Love Show

di margotj
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** Parte II ***
Capitolo 3: *** Parte III ***



Capitolo 1
*** Parte I ***


Love Show

seguito di King of The Sky

(part 1)

 

Di MargotJ

 

 

Spoiler per: seconda stagione di Torchwood. Le frasi in corsivo sono tratte dagli episodi.

Pairing: Jack/Ianto slash

Rating: NC17, Slash, Angst

Timeline:

Disclaimer: i personaggi non appartengono ai legittimi proprietari. L’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.

Nota dell’autrice: Non ho scritto per molti mesi. Quando ho ricominciato, è stato per caso.... e, per caso, non riuscivo a smettere di pensare a Jack e Ianto. Il resto è venuto premendo tasti in armonia con le mie visioni.

 

Stand still. Breath in
Are you listening?
(Skye - Love Show)


Rimettiti in piedi. Inspira/Stai ascoltando?
 

Jack riordinava la scrivania, con gesti rapidi. I fogli venivano lisciati, sollevati a malapena dal ripiano, insignificanti. E Ianto si fermò, alle sue spalle, il respiro stretto, come le mani nelle tasche.

 

Tu vorresti tornare nel tuo tempo, se potessi?”

 

Si fosse voltato, se ne sarebbe sorpreso.

 

Perchè, ti mancherei?” - domandò Jack, senza preoccuparsi di nascondere il sarcasmo.

 

No, non mi mancheresti. Sarei perduto.

 

Sì.” - ammise. E attese.

 

Io non proverei nessuna nostalgia.” - replicò Jack, continuando a dargli le spalle. Immobile, mani composte, intrecciate tra loro - “Non ho trovato nulla che potesse trattenermi, in questo posto.”

Nemmeno io, Jack?”

 

Nemmeno io?

 

Le mani di Jack si separarono, tornarono a posarsi sui fogli.

 

Penso di desiderare proprio una tazza di caffè.” - rispose, come se niente fosse - “Ti spiace, Ianto?”

 

I fogli, uno sull'altro, provocarono solo un lieve fruscio.

Ma bastò il loro rumore a far svegliare Ianto, in un ufficio freddo e muto.

Un'altra notte era passata. E, ora, avanzava un nuovo giorno senza Jack.

 

***

Sit down, give me your hand
I'm gonna tell you the future
I see you, living happily
With somebody who really suits ya
Someone like me
(Skye - Love Show)

 

Siediti, dammi la tua mano/Sto per raccontarti il futuro/
Io ti vedo che vivi felicemente/Con qualcuno con cui stai veramente bene/Qualcuno come me

 

Tornato. Il capitano Jack Harkness, tutto sorriso e testosterone, era tornato.

Ianto non riusciva nemmeno ad esserne sorpreso.

Dopotutto, era Jack, tutti sapevano come fosse, come sapesse far male senza muovere un dito.

 

Ma una cosa era saperlo... un'altra provare dolore.

 

E Ianto, non sorpreso o rassegnato, non riusciva a pensare ad altro. Al dolore, il dolore irrimediabile e infinito che Jack gli stava provocando.

 

Jack che riappariva sulla scena di un crimine, Jack che sorrideva, Jack che li osservava al Torchwood... Jack che rispondeva alle loro domande.

 

Dove sei stato?”

Dal mio dottore.”

Sei tornato per lui?”

Per tutti voi. Tutti quanti.”

 

Tutti quanti. Ma certo, era stato stupido domandarlo. Ianto se ne era pentito nell'attimo stesso in cui aveva compreso di averlo detto. Tutti, non tu. Tutti, non io. Poi, il capitano John Hart aveva fregato loro la concentrazione e aperto un ennesimo spiraglio sui misteri che il capitano Harkness nascondeva sotto al cappotto.

 

E Ianto si era chiesto quanto e perché.

Quanto fosse importante saperlo di nuovo a casa.

E perchè, perché non poteva concepire un'esistenza senza tutto quel dolore.

 

*

 

E, infine, Hart se ne era andato. Le macerie si erano rivelate contenute, i disastri arginati in maniera accettabile, le provocazioni concluse.

Ianto aveva compilato le pratiche, ma nessun certificato di morte.

Una buona serata, si era detto, chiudendo l'ultimo fascicolo e riponendolo nello schedario. Si era srotolato le maniche per rimettersi la giacca, studiando la scrivania, se tutto fosse ordine, se nulla fosse stato dimenticato.

Sistemò i polsini, gli occhi fissi ai particolari, come sempre, piccoli, rassicuranti frammenti dell'esistenza. E la voce di Hart tornò a tormentarlo.

 

Siamo uno scherzo cosmico, occhi dolci, un ammasso di chimica ed evoluzione. La vita, il sesso coprono il fatto che niente significa niente. Per ciò corri, Ianto Jones. Corri.”

 

Corri, Ianto Jones. Corri. Perché niente significa niente.

 

Niente...” - sospirò, indossando la giacca, sistemando il colletto con gesto sicuro.

Niente, Ianto?” - chiese una voce, alle spalle.

Si voltò. Ed eccolo, fermo, la spalla allo stipite, le mani in tasca, il sorriso sicuro di chi chiede un appuntamento in un ufficio vuoto senza cercare romanticismo e senza chiedere scusa.

Le mani, intrecciate dietro la schiena, si serrarono. Le unghie penetrarono nella carne.

Signore?” - chiese, con tono distaccato, dominandosi.

Non mi chiamavi Jack, Ianto?” - chiese il capitano Harkness, raddrizzandosi e venendo più vicino - “Non eravamo già ben oltre il chiamarci per nome?”

Eravamo oltre in molte cose, signore. Ora siamo oltre in tutto.”

 

Non è il niente a significare niente. È il tutto a significare niente. Il 'nostro' tutto.

 

Davvero, Ianto? E' questo che vuoi?” - insistette, avvicinandosi. La camicia azzurra, le bretelle... Ianto fu investito da un senso di vertigine e, involontariamente, chiuse gli occhi.

Jack sorrise, piegandosi verso la sua bocca in un sussurro.

Vuoi un appuntamento, vuoi che ti corteggi? Basterebbe a convincerti che ancora ti voglio?”

Tu prendi ciò che vuoi, Jack.” - rispose Ianto, con l'impressione che le parole divenissero schegge, tra le labbra. - “Mi vuoi, lo so...”

 

Aprì gli occhi, in modo liquido e Jack ebbe un brivido. Non era passione... era resa.

Resa incondizionata.

 

Avrebbe dovuto esserne inorridito... ne fu soltanto esaltato.

 

E so che non esiste altro.” - concluse Ianto, prima di chiudere nuovamente gli occhi.

 

Poi fu il nulla.

 

Niente.

 

Niente significa niente.

E volere non significa amare.

 

*

 

Non ci sarebbe stato nessun appuntamento. Ianto non si era mai illuso, a riguardo. C'era Jack, Jack che era fatto di odori, sapori e prepotenza indimenticabili.

Ianto lo sentiva strisciare sotto la pelle, dentro ad ogni cellula come un cancro. Aveva imparato a riderne, ad accennare battute, dissimulare e simulare calma. Tosh, Owen, persino Gwen, accoglievano con sorpresa quel cambio di atteggiamento, un giorno sull'altro.

Ianto, il buffone, Ianto l'amico, il collega, l'uomo nuovo... perché no, dopotutto... perché non apprezzarlo più di prima... perché soffermassi sulle motivazioni di quel cambiamento se c'era ben altro a cui pensare?

E Jack... difficile dire se Jack comprendesse o non volesse capire.

 

Ma a Ianto, anche in quel caso, non importava.

 

Ora, i suoi giorni avevano nuovamente un senso, uno scopo.

Giorni dolorosamente perfetti che Ianto lanciava, come monete, nella mano perennemente tesa dell'uomo, del suo capitano.

