Iris

di _RockEver_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


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Un raggio di luce filtrò dalla finestra per posarsi sul volto di una diciottenne che dormiva beatamente. La ragazza fece una smorfia e si girò dall'altra parte coprendosi completamente col piumone.
-Buon giorno principessa!- urlò un uomo non più grande di 45 anni che spalancò la porta della camera della ragazza facendola sussultare.
-Mmm papà..Dai ho sonno,torna tra qualche oretta..-
-Nemmeno per sogno,Lucy! Oggi è il tuo primo giorno nella nuova scuola,ricordi? Non puoi mancare.-
Dove trovasse quell'euforia alle 6.30 del mattino non  ne aveva idea.
-Ah, hippy che bello,non vedo l'ora..- disse girandosi dall'altra parte sperando che suo padre la smettesse di urlare.
L'uomo si sedette sul letto accanto a lei e avvicinandosi le diede un bacio sui capelli:-Devo sveliarti con il mostro dei pernacchiotti come quando eri piccola?-
-Papà! Non ho più 5 anni!-. Lucy si sollevò per guardare suo padre che le lanciava uno sguardo di sfida e decise di alzarsi.
Si stiracchiò per qualche secondo mentre suo padre si dirigeva verso la porta.
-Ah,vai a svegliare Tommy,anche per lui è il primo giorno- disse uscendo definitivamente dalla camera.
Sbadigliando la ragazza si diresse in bagno dove si fece una doccia veloce e si passò un leggerissimo tratto di matita nera sotto gli occhi marroni scurissimi. Intanto sentì dal piano di sotto la radio accendersi sulla frequenza di Virgin Radio.
Un classico.
Tornò in camera e aprì l'armadio:prese dei jeans,una felpona dei Green Day e una giacca di pelle e li indossò,corredando il tutto con degli stivali borchiati. Non le era mai importato molto di moda e shopping. Mise un paio di libri nello zaino e il suo prezioso album da disegno prima di andare nella camera di Thomas.
Si diresse lentamente al lettino dove un bambino dai capelli corvini e il viso angelico dormiva beatamente.
-Tesoro,tesoro svegliati,è mattina,devi andare all'asilo-.Inizò a scuoterlo lenatmente e il bimbò si destò dai suoi sogni allungando le braccia verso Lucy,che prendendolo in braccio lo portò in bagno.
-Vieni qui piccolo,sei contento di iniziare la scuola?-
-No! Non ci voglio andare!-
-Nessuno vuole,ma devi farlo,ci vado pure io-
-Ma anche le mamme degli altri bimbi vanno a scuola?-
Quella improvvisa domanda colse di sorpresa la ragazza,ma sapeva che prima o poi questo genere di domande sarebbero cominciate..
-Ehm..no piccolo,solo la tua mamma va a scuola-
-Pecchè?-
-Perchè..perchè sono più giovane delle altre mamme-
-E pecchè?
-Senti un pò piccolo curioso mi stai facendo troppe domande stamattina!- disse Lucy scompigliando i capelli del piccolo che emise delle piccole risatine.
Gli fece il bagnetto a lo vestì,dopodichè scesero al piano di sotto per la colazione.
-Oh,cel'avete fatta! Stavo giusto facendo i toast-. Warren mise un piatto di toast sul tavolo della cucina e prese Thomas dalle braccia di Lucy per metterlo a sedere nel seggiolone.
-Papà,sono in megaritardo e,come dici tu,non posso mancare al mio importantissimo primo giorno nella nuova scuola. Ragion per cui potresti portare tu Tommy all'asilo?-
-Ah..Ok,vedi cosa succede a svegliarsi tardi?- 
-Non mi fare la predica!-
-Ma,ma mamma io volevo che mi accompagnavi tu!- Thomas iniziò ad agitare i piedini da sotto il tavolo,cosa che faceva sempre quando era insoddisfatto.
-Lo so piccolo,scusami,ti verrò a prendere al ritorno e ti prometto che mi farò perdonare! Croce sul cuore!-. Si contrassegnò sul petto una croce come atto di promessa.
Prese una fetta di toast e la strinse tra i denti mentre si avviò alla porta. Si portò una bredella dello zaino sulle spalle e prese dal tavolino accanto al divano le chiavi,il cellulare e l' I-Pod. Fece per aprire la porta ma Warren la richiamò:-Lu! Questa la conosci?- disse indicando il grande impianto Hi Fi in soggiorno. Delle note riecheggiarono nella casa.
-Mmm..Dire Straits,Money for Nothing,1985. Devi impegnarti di più,papà- ribattè la ragazza facendo l'occhiolino -Ciao! A più tardi!-
-Buona fortuna!-
Lucy si infilò gli auricolari nelle orecchie e si diresse all'edeficio comunemente chiamato 'scuola'.
Le forti schitarrate di Iron Man dei Black Sabbath le fecero compagnia durante il tragitto,e in una decina di minuti si fermò davanti al pesante cancello rosso dell'inferno.
"Bene,vecchia mia,forza e coraggio!"         

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Una volta oltrepassate “le porte dell’inferno”,Lucy si tolse gli auricolari e con un profondo respiro si avventurò nell’edificio,alla ricerca di quella che per un anno sarebbe stata la sua classe.
Lucy odiava profondamente la scuola. Certo,prendeva ottimi voti,studiare non le dispiaceva neanche. Il problema era che non era mai stata fortunata con le amicizie,o almeno un tempo lo era.
In realtà neanche ci provava ad avere un amico,riteneva di non averne bisogno.
Quindi passare 6 ore al giorno per 6 giorni alla settimana con dei perfetti estranei con cui non voleva avere niente a che fare non era il massimo.
Dopo aver vagato invano per poco più di cinque minuti,riuscì a trovare la sua classe.
“Ci siamo”.
Bussò un paio di volte e tese l’orecchio attendendo una risposta dall’interno dell’aula.
Dopo un sonoro “Avanti” la ragazza aprì la porta,e con molta timidezza fece capolino nella classe.
-Oh,bene,ragazzi lei è Lucy Smith,la vostra nuova compagna. Ve ne ho parlato ieri. Piacere,cara,io sono la professoressa Adams,e insegno matematica-. L’insegnante,una donna di mezza età con un tailleur marrone e degli occhiali dismessi dalla seconda rivoluzione industriale,tese la mano che la ragazza strinse forzando una sottospecie di sorriso. Gli occhi di una trentina di suoi coetanei piantati su di lei la misero profondamente a disagio. Un paio di risatine sul suo abbigliamento la scoraggiarono ancora di più.
 “Non hanno mai visto una rockettara? Su Lucy,non abbatterti,questa è routine”.
-Mmh,temo non ci siano molti posti disponibili,si sieda lì in ultima fila vicino al signor Kaulitz,per il momento- disse la donna indicandole il suo banco.
“Signor? Che formalità!”.
Il suo compagno di banco non era un tipo che passava inosservato: capelli neri con colpi di sole biondo platino sparati all’aria fottendosene altamente della gravità newtoniana,trucco sugli occhi e abbigliamento total black.
La ragazza gli si sedette accanto e,senza rivolgergli la parola, uscì dallo zaino un quaderno e l’astuccio.
Il ragazzo,i cui neuroni sembravano aver ripreso la normale funzionalità dopo averla vista,la fissò per alcuni secondi,distogliendole lo sguardo di dosso solo nel momento in cui lei con la coda dell’occhio lo fissò.
Qualche minuto dopo l’inizio della lezione sulle funzioni logaritmiche,Lucy vide un bigliettino posato sul suo banco. Lo lesse: “Ciao,piacere di conoscerti,io sono Bill. Non sembri molto socievole.. Non preoccuparti per prima,i nostri compagni di classe sono degli imbecilli”.
La ragazza girò il foglietto e con una matita scrisse;”Piacere,Lucy. Non preoccuparti”.
Dopo sessanta interminabili minuti suonò la campanella e tutti gli alunni inclusa la professoressa si catapultarono fuori dall’aula.
Tutti tranne lei,Bill e altri tre ragazzi.
-Wow,Kaulitz,ti sei fatto una ragazza! Chi  l’avrebbe mai detto! Ed è anche una bella bambolina!-
disse maliziosamente uno dei tre,il più grassoccio.
-Ah ah ah,sempre spiritoso McPhil- replicò Bill cercando di uscire dalla classe,ma McPhil gli si stagliò dinnanzi.
Lucy aveva ben capito la piega che stava assumendo la situazione,così intervenne.
-Ehi tu! Ti diverti proprio con i tuoi leccapiedi a dar fastidio alla gente,eh!-
-Senti senti! La tua ragazza è arrabbiata,Kaulitz- disse il ragazzo puntandole un dito contro.
Con un gesto fulmineo la ragazza ribaltò la situazione a suo vantaggio e portò il braccio di McPhil dietro di lui obbligandolo ad arcuare la schiena.
-Io non sono la sua ragazza,e non sono una a cui rompere le palle,perché potrei rompertele io davvero. Sono stata chiara? E non azzardarti mai più a chiamarmi bambolina! Adesso levati dai piedi e fammi passare-. Lo lasciò andare e il ragazzo, massaggiandosi il braccio dolorante, si fece da parte per farla passare sotto gli occhi sbigottiti dei suoi leccapiedi e di Bill che la seguì.
-Ehi! Ehi aspetta!-. Lucy continuò a camminare senza voltarsi mentre Bill rimase dietro di lei a seguirla con lo sguardo.
“Wow..”

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


-Tom tu non capisci! Quegli idioti le ridevano in faccia per colpa mia!-
-Mi spieghi come diavolo possa essere colpa tua? Non la conosci nemmeno!-.
Il ragazzo chiamato Tom era il fratello gemello di Bill. Beh,a primo impatto non si direbbe..
Avevano due look completamente diversi: Tom vestiva con pantaloni dal cavallo bassissimo e maglie lunghe fino alle ginocchia in stile Hip-pop. Aveva dei lunghi capelli biondi intrecciati in folti dreadlocks e raccolti da cappellini di ogni tipo.
Nonostante ciò i due erano molto legati e godevano di un ottimo rapporto,si sostenevano l’un l’altro ed erano inseparabili.
Tuttavia a volte avevano dei battibecchi,tipo quello che si stava svolgendo in quel momento nella stanza di Tom..
-Lei è arrivata,e tutti la guardavano in modo strano. E questo perché lei è simile a me. Ah,e poi McPhil stava facendo l’idiota,come al solito,e lei lo ha attorcigliato su se stesso come se niente fosse! E siamo potuti uscire dalla classe. E’ stata incredibile! -
-Capisco,ma primo: chi sarebbe LEI? E secondo:perche ti importa tanto,fratellino?- chiese il ragazzo facendo l’occhiolino a Bill.
-Lei ha un nome: si chiama Lucy ed è la ragazza nuova che è arrivata oggi a scuola. E poi mi importa semplicemente perché non voglio che un’altra persona patisca tutte le cattiverie che io subisco ogni giorno!- rispose Bill incrociando le braccia.
-Ah,ok,Bill,sono il tuo gemello e ho fiuto per queste cose. Lei ti piace,non è così?-
-NO! Voglio dire,come hai detto tu,non la conosco neanche-
-Si,come no. Fossi in te mi preoccuperei più per te: la tua situazione non è che sia delle migliori..Comunque è carina? Che taglia porta?-
-TOM!-
-Scherzavo,calmati Romeo-. Tom stava combattendo contro se stesso per non scoppiare a ridere del rosso acceso delle guancie di Bill.
 Missione fallita.
-Si,ridi tu. Sei incredibile,è mai possibile che ragioni sempre con il cazzo? Io vado a farmi un giro,dì a mamma che sono fuori-. Detto questo uscì dalla stanza lasciando il gemello piegato dalle risate sul suo letto.
“Una passeggiata al parco mi rischiarerà le idee..”
 
                                                                        ***
 
Lucy uscì velocemente da scuola e si diresse all’asilo dove il piccolo Tommy la stava aspettando.
Una volta arrivata si appoggiò al muro ad aspettare che tutti i bambini uscissero. Intanto,rivolse gli occhi verso il cielo,osservando le soffici nuvole spostarsi mosse dal vento,per lasciare spazio al caldo sole di metà settembre.
“Sembrano fatte di ovatta”
Ad un tratto la porta dell’asilo si spalancò e un numero esorbitante di bambini ne venne fuori.
Lucy cercò di individuare il suo piccolo,quando si sentì tirare la felpa.
-Mamma!- urlò Thomas alzando le braccia verso la sua mamma e stringendo in una mano un foglio di carta. La ragazza sorrise e si piegò per abbracciare suo figlio.
-Ciao amore mio! Come è andato il primo giorno di scuola? Hai fatto amicizia con qualche altro bambino?-
-Si! Con Daniel!- disse il piccolo battendo le manine compiaciuto -E la maestra ci ha fatto disegnare! Guadda!-.
Lucy prese il foglio di carta dalle mani di Thomas e lo guardò trattenendo una risatina.
-E’ bellissimo tesoro! Questa dai capelli castani dovrei essere io,giusto? E sono..uhm..sono in groppa a una giraffa?-. La ragazza era visibilmente perplessa e divertita.
- Ti piace?-
-Tantissimo,tesoro. Lo appenderò al frigo. Dovevo farmi perdonare,ricordi? Ti va di andare al parco?-
-Si! Ti vojo bene mammina-
-Anche io,tesoro,più della mia vita- disse Lucy dando un bacino sulla guancia del piccolo.
 
Nel frattempo però,ad osservare quella felice scena,c’era un uomo appoggiato ad un auto,intento a fumare una sigaretta.
Osservò il piccolo correre tra le braccia della madre e quest’ultima sorridere amorevolmente.
“Che carini,goditi ciò che hai Lucy,approfittatene ora ne hai la possibilità”
Vide la ragazza allontanarsi mano nella mano con il bambino.
Con un ghigno malefico gettò la sigaretta per terra e la schiacciò col piede,aprì la portiera e mise in moto.
“A presto,tesoro”
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Lucy e Thomas passeggiarono per un po’ sull’erba fresca. La brezza era piacevole e i lunghi capelli della ragazza fluttuavano accarezzati dal vento. In quel parco si riusciva a respirare un’aria diversa,più naturale,nonostante il caos e il traffico cittadino fosse poco distante. Inoltre il laghetto presente in quel posto lo rendeva ancora di più un piccolo angolo di paradiso,uno spicchio della città in cui dimenticarsi delle preoccupazioni e rilassarsi.
Thomas afferrò con la sua manina quella di sua madre,la quale gli rivolse uno splendido sorriso.
-Mamma,quando andiamo a casa vuoi giocare con me ai lego?- disse il piccolo con degli occhi a cui lei non seppe dire di no. Camminarono ancora per un po’ fin quando il bambino non vide Matisse,il suo migliore amico,in compagnia della madre e gli corse incontro. Lucy sorrise e lo seguì con lo sguardo fino a raggiungerli.
-Tommy,io sono vicino a quell’albero,rimani dove posso vederti,ok?-
-Cetto,mamma-
La ragazza,dopo aver salutato la madre del bambino,si sedette sull’erba poggiando la schiena contro un albero. Estrasse il suo album da disegno e una matita dallo zaino e li poggiò sulle ginocchia.
Iniziò a tracciare delle linee che poco dopo sfumò col dito,sempre mantenendo un occhio vigile per controllare suo figlio. Thomas stava giocando a nascondino con Matisse che riusciva a nascondersi talmente bene che quel poveretto dovette sudare parecchio prima di trovarlo.
“Ecco,finito! A Tommy piacerà!” pensò Lucy ammirando il suo disegno. Girò la testa per cercare il bambino e si sorprese nel vedere una persona a pochi passi da lei che ancora non si era avvertita della sua presenza..
-Mamma!-
“Accidenti!”
 
                                                                     ***
 
“Non è possibile che Tom sia sempre il solito! Però quella Lucy..Ha qualcosa di strano,sta nascondendo qualcosa. Ha uno sguardo che..mi affascina. Dovrei provare a parlarle. Si,devo farlo,dopotutto lei è nuova,non conosce nessuno,e conoscendo come sono i miei compagni di classe dubito profondamente che la faranno sentire una di loro. Un po’ come hanno fatto con me. Spero solo che non cambi classe per colpa loro,o scuola! Mi ritroverei di nuovo da solo. Ma Bill,se tu le fai compagnia lei non se ne andrà,giusto? Si, giusto! Ma che cazzo adesso parlo pure con la mia coscienza? Ah,Bill,stai proprio sbarellando.. Ehi ma…..E’ LEI!”
 
                                                                     ***
 
Bill rimase immobile con gli occhi sgranati.
-Mamma! Io ho fame,andiamo a casa? Vojo un bel piattone di pasta al sugo oggi!-
Lucy non prestò molta attenzione a ciò che disse il piccolo,era troppo occupata a preoccuparsi del fatto che Bill avesse capito che lei,alla sua età,avesse un figlio.
La notizia non doveva spargersi,non voleva battibecchi tra la gente pettegola,non voleva diventare lo zimbello di tutti e non voleva che Tommy avesse problemi. Solo poche persone sapevano di lei e suo figlio. D’altronde il contrario non era possibile dato che non aveva molti amici e non parlava con molta gente.
-Mamma,mi hai sentito? Anche Matisse se n’è andato-
-Si,ti ho sentito Tommy. Dobbiamo andarcene,e in fretta-. Rimise l’album nello zaino e prese la mano del figlio avviandosi velocemente al cancello del parco.
-Ehi,Lucy! Per favore aspetta!- urlò cercando di raggiungerla ma qualcosa lo bloccò.
Intuì che non volesse parlare con lui in quel momento e decise di non importunarla.
Il bambino si era girato guardandolo perplesso e aveva domandato qualcosa alla madre. Poi sparirono oltre il cancello.
Bill tornò a casa con le mani in tasca e molto confuso. Entrò e salutò Simone,sua madre,e le disse che non aveva fame e non voleva mangiare. Poi salì in camera e si gettò con la grazia di uno scaricatore di porto sul letto. Rimase in contemplazione del soffitto a pensare,ma in realtà non stava pensando,aveva solo quella scena in testa. Il silenzio venne rotto da Tom che si fiondò nella stanza,non curandosi della privacy del fratello..
-Bill? Indovina con chi mi sono fidanzato? Ehi? Che succede? Ancora a pensare a quella ragazza? Lascia che te lo dica fratello,sei cotto...Ma mi ascolti?-
-Cosa?- disse Bill scendendo dalle nuvole.
-Ah! Lascia perdere,stai messo peggio di quanto pensassi-. Si alzò e uscì dalla camera chiudendo la porta.
Bill non aveva intenzione di parlare al fratello di ciò che aveva scoperto. Non ne avrebbe fatto parola se non prima di parlarne con Lucy personalmente.
 
                                                                        ***
 
-Papà! Siamo a casa!- urlò Lucy dalla soglia della porta mentre sbottonava il giubbottino di Thomas.
Warren la raggiunse e prese in braccio il nipote.
-Nonno! La scuola mi piace tanto tanto!-
-Bene,sono contento piccolo dato che ci passerai molto tempo della tua vita lì dentro. Adesso vai a lavarti le mani che tra un po’ si mangia!-
-Ok!-.Tommy scese dalle braccia del nonno e corse in bagno.
-Allora,com’è andata?-
-Papà,perché fai domande di cui già conosci le risposte?-
-Perché spero di sbagliare. Non hai conosciuto proprio nessuno? Non hai stretto una pseudo-amicizia proprio con nessuno?-
-No-. Mentì.
-Quando finirà questa storia,Lucy?-
-Non c’è nessuna storia,papà. Tu insisti sempre,ma io non ho bisogno di amici-
-Si che ne hai invece! Tesoro,tu non hai una vita sociale! Non ti sei fidata mai di nessuno da quel giorno! Ormai le uniche persone che vedi siamo io,Tommy ed Elizabeth! Devi rompere il bozzolo che ti sei creata e farti una vita. Se non inizi dalla scuola come farai?-
-Papà tu sai meglio di chiunque altro quanto sia difficile per me! Non è facile! Se il mio passato mi ha terrorizzata come pretendi che accetti una vita felice?! Non ci riesco a fidarmi del mondo ormai,papà! Fattene una ragione. E poi questa è la MIA vita! Ho tutto ciò che mi occorre e non mi serve altro-
-Si,invece-
-Per esempio?-
-L’amore-
-Voi mi amate,o sbaglio?-
-Sai cosa intendo-
-No,papà. Quello che intendi tu è esattamente ciò di cui non ho bisogno. E tu dovresti sapere il perché. Adesso per favore andiamo a mangiare,Tommy vuole giocare ai lego e devo anche studiare,perciò sbrighiamoci a pranzare-
Warren sospirò rassegnandosi alla cocciutaggine della ragazza.
“Figlia mia,non sai quanto ti sbagli”
Da un punto di vista non indifferente però sapeva che aveva ragione.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Eccomi con un nuovo capitolo! Chiedo scusa a tutti per il ritardo ma ero sotterrata di compiti e interrogazioni D: Comunque ringrazio col cuore chi mi segue e auguro a tutti una buona lettura :) Kussen!
 
 
 
Quella mattina Lucy decise di mettere la sveglia prima in modo da poter accompagnare Thomas all’asilo. Così si svegliò,suo malgrado,alle 6:00. Si lavò,si vestì e poi si occupò del bambino.
Ebbe addirittura il tempo di giocare un po’ con lui con i personaggi di plastica della Marvel.
Quando Warren li chiamò dalla sala per fare colazione i due corsero affamati in cucina.
Thomas divorò il suo croissant come se non mangiasse da una vita.
-Ah Tommy,ieri al parco mentre giocavi ho fatto questo per te- disse la ragazza voltandosi per prendere un foglio di carta che poi porse a suo figlio.
Il bambino sgranò i suoi occhioni scuri. Il disegno lo ritraeva seduto sull’erba,con in mano un aquilone e una farfalla sul nasino.
-Ma è bellittimo! Gratie mamma!!-
-Ma non l’ho fatto in cambio di niente,vieni qui,voglio un bacio-
Thomas scese dalla sedia e corse tra le braccia di Lucy e le stampò un sonoro bacio sulla guancia sinistra.
Warren vide il disegno e si complimentò con sua figlia prima di ricordarle che se non si fosse sbrigata avrebbe fatto tardi.
-Mamma,oggi devo rettare a scuola anche di pomeriggio,la maettra ci farà usare i pennelli!-.
Thomas era entusiasta quando si trattava di fare cose divertenti,o semplicemente quando doveva sporcarsi.
-Eh va bene. Ma vedi di non sporcarti troppo!-.
 
I due uscirono di casa e si avviarono verso l’asilo,esattamente dalla parte opposta del liceo di Lucy.
-Mamma,ma pecchè l’acqua è bagnata?-
Lucy fece un’espressione perplessa,ma divertita. La fantasia di suo figlio non aveva limiti.
-Perché l’acqua è bagnata?! Beh..Non lo so..Come fanno a venirti in mente certe cose alle otto del mattino?
-Così..Pecchè l’acqua è bagnata??-
Se non avesse risposto in qualche modo quella domanda si sarebbe protratta per molto tempo. Thomas non era un bambino che si accontenta facilmente.
-L’acqua è bagnata perché ha delle molecole particolari,credo-
-E cosa tono le molecole?-
-Sono dei gruppi di atomi-
-E cosa tono gli atomi?-
-Sei troppo piccolo per capirlo. E’ per questo che devi studiare,perché un giorno scoprirai cosa sono gli atomi. Guarda tesoro,siamo arrivati-.
Si fermarono davanti al cancello e Lucy si inginocchiò davanti al piccolo,sistemandogli i capelli e dandogli le ultime raccomandazioni che ogni madre dà a suo figlio.
-Mi raccomando stai attento,sii bravo e non far arrabbiare la maestra. Io vengo a prenderti alle quattro. Ti voglio bene,tesoro-.
I due si abbracciarono teneramente fino al suono della campanella.
Una donna di bell’aspetto si avvicinò loro e fece cenno a Thomas di raggiungere i suoi compagni in classe. Il bambino ubbidì.
-Salve,io sono la maestra di Thomas. Lei deve essere sua sorella immagino- disse la donna porgendo la mano alla ragazza che esitò qualche secondo prima di rispondere.
-Salve. Si io sono Lucy, la sorella di Thomas-.
Le due si strinsero la mano e Lucy sorrise alla maestra. Sembrava una brava insegnante.
-Bene,ci tenevo a riferirle che suo fratello è un bambino adorabile,molto intelligente e ha un fantasia veramente fuori dal comune. Mi diverte stare con lui-
-Oh grazie. Si lui è molto curioso. Proprio mentre venivamo mi ha deliziato con le sue fantasiose domande sulla chimica- risero divertite –Mi scusi,ma ora devo andare a scuola. Ci vediamo all’uscita allora-
-Certo,a presto-
Lucy si incamminò sorridente verso la scuola,conscia che lì il suo sorriso sarebbe svanito.
Quando arrivò vide Bill poggiato a un muretto con gli auricolari nelle orecchie. Non sembrava essere l’emblema dell’allegria,ma appena la vide un sorriso a 64 denti gli riempì il viso e le si avvicinò.
-Ciao!-
-Ciao-
-Volevo ringraziarti per ieri. Voglio dire,hai impedito che McPhil mi rompesse il naso,per cui grazie-
-Figurati,non avevo alcuna intenzione di vederti senza qualche dente-
-Bene. Ehm..volevo chiederti..Per ringraziarti vorrei offrirti qualcosa da bere dopo la scuola. Per cui ti andrebbe?-
-Ehm..Sarebbe meglio di no-
-Dai,per favore insisto. Anche solo un bicchiere d’acqua andrebbe bene-
In teoria avrebbe potuto accettare dato che non doveva andare a prendere Thomas da scuola.
-La smetterai di assillarmi se ti accontento?-
-Certo!-
-E va bene. Andiamo in classe adesso-
 
Dopo cinque stressanti ore di lezione,piene di furtive occhiate tra i due,Lucy e Bill uscirono da scuola e camminarono senza guardarsi non avendo una direzione in particolare.
-Sai,ieri al parco ti ho vista con un bambino. Ti ha chiamata mamma. Tu sei..cioè lui è davvero tuo figlio?-disse Bill cercando di guardare negli occhi Lucy,che repentinamente abbassò lo sguardo.
-Si, Thomas è mio figlio-.
C'era qualcosa di strano nei suoi occhi. Erano limpidi,quasi quelli di una bambina,ma erano impenetrabili,non lasciavano trasparire alcuna emozione se non assoluta diffidenza.
Lucy si avvicinò al tavolino di un bar e lasciò cadere lo zaino per terra.
-Però se non ti dispiace preferirei non parlartene-
-Certo,come desideri-
I due si accomodarono al tavolino e a loro si avvicinò una ragazza estremamente magra,con i capelli raccolti da un elastico e un grembiule nero.
-Posso portarvi qualcosa,ragazzi?-
-Si,ehm..Tu cosa prendi?-
-Una coca cola va bene-
-Ok,allora una coca e una red bull-
Quando la cameriera se ne fu andata,Bill tornò con lo sguardo su Lucy,cercando di penetrare quell’invalicabile strato di mistero che si celava nei suoi occhi.
-Parlami un po’ di te-
-Cosa dovrei dirti?-
-Non lo so,qualsiasi cosa-
-Mmh..Beh sono nata a Liverpool. Mio padre si chiama Warren e mia madre Anne. I miei genitori amano i Beatles,e quindi mi hanno chiamata Lucy. All’età di 8 anni io e papà ci siamo trasferiti qui ad Amburgo per via del lavoro di papà che è un imprenditore e..-
-Un momento,e tua madre?-
-Mia madre è morta quando avevo 2 anni. Se non fosse per le foto non ricorderei nemmeno il suo viso-
-Oh,mi dispiace tantissimo. I miei genitori divorziarono quando io e mio fratello gemello Tom avevamo 7 anni. Per me fu dura affrontare il divorzio,al punto che caddi nell’anoressia. Mi sono ripreso solo due anni fa-
-Mi dispiace.. Ti dispiace se evitiamo di parlare di ciò che ci fa soffrire? Ora parlami di te,sono curiosa. Hai qualche hobby?-
-Io,Tom e altri due amici abbiamo una rock band. Ci chiamiamo “Tokio Hotel”-
-Davvero?! Wow mi piacerebbe molto sentirvi. Amo la musica rock. Tu che ruolo hai?-
-Io sono il cantante,Tom è il chitarrista e Georg e Gustav sono il bassista e il batterista. Farò in modo che tu assista alle prove!-
Poco dopo arrivarono le bibite e i due si persero in una lunga chiacchierata.
Parlarono delle loro vite,dei loro sogni,le loro passioni. Lucy gli parlò anche di Thomas,evitando naturalmente di parlare delle circostanze che riguardavano la sua nascita.
Quando la ragazza prese il cellulare dallo zaino notò le 12 chiamate perse di Warren e poi l’ora: le 15:13.
-Oh diamine! Come passa in fretta il tempo! Mio padre non vedendomi tornare avrà chiamato la CIA o l’FBI. Scusa ma devo andare prima che scomodi anche i sistema di ricerca satellitari americani-
-Figurati. Visto che l’idea di bere qualcosa non era poi tanto male?-
-Hai ragione,devo ammetterlo. Ti ringrazio,comunque,era da molto che non avevo una conversazione del genere con qualcuno,e mi serviva. Ti ringrazio,Bill-
Lucy sorrise e si voltò per andarsene.
“Come sei bella quando sorridi,dovresti farlo più spesso”.
-Vuoi che ti accompagni?-
La ragazza si voltò e la faccia di Bill che le sorrideva teneramente le strappò un altro sorriso. Perse il conto di quanti ne aveva fatti stando in sua compagnia.
Bill non era il primo che le chiedeva di uscire. Non era neanche il primo che aveva insistito. Ma in una cosa era il primo: dopo un attimo di esitazione lei aveva accettato. Da cosa ciò fosse scaturito per Lucy era ancora un mistero.
-Sai,mi farebbe molto piacere-.
 
 
 
 
Ok,spero di aver reso bene ciò che intendevo trasmettere in questo capitolo. Ancora grazie a chi lo leggerà e un bacione :) A prestoo!
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Lucy aprì la porta di casa lentamente,molto lentamente. Non che avesse molto senso,sua padre l’avrebbe sentita comunque.
-LUCY SMITH!-
Infatti.
-Dove diavolo sei stata?! 12 chiamate senza risposta! Dov’eri? Hai una minima idea di quanto mi sia preoccupato?!- sbraitò suo padre davanti alla porta con le braccia incrociate e il fumo dalle orecchie.
-E-ecco io ero..ero in un bar.. con..un amico..-
-Cosa? Scusa,forse non ho sentito bene-
-Ero a bere una coca al bar con un mio compagno di classe-
-…-
Prima che lei se ne potesse rendere conto suo padre l’aveva praticamente sollevata da terra e la stava abbracciando urlando più di prima,ma stavolta per la felicità.
-Finalmente! Un amico! Lo sapevo,sapevo che sarebbe successo! Vieni qui tesoro,siediti,raccontami un po’ di questo tuo “amico”- disse conducendo la sua bambina sul divano del soggiorno. Beh,bambina,in teoria era già una donna,e anche una madre. Ma ogni volta che Warren guardava sua figlia vedeva ancora quel batuffolo rosa tra le sue braccia e quelle di Anne..
-Ehi ehi ehi niente allusioni retoriche,io e Bill siamo solo amici-
-Bill? Si chiama così? E’ simpatico? Ha la tua età? Che lavoro fanno i suoi? Me lo presenterai? E cosa..-
-Papà basta! Non ho intenzione di dirti nulla. Comunque si,è simpatico e te lo presenterò se e quando vorrò- mormorò Lucy sorridendo nel vedere suo padre così sulle spine.
-E va bene,va bene. Sei proprio come tua madre. Comunque aspetto la visita del tuo “amico”-
-Papà!-
-Stavo scherzando! Il punto è che sono così felice che finalmente tu stia instaurando di nuovo dei sani rapporti umani. Ti voglio bene “Lucy in the sky with diamonds”-
-Anche io papà-
La ragazza si alzò per andare a mangiare,anzi,divorare il piatto di pasta che suo padre aveva premurosamente conservato ne microonde. I suoi piani vennero mandati a quel paese dall’improvviso squillo del suo cellulare. Lo estrasse dalla tasca e lesse il nome,una nome che conosceva fin troppo bene e che non le avrebbe permesso di mangiare ancora per molto tempo..
-Ciao Beth-
-Ciao Lucy! Scusa se non ti ho chiamata ieri ma siamo tornati stanotte da Copenaghen..E vi ho portato dei souvenir! Vengo da te stasera a portaveli e..-
- Elizabeth! Rallenta! Allora,è bella Copenaghen?-
-Meravigliosa! Quando diventerò stramiliardaria ti ci porterò!-
-Convinta-
-Antipatica! Allora,com’è andato il primo giorno? Conosciuto nessuno? Ah,ma che domande!-
-Guarda che ho conosciuto un ragazzo. A dire il vero è l’unico che mi ha rivolto la parola-
-UN RAGAZZO?! Oh cielo,raccontami T U T T O. E’ alto? Carino? Sexy?-
-Ti racconto stasera. Ora devo andare a prendere la peste da scuola. Ciao Beth-
-Ciao! Non vedo l’ora di vedere Tommy!-
La ragazza riattaccò e Lucy non potè far altro che sorridere al pensiero di rivedere l'amica. Ah,Elizabeth. La sua migliore amica dai tempi dell’asilo. L’unica sua amica,almeno fino a quel momento. Elizabeth era una ragazza della sua età dai capelli neri molto ricci e dagli occhi verde smeraldo. E anche una logorroica tipetta tutto pepe. Sognava di diventare la nuova Donatella Versace e viaggiava tanto. Parecchio. Era stata in tutti i continenti perché suo padre lavorava come ricercatore scientifico. Ma la sua passione numero uno erano i ragazzi. Numero due la moda. Numero tre i bambini. Ma nonostante ciò era un’ottima amica. C’era sempre stata per Lucy ed era sempre stata la sua spalla su cui piangere nei momenti di estrema difficoltà.
 
Lucy mangiò molto velocemente e uscì di casa di corsa diretta all’asilo.
 
                                                                          ***
 
 
Il campanello di casa Smith squillò alle 18:30.
Lucy era comodamente spaparanzata sul divano con un libro di Edgar Allan Poe tra le mani mentre suo figlio era sul tappeto a giocare con i soldatini.
Warren andò ad aprire e si ritrovò davanti Elizabeth con tre enormi pacchi tra le braccia.
-Ciao Warren,è da un pò che non ci si vede! Ti vedo in gran forma! Fatto palestra?-
-Ciao Beth,sono felice di vederti! Oh,grazie! Beh si,ho messo su un po’ di massa muscolare. Vuoi una mano con i pacchi?- disse prendendo i regali dalle braccia della mora.
-Grazie mille. E la signorina dov’è?-
-In soggiorno-
Elizabeth corse in soggiorno e Lucy non appena la vide buttò da un lato il libro e le corse incontro.
-Quanto mi sei mancata Betty!-
-Anche tu! Non sai quante cose devo raccontarti! E anche tu mi sembra-
Lucy arrossì all’occhiolino dell’amica.
-Ciao Betty!-
-Ciao piccolo,come va? Ti è mancata zia Elizabeth,eh?-
La mora prese in braccio il bambino e lo fece volteggiare un paio di volte. Thomas la chiamava “zia” nonostante sapesse che non lo era in realtà. Ma lei ormai era la più intima amica di famiglia e la loro più saggia consigliera.
-Su gente,aprite i miei regali!-
Si sedettero tutti e quattro in cerchio sul pavimento intorno agli enormi pacchi regalo.
Thomas prese quello con il suo nome e scartò avidamente la confezione trovandoci all’interno una pista di automobiline. Il bambino saltò addosso alla ragazza ringraziandola e dandole un baciò sulla guancia. Dopodichè prese il suo regalo e si mise in un angolino per provare a giocarci.
Dopo toccò a Warren. Scartò la confezione,più piccola delle altre e molto più sottile. Nel guardarne il contenuto i suoi occhi quasi si riempirono di lacrime.
-Oh mio Dio. Non ci credo! Il vinile di Magical Mistery Tour in versione d’epoca del 1968! Si può sapere dove l’hai trovato?! Ti ringrazio tantissimo!-
.Warren sembò un bambino a cui avevano regalato un aquilone. Era sorprendente quanto padre e figlia potssero somigliarsi. -Eh eh! Ho i miei trucchi- ribattè furbetta –Ora tocca a te bellezza,aprilo-
Conoscendo la sua migliore amica Lucy sapeva che ci avrebbe trovato qualcosa di inusuale,almeno per lei. E così fu.
Quasi stesse aprendo un forziere pieno di oro e diamanti,rimase affascinata da ciò che vi trovò.
Estrasse dalla scatola un abito da sera. Un meraviglioso abito da sera.
Era di seta nero,lungo fin sopra le ginocchia. Delle strisce di perline che sembravano diamanti contornavano le spalline sottili. L’ampia scollatura a V sul davanti non era nulla in compenso a quella sulla schiena. Una cinta di velo nero luccicante contornava la vita e la base della gonna presentava un merletto elegantemente ricamato. Semplicemente il più bel vestito mai presentatosi davanti ai suoi occhi.
-Beth..E’ bellissimo. Sarà costato un sacco. Semplicemente meraviglioso,anche se non lo indosserò mai-
-Oh si che lo indosserai,fidati di me. Allora,ora noi due andiamo di sopra e tu mi racconti tutto del tuo ragazzo!-
 Salirono al piano di sopra mentre Warren mise il vinile dei Beatles nel giradischi. Lucy ripose il prezioso abito nella scatola che poi posizionò con cura nell’armadio. Successivamente di sedette sul letto accanto all’amica.
-Allora,racconta-
-Beh non c’è molto da dire su Bill. Il primo giorno di scuola ero abbastanza sulle mie e la prof mi ha fatto sedere vicino a lui. E lui è stato gentile,non mi ha fatto sentire a disagio come capita con tutti..Nonostante io sia stata fredda,Bill ha continuato a insistere e alla fine abbiamo preso una coca insieme..Non so per quale motivo ma con lui mi sento più..me. Sento di non dover nascondermi dietro un velo. Capisci cosa intendo,vero?-
-Capisco perfettamente,Lucy. Posso darti un consiglio come tua migliore amica e quasi sorella? Cerca di passare più tempo possibile con lui. Se ti fa star bene,approfittane. Conoscendo ciò che hai subito,tutte le persone che hai evitato,e sapendo che questa persona ti fa sentire te stessa,cogli l’opportunità. Carpe diem-
-Credo che tu abbia ragione-
-Ovvio! Ehi ma dimmi un po’ sull’aspetto. E’ bello vero?-
-Ecco -arrossì- lui è alto,ed è particolare. Ha i capelli neri con ciocche biondo platino,si trucca gli occhi e ha un viso che sembra di porcellana-
-Ma guardala com’è felice! Ti escono i cuoricini dagli occhi! Quindi stiamo parlando di un punk?-
-Esatto. E poi non rilascio alcun cuoricino,sei tu che li vedi ovunque!-
-Ti conosco troppo bene,cara. Comunque,lo sai che ho conosciuto anche io un ragazzo? Anche molto bello direi. Ah,Lucy,penso di essermi innamorata,sai?-
-Aw,sono felice per te. Come si chiama?-
-Tom. Tom Kaulitz-
-COSA?!-

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


La cena in casa Kaulitz veniva puntualmente consumata intorno alle 20:00.
Durante tutta la sera a Tom Kaulitz non sfuggì il viso notevolmente rilassato e contento di suo fratello Bill. Anche Simone si accorse della cosa.
Una volta che ebbero finito di mangiare,Bill andò in camera sua e una volta arrivatovi si gettò sul letto e accese la tv.
Tom lo raggiunse poco dopo,con un’espressione abbastanza curiosa.
-Ok,sei particolarmente allegro,fratellino. Saresti così gentile da degnarmi del perché?-
-Si nota così tanto?-
-Si,Romeo. Se n’è accorta anche mamma se vuoi saperlo,ma tu eri troppo impegnato a pensare alla tua amica per accorgertene-
Tom prese il telecomando dalle mani di Bill e spense la televisione,poi si sedette sulla sedia della scrivania e lo guardò con uno sguardo inquisitorio.
-E va bene,lo ammetto. Forse un po’ mi piace Lucy,voglio dire,è timida,ma è simpatica e carina. Vorrei tanto che tu la conoscessi Tom -
-Ok,allora presentamela. E presentale anche la band a questo punto-
-Sai che ti dico? D’accordo! Abbiamo le prove domani,vero?-
-Esatto-
-Le farò sentire la nuova canzone,per te va bene?- chiese speranzoso Bill. Quella canzone era molto importante per lui,l’aveva scritta solo un mese prima e rappresentava gran parte del suo credo. E avrebbe voluto tanto condividerla con una ragazza che probabilmente necessitava di sentire quelle parole.
-Per me va benissimo- rispose Tom dando una leggera pacca sulla spalla di Bill.
Tom fece per andarsene quando Bill ricordò vagamente qualcosa che il rasta gli aveva detto qualche giorno prima.
-Tom,per caso mi hai detto qualcosa di importante due giorni fa?-
-Oh,ringrazio Sua Signoria per essersi ricordato di suo fratello! Si,ti dissi che mi sono fidanzato-
-Davvero? Scusa se non ti avevo ascoltato,dai racconta!-
-Ti ricordi Elizabeth? Quella ragazza che conoscemmo un mese fa a quel pub in centro dove suonammo?-
-No,ricordo solo una ragazza con i capelli neri e ricci che TU conoscesti. Ricordo anche che vi baciaste. E ricordo che la nottata ti andò in bianco,caro Tom-
Già. Quella fu la prima volta nella sua vita che Tom Kaulitz, Sexgott per gli amici,andò in bianco. Perché quella ragazza,quella Elizabeth non volle passare una piacevole nottata in compagnia del chitarrista. E questo per Tom fu un vero era proprio colpo sotto la cintura. Però riuscì ad avere dalla ragazza un bacio e un numero di telefono. Le piacque sin dal primo istante e non intendeva assolutamente lasciarsela scappare. E così,dopo un mese, tra i due era sbocciato qualcosa che per Tom era leggermente diverso dal solito. Infatti non la considerava come una delle sue tante fiamme da una botta e via,ma come una vera e propria fiamma che gli stava cuocendo il cuore a puntino.
-Si, è lei. Sai,penso che la tua dolcezza mi abbia contagiato. Adesso io,IO,il Sexgott, ho approfondito la conoscenza di una ragazza e non ci sono ancora andato a letto. Per me è un record-
-Sono felice per te,Tom! Era ora che arrivasse quella che ti avrebbe dato una regolata!-
-Si ma questo vorrà dire niente più one-night-stand post concerto,niente più occhiatine alle altre ragazze! Riuscirò a sopportarlo?-
-Ce la farai! Siamo gemelli,Tom. Durante la gravidanza qualche sano neurone dovresti averlo preso da me-
 
                        

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Warren si alzò di scatto dal letto gettando da un lato la coperta. Corse lungo il corridoio nella direzione da cui provenivano delle urla femminili.
Spalancò la porta sulla quale c’era un poster di Billie Joe Armstrong.
Lucy si stava agitando spaventosamente sotto la coperta e urlava frasi e parole sconnesse come: No! Vattene via! Lasciami in pace!
Warren corse verso al letto,si chinò e iniziò scuotere la ragazza che aprì gli occhi e lo abbracciò.
-Lucy! Lucy che succede? Perché urli?-
-P-Papà! I-io l’ho visto! E-Era qui e mi fissava! Sorrideva e io..Io ho paura!-
-No tesoro,tranquilla. Era solo un incubo,qui non c’è nessuno. Stai calma,calmati,ci sono io qui con te..-
La ragazza si strinse forte al petto di suo padre. Il sudore e le lacrime le colavano lungo il viso e le guancie le diventarono rosse e bollenti. Tremava,e il suo cuore batteva all’impazzata invaso dal terrore.
Warren cercò di tranquillizzarla accarezzandole i capelli. Ma le vere stranezze cominciarono nel momento in cui percepì uno spiffero sul collo e volse lo sguardo nella direzione da cui proveniva.
Un particolare anomalo gli fece gelare il sangue nelle vene: la finestra era socchiusa.
-Tesoro,hai caldo? Vuoi che apra la finestra?-
-N-No..Ho freddo,tienila chiusa-
A quella risposta Warren capì che non era stata la ragazza ad aprire quella finestra.. Cercò di dissimulare in tutto e per tutto per nascondere quel dettaglio,e per non farla agitare ulteriormente.
Aiutò Lucy a rimettersi a letto e a calmarsi,poi chiuse la finestra cercando di non destare sospetti e guardò di sotto: non c’era nessuno. La nebbia persistente che avvolgeva la città offuscava la vista. La luna illuminava la strada deserta e,per quanto si potesse vedere, si intravedevano solo i fari di qualche ultima macchina che si affrettava verso casa. L’albero di fronte la finestra proiettava all’interno un’ombra spaventosa. L’uomo sperò vivamente che fosse stata quella a spaventare sua figlia. Ma aimhè sapeva di sbagliarsi. Purtroppo,era una sola la persona che avrebbe potuto terrorizzare così tanto sua figlia.
Uscì dalla stanza e scese al piano di sotto. Andò in cucina e prese una birra dal frigorifero. La stappò e si sedette sul divano del soggiorno.
Non ne era certo,ma sospettava che l’incubo peggiore di sua figlia fosse tornato.
 
