The Blog About the Love

di LucyFire
(/viewuser.php?uid=147912)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo


WHERE THE F**K IS CAPTAIN AMERICAN'S MACHINE?

                                                                                


Sin da piccola ho sempre pensato al mio matrimonio. Alcuni dilemmi mi avevano sempre interessata, come “Che abito avrei indossato?”, “Chi avrei sposato?” e “Quanto mi sarei indebitata per comprare il vestito bianco?”.

Ad alcune domande non potrò dare la risposta entro breve, come per il vestito, ma per quanto riguarda la persona al momento avrei anche un candidato. Mr Pepper, il mio amico virtuale che mi accompagna durante le mie giornate, non può fare a meno infatti di dirmi tutti i giorni quanto io sia bella e adorabile. Non posso che dargli ragione ovviamente, perché secondo degli articoli – di cui ricordo vagamente l'esistenza – alcuni psicologi dicono che sia controproducente andare contro le proprie illusioni. E se lo dice la scienza io non ho niente in contrario, anzi le do pienamente ragione.

Ma ritorniamo all'argomento di oggi. L'adolescente in piena crisi ormonale (c'est moi!) e con un grave disturbo post-mangiato-nutella si sente dannatamente in colpa. Ingrasserò? Mi spunteranno brufoli? Lo scoprirete nella prossima puntata o, molto più probabilmente, nell'ennesimo mio monologo senza senso fra quelli che continuo a proporre.

Ormai mi conoscete bene e – anche se nessuno ha mai fatto la sua apparizione o si è mai presentato – sono felice di scoprire che addirittura 9 persone seguono i miei pensieri quotidiani. Brr!, ho i brividi dalla felicità.

Da sottolineare il fatto che spero per la mia incolumità che non siate maniaci, pervertiti o quant’altro. Se in una disgraziata ipotesi lo foste, vi prego di chiudere il tutto e di andarvene allegramente a fanculo, dimenticandovi completamente della mia vita, grazie.

Ok, mi rendo conto di essere totalmente confusionaria, ma “Don't worry, be happy!”: vi sto per lasciare la mia piccola perla di saggezza di oggi ragazzi, che e non sarà deludente come lo può essere stata molte altre volte.

“Se la giornata è andata male, su con la vita! Sarebbe potuta andare peggio. Siate ottimisti e non pigri, la vita deve essere vissuta.”


JD

 

Chiusi il computer portatile con uno scatto. Il contatore del mio blog oggi mi aveva stupita: nove guys mi seguivano in ogni mia scervellaggine più profonda, assurdo.

Certo che quel piccolo sfogo di oggi era davvero da pazzi, letteralmente. Avevo toccato davvero il fondo o era solo il mio punto di vista?

Sarò io che mi preoccupo troppo, ma nelle mie condizioni perfino quel gran bel pezzo di figo di Captain America si sarebbe lamentato. Anche se, a pensarci bene, lui si era fatto pompare muscoli e figaggine con una macchina del tutto contraria alle leggi dettate dai normali e pregiudicati ragazzi sfigati di ogni normale scuola, quindi non era l'eroe a cui mi sarei dovuta ispirare, anzi.

Andava contro i miei principi più profondi.

Ma, gosh!, solo una persona sapeva quanto mi sarebbe piaciuto anche solo provarla una volta quella macchina stupenda, e non era né un dio in particolare né la mia migliore amica, bensì la triste e solitaria sottoscritta. Non che una pompatina per sembrare più un carro armato che una persona mi servisse più di tanto, ma una buona dose di coraggio liquido mischiato ad una vita avventurosa l'avrei anche fatta.

Mi avrebbe inoltre aiutata giusto un pochino con Jack, Jack, Jack, Jack....

Scossi la testa per riprendere a pensare civilmente. Il mio cervello si incantava ogni volta che la figura – di quel mix stupendo fra un modello Abercrombie e un dio greco – nei miei pensieri iniziava a togliersi la maglietta lentamente con uno sguardo da seduttore, mentre tutto il sudore dell'allenamento di calcio lo rendeva ancora più bello di quanto non fosse, mentre mi guardava dritto negli occhi...