 

Ma la notte...

La notte era fatta di incubi. Di Jack. Jack che...

 

Ianto.” - una mano lo scosse, riportandolo a galla.

Si sedette sul letto, gli occhi sbarrati.

Ne stai avendo un altro.” - Jack era seduto sulla sponda, nuovamente vestito.

Ianto lo fissò, smarrito. Cosa aveva sognato? Cosa? Non ricordava.

Abbiamo un'emergenza?” - chiese, cercando di nascondere il panico crescente, strofinandosi gli occhi. Fece per alzarsi, ma Jack lo trattenne, obbligandolo a sdraiarsi.

Nessuna emergenza.” - rispose, spingendolo contro il materasso - “Resta sdraiato. Era brutto come gli altri?”

Ma... di cosa stai parlando?”

Incubi.” - Jack gli carezzò la fronte, desiderando di poter trascinare via con le dita le ombre della mente - “I tuoi incubi.”

 

Chi popola il tuo buio, o mio Ianto.

Sono io? È ancora Lisa? Per cosa ti torturi? Per l'assenza o per la presenza?

 

Io non ricordo.” - ammise il ragazzo, voltando la testa. Parlava, senza incontrare il suo sguardo e una goccia di sudore gelato andava addensandosi sul suo labbro superiore - “So solo di sognare. Solo questo.”

 

Li chiami comunque sogni?”

Son sogni, quando incontri qualcuno che ami.”

Hai detto di non ricordare...”

Ma so cosa provo.” - replicò Ianto, in un sussurro, chiudendo gli occhi.

 

Fingeva. Mentiva. Ma Jack fece ugualmente finta di credergli.

 

Perché Ianto aveva parlato di amore... e, dell'amore, Jack non era certo di aver scoperto poi molto, di epoca in epoca. E, dell'amore di Ianto... dell'amore per Ianto...

 

Non disse nulla. Non si mosse. Immobile, come in attesa di qualcosa.

E Ianto assaporò a lungo la sensazione di quella mano calda sulla propria fronte, anche se, lo sapeva, non l'avrebbe mai protetto dai fantasmi.

 

*

 

Tommy era tornato nel passato, per ricucire, come un filo, il corso del tempo.

Disegna la linea della tua vita su di un foglio appallottolato, aveva spiegato Jack, in sala riunioni.

Disegnala, se riesci.

 

Ora, Jack si domandava se fosse davvero impossibile riuscire in un'impresa del genere. Scrivere la propria vita lasciando che si ripiegasse ancora, e ancora, e ancora...

Sorrise, afferrando un foglio dalla scrivania. Lo appallottolò e lo fece volare a canestro nel cesto della carta straccia.

 

Ma certo. È possibile.

Basta essere me.

 

Poi riprese a riordinare la scrivania.

 

Deja-vu, pensò Ianto, salendo le scale e osservandolo.

Deja-vu.

Come in un sogno...

 

Domani a quest'ora sarà di nuovo nel 1918.” - commentò Jack, sentendolo arrivare, senza bisogno di vederlo. Ianto era silenzioso, nel suo incedere, ma Jack riusciva comunque a riconoscere i minimi segni, quando si avvicinava.

Nel suo tempo.” - commentò Ianto, con tono piatto, attraversando la stanza.

 

Ho vissuto tutto questo, pensò, avanzando lentamente verso di lui, l'ho vissuto in un incubo che mi impediva di urlare.

 

Jack riordinava la scrivania, con gesti rapidi. I fogli venivano lisciati, sollevati a malapena dal ripiano, insignificanti. E Ianto si fermò, alle sue spalle, il respiro stretto, come le mani nelle tasche.

 

Tu vorresti tornare nel tuo tempo, se potessi?” - domandò, le labbra secche.

 

Si fosse voltato, se ne sarebbe sorpreso.

 

Perchè, ti mancherei?” - domandò Jack, senza preoccuparsi di nascondere il sarcasmo.

 

No, non mi mancheresti. Sarei perduto.

 

Sì.” - ammise. E attese. Attese il realizzarsi dell'incubo.

I fogli ricaddero, sotto le mani intrecciate.

Ora poteva scorgere il profilo e avvicinarsi. Lento, per non far fuggire la preda.

Ho lasciato casa molto tempo fa.” - rispose il capitano Harkness. Professionale, pulito, senza incrinature - “ Non so più neppure quale sia il mio posto. Forse non ha più importanza.”

Ancora un passo. E Ianto sedette sulla scrivania, il ginocchio a sfiorare la camicia di Jack, il respiro soffocato, il cuore celato sotto strati e strati di un completo ricercato.

 

Mai son giunto così vicino, in tutto questo tempo.

Non me lo hai mai permesso.

 

So che ti senti solo.” - sussurrò. Non c’era più nessuno, alla base. E quelle parole erano un invito, un sottinteso, una proposta. Ma Jack alzò solo gli occhi, senza toccarlo.

Andare a casa non lo risolverebbe.” - mormorò. Sorprendendolo, sorprendendo se stesso - “Stando qui, ho visto cose che non avrei mai sognato di vedere... Persone che amo che... non avrei mai conosciuto restando dov'ero.”

 

Esitò appena. Ebbe l’impressione di farlo. Ma la voce uscì comunque, salda, convincente.

 

E non lo cambierei per nulla al mondo.”

 

Comprendo il tuo dolore. Ma non cambierei mai ciò che sei per me.

 

Pensò di baciarlo, per sottolineare quelle parole. Non ebbe bisogno di farlo, perchè Ianto si protese, cercando l’incontrarsi dei loro corpi, ricercando il suo viso.

Nulla al mondo, mio Ianto.

 

E le pratiche, ordinate e assurde, scivolarono a terra, spiegazzandosi, dimenticate.

 

*

 

Amore. Ianto conosceva il significato della parola, conosceva il peso di saperla pronunciare, l'onere di saperla vivere.

Nudo, sul letto di Jack, ne assaporava l'illusione, l'illusione di essere amati quando si ama.

 

Il pensiero, lento, oscillava tra il torpore e le incombenze accantonate: il filtro del caffè da sostituire, i nuovi reperti da catalogare, la scatola misteriosa rinvenuta...

 

E poi ancora amore. Amore...

 

E Jack, sdraiato al suo fianco, un braccio sotto la nuca, che dormiva profondamente.

Ianto si voltò, contemplandolo: le labbra lievemente dischiuse, le rughe cesellate ad arte, per deliziare lo sguardo, senza essere segni del tempo, le ciglia... il respiro, ritmico e solenne, gli dilatava la cassa toracica, spezzando l'aspetto distaccato e statuario.

 

Lontano.

Poi, improvvisamente, vicino.

Gli occhi aperti. Le labbra strette.

La testa che, con gesto meccanico, si voltava nella sua direzione.

Questa volta sei stato tu, ad avere un incubo...” - mormorò Ianto, indagando con lo sguardo.

La Balena... la balena agonizzante.” - replicò Jack, le pupille troppo dilatate nelle iridi azzurre. I loro corpi erano vicini, senza sfiorarsi. Ianto sentiva solo il suo calore, il calore della sua pelle.

E' questo che hai visto?”

Jack annuì. E si coprì gli occhi, in un moto di disperazione.

 

Ianto ne fu paralizzato. La sua bocca, perfetta fino ad un attimo prima, si distorse. Le rughe divennero vive, vibrando.

 

Il tempo emerse, scarnificandolo. E jack fu, in maniera atroce, vecchio. Stanco.

 

Sono stanco di veder mutilare la bellezza...” - la voce, in un sussurro spezzato, sfuggiva tra le dita - “Tanto stanco... di tutta questa morte...”

 

Stanco, di ciò che diviene cenere sotto ai miei occhi.

