Life is too short to wake up with regrets

di Sakura_no_Hana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1: the past. ***
Capitolo 2: *** Chapter 2: now. ***
Capitolo 3: *** Chapter 3: a new begin. ***
Capitolo 4: *** Chapter 4: the school. ***
Capitolo 5: *** Chapter 5: PRIMA PARTE why does everything happen always to me? ***
Capitolo 6: *** Chapter 5: ULTIMA PARTE why does everything happen always to me? ***
Capitolo 7: *** Chapter 6: something strange. ***
Capitolo 8: *** Chapter 7: knowing the person who's going to be special. ***
Capitolo 9: *** Chapter 8: this has been a bad day, but we should go on. ***
Capitolo 10: *** Chapter 9: can you understand what does it mean to me, ah? ***
Capitolo 11: *** Chapter 10: just a day all together. ***
Capitolo 12: *** Chapter 11: this is Halloween night. ***
Capitolo 13: *** Chapter 12: I'm the son of rage and love, y'know... ***
Capitolo 14: *** Chapter 13: happy birthday, bitch! ***
Capitolo 15: *** Chapter 14: the new friend/ the past comes back. ***



Capitolo 1
*** Chapter 1: the past. ***




Life is too short to wake up with regrets.
So love people who treat you in the right way, and forget who don't.
And believe that everything happens for a reason: if you have a chance, harvest it.
If it changes your life, do it.
Nobody said that it would be easy.
They promise only that it's worth it.




Chapter 1: the past.
L'estate è venuta ed è passata. Si, perché adesso siamo a fine agosto, e per me è ora di mettermi a studiare per quella scuola del cazzo che per me non vale nulla. Ma vabbè. Del resto non c'è nulla da dire, ha smesso di avere valore per me nel momento in cui la mia vita è morta, in senso metaforico. Ma ricordo ancora il giorno. Ma comincio almeno con il dire chi sono, perché chissà, magari questo diario va a finire nelle mani di qualcuno di intelligente che ne fa un'opera. E poi, chi lo sa, mi vengono a trovare quando ho novant'anni e mi vengono a chiedere di più. A novant'anni, quando non ricordi manco in che cazzo di posto ti trovi e non ricordi manco come cazzo ti chiami, e quindi sicuramente ti ricordi del tuo fottuto passato. Ma è così che è successo ai sopravvissuti del Titanic, è così che accadrà a me. Sono una ragazzina di diciassette anni, tutti mi immaginano come una emo masochista nullatenente, come i poveri cristi dell'antica Roma. Si, va bene, devo dire la verità. Ho amato studiare, amo studiare. Non sono una secchiona, ma sono molto curiosa, perciò decisamente non sono una tipa moscia e lunatica, come magari si deduce dalle mie borse sotto gli occhi causate dalle notti insonni, oppure dai miei discorsi da menefreghista o "da che cazzo me ne frega di che pensi tu tanto fra poco muoio". Dicevo no, la mia vita ha smesso di esistere, ma non io. La mia anima è ancora girovagare in cerca del corpo di qualcuno nel quale andarsi a mettere. Per rifugiarsi, per dimenticare il freddo che il mio corpo gli ha donato negli ultimi due anni. Posso descrivermi? Sono brutta, sono rinsecchita come un fagiolino nel mese di agosto, quando lo lasci all'aria per ore e senza acqua e niente, e lui muore. L'unica cosa che mi distingue da uno specchio, è il mio seno. Almeno quello si vede. Comunque, ho dei capelli da fare paura, lisci e mosci, neri come la pece, e non c'è che dire, rappresento lo stereotipo della ragazza del Sud Italia. Si, perché la mia carnagione non è scura, ma non è pallida, e i miei occhi sono l'unica cosa che mi distingue dal mio popolo. Mai vista una con gli occhi azzurri, ma proprio blu? Io nel Sud Italia non ne ho vista neanche una! Anzi no, una si. Io. Umorismo delle patate, lo so. Mi hanno sempre detto che il mio sarcasmo uccide tutti i comici. Ma se è per questo, loro uccidono me quando fanno le battutacce su cose sconce. Dirò pure un sacco di parolacce, ma certe cose mi fanno senso. Sono alta un metro e uno sputo, uno sputo come il paese in cui vivo. Un paese di nevrotici che non sanno manco loro dove si trovano, un paese che non conosce nessuno. Solo mezzo mondo, che però conosce l'arte che vi è intrisa nelle vene, non la gente che vi abita. Siamo come tante mosche, viviamo in una zona sismica, e ricordo che la prof di Italiano ci disse che saremmo morti tutti come topi se fosse successo un terremoto, perché la scuola non era organizzata. Cazzo che incoraggiamento. Se adesso penso al fatto che sarei potuta morire come un topo senza colpe, mi pento quasi di non aver pregato chissacchì per un bel terremoto riassestante. E già, perché il pensiero della morte non mi ha mai sfiorata, neanche un po'. Fino