Caduta nella Sua solarità.

di Anna Motta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Natale ***
Capitolo 2: *** Il Natale non esiste. ***



Capitolo 1
*** Il Natale ***


E' Natale. E' inverno. Quella ragazza timida e dagli occhi profondi color blu oceano, ha sempre amato il Natale, l'inverno. Le piace stare nel suo letto, coperta dai mille piumoni che fanno da scudo anche alle sue paure. Ama prendere la cioccolata al mattino e un bel tè caldo mentre legge un libro. D'inverno, non hai bisogno di condizionatori, di ventilatori, o correnti d'aria, ma ti basta una coperta, ma sopratutto l'affetto, il calore della gente che ti ama. Perchè il calore di un abbraccio lo senti con il cuore, non con il tatto. Ama vedere, dalla finestra, la neve candida e morbida che si posa sul paesaggio, ricoprendolo di silenzio - bianco - dove ti è possibile ascoltare solo con il cuore. Il cielo rosso e il gelo che ti percuote, sveglia l'anima dormiente. Le piace l'odore di fresco, di pulito, di..di inverno. Quando invece pensa al Natale, le viene in mente un sacco di cose: la prima, la felicità. E' l'unico giorno in cui la famiglia si riunisce, è felice e calda, anche se la temperatura è al di sotto dello zero. Pensa all'albero spoglio che si veste tutti insieme, e di solito il figlio più piccolo posa la stella cadente in cima. Pensa alla gioia della gente. Quelle che scartano i regali con i sorrisi fino alle orecchie perchè magari lo desideravano da tanto tempo. Pensa al cenone in famiglia e il brindisi. Le stelle, il gelo, il Gesù Bambino che nasce nella capanna, il presepe, il pupazzo di neve e le battaglie a palla di neve. Tutto questo che ti fa emergere un bollore nel cuore, perchè sei felice, con la tua famiglia, e per la prima volta non si pensa a niente. I bambini che scrivono le lettere al suo Babbo Natale, a quelli che recitano cantando e visti dai loro genitori, che sorridendo e lacrimando, applaudiscono ai loro figli. Con poco, si può regalare un sorriso. Pensa alle persone felici, ma anche a quelle tristi. Meritano di essere pensate. A quelle che magari non hanno un tetto sulla testa, hanno perso un familiare e magari nemmeno hanno fatto l'albero, perchè non lo festeggiano, perchè hanno smesso di credere, perchè ormai pensano che 'credere' non ti rende felice. A quelle che non hanno niente, nemmeno il bene delle persone. A quelle povere. A quelle che con questo freddo indossano due stracci. E a quelle più 'fortunate' che stanno su un letto d'ospedale. Agli anziani e ai bambini malati, che nonostante le loro condizioni, regalano sorrisi, fatti col cuore, che riscaldano chi li assiste. Perchè le persone davvero felici, sono quelle che non hanno niente, sono quelle che donano sorrisi o li ricevono. Sorridono, perchè la vita le sorride ancora, perchè sono ancora li, nonostante le loro condizioni gravi. E lottano, lottano per sopravvivere o lottano per arrivare a fine mese con abbastanza soldi per salvaguardare la famiglia. Pensa a quelle persone, perchè vedendo loro, scambiarsi sorrisi, abbracci e carezze, le viene un qualcosa al cuore, che perfino ad uno sconosciuto riescono a rabbrividire, a suscitare emozione nel cuore. Pensa a quelle persone che non hanno soldi e non si possono permettere regali; nemmeno la macchina di Barbie, Ben 10, e un pupazzo di Whinne The Pooh che possono regalare ai loro figli. I loro genitori, se ne vergognano, perchè pensano che i loro figli desiderino di più vedendo i loro coetanei con panni firmati, belli giochi che costano più di uno stipendio. Ma non capiscono che quello che li rendono felici, quello che rende davvero felice alle persone, non sono i regali materiali, ma quelli fatti con il cuore. Anche gridare un 'ti voglio bene, buon Natale' può renderti la persona più felice di questo mondo. Le strade asfaltate sono illuminate dai lampioni ai lati, sul ciglio delle strade, aiutate da quelle luci di Natale. In questo tempo però, l'atmosfera natalizia c'è, ma non si sente, pare astratta. La gente che corre avanti e indietro per gli ultimi regali, strade affollate, altre deserte. Alberi abbelliti solamente perchè è tradizione. Luci che illuminano le case. Negozi con addobbi natalizi. Tutto c'è, ma niente è. Non sembra Natale, il Natale che sapeva, che ricordava lei era ben diverso. Dove sono i sorrisi sui volti della gente, intende quelli veri. Dove sono quelle