 

E le dighe si ruppero, irrimediabilmente.

Ianto si sentì investire da quell'emozione informe e incontrollabile senza opporre resistenza.

Rimase.

Perché conosceva il significato delle morte.

E sapeva che l'amore, a conti fatti, ha lo stesso volto, come se ne fosse il guanto spaiato.

 

*

 

Jack dormì profondamente quella notte, dopo quel dolore, dopo che le braccia di Ianto lo avevano cinto, dandogli l'impressione di non slegarsi mai più.

Aveva dormito, giacendo in una materia informe di pensieri in cui il tempo, appallottolato come un foglio, disperdeva i suoi frammenti in maniera disordinata. I ricordi, le sensazioni, le persone che lo avevano popolato smisero di essere una lenta processione e divennero una folla disordinata di volti. E Jack strinse mani, sorrise, abbracciò e ricordò, riassaporando la speranza di molte vite che credeva di essersi gettato alle spalle.

I ricordi lo sommersero, come una marea, indistruttibili benchè sepolti. Suo padre. E suo fratello Grey, il suo fratellino, gli tese le braccia, un'ultima volta prima che il sole sorgesse.

 

Ricordi potenti, stretti in un abbraccio d'amore.

Ricordi e amore, presente e passato, fusi insieme dal dolore e dal sentimento puro.

Una vita, come un foglio appallottolato, pronta a incendiarsi e divenire cenere.

 

Ianto restò a lungo, ben oltre il tempo che Jack aveva concesso al dolore, prima di riaddormentarsi, stremato.

Rimase nell'oscurità, gli occhi fissi nel nulla, i pensieri in libertà dietro agli occhi spalancati.

Jack e il suo dolore.

Era stato così inghiottito dal proprio da non capire come Jack si stesse lasciando aggredire dal proprio. Dolore, morte, Grey, amore... parole spezzate che scaturivano dalle labbra come libellule, scivolando trasparenti tra loro.

Sogno.

Si, sogno.

Il mondo con Jack perdeva di consistenza e Ianto si lasciava andare alla deriva nel buio, nel sentimento.

Susie lo aveva detto. L'oscurità sta venendo a prenderti. Sta venendo per te.

 

Per te, capitano Harkness.

 

E, solo ora Ianto comprendeva, che nell'oscurità il tempo di Jack tornava ad essere tempo.

Nel buio, i minuti che non scorrevano di giorno avanzavano inesorabili.

 

Conosco la morte, si era difeso da Gwen che lo accusava di avere un cuore.

Ne ho vista troppa.

 

Ma quanta?

Quanta?

 

E quel cuore... quel cuore che pensava di non avere più... quel cuore emerso in modo repentino, violento... quanto ne era stato lacerato?

E le proprie? Le proprie ripetute morti...

Solo Hart aveva osato chiedere. Perché, a conti fatti, era un pazzo e un assassino... eppur elo sapeva capire.

Lo capiva.

E lo riconosceva come un'anima affine.

 

Ogni volta che devi tornare indietro, cosa provi? Devi rinascere sempre in questo mondo... mi fai pena.”

 

Jack aveva sorriso e risposto. E, in quella risposta beffarda, c'era nascosto tutto il suo dramma.

 

Queste persone, questo pianeta, tutta la bellezza che non sai vedere... è per questo che ritorno.”

 

Ma quante persone che hai perso, Jack... quanta bellezza è finita in frantumi, tra le tue mani...

Quanto, questo mondo, vita dopo vita, morte dopo morte, ti ha ferito?

 

Solo ora penso di aver compreso.

Io attendo il giorno in cui verrà il tuo amore.

Tu stai solo aspettando quello della mia morte.

 

*

 

Quando Jack si alzò, Ianto se ne era già andato. Svanito, come un sogno, come i ricordi con cui aveva riempito quella notte.

 

E Adam, dalla postazione computer, gli aveva sorriso, esuberante come sempre.

 

(Dicembre 2012)

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Capitolo 2
*** Parte II ***


 

 

Love Show

(part 2)

 

Di MargotJ

 

Spoiler per: seconda stagione di Torchwood. Le frasi in corsivo sono tratte dagli episodi.

Pairing: Jack/Ianto slash

Rating: NC17, Slash, Angst

Timeline:

Disclaimer: i personaggi non appartengono ai legittimi proprietari. L’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.

Nota dell’autrice:

PROLOGO

 

Due giorni persi non erano uno scherzo.

Spariti.

Volatilizzati.

Mai esistiti.

Ianto, stretto in un prepotente mal di testa, non riusciva a venire a capo dell'enigma. Non un frammento di memoria a cui aggrapparsi, nulla.

Quarantotto ore azzerate e nemmeno Tosh in grado di venire a capo del problema.

 

Solo un mal di testa. Atroce e persistente.

 

Ianto rimpianse di non aver fermato Owen prima che se ne andasse. Barcollò, incerto sulle proprie gambe, attraversando le sale vuote. Il diario, riposto nel cassetto della scrivania, era al sicuro da occhi indiscreti... la misteriosa scatola di sabbia era archiviata... ma rimaneva il mistero di chi fosse Adam, il cui nome a pennarello restava su un sacchetto di plastica ormai appallottolato nel cestino.

Forse, a conti fatti, era una cosa che poteva aspettare domani.

Ma il mal di testa... Ianto si portò le mani alle tempie, comprimendo.

 

Un flash.

 

Sono un mostro.”

 

Barcollò. La bile, acida, gli giunse fino in gola.

Aggrappandosi all'autocontrollo, Ianto si trattenne dal sedersi, dal chiamare aiuto. Raddrizzò la schiena e percorse i pochi metri che lo separavano dall'ingresso dell'ufficio.

Devo andare a casa.” - mormorò, a mezza voce, per farsi forza.

 

E' come se ricordassi un uomo che non esiste.

 

Lo zigomo, colpendo lo stipite della porta, sembrò esplodergli in viso.

Devo... andare... via...

 

Break down. Give me some time
I don't want the fear to confuse ya
Right now, it's so wrong
But maybe it's all in the future with
Someone like you
(Skye - Love Show)


Crolla. Dammi del tempo/Non voglio che la paura ti confonda
Proprio ora, è così sbagliato/Ma forse è tutto dentro il futuro con/Qualcuno come te

 

 

Ostacolami e Ti riempirò la mente di così tanti falsi ricordi che prenderà fuoco.

 

Fiamme. Aveva l'impressione che il cervello andasse in fiamme.

Sentì il pavimento gelido sotto le mani, sotto al viso, mani concitate che lo giravano, lo toccavano.

Lasciatemi.”

 

La memoria è un meccanismo delicato, inserirsi significa togliere qualcos'altro... è un effetto collaterale necessario per la mia sopravvivenza.

 

Chi siete, lasciatemi.”

 

Ricorda questo.

 

Chiama Owen, chiamalo!”

 

Non l'ho mai fatto!” - rantolò, cercando di sedersi.

 

Oh, si, invece.

 

C'era una voce, una voce rideva dentro la sua testa.

Un uomo cattivo, ora, sopra di lui, si chinava, baciandogli la fronte.

Chi era? C'era un solo modo per saperlo.

 

Il mio diario...datemelo. Datemi il mio diario.”

 

Oh, si, il tuo diario. Tutti questi racconti sono bugie, sono quello a cui tu desideri credere. Ma noi sappiamo che sei marcio dentro.”

 

Marcio, marcio, marcio... Ricordatelo. Ricordatelo. Ricordatelo.

 

Io non... non ho fatto nulla. Il niente è... dolore...

 

Lo sai, è sempre così affascinante immergersi nella crudeltà.

 

Voci, caos, luci troppo forti negli occhi.

Eccomi! Jack, levati! Jack, se non ti sposti io...”

 

Ho ucciso. Devi rinchiudermi. Sono un mostro.”