Sono più che sicura che in quei momenti io non sbavi più di tanto, ma per la mia incolumità non mi specchierò mai durante quelli, né cercherò di pensarci più di tanto a scuola. Oddio, non che potesse rovinare la mia reputazione così tanto in più di adesso, ma era meglio evitare figuracce preventivamente schivabili, come quella di trovarmi il banco allagato e un supporto molto umoristico dai miei compagni di classe.

Jack – il ragazzo sex appeal della mia scuola che con uno sguardo potrebbe far svenire d'invidia Johnny Depp – mi aveva umilmente sedotta ai tempi delle medie e aveva continuato a giocare sporco durante tutti gli anni passati delle superiori.

Se il mio cervello mi diceva di smetterla di pensarlo, il mio cuore continuava a urlare con dei pon pon e in maniera alquanto irritante “Jack! Jack!”. Uno strazio. In fondo ero solo la tipica sfigata da telefilm americano, di cui nessuno sa l'esistenza né mai vorrebbe saperla.

Non so cosa ci sia di più doloroso di dover descrivere la propria vita di eterna iellata, ma posso facilmente dire che non possa esserci niente.

La mia vita sentimentale? Uno schifo.

La mia vita scolastica? Lasciamo perdeva va'.

Jack? Perché, viene considerata come domanda?

Bravura da seduttrice? Posso ridere?

E se adesso è finito il momento della mia auto-interrogazione, posso passare alla fase dell'autocommiserazione, seguita da un triste monologo sulla schifezza della mia esistenza.

Scherzo, quello si che sarebbe da scaletta alla telefilm. Fortuna che io non faccio né parte di uno di quelli né tanto meno di un libro, altrimenti prenderei allegramente a pugni qualunque scrittore mi abbia affibbiato un destino del genere.

Mi lasciai scivolare sul letto, rimbalzando sulla schiena e allargando di riflesso le braccia.

Dai che domani inizia scuola.

Si, proprio. Un altro anno di anonimato era quello che più mi serviva al momento. Almeno avrei rivisto Jack dopo tre mesi di vacanza.

Confortata da quel pensiero di buttai sotto le lenzuola per andare a dormire un po', per quanto il fisico da dio greco che mi ronzava in testa me lo permettesse.

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccomi ancora qua. A quanto pare non riesco proprio a fare storie serie: appena mi metto pronta e con tutte le buone intenzioni davanti al computer per scrivere qualcosa di decente e non strappa lacrime, la mia stupidità prende il sopravvento e mi metto a scrivere cose, appunto, stupide.

Questo capitolo l'ho buttato giù di getto. Non ho una storiella pronta in testa, ma potrebbe venirmi, anche se non vi do la conferma che comunque riuscirò a finirla.

Intanto l'ho messa come one-shot perchè non so se a qualcuno possa piacere né se avrà un seguito, ma, appena (e se) scriverò il seguito ovviamente cliccherò sull'opzione “aggiungi capitoli”.

[Se non si era notato, ho aggiunto un po' sparse parole inglesi (only for you big sis supernova)]

Sono contenta, perchè mi sembra sia riuscita abbastanza decentemente. Ho scritto come mi piace farlo e genuinamente ho prodotto un capitolo in cui una ragazza con più dubbi esistenziali della sottoscritta e con un umorismo peggiore del mio si arrovella sulla questione di un ragazzo.

Vi piacerà l'idea? Non vi piacerà? Mah, io aspetto qui e sicuramente non scappo.

 

Anna

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***



Capitolo 1

 

MI RITROVAI PER UNA CLASSE OSCURA

 

[...]

Nel mezzo del cammin di nostra vita

mi ritrovai per una classe oscura

chè la diritta via era smarrita.

[…]

 

Cosa c'è di meglio dell'Inferno di Dante modernizzato la mattina appena svegli? Sicuramente tutto, ma ci stava bene con il mio umore, da coma per sonno profondo.

Scivolai indisturbata in classe, stringendo convulsamente la tracolla del mio zaino, mentre con l'altra mano cercavo di mettermi a posto i capelli. E poi “a posto”!: se mi fossi vista allo specchio in quel momento sicuramente mi sarei sembrata un barboncino spennato. E si spennato, perché anche i cani hanno le piume.

