Always and Forever

di sara_sessho
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Secret Desire ***
Capitolo 2: *** Prophecy ***
Capitolo 3: *** Green And Gold ***
Capitolo 4: *** Challenge ***
Capitolo 5: *** Night in the wood ***



Capitolo 1
*** Prologo: Secret Desire ***


 

 

                                                                          ~  Prologo: Secret Desire ~

 

Era la sera del 4 novembre, stavo festeggiando il mio diciottesimo compleanno insieme ai miei pochi amici ed era arrivato il fatidico momento della torta e il soffio delle candeline con desiderio annesso.
<< Dai Aily, esprimi il tuo desiderio >> urlò, tutta gongolante, Jenna la mia amica di infanzia.
La guardai truce per avermi chiamato con il nomignolo che tanto detestavo, ma poi mi concentrai sulla torta. La scritta “Tanti Auguri Ailera” brillava leggermente sotto la flebile luce delle candeline.
Dai su, ci sarà pure qualcosa che desideri”  dissi a me stessa. Pensierosa alzai un secondo lo sguardo e vidi il mio libro preferito “Il Signore Degli Anelli” appoggiato sulla mensola. Sorrisi leggermente e riabbassai di nuovo lo sguardo.
Voglio vivere l’avventura scritta da Tolkien” pensai prima di spegnere le candeline con un energico soffio.
I miei amici applaudirono e mi rinnovarono gli auguri, mentre io, sorridendo, mi davo della stupida per il desiderio assurdo che avevo espresso.
<< Che ne dite ragazzi, andiamo a ballare?>> disse Jenna decisamente euforica, forse per il troppo alcool.
<< Andate voi, io non ho voglia di uscire >> risposi.
<< Ma dai, è il tuo compleanno esci un po’ >> continuò Mike, il ragazzo di Jenna.
<< No davvero, mi ha fatto piacere avervi qui con me, però sono stanca e voglio stendermi sul divano a leggermi un bel libro >> continuai.

<< Sei diventata proprio una reclusa >> disse Diana, l’altra mia amica, tra lo stizzito e il preoccupato.
Vedendo che non rispondevo, tutti e tre si alzarono, mi salutarono ed uscirono lasciandomi sola.
Sapevo che erano preoccupati per me, ma da quando avevo perso i miei genitori un anno prima, non riuscivo più a vivere come avevo sempre fatto e di conseguenza, iniziai a passare la maggior parte del mio tempo in casa. Uscivo solo se strettamente necessario.

Sospirando mi cambiai i vestiti, e indossai un paio di pantaloncini neri con una canottiera dello stesso colore sopra. Era il mio “pigiama” anche se la temperatura fuori era decisamente invernale.

Sedendomi sul divano, mi legai i miei lunghi capelli biondi e mossi in una coda, lasciando fuori solo il ciuffo davanti, che copriva perennemente il mio occhio sinistro. Non mi mancava un occhio, ma piuttosto era di due colori diversi: metà verde-grigio, come il destro, e metà ambrato. Me ne vergognavo, avevo passato la mia infanzia a sentirmi dire “mostro” da tutti i bambini e così avevo iniziato a nasconderlo e, anche dopo anni, non ho mai smesso di farlo.

Era la mia debolezza e, sebbene cercassi di nasconderlo vantandomi della mia forza fisica simile a quella di un ragazzo, bastava guardarmi allo specchio per ricordarmi che dentro non lo ero mai stata, soprattutto negli ultimi tempi.

Con questi pensieri in testa presi un libro e iniziai a leggere. Dopo aver letto qualche pagina, un luccichio attirò la mia attenzione.
<< Ma che diavolo è? >> dissi, guardando la strana luce che proveniva dalla mensola di fronte a me.

Mi avvicinai di più e vidi che proveniva dal mio libro preferito, lo presi in mano dubbiosa e lo aprii. La luce si intensificò fino a coprire me e la stanza. Tenni gli occhi chiusi tutto il tempo per il fastidio e quando, finalmente, riuscii a riaprirli, mi trattenni dall’imprecare.
<< No… Questo è… impossibile… Non può… essere… Gran Burrone >> dissi incredula guardando ciò che era di fronte a me.
Ero talmente assorta che non mi accorsi che qualcuno si era avvicinato alle mie spalle.
<< Signorina >> sentendo una voce dietro di me, mi voltai.
Spalancai gli occhi ancora di più, per quanto fosse possibile << Re... Elrond>>.

<< Esatto, tu chi sei, ragazza dagli strani indumenti?>> mi rispose l’elfo.

<< Ailera >> dissi, tornando leggermente calma.