 

Jack... Jack... io non ricordo Jack.

La memoria è un meccanismo delicato, inserirsi significa togliere qualcos'altro... è un effetto collaterale necessario per la mia sopravvivenza.

No, no, no, non questo. Non Jack.

 

Jack, Jack non mi lasciare!”

Resta sdraiato, calmati. Ianto, calmati!”

Jack, non svanire, non te ne andare... Jack!”

 

*

 

La pioggia. Le urla.

Le braccia di Jack. E poi il nulla.

 

Ianto, con infinita lentezza, aprì gli occhi. Jack, seduto sulla sedia metallica a fianco del lettino, si raddrizzò, speranzoso.

Un battito di palpebre, due.

Tosh, sfocata, era in piedi sul ballatoio. E si voltava, verso le postazioni computer. Ma la sua voce era distorta, attutita.

Passi.

Poi Gwen, vicino a lei.

Owen.

Ianto chiuse gli occhi, aspirando il profumo del medico.

Dovresti cambiare dopobarba.” - mormorò, rimpiangendo l'oscurità appena lasciata - “E' nauseante.”

Felice di sapere che sei sempre il solito stoccafisso.” - replicò Owen, obbligandolo ad aprire gli occhi e puntandogli una stilo luminosa all'interno.

Che cosa è successo?” - domandò Ianto, voltando la testa. Stava andando a casa e poi... Aveva la camicia slacciata, elettrodi e macchinari addosso e attorno. Il mondo era sfocato, pieno di punti luminosi.

Non ne siamo sicuri.” - rispose Jack, osservando le mani di Owen per non guardarlo in viso - “Owen dice che hai i sintomi di un trauma. Ricordi qualcosa? Hai battuto la testa, inalato qualcosa...”

Ricordo ciò che ricordate voi.” - rispose Ianto, cercando di sedersi - “Cioè niente.”

 

Cercate qualcosa che vi ha reso ciò che siete, nascosta o dimenticata. Ditemi dove siete.

 

Era la voce di Jack? Forse.

 

Quarantotto ore andate.” - aggiunse, mentre molte mani lo spingevano di nuovo sul lettino - “E i gigli di Tosh mi danno la nausea.”

Me ne libero subito.” - replicò lei, sparendo dalla sua visuale.

A parte il problema degli odori senti qualcos'altro?” - chiese Owen.

La testa mi fa male.” - replicò Ianto. Gli occhi pungevano. Ianto poteva sentire le lacrime scivolare lente sulla pelle - “E anche gli occhi.”

E' una brutta emicrania.” - commentò il medico, levandosi i guanti e retrocedendo di qualche passo - “Ma possiamo rimediare. Scendo al dispensario e torno.”

Ianto non rispose. Chiuse gli occhi, cercando di restare immobile, frasi qua e là tra le percezioni distorte della sua mente.

 

Incontrare lisa e innamorarmi di lei. Non mi sono mai sentito così vivo.

 

C'era ancora una presenza, non lontano da lui.

Jack?” - chiamò, forse sperando, forse riconoscendolo.

Sono qui.”

Mi hai restituito il diario. E' l'ultima cosa che ricordo.”

è successo molte ore fa. Sei svenuto, hai fatto una brutta caduta.”

Davvero?”

Deliravi, ci hai fatto prendere un brutto spavento.”

 

Perdere lisa, il mio mondo è crollato.

 

Ianto aprì gli occhi, guardandolo. E Jack deglutì.

Mi hai fatto prendere un bello spavento.” ­- precisò.

Allora lo ammetti...”

Che cosa...” - sorrise Jack, in quel suo modo storto, che gli rendeva gli occhi un poco più brillanti.

“Che non ti sono indifferente...”

Jack soffocò una mezza risata, simile ad un singhiozzo.

“Perchè, ancora ne dubiti?” - replicò, ostentando una sicurezza che non sentiva. Ianto, scosso dalle convulsioni, tra le braccia, era una ferita ancora troppo recente per poter essere impenetrabili nelle proprie difese.

 

E Gwen decise che era il momento di lasciarli soli, arretrando silenziosa.

 

“Con te non sono mai sicuro di niente...” - rispose, voltando la testa a malapena per vederlo.

 

Bello. Vicino. Così vicino da sconvolgerlo.

 

Venire qui mi ha dato un nuovo significato. Te.

 

Ricordo che mi hai baciato la fronte...che non mi avevi mai guardato in questo modo.” - aggiunse, fissandolo, lasciando che la sua immagine si sovrapponesse ad un altra.

Jack, un'altra volta in piedi su di lui. Jack, con un misto di costernazione e sentimento negli occhi chiari.

 

Lo hai sognato.” - replicò l'uomo, posandogli una mano sulla fronte e poi chinandosi su di lui per posarvi le labbra - “Ma a questo possiamo rimediare. Riposa, ora.”

 

Riposa.

 

*

 

La volta successiva, riaprendo gli occhi, aveva capito di essere solo. Era in una delle cuccette della base, la più calda, quella incui dormiva già ai tempi di 'Lisa nello scantinato'.

Quella in cui aveva dormito tante volte, dopo la sparizione di Jack.

 

Si sedette, incerto se potersi alzare oppure no, se poter levare il disturbo e scivolare nel proprio letto, a casa, a qualche centinaio di metri dalla baia... oppure in un letto più vicino, dove ogni certezza, o incertezza, svaniva senza speranza.

 

Sì, forse le gambe lo reggevano.

 

Barcollando appena, percorse il corridoio. La luce era accesa, Jack leggeva un libro con le spalle contro la testiera.

Come ti senti?” - domandò, senza stupore nel vederlo apparire ed avanzare.

Tritato.” - mormorò l'altro, perdendo per una volta la patina di indifferenza e lasciandosi cadere di traverso sul materasso - “Mi son perso qualcosa?”

Nulla.”

Le quarantotto ore?”

Ancora un mistero. Ma devono essere il motivo per cui sei stato male.”

 

Sono un mostro...

 

Ianto?”

Scusami... stavi dicendo?”

Nulla di particolare.” - replicò Jack, chiudendo il libro e posandolo sul comodino - “Sono solo contento di vederti in piedi.”

O sdraiato nel tuo letto.”

Sono sempre contento di averti nel mio letto.”

Lo so, lo so... nella buona e nella cattiva sorte, in odio o in amore...”

Odio e amore?”

Non è questo che facciamo? Non ci amiamo solo dove finisce l'odio reciproco?” - chiese Ianto, massaggiandosi le tempie con entrambe le mani.

Jack non rispose. Rimase in silenzio, guardando le dita lunghe, le unghie curate, i movimenti circolari perfetti, mai eccessivi, mai veloci.

Chissà dove aveva imparato a muoversi in quel modo... da chi?

Da quel padre sarto di cui ogni tanto narrava? Nelle scuole rinomate in cui i suoi genitori avevano investito? Ai corsi che figuravano nel suo curriculum?

Jack non lo sapeva. Sapeva solo di aver vissuto centinaia di anni e di continuare a sembrare, in alcuni frangenti, un sublime pachiderma.

Ianto, invece... ianto sapeva essere elegante anche quando correva dietro gli pterodattili.

 

Jack si rese conto di non aver risposto alla domanda... era una domanda importante, eppure non si era sentito in dovere di replicare. E provò una punta di rimorso.

 

Era vero? Era amore solo dove finiva l'odio reciproco?

 

Allora ci nutriamo di rabbia... quando siamo insieme.” - sussurrò, quasi sovrappensiero.

Ianto interruppe il movimento e voltò la testa, in attesa.

E di bugie?” - domandò Jack, inarcando la testa indietro, perché si vedessero in viso.

Forse.” - ammise Ianto - “Di bugie e rabbia.”

Sono sentimenti sbagliati.”