Intanto,qualcuno uscì dalla penombra dell’albero. A passi piccoli e lenti si allontanò dall’abitazione. Estrasse una sigaretta e l’accendino dalla tasca. La fiamma illuminò per un istante il suo viso,un viso di un fascino che avrebbe incantato l’animo più impassibile,e uno sguardo che avrebbe piegato al suo volere il più orgoglioso. Si fermò per qualche secondo e,con la sigaretta in bocca,girò lo sguardo verso la finestra della camera di Lucy. Sorrise, ma non era un sorriso,ero lo sguardo terrificante e sadico di un predatore che gode nel vedere in trappola la sua preda. Prese la sigaretta ancora a metà dalla sua bocca e la gettò sul prato della casa.
Infine,si dileguò tra la foschia della nebbiosa notte che ricopriva la città.
                                                                                 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Che tensione,eh? xD mi dispiace ma è mio compito creare la suspence :-) Spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto e ringrazio ancora tutti coloro che leggono la mia storia. In questo periodo sto riuscendo a pubblicare più capitoli in quanto mi sto ritagliando un po’ di tempo tra lo studio,la palestra e altro (: Un bacio a tutti,a presto!

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


-Buongiorno,mi scusi per il ritardo- mormorò Bill entrando timidamente nella classe.
-Buongiorno,Kaulitz. Sa che ora è,vero? A cosa è dovuto il suo ritardo?-
-Ho avuto un..contrattempo,mi scusi-
-Beh cerchi di essere più puntuale. Oh,quante volte devo ripeterle che durante le mie ore gradirei che non si truccasse e avesse dei capelli più..corti?-
-Per quanto mi riguarda,professore,può continuare a ripetermelo all’infinito, io credo che il mio look non influenzi in alcun modo il mio rendimento scolastico e la mia condotta..-
Il professore gli lanciò un’occhiataccia e si alzò per iniziare a spiegare,dopo aver scritto qualcosa sulla sua preziosissima agenda dalla copertina rossa.
Bill si sedette al suo posto sotto lo sguardo tutt’altro che indifferente della classe e quello di Lucy,la quale gli accennò un lieve sorriso.
“Temevo non venissi più. Non mi puoi lasciare da sola in questa prigione”
-Ciao,mi sono perso qualcosa?- sussurrò Bill.
-No,stava solo accennando al futuro compito in classe..Ehi,mi piace il tuo look,e mi piace il modo in cui difendi le tue idee. Non farti mettere i piedi in testa-
-Oh,grazie! Beh,tu non te li fai mettere in testa di certo. McPhil scappa quando ti vede-
-Io non intendevo fargli male,volevo solo spaventarlo un po’,in modo che ti lasciasse in pace-
-A quanto pare ci sei riuscita alla grande! Ehi,dopo la scuola ho le prove con la band,ti va di sentirci?-
-Mi piacerebbe mol..-
-Smith e Kaulitz! Se non vi è di molto disturbo gradirei continuare in silenzio la spiegazione. A meno che non vogliate prendere voi il mio posto,dato che oggi continuate a dare aria alla bocca-
-Ci scusi- mormorarono i due abbassando la testa,trattenendo una risata.
Quando il prof di chimica si arrabbiava c’era solo da ridere. Non urlava mai,ma nel cercare di reprimere la rabbia il viso gli diventava rosso,quasi a voler scoppiare. A dire il vero si sarebbe fatto rispettare di più se avesse urlato..
-Dicevo,mi piacerebbe molto-
 
                                                                       
                                                                     ***
 
 
Una volta sistemati tutti i libri nello zaino,Bill e Lucy uscirono da scuola,avviandosi presso il garage dove i Tokio Hotel provavano le loro canzoni. Una volta arrivati,Lucy fu accolta calorosamente da tre ragazzi. Che dire,il fatto che fossero amici di Bill era evidente. L’aspetto stravagante dei tre rispecchiava quella che doveva essere la loro personalità. Il primo che le si avvicinò era un ragazzo il cui viso somigliava parecchio a quello di Bill,per cui doveva essere Tom,il suo gemello. Era come lo aveva descritto Elizabeth. Ragazzi particolari,i Kaulitz. Chiunque avrebbe avuto qualche dubbio nel ritenerli gemelli. Tom portava dei lunghi dreadlocks biondi raccolti in alto da un cappellino bianco.
Aveva un piercing al labbro inferiore,contrariamente a Bill che ne portava uno sul sopracciglio destro. Tom indossava una maglia molto lunga, probabilmente una XXL,nonostante sotto di essa si intuisse un fisico asciutto e ben proporzionato. I pantaloni dal cavallo estremamente basso fecero sorgere nella ragazza il dubbio su come facesse a non inciampare. Il ragazzo si fermò dinnanzi a lei.
-Ciao! Tu devi essere Lucy! Bill mi ha tanto parlato di te. Sei esattamente come ti ha descritta nei suoi logorroici e sconfinati racconti,pensa che non fa altro che dirmi..-
-Tom io NON ti parlo molto di lei,ti ho solo accennato qualcosa,VERO?!- disse Bill piuttosto irritato e gli diede un pizzico sulla schiena.
-Ahia! Si si,ok.. Comunque io sono Tom,e sono il bellissimo fratello gemello di quell’altro-
-Guarda che sono io il bellissimo gemello!-
-Certo,come no-
-Scusate? Rimandate a dopo la lite. Ciao,Tom è un vero piacere conoscerti!-
-Ciao ragazzi. Ehm..Tu chi saresti?-
-Georg,lei è Lucy,è una mia amica-
-Ah! Si Bill deve avermi parlato di te,io sono Georg-
-Ciao Gerog-
Georg era un altro personaggio. Il suo viso era pallido e dagli zigomi ben accentuati. I suoi occhi erano color smeraldo,di una profondità tale da potercisi perdere. La caratteristica che attirava l’attenzione però erano i suoi capelli. Quei capelli perfettamente lisci e castani avrebbero fatto invidia a ogni ragazza sulla faccia pianeta Terra.
L’ultimo ragazzo della band li raggiunse dopo alcuni minuti,intento a sistemare il rullante della batteria. Lui era decisamente il più normale del gruppo. Era un ragazzo bassino e cicciotto con i capelli biondi. Il viso paffuto e gli occhi grandi ispiravano tante coccole.
-Lucy lui è Gustav,il nostro batterista. Gus,lei è Lucy-
-Lucy! Tu sei quella ragazza d cui Bill parla in continuazione-
-Però non sapevo di essere così popolare- osservò la ragazza divertita guardando Bill,il quale diventò rosso fino alla punta dei capelli.
-Oh insomma! Siete voi che vi inventate le cose!-
A quella parole tutti e quattro scoppiarono a ridere sotto lo sguardo offeso di Bill che incrociò le braccia e si sedette su una sedia dando le spalle a tutti.
Era arrivata da nemmeno cinque minuti e già Lucy si era divertita un sacco. Tutto grazie a quei ragazzi. Loro riuscivano a donarle l’allegria. Le persone che nella sua vita riuscivano a farlo si contavano sulle dita di una mano.
-Dai Bill,non essere offeso! Non dovevate farmi sentire qualcosa?-
Bill in quel momento si alzo di scatto,quasi fosse stato colpito da una scarica elettrica.
-Lucy ha ragione. Su ragazzi,ai vostri posti!-
Tom e Georg presero la chitarra e il basso e Gustav si sedette allo sgabello della batteria.
Bill prese la ragazza per mano e la condusse a una sedia,dopodiché si posizionò davanti al microfono. Gustav scandì il ritmo con la batteria e,dopo alcuni colpi di bacchetta,Tom colpì col plettro le corde della sua Gibson. Bill iniziò a cantare:
 
 
                                                                                              No one knows how you feel
                                                                                              No one there you'd like to see
                                                                                              The day was dark and full of pain

                                                                                              You write "help"
                                                                                              With your own blood
                                                                                               'Cause hope is all you've got
                                                                                              You open up your eyes
                                                                                               But nothing's changed

                                                                                               I don't want to cause you trouble
                                                                                               Don't want to stay too long
                                                                                               I just came here to say to you
                                                                                               Turn around
                                                                                               I am here
                                                                                               If you want it's me you'll see
                                                                                               Doesn't count
                                                                                               Far or near
                                                                                               I can hold you
                                                                                               When you reach for me

Lucy era convinta di non aver sentito parole più belle in tutta la sua vita. Continuò ad ascoltare quelle parole dolcissime travolta da un turbinio di emozioni confuse.
                                                                                               Your life is meaningless
                                                                                                Your diary full of trash
                                                                                                It's so hard to get along
                                                                                                With empty hands
 
                                                                                                 You're looking for the rainbow
                                                                                                 But it died not long ago
                                                                                                 It tried to shine just for you
                                                                                                 Until the end
 

                                                                                                 If the world make you confused
                                                                                                 And your senses you seem to lose
                                                                                                 If the storm doesn't wanna diffuse
                                                                                                 And you just don't know what to do
                                                                                                 Look around
                                                                                                 I am here
                                                                                                 Doesn’t count
                                                                                                 Far or near
                                                                                                 I'm by your side
                                                                                                 Just for a little while
   
                                                                                                 We'll make it if we try
 
Qualcosa di umido offuscava la vista della ragazza. Non le ci volle molto per capire di essere sull’orlo delle lacrime. Lacrime cariche di emozioni. Emozioni confuse: gioia,pace,ammirazione,benessere,felicità..e anche qualcos’altro che non seppe riconoscere.
Si asciugò gli occhi velocemente,non voleva che la vedessero piangere per una canzone.
-E’ bellissima. E’ una delle canzoni più belle che abbia mai ascoltato,dico sul serio-
-Siamo contenti che ti piaccia-
Non avrebbe resistito per molto,aveva troppo bisogno di piangere,non sapeva esattamente il perché.
-Io devo andare. Devo andare a prendere dall’asilo mio…-
Questo non avrebbe dovuto dirlo. Doveva parlar loro di Thomas? No,non era pronta.
-Suo fratello. Deve prendere suo fratello dall’asilo- intervenne prontamente Bill. Quel ragazzo era la salvezza.
-Esatto-
Tom lanciò un’occhiata a Bill. Un’occhiata di cui lui intese immediatamente il significato.
-Ehm,ti accompagno,se vuoi-
-D’accordo,ciao ragazzi,siete fantastici,continuate così!-
-Grazie mille! Ciao Lucy!-. Una volta che i due ragazzi si furono allontanati, Tom,Georg e Gustav si scambiarono le loro impressioni.
-Io trovo sia carina,e sembra anche dolce e intelligente. Per me lei e Bill starebbero bene insieme-
-Concordo con Georg! E’così spontanea..La trovo perfetta per lui-
-Concordo con voi,ragazzi.. Il punto è che il mio fratellino è troppo timido,però è cotto,e Bill quando è innamorato fa sul serio. Solo che mi sembra una ragazza un po’ troppo timida..Non so,ma mi sembra che non abbia avuto una vita facile,sarà un’impressione..E’ anche vero che Bill sa essere travolgente,e lei è presa. Lo dico io,che di queste cose me ne intendo-
 
-E’ una canzone bellissima,l’hai scritta tu?-
-Si,si chiama “By Your Side”..Perchè stavi per piangere mentre la ascoltavi?-
Lucy abbassò lo sguardo,evitando di incrociare quello di Bill puntato su di lei.
-Non lo so si preciso..Sarà perchè sentire delle parole così belle mi provoca molta felicità..Oppure ho solo bisogno di sentirmele dire..-
Poco lontano si scorgeva l’asilo,da cui provenivano una miriade di urletti infantili.
-Sai,scrissi questo testo un po’ di tempo fa,perché in futuro avrei voluto dedicarlo a una persona speciale per me-
-Quella persona allora sarà davvero fortunata..- disse la ragazza sorridendo teneramente.
“Quella persona sei tu,Lucy”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Bene,questo è il capitolo che fin’ora mi è piaciuto di più,spero vi piaccia : ) a presto!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


La prima cosa che Bill notò arrivati davanti al cancello dell’asilo fu lo sguardo perplesso e lievemente rabbioso di un bimbo dai capelli corvini che lo fissava. Si chiese per quale motivo lo stesse fissando in quel modo.
Lucy si avvicinò senza esitazione al bambino che la squadrò in modo anche peggiore. Bill capì che quello doveva essere Thomas,il figlio della ragazza.
-Mamma! Chi è quello?- urlò Tommy puntando un dito inquisitorio contro Bill che rimase immobile come un palo.
-Tesoro lui è Bill,è un amico della mamma-
-E pecchè ha la criniera? E’ buffo!-
-Thomas! Sii educato, non è una criniera,piccolo,sono i suoi capelli-
-Oh tranquilla,non è il primo che ha questa reazione- rispose Bill divertito –hai ragione,Thomas,i miei capelli sono buffi-. Si avvicinò al bambino e si inginocchiò per guardarlo negli occhi. Notò che aveva gli stessi occhi della madre,così scuri da sembrare neri.
-Ciao Thomas,io mi chiamo Bill,è un vero piacere conoscerti- Bill porse la mano al bambino.
Thamas,dopo un attimo di esitazione,allungò la manina e strinse l’indice della mano del ragazzo. Dopotutto le sue mani sembravano quelle di una formica in confronto a quelle enormi di Bill.
-Che stretta! Sai che da grande potresti fare il wrestler?- disse Bill sorridendo al bambino che a sua volta iniziò a battere le manine divertito urlando: Evviva!
-Ma che idee gli metti in testa?! Non finirà senza denti a 25 anni riempito di steroidi! Lui farà l’avvocato,o il medico,o un grande filosofo!-
Bill e Thomas guardarono la ragazza come si guarda un pazzo.
-Pffff che noiaaa!! Chiediamolo a lui,cosa vuoi fare da grande Rocky?-
-Io vojo fare l’attronauta! Vojo andae sulla Luna!!-
-E’ un’idea fantastica,tesoro,ma sulla luna ci sono già andati due volte- sorrise Lucy prendendo in braccio Thomas e allontanandosi dall’asilo seguita da Bill.
-E alloa su Marte!-
-Ci mandano le sonde spaziali lì,piccolo- obiettò Bill.
-Oh insomma!! Dove non sono andati?!-
-Su Venere,tesoro,ma lì non ci può andare nessuno perché è troppo caldo-
-E io invece ci andrò!!-
I tre scoppiarono in una grande risata.
-Hai ragione,Thomas. Perché non dovresti? Se vuoi puoi fare qualsiasi cosa,ricordatelo- disse il ragazzo facendo l’occhiolino al bimbo.
Bill era dolce con i bambini,ci sapeva fare. Lucy rimase meravigliata. Bill era così..così..tenero,non aveva mai conosciuto nessuno come lui. Era gentile,disponibile e divertente. Cosa non avrebbe dato per averlo potuto conoscere tre anni prima. No,un momento,tre anni prima aveva avuto suo figlio,Thomas era la gioia più grande della sua vita,e lei lo amava. Non avrebbe mai permesso a nessuno di portarglielo via,o di perderlo. Avrebbe lottato con le unghie e con i denti pur di proteggerlo. Quindi,nonostante il fatto che se avesse conosciuto Bill prima tutte le sue sofferenze non ci sarebbero state,era felice di come la sua brutta storia avesse preso una svolta positiva con la nascita di Tommy.
Si fermarono davanti al vialetto di casa Smith. Bill notò che era una casa estremamente carina: era una villetta bianca a due piani con il tetto rosso. Il giardino contornava un vialetto in pietra recintato da una staccionata bianca. Due alberi erano piantati ai lati della casa e,accanto all’ingresso,c’erano due vasi rettangolari contenenti delle bellissime orchidee.
-Le orchidee le cura mio padre. Erano i fiori preferiti di mia madre,e anche i miei. Scusa,ho visto che le fissavi,perciò..-
-Non fa niente. Sono molto belle..-
-Quetta è casa mia! Ti piace?- disse Thomas e scese dalle braccia di Lucy per andare ai piedi di Bill. Alzò la testolina guardandolo dal basso e sfoderò un sorriso a 64 denti.
-Mi piace tantissimo! Sei proprio fortunato campione!-. Lucy sorrise.
-Tesoro,vai in casa,io entro tra un attimo-
Il bambino abbracciò le gambe di Bill,non potè fare altro data la differenza di altezza tra i due. Bill si inchinò cercando di non cadere e arruffò con la mano i morbidissimi capelli del piccolo.
-Ciao Bill!-
-Ciao Tommy,ci vediamo!-
Thomas si avvicinò alla porta e rimase immobile per qualche secondo con la manina a mezz’aria. Si voltò di scatto e urlò:- Ho un’idea! Vuoi venie oggi pomeiggio a giorcae con me?-
Quella frase sembrava più un comando che una richiesta. I ragazzi sgranarono gli occhi.
-Ehm..Si,non ho niente da fare oggi..Ok Tommy,ci vediamo stasera!-
-Si!!- esclamò il bambino e finalmente entrò in casa.
-Sei sicuro che puoi? Guarda che non sei obbligato a..-
-Per me va benissimo! E poi mi piacciono i bambini- “E posso anche passare del tempo con te”
-Allora va bene- disse la ragazza sorridendo – a stasera -. Fece per allontanarsi ma Bill la bloccò.
-Ehi,ehm..Stamattina a scuola sono arrivato in ritardo perché mi sono fermato in un negozio. Ecco,ho visto questo e ho pensato a te..Non so perché- porse alla ragazza una scatolina blu chiusa da un fiocco azzurro. Lucy la aprì timidamente e all’interno vi trovò una collana con un ciondolo di argento a forma di acchiappasogni.
-Spero ti piaccia.. Non so perché ma..Beh si spero ti possa essere utile a fare bei sogni e non avere incubi..-
-E’..E’ molto bello,grazie. Non dovevi scomodarti. Perché pensi che io abbia incubi?-
-Non lo so,te l’ho detto. Non so perché ho pensato a te. Però spero che in ogni caso ti possa essere utile-
Lucy era commossa. Nessuno a parte suo padre si era mai preoccupato di come stesse,se era felice o se avesse incubi. Come faceva quel ragazzo conosciuto da meno di una settimana a sapere così tanto di lei semplicemente guardandola negli occhi? Questo doveva pur voler dire qualcosa. Cosa può riuscire a fare l’amicizia.
-Ti ringrazio ancora. Adesso vado,ci vediamo più tardi-
-Si- Bill,sotto l’impotenza fisica e mentale di Lucy, le afferrò delicatamente il mento con io pollice e l’indice e le diede un bacio sulla guancia,pericolosamente vicino all’angolo destro della bocca.
La fissò per un interminabile secondo negli occhi,le sorrise e le diede le spalle per uscire dal vialetto. La ragazza rimase immobile guardando un punto indefinito davanti a lei. Quando Bill se ne fu andato si portò una mano sulla guancia e percepì con sua grande sorpresa che era bollente. Le sue guancie stavano praticamente andando a fuoco. Per non parlare del suo cuore che sembrava voler uscire dal petto.
Si girò lentamente ed entrò in casa. Cercò di tornare di nuovo sulla terra e si diresse in cucina,da dove proveniva un profumino delizioso.
-Guarda un po’ chi è tornata fra noi. Allora,com’è andata?- disse Warren accennando un sorriso a sua figlia.
-Com’è andata cosa?-
-Tommy,quando gli ho chiesto dov’eri,mi ha testualmente risposto: mamma è fuori a parlare col suo fidazzato..-
Ecco,Thomas era sempre il solito. Ingrandiva il quadruplo ciò che grande non era. Ma dopo tutto,cosa si sarebbe potuta aspettare da un bambino birichino come lui.
-Papà,non è il mio fidanzato! E’ un amico! SOLO un amico!-
-Si,è quello stesso amico di cui mi parlasti l’altra volta? Quello che mi dovevi presentare?-
-Diciamo di si..E se proprio vuoi saperlo lo conoscerai stasera perché quel furbastro di tuo nipote l’ha invitato/obbligato a giocare con lui- esclamò piuttosto allegra incrociando le braccia al petto.
-Mio nipote ha capito tutto della vita!-

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Bill Kaulitz entrò in casa con la solita espressione da pesce lesso che aveva da un po’ di giorni a questa parte. Tom era sdraiato sul divano a fare zapping mentre Simone era in cucina a lavare i piatti.
-Ciao tesoro,tutto bene? Come mai hai quella faccia così allegra questi giorni?- domandò la donna.
-Q-Quale faccia?-
-Esattamente quella che hai adesso: rilassata,arrossita,spensierata..-
-Bill è innamorato!- urlò Tom dal soggiorno.
Bill stava giusto andando a strangolare il fratello quando Simone gli si parò davanti sorridente.
-Davvero? Lo sapevo! Com’è? E’ carina?-
-Si lo è!-
-Tom vuoi tacere!-. Lo avrebbe ucciso non appena ne avesse avuto l’occasione,si.
-Ci stiamo solo frequentando,mamma. E’ un’amica,vado da lei oggi pomeriggio-
-Come oggi pomeriggio?! E le prove?! Tra pochi giorni abbiamo un concerto importante,Bill!- disse Tom fiondandosi accanto al gemello.
-Le prove! Me ne sono dimenticato! Tom,possiamo rimandare a un’altra volta? Parla tu con i ragazzi…Per favoreee!-
Tom fece finta di pensarci un po’ su,ma non avrebbe mai potuto dire di no a Bill,specie quando implorava col suo faccino dolce che avrebbe fatto sciogliere un iceberg.
E poi,the last but not the least, anche Tom quel pomeriggio avrebbe potuto trascorrerlo in dolce compagnia. Così prese il cellulare dalla tasca dei suoi enormi jeans e scrisse un messaggio al numero di Elizabeth. Tom non era romantico,o almeno,credeva di non esserlo,però quella sera aveva intenzione di stupire la sua ragazza. Decise che l’avrebbe portata al cinema. Avrebbero potuto vedere uno di quei noiosissimi e smielati film d’amore che,con i popcorn,prospettavano l’idea di una serata perfetta. Ma ignorava il fatto che Elizabeth fosse tutto tranne che una ragazza smielata..
 
                                                                                 ***
 
-E quindi mi ha chiesto di andare al cinema,a vedere un film d’amore-
-D’amore..Tu..-. Lucy era sul punto di scoppiare dalle risate al telefono.
-Si,e io ho detto che mai avrei visto un film d’amore-
-Ecco,ti sei comportata da te,tipico. Quindi cosa farete?-
-Ho proposto quel nuovo film horror di Sam Raimi..E lui ha acconsentito-
-Ahah lo sapevo,ti conosco troppo bene-
-A che ora viene Bill?- domandò curiosa Elizabeth.
-Non lo s..-
La frase della ragazza rimase interrotta dal suono improvviso del campanello: ecco la risposta.
-E’ arrivato,ti devo lasciare-
-Ok,e poi devi raccontarmi OGNI cosa! Ciao!-
Lucy chiuse la chiamata e si precipitò al piano di sotto.
Warren aprì la porta e la persona che si trovò davanti si opponeva a ogni stereotipo di ragazzo che aveva immaginato per suo figlia. Rimase lì a fissarlo un po’ imbambolato finquando Bill si decise a presentarsi.
-Salve signor Smith. Io sono Bill. Ehm..Thomas mi aveva invitato e..-
-Oh si,certo. Piacere io sono Warren,il papà di Lucy. Prego,entra-
Bill entrò timidamente nell’abitazione e ne rimase colpito. L’arredamento della casa era moderno: quadri di ogni genere abbellivano le pareti e i mobili erano deliziosi capolavori contemporanei. Un lampadario visibilmente preziosissimo pendeva dal soffitto,probabilmente una delle poche cose classiche di tutto il soggiorno. In uno scaffale nella parete era posizionata la televisione e l’impianto Hi Fi. L’attenzione di Bill fu però attirata da una foto sul tavolino. La foto ritraeva una donna molto bella dai capelli neri che indossava un cappellino di paglia. Alle sue spalle c’era una spiaggia. La cornice argentata era minuziosamente decorata e recava un’incisione: “Nemo Nisi Mors”, nessuno,nemmeno la morte ci potrà separare. Un vaso di cristallo con dentro delle rose bianche era posizionato su un centrino accanto alla cornice.
-Lei è Anne,mia moglie- disse Warren notando la curiosità del suo ospite.
-Lucy mi ha raccontato..Mi dispiace molto..-
-Oh,non essere triste,lei non ci ha lasciati,semplicemente non è più presente fisicamente con noi. Ma ci sarà sempre-
-Ciao Bill-
Bill si voltò di scattò e accennò un sorriso a Lucy. Le guardò il collo e osservò che portava l’acchiappasogni che le aveva regalato poche ore prima. Non potè fare a meno di sorriderle teneramente.
-Papà,hai già conosciuto Bill?-
-Si,ci siamo già presentati. Mi dispiace non poter rimanere ancor con voi,ragazzi,ma devo scappare a lavoro. Ci stiamo fondendo con una nuova azienda e quindi ho molte più riunioni- Warren non era realmente dispiaciuto di lasciare i ragazzi un po’ da soli.
-Non fa niente papà-
Una volta che l’uomo ebbe raccattato tutti i suoi documenti nella valigetta si mise il cappotto e uscì,salutando ancora una volta il curioso ragazzo appena conosciuto. Gli sembrava un ragazzo responsabile e maturo,e questo gli piaceva parecchio. Certo era un po’ stravagante,ma se era entrato nelle grazie di sua figlia un motivo doveva pur esserci.
 
-Allora..Sei venuto un po’ prima di quanto mi aspettassi..Thomas sta riposando,dovremo aspettare che si svegli-
-Certo,se vuoi passo più tardi-
-No,no non ce n’è bisogno-
-Hai una casa molto bella-
-Grazie. Ignora la marea di giocattoli sul pavimento,sono di Tommy..Vuoi che ti mostri il resto della casa?-
-Certo-
Facendo slalom tra i giocattoli,i due salirono al piano di sopra. Il corridoio era ricoperto dalla moquette ma Bill rimase incantato dall’enorme scaffale bianco pieno zeppo di CD e vinili.
-Hai tantissimi CD!- esclamò Bill avvicinandosi per scorgere i titoli dei tantissimi album musicali.
-Si,è una collezione mia e di papà-
-Mi presti questo di David Bowie? Stranamente non lo conosco. Mi piacerebbe ascoltarlo-
-Certo! Però stai attento,se si dovesse rovinare sono morta- disse scherzosamente Lucy.
I due proseguirono sino alla porta recante un poster del cantante dei Green Day,Billie Joe Armstrong. Bill dedusse che quella era la camera della ragazza. Lucy stava per aprire la porta quando una vocina alle loro spalle annunciò loro che il piccolo Thomas si era svegliato.
-Biiill!- urlò il piccolo correndo con le braccia aperte verso Bill.
Il ragazzo si inginocchiò e abbracciò il bambino.
Thomas,da bimbo curioso qual’era,afferrò una ciocca di capelli di Bill per accertarsi che fossero veri davvero. Lo erano. Erano talmente veri che Bill lanciò un urlo di dolore,seguito poi da delle risatine. Lucy,dopo essersi goduta per un po’ la scena,prese in braccio il piccolo lasciando che Bill si sistemasse i suoi capelli anti-newtoniani. Avrebbero dovuto essere esaminati da qualche fisico teorico,almeno si saprebbe come facessero ad essere così stabili..
-Ciao Thomas! Cosa vuoi fare?-
-Vojo uscire!-
-Vuoi uscire? Ma l’hai fatto venire fin qui e ora vuoi uscire?- obiettò la ragazza.
-Ok,allora usciamo!- affermò Bill alzandosi in piedi.
Thomas andò in bagno a sciacquarsi il viso mentre Lucy si metteva le scarpe e il cappotto.
Uscirono tutti e tre e camminarono senza una meta precisa chiacchierando del più e del meno. Thomas a un certo punto notò un volantino appeso a un muretto e vi corse incontro. I ragazzi lo seguirono e scoprirono che il volantino annunciava l’apertura di un parco giochi non molto lontano. Così,sotto ordine di Thomas,si diressero tutti lì.
Il nuovo parco nella periferia di Amburgo era estremamente carino. C’erano un gran numero i giostre per bambini e anche diversi spettacoli. Lucy oltrepassò il cancello tenendo per mano il figlio,seguita da Bill.
-Non sapevo avessero aperto questo parco- osservò il ragazzo.
-Già,mi dissero che..-
Lucy lasciò la frase a metà e si voltò di scatto con gli occhi sgranati. Un brivido le percosse il corpo dalla base della spina dorsale..Rimase immobile e fissò con insistenza la folla alle sue spalle,cercando quegli occhi incrociati pochi secondi prima. Bill seguì perplesso il suo sguardo,ma non riuscì a capire cosa stesse guardando la ragazza in quel mare di gente. Tutti i suoni attorno a lei si fecero ovattati e senza accorgersene strinse le presa sulla manina di Thomas.
“Devo aver visto male..Devo aver..”
-Mamma! Mamma mi stai facendo male! Mamma!-
-Lucy? Ehi!-
La ragazza fu interrotta dai suoi pensieri e lasciò la mano di Tommy che se la massaggiò.
-Cosa ti prende? Va tutto bene?-
-Io…credevo di aver visto…non fa niente-. Lucy aveva uno sguardo disincantato puntato su Thomas. Le ci volle qualche secondo per capire che il piccolo era sull’orlo del pianto.
-Oh mio Dio,Tommy scusa,scusami tesoro,mi dispiace! Fà vedere il polso-
La ragazza si inginocchiò e abbracciò il bambino,dandogli qualche bacio sul polso. Thomas riuscì a trattenere le lacrime. Bill intanto era ancora stranito e confuso dall’improvvisa reazione della ragazza. Cosa poteva averla turbata in quel modo?
 Prese il figlio in braccio e si diresse verso il chioschetto dello zucchero filato,dove poi ne comprò uno per il piccolo.
Dopodichè si sedettero su una panchina.
-Allora,mi vuoi dire o no per quale motivo hai reagito a quel modo?- domandò il ragazzo non aspettandosi realmente una risposta.
-E’ complicato..ma non ha importanza..-. Bill capì che insistere era inutile,però doveva esserci qualcosa di grosso dietro tutta la faccenda. E anche spiacevole.
-Puoi accompagnarci a casa,per favore?- chiese Lucy con una vocina piuttosto malinconica,a cui Bill cedette.
-Certo..-
-Ma io vojo ttare qua!-
-Thomas, tornerò per giocare con te,te lo prometto piccolo. Però adesso tu e la mamma dovete tornare a casa-
 
Si era fatta già sera,e durante il tragitto nessuno disse niente.
Appena arrivati Lucy girò la chiave nella serratura e si accorse che suo padre non era ancora rientrato dalla riunione. Poco male,avrebbe evitato domande.
Thomas salutò Bill e corse sul divano a guardare i cartoni animati.
-Bill,mi dispiace per stasera. Io..non so cosa sia..-
-Shh..Non devi spiegarmi nulla. Se non te la senti di spiegarmi il tuo comportamento io di certo non ti costringerò-
Sorrise –Grazie,per tutto-
Il ragazzo si voltò lentamente,ma stavolta fu lei a bloccarlo.
-Bill! T-Ti andrebbe di uscire domani?-. L’aveva fatto davvero? Aveva chiesto davvero a un ragazzo di uscire? Quanto tempo era passato dall’ultima volta?
-S-Si..D’accordo! Dove andiamo?- chiese Bill incredulo di fronte alla domanda che gli era appena stata posta.
-Non lo so,stupiscimi! Mi fido di te- rispose la ragazza sorridendo furbetta

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Un nuovo capitolo pensato su richiesta di memy881 :) spero vi piaccia (: un bacione e un ringraziamento a tutti e alla prossima! ;)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Lucy quella mattina si era alzata di buon umore. Si era lavata e vestita velocemente ed era scesa al piano di sotto per preparare la colazione. Thomas la raggiunse qualche minuto dopo ancora assonnato e in pigiama.
-Buongiorno tesoro,dormito bene?- chiese premurosa la ragazza porgendo al piccolo una tazza di latte al cioccolato.
-Ciao mamma! Ho sonno! Non voglio andae a scuola!-
-Mi dispiace,Tommy,ma ci devi andare come tutti gli altri bambini-
-Uffa!-
Sempre la solita storia e le solite lamentele. A Thomas non dispiaceva andare all’asilo,però il risveglio era sempre il momento più traumatico.
La conversazione madre-figlio venne interrotta dal suono del tacco delle eleganti scarpe di pelle nere di Warren, il quale si stava preparando per andare a lavorare.
-Ciao ragazzi,mi raccomando a scuola- disse dando un primo bacio sulla testolina del nipote e un secondo sulla guancia di Lucy. Dopo che i due lo ebbero salutato si avvio verso l’ingresso. Afferrò il lungo cappotto e involontariamente fece rovesciare il vaso di rose sul tavolino.
“Accidenti!”. Riposizionò accuratamente i fiori nel vaso e rimase qualche secondo a fissare la fotografia di sua moglie. Mille e mille ricordi riaffiorarono nella sua mente. Il suo sorriso rievocò gli attimi più belli della loro meravigliosa storia d’amore,ma anche i più tristi. Si lasciò trascinare in quel turbinio di pensieri..
 
 
                                                                        …
 
 
Un ragazzo di nome Warren stava correndo a perdifiato lungo il corridoio bianco del reparto maternità dell’ospedale di Liverpool. Era notevolmente sudato e stanco,ma in quel momento era l’ultima delle sue preoccupazioni. Si trovò davanti a un vasto numero di porte e rimase qualche secondo immobile cercando quella che lo avrebbe condotto al suo futuro.
Una serie di urla femminili provenienti dalla terza porta alla sua destra gli fecero intuire la sua destinazione. Cercò di aprire la porta ma ne uscì un infermiere con una mascherina bianca sulla bocca.
-Signore,non può entrare qui-
-Come? C’è mia moglie lì dentro,io DEVO entrare! Ha bisogno di me!-
-Mi dispiace signore ma lei dovrà attendere fuori- rispose in modo esageratamente pacato l’infermiere. Le grida all’internò della stanza stavano aumentando di intensità e i nervi di Warren erano giunti a fior di pelle. Cominciò a spingere l’uomo e a farsi strada attraverso la porta.
-Senta non mi interessa un accidente se posso o non posso entrare! E’ mia moglie quella che sta per avere un bambino lì dentro e io entrerò!-
Nell’istante in cui Warren riuscì a entrare si udì il pianto di un neonato. Appena entrato vide Anne su un lettino completamente sudata che stava sorridendo a una donna di spalle. Si avvicinò timidamente all’infermiera,quasi come un bambino che osserva curioso il giocattolino nuovo. La donna si voltò e mostrò tra le sue braccia un piccolo fagottino rosa che piangeva.
-Complimenti signori,è una bellissima bambina- fece la donna sorridendo ai neo-genitori e allungò la bambina verso il padre. Warren,ancora incredulo del meraviglioso capolavoro che aveva davanti, prese delicatamente in braccio la neonata. La piccola non appena lo vide smise di piangere e sorrise.
-Anne,amore, guardala,non è bellissima?- disse avvicinandosi alla donna.
Anne sorrise stancamente e prese anche lei in braccio per la prima volta la piccola.
-Sei bellissima,benvenuta al mondo,tesoro-
Warren non riuscì a trattenere un lacrima che scivolò indisturbata lungo la sua pelle. Diede un leggero bacio sulle soffici labbra della donna e l’abbracciò.
-Come desiderate chiamarla?- chiese l’infermiera appoggiando la penna su un foglio.
Non avevano mai pensato a un nome prima di quel momento. Lo avrebbero fatto solo nel momento in cui avrebbero guardato la creatura per la prima volta. Anne si voltò verso Warren,quasi colta da un’illuminazione.
-Warren,noi ci siamo conosciuti al Cavern Club,mentre una cover band suonava una canzone dei Beatles..Ricordi qual’era la canzone?-
-Certo,era “Lucy in the sky with diamonds”..-
-Esatto- rispose la donna sorridendo.
Warren si voltò verso l’infermiera e annunciò soddisfatto:-Nostra figlia si chiamerà Lucy-
 
 
                                                                        …
 
 
Quel ricordo era decisamente il più felice della sua vita. Il giorno della nascita di Lucy fu il giorno che gli cambiò la vita. Ma ahimè,quella fotografia non portava solo bei ricordi..
 