a quel maledetto giorno, si intende. Cinque agosto, lo ricordo. Avevo un fratello, fino a quel giorno, avevo anche un padre, una madre. Avevo una famigliola felice. Andavo bene a scuola, studiavo volontariamente, e adoravo la mia vita. Ma i miei compagni di scuola mi prendevano per il culo, mi dicevano che ero brutta, grassa, mal curata. Si, perché non sono mai stata una bella ragazza. Forse l'unica cosa bella di me sono gli occhi. Ma forse sono narcisista a dirlo. Comunque, la mia vena creativa c'è sempre stata. Una volta mi piaceva disegnare, ora non più. Una volta mi piaceva cantare e ascoltavo il pop adesso non più. Una volta avevo una specie di femminilità. Adesso è andata a farsi fottere. Credo che adesso la mia vita non sia un completo disastro, perché i miei amici mi rispettano e mi stimano, sto sempre con loro, condivido tutto con loro, non mi innamoro perché non ne sono più capace e ho smesso di soffrire quando la mia anima è svolazzata via. Sono un essere quasi totalmente inanimato di nome Jade o Christie, che sono i miei due altri nomi. Cioè il mio primo nome sarebbe italiano, un nome comune tra l'altro, Denise, ma non mi piace, perciò mi faccio chiamare così. A volte mi chiamano JJ, altre volte mi chiamano Giada, cioè l'equivalente italiano del mio soprannome, a volte mi chiamano Den, senza pensare che quel nome è morto, e quindi neanche rispondo se mi chiamano così. Lo sputo di paese nel quale vivo, si chiama ******, nel Sud Italia, una città decisamente disabitata, nonostante conti sessanta mila persone, ma è inanimata come la fossa di un morto. Certo, è poco dire che la mia vita sia stata distrutta, anche perché ho divagato troppo. Nella mia famiglia non c'è mai stato il senso del 'condividere'. Mia madre spesso era in conflitto con mia zia, o meglio le mie zie. E perciò non vedevo mai i miei cugini. Adesso li vedo, e se c'è una cosa che mi rimpiango, è che loro ora hanno il doppio dei mie anni e io li conosco appena. Perché dico questo? Perché la mia distruzione è cominciata dal problema di qualcun altro. Ritorno a quello che ho già detto. Cinque agosto, si, cinque agosto 1987. Che bell'anno, eh? Si, due anni fa, con l'esattezza. Ma che me ne frega? Ritorniamo al mio discorso. Mia madre era malata di una grave malattia, doveva spesso viaggiare perché nella città in cui vivo non ci sono mai state attrezzature adeguate. Insomma, viaggiava con mio padre, e io avevo quindici anni. Andavo a scuola, come è normale che sia, e frequento il liceo scientifico. Ma era estate, e perciò andavo ad una specie di scuola estiva. A dire la verità, quel giorno sarei dovuta restare a casa, perché non stavo troppo bene, e con me sarebbe rimasto mio fratello, perché era troppo piccolo per restare solo a casa. Ma io andai lì, e lui andò con loro. Per farla breve, quel giorno, ci fu un incidente. Lo sentii alla televisione. Tornai a casa all'ora di pranzo, a piedi, perché nessuno poteva venirmi a prendere. Ovvio, non c'era nessuno a casa. Se ci fosse stato mio fratello, mi avrebbe dato un passaggio con il suo triciclo, e ci avrebbe messo tre ore per arrivare. Gli avrei risparmiato la fatica. Tornai a casa che erano le due e trenta, dopo un quarto d'ora di tragitto. Aprii la porta, e non c'era nessuno. La mia casa desolata. Lasciai il mio zaino in camera, accesi la tv, mi misi a tavola apparecchiando per uno, e mangiai una fetta di pane con il pomodoro. Nessuno aveva cucinato e i miei al ritorno avrebbero portato qualcosa da mettere sotto i denti. Ma visto che non c'erano, non c'era niente da mangiare, tranne che un po' di pane, e dei pomodori, e perciò mangiai quello. La televisione locale trasmesse una notizia dell'ultimo minuto. Un auto, con tre passeggeri a bordo si era schiantata contro un tir, mentre si dirigeva da *********** a ******. Quando fecero intravedere l'immagine, ebbi come una fitta al ventre, e poi al cuore. Intravidi un viso familiare, schiacciato contro il finestrino, la macchina appallottolata contro quel tir, e poi non si vedeva più niente. Cominciai ad avere la pelle d'oca, un istinto mi spinse a prendere il telefono e chiamare una mia zia. Non so perché, mi scoppiarono le lacrime, avevo bisogno di qualcuno, e quel qualcuno era mia zia. Una donna non molto grande, circa trenta anni, mai avuto un figlio, professione da insegnante di scuole medie e infine, non mi apparteneva di sangue, ma era la moglie di mio zio, fratello di mio padre. Chiamai lei, non sapevo a chi rivolgermi, eravamo in lite con tutti nella mia famiglia, ma solo lei non era troppo lontana da noi.
