Vertigine

di ionnyepp
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un demone in me. ***
Capitolo 2: *** L'angelo e il demone. ***
Capitolo 3: *** Preoccupazioni ***



Capitolo 1
*** Un demone in me. ***


 
Ciao a tutti! ebbene sì, ho deciso di provare a far leggere questa piccola storia a qualcuno! non è niente di particolare, e io non penso di essere una grande scrittrice, ma mi incuriosisce l'idea di sapere a voi come sembra..
Detto questo ora vi lascio leggere, sperando che vi incuriosisca almeno un po'! fatemi sapere cosa ne pensate, accetto i consigli e cercherò anche di metterli in pratica, perciò non esitate! :)

 

- Vertigine -

- Un demone in me.

Propositi per l’anno nuovo? Ne ho tanti, forse troppi. Non saprei neanche da dove partire. Dimenticare un anno è impossibile, eppure lo desidero così tanto.
Beh forse non è proprio tutto da cancellare, non nego che i momenti belli ci sono stati e li ho vissuti col sorriso. Ma ci sarebbero così tante cose da cancellare, tanto dolore da mettere da parte per ricominciare.

Portò la bottiglia alla bocca e ne bevve un altro sorso, piano perché il vino non le era mai piaciuto particolarmente, ma quella sera aveva deciso che non le importava, aveva voglia di strafare e dimenticare.

 Ma come si fa a ricominciare senza il sorriso di chi veramente ti ha voluto bene? Come si fa senza l’amico di una vita che era sempre con te, pronto a darti la mano e tirarti su ogni volta che cadi e non sai come rialzarti?

Una lacrima solitaria le rigò il viso. Lui non c’era e lei non riusciva a crederci, dopo cinque mesi passati a disperarsi ancora non riusciva a capacitarsene, lui non era lì con lei a festeggiare la fine di un altro anno.
Un altro sorso di vino, un altro pensiero da cancellare.
Infilò la mano in tasca e tirò fuori il pacchetto di sigarette, ne prese una e l’accese.

Cosa c’è di meglio se non una sigaretta insieme ad un ottimo rosso?

E mentre aspirava il fumo, i pensieri sembravano quasi più lontani. Man mano che la bottiglia si svuotava, anche la testa di Lena sembrava liberarsi di tutti quei pensieri.
Lena senza cuore la chiamavano, ma il suo cuore quella sera pulsava più forte che mai.
Ricordava quella notte come se fosse successo il giorno prima, ogni notte in sogno quelle ali nere le facevano visita, le ali che avevano avvolto il suo amico, facendolo sparire per sempre.
Lei era quella che non credeva nei demoni, eppure aveva visto tutto con i suoi occhi. Quell’essere spaventoso dal viso deformato, quegli occhi rossi come il sangue, e le ali nere.

Non è possibile, sono forse impazzita? Non può esistere una simile creatura!

Erano mesi che si tormentava, quell’episodio l’accompagnava sempre, di giorno e di notte, non riusciva a scacciarlo, ma non voleva neanche crederci.
Continuava a ripetersi che era colpa dell’alcool, che forse era ora di smettere, perché se le giocava quei brutti scherzi non poteva andare avanti.

- Prenderò anche te, piccola umana insignificante.

Era la voce più spaventosa che avesse mai sentito, e per l’ennesima volta nella sua testa sentiva quella frase, la mente si annebbiava e i pensieri si fermavano. Quell’essere entrava nella sua testa, la derubava della sua intimità, si appropriava dei suoi ricordi e li trasformava in scene macabre, quegli occhi rosso sangue le impedivano di vivere come una normale adolescente.
Più cercava di convincersi che era tutto un brutto scherzo, più le immagini di quel demone si facevano insistenti, la sua voce risuonava forte nella testa. 
Si era insinuato dentro lei e non voleva saperne di andarsene, la torturava fino a portarla all'esarperazione, fino a far nascere in lei il desiderio di trovarlo, e sconfiggerlo.
Ma come avrebbe potuto la piccola Lena, un insignificante essere umano come tutti gli altri, liberarsi di quegli occhi rossi che tanto la tormentavano?

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Capitolo 2
*** L'angelo e il demone. ***


- L'angelo e il demone.

Il paesaggio era cupo, c'erano file di alberi spogli, morti. La notte ighiottiva tutto, mentre la luna si nascondeva dietro ai nuvoloni scuri.

- Piccola Lena..


Una voce la chiamava, sconosciuta e intensa la attirava verso un punto lontano di quel paesaggio spaventoso.
Sentiva il bisogno di seguirla, sentiva che quella voce le avrebbe dato tante risposte.

- Bambina mia, vieni, non avere paura.


