Cambio vita insieme a te

di sherry21
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: incontri interessanti. ***
Capitolo 2: *** Un appuntamento inaspettato ***
Capitolo 3: *** Segreti svelati! ***
Capitolo 4: *** Bigodini? No grazie ... ***
Capitolo 5: *** Ti presento mio zio! ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: incontri interessanti. ***


CAPITOLO 1
 
Eri era una ragazza di diciotto anni, aveva gli occhi color dell’oceano e dei lunghi capelli ricci e corvini.
Viveva nel bel mezzo di un bosco di un’isola estiva isolata da tutti. L’unico collegamento con il resto della cittadina non era altro che un ponte di legno sospeso, sotto il quale passava un fiume impetuoso.
Sulle sue spalle portava il peso di un passato burrascoso, che fino a quel momento non gli aveva permesso di influenzare il presente, almeno lo credeva …
- Buongiorno Eri, anche oggi a fare la spesa? Ieri non avevi preso tutto?-
-Buongiorno Gino, purtroppo mi ero dimenticata che oggi tornava mia sorella e non ho preso cibo sufficiente per due.-
-Capito … - il buon vecchio mercante la guardò con un ghigno divertito e le chiese- … quando verrai a comprare il cibo per una seconda persona che non sia tua sorella? –
Eri assunse uno sguardo distaccato, fece finta di interessarsi alle mele che erano esposte e domandò: -Come? Credo di non aver compreso la tua domanda... – .
- Ah piccola Eri smettila di fare l’ingenua, lo sanno tutti che sei una vecchia volpe.- scoppiò in una grassa risata l’anziano mercante.
Eri lo guardò un po’ scettica. Si sporse leggermente sul bancone degli alimenti per poterlo studiare meglio da vicino, solo in quel momento si rese conto di quante rughe avesse quell'uomo sul suo volto e notando il buffo danzare dei suoi baffi grigi al ritmo delle risate, non riuscì a non ridacchiare.
-E lei quando andrà dal parrucchiere per una buona volta?- sghignazzò trionfante, conosceva benissimo il complesso d’inferiorità che Gino aveva per la sua zucca pelata e con quella battuta riusciva sempre ad averla vinta.
-Ehm Ehm Eri, muoviti a trovare qualcuno, altrimenti diverrai così acida che terrai lontano gli uomini solo con il tuo respiro. –
- Tranquillo, mi riempirò di antiacidi. Che cos’hai di buono?- chiese scrutando il bancone degli alimenti.
-Oggi ti offro della carne macinata fresca, così potrai fare un ragù con i fiocchi. Che ne dici?-
-Niente male come idea. Quanto viene? –
-Vediamo, tenendo conto dell’offesa di prima … - guardò Eri di sottecchi e vedendola sgranare gli occhi sorrise   - … lo offre la casa figliola.-
-Oh Gino … non puoi sempre offrirmi tutto, ti manderò in rovina.-
-Piccola Eri, ti ho visto crescere, hai salvato la vita a mio nipote e salvaguardi la salute di tutta la mia famiglia … non potrò mai ringraziarti abbastanza.-
- Ma … -
-Ti sto ringraziando … - la interruppe  - … vorrei che tu accettassi i miei omaggi.-
La ragazza sorrise sconfitta, prese in mano il sacchetto con la carne macinata al suo interno e lo ringraziò    –Lo sai che in realtà sono io ad essere in debito con te … -
- Va figliola, non voglio più continuare questa discussione. Salutami tua sorella.-
-Certo, ci vediamo.- sorrise la ragazza congedandosi.
 
Stava camminando sul ponte sospeso, solo in quel momento si accorse che la busta pesava più del dovuto. Guardò al suo interno e vide che oltre alla carne macinata c’era un altro sacchetto, che estrasse per poterne vedere il contenuto. Erano le mele che aveva fatto finta di ammirare durante la conversazione con Gino, sorrise a quell’ennesimo gesto paterno del mercante, ma la busta si squarciò facendole cadere in giro. Erroneamente mise un piede su una di esse inciampando, chiuse gli occhi pronta a subire l’impatto con il suolo ma un braccio le cinse la vita e una calorosa voce maschile disse: - Presa. –.
Eri riaprì pian piano gli occhi incrociandoli con due iridi nere magnetiche, voleva ringraziare il giovane per l’aiuto ma le parole non le uscirono dalla bocca, nessun ragazzo l’aveva abbracciata in quel modo e l’unica cosa che riusciva a provare in quel momento era imbarazzo.
Si guardò attorno un po’ confusa.  Vide le mele sparse attorno, lei era fra le braccia di uno sconosciuto che la stava reggendo assieme alla busta della carne, mentre le sue mani tremanti lo tenevano stretto a sé per la camicia gialla. Lo guardò meglio in volto, quel viso lentigginoso e quei capelli mori ribelli … le ricordava qualcuno ma chi?
 Le cinse di più la vita e ridacchiando disse: - 98, 63, 92 … 60 chili direi, pensavo fossi più pesante.- .
Tutta l’ammirazione che aveva provato fino a quel momento sparì : - ti dispiacerebbe ripetere quello che hai detto?. – sentì le guance bollire non tanto per l’imbarazzo ma per la battuta che faceva riferimento al suo peso.
-Siamo permalosi, sbaglio? – ghignò divertito il moro.
-Ma … ma … tu! ... -si guardò le mani mentre pensava ad un insulto da potergli rifilare ma sfortunatamente non le venne in mente niente.
–Sei uno spasso! – la interruppe ridendo.
Le guance di Eri diventarono bordò, che cosa ci trova da ridere in quella situazione così imbarazzante? Lo fulminò ma dovette abbassare subito lo sguardo. Non riusciva a sostenere il confronto con quegli occhi dall’aria innocente e fanciullesca –Mi potresti restituire i fianchi?-
-Che modi, non mi dici nemmeno grazie per averti salvata?-
- G -g -grazie … - il ragazzo piegò la testa di lato per osservarla meglio, poteva leggerle in faccia l’imbarazzo che stava provando in quel momento. Sorrise intenerito e sciolse la presa.
-Mi piacciono le ragazze con le curve al posto giusto. -
Ok, per lei quello era troppo.
Appena fu lasciata, non sapendo come fare fronte alla situazione, scappò via, correndo più forte che poteva.
-Ehi ragazzina buffa, hai dimenticato i tuoi mezzi di sopravvivenza! ...- la guardò allontanarsi e mormorò       - … mai vista una donna così … - e sorrise .
 
Spalancò la porta d’ingresso e si fiondò su divano, facendo sprofondare la faccia fra i cuscini che lo adornavano.
-Che robe, perché solo io riesco a fare queste figuracce? –
-Eri? Sei tu? – una ragazza dai corti capelli biondi corse in soggiorno non appena sentì la porta d’ingresso sbattere.
-Ciao Jessy … - la ragazza si rialzò tenendosi stretta a sé un cuscino.
-Ehi, che cos’è questo muso lungo? … - la guardò attentamente, sbarrò gli occhi e rise - … hai conosciuto un ragazzo!!!-
Eri si riaccucciò sul divano.
Jessy aveva un sesto senso molto sviluppato, non le riusciva mai a nascondere niente. Lavorava come segretaria in un’impresa edile, Eri le aveva proposto più volte di laurearsi in psicologia o qualcosa di simile perché era nella sua natura ascoltare le persone e aiutarle, ma sbuffava dicendo che non voleva diventare la paziente di se stessa per colpa del troppo studio.
-Perché devo aver conosciuto uno? – chiese in cerca di  spiegazioni.
La sorella si sedette accanto a lei e guardandola in faccia rispose: -Puro intuito femminile.-.
Sul volto di Eri si distese un sorriso, si ricompose e le raccontò l’accaduto.
- Mmh, che tipetto intraprendente … - ridacchiò la sorella- … ma una cosa non ho capito, che cosa sarebbe il 98;63;92?-
-Non ne ho idea … - deviò lo sguardo sul pavimento, Jessy le si portò davanti e scorgendo un velo di imbarazzo nel suo sguardo decise di indagare più a fondo.
-Eri! Non dire bugie, non sta bene lo sai. – la riprese con tono divertito.
-Non ne sono sicura, penso che siano … - non finì la frase che fu interrotta dal suono del campanello di casa. - … vado io, sei appena tornata e sarai stanca.- .
Appena aprì la porta, le sue guance tornarono a infuocarsi, cercò di costruire una frase di senso compiuto ma non ne fu capace e si limitò a guardare l’ospite con un piccolo sorriso timido.
-Ciao .- squittì timidamente, ora non poteva più scappare.
-Ciao, ragazzina buffa. Non mi scapperai di nuovo alla Rambo via, vero?- .  
     
 
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Capitolo 2
*** Un appuntamento inaspettato ***


CAPITOLO 2:
Era in piedi davanti a lei con un insolito ghigno di vittoria stampato sulle sue labbra.
 Non sapeva spiegarne il motivo ma le gambe iniziarono a tremarle, mentre le mani si fecero sudate e fredde.
Prese un profondo respiro e gli domandò:-Hai bisogno di qualcosa?-, il cuore iniziò una corsa senza precedenti, mai nessuno l’aveva messa tanto in soggezione come lui in quel momento.          
-Veramente sono venuto a riportarti questa.- rispose porgendole una busta.
 Eri scrutò attentamente il sacchetto in questione, era rimasta così scossa dal loro precedente incontro che si era completamente dimenticata della sua spesa.
- … grazie … - .
Nel frattempo Jessy era ancora comodamente seduta sul divano e, non vedendo più rientrare Eri, decise di appostarsi dietro la porta per osservare meglio quello che cosa stava succedendo. Si sporse leggermente sull’uscio per sbirciare, rimanendo a bocca aperta nel vedere la sorella alle prese con il ragazzo moro che le stava di fronte. Non ebbe alcun dubbio, lui doveva essere il famoso incontro di quella mattinata.
Sgranò gli occhi non appena si rese conto delle condizioni in cui versava Eri: schiena rigida, le spalle ricurve in cerca di riparo, mani tremolanti, disartrica e con lo sguardo evitante .
Non poteva continuare a vedere quello spettacolo straziante. Mentre il ragazzo la continuava a guardare con fare tenero e accogliente, lei non riusciva a mantenere il contatto oculare con lui per più di due secondi.
 Se avesse continuato a quel modo, non avrebbe mai portato a termine niente e fu in quel frangete che Jessy decise di autoproclamarsi “ cupido di Eri”.         
Quando la vide indietreggiare con la spesa pronta per barricarsi in casa, non pensò due volte prima di rubarle la busta dalle mani e spingerla fuori, facendola cadere, erroneamente, fra le braccia del giovane.
-Chi era?- domandò incuriosito il moro.
Eri si rimise subito in piedi aggiustandosi il vestito verde che aveva messo quella mattina, si voltò e fulminò la porta maledicendo Jessy e la sua insana impulsività.
-Niente … cioè, nessuno! È solo mia sorella che si diverte a farmi gli scherzi.- ridacchiò indispettita in preda all’ansia.
- Sorella minore? Di solito i fratelli più piccoli sono i più pestiferi.-
-No, siamo coetanee ma non siamo gemelle ... cioè, non abbiamo nessun legame di sangue.  Mio padre la adottò quando lei perse sua madre … scusami, sto divagando, suppongo che queste cose non t’interessino, vero?- scosse la testa pregando che un miracolo giungesse a salvarla da quell’insolita situazione.                                                              
-Ti sbagli, m’interessa davvero conoscerti.- le rispose senza smettere di sorridere.
-C- come?- credette di non aver sentito bene, nessuno si era mai fatto avanti con lei in maniera così diretta fino ad ora. Come doveva comportarsi?
-Vorrei conoscerti meglio. Se questa sera non hai impegni, ti passo a prendere alle nove. Ok? -
- Ok … - le parole uscirono in automatica senza che se ne accorgesse, inoltre, la sua banca del sorriso, ne aveva appena emesso uno da emerita ebete. Cosa le stava capitando?
-Perfetto … ah, che sbadato, mi chiamo Ace. Piacere di conoscerti.-
-Eri, il piacere è tutto mio. – non appena si strinsero la mano, una scossa lungo la schiena la risvegliò.
-A dopo Eri. Dimenticavo, hai buon gusto nel scegliere le mele. – si congedò il giovane voltandole le spalle.
-Ciao. - continuò a guardare Ace che si dileguava in direzione del villaggio. Come ci riusciva a mandarla in confusione quel ragazzo?
Tutta quella situazione le sembrava così surreale che si convinse che stava sognando, ma Jessy non tardò a destarla dai suoi pensieri. 
-Allora? Com’è andata?-
Eri si voltò a guardarla, dato il colorito paonazzo sul volto della sorella, dedusse che doveva aver riso come una matta alle sue spalle mentre lei naufragava nel panico più totale di quell’incontro inaspettato.
-Da schifo … sono nelle stesse condizioni di un corridore che ha fatto il giro dell’isola per tre volte. Tutto questo solo per aver parlato con LUI. -
-Dettagli, alcune persone lo chiamano “colpo di fulmine”. Comunque, se ti ha invitato a uscire questa sera, vuol dire che hai fatto colpo volpacchiotta!- le mostrò i pollici delle due mani alzati.
– Noi due abbiamo una questione in sospeso … - ribatté Eri guardandola di sbieco.
-Non prendertela per così poco! … - rise la giovane - … hai bisogno di scioglierti, un po’ di adrenalina non ha mai fatto male a nessuno e tu lo sai meglio di me. –
-Sì, però potevi evitare di lanciarmi fra le sue braccia.-
- … così ti chiudevo in mezzo alla porta?-
Eri si grattò il lobo di un orecchio, scostò lo sguardo per terra e farfugliò:-Dettagli. -
Jessy scosse la testa in segno di disapprovazione e rientrò in casa dicendo:  -Questa sera mi ringrazierai … a proposito, nella busta della spesa c’era una sola mela … che ce ne facciamo?-.
 
 
Erano le cinque del pomeriggio.
 Jessy era stravaccata sul divano a gustarsi delle patatine alla paprika davanti a un giallo trasmesso in televisione, mentre Eri era immersa nella ricerca disperata di un giornale fra i vari scaffali del soggiorno.
Con una montagna di quotidiani in mano si fece spazio sul divano, scomodando la sorella che sbuffò infastidita.
-Appoggiali sul tavolino non qui … -quando cercò di riportare la sua attenzione sul poliziesco, si rigirò di scatto verso la mora guardandola leggermente preoccupata - … sei in preda a qualche strano attacco ossessivo/compulsivo di cui non sono a conoscenza? Cosa ci fai con questi giornali? Li devi leggere tutti? Mi stai spaventando … giusto un pochino … -
Eri guardò Jessy ridacchiando e rispose : -devo cercare un articolo di qualche mese fa … -
Con occhi sconcertati, la sorella prese un giornale a caso e dopo averne letto la data domandò : - Questo risale al 2008. Perché non lo butti via?-
- I quotidiani non si buttano mai via, sai come la penso ... un articolo che descrive un delitto efferato riporta inevitabilmente il modus operandi , lo stagging nonché la firma del colpevole … è una sorta di carta d’identità del criminale. -
-Sai una cosa? Tu sei pazza! Lascia da parte i tuoi mille lavori e butta via questi cosi. Occupano solo spazio e creano polvere, inoltre c’è un posto dove li tengono conservati e puoi consultarli quando vuoi. Questo luogo si chiama B-I-B-L-I-O-T-E-C-A … almeno metti il naso fuori di casa per motivi che non riguardano il tuo lavoro. – precisò la bionda tornando a guardare la tv.
-L’unica pazza in questa casa sei tu! Come possono dei giornali sparsi qui in giro spaventarti ? …  – Ribatté Eri rubandole bruscamente le patatine - … inoltre senti da che pulpito partono le prediche. Ti lamenti della polvere che creano i giornali, ma non ti preoccupi delle briciole che spargi in giro con i tuoi spuntini! Sei tutta un controsenso … -
Jessy la fulminò, nessuno aveva il diritto rubarle di mano le sue patatine alla paprika e non rispose più delle sue azioni. Prese un cumulo di giornali e li lanciò in aria scoppiando a ridere come una pazza.
-Nessuno deve togliermi le patatine alla paprika di mano, nemmeno il papa! –
Eri la ignorò guardando i quotidiani sparsi per la stanza –Sei proprio infantile … - mormorò piegandosi a sistemare il macello, ma fu proprio grazie al gesto avventato di Jessy che trovò il tanto famigerato articolo.
-Grazie Jessy, ho trovato quello che cercavo … -.
La ragazza, ancora imbronciata, gettò un rapido sguardo all’articolo cui Eri faceva riferimento.
-Ma lui non è … -
-Già … - sorrise vittoriosa la mora - … è il ragazzo con cui uscirò questa sera, mi sembrava di averlo visto da qualche parte. –
Jessy studiò attentamente la sua espressione, anche se Eri non voleva ammetterlo, le era veramente grata  per averla chiusa fuori di casa.
 
