Vieni, vieni

di Splendente come il sole
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La cantina ***
Capitolo 2: *** Strane creature ***
Capitolo 3: *** Il mio pagliaccio è sparito ! ***
Capitolo 4: *** Mio ***
Capitolo 5: *** Pagliacci e scuola ***
Capitolo 6: *** Nel bagno ***
Capitolo 7: *** Buio... magia ? ***
Capitolo 8: *** Il sogno ***
Capitolo 9: *** Stranezze ***
Capitolo 10: *** Solitudine ***
Capitolo 11: *** Ridicolo ! ***
Capitolo 12: *** Chi cerca trova ***
Capitolo 13: *** Paura ***
Capitolo 14: *** Richiami ***
Capitolo 15: *** Pericolo ***
Capitolo 16: *** Marco ***
Capitolo 17: *** Ma che ? ***
Capitolo 18: *** Parole, parole, parole ***
Capitolo 19: *** Via col vento ***
Capitolo 20: *** Passato ***
Capitolo 21: *** Noi tre ***
Capitolo 22: *** La mia anima da salvare ***
Capitolo 23: *** Ah, da noi ? ***
Capitolo 24: *** Prigioni e legami ***
Capitolo 25: *** Ritrovi ***
Capitolo 26: *** Il volo del corvo ***
Capitolo 27: *** Incredibile ***
Capitolo 28: *** Sopravvissuta a te ***
Capitolo 29: *** Brividi di freddo ***



Capitolo 1
*** La cantina ***


La mamma se n'è andata a lavoro.   
Papà è rimasto in Francia.  
E io sono qua solo...
Ho deciso di scendere nella cantina... Quella in cui la mamma mi ha detto di non andare mai. Chissà perchè...  Secondo me nasconde qualcosa...
Spero solo non abbia chiuso a chiave.

Esco dalla mia stanza e scendo lungo la scala a chiocciola.
C'è la cucina... ed ecco la porta per la cantina.
Devo entrare...
"Fai che non sia chiusa, fai che non sia chiusa..."
Non è chiusa.
Spalanco la porta ed entro.
E' tutto buio... e non ci sono lampadine.
Mi sembra di vederne una... avanzo e la porta alle mie spalle si chiude di scatto.  
Mi volto a fissarla, incredulo e... sì, già terrorizzato.
Poi sento un rumore alle mie spalle... degli occhi rossi mi fissano nel buio.
Un urlo d'orrore mi squarcia la gola.  


 

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Capitolo 2
*** Strane creature ***


La creatura dagli occhi rossi mi si avventò contro.
Non riuscii a scansarmi in tempo e me la ritrovai sopra, mentre cadevo a terra sbattendo la schiena nelle scale di legno.
Solo quando lo vidi in faccia, sopra di me, mi resi conto che era un pagliaccio.
Urlai e lui pure. Di paura...come me.
"COSA SEI ?" mi urlò in faccia.
"Cosa sei tu ! " ribattei, cercando di divincolarmi da sotto di lui.
Non me lo permise.
"E levati da sopra di me ! Sei stato tu ad attaccarmi per primo ! Io non voglio farti del male !"  urlai con tutto il fiato che avevo in gola, la voce stridula per la paura e lo shok.
Lui si scostò ed io sospirai di sollievo.
Il pagliaccio dagli occhi rossi si sedette a terra, lontano da me.
Lo osservai, incuriosito.

Era basso e magro, vestito da cloun, e con una folta chioma rossa, coperta in buona porta dal cappello colorato.
"Si può sapere chi sei ?" chiesi impaziente. "Da dove sei spuntato fuori ?".
Lui mi fissò in modo strano. "Dai tuoi sogni...".
Beh, un pagliaccio dagli occhi rossi come quelli del diavolo e che ti aggredisce non appena gli spunti davanti... sì, doveva essere uscito dal mio cervello.

 

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Capitolo 3
*** Il mio pagliaccio è sparito ! ***


"Marco, dove sei ?" urlò una voce femminile che conoscevo anche troppo bene .
Ero immobile seduto sulle scale della cantina proibita, al buio, con la schiena e il sedere doloranti .

E il pagliccio era .
Non potevo vederlo, e non lo sentivo .
Ma doveva essere ancora lì .
"Marco ?"

Non potevo rispondere o avrebbe capito dov'ero .
E lei non voleva che scendessi in cantina, ma l'aveva categoricamente vietato .
Sentii che si spostava dalla cucina, salendo le scale, di certo verso la mia camera .
"Marco !"
"Via libera" sussurrai, e mi sollevai, appoggiando una mano sulla schiena molto dolorante .
Mi lamentai debolmente e mi guardai alle spalle, nel buio .
Non si sentiva nulla .
Aprii la porta e pensai subito, mentre la luce illuminava a giorno la cantina, accecandomi : "Ma guarda, proprio ora si apre." 
Mi voltai e...il mio pagliaccio era sparito !
Restai di sasso, a fissare gli oggetti della cantina come un cretino .
Poi mi ricordai di mia madre e sgattaiolai via, saltando giù dalla finestra della cucina .
Avrebbe semplicemente pensato che ero andato a fare una passeggiata . 
Ma il mio pagliaccio dov'era ?



 

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Capitolo 4
*** Mio ***


Quando tornai a casa la mamma mi accolse a suon di urla isteriche .
"Si può sapere chi ti ha detto di uscire ? E senza lasciare neanche un biglietto ?" urlò, furiosa .
"Ma mamma, ho fatto solo una passeggiata !" protastai in tono implorante, sperando che la finisse presto .
Ero stato ai giardinetti, alle giostre .
Sia per scappare di casa, in modo che la mamma non sapesse che ero stato in cantina, sia per distrarmi .
Il pagliaccio...
"Marco, ma mi stai ascoltando ?!"
Sobbalzai e tornai in me .
"Certo, mamma."
"Bene." Disse lei . "E allora cosa stai aspettando ? Va di corsa a sistemare la tua stanza !"
"Si, mamma. " Risposi assente e mi avviai .
Salii in camera mia, triste e sconsolato .
Mi mancava il mio pagliaccio .
"Eccomi quà !" Esclamò una voce ormai familiare, non appena mi chiusi la porta alle spalle .
Sorrisi, contento .
Il mio pagliaccio dagli occhi rossi stava comodamente seduto sul mio letto .
"E tu che ci fai quà ?" chiesi, un pò seccato dal suo comportamento .
"Non mi piaceva la cantina..." rispose lui .
"Oh...bè, non piace neanche a me . Soprattutto dopo la sorpresina che mi hai fatto." 
Lui mise il broncio .
Mi avvicinai cautamente .
"Ma tu sei...Totto, quindi ?"
Lui annuì . "Certo...un pagliaccio dagli occhi rossi con il nome stupido che mi hai dato tu." Era un pò arrabbiato .
"Oh...ma sei un pagliaccio, che nome dovevo darti ?"
"Non lo so ! Sei tu il creatore, tu dovresti saperlo !"
"Un momento" esclamai . "Non sono un dio dei pagliacci, non creo pagliacci, quindi come posso essere stato io a trascinarti in questa dimenzione ?"
Stavo per perdere la pazienza .
Lui si morse il labbro . "Se non lo sai tu..."
Quant'era schietto !