Davanti a lei due grosse ali dorate, che avvolgevano il corpo esile di una donna girata di spalle. Piangeva, quella creatura sconosciuta, e sorrideva allo stesso tempo.
Soltanto quando si girò, riuscì a notare quanto quel viso fosse simile al suo, quanto quegli occhi azzurri fossero uguali ai suoi.

- Figlia mia, come sei cresciuta..

E lei avrebbe voluto gridare, chiederle chi era, perchè la chiamava figlia? Sua madre era morta quando ancora lei era una ragazzina, insieme al padre, non aveva mai avuto modo di conoscerli, non aveva mai avuto una famiglia Lena.
Ma la voce sembrava mancarle, non riusciva a parlare, per quanto si sforzasse non usciva alcun suono dalle sue labbra.

- Non ti preoccupare, arriverà il momento.. saprai tutto, ci rivedremo presto Lena.

Il cuore della ragazza prese a battere velocissimo, quasi come se volesse uscirle dal petto, cercò di rincorrere la donna ma cadde a terra rovinosamente, e senza rendersene conto si risvegliò nel suo letto.
Il sudore scendeva a gocce sul suo viso, nel buio della stanza si portò le gambe vicino al petto e cominciò a muoversi piano, avanti e indietro, cercando di calmarsi.
Cosa dovrei sapere? Chi era quella donna?
E altre mille domante le giravano per la testa, ma a nessuna riusciva a trovare una risposta.




DRIIIIN DRIIN!
La sveglia cadde a terra, e la chioma bionda della ragazza spuntò da sotto le coperte. Dopo quel brutto sogno di era addormentata di nuovo, era riuscita a riposarsi anche se per poche ore.
Si alzò dal letto lentamente e si spostò in bagno, dove si tolse il pigiama e fece una doccia veloce.
Circa venti minuti dopo Lena scendeva velocemente le scale del condominio, con lo zaino in spalla, il cellulare in una mano e una brioche dell'altra. Fece una corsa veloce fino alla fermata del pullman, e miracolosamente riuscì a prenderlo. Era la tessa storia tutte le mattine, si svegliava tardi e rischiava di perdere il pullman, arrivava poco prima che l'autista partisse, ma lui sapeva che sarebbe arrivata, era un'abitudine.
Cercò un posto libero, ma si rese conto che anche quella mattina sarebbe rimasta in piedi per trenta minuti.
Lena frequentava il liceo artistico, era al quarto anno, e non vedeva l'ora che finisse, probabilmente il quinto non l'avrebbe neanche fatto, se ne sarebbe andata lontano da quel paese, dai mille ricordi, sperando così di allontanare da sè anche quei brutti incubi che ormai la tormentavano da mesi.

- Ciao piccola!

Il suo migliore amico, Zak, le diede un bacio sulla fronte.
Zak aveva origini inglesi, ma abitava in Italia sin da piccolo, lui e Lena si conoscevano da quattro anni, cioè da quando lei aveva cominicato a frequentare le superiori. Erano in classe insieme in prima, poi lui decise che la scuola non la voleva fare, e si fece bocciare, per poi rendersi conto di aver sbagliato e continuare. Era un bel ragazzo, alto, forse troppo, e biondo con una testa piena di dreads, che puntualmente facevano impazzire le ragazzine. Era un tipo strano, amico di tutti, non cercava mai rogne e trovava la pace solo quando tra le mani aveva una canna.

- Le canne fanno male!

Avvicinò le dita alle sue e gli rubò la "sigaretta speciale" portandosela alla bocca e facendo un tiro.
Anche lei, spesso, affogava i suo dispiaceri nell'alcool e nella droga. Ma si trattava di droghe legere, perchè il resto le faceva schifo, e non aveva intenzione di rovinarsi la vita andando oltre. Ma in quelle sigarette un po' speciali ritrovava la leggerezza che le mancava, la pace perduta. Perchè se non eri nessuno in quella città ti sbranavano, ti portavano all'esasperazione, e si sentiva il bisogno di non pensarci, bisognava trovare un diversivo per non pensare che ogni giorno rischiavi di morire dentro.

- Sei sempre la solita! Se fa tanto male, ridammela.

Disse lui lamentandosi come un bambino.

- Fa male a te, mica a me!

Gli fece la linguaccia e scappò, prendendo la strada verso scuola. Il liceo artistico era considerato la scuola peggiore di tutta la città, ma tutti i ragazzi la sceglievano, forse perchè era diversa, lì potevi essere te stesso senza dover affrontare i pregiudizi della gente, perchè tutti erano un po' strani.





- Lena Kowalski, se non la smette la sbatto fuori dalla classe!

La stessa scena tutte le mattine, perchè Lena non sapeva stare zitta e ferma al suo posto, stare seduta composta senza fare niente non le andava giù, lei sentiva il bisogno di muoversi, di fare casino.