 
 
                                                                        …
 
 
 
Due anni dopo la nascita di Lucy Warren stava correndo ancora lungo il corridoio di un ospedale. Stavolta però non per una nascita. Si fermò davanti alla camera 304 e,tremando,aprì la porta.
Anne era assorta ad ammirare un passerotto che si era posato sul davanzale della finestra. Sempre bellissima,sempre la meravigliosa ragazza di cui di innamorò una sera di metà aprile.
Warren le si avvicinò lentamente e si sedette sul letto, le prese una mano tra le sue e la fissò con uno sguardo di consapevolezza e distruzione.
-Guarda che meraviglia.. Tutto questo tempo mi sembra così poco adesso..-
-Non dire così! Tu sei forte,ce la farai! Puoi vincere questo tumore!- urlò Warren cercando di convincere più se stesso che Anne.
La donna si girò sorridente verso l’uomo.
-Abbiamo affrontato tante cose insieme.. Niente ci ha mai ostacolati nelle nostre decisioni. Stavolta però è diverso..Ti ricordi cinque anni fa la vacanza al lago di Como?-
-Come dimenticarla.. Mi buttai in acqua per recuperare la tua scarpa-
-Si- sorrise – Ti ricordi quel negozio di statue su quel sentiero alberato? Ricordi la scultura di “Amore e Psiche”?-
-Si,una scultura meravigliosa-
-Ecco,nonostante non l’abbiamo acquistata per via del prezzo,rimane sempre la statua più bella che io abbia mai visto-
-Cosa stai cercando di dire?-
-Sto cercando di dire, amore mio,che anche se non possiedi qualcosa non vuol dire che questa non ti appartenga. Quella statua mi appartiene semplicemente perché è impressa nella mia memoria. Perciò quando io non ci sarò più,perché sappiamo che andrà così, non disperate. Io non vi abbandonerò mai. Tu e Lucy mi avete cambiato la vita,grazie a voi ho vissuto davvero. Non voglio andarmene sapendovi tristi. Ci sarò sempre quando avrete bisogno di me,vivrò sempre nei vostri ricordi e nel vostro cuore..-
Gli occhi di Warren si appannarono da un liquido umido e salato che gli bagnò guance e labbra. Si chinò su Anne,la abbracciò e la baciò. Lei gli accarezzò la schiena,godendo ancora un’ultima volta di quel calore familiare e confortevole.
-Ti amo,Anne,ti ho amata e sempre ti amerò-
-Anche io Warren,però devi farmi una promessa- disse lei accarezzandogli affettuosamente il viso.
-Qualsiasi cosa-
-Ama Lucy anche da parte mia. Dalle tutto l’amore che le avrei donato io. Proteggila sempre e non farle mancare mai nulla..-
-Te lo prometto,te lo prometto amore mio,te lo prometto!-
- Sai la cosa che più mi dispiace qual è? Non la vedrò crescere,non ti vedrò in crisi durante i suoi problemi adolescenziali,non potrò sorridere ad una recita,un diploma o una laurea.. Quando arriverò dall’altra parte però,qualsiasi cosa vi troverò, non smetterò di vegliare su di voi e proteggervi… Ti amo,Warren-
La mano della donna si staccò dalla guancia e cadde sul letto. I suoi occhi si chiusero dolcemente per non riaprirsi mai più in questo mondo. La linea verde spezzata sullo schermo accanto al letto si trasformò in una linea dritta e rossa. Warren strinse i pugni e cercò invano di trattenere la devastazione osservabile nei suoi occhi. Urlò talmente forte che dei medici accorsero nella stanza e lo separarono dal corpo inanime della donna.
Ora aveva una promessa da mantenere,avrebbe dovuto proteggere la sua bambina. E anche se la sorte glielo avrebbe impedito, lui avrebbe continuato a farla sorridere per andare avanti,affrontando la vita e superando la morte.
 
 
                                                                          …
 
 
L’uomo sorrise,si asciugò gli occhi con la manica della giacca e posò un bacio sulla fotografia.
-Papà ho sentito un rumore..Ehi,tutto ok?- chiese Lucy avvicinandosi al padre,il quale si alzò di scatto.
-Si,va tutto bene,tranquilla..- le si avvicinò e l’abbracciò- Lucy,ti voglio bene,non hai idea di quanto te ne voglia. E sappi che te ne voleva anche tua madre. Mi dispiace se ho i miei difetti come padre e se non sono sempre riuscito a proteggerti. Ho fatto del mio meglio,ma avrei dovuto essere meglio del mio meglio..Voglio che tu sappia che tu e Tommy siete le persone più importanti della mia vita-
-Papà..Tu sei un padre meraviglioso! Se mi avessi sempre protetta in questo momento non avrei Thomas,che è diventato il mio mondo. Perciò sei un padre magnifico,i tuoi difetti ti rendono umano,oltre che il mio eroe-
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Ed eccomi col nuovo nutelloso capitolo della mia storia :) Ci ho messo un po’ ma ce l’ho fatta,perdonate il ritardo  :D un bacio a tutti! Alla prossima!
 
 
 
 
 
-Allora posso aprire gli occhi?- domandò curiosa Lucy cercando di sbirciare tra le dita di Bill che le coprivano gli occhi.
-Aspetta solo un momento,siamo quasi arrivati. Ecco,attenta al marciapiede..ok..Eccoci!-
Bill tolse le mani dal viso della ragazza e questa finalmente aprì gli occhi. Percepì una sensazione di freddo.
Si trovò dinnanzi un distesa di ghiaccio di una sessantina di metri quadri. Diversa gente si stava divertendo pattinando su quella fredda distesa bianca.
-Oh! Che bello! Mi hai portata a pattinare! Io non ci sono mai stata qui- esclamò Lucy al settimo cielo come una bambina,guardandosi intorno con curiosità.
-Non so perché ma lo avevo immaginato. Io ci venivo spesso con mio fratello e mio padre-
I due si recarono al botteghino per ritirare i pattini e,una volta indossati,Bill si fiondò sul ghiaccio.
Con la maestria di chi è pratico di ciò che sta facendo fece qualche giro sulla pista e poi si avvicinò alla ragazza, rimasta ancora imbambolata a qualche centimetro dal ghiaccio. Le tese la mano e lei,molto lentamente,sollevò la gamba destra e la portò sul ghiaccio,reggendosi fermamente al braccio del ragazzo.
-Bill non so se ci riesco..Cadrò di sicuro-
-Dai stai tranquilla,ci sono io qui,se cadi ti aiuterò ad alzarti..-
A quella frase Lucy guardò il ragazzo e gli sorrise teneramente.
Tornò a fissare i suoi piedi. Con molta instabilità nella gamba destra sollevò anche la sinistra e, come da copione, barcollò aggrappandosi a Bill,che prontamente la sorresse.
-Io te l’avevo detto- mormorò scherzosamente Lucy.
-Allora,adesso devi distribuire il peso al 50 % su ciascuna gamba e provare a spostarti-
-Ok..Non ti prometto niente,eh!-
Lucy fece come le aveva detto Bill,spostò leggermente il piede,e dopo parecchi tentativi vani riuscì a spostarsi. Bill si spostò accanto a lei e la incitò a fare altri passi.
-Posso mantenermi a te? Altrimenti finirò a terra come un sacco di patate-
-Certo! Dai,ce la puoi fare-
Bill,fungendo da appoggiò per Lucy,si spostò leggermente all’indietro,costringendo la ragazza a fare un passo in avanti.
-No! Bill non lo fare,no! Ahh!- disse la ragazza prima di scivolare in avanti portando con se,nella sua rovinosa caduta,anche il moro.
I due si ritrovarono a terra l’una sull’altro. Lucy si spostò immediatamente e scoppiò in una fragorosa risata,accompagnata da Bill che giaceva ancora al suolo piegato dalle risate.
-Che spasso! Guarda, ci stanno guardando tutti! Lo rifacciamo?- chiese Bill con voce divertita rivolgendosi alla ragazza al suo fianco.
-E’ stato divertente! Com’è freddo il ghiaccio,mi si sta congelando il sedere!-
Bill si alzò facilmente,aiutando Lucy in quell’immane sforzo che l’avrebbe fatta tornare a reggersi senza barcollare sulle proprie gambe.
-Ora ci riproviamo. Allora,adesso prova a mantenerti in piedi senza appoggi-
-D’accordo..-
Bill lasciò molto lentamente le braccia di Lucy e lei irrigidì le gambe per tenerle salde al suolo. Sollevò le braccia per un ulteriore equilibrio. Bill fece diversi giri attorno a lei, infine le si fermò alle spalle e le afferrò con delicatezza i fianchi.
-Ti aiuto io a fare i passi perché non è facile..- le disse avvicinando il viso al suo.
Per qualche secondo Lucy stette a fissare il viso del ragazzo: candido e pulito,sembrava essere fatto di porcellana; il naso era perfettamente proporzionato al resto del viso ed era circondato da due guance rosee; le labbra carnose e morbide urlavano solo di essere baciate; gli occhi infine erano di una luminosità unica nel suo genere, riuscivano a  infonderle una sicurezza e un senso di tepore e familiarità che nessuno era mai riuscito a offrirle. Bill era senza ombra di dubbio il ragazzo più bello che le fosse capitato di incontrare, una rara gemma da non lasciar scappare.
-Ehi? Sei pronta a camminare?-
-Oh..Si,scusami-
Tornò a concentrarsi per vincere la dura battaglia tra lei e il ghiaccio.
Mosse vittoriosamente una gamba e riuscì a posizionare correttamente anche l’altra. Bill la seguì sostenendola.
-Bill! Bill ce l’ho fatta! Hai visto?!-. Si sarebbe messa a saltellare se non fosse stata precaria su una pista di pattinaggio.
-Bravissima! Ti ho detto che ci saresti riuscita!- esclamò Bill visibilmente orgoglioso.
Disgraziatamente i futuri passi non furono altrettanto fortunati e Lucy scivolò più volte finendo tra le braccia di Bill, che prontamente le impediva di cadere.
Dopo diverse ore passate tra cadute e risate, la pista si svuotò senza che loro se ne accorgessero,e un uomo annunciò loro che era ora di chiusura.
Così i due restituirono i pattini e uscirono.
 
Camminarono per diverso tempo,senza sapere esattamente dove andare, e si ritrovarono davanti al cancello del parco. Bill, da gentiluomo, fece cenno alla ragazza di entrare per prima.
I ragazzi si avvicinarono a un grande e vecchio albero e si sedettero sull’erba fresca a causa della brezza notturna. Rimasero immobili per qualche minuto a fissare il limpido manto stellato sopra le loro testoline. La magnificenza di quel velo nero tempestato di stelle aveva sempre meravigliato Lucy sin da piccola. La maggior parte dei suoi sogni infantili comprendevano lo spazio, tanto che sarebbe voluta diventare astronauta. Sogno che ora aveva trasmesso a suo figlio Thomas.
-Sai che quando avevo quattro anni sognavo di andare su Betelgeuse, la stella più luminosa della cintura di Orione?-
-Davvero? Sognavi in grande! Capisco da chi ha preso Thomas,allora-
-Hai ragione – disse la ragazza sorridendo- Avevo una grande fantasia..Mio padre mi diceva sempre che la stella più luminosa del cielo è mia madre che mi protegge. Ecco perché alzo sempre gli occhi al cielo quando ho paura di qualcosa o devo prendere una decisione importante-
Bill, senza dire una parola, la abbracciò teneramente e la ragazza si lasciò avvolgere da quelle braccia protettive e tiepide.
-Posso farti una domanda, Bill?-
-Tutto quello che vuoi-
-Perché fai tutto questo per me? Voglio dire.. Perché ti preoccupi di come sto, di mio figlio, ti preoccupi di farmi sorridere e divertire, e perché mi hai regalato questa collana?-
-… Penso che farei meglio a mostrartelo…-
Bill accarezzò la guancia di Lucy e attirò con dolcezza il suo viso verso di sé. Chiuse gli occhi e dischiuse le labbra su quelle soffici e rosee della ragazza.
Lucy, colta alla sprovvista, rimase immobile per qualche secondo. Poi però emozioni confuse e forti cominciarono a farle battere il cuore come un tamburo, così chiuse gli occhi e si lasciò trascinare da quel vortice di sentimenti, seguendo i movimenti delle labbra e, successivamente, della lingua del ragazzo, che perlustrava dolcemente ogni angolo delle sua bocca. Il loro primo bacio durò qualche minuto.. Fu dolce, intenso e meraviglioso. Come loro.
Quando fu terminato i due si fissarono per qualche secondo e Lucy si avvicinò al ragazzo, poggiando il viso nell’incavo del suo collo. Bill la strinse forte tra le sue braccia e le diede un bacio sui capelli.
-Hai un piercing sulla lingua..- osservò la ragazza, suscitando la reazione divertita di Bill.
Lucy chiuse gli occhi e si accoccolò meglio al petto del ragazzo. Inspirò profondamente il suo profumo e si lasciò cullare da quell’abbraccio.
-Ti amo- le sussurrò Bill avvicinando le labbra al suo orecchio.
-Credo..Anche io credo di amarti, Bill..-
C’era solo il cielo ad osservare la scena. E una miriade di punti luminosi tra cui uno più luminoso degli altri.. Fu quella sfera di luce che Lucy fissò per alcuni secondi, e sorrise, provando finalmente sensazioni che non credeva più possibile poter provare.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Lucy era intenta a preparare i toast, fischiettando “Bohemian Rhapsody”, la famosissima canzone dei Queen. Era da parecchio che Warren non sentiva sua figlia fischiettare,cosa che faceva quando era particolarmente felice.
-Siamo allegri stamattina,a quanto pare-
-Si! Perché non esserlo,è una giornata meravigliosa fuori! Il sole splende e il cielo è azzurro-
-Mmh.. Quel ragazzo per te è una mano santa,sai?-
-M-ma che dici..- farfugliò la ragazza arrossendo come un pomodoro.
-Puoi mentire a chi vuoi ma non a me. Io so la verità!-
-Ma smettila,ne parli come se fosse un segreto di stato.. Comunque cosa sai?-
-Ehh.. So quello che tu ti ostini tanto a nascondere,e cioè che sei innamorata-
-…-
-Come previsto- fece l’uomo con lo sguardo di chi la sa lunga.
-Ok,e va bene, lo ammetto,sei contento?-
Warren sorrise compiaciuto mentre la ragazza andò al piano di sopra a chiamare Thomas per la colazione. Il bambino scese saltellando allegramente e dopo un quarto d’ora si avviò con Lucy all’asilo.
 
La ragazza si chinò per dargli un bacio sui capelli.
-Fai il bravo piccolo,ok?-
-Cetto! Mamma, quando mi veaai a prendere ci tarà anche Bill?-
-Ehm..Non lo so tesoro..-
-Ti prego!- implorò Thomas con uno sguardo da gattino bagnato.
La ragazza acconsentì sopraffatta dai trucchetti infidi di quel piccolo demonietto.
Lasciato Thomas con gli altri bambini, Lucy corse verso il suo liceo.
Trovò la solita bolgia di gente che si accalcava davanti ai cancelli. Cercò con lo sguardo l’’unica persona che le interessava davvero trovare. Dopo un’accurata quanto vana ricerca, si rattristò un pochino e, mettendosi gli auricolari, si poggiò a un muretto, lontana dagli altri ragazzi.
Si lasciò trascinare dal ritmo della musica da spaventarsi quando due braccia, le cui unghie delle mani erano smaltate di nero, la cinsero da dietro, e due labbra le stamparono un bacio sulla guancia.
-Ciao Lu!- esclamò Bill scavalcando il muretto.
-Bill! Ti stavo cercando!- rispose lei allargando un enorme sorriso, togliendosi gli auricolari –Bill..Ehm..Volevo dirti che ieri sera sono stata benissimo. Sapevo che avrei potuto contare su di te!-
-Allora missione compiuta!- disse accompagnando la frase con un gesto della mano.
Quando Bill sorrideva era meraviglioso. Riusciva a infondere un certo senso di tepore, una felicità rassicurante..
-Lucy..- arrossì- Tutto ciò che ti ho detto ieri sera..Io lo sento davvero. Io mi sono innamorato di te-
-Anche io, Bill.. Per me è tutto così strano.. Era da così tanto tempo che non mi innamoravo che non ricordavo più quanto si stesse bene-
-Posso baciarti?- chiese timidamente il ragazzo.
-Certo che puoi baciarmi, non hai bisogno di chiedermelo-
-Allora mi farai risparmiare tante domande..- disse infine dandole quel bacio che tanto agognava di darle dal momento in cui se l’era ritrovata davanti.
I due continuarono indisturbati nonostante mezza scuola li stesse osservando incredula.
Solo quando la campanella suonò e il cancello automatico si aprì i due si staccarono.
Bill portò il braccio intorno al collo della ragazza e insieme entrarono nell’edificio. Ai due non sfuggirono i commenti, positivi o negativi che fossero, dei ragazzi intorno a loro.
-Bill, Tommy vorrebbe che tu venissi con me a prenderlo dopo l’asilo-
Il moro emise una risatina: - Quel bambino non finirà mai di stupirmi. E’ molto simile a te,sai?-
-Me lo dice anche papà,dice che è un piccolo demonio esattamente come ero io da piccola.. Quindi verrai?-
-Certo che verrò! Dopotutto, meglio non mettersi contro i demoni!-
 
Dopo la fine delle lezioni, Bill e Lucy si avviarono mano nella mano verso l’asilo.
Thomas uscì insieme a tutti gli altri bambini e corse a braccia aperte verso la madre. Lucy aprì le braccia aspettando che il piccolo vi si fiondasse, come era solito fare. Il bambino invece la ignorò
bellamente e si fece prendere in braccio da Bill. Lucy spalancò la bocca e aggrottò le sopracciglia.
-Ah è così che si fa ora? Si ignora così la mamma e si va da Bill? E bravo il piccolo voltabandiera!- disse scherzosamente Lucy rivolgendosi al bimbo che poco dopo allungò le braccia verso di lei.
-Scusa mammina,ti voglio bene!-
Lucy gli accarezzò i capelli con una mano e Bill lo mise a terra.
-Mamma oggi la maettra ci ha detto di disegnare i nottri genitori..Io ho disegnato me e te e lei mi ha chiesto pecchè non ho disegnato anche papà..Io ho detto che non cel’ho un papà-
-…-
-Dov’è il mio papà?-
Bill fissò prima il bambino e poi la ragazza. Notò che Lucy era sbiancata. Effettivamente stava per entrare nel panico. Cosa avrebbe potuto dirgli? Che il padre era uno stronzo che aveva abbandonato sua madre appena saputo dell’esistenza del bambino? Bill non sapeva che persona fosse il padre di Thomas, ma sospettava fosse andata in questo modo. Non ne era certo, ma Lucy non sembrava ancora essere pronta per raccontargli un capitolo così doloroso della sua vita. Vista la grave piega che stava prendendo la situazione decise di prendere parola.
-Tommy - disse inginocchiandosi di fronte al bambino – io non so chi sia tuo padre. Non lo conosco, ma sono certo di poter affermare una cosa. Se lui ha preferito andar via piuttosto che stare con un bambino meraviglioso come te,e con una donna splendida come tua madre, vorrà dire che ha qualche rotella fuori posto. Lui non ha la minima idea di ciò che si sta perdendo, e a te questo non deve dispiacere. Hai tua madre,tuo nonno.. E hai anche me,io ci sarò se avrai bisogno di me piccolo, sempre..-
Il bambino lo fissò per qualche secondo e poi gli buttò le braccia attorno al collo abbracciandolo.
Lucy si morse il labbro e li fissò amorevolmente, commuovendosi. Bill alzò gli occhi su di lei e le concesse un sorriso che sembrava dire: “Tutto ciò vale anche per te”.
 
Quando arrivarono a casa di Lucy, il bambino salutò Bill ed entrò in casa.
-Lucy, ti andrebbe di venire a casa mia? Non so, studiamo insieme.. E poi quell’imbecille di mio fratello ha parlato di te a mia madre e ora lei vorrebbe conoscerti. Ti va?-
-Si! Per me va bene!- annunciò entrando in casa per avvisare suo padre.
 
                                                                              ***
 
Lucy procedette nel vialetto della casa di Bill,torturandosi le mani per l’agitazione. Bill girò le chiavi nella serratura della porta e prima di entrare notò il nervosismo di lei.
-Ehi,calmati. Non è niente- le sussurrò il ragazzo prendendole una mano, in modo da farla smettere.
-Scusa..Sono nervosa. E se non le piacessi?-
-Le piacerai senz’altro! Tu non hai idea di quanto fossi nervoso io il giorno in cui conobbi tuo padre. Questa è la mia vendetta-
-Scemo!- disse la ragazza dando una leggera spinta al braccio di Bill.
Lui, tenendole sempre una mano, la condusse in cucina, dove si trovava Simone.
- Ciao mamma, lei è Lucy, la ragazza di cui ti ho parlato- “Ma soprattutto Tom”
La donna si avvicinò alla ragazza e la squadrò dalla testa ai piedi,ma non come segno di superiorità, bensì quasi con ammirazione.
-Ciao Lucy! E’ un piacere conoscerti finalmente. Io sono Simone – disse stringendo la timida mano della ragazza.
-Salve Simone! Anche per me è un piacere conoscerla- rispose la ragazza. Simone era una donna molto attraente,giovane e snella. Portava un caschetto biondo che le incorniciava un viso roseo e rilassato, mettendone in risalto i meravigliosi occhi blu.
-Oh ti prego dammi pure del tu! Ma guarda come sei carina-
-Grazie..-
Bill accompagnò la ragazza nel soggiorno e la invitò ad accomodarsi sul divano, quando Simone lo richiamò in cucina.
-Bill,è proprio carina! Sembra una ragazza dolce e divertente..-
-Infatti, è fantastica..-
-Sono così felice per te! Và da lei,e divertitevi!-
Bill tornò in soggiorno e trovò la ragazza assorta nel leggere tutti i titoli di film,cd e videogame che erano presenti in uno scaffale.
-Cosa vuoi fare?-
-Mmh.. Lì vedo una playstation.. E tanti videogame!-
-Ti piacciono i videogiochi?- chiese Bill meravigliato.
-Certo! A chi non piacciono i videogiochi?-
-A molte ragazze che conosco non piacciono.. Mi sorprendi sempre di più Lucy. Sei diversa da tutte le altre, ecco perché ti adoro!-
La ragazza lo abbracciò e gli diede un bacio sul naso, dopodiché prese un gioco da una mensola.
-Assassin’s Creed? Guarda che io sono un mago in quel videogame.. Sei sicura di volerti umiliare da sola?-
-Ah Bill..Molti prima di te dissero ciò e tutti fallirono miseramente-
-Bene allora,che la sfida abbia inizio!-
 
 
 
 
 
 
 
 
Saaaaalve! :) chiedo sempre scusa per il ritardo xD Allooora,ci terrei a ringraziare particolarmente alcune persone: grazie mille a _Vesper_, memy881, Addicted_TH e Jessicabadgirl per le recensioni :) un grande bacio alla mia carissima ANNALISACULLEN :* e infine ringrazio moltissimo tutti quelli che seguono la mia storia senza recensire e quelli che l’hanno inserita (anche la mia one-shot “Lost Nowhere”) tra le seguite/preferite/da ricordare :) Grazie mille e tanti baci! 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Dopo circa un mese che Lucy e Bill si erano messi insieme le cose sembravano andare meglio per tutti. Bill non aveva più molti problemi a scuola ormai: il fatto che avesse Lucy non lo rendeva più vittima dei punzecchiamenti dei bulli della scuola. Inoltre grazie a lei aveva recuperato le sue lacune scolastiche nella sua materia più odiata: la matematica.
Lucy, invece, non si era mai sentita meglio. Finalmente quel ragazzo fuori dal comune era riuscito a farla ridere di nuovo e la stava ritrasformando pian piano nella ragazza allegra e vivace che era un tempo.
Purtroppo però non proprio tutti erano pienamente felici…
 
Lucy e Thomas entrarono in casa e il bambino, senza dire una parola, salì di corsa le scale e filò in camera sua. Lucy lo seguì con lo sguardo e, una volta scomparso al piano di sopra, si rivolse a Warren.
-Papà, è da un po’ di giorni che si comporta così.. Cosa gli prende secondo te? Non mi rivolge più la parola! Quando lo vado a prendere dall’asilo non mi salta più in braccio come faceva sempre. E se Bill viene con me accenna un sorriso a lui ed evita me. La cosa non mi piace, mi fa star male. Capisci?-
-Sì, tesoro. Prova a parlargli.-
-Ma non vuole rivolgermi la parola. Mi chiedo se non gli abbia fatto qualcosa..-
-Lucy, va’ in camera sua e parlaci.-
-E se non funziona?-
-Se una cosa non funziona, aggiustala-
La ragazza sospirò rumorosamente e si portò al piano di sopra. Arrivata davanti alla stanzetta di Thomas poggiò la mano sulla maniglia ed esitò qualche secondo prima di aprirla.
Trovò Thomas seduto sul pavimento a gambe incrociate che giocava con dei lego.
-Ehi? Tommy, tesoro?-. Il bambino non mosse un muscolo.
Lei chiuse la porta alle sue spalle e si avvicinò al piccolo. Gli accarezzò i capelli con la mano e si sedette incrociando le gambe.
-Tesoro, ho notato che in questo periodo sei un po’ distante da me.. Ti va di spiegarmi perché?-
Thomas non staccò lo sguardo dai suoi lego e ignorò completamente la domanda della madre.
Lucy spostò delicatamente la struttura fatta di quei pezzi di plastica per evitare di romperla e sollevò dolcemente il mento del bimbo, incontrando finalmente il suo sguardo. Notò che il bambino aveva gli occhi rossi e pieni di lacrime.
-Tommy? Che succede? Perché piangi?- domandò alquanto preoccupata sollevando il piccolo per metterlo sulle sue gambe.
-Tu non mi vuoi più bene- sussurrò Thomas in modo talmente impercettibile che Lucy non riuscì a capire.
-Cosa, tesoro?-
-Tu non mi vuoi più bene!- urlò questa volta in faccia alla ragazza, che sgranò gli occhi e lo guardò con un’espressione sbigottita.
-Chi ti ha detto questa enorme sciocchezza!? Certo che ti voglio bene, tu sei la mia ragione di vita, Tommy, come puoi pensare una cosa simile!- esclamò lei dando dei baci sulle guance arrossate e gonfie del bambino.
-Ttai sempre con Bill. Tu vuoi più bene a lui che a me. Mi vuoi abbandonae per andae con lui-
La ragazza strinse la testa di Thomas al suo petto e con voce calma e dolce gli rispose:
-Tesoro mio, non devi pensare mai una cosa del genere. Io non ti abbandonerò mai. Tu mi hai cambiata in meglio, tesoro. Il giorno in cui sei nato.. Il momento in cui ti ho preso in braccio per la prima volta è stato il momento più bello della mia vita. Non pensare che solo perché ora dedico un po’ delle mie attenzioni ad altre persone io non ti voglia più bene. Bill per me è importante, Tommy. Mi fa provare emozioni che capirai quando sarai un po’ più grande.. Ma nonostante tutto io ti voglio un bene dell’anima, sei sempre la cosa più bella che ho, amore, non dimenticarlo.-
Thomas scoppiò definitivamente in lacrime e rifugiò la testolina nel seno della madre.
Lei gli diede un bacio sui capelli neri come la notte e lo strinse più forte, aspettando che si calmasse. Pochi minuti dopo il piccolo smise di singhiozzare e fissò Lucy sorridente dicendole un “Ti vojo bene, mamma”.
-Per farmi perdonare oggi ti porto al luna park! Che ne dici?-
-Sì!!!- urlò il bambino battendo le manine - Fai venie anche Bill, se vuoi-
Lucy sorrise amorevolmente e si alzò prendendolo in braccio e portandolo in cucina per il pranzo.
 
                                                                             
                                                                                   ***
 
 
I Tokio Hotel erano impegnati nelle prove del loro nuovo album intitolato “Scream”.
Quindi fu piuttosto normale che Bill non sentì il trillo del suo cellulare che annunciava l’arrivo di un messaggio.
Decisero di fare una pausa quando Elizabeth, seduta su una sedia, si mise ad applaudire rumorosamente. Bill posò il microfono e si avvicinò al suo zaino per inumidirsi la gola e le labbra con un po’ d’acqua. Spinse il tasto centrale del cellulare e notò l’icona che segnalava l’arrivo di un messaggio lampeggiare. Il messaggio risultava di due ore prima.
 
“Ciao Bill :) ho parlato con Tommy e ora è tutto ok. Ti va di venire con noi al luna park stasera? Ti pregooo!! Baci (:”
 
Bill sorrise.
 
“E c’è bisogno di chiedere? Certo che vengo con voi! ;) Sono contento che abbiate chiarito! Passo stasera alle sei. Ti amo :)”
 
Il ragazzo mise il cellulare in tasca e si voltò, sorprendendo Tom e Beth mentre si baciavano. No, non era un bacio. Quei due si stavano divorando. Tipico.
-Ragazzi, vi dispiace? Siamo ancora qui!-
-Lascia stare Bill, sai che è inutile- disse Georg dando un leggero pugno sulla spalla del rasta. I due si staccarono e Tom si avvicinò al gemello.
-Che fai stasera? Era Lucy?-
-Si, usciamo al luna park con Thomas-
-Capito-. Tom  si era sempre chiesto, come Bill del resto, chi fosse il padre biologico del figlio della ragazza. Quando Bill gli aveva parlato di Thomas era rimasto visibilmente sorpreso. Sapeva che se avesse chiesto a Elizabeth non avrebbe ottenuto risposta. Ed era giusto così. Doveva avere i suoi buoni motivi per non rivelare una cosa così importante. Sapeva che Bill avrebbe dato tempo al tempo.
 
 
                                                                                           ***
 
-Perché devo farlo io? Non ci riuscirei!- disse Bill cercando di convincere Lucy.
-Dai! Devo ricordarti chi fu il perdente della partita di Assassin’s Creed?- fece lei furbescamente mentre Thomas accanto a lei rideva. Lucy avvicinò le sue labbra a quelle del ragazzo e si alzò in punta di piedi per stampargli un bacio. Prese Thomas in braccio e gli sussurrò qualcosa nell’orecchio. Poco dopo tutti e due sfoderarono un sorriso e degli occhioni da cane bastonato.
-E va bene! Va bene! Ma così non è giusto!-
Bill si girò verso il chiosco alle sue spalle e la signora dietro al bancone gli porse un fucile. Lui si appoggiò sul ripiano e avvicinò l’occhio al mirino. Puntò verso una lattina e sparò. Si mosse un po’ per contrastare il rinculo del fucile, ma notò con sua grande sorpresa che aveva fatto centro.
Lucy e Tommy alle sue spalle applaudivano e lo incitavano ad andare avanti.
Continuò così per un po’.
Due lattine.
Tre lattine.
Sei lattine.
Alla settima mancò il bersaglio e dovette fermarsi.
La ragazza e suo figlio gli si avvicinarono compiaciuti e lui fece spallucce.
-E non l’avevi mai fatto, eh? Complimenti Bi, hai un futuro come cecchino- disse lei dandogli un bacio.
-Che cchifo- disse Thomas facendo ridere i due ragazzi.
-Allora, Tommy, scegli un peluche-
La proprietaria gli mostrò un pinguino,una giraffa e un maialino.
Il piccolo scelse il pinguino e lo mostrò vittorioso a Bill e Lucy.
-Hai scelto bene, campione- disse il ragazzo sorridendo.
-Lo chiameò Steven!-
-E’ proprio carino, tesoro. Dove vuoi andare?-
-Sulla ruota panoamica!-
Bill prese per mano Lucy e si diressero verso la struttura circolare che si stagliava dinnanzi a loro. Aspettarono il loro turno e si sedettero sul sedile. Thomas si mise al centro, ovviamente. Un uomo abbassò un’asta metallica all’altezza della loro vita, per sicurezza. Dopodichè la ruota si mise in funzione.
La città si iniziava a intravedere. Mille luci ricoprivano Amburgo quasi come se formassero un velo di glitter dorato. Quando la loro cabina si trovò nel punto più alto, Thomas sgranò gli occhi e spalancò la bocca per ammirare quello spettacolo di luci.       
Anche i ragazzi rimasero incantati. Quasi istintivamente Bill cercò la mano della ragazza sul sedile e, una volta trovata, intrecciò le dita con le sue. Lucy si girò e, chiudendo gli occhi, portò una mano dietro il collo del moro, attirando il suo viso verso di sé.
La brezza della sera le scompigliò i capelli, e dentro di sé sapeva che non aveva bisogno di una ruota panoramica per arrivare a toccare le stelle.
 
 
 
 
 
 
 
 
Eeeeee voilà! Dopo due settimane senza postare a causa di febbre e mancanza di tempo ora ce l’ho fatta! (: Voglio ringraziare tutti coloro che hanno aggiunto la mia storia alle seguite o preferite e anche chi semplicemente la legge e basta :) un “Clazieh Milleh” a memy881, _Vesper_, Addicted_TH, AlexaHumanoide, Jessicabadgirl e AnnalisaCullen per le recensioni ;) P.S. (perché in questo caso è d’obbligo) Addicted_TH un particolare che tu sai l’ho messo per te XD hahahahahah sooooooo lovely :’) Un bacio a tutti e alla settimana prossima (se non mi ammalo di nuovo)!

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Buonsalve! :) ecco a voi il nuovo capitolo! Dunque dunque, devo avvisarvi che questo capitolo presenta una scena abbastanza violenta, perciò l’avviso principalmente serve per prepararvi psicologicamente. Spero che vi piaccia ;) Kiss!
 
 
 
 
Come si suol dire, se il buon giorno si vede dal mattino…
L’insegnante passò tra i banchi con in mano i compiti in classe corretti. La signorina Tcjsenov, donna dai dolci lineamenti che sottolineavano la sua origine russa, continuava a ricordare ai ragazzi che se non avessero studiato sarebbero finiti a dover recuperare il loro votaccio in estate.
La donna si avvicinò ai banchi di Lucy e Bill, vi posò i fogli e lanciò a Lucy uno sguardo compiaciuto, esattamente l’opposto di quello riservato a Bill.
La ragazza ammirò il suo otto e mezzo in fisica, dopodiché si voltò verso Bill, osservandolo notevolmente sconsolato.
-Allora? Com’è andata?-
-Quattro. Uffa! Non voglio beccarmi un debito-
-Mi dispiace… Vuoi che venga da te oggi pomeriggio per spiegarti questa benedetta materia? Ti va?-
-Tu sei la mia salvezza!-
-Lo so, lo so, lo dicono in molti-
 
 
                                                                                   ***
 
 
-Hai preso un’altra insufficienza?- chiese Simone leggermente irritata.
-Sì, quella materia ed io siamo come l’olio e l’aceto, è inutile-
-Bill, come intendi recuperare?-
-Tra qualche minuto dovrebbe arrivare Lucy per darmi una mano-
-Bene – fece lei infilandosi le scarpe e la giacca – io vado al lavoro. E anche se sarete soli mi raccomando, studiate!-
-MAMMA!-
La donna sorrise maliziosamente e aprì la porta, trovando Lucy con la mano a mezz’aria sull’uscio della porta.
-Salve Simone!-
-Quante volte ti ho detto di darmi del tu, Lucy?-
La ragazza sorrise imbarazzata.
-Dai entra, studiate bene! Ciao!-
Dopo che i due ebbero salutato Simone si diressero in cucina e Lucy posò lo zaino sul pavimento.
-Tuo fratello?-
-Tom è in palestra, ci va ogni mercoledì-
-Capisco… Bi tu non mi hai mai fatto vedere la tua stanza. Mi faresti fare un rapido giro turistico?-
-Ok.. Come mai ti interessa la mia stanza?-
-Voglio vedere se è disordinata come la immagino-
Bill a quella risposta mise il broncio e Lucy gli andò vicino abbracciandolo.
-Dai tesoro lo sai che scherzo! Sono solo curiosa, per favoreee!-
Bill cedette e le sorrise, facendo strada al piano di sopra. Entrarono in camera e lui le fece cenno di entrare per prima. La ragazza si guardò intorno con curiosità: non disordinata come pensava ma di certo non ordinata. Osservò i libri sugli scaffali, i cd, i poster alle pareti…
Le piaceva quella stanza. Aveva quel non-so-che di accogliente, probabilmente perché era di Bill. Forse quella stessa camera appartenuta a qualcun altro non le sarebbe piaciuta.
-Allora, mademoiselle? La stanza è di suo gradimento?-
Lei gli si avvicinò e si lasciò abbracciare: Bill ebbe risposta alla sua domanda con un bacio.
Si godettero quei paradisiaci momenti che derivavano dai loro baci. Non sapevano esattamente come, ma dopo alcuni minuti si ritrovarono abbracciati sul letto. Non c’era bisogno di una laurea per capire che tutta la situazione sarebbe potuta diventare qualcos’altro. Insomma, loro due erano lì avvinghiati, soli, su un letto, e si stavano baciando. Lucy stava iniziando a sentirsi disorientata. Non era colpa di Bill, ma una sensazione strana le stava affiorando da un angolo della memoria, un angolo nascosto per non essere più trovato, ma che a volte riaffiorava.
-…Bill…-
Il ragazzo continuava a baciarla, senza dire nulla.
-Bill, aspetta… Io… non sono pronta-
A quel puntò riaprì gli occhi e la fissò serio.
-P-per il sesso…-
-Oh, io comunque non volevo… cioè, se volevi… però…Lucy? Stai..piangendo?-
La ragazza si portò velocemente una mano al viso, asciugandosi una lacrima. Si alzò a sedere e si girò, dando le spalle al ragazzo.
-Oddio…Maledizione, non adesso-
-Di che parli? Perché stai piangendo?-. Bill si stava preoccupando non poco. Cosa aveva fatto per farla piangere? C’entrava qualcosa il suo passato forse? Forse riguardava qualcosa successo prima della nascita di Thomas?
-Lucy..C’entra il padre biologico di Thomas?-
La ragazza iniziò a tremare. Voleva dire a Bill la verità, voleva condividere con qualcun altro il macigno che portava sul cuore, ma aveva paura. Ma di cosa? Lei amava Bill, sapeva che lui l’avrebbe protetta e appoggiata. Si fece coraggio e trasse un profondo respiro.
-Bill…Thomas non ha un padre…-
-Nel senso che quello stronzo ti ha abbandonata appena saputo che eri incinta?-
-No…Lui non sa neppure che Tommy esiste…-
-Che significa?-
La ragazza sospirò e alzò gli occhi verso Bill.
-Tre anni fa il padre di Thomas mi ha stuprata-
-…CHE COSA?!-
-Bill, ti prego calmati!-
-BRUTTO FIGLIO DI PUTTANA!-
-Bill!-
-Com’è successo??-
Lucy si stava agitando. La reazione di Bill, per quanto fosse a sua difesa, la spaventava. Però doveva tirare fuori la forza di dirgli la verità.
-Avevo quindici anni. Lui si chiamava Nathan. Era più grande si me di sei anni, e io ero attratta da lui. Voglio dire, ero una bambina, era una delle cotte da adolescente tipo. Lui era… dolce all’inizio, mi aveva incantata con i suoi modi e con il suo fascino. Così una sera mi invitò a fare un giro, “da amici” diceva lui…
 
 
                                                                             ***
 
 
Lucy aveva le guance rosse. Camminava timidamente accanto al ragazzo, notevolmente più alto di lei e più robusto. A lei piaceva la sua compagnia. Però quella sera era strano, continuava a guardarsi intorno, come se avesse paura di essere seguito. Lei però non ci fece molto caso, non che le importasse. Quella parte della città non l’aveva mai vista. Suo padre diceva che non era prudente andare in quel quartiere.
-Vieni, ti porto in un posto carino- disse Nathan afferrandole con scarsa delicatezza il braccio.
-Ehi aspetta, io dovrei rientrare in realtà…-
-Tranquilla, non ci metteremo molto-
L’uomo la trascinò in un vicolo buio e abbastanza sporco. Alla faccia del posto carino.
-Nathan ma cos..-
Non fece in tempo a finire la frase che venne spinta violentemente contro il muro freddo con i polsi bloccati.
-Nathan lasciami subito!!-
Lui la ignorò e le tappò la bocca con un irruento bacio, che di tutto sapeva tranne che di un bacio. Lucy serrò le labbra respingendo la lingua dell’uomo. Gli diede una ginocchiata nelle parti basse che lui parò abilmente. Con un sadico sorriso la afferrò per capelli e la scaraventò sull’asfalto. Con una mano le teneva la bocca chiusa, con l’altra le aveva tolto facilmente il giubbotto e strappato la maglietta. Nonostante lei urlasse le grida servivano a poco. Delle gocce iniziarono a scendere dal cielo e a bagnarle il viso. Senza maglietta aveva tremendamente freddo.
Nathan era abbastanza forte da riuscire a calarle i jeans con una mano sola. Con le ginocchia le bloccò le gambe che continuavano a sferrare calci. Cercò di dargli dei pugni, ma il suo viso era troppo lontano. Quando l’ebbe spogliata del tutto si preoccupò di abbassarsi i pantaloni quel tanto che gli bastava per potersi scopare in pace la ragazza.
Lucy continuava a lottare e a dimenarsi inutilmente. Ogni secondo che passava si rendeva conto di quanto la sua situazione fosse grave. Nathan si chinò su di lei e le sussurrò:- Adesso ci divertiamo!-
Lei strinse le gambe più che poteva, ma la forza di quell’energumeno bastò per divaricargliele completamente. Con molta forza avvicinò il suo bacino a quello della ragazza e la penetrò con una violenza atroce.
Lucy sgranò gli occhi e lanciò un urlo di dolore fortissimo che lui smorzò con la mano. Un dolore acutissimo la perforò come mille lame. Due scie salate le scivolarono lungo le tempie e strizzò gli occhi. Nathan la guardò sorridendo compiaciuto: vedere il terrore e il dolore nei suoi occhi sembrava eccitarlo di più.
Lucy artigliò il giubbotto dell’uomo non ottenendo alcun risultato. Lui si preoccupava solo di muoversi avanti e indietro gemendo e ansimando. Lucy non poteva fare altro che seguire involontariamente quei movimenti. Sentiva la pelle della schiena lacerarsi e graffiarsi sull’asfalto, ma paragonato al resto quel dolore non era nulla.
Non desiderava altro che morire, voleva solo che tutto finisse. Non c’era una parte del corpo che non le facesse male. I gemiti dell’uomo si fecero sempre più intensi ad ogni spinta, che per la ragazza corrispondeva all’ennesima coltellata. Non reggeva più. Tutto il suo corpo era scosso da fremiti di dolore.
“Per favore, basta”
Quando Nathan finì e ne ebbe abbastanza di fare di lei ciò che voleva, si rialzò e si sollevò i pantaloni. Estrasse una sigaretta e la accese, continuando a fissarla agonizzare al suolo.
Lucy rimase a terra, immobile. La pioggia le accarezzava il corpo come un triste abbraccio consolatore. Aveva freddo. Dal suo corpo percepiva solo un fastidioso quanto doloroso calore tra le cosce. Da un remoto anfratto del suo corpo trovò la forza di allungare una mano.
La ritirò con orrore e constatò che perdeva molto sangue. Avrebbe voluto urlare, ma nessun suono uscì dalla sua bocca. Chiuse lentamente le gambe. Si sentiva terribilmente sporca nell’anima, sapeva che non era colpa sua ma non poteva fare a meno di vergognarsi.
Nathan finì la sua sigaretta godendosi la scena davanti a sé. Si avvicinò alla ragazza inerme sovrastandola con tutta la sua imponenza. Lucy si portò le ginocchia al petto e riparò la testa con le braccia. Lui si chinò, le sollevò il mento e premette ripetutamente la punta della sigaretta sulla pelle candida e bagnata del seno della ragazza. Lei lanciò un urlo di dolore e spinse con forza le dita sul viso di Nathan, il quale si alzò di scatto e rabbioso le sferrò un poderoso pugno sul viso.
-Brutta stronza!-
Lucy cadde di lato e tossì, un piccolo rivolo di sangue le fuoriuscì dal naso, dalle labbra e dalla bocca. La testa le stava andando a fuoco e stava iniziando a vedere tutto sfuocato.
L’ipotermia pian piano le stava togliendo le forze.
Nathan estrasse un coltellino dalla tasca del capotto e glielo avvicinò alla gola, premette leggermente facendo fuoriuscire dal taglio una striscia di sangue che colava timida lungo il petto e la pancia.
Si leccò le labbra.
Nell’istante in cui stava per recidere l’arteria della sua vittima, due luci lo bloccarono.
“Che aspetti? Uccidimi” pensò lei nel suo ultimo attimo di lucidità.
Una macchina si stava avvicinando al vicolo, era questione di secondi prima che i fari investissero l’uomo in pieno.
“Merda!”
Lasciò quel corpicino inerme e il coltello sul pavimento e scavalcò il muretto in fondo al vicolo.
Quei fari furono l’ultima cosa che la ragazza vide prima di perdere i sensi.







