Love is just a mess.

di Rey_
(/viewuser.php?uid=195219)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Something tells me you're a great lout. ***
Capitolo 2: *** But who you are, a cannibal? ***
Capitolo 3: *** There must be a feeling among you. ***
Capitolo 4: *** Lasts famous words. ***
Capitolo 5: *** I have no choise, right? ***
Capitolo 6: *** You deserve better. ***
Capitolo 7: *** I want to be a Lilliputian. ***
Capitolo 8: *** I'm going to kiss you. ***
Capitolo 9: *** It won't never happens again. ***
Capitolo 10: *** I miss them. ***
Capitolo 11: *** I'm here, if you want. ***
Capitolo 12: *** Nothing Zayn, nothing problems. ***
Capitolo 13: *** Best friend. ***
Capitolo 14: *** It's the truth. ***
Capitolo 15: *** Broken. ***
Capitolo 16: *** Heartbeat. ***
Capitolo 17: *** We should get to know better. ***
Capitolo 18: *** Fuck you. ***
Capitolo 19: *** Rooms. ***
Capitolo 20: *** Dreams. ***
Capitolo 21: *** I want to kiss you. ***
Capitolo 22: *** Party. ***
Capitolo 23: *** Love. ***
Capitolo 24: *** Teddy. ***
Capitolo 25: *** I could get used to you. ***
Capitolo 26: *** I'll never undertsand you. ***
Capitolo 27: *** She needs time. ***
Capitolo 28: *** Everything's gonna be alright. ***
Capitolo 29: *** Trust me. ***
Capitolo 30: *** The only way. ***
Capitolo 31: *** What color? ***
Capitolo 32: *** Winter prom. ***
Capitolo 33: *** Epilogo- Forever. ***



Capitolo 1
*** Something tells me you're a great lout. ***


 

Love is just a mess.





A mia cugina, che mi odierà leggendo questa storia.
Ti voglio bene, caccola.

 
 
 
(1) Something tells me you're a great lout.
 
 
 
 
 
Suona la sveglia e io mi rigiro nel letto, mormorando qualcosa di incomprensibile.
Dopo qualche minuto suona di nuovo, fastidiosa, ed io spero solo che sia tutto uno stupido sogno.
Chi metterebbe la sveglia la mattina presto, quando si è in piena estate?
Un attimo.
Ma noi siamo a Settembre.
Un pensiero fastidioso si fa strada nella mia testa.
Settembre.
Fine dell’estate.
Inizio di qualcos’altro…
“Sveeeeglia. Oggi è il primo giorno di scuola!” esclama canticchiando mio cugino, invadendo la mia stanza.
Ecco, lo sapevo.
La scuola.
Infilo la testa sotto il cuscino e faccio finta di non averlo sentito. Lui spalanca le finestre, facendo entrare la luce e con una risata mi tira via le coperte. Mi rannicchio e lui si butta sopra di me.
“Andiamo, andiamo! E’ ora di alzarsi.” continua canticchiando.
Non ci posso credere, ma dove la trova l’energia di prima mattina?
“Louis. Togliti di dosso, subito!” sibilo, con il tono più freddo che posso. Lui mi ignora e scoppia a ridere, facendomi il solletico. Sbuffo e lo spingo via.
“Quanto rimpiango la mia vecchia casetta.” mormoro tra me e me. Lui si irrigidisce un poco, ancora non capendo come faccia a scherzarci sopra.
Vivo a casa sua da ormai tre anni.
Dopo la morte dei miei genitori, la mamma di Louis, mia zia, era l’unica persona che mi era rimasta.
Mi aveva presa sotto il suo arco protettivo da mamma chioccia e mi aveva accolta in casa sua senza farsi tanti problemi.
Però, il suo lavoro la costringe a viaggiare, viaggiare e viaggiare, quindi io e Lou siamo praticamente sempre da soli.
Ma non è male, io adoro mio cugino.
Tranne se mi sveglia quando sono nel bel mezzo di un sogno.
Sbuffando mi metto seduta, stropicciandomi gli occhi.
“Ora puoi anche andartene, mi sto alzando.” gli faccio notare. Lui scoppia in una risatina divertita e si mette comodo sul letto.
“Ti conosco troppo bene, ragazzina. Sono sicuro che appena metto piede fuori da questa stanza tu torni nel mondo dei sogni.” mi dice, alzando un sopracciglio. Sbuffo e mi alzo del tutto.
“Ti odio.” sussurro, provocando un’altra risata divertita.
E’ anche questo che non sopporto di lui, oltre al fatto che è un maschio e di conseguenza è completamente stupido, dotato di un neurone destinato a marcire, non fa altro che ridere.
Davvero, ride per ogni singola cosa.
E’ snervante.
Afferro senza neanche guardare qualche vestito dall’armadio e a passo pesante vado a chiudermi in bagno.
“Ti accompagno io a scuola?” mi chiede dall’altra parte della porta. Faccio una smorfia al mio riflesso allo specchio.
“No, passa a prendermi Jonah.” gli dico. Lo sento sospirare.
“Ma non avevi detto che era finita?” mi chiede. Alzo gli occhi al cielo e comincio ad affondare la mia spazzola nei lunghi capelli, per cercare di dominarli.
“Io non ho detto mai niente del genere.” gli rispondo. Lui soffoca una risata.
“Già, hai ragione. Devo essermelo sognato. Ed è stato proprio un bellissimo sogno.” dice ridendo. Alzo gli occhi al cielo e lo ignoro.
Louis ha sempre odiato Jonah, senza motivo. Dice che non fa per me, è troppo montato.
Ma a me non interessa, io sto bene con lui.
Almeno credo.
Mi accetta per quella che sono, è divertente, simpatico e a volte sa essere anche dolce.
Anche se non so se sto ancora con lui perché la cotta colossale che mi ero presa per lui c’è ancora, o solo per abitudine.
Voglio dire, avevo solo quattordici anni quando la cosa è diventata ‘ufficiale’.
Ora ne ho quasi diciotto e non sono sicura che il mio amore sia sincero come una volta.
Finito di prepararmi, scendo di sotto a fare colazione, con Louis che mi segue come un’ombra.
“La pianti?” gli chiedo, scocciata. Lui fa spallucce, fintamente sorpreso.
“Di fare cosa?” mi chiede. Sbruffo e mi siedo a tavola, versando una quantità indefinita di cereali nella mia tazza. Ci affondo il cucchiaio e comincio a mangiare.
“Ma non devi andare al lavoro, tu?” gli chiedo, con la bocca piena. Lui fa una smorfia e mi lancia un’occhiataccia. Io ingoio e sorrido allegramente.
“No, oggi ho il giorno libero.” mi risponde, continuando a fissarmi schifato.
“Che vuoi?” gli chiedo, affondando di nuovo il cucchiaio nei cereali.
“Sai, penso che se tu smettessi di fare il maschiaccio, qualche ragazzo potrebbe anche accorgersi di te.” dice facendo una smorfia. Faccio spallucce.
“Ho già un ragazzo, che mi accetta per quello che sono. Quindi non c’è questo problema.” gli rispondo tranquilla. Lui sbruffa e fa un gesto con la mano.
“Come vuoi tu.” me la da vinta alzando gli occhi al cielo. Continuo a mangiare e appena ho finito corro a lavarmi i denti e a prendere la mia borsa. Scendo le scale velocemente, appena in tempo per sentire il clacson di una macchina sul vialetto.
Louis sbruffa infastidito e mi avvicino per stampargli un bacio sulla guancia.
“Fai la brava.” mi dice, per poi scoppiare a ridere. Alzo gli occhi al cielo ed esco, lasciandomi alle spalle la troppa allegria di mio cugino.
A passo svelto, raggiungo la macchina di Jonah e mi chiudo dentro, sbattendo lo sportello.
“Buongiorno, piccola.” mi dice lui, con un sorriso assonnato.
“Ciao.” gli rispondo, sporgendomi e stampandogli un bacio frettoloso sulle labbra.
Lui mi illumina con un sorriso dei suoi, che un tempo mi mandava il cuore in fibrillazione e mette in moto.
“Pronta per la nuova avventura?” mi chiede, soffocando una risata. Lo fulmino con lo sguardo.
“Non sei simpatico.” gli rispondo incrociando le braccia al petto. Lui si lascia sfuggire un sorrisetto e allunga una mano verso di me, sfiorandomi la guancia.
“Dai, è l’ultimo anno, sarà divertente.” tenta di tirarmi su, cercando di soffocare un’altra risata. Gli lancio un’occhiataccia.
“Smettila di sfottere.” gli intimo. Lui alza le braccia davanti a se per due secondi, poi riafferra il volante e si concentra sulla guida, con un vago sorrisetto sulle labbra.
Ok, sono stata odiosa.
Ma già non ho voglia di tornare a scuola, se ci si mette anche lui più che disposto a prendermi in giro, proprio non reggo.
Arrivati davanti a scuola, parcheggia, spegne la macchina e si volta verso di me, sorridendo entusiasta.
“Se sei così felice, perché non vai tu al posto mio?” gli chiedo. Lui scoppia a ridere e mi da un buffetto sulla guancia.
“Perché per me la scuola ormai è un lontano ricordo.” mi dice, facendo spallucce “E’ tutta tua.” continua, indicando l’imponente edificio che ho davanti agli occhi. Con un sospiro apro lo sportello.
“Fai la brava e vai a imparare qualcosa.” mi dice, cercando di non ridere. Mi volto verso di lui e gli faccio la linguaccia. Lui ricambia con una smorfia divertita, poi si sporge verso di me e mi stampa un bacio in fronte.
Un bacio in fronte?!
Neanche mia nonna mi saluta più così!
“Mi saluti così?” gli chiedo, un po’ malinconica. Lui mi fa uno splendido sorriso, poi si sporge di nuovo verso di me e cattura le mie labbra con le sue, infilando una mano tra i miei capelli.
Il bacio si sta trasformando in qualcosa di decisamente più serio, quando mi stacco, allontanandomi un poco da lui.
Lui sorride e si passa la lingua sulle labbra.
“Ok, abbiamo capito che il ragazzo non ha mezze misure.” borbotto divertita, ancora in estasi per il bacio mozza fiato che ho appena ricevuto.
Lui mi illumina con un altro sorriso, poi sento il cellulare vibrare nella mia tasca. Lo tiro fuori e vedo lampeggiare il nome della mia migliore amica. Alzo gli occhi al cielo e rifiuto la chiamata.
“Vado, prima che venga a prendermi a forza.” borbotto, stampandogli un altro veloce bacio sulle labbra.
“Ci vediamo all’uscita, liceale.” mi sfotte lui. Gli faccio una boccaccia e scendo dalla macchina, sbattendo lo sportello.
Aspetto che sparisca oltre la curva, poi con un sospiro di frustrazione mi incammino verso l’entrata dell’inferno.
Non faccio neanche dieci passi all’interno della scuola, che mi ritrovo stretta tra due braccia familiari.
“Buongiorno, buongiorno, buongiorno!” grida Alissa al mio orecchio. Con una risata mi divincolo dalla sua presa.
E’ entusiasta, e posso bene anche capire il perché.
E’ l’ultimo anno per noi, e lei lo ha aspettato con impazienza.
‘Quest’anno potremmo essere noi le regine della scuola, perché siamo le più grandi e tutti ci devono portare rispetto.’
E’ così che la pensa lei.
In realtà, non ci si caga nessuno, ma è meglio farle vivere il suo sogno.
E poi io non potrei nemmeno pensarle queste cose.
La mia grandiosa intelligenza mi ha permesso di andare un anno avanti, quindi sono la più piccola nella mia classe.
“Buongiorno.” mugugno. Lei non si lascia scalfire dal mio commento poco entusiasta e continua a saltellarmi accanto, mentre mi avvio verso il mio armadietto, che dovrebbe essere rimasto quello dello scorso anno.
“Non puoi neanche immaginare quanto sono felice che sia ricominciata la scuola!” squittisce, sempre saltellando. Apro il mio armadietto, depositandoci dentro i miei libri.
Lo so, fidati.” le dico lanciandole un’occhiata eloquente. Poi mi guardo intorno e la blocco nel bel mezzo di un saltello.
“Piatala, Lis, ci sono i primini che ti stanno prendendo per pazza.” la ammonisco, lei si ferma e si guarda intorno, imbarazzata.
Come pretende anche solo di pensare di poter comandare a scuola, se si comporta come un bambina?
Che poi, tutta questa cosa di avere il ‘potere’ della scuola mi sembra tanto una cretinata.
Io preferisco starmene per i fatti miei, studiare il minimo indispensabile, attendere con impazienza che arrivi Giugno e gridare di gioia quando quest’inferno finirà, punto.
E’ tutta qui la mia vita ‘scolastica’.
Sempre tenendola per un braccio, comincio a trascinarla verso la classe di letteratura.
Che poi letteratura alla prima ora del primo giorno di scuola, è da suicidio.
Ma Lis mi ha assicurato che è meglio così, almeno ce la leviamo subito di torno.
Svoltiamo l’angolo e finisco contro qualcosa di duro, che mi fa cadere a terra.
Quel qualcosa rischia di finirmi sopra, ma riesce a rimanere in equilibrio.
“Stai un po’ attenta!” sibila il ragazzo sopra di me, visibilmente infastidito. Resto a bocca aperta e cerco di tirarmi su, magari con una mano di Lis, che sembra imbambolata.
Scuoto la testa e faccio da sola, fronteggiando questo tizio.
E’ più alto di me di almeno venti centimetri, ma penso sia tutto grazie all’effetto del ciuffo nero corvino che si ritrova in testa.
I suoi occhi scuri mi fissano infastiditi.
“E tu la prossima volta guarda dove metti i piedi.” sibilo io, non trovando nient’altro da dire.
Avrei preferito che il mio cervello sputasse fuori una qualche minaccia ad effetto, ma niente.
Lui scoppia in una risata sprezzante.
“Ma per piacere…” mormora, passando oltre dandomi una spallata, che mi fa vacillare all’indietro. Rischio di cadere di nuovo, ma mi poggio al muro, riuscendo a rimanere in piedi. Il tizio si gira verso di me con un sorrisetto.
“Qualcosa mi dice che non hai tanto equilibrio.” mi sfotte. Lo fulmino con lo sguardo.
“Qualcosa mi dice che sei un gran cafone.” ribatto io. Lui alza le mani davanti a se, facendo finta di essere spaventato.
“Oh, non dirmi che ti ho fatta arrabbiare.” dice, portandosi una mano davanti alla bocca. “Togliti di mezzo.” continua.
Poi, senza lasciarmi il tempo di rispondere, si gira e se ne va, sparendo tra la folla.
Mi avvicino a Lis, nervosa fino alla punta dei capelli, e gli schiocco due dita davanti agli occhi, dato il fatto che è praticamente imbambolata a fissare il punto in cui mister gelatina è sparito.
Lei torna in se e mi lancia un’occhiata stralunata.
“Ma hai visto che tipo? Non capisco come un ragazzo possa essere così…”
“Bellissimo.” finisce la frase Lis, con un sospiro sognante. Alzo gli occhi al cielo, scuotendo la testa.
“Stavo per dire un’altra cosa, non molto piacevole a dir la verità.” borbotto, afferrandola per un gomito.
“Andiamo in classe, che mentre discutevo con il tuo bellissimo, è suonata la campanella.” le dico, trascinandola con me.




















HOLA C:
Ed eccomi quì con un'altra Ff.
Lo so, vi siete stancate di me, ma ormai ho preso il via e non credo riuscirò a smettere u.u
Vabbè, cerco di contenermi e scappo a mangiare.
Spero vi piaccia ç.ç
Fatemi sapere se devo continuare o se è il caso che mi dia fuoco (?)
Love yaaa!
-S.

Ps. Vi lascio il link dell'altra mia Ff, se avete voglia di passare... :)
Link: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1139519&i=1

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** But who you are, a cannibal? ***


Love is just a mess.




(2) But who you are, a cannibal?
 
 
 


Julie, non posso venire a prenderti. Allarme ragazza. Ti dispiace tornare con Harry?’
Fanculo Louis.
Sbruffo e butto il cellulare nello zaino. Lis si gira verso di me e mi lancia un’occhiata curiosa.
“Che c’è?” bisbiglia. Scrollo le spalle.
“Lou non può venirmi a prendere.” le dico. Lei alza le spalle come per dire ‘e allora?’.
“Devo tornare con Harry.” sibilo. Lei scoppia a ridere, sapendo cosa significa per me.
Harry è il migliore amico di mio cugino, mi conosce come le sue tasche e sa quanto odio il fatto che sono l’unica ragazza dell’ultimo anno a non avere la patente e che di conseguenza ha bisogno di essere scarrozzata qua e là dagli altri.
Ovviamente, lui non perde occasione per ripetermelo, ogni singola volta che mio cugino gli chiede di riaccompagnarmi a casa.
Risultato?
Un intero viaggio fatto delle sue prese in giro per il fatto che sono ancora una ‘mocciosa’, come dice lui.
A volte lo odio.
Se non fosse per il fatto che praticamente è anche il mio migliore amico, che passiamo praticamente tutto il tempo insieme ed è l’unico ragazzo degno di avere due neuroni al posto di uno, lo butterei sotto ad un treno e mi libererei di lui.
“E il tuo caro Jonah?” mi chiede Lis, senza riuscire a trattenere una piccola smorfia.
Ma cos’è tutta questa avversione verso il mio ragazzo?
Le faccio la linguaccia.
“Lavora fino a tardi, oggi.” la informo. Lei scrolla le spalle.
“Ti prego, fammi venire con te.” la imploro, facendole gli occhi dolci. Lei scoppia a ridere e scuote la testa.
“Mi dispiace, ma ho da fare con mia madre. Penso che ci vedremo stasera.” mi dice. Io sbruffo e la sua risata si fa più forte, davanti al mio broncio, tanto da farsi sentire dalla prof. e farsi riprendere davanti a tutti.
“Signorine, vorreste far ridere anche noi?” chiede la donna barbuta davanti a noi con espressione saccente. Devo ammettere che la prima volta che l’ho vista ho pensato che fosse un uomo.
Se non avesse portato una lunga gonna a fiorellini blu che grazie al cielo la copriva fino alle caviglie, mi sarei rivolta a lei con un ‘buongiorno, signore’ che mi avrebbe fatto fare un bel giretto dal preside.
Non che poi non ci fossi andata ugualmente per altre sciocchezze che lei reputava offensive.
Lis fa un gesto con la mano.
“Nah, lei non riderebbe neanche se un pagliaccio le facesse uno spettacolo davanti agli occhi.” risponde Lis, senza preoccuparsi della possibile conseguenza. Mi schiaffeggio la fronte con la mano e scuoto la testa, sconsolata. La prof. diventa tutta rossa e si alza in piedi, lasciando scivolare rumorosamente la sedia a terra, mentre la classe scoppia in una risata divertita.
“Bene, allora vediamo se riuscirete a far ridere il preside. Fuori!” tuona, indicando la porta.
Lis si alza con noncuranza e raggiunge la porta, sempre con la sua solita espressione divertita, sotto lo sguardo furioso della prof.
Quest’ultima si gira verso di me e mi lancia un’occhiata di fuoco.
“Anche lei, signorina White.” mi intima. Sbruffo e mi alzo.
Maledetta boccaccia di Lis.
Maledetto Louis che manda messaggi fastidiosi nel bel mezzo della lezione.
“Vediamo di mettere subito in chiaro le cose. Questo è un anno importante per tutti voi, non vi lascerò fare come volete come l’anno scorso.” borbotta, mentre le sfilo davanti, raggiungendo Lis sulla porta. Le lancio un’occhiataccia e ci affrettiamo ad uscire, prima che quell’energumeno che abbiamo al posto della professoressa ci sbatta fuori a calci in culo.
“Quando ti ho chiesto di farmi venire con te, intendevo a casa tua, non nell’ufficio del preside.” sibilo non appena si chiude la porta alle spalle. Lei fa un gesto secco della mano, allontanando le mie lamentele.
“Ci penso io al vecchio.” mi dice, riferendosi al nostro povero preside, decisamente un pezzo di pane che si fa mettere i piedi in testa da tutti. “Tu vai a prenderti una camomilla, così magari ti passa un po’ di acidità.” mi dice facendo una smorfia e dandomi una spintarella verso il bar della scuola.
Borbottando qualcosa mi avvio verso il bar, mentre lei prende la direzione opposta in direzione della presidenza. Mi avvicino al bancone e rivolgo un sorriso tirato a Megan, la donna che lavora lì da praticamente una vita.
Non l’ho mai vista in altre circostanze, se ne sta sempre lì, senza muoversi a sorridere e a distribuire le sue perle di saggezza a chiunque le chieda consiglio.
“Buongiorno, signorina.” mi dice, mentre mi siedo sullo sgabello di fronte a lei.
“Ciao, Meg.” le rispondo con aria annoiata, afferrando un bastoncino di plastica, quelli da caffè, cominciando a giocarci.
“Che hai combinato sta volta?” mi chiede, mettendosi le mani sui fianchi.
Le lancio uno sguardo stralunato.
Ehi, non è colpa mia se i professori amano sbattermi fuori dalla classe!
Il fatto è che su cinque giorni alla settimana, passo in classe si e no un giorno e mezzo.
Amo i miei professori privi di pazienza, tutto qui.
“E’ colpa di Lis, io non centro niente.” borbotto difendendomi. Lei scoppia nella sua risata dolce e comprensiva.
Mi ricorda una di quelle mamme chiocce, sempre pronte a difendere i propri pargoli e a mettere una buona parola per loro.
“Si, come no.” dice, mettendomi davanti la solita tazza di caffè. L’anno scorso ho passato talmente tante di quelle ora al bar, invece di essere a lezione, che sa tutto di me, praticamente mi conosce come le sue tasche.
E’ diventata quasi la mia seconda confidente, dopo Lis ovviamente.
Le lancio un’occhiataccia e mando giù il caffè tutto d’un fiato.
“Ehi, giovanotto!” esclama Meg, con sguardo serio, rivolta a qualcuno alle mie spalle. Mi volto e mi trovo davanti il ragazzo dell’altra mattina, mister gelatina, che se ne va girando per il corridoio con le mani in tasca e una sigaretta dietro l’orecchio.
Dovrebbe sembrare figo, ma a me dà l’aria di essere solo uno sfigato. Lui alza lo sguardo verso Meg, sorpreso.
“Dove credi di andare?” gli chiede lei. Lui fa spallucce.
“A fumarmi una sigaretta.” risponde con noncuranza, come se fosse ovvio.
Mi scappa un sorrisetto.
Certo, come se potessi fare come vuoi.
Caro ragazzo, qui l’unica autorizzata a farlo sono io.
Infatti Megan scoppia in una risata sarcastica.
“Certo, e io vorrei fare parte di un circo e andarmene in giro per il mondo.” gli dice, facendo segno di tornare indietro. “Fila in classe, ragazzo. E ringrazia che non vado a chiamare il preside.” gli dice.
Ok, questa minaccia se la poteva pure risparmiare, sappiamo tutti che il preside non sarebbe proprio un problema, anche perché in questo momento è occupato con la mia amica Lis.
Lui sbruffa e gira su se stesso, per poi lanciarmi un’occhiata di fuoco. Io sorrido allegramente, per niente scossa.
“Attenta, potresti cadere dallo sgabello.” mi dice con un sorrisetto strafottente. Io continuo a sorridere.
“Torna in classe, giovanotto.” dico, facendo il verso a Meg e beccandomi una sua occhiataccia. Lui mi fulmina per qualche altro secondo, poi con il suo passo che dovrebbe sembrare sexy o quant’altro, sparisce da dove è venuto.
Mi giro verso Meg, che sta scuotendo la testa e le sorrido. Lei sospira.
“Davvero vorresti far parte di un circo?” le chiedo stupita. Lei mi guarda stralunata e poi scoppio a ridere, seguita a ruota da lei. Mi colpisce con lo strofinaccio che ha in mano e io salto giù dallo sgabello, allontanandomi ridendo.
“Vattene in classe anche te, ragazzina.” mi dice,cercando di sembrare autoritaria. Mi raddrizzo e mi porto una mano sulla fronte, come un soldato.
“Si, signor capitano.” dico con voce metallica. Lei scuote la testa ed io mi allontano continuando a ridere. Raggiungo la presidenza e mi siedo sulle poltroncine, aspettando che esca Lis.
Dopo qualche minuto esce la mia amica tutta sorridente. Mi nota e mi illumina con un sorriso raggiante.
“Oh, sei qui.” dice raggiungendomi. Si siede accanto a me.
“Allora, che ti ha detto il tuo amico?” le chiedo, riferendomi al preside. Lei scrolla le spalle e cerca di imitare la sua voce.
“Ora torna in classe e cerca di non far arrabbiare la signorina Conor.” dice, per poi scoppiare nella sua risata cristallina.
“Che poi signorina non mi sembra proprio il termine adatto per quel bolide.” continua. Io scuoto la testa e mi scappa un sorriso divertito. Mi alzo e la trascino con me.
“Forza, torniamocene in classe.” le dico, avviandomi verso la nostra amata classe di matematica.
 
 
 
“Ehi, ragazzina.” sento una voce alle mie spalle. Alzo gli occhi al cielo, riconoscendola e mi volto verso di lui.
“Ciao, riccio.” gli dico con una smorfia. Lui mi illumina con un sorriso.
Già so quello che dirà tra tre…due…uno…
“Allora, hai bisogno di un passaggio?” dice ammiccando. Gli sorrido, allegramente.
Il mio modo di fargli capire che presto lo ucciderò. Lui scoppia a ridere e mi prende sottobraccio.
“Dai, non è colpa tua se sei ancora piccolina.” mormora con la voce da deficiente, afferrandomi le guance con una mano.
“Harry, toglimi le mani di dosso, prima che te le stacchi.” sibilo, con la voce attutita dalla sua stretta. Lui scoppia di nuovo a ridere e mi molla.
“Beh, Julie. Allora ci vediamo dopo?” mi chiede Alissa, che cammina accanto a me. Mi volto verso di lei, lanciandole uno sguardo implorante.
Fino all’ultimo minuto avevo sperato che ci ripensasse, ma niente.
Non dovrei considerarla più la mia migliore amica, se mi lascia nelle mani di questo idiota.
“Ti prego, Lis.” ci provo per l’ennesima volta. Lei scoppia a ridere e saluta Harry con un bacio leggero sulla guancia.
“Trattamela bene.” si raccomanda, poi mi tira un bacio con la mano. La fulmino con lo sguardo, mentre Harry sorride, malizioso.
“Puoi stare tranquilla.” mormora, pizzicandomi un fianco. Sbruffo e mi allontano da lui, mentre Alissa si allontana con la sua risata allegra, salendo sulla macchina della madre.
Io mi avvicino alla macchina di Harry e salgo, senza neanche aspettare che lui mi dia il permesso.
“Ma accomodati pure.” mormora infatti, mentre sale dall’altro lato. Per tutta risposta chiudo lo sportello sbattendolo. Lui fa una smorfia divertita e mette in moto.
Il silenzio regna nella macchina finché vedo che supera a tutta velocità la svolta per arrivare a casa di Louis, ovvero casa mia.
“Ma dove diavolo vai!?” esplodo, girandomi verso di lui. Lui non mi guarda e sorride.
“Louis mi ha categoricamente vietato di portarti a casa. Sai com’è, ha da fare con una ragazza.” dice, lanciandomi uno sguardo malizioso. Sbuffo.
“E allora dove andiamo?” gli chiedo.
“Beh, io ho fame e vorrei tornare a casa. Tu, ovviamente, dovrai venire con me.” dice.
Non mi preoccupa la cosa.
Sono andata talmente tante volte a casa sua che posso considerarla la mia seconda casa.
E poi i suoi genitori non ci sono mai, abita praticamente da solo, una pacchia completa.
Parcheggia nel vialetto ed io in silenzio scendo dalla macchina, aspetto che apra la porta e mi fiondo in casa, buttandomi sul divano. Lui mi segue e va in cucina.
“Fai pure come se fossi a casa tua!” mi urla dall’altra stanza.
“Non c’era bisogno che lo dicessi.” rispondo urlando a mia volta. Mi accomodo sul divano e accendo la tv, sintonizzandola sul canale della musica.
Lui mi raggiunge e si butta sul divano accanto a me, con un panino in mano a cui da un grande morso.
Faccio una smorfia, disgustata, e torno con gli occhi sulla tv, dove stanno trasmettendo l’ultimo singolo di Katy Perry.
“Hai fame?” mi chiede lui, a bocca piena. Evito di guardarlo.
“Se prima l’avevo, ora me l’hai fatta passare” mormoro. Lui manda giù il boccone e scoppia a ridere.
Io scuoto la testa, non capendo proprio cosa ci sia di divertente.
Ma forse è per questo che va tanto d’accordo con mio cugino: non fanno altro che ridere.
Tanto quella a cui scassano le palle sono io.
“Che facciamo?” chiede lui, imbronciandosi, appena finito di mangiare il suo panino. Faccio spallucce, a corto di idee.
In verità avrei tanto voglia di andarmene a casa mia, a rilassarmi, ma a quanto pare è una cosa impossibile.
Restiamo in silenzio per qualche minuto, quando i nostri occhi si posano sulla console sotto la tv.
Ci guardiamo per mezzo secondo.
“Partita a PES!” esclamiamo in coro. Scoppio a ridere, mentre lui scatta ad accendere la playstation, porgendomi un joystick e accomodandosi sul divano accanto a me, a gambe incrociate.
“Ti farò nera, stavolta.” sibila, lo sguardo già concentrato.
Scoppio a ridere.
Nessuno mi batte a calcio, sono una bestia.
“Si, come l’altra volta.” mormoro, ammiccando.
“Ti ho lasciata vincere.” si difende lui. La mia risata si fa più forte.
“Si, come no.” lo sfotto. Lui non mi guarda nemmeno e seleziona la sua squadra del cuore: Liverpool.
Io mi affretto a selezionare la mia: Arsenal.
Si, sembrerà strano, ma sono una patita del calcio.
E odio, infinitamente, i ragazzi che credono che alle ragazze non possa piacere.
Fanculo, io guardo tutte le partite, e so anche cos’è il fuorigioco.
“Preparati a perdere.” mormora. Schiocco la lingua.
“Zitto, schiappa.” gli rispondo io.
Poi cominciamo a giocare.
Lo lascio divertire un po’, facendogli segnare due goal e lasciandolo sfottere.
Poi decido che è abbastanza e parto all’attacco.
Nel giro di due minuti siamo già 2-6 e lui si è ammutolito, continuando a tenere lo sguardo dritto davanti a se.
Finita la partita, mi lancia uno sguardo sconfitto ed io soffoco una risata.
“Non è giusto!” sbotta mettendo il broncio. Scoppio a ridere e lo abbraccio di slancio, carezzandogli i capelli.
“Povero piccolo.” mormoro. “Non prendertela con me, è colpa di Louis! Mi costringe a giocare tutti i giorni, è normale che io sia un portento.” dico facendo spallucce. Lui mi lancia un’occhiataccia e mi morde un braccio.
Salto in piedi e lo guardo sbalordita.
“Harry! Ma che sei un cannibale?” urlo. Lui mi guarda, sembra quasi matto.
“Si, e ora ti mangio!” esclama, partendo all’attacco. Lancio un urlo divertito e comincio a correre, scappando da lui. Lui mi afferra e mi butta a terra, cominciando a farmi il solletico.
“Smettila, smettila.” riesco a dire tra le risate.
Poi mi squilla il cellulare.
Lui si blocca per un istante, poi lo afferra di scatto e risponde al posto mio.
“Salve, la signorina Julie in questo momento è occupata a farsi mangiare da me, siete pregati di richiamare più tardi.” mormora divertito. Mi schiaffeggio la fronte, scuotendo la testa.
Sento una voce arrabbiata urlare dall’altro lato e Harry sbianca, porgendomi immediatamente il telefono.
“E’ Jonah.” dice con una risatina nervosa. Alzo gli occhi al cielo.
“Bene, ci mancava solo questa. Sei un coglione, Styles.” sussurro, prendendo il cellulare e avvicinandolo all’orecchio.
“Amore!” esordisco, scatenando la risata di Harry.
 









Sssssalve, bellezze!
Eccomi quì con il secondo capitolo.
Scusate se vi ho fatto aspettare, ma ero in vacanza e non avevo una merda di PC dietro.
*passa una balla di fieno*
Ok, passiamo oltre.
Ho un po' di cose da dirvi:
prima di tutto ringrazio tuuuutte quello che hanno recensito lo scorso capitolo e hanno messo la ff tra le preferite, ricordate, seguite.
Poi volevo dirvi che ho un po' sconvolto l'età dei ragazzi, era indispensabile, non odiatemi D:
Allora, Harry, Zayn, Niall e Liam hanno tutti la stessa età e frequentano lo stesso anno scolastico della protagonista, ma lei è un anno avanti, quindi è più piccola.
Solo Louis ha mantenuto la sua età ed è più grande di tutti.
Ah, ovviamente, non sono famosi, i One Direction non esistono (che merda, eh?) e non tutti i ragazzi saranno sempre presenti nei capitoli.
E non sono tutti amici come nella realtà, ma lo diventeranno. Credo.
So, spero che ora abbiate capito un po' di più.
Spero vi piaccia ç.ç
#With love.
-S.







Ps. Passereste a leggere la mia OS?
Grazie di cuore a chi lo fa :3
Link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1199290&i=1

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** There must be a feeling among you. ***


Love is just a mess.

 

(3) There must be a feeling among you.




“Allora, com’è andata ieri?” chiede Lis allegra, posizionandosi accanto a me.
Per tutta risposta chiudo il mio armadietto sbattendolo, facendo girare tutti verso di me.
Lis fa una risatina nervosa.
“Che ha combinato?” chiede, mentre comincio ad avviarmi verso l’aula di biologia, con lei al seguito.
“Lui niente, ho litigato con Jonah.” Rispondo fredda, lanciandole uno sguardo. La sua bocca forma una ‘o’ perfetta che si trasforma subito in un sorriso soddisfatto.
“Era ora!” esclama. La fulmino con lo sguardo e lei mi sorride, abbracciandomi.
“Dai, scusa. Che è successo?” mi chiede, capendo che ci sono rimasta male. Mi stringo nelle spalle.
“Si è arrabbiato perché dice che passo troppo tempo da sola con Harry, a casa sua. Ma non è colpa mia se è il mio migliore amico!” esclamo. Lei annuisce.
“Così, mi sono innervosita subito e gli ho detto che se non gli stava bene poteva anche andare a cagare.” affermo pentita.
“Così si fa!” mi appoggia lei. Io scuoto la testa, sconsolata.
“No, invece. Sono stata troppo impulsiva, dovevo provare a spiegargli come la pensavo senza perdere le staffe. E ora lui non mi parla.” continuo abbattuta. Lei mi stringe in un altro abbraccio.
“Dai, stai tranquilla. Conosco Jonah, ti perdonerà nel giro di due minuti. Ci tiene troppo a te.” mi dice con un sorriso rassicurante.
Non so se lo dice perché sa che è proprio quello che voglio sentirmi dire o perché lo pensa davvero.
Ma non ho tempo per pensarci molto, perché proprio in questo istante suona la campanella.
Lei sobbalza.
“Oh, devo scappare. Se arrivo in ritardo alla lezione della signorina Conor, è la buona volta che mi uccide.” esclama, cominciando ad avviarsi.
Sospiro ed entro in classe.
Questa è una delle poche lezioni che non abbiamo in comune, altra buona ragione per odiare biologia.
Senza Lis non è affatto divertente.
Mi siedo al solito banco in fondo alla classe e aspetto che arrivi il professore, che poi è l’allenatore della squadra di pallavolo della scuola.
Dopo qualche minuto, lui entra in tutta la sua bellezza.
Beh, un professore trentenne, alto, moro, con gli occhi azzurri e tutto  muscoloso, cosa si può volere di più?
Se poi è anche l’allenatore della squadra di cui tu sei il capitano, c’è anche abbastanza confidenza tra di voi.
Un sogno, non c’è che dire.
Gli ultimi ragazzi entrano in classe e lui chiude la porta, per poi stordire i miei poveri timpani, soffiando nel fischietto.
Si, perché l’unico neurone di cui è dotato, essendo un maschio, non distingue la biologia dalla pallavolo.
Quindi, per lui, noi siamo perennemente dei giocatori in palestra perciò per richiamarci fa uso del suo solito fischietto giallo.
Alzo gli occhi al cielo, mentre la classe si ammutolisce.
“Bene, ragazzi. Benvenuti alla nostra prima lezione di biologia.” esordisce con un gran sorriso.
Io alzo di nuovo gli occhi al cielo, sentendo le solite ochette della classe emettere sospiri sognanti alla voce del professore.
Patetiche.
“Per iniziare, vorrei…” la voce soave del professore viene interrotta dalla porta che si apre.
In tutta la sua tranquillità, entra un ragazzo che purtroppo riconosco al volo.
“Oh, il signor Malik ci degna della sua presenza.” esclama il professore. La classe scoppia a ridere mentre il signor Malik fa un piccolo inchino, arrogante.
“Ragazzi, questo è un nuovo alunno della scuola. Accoglietelo al meglio, mi raccomando.” dice. Il ragazzo dal ciuffo alla Goku osserva la classe con attenzione, fissando per bene ogni viso, poi quando arriva al mio, io abbasso lo sguardo annoiata.
Come a volermi fare un dispetto, lo sento avvicinarsi al mio banco e sedersi rumorosamente sulla sedia accanto alla mia, l’unica rimasta vuota.
Perfetto.
Alzo lo sguardo verso di lui e lui mi lancia un’occhiata strafottente, sorridendomi.
“Allora, quante volte sei caduta questa mattina?” bisbiglia, tanto per dire qualcosa. Distolgo lo sguardo e mi concentro sul professore, cercando di seguire la lezione appena cominciata.
Si, anche io a volte provo a seguire.
Lui soffoca una risata.
“Che c’è, ti vergogni a dirmelo?” chiede, avvicinandosi a me. Mi volto verso di lui, trovando i suoi occhi scuri a pochi millimetri di distanza.
“No, semplicemente non voglio sprecare il mio fiato con un idiota.” gli rispondo sorridendo amabilmente. Lui sorride, strafottente.
“Bene. Se non vuoi sprecarlo con un idiota, fallo con me. Piacere, sono Zayn.” mi dice, porgendomi la mano con un sorrisetto malizioso stampato sulle labbra piene.
Lo fisso, finché lui abbassa la mano, soffocando un’altra risata.
“Mi stai prendendo in giro?” gli chiedo. Lui fa spallucce, fingendosi innocente.
“Non ne ho mai avuta l’intenzione.” dice, sbattendo le lunghe ciglia. Lo fulmino con lo sguardo e mi volto verso il professore che sta parlando di atomi o roba varia, tutto elettrizzato.
E’ quasi fastidioso guardarlo.
Così afferro il mio quaderno per il cazzeggio e comincio a inventare qualche schema nuovo per la squadra.
Sento Zayn avvicinarsi, curioso, il suo respiro che mi sposta una ciocca di cappelli, alzandola e abbassandola.
Alzo lo sguardo frustrata verso di lui, che sta studiando con attenzione il mio schema.
“Non funzionerà mai.” commenta. Sbatto le palpebre.
“Cosa?” gli chiedo. Lui mi sorride.
“E’ uno schema troppo complicato per le ragazze. Non funzionerà mai.” ripete. Lo incenerisco con un’occhiata.
Ha appena insultato tra le righe la mia squadra.
Nessuno può farlo.
“Non ti impicciare. La mia squadra è capace di tutto.” borbotto, chiudendo di scatto il quaderno e incrociando le braccia al petto, con il buon proposito di non degnarlo più nemmeno di uno sguardo.
Lui ride leggermente e si mette comodo sulla sedia, colpendo il mio ginocchio con il suo. Lo allontano, facendo una smorfia e rimango in silenzio a bollire di rabbia per tutta la lezione.
Finalmente, dopo quella che mi sembra un’eternità, suona la campanella.
Faccio per alzarmi e allontanarmi il più possibile da quell’idiota, ma il professore ci blocca.
“Prima che ve ne andiate, qui ci sono i moduli per iscrivervi alla squadra di pallavolo. Signorina White quest’anno ha intenzione di portare la sua squadra alla vittoria?” chiede, regalandomi un sorriso.
Uno di quelli rari.
“Certo, mister! Quest’anno vinceremo noi.” affermo, facendolo ridere.
“Con un capitano del genere, risulterà più che difficile…” mormora una voce al mio orecchio.
Sobbalzo e mi allontano di scatto, fulminando Zayn con lo sguardo.
“E lei signor Malik, vuole iscriversi?” ci interrompe il professore. Zayn raddrizza le spalle, con sguardo fiero.
“Ovviamente, io sono un portento della pallavolo. Nella vecchia scuola ho guidato la mia squadra alle Nazionali.” annuncia, sorridendo beffardo. Schiocco la lingua e alzo gli occhi al cielo.
Ma per favore.
“Perfetto. Ci mancava proprio un capitano con le palle!” esclama il professore. Io lo guardo sbalordita e lui si copre la bocca con la mano.
“Ops!” si lascia scappare. Scuoto la testa, sconsolata.
Se pensa che Harry lasci il ruolo di capitano a questo qui, si sta sbagliando di grosso.
L’anno scorso non vedeva l’ora che finisse la scuola, in modo che il capitano si diplomasse e lasciasse il posto libero.
E’ lui il suo successore designato ormai da tempo.
Non credo che mollerà tanto facilmente.
“Ci vediamo in palestra, prof.” gli dico, facendo per uscire.
“Aspetti, signorina White.” mi richiama.
Non so perché, ma ho un brutto presentimento.
“Pensavo, dato che il signor Malik è nuovo, che potresti mostrargli dov’è la palestra e aggiornarlo sulle regole del nostro campionato.” mi dice, con un sorrisetto speranzoso.
Guardo Zayn, disgustata.
“Oh, beh. Perché non potrebbe farlo Niall?” la butto lì, vedendo passare il biondino, che mi guarda curioso.
“Insomma, lui fa parte della squadra. Non sarebbe meglio che…”
“Niente discussioni. Ho bisogno che i capitani prendano in mano la situazione. Sarete voi che dovrete badare alle squadre quando andremo in trasferta. Ci dev’essere una sorta di feeling tra di voi.” mi interrompe il professore.
Malik ricambia la mia smorfia disgustata.
Feeling.
Che schifo.
“Quindi, farò in modo che oltre a condividere le lezioni di biologia, condividerete anche quelle di educazione fisica, in modo che possa allenarvi insieme.” continua, dandomi una pugnalata dopo l’altra.
La palestra e l’ora di educazione fisica sono le cose che amo di più.
Si rovinerà tutto, se nei paraggi ci sarà quest’individuo.
“Bene.” mormora l’idiota accanto a me, anche se di bene non c’è proprio niente.
Ma non voglio dargli la soddisfazione di cambiare il mio umore.
“Bene.” ribadisco io.
Il professore ci sorride.
“Perfetto. Allora ci vediamo agli allenamenti questo pomeriggio. Puntuali.” marca bene l’ultima parola guardando esplicitamente Zayn, che annuisce con un sorrisetto.
 
 
 
 
“Perfetto, davvero perfetto.” borbotto, cambiandomi e indossando la mia amata divisa. Lis mi guarda curiosa.
“E’ tutto il giorno che sei intrattabile. Vuoi dirmi cosa ti prende?” mi chiede. Io le lancio un’occhiata stralunata.
“Tutta colpa di quell’idiota.” sibilo, ripensando che tra circa due minuti dovrò ritrovarmelo davanti gli occhi.
Quale idiota?” chiede lei, trattenendosi dal ridere davanti alla mia faccia imbronciata.
Nel frattempo, ci avviamo verso la palestra ed entriamo, ritrovandoci davanti tutta la squadra maschile che si sta riscaldando.
Uno spettacolo per gli occhi, inutile dirlo.
Quell’idiota.” sibilo, indicandole Zayn che si sta riscaldando passandosi la palla con Niall, l’attaccante più forte della squadra.
Lis si immobilizza sul posto, con l’espressione ebete sul viso. Mi afferrai il braccio e mi trascina di nuovo dentro gli spogliatoi.
“Ma che…?”
Zayn Malik fa parte della squadra maschile?” esplode lei.
“Si. E allora?”
“Perché diavolo non me l’hai detto!?” urla, gli occhi sognanti. Scuoto la testa.
“Perché non mi era sembrato di vitale importanza, e poi tu come fai a conoscerlo?!” le chiedo confusa. Lei strabuzza gli occhi e mi guarda come se fossi stupida.
“Dio, J. ma dove vivi? E’ il ragazzo nuovo, è arrivato quest’anno e già si è preso il titolo di ragazzo più figo della scuola!” esclama, tutta elettrizzata.
Wow.
Rimango impassibile.
“Bah, non ci vedo niente di così ‘figo’ in lui.” commento. La mascella di Lis si spalanca e rischia di arrivarle alle scarpe.
“Stai scherzando, vero? Cioè, guarda!” dice, afferrandomi per le spalle e costringendomi a voltarmi verso di lui.
Lo osservo attentamente.
In effetti non è un brutto ragazzo: è alto, abbastanza muscoloso e anche piuttosto bravo a giocare.
Peccato che a quanto ho potuto vedere ha una nocciolina al posto del cervello.
Faccio spallucce e arriccio le labbra, ma Lis ormai non fa più caso a me, è totalmente presa a sbavare dietro a quel…tizio.
“Terra chiama Lis!” le sventolo una mano davanti alla faccia.
Lei sembra riprendersi e sbatte più volte le palpebre.
“Non posso credere che anche lui sia nella squadra di pallavolo!” squittisce.
“Che culo.” commento.
“Oh, puoi dirlo forte.” mormora maliziosamente, puntando di nuovo lo sguardo sul moro, che sta ridendo con il suo nuovo amico.
Schiocco la lingua quando noto la destinazione dello sguardo della mia amica.
“Ah, ti prego, Lis. Che schifo!” esclamo.
Lei mi lancia un sorrisetto.
“Ripetilo davanti a tanto ben di Dio.” mormora. Scuoto la testa e, grazie al cielo, il fischio del professore ci richiama all’ordine e mi salva dalla crisi ormonale in cui rischia di scoppiare Lis.
Povera ragazza.
Lei si riprende all’istante e insieme raggiungiamo la palestra, prima che il professore venga a prenderci di peso.
Tutte le nostre compagne sono già in campo a riscaldarsi, mentre lanciano occhiate languide alla squadra maschile, nell’altro lato del campo.
“Ehi, schiappa!” esclama una voce familiare.
Mi volto verso di lui tutta sorridente.
“Ciao, riccio.” lo saluto. Harry scoppia a ridere e mi schiocca un bacio sulla guancia.
“Bene, bene. Ora che siamo tutti al completo. Potremo cominciare a fare sul serio.” esordisce il professore, calandosi immediatamente nel ruolo dell’allenatore.
“Dieci minuti di corsa. Muoversi!”
Un allenatore molto stronzo.
Comincio a correre accanto ad Harry che chiacchiera disinvolto e a Lis che è stranamente muta, con gli occhi fissi su oso immaginare chi.
Lancio un’occhiata veloce verso Zayn e incrocio i suoi occhi scuri. Lui mi sorride e mi fa un cenno con la mano, per poi scoppiare a ridere trascinando con se il biondino che gli corre accanto.
Che ci sarà di così divertente…
Cerco di ignorarlo, mentre sento il suo sguardo strafottente su di me.
Non c’è niente che mi rilassa di più che allenarmi con i miei amici, lui non rovinerà la cosa.
“Bene, ragazzi. Prendete i palloni e mettetevi a coppie. Niente discriminazioni, coppie miste.” si raccomanda il professore, dopo dieci estenuanti minuti di corsa.
Alzo gli occhi al cielo, mentre il resto della squadra parlotta e discute, litigandosi i giocatori migliori.
Io vado a prendere Liam, che è l’alzatore della squadra maschile.
L’unico che sembra in grado di concentrarsi e di allenarsi come si deve.
“Ehi, Payne. Ti scaldi con me?” gli chiedo, senza tanti giri di parole. Lui sorride.
“Certo, J.” mi dice, prendendo il primo pallone che gli capita sotto mano e lanciandomelo.
Con la coda dell’occhio, vedo Zayn continuare a fissarmi divertito.
Ma che diavolo vuole quello!?
Poi Lis gli si avvicina titubante, balbetta qualcosa e lui le sorride, facendola arrossire visibilmente.
Povera piccola.
Poi prende una palla e cominciano a riscaldarsi, accanto a noi.
Dopo qualche minuto, proprio mentre sto per palleggiare la palla che mi ha appena passato Liam, sento qualcosa colpirmi forte la faccia, prendendomi il naso in pieno.
Barcollo, mentre sento odore di sangue. Mi passo una mano sotto al naso.
Che schifo.
“Julie, stai bene?” mi chiede Liam, mentre si avvicina preoccupato. Mi accascio a terra, sentendo la testa che mi pulsa e il naso che mi fa un male assurdo.
“Si, sto bene.” borbotto, mentre una calca di ragazzi mi si fa intorno.
“Ok, chi è stato?” sbotta il professore. I ragazzi si ammutoliscono mentre io, con l’aiuto di Liam mi rialzo.
Cloe mi porge un fazzoletto ed io la ringrazio con un sorriso, tamponandomi il naso.
“Non importa, prof. sto bene.” mormoro mentre una voce si sovrappone alla mia.
“Scusa, Julie, ho schiacciato troppo forte?” chiede, avvicinandosi.
E chi potrà mai essere?
Fulmino Zayn con lo sguardo mentre scoppia una risata generale intorno a noi.
“Aspetta che cominciamo a giocare, poi vedrai.” gli sibilo. Lui fa spallucce, sorridendo strafottente.
Dio, datemi una palla che gli faccio cadere tutti i denti.
“Ok, basta con le minacce.” si mette in mezzo il professore.
“Signor Payne, accompagni Julie in infermeria. E lei, signor Malik, cerchi di moderarsi. Voialtri, continuate a riscaldarvi.” tuona e tutti eseguono gli ordini, allontanandosi. Liam mi prende a braccetto.
“Ce la fai?” mi chiede con voce preoccupata. Io gli sorrido, intenerita.
“Si, tranquillo. Ci sono abituata.” gli dico, mentre lui fa per uscire dalla palestra.
“Ah, White.” mi richiama Zayn. Mi volto verso di lui, impassibile.
“Fai in fretta, dobbiamo giocare.” mormora, indicandomi il campo. Lo guardo fiera.
“Aspetta che smetta di uscirmi il sangue. E preparati, io non risparmio nessuno.” gli dico, per poi riprendere Liam a braccetto e uscire a grandi passi dalla palestra.






GIRL LET ME LOVE YOU
AND I WILL LOVE YOU
UNTIL YOU LEARN TO LOVE YOURSELF!
Sbam, io amo questa canzone! *.*
Ccccciaaao, carotine! 
Allora che si dice?
No, avete visto l'annuncio dei ragazzi?
sjdhaklsd Live while we're young.
Ok, il titolo già mi piace :3
Non vedo l'ora di sentirlaaaa.
Bene, la pianto, promesso u.u
Torniamo a noi:
woooh, cinque recensioni! *.*
Grazie, ragazze, davvero! :3
Spero che vi piaccia e continuiate a farvi sentire.
Ci tengo al vostro parere ;)
See you soon.
(Oggi mi sento molto inglese u.u)

#Pubblicità.
Lo so che mi accollo, però potreste passare a dare un'occhiata alla Ff della mia amica?(
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1151032)
Grazie a chi lo fa!

E poi ci sarebbe anche un' OS che ho scritto, che non si è cagata quasi nessuno.
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate :) (
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1199290&i=1)

Ok, ora sloggio, giuro che non vi rompo più.
Alla prossima, babe!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Lasts famous words. ***


Love is just a mess.




(4) Lasts famous words.
 
 




Rientro in casa stremata e mi butto sul divano. Subito mi raggiunge Louis, con la sua solita risata e il grembiule da cucina legato in grembo. Lo guardo alzando un sopracciglio.
“A che è dovuta quella divisa?” gli chiedo indicandolo. Lui mi illumina con un sorriso e si siede accanto a me, massaggiandomi le spalle.
Lo adoro quando prende queste iniziative.
“Ho preparato un bel dolce, stasera viene Harry a cena.” mi informa.
Inutile spiegare che il riccio è il migliore amico di entrambi e ovviamente sei giorni su sette scrocca la cena a casa nostra.
Sospiro.
“Sei stanca?” mi chiede con un sorriso. Chiudo gli occhi e mi lascio andare con la testa sul cuscino.
“Non puoi neanche immaginarlo.” borbotto. Lui mi sfiora il naso con un dito.
“E’ gonfio, hai preso qualche pallonata?” mi chiede, soffocando una risata. Apro gli occhi e gli lancio un’occhiataccia.
“Si, un idiota che ha deciso di rovinarmi la vita. Beh, ma gli ho fatto vedere io come si gioca, dopo.” mormoro, sorridendo beffarda al ricordo della sua faccia che si faceva sempre più sbalordita ogni punto che mettevo a segno in modo impeccabile.
Louis scoppia a ridere e mi porge la mano. Io gli batto il cinque, complice.
“Brava cuginetta, fa gli vedere chi sei.” esclama. Io scoppio a ridere e mi alzo.
“Vado a farmi una doccia, chiamami quando arriva Harry.” gli dico. Lui annuisce ed io mi chiudo in bagno, infilandomi sotto il getto caldo dell’acqua.
Quando apro la porta del bagno, trovo Louis ad aspettarmi a braccia incrociate.
Sobbalzo.
“Idiota, avverti prima di farti vedere. Potrei morire di infarto.” scherzo, posandomi una mano sul cuore. Lui mi fa una boccaccia e mi porge il telefono.
“Ha chiamato Jonah, ha detto che probabilmente più tardi passerà. Non lo so, vedi tu se devi richiamarlo.” borbotta. Faccio spallucce, mentre Harry mi passa accanto quasi piegato in due.
Sembra quasi indifferente al fatto che ho solo un asciugamano addosso.
Penso sempre di più che quel ragazzo sia un po’ gay.
“Finalmente, stavo per farmela addosso.” borbotta, entrando in bagno senza neanche chiudere la porta.
“Ah.” Sospira. Mi copro gli occhi, disgustata.
“Certo che tu non hai proprio contegno, eh?” gli dico, mentre Louis si piega in due dalle risate davanti alla mia faccia sconvolta.
Harry si tira su i pantaloni e mi schiocca un sonoro bacio sulla guancia.
“Di che mi devo preoccupare, sei come una sorella per me!” esclama, dirigendosi in cucina.
Scuoto la testa, sconsolata, mentre Louis gli va dietro.
Poi ci ripenso.
“Ehi, ma almeno ti sei lavato le mani?” urlo.
Per tutta risposta i due scoppiano a ridere.
 
 
Suona il campanello, proprio mentre Louis sta per spararne una delle sue.
Sospiro di sollievo e mi alzo.
“Vado io, dev’essere…”
“Jonah.” concludono i due in coro. Faccio loro una boccaccia e a passo svelto vado ad aprire la porta.
Jonah mi illumina subito con uno dei suoi meravigliosi sorrisi, quelli che probabilmente mi hanno fatto innamorare di lui.
“Ciao.” mi dice con voce calda. Sento le risate di Louis e Harry arrivare dall’altra stanza ed esco, chiudendomi la porta alle spalle.
Lui mi afferra la mano e mi tira a se.
“Mi sa che ti devo chiedere scusa.” comincia. Io gli sorriso, sfiorandogli le labbra con un bacio.
“Tu dici?” gli chiedo. Lui è ancora ad occhi chiusi e sorride sulle mie labbra.
Annuisce.
“Mi dispiace di averti fatto quella sfuriata inutile e di non essermi fatto sentire. Sono stato uno stupido.” dice, sorridendomi. Io ricambio il sorriso e faccio spallucce.
“Va bene. L’importante è che non succeda mai più. Lo sai che Harry è solo il mio migliore amico.” gli ricordo.
Leggo un po’ di tensione nei suoi occhi, però annuisce e scaccia via tutto con uno splendido sorriso.
Finalmente mi bacia, tornando ad essere il ragazzo di sempre.
“Che stavi facendo?” mi chiede, ammiccando alla porta di casa. Faccio spallucce.
“Mio cugino ha invitato Harry a cena. Cercavo di sopportare le cretinate che sparano.” borbotto. Lui scoppia a ridere e mi bacia di nuovo, togliendomi il fiato.
“Mi sei mancata.” sussurra sulle mie labbra. Io sorrido.
“Anche tu.”
“Julie! Che stai facendo lì fuori? Sbrigati a rientrare!” urla Louis, cercando di sembrare serio, dopotutto sono sempre sotto la sua responsabilità.
“Si,si. Arrivo!” rispondo urlando. Jonah ride e mi stringe la mano.
“Entri?” gli chiedo. Lui scuote la testa e mi bacia la punta del naso.
“E’ tardi e domani devo lavorare.” spiega, quando metto il broncio.
“Ci vediamo domani mattina. Ti porto a scuola.” tenta di recuperare. Gli sorrido e gli stampo un bacio veloce sulle labbra.
“Ok. Buonanotte.” gli dico svelta. Lui scoppia a ridere e va verso la sua macchina. Aspetta che rientri in casa e che mi chiuda la porta alle spalle, per poi ripartire.
“Che voleva?” chiede Louis, quando li raggiungo a tavola.
“Parlare. E poi non sono affari tuoi.” gli rispondo facendo la linguaccia.
“Scommetto che si è scusato per averti urlato contro l’altro giorno e che per farsi perdonare domani ti porterà a scuola.” mormora Harry, con aria annoiata.
Lo fisso a bocca aperta.
“Ci ho preso, vero?” chiede facendo un sorrisetto.
“E come mai non l’hai fatto entrare?” chiede Louis.
“Beh, ha detto che…”
“Che è tardi e che domani deve lavorare.” finisce la frase per me Harry. La mia bocca si apre ancora di più.
“Ci ho preso di nuovo. E’ tipico. La solita scusa che uso io per scaricare le ragazze con cui vado a letto.” spiega facendo spallucce. Lo colpisco con un pugno sulla spalla.
“Cosa vorresti dire?” gli chiedo.
Lui mi lancia uno sguardo serio, mentre con la mano si massaggia il punto in cui l’ho colpito.
“Che dovresti cominciare ad aprire gli occhi.” borbotta.
Lo guardo male.
Jonah non mi tradisce, e tantomeno si è stancato di me.
Non capisco perché lui debba pensare il contrario.
“Ok,ok. Piantatela. Odio la violenza.” borbotta Louis. Lo guardiamo e scoppiamo tutti e tre a ridere.
Poi lui si calma.
“Allora, J., che ci dici di questo ragazzo nuovo?” dice, mimando le virgolette con le dita.
“Dico che non ne voglio parlare perché solo al pensiero mi viene la nausea.” rispondo prontamente.
“E’ solo un cazzone che si crede Dio sceso in terra.” constata Harry. Lo guardo, meravigliata dall’esatta definizione che gli ha dato.
Lui fa spallucce.
“Ora si è messo in testa che deve fare lui il capitano, perché l’anno scorso ‘ha guidato la sua squadra alle Nazionali’…” mormora facendogli il verso “E il bello è che il professore è completamente affascinato da lui.” continua sbattendo il pugno sul tavolo, visibilmente frustrato.
L’avevo detto io che non sarebbe stato facile.
“Ma come, non dovevi essere tu il capitano?” se ne esce Louis, il suo povero neurone troppo ritardato per capire che non è il caso di mettere il dito nella piaga. Gli do un calcio sotto al tavolo e lui mi lancia un’occhiataccia.
“Si.” sibila Harry “E non gli lascerò il posto facilmente, me lo sono sudato, io.” conclude, lo sguardo fiero.
Gli poso una mano sulla sua e lui abbassa lo sguardo su di me, calmandosi.
“Vedrai Harry, se parlerai con il professore con calma, lui capirà e tutto si risolverà.” gli assicuro. Lui arriccia le labbra.
“Quale calma?! Ho un modo più efficace per risolvere la questione.” esclama con voce seria.
Ti prego, fa che voglia pestare a sangue Zayn Malik così me lo tolgo di torno.
“Gli ho proposto una sfida.” continua. Lo guardo, leggermente preoccupata.
“Che sfida?” gli chiedo, mentre lo sguardo di Louis si fa sempre più interessato.
“Qui non si tratta di bravura, né di potenzialità tecniche, come hai visto siamo tutti e due allo stesso livello.” riflette. Poi si passa un dito sotto al mento.
“Bisogna vedere solo chi è il più sfacciato e il più pronto a prendere in mano la situazione nel momento del bisogno.” continua, con voce sicura.
“E quindi?” chiediamo io e Louis in coro, sporgendoci verso di lui.
Lui ci lancia un sorrisetto.
“Quindi il primo che riesce a conquistare una ragazza, ovviamente scelta dall’altro, vince. E l’altro gli lascia il posto come capitano.” spiega, visibilmente soddisfatto della sua idea.
Mi lascio andare sulla sedia, gli occhi chiusi.
“Non ci posso credere.” sussurro.
Ma perché i ragazzi devono essere così stupidi?
“Già, è un’idea pazzesca, vero? Non mi batterà mai, praticamente tutte le ragazze della scuola mi vengono dietro, sarà un gioco da ragazzi!” esclama, battendo il cinque a mio cugino, che approva con un gran sorriso.
Scuoto la testa.
“Non ci posso credere che sei così idiota.” preciso. Il suo sorriso si spegne e mi fissa sbalordito.
Sbatto un pugno sul tavolo.
“Ma dico, che ti dice il cervello?! Possibile che voi ragazzi basate tutto su…quello? Dio, questa cosa non porterà a niente di buono…” mormoro sconsolata. Louis schiocca la lingua, contrariato.
“Nah, a me sembra un’ottima idea. E poi Harry vincerà facilmente.” dice, facendogli l’occhiolino.
Scuoto la testa.
“Spero per te che sia così, ricordati che c’è in ballo una cosa importante, non è solo una stupida scommessa.” gli dico seriamente.
Lui sembra rifletterci, poi fa spallucce.
“E’ proprio per questo che sono tranquillo. Non vincerà mai.” conclude, con sguardo fiero.
Le ultime parole famose.
 
 
“Fanculo a questa vita di merda!” sbotta Harry per l’ennesima volta, trascinandosi nella mensa con il vassoio semi vuoto in mano.
Sospiro.
“Mi dispiace, amico. Ma io te l’avevo detto.” gli rispondo, sorridendogli. Lui mi lancia un’occhiataccia.
“Odio quando lo fai.”
“Faccio cosa?” gli chiedo innocentemente.
“Mi ricordi che hai sempre ragione.” borbotta. Scoppio a ridere, prendendolo a braccetto e guidandolo verso il tavolo dove è seduto Liam, da solo, decidendo all’improvviso di fargli un po’ di compagnia.
Harry sbruffa e si siede, aprendo la sua lattina di coca-cola e mugugnando qualcosa tra se e se.
“Ciao, Payne. Che si dice?” gli chiedo, sedendomi accanto a lui.
Lui mi sorride e scrolla le spalle.
“Al solito.” risponde. Poi indica Harry.
“Che ha fatto?” mi chiede con un’occhiata divertita.
Mi mordo il labbro, per evitare di ridere.
“Ha scommesso con quello nuovo il suo posto da capitano.” lo informo. Liam strabuzza gli occhi.
“Non dirmi che ha perso!” esclama sorpreso. Io annuisco, sorridente e Liam scuote la testa.
“E questa scommessa…di che si trattava?” chiede, poggiando il mento sulla mano, interessato.
Alzo le spalle.
“Il primo che sarebbe riuscito a conquistare la ragazza scelta dall’altro.”
Liam scoppia a ridere.
“Oh, questa è tosta. Harry ti ha battuto nella tua materia migliore!” lo sfotte scoppiando a ridere. Harry ci fulmina con lo sguardo.
“Non è colpa mia se ho scelto l’unica ragazza che sembra morirgli dietro.” borbotta, voltandosi verso il tavolo dove sono seduti Zayn con Leah, una ragazzina del primo, tutta emozionata che lui le abbia chiesto di uscire.
Scuoto la testa triste al pensiero che presto lui le dirà che era tutto uno scherzo.
Odio quando i ragazzi trattano le ragazze più piccole come dei zerbini.
Io non gliel’avrei mai permesso, l’avrei direttamente preso a calci in culo.
Liam continua a ridere ed io non posso fare a meno che unirmi a lui.
“Non ridere, tu. Potevi anche cercare di non schifarmi e aiutarmi!” esclama Harry mettendo il broncio. Liam rimane a bocca aperta.
“Non dirmi che Zayn ha scelto te per lui!” urla. Io annuisco e Harry mi lancia un’occhiataccia.
“Oh, beh. E’ furbo il ragazzo.” commenta, lanciandogli un’occhiata ammiratrice.
“Chi sa come se la cava come capitano…” mormora, assottigliando lo sguardo.
Harry sbatte il pugno sul tavolo e noi sobbalziamo, sorpresi.
“Vi odio, tutti e due.” sibila. Alzo gli occhi al cielo e mi avvicino a lui, accoccolandomi sulla sua spalla e sbattendo le ciglia.
“Oh, non dire così. Non è colpa nostra se hai preso una decisione azzardata.” mormoro.
“Già, ora ne devi pagare le conseguenze, bello!” ci mette il carico Liam, ammorbidendo il tutto però con uno dei suoi sorrisi dolci.
Harry sbruffa e si passa una mano tra i ricci.
“Bene, e sia. Gli lascerò il posto da capitano. Tanto so che sarei stato meglio io.” borbotta. Io gli sorrido e gli schiocco un bacio sulla guancia.
“Questo è poco ma sicuro.” confermo, beccandomi uno dei suoi sorrisi luminosi.
Poi suona la campanella e ci affrettiamo a raggiungere tutti le nostre rispettive classi, io e Harry camminiamo vicini, lui con un braccio intorno alle mie spalle, come suo solito.
Mi accompagna all’armadietto e poi mi saluta con un bacio sulla guancia, dirigendosi verso l’aula di biologia.
A me invece aspetta una noiosissima ora di letteratura senza Lis, che ha preso la bellissima decisione di farsi venire la febbre e abbandonarmi da sola a scuola.
Mentre sto per prendere i libri nell’armadietto, qualcuno lo colpisce e lo chiude, rischiando di schiacciarmi le mani.
Mi volto con sguardo di fuoco verso l’idiota che mi sta accanto, che non può essere che Zayn Malik.
Mi guarda con quei suoi occhi scuri con sfumature dorate e mette su il suo solito sorrisetto strafottente.
“Ciao, White.” mi dice. Impassibile, riapro il mio armadietto, che mi copre la visuale della sua faccia da schiaffi. Lui mi gira intorno e si poggia all’altro lato, ficcandosi le mani in tasca.
“Che vuoi, Malik?” sibilo, infastidita solo dalla sua presenza. Lui fa spallucce.
“Niente, ti accompagno in classe.” dice con nonchalance, seguendomi quando mi avvio per il corridoio, mantenendo il mio passo svelto.
“Conosco la strada, grazie.” mormoro acidamente. Lui sorride e fa spallucce.
“Allora, co-capitano, sei pronta ad un anno di collaborazione con me?” mi chiede.
“Piuttosto lascio la squadra.” rispondo acidamente. Lui scoppia a ridere.
“Beh, a quanto sembra sarai obbligata. Certo che ho avuto proprio culo, vallo a sapere che il riccio è il tuo migliore amico!” esclama, battendo le mani.
Lo incenerisco con lo sguardo e mi blocco in mezzo al corridoio.
“Sappi che non ti renderò la vita facile. Hai rubato il posto ad un mio amico, un posto che si è sudato con gli anni. Te la farò pagare, Malik.” gli assicuro. Lui non sembra per niente scosso dalla mia minaccia e fa spallucce, continuando a sorridere.
“Fai come vuoi. Ma ricorda, non ti conviene metterti contro di me.” mi sussurra all’orecchio.
Detto questo, senza neanche darmi il tempo di rispondere, mi sorride e se ne va, sparendo tra la folla.
Grugnisco di rabbia quando realizzo che è riuscito a fregarmi di nuovo e sbattendo i piedi entro in classe.
Lo odio.
E gli renderò la permanenza qui un inferno, tanto che se ne tornerà nella sua vecchia scuola con la coda tra le gambe.
Lo giuro.
 
 






*fa ciao con la manina*
Salve, bellezze!
Scusate il ritardo, giuro che non è colpa mia.
Questa connessione di merda ha deciso di saltare, io avevo il capitolo pronto da domenica u.u
Spero che regga perché ho anche pronto il continuo e se arrivano abbastanza recensioni lo posto subito ^^
Allora, allora…Che si dice?
Io sono su di giri perché è iniziato il campionato #yay
Non so voi, ma io amo il calcio (guardarlo e tifare la mia squadra, ovviamente. Se mi mettete una palla tra i piedi potrei cascarci sopra senza neanche muovermi) ed ero in crisi di astinenza. Davvero, in questi tre mesi non sapevo come fare senza di loro D:
Non vi dico di che squadra sono, perché non voglio scatenare liti o che magari smettete di leggere la mia Ff perché odiate quella squadra ^^
Ok,ok, smetto di rompervi le palle con cose che non vi interessano.
Me ne vado.
Spero vi piaccia e che recensirete in tante! :D
A preeeeesto!
-S.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** I have no choise, right? ***


Love is just a mess




(5) I have no choise, right?
 

 

“Allora, malata, che si dice?” chiedo a Lis, invadendo la sua stanza come mio solito. Lei alza gli occhi dal suo PC, che sta beatamente usando sdraiata sul suo letto a due piazze e mi fa un debole sorriso.
“Oh, allora è vero.” commento, buttandomi sul letto accanto a lei.
“Credevi fosse una scusa per non venire a scuola?” mi chiede con voce roca, tossicchiando. Mi allontano disgustata e annuisco.
Lei sorride e fa spallucce.
“Ti sbagliavi. Questa stronza non accenna ad andarsene.” borbotta.
“Chi?” le chiedo confusa.
“La febbre!” esclama lei ridendo. Scuoto la testa.
“Già, e ti fa proprio un brutto effetto.” commento. Lei mi da una spallata e torna con gli occhi sullo schermo del suo PC.
“Cosa stavi facendo?” le chiedo, riavvicinandomi.
Lei fa spallucce, mentre con il dito scorre foto delle quali riconosco subito il soggetto.
La guardo, facendo una smorfia.
“Lis!” esclamo contrariata. Lei mi guarda innocentemente.
“Che c’è?” mi chiede.
Scuoto la testa e le indico lo schermo sul quale ci sono centinai di foto di Zayn Malik che scorrono, una più idiota dell’altra, come il soggetto che ne fa parte.
“Ma ti sembra normale?” le chiedo. Lei fa spallucce.
“Cerco solo di saperne di più di un nostro compagno di scuola.” spiega, come se fosse la cosa più ovvia.
Alzo gli occhi al cielo.
“Si, come no.” borbotto, mentre lei torna a guardare le foto, sospirando sognante.
“Comunque, tu potresti anche darmi una mano, dato il fatto che condividi più ore di lezione con lui, mentre io nemmeno una.” borbotta. La guardo sbarrando gli occhi.
“Non ci penso neanche.” rispondo al volo. Lei lascia stare le foto e mi guarda, sporgendo il labbro all’infuori e sbattendo le palpebre più volte, stile gatto con gli stivali di Shrek.
“Perché no? Potresti scoprire più cose di me con uno stupido computer.” ci riprova. Scuoto categoricamente la testa.
“No. Non ho intenzione di rivolgergli la parola a meno che non sia per mandarlo a fanculo.” rispondo. Lei sbruffa e lascia perdere.
“Ma perché lo odi? Cosa ti ha fatto?” mi chiede.
“E’ semplicemente un idiota!” esclamo, come se fosse una spiegazione più che sufficiente.
Lei scuote la testa, sconsolata, e viene colpita da un attacco di tosse.
Si soffia il naso e starnutisce.
Io mi allontano, vagamente disgustata dai suoi germi.
“Qualcosa mi fa pensare che non verrai agli allenamenti oggi, vero?” mormoro sarcasticamente.
Lei mi lancia uno sguardo eloquente.
“No, credo proprio di no.”
Sbuffo, buttandomi con la testa sul cuscino e fissando contrariata il soffitto azzurro della sua camera.
“E io che faccio senza di te?” mormoro retoricamente.
“Potresti renderti utile e tenerlo d’occhio per me.” dice con un sorriso a trentadue denti. La fulmino con lo sguardo.
“Ancora? Ti ho detto di no. Io a quello non gli rivolgo la parola!” esclamo.
Lei mette il broncio.
“Dai, ti prego. Almeno scopri se ha la ragazza o qualcosa del genere!” piagnucola. Arriccio le labbra.
“No credo che abbia la ragazza…” mormoro riflettendo.
“Perfetto!” squittisce lei, battendo le mani. “E come fai a saperlo?” chiede. La guardo.
“Harry ha fatto una stupida scommessa con lui e oggi praticamente se ne andava in giro con questa ragazzina del primo. Se aveva la ragazza lei si sarebbe infuriata vedendoli.” spiego.
Lei sembra pensarci su.
“Beh, può darsi che questa tizia sia la sua ragazza…”
Scuoto la testa ancora prima che finisca di parlare.
“No, te l’ho detto, era una scommessa. L’ha scelta Harry per lui, di sicuro neanche si era accorto di lei.” le dico.
Non ce lo vedo proprio lo stronzo Zayn Malik andare dietro ad una piccola e innocente primina.
Non è proprio da lui, sarebbe più naturale vederlo con una delle tante troiette che girano per la nostra scuola, quello si.
“Meglio così.” commenta Lis, con un gran sorriso. Scuoto la testa e sospiro sconsolata.
“Non ci credo che sei uscita fuori di testa così…” mormoro. Lei mi dà una spallata, ridendo.
“Scema, non sono uscita fuori di testa.” si difende. Le lancio uno sguardo scettico, che lei ignora, e cambia discorso.
“Sentiamo, di cosa si trattava questa scommessa?” chiede. Scrollo le spalle.
“Si stavano giocando il ruolo da capitano.” la informo, lei scuote la testa.
“Idioti.”
“Già, e il bello che l’idea è venuta ad Harry.”
“Idiota.”
“Già.”
“E chi ha vinto?” chiede, guardandomi attentamente.
Sbruffo.
“Malik.” sibilo. Lei scoppia a ridere e bette le mani.
“Dì al riccio che mi dispiace, ma il mio Zayn è imbattibile!” esclama.
“Si, si. Fatti sentire da Harry, poi vediamo…No, aspetta.” mi blocco e la fisso, sbalordita. “Il tuo Zayn?! Cristo, Lis, dopo questa scordati di rivedermi di nuovo!” esclamo, saltando giù dal letto.
Lei scoppia a ridere.
“Dai, Julie, stavo scherzando.” dice. Scuoto la testa, sconsolata.
“Lis, ma ti piace veramente?” le chiedo, sedendomi di nuovo sul letto. Lei scuote la testa e arrossisce leggermente.
“Lo sai come sono con i ragazzi, no? Lui è solo la novità, mi passerà presto.” mi assicura. Io la guardo e decido di crederle, da una parte ha ragione.
E’ sempre stata così con i ragazzi: nessuno è mai stato più di una cotta passeggera, poi ne arrivava un altro più carino e più interessante e lei passava oltre.
“Sei assurda.” commento. Lei mi sorride.
“Beh, figo è figo, non puoi dire il contrario.”
Prima che le sue parole facciano breccia nel mio cervello, inducendomi a vomitare il mio pranzo, mi alzo scuotendo la testa.
“Ok, è arrivato il momento che me ne vado.”
Lei ride.
“Sei così scandalizzata?” mi chiede.
“Nah, sono abituata alla tua pazzia.” le rispondo, facendole una boccaccia. Lei mi fa la linguaccia.
“Ed è per questo che mi vuoi bene.” mi ricorda.
“Già.” rispondo amaramente, facendola ridere di nuovo.
“Davvero, ora devo andare. Io, ho gli allenamenti. Tu pensa a rimetterti che abbiamo bisogno di te.” le dico facendole l’occhiolino.
Lei annuisce e mi sorride.
Le mando un bacio con la mano e lei alza gli occhi al cielo.
“Sbrigati a guarire.” le dico.
“Tu cerca di essere meno scontrosa, testona.” mi dice facendomi una smorfia. Faccio spallucce e la saluto un’ultima volta, prima di chiudermi la porta alle spalle e avviarmi verso l’uscita. Saluto la madre di Lis con un sorriso ed esco alla luce del sole, pronta ad una bella camminata per arrivare in palestra.
Fosse per me non lo farei, ma purtroppo non ho ancora la macchina, e l’idea di richiedere un passaggio ad Harry e sorbirmi tutte le sue prese in giro mi da la nausea, preferisco una bella corsetta tanto per riscaldarmi.
Appena arrivata in palestra, il rumore di palloni e ristate mi coinvolge e sento crescere dentro di me la solita agitazione e la voglia incontrollata di entrare in quel campo e dare il meglio di me.
Peccato che appena entro, mi si presenta davanti una scena che non mi sarei mai aspettata di vedere.
Mentre tutte le ragazze si riscaldano a coppie, i maschi stanno facendo una partita e Harry e Zayn parlottano tra loro.
All’istante penso che stiano litigando, forse Harry lo sta minacciando di lasciargli il ruolo da capitano, praticamente quello che ho fatto io il giorno prima, o forse lo sta accusando di aver sbagliato qualche passaggio.
Poi però il riccio scoppia a ridere, seguito da Malik e gli da una pacca sulla spalla, prima di venire richiamati dal professore e ricominciare a giocare.
A bocca aperta, mi avvicino alle mie compagne continuando a fissarli.
“Oh, Julie. Era ora! Mancavi solo te.” mi saluta Megan, con un sorriso. Annuisco distrattamente e indico i due che si passano la palla in modo armonioso, senza neanche guardarsi, come se giocassero insieme da una vita.
“Che gli è preso?” chiedo.
Cloe mi sorride e fa spallucce.
“A quanto pare sono scesi a compromessi. E’ tutto il tempo che ridono e scherzano tra loro. Forse si sono accorti che insieme possono fare di più che se si mettono uno contro l’altro.” mi spiega.
Spalanco la bocca, mentre Malik salta e sull’alzata perfetta di Liam mente a segno un gran bel punto.
Harry si avvicina e gli batte il cinque, con un sorriso quasi da ammirazione.
“No.” sussurro.
Ora ci manca anche che il mio migliore amico da confidenza a quel…coso.
E pensare che io gli ho dichiarato guerra solo per lui.
Di questi giorni non ci si può più fidare di nessuno.
Scuoto la testa e chiudo gli occhi, mentre il fischietto del professore quasi mi rompe i timpani.
“White! Dammi una giustificazione per il tuo ritardo. E dev’essere abbastanza da convincermi a non farti fare dieci volte il giro della palestra.” tuona, riprendendomi davanti a tutti.
Apro gli occhi e mi guardo intorno, tutti che mi fissano e Malik che ridacchia, coprendosi la bocca con la mano per non farsi vedere.
Arrossisco fino alla punta dei capelli e cerco di darmi un contegno.
“Sono passata a trovare Alissa Smith, signore.” lo informo. Lui sembra calmarsi e annuisce.
“Bene, per quale motivo manca agli allenamenti?” chiede, sempre in tono formale.
Ma a chi vuole darla a bere?
Pensa di mettermi paura con quella faccia seria?
Lo sappiamo tutti che è ancora un pischello.
“Ha la febbre, sono andata a vedere come stava. Ora basta con l’interrogatorio, prof. giochiamo.” Lo prego, stanca di tutte quelle chiacchiere e afferrando un pallone.
Il professore si lascia andare ad un sospiro soddisfatto e fischia di nuovo nel fischietto.
Faccio una smorfia.
Se non la smette quel coso glielo ficco su per il…
“Maschi contro femmine. Fatemi vedere cosa sapete fare.” dice, sorridendo maliziosamente.
Tra i ragazzi partono risate e fischi strafottenti, sono sicuri di batterci, solo Harry ha lo sguardo vagamente preoccupato.
Probabilmente si è accorto che qualcosa non va e sa che potrei fare una strage quando sono nervosa.
Prima di concentrarmi sulle tattiche da usare con la mia squadra, gli faccio un cenno con la mano.
‘Dopo dobbiamo parlare.’ gli mimo con le labbra. Lui deglutisce nervosamente e annuisce, abbozzando un sorriso, prima di essere richiamato dal suo capitano, che si è accorto del nostro scambio di sguardi.
Mi sorride, alzando un sopracciglio e mi saluta con la mano. Gli lanciò un’occhiata che non può proprio essere definita amichevole e mi volto verso le mie compagne, che aspettano solo che io dica loro lo schema da usare.
Sospiro, concentrandomi.
“Ragazze, nessuno schema. Giochiamo come sappiamo giocare. Un unico obiettivo, abbattere Malik.” ordino. Loro mi guardano sorprese, non avevano capito che il mio astio verso quel ragazzo fosse così alto.
Con un sorriso divertito annuiscono tutte quante e urlando il nome della nostra squadra, ci voltiamo verso di loro, pronte a giocare.
La partita non dura tanto, ma è molto equilibrata.
I ragazzi riescono a rubarci il primo set per due punti, ma sono talmente soddisfatta di aver schiacciato tutti i palloni che mi arrivavano in faccia a Malik, da non accorgermi neanche che stiamo perdendo.
“Ehm, Julie. Capisco che tu voglia fargliela pagare, ma se continui a schiacciare su di lui, lui continua a difendere tutti i palloni e noi non facciamo punto.” mi ricorda Cloe. Mio malgrado annuisco.
Non è colpa mia se quella faccia da schiaffi è come una calamita per le mie mani.
“Avete ragione, giochiamo bene e facciamo più punti possibili.” dico sospirando.
Inutile dire che alla fine vincono i ragazzi, ma almeno abbiamo la soddisfazione di avergli rubato un set.
Sono bravi, forti e si capiscono tra di loro, è normale che ci abbiano schiacciate.
L’unica cosa che non mi va a genio è che dovrò subirmi le prese in giro dei diretti interessati.
“Stanca, White?” scherza Zayn, asciugandosi il viso con la maglietta che si è appena sfilato.
Appunto.
Lo guardo di traverso e non posso fare a meno di lanciare un’occhiata ai suoi addominali scolpiti, bagnati di sudore.
“Per niente.” rispondo dopo un po’, distogliendo lo sguardo.
Lui mi sorride, maliziosamente.
“Mi dispiace di averti battuta.” mormora, fingendosi dispiaciuto. Gli lancio un’occhiataccia.
“E’ la prima e l’ultima volta, tranquillo.” ribatto. Lui scoppia a ridere.
“Vedremo.” sussurra.
Grugnisco di rabbia e sento le mani prudermi, implorandomi di colpirlo.
“Ehi, J.” esclama Harry, avvicinandosi. Fulmino con un’occhiata anche lui, me la deve spiegare questa cosa che è passato dalla parte del nemico.
“Ti serve un passaggio?” mi chiede, dando una pacca sulla spalla a Zayn, che gli sorride, per poi riportare lo sguardo su di me.
Lo ignoro, rivolgendomi ad Harry.
“No, mi passa a prendere Jonah.” lo informo. Lui annuisce, un po’ teso.
“Come mai, non ha la macchina, signorina?” mi sfotte Malik. Harry scoppia a ridere.
“No, è ancora troppo piccola.” mi prende in giro, pizzicandomi la guancia.
Mi sento bollire le guance e stringo i pugni, allontanandomi di scatto da lui che continua a ridere insieme al suo nuovo amico.
“Fottiti, Harry.” sibilo. Lui si calma e mi sorride.
“Dai, non prendertela, crescerai anche tu.” scherza, trattenendo una risata. Zayn, accanto a lui, mi guarda divertito.
“Vorrei proprio sapere perché ora fai coppia con questo qui.” gli chiedo, indicandolo “Dato che fino a ieri per te era…com’è che avevi detto? ‘Un cazzone che si crede Dio sceso in terra’.” dico, imitando malamente la sua voce.
Lui sbarra un poco gli occhi e si gira verso Malik.
“Beh, lo pensavo perché mi aveva appena rubato il ruolo da capitano. Niente rancori, vero?” chiede al diretto interessato.
Lui scuote la testa e gli sorride.
“Tranquillo.” mormora “Beh, mentre litigate io vado a farmi una doccia. Ci si vede, ragazzina.” mi dice, facendomi l’occhiolino.
“Spero proprio di no!” gli urlo dietro la prima cosa che mi passa per la testa. Lui mi fa un gesto con la mano, senza nemmeno girarsi, prima di sparire dentro gli spogliatoi.
Mi volto lentamente verso di Harry, che sta sorridendo nervosamente.
“Corri.” gli dico solo. Lui sembra non capire.
“Harry, corri se non vuoi essere picchiato.” ripeto, cercando di sembrare seria. Lui scoppia a ridere  e alza gli occhi al cielo.
“Dai, non farla tanto tragica.” mi dice, scompigliandomi i capelli.
Resto a bocca aperta.
“Stai scherzando?! Sei passato dalla parte del nemico, senza neanche dirmi niente!” lo accuso. Lui fa spallucce.
“E’ un tipo a posto. E mi conviene tenermelo buono se voglio giocare.” si giustifica. Chiudo gli occhi e mi massaggio le tempie.
“Bene. Ma prova a prendermi di nuovo in giro davanti a lui e ti castro.” lo minaccio, fulminandolo con lo sguardo.
Lui si porta una mano lì e deglutisce.
“Afferrato il concetto. Scusa.” mormora. Annuisco e lui mi sorride, rilassandosi.
“Ok, vado a farmi una doccia. Ci si vede.” gli dico. Lui annuisce e mi schiocca un bacio sulla guancia.
“A dopo.”
Entro nello spogliatoio proprio mentre tutte le mie compagne stanno uscendo, profumate e vestite, manco solo io a farmi la doccia.
Le saluto tutte e mi butto sotto l’acqua, cercando di rilassarmi e di non pensare a quel coglione che a quanto pare ha deciso di portarmi via il mio migliore amico.
Non gli permetterò di fare anche questo.
Esco dalla doccia e mi sbrigo a vestirmi, per poi uscire fuori e notare con infinito piacere che Jonah ancora non è arrivato, così mi siedo su una delle panchine lì accanto ad aspettarlo.
“Sicura che non vuoi un passaggio?” mi chiede Harry, uscendo dalla palestra e aprendo la sua macchina. Scuoto la testa e gli sorrido.
“No, arriva tra poco.” gli dico convinta, almeno si spera che sia così.
Harry annuisce e mi illumina con un sorriso, prima di voltarsi verso qualcuno che è appena uscito dalla palestra.
“Ci vediamo domani, amico.” dice a Zayn.
Amico?!
“A domani, Hazza.” gli risponde lui con un sorriso.
Hazza?!
Oh, no.
Solo io posso chiamarlo così, bello.
Harry sale in macchina e parte, sgommando e sparendo velocemente dietro la curva.
Sbuffo, mentre vedo Zayn, con un insolito ciuffo abbassato e il viso arrossato, avvicinarsi con il solito sorrisetto strafottente.
Butta il borsone a terra e si lascia cadere sulla panchina accanto a me.
“Il tuo ragazzo ti ha abbandonata qui?” mi chiede, lanciandomi un’occhiata divertita.
Evito di guardarlo, anche se con il ciuffo abbassato e lo sguardo vagamente stanco sembra meno antipatico del solito.
“No, sta arrivando. E comunque non sono affari tuoi. Evapora.” gli dico nel modo più gentile possibile, riservandogli un sorriso amabile.
Lui trattiene una risata.
“Come vuoi. Perché se non dovesse arrivare potrei darti un passaggio con la mia splendida moto.” mi tenta, alzandosi e avvicinandosi a quell’aggeggio mortale a due ruote. Scuoto velocemente la testa.
“Non salirei su quel coso nemmeno se mi pagassi. Specialmente con te.” gli rispondo, fissando terrorizzata la sua moto nera luccicante. Lui arriccia le labbra.
“Ehi, non offendere la mia bambolina.” mormora, accarezzando il sedile. Sbarro gli occhi.
“Stai scherzando, spero.” gli dico. Lui mi guarda sorpreso.
“Niente affatto. Lei è la mia ragazza, non ti permetto di offenderla.” ribadisce.
Oh, mio Dio.
Qui è più grave di quanto pensassi.
“Scusa, ma per mettermi in contatto con il tuo cervello ci sono fasce orarie o bisogna comporre un numero verde?” gli chiedo.
Lui mi fissa.
“Che intendi dire?” mi chiede. Scuoto la testa.
“Lascia stare.” borbotto, mentre la suoneria del cellulare mi distrae da tutta quella stupidità, avvisandomi che mi è appena arrivato un messaggio.
Lo apro.
‘Amore, sono bloccato al lavoro, scusa. Non posso passare, ci vediamo domani.’
Chiudo gli occhi.
Fanculo, col cazzo che mi vede domani.
E ora come faccio a tornare a casa?
Apro gli occhi e trovo Zayn davanti a me a fissarmi, appollaiato sul sedile della sua due ruote.
“Ci sono problemi, ragazzina?” mi chiede, con un vago sorrisetto strafottente sulle labbra.
No, non gli chiederò di accompagnarmi neanche a costo della vita.
“No. Ci si vede.” gli dico, prima di alzarmi e avviarmi a piedi. Lui scoppia a ridere dietro di me e mette in moto la moto, seguendomi e mantenendo il mio passo.
“Scommetto che il tuo ragazzo ti ha dato buca.”
“Fatti gli affari tuoi.” sibilo tra i denti. La sua risata si fa ancora più forte.
“Dai, può succedere, magari è stato bloccato dalla sua amante.” mi fa notare. Il mio cuore perde un colpo, ma perché devono tutti pensare che vengo tradita?
Voglio dire, è così difficile credere che sia riuscita a trovarmi un ragazzo che mi vuole bene e che vuole solo me?
Probabilmente si.
“E’ al lavoro. E tu non ti impicciare, non lo conosci neanche.” borbotto, colpita nel vivo. Lui sembra preso da un momento di pietà e mi allunga il casco, fermando la moto.
Mi fermo anch’io e lo guardo perplessa.
“Dai ti do un passaggio. Non ce la fai neanche a camminare, dubito che riesci ad arrivare fino a casa.” mi dice, mordendosi il labbro inferiore per evitare di ridere.
Lo incenerisco con lo sguardo e ricomincio a camminare.
“Non ne ho bisogno, puoi anche andare.” gli dico. Lui ricomincia a ridere e continua ad allungarmi il casco.
“Dai, Sali. Harry non mi perdonerà mai di averti lasciata a piedi.”
“Non mi interessa di cosa pensa quel traditore.”
“Sei gelosa?” mi chiede sorpreso. Mi fermo di nuovo e lo guardo attentamente.
“Sia chiaro: lui è il mio migliore amico, vedi di non metterti in mezzo.” lo avviso, puntandogli un dito contro. Lui fa spallucce, continuando a sorridere.
“Ora è anche mio amico, nonché compagno di squadra. E’ un problema tuo se la cosa non ti va a genio.” mormora.
Sto per ribattere, quando un tuono squarcia il cielo e mi ritrovo ad alzare lo sguardo, notando che nuvoloni neri cominciano ad addensarsi sopra di noi.
Perfetto.
Grugnisco di rabbia e Zayn con un sorriso mi porge il casco.
“Dai, dichiariamo una tregua almeno per oggi. Non vuoi prenderti la febbre anche te, no?” mi chiede, con un sorriso che sembra quasi sincero.
Sbruffo e prendo il casco nero titubante, beccandomi un suo sorriso vittorioso.
“Ti odio.” borbotto.
Già so che quello che sto facendo è una gran cazzata.
Ma non ho altra scelta, no?