Sono aspetti inevitabili della vita.”

Inevitabili o scelte?”

C'è sempre una scelta.”

E non sarebbe meglio fare soltanto scelte giuste?” - chiese Jack. Poi rimase in silenzio, in attesa.

 

Ianto non rispose immediatamente. Sdraiato sul fianco, entrambe le mani sotto al viso, il senso di tepore che il proprio corpo andava creando... e Jack.

 

Non sarebbe meglio fare solo scelte giuste?

Mai una bugia, dunque?

Mai un inganno?

 

Mai?

 

Ianto respirò a fondo.

Giuste non significa buone.” - rispose, infine, raddrizzandosi e risalendo lungo il suo corpo - “Giuste non significa nulla.”

 

*

 

Owen aveva accampato varie motivazioni al suo malessere. Lo aveva subissato di domande, gli aveva fatto seicento prelievi e consigliato due giorni di riposo che Ianto si era ben guardato dallo sfruttare.

Avevano discusso, il medico lo aveva mandato a quel paese.

 

Sai che ti dico, Ianto Jones? Curati da solo.”

Sarà un piacere non avere più il suo aiuto, dottor Harper.”

 

Ianto non poteva sapere che avrebbe pensato a quella discussione per il resto della sua vita.

Perché quella fu l'ultima volta in cui Owen gli parlò. Da vivo, si intende.

 

*

 

Il guanto.

Era stato uno sbaglio non prevedere cosa Jack stesse per fare. E, subito dopo, era stato uno sbaglio permettergli si usarlo.

La sua energia vitale, combinata con il potere del guanto, era stata l'inizio della fine.

Dopo, niente era stato più lo stesso, per nessuno di loro.

 

Io so cosa è la morte. E voglio che tu sia pronto.

Non c'è niente Jack, c'è solo oscurità.

 

Poi, come era inevitabile, di orrore in orrore, la giornata era finita.

Owen era morto. Ma era comunque andato a casa sui suoi piedi.

Normale routine, per alcuni punti di vista. Ma, per altri...

 

A cosa stai pensando?” - chiese Jack, affiancandolo. Da qualche minuto lo osservava. Ianto, in piedi davanti ai monitor, una mano sulla tastiera, l'altra a tormentare il panciotto, lo sguardo perso.

Era assorto, gli occhi erano di un colore uniforme, lontano.

Owen ha ragione?” - chiese, senza guardandolo - “C'è solo oscurità nella morte?”

Non è piacevole. Ma è un attimo.”

Davvero?” - si voltò, suonando più sarcastico di quanto Jack si aspettasse - “Ma chi vuoi prendere in giro...”

 

Avevi paura per Owen. Paura.

 

Siete terrorizzati, sia tu che lui.” - aggiunse, scostandosi. E Jack lo trattenne, afferrandogli un braccio.

Forse. E tu sei arrabbiato.” - replicò il capitano Harkness, aumentando la stretta - “Con chi, Ianto? Con me? Con il destino?”

Solo tu e il destino, Jack? Pretenzioso... pretenzioso persino per un re del cielo come te.” - sibilò Ianto, pericolosamente consapevole di stare per esplodere - “Non posso essere arrabbiato con qualcun altro? O magari per qualcosa che non ti riguarda...”

Perchè, c'è ancora qualcosa di te che non mi riguarda?”

 

Ianto lo colpì, deciso. Jack non mollò la presa e ricambiò il pugno con un bacio.

 

Dove sei, ora, mentre stiamo soffrendo? La morte è un attimo, hai detto, poi passa, passa tutto.” - ringhiò Ianto, tirando indietro la testa per allontanarsi - “Ci credi così tanto che non potevi arrenderti, vero, Jack? Non potevi non giocare con la vita delle persone, come tuo solito. E, ora, ora Owen...”

Owen cosa? È dannato per colpa mia?”

E' così. E se è vero che la morte è oscurità, tu lo hai condannato ad esserne consapevole per sempre. Per sempre incatenato a te, soddisfatto?”

 

Adesso la mano di Jack non lo tratteneva più. Ianto barcollò, cercando di riacquistare equilibrio, rendendosi conto di come, fino a quel momento, Jack gli fosse stato indispensabile per restare in piedi.

 

Vuoi andare, Ianto? Vai.” - il capitano lo fissò, gli indicò la porta con lo sguardo - “Vai a cercare qualcuno o qualcosa che ...”

 

Non finì la frase. La mascella ebbe un guizzo, lo sguardo si spinse lontano. Owen...

 

Se uno ha vissuto tanto quanto me non ha bisogno di inventare.”

Tu hai l'eternità. Io ho qualche secondo. Non è giusto.”

Non lo è. Ma l'eternità è sopravvalutata. Se hai l'eternità non noti le macchie sui pavimenti e non ti disturbi a toccare le pareti. E mandi i tuoi amici allo sbaraglio sapendo che non corrono i tuoi stessi rischi, che potrebbero essere uccisi... e che tu te la caverai sempre.”

Perché mi hai riportato indietro? Senso di colpa?”

No, non è questo il motivo.”

Allora perché, sul serio.”

Perché non ero pronto a perderti.”

 

Non sono pronto a perdere nessuno di voi.

E accadrà presto.

Presto.

 

L'oscurità avanza, capitano Harkness. E sta venendo per te.

 

Jack.”

Nessuna risposta.

Jack.” - ripetè Ianto, senza osare muoversi.

Il capitano Harkness era immobile, come se non lo vedesse. E aveva gli occhi pieni di lacrime.

Vattene.” - disse soltanto, voltandosi e abbandonandolo - “E' la tua occasione.”

 

Nessun miracolo. Nessun miracolo in cui sperare, né ora, né mai.

Non per Owen.

Non per noi.

 

Vattene, prima di morire sotto ai miei occhi.

 

E se lo facessi?” - gridò, guardandolo allontanarsi - “Se me ne andassi davvero?”

 

Ti importerebbe davvero, se morissi?

 

Jack non rispose. E Ianto lanciò la tazza di caffè più vicina contro al muro, per il puro gusto di distruggere.

 

*

 

Primo giorno di una vita senza Jack.

Primo giorno senza vita di Owen.

Prima litigata con il fu dottor Harper.

 

Stai bene?”

Tu che dici? Scommetto che ti stai divertendo. Finalmente tu hai vinto.”

Noi non siamo in competizione.”

Oh, andiamo. Anche tosh aveva una vita più sociale della tua e ora invece sei sempre in missione e vai a letto con Jack mentre io faccio il caffè.”

Non è così... tra me e Jack.”

Già, già... tu e Jack.”

 

Io e Jack... io e Jack non esistiamo. E io ti ho sparato per niente, quella volta. Oggi, come non mai, desidero che Jack non sia mai tornato, che Jack non esista e che la mia vita, squallida e solitaria, non sia divenuta altro che questo.

Questo qualcosa che non so definire.

 

La vita è uno schifo.”

Abbiamo avuto tutti dei momenti schifosi.” - replicò Ianto, alle molte lamentele - “Io ti ho visto sezionare cadaveri e ti ho visto salvare molte vite. Non lasciarti distruggere.”

 

Owen si zittì. Nella voce di Ianto era vibrato qualcosa di ben più profondo di quanto non avesse voluto. Un dolore antico, sostenuto con sopportazione.

Un dolore con radici profonde e buie, come la paura che Owen si sentiva dentro. E jack, dall'altra parte della base, lo chiamò, con tono perentorio, inequivocabile di chi comanda senza conoscere indecisioni.

Negli occhi di Ianto, Owen ebbe l'impressione di vedere un guizzo. Impazienza? Dolore? Nulla, un fuoco spento con violenza, compresso in fondo allo stomaco.

Lo osservò lasciar cadere lo strofinaccio e avviarsi, con la signorilità e il distacco di chi sa che nella vita pochi comandano e gli altri ubbidiscono.

