Rinascita. di quindici (/viewuser.php?uid=252084)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hope. ***
Capitolo 2: *** News. ***
Capitolo 3: *** Sheryl. ***
Capitolo 1 *** Hope. ***
Hope.
Alchimie si appoggiò alla parete retrostante: la schiena ricurva,
le mani strette sulle ginocchia e la testa ciondolante.
Dalla bocca scendeva un rivolo di bava appiccicaticcia che arrivava
fino al mento e la folta chioma era ora crespa e scura, visto il lungo
lasso di tempo per il quale non veniva lenita da dello shampoo.
La prigionia l'aveva privato di ogni di ogni sembianza vagamente umana,
o stregale.
Mosse goffamente la mano verso il suolo, facendola così cadere -
procurandosi anche un discreto dolore - come se fosse un oggetto, non
più una parte di lui. L'arto avanzava a convulsioni, con le dita che
arrancavano, cercando di sospingere anche il resto del corpo.
Afferrò incertamente "il bicchiere" (se così si può definire una
scatola bruciacchiata) contenente un insolito liquido giallastro, che
inghiottì senza indugi. Lo sentì scivolare per la gola, impastando del
suo sapore (un misto tra uno yogurt scaduto e uno sciroppo per il mal
di gola, giusto per intenderci) tutto l'apparato digerente; come se
fosse possibile avvertire il gusto di un alimento o di una bevanda
all'interno dello stomaco o dell'intestino!
Eppure a lui sembrava proprio di sentire quel disgustoso aroma scendere
nelle viscere del suo corpo, per danneggiarlo dall'interno.
Ormai era allo stremo per bere una cosa del genere. Sospirò. Avrebbe
fatto qualunque cosa pur di uscire di lì.
Fu per questo che, quando sentì delle strazianti grida accompagnate da
passi di corsa, non poté fare a meno di scattare in piedi, nonostante
lo stato in cui si trovava. Forse, per una volta, la fortuna era dalla
sua.
Buondì, care bananine(?) eccoci con una nuova long. Ovvio che il
protagonista doveva essere Alchimie, perché lo amo sì e perché merita
un riconoscimento pure lui, nella sua malvagità. Dopo l'ascesa al trono
di Vanilla il nostro beniamino(?) è finito in carcere, con i peggiori
trattamenti, vediamo ora come se la caverà. Non scrivo da un'eternità
credo, speriamo di non aver perso troppo la mano.
Cordiali saluti dal Genio del Male Moriarty eue
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Capitolo 2 *** News. ***
News.
I passi si avvicinavano sempre più, mentre le grida svanivano
in lontani lamenti. Alchimie non sapeva se essere terrorizzato o
euforico. Dopo alcuni minuti il trambusto si placò, quindi pensò
d'ignorare la cosa, continuando a giacere flaccido come un'ameba. Fu in
quel momento che intravide una figura scura correre per il corridoio
per fermarsi inaspettatamente davanti alla sua cella. Il mago la fissò
tra l'indifferenza dettata da tanti anni di commerci illegali e lo
sconforto datogli dalla sua situazione.
Il losco figuro non sembrò badarci molto e apparentemente immune alla
magia che le avvolgeva, aveva iniziato a distanziare le sbarre di
metallo magico, con l'ausilio di uno strumento dalla forma lunga e
snella. Ben presto si formò un'apertura sufficientemente grande per far
passare un uomo di media larghezza. Così lo sconosciuto mosse la mano
verso di sé, con il chiaro intento di incitare il galeotto ad evadere.
Alchimie non si mosse. Non che avesse qualche principio morale da
rispettare - figuriamoci, lo conosceva a malapena il significato di
moralità - eppure non possedeva né le forze né il coraggio di avanzare;
ora che il suo più grande desiderio gli si era presentato davanti - non
proprio su un piatto d'argento, bisognava ammettere - esitava, si era
rammollito, parecchio anche.