Eh eh! Il resto di questo triste racconto al prossimo capitolo, altrimenti questo sarebbe diventato eccessivamente lungo. Alla prossima Aliens!

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Warren si infilò la giacca, prese le chiavi della macchina e si fiondò alla ricerca di sua figlia.
Ormai era tardi, e poi per nulla al mondo Lucy si sarebbe persa una puntata di “Lost” in compagnia di suo padre. Il suo cellulare risultava non raggiungibile. Ciò voleva significare che doveva esserle capitato qualcosa.
“Dove sei…Lucy…”
Arrivò ad un incrocio: qualcosa gli suggerì di andare a destra, la strada che conduceva al quartiere più malfamato dell’intera Amburgo. Abbassò il finestrino e si sporse urlando il nome di sua figlia.
Rallentò quando vide qualcosa di non meglio identificato per terra in una traversa. Socchiuse gli occhi per capire di che si trattasse, e nel momento in cui lo capì il suo cuore perse un battito.
Scese di corsa dalla macchina e si avvicinò a quel corpo apparentemente senza vita togliendosi la giacca.
Lucy aveva il viso rivolto a terra, il suo corpo nudo quasi interamente ricoperto di sangue. Le si inginocchiò davanti e, mettendole addosso la giacca, la prese in braccio posandola sulle sue ginocchia. Sulla sua schiena spiccavano graffi ed escoriazioni.
“Oh mio Dio, ti prego no! No! Dimmi che sei viva, non puoi abbandonarmi!! Ti prego respira!”
Rimase inorridito nel vedere il taglio sulla gola. Premette il dito indice e medio sul collo della ragazza, in corrispondenza dell'aorta, e scoppiò in lacrime ringraziando il cielo nel sentirla pulsare. Lucy respirava, era viva.
Le spostò delle ciocche bagnate dalla fronte e le guardò il viso.
Il meraviglioso e candido viso di sua figlia in quel momento appariva sporco di sangue e di lividi.
In particolare uno le spiccava sull’occhio sinistro.
Scese con lo sguardo lungo il resto del suo corpo, quello non coperto dalla giacca.
Le cosce della ragazza erano sporche di sangue…
Strinse i pugni, e una rabbia mai provata prima prese il sopravvento: giurò a sé stesso che non avrebbe avuto pace fin quando quel figlio di puttana che aveva violentato sua figlia sarebbe finito in galera. Le diede un bacio sulla fronte e la prese in braccio, facendola distendere sul sedile posteriore della sua auto. Spinse il pedale sull’acceleratore, diretto all’ospedale.
 
Quando Lucy riaprì gli occhi vide un soffitto bianco con un fastidioso neon. La testa le doleva.
“Sono morta?”
Le ci volle qualche secondo per riconoscere che quelle pareti bianche erano di un ospedale. Aveva un tubicino infilato nel braccio e un misuratore di pressione al dito indice.
Warren si era addormentato appoggiato al suo letto.
Lucy si chiese cosa ci facesse in un ospedale. Immediatamente il flashback di quella sera le passo davanti come un incubo. Le venne la pelle d’oca al pensiero.
Warren sollevò pian piano la testa dalle braccia e notò che la ragazza era sveglia. Si sollevò di scatto e, con gli occhi lucidi, la abbracciò.
-Lucy! Ti sei svegliata! Non sai quanto sono stato in pensiero per te tesoro mio! Ho avuto davvero paura di perderti!-
La ragazza lo guardò negli occhi: aveva la faccia smunta e le occhiaie, si vedeva che non riposava e mangiava da giorni. Quanto aveva dormito?
-Papà.. Io..Io..- non riuscì a trattenere le lacrime e affondò il viso nel petto del padre –Papà.. Perché a me? Ho fatto qualcosa di male per essermi meritata tutto questo?-
-No! Certo che no! Lucy, tu saresti potuta morire! Tu saresti… Io non posso perdere anche te! Ho fallito, promisi a tua madre che ti avrei sempre protetta. E invece è successo questo! Mi dispiace!-
-Papà tu non hai fallito! Se non ci fossi stato tu noi ora non saremmo qui a parlare… Grazie, ti voglio bene-.
Warren strinse sua figlia baciandole la fronte. Era vero, quella notte avrebbe potuto perderla sul serio.
Il medico entrò nella stanza e, vedendoli abbracciati, si schiarì la voce per annunciare la sua presenza. Warren lo guardò e gli andò incontro per chiedere informazioni sulle condizioni della ragazza. L’uomo fece cenno di seguirlo fuori, però prima si avvicinò alla ragazza e controllo il display accanto al letto e la flebo.
-Ben svegliata, Lucy. Hai dormito per un giorno intero, sai? Però le tue condizioni sono stabili, le tue numerose ferite sono state tutte accuratamente medicate. A livello fisico non ci sono gravi problemi. Come ti senti?-
La ragazza scrollò le spalle. Come diavolo si sarebbe dovuta sentire dopo essere stata violentata?!
Il medico le si avvicinò con rammarico.
-Ascoltami, Lucy. Hai passato una delle esperienze più brutte che una persona possa vivere. Hai solo quindici anni, non oso immaginare come tu ti debba sentire, ma capisco che tu sia scossa e spaventata. Per questi casi l’ospedale mette a disposizione una psicologa, puoi parlare con lei se vuoi, sfogarti.. Lei saprà come aiutarti-
Lucy annuì e abbassò lo sguardo, seguendo con la coda dell’occhio Warren e il medico uscire dalla stanza.
-Allora dottore, che mi dice?-
L’uomo sospirò e si portò una mano dietro il collo.
-Senta signor Smith, non la voglio prendere in giro. Sua figlia non sta affatto bene. Per carità, le sue ferite sono superficiali: cerotti e riposo e torna fresca come un fiore. Ma non c’entrano le ferite… Lucy è stata violentata, adesso è devastata. Le ho parlato dell’eventualità di consultare una psicologa. Presenta ferite interne e…- fece una pausa.
Warren ascoltava silenzioso. Non aveva il coraggio di emettere un suono, anzi, quasi non riusciva a respirare.
-… Non è una certezza- ricominciò il medico – ma Lucy potrebbe dover affrontare una gravidanza-
-…Cosa?- disse Warren con un filo di voce sbattendo ripetutamente le palpebre.
-Lucy potrebbe essere incinta…Signor Smith la prego dica qualc…-
-La ringrazio per le sue cure e la sua chiarezza, dottor Shepard-
Warren si voltò con uno sguardo disorientato ed entrò nella stanza. Si avvicinò al letto di Lucy e vi si sedette. Le accarezzò il viso, soffermando lo sguardo sui lividi che lo deturpavano.
Le sue labbra rosa chiaro erano gonfie e con uno spesso taglio trasversale. La fissò negli occhi, occhi freddi e bui che cercavano calore e luce. Ricordò la promessa fatta ad Anne, niente avrebbe potuto scalfire il suo senso di protezione verso sua figlia, e niente l’avrebbe annientata.
-Sei bellissima, Lucy. Ti starò accanto da questo momento e ti sosterrò, qualsiasi cosa succeda-
 
 
                                                                                                             ***
 
-Tre settimane dopo ho scoperto di essere incinta. All’inizio odiavo Thomas…Non lo sopportavo. Non hai idea di quante volte ho desiderato che morisse…-
Bill ascoltava pietrificato il racconto della ragazza che gli stava davanti. Aveva la mano sul suo ginocchio, e tremava. Lucy si stava lentamente distruggendo come un fragile castello di cristallo. Proprio come Bill.
-Il mio odio lentamente si trasformò in follia…- disse sollevando il polso all’altezza del viso del ragazzo, mostrandogli le cicatrici sulle vene. Bill osservava con le labbra strette, in silenzio. Dentro di sé però era come se fosse esplosa una bomba.
-Mio padre mi ha sempre aiutata, lui mi fece capire quanto mi stessi comportando da codarda. Quando sentivo Tommy crescere dentro di me ho capito quanto in realtà lo amassi. Lui è la cosa migliore che io abbia mai fatto in tutta la mia vita. Capii quanto fossi stata stupida ad aver tentato il suicidio e capii che dovevo vivere per lui, perché Thomas era innocente. Non era lui la causa della mia sofferenza. Anzi, lui era forse la ragione che avevo avuto per andare avanti, come un faro in un mare tempestoso dopo un lungo viaggio… E io ho perfino desiderato che morisse…- Lucy si portò le mani sul viso e pianse – sono un mostro,Bill!-
Il ragazzo si alzò e andò verso la finestra. Poggiò i pugni sul davanzale. Li strinse talmente tanto che quasi non si ferì i palmi con le unghie.
-Non dirlo-
-…Cosa?-
-NON OSARE MAI PIU’ DIRE DI ESSERE UN MOSTRO!! IL MOSTRO E’ QUELLO STRONZO CHE TI HA…- non riuscì a usare quella parola –QUEL FIGLIO DI PUTTANA LO UCCIDO. FOSSE L’ULTIMA COSA CHE FACCIO!!- urlò gettando a terra in un eccesso d’ira tutti i libri e gli oggetti sulla scrivania.
Lucy sussultò a quel gesto, e nonostante sapesse che la sua reazione era per proteggerla era spaventata. Si alzò di scatto bloccando il braccio di Bill, prima che distruggesse qualche altra cosa.
-Bill! Ti prego fermati! Per favore!- singhiozzò.
Bill si fermò quando vide i suoi occhi tristi e spaventati.
Le ginocchia della ragazza cedettero e si sedette sul pavimento, poggiando la schiena al letto. Bill le si inginocchiò di fronte e l’abbracciò.
-Hai vissuto per tre anni con questo segreto...- “Come hai fatto” –Adesso ci sono io con te. Ti prometto che niente ti potrà più fare del male-
Lucy si lasciò stringere dal ragazzo, che intanto la accarezzava ovunque: sulla schiena, sui capelli, sulle gambe.. Quasi a volerla proteggere in una specie di capsula fatta del suo corpo.
“Come hanno potuto farti questo…”. Una lacrima scese sul suo volto, ma non se ne accorse.
-Bill, io ti amo tantissimo…- disse lei facendosi piccola piccola tra le sue braccia. Finalmente si sentiva più leggera, senza quel macigno che da troppo tempo era arenato nella sua anima.
-Baciami, per favore- chiese la ragazza quasi implorando.
Bill le sollevò il viso e dischiuse dolcemente le labbra slle sue. Sentì il sapore salato delle lacrime di entrambi. Fu forse il bacio più significativo che Lucy gli avesse mai dato.
Dopo un po' Bill si staccò a malincuore da lei, nonostante amasse baciarla.
-Ti senti meglio adesso che non hai più questo peso?- chiese premuroso.
Lucy annuì, accennando un sorriso rilassato e, in qualche modo, felice.
-Bill, usciamo a fare una passeggiata? Ho bisogno di un po’ d’aria fresca-
-Certo- disse Bill baciandole la fronte.
La aiutò ad alzarsi continuando a stringerla a sé. La amava, e mai avrebbe permesso che tutto ciò che la ragazza aveva passato si sarebbe ripetuto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve a tutti :) ecco il finale della triste storia di Lucy. Un po’ di luce alla fine del tunnel esiste per tutti, e lei ne è la prova :) Grazie a tutti coloro che seguono o recensiscono “Iris”, mi rendete davvero felice! Ancora grazie (: a prestissimo!

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


 
Eeeeeeeeh eccomi :9 Questo capitolo in un certo senso mi fa ridere perché mi ricorda me stessa :’) Anyway, le vacanze di Pasqua portano tempo libero, il tempo libero mi porta a scrivere u.u come sono soddisfatta! Ok, ciancio alle bande, spero vi piaccia, buona lettura! Grazie a coloro che recensiscono, leggono, inseriscono tra seguite/ preferite/ da ricordare :) a presto gente!
 Baci e auguri di buona Pasqua!
 
 
 
 
 
Lucy e Bill misero velocemente tutti i loro libri nello zaino e si affrettarono a uscire dall’aula per la fine delle lezioni. Appena fuori dall’edificio la ragazza si sgranchì un po’ le braccia e il collo, che per troppo tempo erano stati fermi su un compito di letteratura.
Bill la prese per mano e si affrettarono ad andare a prendere il piccolo Thomas dall’asilo, come da copione.
-Ricordati che oggi mi avevi promesso che avremmo pranzato insieme al bar- fece Lucy poggiando la testa sulla spalla del ragazzo.
-Certo, come potrei dimenticarmene- rispose dandole un bacio sui capelli.
-Ah, dovevo dirti ch..-.
Non riuscì a capire cosa fosse successo di preciso. Una folata di vento la investì e una miriade di riccioli rossi le passò sul naso. Sentì uno squittio acuto e un “Bill” dalla “i” più lunga che avesse mai sentito che le perforò i timpani.
Un secondo prima era Bill quello che aveva di fronte, un secondo dopo era una ragazza di spalle con una cascata di capelli rosso fuoco.
“Ma cos..?”
Era una ragazza che non conosceva, alta, estremamente magra, in pantaloncini con delle calze sottilissime (a metà gennaio) e una giacca bianca. E soprattutto era letteralmente avvinghiata a Bill davanti ai suo occhi.
La cosa già iniziava a darle parecchio fastidio…
-Bill! Mi sei mancato così tanto!! Sei sempre bellissimo anche dopo tanto tempo!- squittii la ragazza dando una serie di rumorosi baci sulle guance del ragazzo, avvicinandosi alla sua bocca.
Bill era spaesato. Non capiva chi fosse quella appesa al suo collo. Istintivamente girò il viso per deviare quei baci appiccicosi.
 Dopo averla vista in faccia sembrò iniziare a capirci qualcosa.
-…Charlotte? Ma… sei proprio tu?-
Oh fantastico. Allora lui conosceva quella tipa. Come diavolo si permetteva di saltare addosso al suo Bill e baciarlo in modo così sguaiato!?
…Il “suo” Bill?? Da quando era diventata gelosa?
-Certo che sono io, sciocchino, chi vuoi che sia?-
“Ah non lo so, ma se non togli subito le tue unghiacce smaltate da lui ti cambio i connotati!”
Il ragazzo sgranò gli occhi in un’espressione non esattamente felice e se la staccò gentilmente di dosso.
Lucy si schiarì la voce, richiamando l’attenzione ancora stralunata di Bill e della sua allegra amichetta su di lei. Il suo naso all’insù da snob le faceva venir voglia di picchiarla.
“Grazie dell’attenzione”
-Scusatemi se vi interrompo. Tu saresti?!- disse lei con un filo di rabbia e sarcasmo nella voce.
Quella Charlotte abbracciò il ragazzo, senza farsi molti problemi squadrò Lucy dalla testa ai piedi e le rispose con assoluta tranquillità: -Io sono Charlotte, la prima fidanzata di Billy! Lui mi chiamava Lotty, ti ricordi tesoro? Sono tornata perché mi mancavi!-
Panico.
Bill guardò Lucy cercando di dirle con gli occhi: “Nonècomepensitu!!!!”
Lucy guardava entrambi con un falsissimo sorriso e le braccia incrociate.
“Billy?! Lotty?!? Terra chiama Bill, ma sei fuori o cosa?”
Il ragazzo la allontanò per la seconda volta, con la stessa difficoltà con il quale ci si toglie di dosso una sanguisuga, e si fece più vicino a Lucy, la quale lo fissava con un sopracciglio aggrottato e gli occhi iniettati di sangue.
-Ehm...Lucy, lei è Charlotte ed è…quello che ha detto lei. Charlotte lei è Lucy, la mia ragazza-
“Proprio così, la SUA ragazza!”
Le due si lanciarono uno sguardo di sfida.
Alla rossa sembrava non importare molto della presenza di Lucy.
Così con gli occhi azzurri a cuoricino afferrò il braccio di Bill e lo trascinò con sè fuori dal cancello.
-Vieni Billy, andiamo a fare un giro!- ordinò senza che il moro potesse opporsi.
Lui si voltò verso Lucy e roteò gli occhi dicendole: -Scusa, ci vediamo dopo-.
-Ciao…-
 
 
Lucy era appoggiata al muretto di fronte all’asilo, aspettando che i bambini uscissero.
Agitava la gamba destra. Un tic nervoso che le veniva sempre quando era particolarmente arrabbiata.
“Lotty... Se ce l’avessi davanti io…”
Fortunatamente i suoi pensieri furono interrotti dal suono della campanella e dai bambini che iniziavano a spargersi per tutto il cortile.
Charlotte svanì dai suoi pensieri quando due manine le tirarono la maglietta e lei abbassò lo sguardo. Il piccolo Thomas agitava le manine verso l’alto e la ragazza si inginocchiò stringendolo al petto.
-Mamma mamma guadda!- disse il piccolo sventolando un foglio bianco sotto il naso di Lucy.
Mentre lei guardava il disegno fatto da Tommy, il bambino si guardava attorno in accurata ricerca di Bill. Gonfiò un pochino le guanciotte quando si rese conto che non era lì.
Il disegno raffigurava Tommy mano nella mano con Lucy e Bill. La ragazza si commosse, in quanto era uno dei disegni più belli che il figlio avesse mai fatto.
-Tesoro è bellissimo! Lo appenderò al mio armadio!- disse accarezzando i capelli corvini del bambino.
-Io volevo che lo vedesse anche Bill…- sussurrò il piccolo abbassando lo sguardo.
La ragazza maledì per la…aveva perso il conto Charlotte.
-Lo so, Tommy, ma Bill è uscito con Ariel adesso-
-Ariel?-
-Non fa niente, tesoro, andiamo a casa- disse prendendo Thomas in braccio.
 
Una volta che ebbe lasciato Thomas a casa da Warren, uscì, largamente in anticipo, per andare al bar dove il suo ragazzo la aspettava per il pranzo.
O almeno, dove avrebbe dovuto aspettarla.
Diede una rapida occhiata ai tavoli fuori: una coppia di anziani, una famiglia con due bambini, dei ragazzi della sua scuola… Nessuna traccia di Bill.
Guardò l’orologio e si disse che Bill non c’era per il semplice fatto che lei era arrivata con mezz’ora d’anticipo.
Così si sedette a un tavolo per due e si mise a giocherellare con il menù.
 
                                                                     …
 
A Bill stava andando in pappa il cervello.
La voce di Charlotte che continuava a ripetere: “Mi sei mancato”, “Come stavamo bene insieme”, “Sei bellissimo”, etc… non gli consentiva di sentirsi pensare.
Per quale motivo Dio ce l’aveva con lui al punto di fargli capitare, tra 8 miliardi e 881 milioni di persone circa, proprio Charlotte? Sbuffava scocciato, annuendo di tanto in tanto.
Si ricordò per qualche secondo la loro “relazione”, se a 11 anni può essere definita tale.
Si erano messi insieme quasi per gioco, si erano scambiati qualche bacio e nulla più.
Dopo circa due mesi Bill l’aveva lasciata perché si era reso conto di quanto poco ci fosse nel suo cervello. Qualche anno dopo se ne pentì, nel senso che dopotutto era carina, e a 11 anni non è che si possa pensare chissà a cosa.
Quel giorno, invece, si rese conto di quanto poco centrasse l’età. Adesso, a 19 anni, Charlotte continuava a stare tra le nuvole. E, a quanto pareva dai suoi infiniti racconti, di ragazzi doveva averne avuti molti più di quanto lui avesse immaginato. Lei però diceva “il mio cuore comunque è rimasto sempre con te”…
Una storia, un programma…
 
                                                                          …
 
-Signorina deve ordinare qualcosa? E’ seduta qui da un’ora e mezza e non ha ancora ordinato nulla- disse gentilmente un ragazzo con un grembiule bianco e parecchi brufoli sul viso.
Un’ora e mezza? Era stata lì ad aspettare solo un’ora e mezza?! Era sembrato un’eternità.
-Oh, mi scusi tanto, ha ragione. Io stavo aspettando…Non importa. Prendo solo una coca cola e vado via, mi dispiace per il disturbo…- disse con voce triste la ragazza, smettendo di giocherellare con le posate. Le era passata perfino la fame.
Bill non era arrivato.
Quella ragazza doveva significare molto per lui dato che si era dimenticato l’appuntamento con la sua vera ragazza.
Il cameriere le portò la sua bibita e lei pagò. Dopodichè lo salutò cordialmente e camminò a passo spedito verso casa.
Estrasse il cellulare e selezionò il numero di Bill.
 
“Dove diavolo sei?? Ti ho aspettato per un’ora e mezza al bar!”
 
“So dove sei, stronzo”
Qualche minuto dopo il cellulare vibrò.
 
“Oh cazzo! Scusami tesoro mi dispiace! Ho perso la cognizione del tempo, dimmi dove sei e vengo subito :(” 
 
Che!? Perso la cognizione del tempo!? Si stava divertendo parecchio allora per non capire quanto fosse in ritardo…
“Vaffanculo, Bill”
A Lucy faceva male la pancia. Non era fame. Non era nemmeno rabbia. Era semplicemente triste del fatto che il ragazzo che amava preferisse stare con un’oca piuttosto che con lei. Una lacrima le cadde sul display e si affrettò ad asciugarla.
 
“Lascia perdere”
 
Spense il cellulare e si accorse di essere arrivata a casa. Aprì sbattendo con forza la porta alle sue spalle. Sotto gli occhi di Thomas che giocava sul pavimento del soggiorno e di Warren lanciò il cellulare sul divano, posò la lattina di coca sul mobile all’ingresso e corse in camera sua.
Warren l’afferrò per un braccio.
-Ehi Lucy che succede? Perché sei così triste? Hai gli occhi lucidi-
-Lasciami, non voglio parlarne- disse lei nascondendo il viso tra i capelli.
-Ma…-
-Lasciami, papà!-
L’uomo allentò la presa e la vide scappare in camera sua.
 
                                                                             …
 
Bill era sul punto di addormentarsi sulla panchina quando il cellulare nella sua tasca trillò.
Annoiato lo estrasse, e nel momento che lesse il nome sullo schermo i suoi occhi si illuminarono.
 
“Dove diavolo sei?? Ti ho aspettato per un’ora e mezza al bar!”
 
Cazzo. Il bar. Lucy. Un’ora e mezza. Appuntamento. Cazzo.
Il suo cervello elaborò correttamente i dati e giunse alla terrificante conclusione. Voleva picchiarsi per essere stato così idiota da dimenticarsene. Il punto era che la voce di Charlotte che continuava a ripetere cose di cui ormai li aveva perso il senso lo aveva distratto.
Digitò velocemente una risposta, mentre la ragazza allungava il collo per sbirciare cosa stesse scrivendo. O meglio, a chi.
 
“Oh cazzo! Scusami tesoro mi dispiace! Ho perso la cognizione del tempo, dimmi dove sei e vengo subito :(” 
 
-Bill, chi è?-
Appunto.
-Charlotte, mi dispiace, ma io devo andarmene- disse lui alzandosi e raccogliendo lo zaino da terra.
-Cosa?! E dove? E di noi che mi dici??-
 
“Lascia perdere”
 
Maledizione! Aveva combinato un casino! Se conosceva bene Lucy sapeva che gli avrebbe portato rancore. Non aveva la minima intenzione di perderla per una cazzata del genere.
-Come? Noi? Charlotte non c’è nessun noi! Non ci sarà mai, mi dispiace. Ora devo fare una cosa molto importante…- disse lasciandola a bocca spalancata e correndo verso la casa di Lucy.
Un po’ gli dispiaceva lasciarla lì così, ma la rossa non se la sarebbe presa poi così tanto per un “no” tra centinaia di “sì”…
 
 
Dopo pochi minuti si piegò sulle ginocchia per riprendere fiato. Alzò il viso e senza esitazione pigiò il campanello dorato su cui era incisa la scritta “Smith”.
Warren aprì la porta e si trovò davanti il ragazzo col fiatone.
-Bill, ma cos…-
-Mi scusi per il disturbo Warren- disse entrando senza tanti complimenti –Lucy è in casa?-
-Sì, è di sopra. Ed era anche parecchio arrabbiata. Che hai combinato, Bill?- chiese l’uomo guardandolo storto.
-Sono stato un idiota. Voglio rimediare!-
-Buona fortuna, ragazzo-
Bill annuì e si diresse alla camera della ragazza.
Senza esitazione aprì lentamente la porta e la vide rannicchiata sul letto, dandogli le spalle.
-Tommy non mi va di giocare, piccolo-
Il ragazzo richiuse la porta dietro di sé e lentamente si sedette sul letto.
La ragazza sbuffò e si girò: -Papà ho detto che non voglio parl…-
Rimase a bocca spalancata quando si trovò davanti Bill.
-No! No, vattene! Non ti voglio vedere!- gli urlò in faccia spingendolo via dal letto con le mani. Non sapeva se desiderasse davvero che se ne andasse.
-Lucy, ti prego ascoltami…- implorava cercando di fermarla.
La ragazza non voleva sentire ragioni e continuava a spingerlo ogni qual volta lui cercava di avvicinarsi. Delle lacrime le scesero sul viso: con che coraggio veniva lì, in camera sua, probabilmente dopo averla tradita, cercando di farsi perdonare?
-Sei gelosa?- la stuzzicò Bill sorridendole teneramente. Tutta questa messa in scena da parte di Lucy la rendeva adorabile in certo senso.
“Gelosa?! Ma chi io!? Cosa te lo fa pensare, Bill? Tu oggi vuoi morire.”
-Sì! Sì, Bill, sono gelosa! Sono gelosa perché ti amo e permettimi di essere gelosa se un’oca ti salta addosso e comincia a ba…-
Bill le bloccò le mani su cuscino all’altezza del viso e si chinò su di lei.
Ogni volta che la baciava, Lucy sentiva un brivido lungo la schiena che le impediva di reagire.
“Non provare a… a…”
Erano troppo belli i baci di Bill per poter opporre resistenza.
Il ragazzo allentò la presa dai suoi polsi solo quando la sentì rilassarsi sotto di lui. Lucy gli portò le mani dietro la nuca e lo attirò di più verso di sé, ricambiando il bacio quasi possessivamente.
-Ti amo. Non ti ho tradita e non lo farò mai. Credimi, ti prego- le sussurrò poggiando la fronte sulla sua.
-E allora perché non sei venuto?- gli chiese la ragazza con un filo di voce.
-Non lo so…Avrei dovuto farlo, sono un idiota-
-Idiota…- Lucy si sollevò a sedere e incrociò le gambe –Ti perdono, Bill, e ti credo-
Bill la strinse a sé e chiuse gli occhi.
-Però non pensare di risolverle sempre così le nostre discussioni-
-Beh, questo sarà il mio infallibile piano B- disse scherzosamente il ragazzo.
In quel momento la porta si spalancò, e un bambino curioso e sorridente fece il suo trionfale ingresso nella stanza. Bill e Lucy si staccarono.
-Avete fatto pace!- urlò correndo verso il letto.
Bill lo sollevò e lo fece sedere accanto a loro.
-Sì, Tommy-
-Mamma, hai fatto vedee a Bill il mio disegno?- chiese il bambino.
Lucy prese il foglio dal comodino accanto al letto e lo porse a Bill.
-E’ bellissimo piccolo! Guarda, mi assomiglia proprio!- disse sorridente Bill mentre Thomas batteva le manine.
-Mamma, posso mangiae la totta?-
La ragazza sorrise teneramente facendogli cenno di andare. Il bambino scese dal letto e corse al piano di sotto per lo spuntino.
-E’ molto fortunato ad avere te, lo sai?-
-No, io sono fortunata ad avere lui-
-Per farmi perdonare come si deve- cominciò Bill osservando l’espressione curiosa della sua ragazza –che te ne pare se sabato sera ti porto a cena?-
-Wow! A cena? Sei sicuro?-
-Ovviamente, in un ristorante. Ti farò una sorpresa-
-Per farti perdonare come si deve direi che va più che bene! E non ti azzardare a darmi buca un’altra volta!-
-Mai-
 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


-Grazie per essere venuta Beth, in queste situazioni sono un danno, lo sai- disse Lucy portando la sua migliore amica in camera sua.
-Lo so, ecco perché sono qui! Bill ha avuto proprio una grande idea a portarti a cena! E’ il minimo dopo il casino che ha combinato-
-Sì. E ti ringrazio anche per il fatto che farai da baby-sitter a Tommy. Sai che non te lo chiederei, ma papà è andato a fare quella conferenza a Brema e tornerà domani pomeriggio e…-
-Lucy, non iniziare a parlare a radiolina. Sai che puoi chiedermi di tutto. E sai che per me è un piacere badare a quella peste- rise divertita la mora.
-Grazie ancora. Allora, tu che te ne intendi, che mi metto?-
Elizabeth aprì l’armadio della ragazza e fece una smorfia di disapprovazione. I vestiti di Lucy non erano esattamente il massimo per una cenetta romantica. Con la mano rovistò un po’ di qua e di là, non trovando nulla che soddisfacesse i suoi gusti.
-Beth, e se mettessi un paio di jeans e una camicetta? Bell’idea, eh?- fece Lucy con aria compiaciuta.
-Spero tu stia scherzando, ma purtroppo so che non è così. So esattamente ciò che devi metterti. Adesso va’ a farti una doccia e lavati i capelli e poi ti sistemerò io!-
-Devo preoccuparmi?-
-Vai!-
Dopo un’oretta la ragazza uscì dal bagno con un accappatoio e un asciugamano a fermarle i lunghi capelli. Si avvicinò al letto e notò su di esso il vestito nero di seta che l’amica le aveva portato da Copenaghen, e per terra un paio di scarpe col tacco anch’esse nere.
-Tu vuoi scherzare! Non metterò mai quel vestito e soprattutto quei trampoli! Te lo scordi!- esclamò Lucy mentre Elizabeth era intenta ad ammirare il suo abbinamento.
-Oh ma per favore! Tu metterai questo vestito. Punto- rispose senza ammettere compromessi, prese l’abito e le scarpe e le porse a Lucy, spingendola verso il bagno –Adesso mettiteli senza discutere, così poi penso al trucco e capelli…-
-T-Trucco e c-capelli?!-
 
 
                                                                             ***
 
 
Bill era nervoso. Anzi nervoso era un eufemismo. Si stava divorando le mani.
Per il semplice fatto che nessuna ragazza era stata tanto importante nella sua vita da spingerlo a invitarla a cena. Aveva deciso di vestirsi in modo meno appariscente quella sera. Semplicemente indossava un paio di jeans, una maglietta bianca con una giacca nera di pelle e delle scarpe nere; i suoi capelli ricadevano lisci sulle spalle e persino il trucco era poco elaborato. In mano stringeva un mazzo di rose rosse.
Dopo un po’ di tempo che seguiva quella strada ormai fin troppo conosciuta, arrivò alla sua destinazione. Le guance si tinsero dello stesso colore dei fiori.
Rimase immobile sulla soglia per qualche secondo, e mentre allungava la mano per suonare il campanello, la porta si aprì.
-Hai intenzione di restare lì ancora per molto? Entra!- Elizabeth con poca grazie afferrò la manica del ragazzo e lo tirò in casa –Lucy è pronta! Scende tra pochi minuti, tu aspetta qui-
Il moro si avvicinò al divano dove Thomas era seduto a guardare i cartoni animati.
-Ciao Tommy!- disse sedendosi accanto al bambino.
-Bill! Lo tai che mamma è ttata tutto il giorno a pallare di te?- sussurrò Thomas quasi come se si trattasse di un preziosissimo segreto.
-Davvero? Che bello! Tu cosa farai mentre noi siamo via e il nonno non c’è?-
-Io ttarò con zia Elizabeth! Mi ha promesso che mi potteà a giocae alla vasca con le palline colorate!- esclamò felice battendo le manine.
-Beh allora ti divertirai un sacco!-
-Sì! Adetto vai da mamma, è tutto il giorno che ti cerca-
Il moro salutò il bambino e si sporse verso le scale, per vedere se si intravedeva qualcuno. Non vedendo anima viva fece su e giù per un po’, fino a che non sentì dei rumori tipicamente di scarpe col tacco avvicinarsi verso di lui. Si girò lentamente e rimase a bocca spalancata di fronte a quella che doveva essere la sua ragazza.
-Ciao, Bill- mormorò timidamente Lucy abbassando lo sguardo.
Bill percorse con lo sguardo l’intera figura della ragazza: i suoi lunghi capelli erano raccolti in una alto e due ciocche ricadevano in dei boccoli dai lati delle orecchie, i suoi occhi erano leggermente contornati con una linea di matita nera, le guance rosee e sulle labbra un sottile strato di rossetto chiaro; al collo portava l’inseparabile acchiappasogni regalatole da Bill; il suo corpo snello era fasciato da un vestito di seta nero ricoperto da un cardigan anch’esso nero, la cui scollatura lo stava facendo letteralmente impazzire; il vestito lungo fino a metà coscia le metteva in risalto le gambe agili e pallide; ai piedi calzava delle scarpe alte nere.
Il fatto di non averla mai vista così lo stava facendo arrossire in una maniera indescrivibile.
-Wow…- fu l’unica cosa che riuscì a dire.
-Grazie- sorrise.
-Io mi riferivo al vestito, però anche tu non sei male- disse ridendo beccandosi un leggero pugno sul braccio.
-Scemo!-. Lui le porse i fiori e la baciò subito dopo.
-Sono bellissime!-
-Mai quanto te…-
La ragazza mise le rose in un vaso con dell’acqua e tornò da lui per riprendere il bacio che avevano interrotto.
-Ehi, Bill, vedi di non rovinarle subito il trucco e l’acconciatura, ci ho messo tanto per prepararla! Se proprio vuoi puoi farlo dopo cena…-
-ELIZABETH!- esclamò Lucy diventando completamente rossa in viso, mentre i due ridevano.
-Su andate, e divertitevi!-
 
 
Bill prese per mano Lucy e le fece strada verso il ristorante a cui aveva prenotato. Una volta arrivati davanti all’ingresso Lucy scoprì che si trattava di un ristorante italiano e ne rimase meravigliata. Aveva sempre amato la cucina italiana e l’ultima volta che era stata in un ristorante italiano risaliva  a quando aveva 12 anni.
Verificarono la prenotazione  e si sedettero al loro tavolo. L’ambiente era molto elegante: il pavimento era molto lucido e presentava delle motivazioni a forma di angeli; le pareti erano decorate con una carta da parati color panna; su ogni parete si stagliavano una decina di mezze colonne in stile corinzio, che riprendevano l’architettura dell’antica Roma; infine un enorme ed elegantissimo lampadario di cristallo scendeva dal soffitto al centro della sala.
Bill le spostò la sedia per farla sedere, dopodiché si accomodò anche lui sul comodo velluto che ricopriva le sedie.
-Sei un vero gentleman…E io da inglese me ne intendo- si congratulò Lucy.
-Sono un gentleman con le belle fanciulle come te- rispose baciandole la mano.
-Ma smettila-
Il loro discorso fu interrotto da un cameriere che chiese loro cosa volessero ordinare. Ordinarono entrambi un piatto di pasta all’amatriciana e una bistecca fiorentina. Quando ebbero finito Bill si alzò, si avvicinò alla ragazza e le porse la mano.
-Vuoi ballare?-
La ragazza sgranò gli occhi chiedendosi se fosse serio.
-Stai scherzando?-
-No, voglio fare una follia- disse infine prendendola per mano e conducendola al centro della sala.
-Bill! Io non so ballare!- gli sussurrò imbarazzata.
-E cosa ti fa pensare che io sappia farlo?-
Lucy sorrise di fronte alla follia che il suo ragazzo aveva intenzione di fare.
Lui le mise le mani sui fianchi e la strinse a sé, mentre lei gli circondò il collo con le braccia. La vicinanza e il profumo di Bill la tranquillizzavano, e in fondo l’idea la divertiva.
-Non c’è nemmeno la musica- disse rifugiando il viso nel petto di Bill.
Nel momento stesso in cui l’aveva detto, un musicista si stava dirigendo al piano in fondo alla sala, e iniziò a suonare.
-Chopen, Nocturno…- le sussurrò il ragazzo.
-Conosci la musica classica?-
-Ovvio. Per chi mi hai preso?-
-Non finisci mai di stupirmi. Ti amo- rispose unendo le labbra a quelle di Bill in un tenero bacio.
-Lucy, sai perché ci guardano tutti?-
-Mmm, fammi pensare… Perché siamo gli unici due pazzi abbracciati al centro della sala?-
-Non esattamente- rispose lui ridendole sul collo, facendole venire i brividi.
-Perché…Non lo so. Perché?-
-Perché tu sei bellissima-
-Oh, ora sono io quella bella, non il vestito? E anche se fosse, non sei geloso?- disse la ragazza guardandolo furbetta.
-Non hai idea di quanto!-
Dopo una decina di minuti, sotto lo sguardo di tutti, pagarono il conto e decisero di uscire.
Lucy si strinse forte nel cardigan cercando di ripararsi meglio dal freddo che la stava uccidendo.
Bill, vedendola tremare, la abbracciò e si tolse la giacca per metterla sulle sue spalle. Non sopportava quella vista.
-Ti accompagno a casa?- chiese dandole un bacio sulla tempia.
-Sì-. Nel momento stesso in cui lo disse una goccia d’acqua seguita da molte altre le bagnò il viso e il corpo. Pochi secondi dopo iniziò un violento temporale, e il rumore dei tuoni li fece sussultare.
I due ragazzi si misero a ridere coprendosi la testa con la giacca di pelle di Bill e si affrettarono verso casa. Correre sotto la pioggia fu particolarmente difficile, soprattutto per Lucy.
 