 
-Eri? Sono le nove meno un quarto. Quando hai intenzione di uscire da quella stanza? –
Jessy aspettò per oltre venti minuti la sorella, provò a tendere l’orecchio sulla porta della camera per capire che cosa stesse facendo, ma dal suo interno non proveniva alcun rumore.
-Sto per entrare … - sbuffò spazientita.
Appena entrò, la vide seduta in un angolino del letto. Era pronta per uscire ma sul suo volto si poteva scorgere della titubanza.
-C’è qualcosa che non va?-
-No, è tutto ok … - scosse la testa abbozzando un sorriso.
-Però non mi sembri molto convinta. –
-Hai visto com’ero ridotta questa mattina?... stavo pensando che forse sarebbe meglio se non uscissi … -
Non ebbe il tempo di finire la frase, che Jessy scattò in piedi guardandola in cagnesco e puntando le mani sui fianchi le urlò: -Basta! tu e la tua aurea di pessimismo mi state rompendo. Ti sei vestita e truccata quindi vuol dire che ci tieni a vederlo. Il tuo problema è che hai paura della novità. Togli quel mantello da riccio che ti ritrovi e buttati.-
La prese per un polso. Scese le scale di corsa trascinandosela dietro, fregandosene altamente dello scompigliamento di capelli che le stava arrecando, per giungere alla porta d’ingresso con un’aria alquanto scocciata.
- Aspe … - Eri cercò di contestare il comportamento rude di Jessy, ma lei la ignorò facendo finta di non sentire niente.
 -Buona fortuna Eri!- le augurò mettendole la borsetta in mano e la cacciò da casa, facendola sbattere contro qualcuno.
Sul volto di Jessy s’increspò una nota di terrore, per la seconda volta nel giro di un giorno, aveva sbattuto il muso di Eri contro il petto del suo ammiratore. Salutò il ragazzo con un rapido cenno di mano, abbozzò un sorriso tirato e richiuse immediatamente la porta sperando in un atto di benevolenza di Eri al suo ritorno.
Eri sapeva perfettamente a chi apparteneva il torace contro il quale era andata a scontrarsi, alzò la testa e lo guardò dritto negli occhi con le guance infuocate dall’imbarazzo - … ciao. –
Ace la guardò leggermente stranito, la scostò da sé osservandola dalla testa ai piedi.
Lei aveva dei pinocchietto in jeans chiaro, una canottiera arancione con uno scollo a “v” e dei sandali abbinati. Lui una semplice camicia rossa a maniche corte con i suoi pantaloncini e scarponi neri.
-Mi sbaglio o sta diventando un vizio? – tornò a sorriderle sistemandole le ciocche di capelli fuori posto.
A quel contatto il cuoricino di Eri batté qualche extrasistole di troppo, mettendola nuovamente in soggezione.
La sua preoccupazione non era la sensazione di scombussolamento che provava, bensì se colui che la causava si fosse accorto di esserne la causa.
-Che cosa sta diventando un vizio?-
-Che tua sorella ti chiuda fuori di casa quando ci sono io. – ridacchiò il giovane. Non gli sembrava vero che quella sera fosse arrivata. Lei era in piedi davanti a lui, nervosa e agitata, ma era pur sempre lì.
-No, non lo sapeva che eri qui.- abbassò lo sguardo sorridendo nervosa.
-Che ne dici di andare?-
- Volentieri. –
 
 
Per tutto il tragitto fra i due non volò una mosca.
 Lui le lanciò diverse occhiate finché non ce la fece più e scoppiò a ridere, guadagnandosi una fulminata più che giustificata.
-Posso chiederti perché ti faccio tanto ridere?-
-Perché sei impacciata … con ME. – volle precisare il giovane.
-Cosa vuol dire quel “con me”? Sembra quasi che tu mi stia pedinando da diverso tempo. – alla fine i suoi timori erano fondati, ma questa volta non si fece prendere in preda dall’ansia, lo guardò dritto negli occhi aspettando la sua risposta.
Lui non poté non sorridere glorioso, finalmente era riuscito a guadagnarsi la sua attenzione.
 – Diciamo che ti ho notata da un po’ di tempo … Non so se ti può far stare più tranquilla, sappi che non ho mai mangiato nessuno fino ad adesso. Rilassati, si vede lontano un chilometro che sei tesa come una corda di violino. -
-Wow, adesso mi sento molto meglio … comunque, grazie per l’“imbranata” di prima. - farfugliò Eri leggermente offesa.
-Perdonami, mi ero dimenticato di quanto sei permalosa.-
Di fronte a quell’ennesima provocazione Eri non riuscì a trattenersi dal guardarlo nuovamente storto e sbuffò.
-Erudiscimi, mio caro Ace, che cosa ci trovi di così emozionante nell’essere ridotto in cenere con i miei sguardi? Ti diverte tanto prendermi per i fondelli? – nonostante la rabbia stesse crescendo sempre più dentro di lei, riuscì a mantenere tutta la sua compostezza ed eleganza. L’aveva invitata a uscire solo per insultarla?
-Che cosa ci trovo di divertente nell’essere fulminato da te? … prima di tutto sono riuscito a guadagnare l’attenzione dei tuoi occhi per un tempo non inferiore ai dieci secondi, ti ho sciolto un pochino e, in secondo luogo, ti trovo più simpatica quando sei inviperita. –
Arrossì di nuovo dalla vergogna, era tutta una messa in scena per riuscire ad attirare la sua attenzione e lei ci era cascata in pieno.
-Perdonami, forse sono stato un po’ troppo rude.- si scusò Ace grattandosi la nuca.
-No, hai ragione anche tu … la questione è che questo è il mio primo appuntamento e non so come ci si debba comportare.-
Mentre gli confessava tutto ciò, deviò il suo sguardo sconfitto sui suoi sandali. Ace la studiò attentamente, provò a mettersi nei suoi panni e non provò altro che tenerezza. Forse era stato un troppo invadente, le cinse le spalle con un braccio e la tirò a sé sfoggiando un altro dei suoi sorrisi.
- Ti piace la birra ragazzina buffa?-
-Credo di non aver mai bevuto alcolici.-
- … sei sicura di essere umana? Non sei mai uscita con un ragazzo, sei stra-super-mega-permalosa e non bevi alcolici … certo che la tua vita deve essere una vera noia. –
-Grazie … non puoi proprio fare a meno di tenere a freno la tua lingua. –
-Già … -
Eri lo guardò nuovamente mentre lui la fissava di sottecchi sogghignando, anche questa volta ci era cascata e scoppiarono entrambi a ridere di gusto.
 
Dopo un quarto d’ora di camminata abbondante, giunsero davanti a un locale.
C’erano dei tavolini all’aperto sotto un porticato in legno, ricoperto da una pianta rampicante con dei fiorellini bianchi, il profumo che emanavano ricordava il muschio bianco, rendendo l’ambiente caldo e ospitale.
Ace la fece accomodare sulla panchina di un tavolino isolato da tutti. Non c’era mai stata in quel posto, c’erano persone allegre che ridevano, scherzavano e ballavano a ritmo della musica. Per lei tutto quello era nuovo.
 Notando quell’espressione di meraviglia sul suo volto, Ace non riuscì a trattenersi dal porle una domanda: - Che ne dici di raccontarmi qualcosa della tua vita?-
-È una domanda un po’ troppo vaga … che cosa vuoi sapere di preciso?-
-Tanto per cominciare, di che cosa ti occupi? Mi sembri alquanto estranea al comune divertimento, sbaglio?.-
Sul volto di Eri si distese un sorriso di sfida, poggiò i gomiti sul tavolo sporgendosi verso il giovane Ace.
-Sei più sveglio di quanto vuoi far dimostrare … è una storia molto lunga, ma cercherò di riassumertela non appena arrivano i nostri boccali. –
-Non aspetto altro, Eri von Meyer - .                                     
 
Spazio autore:
Salve, non sono riuscita a presentarmi nel primo capitolo, quindi lo faccio adesso.
È la prima volta che pubblico qualcosa su internet, spero di non aver scritto troppi strafalcioni! JNon so cos’altro dire … mi auguro che la storia abbia incuriosito chi l’ha letta, l’avevo scritta tempo fa e su incoraggiamento di alcune amiche ho deciso di pubblicarla.
Pareri e suggerimenti sono sempre ben accolti, inoltre ringrazio di cuore le lettrici che hanno messo la storia tra le seguite.
Ho dato una riletta al primo capitolo, apporterò delle modifiche in quanto mi sono sfuggiti degli errori. A presto!          

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Capitolo 3
*** Segreti svelati! ***


CAPITOLO 3:
 
Non ricordava più niente, si sentiva intorpidita e frastornata.
Aprì gli occhi, vide qualche albero sfocato e delle piccole lanterne che illuminavano il sentiero. Con chi era nel bosco? Che cosa ci stava facendo? Non doveva essere a un appuntamento con Ace?
A svegliarla completamente, fu un profumo che le inebriò il naso.
Quella fragranza era così buona. Le infondeva uno strano senso di calore, affetto e protezione.
D’istinto percorse tutta la superficie profumata con la punta del naso, ma si bloccò di colpo. Quello che stava annusando era il collo di qualcuno …
-Ragazzina buffa, ti sei svegliata?-
Tutta la pigrizia e la pesantezza che la avevano attanagliata fino a un attimo prima, sparirono. Si era forse addormentata al suo primo appuntamento?
-Non eravamo al bar?- domandò guardandosi attorno.
 Stavano percorrendo la strada per tornare alla sua abitazione. Solo in un secondo momento si rese conto di essere sulla schiena di Ace. Si raddrizzò su se stessa, perdendosi a studiare le spalle del ragazzo.
Erano larghe, calde e possenti … proprio come quelle di una persona che in passato aveva tanto ammirato, ma che senza alcun motivo l’aveva tradita.
Essere trasportata sulle spalle di Ace, la fece sentire la bambina di un tempo, quando era ancora felice ma soprattutto normale.
Il contatto del suo viso con la folta chioma del ragazzo la ridestò dai suoi ricordi nostalgici.
Solo quella sera si rese conto che in tutta la sua vita non aveva ancora portato a termine niente e lo capì grazie a lui. In un certo qual modo lo invidiava, lui era una persona libera che seguiva i suoi sogni e non aveva perso occasioni per realizzarli.
 Annusò i suoi capelli, era proprio lui il portatore di quel profumo che le stava stravolgendo i sensi.
-Tempo verbale più che appropriato … -fece notare il giovane ridacchiando - … a quanto pare qualcuno non regge neanche un bicchiere di birra, sei stata un vero spasso.-
Le sue guance dal rosso imbarazzo passarono alla porpora vergogna. Che cosa poteva aver mai combinato?
-Che cosa è successo?-
-Allora … appena hai bevuto il primo sorso, sei scoppiata a ridere senza motivo; al secondo hai detto che non capivi se il boccale era dritto o storto; al terzo, appena hai visto passare il cameriere, sei scoppiata nuovamente a ridere dicendo che era carina la trovata di farsi servire da un pinguino e al quarto sorso … no questa te la risparmio.-
-Perché?-
-Perché dopo non vorresti più uscire con me per l’imbarazzo.-
-Dimmelo, per piacere.-
- No. –
-Cosa ti costa?-
-Ho detto no e basta.-
Uno dei più grossi difetti di Eri era di non demordere tanto facilmente.
Pur di raggiungere il suo scopo, la sua mente contorta non smetteva mai di escogitare piani strampalati.
Come poteva convincere uno come Ace a vuotare il sacco? Non ci volle molto prima che dalla sua testolina partorisse un’idea abbastanza sensata, avrebbe sfruttato la sua infatuazione.
Lo strinse forte a sé e, con voce suadente e grattini sul collo, cominciò a incalzarlo: -Dai, non essere cattivo con me. Ti prometto che usciremo quante volte vorrai. –
Sarà stato l’effetto dell’alcool a scioglierla e a renderla più disinibita, ma sentiva che quel ragazzo aveva qualcosa di speciale e che poteva fidarsi di lui anche se era un estraneo.
-S – Sei ancora sotto l’effetto dell’alcool … -.
A giudicare dal suo balbettio doveva averlo messo in soggezione.
-Ne sei sicuro? – gli sussurrò in un orecchio. Poteva percepire l’irregolarità del suo respiro e dei battiti appoggiando l’orecchio nell’incavo del suo collo.
Era veramente lei la causa del suo scombussolamento?
Sperava proprio di sì.
Senza che se ne accorgesse, l’abbraccio si fece sempre più stretto e iniziò a trasmettere affetto.
Era una sensazione piacevole, non sapeva descrivere che cosa stesse provando ma era certa che non avrebbe sciolto tanto facilmente quella dolce morsa da lui.
All’improvviso Ace si fermò imbarazzato.
Non riusciva a credere a quello che stava succedendo.
Eri lo stava abbracciando, la presa che gli attanagliava le spalle era un abbraccio sincero e affettuoso.
Cercò di guardarla in faccia senza riuscirci, convincendosi che non poteva essere vero quello che lui stava pensando, ma che la dolce donzella stesse bramando qualcosa.
Molto probabilmente stava cercando di scucirgli qualche parola di bocca sulla sua ubriacatura.
 e mollò la presa, facendola cadere gambe all’aria.
-Ahi, che modi … –
-Scusami, ma eri un po’ pesante.- rispose sghignazzando.
-Grazie, gentile come sempre … bene Ace, è stato bello questo nostro breve incontro. Ti auguro tante belle cose. – rispose la ragazza pulendosi i pantaloni prima di incamminarsi verso casa.
Si vergognava da morire. Non aveva mai abbracciato un uomo di sua iniziativa e ora che aveva trovato il coraggio, lui si scherniva di lei?
Era stata una sciocca. In quel momento comprese perché Jessy declinava tutti gli inviti dei ragazzi che le correvano dietro. Erano degli sciocchi e presuntuosi.
Fu presa per il polso e fatta voltare su se stessa. 
Rimase senza parole, non si sarebbe mai aspettata che lui la rincorresse.
Titubante alzò il volto, aveva lo stesso sguardo e lo stesso sorriso malandrino di quel mattino … sembrava ipnotizzato da qualcosa.
Che cosa poteva aver mai fatto per fargli assumere quell’espressione?
- Scusami per prima, ma è impossibile non farti i dispetti.-
-Wow, sei sempre così bravo a scusarti con le persone?- lo guardò di traverso.
- Certo che sei un tipetto difficile, veramente vuoi sapere cos’è accaduto al bar?-
- … vorrei solo sapere con che faccia presentarmi giù in villaggio la prossima volta.- rispose guardandosi i piedi leggermente imbarazzata.
-Ok … dopo aver insultato il “pinguino”, ti sei buttata addosso a me … - la prese per i fianchi e la tirò a sé, senza staccarle gli occhi di dosso - … e prima di addormentarti sulla mia spalla … - avvicinò sempre più le sue labbra a quelle timorose di Eri, che lottò contro se stessa per non cadere in quello sguardo ipnotizzante … ma le risultò estremamente difficile.
 Come poteva resistere a degli occhi del genere?
 - … mi hai baciato dicendomi “sei proprio un bel ragazzo”. -.
Eri prese le guance di Ace fra le sue mani, dimostrandosi pronta a ricambiare il bacio … ma a pochi millimetri dalle sue labbra, gli diede una sonora taccata sull’alluce, facendolo saltare.
-Che ho fatto?-
-Mi hai mentito, mi vuoi dire che cosa è successo veramente?-
-Ti credevo più addormentata. Ti sei solo seduta al mio fianco, mi hai preso a braccetto e ti sei addormentata dicendomi, “sei caldo”,  con fare coccolo e non scorbutico come adesso … - la imitò - … ma come hai fatto a … -
-Battito e respiro erano alterati rispetto alla norma, per questo mi ero avvicinata … -.
Fare bastardate di questo genere non rientrava nel suo carattere, ma con lui tutto era spontaneo, anzi, lo stava prendendo come un gioco e si stava divertendo sempre più.
Guardò i suoi occhi lucidi e il volto bordò, iniziò a sentirsi leggermente in colpa … forse aveva esagerato.
 - … ti ho fatto male?-.
Ace alzò lo sguardo, sorrise nel vedere il volto preoccupato della sua ragazzina buffa.
-No, sono rimasto solamente tanto sorpreso … però devo ammettere che neanche io ero andato leggero con il mio scherzo … - si alzò senza mai staccare l’attenzione dai suoi occhi, - … sembri così piccola e indifesa, ma in realtà sei una ragazza che sa il fatto suo. -
- Le apparenze ingannano … - deviò lo sguardo nervosa.
La scrutò attentamente. Per quale motivo in ogni sua singola espressione c’era una nota di tristezza?
- Andiamo ragazzina buffa, i bambini a quest’ora devono dormire.-
-Gentile come sempre … ah, ancora una domanda. Perché ho chiamato il cameriere “pinguino”?-
-Forse perché era basso, tozzo, con la divisa bianca e nera e il naso aquilino?-
Eri rimuginò su quella descrizione. -Mi sembra una presentazione più che appropriata per un pinguino che si rispetti … che ne pensi?-
-Hai ragione … -si guardarono negli occhi sorridendo.
Lui le porse il braccio e lei lo strinse a sé.
Per essere stato il loro primo appuntamento, niente si era svolto normalmente.
Riassumendo … Eri si addormenta al bar dopo soli quattro sorsi di birra, scoprendo in tal maniera di essere astemia. Invece Ace non aveva fatto altro che stuzzicarla e guadarsi fulminate, ricevendo come gran finale un suo tacco sull’alluce del piede.
Come prima uscita non era stata un granché, ma a loro stava bene così.
 Eri stava provando un affetto particolare per qualcuno come mai era successo prima, mentre Ace aveva finalmente avuto l’opportunità di sapere con chi aveva a che fare.
 