"Tu… Tu… Tu… Si?"
"Z-zia… So-no i-io…"
"Denise, che è successo tesoro, perché piangi?"
"No-non hai vi-visto il tele-giornale?"
"No, tesoro, perché?"
"Vien-imi a prender-e…"
"Mamma e papà non ci sono?"
"Vieni-mi a pren-dere…"
"Corro subito!"
Se c'era una cosa che amavo di mia zia, era che non ti faceva la stessa domanda troppe volte, oppure non si impuntava che voleva sapere tutto. Arrivò a casa dopo qualche minuto, salì sopra a casa e bussò freneticamente alla porta. Appena aprii, mi gettai tra le sue braccia e piansi, volevo solo liberarmi. Volevo solo piangere, perché la mia vita non poteva finire così. Ma che cazzo c'entravo io? Perché proprio a me?
"Ehi!! Mi spieghi tutto?"
"Aspettami qui, per piacere. Preparo tutto e vengo…" Lei annuì e mi sorrise. Poi entrai nella mia camera e presi il mio zaino. Tolsi tutti i libri dal suo interno, e misi delle magliette, due pantaloni, dei calzini, lo spazzolino, il caricatore del cellulare, il computer e basta. Tutto l'occorrente no? Tornai da mia zia con lo zaino stracolmo di cose, e lei mi guardò con un aria divertita.
"Mi dici che stai facendo?"
"Posso spiegarti tutto strada facendo?"
"Certo, come vuoi, ma questa dalla a me, perché è troppo pesante."
"Grazie…" Sorrisi. Aprii la porta di casa, e uscimmo assieme, richiudendola poco dopo. Mia zia mi teneva come una figlia, quando andavo da lei non c'era una volta in cui mi facesse mancare una bibita o una cosa da sgranocchiare. Ma in quel momento non andavo a casa sua per quello. Io non avevo più una famiglia.

A.a. :
Buonasera a tutti!! Allora, questa ff è nuova, come sempre realizzata con l'immancabile 'bella bionda' e l'ispirazione di un mio 'amico' e una canzone dei Green Day, Holiday. Allora, lasciando stare come è nata, passo subito ai particolari. Come già saprete, adoro i Green Day, perciò ho scritto questa ff solo per divertimento, quindi, non prendete sul serio quello che c'è scritto. Alcuni posti sono veri, come la scuola, la casa, anche se la posizione non lo è, e i personaggi ovviamente sono reali, tranne la voce principale e la sua famiglia... Vabbè questo si era capito. Passando agli aggiornamenti, se ritardo, non mi uccidete, perchè sarà una settimana un po' faticosa... E ringrazio, in fine, chiunque avrà recensito, o solo letto, e vi prego di lasciare qualche minuscola recensione. Ne sarei felice.
Rage & Love
Jade Shenanigans

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Capitolo 2
*** Chapter 2: now. ***


Chapter 2: now.
Adesso, dunque, è tutto cambiato. Vivo con quella mia zia che mi accolse come fossi sua figlia, e sono rimasta qui fino ad oggi. Una giornata come le altre. Sono passati due anni, e il caldo sembra sempre più afoso. Mi chiedo come sarà tra altri due anni. Intanto è mattina, una caldissima mattina che opprime tutto ciò che mi è intorno, e sembra quasi volermi fare fuori. Magari lo facesse. Mi alzo svogliatamente dal letto, e mi dirigo allo specchio che c'è in camera. Addosso ad esso ci sono diverse foto con le mie migliori amiche, dove loro sorridono e io invece ho il broncio, perché odio fare le foto e poi perché non ho nulla di cui sorridere, già sono brutta, poi non sono neanche fotogenica! Ci saranno si e no solo dieci foto, che hanno stampato e sono venute ad attaccare loro sul mio specchio. Ma non voglio certo toglierle, tanto, vedermi in quelle foto, o vedermi allo specchio, è sempre lo stesso scempio. Quando finalmente ci arrivo d'avanti, vedo il mio viso. Deturpato dal mascara nero pesante che metto sempre, anche quando non esco, e noto come si sia deformato il colore quando ieri sera ho pianto, e tutte le gocce di lacrime, hanno portato via il colore dagli occhi e lo hanno spostato sulle mie guance. Questo succede più o meno tutte le sere che esco con i miei amici e bevo. Non sono certo più lo stinco di santo che ero un tempo, voglio dire, le cose sono cambiate, ma non poi così cambiate, perché tanto non ho la possibilità di essere più strana di come già sono. Esco velocemente dalla stanza, e mi reco in bagno. Ieri sera ho vomitato l'anima lì dentro, dicendo a mia zia, quella povera vittima, che avevo mangiato pesante, due hamburger e tre pacchi di patatine. Una scusa che non avrebbe retto, perché puzzavo di alcol da svenire, ma uno che ha bevuto non sa elaborare scuse migliori. Ma è pure vero che era notte fonda, e lei era ancora mezza addormentata, perciò forse non avrà neanche capito che le ho detto. Velocemente prendo la mia roba e la metto in lavatrice, mettendola a lavare, così il puzzo non si sentirà più. Mi lavo la faccia, i denti, ma resto in pigiama, tanto non devo andare da nessuna parte. Esco dopo un po' e mi reco al piano di sotto, in cucina, per fare colazione. Mia zia è seduta a guardare i cartoni animati in tv e a bere del tè.