<< Impossibile, tu sei la ragazza che la profezia ha detto sarebbe venuta, da un altro tempo e spazio, fondamentale per la battaglia contro Mordor>>.

Aspetta… cosa? Profezia? Tolkien non aveva mai parlato di una profezia, riguardante me per giunta.
<< Ti ho turbata temo, sei diventata piuttosto pallida >> continuò Elrond.

Senza rispondere mi diedi un sonoro schiaffo, gesto che fece impallidire l’elfo << Oddio, sono sveglia >>.
<< Da dove vieni? >>.

 

Non riuscii a rispondere, il mio corpo non rispondeva più, incominciai a vedere tutto nero e svenni.

 

 

Angolo Autrice:

Lo so è corto, ma è solo il prologo. I prossimi saranno più lunghi ve lo assicuro. 
Allora, di Ailera per ora vi ho detto solo alcuni tratti fisici, nei prossimi capitoli si capirà di più su di lei e soprattuto spiegherò questa storia della profezia.

Per ora vi lascio, spero che qualcuno commenti per sapere se vi piace o se devo modificare qualcosa.

A presto, sara_sessho 

 

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Capitolo 2
*** Prophecy ***


                                                                                        ~ Prophecy ~

 

Aprii lentamente gli occhi e mi accorsi di essere in un letto, decisamente grande rispetto al mio. Beh diciamo che il mio è uguale a quello di Pollicino, il che spiegherebbe le mie continue cadute notturne.

«Ben svegliata» disse una voce alla mia destra.

«Re Elrond, allora non era un sogno» sussurrai più a me stessa che all’elfo.

Lui si limitò ad annuire «Mi  dispiace per qualche ora fa, era già confusa per essere arrivata qui, non dovevo infierire con la storia della profezia».

«Non si preoccupi, non ho capito nulla tanto».

«Non importa, le sarà tutto più chiaro più tardi» continuò Elrond «per ora, mi piacerebbe sapere qualcosa di lei».

«La prego, a me si rivolga dandomi del tu, mi fa sentire vecchia» dissi con un sorriso appena accennato «comunque, come ben sa, mi chiamo Ailera e ho diciotto anni, anche se non sembra perché sono piuttosto bassina».

Elrond sorrise «E come si chiama il luogo da dove provenite?».

«Inghilterra».

«Come immaginavo non l’ho mai sentito nominare, è un regno?».

«Beh non proprio, c’è la Regina ma non ha la stessa funzione che un sovrano ha qui» risposi, cercando di essere più chiara possibile.

«Vorrei chiederle altro, ma il Consiglio si sta per riunire, devo andare» disse Elrond

«ma lei stia lì vicino perché la chiamerò per la profezia».

«Davanti a tutti?».

«E’ necessario, tutti i rappresentanti dei vari regni devono esserne a conoscenza».

Annuii semplicemente e l’elfo se ne andò.

 

Con calma mi alzai e notai di stare ancora indossando il mio “pigiama”. Sospirai leggermente, rendendomi conto però che ero scalza.

Interessante… Ora che cavolo mi metto?” mi dissi. Con la coda dell’occhio mi accorsi che, ai piedi dell’enorme letto,  c’erano un paio di stivali, molto elfici ma almeno erano neri come i miei indumenti. Era meglio evitare di presentarsi come un pagliaccio, anche se ero comunque abbigliata in un modo completamente diverso dal loro e decisamente scoperto per essere una donna.

Con questi pensieri in testa, mi misi a fare un giro, non era necessario andare da Elrond subito, sapevo già quello che stava dicendo e quindi non avevo alcuna fretta.

Ogni tanto incontravo qualche elfo sulla mia strada, ma tranne un’occhiata leggermente accigliata non mi rivolsero la parola.

Mi soffermai a osservare il sole, e il paesaggio che esso illuminava. Era bello lì, così tranquillo, senza il terribile casino di Londra nell’ora di punta. Mi sentivo più leggera, nonostante fossi lì da qualche ora, che avevo passato per la maggior parte dormendo.

Distolsi lo sguardo sospirando e mi avviai verso il luogo, dove si era radunato il Consiglio. Avvicinandomi vidi che nove persone erano in piedi e spalancai gli occhi.

Merda, la Compagnia dell’Anello è già stata formata, sono in ritardo” mi dissi accelerando il passo.

Elrond mi vide avvicinarmi e parlò «Prima di sciogliere questo consiglio, c’è un fatto di cui dovete essere messi a conoscenza».

Mi fermai dietro a una colonna ad ascoltare «Come ben sapete, molto tempo fa venne scritta una profezia, riguardante un ragazza di nome Ailera, proveniente da un luogo a noi sconosciuto, destinata ad avere un ruolo importante in questa guerra».