Di coloro che, pur lasciandosi morire nella frustrazione, credono in un ordine da cui possa scaturire solo bellezza.

 

Perché non me ne sono mai accorto?” - si chiese Owen - “Perchè non ho mai visto cosa stai facendo a te stesso?”

 

Ti stai dannando l'anima... ma credi davvero che Jack possa amarti?

Jack ti ama perché ha bisogno di te. Ma di ciò che occorre a te non gli importa.

Lui ti prosciugherà fino al midollo.

È questo che vuoi?

 

Ianto.” - lo chiamò, incerto, mentre si allontanava.

Ianto si fermò, in attesa. Ma Owen non era tipo da scusarsi, da rimangiarsi le parole, anche se il desiderio di farlo si leggeva sempre la sua faccia.

Ora, come mai prima, Ianto provò pena per lui.

Anche tu, a modo tuo, sei una vittima di Jack. A modo nostro, condividiamo il peso delle sue scelte.” - disse, senza riuscire a frenarsi - “Non so perché l'abbia fatto. So solo che mi dispiace, Owen. Avrei dovuto fermarlo e non sono stato in grado. Perdonami.”

Owen non rispose. Si fissarono, per un lungo istante. Poi Martha lo chiamò, dalla sua postazione e il medico si mosse, per raggiungerla.

Quel che è fatto, è fatto. E, se hai un casino con Jack per questo, aggiustalo.” - disse, brusco, sorprendendolo, nel passargli a fianco - “La vita è davvero troppo breve. E, credimi, può finire, quando meno te l'aspetti.”

 

*

 

La vita finisce.

L'oscurità avanza.

La morte ci prende, ma non del tutto.

Ci trasciniamo, nel buio, in cerca di coloro che abbiamo amato. Ma sono lontani.

Lontani come sogni.

 

Ti disturbo?” - domandò, affacciandosi all'ufficio.

Mi rivolgi di nuovo la parola?” - ritorse Jack, senza smettere di sbattere i cassetti della scrivania.

Solo per chiederti scusa.”

Il rumore dei cassetti si interruppe. Jack si voltò, interrogativo.

E che aspetti a farlo?” - chiese, insolente, una luce maliziosa negli occhi.

Jack, sono serio. Non volevo dire ciò che ho detto, l'altro giorno. E penso di aver capito che andarmene lontano da qui sia come andare definitivamente in frantumi.”

Jack alzò la testa, osservandolo appoggiarsi alla scrivania, come suo solito.

Tu mi fai male.” - aggiunse Ianto - “Sono più le volte in cui provo dolore che quelle in cui mi sento bene. Ti prendi tutto e io mi sento svuotato. Eppure penso di non sapere più desiderare altro, se non mostrarti il mio amore, avere tempo per farlo... ma Owen ha ragione, non bisogna far affidamento sul tempo. Per questo voglio che tu sappia che ti amo, capitano Jack Harkness. E voglio che tu lo sappia adesso.”

 

Il tempo cancellerà le mie parole.

Dimenticherai il mio corpo, il mio odore, la mia voce.

Il tempo si porterà via ogni immagine di noi.

Ma in questo attimo, in questo solo attimo, voglio che tu sappia che, umano e imperfetto come sono, ho creduto in qualcosa di eterno.

 

E quell'eternità è ciò che provo per te.

 

Non dire nulla.” - aggiunse, quando lo vide dischiudere le labbra, alzandosi e andandosene - “Ci vediamo domani. Buonanotte.”

 

(Dicembre 2012)

 

 

 

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Capitolo 3
*** Parte III ***


 


Love Show

(part 3)

 

Di MargotJ

 

Spoiler per: seconda stagione di Torchwood. Le frasi in corsivo sono tratte dagli episodi.

Pairing: Jack/Ianto slash

Rating: NC17, Slash, Angst

Timeline:

Disclaimer: i personaggi non appartengono ai legittimi proprietari. L’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.

Nota dell’autrice:

PROLOGO

 

Un matrimonio perfetto.

Perfetto se si escludevano i mostri, gli imprevisti, le inseminazioni, gli alieni, i baccelli e i tentacoli.

Ma Ianto sapeva che mancava qualcosa. Ed era il momento di riscuotere.

Vai da lui.” - sussurrò Tosh, sedendoglisi a fianco - “Jack balla benissimo...”

Ianto la osservò: aveva un sorriso dolce, gli occhi irrimediabilmente tristi, come sempre. Ma, forse, per una volta, Owen, morto e meno zotico, avrebbe rimediato.

Dai, vai.” - insistette, la ragazza, carezzandogli una spalla.

 

Dimentica il dolore, anche solo per un secondo. Dimostrami che esistono le fiabe.

Credici.

Non ti farà male. Non quanto la realtà.

 

E, in un attimo, Ianto fu sulla pista, tra le braccia di jack.

 

Jack non commentò. Lasciò Gwen, gli strinse le dita, si concesse la debolezza di sfiorare al sua tempia con la propria.

 

Tanto tempo fa, c'erano gli angeli... gli angeli ballavano al Ritz... e io, allora, non ero me stesso. Ero mortale ed amavo qualcuno...

E, oggi... cosa sono oggi che non posso più morire? Cosa provo oggi, se non posso più smettere di vivere?

 

Sono ancora vivo?

Io so ancora... amare?

 

Non mi hai lasciato il tempo di rispondere, l'altra sera...” - sussurrò - “Ma ti amo comunque, Ianto Jones.”

 

Ti amo.

E spero che saprai credermi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Maybe truth, maybe lies
Made me want you
Maybe dumb, maybe wise...?
I don't know...
(Skye - Love Show)


Forse la verità, forse le bugie/Hanno fatto sì che ti volessi
Forse stupido, forse saggio…?/Non lo so...

 

 

Un bambino. Avevano salvato un solo bambino, il bambino con le ciglia più lunghe che Ianto avesse mai visto.

Avesse potuto, si sarebbe seduto per terra a piangere tutte le proprie lacrime di gioia e frustrazione.

Dieci vittime, un solo bambino salvo.

Ma era come aver preservato il mondo intero.

Nessuno dovrebbe far del male ai bambini.” - sospirò, ore dopo. Come loro solito erano nudi, per una volta sul tappeto, non su un letto, non su un mobile.

Un vecchio tappeto rosso con una storia divertente che Jack non gli voleva raccontare.

Prima o poi, ripeteva. Ma qui mi piaci, il rosso ti dona, mio Ianto, ti dona proprio...

 

Mio Ianto... tuo e di nessun altro.

 

Hai ragione.” - commentò Jack, cingendolo con un braccio - “I bambini non andrebbero coinvolti, in nessuna maniera.”

Ti è mai successo?”

Di non riuscire a salvare un bambino?”

No. Di coinvolgerli in qualcosa di più grande di loro. Di irreparabile.”

Jack non rispose prontamente. Piegò la testa, posandogliela sul torace, perché non lo vedesse in volto.

Coinvolgerli o... ucciderli...

Tanto tempo fa...” - sussurrò.

Vuoi parlarmene?”

No. Vorrei dimenticare.” - alzò la testa e gli sorrise, stemperando al tensione e strofinandogli il naso freddo sulla pelle - “Conosci qualche metodo infallibile?”

Se ritiene, posso farle dimenticare anche il suo nome, signore...”

Allora hai il permesso di agire liberamente... mio Ianto.”

 

*

 

Agire liberamente.

Gwen lo stava facendo, Jack pure.

Uno contro l'altro, con autentiche facce da poker.

E Ianto, finché aveva potuto, si era limitato ad osservare.

Poi, aveva fatto uno sbaglio. Aveva pronunciato l'unica frase che non avrebbe dovuto dire.

 

Gli parlo io.”