"Buongiorno zia… Dormito bene?"
"Si, tesoro. Tu?"
"Più o meno…"
"Come mai? Perché ieri hai vomitato??"
"Te l'ho detto già… Ho mangiato troppo…"
"Non mi convinci… Non mangi quasi mai!"
"Si, lo so, ma i miei amici mi hanno costretta, dicono che sono deperita e mi hanno fatto mangiare due hamburger con tanto di tre chili di maionese…"
"Ahahah beh, hanno più che ragione, non credi? Se non lo fanno loro, mi pare che sarò io a metterti all'ingrasso!"
"Sono vegetariana tanto, non riuscirai mai a farmi ingrassare con delle verdure!"
"Oh beh… Si può rimediare… Ah, e devo dirti una cosa urgente…"
"Spara!" Lei è propensa a dirmi tutto, ma suona il campanello, e lei scatta alla porta per aprire. È una donna che qualche volta ho visto nel portone, ha i capelli biondi ed è magrolina, avrà si e no una sessantina d'anni, è piena di rughe e trema tutta. Avete presente la vecchia che fuma come un turco dei Futurama? Beh, questa signora le assomiglia, solo che non fuma, credo. Mi avvicino alla porta per capire che è successo, e la sento parlare.
"Buongiorno signora Matilde. Mi dica, qual è il problema?"
"Buongiorno… C'è una chiazza sul soffitto del bagno, che non so da dove venga… Se può dire a suo marito di venire a dare un'occhiata…"
"Signora cara, mio marito è il proprietario del palazzo, non un tubista. Vedrò di chiamare qualcuno che venga a controllare che c'è di rotto"
"Grazie, arrivederci"
"Arrivederci" La signora se ne va sbuffando e piuttosto delusa. Mio zio è il proprietario del palazzo, infatti. L'ha fatto costruire lui qualche tempo fa, quando era giovanissimo, e ha fittato a delle persone ognuna delle case. Questa signora viene parecchie volte ultimamente, credo che la sua demenza sia parte della vecchiaia. Dopotutto non è poi così vecchia, ma io dico gli anni che dimostra, non quelli che ha.
"Che c'è zia?"
"La signora Matilde… Poveretta è vecchia, il marito è morto sei anni fa, da allora non sa come mandare avanti qualsiasi guasto… Si rivolge sempre a John, ma non si rende conto che infondo è solo il proprietario del palazzo, non è un riparatore universale…"
"Ma quanti anni ha?"
"Mi pare settantanove, o qualcosa giù di lì…"
"A me sembrava più giovane"
"E certo, non conosci ottantenni, ci credo che non ti sembra poi così vecchia"
"Si… Forse è come dici… Comunque che mi dovevi dire?"
"Vuoi la colazione?"
"Non questa cosa!! L'altra!"
"Si, si dopo ne parliamo, ora mangia che devi ingrassare un po', se no m diventi uno stecchino!!" Lei gira attorno alla questione. Deve trattarsi di qualcosa di orribile, oppure qualcosa che odio profondamente. Me lo sento dentro. Tutte le volte che lei mi dice che deve dirmi qualcosa di importante, e poi sorvola sulla questione, è una cosa brutta. Mi prende per il polso e mi tira in cucina, nella sala da pranzo. È una piccola stanzetta, dopotutto la cucina non è enorme, è abbastanza normale. Appena entri dalla porta di ingresso ti trovi un grande atrio, a sinistra c'è il salottino, dove c'è un divano a semicerchio e una tv, con un tavolino di vetro, sopra ad un bel tappetino persiano. A destra c'è la cucina, con un tavolo per quattro tondo al centro della stanza, l'angolo cottura è proprio dietro, e sopra di esso è attaccato al muro una specie di fila di mobili per viveri e piatti e accanto alla cucina, tra essa e il muro, c'è il frigorifero. Invece, a sinistra della cucina, proprio accanto al lavandino, c'è un muretto, con una base di marmo, dove sono posti barattoli disposti in ordine delle iniziali di ciò che contengono, e quindi di grandezza anche, perché mia zia è molto attenta ai particolari. Oltre il muretto c'è un altro pezzo di stanza, dove c'è un armadietto con detersivi, spugne, spazzole, pezze, scope, secchi, buste per l'immondizia e buste per la spesa, e dopo c'è la finestra, che emana una luce incredibile. La finestra è come una porta, e appena la apri, puoi uscire fuori, e godere di un ampio panorama sulla zona di periferia, poco distante dalla zona industriale, ma comunque, non troppo inquinata, perché le fabbriche sono molto lontane da qui. Il terrazzo è una specie di orto botanico: ci saranno almeno sette specie di piante, e almeno quattro di verdure e roba simile. Infatti, proprio al centro del terrazzo c'è questo enorme giardino, che continua fino alla stanza successiva, ovvero quella del soggiorno, quello grande però, e intorno a questa aiuola, gira un marciapiede di mattoni rossastri. Essendo molto ampio, comunque sono presenti due panchine su ogni lato, delle panchine di pietra impossibili da spostare perché sono pesantissime, almeno per me, ma sono di granito, perciò per lo zio non sono difficili da spostare. A ridosso della scale c'è una porta, e da lì si entra nel soggiorno gigante, una specie di salone da feste, mentre al piano sopra c'è la mia camera, quella degli ospiti e tre bagni. La camera dei miei zii invece, e a sinistra della scala a chiocciola che porta di sopra, e quindi di fronte al soggiorno. Mi siedo ad una delle sedie e zia Dora mette sul tavolo una tovaglietta tutta colorata, e posa sopra una ciotola. Prende il pacco dei cereali e io ne verso un po' nella ciotola, mentre lei prepara il latte. Aspetto un po', e guardò i cartoni in tv, girando la testa verso il salottino, e poi sento suonare alla porta.