La ragazza aprì velocemente la porta di casa ed entrò. Bill però rimase fermo e fradicio sulla soglia, quasi aspettasse di essere invitato.
-Beh, che diavolo fai ancora lì? Dai, entra!- ordinò Lucy tirandolo in casa per il braccio. Si tolse le scarpe e il cardigan bagnato, mostrando solo adesso la vertiginosa scollatura sulla schiena. Bill cercò di non fissarla, o almeno, di non far accorgere a Lucy che non riusciva a fare a meno di fissarla.
L’abitazione era in penombra, la luce dei fulmini si ripeteva periodicamente e illuminava distintamente in dei bagliori tutti gli oggetti al suo interno.
-Aspetta, prendo degli asciugamani…Sarebbe meglio che tu restassi qui stasera. Non puoi fare tutta quella strada verso casa con questo tempo- disse la ragazza prendendo per mano Bill e portandolo al piano di sopra. Una volta arrivati nella camera della ragazza, Lucy aprì l’armadio vi rovistò un po’ all’interno.
-Ti prendo dei vestiti asciutti, altrimenti ti prenderai un malanno- disse tirando fuori una tuta –beh, non è un gran che, ma spero che ti vada… Era di mio padre-
Al ragazzo non poteva importare di meno della tuta. Da quando era entrato in quella camera, o meglio, da quando aveva visto quella dannata scollatura, aveva provato una strana sensazione.
Seguì con lo sguardo il corpo della ragazza dalla testa ai piedi: i capelli bagnati ora le ricadevano disordinatamente sulle spalle; il vestito le si era appiccicato addosso, delineandone la snella figura; e infine si soffermò ad ammirare le sue lunghe gambe.
Lucy si accorse che Bill non la seguiva più da un po’ ormai, ed emise una risatina.
-Che c’è?- chiese avvicinandosi sorridente al moro.
-Cosa? Oh, niente…E’ solo che sei bellissima…- disse portandosi una mano dietro al collo.
La ragazza arrossì e abbassò lo sguardo.
-Ehm…Tieni- mormorò infine porgendogli la tuta e l’asciugamano.
Il ragazzo prese gli indumenti e si girò per andare in bagno a cambiarsi, quando lei gli bloccò il polso.
-A-aspetta…- diventò color pomodoro al pensiero di ciò che stava per chiedergli –m-mi abbasseresti la zip?-
Bill deglutì e avvicinò timidamente le mani alla cerniera lampo del vestito. Una volta che l’ebbe tirata giù, Lucy si voltò e si sporse in punta di piedi portandogli le braccia dietro al collo.
-Grazie…-
Bill le sorrise e l’abbracciò, dandole un tenero e lungo bacio. Lasciò cadere la tuta sul pavimento per stringerle meglio la vita. Il bacio divenne così passionale che Lucy ormai non connetteva più i neuroni alla realtà. Tutto ciò a cui riusciva a pensare era il suo ragazzo.
Il moro prese ad accarezzarle i fianchi, la schiena nuda e si soffermò sulle spalle. Afferrò con le dita le spalline del vestito e gliele fece scivolare sulle braccia, poi sul corpo, finchè non cadde a terra.
Lei sorrise e, senza interrompere il bacio, infilò le mani sotto la maglietta bianca di ragazzo, accarezzandogli lentamente il torace. Infine gliela sfilò e la buttò sul pavimento sul suo vestito.
Bill indietreggiò e si sedette al centro del letto attirandola a sé. Lucy si posizionò a cavalcioni sopra di lui e gli accarezzò i capelli, sollevando la testa per permettergli di baciarle il collo. Quei baci così lenti e soprattutto il fatto che fosse proprio Bill a darglieli le mandavano centinaia di brividi lungo la spina dorsale.
-Bill…- boccheggiò sconnessamente mentre il moro scendeva con le labbra lungo il suo petto.
-Mmh- mormorò lui troppo occupato per risponderle.
Le portò le mani fino al gancetto del reggiseno nero e lo sfilò. Le accarezzò dolcemente il seno, dandovi dei teneri baci. Lucy sospirò, e dopo un po’ gli sollevò il mento in modo da fissarlo negli occhi. Lo baciò le spinse supino sul materasso. Bill, dal canto suo, sembrava non gradire molto quella posizione, così fece scorrere le mani sui fianchi della ragazza e gentilmente ribaltò la situazione, sollevandosi sopra di lei. Da lì poteva ammirarne il corpo, di proporzioni perfette.
In particolare delle strisce verticali più chiare spiccavano accanto all’ombelico…
Nonostante Lucy dopo il parto avesse provato di tutto, nulla era riuscito a nascondere le smagliature. Istintivamente si portò le mani sul ventre, vergognandosi leggermente. Dopo tanto tempo che si era nascosta, che aveva nascosto a tutti il fatto di essere madre, era comprensibile che non riuscisse ancora ad aprirsi completamente con l’uomo che amava.
Bill sorrise, le spostò le mani, e si avvicinò al suo viso, sussurrandole: -Sei uno splendore-.
Lei arrossì ancora di più. “Lucy stai calma, non pensare al fatto che sei nuda sotto di lui!”
Ma lo sguardo sensuale del moro puntato su di lei mandò questo pensiero a farsi benedire.
Bill ridiscese con la bocca, baciandole tutto il corpo.
-Mi fai il solletico così- disse Lucy ridendo come una bambina. Il ragazzo sorrise sulla sua pelle ma non si fermò. Quando arrivò sotto l’ombelico si sollevò in ginocchio, e sorridendole le sfilò gli slip.
I suoi pantaloni erano già stretti in partenza, ma ora lo erano diventati molto. Troppo.
Alzò lo sguardo verso di lei e la vide persa in quella lenta e meravigliosa tortura. Desiderava che non finisse mai nonostante volesse di più. Fece per sbottonarsi i pantaloni ma lei lo bloccò.
-A-aspetta, faccio io…- disse Lucy sollevandosi piano a sedere a iniziando a sbottonare timidamente la cinta di Bill, osservando il rigonfiamento del cavallo dei pantaloni. Le borchie rendevano tutto più difficile e la rendevano più nervosa.
Dopo che li ebbe tirati giù fece lo stesso con i boxer, fissandone per alcuni secondi il contenuto.
-Lucy, sei sicura?- le chiese sollevandole il mento e scorgendo i suoi occhi languidi per l’eccitazione.
La ragazza gli accarezzò teneramente una guancia e annuì.
Bill a quel punto si piegò per recuperare una bustina di plastica dalla tasca dei suoi pantaloni.
-Giusto- disse lei leggermente imbarazzata.
Per una volta Tom aveva avuto una buona idea…
Si infilò il preservativo e, baciandola, la fece ricadere delicatamente all’indietro sistemandosi tra le sue gambe.
Lucy era parecchio nervosa. Troppi brutti ricordi si stavano sovrapponendo alla realtà.
-Stai tremando-
Riaprì gli occhi incontrando lo sguardo dolce del ragazzo puntato sul suo viso. Senza accorgersene gli stava stringendo con forza le spalle e aveva iniziato a tremare.
-Mi dispiace…- sussurrò mentre una lacrima le bagnava il viso, prima che Bill la raccogliesse in un tenero bacio.
-Hai paura di me?- chiese accarezzandole il viso col dorso della mano.
-Sono tante le cose di cui ho paura, Bill. Tu non sarai mai tra queste. Fai come più ti piace, io mi fido ciecamente di te, e so che non mi farai mai male…-
Il moro le sorrise poggiando la fronte sulla sua. Poi allungò indietro le mani sulle ginocchia di Lucy, allargandogliele un po’ di più. Lei strinse il corpo del ragazzo al suo e chiuse gli occhi.
Bill avvicinò piano il bacino al suo, e spinse il più delicatamente possibile finchè non entrò del tutto in lei. Sentì un forte calore che lo avvolgeva, e non potè fare a meno di gemere.
La ragazza strizzò gli occhi e si morse il labbro, percependo un po’ di dolore seguito da ondate di calore e piacere che si espandevano lungo tutto il suo corpo. Il ragazzo le baciò la punta del naso e chiese se andasse tutto bene. Lei annuì e gli strinse le ginocchia intorno ai fianchi.
Bill allora si tirò avanti e indietro, poggiando la testa sulla sua spalla. Sorrise perché da quella posizione poteva sentire il cuore della ragazza battere come un tamburo, quasi a scandire un ritmo.
Lucy si inarcò con un gemito e strinse la schiena accaldata del moro a sé. Le sue spinte erano delicate ma al contempo fatte con la velocità giusta per farla gemere ogni volta.
Era semplicemente dispersa in quel limbo di amore e piacere che li aveva ovattati entrambi fuori dal tempo e dalla spazio.
Bill stringeva a sua volta quel corpicino e torturava con le dita la coperta, gemendo ogni volta che entrava in lei.
Ciò che gli premeva di più in quel momento era farla sentire amata. L’amava troppo per lasciare che vivesse ancora in quell’incubo da cui non riusciva a evadere. E a quanto pare sembrava riuscirci maledettamente bene. Quando le sue spinte si fecero più veloci e sicure i gemiti di entrambi aumentarono. Abbassò compiaciuto lo sguardo sul corpo sotto di lui, osservando il modo in cui si contorceva dal piacere.
I gemiti di Lucy erano notevolmente aumentati di intensità e il moro capì di aver raggiunto il limite.
Le strinse con forza i fianchi e si riversò in lei con un’ultima sinuosa spinta. La ragazza gettò la testa all’indietro e lanciò un gemito che sfiatò in un grido di puro piacere, prima che Bill lo interrompesse con un bacio.
-T-ti amo- gli sussurrò con voce spezzata stringendogli la testa al petto e passandogli una mano tra i capelli.
-Ti amo anch’io- le rispose sfilandosi da lei con un ultimo gemito e stendendosi sul letto per riprendere fiato. Lucy richiuse lentamente le gambe e sorrise, in un incredibile e appagante sentimento di felicità e leggerezza. Si accoccolò al fianco di Bill, percorrendo con le dita le scritte che vi erano tatuate. Il moro la strinse forte e le baciò ripetutamente capelli, guance e labbra.
-Tutto bene? Ti ho fatto male?- chiese accarezzandole il basso ventre.
-No, sto benissimo. Grazie, amore mio, è stato fantastico. Ti amo tanto- disse allungando il busto su di lui per poterlo baciare.
Questa era davvero la sua prima volta, infatti solo questa volta c’era stato davvero Amore.
-Farei qualsiasi cosa per renderti felice. Sei stanca?-
-Mh mh-
Bill prese la coperta e vi avvolse prima Lucy, dopo sé stesso.
-Buona notte principessa…-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sono qui a scrivere alle 23 e 30 di sera perché non ne potevo più di farvi aspettare :) di questo capitolo non dico nulla, a voi i commenti *_* grazie a tutti e un bacione! :)  

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


 
Lucy quella mattina si svegliò sorridendo. Aprì gli occhi e si ritrovò accoccolata al petto di Bill, dove si era addormentata la sera prima.
Sollevò lo sguardo verso il viso del ragazzo, rilassato e felice: il trucco si era tutto sbavato a causa della pioggia e i capelli erano talmente disordinati che sembrava un pazzo. Trattenne una risatina e sgusciò via dall’abbraccio di Bill, cercando di non svegliarlo.
Si mise a sedere al bordo del letto mentre il moro, non sentendo più la presenza della ragazza, fece una smorfia e si girò dall’altra parte continuando a dormire.
Lucy sorrise intenerita e si chinò su di lui per dargli un bacio sui capelli. A quel punto si alzò, recuperando gli slip dal bordo del letto e mettendosi addosso la prima cosa che trovò a portata di mano, cioè una maglia arancione abbastanza larga che era appoggiata sulla sedia della scrivania.
Scese al piano di sotto decisa a preparare la colazione per lei e per Bill.
Non sapendo esattamente cosa era solito mangiare il ragazzo si sbizzarrì. Preparò un sacco di roba, dai croissants ai toast, e dal latte al succo di frutta. Diciamo che avrebbe potuto sfamare un esercito con tutta quella roba.
Risalì in camera, trovando Bill nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato. Lasciò il vassoio sul comodino e fece il giro del letto, inginocchiandosi accanto a lui.
Gli accarezzò il viso e gli posò un leggero bacio sulle labbra.
-Ehi? Bill, svegliati…E’ mattina. Dai amore, svegliati…-
Il ragazzo accennò un sorriso e infine aprì gli occhi, trovando il viso della ragazza a un palmo dal suo.
-Se questo è un sogno, per favore non svegliatemi- sussurrò accarezzandole i capelli.
Lucy sorrise mentre il ragazzo la fece sollevare per poterla baciare.
-Guarda, ti ho preparato la colazione! Spero che tu abbia fame-
Bill girò lo sguardo sul comodino per guardare l’enorme vassoio pieno di cibo che vi era sopra.
-Wow! L’hai fatto per me?-
-Sì! Anche se ti avverto che il barattolo di Nutella è mio!- disse lei mettendosi a ridere, contagiando anche il moro. Si sedette sul letto accanto a lui e mise il vassoio al centro del letto.
Dopo che ebbero mangiato tutto Lucy si distese ancora accanto a Bill, lasciandosi coccolare per un po’. Nessuno l’aveva mai coccolata in quel modo prima… Sua madre Anne se n’era andata quando lei era troppo piccola per ricordare, e suo padre la svegliava ancora come se fosse una bambina. Non che a lei non piacesse, ma le coccole di un padre sono diverse da quelle fatte dalla persona che si ama.
-Ti amo, lo sai?- sussurrò Bill mentre la ragazza tracciava immaginari disegni sul suo petto.
Mentre Lucy gli si avvicinava per baciarlo il cellulare di Bill vibrò sul comodino.
Entrambi trattennero un gemito.
Bill, stringendo con un braccio la ragazza, con l’altro braccio recuperò il cellulare, intasato di chiamate perse e di messaggi di Tom e, soprattutto, di Simone.
-Oh oh-
-Non hai avvisato tua madre ieri sera, vero?- domandò Lucy cominciando a ridere sommessamente.
-Ehm… Beh ho avuto di meglio a cui pensare!- disse facendole l’occhiolino -Ora non ridere!... Pronto?-
-BILL KAULITZ!!!- urlò la voce femminile dall’altra parte del telefono.
Mentre la ragazza si alzava per prepararsi, Bill cercava di calmare sua madre, spiegandole che stava bene e aveva deciso di restare da Lucy perché pioveva a dirotto. Dopo un po’ sembrò riuscirci.
 
 
 
 
Warren scese dal treno stringendo la valigetta e il borsone.
Fortunatamente la conferenza a Brema era durata meno del previsto, quindi invece di tornare a casa quella sera stessa sarebbe rientrato entro mezzogiorno. Pensò che sua figlia e Thomas sarebbero stati contenti di vederlo rientrare prima.
Qualche minuto dopo arrivò a casa, girò la chiave nella serratura ed entrò. Lasciò le sue cose sul pavimento e si tolse la giacca.
Mentre stava per annunciare il suo arrivo sentì delle voci nel corridoio del piano di sopra. Una era inconfondibilmente quella di sua figlia, l’altra era maschile, ma non seppe dire subito di chi fosse.
“Chi altro c’è in questa casa?”
 
 
 
-Allora? L’hai tranquillizzata?- chiese Lucy seduta sul letto, mentre osservava Bill asciugarsi i capelli dopo che si erano fatti una doccia. Con quanta maestria riusciva a stirarsi quei capelli, ci metteva quasi più passione di lei nel curarli. Ma in fondo sapeva che Bill era un incorreggibile perfezionista.
-Sì, e non sai che fatica! Mi ero dimenticato sul serio di avvisarla… A proposito, e tuo padre?-
-Aveva una conferenza, dovrebbe tornare stasera. Tra un po’ devo andare a prendere Tommy dalla casa di Elizabeth, mi accompagni?-
-D’accordo… Ecco, ho finito!- disse infine posando la spazzola e avvicinandosi alla ragazza, che per scherzo gli tirò delicatamente una ciocca.
-I tuoi capelli sono fantastici, come te!- esclamò baciandolo.
Pochi minuti dopo i due decisero di andare a prendere Thomas. Bill scese le scale mentre la ragazza era rimasta in camera per recuperare il cellulare, finito chissà dove.
-Ehm…Lucy!-
Lucy si sentì chiamare dal ragazzo e uscì nel corridoio, sporgendosi dalle scale per capire per quale motivo la chiamasse. Lo vide immobile e arrossito dalla testa ai piedi fissando qualcosa o qualcuno davanti a sé. Da lassù non riusciva a capire di che si trattasse, così scese, trovandosi davanti l’ultima persona che in quel momento avrebbe voluto vedere.
-P-Papà!- balbettò imbarazzata. Warren li squadrava entrambi a braccia conserte.
Seguirono alcuni mortali secondi di imbarazzante silenzio, prima che l’uomo ruppe il ghiaccio.
-Ciao, Bill!-
-S-salve W-Warren..-
-Che ci fai qui?- chiese l’uomo inarcando un sopracciglio.
-Ehm…Io…Stavo…-
-Papà, io e Bill ieri siamo usciti, e dato che diluviava gli ho chiesto se volesse restare qui per la notte, nel caso si ammalasse tornando a casa…- cercò di chiarire Lucy.
Prima che Warren facesse altre domande, Bill pensò bene di dileguarsi.
-Ehm…Lucy io devo andare, mia madre sarà furiosa. Ti chiamo dopo- disse fissando la ragazza, che a sua volta sembrava dirgli con gli occhi: “Se te ne vai ti uccido”. Le diede un rapido bacio all’angolo della bocca, salutò Warren e uscì di casa.
“Ti uccido”
Padre e figlia rimasero uno di fronte all’altra per qualche secondo, in silenzio. L’uomo, secondo il suo istinto paterno, aveva certamente intuito che quei due non si erano limitati semplicemente a dormire la sera prima…
-Papà io e Bill…-
-Shhh!! Ti prego Lucy non voglio sapere nulla, capisco che questi siano cose normali e siano fatti vostri. Voglio sapere solo una cosa: sei felice? Quel ragazzo ti fa stare davvero così bene?-
-…Sì. Sì, papà. Bill è…Io penso che sia quello giusto- disse la ragazza sorridendo in un’espressione che aveva conosciuto anche lui, ma che mai aveva riscontrato prima sul volto di sua figlia.
Le si avvicinò e l’abbracciò.
-Sono contento che tu sia finalmente felice. Sai, anche io quando iniziavo a frequentare tua madre, la persona di cui avevo più timore era suo padre, cioè tuo nonno. Anche io mi comportavo esattamente come si è comportato Bill adesso, cioè sparivo. E Anne voleva uccidermi. Ma era normale. Non avercela con lui- disse lui sorridendole amorevolmente.
-Mmh…Quindi voi uomini siete tutti codardi?- chiese Lucy scoppiando a ridere.
-No, semplicemente un padre che vuole proteggere sua figlia terrorizzerebbe chiunque-
-Beh…Grazie papà…Adesso vado da Beth a prendere Tommy, lui è stato da lei stanotte-
-Capisco, allora vai-. I due si sciolsero dall’abbraccio, e la ragazza uscì di casa.
Warren rimase a fissare l’uscio per un po’, sorprendendosi di quanto fosse cambiata sua figlia, di come fosse sbocciata e maturata. Era semplicemente orgoglioso di lei, e non avrebbe voluto cambiarle nulla. Era una la ragazza più matura che avesse mai conosciuto, forse però maturata troppo in fretta. E soprattutto era sicuro che anche Anne sarebbe stata fiera di entrambi.
 
 
                                                                                ***
 
 
Il bambino le saltò addosso urlando.
-Mamma!!! Mi tei mancata!-
-Tesoro, non mi hai vista solo per una sera..-
-Mi tei mancata lo stesso!-
Elizabeth si avvicinò a Lucy dandole la borsa con le cose di Thomas.
-Allora? Ti sei divertito con Beth?- chiese la ragazza sistemando i capelli arruffati del bambino.
-Sì! Beth mi ha fatto maggiare la torta al cioccola..- disse lui portandosi immediatamente la manina alla bocca, ricordando che sua madre non voleva che mangiasse troppi dolci.
Lucy lanciò un’occhiataccia all’amica che fece un sorrisino innocente.
-Elizabeth!-
-Oh ma dai un po’ di torta non ha mai ucciso nessuno! E poi non resisto quando mi fa quegli occhioni da cane bastonato! Non so come fai tu!- cercò di discolparsi incrociando le braccia.
-Abitudine. E comunque non voglio che cresca con questa robaccia chimica e zuccherosa-
-Peò tu mangi tanto cioccoato!- replicò Thomas gonfiando le guanciotte.
-Beccata!- la indicò Elizabeth.
-Smettetela!-
-Piuttosto…- la ragazza cercò di cambiare discorso – com’è andata la seratina con il tuo principe azzurro???- disse facendole l’occhiolino e punzecchiandola col braccio.
Lucy arrossì.
-Ehm… Non posso dirtelo per via delle due orecchie indiscrete che sono in braccio a me. Eh poi un momento io non ti dirò niente!-
-Ma come, neanche un dettaglio?- si rabbuiò Beth.
-Neanche uno, mi conosci-
-Stronza- sussurrò la ragazza nell’orecchio di Lucy.
Sentendosi ignorato, Thomas ricordò indistintamente qualcosa di simile che aveva visto una volta in un film. Non che ci avesse capito molto in realtà, anzi, proprio nulla.
-Ehi! Io lo to cota hanno fatto mamma e Bill!- esclamò compiaciuto per la sua arguta osservazione.
Le ragazze spalancarono gli occhi e lo fissarono per qualche secondo.
-Tommy…Cosa sai?!- chiese perplessa Lucy.
-Non te lo dico!- rispose il bambino sorridendo diabolicamente.
Elizabeth scoppiò in una fragorosa risata.
-Non è divertente!- disse Lucy imbronciata –Dai tesoro, adesso andiamo a casa, e poi mi spiegherai cosa sai!- salutò l’amica e tolse il disturbo.
 
 
 
 
 
 
 
Buon pomeriggio a tutti :) Allora, scusate il ritardo ma purtroppo mio fratello ha l’egemonia sul computer -.- Anyway, grazie a tutti quelli che continuano a seguirmi e a recensire :) ringrazio ovviamente anche tutti i miei lettori “invisibili”, anche se un piccolo commentino mi farebbe piacere :D Ah, ho aggiunto la copertina di "Iris" al primo capitolo :D So che è enorme, ma con i computer sono una pippa xD Guardatela e ditemi casa ne pensate. E' stata creata da Addicted_TH, quindi un applauso per lei! Woooo!!! (Hai visto che li ho messi i credits? u.u) Un bacio e alla prossima!
 
P.S. Addicted_TH hai capito di che parlavo? xD LoL!

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Lucy si appoggiò al muretto appartato a cui era solita appoggiarsi ascoltando la musica in attesa dell'arrivo di Bill.  Selezionò la prima canzone che le capitò, "Stairway to Heaven", un brano dei Led Zeppelin. 
Quella mattina Bill era particolarmente in ritardo. Non che gli altri giorni arrivasse puntuale, ma in genere riuscivano a vedersi prima dell'inizio delle lezioni. 
Calciò con il piede un sassolino osservando la sua traiettoria.  Si fermò ai piedi di una grande quercia che si stagliava imponente di fronte al liceo. Un passerotto che si era fermato lì, probabilmente in cerca di cibo, saltellò sul sassolino e iniziò a cantare. 
Le dolci note della canzone e il canto melodioso della bestiolina le fecero pensare a come fosse cambiato il suo rapporto con Bill dal giorno in cui si conobbero fino a quel momento. Erano passati diversi mesi ormai, e il modo in cui l'aveva trasformata, in meglio naturalmente, era impressionante. 
Ripensò alla sua ostilità nei confronti del ragazzo, al modo in cui suo figlio Thomas si era legato  a lui, poi al loro "appuntamento" al bar, al loro primo bacio, e infine alla loro prima volta. Le venne automatico arricciare le labbra in un sorriso.  
Sussultò leggermente quando Bill le tolse un auricolare e le schioccò un rumoroso bacio sulla guancia. La ragazza si voltò e lo fissò seria nei suoi occhi nocciola, incrociando le braccia. Bill si allontanò un po' col busto e la guardò perplesso. 
  - Ciao amore, come stai?- disse cercando di darle un bacio, ma lei si scansò.
  - Wo woo non così in fretta. Sappi che sono ancora arrabbiata con te-
  -Perchè me ne sono andato? Dai Lucy, tuo padre mi avrebbe ucciso, mentre tu sei sua figlia. E poi guarda che ho subito il quarto grado anch'io appena arrivato a casa. E quello di Tom è stato molto diverso da quello di mia madre...- cercò di discolparsi il moro.
  - Non c'entra! Mio padre si è dimostrato molto comprensivo invece. Però Tommy ed Elizabeth  non hanno fatto la stessa cosa e mi hanno bombardato di domande. E comunque ce l'ho con te- rispose infine girando la testa dall'altra parte, fingendosi imbronciata.
Bill l'abbracciò da dietro e le fece le fusa sul collo, per farsi perdonare. Lucy cercò inutilmente di resistere: alla dolcezza di suo figlio ormai si era abituata, a quella di Bill non ancora. E ce ne sarebbe voluto per abituarsi.
Così si girò e gli cinse il collo con le braccia, posando un leggero bacio a stampo sulle sue labbra. Era troppo facile per Bill vincere le discussioni in questo modo, ma a lui non dispiaceva affatto e lei rimaneva intenerita dal modo in cui cercava di scusarsi, in fondo era dolcissimo.
La campanella suonò in quel momento, così il cortile si svuotò e tutti i ragazzi andarono nelle rispettive classi, compresi Lucy e Bill. 
 
 
La professoressa entrò in classe con il suo solito sorrisetto innocente stampato sul viso. Poggiò i libri sulla cattedra e dopo che ebbe sistemato la camicetta, bianca come le nuvole e abbottonata fino al collo, salutò i ragazzi con un elegante "Buongiorno".
  - Ricordati che abbiamo delle ripetizioni di fisica in sospeso- sussurrò Bill.
  - Lo so, ti prometto che te le do domani, oggi non è proprio possibile. Anzi, devo chiederti un favore...-
  -Cosa?- 
  -Ho deciso di...-
  -Ragazzi- la professoressa si alzò solenne con una  pacatezza invidiabile -ho fissato un compito in classe alla fine della settimana. Purtroppo ho bisogno di voti-
Si levarono dei mormorii generali in classe, sbuffi di disapprovazione e perfino qualche bestemmia. 
Bill invece incrociò le braccia sul banco e vi poggiò la testa sopra rassegnato.
 
 
 -Non ce la farò mai- disse triste il ragazzo, sedendosi su una panchina fuori dal cancello del liceo.
  -Si che ce la farai! Ho promesso di aiutarti, quindi tu passerai questi fottuti esami, capito?- gli rispose Lucy abbracciandolo per consolarlo.
Dopo qualche tempo che Bill si crogioló tra le braccia della ragazza ricordò che in classe avevano interrotto un discorso.
  -Che favore dovevi chiedermi?- chiese sciogliendo l'abbraccio.
  -Oh.. Ho deciso di trovarmi un lavoro. Niente di che per ora, solo qualcosa part time. Lo voglio fare perché voglio iniziare a fare qualcosa da sola. Cerca di capire, ho un figlio, devo iniziare a capire come funziona il mondo del lavoro per poterlo mantenere da sola un giorno- 
  -Fantastico! Quindi il favore sarebbe aiutarti a trovare lavoro?-
  -No, il favore sarebbe quello di passare con Tommy il pomeriggio. Lo faresti per me?- domandò la ragazza facendo gli occhi dolci.
  -Volentieri! Cosa ci può essere di così difficile nel badare a un bambino tranquillo come Thomas!-
 
 
                                                                     ***
 
  -Io allora vado, tesoro. Fai il bravo con Bill, ok?-
  -Cetto! Io e Bill ci divettiremo tantissimo !- esclamò Thomas con una vena di malignità infantile negli occhi.
  -Buona fortuna, Lucy- disse Bill dando un bacio alla sua ragazza.
  -Grazie, anche se è a te che servirà la fortuna. Divertitevi!- concluse infine uscendo  di casa.
Bill rimase per qualche secondo immobile davanti al bambino che lo guardava sorridendo. Non aveva mai fatto da babysitter a nessuno prima, ma non doveva essere poi cosi complicato. E poi il fatto che  si trattasse del figlio della sua ragazza a cui lui era simpatico contribuiva.
  -Allora, Tommy, cosa vuoi fare?-
  -Vojo uscire!-
  -Ok, per andare dove?-
  -Mi potteresti al cettro commeciale?- chiese teneramente il piccolo sfoderando due enormi occhioni che avrebbero fatto concorrenza a un peluche. Bill non poté fare a meno di accettare, cosi preso il bambino si avviarono immediatamente al centro commerciale più vicino.
Appena arrivati di fronte alla porta automatica Thomas si fiondò come un cane da tartufi verso un negozio in particolare. Doveva esserci andato diverse volte, perchè conosceva la strada a memoria.
Raggiunta la sua destinazione, alzò lo sguardo verso Bill e lo fissò sorridente. 
Il moro deglutì.
Thomas lo aveva portato in un negozio di giocattoli. Perché lo aveva portato lì?
Il piccolo pensò bene di ovviare ogni suo dubbio. Lo trascinò dentro per i jeans e gli passò in rassegna tutti i giocattoli presenti su ogni scaffale, mostrando le sue profonde conoscenze in materia. Bill rimase quasi sorpreso: quel bimbo conosceva a memoria quel negozio come le sue tasche!
Quando si fermarono davanti a una piccola teca di vetro, il bambino si rattristò un pochino e incollò il viso sul vetro. Al di là della teca c'era un pupazzetto di plastica di Iron Man. 
Bill si accorse del fatto che a Thomas quel giocattolo doveva piacere un sacco, così sospirò e decise di salutare il suo portafoglio.
  -Tommy, a te piace Iron Man?-
  -Sì... Ma la mamma dice che ho molti giocattoli e che non vuole viziarmi troppo...- rispose Thomas dando le spalle alla teca e andando verso l'uscita. Bill si parò davanti a lui e si chinò sorridendo. Vedere quel bambino così triste lo aveva convinto a mettere da parte ciò che gli aveva detto Lucy, anche a costo di beccarsi una bella strigliata.
  -Bhe ma la mamma non deve per forza saperlo... Lo vuoi proprio tanto tanto?-
  -Sì! Ti plego Bill!- implorò lui facendo gli occhi dolci.
Il moro sospirò e andò alla cassa per pagare. Quando uscirono Thomas era al settimo cielo e Bill si sentiva allegro nel vederlo felice.
 
                                                                    ***
 
Lucy prese un bel respiro ed entrò nel negozio chiamato "MusikHaus". Era un negozio di articoli musicali che aveva aperto da poco, quindi era probabile che cercassero personale.
Si diresse alla cassa, attraversando gli scaffali pieni di CD e superando gli strumenti musicali,  e chiese alla commessa a chi si sarebbe potuta rivolgere per chiedere di essere assunta.
La giovane ragazza le sorrise e chiamò qualcuno in una stanza accanto. Ne venne fuori un signore molto elegante, sulla cinquantina. In un primo momento la squadrò per bene, poi si presentò.
 -Buon pomeriggio! Sono Adam Deilenmouth, il proprietario. Le serve qualcosa?-
  -Salve, mi chiamo Lucy Smith. Vorrei sapere se lei sarebbe interessato ad assumermi...- disse la ragazza in tono cordiale.
  -Mmh... Avrei bisogno di qualche altro commesso effettivamente. Sei maggiorenne? Cosa sai fare?- l'uomo iniziò con le domande. Non che Lucy sapesse fare chissà cosa, ma nel settore musicale era alquanto esperta.
  -Sì, ho diciotto anni. Bhè conosco abbastanza l'ambito musicale... So accordare e suonare diversi strumenti e so riconoscere molte canzoni dalla prima nota...-
  -Perfetto. Mi basta. Sei assunta ragazza mia! Devi solo compilare solo alcune scartoffie per burocrazia... Ecco. Puoi iniziare lunedì. Di venerdì il negozio è chiuso- concluse l'uomo porgendo dei moduli a Lucy.
Lei si affrettò a compilarli, ascoltando le informazioni che il il signor Deilenmouth le stava fornendo riguardo agli orari pomeridiani, la paga e altre cose simili. Lo salutò e uscì soddisfatta.
In fondo non era stato così difficile, e per arrotondare quello sembrava esattamente il lavoro adatto a lei.
 
                                                                         ***
 
Il portafoglio di Bill piangeva.
Questo perché Thomas lo aveva convinto a sperperare tutti i suoi soldi in giocattoli, gelati e caramelle. Era sicurissimo che la sua ragazza lo avrebbe ucciso una volta che lo avrebbe scoperto, ma non riusciva proprio a resistergli. 
Erano tornati a casa da qualche minuto, precisamente da quando Tommy al parco aveva annunciato di essere stanco. 
Bill non pensava fosse così difficile occuparsi di un bambino. Non immaginava che fosse così impegnativo star dietro a tutti i suoi bisogni, capricci, etc.. Ne aveva di strada da fare per imparare a essere un bravo "papà" per lui.
  -A cosa vuoi giocare piccolo?- chiese il ragazzo sedendosi sul pavimento del salotto tra la marea di giocattoli.
  -Vuoi giocae con me ai cavalieri ovali?- 
  -Ovali?- domandò perplesso il moro.
  -Sì ovali! Tipo re Artù!- rispose indignato il bambino, come se fosse un sacrilegio non sapere di cosa stesse parlando.
  -Oh, medievali Tommy, non ovali!- disse Bill piegandosi dalle risate.
Thomas si girò imbronciato per la risata del ragazzo, che gli si avvicinò facendogli il solletico. Il bambino si stese mettendosi a ridere, giocando con le ciocche di capelli di Bill.
Dopo si alzò e prese due spade di plastica, porgendone una al ragazzo. Bill si alzò e si mise in guardia mentre lui lo rincorreva per tutta la casa. Il ragazzo si lasciò prendere e fece finta di essere trafitto. Si accasciò immobile al suolo, osservando la reazione del bambino.
  -Bill? Bill sei motto?- chiese punzecchiandogli il petto con il dito. Bill si alzò di scatto e lo abbracciò dandogli un bacio sui capelli.
  -Bill, a te piace ttare con me?- domandò sollevando gli occhi sul viso del ragazzo.
  -Certo che mi piace stare con te! Perché me lo chiedi?-
  -Pecchè mamma sta bene con te. E anche io sto bene con te. Tu non ci abbandoneai come ha fatto il mio vero papà?-
Quel bambino era più acuto di una volpe.
  -No, Tommy. Io non vi abbandonerò, te lo prometto- rispose abbracciandolo più forte.
  -Grazie, papà- sussurrò quasi impercettibilmente, ma Bill sentì benissimo. Si commosse, mai avrebbe immaginato di sentirsi chiamare papà, a maggior ragione poi se il figlio non era il suo. Ma c'era qualcosa di speciale che li teneva uniti, forse era amore, un amore del tutto diverso da quello provato fino a quel momento...
 
 
  -Sono a casa!- esclamò Lucy non ottenendo risposta. Così si tolse le scarpe e andò nel soggiorno, trovando Bill appoggiato al divano, addormentato. Accucciato sul divano, invece, c'era suo figlio.
Cercando di fare meno rumore possibile si avvicinò accanto a Bill e lo scosse delicatamente. Il ragazzo aprì gli occhi e le sorrise, alzandosi.
  -Ciao amore- disse la ragazza dandogli un bacio -vi siete divertiti?-
  -Sì, siamo andati al centro commerciale e al parco. Poi abbiamo giocato un po'. Amo tuo figlio, Lucy. È come se lo conoscessi da sempre. Credo di essermela cavata bene-
  -Anche per Tommy è la stessa cosa. Ti vede come il padre che non ha mai avuto. Grazie per aver badato a lui- disse lei guardando il bambino dormire come un angioletto.
  -Di nulla. E tu? Trovato lavoro?- 
  -Sì. Mi hanno assunta alla "MusikHaus", inizio lunedì- 
  -Sono contento-. le rispose Bill abbracciandola -Allora io vado, a domani. Salutami Thomas appena si sveglia. Ti amo-
  -A domani, ti amo anche io-
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti! :-) Scusate il ritardo ma ho avuto un po' di problemi D: Questo è un capitolo molto tenero a mio parere, anche se per scriverlo ci ho messo parecchio :-) finalmente Thomas ha chiamato Bill papà, molti di voi lo aspettavano :3 che altro dire, ringrazio ancora di cuore chi continua a seguirmi! Tra pochissimissimo si entrerà in una fase molto particolare della storia, quindi attenzione XD un bacione e a presto! :-) 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


A  quasi tutti dà fastidio essere osservati costantemente.
Quando per esempio si viene fissati per strada il più delle volte si cerca di sviare l'attenzione su qualcos'altro, per esempio si può far finta si usare il cellulare. 
Se poi a osservarci è qualcuno di importante, per esempio il nostro superiore nell'ambito lavorativo, si cerca sempre di dare il meglio, di far emergere le nostre potenzialità, e talvolta fingiamo di essere ciò che in realtà non siamo.
Naturalmente tutto ciò è valido solo quando si è pienamente coscienti che qualcuno ci osservi.
Mettiamo invece il caso in cui si hanno solo vaghi e infondati sospetti, quando si pensa di aver visto qualcosa che in realtà può semplicemente non esistere. In quel caso sarebbe preferibile lasciar perdere. È più facile.
In effetti, facendo finta di niente, è difficile chiedersi, per esempio: "Perchè quella BMW nera è appostata in fondo al vialetto da ore?"
"Sarà l'auto di qualche parente in visita ai familiari", si pensa.
Se non ci si accorge di essere osservati ci si mostra al naturale, per quello che si è: puoi tranquillamente andare a prendere tuo figlio dall'asilo, o abbracciare il tuo ragazzo che è venuto da te per studiare insieme. Ed è qui che c'è quel momento di tetra sorpresa, in cui l'uomo nella macchina capisce che per poter arrivare a te è necessario che tu sia sola, soprattutto nell'anima.
E sorride, nei sadici piani della sua mente, sapendo che il tuo nuovo inizio non è altro che il principio della fine.
 