 

Nessuno poteva a parlare a Jack, nessuno poteva dare l'impressione di avere un ascendente su di lui.

Altrimenti, l'ira egocentrica e funesta del capitano Harkness si sarebbe abbattuta sul malcapitato senza misericordia.

Ianto lo conosceva abbastanza da saper che non gli avrebbe serbato rancore a lungo, soprattutto una volta soli e magari poco vestiti, ma ora... ora era il momento di fare qualcosa.

Qualcosa che Jack non avrebbe apprezzato per niente... ma che andava comunque fatto.

 

Qualcosa come lasciare un GPS sulla scrivania di Gwen.

 

*

 

Perchè lo hai fatto?”

Fatto cosa?”

Perchè hai aiutato Gwen.”

Perchè, senza l'aiuto di uno di noi, si sarebbe fatta male.”

Tu credi?”

Si, Jack. E tu sai che ho ragione.” - rispose Ianto, chiudendo uno schedario a doppia mandata. Non intendeva interrompere il proprio lavoro per subire le accuse di Jack... Jack che metà della vita imbrogliava e l'altra metà mentiva - “Gwen si sarebbe fatta uccidere in questa ricerca, le serviva un aiuto per arrivare presto alla soluzione.”

Tu... mi hai... mentito.” - scandì Jack, frapponendosi tra lui e i cassetti.

Tu... lo fai... di continuo.” - ritorse Ianto, per nulla colpito dal tono. Lo circumnavigò e riprese l'operazione archivio - “Lo ha scoperto ed è tornata nei ranghi, non è questo che volevi?”

E il dolore che ha procurato? Non pensi a quello?”

Non pensi nemmeno tu a quello.” - replicò Ianto, piegando la testa per vederlo, al di sopra delle pratiche - “E' il tuo amor proprio che parla, non il tuo spirito umanitario.”

Jack trattenne il fiato, poi sorrise.

E adesso cosa ho fatto per beccarmi la paternale?” - domandò, petulante.

Niente. Tu hai torto.” - replicò Ianto, senza farsi alcun problema - “E non ti apprezzo quando credi di farmi fesso.”

Perchè, non ci sono riuscito?” - domandò Jack, arrivandogli come suo solito pericolosamente vicino - “Non sono stato abile?”

No, jack. Non come al solito.” - concordò Ianto. E, afferrandolo per le bretelle, lo obbligò ad appoggiarsi allo schedario, tra cigolii sinistri e risme scompaginate che volavano - “E, forse, adesso dovresti smettere con le recriminazioni visto che sappiamo entrambi chi ha programmato il GPS prima di mettermelo in mano...”

Bhe, Ianto, non potevo aiutare Gwen, dopo che tu...”

Oh, chiuda il becco, signore. Salti il rancore e vada dritto alla fase in cui mi perdona.” - ringhiò Ianto, tenendogli un labbro tra i denti.

Jack gettò indietro la testa, ridendo.

Da quando sei così insubordinato?”

Da quando so che sai usare quella bocca per cose decisamente più piacevoli. E ora, signore, ha il mio permesso di barare.”

 

Jack barò. E lo fece alla grande, senza nulla togliere a quella goccia di rancore reciproco con cui nutrivano il loro amore fin dall'inizio.

Per ciò che accadde dopo, Ianto pensò a quell'istante come all'ultimo felice prima della tempesta.

 

*

 

Non è doloroso mostrare il proprio amore.

È perderlo che fa male.

 

Perdere qualcuno che si ama.

E dimenticare le risate, la luce, il buio.

Forse la morte è un attimo... ma non per chi resta.

 

Svegliandosi, dopo l'esplosione, Ianto aveva provato solo il desiderio di urlare, urlare, senza modulazione per interi minuti. La voce di jack non era così lontana e ianto non provava paura, sapeva che l'avrebbero trovato.

Ma perdere qualcuno... non aver vissuto un ultimo attimo indimenticabile, non avergli dato un ultimo bacio...

Lisa se ne era andata così, in un'esplosione. Dopo, erano state solo macerie, macerie dentro e fuori di lui. Macerie e frammenti, per tenere in vita lei.

Ma non era più vita. Non era più amore. Era... niente.

 

Niente.

 

Poi, in un momento non meglio definito, era apparso jack. Il Capitano Jack Harkness, l'uomo del Torchwood di Cardiff.

Doveva essere una soluzione, non uno scopo.

Solo una soluzione.

 

Non un significato per la propria vita. Non uno nuovo, per cui soffrire, senza sosta.

Soffrire, soffrire, soffrire ancora. Eppure amare.

In maniera irreparabile.

Amare e dimostrarlo, amare e mostrarsi, mostrare e mostrare ancora, tra bugie, tra incertezze, nascondendo sotto la superficie la terribile somiglianza tra il cancro e il sentimento.

 

Amare e sapere che da un momento all'altro può finire.

Amare un re del cielo e inginocchiarsi, mortali e imperfetti, al suo cospetto.

Amare un dio... e vederlo sgretolarsi, poco a poco, e allontanarsi.

 

Jack e i suoi fantasmi. Troppe anime per un solo letto.

 

Ora, sotto le macerie, ianto pensava ai mostri di Jack, agli attimi rubati che si erano concessi e che avrebbero potuto svanire nello scatto di un timer.

E desiderava solo gridare, gridare fino a non avere più voce.

 

Alla fine, le tenebre li avevano raggiunti. E Ianto, compresso sotto le macerie, sapeva che non ne sarebbero più riemersi.

 

Ecco cosa sta per succedere: tutto ciò che ami, tutto ciò a cui tieni morirà. Ridurrò il tuo mondo in frantumi, capitano Jack Harkness, a partire da ora. Forse, così, ti andrà di passare un po' di tempo con me.”

 

***

 

Non aveva mentito. Gli aveva portato via tutto. Tutto ciò a cui teneva, era morto.

E chi ancora viveva... viveva a malapena.

 

Ianto gettò la spazzatura senza soffermarsi su quanto fosse poco nobile in quel momento: Tosh e Owen erano morti, Cardiff era in macerie, eppure esistevano ancora tazze da riempire, superfici da lucidare e cestini in attesa di essere svuotati.

Non esistevano momenti buoni o momenti cattivi, per certe cose... certe cose andavano fatte.

Non c'era nessuna necessità di dirlo al proprio cuore né all'opinione pubblica.

 

Fu tornando indietro che lo vide: si era fermato sul pontile, la testa china di chi programma la polsiera senza sapere di preciso la propria meta.

Un gesto così simile a quello di Jack da far male.

Ianto deviò, andando verso di lui. Aveva ancora la pistola, ma non la estrasse.

 

Dopotutto, aveva promesso...

 

Se non lo troviamo, io ti ammazzo molto lentamente.

 

Però...

 

Hart si voltò, quando sentì lo scatto della sicura.

Andiamo!” - lo redarguì, seccato - “Sono stato tra i buoni, alla fine! E ti prego di tener presente che abbiamo ritrovato Jack per merito mio.”

Infatti ti ucciderò in maniera rapida, contento?”

Hart lo fissò, ostile. Poi la sua espressione mutò divenendo pensierosa.

Ianto sentì le mani divenirgli umide ma tenne la presa, saldo.

Sì, lo faresti.” - commentò Hart, squadrandolo da capo a piedi - “Ianto, Ianto...”

Avanzò di un passo, alzando bene le mani, perché Ianto le vedesse.

Il tuo nome significa 'dio è misericordioso', lo sapevi?” - domandò, senza smettere di avanzare - “E lo è, Ianto... dio è misericordioso?”

Un passo, due, tre, la canna della pistola in pieno sterno.

Jack sa essere misericordioso?” - insistette, guardandolo negli occhi.

Ianto strinse meglio l'arma,il dito sul grilletto.