 
Giunsero davanti alla casa della ragazza.
Ace la accompagnò fino alla porta d’ingresso, pronto per congedarsi:-Ragazzina buffa, ci si ved … - prima che potesse salutarla, lei lo fermò chiedendogli :-Possiamo passare ancora un po’ di tempo assieme?-
La guardò meravigliato. Per tutta la sera non era riuscito a rimanere serio con lei neanche un secondo, aveva sfruttato ogni occasione per stuzzicarla o prenderla in giro e ora voleva passare dell’altro tempo con lui?
-Non ti sei ancora stufata di me?-
-No, sto bene in tua compagnia … anche se a volte fai la pulce … - gli sorrise.
Abbassò la testa leggermente imbarazzato e ridacchiò -Ok … -.
La studiò attentamente. Sorrideva, ma il resto del volto gli diceva che stava nascondendo qualcosa più grande di lei.
Più volte aveva tentato di articolare qualcosa nell’arco della serata, ma le parole le morivano sempre sulle labbra.
La stessa cosa era successa anche al bar, poco prima che portassero i boccali aveva iniziato a dire: “-Ace, c’è una cosa che devi sapere … -“, ma furono interrotti dall’arrivo del cameriere.
 Non gli sarebbe importato nulla, poteva dirgli qualsiasi cosa ma lui l’avrebbe sempre accettata e perdonata.
Si sedettero su una panchina che stava di lato alla porta d’ingresso. Ace si stiracchiò, cogliendo l’occasione di cingerla per le spalle, divertendosi nel vederla impacciata e rigida come uno stoccafisso.
-Ace, riguardo a prima … - non trovava le parole per dirgli la verità sul suo conto.
Per non parlare del fatto che era rimasta sconvolta quando lui l’aveva chiamata per il suo vero nome, tutti al villaggio la conoscevano come Eri Becker, ma lui no. Cos’altro sapeva su di lei?
L’unica soluzione possibile era che l’avesse spiata per un certo periodo tempo, studiando i suoi contatti e le sue mosse.
In condizioni normali, si sarebbe preoccupata e avrebbe badato a salvaguardare se stessa e Jessy, ma qualcosa le diceva di fidarsi di lui. Se avesse avuto qualcosa da nascondere, non le avrebbe detto che l’aveva notata da qualche tempo.
Sapeva perfettamente che era un pirata e che il suo regolamento proibiva la frequentazione con qualsiasi fuori legge, ma non le sarebbe importato più.
Quel ragazzo le stava scombussolando la vita e, per la prima volta, decise di seguire il suo istinto.
Stava bene con lui e se ne sarebbe infischiata delle conseguenze che la sua insubordinazione avrebbe comportato.
- … io … - lo guardò negli occhi. Le ricordavano quelli di un cucciolo che era cresciuto superando diverse difficoltà. Perché complicare le cose?
-Tu cosa? –
- … scusami se mi sono addormentata.- La paura di venire abbandonata di nuovo e l’egoismo ebbero il sopravvento. Era sicura che lo avrebbe allontanato ed era l’ultima cosa che voleva fare.
- Tranquilla, cosa vuoi che sia … pensa che io mi appisolo nei luoghi e nei momenti meno opportuni, sono narco … - non finì la frase che cadde addormentato sulla spalla di Eri, lasciandola in silenzio sbigottita.
Lo guardò mentre dormiva beato e sorridendo aggiunse : - … lettico.-.
Suonò il campanello di casa che si trovava sopra la sua testa, nella speranza che Jessy giungesse ad aiutarla al più presto possibile.
Dopo neanche due secondi, la sorella piombò sull’uscio urlando : - Com’è … andata?- l’ultima parola le uscì strozzata da una nota di delusione, alla quale Eri non poté non ridere.
-Aiutami, si è addormentato di colpo. –
- … sicura che non stia facendo il furbetto?- domandò scrutandolo dubbiosa.
-Sì. Aiutami a portarlo sul divano, è più grande di me … -.
Jessy lo prese da sotto le spalle ma, mentre Eri si accingeva a prenderlo per le gambe, il ragazzo sfuggì dalle mani della bionda, ricadendo con la faccia sul petto di Eri.
In maniera alquanto goffa, Jessy cercò di riprenderlo, ma lui si avvinghiò sempre più forte alla ragazza mormorando  – … non mi ricordavo che il cuscino fosse così morbido … -.
La ragazza arrossì rimanendo paralizzata, ne aveva passate di situazioni imbarazzanti e bizzarre, ma mai così.
-Lo … dicevo io … - digrignò Jessy fra i denti stringendo sempre più i pugni.
Finalmente Ace si svegliò. Guardò con occhi increduli ciò che aveva davanti e dopo svariati secondi, nei quali ebbe il tempo di rendersi conto di quello che aveva fatto, studiò il volto eloquente di Eri.
Scattò in piedi con il viso bordò dalla vergogna e schiaffandosi una mano sulla fronte, cercò di formulare delle scuse sensate –Scusami, sono narcolettico … -.
Nel bel mezzo della sua apologia, Ace si sentì picchiettare su una spalla e nel voltarsi ricevette un cazzotto in pieno naso da Jessy: - Mascalzone! Non si mette di mezzo la salute per giustificarsi! -.
Eri corse in soccorso del moro, mentre la sorella tornò a chiudersi in casa bofonchiando qualcosa del tipo: -Sei troppo buona per i miei gusti!- il tutto accompagnato dallo schianto della porta alle sue spalle.
-Perdonala, è un tipetto intransigente ma in realtà è buona … come ti senti?-
-Come uno che ha appena ricevuto un cazzotto sul naso … - Eri gli tolse le mani da davanti il volto per vedere meglio le sue condizioni.
-Fatti vedere.-
Ace deglutì nervoso, la ragazza si era avvicinata troppo a lui, riusciva a percepire il suo respiro sulla sua pelle e il profumo delle sue mani al thè verde, che accarezzavano le sue guance.
Arrossì sempre più e pregò affinché si allontanasse il più presto possibile … ma così non fu … sentì le orecchie ronzare, fino a quando non iniziò un’epistassi massiva.
-Ehi, che cosa mi combina quella scema?- Eri lo prese per la nuca e con irruenza gli abbassò il capo.
-Non serve che mi stacchi anche la testa … mi serve.-
-Davvero?- si schernì la ragazza che, nel frattempo, aveva preso dei fazzolettini per effettuare un tamponamento nasale di fortuna.
- Ah – ah … esilarante. Ti preferivo prima che bevessi quei quattro sorsi di birra. –
-Dici? Non hai pensato che adesso mi sento a mio agio, con te, e sono finalmente me stessa?-
Il ragazzo fece solo il cenno di alzare la testa, ma venne di nuovo schiaffato verso il basso.
-Non osare muoverti.- lo ammonì.
-Come desidera capo. -
Dovettero aspettare due minuti buoni prima di tranquillizzarsi.
Ace era seduto a gambe incrociate con il volto imbronciato, mentre Eri era inginocchiata su di lui per monitorare l’entità dell’emorragia.
Era tutta colpa di Jessy! Quella strega malefica … se non fosse stata la sorella di Eri, lui non gliela avrebbe fatta passare liscia.
-Tua sorella non ha un ragazzo, vero?- bofonchiò furibondo e stufo per il silenzio che regnava.
Eri esitò prima di rispondergli. La stava usando come trampolino per corteggiare Jessy?
-Ora no, perché? –
-Lo immaginavo … - Eri lo guardò dubbiosa e lui continuò a spiegare - … è acida come uno yogurt andato a male, con tanto di una piantagione di limoni spremuta dentro. Inoltre solo una zitella incallita può avere quella forza brutale. -.
Eri scoppiò a ridere mentre lo aiutava ad alzarsi e rispose:  - Non concordo con il fattore: tanta forza = tanta zitellaggine ... non so neanche se esiste questo termine. -.
Era una ragazza stranissima, ma gli piaceva così com’era. Era buona, altruista, permalosa (caratteristica che lo faceva impazzire), simpatica (quando s’infuriava) e sapeva stare al gioco … l’unica cosa che lo rammaricava, era la sua tristezza mal celata.
-Eri … te la sei presa per prima? – Per la prima volta l’aveva chiamata per nome.
Il cuore della ragazza perse qualche battito nel sentirgli pronunciare quelle poche lettere.
-No, perché? Se tu l’avessi fatto a posta, sarebbe stato un conto. Entriamo in casa, di sicuro Jessy non vede l’ora di chiederti scusa. –
-Io non credo proprio.- ringhiò il ragazzo.
-Fidati, Jessy vuol farsi vedere come una persona brutale e forte ma in realtà è buona come la mollica del pane. – gli ammiccò.
-Mollica dici? Spero che tu ti stia riferendo a quella del pane vecchio di un mese … -.
 
 
Non appena Ace varcò la soglia di casa di Eri, si ritrovò ai piedi una Jessy supplicante con i lacrimoni agli occhi : -Perdonami, è stato puro istinto di sopravvivenza. –
-Ecco, io … -
Ace si voltò verso Eri, trovandola intenta a osservare l’evolversi della loro commedia appoggiata alla porta d’ingresso con le braccia incrociate e un sorriso mal nascosto.
Sembrava alquanto divertita.
Stufo di non essere riuscito in nessuno dei suoi intenti che si era preposto per la serata, respirò a fondo e rispose: - … senti, ma hai qualche problema? Davvero, curati perché mi sembra anche abbastanza grave. -.
Se solo fosse stato possibile, la mandibola di Jessy avrebbe cozzato contro il pavimento dallo sbigottimento.
Mai nessuno si era rivolto a lei con quel tono e il suo “Io” entrò in conflitto, lasciandola imbambolata a fissare il vuoto con addosso ancora quell’espressione da babbea.
 Ace si abbassò al suo metro e cinquantotto per sventolare una mano davanti al volto, ma non ebbe alcuna risposta in cambio.
-Certo che tua sorella è strana forte … adesso mi sta veramente preoccupando.- disse risistemandosi i fazzolettini “emostatici”.
Eri iniziò a ridere fino a farsi salire le lacrime agli occhi –Era da secoli che non ridevo così, sai una cosa Ace? Fino ad adesso soltanto io ho avuto l’onore di conoscere la “Jessy camionista”, sei il primo estraneo che la vede in questi panni. Di solito tira fuori il leone che c’è in lei solo quando siamo da sole. –
-L’ho sempre detto che voi donne avete più facce di un cubo di rubik … - solo quando terminò la frase, si rese conto di quello che aveva appena detto.
Scattò in piedi, dritto e rigido come una marionetta. Che cosa aveva fatto? Aveva appena detto all’intero genere femminile di essere falso, comprendendo, inevitabilmente, anche lei.
Si voltò lentamente verso di lei, preparandosi psicologicamente ad un altro colpo di tacco, ma la ragazza era rimasta impassibile.
La sua ragazzina buffa, ultra permalosa, non aveva ancora reagito di fronte a quella provocazione.
-Non volevo dire che anche tu … -
-Hai ragione … - lo interruppe - … quando ti trovi davanti a una donna estremamente calma e silenziosa, devi sempre fare molta attenzione. Quelle sono le arpie della peggior specie.-
Non ne capiva ancora il motivo, ma quella frase gli parve un’autocritica.
Quella ragazza si stava colpevolizzando per qualcosa, non voleva darlo a vedere, ma soffriva.
-Oppure, sono donne che soffrono e che per non farsi vedere invulnerabili, mentono … anche con il silenzio.–  concluse lui con fare abbastanza altezzoso.
La schiena di Eri fu pervasa da una scossa, sembrava che quel ragazzo potesse leggerle nel profondo del suo animo. Scosse la testa, passò davanti a Jessy (ancora pietrificata) e si diresse in cucina indicandogli il divano: - ti si sta gonfiando il naso, vai a sederti che ti porto il ghiaccio.-
- Subito, infermiera … hai il loro stesso modo brusco di fare le cose. – sbuffò Ace sprofondando nel sofà.
- Sarà perché sono un’infermiera. – rispose lei sedendosi accanto a lui con una bistecca cruda.
Il ragazzo la guardò con uno strano ghigno divertito e domandò : - E sai curare tutto, infermiera buffa?-
-Me lo dirai tu. – rispose avvicinandosi con fare provocante.
-Davvero?- domandò sporgendosi su di lei.
Eri lasciò che si avvicinasse abbastanza per schiaffargli la bistecca ghiacciata sul naso bisbigliando: -Raffredda i tuoi bollenti spiriti … fiammiferino. –
-Con sommo piacere, noto che stai iniziando a scioglierti ... – e sul suo volto si stampò un sorriso spavaldo.
- … in realtà sei tu che stai tirando fuori un aspetto di me che non conoscevo. –
-Lo prendo come un complimento.-
-Tsk … non montarti la testa … - arrossì, - … tv?- e accese il televisore senza aspettare una sua risposta.
Dopo svariati minuti, il moro scoprì di essere spiato. Si voltò verso Eri e domandò: -che c’è adesso? -.
Rimasero a fissarsi in silenzio diversi secondi, finché una risatina sommessa di Eri non animò il salone.
-Che c’è ora?-
-Ti dovresti vedere … sei seduto con una bistecca sul naso, intento a fissare le immagini che scorrono sullo schermo con il naso all’insù imbottito di fazzoletti. Non è una scena che si vede tutti i giorni … -.
Ace si tenne la bistecca e si voltò in direzione di Jessy: -Ascolta, tua sorella ha intenzione di rimanere così per il resto della sua vita? -.
Eri si voltò e storcendo il naso rispose: -No, sta solo combattendo contro il suo fragile “io” per convincersi che non è una buona a nulla. -.
-Fa sempre così?-
-Purtroppo sì, una volta le ho solo detto che le pulizie partono dall’alto verso il basso e lei è rimasta imbambolata così per tutto il pomeriggio.-
-Scommetto che dopo hai dovuto continuare tu il suo operato. –
-Certo, chi puliva la casa se no?-
-Sei un genio dell’ingenuità … -le rispose Ace ridacchiando.
-Perché?-
-Lasciamo stare … - le sventolò una mano davanti al volto, - … senti, toglimi una curiosità. Perché questa mattina sei scappata?-
- … Veramente ti devo degnare di una risposta? – gli domandò perplessa.
-È perché ho indovinato il peso?-
-Diciamo di sì … da quanto tempo mi stai osservando?-
Il ragazzo divenne bordò e bofonchiò: -Quel vecchio aveva la lingua lunga alla fine … -
-Come?-.
Di quale vecchio stava parlando? Qualcuno stava complottando alle sue spalle?
Ace incrociò le braccia dietro la nuca e iniziò a protestare: -Avevo chiesto a quel vecchio di non dire niente e invece ha parlato alla fine … - guardò il volto perplesso di Eri, si stava tradendo da solo? - … non ti ha detto niente nessuno? -.
La ragazza scosse la testa, s’inginocchiò sul divano e si voltò verso di lui in attesa di spiegazioni: -Veramente io non so niente … -
-Proprio niente?-
Eri scosse la testa: -Parlami di questo “vecchio”.-
-No, non è nessuno … -
Mentalmente, Eri scorse la lista dei vecchi che conosceva. Eccezion fatta per i pazienti che andava a visitare a domicilio, non conosceva nessun altro se non Gino.
-Stai parlando di Gino, vero?-
- … continuerai a farmi l’interrogatorio se non parlo?- la vergogna era tale da non fargli riuscire a guardare Eri in faccia.
-Contaci … -.
Ace si mise dritto sul divano, respirò a fondo e le rispose come una macchinetta -Sono quattro mesi che cerco di farmi avanti con te e lui mi ha incoraggiato … non chiedermi altro, ti ho già detto abbastanza per quel che mi riguarda. -.
Non credeva che fosse possibile, ma Ace aveva assunto il colore di un peperone rosso fatto alla griglia.
Lo prese a braccetto e si accoccolò sulla sua spalla, vederlo in quelle condizioni le fece tenerezza e lo accontentò.
-Come vuoi. -.
 
Era l’una di notte.
Jessy si risvegliò dal suo conflitto interiore e si guardò attorno attonita.
Buttò l’occhio sui due che dormivano sul divano, non c’era niente di male in quello, ma ciò che destò la sua ira fu la bistecca che ormai giaceva sfibrata su un cuscino.
-Nooooooooooooo! - un suo urlo agghiacciante, interruppe il sonno profondo dei due giovani che sobbalzarono sul posto.
-Presente … - bofonchiò Ace saltando sull’attenti … ma appena si accorse di non essere stato chiamato all’appello dal suo Babbo, si girò verso Jessy.
Aveva una faccia terrificante, sembrava un drago pronto a sputare fuoco in sua direzione e urlò di conseguenza.
-Che succede? … - domandò Eri stropicciandosi gli occhi.
-Guarda! –urlò Jessy mostrandole il cuscino, buttando la bistecca sul tavolino.
Eri lo scrutò attentamente e sbadigliò: - Basta lavarlo.-
-No, no e no! Non verrà mai pulito. –
-Sì che verrà pulito … passaci un po’ di acqua frizzante o del ghiaccio … tu sei troppo maniaca dell’ordine.-
-Rimarrà l’odore! – piagnucolò.
- … perché non lo butti via allora?- …
Ace guardò allibito la scena … quelle due assieme, formavano la coppia di Gianni e Pinotto.
Continuarono a parlare finché Jessy si voltò con i lacrimoni agli occhi verso di Ace e domandò: - È la vendetta per prima?-.
Il ragazzo rimase in silenzio e guardò Eri, che da dietro le spalle della bionda stava dicendo di lasciar stare … ma, sfortunatamente, non capì l’ultima parte del messaggio: -Perché è scema?-chiese chiarimenti ad alta voce, il tardo orario non rendeva scattanti suoi poveri neuroni.
Eri si pestò la fronte e scosse la testa allucinata: -No, ti ho solo detto che è una maniaca dell’ordine … eccezion fatta quando mangia … - aggiunse sudando freddo.
Lui era stato stupido a chiedere spiegazioni sul suo linguaggio non verbale ad alta voce, ma lei non era stata da meno nel rispondergli a tono.
Entrambi si voltarono verso Jessy. Aveva incrociato le braccia e li stava fulminando a momenti alterni, sbattendo nervosamente il piede sul pavimento.
-Eri, sono obbligata a perdonarti a causa del nostro legame familiare … per quanto riguarda te signorino … -.
Prese la bistecca che aveva lasciato sul tavolino davanti al divano e gliela lanciò.
Ace non si porse tanti problemi, mentre la carne era ancora in volo, la arrostì leggermente con una fiammata lanciata da una sua mano e spalancò la bocca ingurgitandola.
… silenzio …
Tutte e due le ragazze stavano guardando il giovane Ace “un po’” meravigliate -Lo sapevi che era cruda, vero?- domandò Eri spalancando gli occhi, mentre Jessy riassunse la sua precedente espressione da babbea.
-In effetti … avrei dovuto cucinarla ancora un po’ … ma era buona lo stesso.- si leccò i baffi.
-Ma è disgustoso! – commentò Jessy tenendosi una mano davanti alla bocca correndo via dal soggiorno.
Eri si mise una mano davanti alla bocca, spense la tv e guardò Ace.
-Se devi dare di stomaco anche tu, è meglio se giri i tacchi … non sono il tipo che ti terrebbe per la fronte mentre ti contorci sul water.- la ammonì indietreggiando.
La ragazza scosse la testa e scoppiò a ridere: -Sei unico, rimani qui per la notte? Ormai è l’una passata.-
Ace arrossì e rispose: -No, è meglio che vada. Buona notte Eri, ci vediamo domani … hai la giornata libera, vero?-
-Sì. Non ho giri medici da fare.- gli sorrise.
-Bene, allora ci vediamo fra qualche ora. - si avvicinò e le baciò una guancia, Eri ne rimase felicemente sorpresa, avvampò e abbassò lo sguardo sorridendo –Buona notte Ace. -.
Il ragazzo uscì dalla casa ammiccandole, lasciandola sola con i suoi pensieri.
Non era riuscita a dirgli la verità, come avrebbe dovuto fare?
-Eri? Vieni a dormire si o no?- domandò Jessy dalla cima delle scale.
-Arrivo … - la raggiunse sulle scale e sbuffò - … non sono riuscita a dirgli del mio vero lavoro, non che gli abbia mentito dicendo che faccio l’infermiera, ma è solo una copertura.-
-Ti fasci la testa prima del tempo … è su quest’isola sperduta a spiarti da quattro mesi, penso che abbia intuito qualcosa. -.
A modo suo Jessy cercava di sollevarla, ma non era così semplice la questione.
-Sei troppo ottimista Jessy. -.
Jessy la guardò intenerita e aggiunse: -Per amore si perdona e accetta tutto. -.
-Buona notte Jessy, il sonno ti sta dando alla testa.- sghignazzò confusa la piccola infermiera.
-Buona notte, scema.- bofonchiò offesa la sorella.
 