 

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Capitolo 5
*** Pagliacci e scuola ***


"Marcoooo! Alzati, su !" urlò la mamma dal bagno.
"Sì sì, mamma, un attimo !" urlai di rimando.
"E sbrigati, devi andare a scuola !".
"Oh, e lo so !" pensai, seccato.
Perchè, dannazione ?
Mi alzai controvoglia, e mi guardai intorno.
Totto non c'era.
Ieri, quando la mamma mi aveva chiamato per la cena, gli avevo detto di nascondersi nell'armadio e di non muoversi di lì per nessun motivo.
Speravo mi ascoltasse, ma quando sono tornato in camera mia e ho aperto l'armadio, beh... lui era sparito di nuovo.
Sbuffai e mi diressi in bagno, ancora assonnato.
Feci una doccia veloce, e mi vestii con abiti leggeri.
Ci stavamo avvicinando all'estate e faceva caldo, ormai.
"Insomma Marco, visto che ore sono ?" sbraitò la mamma.
"Sì, mamma, ho capito : oggi niente latte col cacao."
Ed infatti...
Mi diede due euro ed uscimmo rapidamente di casa, lei con la borsa in mano, io con lo zaino sulle spalle.
Mia mamma salì in macchina. "Mi raccomando, sbrigati ad andare."
"Certo, mamma." E prima che potesse chiudere lo sportello, pronta ad avviarsi a lavoro, le scoccai un bacio sulla guancia.
Lei mi riservò uno dei suoi rari sorrisi, poi partì a tutto gas.
Sospirai e mi avviai lungo il marciapiede.
La scuola era vicina, al contrario del negozio d'abbigliamento dove lavorava la mamma, ed io ci andavo sempre a piedi.
All'improvviso, tre miei compagni di scuola apparvero lungo il vialetto e mi vennero incontro. 
Antonio, Gianni e Alessio... Oh no...
"Ehi, cretino ! In ritardo oggi, eh ?" sghignazzò Alesso facendomi infuriare.
"Non mi pare" ribattei senza fermarmi. "Voi sì, se non vi muovete."
Antonio mi afferrò per la collottola e mi strattonò.
Cercai di divincolarmi e di colpirlo, ma gli altri due mi afferrarono e mi buttarono a terra. Poi scoppiarono a ridere.
Arrossii per la vergogna, e sperai che in giro non ci fossero altri compagni. 
No, che figura...
Ma all'improvviso i tre ragazzini volarono via. 
Letteralamente.
Sorrisi. Forse mi ero guadagnato un protettore.  


 





 

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Capitolo 6
*** Nel bagno ***


Mi avviai rapidamente verso il portone della scuola e in quel momento la campanella suonò.
Comprai i mikado al distributore e corsi in classe.
Ringraziai il cielo che la maestra non era ancora arrivata, per un volta.
Era una vera strega, e non tollerava i ritardi, anche se di pochi minuti.
Mi sedetti al mio banco, accanto ad una bella ragazzina dai capelli rossi, Bea.
In quel momento la maestra entrò. "Forza, muovetevi a prendere il libro di storia !".
Sospirai.
 
A ricreazione mi rifugiai in bagno, sperando di non incontrare quei tre.
Stavano in un altra classe, per fortuna .
Ma dopo quello che era successo me l'avrebbero fatta pagare...o forse no ?
In fondo cosa avevo fatto ? Doveva essere stato Totto, non io .
Decisi di non rischiare e restai chiuso lì dentro a mangiare i mikado .
All'improvviso, sentii un leggero scricchilio, poi un pianto .
Un bambino della prima, probabilmente .
Decisi di uscire e vedere cosa fosse successo .
Aprii la porta e in quell'istante le luci si spensero .

 

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Capitolo 7
*** Buio... magia ? ***


"Ehi !" urlai, agitato.
Mi lanciai verso la porta d'ingresso del bagno, e, nel buio, la trovai.
Afferrai la maniglia e la forzai : la porta non si aprì.
"Aiuto !" urlai con tutto il fiato che avevo in gola. "Ehi, non è divertente ! Aprite !" .
Cominciai a battere con forza. 
Nel frattempo, mi resi conto, nella fitta nebbia della paura, che il pianto era cessato.
Mi bloccai, poi mi appoggiai con le spalle al muro.
"C'è qualcuno ?" chiesi con voce tremante.
Nessuna risposta.
Le luci si accesero all'improvviso, facendomi sobbalzare.
Sgranai gli occhi : davanti a me c'era un quadro galleggiante.
"Cos'è questa cosa ?" pensai ad alta voce.
Lentamente, mi avvicinai.



 

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Capitolo 8
*** Il sogno ***


Cercai di afferrare il quadro, ma mi resi presto conto che non aveva alcuna consistenta .
"E' solo la mia stupida immagginazione" pensai, seccato da quella situazione .
Voltai le spalle al dipinto e andai verso la porta .
Ma proprio mentre posavo la mano sulla maniglia cambiai idea, e tornai indietro .
La curiosità mi divorava, mio malgrado .
Tornai verso il quadro : raffigurava un paesaggio...no .
No .
Era un giardino, pieno di fiori, e piuttosto buio .
E c'erano strane creature...come esseri umani travestiti .
Tipo come Totto .
Mi resi conto che il quadro si stava deformando, stava diventando più grande, ed indietreggiai, spaventato .
Che diamine sta succedendo ?
Il quadro galleggiante tornò normale .
Lo fissai meglio .
Il giardino era contenuto all'interno di un supermercato .
"Ma è proprio il sogno dell'altra notte !" esclamai ad alta voce .
 
"Marco ! Marco, sei qui ?" .
Sobbalzai .
Luca, un mio compagno, era entrato .
E il quadro era ancora lì .





 

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Capitolo 9
*** Stranezze ***


"Si può sapere che stai facendo ?" mi chiese il mio compagno con un sorriso, curioso suo malgrado .
"Niente." Risposi distrattamente .
Mi voltai verso il quadro : era ancora lì .

Ma lui sembrava proprio non vederlo...
"Che guardi ?" . Luca mi si avvicinò .
"Nulla." Risposi ancora una volta, ma la mia espressione diceva "allarme rosso!" .
"Sei sicuro di sentirti bene ?" insistette il ragazzino .
Deglutii .
Bocca chiusa, Marco .
"Sì sì" risposi frettolosamente e mi avviai alla porta .
Luca mi seguì, leggermente scioccato dal mio comportamento .
"Ti cercava la maestra" sussurrò in tono sommesso, come a scusarsi di avermi disturbato.
Lo fissai, scioccato .
Quel bambino aveva qualcosa di speciale...
Gli strinsi una spalla . "Torniamo in classe ?" .



 

Nota dell'autrice : Consiglio ai miei lettori di tenere a mente questo nuovo bambino, Luca, perchè prima o poi lo ritroveremo, e l'ultima cosa che voglio è che lo dimentichiate .

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Capitolo 10
*** Solitudine ***


Quando tornai a casa, ero scioccato, ma soprattutto triste .
E non capivo neanche il perchè...o forse si...
Ero così solo in tutta quella faccenda...
E Totto era sparito già dalla sera prima .
Era strano ammetterlo, anche solo tra me e me, ma mi mancava .
Ero felice che avesse dato una lezione esemplare a quei tre cretini, che non facevano che tormentarmi .
Ma se era stato lui a farmi avere quella visione del quadro galleggiante, allora...
"Sorpresa !" .
Urlai, spaventato .

