere questo capitolo.

Lo stupro è una delle cose che temo di più, e forse volevo un po' liberarmi da questo terrore.

Mi sa che non era quello che vi aspettavate, ma spero che vi piaccia.

Inoltre volevo ringraziare tantissimo tutte le persone che hanno recensito i miei capitoli, mi fa davvero piacere.

Un bacio,

Benedetta.

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Capitolo 8
*** Chapter seven. ***


Chapter seven.
You and I ended over U. N. I.





La sera arrivò presto dato che avevo passato la maggior parte del tempo a dormire e a fare incubi.

Il problema era che non erano più gli stessi incubi: mi ritrovavo in una stanza buia, dove potevo vedere al massimo le mie mani. Sentivo un respiro pesante e non capivo se era il mio o quello di qualcun altro.

Sapevo che in quella stanza c'era un'altra persona oltre a me, un uomo, probabilmente Liam.

Cominciavo a urlare, ma dalla mia bocca usciva soo aria e qualche gemito, neanche un piccolo suono.

Poi mi svegliavo in preda alle lacrime e ai singhiozzi.

Solo che quando mi svegliavo non c'era Louis vicino a me che mi accarezzava i capelli dicendomi "È tutto ok", ma solo un'infermiera che mi guardava con compassione.

«Scusi signorina» la donna si girò verso di me e si avvicinò.

Cosa posso fare per te?» mi chiese con un sorriso dolce e finalmente non falso.

«Potrebbe chiamare Louis Tomlinson?»

«Certo, vado subito» uscì dalla stanza con un lieve rumore di tacchi sul pavimento freddo.

Nell'attesa mi giravo il lenuolo nelle mani.

Ma cosa ho fatto? E adesso cosa gli dico?

Nel momento in cui mi feci questa domanda un moro entrò nella mia stanza con aria preoccupata.

Corse verso di me e si sedette sul letto per poi darmi un bacio sulla fronte.

«Cosa succede?» mi sorrise.

«Ho fatto un brutto sogno. Questa notte mi hai aiutata molto, speravo ancora in un tuo aiuto» lo dissi imbarazzata, rivolgendo lo sguardo verso i miei piedi in fondo al letto.

Si stese vicino a me e cominciò ad accarezzarmi la guancia con il pollice e guardandomi con quei due occhi che avrei potuto confondere con il mare.

Si avvicinò a me e mi sussurrò all'orecchio "Ci sono io adesso".

Mi riaddormentai lentamente mentre un meravigioso ragazzo mi accarezzava i capelli.

 

 

 

Erano le 7:38 pm. Mi sentivo davvero bene dopo tutte quelle ore di sonno, così mi alzai e uscii dall'infermeria.

Mi accolse il preside Bullock che cominciò a presentarmi le sue scuse.

«Mi dispiace così tanto signorina Robinson, le giuro che non accadrà più. Abbiamo chiamato i suoi genitori, non possono venire per lavoro, ma erano davvero preoccupati. Li ho rassicurati e ho detto loro che stavi bene. Sta bene, vero?» mi misi a ridere leggermente.

«Si, mi sento in forma, anche se moralmente sono piuttosto devastata» abbassai nuovamente lo sguardo.

«Mi dispiace davvero. Questa sera ovviamente la punizione per lei è sospesa»

«No, non si preoccupi. Sto bene, ho qualche dolore qua e là, ma ce la faccio»

«No, senta, insisto»

«Come vuole» me ne andai verso camera mia.

Quando entrai mi accolse una Eleanor sorridente che mi abbracciò senza farmi male.

«Ascolta, possiamo parlare di quello che è successo?» la fermai immediamente: avevo qualcosa da dirle.

«Non dovevo arrabbiarmi così, scusami. Dopotutto tu non sapevi che a me piaceva Zayn, e non ho pensato all'eventualità che piacesse anche a te»

«È questo il problema: a me non piace Zayn. L'ho baciato perchè volevo farlo. Ma lui non mi piace affatto, è un ottimo amico, ma niente di più»

«Scusa Eleanor»

«Scusa Emily» ci abbracciammo per qualche secondo e sentii la spalla bagnata. Quando ci staccammo vidi delle lacrime sul suo viso, e capii che erano state queste ultime a bagnarmi la maglietta. Gliele ascugai e le sorrisi.

«A proposito! È da ieri sera che non vedo Peeta!»

«Dovrebbe essere in camera sua» uscii immediatamente e salii le scale velocemente.

Qualche secondo dopo mi ritrovai a bussare alla porta numero 298.

La porta si aprì e il biondo mi saltò addosso abbracciandomi come nessuno aveva mai fatto.

Mi fece entrare e ci sedemmo sul letto disfatto.

«Ho saputo cosa ti è successo! Mi dispiace così tanto!»

«Perchè non sei venuto in infermeria con gli altri?» lo vidi esitare un attimo e poi guardare nella direzione del bellissimo quadro che avevo ammirato la sera prima: quello che rappresentava la ragazza che amava.

«Viene Katniss qui»

«Chi è Katniss?»

«Lei» mi indicò con il dito la ragazza sul quadro.

«Davvero?! Sono felicissima per te!» lo abbracciai.

«Quando dovrebbe arrivare?»

«Domani mattina» lo guardai negli occhi ma vidi tristezza, non felicità e contentezza.

«Che succede? Non sei felice?» anche questa volta esitò qualche secondo.

«Mi piace un'altra persona nel frattempo..» si girò verso di me e mi guardò con quegli occhi color ghiaccio.

Io? No, non può parlare di me. Ma per come mi guarda devo essere io... Ora che faccio?

«Peeta scusa, ma io non posso. O meglio, mi piace un'altro ragazzo. Mi dispiace e...» non mi fece finire: mi mise un dito sulle labbra.

«Aspetta, credo tu abbia frainteso»

«...Quindi io non ti piaccio?»

«Si, ma come amica. Mi piace un'altra persona»

«Scusa, chi allora? Eleanor?»

«Chi?» oh giusto, lui non l'aveva conosciuta, a differenza di lei che lo conosceva perchè gliene aveva parlato Malik probabilmente.

«Niente»

«Mi piace molto...» stava cominciando ad agitarsi. Scusa, ma qual'era il problema?

«Harry»

Ah, si, be'... No, aspetta, cosa?! Harry?! Sta scherzando vero?!

«C-come scusa?»

«Ho paura di essere diventato gay»cominciò a piangere con le mani sul viso rigato. Si piegò su sé stesso.

Lo abbracciai stringendolo forte a me, e lui si sdraiò e appoggiò la sua testa sulle mie gambe. Cominciai ad accarezzargli i capelli.

«Sshh. Va tutto bene Peeta, può capitare» in effetti anche io ero rimasta sconvolta quanto lui, ma riuscivo a superarlo. Per lui doveva essere difficile. «Come farò adesso? Domani viene la mia fidanzata, cosa le dirò?»

«La pura e semplice verità: che sei gay» alzò lo sguardo e mi sorrise, stampandomi un bacio sulla guancia.

«Grazie Emy»

Qualche attimo dopo entrò Zayn che vide la scena. Spostò lo sguardo da me a lui che aveva le lacrime agli occhi. Si avvicinò e mi chiese cosa fosse successo.

«Ti spiegherà lui quando se la sentirà» gli lanciai un'occhiataccia.

Mi guardò storto per qualche secondo, poi mi porse la mano.

«Emy, dovrei parlarti» guardai Peeta che mi fece segno di andare.

Presi la mano del moro e uscimmo dalla stanza chiudendoci la porta alle spalle con un pesante tonfo.

Appena usciti Zayn si avvinghiò sulle mie labbra posandomi le mani sui fianchi e spingendomi verso il muro.

Le mie mani erano sul suo petto: potevo sentire con quel semplice tocco il suo cuore battere a mille, e la cosa mi fece sorridere.

«Perchè mi hai baciata?»

«Sentivo di doverlo fare. Dopo ieri sera che mi hai lasciato così, come un idiota, ho sentito un tale bisogno di farlo, che non riesco nemmeno a spiegarlo»

Ricominciai a baciarlo, mentre le nostre lingue si accarezzavano in una danza continua.

«Allora, ti sei innamorata si o no?»

«Non ancora» gli sorrisi e continuammo a baciarci finché non ci rendemmo conto che Zayn doveva scontare la sua punizione.

Corremmo giù dalle scale vero la presidenza. Quando arrivammo, trovammo Harry con una scopa in mano e il preside a braccia incrociate.

«Ci scusi preside»

«Robinson, le ho detto che lei non deve fare la punizione»

«La faccio comunque, grazie mille» gli sorrisi sfottente e dopo aver preso il materiale con Zayn salimmo nuovamente al terzo piano, dove dovevamo ancora finire un pezzo di corridoio che la sera prima ci eravamo dimenticati.

«Non dovresti affaticarti» la voce di Harry rimbombò per tutto il corridoio.

«Non ti preoccupare, davvero, sto bene» gli sorrisi e mi rigirai continuando il mio lavoro.

Pulendo mi venne in mente per caso il viso di Louis: quegli occhi azzurri come il mare, quelle labbra sottili e quei dolci capelli castani sempre scompigliati. Sorrisi all'idea e cominciai a canticchiare allegramente.

Qualche secondo dopo uscì dalla sua camera Peeta con lo sguardo rivolto verso il basso, poi con un colpo di tosse attirò l'attenzione di tutti e tre.

«Sono gay» furono le sole parole che gli uscirono dalla bocca prima di rimettersi a piangere e inginocchiarsi sul pavimento freddo.

Ci avvicinammo a lui. Gli accarezzai la schiena timidamente, notando gli sguardi confusi di Harry e Zayn.

Lanciai loro un'occhiataccia come per dirgli di aiutarlo, così si abbassarono come me e cominciarono a fare la mia stessa cosa.

Vidi Peeta che ogni tanto osservava Harry che guardava verso il basso e subito dopo il suo pianto aumentava sempre di più: stava soffrendo.

 

 

 

 

 







------------------------------------bonjour------------------------------------------------

 

 

E questo e il nuovo capitolo.

Colpo di scena, eh? Non so come mi sia venuto in mente, però mi piace.

Io amo i gay e amo Peeta, quindi penso sia un connubio perfetto!

Bene, a questo punto datemi il vostro parere.

Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto e mi scuso per il ritardo.

Un bacio,

Benedetta x

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Capitolo 9
*** Chapter eight. ***


Chapter eight.
Give my heart a break.

 
 

Lo portammo dentro per farlo riposare e appena uscimmo mi accasciai a terra, con le ginocchia strette al petto.

