Not alone.

di AriiiC_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 00. Abnegation. Erudite. Amity. ***
Capitolo 2: *** 01. Choosing Ceremony. ***
Capitolo 3: *** 02. Breath. ***



Capitolo 1
*** 00. Abnegation. Erudite. Amity. ***






00. Abnegation.
Erudite.
Amity.

 



 
Astrid ha sedici anni, deve scegliere.
Astrid è un’Abnegante.
Figlia dei suoi genitori, ma non altruista.
Astrid è una Pacifica dentro.
Ma ama leggere, sapere.
Il test attitudinale la riconosce Erudita.
Ma lei non sa mentire: si morde le labbra quando lo fa.
Lascerà la sua vita? Riuscirà a vincere le sue paure?
Riuscirà a non morire?
È una Divergente?
Non lo sa, ma sa che la sua scelta è sbagliata. La seguirà, e dimostrerà un coraggio innaturale.
Astrid, non sarà più Astrid.
 
“Perché ogni ribellione inizia con una scintilla.”















 My (little) spacee:
 Bene, ho letto Divergent in 3 giorni (finito oggi) ed ecco la mia prima FF.
 Molto bene, Ariii, davvero bene.
 Allora. La trama non è ancora molto chiara, ma ho pensato che Tris non potesse essere stata la prima controcorrente, perciò ecco a voi Astrid.
 Imparerete ad odiarla amarla nei prossimi capitoli :3 Anzi, il primo è già pronto, ma lo pubblicherò nel weekeeendddd :3
 L'ultima frase lascia intendere che amo HG, ebbene sì ùù
 Bèh, hasta luego! (?)
 Bascio♥
 Ariii, Jared, Shannon, Tomo e Marshall♥ (i miei Quattro neuroni, ma imparerete anche questo :3)

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Capitolo 2
*** 01. Choosing Ceremony. ***






01. Choosing Ceremony

 
 
