Dawn of Power

di elanor27
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


DALLA BIOGRAFIA DI PHOENIX:

La prima volta che morii, era il 28 giugno 1914.
E’ strano come per lungo tempo ho dimenticato chi ero, chi sono.
Sono arrivata alla conclusione che i miei poteri non siano mai stati del tutto maturi. Non c’è da stupirsi, sono umana alla fin fine, e come tutti gli umani si matura dopo l’ adolescenza. E’ un gran peccato che io sia sopravvissuta all’ Exial solo ora.
Arrivare ai 20 anni è stato difficile. Ci ho messo più o meno 100 anni.

La prima volta che sono nata era il 17 agosto 1904.
Persi la vita a 9 anni, durante l’ attentato di Sarajevo. Certo, molti si ricordano quell’ evento a causa della prematura dipartita di Franz Ferdinand, ma nessuno ha mai pensato ai civili morti nella ressa causata dalla paura post attentato. Io, come molti altri, venni travolta. Morii così, schiacciata da innumerevoli piedi che scalpitavano verso la salvezza. Come se Princip avesse potuto sparare anche a tutti loro.
Rinacqui in una popolazione indigena dell’ Africa settentrionale, vicino all’ odierna Marakech.
Purtroppo però morii di febbre nell’ arco di un anno.
Nel 1956 ero una ridente bambina italiana di 12 anni. Ero molto pestifera e non stavo mai ferma.
A causa della mia vivacità corsi via dai miei genitori per vedere un gatto che aveva appena girato l’ angolo. Quel gatto non lo vidi mai, come non mi vide il conducente dell’ auto che mi investì.
Inutile dire che sono pochi mesi che mi ricordo questi dettagli. Molto probabilmente mi prendete tutti per pazza. “Ma che sta blaterando questa ragazza? Reincarnazione, che assurdità.”
Persino io dubitavo di me stessa 5 mesi fa. Com’è possibile che mi ricordi di vite mai vissute? O di come era buona la focaccia ligure? Non ho mai mangiato la focaccia ligure!
Eppure è così. Eppure sono io. Potreste chiamarmi Alena, Houda, Alice, Phoebe. Probabilmente mi girerei lo stesso.
Non mi ricordo della mia vita dopo il ’56. Probabilmente non sono nata fino al 1991. O sono nata morta. O semplicemente non sono nata umana, a dire il vero non so se posso rinascere sotto forma animale. Nel caso potessi spero di essere stata una leonessa o una pantera, mi piacciono quegli animali.
Resta il fatto che ora sono qui, viva e vegeta e 20enne. Spero di non dover morire ancora. Ho già vissuto l’ adolescenza e l’ Exial una volta, e mi basta.





DALLA CARTELLA DELLA DOTTORESSA BURTON:

21 luglio 2008
Phoebe sta facendo numerosi progressi da quando è entrata nel CRS.

30 settembre 2008
Phoebe accusa forti dolori alla testa:  TAC non mostra anomalie. Diagnosi incerta.

10 ottobre 2008
P. Ha avuto una crisi epilettica. Causa ignota.

10 ottobre 2009
P. Esce dal coma. Analisi nella norma. Emicranie persistono.

12 ottobre 2009
P. Soffre di:  allucinazioni, amnesia ed è in stato confusionale.
Si teme lesione del talamo.

1 dicembre 2009
P. Continua a cambiare la sua identità. Nessun rilevamento di anomalie. TAC pulite.

3 gennaio 2010
P. Parla italiano. Non riconosce nessuno.

6 gennaio 2010
Spostamento CRS. P. È parte del progetto “Tau”, paziente nr. 7

5 febbraio 2010
P. Migliora. Le crisi sono passate. Continua a sentire rumore.

15 marzo 2010
P. Ha risposto ad una domanda mai posta.

22 marzo 2010
Nr. 7 è telepate. Potere sconosciuto.

3 agosto 2010
Allenamenti in rapido miglioramento.

1 settembre 2010
Prima runione di gruppo prevista per domani. Tutti i ragazzi sono preparati. Nuova generazione promettente.
 