persone calde, calde dentro. Dove sono i sentimenti, quelli concreti, non quelli astratti. E la tradizione di dire 'ti voglio bene' in un giorno di gelo che ti scongela il cuore dov'è? Dove sono finiti quei gesti che ti facevano illuminare gli occhi alla vista di un abbraccio, per tenerti caldo, nelle braccia di chi ti voleva bene veramente. Ora si limita a vendere l'anima e l'abbraccio ad una cornetta del telefono, o alla segreteria teefonica anzichè andare personalmente a casa di parenti e amici. Dove sono tutte queste cose? Quelle cose che rendevano magiche il Natale e non solo. Dove sono finiti i bambini, ma anche adulti che credono ancora in Babbo Natale, solo perchè avevano voglia di crederci ancora. Quella ragazza, Amelie, ricorda che prima non era cosi. Amava il Natale perchè era vero, magico, armonioso. Preparava i biscotti e un bicchiere di latte caldo vicino al camino. Andava nel suo letto, e passava la notte insonne per sentire anche un minimo rumore che assomigliava ad un campanello di una renna. Voleva vedere il Babbo Natale con la sua renna Roudolf e il suo saccone rosso con tutti i regali dentro. Quel tizio strano che voleva abbracciare, che la faceva ridere con il suo 'oh oh oh'. Quel panzone che aveva perchè si fermava a mangiare biscotti in tutte le case. E la sua barba e capelli lunghi, bianchi, come la neve che ricoprivano i suoi piccoli occhi azzurri come il freddo d'inverno. E il sorriso, di cui tutti parlavano. E dopo una notte sveglia, con la speranza che riempiva il cuore, non trovava lui, ma la neve bella, sofficie e fredda che ricopriva le strade, i tetti delle case e il paesaggio di collina. Poi vedeva che sotto l'albero addobbato con i suoi i giorni prima, quello strumento che desiderava da tanto tempo: la chitarra. I suoi, sulla soglia della porta, le sorridevano abbracciati, perchè la vedevano veramente felice. E questa cosa li riempiva dentro. Lei corse dai suoi, col sorriso a mille e fece vedere loro quello che aveva ricevuto. Andò vicino al camino con quel fuoco ardente che riscaldava la casa e notò il bicchiere e il piatto vuoto, ma con una lettera al fianco. L'apri con entusiasmo e lesse quello che aveva scritto il Babbo, la risposta alla sua, dove la ringraziava per lo spuntino e dove le dava appuntamento al prossimo Natale. E non vedeva l'ora, nuovamente, di un altro Natale. Ricorda che si firmava con 'B.N.' Amelie non chiedeva tanto, delle volte anche un sorriso, un abbraccio, specialmente quando non c'erano i soldi, o quando non bastavano, o quando, i suoi litigavano perchè non riuscivano a mandare avanti la famiglia e ad accontentare le loro uniche due figlie femmine. Lei, e sua sorella Atena, la maggiore. Allora scriveva:'Caro B.N. per questo Natale, non desidero tanto, solamente che i miei non litighino più, che si amano e che sorridono. Buon Natale, grazie'. E il giorno dopo, cosi era. Il suo desiderio si era avverato. Ricorda l'ultima lettera che scrisse, circa cinque anni fa. Aveva smesso perchè era 'adulta', perché non credeva più a nulla, quando si cresce, è cosi. Il mondo ti appare cupo, anche se non lo è, ma te lo fanno credere. Ha sbagliato, desidera ritornare bambina e cancellare quei diciasette anni compiuti da un mese come si cancella una lettera a matita. Era tutto meno pensieroso. Ora ci sono le crisi; crisi d'amore, amicizia, lavoro. Ora non ci si accontenta nemmeno di un abbraccio, una carezza. Ora se non si fanno i regali materiali, è troppo poco, non ci si sente soddisfatti più dei piccoli ma significanti gesti d'amore. 'Il pensiero è quello che conta' è solo una frase detta da quelli che nemmeno credono che lo spirito del Natale è stare insieme felicemente. << I sorrisi spenti e le luci accese. A che serve? Dov'è la felicità, sotto al materasso, o sotto al letto? E' impolverata. Perchè non la raccogli e ne fai un bene comune? >> Questo è quello che si ripete ogni giorno. Tutti i giorni dovrebbe essere Natale, non sono il Venticinque Dicembre. Fortunatamente, lei l'ha nascosta. L'ha messa nei sorrisi, nella musica e negli occhi del suo idolo: Johnny Depp. Quando qualcosa non va, ricorre a lui. Chiude gli occhi e vola nel pianeta del suo cuore. E' il regalo più bello che la vita gli ha dato. Ed la cosa più preziosa è che nemmeno l'ha chiesto. Il regalo l'ha cercata. La vita ti toglie qualcosa, ma ti dà qualcos'altro in cambio.