Gli occhi di quel ragazzo aleggiavano nella mia mente, finché Harry si   sedette accanto a me nella mia stessa posizione. Gli volevo bene, dovevo dirgliela la verità.

«Harry, Peeta si è innamorato di te» si girò di scatto e si allontanò di poco da me.

«Cosa hai detto? È uno scherzo, vero?» gli occhi erano spalancati, fuori dalle orbite, mentre un brivido gli percorreva tutto il corpo provocandogli la pelle d’oca.

«Lo so: è assurdo. Dovresti parlargli» si alzò di scatto e cominciò a scendere le scale.

«Non ora» fu la sua ultima risposta.

Alzai le braccia al cielo, facendo roteare gli occhi.

Si avvicinò poi Zayn e mi mise un braccio attorno alle spalle.

«Vuoi fare un giro?» mi sorrise e mi aiutò ad alzarmi. Cominciammo a camminare uno a fianco dell’altra, con le mani a pochissima distanza.

Eddai, quando ti decidi a prendermi per mano? Siamo così vicini. Ok, prendo l’iniziativa.

Ma prima che potessi farlo, il moro agganciò la sua mano alla mia, stampandosi un bellissimo sorriso sulla faccia quando vide che non avevo tolto la mia dalla sua presa.

«Sto ancora aspettando che tu ti innamori di me, signorina Robinson» mi prese in braccio e andò avanti a camminare.

«Signorino Malik, le ho già detto che questo non succederà» gli scoccai un bacio sulla guancia e gli chiesi gentilmente di farmi scendere.

«Davvero Zayn, sono pesante, ti verrà l’ernia» si mise a ridere e continuò per la sua strada senza farmi scendere.

«Guarda che non pesi così tanto come ti sembra»

«Se lo dici tu»

«Quindi… Peeta è innamorato di Harry, eh?» scoppiò in una risata.

«Questa risata è stata piuttosto insopportabile»

«Non era per offenderlo, assolutamente, ma l’ultima cosa di cui ha bisogno Harry è di un ragazzo che gli va dietro! Ha bisogno di una ragazza lui» mi guardò con aria seria.

Capii cosa voleva insinuare, ma lo bloccai.

«Harry mi ha detto che non gli piaccio in quel senso, non ti preoccupare. Voleva solo prendermi per il culo e si è scusato, tutto qui» lo vidi fare un sospiro di sollievo per poi rimettermi finalmente a terra.

«Non è che per caso sei tu quello che si sta innamorando di qualcuno?» mi avvicinai a lui con aria maliziosa. Non volevo fare niente, solo stuzzicarlo un po’.

«Si, mi sono innamorato del tuo culo» mi diede una pacca sul sedere e mi fece segno di continuare a camminare mettendomi una mano sulla schiena.

«Sei un porco Zayn»

«Solo con te tesoro» mi sorrise e uscimmo dalla scuola, verso il giardino.

Quando arrivammo un’ aria frizzante ci invase i polmoni. Zayn mi prese ancora la mano e cominciò a correre per il prato trascinandomi dietro di lui, finché non mi fece sedere sul prato e mi obbligò a stendermi.

Un immenso cielo stellato si stagliava sopra di noi,  in tutto il suo splendore: le stelle erano molto visibili, cosa che nella mia città non accadeva a causa del pesante smog.

Mi girai verso di lui che ammirava con ancora più passione di me il cielo sopra di noi.

Dovevo ammettere che Zayn era davvero bello, soprattutto con la luce della luna che gli illuminava metà del volto.

Mi misi sopra di lui e lo baciai: mi ero innamorata.

Lui mi mise le mani sui fianchi e continuò a baciarmi, muovendo le labbra a ritmo con le mie. Mi staccai da lui e lo ammirai: i suoi occhi dorati illuminati erano incantatori, e il colore di questi ultimi erano in perfetta sintonia con quello caramello della sua pelle.

Gli accarezzai la guancia con delicatezza, come per assaporare quel momento.

«Mi sono innamorata» a questa affermazione Zayn sorrise e ricominciò a baciarmi.

«Credo anche io»  lo guardai storto: lui si era innamorato di me?

«Stiamo parlando della stessa persona?» si mise a ridere e si alzò, facendo aderire i nostri bacini, il che provocò un brivido a entrambi.

«Assolutamente» avvicinò il suo volto al mio e mi mise una mano sulla guancia. Non l’aveva mai fatto: solitamente le sue mani stavano sui miei fianchi, non erano mai arrivate alla mia guancia.

Abbassai lo sguardo imbarazzata, ma poi pensai: “Diamine, ci stavo per andare a letto e ora arrossisco per un semplice gesto come questo?”. A quanto pare si.

«Sono pazzamente innamorato di te, e voglio che tu lo sappia. Voglio stare con te, godermi ogni attimo» quelle parole mi lasciarono un po’ scioccata: vorrebbe dire che voleva mettersi con me? Volevo chiederglielo ma non sapevo come.

«Ehm, cosa intendi con questo?» mi fece sedere a terra e si alzò, mi aiutò a fare la stessa cosa e poi lui si inginocchiò di fronte a me, per poi prendermi la mano sinistra e infilarmi un meraviglioso anello argenteo.

«Emily Robinson, vuoi essere la mia ragazza?» alzò leggermente il labbro superiore, mostrando i suoi denti perfetti.

Mi inginocchiai alla sua stessa altezza, lo feci alzare, gli presi la mano e gliela baciai, per poi mettermi a ridere.

«Non c’era nemmeno da chiederlo» mi prese in braccio e mi baciò facendomi roteare. Mi sentivo tanto in “High School Musical”. Io ero Gabriella e lui il mio Troy.

 Mi portò lentamente in camera sua, continuando a baciarci, fino a farmi stendere sul suo letto.

Si tolse le scarpe e venne vicino a me, ma lo fermai.

«Zayn, scusa, ma non me la sento. Non dopo quello che è successo» lui si fermò e mi guardò triste.

«Scusa, hai ragione. Non ci ho pensato, mi dispiace tantissimo» si sedette sul letto e si mise le mani tra i capelli, cominciando a singhiozzare.

Mi avvicinai a lui e mi misi a massaggiargli la schiena e poi lo abbracciai.

«Non c’è bisogno di piangere, davvero»

«Invece si, perché sono un mostro: come ho fatto a non pensarci. Cazzo, sei appena stata violentata e io ti propongo di fare sesso. Mi dispiace, devi scusarmi» ricominciò a piangere: mi faceva così pena, non volevo assolutamente vederlo così.

«Emy, sono stanco, vado a dormire, buona notte» mi schioccò un bacio sulle labbra e mi invitò a uscire.

Non lo capivo proprio: perché mandarmi via? Ma soprattutto: perché sentirsi così in colpa?! Non aveva proprio senso.

Mi incamminai verso la mia stanza quando vidi lontano Louis che mi faceva segno di avvicinarmi.

«Ehilà!» mi salutò con un abbraccio.

«Buonasera!» gli sorrisi.

«Dormi ancora con noi questa notte?» in realtà non volevo, o meglio, non dovevo, ma davanti a quel sorriso a trentadue denti non si poteva dire di no.

«A Harry non darà fastidio?» gli chiesi, per poi entrare in camera mia e prendere il pigiama. Eleanor non c’era, meglio. Mi chiesi però dove fosse, poi sorvolai e uscii chiudendo la porta a chiave.

«Ma va! Dormiamo ancora insieme, così Harry non dovrà dormire per terra» esitai un attimo: Zayn cosa ne avrebbe pensato?

«Ehm, arrivo subito, un momento. Tu aspettami qui» mi guardò storto e mi diressi verso la camera di Zayn.

Quando aprii la porta rimasi un attimo perplessa: la scena era imbarazzante e fastidiosa, in quanto Eleanor stava sdraiata sul letto di Zayn e lui la guardava con uno sguardo perso. Quando mi notò si alzò in piedi.

«Cosa ci fai qui, Eleanor?» si girò e si alzò.

«Niente, stavamo parlando» esitai nuovamente: c’era qualcosa che non andava ma sorvolai.

«Zayn, Louis mi ha chiesto se volevo dormire con lui. Non facciamo niente, solo dormire»

«Nello stesso letto?» Zayn mi guardò male.

Eleanor ci osservava stranita, non capendo. Si sarà chiesta perché una ragazza come me sarebbe dovuta andare a chiedere a Zayn il permesso per dormire con qualcun altro.

«Si… anche ieri notte abbiamo dormito insieme. Mi ha aiutata moltissimo con i miei incubi»

«Quali incubi?» si avvicinò facendo qualche passo.

«Ne parliamo domani, che è sabato. Appena mi sveglio vengo da te, va bene?»

«Se ti aiuta… però appena ti svegli vieni e parliamo, ok? Voglio sapere tutto» mi schioccò un bacio sulle labbra e a quel punto Eleanor corse verso di noi e cominciò ad urlare.

«Quindi state insieme?!» il suo sorriso andava da un orecchio all’altro, era meravigliosa.

Zayn mi prese la mano sinistra e mostrò l’anello alla mora che me la prese e iniziò a saltellare come una pazza appena rinchiusa nel manicomio.

Mi misi a ridere e mi avvicinai, stampandole un bacio sulla guancia.

«Io vado perché sto morendo di sonno» uscii dalla stanza e mi richiusi la porta alle spalle per poi arrivare davanti a Louis che era appoggiato al muro ad aspettarmi.

«Perfetto. Andiamo» gli sorrisi senza spiegargli niente e arrivammo in pochi secondi alla stanza sua e di Harry.

Appena entrai mi fiondai in bagno superando Harry che stava facendo la stessa cosa, mi richiusi la porta alle spalle e urlai «Prima!» e cominciai a ridere.

Da fuori sentii le risate dei due ragazzi.

Mi tolsi i vestiti e l’intimo per infilarmi sotto l’acqua. Dopo una veloce doccia re-indossai mutande e reggiseno e mi lavai i denti.

Quando il dentifricio ancora mi circondava le labbra e il pigiama era ancora steso a terra, entrò senza bussare Harry, che mi squadrò dall’alto in basso.

«Scusa, però quanto ci metti?» si avvicinò a me.

«Ancora un attimo, finisco di lavarmi i denti ed esco. Ora potresti uscire?» lo spinsi fuori e chiusi la porta, questa volta a chiave.

Finii di sciacquarmi, mi asciugai e indossai il solito pantaloncino con la maglietta. Quando uscii la scena era la stessa della sera prima: Harry, che poco prima era entrato pregandomi di muovermi, era steso sul pavimento che quasi russava, e Louis mi guardava invitandomi a salire sul letto superiore.