- Ma prof. non sto facendo niente!


- Abbassa quel cavalletto e lavora, invece di girare per la classe come un'anima in pena!

E passarono cinque ore così, tra litigi con i prof. e tante risate. Perchè per lei era così, la scuola la prendeva con leggerezza, forse perchè non poteva fare lo stesso con la sua vita.
Appena l'ultima campanella suonò raccolse le sue cose e uscì dalla scuola di corsa, a passo spedito si diresse verso la fermata del pullman, avrebbe voluto fare con calma, ma l'autista non aspettava lei per partire, non si sarebbe di certo fatto problemi a lasciarla lì.
Arrivata a casa pranzò velocemente con una barretta al cioccolato, come sempre. Si chiuse in camera sua, accese il portatile e fece partire la musica, perchè ascoltarla mentre faceva i compiti la faceva rilassare.
Il tempo passò in fretta, e arrivò l'ora di andare a dormire. Ma lei temeva quell'ora, aveva paura che gli incubi la tormentassero, che il suo demone tornasse ancora per minacciarla, come faceva ogni notte.
Il piumone la faceva sentire protetta, ma sapeva che se avesse chiuso gli occhi lui sarebbe tornato.




Stesso paesaggio di sempre, stessi alberi spogli e stessa notte buia e fredda. L'angelo era lì, sbatteva forte le ali cercando di volare, ma qualcosa lo fermava.

- Come ho preso tua madre, prenderò anche te.

Ancora quella voce, roca e fastidiosa. Due ali nere avvolsero il corpo della donna, e la fecero sparire nel buio della notte.
Una fitta al cuore. Le fece male vederla sparire, ma non capiva perchè. Lei non era sua madre, era una cosa impossibile. Sentiva il bisogno di urlare, ma la voce non si sentiva. Voleva correrle incontro, salvarla, ma non riusciva a muoversi.
Si svegliò di colpo, si alzò dal letto e con le mani tremanti aprì una piccola tasca dello zaino e tirò fuori la sua salvezza. Prese l'accendino, mise in bocca lo spinello e l'accese, tirò forte per poi buttare fuori il fumo e respirare lentamente.
Mi prenderò anche te.. anche te.. tua madre..
Cosa voleva da lei? Chi era? Perchè la tormentava? Si era preso il suo amico, Riki, se l'era portato via cinque mesi prima.
Lei le aveva viste quelle ali nere avvolgerlo e farlo sparire. All'inizio pensava di essere pazza, ma più il tempo passava, più gli incubi aumentavano, lei capiva che era vero, che se l'era portato via veramente.
Ma insomma, gli angeli non esistono, i demoni neanche, perchè sta succedendo tutto questo? Sto forse impazzendo? Andrò a finire in manicomio.



Non ho resistito e quindi ho messo anche questo capitolo, però dopo questo comincerò a postarli regolarmente, magari un giorno sì e uno no, oppure ogni tre giorni. Comunque, beh è solo l'inizio, non si capisce molto. Oltre questi strani sogni, vi viene presentato anche Zak, che è il migliore amico di Lena, e anche lui avrà un ruolo importante nella storia, quindi tenetelo bene d'occhio! ;)
Beh, io vi saluto, e spero che il capitolo sia di vostro gradimento. :)

- Ionni.

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Capitolo 3
*** Preoccupazioni ***


Eccomi qua con un nuovo capitolo, anche se probabilmente a molti questa storia non piace neanche, io continuo lo stesso, perchè mi prende, mi piace! 
Non mi dispiacerebbe se qualcuno mi dicesse cosa ne pensa. Come ho già detto accetto volentieri anche le critiche, perchè servono solo a migliorarmi.
Beh ora vi lascio leggere il capitolo e spero che almeno a qualcuno piaccia! :)

- Ionni.

- Preoccupazioni.

-Lena posso chiederti una cosa?

La ragazza lo guardò male, dopo essersi presa l’ennesima cuscinata in faccia, forse l’ultima, e gli fece cenno di continuare. Lui sorrise, o è meglio dire fece un ghigno maligno.

 -Da quanto tempo non vai a letto con un ragazzo?

 Lei lo guardò anche peggio di prima, e gli tirò una cuscinata, prima ancora di formulare la risposta, lo fece d’istinto. Zak sapeva che quell’argomento non lo poteva tirare fuori perché sarebbe diventata intrattabile, ma trovava divertente stuzzicarla.

 -Che razza di migliore amico  sei? Lo sai che sono sensibile!

 Il ragazzo rise di gusto, prima di rivelare come sempre il suo lato da rubacuori.

 -Lo sai che io sono sempre disponibile!