DA UNA SEDUTA CON IAN:

[...] Subito dopo la scoperta della mia “anormalità” (o “mostruosità” come la chiamava mio padre), mia madre cercò un posto dove mandarmi. Sembra brutta da dire, perfino io per il primo anno pensai che volesse semplicemente liberarsi del figlio “mutante”. Invece a ben vedere fece una cosa giusta.
Avevo solo 16 anni, e il mio potere non lo controllavo praticamente per niente. In fondo era solo l’ inizio di... com’è che lo chiamate voi? L’ Exial?... quindi la situazione sarebbe presto degenarata e forse senza le vostre cure sarei morto.
Vede, io ho una sorella. Ora dovrebbe avere più o meno 6 anni. Però all’ epoca era piccola, e ho rischiato più volte di farle del male per sbaglio. Mia madre ha solo cercato di farci stare al sicuro. Ann tenendola lontano da me, ed io... Beh sono finito qui, non mi è andata così male no? [...]




DA UNA LETTERA DI DORIAN:

[...] Tranquillo Papi, io sto bene. Soprattutto dopo che mi sono finite le emicranie! Finalmente riesco di nuovo a usare il tu-sai-cosa (a quanto pare non posso metterlo per iscritto. Sono una palla questi qui delle volte).
Settimana prossima devo fare una specie di seduta –credo, qui nessuno mi ha detto nulla di preciso-.
L’ unica cosa che ho scoperto, gironzolando come al mio solito, è che non sono solo! Ti rendi conto??
Ce ne sono altri come me! Non sono solo! E’ strano come la notizia mi renda euforico non trovi?
Non potrai più chiamare “unico nel mio genere” hahahaha! No seriamente, la Dottoressa ha detto che “siamo” tutti pronti per passare al prossimo “livello”. Non so cosa voglia dire, ma se questo mi aiuterà a cambiare un po’ aria, ben venga! Sono un po’ stufo della mia camera! [...]






DAL DISCORSO DEL DR. HANS FELDKELLER AL CONGRESSO SCIENTIFICO DI BUDAPEST NEL 1967

[...] è quindi molto probabile che, tra centinaia  di anni, l’ uomo si evolva nuovamente compiendo un balzo evolutivo non indifferente. Non si può dire con certezza cosa porterà il genere umano a evolversi, ne con quali nuove caratteristiche. E’ certo però che tale evento avverrà lentamente, creando inizialmente quelli che saranno i “progenitori” della nuova razza. [...]