Il mattino non tardò ad arrivare.
Jessy si era alzata presto per andare a lavorare ed Eri ne aveva approfittato per recuperare le sue ore di sonno perdute.
Per tutta la notte si era girata e rigirata nel letto per trovare una soluzione al problema, finché non si addormentò.
I sensi di colpa le stavano rodendo lo stomaco, come avrebbe fatto a confessare la verità a Ace?
Dopo aver perso diversi minuti ad ammirare il soffitto in cerca di una risposta, decise di alzarsi e di andare a bere una bella tazzona di caffè.
Scese le scale, entrò in cucina, e senza guardarsi attorno si diresse verso la caraffa di caffè avida di caffeina, per poi versarsene una tazza e iniziarla a bere.
-Buongiorno, Eri. – udì alle spalle.
-Buongiorno Jessy, che voce baritonale, soffri di mal di gola per caso?-si voltò continuando a sorseggiare soddisfatta la sua tazza, ritrovando davanti a sé Ace.
Era seduto su una sedia con i piedi appoggiati al tavolo e le braccia conserte, la stava guardando stupito e le rispose –Sento la gola che brucia un po’ … infermiera buffa, vuole darle un’occhiata? -.
Sbarrò gli occhi e corse a sputare tutto il caffè nel lavandino, tossendo come una disperata per liberare le vie aree dal caffè inalato.
Si era portato alle sue spalle, le aveva iniziato a massaggiare la schiena e con voce suadente le stava sussurrando: -Calmati e concentrati sul respiro, è questione di controllo nervoso. -.
Continuò a massaggiarle la schiena fino a quando non smise di tossire e il suo respirò non si regolò.
Eri in quel momento si sentì un verme, gli doveva dire la verità ora!
-Ace, devo dirti una cosa importante … - la stava guardando con tanta dolcezza mentre le accarezzava una guancia, compiendo dei piccoli movimenti circolari con il pollice, cercò di non distrarsi ricominciando il suo discorso: - … devo dirti una cosa importante … - lo guardò negli occhi afferrandogli la mano, facendogli capire che era una cosa seria.
Lui rimase impassibile e la continuò a guardare sempre sorridente.
-… Ace, io … - chiuse gli occhi per prendere la dose di fiato necessaria a vuotare il sacco - … sono un agente segreto della marina. -. 
 
 
Salve!
Sono molto contenta che le visite aumentino di giorno in giorno, così come le persone che la seguono =)
Alla fine Eri è riuscita a scoprire come faceva Ace a conoscere la sua vera identità e a confessargli il suo vero lavoro. Cosa ne dite?
Grazie mille a tutti quelli che recensiranno, che mi renderanno felicissima =) e a quelli che mi hanno recensito fino ad adesso, soprattutto a Titty89, che mi sta recensendo ad ogni capitolo.
Bye Bye.

 
I personaggi presenti in questa storia sono utilizzati senza scopri di lucro e nel rispetto dei rispettivi proprietari e copyrights.

 

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Capitolo 4
*** Bigodini? No grazie ... ***


CAPITOLO 4:

Si aspettava uno sguardo che esprimesse tutto il ribrezzo e l’odio che provava per lei, invece non era cambiato niente.
La stava continuando a fissare come se non fosse successo nulla, anzi, sembrava sempre più divertito. Prese la mano con la quale gli aveva bloccato la sua mentre le accarezzava la guancia e se la portò davanti alle labbra.
-Lo sai che hai delle mani morbide? – domandò prima di baciargliela.
Eri rimase leggermente scossa dalla sua reazione e lo guardò leggermente perplessa.
Era sicura di aver avuto già a che fare con lui tanto tempo prima, quel tocco le ricordava qualcosa … ma cosa?
-Non è che il pugno di Jessy di ieri sera ha compromesso le tue capacità mentali? Hai sentito quello che ti ho appena detto?-.
Lui continuava a ghignare, finché non le cinse la vita avvicinandola sé, facendole poggiare la sua mano contro il suo petto.
-Semplicemente, non mi hai detto nulla di nuovo … lo sapevo già. -.
Eri scrollò il capo: -Perché sei qui con me allora?! –
-Perché tu non mi hai denunciato appena mi hai riconosciuto?- domandò lui facendole sbarrare gli occhi. Bella domanda … l’aveva colta alla sprovvista, neanche lei sapeva dare una risposta decente.
-Perché … non mi sembri cattivo, tutto qui.- rispose con un leggero rossore sulle guance.
-Beh … neanche tu mi sembri cattiva, siamo pari non trovi?-
-Se qualcuno ti scoprisse? Non vorrei che ti succedesse qualcosa, mi sentirei … -.
Lui le mise un dito davanti alla bocca e si avvicinò pericolosamente alle sue labbra sussurrando: -Non mi succederà niente, te lo prometto. -.
Quella mossa troppo audace le fece sentire la testa leggera e si strinse a lui in un gesto automatico, aggrappandosi alla stessa camicia rossa che aveva indossato la sera precedente.
Non provava più imbarazzo per quei gesti provocatori, bensì sorpresa e piacere.
Ormai lo stava imparando a conoscere e avrebbe fatto di tutto per proteggerlo dalle grinfie della marina, nessuno glielo avrebbe portato via o gli avrebbe torto un capello. Anche se aveva trascorso poco tempo con lui, aveva capito che era speciale e che le avrebbe portato quel raggio di sole che le serviva per vivere serena.
Gli cinse il collo con un braccio, mentre la mano che poggiava sul petto muscoloso salì ad percorrergli una guancia, continuandolo a guardare nei suoi occhi neri.
Il ragazzo le prese la mano e si inebriò del suo profumo, non ci aveva pensato due volte prima di commettere quel gesto, era stato più forte di lui.
Quel suo sguardo tenero e soddisfatto, le fece sentire una strana morsa a livello dello stomaco. Aveva paura, stava scoprendo delle emozioni che non aveva mai provato prima. Qualcosa le diceva che si sarebbe dovuta abituare a quei tormenti interiori, perché non lo avrebbe fatto scappare per alcun motivo.
A seguito di quelle carezze, il ghigno divertito di Ace si tramutò in un sorriso dolce e amorevole. Appoggiò la fronte a quella di Eri e fece toccare la punta del suo naso con la sua, senza smettere di guardarla.
Per lei risultò difficile mantenere il confronto con quei due occhi incantatori, ma lui non le permise di abbassare lo sguardo.
Con una mano le prese dolcemente il mento e le rialzò il capo. Se non fosse stato serio e sincero con Eri, sarebbe già scoppiato a ridere. I suoi occhi parlavano chiaro, era più che sicuro che gli stavano chiedendo “Che cosa devo fare adesso?”.
A renderla nervosa non era il bacio che volevano scambiarsi, bensì il significato .... “Amore”, che per lei voleva dire “eternità” e “sacrificio”. Non voleva sbagliare e lui lo sapeva bene.
-Non fare la timida, ormai ti conosco … oppure gradisci un boccale di birra? – la canzonò.
-Idiota … - sorrise prendendolo per il colletto della camicia e tirandolo a sé - … non mi serve la birra, posso farne anche a meno.-
-Lo so … ma è bello provocare un’infermiera buffa come te. – ridacchiò stringendola sempre più per i fianchi.
Poco prima di baciarla, qualcuno spalancò energicamente la porta d’ingresso, facendo sussultare e dividere i ragazzi dallo spavento.
I due rimasero rigidi, dritti , immobili e terrorizzati a guardare la porta della cucina, fino a quando sentirono urlare delle imprecazioni molto aggraziate e personalizzate.
L’uragano portatore di morte e distruzione, non era altro che Jessy.
-Eri! Svegliati! Ho bisogno di aiuto! - e continuò la sua tiritera di maledizioni.
Ace fu il primo a ghignare silenziosamente, Eri gli diede qualche pacca con il gomito per farlo tacere, ma ogni tentativo risultò vano e gli seguì a ruota.
Trattenendosi a stendo dal ridere, la mora rispose: -Sono già sveglia. -.
Jessy entrò in cucina sbattendo i talloni ad ogni passo: -Ho perso le chiavi dell’ufficio di quello s#####o di uno stacanovista! Caz … - appena si rese conto che c’era uno spettatore di troppo, inoltre assai divertito, concluse - … zus … Ace! Non è giusto porca paletta! Sei sempre tra i piedi nei momenti meno opportuni! – si impuntò con le mani strette a pugno lungo i fianchi.
-Io direi che per una donna non sia mai conveniente dire tutto quel rosario di belle parole, neanche quando si trova a casa sua … non trovi? Mi sei sembrata un vecchio scaricatore di porto. Comunque, ci terrei a precisare che sei sempre tu tra i piedi nei momenti meno opportuni.- e a quella risposta lanciò uno sguardo furtivo a Eri, che lo stava fulminando come la sera precedente. Si sentì lusingato e le diede un piccolo colpetto con la punta del piede dietro il polpaccio, partendo a sghignazzare.
-Eri, digli qualcosa! … - intimò Jessy indicando il suo amico Fritz, ma solo allora si rese conto che Ace le aveva mandato un messaggio fra le righe e che lo sguardo di Eri aveva qualcosa di diverso dal solito. Studiò attentamente il volto della sorella, aveva uno strano sorriso sulle labbra e i suoi occhi luccicanti sembravano guardare lontano - … vi ho interrotto? Piccioncini?!- squittì dolcemente.
Ace avvampò e iniziò a fischiettare guardandosi attorno, mentre Eri si girò subito verso il lavandino a sistemare il macello che aveva combinato con lo sventato annegamento da caffè.
-Che carini che siete! I piccioncini si sono dichiarati! – continuò a infierire Jessy.
Eri strofinò il lavello sempre più energicamente, invece Ace, sudando dal nervoso, disse: -Vedo che avete la casa piena zeppa di tappeti. -.
-Bingo!!! … - esultò Jessy, per poi guardare il lavabo e il ripiano della cucina - … Eri? Hai di nuovo fatto esplodere la caffettiera?-.
- Jessy?! Non dovevi cercare le chiavi di quello stupido stacanovista?!- ribatté la ragazza guardandola di sbieco.
-Hai ragione … - come una saetta, si fiondò in salotto a cercare le chiavi - … trovate! Ciao, ciao. – e corse fuori.
- … comandina, eh? Mi piace … - sorrise Ace guardandola di sottecchi malizioso.
-Hai detto qualcosa?- gli domandò distratta.
-Niente d’importante … -.
 
Eri finì di asciugare il lavandino e sbuffò esausta, finalmente avrebbe potuto godere di un po’ di pace.
Neanche il tempo per pensarlo, che si sentì abbracciare da dietro le spalle e una voce calorosa le soffiò in un orecchio: -Ti ricordi dove eravamo rimasti?-
Lo stomaco le si tornò a contorcere e si voltò verso di lui senza spezzare la morsa piacevole che la abbracciava: -stavi parlando dei tappeti.- gli sorrise.
Lui le fece una faccia perplessa e domandò: -Sicura?-
-Sicurissima, hai detto che la nostra casa è piena di tappeti. Ricordi?-.
Lui sbuffò un po’ offeso e ribatté : -Non quello … - le sorrise sornione - … lo sai a cosa mi riferisco. -.
Eri si portò l’indice sotto il mento e guardò il soffitto con un’espressione dubbiosa: - … ti stai riferendo alle caffettiere?-.
Ace corrucciò il mento: -Che cosa c’entrano quegli ammassi di ferraglia?- un sorriso mal celato sulle sue labbra, gli fece capire che alla ragazza piaceva tenerlo sulle spine.
-Che ne dici di fare le cose seriamente? – la prese  in braccio per metterla seduta sul tavolo della cucina e la guardò sorridente come sempre.
-Come?! Succo di frutta stai prendendo troppa confidenza con i miei fianchi!- rispose la ragazza dimenandosi, ma alla fine, gli occhi neri magnetici del ragazzo ebbero la meglio sul suo istinto di fuga.
-Succo di frutta?! … - bofonchiò divertito - … sei sempre così tenera con i ragazzi che ti corteggiano?-
-Se per te, mettermi seduta sopra un tavolo vuol dire corteggiare … allora sì. – rispose un po’ scettica facendolo ridere di cuore.
Le tornò a prendere il volto fra le sue mani, destandola dalle sue perplessità sull’arte del corteggiamento: -Finalmente siamo alti uguali. – era più forte di lui, la doveva stuzzicare in qualsiasi momento e con qualsiasi mezzo.
-Non sono bassa!- bofonchiò offesa.
-Non ho mica detto questo.- rise lui.
- … era implicito.-
-Smettila di lamentarti e fatti coccolare.- la guardò con occhi da cucciolo e lei non poté fare a meno di ridere e abbracciarlo per il collo.
-Fai quegli occhioni dolci con tutte?-
-No, solo con la donna che io amo. -.
Lo guardò confusa. Era una dichiarazione?
No, troppo presto. Da dove proveniva tutto quel feeling?
Lui fece scivolare le sue mani dal suo volto sui suoi fianchi, causandole dei piccoli brividi lungo la schiena.
Solo in quelle poche ore dal suo risveglio aveva capito che lei, per Ace, non aveva più segreti … o quasi.
Le loro labbra si avvicinarono convinte che nessuno li avrebbe disturbati, ma furono di nuovo interrotti dallo schianto della porta d’ingresso seguita da un’ennesima imprecazione di Jessy.
Eri rise di fronte alla faccia esterrefatta del ragazzo e alla puntualità della sorella nell’interromperli … infondo, le piaceva da morire tenere sulle spine quel pirata.
-Eri?! … - piagnucolò Jessy - … mi hanno licenzi … ?- entrò in cucina e, vedendo i due ragazzi abbracciati, scappò dalla stanza.
La ragazza scivolò dalle braccia di Ace e la raggiunse in salotto: -Scusami. –
-Non serve che ti scusi, ti capisco. – rispose sorridendole comprensivo.
-Grazie. -.
 
 
Ace era seduto su una sedia in cucina, con i piedi tranquillamente appoggiati sul tavolo … se li guardò e si ricordò che Jessy, “la maniaca delle pulizie”, era rientrata in casa e per giunta di pessimo umore.
Fece scivolare i piedi dal mobile e continuò a fissare il soffitto sbuffando.
Stranamente sentì Eri ridere e con estrema circospezione, si portò vicino alla porta della cucina per spiarle.
Jessy era seduta con il volto imbronciato sul tavolino del soggiorno, mentre Eri le sedeva di fronte sul divano.
-Non ridere, ci hanno già pensato i colleghi a prendermi in giro … prima che il capo mi licenziasse … - l’ultima parola le morì sulle labbra, che si incurvarono verso il basso. Eri distese le braccia in direzione dell’amica, che si fiondò a farsi coccolare scoppiando in un pianto liberatorio.
- … ma perché? Ho commesso solo questo errore, ho solo perso le chiavi del suo ufficio … non bastava chiamare un fabbro o Arsenio Lupin?-.
La mora si fermò a rimuginare sui precedenti della sorella in ufficio e ridacchiò: -Forse ha reagito così perché quelle poche volte che hai combinato dei guai, li hai combinati grossi. Ti ricordi quella volta che hai gli hai accidentalmente rovesciato il caffè sui pantaloni il giorno della visita di una società famosa? Lui era rimasto seduto sulla sedia fino alla fine, ma quando ha dovuto stringere le mani ai soci … -
-Si è alzato e tutti sono scoppiati a ridere credendo che se la fosse fatta addosso … forse quei pochi danni che ho combinato, hanno demolito la sua autostima … ti ricordi quando ho bagnato il suo computer con tutti i file dell’azienda dentro, mentre annaffiavo i fiori sulla sua scrivania e parlavo al telefono con te?-
-Chi se lo scorda? Le mie orecchie non credevo che esistessero così tante parolacce … per caso, è stato lui a darti delle lezioni private sulle imprecazioni che hai mollato all’ingresso di casa?- cercò di sdrammatizzare la situazione.
-Ah ah … simpaticona.-
-Non gli avevi pure lanciato il gatto persiano dalla finestra?- domandò perplessa.
-Quella era legittima difesa … - bofonchiò ridendo - … ero entrata in ufficio e quel ammasso di pelo scemo mi era saltato addosso avvinghiandosi al braccio, io mi sono solo liberata dalla sua morsa con una gomitata e per sbaglio è volato dalla finestra.-
Ace si trattenne a stento dalle risate.
Provò a immaginare la povera bestiola che volava dall’edificio a seguito di una bracciata della zitella, certo che quella ragazza era perseguitata dalla fortuna. Poteva far volare quel gatto ovunque: sul muro; sullo specchio; sulla scrivania … ma niente da fare, quella finestra sembrava rimasta aperta solo quel povero felino.
Nella stanza cadde un insolito silenzio.
- … Ace, lo so che sei dietro di noi. Puoi venire sai? Mica ti mangiamo?- sorrise Eri.
Jessy si alzò e lo guardò in faccia: -Ma a che ora ti sei svegliata per far entrare lui? Stranamente eri già alzata al mio ritorno.-
Eri rimase in silenzio e si voltò a guardare il ragazzo: -Da dove sei entrato?- era così presa a soffocarsi, che non gli fece la domanda più banale di tutte.
-Da quella finestra … - e la indicò - … sono entrato direttamente in soggiorno e ho aspettato che tu ti svegliassi.-
Di seguito, Eri guardò Jessy e domandò: -L’avevi chiusa ieri sera? Di solito sei tu che fai il sopralluogo prima di andare a dormire.-
- … mi sono dimenticata.- rispose arrossendo.
 