Il mio test attitudinale ha parlato chiaro: sono un’Erudita. Non so perché la cosa mi dia fastidio: anche qui tra gli Abneganti, dove raramente si riconoscono i pregi effettivi delle persone, tutti hanno sempre notato la mia intelligenza. Sarà che, proprio, non mi ci vedo in giacca e cravatta a parlare di politica o di scienza, seduta in una qualsiasi stanza. Kimber, la ragazza che ha presieduto il mio test, era una Pacifica, vestita di rosso e giallo come è solito fare nella sua fazione. Era allegra, sorridente, sembrava che niente nel mondo potesse affondarla. I capelli chiari le incorniciavano il viso in un taglio sbarazzino e leggero, come vorrei potessero fare i miei. È ovvio: loro credono nell’amicizia, nell’arte, nell’espressione. Non come noi, che non possiamo vestirci in un colore che non sia grigio per non sembrare appariscenti. Piatti. Tutti esattamente e perfettamente identici, niente per distinguerci. Insomma: gli Intrepidi si riempiono di piercing, i Candidi hanno un carattere che li contraddistingue in sé, gli Eruditi si attengono ai colori della fazione, ma spesso usano completi diversi tra loro. I Pacifici, semplicemente, sono ognuno un libro da scoprire e esplorare. Ammiro la loro vita, tanto quanto odio la mia. Non posso guardarmi allo specchio, sarebbe autocompiacimento. Non posso farmi notare, sarebbe da megalomane. Non posso neppure festeggiare il mio compleanno. Semplicemente, devo esistere in funzione degli altri. Questo non è altruismo. E poi, sono troppo egoista per vivere qui; tutti se ne sono già accorti. È da sedici lunghi anni che sono costretta a vivere una vita non mia, in panni che mi vanno stretti al di sopra di ogni cosa.
 Voglio scappare.
 Voglio respirare aria pura.
 Voglio poter pensare a me stessa. Voglio avere degli amici e una vita. Mia. Non loro.
 Scendo le scale, e vedo mio padre paonazzo, seduto al tavolo con del latte davanti. I capelli neri sembrano spuntoni, ma gli occhi verdi lasciano intendere la preoccupazione. Oggi toccava a mamma fare la colazione. Sta sera dovrò essere io a cucinare. Ma sta sera non vivrò più in questa casa, quindi non ci penso troppo. La mia unica perplessità è un’altra: seguire il risultato o il mio cuore?
 La fazione prima del sangue., certo, ma come scegliere a chi apparterrai? Mio fratello Mason mi tira la manica della giacca, identica alla sua. Ha solo nove anni, e forse è per lui che mi costringerei a rimanere: vorrei vederlo crescere, sapere la sua scelta, aspettare che i suoi occhi scuri e grandi – al contrario dei miei, comunque non chiari ma minuscoli – mi chiedano consiglio su cosa e come fare. Temo che ormai tutti sappiano che me ne andrò, per questo tacciono. Non hanno mai sopportato il mio comportamento e/o il mio modo di agire e pensare. Sono nata nel posto sbagliato, non c’è dubbio. Sarei anche potuta essere una Candida, dati i miei pochi peli sulla lingua. Ma so mentire, e il test l’ha dimostrato. L’unica fazione che sento non appartenermi è quella degli intrepidi: ho preso il formaggio e l’ho dato da mangiare al cane per farlo stare buono. Poi gli ho carezzato la testa, senza guardarlo negli occhi per non sfidarlo. Forse è stato questo mio atteggiamento a determinare il mio essere una cosa piuttosto che un’altra. Ma ormai non importa più. Senza mangiar nulla, decido di iniziare ad andare alla Cerimonia della Scelta. Saluto mia madre, i capelli scuri legati esattamente come i miei. Dicono che anche lei fosse bionda da giovane. Magari in un’altra fazione sarebbe più bella, ma qui è anonima. Ogni cosa, qui, è anonima. Non amo gli autobus, ma oggi mi costringo a prenderlo. Sono in piedi, ovviamente, dato che non ci è concesso sederci per non togliere a qualcun altro la possibilità di farlo. Accanto a me, trovo due ragazzi seduti. Il primo in bianco e nero, il secondo vestito di colori troppo sgargianti per non far male agli occhi. Ha un paio di buchi di troppo alle orecchie, ma il suo aspetto è semplice. Li vedo sforzarsi per non parlarsi, come se si conoscessero. Controllo attentamente i loro occhi blu ricchi di pagliuzze gialle, i nasi aquilini ma non troppo, le labbra con la stessa forma a fragola, come disegnata. Ecco cosa significa la scelta: lasciare andare tutto, anche i propri fratelli. Scendo rapida dal veicolo e salgo per le scale. È una stupida tradizione da Abnegante, per non togliere agli altri il