Prima scossi un attimo il riccio e lo avvisai che il bagno era libero, così lo vidi alzarsi e dirigersi verso la stanza.

Salii la scaletta di legno e mi stesi liberamente sul letto.

Spensi la luce e sentii nuovamente le braccia di Louis stringermi a sé.

«Sai, una volta mi sono innamorato» cominciò lui, facendomi girare.

«Davvero? E come si chiamava?» mi incuriosì quella sua frase.

Louis innamorato, credo di vedercelo più che bene. Se fa’ così con me chissà come si comporta con la ragazza che ama.

«Jade, Jade Parker» i miei occhi strabuzzarono, e la mia bocca si aprì in una grande ‘o’.

«Emy, va… va tutto bene?»

«Jade è la mia migliore amica» il ragazzo mi guardò storto.

«Come?»

«Jade Parker, una ragazza mora, alta, con un bellissimo sorriso e due grandi occhi castano-verdi» Louis annuì con la testa e si mise la mano tra i capelli, scompigliandoseli.

«Tu sei il famoso Louis? Quindi Harry… oddio, non dirmi che anche lui è lo stesso che in questo momento è in bagno»

«Ho paura di sì»

«Scherzi?! Io so tutto di voi, della vostra storia!»

«In realtà volevo raccontartela io, ma a questo punto è inutile» abbozzò un sorriso e mi abbracciò, dandomi un lieve bacio sulla guancia e addormentandosi.

 

 

 

 --------------------------------------bonsoir---------------------------------------

 

 

Allora, prima di tutto mi scuso con Sere_Horan per il cognome che ho dato a Jade, ma Parker mi piace tantissimo. Ti dispiace? Perchè se è così lo cambio, davvero.

Anyway,  vi paice? Finalmente il capitolo è più lungo del solito :)

Bene, recensite.

Un bacio,

Benny x

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Capitolo 10
*** Chapter nine. ***


Chapter nine.
The hunter of love.

 



 

«Emy, devo raccontarti alcune cose» la voce di Jade era triste, e  anche un po’ preoccupata, così le chiesi cosa fosse successo.

«È piuttosto lunga la storia. Vediamoci da Starbucks alle cinque»

«Perfetto» dato che si stava già avvicinando quell’ora mi vestii: maglietta a maniche corte blu con stampata la “S” di Superman, jeans attillati con  un paio di bretelle e infine vans nere.

Uscii a passo svelto di casa con dei soldi in tasca e arrivai alle cinque meno dieci davanti lo Starbucks.

In lontananza riuscii a intravedere la chioma castana di Jade arrivare.

Mi abbracciò stampandomi un bacio sulla guancia.  Entrammo e ci sedemmo a un tavolo. Volevo subito capire cosa le fosse successo ma un cameriere ci interruppe ancora prima di iniziare.

«Desiderate?»

«Ehm, io un frappé alla fragola, tu?» chiesi lo stesso e il ragazzo, prendendo i due menù, si dileguò in fretta.

«Allora, dimmi immediatamente tutto»

«Partiamo dall’inizio: all’inizio di luglio sono partita per Los Angeles. Ho incontrato in albergo un ragazzo, Louis, che mi ha aiutata a portare le valige al terzo piano, dove avevo la camera. Abbiamo cominciato ad uscire ogni tanto, da amici, finché un giorno, dopo avermi accompagnata a casa, mi ha baciata. È stato meraviglioso: ogni tanto alzavamo lo sguardo e i nostri occhi si mischiavano.

Una settimana dopo l’accaduto si presentò alla mia porta Louis che mi voleva presentare un suo amico d’infanzia, un tipo che all’inizio sembrava solo carino: Harry. I giorni passavano e diciamo che le mie labbra non desideravano più quelle di Louis ma dell’altro ragazzo, e così accadde: il giorno del mio compleanno sono tornata a casa e Harry e Louis mi hanno seguita. Durante la festa ho baciato Harry e… abbiamo fatto sesso.

Louis l’ha saputo dopo da me, e lui e Harry hanno cominciato a litigare. Non potevo vederli così: insomma, dopo tutti quegli anni di amicizia io in un paio di settimane avevo stravolto tutto. Così dissi a entrambi che non ero innamorata di nessuno dei due e me ne andai. Non mi sono più fatta né vedere né sentire da quel giorno» quando terminò il racconto una lacrima le rigò la guancia, soffriva.

«Mi dispiace molto Jade, davvero» mi alzai e la abbracciai.

In quel momento arrivò il cameriere che ci portò i due frappé.

Cominciammo a sorseggiarli e cercai di tirarla un po’ su di morale, senza però grandi risultati. Era inconsolabile.

 


I ricordi riaffiorarono in qualche secondo. Probabilmente Louis e Harry conoscevano una fine diversa da quella che Jade mi aveva raccontato: meglio non dirgli niente.

«Emy? Cosa c’è?» mi sventolò una mano davanti agli occhi e scossi lentamente la testa.

«Niente, ricordavo» gli sorrisi e gli stampai un bacio sulla guancia.

«Scusa Louis, ma io sono stanca»

«Di già? Eddai, divertiamoci un po’» sorrise e salì sopra di me.

Cominciò a farmi il solletico sulla pancia e sulle gambe, fino a svegliare il povero Harry che, appena tornato dal bagno, si era già riaddormentato.

«Che diavolo state facendo?» chiese Harry, con la voce impastata dal sonno.

«Ahahah! Oddio Lou, smettila! Harry, aiutami!» il riccio salì lentamente le scale e si avventò nello stesso modo dell’amico, facendomi quasi impazzire.

«Per piacere, non respiro!» i ragazzi si bloccarono di colpo quando la mia maglietta si alzò leggermente, mostrando le botte di quella mattina. I loro sguardi erano tristi, così si allontanarono da me.

«Cosa ti ha fatto quel mostro» Harry mi diede un baco sulla pancia e scese. Quel tocco mi aveva provocato un brivido immenso: la pancia era il mio punto debole, insieme ai lobi delle orecchie.

«Buonanotte piccola» mi disse Harry da sotto.

Louis si riavvicinò a me e diede un bacio sempre sulla pancia.

«Ti ha fatto rabbrividire anche questo?» probabilmente aveva notato la mia reazione di prima, così annuii.

Poi baciò il petto, poi il collo e infine arrivò alle mie labbra: le sue erano così morbide, non quanto quelle di Zayn, ma erano proprio belle. Quando aprimmo la bocca io mi fermai.

«Louis, io…» mi mise un dito sulle labbra e mi accarezzò la guancia con il pollice e poggiò nuovamente le sue labbra sulle mie, quasi soffiandoci sopra.

«Louis, prima Zayn mi ha chiesto di fidanzarci»

«Oh» si allontanò bruscamente, si stese sul letto e si girò dall’altra parte.

Quella notte non sentii le sue mani sui miei fianchi nemmeno per una volta.

Quel tocco mi mancava di già.

 

 

La mattina mi svegliai di soprassalto: un incubo.

Mi girai ma Louis non c’era: proprio quando avevo bisogno di lui, scompariva.

Mi alzai, mi lavai e vestii velocemente per correre verso Zayn.

Quando entrai in camera sua vidi una scena che avrei preferito evitare: Zayn e Eleanor erano sdraiati sullo stesso letto, vestiti come la sera prima, e le braccia di lui erano attorno quelle di lei.

Quella scena mi infastidiva, ma che dico, mi faceva infuriare, ma poi pensai “Emy, hai passato una notte con un ragazzo, che ti ha pure baciata”.

Così mi avvicinai a loro e li scossi: quando si svegliarono e mi videro cominciarono ad avvicinarsi cercando spiegazioni per l’accaduto, ma li fermai.

«Non importa ragazzi, mi basta sapere che non avete fatto altro che dormire» a quella frase annuirono con tutte le loro forze, anche se stupiti per la mia reazione piuttosto strana.

«Abbiamo parlato e dormito, niente di più» Eleanor indossò le sue scarpe e con un sorriso si dileguò in fretta, probabilmente andando in camera nostra per lavarsi.

Mi avvicinai a lui e lo baciai, un bacio lungo e desiderato. Avevo bisogno delle sue labbra, avevo bisogno di essere sicura che era lui che amavo.

«Allora, parlami un po’ di questi incubi» gli sorrisi e gli feci segno di sedersi di fianco a me: così fece.

«Da quando è successo l’episodio per il quale sono finita in questo riformatorio ho sognato ogni notte quel giorno, e la gente che mi diceva di essere colpevole. Insomma, non ne posso più. Louis mi ha aiutata molto» a quel nome vidi la mascella di Zayn serrarsi. Era infastidito.

«In che senso ti ha aiutata?»

«Ogni volta che mi svegliavo lui mi accarezzava i capelli dicendo che andava tutto bene, poi ci addormentavamo insieme. È stato molto dolce» sorrisi leggermente ripensando al bacio della sera prima.

«È successo qualcos’altro?» mi guardò male e si alzò.

«In realtà si, ma non voglio litigare, io non volevo, è stato lui» si avvicinò, si piegò fino ad arrivare alla mia altezza e poggiò le mani sulle mie ginocchia.

«Cosa ha fatto?» il suo sguardo era triste e rassegnato: mi faceva pena.

«Mi ha baciata, ma quando gli ho detto che ci eravamo messi insieme mi ha chiesto scusa e si è allontanato. È stato bravo. Qualcun altro magari se ne sarebbe fregato» annuii e mi baciò, accarezzandomi le braccia.

«Andiamo a farci un giro?»

«Dove?»

«Bo, andiamo in spiaggia, ti va?»

«Ma possiamo?»

«Nel fine settimana si»

«Però ricordati che dobbiamo arrivare in tempo per la punizione»

«Certo, su, alzati che mi metto le scarpe e andiamo» qualche secondo dopo era già pronto e uscimmo dalla sua stanza, mano nella mano.

Non avevo un ragazzo dalla prima media, e averne uno così bello e quasi perfetto come Zayn mi rendeva felice e senza pensieri.

Ogni tanto mi giravo verso di lui, mi sorrideva e mi dava un lieve bacio sulla fronte.

Quando uscimmo dalla scuola un vento gelido ci invase, facendoci rabbrividire e stringere nei nostri cappotti.

Ci avviammo verso la spiaggia, dove le onde si increspavano sugli scogli e i frangiflutti.

In lontananza, seduto su una roccia ad osservare il mare c’era Louis, che si stringeva nella giacca rossa e lunga.