MA PORCA PUZZOLA IN CALORE (?)
Scusate, è che mi stanno girando altamente le palle.
E' un ora che il nostro amato Hazza ha detto che farà una twitcam.
Precisamente ha scritto 'in a bit'.
Che dovrebbe significare 'tra poco'. Ma quanto poco è il suo 'tra poco'?!
Sono sicura che la farà quando mia madre mi costringerà a spegnere il computer per andare a mangiare D:
Queste sono le ingiustizie della vita.
Perchè, piccolo Hazza, non muovi quel tuo culo perfetto e non ti fai dare una mano da Liam, se non ci riesci?! D':
Scusate, per lo sfogo ragazze, ora torno in me.
Woooh 6 recensioni, stiamo aumentanto *.*
Non ho molto da dire su questo capitolo, personalmente non è che mi piace tanto, ma è uscito fuori così e ormai è andata u.u
Spero che non faccia così tanto schifo anche a voi ç.ç
Ora scappo a vedere se quel coglioncello ce la fa a connettersi :')
Love u, babe! :3
-S.


Ps. Non è che potreste passare a dare un'occhiata alla mia OS?
Non se l'è cagata quasi nessuno, please :)
Link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1199290&i=1

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** You deserve better. ***


Love is just a mess.




(6)You deserve better.
 




Dopo l’ennesimo tuono di avvertimento, le prime gocce cominciano a cadere su di noi.
Mentre sono stretta a Zayn, completamente terrorizzata di schiantarmi a terra grazie alla sua guida da omicida, una goccia mi centra il naso e grugnisco di rabbia.
Sento Zayn sospirare rumorosamente sopra il rumore del motore e accostare lentamente accanto al marciapiede.
“Che fai?” gli chiedo, mentre scende dalla moto e si toglie il casco.
“Sta piovendo, e non ho voglia di prendermi una polmonite.” risponde, sistemandosi il ciuffo e togliendo le chiavi dalla moto.
Scendo anch’io e mi tolgo il casco, guardandolo sbalordita.
“E quindi?” gli chiedo. Lui fa spallucce e indica l’unico locale aperto davanti a noi, uno squallido bar in cui non mi sogno neanche di entrare.
“Ci ripariamo lì finché non smette, poi ti porto a casa.” spiega. Scuoto la testa, sperando che stia scherzando.
“Non ci penso neanche. Tu mi porti a casa, subito.” gli ordino. Lui scoppia a ridere e scuote la testa.
“Certe volte sei davvero simpatica.” commenta, avviandosi verso il locale.
“Ehi!” lo chiamo, correndogli dietro. “Dicevo sul serio.” esclamo. Lui si volta verso di me e mi sorride.
“Anche io dicevo sul serio.” ribatte. Lo fulmino con lo sguardo.
“Io non ci entro là dentro.” mi ribello. Lui fa spallucce, come se non gliene importasse minimamente.
“Fai come vuoi, io non ho voglia di prendere l’acqua.” detto questo, apre la porta ed entra, proprio mentre la pioggia si fa più fitta, bagnandomi da capo a piedi.
Sbruffo e lancio un’occhiataccia al cielo.
Ma perché tutte a me?
Dopo qualche altro secondo, servito ad inzupparmi ancora di più e a farmi venire i brividi, decido di entrare.
Tra la folla di ubriaconi e persone depresse che sono in quello squallido bar, cerco Zayn, leggermente terrorizzata.
Dei signori mi fissano, ammiccando verso di me e alzando la bottiglia che hanno in mano, come a volermi invitare a bere con loro, poi scoppiano a ridere.
Deglutisco, terrorizzata, e mi guardo intorno, cercando di mantenermi a debita distanza da chiunque.
Grazie al cielo, noto un ciuffo nero più alto del normale accanto al bancone e mi avvicino, arrivandogli alle spalle e appiccicandomi alla sua schiena come una cozza al suo scoglio, lieta di vedere una faccia conosciuta, anche se odiata.
Lui si gira verso di me, sorpreso, e cerca di staccarmi.
“Ma che stai facendo?” mi chiede, leggermente infastidito. Mi allontano un po’ e lo guardo male.
“Non ti azzardare mai più a lasciarmi da sola.” sussurro tremante, i denti che battono dal freddo. Lui ride.
“Sei tu che non sei voluta entrare con me.” mi ricorda, poi si guarda intorno. “Cosa, questo posto è troppo spaventoso per te?” mi chiede con aria maliziosa. Lo fulmino con lo sguardo e mi raddrizzo, cercando di darmi un tono.
“Affatto.” rispondo, la voce che però mi trema leggermente.
Lui si morde il labbro inferiore, forse per trattenere una risata.
“Bene, allora io vado in bagno.” dice, alzandosi dallo sgabello in cui era seduto e facendo per andarsene.
Gli afferro il braccio velocemente e mi stringo a lui, guardandomi intorno preoccupata.
“No, non lasciarmi sola.” sussurro. Lui scoppia a ridere.
“Vuoi venire in bagno con me?” mi chiede. Schiocco la lingua, colpendolo sul braccio con uno schiaffo.
“Idiota.” commento. Ride ancora più forte e si risiede sullo sgabello.
“Fifona.” ribatte, sorridendo. Sospiro di sollievo e mi siedo accanto a lui, continuando a guardarmi intorno e tremando leggermente. Lui si sfila la felpa, del tutto asciutta, e me la porge.
Lo guardo sbalordita.
“Mi stai prendendo in giro?” gli chiedo. Lui alza gli occhi al cielo.
“Stai tremando e sei bagnata da capo a piedi, non fare la scontrosa e riscaldati.” mi ordina. Non perché ho voglia di dargli ascolto, ma sto davvero morendo di freddo, così afferro la sua felpa e me la infilo, praticamente nuotandoci dentro, per quanto è grande.
“Grazie.” sussurro. Lui fa spallucce ed io continuo a guardarmi intorno, vagamente preoccupata.
“Julie, nessuno ti salterà addosso. Rilassati.” mi dice lui, con voce convincente. Lo guardo negli occhi e decido di dargli ascolto, ricominciando a respirare ad un ritmo normale.
Lui mi sorride.
“Ecco, brava.” si complimenta. Tento un sorriso.
“Allora, che vuoi fare?” mi chiede, tentando di aprire un qualche discorso per passare il tempo.
“Tornare a casa.” rispondo al volo.
“A parte quello, ovvio.” ribatte con un sorriso.
“Non voglio fare nient’altro. Odio questo posto, odio te, odio stare in questo posto con te.” spiego, balbettando. Lui sorride, strafottente.
“Spiegazione logica. Peccato che tu debba resistere, a meno che non voglia tornare a casa a piedi. Beh, in quel caso…Buon bagno.” scherza. Sbuffo.
“Bene. Starò qui e aspetterò che smetta di piovere. Ma tu non rivolgermi la parola.” gli intimo, voltandomi e incrociando le braccia al petto.
“Come vuoi.” mormora sorridendo sotto i baffi.
Passiamo qualche minuto in religioso silenzio, io che evito accuratamente di guardarlo, lui che mi fissa, continuando a sorridere come un imbecille.
“Ciao.” mormora qualcuno accanto a noi.
Una voce femminile, maliziosa e sicuramente non rivolta a me.
Lancio un’occhiata di sottecchi a Zayn e lo vedo sistemarsi sul posto, mettendo su il suo migliore sorriso, rivolto ad una mora alta e slanciata che gli sta a fianco.
“Ciao.” risponde al suo saluto, con la sua voce maliziosa che mi da altamente ai nervi. Alzo gli occhi al cielo e sbuffo.
“Non ti ho mai visto qui.” comincia la mora, le parole che si inseguono lente, come se facesse fatica a pronunciarle.
“Forse perché non è un ubriacone come te.” mi lascio scappare a mezza bocca, facendomi sentire da Zayn che mi lancia un’occhiata divertita.
“E’ la prima volta che vengo.” spiega alla ragazza. Lei gli sorride e si avvicina, facendogli scorrere un dito sul braccio.
“Dovresti venire più spesso, allora.” lo invita lei, con voce languida.
“Lo terrò in considerazione.” ribatte lui, socchiudendo gli occhi e avvicinandosi a lei con un sorriso.
Schiocco la lingua e alzo gli occhi al cielo.
Ma che schifo.
Proprio mentre lei sta per tuffarsi a pesce nella sua bocca, mi sporgo dallo sgabello facendo finta di cadere e andandogli addosso, spostandolo e facendo perdere l’obiettivo alla mora.
Zayn si gira verso di me, per niente infastidito, più che altro divertito da non so cosa.
“Oh, scusa, mi sono sbilanciata.” mormoro, sorridendo amabilmente. Zayn per poco non scoppia a ridere, mentre la ragazza mi fulmina con lo sguardo.
“Oh, guarda. Pare che ha smesso di piovere, non credi sia il caso di andare?” gli chiedo, nel modo più tranquillo possibile. Lui mi sorride.
“Si, aspettami fuori. Finisco qui e arrivo.” mi dice, sussurrandomi l’ultima parte della frase in modo che la senta soltanto io, prima di rigirarsi verso il suo nuovo acchiappo.
“Sei uno stronzo, lo sai?” gli sussurro all’orecchio, prima di avviarmi verso l’uscita, ribollendo di rabbia.
Esco sbattendo la porta e mi siedo sul muretto lì accanto, incrociando le braccia al petto e aspettando che Malik finisca di fare i suoi comodi.
“Ehi, bellezza. Che ne dici di bere qualcosa?” tuona una voce languida accanto a me.
Mi volto e un ragazzo più o meno della mia età mi sorride, aspettando la mia risposta.
Deglutisco, tesa e anche un po’ spaventata, maledicendo Zayn per avermi di nuovo lasciata sol…
“Ehi, stronzo. Che ne dici di andarti a fare un giro?” risponde Zayn, piombandomi alle spalle con sguardo minaccioso e interrompendo il filo dei miei insulti contro di lui.
Sospiro di sollievo e lo guardo, la mascella tesa e gli occhi di ghiaccio puntati sul ragazzo davanti a me.
Il ragazzo, troppo ubriaco per reggersi in piedi stabilmente, alza le mani a mo’ di resa.
“Calma, amico. Non avevo capito che è la tua ragazza.” si difende.
“Io non sono la sua ragazza.” rispondo prontamente, imbronciandomi.
Zayn abbassa lo sguardo su di me per un secondo e poi scoppia a ridere.
Il tipo ci guarda confuso, alternando lo sguardo da me a lui, e poi si allontana scuotendo la testa e entra nel locale.
Con un sospiro, salto giù dal muretto e gli lancio un’occhiata veloce.
“Grazie.” borbotto a mezza bocca, mentre lui si avvicina alla moto e mi porge il casco.
“Di niente, ragazzina.” risponde con un sorriso. Lo guardo male.
“Allora, hai concluso con quella tizia?” gli chiedo, cercando di non mostrare la curiosità che mi brucia dentro. Lui fa spallucce e sorride.
“Era troppo ubriaca.” risponde.
“E allora?”
“Non si sarebbe ricordata di me, quindi era inutile sprecarci il mio tempo.” risponde, sorridendo sicuro di se.
Scuoto la testa, sconsolata da troppa stupidità.
“Sei incredibile.” commento.
“Lo so.” ribatte lui sorridendo, mentre si infila il casco e sale sulla moto.
Faccio lo stesso, cercando di mantenermi il più distante possibile, anche se so che presto i nostri corpi verranno a contatto.
Ho provato a tenermi in equilibrio solo aggrappandomi alla sua maglietta, ma a quanto pare è un po’ impossibile.
Lo vedo sorridere dallo specchietto retrovisore, mentre mi posa una mano sulla gamba.
“Puoi avvicinarti, non mordo.” mormora maliziosamente, carezzandomi la gamba.
Fulmino la sua mano con lo sguardo.
“Malik, togli quella mano da lì prima che te la stacco a morsi.” sibilo. Lui fa spallucce e la toglie, per posare l’altra sull’altra gamba.
“Così va meglio?” chiede, sempre con voce maliziosa.
“Dimmi, vuoi rimanere maschio o ti sei stancato del tuo amichetto e vuoi che te lo stacco subito?” gli chiedo con voce tagliente.
“Mmh, acidella la ragazza.” commenta con una risata, ritirando la mano e mettendo in moto.
“Dove vuoi che ti porto, principessa?” mi chiede, alzando la voce per farsi sentire, mentre guida tra le macchine.
“A casa. Non vedo l’ora che questa giornata finisca.” borbotto. Lui scoppia a ridere e accelera, costringendomi ad abbracciarlo per tenermi saldamente ed evitare di schiantarmi sull’asfalto.
Dopo questo giorno, odierò a vita le moto.
Giuro.
 
 
 
 
Quando arriviamo davanti casa, dopo aver sbagliato per minimo quattro volte la strada, colpa del cervello ritardato di Malik, trovo una sorpresa che non sono tanto sicura sia gradita.
Riconosco al volo la macchina, sulla quale è appoggiato un ragazzo alto, abbastanza muscoloso i cui capelli biondi spiccano, sotto la debole luce del sole coperto dalle nuvole.
Jonah.
“Oh, merda.” mormoro a denti stretti, mentre Zayn accosta e spegne.
“Che c’è?” mi chiede. Con un balzo scendo giù dalla moto e mi tolgo il casco.
“Niente. Tu stai zitto, non farti uscire nemmeno mezza parola.” gli dico con guardo serio, sfilandomi veloce la felpa e tirandogliela addosso, mentre mi volto verso Jonah, il sorriso sparito completamente dal suo viso.
“Ehi.” lo saluto, con un sorriso incerto. Lui tenta un sorriso.
“Ciao, amore.” marca bene l’ultima parola.
“Che ci fai qui?” gli chiedo, avvicinandomi a lui, mentre lui continua a tenere lo sguardo puntato su Zayn, che si muove dietro di me. Alzo lo sguardo verso casa e vedo Louis che ci spia dalla finestra e che mi saluta con la mano.
“Sono venuto a farti una sorpresa. Mi volevo scusare per non esserti venuto a prendere e non mi andava di aspettare fino a domani, quindi…sorpresa!” esclama, anche se di allegro non c’è niente nella sua frase, men che meno nei suoi occhi, che alternano nervosamente da me a Zayn, con sguardo di fuoco.
“Oh.” riesco solo a dire, tentando un altro sorriso. Lui, sempre con gli occhi puntati su Zayn, mi afferra per i fianchi e mi avvicina a se, schioccandomi un bacio sulle labbra che di casto non ha proprio niente.
Mi allontano quasi subito.
“Jonah.” protesto, poggiando le mani sul suo petto per tenerlo a distanza. Lui abbassa gli occhi su di me, per poi tornare a guardare Zayn.
“Chi è lui?” mi chiede. Sento Zayn avvicinarsi e affiancarmi.
“Piacere, sono Zayn Malik.” si presenta lui, tendendogli la mano, completamente menefreghista del fatto che mi ero raccomandata che tenesse la bocca chiusa.
Lo fulmino con lo sguardo, mentre Jonah gli stringe la mano con aria interrogativa.
“Ehm, è un compagno di squadra. Mi ha dato un passaggio a casa.” spiego. Jonah non sembra tranquillizzarsi.
“E come mai ci avete messo così tanto? Gli allenamenti non sono finiti due ore fa?” chiede, sospettoso. Sto per rispondere, ma Zayn mi anticipa.
“Beh, questi non sono affari tuoi. Potevi venirla a pendere tu e magari…”
“Ok,ok.” interviene Louis, raggiungendoci e bloccando Zayn nel bel mezzo della frase, proprio mentre Jonah stava arrivando al limite della pazienza.
Louis afferra Zayn per un braccio e lo tira via.
“E’ meglio se noi aspettiamo dentro, amico.” gli dice. Zayn fa spallucce e mi lancia un sorrisetto.
“La prossima volta pensaci, prima di lasciarla da sola. Potrebbe incontrare qualcuno meglio di te e chissà…” mormora verso Jonah.
Lui scatta in avanti, ma io lo blocco, mentre Louis trascina in casa Zayn.
Lo fulmino con lo sguardo appena prima che Lou gli chiuda la porta alle spalle.
Jonah sembra rilassarsi e posa finalmente gli occhi su di me.
“Che ci facevi con quel tipo?” mi chiede, un po’ arrabbiato. Incrocio le braccia al petto e mi allontano di un passo.
“Te l’ho detto. Mi ha dato un passaggio a casa, visto che tu mi hai lasciata lì come un idiota.” ribatto.
Se c’è qualcuno qui che deve essere arrabbiato, quella sono io.
Lui mi guarda per un po’, poi i suoi occhi si addolciscono e mi sorride.
“Scusa, hai ragione.” sospira. Sorrido, mentre lui mi tende una mano, che afferro al volo, e me la stringe.
“Vorrei proprio sapere cosa hai così tanto da fare al lavoro. Sembra quasi che vivi per quello.” mormoro infastidita. Un lampo di non so cosa attraversa i suoi occhi, troppo veloce perché possa capire di che si tratta.
“Che stai insinuando?” mi chiede allarmato. Faccio spallucce.
“Niente. Solo che a volte ti dimentichi che hai anche una vita, oltre al lavoro. E una ragazza.” preciso.
“Beh, anche tu sembra che ti dimentichi di avere un ragazzo, se te ne vai in giro con il primo che capita.” ribatte lui.
Rimango a bocca aperta.
“Jonah, non dire stronzate. Mi ha solo dato un passaggio a casa perche tu mi hai lasciata lì.” lo accuso. Lui chiude gli occhi e sospira.
“Ok, non litighiamo, non voglio che tu sia arrabbiata con me.” implora, riaprendo gli occhi.
Io lo fisso impassibile.
“E’ troppo tardi, ormai sono arrabbiata.” lo informo. Lui sospira.
“Ok, mi dispiace. Proverò ad essere più presente e farò in modo che non accada più una cosa del genere.” promette, implorandomi con lo sguardo.
Io annuisco.
“Vieni qui?” mi chiede, sorridendo e allargando le braccia.
Io rimango immobile.
“E’ troppo facile così. Tu fai qualche cazzata, poi chiedi scusa e tutto torna alla normalità. Mi sono stancata, Jonah.” gli dico, tutta la frustrazione che viene a galla. Lui sospira di nuovo e si avvicina, stringendomi tra le braccia.
“Scusa. Mi dispiace, davvero. Non accadrà più, promesso.” mi sussurra all’orecchio. Resisto ancora un po’ e poi mi lascio andare, annuendo.
“Bene.” mormoro sulla sua maglietta. Lui mi alza il viso poggiandomi un dito sotto al mento e mi schiocca un bacio leggero sulle labbra.
“Perdonato?” mi chiede con uno splendido sorriso. Faccio spallucce, mordendomi il labbro.
“Dipende.” mormoro. Il suo sorriso si allarga, ha capito che mi è già passata, non sono molto brava a tenere il muso.
“Da cosa?” mi chiede.
“Da come ti comporterai nei prossimi giorni.” gli dico. Lui ride e mi bacia di nuovo.
“Ora vado.” sussurra, sciogliendo l’abbraccio.
“Ecco, vedi? Sei già sceso di cento punti.” lo informo. Lui scoppia a ridere e si avvicina di nuovo, baciandomi.
“E ora?” sussurra. Mi mordo un labbro.
“Mmh, sei risalito a settanta.”
Scoppia a ridere e mi scompiglia i capelli, prima di allontanarsi e salire in macchina.
“Ci vediamo domani.” mi dice. Io annuisco e gli sorrido.
“Ti amo.” continua, prima di sbattere lo sportello della macchina.
Lo guardo allontanarsi, salutandolo con la mano e poi rientro in casa.
Vado in salone e trovo i due a chiacchierare e ridere di qualcosa.
Appena mi sentono alzano lo sguardo contemporaneamente verso di me.
Zayn che mi sorride strafottente, Louis che mi fissa con occhi speranzosi.
“Vi siete lasciati, vero?” mi chiede, giungendo le mani a mo’ di preghiera. Alzo gli occhi al cielo e sbruffo.
“No, Lou. Cominci a stancarmi con questa storia.” borbotto. Poi guardo Zayn.
“Ehm, ti ringrazio per avermi accompagnata.” gli dico, cercando di mostrarmi gentile, ma dicendogli tra le righe che è meglio che alzi il culo dal mio divano e che se ne vada a casa.
Lui sembra capire al volo, perché si alza e saluta mio cugino con un sorriso.
“Bene, allora vado.” dice, prima di passarmi accanto e dirigersi alla porta.
“Ci si vede, dolcezza.” mi sussurra. Per tutta risposta, apro la porta e gli lancio un sorrisetto.
Lui scoppia a ridere.
“Ciao, Louis!” urla verso il salone.
“Ci si vede, amico!” risponde sempre urlando Louis.
Poi Zayn mi fa l’occhiolino ed esce.
“Comunque, meriteresti di meglio di quel Jonah.” mi dice ammiccando. Schiocco la lingua.
“E chi sarebbe questo meglio? Sentiamo.” rispondo. Lui sorride e si indica.
“Io, ovviamente.” dice, prima di scoppiare a ridere e salire sulla moto.
“Ma fammi il piacere.” mormoro, mentre lui si mette il casco ancora ridendo.
“Non andare a schiantarti contro un palo, mi raccomando.” gli dico. Lui alza lo sguardo verso di me e mi sorride.
Poi ci ripenso.
“Oppure si, come ti pare.” gli dico, agitando la mano.
Lui scoppia a ridere di nuovo e, scuotendo la testa, mette in moto e sparisce oltre la curva.
Lo guardo allontanarsi e penso che oggi l’ho sentito ridere più volte del solito e che quella risata è la più sincera e melodiosa che abbia mai sentito.
Poi ritorno in me e mi ricordo a chi sto pensando e mi schiaffeggio la faccia.
Un pomeriggio con lui e guarda come mi ritrovo.










Ssssalve a tutte.
Allora, allora...che si dice?
Io mi sto rompendo altamente le palle a stare chiusa tuuutto il giorno dentro casa u.u
E poi ho il cervello che mi frigge a causa dei libri di Shakespeare che quella di inglese ci ha costretti a leggere.
Essere o non essere, è questo il problema (?)
Bah, io amo leggere, ma quando me lo impongono gli altri, anche se magari il libro potrebbe piacermi, ho tipo un rifiuto e sembra che le parole passino attraverso la mia testa senza lasciare niente.
Sono una causa persa, ormai non c'è più niente da fare.
Come la nostra Julie, che comincia a tentennare *sguardo malefico*
Secondo me sotto sotto...
No, vabbè, la smetto di parlare.
Scappo, che se mia madre mi becca al computer mi fa il culo :')
Spero vi piaccia e che lascerete qualche recensione in più.
Dai ragazze, fatevi sentire! c:
A preeeesto.
-S.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** I want to be a Lilliputian. ***


Love is just a mess.





(7) I want to be a Lilliputian.
 
 


“Allora ci vediamo dopo.” saluto Jonah, stampandogli un bacio sulle labbra e scendendo con un balzo dalla macchina.
Lui mi sorride un’ultima volta prima di ripartire ed andare al suo amato lavoro.
Che poi non capisco cosa ci trovi di così tanto interessante a vendere degli stupidi aggeggi elettronici al negozio del padre.
Però devo dire che dopo quell’ultimo litigio, pochi giorni fa, si è comportato in modo impeccabile: è stato davvero più presente del solito e per una settimana intera siamo quasi sembrati una coppia normale, che esce, si diverte e bisticcia qualche volta.
Tutto sotto lo sguardo scocciato di mio cugino, che si limita a guardarlo male ogni volta che mi accompagna a casa solo perché l’ho pregato di farsi gli affari propri.
Non lo sopporta, ma io sono stanca di sentire quello che mi dicono gli altri e anche io non sopportavo la maggior parte delle ragazze che ha avuto, ma non ho mai fatto storie e l’ho lasciato fare, finché non si accorgeva da solo che non erano fatte per lui.
Dovrebbe lasciare anche a me questa libertà.
“Ciao, sfigata.” mi saluta Lis, quando raggiungo il mio armadietto, proprio accanto al suo.
“Buongiorno a te, tesoro.” rispondo sarcasticamente. Lei mi regala un sorriso a trentadue denti e riprende ad armeggiare con i suoi libri.
Sbuffo, prendendo il mio libro di biologia e preparandomi a passare un’intera ora seduta accanto a quel menomato che in questa settimana mi ha fatto letteralmente uscire di testa.
Sembra che sia stato fatto apposta per rompere le palle a me, e devo dire che ci riesce anche bene.
E il bello è che oltre che subirmelo ogni santo giorno all’ora di biologia, devo ritrovarmelo anche in palestra e, udite udite, l’altro giorno sono andata a trovare Harry a casa e indovinate chi c’era?
Si, proprio lui.
Ormai fanno coppia fissa quei due.
Non glielo perdonerò mai a quel riccio traditore e davvero non capisco cosa ci trovi di così bello in lui.
Lis sbatte il suo armadietto e si volta verso di me, l’espressione incredibilmente seria.
“Ho deciso, oggi lo faccio.” dice. Mi volto lentamente verso di lei, pronta a sentire la prima cazzata della mattina.
“Cosa?” le chiedo, fingendomi interessata. Lei sorride, mentre delle esclamazioni soffocate cominciano ad alzarsi nel corridoio.
Alzo gli occhi al cielo, capendo al volo cosa sta succedendo: la squadra di pallavolo maschile ha appena fatto il suo ingresso in tutta la sua bellezza.
Lis porta i suoi occhi sognanti sui ragazzi, fissandone esplicitamente uno che, grazie al cielo, non si accorge nemmeno della nostra presenza.
Tutte le mattine la stessa storia.
Lui che le passa davanti, lei che lo segue con sguardo sognante e quasi con la bava alla bocca.
E’ una cosa veramente patetica.
Le do’ una botta per farla tornare in se, lei mi guarda un po’ confusa e poi sospira.
Alzo gli occhi al cielo e scuotendo la testa mi avvio verso la mia classe. Lei mi affianca con il suo passo svelto e continua a sorridere.
“Stavo dicendo…Sono stanca di aspettare, oggi lo farò.” ricomincia. Le lancio un’occhiata di sottecchi.
“Cosa, Lis? Cosa devi fare?” le chiedo esasperata. Il suo sorriso si allarga.
“Chiederò a Zayn Malik di uscire con me.” dichiara.
Sbarro gli occhi e per poco non mi strozzo con la mia saliva.
“Tu…cosa?!” esclamo. Lei alza gli occhi al cielo.
“Non mi interessa cosa pensi di lui. A me piace e voglio provarci.” mormora. Scuoto la testa.
“Spero stai scherzando, Lis.” le dico seriamente. Lei scuote la testa, l’espressione seria.
“Sono stanca di aspettare che siano i ragazzi a fare la prima mossa, di questo passo resterò sola a vita.” borbotta.
Sospiro.
“Ma Lis, ci sono tanti ragazzi, non fissarti su di lui che è così…coglione.” la imploro.
Lei sorride e mi fa una boccaccia.
“Ormai ho preso una decisione. Oh, eccolo, sta arrivando!” esclama, sistemandosi i capelli con le mani.
Scuoto la testa e sospiro, purtroppo quando si mette una cosa in testa è difficile dissuaderla, finché non ci sbatte la testa contro e ci sta male, deve fare tutto quello che dice.
Con la coda dell’occhio, vedo Zayn avvicinarsi, con il solito sorrisetto strafottente sulle labbra, e accanto a lui Harry, che mi fa l’occhiolino.
Sorrido al riccio, che mi stampa un bacio sulla guancia ed evito prontamente di ricambiare lo sguardo di Zayn.
“Ciao, pulce.” mi saluta Harry, usando il soprannome che mi ha dato anni fa, quando ancora ero una nanetta in confronto a lui.
Gli sorrido, mentre Lis si avvicina a Zayn.
“Ehi, Zayn. Possiamo parlare?” la sento chiedere, con la voce più provocante che riesce a fare. Per poco non scoppio a ridere, non ce la so vedere nei panni di una ragazza sensuale come vorrebbe risultare lei.
Zayn distoglie lo sguardo da me e le sorride.
“Certo, dolcezza.” le dice, prendendola a braccetto e allontanandosi insieme a lei.
Sospiro di sollievo, mentre Harry ride sotto i baffi.
“Sembra proprio che si sia presa una bella cotta.” commenta, seguendo i due con lo sguardo.
“Già.” mormoro io.
“Mi accompagni in classe?” gli chiedo, consapevole del fatto che ormai la mia amica si è completamente dimenticata di me.
“Certo, piccola.” esclama Harry, camminando al mio fianco.
“Sono un po’ preoccupata.” mormoro dopo un po’.
“Per cosa?” mi chiede lui, aggrottando le sopracciglia. Scrollo le spalle.
“Per Lis, non vorrei che soffrisse per quel tipo.” spiego. Lui ride.
“Lis è tosta e Zayn è un tipo a posto. Se non gli piaci te lo dice senza tanti giri di parole, non credo gli piaccia prendere in giro la gente.” mi assicura. Affilai lo sguardo.
“A quanto pare con me non si risparmia.” mugugno. Lui scoppia a ridere, fermandosi davanti alla mia classe di biologia.
“Ti stuzzica perché sa che tu stai al gioco, si diverte.” mi spiega.
“E’ il solo, però.” borbotto. Ride di nuovo e si china su di me per schioccarmi un bacio sulla guancia.
“Piantala, lo so che sotto sotto ti piace.” mormora maliziosamente. Lo colpisco con uno schiaffo sulla spalla, spalancando la bocca.
“Ma sei cretino?!” esclamo. Lui scoppia a ridere e si allontana velocemente.
“Ci vediamo dopo, pulce.” mi saluta, facendomi di nuovo l’occhiolino.
Sento le ragazze che stavano osservando la scena sospirare, tutte sognanti, davanti alla bellezza del mio migliore amico.
Con un sorriso amabile, lo mando a farsi fottere, facendolo ridere più forte.
Entro in classe e mi siedo al mio banco, infilandomi le cuffiette e sperando con tutto il cuore che per qualsiasi ragione decida di saltare la lezione.
Invece no, dopo che il professore chiude la porta, puntualmente in ritardo, Zayn fa la sua entrata in scena, solito sorrisetto strafottente, zaino tenuto pigramente su una spalla e passo da figo che fa sbavare tutte le mie compagne di classe.
Fa un cenno di saluto al professore, che lo incenerisce con lo sguardo e si avvia verso il suo posto, accanto a me.
“Buongiorno, White.” Esordisce, buttandosi sulla sedia e facendo un gran rumore.
Sospiro, sistemandomi meglio la cuffietta nell’orecchio, decisa ad ignorarlo.
“Come stai?” mi chiede lui.
“Prima stavo meglio.” ribatto. Lui mi sorride, mentre il prof. fa l’appello e comincia la lezione.
“Sai, ho parlato con quella tua amica.” comincia, cercando di attirare la mia attenzione.
Ci riesce, perché alzo immediatamente lo sguardo su di lui, pronta a colpire se ha fatto qualcosa che non doveva fare.
“Mi ha chiesto di uscire.” continua, guardando dritto davanti a se. Deglutisco, serrando gli occhi.
“E’ carina, ma io punto più in alto.” conclude, ammiccando.
Sbruffo, un po’ sollevata, un po’ infastidita.
Sollevata perché a quanto sembra la mia amica non dovrà avere a che fare con questo qui, e anche se per lei ora è una tragedia, non sa quanto è fortunata.
Infastidita perché lui chiaramente sta alludendo a me e tra le righe mi ha appena detto che non ha intenzione di lasciarmi in pace.
Ma questa mattina sono parecchio scazzata, e non ho voglia di rispondere alle sue provocazioni.
Così faccio spallucce e mi infilo anche l’altra cuffietta, rifilandogli un ‘fai come ti pare’ che doveva servire a chiudere definitivamente il discorso.
Dopo un po’, mentre guardo il professore gesticolare divertendomi a leggergli il labiale, tanto per passare il tempo, lo sento sospirare e avvicinarsi un po’ di più a me.
“Che stai facendo?” bisbiglia. Alzo gli occhi al cielo.
“Ascolto la musica, e penso. E’ emozionante, provaci ogni tanto.” rispondo sarcastica, continuando a guardare dritto davanti a me.
Lo sento soffocare una risata.
“A che pensi?” mi chiede dopo un po’, non capendo che non è proprio aria e che l’unica cosa che voglio fare è ascoltare questa dannata canzone in silenzio e rilassarmi.
“Che la vita sarebbe meravigliosa, se la gente la mattina non si svegliasse con l’intento preciso di rompere le palle.” rispondo con voce monocorde, poggiando la testa sul banco, con tutta l’intenzione di continuare ad ignorarlo.
Lui si avvicina ancora di più.
“Alludi a qualcosa?” chiede divertito. Soffoco un grido di frustrazione.
Anche perché siamo in classe e gridare davanti a tutti non può portare altro che guai e un’imminente gita dal mio amico preside.
“No, Zayn. Solo al fatto che vorrei essere lasciata in pace, se non ti dispiace. Quindi, smettila di scassare i coglioni.” gli dico con tutta la delicatezza possibile.
Lui soffoca una risata e alza la mano, richiamando l’attenzione del professore.
“Si, signor Malik?” gli da la parola.
Zayn mi indica, sotto il mio sguardo sbalordito.
“Signore, la signorina White ascolta la musica durante la sua lezione. Ho provato a farle capire quanto è interessante e a convincerla a seguire, ma proprio non ne vuole sapere.” mormora facendo spallucce, l’aria incredibilmente innocente e il sorriso fottutamente timido.
Lo guardo a bocca aperta, incapace di dire una qualsiasi parola.
Mi ha colta di sorpresa.
Non sapevo che la sua stronzaggine potesse arrivare a questi livelli.
Il viso del professore diventa rosso di rabbia.
“Bene, signorina White. Se proprio non le interessa la mia lezione, provvederò per farla partecipare a quella pomeridiana col professor Cook. In detenzione.” annuncia.
Mi crolla il mondo addosso e Zayn fa una risatina.
“Ah, e anche lei signor Malik. Non si mette nella merda una compagna di squadra.” continua con un sorriso amabile.
Malik rimane a bocca aperta, sorpreso.
Sto per esultare per la vittoria del professore, per essere riuscito a fregarlo.
Però poi penso che dovrò passare due ore in detenzione con Zayn, insieme a tanti altri sfigati e mi rabbuio, sbattendo la testa sul banco.
Odio questa scuola.
Sotto lo sguardo attento del professore mi tolgo le cuffiette e provo a seguire, anche se dopo circa due secondi il mio cervello si scollega e mi ritrovo a viaggiare con i pensieri.
Per tutto il resto della lezione resto in silenzio, con Zayn che ribollisce di rabbia accanto a me e trattengo a stento un sorrisetto soddisfatto.
Appena suona la campanella schizzo in piedi, uscendo dalla stanza senza dargli il tempo di dirmi qualcosa, tanto qualsiasi cosa sarebbe stata una presa in giro, e mi dirigo in mensa.
Sento Lis trotterellare al mio fianco e raggiungermi, il suo sguardo sempre allegro un po’ spento.
“Non azzardarti a dire che stai male per quel coglione perché oggi è la volta buona che lo uccido.” la avviso.
Lei fa spallucce e annuisce, un po’ triste. Mi fermo in mezzo al corridoio e alzo gli occhi al cielo.
“Ok, parla. Che è successo?” le chiedo. Lei mi guarda, arricciando le labbra.
“Mi ha detto che non sono il suo tipo e che non ha intenzione di uscire con me.” borbotta. Chiudo gli occhi.
“Sia ringraziato il Signore.” mormoro tra me e me. Lei mi da una spintarella e apro gli occhi appena in tempo per vederla accennare un sorriso.
“Sembra che tu abbia quasi fatto la danza della pioggia perché lui mi rifiutasse.” si lamenta.
Le lancio un’occhiata eloquente.
“Fidati, un giorno mi ringrazierai.” le dico. Lei scoppia a ridere e mi prende a braccetto, trascinandomi verso la mensa.
“Non mi arrenderò facilmente.” mormora ad un tratto.
Ecco, lo sapevo.
Che avevo detto?
Quando si mette in testa una cosa…
“Farò in modo che cadrà ai miei piedi. Nessuno può resistere alla furia di Alissa Smith.” dichiara, alzando un pugno al cielo.
Scoppio a ridere e lei mi segue a ruota.
“Sei veramente impossibile.” commento
Lei mi fa l’occhiolino.
“Oggi pomeriggio, shopping.” dichiara “Mi comprerò tanti di quei bei vestiti che lui non mi resisterà.”
“Ci sto.” approvo con un sorriso, tralasciando che mi scoccia che lei voglia farsi bella per lui, per me è già perfetta così, ma ho davvero bisogno di un pomeriggio di svago tra amiche.
Poi entriamo in mensa, ci prendiamo le cose da mangiare e ci sediamo al solito tavolo con tutte le altre ragazze della squadra.
In poco tempo veniamo raggiunte da Harry, che si siede accanto a me con uno splendido sorriso.
“Ciao, Hazza.” lo saluto, aprendo la mia lattina di coca-cola.
“Ciao, pulce. Zayn mi ha detto quello che è successo, vedrai ci divertiremo in detenzione.” esclama, porgendomi la mano per battergli il cinque.
Sputo fuori la coca-cola che avevo in bocca, inzuppandogli la maglietta, non tanto per il fatto che anche lui sia in detenzione, non è una novità, ma per il fatto che me ne ero completamente dimenticata.
Lui mi lancia un’occhiataccia ed io mi schiaffeggio la fronte.
“Merda.” sibilo, voltandomi verso Lis, che mi fissa con aria interrogativa.
“Lis, ti devo dare buca. Sono finita in detenzione, oggi.” la informo. Lei sbruffa.
“Non c’è problema, andrò da sola.” borbotta.
“Scusa.” mormoro. Lei fa spallucce.
“Ciao, Hazza.” ci interrompe una voce che purtroppo riconosco al volo e che mi fa venire il prurito alle mani.
Mi volto verso Zayn, che si siede al nostro tavolo con nonchalance e mi fa l’occhiolino mentre tutte le mie compagne di squadra parlottano tra loro e sospirano, fissandolo.
Lo fulmino con lo sguardo, mentre Harry ci guarda divertito.
Vedo Lis tornare raggiante all’istante, arrossendo leggermente e puntando lo sguardo negli occhi di Malik, che però sono fissi su di me.
“Zayn.” lo saluta lei, con voce bassa.
Lui sposta gli occhi su di lei e le sorride, languido. Alzo gli occhi al cielo.
“Dolcezza.” risponde, facendole l’occhiolino.
Ma ti prego.
Sento Lis fare un risolino e decido che è troppo.
Mi alzo, facendo scorrere rumorosamente la sedia sul pavimento.
“Dove vai?” mi chiede Lis, sorpresa.
“A fare un giro, qui dentro c’è gente che non mi piace.” le rispondo.
“Ci vediamo domani.” concludo, lei annuisce e mi sorride.
“Noi ci vediamo dopo, White, giusto?” mi chiede Zayn.
Gli lancio un’occhiata di ghiaccio, facendo scoppiare a ridere Harry e il diretto interessato.
Non credo che resisterò a lungo, la mia pazienza ha un limite e molto probabilmente nell’arco della settimana quella faccia da culo che si ritrova finirà sui giornali, pestata a sangue, o direttamente bianca cadaverica.
Lis mi lancia un’occhiata di ammonimento, imponendomi di restare calma e con un respiro profondo mi limito a fare un sorrisetto, invece che saltargli addosso come avrei voluto.
Poi, prima che qualsiasi altra cosa esca da quella boccaccia, mi giro e me ne vado, rifugiandomi nei bagni fino al suono della campanella.
E la cosa bella è che ora mi aspettano due ore chiusa in una stanza insieme a quello lì.
D’un tratto, la finestra minuscola del bagno mi sembra un’ottima via di fuga da quest’inferno.
Vorrei tanto essere un lillipuziano e poterci passare.
Ma purtroppo non lo sono, quindi, con un sospiro sconsolato, abbandono i miei sogni di fuga e mi dirigo verso l’aula della detenzione.









YAUHNM (?)
Era una specie di sbadiglio, sto praticamente dormendo in piedi u.u
Mamma sta mattina mi ha praticamente buttata giù dal letto alle sette e mezzo per uscire insieme a lei :')
Che dolssse, eh?
PER NIENTE >.<
Stavo sognando il mio calciatore preferito che giocava nel mio cortile insieme a Nialler D':
Perchè, perchè era solo un sogno?! *sideprime*
Bene, la pianto.
Ehehe, pare che Malik abbia la seria intenzione di far uscire di testa la nostra Julie, povera piccola (?)
Certo che se ci si mettono i ragazzi sanno essere proprio stronzi, eh ù.ù
So, ora scappo perchè inizia Hellcats e non mi posso perdere nemmeno una puntata, adoro quel telefilm!
Chi di voi lo segue? :3
Spero che il capitolo vi piaccia, carotine.
Lasciate qualche recensione, mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate.
LOVE YA!
-S.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** I'm going to kiss you. ***


Love is just a mess.




(8) I’m going to kiss you.
 
 



Entro sospirando rumorosamente e il professor Cook, un vecchio che sembra provenire dalla preistoria, con occhiali a fondo di bottiglia e i pochi capelli che gli rimangono bianchi latte, mi sorride e mi fa un cenno con la testa, per accogliermi nella sua aula.
Probabilmente sarebbe dovuto andare in pensione cento anni fa, ma per pena gli hanno assegnato il compito di sorvegliare gli scalmanati che vengono spediti in punizione per tutto il pomeriggio.
Come se già andare a scuola la mattina non è abbastanza.
Ricambio il sorriso e mi dirigo verso gli ultimi banchi, cercando di passare inosservata. Mi siedo a quello accanto alla finestra e mi infilo le cuffiette nelle orecchie, pronta ad ignorare tutto e tutti e a sperare che le due prossime ore che dovrò passare qui dentro scorrano in fretta.
Mi guardo un po’ intorno e noto Ashley, la troietta della scuola, che chiacchiera amabilmente con le altre sue compagne cheerleader sgallettate, mentre un gruppetto di bulli gioca a carte e urla, incuranti dei continui richiami del povero professore che non riesce a farsi ascoltare da nessuno.
Scuoto la testa e mi lascio andare sulla sedia, chiudendo gli occhi e cercando di rilassarmi.
Dopo un po’ di rilassante musica, sento qualcuno darmi una spallata e spalanco gli occhi di scatto.
Appena vedo chi è, sbruffo, togliendomi una cuffietta.
“Scusa, non volevo svegliarti, torna pure a fare i tuoi bei sogni.” mi dice Malik, sorridendo strafottente.
Alzo gli occhi al cielo e mi allontano, mentre lui si sistema meglio sulla sedia accanto alla mia.
“Che vuoi, Zayn?” gli chiedo. Lui fa spallucce.
“Niente, è occupato questo posto?” chiede, fintamente confuso. Sbruffo di nuovo.
“No, ma ci sono altri trenta posti. Perché non te ne vai e mi lasci un po’ in pace?” gli chiedo, sperando che per una volta mi accontenti. Ma lui scuote la testa e il suo sorriso si allarga.
“Spiacente, sto benissimo qui.” risponde. Soffoco un grido di frustrazione e mi infilo di nuovo la cuffietta, decisa ad ignorarlo il più possibile, anche se continua a muovermi e a sballottarmi la sedia, probabilmente per farmi arrivare i nervi alle stelle.
“Malik, se volevo andare sulle giostre, andavo al luna park. Piantala di muoverti, mi stai facendo venire il mal di mare.” sibilo, fulminandolo con lo sguardo. Lui si blocca e mi lancia un’occhiata furba.
“Scusa, sono così fastidioso?” chiede. Sospiro.
Non credo che la mia pazienza reggerà ancora per molto.
“Calcola che ci sono oltre sette milioni di nervi nel corpo umano.” comincio.
“E allora?” chiede lui confuso.
“Tu sei capace di farmeli saltare tutti insieme, ti basta come spiegazione?” concludo. Lui scoppia a ridere, aumentando ancora di più la mia irritazione.
Vorrei tanto sapere cosa ho fatto di male per meritarmi questo.
Perché di tante persone in questa scuola lui deve decidere di far impazzire me?
“Allora non è vero che ti sono così indifferente.” mormora maliziosamente. Sbarro gli occhi.
“Come fai ad essermi indifferente, se mi giri intorno ventiquattr’ore su ventiquattro?!” esplodo. Lui scoppia a ridere di nuovo.
“Ammettilo, Julie, non sai resistermi.” sussurra, avvicinando pericolosamente il suo viso al mio. Indietreggio di scatto, colpendolo con un pugno sul petto.
“Attento a quello che fai, Malik. Domani potresti risvegliarti morto.” lo minaccio.
Che poi come avvertimento non è niente di così sensazionale o spaventoso come avrei voluto.
Infatti lui continua a ridere e osa scompigliarmi i capelli.
“Sei proprio una simpaticona, White.” commenta.
Fulmino il suo braccio con aria assassina, proprio mentre veniamo raggiunti da Harry, che si siede nel banco davanti a noi e si gira ad osservarci.
“Ciao, ragazzi.” mormora, poi ci guarda bene “Zayn, perché sembra che Julie voglia mangiarti il braccio?” chiede sconvolto. Zayn continua a ridere e io continuo a fulminarlo con lo sguardo.
“Voi due non me la raccontate giusta.” mormora Harry, alternando lo sguardo da me a lui.
Sbuffo e sposto gli occhi sul mio amico.
“Ti prego, toglimelo di torno.” lo imploro. Lui scoppia a ridere.
“Ma cosa le farai mai, mi chiedo, Zayn.” gli dice ammiccando. Lui fa spallucce e mi sorride.
“Sono irresistibile, solo che non lo vuole ammettere.” afferma. Schiocco la lingua e scuoto la testa, senza rispondere.
Harry scoppia a ridere e mi fa l’occhiolino.
“Non hai scampo, pulce.” mi dice. Metto il broncio e lui ride ancora più forte, quando viene interrotto dalla voce del professore.
“Ra-ragazzi. D-devo assentarmi un m-momento.” balbetta con voce debole. Praticamente non lo ascolta nessuno e lui ad occhi bassi esce dall’aula, chiudendosi la porta alle spalle.
In men che non si dica la classe in cui regnava la tranquillità si trasforma in una specie di circo le cui attrazioni sono le tre ragazze che mettono la musica e cominciano a ballare neanche fossero in discoteca, ridendo e sculettando come galline.
Alzo gli occhi al cielo, mentre Harry e Zayn fischiano, ammirandole.
Vedo chiaramente ammiccare Ashley verso Zayn e lui si raddrizza sulla sedia, sorridendo sornione.
“Ehi, amico, hai fatto colpo.” gli dice Harry. Zayn si passa una mano sul viso, sorridendo strafottente.
“A volte mi fa male alla faccia essere così bello.” commenta, scoppiando a ridere. Harry lo segue a ruota ed io scuoto la testa.
Non ci credo che è così stupido.
Dio, non potevi almeno dargli un minimo di cervello?
“Non ti fa male alla testa essere così stupido?” ribatto sottovoce. Zayn mi ignora, schioccando la lingua e si concentra su Ashley, che ha appena spento la musica e fa segno loro di avvicinarsi.
“Ragazzi, ma cosa ci fate con quella sfigata? Unitevi a noi, stiamo per giocare ad obbligo o verità.” li richiama Ashley, cercando di ignorarmi. Zayn scatta subito in piedi, facendo per raggiungerla.
“Oh, si. Andate a giocare, scommetto che Ashley non vede l’ora di slinguazzarvi tutti e due.” li incoraggio anch’io sarcasticamente.
“Sfigata.” commenta Ashley, mentre sorride languidamente a Zayn, che si siede accanto a lei.
“Troia.” ribatto io. Lei fa per alzarsi, ma Harry si mette tra noi due.
“Buone.” mormora “Ashley lascia stare Julie. E’ mia amica, e decido io con chi devo passare il mio tempo.” la ammonisce.
Uno a zero per me, stronza.
Sorrido amabilmente, mentre Ashlet mi lancia un’occhiataccia.
“Bene. Allora se vuoi puoi giocare anche tu, tesoro.” mi dice. Schiocco la lingua.
“Spiacente, io non vado a spargere i miei germi nelle bocche altrui come fai tu.” detto questo, mi infilo le mie cuffiette e mi volto verso la finestra.
Harry, con un sospiro, mi carezza il ginocchio e poi si unisce al gruppetto.
Li sento ridere oltre il rumore della mia musica, e alzo il volume a palla, mentre noto che le degne compagne di Ashley mi lanciano continue occhiate divertite, ridendo tra di loro.
Scuoto la testa, sconsolata.
Probabilmente mentre Dio stava distribuendo l’intelligenza quelle tre erano a far la fila per la troiaggine, non c’è altro motivo per cui sono così.
Ad un certo punto, vedo Zayn e Ashley guardarmi, lei che mi indica e Zayn che sorride, quasi soddisfatto, prima di alzarsi e venire verso di me.
Tolgo il volume della musica e lo guardo avvicinarsi, sotto lo sguardo divertito degli altri ragazzi e quello un po’ preoccupato di Harry.
Si piazza davanti a me, affondando le mani nelle tasche dei jeans e mordersi il labbro inferiore.
“Che vuoi, Malik?” gli chiedo, vagamente preoccupata. Il sorriso furbetto di Ashley non mi convince affatto.
Incrocio il suo sguardo, per la prima volta sembra serio e accenna un sorriso.
“Ehm, avrei bisogno di te…” borbotta. Lo fisso, alzando un sopracciglio.
“E cosa dovrei fare? Sentiamo.” dico, incrociando le braccia al petto.
“Ecco, sai come funziona questo gioco, no? Tu decidi obbligo o verità, e se dici obbligo…”
“Si, Zayn non vivo fuori dal mondo, so come funziona.” lo interrompo. Lui sospira.
“Ecco, io ho detto obbligo e a quanto pare non stai tanto simpatica a Ashley…”
“Muoviti, Zayn, non possiamo aspettarti tutto il giorno.” lo rimbecca Ashley, per poi scoppiare a ridere insieme alle sue amiche. Lui le lancia un’occhiataccia e poi si rigira verso di me, mordendosi il labbro inferiore.
“Devo baciarti, White.” mi informa, senza riuscire a nascondere l’entusiasmo che gli leggo negli occhi.
Scoppio a ridere e batto le mani.
“Divertente, davvero.” commento, fingendo di asciugarmi una lacrima. Lui trattiene a stento un sorriso e si avvicina, sovrastandomi e accucciandosi per far arrivare il viso all’altezza del mio.
Deglutisco, respirando il suo profumo dolce e fissando quegli occhi scuri decisamente troppo vicini.
“Non sto scherzando, Julie. E’ il mio obbligo, devo farlo.” insiste. Scuoto la testa automaticamente.
“Io avevo detto che non avrei giocato, vai a baciarti qualcun’altra.” rispondo. Lui si morde di nuovo il labbro inferiore e una morsa mi stringe lo stomaco.
Sta cercando di farmi impazzire?
“Non sono io a decidere. Se fosse per me non lo farei.” mi assicura. Lo guardo male.
“Oh, grazie. Mi fa sentire meglio questo.” mormoro sarcasticamente. Lui alza gli occhi al cielo.
“Dai, non farla tanto lunga, che sarà mai un bacio?” insiste, avvicinandosi ancora. Mi tiro indietro, prima che il suo respiro sulle labbra mi faccia uscire fuori di testa.
“Ho un ragazzo.” gli ricordo e lui per tutta risposta scrolla le spalle.
“Non lo deve venire a sapere per forza.” mi fa notare.
“Io ti odio.” insisto, per trovare un’altra scusa. Lui alza di nuovo gli occhi al cielo.
“Si, anche io. Dai, smettila di fare la bambina!” esclama esasperato, eliminando tutte le distanze tra di noi. Spalanco gli occhi, mentre la sua bocca fa per sfiorare la mia.
“Sto per baciarti.” mi avvisa con un sussurro, socchiudendo gli occhi.
Completamente senza fiato e con il cervello andato in vacanza alle Hawaii mi ritrovo ad annuire e a chiudere gli occhi, preparandomi al contatto con le sue labbra invitanti.
Aspetto, aspetto, finché non sento delle risatine.
Apro un occhio e vedo Zayn che si è tirato indietro, le braccia incrociate al petto e un sorriso vittorioso sul viso.
“Ci sai cascata!” urla Ashley, alzandosi in piedi e avvicinandosi, posando una mano sulla spalla di Zayn. Lo guardo confusa, mentre fa spallucce e mi sorride, e capisco tutto.
Stronzo.
“Pensavi che ti avrebbe baciata? Tesoro, non lo permetterei mai.” continua Ashley con la sua voce da falsa dispiaciuta.
Stronza anche lei.
Arrossisco violentemente, mentre loro continuano a guardarmi divertiti e scatto in piedi.
A passo tremante, umiliata, faccio per uscire dalla stanza, ma una mano mi blocca per il polso. Mi volto e incrocio gli occhi dispiaciuti di Harry.
Fulminandolo con lo sguardo, sciolgo la presa e spalanco la porta, ritrovandomi davanti il professor Cook che mi guarda con aria sorpresa.
“Dove crede di andare, signorina?” mi chiede indignato, spingendomi dentro e chiudendo la porta. Mi sento gli occhi di tutti puntati sulla schiena e vorrei tanto sparire.
“Ho bisogno di un po’ d’aria.” mormoro, ma lui scuote categoricamente la testa.
“Vai a sederti, tra poco finirà l’ora e potrai andare a casa.” mi dice, indicandomi il banco.
Lascio andare le braccia lungo i fianchi, sconfitta, e mi risiedo al banco, cercando di ignorare le risatine e gli sguardi rivolti a me.
La cosa che più mi scoccia non è la presa in giro di Zayn, ci può anche stare, sono abituata alla sua stronzaggine, ma sono le sensazioni che ho provato mentre lui era così vicino a me.
Dio, che schifo.
Non ci posso credere.
Vedo Harry avvicinarsi e sedersi accanto a me, accennando un sorriso, mentre gli altri tornano a farsi i fatti loro, probabilmente già dimenticandosi dell’accaduto.
Mi posa una mano sul ginocchio ed io lo guardo, arrossendo.
“Dai, non prendertela. Dovevi aspettartelo.” mi dice. Annuisco.
“Già, ma dopo questa se aveva anche una piccola possibilità di sopravvivere, può anche dimenticarsela.” sibilo, lanciando un’occhiata di sottecchi a Zayn, che sta ridendo con le sue nuove amichette. Harry ride.
“Dai, capiscilo. Sai quanto è perfida Ashley se ci si mette. L’ha obbligato lei.” mi ricorda, tentando di difenderlo. Sbruffo.
“E’ uguale, ha superato il limite.” insisto. Harry scuote la testa un po’ divertito, un po’ sconsolato.
Poi mister gelatina ha la bellissima idea di voltarsi verso di me e fissarmi, prima di alzarsi e prendere il posto di Harry, di fronte a me e sorridermi.
Lo guardo impassibile, incrociando le braccia al petto.
“Non dirmi che te la sei presa!” esclama. Assottiglio lo sguardo e lui scoppia a ridere.
“Sei proprio permalosa, Julie.” commenta.
Evito di rispondere, tanto qualsiasi cosa ho in testa è un insulto rivolto a lui e al cervello da moscerino che si ritrova.
“Dai, Zayn, lasciala stare.” si mette in mezzo Harry, prendendo le mie difese. Lo ringrazio mentalmente e Zayn alza le mani a mo’ di resa.
“Non volevo offenderti, comunque.” dice, facendo per alzarsi “Dovresti prendere le cose più alla leggera.” conclude, prima di girarsi e tornarsene da dove era venuto.
Rimango in silenzio, le sue parole che mi rimbombano nella testa, Harry che continua a guardarmi di sottecchi, come se avesse capito qualcosa che non doveva capire.
Mi infilo di nuovo le cuffiette, decisa a chiudermi nel mio mondo finché questo inferno non finirà.
Appena suona la campanella, saluto Harry con un bacio veloce sulla guancia e mi affretto ad uscire da scuola e quasi raggiungo il parcheggio correndo, sospirando di sollievo quando vedo Jonah poggiato alla sua macchina.
Appena mi vede si apre in un sorriso ed io mi fiondo tra le sue braccia.
“Ehi, che succede piccola?” mi chiede, stringendomi a se.
“Niente. Portami via da questo inferno.” lo imploro. Lui sorride e mi bacia teneramente le labbra.
“Certo, ce ne andiamo subito.” mormora, sciogliendo l’abbraccio e aprendomi lo sportello della macchina. Salgo con un balzo e lui fa il giro della macchina, proprio mentre Zayn esce dalla scuola e mi punta gli occhi addosso.
Cerco di ignorarlo, ma i miei occhi sono come calamitati sul suo viso sorridente.
Lo fulmino con lo sguardo e spero con tutto il cuore che Jonah si muova ad uscire da questo parcheggio e a mettere più distanza possibile tra me e quel coglione.
Appena siamo abbastanza lontani da non riuscire più a vederlo, sospiro di sollievo e mi volto verso Jonah, sorridendogli. Lui mi lancia un’occhiata veloce e ricambia il sorriso, stringendomi la mano abbandonata sul sedile.
“Come mai tutta questa fretta? Nausea della scuola?” mi chiede. Deglutisco e annuisco, cercando di sorridere.
Lui scoppia a ridere.
“Oh, è un po’ presto, no? Sei solo al primo mese.” mi fa notare.
Già, sono solo al primo mese e già sono al limite.
Pensare che ho ancora un anno intero da passare incrociando lo sguardo divertito e soddisfatto di Malik.
Forse gli altri non l’hanno notato, ma lui sicuramente ha capito cosa mi passava per la testa quando mi si era avvicinato.
In quel momento volevo baciarlo, e per mia sfortuna lui l’aveva capito bene.











Ciaaaaao, carotine :3
Che si dice?
Io sto sorridendo come un ebete da stamattina, dopo aver visto 'My first time' su MTV. 
Ma quanto sono pucciosi (?) *.*
Ok, la pianto.
Vediamo, vediamo.
In questo capitolo la stronzaggine di Zayn arriva al limite e Julie sembra rimanerci proprio male.
Ehehe *sguardo malefico*
La farà impazzire. Oh, si.
Scusate se vado di fretta, oggi sono particolarmente scazzata.
Spero vi piaccia e, per favore, lascereste qualche recensione in più?
Dai, non è bello scrivere per i muri!
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, anche se vi fa cagare, non mi offendo, potete dirlo :)
LOOOOVE YA!
-S.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** It won't never happens again. ***


Love is just a mess.




(9) It won’t never happens again.
 
 


“Sicura di riuscire ad andare a scuola? Hai una pessima cera.” mi fa notare Louis, appena si siede davanti a me per fare colazione. Faccio spallucce e ingoio l’ultimo cucchiaio di cereali, prima di alzarmi e posare la tazza nel lavandino.
“Devo andarci. Ho due compiti in classe.” rispondo.
Se fosse per me, me ne starei beatamente tutto il giorno al letto.
Uno, perché la notte non ho chiuso occhio, mi tornava continuamente in mente quel sorriso strafottente che penso non smetterò mai di odiare.
Due, perché non ho per niente voglia di rivederlo.
Però il dovere mi chiama e, nonostante odio la scuola per la tortura che mi infligge ogni santo giorno, rimanere con due voti in meno non è proprio l’ideale per chi viaggia sul filo della sufficienza.
L’unica cosa positiva è che oggi è venerdì, quindi mi aspettano due interi giorni di relax.
Devo solo resistere cinque ore, poi sarò libera.
Louis sospira teatralmente.
“Che brava cuginetta responsabile che ho.” mormora. Gli faccio la linguaccia.
“Ecco, dovresti prendere spunto da me.” gli faccio notare. Lui scoppia a ridere e mi si avvicina, per scompigliarmi i capelli.
“Ora non esageriamo.” mormora divertito. Lo lascio stare e prendo le mie cose.
“Esci così presto?” mi chiede sorpreso, lanciando uno sguardo all’orologio in sala. Faccio spallucce.
“La strada a piedi è lunga.” rispondo aprendo la porta. Lui aggrotta le sopracciglia, confuso.
“Non vai con Jonah?”
“Ehi, non è il mio taxi. Ha da fare anche lui qualche volta.” gli faccio notare. Lui mi sorride e prende le chiavi della macchina.
“Dai, ti porto io. Non vorrei che ti stancassi troppo.” si offre. Gli faccio un sorriso a trentadue denti, mentre mi precede uscendo di casa e aprendo la macchina.
“Sai che ti amo, quando prendi queste iniziative?” mormoro. Lui scoppia a ridere e mette in moto appena chiudo lo sportello.
“Si, lo so.” ribatte tutto sorridente.
Appena arrivati a scuola, svolta l’angolo e un rumore metallico mi costringe a tapparmi le orecchie per quanto è forte e fastidioso.
Louis inchioda ed io sbatto la testa sul finestrino.
“Cazzo!” sbotta Louis, scendendo con un balzo dalla macchina.
“Ahia.” ribatto io, massaggiandomi la testa.
“Tutto bene, amico?” lo sento chiedere. Scendo dalla macchina appena in tempo per vederlo tirare su una moto nera che riconosco al volo.
“Si, tutto a posto.” sento mormorare una voce.
“Scusa, non ti avevo visto…” comincia a balbettare Louis, aiutando Zayn a rimettersi in piedi.
Alzo gli occhi al cielo.
Ecco, adesso ci voleva pure questa.
“Tranquillo, è colpa mia che sono sbucato fuori all’improvviso.” lo blocca Zayn, con un gesto secco della mano.
“Quanti danni abbiamo fatto?” chiedo avvicinandomi a loro.
Sento Zayn puntare gli occhi su di me, ma non ho la forza di incrociare il suo sguardo, dove so che non leggerò altro che prese in giro per quello che è successo ieri.
“Oh, solo un graffio alla macchina.” risponde Louis, passando la mano sul graffio fresco fresco sullo sportello destro, facendo una smorfia.
“E la tua bambolina è a posto?” mi sforzo di chiedere a Zayn. Gli lancio un’occhiata veloce appena in tempo per vederlo sorridere.
“Si, non preoccuparti.” risponde molto educatamente, anche se c’è comunque una nota di strafottenza nella sua voce.
“Bene, allora io entro. Tanto qui non servo a niente.” mormoro velocemente, evitando sempre di guardare verso Zayn.
“Aspetta, entriamo insieme.” mi richiama Zayn, trattenendo a stento una risata. Mi volto per fulminarlo con lo sguardo.
“Non ci pensare neanche.” sibilo, poi stampo un bacio sulla guancia di Louis, intento a fissare la macchina.
“Ci vediamo dopo.” gli dico. Lui annuisce distrattamente ed io mi avvio a passo svelto verso la scuola, sperando di trovare Lis al più presto e di distrarmi con una delle sue solite chiacchierate inutili, ma che almeno mi impediscono di pensare.
La vedo chiacchierare allegramente con Cloe e altre ragazze accanto al suo armadietto e quasi non mi metto a correre per raggiungerla.
“Lis!” la chiamo, quando vedo che fa per avviarsi con Cloe verso la classe di matematica, senza aspettarmi. Lei si volta e mi vede, illuminandomi con un sorriso.
Fa segno alle altre di andare e mi aspetta.
“Ehi, buongiorno.” mi saluta. Le faccio un cenno con la mano, respirando profondamente.
“Come mai tutta questa fretta?” mi chiede divertita. Scuoto la testa e lei fa spallucce.
“Hai il libro di matematica?” mi chiede, notando la mia borsa completamente vuota.
Scuoto la testa, proprio nel momento in cui mi giro e vedo un ciuffo nero varcare la soglia.
Appena lo vedo entrare, il cuore accelera, forse per l’odio, per il disgusto, o per qualcos’altro.
Lui cammina spavaldo per il corridoio, accanto all’amico biondino e ride, con quella risata melodiosa che mi fa saltare i nervi alle stelle.
Sento Lis sospirare accanto a me e noto che anche lei sta guardando nella mia stessa direzione.
Deglutisco nervosamente, quando lui mi nota e mi sorride, salutando Niall e avvicinandosi a noi.
“Oh, no.” sussurro a mezza bocca, affrettandomi a raggiungere il mio armadietto. Sento Lis seguirmi e sospirare scocciata.
“Che diavolo stai facendo?” mi chiede, mentre mi tuffo nell’armadietto, alla ricerca del libro.
“Diamine, era appena entrato Zayn, potevi aspettare due secondi.” si lamenta.
“Non voglio vederlo.” mormoro. Lei alza le braccia al cielo.
“Chi?” chiede esasperata. Mi tiro fuori dall’armadietto e mi guardo furtivamente intorno.
“Zayn.” le rispondo sussurrando. Lei schiocca la lingua.
“Io si, però!” ribatte contrariata. Sto per risponderle che se vuole vederlo e sbavargli dietro può anche andare a cercarselo da sola, quando sento una presenza alle mie spalle e non ho neanche bisogno di girarmi per capire di chi si tratta.
Basta vedere come gli occhi di Lis si illuminano e come le guance le diventano rosse, per attivare il mio campanello di allarme.
“Ciao, Zayn.” lo saluta lei, l’espressione da deficiente sulla faccia, agitando la mano e cercando di sorridere.
Chiudo gli occhi e prendo un bel respiro.
“’Giorno, dolcezza.” risponde lui, con quella sua voce snervante. Il sorriso di Lis si allarga sempre di più, poi mi lancia un’occhiata truce, probabilmente per intimarmi di fare la persona educata e di salutare il suo amichetto.
Mi volto lentamente, incrociando i suoi occhi scuri sorridenti.
Il mio cuore ha un tonfo che ignoro bellamente, convincendomi che sia per il fatto del troppo odio per i suoi confronti, finché non mi sorride e qualcosa mi si agita nello stomaco, facendomi capire che posso convincermi quanto voglio, ma questa volta non ho ragione.
“Di pessimo umore, White?” mi chiede, accennando un sorriso strafottente.
“Gira al largo, Malik.” ribatto io, facendo per andarmene. Lui mi afferra per un polso e mi costringe a girarmi verso di lui.
Lo fa con talmente tanta forza che vado a sbattere contro il suo petto, ritrovandomi il suo viso decisamente troppo vicino.
Mi allontano di scatto, lanciando un’occhiata veloce a Lis, che ci sta fissando a bocca aperta, ma il mio polso è ancora stretto nella mano di Zayn, che mi scuote per attirare la mia attenzione.
Si fa di nuovo vicino, più delicatamente questa volta.
“E’ inutile che provi a scapparmi, ho sentito come batteva forte il tuo cuoricino, ieri.” mormora maliziosamente, soffiando sulle mie labbra. Con un gesto secco, sciolgo la sua presa e mi allontano di qualche passo.
“Tu non hai sentito proprio un bel niente. Lasciami in pace.” sibilo. Per tutta risposta lui fa spallucce e mi sorride, ficcandosi le mani nelle tasche dei jeans.
“Io non prendo ordini da nessuno, dovresti saperlo.” mi sussurra all’orecchio, prima di superarmi e sparire tra la folla di studenti.
Sospiro di sollievo, mentre Lis mi si avvicina con aria sospettosa.
“Che voleva da te?” mi chiede. Scrollo le spalle.
“Ricordarmi quanto può essere stronzo.” rispondo, sentendo l’eco dell’effetto della sua vicinanza. Lis assottiglia gli occhi.
“Che intendeva quando ha detto che ha sentito come ti batteva forte il cuore?” chiede di nuovo.
Sbarro gli occhi e deglutisco.
“Niente, una sua solita cretinata.” sminuisco facendo un gesto con la mano. Lei non ci crede e si piazza davanti a me, sbarrandomi la strada.
“Che è successo? Dimmelo.” ordina, capendo al volo che c’è qualcosa che le sto nascondendo.
Non sono mai stata brava a mantenere un segreto, non con lei.
Sbruffo e chiudo gli occhi.
“Mi ha quasi baciata, ieri.” confesso, con una smorfia disgustata. La sento trattenere il respiro e apro un occhio, per valutare la sua reazione.
Sbatte le palpebre e fissa il vuoto, nessun attacco di rabbia o gelosia.
Bene.
“Ti ha… ti ha quasi baciata!?” esclama, sbarrando gli occhi e deglutendo rumorosamente.
“Già, poi all’ultimo si è tirato indietro. Era tutto uno scherzo dell’odiosa Ashley.” concludo. Lei spalanca la bocca.
“Abbastanza stronzo, no?” continuo, facendo uscire tutta la frustrazione che ho dentro.
Lei arrossisce improvvisamente e mi guarda, un po’ tormentata.
“Ehi, che hai?” le chiedo. Lei deglutisce di nuovo e mi fissa con i suoi occhioni marroni che mi mettono un po’ in soggezione.
“J., dimmi la verità.” comincia, l’espressione incredibilmente seria.
“Mi stai facendo preoccupare.” mormoro a mezza bocca. Lei scrolla le spalle e continua a fissarmi.
“Julie, se lui ti avesse baciato…Tu ci saresti stata?” chiede.
Eccola, la domanda che avevo evitato di fare anche a me stessa.
Arrossisco e deglutisco nervosamente, accennando una risata.
“Che importa? Non l’ha fatto, no?” ribatto, la voce nervosa.
Ma lei scuote la testa e rimane seria.
“Importa a me.” precisa. “Julie, tu l’avresti baciato?” chiede, la voce che le trema nell’ultima sillaba.
Deglutisco di nuovo e scrollo le spalle.
“Non lo so.” ammetto infine, lanciandole un’occhiata di sottecchi.
Lei sospira.
“Io si.” mormora. La guardo, e nei suoi occhi leggo un accenno di delusione.
“No, Lis. Non…”
“Julie, tu sai che mi piace.” mi accusa. Io annuisco debolmente.
“E sai anche quanto.” continua. Annuisco di nuovo.
“Però l’avresti fatto lo stesso.” conclude. Alzo gli occhi su di lei, scusandomi con lo sguardo.
“Mi dispiace.” sussurro. Lei annuisce.
“Non fa niente.”
“Giuro che non succederà più.” ci riprovo. Lei mi guarda seriamente.
“Non giurare, se poi non ne sei sicura.” mi dice. Io scuoto la testa meccanicamente, facendo un passo avanti e afferrandole le mani.
“No, no. Te lo prometto. Non so cosa mi è preso, non succederà mai più.” le assicuro. Lei valuta le mie parole, guardandomi dritto negli occhi, dove probabilmente legge solo sincerità, perché accenna un sorriso.
“Ok, ok. Basta con questa tragedia, dimentichiamolo.” dichiara, tornando a sorridere allegramente. Sospiro di sollievo e le stringo la mano, mentre ci avviamo verso la classe di matematica.
Lei chiacchiera spensierata, allegramente, come se non fosse successo niente.
Io cerco di assecondarla, anche se ho la mente annebbiata al pensiero di come batteva forte il cuore quando ero così vicina a Zayn.
No, non sarebbe successo mai più.
Mi sarei tenuta a distanza da lui, per Lis, ma soprattutto per me.
 
 
 
 
All’ennesima risata di Jonah, sbruffo infastidita.
Lui non se ne accorge, troppo preso dal film comico che ha voluto mettere su, probabilmente per passare un pomeriggio tranquillo, come fanno un po’ tutte le coppie.
Ma questo film è completamente da idioti, brutto e non fa neanche ridere.
O forse sono io troppo scocciata per come è andata la giornata a non sopportare niente.
Siamo soli in casa, Louis è uscito con gli amici e sono due ore che sto piantata in questo divano a non fare niente.
In questo momento vorrei tanto andare in palestra e sfogarmi con qualche schiacciata, preferibilmente in faccia a qualcuno.
Ma uno preso a caso, così, il primo che passa.
Tipo un tizio con un ciuffo nero alla Goku e un sorriso stramaledettamente bello che vorrei staccargli a morsi dalla faccia.
Finalmente, Jonah si accorge che c’è qualcosa che non va e mette il film in pausa, girandosi verso di me.
“Che c’è?” mi chiede, sorridendo. Faccio spallucce.
“Andiamo, è tutto il pomeriggio che sbruffi e non parli. Ce l’hai con me?” mi chiede. Scuoto la testa e mi accuccio contro di lui, sprofondando la testa nel suo collo.
“No, scusa, è colpa mia.” mormoro.
“Che ti succede?” mi chiede lui, stringendomi a se e carezzandomi la schiena.
“Sono solo nervosa.” rispondo.
“E’ per domani?” mi chiede dopo un po’.
Tuffo al cuore.
Il mio stomaco si stringe in una morsa e mi ritrovo a scuotere velocemente la testa.
“Sicura, ne vuoi parlare?” sussurra. Scuoto di nuovo la testa.
“Di cosa dovremmo parlare, è il giorno più brutto dell’anno e basta.” mormoro infastidita, allontanandomi. Lui sospira e mi sfiora la guancia.
“Scusa.” sussurra. Annuisco distrattamente e sento il suo cellulare squillare. Lui scatta in piedi e guarda il display, sbarrando un poco gli occhi.
“Chi è?” gli chiedo. Lui sposta gli occhi su di me e fa un sorriso nervoso.
“Nessuno, devo andare.” mormora frettolosamente, chinandosi su di me per stamparmi un bacio sulle labbra. Mi alzo anch’io e lo seguo alla porta.
“Che vuol dire ‘nessuno’, e perché devi andare?” gli chiedo imbronciandomi. Lui mi sorride e mi si avvicina, baciandomi un’altra volta.
“Dai, non fare i capricci, il lavoro…” mormora.
Si, certo. Sempre il lavoro.
Sbruffo e lui mi sorride, carezzandomi la guancia.
“Vuoi che ti accompagni io, domani?” mi chiede in un sussurro, prima di uscire, accennando un sorriso dolce.
Deglutisco e faccio cenno di no con la testa cercando di ricambiare il sorriso, mentre la solita morsa che mi stringe lo stomaco quando penso a loro mi mozza il respiro.
“No, vado con Lou, grazie.” gli dico.
Lui non insiste, sa quanto odio il giorno che sta per arrivare, e sa che probabilmente sarò intrattabile più del solito e che vorrò stare da sola tutto il tempo.
Solo Louis ha il permesso di starmi vicino, forse perché anche lui prova un minimo del dolore che provo io e quindi può capirmi.
Lui sorride e annuisce.
“Ok, allora ci sentiamo.” mi dice. Io annuisco e mi alzo sulle punte dei piedi per salutarlo con un bacio, poi lui esce ed io chiudo la porta, senza la minima voglia di rimanere da sola a pensare.
Vorrei tanto che il giorno di domani fosse cancellato dal calendario per non doverlo più rivivere.






Eeeeccomi quì :)
Scusate per la merda di capitolo, lo so, è orrendo e non succede praticamente niente.
Prendetelo come un capitolo di passaggio e non odiatemi, vi prego uu
Sto lentamente andando in depressione, facendo il conto alla rovesica.
-2
No, non intendo il compleanno di Nialler.
L'INIZIO DELLA SCUOLA, porca puzzola D:
Non mi va per niente, ho l'allegria sotto le scarpe.
Solo pensare che dovrò sprecare cinque preziose ore delle mie giornate seduta su quel maledetto banco...
aaah, che orrore :s
Ditemi che non sono l'unica disperata.
Fanculo, voglio tornare a Giugno *sbatte i piedi*
ok, ora basta.
Spero vi piaccia ç.ç
Ah, pubblico il continuo solo se arriva qualche recensione in più.
Non voglio essere stronza, ma se nessuno segue la storia, è inutile che continui, no?
Love ya.
-S.

Ps. Happy B-day Lux :)
Si dice che Hazza le abbia regalato un bracialetto con la scritta 'FOR MY ANGEL'
Awww, ma non è dolcissimo? :3

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** I miss them. ***


Love is just a mess.