posto nell’ascensore. Una delle tante cose che odio. – Quindi, eccoci, Astrid, - mi dico – è così che ci si sente quando si sta per lasciare tutto. – non so dove andrò. Ma non a casa. So che non potrei superare l’Iniziazione – per quanto sia semplice – senza diventare Esclusa. Ho paura degli Esclusi. Non di loro, a dire il vero, ma di come vivono. Non hanno nessuno a parte sé, fanno i lavori che nessuno vuole fare. Degli Abneganti sono i capi del Governo, gli Intrepidi sono i poliziotti, gli Eruditi gli insegnanti, i Candidi non mentono, e si occupano della legislazione. Infine i Pacifici pensano ad essere gli assistenti sociali, aiutando gli altri ma senza scordarsi dei loro bisogni e di ciò che gli piace. Non sarei poi tanto lontana dagli ideali della mia attuale fazione, ma potrei comunque darmi attenzioni che qui non mi sono concesse. E loro, sono anche artisti. Arrivo in cima stanca e mi siedo come ogni anno nel secondo cerchio – quello esterno è riservato ai genitori, quello interno alle coppe con dentro gli elementi di ogni fazione - osservando i calici. Astrid Abb. Sarò l’ultima a tagliarsi, dato l’ordine alfabetico inverso. Non so se sia un bene o un male. È un Intrepido dai mille tattoo a tenere il discorso. Ma non lo ascolto. Non mi piace ascoltare. Ecco un altro dei motivi per cui non sono adatta a stare qui. E poi, comunque, il discorso è sempre lo stesso. I miei genitori arrivano in ritardo, ovviamente, e quando si siedono fanno in modo di mettersi di fronte a me. Per guardarmi. Per capire che mi passa nella mente. Non ci sono mai riusciti. Non ci riusciranno ora. Non so quanto siano speranzosi: so che sanno che non sono fatta per questa vita. Spero solo mi verranno a trovare, per ricordarmi che ho avuto anche io qualcuno ad amarmi. Le coppe sono ferme, mentre si inizia a chiamare. Un Candido dal viso lungo e affusolato, che resta nei Candidi. Un Erudito scuro e con spessi occhiali, che resta Erudito. Una ragazza bruna Intrepida, che si taglia facendo cadere una goccia di sangue sulle pietre nella coppa degli Abneganti.
 Che ha al posto del cervello?
 Io cerco di scappare mentre lei si condanna.
 Seguo tutti con noncuranza: c’è chi resta, chi se ne va e chi non sa cosa fare ed esita un secondo o due, prima che il tizio che ha presieduto la cerimonia lo esorti e faccia la sua scelta. Sento il cuore che accelera come a volermi fracassare il petto. Penso a me, alle mie scelte, a ciò a cui sto andando incontro. A Mason, che non vorrei mai lasciare. A Mason, che spero mi raggiungerà per riuscire ad avere una vita decente. Fino a che non tocca ad una ragazza dai capelli rossi e fluenti, seduta giusto accanto a me. Un’Intrepida dalla testa ai piedi, con tanto di tatuaggi e piercing ovunque. – Ack, Zeena. – e si alza andando verso la lama affilata. Si taglia la mano con noncuranza, come se si fosse preparata a quel gesto per tutta la vita, e il rosso rimbalza sulla terra nella coppa dei Pacifici. Quando l’uomo tuona il mio nome, mi avvicino incerta. Ho paura delle lame, l’ho sempre avuta. Per questo non sono Intrepida, io, perché ho anche paura di affrontarla. Ed eccomi in piedi, davanti a tutti, davanti a quelli che hanno visto ogni Abnegante rimanere Abnegante. Nessuno ha avuto il coraggio di andare via. Coraggio. È la prima volta che mi attribuisco questa parola. Non voglio ammetterlo, ma ci vuole più coraggio di quello che dimostri per fare una scelta come la mia: contro la famiglia, contro il testo, contro tutto ciò che la gente si aspetterebbe da me. Solo ciò che vorrei e avrò. Sussulto un attimo. I miei non vorrebbero. Nessuno vorrebbe. Mi rimpiango solo che, così, non vedrò crescere mio fratello e non potrò aiutarlo come mi piacerebbe.
 Ma sono egoista, come sempre. Sono determinata.
 Non sarà la scelta a cambiarmi.
 Mi taglio piano, trattenendo un grido. Vedo la ferita aprirsi nel mio palmo destro – sì, sono mancina e qui è considerato ancora un segno di incarnazione del Diavolo - e allora è tutto chiaro. Mi muovo incerta verso ogni coppa, soppesando la possibilità di sanguinare in ognuna di esse. Mi sento portata per lo studio, per la verità, per la gentilezza con cui naturalmente tratto le persone. Ci riuscirò.
Non ragiono.
 Poi, il mio sangue cade nel calice che ha l’albero disegnato sopra.
 Non sono altruista. Sono egoista.
 E creativa. Sono un’artista.
 E sono Pacifica.