Zayn al vederlo cercò di cambiare strada, ma gli tirai un’occhiataccia e ci avvicinammo a lui.

«Ehi» il ragazzo si girò verso di me e mi sorrise, un sorriso a trentadue denti, ma quando incontrò lo sguardo di Zayn la sua espressione si tramutò in un qualcosa di triste e preoccupato allo stesso tempo.

Zayn, nonostante tutto quello che gli avevi appena raccontato, gli sorrise e gli diede una pacca sulla spalla. Louis sembrò non gradire.

«Ciao» riportò subito lo sguardo sul mare. Non capivo il suo atteggiamento.

«Che ti prende?» mi sedetti vicino a lui.

«Non lo so, dimmelo tu» portò lo sguardo da me a Zayn in continuazione.

«Cosa ti lamenti? Sei tu che hai baciato la mia ragazza» si alzò di scatto Zayn, arrabbiato come non mai.

«Quando l’ho fatto non lo sapevo»

«Lo so, per questo non ero arrabbiato, ma adesso mi sto davvero alterando»

«Posso rifarlo quando voglio Malik» lo intimorì con lo sguardo: ora cominciava la lotta.

«Provaci e ti spezzo il braccio» alzò un pugno.

Louis mi prese il viso tra le mani e mi baciò, aprendo la bocca, e facendo toccare le nostre lingue.

Zayn si avventò su di lui saltandogli addosso e gli prese il braccio.

Un rumore disgustoso provenne dal braccio destro di Louis, facendomi svenire: il rumore delle ossa mi faceva sempre questo effetto.

Diamine, era già la seconda volta in due giorni che svenivo, che nervi!

 

 

Mi ritrovai sdraiata sul mio letto, con Eleanor di fianco a me che mi teneva le gambe alzate, per far affluire meglio il sangue al cervello.

Quando la ragazza vide che aveva aperto gli occhi e ripreso conoscenza si avvicinò velocemente.

«Insomma, tu ti senti sempre male» si mise a ridere, e feci lo stesso, in preda alla disperazione.

Louis e Zayn si erano picchiati sulla spiaggia perché quel coglione di Tomlinson ha sfidato il pachistano. Insomma, è da idioti.

Mi alzai lentamente e la ringraziai di essersi presa cura di me.

«Da quanto tempo è che sono svenuta?»

«In realtà sei svenuta per pochi secondi, quando però ti sei svegliata ti sei addormentata di botto. Ma dormi la notte?»

«Non molto. Louis come sta? E Zayn?»

«Louis si è fratturato il braccio destro, Zayn sta più che bene, nemmeno un livido. Zayn è forte, riesce a cavarsela sempre in queste occasioni» sorrisi e mi alzai dal letto.

«Dove vai?»

«A trovare Louis»


 

-----------------------------------------yuuuuuuu-----------------------------------------------------

 

 

Allora ragazzi, mi scuso per il ritardo.

Ma dato che sono gli ultimi giorni prima di partire ho voluto passare tutto il tempo con le mie amiche.

Bene, quindi... cosa ne pensate? Secondo me è venuto bene, ma siete voi i giudici :)

Bene, recensite!

Un bacio,

Benedetta x

 

P.S. Una mia amica ha scritto una One Shot, secondo me è meravigliosa.

Il link è il seguente: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1180970&i=1

Lasciatele una recensione magari, le farebbe davvero piacere.

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Capitolo 11
*** Chapter ten. ***


Chapter ten.
It's pierced.

 
 

Uscii dalla camera e di corsa scesi le scale per arrivare in fretta in infermeria: quella stanza l’avevo vista fin troppe volte nel corso di due giorni, ne avevo fin sopra i capelli.

Mi appoggiai allo stipite con sguardo dolce quando vidi Louis seduto sul letto davanti a Zayn che gli metteva una mano sul ginocchio.

Portava il gesso, e una fascia legata dietro al collo gli faceva tenere il braccio all’altezza dello stomaco.

«Mi auguro stiate parlando per scusarvi» presi una sedia che si trovava in fondo alla stanza e la portai di fianco a quella su cui era seduto Zayn e mi ci accasciai, stravolta dagli ultimi avvenimenti.

«In realtà io ci speravo, ma credo che Louis non abbia capito che noi due stiamo insieme» spostai lo sguardo dagli occhi di Zayn a quelli dell’altro ragazzo.

«Voi due non dovete stare insieme, insomma, Zayn è un puttaniere! Ti porterà a letto e poi ti sbatterà fuori dalla sua camera» vidi Zayn alzarsi e uscire dalla stanza per quanto era arrabbiato. Avrei voluto uccidere definitivamente Louis all’istante.

«Come cazzo ti permetti?! Ti consiglio di andare a chiedere scusa al mio ragazzo, o giuro che ti rompo anche l’altro braccio» mi guardò malizioso e strafottente.

«Cos’è, una minaccia?»

«Si, assolutamente» lo guardai severa e sembrò capire immediatamente, perché si alzò e andò nella stessa direzione di Zayn.

Quando uscii notai dall’altra parte, nella direzione dell’entrata o uscita del riformatorio, il preside Bullock che dava il benvenuto a una ragazza a me familiare.

La sconosciuta posò lo sguardo su di me, e l’uomo di fianco a lei seguì i suoi occhi fino a incontrare i miei che chiedevano spiegazioni.

Il preside si avvicinò a me e mi mise una mano dietro la schiena per spostarmi verso la ragazza.

«Signorina Robinson! Già che c’è, potrebbe aiutare questa ragazza a portare i suoi bagagli fino al terzo piano? Grazie» si dileguò in fretta in presidenza lasciandomi da sola con la ragazza.

Aveva i capelli castano scuro raccolti in un’unica treccia, gli occhi scuri e il viso pallido, probabilmente per la stanchezza. Indossava dei strani vestiti malandati.

Le porsi la mano che strinse con un leggero sorriso.

«Io sono Emily Robinson» le sorrisi prendendo una sua valigia.

Cominciammo a camminare immediatamente, senza nemmeno darle il tempo di presentarsi. Poco mi importava, dovevo trovare Zayn e Louis prima che facessero nuovamente una specie di lotta.

Salimmo velocemente le scale fino ad arrivare al terzo piano e guardarci intorno alla ricerca della sua stanza.

«Qual è la tua stanza?»

«299» strano, quella dopo la stanza di Peeta. Chissà come mai il preside li aveva messi vicini.

Quando arrivammo davanti alla porta, la ragazza mise la chiave nella toppa, la girò e la aprì facendo entrare luce nella stanza.

Appoggiammo le valige per terra e poi la vidi uscire.

«Scusa, dove stai andando?»

«Nella camera di fianco»

«Ehm, no. Non è il momento giusto per fare conoscenza con il ragazzo che alloggia in quella camera»

«Perché? Io non voglio mica fare conoscenza, voglio solo vedere finalmente il mio fidanzato» a quell’ultima parola il mio cuore perse un battito.

«Scusa, tu chi saresti?» mi riporse la mano.

«Piacere, Katniss Everdeen»

«Quella Katniss?» mi guardò di sbieco.

Cavolo, è vero! Ieri Peeta mi aveva detto che sarebbe arrivata! Come ho fatto a dimenticarmene?!

«Peeta ti ha parlato di me?»

«Si, certo» risposi titubante.

Mi superò e bussò alla porta di fianco, finché non venne ad aprire un Peeta in lacrime. Mi faceva talmente pena, avrei dovuto impedirle di arrivare fin lì.

«Peeta! Quanto mi sei mancato!» si fiondò sul suo collo, abbracciandolo e stringendolo così forte da fargli uscire ancora più lacrime.

«Che ti succede?» fu la sua domanda quando gli vide il viso rigato.

«Dobbiamo parlare» mise una mano dietro la schiena di Katniss e la spinse all’interno della camera, poi con le labbra mi mimò di rimanere lì fuori ad aspettarli.

Rimasi appoggiata al muro per minuti che parvero interminabili, finché non sentii un pianto, da una voce femminile: era arrivato il momento della verità.

La porta si aprì bruscamente e comparve la ragazza con le mani sul viso troppo occupata a piangere per notarmi.

Corse verso la sua camera.

Entrai in quella di Peeta e anche lui era intento a versare le lacrime rimanenti.

«Posso aiutarvi?» mi sedetti vicino a lui e gli diedi un bacio sulla guancia.

«Non è possibile che sia diventato gay, non può essere. Magari semplicemente mi piace Harry come amico, ma nient’altro. Però mi attrae anche fisicamente…»

«Potresti essere bisex» affermai io, cercando di aiutarlo.

«Può essere, ma come faccio a capirlo?»

«Baciala, e vedi cosa senti»

«Posso provare con te?» rimasi spiazzata, l’avrei solo fatto per aiutarlo, ma stavano succedendo troppe cose da quando io e Zayn ci eravamo messi insieme: era meglio non peggiorare la situazione.

«Peeta, lo farei volentieri, ma io e Zayn ci siamo messi insieme, e sono successe un po’ di cose. Non vorrei si arrabbiasse»

«Capisco…»

«Provaci con Katniss, dopotutto è la tua ragazza. È più giusto che tu baci lei che me, non credi?» cercai un minimo di comprensione nei suoi occhi.

«Forse hai ragione, ma dopo quello che le ho detto come faccio?»

«Parlale: dille che lei è comunque importante per te, ricordale quanto vi amavate, e poi baciala»

Mi abbracciò e uscì correndo.

Socchiusi la porta e vidi una scena meravigliosa: Katniss in lacrime, Peeta che le parlava e poi le prendeva il viso tra le mani per poi baciarle leggermente le labbra.

Lo vidi sorridere: probabilmente aveva sentito qualcosa, e ne ero davvero felice.

Scesi piano le scale cercando di non disturbarli e mi misi a cercare quei due pazzi: Zayn e Louis.

Fortunatamente li ritrovai a parlare, e non a picchiarsi.

«Chiamami ancora una volta puttaniere e non sarò più cosciente delle mie azioni» avevo parlato troppo presto.

«O vi calmate o picchio io entrambi» arrivai davanti a loro e sentii una risatina dalla parte di Louis.

«Ridi ancora e finisci in infermeria per la seconda volta» il suo sorriso scomparve immediatamente e abbassò la testa.

«Io non volevo litigare, ma con Louis è impossibile non farlo. Insomma, prima ti bacia, poi lo fa una seconda volta e infine mi dice che sono un puttaniere»

«Si, non ha tutti i torti» guardai male il ragazzo alla mia destra.