 
 
 
 
  -Bill, non è difficile. È solo una formula un po' lunga ma non è complicata- sospirò Lucy, ormai sfinita di ripetere la stessa maledettissima formula fisica in continuazione.
  -Un po' lunga?! Tu sei un fottuto genio se riesci a memorizzarla!-
  -Forse sarebbe meglio fare una pausa- propose la ragazza alzandosi dalla sedia e stiracchiando un po' le braccia.
  -Dobbiamo per forza studiare? E se facessimo qualcosa di più... divertente?- chiese il ragazzo con una voce calda che le fece venire i brividi. Le si avvicinò e l'abbracciò iniziando a baciarla.
  -Piacerebbe anche a me fare altro. Ma fin quando quella formula non ti entrerà qui dentro noi non faremo nulla-
  -Neanche le coccole?-
  -Forse dopo. Forse- rispose infine lei sciogliendo l'abbraccio. 
Si avvicinò al frigo e tirò fuori due lattine di Red Bull e due gelati biscotto.
Bill sospirò rassegnato, abbassò la testa e prese posto, non del tutto pronto a sbattere la testa sul libro per altre due ore. Ma sapeva che se voleva scambiare qualche effusione amorosa con la sua ragazza avrebbe necessariamente dovuto imparare qualcosa.
Le due ore di studio passarono lentamente. Molto lentamente. 
Però alla fine sembravano aver dato i suoi frutti. Infatti Bill era riuscito abilmente a risolvere alcuni problemi sulla propagazione  lineare del calore sotto lo sguardo meravigliato e commosso di Lucy. 
Andando avanti così a poco a poco sarebbe riuscito a salvarsi dal debito che lo aspettava.
A quel punto Bill si alzò e andò nel soggiorno, gettandosi sul divano con pochissima grazia. Alzò le braccia verso la ragazza reclamando un abbraccio che lei decise di concedergli. 
  -Sono fiera di te Kaulitz- sussurrò dandogli un leggero bacio sulle labbra.
  -E visto che sono stato così bravo che ne dici di coccolarmi adesso?- sbottò il moro attirandola su di sé. Lucy allora prese a baciarlo dolcemente, accarezzandogli i capelli e il viso. A poco a poco fece scivolare le mani verso il basso, infilandgliele sotto la maglia. 
Bill sorrise. Poteva non essere troppo tardi per qualcosa di più eccitante che studiare fisica... A meno che non fosse intervenuta qualche calamità naturale a separarli.
In questo caso la calamità naturale è un bambino alquanto allegro e vispo di nome Thomas che fece il suo trionfale ingresso spalancando la porta.
  -Mamma!!!- urlò correndo verso il divano.
La ragazza spalancò gli occhi e si sollevò di scatto da Bill, lasciandolo spaesato e  confuso. Dopo che ebbe ricollegato i neuroni si abbassò velocemente la maglietta e si mise a sedere appena in tempo, perché subito dopo di Thomas entrò in casa anche Warren.
  -Ciao tesoro! Ti sei divertito oggi a scuola?- chiese Lucy mentre il bambino si fiondava tra le sue braccia.
  -Sì! Pecchè non mi siete venuti a prendere tu e Bill?- domandò Tommy spostando un dito inquisitorio dalla madre al ragazzo.
  -Scusaci, piccolo. Tua madre mi stava aiutando a studiare- rispose Bill avvicinandosi.
-Perchè voi stavate studiando, vero Lu?- chiese Warren sforzandosi di essere serio. Ma era difficile esserlo di fronte al color porpora che avevano assunto le guance dei due ragazzi, così si fece scappare una leggera risatina.
-Papà non sei affatto spiritoso-
  -Beh, io mi baso sull'evidenza dei fatti...-
  -Papà!-
L'uomo scoppiò definitivamente a ridere mentre Thomas, nella sua innocenza infantile, guardava la scena con un sopracciglio aggrottato. Aprì un po' la bocca per chiedere delucidazioni, ma decise di lasciar perdere.
I grandi sono tutti strani.
  -Lucy, stasera abbiamo qualcosa in programma?- chiese Bill rivolgendosi alla ragazza.
  -Mmh... Che ne dici di mangiare qualcosa in un pub?-
  -Per me va bene. Allora io vado. Grazie per le spiegazioni, a stasera- disse, dopodiché salutò Warren e il bambino e uscì di casa.
 
                                                                                  ***
 
 Bill e Lucy si entrarono nel caotico e affollatissimo pub, che si trovava non molto lontano da casa del ragazzo, e presero posto sugli sgabelli di fronte al bancone. Dopo aver chiacchierato un po' ordinarono qualcosa da mangiare.
 
Mentre loro si divertivano, un uomo molto giovane entrò nel locale e si appoggiò a un muro non molto distante dai due ragazzi, ma abbastanza per non dare nell'occhio. La musica a tutto volume era poi l'ideale per sviare l'attenzione.
Osservò attentamente la ragazza, la squadrò da capo a piedi: osservò il modo in cui sorrideva quando il ragazzo accanto a lei le parlava; osservò come era cresciuta rispetto all'ultima volta in cui l'aveva vista senza spiarla; e infine osservò che si era appena alzata, e stava andando verso il bagno mentre l'altro era rimasto lì.
Quella era la sua occasione. 
Il suo piano non poteva fallire, l'aveva organizzato minuziosamente perché non fallisse. 
Con un colpo di reni si staccò dal muro, preparò un sorriso e si fece strada tra la gente verso il ragazzo.
 
  -Bill, io devo andare in bagno-
  -Ma come, devi andarci qui in bagno?-
  -Sí! Mi scappa! Tu aspetta qui e finisci quel cocktail così poi andiamo via- disse la ragazza alzandosi dallo sgabello.
Bill si girò verso lo scaffale degli alcolici davanti a sè, giocherellando per un po' con la cannuccia nel suo bicchiere.
  -Scusami amico, questo posto è libero?- gli chiese un ragazzo sui venticinque anni, un grande sorriso stampato in faccia, biondo, palestrato e abbronzato, alto più o meno quanto lui.
  -Ci sarebbe la mia ragazza... Ma tra un po' andiamo via, perciò siediti pure- rispose abbozzando un sorriso.
  -Io mi chiamo Ivan, vengo qui nel weekend e ogni lunedì per un drink ma non riesco mai a trovare posto!- disse cordiale Ivan cercando di attaccare bottone.
  -Piacere, Bill. Io non ci sono mai venuto qui... Però è carino. È stata un'idea di Lucy-
  -Lucy... Un tempo conoscevo una ragazza di nome Lucy. Wow, quella sì che era una ragazza degna di questo nome. A letto era una bomba, non so se mi spiego. Siamo stati insieme per un po', poi la lasciai perché mi tradiva con decine di ragazzi...- disse scuotendo la testa. Fece un cenno al barista di servirgli un bicchiere di vodka che bevve velocemente.
  -Mi dispiace... La mia Lucy non è così invece- rispose Bill sorridendo.
  -Oh sono felice per te! Beh, Bill, è stato un piacere conoscerti- disse il ragazzo salutando Bill con un amichevole pugno sulla spalla -E mi raccomando, se dovessi incontrare una certa Lucy Smith un giorno dille che il mio letto per lei è ancora disponibile- 
Bill sgranò gli occhi e quasi non sputò tutto ciò che stava bevendo.  
Si girò di scatto ma il ragazzo era sparito in mezzo alla gente che affollava il locale. Lo cercò con gli occhi ma niente.
Non era sicuro di ciò che aveva sentito.
Smith? Proprio Lucy Smith?! La sua Lucy???
No no no, quel ragazzo doveva aver sbagliato nome. 
E se fosse stato giusto? Quante ragazze di nome Lucy Smith possono esistere al mondo? Si disse che era un'idea stupida.
Doveva aver sentito male. Certo, semplicemente l'alto volume della musica gli aveva fatto prendere fischi per fiaschi.
Era per forza così, non poteva essere altrimenti. 
La sua ragazza, dolce e fedele, non poteva identificarsi con la poco di buono infedele descritta da quel tipo.
Certo.
Una strana angoscia lo pervase. Un senso di spaesamento e celata paura.
  -Ehi amore, possiamo andare... Bill?- disse Lucy scuotendogli la spalla.
  -Eh?- mormorò Bill sconnessamente, agitando la gamba destra in preda a un tic nervoso.
  -Ho... detto che possiamo andare. Bill ti senti bene? Sei così... pallido. E ti comporti in modo strano- osservò lei.
Bill decise di far finta di niente e cercò di convincersi di aver sentito male. Chi non si convinse fu Lucy. Il suo sguardo, sempre dolce e sincero, ora gli sembrava estraneo. Non riconosceva più in lei quella ragazza di cui si era innamorato. Ma tutto ciò solo per un attimo. Non intendeva credere a ciò che il primo estraneo gli diceva. Si fidava di lei.
 Sforzò un sorriso e le disse: -Va tutto bene. Vieni, ti accompagno a casa-
 
 
 
 
 
 
Saaalve :-)  eh purtroppo questo momento doveva arrivare. Il ritorno di Nathan era inevitabile :( va beh, tanti baci, al prossimo capitolo :-) 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Bill non chiuse occhio tutta la notte. 
Era steso supino e fissava il soffitto con le braccia dietro la testa. Si era girato e rigirato molte volte senza riuscire a prendere sonno. 
Dire che ciò che Ivan gli aveva detto lo aveva turbato era un eufemismo.
Si chiedeva come fosse possibile che quel tipo conoscesse la sua ragazza. Non riusciva a sopportare il peso di questo dubbio, che gli puntellava la coscienza come un trapano senza dargli requie. Doveva necessariamente andare a fondo nella faccenda per capirci qualcosa in più. Lui credeva in Lucy, si fidava di lei. In fondo dopo tutto ciò che c'era stato tra loro non poteva credere a uno sconosciuto. Ma nonostante ciò aveva intenzione di parlarci ancora.
Bill non era una persona superficiale, sapeva cogliere in un discorso anche il dettaglio più irrilevante e apparentemente inutile.
Ivan gli aveva detto di frequentare quel locale nel weekend e il lunedì sera. Quella sarebbe stata la sua occasione per parlarci ancora. E intanto però doveva stare attento a non insospettire Lucy, anche se sapeva benissimo che non ci sarebbe riuscito dato l'atteggiamento pensieroso e scostante che assumeva in queste situazioni.
Si girò un'ultima volta sul fianco sinistro, perdendo lo sguardo nel cielo notturno fuori dalla sua finestra, e finalmente le domande e i dubbi che gli ronzavano per la mente si dissolsero, lasciando spazio a Morfeo che lo accolse tra le sue braccia.
 
                                                                        ***
 
Qualche giorno dopo Bill e Lucy stavano camminando silenziosamente verso il cinema. 
Il ragazzo aveva le mani in tasca e e la testa bassa, immerso nei sui pensieri. Lucy aveva cercato di farlo chiacchierare un po', prima con le battute più stupide, poi con alcune interessanti riflessioni sul clima. Bill ovviamente si era limitato ad annuire e sorridere di tanto in tanto.
Una volta arrivati al cinema comprarono il biglietto del film, "Jumper", e i pop corn, dopodiché presero i loro posti in sala.
Sullo schermo apparvero le solite pubblicità che precedevano l'inizio di ogni film e Lucy ne approfittò per cercare di capire che avesse Bill.
  -Come pensi che sarà il film?- chiese sorridendogli teneramente.
Bill la fissò stranito per alcuni secondi. Il suo sorriso lo incantava sempre. Non sarebbe riuscito ad avercela con lei nemmeno volendo.
  -Penso che sia carino...- rispose ricambiando il sorriso.
  -Bill... Sei strano in questi ultimi giorni. Per favore dimmi che cos'hai, sono preoccupata-
  -Non ho niente, stai tranquilla. Il film sta per iniziare, sarà meglio stare zitti se non vogliamo che ci buttino fuori- tagliò corto il ragazzo girando lo sguardo verso lo schermo.
Lei lo fissò per un po' e tese la mano sulla sua,  accarezzandone il dorso e incrociando le dita a quelle del ragazzo.
 
 
Quando il film finì le persone in sala si affrettarono verso l'uscita.
Lucy si strinse nella giacca e si sistemò i lunghi capelli castani mossi dal fresco venticello primaverile. L'aria fresca però non serviva a spazzare via dalla sua mente le mille domande sul comportamento del suo ragazzo. Il suo silenzio non faceva altro che innervosirla, così decise di smetterla di esserne indifferente.
  -Ok, adesso basta- mormorò seccata stagliandosi davanti a Bill -Mi vuoi dire o no che diavolo ti prende? Non ti azzardare a dirmi che va tutto bene perché ti prendo a schiaffi, Bill! Perché non mi parli? Mi stai praticamente ignorando! Ti ho fatto qualcosa forse? Ti ho fatto arrabbiare in qualche modo? Se è così ti chiedo scusa, ma per favore smettila di far finta che io non esista! Mi stai facendo impazzire!- esclamò.
Il moro rimase per un po' davanti a lei, immobile. A un certo punto le si avvicinò, le prese il viso tra le mani e la baciò.
  -Hai ragione, mi comporto in modo strano. Ma tu non mi hai fatto niente Lucy. È colpa di... un mio conoscente. Scusa se me la sto prendendo con te, mi dispiace- rispose evitando di dirle come stavano effettivamente le cose.
  -Ne vuoi parlare?-
  -Preferirei di no-
  -Oh... Come vuoi. Non mi hai neanche chiesto com'è andato il mio primo giorno di lavoro...- disse la ragazza fissandosi le scarpe, piuttosto sorpresa che se ne fosse dimenticato.
  -Oh cavolo, hai ragione! Mi dispiace tesoro, mi era completamente passato di mente. Com'è andata?-
  -Abbastanza bene, direi. Gli altri commessi sono stati tutti molto gentili con me... Penso di riuscire a cavarmela-
  -Ne ero sicuro, bravissima!- si complimentò Bill abbracciandola.
Rimasero così per un po', abbracciati nella penombra della strada.
  -Bill, stanotte ti va di stare da me?- sussurrò Lucy fissandolo negli occhi.
  -Vorrei tanto, ma c'è una... cosa che devo fare-
  -E questa cosa è così importante da preferirla a me?-
  -Sai che non voglio dire questo-
  -Ok. Ok, Bill. Fa' come vuoi- sbottò la ragazza separandosi da lui e girandosi per andare a casa.
  -Lucy!- disse Bill afferrandola per il polso e facendola girare -Io ti amo, lo sai questo, vero?-
  -Sì, lo so. Anche io ti amo- 
Bill la lasciò e la seguì con lo sguardo fin quando non svoltò l'angolo. Trasse un profondo respiro e si avviò verso il posto dove avrebbe ottenuto le risposte che stava cercando.
 
 
                                                                     ***
 
 
Si fece largo tra la folla, cercando con lo sguardo la causa delle sue frustrazioni. L'alto volume del locale non faceva altro che creare ulteriore confusione nella sua mente.
Ad un tratto lo vide, seduto su un divano rosso in un angolo. 
Con convinzione affrettò il passo e si sedette proprio accanto a lui.
  -Ehi Bill! Qual buon vento ti riporta qui?- "Sapevo che saresti tornato. Tutto sta andando secondo i piani" 
  -Ciao Ivan. Noi dobbiamo parlare- 
  -Certo-
  -L'altra volta mi hai parlato di una certa Lucy Smith...- cominciò Bill, fissandolo serio.
  -Esatto. Cos'è, l'hai incontrata?-
  -Lucy Smith è il nome della mia ragazza- 
  -Come?! Davvero?- si finse sorpreso Ivan.
  -Sì. Tutto ciò che tu mi hai detto non ha senso! Lucy non è assolutamente come l'hai descritta tu! Lei è una ragazza...-
  -Dolce, carina e innocente. Sembrano tutte così. Poi però si vede quanto lo sono realmente. Quando si stufa di qualcuno ha la brutta abitudine di sparire dalla circolazione. È una bravissima attrice, non trovi?- 
  - Bada a come parli! È stata la gravidanza a isolarla!- lo intimò Bill. Non poteva permettersi di parlare in questo modo della ragazza che amava.
Ivan scoppiò in una fragorosa risata che gli fece gelare il sangue nelle vene.
  -Beh, che altra prova vuoi? Amico, non vorrai credere a una del genere! Senza offesa, ma tu mi sembri tanto un altro idiota che si è innamorato del bel faccino di una puttana- sibilò il ragazzo, enfatizzando con amaro disprezzo le ultime parole.
  -Sta' zitto! Non osare definirla in quel modo!- urlò il moro alzandosi, richiamando su di loro l'attenzione delle altre persone.
  -Pensaci, da quanto la conosci? Dov'era prima? Puoi credere a me o puoi credere a lei. Puoi continuare a vivere nelle tue illusioni e continuare a strisciarle ai piedi. Sei ridicolo e patetico- disse scandendo le ultime parole guardandolo con aria di sfida.
Bill stava per esplodere. Avrebbe voluto prendere un bicchiere e sgozzare quel bastardo con un coccio di vetro. 
  - Sei solo in maledetto stronzo bugiardo!- urlò.
Non ci vide più dalla rabbia, così si avventò con un pugno sul ragazzo, il quale reagì con un secondo pugno. Stava per avere luogo una violenta colluttazione, finché non intervennero due uomini a separarli. 
Bill si pulì con la manica il labbro sanguinante, si scrollò di dosso l'uomo che lo teneva fermo e uscì dal locale.
Nathan intanto prese un cocktail dal vassoio di un cameriere e appoggiò comodamente la schiena al divano. 
Chiuse gli occhi e bevve lentamente, assaporando il sapore amarognolo della bevanda fredda, e pregustando anche la vittoria della prima fase del suo piano.
Bill non sapeva che fare, cercava di convincersi in tutti modi che quell'uomo avesse torto. 
Camminava con passo spedito senza una meta particolare, spaesato e confuso. Prese il cellulare dalla tasca dei jeans e compose velocemente quel numero che ormai sapeva a memoria.
Dopo qualche squillo che per lui sembrava eterno la ragazza rispose.
 
 
                                                                     ***
 
Lucy aveva appena rimboccato le coperte di Thomas, così chiuse la porta della sua cameretta e si diresse nella sua stanza, decisa a mettersi a letto.
Sollevò le coperte e ci si infilò dentro, allungando poi una mano per spegnere la luce. 
Nel momento in cui chiuse gli occhi il cellulare sul suo comodino vibrò. Aprì di nuovo gli occhi e lesse il nome sul display. Fece una faccia a metà tra la  perplessità e preoccupazione e rispose.
-Pronto?-
-Lucy!- urlò Bill dall'altra parte del telefono con una voce insicura e agitata.
-Bill! Che succede?! Perché hai quella voce? Dove sei adesso?-
-Lucy, ti prego possiamo vederci? È importante!-
-Certo! Dimmi dove sei- rispose lei alzandosi di scatto dal letto e accendendo la luce.
  -Apri la porta, sono qui sotto- concluse chiudendo la chiamata.
Lucy buttò il cellulare sul letto e si precipitò all'ingresso, aprendo la porta di scatto. Bill era immobile davanti a lei, un'espressione sconvolta e perplessa dipinta sul viso.
  -Bill! Oh mio dio cosa ti è successo?- chiese agitata percorrendo con le dita il taglio sul labbro del ragazzo -Entra, ti curo quelle ferite-
Bill la seguì nella sua camera e si sedette sul letto, attendendo che andasse a prendere qualcosa per medicarlo. La ragazza tornò dopo poco e prese posto accanto a lui. Bagnò un po' di ovatta con dell'alcool e strofinò delicatamente la ferita. Bill osservava attentamente ogni suo movimento, sorridendo per il modo in cui era concentrata. Quando finì, poggiò tutto sul comodino e gli diede un leggero bacio sulle labbra.
  -Mi vuoi dire come te lo sei fatto?- chiese in tono rassicurante.
  -Io...Ho preso a pugni un tipo- 
  -Perchè lo hai fatto?-
  Il moro non rispose e abbassò lo sguardo. Lucy sospirò sonoramente e gattonò accanto a lui, dall'altra parte del letto.
  -E va bene- disse rassegnata -Non dirmelo-
  -Scusa... Sei arrabbiata?-
  -No, sono solo preoccupata per te-
  -Non esserlo- fece una piccola pausa -Lucy... Tu... Ecco... Tu mi ami davvero?- chiese prendendole il viso tra le mani. 
La ragazza lo guardò perplessa, chiedendosi perchè le stesse facendo una domanda del genere.
  -Certo... Certo che ti amo davvero. Perché me lo chiedi?-
  Bill sorrise le la baciò: -Non importa-. Continuava a essere confuso, ma non riusciva a dar credito a Ivan. Era troppo innamorato per credere a bugie così assurde. Perché era fermamente convinto che fossero bugie.
Pochi minuti dopo si stesero sotto le coperte e si addormentarono.

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Lucy si rotolò tra le lenzuola accoccolandosi al petto del ragazzo che accanto a lei cercava di riprendere fiato. Bill intrecciò le gambe alle sue e la strinse in un abbraccio, le spostò alcune ciocche di capelli che le si erano appiccicati al viso e le sorrise. 
Rimaserò abbracciati così per qualche minuto, nel totale silenzio della camera dove poco prima si erano amati. 
La ragazza era intenta a tracciare dei ghirigori sul petto del moro che intanto la fissava, perdendosi negli sconfinati meandri della sua mente, pensando troppo e, per qualche secondo, non pensando affatto.
  -Sono contenta che ora sia tutto come prima- sussurrò lei, prendendo ora a baciare la pelle di Bill. 
Lui sbattè le palpebre un paio di volte per connettere ciò che gli era appena stato detto. Prese il viso si Lucy, intenta a baciarlo in lungo e in largo, e lo portò all'altezza del suo. Di tutta risposta si scambiarono un lungo e tenero bacio.
Erano passate un paio di settimane da quando Bill aveva avuto quello spiacevole incontro con Ivan, o meglio, Nathan. Da allora aveva definitivamente deciso di ascoltare il suo  cuore, il che gli sembrava la strada più ragionevole e sensata, e di recludere in un remoto anfratto della sua mente tutto l'episodio. Aveva smesso si comportarsi in modo distaccato con Lucy, anzi, sembrava darle ancora più attenzioni. E questo sembrava farle molto piacere. Lucy aveva semplicemente ignorato l'accaduto, dopotutto non capiva come potesse essere lei la causa del comportamento del ragazzo. Così la vita tra i due era ricominciata tranquilla come prima, senza pensieri e preoccupazioni, più o meno.
  -Anche io ne sono felice...- disse Bill accarezzandole la schiena facendola rabbrividire -Stavo pensando...-
  -Tu pensi troppo- lo zittì lei con una vena di malizia nella voce, ricominciando a baciargli sensualmente il collo.
Bill sollevò gli occhi al cielo boccheggiando e la lasciò fare, dimenticando completamente ciò che stava per dire. Chiuse gli occhi, mentre il suo corpo emetteva centinaia di brividi dovunque la ragazza mettesse le mani. Lucy gli portò la mano sul collo, scendendo poi sul petto, sulla pancia, sempre più in basso. 
Il ragazzo già pregustava il momento in cui sarebbe arrivata nel punto da lui desiderato. Ma il suo momento di ecstasy fu interrotto dallo squillo del suo cellulare. 
Lucy si fermò e fissò prima Bill, poi il cellulare sul comodino. Lui invece riaprì gli occhi, limitandosi a fissare il soffitto con occhi rabbiosi. 
  -Non rispondi?- 
  -No, non c'è bisogno- rispose sbrigativo.
  -Dai, rispondi, potrebbe essere importante- concluse sollevandosi da lui e sedendosi paziente dall'altra parte del letto.
Bill sbuffò rassegnato, tanto ormai il momento era irrimediabilmente rovinato. Si sporse per prendere il cellulare e lesse il nome.
"Giuro che ti odio"
  -Che diavolo vuoi Tom?!- 
  - Wo ho! Qualcuno è irritato. Lo sono anch'io. Ho interrotto qualcosa, fratellino?-
Bill stava per esplodere: -Sì, Tom- avrebbe desiderato poterlo picchiare -Cosa c'è?- aggiunse.
  -Sei in ritardo. Io e i ragazzi ti stiamo aspettando. Sei ancora a casa?-
Tom arrabbiato. Prove con la band. Bill ancora a casa.
Riuscì a elaborare il tutto.
  -Me n'ero dimenticato! Tra mezz'ora sono dei vostri-
  -Mmh... Vedi di sbrigarti! Salutami Lucy, so che è lì con te-
Bill imbarazzato chiuse immediatamente la chiamata.
  -Tutto OK?-
  -No, ho le prove con la band e me n'ero dimenticato-
  -Come sempre- disse la ragazza ottenendo uno sguardo truce dal ragazzo.
  -Ehi!- rispose il moro facendo per alzarsi, quando la ragazza lo abbracciò da dietro. Lui le concesse un ultimo bacio, dopodiché si diresse in bagno.
Lucy si ridistese per un po', prima di prepararsi anche lei a lasciare la camera di Bill.
 
 
 
                                                                                         ***
 
 
 
Lucy aprì la porta di casa senza far rumore ed entrò buttando la tracolla sul pavimento.
Sentì la voce di suo padre provenire dalla cucina. Sembrava alquanto arrabbiato...
  -Voi mi avevate detto che sarebbe stato a luglio! Non domani sera! Devo preparare le valigie e... No! OK ma avreste potuto avvisarmi prima!... D'accordo... Va bene, partirò domani.... Buona serata a voi- disse Warren poggiando innervosito il cordless sul tavolo, su una miriade di scartoffie.
La ragazza gli si avvicinò, quasi inciampando su Thomas che giocava ai piedi del tavolo. 
  -Papà che succede?- chiese prendendo il piccolo in braccio.
  -Amsterdam- disse seccato l'uomo.
  -Amsterdam è in Olanda, e allora?- 
  -Domani devo partire per una settimana. E mi hanno avvisato all'ultimo minuto! E non posso rifiutare-
  -Non vedo dove sia il problema, sei veloce a fare i bagagli. E mi sembra ovvio che non puoi rifiutare, sei uno dei pezzi grossi della compagnia- osservò la ragazza.
  -Lo so, lo so. Ma non mi va di lasciarvi qui da soli- sbuffò Warren.
  -Se è per quello non preoccuparti! Io e Capitan Smith sappiamo cavarcela da soli, vero tesoro?- chiese al bambino che si mise a ridere divertito.
L'uomo sorrise rassicurato e li abbracciò: -Vi voglio bene... Io vado a preparare le mie cose-
  -Ok, io e Tommy prepareremo la cena!- esclamò la ragazza mettendo giù il bambino e avvicinandosi ai fornelli.
  -Cosa vuoi mangiare?- chiese aprendo il frigo.
Il bambino la fissò portando un dito sulle labbra: -Mmh... La patta al pomodoro!-
 
 
 
                                                                                        ***
 
 
 
Contemporaneamente, nella parte opposta della città accanto a una fabbrica di scarpe abbandonata, mentre Lucy stava cucinando allegramente con suo figlio e Bill era preso dalle prove con la sua band, due ragazzi erano arrivati all'appuntamento fissato settimane prima. Arrivarono da parti opposte proprio lì, su quel cumulo di macerie, e si scambiarono uno sguardo d'intesa.
  -Dov'è?- chiese il primo, un ragazzo abbastanza a robusto, con un cappellino nero in testa e una grossa catena d'oro al collo.
  -Dovrebbe essere qui a momenti- rispose l'altro, molto più magro, alto e attraente del primo, che indossava dei jeans a vita bassissima e una giacca di pelle nera.
Pochi minuti dopo una BMW nera parcheggiò accanto a loro e ne uscì la persona che stavano aspettando. Si avvicinò  e porse loro una busta con qualcosa di evidente spessore al suo interno.
  -Sono cinquecento... A testa- disse.
  -Qual'è il piano?-
Il biondo uscito dalla preziosa auto disse nei minimi dettagli ciò che avrebbero dovuto fare i due ragazzi per quella cifra. 
  -Ecco il numero- concluse porgendo a uno di loro un foglietto spiegazzato.
  -Amico, solo una domanda. Perchè tutto ciò? Cos'hai contro quella ragazza?- domandò il ragazzo alto.
  -Quella cifra include sia il vostro silenzio che l'assenza di domande. Chiaro? Deve essere fatto tutto entro domani, e vedete di non sbagliare- disse guardandoli minacciosamente. 
I due deglutirono e annuirono spaventati. 
Il biondo salì sulla sua auto e mise in moto, allontanandosi da quel posto.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


 
 
Ciao a tutti! :-)  chiedo immensamente scusa per il ritardo *si inginocchia*. Il fatto è che non sono stata a casa, e quando sono tornata internet e la rete telefonica non funzionavano D: vi chiedo ancora scusa! OK, non vi faccio aspettare ancora :-). Buona lettura!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il ragazzo dai capelli neri allontanò la sigaretta dalla bocca, emettendo una nuvoletta di fumo in uno sbuffo.
Appoggiato al muretto del cortile della scuola, con lo zaino in spalla, si chiedeva quanto fosse giusto ciò che stava per fare. Non era qualcosa eccezionalmente difficile o eccezionalmente cattivo, ma sapeva che avrebbe potuto rovinare qualcosa nella vita di una persona. Si sistemò il cappello e sollevò gli occhi al cielo, ammirando il volo di uno stormo di rondini.
Si domandava anche che interesse avesse il suo committente biondo in tutta la faccenda. In un certo senso stava riflettendo attentamente su ciò che voleva realmente fare. 
Sapeva che non era certamente corretto, ma cinquecento euro erano comunque una somma non indifferente per un ragazzo della sua età.
Non si era mai trovato in una situazione del genere prima, o quanto meno, non coinvolto in una faccenda sentimentale. E soprattutto mai aveva avuto ripensamenti sui suoi loschi affari, che coinvolgessero droga o quant'altro.
Lasciò cadere la sigaretta per terra, e in quel preciso istante vide passare davanti a sè quella che sarebbe stata la sua vittima. La ragazza camminava da sola verso una panchina con un libro in mano. Vi si sedette e cominciò a leggere.
Decise di osservarla, non l'aveva mai fatto nonostante andassero nella stessa classe. In genere guardava un altro tipo di ragazze.
Le gambe sottili erano fasciate da dei jeans chiari, indossava una maglietta bianca molto leggera e una giacca verde militare, su cui ricadevano i suoi lunghi capelli castani. Esaminò i tratti delicati del suo viso, limpido, sereno, persino timido. Solo ora si rendeva conto di quanto fosse bella.
Vide un ragazzo che conosceva bene avvicinarsi a lei, e poi baciarla. Vide il modo in cui gli sorrideva, e si convinse che non voleva essere partecipe al piano del biondo.
Proprio in quel momento però il suo amico, quello con cui avrebbe collaborato, gli apparve davanti all'improvviso.
 -Harry, che ci fai qui?- disse quest'ultimo osservando dal basso della sua statura il moro.
  -Jim, stavo pensando- rispose.
McPhil, così a scuola tutti gli altri erano abituati a chiamarlo.
Basso, grosso e ignorante. Era famoso per essere stato più volte coinvolto in risse. Gli piaceva particolarmente prendersela con i più deboli e, perché no, anche con quelli che deboli non erano. Harry era il suo migliore amico, anzi, il suo unico vero amico. Erano amici da dieci anni, e da dieci anni era sempre stato invidioso di lui, del suo fascino, della sua fortuna con le ragazze, della sua famiglia. Semplicemente di ogni cosa.
  -A cosa pensavi?- chiese seguendo lo sguardo di Harry -Ah, capisco. Oggi è il giorno-
  -Non ne sono sicuro-
  -Cosa? Non mi dire che ti stanno venendo i sensi di colpa!- 
  -Non dire stronzate! Semplicemente è troppo facile. Mi hanno proposto altro, e mi pagano di più. E poi... Sembrano felici. Non ho alcun interesse in tutta la faccenda- disse facendo per andarsene, ma Jim lo afferrò violentemente per il colletto della maglietta e lo guardò truce.
  -Ti sembra troppo facile?! Sono troppo felici?! Amico, forse non hai capito che ormai abbiamo accettato, se non portiamo avanti questa cosa quello ci schiaccia come formiche! Non ti deve importare un cazzo di quei due, come hai sempre fatto! Ci pagano, noi eseguiamo gli ordini. È semplice. Quindi smettila di dire cazzate, perchè dopo le lezioni farai come ti è stato detto, chiaro?- sibilò, mentre Harry lo fissava serio. Aveva ragione, era troppo tardi per tirarsi indietro ormai.
Jim lo lasciò e lui si sistemò il colletto. Gli diede le spalle per andare in classe.
  -E comunque- disse voltandosi nuovamente, sorridendo maliziosamente -a te è capitata la parte migliore, o sbaglio?-
 
 
 
                                                                                               ***
 
 
 
Lucy era di buon a umore quella mattina. Era diretta a scuola con il sorriso stampato in faccia. Una volta arrivata prese posto sulla prima panchina disponibile e aprì il libro che teneva in mano, comprato quella stessa mattina. 
Si immerse nelle prime righe, viaggiando con la fantasia in posti straordinari, come le capitava sempre quando leggeva. 
Alla fine della seconda pagina fu distratta da qualcuno che le sollevò il mento e la baciò. Riconobbe all'istante il profumo di Bill, così sorrise e continuò a farsi distrarre per alcuni secondi.
  -Ciao splendore, come stai?- disse sedendosi accanto a lei.
  -Ciao Bill! Io sto benissimo! Oggi è una bellissima giornata, non trovi?-
  -Hai ragione, si sente la primavera. Mi fa piacere vederti felice- rispose portandole un braccio intorno al collo -Che stai leggendo?-
  -Oh, è "L'isola misteriosa" di Jules Verne. L'ho comprato stamattina, anche se erano anni che volevo leggerlo!- esclamò Lucy euforica.
  -Wow, solo tu riesci a leggere mattoni del genere!-
  -Non possiamo essere tutti pigri come te-
  -Ehi!-. Lucy gli diede un bacio subito dopo per evitare che le mettesse il broncio, e la cosa sembrò funzionare. Si appoggiò alla spalla di Bill, consapevole che quel libro l'avrebbe letto in un secondo momento.
  - Piuttosto, abbiamo qualcosa in programma stasera?-
  - Stasera non possiamo uscire. Devo rimanere a casa con Tommy... Papà è via e Beth doveva vedersi con tuo fratello, non vorrei disturbarla-
 -Per me va bene, tranquilla. Se il diavoletto ha bisogno di te io non mi oppongo. Ehi, c'è qualcosa che non va?- chiese vedendola guardarsi cautamente intorno.
 -No, è solo che mi sentivo osservata. Ho sempre questa impressione ultimamente. Sarà che sto diventando paranoica-
Bill si diede una rapida occhiata in giro ma non vide nessuno di sospetto. Tutti quanti stavano entrando per il suono della campanella, così prese la mano di Lucy e la tirò gentilmente verso l'entrata.
 
 
 
                                                                                                ***
 
 
 
A Jim McPhil non poteva importare di meno della lezione sulla guerra fredda. Era preso a pensare in quale modo avrebbe potuto eseguire il suo compito. L'occasione si presentò quando un bidello entrò in classe con una circolare. In questi momenti l'attenzione di tutti era su quel foglio di carta, nella speranza che mancasse qualche professore. 
Furtivamente lasciò cadere la penna sotto al banco,  e con aria incantata si piegò per raccoglierla.
Lucy e Bill erano seduti proprio di fronte a lui.  La giacca della ragazza era poggiata sullo schienale, con un rigonfiamento in una delle tasche. 
Allungò la mano ed estrasse il cellulare dalla giacca e con molta calma, senza fare rumori o movimenti sospetti, lo infilò nella tasca di Bill. 
Il peso del cellulare fece muovere la giacca del ragazzo. Jim strizzò gli  occhi pensando di essere stato scoperto, ma Bill non si era accorto di nulla.
Così tirò un sospiro di sollievo, raccolse la penna e si risedette compostamente.
Harry, che aveva osservato tutta la scena, gli fece un cenno con la testa, al quale Jim rispose con un sorriso complice.
La prima fase era andata a buon fine, ora veniva il turno di Harry.
 
 
 
                                                                                                ***
 
 
Usciti da scuola, i ragazzi passeggiarono per un po' nel cortile, godendosi la loro compagnia un paio di minuti prima di avviarsi ognuno verso casa. 
Lucy mise le mani in tasca, e solo allora si rese conto di non avere il cellulare. 
  -Cavolo! Bill sai dov'è il mio cellulare?- chiese agitata.
  -No, ce l'avevi in tasca l'ultima volta!-
  -Sì ma ora non c'è più! Uffa! Ora mio padre mi uccide- si lamentò demoralizzata, poggiandosi a Bill.
  -Dai, ne prenderai un altro, tranquilla. È solo un cellulare- 
  - Hai ragione... Sarà meglio che vada a prendere Thomas. Ci sentiamo più tardi, chiamami- disse dandogli un leggero bacio sulle labbra.
Mentre Lucy stava per uscire dal cancello si schiantò contro qualcuno. Sollevò lo sguardo e incontrò quello di Harry Strauss. 
 -Scusa, non volevo farti male- disse lui gentilmente.
  - No figurati, è tutto ok- disse la ragazza sbrigativamente cercando di passare, ma Harry mostrava insistenza a non volerla lasciar andare.
  -Lucy, mi sembra che tu abbia lasciato il cellulare in palestra. Scusa, ho sentito che dicevi al tuo ragazzo di averlo perso, e io in palestra ne ho visto uno... Se vuoi ti ci porto-
  -Davvero? Grazie! Sei molto gentile- gli disse sorridendo.
Harry le fece strada verso la palestra, e durante il tragitto non smise di fissarla. Lucy era leggermente a disagio con lui, sembrava strano. 
La palestra era deserta. Harry la portò in un angolo, dicendole che il cellulare era lì. 
  
 
Bill sentì una suoneria diversa dalla sua provenire dalla sua tasca. Mise la mano ed estrasse il cellulare della sua ragazza. 
"E tu come sei finito qui? Beh, Lucy sarà contenta"
Vide sul display che era arrivato un messaggio da un numero sconosciuto. In preda alla curiosità lo lesse: "Ehi piccola, ieri sera sei stata fantastica. Ti aspetto oggi alle 22. Non vedo l'ora ;-)"
Bill rimase con la bocca socchiusa, immobile. Il mondo stava praticamente crollando su di lui come un peso da milioni di tonnellate. Rilesse il messaggio altre tre volte, per accertarsi che non stesse sognando.
Allora era quella la verità? Tutto ciò che Ivan gli aveva detto era vero? 
Non riusciva a crederci, era sul punto di esplodere per la disperazione.
McPhil intanto, da dietro l'angolo, chiuse il suo cellulare non appena lesse "Messaggio Inviato". Uscì dal suo nascondiglio, e con disinvoltura si avvicinò a Bill, godendo nel vedere la sua faccia distrutta. 
  -Ehi Kaulitz!- esclamò sorridendo sadicamente -Credo di aver visto la tua ragazza in palestra- concluse andandosene.
Bill lo guardò per alcuni secondi spaesato, e in una frazione di secondo corse verso la palestra.
 
 
 -Allora, dov'è il mio cellulare?- chiese Lucy non vedendo assolutamente nulla nell'angolo. Tutta la situazione le sembrava molto strana, ma cercava di ignorare il brutto presentimento.
  -Sei molto bella, Lucy- disse Harry accarezzandole il fianco con la mano.
La ragazza si voltò di scatto sgranando gli occhi. 
"Perché ci sta provando?" si chiese.
 -Mi dispiace- le disse.
  -P-Per cosa?- balbettò lei indietreggiando.
  - Per questo-
La spinse contro l'angolo, tenendola ferma col corpo e la baciò violentemente.
Bill era arrivato trafelato in palestra. Si affacciò e vide ciò che mai avrebbe voluto vedere. Vide la ragazza che amava più della sua stessa vita con un altro. Rimase lì immobile a fissarli, e una lacrima salata scese sulle sue labbra, seguita da un'altra, e un'altra ancora. Gli sembrò quasi di sentire il dolore nel suo cuore, come se si stesse spezzando. Si appoggiò al muro fuori della palestra, non voleva vedere altro.  Asciugò le lacime che cadevano copiosamente con la manica e, stringendo il cellulare con rabbia tra le mani, uscì da scuola.
 