 My (little) spacee:
 Ed ecco che iniziamo a intravedere il fatto che Astrid sia evidentemente disturbata (':
 Ringrazio Alix che ha recensito (LOL, anche qui!) e spero di sentire anche i vostri pareri ;)
 A presto!
 Ariii, Jared, Shannon, Tomo e Marshall♥

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Capitolo 3
*** 02. Breath. ***






02. Breath.

 


 

 Se c’è qualcosa che sono davvero sicura di amare, quella è la neve. L’ho vista solo una volta in tutta la mia vita, quando avevo dodici anni. Ma la ricordo bene: bianca, soffice, fredda appena la tocchi ma calda dopo un po’ che la tieni in mano. È bella da vedere, quando tinge tutto e fa sembrare che vivere sia una favola. È bella da sentire sotto i piedi, quando fa ciak-ciak e ti senti sprofondare in un fango che non sporca. Mi ricordo che ci avevo giocato con Lik e Suh – i miei migliori amici, o forse dovrei dire ex migliori amici – una volta, ed erano riusciti a lanciarmi una palla in faccia, che era poi scesa dento la semplice giacca da Abnegante fino alle clavicole e al seno, facendomi venire i brividi e una voglia immensa di scappare.
 Ecco come mi sento ora.
 Cammino, anche se non mi dovrei muovere. Mia madre ha appena urlato ed è caduta a terra. Me ne dovrei fregare, ma il sottile legame tra me e lei mi porta a volerle dire che va tutto bene, che ci vedremo a casa. Ma non sarà più così: non è quella la mia casa. Mason strattona mio padre come fa di solito a me, e mi costringo a non guardarlo per non scoppiare in lacrime. La fazione prima del sangue, mi ripeto. E so che da adesso in poi sarà così. Mi metto in fila dietro a Zeena e aspetto pazientemente che gli Intrepidi e i Candidi escano. Poi tocca a noi. Non mi guardo indietro: non ho più niente da temere. Ciò che è fatto, è fatto. E non tornerò sui miei passi. Per la prima volta, prendo un ascensore: è grande, ma non abbastanza per farci stare tutti comodi. Non siamo più di una quindicina, comunque, tra iniziati interni e trasfazione. Sento un vuoto all’altezza del petto mentre l’arnese inizia a muoversi e a portarci giù, verso il vuoto. Mi obbligo a stare ferma, ma la mia mano si chiude istintivamente attorno al braccio della ragazza accanto a me.
 « E’ la prima volta che sento la stretta di una Rigida. – dice. – Non male: ti pensavo più deboluccia. »
 « Sono Rigida, non Erudita. » rispondo in tono di scherno, sapendo bene che lei era un’Intrepida.
 « Ricordati che ora siamo Pacifiche. – fa, con un sorriso in volto. – Piacere, sono Zeena. – allunga una mano verso la mia ma non capisco cosa significa. – Devi stringerla. – spiega – So che tra voi Abneganti i tocchi non sono ben visti, ma devi imparare che qui è diverso. »
 « Io sono Astrid. »
 Prima che il mio palmo possa toccare il suo, tutto si ferma e le porte si aprono, riversandoci nello stretto ingresso che conosco bene. Nessuno parla mentre ci muoviamo verso una carovana, non troppo lontana dalle vie Abneganti. È la prima volta che vedo un veicolo del genere: ha le ruote, il “pavimento” sopra di esse e la postazione di guida come un camion ma, al posto della copertura da TIR, ha un tendone color verde, tondo come una cupola.
 « Forza, Pacifici. Su. » a parlare è una ragazza che mi trovo subito a riconoscere: Kimber, la biondina che ha presieduto il mio test. Appena dopo aver dato l’annuncio, si trova a girare in mezzo a noi per controllare che vada tutto bene, magari per aiutare alcuni di noi a salire. Tipo me: dato che non sono molto alta e/o agile, l’arrampicarmi fin sopra gli pneumatici è un’impresa. Tutti, bene o male, ci riescono. Tutti, tranne me.
 « Astrid… non pensavo avresti scelto la mia fazione, dato il tuo test attitudinale. » mi dice, porgendomi una mano da sopra il veicolo per issarmi. Mi aggrappo alla sua mano e mi tiro su con non poche difficoltà. Il fatto che la macchina parta non appena metta i piedi sul metallo non è esattamente a mio favore, contando anche che mi sbilancio finendo addosso a diversi trasfazione. Stranamente, non si alzano i cori di disapprovazione che m’aspettavo. Solo dopo collego: Pacifici, la gentilezza. Mi rialzo chiedendo scusa e torno a guardare Kimber,  sedendomi di fronte a lei.
 « Non mi piace. » sentenzio.
 « Cosa? » mi domanda  allora.