Totto scese giù dal mio armadio con un balzo, e si passò una mano tra gli ispidi capelli arancioni .
"Razza di cretino !" sbraitai, arrabbiato, ma, mio malgrado, anche divertito .
"Mi hai spaventato ! E dove sei stato tutto questo tempo ?!" .
Lui scoppiò a ridere fragorosamente .
Sussultai .
Aveva una bella risata...proprio come l'avevo immagginata mentre scrivevo il mio diario segreto e immagginavo come potesse essere, se solo fosse stato reale .
Ed infatti lo era...lo era diventato .
"Smettila, Totto !" esclamai, e lui, udendo il mio tono desolato, si bloccò di colpo .
Mi sedetti sul mio morbido tappeto blu notte e lo invitai a fare altrettanto .
Lui si sedette accanto a me, e prese a fissarmi con sguardo indecifrabile .
"Dove sei stato ?" mormorai molto più tranquillo di prima, e, mio malgrado, curioso .
Lui si portò una mano alle labbra arancioni come i capelli .
"Ssh" .
Sussultai .
Perchè faceva così ?  Davvero credeva che avrei mai trovato il coraggio di raccontare a qualcuno una simile storia ?  Mi avrebbero rinchiusi in un manicomio tempo niente .
"Allora" riprese lui avvicinandomi le sue strane labbra ad un'orecchio .
"In un posto speciale, sono stato."
"Ma davvero ?" commentai ironico, e mi staccai .
Alla fine, decisi di alzarmi .
"Totto ?" mormorai improvvisamente a disagio .
"Cosa ?" ribattè lui, restando seduto tranquillo .
"Ma tu sei mio amico ?" chiesi incerto .
"Si...certo che lo sono."
"Davvero ?" .
Ero sorpreso .
Ma felice .

 

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Capitolo 11
*** Ridicolo ! ***


"Si Si." Replicò lui, e si alzò di scatto, allegro .
"C'è lo compriamo un gelato ?" chiese speranzoso .
"No" risposi quasi acido . "Devo fare i compiti . Domani di nuovo scuola, cavolo."
"Suvvia" m'incoraggiò lui . "Non può essere così male."
"Si, come no." Replicai seccato .
Afferrai lo zaino blu e giallo, fin troppo pesante ultimamente, e lo misi sulla mia scrivania, pronto a tirar fuori tutto e a fare i miei dannati compiti .

Lui stava zitto e tutto imbronciato in un angolo .
Sorrisi divertito . "Gli passerà presto."
Poi iniziò il mio stupido pomeriggio .
 
Era un'ora che ero immerso in libri e quaderni, prima di matematica, poi di grammatica, e ora di inglese !
Proprio non ne potevo più .
Nel frattempo, Totto se n'era andato .
Mi aveva salutato ed era saltato giù dalla mia finestra aperta .
"Dove vai ?" gli avevo chiesto allarmato .
"A fare un giro..." aveva risposto lui incerto .
Dopo aver capito che non mi fidavo affatto di lui, aveva alzato le mani .
"Non combino guai, giuro."
L'avevo lasciato andare .
Chissà dove e chissà perchè .
Aveva detto che c'era un'altro mondo, che veniva da un'altro mondo .
Ma che voleva dire ?



 

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Capitolo 12
*** Chi cerca trova ***


"Ok" penso "ora basta."
Mi alzo di scatto dalla sedia e mi dirigo alla finestra .
"Ti troverò, vedrai."
 
Scendo lentamente giù dalle scale, osservando mia madre all'interno della cucina .
Canta una canzone...Perdono, di Tiziano Ferro .
Faccio una smorfia disgustata, e cerco di scendere silenziosamente .
Alla fine, arrivo alla porta, e, più piano possibile, la spalanco .
La mamma non sembra essersi accorta di nulla...
Mi spiace doverla ingannare, ma...
Devo trovare Totto e basta, prima che si metta nei guai .
E poi i compiti li ho finiti e ho bisogno d'aria fresca .
Quasi senza più sentirmi in colpa, chiudo la porta d'ingresso e corro via, nella strada .
 
"Ma dove sarà finito ?" mi chiedo desolato, passandomi una mano tra i ricci scuri .
Sono al parco, uno dei pochi in città, pieno di bambini e mamme urlanti .
Anch'io vengo spesso qui, a volte senza dirlo alla mamma .
Come ora .
Mi avvicino ad uno dei tanti scivoli, il mio preferito .
Sia perchè è il più particolare, sia perchè è del mio colore preferito, il blu notte .
Mai visto uno scivolo così .
E...accanto c'è un albero .
"Ma non c'è mai stato !" esclamo quasi sconvolto, e attirando parecchi sguardi curiosi .
"Ma che dici !" ribattè una signora con un bimbo piccolo in braccio . "Certo che c'è sempre stato !" .
"Ma..." sussurrò tra me e me .
Non ho il coraggio di contraddirla, ma dentro di me conosco la verità .
"Ma che accidenti sta succedendo ?!" .






 

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Capitolo 13
*** Paura ***


"Ehi !" .
Mi voltai di scatto al suono di quella voce tanto familiare, ancora sconvolto per quella storia dell'albero .
Totto mi venne vicino, e si sedette accanto a me, sul bordo della fontana .
Con una mano mi scombinò i capelli corvini . "Hai paura ?" mi chiese con una delicatezza che non era da lui .
Lo fissai con durezza e mi alzai . "No."
Cominciai a correre per il grande parco, sotto gli alberi che gettavano la loro ombra rinfrescante .
Lui mi seguì, a ritmo .
"Sicuro ?" insistette con sarcasmo .
Era tornato il solito .
Gli lanciai un'occhiataccia, e presi a correre più velocemente .
"Io non ho paura di nulla."
"Non dire così, Marco." Esclamò lui, improvvisamente serio .
"Perchè ?" mi fermai e posai le mani sui fianchi snelli, il respiro ancora regolare malgrado la breve corsa .
"Cosa mi nascondi ? Dove sei stato ?" .
Lui alzò le spalle . "Vuoi davvero saperlo ?" .
Mi avvicinai . "Si."

"Va bene" sbottò lui . "Vieni con me, ragazzino."
"Non chiamarmi ragazzino !" sbottai seccato .
In realtà ero felice di esserlo, ma...
Lui scoppiò a ridere, e comiciò a correre in mezzo alla gente allontanandosi da me e dagli alberi .
"Ehi !" urlai .
L'avrebbero visto...dovrebbero già averlo visto !
Ma nessuno sembrava accorgersi di lui, nessuno lo fissava sconvolto .
"Totto !" urlai, cercando di raggiungerlo .
Avevo mentito, poco prima .
Avevo paura .

 

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Capitolo 14
*** Richiami ***


"Totto !" urlai ancora, e molti si voltarono a fissarmi, scioccati .
Frustrato, diedi un calcio ad un mucchio di pietre, facendomi male .
Imprecai e alzai il capo : era sparito .
Di nuovo .
"Sono veramente stufo di questo suo comportamento !" pensai seccato, poi mi diressi all'entrata del parco, per uscirne .

Mi voltai, giusto per verificare che non ci fosse più .
Non c'era .
 
Quella notte non riuscii a dormire .
Non che fosse una cosa dell'altro mondo, anzi...Soprattutto in quegli ultimi giorni . Come potevo dormire .
Continuai a rigirarmi nel letto, accaldato e sopraffatto da mille pensieri .
E Totto era al centro di essi .
"Ma dove diavolo è finito ?" .
Un ululato che non avevo mai sentito si alzò nella notte .
Una, due, tre volte...
Perplesso, mi alzai e andai alla finestra .
Scostai le tende verde foglia, e fissai il lupetto in giardino .
Lui mi fissò a sua volta, scoprendo i denti .
"Oh mio dio" sussurrai, incredulo . "E quello che ci fa qui ?" .
Tirai nuovamente le tende e tornai a letto .
"Adesso basta !" esclamai, infilandomi sotto le coperte .
"Basta con queste assurdità !" .
Chiusi gli occhi, deciso a dormire .
Il richiamo del piccolo lupo si fece di nuovo sentire...Era nella mia testa .
Me la presi fra le mani, esasperato, e, sì, spaventato .
"Oh Dio...Oh...ma che devo fare ? C'è un lupo in giardino, c'era un pagliaccio dagli occhi di fuoco in cantina..é questa nuova casa che è maledetta oppure sono io il problema ?".
Improvvisamente mi ricordai del quadro volante e mutevole in bagno, a scuola .
No, non era la casa il problema .
Ero io, e basta .
Sospirai, e mi alzai .
Dovevo andare dal lupetto .