«Non possiamo far finta che non sia successo niente?» lo sapevo che era una frase stupida, ma magari avrebbe funzionato.

«Ma col cavolo!» infatti, cosa speravo! Zayn lanciò un ultimo sguardo a Louis prima di prendermi per un braccio e trascinarmi in camera sua.

 

 

«Potevi anche essere più gentile» dissi, sedendomi sul suo letto ancora disfatto.

«A fare che?»

«A portarmi qua. Diavolo, mi hai tirato per un braccio per due rampe di scale!»

«Scusami…» si avvicinò e mi diede un bacio sulle labbra, poi si tirò subito indietro.

«Quando penso che le labbra di quell’idiota hanno sfiorato le stesse che ho appena toccato io, mi viene da vomitare»

«Be’ grazie, gentile come sempre» lo tirai per la maglietta e gli diedi un altro bacio, un qualcosa di più profondo.

«Bene, quindi questo sarà il nostro ultimo bacio. Sai, non vorrei vederti vomitare ogni volta che ci sfioriamo» gli sorrisi e mi alzai per andarmene ma mi sentii stretta al ragazzo dietro di me.

«Si, contaci dolcezza» era un’affermazione che avevo sentito tante volte, ma solo dagli stronzi che ti volevano solo portare a letto…

Dovevo ammetterlo: stavo pensando a quello che ci aveva detto Louis.

“Voi due non dovete stare insieme, insomma, Zayn è un puttaniere! Ti porterà a letto e poi ti sbatterà fuori dalla sua camera”

Scossi la testa per cacciare quel pensiero e mi girai per baciarlo ancora e ancora: non mi bastavano mai i suoi baci.

Ci stendemmo sul letto continuando a baciarci: le mie mani continuavano a passare dal viso ai capelli corvini di lui, mentre le sue mani percorrevano tutte le curve del mio corpo.

Mi toccò il seno e lentamente cominciò a rigirarlo tra la mano destra, facendomi gemere.

Avevo davvero voglia di fare l’amore con lui, ma le immagini della mattina prima che mi invadevano la mente mi bloccavano.

Spinsi la sua testa verso di me, così cominciò a baciarmi il collo, infine il petto. Mi tolse la maglietta.

Ero incapace di fermarmi, dopo una volta la seconda diventa più complicata.

Rimasi in reggiseno e lentamente tolsi la sua camicia, aprendola bottone per bottone: si mostrò il suo petto, facendomi rimanere senza fiato.

Qualche minuto dopo mi ritrovai solo in intimo, e lo stesso lui. Ricominciammo a baciarci finché lui non salì su di me e mi sfilò le mutande nere.

Si liberò dei boxer e infilò un preservativo rosa. Cominciò ad entrare in me lentamente, fino a dare spinte più forti.

Raggiungemmo l’orgasmo insieme, con un solo gemito che riempì la stanza.

Si accasciò di fianco a me e cominciò a respirare affannosamente, cosa che feci anche io.

Mi diede un bacio e mi porse i vestiti che, non so come, erano finiti sul pavimento freddo della stanza.

Senza fare domande mi rivestii lentamente finché non sentii dire da Zayn un “merda”.

«Che succede?» entrai nel piccolo bagnetto e vidi il moro con il preservativo pieno d’acqua in mano.

«Allora, qual è il problema?!» me lo mostrò e notai che piano piano di svuotava, da un piccolo foro in basso.

«È bucato»


 

-------------------------------------scusatemi---------------------------------

 

Mi sento davvero in colpa.

Ho passato quasi due settimane senza scrivere e mi dispiace davvero tanto.

Mio padre alla fine non mi ha più voluto prendere la chiavetta di internet perchè costava troppo, così sono dovuta andare da una mia amica.

Bene, spero vi piaccia.

Un bacio,

Benny x

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Capitolo 12
*** Chapter eleven. ***


Chapter eleven.
The truth.
.




«Come sarebbe a dire che è bucato?»

«Non lo vedi da sola?!» Zayn era davvero agitato e preoccupato.

Si girò verso di me e passò lo sguardo dai miei occhi alla mia pancia. Probabilmente aveva paura che rimanessi incinta.

«Non pensarci nemmeno: non rimarrò incinta!»

«Questo non dipende da te, e lo sai» riportò lo sguardo al preservativo ormai vuoto.

«Come diavolo abbiamo fatto?!» mi misi a urlare: ero piuttosto spaventata, mi mancava solo di rimanere incinta e le mie sfighe erano al completo.

«Non sarei mai dovuto venire a letto con te…» le mie orecchie avevano sentito bene? Lui mi stava davvero dicendo quelle parole?

«Frena. Ti sei pentito di averlo fatto? Scusa, ma tutte quelle cose che mi avevi detto!»

«Del tipo: ti amo, sei dolce e mi piaci da morire? Tutte cazzate» mi misi a piangere e me ne vergognavo davvero tanto.

«Come puoi essere stato così stronzo…»

«Dovevi dare ascolto a Louis. Ora esci da camera mia, grazie» un sorriso strafottente gli comparve sul viso.

«E se io dicessi al preside che mi hai violentata?» sorrisi anche io, mentre i miei occhi si stavano dando una tregua.

«Non lo farai»

«Ne sei così sicuro?» incrociai le braccia al petto.

Mi misi a correre giù per le scale fino a ritrovarmi davanti alla presidenza. La mia mano era a un paio di centimetri dalla maniglia e Zayn, che mi aveva rincorso, la guardava spaventato.

«Ti prego, sono già abbastanza nei casini»

«Sai che c’è? Che non me ne frega proprio niente» spalancai la porta e vidi il preside seduto alla scrivania a scarabocchiare qualche foglio nella noia.

«Preside, la mia sfortuna non è ancora finita» alzò lo sguardo e mi guardò di sbieco: voleva capire cosa stesse succedendo.

Entrò Zayn a urlare «Non le diate ascolto, mente!»

«Questo ragazzo mi ha violentata» l’uomo si alzò di botto con le mani sul tavolo in legno e si avvicinò.

«Signor Malik, anche lei? Bene, vorrà dire che  passerà un paio di mesi insieme a Liam» a quel nome vidi il moro rabbrividire.

Insomma, mi stavano venendo i sensi di colpa. Forse avevo esagerato. Così cercai di rimediare.

«No, aspetti, non è che mi ha violentata. Sono andata coscientemente a letto con lui, ma poi mi ha trattata male»

«È andata così quindi?» ci vide annuire entrambi.

«Mh, lo spero»

«Quindi io dovrò andare nella stanza di Liam?»

«Be’ no, in questo caso no. Io non mi occupo di problemi sessuali» si girò per poi risedersi sulla sedia.

«Potete andare» corremmo via.

«Grazie» fu l’unica cosa che mi disse Zayn.

«Non me ne frega niente della tua gratitudine» mi prese il braccio.

Mi scansai e mi diressi verso Louis per chiedergli scusa di tutto: del comportamento di Zayn, del mio, delle cattiverie che ha ricevuto immeritatamente.

In lontananza Zayn mi urlava di fermarmi, ma sinceramente non me ne importava proprio niente, era stato un completo stronzo e non volevo più né vederlo né sentirlo.

La camera di Louis e Harry era aperta così entrai bussando leggermente alla porta socchiusa e vidi Harry seduto per terra che cercava di consolare Louis.

«Ehi» non avevo molto altro in repertorio da dire, così mi limitai a questa semplice parola.

«Cosa ci fai qui?» la voce di Harry era cattiva, quasi mi spaventai.

«Sono venuta per scusarmi. Louis, avevi ragione» rivolsi lo sguardo verso il basso.

Si alzò di scatto e venne verso di me.

«Cosa ti ha fatto quello stronzo?»

«Siamo andati a letto insieme» sentii un piccolo gemito venire dalla bocca del ragazzo di fianco a me.

«E poi mi ha letteralmente sbattuta fuori da camera sua. Mi ha detto che tutte le cose che mi aveva detto erano cazzate, che io non significo niente per lui. Mi sono incazzata e sono andata dal preside a dirgli che mi aveva violentata in preda al panico. Alla fine gli ho detto che non era vero, perché altrimenti avrebbe dovuto passare tutto il tempo con Liam, e sinceramente non volevo» ripresi fiato e cominciai a piangere come non avevo mai fatto.

C’erano troppe emozioni chiuse dentro di me, che avevano bisogno di uscire allo scoperto il prima possibile, prima di scoppiare letteralmente.

Mi abbracciarono entrambi e mi fecero sedere sul letto, finché non mi stesi e cominciai a singhiozzare rumorosamente.

«Te l’avevo detto che sarebbe andata così»

«In questo modo non l’aiuti» aveva ragione, infatti quando Louis mi disse quella frase i miei singhiozzi diventarono ancora più pesanti.

«Tranquilla, è un idiota, è lui che ci ha perso» mentre guardavo Louis dirmi quelle parole avevo una voglia immensa di saltargli al collo e stringerlo come non avevo mai fatto con nessuno, ma cercai di trattenermi: mi avvicinai e lo abbracciai giusto per trovare un po’ di conforto.

«Spero davvero tu abbia ragione»

«Vedrai. Dormi con noi questa notte, ti va?»

«Grazie. Ora però io avrei fame, non ho fatto né colazione né pranzo»

«Ti accompagno io» mi sorrise Louis e lasciammo Harry in camera sdraiato sul pavimento a guardare il soffitto.

«Non riuscirò più a guardarlo in faccia. Inoltre io ho la punizione con lui»

«Si, ma ricordati che c’è anche Harry, stai con lui e tutto andrà bene» restammo in silenzio fino a quando non ci trovammo davanti la mensa.

«Senti Louis, per il bacio…» mi bloccò subito.

«Fai finta che non sia successo niente, ok?» sorrise ed entrò.

Insomma, non era proprio quello che volevo accadesse, ma annuii e lo seguì, per poi prendere un paio di panini con il prosciutto e una coca.

Ci sedemmo su uno dei tavoli e vedendo lo sgabuzzino ebbi un attimo di sconcerto.

«Non ti preoccupare Emy, non ti accadrà più niente, te lo prometto» mi diede un bacio sui capelli e cominciò a mangiare, prendendo il panino con la mano il cui braccio non era ingessato.

Masticò rumorosamente il boccone facendo rumori strani.

«Tomlinson, sei disgustoso» ci mettemmo a ridere attirando l’attenzione di un ragazzo che casualmente era nei paraggi.

«Cos’è, prima mi prendi la ragazza e poi te la porti anche in giro?»

Malik, sei irritante.