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Capitolo 2
*** Il Natale non esiste. ***


Capitolo due
Era la mattina del Natale. Amelie, aveva ricevuto tanti regali, ma tra i tanti, non c'era quello che lei desiderava. I suoi non le avevano regalato quella 'cosa' che lei sognava, semplicemente perchè era qualcosa di impossibile. Nemmeno il Babbo Natale, che ormai non credeva più, poteva farglielo trovare li, sotto all'albero addobbato. Un piccolo biglietto per l’Italia. Era impossibile quel biglietto ‘astratto’. Ormai, era una mattina come tutte le altre, l'unica cosa che gli piaceva di quel giorno era la candida neve sofficie che copriva le strade e i tetti della sua città. La città di Londra. La sua era una famiglia italiana che si era trasferita diciasette anni fa in Inghilterra. Era nata e cresciuta li, sapeva benissimo l'italiano e l'inglese, la sua lingua preferita. Ormai in Italia non c'era più niente, se non la povertà, e la falsità della gente che si incontra per strada. Ma nonostante ciò Amelie, era affascinata dai monumenti, dalla cultura e dalla storia. Si promise che appena fosse maggiorenne, andasse a fare una mini vacanza in quel paese; incominciando da Verona, Venezia e Firenze. Le sue città preferite. Fin ora, aveva avuto l'opportunità di visitarle tramite Google Maps. Dalle foto, sembra proprio come le aveva sempre sognate. Quel giorno i suoi non c'erano, erano andati a festeggiare il Natale con i suoi nonni materni. Amelie non ci era andata, perchè aveva smesso di credere in quella festa. Non sono riusciti a convincerla nemmeno dicendole che quella era l'ultima volta di quell'anno che li avrebbe visti, siccome il giorno dopo, ritornavano in nord Italia per i vari concerti d'orchestra. Suo nonno era un violoncellista, mentre sua nonna una brava cantante di coro. Lavorano nella Form, un'orchestra delle Marche, molto famosa. Realizzavano spesso anche concerti nella scala di Milano, insomma erano abbastanza famosi. Sua sorella maggiore, di ventitrè anni, Adele, era andata a festeggiare il Natale con i suoi futuri suoceri. I genitori del suo ragazzo, Christopher. Era gelosa del ragazzo di sua sorella, perchè da tre anni, da quando stavano insieme, Amelie veniva messa al secondo posto, litigavano spesso e Adele aveva incominciato a ripeterle la solita frase: << torno presto, non ti preoccupare >> darle un bacio sulla fronte, sbattere la porta d'ingresso e andarsene, fino a notte tarda. Era da sola in casa, e non sapeva che fare per farsì che quel senso di vuoto sparisse. Così accese la radio, che le faceva anche compagnia. Amelie, non aveva molti amici, la unica sua migliore amica era quella di infanzia, Aurora, che però abitava a New York e si sentivano spesso solo tramite cellulare o computer. Ad un tratto, lo stomaco di Amelie, si fece sentire. Aveva fame. Prese cinque biscotti contati da dentro alla credenza e iniziò a consumarli. La sua corporatura non era tanto robusta, era piuttosto fragile. Prendeva molto spesso il raffreddore a causa delle difese immunitare un poco basse. Accompagnò i biscotti con un succo di frutta all'arancia. '' La vitamina C ti fa bene '' le ripeteva sempre la mamma. E ogni volta che beveva quella bevanda ricordava la precedente frase della madre. Cosi, iniziò a prendere il 'vizio' di bere quella vitamina C ogni volta che si sentiva debole. Non mangiava, non perchè era come le sue coetanee che avevano paura di ingrassare, anzi no, a lei piaceva il cibo, ma l'amore astratto, le riempiva già abbastanza lo stomaco, facendosì che per il cibo non ci fosse spazio. << che bello il Natale cosi, a casa da sola, pace, tranquillità, i tuoi familiari che ti lasciano..>> pensò tristemente ironizzando un po' la situazione. Dopodichè s'accasciò sul divano e si lasciò trasportare dal Jazz che emetteva la radio. Per quanto riguarda a quel regalo astratto preferiva non parlarne. Il suo amore per la partenza, la uccideva all'istante. Ogni Natale era cosi, correva sotto l’albero per vedere quel pezzo di carta. Preferiva più far finta di dimenticarsi che i suoi si erano dimenticati, anzichè uccidersi ogni volta per la verità che si prestava.

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