Tre mesi volarono come niente.
Eri era sempre più preoccupata. Negli ultimi giorni aveva visto Ace con il volto duro e preoccupato. Più di qualche volta gli provò a chiedere se aveva fretta di tornare da Barbabianca, ma lui le rispondeva sempre con la stessa risposta: “-Ho una missione da svolgere prima di tornare da lui-”.
Quindi l’avrebbe lasciata, avrebbe fatto bene a non affezionarsi a lui ma era troppo tardi.
Era un’illusa.
Si era ripromessa che non lo avrebbe lasciato andare, ma non poteva impedirgli di vivere la sua passione ... l’avventura.
L’amore a distanza per lei non esisteva, ma avrebbe fatto finta di crederci solo per vivere nella speranza di incontrarlo ancora una volta.
Inoltre aveva notato un altro dettaglio, ciò che lo innervosiva di più, era la puntualità di Jessy nell’interromperli a pochi secondi prima del loro fatidico e bramato bacio.
Come doveva comportarsi?
 -Eri, questa mattina sei libera?- le domandò Ace guardandola con occhi speranzosi.
Lei gli mostrò la divisa che aveva addosso e rispose:-Mi dispiace, devo fare un giro per le case … - le si strinse il cuore nel vedere il suo volto amareggiato, ma in mente le balenò un’idea malsana - … vieni con me? Ti fingerai uno studente.- .
Lui scoppiò a ridere e rispose: -Non serve tranquilla … - non finì la frase, che Jessy dalla cima delle scale urlò: -Ace, ti va di aiutarmi nelle pulizie?-.
Il ragazzo si rigirò verso Eri e domandò: -Quando si parte?- .
La mora lo guardò sconcertata e ridacchiando rispose: -Fra un’ora … però dobbiamo passare a prenderti una divisa. Ti piace l’azzurro? Ammesso che ci sia. -
-Va bene qualsiasi colore, l’importante è che io non rimanga qui con quella squinternata. – bisbigliò indirizzando un pollice dietro le sue spalle.
Stranamente, vide le labbra di Eri incurvarsi verso l’alto,  poté solo immaginare il motivo e sussurrò: -No, ti prego … -
-Portgas D. Ace … chi sarebbe la squinternata?- Domandò Jessy furibonda.
- … - il ragazzo prese coraggio, si voltò verso di lei e rispose a tono - … tu sei la squinternata! Sei peggio di una vecchia ipocondriaca in menopausa!-
Jessy lo prese per un orecchio e glielo tirò, portandolo vicino a sé: -Prova a ripeterlo se ne hai il coraggio? –
-Che cosa, vecchia zitellona?- ribatté lui tirandole un lobo a sua volta.
La bionda non demorse, prese l’altro auricolare del ragazzo mentre lui le tirò il naso.
-Finitela voi due per una buona volta! … – si intromise Eri dividendoli - … Jessy, guai a te se usi ancora Ace come uno zerbino e tu Ace non stuzzicarla con quei soprannomi … soprattutto di primo mattino. L’acidità delle persone in queste ore è alle stelle.-
Sia Jessy che Ace urlarono: -È colpa sua!- e si indicarono a vicenda.
-Smettila di ricopiarmi! … - urlarono all’unisono - … io? Sei tu … - .
Eri prese a braccetto il moro e lo trascinò fuori di casa delusa, proprio come lo era stata negl’ultimi giorni.
Al ragazzo questo particolare non sfuggì, si fermò e la fece voltare verso di sé, guardandola con fermezza negli occhi.
Non era da lei essere così demoralizzata e demotivata. Che fosse colpa sua?
-Eri, l’ho notata la tua espressione … ho fato qualcosa che non va?-
La ragazza rimase spiazzata. Più di una volta Ace aveva dimostrato di conoscerla alla perfezione, anche fin troppo, ma non era mai stato così diretto con lei.
- … no, non hai fatto niente. È solo che mi sembri nervoso e deluso … da me. – sospirò pesantemente.
-No, questo mai!- esclamò sbarrando gli occhi.
-Allora perché mi dai questa impressione?-
-Porca miseria Eri! Come si fa a vivere in casa con una psicopatica come tua sorella?-.
Eri non riuscì a trattenere una piccola risatina e domandò: -A parte le pulizie, che cosa non ti va giù di lei?-
-Mi spia la notte, quando dormo sul tuo divano e la storia dei bigodini non l’ho ancora digerita! Non mi sta antipatica ma è inquietante, spia ogni mio movimento, soprattutto quando sono in soggiorno ... -.
Eri sapeva benissimo il perché di quel strano comportamento di Jessy, ma non glielo poteva dire.   
- … per non parlare della sua fobia dei germi! Però non si preoccupa di questi piccoli esseri quando sbaciucchia il gatto del vicino di casa, che per sua fortuna non ha ancora provato l’ebbrezza di volare dalla finestra … - all’improvviso il ragazzo si morse il labbro e arrossì.
-Devi aggiungere altro?- domandò Eri.
-Non sono ancora riuscito a baciarti perché si intromette sempre!- esplose.
Prima lo guardò con fare pensante in cerca di una soluzione, poi si strinse a lui e sussurrò: -A quello possiamo rimediare adesso se vuoi. –
Le sorrise compiaciuto e prendendola per le spalle rispose: -Con sommo piacere.- .
… la prese in giro ...
Poco prima di sfiorare le sue labbra, le baciò una guancia, vicino all’angolo della bocca.
-Oh Ace! … - gli schiaffeggiò una mano sul petto - … prima fai l’offeso e l’impaziente, mentre adesso ti diverti a torturare me?-e gli fece una linguaccia.
-Certo, un uomo non deve chiedere mai, inoltre non ti ha mai dato fastidio il fatto che Jessy si intromettesse sempre e la tua calma mi ha leggermente infastidito … un’altra cosa, ti ricordi che cosa ti dissi? Fammi ancora una pernacchia e ti mordo la lingua-.
Eri provò a immaginare la scena, arrossì brutalmente e scosse energicamente la testa per scacciare quell’immagine “focosa” dalla mente.
Ace, confuso dalla reazione della ragazza, piegò la testa di lato per guardarla meglio, ma Eri si ricompose subito e lo fulminò: -Ti ho preparato un passaporto per un bel paese.- sorrise.
-Qual è quel … paese … - il ragazzo comprese subito la finezza di quella battuta  e ridacchiò sconcertato – ah, ah … non potevi dirmi tranquillamente “va a … “- Eri gli mise un dito sulle labbra e scosse il capo.
-No, a me piacciono queste finezze. - .
Ace con un sorriso malizioso rispose: -Con me non esistono finezze e mezzi termini, mia cara e piccola Eri … - si abbassò su di lei e sussurrò - … lo scoprirai più avanti- .
Le guance della povera ragazza diventarono paonazze più di prima e si staccò da lui borbottando: -Andiamo, se no facciamo tardi. - .
E anche oggi pugno di fuoco aveva fatto la sua buona azione quotidiana, aveva stuzzicato Eri come solo lui sapeva fare.
La raggiunse e le circondò le spalle stringendola a sé, entrambi si guardarono negli occhi e si scambiarono un sorriso complice.
-Se voglio, neanche io vado per il sottile.- ribatté Eri.
Ace la guardò stupito per poi sorridere a trentadue denti: -Sei un tipetto imprevedibile e interessante.  -.
 
Dalla loro uscita passarono otto ore.
Appena rientrarono, Ace si lanciò sul divano con addosso ancora la sua divisa.
Eri gli si sedette accanto e sospirò: -Se Jessy ci vedesse seduti con la divisa sul divano, siamo del gatto … -
Il moro si rimise seduto composto e rispose con una frase alquanto equivoca: -Allora togliamocela, ti pare?- ridacchiò malizioso.
-Beato te che hai ancora le energie per scherzare, io sono piena di mal di piedi.- e si accasciò sul divano per riposarsi.
Ace sorrise intenerito, le prese i piedi e gli tolse i calzini con delicatezza:
-Che fai? – bofonchiò priva di energie.
Il moro non le rispose e iniziò a massaggiarle la pianta di un piede.
Eri iniziò mugugnare entusiasta, facendo ridere il ragazzo: -Potresti evitare quei versi?  Stuzzichi strane fantasie.-
-Che cosa?- domandò del tutto disinvolta senza comprendere il doppio senso.
- Perché non spremi un po’ di più le meningi?.- . rispose lui piegandosi leggermente su di lei per poi continuare la sua attività da massaggiatore.
-Piantala di scherzare e lavora!- mugugnò godendosi il paradiso nel quale era caduta.
- Agl’ordini capo!- ridacchiò.
In quel momento rientrò Jessy in casa. Non appena vide i due piccioncini attaccati  e sentì Eri fare quei versi strani, urlò: -Che schifo! Sul divano!-
-Te lo avevo detto … -sospirò Eri sedendosi - … adesso ci farà la ramanzina su come le nostre divise diventino i vettori di determinati germi.-
Ace si alzò e aiutò la compagna a mettersi in piedi, sapeva perfettamente che cosa aveva pensato Jessy al suo rientro e si sentì le guance pervadersi di uno strano calore.
Dall’altra parte, la bionda comprese subito che aveva equivocato tutto, ma non appena vide meglio Ace, scoppiò a ridere.
Il ragazzo la guardò dubbiosa e ribatté: -Povera, da quando l’hanno licenziata il suo equilibrio mentale è caduto nel baratro della disperazione … non conosci un bravo psichiatra?- domandò a Eri terrorizzato dal cambio di umore della bionda.
-Basta parlare di medici, ne ho le scatole piene.- sbadigliò la ragazza.
-Idiota, rido per il colore della tua divisa … devo dire che il rosa ti dona molto.- rispose Jessy.
Eri lo fissò e sorrise: -Purtroppo non ci sono molti infermieri maschi in circolazione, quindi primeggiano le divise rosa … era l’unica disponibile, ma ti sta bene.- gli ammiccò accarezzandogli una spalla, nella speranza di placare la rabbia che bolliva dentro di lui.
il ragazzo guardò Jessy con aria stanca e rispose: -Questa volta lo prendo come un complimento, non ho voglia di bisticciare con una vecchia bigotta.- .
Eri lo guardò confusa e si voltò a fissare Jessy, che aveva lo sguardo basso e il volto fiammeggiante dalla vergogna.
La bionda aveva capito perfettamente a che cosa stesse alludendo Ace.
La mora fissò più volte prima uno e poi l’altro e domandò: -Qualcuno mi spiega che cosa mi sono persa?- .
 
Dopo che Jessy le aveva spiegato l’equivoco che c’era stato al suo ingresso in casa, decise che era giunto il momento di farsi un bel bagno caldo con tanto di idromassaggio.
Raccolse i capelli in uno chignon, si distese nella vasca  e chiuse gli occhi godendosi quel momento di relax.
Ora che sapeva il motivo dell’inquietudine di Ace, si sentì più sicura e rilassata.
Rise, dal nulla le tornò in mente Ace con i bigodini e l’emergenza che dovettero affrontare.
Tutto era successo un mese prima …
-Eri, secondo me dovresti prendere più seriamente questa storia.- le disse preoccupata Jessy.
-No, è solo qualcuno che si diverte a prendermi in giro. Io non mi preoccupo affatto.-
Le due ragazze erano sedute in cucina, alle sette del mattino, a fissare delle foto che ritraevano Eri in diversi della momenti della giornata.
Una di queste, la riprendeva nel suo primo incontro con Ace sul ponte e la nascose per evitare l’interrogatorio della sorella … ma fu troppo tardi.
-Perché mi nascondi quella foto?- domandò la bionda.
-Non è niente … cerchiamo di capire chi è. – rispose Eri guardandole una a una con più serietà.
-Oh mio Dio, ti ritraeva sotto la doccia?!-
-No e ci sono due motivi. Il primo è che quando vado in bagno la finestra è oscurata e chiusa, due … non abbiamo una doccia, bensì una vasca da bagno!- l’ingenuità di Jessy a volte la stupiva, sembrava cascare dal mondo delle nuvole.
-Ok, preparo IO del caffè … se no tu ti dimentichi di togliere la caffettiera dal fornello e la fai saltare in aria, come al solito. –
-Sia fatta la volontà di sua maestà.- disse Eri perdendosi nel marasma di quelle fotografie.
Jessy si appostò alle sue spalle, aspettò che l’attenzione della mora calasse e cercò di rubarle la foto che custodiva gelosamente, ma Eri era fin troppo scaltra per farsela fregare sotto il naso. Alzò il braccio con la fotografia in mano e la continuò a sventolare, seguita da una Jessy avida di curiosità.
- Jessy, dovranno passare almeno mille anni prima che tu mi prenda questa foto … - neanche detto, che Ace comparve alle sue spalle e gliela rubò di mano senza fare alcun sforzo.
-Ehi, ma questi siamo noi due … chi è stato a fotografarci?-
Eri si voltò di scatto per riprendersela, ma il giovane fece il suo stesso gioco.
Sventolò la foto a destra, a sinistra e a manca: -Eri, ci vorranno almeno mille anni prima che tu mi prenda questa foto. -.
-Questo mai!- gli si lanciò addosso e si avvinghiò a lui come un koala, nel vano tentativo di riprendere la fotografia.
Nel frattempo, Jessy si era comodamente seduta su una sedia ad ammirare la scena, sorseggiando il caffè appena uscito dalla caffettiera.
Vedere Eri così sciolta e felice con Ace, la faceva sentire felice e invidiosa allo stesso tempo.
Anche lei avrebbe voluto avere vicino a sé qualcuno che le volesse bene. Eri si meritava quel ragazzo dopo tutto quello che aveva vissuto, meritava di essere felice.
-Ace, non fare il bambino … - ruggì Eri fra il divertito e il disperato.
-A me non dispiace averti appiccicata addosso … - sghignazzò lui, ma un passo falso lo fece barcollare e sbattere la testa contro il frigo. Nel tentativo di rimanere in piedi perse la foto, che volò sulle ginocchia di Jessy.
La bionda la prese fra le mani, sorseggiò nuovamente il caffè e mormorò: -98; 63; 92 … Eri, mi sembra chiaro a cosa si riferisse Ace quando ti ha abbracciato sul ponte a quel modo. Sono le tue misure.-
Eri avvampò e rispose: -Non serviva che me lo spiegassi cara!.-
-Eri, non che mi dispiaccia … ma per quanto ancora mi starai incollata addosso così?- domandò il moro in bilico con la testa dolorante.
-Scusami.- lo lasciò andare bordò in volto.
Jessy aprì un’altra busta indirizzata a Eri e dentro ci trovò altre fotografie: -Queste riprendono voi due assieme … Eri trasportata in braccio da Ace; Ace che fa cadere Eri a gambe all’aria; wow, un bacio sventato … seguito dal’infallibile colpo di tacco di Eri; Ace che si addormenta “sull’airbag” di Eri e infine io, che mollo un cazzotto a Ace … questa me la conservo.- e si mise in tasca la foto.
Ace si avvicinò al tavolo pieno zeppo di foto e domandò: -Che cosa sono?-
-Qualcuno che si diverte a pedinarmi.- rispose Eri sedendosi su una sedia del tutto disinvolta.
Il ragazzo sorrise sornione e prese una foto dalla mischia: -Questa la conservo io. – e ne mostrò una che ritraeva Eri con un bikini rosso.
-Che cosa te ne fai di quella foto? – domandò un po’ imbarazzata.
-Eri, secondo te?- ribatté Jessy ridacchiando.
- Jessy, torna a bere il tuo caffè. Si sta raffreddando.- rispose acidamente Ace mettendosi in tasca la foto.
La bionda ridacchiò, mentre Eri li guardava in cerca di una risposta alla domanda retorica di Jessy.
-Bene, io vado a fare la spesa … succo di frutta, vieni con me?- domandò Eri ammiccando al ragazzo.
-Certo, infermiera buffa. – e le spettinò i capelli.
Mentre si stavano avvicinando alla porta, dalla buchetta delle lettere venne sputata una busta.
Ace si piegò e la raccolse: -Non mi piace questa storia … - disse leggendo il mittente - … conosci qualcuno che si fa chiamare “il terrore della notte”?-
-No, ma non ti preo … -
-La pagherà cara! – disse il ragazzo stropicciando il foglio che aveva fra le mani.
Eri lesse la lettera ad alta voce: -“Con il mio silenzio funerario, verrò a rubarti il tuo ultimo respiro di felicità e il buio cadrà su di te e il tuo amato” … ahahah, è uno psicopatico sfegatato questo! Non ha senso quello che c’è scritto qui sopra!- scoppiò a ridere.
-Ragazzina buffa, da questa notte dormirò qui!- disse il ragazzo.
-Ok, ma in quale locanda alloggi? Prima dovrai avvisare i gestori no?-
-Ehi, crocerossina! Io sono un pirata e mi piace stare all’aperto per vivere avventure.- ridacchiò.
- … vivere avventure … con chi di preciso?- domandò offesa.
-Gelosa? Infermiera buffa?- la canzonò
-No, figurarsi. Mica stiamo insieme noi due … - gli fece una linguaccia.
Il ragazzo le punzecchiò le guance e giocandoci per diversi secondi ribatté: -Ti voglio bene, ragazzina buffa.-
Eri cercò di rimanere seria, ma le fu veramente difficile davanti a quel musetto birichino e le scappò un sorriso.
-Dai, lo so che anche tu mi vuoi bene. Se no non faresti la gelosona.- continuò a stuzzicarla.
- … va bene, ti voglio bene pure io. - rispose appositamente rassegnata.
-Che cos’è quel tono?-e le iniziò a fare il solletico.
-No, tutto ma non quello!- e iniziò a correre per tutto il soggiorno.
-Presa!- la placcò sul divano continuando a torturarle i fianchi.
-Ace! Certo che se ti metti di impegno fai lo scemo per bene.- ridacchiò.
-Cosa sto facendo, “lo scemo”? Non sai quanto mi hai offeso e ora la penitenza!- ridacchiò malvagio.
-Idiota!- disse Eri dandogli una ginocchiata in un punto MOLTO delicato ... per sbaglio ovviamente.
Il volto del ragazzo diventò bordò e si tenne con una mano il punto colpito: -Porca miseria Eri, starò più attento la prossima volta che scherzerò con te .-.
La ragazza lo mise disteso, in preda all’agitazione disse almeno mille “scusa” di fila e poggiò la mano sulla sua … quella che teneva la zona dolente.
-Ragazzina buffa? Non avevi detto che non stavamo assieme?- ridacchiò cercando di ritrovare un po’ contegno.
Eri guardò meglio dove aveva messo la mano e la ritrasse.
Avrebbe voluto nascondere la testa sotto il pavimento del soggiorno … se solo fosse stato possibile.
Ace la prese per un braccio e la fece sedere di fianco a sé, sedendosi a sua volta per guardarla meglio negli occhi. Gli piaceva da morire osservare le sue guance che si infuocavano dall’imbarazzo.
Rise vedendo il suo volto abbrustolito dalla vergogna, nascosto da delle ciocche di capelli mori e le liberò la visuale spostandole i ciuffi dietro le orecchie.
-Sono vivo ragazzina buffa.-ribatté accarezzandole una guancia con un dito.
Eri lo guardò negli occhi e disse: -Scusa, non volevo.-
-Non è successo niente.- rise il ragazzo.
Da dietro sbucò Jessy dicendo: -Al massimo avrai messo fine alla dinastia dei Portgas … comunque il prossimo caffè sarà senza zucchero. Sto rovinando le mie povere arterie con le iperglicemie che mi causate con le vostre coccole sdolcinate.- e si incamminò verso i piani superiori.
-Di la verità Jessy … non è che sei gelosa perché non hai un bel fusto come me al tuo fianco, che ti solletica i fianchi?- la punzecchiò Ace.
-Ma va, perché devo far sopprimere le mie coronarie, già provate dal tuo arrivo, per avere accanto un rompiscatole come te?- rispose diventando paonazza.
Il ragazzo scosse la testa, ormai aveva inquadrato quella zitellona e non aveva più segreti:              -Ragazzina buffa, andiamo?-
-Sì. - rispose Eri ancora scossa.
 