«Io non sono la tua ragazza, anzi, non lo sono mai stata»

«Non stavo parlando con te» abbassò lo sguardo. Gli stavo facendo del male, e ne ero proprio contenta. Era quello che si meritava.

«Zayn, stiamo solo mangiando, non mi sembra che stiamo andando a letto, ok? Quindi levati dai coglioni» senza obbiettare il moro si allontanò verso l’uscita della mensa.

«Dio, ma io ti amo. Cazzo, sei fantastico Louis» risi e gli diedi un bacio sulla guancia per poi fiondarmi sul cibo di fronte a me.

«Vaffanculo» sentii dirgli finché non vidi solo le mani di Louis prendermi il viso e baciarmi con tutto il nostro volere.

«Ti voglio bene»

«Ehm, Louis, un bacio non significa “ti voglio bene” ma “mi piaci”»

«Lo so, ma per me significa entrambe le cose»

«Louis, anche io ti voglio bene, ma non ho proprio voglia di una relazione» il sorriso gli scomparve dal viso.

«Ma… tu mi piaci»

«Anche tu, davvero. Ma non sono pronta» mi alzai e uscii dalla mensa mentre Louis mi chiamava.

 

Ero stesa sul mio letto a guardare quello di sopra mentre pensavo al mio futuro.

Si, per la prima volta pensai al domani, e non allo ieri.

Era una cosa particolare per me, mi faceva sentire strana: le preoccupazioni non erano riguardanti il passato, ma il futuro.

Non avevo la minima idea di cosa fare con Louis: era dolce, molto; mi piaceva, ma non ero proprio pronta per avere una nuova relazione, non dopo tutto il casino che era successo in quei pochi giorni.

In poco tempo si fece sera e mi ricordai che dovevo andare alla solita punizione: quando mai era uscita con Harry? Mi sarei risparmiata tutto questo.

Indossai dei pantaloncini e una maglietta bianca a maniche corte e le vans nere.

Guardai l’ora e mi misi a correre rendendomi conto dell’enorme ritardo.

Quando arrivai davanti la presidenza non vidi nessuno, così presi una scopa e mi diressi verso il terzo piano, dove trovai Zayn e Harry che pulivano silenziosamente.

Quando mi notarono Zayn corse verso di me e mi prese per le spalle.

«Ti prego, non pensavo davvero quelle cose. Ti prego, torniamo insieme»

«Non la devi nemmeno toccare, chiaro?» si intromise Harry, strappandomi da lui e mettendomi un braccio attorno al collo.

«Cos’è, una minaccia?»

«No Zayn, voglio solo chiarirti la situazione» mi prese e mi voltò verso di lui, sussurrandomi un “vai da Louis, ti copro io”.

Non capii molto, ma scesi comunque le scale e entrai nella loro camera, e trovai Louis con un mazzo di fiori che mi sorrideva.

«Non chiedermi dove ho preso i fiori perché non te lo dico» mi misi a ridere e mi avvicinai a lui.

«Strano, sembrano gli stessi che ha il preside in un vaso nella presidenza. Coincidenza?»

«Ok, mi hai scoperto» gli presi i fiori e lo abbracciai.

«Grazie comunque, sono bellissimi» e li annusai, proprio come nei film.

«Possiamo anche solo provarci?»

«A cosa ti stai riferendo?»

«Al fidanzamento»

«Io proporrei di fare come le coppie normali: cominciare a uscire»

«In un riformatorio» mi guardò storto e mi stampai di conseguenza un sorrisino sul viso.

«Tu vieni con me» gli presi la mano e uscimmo dalla stanza correndo.

Intanto il vento mi sputava addosso i petali dei fiori davanti a me.



 

---------------------------------------:'(-----------------------------------------------


 

Ebbene sì, sono tornata e se mi dispiace da morire che non sia stata con voi per quasi un mese intero.

Mi dispiace così tanto!

Spero riusciate a perdonarmi.

Anyway, ecco qui "la verità": Zayn era solo uno stronzo.

Forse no, forse sì. Non si sa :)

Bene, spero di ricevere molte recensioni.

Un bacio, Benny.

 

 

 

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Capitolo 13
*** Chapter twelve. ***


Chapter twelve.
You finally arrived.

 

 
 

Lo portai nello stesso luogo in cui ci eravamo ritrovati io e Harry qualche giorno fa.

«Oltretutto tu non dovresti essere in punizione?» risi.

«Harry mi copre»

Arrivammo al fiume, dove avevamo trovato Peeta.

L’acqua era tranquilla e scorreva leggera, quasi faceva più rumore il suono delle foglie sugli alberi scosse dal vento.

«Credo che avrei dovuto prendere una giacca» ci fermammo e Louis mi abbracciò da dietro, per riscaldarmi.

«Così va meglio?»

«Si, direi di si» arrossii. Louis era un ragazzo davvero tenero, ma dopo l’esperienza con Malik decisi di andarci piano con lui, per non rischiare un’altra delusione.

La luna illuminava i nostri volti, creando strane ombre, e non solo sui nostri visi, ma anche intorno a noi.

«Domani è domenica»

«Quindi?» mi girai verso di lui: non capivo dove voleva arrivare.

«Vuoi dormire con me come facevi prima? Non facciamo niente, né io ci proverò» rimasi un attimo in silenzio, per pensare.

«Va bene» gli diedi un bacio sul collo e mi allontanai per attraversare il fiume saltando sui sassi.

Il ragazzo mi seguì a ruota finché non sentii un urlo.

Quando mi girai vidi Louis con il sedere nell’acqua bassa del torrente che si massaggiava il fondoschiena.

Mi misi a ridere sonoramente e lo aiutai ad alzarsi.

«Solo tu potevi cadere Tomlinson» gli sorrisi maliziosamente e, mano nella mano, arrivammo fino all’altra sponda.

«Si, solo io»

Continuammo a camminare nel bosco cercando di non perdere l’orientamento.

Ci ritrovammo davanti le rovine di una torre probabilmente medioevale.

«Uao» fu la parola che uscì dalle bocche di entrambi.

Mi avvicinai alla costruzione e toccai lievemente le pareti, avendo paura che crollasse tutto con solo una folata di vento.

Il moro mi seguii e fece lo stesso, con però un po’ più di decisione.

Le pietre stavano insieme solo grazie a una specie di cemento che ormai non si usava più da anni e anni.

Girammo intorno la costruzione osservandola con attenzione, finché non ritornammo al punto di partenza.

Ci sedemmo sull’erba leggermente bagnata e cominciammo a parlare di quello che avremmo voluto fare da grandi, così, senza motivo.

«Io vorrei fare il cantante, anche se non arriverei molto lontano, lo so già»

«Perché dici così?» era un ragazzo molto insicuro di sé, e la cosa mi dava fastidio.

«Perché solo poche persone hanno la fortuna di avere successo, e queste persone ce l’hanno perché hanno qualcosa di speciale nella voce»

«Canta»

«Cosa?! No, mi vergogno»

«Ecco, se vuoi diventare famoso devi perdere la tua timidezza, altrimenti i concerti come li fai?»

Cantò. Non avevo mai sentito una voce così melodiosa. Era qualcosa di meraviglioso, dolce e ipnotico.

Chiusi gli occhi nel sentirlo cantare, per assorbire meglio la sua voce.

Quando finì riaprii gli occhi e lo fissai.

«E tu dici di non avere niente di speciale nella voce?! Mi hai fatta sognare, ti dico solo questo»

Mi sorrise imbarazzato e si alzò; poi mi tese le mani per aiutarmi a fare lo stesso.

«Oggi non doveva mica arrivare Jade?» guardai l’ora sul mio cellulare e mi misi a correre, seguita da Louis che rideva tranquillamente mentre io mi uccidevo.

Jade aveva aggredito un poliziotto senza motivo in mezzo alla strada, in modo da farsi mandare al riformatorio e starmi vicina, dopo i vari problemi con Harry, Liam e infine Zayn.

L’avevo avvisata del fatto che c’erano anche i due ragazzi di cui si era innamorata a Los Angeles e lei rimase un attimo perplessa, ma poi, decisa a starmi vicino, mi disse che sarebbe venuta comunque.

Quando arrivai davanti la scuola trovai Jade con le braccia incrociate e le valige di fianco a lei che mi fissava indignata.

Appena la vidi mi buttai tra le sue braccia, scusandomi.

«Quanto mi sei mancata» non vedevo l’ora di dirglielo, mi veniva da piangere da quanto ero contenta.

«Non dirlo a me. È stato un incubo non sentirti più al telefono tutti i giorni» lasciai cadere una lacrima sulla guancia.

Si staccò da me e me la asciugò con l’indice. Poi la vidi guardare oltre me e spalancare leggermente gli occhi.

Avanzò e si avvicinò al ragazzo che la guardava un attimo perplesso.

«Louis..»

«Jade..»

Si abbracciarono in un modo talmente dolce e sincero che ne rimasi colpita. Ammetto che ero anche piuttosto gelosa da quella stretta.

«Come stai?» la mora glielo chiese accarezzandogli la guancia.

«Ora molto meglio» le sorrise. Ok, quello era il limite.

Tossii così che entrambi si girarono a guardarmi. Louis mi mimò con le labbra uno “scusa” ed entrammo nell’edificio.

Portai i bagagli di Jade nella mia stanza dove Eleanor li sistemò di fianco al mio letto.

«Emy, per caso c’è pure Harry?»

«Si, lo vuoi vedere?»

«Si»

 

 

 

La portai davanti la camera di Louis ed Harry, bussai la porta e venne ad aprire il riccio, con i capelli bagnati.

Mi sorrise, ma quando vide la persona dietro di me il suo sorriso scomparve e mi scansò, per poi buttarsi tra le braccia della ragazza che sorrise ed annusò il suo profumo.

«C-cosa ci fai qui?» gli occhi erano sbarrati.

«Ho aggredito un poliziotto per stare vicina alla mia migliore amica. È una storia lunga. Tu, piuttosto, come stai?» la sua voce era spezzata dall’entusiasmo, tremava quasi.

Lui la riabbracciò stringendola forte e lei si staccò.

«Harry, Louis, per quello che è successo..»

«Non dire niente, potresti solo peggiorare la situazione» Louis aveva ragione.

Le fece l’occhiolino e si allontanò prendendomi per mano. Ma gliela lasciai, non avevo voglia di stare con lui, volevo solo stare con la mia migliore amica e di certo non volevo lasciarla da sola con Harry.

«Andiamo Jade, facciamo un giro, la serata è splendida» la guardai e le sorrisi.