 Le fece l’occhiolino, e lei pensò che non era affatto un brutto ragazzo. Il fisico di sicuro non gli mancava, e sapeva essere adorabile.. purtroppo però era anche stronzo da paura con tutte le ragazze.

Il classico tipo che se ne scopava una diversa ogni notte, detto in gergo giovanile. Ma allo stesso tempo era quello che ti faceva girare quanto ti passava di fianco.

Era il suo migliore amico, lei non avrebbe mai provato nulla per lui, e lui neanche. Lo faceva per divertirsi prendendola in giro, e lei si arrabbiava, perché non bisognava scherzare su quell’argomento.

La madre di Zak bussò alla porta e chiese di aprire, dalla voce si poteva dedurre subito che era preoccupata.

 -Ti vuole Sebastian, è urgente.

 In effetti era scossa, come se avesse appena ricevuto una brutta notizia.

E chi sarebbe questo Sebastian?  Ma non ebbe modo di dirlo ad alta voce, perché Zak era già uscito dalla stanza e la madre lo seguì con passo insicuro.

Ma c’è da essere così tanto nervosi? Era successo qualcosa che a lei non era concesso sapere? Questo si chiedeva continuamente, mentre anche in lei cresceva un certo nervoso, ma generato da un altro motivo. Era sempre stata gelosa dei segreti dell’amico, perché con lei non doveva averne, loro erano troppo uniti per avere segreti.

Si sedette sul letto dell’amico e osservò la stanza, anche se la conosceva a memoria, in quel momento aveva una grande voglia di guardare attentamente ogni cosa. Lo sguardo si posò su qualcosa di bianco appoggiato sopra a un mucchio informe di vestiti. Si avvicino e afferrò con la mano l’oggetto notando che era un piuma. Ma era particolarmente grossa, e aveva sfumature azzurre. Era troppo strana, per essere la piuma di un normale uccello.

Ma che paranoie mi sto facendo?! Devo smetterla!

Da quando gli incubi erano diventati così insistenti, ogni cosa le sembrava strana, dava per scontata l’esistenza di quei demoni, e certe volte si sentiva così sciocca, non esistevano i mostri cattivi.

 -Piccola io devo andare, mi dispiace ma è una cosa importante, ma ci vediamo domani a scuola. E ricordati la mia proposta!

 Le fece l’occhiolino e uscì dalla stanza con un certa fretta. E lei? Non si ricordava più le buone maniere quello stupido? Gli ospiti si accompagnano, non importa che sia la migliore amica e che conosca la casa a memoria.

 

Stranamente quella notte nessun’incubo disturbò il sonno a Lena, ma altre preoccupazione le riempivano la testa di pensieri. Era così strano il suo amico, troppo preoccupato per qualcosa che lei ignorava completamente. Odiava non sapere le cose, non sapeva per quale motivo era preoccupata, ma era convinta che qualcosa non andava e aveva intenzione di scoprire cosa.

Il giorno seguente tutto era normale, fin troppo. Scesa dal pullman trovò Zak che come ogni giorno la aspettava e in compagnia di una sigaretta si recarono a scuola.

Cinque ore passarono in fretta e arrivò il momento di prendere di nuovo il pullman per tornare a casa. Quel giorno avrebbero mangiato insieme, ogni Martedì lo facevano, era diventata un’abitudine.

Lui sembrava ancora preoccupato, come se mille pensieri gli passassero per la testa e si sforzasse di non dire tutto, anche se probabilmente avrebbe voluto farlo, in fondo erano migliori amici e sentiva il bisogno di parlare, di spiegarle perché tutto era successo.

Lei lo sapeva, era sicura che qualcosa non andasse, ma per la prima volta dopo tanti anni si sentiva quasi a disagio, non aveva il coraggio di dire niente, così decise di aspettare, se lui veramente la considerava la sua migliore amica gliene avrebbe parlato.

 -Piccola.. devo parlarti.

 L’aveva detto piano, magari non l’avrebbe sentito, e non ci sarebbe stato bisogno di parlarne, non avrebbe dovuto svelare il suo segreto e niente sarebbe cambiato. Ma Lena l’aveva sentito eccome, e aveva paura, aveva desiderato così tanto sapere perché il suo amico era turbato, ma non se la sentiva, era cose me già sapesse che la cosa l’avrebbe coinvolta fin troppo.

 -Di cosa Zak?

 Il ragazzo la guardò, quel giorno i suoi occhi erano più scuri del solito, quasi blu, ed erano lucidi, aveva forse paura anche lui?

 -Si tratta dei tuoi incubi. Lena io so perché fai quei brutti sogni. Ho la spiegazione a tutto, ma devi promettermi che finchè non avrò finito non parlerai, devi promettermi che mi ascolterai senza prendermi a parole e darmi del pazzo.

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