Lucy cercava di dimenarsi, ma tra le pareti e il corpo del ragazzo che le teneva le braccia incollate al muro non aveva possibilità d'uscita. Harry sentì la ragazza dirgli di lasciarla andare, ma la ignorò.
Girò lo sguardo verso la porta, vedendo Bill sulla soglia con la coda dell'occhio. Continuò a baciarla finché non lo vide andar via. Nel momento in cui la lasciò andare, Lucy si allontanò da lui ansimando.
  -Tu sei pazzo!- gli urlò, e corse via.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Prima del nuovo capitolo vorrei dire una cosa molto importante.
Vorrei dedicare il capitolo e l'intera storia a  una ragazza che ci ha lasciati troppo presto. 
Una ragazza che conoscevo appena e da poco tempo, ma la cui perdita mi ha stroncata.
Era una mia lettrice, una di quelle a cui "Iris" piaceva di più. Era simpatica, carina e gentile, ma soprattutto troppo giovane.
Mi dicesti che non vedevi l'ora di sapere come sarebbe andata a  finire, mi si spezza il cuore sapendo che non potrai saperlo, sapendo che non leggerai il lieto fine.
Sì, lieto fine, perché è questo il messaggio che vorrei comunicare alla fine delle mille peripezie dei nostri protagonisti.
Per quanto la vita possa essere dura, difficile o avversa, c'è sempre un barlume di speranza, anche se a volte bisogna spostare molti veli per poterlo cogliere. È l'amore, il "motore immobile" dei filosofi.
Perciò tu, nel meraviglioso giardino fiorito e felice in cui ti trovi ora, accanto a chi ami e accanto a quell'etere che io chiamo Dio e in cui tanto credo, sappi che questa storia è solo per te, il suo finale è solo per te.
Arrivederci Stella Preziosa, un giorno ci incontreremo, sii felice adesso.
Rest in peace

"Do you feel cold and lost in desperation?
You build up hope 
But failure's all you've known?
Remember all the sadness and frustration
And let it go
Let it go"
(Iridescent- Linkin Park)


"And I'd give up forever to touch you
'Cause I know that you feel me somehow
You're the closest to heaven that I'll ever be
And I don't want to go home right now
And all I can taste is this moment
And all I can breathe is your life
'Cause sooner or later it's over
I just don't want to miss you tonight
And I don't want the world to see me
'Cause I don't think that they'd understand
When everything's made to be broken
I just want you to know who I am"
(Iris- Goo Goo Dolls)

Grazie dell'attenzione, buona lettura.
 
 
 
Bill uscì correndo da scuola, mordendosi le labbra per la rabbia.
Camminò speditamente pensando a ciò che aveva appena letto e visto. Non riusciva a credere che la sua ragazza lo tradisse, era semplicemente assurdo!
Lucy era una ragazza dolce e timida, mai avrebbe immaginato una cosa simile. Eppure l'evidenza era quella. Dunque tutto ciò che c'era stato tra loro e tutti i "ti amo" detti erano bugie? 
Si sentiva sprofondare in un baratro buio pieno di desolazione e tristezza. Calciò con tutta la forza che aveva in corpo un lattina che giaceva abbandonata sull'asfalto. Il rumore metallico spaventò un piccione che zampettava alla tranquilla ricerca di cibo, quindi volò via.
Continuò a pensare, pensava al viso della ragazza, ai bei momenti passati insieme, e nonostante tutto non riusciva proprio ad avercela con lei. L'amava troppo per odiarla.
Dopo aver camminato per Dio solo sa quanti kilometri e in quanto tempo, decise di fare una sosta. Ironia della sorte, dopo tutti i giri, le stradine interne, i parchi, si era ritrovato proprio davanti alla casa della persona che affollava la sua mente. Forse la sorte non c'entrava, forse era il suo inconscio, o il suo amore per lei.
Si sedette sul bordo del marciapiede, a pochi metri dalla grande quercia che si stagliava davanti all'abitazione. Poggiò la testa tra le ginocchia, indeciso sul da farsi. 
Prese il cellulare di Lucy dalla tasca e si soffermò a guardare lo sfondo: c'erano lui, lei, e Thomas seduti su un prato abbracciati. Rimase a fissare il sorriso della ragazza, il cui viso era appoggiato al suo. Inconsciamente sorrise anche lui per una frazione di secondo. Se lo ricordava bene quel giorno. Era una soleggiata domenica quando andarono tutti e tre a fare un picnic al parco.
Ripose il cellulare in tasca e si alzò: se tutto era finito, almeno doveva finire come si deve.
 
 
 
                                                                                                ***
 
 
 
Lucy prese il cordless e compose il numero mentre Tommy era corso in camera sua come una saetta per giocare.
Dopo un paio di squilli una voce maschile rispose.
  -Pronto?-
  -Ciao papà!- esclamò felice la ragazza.
  -Ciao tesoro! Come state? Se mi hai chiamato dal cordless significa che non hai ancora dato fuoco alla casa- disse spiritoso l'uomo.
  -Quanta poca fiducia! Al massimo faccio allagare il piano di sopra! E poi ho perso il cellulare- disse ridendo -Comunque, qui va tutto bene- evitò di parlare dell'episodio della palestra, nessuno avrebbe dovuto saperlo, Bill meno che mai -E tu?- aggiunse.
  -Hai perso il cellulare?! Vabbeh, ne riparliamo quando torno. Comunque va tutto bene, sto per entrare in sala riunioni, devo lasciarti. Dai un bacio enorme a Tommy da parte mia. Ciao tesoro, vi richiamo più tardi. State attenti a tutto!-
  -Buona fortuna! A presto, papà. Ti voglio bene- disse chiudendo la chiamata.
Mise il cordless al suo posto, aprì la credenza e prese un pacco di pasta.
Accese i fornelli e mise l'acqua a bollire per preparare il pranzo.
Dopo un quarto d'ora mise i piatti sul tavolo e chiamò suo figlio.
  -Ti piace la pasta, piccolo?- chiese la ragazza accarezzando con una mano i capelli color pece del bambino.
  -Sí, tono buonittimi!-
  -Prima ha chiamato il nonno, ti manda un bacio..-
  -Mi manca il nonno- disse Thomas giocherellando col cibo nel suo piatto.
  -Anche a me... Tra qualche giorno ritorna, tesoro- gli rispose sorridendo.
In quel momento qualcuno suonò il campanello di casa, così Lucy si pulì la bocca con un tovagliolo e si alzò.
Quando aprì la porta si trovò davanti Bill, allargò la bocca in un enorme sorriso e richiuse la porta alle sue spalle.
  -Ciao amore!- disse alzandosi in punta di piedi per baciarlo.
Bill rimase impalato, senza chinarsi per rispondere al bacio, e la fissò in un modo in cui non era mai stata guardata  da nessuno. Poco dopo il sorriso della ragazza scomparve.
  -Va tutto bene?- chiese perplessa.
Il ragazzo le porse rapidamente il cellulare. 
  -Hai trovato il mio cellulare!- lo fissò per un po', poi lesse sul display il fatidico messaggio. Sbattè le palpebre più volte per accertarsi che ciò che aveva letto fosse reale.
  -B-Bill, io non so c-cosa...- balbettò cercando di dichiarare la sua innocenza.
  -Perchè Lucy? Io ti amo da morire, pensavo che per te fosse la stessa cosa! Perché mi fai soffrire così! Come hai potuto fare ciò che hai fatto oggi in palestra?!-. Bill cercava di trattenere le lacrime. 
Non avrebbe mai voluto arrabbiarsi con lei, non voleva farlo nemmeno in quel momento. Tutto ciò che desiderava guardando il suo viso triste e confuso era stringerla tra le sue braccia e baciarla, ma non poteva.
  -Tu eri in palestra stamattina?! Oh cielo, Bill, non è come pensi, te lo giuro! Harry mi ha detto di aver visto questo lì e una volta arrivati mi ha baciata! Non so perché l'ha fatto!-
  -Avresti potuto inventare una scusa migliore!-
  -Ma non è una scusa, è la semplice verità!-
  -Smettila di mentire! E come la mettiamo per l'SMS? Chi te l'ha mandato?- chiese alzando ancora di più la voce. Dei passanti si girarono a fissarli, ma a lui non importava.
  -Abbassa la voce, c'è Thomas in casa!- gli sussurrò.
  -Chi ti ha mandato il messaggio?- domandò a voce più bassa, ma sempre decisa.
  -Non lo so, Bill! Io non sono andata a letto con nessuno tranne che con te!- evitò volutamente di parlare dell'episodio di tre anni prima.
  -Potrebbe essere di Harry! O di Ivan! Ivan... Aveva ragione- 
Lucy non ce la faceva più. Aveva iniziato a piangere per la disperazione.
  -Non ho fatto mai nulla con loro! E chi diavolo è Ivan?! Maledizione Bill, basta! Mi stai trattando come... come... come una puttana!-
Bill fece per parlare, ma rimase in silenzio e abbassò lo sguardo.
  -Oh mio Dio... È questo che pensi di me?- disse abbassando le spalle. Si portò una mano tra i capelli e si asciugò le lacrime.
  -Cazzo, Bill!! Tu sai tutto di me! Sai il mio passato e quanto ho sofferto! Ti ho fatto entrare nella mia vita, nel mio cuore e nel mio letto! Ti ho dato tutto di me! Come puoi trattarmi così!- urlò tra le lacrime.
  -Io... io non penso questo di te. Solo che... Mettiti nei miei panni, Lucy. Considera ciò che ho visto, cosa dovrei credere?- disse in una via di mezzo tra dolcezza e rassegnazione.
  -Magari potresti credere a me- sussurrò con voce spezzata.
  -Io... ho bisogno di stare un po' da solo per pensare- disse dandole le spalle per andarsene.
  -Bill, aspetta!- urlò, e il ragazzo si fermò -Ti prego, non andartene. Io ti amo-
In Bill ormai le lacrime avevano preso il sopravvento. Però non si fermò. Nonostante l'amasse, nonostante, in fondo, le credeva, continuò a camminare.
Lucy si portò una mano alla bocca e aprì la porta di casa.
Entrò lentamente, la richiuse, e si lasciò scivolare fino a terra, dove continuò a piangere a dirotto abbracciandosi le ginocchia.
Thomas, che aveva sentito sua madre e Bill urlare, le si avvicinò e le strattonò una lunga ciocca di capelli. La ragazza alzò lo sguardo sul bambino e gli sorrise.
  -Mamma pecchè tu e Bill avete litigato?- 
Lucy si asciugò le lacrime con la manica della maglietta e lo abbracciò.
  -Non puoi capire, tesoro. Un giorno lo capirai- disse baciandogli i capelli.
  -Ma ora tei tritte.. Con Bill torridevi tempre. Fate pace!-
  -Vorrei tantissimo fare pace, Tommy, ma non è così facile-
Thomas allora fece delle smorfie buffe per cercare di farla ridere. Lei sorrise e lo strinse forte a sè.
  -Meno male che ho te, piccolo-
Lucy passò tutto il pomeriggio sul divano a pensare. Accarezzava con il pollice l'acchiappasogni che Bill le aveva regalato prima che si fidanzassero. Dopo qualche ora si alzò e si preparò una tazza di caffè.
Verso le sette di sera il campanello suonò ancora una volta. 
Non pensava si trattasse di Bill, così decise di non aprire. Thomas però scese le scale e si diresse all'ingresso. Si sollevò in punta di piedini e girò la maniglia della porta, aprendola. 
Chi aveva suonato era un giovane uomo, biondo, alto e muscoloso. Il bambino lo fissò dal basso verso l'alto e gli fece un sorriso affettuoso.
  -Ciao, piccolo, c'è tua madre?-chiese l'uomo abbozzando un sorriso, molto diverso da quello del bimbo, con qualcosa di strano e di diabolico. 
  -Sì!- disse il bambino socchiudendo la porta e andando a chiamare la madre.
Lucy sospirò rassegnata. Farsi vedere con quegli occhi rossi era l'ultima cosa che voleva, ma purtroppo suo figlio non si era curato molto dei dettagli. Così prese la tazza di caffè e si avvicinò alla porta.
Quando l'aprì sgranò gli occhi. Lasciò cadere la tazza sul pavimento, mandandola in mille pezzi e il caffè si sparse tutto sul parquet. 
L'uomo fece un ghigno compiaciuto. Lucy con uno scatto fulmineo fece per richiudere la porta, ma l'uomo infilò un piede in casa, riuscendo ad avere lo spazio necessario per spalancare la porta con una sola mano ed entrare. 
La ragazza fece qualche passo indietro per non cadere.
L'uomo chiuse la porta alle sue spalle e girò la chiave, lentamente.
  -Ciao, Lucy. È da tanto che non ci vediamo, eh?-

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Salve! Oddio, già il ventisettesimo capitolo, non pensavo di riuscire ad arrivare a tanto! :-) ora che stiamo per arrivare alla fine di questa fan fiction voglio ringraziarvi ancora di più, grazie di tutto! Grazie a chi recensisce, chi inserisce tra preferite\ seguite\ da ricordare e chi legge e basta. Grazie dal profondo del mio cuore! :D 
Spero che questo capitolo ci piaccia, so che è un po'... ciò che è, ma spero che gli vogliate bene ugualmente! Buona lettura! 
P.S. sto per pubblicare a breve una nuova FF di carattere storico, ma che ha come protagonista maschile Bill. Si chiama "Freedom, Power & Love", spero che vogliate leggerla e farmi sapere cosa ne pensate, la troverete sempre in questa sezione! Grazie in anticipo! Un bacio :-) 
 
 
 
 
 
 
  -Me ne dia un altro- disse Bill al barman, poggiando la terza bottiglia di birra vuota sul bancone.
  -Amico, non ti sembra di esagerare? Hai qualcuno che ti accompagna a casa?- chiese l'uomo, non volendone sapere di avere un incidente sulla coscienza.
  -Sì... Forse... Insomma a lei che importa?! Me ne dia un altro e basta!- fece lui spazientito. Il barista roteò gli occhi e gli porse un'altra birra. 
Era bevendo che Bill risolveva i suoi problemi. O meglio, cercava di risolverli. Ma si sa, i dispiaceri nell'alcool nuotano benissimo. Non avrebbe dovuto trattare Lucy in quel modo, la rabbia l'aveva fatto agire in modo troppo avventato. Gli mancava già da morire: aveva fatto di tutto per averla, e ora, proprio per mano sua, era tutto finito.
"Ti amo"
Si girò di scatto. Quella era la voce di Lucy. Si accorse solo poco dopo che quella voce era nella sua testa.
"Non andartene, io ti amo"
La voce non ne voleva sapere proprio di lasciarlo in pace. Avrebbe tanto voluto risponderle cha anche lui l'amava.
  -Cazzo, Bill! Ti ho cercato ovunque!-
Quella voce non era della sua ragazza. E non era nella sua testa. 
Qualcuno gli girò la spalla con scarsa delicatezza, e capì che quella voce apparteneva a Tom. 
  -Ho ricevuto il tuo messaggio, che diavolo succede?- chiese trafelato il rasta. 
Bill raccontò al fratello l'accaduto, e allora Tom poté capire per quale motivo Bill stesse così male. 
  -Senti, Bill, per me dovresti tornare da lei e parlarne con calma. Per ciò che so non è quel genere di ragazza. Io le credo. Dovresti farlo anche tu... Va' da lei- gli suggerì Tom.
  -Hai ragione, Tom! Però... Potresti accompagnarmi tu? Ho paura di come possa reagire vedendomi- 
  -Certo,fratellino- disse affettuosamente il ragazzo. 
Così si alzarono e uscirono dal bar, diretti a casa di Lucy.
 
 
 
 
                                                                                                   ***
 
 
 
Nathan era davanti a lei e la fissava con uno sguardo che le faceva gelare il sangue nelle vene. Dopo tanta fatica, tanto impegno e determinazione era riuscito a togliere di mezzo gli impicci ed arrivare finalmente a lei. Provava una tale sentimento di realizzazione in ciò che stava facendo, un tale orgoglio per se stesso.
Anche Thomas si accorse di quello sguardo che poco prima gli era sfuggito, quindi si avvicinò alla madre, nascondendosi dietro la sua gamba destra.
Lucy era immobilizzata dalla paura. Aveva già visto tante e tante volte questa scena, ma nei suoi peggiori incubi. Improvvisamente tutto il dolore, la paura, le speranze provate quella sera si ripresentarono nel suo corpo e nella sua mente. Una fitta si espanse dalla sua pancia a tutto il corpo, e riuscì a sentire le sue urla strazianti perforarle i timpani, nonostante nella stanza ci fosse un macabro silenzio.
  -Sono stato bravo, vero? Non credevo che sarebbe andato tutto così liscio... La palestra, il messaggio, quell'idiota del tuo ragazzo... Ho fatto un bel lavoro, eh?- le disse compiaciuto.
  -Cosa?! Sei... Sei stato tu?! Tu hai fatto in modo che tutto ciò accadesse! Sei un bastardo!- gli urlò in faccia Lucy: non era mai stata così arrabbiata in vita sua -Che diavolo sei venuto a fare, Nathan?- aggiunse.
  -Sono venuto a completare ciò che non feci la notte di tre anni fa- sibilò l'uomo. 
Lucy era rimasta paralizzata. Sapeva che prima o poi sarebbe tornato, si era sempre preparata psicologicamente al suo ritorno, o almeno, ci aveva provato. Adesso, davanti alla sua peggiore paura, tutto il suo autocontrollo andava in frantumi. Ciò per cui temeva di più in quel momento era la vita di suo figlio.
Nathan abbassò lo sguardo sulle gambe della ragazza, notando la testolina del bambino che lo aveva gentilmente fatto entrare. Non gli somigliava, bensì somigliava a Lucy, ma sapeva di essere suo padre.
  -E così io sarei il padre di quel marmocchio?- chiese facendo un cenno con la testa ad indicare il piccolo.
  - Come osi usare la parola padre davanti a lui, mostro- gli sussurrò con fermezza.
Thomas, essendo rimasto sorpreso del fatto che quel tipo avesse detto di essere suo padre, aggrottò le sopracciglia e guardò la madre.
  -Mamma, quello non è il mio papà, Bill è il mio papà!- 
Lucy si abbassò e gli accarezzò la testolina, sorridendo. Quanto avrebbe desiderato che Bill fosse lí con lei, per potersi rifugiare tra le sue braccia come amava fare. Però lei era sola, e doveva esserlo. Non poteva mettere in pericolo la vita di altre persone, a iniziare da quella di Thomas. 
  -Thomas, vai immediatamente in camera tua- disse guardandolo serio.
  -Ma mamma...-
  -Ho detto di andare in camera tua!-
Gli occhi del bambino divennero immediatamente lucidi e poi salì di corsa in camera. Lucy si alzò da terra, e una volta che lo vide scomparire al piano di sopra tornò a fissare Nathan. Odiava alzare la voce con Thomas, ma pur di metterlo al sicuro avrebbe fatto qualsiasi cosa. Già stava combattendo contro se stessa per non fare qualcosa di molto stupido in preda al terrore. Doveva assolutamente mantenere il sangue freddo.
Nathan fece un passo verso di lei, e lei indietreggiò di scatto afferrando un tagliacarte affilato dal tavolo del soggiorno, puntandolo verso l'uomo.
  -Non ti avvicinare a me! Non sono più la ragazzina indifesa che hai brutalmente violentato tre anni fa! Ora sono diversa, non ti lascerò usarmi-
  -Io invece credo che lo farai- disse avvicinandosi ancora di più a lei.
  -C-Che vuol dire?- balbettò, mentre la mano col tagliacarte cominciò impercettibilmente a tremare.
  -Significa che io non ci perdo niente a buttare giù la porta della camera di tuo figlio- la minacciò arrivando a un palmo da lei. 
Lucy abbassò rassegnata il tagliacarte chiuse gli occhi, perdendosi pian piano nell'abisso della disperazione. Non c'era nulla che potesse fare: era troppo debole rispetto ad uno così possente, se avesse fatto qualsiasi cosa per ferirlo Thomas sarebbe morto. Non poteva fare altro che cedere.
Nathan le tolse di mano l'oggetto affilato e lo posò sul tavolo. Poi la spinse contro la parete e cominciò a baciarla. Lucy fece una smorfia di disgusto, ma lo lasciò fare, rimanendo immobile e distaccata. 
Poco dopo l'uomo lasciò la sua bocca per scendere lungo il suo collo, infilando le mani sotto la camicetta e nei jeans. Al suo tocco Lucy sussultò: non voleva che tutto ciò si ripetesse, non voleva essere violentata una seconda volta. In quel momento le venne in mente suo padre Warren: lui le aveva sempre dato la forza di lottare e di non abbattersi mai. Le aveva insegnato che bisognava sempre combattere. 
Così riaprì gli occhi e con rabbia lo spinse via, togliendosi di dosso le sue mani. L'espressione di Nathan cambiò all'improvviso e divenne di una cattiveria mai vista prima. Le si riavviacinò con un ringhio l'afferrò per i capelli, costringendola a piegarsi a pancia in giù sul tavolo. 
  -Ti faccio passare io la voglia di ribellarti!-
La ragazza strizzò gli occhi sentendo alcuni capelli staccarsi tanto erano stretti tra le dita del suo carnefice. Non riusciva a sollevarsi e sentiva Nathan dietro di lei che cercava in tutti i modi di toglierle i jeans. 
Con uno sforzo sollevò un po' la testa per trovare una soluzione. I suoi occhi si illuminarono di felicità quando vide il tagliacarte poco lontano da lei. Mentre l'uomo era impegnato allungò il braccio per prenderlo. Lo afferrò e lo sferrò con violenza dietro di sè nella coscia di Nathan, il quale lanciò un urlo di dolore e le lasciò i capelli.
Si divincolò dalla presa dell'uomo e corse al piano di sopra, spalancò la porta della cameretta di Tommy e gli si avvicinò.
  -Vieni tesoro, dobbiamo andarcene- disse in fretta prendendolo in braccio e correndo giù lungo le scale. 
Nathan aveva cercato di raggiungerla, ma il dolore lo rallentava. Non appena la ragazza scese fece uno slancio e l' afferrò per il collo. 
  -Tommy, scappa! Vattene via!- ordinò Lucy mettendolo giù. 
Il bambino annuì, girò la chiave e uscì dall'abitazione, deciso a chiamare aiuto. Uscì in strada e aguzzò la vista per cercare di vedere se riconosceva qualche passante. La strada era illuminata da qualche lampione, di cui uno fulminato, ma distinse chiaramente i capelli di Bill e di suo fratello, così corse loro incontro.
Bill vide un bambino correre verso di loro, ma in un primo momento non capì che si trattava di Thomas.
  -Bill! Bill, aiutami!- gli urlò. Solo allora sin rese conto di avere davanti proprio lui.
  -Tommy! Che succede?!- chiesero preoccupati i ragazzi correndogli incontro.
  -Mamma è in cata con un tizio! E le tta facendo male!- spiegò ansimante Tommy. 
Un sinistro dubbio passò per la mente di Bill, facendolo rabbrividire. Forse aveva capito chi fosse il tizio con Lucy, ma sperava vivamente di sbagliarsi.
Corse più veloce che poteva verso la porta aperta della casa di Lucy, trovandosi davanti l'atroce dubbio che lo perseguitava.
 
Mentre il bambino stava aprendo la serratura per uscire, Nathan lasciò il collo della ragazza e si affrettò, per quanto la ferita glielo consentisse, per impedire che chiamasse qualcuno. Estrasse un coltello dalla tasca l'alzò sopra il piccolo, pronto a calarlo giú. 
Ma qualcosa ne bloccò la traiettoria: Lucy aveva afferrato con entrambe le mani la lama del coltello e l'aveva sollevata più in alto.
Nathan sgranò gli occhi stupito. Prima guardò le mani della ragazza, che a poco a poco cominciavano a perdere sangue; poi guardò la sua espressione: nonostante il dolore che stesse provando, mentre il sangue cominciava a scendere copiosamente dalle ferite, lei gli stava sorridendo. Era un sorriso beffardo, compiaciuto, il sorriso soddisfatto di un vincitore. 
Quando si fu accertata che Thomas era uscito, gli sussurrò:  -Te l'avevo detto che ti avrei dato filo da torcere-
Ora l'uomo era più arrabbiato che mai.
Con un braccio la colpì violentemente sul petto, facendola finire sul pavimento. Sollevò il coltello e lo abbassò velocemente su di lei. 
Lucy chiuse gli occhi e disse la prima cosa che le venne in mente: "Grazie, Bill".
Una seconda volta il coltello venne bloccato. 
La ragazza sentì un fruscio davanti al suo naso. Che strano... Non percepiva alcun dolore, tutto le sembrava come prima. 
Aprì lentamente gli occhi.
Nathan sfilò il coltello e lo lasciò cadere a terra. Indietreggiò lentamente, guardando il ragazzo di fronte a sè, immobile e serio. Pochi secondi dopo si udì un tonfo secco e l'uomo cadde a terra svenuto come un fantoccio. Dietro di lui apparve la figura di Tom con in mano ciò che rimaneva di un vaso.
Lucy guardò ad occhi aperti la persona immobile davanti a lei, che lentamente si girò sorridente.
  -Bill...- fu l'unica cosa che riuscì a dire. 
Abbassò lo sguardo dal  viso all'addome, e sul fianco destro, poco sopra la stella tatuata, scorse una macchia rossa che a poco a poco si espandeva sulla maglietta. 
Si sentì il sangue gelare non appena realizzò cosa fosse accaduto.
Bill iniziò a sentirsi le gambe barcollare, così cadde in avanti, e Lucy, prontamente, lo sorresse, facendolo stendere sul pavimento.
  -Bill! Santo cielo cos'hai fatto! Sei un incosciente! Perché lo hai fatto, dannazione!- urlò per la disperazione mentre la vista le veniva offuscata dalle lacrime. Bill però continuava a guardarla sorridendo.
  -Sono contento che tu sia salva- sussurrò con voce spezzata.
  -Non ti sforzare, aspetta, adesso vedrai che andrà tutto bene, non preoccuparti- disse tra le lacrime mentre gli sollevava la maglia -Tom! Prendi Thomas e chiama un'ambulanza! Muoviti!- aggiunse rivolta al rasta. Tom stava per entrare nel panico nel vedere suo fratello ridotto così. Si era messo le mani tra i capelli e stava ansimando per l'agitazione.
  -Tom! Andrà tutto bene! Ma devi sbrigarti!- urlò ancora, riuscendo a convincere il ragazzo che quella era la cosa più giusta da fare.
Prese il bambino per mano, che guardava la scena terrorizzato, e uscì di casa per chiamare la polizia e l'ambulanza.
Lucy si strappò un lembo della camicia e lo permette sulla ferita del moro, cercando di bloccare la fuoriuscita di sangue.
  -Lucy, devo dirti una cosa-
  -No sta' zitto! Me la dirai quando uscirai dall'ospedale sulle tue gambe e andremo al parco a fare un picnic, OK?- disse cercando di mantenere la calma.
  -Io ti amo- le sussurrò accarezzandole una guancia.
  -Anche io ti amo, ti amo tantissimo- rispose Lucy avvicinando il viso al suo per dargli dolcemente un bacio salato sulle labbra.
I suoni attorno a lui cominciarono a farsi ovattati, le immagini sfuocate. La testa gli girava in un modo impressionante, e il dolore al fianco si faceva via via più intenso e insopportabile. 
Chiuse gli occhi, e tutto ciò che era intorno a lui divenne buio.

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Ci avviciniamo sempre più alla fine *scende una lacrimuccia* :( È stata una bell'avventura  "Iris", sinceramente non pensavo di riuscire a farcela :-) e invece eccomi qua! Ringrazio tutti di cuore, davvero :') 
Buona lettura! Küssen :*
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Una volta in ospedale Bill fu ricoverato d'urgenza, mentre a Lucy vennero fatte delle semplici analisi e vennero medicate le ferite.
L'infermiera davanti a lei era concentrata nel bendarle le mani, ma Lucy era da tutt'altra parte con il pensiero. Desiderava solo correre nella camera di Bill e stargli accanto finché non si fosse ripreso.
  -Ecco, abbiamo finito, cara. Penso che tu sia stata molto coraggiosa a fare quello che hai fatto. E il tuo ragazzo anche. Vedrai, andrà tutto bene- la rassicurò la donna mettendo in ordine gli strumenti usati.
La ragazza si limitò ad annuire e accennò un lieve sorriso. Dopodiché uscì nel corridoio e si recò nel reparto dove Bill era stato ricoverato.
Odiava profondamente gli ospedali. L'unico evento lieto per cui vi era stata fu per la nascita di Thomas.
Nel corridoio trovò Tom, Simone e Gordon, il patrigno dei gemelli.
Non appena Simone la vide si alzò di scatto dalla sedia e corse ad abbracciarla. Lucy rimase sorpresa da quella reazione, ma ricambiò affettuosamente l'abbraccio. 
La donna poco dopo le mise le mani sulle spalle e le sorrise.
Aveva profonde occhiaie e gli occhi stanchi, si vedeva che doveva aver pianto molto.
  - Sono contenta che tu stia bene, tesoro - le disse guardando le fasciature.
  - Mi dispiace. Simone, mi dispiace. È tutta colpa mia. Se qualcosa dovesse andare storto io... -
  - Non dire stronzate! Non è assolutamente colpa tua! È colpa solo di quel bastardo che ti ha rovinato la vita! - intervenne Tom, non curante della presenza dei suoi genitori. 
  - Tom ha ragione, Lucy. Adesso Nathan è stato arrestato. Tra pochi giorni ci sarà il processo - asserì Gordon.
La ragazza parve calmarsi un po', ma nulla riusciva a toglierle i sensi di colpa. Così in pochi secondi si abbandonò ad un pianto liberatorio tra le braccia della madre di Bill.
Qualche minuto dopo i medici uscirono dalla stanza del ragazzo e si avvicinarono ai parenti.
  - Salve, sono il dottor Köhler - si presentò l'uomo porgendo la mano ai presenti.
  - Come sta mio fratello? - chiese Tom sbrigativamente.
  - Il ragazzo è stabile e fuori pericolo. Fortunatamente non sono stati molto danneggiati gli organi vitali. Con un intervento d'urgenza abbiamo risolto parecchie complicazioni che si sarebbero venute a creare. Si riprenderà del tutto in circa un mese - rispose il dottore con un sorriso rassicurante.  Tutti tirarono un respiro di sollievo.
 - Grazie, dottore - disse Simone.
 - Quando potremo vederlo? - chiese Lucy.
 - Ora è sotto sedativi, e lo sarà per un bel po'... Però potete comunque stargli accanto. Penso che fra un'ora circa possiate entrare - 
  Circa un'ora dopo la famigli Kaulitz- Trümper e Lucy entrarono nella stanza di Bill. 
Il ragazzo era addormentato nel suo letto, con un misuratore di pressione al dito indice e attaccato ad una flebo. Quando Lucy lo vide, e vide che stava bene, il suo cuore perse un battito per la felicità. Si avvicinò al letto e gli accarezzò dolcemente una guancia. Prese una sedia e vi si sedette accanto, prendendo ad accarezzare la mano del ragazzo.
Le faceva un certo effetto vederlo così. Proprio lui che di solito era ben truccato e sempre perfetto, ora era senza trucco, la faccia smunta e i capelli arruffati. I piercing gli erano stato tolti e riposti sul comodino in una bustina trasparente. 
Gordon e Simone si intenerirono nel vederli così. Erano contenti che Bill avesse trovato una ragazza come lei. Tom si sedette dell'altro lato del letto, ad aspettare.
 
Non seppero dire quante ore fossero passate, ma ormai era quasi mezzogiorno. 
All'improvviso un uomo entrò trafelato nella stanza e si guardò velocemente intorno. Tutti si voltarono e lo fissarono.
  - Lucy! - urlò l'uomo vedendola.
  - Papà! - disse lei alzandosi e correndogli incontro.
  Warren abbracciò forte la figlia e la squadrò da testa a piedi per accertarsi che stesse bene. Le sollevò le mani e osservò le fasciature.
  - Mi ha chiamato l'ospedale, ho preso il primo aereo per Amburgo! Oddio tesoro scusami se non sono stata con te! -
  - Papà non è stata colpa tua - disse la ragazza, raccontando al padre come stavano le cose.
  - Bill ti ha salvato la vita?- chiese l'uomo stupefatto.
  - Sì, papà -
  - Oh cielo, quando si riprenderà lo ringrazierò come se deve, grazie a lui tu sei viva! -. Solo allora Warren si accorse della famiglia di Bill, e si vergognò della sua maleducazione.
  - Oh, perdonatemi, come sono maleducato. Io sono Warren Smith, il padre di Lucy - si presentò con i Kaulitz - Mi dispiace molto di dovervi conoscere in una situazione simile. Scusatemi ancora - si mortificò Warren.
  - Si figuri, è normale che fosse preoccupato per Lucy - lo scusò Simone.
  Gordon, Simone e Warren uscirono per un po' fuori dalla stanza per presentarsi e per prendere una boccata d'aria, dato che Bill era in ottime mani con Tom e Lucy.
  - Lucy, dovresti mangiare qualcosa. È quasi un giorno che non mangi nulla - osservò Tom.
  - Sto bene, non preoccuparti -
  - Ma devi mangiare!  Vado a comprarti un panino al bar qui sotto - disse lui alzandosi.
  - No, Tom, per favore, resta qui. Lui ha bisogno di te - rispose con una vena di malinconia la ragazza. 
Tom allora si mise a sedere accanto a lei e le accarezzò la spalla.
  - Guarda che sarei tornato presto. Bill non mi perdonerebbe mai se ti lasciassi morire di fame - le disse sorridendo.
  Lucy sorrise e si lasciò andare a una risata di gusto, la prima da quasi 24 ore. 
  - Sono contenta che tu sia suo fratello, si vede che siete molto legati -
  - È vero. E io sono contento che ami proprio te. Vedi, Bill non ha mai perso così il cervello per qualcuno. Cioè, non che prima ne avesse uno, ma ora quei pochi neuroni che aveva sono andati perduti - disse spiritoso, e la ragazza rise ancora.
  - Mi chiedo come possa esistere un ragazzo come lui. Ha sopportato il modo scorbutico e distaccato con cui lo trattavo quando l'ho conosciuto e non si è arreso. Ha saputo aspettare in tutto che io fossi pronta, ha accettato Thomas e lo ha sempre trattato quasi come fosse suo figlio - si accarezzò col pollice il ciondolo al collo - E infine si è quasi fatto ammazzare per me. Mi sento in imbarazzo: lui ha fatto praticamente tutto per me, e io... -
  - Tu hai fatto tantissimo. Lo hai reso felice. Anche il semplice fatto di vederti senza che tu gli parlassi lo rendeva felice -
  La ragazza sorrise e tornò a fissare Bill. Tornò ad accarezzare quella mano morbida e perfetta. Tom allora si alzò e scese al bar a comprarle qualcosa da mangiare.
Quando furono soli, Lucy si inginocchiò ai piedi del letto, avendo il viso di Bill a pochi centimetri dal suo. Appoggiò il mento sulle braccia e lo osservò.
  - Come sei bello, Bill. Grazie, grazie per tutto quello che hai fatto per me. Grazie per avermi amata, per aver amato mio figlio, grazie di avermi salvata. Io ti amo, ti amo con tutto il mio cuore. Ti prometto che da ora in poi farò qualsiasi cosa per renderti felice - disse, poi si sollevò e posò un leggero bacio sulla tempia del ragazzo, accarezzandogli la guancia. 
 In quel momento entrò nella stanza Tom, seguito da Elizabeth, Georg e Gustav.
Tom le porse la scatola con il panino e una bottiglietta d'acqua. Lucy, contro ogni aspettativa, divorò il panino in pochi minuti, scoprendosi più affamata di quanto pensasse.
Verso l'imbrunire i ragazzi andarono a fare un giro nel cortile dell'ospedale e Warren, dopo aver cercato invano di convincere Lucy a seguirlo, andò a casa. Thomas non poteva stare tutto il giorno dalla vicina di casa.
Simone e Gordon si sistemarono seduti in un angolo e dopo un po' si addormentarono. Anche la ragazza appoggiò le braccia sul letto e, senza volerlo, raggiunse Morfeo.
 Solo Tom rimase sveglio. Poggiò la testa sul polso e fissò un punto davanti a sé. Lentamente le palpebre si fecero sempre più pesanti, tanto che continuava ad aprirle con fatica. Le spalancò solo quando sembrò notare uno strano movimento. Rimase immobile a fissare la mano del fratello, e ancora notò che si era mossa. Si alzò di scatto e gli andò vicino. 
 
I suoi ricordi cominciarono a riemergere, come bolle d'aria in una brocca d'acqua. Si sentiva la testa girare, e aprì gli occhi lentamente. 
La prima cosa che vide fu il viso del fratello a un millimetro dal suo. L'espressione del rasta in una frazione di secondo diventò da agitata e stupita ad euforica ed eccitata.
  - Bill!- esclamò il ragazzo gettando le braccia attorno al fratello - Finalmente sei tornato tra noi! -
  - Anche io sono contento di vederti, fratellino - rispose Bill sorridendo stancamente.
  - Mi hai fatto quasi avere un infarto, deficiente! - aggiunse dandogli un   pugno sul braccio.
  - Ahia! Ma sei scemo! -
  - Mi sei mancato, Bill!- rispose abbracciandolo di nuovo come un bambino. Bill gli sorrise e, oltre la spalla del rasta, si guardò intorno. Vide i suoi genitori addormentati all'angolo della stanza e sentì delle voci fuori dal corridoio, appartenenti a Georg, Gustav ed Elizabeth. Questi entrarono e, insieme a Simone e Gordon, gli andarono vicino abbracciandolo e riempiendolo di attenzioni.
  Poi percepì un calore familiare attorno alla sua mano sinistra, si voltò e vide Lucy addormentata che gli stringeva la mano.
Le sorrise teneramente, e con l'altra mano le accarezzò i morbidi capelli. Lei aprì gli occhi assonnata e sollevò un po' la testa. Non appena vide Bill rimase qualche secondo a fissarlo, pensando che fosse solo un sogno. Dopo qualche secondo si rese conto che non lo era. Si alzò e quasi gli si buttò addosso. Gli prese il viso tra le mani e vi stampò un bacio che durò qualche secondo. 
  - Ehi - le sussurrò Bill poggiando la fronte sulla sua.
  - Ehi - rispose la ragazza sorridendogli.
  - Sai, prima ti ho sentita... -
  - Davvero? Hai sentito ciò che ho detto? -
  - Ogni parola -
  Lucy diventò rossa per l'imbarazzo e fece un sorriso che Bill trovò assolutamente adorabile, tanto che pensò di baciarla di nuovo,  stavolta per più tempo.
Tom pensò che fosse opportuno lasciarli soli, così condusse tutti fuori per un po'. 
  - Ti amo tanto anche io, comunque - le sussurrò in un orecchio, stringendola a sé.
  - Bill, perché sei tornato? Eri arrabbiatissimo. Cosa ti ha spinto a tornare indietro? -
  Bill continuò ad accarezzare i capelli, e con calma le rispose: - Non lo so. Forse il fatto che non riuscivo a stare senza di te. Forse perché senza di te sarei impazzito. E perché alla fine ho preferito credere alla donna che amo. E mi dispiace di non averlo fatto prima... Sono stato un idiota. Potrai mai perdonarmi? - 
Lucy sollevò la testa e, come se si trattasse di un'ovvietà, disse: - Shh.. Io ti perdono. Da questo momento potremo finalmente essere felici - aggiunse prendendogli il viso tra le mani.
  - La felicità è la cosa che vorrei darvi di più... -
  - E anche io a te. Quindi voglio azzardarmi  a dire che ti amo, e voglio passare il resto della mia vita con te, Bill Kaulitz -
  Lui le diede un lieve bacio sul naso e le sussurrò: - Per sempre, per quanto lungo possa essere -

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


                  EPILOGO - parte prima
 
 
 
Il caldo sole del mattino fece il suo trionfale ingresso nella camera, accarezzando tutto ciò che incontrava sul suo cammino e riscaldando con il suo tepore. 
Ma non fu solo questo a destare la giovane donna che si rigirò tra le lenzuola, prima di aprire definitivamente gli occhi. Il suo sguardo si posò sulla persiana abbassata per metà, che lasciava la stanza in una tranquilla penombra. Mise una mano l'altra parte del letto, scoprendola vuota. 
Solo allora si accorse che ciò che l'aveva svegliata era stato un fischiettio proveniente dal bagno e lo sciabordio dell'acqua della doccia.
Sorrise, e si strofinò gli occhi con la mano, soffermandosi per qualche secondo ad osservare l'anello dorato che portava all'anulare della mano sinistra.
Lo accarezzò con il pollice, ripensando inevitabilmente al giorno in cui Bill le aveva chiesto di sposarlo...
 