Strinsi leggermente le mani, sentivo come un peso sullo stomaco. Odiavo avere grandi responsabilità.

«Solo un pazzo crederebbe a questa storia» esclamò all’improvviso un uomo e, dato il carattere, doveva essere Boromir, tornato seduto come il resto della Compagnia.

«Non è una storia inventata, e te lo posso dimostrare» disse Elrond «avvicinati Ailera».

In quel momento il mio cuore accelerò, ma senza esitazioni mi avvicinai all’elfo.

Appena mi voltai verso il Consiglio, si levarono numerosi bisbigli che mi fecero deglutire leggermente.

«Come facciamo a essere sicuri che non sia un’impostora?» fu di nuovo Boromir a parlare.

A quelle parole, il mio timore passò «Sentimi bene, non sono il tipo di donna che si fa passare per quello che non è, e una qualità che di certo non mi appartiene è il bisogno di gloria e di grandezza, te le lascio volentieri» dissi dura.

Boromir si zittì e Elrond riprese a parlare, non senza un’occhiataccia verso di me. Forse avevo un po’ esagerato con i toni?

«Se, come Boromir, non ne siete convinti, direi che possiamo leggere la profezia e verificarlo» senza attendere risposta l’elfo estrasse, da non so quale punto del suo abito, una piccola pergamena e la srotolò.

Dopo una fugace occhiata alle persone attorno a sé, cominciò a leggerla:

 

Quando arriveranno i giorni più oscuri,

e tutti i regni non saranno più sicuri,

arriverà nell’ora della sera,

una giovane donna di nome Ailera,

da un luogo che lo spazio e il tempo sconfina

e dagli occhi come il sole che spezza la grigia mattina,

anche se la farà soffrire,

nel corso della storia non potrà interferire,

al colore delle fiamme del sangue fin dalla nascita è legata

e con il suo aiuto la forza del nemico sarà spezzata.

 

Ci furono alcuni secondi di silenzio e io mi sentii di nuovo mancare, ma non svenni.

«Onestamente, non so come possa riferirsi proprio a lei» disse per l’ennesima volta Boromir.

«Beh se analizziamo ogni frase, chiariremo ogni dubbio» a parlare questa volta fu un altro uomo, dai capelli scuri che doveva essere Aragorn.

«Per quanto riguarda le prime due frasi, non c’è nulla da spiegare, ognuno di noi sa la situazione in cui ci troviamo» disse Elrond «”nell’ora della sera” Ailera è arrivata esattamente ieri, appena dopo il crepuscolo».

Io mi corrucciai leggermente, ricordando che a Londra era già passata la mezzanotte da un bel po’. Che ci fosse un fuso orario qui a Gran Burrone?

«Il nome lo abbiamo già ripetuto molte volte, mentre per quanto riguarda il “luogo che lo spazio e il tempo sconfina” questa ragazza proviene da un posto chiamato Inghilterra, a noi sconosciuto, appartenente a un’altra dimensione sicuramente» continuò Elrond, assolutamente sicuro di sé.

«”dagli occhi come il sole che spezza la grigia mattina”» l’elfo si fermò, e mi guardò dubbioso l’unico occhio visibile, il sinistro era sempre coperto dai miei capelli «i tuoi occhi sono grigioverdi non del color del sole».

Iniziò a levarsi di nuovo un brusio e scorsi il sorriso gongolante di Boromir.

«Non è esatto» affermai, zittendo tutti «i miei occhi non sono solo grigioverdi».

Con calma e sangue freddo spostai il ciuffo dal mio occhio sinistro «questo occhio per metà è ambrato, molto simile al sole».

Elrond mi sorrise «Meraviglioso, non ho mai visto nulla del genere». Arrossii leggermente e distolsi lo sguardo.

«Bene, manca solo una frase, poi il resto è chiaro» disse l’elfo «”al colore delle fiamme e del sangue fin dalla nascita è legata”».

Oddio, e questo che vuol dire” pensai corrucciandomi. Elrond e il resto del Consiglio attese, guardandomi.

Alzai improvvisamente lo sguardo «il mio cognome è Scarlet, lo scarlatto è un colore simile sia al fuoco che al sangue».

«Perfetto, spero che ora i tuoi dubbi siano stati chiariti Boromir» disse l’elfo osservando l’uomo che si era ormai completamente ammutolito.

«Bene, ora possiamo sciogliere il Consiglio, Ailera partirà insieme alla Compagnia».

 

Devo… partire… con la Compagnia dell’Anello… Assolutamente fantastico” pensai sorridendo mentre tornavo nella mia stanza.