"Ma che diavolo succede stamattina?" Mi scappa un pensiero ad alta voce e mia zia ride. Io mi dirigo alla porta, e apro. Mi ritrovo il postino e gli rivolgo uno sguardo acido. Quell'imbecille è la seconda volta che viene fuori orario, adesso ha veramente scassato le palle.
"B-buongiorno, questa è casa Deletti?"
"C'è scritto Deletti sul campanello?"
"Ah, mi scusi. Arrivederci" Dio quanto non lo sopporto! Ma è cieco come una talpa o che gli succede? È un ragazzo della mia età, ha l'acne e degli occhi minuscoli e neri, e ha i capelli lisci e cortissimi e tutti appiccicati. Mi sorride imbarazzato, e poi va via.
"Senti, la prossima volta, leggi bene l'etichetta, perché non l'hanno messa per fare buona impressione! E poi, prima che torni di nuovo, c'è niente per noi? L-a-m-b-r-e-t-t-i." Gli faccio lo spelling del cognome, e lui si gira verso di me. Adesso ricordo anche dove l'ho visto! Viene nella mia scuola, nella classe affianco alla mia! È uno dei secchioni che vedo spesso in giro con qualche altro secchione come lui.
"S-si… Ecco qui"
"Grazie, a domani" Prendo la lettera dalle mani e la rigiro, e poi lo saluto, chiudendo la porta senza neanche guardarlo. Credo che sia andato via. Mia zia continua a ridere.
"Perché lo tratti così? Poveretto!!"
"Ma povera me che gli vado sempre ad aprire, dannazione! Comunque questa lettera è per me"
"Chi la manda?"
"Zia Kate, da Berkeley…"
"Mmm… Era di questo che dobbiamo parlare"
"Allora la apro dopo che avremo parlato."
"Va bene. Adesso vieni a sederti, il latte è pronto"
"Grazie" Poso la lettera sul marmo del muretto, e poi mi siedo. Lei mi guarda ancora divertita e poi scoppia a ridere. "Che c'è di così divertente?"
"Penso ancora a quel povero ragazzo! Tutte le volte gli rispondi male!"
"Ma sbaglia sempre porta! E che cacchio, c'ha gli occhi piccoli e non legge, almeno si mettesse un paio di occhiali, no?"
"Ti guarda come se fossi un bulldog! Ahahah ha paura di te! Oppure ha una cotta"
"Ma che cotta, è lui che c'ha il cervello bruciato! Lo studio eccessivo uccide!" Rido io, lei sorride solo adesso.
"Si, ma è anche vero che c'è gente col cervello bacato"
"Quelli sono recuperabili"
"Si, come no! Come quel tale, Edoardo! Ahahah ha il nome di un intellettuale, eppure sembra avere un blocco mentale"
"Edoardo è mezzo scimunito… Secondo me quello in casa non ha una bella situazione"
"Ma fuma?"
"Si, un pochetto. Non è come un turco, ma credo che ci arriverà. Che sia stonato, si sa. Se è pure drogato, non lo so"
"Va bè… Comunque quel povero ragazzo non merita certo questi schiaffi morali da te!!" Ride a crepapelle.
"Ahah senti chi parla, la moralista!! Bella mia, tu non ne sai niente di ragazzi al giorno d'oggi… Non siamo più accaniti al jazz! Dai immaginati un ragazzo di oggi che va matto per il jazz, è inaccettabile, lo prendono per uno sfigato!"
"Ma almeno è sfigato! Quelli che vanno dietro al rock li prendono per drogati!"