 

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Capitolo 15
*** Pericolo ***


Scesi lentamente le scale, fino ad arrivare alla porta d'ingresso .
Aprii lentamente la porta, sperando con tutto il cuore di non provocare il minimo rumore .
Mia madre non doveva saperne niente, di tutta questa storia .
Uscii in giardino, nell'aria fredda . Rabbrividii .
Il giardino non era buio, poichè era illuminato dalla fioca luce del lampione, e si ci vedeva .
Mi diressi al centro, dove c'erano grossi cespugli fioriti .
"Non ci posso credere, è sparito !" esclamai, frustrato come non mai .
Poi mi tappai la bocca, e alzai lo sguardo a fissare la finestra della camera da letto della mamma .
"Sono proprio un cretino" mormorai tristemente .

Poi, sentii una strano rumore alle mie spalle, impossibile da descrivere .
Sussultai, sentendo una stretta gelida al cuore : quella della paura .
Mi voltai lentamente...e urlai .
Tre ragni enormi, neri come la notte che li circondava, e dagli enormi occhi rossi, erano di fronte a me, vicini l'uno all'altro .
Urlai ancora, mentre si avvicinavano per ammazzarmi...in qualche modo .
Poi uscì fuori il lupetto, che saltò addosso a quello che mi stava più vicino .
Lo fissai sbalordito, mentre crollavo nell'erba umida, e indietreggiavo gattonando, e la porta d'ingresso della casa si spalancava .

 

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Capitolo 16
*** Marco ***


Quando riaprii gli occhi, era tutto buio, intorno a me .
Lentamente, mi sollevai a sedere nell'oscurità, strizzando gli occhi ciechi, il corpo tutto indolenzito .
Man mano, presi coscienza di dove mi trovavo .
Ero nel mio letto, nella mia camera .
Sobbalzai, e saltai giù, verso la finestra .
Scostai le tende e guardai sotto, in giardino : tutto sparito .
Il lupetto, i ragni...
Ed io nel mio letto...
Ma il mio corpo tanto dolorante, e il pigiama tutto sporco di terra erano prove chiare che non era stato affatto un sogno...
                                       §
"Ehi, tesoro, ma sei caduto dal letto stamattina ?" .
Mia madre entrò nel bagno proprio mentre finivo di vestirmi, dopo essermi fatto la doccia, e aver nascosto il pigiama sporco...
Mi sforzai di sorridere .  "Non avevo sonno, mamy . La colazione ?" .
"Già...ora te la preparo..." . Ed uscì in tutta fretta, ancora in pigiama .
Scossi la testa . Avevo una sensazione tutt'altro che piacevole alla bocca dello stomaco...che non mi dava pace .
Di certo non avevo voglia di mangiare...o di andare a scuola...
"Oh Dio..." sussurrai, e mi presi la testa tra le mani, sconsolato .
                                                 §
"Mamma, oggi proprio non ho voglia di andare a scuola !" mi lamentai mentre mi porgeva lo zaino pieno ed il giubbotto blu, il mio preferito .
"Uffa..." sbuffai sonoramente mentre li prendevo entrambi .
"Marco, ma che sono queste storie oggi ? Forza, vai."
"E va bene !" . Ed uscii sbattendo la porta .
                                               §
Come se questo fosse un giorno da passare a scuola ! Dopo quello che è successo stanotte ! E poi...chi ha aperto quella porta ?
Se non è stata mia madre, allora chi ?
Sospirai, esasperato, e mi presi il viso tra le mani .
"Totto" sussurrai . "La verità è che mi manchi."
"Sicuro ?" sussurrò una voce che ben conoscevo .
Sobbalzai, e per poco non saltai su dalla sedia .
Al centro dell'aula, davanti alla cattedra e accanto alla maestra Rita ( che insegna matematica, con mio grande dispiacere) c'era Totto, intento ad imitarla quanto a scrutarmi di sottecchi .
Sorrisi, improvvisamente sollevato . 
 
 Lo specchio dell'autrice :

Salve a tutte/i !
Temo proprio di avervi annoiate/i con questo mini-capitolo, ma, sapete, tengo moltissimo al personaggio di Marco, e ci tenevo a "dedicarlo" quasi interamente a lui, e a qualche suo pensiero :P
Spero di riuscire ad esprimermi come si deve sul suo stato d'animo, se avete consigli sono qua :)
Alla fine, ecco che è riapparso Totto...Siete contenti/e ? Immaggino di si .
Ma secondo voi chi ha aperto quella porta, la notte scorsa ?
Chiedo scusa per degli eventuali errori grammaticali, e in tal caso per la mia sbadataggine...e vi prego di segnalarmeli :P
Un bacio, Alera






 

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Capitolo 17
*** Ma che ? ***


Nè la maestra nè tantomeno i miei compagni si accorgevano di lui .
Imitava la grassa maestra Rita in una maniera davvero comica e dovevo mordermi le labbra e nascondere la faccia in un braccio per evitare di scoppiare a ridere .
Il mio compagno di banco, Luca, mi fissava perplesso .

Ricambiai lo sguardo e sorrisi, cercando di ricompormi, e di non guardare Totto .
"Sto morendo di fame" sussurrai all'orecchio di Luca .
Lui mi guardò con un'espressione sconsolata . "Anch'io."
Sbuffai, e guardai l'ora nel mio orologio di spiderman . "Ancora un quarto d'ora d'inferno, e c'è la ricreazione."
"Menomale" sbuffò Luca e si girò dall'altra parte, proprio mentre la maestra ci richiamava .
"Luca e Marco . Che avete tanto da parlare ? La ricreazione è esattamente tra un quarto d'ora, immaggino possiate resistere per un quarto d'ora."
Feci un sorrisetto falso . "Certo, maestra . Scusa."
Lei scosse la testa, e Totto la imitò, emettendo un verso acuto .
Lo fissai sbalordito .
                                                    §
Alla fine, uscii da quell'inferno .
"Ciao Marco" mi salutò Luca all'uscita e io ricambiai .
Gettai lo zaino a terra e mi appoggiai al muro, aspettando il pullman .
"Ehi !" . Totto mi venne incontro con quei suoi occhi rossi che mi fissavano e con mia sorpresa mi scompigliò allegramente i capelli .
"E' un po' che non ti fai vedere..." sussurrai tristemente, gli occhi bassi .
"Ehi sì."  Si appoggiò accanto a me sul muro, ed io scivolai stancamente per terra .
"Alzati, Marco" disse lui in un tono duro che non gli apparteneva .
"Perchè ?" ribattei senza neanche guardarlo .
Lui si voltò verso la strada e sorrise . "Ecco il pullman."
Sollevai il capo, scostandomi i capelli neri dalla fronte per guardare .
"Ma io non..." non potetti finire la frase . Ecco lì il pullman .
Di solito ritardava di almeno venti minuti .
Lo fissai sospettoso, poi mi alzai e afferrai lo zaino .
"Tu che fai ?" dissi voltandomi verso di lui, e gettandomi lo zaino in spalla .
Lui scrollò le spalle . "Eh...e tu vai..." .
"Marco !" urlò un ragazzino in lontananza .
Luca .
Mi raggiunse, e...fissò Totto con occhi sbarrati .
"Tu..." balbettò "Tu...ma cosa sei ? Ti ho sognato l'altra notte..." .
Io rabbrividii .
"Di cosa sta parlando ?" esclamai fissando Totto, impietrito .