Lei fece lo stesso e cominciammo a camminare verso l’uscita.

«Hai più visto Liam?» quella domanda non me l’aspettavo, o meglio, forse speravo che non me la ponesse. Al solo ricordo mi veniva da piangere e buttarmi a terra.

«Si, nei miei sogni. È ovunque, non mi lascia più»

«Ora è rinchiuso in una stanza, non ti può più fare niente»

«Non starà lì dentro per sempre»

«Tu non pensarci, pensa solo al fatto che non lo vedrai e sentirai più per un po’» era semplice per lei, non l’aveva provato.

«Non posso credere che tu sia qui» le buttai le braccia al collo e la strinsi forte, tanto da farla tossire.

«Tesoro, se continui così non mi vedrai più» ci mettemmo a ridere e aprimmo le porte, così che il vento ci investì.

L’erba era leggermente bagnata e il vento la rinfrescava ancora di più.

Caddi a terra, senza motivo, senza accorgermene.

Una trentina di secondi dopo mi svegliai come da un sonno profondo.

«Emy, Emy! Come stai?!» la prima cosa che vidi fu gli occhi verdi della mia migliore amica. Erano bellissimi e luminosi.

Mi aiutò ad alzarmi e ci dirigemmo verso la scuola, entrai in infermeria e mi sedetti sul lettino bianco.

Quando entrò l’infermiera e mi vide si mise a ridere esclamando un “ancora qui!”.

Mi fece stendere e mi visitò per una mezz’oretta.

«Allora, qual è il problema? Un calo di pressione?» Jade era agitata, si vedeva.

«No, non è per quello che è svenuta»

«E allora per cosa?» mi intromisi.

«Sei incinta»

 

 

-------------------------------------D:---------------------------------------------

 

Un mese e mezzo! Si, faccio schifo.

Bene, da oggi, dato che sono finite le vacanze e tutto, metterò i capitoli moooolto più spesso.

Perdonatemi ancora una volta.

Anyway, passiamo al capitolo: allora? Stupiti? Atrofizzati (?)?

Spero vi sia piaciuto e spero di ricevere tantetante recensioni.

Questo è il mio account di twitter, seguitemi: https://twitter.com/benni_gazzotti

 

Bene, un bacio, Benedetta x

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Capitolo 14
*** Chapter thirteen. ***


Chapter thirteen.
Are you sure?



«Incinta? Perfetto, mi mancava solo questo» ero disperata. Dovevo aspettarmelo, come  ho potuto non pensare più al fatto che dopo aver fatto sesso con Zayn (che per me era amore) avevamo entrambi visto il preservativo rotto.

Bene, dopo questo la mia sfiga era al completo.

«Cosa intendi fare?» Jade mi guardava preoccupata.

«Non lo so. Ad abortire non ci penso proprio, va contro i miei principi. Solo non so come fare. Insomma, ho diciotto anni, non posso fare la madre!» effettivamente avere un bambino in questo momento non era proprio la situazione migliore.

Sulla soglia della porta spuntò il viso di Zayn.

«Ho saputo»

«Non c'è niente da dire»

«È lui Zayn?» mi chiese Jade, infuriata. Io annuii.

La ragazza si fiondò su di lui e gli diede un pugno dritto in faccia, ammaccandogli il naso e facendolo sanguinare.

«Sei un figlio di puttana! Guarda come hai ridotto la vita della mia amica! Sei solo uno stronzo!» stava sbraitando, e la cosa mi piaceva.

Mi alzai, avvicinandomi a lei, e la abbracciai.

«Io ti amo, lo giuro» ci mettemmo a ridere e uscimmo dall'infermeria.

È vero, ero incinta, e non era un problema da poco, ma volevo godermi la vita, prima che nascesse il bambino mio e di Malik.

«Credo che dirò al bambino che suo padre è partito perchè voleva fare il clown» io e Jade ci mettemmo a ridere come due idiote nel bel mezzo del corridoio, vicino alla presidenza.

Passandoci davanti notai che il preside non era solo: con lui c'era Liam.

I battiti a mille, il respiro spezzato, le gambe tremanti cominciai a correre senza emettere alcun rumore prendendo per il polso la mia migliore amica. Alla fine mi buttai a terra e cominciai a respirare affannosamente, mentre l'altra ragazza mi guardava storto.

«Ora spiegami cos'era questo. Avevi voglia di fare jogging?» si massaggiò il polso.

«Lì dentro, in quella stanza, c'è Liam»

«Lo stupratore?»

«Jade, lo sai che mi da fastidio quando usi quella parola» mi toccai le orecchie.

«Oh si, scusa. Quindi lì dentro c'è il bastardo che ti ha... fatto male?»

«Esattamente»

«Si, insomma, non ci starebbe male un'altra rissa» Jade si alzò la manica in segno di sfida.

«Io direi che hai già fatto abbastanza» le abbassai il braccio e la calmai.

Le sorrisi e camminai avanti e indietro. Non volevo passare di nuovo davanti quella stanza, mi era già bastato vederlo una volta, e quella mi bastava e avanzava.

Così decisi di aspettare con Jade di fianco la presidenza, finché non uscì Liam, con le mani nelle tasche che fischiettava sonoramente.

Misi la testa tra le gambe nella speranza che non mi vedesse, mentre la mia amica aveva la tentazione di alzarsi e saltargli addosso.

Fortunatamente si girò dall’altra parte e non mi vide, non sarei riuscita a sopportare il suo sguardo sporco e cattivo.

«Vieni Jade, andiamo a mangiare qualcosa» la portai in mensa e prendemmo due vassoi.

Incontrammo Zayn con del ghiaccio sul naso. Ci guardò davvero male, ma quando il suo sguardo si posò su Jade un velo di terrore gli si sparse per a faccia, poi le fece un occhiolino e se ne andò.

«Se ci prova con te giuro che glielo spacco definitivamente quel naso!» quel suo ultimo gesto mi aveva davvero irritato. Lei rise.

«Non ti preoccupare, non accadrà proprio niente. Non lo posso nemmeno vedere, mi viene da vomitare» imitò un conato di vomito e ci mettemmo a ridere, prendendo da mangiare e sedendoci al tavolo vicino a Eleanor e Louis.

«Ciao dolcezza» Louis si alzò per darmi un bacio un bacio sulle labbra. Gli sorrisi e ricambiai con piacere. Jade lo salutò con un sorriso e fece lo stesso con Eleanor, la quale osservava la scena un po’ allibita.

«Ti spiegherò tutto» dissi a Eleanor.

Cominciammo a mangiare tutto silenziosamente finché Louis non sparò una delle sue battute e l’aria si smorzò un po’.

 

 

 

Cinque  mesi dopo…

 

 

 

«O la smetti o la smetti» tolsi le mani di Jade dalla mia pancia che ormai era grande come una palla.

«Non posso smettere, è troppo bella e rotonda» si mise a ridere, prese un elastico e si fece una coda alta con i suoi lunghi capelli castani.

Eravamo sedute sul mio letto, aspettando che arrivasse Louis, per accompagnarmi alla solita visita dalla ginecologa, che veniva una volta al mese da Londra per vedere come stavo.

Guardai l’orologio: a quest’ora saremmo dovuti essere nell’infermeria già da qualche minuto. Stavo per andare a cercarlo, quando non vidi spuntare la sua testa da dietro la porta.

«Vieni, forza! Siamo in ritardo!»

«No, ma dai?!» Jade mi aiutò ad alzarmi e cominciammo ad avviarci verso il piano terra.

Quando arrivammo la donna ci aspettava davanti guardando l’orologio.

«Ci deve scusare, ma è colpa del mio ragazzo» la donna ci sorrise ed entrammo.

Mi fece sdraiare sul solito lettino, mi mise un gel trasparente sulla pancia e avvicinò un macchinario a me; poi prese una specie di microfono e lo mise sulla pancia, spargendo quel liquido schifoso ma piacevole da sentire sulla pelle.

«Be’, sembra tutto regolare» dopo qualche minuto mi tolse dalla pancia quell’impiastro e mi fece sedere.

«Se vuoi ti posso dire il sesso» me ne ero scordata. Ero agitatissima.

«Si, la prego, me lo dica!»

«È una femminuccia» il mio sorriso si allargò fino al massimo, tanto da farmi male alle guance. 

«Una femmina, una femmina! Louis, avremo un femmina!» Louis mi abbracciò e lo sentii ridere.

«Perché ridi?»

«Ti ricordi la scommessa?»

La scommessa!

 

Eravamo sdraiati sul letto di Louis, mentre Harry era di sotto a sbaciucchiarsi con Jade. Ero a un mese e mezzo di gravidanza e non avevo più visto né Liam né Zayn fortunatamente.

«Chissà cos’è!»

«Di cosa stai parlando Louis?» il ragazzo mi accarezzava la pancia ancora invisibile.

«Se è maschio o femmina!»

«Sinceramente spero sia un maschio»

«Perché?» mi guardò incuriosito.

«Le femmine sono dello rompi scatole, insomma, loro sono quelle che danno più problemi durante l’adolescenza. Vestiti, trucchi, ragazzi, uscite» si mise a ridere.

«La pensi così? A questo punto mi auguro davvero che sia una femmina»

«Scusa, ma perché devi fare così!» gli tappai il naso: a lui dava davvero fastidio.

«Facciamo una scommessa: se è un maschio hai vinto te…»

«E cosa ci guadagno?» mi diede un lieve bacio sulla pancia.

«Lo sai che non resisto a quei tipi di baci»

«Lo so»

«E se è una femmina?»

«Ho vinto io. Non voglio niente come ricompensa, solo farmi quattro risate»

«Ti amo, idiota»

«Ti amo, futura panciona»

 

 

«Sai già chi è il padre?»

«Non ho fatto il test del DNA ma ne sono piuttosto sicura»

«Purtroppo secondo le regole del riformatorio devi obbligatoriamente fare il test che hai appena nominato»

«Scherza? E a cosa serve? Sono certa che sia stato Zayn»

«Mi spiace, ma le regole sono queste. Se non hai niente da fare te lo posso fare domani mattina, tanto è domenica. Posso tornare e fartelo, non è un problema per me»

«Sicura?»

«Si, si. Non preoccuparti» ci congedò in fretta, e noi andammo fuori.

Ormai si stava avvicinando la primavera, e fortunatamente il freddo congelante era già finito. Stare all’aria aperta adesso non era più così faticoso, nonostante l’aria pungesse ancora.

 Incontrammo Harry sdraiato su una panchina avvolto in una coperta a guardare le stelle.