 

 

Angolo Autrice:

Eccomi di nuovo come promesso. Pubblico di fretta perché ho poco tempo, quindi se ci sono errori li correggerò al più presto.

Spero vi sia piaciuto, e che non repelliate la profezia in rima che ho scritto.

Detto questo, recensite.

Alla prossima, sara_sessho

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Capitolo 3
*** Green And Gold ***


 

                                                                               ~ GREEN AND GOLD ~

 

Stavo tornando nella mia stanza, quando Gandalf mi chiamò.

«Ditemi» dissi, voltandomi e trovandomi di fronte tutta la Compagnia.

«Avrei una domanda riguardo alla profezia» rispose lo stregone «non capisco in che senso dice “nel corso della storia non potrà interferire”».

«Oh giusto» affermai «dovete sapere che, dal mondo dal quale provengo, si conosce già questa storia e di conseguenza so come andrà a finire».

«Allora diccelo» esclamò all’improvviso uno dei piccoli hobbit dall’aria allegra, Pipino molto probabilmente.

Feci per rispondere ma una voce parlò senza che potessi aprire bocca «Non può, non può interferire e quindi non potrà mai rivelare nulla». La voce apparteneva a Legolas senza ombra di dubbio, me lo ero sempre immaginata così e, inoltre, le sue orecchie leggermente a punta e i suoi capelli di un biondo quasi innaturale erano inconfondibili.

Non mi accorsi di fissarlo finché non incrociai i suoi e, sobbalzando, riportai lo sguardo sull’hobbit.

«Ha ragione Legolas, dovrò essere muta come una tomba» sospirai leggermente «ora, se volete scusarmi, vorrei recarmi nella mia stanza».

Senza aggiungere altro, girai i tacchi e con passo sostenuto me ne andai.

Appena mi sedetti sull’enorme letto, mi resi conto che non avevo idea di che cosa fare. Mi sdraiai completamente sopra le lenzuola e fissai il soffitto candido.

Non sarebbe stato facile l’incarico che mi accingevo ad affrontare, non poter cambiare nulla e stare impotente a guardare, sarebbe stato impegnativo e direi anche doloroso, proprio come diceva la profezia. Ma avrei affrontato il mio destino perché volevo dimostrare di essere all’altezza.

In quel momento qualcuno entrò, distogliendomi dai miei pensieri. Era Elrond.

«Ti ho portato degli abiti da portare durante il viaggio» disse.

«Sono in stile elfico, diciamo?» chiesi un po’ timorosa, non che non fossero belli i loro vestiti, ma su di me, mi avrebbero fatta apparire come una perfetta idiota.

L’elfo annuì «Tranquilla Ailera, non sono ingombranti, sono stati fatti apposta per viaggiare e per combattere» rispose, forse vedendo la mia faccia sconsolata.

Sospirai «Mi adatterò».

«Ti ho portato anche delle armi, è meglio che viaggi armata anche se sei una donna» continuò Elrond appoggiando sul letto varie tipologie di spade e archi «Scegli pure».

Il mio occhio cade su un paio di sciabole gemelle e, sorridendo, ne presi una in mano; la estrassi dall’elsa e la feci roteare di lato, con un leggero movimento di polso. Elrond mi guardò leggermente accigliato.

«Sai capace di usarle?».

Annuii «Nel mio tempo mio padre insegnava, come dire, l’arte del combattimento, che includeva anche l’utilizzo di armi, io fui sua allieva sin da quando imparai a camminare».

«Ora non lo fa più?» domandò l’elfo, non notando che il mio sguardo si era rabbuiato.

«No» risposi fredda «Userò queste due sciabole, sono le mie armi preferite».

«Bene, ora ti lascio sola» disse Elrond, prima di  tornare da dove era venuto.

Uscii anch’io dalla stanza e mi ritrovai in un piccolo giardino piuttosto nascosto, e mi sedetti. Parlare di mio padre mi aveva stretto lo stomaco e avevo bisogno di calmarmi.

«C’è qualcosa che non va?» sobbalzando, mi voltai alla mia sinistra e, alzando un po’ lo sguardo, e mi ritrovai davanti Legolas.

«Nulla d’importante» risposi.

«Non mi sembra visto il tuo sguardo» continuò l’elfo.

«Solo il mio passato che si fa sentire».

«Vuoi parlarne o vuoi tacere anche se questo?».

Lo guardai titubante mentre si sedeva sull’erba accanto a me «Ho perso i miei genitori meno di un anno fa, per colpa mia, non ti dirò altro».

«Scusa, non immaginavo, non intendevo mettere il dito nella piaga» si scusò Legolas.

«Tranquillo, non potevi saperlo» gli risposi «comunque posso farti una domanda?».

L’elfo annuì.