"Ma non lo sono! Cioè… Non tutti! Non bisogna fare di tutt'erba un fascio!!"
"Dai ammettilo! La maggior parte dei rocchettari è drogata"
"E va bene!! Lo ammetto, sono drogati. Ma non i fan, i cantanti. C'è una buona differenza"
"Come vuoi… Ma intanto il jazz è una musica più orecchiabile di quella di oggi!"
"Lo sai che odio la musica! Non sto a difendere né il jazz né il rock, né altro."
"Mmm… Non ho mai conosciuto una capra più capra di te!" Si alza e cominciamo a giocare, buttandoci sul divano. Poi mi alzo e le tiro un cuscino addosso, mentre lei resta stesa a guardare la tv, e alla fine io salgo sopra a mettermi dei vestiti puliti, perché devo scendere giù a gettare la spazzatura. Salgo sopra e apro l'armadio nella mia camera. Un pantaloncino in denim nero, una canotta bianca rigata e un paio di Converse basse nere. Scendo in cucina e prendo la spazzatura da terra, mi dirigo verso la porta ed esco, per scendere giù. Nel portone si sente un freddo bestiale, nonostante l'estate comunque non sia passata davvero, perché è solo il primo settembre. Fra poco comincia di nuovo la scuola, e non mi importa una cippa di questo. Avrei mandato tutto a farsi fottere tempo fa, ancora prima di cominciare il primo. Ma i miei insistevano che la scuola è importante, perciò cominciai lo scientifico, sbagliando completamente, perché avrei potuto prendere un istituto tecnico, e il problema finiva al quinto anno. Ma hanno insistito così tanto, che alla fine era come se avessero dovuto andare loro a scuola, e non io. Esco velocemente dal palazzo e mi dirigo verso il cassonetto che si trova sull'altro lato della strada. Mentre corro, sento una macchina arrivare, mi giro, e riconosco l'auto di mio zio. Suona una volta e mi sorride, uscendo il braccio dal finestrino. Si avvicina a me, rallentando ed esce fuori la testa, mentre io mi fermo.
"Denise! Che fai qui?"
"Butto la spazzatura"
"Ah, va bene. Saliamo assieme?"
"Si, due secondi, e vengo" Lui sorride, e va a parcheggiare l'auto. Loro due sono una specie di coppia perfetta. Mia zia mora, con i capelli lunghi, di statura media, magra con gli occhi castani, una bella voce, un bel viso. Mio zio i capelli biondi, la carnagione chiara, gli occhi verdi, alto e magro, e muscoloso, ma non troppo. È solo due anni più grande della zia, solo che purtroppo non possono avere figli. Beh, ci sono io, no? Mi muovo a buttare la spazzatura, e torno al portone, per risalire con zio John. Lui è americano, come mio padre. Infatti il mio cognome è italiano solo perché i miei nonni erano italiani emigrati in America. Mio zio arriva subito dopo e risaliamo assieme a casa.
"Allora Dora te l'ha detto?"
"Che cosa?"
"Allora non te ne ha parlato… Adesso che saliamo ne parliamo"
"Ma perché siete così misteriosi?!" Lui sorride, ma io sono abbastanza scocciata di tutto questo mistero. Arriviamo a casa in ascensore, e lui apre la porta. Entriamo in casa, e la zia si gira un po', e ci guarda, sorridendo. Poi si alza e si dirige verso di noi, abbracciando mio zio.
"Allora?" Comincio io con tono abbastanza impaziente. La zia si stacca da zio John e mi guarda con aria interrogativa.
"Cosa?"
"Prima mi è arrivata la lettera, adesso mi dite tutti e due che avete da dirmi qualcosa. Mi spiegate che succede?"
"Si… Ma siediti e calmati." Dice la zia, e io faccio come dice. Mi siedo su una sedia, e loro fanno lo stesso. Mia zia si gira di poco e prende la lettera da sopra il muretto, e la mette al centro del tavolo. "Aprila"
"…" La guardo con aria interrogativa, e prendo la lettera lentamente. comincio a scartare la carta e il cuore comincia a battere a mille. Sembra che voglia esplodere in un secondo nel mio petto, e le vene mi pulsano nella testa, divento rossa come un peperone e improvvisamente sento un formicolio che mi porta calore ovunque ci sia uno straccio di abito posato. Prendo un elastico tra i miei braccialetti e lego i miei lunghi capelli, e penso. Se mi fa questo effetto adesso che la sto aprendo, figurati quando avrò letto. Lentamente estraggo la lettera. La carta è ruvida e filigranata, di un giallognolo tipo quello delle lettere antiche. Zia Kate vive in America, ed ha tipo una quarantina di anni. È l'altra sorella di mio padre, ed è una tipa perfettina, odiosa e maniaca di correzione ed educazione. Quando ero piccola e mia madre andava a lavoro, ricordo che restavo a casa con lei, quando ancora abitava in Italia, e mi vestiva con certi abiti da nobile, che mi vergognavo d'avanti a tutti. Menomale che alle elementari indossavamo sempre un grembiule da sopra, e perciò niente e nessuno poteva vedere che avessi sotto. E oggi mi arriva una lettera da lei, e sono sicura che è una cosa orribile. La leggo ad alta voce, tanto conosco l'inglese perché sono bilingue grazie a mio padre. Con voce tremante, man mano che leggo, le lacrime non escono a stento, represse da una rabbia tale che vorrei strappare questo fogliettino in mille pezzettini minuscoli, così né la lettera né il suo brutto ricordo mi potranno tormentare ancora.