Poi l'abbassò.

L'abbassò, restando fermo.

Lo so.” - ammise Hart, annuendo - “E tu avevi torto.”

 

Perchè l'hai fatto?

Perchè non avevo altra scelta.

C'è sempre un'altra scelta.

 

Non c'è, Ianto. Nel tuo modo assurdo, caricaturale e tenero, tu sai di non avere scelta. Jack è inevitabile, incontrastabile, unico, ti obbliga a mentire per sembrare migliore di ciò che sei, a piegarti, implorare, dimenticare tutto ciò che avevi. Fino a quando non si ha più scelta... e non resta che un'unica cosa da fare...” - le parole rallentarono, senza che gli occhi grigi smettessero di prelevargli informazioni dalla testa - “Morire.”

 

Morire.

Tu morirai per jack. Implorerai perché accada.

Ti illuderai che sia stata una scelta, che non fosse inevitabile.

E non avrà importanza.

Perché niente è niente.

 

E tu sei niente... da vivo e da morto.

 

Tu morirai, Ianto Jones.” - gli voltò le spalle, andandosene - “Per Jack. Abituati all'idea.”

 

Ianto lo guardò allontanarsi, la testa di nuovo china alla polsiera, la serenità di chi si lascia alle spalle tragedie che non lo riguardano.

La serenità di chi getta la spazzatura e poi torna a casa.

E alzò la pistola.

Tre colpi. L'ultimo lo sparò sovrastandolo, dopo averlo visto contorcersi, in agonia.

Dritto in mezzo agli occhi. Veloce. Come un dio misericordioso.

 

Sono un mostro.

 

Lo dovette ammettere, nel finire la programmazione del teletrasporto con due rapidi movimenti, lasciando che il corpo svanisse nel cosmo.

 

Sono un mostro.

 

Poi si rialzò, accertandosi che il sangue non avesse rovinato le scarpe lucide e i pantaloni di sartoria.

 

Sono un mostro e non mi importa.

E, del resto... è sempre così affascinante immergersi nella crudeltà...

 

***

 

E ora andiamo avanti.”

Non credo di farcela...”

Puoi farcela, tutti possiamo.”

La fine è solo un nuovo inizio.”

 

Jack lo aveva detto con convinzione, ma Ianto dubitava che lo pensasse realmente. Un nuovo inizio... bugia, ennesima bugia: jack si illudeva, non ricominciava mai da capo.

Si illudeva, forse sperando in un giorno del miracolo in cui tutto sarebbe stato diverso, la morte sconfitta, l'immortalità guadagnata. Un giorno in cui l'umanità che amava e proteggeva avrebbe smesso di divenire polvere sotto i suoi occhi.

In un giorno senza morte, jack non sarebbe stato più solo.

Un'utopia.

Null'altro che un'utopia dell'anima torturata.

E ianto poteva solo mentire con tenacia, per restargli accanto, per aiutarlo.

 

Ma non credeva ad una sola parola.

E, come Gwen, sapeva di non farcela.

 

Jack, tu mi hai salvato. Mi hai mostrato tutte le meraviglie dell'universo, tutte le potenzialità. Non avrei mai voluto perdermele, grazie.”

 

Come Toshiko, Ianto coltivava la gratitudine di chi è stato salvato, tratto a riva dopo un naufragio.

Come Toshiko, Ianto sapeva che la salvezza ha un prezzo... e che il prezzo talvolta è la vita.

 

Il Torchwood era immerso nel silenzio, a quell'ora. Solo il lento ronzio dei macchinari gli dava consapevolezza del posto in cui si trovava.

Sdraiato sul divano, Ianto rifletteva. Si era levato la giacca, le maniche della camicia, arrotolate, andavano stropicciandosi, lasciandolo indifferente.

Il bicchiere in cristallo, dal fondo spesso, pesante per il contenuto, tra le dita e sullo sterno, gli dava consapevolezza del freddo in cui giaceva.

In un angolo, impilate e già etichettate, c'erano le scatole degli effetti personali da immagazzinare: era compito di Ianto, come i morti, come le pratiche, portarle al loro ultimo riposo, nelle profondità della base.

Era un compito che richiedeva poco tempo... ma non c'era nessuna fretta nel compierlo.

Owen non si sarebbe lamentato del ritardo... Tosh non si sarebbe emozionata nel chiedergli se lo aveva già fatto... Jack e Gwen... bhe, a Jack e Gwen non era mai importato dei magazzini e dei loculi, se erano in ordine oppure no.

Quindi, galleggiando nella serenità del brandy, Ianto rimandava i propri doveri e le proprie certezze.

Compila, riordina e infine archivia.

Ricomponi, compila, ritira.

Valuta, ricerca, cancella... oh, dannazione!

Si passò una mano sugli occhi e si girò sul fianco, posando il bicchiere a terra. Lo riempì, brandendo con fare maldestro la tozza bottiglia. E si risdraiò di nuovo.

Stavamo dicendo?

Ah, sì, giusto... perché non io?

 

Perché non io?

 

Ero qui, come Tosh. Ero pronto a tutto, come Owen.

 

Perché non io?

 

Bevette un sorso. Poi un secondo, altrettanto lungo.

 

Valevo di più, valevo di meno?

 

Ho un compito, non ne ho mai avuto uno?

 

Perché non io?”

Non chiederlo mai.” - rispose Jack, apparendo sul ballatoio e intrecciando le mani, i gomiti sulla ringhiera.

Dovrei chiedermi 'perché io' ?” - ritorse l'uomo, guardandolo e restando sul divano. Se jack non accennava a scendere non vedeva perché alzarsi... - “Qualcuno risponderebbe?”

No. Per questo sono due domande che nessuno dovrebbe mai porsi.” - rispose Jack, fissandolo dall'alto. Lontano, distaccato come una divinità - “Certe domande possono far collassare l'universo...”

Lo dice il tuo Dottore?” - lo sbeffeggiò Ianto, passandosi un pollice sul sopracciglio e ridacchiando. Una tempi agli pulsava, dolorosa - “Una grande verità, signore, o un'ennesima bugia?”

Decidi tu, mio Ianto.”

Ma sì... perché no. C'è sempre una scelta...”

E quale sarà la tua, Ianto Jones.” - domandò Jack, contemplandolo - “Cosa sceglierai?”

 

Sei lontano. Ancora non te ne rendi conto... ma siamo già lontani.

Lontani come non siamo mai stati.

 

Credevo di averti perso...

 

Ciò che scelgo di solito. Sceglierò te, jack.” - replicò, alzando lo sguardo chiaro verso di lui. Ogni traccia di ilarità era sparita.

Inevitabilmente?”

No. O forse Sì. Perché son sopravvissuto per farlo, oppure Perché così voglio. Io sceglierò te, Jack, sceglierò te ogni giorno fino alla morte.” - rispose, alzandosi e rimettendosi la giacca - “E confido, amore, che quel giorno mi concederai di andarmene tra le tue braccia.”

 

Poi si sistemò il colletto, si aggiustò i polsini. E si inchinò, come si può fare solo innanzi al proprio personale dio, con deferenza e passione.

 

Salute a te, capitano Harkness.

A te, unica dannata realtà della mia vita.

 

Credevo di averti perso...invece ho perso me stesso.

 

E ora, se vuoi scusarmi...” - aggiunse, allacciando un bottone e voltandogli le spalle - “Ho alcune pratiche arretrate da sistemare.”

 

You don't know
Somebody's hurting. Holding it all in
Somebody can't let go of his heart but the truth is
It's painless
Letting your love show


Tu non sai/Qualcuno sta dolendo. Tenendosi tutti dentro/

Qualcuno non lascerà andare il suo cuore,/

ma la verità è che/ Non è doloroso/

Lasciar vedere il tuo amore
 


 

 

 

 

 

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