Individuai subito il mio eterno banco, ovvero quello pieno di segni di indelebile nero – che formavano disegni che non volevo nemmeno vedere perché sicuramente a bollino rosso – e sull'angolino della stanza.

I miei compagni di classe mi giravano attorno; c'era chi lanciava missili con delle cerbottane e chi fumava indisturbato; dire che per loro la scuola era un peso è come affermare che io ero la persona più popolare della scuola. E sicuramente il mio scopo non è quello di auto-prendermi in giro.

Mentre sistemavo la carte sulla sedia aspettando quelle pigrone delle mie amiche, sentii un boato pieno di “Ehi amico!” e “Bella lì” dalla parte maschile della classe e uno starnazzamento da quella femminile, al quale mi sono unita immediatamente – e mentalmente – dopo aver visto chi era apparso dalla porta della classe.

In una camminata completamente in stile Baywatch e con un sorriso – che se tirato giusto un po' di più gli avrebbe strappato la faccia – stampato in viso Jack stava facendo la sua apparizione fra noi comuni mortali. Maglietta bianca aderente, camicia aperta a quadri sopra – di quelle che vanno tanto di moda –, capelli mossi da un vento improvviso e dalla sua mano che andava a sistemarseli, jeans e un'espressione che avrebbe fatto svenire Megan Fox in persona.

In quel momento il mio cervello era del tutto in funzione pappetta, ero una causa persa. Un ammiccamento e io sarei morta all'instante; un sorriso mi avrebbe spedita in paradiso.

 

Mamma mia quanto è bello!

 

Dovettero pensarlo anche tutte le altre ragazze della mia classe, perché ci fu un sospirare generale mentre Jack andava a fare il tipico saluto maschile con altri suoi inferiori simili, ovvero la tipica pacca sulla spalla – contenti loro –.

Fra di noi con il cromosoma doppiamente funzionante X invece c'era chi si teneva alla larga dalla sua luce abbagliante per evitare figuracce, come me d'altronde, ma c'era anche chi ha la bellezza e... nient'altro per potersi permettere di avvicinarlo.

Neanche appena passati trenta secondi da quando era entrato, captai molto distrattamente – avevo origliato apposta – quelle solite domande che si fanno all'inizio della scuola, solo che dette dalla persona sbagliata a una ancora peggio. Ormai lui si era seduto e un avvoltoio con tutte le cattive intenzioni di questo mondo si era già tuffato ad appoliparlo, sedendocisi sopra, allungando unghie e lecchinerie varie.

Non per niente infatti, quella dolcissima Sara, se ne stava appollaiata sulle gambe del mio modello preferito mentre gli sussurrava frasi alla hot line che facevano imbarazzare pure me, ma che lui invece sembrava apprezzare.

Non era tutta questa bellezza lei, ma da un abbigliamento giusto, una sfrontatezza a livelli improponibili e l'aggettivo carina il risultato era una ragazza che ai maschi non dava alcun fastidio, anzi.

Adesso non farò la lista di tutte le cose che lei aveva e al contrario di me, perché non ero né un'adolescente in piena crisi esistenziale né tanto meno mi sottovalutavo così tanto. In fondo – in fondo sul serio – mi ritenevo abbastanza carina. Capelli biondi, occhi scuri in completo contrasto con una pelle quasi diafana e un'altezza vertiginosa – si, nei miei sogni –; mi apprezzavo così com'ero, senza pretendere troppo. Potevo non piacere a molte persone, ma sicuramente per la maggior parte era per il carattere. Lo ammetto, forse a volte ero un po' vanitosa, ma un po' ci sta sempre, soprattutto se non è così nella realtà. Il segreto è solo quello non rendere i nostri pensieri veri: se fosse successo altro che amicizie vera o false, amori falsi o veri, se si perde la concezione della realtà nessuno ti può più salvare.

Brr, mi sento Platone. Che sensazione OR-RI-BI-LE.

In quel momento vidi Giò e Lara entrare in classe insieme, com'era ovvio abitando vicine. Mi adocchiarono all'istante e mi raggiunsero anche prima. Noi tre eravamo migliori amiche da anni, anche se non potevamo avere dei caratteri più opposti di così.