 

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Capitolo 18
*** Parole, parole, parole ***


"Ok !" esclamai scivolando sul tappetto verde, mentre Luca si sedeva sulla sedia, Totto sul mio letto . Li fissai intensamente, entrambi . "Ricapitoliamo tutto."
"Marco ?" mi chiamò mia madre dal piano di sotto .
Sbuffai, scocciato . "Si, mamma, cosa c'è ?" .
"Sicuro che tu e Luca non volete nient'altro ? Avete mangiato così poco..." .
Fissai il mio compagno di scuola con aria interrogativa, lui scrollò le spalle, poi si portò le mani alle tempie .
"Si, mamma, tranquilla !" urlai, poi mi dimenticai di lei .
Lei . Lei che non vedeva Totto .
Eh no .

"Ma perchè io e Luca possiamo vederti, e mia madre no ? E tutti gli altri ? Cos'abbiamo noi di tanto speciale ?" .
Cominciavo ad essere davvero stanco di tutta quella storia...
Però, dovevo ammetterlo, quel pagliaccio e tutto questo mi avevano davvero ravvivato la vita .
Lo fissai, quasi con affetto . In fondo l'avevo creato io, no ?  Ci tenevo a lui .
"Allora, ragazzi."  Il pagliaccio interruppe il filo dei miei pensieri con la sua vocina acuta e calda a tempo stesso . "Volete che cominci a raccontarvi di me ?" .
Io e Luca annuimmo insieme .
"Ma siete proprio sicuri di volerla sentire ?" la sua voce era così strana .
Rabbrividii . Avevo paura . Cosa mi avrebbe detto ? Avevo paura e non sapevo neanche perchè .
Stavolta fu Luca a distogliemi dai miei pensieri tanto confusi . Mi posò una mano sul braccio, e sprofondai nelle sue iridi verdi .
Aveva gli occhi verdi, identici a quelli di mio padre.
"Peccato che non sia il momento adatto per pensare a mio padre."
"Io a questo punto voglio sapere, Marco" sussurrò incerto .
"Anch'io" confessai . Lui mi sorrise, e si sedette accanto a me sul tappeto .
"Allora" Totto era così serio . Mi fissò intensamente .
"A crearmi sei stato tu, Marco . Ma ne parleremo dopo, di questo . Fattosta..." scoccò una lunga occhiata a Luca "che tu non sei l'unica qui ad avere questi dono . Anche tu li hai, Luca."
Il ragazzino lo fissò sbalordito, io fissai lui allo stesso modo .
"Perchè" continuò Totto, e mi voltai nuovamente per guardarlo "voi due siete fratelli."
Fu la peggiore pugnalata nel cuore che potessi ricevere .





 

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Capitolo 19
*** Via col vento ***


Quasi senza rendermene conto, mi alzai e cominciai a correre, le lacrime agli occhi .
In pochi istanti, mi ritrovai a correre fuori, sul marciapiede, le urla della mamma sempre più lontane .
Mio fratello....
Accelerai, dirigendomi verso il parcogiochi, ancora sconvolto dalle parole di Totto, da quella rivelazione .
Arrivai all'entrata del parcogiochi e varcai la soglia, stremato nel corpo e nello spirito .
"Mio padre..." sussurrai sedendomi su una panchina .
L'incredulità era finita .
Chinai il capo, riflettendo .  Poi, esplosi in una risata isterica .
Okay, avevo solo dieci anni -quasi undici- ma conoscevo mio padre, di certo più di quanto lo conoscesse mia madre .
Aveva sempre avuto una mania  per le donne...per tutte le donne .
Un ragazzino non dovrebbe accorgersi di queste cose, ma io avevo sempre avuto un occhio acuto e, ogni tanto, l'avevo pure beccato con qualche ragazza . 
 
Ma non ne avevo mai parlato con la mamma...non ne avevo mai avuto il coraggio...
Sospirai, cercando di calmarmi, e fissai il cielo sopra di me .  Non era blu, ma lattiginoso e opaco, come una scodella gigante sottosopra .  Che fine aveva fatto il sole ?
Sospirai ancora . L'aria era soffocante, il mio cuore in pezzi, ed ero sicuro che qualcuno o qualcosa mi stesse spiando...
Intravidi qualcosa di scuro tra i rami di un vecchio melo davanti a me .
Era un corvo, appollaiato e immobile come le foglie ingiallite intorno a lui .
Ecco cosa mi osservava .
Cercai di convincermi che era ridicolo... Adesso avevo paura di un corvo ?  Avevo ben altro a cui pensare, di certo non potevo preoccuparmi dei corvi proprio adesso .
Senza pensare, mi alzai dalla panchina e mi chinai per terra .  Afferrai un grosso sasso e lo puntai contro il corvo .  "Via ! Vattene via !"  e glielo scagliai contro .
Non volevo colpirlo, volevo solo che se ne andasse -la verità era che mi dava i brividi assurdi- per cui mirai più in basso rispetto a dove si trovava lui .
Ci fu un tramestio di foglie, poi il corvo si alzò in volo illeso .
Le ali erano enormi e rumorose come un intero stormo di uccelli .
Mi accovacciai per terra, improvvisamente terrorizzato mentre il corvo volava  direttamente sopra la mia testa, e l'aria spostata dalle sue ali mi arruffava i capelli neri .
Invece l'uccello si lanciò verso l'alto e volò in cerchio, una silhouette nera contro il cielo bianco .
Poi, con un grido gracchiante, sparì tra le nuvole .
Mi raddrizzai lentamente, guardandomi intorno imbarazzato .
Comunque, ora che l'uccello era andato via il cielo sembrava di nuovo normale .
Un leggero venticello agitava le foglie, ed io feci un profondo respiro, nel tentativo di calmare il battito del mio cuore, e di schiarirmi i pensieri .
E così, mio padre aveva avuto un altro figlio con un'altra donna .
Quale altra spiegazione c'era ?
Non poteva essere di mamma e papà, altrimenti sarebbe stato con noi, no ? Saremmo cresciuti insieme...
E non poteva essere della mamma, no...
Non c'era altra spiegazione : mio padre aveva delle amanti già a quell'epoca, quando io non ero ancora nato... Dato che io e Luca avevamo la stessa età...
"Che schifo" mormorai .
Poi, lentamente, e con gli occhi bassi mi diressi verso casa .
Forse, Totto avrebbe fatto meglio a dire fratellastro .





 

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Capitolo 20
*** Passato ***


Oh, Marco .

Povero ragazzo, starà soffrendo adesso...
Ma io dovevo dirgli di Luca, pensai  fissando l'altro ragazzino, che invece fissava il mondo oltre la finestra, nella speranza di veder tornare suo fratello .
Chiusi i miei occhi rossi, angosciato .

Non lo avrei permesso, stavolta... Non finirà mai più così...
Marco è il mio creatore, ma non mi ha certo creato in questa vita, no... Non in questa, dove è solo un bambino innocente...
Fissai suo fratello . 
E Luca ancor più di lui .
Tornai col pensiero a quei tempi passati, tanto lontani...
Alla fantasia di Marco, al suo coraggio, alla sua intelligenza... a com'era bravo a creare "nuovi esseri" ... nuove cose .
Come me .
E io vivevo per i suoi occhi, in cui si rispecchiava il cielo, nella speranza di riuscire a compiacerlo, a proteggerlo...
Non ci riuscii .
Lui è cambiato, tanto, troppo...
E poi è morto, tra le fiamme del rogo...
"Totto ! Totto presto, vieni a vedere !" urlò Luca dalla finestra .
Sorrisi, ma era un sorriso amaro .
Quei due ragazzini erano così legati, un tempo... Perchè è finita così ?
"Marco è tornato !" .
Sì, e anche tu .
Ma per quanto ?
Per quanto riuscirò a proteggervi ?