(10) I miss them.
 
 


Mi infilo nell’armadio borbottando qualcosa di incomprensibile.
Già è una giornata di merda, ora ci manca solo che non riesco a trovare l’unica felpa nera che ho e che devo andare al cimitero con la maglietta del pigiama, gialla.
“Lou, hai visto la mia felpa nera?” urlo dalla camera. Lo sento salire velocemente le scale e si affaccia alla porta, sorridendo.
“Volevi dire la mia felpa nera.” precisa, tirandomela. L’afferro al volo e me la infilo con un gesto veloce.
“Si, quello che è.” borbotto facendo un gesto con la mano. Lui si trattiene dal ridere.
“Pronta?” mi chiede dopo un po’. Io mi rabbuio e annuisco debolmente.
“Allora prendo la macchina, prima andiamo prima torniamo.” afferma, cercando di strapparmi un sorriso, operazione non molto facile oggi.
“No, Lou…” lo richiamo, lui si affaccia con aria confusa “Ti dispiace andare a piedi? Voglio…voglio farmi una camminata.” mormoro. Lui annuisce subito, tirando le chiavi sul letto e porgendomi la mano.
Sa quanto oggi posso essere fragile, quindi tende ad accontentarmi in tutto.
Sarà pur sempre un coglione che mi fa saltare i nervi sette giorni su sette, ma quando serve è di una dolcezza infinita.
Gli afferro la mano accennando un sorriso e lui mi trascina fuori, sotto la luce debole del sole coperto dalle nuvole e in mezzo alla gente che passeggia, pensando ai fatti loro, come se oggi fosse un giorno normale, come se il mondo andasse avanti tranquillamente.
E in effetti è così, sono io quella che rimane attaccata a questo giorno e non riesce a farsi una ragione del fatto che loro non ci sono più.
Il problema è che non ci riesco, ogni volta che arriva questo giorno, ricordandomi che è passato un altro anno senza di loro, mi sento in colpa perchè io sono ancora qui, e loro no.
Louis continua a dirmi che devo andare avanti con la mia vita, ma come faccio, se ogni volta che ci penso mi ricordo che loro una vita non ce l’hanno più?
Mi mancano, e molte volte avrei bisogno di un abbraccio di mia madre, uno di quelli che mi faceva sempre sentire meglio, qualsiasi cosa fosse successa.
Sospiro rumorosamente e Louis mi stringe la mano, lanciandomi un’occhiata.
“A volte mi sento in colpa.” mormoro dopo un po’. Lui mi guarda.
“Perché?”
“Perché non vado mai a trovarli, loro sono lì e sembra quasi che non me ne importi niente.” confesso, la voce strozzata. Lui si ferma e mi stringe in un abbraccio.
“Non devi pensare questo. Loro sono qui, sempre.” mormora posandomi una mano sul cuore “E’ difficile andare al cimitero, io ti capisco.” mi assicura, accennando un sorriso.
Annuisco debolmente, un po’ rincuorata, e ricominciamo a camminare.
“Vorrei tanto tornare indietro nel tempo e non voler essere andata a quello stupido concerto. Loro non sarebbero venuti a riprendermi ed ora noi non saremmo dovuti andare in quello stupido cimitero.” sbotto, le lacrime agli occhi. Lui stringe la presa sulla mia mano e mi guarda contrariato.
“Smettila, ne abbiamo parlato mille volte. Non è stata colpa tua, ma di quel coglione che è passato con il rosso. Devi piantarla di sentirti in colpa, questo ti uccide e basta.” mi dice. Scrollo le spalle e mi asciugo una lacrima che è riuscita a sfuggire.
“Hai ragione, basta depressione.” acconsento, lasciandomi scappare un sorriso.
“Brava, piccola.” si complimenta, scompigliandomi i capelli.
Mentre camminiamo vicini in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri, incontriamo l’unica persona che non devo incontrare, ma che sembra che mi ritrovo dovunque io vada.
Zayn corre, le cuffiette alle orecchie e l’aria un po’ stanca e frustrata. Alzo gli occhi al cielo, quando vedo che ci nota e sorride, salutandoci con la mano.
“Ecco, ci voleva anche questa, adesso.” borbotto. Louis mi sorride.
“Dai, magari neanche si ferma per non perdere il ritmo.” mi incoraggia lui.
“Si, come no.” ribatto amareggiata.
Infatti, appena ci raggiunge, si ferma e ci affianca, camminando insieme a noi.
“Buongiorno, ragazzi.” ci saluta con un gran sorriso. Grugnisco qualcosa, mentre Louis lo saluta cordialmente.
Zayn mi guarda divertito e continua a camminare insieme a noi.
“Dove andate di bello?” ci chiede. Sbruffo.
“Non sono affari tuoi. E poi non stavi andando nella direzione opposta? Sparisci.” gli ordino. Lui ride e si rivolge a Louis, che trattiene a stento una risata.
“Che ha oggi? E’ più acida del solito.” gli chiede indicandomi. Louis fa spallucce e il suo sguardo si fa un po’ triste.
“E’ sempre un po’ intrattabile quando andiamo a trovare i genitori.” risponde sovrappensiero. Mi volto di scatto verso di lui e lo fulmino con lo sguardo.
Non doveva dirlo.
La bocca di Zayn forma una ‘o’ perfetta e mi guarda sorpreso.
“Oh, e come mai non abiti con loro?” mi chiede confuso.
Resto impassibile, anche se una fitta non molto piacevole mi colpisce lo stomaco.
“Perché abitano al cimitero, sai com’è, non è proprio un posto divertente.” mormoro.
La bocca di Zayn si spalanca ancora di più, mentre io accelero il passo per distanziarmi da loro e fare i conti con il solito pulsante dolore che mi colpisce il cuore ogni volta che parlo di loro.
“Scusala, è un po’ nervosa.” sento mormorare Louis.
“Mi dispiace.” sussurra Zayn, vagamente imbarazzato.
“Come sono morti?” chiede bisbigliando. Chiudo gli occhi, cercando di non ascoltare la risposta di Louis.
“Un incidente d’auto. Sono morti sul colpo, tre anni fa.” deglutisco, il cuore che mi martella di dolore nel petto.
“Cavolo.” si lascia scappare Zayn.
“Già. Da quel giorno vive con me, ed evita sempre di parlarne. Le fa troppo male. Andiamo al cimitero solo il giorno dell’anniversario della morte, cioè oggi.” continua, dando troppe informazioni per i miei gusti.
Mi volto verso di loro, che mi fissano con pietà, una cosa che non ho mai sopportato.
“Ok, basta. Piantatela di parlarne, per favore.” sbotto. I due annuiscono e Zayn abbassa lo sguardo, come se non avesse la forza di guardarmi negli occhi.
“Louis, possiamo sbrigarci. Io…io voglio fare in fretta.” continuo, la voce che mi si spezza nell’ultima sillaba. Lui alza gli occhi su di me e  annuisce, accennando un sorriso.
“Certo, piccola.” acconsente, affiancandomi.
Mi volto verso Zayn, che tiene gli occhi puntati su di me.
“Zayn, potresti…potresti lasciarci soli?” gli chiedo, guardandolo seriamente. Lui annuisce immediatamente, allontanandosi di qualche passo.
“Certo. E…scusa, Julie, io…”
“Tranquillo. Ci vediamo.” lo interrompo con un gesto della mano. Lui annuisce e tenta un sorriso, poi mi volto e, afferrando Louis per la mano, raggiungo il cimitero e prendo un bel respiro profondo, pronta ad andare a salutare i miei genitori dopo un anno che mi sembra passato fin troppo in fretta.
 
 
 
 
 
Sento suonare il campanello ma non mi muovo, sicura che almeno per oggi andrà Louis ad aprire la porta.
Come al solito, rientrata a casa dopo aver pianto ininterrottamente per due ore sulla loro tomba, sono stremata.
Invece che stare un po’ con Louis, fargli compagnia e farmi perdonare per essere così totalmente un disastro, preferisco starmene in camera ad uccidermi con i pensieri.
Sento mio cugino ridere e salutare allegramente qualcuno, chiudendo la porta con un tonfo.
“Julie, c’è qualcuno per te!” mi urla dal piano di sotto. Sbruffo, rigirandomi nel letto e sprofondando la testa nel cuscino.
Perché nessuno riesce a capire che voglio passare questo giorno completamente da sola?
Sento dei passi titubanti salire le scale, poi qualcuno che bussa delicatamente alla porta e poi la apre senza aspettare una risposta.
“Lis, ti avevo detto che…” comincio, tirandomi su con aria annoiata.
Mi blocco all’istante, rendendomi conto che quello che ho davanti non è proprio Lis.
Mi tiro su di scatto, un po’ traballante sulle gambe e lo fisso sconvolta.
“Zayn? Che ci fai qui?” gli chiedo. Lui fa spallucce, le mani dietro la schiena, rimanendo poggiato alla porta della camera, chiusa.
Deglutisco, tesa. Questa situazione non mi piace per niente.
Tralasciando il fatto che mi sono promessa di stargli lontano, perché sento qualcosa muoversi nel mio stomaco non appena lui accenna un sorriso?
Dev’essere la fame, non c’è altra spiegazione.
Mi mordicchio il labbro inferiore, nervosamente, mentre lui prende un respiro profondo e mi inchioda con i suoi occhi scuri e penetranti.
“Sono venuto a vedere come stavi.” risponde. La mia bocca si spalanca ancora di più.
“Prego?”
Lui scrolla le spalle e mi lancia un’occhiata indecifrabile.
“Mi dispiace per sta mattina, non volevo essere invadente.” si scusa, visibilmente imbarazzato. Mi schiarisco la gola, incrociando le braccia al petto cercando di rimanere calma.
Anche se è un po’ difficile considerando che, diamine, Zayn Malik è nella mia stanza.
“Ti ho già detto che non fa niente. Non c’era bisogno che tu venissi qui.” preciso. Lui fa spallucce di nuovo e si muove, cominciando a girovagare per la stanza, osservandola nei minimi particolari.
“Lo so, ma io ti ho già detto che non prendo ordini da nessuno.” mi ricorda, ammiccando.
Sbruffo.
“Bene, ok, mi hai chiesto scusa, ti ho detto che è tutto a posto, ora puoi anche andare.” balbetto, mentre lo osservo toccare ogni singola cosa che gli capita davanti.
Comincio ad innervosirmi.
“La pianti di toccare tutte le mie cose?!” esplodo, afferrandolo per un braccio e allontanandolo dalla scrivania. Lui mi lascia fare e si volta immediatamente verso di me, lasciando tra i nostri visi solo un velo d’aria, che lui si preoccupa subito di eliminare.
Deglutisco e mi tiro indietro di scatto, mentre sento il cuore martellarmi furioso nel petto.
No.
No, devo darmi una calmata.
“Che c’è? Stavolta non c’è Ashley a fermarmi…” mormora, sorridendo maliziosamente.
Alzo gli occhi al cielo e lo spingo via.
“Ma devi torturarmi anche oggi?” sbotto “Possibile che non ho un giorno di pace, io?” continuo, buttandomi seduta sul letto e sprofondando la testa tra le mani.
Non ce la posso fare, la mia pazienza ha un limite, e non credo sia proprio il caso di metterla alla prova oggi.
Lo sento sedersi piano accanto a me e mi allontano di qualche centimetro, facendolo ridere sotto i baffi.
“Ok, sto buono. Promesso.” mormora. Alzo gli occhi su di lui e lo vedo mettere una mano sul petto e guardarmi seriamente.
“Mi dici cosa vuoi da me, Zayn?” gli chiedo, esasperata.
Lui scrolla le spalle.
“Ho pensato che avessi voglia di un po’ di compagnia.” risponde in tutta sincerità. Mi lascio andare ad una risata amara.
“E cosa ti fa pensare che voglia la tua, di compagnia?” ribatto, probabilmente con più acidità del dovuto.
Lui si irrigidisce e distoglie lo sguardo.
“Tutti vogliono la mia compagnia.” lo sento borbottare quasi tra se e se. Scoppio a ridere e lui alza gli occhi su di me, accennando un sorriso.
“Che ne dici di andarci a fare un giro?” mi chiede. Faccio una smorfia, la voglia di uscire praticamente sotto i piedi.
“Non uscirei con te neanche sotto tortura, Malik.” gli dico, con un sorrisetto. Lui alza gli occhi al cielo e si alza, facendomi segno di fare lo stesso.
“Andiamo, non fare la scontrosa. Hai bisogno di mettere in pausa i pensieri, ed io posso essere la tua più grande distrazione.” mi incoraggia, maliziosamente.
Roteo gli occhi e rimango seduta.
“Io non mi muovo di qui.” mi impunto. Lui sorride e si china su di me.
“Perfetto, se vuoi posso distrarti anche qui.” sussurra ad un palmo dal mio viso, mordendosi il labbro inferiore.
I miei occhi puntano automaticamente le sue labbra, mentre il mio cuore è scosso da sobbalzi.
Torno in me in un istante e lo spingo via, prima che possa fare qualche cazzata. Mi alzo di scatto, afferrando la felpa e dirigendomi verso la porta.
“Usciamo.” annuncio con voce tremante. Lui si tira su e sorride, stringendosi nelle spalle.
“Come vuoi.” mormora, seguendomi al piano di sotto.
Non ho idea di cosa mi sta dicendo la testa in questo momento.
So solo che ho praticamente il cuore in gola, e non è affatto un bene.
Non se questa è una reazione alla presenza di Zayn Malik.
 
 










 Happy B-Day Nialler!

asjfpdofldjkl il mio angioletto fa 19 anni, sta diventando grande :')

Bene, detta la cosa più importante della giornata, torno in me (?)
Capitolo un po' pesante, eh?
E' colpa della scuola, è stato un rientro traumatico T.T
Solo il primo giorno e già vorrei uccidermi D:
Bene, ci tengo a dire subito che mi dispiace, se in questo capitolo ho urtato i sentimenti di qualcuno che vive questa situazione.
Premetto che grazie al cielo i miei genitori sono ancora sani e vivi accanto a me, quindi non ho idea di come una persona possa sentirsi a perdere i propri.
E vorrei scusarmi se sono stata un po’ fuori luogo e poco sensibile.
Volevo solo provare a spiegare meglio la situazione della protagonista :)
Comunque, oltre il fatto che è abbastanza pesante, si scopre un Zayn con un minimo di sensibilità, e chissà cosa accadrà in questa improvvisa uscita… *sguardo malefico*
Bien, spero vi piaccia e che arrivi qualche recensione in più.
Dai, tiratemi su il morale dopo questa giornata di merda ç.ç
Love u.
-S.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** I'm here, if you want. ***


Love is just a mess.



(11) I’m here, if you want.
 
 


“Dove hai intenzione di andare?” gli chiedo, mentre usciamo di casa sotto lo sguardo soddisfatto di Louis.
E’ felice che provi a distrarmi anche se è un po’ confuso sul fatto che lo faccia con Zayn, ma su questo non posso dargli nessuna spiegazione logica.
Neanche io so cosa sto facendo, so solo che non è di sicuro niente di raccomandabile.
Devo solo sperare di non incontrare Lis in giro, perché non saprei spiegarle il perché io non sia rinchiusa in casa come avevo detto che avrei fatto e soprattutto perché, se ho deciso di uscire, non l’ho fatto con lei ma con il ragazzo che le piace, dal quale io mi dovrei tenere alla larga.
Zayn si avvicina alla sua moto nera, parcheggiata elegantemente nel vialetto e mi porge un casco, sorridendomi.
“Dove vuole lei, principessa.” mi dice, facendomi l’occhiolino.
“E dove voglio io non ci si può andare a piedi?” gli chiedo, lanciando un’occhiata terrorizzata alla sua moto.
Lui alza gli occhi al cielo e sale, facendomi segno di sbrigarmi.
“Allora facciamo che andiamo dove voglio io e ci andiamo con la moto, perché è un posto lontano.” si corregge. Sbruffo e afferro il casco, infilandomelo controvoglia.
“Prima o poi mi farai ammazzare su questa moto.” borbotto, facendo un saltello per salire. Lui soffoca una risata, mentre mi sistemo meglio sul sedile, facendo scivolare, mio malgrado, le braccia intorno ai suoi fianchi e stringendolo lo stretto necessario.
Lo vedo sorridere dallo specchietto e scattare in avanti, costringendomi ad incollarmi alla sua schiena.
“Tieniti forte, dolcezza.” mi dice. Lo colpisco con un pugno sulla schiena, poi lui mette in moto ridendo.
Andiamo al parco, e a me sembra tanto strano camminare tranquillamente accanto a lui che mi ritrovo a lanciargli continue occhiate, mentre lui passeggia disinvolto, le mani nelle tasche dei jeans e fischietta una qualche canzone.
Si accorge dell’ennesima occhiata che gli lancio e si volta verso di me, accennando un sorriso.
“Se vuoi posso darti una foto.” mi dice, riportandomi alla realtà.
“Come, scusa?” chiedo confusa. Il suo sorriso si allarga, strafottente.
“Continui a fissarmi, puoi farmi una foto, così sarò sempre con te.” spiega con voce maliziosa.
Schiocco la lingua e lo fulmino con lo sguardo.
“Ci accenderei il fuoco con una tua foto.” ribatto con una smorfia disgustata. Lui scoppia a ridere ed io accelero il passo, raggiungendo una panchina vuota accanto al laghetto e sedendomi, incrociando le braccia al petto, frustrata da non so cosa.
Lui mi raggiunge, sedendosi accanto a me e lanciandomi l’ennesima occhiata divertita.
“Cosa vuoi?” sbotto. Lui fa spallucce.
“Godermi la tua espressione arrabbiata. Sei adorabile.” commenta con un gran sorriso. Sento le mie guance andare a fuoco e ignoro il tonfo che ha fatto il mio cuore alla sua affermazione.
“E’ per questo che hai deciso di farmi impazzire?” ribatto. Lui sbruffa, sempre con il sorriso sulle labbra.
“Senti, mi dispiace per quello che è successo ieri. Non avrei voluto prenderti in giro, è stata Ashley ad obbligarmi.” si giustifica.
Schiocco la lingua e incrocio le braccia al petto.
“Certo. Allora se Ashley ti obbliga di buttarti sotto un treno, tu lo fai?” ribatto. Lui ride e scuote la testa.
“E’ diverso.” afferma. Sbruffo di nuovo, sembra che in sua presenza non riesco a fare altro, oltre che rendermi ridicola con le stupide sensazioni che comincio a provare.
“Comunque, se proprio hai bisogno di quel bacio, io non mi tiro indietro.” mormora, alzando le sopracciglia e lanciandomi uno sguardo malizioso. Sbuffo e lo guardo.
“Non oggi, per favore. Riesci a non fare lo stronzo per una giornata?” lo imploro. Il suo sguardo sembra addolcirsi e il suo sorriso malizioso sparisce per la prima volta dal suo viso.
“Ok.” mormora. Io annuisco e sospiro, riportando lo sguardo davanti a me e fissando i bambini che corrono e ridono scherzando tra di loro.
Lo sento sospirare, mentre il suo sguardo è fisso su di me e le mie guance sicuramente stanno andando a fuoco.
“Ne vuoi parlare?” mormora in un soffio. Mi volto di scatto verso di lui, aggrottando le sopracciglia.
“Di cosa?”
Lui alza le spalle.
“Dei tuoi, insomma, sfogati. A volte aiuta.” spiega, lasciandomi di stucco.
“Io…cosa dovrei dirti?” balbetto, presa in contropiede dal suo sguardo completamente sincero.
Mi sta mettendo in soggezione, non sembra per niente il ragazzo che ho conosciuto fino ad adesso.
E’ strano.
Lui fa spallucce e accenna un sorriso.
“Non lo so, quello che ti passa per la testa. Per esperienza so che non fa bene tenersi tutto dentro.”
“Dov’è il trabocchetto?” chiedo affilando lo sguardo. Lui sbruffa e mi lancia un’occhiataccia.
“Oh, andiamo. Se io posso evitare di essere stronzo, tu potresti cercare di essere meno sospettosa? Sono un bravo ragazzo, io.” dice mettendo il broncio. Scoppio a ridere.
“Si, come no.” ribatto con sguardo divertito. Lui sorride, un sorriso sincero, e il mio cuore perde un colpo.
Abbasso subito lo sguardo, puntandolo sulle mie scarpe e deglutisco, una morsa che mi stringe lo stomaco.
“Non mi piace parlarne, perché quando lo faccio si capisce quanto sono debole e patetica.” confesso dopo un po’ di minuti passati in religioso silenzio. Sento il suo sguardo fisso su di me ma non mi azzardo ad incontrarlo, ho paura di quello che potrei leggerci.
“Non si tratta di essere deboli. Ti mancano, è comprensibile.” ribatte. Annuisco, cercando di mandare giù il groppo in gola.
“Si, ma non mi piace essere la vittima della situazione. Io sono ancora qui, sono loro che non ci sono più. Dovrei ritenermi fortunata, invece a volte penso che starei meglio lì con loro, che non è giusto che io sia ancora viva.” mi lascio sfuggire, cercando di trattenere le lacrime.
Zayn ha smesso di respirare, ma sono troppo imbarazzata per alzare lo sguardo e vedere se è ancora vivo.
All’improvviso, sento la sua mano posarsi leggera sulla mia spalla. Sobbalzo, sorpresa, e il mio sguardo cerca automaticamente il suo, pieno di incredibile dolcezza.
“Non devi pensare così. Non è colpa tua se loro non ci sono più. Ma tu ci sei, e non puoi permetterti di buttare all’aria tutto solo per i sensi di colpa. Vivi. Per te, per loro.”
Sono completamente a bocca aperta.
Ma che fine ha fatto il ragazzo antipatico e insensibile che era in lui?
“Non guardarmi così. Lo so, sono sorprendente.” cerca di scherzarci su. Abbasso lo sguardo e mi scappa un sorriso.
“Hai ragione.” borbotto a mezza voce. Lui è abbastanza vicino da sentirmi e sorride, dandomi una spallata giocosa.
“Così ti voglio, dolcezza. Sorridente.” mormora maliziosamente. Lo fulmino con lo sguardo, sorprendentemente lieta che sia tornato quello di sempre.
Mi costa ammetterlo, ma mi piace di più quando posso prenderlo in giro e quando fa finta di essere di ghiaccio, senza interessarsi ai sentimenti altrui.
Non mi piace che lui sembri conoscermi più del dovuto, non dovrebbe sapere niente di me, così come io non so niente di lui.
“Non chiamarmi dolcezza.” sibilo. Lui scoppia a ridere davanti al mio viso imbronciato ed io lo colpisco con un pugno sulla pancia, facendolo gemere tra le risate.
Poi mi squilla il cellulare, segno che mi è appena arrivato un messaggio.
Ignorando le risate quasi coinvolgenti di Zayn, tiro fuori il telefono dalla tasca dei jeans e sbruffo, leggendo il messaggio di Louis che mi chiede di tornare a casa perché, effettivamente, comincia a fare buio.
Lui si blocca e mi guarda curioso.
“Che c’è?”
“Devo tornare a casa, sta facendo buio e Louis comincia a preoccuparsi.”
Lui mi sorride.
“Ci tiene a te.” commenta. Mi stringo nelle spalle, sorridendo automaticamente.
“Lo so, anch’io. E’ l’unica persona che mi è rimasta.” mormoro.
Il suo sorriso si allarga.
“Ci sono sempre io, se vuoi.” mi dice. Roteo gli occhi e mi alzo.
“Smettila di sparare minchiate e alzati. E’ ora di andare.” gli dico. Lui ride e mi accontenta, affiancandomi.
“Si, la carrozza l’aspetta, signorina.” dice, indicandomi la sua moto scintillante.
“Penso che prima o poi qualcuno ci si farà del male su quella moto.” commento. Lui scuote la testa.
“Nah, a parte me sono poche le persone che hanno il permesso di salirci.”
Spalanco la bocca, posandomi una mano sul cuore.
“Dici davvero? Io ho questo grande onore?” gli chiedo sarcastica. Lui fa una smorfia divertita e accelera il passo, superandomi e raggiungendo la sua moto.
“Ah, senti.” lo richiamo io. Lui si volta verso di me, curioso.
“Lis…Vedi di trattarla bene. Se la fai soffrire puoi dire addio al tuo amichetto.” gli dico, seriamente. Lui scoppia a ridere.
“Mi pare di averle detto chiaramente come stanno le cose.” ribatte. Io scrollo le spalle.
“Si, ma io la conosco. E so che non mollerà tanto facilmente. Cerca di essere gentile.” mi raccomando.
Lui fa spallucce.
“Farò del mio meglio.” risponde. Io annuisco e poi saliamo sulla moto, diretti a casa.
Il viaggio è breve, dato il fatto che corre come un dannato, rischiando di farci schiantare contro un albero ogni volta che fa una curva.
Io oltre che stringermi forte e maledirlo mentalmente non posso fare altro, cosi chiudo gli occhi e poggio la testa sulla sua schiena, cercando di rilassarmi ed evitando di pensare che sono su una moto guidata da un possibile omicida.
Quando sento il vento fermarsi e un colpetto sul ginocchio, riapro gli occhi.
“Ora puoi anche smettere di stritolarmi, siamo arrivati.” mormora divertito. Mollo subito la presa e scendo con un salto, barcollando leggermente.
Lui mi afferra al volo, scendendo a sua volta dalla moto e mi tira a se, stringendomi un braccio intorno ai fianchi.
Succede tutto così velocemente che sobbalzo stupita, quando sento il suo respiro fresco nell’orecchio.
“Il tuo equilibrio sembra sempre peggiorare.” sussurra. Rabbrividisco, poggiando una mano sul suo petto cercando di mantenere le distanze.
Ma il suo braccio intorno ai miei fianchi è saldo e non mi permette di allontanarmi nemmeno di mezzo centimetro.
Deglutisco, socchiudendo gli occhi.
“La tua stupidità invece è sempre più stabile.” farfuglio. Lui ride, soffiando sul mio collo e facendomi rabbrividire sempre di più, mentre il mio cuore accelera impercettibilmente.
“Peccato che a te comincia a piacere.” mormora.
Schiocco la lingua e non so con quale forza di volontà riesco a sciogliere la sua presa e a lanciargli un’occhiataccia.
“Davvero le ragazze ci stanno, quando ci provi con loro?” gli chiedo. Lui fa spallucce, sempre con quel sorriso strafottente sulle labbra.
“Veramente sono loro che ci provano con me.” ribatte. Scuoto la testa e mi avvio verso la porta di casa, con lui al mio seguito.
Entro e lascio la porta aperta, tanto da quanto ho capito oggi ha voglia di farmi da ombra e non me ne libererò tanto facilmente.
Non che la sua compagnia fino ad adesso mi sia dispiaciuta, ma in qualche modo riesce sempre a rovinarmi le giornate e niente mi dice che non ci riesca anche oggi.
Mentre lui si chiude la porta alle spalle sento delle risate provenire dal salotto.
A passo svelto raggiungo mio cugino che sta ridendo come un mulo e lo trovo seduto sul divano mentre scherza con Harry. Appena mi sentono entrare alzano lo sguardo verso di me e Harry mi sorride, venendo ad abbracciarmi.
“Ciao, pulce.” mi sussurra all’orecchio, prima di accorgersi di chi c’è alle mie spalle.
“Oh, Zayn ci sei anche tu!” esclama, andando a salutarlo. Raggiungo Louis sul divano, che mi stringe con un braccio e mi stampa un bacio sulla fronte.
“Ragazzi, già che ci siamo perché non ordiniamo una pizza e mangiamo tutti insieme?” propone Louis, beccandosi una mia immediata occhiataccia.
Lui mi ignora, aspettando la risposta dei ragazzi.
Harry sospira e si lascia andare sul divano.
“Per me è perfetto.” dichiara,  afferrando il telecomando e cominciando a cambiare canale.
Guardo Zayn, intimandogli con lo sguardo di rifiutare.
Lui se ne accorge e, ovviamente, non mi da retta.
“Certo, sarebbe fantastico.” acconsente con mio grande orrore.
Chiudo gli occhi e mugugno qualcosa, lasciandomi andare anch’io sul divano.
Sento Louis soffocare una risata e stringermi il ginocchio, prima di alzarsi con il telefono in mano.
“Dove siete andati di bello?” chiede Harry, mentre Zayn segue Louis nell’altra stanza, lasciandomi finalmente respirare tranquillamente. Lo guardo e faccio spallucce.
“Da nessuna parte di entusiasmante.” rispondo rimanendo sul vago. Harry mi lancia un sorrisetto malizioso.
“Tu non me la racconti giusta, pulce. Dovrò chiedere a Lis.”
Il mio cuore perde un colpo.
Lis.
Se viene a sapere che ho praticamente passato la giornata da sola con Zayn non me lo perdonerà mai.
Soprattutto sapendo che è anche rimasto a cena.
Harry si accorge del mio sguardo preoccupato e stringe le labbra.
“Dici che se la prenderà?” mi chiede, capendo al volo. Annuisco.
“Senza ombra di dubbio.”
Lui si morde il labbro, pensandoci su.
“Potresti sempre chiamarla e invitarla a cena.” propone. Scuoto la testa.
“E come le spiego il fatto che lui è qui?” ribatto. Harry mi sorride, tranquillo, e si stringe nelle spalle.
“E’ anche mio amico, e conosce Louis. Le dirai che era con me e siamo passati a salutare per poi improvvisare una cena tra amici, che poi in parte è così. Vedrai che sarà talmente felice di passarci una serata insieme che si dimenticherà di farti qualsiasi domanda.” mi assicura.
Stringo le labbra, per niente convinta.
“Lis non è stupida, capirà sicuramente tutto.”
Lui scuote la testa ancora prima che finisca di parlare.
“Non avrà abbastanza concentrazione per riflettere e farsi venire dubbi. A meno che tu non la voglia invitare perché sei gelosa.” ammicca, alzando un sopracciglio.
Per tutta risposta, afferro il cellulare e compongo il suo numero, con un sorrisetto sulle labbra.
Lui trattiene a stento una risata, mentre Lis risponde.
“Alissa Smith al suo servizio, signorina.”
“Ehi, ho una notizia buona e una cattiva.” esordisco.
“Prima quella buona.”
“Stasera sei a cena da me.”
“Mh, passo. E’ buio e non ho il permesso di guidare fino a tardi.” dice subito.
“Fammi almeno dire la notizia cattiva.” mi lamento. La sento sbruffare divertita.
“Vai, tanto non riuscirai a convincermi.”
Sorrido, sicura che non sarà proprio così.
“Oltre che al cervello poco utilizzato di mio cugino e quello un po’ sviluppato di Harry, avrai l’onore di passare la serata con quello completamente assente di Zayn Malik.” le dico, cercando di mettere entusiasmo nella frase.
Silenzio.
“Ci sei?”
“Stai scherzando o sei seria?” mi chiede, sospettosa.
“Mai stata più seria di così.”
Sento un sospiro.
“Credo proprio che uscirò dalla finestra.” la sento dire tra se e se.
Sorrido.
“Brava, così mi piaci.”
“Dieci minuti e sono lì, tienimelo d’occhio.”
Riattacco, sotto lo sguardo divertito di Harry.
“Fatto. Ora sei contento?” gli dico.
Lui fa spallucce, proprio nel momento in cui Zayn e Louis ci raggiungono.
“Che state combinando?” chiede Louis, buttandosi sul divano accanto a me, mentre Zayn si accomoda accanto ad Harry, che gli lascia una pacca sulla spalla.
“Julie ha invitato anche Lis, stasera.” dice Harry. Io punto lo sguardo su Zayn che fa una smorfia leggermente infastidita.
“Spero non sia un problema.” dico. Lui assottiglia impercettibilmente gli occhi e cerca di sorridere.
“Ma certo che no! Lis è adorabile.” esclama Louis, tutto sorridente. Mi volto verso di lui, che sta praticamente gongolando dalla felicità.
Da quando tutto questo entusiasmo nel rivedere la mia migliore amica?
Harry scoppia a ridere, seguito a ruota da Zayn.
Scuoto la testa e mi alzo per andare a prendere un bicchiere d’acqua e cercare di alleviare quello strano bruciore allo stomaco che non ho idea da cosa sia dovuto.
“Ho una domanda intelligente.” sento dire da Louis. Mi affretto a raggiungerli, questa non me la voglio perdere, anche se posso immaginare quanto possa essere intelligente qualcosa che esce dalla sua bocca.
 “Dai, spara.” dice Zayn, guardandolo interessato. Louis arriccia le labbra ed io mi siedo accanto ad Harry, che lo guarda aspettandosi di tutto come me.
“Quanto può vivere una persona senza cervello?” chiede, con voce incredibilmente seria. Mi schiaffeggio la fronte con la mano, mentre sembra che Zayn ci pensi su. Harry mi lancia un’occhiata sconsolata, almeno qualcuno con un minimo di cervello c’è.
Decido di intervenire.
“Non saprei.” rispondo a Louis, senza battere ciglio. Poi mi volto verso Zayn.
“Tu quanti anni hai?” gli chiedo, sorridendo amabilmente. La sua espressione si fa subito frustrata, mentre Louis e Harry scoppiano a ridere.
Il riccio mi batte il cinque.
“Questa era bella.” si complimenta. Io sorrido.
Zayn schiocca la lingua, infastidito.
“Molto simpatica, davvero.” commenta facendomi una smorfia, che io ricambio al volo.
“Oh, la mia pulce ci sa fare, ammettilo, amico.” gli dice Harry, puntandogli un dito contro. Zayn mi fulmina con lo sguardo e scrolla le spalle, mentre qualcuno, sicuramente Lis, suona insistentemente il campanello.
Mi alzo con l’espressione sicuramente tesa e mi affretto ad aprire.
Dal sorriso entusiasta che trovo sul viso di Lis e il tonfo che fa il mio cuore all’improvviso, capisco che sicuramente non sarà una serata piacevole.
Almeno per me.














Sciaaao, dolcezze :3
Come va la vita?
Io comincio ad odiare la scuola, soprattutto la nuova prof. di storia dell'arte che è una
vecchia rincoglionita che mi da il nervoso solo a guardarla ù.ù
E quella di francese che pare uno struzzo?
Dio, tutte a noi ce le trovano o.o
Bene, lasciando stare la mia vita inquietante, passiamo al capitolo.
Boh, non ho molto da dire perchè, ad essere sincera, non mi convince tanto.
Quindi lascio a voi i commenti :)
Ah, ho notato che stiamo diminuendo.
Dai, ragazze non mollatemi! Ho bisogno dei vostri pareri, fatevi sentire!
Love u.
-S.

Piesse. Passereste a leggere la Ff della mia amica?
E' capace di far ridere anche la persona più musona del mondo, fateci un salto! ;)
You can't believe that I'm the girl that you want.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Nothing Zayn, nothing problems. ***


 Love is just a mess.

 


(12) Nothing Zayn, nothing problems.
 


“Ciao.” mi dice Lis, stampandomi un bacio sulla guancia, mentre io sono troppo occupata a capire il perché sento questo fastidioso bruciore allo stomaco per accoglierla in casa e portarla dal suo ‘amato’.
“Ehi, ci sei? Mi fai entrare?” mi chiede lei, schioccandomi le dita davanti alla faccia. Io ritorno in me e sbatto le palpebre, mettendo a fuoco la sua espressione confusa mista all’eccitazione.
“Eh? Si, vieni.” la lascio passare. Lei sorride e con il suo passo saltellante raggiunge gli altri in salotto.
“Ciao, Lis!” esclama Louis, scattando in piedi e stampandole un bel bacio sulla guancia, mentre lei si guarda intorno con aria sognante, fino a posare il suo sguardo su Zayn, appollaiato nella stessa posizione in cui era prima, l’aria vagamente annoiata.
Lei sorride a trentadue denti e lo saluta con la mano.
Lui le riserva un sorriso stiracchiato, che non ci vuole tanto a capire che non ha per niente voglia di sorridere, poi punta gli occhi nei miei, che sfuggono veloci.
Mi schiarisco la gola, mentre Harry mi guarda con un’espressione vagamente divertita, segno che sta covando qualcosa.
“Ehm, io penso ad apparecchiare la tavola, allora. Harry mi…mi dai una mano?” balbetto la domanda, mentre vedo Lis raggiungere Zayn con passo lento e sedersi accanto a lui, cominciando a chiacchierare di qualcosa.
Deglutisco rumorosamente, mentre Harry scatta in piedi.
“Agli ordini, capitano.” dice, sorridendo e afferrandomi un braccio per trascinarmi in cucina.
Mi poggio con entrambe le braccia al tavolo della cucina e prendo un respiro profondo, chiudendo gli occhi e cercando di rimettere in moto il cervello.
Ma che diavolo mi prende?
“Che hai, J.?” mi chiede Harry, dando voce ai miei pensieri e poggiandomi delicatamente una mano sulla spalla.
Respiro e mi tiro su, cercando di sorridere.
“Niente, solo un po’ di mal di testa. Mi aiuti?” gli chiedo, aprendo le mensole per prendere i piatti.
“Pulce, lo sai che puoi dirmi tutto, vero?”
Lo guardo, i suoi occhi verdi limpidi e pronti ad ascoltarmi e a darmi la sua comprensione.
Annuisco e sorrido.
“Si, tranquillo. E’ tutto a posto.” dico sicura. Lui annuisce e in silenzio dispone i piatti e i bicchieri che gli passo, mentre ascolto con il cuore in gola la risata di Lis che viene dall’altra stanza.
“Dio, quei due sono quasi fastidiosi.” sento borbottare Louis, che ci raggiunge in cucina.
Mi volto verso di lui, lo sguardo scocciato e le labbra arricciate, mentre si lascia andare su una sedia.
“Sembra che mi stessero implorando di lasciarli soli.” mugugna.
Soli.
Harry scoppia a ridere.
“Oh, povero Lou.” mormora abbracciandolo “Ci siamo noi a farti compagnia, tranquillo.” lo prende in giro.
Cerco di unirmi alla sua risata, ma tutto quello che ne esce fuori è un suono strozzato che attira gli sguardi preoccupati dei due.
“Cos’era quello?” bisbiglia Louis a Harry, indicandomi. Lui alza le spalle e mi osserva attentamente. Deglutisco e faccio un gesto della mano, sforzandomi di ridere.
“Mi è solo andata di traverso la saliva.” rispondo prontamente “Dai, aiutatemi ad apparecchiare.” continuo, impegnandomi a sistemare le posate ordinatamente sui tovaglioli.
I due continuano a scrutarmi, per niente convinti dalla veloce scusa che ho inventato, fin quando il campanello della porta ci interrompe e scatto ad aprire, trovandomi davanti un ragazzo che mi sembra già di aver visto da qualche parte.
“Niall!” esclamo riconoscendolo. Lui sobbalza e mi guarda sorpreso.
“Oh, ciao, White.” mi saluta imbarazzato, sistemandosi meglio il cappellino della divisa. Gli lancio un’occhiata divertita.
“Da quando consegni pizze a domicilio?” gli chiedo, mentre lui mi porge i cinque cartoni di pizza, che tengo in bilico sulle braccia.
Mi sorride e mi aiuta.
“Da poco. Devo guadagnare qualcosa se voglio comprarmi la macchina.” spiega. Io annuisco, poi vengo raggiunta da Harry.
“Ehi, pulce, quanto ci vuole a prendere…Oh, Niall!” esclama anche lui, appena lo vede. Il biondino sorride imbarazzato e lo saluta con la mano.
“Che ci fai qui?” gli chiede Harry. Gli lancio un’occhiataccia.
“Ehm, consegno le pizze che avete ordinato?” gli fa notare lui con voce sarcastica. Harry scoppia a ridere e gli lascia una pacca amichevole sulla spalla.
“Giusto, giusto.” borbotta tra se. “Beh, unisciti a noi, c’è abbastanza pizza per tutti.” gli propone, ma Niall scuote immediatamente la testa, sorridendo, e indica il motorino parcheggiato nel vialetto.
“Non posso, ho altre consegne da fare.” dice. Harry fa spallucce.
“Ok, sarà per un’altra volta.”
Niall annuisce, tutto sorridente.
“Ci si vede.” saluta, dopo aver preso i soldi, e si allontana sul suo motorino, sparendo nel buio della notte.
Rientriamo e raggiungiamo gli altri che si sono già posizionati a tavola, Lis seduta tra Louis e Zayn.
“Come mai ci avete messo così tanto?” chiede Lis. Harry si siede accanto a Louis, lasciando come unico posto libero quello accanto a Zayn, che alza immediatamente lo sguardo verso di me e mi sorride.
“Oh, Niall ci ha consegnato le pizze e stavamo chiacchierando con lui.” risponde frettolosamente, puntando gli occhi sulle pizze.
Con un sospiro sconfitto mi siedo, cercando di mantenermi a debita distanza da Zayn.
“Da quando Niall Horan consegna le pizze?” chiede Lis, addentando una fetta di pizza e lanciando l’ennesimo sguardo a Zayn.
“Da poco, ha bisogno di soldi per pagarsi la macchina.” mi anticipa Zayn, con voce annoiata tenendo gli occhi puntati su di me.
Deglutisco ed evito il suo sguardo, afferrando un pezzo di pizza e cercando di mandarlo giù nonostante il groppo in gola che mi permette a malapena di respirare.
Lis annuisce e lascia cadere il discorso, lanciandomi un’occhiata indecifrabile.
Alzo le spalle, come per chiederle cosa succede, ma lei scuote lentamente la testa e mi sorride.
Il resto della cena procede tranquillamente, tra le chiacchiere allegre dei ragazzi e le solite cretinate che spara mio cugino, finché sento qualcosa di caldo posarsi sul mio ginocchio.
Sbarro gli occhi e tossisco, l’acqua che stavo bevendo che mi va di traverso. Harry mi batte la mano sulla schiena ed io riprendo fiato.
“Ehi, tutto bene?” mi chiede. Annuisco e mi sforzo di sorridere, mentre la mano calda di Zayn mi stringe delicatamente il ginocchio e risale su.
Scrollo violentemente la gamba e lui ritira il braccio, soffocando una risata e incrociando le mani sul tavolo. Gli lancio un’occhiata di sottecchi e lui mi fa l’occhiolino.
“Allora hai già deciso la data?” mi chiede Louis, attirando la mia attenzione. Lo guardo aggrottando le sopracciglia.
“Che data?” chiedo confusa.
“La data in cui lascerai Jonah!” mi rispondono Harry e Louis in coro, facendo scoppiare a ridere Lis.
Fulmino tutti e tre con lo sguardo.
“Molto divertente, davvero.” commento sarcastica, mentre il pensiero di Jonah mi invade la mente.
Che fine ha fatto?
E’ vero, gli ho chiaramente detto che preferivo passare questa giornata da sola, ma, pensando a come poi è andata a finire, mi sento in colpa.
Avrei dovuto chiamarlo e chiedergli se avesse voglia di stare insieme, stasera, invece che stare qui e dovermi subire i sorrisi inequivocabili dell’idiota che mi siede accanto.
“Davvero, J., quel tizio non fa per te.” borbotta Louis. Lo guardo male.
“Lou, non ricominciare.”
Lui scrolla le spalle.
“Oh, sto solo dicendo come la penso.”
“E a me non interessano i tuoi pensieri, chiuso il discorso.” replico.
“Non dirgli così, ha ragione.” interviene Lis. Le lancio un’occhiata tradita.
“Ti ci metti anche tu?” le chiedo spazientita.
Lei fa spallucce e si scambia un’occhiata lunga e silenziosa con Harry, di cui non riesco a comprendere il significato.
“Perché, che cos’ha questo Jonah?” si intromette Zayn, curioso.
“Già, che cos’ha Jonah che non va?” mi unisco anch’io alla sua domanda, beccandomi un sorriso sghembo che mi scarica una scossa elettrica in tutto il corpo. Louis fa spallucce e Lis rimane in silenzio.
“Ecco. Non avete niente da dire.” faccio notare, soddisfatta. Harry, accanto a me, schiocca la lingua infastidito.
“Te lo dico io cos’ha che non va: non fa per te.” risponde. Lo guardo alzando un sopracciglio.
“E cosa te lo fa pensare?”
“Tutto. Quando sei con lui non sei veramente te stessa. La verità è che stai con lui per abitudine, non ti piace neanche più. Solo che non lo vuoi ammettere perché hai paura di rimanere sola.” dice tutto d’un fiato, tenendo gli occhi fissi nei miei.
Spalanco la bocca, senza niente per replicare.
“Ehm, che ne dite di vederci un film?” propone Louis, scattando in piedi e cercando di alleggerire l’atmosfera improvvisamente seria. Lis annuisce immediatamente, accorrendo in suo aiuto, mentre sento lo sguardo di Zayn perforarmi la guancia e Harry si alza, scrollando le spalle, visibilmente innervosito.
“Bene. Dopo l’inutile sfuriata di Harry, direi che è proprio il caso di distrarci.” mormoro sarcasticamente, alzandomi e avviandomi verso il salone.
Gli altri mi seguono ed io mi siedo sul tappeto, davanti alla tv dove sono disposti tutti i film di cui siamo a disposizione.
“Genere?” chiedo, mentre gli altri si accomodano sul divano alle mie spalle.
“Horror.” propone subito Harry. Faccio una smorfia.
“Romantico.” ribatte Lis.
“Si, romantico è meglio.” acconsente Louis. Mi volto verso di loro.
“Nah, odio le cose sdolcinate.” replica Zayn, Harry gli fa l’occhiolino.
“Due contro due. J., tu che dici?” mi chiede Louis. Deglutisco.
Non sono un’amante degli horror, preferisco di gran lunga i film sentimentali strappalacrime.
Ma considerando che sono nella stessa stanza con il ragazzo probabilmente più insensibile del mondo, che la mia amica è tutta la sera che ci prova spudoratamente con lui e che l’ultima cosa che voglio è sentire i loro sbaciucchiamenti durante il film, opto per l’horror.
Prendo un film al volo che ha la copertina più o meno terrificante e parte un fischio da Harry e lamentele di disapprovazione da Lis, che mi lancia un’occhiataccia.
“Bene. Preparatevi ad urlare, femminucce!” esclama Harry, sorridendomi.
Cerco di ricambiare, capendo che è il suo semplice modo di chiedermi scusa, anche se prima o poi dovremo riaffrontare questo argomento e mettere bene le cose in chiaro.
Magari quando siamo soli e non ci sono orecchie indiscrete nei paraggi.
Faccio partire il film, tirandomi indietro e poggiando la schiena al bracciolo del divano, accanto a Lis, rimanendo a terra.
Louis spegne la luce e la stanza cala nel buio più profondo, illuminata solo dalle poche scene del film girate alla luce del sole.
Non ho idea di cosa parli, perché appena inizia, con la coda dell’occhio vedo Lis avvicinarsi pericolosamente a Zayn e accoccolarsi alla sua spalla. Lui rimane teso, rigido, ma dopo un po’ si rilassa e le lancia un sorrisetto divertito, che fa fermare per un secondo il mio cuore.
Per tutta la prima parte del film sento i mormorii di Lis a Zayn, che gli ripete quanto sia spaventata e si stringe a lui, per essere rassicurata.
Ma, conoscendola, è tutta una messa in scena per avvicinarsi di più a lui, i film dell’orrore non le hanno mai fatto paura.
All’ennesimo urletto di Lis alzo gli occhi verso di loro e incrocio immediatamente lo sguardo di Zayn fisso su di me, come se non avesse aspettato altro che alzassi gli occhi.
Mi fa l’occhiolino e mi regala un sorriso a cento watt.
Mi volto di scatto, non riuscendo a spiegare la morsa che ha stretto il mio stomaco e scuoto la testa, cercando di liberarla dai pensieri.
“Questo film fa schifo, vado a prendermi qualcosa da bere.” mormoro improvvisamente, alzandomi dal divano, ignorata praticamente da tutti e cammino al buio, cercando di non andare a sbattere contro qualche mobile.
Mi rifugio in cucina, illuminata solo dalla luce flebile che entra dalle finestre e riempio un bicchiere d’acqua, che mando giù tutto d’un fiato per cercare di calmare lo strano groviglio di emozioni che ho dentro.
“Buh!” una voce alle mie spalle mi fa sobbalzare.
“Ma sei idiota?!”
Zayn ride leggermente, mentre mi poso una mano sul cuore cercando di rallentare i battiti, che non so se siano dovuti allo spavento o a qualcos’altro.
Meglio non pensarci.
“Ti spavento più io che l’orrendo film che stavamo guardando.”
“Puoi scommetterci.” affermo sarcasticamente. Lui mi sorride e fa un passo avanti. Deglutisco, non dovrei sentirmi così tesa, e faccio un passo indietro, sentendo la schiena scontrarsi con il bancone della cucina.
Lui avanza, le punte delle sue converse che sfiorano i miei piedi nudi.
In trappola.
“Che vuoi, perché non sei a guardare il film?” balbetto la domanda, mentre i suoi occhi bruciano nei miei. Lui fa spallucce.
“Avevo sete.”
Tossisco nervosamente e gli metto davanti agli occhi il bicchiere d’acqua che stavo bevendo.
Lui ride e mi afferra il polso, sfiorandolo leggermente, per poi togliermi il bicchiere di mano e poggiarlo dietro di me.
Senza ritirare il braccio e poggiandosi al bancone dietro di me, bloccandomi quindi tutte le vie d’uscita, fa un altro passo avanti e il mio cuore perde un colpo, mentre il suo profumo dolciastro mi invade le narici, confondendomi.
“Sei tesa.” commenta, allungano una mano per sfiorarmi il collo e lasciare una scia di fuoco bollente. Deglutisco.
“No. Ho solo bisogno che tu rispetti il mio spazio.” balbetto. Lui sorride e piega un po’ la testa di lato, mordendosi il labbro inferiore.
Oh, Dio.
“Il tuo spazio?” replica. Annuisco e indico il leggero strato d’aria che ci divide.
“Si, stai invadendo il mio spazio e questa cosa non mi piace.” balbetto di nuovo. Lui trattiene una risata e si avvicina ancora di più, mozzandomi il respiro.
“Tu dici?” soffia, ad un palmo dal mio viso. Mi ritrovo ad annuire, senza riuscire a proferire parola. Vedo le sue labbra avvicinarsi pericolosamente e so che non dovrei affatto guardarle, che dovrei prenderlo a schiaffi solo per essersi avvicinato così tanto, che dovrei pensare a Lis e uscire immediatamente da quella situazione, ma non lo faccio.
Il mio cervello si spegne ed io non faccio assolutamente niente.
Lui sorride e socchiude gli occhi, mentre il mio cuore corre veloce e una mandria di rinoceronti balla la conga nel mio stomaco.
Le sue labbra si dischiudono, ormai ad un passo dalle mie…
“Ma quanto ci mettete a prendere da bere? Che siete caduti nel lavandin…oh!” esclama Louis, entrando in cucina e sorprendendoci decisamente troppo vicini. Spingo via Zayn, che si allontana riluttante, lanciando un’occhiata non proprio amichevole a mio cugino. Mi passo una mano tra i capelli cercando di riprendere fiato, accorgendomi solo in questo momento che avevo smesso di respirare.
“Cosa stavate facendo?” chiede Louis, assottigliando lo sguardo. Mi schiarisco la gola, mentre Zayn mi lancia un’occhiata maliziosa e si ficca le mani nelle tasche dei jeans, facendo spallucce.
“Niente, gli stavo dando un…un bicchiere d’acqua, si.” rispondo. Louis stringe le labbra e Zayn tossisce per mascherare una risata.
“Ragazzi, vi state perdendo il pezzo più bello!” urla Harry dall’altra stanza. Louis ci lancia un’altra occhiata di sottecchi e poi scatta per non perdersi la scena.
Sospiro di sollievo, mentre Zayn si lascia andare ad una risata sottovoce. Gli lancio un’occhiataccia.
“Non è divertente. Non provarci mai più.” gli intimo, puntandogli un dito contro. Lui alza un sopracciglio.
“Non mi sembrava ti dispiacesse così tanto.” replica. Distolgo lo sguardo e gli passo accanto, superandolo.
“E’ così, fidati.” gli dico, prima di raggiungere gli altri a passo svelto.
Almeno è quello di cui devo convincermi.
“Ah, vi siete persi la scena finale. Questo film è fantastico!” esclama Harry, accendendo la luce mentre i titoli di coda scorrono sullo schermo. Poi si alza e si stiracchia.
“Beh, credo sia ora di andare a dormire.” mormora sbadigliando.
“Grazie della serata, ragazzi.” dice, per poi avvicinarsi a me e schioccarmi un bacio sulla guancia.
“Poi ne riparliamo.” mi sussurra all’orecchio, riferendosi alla mezza discussione di prima. Annuisco e lui mi sorride, pizzicandomi la guancia.
“Ti voglio bene, pulce.”
Arriccio il naso.
“Anch’io.” lui mi illumina con un sorriso dei suoi, mettendo in mostra le sue adorabili fossette.
“Buonanotte, ragazzi.” saluta tutti gli altri, prima di uscire a passo pesante. Louis sbadiglia e chiude gli occhi, lasciandosi andare sul divano.
Scoppio a ridere, mentre anche Zayn si avvia alla porta.
“Beh, grazie di tutto, Julie.” dice, sorridendomi. Deglutisco e annuisco.
“Ci si vede, Louis.” dice a mio cugino, che alza impercettibilmente la mano per salutare.
“Ehi, aspetta, Zayn.” lo chiama Lis, prima che possa uscire. Deglutisco, mentre lui si volta curioso.
“Mi daresti un passaggio? Ho paura a guidare di notte.” gli chiede, sbattendo le ciglia ripetutamente. Rimango a bocca aperta.
Questa è la cazzata più grande che potesse dire.
Ma Zayn ci casca e le sorride.
“Ma certo.” le risponde educatamente. Lei gli sorride e poi si volta verso di me, abbracciandomi di slancio.
“Grazie, questa è decisamente stata la serata più bella della mia vita.” squittisce al mio orecchio. Mi sforzo di ridere e ricambio l’abbraccio.
“Fammi sapere se arrivi viva.” mormoro. Lei scoppia a ridere e mi schiocca un bacio sulla guancia, prima di raggiungere Zayn sulla porta, che alza la mano a mo’ di saluto.
“Ci si vede, White.”
“Spero il più tardi possibile.” rispondo al volo. Lui scoppia a ridere e si chiude la porta alle spalle.
Sospiro, sentendomi incredibilmente sola.
Copro Louis ormai addormentato sul divano con una coperta e me ne vado in camera, buttandomi sul letto.
Il mio cervello ha decisamente qualcosa che non va, non c’è altra spiegazione per cui io senta questa sensazione bruciante allo stomaco, più comunemente definita gelosia.
Dio, che schifo.
Non può essere, no.
Io ho Jonah, gli voglio bene, Zayn piace a Lis ed io non centro niente con lui.
Ecco, così va meglio.
Dopo essermi cambiata e infilata al letto, cercando di prendere sonno, il trillo del cellulare interrompe i miei pensieri e mi affretto a leggere il messaggio che mi è appena arrivato.
‘Tutto ok, sana e salva a letto. Zayn è dolcissimo, è ufficiale: deve diventare mio. Notte, sfigata.’
Il mio cuore perde un colpo e tutti i pensieri positivi svaniscono in un istante, facendomi crollare nello sconforto.
Possibile che solo con una giornata quel ragazzo sia riuscito a sconvolgere tutta la mia vita?
No, devo tornare in me.
Afferro con decisione il cellulare ma, invece che rispondere a Lis, faccio uno squillo a Jonah.
In questo momento ho solo bisogno di riportare un po’ di tranquillità nella mia testa e non c’è modo migliore che sentendo il mio ragazzo, l’unico a cui dovrei pensare.
La sua risposta arriva più veloce della luce.
‘Ehi, piccola. Tutto bene?’
Gli rispondo al volo.
 ‘Mi manchi.’
Dopo un minuto arriva la sua risposta, che riesce a farmi tranquillizzare un poco.
Anche tu, piccola. Domani sarai tutta mia, resisti :)
Sospiro di sollievo e spengo il cellulare.
Si, devo solo concentrarmi su di me e su Jonah.
Niente Zayn, niente problemi.










LET'S GO CRAZY CRAZY CRAZY TILL WE SEE THE SUN!
Diiiio, non riesco a smettere di cantarla *-*
E' tipo una droga, la mia compagna di banco sta meditando l'idea di uccidermi
e mio fratello mio odia perchè ormai la sa tutta a memoria anche lui.
Muahah, ho creato un directioner boy :DD
Mi sento realizzata u.u
Comunque,
ciaaaao, carotine :3
Come va?
Io oggi sono un po' scazzata, non lo so, mi scoccia un po' tutto uu
In verità, se devo essere sincera, ci sono rimasta un po' male perchè
il capitolo scorso ha ricevuto solo due recensioni.
Ok, magari la storia è una merda, però mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate.
Odio scrivere a vuoto e se nessuno se la caga non penso andrò avanti.
Boh, mi sembra un po' inutile.
Scusate la pesantezza, a volte non mi sopporto neanche io.
Ora vaaaaado, che la pallavolo mi chiama.
Beh, fatevi sentire! :)
Love u.
-S.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Best friend. ***


 Love is just a mess.



(13) Best friend.
 
 

“Buongiorno! Il sole splende e gli uccellini cinguettano, è ora di svegliarsi!” la voce squillante di Lis mi arriva alle orecchie, interrompendo bruscamente il mio sogno in cui stavo correndo in un campo pieno di girasoli, una cosa che ho sempre desiderato fare.
Peccato che a correre accanto a me c’era una persona che non sarebbe dovuta esserci.
Mugugno qualcosa e mi rigiro nel letto, affondando la testa nel cuscino. Lis mi tira via le coperte con una risata, costringendomi a rannicchiarmi per ripararmi dal freddo gelido e tira le tende, facendo entrare la luce del sole. Strizzo gli occhi e soffoco un grido di frustrazione.
“Andiamo, andiamo. La giornata è lunga!” esclama ancora, buttandosi sul letto accanto a me.
“E poi ho tante cose da raccontarti.” squittisce, battendo le mani.
A quell’affermazione mi tiro su di scatto, ricordandomi della sera prima.
Prima che possa dire qualcosa vengo colpita da un capogiro e sono costretta a ributtarmi con la testa sul cuscino.
Lei ride e mi da una pacca sulla schiena, rialzandosi.
“Ti odio.” borbotto tra i denti.
“Dai, alzati. Non farti pregare.” dice, tirandomi per un braccio. Sbruffo e mi lamento.
“Ma perché avete tutti la mania di svegliarmi nel bel mezzo dei miei bellissimi sogni?” chiedo frustrata.
All’improvviso mi blocco e deglutisco nervosamente.
Non ho appena definito bellissimo il sogno che stavo facendo, vero?
Lis scoppia a ridere.
“Forse perché tu dormi sempre, e non c’è altro modo per avere un dialogo con te.” ribatte divertita. Deglutisco, cercando di cacciare giù il nodo che mi è salito in gola, e mi concentro su di lei, che aspetta a braccia incrociate accanto al letto.
“Che hai intenzione di fare?” le chiedo sospettosa. Lei alza gli occhi al cielo.
“Oh, andiamo. E’ domenica, abbiamo la mattinata libera, usciamo! Non fare la scontrosa e assecondami per una volta.” implora, sporgendo il labbro inferiore.
Scuoto la testa e mi scappa un sorrisetto compiaciuto.
“Spiacente, per una volta devo darti buca. Mi vedo con Jonah.” spiego, quasi gongolando. Lei alza gli occhi al cielo e sbruffa.
“Quello sta sempre in mezzo ai piedi.” borbotta tra i denti. Aggrotto le sopracciglia e le lancio un cuscino in faccia.
Quello è il mio ragazzo.” le ricordo “E per una volta ha la giornata libera, potresti almeno fingere di essere contenta per me?” le chiedo stizzita. Lei sbruffa di nuovo e stiracchia le labbra in un sorriso di circostanza.
“Grazie.” borbotto. Lei mi sorride e si alza dal letto, battendo le mani.
“Beh, allora che aspetti? Sarà qui a momenti.” mi alzo di scatto e mi dirigo in bagno, con lei al seguito.
Mentre mi spazzolo i capelli, una domanda morbosa mi sfiora le labbra, e sono quasi costretta a farla, il cuore che comincia a martellarmi furioso nel petto.
“Allora, ehm, come è andata ieri?” balbetto. Lei si affaccia alla porta del bagno e dal riflesso dello specchio posso vedere il suo sorriso smagliante.
“Una meraviglia.” annuncia. Mi sforzo di sorridere, anche se il mio cuore si è fermato per un secondo, e lei entra, sedendosi sulla tazza a gambe incrociate, gli occhi sognanti.
“Dai, racconta.” la incito, anche se l’ultima cosa che voglio sentire è del classico bacio davanti alla porta di casa che potrebbero essersi scambiati.
Lei capisce al volo la mia espressione e alza gli occhi al cielo.
“No, non ci siamo baciati, tranquilla. La saliva del tuo nemico non ha contagiato quella della tua migliore amica.” annuncia. Mi lascio scappare un sorriso di sollievo e lei alza di nuovo gli occhi al cielo.
Le sorrido e le faccio un gesto con la mano, invitandola ad andare avanti mentre mi lavo i denti.
Lei sorride e si dondola sul posto, intrecciando le mani.
“Beh, mi ha accompagnata a casa e poi siamo rimasti un po’ li fuori a chiacchierare. Devo dirti che pensavo, anzi speravo, che mi avrebbe baciata ad un certo punto, ma sembra un tipo piuttosto freddo.” arriccia le labbra, poi sorride di nuovo e incrocia il mio sguardo nello specchio.
“Ti ricordi quando ti ho detto che prima o poi sarebbe passata, come tutte le altre banali cotte?” Annuisco, spaventata dal possibile continuo della frase.
Trattengo il respiro, pronta ad incassare il colpo.
“Beh, credo proprio che debba rimangiarmi le mie parole. E’ più seria di quanto pensassi.” Arrossisce e distoglie lo sguardo.
E’ come ricevere un pugno nello stomaco.
Mi schiarisco la gola e tento un sorriso, sotto il suo sguardo speranzoso.
“Beh, spero solo che non ti faccia soffrire.” balbetto confusamente, cercando di decifrare le emozioni contrastanti che sento in questo momento. Il suo sorriso si allarga.
“Lo spero anch’io. Sembrerà stupido, ma potrebbe essere quello giusto.”
Altro pugno nello stomaco.
Mi lascio andare ad una risatina nervosa e mi volto verso di lei.
“Ora non correre troppo, Lis. Stiamo parlando di Zayn Malik, e ti ha solo dato un passaggio a casa.” cerco di farla ragionare. Lei fa spallucce e non si lascia scalfire dalle mie parole.
“Queste cose si sentono.” afferma sicura. Deglutisco, poi lei alza di nuovo gli occhi su di me e mi sorride.
“Oh, non preoccuparti. Ci andrò piano.”
Scuoto la testa, leggermente infastidita.
“Mi è difficile crederti, dato il fatto che hai appena affermato che è quello giusto, solo dopo un passaggio a casa. Cosa penserai di lui se domani mattina ti saluterà con un bel sorriso? Che vuole sposarti?” il mio sarcasmo è piuttosto velenoso, ma non riesco proprio a trattenermi.
Lei mi lancia un’occhiataccia.
“Non trattarmi come se fossi una bambina.” mi ammonisce. Scrollo le spalle e ricambio il suo sguardo freddo.
“Sei tu che ti comporti come se lo fossi. Andiamo, sembra di essere tornate a quando avevamo tredici anni e ti bastava che il tizio di turno ti facesse l’occhiolino per dichiararti follemente innamorata.” ribatto. Lei si alza e mi punta il dito contro.
“Stammi a sentire, non mi interessa se ti sei svegliata male, non puoi trattarmi così solo perché hai la luna storta.”
Sento le mani cominciare a tremare dalla rabbia e stringo i pugni.
“Ricordati che mi hai svegliata tu, fosse stato per me in questo momento sarei stata ancora nel mondo dei sogni.” sibilo. Lei arrossisce di rabbia e batte un piede a terra.
“Bene, allora. Quando sarai tornata nel mondo delle persone normali e ti sarai ricordata che sono la tua migliore amica e che avrei bisogno che tu mi appoggiassi, invece che urlarmi contro, fammi un fischio.” sibila, uscendo dal bagno.
“Quando avrai rimesso in moto il tuo cervello da diciottenne, hai il mio numero!” le urlo dietro, mentre chiude sbattendo la porta della mia camera.
Sbruffo e mi lascio scivolare a terra, la testa tra le mani.
Ma cosa ho fatto?
Non volevo litigare con lei, dopotutto mi ha solo detto quello che prova.
Solo che la rabbia e il nervosismo si sono impossessati di me, e non sono riuscita a controllarmi.
Sospiro e mi alzo, finendo di prepararmi, mentre sento suonare il campanello.
“Avanti!” urlo scendendo le scale. Vedo la testa bionda di Jonah fare capolino, insieme al suo magnifico sorriso, e salto gli ultimi quattro scalini, per catapultarmi tra le sue braccia.
“Buongiorno, piccola.” mormora al mio orecchio, stringendomi a se. Sprofondo la testa nel suo petto, lieta di sentire il suo calore rassicurante e lui mi da un buffetto sulla testa, accennando una risata.
“Pensavo stessi dormendo. Come mai in piedi a quest’ora?” mi chiede, sciogliendo delicatamente l’abbraccio. Mi stringo nelle spalle, le lacrime che mi pizzicano in fondo agli occhi.
“Ho litigato con Lis.” mugugno, con la necessità di sfogarmi con qualcuno. Il suo sguardo si addolcisce e si china su di me per sfiorarmi le labbra con le sue.
“Mi dispiace. Ne vuoi parlare?” mi chiede, mentre si chiude la porta alle spalle e mi guida verso il salotto, facendomi accomodare sul divano tra le sue braccia. Annuisco e lui mi stringe forte, baciandomi la fronte e pronto ad ascoltarmi.
Ecco una cosa che mi piace di lui: è sempre stato bravo ad ascoltare.
E’ così che mi sono innamorata di lui, mi stava sempre vicino ed era pronto a dispensare consigli ogni volta che ne avevo bisogno.
“Che è successo?” bisbiglia. Punto lo sguardo sulle mie scarpe.
“Niente, una stupida discussione. Solo che sono stata pesante, non dovevo trattarla male.”
Lui mi sorride, sfiorandomi la guancia con un dito.
“E allora perché l’hai fatto?”
“Mi sono innervosita e sai come sono fatta. Non sono riuscita a trattenermi.” mugugno. Lui si lascia andare ad una risata e mi scosta i capelli da viso, sistemandomeli dietro le orecchie.
“Vedrai che si risolverà tutto. Lei ti conosce meglio di tutti e sicuramente avrà capito che era solo un momento no.” mi assicura.
Lo spero.
Annuisco e tento un sorriso. Lui si china su di me e mi stampa un dolcissimo bacio sulle labbra.
“Facciamo così, più tardi la chiami e le chiedi di uscire, così vi chiarirete e tutto tornerà alla normalità. Vi volete troppo bene per tenervi il muso.” esclama sorridendo.
Aggrotto le sopracciglia.
“Ma come? Non dobbiamo stare insieme oggi?” gli chiedo confusa. Leggo un po’ di tensione nei suoi occhi, che lui tenta di nascondere con un sorriso.
“Certo. Solo che devo andare via un po’ prima perché stasera sono a cena da mio padre e sai quanto ci vuole per arrivare a casa sua.” mi ricorda. Mi rabbuio.
“Oh.” riesco solo a dire. Lui mi mette un dito sotto al mento e mi costringe ad incrociare il suo sguardo.
“Ti sei offesa?” mi chiede. Faccio spallucce.
“Dai, lo sai quanto vedo poco mio padre.”
E’ vero, da quando i suoi si sono divorziati e il padre si è trasferito dall’altra parte del paese lo vede si o no due volte al mese.
Però, cavolo, proprio oggi che saremmo dovuti stare tutto il giorno insieme!
“Per farmi perdonare domani ti porto a scuola, ok?” mi chiede con un sorriso smagliante.
 Gli lancio un’occhiataccia sorridendo mio malgrado.
“Lo sai che prima o poi non sarà più una scusa valida, vero?” gli chiedo. Lui scoppia a ridere e mi bacia.
“Troverò qualcos’altro per farmi perdonare.” assicura con un sorriso.
“Che ne dici di fare in modo di non avere più niente da farti perdonare, così si risolve il problema?” replico, imbronciandomi. Lui mi bacia di nuovo e annuisce.
“Hai ragione, piccola. Credo che questa sia la soluzione migliore.” sussurra.
“Ecco, bravo bimbo.” mi complimento facendolo scoppiare a ridere di nuovo.
Poi si alza e mi tira con se.
“Dai, andiamo a fare una passeggiata prima che si faccia troppo tardi.” mormora trascinandomi fuori.
Borbotto qualcosa di incomprensibile e lo seguo, chiudendo la porta a chiave.
“Ricordami di dire a tuo padre che lo odio per essersi trasferito così lontano.”
Lui ride e mi stringe un braccio sulle spalle, camminando accanto a me.
“Peccato, perché lui pensa che tu sia una ragazza adorabile.” mi dice, alzando un sopracciglio. Arrossisco e mi schiarisco la gola.
“Allora ritiro quello che ho detto.”
Lui scoppia a ridere di nuovo e mi prende il viso tra le mani, fissandomi con i suoi occhi scuri.
“Sai una cosa? Grazie a te, per una volta, sono d’accordo con mio padre.” mi dice dolcemente, prima di unire le sue labbra alle mie in uno dei suoi soliti baci caldi.
 
 
 


Dopo aver passato la mattinata in giro per la città ed avermi offerto il pranzo, Jonah mi riaccompagna a casa e mi saluta con un lungo bacio, prima di salire in macchina e mettersi in viaggio verso casa di suo padre.
Sospiro, sentendomi improvvisamente sola e senza niente da fare. Vado in cucina dove trovo un post-it giallo attaccato al frigorifero.
 
Sono uscito con gli amici. Ha chiamato Lis, credo dovresti richiamarla.
Non aspettarmi sveglia, stasera.
L.
 
Stacco il bigliettino e lo butto nel cestino, afferrando con un sospiro il telefono di casa.
Compongo a memoria il numero di Lis e attendo stritolandomi le mani tra di loro.
“Mi dispiace.”  esordisco appena risponde. La sento sospirare e la morsa che mi stringe lo stomaco si allenta un pochino.
“Fammi indovinare, c’è Louis che ti sta puntando una pistola in testa costringendoti a chiamarmi?” ribatte sarcastica. Aggrotto le sopracciglia.
“No, sono sola. Però mi ha lasciato scritto che hai chiamato.”
Grugnisce qualcosa.
“Sporco traditore.” borbotta.
“Ah, quindi non hai chiamato per me?” realizzo, confusa più che mai.
“No.”
“Da quando ti senti con mio cugino?!” strillo sbigottita. Quasi la immagino allontanare la cornetta dal telefono e alzare gli occhi al cielo.
Non mi sento con tuo cugino. Avevo solo bisogno di parlare con qualcuno e, visto che la mia migliore amica ha deciso di giudicare e criticarmi neanche fossi una sciacquetta che va col primo che capita, Louis è la prima persona che mi è venuta in mente.” spiega infastidita. Sospiro.
“Mi dispiace, ok? Non so cosa mi è preso, non dovevo dirti quelle cose.” mi scuso. La sento sospirare mentre decide se prendere per buone le mie scuse o continuare ad essere arrabbiata con me.
“Ok, scuse accettate.” dice infine. Sorrido, sollevata. “Ma non farmi più una sfuriata del genere, mi sono sentita piccola e inutile.” borbotta. Il mio sorriso si allarga.
“No, promesso. Da ora in poi se vorrai correre dietro a quell’idiota avrai tutto il mio appoggio.” le prometto.
Lei scoppia a ridere.
“Vieni qui?” le chiedo dopo un po’.
“Non sei con Jonah?” chiede confusa. Sbruffo.
“E’ andato via, è a cena dal padre stasera.” spiego. Sento che trattiene il respiro, in silenzio.
“Ehi, ci sei?” le chiedo dopo un po’.
“Si.” risponde, improvvisamente tesa. “Dieci minuti e sono lì.”
“Ti aspetto.”
Riattacco e mi butto sul divano, accendendo la tv e sperando che il tempo passi in fretta. Ho proprio bisogno di passare un pomeriggio tra amiche e di rilassarmi, senza pensieri.
Appena Lis arriva, non le do nemmeno il tempo di entrare, che l’abbraccio di slancio.
“Ehi, cos’è tutto quest’affetto?” chiede divertita, ricambiando l’abbraccio.
“Odio litigare con te.” mugugno contro la sua pelle. Lei ride e mi scompiglia i capelli.
“Non pensarci. Preparati, stasera usciamo!” esclama, tirandomi per un braccio. Scuoto la testa e arriccio le labbra.
“Non ho voglia di uscire.” Lei alza gli occhi al cielo e mi guarda male.
“Dio, quanto sei noiosa. Hai intenzione di passare la serata a casa perché quel coglione del tuo ragazzo preferisce passare il tempo con il suo paparino invece che con te?” mi chiede esasperata. Le lancio un’occhiataccia e mi stringo nelle spalle.
“Beh, io non te lo permetterò. Stasera usciamo e andiamo a divertirci, senza discussioni.” dice decisa. Sospiro e decido di accontentarla, anche per farmi perdonare della litigata di quella mattina.
“Ok, ma niente di irresponsabile. Ho sempre un ragazzo, io.” le ricordo. Lei si irrigidisce e si limita ad annuire distrattamente. La scruto per qualche secondo, ma lei distoglie lo sguardo e si apre in un sorriso teso.
“Tranquilla, niente discoteca o cose varie. Facciamo solo una passeggiata.” mi assicura. Annuisco e poi mi rabbuio di nuovo.
“Che c’è ora?” chiede esasperata, notando la mia espressione corrucciata.
“Non ho niente da mettere.” mi lamento. Lei scoppia a ridere e mi afferra per un braccio, trascinandomi in camera.
“E cosa ci sto a fare io qui?!” chiede retoricamente, praticamente infilandosi dentro il mio armadio.
Sorrido e sospiro di sollievo, rendendomi conto di quanto sia fortunata ad avere un’amica come lei.
Niente dovrà più mettere in discussione il nostro rapporto, soprattutto un ragazzo come Zayn Malik.
Lei è convinta di volerlo?
Bene, io l’aiuterò, anche a costo di andare contro me stessa e i miei assurdi sentimenti.










So turn around, floating so high you're above the ground.
Floating so high, turn around. Together, nothing can stop us now.

Waaaah *-*
Quanto mi piace questa canzone? Troppo.
Devo dire che non sono una fan sfegatata di Conor.
Cioè, non so niente di lui, però è forte, canta bene e non mi interessa altro uu
So, che si dice ragazze?
Vorrei subito scusarmi per il ritardo ma (capitemi, siamo tutte nella stessa situazione)
non ho più quasi nemmeno un minuto libero da quando è iniziata la scuola.
Tra lo studio e la pallavolo l'energia e la voglia di scrivere scarseggia.
Però questa storia mi sta prendendo, quindi riesco a scrivere anche con l'energia al minimo.
Beh, ora scappo perchè, appunto, devo studiare ç.ç
Ringrazio tutte le ragazze che leggono, seguono, preferiscono, ricordano e, soprattutto, recensiscono!
Vi adoro tutte, dalla prima all'ultima :')
Hope u like it.
-S.


Ps. Ah, quasi dimenticavo di dirvelo!
Il prossimo capitolo sarà un po' BOOM.
In negativo, però. Succederà qualcosa che non credo vi piacerà ^^
Beh, recensite in fretta e lo scoprirete :)

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** It's the truth. ***


 Love is just a mess.


 A mia cugina e alla sua mente diabolica.
Grazie, non sai quanto mi sei d'aiuto :)




(14) It’s the truth.
 
 

ZAYN

 
 
“Andiamo, Zayn, o faremo tardi.” mi richiama per l’ennesima volta Liam, sbruffando e incrociando le braccia al petto. Alzo gli occhi al cielo e saluto il gruppetto di ragazze con cui stavo cercando di intrattenere una conversazione decente, per poi raggiungere Liam.
Gli lancio un’occhiataccia, che lui non coglie perché si rimette subito in marcia con il suo passo svelto.
Gli vado dietro borbottando qualcosa.
“Stavo per concludere, non potevi aspettare altri due minuti?” mi lamento. Lui si stringe nelle spalle e si volta solo per lanciarmi una veloce occhiata.
“Spiacente, potevi essere più veloce.” replica “Già saltare la scuola non è una cosa che amo fare, almeno evita di farmi arrivare in ritardo agli allenamenti.” conclude con voce infastidita.
Mi scappa un sorrisetto divertito.
Da bravo studente quale sono, questa mattina ho deciso di saltare la scuola.
Troppo pigro e decisamente troppi compiti in classe per degnare i professori della mia presenza.
Però non potevo andarmene in giro da solo, mi sarei solo annoiato, così ho deciso di trascinare con me sulla cattiva strada il riflessivo e sempre disponibile Liam Payne, che non ha saputo dire di no al mio sguardo implorante.
“Questa è una data da segnare sul calendario: Liam Payne che marina la scuola.” dichiaro. “Sono fiero di me.” continuo, mollandogli una pacca sulla spalla.
Lui mi lancia un’occhiata di traverso.
“Non è per fare un piacere a te che l’ho fatto.” ribatte. Il mio sorriso si allarga e lo guardo alzando un sopracciglio.
“Ah, no?” chiedo sarcastico. Lui si stringe nelle spalle.
“Volevo provare il brivido dell’infrangere le regole.”
A quest’affermazione scoppio a ridere piegandomi in due. Lui sbruffa, senza però riuscire a trattenere un mezzo sorriso.
“Dio, Liam, quanto sei innocente.” lo sfotto. Lui mi incenerisce con lo sguardo.
“Sono solo un bravo ragazzo.” ribatte, raddrizzando le spalle. Scuoto la testa, asciugandomi una lacrima che mi è sfuggita e lui alza gli occhi al cielo, rifilandomi una gomitata nei fianchi.
“Andiamo, muovi quel culo secco.” mi riprende. Alzo le sopracciglia e gli lancio uno sguardo scettico.
“Guarda che questo culo secco.” gli faccio il verso “E’ ammirato da tutta la popolazione femminile della scuola.” affermo, indicandomi. Lui schiocca la lingua.
“Ma per favore!” esclama. Io annuisco.
“Oh, si. Per non parlare poi dei miei addominali scolpiti.” mi passo una mano sulla pancia. Lui mi dà un’altra spinta ed io scoppio a ridere.
“E’ inutile avere la tartaruga, se poi in testa hai un criceto in prognosi riservata.” ribatte dopo un po’.
Lo fisso.
Lui trattiene a stento una risata.
“Ma a queste battute ci pensi la notte, o ti vengono sul momento?” gli chiedo. Lui alza gli occhi al cielo e si picchietta due dita sulla fronte.
“Tutto frutto del mio cervello sviluppato.”
Scuoto la testa e sospiro.
Povero ragazzo.
“Ho capito, andiamo prima che ti convinca di essere super intelligente.” borbotto, voltandomi per avviarmi verso la scuola.
Appena mi giro, vedo qualcosa che non devo vedere.
Un ragazzo dall’aria familiare osserva una vetrina tenendo per la mano, probabilmente, la sua ragazza.
Questa gli sorride indicandogli qualcosa e lui annuisce, per poi afferrarle il mento con due dita e schioccarle un bacio sulle labbra.
Scruto meglio la coppia, fin quando lui non si gira ed io lo riconosco.
E’ lui, il tipo che era a casa di Julie quando le ho dato un passaggio.
Il ragazzo che l’ha chiamata amore.
James, Jionni, o qualcosa del genere.
Il suo ragazzo.
D’un tratto capisco perché è da questa mattina che sento una specie di vuoto nello stomaco, vuoto che si colma non appena il sorriso di Julie mi invade i pensieri, insieme ai suoi occhi scuri che mi scrutano, scettici, e alla sua espressione che si fa infastidita ogni volta che le sono vicino.
Nel frattempo la ragazza scoppia a ridere, dopo che lui le ha sussurrato qualcosa all’orecchio, per poi baciarla con più trasporto.
“Ehi, ma quello non è Jonah, il ragazzo di Julie?” chiede Liam, affiancandomi e riscuotendomi dai miei pensieri.
Grugnisco qualcosa.
“Già. E mi chiedo cosa stia facendo con quella lì, mentre probabilmente Julie lo crede al lavoro.” sputo tra i denti, sarcastico, mentre Jonah prende la mano della ragazza, anche lei vagamente familiare, ma con il viso coperto dal berretto e troppo lontana per riconoscerla, e si allontana con lei, facendo dondolare le loro mani intrecciate.
La bocca di Liam si spalanca, mentre sento la rabbia corrodermi lo stomaco.
Che gran pezzo di merda.
“Oh.” riesce ad articolare “Ci resterà malissimo quando glielo dirai.” continua, scuotendo la testa sconsolato.
Mi volto di scatto verso di lui.
“E perché dovrei farlo?”
Lui si stringe nelle spalle.
“Perché non è giusto che lui continui a prenderla in giro. E poi che senso ha che stiano ancora insieme se lui le mette le corna?! Vedrai ti ringrazierà.” afferma sicuro.
Scuoto la testa e rido nervosamente.
“Io penso invece che mi prenderà a calci in culo, se provo a dirle una cosa del genere.” replico e lui fa spallucce.
“Forse è meglio che ci parli tu. Sei più delicato e sicuramente si fida più di…”
“Oh, non pensarci neanche.” mi interrompe al volo, scuotendo categoricamente la testa.
“Perché?”
“Non mi piace mettermi in mezzo a queste cose.”
Schiocco la lingua.
“E allora perché io dovrei farlo? Sono affari suoi.” borbotto. Lui alza un sopracciglio con aria scettica.
 “Siamo proprio sicuri?”
“Che stai insinuando?”
Lui mi sorride, un sorriso che non promette niente di buono.
“Mah, solo che ho visto come guardi Julie. E non sembra proprio che ti sia indifferente, ecco. Scommetto che la prima cosa che hai pensato appena hai riconosciuto lo stronzo è stata ‘ora corro a dirlo a Julie così lei lo lascia e sarà libera per me’.” incrocia le braccia al petto, soddisfatto del suo discorso e mi fissa in attesa di una risposta.
Io sono completamente senza parole, mi ha beccato.
In tutti i sensi.
“Tu hai decisamente troppa fantasia.” riesco a balbettare dopo un po’. Il suo sorriso si allarga e fa spallucce.
“Io vedo solo la realtà. E penso che se vuoi fare una cosa giusta devi dirlo a Julie, così lei avrà un motivo in più per fidarsi di te e manderà finalmente al diavolo il suo ragazzo che l’ha presa in giro fino ad adesso.” conclude, con voce sicura.
Mi gira la testa.
Possibile che questo ragazzo riesca a leggermi dentro così bene?
E’ snervante.
“Oh, piantala.” grugnisco “Non mi interessa minimamente se si fida o no di me. E’ un problema suo se il ragazzo la tradisce, deve risolverselo da sola.” concludo rabbuiandomi, neanche minimamente convinto delle mie parole.
Il sorriso di Liam non si spegne e si stringe nelle spalle.
“Non sei così duro come vuoi far credere, Zayn Malik. Ed io l’ho capito bene, puoi anche smettere di fingere con me.” sussurra in risposta.
Appunto.
La morsa che mi stringe lo stomaco si allenta e sento le mie labbra sollevarsi in un sorriso di gratitudine, che lui ricambia al volo.
“Dai, andiamo in palestra, o faremo tardi. Hai tutto il tempo per pensare a cosa fare.” dice mollandomi una pacca sulla spalla e avviandosi verso la scuola.
“Poi, sono sicuro che appena vedrai il sorriso innocente di Julie non potrai fare a meno di cercare di proteggerla.” aggiunge con voce maliziosa.
Gli scocco un’occhiata di traverso, facendolo ridere.
“Quella ragazza è tutto meno che innocente.” borbotto tra me e me, seguendolo con un peso in più sul cuore.
 