Ma lo sconosciuto sembrava fregarsene altamente dei sentimenti
dell'uomo, quindi senza alcuna incertezza, entrò con metà busto nel
foro da lui creato, afferrando Alchimie con una certa rudezza per il
braccio. Lo tirò fuori e se lo caricò in spalle, per ricominciare a
correre.
Inutile dire che il rapido susseguirsi di tanti avvenimenti aveva
declassato Alchimie, visto le condizioni in cui si trovava, quindi, in
spalle all'individuo, non poté fare a meno di addormentarsi, come un
bambino.
Non sapeva quanto tempo fosse passato, quando si risvegliò sul sedile
posteriore di una carrozza. Vi era già stato e per questo non ebbe
difficoltà nel riconoscerla: la tipica carrozza degli Orchi, un cliché.
L'interno del veicolo era rivestito di una lugubre stoffa nera, ma,
doveva ammetterlo, la superficie su cui il suo didietro aveva il
piacere di poggiare era davvero comoda. Non c'era nessun altro essere
vivente nel suo campo visivo, visto che la parte anteriore del mezzo
era divisa da quella in cui si trovava da un paio di tendine scure,
simili a quelle nei vecchi taxi inglesi.
Se quello era un sogno sperò in un sonno eterno, senza risveglio.
Sarebbe rimasto lì a poltrire per sempre. Ma si sa, i cattivi non hanno
una vita fortunata. Difatti le tendine scivolarono lungo l'asticella su
cui erano fissate, svelando un volto tristemente noto ad Alchimie. Il
ciuffo rosso da gangster in contrasto con il resto dell'aspetto formale
ed elegante: un paio di occhiali gialli molto sobri, il resto dei
capelli di un grigio smorto e una giacca nera da cui si scorgeva una
camicia bianca.
«Vedo che ti sei rimesso Alchimie.» Gli disse con un fastidioso
sorrisetto stampato in faccia.
Alchimie per tutta risposta fece una smorfia, accasciandosi sul sedile.
Girouette.* Il più ripugnante traditore che avesse mai conosciuto gli
sorrideva come un ebete.
«Alchimie» Riprese il servitore degli Orchi, senza badare troppo allo
stato in cui si trovava il mago. «immagino tu non sappia il perché di
questa azione, da definire oltremodo avventata.» Che domanda era
quella? Comunque decise di non opporsi, accennando ad un palese "no"
col capo. «Ebbene» le mani di Girouette, poggiate sul volante* della
vettura, scattarono verso sinistra, facendo curvare il mezzo come una
giostra del Lunapark, per poco Alchimie non ebbe un infarto. Quando
finalmente riuscì ad ergersi diritto sul sedile il leccapiedi terminò
la frase:
«gli Orchi sono risorti.» Un altro violento colpo di cuore colpì il
povero Mago, temeva non avrebbe visto altre albe.
*Girouette= Nome originale di Sylvette (o come cavolo si scrive) che
significa, in francese se non sbaglio, voltagabbana.
*Volante= qualcuno di voi può chiedersi cosa ci fa un volante in una
carrozza, ebbene trattandosi di un veicolo magico è un misto tra
modernità e antichità (da inserirsi nelle spiegazioni più intelligenti
del mondo XD)
Secondo capitolo °A° Ce l'ho fatta! Sono abbastanza soddisfatta di
questo capitolo, comunque la mia opinione non conta più di tanto,
aspetto le vostre, piuttosto :3
Nella prossima puntata(?) ci sarà pure un po' di romanticismo, ahimè.
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Capitolo 3 *** Sheryl. ***
SHERYL
Fortunatamente la forte dignità di Alchimie si fece forza,
evitando all'uomo un impellente svenimento. In ogni caso la voglia di
bisticciare con Sylvette o comunque di dire qualunque altra cosa svanì,
lasciando al suo posto un agghiacciante pallore sul viso del mago. Così
lungo tutto il viaggio regnò un eterno silenzio, interrotto solo da
qualche acciacco di tosse.