«Il colore dei tuoi capelli è così naturalmente?».

Legolas mi guardò leggermente sorpreso «Sì, cosa c’è di strano nei miei capelli?» chiese prendendosi in mano una ciocca.

«Nulla di strano, ma sono di un biondo molto chiaro, però mi piacciono» dissi convinta.

L’elfo, dal canto suo, spostò lo sguardo dai suoi capelli a me «Davvero?».

«Sì» risposi quasi sussurrando, a causa del suo sguardo intenso.

Legolas non rispose, ma alzò la mano destra e, avvicinandola al mio viso, spostò il ciuffo di capelli che copriva il mio occhio sinistro.

«A me piace il tuo occhio verde e oro, non dovresti coprirlo» mi disse, continuando a guardarmi intensamente.

Arrossii leggermente e distolsi lo sguardo «Da dove vengo io, le persone che la pensano come te si possono contare sulle dita di una mano».

«Chi non lo fa ha torto, promettimi che d’ora in poi non lo nasconderai più».

«Posso prometterti che ci proverò, ma non ci contare troppo».

«Ci conto invece» mi rispose sorridendo. Aveva un sorriso così bello che non riuscii a trattenermi e sorrisi anch’io. Il primo sorriso sincero dopo mesi.

Il sole cominciò a calare e decisi di tornare nella mia stanza. Legolas mi accompagnò per un pezzo, poi si diresse anche lui alla sua.

Mi sdraiai immediatamente sul letto, la stanchezza si faceva di nuovo sentire e, senza accorgermene, mi addormentai.

 

Mi sveglio il sole, che batteva insistentemente contro la mia faccia. Sbadigliando mi alzai, e mi spogliai. Tra i vari abiti che Elrond mi aveva dato il giorno prima, indossai dei pantaloni scuri elastici che mi fasciavano morbidamente la gamba e una maglia, sempre scura,  a maniche lunghe. L’elfo aveva ragione, erano comodissimi, l’unico problema era che la maglia era un po’ stretta attorno al petto e mi metteva troppo in risalto il mio seno abbondante per la mia taglia minuta.

Selezionai altri vestiti, che misi in una piccola sacca, appoggiata al muro e che non avevo mai notato, poi presi le due sciabole e me le legai sulla schiena in modo da estrarle facilmente in caso di necessità.

Dopo aver finito di sistemarmi, lasciai la stanza per incontrarmi con il resto della Compagnia.

Quando arrivai, vidi Legolas indicare con il dito il suo occhio sinistro. Capii cosa volle dirmi così, seppur un po’ titubante spostai il ciuffo di capelli dietro l’orecchio, guadagnandomi un suo sorriso.

Arrossii per l’ennesima volta “Maledizione Ailera, da quando basta un sorriso per farti capitolare?”.

«Le ragazzine non dovrebbero giocare con le armi» disse improvvisamente Boromir osservando le sciabole sulla mia schiena.

«Chi ti dice che ci voglio giocare?».

«Le donne non sanno combattere» continuò lui.

«Sfidami quando vuoi allora, ma poi non piangere se ti ritroverai con il sedere per terra».

«Lo vedremo» esclamò quasi ringhiando.

«Eccome se lo vedremo» gli risposi di rimando piccata.

 

Detto questo la Compagnia partì, un lungo viaggio pieno di pericoli li attendeva.

 

 

Angolo Autrice:

Eccomi con un nuovo capitolo. Finalmente è apparso Legolas, meraviglioso come sempre.

Spero che vi sia piaciuto questo capitolo. Ringrazio chi ha commentato, chi ha aggiunto la mia storia nelle preferite/ricodate/seguite e anche a chi legge soltanto.

Alla prossima, sara_sessho.

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Capitolo 4
*** Challenge ***


 

 

                                                                                           ~ CHALLENGE ~

 

Eravamo partiti da qualche ora e, per tutto il tempo, proprio tutto, Merry e Pipino lo avevano passato discutendo sul modo migliore per cucinare un cinghiale.

«Voi due, ne avete ancora per molto?» chiesi ai due Hobbit sospirando.

«Che cosa abbiamo fatto?».

«State parlando di cinghiali da quando siamo partiti, mi state facendo venire un attacco di indigestione, anche se non ho ancora toccato cibo» risposi.

«Oh giusto, se vuoi, parliamo di conigli?».

Sconsolata, scossi la testa e li sorpassai. Mi misi a fianco di Sam e dietro Legolas, di cui fissavo insistentemente la schiena, sorridendo.

«Sapete, signorina Ailera, siete molto bella!» esclamò lo Hobbit, guardandomi sorridendo.