 



Entro in palestra e vedo le ragazze scaldarsi. I miei occhi puntano immediatamente un corpo più minuto degli altri, però ben proporzionato e i capelli scuri raccolti in una coda alta che svolazzano seguendo i suoi movimenti.
Sulle mie labbra si fa largo un sorriso che non riesco a trattenere e mi avvio verso di lei, con tutta l’intenzione di attirare la sua attenzione e magari di vedere arrossarsi quelle guance morbide come ogni volta che gli sono troppo vicino.
Poi, quando sono proprio al centro del campo, la ragazza con cui si sta riscaldando si volta e mi vede, aprendosi in un sorriso.
Bisbiglia qualcosa divertita a Julie e lei si irrigidisce, voltandosi lentamente.
Appena mi nota, alza gli occhi al cielo e si volta dalla parte opposta, decisa ad ignorarmi.
La ragazza ridacchia, divertita dalla reazione di Julie ed io mi avvio a passo spedito verso di loro.
“Che vuoi Malik?” chiede Julie, la voce quasi esasperata. Un piccolo brivido risale la mia schiena quando le sue labbra pronunciano il mio nome.
Ritorno in me e metto su il sorriso più convincente di cui sono capace.
“Devo parlarti.” Annuncio. Lei alza di nuovo gli occhi al cielo e fa un gesto annoiato con la mano, consigliandomi di sparire, probabilmente.
 “Non ho tempo ora. Vai a scaldarti, prima che il mister si accorga del tuo ritardo.” mi liquida, tornando a palleggiare con la sua compagna, che si stringe nelle spalle e la asseconda. Sbruffo e mi metto in mezzo, bloccando il pallone con la mano e lanciandolo lontano.
Julie sbruffa, visibilmente infuriata e mi incenerisce con lo sguardo.
“Ho detto che dobbiamo parlare.” ribadisco. Lei incrocia le braccia al petto e fa segno alla sua amica di aspettare.
Mi guarda, fiera, e alza le spalle.
“E io ho detto che non ho tempo. Come la mettiamo?” ribatte. Alzo gli occhi al cielo e, impaziente, le afferro un braccio e comincio a trascinarla.
“Ehi!” protesta, colpendomi la schiena per cercare di liberarsi “Che diavolo fai?”
Sento gli occhi di tutti puntati su di me, compresi quelli divertiti e fieri di Liam, ma ignoro tutti, trascinando Julie nello spogliatoio delle ragazze, vuoto, e chiudendomi la porta alle spalle.
Appena mi volto verso di lei, il suo schiaffo mi colpisce in pieno la guancia, che sento bruciare.
“Ahi.” mormoro. Lei mi fissa, gli occhi arrabbiati e incrocia le braccia al petto.
“Spero tu abbia una spiegazione valida per questa fuga improvvisa. Perché, ti avviso, la mia mano sinistra prude.” sibila. Mi scappa un sorriso davanti alla sua flebile minaccia.
Non è capace di fare del male nemmeno ad una mosca, la sua mano ha colpito il mio viso come un leggero venticello, fresco e delicato.
“E togliti dalla faccia quel sorrisetto da deficiente, mi stai facendo innervosire.” continua.
“Se non avessi fatto tante storie, non sarei stato costretto a prenderti di peso.” le faccio notare. I suoi occhi si assottigliano.
“Si da il caso che io non avevo voglia di starti a sentire e tu non sei il centro del mondo, dovresti anche ascoltare i desideri delle altre persone.” replica, furiosa.
“Si, ma è una cosa piuttosto urgente e non potevo assecondare i tuoi capricci da bambina dispettosa.” ribatto io, sorridendole. Lei soffoca un grido di frustrazione e stringe i pugni.
Il mio sorriso si allarga, è semplicemente adorabile quando si arrabbia.
Le sue guance diventano rosse e non rimane lucida a lungo, comincia a sparare insulti e frasi senza senso a tutto spiano.
“Allora, sentiamo. Ti do venti secondi, usali bene.” mi concede. Le sorrido e allungo una mano, senza riuscire a fermarmi, per sfiorarle la guancia in fiamme. Lei la schiaffeggia e mi incenerisce con lo sguardo.
“Mi hai portata qui per provarci con me?” chiede, tesa.
Mi scappa un sorriso.
“Sei sulla difensiva, White. Hai paura che possa riuscirci?” replico. I suoi occhi sembrano sputare fiamme per quanto sono furiosi ed io riesco a trattenere a stento una risata.
“Vuoi dirmi per quale motivo mi hai trascinata qui, così la facciamo finita?” mi riporta alla realtà.
Il nervoso che si era placato ritorna all’istante a galla e stringo i pugni, cercando di mantenere la calma.
“Oh, già.” Sussurro. Lei incrocia le braccia al petto e alza gli occhi al cielo.
“Evita di pensare troppo. La tua piccola mente potrebbe perdersi se la lasci vagare fuori tutta sola.”
Ignoro la sua battuta sarcastica e prendo un respiro profondo, cercando di guardarla nel modo più sincero possibile.
“So che probabilmente quello che ti dirò non ti piacerà…
“Non mi piace mai niente di quello che mi dici.” mi interrompe.
Le sorrido, lasciandola fare.
“…e che non mi crederai, probabilmente mi manderai al diavolo.” continuo.
“Posso farlo anche subito, senza che tu mi dica niente.”
Sospiro.
“Ho visto Jonah, oggi.” sparo. Lei non si scompone e fa spallucce.
“E allora? Io lo vedo tutti i giorni, sono contenta per te.” mi liquida, facendo per andarsene. Alzo gli occhi al cielo e la afferro per un braccio, riportandola davanti a me.
“Fammi finire.”
Lei rotea gli occhi e sbruffa.
“Una cosa veloce, voglio tornare ad allenarmi.”
Prendo un altro bel respiro.
“Era con una ragazza.”
Questa volta vedo un guizzo nei suoi occhi, che si affretta subito a nascondere facendo spallucce e distogliendo lo sguardo.
“Sarà stata la sorella, o la mamma. Sai, è pieno di persone femmine in questo mondo.”
Deglutisco, cercando di essere paziente, anche se con lei è abbastanza difficile.
“Le teneva la mano, Julie.” bisbiglio.
Lei deglutisce e si lascia scappare un sorriso nervoso.
“La sorella, sicuro. Ha undici anni, ma lui è molto protettivo con lei.”
E’ inutile, ne trova una per ogni cosa che le dico.
“La stava baciando. Sulla bocca.” sputo fuori.
Ecco, l’ho detto.
La vedo sbarrare gli occhi e fare istintivamente un passo indietro.
“No, hai visto male.” sussurra. Scuoto la testa e sospiro.
“Ho visto bene, Julie. C’era anche Liam con me, puoi chiederglielo. Era con lei, le teneva la mano e si sono baciati davanti ai nostri occhi.” ribadisco.
Vedo i suoi occhi riempirsi di lacrime e per un secondo mi si stringe il cuore, mentre lei indietreggia di un altro passo.
“Perché mi stai dicendo questo?” sussurra, la voce spezzata.
La guardo, trovandola per la prima volta insicura, debole, indifesa.
“Perché è uno stronzo che ti sta prendendo in giro e non mi piace.” le rispondo in tutta sincerità.
Lei scuote la testa e sembra ritornare in se, lo sguardo fiero, anche se le mani le tremano leggermente.
“Non ti credo.” afferma decisa. Sospiro, immaginavo l’avrebbe detto.
“Lo so.” sussurro “Ma devi, sono sincero questa volta.” le mie parole però si interrompono, quando sento le sue mani premere con violenza sul mio petto e spingermi, facendomi barcollare all’indietro.
“Smettila.” sussurra, la voce che si spezza. Spalanco gli occhi.
“E questo per cos’era?” gli chiedo sorpreso. Lei mi fulmina con lo sguardo e mi spinge un’altra volta.
“Per essere così totalmente stronzo.” spalanco la bocca e lei fa per spingermi di nuovo. Però sono più veloce e le afferro i polsi con le mani, bloccandola e spingendola contro il muro.
“La vuoi smettere?” sbotto, ad un palmo dal suo viso. La vedo trattenere il respiro, mentre gli occhi le si inumidiscono leggermente.
“Solo quando la pianterai di sparare stronzate.” replica con voce tagliente, ma tremante. Serro le labbra e punto i miei occhi nei suoi.
“Non sono stronzate. Perché credi dovrei mentirti su una cosa del genere?”
Lei scuote la testa e socchiude gli occhi, cercando di liberarsi dalla mia presa ferrea.
“Non lo so.” dice infine. Non riesco a trattenere un mezzo sorriso.
“Capisco che tu non voglia credermi, che preferisci pensare ti stia prendendo in giro. Ma posso assicurarti che questa volta non è così.” sussurro, allentando un po’ la presa e fissando i suoi occhi scuri cercando di farle capire che sono sincero.
Lei deglutisce rumorosamente e scioglie la mia presa, senza però spostarsi di un passo.
Incoraggiato dalla sua titubanza accenno un sorriso e faccio un passo avanti, costringendola ad appiattirsi contro il muro e ammirando le sue guance farsi ancora più rosee.
“Mi dispiace, Julie, davvero.” soffio. Vedo le sue labbra dischiudersi leggermente e sento qualcosa dentro di me scattare, come una molla, che mi costringe ad avvicinarmi sempre di più a lei, mentre il mio cuore, incredibilmente, accelera il battito.
“No.” sussurra lei, scuotendo la testa. Una lacrima scivola sulla sua guancia ed io mi affretto a catturarla con un dito.
Lei scuote di nuovo la testa e serra gli occhi.
“No, non è vero. Lui non me lo farebbe mai. Tu…stai mentendo. Io…lasciami in pace.” balbetta, spingendomi via, questa volta più debolmente.
Sospiro, sconfitto, e la lascio fare, lasciandole lo spazio per respirare. Si preme le dita sulle tempie e respira profondamente.
“Vattene, per favore.” bisbiglia, tenendo gli occhi chiusi.
“Julie…”
“Vattene.” ripete con voce più forte. Sospiro e indietreggio.
Prima di uscire, mi volto a guardarla, le spalle tremanti e gli occhi lucidi, che mi guardano imploranti.
Per un secondo sono tentato di tornare indietro, correre da lei e stringerla tra le braccia, per tentare di alleviare quella sofferenza che divampa dai suoi occhi.
Poi mi ricordo che mi ha appena cacciato, decidendo di non ascoltarmi nonostante per una volta sono stato sincero, e mi giro di nuovo, uscendo dagli spogliatoi sbattendo la porta.
Io il mio dovere l’ho fatto, ora sta a lei decidere a chi credere.










SBAAAAM!
Quanto mi rode il culo oggi?
Troppo :')
Tralasciando che ieri mi sono persa la lunghiiissima twitcam di Nialler perchè mamma mi vieta di stare al computer la sera (ma dico, vi pare normale?) sto troppo scazzata, sul serio.
La mia migliore amica è partita per fanculandia e devo stare quattro giorni senza di lei, non chiedetemi come farò perchè non ne ho idea D:
Avete presente quella persona con cui fate tutto, a cui dite tutto e senza la quale praticamente non siete niente?
Ecco, lei è questo per me.
Poi ci si è messo pure l'allenatore che mi vuole far cambiare ruolo, in uno che io odio profondamente.
Il libero.
No, dico. Ma posso fare il libero, io? Che ho un culo grande quanto una mongolfiera (?)
E per concludere il tutto oggi, all'ora di educazione fisica, ho incontrato la classe del tipo a cui sono andata dietro per due anni e che mi ci ha fatto credere, praticamente torurandomi il cuore, il quale si stava beatamente baciando con la ragazza davanti ai miei occhi.
Dolci, eh?
Veramente, in questi giorni odio tutto e tutti ùù
Occheeeei, scusate per questo sfogo, ora cerco di tornare in me ^^
Ci credo che ho poche recensioni e che nessuno si caga la storia, quando le lettrici leggono i miei spazi autrice scappano a gambe levate!
Vi capisco, ragazze, non sono una tipa facile uu
Scusate davvero, cercherò di regolarmi.
So, torniamo a noi:
ehm, *tossisce* OH, ANDIAMO! Julie è una piccola coglioncella.
Voglio dire, come si fa a non credere a quello splendore che viene a raccontarti quello che ha visto con il cuore in mano?
Vabbè, lascio a voi i commenti :)
Love ya, babe!
-S.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Broken. ***


 Love is just a mess.


(15) Broken.
 


Appena Zayn si chiude la porta alle spalle, sbattendola talmente forte da far tremare le pareti, mi lascio scivolare a terra con la testa tra le mani.
Cerco di respirare profondamente e di riflettere.
A mente fredda avrei pensato che non c’è nessun motivo per cui lui avrebbe dovuto mentirmi su una cosa del genere, che a lui non fa nessuna differenza e se me l’ha detto vuol dire che un minimo di verità c’è.
Ma purtroppo non sono una, come si dice, razionale, così preferisco convincermi che è tutto uno scherzo. Uno dei suoi tanti stupidi scherzi fatti per farmi saltare i nervi.
Ecco, così va meglio.
Mentre il mio respiro e il battito del cuore tornano regolari, la porta degli spogliatoi si apre lentamente e la testa di Lis si affaccia.
“Sei viva?” mi chiede. Sbircio tra le mani che tengo sul viso e la vedo entrare con espressione preoccupata e buttarsi a terra accanto a me.
La guardo sofferente e lascio andare la testa all’indietro.
“Che è successo, perché ti ha trascinata qui?” chiede, una vaga nota di gelosia nella voce.
Deglutisco e serro le labbra.
Non so perché, ma non ho voglia di dirle niente.
Forse per il fatto che sono sicura che lei alimenterà la versione di Zayn, invece di rassicurarmi e dirmi che probabilmente è tutto un fottuto scherzo di cattivo gusto.
Devo parlare con Jonah.
“Niente.” rispondo alla sua domanda. Lei mi lancia un’occhiataccia.
“Ti ha trascinata qui prendendoti di peso davanti a tutti, senza preoccuparsi di poter passare per un pazzo. Siete stati qui dentro per minimo dieci minuti, lui è uscito incazzato nero e tu sei sconvolta. Un ‘niente’ non mi basta come spiegazione.” dice tutto d’un fiato.
Sospiro, sapevo che non me la sarei cavata con poco.
Lei mi guarda e mi fa segno di parlare.
Sospiro di nuovo.
“Abbiamo litigato.” comincio.
“Fino a lì c’ero arrivata da sola.”
“Perché mi ha detto una cosa che non doveva dirmi.” continuo. Il suo sguardo si fa più curioso.
“E si può sapere cosa?” chiede.
“No.”
Lei spalanca gli occhi.
“Come sarebbe a dire ‘no’?”
Scrollo le spalle e mi alzo.
“No. Non ho voglia di parlarne. Scusa, Lis. Magari un’altra volta, ok?” le chiedo, porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi.
Arriccia le labbra e si lascia tirare su.
“Sai che un’altra volta dovrai dirmi tutto per filo e per segno, vero?”
Abbozzo un sorriso e annuisco.
Lei sorride e batte le mani.
“Bene, visto che hai la faccia troppo depressa e odio vederti così, stasera usciamo e dimentichiamo quello che è successo oggi, ok?” propone. Prima che possa ribattere, mi spinge verso la palestra.
“No, non voglio discussioni. Ora andiamo ad allenarci e diamo il meglio di noi: il campionato sta per iniziare!” esclama con un gran sorriso.
Sento la morsa che mi stringe lo stomaco allentarsi e l’occhiata incoraggiante di Lis riesce anche a strapparmi un sorriso.
“Dai, non pensarci. Qualsiasi cosa ti ha detto è una stronzata, no? Dimenticala.” mi dice passandomi un braccio intorno alle spalle.
Spero sia così.
Annuisco e mi lascio portare in palestra, dove gli occhi di tutti puntano automaticamente su di me. Abbasso lo sguardo e li ignoro, prendendo una palla dal cesto.
“Beh, che avete da guardare?” esplode Lis “Pensate ad allenarvi, bisogna sudarcelo il posto quest’anno!” continua.
“Ecco, è questo l’entusiasmo che voglio!” la interrompe la voce del prof, che entra in palestra in compagnia del suo fedelissimo fischietto giallo che ha dai tempi delle scuole medie.
“La settimana prossima inizia il campionate e abbiamo la prima partita in trasferta. Saranno tre giorni da passare fuori ed io voglio assolutamente tutti in forma per la prima partita.” annuncia.
Fa un sorriso d’assenso a Lis e poi ci rompe i timpani con un fischio lungo e deciso.
“Cominciamo l’allenamento. In campo, maschi contro femmine!” ordina. Raggiungo a passo pesante la zona del mio campo e, con orrore, noto che proprio di fronte a me, con il ruolo di opposto, c’è Zayn, che non mi toglie gli occhi di dosso. Mi schiarisco la gola e spengo il cervello, lasciando fuori dal campo tutti i problemi, concentrandomi solo sulla palla e sull’adrenalina che mi scorre nelle vene.
Senza tante difficoltà riesco a mettere in pausa i pensieri e a fare il mio dovere anche meglio del solito, non lasciando cadere nemmeno una palla e segnando punti su punti, con lo stupore dei ragazzi, che perdono la partita come pivelli.
Con un sorriso soddisfatto, il prof segna la fine dell’allenamento e manda tutti a fare la doccia. Mentre raccolgo le mie cose e mi avvio verso gli spogliatoi, una mano mi blocca afferrandomi il polso. Mi volto di scatto, perdendomi per un secondo nello sguardo tormentato di Zayn.
Scrollo la sua presa e abbasso gli occhi.
“Che vuoi ancora?” sbotto. Lui sospira.
“Vorrei che tu avessi un po’ di fiducia...”
“Come pretendi che io mi fidi di te, Zayn?” lo interrompo, quasi urlando, attirando gli sguardi degli ultimi ragazzi rimasti in palestra. Lui si ammutolisce e stringe i denti.
“Da quando ci conosciamo non hai fatto altro che prendermi in giro, rovinarmi le giornate e comportarti da stronzo.” lo accuso, cercando di moderare il tono di voce. I suoi occhi si assottigliano.
“Scusami, se preferisco fidarmi del mio ragazzo invece che di te. Sai, mi sembra una cosa più normale.” continuo sarcastica. Lui annuisce serrando la mascella.
“Bene, fai come vuoi. Sarà bello poterti dire ‘te l’avevo detto’.” sputa tra i denti. Lo fulmino con un’occhiata e mi giro, quasi correndo per chiudermi negli spogliatoi e buttarmi sotto la doccia per cercare di rilassarmi e di dimenticare le sue parole.
 
 
 
 
“Allora, vuoi dirmi cosa ti ha detto prima Zayn da sconvolgerti tanto?” mi chiede Lis, mentre usciamo dall’ennesimo negozio di abbigliamento senza aver comprato niente.
Scrollo le spalle e le lancio un’occhiata di traverso.
“Non è un uscita per distrarmi, questa?” ribatto. Lei si stringe nelle spalle e mi sorride.
“Si, ma se non so da cosa devo distrarti non ha senso.” replica. Alzo gli occhi al cielo e il suo sorriso si allarga.
“Va bene, te lo dico.” sbotto. Il suo sguardo si fa subito attento, mentre io abbasso il mio, imbarazzata.
“Mi ha detto che ha visto Jonah con un’altra.” confesso. Lei si irrigidisce all’istante, lo sguardo freddo, i pugni chiusi.
“Ah, si?” chiede con voce tesa.
Annuisco, non capendo il perché di quel gelo che si è creato.
“E tu cosa pensi?”
Mi stringo nelle spalle.
“Non lo so. Credo sia tutto uno scherzo. Voglio dire, come faccio a prendere per serio qualcosa che esce da quella bocca?” chiedo accennando una risata. Lei tenta di rilassarsi, ma vedo che c’è comunque qualcosa che non va.
Mi guarda seriamente.
“Cosa ti ha detto, esattamente?”
“Che l’ha visto passeggiare mano nella mano con una ragazza e che poi lui l’ha…baciata.” concludo con voce strozzata. Lis annuisce distrattamente.
“E’ assurdo, vero?” chiedo, per cercare conferma. Lei mi lancia un’occhiata indecifrabile che mi fa sprofondare e scrolla le spalle.
“Si assurdo.”commenta con voce flebile.
Le lancio un’occhiataccia.
“Dai, avanti. Dimmi quello che pensi e facciamola finita.” le dico, sicura che è sempre pronta ad andare contro Jonah e che non se lo farà ripetere due volte. Si stringe nelle spalle e mi guarda seriamente.
“Non te la prendere. Pensavo solo che è strano che Zayn scappi fuori dal nulla e venga a dirti una cosa del genere. Voglio dire, ci sarà qualche motivo per cui l’ha fatto, no?” chiede.
Stringo i denti.
“E’ difficile capire cosa passi per quel cervello.” ribatto. Lei alza gli occhi al cielo e schiocca la lingua.
“Piantala di pensare che sia solo un idiota. Ok, non ti sta tanto simpatico. Ma non per questo devi continuare ad insultarlo.” mi dice  con voce scocciata.
Grugnisco qualcosa.
“Non è che non mi sta simpatico. Lo odio e basta.” preciso. Lei fa un gesto secco con la mano.
“Quello che è.” borbotta.
“Quindi fammi capire: io dovrei credere a quello che un perfetto sconosciuto mi dice, invece che fidarmi del mio ragazzo?” chiedo sarcasticamente. Lei mi lancia un’occhiata di fuoco.
“Non ho detto questo.” replica.
 “E allora cosa?” le chiedo innervosendomi. Lei si stringe di nuovo nelle spalle.
“Che dovresti stare più attenta e basta. E smettila di insultarlo, davvero.” borbotta imbronciandosi. Scoppio a ridere.
“Ah, scusa hai ragione. Tu sei quella innamorata di lui, non dovrei insultarlo davanti a te, mi spiace.” mormoro sarcasticamente. Lei mi da una spinta senza riuscire a trattenere un sorriso ed io rido ancora più forte.
“A proposito, ci sono novità su quel fronte?” mi costringo a chiederle, convincendomi di farlo solo per interessarmi di più a lei, non perché ho questa curiosità morbosa che mi impedisce di dormire la notte.
Lei arrossisce di colpo, sorridendo sognante.
“Beh, mi ha dato il suo numero. E lui ha il mio.” sospira ed io sento come un pugno colpirmi lo stomaco.
Devo piantarla di avere queste reazioni del cazzo.
Mi sforzo di sorriderle.
“Te l’ha chiesto lui o sei stata tu a dirgli ‘ehi, Zayn, non è che vuoi il mio numero’?” la stuzzico. Lei mi dà un’altra spinta ed io scoppio a ridere.
“Stupida, non farei mai una cosa del genere.” balbetta imbarazzata.
“No, hai ragione.” rispondo sarcastica “Infatti  quella volta Liam ti ha invitato di sua spontanea volontà ad andare al cinema.” concludo, ridendo al ricordo di come andasse dietro a quel poverino e di come l’avesse costretto a portarla al cinema in un primo appuntamento che non avrebbe avuto seguiti.
L’unica nota positiva è che la cotta di Lis è passata in un batter d’occhio e sono comunque rimasti amici, grazie al buonsenso di Liam che ha deciso di dimenticarsi dell’imbarazzante accaduto.
“Smettila.” borbotta rossa in viso “Ero piccola e stupida e non si è mai ripetuta una cosa del genere.”
“Lis, è stato appena un anno fa.” le faccio notare. Lei fa un gesto con la mano allontanando le mie parole.
“Dettagli.” afferma. Poi la suoneria di un cellulare interrompe le mie risate.
“Oh, mi è arrivato un messaggio.” esclama sorpresa, probabilmente sperando che sia Zayn.
Alzo gli occhi al cielo mentre mi lancia un’occhiata estasiata, poi apre e legge il suo messaggio.
All’improvviso sbianca e deglutisce nervosamente, lanciandomi un’occhiata indecifrabile.
“Che c’è?” le chiedo. Lei alza le spalle, cercando di rilassarsi, ma la tensione non le sparisce dagli occhi.
“Cosa, Zayn ti ha informato del fatto di essere un completo coglione? Non lo sapevi?” chiedo sarcastica. Lei scuote la testa e si sforza di sorridere.
“No, non è lui.” mi informa.
“Oh. E chi è allora?” le chiedo curiosa. Fa spallucce e infila il telefono nella tasca dei jeans.
“Mia madre, niente di importante.” dice frettolosamente, anche se sembra mi stia nascondendo qualcosa.
Alzo le spalle e lascio stare, se è qualcosa che non vuole dirmi è meglio non insistere.
“Ehi, che ne dici di andare a mangiare qualcosa?” chiede all’improvviso, sforzandosi di sembrare entusiasta.
“Ok, c’è una pizzeria proprio dietro l’angolo…”
Ma lei scuote la testa e mi prende a braccetto trascinandomi dal lato opposto.
“No, c’è un ristorantino nuovo che voglio provare.” mi spiega, quando le lancio un’occhiata confusa.
“Sei strana oggi.” commento, sciogliendo la presa e camminandole accanto. Lei mi sorride e mi da una spallata giocosa.
“Quando mai sono stata normale, io?” scherza. Scoppio a ridere e lei si rilassa un pochino.
“Hai ragione.” mormoro, scuotendo la testa.
La seguo per le vie del paese fino ad arrivare in una piazza circondata da negozi e bar.
Lei punta a destra, dove spicca il nome del ristorante di cui mi parlava. La seguo in silenzio, mentre tutta sorridente apre la porta.
Appena entriamo, mi guardo intorno e  non  so perché, ma i miei occhi cadono su una giovane coppia seduta ad un tavolo un po’ appartato. Il ragazzo mi da le spalle, ma i suoi capelli biondo scuro mi sembrano familiari e, assottigliando lo sguardo, riesco a riconoscere la ragazza alla quale sta tenendo dolcemente la mano.
E’ Megan, una nostra compagna di squadra, una riserva più o meno, perché ha il mio stesso ruolo e, non per vantarmi, ma non gioca quasi mai.
Sorrido e do di gomito a Lis, che si guarda intorno come me, come se stesse cercando qualcosa, o qualcuno.
“Che c’è?” mi chiede. Le indico il tavolo, proprio mentre Megan alza lo sguardo su di noi.
“C’è Megan.” le dico, sbracciandomi per farmi vedere. Appena mi nota, vedo il suo viso impallidire e sento Lis irrigidirsi accanto a me.
Il viso di Megan è terrorizzato ed io aggrotto le sopracciglia, confusa.
Lancio un’occhiata a Lis, che mi fissa con aria preoccupata.
“Che le prende, sono così tanto spaventosa?” borbotto, sorridendole e facendo qualche passo avanti verso di lei.
Proprio in quell’istante, il ragazzo che le tiene la mano, si volta per vedere il motivo della strana reazione di Megan.
Sento chiaramente il mio cuore andare in mille pezzi, quando incrocio i suoi occhi scuri.
Megan sbianca, mentre Jonah si alza in piedi di scatto, allungando le mani davanti a se.
Lo fisso scandalizzata, osservando il loro tavolo, intimo, con una rosa in mezzo, probabilmente gliel’ha regalata lui, e comincia a girarmi la testa.
“Julie…” balbetta. Faccio un passo indietro, mentre lui si passa una mano tra i capelli.
“Julie!” sento una voce esclamare dietro di me. Non mi volto, riconoscerei la voce di Harry a chilometri di distanza.
“Brutto stronzo…” lo sento mormorare, mentre si avvicina.
I miei occhi si riempiono di lacrime, mentre vedo Megan affiancare Jonah, con sguardo tormentato, provando a parlare.
“Non…dire niente.” la blocco, tornando in me e alzando un dito.
Chiudo gli occhi e mi sforzo di respirare, anche se la morsa che mi stringe lo stomaco me lo permette a malapena.
Sento il mio cuore andare a pezzi lentamente, le fitte che mi colpiscono lo stomaco e le lacrime che bruciano in fondo agli occhi.
Una mano stringe la mia ed apro appena gli occhi per incrociare lo sguardo preoccupato di Lis.
“Andiamo via di qui.” mi sussurra. Non riesco a rispondere, a fare un gesto, niente.
Sono bloccata, un pezzo di ghiaccio, immagini di me e Jonah che mi colpiscono come schiaffi.
Tutte le volte che ha cancellato un appuntamento, che aveva da lavorare, che mi portava a scuola per farsi perdonare.
Mi tradisce, se la fa con una mia compagna di squadra.
Zayn l'ha scoperto, è venuto a dirmelo.
Ed io l’ho mandato via senza credergli.
Per fidarmi di Jonah.
Che completa idiota.
Lis mi tira leggermente, afferrando con l’altra mano Harry, che ha fatto un passo avanti verso Jonah, il pugno chiuso, pronto a colpire.
“Non ne vale la pena, Harry.” gli dice. Lui grugnisce qualcosa e lo incenerisce con lo sguardo, prima di voltarsi verso di me.
Ma io non lo guardo, i miei occhi sono puntati su Jonah, che mi lancia uno sguardo colpevole, anche lui immobilizzato e senza niente da dire. Harry mi cinge i fianchi con un braccio e mi fa voltare, togliendomi da davanti la vista dell’espressione pentita di Jonah, e mi trascina fuori, nell’aria fresca. Chiudo gli occhi e mi siedo a terra, sciogliendo la presa di Harry.
“Lis, vado a prendere la macchina. Non perderla di vista.” lo sento bisbigliare, mentre la mia amica si siede accanto a me cingendomi le spalle con un braccio.
Scuoto la testa e la nascondo tra le mani, le prime lacrime amare che cominciano a colarmi sulle guance.
“Mi dispiace tanto, J.” la sento sussurrare. Un singhiozzo mi scuote il petto, colpito dall’immagine della mano di Jonah che stringeva quella di Megan.
Perché, perché proprio questa sera dovevamo provare un nuovo ristorante?
Perché non siamo andate alla solita pizzeria?
E perché anche Harry doveva assistere a quella scena, in modo da potermi rinfacciare a vita quanto avesse ragione sul conto di Jonah?
Ci mancava anche Zayn e la festa sarebbe stata completa.
D’un tratto, un pensiero fulmineo attraversa la mia mente purtroppo più lucida che mai.
Mentre Harry accosta accanto a noi e scende dalla macchina per aprirmi lo sportello e aiutarmi a salire neanche fossi una vecchietta che non riesce a reggersi in piedi, il dubbio che non è stato tutto un caso si insinua dentro di me.
Lis sale dal lato del passeggero e appena chiude lo sportello Harry mette in moto allontanandosi a tutta velocità da quel posto.
Nel più assoluto silenzio, arriviamo davanti casa e scendiamo dalla macchina. Mentre camminiamo verso la porta di casa, i due che continuano a fissarmi, decido di chiarirmi tutti i miei dubbi.
“Lis, dammi il tuo cellulare.” sussurro, la voce appena percettibile. Lei sbarra gli occhi e scuote velocemente la testa, scambiandosi un’occhiata preoccupata con Harry.
“Andiamo, Lis.” insisto, tendendo la mano verso di lei. Un po’ riluttante, fissa la mia mano dove mette il cellulare. Li sento trattenere il respiro e Harry chiude gli occhi, come prevedendo un disastro.
Vado subito nella cartella messaggi, leggendo gli ultimi arrivati.
Ce n’è uno di Harry, che mi spezza il cuore ulteriormente.
 
La merda è qui, con la ragazza. E non crederai mai a chi è. Deve saperlo, adesso.
-H.

 
Chiudo gli occhi, il cellulare che mi scivola di mano, cadendo con un tonfo.
Lis non lo raccoglie, guarda me.
“Voi lo sapevate.” sussurro. La sento deglutire, tesa.
“Mi dispiace, J.” dice. Alzo le spalle e li guardo.
“Da quanto va avanti?” chiedo, tanto per farmi ancora più del male.
Lei deglutisce e mi stringe una mano mentre Harry si passa una mano nervosamente tra i ricci.
“Da un po’.”
“Perché non me l’avete detto?”
“Non ci avresti creduto, lo sai.” risponde.
Annuisco, ha perfettamente ragione.
Basta guardare il modo brusco con cui ho respinto le accuse di Zayn.
Lui che è venuto a dirmelo anche se non gli interessava, che l’ha fatto probabilmente solo per fare del bene.
Un singhiozzo mi scuote improvvisamente il petto e le prime lacrime cominciano a colarmi sulle guance.
All’istante, le braccia calde di Lis mi stringono, mantenendomi tutta intera.
Mi lascio andare contro di lei e chiudo gli occhi, rincuorata dall’affetto che so che lei prova per me e sicura che questo, al contrario di quello da parte di Jonah, non potrà mai svanire, né farmi del male.
“Sh, ci sono io adesso. Vedrai che passerà.” la sento sussurrare all’orecchio.
Harry poggia una mano sulla mia spalla e la stringe affettuosamente, calcando anche la sua presenza.
Si, sarebbe passata.
Ma quanto ci sarebbe voluto?










*fa ciao con la manina*
WO! 10 RECENSIONI **
Vi adoro, basta :3
Ok, ora siete libere di esprime tutto l'odio che avete per Jonah.
Dai, fatelo nero! ùù
Comunque, so che gli ultimi capitoli sono stati un festival dell'angoscia e della tristezza ma vi prometto che ora che sono riuscita a liberarmi di Jonah comincierete a divertirvi.
Oh, si *sguardo malizioso*
So, Julie ha scoperto (povera piccola) che Zayn aveva ragione.
VEDI CHE DOVEVI FIDARTI DI LUI?! >.<
Bene, la pianto di parlare con i miei personaggi e vado a studiare letteratura inglese.
Essere o non essere, è questo il problema!
(?)
Spero vi piaccia.
A lot of love.
-S.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Heartbeat. ***


Love is just a mess.


(16)Heartbeat.
 
 


Chiudo delicatamente lo sportello del mio armadietto e mi ritrovo a due centimetri di distanza la faccia di Lis, poggiata all’armadietto accanto al mio.
“Non l’hai sbattuto. Devo preoccuparmi?” chiede accennando un sorriso.
“Sto bene” Rispondo con voce monocorde, avviandomi per il corridoio. La sento sospirare e tenere il mio passo.
“Non direi proprio” borbotta sottovoce.
Sospiro e provo ad ignorarla.
Manco da scuola da quattro giorni, il mio intento era quello di collezionare anche il quinto giorno di assenza, ma Louis mi ha praticamente sbattuto fuori di casa a calci in culo, non sopportando di vedere ancora un minuto di più uno zombie che gira per casa senza meta.
L’ultima volta che ho visto Lis è stata la sera del fattaccio: lei mi ha lasciata a casa, nel mio letto, in lacrime e con il cuore a pezzi.
Non posso dire che la versione al momento di me sia migliore, ma almeno le lacrime sono sparite, lasciandomi solo due profonde occhiaie e gli occhi prosciugati.
La cosa che mi scoccia di più in questo momento è che è giovedì ed ho lezione di biologia in prima ora, ergo devo chiedere scusa ad una persona e la voglia di farlo è sotto i piedi.
Lis mi blocca poggiandomi una mano sulla spalla. Mi volto verso di lei e lei mi lancia un’occhiata lunga e silenziosa.
“Ne vuoi parlare?” mi chiede in un sussurro.
“Non ti sembra che ne abbia parlato abbastanza?” replico scrollando la sua presa. Lei abbozza un altro sorriso.
“Più che parlare, hai pianto” mi fa notare. Scrollo le spalle e cerco di sorridere per accontentarla.
“Sto bene, davvero. Non c’è niente di cui parlare: lui è uno stronzo, io sono una cogliona che c’è cascata con tutte le scarpe. Fine della storia” il suo sorriso sparisce e sospira abbattuta.
“E’ proprio questo che avevo paura pensassi” sussurra. Mi stringo nelle spalle, mentre la campanella suona riportandoci all’ordine.
“E’ la pura realtà. Ora vado, non voglio arrivare tardi.” spiego. Lei annuisce e mi tira un bacio con la mano, prima che riesca a sfuggire via dal suo interrogatorio e dai suoi occhi pieni di pietà. Mi infilo il cappuccio della felpa e a sguardo basso raggiungo la classe di biologia.
Mi siedo al mio banco, in fondo alla classe, e mi infilo le cuffiette, pronta ad ignorare tutto e tutti e a torturarmi con i pensieri.
Appena finita la prima canzone, sento la sedia accanto alla mia strusciare a terra e Zayn si accomoda, buttando tutte le sue cose sparse sul tavolo, invadendo anche il mio spazio.
Cerco di ignorarlo anche se il mio cuore, dopo essersi fermato per qualche secondo, ricomincia a correre veloce, come se volesse uscirmi dal petto. Mi sistemo meglio il cappuccio della felpa e apro il mio quaderno, tanto per far vedere che sto facendo qualcosa e per far capire tra le righe che non voglio essere disturbata.
E’ un comportamento stupido e immaturo, non dovrei neanche dargli il tempo di dire qualcosa per scusarmi con lui.
Ma l’orgoglio mi serra le labbra e il suo sguardo che mi perfora la guancia mi costringe a tenere gli occhi puntati sul quaderno, per paura di incrociare i suoi, sicuramente pieni di accuse e soddisfazione.
Il professore entra in classe e comincia subito a fare lezione impedendogli, grazie al cielo, di dire qualsiasi cosa.
Ogni tanto lo sento prendere fiato e vedo la sua mano allungarsi verso la mia, poggiata passivamente sul banco, per poi ritirarla e sbruffare.
Lo fa per una trentina di volte, finché stufa incrocio le braccia al petto, per toglierlo da qualsiasi imbarazzo.
Allora lo vedo avvicinarsi, il suo respiro fresco che mi solletica l’orecchio.
Deglutisco e mi irrigidisco, pronta alle sue parole taglienti.
“Signor Malik, non ci provi neanche” lo riprende il prof. Alzo lo sguardo e lo vedo fulminarci, puntandoci un dito contro.
“Voglio il più assoluto silenzio, non disturbi la signorina White” gli dice, ritornando alla sua lezione. Zayn sbuffa e fa un cenno di assenso.
Io sospiro di sollievo e ringrazio mentalmente il professore, che probabilmente ce l’ha con me per non essermi presentata nemmeno una volta in palestra, questa settimana.
La lezione procede in silenzio fino al suono della campanella. Scatto in piedi e raccolgo le mie cose, per uscire il più in fretta possibile. Senza degnare Zayn di uno sguardo punto la porta a testa bassa, ma qualcuno mi si piazza davanti, bloccandomi l’unica via di fuga.
Alzo lo sguardo e mi impongo di non fulminare il professore che mi sta fissando a braccia conserte, l’aria leggermente infastidita.
“Che c’è?” sibilo. Lui assottiglia lo sguardo.
“Sono tre allenamenti che salti, che abbiamo intenzione di fare?” chiede. Sento lo sguardo di Zayn perforarmi la schiena, in attesa che mi liberi del professore per cominciare a torturarmi.
Scrollo le spalle e distolgo lo sguardo.
“Questa non è una risposta, White. Tra meno di una settimana inizia il campionato, e la squadra ha bisogno del suo capitano” dice con voce seria.
“Beh, veda di trovarne un altro, perché non ho intenzione di rimettere piede in palestra” sussurro, lasciandolo di stucco e scappando praticamente dalla classe, per rifugiarmi nel primo bagno che trovo libero.
No, non sono ancora pronta per scherzarci su e per resistere alle sue battute taglienti. La ferita è ancora aperta, non ho bisogno che lui metta il dito nella piaga per farmi sentire ancora più patetica, più stupida e più sola.
Il resto della mattinata passa in modo tranquillo, con Lis che mi trotterella a fianco e che tenta di distrarmi, senza accennare minimamente all’accaduto, beccandosi di tanto in tanto una mia occhiata riconoscente, per essere un’amica così perfetta.
Lei si limita a sorridermi e a farmi l’occhiolino, per poi ricominciare a ciarlare di cose senza senso strappandomi qualche risata che le riempie gli occhi di soddisfazione.
Quando penso di essere riuscita a superare la giornata tutta intera, senza averci pensato più di tanto, esco da scuola e mi ritrovo davanti Harry, lo sguardo preoccupato e la braccia incrociate al petto, con tutta l’aria di voler parlare.
Trattengo uno sbruffo infastidito e Lis mi schiocca un bacio sulla guancia.
“Cerca di essere poco scorbutica, è solo preoccupato per te” mi sussurra all’orecchio, prima di dileguarsi tra la folla.
Sospiro e mi avvicino a lui, poggiato al muro con aria seria.
“Ciao”
“Come mai qui fuori tutto solo? Non torni a casa?” gli chiedo, evitando accuratamente di guardarlo negli occhi.
“Aspettavo te” alzo lo sguardo verso di lui, la mascella tesa, e abbozzo un sorriso.
“Posso tornare a casa da sola, conosco la strada” azzardo una risata. Il suo sguardo si addolcisce e mi sfiora la guancia con una carezza.
“Veramente stavo controllando che una certa persona non ti facesse un’imboscata” confessa, lo stomaco che mi si stringe in una morsa.
“E poi devo uscire con Lou, quindi ti accompagno e poi andiamo” spiega. Annuisco e ci avviamo a piedi, in uno strano silenzio imbarazzante.
“Allora, come va?” esordisce lui, con la domanda più stupida che potesse fare. Gli lancio un’occhiataccia e lui scoppia a ridere, capendo al volo.
“Già, hai ragione. Ritiro la domanda” sussurra, per poi passarmi un braccio intorno alle spalle e stringermi a se.
“E’ che sono quattro giorni che non ci vediamo. Mi sei mancata” spiega sporgendo il labbro all’infuori.
“Ma come siamo dolci, oggi!” lo sfotto, scompigliandogli i ricci, che gli ricadono scomposti sulla fronte. Lui ride e cerca di sistemarli.
“Dai, piantala” mi ferma, afferrandomi la mano “Sul serio, come stai?” chiede. Sospiro e il sorriso sparisce dalle mie labbra.
“Bene” mento. Sento il suo sguardo su di me, ma non ho il coraggio di incontrarlo.
“Andiamo, Julie. Sai che a me non devi mentire, ti conosco troppo bene”
“Cosa vuoi che ti dica?” sbotto, le lacrime agli occhi e tutto il nervoso che ho accumulato che viene a galla “Che non dormo più per paura di sognarlo? Che ogni volta che chiudo gli occhi vedo quella faccia da cazzo che se la fa con Megan? Che non voglio più mettere piede in palestra per evitare di incontrarla o magari di vedere lui che la va a prendere agli allenamenti? Che ho paura di incrociare lo sguardo di Zayn perché so che ci leggerei solo la soddisfazione di aver avuto ragione? Ecco, esattamente è così che mi sento. Patetica, eh?” finisco il discorso in lacrime, senza riuscire più a trattenermi.
All’istante mi ritrovo stretta tra le sue braccia calde e forti. Poggio la testa sul suo petto e mi lascio andare mentre dolcemente mi carezza la schiena.
“Così, sfogati” bisbiglia.
Piango.
Piango tutte le lacrime che ho negli occhi, tirando fuori tutto il nervoso, il rammarico e la tristezza che ho dentro, zuppando la sua felpa.
Ma a lui non importa, continua a stringermi a se e, quando sente che mi sono calmata, mi fa alzare il viso verso di lui e mi asciuga con le dita le ultime lacrime che bagnano le mie guance.
“Lo ucciderei, per quello che ti ha fatto” borbotta, lo sguardo tormentato. Scuoto la testa e lui mi carezza i capelli.
“No, passerà. Non starò più male, te lo prometto” balbetto. Lui mi sorride e mi schiocca un bacio sulla fronte.
“No, non starai più male perché io non lo permetterò. Ci sono io adesso, ok?” sussurra, stringendomi in un altro abbraccio mozzafiato. Annuisco debolmente e mi rilasso tra le braccia del mio migliore amico, ringraziando ancora una volta per essere amata da persone così fantastiche.
 
 
 
Louis rientra in casa e mi saluta con un sorriso. Alzo il mento a mo’ di saluto e lo sento sospirare sconfitto, mentre si butta sul divano accanto a me, nello stesso punto in cui mi ha lasciata quattro ore fa, prima di uscire con un lievemente rassicurato Harry.
“Che fai?” mi chiede, puntando gli occhi sulla tv spenta, per poi spostarli su di me, seduta a gambe incrociate mentre fisso il vuoto.
Sospira di nuovo, mentre apro la bocca per rispondergli, inespressiva. La chiacchierata con Harry è riuscita a riportarmi alla realtà per qualche ora. Finché non sono rimasta in casa, di nuovo sola con i miei pensieri, e tutti i sentimenti negativi sono tornati a galla, riportandomi al punto di partenza.
“Niente”
“E’ la stessa cosa che facevi prima, la stessa cosa che fai da giorni” mi fa notare contrariato. Mi stringo nelle spalle, lanciandogli uno sguardo di sfuggita.
“Eh, non ho ancora finito” rispondo in un soffio. Lui sbruffa di nuovo e si alza, innervosito.
“Non ti posso vedere così, mi fa male. Non è giusto che tu stai male per un coglione come…”
“Non dirlo” scatto, fulminandolo con lo sguardo.
Lui è sorpreso di vedere finalmente un segno di vitalità sul mio viso dopo quattro giorni di completo silenzio.
All’istante mi sento in colpa, per averlo fatto preoccupare senza motivo.
Mi alzo, leggermente tremante.
“Mi dispiace di darti fastidio, me ne vado in camera” continuo. Lui alza gli occhi al cielo e mi blocca, afferrandomi un braccio.
“Non mi dai fastidio, sono solo dispiaciuto di vederti così” spiega. Faccio spallucce.
“Allora cercherò di farmi vedere il meno possibile” ribatto, sciogliendo la presa e avviandomi verso le scale.
“Non serve che tu ti chiuda in camera, potresti, che ne so, andare agli allenamenti. Quanti giorni sono che salti?” mi chiede innocentemente.
“Non ho intenzione di rimettere piede in palestra” sibilo. Lui sbarra gli occhi.
“Perché?” chiede confuso.
“Tanto per ricordartelo, la troia con cui è andato…Jonah…” mi blocco, il cuore che pulsa come se avesse appena ricevuto una pugnalata “E’ una mia compagna di squadra” concludo con voce strozzata.
“Ah, già”
Annuisco e faccio per andarmene in camera.
Proprio mentre passo davanti alla porta di casa sento il campanello suonare e sbruffando vado ad aprire. Louis mi supera con passo svelto e cerca di anticiparmi.
Lo guardo sorpresa, lui non va mai ad aprire la porta, è troppo pigro anche solo per fare quattro passi.
“Che c’è, aspettavi qualcuno?” chiedo, mentre gli passo di nuovo avanti, facendo per aprire la porta.
Gli faccio una smorfia e apro, lui però non guarda me.
Il suo viso si è trasformato in una maschera di ghiaccio e ho quasi paura a voltarmi e a vedere chi ho davanti.
Lentamente, mi giro e trattengo il respiro, immobilizzandomi sul posto.
Jonah.
Il mio cuore sembra risvegliarsi e comincia a battere forte, ma ogni battito è come una pugnalata dolorosa.
Mi si mozza il respiro e prima che il suo sorriso si trasformi in qualcos’altro, Louis mi afferra e mi nasconde dietro di se.
Fa un passo avanti, respirando lentamente.
Gli punta un dito contro e, con una voce talmente tagliente che non sembra neanche la sua, gli parla.
“Porta subito il tuo culo lontano da qui” gli dice, scandendo bene tutte le parole.
Il sorriso di Jonah si spegne all’istante e prova a protestare.
“Volevo solo parlarle, spiegare…” balbetta.
Louis prende un respiro profondo e fa un altro passo avanti.
Grazie al cielo la sua schiena ampia e forte mi copre la visuale, risparmiandomi il viso di Jonah che in questo momento vorrei tanto prendere a schiaffi.
“Te lo dico per l’ultima volta: non farti più vedere. Prova ad avvicinarti di nuovo a lei e ti spezzo le gambe” sibila, per poi indietreggiare e sbattergli la porta in faccia.
Mi lascio andare ad un sospiro tremante, mentre Louis mi si avvicina e mi alza il viso per farmi incrociare il suo sguardo.
Mi guarda dolcemente per qualche secondo, valutando il mio livello di tormento, per poi darmi un bacio in fronte e carezzarmi la guancia.
“Stasera niente depressione. Sono stufo di vederti così, ci penso io a portare un po’ di divertimento in questa casa” afferma, sorridendomi.
“Vai di là, tra poco arrivo” continua dandomi una leggera spinta verso il salone. Senza fare domande e con il cuore ancora che pulsa di dolore, annuisco debolmente e lo accontento, sprofondando comodamente nel divano e accendendo la tv su un canale della musica.
Nel frattempo sento Louis parlare al telefono con qualcuno per poi scoppiare a ridere.
Appena riattaccato mi raggiunge sul divano e si butta accanto a me, dandomi una leggera pacca sul ginocchio.
“Cosa stai combinando?” gli chiedo, guardandolo di sottecchi. Lui mi illumina con un sorriso e mi fa l’occhiolino.
“Non preoccuparti, piccola. Ho solo chiamato Harry e un po’ di amici. Vedrai che ci divertiremo e metterai per un po’ in pausa i pensieri, ne hai bisogno” conclude la frase con voce amara. Sospiro e mi accoccolo al suo petto, lasciandomi stringere tra le sue braccia calde e forti.
“Grazie, Lou” bisbiglio. Lui aumenta la stretta e mi lascia un bacio tra i capelli.
“Non devi neanche dirlo, farei di tutto per te, Julie”
Sorrido e mi stringo ancora di più a lui, rincuorata.
“Ti voglio bene, davvero” sussurro. Lui ride e mi carezza i capelli.
“Lo so, lo so”
Rimaniamo in quella posizione in silenzio per un bel po’ di tempo, finché non suona il campanello e Louis scatta in piedi.
Sospiro, mentre va ad aprire la porta e sento la voce di Harry, squillante, che mi chiama.
Cerco di mettere su il mio miglior sorriso mentre mi raggiunge e mi stritola in un abbraccio.
“Ehi, vacci piano!” esclamo ridendo. Lui mi stampa un bacio sulla guancia e mi regala un sorriso a trentadue denti.
“Togli quel muso, ora ci sono io e voglio solo vederti sorridere” mi ordina, cercando di rimanere serio. Mi sforzo di sorridere e lui mi da un buffetto sulla guancia.
“Così, pulce”
“Eccoci, ragazzi. Pizza gratis per tutti!” urla una voce familiare. Mi sporgo oltre Harry notando una testolina bionda ossigenata accompagnata da due lucenti occhi azzurri e da un grande e allegro sorriso.
“Horan!” esclamo sorpresa, alzandomi per salutarlo. Lui ride, come sempre, e mi stringe in un veloce abbraccio.
“Non voglio sapere il motivo per questa festicciola, l’importante è che ci divertiamo e soprattutto mangiamo” dice, per poi scoppiare di nuovo a ridere.
Scuoto la testa divertita e aggrotto la fronte, lanciando uno sguardo interrogativo a Harry, che si stringe nelle spalle.
“Sembra che dove vada Zayn ci sia anche lui” spiega con un sorriso.
Il mio cuore perde un colpo.
“Z-zayn?” balbetto, proprio nell’esatto istante in cui quest’ultimo fa il suo ingresso nella stanza, gli occhi scuri e impenetrabili, le mani nelle tasche dei jeans e il solito sorrisetto strafottente stampato sulle labbra piene.
Mi saluta con un gesto della mano, prima che venga coinvolto in una conversazione allegra con il biondino, che non la smette più di ciarlare.
Afferro Louis per un braccio e lo trascino ad un angolo della stanza.
“Quando hai detto divertimento non credevo fosse incluso anche Zayn Malik” sibilo a denti stretti, lanciandogli un’occhiataccia. Louis si stringe nelle spalle e si apre in un sorriso.
“Ho pensato fosse la persona più adatta per farti tornare alla realtà. Vedi, già c’è un po’ di vitalità sul tuo viso!” esclama. Assottiglio gli occhi.
“Vitalità?! Questo –mi indico il viso- è puro fastidio e odio. Dovevi per forza far venire anche lui?” piagnucolo. Lui scoppia a ridere e mi da un buffetto sulla guancia.
“Vedrai, una serata tutti insieme e dimenticherai anche dell’esistenza di…”
Deglutisco, una fitta mi colpisce il cuore, e lui si blocca all’istante, lanciandomi uno sguardo di scuse.
“Ops” sussurra mettendosi una mano davanti alla bocca. “Fai finta che non ho detto niente. Dai, prova a rilassarti” mi prega.
Sbruffo e annuisco.
“Almeno lasciami chiamare Lis, ho bisogno di un’alleata in questa gabbia di matti” borbotto. Il sorriso di Louis si allarga sempre di più.
“Nessun problema, la chiamo io” mi spinge leggermente verso gli altri “ Tu va a fare un po’ di conversazione e vedi di tornare nel mondo dei vivi” mi dice facendomi una smorfia.
Alzo gli occhi al cielo e lo accontento, raggiungendo i ragazzi che stanno ridendo.
Mi siedo accanto ad Harry, che mi stringe istintivamente un braccio intorno alle spalle, mentre continua a chiacchierare con Niall.
“Julie, possiamo parlare?” chiede Zayn all’improvviso, puntando gli occhi nei miei e facendo sussultare il mio cuore. Niall si ammutolisce all’istante e Harry mi guarda, ritirando il braccio e sorridendomi incoraggiante.
“Certo” sussurro dopo un po’. Lui mi sorride e mi alzo, facendogli segno di seguirmi. Nel frattempo Louis raggiunge i ragazzi assieme a Liam, appena arrivato, che mi saluta con uno splendido sorriso.
A passo veloce raggiungo la cucina e mi siedo sul bancone, evitando di guardarlo e pronta a subire le sue prese in giro. Lui mi segue in silenzio e si chiude la porta alle spalle, prendendo un bel respiro e poggiandosi al bancone accanto a me.
Chiudo gli occhi, preparandomi al peggio.
“Mi dispiace” dice invece. Mi volto di scatto verso di lui e incrocio i suoi occhi scuri, incredibilmente sinceri. La battuta acida che mi ero preparata mi muore sulle labbra, lasciandomi senza niente da dire.
“C-cosa?” balbetto sorpresa. Il suo sguardo è sincero, senza neanche l’ombra della soddisfazione che avevo pensato di leggerci. Mi sorride e il mio cuore perde un colpo.
“Ho saputo cos’è successo e mi dispiace. Dev’essere stato un bel colpo” commenta. Mi ritrovo ad annuire, ancora senza parole.
“Beh, in teoria non sarei dovuta essere così sorpresa…” mormoro lanciandogli un’occhiata eloquente. Il suo sorriso si allarga e annuisce.
“Già. Io te l’ave…”
Salto giù dal bancone e gli tappo la bocca con la mano.
“Scommetto che non vedevi l’ora di dirlo” borbotto, quando lui annuisce facendomi capire che non continuerà la frase.
“Beh, devo ammettere che è una bella soddisfazione vedere che avevo ragione” dice stringendosi nelle spalle. Io gli lancio un’occhiataccia e lui si scusa con un sorriso.
“Allora, com’è andata?” mi chiede, incrociando le braccia al petto. Mi stringo nelle spalle.
“Come vuoi che sia andata? L’ho beccato con Megan e fine della storia”
Lui arriccia le labbra.
“Fine della storia” ripete pensieroso. Sbruffo e lo guardo di traverso, finché lui non si apre in un altro splendido sorriso.
“Allora vuol dire che ora sei libera!” esclama. Alzo gli occhi al cielo.
“Sei incredibile” commento “Sai com’è: io ho dei sentimenti. Solo perché momentaneamente lo odio, non vuol dire che mi sia ancora passata” confesso, la solita morsa che mi stringe lo stomaco.
“Capito, cambiamo discorso” dice, leggendo il tormento nei miei occhi. Annuisco sospirando di sollievo e mi poggio al bancone accanto a lui, una scossa elettrica che mi colpisce il braccio nel punto in cui sfioro il suo.
Mi allontano di un passo.
“Non ti ho più vista in palestra” dice. Lo guardo e faccio spallucce.
“Perché non ci sono più venuta. E non ho intenzione di rimetterci piede” affermo con voce amara.
“E il motivo è…?”
“Megan” sibilo. Lui scoppia a ridere.
“E vorresti farmi credere che snobbi la pallavolo per lei?” chiede alzando un sopracciglio.
“Non sono ancora pronta per stare nella stessa stanza senza ucciderla” borbotto imbronciandomi. Lui scuote la testa divertito.
“Ti ricordi cosa mi hai detto quando ci siamo conosciuti?” mi chiede con voce delicata, quasi dolce. Alzo la testa e incrocio i suoi occhi scuri, più vicini di quanto pensassi.
Sento il sangue colorarmi le guance e il cervello andare in poltiglia.
Scuoto la testa e lui mi sorride.
“ ‘La pallavolo è l’unica cosa che ho’ Che, ti fai cacciare dallatua palestra da una ragazzina qualunque?” chiede, il suo respiro che mi solletica la guancia. Deglutisco rumorosamente e cerco di tornare in me e di tirare fuori una frase di senso compiuto.
“Non è così facile” balbetto. Lui sorride di nuovo e mi si avvicina, sfiorandomi la guancia.
“Devi solo prendere le tue cose e presentarti in palestra, non mi sembra tanto difficile” replica in un sussurro.
Sento il cuore galopparmi veloce nel petto. Scuoto la testa e incrocio le mani, per evitare che l’istinto di accarezzargli a mia volta la guancia mi faccia fare qualche figura di merda.
“No, passo” sussurro. Lui sorride, senza allontanarsi di un passo.
“Io dico invece che tu domani verrai agli allenamenti”
Schiocco la lingua e lo guardo alzando un sopracciglio.
“Mh, e cosa te lo fa pensare?” chiedo.
Sorride,  strafottente, e si avvicina ancora di più, fino quasi a sfiorare la punta del mio naso con il suo.
“Semplice: se non vieni di tua spontanea volontà, verrò io a prenderti. E sai che lo faccio” afferma, deciso.
Sto per ribattere, quando sento le sue labbra poggiarsi delicatamente sulla mia guancia, sfiorando l’angolo della bocca.
Mi allontano di scatto, sorpresa, ma non faccio in tempo a dirgli niente che la voce di Lis arriva squillante alle mie orecchie.
“Julie, sono arrivata!” urla. Deglutisco rumorosamente, senza distogliere gli occhi da quelli di Zayn, finché lei non ci raggiunge in cucina con la sua chiacchiera allegra, distraendomi quel tanto da non farmi rendere conto di quanto ancora il mio cuore batte forte.











Buonsalve, bellezze!
E' più faigo così colorato? *w*
No, ok, torno in me uu
Mi ero promessa di pubblicare domani ma, senza nient'altro da fare, mi sono messa a scrivere e questo capitolo mi è venuto di getto, così, tutto di seguito.
Boh, mi piace perchè succedono un saaaacco di cose ^^
Sono convinta che ora mi state odiando perchè per la seconda volta qualcuno ha interrotto un loro possibile bacio.
Muahaha, io ve l'ho detto che Zayn se lo dovrà sudare.
E poi, oh. Julie ancora si deve riprendere, mica si può avere tutto e subito uu
Bene, ora scappo che se mia madre torna e mi trova al computer sono fottuta :')
Quindi lascio a voi i commenti :)
Hope u like it.

Tanto amore.
-S.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** We should get to know better. ***


Love is just a mess.



(17) We should get to know better.
 
 
Sento bussare insistentemente alla porta della mia camera e alzo il volume delle cuffiette, sbruffando.
La porta si apre leggermente e Louis si affaccia, sorridendomi e mormorando qualcosa.
Metto in pausa la canzone.
“Cosa? Non ho sentito”
Lui sorride, di nuovo, ed entra in camera, sedendosi sul letto accanto a me.
“Sai che giorno è oggi?” chiede.
“Il giorno dopo di ieri” rispondo al volo. Lui alza gli occhi al cielo ed io scoppio a ridere.
“Sul serio, oggi è giovedì” ricomincia.
“E allora?”
“Ci sono gli allenamenti, ricordi?” sbatte le palpebre ripetutamente, facendo gli occhi dolci.
Schiocco la lingua e scuoto categoricamente la testa, spegnendo del tutto l’Ipod.
“Non se ne parla” mi impunto, incrociando le braccia al petto.
Lui alza gli occhi al cielo.
“Oh, andiamo. Pensavo che dopo ieri sera…” lo interrompo, alzando un dito.
“ ‘Dopo ieri sera’ niente. Ti ringrazio per aver chiamato i ragazzi, perché mi sono divertita. Ma questo non vuol dire che sia già pronta a rivedere…”
“Piantala, Julie” tuona, interrompendomi a sua volta. Mi blocco, sbarrando gli occhi al sentire il tono della sua voce così autoritario e serio.
“Sono stufo di sentirti trovare tutte queste scuse. La pallavolo è praticamente la tua vita e non puoi continuare ad evitarla perché hai paura di affrontare la realtà. Devi voltare pagina, Jonah, Megan, quello è il passato. Tu devi guardare al futuro” mi dice, guardandomi dritto negli occhi.
Non ho niente da dire, perché so che ha perfettamente ragione.
Lui mi mette un dito sotto il mento, costringendomi ad incrociare i suoi occhi azzurri. Mi fa un debole sorriso e mi carezza la guancia.
“Io rivoglio indietro la mia cuginetta piena di vita, sono stanco di vederti mandare tutto all’aria per quel coglione” sussurra.
Le lacrime bruciano in fondo agli occhi, ma mi costringo a trattenerle, per non fare la solita figura della debole, patetica, che non riesce ad accettare il fatto che il ragazzo l’ha tradita con un’altra, probabilmente perché non era abbastanza.
“Lo so, hai ragione” bisbiglio, sciogliendo la sua presa e distogliendo lo sguardo. Lui annuisce, con un gran sorriso.
“Però proprio oggi non…” vengo interrotta dal suono insistente del campanello.
Alzo gli occhi al cielo e Louis si alza, affrettandosi ad andare ad aprire.
Non so perché, ma ho un brutto presentimento.
“Ehi, ciao Zayn!”
Appunto.
Sento Louis borbottare qualcos’altro e le risate dei due. Sprofondo ancora di più nel letto e mi copro il cuscino con la faccia.
“Oh, certo. E’ in camera sua, ma attento, è piuttosto scorbutica oggi” sento dire da Louis a voce abbastanza alta, che mi fa pensare l’abbia fatto apposta. Sento la risata di Zayn e il cuore accelera il battito.
“Ci sono abituato, tranquillo” gli risponde divertito, e quasi posso immaginare la sua espressione fintamente esasperata.
Sale velocemente le scale e si affaccia alla porta. Gli lancio un’occhiata da sotto al cuscino e mugugno qualcosa, per fargli capire che non è proprio aria.
“Sei viva?” chiede soffocando una risata.
“Mmh”
Non so perché, ma prende il mio lamento come un invito ad entrare.
Si chiude la porta alle spalle, poggiando la borsa sportiva a terra.
“Come va?” chiede facendo qualche passo avanti. Mi tiro su e faccio spallucce.
“Posso sedermi?” chiede ancora, indicando il letto.
Faccio spallucce di nuovo.
Lui sorride e si siede delicatamente sul letto accanto a me, le molle che cigolano sotto il suo peso, il cuore che perde un colpo a causa della sua vicinanza.
“Quindi?” chiede incrociando le mani tra di loro.
Alzo le sopracciglia e scuoto le spalle.
“Quindi cosa?”
Lui sorride e batte le mani.
“Ah, allora sai ancora parlare!” esclama sarcasticamente. Gli lancio un’occhiataccia e lui scoppia a ridere.
“No, perché pensavo non ricordassi più come si faceva. Sai, ieri mi hai evitato per tutta la serata e non ha più pronunciato nemmeno mezza parola” mi fa notare. Faccio spallucce.
“Non avevo niente da dire” replico impassibile. Il suo sorriso si allarga.
“Mh, io dico che era per un altro motivo, ma lasciamo stare” aggiunge frettolosamente, per poi lanciare uno sguardo di sottecchi alla mia tuta che indosso per stare comoda e fa una smorfia.
“Perché non sei ancora pronta?” chiede. Faccio spallucce.
“Avevamo un appuntamento?” chiedo innocentemente. Lui scoppia a ridere, piegando la testa all’indietro e devo mordermi il labbro per evitare di sorridere al suono della sua risata contagiosa.
“Immagino ti sarebbe piaciuto ma no, non abbiamo un appuntamento. E’ giovedì, oggi. Ci sono gli allenamenti” mi informa facendomi l’occhiolino.
Sbruffone.
Gli sorrido amabilmente.
“Oh, ma che bello” mormoro sarcastica.
Lui scuote la testa e si alza, avvicinandosi all’armadio.
“Sono contento che ti faccia piacere, perché tu verrai con me” mi dice, per poi aprire l’anta del mio armadio.
“Dov’è la tua borsa?” chiede, infilando la testa tra i miei vestiti.
A quel punto non ci vedo più e scatto in piedi, afferrandolo per un braccio e piazzandomi davanti al mio armadio.
“Ehi, ma che fai? Chi ti credi di essere?” sbotto, furiosa.
Lui si volta verso di me, il suo viso a pochi centimetri dal mio, e mi guarda con aria decisa.
Per ora sono un tuo compagno di squadra” dice, precisando il ‘per ora’. “E visto che il campionato sta per iniziare, ti porto in palestra” conclude.
Gli lancio un’occhiata di fuoco e mollo la presa, incrociando le braccia al petto.
“Questo non ti autorizza a mettere le mani tra le mie cose” borbotto. Lui si lascia scappare un sorriso e chiude l’anta dell’armadio dietro di me,  poggiando il braccio all’altezza del mio fianco.
Deglutisco, colpita da una specie di deja-vu, ritrovandomi nella stessa identica situazione di qualche giorno fa in cucina.
“Hai ragione, ma a mali estremi, estremi rimedi” afferma con un sorrisetto, avvicinandosi ancora di più.
“Allora, che vogliamo fare?” chiede, senza spostarsi di mezzo centimetro. Faccio un respiro profondo e mi costringo a poggiare una mano tremante sul suo petto, per poi spingerlo via. Lui mi lascia fare ed io ritorno a respirare normalmente, lanciandogli un’occhiata di sottecchi.
“Mi dispiace, ma non ho intenzione di venire agli allenamenti” dico, cercando di mostrarmi decisa. Lui sorride e fa spallucce.
“Mi dispiace, ma io non ho intenzione di ascoltarti” replica facendomi il verso “Tu oggi vieni in palestra, non voglio storie” conclude.
Schiocco la lingua e incrocio le braccia al petto.
“Perché dovrei dare retta a quello che dici tu, scusa?”
Lui fa di nuovo spallucce e punta i suoi occhi scuri nei miei.
“Perché tra due giorni ci sarà la prima partita, in trasferta, e la squadra ha bisogno di te” dice, seriamente, per poi tornare a sorridere strafottente.
“E poi perché se non vieni di tua spontanea volontà, sono pronto a prenderti di peso e trascinarti in palestra. A te la scelta” dice, allargando le braccia e guardandomi con un sopracciglio alzato.
“Ti ho mai detto che ti odio?” ringhio, afferrando di scatto la divisa piegata con cura su una sedia e dirigendomi sbattendo i piedi in bagno. Lo sento soffocare una risata.
“Mi piace, almeno provi qualcosa per me” mormora divertito. Gli lancio un’occhiata di traverso.
“Se ti fa felice sapere che ti ucciderei con molto piacere, buon per te” ribatto. Lui scoppia a ridere e si siede di nuovo sul letto.
“Ti aspetto qui, non metterci troppo” dice ammiccando. Grugnisco qualcosa e mi chiudo in bagno, preparandomi il più lentamente possibile.
Esco dal bagno e mi dirigo all’armadio per prendere la tuta, mentre Zayn si lascia scappare un fischio di apprezzamento.
Mi volto verso di lui, che sta risalendo il mio corpo con lo sguardo, e arrossisco, infilandomi di scatto la felpa.
“Ti sta d’incanto questa divisa, White” commenta, alzando un sopracciglio. Mi schiarisco la gola e sento il sangue colorarmi le guance.
Lui si alza, lentamente, continuando a guardarmi da capo a piedi, e si avvicina.
“Ci stai provando con me, Zayn?” balbetto. Lui sorride e afferra il lembo della mia felpa con la mano, sfiorandomi la pancia con il pollice.
Rabbrividisco e non so per quale stupido motivo non mi tiro indietro.
“Tu che ne pensi?” replica, soffiando sulle mie labbra.
“Fortunatamente non ti conosco abbastanza bene per avere le idee chiare su di te” rispondo sarcastica, la voce che trema leggermente.
Il suo sorriso si allarga ancora di più, e punta gli occhi sulle mie labbra.
“Allora dovremmo approfondire la conoscenza” afferma. Mi lascio scappare una risatina nervosa.
“Nah, non credo”
“Mmm?”
“Già”
Solleva gli angoli della bocca in un sorriso furbo e…sexy, avvicinandosi ancora di più.
“Mmm”
Ma mi sta prendendo in giro?
“Cosa, non riesci a spiccicare più di due parole di fila? Sembri un gorilla” sbotto esasperata. Il suo sorriso si allarga e il mio cuore perde un colpo.
“Gorilla” ripete.
“Sei insopportabile”
“Io Zayn, tu Julie” dice con voce meccanica. Alzo gli occhi al cielo.
“Piantala”
Non riesco a trattenere un sorriso davanti alla sua aria divertita.
“Visto che siamo in tema di animali, sappi che mi piace il tuo profumo” afferma, avvicinandosi ancora di più, fino a sfiorarmi il collo con il naso.
“Si chiama doccia” rispondo al volo “Sapone, shampoo, acqua calda”
“Nudi. So come si fa” mi interrompe. Annuisco e lui mi sorride.
“E se io adesso ti baciassi?” si lascia scappare. Deglutisco, sbarrando gli occhi, il suo sguardo improvvisamente caldo, deciso.
“E se io ti prendessi a calci?” replico in un soffio. Lui sorride e si tira un po’ indietro.
“Ok. Oggi non è aria, capisco” afferma, arrendendosi.
Deglutisco di nuovo e mi sforzo di sorridere, anche se una morsa fastidiosa mi stringe lo stomaco.
“Facciamo che non sarà mai aria, ok?” lui sorride e si stringe nelle spalle.
“Prima o poi mi implorerai di baciarti, vedrai” afferma sicuro. Scoppio a ridere.
“Tu continua a sperarci”
Il suo sorriso si allarga e si allontana di qualche passo.
“Te la do vinta solo perché siamo in ritardo” dice, per poi aprire la porta della camera “Andiamo, il professore sarà felice di riaverti in squadra, e mi dovrà come minimo un favore” aggiunge strafottente.
Alzo gli occhi al cielo e scuoto la testa, precedendolo fuori di casa, salutando Louis con un gesto della mano.
“Continuo a chiedermi cosa ho fatto di male per meritarmi questo” borbotto, afferrando il casco che mi porge.
Lui si lascia scappare un sorrisetto e sale sulla moto.
“Presto ti renderai conto che è stata una fortuna incontrarmi” mormora, per poi partire a tutta velocità con la mia risata incredula come sottofondo.
 
 
Appena spegne la moto, parcheggiandola davanti alla porta della palestra, salto giù e mi sfilo il casco, guardandomi furtivamente intorno.
“Tranquilla, lui non c’è” dice Zayn, scendendo lentamente dalla moto e togliendomi il casco di mano. Arrossisco e mi schiarisco nervosamente la gola.
Lui si stringe nelle spalle.
“Credo si siano già lasciati o qualcosa del genere, perché a parte le prime due volte non l’ho più visto” continua. Deglutisco e scrollo le spalle.
“Non mi interessa” sussurro distogliendo lo sguardo.
“Come vuoi” annuisce, per poi aprirsi in un altro sorrisetto strafottente.
Sospiro e mi avvio verso la palestra scuotendo la testa.
Appena entro, cala un silenzio imbarazzante e tutti gli occhi puntano automaticamente su di me.
Cerco di ignorarli, cercando di mostrarmi tranquilla.
Qualcuno comincia a bisbigliare sorpreso, finché non si sente un urletto entusiasta, che non ci vuole tanto a capire a chi appartiene, e una testa bionda spunta tra la folla.
“Julie!” squittisce Lis, abbracciandomi di slancio. Sorrido e la stringo a me.
“Ce l’hai fatta!” esclama Harry, salutandomi con un veloce bacio sulla guancia.
“Già, mi mancava la mia compagna di riscaldamento, non abbandonarmi mai più” si unisce Liam, lanciandomi un’occhiata di avvertimento. Scoppio a ridere e all’improvviso si scioglie tutta la tensione e tutte le mie compagne mi danno il benvenuto in palestra come se davvero hanno sentito la mia mancanza.
“L’avevo detto che non sarebbe mancata più di quattro giorni” sento mormorare da Lis. Harry schiocca la lingua.
“Era scontato che non sarebbe stata lontana a lungo” replica.
“Si, ma io ho indovinato quando sarebbe tornata. Sono forte, ammettilo” ribatte lei. Lui alza gli occhi al cielo e fa per rispondere, quando Megan, che si è tenuta a distanza fino a questo momento, mi si avvicina, lo sguardo implorante e le guance rosse. Incrocio le braccia al petto e mi impongo di ignorarla, lasciandola passare come se non esistesse.
“Julie, possiamo parlare?” mi chiede, piazzandosi accanto a me. Lis e Harry smettono all’istante di battibeccare e mi fissano, mentre io guardo Megan con un sopracciglio alzato e lo stomaco in subbuglio.
Il silenzio cala di nuovo su tutti noi.
Poi Zayn richiama all’ordine la sua squadra e, facendomi l’occhiolino, fa allontanare tutti da noi.
Accanto a me rimangono solo Harry e Lis.
“Che vuoi?” sibilo a denti stretti. Lei sospira e chiude per due secondi gli occhi, per poi riaprirli, pieni di pentimento e sensi di colpa.
“Da sole, per favore” implora. Sbruffo e lancio un’occhiata veloce ai miei amici, che fanno spallucce, così mi allontano da loro con lei al mio seguito.
“Bene. Cosa devi dirmi?” le chiedo, entrando negli spogliatoi e sedendomi su una panchina. Lei sospira.
“Mi dispiace…”
“Posso fare a meno delle tue scuse, ormai non servono più a niente” la blocco all’istante. Lei sospira di nuovo e continua.
“Te lo dico lo stesso” si impunta “Mi dispiace averti fatto del male, hai ragione ad odiarmi, non pretendo il tuo perdono…”
“Anche perché non lo avrai”
“Ho lasciato Jonah” dice improvvisamente. Sbarro gli occhi e mi va di traverso la saliva.
“Oh, di già?” chiedo sarcastica.
Lei annuisce e distoglie lo sguardo, per niente sorpresa dalla mia reazione.
“E’ solo un coglione, non ti sei persa niente. E non sai quanto sia pentita di aver rovinato tutto per uno così” sussurra. Mi mordo la lingua per non risponderle acidamente, mentre le sue spalle si incurvano, come se avesse un peso sopra troppo grande da poter sorreggere.
“Vorrei tanto tornare indietro e non fare più una cosa del genere” mormora infine, puntando gli occhi nei miei.
E’ sincera, ma è troppo presto e sono troppo arrabbiata per pensare lucidamente.
“Purtroppo la macchina del tempo non è stata ancora inventata. E’ troppo tardi, potevi pensarci prima” rispondo impassibile. Il suo sguardo si riempie di tristezza.
“Julie, ti prego…”
“No, ne ho abbastanza. Di te, di Jonah, di questo. Voglio solo essere lasciata in pace, ormai il danno è fatto” concludo, alzandomi ed uscendo dagli spogliatoi senza degnarla di uno sguardo.
Appena rientro in palestra, come se fosse una scena al rallentatore, vedo Lis schizzare in campo per recuperare una palla.
Vedo un’altra palla rotolare sotto i suoi piedi, Cloe si porta una mano davanti alla bocca e il professore urla a Lis di fermarsi, ma ormai è troppo tardi.
Concentrata sulla palla da recuperare, non si accorge di quella sotto i suoi piedi e cade rovinosamente a terra, tutto il peso sulla caviglia, che si piega in modo innaturale.
Scatto verso di lei all’istante, come tutte le compagne, compresi i ragazzi, mentre lei si afferra con entrambe le mani la caviglia, trattenendo a stento un urlo.
“Lis, Lis!” grido facendomi spazio e chinandomi accanto a lei. Lei mi guarda, gli occhi pieni di lacrime e il viso deformato dal dolore.
“Toglietevi di mezzo” tuona la voce del professore, che si fa largo e mi affianca, afferrandole delicatamente la caviglia. Lis fa una smorfia di dolore e afferra di scatto la mia mano e la stringe forte.
“E’ gonfia, sicuramente è una distorsione. Non ci voleva proprio” borbotta il professore, mentre Liam gli porge il ghiaccio spray che è corso a prendere.
“Dovrai stare ferma come minimo due settimane” continua. Lis sbarra gli occhi.
“Due settimane?! Ma dopodomani dobbiamo partire!” esclama.
Il professore scuote categoricamente la testa.
“Salterai la prima partita” dichiara, con una smorfia di disappunto, poi vaga con lo sguardo tra il gruppo di ragazzi intorno a noi.
“Qualcuno può aiutarla ad arrivare in infermeria?” chiede. Harry e Liam si fanno subito avanti. Io la aiuto ad alzarsi e loro la afferrano per i fianchi.
“Maledizione, ci mancava anche questa” sento borbottare il mister  “Dai, voi tornate ad allenarvi”
“Ehm, io vado con Lis…” provo a dire.
“No, White. Vai ad allenarti, sei mancata già troppe volte e voglio che almeno le giocatrici a disposizione siano in forma” dice con voce autoritaria.
Annuisco e torno a giocare, lanciando uno sguardo di scusa a Lis, che scrolla le spalle e saltellando si lascia trasportare in infermeria.
Bene, una trasferta senza la mia migliore amica.
Non ci voleva proprio.






Oppa Harry Styles!!
Ciaaaao, splendori :3
Che si dice?
Io sto impazzendo, che novità, eh? :')
No, no. Ferme. Devo dirvi una cosa troppo importante!
Nella mia scuola c'è un tipo che è praticamente la fotocopia di Niall **
ahoahsamdh è una cosa bellissima, vi giuro, è u-g-u-a-l-e.
Piccolo problemino: è più piccolo di me çç
Però non si può avere tutto, no?
Occhei, passiamo al capitolo.
E' solo un capitolo di passaggio, quindi mi scuso se fa leggermente schifo, ed è stato anche un po' angosciante scriverlo, soprattutto l'ultima parte perchè a me è successa la stessa cosa di Lis.
A tutte e due le caviglie, prima una e poi l'altra, e sono dovuta stare ferma due mesi.
Non sapete che cosa imbarazzante andare a scuola con le stampelle (con cui non sapevo camminare, poi) ed essere costretta a dire a chiunque quanto sei stata cogliona a cadere su una palla çç
So, Lis non andrà in trasferta con loro, quindi praticamente Julie avrà 'via libera' *sorrisetto malizioso*
Mh, che cosa succederà?
Lo scoprirete nella prossima puntata! (?)

Love u all.
-S.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Fuck you. ***


Love is just a mess.


(18) Fuck you.
 
 

Al suono del campanello apro la porta, la mia espressione curiosa che si trasforma subito in scocciata quando realizzo chi mi ritrovo davanti.
“Ciao” mi dice Zayn con un sorriso luminoso. Incrocio le braccia al petto, impassibile.
“Che vuoi?”
“Accogli così tutti i tuoi ospiti?” mi chiede divertito, facendomi una smorfia.
“No, solo quelli non graditi” ribatto, con un sorrisetto amabile. Lui mi fa una boccaccia e mi fa il verso.
“Che vuoi? Oggi non ci sono gli allenamenti, non devi trascinarmi da nessuna parte” lo informo impassibile. Lui sorride e si stringe nelle spalle.
“Non sono qui per te” chiarisce, facendomi arrossire imbarazzata “Sono stato invitato da tuo cugino” precisa, indicando la casa alle mie spalle, aspettando che lo inviti ad entrare.
“Louis non c’è” rispondo invece io.
Puoi anche andartene.
“Lo so, mi ha detto di aspettarlo” ribatte con voce fredda.
Ma che bello.
Sbruffo e mi sposto di lato, per lasciarlo passare.
“Allora, come va?” mi chiede, mentre mi segue in salotto. Mi butto sul divano, sprofondando tra i cuscini.
“Sono stata meglio” rispondo con voce monocorde. Lui sorride e si siede delicatamente accanto a me, lanciandomi un’occhiata indecifrabile.
“Ci credo” commenta. Faccio spallucce e punto gli occhi sulla tv, evitando di pensare a cosa si riferiva esattamente quel ‘come va?’.
“Che stavi facendo?” mi chiede, la voce allegra. Alzo gli occhi al cielo e scrollo le spalle.
“Stavo pensando di andare a fare la valigia”
Lui scoppia a ridere, piegando la testa all’indietro.
“Ancora non hai preparato niente?” chiede incredulo. Scrollo le spalle e lui ride ancora più forte.
“Ma partiamo domani mattina!” protesta. Faccio spallucce.
“E allora? Non ci vuole niente a fare una valigia” dico tranquillamente. Lui scuote la testa e mi guarda divertito.
“Se non avessi quel corpo da urlo, non direi mai che sei una ragazza” commenta, guardandomi attentamente. Arrossisco di colpo e gli tiro un pugno sulla la spalla.
“Idiota”
Mi alzo e mi avvio sulle scale, con lui al mio seguito che ride e si massaggia il punto in cui l’ho colpito.
Entro in camera lasciando la porta aperta alle mie spalle, anche se l’idea di sbattergliela in faccia non mi faccia così schifo e prendo la valigia praticamente vuota da sotto il letto.
Lui indica la sedia accanto alla scrivania ed io annuisco, mentre lui si accomoda, con un sorriso splendente.
“Allora, la tua amica non potrà venire” comincia. Sospiro.
“Già, sarà una merda senza di lei” ammetto. Lui fa spallucce e sorride.
“Pensala così: dovrai divertirti anche per lei” dice lanciandomi uno sguardo malizioso.
“Ah-ah. Molto divertente. Anche se fosse, cosa ti fa pensare che io voglia divertirmi proprio con te?” gli chiedo acidamente. Lui mi guarda dritto negli occhi, senza smettere di sorridere.
“Sensazioni” risponde semplicemente. Schiocco la lingua.
“Toglimi una curiosità, ma tu il cervello l’hai comprato da media shopping?” gli chiedo. Lui ride e scuote la testa.
“Allora devi aver sbattuto la testa tante volte, da piccolo” deduco. Lui fa spallucce e fa cadere il discorso.
In silenzio, continuo a preparare la valigia, ignorando i continui sospiri che Zayn fa alle mie spalle.
Anche se comincia a darmi sui nervi trattengo il respiro e tento di restare tranquilla.
“Hai finito?!” esplodo dopo l’ennesimo sospiro.
Come non detto.
Lui mi lancia un sorriso furbo e si stringe nelle spalle, fingendosi sorpreso.
“Di fare cosa?”
“Di pensare, sospirare, respirare!” sbotto. Lui ride sotto i baffi.
“Sei buffa quando ti arrabbi”
Trattengo a stento un lamento esasperato e roteo gli occhi al cielo.
“Mi spieghi cosa vuoi da me?”
Il suo sorriso si allarga e lentamente si alza.
“Vuoi veramente saperlo?” chiede con voce maliziosa. Sbarro gli occhi e scuoto la testa.
“No, come non detto. Continua a pensare o a fare qualsiasi altra cosa che stavi facendo” borbotto, sentendo il sangue colorarmi le guance. Lui soffoca una risata e blocca le mie mani che stavano mettendo in valigia una felpa. I miei occhi corrono ai suoi, improvvisamente seri.
“Devo dirti una cosa” esordisce. Deglutisco nervosamente, il cuore a mille.
“Cosa?” chiedo con voce stridula. Lui arriccia le labbra e sembra pensarci su.
“Forse è meglio se te la faccio vedere” mormora.
Ok, comincia a preoccuparmi.
“Zayn, devo prenderti a calci all’istante o mi dici quello che ti passa per la testa?” lo guardo attentamente negli occhi che a sorpresa sfuggono ai miei, puntandosi sulle mie labbra.
“Se io provassi a fare una cosa…” comincia, lasciando in sospeso la frase.
“Mmh?”
“Una cosa che ho bisogno di fare da un po’ di tempo…”
Ho capito cosa intende, ma il mio cervello sembra non rispondere più al mio controllo.
Le mani si aprono, lasciando cadere a terra la felpa che stringevano, e il punto in cui la sua mano tiene il mio braccio sembra andare a fuoco.
“Cosa devi fare, Zayn?” bisbiglio, il cuore che batte forte e il suo respiro fresco sulle labbra.
Si avvicina, chinandosi per portare il suo viso alla stessa altezza del mio.
Non protesto, non mi muovo, non respiro.
Sono completamente ipnotizzata dai suoi occhi scuri fissi nei miei e, anche se in questo momento so che dovrei allontanarlo, che dovrei pensare alle conseguenze di quello che sta per succedere, rimango immobile.
Andando contro tutti i miei pensieri e le mie convinzioni.
“Eeee, sono arrivato, gente!” urla Louis.
Salto all’indietro, la magia del momento che si dissolve improvvisamente, mettendomi una mano sulla bocca e fissando inorridita Zayn, che sbruffa.
“Non ci posso credere” grugnisce a mezza bocca.
“Ehi, ma siete qui!” esclama Louis raggiungendoci in camera. Mi saluta con un bacio sulla guancia e poi da una pacca sulla spalla a Zayn, che gli lancia un’occhiata di fuoco.
“Che stavate facendo?” chiede, buttandosi sul letto accanto alla mia valigia quasi piena.
Zayn grugnisce qualcosa, fulminandolo di nuovo con lo sguardo.
“Niente” rispondo al volo, lasciandomi scappare una risatina nervosa.
Louis mi guarda sospettoso ed io mi schiarisco la gola.
“Ok. Ora che sei arrivato io, ehm, vado a salutare Lis” dico tirandomi immediatamente fuori da questa situazione, passandomi una mano tra i capelli. Louis annuisce distrattamente e Zayn continua a fissarmi. Incrocio il suo sguardo e il mio cervello si spegne improvvisamente,  non c’è altra spiegazione per quello che mi ritrovo a dire.
“Ti fermi a cena?” gli chiedo. Louis si volta di scatto verso di me, con sguardo sbalordito.
Zayn si apre in un sorriso sorpreso.
“Certo” annuisce.
“Bene, allora ci vediamo dopo” dico, superandoli.
“Salutami Lis!” mi urla dietro Louis. Faccio un gesto con la mano e mi affretto ad uscire di casa e a raggiungere la mia amica per ritrovare un po’ di tranquillità e dimenticare quello che è appena, o meglio, è quasi appena successo.
 