Giò era la tipa tosta del gruppo, sempre pronta a praticare un'arte marziale con la persona che lei definiva “l'idiota di turno”, ed era impossibile metterle i piedi in testa. In ogni sua decisione era più dura del cemento e guai ad andare contro le persone a cui voleva bene. E dopo aver fatto un po' di terrorismo puro sul suo carattere, posso aggiungere che sotto sotto era la più buona fra di noi. Sono sicura che chiunque riuscirà a conquistarla si troverà con un pupazzo... marziale. Anche se guardandola la si poteva si additare come una sempre seria, ma se partiva a ridere non la fermava più nessuno. Un paradosso insomma.

Lara era il suo contrario. Certo, se voleva bene ad una persona era impossibile scollarla, ma era la più frivola. Sempre con la testa sulle nuvole, era un'artista e come tale si comportava; in più era bella quanto era brava a dipingere e si poteva benissimo dire che le piaceva pitturare sia il materiale di disegno come la sua faccia. Sempre allegra, i maschi la consideravamo la “bellezza sprecata” perché sempre nel gruppetto delle sfigate, con una con l'espressione perennemente da funerale – Giò – e una non classificabilec'est moi –.

Posso dire che se Giovanna e Lara erano l'opposto, io mi trovavo in centro. Non sopportavo quelle persone che trattano male altre, ma non mi mettevo sicuramente a spaccare tavolette di legno per divertimento, come non passavo tutto il giorno a truccarmi, anche se un minimo lo facevo sempre la mattina. Sarà che gli opposti si attraggono... comunque sia, a me era andata bene: noi tre formiamo un gruppo imbattibile e impossibile da distruggere.

Ci sistemammo in tre banchi vicini, con Lara al centro, verso la fine della classe e tirammo fuori il minimo indispensabile.

“Se ci capita matematica io mi butto dalla finestra.” Borbottai distrattamente alla mia amica.

“E io ti seguo, non credere.”

Entrambe odiavamo quella disciplina come la peste, mentre Giò era la più vicina a Einstein fra di noi: aveva la media dell'otto in tutte le materie senza aprire libro. Una schifezza insomma. Ovvio dire che avevo rinunciato a capirla un mese dopo averla incontrata, la cosa era troppo complicata.

 *******

 

“La tua sicurezza mi stupisce ogni giorno di più.”

Eravamo sedute su un muretto durante la pausa dell'intervallo a parlare come ogni giorno: la monotonia era quotidiana e il fatto che fossero passati i tre mesi estivi non l'aveva scalfita minimamente. Evviva.

“Per le cose in cui credo mi batto, dai.” Piccole Giovanna D'Arco crescono. “E' solo che sono un po' confusa su alcuni argomenti.” Rispondo mentre addento il mio buonissimo panino tre strati, finendo col mangiarmi sia quello che gran parte delle parole.

“Fammi indovinare: questi pensieri hanno un nome... eccome se ce l'hanno!” Ribatte Lara sorridendo, dopo avermi scannerizzato la faccia alla ricerca di qualche espressione traditrice. La doveva aver trovata per due motivi: primo, si stava scompisciando dalle risate molto apertamente, secondo perché sentivo le guance in fiamme per quella rivelazione che mi aveva strappato.

“Non è vero.”

“Ma ci credi sceme? Quando prima siamo arrivate in classe avevi formato un lago da quanto sbavavi.” Questa era Giò a parlare, sicuramente.

“Facciamo finta che abbiate ragione. Cosa ci sarebbe di così bello?” Assottigliai lo sguardo, cercando di capire i loro secondi fini.

“Dai JD! Si vede che hai una cotta per quel ragazzo” Lara era partita in quarta: mi stava spintonando con un gomito sul mio, dandomi davvero tanto fastidio. 

I miei occhi caddero inavvertitamente sulla figura di Jack che era ad una decina di metri di distanza. Quando però ritornai a fissare le mie amiche le trovai che sogghignavano. Che stronze, mi avevano incastrata!

“Mmm, non è vero.” Cercai di chiudere la conversazione a mio favore.

“Ok. Senti, non ti prendiamo in giro né niente se ti piace J-”

“Sta zitta!” Forse lo dissi in modo sgarbato, ma solo il pensiero che il diretto interessato lo avesse scoperto... brr!

“Prima o poi glielo dirai, vero?” Guardai Giò mentre Lara faceva la finta indignata.