Io voltai un secondo il viso dalla parte opposta e poi lo fissai sgranando gli occhi «Parli con me?».

«Vedete un’altra donna nella nostra Compagnia?».

Io, non essendo abituata a certe frasi, arrossii, dato che sulla lista di ragazzi che ho avuto, c’è inciso il numero zero.

«Dovete essere molto corteggiata nel vostro mondo» continuò Sam.

A quelle parole risi leggermente «Non credo proprio, mio caro Sam, non credo proprio» feci una pausa «e poi, ti prego, dammi del tu, ho solo diciotto anni».

«Ci proverò».

In quel momento Aragorn, accanto a Legolas, si voltò a guardarmi «Ha ragione, sai?».

«Su cosa?».

«Siete una ragazza affascinante» rispose. Boccheggiai leggermente.

«Lo penso anche io» si aggiunse Legolas, sorridendomi.

«Ma vi siete messi d’accordo? E’ una congiura contro di me, o mi state prendendo in giro?».

Tutti e tre scossero la testa in segno di diniego. Senza aggiungere altro, accelerai il passo e mi misi davanti al gruppo da sola, borbottando qualcosa senza senso.

Camminammo ancora per un paio d’ore, poi ci fermammo su una piccola altura, costeggiata da pietre. Mi sedetti su una di esse, mettendomi a gambe incrociate e guardando Merry e Pipino imparare a destreggiarsi con qualche mossa base con la spada insieme a Boromir.

«Muovi i piedi» disse Aragorn, anche lui concentrato su di loro.

«Il tuo sguardo fa quasi paura, quando sei concentrata» a parlare fu Legolas, sedendosi sulla pietra accanto a me.

«Davvero? Dovrei usarlo contro i nemici per sconfiggerli allora» risposi sorridendo.

«Ho detto QUASI» affermò di rimando l’Elfo.

Risi leggermente «Allora userò la mia forza bruta» dissi, tirandogli un leggero pugno sulla spalla, facendolo ridere.

«A proposito di forza bruta, abbiamo una sfida, ricordi Ailera?» si intromise Boromir, guardandomi con la spada appoggiata alla spalla.

«Ricordo, ricordo, vuoi farla ora?».

«Perché no? Ho già la spada in mano» mi rispose.

Agilmente mi alzai e slacciai le sciabole dalla schiena. Ne presi solo una e l’altra la lasciai sulla pietra, altrimenti mi sarebbe stata d’intralcio.

Mi voltai e mi diressi verso Boromir, mentre il resto della Compagnia si girò a guardarci.

«Ci andrò piano piccoletta».

«Non voglio favoritismi, altrimenti ti stendo troppo facilmente» risposi mettendomi in posizione di guardia.

Ci squadrammo per qualche secondo, girandoci attorno, poi Boromir attaccò con un fendente a sinistra. Un attacco banale per un guerriero che parai senza problemi. Corrugai la fronte. Non mi stava prendendo sul serio. Così attaccai io, fingendo di fare la sua stessa mossa per poi abbassarmi all’ultimo secondo per attaccarlo dal basso. Non aveva previsto un attacco del genere, ma riuscì comunque a pararlo.

«Devo ammettere che non me l’aspettavo».

«Almeno ora, mi prenderai sul serio».

Ricominciammo ad attaccarci, e andammo avanti per diversi minuti senza mai disarmare o colpire l’avversario, finché, grazie al mio equilibrio ,non inciampai su un sasso, cadendo all’indietro. Boromir si stava già pregustando la vittoria ma, facendo una kip, mi rialzai e, avendo ancora la sciabola in mano, lo disarmai. Cogliendolo alla sprovvista, ne approffitai e, rotando su me stessa lo colpii in viso con un calcio circolare.

Boromir cadde a terra e, guardandomi, si rialzò «Niente male ragazzina, sai combattere».

«Dove hai imparato?» urlò, tutto saltellante Pipino.

«Da mio padre» risposi «Nel mio mondo lui era maestro nelle arti del combattimento e così, fin da piccola, essendo la sua unica figlia, insegnò anche a me».

«Potevi dirlo subito» borbottò Boromir.

«E che gusto c’era, poi?» dissi, provocando le risa generali.

«Scusa Ailera, ma perché hai detto che tuo padre era…» iniziò Pipino.

«I Crebain da Duneland!» urlò all’improvviso Legolas.

 Di fretta, ci nascondemmo tutti sotto alle piante o sotto alle pietre più grandi. In qualche modo ero riuscita a sfuggire alla domanda di Pipino, sperando che poi non la ricordasse.

«Spie di Saruman» disse poi Galdalf quando lo stormo di “uccelli” passò.