Calò la sera.
Jessy e Ace andarono a comprare una pizza, mentre Eri preparava il tavolo.
-Ace, ti posso fare una domanda?- domandò Jessy mentre si stavano avviando verso una pizzeria.
-Spara … - bofonchiò con tono nostalgico, pensando che erano sei mesi abbondanti che non vedeva il suo Babbo.
-Sei serio con Eri?- gli domandò nervosa.
- … ti avviso di già che tu non mi interessi.-
-Che hai capito idiota! Non era riferita a me la domanda, volevo solo assicurarmi che non volessi toglierti uno sfizio con Eri.- borbottò arrossendo.
- Sono serio … - ridacchiò divertito.
-Bene, perché ne ha passate di tutte i colori e se tu le torcerai un solo capello … ti riduco in poltiglia.- concluse con una fulminata molto eloquente.
Perfino il giovane Ace “pugno di fuoco” tremò dinanzi a tale espressione.
-C … che cosa le è successo?-
-Deve essere lei a dirtelo, non io …  ti dico solo che ne ha viste di cose brutte e tutt’ora mi chiedo come faccia a dormire la notte. -.
 
-Siamo tornati!- squittì trionfante Jessy.
Ace rimase sulla porta di casa a fissare una strana macchia rossa e non sentendo alcuna risposta da parte di Eri, corse dentro a cercarla.
-C’è?- domandò a Jessy che stava uscendo dalla cucina.
- No. –
-Tu cercala di sopra, io vado perlustro fuori. -.
La sorella sentì qualcuno bussare al piano superiore e comprese subito il problema … Eri era rimasta chiusa, nuovamente, dentro la sua camera a causa della serratura difettosa.
Jessy Prese la scatola degli attrezzi che teneva sotto il lavabo della cucina e partì a sistemare la porta.
-Jessy, sei tu?- domandò la ragazza.
-Sì adesso ti tiro fuori ...- sbuffò armeggiando con qualche attrezzo nella toppa della chiave- … ti avevo detto di farla sistemare, io e Ace ci siamo presi un colpo. Guarda un po’ te, una marine che non si prende cura della sua incolumità … è un paradosso … -iniziò a bofonchiare da sola.
-Io scendo dalla pianta rampicante che sta sotto dalla mia finestra.- disse Eri stufa di stare chiusa lì dentro.
-Ok … -la bionda si fermò a pensare a quello che aveva appena sentito e urlò: - … IDIOTA! Non pesi più trenta chili!-
Non ci fu niente da fare, quando Eri si metteva in testa qualcosa, niente poteva smuoverla.
Ace, attirato da un insolito fruscio, si diresse sul retro dell’abitazione e sorrise divertito alla scena a cui stava assistendo.
La sua ragazzina buffa stava scendendo dalla camera da letto alla Indiana Jones. Aspettò ancora un istante e urlò: -COSA FAI RAGAZZINA BUFFA?!-
Eri perse la presa e rimase a penzoloni con un piede incastrato nella pianta.
-Ace, ma sei scemo forte! Dove hai preso la laurea?- domandò impettita.
-Vedo con sommo piacere che hai anche la biancheria rossa.- ribatté sull’imbarazzato andante.
La ragazza si abbassò la maglia verde che indossava, fortunatamente aveva deciso di mettersi dei jeans quella sera … altrimenti che vergogna! -Mi daresti un piccolo aiutino, per piacere?- domandò schiarendosi la voce.
-Mmh … no,mi hai offeso con la battuta dello scemo e della laurea.- si incupì.
Eri gli fece una pernacchia, il ragazzo le prese il viso fra le mani e la guardò con aria di rimprovero: -La prossima volta che mi fai quella linguaccia, ti mordo la lingua.-
-Che?! Tu sei tutto matto.-
-Dici? Ti sei accorta che non sei in una bella posizione? In questo momento tu sei sotto di me. –
-Veramente sono di fronte a te … e poi ti lamenti se ti chiamo scemo …  Ace, ti prego mi sta venendo la nausea mi metti giù?-.
Il ragazzo scoppiò a ridere, si divertiva come un matto nell’essere insultato dalla sua infermiera buffa e la sbrigliò facendole fare un bel tonfo a terra.
-Che tatto, pari a quello di un macellaio.-
-Andiamo a mangiare che la pizza si fredda.- la aiutò a tirarsi su.
 
Durante la notte, Ace si mise a dormire sul divano, ma era talmente scomodo che non riuscì a chiudere occhio. Udì dei rumori strani e si alzò per controllare quello che succedeva nei dintorni, trovando davanti a sé Eri.
-Porca puzzola, Eri! Maledizione accendi una luce … -la guardò meglio, sembrava tirata e spaventata - … che succede?-
-Ecco … mi sento un po’ sola … -
-Allora?-
- … verresti a tenermi compagnia?- domandò nervosa, scommettendo che il ragazzo avrebbe mal interpretato la situazione.
E come volevasi dimostrare …
-Ok … sto solo sognando.- rispose Ace mettendosi sotto le coperte.
Eri gli pizzicò una guancia e lo mise seduto, facendogli scendere qualche lacrimone per la stretta.
-Che hai capito succo di frutta! Ho paura, ok? La notte mi fa paura e la mia mente si diverte a spaventarmi. Ora tu vieni a dormire con me!-
-Ok … solo una domanda, perché non Jessy?-
… dopo qualche istante, comprese perché la bionda fu scartata …
La ragazza era distesa sul letto a pancia in aria, con braccia e gambe divaricate come una stella marina e non poteva mancare qualche scalciata generata da uno dei suoi sogni, accompagnata da qualche russatina.
- Comprendit?- domandò Eri.
-Compreso.- ribatté il ragazzo allucinato con uno strano tic all’occhio.
 
Durante la notte, Ace sentì qualcuno stendersi vicino a lui e che gli iniziò a massaggiare il petto.
Si svegliò e farfugliò: -Eri, non sapevo avessi doppi fini … ti credevo più leale.- sbadigliò prima di mettersi seduto sul letto. Quello che gli stava vicino, non era Eri ma un uomo … ci mise qualche secondo buono a realizzare quello che stava succedendo e cacciò un urlo.
Il criminale scappò dalla finestra e Jessy corse a vedere che cosa fosse successo.
-Che succede? Dov’è Eri?- domandò la bionda.
-Sono qui.- disse la ragazza entrando in stanza con una tazza di camomilla in mano.
- Dov’eri?!- domandò il ragazzo ancora shoccato.
-In cucina a prepararmi una camomilla, ormai ho perso il sonno … ti vedo traumatizzato che cosa è successo?- gli domandò.
-È entrato uno qui! E mi ha scambiato per te! Ti posso assicurare che è un maniaco!- urlò Ace allucinato.
-Che ti ha fatto?- domandò Eri.
Il ragazzo sbarrò gli occhi e non rispose.
-Bene, a me non interessano i dettagli. Ma bisogna creare un piano.- disse Jessy.
Eri continuò a fissare Ace e domandò: -Come ti eri messo?-
-Di fianco su un lato con la schiena rivolta alla porta. Perché?-
-Ti ha scambiato per me … tu farai da esca la prossima notte.-
-Ma tu sei fuori!- disse sventolandosi una mano davanti al naso.
-Niente appuntamento dopodomani.- lo ricattò con voce birichina.
-Va bene … - sbuffò.
 
La sera seguente, Ace era tranquillamente seduto sul divano a guardare la televisione con Eri seduta accanto mentre svolgeva un cruciverba.
La ragazza si godeva i grattini del suo pirata preferito sul suo collo e sospirava soddisfatta ad ogni sua carezza.
-“Lo è quello platonico” cinque lettere … AMORE!- squittì felice.
Ace la fissò storta e poi continuò a guardare il televisore con uno strano sorrisino.
-Ace?- lo chiamò Jessy.
Entrambi si voltarono e videro la bionda con dei bigodini in mano e uno strano casco.
-Che vuoi zitellona?- domandò lui, guadagnandosi una gomitata da Eri.
-Stavo guardando i vostri capelli e ho notato che Eri ha un capello più riccio del tuo.- ghignò divertita.
Il ragazzo fissò meglio gli arnesi che la ragazza teneva in mano e sbuffò: -Te lo scordi.-
Eri prese una ciocca di capelli del moro e la arricciò su un suo dito.
-Forse ha ragione, se questa sera ti devi fingere me … il maniaco sarà più attento questa volta. -
-Ho un brutto presentimento … - sbuffò il giovane.
 
Salve a tutti!!! =)
Non so se questo capitolo sia riuscito bene o meno, sono stata stra-impegnata con lo studio e i tirocini … spero solo che non sia una totale delusione XD
Ormai non sto più seguendo la storia originale che avevo scritto tempo fa … rileggendola l’avevo trovata un po’ statica L
Volevo far apparire Aokiji in questo cap., ma ho preferito sospendere qui se no diventava troppo lungo e vi avrebbe stufato, lo incontrerete nel prossimo … spero che non vi siate annoiati fino ad adesso, nei prossimi capitoli succederanno dei “piccoli” casini XD e a quanto pare Eri sta ancora nascondendo qualcosa.
Spero che non ci siano troppi errori, ho riletto più volto il testo ma ad un certo punto sono andata avanti come un automa e non vedevo più frasi storpiate. Se avessi scritto troppi strafalcioni, chiedo scusa – si inchina umilmente- e rimedierò.
Ringrazio tantissimo le persone che leggono questa ff e che l’hanno messa tra le seguite, le ricordate e le preferite. Ne approfitto per ringraziare
Fjorleife Titty89, non lo sanno ma le loro recensioni mi hanno dato lo sprint giusto per continuare ad aggiornare e mi hanno aiutato non poco :3 .
Un bacione e un abbraccio a tutti coloro che stanno leggendo la storia, grazie mille! ;)
Sherry21.

 
I personaggi presenti in questa storia sono utilizzati senza scopri di lucro e nel rispetto dei rispettivi proprietari e copyrights.
 

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Capitolo 5
*** Ti presento mio zio! ***


Capitolo 5:

Il morettino se ne stava su uno sgabello in mezzo al bagno, circondato da Eri e Jessy che gli fissavano i bigodini sui capelli bagnati.
-Ma guarda un po’ te. Io, Portgas D. Ace soprannominato “Pugno di fuoco”, sono seduto su uno sgabello con dei bigodini in testa. Chi me li sta mettendo per giunta? Una zitellona incallita e una crocerossina incapace! … robe dell’altro mondo! -.
Entrambe le ragazze si guardarono negli occhi ghignando malignamente e in contemporanea gli tirarono una ciocca di capelli.
Il povero piratuncolo saltò sul posto con i lacrimoni agli occhi, ma non urlò. Lui era un uomo tutto di un pezzo e non si sarebbe mai abbassato ai loro livelli.
-Non essere così tragico! Pensa positivo, il tuo corpo attira pure il genere maschile.- ridacchiò Jessy.
Eri la guardò male e storse il naso con un’espressione di disappunto. Perché sua sorella apriva la bocca a sproposito?
Inoltre, non poté ignorare l’insolita rigidità corporea del ragazzo dinanzi a quell’affermazione, che sparì non appena un di brivido di ribrezzo lo fece percuotere tutto.
-Ace, tutto ok?-
Povero ragazzo … era ancora sottoshock per quello che aveva passato la notte scorsa.
D’impulso si alzò, si sbottonò la camicia viola che aveva indossato su consiglio di Eri e iniziò a grattarsi il petto. Gli parve di sentire ancora le mani del pervertito che gli percorrevano il corpo.
Le ragazze si guardarono incuriosite e stupite dallo strano scatto del ragazzo, ma la bionda non riuscì a trattenere una domanda: - Ace, per caso ti ha messo le mani addosso?-.
Il moro sbarrò gli occhi e la guardò attonito.
Quella scema di Jessy, con quella domanda stava per far saltare in aria il suo onore da pirata.
Nessuno doveva sapere che cosa gli era capitato!
-Ahahahah, ma non mi dire! … - sghignazzò la zitellona divertita - … chissà che faccia avrai fatto! Avrei tanto voluto vederti!-
-Jessy! Certo che sei un’impicciona di prima categoria. Se non ci vuole dire niente al riguardo, lascialo stare ti pare? -.
Ace la guardò con occhi pieni d’ammirazione, l’avrebbe abbracciata e baciata fino allo sfinimento ... se non ci fosse stata Jessy, come sempre.
-Eri, non te la prendere … - disse il ragazzo risedendosi sullo sgabello in tutta la sua compostezza - … ma non me la sento di fingermi te questa notte. Io sono Ace pugno di fuoco! Ho un certo orgoglio da difendere e non posso spacciarmi per una donna. -.
Non appena Jessy vide un tentennamento da parte della sorella, s’intromise e brontolò:-No, no e no! Siamo chiuse da due ore in bagno a metterti questi bigodini e tu ora non la passerai liscia flirtando con lei!-
-Chi ti ha interpellato? Ogni giorno che passa, comprendo sempre più il motivo per il quale nessuno ti vuole affianco! Sei veramente isterica! Comunque io non ho intenzione di farmi passare per una donna! Ripeto … sono un uomo! Mi dispiace Eri, l’unica cosa che posso promettere è che ti coprirò le spalle! E per l’appuntamento combinerò un altro giorno- terminò furibondo.
Eri si piegò su di lui e sorrise teneramente: -Ti rannicchierai e lascerai sbucare da sotto le lenzuola qualche riccio. Basta così, ti va di aiutarmi?-
Il ragazzo sorrise e prima che la mora si rialzasse, la afferrò per un braccio, invitandola a rimanere piegata: -Lo sai che oggi sei bellissima con quella maglia blu elettrico?-
-Grazie …-
La ragazza rimase leggermente confusa, non la stava fissando negli occhi come al solito … guardò la maglia che aveva addosso. Era una semplice canottiera blu con un collo a ciambella largo e morbido, che adorava strusciarselo sul viso quando aveva qualche cruccio da risolvere.  
Jessy si rimise in mezzo ai due e tirò un pugno in testa al fiammiferino: - Tonta, si stava riferendo alla tua scollatura.-
La mora si alzò di scatto coprendosi il petto, ma poco dopo sorrise.
Quel ragazzo era veramente imprevedibile.  
Ace, massaggiandosi la testa, sbuffò: -Oltre a essere una zitellona incallita, sei anche una guastafeste. – e con quell’affermazione si guadagnò un altro pugno.
-Non è che alla fine sei tu il pervertito che la spia?-
-Figurati, non farei mai una cosa del genere a Eri. -.
Eri analizzò la situazione, l’unico modo per far cedere Ace era il ricatto emotivo: -Dai Ace, se tu mi fai questo piacere, ti prometto che potrai guardare la mia scollatura quanto vuoi.- gli ammiccò.
Entrambi la fissarono allucinati e sorpresi, inutile soffermarsi a descrivere l’espressione soddisfatta del ragazzo, che rispose: -Se proprio insisti e hai paura di affrontare da sola il maniaco, non posso fare altro che aiutarti … in qualche maniera … - sospirò serio senza demordere.
-Ma guarda un po’ te questo scemo … - disse Jessy tirandogli uno scappellotto e scuotendo la testa rassegnata - … Eri, mi meravigli!-.
La mora le ammiccò e si piegò nuovamente sul morettino. Gli riabbottonò la camicia e risistemò il colletto con tanto di occhi supplichevoli da cerbiatto: - Cosa mi dici?- domandò sfiorandogli le labbra con le sue.
Gli occhi del ragazzo caddero nuovamente sul suo decolté, chiuse le palpebre e annuì: -Accetto i termini della condizione. -
- … guarda questo qui … non gli avevo mai visto fare un’espressione così seria fino ad ora … Eri, non ti credevo così … -.
La mora ridacchiò e le sussurrò: -Jessy, tutte le donne sanno che gli uomini ragionano con il cervello opposto … - la bionda la fissò un po’ male, non sapeva che cosa volesse intendere - … quello anatomicamente opposto rispetto all’originario. – aggiunse ridacchiando.
-Ora ti riconosco. - e batterono il cinque.
-Voi due, che cosa state confabulando?- domandò Ace, con la testa completamente assorta sulla sua ricompensa.
-Niente, stavo solo dicendo che hai un bel capello!- rispose Eri accarezzandogli alcune ciocche ribelli.
Jessy guardò l’espressione della sorella durante le sue effusioni d’affetto verso il ragazzo. Non aveva dubbi, Ace la stava cambiando, non era più la ragazza chiusa di un tempo. Finalmente stava imparando a esternare le sue emozioni e i suoi sentimenti.
 