 
La mattina dopo, mentre sto caricando a fatica la valigia sul pullman, circondata dalle mie compagne di squadra che cominciano a fantasticare su quella che definiscono ‘gita’, il professore borbotta nervosamente imprecazioni per il ritardo di qualcuno.
Sospiro, ignorando i piani che stanno improvvisando le mie amiche su come fuggire dall’albergo la sera per andare a divertirsi.
Per me la cosa principale è la partita, non mi interessa inventare assurdi modi per andare a divertirmi, soprattutto senza la mia compagna di avventura.
“Oh, finalmente” sospira il professore, allargando le braccia al cielo e lanciando un’occhiataccia verso qualcuno, per poi allontanarsi e annunciare al suo assistente che siamo al completo.
Mi giro e vedo Zayn venire verso di me a passo deciso, gli occhi puntati nei miei e l’espressione talmente seria da fare paura.
Harry lo vede e lo saluta, tentando di bloccarlo, ma lui lo ignora e continua a camminare spedito.
Mi afferra per un braccio, continuando a camminare e trascinandomi con se, girando l’angolo e infilandosi in un vicolo a caso, vuoto.
Apro la bocca per protestare, ma non ho neanche il tempo di realizzare la situazione, o di dire qualsiasi cosa, che mi afferra con entrambi le mani il viso e incolla le sue labbra alle mie.
Sbalordita, resto immobile per circa trenta secondi, sentendo le sue labbra morbide e calde sulle mie, poi mi rendo conto di cosa sta succedendo e lo spingo via con tutte le mie forze. Lui mi lancia un’occhiata indecifrabile e riparte all’attacco, socchiudendo gli occhi e facendo un passo avanti.
Io mi tiro indietro e mi passo una mano sulla bocca, scoccandogli un’occhiata di fuoco.
“Ma che diavolo fai?!” gli chiedo, mantenendo a stento la voce.
Lui mi fissa, gli occhi che sembrano brillare.
“Ti bacio” dice, per fare di nuovo un passo avanti e afferrarmi di scatto la mano.
Sciolgo bruscamente la presa e faccio un altro passo indietro.
“Quello l’ho capito, pezzo di idiota” sibilo “Ma come ti è passato per la testa?!”
Lui sbruffa, innervosendomi ancora di più.
“Ero stufo di aspettare”
“Ma aspettare cosa?!” sbotto, rossa in viso e con il cuore a mille. Non so se per la rabbia o per qualche altra cosa. Lui scrolla le spalle.
“Aspettare che ti decidessi ad ammettere che io ti piaccio. Oh, andiamo non fare quella faccia. L’abbiamo già tirata per le lunghe abbastanza” dice, con il suo solito sorrisetto strafottente. Gli punto un dito contro.
“Ritira quello che hai detto. Subito” gli ordino. Il suo sorriso si allarga.
“Cosa, la verità brucia?” ribatte. Grugnisco qualcosa, fulminandolo con lo sguardo.
“Non so se ti rendi conto che mi hai appena baciata, così senza motivo, di mattina e senza neanche prima dirmi buongiorno!” urlo. Lui ride e punta di nuovo gli occhi nei miei.
“Buongiorno” sussurra, prima di avventarsi di nuovo su di me. Schivo le sue labbra accucciandomi e mi sposto velocemente all’indietro.
“Ma che ti sei bevuto il cervello? Che ti prende?” chiedo sbalordita. Sembra quasi fuori di testa.
“Sono stanco di aspettare. Mi piaci, Julie White, anche se sei insopportabile” confessa.
Mi si mozza il respiro e il cuore perde un battito.
“No, tu non stai bene” sussurro dopo un po’, sbarrando gli occhi “Cosa ti sei fumato, Malik?” gli chiedo. Lui soffoca una risata e ficca le mani in tasca, dondolandosi sui talloni.
“Sono lucido come non mai” risponde. Scuoto la testa, scandalizzata.
“Non credo proprio. Ma come te ne esci? Noi ci odiamo” gli ricordo. Lui scuote la testa e si lascia scappare un sorriso.
“No, sei tu che sei convinta di questo. Perché non vuoi ammettere che sei pazza di me” dice maliziosamente.
Rimango a bocca aperta e mi passo una mano tra i capelli.
“Ditemi che è solo un incubo, vi prego” sussurro. Lui sorride e si avvicina di nuovo, riuscendo a sfiorarmi la guancia con un dito.
Faccio un passo indietro.
“Non toccarmi”
“Ma perché?” esplode lui, alzando le braccia al cielo. Lo guardo, aspettando che continui.
“Ieri sembrava che ti piacesse” mi fa notare. Deglutisco sentendo il sangue colorarmi le guance.
“Hai detto bene: sembrava”
“Mi spieghi perché diavolo hai costruito un muro intorno a te? Perché mi respingi?” chiede, ignorando il mio sarcasmo e facendo un altro passo verso di me, limitando pericolosamente la distanza tra noi.
Che gli devo dire? Che sto cercando di tenerlo lontano perché mi sono resa conto, con orrore, di quanto mi piace, ma che per rispetto di Lis non devo fare niente?
E’ patetico. E imbarazzante.
“Perché…perché non mi piaci” balbetto. Lui scuote la testa e mi afferra di nuovo il viso con le mani.
Deglutisco, perdendomi nei suoi occhi scuri.
“No, non è vero” protesta.
“Zayn, ci stanno guardando tutti” mormoro.
“Non c’è nessuno qui. Rispondi alla mia domanda, perché ti ostini a respingermi?”
Ho la gola secca e il cuore che mi martella furiosamente nel petto, minacciando un collasso improvviso.
Non posso permettergli di farmi questo effetto ogni volta.
Non posso permettergli di farmi qualsiasi effetto, punto.
Scuoto la testa, liberandomi a fatica dalla sua stretta ferrea.
“Devi lasciarmi in pace, Zayn. Dico sul serio” bisbiglio, distogliendo lo sguardo e con il pensiero fisso di Lis in testa. Le sue parole riecheggiano nella mia mente: tienimelo d’occhio.
Bel modo di controllarlo, questo.
Lui lascia cadere le braccia lungo i fianchi e sospira sconfitto.
“Non ti capisco” ammette. Sospiro.
“Lo so, il tuo cervello è troppo lento per comprendere”
Lui alza gli occhi al cielo.
“Puoi restare seria per un minuto?” chiede esasperato. Lo guardo alzando un sopracciglio.
“Prego?”
“Io vengo qui, ti dico quello che penso, ti bacio, dannazione! Ti ho appena baciata e tu non sai far altro che insultare il mio cervello!”
Sta gridando e questa cosa mi urta leggermente il sistema nervoso.
“Scusa, se mi hai un attimo sconvolto la giornata” replico sarcastica.
“Non è colpa mia se tu mi hai mandato segnali inequivocabili” ribatte prontamente.
Rimango a bocca aperta.
“Segnali inequi…ma cosa stai dicendo!?”
Bene, ora sto urlando anch’io.
Lui si stringe nelle spalle e mi guarda innocentemente.
“Beh, mi hai invitato a restare a cena…” comincia.
“Cortesia”
“Poi il film, le luci abbassate…”
“Sai com’è, si vede meglio e poi non eravamo soli” lo interrompo di nuovo.
“Mi hai salutato con un bacio sulla guancia…”
“Si chiama educazione”
“Stavamo per baciarci, ieri pomeriggio” mi ricorda.
“Peccato che poi è arrivato Louis” mormoro sarcasticamente. Lui alza gli occhi al cielo e mi spinge improvvisamente contro il muro, schiacciandomi tra la superficie liscia e fredda e il suo corpo caldo e forte.
Nel giro di mezzo secondo mi bacia di nuovo, provando ad aprire le mie labbra serrate.
Lo spingo via.
“La vuoi smettere?!” Lui scuote la testa.
“No, finché non chiuderai quella bocca e smetterai di blaterare a vuoto”
Schiocco la lingua.
“Sei solo un egocentrico, vanitoso, menefreghista…”
Le sue labbra calano di nuovo a forza sulle mie.
“Smettila!”
“Ragazzi, dove siete?” la voce di Harry arriva ovattata alle mie orecchie e il viso vicinissimo di Zayn mi copre tutta la visuale.
Vedo solo lui e i suoi occhi scuri fissi nei miei.
“Ehm, scusate l’interruzione, ma il pullman sta per partire e il mister ha detto che se non muovete il culo vi lascia qui, testuali parole” si intromette Harry, avvicinandosi.
Zayn sospira e finalmente si allontana, lasciandomi lo spazio per respirare.
“Si, andiamo” sussurra. Harry mi lancia un’occhiata indecifrabile e mi indica, dando di gomito a Zayn.
“Perché ha quella faccia sconvolta? Che le hai fatto?” chiede, leggermente divertito. Zayn sorride e fa spallucce.
“L’ho baciata. E le è talmente piaciuto che è rimasta senza parole” dice lanciandomi uno sguardo di sottecchi.
Sento il sangue colorarmi le guance e stringo i pugni.
“Stronzo”
“Sei adorabile quando ti arrabbi”
“E tu sei solo un coglione” replico. Lui spalanca la bocca, sorpreso dalla cattiveria che ho messo nelle mie parole.
Sorrido.
“Oh, scusa. Non volevo offenderti, pensavo ne fossi già al corrente” dico dolcemente.
Il suo viso diventa rosso e stringe le labbra, colto nel vivo.
“Che c’è ti è forse morto il gatto per essere così acida, stamattina?” borbotta, lanciandomi un’occhiata esasperata.
Mi si ferma il cuore.
“Zayn!” lo riprende Harry con voce ferma.
“Che c’è?” chiede, voltandosi verso di lui, poi capisce.
Si porta una mano davanti alla bocca e mi lancia uno sguardo dispiaciuto.
Ma ormai è troppo tardi.
L’ha detto.
Alla parola morte il mio stomaco si stringe in una morsa e sento il cuore pulsare di dolore.
Gli occhi mi si riempiono di lacrime, mentre il dispiacere in quelli di Zayn si trasforma in pietà. Fa per avvicinarsi, una mano tesa verso di me, ma io mi scosto, facendo un passo indietro.
“Scusa, non intendevo…” fa per dire. Lo fulmino con lo sguardo.
“Vaffanculo, Zayn” sibilo, per poi girarmi di scatto e allontanarmi da lui.
Raggiungo il pullman e salgo sotto lo sguardo severo del professore, raggiungendo un posto al centro e buttandomi a peso morto sul sedile.
Sento Harry chiamarmi ma lo ignoro, infilandomi le cuffiette e tirando su il cappuccio della felpa.
Se questi sono i presupposti di questa trasferta, era meglio che restavo a casa.










Sono ancora viva, yo!
Scusate l'immeeeenso ritardo, ma questi giorni ho ispirazione zero.
Questo capitolo è stato un parto, sul serio, ed è uscito anche una schifezza.
Solo che ci ho messo un'eternità a scriverlo: aprivo la pagina word, scrivevo una riga e poi non mi veniva in mente più niente.
La richiudevo, poi mi veniva un'altra idea e la riaprivo, ma niente, mi si svuotava la mente.
Ho odiato seriamente la lineetta che lampeggia, è lei che mi metteva pressione! (?)
Quindi, mi scuso se il capitolo fa cagare, ma è il meglio che sono riuscita a fare uu
Poi guardiamo positivo: finalmente si sono dati questo benedetto bacio!
Quanti capitoli sono che Zayn ci sta provando?
Una decina?
Peccato che poi la sua boccaccia idiota abbia rovinato tutto çç
Vabbè, le cose si risolveranno e per la vostra gioia il prossimo capitolo è già pronto a metà, quindi non dovrete aspettare un'eternità per leggerlo.
Ora sloggio, oggi mi sto sulle palle da sola e sono particolarmente pesante.
Spero vi piaccia, fatevi sentire :)
Love u all.
-S.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Rooms. ***


 Love is just a mess.



(19) Rooms.
 
 


“Allora, mi sono preso il permesso di fare io le coppie per le stanze” esordisce il professore, dopo aver fatto per l’ennesima volta l’appello nell’atrio di quello che dovrebbe essere l’hotel, ma che sembra una casa di riposo.
Sospiro, evitando accuratamente lo sguardo fisso di Zayn su di me.
Ha provato a parlarmi sul pullman, ma io l’ho mandato beatamente a farsi fottere con tutta la delicatezza possibile.
Non è colpa mia se divento scorbutica quando si toccano i miei punti deboli, soprattutto quando il ragazzo di cui è innamorata la mia migliore amica mi bacia.
Una morsa mi stringe lo stomaco al pensiero che dovrò dirle tutto, perché tanto se non lo faccio io prima o poi lo scoprirà da sola.
“Quindi, non voglio sentire proteste, ho estratto a sorte” continua, per poi cominciare a fare l’elenco delle coppie. Mano a mano che le nomina, i ragazzi o le ragazze prendono le chiavi e si dirigono ai piani delle rispettive camere.
“White, Connely” sobbalzo quando sento chiamare il mio nome e vedo Cloe farmi l’occhiolino, sfilando le chiavi dalle mani del professore. Fa per avvicinarsi ma Niall, che le sta accanto, la ferma per un braccio e le stampa un veloce bacio sulla guancia, che la fa arrossire violentemente. Poi la lascia andare e lei, un po’ barcollante ed con il sorriso da ebete stampato in faccia, mi raggiunge.
“Ciao, compagna di stanza” mi dice, porgendomi il cinque. Rido e le tolgo le chiavi di mano, sollevata di essere capitata in stanza con lei, una ragazza assolutamente adorabile, anche se un po’ pazza, ma divertente al punto giusto e seria e responsabile all’occorrenza.
Una fossetta le spunta insieme al sorriso ed io non posso che ricambiare.
“Dai, andiamo. Ho bisogno di una bella dormita” le dico, sbadigliando. Lei ride e prende la sua valigia per trascinarla nell’ascensore.
Quarto piano, stanza 13.
La camera è piccola, con un letto matrimoniale e un mini bagno con una doccia a terra.
Mi lascio scappare una smorfia di disgusto mentre sento Cloe borbottare qualcosa, schifata, mentre apre l’armadio.
“Certo che potevano scegliere un posto migliore” borbotta, richiudendo l’anta di scatto. Mi butto sul letto, che cigola in modo preoccupante e annuisco.
“Fortuna che saranno solo tre giorni, già odio questo posto” replico, lanciando un’occhiataccia alla finestra, che dà sul palazzo di fronte, grigio e deprimente. Sento Cloe sospirare, mentre apre la sua valigia e mi volto verso di lei, che canticchia a mezza bocca con aria sognante.
Sorrido.
“C’è qualcosa che devi dirmi?” le chiedo. Lei si volta di scatto verso di me e arrossisce, sorridendo imbarazzata.
“Beh…”
“Avanti, ti ho visto prima con il biondino” le dico divertita. Lei arrossisce ancora di più ed io scoppio a ridere, battendo le mani.
“Ti sei innamorata!” esclamo. Lei sospira e si butta sul letto accanto a me.
“Innamorata è un parolone” mi corregge “Mi piace, tanto. Quello si” ammette, mordendosi il labbro inferiore. Le do una spallata giocosa e lei ricambia il sorriso.
“Sono contenta, Niall è un bravo ragazzo” annuisco.
Lei sorride di nuovo e poi aggrotta le sopracciglia.
“E tu invece che mi dici?” deglutisco e mi indico.
“Io?” lei ride e annuisce.
“Si, tu. Novità dopo la rottura con Jonah?”
A sentire quel nome un brivido mi percorre la schiena e distolgo subito lo sguardo.
“No” mento. Lei stringe le labbra.
“Mh, sai che dovresti andare avanti, vero? Volta pagina, dimentica quella storia” alzo gli occhi al cielo e mi alzo, improvvisamente a disagio.
“Non ti ci mettere anche tu, ti prego” le dico “Lo so che devo andare avanti, e lo sto facendo. Questo non significa che deve esserci per forza qualcun altro” la mia voce diventa flebile nella conclusione della frase perché mi rendo conto che effettivamente qualcun altro c’è.
No, non ci devo pensare.
Scuoto velocemente la testa per scacciare via quei pensieri e mi sforzo di sorridere.
“Non parliamo di me, torniamo all’argomento principale. Raccontami di Niall, cosa è successo?” butto lì la domanda, anche se la mia mente è completamente altrove, precisamente persa in due pozzi scuri che mi mandano in tilt ogni volta che li vedo.
Lei sorride, visibilmente felice che siamo tornate all’argomento di partenza.
“A proposito di questo. Dovrei chiederti un favore” comincia, titubante. Alzo un sopracciglio e lei mi lancia uno sguardo implorante.
“Potresti lasciarmi la stanza libera stanotte?” chiede tutto d’un fiato.
Strabuzzo gli occhi, sorpresa.
“Che cosa?!”
“Ti prego, ti prego, ti prego”
Scuoto la testa.
“E perché dovrei farlo?” lei alza impercettibilmente gli occhi al cielo.
“Perché vorrei stare con Niall, da sola” spiega impaziente. Alzo le spalle.
“E perché non puoi andare tu da lui?” replico.
“Perché il suo compagno di stanza non vuole”
“E allora perché dovrei volerlo io? No, non se ne parla” mi rifiuto, intestardendomi. Lei sospira, continuando a pregarmi con lo sguardo.
“Ti supplico, Julie” mi implora per l’ennesima volta, giungendo le mani a mo’ di preghiera e sbattendo le sue lunghe ciglia, cercando di addolcirmi.
Ecco, ha proprio perso la testa.
Non c’è da biasimarla, Niall è un ragazzo dolcissimo, e poi con la sua faccetta da angelo si fa amare praticamente da tutti.
Solo che in campo di amicizie non va molto forte, considerando che ha come migliore amico quell’imbecille di Malik.
E non capisco perché devo essere sempre io quella che ci rimette.
“Non esiste, Cloe. Voglio dormire nella mia stanza e riposare bene. Domani  è un giorno importante” le ricordo, incrociando le braccia al petto, irremovibile. Oltre al fatto che ho bisogno di una bella dormita, non posso permettere che una delle mie migliori giocatrici passi la notte in bianco a fare chi sa cosa con il suo amico.
“Lo so che è un giorno importante” replica lei, imbronciandosi “Però è anche importante Niall” conclude piagnucolando.
Sbruffo, sapendo che non resisterò a lungo davanti ai suoi occhioni imploranti.
“Ok. Se anche fosse, dove andrei a dormire io?” le chiedo, alzando le braccia al cielo, decisa a rifiutare assolutamente di dormire nella hall dell’albergo, su un sudicio divano in cui entrerei a malapena e su cui mi spezzerei la schiena.
“Nella stanza di Niall, ovviamente!” esclama Cloe, distogliendomi dai miei pensieri. La guardo, titubante.
“Il mister non deve sapere di questo scambio di stanze e se ti vedesse in giro…” spiega, un fremito che le blocca le parole.
Sorrido al tono con cui ha nominato il mister, quel farlocco del nostro professore di biologia alias allenatore della squadra.
“Bene. Spero che almeno il letto sia comodo” sospiro infine, arrendendomi.
Cloe mi abbraccia di slancio e mi bacia la guancia, aprendo la porta e quasi buttandomi fuori dalla stanza. Le lancio un’occhiataccia nello stesso momento in cui dalla stanza di fronte esce Niall, con un sorriso a trentadue denti stampato sul suo bel faccino. Cloe fa un risolino eccitato ed io alzo gli occhi al cielo.
“Vacci piano, biondino. Ho bisogno che sia in forma, domani” gli dico. Lui sorride e annuisce, schioccandomi un bacio sulla guancia.
“Grazie” sussurra al mio orecchio “E’ in buone mani” continua con una punta di malizia nella voce. Lo spingo via con aria divertita ma, prima che riesca ad aprire bocca per ribattere, la porta della sua stanza si apre ed esce fuori Zayn, senza maglietta, che gli lancia qualcosa.
Distolgo immediatamente lo sguardo, sentendo il sangue colorarmi le guance a tradimento.
“Tieni, senza questi non credo saresti andato lontano” gli dice ammiccando. Niall arrossisce e si ficca in tasca senza farlo vedere quello che gli ha appena lanciato Zayn, anche se non ci vuole una laurea a capire cosa sia.
Poi si volta verso di me e mi fissa, lo sguardo indecifrabile. Faccio una smorfia e punto gli occhi sulle mie scarpe, sicuramente molto più interessanti dei suoi occhi scuri e magnetici.
“Beh, allora buonanotte ragazzi” dice Cloe, afferrando Niall per la maglietta e tirandolo verso la nostra stanza.
Solo allora capisco e sbarro gli occhi, terrorizzata.
“Frena, frena. Vorresti dire che il compagno di stanza di Niall è…lui?!” esplodo, incredula di quanto sia potente la mia sfiga.
Niall annuisce, una mano sul fianco di Cloe e l’altra già pronta a chiudere la porta per dedicarsi ai fatti loro.
Non oso voltarmi verso di Zayn, ma sento il suo sguardo bruciante perforarmi la schiena.
“Oh, non ci penso neanche. Io con questo qui non ci dormo!” esclamo, indicando Zayn e lanciandogli uno sguardo di sfuggita. Lui si limita a sorridere a braccia incrociate e a gustarsi la scena. Cloe, incurante delle mie proteste e leggermente impaziente, fa spallucce e mi sorride.
“Ormai è troppo tardi, mi hai dato la tua parola” dice frettolosamente, prima di sbattermi la porta in faccia. Spalanco la bocca.
“Io non ho dato la mia parola proprio a nessuno!” urlo contro la porta, infuriata.
Non ci posso credere, domani me la pagherà. Molto cara.
No, non posso certo dividere la stanza con…lui.
E’ estremamente pericoloso e piuttosto imbarazzante, considerato quello che è successo poche ore fa.
D’un tratto il divano nella hall non mi sembra poi così male.
Lentamente mi volto verso di Zayn e mi costringo ad incrociare il suo sguardo curioso, in attesa della mia prossima mossa.
Lo fulmino con lo sguardo e con una spinta lo scanso, entrando nella sua stanza.
“Impaziente di andare a letto?” mormora maliziosamente, seguendomi. Io, in silenzio, afferro cuscino e lenzuolo.
“Non verrei a letto con te nemmeno sotto tortura, Malik”lo informo.
Il mio cuore accelera, segno che non sto dicendo proprio tutta la verità.
Oh, al diavolo!
Lui si posa una mano sul cuore, offeso.
“Così mi ferisci, White” dice, fingendo di asciugarsi una lacrima.
Alzo gli occhi al cielo e lo supero, dirigendomi verso la porta ancora aperta.
“E ora dove pensi di andare?” mi chiede, una nota divertita nella voce. Gli rispondo senza neanche guardarlo.
“Ovunque, ma lontano da te”
Senza dargli il tempo di replicare mi chiudo la porta alle spalle, pronta ad una piacevole notte su quello stupido divano.
 
 
 
Appena riesco a trovare una posizione abbastanza comoda da poter chiudere gli occhi e rilassarmi, pronta a scivolare nel mondo dei sogni, qualcuno si butta sul divano accanto a me facendomi finire quasi con il culo per terra. Mi tiro su di scatto e fulmino Zayn con lo sguardo, che se ne sta sdraiato comodamente sul divano nel punto in cui fino a due secondi fa c’ero io.
Sbruffo e soffoco un grido di frustrazione.
“E adesso che vuoi?” gli chiedo.
Lui, incurante della mia esasperazione, mi sorride amabilmente.
“Sono venuto a ricordarti che tra circa due minuti inizia il giro dei controlli del professore” mi informa.
“E allora?”
“Allora se ti trova in giro finisci nei guai. Sono venuto a salvarti”dice, trattenendo a stento una risata. Chiudo gli occhi e respiro profondamente.
“Sono problemi miei. Stai tranquillo, me la cavo da sola” lui schiocca la lingua e scuote la testa ancora prima che finisca la frase, tanto per farmi capire che non gli interessa niente di quello che sto dicendo.
“Non credo che posso lasciarti fare quello che vuoi. Ci andrebbe di mezzo anche Niall e proprio non mi va, visto che gli ho promesso che gli avrei tenuto il gioco” dice stringendosi nelle spalle.
Stupida solidarietà maschile.
“E quindi che hai intenzione di fare?” gli chiedo, ammettendo a me stessa che per una volta potrebbe avere ragione, che ci andrebbe di mezzo anche Cloe e che si dovrebbe fare di tutto per una compagna di squadra.
“Ascoltami” comincia. Alzo gli occhi al cielo.
“Lo sto facendo” replico. Lui mi ignora, concentrato.
“Facciamo così, se proprio ti mette a disagio dividere il letto con me, puoi dormire sulla poltrona. Basta che ci sbrighiamo” dice guardandosi furtivamente intorno.
Scoppio a ridere.
Tu vorresti che io dormissi sulla poltrona e ti lasciassi il letto tutto per te?” gli chiedo incredula.
Lui sorride ma, prima che possa rispondere, sentiamo la voce del professore in fondo al corridoio.
Scatto in piedi rischiando di perdere l’equilibrio e cerco con lo sguardo un luogo in cui nascondermi.
Improvvisamente, lui mi afferra la mano e mi tira verso le scale. Una scossa elettrica parte dal punto in cui la sua mano stringe la mia e finisce con una fitta poco piacevole nello stomaco.
La ignoro e penso a correre.
Corriamo a perdifiato su per le scale, senza voltarci neanche una volta indietro.
Arrivati al terzo piano mi fermo e mi piego sulle ginocchia, per cercare di riprendere fiato. Lui sbuffa impazientito e mi aspetta.
“Vuoi muoverti?” sibila a denti stretti “Ma che razza di atleta sei?” continua, continuando a lanciare occhiate intorno a se per controllare la situazione.
Non ho fiato per mandarlo a farsi fottere, così gli lancio semplicemente un’occhiataccia.
Sentiamo le porte dell’ascensore aprirsi e il fischio allegro e i passi leggeri del professore giungerci alle orecchie.
“Merda”
Zayn mi afferra, quasi prendendomi di peso, ed entra nella prima stanza che trova: lo sgabuzzino.
Sbuffa, colto di sorpresa dalla poca ampiezza della stanza ed io serro le labbra, sentendo il mio cuore tremare a quella poca distanza.
Ci saranno si e no dieci centimetri tra i nostri visi e il suo odore dolciastro mi invade le narici, facendomi girare la testa.
Deglutisco nervosamente, mentre lui mi fissa, il suo sguardo che brucia nel mio.
Mi sorride e sento una morsa stringermi lo stomaco, mentre piccoli brividi mi risalgono la schiena.
Lui si lascia scappare un sorriso e allunga una mano verso la mia guancia, sfiorandola delicatamente, dalla tempia al mento.
Sussulto e tento di mandare giù il nodo che mi serra la gola.
Lui gioca con una ciocca dei miei capelli e abbassa impercettibilmente lo sguardo sulle mie labbra dischiuse.
“Non ci provare” sussurro. I suoi occhi raggiungono immediatamente i miei e il suo sorriso si allarga.
“Perché?” sussurra a sua volta, il suo respiro fresco sulle mie labbra.
Deglutisco di nuovo e scuoto impercettibilmente la testa.
“Non farlo e basta”
Sta per ribattere, ma gli tappo la bocca con la mano, sentendo i passi del professore avvicinarsi alla porta. Trattengo il respiro e socchiudo gli occhi, pregando che non gli venga l’insana idea di controllare se l’albergo è dotato di scope e stracci per pulire.
Quando passa oltre, sospiriamo tutti e due e ritiro di scatto la mano, stringendola a pugno.
Lui si dondola sui talloni, sfiorando il mio naso con il suo.
Le mie mani vanno a finire all’istante sul suo petto, per cercare di allontanarlo.
“Se n’è andato, possiamo anche uscire” sussurro, evitando il suo sguardo. Lo sento sorridere, le mani che scivolano sui miei fianchi.
“Che c’è, ti metto a disagio così vicino?” bisbiglia. Alzo gli occhi su di lui e cerco di mostrarmi decisa e tranquilla, mentre dentro il mio stomaco c’è un intero zoo che balla la conga.
“No, voglio solo andare a dormire” replico. Lui sorride e molla la presa.
“Agli ordini” ribatte, continuando a fissarmi per qualche secondo prima di aprire la porta alle sue spalle e lasciarmi lo spazio per riprendere fiato.
“E il letto è mio” riesco a farfugliare, tornando in me. Lui soffoca una risata e annuisce, scortandomi a passo svelto verso la nostra camera.
“Ok, ma solo perché domani hai una partita importante. Lo faccio per la squadra” specifica. Gli faccio una smorfia.
“Tranquillo, Malik. So quanto è basso il tuo istinto cavalleresco” ribatto. Lui sorride e mi apre la porta, facendomi passare con un inchino.
“Prego, principessa” dice, trattenendo a stento una risata.
Mi scappa un sorriso e mi volto dall’altra parte per non farmi vedere. Poi mi butto sul letto, mettendomi comoda sotto le coperte, mentre lui chiude la porta.
“Idiota” commento. Lui sorride e mi manda un bacio con la mano, prima di afferrare un cuscino e raggomitolarsi sulla poltrona accanto alla finestra.
“Buonanotte, tesoro” mormora sbadigliando.
Chiudo gli occhi e non gli rispondo, troppo stanca per reagire alle sue solite provocazioni.
Così, ascoltando il suono del suo respiro regolare, mi addormento.































*fa ciao con la manina*
Fate finta che sto sussurrando e che mi sto nascondendo.
Calcolate che non potrei stare al computer, soprattutto a quest'ora, e che mi sono chiusa in bagno per postare il capitolo.
Quindi vado anche abbastanza di fretta.
Volevo solo dirvi che se nei prossimi giorni sparisco, è normale. Non datemi per dispersa, devo semplicemente dire a mia madre che ho preso l'insufficenza all'interrogazione di storia e probabilmente lei mi toglierà tutto: computer, tv, telefono.
Sperando che non gli venga l'insana idea di togliermi anche la pallavolo, perchè non potrei vivere senza.
E sperando che l'idea di non mandarmi più in gita in INGHILTERRA non la sfiori nemmeno.
Questa benedetta gita me la sogno da due fottuti anni,
ora che ho la possibilità di andarci non vorrei che una cazzuta professoressa
con la vita sociale frustrante mi rovini tutto solo perchè stamattina mentre mi interrogava gli girava male ùù
Ok, ora sloggio. Come sempre vi ho fatto il resoconto della mia vita anche se non ve ne frega niente :')
Bien, spero che il capitolo vi piaccia (non so perchè ma io sono
abbastanza soddisfatta di quello che mi è uscito fuori uu) e che vi farete sentire.
Su, ho bisogno di voi!

Lova ya.
-S.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Dreams. ***


Love is just a mess.



(20)Dreams.
 
 
Ci sono delle notti in cui vorrei tanto soffrire d’insonnia. Sono quelle notti che seguono le serate in cui fatico ad addormentarmi e in cui mi torturo con i pensieri.
Ecco, ieri sera, con il respiro regolare di Zayn a cullarmi nel mondo dei sogni, ho ripensato al suo bacio e al litigio che l’ha seguito, parola per parola.
Si dice che la notte sogni l’ultima cosa che hai pensato prima di addormentarti.
Forse è per questo che mi ritrovo in macchina, mio padre che guida e mia madre che gli stringe una mano sul ginocchio, mentre canticchia a mezza bocca la canzone che stanno dando alla radio. Io sorrido, ascoltando la sua voce melodiosa e papà mi fa l’occhiolino guardandomi dallo specchietto.
Io ricambio con una smorfia e poi lui sposta di nuovo gli occhi sulla strada.
“Allora, dove vogliamo andare a mangiare?” chiede mamma, abbassando il volume della radio. Io mi avvicino, poggiando il mento sul suo sedile e lei si gira per sorridermi.
“Al nostro posto, ovviamente” rispondo al volo. Il sorriso di mia madre si allarga e papà annuisce.
“Ottima idea” commenta, sicuramente già pensando a cosa ordinare al solito ristorantino dove ci porta sempre, tutti i venerdì, dopo aver chiuso la sua settimana lavorativa, per passare una serata spensierata tutti insieme.
Mamma ride e scuote la testa.
“Non pensarci troppo, sento già il tuo stomaco brontolare” lo riprende. Papà si volta per farle una smorfia seguita da un occhiolino.
Peccato che quel venerdì al ristorante non ci siamo arrivati. 
Mentre papà sorride alla mamma, due fari luminosi appaiono davanti a noi ed io faccio appena in tempo a chiudere gli occhi e a sentire la voce di mia madre che mi chiama, prima che diventi tutto buio.
“No!” mi sveglio urlando, con le lacrime agli occhi. Affondo la testa nel cuscino e mi lamento. Poi capisco perché mi sono svegliata: due mani calde mi scuotono leggermente le spalle.
“Julie, Julie” sento una voce chiamarmi. Mugugno qualcosa impaurita mentre le lacrime escono fuori senza sosta e immagini sfocate invadono la mia mente. Le mani cominciano a scuotermi più forte e poi una mi carezza la guancia, portandosi via le lacrime.
“Julie, svegliati. Era solo un brutto sogno” sussurra la voce. 
Il mio cervello si riattiva all’istante riconoscendo quella voce. Apro gli occhi e incrocio subito i suoi. Ma il buio nasconde il loro colore, l’unica cosa che in questo momento mi può calmare.
“Oh, Zayn” mormoro singhiozzando e richiudendo gli occhi. Lui mi stringe tra le sue braccia e mi carezza i capelli.
“Shh, era solo un incubo. Ora torna a dormire” mormora, sciogliendo l’abbraccio. Io mi aggrappo alla sua maglietta e lo ritiro giù.
“No, no. Non andartene, per favore” piagnucolo. Lui sgrana gli occhi, sorpreso, ma non protesta. Si riavvicina e si mette sotto le coperte, stringendomi a se. Poggio la testa sul suo petto e chiudo gli occhi, rincuorata dal calore del suo corpo e dalla sua mano delicata che mi sfiora i capelli.
“Ne vuoi parlare?” bisbiglia.
“E’ colpa tua, mi hai detto quelle cose brutte e io ci ho ripensato e ora li ho sognati. Tutto, l’incidente, loro…” un singhiozzo mi scuote il petto. Lui mi stringe ancora più forte e il suo odore dolce mi invade le narici.
Mi allontano di scatto, scuotendo la testa.
“No, no. Non posso abbracciarti, tu poi ne approfitti e io…” bisbiglio confusamente. Zayn scuote la testa e mi afferra dolcemente il viso con entrambe le mani.
“Shh. Julie”dice con voce ferma. Lo guardo negli occhi.“Non ho intenzione di fare niente, non ti bacerò più se tu non vorrai. Ora rilassati e respira” conclude. Deglutisco nervosamente e annuisco, chiudendo gli occhi e poggiandomi nuovamente a lui, rassicurata dalla sua voce sicura e dal suo caldo abbraccio.
“Vuoi dirmi cosa hai sognato?” ci riprova. Scuoto la testa, strusciando la fronte contro la sua maglietta. Lui aumenta impercettibilmente la stretta.
“Ok. Allora torna a dormire, ora ci sono io. Va tutto bene” sussurra. Annuisco e sospiro, serrando gli occhi e lasciandomi stringere, scivolando in poco tempo di nuovo nel mondo dei sogni, sperando che questa volta siano migliori.
 
 
Un rumore fuori dal normale mi sveglia.
Dio, che mal di testa.
Mi stiracchio e la mia mano va a toccare qualcosa di caldo e morbido. Apro gli occhi di scatto e trovo la mia mano sulla faccia di Zayn.
Carezzo la sua pelle morbida, fino ad arrivare ai capelli…
Ferma, ferma.
Zayn Malik è nel tuo letto, pezzo di idiota!
Caccio un urlo così forte che mi sentono anche gli alieni su Marte e mi allontano di scatto, coprendomi istintivamente con il lenzuolo, anche se sono vestita. Zayn rotola fuori dal letto, svegliandosi. Si alza di scatto e si guarda intorno, spaventato.
“Cosa, che c’è?” chiede continuando a girare la testa di scatto, guardandosi intorno.
La scena è anche comica, ma io non ho molta voglia di ridere.
“Tu, mostro. Che ci facevi nel mio letto?” gli chiedo sconvolta, indicandolo. Lui mi guarda come se fossi pazza e poi sposta lo sguardo sulla sveglia che sta sul comodino, aggrottando la fronte.
“Oddio, Julie. E’ l’alba” si lamenta rimettendosi sotto le coperte e coprendosi la testa con il cuscino. Lo guardo sbigottita e lo spingo lontano da me. Lui mi guarda esasperato.
“Vai subito via di qui!” gli ordino.
“Ma che soffri di personalità multipla?” mi chiede. “Sei tu che mi hai chiesto di restare qui, stanotte. Quindi ora non rompere e fammi finire il mio sogno” mugugna, rimettendosi comodo.
Rimango a bocca aperta, mentre le immagini della notte passata mi scorrono nella testa, ricordandomi quanto sono stata stupida e patetica. Arrossisco fino alla punta dei capelli e guardo Zayn, steso ad occhi chiusi accanto a me, mentre il cuore mi martella furioso nel petto.
In quel momento sento bussare alla porta e mi alzo di scatto, mentre sento Zayn mugugnare qualcosa infastidito.
Rischiando di inciampare nei miei stessi piedi riesco a raggiungere la porta e ad aprirla, trovandomi davanti il viso angelico di Niall, vagamente imbarazzato.
“Ehm, buongiorno” mi dice, passandosi una mano tra i capelli.
“Ciao” rispondo, lanciandogli un’occhiata mio malgrado sollevata.
“Ciao, Nialler!” esclama Zayn alle mie spalle, risvegliandosi dal suo letargo.  Alzo gli occhi al cielo, mentre lui mi raggiunge sulla porta.
“Che c’è? Oltre ad avermi fatto passare la notte con questa scimmia ora vuoi anche sbattermi fuori dalla stanza?” mi rivolgo al biondino, molto acidamente devo ammettere, ma non è colpa mia se sono nervosa dopo essermi svegliata tra le braccia di quel…coso.
“Veramente mi ha mandato a chiamarti Cloe. Le altre sono già andate e…” mentre parla afferro il polso di Zayn accanto a me per guardare l’ora e per poco non glielo stacco.
“Merda, sono in ritardo!” urlo, scattando nella stanza di fronte, quella che avrei dovuto condividere con Cloe.
“Ecco, era proprio quello che stavo per dire” borbotta Niall entrando dietro di me. 
Corro per la stanza afferrando tutte le cose che mi servono, tirandole sul letto.
“Dove diavolo è la mia borsa?!” esplodo, cercando il borsone della squadra dove c’è la divisa che dovrei indossare. I ragazzi mi guardano sfrecciare, rimanendo in silenzio. Zayn si siede comodamente sul letto sbadigliando e tirando fuori la borsa da sotto il letto. Sospiro di sollievo e comincio a buttarci dentro tutte le cose che mi capitano sottomano.
“Ginocchiere…” mormoro guardandomi intorno.
“Ti serve aiuto?” mi chiede Zayn. Mi blocco e alzo lo sguardo su di lui, che trattiene a stento un sorriso.
“Direi” 
Il suo sorriso si allarga, mentre se ne rimane seduto sul letto.
“Allora chiama qualcuno. Per aiutarti, intendo” mormora. Lo fulmino con lo sguardo e sbruffo.
“Stronzo” sibilo tra i denti. A quel punto il biondino si fa avanti lanciando un’occhiataccia all’amico. Mi affianca e mi blocca la mani che si muovono frenetiche senza concludere niente.
“Dai, qui ci penso io” mi dice, passandomi la divisa “Tu va a cambiarti, o non ne usciremo vivi” Continua, mettendosi alla ricerca delle mie ginocchiere sperdute.
“Grazie” sospiro, correndo verso il bagno, mentre Zayn gli lancia un’occhiata sbalordita.
Non sono mai stata così veloce a prepararmi.
Esco dal bagno e trovo i due sulla porta, Niall che mi porge il borsone e Zayn che mi squadra da capo a piedi, fischiando.
“Ti sta un incanto quella divisa, White” commenta, soffermandosi sui pantaloncini eccessivamente corti.
“Cambia repertorio, questa l’hai già usata” replico, passandogli accanto e colpendolo con una spallata, per poi dirigermi a passo svelto verso l’ascensore che mi affretto a chiamare tenendo premuto il pulsante. Appena si aprono le porte mi ci fiondo dentro seguita dai due e premo ripetutamente il pulsante del piano terra, sperando che questo aggeggio si sbrighi a muoversi.
Le porte si chiudono con una lentezza che mi sembra infinita e l’ascensore comincia a scendere dopo quella che mi sembra un’eternità.
Con un sospiro di sollievo cerco di calmarmi e controllo se ci sia tutto il necessario nel borsone.
“Merda la cartella con gli schemi!” sbotto. Zayn alza gli occhi al cielo.
“Fantastico, ora dobbiamo anche tornare indietro” borbotta. Cerco di ignorarlo mentre premo ripetutamente il pulsante ‘stop’, per poi spingere quello del quinto piano, dove c’è la nostra stanza.
“Perché non si muove questo coso?” sibilo tra i denti, mentre continuo a premere ripetutamente il numero cinque. Zayn mette una mano sulla mia, per bloccarmi.
“Fermati, idiota. Cosi lo blocchi…” borbotta, proprio mentre si sente un rumore metallico e la campanella comincia a suonare.
Sbianco, mentre Zayn sbruffa e alza le braccia al cielo.
“Ecco, ci sei riuscita” mormora, poggiandosi con la schiena ad una parete dell’ascensore.
“A fare cosa?”
“A bloccarlo, idiota” sbotta. Lo guardo male.
“Smettila di dirlo” lo ammonisco, puntandogli un dito contro.
“E questo che significa?” si intromette Niall con voce flebile e lo sguardo vagamente terrorizzato.
Sbruffo e mi lascio andare anch’io, poggiandomi con la schiena alla parete opposta a quella di Zayn, anche se lo spazio a disposizione è talmente piccolo che i nostri respiri si mescolano tra loro.
“Che resteremo bloccati qui finché qualcuno si accorgerà di noi. E dubito che accadrà presto, dato il fatto che questo albergo è talmente scadente da non potersi permettere neanche il personale” mormora Zayn con una smorfia infastidita.
Sospiro.
“E quindi addio partita” chiudo gli occhi sconfitta.
Sento il respiro di Niall farsi irregolare e apro gli occhi per vederlo sbiancare più di quanto già non è e sbarrare gli occhi, il terrore che gli esce fuori da tutti i pori.
“Cosa? Io non ci resto qui dentro, non respiro!” urla, mettendosi una mano sulla gola.
“Ehi, calma biondino. Che ti prende?” gli chiedo preoccupata.
“E’ claustrofobico” mi informa Zayn, la voce tranquilla e gli occhi chiusi.
“Oh” balbetto, guardando Niall in preda al panico.
“Chiamate qualcuno, non avete un cazzo di cellulare?” urla di nuovo.
“Negli ascensori non prendono i cellulari, Niall” lo informa Zayn, la tranquillità fatta persona.
Tutta questa apatia comincia a darmi sui nervi, sembra che non gli interessi che il suo amico stia per dare di matto.
“Oh, Dio. Morirò” afferma Niall, lasciandosi scivolare a terra. Alzo gli occhi al cielo e mi inginocchio davanti a lui.
“Non farla tanto tragica” gli dico. Lui posa gli occhi pieni di panico su di me e per un attimo mi sembra talmente tenero che mi viene voglia di abbracciarlo per tentare di rassicurarlo.
“Si, sta finendo l’aria, non riesco a respirare, morirò” dice convinto. Alzo di nuovo gli occhi al cielo e mi scappa un mezzo sorriso.
“Piantala, non morirai. Metti la testa tra le ginocchia e respira” gli ordino. Lui obbedisce e gli carezzo i capelli per tranquillizzarlo, mentre sento il suo respiro farsi piano piano più regolare.
“Così, bravo” sussurro.
Alzo per un secondo lo sguardo verso Zayn e noto che ci sta fissando, tenendo gli occhi puntati sulla mia mano che carezza la testa tremante del biondino.
“Che c’è?” gli chiedo. Lui punta i suoi occhi nei miei e fa spallucce.
“Sei gentile” dice solo, sorpreso. Alzo gli occhi al cielo.
“Si, a volte capita. Non sono mica tutti come te” replico sarcasticamente. Lui ignora la mia battuta e fa un mezzo sorriso.
“Sembri esperta di questo genere di situazioni” commenta, indicando la mia mano sulla testa di Niall. La ritiro lentamente, distogliendo lo sguardo dagli occhi magnetici di Zayn, e deglutisco.
“Mia madre era claustrofobica” spiego “Le succedeva spesso”
Zayn annuisce, mentre Niall, il respiro di nuovo regolare, tira su lentamente la testa e punta i suoi occhi limpidi su di me.
“Era?” chiede confuso, aggrottando le sopracciglia. Scrollo le spalle e annuisco.
“Si, è morta” gli spiego in un sussurro.
“Oh”
“Già” accenno un sorriso e lui mi sfiora la spalla.
“Mi dispiace” sussurra. Alzo le spalle e ricambio il suo sorriso.
“Allora, stai meglio?” gli chiedo, per cambiare discorso. Il suo sorriso si allarga e si tira su, porgendomi una mano per aiutarmi.
“Si, grazie a te” afferma facendomi l’occhiolino.
“E ora che facciamo?” esclama, guardando prima me e poi Zayn, di nuovo pieno di entusiasmo.
Zayn sbuffa, chiudendo gli occhi e poggiando la testa all’indietro.
“Che ne dici di chiudere la bocca e provare a rilassarti?” gli dice con voce sarcastica.
Niall gli lancia un’occhiataccia che lui ovviamente non coglie e poi mi guarda, sorridendo. Io cerco di ricambiare e di rilassarmi, anche se la situazione si sta facendo sempre più imbarazzante.
“E tu che ne dici di essere meno acido?” borbotto, ricambiando il sorriso. Lui fa spallucce, l’aria vagamente strafottente.
“Spiacente, io sono così di mio. Tu, invece, ti sei alzata dal letto con il piede sbagliato?” replica.
“No, con la persona sbagliata. È diverso” Lui schiocca la lingua divertito, mentre Niall alterna velocemente lo sguardo da me a lui, ascoltando in silenzio.
“O forse volevi proprio rimanere a letto, con me. Facciamo sempre in tempo a tornare indietro, se vuoi” mormora maliziosamente. 
“Sei disgustoso” commento facendo una smorfia. 
“Peccato che non la pensavi così stanotte, mentre ti stringevi a me stile koala” 
Arrossisco violentemente e Niall spalanca la bocca, sorpreso, mentre Zayn incrocia le braccia al petto, visibilmente soddisfatto dell’effetto della sua frecciatina.
“Mi sono perso qualcosa?” riesce ad articolare Niall, alternando lo sguardo da me a Zayn.
“No” rispondo al volo, nello stesso momento in cui Zayn mormora un “oh,si” che dovrebbe far intendere molte cose. Niall aggrotta le sopracciglia, confuso.
“Sei uno stronzo” sibilo a Zayn, colta nel vivo. Lui sorride.
“Ripeto: non sembrava così stanot…”
“Piantala, Zayn!” sbotto, interrompendolo, le lacrime che bruciano in fondo agli occhi.
Lui mi guarda sorpreso, notando il cambiamento della mia espressione e il leggero tremore nella voce.
“Ho sognato i miei, ok? Ecco perché ero così sconvolta e avevo bisogno di un po’ di conforto. Puoi anche smetterla di rinfacciarmelo”
“Ok, comincio ad essere di troppo” borbotta Niall, voltandosi verso la porta dell’ascensore dandoci le spalle.
Zayn boccheggia, fissando la lacrima, che è riuscita a sfuggirmi, scivolare sulla guancia fino ad arrivare al mento per poi cadere nel vuoto.
Fanculo, non riesco mai a trattenermi. Devo sempre passare per la patetica di turno.
Mi lascio scivolare a terra, prendendo la posizione di Niall di poco prima, evitando accuratamente di incrociare lo sguardo di Zayn, puntandolo sulle mie scarpe.
Lo sento sospirare e scivolare lentamente accanto a me, scontrando la mia spalla con la sua.
“Perché sbaglio sempre tutto con te?” mugugna a mezza bocca, per poi voltarsi verso di me. I miei occhi corrono automaticamente ai suoi, senza che possa fare niente per impedirlo.
I suoi occhi sembrano oro caldo, liquidi, e il cuore perde due o tre battiti, prima di riprendere la sua corsa, più veloce del solito.
“Mi dispiace, non dovevo dire quelle cose. E anche ieri…scusami, davvero” dice con voce seria, senza staccare nemmeno per un attimo gli occhi dai miei.
Annuisco debolmente, completamente preda del suo sguardo.
“Ok” sussurro. Si lascia scappare un mezzo sorriso e allunga una mano per sfiorarmi la guancia.
“Mi perdoni?” chiede, sbattendo le palpebre.
“Ok” ripeto, incapace di fare una frase con senso logico.
La sua mano passa ad accarezzarmi i capelli mandando in tilt il mio cervello, per non parlare del mio cuore.
E’ così facile dimenticarsi di tutto e tutti in questo istante, in cui le labbra così vicine di Zayn sembrano l’unica cosa che esiste.
E’ facile dimenticare tutti i litigi, le prese in giro, i dispetti. Mi dimentico persino di Niall, in piedi accanto a noi, che canticchia a mezza bocca una qualche canzone per cercare di ignorarci.
Solo quando gli occhi di Zayn mi liberano per un istante dalla loro morsa, saettando infastiditi su Niall, ritorno alla realtà e mi scosto all’indietro. Lui lascia scivolare via la sua mano dalla mia guancia e sospira di nuovo.
Proprio in quel momento un rumore metallico fa scattare l’ascensore, che dopo vari stridii si rimette in moto, cominciando a scendere.
Niall si volta di scatto verso di noi, con un gran sorriso sulle labbra.
“Si sono accorti di noi!” esulta. Mi lascio scappare un sorriso.
“Bene. Così forse riesco ad arrivare in tempo per la partita” mormoro. Con un altro sospiro, Zayn si alza e mi porge la mano per aiutarmi.
Lo lascio fare, cercando di ignorare i battiti frenetici del mio cuore al contatto e cercando di non pensare al disastro che sto combinando.


 





Sono ancora viva!
Ancora per poco, ma lo sono.
Però non vado di fretta, di più! Ho circa trenta secondi per pubblicare quindi mi scuso per i milioni di errori che ci saranno, ma non ho davvero tempo per rileggere.
Mia madre mi ha messa in punizione for evah e, oltre a non mandarmi più in gita in Inghilterra (sigh), mi ha categoricamente vietato il computer. Solo che ora non c'è, e si è dimenticata il cavetto dell'ADSL a casa, yeah!
Vabbè, ora scappo.
Vorrei ringraziare tutte quelle che hanno recensito lo scorso capitolo e a cui non ho potuto rispondere, siete adorabili :3
Love u all.
-S.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** I want to kiss you. ***


Love is just a mess.



(21)I want to kiss you.
 


Rientro a scuola ancora con la sensazione di trovarmi in vacanza, anche se vacanza proprio non è stata. Mi avvio verso il mio armadietto imponendomi di tornare alla realtà e di lasciarmi alle spalle i giorni passati, la partita che sono riuscita a giocare per un soffio e che fortunatamente abbiamo vinto, la partita che i ragazzi invece hanno perso e soprattutto la vicinanza di Zayn, che sembrava non poter fare a meno di girarmi intorno.
Mi concentro e mi convinco che riuscirò a intrattenere una normale conversazione con la mia migliore amica, che sicuramente mi sta aspettando, senza lasciarmi scappare qualche informazione poco gradita.
Come per esempio il fatto di aver dormito tra le sue braccia o,ancora peggio, il bacio che è riuscito a rubarmi prima di partire.
Anzi, i baci.
Stupido, idiota, strafottente, bellissimo ragazzo.
Mi blocco in mezzo al corridoio non appena mi rendo conto di averlo pensato veramente e qualcuno mi viene addosso mormorando parole molto poco gentili.
Le ignoro e sono tentata di prendermi a schiaffi per quell’aggettivo decisamente inutile e assurdo che ho attribuito a…lui.
Parli del diavolo.
Alzo lo sguardo e incrocio quello di Zayn, all’entrata della scuola, che cerca di farsi spazio tra la marmaglia di ragazzi per raggiungermi.
Abbasso la testa di scatto e sguscio velocemente tra la persone diretta verso il mio armadietto, ma soprattutto lontano da li.
In lontananza vedo Lis scrutare la folla, poggiata agli armadietti, impaziente.
Sono sicura che se non avesse la caviglia fuori uso starebbe saltellando come un idiota.
Appena mi vede si apre in uno splendido sorriso e fa un passo avanti per venirmi incontro, ma si blocca subito, una smorfia di dolore che le si dipinge sul viso. Mi affretto a raggiungerla e sorrido non appena si butta tra le mie braccia.
“Ciao, sfigata!” esclama al mio orecchio. Rido e sciolgo l’abbraccio.
“Ehi, che fine hanno fatto le tue stampelle?” le chiedo lanciando un’occhiata contrariata alla caviglia fasciata che evita di poggiare a terra.
Lei sventola una mano in aria, disinteressata, e mi illumina con una altro sorriso.
“Le ho mandate a farsi fottere dopo il primo giorno” spiega “Tu, invece! Ok che eri occupata a fare la spia, ma l’hai preso troppo seriamente! Sei sparita!” mi rimprovera, senza però smettere di sorridere.
Deglutisco, una fitta fastidiosa che mi colpisce lo stomaco, e mi sforzo di sorridere, anche se il risultato non dev’essere tanto convincente.
“Sai quanto sono stressanti le trasferte…” la butto lì, con la voce leggermente stridula. Lei scrolla le spalle.
“Ok, ti perdono per avermi abbandonata” liquida le mie flebili giustificazioni “Ma ora raccontami tutto: che hai combinato? L’hai tenuto d’occhio come ti avevo chiesto?” chiede entusiasta.
Ecco.
Deglutisco e stringo i denti, sotto il suo sguardo impaziente e assetato di informazioni.
E ora che le dico?
Oh si, Lis. Sono stata molto attenta. Pensa che per assicurarmi che non si infilasse nel letto di qualche troietta ho dormito con lui.
Ah, poi per vedere se aveva qualche malattia contagiosa l’ho anche baciato.
Ma tranquilla, è pulito.
Mi ricopro di insulti mentalmente mentre mi guardo intorno in cerca di un appiglio per poter cambiare discorso, ma so che non ho via d’uscita, qualcosa dovrò pur dirle.
“Allora? E’ andato forse con qualcuna e non vuoi dirmelo?” chiede rabbuiandosi. Scuoto la testa velocemente.
“No, no” mi affretto a risponderle. Le torna all’istante il sorriso ed io mi sento sprofondare.
“Nessuna troietta in agguato quindi?” chiede ancora.
Un pugno allo stomaco.
Mi sforzo di sorridere e scuoto flebilmente la testa.
Troietta. E’ questo che sono?
“No, niente di niente. E’ andato tutto liscio” mento solo come il migliore dei bugiardi può fare e sento il mio cuore fremere.
Sono la peggiore migliore amica del mondo.
Lei sospira di sollievo e mi regala un sorriso riconoscente.
“Bene. Te invece? Hai fatto qualche conquista?” mi chiede maliziosamente, dandomi di gomito. Mi scappa una risatina nervosa e una morsa mi serra lo stomaco all’istante.
“Lo sai come la penso sulle trasferte, no? Bisogna solo pensare alla partita, niente distrazioni!” esclamo con sicuramente troppa enfasi, ma lei sembra non accorgersene.
Bugiarda, sei solo una schifosa bugiarda!
Prego con tutto il cuore che le mie scarse doti da attrice non mi smascherino, mentre lei scuote tristemente la testa, lanciandomi un’occhiata rassegnata.
“Di questo passo mi diventerai suora”
Sempre meglio che rubare il ragazzo a te, fidati.
Non faccio in tempo a replicare, anche perché non avrei saputo cosa dire, che lei squittisce guardando qualcosa alle mie spalle e batte le mani, gli occhi che le brillano.
Non ho bisogno di girarmi per capire a cosa è dovuto tutto quell’entusiasmo.
O meglio, a chi.
“Uh, è arrivato!” esulta arrossendo lievemente. Mi sforzo di sorridere puntando accuratamente lo sguardo sulle mie converse che una volta erano bianche.
Oh, c’è una macchia sulla punta a forma di cuore.
Che bella.
Lis mi molla lì e mi supera dirigendosi verso di lui cercando di non zoppicare, anche se non riesce a trattenere una smorfia di dolore ogni volta che poggia il peso sul piede destro.
Sospiro e mi volto lentamente, costringendomi a guardare la scena.
Zayn, in tutta la sua bellezza, cammina a passo deciso verso di noi, gli occhi puntati nei miei e l’ombra di un sorriso sulle labbra. Lis, traballante, lo raggiunge e gli poggia una mano sul braccio per fermarlo.
Lui è costretto ad abbassare lo sguardo su di lei e controvoglia le scocca un sorriso tirato, irrigidendosi leggermente.
Liam, accanto a lui, gli lancia un’occhiata maliziosa prima di allontanarsi per lasciarli soli.
Mi lascio andare sconfitta contro gli armadietti mentre Liam mi raggiunge a passo svelto, il solito sorriso dolce stampato sulle labbra.
“Ehi, Julie” mi saluta. Mi sforzo di sorridergli, lieta di avere una scusa per distogliere lo sguardo da Lis che cerca in tutti i modi di intrattenere una conversazione con Zayn, che però non mi stacca gli occhi di dosso.
“’Giorno, Payne” replico. Lui si passa una mano tra i capelli e indica la coppia, lo sguardo divertito.
“Sembra che Lis sia proprio andata, eh?” mi chiede con una risata. Annuisco, ma sento il sorriso scomparire dal mio viso con la stessa velocità con cui è apparso.
“Già” mormoro. Il sorriso di Liam si allarga.
“Dici che si comporterà sempre allo stesso modo?” chiede facendo una smorfia. Io mi volto e apro l’armadietto per prendere i libri.
“Perché non so se le conviene con un tipo come lui” continua, stringendosi nelle spalle.
Chiudo l’armadietto sbattendolo e lo guardo.
“Lis è sempre la stessa e sai benissimo com’è fatta: non si arrenderà finché non avrà ottenuto ciò che vuole” mormoro amaramente. Lui sorride e fa di nuovo spallucce.
“Giusto” ricambio il sorriso e mi avvio verso la classe di biologia con lui al mio seguito.
“Comunque” si schiarisce la gola “Hai da fare sabato sera?” mi chiede improvvisamente. Mi blocco e lo guardo.
“Vuoi chiedermi di uscire, Liam?” gli chiedo sconvolta. Lui scoppia a ridere.
“Oh, no. Non voglio certo farmi uccidere da Zayn” afferma tra le risate. Sbarro gli occhi e deglutisco a fatica.
“Zayn? Cosa centra Zayn?” chiedo con voce stridula. La risata di Liam si blocca all’istante e un’ondata di panico gli attraversa gli occhi, prima di sventolare una mano in aria, ignorando la mia domanda.
“Stavo dicendo, sabato è Halloween e i miei mi lasciano casa libera quindi do’ una festa. E tu sei invitata” mi dice con un gran sorriso.
“Oh” riesco solo a dire, presa in contropiede dalla sua proposta.
“Una festa…”
“Si, è non puoi dire di no” mi dice facendomi l’occhiolino. Sospiro, lasciando perdere ogni possibile protesta.
Ho bisogno di un po’ di svago.
“Dovrò mascherarmi?” gli chiedo sconfitta. Il suo sorriso si allarga.
“Se vuoi. Ha, porta anche Louis, mi raccomando!” esclama, proprio mentre suona la campanella.
“Oh, devo andare” borbotta. Mi scompiglia i capelli regalandomi un ultimo sorriso per poi allontanarsi.
“Ci tengo eh, Julie!” mi dice, voltandosi un’ultima volta verso di me prima di girare l’angolo e sparire tra la folla.
Sospiro e mi affretto a raggiungere la mia classe che, cosa grandiosa, è quella di biologia.
Ergo dovrò passare un’ora seduta accanto a Zayn.
E ormai non so più cosa aspettarmi dalla sua vicinanza, visto che più vado avanti e più perdo il controllo di me stessa.
Mi trascino a passo pesante verso l’ultimo banco ed evito di alzare lo sguardo dal mio quaderno, anche se ogni volta che sento entrare qualcuno è un batticuore assicurato.
Finché non sento la sedia accanto alla mia spostarsi e lì rischio seriamente un collasso.
Respira e ignoralo.
Si siede e sospira, voltandosi subito verso di me.
“Ciao” il suo sussurro è quasi coperto dal brusio delle voci dei nostri compagni, ma io lo sento bene, come il suo profumo che mi fa girare la testa.
Deglutisco e alzo la mano a mo’ di saluto, senza spostare lo sguardo dal quaderno.
“Come stai?” mi chiede. Alzo il pollice, segno che va tutto bene e lui sospira di nuovo.
“Hai intenzione di non aprire bocca?” chiede, la voce leggermente frustrata. Faccio spallucce e lui sbruffa sonoramente, sicuramente lanciandomi un’occhiataccia che però non colgo.
“Perché sei scappata prima?” mi chiede ancora.
Mi convinco a guardarlo, perdendomi all’istante nei suoi occhi scuri che mi costringono quasi a rispondere.
“Non sono scappata” mento.
Lui arriccia le labbra.
“Si, invece. E sono sicuro che se potessi scapperesti anche adesso per evitare di parlare con me” afferma incrociando le braccia al petto.
“Perché non dovrei voler parlare con te?” replico, anche se so benissimo il motivo.
Il suo sguardo caldo mi manda in tilt il cuore, così fisso e vicino.
“Non lo so” sussurra. Mi stringo nelle spalle.
“Ecco, vedi? Ti fai troppi film” gli dico, distogliendo lo sguardo per concentrarmi sulle righe delle pagine del quaderno.
“Ho parlato con Lis, prima” comincia.
“Lo so, ho visto”
Lo sento sorridere e spostarsi sulla sedia, più vicino a me.
“Mi ha chiesto di uscire” mi informa. Mi si blocca il respiro e il mio sguardo corre automaticamente al suo.
Un sorrisetto soddisfatto gli si dipinge sulle labbra e capisco che quella è proprio la reazione che si aspettava.
“Ah si?” chiedo, maledicendomi mentalmente. Lui annuisce, senza spostare nemmeno per un secondo gli occhi dai miei.
“E cosa le hai detto?” mi sforzo di chiedergli, sentendo un gelo improvviso al posto del cuore.
Lui sospira e scuote leggermente la testa, sorridendo.
“Che è una bella ragazza, ma che ora la mia mente è già occupata” confessa, lo sguardo improvvisamente serio.
Mi scappa un sospiro, che lui non si fa sfuggire e tossisco nervosamente.
“Beh, non sai cosa ti perdi” la butto lì. Il suo sorriso si allarga e allunga una mano per spostarmi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Non mi interessa, ho ben altro da conquistare” sussurra. Mi alzo di scatto, facendo scivolare rumorosamente la sedia a terra. Lui mi guarda sorpreso, così come metà classe.
“Ho bisogno di un po’ d’aria” affermo, avviandomi a passi svelti verso la porta, dove incontro il professore che mi guarda con aria stupita.
“Dove crede di andare signorina White? La campanella è suonata” mi informa. Lo ignoro completamente e gli giro attorno, uscendo.
“Stia tranquillo ci penso io” sento mormorare da una voce ben riconoscibile. Zayn esce al mio seguito sbattendo la porta in faccia al professore e mi afferra un polso, bloccandomi nel bel mezzo del corridoio deserto.
Con uno strattone mi costringe a voltarmi verso di lui ed io mi perdo all’istante nel suo sguardo.
“Devi smetterla di scappare” mi rimprovera. Mi mordo il labbro inferiore e mi impongo di non piangere.
“Ho solo bisogno di respirare un attimo. Lasciami” gli dico con voce flebile. Lui scuote categoricamente la testa e mi tira ancora più vicino a se.
Il suo profumo mi invade le narici e sento il mio cuore perdere un battito.
“No, non è vero” borbotta “Ho capito perché scappi sempre da me. E’ per la tua amica, io gli piaccio e quindi tu ti tieni lontana” afferma sicuro. Deglutisco, senza niente per ribattere.
“Ma a me non interessa lei. Io voglio te, smettila di scappare e fai quello che ti senti di fare” mi implora.
Baciarti.
Ecco cosa voglio fare in questo preciso instante, sentire quelle labbra morbide sulle mie.
Sento gli occhi pizzicarmi e le famose farfalle svolazzarmi nello stomaco, ma scuoto la testa.
“Non posso” sussurro. Lui  mi scocca un’occhiataccia.
“Perché non puoi?” chiede con voce frustrata. Sciolgo la sua presa e incrocio le braccia al petto, pregando che qualcuno esca fuori da qualsiasi classe in questo momento per salvarmi da questa situazione.
“Perché…no. Lei è la mia migliore amica e io…”
Non faccio in tempo a finire la frase.
Avrei dovuto aspettarmelo, ma con lui non sai mai come comportarti.
Le sue labbra si incollano velocemente alle mie, esaudendo il mio silenzioso desiderio di poco prima.
Sono calde, e terribilmente morbide.
Vorrei non interrompere mai questo contatto ma le sue mani grandi mi afferrano il viso e mi allontanano da lui.
Apro gli occhi per perdermi nei suoi e lui mi sorride dolcemente.
“Ti prego, smettila di trattenerti. Non ce la faccio più, tu mi piaci. E io piaccio a te, non mi interessa di Lis”
Con quest’ultima affermazione tutta la magia svanisce. Aggrotto le sopracciglia e sciolgo la sua presa, allontanandomi di un passo.
“Beh, a me si! E’ la mia migliore amica, dannazione, non posso farle questo!” esclamo contrariata. Lui fa per riafferrarmi, ma sguscio via, allontanandomi ancora.
“No, lasciami stare. Per favore” lo imploro con sguardo serio.
Lui sospira e annuisce.
Lo ringrazio mentalmente e scappo via, chiudendomi nel primo bagno che trovo libero.
Maledetto cuore che non ascolta mai quello che gli dico.
E’ proprio vero che l’amore non si sceglie.
L’amore ti sfonda la porta di casa e ti trascina da chi gli pare.










 





*fa ciao con la manina*
Come state, ragazze?
Io, apparte che oggi è una giornata di merda, sto piuttosto bene.
La punizione continua, ma oggi sono riuscita a convincerla a farmi stare un'ora al computer.
Quindi ho appena il tempo di pubblicare il capitolo, che ho scritto nella bellezza di 24 minuti, quindi non odiatemi se fa schifo.
E non odiatemi se non rispondo alle recensioni, mi sento una merda già da sola :s
Però sappiate che grazie alla bontà della mia migliore amica, che mi fa andare su internet con il suo telefono, le leggo sempre tutte e vi adoro ogni giorno di più :3
Spero di continuare ad aggiornare con regolarità, voi non perdete la pazienza!
Love u all.
-S.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Party. ***


 Love is just a mess.



(22) Party.
 



Esco dalla doccia e mi infilo la prima tuta che trovo pulita per stare comoda. Mancano meno di tre ore alla festa di Liam, ma quando ho realizzato, decisamente in ritardo, che sicuramente ci sarebbe stato anche Zayn, tutta la mia voglia di andarci è scivolata via.
Anche se un angolino del mio cuore, uno stupido, piccolo e insensato angolino mi sta pregando di muovere il culo e presentarmi a quella dannata festa, perché vuole vederlo.
Solo che l’insieme Julie, Zayn e Lis nella stessa stanza, sommato all’attrazione che mi spinge sempre e inevitabilmente tra le braccia di Zayn, non deve fare un bell’effetto, quindi è meglio evitare di far incontrare questi fattori.
Scendo le scale frizionandomi i capelli ancora un po’ umidi, odio passare le ore ad asciugarli, e mi dirigo in cucina in cerca di qualcosa da fare per placare questa maledetta noia di sabato pomeriggio.
“Ehi, ma allora sei viva!” esclama Louis, sorseggiando il suo caffè, appena mi vede entrare. Mi limito a sorridergli, sfilandogli la tazza dalle mani. Lui scuote la testa divertito, lasciandomi fare e chiudendo il giornale che stava leggendo, dedicandomi tutta la sua attenzione.
Fantastico.
Mi osserva attentamente e aggrotta le sopracciglia contrariato, quando si rende conto del mio stato da ragazza-zombie.
“Perché sei ancora così? Non è sabato oggi?” chiede confuso. Annuisco e nascondo il viso con la tazza di caffè, finendolo in un sorso.
“Ah, capisco. Beh, è una maschera alternativa, originale. Però fattelo dire, non è molto spaventosa” commenta, scandagliando con lo sguardo la mia vecchia tuta e il mio viso in totale assenza di vitalità.
Sbruffo e alzo gli occhi al cielo.
“Non è una maschera, Lou. Non ho intenzione di andare a quella stupida festa” spiego. Il suo sguardo si fa ancora più confuso.
“Da quando le feste di Liam sono stupide?” borbotta “E poi sembravi così entusiasta…”
Gli lancio un’occhiata eloquente e gli scappa mezzo sorriso.
“Ok, forse non eri proprio entusiasta, però non sembravi così contraria all’idea di andarci” mi fa notare.
E infatti non lo ero.
Finché non mi ha chiamata Lis per chiedermi da cosa mi sarei mascherata, informandomi tra le righe che Liam aveva invitato anche lei.
E da lì, l’illuminazione.
“Ho cambiato idea” replico semplicemente. Le sue sopracciglia si alzano e lui mi guarda, scettico.
“Mh, certo” mormora “E potresti dirmi perché?”
Sbruffo e gli lancio un’occhiataccia, serrando le labbra. Lui capisce che non ho intenzione di aprire bocca e ci riprova con le maniere dolci.
“Che ti succede, J? Ne vuoi parlare?” chiede.
L’ho sempre odiato per il fatto che ha questo sguardo talmente dolce e rassicurante che è capace di tirarti fuori anche il peggior segreto che non diresti mai a nessuno.
Sospiro e mi decido a parlare. Con chi farlo, poi, se non con il tuo fidato cugino?
“Ecco, io…” comincio, ma mi blocco.
Il problema è che neanche io so come spiegare la situazione, prima di tutto perché ancora devo riuscire a decifrare i miei stupidi e contrastanti sentimenti.
“J, lo sai che con me puoi parlare di tutto” ci riprova, sempre con quel suo tono dolce e persuasivo.
Sospiro di nuovo.
“Lo so. E’ che…è complicato”
“Prova a spiegarmi” mi incita. Annuisco e prendo un bel respiro.
“Ok. C’è Lis che…”
Proprio in quell’istante suona il campanello. Sobbalzo e Louis alza gli occhi al cielo.
Il campanello suona di nuovo, insistentemente, e allora capisco chi è.
Solo lei è impaziente di riversare tutta la sua energia e il suo entusiasmo e non sopporta aspettare davanti ad una porta chiusa.
Mi alzo di scatto e vado ad aprirle.
“Ciao, sfigata!” mi saluta piena, appunto, di entusiasmo, illuminando tutta la stanza con il suo sorriso a cento watt.
“Ehi” la saluto a mezza bocca, lasciandomi stringere nel suo solito abbraccio.
“Ciao, Lissy” la saluta Louis, sulla porta della cucina, con un gran sorriso. Lis ricambia e gli fa un gesto veloce con la mano.
“Oh, ciao Lou!” esclama, poi mi afferra per un braccio e mi trascina su per le scale, tenendo nell’altra mano un’infinita quantità di buste.
Lancio uno sguardo implorante a Louis, che scoppia a ridere, e seguo Lis in camera mia.
Si chiude la porta alle spalle e si volta verso di me, il sorriso che piano piano si spegne osservandomi.
“Oh, Julie” esclama con una smorfia “Quanti giorni sono che non dormi?” chiede preoccupata. Mi siedo sul letto, armeggiando con le buste che ha portato, e faccio spallucce.
Chiedilo al tuo amichetto perché la notte non riesco più a dormire. Non è colpa mia se ogni volta che chiudo gli occhi vedo il suo dannato sorriso.
Sto rischiando di impazzire.
Lei si siede accanto a me e mi poggia una mano sul ginocchio. Alzo gli occhi e incrocio i suoi, incredibilmente azzurri e pronti ad ascoltare.
“C’è qualcosa di cui vuoi parlare?” mi chiede dolcemente.
Scuoto la testa e mi sforzo di sorridere.
“No, tranquilla. E’ stata solo una nottataccia” spiego. Lei sorride, piegando un po’ la testa di lato.
“Sicura?” chiede. Annuisco e lei allarga le braccia.
“Ok, ma ora abbracciami perché non ti posso vedere così triste” mi prega. Scoppio a ridere e la accontento, affondando il viso nel suo collo profumato, sentendomi sempre di più una pessima amica, assolutamente indegna di avere una persona come lei che mi vuole bene.
“Beh, veramente c’è una cosa di cui dovremmo discutere…” comincio, arricciando le labbra. Un lampo di preoccupazione le attraversa gli occhi. Tiro fuori il vestito che è nella prima busta e le lancio un’occhiataccia.
“Se tu pensi che a me possa solo sfiorare l’idea di mettere questo coso…” dico, guardando disgustata il pezzo di stoffa nero che non può essere certo definito vestito, considerando dalla lunghezza che può arrivare a coprire il bordo delle mutandine.
Lei scoppia a ridere e me lo sfila dalle mani.
“Come, non vuoi sembrare una gattina sexy?” chiede con voce maliziosa. Sbarro gli occhi e per poco non mi strozzo con la mia saliva.
“Assolutamente no!” esclamo. La sua risata si fa più forte e allora ci provo, giocandomi il tutto e per tutto.
Tentar non nuoce, no?
“Senti, Lis” comincio, attirando tutta la sua attenzione.
“Perché non mandiamo al diavolo questa festa e ci rilassiamo a casa? Serata tra amiche?” ci provo, sforzandomi di tirare fuori un sorriso quanto meno convincente.
“Assolutamente no!” esclama lei, imitando il mio tono di voce di poco prima. Poi sorride, rassicurante.
“Dai, ci divertiremo. Ci saranno tutti i nostri amici, ogni tanto fa bene passare una serata diversa dal solito” mi dice. Sospiro e annuisco, sapevo che sarebbe stato inutile. Lei sospira di sollievo e poi un sorriso da ebete le appare sul viso.
“E poi ci sarà anche Zayn, non puoi farmi perdere un’occasione del genere!” annuncia con voce sognante. Una morsa mi stringe lo stomaco.
Ecco, forse questo era meglio se non lo dicevi.
“Bene. Però io quel coso non lo metto” ribadisco, indicando il pezzo di stoffa che tiene tra le mani. Un sorriso diabolico le appare sul viso.
“Oh, si che lo farai” annuisce convinta “Ci penso io a te, stasera. Sarai talmente sexy che nessun ragazzo ti resisterà”
Forse per bontà, o completa fiducia in me, o estrema ingenuità, comunque non si rende conto che con la sua idea, probabilmente, si darà la zappa sui piedi.
 