 « Il mio nome. Non m’è mai piaciuto il nome Astrid. »
 « Allora decidine un altro, uno tutto tuo. E nessuno conoscerà più Astrid. »
 Che nome mi piacerebbe avere?
 « Eden. » sussurro. Delle volte, quando ero piccola, mia madre mi raccontò di questo giardino, così bello da fare invidia al cielo. Non m’interessa cosa significhi questo nome, ma mi piace il suo suono. Non è come Astrid, reso un nome forte dal contrasto delle tre consonanti vicine e dal suono duro della d alla fine. È delicato, reso musicale dalla ripetizione della vocale che lo rende esattamente l’opposto di quello precedente.
 Ed è questo che significa per me, cambiare fazione: passare da Astrid ad Eden. Dimenticare tutto ciò che mi porta ad essere la ragazza senza trucco, dai chiari capelli sempre legati e diventare una persona nuova, con vestiti colorati e ricci sulle spalle.
 « Ragazzi, – annuncia forte, prendendomi sotto braccio e aiutandomi a togliere la giacca grigia che lascia il posto ad una maglia a mezza manica dello stesso colore. – lei è Eden! »
 Non so che mi aspettassi, ma nessuno sorride. Semplicemente mi squadrano dalla testa ai piedi, pensando probabilmente che io sia la solida Rigida alla ricerca di un po’ di svago. Di quelle che diventano Escluse nell’arco di un paio di giorni a causa della completa mancanza di qualsivoglia virtù.
 Mi metto in un angolo tranquilla, senza parlare poi tanto. Non sono ancora abituata alla loro vita, quindi penso che il silenzio possa evitarmi non poche brutte figure.
 « Mi piace il tuo nuovo nome, Eden. – ride allegra Zeena, che ha già iniziato a socializzare con un ragazzo alto e dai capelli scuri. Penso sia un iniziato interno, dato il colore dei suoi abiti. – Lui è Fritz. »
 Fritz si avvicina stringendomi calorosamente la mano. Non so cosa dovrei fare esattamente, ma ricambio la stretta in modo forse troppo caloroso. Scopro dalla conversazione che segue che tra i Pacifici ci sono usanze completamente diverse da quelle Abneganti, che non è scabroso farsi piercing o portare maglie scollate e pantaloni corti. « Qui c’è una cerimonia di iniziazione non troppo rigida. – spiega poi. – Anche se mio fratello ha detto che il Siero della Pace fa schifo. »
 « Cos’è il Siero della Pace? » domando, senza accorgermene.
 « È quello che ci danno per “mitigare” il nostro carattere prima della Settimana con l’Addestratore. »
 « Prima di cosa? » questa volta è stata Zeena a chiedere.
 « Si passa una settimana in Fattoria, con un Addestratore. Poi, se il siero fa effetto come dovrebbe, si è dentro. Se continui ad avere un temperamento troppo forte, allora sei Escluso. »
 Sento un brivido percorrermi la schiena quando sento quelle parole. Rivedo mia madre in piedi, con le mani sui fianchi, quando mi diceva che dovevo essere più mansueta. Solo ora lo capisco davvero: ho paura. Non voglio vivere da Esclusa.
 La carovana frena di botto, facendomi andare addosso al mio interlocutore che arrossisce. È la prima volta che lo guardo davvero. Ha occhi verdi, come gli aghi dei pini. Le sue guance sono piene di lentiggini rossicce, che gli coprono anche il naso. La frangetta è tirata di lato, e, quando cade sugli occhi, la rimanda al suo posto con un rapido movimento della testa.
« S-scusa… » mi ritrovo a dire, balbettante, senza scollargli gli occhi di dosso. Lui semplicemente curva le labbra in un largo sorriso, che fa comparire delle fossette a metà del volto, forse un po’ troppo vicine alle orecchie.
 « Forza, Iniziati. Scendere. » la voce è forte e sicura. Mi tiro su e mi volto verso il suono. Trovo un ragazzo alto, occhi verdi e capelli biondi, sparati in aria. Porta dei larghi pantaloni rossi, e una canottiera gialla di almeno tre taglie più grande. Ha un viso delicato, con pelle candida e naso dritto.
 « Sono Elias. – si presenta. – E sarò uno dei vostri addestratori. »










 Adolf's corner.

 Lo so che il capitolo non vale l'attesa, ma di meglio non sono riuscita a tirare fuori.
 Prometto che aggiornerò una volta al mese, almeno.
 Così sapete quanto dovete aspettare. E che i capitoli a venire saranno meglio♥
 Un bascio♥
 Ariii, Jared, Shannon, Tomo e Marshall♥




 ... e anche quella schizzofrenica di Eden.

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