-Porca miseriaccia, mi sono fatto fregare un’altra volta da lei … - bofonchiò Ace raggomitolandosi nel letto di Eri.
Jessy era riuscita a fargli indossare una camicia da notte rosa, con tanto di pizzetto bianco attorno al collo e alle maniche.
Assomigliava a una bambola di porcellana, se non fosse stato per il suo broncio furioso e per la sua altezza.
Si era opposto diverse volte all’idea malsana di Jessy, ma la bionda l’aveva raggirato dicendogli “Lo sai che se questa sera non sarai credibile, Eri non manterrà la promessa che ti aveva fatto, vero?”.
A lui non interessava più di tanto della promessa che la sua infermiera buffa gli aveva fatto.
La cosa più importante era non deluderla.
Quello che lo lasciava impensierito, era l’insistenza di Eri per quella messa in scena.
Il tutto voleva  dire una cosa sola, la sua infermiera buffa aveva paura.
All’inizio si era dimostrata indifferente alle foto e alla lettera, ma era più che sicuro che nel profondo del suo animo, Eri stesse tremando come un povero cagnolino indifeso.
Gli stava a cuore la sua incolumità e la sua felicità. Avrebbe fatto di tutto per proteggerla, anche se avrebbe preferito sacrificare la sua stessa vita anziché infangare il suo onore di pirata a vita.
Tutti quei pensieri svanirono non appena si accorse che le coperte avevano il suo profumo di thè verde. Strusciò la faccia su un cuscino e cerco di rilassarsi. Prima o poi quell’incubo sarebbe finito.
-Ace. - si sentì chiamare.
Il ragazzo si voltò, incrociando il volto preoccupato di Eri, illuminato dalla luce soffusa del corridoio. Stava cercando di nascondere i suoi timori con un sorriso, ma i suoi occhi color dell’oceano stavano mentendo spudoratamente. Abbassò lo sguardo, sapeva che con lui le bugie non funzionavano: -Stai attento per piacere. -.
Il moro si rigirò nel letto per guardarla meglio e ridacchiò: -Ti stai preoccupando per me, ragazzina buffa? Non credevo che mi volessi così bene. -
- … non fare l’idiota, certo che ti voglio bene. Forse anche troppo.- aggiunse con un filo di voce.
-Eri, io sono il famoso Ace pugno di fuoco. Lo sai meglio di me che non hai nulla da temere.- .
I suoi occhi erano coperti da un velo di preoccupazione: -Non ho paura, quello che mi da fastidio è che stai prendendo il mio posto … mi sento in colpa ad averti costretto a fare questo.-
-Ragazzina buffa, mi sbaglio o sei un tipetto alquanto insicuro e volubile? … - domandò lui ridendo - … stai tranquilla, lo faccio solo per te. – le ammiccò.
Eri si piegò su di lui sorridendogli e rispose: -Grazie, mi sdebiterò. –
-Ci conto! -.
Vedendola avvicinarsi sempre più, il fiammiferino trattenne il fiato.
Eri appoggiò una mano sulla sua guancia e gli baciò la fronte.
-Vado a prepararmi della camomilla, tu riposa che torno subito a coprirti le spalle … - .
Non l’aveva ascoltata, con un dito percorse i contorni delle sue labbra e scese ad accarezzarle il mento. Vedendola incerta sul da farsi, fece uno dei suoi sorrisi sornioni e le prese il volto fra le mani, invitandola ad avvicinarsi.
Eri gli si aggrappò a una spalla e si sporse su di lui, ciò che la metteva a disagio era la presenza del letto. Sentì le guance avvampare e notò un insolito ghigno divertito sulle labbra del suo pirata preferito.
-Anche se siamo sul tuo letto, non significa che bisogna per forza andare oltre.- disse.
-Non stavo pensando a quello … - e con questa bugia, la sua temperatura corporea s’innalzò ancora di più e il cuore iniziò a correre all’impazzata. Le leggeva nel pensiero?
-Non sai mentire.- la prese per le spalle e la fece distendere al suo fianco, invertendo le posizioni.
La ragazza lo guardò dritto negli occhi.
Le sue iridi scure percorsero i contorni del suo viso, del suo collo e scesero fino ai suoi fianchi.
Dopo averla scrutata dalla testa ai piedi, si sporse sulle sue labbra, poggiando la fronte con la sua.
Eri aspettò la sua mossa con ansia, per la prima volta tutto sembrare filare liscio. Ace si avvicinò varie volte fino a sfiorarle il labbro inferiore, per poi baciarle dispettosamente la punta del naso. Eri non fu da meno. Quando lui si avvicinava seriamente, lei gli baciava una guancia.
Quelle torture infantili durarono per diversi minuti, finché il moro non si alzò da lei poggiando i gomiti sul materasso -Mi sbaglio o ti stai vendicando?- ridacchiò.
-Non so … tu che dici? -.
La guardò teneramente e rispose:-Direi di fare le cose seriamente. -.
Come segno d’assenso, Eri gli cinse il collo con le braccia e lo strinse nuovamente a sé.
Il ragazzo guardò la porta un po’ titubante, per poi tornare a guardare la sua infermiera buffa.
-C’è qualcosa che non va?- gli domandò.
-È solo che tutto sta filando troppo liscio.- rispose un po’ scettico.
-Come?-
-Tua sorella, di solito interviene in momenti come questi.- e tornò a guardarsi in giro.
Eri sospirò impaziente e rispose: -Dai, se perdi tempo in questo modo certo che lei … -.
-Eri, sei qui dentro? – domandò Jessy entrando nella stanza senza alcun preavviso.
Entrambi rimasero fermi a fissare la bionda, che li guardava alternatamente a bocca aperta.
-Io … - indicò velocemente la sua stanza e corse a rinchiudersi dentro, senza aggiungere altro.
Eri sbuffò e rispose: -Notte caro, vado a prepararmi una bella tisana.-
-Non dovevi prendere una camomilla?-.
La ragazza scosse la testa e ribatté: -Voglio qualcosa di strong. A dopo piratessa Ace. - si schernì di lui sgusciando dal letto con un colpo di reni.
Il moro la osservò allontanarsi, per poi ammirarsi allo specchio: -Almeno non ha notato la camicia da notte … sei veramente caduto in basso Ace. - piagnucolò.
 
Erano le due di notte.
Ace ormai dormiva beatamente nel letto di Eri, mentre la ragazza era appostata dietro la porta della camera di Jessy a controllare la situazione.
All’improvviso vide un’ombra scura salire le scale e si mise sull’attenti.
Come aveva fatto a entrare? Non aveva sentito alcun rumore anomalo, proprio come la sera precedente.
La sera dell’intrusione, prima di andare a dormire aveva controllato le serrature delle porte e delle finestre, erano tutte chiuse. Ovviamente le riesaminò anche dopo il misfatto, costatando che nessuna era stata forzata.
Per un secondo distolse lo sguardo dalla sagoma e vagliò diverse ipotesi …
Che avesse un doppione delle chiavi? Avrebbe spiegato tutto … ma come faceva ad avercele? …
Guardò la sorella, che si era addormentata sulla poltrona come un angioletto, voleva partecipare pure lei alla caccia ma il sonno ebbe il sopravvento.
Adesso che aveva capito l’identità del colpevole, non gliela avrebbe fatta passare liscia. Si rigirò verso la porta ma non vide più il mascalzone.
-Ops … - sussurrò, sbarrando gli occhi e posando una mano sulle labbra.
Stava entrando nella sua stanza, giusto in tempo per sentir urlare Ace: -Eh no eh! Questa volta t’inculi!-.
 
Il ragazzo stava dormendo beatamente, quando sentì nuovamente qualcuno distendersi al suo fianco e palpargli il fondo schiena.
Si svegliò, sbarrò gli occhi incavolato con se stesso per essersi addormentato e per non aver bloccato in tempo le mani di quel polipo. Scattò giù dal letto e urlò: -Eh no eh! Questa volta t’inculi! -.
-O mio Dio! Mi sono invaghito di un travestito?!- urlò l’uomo tra il disperato e il disgustato.
Eri entrò con calma ed esclamò: -Signor capo di Jessy, il cui nome mi sfugge, come si sente questa sera?- e accese la luce guardandolo con uno fare severo.
-Eri, tesoro cara … non è come credi?- disse l’uomo.
-Prego? … - domandò la ragazza - … come mi hai chiamata? Ti ho rifiutato diverse volte, che cosa ti passa per quella testa bacata? Devi solo ringraziare il signore se non ti ho ancora denunciato per tutte quelle volte che hai tentato di allungarmi le mani!-
-No, cara. Adesso ti spiego … -.
Ace lo prese per il colletto e lo tirò a sé: -Tu, lurido verme, non chiamarla più né con il suo nome né con quei soprannomi. Non ne sei degno, chiaro?-
- Tu sì? trans che non sei altro?!- domandò l’uomo guardandolo dall’alto in basso con aria di sufficienza.
Il moro lo lanciò per terra, mentre Eri lo continuava a fissare impassibile.
-Cara … - il capo della sorella si rialzò in piedi e le corse incontro per abbracciarla.
La ragazza aspettò il momento opportuno per assestargli una ginocchiata nello stomaco, seguito da un colpo di tacco all’alluce e infine un bel cazzotto sotto il mento, che lo fece volare a pancia all’aria.
-Vergogna! Il portachiavi di mia sorella oltre ad avere la chiave del suo ufficio, aveva anche quella di casa. Le aveva assieme perché se prendeva un mazzo, dimenticava l’altro. Jessy e io non ci eravamo poste il problema che qualcuno glielo avesse rubato, è solita a dimenticare le cose in giro … non si tratta così nessun essere umano. Se una donna ti rifiuta, accetta la sconfitta con stile e cambia aria. -.
L’uomo alzò la testa leggermente stordito, guardò Eri in volto e avvicinò la mano alla sua caviglia.
Quel verme non voleva demordere. Sentendosi ribollire il sangue nelle vene, Ace lo prese per la camicia e lo scaraventò fuori dalla finestra senza aprirla. Vi si affacciò e gli urlò – Se ti ripesco ancora da queste parti, ti farò diventare poltiglia di polpo condito con tanto di salsa di soia! … inoltre, per colpa tua devo sopportare Jessy per tutto il giorno visto che l’hai licenziata!-.
L’uomo si era aggrappato al ramo di un albero che stava di fronte, svelando un altro mistero: -Quella deve essere la via di fuga di ieri … deve aver progettato da diverso tempo il tutto.- dedusse Eri un po’ sorpresa e infine prestò attenzione all’abbigliamento del fiammifero.
Ace, sentendosi osservato, si girò verso Eri. La ragazza si stava trattenendo a stento dal ridere e gli domandò: -Ma come ti sei conciato? Con il buio di prima non avevo visto la vestaglia.-
- … è colpa di tua sorella … ora posso mettermi in pigiama.-
Lo fermò poggiando una mano sul suo petto e ridacchiando domandò:-Perché non ti sei opposto? -.
Da dietro arrivò Jessy e ribatté: -gli ho detto che non avresti mantenuto la tua promessa. -.
L’infermiera diventò bordò e domandò: -Hai fatto questo solo per la mia promessa? Mi sembra un po’ esagerato. –
Ace fulminò la bionda e bofonchiò: -La questione non è questa … - e arrossì a sua volta.
La bionda capì che in quel momento era di troppo e si allontanò dicendo: -Vado a prepararmi una camomilla. -.
Eri tornò a fissare Ace e domandò: -Se non è per la promessa che ti ho fatto, allora per quale motivo hai accettato?-
- Perché ci tengo alla tua incolumità, inoltre sono più che sicuro che tu abbia avuto paura. Certo, hai riso e sdrammatizzato la situazione per tutto il tempo, ma io ti conosco più di quanto tu non creda.- e voltò il capo imbarazzato grattandosi la nuca.
In quel preciso istante, le guance di entrambi i ragazzi sembravano dei peperoni rossi alla griglia.
Era proprio vero, lui la conosceva alla perfezione. Paradossale, forse neanche lei stessa si capiva così bene.
-Asso? Siamo sicuri che mi hai spiato per soli quattro mesi? Sembra che tu mi conosca da una vita …- quella domanda se la era sempre posta.
Negli ultimi mesi Ace aveva assunto degli atteggiamenti che non le sembravano per nulla nuovi e le davano l’impressione di averlo già incontrato tempo addietro. Che fosse solo una sua suggestione?
- … mese più, mese meno … è importante per caso?- bofonchiò grattandosi una guancia.
-Vuoi che sia sincera? … - lo scrutò seria per poi rispondere con un enorme sorriso: - … no, l’importante è che io stia bene con te e che tu mi rispetti come hai fatto fino ad adesso.-
-Eri … - ridacchiò - … questo tuo lato dolce lo adoro da morire. -.
La fece arrossire ancor di più e iniziò a balbettare a testa bassa: - F- forse è meglio andare a dormire … b-buonanotte Ace. - e scappò fuori dalla sua stanza.
Il morettino ghignò e incrociò le braccia al petto pregustandosi la scenetta che sarebbe avvenuta da lì a poco.
Eri rientrò in camera, sempre con il volto basso, si tolse il soprabito lanciandolo su una sedia e si accomodò sotto le coperte.
-Tutto qui?- ridacchiò lui.
- … mi ero dimenticata che ero già a destinazione, se vuoi puoi dormire sulla poltrona letto che sta affianco a me. Buona notte Ace. –
-Perché la scorsa notte mi hai fatto dormire nel tuo letto e questa sera sulla poltrona?- domandò deluso.
La ragazza sbadigliò: -Semplice, l’altra sera io era seduta sulla poltrona a leggere e non avevo intenzione di dormire. Ri-buonanotte!-
Il fiammiferino si tolse la camicia da notte rosa e la lanciò sulla testa di Eri.
-Ma che combini?... – domandò infastidita, ma, non appena si alzò per rimproverarlo, tacque e rimase a fissarlo in silenzio.
Ace era in piedi davanti a lei con il petto scoperto e con solo i boxer addosso.
Deglutì a fatica, cercando di distogliere lo sguardo dai suoi addominali ma era troppo perfetto, sembrava una statua greca.
- … ragazzina buffa? Tutto ok?- .
Rialzò lo sguardo dal suo corpo impeccabile e sbarrò gli occhi, cercando di ritornare con i piedi per terra. La stava guardando un po’ preoccupato.
-Ti senti bene? … - aguzzò la vista.
Sorrise forzatamente e rispose: -Buonanotte bei addo … ehm Asso. - e si rituffò sotto le sue coperte.
-Trovo più carino “succo di frutta” … se non ti dispiace, prima vado a bagnarmi i capelli per togliere questi riccioli obbrobriosi … -
-Fai pure … -.
Il ragazzo usci dalla stanza e spense la luce.
Nel frattempo, Eri ripensò al suo corpo muscoloso e perfetto, iniziando a fantasticare come mai aveva fatto prima … di scatto, si rimise seduta e portò le mani al volto ormai fiammeggiante. Quel fiammiferino la stava rendendo un’altra persona, la sua testolina non aveva mai varcato la dimensione di QUEI pensieri proibiti.
Si portò una mano al petto e ascoltò i suoi battiti. Si doveva dare una calmata o le sarebbe venuto un arresto cardiaco … alzò la testa e vide entrare l’oggetto dei suoi pensieri in tutto il suo splendore. Rimasero fermi a guardarsi, finché il moro non riaccese la luce.
-Hai voglia di dormire sì o no? Sei strana questa sera … - e inclinò la testa per studiarla meglio.
La povera ragazza arrossì e annuì con il capo.
Lui si avvicinò, sempre a torso nudo e domandò: -Sicura? Perché non parli?-
Fece un altro passo in sua direzione e poi un altro, per seguirne un altro ancora …
-Hai i capelli già asciutti?- esordì per bloccare la sua avanzata.
-Già … - sorrise compiaciuto - … è il vantaggio del mio frutto.-
-Wow … - lo studiò un’ultima volta e sorridendo si rimise sotto le coperte - … buonanotte, succo di frutta.-
-Grazie ragazzina buffa, buonanotte anche a te. -.
 
Durante la notte scoppiò il diluvio universale.
Tuoni, lampi, fulmini e saette dominavano incontrastati nel cielo notturno, rompendo il silenzio che regnava sull’isola.
Eri non si era ancora addormentata. L’avventura che aveva vissuto fino a un’ora prima le aveva fatto perdere il sonno per la seconda serata di fila.
A ogni frastuono si rannicchiava su se stessa. Odiava quei rombi che seguivano a ogni lampo, rimbombando nelle sue povere orecchie, spaventandola da morire.
Per non parlare del freddo che entrava nella stanza, detestava anche quello. Molto silenziosamente, per non svegliare il suo succo di frutta, aveva provato a mettere un lenzuolo davanti all’ex-finestra fissandolo con del nastro isolante, ma il freddo entrava lo stesso.
Sbuffò e diede uno sguardo a Ace prima di coricarsi sull’altro fianco. Dormiva come un angioletto nella sua postazione.
Sorrise e si voltò in direzione dello squarcio che sostituiva la finestra, rimanendo incantata dal gonfiarsi e sgonfiarsi del lenzuolo che lo ricopriva.
Un lampo illuminò la stanza e seguì un potente boato. Si strinse nelle coperte per tapparsi le orecchie e sospirò infastidita.
Da piccola aveva sempre desiderato ricevere un abbraccio d’incoraggiamento o di protezione da parte di suo padre in momenti come quelli, ma niente, tutto quello le era sempre stato negato.
Una lacrimuccia silenziosa scesa sulla sua guancia, prontamente asciugata prima che cadesse sul cuscino per inumidirlo. Chiuse gli occhi nella speranza di potersi rilassare, ma un altro frastuono la fece sussultare.
-Non avere paura, ci sarò io con te… - sentì le sue braccia calde e possenti stringerla per le spalle - … ora ti sto riscaldando? -.
Gli occhi le iniziarono a pizzicare dalla commozione, prese una sua mano e gliela strinse dicendo: -Sì, grazie. -.
Si addormentò fra le braccia del suo giovane pirata, che la stava riscaldando e proteggendo allo stesso tempo. Era quello che le serviva, ora la sua vita stava avendo un senso … qualcuno le voleva veramente bene e stava facendo di tutto per non lasciarsela scappare.
 