A causa di questo imprevisto, non per me ovviamente, prendemmo la strada per il Passo di Caradhras. Ma appena cominciai a camminare, inciampai nuovamente nei miei piedi e caddi a terra di faccia.

«Pessimo equilibrio proprio» dissi mentre mi alzavo. Gli altri non si accorsero e continuarono a camminare, tranne Legolas che rimase ad aspettarmi.

«Tutta intera?» mi chiese.

Annuii, poi l’Elfo mi porse le mie sciabole che avevo lasciato sulle rocce.

«Oh grazie, si vede che non sono abituata a viaggiare armata, eh?» dissi, mentre me le riallacciavo sulla schiena.

«Forza, raggiungiamo gli altri» mi rispose Legolas spingendomi leggermente, ma sempre sorridendo.

 

 

E così ci incamminammo, man mano che ci avvicinavamo, il mio sguardo s’incupiva. Presto avremmo attraversato le miniere di Moria.

 

 

 

Angolo autrice:

Salve a tutti, lo so che è breve ma non potevo aggiungere altro. Comunque nella parte del combattimento ho usato le mie conoscenze, dato che pratico wushu ed è previsto l'uso di svariate armi. Inoltre per chi non lo sapesse la KIP è il modo per rialzarsi usando solo le gambe e i reni.

Detto questo, ringrazio tutti e scappo. La prossima volta mi dilungherò di più

un bacio, sara_sessho

 

 

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Capitolo 5
*** Night in the wood ***


 

                                                                                     ~ NIGHT IN THE WOOD ~

 

 

La strada attraverso il Passo di Caradhras fu presto impraticabile, a causa di Saruman, che tentava in tutti i modi di ostacolarci.

Così dopo qualche minuto di consultazione, decidemmo di intraprendere la strada attraverso le miniere di Moria, sebbene vedessi negli occhi di Gandalf paura e sapevo perché. Balrog.

Onestamente la mia voglia di incontrare un tale mostro non mi entusiasmava, proprio per niente; e poi sapevo quello che sarebbe successo, Gandalf ci avrebbe lasciato, seppur temporaneamente.

Prima di avviarci a Moria, decidemmo di sostare vicino a una piccola foresta provvista di una sorgente d’acqua termale. Avevo assolutamente bisogno di rinfrescarmi, ma c’era un piccolo problema: sono circondata da nove persone tutte del sesso opposto, e l’idea di essere nuda, immersa nell’acqua a pochi metri da loro, non mi entusiasmava.

«Finalmente posso riposare un po’» esclamò Pipino sedendosi per terra, mentre Sam accendeva il fuoco.

«Sto morendo di fame» disse Merry «andiamo a cercare qualcosa?». Pipino annuì e, sebbene fosse stanco, si alzò.

Nel frattempo io mi ero avvicinata alla sorgente termale e stavo controllando da varie angolazioni quanto si riuscisse a vedere attraverso i cespugli, che separavano me dagli altri.

«Si può sapere che cosa stai facendo?» mi chiese Legolas leggermente divertito, osservando il mio strano comportamento.

«Voglio farmi un bagno e siccome voi siete tutti uomini, non vorrei che vedeste…» feci una piccola pausa «le mie grazie, diciamo».

«Non ti preoccupare, siamo gentiluomini non lo faremmo mai» mi disse Legolas senza smettere di sorridere. Decisi di fidarmi, ma sarei stata comunque attenta a ogni loro movimento.

Così, nascosta dietro ai cespugli, mi spogliai completamente e mi sciolsi i capelli, che cascavano mossi fino in fondo alla schiena. Sì, erano estremamente lunghi e tanti, ma soprattutto ingombranti, per questo li tenevo costantemente legati, soprattutto quando dovevo combattere. Nonostante ciò, a me piacevano così, se li tagliassi corti, mi sentirei scoperta.

Mi immersi e il mio corpo, a contatto con l’acqua calda, si rilassò completamente. Si stava così bene, che avrei anche potuto addormentarmi così. Purtroppo però, non avevo tenuto conto di Merry e Pipino, che si erano allontanati a prendere da mangiare e che spuntarono all’improvviso di fronte a me.

Cacciai un urlo e, senza uscire dall’acqua cercai di coprirmi con le mani, meglio che potevo. Ovviamente, sentendomi urlare, anche tutti gli altri accorsero lì, probabilmente pensando che degli orchi mi avessero attaccata. Così mi ritrovai, nuda, con esseri di sesso maschile da entrambe le parti.

«Non guardatemi, non guardatemi, non guardatemi» urlavo quasi disperata.

«Scusa Ailera, pensavamo fossi in pericolo» rispose Legolas, con lo sguardo fisso a terra per non guardarmi.