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Capitolo 2
*** I ***


Quando anche l’ ultimo ragazzo ebbe preso posto, la donna con il camice si alzò e si guardò intorno.
“Sapete, ho pensato a molti modi con cui iniziare questo primo incontro formale, ma ora che sono qui mi mancano le parole.”  Si interruppe e prese un profondo respiro.
I sei ragazzi continuarono a guardarla, attendendo una motivazione allo strano meeting a cui erano stati invitati a presenziare.
“Sono sicura che morirete dalla voglia di parlarvi, socializzare e tutto il resto che un gruppo di ventenni farebbe in una circostanza del genere. Però vorrei prima avere brevemente la vostra attenzione.
Ognuno di voi ha il diritto di sapere perchè entrando nei vostri 18 anni, alcuni di voi anche prima, siete caduti in uno stato di incoscienza e ha rischiato la vita.
Ebbene, voi siete tutti vittima di un fortuito caso genetico. Per evitare paroloni e giri di parole: voi avete un cromosoma in più. Invece di essere normalissimo XX e XY, voi siete tra i pochi al mondo a possedere in più il cromosoma A. Sembrerebbe inoltre che il suddetto cromosoma si possa dividere in più subcategorie, quante ancora no ci è dato saperlo.
Sono anni che lavoriamo in modo da saperne di più sulle persone come voi. Purtroppo prima la tecnologia non era ancora in grado di aiutarvi. Molti come voi hanno perso la vita prima di completare lo sviluppo, morendo a causa dell’ Exial. Qui al CRS, siete stati accolti, curati e seguiti. Ed è qui che...”
la donna dai capelli neri si fermò, guardando accigliata il ragazzo dai ribelli capelli neri che si sbracciava come fosse a scuola per poter parlare.
“Dorian” disse la dottoressa “non siamo a scuola, non c’è bisogno di alzare la mano.”
“Beh allora parlo e basta. Senta Doc, non metto in dubbio che tutta ‘sta manfrina sia informativa e tutto. Però vorrei sapere: quando mi rimanda da mio padre?”
“Dorian, se avessi aspettato ancora più o meno 10 secondi avresti saputo la fine della mia ‘manfrina’. Stavo dicendo- disse tornando ad abbracciare il cerchio di ragazzi –E’ qui che rimarrete ancora per un anno. So che non ve lo aspettavate.” Aggiunse in gran fretta per sovrastare i versi contrariati
“Vi sposteremo di alloggio, in un posto molto più consono rispetto alla stanza simil-ospedaliera dove dormite ora. Avrete libera uscita, a patto che siate qui tutti dalle 8 del mattino alle 14 del primo pomeriggio. Che c’è Dorian?”
“Ma scusi cosa ci tenete ancora qua a fare?! Cosa volete da noi?” il volto del ragazzo era livido.
“Vi teniamo qui, per insegnarvi ad usare le vostre capacità al meglio. Nel caso di alcuni di voi per insegnarvi come non uccidere o uccidervi quando lo usate. Il mondo non è pronto a sapere che c’è gente che ha capacità fuori dalla norma. La gente avrebbe paura. Dico bene Ian?”
Tutti seguirono lo sguardo della Burton, e guardarono un ragazzo alto seduto esattamente di fronte a lei.
“Quello che la CRS vi chiede, è di tenere duro ancora un po’, quanto basta per essere al 100% sicuri di non fare male a nessuno. Poi vi lasceremo tornare dalle vostre famiglie e vivere la vostra vita. Ok, domande?”
Una ragazza con degli sgargianti capelli viola alzò la mano.
“Dimmi”
“Ehm, cosa dovremmo fare esattamente? Durante questo anno intendo...”
“Praticamente vi divideremo l’ orario in diverse attività fisiche, allenandovi a usare i vostri poteri.”
“Per quanto riguarda il nuovo alloggio?” chiese un’ altra ragazza.
“Domani verrete prelevati verso le 15 e portati agli alloggi. Ognuno di voi avrà una stanza personale fornita di bagno e l’ accesso a due aree comuni: cucina e sala ricreativa. Fidatevi quando vi dico che non vi mancherà nulla. Sospetto che a fine anno dovremo cacciarvi con la forza.” Rispose la donna sorridendo. “Inoltre troverete le regole dell’ alloggio nella sala. Non fatevi problemi.”
“Ma le nostre famiglie lo sanno?”
“Dorian, non vi abbiamo rapiti, ricordi? Siete stati voi a venire qui. Ora, anche se avete passato due anni a testa in Exial, non è sicuro farvi andare allo sbaraglio. E nel tuo particolare caso ho parlato con tuo padre recentemente. E’ entusiasta del progetto Tau. Potrai vederlo e sentirlo quando ti pare. E’ un centro di ricerca questo, non una prigione.”
Il silenzio calò nella stanza. Tutti i ragazzi sembravano rimuginare su quanto scoperto e su cosa ne sarebbe stato di loro nei prossimi 12 mesi. La donna, si alzò in piedi e disse con un tono che nulla aveva a che fare con quello professionale usato in precedenza:
“Ragazzi, so che è dura. Non riesco nemmeno ad immaginare cosa abbiate passato in questi due anni. Però fidatevi se vi dico che le cose andranno bene. Ora vi lascio. Avrete bisogno di conoscervi un po’. Tornerò tra una oretta.” Detto ciò, raccolse alcune cartellette e uscì dalla stanza.