“Non credo proprio.” Ridacchiai. Come se la cosa fosse possibile! Mi immaginai la scena: io che in imbarazzo cronico dicevo a mr Sex Appeal che gli sbavavo dietro da anni... come minimo mi avrebbe riso in faccia.

“Secondo me è un coglione. C'è, è carino certo, ma non ha cervello.” Lara mi sorrideva tranquilla dopo quella sua rivelazione esistenziale. La fulminai con lo sguardo: ma come cacchio si permetteva?

Pensieri da killer a parte, mi stava preoccupando la sua espressione: faccia da papera e da chi sa quello che ho in mente e quindi è del tutto schizzato, sopraffatto dai miei pensieri.

“La mia cucciolina si è presa una cottaaa.” Mi prese tutta la pelle del viso per farmi fare una cosa alla “cioppi-cioppi” ma rivoluzionata alla sua maniera, ovvero cercando di strapparmi la faccia. Dopo dieci lunghissimi e soffertissimi secondi in cui la maledii a parole e pensieri in tutte le lingue del mondo, mollò la presa e io potei tornare a respirare. Peccato che qualcuno da lontano mi avesse vista e si fosse messo a ridere.

Il migliore amico di Jack – tutto il mio mondo ruotava intorno a lui ormai, anche le altre persone – mi stava guardando mentre rideva. Diventai tutta rossa all'istante, mentre pensavo a un modo per uccidere Lara definitivamente. L'avrei fatta fuori entro breve, davvero.

“Mi hai appena fatto fare una figura di merda con Jack!” Le sibilai infuriata nera. Si girò alle sue spalle per controllare.

“Ma che dici? Non ti sta nemmeno guardando.”

“Ma mi ha vista quel tizio biondo del suo amico, che lo dirà poi a Jack. Oddio, è la fine.” Mi alzai in piedi, rossa in faccia.

“Andiamo via?” Chiesi. Prima sarei andata via da lì prima avrei dimenticato la figuraccia appena fatta.

“Si bella, non sia mai che non ti pariamo il culo per una volta. Sei paranoica.” Sospirai. Certo che Lara i contrasti se li cercava veramente. Se non fosse stata la mia migliore amica da anni sicuramente ci avrei litigato come minimo tre volte al giorno, visto le tante cose in cui andavamo d'accordo.

“Giò?” Ultima mia speranza.

“Io non mi muovo. Sai cosa penso: glielo devi dire.” Era anche convinta di quello che diceva, assurdo!

“Belle amiche che siete, grazie.” Gracchiai. Mi girai irritata, iniziando a camminare verso la classe, in stile io sono-stra-fika-e-vi-snobbo.

“Ehi miss io-faccio-le-uscite-migliori ti sei dimenticata la cartella!” Bazuka, mi serviva un bazuka contro Lara. Avevo fatto un'uscita stupenda alla Sex and the City e lei me l'aveva rovinata in quel modo?

Mi rigirai sempre a testa alta, minimamente scalfita. Prima che arrivassi da loro, Giò la prese e me la tirò, centrandomi la pancia e sbilanciandomi, facendomi picchiare a terra con il sedere.

Sentii ridacchiare distrattamente alla mia destra. Mi girai, pronta per fulminare chiunque avesse osato prendermi in giro – anche se a dire la verità mi rendevo conto di essere appena caduta come un sacco di patate davanti a tutti, ma dovevo ancora collegare il cervello –.

Mi irrigidii all'istante, rendendomi conto di chi avevo davanti, che con molto charme mi allungò una mano per aiutarmi ad alzare. O per ridermi contro, che ne potevo sapere io, era sempre possibile.

“Tutto ok?”

Risposi di no lentamente, mentre con la bava alla bocca fissavo negli occhi (il mio) Jack.

 

 

 

 

 

 

Mi dispiace ma questo capitolo mi è venuto fuori un po' noioso…

Spero che non vi siate addormentate davanti allo schermo XD

Comunque dovevo presentare i personaggi principali e lo sviluppo

della storia... non potevo fare altrimenti! Sorry ;)

Va bè non saprei che altro dire, in queste cose sono una frana!

Al prossimo capitolo,

 

Anna

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1402428