«Va bene, capisco, però potreste andarvene ora? Non è mia abitudine fare conversazione senza vestiti addosso».

Finalmente se ne andarono tutti, uscii dall’acqua e, asciugandomi con una specie di salvietta che avevo preso da Gran Burrone, mi rivestii. Indossai dei pantaloni verdi, dello stesso modello degli altri e una maglietta nera con le maniche a tre quarti stretta. Mentre tornavo dagli altri speravo che non avessero visto la cicatrice che mi girava attorno, in una spirale, coprendomi la pancia e una parte della schiena. Me l’ero fatta la sera che erano morti i miei genitori e non avevo assolutamente voglia di dover dare spiegazioni.

Quando mi sedetti intorno al fuoco, nessuno fece una parola né riguardo a quello né riguardo all’episodio successo qualche minuto prima.

Mangiammo tutti insieme attorno al fuoco, ridendo alle battute di Merry e Pipino, che non stavano zitti nemmeno con la bocca piena.

A poco a poco, ognuno si sdraiò per terra cercando di dormire. Io, avendo dormito fin troppo da quando ero arrivata nella Terra di Mezzo, non riuscivo a prendere sonno.

Così, sedendomi su una pietra, un po’ distante dagli altri, sfilai il ciondolo che portavo sempre al collo e che teneva ben nascosto; con delicatezza lo aprii e la dolce musica di un carillon risuonò nell’aria. All’interno avevo inserito una foto che ritraeva me, mia madre e mio padre il giorno del mio quindicesimo compleanno.

Mi si strinse lo stomaco vedendoli così sorridenti, ma dai miei occhi non uscì nemmeno una lacrima; avevo pianto troppo in quegli ultimi mesi e adesso non ne avevo più la forza. Continuando a tenere lo sguardo fisso su di loro, iniziai a canticchiare seguendo la melodia del ciondolo. Me la cantavano sempre per farmi addormentare la sera quando ero piccola e che, crescendo, cantavo di notte per far passare la paura del buio. Grande e forte, ma con una paura da bambini.

«E’ bellissima» disse una voce alle mie spalle, quando finii di cantare. Era Legolas.

«Grazie, è molto speciale per me» risposi, mentre l’Elfo si sedeva sulla pietra accanto a me. Stava diventando un vizio? Beh, non mi sarei lamentata di certo.

«Sei preoccupata?».

«Forse un po’, alla fine non so quale è il mio compito e sinceramente non ho idea di come potrei esservi d’aiuto».

«Il tempo ci rivelerà ogni cosa, ma in ogni caso, sono contento che tu sia venuta con noi».

Mi voltai di scatto verso di lui «anche io sono contenta di essere venuta con te, voglio dire con voi».

Senza nemmeno accorgercene, ci addormentammo così, l’una vicino all’altro, in una posizione decisamente scomoda, anche per una che dormirebbe anche in piedi.

 

Infatti la mattina seguente, quando mi svegliai, avevo un mal di schiena atroce, mentre Legolas sembrava tranquillo e raggiante come al solito. Maledizione, mi sentivo come una vecchia ottantenne.

Dopo poco, ci incamminammo verso Moria, tutti abbastanza riposati.

«Ti vedo allegra stamattina Ailera» mi disse Aragorn accanto a me.

«Sono come sempre, perché?» chiesi corrugando leggermente la fronte.

«Non c’entra nulla il fatto che tu abbia dormito, spalla a spalla insieme a Legolas?» continuò il ramingo.

Arrossii di botto «Tu… Tu ci hai visto?» dissi sottovoce.

«Certo, eravate belli da vedere, sembravate così in pace» mi rispose sorridendo «e notando la tua espressione, sembra sia piaciuto anche a te».

A quelle parole, spalancai la bocca e iniziai a rincorrere Aragorn «Adesso le prendi, vediamo se avere un occhio nero ti piacerà.»

All’improvviso ci fermammo. Una montagna scura si stagliava davanti a noi.

«Moria» sussurrai.

 

Infine, eravamo arrivati.

 

 

 

Angolo Autrice:

Scusate per il ritardo, ma ho avuto una settimana di inferno per prepararmi alla simulazione di terza prova che ho fatto ieri. Quindi sono riuscita a pubblicare solo oggi.

Spero come sempre che vi sia piaciuto, e volevo dire che la scena delle terme l'ho fatta ispirandomi all'anime "Inuyasha" dove spuntano sorgenti in ogni foresta, ma che amo comunque moltissimo.

Detto questo, ringrazio chi commenta, chi ha messo la mia storia nelle preferite/seguite/ ricordate e anche chi legge soltanto.

Vi saluto, sara_sessho

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