Il silenzio ora poteva dirsi ancora più intenso, e sembrava che nessuno avesse intenzione di romperlo.
Passarono alcuni minuti e il ragazzo dai capelli neri sbattè le mani.
“Beh, chi comincia?... Nessuno?... Vabbè inizio io.”
L’ attenzione l’ aveva catturata, oh se l’ aveva catturata.
“Mi chiamo Dorian, ho 19 anni e vengo dal Maryland. Nessuno di voi è mai stato ad Annapolis? E’ un bel posto, croce sul cuore! Non so voi, ma l’ unica cosa che vorrei fare al momento è squagliarmela.”
Alcuni ridacchiarono a sentirlo parlare così a briglia sciolta, e in breve tutti i ragazzi erano un po’ meno rigidi e decisamente più a loro agio.
“E cosa sai fare di bello Dorian? Insomma, non sarai qui perchè del Maryland spero.” Disse il ragazzo di colore con gli occhiali da sole.
“’Sta a vedere quattr’occhi!” detto questo. Il ragazzo sparì. Per ricomparire alle spalle della ragazza coi capelli viola e dire ‘bu!’.
Rimasero tutti stupiti con le bocche aperte mentre il ragazzo sghignazzava riapparendo davanti alla sua sedia.
“CHE FIGATA TI TELETRASPORTI!” urlò il ragazzo biondo che la dottoressa aveva chiamato Ian, scoppiando a ridere.
“Beh, che c’è da ridere? E’ una figata! Soprattutto quando sei in garage e ti scappa da pisciare come se non ci fosse un domani!” Tutti scopparono a ridere.
“E tu invece quattr’occhi? Come ti chiami?”
“Io sono Joshua, piacere!” disse togliendosi gli occhiali e facendo vedere uno splendido paio di occhi azzurri. “Sono di San Francisco, ma i miei sono tedeschi. Io purtroppo non mi teletrasporto, ma posso cambiare.”
“Cambiare in che senso?” chiese la ragazza bionda.
“Voilas, dolcezza!” e mentre lo faceva,  Joshua cambiava velocemente fino a diventare spiaccicato identico alla ragazza che aveva parlato.
“Wohooo mi sa che mi batti!” esclamò Dorian, “che altro sai fare?”
“Un po’ di tutto” rispose la bionda con la stessa voce del teleporta, facendosi intanto crescere le tette in modo smisurato. “So fare anche questo vieni qua!”
Dorian si alzò e con due grosse falacate raggiunse il ragazzo tornato normale.
Questi si schiarì la voce, chiuse gli occhi e disse “ora guardami bene attentamente.” Aprì gli occhi che erano diventati tutti completamente azzurri  “Salta!” disse con voce profonda.
E Dorian, poverino, senza sapere perchè saltò.
“Abbiaia.”
“Woof.”
Tutti ridevano mentre quei due davano spettacolo. Quando Josh fu soddisfatto, fece smettere di starnazzare l’ amico come un’ oca. E chiuse gli occhi. Quando li riaprì erano tornati normali.
“Riesco a far fare di tutto alla gente, anche raccontarmi ogni segreto. Solo che non riesco a farlo a lungo, è piuttosto stancante. Ehi amico, tutto ok?”
Dorian lo guardò spaesato. “Sì, sono un po’... CHE FIGATA MI HAI IPNOTIZZATO!!” Facendo ridere tutti gli astanti.
Fu il turno dell’ ultimo ragazzo che si presentò come Ian e prima di farli parlare, diede fuoco alla sua stessa mano.
Le ragazze titubanti si alzarono una ad una. Prima la ragazza dai capelli viola, Ginevra, che levitando su posto spostò tutte le sedie con un solo gesto della mano.
Poi fu il turno della bionda, Marion, che si rese invisibile e poi dopo essere ricomparsa creo un campo di forza intorno a Ginevra sfidando i ragazzi a tirarci le sedie contro.
Per ultima toccò alla ragazza dai lunghi capelli neri.
“Mi chiamo Phoebe, ho 20 anni e... bah il mio potere non è un granchè. Diciamo che ogni volta che muoio rinasco in un altro punto del pianeta e reinizio da capo. Una gran seccatura. Però in compenso sono diciamo molto intelligente e leggo i pensieri. E sì Ian, lo faccio sul serio. 37, Dorian.”
Il ragazzo chiamato in causa rimase con la bocca spalancata. Aveva risposto ad un suo pensiero!
“Ovviamente non riesco a sentire i vostri pensieri sempre, solo se mi sforzo e mi concentro. E poi non mi piace farmi gli affari degli altri, quindi tranquilli, pensate tutte le porcate che volete in pace.”
Tutte le ragazze risero fino alle lacrime, vedendo Ian arrossire come un pomodoro maturo.
Andarono avanti così: ridendo e scherzando, giocando con i loro poteri.
Quando la Burton rientrò, i ragazzi furono costretti a separarsi.
Proprio prima di uscire dall’ ascensore Phoebe si girò verso la donna e chiese:
“Mi scusi. Ma se io sono il numero 7. E gli altri sono i numeri  1, 2, 4, 5 e 6. Dov’è il numero 3?”
I ragazzi tacquero, notando solo allora i numeri che avevano scritti sui cartellini appesi al collo.
La donna si prese qualche secondo e poi disse: “Il numero 3 non è sopravvissuto all’ Exial.”
L’ umore dei ragazzi si rattristò, in muto dispiacere per un ragazzo o una ragazza che non avevano mai conosciuto. Una persona che non era mai arrivata al Risveglio. E istantaneamente si sentirono molto fortunati, nonostante tutto.
Tutti tranne Phoebe, che dopo aver osservato a lungo la nuca della dottoressa aveva inarcato un sopracciglio.

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