"C-cara Denise. È da un po' che non ci scriviamo, e perciò, prendendo io l'iniziativa, scrivo in questa occasione. Come sai, fra pochi giorni comincia la scuola. Ma la tua istruzione, ora che tuo padre non c'è più, purtroppo, è anche un mio problema. Dora e John non sono dei genitori, e perciò non comprendono l'importanza della tua formazione. Qui abbiamo grandi università, perciò verrai qui a studiare, e resterai finché non ti sarai laureata. Saluti, zia Kate." Resto un po' zitta. Le lacrime e il viso diventano infuocati, tanto che sembro un drago in procinto di esplodere e gettare fuoco a destra e a manca. "QUELL'ARPIA!!! COME OSA DIRE CHE DEVO ANDARE Lì PERCHÉ QUI NON SIETE IN GRADO DI CAPIRE L'IMPORTANZA DELLA MIA FORMAZIONE CULTURALE?? MA CHI SI CREDE DI ESSERE? LEI E QUELLA VIPERA DELLA FIGLIA!!!" Faccio uscire tutto il fiato che ho in gola. Ormai sono di tutti i colori dell'arcobaleno, e il mio umore è più nero della pece, e più scuro e buio della notte. Come diavolo osa lei impormi di andare a vivere da lei? Con quella vipera della figlia, idiota e perfettina, mica tanto ingenua e una vigliacca che spiffera tutto alla madre, qualsiasi cosa tu dica. Se vado a vivere lì, finirò impiccata.
"Ehi, Denise, smettila! Stai solo rovinando la tua salute! Non preoccuparti, riusciremo a farti restare qui"
"Si, ma zio quella è un'arpia vera e propria!! Farà di tutto per farmi andare da lei, e io non voglio condividere la casa con quell'essere inutile di Ramona! Quella ragazza è piccola ma è un demonio! E poi perché non mi avete detto nulla? Scommetto che vi aveva chiamati già da giorni, e voi mi avvisate così? Adesso? Avete aspettato che io fossi pronta??"
"Non te la prendere Denise… Abbiamo cercato di ragionare con lei prima, ma è irremovibile…" Dice zio John. Io non rispondo, allora attacca zia Dora.
"Mi dispiace Denise… Cercheremo di fare il possibile"
Detto questo, mi alzo, e con le lacrime che ormai escono a dirotto, ma senza singhiozzi, gli dico un'ultima cosa.
"Il possibile non è sufficiente." Corro nella mia camera, e chiudo a chiave, gettandomi sul letto per sfogarmi. Zia Kate se la possono immaginare tutti come una tipa in tubino nero con un giacchettino rosa, gli occhiali neri con la punta, una collana di perle, senza trucco, o al massimo un rossetto rosso poco evidente, i capelli raccolti in uno chignon, décolleté neri, l'aria severa, e zitella a vita. Si, perché è stata sposata, ma povero zio Carl, ne deve aver passate con quella sclerata nevrotica, e perciò l'ha mollata poco dopo che quell'arpia di Ramona ha compiuto dieci anni, e cioè cinque anni fa. Ha fatto molto più che bene, ma tanto se davvero io vado lì a vivere, di sicuro scapperò e mi rifugerò in qualche posto. Intanto, immersa nelle lacrime, mi addormento sulle lenzuola blu della mia camera, sotto la finestra, dove è il mio letto, e dove accanto c'è un termosifone incastrato in un'apertura nella parete. Mi risveglio di pomeriggio, ho ancora la lettera in tasca, e saranno le cinque. Almeno mi avrà detto il giorno? La riapro e vedo se c'è una nota a fine pagina, e infatti, forse per le troppe lacrime o la rabbia, la fretta, qualsiasi cosa, non ho notato un P.S. nel quale c'è scritto che il dieci dovrò partire per Berkeley. C'è scritto il giorno, la scuola dove andrò, il corso e cazzate varie. La Pinole Valley High School. Cerco su internet, dovrò almeno sapere che cosa mi aspetta, no? Accendo il pc, apro subito una pagina di Google e cerco la fantomatica scuola. Dicono che sia quella più economica, ma comunque una buonissima scuola. Ci sono anche le foto di diversi corsi, come quello di inglese, quello di musica, al quale mi ha iscritto l'arpia- crede che siccome so suonare la chitarra, voglio frequentare una specie di corso avanzato-, e quello di arte. Ma tanto sono corsi vecchi, perciò le persone non saranno le stesse. Comunque chiudo di nuovo il mio portatile e mi metto un paio di jeans e una camicetta a quadri celeste che allaccio con un nodo sul ventre. Scendo giù e mi rivolgo a mia zia.