 
Dopo non so quanto tempo che Lis armeggia sul mio viso, cospargendolo di cosmetici di cui non conoscevo nemmeno l’esistenza, mi lascia lì, chiudendosi in bagno per prepararsi e vietandomi categoricamente di guardarmi allo specchio. La accontento, anche perché non voglio rischiare di avere una crisi isterica alla vista di quello che ha combinato.
E’ meglio fidarsi della sua espressione soddisfatta e del suo sorriso emozionato mentre mi annunciava “sei bellissima”.
Seduta sul letto, cerco di allungare il vestito, che poi è riuscita a farmi infilare, che mi arriva appena a metà coscia e che ha una scollatura sulla schiena.
Non sono sicura che abbia afferrato il senso di ‘Halloween’. Dovrei mettere paura, non sembrare una poco di buono.
Se non altro sono riuscita a strapparle il permesso di indossare un paio di doppie calze scure, insistendo sul fatto che senza quelle sarei morta di freddo.
Dopo una buona mezz’ora è pronta anche lei e noto con piacere che ha un vestito identico al mio, però bianco, che le sta veramente bene. Stretto in vita, le scende morbido sui fianchi fino all’elastico stretto sulle cosce.
E’ incantevole.
Le sorrido, rimanendo a bocca aperta, e lei arrossisce lievemente.
“Risparmiati, ancora non ti sei vista tu” mi dice con un gran sorriso.
“E non ho intenzione di farlo” replico al volo, alzandomi e infilandomi il cappotto lungo fino alle ginocchia.
“Tanto per saperlo, da cosa siamo mascherate?” le chiedo, indicando prima lei, poi me. Lei scrolla le spalle, senza perdere il sorriso.
“Non era obbligatorio mascherarsi. Stasera saremo semplicemente le più belle della festa”
Schiocco la lingua.
“Non ne sarei così sicura” mormoro, pensando alle tante sgualdrinelle della scuola che sicuramente avranno osato più di noi.
“Ragazze andiamo! Faremo tardi!” ci chiama Louis dal piano di sotto. Lis mi afferra la mano, dopo essersi infilata il cappotto.
“Dai, non pensarci. E sii un po’ più sicura di te” mi sussurra, con un sorriso incoraggiante. Annuisco e scendiamo le scale quanto in fretta ci permettono i trampoli che abbiamo al posto delle scarpe, lei con una visibile fasciatura alla caviglia destra, per evitare ricadute, ed io con un paio di ballerine nella borsa, pronta a sostituirle non appena Lis distoglierà l’attenzione da me.
Non so perché, ma ho la sensazione che stasera le figure di merda si sprecheranno.
Louis ci osserva attentamente, prima di aprirsi in uno splendido sorriso.
“Ragazze siete…bellissime”commenta. Alzo gli occhi al cielo e Lis sorride.
“Perché ancora non ci hai viste sotto” replica maliziosamente, per poi scoppiare nella sua risata cristallina. Louis sbarra gli occhi e arrossisce, poi riesce a deglutire e si rilassa, dandole un buffetto sulla guancia.
“Ok, ok andiamo. E non combinate casini, stasera siete sotto la mia responsabilità” tuona, sforzandosi di non ridere. Alzo gli occhi al cielo seguendolo in macchina, mentre Lis gli fa una boccaccia.
“Si, papà” replica sarcastica.
Lui ride e mette in moto.
Per tutto il viaggio i due chiacchierano allegramente mentre io, seduta dietro, sento la tensione salire sempre di più.
O forse è l’impazienza di vederlo, non so.
So solo che non sarà una serata rilassante: dovrò gestirmi e trattenere i miei istinti, stando attenta anche a quelli di Zayn per evitare che Lis sospetti o capisca qualcosa.
Appena scendiamo, la musica proveniente dalla casa ci travolge e con un bel sospiro seguo Louis e Lis, il cuore che comincia ad accelerare.
“Finalmente, ragazzi!” ci accoglie Liam aprendoci la porta con un gran sorriso, la maschera da vampiro che deve sembrare spaventosa priva di effetto, annullato dal suo dolce sorriso. Mi sforzo di metterne su uno anch’io, per non passare per la guastafeste di turno. Lui mi guarda, per poi passare ad osservare Lis, l’espressione quasi soddisfatta.
“Wow! Julie, Lis, siete uno schianto!” esclama. Louis scoppia a ridere e gli da una pacca sulla spalla.
“Perché ancora non le hai viste sotto” mormora, lanciando uno sguardo d’intesa a Lis, che gli fa l’occhiolino.
Liam si stringe nelle spalle senza capire bene quello scambio di battute e poi ci sorride di nuovo, spostandosi di lato per lasciarci passare.
“Beh, fate come se foste a casa vostra!” ci dice, per poi dedicarsi ad altri ragazzi arrivati dopo di noi.
La casa è immensa, a due piani, e nell’enorme salotto ci sono almeno un centinaio di persone, chi mascherato chi no, che ballano e si scatenano al ritmo della musica assordante.
Comincia a farmi male la testa.
“Dai, J, andiamo a ballare!”esclama Lis, sfilandosi con un gesto veloce il cappotto.
Louis sbarra gli occhi.
“Si, Julie, andiamo a ballare” ripete con voce monocorde, lo sguardo puntato su Lis, che sorride soddisfatta dall’effetto provocato su mio cugino.
Scuoto la testa e faccio segno loro di avviarsi senza di me.
“Prima prendo qualcosa da bere” spiego, senza nessuna voglia di infilarmi in quella massa di ragazzi scatenati. I due fanno spallucce e senza tanti ripensamenti spariscono nella folla.
Sospiro e lascio il mio cappotto all’entrata avviandomi verso il bancone delle bibite.
Considerando le dimensione della casa, le centinaia di persone che ci sono, e magari aggiungendoci anche un pizzico di fortuna, le probabilità che Zayn mi trovi non sono molto alte, magari riesco ad evitarlo e a passare una serata tranquilla.
“Ciao”
Ecco, appunto.
Mi volto di scatto, incrociando immediatamente gli occhi scuri di Zayn fissi nei miei.
Arrossisco e il mio cuore perde completamente il controllo.
E’ bellissimo.
Un semplice paio di jeans ed una felpa blu scuro, ma è comunque perfetto.
Il suo sorriso mi riporta alla realtà, facendomi diventare le gambe di gelatina.
“Ehi, ti sei morsa la lingua?” chiede accennando una risata. Scuoto la testa velocemente.
“Eh? No, è apposto. Ciao” farfuglio, arrossendo ancora di più.
Figura di merda numero uno: fatta.
Lui mi guarda divertito, mentre io mi torturo le mani e spero che una voragine si apra i miei piedi e mi ingoi all’istante.
“Beh, sei bellissima” sussurra dopo un’attenta occhiata.
Mi stringo nelle spalle.
“Grazie”
“Da cosa sei mascherata?” mi chiede, aggrottando impercettibilmente le sopracciglia.
Maledico mentalmente Lis e stringo i pugni.
“Non lo so, è merito di Lis. Chiedi a lei” replico. Il suo sorriso si allarga e si ficca le mani nelle tasche dei jeans.
“Allora dille che ha fatto un bel lavoro. Ma è la materia prima che rende il tutto perfetto” mormora tenendo gli occhi fissi nei miei.
Sento che cadrò a terra svenuta da un momento all’altro.
“E tu invece da che sei mascherato?” chiedo con voce stridula, cercando di allontanare l’attenzione da me. Si stringe nelle spalle e mi sorride, quasi intimidito.
“Da me” risponde semplicemente.
E anche in questo caso c’è una buona materia prima, vorrei aggiungere, ma mi limito ad annuire con una specie di sorriso.
“Come mai sei qui da sola?” chiede, continuando a fissarmi.
Non posso resistere, cederò prima o poi.
Mi stringo nelle spalle e indico il bancone dietro a me.
“Avevo sete, gli altri sono tutti a ballare” spiego. Lui sorride e io mi verso un bicchiere d’acqua per cercare di alleviare il fuoco che mi sta crescendo dentro.
Deglutisco nervosamente e lui mi sorride.
“Ti va di ballare?” chiede. Sbarro gli occhi, nervosa.
“Non mi piace la musica, troppo casino” tento di salvarmi.
Proprio in quel momento parte un lento e cominciano a formarsi coppie che volteggiano sulla pista semi buia.
Non ci posso credere.
Il sorriso di Zayn si allarga e mi afferra la mano, trascinandomi con se. Mi stringe le braccia attorno ai fianchi ed io porto le mie a cingere lievemente il suo collo, imponendomi di non guardarlo negli occhi.
Ma è una cosa un po’ difficile, perché lui è vicino, e i suoi occhi sono come una calamita.
Piano, si avvicina sempre di più al mio viso, fissando insistentemente le mie labbra. Lo guardo contrariata, deglutendo a fatica.
“Non provarci, Zayn.” gli intimo. Lui alza gli occhi e mi incatena con lo sguardo.
Cerco di mostrare un po’ di fermezza e forza di volontà.
Devefermarsi, non può continuare a provocarmi, o prima o poi cederò.
E quello si che sarà un bel guaio.
Ma lui non collabora, si avvicina ancora di più, fino a lasciare solo un leggero filo d’aria tra i nostri visi.
D’un tratto, il terrore che Lis possa vederci e possa mandare all’aria tutta la nostra amicizia, sparisce, sostituito dal battito frenetico del mio cuore che rimbomba nelle mie orecchie, non facendomi capire più niente.
La parte indecente di me, quella che vorrei che mai venisse a galla, desidera improvvisamente sentire il contatto con lui che ormai dista pochi centimetri.
Sembra quasi che possa già sentire il sapore di quelle labbra morbide e invitanti e con orrore mi rendo conto che anch’io le sto fissando, come a volerle implorare di eliminare quella poca distanza il più in fretta possibile.
Appena un secondo prima del contatto, qualcosa si risveglia in me e giro la testa di lato, in modo che le sue labbra sfiorino delicate la mia guancia. Lui chiude gli occhi e sospira pesantemente.
“Non qui” lo prego. Annuisce e riapre gli occhi, puntandoli nei miei. Poi si tira un po’ indietro lasciandomi lo spazio per respirare, ma senza mollare la presa sui miei fianchi.
“E’ solo lei il problema?” chiede d’un tratto, dopo qualche secondo passato in silenzio ad ondeggiare sulle note delicate della canzone.
“Cosa?”
“E’ solo Lis il problema, o è una scusa?” ribadisce con sguardo serio.
La domanda mi spiazza e resto a bocca aperta senza sapere cosa rispondere.
E’ vero? E’ veramente Lis il problema, o mi sto nascondendo dietro lei solo per paura di bruciarmi di nuovo?
Non ci ho mai pensato, forse perché mi faceva comodo poter dire che era a causa di Lis se non mi lasciavo andare.
Zayn attende, senza staccare per un secondo gli occhi dai miei.
“Io…” comincio, ma non so davvero cosa rispondere.
Affermare che non mi lascio andare solo per salvaguardare l’amicizia con Lis, sarebbe come ammettere tra le righe che sono persa per lui.
Che poi sarebbe vero.
E nell’altro caso, affermare che lo evito per paura di soffrire di nuovo, sarebbe la stessa cosa.
Sono in un vicolo cieco e l’orgoglio mi spinge a serrare le labbra. Lui capisce, ormai sembro essere un libro aperto per lui, e sorride, un po’ divertito, un po’ irritato.
“Non vuoi rispondermi” chiede, ma non suona affatto come una domanda, più come una constatazione: sa che non voglio dargliela vinta.
Annuisce di nuovo, come se mi stesse leggendo nel pensiero, e si china un po’ più su di me, per farmi sentire meglio le sue parole sussurrate.
“Allora senti come la penso” soffia al mio orecchio, facendomi rabbrividire.
“Se è Lis il problema, si può risolvere. Ci parlo io con lei e le spiego, con gentilezza ovviamente, che si può incazzare quanto le pare, ma io non ho intenzione di rinunciare a te” il mio cuore perde un battito e le sue mani aumentano impercettibilmente la presa sui miei fianchi.
“Se invece hai paura che possa farti del male…” si blocca e prende un bel respiro, la voce che gli trema leggermente “Sentimi bene, perché non te lo ripeterò un’altra volta, sappi che non te ne farò. Ti sembrerà strano, lo è anche per me, ma tu diventi sempre più importante, è difficile da spiegare, ma sento che non potrei farti del male neanche se lo volessi” bisbiglia. Poi mi stringe ancora di più a se, affondando il viso nei miei capelli, come se volesse nascondermi la sua espressione.
Ed io gli sono grata, perché non so cosa potrebbe vedere nella mia. So solo che il mio cuore batte frenetico e le lacrime bruciano in fondo agli occhi, minacciando di uscire da un momento all’altro.
Sentire Zayn Malik confessare una cosa del genere, solo sentirlo parlare in questo tono, rendersi conto che ha appena aperto il suo cuore a me, è sconvolgente.
Mi lusinga, ma mi terrorizza inspiegabilmente.
“Oh, eccoti…qui…” la voce squillante di Lis si affievolisce quando si rende conto, osservandomi meglio, a chi sono avvinghiata. Si sforza di sorridere, ma i suoi occhi saettano confusi da me a lui, senza realizzare la situazione.
“Ehi, Lis. Sei un incanto!” esclama Zayn, interrompendo quel silenzio imbarazzante e sciogliendo velocemente la presa, mettendo un po’ di distanza tra me e lui.
Lis si illumina all’istante in un magnifico sorriso e sembra quasi dimenticarsi di me.
“Grazie” cinguetta. Lui le sorride, lanciandomi un’occhiata di sottecchi.
“Ok, allora io vi lascio” annuncio, allontanandomi di qualche passo. Lis mi guarda e mi mima un “grazie” silenzioso. Io le faccio l’occhiolino e mi allontano, uscendo per prendere una boccata d’aria.
Chiudo gli occhi e respiro, sentendomi divisa a metà: una parte che vorrebbe tornare dentro e buttarsi tra le braccia di Zayn, infischiandosene di tutto e tutti, l’altra che vuole scappare da questo posto il più in fretta possibile e chiudersi dietro una porta blindata per tenermi alla larga da tutti questi casini.
Ma, dovrei saperlo, al peggio non c’è mai fine.
Per questo non sono poi così sorpresa quando, alle mie spalle, sento una voce che non sentivo ormai da tempo e che mi fa salire il cuore in gola.
“Ciao, Julie”















Hi, everyone!
Come ve la passate? :)
Io sto sclerando, perchè da quando è uscito l'album (E' USCITO L'ALBUM, CAZZO!) non faccio altro che sentire le canzoni **
Già le so tutte a memoria, anche mio fratello LOL.
E ce le ho in testa 24h al giorno.
Sono magnifiche, tutte.
Se qualcuno mi chiedesse qual'è la mia preferita non saprei rispondere, perchè le amo tutte.
Maybe, Over again un po' di più.
L'assolo di Louis...Dio, mi fa venire i brividi **
Ok, la pianto.
E' parecchio tempo che non mi fermo a commentare i capitoli, quindi...non lo farò nemmeno oggi XD
No, sul serio. Come al solito vado di fretta uu
La cosa brutta è che quando chiedo a mamma quanto durerà questa maledetta punizione mi risponde "per sempre", come la pubblicità di non mi ricordo cosa ùù
Comunque, vorrei ringraziare tutte le anime che continuano a recensire nonostante una stronzetta (ogni riferimento a me è puramente casuale) non trovi più il tempo per rispondere.
E' che siete tutte magnifiche e non ce la farei a rispondere a tutte, quindi non vorrei iniziare e poi farci rimanere male qualcuna.
Sappiate solo che vi adoro e che siete voi che mi mettete la voglia di scrivere.
So, GRAZIE :')
Ora sloggio, volley mi chiama.
Magari ci fosse anche quì una squadra maschile come questa #sigh
Love u all, come sempre.
-S.


Ps. Aaah, quasi dimenticavo di dirvelo. Il prossimo è un po' boom.
Oddio, non che succeda chi sa che, però è il mio preferito ^^
Anche se devo ancora scriverlo e ce l'ho tutto nella testa.
Ma questi sono dettagli uu

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Love. ***


Love is just a mess.



(23) Love.
 
 
“Ciao, Julie” riconosco al volo la voce delicata che mi arriva alle spalle e che mi riporta alla mente milioni di ricordi.
Jonah.
Mi volto lentamente e incrocio il suo sguardo, una fitta che mi colpisce il cuore.
Deglutisco nervosamente e lui mi sorride, facendo un passo avanti.
Lo assecondo, facendone uno indietro e incrocio le braccia al petto, cercando di dimostrarmi impassibile, quando invece solo la sua presenza mi sta mandando lo stomaco in subbuglio.
“Ciao, Jonah” mormoro, guardandolo dritto in quegli occhi che una volta mi facevano battere forte il cuore.
Ora invece non sento niente, se non un grande rammarico e un senso di nervosismo che mi corrode lo stomaco.
Lo guardo attentamente: la luce che di solito gli illuminava gli occhi e il sorriso dolce che mi aveva conquistata sono spariti.
Del ragazzo che amavo è rimasto solo un farlocco con gli occhi gonfi, strafottente e che emana un forte odore di alcool.
Lui continua a guardarmi per alcuni minuti in silenzio, poi mi afferra per un braccio e mi trascina lontano dalla folla.
Io lo seguo confusa, nonostante ritrovarmi da sola con lui sia l’ultima cosa che voglio.
Ci fermiamo in giardino, al buio, sotto una grande quercia.
“Che vuoi?” gli chiedo incrociando le braccia al petto e battendo un piede nervosamente a terra. Non mi piace questa situazione, improvvisamente voglio tornare dentro e guardare cosa stanno facendo quei due, tanto per torturare ancora un po’ il mio cuore.
Ma prima devo liberarmi di lui, e non credo che sarà una cosa facile.
“Allora, ti stai divertendo?” mi chiede, sorridendo languidamente. Faccio una smorfia.
“Fino a due minuti fa, si” rispondo a tono. Lui si lascia andare ad una risata che sembra tutto tranne che divertita.
Fa un passo avanti, verso di me.
“Mi dispiace di averti rovinato la festa, allora” dice, continuando ad avvicinarsi. Indietreggio, tenendo un braccio alzato davanti a me.
“Puoi sempre rimediare e andartene” rispondo, ma lui è come se non mi sentisse, perché continua a fare passi avanti, tenendo gli occhi puntati nei miei.
“Non avvicinarti” lo minaccio, cercando di rendere la mia voce autoritaria, senza risultato.
Lui sembra stupito e piega un poco la testa di lato.
“Altrimenti che fai? Mi scateni addosso il tizio moro con cui stavi ballando?” mi chiede. Arrossisco, capendo che era un bel po’ che mi stava osservando e pensando che Zayn in questo momento non mi farebbe proprio schifo.
In verità mi servirebbero proprio un paio di braccia forti per tenere lontano Jonah, che sembra fuori controllo.
Scuoto la testa, cercando di concentrarmi su di lui.
“Torna a casa, Jonah. Non ti reggi in piedi, e lasciami stare, per favore” gli dico con voce impassibile.
Lui non mi sente neanche e avanza barcollando.
“Comunque, sono pronto a perdonarti. Posso passare sul fatto che stavi ballando con un altro ragazzo…” comincia a dire.
Faccio un passo indietro, spaventata dal suo sguardo fisso su di me.
“Tu non devi proprio perdonarmi niente” balbetto “Devi solo lasciarmi in pace” continuo, la voce che trema leggermente. Gli scappa un sorrisetto strafottente ed elimina tutta la distanza che c’è tra noi con due passi lunghi e veloci.
“Non ci provare neanche, Jonah. Non ti avvicinare” ribadisco in un sussurro.
Ma perché diamine tutto il mio coraggio va a farsi fottere in queste situazioni?
Lui non mi ascolta e mi afferra il polso, tirandomi verso di lui.
Mi volto di scatto, schivando le sue labbra che avevano puntato le mie.
“Lasciami. Subito” sibilo, cercando di mettere decisione nella mia voce.
Ma niente, tutta la mia determinazione sembra sparita.
Sto tremando come una foglia e non so cosa fare.
Mi chiedo dove si trovino in certi momenti i paladini della giustizia, o quei ragazzi che nei film escono sempre fuori al momento giusto, salvando la ragazza in difficoltà.
Scuoto la testa e penso a come cavarmela da sola.
Farlo ragionare è impossibile, nello stato in cui si trova, e anche provare a scappare non è una buona idea, considerando i trampoli che ho al posto delle scarpe e il fatto che mi ha praticamente bloccato ogni via d’uscita con la sua presa salda e forte.
L’odore di alcool mi sta facendo girare la testa e cerco di divincolarmi, senza successo.
“Oh, stai buona. Non ti faccio niente” mormora mangiandosi le parole e cercando di fermare la mia faccia, che continua a sfuggirgli.
“Jonah, lasciami!” lo imploro con le lacrime agli occhi, terrorizzata da quello che possa dirgli il suo cervello anestetizzato dall’alcool.
“L’hai sentita” una voce infastidita mi giunge alle orecchie.
In questo momento, forse l’unico da quando l’ho conosciuto, sono più che felice di sentire questa voce.
D’un tratto, tutto il terrore scivola via, facendomi sentire incredibilmente al sicuro.
 
 

   

 

ZAYN.

 
 
“Adesso che diavolo c’è?” sbotta Jonah, voltandosi verso di me.
“E’ una cosa molto semplice” spiego, la mascella tesa, le braccia incrociate al petto per evitare di assalirlo seduta stante.
“Tu, sparisci. Ho da fare, se non ti dispiace” ringhia Jonah, liquindandomi e voltandosi di nuovo verso di Julie, che spalanca gli occhi terrorizzati.
Serro i denti e prendo un bel respiro.
“Mi dispiace” replico a mezza bocca, afferrandolo per le spalle e tirandolo via da lei.
Lui cerca di divincolarsi, ma la mia stretta è forte, ferrea. Gli afferro il colletto della camicia e lo stringo, lanciandogli uno sguardo minaccioso.
Faccio un cenno con il mento verso Julie, senza guardarla, per non distogliere gli occhi dal coglione che ho davanti.
 “Chiedi scusa” gli ordino con voce glaciale. Lui per tutta risposta sputa a terra e lancia uno sguardo sprezzante in direzione di Julie.
Allora non ci siamo capiti.
Stringo la presa e gli occhi gli si spalancano dalla sorpresa.
“Subito” sibilo “Chiedile scusa, o giuro che non sarai più in grado di fare quello che volevi fare” Jonah punta gli occhi su di lei e serro la mascella, pronto a colpire.
“Allora?” insisto, ormai al culmine della pazienza. Lui sospira e le lancia un’occhiata veloce.
“Scusa” sputa tra i denti.
Anche se fremo dalla voglia di colpirlo, lo lascio andare, per non spaventare ancora di più Julie.
“Potevi fare meglio” gli dico, mollandogli una pacca non molto amichevole sulla spalla.
“Ora sparisci, prima che ti prenda a pugni” continuo, la mascella tesa. Jonah sputa a terra e lancia un sorrisetto a Julie, ignorandomi.
“Quella è la mia ragazza, decido io cosa farci” riparte all’attacco, aggirandomi e facendo un passo verso di lei. Mi irrigidisco, stringendo i pugni e Julie si ritrae, rifugiandosi dietro di me.
 “Lei non è proprio la ragazza di nessuno” rispondo, incenerendolo con lo sguardo. Jonah scoppia in una risata sprezzante.
“Che c’è, sei forse geloso di lei?” gli chiede, continuando a tenere il suo sguardo fuori controllo su di lei.
Si, dannatamente geloso.
“Qui nessuno è geloso di nessuno. Ma prova a toccarla di nuovo e poi te la vedrai con me” lo minaccio con voce glaciale.
Sento Julie respirare profondamente, piccoli singhiozzi che le scuotono il petto e non vedo l’ora di abbracciarla e rassicurarla.
Jonah sorride strafottente e alza le mani a mo’ di resa, cominciando ad allontanarsi.
“Bene, non mi va di picchiarti sta sera. Ma non finisce qui” mi dice, per poi rivolgersi a lei con un sorriso strafottente.
Poi, con il suo passo barcollante si allontana, lasciandoci soli e permettendo al nervosismo che mi chiude lo stomaco di scivolare via lentamente.
Mi volto verso Julie, osservandola per qualche secondo.
Mi sembra incredibilmente piccola e indifesa, le spalle tremanti e gli occhi pieni di lacrime.
Quando l'ho vista nelle mani di quell'idiota non ho resistito più e, nonstante Liam mi ha pregato di lascirli risolvere da soli, sono scattato.
La mia Julie non deve toccarla nessuno.
La tiro a me e la stringo in un abbraccio. Lei mi lascia fare, affondando la testa nel mio petto, aggrappandosi a me.
Le accarezzo i capelli e la stringo di più a me, mentre i singhiozzi le scuotono il petto e le sue lacrime mi bagnano la felpa.
“Shh. E’ tutto finito” mormoro, per cercare di tranquillizzarla. Lei annuisce debolmente e fa per allontanarsi.
Io invece la stringo ancora, più per non interrompere quel contatto caldo che per altro.
La sento tremare tra le mie braccia e una rabbia incontrollata mi invade.
Dopo un po’ la lascio andare, senza però farla allontanare più di tanto.
Lei mi guarda dritto negli occhi e accenna un sorriso.
“Grazie” sussurra, il sangue che le colora leggermente le guance, e asciugandosi le lacrime con i polsi.
La guardo, fissando quegli occhi scuri e profondi e lei ricambia, rabbrividendo leggermente.
Allora mi sfilo la felpa e gliela porgo. Lei mi guarda stupita ma non protesta, infilandola con un gesto veloce.
“Vieni, ti porto via di qui” le dico, porgendole la mano, che lei afferra al volo.
“Ma Lis….Louis…” prova a protestare, senza neanche tanta convinzione. Scuoto la testa e cerco di sorriderle rassicurante, anche se sono così nervoso che sento il viso trasformato in una maschera di ghiaccio.
“Ci penso io, tu non preoccuparti” Lei annuisce e si lascia portare via, senza proteste.
Una mano stretta nella sua, l’altra impegnata a mandare un messaggio a Liam per chiedergli di avvisare Louis che avrei riaccompagnato io Julie, arriviamo in fretta alla moto, parcheggiata non molto lontana dalla casa di Liam.
Le porgo il casco e lei lo afferra, sempre in silenzio, l’espressione ancora leggermente spaventata.
“Dove vuoi andare?” le chiedo, aiutandola ad allacciare il casco. Lei sospira e mi guarda con occhi stanchi.
“A casa” implora. Annuisco e cerco di strapparle un sorriso, riuscendoci a malapena.
Per tutto il viaggio stringe le braccia intorno ai miei fianchi e tiene la testa poggiata sulla mia schiena ad gli occhi chiusi, aumentando la stretta ad ogni curva, così come la velocità del mio cuore che sembra ormai aver perso il controllo.
Arrivati davanti casa sua, scende e va dritta dentro, lasciando la porta spalancata alle sue spalle. La seguo dopo aver sistemato la moto, trovandola in cucina poggiata con le braccia al bancone, la testa bassa e il respiro corto.
Sospiro, sentendo una morsa stingermi lo stomaco e le mani fremere, desiderose di spaccare la faccia a qualcuno.
Vederla così, le spalle tremanti e gli occhi spaventati, scatena qualcosa in me a cui non so neanche dare un nome.
So solo che l’istinto di abbracciarla è bruciante, quindi non ci penso tanto e mi avvicino, poggiandole delicatamente le mani sulle spalle.
Lei sobbalza, ma si rilassa all’istante, le spalle che tremano leggermente sotto le mie mani che sfiorano le sue braccia fino ai polsi per poi risalire.
La sento trattenere il respiro per qualche secondo, le mani che mi bruciano al contatto, anche se la sua pelle calda è coperta dal tessuto della mia felpa.
“Julie” sussurro, infastidito da questo silenzio pesante.
“Non pensavo sarebbe mai arrivato a…” non riesce a finire la frase, il respiro che le si blocca in gola.
Non resisto più e faccio pressione sulle spalle, facendola voltare verso di me. Lei si lascia andare, affondando il viso nel mio petto e stringendosi a me. Le avvolgo le braccia intorno alle spalle, chiudendo tutto il mondo fuori da quell’abbraccio.
“Quattro anni” sussurra “Quattro anni passati insieme e, dopo aver rovinato tutto, un po’ di alcool in più e quasi…”un singhiozzo le spezza la voce ed io la stringo ancora più forte.
“Se non fossi arrivato tu…”
“Shh, non devi neanche dirlo. Non ti avrei mai lasciata nelle mani di quello lì” le assicuro, la voce tesa. Le scappa un debole sorriso ed io mi sento subito un po’ meglio.
“Ora non pensarci più, ok? Dimenticalo. E’ tutto passato” la prego, cercando di convincere anche me stesso e sperando che non mi mandi via presto perché non so se resisterei al richiamo di andare a cercarlo e riempirlo di calci in faccia.
“Mi sento al sicuro quando ci sei tu” bisbiglia contro la mia maglietta, talmente piano che penso quasi di essermelo immaginato.
Ma lei l’ha detto veramente e quel pazzo organo che ho al centro del petto comincia a fare le capriole.
“Non permetterò che ti succeda qualcosa di brutto. Non più” le assicuro, e di questo sono sicuro al cento per cento.
Non c’è cosa più brutta che vederla piangere, debole e tremante, e sentirsi completamente impotente, senza niente che possa fare per farla sentire meglio.
Lei annuisce e alza la testa per guardarmi dritto negli occhi.
“Grazie, davvero”
Sto per baciarla.
Dio, voglio catturare quelle labbra morbide e invitanti con le mie, non so neanche io quanto.
La sento irrigidirsi per un secondo e deglutire. Ho quasi paura a toccarla, in questo momento mi sembra così piccola, indifesa e fottutamente bellissima. Le sue guance si colorano di rosa e mi scappa un sorriso soddisfatto. Lei continua a rimanere immobile e il suo respiro si fa sempre più irregolare. Poggio la fronte sulla sua e le carezzo la guancia.
Ma qualcosa nei suoi occhi mi costringe a trattenermi, maledicendo i miei ormoni impazziti.
Sto per esplodere.
Poi lei sbruffa, ritrovando il sorriso, o una versione distorta di quello reale, spensierato e dannatamente bello.
“Devo togliermi questo vestito, comincia a darmi sui nervi” borbotta, cercando di allungare la stoffa sulle gambe, poco più lunga della mia felpa.
Le sorrido.
“Per quanto è fastidioso devo dire che è piuttosto…sexy” azzardo il commento, ritrovando il solito tono strafottente, pronto alla sua reazione.
Mi lancia un’occhiataccia e mi colpisce con un pugno debole sul petto, lasciandosi però scappare un mezzo sorriso.
“Spiritoso” replica acida. Io trattengo la sua mano sul mio petto e sfodero un’espressione fintamente innocente.
“Io sono serissimo. Non ti fidi di me?” le chiedo sconvolto. Lei ride e si allontana scuotendo la testa.
“A volte mi chiedo quante volte tu abbia sbattuto la testa da piccolo” mormora.
“Troppe” il suo sorriso si allarga.
“Lo immaginavo” sempre con il sorriso sulle labbra si avvia per il corridoio raggiungendo le scale. Io la guardo, quasi affascinato dalla sua semplice camminata, dalla mia felpa che le sta decisamente grande, dalle sue manine che spuntano a malapena dalle maniche troppo lunghe e lei si gira, lanciandomi un’occhiata confusa.
“Che stai facendo?” chiede, sorridendo. Mi stringo nelle spalle e ricambio il sorriso.
“Ti guardo”
“E perché?”
“Perché sei bellissima” confesso di getto, facendola arrossire violentemente. Si schiarisce la gola cercando di darsi un contegno e passandosi una mano tra i capelli. Io mi lascio scappare un sorrisetto soddisfatto.
“Con tutta questa dolcezza mi farai sciogliere, Malik” replica sarcastica, ma la sua voce trema leggermente e nei suoi occhi leggo un velo di emozione.
“E tu devi sempre smontarmi così?” le chiedo facendole una boccaccia. Lei alza gli occhi al cielo.
“Non mi sembri un tipo che si scoraggia così facilmente” replica alludendo sicuramente ai miei comportamenti insistenti. Le sorrido e mi avvicino, sistemandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. La vedo arrossire ancora e rabbrividire leggermente.
“Colpito e affondato. Come sempre hai ragione tu” le concedo. Lei si lascia andare ad un sorriso vittorioso e si allontana velocemente, facendomi segno di seguirla.
“Non mi va che rimani impalato lì senza far niente” spiega, lanciandomi un’occhiata di sottecchi.
La seguo al piano di sopra, nella sua stanza, e il cuore mi sale in gola, mentre qualcosa si scatena nel mio stomaco e in altre parti di me alla vista del suo letto e alla consapevolezza di trovarmi veramente nella sua stanza, in una casa vuota, solo io, lei e il suo sguardo penetrante che mi fa perdere il filo dei pensieri. Lei lancia in un angolo della stanza le scarpe e si sfila con un gesto veloce la mia felpa, mettendo in mostra il suo corpo stretto in quel delizioso vestitino che ho avuto la fortuna di ammirare da vicino, molto vicino.
Me la lancia ed io l’afferro al volo, incrociando il suo sguardo leggermente imbarazzato.
“Ehm, io vado a cambiarmi. Tu aspettami qui” sussurra, guardando altrove. Annuisco e mi siedo sul bordo del letto, mentre lei si chiude la porta del bagno alle spalle. Mi guardo intorno e sospiro, concentrandomi sul fatto che c’è solo una porta a dividerci e che, amica o non amica, lei è attratta da me almeno la metà di quanto io sono attratto da lei e che grazie alla mia modesta esperienza, so che basterà provocare un po’ e qualche situazione imbarazzante perché quest’attrazione diventi qualcos’altro. Qualcosa che, sono sicuro, vogliamo tutti e due.
 
 
                                                              




 

JULIE.

 
Sbruffo maledicendo per l’ennesima volta Lis e odiando con tutte le forze questo dannato vestito con la chiusura lampo al centro esatto della schiena, dove non riesco ad arrivare.
Ci provo di nuovo, sforzandomi con tutta me stessa, ma molto presto mi rendo conto che devo arrendermi e chiedere aiuto.
Peccato che l’unica persona disponibile è Zayn e, conoscendolo, una richiesta del genere potrebbe essere fraintesa molto facilmente.
Mi affaccio e lo trovo seduto sul letto, che si guarda intorno con aria soddisfatta.
“Ehm, Zayn?” lo chiamo, la mia voce ridotta ad un sussurro imbarazzato. Lui alza gli occhi su di me e mi sorride di riflesso.
“Si?”
Esco dal bagno continuando a cercare di arrivarci da sola e gli lancio uno sguardo implorante, sperando che non mi scoppi a ridere in faccia.
“Mi aiuteresti a slacciarlo?” gli chiedo, mordendomi l’interno guancia nervosamente, le tempie che pulsano dalla tensione.
Il suo sorriso si allarga e si alza lentamente, un lampo di malizia negli occhi.
“Certo” mormora. Deglutisco rumorosamente e mi giro, pregando che si limiti a fare quello che gli ho chiesto senza indugiare troppo. Stringo i pugni per nascondere il tremore delle mani e trattengo il respiro mentre lui afferra la cerniera con una mano. Non faccio in tempo a sospirare di sollievo, che l’altra mano si posa delicata sul mio fianco, facendomi sobbalzare e perdere momentaneamente il controllo. Sento il suo respiro farsi sempre più vicino e con la coda dell’occhio lo vedo chinarsi fino a sentire il suo sussurro nell’orecchio.
“Questa è una provocazione bella e buona, lo sai?” Deglutisco e un brivido mi percorre la schiena, facendomi venire la pelle d’oca.
“No” protesto con voce flebile “E’ solo una richiesta d’aiuto” puntualizzo senza tanta convinzione.
“Si, certo” replica sarcastico. Stringo i pugni e sbruffo, indispettita.
“Si. Ti dispiacerebbe slacciare questo dannato vestito?” sbotto, sussultando quando tira giù di qualche centimetro la lampo.
“Mh, impaziente la ragazza” sussurra, un fremito che mi scuote quando le sue nocche sfiorano la mia schiena, tirando ancora più giù la cerniera.
Sento il sangue colorarmi le guance e il cuore perdere qualche battito quando arriva a metà schiena, sempre molto lentamente. Mi volto di scatto, quasi scontrandomi con lui.
“Ok, grazie. Da qui ce la faccio anche da sola” sibilo imbarazzata. Ma prima di rigirarmi e chiudermi in bagno, faccio il grandissimo errore di alzare gli occhi e puntarli nei suoi, che mi imbambolano, fissandomi sul posto, bloccando tutte le mie facoltà mentali.
Lui sorride, probabilmente a conoscenza dell’effetto che ha su di me. Mi sorride, afferrandomi delicatamente il mento tra le dita e mi avvicina a se, poggiandomi l’altra mano sul fianco.
“Se non vuoi baciarmi, devi fermarmi adesso” mi avvisa, le sue labbra ad un soffio dalle mie, il corpo che freme.
Sto andando a fuoco.
Socchiudo gli occhi e resto immobile, il cuore che batte all’impazzata e il cervello ormai scollegato dal corpo. Lui si avvicina lentamente, molto, troppo lentamente.
E’ quasi un’agonia.
Vedendo che non oppongo neanche una flebile resistenza, mi bacia.
Mi dimentico all’istante di avere un briciolo di dignità e, guidata dal fuoco che mi divampa dentro, gli brutto le braccia al collo, tuffandomi in quel bacio a cui non potevo più resistere.
Ovviamente, la sua reazione è tutto tranne che inaspettata. Senza staccare le labbra dalle mie e con le mani affondate nei miei capelli, mi spinge verso il letto, dove cadiamo, lui sopra di me.
Continua a baciarmi, mentre le sue mani esplorano il mio viso, le mie braccia, i miei fianchi, lasciandomi sulla pelle scie di fuoco bollente.
Senza che me ne accorgo, troppo presa dal sapore dolce delle sue labbra, finisce di tirare giù la cerniera del vestito e mi carezza la schiena con la mano rovente. Quando poi si sposta sul mio braccio, e fa per tirarmi giù la spallina, un trillo fastidioso risuona nella mia testa. Lo ignoro bellamente mentre lui si avventa di nuovo sulle mie labbra. Le spalline del vestito scivolano giù e il cuore mi sale in gola, mentre una fastidiosa vocina nella testa mi prega di risvegliare il cervello dal suo stato di coma.
Quando le sue labbra si spostano sul mio collo, scendendo fino alla spalla, un lampo di lucidità mi risveglia.
“Zayn” sussulto, quando la sua mano mi sfiora la pancia. Apro gli occhi, cercando di tornare in me.
“Zayn” lo richiamo “Aspetta” riesco a sillabare, prima che lui mi zittisca con un altro bacio mozzafiato. Libero le mie labbra dalle sue a fatica e mi impongo di guardarlo. Lui apre gli occhi, incontrando i miei, e si ferma all’istante.
“Corro troppo?” chiede, gli occhi liquidi e pieni di desiderio. Abbozzo un sorriso.
“Un po’” Lui annuisce e rotola al mio fianco, il respiro corto.
“Scusa” mormora, afferrandomi una mano e intrecciando le sue dita tra le mie, girando la testa per guardarmi e regalarmi un meraviglioso sorriso.
“No, è anche colpa mia” sussurro, ricambiando il sorriso. Lui si tira su, poggiandosi su un gomito e mi fissa insistentemente.
“Toglimi una curiosità, tu hai mai…”
“Ah-ah” lo interrompo all’istante, alzandomi di scatto “Non ho intenzione di affrontare questo discorso con te, ora” canticchio nervosamente. Lui mi guarda divertito ed io, rossa come un peperone, balzo giù dal letto.
“Vado a mettermi il pigiama” annuncio. Lui ride ed io schizzo in bagno, sbattendo la porta alle mie spalle.
Velocemente, infilo i calzoncini e la felpa che uso per dormire e lego i capelli in una crocchia alta, per poi schizzarmi il viso con l’acqua gelata.
Cerco di prepararmi mentalmente a raggiungere Zayn nell’altra stanza, impaziente e abbastanza esuberante.
Quando lo raggiungo, lo trovo in piedi, con la felpa indosso, che si dondola nervosamente sui talloni. Appena mi vede, si schiarisce la gola e mi sorride.
“Ehm, si è fatto tardi, e sarai stanca. Credo sia ora di andare” dice, indicando con il pollice la porta della camera dietro le sue spalle. Il sorriso mi sparisce dal viso, sostituito da un senso di vuoto e delusione.
“Oh, stai andando via” riesco a dire, molto intelligentemente. Lui aggrotta impercettibilmente le sopracciglia e fa un passo verso di me.
“Beh, ti chiederei di ospitarmi. Tanto per assicurarmi che Jonah –sputa il nome tra i denti- non torni a cercarti. Però mi sembra un po’ esagerato, no?”
“No, resta” rispondo al volo, gli occhi che corrono ai suoi e un sorrisetto vittorioso che gli spunta sulle labbra. Lui colma la distanza tra di noi con due passi veloci e mi afferra il viso con entrambe le mani.
“Mi stai facendo impazzire, lo sai?” mormora, puntando le mie labbra con lo sguardo.
Ha ragione: prima lo respingo, poi lo invito a rimanere qui, a dormire, con me.
Non è molto coerente, ma ancora non sono pronta a vederlo andare via e a separarmi da lui, stasera.
“Oh, hai ragione” mi costringo a dire, evitando di guardarlo.
“Se vuoi andare, io…” Lui mi interrompe con un bacio veloce, che mi fa salire il cuore in gola.
“No, resto” dichiara, illuminandomi con un sorriso entusiasta.
“Bene” mi schiarisco la gola. Lui alza gli occhi al cielo, capendo al volo il mio improvviso disagio.
“A dormire, ho capito” precisa.
“Se ti pesa questa cosa…” Mi zittisce con un altro bacio.
“La vuoi piantare?! Resto perché voglio stare con te, non importa a fare cosa” puntualizza. Sento le mie labbra sollevarsi in un sorriso e lui strofina il naso contro il mio fino a far incontrare di nuovo le nostre labbra in un tenero bacio.
“Allora, vogliamo andare a letto?” chiede con un sorriso furbetto. Gli scocco un’occhiataccia e lui scoppia a ridere. Veloce, mi infilo sotto le coperte raggomitolandomi su un lato del letto, mentre lui si sfila la felpa e le scarpe. Un attimo di esitazione e poi sento la cinghia della sua cinta slacciarsi e i jeans scivolare giù. Deglutisco, mentre lui scosta le coperte e si stende accanto a me.
“Ti dispiace? Sto più comodo senza jeans” sussurra.
“No, è tutto a posto” rispondo meccanicamente, allungandomi per spegnere la luce.
Nella stanza cala il buio, così come un silenzio pressante. Lo sento prendere fiato più volte, per poi arrendersi e non dire niente. Io mi raggomitolo stretta e chiudo gli occhi, provando a rilassarmi.
“Dormi?” sussurra dopo un po’, girandosi su un fianco verso di me.
“No” lo sento sospirare e scivolare più vicino.
“Hai freddo?” chiede ancora.
Sto bollendo.
“Non particolarmente” rispondo, dandomi della stupida. Lui sbruffa e quasi posso immaginarlo alzare gli occhi al cielo.
“Posso abbracciarti, Julie?” chiede spudoratamente, il suo respiro che mi solletica la pelle.
Mi si blocca il cuore, salivazione zero e mani sudate. Lui attende ed io sussurro un flebile “si”dando il via libera alla mia autodistruzione.
Lui mi si avvicina, fino a far aderire il suo petto con la mia schiena. Sento il suo cuore accelerato, così come il mio, mentre le sue braccia mi circondano i fianchi e le sue mani si intrecciano alle mie. Affonda il mento nell’incavo del mio collo, guancia contro guancia, la leggera barba che mi solletica la pelle.
Mugugna qualcosa soddisfatto ed io cerco di rilassare i muscoli tesi.
“Stai tranquilla, non ti toccherò” uno sbadiglio lo interrompe “Buonanotte, Julie White” sussurra, prima di chiudere gli occhi.
Non rispondo, ma di riflesso stringo le sue mani intrecciate alle mie.
Lo sento sorridere e piano piano il respiro si fa regolare, finché non scivola completamente nel mondo dei sogni.
Non ci metto molto a seguirlo, nonostante il cuore che non accenna a calmarsi, la costante morsa allo stomaco e i sensi di colpa che rischiano di divorarmi.
Ma la consapevolezza che lui è qui accanto a me, che mi vuole almeno quanto lo voglio io, allevia tutti i pensieri, facendomi fare sogni tranquilli in cui, è quasi inutile dirlo, è lui il protagonista.

 















Bene, se siete arrivate fin quì, significa che non vi siete addormentate prima
e che avete avuto la pazienza di finire questo lunghiiiissimo capitolo.
Quindi, GRAZIE :)
Lo so, sembra che non finisce mai, ma se lo dividevo poi non sarebbe stato lo stesso, quindi è venuto fuori così.
Aww, ma non sono dolcissimi quei due? :3
Sinceramente, Lis ha un po' scassato le palle (tanto amore per lei), non può continuare a mettersi tra i due, ed era pure ora che Julie si lasciasse un po' andare, no?
Anyway, spero vi sia piaciuto, perchè questo è decisamente il mio capitolo preferito della storia ^^
Almeno di quelli che ho già scritto lol.
Ok, ora sloggio e, come sempre, ringrazio tutte le ragazze che stanno seguendo questa storia.
E soprattutto quelle che la recensiscono, perchè con le loro parole dolciosissime mi mettono sempre di buon umore :)
Grazie, davvero :')
Tanto love.
-S.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Teddy. ***


Love is just a mess.  



(24) Teddy.
 

Mi rigiro nel letto mugugnando qualcosa di incomprensibile e affondo la testa nel cuscino. All’istante un odore dolce mi invade le narici e i ricordi della notte precedente mi colpiscono come proiettili, risvegliandomi del tutto. Mi irrigidisco e tasto con la mano il lato del letto tiepido accanto a me, vuoto. Apro gli occhi e mi guardo intorno, un po’ delusa di essermi svegliata sola ma con il cuore a mille al pensiero di quello successo la sera prima, con ancora la sensazione delle sue braccia forti che mi stringono a se. Con il sorriso da ebete stampato in faccia mi alzo un po’ barcollante e, guidata dal mio stomaco affamato, scendo al piano di sotto. Passando per il salone, capto un movimento con la coda dell’occhio che attira tutta la mia attenzione.
“Ah!” urliamo io e Harry contemporaneamente, lui rotolando giù dal divano con un solo paio di boxer addosso, io gelandomi sul posto, il cuore a mille, completamente terrorizzata.
“Ahi” si lamenta imbronciandosi e massaggiandosi il fondoschiena. Mi porto una mano al petto, cercando di tranquillizzarmi e gli lancio un’occhiata di rimprovero.
“Dio, Harry. Mi hai fatto perdere come minimo dieci anni di vita” lui si tira su e mi fa una smorfia, stropicciandosi gli occhi ancora mezzi chiusi.
“’Giorno anche a te, fiorellino” mormora per tutta risposta, stiracchiando le labbra in un sorriso. Sbruffo e mi dirigo in cucina, con lui al mio seguito.
“Che ci fai qui?” gli chiedo, mentre cerco un pacco di biscotti nella dispensa e ne ingoio uno all’istante.
“Ieri notte ho accompagnato Louis, che era troppo ubriaco anche per reggersi in piedi, e poi sono direttamente crollato sul divano” spiega, mentre nel frattempo ingoio altri tre biscotti per mettere a tacere il mio stomaco brontolante.
“Perché ti dispiace?”
Scuoto la testa e deglutisco.
“No, è che mi hai praticamente terrorizzata” lo accuso.
“Non credevo ti avrei spaventata, pensavo mi avessi visto” si difende, crollando sulla prima sedia che si trova davanti. Metto su un po’ di caffè e mi volto a guardarlo, una massa indefinita di ricci che gli circonda il viso.
“E’ proprio per questo che mi sono spaventata” replico sarcastica.
“Spiritosa” dice scimmiottandomi. Rido e gli scompiglio ancora di più i capelli.
“Ma ti sei visto come vai in giro? Potresti almeno vestirti. Sai com’è, ci sono anche ragazze in questa casa” Lui mi sorride, mettendo in mostra le sue adorabili fossette.
“Davvero? E perché non me ne sono mai accorto?” Gli do un buffetto sulla guancia e lui scoppia a ridere.
“Spiritoso” replico, imitando il suo tono di voce di poco prima, per poi affrettarmi a togliere il caffè e a versarlo in due tazze. Gliene porgo una e mi siedo accanto a lui, che con un po’ di buonsenso si sta infilando la maglietta, non perché ci sia alcun tipo di imbarazzo tra noi, ma perché siamo a novembre e fa piuttosto freddo.
“Comunque, pensavo che mi avessi visto stamattina” ribadisce, riprendendo il discorso di prima “Ti ho sentita uscire” spiega facendo una smorfia per il caffè sicuramente troppo amaro. Aggrotto le sopracciglia mentre lui svuota praticamente mezzo barattolo di zucchero.
“Uscire?”
“Si, ti ho sentita uscire presto” insiste, leggermente confuso “Non eri tu?” chiede.
Avvampo e mi fischiano le orecchie, quando capisco chi ha sentito andare via. Serro le labbra e distolgo lo sguardo, totalmente imbarazzata. Harry punta i suoi occhioni verdi nei miei, completamente interessato, senza lasciarmi via di scampo.
“No? Chi ha dormito qui, Julie?” chiede, un vago sorrisetto malizioso che gli spunta sulle labbra. Balbetto qualcosa senza senso, sentendo il viso andarmi a fuoco e poi il suono del telefono mi salva. Scatto in piedi e vado a rispondere sotto lo sguardo scocciato di Harry. Mi attacco alla cornetta sospirando di sollievo e cerco di calmare il cuore che corre a velocità elevata.
“Pronto?”
“Buongiorno tesoro!”
Il mio cuore fa un tonfo e si accartoccia nell’angolo più buio del petto appena riconosco la voce squillante.
“Ciao” mi costringo a rispondere con un nodo che mi chiude la gola.
“Ancora nel mondo dei sogni?” mi chiede con una risata. Mi sforzo di deglutire e di accennare una risata talmente falsa che ho paura possa accorgersene.
“Abbastanza, si” rispondo, facendola ridere ancora più forte e sospirando di sollievo quando capisco che non si è accorta di niente probabilmente perché non può vedermi in faccia, in quel caso sarei fregata.
“Piuttosto, che fine hai fatto ieri sera? Sei sparita” mi chiede curiosa.
Deglutisco, le mani che iniziano a tremare.
Ecco che iniziano le bugie.
“Me ne sono tornata a casa”
“Oh, e perché?” mi chiede, sorpresa.
“Mi stavo annoiando” rispondo girando alla larga dal vero motivo, per non arrivare poi al dire con chi sono andata via.
E anche perché, sinceramente, mi ero quasi dimenticata dell’incontro con Jonah.
Tutto merito di Zayn, ovviamente.
“Potevi dirmelo, sarei venuta con te” mormora poco convinta.
No, non l’avrebbe fatto. Niente e nessuno l’avrebbe trascinata via da quella stramaledetta festa.
E poi, come dire, non ho avuto neanche il tempo di rendermi conto di cosa stava succedendo che Zayn mi ha presa e chiusa nella nostra bolla di isolamento dove mi dimentico di tutto il resto del mondo.
Comunque, non faccio in tempo a rispondere, che riparte all’attacco con il suo resoconto dettagliato della serata.
“Oh, Julie devo raccontarti un sacco di cose!” squittisce. Sospiro, preparandomi al suo lungo monologo.
“Ecco, quando ci hai lasciati soli, e non smetterò mai di ringraziarti…” ascolto distratta il suo racconto di come lui l’ha invitata a ballare scarabocchiando con la penna sul quaderno accanto al telefono che usiamo come rubrica, annuendo quando è necessario, sospirando sognante quando lo fa lei e imponendomi di non sentirmi ferita delle “sue mani strette intorno ai miei fianchi, mentre sorrideva con un sorriso mozzafiato”.  Io ho avuto ben altro da lui, mi ripeto.
Come la consapevolezza che vuole me, e nessun’altra.
“J, mi stai ascoltando?” torno all’istante in me al suono della sua voce scocciata.
“Eh? Si, certo”
“Ecco, poi Louis mi ha trascinata a ballare e l’ho perso di vista” si lamenta con voce infastidita.
“Mi dispiace”
Neanche un po’.
“Già. Dì a Louis che abbiamo dei conti in sospeso” borbotta “Piuttosto, come sta? Ieri era piuttosto brillo quando Harry l’ha portato via” chiede con voce preoccupata.
“Non lo so. Non li ho sentiti rientrare” stavo dormendo tra le braccia del tuo Zayn “E ancora non si è svegliato, e non credo che lo farà tanto presto” affermo. Lei ride.
“Ok, allora forse passo oggi pomeriggio e gli do una bella svegliata io” propone. Rido e mi immagino il povero Lou nelle sue mani.
“Ok, come vuoi” lei ride con me e poi sospira frustrata.
“Ora devo andare, mia madre comincia a stressare. Ci vediamo dopo, sfigata” mi saluta con la sua voce allegra.
“A dopo” riattacco e sospiro.
E’ andata.
Abbasso lo sguardo sul quaderno che ho torturato con la penna per tutta la telefonata e sussulto.
Il suo nome è inciso a caratteri cubitali con la mia grafia disordinata.
A quanto pare sono andata anch’io. Completamente andata.
“Julie?” mi richiama Harry, spuntando al mio fianco.
“Mh?”
“Chi era?” chiede, poggiandosi allo stipite della porta osservandomi curioso.
“Lis” mi sorride e poi mi osserva bene.
“E perché sei così sconvolta?” chiede sorpreso.
Scrollo le spalle e cerco di darmi un contegno.
“Non sono sconvolta, smettila di fare domande” replico stizzita. Lui alza le mani a mo’ di resa e mi lancia uno sguardo implorante.
“Solo un’ultima, piccola piccola” chiede sbattendo le palpebre “Per favore” implora. Sbruffo e gli scocco un’occhiataccia incrociando le braccia al petto.
“Ok, ma poi mi lasci in pace” consento e lui annuisce, lo sguardo improvvisamente malizioso.
“Con chi hai dormito stanotte?” chiede, incrociando anche lui le braccia al petto, soddisfatto. Mi gelo sul posto e deglutisco rumorosamente.
“Non sono affari che ti riguardano” farfuglio in modo quasi incomprensibile. Il mio sguardo corre automaticamente al nome inciso sul quaderno e ovviamente lui non se lo fa sfuggire, spalancando la bocca dalla sorpresa, strabuzzando poi del tutto gli occhi quando scorge il cuoricino aggiunto accanto.
Molto maturo, si.
“Zayn?!” esclama, l’espressione mista tra il divertito e l’incredulità. Avvampo e abbasso lo sguardo, le tempie che pulsano dalla vergogna.
“Oh, mio Dio, sei stata con Zayn!” deduce, quasi urlando e sbattendo le mani. Lo fulmino con un’occhiata.
“Smettila di gridare, idiota” sibilo, ma lui non mi ascolta e scoppia a ridere. Allora gli afferro un braccio e lo scuoto, per attirare la sua attenzione e farlo smettere in qualche modo.
“Non sono stata con lui, non nel senso che intendi tu. Abbiamo solo dormito” preciso, sentendo le guance andarmi a fuoco. Il solito ghigno malizioso gli appare sul viso.
“Si, certo. Abbracciati, nello stesso letto, e magari anche con i vestiti addosso” replica sarcastico.
“Proprio cosi” ribadisco decisa. Lui abbassa il suo sguardo scettico su di me e mi da un buffetto sulla guancia.
“Non devi nascondermi niente. Conosco Zayn e sono sicuro che non è in grado di trattenersi, non con te” afferma, con il solito sorrisetto. Arrossisco ancora di più e mi indigno.
“E invece si. E’ stato molto…” pausa per deglutire “…dolce. Non ha insistito per niente” dico fiera. Il suo sguardo da scettico passa a rassegnato.
“Mi aveva detto che gli piacevi, ma non credevo fino a questo punto” mormora quasi tra se e se. Le sue parole mi fanno automaticamente sorridere e il cuore mi rimbalza nel petto. Lui mi scruta, accorgendosi dell’improvviso cambiamento della mia espressione, e quando incrocia i miei occhi che luccicano emozionati sbarra i suoi, incredulo e anche leggermente preoccupato.
“Frena, frena” esordisce con voce stridula “Che cosa significa quel sorriso?” chiede indicandomi. Nonostante mi sta osservando come se fossi affetta dalla peggiore delle malattie, non riesco a trattenermi, le mie guance sono come fossilizzate. Lui si schiaffeggia la fronte, chiudendo gli occhi e scuotendo tristemente la testa.
“Cazzo, Julie” sospira “Sei cotta” afferma. Sospiro, senza smettere di sorridere, e guardo in faccia la realtà.
Sento il cuore pulsare più vivo del solito al solo pensiero dei suoi occhi caldi e delle sue braccia che mi stringono, una sensazione di leggerezza mi riempie lo stomaco e mi sento così bene che sembra quasi che sto volando.
Ormai è inutile negare l’evidenza.
 “Mh, vedo che ha volte metti in funzione l’unico neurone di cui sei dotato” replico sarcastica. Lui non sa se ridere o rimanere serio. Alla fine opta per afferrarmi e attirarmi in un abbraccio.
“Sono contento” sussurra al mio orecchio. Rido e lo spingo via.
“La stai facendo più grande di quello che è” mormoro imbarazzata, sistemandomi i capelli. Lui mi sorride e mi afferra le guance con una mano.
“E invece è una cosa importante. Finalmente ti sei aperta a qualcuno che non è un perfetto imbecille” dice con voce da deficiente. Alzo un dito.
“Su questo avrei qualcosa da ridire” replico con la bocca strizzata nella sua mano.
Lui scoppia a ridere e mi lascia andare, ritornando serio e carezzandomi la guancia.
“Lui non ti farà del male, puoi starne certa” mi assicura con voce dolce, poi si apre in un improvviso sorriso “In caso contrario, niente lo risparmierà dalle mie schiacciate micidiali che mireranno tutte al suo bel faccino” dichiara facendomi l’occhiolino. Scoppio a ridere e l’abbraccio di slancio.
“Ti ho mai detto che sei il mio migliore amico preferito?” chiedo, la voce attutita dalla sua maglietta. Lui ride e mi carezza i capelli.
“Perché quanti migliori amici hai?”
“Nessun’altro. Ma se ne avessi tu saresti il primo della classifica” rispondo, chiudendo gli occhi mentre le sue braccia mi stringono a se.
“Allora anche tu sei la mia migliore amica preferita” dichiara, scoccandomi un bacio in fronte. Sorrido e proprio in quel momento suona il campanello.
Harry scioglie l’abbraccio ed io vado ad aprire, completamente ignara di chi possa essere, dato il fatto che Lis mi ha detto che sarebbe passata nel pomeriggio.
Quando spalanco la porta, come pochi attimi prima, non riesco a trattenere un sorriso, e il cuore mi sale in gola alla vista di chi mi ritrovo davanti.
“Ho portato la colazione” annuncia Zayn con un gran sorriso, mostrandomi la busta che tiene in mano. Sento la gola chiudersi e il cuore perdere un battito, il cervello momentaneamente assente.
“Ciao” riesco a dire, e il suo sorriso si allarga, mentre mi sposto per lasciarlo entrare.
“Ora vorrei sapere chi è l’idiota che suona il campanello mentre io sto dormendo” esordisce Louis, scendendo le scale in un orribile stato da Zombie. Harry sorride e saluta Zayn con una pacca sulla spalla, infilandosi anche i pantaloni, facendomi rendere conto che era rimasto in mutande fino a quel momento.
“Mi spiace, amico. Pensavo foste tutti svegli” si scusa Zayn, lanciandomi un’occhiata che mi fa arrossire. Louis, gli occhi ancora mezzi chiusi, focalizza chi è che gli sta parlando e stiracchia la bocca in un sorriso.
“Oh, Zayn, sei tu” farfuglia. Scoppio a ridere, seguita dagli altri due, mentre Louis crolla su una sedia, armeggiando con la busta di cornetti che Zayn ha poggiato sul tavolo.
“Almeno hai portato la colazione” dice addentando un cornetto “Grazie, amico”
“Uh, cornetti!” esulta Harry, avventandosi sulla busta. Zayn ride ed io mi unisco a lui.
“Non urlare, Harry” lo rimprovera Louis, massaggiandosi le tempie con una smorfia.
“Per curiosità, quanto alcool ti sei scolato ieri?” gli chiedo. Louis alza gli occhi annacquati su di me e sorride timidamente.
“Un po’” scuoto la testa.
“Sei un disastro” commento e lui si stringe nelle spalle e si scompiglia i capelli.
“Era una festa, mi sono divertito” si giustifica. Schiocco la lingua e continuo a scuotere la testa. Lui fa spallucce e si dedica completamente al suo cornetto.
E tra i due, quello più responsabile dovrebbe essere lui.
All’improvviso sento il respiro caldo di Zayn sul mio collo e la sua mano che cerca timidamente la mia. Sussulto e il cuore comincia a correre veloce, mentre mi volto verso di lui per incrociare il suo sguardo.
“Ti va di uscire un po’?” bisbiglia, mentre Harry e Louis discutono su come bisogna limitarsi nel ‘divertirsi’ alle feste. Le sue dita scivolano tra le mie e le stringono lievemente.
“Ok. Vado a vestirmi” riesco ad articolare. Lui mi sorride e lascia la presa. Prima però che riesco a girarmi e ad andarmene, lui si china su di me e, con un gesto veloce e quasi impercettibile, sfiora le sue labbra con le mie. Una scossa di calore mi attraversa il corpo per poi finire con una fitta piacevole nello stomaco, facendomi tremare leggermente.
Lui sorride soddisfatto e si scosta per lasciarmi libera di andare.
“Ora puoi andare a cambiarti” mi sussurra divertito.
Con un sorrisetto imbarazzato costringo i miei piedi a muoversi e salgo rigida le scale, chiudendomi in camera.
Mi cambio in fretta e furia, indossando le prime cose che trovo, senza badare ad abbinamenti o cose simili, l’importante è fare in fretta per scendere il prima possibile e perdermi di nuovo in quegli occhi caldi.
Lui mi accoglie con un gran sorriso tendendomi la mano ed io mi sento completa non appena l’afferro e intreccio le sue dita tra le mie.
“Noi usciamo” urlo in direzione della cucina, dove ci sono i due che continuano a battibeccare tra loro. Harry è il primo che si affaccia, alla velocità della luce, e ci osserva maliziosamente.
“Dove andate?”
“Harry vuoi lasciarli in pace, vanno dove gli pare!” lo richiama Louis con molto buonsenso, o forse solo per il fatto che non vuole lasciare la discussione a metà. Zayn fa spallucce ed io fulmino Harry con lo sguardo, che ci illumina con un sorriso.
“Stai attento a quello che fai, amico” si congeda rivolgendosi a Zayn con uno sguardo minaccioso, per poi sparire di nuovo in cucina.
“Sembrava convincente” mormora Zayn. Lo guardo e gli sorrido.
“Ignoralo” replico semplicemente. Lui ride e mi stringe la mano.
“Andiamo?”
“Dipende dove vuoi portarmi” lui alza gli occhi al cielo, con un sorriso.
“Stai diventando paranoica. Andiamo a fare una passeggiata” dice, trascinandomi fuori. Lo seguo senza riuscire a smettere di sorridere e lui mi lancia uno sguardo malizioso “Non ho intenzione di assalirti, tranquilla”
Deglutisco imbarazzata e gli scocco un’occhiata di traverso.
“Anche se non sembravi così contraria stanotte” continua provocandomi, mentre a piedi ci dirigiamo in paese.
“Hai intenzione di litigare?” gli chiedo. Lui ride e mi attira a se, cingendomi la vita con un braccio.
“Nah, aspettiamo un altro po’ per avere il nostro primo litigio” dice divertito “Comunque, hai dormito bene?” chiede innocentemente.
Sospiro e distolgo lo sguardo, la schiena che brucia a contatto con il suo braccio.
“Si, grazie” articolo, arrossendo violentemente “E tu?” i miei occhi corrono ai suoi e lui guarda il cielo, pensandoci su.
“Mh, io sono abituato a dormire con un orsacchiotto. Diciamo che tu non sei proprio come il mio teddy, però sei stata abbastanza morbida e coccolosa” dichiara infine, guardandomi con le sopracciglia alzate, divertito.
Lo guardo con gli occhi sbarrati.
“Ma sei serio?” Lui scoppia a ridere e mi stampa un bacio sulla guancia.
“Serissimo. Anzi, se vuoi posso sbarazzarmi di teddy. Solo però se tu mi assicuri di prendere il suo posto” mi provoca, ancora.
“Non ci pensare nemmeno. Puoi tenerti il tuo teddy” dichiaro, acida, sciogliendo il suo abbraccio. Lui si imbroncia, mentre nel frattempo arriviamo in centro e passeggiamo nelle vie più popolate del paese.
“Non credo mi accontenterò più di un pupazzo, dopo stanotte” riparte all’attacco, afferrandomi per la vita e attirandomi a se. Sbatto contro il suo petto e i nostri nasi si sfiorano, i respiri mescolati. Sento gli occhi dei passanti su di noi e, anche se il suo respiro fresco sulle labbra mi tenta, mi tiro indietro, sciogliendo velocemente la sua presa, imbarazzata.
E’ tutto ancora confuso tra noi due, ma allo stesso tempo non potrebbe essere più chiaro.
Io piaccio a lui, lui piace a me, e abbiamo dormito insieme. Logico che se usciamo anche insieme e ci punzecchiamo, provocandoci, agli occhi degli altri potremmo sembrare quasi una…coppia?
Arrossisco per i miei pensieri mentre lui mi cammina vicino, guardandomi in silenzio.
“Ti preoccupi di quello che potrebbero pensare, vero?” mi chiede, ficcandosi le mani nelle tasche dei jeans e guardandomi. Sospiro e ricambio il suo sguardo, senza sapere bene cosa dire.
“E’ che…”
“Potrebbero parlare e le voci arriverebbero alla tua amica, si” mi anticipa, con voce un po’ frustrata. Io deglutisco, innervosendomi per la piega che ha preso la conversazione.
Eravamo spensierati e felici, fino a due secondi fa. Ora già stiamo affrontando un discorso piuttosto delicato.
“Non puoi prendertela con me per questo. E’ la mia migliore amica, le voglio bene come una sorella, non puoi pretendere che io ignori la cotta che ha per te” mormoro, guardandomi le scarpe. Lo sento sospirare.
“Lo so, non ti sto chiedendo questo. E non ce l’ho con te. Sono solo stufo di questa situazione” sbotta, innervosito.
“Cosa posso fare?” mormoro quasi tra me e me. Incrocio il suo sguardo in cerca di aiuto, ma leggo solo la frustrazione e una scintilla di desiderio. Ma quello credo sia perenne nei suoi occhi, visto che non lo vedo sparire mai.
“Non so cosa puoi fare di preciso, ma devi fare qualcosa. Qualsiasi cosa, però per favore, smettila di nasconderti e di trattenerti. Dimmi quello che provi, fammi capire cosa vuoi. Altrimenti io impazzisco” dichiara. Abbasso di nuovo lo sguardo.
“Mi dispiace” sussurro, senza nient’altro da poter dire per sistemare l’assurda situazione.
Lui grugnisce qualcosa sbruffando e si allontana da me di qualche passo, lasciandomi indietro. Lo guardo, mentre sbatte i piedi nervosamente e mentre si allontana sempre di più da me, in tutti i sensi.
Ha ragione, devo smetterla di nascondermi e devo mettere in chiaro come stanno le cose. Per il mio bene, e anche per lui.
“Zayn!” lo chiamo. Lui si volta, scuro in volto, una smorfia sulle labbra.
Prendo un respiro profondo e stringo i pugni.
Devo farlo, adesso.
A passo tremante mi avvio verso di lui.
Un piede dietro l’altro, avanti, puoi farcela.
Lui mi fissa, le mani nelle tasche dei jeans, immobile sul posto, e aspetta.
Arrivo ad un passo da lui e non mi fermo, basta aspettare, basta trattenersi, gli afferro il viso con entrambe le mani e lo bacio.
Lo bacio io, come ho sognato di fare per notti intere, lo bacio fregandomene di tutto, della gente che può vederci, di quello che possono pensare.
Lo bacio perché voglio che sia mio, perché è diventato un punto fondamentale della mia vita e perché sono stanca di tenerlo fuori.
E lui, dopo essersi irrigidito per la sorpresa, si lascia andare e ricambia il bacio, stringendomi le braccia intorno ai fianchi, attirandomi ancora di più a lui, finché non siamo una cosa sola.
Mi stacco per riprendere fiato, gli occhi socchiusi, e lui mi afferra il mento con due dita, avvicinandomi di nuovo per stamparmi un bacio delicato a fior di labbra.
“Era questo che intendevo” sussurra “Ti sei decisa, finalmente, mia piccola teddy” soffia sul mio viso.
Apro gli occhi, perdendomi immediatamente nei suoi, ammirando il suo splendido sorriso.
“Non resistevo più, è stato più forte di me” confesso, ormai senza più vergogna, accorgendomi a malapena dello strano nomignolo che mi ha dato.
“Non sai quanto mi fa piacere sentirtelo dire” gongola, illuminandosi in un altro sorriso.
“Oh lo so, fidati” gli dico scoccandogli un’occhiata di traverso.
Lui sorride e strofina il naso contro il mio fino a far incontrare di nuovo le nostre labbra.
“Lei capirà” sussurra appena ci stacchiamo. Gli lancio uno sguardo interrogativo.
“Capirà. Le ci vorrà del tempo, ma se la vostra amicizia è davvero così forte, non potrà avercela con te a vita” mi assicura con voce incredibilmente dolce.
Gli sorrido ma, prima che possa rispondere, un suono strozzato e un’esclamazione soffocata mi interrompono, spezzandomi il cuore e facendomi capire che le parole di Zayn, anche se piuttosto convincenti dette da lui, non potranno mai essere la verità.



















Hi, everyone!
Visto che brava? Sono riuscita a postare prima questa settimana!
Dovete ringraziare il mio fratellino, che ha una partita di calcio e quindi i miei sono andati a vederlo, lasciandomi casa completamente libera.
Di solito ci vado anch'io a fargli il tifo, però oggi mi sono rifiutata perchè sono piuttosto scazzata.
Dicesi ciclo, sai com'è.
Non sono in grado di fare niente di produttivo in questi casi e sarei andata li solo per stressarmi tutto il tempo.
Quindi me ne sto a casa, davanti al camino, e ho buttato giù questo capitoletto.
Bien, spero vi piaccia.
Ah, cercate di non essere tanto cattive con Lis.
Voglio dire, alla fine poverina lei non ha fatto niente, neanche sa che Julie è persa per Zayn!
Io scherzavo quando ho detto che mi ha rotto un po' le palle.
Io adoro quella ragazza, perchè mi rispecchio un po' in lei, ma è una storia lunga quindi non sto a raccontarvi.
So, ora sparisco e cerco di rimettermi in paro con le storie che devo leggere, visto che praticamente le ho abbandoante tutte çç
Ragazze a cui non ho potuto più recensire, scusatemi!
Non è per cattiveria, spero lo capiate.
Come al soliti ringrazio tutte quelle che recensiscono, siete sempre più adorabili, e siete anche aumentate!
Non sapete quanto mi fate felice recensendo e dicendomi quello che pensate.
Non abbandonatemi mai, please :)
Tanto lov.
-S.

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** I could get used to you. ***


Love is just a mess.


(25) I could get used to you.
 


Il silenzio carico di tensione, risentimento e parole non dette, viene interrotto dallo schiocco contrariato della lingua della signora Smith, che ci riporta alla realtà, dopo esserci immobilizzati completamente per qualche secondo.
“Alissa, ma dove hai la testa?” chiede la mamma di Lis, chinandosi per raccogliere le buste della spesa che la figlia ha appena lasciato cadere a terra.
La guardo, immobile davanti a me, e ho quasi paura ad incrociare i suoi occhi azzurri coperti da un velo di lacrime. Sento Zayn irrigidirsi accanto a me e la signora Smith continuare a borbottare irritata dando scossoni a Lis, ma né io, né lei ci accorgiamo di quello che ci accade intorno. Ci guardiamo, quasi condividendo i nostri pensieri e posso vedere nei suoi occhi tutto il dolore, la delusione e la tristezza che una persona potrebbe provare. Sento il mio cuore accartocciarsi e fitte di senso di colpa colpirmi allo stomaco, serrandolo in una morsa che mi toglie il fiato.
“Alissa, vuoi muoverti? Aiutami a tirare su questa roba” sbotta la signora Smith, lanciandole un’occhiata di rimprovero. Lis sembra tornare in se e il ghiaccio che l’aveva resa immobile come una statua si scioglie.
“Mamma” comincia, concedendole una breve occhiata “Puoi andare avanti senza di me? Io ti raggiungo tra un attimo” sibila, senza staccare gli occhi dai miei, la voce ferma e dura, non sembra neanche la sua, solitamente allegra e cristallina.
Solo in questo momento la madre di Lis si accorge di me e mi sorride.
“Oh, ciao Julie. Non ti avevo vista” mi saluta, afferrando le buste da terra. Annuisco sforzandomi di fare almeno un mezzo sorriso.
“Ciao, Karen” la saluto educatamente, la voce che trema in preda ad un imminente attacco di panico.
“Bene, poso le buste in macchina e vado alle poste. Muoviti che poi dobbiamo tornare a casa” dice rivolgendosi a Lis, che annuisce solamente. Poi si allontana borbottando un “cosa avranno mai da dirsi che si vedono tutti i giorni…”
Tanto, troppe cose ci sono da dire in questo momento. Cose che probabilmente era meglio dire prima.
“Lis…” sussurro, appena rimaniamo solo noi tre. Il suo sguardo freddo, tradito, mi ammutolisce all’istante. Un nodo mi serra la gola, mentre la vedo a stento trattenere le lacrime.
Lancia solo una breve occhiata a Zayn, in silenzio accanto a me che mi guarda preoccupato, e poi torna a fissarmi, la delusione nel suo sguardo che mi uccide.
“Non ci posso credere” sputa tra i denti, con una smorfia disgustata.
“Lis, aspetta…” ci riprovo, ma lei non mi lascia parlare.
“Cosa mi sono persa?” continua con sarcasmo amaro, alternando velocemente lo sguardo da me a lui, per poi fissarsi di nuovo nei miei occhi colpevoli.
“Lis, ti prego, lasciami spiegare” anche se non so esattamente cosa spiegare, cerco di prendere tempo prima che si abbatta su di noi la quasi scontata catastrofe.
“Non c’è niente da spiegare!” sbotta, Zayn sospira accanto a me “Dannazione, stavi baciando Zayn!”
“Si, io te ne avrei parlato” tento di dire.
“Ah, si e cosa mi avresti detto? Che te la fai con il ragazzo che…” si blocca, improvvisamente consapevole della presenza del ragazzo in questione davanti a lei, teso e visibilmente preoccupato. Questo, o forse l’orgoglio, la calma e la costringe a spostare il discorso su una domanda più tranquilla per lei, ma micidiale per me.
“Da quanto va avanti?” chiede. Chiudo per un secondo gli occhi, il cuore spezzato dal suo sguardo schifato rivolto proprio a me.
Lo merito tutto, e non c’è niente che ormai possa fare per migliorare la situazione. Lo so, ma non voglio arrendermi.
“Ascoltami, Lis” ricomincio, la voce calma, lo sguardo serio, mentre dentro mi sento morire. Zayn cerca la mia mano, probabilmente per tranquillizzarmi e gliene sarei grata, se non peggiorasse irreparabilmente la situazione. Gli occhi di Lis fiammeggiano e diventa rossa in viso dalla rabbia, o dall’umiliazione.
“No, non voglio sentirti” sibila, con una smorfia, asciugandosi prontamente una lacrima che le è sfuggita. “Pensavo di conoscerti, credevo fossi un’amica. Invece sei solo una…”
Gli insulti scivolano uno dietro l’altro, trafiggendomi uno per uno come pugnalate al cuore.
Li merito tutti, e li incasso in silenzio, finché le dita di Zayn si intrecciano alle mie e lui fa un passo avanti, intromettendosi.
“Adesso basta, Alissa” tuona con voce seria “Stai esagerando” la accusa prendendo le mie difese.
Non potrei amarlo più di quanto lo amo in questo momento, ma il suo tentativo di calmare le acque non serve a niente. Lis sussulta quando lui si rivolge direttamente a lei, ma si riprende subito e la maschera di ghiaccio cala nuovamente sul suo visto.
“Non impicciarti, tu” sibila, riservandogli un’occhiata di fuoco “E’ una questione tra me e lei”
“Può darsi” replica Zayn, alzando il tono di voce “Ma non credo che queste siano le parole adatte per risolvere un problema”
“Ma cosa ne vuoi sapere te?!” sbotta Lis “Da quando sei arrivato non hai creato altro che casini. E tu” si volta verso di me con sguardo di fuoco “Carina la tua scenetta per farmi credere di non sopportarlo. Davvero, molto convincente” sibila.
Cerco di mandare giù il nodo che mi chiude la gola e di dire qualcosa di sensato, qualsiasi cosa per cercare di salvare il salvabile.
Ma niente, il mio cervello sembra disconnesso, il cuore annientato.
“Dicevi che l’amicizia vale più di tutto, che nessuno si sarebbe mai messo tra noi. E poi? Scegli di mentire a me, di fregartene della nostra amicizia per un…com’è che lo chiamavi? Cazzone?” ogni sua parola è come uno schiaffo in faccia, che incasso senza oppormi, perché so di meritarlo.
“Le cose cambiano, Lis” prova a intervenire Zayn, zittito dal suo sguardo di fuoco.
“Si, certo. Ma lei poteva scegliere me. Poteva scegliere di dirmi la verità, oppure semplicemente di lasciarti perdere in nome della nostra amicizia”
“Non puoi dire questo. Non avrei mai potuto scegliere” farfuglio. Lei annuisce, ricacciando indietro le lacrime che vedo nei suoi occhi.
“Hai ragione, non ti posso chiedere di scegliere” afferma, e mi sembra quasi di aver trovato un punto di incontro per provare a chiarire.
“Sei troppo codarda per farlo” dice poi, distruggendo anche le mie più deboli speranze. Zayn aumenta la stretta della sua mano, mentre Lis da la sua sentenza.
“Lo faccio io per te. Hai chiuso” dichiara, facendo a brandelli ogni singolo millimetro del mio cuore. Poi il clacson di una macchina suona e Lis ci sorpassa per andare dalla madre.
“Vi auguro tanta felicità, insieme”sibila, un augurio per niente sincero e che fa intendere tutto il contrario. Poi sale in macchina e la madre parte, sparendo dietro la curva. A quel punto mi lascio andare e le lacrime scivolano silenziose sulle mie guance, una dietro l’altra, aumentando sempre di più. Zayn mi stringe immediatamente a se, mormorando parole che dovrebbero tranquillizzarmi, ma che non ascolto, troppo stordita dal dolore e dalla consapevolezza di aver perso la mia migliore amica che mi colpiscono ad ondate, mozzandomi il fiato.
Tra le lacrime, quasi non mi rendo conto che inizia a piovere e che Zayn, tenendomi stretta a se come se avesse paura che da un momento all’altro potrei cadere in pezzi, mi trascina via, voltano in una strada che non ho mai percorso prima e fermandosi davanti una casa sconosciuta.
Scioglie l’abbraccio solo per frugarsi nelle tasche, prendere le chiavi ed aprire la porta di casa, lasciandomi passare davanti a lui.
Sono zuppa, dalla testa ai piedi, e tremo come un pulcino. Le lacrime sembrano cessare, o forse sono talmente bagnata da non riuscire a più a capire quanto sia dovuto dalla pioggia e quanto dal mio pianto.
Zayn accende tutte le luci e, prendendomi la mano, mi trascina in salone, facendomi sedere su un divano e avvolgendomi le spalle con una coperta, sedendosi poi accanto a me.
Si passa una mano tra i capelli zuppi e poi mi guarda attentamente negli occhi.
Io tiro su con il naso e ricambio lo sguardo, cercando di darmi un contegno. Il silenzio diventa alquanto imbarazzante, così mi decido a parlare.
“Mi dispiace per la scenata, non accadrà mai più” mi scuso con voce rauca e i denti che battono dal freddo. Lui aggrotta la fronte e scuote la testa, contrariato.
“Non dirlo neanche per scherzo. Tu non ti devi scusare proprio di niente” mi assicura. Prima che provi a fermarlo per evitare che cominci a tirare accuse contro la sfuriata della mia amica, lui mi sorride dolcemente.
“Facciamo così: ne parliamo più tardi” dice, quando capisce che non è proprio aria. “Ora tu ti vai a fare una doccia per riscaldarti, che stai tremando dal freddo, e ti rilassi” mi dice. Non trovo niente con cui obiettare, ma comunque approfittare della doccia in casa sua mi sembra un po’ fuori luogo.
“Ma, Zayn…”
Lui scuote categoricamente la testa, senza però negarmi un sorriso rassicurante.
“Non voglio che ti prenda qualcosa, ti darò dei vestiti asciutti, così starai meglio”
“Ho una casa e dei vestiti miei” borbotto imbarazzata. Il solito ghigno gli appare sulle labbra, un lampo di sfida negli occhi.
“Se vuoi tornare a casa a cambiarti ora, fai pure” concede, innocentemente, indicandomi la finestra dalla quale proprio in questo istante si vede un lampo e dopo due secondi risuona tenebroso il suo tuono.
Gli lancio un’occhiata di traverso, mentre lui si alza per farmi strada.
Lo seguo al piano di sopra, avvolgendomi le braccia intorno al corpo per cercare di rallentare i fremiti e chiudendo fuori tutti i pensieri dalla mente, osservando le foto appese ai lati del corridoio.
C’è una foto che mi colpisce più di tutte: Zayn, sicuramente, ancora bambino però già con gli occhi furbetti, affiancato da due bambine più piccole di lui, alle quali stringe apprensivamente le mani.
Sembra molto protettivo e dalla somiglianza delle due bimbe, deduco che sono le…
“Le mie sorelle” interrompe i miei pensieri, finendoli al posto mio. Mi volto verso di lui e lo trovo a sorridere leggermente guardando la foto. Me le indica.
“Waliyha, la più grande, ha 15 anni, e la più piccolina della casa, Safaa” gli sorrido di rimando.
“Dove sono adesso?” lui scrolla le spalle.
“Da qualche loro amica. Quando la mamma deve lavorare le lascia dalle amiche, oppure ci penso io a loro. Però, visto che ieri sera non sono rientrato…” mormora lanciandomi uno sguardo inequivocabile. Arrossisco e distolgo lo sguardo. Lui ride e mi circonda le spalle con un braccio, trascinandomi via dalla foto.
“Dai, è meglio che ci sbrighiamo a toglierci questi vestiti bagnati, prima che ci prenda una polmonite” dice con voce divertita. Mi irrigidisco e lui mi guarda sorpreso, per poi capire il velato doppio senso della sua frase.
Alza gli occhi al cielo e mi da un buffetto sulla guancia.
“Andiamo, hai capito” mormora, aprendomi una porta.
“Il bagno” dice “Fai come fossi a casa tua, intanto vado a cercarti dei vestiti asciutti” poi mi molla li, chiudendo la porta. Sento i suoi passi allontanarsi per il corridoio e, lentamente, comincio a spogliarmi, liberandomi della maglietta e dei jeans appiccicati alla pelle. Evito di guardarmi allo specchio, per non vedere in che stato è la mia faccia, e per non ricordarmi quanto mi odio in questo momento.
Mi infilo sotto il getto dell’acqua calda e cerco di rilassare i muscoli, ad occhi chiusi.
Le mie difese si abbassano e il muro dietro al quale avevo chiuso i miei pensieri crolla, riportandomi alla mente il litigio con Lis, il suo sguardo schifato, e la sua espressione seria mentre decretava finita la nostra amicizia.
Una morsa mi stringe lo stomaco e un senso di vuoto mi invade il cuore, insieme alla sensazione di solitudine che so non se ne andrà finché la mia fedele compagna di avventura non sarà di nuovo con me.
Cosa che non accadrà molto presto.
Con un sospiro tremante scivolo fuori dalla doccia e mi asciugo, infilandomi di nuovo la mia biancheria e guardandomi intorno, per un secondo confusa sul da farsi.
Il mio sguardo cade sulla mensola accanto al lavandino, dove ci sono un paio di pantaloni di una tuta e una felpa blu che ho già visto a Zayn.
Mi scappa un mezzo sorriso e mi affretto a vestirmi, scossa dai brividi di freddo.
I pantaloni, decisamente femminili, mi vanno bene, segno che sono di sua sorella, mentre la felpa troppo larga mi arriva a metà coscia. Spanno il vetro con una manica e, mentre sono impegnata a rigirarmela per fare uscire la mano, due colpetti alla porta mi fanno sobbalzare.
“Posso entrare, sei vestita?” chiede timidamente Zayn da dietro la porta.
“Si” sussurro. Lui apre la porta e si affaccia, aprendosi subito in un sorriso.
“Adoro vederti con i miei vestiti addosso” commenta. Arrossisco e distolgo lo sguardo, posandolo sullo specchio.
Vedo sul mio viso tutti i segni del pianto e mi poggio con entrambe le mani al lavandino, scossa da un fremito talmente forte che mi fa girare la testa. In un istante lui è già dietro di me, una mano che mi sorregge per i fianchi, lo sguardo preoccupato.
“Ehi, che succede?” incrocio i suoi occhi nello specchio e mi sento sprofondare.
“Perché proprio te?” farfuglio “Di tutti i ragazzi…perché non Liam, o Niall, o Jackson della squadra di basket?” chiedo, maledicendo il mio cuore per essersi completamente fatto rapire da lui. Un angolo della sua bocca si solleva in un accenno di sorriso.
“Beh, perché Jackson è veramente un coglione” borbotta. Riesce a strapparmi un sorriso che però si spegne subito. Chiudo gli occhi e lui mi abbraccia da dietro, poggiando il mento sulla mia spalla.
“Non dire così” mi sussurra dispiaciuto. Sospiro e poggio le mani sulle sue.
“Hai ragione, scusa” bisbiglio, rendendomi conto che con le mie parole potrei averlo offeso. Lui mi lascia un bacio sulla tempia e poi scioglie l’abbraccio, afferrandomi una mano e tirandomi via.
“Dai, andiamo di sotto. Ci facciamo una cioccolata calda e intanto pensiamo ad un modo per risolvere questa situazione” mi dice con un sorriso incoraggiante.
“Ok” acconsento, lasciandomi portare al piano di sotto.
Passiamo il pomeriggio raggomitolati sul divano, a bere la nostra cioccolata calda e a guardare uno stupido film in tv.
Dev’essere divertente, perché ogni tanto Zayn scoppia in una risata ed io, appoggiata al suo petto, tremo insieme a lui. Ma non riesco a seguirlo e ridere anch’io, troppo persa nei miei pensieri alla ricerca di una qualsiasi soluzione per rimediare al disastro che ho combinato e riavere indietro la mia migliore amica.
Mentre il diluvio si scatena fuori, Zayn si accorge che c’è qualcosa che non va e spegne la tv, guardandomi preoccupato.
“Ehi” bisbiglia. Incrocio i suoi occhi e abbozzo un sorriso, che lui ricambia al volo, carezzandomi i capelli.
“Smettila di preoccuparti, si risolverà tutto” mi assicura. Chiudo gli occhi per un secondo.
“Avrei dovuto dirglielo” sussurro abbattuta. Lui sospira.
“L’avresti fatto, non hai avuto il tempo” ci riprova, ma qualsiasi cosa dica non mi farà sentire meglio, anche perché so che c’è qualcuno lontano da qui che sta anche peggio di me.
“Si, invece. Ne ho avuto fin troppo” sospiro “Avrei dovuto parlarle appena mi sono accorta che qualcosa era cambiato” lui mi afferra il mento tra pollice e indice e mi costringe a incrociare il suo sguardo.
“Continuare a pensarci e a torturati non ti farà tornare indietro nel tempo” mi dice, consapevole ormai che i suoi tentativi di farmi ragionare con le buone sono completamente inutili “Ora l’unica cosa che puoi fare è aspettare. Le ci vorrà del tempo, quindi cerca di rilassarti e sii paziente” mi ammonisce, sorridendo però dolcemente.
“Ok” annuisco imbronciandomi. Il suo sorriso si allarga e mi scocca un sonoro bacio sulle labbra.
“Perfetto. Hai fame?” chiede cambiando discorso.
In realtà ho solo tanto sonno.
“Per niente” rispondo. Lui si alza e si dirige in cucina passandosi una mano sullo stomaco.
“Beh, io si” borbotta, infilandosi praticamente nella dispensa. Lo seguo, cercando di darmi una sistemata.
“In realtà dovrei tornare a casa. Louis mi avrà data per dispersa”
Lui spunta fuori dalla dispensa ingoiando frettolosamente qualcosa e mi guarda stralunato.
“Ma tu non puoi andare a casa” mi fa notare, come se fosse una cosa ovvia.
“E perché?”
“perché fuori diluvia”
Faccio spallucce e prendo il telefono.
“Chiamo un taxi” ecco la soluzione. Lui corre verso di me e mi blocca, sfilandomi il telefono dalle mani.
“Ma che fai?” gli chiedo stupita.
“Non puoi chiamare un taxi” mi dice tranquillamente, infilandosi il telefono in tasca, dove non metterò mai mano per riprenderlo.
“Sei impazzito?”
“No, è pericoloso girare in macchina con questa pioggia” spiega, cercando di mascherare un sorriso. Incrocio le braccia al petto e lo guardo alzando un sopracciglio.
“Inventane un’altra” gli dico, capendo il suo gioco. Un lampo di malizia gli attraversa gli occhi, poi sorride innocentemente.
“Prenderesti freddo e ti ammaleresti”
“Ho una giacca”
“Ho paura dei tuoni” scoppio a ridere.
“Questa era bella” mi complimento, lui sorride.
“Non voglio restare solo in questa grande casa” ci riprova, e io rido ancora più forte, finché lui non si avventa su di me e mi stritola in un abbraccio.
“Quante ne hai intenzione di inventare ancora?” gli chiedo pizzicandogli un fianco. Lui sussulta e aumenta la stretta.
“Tutte quelle che servono per convincerti a restare” sussurra in risposta. Sospiro e lui scioglie l’abbraccio guardandomi negli occhi sbattendo più volte le palpebre.
Non so per quanto tempo rimaniamo a guardarci così, in silenzio, fatto sta che mi rendo conto che non avrò di certo la forza di aprire la porta e andarmene. Ogni cellula del mio corpo sembra legata al suo e mi è quasi impossibile rifiutare il suo invito a restare.
“Chiamo Louis per avvisarlo” mi arrendo con un sospiro. Lui mi illumina con un sorriso e mi bacia di slancio.
“Perfetto, ti aspetto in camera” esclama schizzando su per le scale.
Scuoto la testa divertita e mando un messaggio a Louis dicendogli che dormo da un’amica. Non ho molta voglia di aggiornarlo sugli ultimi sviluppi con Zayn, dato il fatto che lui è rimasto al periodo in cui non potevo sopportarlo.
Un po’ indietro, insomma.
Spengo il telefono e raggiungo Zayn, che però si è chiuso in bagno. Cerco di rallentare il cuore che batte improvvisamente frenetico e mi siedo sul letto, indecisa sul da farsi.
Ci risiamo. Di nuovo soli nella stessa stanza, con un’intera notte a disposizione.
La testa mi scoppia per i troppi pensieri e mi ritrovo a tremare dal freddo, quindi mi infilo sotto le coperte e mi raggomitolo stretta, mentre Zayn esce dal bagno e si infila un paio di pantaloncini per dormire, spegnendo poi la luce.
Il buio cala nella stanza, ma non sono affatto a disagio, anzi. Non vedo l’ora che lui mi raggiunga, per sentire il calore della sua pelle a contatto con la mia.
Lui sposta le coperte e si stende accanto a me, sospirando.
Un brivido mi percorre la schiena, ma non so se è per il freddo o per qualche altra cosa.
Lui cerca la mia mano tra le coperte e la stringe. E’ calda.
“Hai sonno?” sussurra. Apro gli occhi e scorgo il suo viso voltato verso di me nel buio.
“No, ma mi scoppia la testa” bisbiglio, sentendo le tempie pulsare. Lui mi tira verso di se e allunga un braccio sotto la mia testa, facendomi da cuscino.
“E’ stata una lunga giornata” sussurra di nuovo. Io annuisco e mi avvicino di più, poggiando la testa sul suo petto, mentre lui mi stringe le spalle con un braccio. Mi accoccolo a lui, e i miei piedi sfiorano le sue gambe bollenti. Lo sento rabbrividire e gli scappa una risatina.
“Hai i piedi gelati, Julie” esclama. Arrossisco, lieta che il buio mi nasconde, e allontano le gambe.
“Scusa” mormoro imbarazzata. Lui scuote la testa e mi tira ancora più vicino.
“No, lascia. Te li scaldo io, teddy” deglutisco, il cuore a mille, e lo lascio intrecciare le sue gambe con le mie, sentendomi andare completamente a fuoco.
“Meglio?” annuisco, troppo imbarazzata per proferire parola.
Lui affonda il viso nei miei capelli, respirando profondamente.
“Potrei abituarmi a te e non riuscire più a dormire da solo, sai?” sussurra, stringendomi impercettibilmente. Annuisco strisciando il viso sulla sua maglietta e lui ride.
“Beh, Teddy già comincia ad offendersi perché lo sto trascurando” esclama, indicandomi un orsacchiotto sul comodino. Gli pizzico un fianco e lui ride ancora più forte.
“Zitto e dormi” gli dico, lasciandomi scappare uno sbadiglio. Lui mi bacia la fronte.
“Si, dormiamo” accetta sbadigliando anche lui. Mi rilasso, stretta nel suo abbraccio, e il suo “buonanotte, piccola” mi guida nel mondo dei sogni.