 

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Capitolo 21
*** Noi tre ***


                                                                         Noi tre 
^Marco^


"Dunque" mormorai gettandomi sul letto, e fissando i due di fronte a me . Mi concentrai su Luca . "Tu saresti mio fratello" conclusi con un sospiro amareggiato .
"Mi sa di sì."  Luca distolse lo sguardo da me, e fissò Totto, che a sua volta fissava entrambi, in silenzio.
Alla fine, disse fissandoci entrambi negli occhi .  "Sì, ragazzi, è così."
Io annuii in silenzio, abbassando lo sguardo.
Poi lo rialzai verso Totto, e gattonai verso di lui .  "Com'è che la tua voce..." mi bloccai, riflettendo sulla sua voce.
"La mia voce cosa ?" mi incalzò Totto.  Sembrava allarmato.
"Non so..." risposi, mentre mi passavo una mano tra le morbide onde dei miei capelli. "E' diversa !" .
"E' vero !" affermò Luca a sua volta.
Totto chiuse i suoi occhi rossi, in un sospiro rassegnato. "E' perchè... sto per sparire."
"COSA ?" urlai d'istinto .  Poi cercai di darmi una calmata .
"Ma... come per sparire ?" balbettai angosciato . "Per s-sempre ?" .
Lui mi scompigliò allegramente i capelli, poi spostò la sua attenzione su mio fratello, che intanto si era zittito.  Sembrava allarmato quanto me.
"Questo dipende solo da voi, miei cari ragazzi."
Poi andò indietro, verso la porta, e svanì in una volata di fumo.
"Totto !" urlammo io e Luca insieme.
Non riuscivo a crederci...
Se n'era andato. Così.  Dopo una simile rivelazione...

"Cos'avrà voluto dire ?" . La voce impastata di Luca mi distolse dai miei pensieri.
Giusto.
 

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Capitolo 22
*** La mia anima da salvare ***


                                                           La mia anima da salvare

^Totto^


 
"La mia anima da salvare, già" pensai tristemente.
Ma cosa poteva mai avere di me, oramai ?
Cos'aveva mai avuto ?
Marco era sempre venuto prima di tutto, tutto.
Tutto e Tutti.
Di certo, prima di me stesso.
E questa era stata la mia condanna.
Restare fedele al mio creatore, metterlo al centro del gioco.
Dopotutto, eravamo tutti così felici... finchè...
Sentii un boato in lontananza, e volai, più veloce del vento, del lampo, lontano da quel posto maledetto ; da quelle immagini maledette ; quei ricordi...
D'accordo, stavo delirando...
Feci un respiro profondo, e mi aggrappai ad un albero.
Amavo ancora Marco ; e amavo Luca.
Ma adesso era solo a me che dovevo pensare.
Mi gettai nel turbine di fronte a me, che vorticava furioso.
"Vieni, vieni !" . Lo richiamai a me, e mi ci gettai dentro.
Che la lotta abbia inizio.
E che Marco e Luca possano fare del loro meglio sulla Terra.
Soprattutto tu, Marco.  
 
Ti prego.
 
Aiutami tu, adesso. 
 
                                                        La mia anima da salvare






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Capitolo 23
*** Ah, da noi ? ***


                                     Ah, da noi ?

^^Marco^^

"E così..." dissi  fissando il  vuoto "... dipende da noi...".
Ero così confuso...
Totto non ci aveva dato nessun vero chiarimento.
Se n'era andato e basta.  Forse per sempre.
Quel pensiero era un tormento... mi sentivo così perso, ormai... senza di lui.
Ma hai pur sempre tuo fratello... ora c'è lui, no ? Sussurrò una vocina nella mia testa, e mi voltai verso Luca, sdraiato a terra a fissare, a sua volta, il nulla.
Andai verso di lui, lo sguardo ancora perso.  "Dobbiamo fare qualcosa."
Il ragazzino si alzò a sua volta e mi fissò, in piedi di fronte a me.  "Lo so."
Ok, ma cosa ? 
                                                                   ---

"Ok, l'unica cosa chiara è che il suo ritorno, e chissà cos'altro, dipende da noi..." ragionò Luca mentre camminava accanto a me nel parco.
"Già..." concordai sovrappensiero. 
Davvero, non sapevo che fare.
"Ehi, Marco."
Mi voltai verso mio fratello, che intanto si era fermato.  "Cosa ?".
Stava guardando un albero...
Lo affiancai e a mia volta lo fissai.
Il corvo.
Il grosso rapace nero ci fissava con uno sguardo che, giuro, avrebbe messo i brividi a chiunque.
Le sue penne, all'apparenza nere come la pece, alla luce del sole brillavano dei colori dell'arcobaleno... e i suoi occhi erano rossi.
Erano identici a quelli di Totto.  E non smettevano di guardarci.
Avevo lo sguardo incatenato al suo. Non riuscivo a staccare i miei occhi, azzurri e limpidi come il cielo, dai suoi, rossi come le fiamme ardenti dell'inferno. 
Lentamente, persi i sensi e mi accasciai al suolo, mentre tutto attorno a me si faceva oscuro.
Non mi ero mai sentito così fragile ed indifeso.
 
 
                                                                 Angolo Autrice

Ciao angeli, eccomi di nuovo qui, tornata ad aggiornare questa mia storia.
Che ne dite, vi è piaciuto questo nuovo capitolo ? Spero di sì. A me... beh, mi piace.
Chiedo scusa per il terribile, imperdonabile ritardo... Ma ho messo la storia in Pausa per valide ragioni, ve l'assicuro...  E insieme a questa, ovviamente, anche le altre Tre in Corso.
Sono stata proprio assente, per settimane, sono tornata due giorni fa. :)
Comunque che dite, anche a voi fa pena Marco ? A me un po' sì... Cosa gli sarà successo ? E a Luca ? Qual è il mistero che avvolge il corvo ? E Totto ? Siete in ansia anche per lui, immagino... :P
Vedrete, vedremo...
Comunque ci tengo a ringraziare di cuore le DUE dolcissime ragazze che sono sempre qui per me e per la mia storia, e che con le loro recensioni mi aiutano a continuare... Senza di voi, questa storia non potrebbe più esistere !
Spero non vi siate dimenticate di noi, nel frattempo (me e la mia storia) ma avreste ragione... :P
E spero che questo nuovo capitolo un po' vi sia piaciuto. ;)
Ringrazio anche chi ha messo la storia tra le Seguite e Ricordate.
Scrivo anche per voi, eh.
Se mi lascerete anche voi una recensione, sappiate che mi farete un regalo immenso. :P
Alla prossima !







 

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Capitolo 24
*** Prigioni e legami ***


                                                   Prigioni e legami

^^Totto^^
 

 "Totto, mio caro."
Lo stregone si avvicinò a me, incatenato nella sua lurida cella, al muro, con catene di ferro incantate.
Lo fissai selvaggiamente con i miei occhi di fuoco.  "Finalmente eccoti qui" ribattè l'altro, al mio sguardo ; prese a girarmi "attorno"... se non veniva considerato il muro lurido a cui ero appoggiato.
"Caduto in trappola" continuò lo stregone, ed esplose in una risata crudele.
"Cosa vuoi da me ?" gli urlai contro, dimenandomi, e ferendomi ancor di più i polsi già scorticati.
Lo stregone si fermò di fronte a me, e mi fissò con i suoi intensi occhi verdi.  
Identici a quelli di Luca.
Dopotutto era suo padre. Suo e di Marco.
"Non lo sai ?".
"No."
"Io credo di sì."  Sorrise crudelmente, e mi afferrò per i capelli infuocati.
Mi fissò intensamente, facendomi sempre più male alla testa.  "Io voglio la tua collaborazione. E sai bene che non sono l'unico."
Oh. 
 