Solo quando arrivarono alla Residenza degli Orchi Alchimie poté
riacquistare un minimo di controllo sulla propria mente. Erano appena
entrati dal grande portone dall'aspetto gotico, quando Alchimie pose la
domanda che gli sembrò la più ovvia:
«Cosa volete da me?»
Sylvette si voltò, visto che prima gli rivolgeva le spalle.
Si aspettava quella domanda e si era preparato anche una risposta, ma
sapeva che il mago non sarebbe stato molto d'accordo.
«Si tratta della nostra nuova sovrana.» disse.
Alchimie smise di camminare. «E cos'avrebbe la vostra sovrana?» chiese
incrociando le braccia al petto.
Il leccapiatti degli Orchi non si era preparato, ahimè, a spiegare in
cosa consisteva il problema, quindi si grattò il capo con aria incerta
per balbettare qualcosa.
«Uhm, be', diciamo che è un tipo un po' difficile.»
A quel punto Alchimie non poté evitare uno sguardo alquanto scettico,
dimenticandosi del precedente stato d'animo.
«E cosa dovrei farci io?»
«Ehm, cercare di… aiutarla.»
«Quindi stai dicendo che dovrei farle da balia?» chiese senza
trattenere una risata.
Allora Sylviette scosse il capo. «Vieni con me, capirai.»
Alchimie non poteva certo opporsi a quel voltagabbana, visto che il suo
era il volere del re degli Orchi. Salirono una scalinata e
attraversarono svariate stanze e corridoi prima di arrivare davanti a
una porticina malconcia, dal color grigiastro. Sylviette esortò
Alchimie ad entrare con un gesto. Il mago lo guardò un attimo, cercando
di capire perché la porta non l'aprisse lui. Dedusse che l'Orco si
fosse semplicemente impigrito e spinse l'anta malconcia. BAM. Alchimie
ruzzolò a terra portando con sé Sylviette. Basta colpi di scena per
quel giorno, davvero basta. Dopo a alcuni secondi, ancora stordito,
alzò la schiena, sedendosi a terra. La porta era rimasta aperta di
fronte a lui. L'orco era ancora a terra, doveva avergli dato una bella
botta. Non trovando la forza di alzarsi rimase ad osservare la camera
dall'apertura. Si vedeva un letto, nero. Era dalla linea moderna, un
particolare strano per gli Orchi, grandi fan del barocco. Non si vedeva
nient'altro dallo spiraglio, se non una macchia bianca sul letto.
Arrancò a gattoni sul pavimento, attraversando la porta. Ora aveva una
visuale della stanza a trecentosessanta gradi, ma non poteva vedere
molto di più. Difatti gli unici mobili oltre al letto erano un tavolo
di vetro - sui cui peraltro era poggiato un violino dall'aspetto
costoso - e un armadio dalle dimensioni molto modeste. Ora era
decisamente curioso: la sovrana abitava lì? In una camera così modesta?
La cosa non lo convinceva troppo. Si aggrappò alla struttura del letto
tirando giù buona parte della coperta scura che lo avvolgeva. Quando
finalmente riuscì ad alzare il busto e a piegare le gambe in modo da
essere in ginocchio la vide: una ragazzina, sembrava avere all'incirca
sedici, diciassette anni. I capelli sembravano delle molle da tanto
erano ricci e erano di un bel color mogano scuro. La pelle era chiara e
i lineamenti decisi, ma dolci nella loro forma. Però ciò che risaltava
di più in quell'aggraziato volto erano gli occhi: chiarissimi,
ondeggiavano tra il verde e l'azzurro, in continue variazioni
cromatiche. Rimase in adorazione di quel viso per alcuni secondi,
finché la voce di Sylviette non lo riscosse dai suoi pensieri.
«Ti presento Sheryl, la principessa degli Orchi.» La ragazza non disse
nulla, stringendosi nel lenzuolo nel quale era avvolta.
Dopo un mse aggiorno, della serie: "viva me!"
non c'è molto da dire, se non che Alchimie mi sa che creperà d'infarto
prima della fine della fic D:
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