 
Lei e Bill stavano passeggiando mano nella mano davanti alla fontana di Trevi. Erano andati in vacanza a Roma per il ventesimo compleanno di Lucy. Le luci dietro di lui illuminavano l'acqua e le statue, mentre il sole spariva per lasciare spazio alla luna e alle stelle, rendendo quel posto una specie di piccolo angolo di paradiso.
Bill era particolarmente nervoso quel giorno, e la ragazza non riusciva davvero a spiegarsi il motivo. 
  -  Amore tutto bene? Sembri così... nervoso - chiese con dolcezza per tranquillizzarlo.
  -  Certo! Sì va tutto bene, fa molto caldo però - farfugliò, invitando la ragazza a sedersi sul bordo della fontana, tra la marea di turisti. Bill fece un respiro profondo, prese le mani della ragazza tra le sue e si fece coraggio.
  -  Lucy, io ti amo. Ti ho amata dal primo istante in cui ti ho guardata. È... difficile da dire, non immaginavo fosse così - mormorò il moro arrossendo e portandosi una mano dietro il collo.
  -  Tesoro non ti seguo -
  -  Lo so, lo so. Insomma, per farla breve - disse alzandosi di scatto, mentre tutti i turisti ora li osservavano - Per farla breve, non sono sicuro di come si faccia, o se io lo stia facendo nel modo giusto ma... - si inginocchiò e estrasse dalla tasca della giacca di pelle una scatolina di velluto rosso.
  -  Bill... - 
  -  Lucy Smith, vuoi diventare la signora Kaulitz? - concluse aprendo la scatola, rivelando un meraviglioso anello d'oro con una gemma rossa incastonata sulla sommità.
  -  Sì! Sì certo che voglio sposarti! - urlò con le lacrime agli occhi saltandogli al collo, mentre tutta la gente applaudiva e si congratulava con loro.
 
 
A quel ricordo Lucy si morse un labbro sorridendo.
Decise di alzarsi, si tolse il pigiama ed entrò silenziosamente nel bagno, scorgendo dietro il vetro della doccia la figura di suo marito di schiena.
Ne aveva cambiate di pettinature, Bill. Dai rasta alla cresta, e dai capelli grigi a quelli biondi. Ora portava i capelli biondi lunghi fino alle spalle. 
Aveva ricoperto il suo corpo con tatuaggi e piercing. Non che a lei dispiacessero, anzi. Li trovava decisamente sexy.
Aprì piano l'anta della doccia ed entrò. Trattenne una risatina e con una mano scosse la spalla del biondo, accompagnando il gesto con un sonoro "Bu!".
Bill si girò per lo spavento e per poco non urlò, mentre Lucy accanto a lui si piegava dalle risate.
  -  Ma dico, vuoi che io abbia un infarto?! - disse Bill mantenendosi alla parete.
  -  Dovevi vedere la tua faccia! È stato divertente! - continuò lei tra le risate.
  -  Sì, molto spiritosa. E se fosse stato un maniaco omicida tipo quello di "Psycho"? - 
  -  Beh, potrei essere io quel maniaco omicida - rispose imitando una risata diabolica.
  Bill le si avvicinò e la abbracciò, dandole un bacio all'angolo della bocca. 
  -  Buongiorno, tesoro - disse ora Lucy con una voce più dolce, stringendosi di più al ragazzo, mentre il getto di acqua bollente le bagnava i capelli e il corpo. Abbassò lo sguardo sul bacino del ragazzo e accarezzò con le dita la cicatrice rosea che spiccava al di sopra della stella tatuata. A lui non piaceva che si soffermasse troppo a fissarla, perchè sapeva che in un certo senso si riteneva responsabile. 
  -  Me ne farei altre mille per te - le sussurrò in un orecchio. Lucy gli sorrise e lo abbracciò nuovamente. Bill dovette chinarsi per poterle rispondere con un bacio più intenso.
  -  Alla fine avrò problemi alla schiena. E questo per colpa della tua statura! -
  -  Guarda che sei tu che sei troppo alto! - lo rimproverò la ragazza.
  -  Forse hai ragione. Ma dopotutto non si dice che nella botte piccola c'è il vino buono? - 
  -  Stai dicendo che sono grassa come una botte? - insinuò lei, incrociando le braccia al petto e inarcando un sopracciglio.
  -  N - no! - balbettò Bill arrossendo e cercando si scusarsi - Voglio dire che... Cioè, è un modo di dire, non so nemmeno che senso abbia il fatto... il fatto... -
  Lucy si era limitata a sorridere, e, alzandosi in punta di piedi, gli stava baciando il collo in un modo che a Bill fece venire i brividi. La sollevò da terra e lei incrociò le gambe dietro il suo bacino. Inarcò la schiena quando sentì il contatto freddo della parete contro la sua pelle calda.
  -  Ho freddo - mormorò, akkoalandosi al biondo. 
 Bill le diede un bacio sulla tempia e chiuse il getto d'acqua, portandola poi in camera. La mise delicatamente sul letto, stendendosi poi sopra di lei.
Le sue mani scivolavano abilmente lungo il corpo della ragazza, che a sua volta emetteva dei gemiti mentre lui la baciava.
  -  Bill... Bill è tardi... Devo andare a lavoro - mugolò gettando la testa all'indietro, anche se le sarebbe piaciuto restare un po' lì a farsi coccolare dal biondo.
 Bill alzò lo sguardo su di lei e la guardò accigliato: - Antipatica - disse, dopodiché si alzò e andò in bagno per asciugarsi.
Ne uscì dopo una decina di minuti, si avvicinò all'armadio e ne tirò fuori dei jeans e un maglione nero. Aveva deciso di legarsi in capelli quel giorno, totalmente privo della voglia di stirarli.
Mentre la ragazza prendeva il suo posto in bagno, Bill uscì e si diresse alla porta con delle lettere colorate che formavano la parola "Sophia". 
La aprì lentamente e si avvicinò alla ragazzina che dormiva, si sedette sul letto e avvicinò il viso ai capelli biondi della figlia.
  -  Sophia, svegliati è mattina - sussurrò dolcemente, avendo di tutta risposta una smorfia e un gemito scocciato.
  -  No... Ho sonno - rispose la bionda.
  -  Sei proprio come tua madre. E va bene, dormi pure. Vorrà dire che mangeremo io e Thomas i deliziosi pancakes che sta preparando mamma... - disse alzandosi, enfatizzando sulle parole "deliziosi" e "pancakes". A quelle parole Sophia si alzò di scatto dal letto, con gli occhi nocciola che luccicavano per la felicità. 
  -  Tu e Tommy non mangiate un bel niente senza di me! - detto questo si alzò, andando ad abbracciare suo padre. Bill le diede un bacio sui capelli e le chiese di andare a svegliare suo fratello. 
 Non se lo fece ripetere due volte e, dopo essersi sistemata la maglietta del pigiama, corse nella camera del fratello. 
Sophia trovava la camera di Thomas poco elegante, come del resto erano tutte le camere dei ragazzi adolescenti, pensava. Fece slalom tra i vestiti sul pavimento, lanciò un'occhiata ai poster dei Megadeth e degli Slipknot e si buttò a peso morto sul corpo del fratello, svegliandolo di colpo.
  - Ma sei impazzita?! - le urlò il ragazzo, ignorando le grasse risate della sorella.
  -  Dai, era uno scherzo! - 
  - Avrei potuto rimetterci una costola, invece! - ribattè il moro incrociando le braccia al petto e fissandola truce.
  -  Esagerato! Hai diciassette anni e giochi a basket, non ti fratturerai una costola così - rispose accorta Sophia.
  -  E invece tu hai dodici anni e sei morta! - fece Thomas abbracciando la sorella e solleticandole i fianchi e le ascelle. 
  -  N- no! B- basta! - implorò tra le risate, fin quando riuscì a liberarsi dalla morsa del moro e corse al piano di sotto, inseguita dal ragazzo.
 
In cucina, intanto, Lucy era indaffarata a preparare la colazione. 
Fischiettando, aprì la credenza e si sollevò in punta di piedi per prendere lo sciroppo d'acero. Mentre sistemava i pancakes sui piatti, qualcuno la abbracciò da dietro e le posò un bacio sulla tempia.
  -  Che buon profumino - disse Bill cercando di addentare una frittella con scarsi risultati.
  -  Ehi con calma! Dove sono i ragazzi? - chiese Lucy poggiando la testa sulla spalla del marito. Pochi secondi dopo udirono dei passi sulle scale e Bill andò a sedersi a tavola. 
  " Eccoli"
Appena arrivati si sedettero di corsa ai loro posti, continuando a darsi leggeri calci sotto il tavolo.
  -  Ragazzi, che vi ho detto dei calci? - disse Bill rivolgendosi severo ai figli.
  -  Scusa papà - risposero in coro i due.
 Lucy si legò i lunghi capelli castani in una treccia e mise la colazione in tavola, prendendo posto anche lei.
  -  E per la cronaca ha cominciato lei, e mi ha quasi rotto una costola! -
  -  Non è vero! -
  -  Sì, invece! - 
 Sophia rispose con una linguaccia, suscitando le risate di tutti quanti. A quel punto divenne immediatamente rossa in viso.
  -  Guarda come sei arrossita, tesoro! - osservò Lucy facendole un carezza sulla guancia.
  -  Fa così perchè è innamorata di Timothy... - disse con nonchalance Thomas, rendendosi immediatamente conto dell'errore che aveva appena commesso - Ops... - 
 Infatti la ragazza gli lanciò uno sguardo omicida, mentre Bill e Lucy si guardarono meravigliati per alcuni secondi. 
  -  Oh tesoro, ti piace un ragazzino della tua classe? E com'è? È simpatico? - chiese Lucy sorridendole amorevolmente.
  -  Sì, com'è? Che intenzioni ha? E che lavoro fanno i suoi g...- non fece in tempo a finire la frase perché Lucy gli aveva sganciato un calcio nello stinco. Dopo averlo fulminato con gli occhi si rivolse nuovamente alla bionda.
  -  Ciò che tuo padre intendeva dire è che siamo contenti per te, piccola - 
 
Dopo che ebbero finito di mangiare, i ragazzi andarono a vestirsi, mentre Bill e Lucy rimasero in cucina a sparecchiare. 
  -  E se ha cattive intenzioni? - chiese preoccupato.
  -  Bill per l'amor di Dio! È un ragazzino di dodici anni! -
  -  Sì ma sai come sono i ragazzi di oggi! Vogliono solo una cosa. E poi Sophia è un capolavoro, quindi è normale che c'è chi si fa cattive idee! -
  -  Ma è una ragazza responsabile, rilassati. E poi vorrei ricordati che anche io e te ci siamo conosciuti tra i banchi di scuola... - disse lei facendogli l'occhiolino.
  -  Avevamo diciotto anni, ed era una cosa diversa! -
 Lucy roteò gli occhi e scosse la testa, lasciandosi sfuggire una risatina. Bill geloso era davvero adorabile.
 
Intanto, Sophia si sistemò la maglia dei Guns' N' Roses e si infilò le scarpe. Legò i suoi capelli biondo cenere in una coda di cavallo e, dopo aver preso lo zaino, andò nella camera del fratello. 
Come al solito lo trovò indaffarato a riempire di gel i capelli neri, per tenerli sollevati come una specie di piccola cresta. La sua intenzione era quella di raggiungere la lunghezza della cresta che suo padre portava un po' di anni prima. 
Quando vide il riflesso della sorella nello specchio si girò, chiedendole di passargli la giacca di pelle nera sulla sedia della scrivania. 
La ragazza si sedette sul letto e si mise a giocherellare con la chitarra elettrica del fratello, naturalmente senza amplificatore.
  -  Tommy, perché non ti sei più fidanzato dopo Barbara? - chiese curiosa. 
 Il moro le rispose senza distogliere lo sguardo dallo specchio: - Perché lei è stata troppo importante per me, e mi ci vuole del tempo per dimenticarla del tutto... E poi ora non ho tempo per le ragazze - 
  -  Ah, giusto, le internazionali di basket... - disse, ripensando a come Barbara avesse spezzato il cuore del suo fratellone.
 Non appena Thomas finì diede un'ultima occhiata al suo look: maglia degli Slipknot, jeans neri attillati e converse anch'esse nere. Era abbastanza soddisfatto. Così si mise la giacca, prese lo zaino e uscì con sua sorella.
In salotto videro Bill seduto sul divano, intento a scrivere qualcosa al computer, e Lucy che stava sistemando le ultime cose nella borsa, pronta ad uscire. 
Salutarono i genitori con un bacio e uscirono per andare a scuola. 
Thomas adorava il lavoro dei suoi genitori: suo padre era un fashion designer molto famoso in Germania, e sua madre era un'insegnante di arte presso un liceo. Era da loro che aveva preso la vena artistica e musicale, per quella sportiva non ne aveva la più pallida idea.
Camminarono silenziosamente, e quando arrivarono all'entrata della scuola media, Sophia si bloccò di colpo. Thomas rimase perplesso, seguendo con gli occhi la direzione in cui guardava. Vide Timothy seduto da solo sugli scalini della scuola, occupato ad ascoltare la musica. 
  -  Vai a parlargli - le  consiglió.
  -  Cosa?! E che dovrei dirgli? - chiese la bionda in evidente disagio.
  -  Qualsiasi cosa, ti verrà tutto sul momento - disse ammettendo poche obiezioni. Sophia lo fissò per un po', fece un bel respiro e cominciò a camminare, quando il fratello la bloccò.
  -  Aspetta - disse sciogliendole la coda di cavallo, in modo che il suo dolce viso fosse incorniciato dai capelli - Ora va meglio - aggiunse sorridendo.
 Quando la vide sedersi accanto a lui e attaccare bottone decise di procedere verso il liceo.  La strada alberata gli fece tornare in mente il giorno in cui nacque sua sorella...

     
Thomas stava aspettando in sala d'attesa, seduto sulle gambe di Bill. Si accorse che suo padre era agitato, così, perplesso, azzardò una domanda.
  - Papà, pecché tei agitato? Mamma ttà tolo prendendo la mia sorellina dalla signora cicogna, non c'è bitogno di preoccuparsi! - 
 Bill lo fissò divertito e gli accarezzò la testolina.
  - Hai ragione, piccolo. Anche se non funziona proprio così.. Quando sarai più grande ti dirò tutto -
  - No! Vojo saperlo adetto! - disse accigliato sbattendo i pugni chiusi sulle gambe. 
  - Ehm... Ecco...- arrancò il moro, deglutendo rumorosamente. 
 Fortunatamente un'infermiera uscì di corsa dalla stanza, annunciando che il bambino era nato. 
Bill prese Thomas in braccio e corse, seguito da Warren, Tom e dai suoi genitori, nella stanza. 
Lucy era stesa su un letto completamente sudata, coperta da un lenzuolo bianco. Bill mise giù il bambino e si avvicinò alla ragazza, chinandosi per darle un bacio sulla fronte. 
  - Sei stata bravissima amore - le sussurrò, e lei sorrise.
  - Dottore come sta? - chiese Lucy stancamente. 
  - Sta bene, è una bellissima e sana bambina - rispose il medico, porgendo ai genitori la bambina avvolta in una coperta. 
 Non appena Bill la prese in braccio scoppiò a piangere, mentre la piccola gli sorrideva allungando le braccia verso di lui. 
  - Ciao tesoro, benvenuta in famiglia - disse con le lacrime agli occhi. La avvicinò a Lucy, la quale la prese in braccio, non riuscendo a non piangere. 
  - Come la chiamiamo? - chiese Bill.
  - A me piace Sophia - 
  - Sophia sarà allora... -
 Thomas si sollevò sul letto della madre, osservando curioso il piccolo esserino rosa che si era trovato davanti.
  - Che carina! È lei la mia sorellina? - chiese facendole delle smorfie per farla ridere.
  - Sì, piccolo - risposero i genitori. Bill prese la mano del bambino e la avvicinò a quella della bambina, che curiosa la afferrò per esaminarla. 
 Thomas sorrise, trovando buffi i suoi comportamenti. A un certo punto si ricordò della domanda di prima, così si rivolse ai presenti e chiese: - Allora? Come nascono i bambini? -
     
 
Ora, a distanza di quattordici anni, Thomas rideva ripensando a quell'episodio. Da quando aveva avuto una sorella le sue giornate erano diventate molto più divertenti.
" Eh sì," pensò " la verità su come nascono i bambini è molto meglio...".
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Tao :3 Allooora, manca solo un capitolo, che tristezza T.T Ma vabbeh, continuerò a scrivere lo stesso :-) Dunque, volevo dirvi che per due settimane non posterò nè "Iris" nè "Freedom Power & Love" dato che non sarò a casa.
Inoltre Clazieh milleh a chi recensisce, inserisce tra preferite/ seguite/ da ricordare o anche solo chi legge e basta :-). Però visto che siamo quasi alla fine mi piacerebbe molto avere una vostra opinione :D
Arrivederci!

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


 Saaalve :3 vi prego di leggere le note a fine capitolo :-). Buona lettura!


 
 
                         EPILOGO - parte seconda


 
 
 
 - Allora ci vediamo domani - disse il ragazzo sorridendo alla bionda davanti a sé.
  - O-Ok.. Ciao - rispose Sophia imbarazzata, abbassando lo sguardo per non mostrare il rossore delle sue guance.
  Dopo che Timothy, il ragazzo per cui aveva una cotta dal primo giorno di scuola, se ne fu andato, decise di uscire in anticipo e andare incontro a suo fratello invece di aspettarlo come accadeva di solito. 
Non sapeva se mettersi a saltare per la felicità o comportarsi in modo più o meno normale. Percorse alcune dozzine di metri, scorse Thomas che veniva nella sua direzione. Stava ascoltando la musica, camminava a testa alta, emettendo piccole nuvole di fumo dalla bocca ogni volta che allontanava la sigaretta dal viso. Questo suo portamento e il fatto che giocasse nella squadra di basket del paese faceva perdere la testa a tutte le amiche di Sophia. 
La ragazza gli saltellò incontro e lo abbracciò, osservando la faccia confusa del fratello.
  - Siamo allegri, eh? - chiese Thomas dandole un bacio sui capelli.
  - Mi ha chiesto di uscire! A me! Lui! Domani pomeriggio! - farfugliò felice la bionda, mettendosi a battere le mani con un'espressione ebete che il fratello notava solo in certe occasioni.
  - Visto? Te l'avevo detto che sarebbe andata bene! - fece lui, tirando un'altra boccata di fumo dalla sua sigaretta.
 Solo allora Sophia parve accorgersene. Quindi incrociò le braccia al petto e lo guardò severa.
  - Non avevi detto che avevi smesso di fumare? -
  - Io non ho mai iniziato. Sai che fumo solo quando sono nervoso -
  - Beh, allora sei parecchio nervoso in questo periodo... Cosa c'è? -
  Il ragazzo fece per dire qualcosa, ma decise di tacere, così si limitò a sorriderle e a scompigliarle i capelli con la mano, avviandosi verso casa seguito da lei.
Dopo qualche minuto di silenzio la ragazza si bloccò, facendo voltare Thomas.
  - Tommy... Come la prenderà papà per l'appuntamento? -
 
 
 
                                                                                                                              ***
 
 
 
Nonostante Lucy amasse insegnare, c'erano momenti in cui preferiva fare tutt'altro piuttosto che spiegare Salvador Dalì a dei liceali annoiati. 
Così, appena entrò in casa, togliendosi le scarpe e gettando la borsa sul pavimento, si buttò con poca grazia sul divano di pelle del soggiorno. Sorrise, sapendo di potersi godere un po' di tranquillità. 
Chiamò Bill un paio di volte, ricevendo di tutta risposta un rilassante silenzio. Afferrò il libro dal tavolino accanto a sé e lo aprì nel punto dove prima c'era un segnalibro, cominciando a leggere.
Era talmente assorta nella lettura che lanciò un urlo quando due mani le si posarono sulle gambe. 
Lucy ritrasse le gambe e sollevò il libro, per capite cosa fosse successo. Bill, davanti a lei, si stava con torcendo dalle risate, e si era gettato sul divano per non cadere a terra.
  - Ah ah ah, come sei divertente - sbuffò Lucy incrociando le braccia al petto.
  - Scusa, è stato più forte di me. Dovevo vendicarmi  per stamattina - rispose il biondo cercando di soffocare le risate.
 La mora, dal canto suo, chiuse il libro sul tavolo e girò la testa dall'altra parte, facendo finta di essere arrabbiata. Sentì Bill togliersi le scarpe e allungarsi sul suo corpo, avvicinandosi al suo viso. Le prese il mento con due dita e le diede un bacio a fior di pelle. Lucy sorrise, e incrociò le mani dietro la nuca di Bill, attirandolo verso di sé. Si baciarono per qualche minuto, finché Bill non si staccò e la fissò.
  - I ragazzi saranno qui a momenti. Non dovresti preparare il pranzo? -
  - Non ne ho voglia, ordiniamo una pizza oggi - disse, riprendendo ciò che avevano interrotto. 
 
 
 
                                                                                                                            ***
 
 
 
Thomas aveva passato gli ultimi dieci minuti prima di arrivare a casa a pensare a un modo per salvarsi la pelle da suo padre. Non era certo di come Bill avrebbe preso l'appuntamento del suo "teneropiccoloangioletto" Sophia. Era praticamente ovvio che avrebbe fatto di tutto per impedirlo, solo che non era sicuro del modo in cui l'avrebbe fatto. Probabilmente recandosi da Timothy e uccidendolo. 
Così si fermarono davanti alla soglia, trassero un profondo respiro ed entrarono.
Bill e Lucy, rendendosi conto di non essere più soli, si affrettarono a staccarsi ad alzarsi dal divano.
Thomas roteò gli occhi, accennando un leggero sorriso. Era questo che gli piaceva dei suoi genitori: non sembravano affatto una coppia sposata da più di dieci anni, bensì due adolescenti innamorati che approfittano di ogni momento di intimità per scambiarsi coccole. Infatti non sarebbe rimasto affatto sorpreso se un giorno li avesse beccati a farlo sul divano o sul tappeto. Ma, fortunatamente, non era ancora accaduto.
  - Ciao ragazzi! Com'è andata a scuola? - chiese Lucy dando un bacio sulle guance di entrambi i figli.
  - Oggi mangiamo tutti la pizza! - si intromise Bill con un sorriso.
 Sophia sorrise contenta, mentre Thomas, a testa bassa, si allontanò diretto in camera sua.
  - Non ho fame - si limitò a dire.
 Tutti si guardarono perplessi, e, successivamente, gli sguardi caddero sulla ragazza, in cerca di risposte. La bionda fece spallucce, anche se una vaga idea se l'era fatta da tempo...
  -  Credo sia nervoso per la partita... - ipotizzò Lucy.
  - Io vado a parlargli, tu ordina le pizze - propose Bill, scomparendo al piano di sopra.
 
Thomas chiuse con forza la porta alle sue spalle e gettò lo zaino accanto alla scrivania. Si gettò sul letto e uscì il pacco di sigarette dalla tasca dei jeans, uscendone una. La accese e inspirò profondamente, liberando uno sbuffo di fumo.
Poco dopo sentì bussare a alla porta, sentendo la voce di suo padre che gli chiedeva di entrare. In tutta fretta aprì la finestra e gettò via il mozzicone, agitando le braccia per fare uscire un po' di fumo.
Bill aprì lentamente la porta, facendo sbucare la testa nella stanza. Dopo essersi guardato un po' intorno la aprì completamente.
  - Wow, c'è proprio un bel casino qua dentro - disse, mentre per poco non inciampava su un maglione buttato alla bene e meglio sul pavimento. Sbuffò, e si sedette sul letto accanto al ragazzo.
  - Allora, mi dici che hai? -
  - Niente -
  - Non è "niente" questo comportamento - asserì indicandolo con un dito. Dopo un po' che non ebbe risposta sospirò, fissando il vuoto.
  - È per la partita di domani, vero? -
 "Colpito e affondato" pensò il moro.
  - Tommy, tu non devi dimostrare nulla a nessuno. Già il semplice fatto di essere il capitano della squadra ti rende fenomenale -
  - Ma io non posso deludere i miei compagni, papà! Tutti contano su di me! -
  - I tuoi amici non rimarranno mai delusi da te! Se doveste vincere sarebbe fantastico, in caso contrario non preoccuparti, nella vita le sconfitte ti fortificano. Tu sei eccezionale, Tommy, non te lo dimenticare - concluse accarezzandogli la piccola cresta di capelli neri.
 Il ragazzo poggiò la testa sulla spalla del padre, sospirando rumorosamente.
  - Fosse solo questo... - aggiunse sottovoce.
  - Cos'altro ti turba? Scommetto che c'entra Barbara - 
 Thomas si limitò ad annuire.
  - Sai, Tommy, nemmeno tra me e tua madre sono state tutte rose e fiori. Anzi, più guardo indietro e più mi domando come abbiamo fatto ad affrontare tutti gli ostacoli che abbiamo avuto. Le incomprensioni succedono. So che lei ci tiene a te, e vedrai che tutto si sistemerà - lo rassicurò Bill con un caldo sorriso. 
 Thomas era consapevole del fatto che Bill non fosse il suo vero padre, anzi, ricordava esattamente il loro primo incontro. Però lo aveva considerato da subito come un padre, e Bill come suo figlio. E dopo che aveva scoperto la verità sul suo padre biologico aveva capito quale fosse il vero significato della parola "padre".
Gli tornò in mente un episodio di parecchi anni addietro, quando Bill uscì dall'ospedale dopo l'incontro con Nathan...
 
 
Era impegnato a far scontrare un SUV fatto di lego con un aeroplano, quando sentì la porta d'ingresso aprirsi e delle voci familiari al piano di sotto. 
Udì distintamente la voce di sua madre che diceva qualcosa tipo: "Vedrai come sarà felice di vederti!"
Intuendo chi fosse il suo interlocutore si era precipitato giù, rimanendo immobile davanti alla persona con i capelli strani che aveva davanti. Bill era accanto a sua madre gli aveva sorriso, alzando la mano sinistra in segno di saluto. Aveva una fasciatura bianca sull'addome ed era poggiato ad una stampella. Il bambino sentì le gambe cedere e gli occhi offuscarsi per le lacrime. Così corse a braccia spalancate verso il ragazzo e gli strinse forte le gambe con le braccia, scoppiando a piangere per la felicità.
Bill si inginocchiò lentamente, guardandolo negli occhi sorridendo.
  - Ehi piccolo, sei contento che sono a casa? - chiese teneramente, asciugandogli le lacrime dalle guanciotte.
  - Sì! Tono contento che sei qui! Mi tei mancato, ti vojo bene papà! - rispose Thomas ricominciando a piangere e salendo in braccio a Bill, il quale lo strinse forte, sentendo qualche lacrima scivolargli sul viso.
  - Anche io ti voglio tanto bene, Tommy -

 
Ripensando a quest'episodio capì che aveva tutti i migliori motivi del mondo per fidarsi di suo padre, e che non doveva dubitare.
  - Grazie dei consigli, papà. Ora va molto meglio - 
  - Figurati! Ci vogliono ogni tanto queste chiacchierate padre e figlio, non credi? - affermò il biondo alzandosi e facendo per andarsene - Ah, quasi dimenticavo - tornò indietro e aprì il palmo della mano davanti a lui.
  - Cosa c'è? - domandò Thomas facendo il finto tonto. Bill però rimase immobile e inarcò un sopracciglio.
 Thomas roteò gli occhi e tirò fuori scocciato il pacco di sigarette dalla tasca dei jeans porgendolo al padre.
  - Così va meglio. Per stavolta non ne farò parola con tua madre, ma la prossima volta tu non esci di casa fino a quando non avrai quarant'anni, siamo intesi? - lo minacciò Bill.
  - Ma io fumo solo quando sono nervoso! - 
  - Lo so -
 Thomas sgranò gli occhi sorpreso: - Come fai a saperlo? -
Bill si fermò sulla soglia e si girò un'ultima volta, sorridendo furbetto: - Perché alla tua età io facevo la stessa cosa -
 
 
 
                                                                                                                              ***
 
 
 
Intanto, in soggiorno, Lucy aveva appena ordinato le pizze, mentre Sophia era seduta di fronte a lei, intenta a osservare un vaso di cristallo sul tavolino.
Notando le sue guance ancora rosse e il sorrisino stampatole in volto, decise di approfondire.
  - Cos'è quel sorriso? E per il ragazzo che ti piace? - chiese curiosa, andandosi a sedere sul divano accanto a lei.
  La ragazza arrossì ancora di più e fissò la madre, leggermente imbarazzata.
  - Sì. Mi ha chiesto di uscire domani dopo la scuola -
  - Che bello tesoro! Mi ricordi me, sai? Anche tuo padre mi chiese la prima volta di uscire dopo la scuola! Ehi, ma domani c'è la partita di Thomas. Verrai vero? - chiese speranzosa.
  - Perché non dovrebbe venire? - si intromise Bill, piombando nella stanza come un fantasma.
 Sophia avrebbe voluto sotterrarsi con le sue mani piuttosto che raccontare a suo padre del suo appuntamento.
  - Ehm... Timothy... Ecco... Mi ha invitata a fare un giro domani - disse tutto d'un fiato la biondina. 
  -  ... OK - disse semplicemente Bill contro ogni aspettativa.
  -  Ok?? - ripeterono le due sgranando gli occhi.
  - Certo. Ma devi mandarmi messaggi ogni mezz'ora e dirmi dove sei! - ordinò perentorio l'uomo, incrociando le braccia al petto.
  - OK! Grazie papà!!! - urlò Sophia correndo ad abbracciare suo padre, dopodiché corse allegra in camera sua. Lucy era rimasta ancora a bocca aperta sul divano, fin quando Bill non occupò il posto della bionda accanto a lei.
  - Davvero tutto ciò ti va bene? - chiese la mora in tono inquisitorio.
  - Ovvio -. Lucy inarcò pericolosamente un sopracciglio.
  - E va bene, no. Mi dà tremendamente fastidio che un moccioso qualunque possa slinguazzarsi mia figlia! Appena lo vedo gli spacco il culo -
 Lucy in un primo momento si sforzò di rimanere seria, ma subito dopo si era stesa sul divano reggendosi la pancia per le risate. 
  - Ehi! - esclamò Bill imbronciato.
La donna si sollevò con fatica, cercando di smettere di ridere: - Scusa, è solo che sei troppo dolce quando ti ingelosisci. Che sia per me o per Sophia -
  - Semplicemente io ho sudato sette camicie per raggiungere anche solo la prima base con te, quindi pretendo che anche gli altri se le guadagnino -
Lucy sorrise e si fece più vicina al biondo, baciandogli leggermente le labbra.
  - Ora però è diventato tutto molto più semplice per te, non credi? - gli sussurò nell'orecchio, mettendosi a cavalcioni su di lui e baciandolo più intensamente. Bill sorrise maliziosamente e la lasciò fare per alcuni minuti, fin quando il suono del campanello non ruppe l'atmosfera che si era venuta a creare. La mora, con la disapprovazione del marito, smise di baciarlo e con un sorriso si alzò per andare a prendere le pizze dal fattorino.
" È evidente che qualcuno ce l'ha con me oggi" pensò Bill alzando gli occhi al cielo.
 
 
 
                                                                                                                             ***
 
 
 
Il giorno dopo
 
Thomas stava sudando freddo per la paura. 
Aveva fatto alcuni giri di campo con i suoi per riscaldarsi, ma non era servito a scaricare la tensione. 
Si guardava attentamente intorno, mentre i primi genitori, allenatori e persino giornalisti iniziavano ad affollare gli spalti. Aveva intravisto da parecchi minuti gli allenatori di alcune importanti squadre nazionali che lo stavano osservando da parecchio tempo, mentre parlottavano tra loro di solo Dio sa cosa. 
  - Ehi capitano! - lo chiamò Matisse avvicinandosi all'amico - Pronto a spaccare qualche culo? -
  - Matisse, per l'amor Dio, sono il tuo migliore amico, sai che non mi devi mai chiamare capitano - lo rimproverò Tommy mentre si sistemava la cresta dentro una fascia a righe bianche e blu.
  - Scusa, amico - disse il moro dandogli una pacca sulla spalla.
  - Tu credi davvero che riusciremo a farcela? -
  - Se lo credo? Noi siamo i migliori! E tu giochi in modo eccezionale, ovvio che vinceremo! -
  Thomas parve calmarsi un po'. Prese un profondo respiro e raggiunse il resto della squadra.
Circa mezz'ora dopo la partita stava per iniziare. 
Bill e Lucy si fecero largo tra la gente, occupando due posti liberi accanto a Tom ed Elizabeth, Georg e Gustav. Per non parlare dei genitori di Bill, o di Warren e Nina, la fidanzata del padre di Lucy. Eh già, dopo tanti anni di solitudine, Warren era riuscito a rifarsi una vita, spronato anche da sua figlia e dalle ultime parole di Anne. Aveva sempre pensato che, cercando di innamorarsi di nuovo, avrebbe fatto un torto a sua moglie. Solo anni dopo si era reso conto che questo era proprio ciò che lei avrebbe voluto per lui...
Appena seduti cercarono con lo sguardo Tommy, riconoscendo la maglia con il suo numero. Agitarono entrambi le mani per salutarlo, e lui fece lo stesso. 
  - I tuoi genitori sono così carini insieme... - osservò il miglior amico di Thomas.
  - Già, sono proprio  i miei genitori - sussurrò tra sé il ragazzo, sorridendo teneramente. Il suo sguardo si spostò poco lontano, dove una ragazza con dei capelli neri riccissimi scrutava con imbarazzo il campo alla ricerca di qualcuno.
 "Barbara..."
Cosa era venuta a fare lì?  Non aveva detto di volersi prendere una pausa? Non era stata lei a mollarlo?
Cercò di togliersela dalla testa e si diresse con la squadra al centro del campo, evitando di fissarla. Con la cosa dell'occhio notò però che le labbra le si erano increspate in un sorriso... 
 
Bill era intento ad incoraggiare con gli altri i giocatori, urlando a squarciagola il motto della squadra. A un tratto vide entrare Sophia, con un'espressione afflitta stampata in volto. Fece presente a Lucy la cosa, la quale si alzò e si fece largo tra la gente per raggiungere la ragazza.
  - Ehi, piccola, cosa c'è? - le chiese una volta che l'ebbe raggiunta.
  - Mamma... Niente, sto bene - disse solo, abbassando lo sguardo.
  - Sei sicura? È per Timothy? Ti ha fatto qualcosa? - domandò leggermente intimorita.
  - No! No, solo che... Pensavo fosse... diverso. Non è come pensavo -
  - Oh, a volte capita do prendere fischi per fiaschi, tesoro. Sei ancora una bambina, un giorno troverai la persona giusta. Questo è stato solo un abbaglio - le disse, accarazzandole i capelli.
  - Hai ragione, mamma -
  - Dai, vieni su a sederti, la partita sta per iniziare - concluse, conducendola ai loro posti -E poi, non so perché, ma credo che tuo padre prenderà bene la cosa... - aggiunse sottovoce con un sorriso.
 La partita proseguì tra momenti di vittoria e sconfitta, suspense e gioia.
Gli ultimi dieci minuti, quelli decisivo, in cui gli allenatori si erano già fatti un'idea delle due squadre, furono i peggiori. 
Fu in quel momento, quando Thomas saltò e segnò il punto della vittoria, che tutti sugli spalti si alzarono contemporaneamente, sollevando le braccia e urlando dalla felicità.
Quando i 40 minuti finirono, Thomas rimase immobile, ancora incapace di rendersi conto di aver vinto. I suoi amici gli corsero incontro abbracciandolo, e fu solo allora che fece anche lui i salti di gioia.
I suoi genitori si precipitarono in campo per abbracciarlo. Bill lo strinse forte e gli disse di essere fiero di lui, mentre Lucy si mise a piangere e lo riempì di baci come se avesse avuto ancora 4 anni. Sophia lo abbracciò e lui si chinò per baciarle i capelli. Poco dopo lo raggiunsero anche gli altri. 
Ad un tratto sentì una mano che gli picchiettava sulla spalla, così si girò, trovandosi davanti, con sua immensa sorpresa, Barbara.
  - Ciao, Tommy - lo salutò la ragazza, estremamente in imbarazzo. Era proprio la sua timidezza che aveva rubato il cuore del ragazzo, e non poté fare a meno di sentirsi sciogliere nel vederla davanti a sé.
  - Ciao, Barbara -  
Intanto tutti avevano deciso di allontanarsi per lasciarli un po' da soli.
  - È stata proprio una bella partita, complimenti. Sono convinta che adesso verrete scelti dagli allenatori della nazionale - gli disse sorridendo.
  - Lo spero... Perché sei venuta qui? -
  - Perché volevo vederti -
  - Ma non sei stata tu a dire che era meglio finirla -
  - E-Era quello che volevi tu - balbettò, vedendo che il ragazzo cominciava ad agitarsi.
  - Quello che volevo io?! Io ho sempre voluto stare con te! Non ho mai voluto che tu mi lasciassi! - disse Thomas arrabbiato, non riuscendo a capire a pieno la situazione.
  - Tu mi avevi detto che sarebbe stato meglio concertrarti di più sullo sport. So quanto ci tieni, così ho pensato che senza di me saresti stato meglio... E ora, beh, eccoti qua - disse malinconica indicandolo con la mano.
  - Come posso stare meglio senza di te? Io ti amo, Barbara, e l'ho sempre fatto, anche  quando non te ne ho dato l'impressione. E mi dispiace - concluse con un sorriso, avvicinandosi alla ragazza e dandole un lungo e tenero bacio.
 Mentre questo accadeva, e Sophia stava raccontando qualcosa ai nonni, Lucy prese per mano Bill e lo condusse fuori nel cortile del palazzetto dello sport, lontano dal chiasso e dalla folla.
  - Ehi amore, cosa c'è? Ti sentivi male là dentro? - chiese premuroso, sedendosi su una panchina.
  - No, non è questo - sussurò dolcemente la mora, spostando una ciocca bionda dal viso di Bill - È solo che... Sono felice. È bello ciò che abbiamo creato insieme, non credi? -
  - Certo, è meraviglioso - disse lui stringendola forte a sè. Lucy si accoccolò al petto del marito, lasciandosi cullare dal suo respiro e dal suo profumo.
  - Tu mi hai cambiato la vita, Bill. Non so cosa sarei senza di te adesso, e non so cosa sarebbe Thomas. Sicuramente non sarei me stessa, perché solo se ci sei tu riesco ad essere tutto quello che sono. Ne abbiamo passate così tante di avventure! Ricordo come se fosse ieri il nostro primo appuntamento, il nostro primo bacio, la nostra prima volta... Sono successi così tanti momenti difficili tra noi, e ognuno di essi è servito solo a farmi capire ancora di più quanto ti ammassi. Perciò, amore mio, grazie dell'avventura. Ne dobbiamo vivere ancora molte altre insieme. Ti amo - 
 
 
 
 
 
                                                         THE END (?)
 
 
 
OK, non devo piangere. Mi trattengo.
Bene, ehm, eccoci qua, questo momento è arrivato... 
Prima dei ringraziamenti vorrei precisare una cosa. Immagino che molti si siano chiesti il perchè del punto interrogativo accanto a "THE END", ebbene il motivo è semplice: si può mettere la parola fine a un'avventura che, in fondo, è appena iniziata? Come dice Lucy alla fine, ne hanno di cose da fare insieme! :D devono vedere i loro figli crescere, diventare nonni eccetera. Non mi sembra corretto chiamarla fine u.u
Beh, cara Debby, ti è piaciuta la storia? :-) spero di averla resa come tu avresti desiderato e spero che il finale ti soddisfi! Per quel poco che ci sei stata voglio ringraziarti, perché tu mi davi una voglia di scrivere e un'allegria nelle tue recensioni che mi dava la forza di andare avanti ;') grazie piccola stella.
Grazie a Heilig_, la ragazza con cui, stranamente ho un rapporto d'oro (perchè, stranamente, anche senza esserci mai viste siamo diventate unitissime <3).
Grazie a memy883, che ha recensito puntualmente ogni capitolo dandomi ottimi suggerimenti per alcuni capitoli (lei sa quali) e mostrando di sapere quasi più lei della storia che io stessa XD grazie!
Un grazie alla mia ANNALISACULLEN che, nonostante per forza di cose non sia riuscita a leggere tutta la storia, ha creduto nelle mie potenzialità :-) 
E infine, ultimo ma non per importanza, un ringraziamento a voi tutti, miei lettori! Grazie per aver seguito, recensito, o solo letto questa storia, grazie per l'importanza che le avete dato, davvero :') Vi chiedo scusa se qualche volta posso avervi deluso in qualche modo, ma non l'ho fatto in cattiva fede. Chiedo scusa per gli errori grammaticali che posso aver fatto, so di essere molto distratta LOL!
Grazie per tutto a tutti, un bacione enorme!
La vostra Valentina, in arte _RockEver_ <3

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