  ^^Marco^^
 

Lentamente, aprii gli occhi.
Mi faceva male dappertutto, ma soprattutto il fianco destro.
"Sono caduto" pensai improvvisamente. Anzi... ero svenuto, in realtà.
Mi sollevai lentamente a sedere, la vista ancora offuscata.
Ero in una cella.
Mi guardai febbrilmente intorno, spaventato.  "Non è possibile."
Un luce tenue entrava dal soffitto, in cui c'era una piccola finestra a sbarre.
Era ancora giorno.
"Per fortuna" pensai.
Davanti a me c'era una grande porta di ferro, con una finestrella.
Mi alzai, e cominciai a girare intorno, pestando la paglia sporca, le tempie che pulsavano.
Cercai di aprire la finestrella : impossibile.
Allora cercai di capire se c'era un modo per arrampicarmi ed arrivare alla finestra sul soffitto : impossibile.  Le pareti nere erano ruvide, ma non c'era alcun appiglio.
"Ma che devo fare ?" esclamai disperato, gli occhi umidi per la paura e la frustrazione.
All'improvviso, sentii dei passi, oltre la porta.
 
Che poi si spalancò. 
 
 
Angolo Autrice
Allora, ragazze/i, che ne dite ? Vi è piaciuto ? Spero, come sempre e come tutti, di sì.
Lo so, lo so. E' tutto terribilmente intricato... succedono cose, si scoprono cose, ma non ci sono mai risposte, non è vero ?
Beh, vedremo in seguito.
Un GRAZIE caloroso alla ragazza mia amica che ha recensito il capitolo precedente, come molti altri capitoli.
Spero che qualcun altro si faccia sentire, però. 

Insomma, so bene che siate (siamo) tutti inpegnati, ma non trovate neanche 2 minuti da dedicare a me ? :'(
Boh.
Alla prossima
Alera di Hytanica*





 

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Capitolo 25
*** Ritrovi ***


                                                           Ritrovi
  
^^Marco^^
 

 Quando lo vidi, quando incrociai i suoi occhi, verdi e identici a quelli di nostro padre, quasi non riuscii a crederci.
Anche Luca si illuminò, quasi sbalordito per essere riuscito a trovarmi, ma non mi corse incontro.  Si portò un dito alle labbra, facendomi cenno di tacere.  Io obbedii, e restai immobile, in preda ad un tumulto di emozioni.
Mio fratello -mai più l'avrei chiamato -fratellastro-  si guardò indietro, continuando a tenere la pesante porta di ferro con entrambe le mani, poi tornò a voltarsi verso di me, e mi fece cenno di raggiungerlo. 
 
Quando uscii dalla cella e mi appoggiai a Luca, mi resi conto che ci trovavamo in una specie di grotta.
Rimasi sbalordito.
Luca, a cui ero aggrappato, tremava, probabilmente di paura... Chissà cos'era successo a lui... E a me ?
 
Ad un certo punto, il livello della grotta divenne sempre più profondo e cominciammo a vedere l'acqua.
"Ma dove diamine ci troviamo ?!" esclamai.
"Giuro, non ne ho idea" mormorò mio fratello, fissando la distesa d'acqua di fronte a noi.
E ora ?  
 25_grotta_azzurra_capri1




 

Nota dell'autrice :
Avevo l'immagine della grotta pronta, davvero, ma non so perchè non mi ha permesso di inserirla... come sempre, del resto, ma ero convinta che questo fosse il metodo giusto, stavolta...
Comunque vi ho lasciato qualcosa, come potete vedere, sopra... magari su internet trovate ciò che volevo mostrarvi, così. ;)
Alla prossima
Alera di Hytanica

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Capitolo 26
*** Il volo del corvo ***




                         Il volo del corvo


 
^Marco^


 
Mi buttai per primo, nell’acqua gelida. Rabbrividii violentemente, lottando per restare a galla.

Luca mi seguì dopo qualche istante, gettandosi e piombando nell’acqua fredda vicino a me, schizzandomi in faccia e facendomi bere altra acqua.

“Stai bene ?” mi chiese con voce stridula.

“Sì !” risposi con voce leggermente più calma. Non dovevamo farci prendere dal panico. Avrebbe solo peggiorato le cose.
 

 
^Totto^

“Cos’avresti  fatto ai tuoi figli ? Dove sono ?” urlai con voce leggermente stridula.

Era lui il padre dei due ragazzi, eppure tra noi due ero io quello che li amava e desiderava proteggerli e tenerli al sicuro.

Questo mi era chiaro.

Ma lo stregone sollevò un sopracciglio, colto alla sprovvista. “Marco e Luca ?” scosse la testa : era una mia impressione, o era inquieto ? “Loro non sono qui. Cosa ti ha fatto credere il contrario ? Sono sulla Terra, nel loro mondo.”  Mi fulminò con lo sguardo, gli occhi smeraldini infuocati.

Spalancai la bocca, così sbalordito da dimenticarmi del sollievo. “Credevo …” fui io a scuotere la testa, a quel punto.

Lo stregone mi raggiunse a grandi falcate e mi afferrò per il bavero. “Credevi ?” indagò con voce mortalmente gelida. Rabbrividii, ma sostenni il suo sguardo senza indugio. Non risposi.

Lui continuò : “Credevi davvero che avrei trascinato i miei figli qui ? No … non l’avrei fatto. E comunque non sono loro che mi interessano. Questa faccenda non li riguarda. Invece … invece riguarda te.”

Mi lasciò andare. Io respirai a fondo;  poi tornai a fissarlo.  “Ti sbagli. Sai che ti sbagli. Riguarda anche Marco.”


^Marco^

Alla fine, riuscimmo ad uscire da quella grotta maledetta, a forza di nuotare e sputare acqua.

Ci ritrovammo improvvisamente in mare aperto, sotto la luce ristorante del sole. Provai un profondo sollievo, per il sole, certo, ma soprattutto perché di fronte a noi, poco distante, c’era una spiaggia.

Mi voltai verso mio fratello. “Forza, Luca ! Dobbiamo fare un ultimo sforzo !”.

Lui mi fissò, spaventato, battendo i denti. “Ce la faremo”  lo rassicurai con voce dolce e ferma allo stesso tempo. “Stiamo per tornare a casa ! Coraggio, l’acqua è anche molto meno fredda.”

E cominciammo a nuotare verso la riva con tutta la forza della disperazione.


Finché non vidi di nuovo il corvo, sopra la mia testa, nera come le sue piume.

Volava sopra di noi, urlante, e mi fissava con i suoi occhi dorati, venati di rosso.

Finché, proprio lassù in cielo, non assunse altre sembianze.

Una giovane donna, con una abito nero e i capelli color dell’oro, cadde sulla spiaggia di fronte a noi, forse svenuta, forse morta.



 
Note dell'autrice :
 Mi dispiace che non si veda la foto... Sarebbe stato molto meglio... Un bacio a tutti/e

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Capitolo 27
*** Incredibile ***


^Marco^
Nuotai ancor più velocemente, sconvolto da ciò che avevo appena visto. Sputai acqua salata, dimenai braccia e gambe, e alla fine giunsi a riva.
Mi voltai di scatto verso Luca. “Coraggio ! Ci sei quasi !” Lui mi fissò, gli occhi annebbiati dalla fatica e dalla paura. Continuò a nuotare, alla fine ce la fece anche lui. Lo afferrai e lo strinsi a me. “Tutto bene ?” chiesi sforzandomi di controllare la voce.
“Sì” sussurrò lui, tremante di freddo. Alla fine ci staccammo, e gli battei delicatamente una mano sulla spalla. “Vado a vedere.”