Riaprì gli occhi, ora era molto più rilassata.
Solo un timore le faceva perdere dei battiti per lo sconforto … quando Ace sarebbe riuscito a portare a termine la sua missione, l’avrebbe abbandonata?
 
 
-Ace! Sono pronta andiamo?- domandò Eri scendendo le scale.
Per l’appuntamento aveva deciso di mettersi un vestito viola in stile impero con un semplice paio di ballerine abbinate.
Giunse davanti alla porta e l’occhio le cadde su un ragno che zampettava indisturbato sul pavimento.
Un urlo inquietante animò la casa, riuscendo persino a svegliare il giovane pirata che era stato colto da un attacco di narcolessia davanti a un documentario sulle scimmie africane.
Ace si alzò, si stiracchiò e si stropicciò gli occhi: -Che succede?-
- Un ragno, fallo fuori per piacere!- piagnucolò la sua adorata.
Il moro si avvicinò e guardò il pavimento: -Dove lo vedi?- domandò scettico.
-Lì, guarda bene.- e lo indicò con la punta del piede.
Il povero piratuncolo dovette inginocchiarsi a studiare meglio la zona indicata dalla punta del piede di Eri.
-Ehi, infermiera buffa. È piccolissimo, che male vuoi che ti faccia?- ridacchiò.
-Brucialo! È così schifoso.- e si portò alle sue spalle aggrappandosi alla camicia blu.
Ace si rialzò e incamminandosi verso il divano, sbuffò: -Non mi aspettavo una cosa del genere da te, comunque non mi sporco le mani per un essere indifeso come lui.-
-Se non lo fai tu, allora lo farò io … - rispose la ragazza iniziando a pestare il pavimento con un piede.
La casa iniziò a tremare, il moro sbarrò gli occhi terrorizzato e mormorò: -Un maremoto?- dal nulla sbucò Jessy urlando a braccia alzate: -Pirla, siamo sulla terra ferma, è un terremoto … - si soffermò a guardare Eri e la strattonò per un braccio dicendole: -Cosa stai facendo?!-.
Appena la ragazza smise di pestare il pavimento, la mossa sismica cessò.
- Ops … non ci avevo pensato. Scusami! – ridacchiò agitata.
Il moro era rimasto fermo al centro del soggiorno, continuando a guardarsi attorno con fare sospettoso: -Qualcuno mi sa dire che cosa diavolo è successo qui dentro?!-
-È colpa di E … - Eri tappò la bocca alla sorella e bisbigliò: -Lui non sa niente di quella faccenda.-
-Ma non gli avevi confessato tutto?- sussurrò l’altra.
-Non proprio … ma quelli sono dettagli, ci vuole un po’ di calma. Gli ho solo confessato il peggio … -
Mentre le due chiacchieravano, il moro si avvicinò per origliare meglio e domandò: -Che cosa dovrei sapere?-.
Entrambe le ragazze sussultarono e Jessy rispose: -Niente di così importante … eh-eh-eh. –
Ace squadrò entrambe con fare sospettoso e sospirò: -Ok, tanto Eri prima o poi confessa sempre tutto. È un sacco facile da far svuotare.-
La ragazza arrossì violentemente non potendolo contraddire, era la pura e semplice verità.
La bionda la guardò di sottecchi e ridacchiò: -Non posso darti torto … comunque Eri, cosa cavolo stavi facendo?  Perché pestavi il pavimento a occhi chiusi?-
-Doveva elidere dalla faccia della terra un piccolo ragnetto indifeso.- sghignazzò il pirata portandosi le braccia dietro la nuca.
La mora sbarrò gli occhi, come se si fosse appena ricordata di una cosa importante e puntò lo sguardo sul pavimento: -È ancora lì quell’essere insulso!- caricò un’altra pedata, ma fra lei e la bestiola si mise di mezzo il povero fondoschiena di Jessy -ma dove lo … - il calcio di Eri era già partito, colpì la sorella e la fece volare fuori dalla porta sfondandola.
Per poco Ace non si slogò la mascella rimanendo allibito da quello che aveva appena assistito. Lasciò cadere lo sguardo sul pavimento e lo vide segnato dalle zampate di Eri. Era così impegnato a origliare le ragazze che non se n’era accorto del macello che la ragazza aveva combinato.
 Eri corse da Jessy per soccorrerla, ma fu allontanata con una serie di bracciate della sorella: -Vai a prendere un tappeto nel gazebo … di nuovo. -.
Intuendo il motivo di quell’arredamento così bizzarro, silenziosamente il moro si avvicinò alle scale e provò ad alzare la moquette che le ricopriva.
Il povero cuoricino del pirata si arrestò per un secondo … era pieno delle impronte di piedi di Eri.
-Ace, cosa stai facendo?!  Corri da Eri che ti sta aspettando! – ringhiò la bionda piegata in due con una mano sulla schiena.
- S- subito. -.
 
Rimasero fuori dalla “porta” di casa a fissarsi negli occhi.
Lui la studiava con sguardo serio e indagatore, mentre lei lo ricambiava con una serie di fulminate scocciate.
-Che cosa è successo poco fa? –
-Niente di che … tu cosa hai visto?- domandò con tono sarcastico.
-Mi stai nascondendo dell’altro?-.
Eri guardò il cielo stellato e tornò a fissare Ace. Era nervosa, quello che stava per affrontare era un argomento molto delicato e troppo doloroso per lei.
-Ace, scusa se mi permetto di dirti questo, ma ci sono certe cose che richiedono tempo … non credo che sia il momento adatto.- e abbassò il capo ammirando le schegge della porta che pestava sotto i suoi piedi.
- Uffa! … Sono quattro mesi che ci frequentiamo, possibile che tu non abbia mai avuto tempo di confessarmi tutto?! –.
La ragazza lo fulminò.
-Confessare tutto?! Senti un po’ da chi parte la predica! Chi è che mi ha spiato da diverso tempo e non si è ancora deciso a dichiararmi tutta la verità?! Sono più che sicura che noi ci siamo già conosciuti tempo fa, altrimenti come faresti a conoscermi così bene?! Inoltre …- si morse il labbro e lo fulminò furibonda. Si era ripromessa che il passato non avrebbe più influenzato il suo presente ma non era più possibile.
-Inoltre cosa?! Sono proprio curioso di sentire il seguito!- alzò ulteriormente la voce per non essere da meno.
La ragazza gonfiò le guance e strinse i pugni, voleva urlargli qualcosa, ma neanche lei sapeva cosa. Sbuffò e gli occhi si gonfiarono di lacrime - … credi di essere l’unico che abbia avuto un passato difficile?! … - iniziò a tremare come una foglia e gli diede le spalle per non mostrare alcuna debolezza - … dirti tutto quello che mi è successo, vorrebbe dire soffrire un’altra volta e io non ho voglia … cosa ti costa aspettare un giorno in più? È acqua passata ormai … - domandò con voce incline al pianto.
Stava temporeggiando e lo stava supplicando, aveva veramente bisogno di tempo prima di dirgli tutta la verità.
In quel momento il pensiero di Ace tornò alla sera in cui Jessy gli aveva accennato qualcosa al passato difficile di Eri, ma gli rimase impressa una frase in particolare “tutt’ora mi chiedo come faccia a dormire la notte” . Era stato messo in guardia, ma lui aveva sorvolato questo dettaglio evidentemente importante.
Si batté una mano sulla fronte per poi scompigliarsi i capelli, era furibondo e offeso ma non poteva negare che si era comportato da bravo egoista giacché non si era interessato alle sofferenze della ragazza.
- … perdonami, ma non mi sento ancora pronta … se non ti vuoi più fidare di me, puoi andare … ti posso capire … – si preparò a un altro abbandono e di sicuro avrebbe sofferto come non mai, ma anche volendo, in quel momento non sarebbe riuscita a proferire alcuna parola. Le riaffiorarono ricordi dolorosi e l’angoscia iniziò a regnare sovrana in ogni sua fibra muscolare.
Attorno a lei tutto si fece nero, finché non lo sentì sospirare e si preparò al colpo che le sarebbe stato inflitto -Questo mai! Troppo semplice mollare tutto così … -.
Non appena Ace pronunciò quelle parole, a Eri parve di ricevere la tipica scossa del dormiveglia. Le sue orecchie udirono una risposta che non si sarebbe mai aspettata.
Gli stava nascondendo un altro fatto importante della sua vita, ma lui continuava a fidarsi di lei. - … posso rispettare questo tuo silenzio ma concedimi solo una domanda. Tutto questo ha a che fare con il tuo disagio di questi ultimi giorni? -.
Non poteva vederla in faccia e l’unica domanda che si pose era “sta piangendo per colpa mia?”.
-No … - si voltò lentamente, i suoi occhi luccicavano ma il trucco era rimasto intatto. Non c’era alcun segno di sbavatura, probabilmente si stava trattenendo - … in questi ultimi giorni ti ho visto serio. Tu mi dici sempre che sei qui per una missione e non posso fare a meno di chiedermi che cosa ne sarà di noi dopo che tu avrai finito. – si guardò i piedi e si portò una mano sulle labbra per nascondere dei tremolii che sfuggevano al suo controllo.
Lui non poté fare a meno di sorridere intenerito, anche il suo silenzio stava ferendo qualcuno da quanto poteva vedere. Si era ripromesso che le avrebbe rivelato tutto, ma non ne trovava ancora il coraggio.
Entrambi erano sulla stessa barca.
In fondo nessuno dei due stava mentendo, stavano solo temporeggiando e se fosse stato qualcosa di veramente importante, era più che sicuro che Eri non sarebbe rimasta così calma per tutto quel tempo. Per rassicurarlo, gli bastava come esempio la sua confessione sul suo vero mestiere.
Si portò vicino a lei, la prese per le braccia e poggiò delicatamente la fronte sulla sua.
-Scusami … -.
La ragazza scosse il capo e rispose: -No, io mi devo scusare. –
- … diciamo che entrambi ci dobbiamo delle scuse, ok?-
-Ok … -ridacchiò sospirando.
-Eri … per quanto riguarda la missione, fidati di me … - la ragazza portò lo sguardo sui suoi occhi e aspettò con ansia il seguito della frase - … non avrebbe avuto alcun senso conoscerti per poi scappare via per sempre. Sei la cosa più bella che mi sia capitata … - .
In quel momento uscì Jessy con scopa e paletta in mano, ma vedendo i due piccioncini fece dietro front alzando gli occhi al cielo e borbottando qualcosa di incomprensibile.
- … eccezion fatta per tua sorella.- continuò.
Risero entrambi e si abbracciarono.
Era la prima volta che il loro abbraccio era così forte e tanto caloroso, si sentirono completi e capirono che non si sarebbero separati tanto facilmente.
-Ti racconterò tutto, te lo prometto ma dammi del tempo per piacere.- disse Eri con voce tremante.
Sentendo quel tremolio incensante percuoterle tutto il corpo, le braccia di Ace non poterono trattenersi dal stringerla più forte per rassicurarla.
 Con una mano le accarezzò i capelli, mentre con l’altra la schiena.
Avvicinò il naso all’incavo del suo collo e respirò a fondo il profumo di alcune ciocche dei suoi capelli corvini.
-Non piangere Eri.-
-N – non sto piangendo. – e tirò su il naso.
Ace ridacchiò e rispose: -Dimmi quando sei presentabile.-
-Scemo … - ridacchiò Eri - … sei il mio scemo preferito. – lo strinse più forte.
 
-Eri … credo che sia ora di andare. – sbuffò il moro ridacchiando divertito, schiaffandosi una mano sulla fronte.
-No … solo un sorso e ho finito il mio boccale di birra … hic … -.
Ace scosse la testa e borbottò: -Non conoscevo questo tuo lato competitivo, se avessi saputo che prendi le provocazioni così seriamente …- continuò a scuotere il capo ridacchiando sempre più forte - … che ne dici di andare? Mi sembri un po’ ubriaca.-
-Non sono ubriaca … hic …-
-Ah, no? Perché hai le guance rosse e il singhiozzo? -.
La morettina alzò un indice e andò a sedersi vicino a lui … quella scena gli ricordava qualcosa.
Affianco a loro passò il cameriere del loro primo appuntamento. Appena li vide gli si gonfiarono gli occhi di lacrime e scappò via singhiozzando.
Povero ragazzo, Eri doveva aver arrecato qualche trauma al suo fragile “io”.
-Caro il mio piratuncolo timidone, ho la risposta per entrambe le questioni … hic … -
- Sentiamo un po’ … sono proprio curioso.-
-Allora … quando ho il singhiozzo, vuol dire che il mio stomaco è pieno … hic … le guance rosse, bhè … quello è colpa tua … ahahah … hic … - si accoccolò sulla sua spalla sospirando - ... certo che sei caldino.-.
Il morettino scoppiò a ridere e ribatté: -Da quello che ho appena sentito, posso dirti che sei brilla abbastanza per andare a dormire. -.
La prese a braccetto e uscirono dal bar.
-Ops … questo giubottino bianco è di Jessy.- sospirò la ragazza lasciando il braccio del moretto, che la cinse per le spalle per non farla sbandare.
-Avete il giubotto uguale?-
-Già … ho pure i suoi occhiali da riposo, non ho ancora capito perché li ha comprati visto che non li indossa mai.-
-Jessy con gli occhiali da riposo … - borbottò Ace guardando la montatura spessa che Eri teneva in mano e ricominciò a ridere - … mi immagino la vecchia zitella con quei cosi sul naso. Ahahah …- smise di ridere non appena vide le fulminate che Eri gli stava lanciando.
-Che c’è?-
-Tu prendi troppo in giro mia sorella … hic … non è che alla fine con me stai giocando per raggiungere lei? -.
Il morettino fece una faccia disgustata e rispose: -No e sai perché?-
-Perché?-
-Perché a Jessy non farei mai questo … - la abbracciò da dietro le spalle, attaccò le labbra al suo collo e iniziò a soffiare.
Eri scoppiò a ridere: -Daiii … ahahaha, mi fai il solletico.-
-È questo il mio obiettivo. - e continuò a torturarla.
-Eri, sei tu?- entrambi udirono una voce femminile alle loro spalle.
Ace guardò curioso la donna, mentre l’infermiera buffa indossò gli occhiali di Jessy e alzò il colletto del giubotto per coprirsi metà volto, bordò per l’alcool presente in un solo bicchiere di birra: -Come scusi? – cercò di rendere la sua voce gracchiante per non farsi riconoscere.
-Mi scusi signorina, ho sbagliato persona …- la donna si allontanò asciugandosi una lacrima che le rigò il volto.
Il ragazzo guardò Eri mentre si toglieva il travestimento e guardava la donna allontanarsi, aveva un’aria triste e rammaricata.
-Ace … c’è una cosa che mi sento di confessarti in questo momento del mio passato … – lo guardò dritto negli occhi e ridacchiando aggiunse: - … ero una brava ladra da piccola e lei era la mia maestra, oltre che mia zia. Divertente non trovi?-
Il morettino scosse la testa e fece un passo indietro per guardarla meglio: -Sei un’infermiera, sei un marine e una ladra? Certo che hai dei seri problemi ragazza mia.-
Eri arrossì e si torturò il lobo di un orecchio per calmarsi: - Avevo dodici anni quando andavo a rubacchiare in giro … questa è acqua passata. -.
Ace la cinse per le spalle e la strinse forte a sé: -Brava la mia Eri, sapevo che non mi avresti fatto annoiare! Mi racconterai le tue malefatte, vero?-
-Sì, tirerò fuori qualche articolo vecchio se lo trovo … che ne dici di tornare a casa? Jessy deve chiudere la porta e non andrà a dormire fino a quando non saprà che siamo tornati.-
-Uffa! Quella zitella è sempre fra i piedi, anche se non si trova qui con noi.- sbuffò il moro.
 
I due giovani si accingevano a tornare a casa.
Ace teneva Eri stretta per le spalle, mentre la ragazza lo stringeva per la vita. Non appena sentì allentare la presa del fiammiferino, alzò la testa e domandò: -Che succede?-
-C’è qualcuno sui gradini di casa tua … mica sarà il maniaco?! –
La ragazza aguzzò la vista e rise nervosa: -No, non è l’ex capo di Jessy … -.
Il morettino affrettò il passo per osservare da vicino il tipo losco e scattò in posizione di difesa: -Aokiji! Mi dispiace ma non la avrai facile con me. -.
L’ammiraglio alzò lo sguardo con fare svogliato e lo studiò dalla testa ai piedi: -E tu chi saresti? -.
Il ragazzo si pietrificò, mentre Eri cercò di consolarlo dandogli delle pacche sulla schiena: - Non abbatterti … a cosa devo la tua visita, zio? -.
 

Salve! =)
Non aggiorno da una vita, lo so … spero che non siate arrabbiati e vi chiedo scusa.
Purtroppo non ho passato molto tempo a casa ultimamente T.T
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e scusate la presenza di errori, di sicuro qualcosa è sfuggito al mio occhio XD
Grazie mille a tutti quelli che la seguono, che l’hanno messa tra le ricordate e tra le preferite … VI VOGLIO BENE  T.T
Ringrazio anche tutte le persone che hanno recensito fino ad adesso: Sunny Roronoa (alias Roro-chan! U.U ); MissyKawaii; Titty89;
Fjorleife Axul X3 … mi fate commuovere!!! T.T
Alla prossima!!!
Un bacione!!!

Sherry21.

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