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** I'll never undertsand you. ***


 Love is just a mess.




(26)I’ll never understand you.
 
 
Qualcosa di fresco mi sfiora il naso, per poi passare ai miei capelli e tirarli leggermente.
“Zayn” mugugno, la voce impastata, ancora mezzo addormentata.
“Che c’è?” farfuglia in risposta, muovendosi leggermente.
“Stavo dormendo” gli faccio notare, affondando il viso nella sua spalla.
“Si, anch’io” mormora, e qualcosa continua a tirarmi i capelli delicatamente.
“Dai smettila” lo imploro. Lui sbadiglia e si sposta ancora.
“Di fare cosa?” poi tira su la testa e scatta, facendomi affondare il viso nel cuscino dove fino a mezzo secondo prima c’era il suo braccio.
“Oh, accidenti Safaa!” esclama sorpreso, e anche un po’ indignato. Mi tiro su di scatto, trovandomi davanti il visetto sorridente di una bambina che stringe tra le mani una ciocca dei miei capelli. La guardo sorpresa e lei mi lascia andare, mentre Zayn si tira su di scatto infilandosi la maglietta e i pantaloni che non so come durante la notte sono finiti sul pavimento.
“Lei è la tua principessa, fratellone?” chiede la bambina, con voce squillante regalandomi un altro sorriso tale e quale a quello di Zayn.
“Oh” mi lascio sfuggire, collegando il tutto.
“Si,si” risponde frettolosamente Zayn, lanciandole poi un’occhiata di rimprovero.
“Che cosa ci fai ancora in pigiama? Non devi andare da Catherine?” le chiede. La bambina arrossisce e salta giù dal letto, facendo gli occhi dolci.
“Aspettavo che venissi a svegliarmi” mormora, sporgendo il labbro all’infuori. Lo sguardo di Zayn si addolcisce e le liscia i capelli lunghi e neri con la mano, prima di darle dei colpetti sulla spalla.
“Scusa, mi sono dimenticato” lo sento bisbigliare “Ora vai a vestirti che ti preparo la colazione” le dice, stampandole un bacio sulla fronte. Tutta sorrisi e smorfiette la bambina trotterella fino alla porta della camera. Quando sta per uscire si volta di nuovo verso di noi e mi abbaglia con un altro sorriso.
“Comunque io sono Safaa, Zayn non è molto bravo a far conoscere tra di loro le sue principesse” dice lanciando un’occhiataccia al fratello. Lui sembra arrossire e distoglie lo sguardo dal mio, palesemente divertita dalla scena.
“Oh, piacere. Io sono Julie” mi presento. La ragazzina mi sorride di nuovo e poi sembra esaminarmi attentamente.
Sorride ed io mi sento come se ho appena superato un esame.
“Mi piaci” dichiara “Ma io sono più bella e importante per Zayn” afferma poi. Zayn sbruffa e la spinge fuori dalla stanza.
“Si, certo. Ora va a vestirti” le dice, chiudendole praticamente la porta in faccia, visibilmente imbarazzato. Tossisce e si passa una mano tra i capelli.
“Ok, non ridere” mi ammonisce, guardandomi. Mi mordo un labbro, cercando di accontentarlo, ma non riesco a trattenermi per molto. Lui sbruffa e si lancia su di me, cercando di tapparmi la bocca con la mano per farmi smettere di ridere.
“Dio, dovevi vedere la tua faccia” esclamo, le lacrime agli occhi.
“Oh, andiamo. Non pensavo che si sarebbe intrufolata in camera e ci avesse beccati” borbotta. Mi calmo un pochino.
“Beccati a fare cosa, Zayn? Stavamo dormendo” gli faccio notare, asciugandomi gli occhi. Lui alza gli occhi al cielo, arrossendo lievemente.
“Si, ma quella ragazzina è piccola e innocente. Chi sa cosa penserà…” farfuglia.
“Che sono la tua principessa” replico divertita. Lui mi lancia un’occhiataccia ed io scoppio a ridere di nuovo.
“Come se non ti fossi mai portato nessuna ragazza a casa, poi” continuo sarcastica. Lui deglutisce e fa spallucce.
“E’ così. Sei la prima ragazza che porto a casa” dice serio. Mi blocco, un nodo che mi chiude improvvisamente la gola.
“Davvero?”
“Davvero” un piccolo sorriso gli spunta sulle labbra ed io sento il cuore scoppiarmi nel petto.
Si china su di me e fa per baciarmi, ma ad un soffio dalle labbra si allontana e comincia a farmi il solletico sui fianchi, facendomi contorcere dalle risate.
“Adesso mi diverto io” afferma con un sorriso maligno. Non riesco a parlare, soffocata dalle risate e vedo spuntargli un sorriso soddisfatto sulle labbra, mentre continua senza sosta.
“Dai…Zayn…” lo prego senza fiato. Lui ride e rallenta un po’, chinandomi velocemente su di me per rubarmi un bacio.
“Zayn, sei pronto?” la voce scocciata precede solo di un secondo l’entrata in scena dell’altra sorella, che spalanca la porta senza bussare.
Zayn si volta su di scatto, mentre la ragazzina ci fissa scioccata e si copre gli occhi con le mani.
“Oh, non queste cose quando ci sono io in casa” mormora disgustata, sbirciando però tra le dita.
Arrossisco e cerco di ricompormi, rendendomi conto di quanto può essere equivocabile la scena che si è ritrovata davanti, e spingo via Zayn, che si alza in piedi e la fulmina con un’occhiata.
“Piantala, Wal, non stavamo facendo niente” le dice “Tu però potresti imparare a bussare” la ammonisce. Lei gli fa una smorfia e poi sposta lo sguardo su di me, facendomi la radiografia completa. Mi alzo e mi sistemo la maglietta, che Zayn aveva alzato per torturarmi meglio, e Zayn mi affianca con un sospiro.
“Lei è Julie” la informa “Cerca di trattenerti e non terrorizzarla, per favore” aggiunge con un sorrisetto. Waliyha alza gli occhi al cielo e mi scappa un sorriso, mentre mi porge la mano che afferro al volo.
“Molto piacere di conoscerti, Julie” mi dice, calcando il mio nome, con un sorriso luminoso. Zayn sbruffa e noi ci voltiamo tutte e due verso di lui, che ci guarda nervoso, tamburellando un piede a terra.
“Beh, che ho detto?” chiede Waliyha stupita. Zayn si limita a lanciarle un’occhiata indecifrabile.
“Niente. Non facciamo tardi?” cambia discorso. La ragazza sembra tornare alla realtà e sobbalza.
“Oh, è vero! Finisco di preparare Safaa e andiamo. Cerca di renderti presentabile, fratello” gli dice, e schizza via. Sulla porta però si blocca e si volta verso di me.
“E’ stato un piacere Julie” mi dice, sorridendomi e scomparendo senza lasciarmi il tempo di replicare.
Di nuovo soli, Zayn sembra rilassarsi sbruffando silenziosamente. Lo guardo confusa, strappandogli un sorriso.
“Che c’è?” gli chiedo. Lui scrolla le spalle e mi raggiunge con due passi, afferrandomi il viso con entrambe le mani.
“E’ che sei la prima ragazza che loro conoscono ed è una cosa importante” mi dice sorridente.
Aggrotto la fronte.
“Non volevi che succedesse?” gli chiedo con un sussurro. Lui schiocca la lingua e mi guarda contrariato.
“No, è che per me il loro parere è importante, su tutte le cose, e sembra che hai fatto subito un bell’effetto” spiega tutto sorridente, sfiorandomi il naso con il suo. Arrossisco e sento le famose farfalle nello stomaco.
“Come fai a dirlo?” Lui sorride di nuovo e poggia la fronte sulla mia.
“Solo il fatto che Waliyha non ha fatto nessuna battuta acida significa che sei a buon punto” i suoi occhi sembrano oro caldo che brucia nei miei “E poi è impossibile non adorarti al primo sguardo” bisbiglia, le labbra ad un soffio dalle mie. Gli sorrido, mentre il cuore mi rimbalza nel petto, e lui fa per baciarmi, ma veniamo interrotti da qualcuno che bussa alla porta.
“Zayn, siamo pronte! Muoviti che facciamo tardi” urla Waliyha dall’altro lato della porta. Zayn sbruffa e si tira su, sistemandosi i vestiti.
“Giuro che un giorno di questi la uccido” borbotta. Rido e mi tiro su anch’io.
“Dai, andiamo” gli dico, tirandolo per la mano. Lui mi sorride e mi bacia la punta del naso.
“Ci liberiamo delle belve e poi abbiamo la giornata tutta per noi” mi promette. Annuisco, mentre raggiungiamo le sorelle di Zayn, che salgono in macchina saltellando.
“Dove vuoi andare, più tardi?” mi chiede, mentre mette in moto e parte. Sospiro e lo guardo.
“Decidi tu, ma prima dobbiamo passare in un posto” gli dico. Lui annuisce e si dedica completamente alla guida, mentre io realizzo che per la prima volta passerò a salutare i miei genitori senza Louis, e che, sempre per la prima volta, ho deciso di fidarmi ciecamente di una persona, senza ripensamenti, né paure.
 
 
 





LOUIS.

 
 
Sono ancora in pigiama, quando suona il campanello e vado ad aprire con passo strascicato.
“C’è Julie?” chiede Lis, appena le apro la porta, senza lasciarmi il tempo di realizzare chi è. Sbadiglio e scuoto la testa.
“No, buongiorno anche a te” rispondo. Lei sospira e si sforza di sorridermi.
“Sono una persona spregevole” esordisce. Aggrotto la fronte, cercando di riattivare velocemente il cervello, e non riesco a trattenere un sorriso davanti al suo viso così puro e semplice cresciuto e diventato bellissimo sotto i miei occhi senza che me ne accorgessi.
“No, non lo sei” protesto, spostandomi di lato per lasciarla entrare e per poi chiuderle la porta alle spalle.
Lei sospira e si lascia cadere pesantemente sul divano.
“Si, invece. Sono testarda e cattiva” continua. Mi siedo accanto a lei arricciando le labbra e scrutandola confuso.
“No” ribadisco “Ti conosco da quando camminavi a quattro zampe, Lissy, e ti assicuro che non sei affatto una cattiva persona” le dico. Lei alza gli occhi cristallini su di me e si lascia scappare un mezzo sorriso, prima di rabbuiarsi nuovamente.
“Ho litigato con Julie” confessa, puntando di nuovo gli occhi nei miei, mordendosi il labbro inferiore.
“Oh” riesco solo a dire, preso in contropiede dal suo sguardo limpido e penetrante che mi prega quasi di aiutarla.
“E…perché?” riesco infine a chiedere, tornando in me e schiarendomi la gola lievemente imbarazzato dal mio balbettio.
Che. Diavolo. Ti. Prende. Louis?
Lei sospira e si tortura le mani liberandomi finalmente dalla morsa del suo sguardo.
“Perché si è innamorata di Zayn” risponde con voce flebile.
Allora capisco.
Conoscendole, non mi stupisce che si siano prese una cotta per lo stesso ragazzo: sono amiche da quando hanno iniziato a parlare, hanno gli stessi gusti e si capiscono solo con uno sguardo.
A volte mi è venuto anche il dubbio che possano leggersi nel pensiero.
La cosa che mi fa rimanere un po’ perplesso è il fatto che il ragazzo in questione è Zayn.
Zayn Malikche Julie ha sempre esplicitamente detto di odiare.
Un trillo mi fa collegare tutto al messaggio di ieri sera.
A dormire da un’amica.
Si, come no. L’unica amica da cui può essere andata a dormire è qui davanti a me, infuriata con lei.
Credo proprio che Julie deve spiegarmi un paio di cosette.
“Uhm” riporto l’attenzione su Lis, che mi sta guardando in attesa di una risposta, o di uno dei tanti consigli che è solita chiedermi quando è in difficoltà, come se io potessi risolvere tutti i suoi problemi con una qualsiasi frase ad effetto che, devo ammettere, a volte non so neanche io da dove mi viene.
E’ come se lei mi ispirasse a tirare fuori il meglio di me.
“E quanto è grave?” le chiedo, cercando di guardarla in modo serio, anche se le mie labbra sembrano non voler collaborare, perché inspiegabilmente non riesco a smettere di sorridere.
Come un deficiente, si.
“Abbastanza, le ho detto delle cose orribili” confessa, chiudendo gli occhi sconfitta.
“Orribili quanto?” apre un occhio e fa una smorfia.
“Stronza era la più carina” sbruffo e le lancio un’occhiata di traverso.
“Ma che vi dice la testa a voi due? Litigare per un ragazzo, ma ci rendiamo conto?!” sbotto, pensando alle pessime condizioni in cui sicuramente si trova Julie e capendo perché non è ancora tornata a casa.
Lis annuisce tristemente ed io mi calmo un pochino.
“Lo so. E’ solo che mi piaceva veramente” borbotta arrossendo. Schiocco la lingua, ignorando l’improvvisa fitta allo stomaco di cui non conosco il motivo.
“Ma dai, Lis! Stiamo parlando di Zayn, non ci credo che avete litigato per lui. Ma Julie non aveva detto di odiarlo?”
“Appunto per questo! Diceva di odiarlo e invece sotto sotto le piaceva e poi….boom! Anche a lui piace lei e tanti auguri e figli maschi” borbotta, incrociando le braccia al petto “La odio” dice infine, fulminando con lo sguardo una foto sulla mensola in cui ci siamo io e Julie abbracciati.
Non riesco a trattenere una risata davanti a quell’affermazione e lei mi lancia un’occhiataccia.
“Ma ti senti? Tu non la odieresti nemmeno se ti uccidesse il gatto” le faccio notare.
“Io non ho un gatto” replica imbronciandosi. Le lancio un’occhiata eloquente e lei sbruffa, alzando gli occhi al cielo.
“Ok, forse hai ragione” mi concede “Però resta il fatto che sono furiosa” si impunta. Annuisco e lei sembra rilassarsi un pochino.
“Ci sta che tu ora sei arrabbiata con lei. Ma dimmi, cos’è che ti da più fastidio: il fatto che lei ti abbia nascosto tutto, o che lui ha preferito lei?”
Secco, deciso, la domanda che non voleva sentirsi fare, lo vedo da come sobbalza e sbarra gli occhi, deglutendo nervosamente.
“I-io…” balbetta boccheggiando. Le sorrido, comprensivo, e lei sospira di nuovo.
“Ecco, non credi sia un po’ esagerato litigare con la tua migliore amica solo per un po’ di orgoglio?” continuo con voce dolce. Lei abbassa lo sguardo e scuote la testa.
“Tu la fai troppo facile” sussurra, per poi puntare gli occhi pieni di lacrime su di me.
Sobbalzo, sentendo una morsa stringermi il petto.
“Io mi sono sentita tradita. Non è solo il fatto che lei sia andata con lui, è il fatto che l’ha fatto alle mie spalle, che mi ha mentito. Io non l’avrei mai fatto, non con lei” mormora abbattuta.
Sospiro di nuovo, capendo a pieno tutto il suo tormento.
“Lo so, capisco come ti senti. Ma a tutti può capitare di sbagliare e non si può decidere di chi innamorarsi” deglutisco “A mente fredda è facile dire che tu non le avresti mai fatto una cosa del genere, ma è veramente così?” chiedo retorico. Lui mi guarda fisso negli occhi e sembra pensarci su, mentre un velo di sudore mi copre la fronte, lo stomaco che si contorce, in balia dei suoi occhi azzurri.
“Ti odio” si arrende infine, con uno sbuffo. Sorrido, capendo che ha riflettuto e dato ragione alle mie parole.
“Davvero, e perché?” chiedo innocentemente. Lei mi scocca un’occhiata e arriccia le labbra per nascondere un sorriso.
“Perché tutto quello che dici ha senso, nonostante sei un idiota” replica, questa volta sorridendo. Spalanco la bocca, fingendomi offeso, e mi avvento su di lei, cominciando a farle il solletico sui fianchi. Lei scoppia a ridere e tenta di fermarmi.
“Ah, si? Sono un idiota? Ora ti faccio vedere io” esclamo, spostando le mani sulla pancia, dove so che è più sensibile. Una lacrima le scivola sulla guancia, mentre il petto è scosso dalle risate.
“Dai, Lou, basta!” implora. Allora allento la presa, fermando le mani senza però allontanarle. Lei mi poggia una mano sul braccio mentre tenta di riprendere fiato e con l’altra mano si asciuga le guance. Una lacrima che le è sfuggita brilla all’angolo della sua bocca e mi viene spontaneo allungare un dito e catturarla sul mio polpastrello.
Il sorriso svanisce subito dal suo viso e il suo sguardo diventa serio mentre uno strano rosa le colora le guance.
Un trillo fastidioso mi risuona in testa e mi costringo a tirarmi su, mettendo più distanza possibile tra me e lei su quel minuscolo divano. Mi schiarisco la gola nervosamente, preso in contropiede dalla strana sensazione alla bocca dello stomaco, mentre lei tossisce e si sistema i capelli arruffati.
“Ehm, quindi, mister Intelligenza, cosa dovrei fare?” chiede dopo un po’, lanciandomi un’occhiata mista tra il divertito e qualcos’altro che non riesco a decifrare. Mi sforzo di sorridere, passandomi una mano tra i capelli.
“io direi di lasciare da parte l’orgoglio e pensare che doveva andare così. Si, lui ti…piace, ma se ha altro per la testa non puoi farci niente. Soprattutto se quell’altro è la tua migliore amica. E non puoi di certo biasimare lei per essersi innamorata di lui, non l’ha scelto, è successo e basta” le dico, gli occhi fissi nei suoi. La vedo deglutire e sbattere più volte le palpebre, come per riprendersi da un momentaneo stato di trance.
“Quindi…” riprende flebilmente. Le sorrido e le do un buffetto sulla guancia.
“Quindi lascia passare due o tre giorni. Ti calmi, ci pensi e poi ne parli con Julie. La situazione va risolta e so che sono di parte, ma non voglio assolutamente che Julie soffra ancora, ne ha passate già troppe. Perciò prima di parlare con lei assicurati di aver eliminato tutti i risentimenti e le gelosie” la prego. Lei annuisce e io le sorrido di nuovo.
“Ecco, cosi mi piaci” esclamo, stringendole un braccio intorno alle spalle e scompigliandole i capelli.
“Un giorno mi spiegherai come fai a dire sempre la cosa giusta da dire” mormora, finalmente aprendosi nel suo bellissimo sorriso e appoggiandosi a me per lasciarsi stringere.
“E’ tutta questione di cervello, piccola”
“Peccato che non lo usi quasi mai” borbotta. Scoppio a ridere e le schiocco un sonoro bacio sulla fronte.
“Solo quando serve, per non affaticarlo troppo”
“Si, certo” replica sarcastica, sciogliendo l’abbraccio per poi alzarsi.
“E’ meglio che vada, prima che torni Julie e che tutta questa intelligenza mi contagi” dice roteando gli occhi al cielo. Scoppio a ridere e mi alzo per accompagnarla alla porta.
“Si, sarebbe troppo devastante per la tua povera, piccola testa inabitata” affermo. Lei mi fa la linguaccia e poi apre la porta.
Prima di uscire, si gira verso di me, lo sguardo nuovamente serio, e abbozza un sorriso.
“Grazie, Lou” mi dice con voce sincera. Mi stringo nelle spalle e le faccio l’occhiolino.
“Lo sai che ci sono sempre per te” mi lascio scappare, mordendomi istantaneamente la lingua per la confessione appena fatta.
Però lei sorride, per niente sorpresa dalla mia risposta.
“Lo so, è per questo che ti voglio bene” afferma, per poi alzarsi sulle punte dei piedi e schioccarmi un delicato bacio sulla guancia.
“Ci si vede” cinguetta poi, allontanandosi con il suo passo svelto, lasciandomi lì impalato con il cuore in gola e la guancia che brucia dopo quel semplice contatto.
“Si, anch’io ti voglio bene” sussurro, decisamente troppo piano e troppo in ritardo perché lei possa sentirmi.
Mentre si allontana per la via, incrocia Harry e si ferma per salutarlo e chiacchierarci un po’, poi sparisce dietro l’angolo.
 “Ciao, Lou” mi saluta Harry, superandomi e  dirigendosi tranquillamente in salone, buttandosi sul divano con un grande sospiro. Lo seguo in silenzio e mi siedo accanto a lui.
“Che ci faceva qui Lis?” mi chiede, ignorando il fatto che sto fissando il vuoto e che il mio cervello sembra completamente scollegato.
“Ha litigato con Julie e aveva bisogno di parlare con qualcuno” replico automaticamente. Lui annuisce e concentra la sua attenzione sulla tv, scorrendo i canali.
“E perché hanno litigato?” mi chiede, lanciandomi un’occhiata veloce. Scuoto la testa e mi impongo di tornare in me, lasciandomi scappare un sorrisetto.
“Oh, non ci crederai mai. Questa veramente non te l’aspetteresti” comincio. Lui mi guarda, dandomi tutta la sua attenzione ed io rimango in silenzio per aumentare la suspense.
“Che è successo?” sbotta lui dopo un po’. Il mio sorriso si allarga e lui mi lancia un’occhiata impaziente.
“A Julie. Piace. Zayn” scandisco bene le parole “E la cosa è anche reciproca!” esclamo, stupendomi ancora una volta.
Lui schiocca la lingua e mi lancia uno sguardo annoiato.
“Lo so” mi dice. Strabuzzo gli occhi.
“Lo sai?!”
Lui annuisce e si dedica di nuovo alla tv.
“Non è colpa mia se vivi fuori dal mondo. E’ parecchio che va avanti questa storia” mi dice.
Spalanco la bocca, preso totalmente in contropiede, e lui mi guarda di nuovo, scuotendo la testa rassegnato.
“E scommetto che hanno litigato perché Lis li ha beccati” continua. Annuisco e lui sospira.
“Gliel’avevo detto che prima o poi sarebbe successo”
“Perché scusa, tu da quanto sei al corrente di questa cosa?” lo interrompo. Lui fa spallucce.
“Da sempre. Non mi ci è voluto molto a capirlo, quei due si divorano con gli occhi ogni volta che si vedono” spiega.
“Non ci posso credere…” sussurro “Povera Lis, non se lo aspettava minimamente”
Harry annuisce.
“Già, deve esserci rimasta parecchio male” conferma, poi mi guarda, improvvisamente sospettoso.
“Perché è venuta da te, per parlare?” chiede aggrottando impercettibilmente le sopracciglia. All’improvviso mi irrigidisco, sentendomi sotto esame, e mi impongo di non far trapelare niente dall’espressione del mio viso.
“Lo fa sempre. L’ha sempre fatto da quando ci conosciamo, non so, forse le piace parlare con me” la butto lì.
Ma so che con Harry non ho scampo, mi conosce troppo bene, e riesce a cogliere anche il minimo cambiamento sul mio viso.
Arriccia le labbra, probabilmente per nascondere un sorriso, e quasi posso sentire le rotelle del suo cervello mentre pensa a cosa potrei avergli nascosto.
“Mh, e perché sei teso mentre parli di questo?” mi chiede. Deglutisco e sento il calore invadermi le guance, mentre stringo i denti e cerco di mostrarmi tranquillo.
“Non sono teso, sono solo preoccupato per Julie” replico al volo, anche se Julie in questo  momento è l’ultimo dei miei pensieri.
Gli scappa un sorrisetto e allora capisco di essere stato sgamato.
“Non sapevo di questa profonda amicizia tra te e Lis” commenta, guardandomi attentamente. Mi stringo nelle spalle ed evito i suoi occhi.
“E sempre stato così, non c’è niente di nuovo”
Lui alza un sopracciglio ed io mi sento sprofondare. Ho balbettato, e lui sa che lo faccio solo quando sto mentendo.
“Sicuro che non c’è proprio niente di nuovo?” insiste. Sbruffo e gli lancio un’occhiataccia.
“Ok, Harry. Dove vuoi arrivare?” mi arrendo, consapevole che ormai non ho via di scampo.
Se vuole sapere una cosa, è capace di farti arrivare all’esasperazione per fartela dire.
Tanto vale dargliela vinta subito ed evitare di arrivare ad odiarlo.
Lui fa spallucce, forse sorpreso della mia resa immediata.
“Da nessuna parte. Volevo solo parlare” dice innocentemente. Alzo gli occhi al cielo e sbruffo.
“Se vuoi sapere se mi sono reso conto che Lis è cresciuta, è cambiata, ed è diventata una bellissima ragazza, la risposta è ‘si’” dico, lui trattiene a stento un sorriso “E se vuoi sapere se ho intenzione di fare qualcosa, magari parlare, e dirle quello che penso, allora la risposta è ‘no’” continuo, il suo sorriso svanisce all’istante.
“E perché?”
“Perché è come una sorella per me, lo è sempre stata. E poi è la migliore amica di Julie!” esclamo, come se fosse una spiegazione valida.
La verità è che non mi sono reso conto dei miei pensieri finché non li ho riportati ad alta voce e confessati ad Harry.
Ora riesco a collegare tutte le sensazioni provate in sua presenza ad una spiegazione: sono fregato.
“Oh, questa te la potevi pure risparmiare. ‘La vedo come una sorella’” mi imita, guardandomi di traverso.
“Beh, è così”
“Io non sbaverei mai dietro a mia sorella” mi punzecchia.
Mi sento arrossire e distolgo lo sguardo, facendo spallucce.
“Comunque non importa, lei è innamorata di Zayn, l’ha detto chiaramente” ricomincio. Lui sbruffa e scuote la testa.
“Mi sembra di essere finito in una puntata di beautiful” commenta, scompigliandosi i ricci. Sospiro.
“Lo so, Hazza. Lo so” Lui mi guarda e mi lancia un sorriso furbetto.
“E davvero non hai intenzione di fare niente?”
Scuoto la testa e mi sforzo di sorridere.
“Non voglio complicare ancora di più la situazione”
“Ma una ragazza come Lis non può essere lasciata nella zona amici! Non ci metterà niente a trovare un altro ragazzo a cui piacere, o magari a cui chiedere consiglio” esclama contrariato. Faccio spallucce, una morsa che mi stringe lo stomaco.
“Non importa, io ci sono se lei ha bisogno, punto” dichiaro, chiudendo il discorso.
“Non ti capirò mai, Louis” afferma lui. Sospiro.
Neanche io mi capirò mai, Harry.



















*si nasconde per evitare istinti omicidi improvvisi*
Scusaaaaaaate per l'immengo ritardo, girls!
Quanti giorni sono passati? 10?
Mi sento una merdina, avrei voluto aggiornare prima, ma queste due ultime settimane sono state un incubo: avevo almeno un compito e un'interrogazione al giorno e ho rischiato di impazzire çç
So che probabilmente per tutte è stato così, quindi mi affido alla vostra bontà, non odiatemi.
Ah, e mi volevo anche scusare perchè l'altra volta non ho avuto il tempo per il solito "angolo autrice".
Il fatto è che papà mi ha beccato al computer e ho fatto appena in tempo a cliccare su "aggiungi capitolo"
*ringrazia i riflessi sempre pronti*
So, tornando a noi.
La scuola è praticamente finita, e di conseguenza la punizione congelata perciò credo che riuscirò ad aggiornare più spesso in questi giorni, yay! :)
Il capitolo è un po' lungo, però, boh, mi piace perchè c'è il POV Louis ed io lo adoro, anche se non so perchè nelle mie ff è sempre un po' sfigato in amore.
Però dai, sto cercando di migliorare :3
E tu, tu che avevi capito come sarebbe andata fin dall'inzio...BRAVA. Hai un ottimo intuito, o forse sono io troppo scontata uu
Ok, ora mi dileguo.
Un infito grazie a tutte quelle che recensiscono, seguono, preferiscono, ecc.
Vi adoro :3
-S.

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** She needs time. ***


Love is just a mess.

 



(27)She needs time.
 
 
Il rientro a scuola è quasi un trauma, dopo gli ultimi due giorni decisamente pieni di eventi, mi sembra passata un’eternità dall’ultima volta che ho messo piede in questo inferno.
E, ovviamente, arrivo in ritardo e riesco ad entrare nella classe di letteratura appena prima che la prof chiami il mio nome all’appello. Con un sorriso di scuse mi dirigo al mio banco in fondo alla classe e solo quando mi siedo mi accorgo con un nodo in gola che quello accanto è già occupato, come del resto è giusto che fosse.
Lis è seduta rigida, gli occhi puntati sulla professoressa, e apparentemente immobile. Ma quando mi volto verso di lei, vedo un guizzo nei suoi occhi. E’ solo un attimo, perché poi torna a far finta che non ci sono.
Sospiro.
Dopo l’interrogatorio di Louis la sera prima, ho capito che probabilmente lei è andata a sfogarsi con lui come fa di solito quando io non ci sono.
Diciamo che Lou è il suo porto sicuro, il fratello maggiore che non ha mai avuto.
O almeno è così che mi ha sempre spiegato quando le chiedevo perché non era corsa subito da me per dirmi determinate cose.
In questo caso la scelta di Louis è stata quasi obbligatoria, considerando il fatto che se ora ha il cuore a pezzi, è solamente a causa mia.
“Dobbiamo parlare” bisbiglio, non appena la prof. finisce di fare l’appello e inizia la lezione. La sento deglutire rumorosamente e le sue mani si stringono a pugno, mentre fa di tutto per evitare di guardarmi.
“Lis, ti prego” la imploro. Lei mi lancia uno sguardo di sfuggita, che dura appena un millesimo di secondo, e poi deglutisce di nuovo.
“Io non ho niente da dirti” sibila. Sospiro.
“Almeno lasciami spiegare, per favore” ci riprovo. Lei chiude gli occhi e scuote debolmente la testa, prima di alzare la mano e richiamare l’attenzione della professoressa.
“Si, signorina Smith?” Lis si schiarisce la gola ed io la guardo per l’ennesima volta implorante.
“Posso spostarmi davanti accanto a Liam? Da qui non vedo bene la lavagna” chiede con un sorriso amabile. Chiudo gli occhi, mentre la professoressa le da il consenso con un’occhiata stranita per essere stata interrotta e Lis si alza, raccogliendo le sue cose per spostarsi accanto a Liam, che mi lancia uno sguardo interrogativo. Scuoto debolmente la testa e mando giù le lacrime che cercano di sopraffarmi mentre Lis, schiena rigida e maschera di ghiaccio, per tutta la lezione tiene puntati gli occhi sulla professoressa, senza voltarsi nemmeno una volta verso di me.
Appena suona la campanella, scatto in piedi lasciando perdere tutte le mie cose, per raggiungerla prima che lei scappi di nuovo.
Non avrà niente da dirmi, ma io non posso lasciare le cose così come stanno, voglio indietro la mia migliore amica e devo fare assolutamente qualcosa per smuovere la situazione.
Lei mi ignora completamente mentre mi piazzo davanti a lei, e continua a sistemare accuratamente i suoi libri nella borsa.
“Lo so che ce l’hai a morte con me” esordisco, un entrata in scena un po’ patetica, a dire il vero.
“Però possiamo provare a parlarne, almeno? Io…non volevo ferirti, credimi. Non ho potuto…”
“Scegliere, lo so” mi interrompe, lanciandomi uno sguardo di fuoco. “L’hai già detto e questa cosa comincia a stancarmi” sibila. Vedo nei suoi occhi un qualcosa che comincia a farmi sperare che forse non è tutto perduto, che le rassicurazioni di Louis la sera prima non erano solo idiozie, ma dura solo un secondo, finché la seconda campanella suona e lei si affretta a superarmi.
“Prova a pensare ad una scusa più originale, so già quanto può essere irresistibile Zayn” sputa con odio, uscendo poi a grandi passi dalla classe. Sospiro ed esco anch’io, le spalle basse, come se portassi un macigno sulla schiena, e vado a sbattere contro qualcuno.
“Ehi, piccola” la sua voce mi riscuote dai miei pensieri ed alzo lo sguardo, incrociando i suoi occhi scuri e il suo sorriso dolce.
“Ciao” mormoro. Lui si china su di me per stamparmi un bacio a fior di labbra e poi mi prende la mano, scrutandomi attentamente.
“E’ andata male?” mi chiede preoccupato, mentre cominciamo a camminare verso la classe di biologia.
“Non mi guarda neanche in faccia, figuriamoci se vuole parlare con me” rispondo abbattuta. Lui sospira e mi stringe un braccio intorno alle spalle.
“Ha bisogno di tempo, non pressarla troppo, falla sbollire” mi dice dolcemente. Sbruffo, lasciandomi abbracciare da lui e rilassandomi in quel calore ormai familiare.
“Lo so, ma mi manca” bisbiglio contro il suo petto. Lui aumenta la stretta e mi lascia un bacio tra i capelli.
“Resisti, ci sono io con te” mi dice, e lo sento sorridere. Passo le braccia intorno alla sua vita e lo stringo forte, sorridendo anch’io e sentendomi completamente al sicuro, protetta.
Come il giorno prima, quando mi ha accompagnata senza commenti a trovare i miei genitori.
Avevo paura che avrebbe rifiutato, o si sarebbe imbarazzato.
Invece ha solamente annuito e con un sorriso dolce ha guidato in silenzio fino alla meta e ha scelto insieme a me i fiori da comprare. Poi, mentre sistemavo i fiori su quel marmo freddo e lucidavo la foto in cui i miei genitori sorridevano, insieme, lui teneva una mano poggiata sulla mia schiena e dopo, sempre in silenzio, si è accucciato accanto a me e ha chiuso gli occhi, cosi come avevo fatto io, e abbiamo pregato insieme.
In quel momento ho sentito il cuore gonfiarsi di un sentimento mai provato prima e una lacrima di commozione per quella sua gentilezza e dolcezza è scivolata giù sulla mia guancia. Poi, sempre in silenzio, mi ha presa per mano, schioccato un dolcissimo bacio sulla tempia, e mi ha portata via.
Per questo annuisco alla sua rassicurazione, perché so che ha ragione; se c’è lui accanto a me, posso affrontare tutto.
“Tanto ci sono gli allenamenti oggi, di sicuro non può sfuggirmi” borbotto, alquanto agguerrita. Zayn ride al mio orecchio e le solite farfalle si scatenano nel mio stomaco, mentre il mio cuore comincia la sua corsa.
Qualcuno si schiarisce burbero la voce dietro di noi e mi stacco velocemente, rossa in viso, mentre il professore di biologia alias allenatore ci lancia un’occhiataccia. Zayn alza gli occhi al cielo sbruffando e mi afferra di nuovo la mano, intrecciando le sue dita tra le mie.
“Per quanto sia tenera la scena di due compagni di squadra che si strusciano tra di loro, io avrei una lezione da iniziare” ci rimprovera. Rossa fino alla punta dei capelli e con tutti gli occhi dei miei compagni puntati addosso, trascino Zayn in classe dritta fino al nostro banco in fondo. Lui ridacchia dietro di me e sembra per niente imbarazzato dai bisbigli e le risatine che fanno i nostri compagni guardandoci divertiti, mentre io vorrei solamente sotterrarmi. Mi siedo, mentre il prof comincia a fare l’appello e cerco qualcosa di indefinito nello zaino per evitare gli sguardi insistenti degli impiccioni della classe.
“Sei rossa come un peperone” mi fa notare Zayn, sussurrandomi all’orecchio. Deglutisco, mentre una scarica di elettricità mi scuote il corpo.
“Non è vero” protesto. Lui soffoca una risata e si china ancora di più su di me.
“Qual è il problema? Ti vergogni di farti vedere con me?” bisbiglia. Alzo di scatto lo sguardo verso di lui, schioccando la lingua contrariata, e capisco che la sua era solo una provocazione.
Quando mai Mister sono sicuro di me può dubitare della sua immagine?
“Non sei spiritoso” sibilo e lui ride sottovoce.
“Si, invece”
“Basta che ne sei convinto tu” rispondo molto acidamente, sempre rossa in viso.
Lui non risponde e si china su di me per sfiorarmi il collo con un bacio. Sobbalzo, mentre il professore si schiarisce la gola infastidito.
“Ragazzi, per piacere” ci rimprovera con sguardo di fuoco. Io divento ancora più rossa, se possibile, mentre tutti i compagni si girano verso di noi, Niall che si sbellica dalle risate nel banco davanti al nostro, trascinando anche Cloe, che pende completamente dalle sue labbra.
“Mi scusi prof, è lei che mi provoca” risponde Zayn, completamente rilassato e con il solito sorrisetto strafottente stampato sulle labbra.
La classe scoppia in una risata indiscreta mentre io mi sento andare a fuoco e incasso la testa nelle spalle, cercando di nascondermi in qualche modo, non prima di avergli lanciato un’occhiataccia alla quale lui risponde con una scrollata di spalle ed uno sguardo innocente.
“Beh, tenga a freno gli ormoni signor Malik, se non vuole finire insieme alla sua ragazza dritti dal preside” tuona spazientito il professore. Zayn fa spallucce.
“Ci proverò” replica sempre con quel sorrisetto malizioso sulle labbra.
Lo colpisco con un pugno sulla gamba, mentre finalmente il prof toglie l’attenzione da noi e si dedica alla sua lezione.
“Bene, vi avviso che non voglio altre interruzioni” borbotta, cominciando poi a spiegare la duplicazione del DNA. Arrivata a quel punto scollego completamente il cervello dalla lezione e mi dedico a mangiarmi con gli occhi Zayn.
No, non nel senso che vorrei saltargli addosso…anche se un pensierino potrei farcelo…
Ah, ma che dico?
In questo momento voglio solo ucciderlo e strappargli a morsi quel sorrisetto odioso.
Lui mi guarda sempre con quell’aria innocente ed io lo incenerisco con uno dei miei più cattivi sguardi.
“Che c’è?”
“Ma che ti è saltato in mente?” sbotto, anche se non ha l’effetto desiderato, visto che sono costretta a sussurrare per non farmi sentire dal resto della classe che sembra completamente interessata ai nostri discorsi.
A quanto pare nella vita noiosa di questa scuola, due ragazzi che discutono sono una novità da non perdere.
Lui fa spallucce e si china di più su di me, per non farsi sentire dagli altri.
“Niente. Perché che ho detto di male?”
“Non lo so, ‘è lei che mi provoca’, come se stessi facendo chi sa che!” esclamo. Lui sorride e si avvicina ancora di più, il suo respiro fresco che quasi mi costringere a schiudere le labbra.
“Forse non te ne rendi conto, ma qualsiasi cosa tu faccia, è tremendamente…” si morde il labbro inferiore per cercare la parola adatta, ed io sono sicura che a questo punto non voglia sentirla. Gli tappo la bocca con la mano e lui mi guarda sorpreso.
“Ok, lascia stare” mi arrendo. Lui annuisce e mi bacia il palmo della mano, che ritiro di scatto, e poi mi volto, chiudendo il discorso, rossa in viso e con il cuore a mille.
Lui però non demorde e si china di nuovo su di me, poggiandomi una mano sulla gamba.
Un calore forte e destabilizzante si espande in tutto il corpo, immobilizzandomi e mandandomi il sangue al cervello.
“Non sai quanto in questo momento vorrei baciarti, portarti via di qui, e…”
“Ok, basta, ho capito” lo interrompo di nuovo, prima che la fine della sua frase possa infuocarmi ancora di più. Lui sorride e mi deposita un bacio veloce dietro l’orecchio, facendomi rabbrividire. Di sicuro non di freddo, dato il fatto che mi controllo, tanto per vedere se sto prendendo fuoco anche fuori.
No, è all’interno che si sta espandendo un incendio capace di radere al suolo anche la foresta pluviale.
“Potresti trattenerti, per favore” sussurro, ripetendo la richiesta del professore con sguardo serio. Il suo sorriso si allarga ed io mi sento quasi morire, il cuore stretto in una morsa per niente normale.
“Ci proverò” ripete lui, con sguardo furbo. Sbruffo e mi volto verso il professore, cercando di seguire la lezione, cosa impossibile dato il fatto che la mano di Zayn è ancora sulla mia gamba ed ogni suo minimo spostamento è una scarica elettrica che va dritta al cuore, facendo aumentare i suoi battiti.
Sono troppo giovano per morire d’infarto, vero?
Cloe si gira verso di me con un sorrisetto malizioso.
“E’ dura tenerlo a bada, eh?” mi chiede, scatenando la risata per niente silenziosa di Niall.
La fulmino con un’occhiata, mentre Zayn ride con l’amico.
“Ti ci metti anche tu?” le chiedo. Lei alza le mani a mo’ di resa con uno sguardo divertito.
“E’ impossibile tenermi a bada” risponde Zayn, stringendomi la gamba. Deglutisco, guardandolo di traverso, mentre Cloe si gira ancora ridendo.
Sbruffo, sento che questa sarà la lezione più lunga della giornata. Fortuna che devo condividere con lui solo un’ora al giorno, non potrei resistere di più e i miei voti peggiorerebbero alla velocità della luce, considerando la mia scarsa concentrazione con lui nei paraggi.
Il resto della giornata passa tranquillamente, non vedo più Lis, e qualcosa mi fa pensare che sia arrivata a nascondersi nei bagni per non incontrarmi e a passare la ricreazione in classe da sola pur di non vedermi.
La fortuna gioca a suo favore, perché non abbiamo nessun’altra lezione in comune oggi ma, dopo pranzo, mi dirigo in palestra con Zayn e la vedo, con un sorriso teso e per niente sincero, mentre parla con il resto della squadra aspettando che il custode apra gli spogliatoi.
Sospiro e faccio per avvicinarmi, quando Zayn mi afferra per il polso, trattenendomi accanto a lui.
Lo guardo confusa e lui scuote la testa debolmente.
“Così non fai che peggiorare la situazione” mi dice “Non starle con il fiato sul collo, lasciale sbollire la rabbia”
“Ma devo battere il ferro finché è caldo!” protesto. Lui scuote di nuovo la testa.
“Non in questo caso. Fidati di me e dalle tempo” mi prega. Sbruffo e annuisco, mentre lui con un sorriso si china su di me per schioccarmi un bacio sulle labbra.
Quando riapro gli occhi mi volto di scatto, sentendo uno sguardo di fuoco sulla schiena e becco Lis che ci fissa disgustata e…sofferente. Distoglie subito lo sguardo quando si accorge di essere stata beccata e si tuffa animatamente nella conversazione con le ragazze.
“Hai ragione, è ancora troppo presto” sospiro.
“Già, deve ancora realizzare” annuisce, spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Sento il sangue colorarmi le guance e all’istante tutto il resto sparisce, mi dimentico di tutto.
Succede sempre così, quando mi dedica anche una minima attenzione, guardandomi con quegli occhi così pieni di dolcezza e…amore.
“Ciao, belli” ci interrompe Harry, piombando accanto a noi con un gran sorriso. Zayn gli lancia uno sguardo a dir poco omicida e io mi sforzo di sorridergli, mentre lui mi saluta con un bacio sulla guancia.
Poi si accorge dello sguardo di fuoco di Zayn e indietreggia, dandogli una pacca sulla spalla.
“Oh, andiamo amico. E’ la mia migliore amica, ho tutto il diritto di salutarla” borbotta imbronciandosi. Scoppio a ridere davanti alla sua espressione da bambinetto capriccioso e Zayn si rilassa.
“Si, certo” mormora sarcastico. Harry mi sorride, mettendo in mostra le sue adorabili fossette.
“Cazzo, è completamente cotto” scoppia a ridere da solo, mentre Zayn sembra arrossire.
“La pianti di fare il coglione?” sibila, e Harry si calma, alzando le mani davanti a se.
“Afferrato il concetto, vi lascio soli” dice, per poi dileguarsi e sparire dentro gli spogliatoi che hanno appena aperto.
“Ecco, bravo” borbotta Zayn tra se e se. Scuoto la testa divertita e mi alzo sulle punte dei piedi per schioccargli un bacio sulla mascella tesa. Lui sembra rilassarsi all’istante e si scioglie in un meraviglioso sorriso.
“Vado a cambiarmi, ci vediamo in palestra” gli dico, prima di allontanarmi e raggiungere le altre nello spogliatoio.
“Ehi, capitana!” mi saluta Cloe, facendomi un segno con la mano. Alzo gli occhi al cielo e la raggiungo, salutandola con un bacio sulla guancia, così come faccio con tutte le altre, eccetto Lis, che si chiude in bagno alla svelta, prima che mi avvicini a lei. Sospiro e mi sfilo i jeans e la felpa per sostituirli con la divisa di allenamento.
“Allora, a quanto pare tu e Zayn…” comincia Cloe, con sguardo malizioso, suscitando la curiosità delle altre. Arrossisco lievemente e abbasso lo sguardo, con la scusa che devo allacciarmi le scarpe.
“‘Io e Zayn’ cosa?”
“Si, insomma. State insieme?” insiste. In quel momento esce Lis dal bagno e mi punta per un secondo lo sguardo addosso che mi uccide completamente.
“Andiamo, Julie. Vi abbiamo visti, non fate che mangiarvi con gli occhi” continua Cloe. Lis, di spalle, si irrigidisce e le scappa un singhiozzo di sorpresa. Il mio cuore si stringe in una morsa micidiale. Mi alzo senza rispondere con un sorrisetto imbarazzato.
“Andiamo ad allenarci, siamo in ritardo” svio la domanda. Le ragazze scoppiano a ridere.
“Julie, Julie…qui non ce la racconti giusta” mormora Cloe, scatenando le allusioni delle altre. Le ignoro ed entro in palestra, dove i ragazzi si stanno già scaldando. Zayn blocca la palla per sorridermi e mandarmi un bacio con la mano, scatenando le proteste di Harry con il quale si stava scaldando. Scuoto la testa divertita e comincio a fare un po’ di stretching. Lui gli lancia un’occhiataccia prima di ritirargli la palla con forza, che si va a stampare sulla sua faccia.
Scoppio a ridere, mentre il prof ci rompe i timpani con il suo fischietto.
“Ragazze, muoviamoci. Riscaldamento a coppie!” detta quella frase mi sento sprofondare, mentre si formano le solite coppie; martelli con i martelli, centrali con i centrali, ecc.
Come al solito rimango sola io, perché tutte sanno che la mia compagna di riscaldamento può essere solo Lis. Lei mi guarda e per la prima volta dopo anni di amicizia non riesco a decifrare il suo sguardo.
Cominciamo a scaldarci un po’ rigide ed io continuo a ripetermi le parole di Zayn in testa per impedirmi di non riaprire il discorso, per darle tempo per sbollire e realizzare la situazione.
All’inizio sembriamo due statue di marmo, ma poi piano piano ritorniamo quelle di sempre.
Anche in campo, quando il professore ci schiera, maschi contro femmine, e cominciamo a giocare, io e Lis comunichiamo come sempre senza neanche guardarci, basta un minimo movimento, uno spostamento, che capiamo le intenzioni dell’altra e riusciamo ad assecondarle. Dentro quel rettangolo è come se la nostra vita è messa in pausa, ci siamo solo noi e la palla.
Per un attimo mi sento leggera, tranquilla e sicura che tutto si risolverà. Finché il professore non dichiara finito l’allenamento e torna la maschera di ghiaccio a nascondere le espressioni di Lis e tutte le mie speranze crollano.
Devo avere pazienza, mi ripeto come un mantra.
Ma basterà quella per far tornare le cose com’erano prima?
Il suo sguardo tradito e disgustato rivolto a me, mi da l’amara risposta.











Ciaaaaaao, ragazze!
L'avevo detto che avrei aggiornato presto :) Come state?
Io sono troppo felice perchè finalmente è arrivato il Natale! **
E poi oggi, al diavolo i regali, è il compleanno del nostro Boo Bear.
Dio, quell'esserino pazzoide e adorabile fa 21 anni :')
Come crescono, i miei angioletti.
Ok, la pianto.
Bene, come al solito volevo ringraziare tutte le ragazze che recensiscono i capitoli e
scusatescusatescusatescusatescusatescusatescusatescusate
se non riesco mai a rispondere, mi sento una merdina vivente t.t
Come al solito sono di fretta, perchè devo passare da tutti i miei zii per fare gli auguri, quindi scappo e auguro anche a voi un

Buon Natale!
Tanto,tanto amore.
-S.

Ps. Potrebbe esserci qualche errore, ma non ho tempo per ricontrollare.
Voi ignorateli e loro ignoreranno voi (?) uu

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Everything's gonna be alright. ***


Love is just a mess.


(28)Everything’s gonna be alright.
 
 

LOUIS

 
Apro la porta appena suona il campanello, già immaginando chi può essere.
“Non ce l’ho fatta” esordisce infatti Lis, con sguardo sofferente. Sospiro e allargo le braccia, incapace di trattenermi davanti a quegli occhioni in cerca di aiuto.
“Vieni qui” sussurro. Lei non se lo fa ripetere due volte e si butta tra le mie braccia, sfregandosi gli occhi probabilmente per impedirsi di piangere. Sospiro di nuovo e la tiro dentro, chiudendo la porta con un calcio per poi dedicarmi completamente a quell’abbraccio.
Lei mi passa le braccia intorno alla schiena e si stringe ancora di più a me.
Sussulto dalla sorpresa, mentre una morsa insolita mi stringe il petto, e le accarezzo i capelli delicatamente, quasi con paura che lei possa allontanarsi da un momento all’altro.
E infatti, qualche minuto dopo, che a me sembra comunque troppo poco, lei sospira e si allontana un po’, tenendo però lo sguardo basso. Sciolgo l’abbraccio e le poggio un dito sotto al mento, per costringerla ad incrociare il mio sguardo.
“Che è successo?” sussurro. Un fremito le attraversa le spalle e sbarra un po’ gli occhi, sorpresa da non so cosa.
Decido che siamo decisamente troppo vicini, e mi scosto un po’ indietro, spaventato dall’ondata di emozioni che mi sta travolgendo.
Che diavolo ti prende?
Lei sospira di nuovo e allora io la spingo delicatamente verso il divano, dove ci sediamo senza staccare per un attimo gli occhi l’uno dall’altra.
“Dai, racconta” la esorto. Lei incrocia le mani e mi lancia uno sguardo colpevole.
“Lei ha provato a parlarmi, oggi” comincia, distogliendo finalmente lo sguardo e facendomi accorgere solo ora che ho trattenuto il respiro per tutto il tempo.
Ecco perché cominciava a girarmi la testa.
“Però io non ce l’ho fatta, è stato più forte di me. Mi sono detta: dai, Lis, almeno prova a farle spiegare, ma poi il nervoso ha avuto la meglio e sono scappata” confessa con un gran sospiro.
E poi mi guarda, di nuovo.
Cerco di rimanere concentrato e arriccio il naso.
“Penso sia…normale” cerco di rassicurarla in qualche modo, ma so che tanto qualsiasi cosa dica in questo momento non la convincerà.
Non c’è niente di peggio di una ragazza cocciuta e orgogliosa.
Infatti lei scuote la testa ed io sospiro già sconfitto.
“E’ che…avevo deciso, mi ero convinta di parlarle, oggi. Però poi li ho visti. L’ho visto prenderle la mano e baciarla. E mi si è completamente scollegato il cervello” continua a denti stretti.
Ignoro la strana sensazione che mi corrode lo stomaco e cerco di pensare a cosa dirle per farla sentire meglio.
“Non pensavo fosse una cosa così seria, per te” mi lascio sfuggire invece, alludendo ai sentimenti che prova per Zayn. Lei mi guarda sorpresa ed io mi mordo la lingua dandomi del coglione mentalmente.
Ma perché me ne devo uscire con queste osservazioni del cazzo?
Pensa a farla sentire meglio e basta!
Lei abbassa lo sguardo e fa spallucce.
“Lo è. O meglio, lo era” abbozza un sorriso e la morsa che mi stringe lo stomaco si allenta un po’.
“Pensi che non riuscirai mai ad accettarla questa cosa?”
“Non lo so. Mi fa male vederli insieme, ma…è strano, lo so, non prendermi per pazza…”
“Tranquilla, so che non sei completamente normale” la interrompo con un sorriso. Lei mi lancia un’occhiataccia divertita e poi riprende a parlare.
“Però una parte di me oggi era contenta. Voglio dire, tu non li hai visti, ma Julie sembrava veramente felice e lui è veramente perso, devi vedere come la guarda” dice, senza riuscire a trattenere un sorriso emozionato.
All’istante capisco che può essere arrabbiata quanto vuole, ma niente riuscirà mai a sopraffare l’affetto che provano l’una per l’altra, è troppo forte. Scappa un sorriso anche a me e mi viene voglia di chiamare subito Julie, per rassicurarla e per toglierle quel muso e quell’aria sconfitta che sono due giorni che non l’abbandonano.
“No, non è strano” la rassicuro “Le vuoi bene e sei felice per lei”
“Si, però poi quando penso che al posto suo sarei potuta esserci io, ricomincio ad odiarla” riprende, stringendo i denti.
Sorrido e le do un colpetto sul ginocchio.
“Non pensi a questo punto che tu non saresti potuta mai essere al suo posto? Se lui è così preso da lei, anche se lei lo avesse respinto, pensi che l’avrebbe rimpiazzata con te?” sento che sto andando in un terreno minato e che la sto rischiando grossa.
Non si deve mai stuzzicare l’orgoglio di una donna ferita, lo so ma non riesco a trattenermi.
Lei stringe le labbra e non mi risponde.
“E anche se l’avesse fatto” continuo, senza riuscire a tapparmi questa boccaccia “Non pensi sarebbe stata una cosa un po’ brutta? Tu non devi, non puoi, essere la seconda scelta di nessuno” le dico senza riuscire a trattenere un sorriso.
Uno di quelli che di solito fa sciogliere le ragazze.
Si, sono un maestro in questo.
Lei sembra per un attimo imbambolata e boccheggia senza niente da dire, un leggero rossore che le colora le guance morbide, rendendola ancora più bella.
“Hai ragione” sussurra dopo un po’, lo sguardo vacuo, come se solo adesso si rende conto della realtà, come se solo le mie parole sono riuscite a farle aprire gli occhi.
“Io non posso essere la seconda scelta di nessuno” ripete, un sorriso che comincia a spuntarle sulle labbra.
“No, infatti. Meriti un ragazzo a cui tu piaci veramente, così come sei, perché sei dannatamente perfetta”
Eccola di nuovo, la cazzata che rischia di mandare all’aria tutta la mia dignità.
Sei un coglione, Louis. Si che lo sei.
Lei sposta lo sguardo su di me, gli occhi che sembrano brillare, le guance in fiamme. Sento qualcosa bruciare anche dentro di me, ma lo ignoro, troppo preso dai suoi splendidi occhi azzurri fissi nei miei.
“Pensi davvero questo?” mi chiede in un sussurro, piegando un po’ la testa di lato. Deglutisco rumorosamente e sento il cuore pulsarmi nelle tempie, in gola, dappertutto.
“Non lo penso solo io, è così e basta” rispondo con voce flebile. Il suo sorriso si allarga e allora non resisto più.
Non so cosa mi prende, probabilmente oggi è il giorno delle figure di merda, perché mi sporgo velocemente verso di lei, le afferro il mento con la mano e le stampo un bacio sulle labbra. Lei si irrigidisce, ma non si muove.
Comunque non faccio in tempo a rendermi conto di niente, né ad approfondire il bacio come vorrei, che una voce sbalordita ci interrompe, facendoci allontanare di scatto.
“L-lis?” chiede Julie sulla porta, gli occhi sbarrati.
 

 


JULIE

 
“Hai visto Lis?” chiedo ad Harry, appena uscita dagli spogliatoi, trascinando la borsa con il respiro affannato. Lui mi guarda sconfitto.
“Ho provato a fermarla, ma letteralmente scappata via” mi dice facendo spallucce. Mi sforzo di sorridergli e mi butto su una panchina.
Il mio cambio di vestiti veloce senza farmi la doccia non è servito a niente, lei è scappata di nuovo.
Harry si siede accanto a me e mi posa una mano sul ginocchio.
“Mi dispiace”
“Non importa, prima o poi dovremo parlare, non può fuggire in eterno” mormoro, decisamente positiva.
So che, se vuole, può continuare ad evitarmi senza sforzi, ma preferisco non pensarci.
Lui annuisce ed io sospiro, cercando di sorridere e di non farmi prendere dallo sconforto.
“Ti serve un passaggio?” mi chiede rialzandosi e indicando la sua macchina.
Mi alzo anch’io e scuoto la testa e un sorriso più emozionato e decisamente da ebete mi spunta sul viso.
Lui alza gli occhi al cielo.
“Ah, già. Ora tu hai il tuo cavaliere personale” mormora divertito. Il mio sorriso si allarga e lui scuote la testa fingendosi amareggiato.
“Ancora non ci credo che voi due siete finiti insieme. Mi sembra ieri che mi ripetevi fino alla nausea di odiarlo”
“Le cose cambiano, riccio” risponde una voce calda al posto mio. Il mio cuore accelera all’istante, mentre un braccio forte mi cinge la vita. “E poi io sono troppo adorabile” mugugna, sfregando il naso sulla mia guancia per poi baciarmi dolcemente le labbra.
Rido, mentre Harry alza gli occhi al cielo, esasperato.
“Ah, me ne vado prima che decidiate di fare un bambino qui davanti a me” replica disgustato.
Arrossisco e mi volto verso di lui per scoccargli un’occhiataccia imbarazzata.
Lui scoppia a ridere e sale in macchina, mentre Zayn soffoca una risata, baciandomi la guancia.
“Non era divertente” borbotto guardando male la macchina di Harry sparire dietro la curva.
“Come siamo permalose” mi sussurra Zayn, soffiando sul mio collo. Mille brividi mi risalgono la schiena e all’istante mi dimentico di tutto il resto del mondo.
“Tu fai poco lo spiritoso” lo rimbecco, mordendomi il labbro inferiore. Lui mi sorride e il cuore perde un colpo.
“Altrimenti?” chiede con voce maliziosa.
Fa per baciarmi, ma io mi tiro indietro all’ultimo secondo, non so neanch’io con quale forza di volontà.
“Non ti conviene metterti contro di me, Zayn Malik” gli dico. Lui si morde il labbro per soffocare una risata ed io mi sento andare a fuoco.
Come un lampo, mi afferra per i fianchi e mi avvicina a se, facendomi scontrare contro il suo petto, per catturarmi le labbra in un bacio mozzafiato.
Poi si stacca, ancora ad occhi chiusi, e piega un po’ di lato la testa.
“Che ne dici di andare a casa?” mi chiede con voce roca.
Una fiamma si accende dentro di me, espandendosi in tutto il corpo.
“Bell’idea” rispondo, sforzandomi di restare in me e di non lasciarmi sopraffare dalle mille sensazioni che solo il suo respiro caldo sulle labbra mi provoca.
“Però oggi torna mia madre, quindi casa mia è esclusa” sussurra, cominciando ad avviarsi a passo svelto verso la sua moto. Lo seguo, senza riuscire a togliermi un sorriso impaziente dalle labbra.
“Andiamo da me. C’è Louis, ma lui si fa i fatti suoi”
“Se non vuole finire con la testa nel cesso” finisce la frase Zayn, con un sorriso divertito. Annuisco e lui mi bacia ancora, prima di infilarmi il casco e aiutarmi a salire sulla moto dietro di lui.
Poi parte ed io lo stringo forte, per niente spaventata dallo scorrere veloce della strada.
Ormai quando sono con lui non ho più paura di niente.
Quando arriviamo, salto giù dalla moto e gli porgo il casco, mentre lui si sfila il suo e li ripone nel bauletto.
“Prima devo farmi una doccia” lo informo.
Lui salta giù dalla moto con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.
“Questo si che è un invito!” esclama. Arrossisco immediatamente e il respiro mi si blocca in gola.
Lui scoppia a ridere e mi da un buffetto sulla guancia.
“Dai, stavo scherzando. Ti stai rammollendo, Teddy” commenta. Io mi riprendo e gli lancio un’occhiataccia.
“Non è colpa mia, sei tu che mi provochi” gli rispondo. Lui ride ancora più forte e mi guarda alzando un sopracciglio.
“Ora copi anche le mie battute?”
Gli faccio una smorfia e afferro la mano che mi porge, tirandolo dietro di me. Lui ride ed io apro la porta.
Sto per rispondere alla sua domanda con una battuta acida, ma il tutto mi si blocca in gola, alla vista della scena che si sta svolgendo sul divano.
Louis. Che. Bacia. Lis.
“L-lis?” mi scappa di bocca. Loro si voltano di scatto verso di me, allontanandosi e guardandomi stupiti.
Spalanco la bocca, e sento che Zayn dietro di me ha la mia stessa reazione. Lis si volta verso di Louis e lo guarda sbalordita, arrossendo fino alla punta dei capelli, mentre leggo dall’espressione di Louis che in questo momento vorrebbe solo sotterrarsi.
Ma che diavolo sta succedendo?
“Oh, mio Dio” sussurro. Lis si alza di scatto, venendo verso di me a mani alzate.
“Non è come pensi”
“Cosa devo pensare?! Stavi baciando Louis!” esclamo scioccata. Lei sembra più sorpresa di me e quasi non mi accorgo che mi ha appena rivolto la parola.
“Sono io che ho baciato lei” mi informa Louis, alzandosi in piedi, apparentemente riprendendo il controllo.
Si passa una mano tra i capelli e guarda Lis.
“Mi dispiace, Lissy, non so cosa…”
“Non devi scusarti!” lo interrompe Lis, ancora più sorpresa.
“Io non…”
“Oh, mio Dio” ripeto, appoggiandomi al muro. Zayn si materializza all’istante accanto a me e mi poggia una mano sulla spalla.
“Stai bene?” chiede preoccupato.
“Sono sconvolta”
Lui soffoca una risata, mentre i due davanti a me continuano a fissarsi e un sorriso indecifrabile appare contemporaneamente sulle loro labbra.
“Almeno smettetela di sorridervi come se vorreste saltarvi addosso da un momento all’altro!” strillo. I due si voltano di scatto verso di me, arrossendo contemporaneamente.
“Ok, Julie, calmati” comincia Lis con sguardo serio, poi mi tende una mano.
“Possiamo andare in camera tua? Io…ho bisogno di parlarti” dice, la voce che le trema nell’ultima sillaba.
Mi sembra quasi uno scherzo, solo fino a due ore fa ero io a implorarla di parlare con me. Ora è lei che mi sta pregando di chiarire le cose.
Che poi non c’è un bel niente da chiarire, si stava baciando con mio cugino!
Dopo avermi dichiarata morta per averle praticamente rubato il ragazzo.
Le tempie mi pulsano dalla tensione e ho una confusione in testa che a momenti non ricordo nemmeno il mio nome.
“Parla con lei, potrebbe essere l’occasione buona per sistemare le cose” mi sussurra Zayn
all’orecchio, riscuotendomi dai miei pensieri.
Annuisco e seguo Lis in camera mia, che si butta seduta sul letto dopo essersi chiusa la porta alle spalle.
“Wow” comincio. Lei mi lancia uno sguardo indecifrabile.
“Già”
“Come diavolo è successo?”
Lei si stringe nelle spalle, lo sguardo un tantino spaventato.
“Non lo so. Stavamo parlando, io stavo parlando, più che altro. Poi lui mi ha detto una cosa dolcissima e siamo rimasti in silenzio e poi…mi ha baciata. E’ stato tutto così veloce” dice senza prendere fiato.
Mi siedo accanto a lei cercando di calmarla con lo sguardo, anche se io sono più incredula di lei.
“Ok” comincio, ma mi blocco. Non so cosa dire, è tutto così assurdo.
“Oh, Julie. Poi mentre mi guardava io…mi sono sentita…desiderata. E per un secondo tutto quello successo in questi giorni è sparito” ricomincia, coprendosi il viso con le mani.
“Ma, Lis…stiamo parlando di Louis” le ricordo.
“Lo so” sbotta lei, andando nel panico.
“Oddio, sto impazzendo”
“Calmati, cosa ti ha detto lui?” le chiedo, poggiandole le mani sulle spalle.
“Niente, perché sei arrivata tu” sibila, rifilandomi un’occhiataccia.
“Perché sembra quasi che il mio arrivo è stato indesiderato?” mormoro sarcastica, assottigliando gli occhi.
Il suo sguardo è inequivocabile.
“Oh, mio Dio! Lui ti piace!” strillo. Lei si avventa all’istante su di me, tappandomi la bocca con la mano.
“Non urlare, idiota” mi riprende.
“E…e Zayn?” chiedo, appena mi lascia andare.
“Non lo so, io…non so cosa mi prende. Appena mi ha baciata è come se fosse svanito tutto. Può un bacio fare quest’effetto?” chiede. Mi scappa un sorriso ripensando a quello che i baci di Zayn fanno a me, e annuisco.
“Si, decisamente”
Lei si copre il viso con le mani e mugugna qualcosa.
“Quindi…che hai intenzione di fare?”
Mi guarda, quasi stremata.
“Non ne ho la più pallida idea” soffia.
“Ok, bene. Lasciamo da parte un attimo quest’argomento. E noi?” le chiedo, fissandola negli occhi.
Lei pare tornare alla realtà e sospira.
“Noi dobbiamo parlare” si arrende infine, lanciandomi uno sguardo indecifrabile.
“Mi dispiace” esordisco. Lei annuisce e abbozza un sorriso.
“Lo so”
“C’è una vaga possibilità che io ottenga il tuo perdono?” le chiedo stringendo gli occhi e incrociando mentalmente le dita.
Lei sorride e sbruffa.
“Non hai niente di cui farti perdonare. Io…sono stata testarda e ti ho evitata, però non ce l’ho più con te” confessa. Mi illumino.
“Davvero?” chiedo con un gran sorriso. Lei annuisce e mi fa una smorfia.
“Sai, sono dell’idea che c’è sempre una persona che non riusciamo ad odiare. Non importa cosa abbia fatto o quanto ci abbiamo provato” continua, per poi sorridere “Mi sono convinta di odiarti, l’ho ripetuto alle persone fino allo sfinimento, ma non è mai stato vero. Io non posso odiarti, ti voglio troppo bene. Sono arrabbiata, si, ma presto mi passerà”
Sorrido e capisco che, anche se c’è ancora tensione tra di noi, si sta sistemando tutto.
Mi avvicino lentamente e l’abbraccio, un po’ titubante. Ma lei si lascia andare e mi stringe a sua volta, poggiando il mento sulla mia spalla.
Solo tra le sue braccia mi rendo conto di quanto mi è mancata la mia pazza amica e di quanto avevo bisogno di questo contatto.
“Ti voglio bene” sussurro al suo orecchio. La sento sorridere e aumento la stretta.
“Anch’io” risponde, stampandomi un bacio sulla guancia.
“Mi dispiace di averti fatto stare male, non avrei mai  voluto” lo so che è inutile ripeterlo un’altra volta, ma non posso fare a meno di ribadirlo. Lei annuisce e si stacca, guardandomi sorridente.
“Lo so. E so anche che non è stata colpa tua. Com’è che hai detto? ‘Non hai potuto scegliere’. Non c’è nessuno come lui, da nessuna parte, per te. E’ normale che ti sia innamorata di lui” mi dice facendomi un sorriso dolce. Ricambio il sorriso e le stringo la mano.
“Ti prometto che non ti nasconderò più niente”
Lei scuote la testa.
“No, niente più segreti. Anche se quello che mi dici mi può fare male, devi dirmi tutto” mi prega. Annuisco con vigore.
“Tutto risolto, allora?” le chiedo. Lei annuisce con un gran sorriso, prima di rabbuiarsi nuovamente.
“Che c’è?” le chiedo preoccupata che possa averci ripensato.
“Non è proprio tutto risolto” comincia “Come la mettiamo con quello che è successo pochi minuti fa?” mi chiede allarmandosi. Le sorrido e mi alzo, tendendole la mano.
“Risolveremo anche questa. Ora scendiamo e andiamo ad affrontare quest’altro casino”
“Insieme”
“Sempre insieme” preciso stringendole la mano.











SBAM! Ce l'hanno fatta!
Per la gioia di tutte quelle che si aspettavano una svolta nella 'storia' tra Louis e Lis...ECCOLA.
Ora ci saranno un po' di situazioni imbarazzanti...*sguardo malefico*
Poi vabbè, gli altri due ormai sono partiti verso Amorevolandia e non c'è più niente da dire uu
E finalmente le due amiche hanno chiarito, non ce la facevo più a farle odiare :3
Bene, spero vi piaccia.
Sono sempre di fretta, lo so, ma sono a Roma da mia cugina e
ho la giornata pieeena di cose da fare ^^
Ah, ho notato che stiamo diminuendo. Mi dispiace un pochino, perchè questo significa che la storia comincia ad essere noiosa e che non vi piace più.
Beh, fatemelo sapere, perchè cercherei di cambiare! :)
Tanto lov.
-S.

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Trust me. ***


 Love is just a mess.

 

(29)Trust me.
 