Le posai una mano sulla spalla ; più delicatamente possibile gliela strinsi. Lei non si mosse. Le scostai i lunghi capelli d’oro dal viso, glieli distesi sulla sabbia come un manto. Infine le afferrai il polso : il battito era debole ma c’era.
Luca, recuperate un po’ le forze, mi raggiunse. “Una donna-corvo” sussurrò incredulo. “Insomma … l’hai vista anche tu, no ? Si è trasformata in volo !” .
“Certo che l’ho visto” replicai distrattamente. Le stringevo ancora il polso snello, gli occhi fissi sul suo viso esangue ma bellissimo.
Luca si chinò accanto a me, la fissò a sua volta, inquieto forse più di me. “Ma che possiamo fare ?” .
Io scossi il capo, i capelli neri ancora inzuppati d’acqua. “Non lo so.” Mi guardai attorno ; le lasciai il polso. “Ma dove siamo ?” esclamai alzandomi. Luca si guardò a sua volta intorno, distogliendo lo sguardo da quello della ragazza svenuta.
Davanti a noi, oltre la distesa sabbiosa, si stendevano le colline erbose. “Dovremmo arrampicarci …” dissi pensando ad alta voce. Mi voltai verso il mare. “Non credo ci sia altro modo. Ma chissà dove arriveremo …”.
“E con lei come facciamo ?” mi bloccò mio fratello indicando la donna-corvo.
Alzai le spalle. “Non lo so. Dovremmo provare a svegliarla. Ma se non si sveglia …”, feci una smorfia, pentendomi già di quelle parole, “temo che dovremmo lasciarla qui … tanto che possiamo fare per lei ?” .
In quel momento, la donna bionda si mosse. Prima la testa, poi il resto del corpo, alla fine spalancò gli occhi. Erano viola come le ametiste che portava intorno al lungo collo da cigno.
Si sollevò sui gomiti, e ci fissò. Prima me, poi Luca. Sembrava spaventata. “Oddio … siete voi.” Fissò me, dritto nei miei occhi turchini. “Sei tu.”
Ero sconcertato, su questo non c’era dubbio. Mi chinai all’altezza del suo viso da fata dei boschi, fissai quei magnifici occhi viola. Mai avevo visto un tale spettacolo. “Tu mi conosci ?” .
La ragazza arretrò, tirandosi indietro con i gomiti e i piedi. Non dimostrava che quindici anni. “N- no … io …”, si passò una mano tra i capelli, chiuse gli occhi. “No. Sono confusa …”
Dopo un po’ mi decisi a rispondere : “Immagino” fu tutto ciò che mi venne in mente.

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Capitolo 28
*** Sopravvissuta a te ***


^Leila^

Non si ricorda nulla. E’ chiaro.
Non si ricorda di me, di avermi creata … di quanto ci siamo amati in quel lontano passato.
Cercai di alzarmi in piedi, Marco e suo fratello si apprestarono ad aiutarmi. Non mi ribellai.
Il vestito nero che avevo addosso si strappò, scoprendomi il seno e ricadendo sui fianchi. Avvampai di vergogna e mi affrettai a coprirmi con i lembi del tessuto, respirando a fatica, la mente annebbiata da mille pensieri e mille emozioni.
Luca fece qualche passo indietro e si girò, Marco si limitò a distogliere lo sguardo. Anche lui era arrossito. Mi sfuggì un piccolo sorriso.
“Come vi chiamate ?” chiese Marco formale, puntando i suoi splendidi occhi azzurri nei miei, violetti e inquieti.
“Leila. E voi due ?” chiesi distogliendo a fatica lo sguardo da quegli occhi. In questa vita non era che un bambino.
“Luca” urlò l’altro girandosi improvvisamente e puntando su di me un bel paio d’occhi verdi, dolci e innocenti.
“Marco” sussurrò lui.
Sì.

Coperta a malapena da quel maledetto straccio, arrancavo insieme ai due ragazzini lì sulle verdi colline … verdi come gli occhi di Luca, mio caro amico e confidente in passato, il cielo azzurro e sereno come gli occhi di Marco, l’uomo che avevo tanto amato … e che ora rivedevo in quel bambino.
Si girò a fissarmi. “State bene Leila ?” chiese apprensivo.
Mi persi nelle sue iridi, e lui nelle mie. Mi lasciai cullare dalla sua dolce voce. Non avevo dimenticato niente di lui.
“Sì, Marco.”

^Marco^

L’effetto che mi fa questa fanciulla è indescrivibile … è bellissima, questo è certo. Anche con uno straccio addosso che la copre a malapena, anche se con i capelli tutti scarmigliati, è bellissima e incantevole. Non riesco a smettere di fissarla, anche solo di sottecchi ma devo vederla, sapere che c’è. E’ come una droga.
Adesso ha pronunciato il mio nome : è una sensazione davvero bella, stupefacente, del tutto nuova.
“Potete anche darmi del tu” continuò lei fissandoci entrambi. Sorrisi : “Con piacere, milady.”

^Leila^

“Ma che ruffiano” pensai, e sorrisi.
“Vogliamo continuare adesso ?” esclamai all’improvviso, e mi misi in testa al gruppo. Malgrado la stanchezza, riuscii a tenere il passato per un bel po’, i ragazzini alle mie spalle.
Alla fine ci bloccammo. Mi portai una mano allo stomaco ; chiusi gli occhi. Finché sentii una mano sulla spalla. Avvampai istintivamente. “Riposiamoci un po’. Anche noi siamo stanchi.”
Qualcosa, dalle profondità della mia anima, mi suggerì di non fidarmi di quella voce comprensiva. Era stato proprio per fidarmi di lui che non avevo più avuto pace. Perché poi lui era morto, ed io ero sopravvissuta. La creatura era sopravvissuta al creatore. Sopravvissuta … solo per soffrire.


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Capitolo 29
*** Brividi di freddo ***


^Marco^

Mi tolsi la mia maglietta rossa ancora bagnata e la strizzai bene, mentre con la coda dell’occhio osservavo Leila sedersi su una roccia e sistemarsi alla meglio quegli stracci in modo che la coprissero.
La vidi avvampare di imbarazzo e distolsi lo sguardo. Lei si afflosciò su se stessa, esausta.
Luca si sdraiò sul prato a pancia in giù, levandosi a sua volta la maglietta celeste e strizzandola. “Brr, che freddo!” esclamò improvvisamente. Io ridacchiai. “Già, ma con questo bel venticello penso si asciugheranno – asciugheranno per modo di dire- ben presto e allora potremmo coprire meglio Leila.” Conclusi la frase fissandola.
Quegli occhi violetti ricambiarono il mio sguardo, le labbra di ciliegia si aprirono in un dolce sorriso. “Neanche per idea!”

^Leila^

I ragazzi portarono i legnetti necessari, poi io mi concentrai e accessi il fuoco. Prima comparve il fumo, poi si sentì il crepitio delle fiamme, infine apparvero, potenti e bellissime, riscaldandoci immediatamente. Sorrisi soddisfatta.
Marco e Luca osservarono la mia magia, silenziosi e stupefatti. “Wow!” esclamò Luca “complimenti Leila!”.
“Grazie. Non è stato niente.”
Continuai a sorridere contenta finché non vidi l’espressione vuota di Marco. Anche Luca se ne accorse e spalancò gli occhi verdi. “Marco? Tutto bene?”sussurrò preoccupato. Io ebbi un brivido, gli sfiorai un braccio. Stava osservando la mia fiamma. Poi parlò : “Questo è solo l’inizio. Voi due morirete come siete già morti, e tu, Leila, scura come la notte, forse farai una fine ancor peggiore. Ma cullatevi pure per ora.”
Ebbi i brividi per tutto il tempo, ero paralizzata, sconvolta dalla paura. Mi portai un mano alla bocca, mentre fissavo gli occhi spenti di Marco riprendere vita, mentre riprendeva a respirare. Prima che potesse cadere suo fratello lo afferrò e lo fece sdraiare a terra. Era svenuto.
Mi chinai su di lui, gli baciai le labbra, le lacrime che scorrevano come un fiume in piena. Dovevo aiutarlo.


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