Jade gli corse incontro e gli stampò un bacio sulla fronte e uno sulle labbra. Il ragazzo ricambiò con piacere.

Quei due si erano innamorati nuovamente nel corso delle prime due settimane che Jade era arrivata alla Same Mistakes. Stavano insieme ormai da circa quattro mesi, quattro mesi e mezzo.

«Piccioni!» Louis si divertiva a chiamarli così. Invece di dire “piccioncini” diceva “piccioni”; amava quegli animali.

«Io e Emy andiamo a letto, siamo entrambi stanchi. Domani venite anche voi ad assistere all’esame?»

«Si, saremo puntualissimi!» e dopo questa breve frase ricominciarono a baciarsi.

I miei migliori amici fidanzati, niente male.

 

La mattina dopo ero in ansia, non capivo proprio il perché.

Forse perché avrei visto su un pezzo di carta la certezza che quel farabutto di Zayn era il padre della mia futura figlia.

Notai che Louis era già sveglio e preparato.

«Guarda che sono ancora le otto, la signorina  Wilde ha detto che dobbiamo essere da lei per le dieci»

«Lo so, ma credo di non essere pronto a leggere “padre del bambino: Zayn Malik”»

«Ti capisco Louis, ma vorrei davvero che tu venissi comunque»

«Verrò sicuramente, devo solo prepararmi psicologicamente»

«A questo punto mi lavo, che è meglio»

 

Alle dieci meno dieci eravamo lì tutti e quattro: io, Louis, Jade e Harry.

La donna ci fece entrare e dopo vari esami durati circa un’ora mi fece uscire, chiedendomi di attendere.

La donna aveva prelevato del sangue a lei e aveva intenzione di confrontare quello del feto a quelli di tutti i ragazzi della scuola, che aveva nel database.

Aspettammo con ansia, un’ansia inutile, il risultato delle analisi.

Una mezz’ora dopo uscì e ci guardò un momento allibiti.

Ci diede un foglio, dove c’erano tantissimi dati.

L’ultimo mi fece mancare il fiato, mi si mozzò, a me come a tutti i miei compagni.

Padre del feto: Liam Payne.



 

--------------------------------------------------Hola-----------------------------------------------

 

 

Ammettetelo che non ci avevate proprio pensato!

Mi avete scritto: "ma cara, è ovvio che sia Zayn!". Si, insomma, ci siete rimasti di merda, vero?!

Muahahahahahahahahahahahah! *risatamalefica*

Be', allora? Che ve ne pare?

Secondo me è venuto bene!

Bene, ditemi cosa ne pensate.

Questa sono io su twitter, seguitemi! https://twitter.com/benni_gazzotti

Un bacio, Benny x.

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Capitolo 15
*** Chapter fourteen. ***


Premetto che questo, purtroppo, è l'ultimo capitolo.

Mi scuso immensamente dell'assenza, ma proprio la mia ispirazione è andata a farsi fottere.

Comincerò una nuova FF, spero la seguirete e che i miei "fan" non se ne siano andati. Eravate le uniche persone che mi facevano sentire speciali.

Voglio chiedervi di recensire come sempre questo capitolo, e se avete domande potete farmele su twitter. Il mio account è https://twitter.com/benni_gazzotti

Detto questo termino le smancerie e vi auguro una buona lettura a tutti quanti.

Vostra, Benedetta xx

 

 

Chapter fourteen.

The end.



 

 

 

«Io non voglio niente di suo nella mia pancia!» cominciai a urlare facendo cadere il foglio sul pavimento. Mi diedi sberle sulla pancia e sentii un calcio. Mi piegai per il male.

«Sei impazzita? Non fare così! Gli farai male!» Louis mi tenne in alto le mani, guardandomi negli occhi.

Purtroppo cominciai a piangere davanti a tutti, anche all’infermiera che mi guardava triste.

«Non ce la faccio,  davvero, era già pesante quando pensavo che fosse di Zayn, figurati di Liam» mi asciugai gli occhi.

«Ti capisco, ma devi essere forte» Jade mi mise una mano sulla spalla.

«Sono già abbastanza forte ad affrontare la gravidanza, questo proprio non ce la faccio»

«Ti prego Emy, l’ultima cosa che devi fare è entrare in depressione. Non lo sopporterei» gli occhi di Louis erano imploranti, non riuscivo a sostenerli.

«Non ci riesco, proprio no. Troppo doloroso per me»

Mi alzai di scatto e scostai tutti, per poi andare velocemente, per quello che potevo fare, in camera mia.

Andai davanti allo specchio e mi guardai la pancia: mia figlia assomiglierà a Liam, avrà i suoi occhi magari, o le sue labbra.

Probabilmente avrà le sue mani, le stesse che ha usato per picchiarmi, le stesse che ha usato per legarmi; non le dimenticherò mai.

Mi accarezzai la pancia, e sussurrai un lieve “scusa” alla bambina, poi tornai al piano terra, dove i miei amici erano ancora seduti su una panca e dissi la stessa cosa anche a loro.

Louis  mi guardò preoccupato, alzando lo sguardo da terra e scostando gli altri seduti vicino a lui.

«Emy, stai meglio? Giuro, andrà tutto bene» mi abbracciò.

«Lo spero davvero»

 

 

 

Passarono altri quattro mesi, giorni e giorni di nausee e voglie, di cambiamenti d’umore.

Nel frattempo Louis mi era rimasto vicino, non mi lasciava per un attimo, decise addirittura di non finire quell’anno scolastico per rimanere con me.

Ormai il giorno del parto si stava avvicinando vertiginosamente, e la paura mi stava uccidendo.

Non ero mai stata una ragazza capace di sopportare il dolore  molto bene, per questo ero spaventata come non mai.

I miei genitori erano venuti ogni mese a trovarmi, a darmi ogni volta nuovi consigli, ad aiutarmi a superare la paura.

Era mattina, e avevo passato la notte insonne, pensando in continuazione al parto.

Quando bussarono alla porta mi venne un colpo. Andai a guardare chi fosse, tenendo con le mani la pancia.

Mi affacciai alla porta ma non vidi nessuno; stavo per chiudere quando un piede bloccò la porta e una mano prese la mia, stringendola forte. Da dietro la porta di legno comparve la faccia di Liam, assatanata quasi.

Cominciai ad urlare, senza ricevere risposta. Dove diavolo era Louis?

«Louis! Cazzo, Louis, dove sei?!?!?!» il moro mi prese per i larghi fianchi e mi sbattè contro il muro. Sentii bagnato, troppo.

Liam bloccò lo sguardo sotto la mia pancia, sui miei pantaloni della tuta precisamente.

«Cosa cazzo vuoi, lasciami andare!» le sue mani mi lasciarono lentamente.

«Emy…»

Cazzo, dimmi che non mi si sono rotte le acque proprio ora!

Mi guardai: la rottura delle acque sarebbe stato molto meglio. I miei pantaloni erano completamente sporchi di sangue. Merda.

«Aiuto! Cazzo, aiutatemi! Liam, ti prego, aiutami, è tua figlia cazzo!»

«Mia cosa?» in quel momento entrò Louis dalla porta, affannato. Il suo sguardo passò da Liam al sangue sui miei vestiti. Si avventò su Liam, stringendogli il collo tra le mani.

«Louis, finiscila, piuttosto portami in infermeria!» il ragazzo mi guardò con i suoi occhi azzurri e mi prese in braccio, sporcandosi la maglietta di sangue.

Mentre scendevamo le scale persi i sensi, e quando mi risvegliai ero sul letto dell’infermeria.

Non mi rendevo conto di quello che stava succedendo, ma dopo qualche secondo capii; Stavo partorendo con il cesario. Sicuramente qualcosa non andava.

Sentivo un tocco sulla mia pancia, provavo una nausea immonde e non sapevo come farmela passare evitando di vomitare durante il parto.

Da dietro un lenzuolo verde vidi un essere umano minuscolo, ricoperto di sangue e viscere: mia figlia.

Porca puttana, quella era mia figlia.

Non sentii alcun suono, nessun pianto, nessun urlo, niente di niente.

Gli infermieri correvano da una parte all’altra, mentre Louis, che mi teneva la mano, guardava preoccupato ogni loro movimento.

«Cosa succede?»

«Credo ci sia qualche problema» le lacrime cominciarono a rigarmi le guance. Intravidi dietro la porta il viso di Liam che mi fissava, agitato.

Lo fulminai: non mi importava se quella era sua figlia, lui non doveva esserci, non doveva neanche vederla.

A quanto pare capì il mio sguardo, perché se ne andò.

 

 

Erano passati tre quarti d’ora dal parto. L’infermiera si avvicinò a me.

«La bambina non ce l’ha fatta» all’inizio non mi resi conto di quello che stava dicendo, ma poi capii.

Cominciai a piangere, a urlare, ad agitarmi fino a cadere dal letto. La mia vita era un disastro, niente di più.

 

 

 

Passarono alcune settimane, e la mia depressione non migliorava assolutamente. Dormivo in continuazione, non mangiavo, ero diventato un fottuto scheletro.

«Non puoi andare avanti così» Louis mi accarezzava il viso e i capelli, ma io non ero proprio in vena di parlargli, non ero in vena di parlare con nessuno.

«Ho bisogno di Jade in realtà» il moro si alzò e uscì dalla stanza, poi tornò con la mia migliore amica nella mano.

«Ti prego, aiutala» le sussurrò.

«Jade, io non ce la faccio, giuro. Non riesco ad andare avanti»

«Non sei la prima a cui succede una tragedia simile, ma devi imparare ad accettarlo, come hanno fatto altre migliaia di donne»

Rimasi qualche istante a pensare, anche se era difficile: forse aveva ragione. Forse dovevo partire da un nuovo inizio, abituandomi all’idea che mia figlia non c’era più, che aveva vissuto forse per pochi attimi.

Mi alzai dal letto e mi vestii.

«Devo ricominciare cazzo. Grazie ragazza mia» la abbracciai forte e la presi per mano. Uscimmo dalla stanza ed andammo in giardino.

«Come va con Harry?» la ragazza sorrise.

«Alla grande. Credo di essermene innamorata»

«Ehilà! Finalmente!» la abbracciai.

Finalmente tutto era tornato come prima, la mia migliore amica era accanto a me, felice ed innamorata. Il mio ragazzo mi amava più di qualunque cosa ed io mi stavo riprendendo dallo shock.

Grazie al cielo c’è stato un lietofine.



-----------------------Grazie a tutti per l'appoggio, alla prossima!-----------------------------

 

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