 
Quando scendiamo le scale, mano nella mano, Louis e Zayn sono seduti sul divano e parlottano di qualcosa, Zayn che ride e Louis viola in viso, probabilmente dall’imbarazzo.
Mi schiarisco la gola e vedo le spalle di Louis irrigidirsi e la mano di Lis stringe la mia in un riflesso involontario.
Zayn si gira e mi sorride, un sorriso mozzafiato, e sono tentata di correre da lui e riempirlo di baci, se non ci fosse qualcosa di più importante che preme per essere risolta.
Con tutta la naturalezza possibile, spingo Lis verso il divano, ottenendo una sua occhiataccia, e faccio segno a Zayn di alzarsi.
“Zayn, perché non andiamo a farci una passeggiata? Ho voglia di camminare un po’” la butto lì, beccandomi un’occhiata carica d’odio da parte di Lis e una veloce, ma piuttosto comprensibile, di Louis che mi fa capire che probabilmente si sarebbe alzato per baciarmi i piedi per ringraziarmi, se non fosse stato alquanto imbarazzante.
Zayn mi sorride, complice, e mi raggiunge per prendermi la mano.
“Ci vediamo dopo” saluta le due statue davanti a noi ed io mi avvicino appena a Louis per sussurrargli all’orecchio.
“Non ho idea di quello che sta passando per il tuo cervellino bacato, ma cerca di risolvere la situazione. E giocati bene le tue carte”
Detto questo, mi allontano velocemente e seguo Zayn fuori di casa, sperando con tutto il cuore che quei due riescano a parlarsi e a mettere in chiaro le cose.
Zayn sbruffa, facendo dondolare le nostre mani intrecciate e riscuotendomi dai miei pensieri.
“Che c’è?” gli chiedo, notando il suo disappunto per qualcosa.
Lui mi guarda, facendo gli occhi dolci e sporgendo il labbro inferiore.
“E’ che avevo altri programmi per questa serata” si lamenta.
“Dai, troveremo qualcosa di più bello da fare” lo incoraggio, per poi scoppiare a ridere e alzarmi sulle punte dei piedi per lasciare un bacio veloce su quel labbruccio che gli da un’aria incredibilmente tenera.
Difficile da credere, lo so.
Le parole ‘tenero’ e ‘Zayn’ messe insieme fanno un effetto un po’ particolare, ma la corazza dura e da stronzetto che lo caratterizzava prima, sembra essere andata in mille pezzi, lasciando intravedere un ragazzo intelligente, simpatico e dolce all’occorrenza.
“Credo cambieresti idea se sapessi cosa avevo intenzione di fare” sguardo languido e voce maliziosa.
Cosa avevo appena detto?
Zayn ragazzo dolce, pff.
Arrossisco all’istante, cercando di darmi un tono, mentre lui mi attira a se stringendomi le braccia intorno ai fianchi.
“Mh, dipende da cosa intendi” sto giocando con il fuoco, lo so.
In teoria non dovrei provocare qualcosa a cui poi so di non poter resistere, ma è più forte di me perché il suo sguardo caldo e carico di desiderio mi manda letteralmente in fiamme.
“L’hai capito perfettamente” sussurra, prima di attirarmi a se con foga e togliermi il respiro con uno dei suoi baci bollenti.
Sobbalzo, quando mi morde il labbro, e qualcosa di elettrico comincia a diffondersi in me.
“Non ti conviene provocare, non sai di cosa sono capace” mi ammonisce, con un sorriso sghembo.
Non faccio in tempo a replicare, anche perché a dirla tutta non sapevo cosa dire esattamente, che mi bacia, ancora. Così, con impeto, togliendomi il fiato.
Mi accorgo di aver smesso di respirare quando la testa comincia a girarmi e mi cedono le gambe, ma stretta lui è quasi impossibile crollare a terra.
La suoneria del suo cellulare ci interrompe ed io mi ritrovo a maledire mentalmente chiunque si dall’altra parte del telefono. Lui si stacca da me sbuffando ed io barcollo un pochino, prima di ritrovare l’equilibrio.
“Pronto?”
La chiamata è tutto un continuo di “si”, “certo”, “che palle”, “scusa”, ed io perdo all’istante il filo del discorso, mentre il suo viso si fa sempre più scuro.
“Ok, mamma. Cinque minuti e sono lì” riattacca, l’espressione a dir poco scocciata e impreca qualcosa a mezza bocca.
“Che succede?” gli chiedo, la testa che mi gira ancora leggermente. Lui sbruffa e si infila il telefono in tasca con un gesto nervoso.
“Mia madre è stata chiamata a lavoro d’urgenza” mi informa.
Prima che vada in iperventilazione e mi prenda un attacco di panico al pensiero che probabilmente ora la sua casa resta libera, lui smonta tutte le mie inquietudini.
“A quanto pare ce l’ha trovato lei qualcosa da fare” borbotta contrariato. Lo guardo curiosa e lui schiocca la lingua.
“I babysitter” ringhia. Rido, rilassandomi all’istante, e lui alza gli occhi al cielo.
“Non c’è niente di divertente, quelle due sono insopportabili. E poi io volevo stare un po’ con te” mormora, tirando di nuovo fuori la sua espressione da cucciolo. Gli scompiglio i capelli, stupendomi che non mi lanci un’occhiataccia per aver toccato i suoiintoccabili capelli, e gli stampo un bacio a fior di labbra.
“Staremo insieme lo stesso” gli faccio notare con voce tranquilla. Lui rotea gli occhi spazientito.
“Si, ma non nel senso che intendevo io” insiste. Schiocco la lingua e gli pizzico una guancia.
“Sembri un bambino capriccioso” lo riprendo, senza riuscire a trattenere un sorriso. Lui mi fa una smorfia.
“Tua madre ha bisogno d’aiuto, sii un bravo fratello maggiore e prenditi cura delle tue sorelline” gli dico con voce dolce. La sua espressione è talmente scettica che non posso fare a meno di scoppiare a ridere.
“Non le chiamerei sorelline, quelle sono due streghe”
Alzo gli occhi al cielo, tirandolo dietro di me diretti verso casa per prendere la moto.
“Non mi sono sembrate così perfide” dico sarcastica.
“Perché ancora non le conosci bene” replica al volo con una smorfia.
“Oh, andiamo. Cosa potranno mai fare quei due angioletti?” Lui strabuzza gli occhi.
Angioletti? Tu non hai idea di cosa possono combinare, soprattutto quando si alleano”
Mi scappa un sorriso, mentre raggiungiamo la moto e ci infiliamo i caschi, cercando di fare meno rumore possibile per non farci sentire dai due che sono in casa.
Ammetto che la tentazione di sbirciare dalla finestra per vedere cosa stanno combinando è alta, ma decido che saranno loro a raccontarmi quando e cosa vogliono.
“Beh, siamo due contro due. Non ci faremo mettere i piedi in testa da loro” lo rassicuro. Lui sembra pensarci su e poi fa spallucce, soddisfatto dalla mia frase. Si china per baciarmi la punta del naso e poi sale sulla moto.
“Julie e Zayn contro il mondo!” esclama, mentre io salgo e mi stringo a lui. Scoppio a ridere, seguita a ruota da lui, e poi mette in moto, dirigendosi a tutta velocità verso casa sua.
Quando arriviamo ci accolgono una Waliyha annoiata che fa zapping e Safaa abbandonata sul tappeto davanti alla tv, circondata da una quantità infinita di bambole.
“Mamma è già uscita?” chiede Zayn, aiutandomi a togliere la giacca. Waliyha alza appena gli occhi dalla tv, accorgendosi anche di me.
“Si. Oh, ciao Julie” mi saluta. Ricambio il saluto e Safaa salta in piedi, correndo ad abbracciarmi. Un po’ sorpresa, mi chino per ricambiare l’abbraccio e Zayn mi lancia un sorrisetto soddisfatto.
“Vieni, Julie, gioca con me” mi dice la bambina, trascinandomi sul tappeto accanto a lei.
Mi passa una bambola ed io le sorrido, un po’ impacciata. L’ultima volta che ho giocato con le bambole è stata nella mia vecchia casa, sul mio vecchio letto, con mia madre.
Cerco di non pensarci e di continuare a sorridere, assecondando le richieste di Safaa.
“Io esco, stasera” se ne esca Waliyha dopo un po’, lanciando un’occhiata a Zayn, che si immobilizza sul posto.
“Con chi?”
“Con gli amici”
Safaa si ammutolisce, allora anch’io presto attenzione alla scena.
“E chi l’ha deciso?” chiede Zayn, irrigidendosi. Waliyha fa spallucce, incurante della tensione del fratello, ed io capisco che quel gesto non fa che aumentarla.
“Io”
Ah, mossa sbagliata, ragazza.
Zayn stringe i pugni ed capisco al volo che è il segno di un litigio imminente.
“E invece io dico che stasera te ne stai a casa” replica, con tono autoritario. Waliyha lo guarda sbigottita.
“E perché?” strilla, spazientita.
“Perché è tardi, è, buio, fa freddo e poi sei troppo piccola” risponde alzando anche lui il tono di voce.
Ah, mossa sbagliata anche tu. Mai dire ad una ragazza che è troppo piccola.
“Non sono troppo piccola, ho quindici anni! E poi le mie amiche escono tutte!” strilla di nuovo, alzandosi in piedi. Zayn serra i denti, facendo calare sul suo viso una maschera di ghiaccio.
“Non mi interessa. Tu stasera non esci, perché sei sotto la mia responsabilità e quindi decido io. Discorso chiuso” tuona, per poi girarsi e andare a passo spedito in cucina.
Waliyha diventa rossa dalla rabbia e scappa in camera, non prima di urlare un “ti odio” che rimbomba per tutta la casa.
Cala il silenzio e la piccola Safaa sospira, attirando la mia attenzione.
“Litigano sempre così perché Wal si comporta male con lui” mormora. Le carezzo i capelli e lei mi fa un piccolo sorriso.
“Tranquilla, ora si calmano e poi fanno pace” le assicuro. Lei annuisce e riprende a giocare. Allora io mi alzo e raggiungo Zayn in cucina, che sta bevendo un bicchiere d’acqua sbattendo un piede nervosamente a terra. Mi guarda e i suoi occhi sembrano addolcirsi.
“Scusa, mi dispiace averti fatto assistere a questa scenata”
Scrollo le spalle.
“No, è normale. Anch’io litigo spesso con Louis”
Lo guardo e lui annuisce, rilassandosi un pochino.
“Ma non ti sembra comunque di aver un po’ esagerato?” gli chiedo dolcemente. Lui aggrotta le sopracciglia, contrariato.
“Potevi spiegarle con più calma le tue ragioni” gli faccio notare. Lui sbruffa, innervosito.
“Ha iniziato prima lei ad urlare” alzo gli occhi al cielo.
“Si, ma tu sei il fratello più grande e dovevi calmarla, invece che urlarle sopra”
Sbruffa di nuovo.
“Sembra che tu sia passata dalla parte del nemico” mormora offeso. Sorrido.
“Beh, tua sorella è adorabile” gli dico, riferendomi a Safaa. Lui alza gli occhi al cielo.
“Lo sapevo. Sono come le sirene di Ulisse, ti ammaliano e poi ti tirano giù con loro” borbotta.
“Ma piantala! Ora vai ad ordinare qualcosa, che cominciano ad avere fame, o rischi di essere mangiato tu dalle loro zanne fameliche” scherzo, pizzicandogli un fianco “Io provo a parlare con Waliyha”
“Questa me la paghi, sappilo” gli faccio la linguaccia e mi dirigo verso la stanza in cui si è chiusa la sorella.
Busso alla porta e la apro un pochino per sporgermi. Wal è seduta sul letto, con le cuffiette alle orecchie, e mette in pausa appena mi vede.
“Wal, vieni di là? Zayn ha ordinato la pizza” le dico con un sorriso.
“Non ho intenzione di mangiare con quel troglodita che mi ritrovo al posto del fratello”
Sospiro ed entro completamente nella camera, chiudendomi la porta alle spalle e sedendomi sul letto accanto a lei.
Lei spegne del tutto il suo Ipod e mi guarda.
“Non dire così, lui pensa solo al tuo bene” provo a calmarla.
“Il mio bene?! Sta uccidendo la mia vita sociale!” esclama invece lei, furiosa.
“Oh, andiamo. Se per una sera non esci i tuoi amici non smetteranno certo di parlarti”
“No, però non capisco perché di lunedì sera, come tutte le altre persone normali, io non possa uscire!”
“Credimi, non lo fa per farti un dispetto. È solo preoccupato che tu possa…” provo a farla ragionare, ma lei mi interrompe.
Questa ragazzina è testarda come un mulo.
“Correre qualche rischio, lo so. Ma non potrà tenermi chiusa sotto una campana di vetro a vita. Non è mio padre”
“No, non lo è. Ma ha assunto una posizione simile, non credi? Non puoi per una volta sotterrare l’ascia di guerra e venire con noi? Prova ad essere più gentile e a non urlargli contro alla prima cosa che non ti va bene. Vedrai che con il tempo si scioglierà anche lui” le assicuro.
Lei sbruffa e si alza, facendomi sorridere.
“Brava, ragazza” mi complimento.
“Solo perché me l’hai chiesto tu” puntualizza, facendomi sorridere di nuovo.
“Non so come faccia a piacerti mio fratello, deve proprio ritenersi fortunato se una come te va dietro ad uno come lui” borbotta. Io le scompiglio i capelli.
“Guarda che non è così male” le sussurro all’orecchio, mentre raggiungiamo Zayn e Safaa in salotto.
Lei per tutta risposta schiocca la lingua e si siede sul divano il più lontano possibile da Zayn.
Io gli lancio un’occhiata eloquente e lui sbruffa, esasperato.
“Wal” la chiama. Lei fa finta di non sentirlo e allora io le do un colpetto sulla gamba. Lei si gira, riservandomi un’occhiata di fuoco, e poi guarda il fratello.
“Mi dispiace averti urlato contro, non succederà più” si scusa lui. Lei sembra ammorbidirsi.
“Ok, dispiace anche a me”
Mi scappa un sorriso soddisfatto proprio nell’istante in cui suona il campanello avvisandoci dell’arrivo delle pizze.
Mangiamo in fretta, chiacchierando del più e del meno e, mentre io e Safaa guardiamo un cartone alla tv, lei accoccolata al mio petto, Zayn e Waliyha giocano a scacchi, in religioso silenzio.
“Ah, ti ho battuto di nuovo, fratello!” esclama dopo un po’ Wal saltando in piedi e facendo mugugnare qualcosa a Safaa, ormai completamente nel mondo dei sogni.
“Ti ho lasciata vincere” mormora annoiato Zayn.
“Si, come no. La solita…” uno sbadiglio la interrompe “…scusa”
Rido e mi alzo.
“Ok, ok. Basta battibecchi, credo sia ora di andare a dormire” dico, attenta a non svegliare la piccola Safaa e beccandomi un sorriso luminoso di Zayn.
“Si, prima che tu ti addormenti qui e poi devo caricarti sulle spalle come un sacco di patate” dice rivolgendosi alla sorella.
Lei gli fa una smorfia e si alza, per poi stamparmi un bacio sulla guancia.
“’Notte, Julie” mormora.
“Buonanotte” rispondo, seguendola con lo sguardo mentre sparisce nella sua stanza.
Mi alzo anch’io, stiracchiandomi, mentre Zayn prende tra le braccia Safaa e la porta in camera sua.
Quando torna, mi sto già infilando la giacca e raccattando le mie cose.
“Dove vai?” mi chiede stupito.
“A casa?” la mia suona come una domanda e lui infatti scuote la testa, attirandomi a se e sfilandomi la giacca.
“No. E’ tardi, è buio e fuori fa freddo” elenca, sfilandomi di mano la borsa e trascinandomi con se verso il corridoio che porta alla sua stanza.
“Non posso dormire di nuovo qui…” provo a protestare, non so neanche io perché, dato il fatto che il mio cuore ha cominciato a correre veloce e si fermerebbe completamente, se io adesso uscissi da questa casa.
“Perché no?” chiede innocentemente, per poi aprirsi in un sorriso malizioso “E poi chi ha detto che dobbiamo dormire?”
Altro incendio doloso dentro di me.
Mi si mozza il respiro, mentre un nodo fastidioso mi chiude la gola, e lui si chiude la porta alle spalle, giunto ormai alla sua meta: la sua camera da letto.
“Zayn…” comincio con voce nervosa. Lui si gira verso di me, lo sguardo liquido e caldo.
“Rilassati…” mi sussurra all’orecchio, soffiando tra i miei capelli.
Sono tesa come una corda di violino e se ne accorge anche lui, posandomi le mani sui fianchi, per poi spostarle sulla mia schiena per iniziare a massaggiarla. Comincio a sciogliermi piano piano, sotto il suo tocco rovente, e mugugno qualcosa soddisfatta.
“Ecco, così” si complimenta lui, sempre sussurrando al mio orecchio e provocando mille brividi che mi risalgono sulla schiena.
All’improvviso, il bisogno di sentire le sue labbra morbide sulle mie mi travolge, quindi libero un braccio dal suo stato imbalsamato e poggio due dita sotto il suo mento, per portare il suo viso all’altezza del mio e far incontrare finalmente le nostre labbra.
Lui risponde al bacio, ovviamente, con passione, e il passaggio dallo stare in piedi accanto alla porta al ritrovarsi sdraiati sul letto è talmente veloce che neanche me ne accorgo.
Mi rendo conto di quello che sta succedendo solo quando sento il suo peso sopra di me e quando la sua mano decisamente bollente si intrufola sotto la mia maglietta.
Fa davvero così caldo o sono io che sto andando a fuoco?
“Hai acceso i riscaldamenti?” me ne esco fuori, appena lui libera le mie labbra per dedicarsi a incendiarmi il collo.
Si blocca solo un secondo, sorpreso dalla mia domanda insolita.
“No, perché?” mi chiede, guardandomi dritto negli occhi.
Arrossisco, ringraziando il Cielo che nella foga del momento si sia scordato di accendere la luce e che quindi non può vedere il rossore delle mie guance.
“Sto morendo di caldo”
Lui ridacchia, prima di riprendere a baciarmi, per poi spostarsi con le labbra sulla guancia e dietro l’orecchio.
“Rimediamo subito” sussurra, sfilandomi in un unico gesto felpa e maglietta. Rabbrividisco, ma di certo non per il freddo, anzi, solo con la canottiera addosso, sembra che sento ancora più caldo.
Lui torna a divorarmi le labbra ed mi lascio scappare un verso strozzato, quando lui mi morde il labbro inferiore. Si alza solo un secondo, per liberarsi della sua maglietta che è diventata solo un intralcio e quando sento il suo petto nudo a contatto con la mia pelle, vado in iperventilazione.
“Zayn” lo chiamo.
No, idiota, non farlo di nuovo.
Lo sento sospirare, staccandosi da me e puntando gli occhi nei miei.
“Non…respingermi di nuovo” mi prega con voce roca, lo sguardo liquido ad un livello tale di desiderio che sarebbe impossibile fermarlo, e che fa si che tutte le mie paure e i miei dubbi scompaiano all’istante.
“Non avevo intenzione di farlo” bisbiglio e lui mi regala uno splendido sorriso, chinandosi poi fino a strofinare il suo naso con il mio e a far incontrare le nostre labbra in un dolcissimo bacio.
“Rilassati e…fidati di me” sussurra. Annuisco di nuovo, preda di un fuoco che mi brucia dentro e che ormai non riesco più a domare.
Le sue mani finiscono sulla mia cinta e in  un batter d’occhio anche i miei jeans finiscono a terra, insieme ai suoi.
Arrivati a questo punto, disconnetto completamente il cervello e mi lascio andare, completamente in balia delle sue mani e dei suoi baci che mi trasportano in un’altra dimensione, dove ci siamo solo io e lui.
Ritorno in me solo quando un ‘ti amo’ sussurrato mi arriva all’orecchio e il cuore mi sale in gola. Ma non ho tempo di rifletterci, di capire se è reale o frutto della mia immaginazione, se è uscito dalla mia bocca o dalla sua, perché lui cattura di nuovo le mie labbra con le sue, dedicandosi completamente a me, finché non diventiamo una cosa sola.







Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** The only way. ***


 Love is just a mess.



(30)The only way.
 
 

ALISSA

 
 
Appena Julie e Zayn si chiudono la porta alle spalle, uscendo di casa, nella stanza cala un gelo quasi palpabile e un silenzio a dir poco imbarazzante. Il cuore ancora brucia al ricordo delle mani di Julie e Zayn intrecciate, dei loro sorrisi e sguardi complici, del rossore quasi impercettibile sulle guance di lei appena lui le si è avvicinato.
Fa male vederli insieme, ma un sospiro quasi strozzato, grazie al Cielo, mi distoglie da quei pensieri che non fanno che peggiorare la situazione e mi costringe a spostare lo sguardo verso la fonte di quel suono.
Louis si è alzato, davanti al divano, e mi sta guardando quasi senza respirare. Sento il sangue colorarmi le guance e una sensazione stranissima, come di ansia mista a una sorta di speranza, si impadronisce di me, togliendomi dalla testa tutto il resto.
Ci guardiamo per un tempo che mi sembra infinito, senza dire niente,finché lui sbruffa lanciandomi un’occhiata esasperata.
“E’ assurdo sentirmi in imbarazzo con te!” sbotta, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. Mi sento come sollevata dal fatto che ha smesso di essere una statua di pietra e mi ritrovo ad annuire con enfasi alle sue parole.
“E’ vero, noi ci diciamo sempre tutto”
“Appunto. Possiamo parlarne  tranquillamente come due persone mature” afferma, prendendomi la mano per trascinarmi sul divano. 
Ma appena la sua mano stringe la mia, manda all’aria tutto il suo discorso convincente e tutto il mio improvviso sollievo. Una scossa elettrica mi fa tremare e lui se ne accorge, guardandomi stupito. Mi siedo accanto a lui e sospiro.
“Cosa ci sta succedendo, Lou?” gli chiedo, puntando gli occhi nei suoi. Lui sussulta, distogliendo immediatamente lo sguardo, e scuote debolmente la testa.
“Non lo so”
Sospiro e mi costringo a guardarlo, nonostante sento le guance andarmi a fuoco e lui fa di tutto per non ricambiare il mio sguardo.
“Lou, guardami” lo imploro. Lui sospira e mi accontenta, gli occhi cristallini pieni di tormento e di qualcos’altro che non riesco a decifrare, che non voglio decifrare.
“Che cosa…perché mi ha baciata?” gli chiedo, cambiando all’improvviso la domanda. Mi sembra ancora troppo presto e decisamente troppo pericoloso tirare in ballo i sentimenti.
Lui mi sembra per un attimo spaesato e poi si preme pollice e indice sugli occhi, concentrandosi.
“Io…non lo so, di preciso. So solo che in quel momento è stato più forte di me, non sono riuscito a resistere” confessa di getto, tornando a ipnotizzarmi con i suoi occhi azzurri che mi mandano in fibrillazione.
Perché queste strane sensazioni vengono a galla tutte insieme?
Ieri non mi sarei neanche sognata di provare questo eccessivo batticuore, che il mio stomaco si stringesse in una morsa stranamente piacevole e che le mie guance fossero sempre e costantemente bollenti.
Cosa sta succedendo?
Lui sbruffa di nuovo ed io cerco di assimilare le sue parole per farmi uscire una risposta decente, ma il mio cervello sembra completamente andato e ha deciso di non collaborare.
“Tu cosa hai provato?” mi chiede, facilitandomi secondo lui l’impresa. Deglutisco rumorosamente, sentendomi svuotata.
“Uhm” riesco a borbottare, senza sapere bene cosa rispondere. Lui mi scruta attentamente, poi quando capisce di avermi messa in difficoltà si fa scappare un mezzo sorriso e scivola più vicino a me, aumentando il mio già incontrollato battito cardiaco.
“Forse…forse dovrei baciarti di nuovo. Per capire bene cosa…proviamo” balbetta, arrossendo leggermente.
Bum.
Si, il mio cuore fa un tonfo talmente forte che ho paura possa sentire anche lui.
“Dici che servirebbe?” mi lascio scappare.
Ma che razza di domanda è questa?
Dio , ma che fine ha fatto il tuo cervello, Lis? Stai parlando con Louis come se non lo conoscessi.
Perché sembra tutto così dannatamente complicato in questo momento?
Lui si stringe nelle spalle, senza riuscire a trattenere un sorriso emozionato.
“Proviamo” prendo un bel respiro e mi maledico mentalmente perché so che quello che sto facendo non è affatto una cosa giusta.
Lui chiude gli occhi e si avvicina lentamente. Allora socchiudo gli occhi anch’io, tesa come una corda di violino.
Sento il suo odore invadermi le narici, un odore dolce, che mi ricorda i girasoli e le giornate calde d’estate. Sobbalzo quando una sua mano si posa delicatamente sulla mia guancia. Apro gli occhi di scatto e incrocio i suoi a pochi millimetri di distanza. Mi guarda attentamente, come per capire cosa sto sentendo in questo momento ed io mi perdo nelle mille sfumature delle sue iridi, leggermente più scure all’interno. Percependo la mia tensione, comincia a disegnare piccoli cerchi con il pollice sulla mia guancia.
Sembra funzionare, perché le mie palpebre calano pesanti, togliendomi la vista di quei pozzi incantevoli.
Allora lui non tentenna più e le sue labbra si posano delicate sulle mie.
Sento come uno scoppio, ma fortunatamente questo avviene solo dentro di me, solo dentro il mio cuore che corre ad una velocità mai provata prima, dentro il mio stomaco che sembra vittima degli ultimi hunger games per come è ridotto male.
Prima che uno dei due possa azzardare di più, Louis si stacca, senza togliere la mano dal mio viso e riprendendo con le sue carezze circolari. Apro un occhio per volta, come a prepararmi per la vista sconvolgente dei suoi, ma non serve a niente, il respiro mi si blocca comunque in gola e il sangue mi colora violentemente le guance.
“Tu cosa…cos’hai sentito?” soffia lui, socchiudendo leggermente gli occhi.
“Non lo so. Come qualcosa di strano nello stomaco” mi ritrovo a rispondere come un automa, completamente ipnotizzata dal suo sguardo. Lui si scosta un pochino ed io riesco a riprendere finalmente a respirare, la testa che mi gira leggermente.
“Anch’io” sussurra aggrottando le sopracciglia.
Ci guardiamo per un secondo e poi scoppiamo a ridere. Lui mi lascia andare per piegarsi all’indietro e dare sfogo all’attacco isterico che sembra averci preso entrambi.
“Sembriamo due ragazzini che non hanno idea di cosa stanno parlando” commento asciugandomi le lacrime che sono riuscite a sfuggirmi. Lui si passa una mano tra i capelli, frenando le risate.
“E quindi cosa facciamo?” chiede dopo un po’, quando sembriamo esserci calmati entrambi.
“Io proporrei di andarci piano e di chiarirci prima le idee” continua, notando che non ho intenzione di rispondere alla sua domanda che mi ha riportato improvvisamente alla realtà.
“No” sussurro all’improvviso. Lui aggrotta impercettibilmente le sopracciglia e piega un po’ la testa di lato.
“No?”
Scuoto la testa e mi impongo di guardarlo senza sciogliermi.
“Neanche tu puoi essere la seconda scelta di nessuno, Lou. Soprattutto la mia, ed io…sono ancora troppo confusa. Io…” provo a spiegarmi, ripetendo le sue parole di poche ore prima, quando mi ha sorpresa con la sua improvvisa dolcezza, per poi baciarmi di slancio. Lui arriccia le labbra infastidito dalla mia opposizione.
“Perché no?”
“Te l’ho detto. Non ho intenzione di farti sentire come una seconda scelta, l’hai detto anche tu. Come me, tu meriti una persona a cui piaci per come sei, solo tu. Ed io in questo momento…”
“Ehi, non ti ho mica chiesto di sposarmi!” esclama lui, interrompendomi con voce dolce ritrovando improvvisamente il sorriso. Lo guardo, sforzandomi di sorridere, e lui mi sfiora la guancia con una carezza che mi fa rabbrividire.
“Lo so che sei confusa, che… provi qualcosa per Zayn” deglutisce rumorosamente “Per questo non ti sto chiedendo di darmi una risposta adesso. Proviamo solo…a vedere come vanno le cose. Insomma, anch’io devo ancora rendermi bene conto di quello che sta succedendo!” esclama, passandosi una mano tra i capelli.
Riesco solo ad annuire. Chi sa perché ogni volta riesce a rigirare la storia a suo favore.
“Ok, quindi…Facciamo finta che non sia successo niente?” chiedo confusa, non capendo bene le sue intenzioni.
“No!” esclama, quasi urlando e facendomi sobbalzare spaventata.
“Scusa” abbozza un sorriso “Però non voglio che tutto torni come prima”
“E allora cosa vuoi?” gli chiedo, sentendo bruciare qualcosa dentro di me e ritrovandomi improvvisamente impaziente della sua risposta e desiderosa che sia quello che voglio sentirmi dire.
“Io…voglio…”
Dai, dillo. Per favore.
“Non lo so. Vorrei solo che fosse più facile”
Sbuffo, guardandolo di sottecchi.
“Sento che non ne usciremo vivi da questo discorso” aggiunge sospirando rumorosamente. Rido, trascinando anche lui con me.
“Allora facciamo una pausa” propongo, stremata anch’io dalle mille emozioni contrastanti che sto provando in questi momenti.
“Ci sto. Mangiamo qualcosa” mi dice, porgendomi la mano. Deglutisco, di nuovo tesa e lui se ne accorge.
E’ stato istintivo il suo gesto, lo so. E’ normale per noi tenerci per mano, l’abbiamo sempre fatto, fin da quando eravamo bambini e aveva paura a lasciarmi attraversare la strada da sola.
E’ questo che mi ripeto come un mantra, mentre mi costringo ad afferrare la sua mano. Lui sorride soddisfatto e incrocia le sue dita tra le mie.
Ok, questo forse non è proprio istintivo.
Senza tanti ripensamenti o imbarazzi mi trascina in cucina, offrendomi la torta al cioccolato che aveva preparato la mattina prima insieme ad una tazza di the caldo.
Chiacchieriamo normalmente, davvero come se non fosse successo niente. Ma io so che i sorrisi che mi riserva non sono come i soliti sorrisi. E che quando la sua mano sfiora la mia, o la mia guancia, o i miei capelli, non sono semplici gesti d’affetto.
Ma non riesco a ritrarmi, inspiegabilmente questi contatti mi piacciono, mi fanno sentire bene, completa e leggera.
Finché il suo vizio di rovinare le situazioni perfette non fa capolino e si blocca nel bel mezzo della stanza mentre stiamo tornando in salone. Mi afferra il braccio, costringendomi a fermarmi con lui, ed io lo guardo sorpresa.
“Posso baciarti?” mi chiede, senza staccare per un secondo gli occhi dai miei, quindi senza permettermi di pensare lucidamente.
“Cos’è il secondo round?” chiedo sarcastica, sviando la domanda. Lui scoppia a ridere lasciando scivolare la mano dal mio polso per tornare ad intrecciare le dita tra le mie.
“In un certo senso” annuisce abbozzando un sorriso. Sospiro, guardandolo di traverso.
“Te l’ho detto come la penso” comincio “Io…non mi sembra giusto. Non quando ancora non sono sicura di niente” cerco di spiegargli. Non voglio assolutamente considerare Louis un ripiego e ho intenzione di aspettare, prima di peggiorare (o migliorare) la situazione tra noi.
Devo prima liberarmi dei sentimenti che ancora, mio malgrado, so di provare per Zayn.
“Ho capito. Non importa” sussurra sciogliendo la presa e distogliendo lo sguardo. La sua resa così immediata e il suo sguardo triste scatena qualcosa in me, una scarica elettrica che mi scuote tutto il corpo, e le mie mani si muovono da sole, dotate di vita propria.
Al diavolo i pensieri.
Gli afferro di nuovo la mano e lui alza lo sguardo sorpreso, puntando i suoi occhi nei miei.
E’ un attimo, un millesimo di secondo, poi le sue labbra si avventano sulle mie.
Così, di colpo, spengo l’interruttore del cervello e mi lascio andare, permettendogli di distruggere le mie difese, le mie paure, i miei pensieri, uno dietro l’altro. Lui mi si avvicina e lascia andare la mia mano, solo per permettere ad entrambe le sue braccia di andare a cingere i miei fianchi, per attirarmi ancora di più a se.
Ho caldo, sono stordita dal suo sapore dolce, dal suo profumo e dal calore del suo corpo. Forse per questo la situazione comincia piano piano a sembrarmi reale e mi rendo conto che sta succedendo veramente, sto baciando Louis.
Louis l’amico, il confidente, il fratello maggiore che non ho mai avuto.
Bene.
Sarebbe da rinchiudermi in un manicomio solo perché sto pensando  a queste cazzate mentre Louis preme con enfasi le sue labbra per cercare di aprire le mie ed approfondire il bacio. Lo lascio fare, dischiudendo le labbra e un mugolio soddisfatto gli esce di bocca, prima di avventarsi nuovamente su di me.
No, non ne usciremo vivi da questo discorso.
Probabilmente per il fatto che ormai ci siamo tutti e due troppo dentro e sarà difficile tornare indietro, quasi impossibile.
E forse piano piano i sentimenti che comincio a provare per Louis supereranno quelli già sbiaditi per Zayn.
Almeno è quello che spero.
 
 
Quando, la mattina dopo, entro a scuola mi sento come se tutti quanti mi fissassero. So che è solo una mia sensazione, che solo io e Louis sappiamo cosa è successo tra noi in quel pomeriggio pieno di emozioni, ma forse l’ansia di incontrare l’unica persona che potrebbe sapere qualcosa mi rende leggermente paranoica.
Mi dirigo a passo lento al mio armadietto, augurandomi di non trovarla lì ad aspettarmi.
Ma so che le mie preghiere sono inutili, infatti appena giro l’angolo la vedo, poggiata al mio armadietto con espressione impaziente, e stranamente sola.
Sospiro, preparandomi al suo interrogatorio.
“Ciao” bell’inizio, Lis, complimenti.
“Ok, Louis non ha voluto dirmi niente. Quindi mi aspetto da te un resoconto super dettagliato” mi dice tutto d’un fiato.
E’ buffo, sembra quasi che ci siamo scambiate; di solito sono io quella esuberante e con la parlantina quasi fastidiosa.
Ora capisco quanto sia difficile sopportarmi.
La guardo, senza impedire al sorriso emozionato di fare capolino, e lei capisce di aver esagerato.
“Ok, scusa” si arrende “Ti ho assalita senza nemmeno salutarti, lo so”
Fa tutto da sola, sta mattina, e la cosa mi rassicura. Probabilmente si è anche immaginata la possibile serata che abbiamo passato io e Louis.
E sicuramente il suo sogno include una serata di fuoco e fiamme.
Arrossisco a quel pensiero sentendomi un po’ delusa del fatto che non è andata per niente così. Dopo quel bacio, e poi un altro, e un altro ancora (credo di averne perso il conto) ho deciso che era ora di tornare a casa prima di finire a fare qualcosa di cui poi ci saremmo potuti pentire.
Un po’ contrariato lui mi ha lasciata andare accompagnandomi alla macchina, per poi baciarmi ancora, e ancora, e ancora.
Non so con quale forza di volontà sono riuscita a staccarmi da lui e a mettere in moto prima di un altro suo improvviso assalto a cui sapevo non avrei saputo resistere.
“Ehi, sei ancora con noi?” cantilena Julie, schioccandomi le dita davanti al viso e riportandomi alla realtà.
“Si, scusa” mormoro imbarazzata, prendendo i libri dal mio armadietto e richiudendolo.
Il suo sorriso ha un che di malizioso che comincia a preoccuparmi.
“Allora, che aspetti a darmi tutti i dettagli piccanti?” chiede. Alzo gli occhi al cielo.
“Nessun dettaglio piccante, smettila di pensarlo. Non abbiamo fatto…niente” deglutisco. Lei mi guarda, scettica.
“Non penso che mio cugino sia riuscito ad intavolare un discorso con te senza poi saltarti addosso. E mi sembrava abbastanza su di giri quando sono passata a casa questa mattina, quindi non credo che niente sia la definizione adatta” mi dice con un sorriso furbetto. Sbruffo di nuovo, sentendo le guance andarmi a fuoco.
“Ok, ci siamo baciati” sbotto, rossa fino alla punta dei capelli. Julie spalanca la bocca e mi abbraccia di slancio, squittendo qualcosa al mio orecchio.
Io mi sento subito meglio, avevo bisogno di dirlo a qualcuno e non c’è cosa migliore di tornare a confidarmi con la mia migliore amica.
“E com’è stato? Ammetto che sentirtelo dire sarà più che strano, perciò cercherò di non pensare che stiamo parlando di Louis” dice, facendo una piccola smorfia. Scoppio a ridere prendendola a braccetto e cominciando a trascinarla verso la nostra classe, improvvisamente impaziente di rivelarle ogni singola cosa che ho provato.
“Beh, all’inizio ero un po’ titubante. Insomma, non credo sia giusto dal momento che ancora…” mi blocco, guardandola improvvisamente con la paura di poterla offendere. Ma lei sorride e annuisce.
“Dal momento che ancora provi qualcosa per Zayn” finisce la frase per me, solo un po’ di tensione nei suoi occhi.
“Esatto. Però a quanto pare né io né lui siamo riusciti a resistere e, Julie, credimi se ti dico che non avevo mai provato niente del genere” mi lascio andare, con un sorriso emozionato e sentendo il battito del cuore aumentare al solo pensiero delle sue labbra morbide sulle mie.
Il sorriso di Julie si allarga e mi da un buffetto sulla guancia.
“Sono felice” mi dice. Io annuisco.
“Anch’io, stranamente. Non lo so, mi sono sentita completa. E anche se c’era un po’ di imbarazzo, era come se fosse una cosa naturale tra noi” non so se sono riuscita a spiegarmi ma le mie sensazioni erano talmente indescrivibili che è difficile trovare le parole adatte.
Lei mi stringe la mano, mentre entriamo in classe e ci sediamo al nostro banco, in attesa dell’arrivo della prof.
“Lo so come ci si sente. E sono davvero felice per te” mi dice con un sorriso emozionato. Ricambio e improvvisamente mi tornano in mente le sue parole di poco prima. Aggrotto lievemente le sopracciglia e lei mi guarda confusa.
“Perché hai detto che Louis non ha voluto raccontarti niente, stamattina?” calco sull’ultima parola e lei sbianca, sapendo dove voglio andare a parare. E’ solo un attimo, perché poi un sorriso da ebete fa capolino sul suo viso.
“Beh, perché non sono rientrata ieri sera” dice lievemente in imbarazzo. Mando giù il nodo che improvvisamente mi chiude la gola e mi impongo di sorridere.
“C’è qualcosa che devi dirmi?” le chiedo, cercando di mostrarmi tranquilla.
Lei mi scruta attentamente, cercando qualcosa nei miei occhi, e sembra trovarlo perché sorride e prende un bel respiro.
“Si” annuncia, arrossendo.
“Oh, mio Dio. Voi due avete…” l’esclamazione mi si blocca in gola e lei annuisce, tutta sorridente. “Wow. E come…com’è stato?” mi ritrovo a chiederle, non riuscendo a capire perché provo solo un’infinita felicità per lei e alcun tipo di gelosia.
“Meraviglioso. Lui è…perfetto, Lis” mi dice con gli occhi lucidi. Sorrido, stringendole la mano.
“Perfetto per te” annuisco, completamente consapevole delle mie parole e capendo finalmente cosa devo fare e quale strada prendere per essere felice.
La strada che mi porta a Louis.







BUON ANNO, ragazze!
Meglio tardi che mai, no? :)
Allora, ehm, lo scorso capitolo non ho fatto uso del mio solito angolino perchè mi sentivo leggermente in imbarazzo.
Però voi con le vostre recensioni dolcissime (le leggo sempre tutte, e non smetterò mai di amarvi) mi avete tirato su di morale e mi avete fatto capire che non era orrendo come pensavo.
Quindi, grazie **
Allora, tornando a noi. Volevo dire che mancano si e no tre capitoli alla fine di questa storia, compreso l'epilogo.
E poi mi dedicherò a scrivere, per tutte quelle che lo stanno aspettando, il seguito di
Summer paradise with you.
Perchè io mantengo sempre le mie promesse ;)
Ora vado, mi devo preparare mentalmente a tornare a pallavolo dopo due settimane di ozio. Sento che stasera quando tornerò a casa sarò distrutta çç
Spero che il capitolo con questi due ammmori (che mi sembrano tutti e due piuttosto confusi :/) vi sia piaciuto.
A presto, spero.
-S.

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** What color? ***


Love is just a mess.



(31)What color?
 
 

Quando le cose sembrano tutte andare per il meglio, quando ti sembra che tutti i problemi sono stati risolti, che finalmente puoi dichiararti felice di poter vivere una vita tranquilla… Ecco, è lì che devi iniziare a preoccuparti.
Le giornate scorrono tranquille e, anche se tra Louis e Lis ancora non è niente di ufficiale, sono convinta che nel giro di al massimo di una settimana quei due si dichiareranno innamorati ufficialmente l’uno dell’altra. Sono troppo carini insieme, anche se a dirla tutta mi sembrano due rincoglioniti, perché ogni volta che si guardano arrossiscono come peperoni e cominciano a balbettare.
Mi sembra di avere a che fare con due ragazzini alle prese con la loro prima cotta.
Ma, tolto qualche inutile imbarazzo, sono decisamente perfetti insieme.
Stessa definizione che mi verrebbe da dare a me e Zayn. Non abbiamo ancora parlato di quello successo quella notte a casa sua, tranne qualche sua solita battutina provocante, ma so che dovremmo farlo, soprattutto discutere di quelle due paroline volate al vento che ancora non sono riuscita a capire da quale bocca siano uscite.
Ma non trovo mai il coraggio di aprire il discorso, un po’ per timore di non so cosa, un po’ perché ogni volta che provo a parlare lui mi zittisce con i suoi baci.
“E’ che le tue labbra sono troppo provocanti” si giustifica sempre, con un sorriso innocente, che mi fa decisamente scoppiare il cuore. Che non posso fare più a meno di lui ormai è evidente.
Quello che mi resta da capire è se quello che provo per lui sia…amore.
E devo dire che le probabilità sono abbastanza alte.
Harry sbruffa, camminando accanto a me per il corridoio della scuola, e mi riporta alla realtà distogliendomi dai miei pensieri.
C’è un po’ di agitazione nella scuola, una strana eccitazione soprattutto su tutti i visi delle ragazze e i rappresentanti d’istituto girano in masse attaccando strani cartelli sui muri.
Ma io non ci faccio caso, decisamente troppo persa tra i miei pensieri nel mio mondo felice.
“Che c’è?” chiedo ad Harry, notando la sua faccia scocciata. Sono un po’ di giorni che è leggermente intrattabile, ma non riesco a capire cosa gli passi per quella testa bacata, penso sia solo un periodo di quelli in cui odia il mondo.
“Odio questa scuola” afferma. Mi sforzo di non ridere.
“Ma che novità!” esclamo sarcastica. Lui mi rifila un’occhiataccia.
“Non sfottere, sono sicuro che appena sai di cosa sto parlando la odierai anche tu” borbotta infastidito, mentre raggiungiamo la mensa e ci sediamo al nostro solito tavolo, dove ci aspetta un sorridente Liam e Niall perso nella profondità della bocca di Cloe.
Arriccio il naso, cercando di ignorarli, e ricambio il sorriso di Liam.
“Ciao, Payne”
“Julie” dice a mo’ di saluto, per poi voltarsi verso Harry, che si lascia cadere a peso morto accanto a me.
Liam ride e lo indica.
“Che ha fatto stavolta?” chiede. Mi stringo nelle spalle.
“Me lo stava appunto per dire. Che hai oggi musone?”
Lui sbruffa e apre bocca per dire qualcosa, ma viene interrotto dall’urletto entusiasta di Lis che si precipita al tavolo.
La guardo stupita, lei traboccante di gioia che sembra non poter fare a meno di saltellare sul posto e battere le mani come una piccola foca.
“Ecco, appunto. Ci pensa lei a dirtelo” mormora Harry, capendo a differenza mia il motivo di tutto quest’entusiasmo.
“Ehi, che succede?” le chiedo lasciandomi scappare un sorriso e tirandola giù seduta accanto a me.
Mi guarda, gli occhi che le brillano e prende fiato.
Anche Niall e Cloe sembrano interessati, perché smettono di divorarsi a vicenda e prestano attenzione alla scena.
“Andrò al ballo d’ inverno!” dice tutto d’un fiato, impaziente di rivelarmi il grande segreto.
Ecco svelato il perché di tanto entusiasmo a scuola.
“Il ballo d’inverno?” le faccio eco, sorpresa.
Cloe interviene, annuendo anche lei entusiasta.
“Si, quest’anno l’ha organizzato anche la nostra scuola, in palestra” mi informa con un gran sorriso.
Lis annuisce di nuovo, battendo le mani.
“Ed io non vedo l’ora di andarci!” squittisce.
“I balli sono una cosa inutile” dico semplicemente.
“Già” si aggiunge Harry con una smorfia. Lis scuote la testa sconsolata.
“Dimenticavo che sei un maschiaccio con l’aspetto di una ragazza” borbotta. Faccio spallucce e Lis mi lancia un’occhiataccia.
“Davvero, J. Hai anche un ragazzo che ti ci vorrà portare sicuramente” mi fa notare Cloe. Niall le sorride.
“Anche tu hai un ragazzo che ti ci vuole portare” le sussurra, facendola arrossire.
Alzo gli occhi al cielo e faccio per ribattere.
“Portare dove?” ci interrompe Zayn, raggiungendoci e spostando Harry, per sedersi accanto a me.
“Ciao, teddy” soffia ad un centimetro dal mio viso, per poi salutarmi con un dolce bacio sulle labbra.
“Al ballo d’inverno” squittisce Lis, rimediando una mia occhiata di fuoco.
“Oh” balbetta Zayn, sorpreso, per poi fare una smorfia.
“Odio i balli” borbotta. Deglutisco, annuendo e sforzandomi di sorridere. Lis gli lancia un’occhiataccia.
“Non guardarmi così. Penso siano la cosa più inutile che esiste. Dimmi che senso ha vestirsi come pinguini per poi buttarsi in una sala piena di gente come te, a cui magari neanche piace ballare!” continua con sarcasmo.
“Già” replico flebilmente. Lui aggrotta le sopracciglia, scrutandomi confuso dal mio tono di voce.
“Comunque, è tra una settimana e tu, Julie, dovrai aiutami a scegliere il vestito più bello che ci sia!” riparte Lis, parlando a macchinetta quasi senza respirare.
“Io non sarei così entusiasta, ricordati che devi prima trovarti un accompagnatore” interviene Harry, con il solito sorrisetto strafottente. Io mi godo uno dei loro soliti battibecchi, mentre Zayn si ammutolisce, limitandosi ad accarezzarmi la schiena con la mano, risalendo la mia spina dorsale, per poi scendere giù, provocandomi brividi di piacere.
“Chi ti dice che io non l’abbia già trovato?” replica Lis, incrociando le braccia al petto soddisfatta.
Trattengo a stento una risata, perché so che Harry ancora non sa niente della storia con Louis.
Louis mi ha pregato di stare zitta, perché avrebbe voluto dirglielo lui, ma a quanto pare ancora non l’ha fatto.
“Perché è impossibile che un ragazzo riesca a sopportarti, Lissy” replica al volo lui, con un sorrisetto amabile.
Lis drizza le spalle e alza il mento, fiera di se.
“E invece io ti dico che ho trovato un ragazzo, un meraviglioso ragazzo, a cui non dispiace sopportarmi. Neanche un po’”
“Buon per lui” ribatte Harry, scettico. Lis fa spallucce e comincia a parlottare fitto con Cloe, organizzandosi su come, quando e dove andare a comprare questo fantomatico vestito. Harry sospira, dando una pacca sulla spalla di Liam.
“A quanto pare noi due siamo gli unici rimasti senza accompagnatrice” borbotta. Liam lo guarda alzando un sopracciglio.
“Parla per te” gli dice, prima di ammiccare verso il tavolo accanto al nostro e puntare una ragazza del secondo anno che ci stava guardando e che distoglie immediatamente lo sguardo, arrossendo.
Harry sbruffa di nuovo, incrociando le braccia al petto.
“Odio questa scuola” ribadisce, scatenando le nostre risate “Vorrà dire che straccerò Louis con un torneo di FIFA all’ultimo sangue” si arrende con un altro sospiro.
“Non puoi farlo” se ne esce Lis, distratta dalla conversazione con Cloe.
“E perché no?” chiede Harry con sguardo di sfida. Vedo Lis arrossire e schiarirsi la gola, in imbarazzo.
Se avessi una macchina fotografica sarei già pronta, sono sicura che l’espressione di Harry sarà impareggiabile.
“Preparati, Styles. Questa sarà una bella botta” sussurro. I suoi occhi guizzano su di me, per un secondo preoccupati.
“Perché è Louis che mi accompagnerà al ballo” replica Lis, come se fosse una cosa ovvia e naturale.
Il silenzio cala sul nostro tavolo, tutti guardano Harry, decisamente impietrito.
L’avevo detto che sarebbe stato da fotografare!
Improvvisamente, Harry scoppia a ridere, portandosi le mani alla pancia, e sento Zayn ridacchiare accanto a me, tornato finalmente dal suo stato di mummia silenziosa. Lo guardo divertita e lui mi sorride.
“Si…come no…Louis” dice tra le risate. Lis arrossisce e stringe le labbra, senza rispondere.
Do’ un colpetto alla testa ad Harry e lui frena le sue risate, guardandomi male.
“Si, idiota. Louis sta con Lis, smettila di ridere” gli dico. La sua bocca si spalanca, talmente tanto che ho paura che la mascella possa staccarsi.
“E chiudi quella bocca, se non vuoi che diventi un covo di mosche” aggiungo con un sorriso.
“Non ci posso credere” balbetta.
“Dovrai farlo” mormora stizzita Lis. Lui deglutisce, gli occhi ancora sbarrati.
“Louis dovrà spiegarmi perché non me ne ha parlato” mormora poi, accettando finalmente il fatto.
“Probabilmente perché si aspettava questa tua reazione stranita e…”
“E perché poi non è ancora qualcosa di…ufficiale. Noi stiamo solo…provando” finisce la frase per me Lis, imbarazzata come non mai. Le faccio un sorriso incoraggiante e lei sembra sollevarsi un pochino.
“Questa me la pagherà” dichiara Harry, assottigliando lo sguardo. Lis alza gli occhi al cielo e si rituffa nella conversazione con Cloe, mentre Zayn da una pacca amichevole sul ginocchio di Harry, che sembra bollire dalla rabbia.
Povero piccolo riccio, rimane sempre fuori dal mondo.  
 
 
 
 
“Allora, dobbiamo decidere che colore indossare e dobbiamo sbrigarci ad andare a comprare il vestito, se non vogliamo rimanere senza” continua a parlare Lis, mentre  ci avviamo verso la palestra. Zayn mi stringe impercettibilmente la mano, mentre chiacchiera con Harry che non fa altro che borbottare sul fatto che il suo migliore amico gli abbia nascosto una cosa ‘così importante’. Ricambio la stretta e abbasso la voce, per non farmi sentire da Zayn.
“Lis, io non credo che verrò” sussurro. Lei si blocca e i suoi occhi guizzano verso Zayn.
“E perché mai?” bisbiglia. Mi stringo nelle spalle.
“Primo perché sai che odio i balli. Secondo perché non credo che lui…” lascio la frase in sospeso, ma lei annuisce capendo cosa intendo dire.
Arriviamo davanti alla palestra, ancora chiusa, e lei mi tira via, facendomi sedere su una panchina, a distanza di sicurezza da orecchie indiscrete.
“Ma tu vorresti venirci” osserva. Distolgo lo sguardo.
“No, non credo. Insomma, non mi è mai piaciuto questo genere di cose, lo sai”
“Però?” mi incalza, un mezzo sorriso vittorioso sulle labbra. Sospiro.
“Però…L’idea di andarci con Zayn e passare una serata diversa, insieme…”
“Quindi vorresti venirci” dichiara, con un gran sorriso. Sento il sangue colorarmi le guance e guardo Zayn, che adesso sta ridendo per qualcosa detta da Liam, e sospiro.
“Credo di si”
Lei mi illumina con un altro sorriso e mi stringe la mano.
“Allora te lo chiederà” afferma. Schiocco la lingua e la guardo di traverso.
“Si, certo. E cosa te lo fa pensare?”
Lei mi indica con lo sguardo Zayn ed io mi volto, notando che ci sta guardando di sottecchi. Gli sorrido per tranquillizzarlo e torno a guardare Lis, visibilmente soddisfatta.
“Perché sembra conoscerti meglio di chiunque altro e capirà che tu vuoi andarci, quindi ti ci porterà” assicura.
“Anche se lui ne farebbe volentieri a meno?”
“Anche se odiasse andarci. Lo farebbe, per te” Sospiro sollevata e sorrido.
“Quindi preparati, perché questo sabato si va a fare shopping!” squittisce alzandosi.
“E’ questo quello che mi preoccupa di più” mormoro seguendola e raggiungendo i ragazzi, proprio mentre il custode sta aprendo la palestra. Appena mi avvicino, Zayn mi posa una mano su un fianco e mi sorride.
“Tutto bene?” mi chiede con un sorriso dolce. Annuisco e mi alzo sulle punte dei piedi per baciargli la guancia.
“Ci vediamo dopo” gli dico, per poi entrare con Lis negli spogliatoi.
“Oh, ha capito tutto” mormora Lis emozionata, battendo le mani. Alzo gli occhi al cielo.
“Piantala! Comunque penso che ne farà a meno. Hai sentito che ha detto? Lui odia questo genere di cose…”farfuglio.
“Perché ti devi fare tutti questi problemi? Te l’ho detto, lo farà”
Faccio spallucce, mentre entriamo in palestra e cominciamo a scaldarci.
Zayn mi fa l’occhiolino da lontano ed io mi sforzo di sorridergli, un po’ scoraggiata. Lui aggrotta impercettibilmente le sopracciglia e blocca la palla, venendo verso di me. Harry sbruffa e alza le braccia al cielo, esasperato.
“Che succede?” mi chiede Zayn, con un sorriso vagamente preoccupato. Mi stringo nelle spalle.
“Niente, cosa dovrebbe succedere?”
“E allora perché sei strana da stamattina?” replica, centrando il punto.
“Zayn, dobbiamo scaldarci!” urla Harry. Lui sbruffa e gli lancia la palla, per poi guardarmi di sfuggita, invitandomi a parlare. Harry gli manda un palleggio alto e lui schiaccia.
“Non sono strana, sto bene” rispondo, mentre Zayn rimanda la palla in palleggio ad Harry e si piega per difendere la sua schiacciata.
“No, invece. Secondo me c’è qualcosa che devi dirmi” insiste, difendendo un’ottima palla.
Mi stringo nelle spalle mentre Lis mi sorride incoraggiante.
“No, niente” mi impunto, arrossendo però mio malgrado. Lui mi lancia un’occhiata spazientita, bloccando di nuovo la palla e voltandosi completamente verso di me.
“Tu, vuoi andare al ballo?” mi chiede con il fiatone.
Deglutisco rumorosamente, sentendo le guance andare a fuoco e Harry borbottare infastidito.
“Ne possiamo parlare dopo?” chiedo imbarazzata, mentre gli sguardi di tutti i componenti della squadra sono puntati su di noi.
“No”
“Signor Malik, che abbiamo intenzione di fare?” tuona il professore, fischiando nel suo amabile fischietto.
“Zayn, io…” ci riprovo.
“Rispondi”
“Signor Malik!”
Sbruffo.
“Ok, si. Ma non sei obbligato a portarmi. Possiamo fare altro se non…” ma lui mi interrompe, lanciando la palla al professore a afferrandomi per i fianchi per baciarmi, mettendo fine alle mie giustificazioni.
“Andrei da qualunque parte e farei qualsiasi cosa, con te” sussurra “Quindi, vuoi venire al ballo con me?” chiede con voce formale.
Sorrido. Un sorriso talmente grande che mi fanno male le guance, e gli afferro il viso tra le mani, per premere con forza le labbra sulle sue.
“Certo, signore” mormoro. Lui mi sorride e poi ci stacchiamo.
“Finito di amoreggiare, ragazzi?” ci chiede sarcastico il professore.
“Si, scusi prof.” risponde Zayn, mentre io arrossisco fino alla punta dei capelli.
“Bene, cercate di concentrarvi, c’è un campionato da giocare” ci ricorda.
“Un campionato da vincere, vuole dire” replico con un sorriso. Il prof. sospira sollevato.
“Così ti voglio, White” si complimenta, prima di spedirci in campo.
“Che colore?” mi chiede Zayn, dall’altra parte della rete.
Ci metto un secondo di troppo a capire la sua domanda.
“Blu, ovviamente” rispondo velocemente, prima di concentrarmi sulla palla alzata e saltare, per mettere a terra una schiacciata perfetta. Lui mi sorride, quasi meravigliato, ed io gli faccio l’occhiolino.
“E blu sia” risponde con enfasi.











Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Winter prom. ***


 Love is just a mess.


(32)Winter prom.
 
 

ZAYN

 
 
 
Sono teso. Dannatamente intrattabile e con i nervi a fior di pelle. Sapevo che chiedere una cosa del genere a Julie avrebbe portato solo guai per me, solo che vederla mentre ascoltava la sua amica tutta felice di andare al ballo, vedere quell’espressione leggermente delusa sul suo viso mentre cercava di sorridere…Non sono riuscito a resistere.
Dannazione, io odio i balli! Ma per lei farei tutto.
E’ questo che continuo a ripetermi mentre mia madre mi aiuta ad indossare la giacca del mio smoking. Sembro un pinguino, me lo sento.
“Sei bellissimo, tesoro” squittisce mia madre, portandosi le mani alla bocca. Alzo gli occhi al cielo, mentre Waliyha soffoca una risata.
Di tutti i giorni in cui lavora e non è in casa, mia madre proprio questo sabato deve avere libero?
Mi ha praticamente costretto a vuotare il sacco e a spiegargli la ragione per cui ho comprato questo stupido smoking.
“E poi voglio conoscerla, questa ragazza che dev’essere davvero importante, per essere riuscita a convincerti a portarla al ballo” dice per l’ennesima volta. Sbruffo, sistemandomi il colletto della camicia bianca.
“Si, mamma. Ti ho già detto che te la farò conoscere, piantala di ripeterlo. E non piangere, ti prego!” esclamo esasperato. Emotiva fino al midollo, rischia di essere travolta da lacrime di emozione.
Capisco che devo fare un bell’effetto vestito così, però emozionarsi perché un figlio porta la sua ragazza ad un dannato ballo è decisamente esagerato.
“Oh, mamma. Julie è bellissima e Zayn è innamorato” mormora Safaa, sospirando sognante e sistemandosi i capelli. Le sorriso e le do un buffetto sulla guancia, lei ricambia ed io mi accorgo a malapena che la sua insinuazione così timida e ingenua non mi abbia infastidito nemmeno un pochino.
Io sono innamorato di Julie.
Perché non trovo nessuna obiezione a questa frase, nessun modo per smentirla?
“Sicuramente, tesoro” risponde mia madre sorridendomi “Dev’essere perdutamente innamorato per fare un passo del genere” commenta. Mi spazientisco, sentendo il sangue colorarmi le guance.
“Ma quale passo, ma’? E’ solo uno stupido ballo” mi affretto a precisare. Walihya scoppia a ridere indicandomi.
“Ed è anche arrossito!” esclama, quasi piegandosi in due. Sbruffo, prendendo la cravatta e il fiore blu che dovrò appuntarmi nel taschino, uscendo a grandi passi dalla stanza.
“Vi odio” borbotto.
“Tesoro, dove vai?” mi urla dietro mia madre.
“Da Niall, ho appuntamento da lui e poi andiamo insieme”
“Comportati bene!” le solite idiote raccomandazioni.
“Mamma, non ho più due anni!” esclamo al limite dell’esasperazione, sbattendo la porta di casa.
Sento che scoppierò da un momento all’altro, per fortuna che Niall abita praticamente a due passi da casa mia e non occorre prendere la macchina, quindi posso sfogarmi con una camminata. Quando arrivo a casa sua, mi apre tutto trafelato, ancora in mutande e l’espressione a dir poco indaffarata.
“Oh, sei già qui” commenta, facendomi entrare, cercando qualcosa sul pavimento.
Già? Biondino, manca meno di mezz’ora” gli faccio notare, sedendomi tranquillamente sul divano.
“Lo so! Dannazione, mi sono addormentato mentre guardavo un film” sbotta, sospirando di sollievo quando trova le scarpe.
“Sei sempre il solito” ridacchio. Lui mi lancia un’occhiataccia.
“Si, ora vado a vestirmi. Se arrivo in ritardo anche oggi Cloe mi uccide” osserva.
“Mh, molto probabile. Se non consideri il fatto che ti ucciderò prima io per avermi fatto fare una brutta figura con Julie” replico con naturalezza. Lui sbruffa, infilandosi pantaloni e camicia.
“Piuttosto, sei pronto a morire?” mi chiede con un sorrisetto malizioso, mentre a fatica si fa il nodo alla cravatta.
“Che intendi?”
“Ho sentito Cloe e dice che Julie si è comprata un vestito che ti manderà il sangue al cervello” mi informa. Sento il cuore accelerare leggermente.
“Ah, si?”
“Già” replica, riuscendo ad infilarsi le scarpe e poi la giacca. Deglutisco, ritrovandomi a sorridere come un deficiente, e lui sospira alzando gli occhi al cielo.
“Ecco, sapevo che non avrei dovuto dirtelo” mormora tra se e se “Almeno cerca di tenere a freno gli ormoni finché non sarete soli. Non vorrai essere denunciato per atti osceni in luogo pubblico?” mi chiede malizioso.
Torno dal mio stato di trance, dove il mio pensiero era volato a Julie e al suo corpo caldo tra le mie braccia, e mi alzo, dandogli una pacca sulla spalla.
“Sei pronto?” gli chiedo cambiando discorso.
“Si, si” dice frettolosamente. Apre la porta e poi torna indietro.
“Merda, il fiore” borbotta, cominciando a cercarlo dappertutto.
“Niall, è sul tavolo” gli faccio notare. Lui si alza da terra, dove aveva cominciato a strisciare probabilmente pensando che il fiore si era nascosto sotto il pavimento, e mi sorride riconoscente.
“Grazie, amico” dice, prendendolo ed uscendo finalmente di casa. Lo seguo, salendo sulla sua macchina.
“Cosa faresti senza di me…”
“A volte me lo chiedo anch’io” mi sorride ed io scuoto la testa divertito.
Sono fortunato ad avere un amico così.
 
 


Quando arriviamo a scuola, tutta la tensione ritorna a galla e Niall se ne accorge. Parcheggia e si volta verso di me.
“Zayn, sei verde” mi fa notare. Prendo un bel respiro e mi asciugo il velo di sudore sulla fronte.
“Scendiamo” lui fa spallucce e mi asseconda, chiudendo poi la macchina.
Quando vedo centinaia di ragazze tutte agghindate, accompagnate da altrettanti ragazzi che sembrano realmente pinguini impacciati, mi sento mancare il respiro.
“Zayn, è un ballo. Non devi mica entrare in una palestra piena di vampiri pronti a succhiarti il sangue” cerca di rassicurarmi Niall, poggiandomi una mano sulla spalla. Gli lancio un’occhiata di sottecchi.
Lui e i suoi paragoni assurdi.
“Lo so. E’ che…so già che odierò questa serata. Dal primo secondo all’ultimo” grugnisco. Niall sorride, dandomi i nervi.
“Che diavolo hai da ridere?” sbotto. Il suo sorriso si allarga ed io sento che da un momento all’altro potrei prenderlo a pugni se non la smette.
“Dimentichi che ci sarà la tua Julie” mi suggerisce. A quel nome, il nodo che mi stringe lo stomaco si scioglie e mi sento un completo idiota.
Sto qui a farmi mille problemi, a preoccuparmi, a lamentarmi che odierò la serata, quando so che mi basterà vederla per sentirmi il ragazzo più felice del mondo.
Sono un coglione.
“Andiamo”
Niall scoppia a ridere, probabilmente si aspettava questa mia reazione, ma io lo ignoro, improvvisamente impaziente di perdermi in quegli occhi scuri che so mi stanno aspettando.
Quando una ragazza biondina, apparentemente irriconoscibile nel suo vestitino rosa, salta al collo di Niall squittendo un “Amore!” quasi fastidioso, mi rendo conto di essere arrivato a destinazione. Niall ride, stringendo la sua Cloe in un abbraccio e Louis mi saluta, così come fanno Lis e Harry, senza più l’espressione imbronciata, probabilmente perché ha già puntato una ragazza sola come lui, ma io non mi accorgo quasi di loro.
Perché c’è una stella, decisamente più brillante di tutte quelle che illuminano il cielo questa sera, che mi abbaglia, immobilizzandomi completamente sul posto.
Non è tanto il vestito, di un delizioso blu che risalta la sua carnagione chiara e che scorre delicato sulle sue forme, né i capelli, acconciati in una semplice treccia, che mi stupisce. E’ il suo viso, i suoi occhi, contornati da un semplice filo di matita, che mi mandano in panne il cervello.
E’ bellissima e, quando si accorge che la sto fissando, un delizioso rosa le colora le guance, rendendola ancora più meravigliosa.
Mi avvicino, incapace di stare fermo e mi blocco ad un passo da lei, che mi sorride emozionata.
Dopo quel sorriso, capisco che invitarla a questo ballo sia stata la cosa più intelligente che potevo fare. Niente è paragonabile alla sua espressione entusiasta e al suo sorriso dolce e innamorato tutto per me.
“Ciao” rompe il silenzio lei, la parola che esce dalle sue labbra morbide. All’improvviso mi viene voglia di baciarla, per sentire il calore delle sue labbra a contatto con le mie.
“Ciao, teddy” mi sforzo di sorriderle, mettendo a freno i miei ormoni.
Lei ridacchia e fa l’ultimo passo verso di me, eliminando tutta la distanza. Il suo odore, per niente di bagnoschiuma, o shampoo, o profumo, solo suo, mi invade le narici e mi chiude lo stomaco. Istintivamente  le poggio una mano sul fianco, attirandola a me. Lei mi carezza i capelli dietro la nuca e mi sorride di nuovo.
“Lo sai che sei bellissimo?” se ne esce con questa frase, soffiando sulle mie labbra che si dischiudono automaticamente.
“Non in confronto a te” replico, scorrendo velocemente il suo corpo con lo sguardo, per poi perdermi nuovamente nei suoi occhi, leggermente lucidi “Sei meravigliosa” soffio, per poi chinarmi leggermente e unire finalmente le nostre labbra. Lei sorride e poi si stacca, probabilmente rendendosi conto che non siamo soli e che qualcuno si sta schiarendo rumorosamente la gola per attirare la nostra attenzione. Ci allontaniamo, ma io non oso togliere il braccio dal suo fianco; voglio e devo sentirla vicina.
“Mi dispiace interrompervi, ma che ne dite di entrare e andare a scatenarci?” propone Louis, inaspettatamente il più impaziente del gruppo. Gli sorrido, mentre lui guarda complice Lis e lei arrossisce, provocando uno sbruffo e un’espressione schifata sul viso di Harry. Anche Julie se ne accorge e lo colpisce con una pacca dietro la testa, ammonendolo con lo sguardo.
“Che c’è?” gli mima lui con le labbra.
“Piantala, stanno bene insieme” gli dice, mentre i due si avviano all’interno della palestra seguiti da Niall e Cloe e da Liam e la sua compagna, una ragazzina del secondo anno, bionda e anche abbastanza carina.
Ma l’ho detto: non ci sono bellezze che possano competere con Julie sta sera, è veramente da mozzare il fiato.
Sorrido soddisfatto al pensiero che lei è solo e completamente mia.
“Si, certo. Sono bellissimi” borbotta Harry, rabbuiandosi. Julie alza gli occhi al cielo esasperata.
“Piantala di essere geloso, Louis è il tuo migliore amico e rimarrà tale. Non vuol dire che se sta con Lis abbandonerà te” gli assicura, probabilmente capendo il motivo del suo turbamento. Harry la guarda colpevole e lei gli sorride dolcemente.
“Dai, ora entriamo”
“E trovati una ragazza, Hazza. Non vorrei che mi cambiassi sponda” mi aggiungo sarcastico, rimediando una sua occhiataccia. Ma la mia frase sembra avere l’effetto desiderato perché lui schizza all’interno della palestra accendendo il suo radar alla ricerca di una qualche bella ragazza da abbordare. Julie scuote la testa divertita.
“Non cambia mai” commenta, guardandolo mentre sorride ammaliante ad una ragazzina del primo anno. Scoppio a ridere e trascino via Julie, scontandomi con due o tre coppie che stanno ballando.
Una quarta coppia ci spinge, facendoci finire esattamente al centro della ‘pista da ballo’. Ci guardiamo come due idioti, completamente immobilizzati mentre decine di ragazzi volteggiano accanto a noi. Lei arrossisce e si guarda intorno a disagio, così acceso da un istinto che non so neanche io da dove mi viene, dato il fatto che odio ballare, le afferro i fianchi e faccio aderire il mio petto al suo. Lei mi asseconda, allacciandomi le braccia dietro al collo e sorridendomi. Cominciamo a dondolarci sul posto, impacciati, ma non mi interessa cosa potrebbero pensare di noi gli altri, tutto il resto della palestra in questo momento è oscurato da lei, ed io non riesco a concentrarmi su altro.
“Noi due dobbiamo parlare di qualcosa, vero?” me ne esco, dopo qualche minuto di silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri. Peccato che il mio pensiero era volato per l’ennesima volta a quella notte, a quello che è successo e soprattutto a quello che ho detto. Lei non ha risposto, ma so che ha sentito benissimo, perché si è irrigidita per poi lasciarsi andare ad un sorriso emozionato.
Lo so che ha sentito, ma quello che continuo a chiedermi è perché non ha mai aperto l’argomento.
Che si senta in imbarazzo come me?
“Di cosa?” chiede, aggrottando impercettibilmente le sopracciglia. Prendo un bel respiro e decido che basta con i comportamenti da coglione codardo.
Io la amo, è così difficile da dire?
“Di quello che ti ho detto quella sera” La vedo impallidire leggermente e spalancare la bocca.
“Oh”
“Già” distolgo lo sguardo, nuovamente teso e imbarazzato. La sento sospirare e spostare le mani sul mio collo, per poi salire ad accarezzarmi le guance e costringermi ad incrociare il suo sguardo, incredibilmente tenero e un filino impaziente e emozionato.
“Cosa vuoi dirmi, Zayn?” bisbiglia. Sbruffo, cacciando fuori tutto il nervosismo e le mie mani stringono quasi inconsapevolmente di più i suoi fianchi, rievocando l’immagine di quando non c’era niente a coprire quella pelle candida e di come mi sentissi completo e felice a poterla stringere a me senza barriere.
“Vorrei cercare di spiegarti quello che sento, quello che…provo. Però faccio schifo con le parole e non so da dove iniziare” confesso, sentendomi sempre di più un coglione.
Ma dove è finito il ragazzo sicuro di se e senza preoccupazioni che c’era in me?
Dannazione, quando serve va sempre a farsi fottere!
“Dillo e basta, senza farla tanto difficile” mi suggerisce lei. Non me lo faccio ripetere due volte, anche perché non penso ci sia soluzione migliore e perché se ci rifletto un altro po’ va a finire che come al solito mi tengo tutto dentro.
“Ti amo, Julie” sputo fuori, sentendomi subito meglio, un sorriso soddisfatto e naturale che affiora sulle mie labbra.
Appena mi rendo conto di averlo davvero detto, vedo le sue guance colorarsi di un rosso più acceso del solito e i suoi occhi quasi uscire dalle orbite.
“Ecco, detto così forse è un po’ destabilizzante” farfuglia, posandosi una mano sul cuore, probabilmente preoccupata dalla sua andatura accelerata che quasi riesco a sentire anche io.
Rido, anche se in questo momento preferirei saltare, ballare, urlarlo al mondo intero.
Ma ringraziando il Cielo riesco a mantenere un po’ di dignità e sciolgo l’abbraccio, prendendole la mano e trascinandola via.
“Usciamo di qui” le dico, già oppresso da quel luogo e dalle mille orecchie e occhi indiscreti che sono solo d’impiccio a noi due. Lei mi segue senza tante obiezioni, probabilmente ammutolita dalla mia confessione.
Dovrei preoccuparmi del fatto di averla sconvolta e di non aver ricevuto una sua risposta immediata.
Ma tempo al tempo: io ci ho messo due mesi solo per rendermene conto.
La trascino fuori e ci allontaniamo solo di qualche passo, per sederci su una panchina illuminata solo dalla debole luce della luna.
La vedo rabbrividire leggermente e le porgo istintivamente la mia giacca, maledicendomi per averla fatta uscire di corse senza lasciarle prendere il cappotto.
“Zayn, lascia stare, ti prenderà qualcosa” protesta flebilmente, allontanando le mie mani. Le lancio un’occhiataccia e le metto la giacca sulle spalle.
“Non dire idiozie, ho gli anticorpi forti, io” replico, facendola ridere. Sorrido e mi avvicino, stringendola a me.
“Grazie” sussurra.
“Ancora sotto shock?”
“No, io…sono solo sorpresa” balbetta, arrossendo di nuovo per poi distogliere lo sguardo e puntarlo sulle nostre mani intrecciate.
“A volte mi sembra di conoscerti da una vita, come se siamo sempre stati insieme” confesso di getto, mandando a puttane il mio istinto a chiudermi in me stesso. Ci siamo, l’atmosfera è giusta per fare tutte le confessioni possibili.
Sono stufo di tenermi dentro tutti i miei sentimenti.
E anche se Niall probabilmente mi sfotterà a vita, prendendomi in giro per essere stato dannatamente emotivo e per essermi comportato da femminuccia, me ne infischio.
Ho anch’io una buona dose di scene di completa dolcezza dispensate dal nostro Horan verso la sua ragazza. Meglio che tiene a freno la lingua.
“Anche a me” replica lei, abbozzando un piccolo sorriso. Rincuorato dal fatto che non ha ancora perso dono della parola, le sorrido e la stringo di più. Lei sposta le sue gambe sulle mie, per poi accucciarsi contro di me e affondare la testa nell’incavo tra il mio collo e la spalla.
“E invece se ci pensiamo ci conosciamo da appena quattro mesi. E dobbiamo ammettere che non è stato proprio amore a prima vista” continuo accennando una risata. Lei ride con me, lasciandomi un inaspettato bacio sul collo che mi fa rabbrividire.
“Già, mi innervosivo solo a sentire la tua voce”
“Era perché già eri perdutamente innamorata di me, però non volevi ammetterlo” la stuzzico, maledicendomi poi per la stupida frase che ho sparato.
“Mh, non credo sia così, considerando che mi veniva voglia di ucciderti ogni volta che ti guardavo” replica invece lei, probabilmente senza accorgersi delle parole che ho usato, o forse ignorandole volutamente.
“Però ora è cambiato tutto, no?” mi ritrovo a chiedere, preso da un’ improvvisa ansia. Lei alza la testa, per guardarmi dritto negli occhi e dirmi la cosa più bella che potessi sentire.
“Si, ora sono perdutamente innamorata di te”
La bacio, senza più riuscire a trattenermi e sentendomi, per la prima volta nella vita, un uomo completo che ha trovato finalmente quello che stava cercando.
 













CIAO.
Sono ancora un po’ sconvolta perché ho appena visto il video di Kiss you e…WOW.
Cioè, sono un po’ da internare, completamente pazzi, ma è così che mi piacciono! Mi sembra quasi di essere tornata ai tempi delle scale, quando erano semplicemente loro stessi e facevano solo quello che gli passava per la testa.
Vabbè, basta malinconia, torniamo a noi.
Questo, ehm *tossisce*, era l’ultimo capitolo.
Sta a significare che c’è l’epilogo (che ho già scritto) e poi fine, chiuso, caput.
Sto una merda, ma prima o poi doveva finire anche questa, no?
Lo so che dico sempre le stesse cose, ma ogni volta che finisco una ff è sempre peggio çç
Vabbè, mi limito a ringraziare chiunque l’abbia letta, anche solo i primi capitoli per poi lasciare perdere, chi è arrivata con coraggio fino all'ultimo, chi ha recensito e mi ha seguita fino alla fine, chi l’ha messa tra le preferite/seguite/ricordate.
Siete state importanti, dalla prima all’ultima, infinitamente importanti.
Quindi, GRAZIE. Dal profondo del cuore.
Ok, questa era troppo smielata.
La pianto e scappo, prima che la mia ora giornaliera al computer finisca. Si, sono tornata alla vecchia punizione çç
Ah, sempre a chi interessa, farò in modo di pubblicare il primo capitolo di Summer paradise with you prima dell’ultimo di questa ff, perché non posso stare neanche un giorno senza una long in corso ;)
Ora lo sapete, quindi appena pubblico l’ultimo di questa sapete già che ho iniziato l’altra.
Ok, ok, la pianto di stressarvi.
A preeesto.
-S.

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Epilogo- Forever. ***





Ok, prima di lasciarvi leggere quest'epilogo, voglio ringraziarvi per l'ennesima volta per tutto quello che avete fatto per me, siete state davvero importanti e spero che, come me, non dimenticherete mai questa storia.
Love you all.
Sara



 Love is just a mess.

 
(33) Epilogo- Forever.

 
 

“Louis, vuoi muoverti? Rischio di arrivare in ritardo anche oggi!” sbotto per l’ennesima volta, i nervi a fior di pelle e l’istinto quasi bruciante di sfondare la porta del bagno e tirare fuori mio cugino per i capelli.
“Eccomi, eccomi!” urla, uscendo dal bagno ancora allacciandosi i pantaloni.
“Sia ringraziato il Signore” mormoro, mentre lui si infila le scarpe correndo giù per le scale e rischiando di rompersi la spina dorsale rotolando giù.
“Eccomi, sono pronto” esclama con un gran sorriso, infilandosi con un gesto fluido la giacca e prendendo le chiavi della macchina. Lo guardo male, precedendolo in cortile e salendo in macchina.
“Ancora non capisco come abbia fatto Lis a sopportarti fino ad adesso” borbotto, mentre lui mette in moto e parte a tutta velocità. Si volta per un secondo verso di me, lanciandomi un’occhiata divertita.
“Oh, sono arrivato in ritardo solo al primo appuntamento” replica. Schiocco la lingua.
“Si, però poi ti sei dimenticato del secondo, e ti sei addormentato al terzo”
“Dai, quel film era una palla!” si giustifica lui. Scuoto la testa.
“Sei impossibile”
Lui ride, mentre parcheggia la macchina con una sola manovra nel parcheggio della scuola. Ecco, se c’è una cosa che adoro di lui è che non ha freni, quando rischiamo di arrivare in ritardo. Prima che possa scendere e correre a raggiungere i miei, ancora per poco, compagni di classe, lui mi blocca afferrandomi un polso.
“Louis, ti prego” sbotto, voltandomi verso di lui esasperata. Mi ammutolisco all’istante, notando la sua espressione seria e un velo di lacrime che gli appanna gli occhi.
“Questo è l’appuntamento più importante, per te” comincia. Sotterro l’impulso di alzare gli occhi al cielo per lasciargli fare il suo discorso intelligente. E’ quasi obbligato, dato il fatto che tra meno di un’ora mi consegneranno il diploma e probabilmente non abiteremo più sotto lo stesso tetto.
Mi sono iscritta al college, non è molto lontano da casa, ma ha un dormitorio ed io voglio iniziare ad essere indipendente.
Louis mi mancherà, ma so che non sarò affatto sola: Lis verrà con me, da ottime quasi sorelle abbiamo gli stessi gusti ed era quasi scontato che la nostra scelta cadesse sullo stesso college.
E poi ci sarà Zayn, insieme ad Harry, che frequenteranno il college accanto al nostro.
Le nostre squadre di pallavolo si scontreranno in campionato, ma a parte questo rimarremo tutti uniti e amici, quello è un dato di fatto. L’unico dispiacere viene da quei piccoli idioti di Niall e Liam che hanno scelto un college abbastanza lontano, mandando in crisi le loro ragazze, soprattutto Cloe che rischiava di scoppiare a piangere ogni volta che guardava il calendario e che si rendeva conto che la scuola stava per finire.
Ma ci siamo promessi che ci vedremo, tutti e ogni volta possibile.
“Stai cercando di farmi piangere?” chiedo, ritornando al presente e guardando Louis che cerca di trovare le parole adatte da dire. Lui ride e mi da un buffetto sulla guancia.
“Non ci riuscirei, sei troppo insensibile” commenta. Faccio per ribattere, ma lui mi zittisce con un gesto della mano e tornando alla sua espressione seria.
“Comunque, volevo dirti che sono orgoglioso e fiero di te. Sei diventata una donna, ormai. Anche se per me sarai sempre la mia piccola cuginetta rompipalle” chiude il discorso con il suo solito sorrisetto angelico e scoppio a ridere.
Al contrario di quello che dice lui, una lacrima scivola sulla mia guancia e mi affretto ad asciugarla, sorpresa. Lui mi sorride dolcemente ed io ricambio, emozionata dalle sue parole.
“Dai, ora vai o rischi di non prenderlo il diploma e dovrò rimangiarmi tutto” mi dice, spingendomi fuori dalla macchina.
Corro, cercando di non inciampare nel mio stesso vestito e infilandomi quell’orrendo cappello che ci hanno costretti a prendere. Raggiungo per un soffio i miei compagni mentre Meg, la donna che è stata la mia confidente in tutti questi anni di scuola, sta letteralmente sudando per metterci tutti in fila in ordine alfabetico. Sorrido a Lis, che mi saluta con la mano, gli occhi già pieni di lacrime e mi posiziono accanto a Zayn.
“Buongiorno, ritardataria” mi saluta. Mi alzo sulle punte dei piedi per schioccargli un bacio sulle labbra e lui mi regala uno splendido sorriso.
“Pronto ad entrare nel mondo dei grandi?” replico.
“Io sì. Sei tu quella che dovrebbe essere preoccupata perché sta anticipando il suo momento” replica con un sorrisetto, marcando il fatto che sono un anno avanti e che non dovrei essere a questa cerimonia come lui.
“Non è colpa mia se ho il cervello più sviluppato della media” ribatto facendogli la linguaccia. Lui scoppia a ridere e poi Meg ci richiama al l’ordine, controllando per l’ennesima volta che siamo tutti in ordine alfabetico e  accorgendosi che io non sono proprio nel posto in cui dovrei essere e spedendomi lì quasi a calci nel didietro. Lancio un sorriso a Zayn e mi affretto a raggiungere il mio posto, due persone dietro Lis, poi la signorina Conor sale sul palco allestito al centro della palestra per iniziare la cerimonia.
Dopo il suo discorso noi facciamo il nostro ingresso e ci sediamo nelle prime file delle sedie lasciate libere e con mia grande soddisfazione noto che il posto di Zayn è proprio dietro al mio.
Liam, il ragazzo che ha raggiunto la media di voti più alti, preso in giro allo sfinimento da me per essere un secchione, sale sul palco per il suo discorso finale. Ridacchio e lui guarda immediatamente me, per lanciarmi un’occhiata esasperata mista al divertito. Gli faccio l’occhiolino e lui comincia a parlare, ma io vengo immediatamente distratta da Zayn che seduto dietro di me, comincia a stuzzicarmi e a giocare con i miei capelli. Le sue mani sono calde e mi solleticano il collo provocandomi mille brividi. Superato l’imbarazzo iniziale nel rivelarci i nostri sentimenti e nell’esternare i nostri improvvisi desideri dettati dagli ormoni in subbuglio, siamo diventati una coppia ufficiale, di quelle che sembra non averne mai abbastanza, e ho capito che il mio ragazzo è decisamente insaziabile.
La cosa che mi fa sorridere di più è che ora abbiamo un’intera estate a disposizione e che la passeremo tutti insieme in campeggio.
Ovviamente, io dividerò la tenda con lui.
Prima che possa arrossire per i miei pensieri decisamente poco casti, parte un applauso che mi fa capire che il discorso di Liam è finito e quest’ultimo scende dal palco rosso fino alla punta dei piedi, per lasciare il posto alla signorina Conor che comincia a chiamarci in modo che il preside, dopo una stretta di mano e qualche parola e raccomandazione inutile, possa darci il nostro diploma e noi possiamo dichiararci finalmente liberi e non più schiavi di questa scuola.
Mi dispiace, ad essere sincera, e mentre guardo i miei compagni alzarsi e ritirare il loro diploma  aspettando il mio turno, mille immagini e ricordi legati alla scuola mi travolgono, riportandomi indietro nel passato e facendomi rivivere tutte le emozioni, belle e brutte, che ho provato qui dentro, soprattutto in questa palestra. Un nodo mi chiude la gola al pensiero che dovrò lasciare la mia squadra, con la quale quest’anno finalmente sono riuscita a vincere il campionato, e il mio allenatore, amato professore di biologia che, pur inconsapevolmente, ha accelerato il processo di innamoramento tra me e Zayn, costringendoci ad essere compagni di banco e co-capitani.
Mi mancherà tutto questo, mi mancherà avere un punto di riferimento così importante e a dirla tutta sono spaventata dall’ignoto, da quello che il prossimo inverno potrò trovare al college.
Ma smetto di pensarci all’istante, distratta dalla voce squillante della signorina Conor che chiama il mio nome, e mi affretto ad alzarmi con le gambe tremanti e ad andare a prendere il mio diploma. Un urlo entusiasta si leva dal pubblico e memorizzo a mente che più tardi dovrò uccidere mio cugino per avermi fatto fare la solita figura di merda.
Raggiungo il preside ma, prima che possa dire qualcosa, il professore di biologia si alza e gli strappa di mano il diploma, per porgermelo lui con un gran sorriso.
“Signorina White, ammetto di averla profondamente odiata in certi momenti, ma devo dire che non ho mai avuto un’alunna come lei e sono stato onorato di allenarla” mi dice tutto d’un fiato, gli occhi lucidi.
Ok, questa non me l’aspettavo proprio.
Forse è per questo che l’abbraccio di slancio sussurrandogli un “grazie” emozionato all’orecchio, prima di scappare via e sedermi al mio posto, sotto gli sguardi sbalorditi dei presenti.
“Devo preoccuparmi?” mi chiede Zayn, non appena la cerimonia è finita, afferrandomi per i fianchi e lanciando un’occhiata di fuoco al professore che si sta congratulando con il resto della squadra. Rido e gli lascio un bacio sulla mascella tesa, facendolo rilassare all’istante.
“Adoro quando sei geloso”
“Ho motivo di esserlo?” chiede preoccupato. Gli sorrido.
“Mh, questo non posso dirtelo” rispondo enigmatica. Lui mi lancia un’occhiataccia, ma la sua replica viene spazzata via dall’uragano Louis che mi prende tra le braccia facendomi girare in aria.
“E brava la mia cuginetta adulta!” squittisce. Vedo Zayn alzare gli occhi al cielo, mentre anche gli altri si avvicinano a noi e Liam e Niall lo abbracciano, congratulandosi a vicenda.
“Louis!” strilla qualcun altro. Lui mi molla di scatto, voltandosi con un sorriso luminoso verso la voce.
“Amore!” accoglie Lis tra le sue braccia, stampandole un bacio sulla bocca e facendola ridere.
“Ecco che ricominciano” borbotta Zayn, scuotendo la testa mentre i due riprendono a baciarsi come loro solito, facendo venire la nausea a chiunque sia nel raggio di cento metri.
“Ehi, adulti” ci saluta Harry raggiante, tenendo la mano a Katie, timida e silenziosa che è riuscita a rubargli il cuore la famosa sera del ballo d’inverno. Quella notte è stata determinante un po’ per tutti.
“Ciao, riccio” lo salutano tutti in coro.
“Ehi, Katie” saluto la ragazza, notando di come si stia nascondendo timidamente dietro di lui. Sono quasi cinque mesi che stanno insieme e che ci frequentiamo, ma la sua timidezza è ad un livello sconvolgente, ancora si deve abituare a noi e deve riuscire a lasciarsi andare.
Lei mi sorride e mi fa un gesto con la mano.
“Pulce, che ne dici se oggi pomeriggio voi ragazze fate un’uscita tra di voi e lasciate noi maschietti liberi? Poi ci rivediamo stasera alla festa” chiede Harry, un vago sorriso malizioso sulle labbra. Lo guardo alzando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto.
“Dipende da cosa avete intenzione di fare” replico al volo, Katie annuisce e lo guarda quasi con la mia stessa espressione scettica. Lui le fa gli occhi dolci, mentre Zayn interviene stringendomi per i fianchi e baciandomi la guancia.
“Teddy, andiamo solo a festeggiare il nostro diploma” mi dice con voce dolce. Lo guardo, scettica.
“Si, niente di che. Solo una birra tra amici” interviene anche Niall, sotto lo sguardo di Cloe.
Mi rivolgo all’unico tra questi cinque pazzi di cui mi posso fidare.
“Liam?” Lui mi guarda e cerca di mascherare un sorriso divertito.
“Tranquilla, J. Ci penso io a loro” mi assicura. Annuisco e i ragazzi sospirano tutti sollevati.
“Si. Ma sappiate che come vi divertirete voi, lo faremo anche noi” interviene Lis, staccandosi finalmente dalla bocca di mio cugino. Le sorrido complice e vedo Zayn impallidire e stringere convulsamente le mani sui miei fianchi.
E’ terribilmente geloso e adoro stuzzicarlo su questo.
Louis si imbroncia.
“Piccola, lo sai che tu sei solo mia, vero?” mormora. Lis ride e gli schiocca un bacio sulle labbra arricciate.
“Certo, tesoro” annuisce. Lui rotea gli occhi divertito e gli morde una spalla.
“Ehi!” protesta lei, colpendolo con uno schiaffetto sulla testa.
E così cominciano la loro lotta e noi ci allontaniamo, lasciandoli soli. Faccio per seguire Harry e Katie al bar della scuola, ma due braccia forti mi fanno cambiare direzione, trascinandomi lontano verso la nostra panchina. Lo seguo e mi siedo accanto a lui.
“Che hai?”  gli chiedo, ormai abituata ai suoi sbalzi d’umore e a vederlo passare dall’entusiasmo e l’eccitazione al nervosismo in un battito di ciglia.
Ma lui mi sorride, stupendomi del tutto.
“Niente, volevo solo salutarti per bene prima che tu vada a divertirti” dice, una nota di sarcasmo amaro nella voce.
No, non mi sono sbagliata sul fatto che il suo umore è del tutto cambiato.
Alzo gli occhi al cielo, schioccando la lingua.
“Oh, andiamo Zayn, Lis stava scherzando”
“Si, ma tu mi sembravi molto d’accordo con la sua proposta” mormora.
“Stai dicendo sul serio? Dio, quanto sei permaloso!”
“Scusa, se mi preoccupo che qualcuno possa portarmi via l’unica persona che amo!” sbotta, rosso in volto. Boccheggio, stupita dalle sue parole, mentre lui sbruffa fulminando qualunque cosa gli capiti a tiro. Mi passo le mani tra i capelli, schiarendomi ripetutamente la gola e cercando di riprendere un certo contegno.
“Stiamo litigando?” chiedo poi titubante. Lui mi lancia un’occhiata di sottecchi.
“No. Io non ci litigo con te” si impunta, come un bambino capriccioso. Trattengo a stento un sorriso, inchinandomi per portare il viso all’altezza del suo.
“Allora smettila di pensare quello che stai pensando e ascoltami” gli dico. Lui mi guarda, sbruffando di nuovo.
“Niente e nessuno, sentimi bene, nessuno, mi porterà mai via da te. Tu sei la cosa più bella che mi sia potuta capitare e di certo non ti lascerò mai andare” gli assicuro. Un piccolo sorriso spunta sulle sue labbra.
“E’ una minaccia?” chiede sarcastico. Sorrido.
“Vedila come vuoi, questo è quanto” Mi rialzo, ma non vado tanto lontano, perché lui mi tira giù, facendomi sedere sulle sue gambe. Gli circondo il collo con le braccia, mentre lui strofina il naso contro il mio.
“Scusa se sono sempre così lunatico”
“Tranquillo, ci ho fatto l’abitudine” Lui sorride di nuovo.
“E’ che ti amo, lo sai vero? E ho paura di perderti” bisbiglia. Chiudo gli occhi e mi sporgo per lasciargli un bacio a fior di labbra.
“Non ne abbiamo già parlato?” chiedo retorica “Io e te, solo questo conta per me”
Il suo sorriso si allarga e incrocio per un solo attimo i suoi occhi emozionati, prima che possa spazzare via ogni briciolo della mia concentrazione con uno dei suoi baci mozzafiato.
E’ normale che ci sia un po’ di paura, ma abbiamo un’intera vita davanti per fare le nostre esperienze, per imparare a conoscerci, ad amarci, a discutere per poi riconciliarci.
Di una sola cosa sono certa: niente ci separerà, quello che c’è tra di noi è troppo forte per essere anche solo scalfito.
 
 



THE END













 



 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1202234