"C'è scritto che andrò via il dieci" La mia voce è atona, senza emozioni e senza un men che minimo sentimento di dispiacere o altro. "Preparo le valige, e stasera esco, per salutare qualcuno che è ancora qui." Lei mi guarda, si avvicina per abbracciarmi e consolarmi, ma mi allontano.
"Mi dispiace che sia finita così. Tu mi hai tenuta qui per due anni, mi hai accudita come una figlia, e mi dispiace doverti lasciare, e anche essere arrabbiata con te, ma è inevitabile. Credevo che avreste fatto di più per
non farmi andare via, ma invece avete fatto poco contro quell'arpia che non mi ha chiamata una volta per sapere come sono stata dopo che i miei genitori sono morti." Lei mi guarda con le lacrime agli occhi.
"Io ti capisco. Mi sento uno schifo, perché non ho saputo fare nulla. Mi dispiace davvero tantissimo…"
"Anche a me" Mi allontano, e prendo dall'armadio accanto alla scala una valigia, quella verde, grande e più capiente delle altre che ci sono. La salgo sopra, e poi la zia mi rivolge un'ultima domanda.
"Vuoi una mano?"
"No, grazie" Salgo velocemente sopra e metto la valigia sul mio letto. Comincio a prendere tutti i vestiti invernali che ho, anche se in California non c'è bisogno di chissà che cosa calda, proprio come qui giù in Italia. Forse questo aspetto non cambierà e non mi mancherà. Appena finito di mettere i vestiti invernali e anche alcuni estivi, preparo un'altra valigetta per le mie Converse e un beauty-case con tutte le mie cose. Intanto si fanno le sette, e mi preparo per uscire. Mi lavo i denti, senza neanche aver pranzato, ma tanto andrò sicuramente da qualche parte con i miei amici, perciò non c'è bisogno di mangiare. Mio zio invece sta dormendo, perché ha lavorato un bel po' questa settimana. Intanto io esco, e intanto chiamo Kevin, il mio migliore amico, che mi verrà a prendere con il motorino, per passare l'ultima serata assieme a lui e agli altri. 

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Capitolo 3
*** Chapter 3: a new begin. ***


Chapter 3: a new begin.
Sono passati nove giorni, oggi è dieci. Il biglietto l'abbiamo fatto tre giorni fa, e adesso sono le tre di notte. Fra mezz'ora partirà l'aereo, e siamo nell'aeroporto. Partirò da sola, e arriverò da sola, tranne che ad aspettarmi ci saranno le due vipere. Beh, allora è la morte che mi cerca, o sono io che cerco la morte? All'aeroporto sono con me i miei zii, Kevin e Sandra, i miei due migliori amici. Abbraccio fortissimo Kevin: lui è stato e sempre sarà la migliore persona che io abbia mai conosciuto. Sandra è quella più ridicola e più spensierata, e mi ha sempre aiutata, anche con i miei problemi con l'alcol, anche se comunque è solo diminuito il fenomeno, non completamente estinto. Poi saluto mia zia e mio zio. Tornerò da loro, lo prometto. Poi salgo sull'aereo: destinazione, l'inferno. Ci vogliono di e o una decina di ore per arrivare, quindi arriverò che saranno le tredici. Dovrò chiamare Kate se voglio che sia lì entro l'orario stabilito, anche se credo che zia Dora se ne sia già occupata con una bella email. Il viaggio è piuttosto noioso, il mio pc non può funzionare con internet, perché tanto non c'è una rete sull'aereo, e perciò mi limito soltanto a leggere qualche libro in formato pdf. Poi però mi addormento, e mi risveglia uno Stewart che mi avvisa dell'arrivo a destinazione. L'aereo sta per atterrare perciò raccolgo la mia borsa e il giacchettino bianco, e appena atterra e si ferma, scendo dall'aereo, per recarmi subito a prendere i bagagli. Questo è il banale arrivo della sfiga a Berkeley. PVHS, preparati a conoscere Denise Jade Christie Lambretti, la sfiga fatta a persona. L'arpia e la vipera, madre e figlia, sono all'uscita, e mi guardano dalla testa ai piedi. Indosso un pantaloncino bianco, i capelli sono sciolti, ho un paio di converse verdi e la maglietta è nera a maniche corte, e un giacchettino bianco. Indosso gli occhiali da sole, e li abbasso un po' per scorgerle nella fioca luminosità dell'aeroporto. Quando le vedo sorride beffarda, e mi incammino verso di loro, con la valigia al mio seguito. Mi accolgono come se fossi la loro cameriera, e non si degnano neanche di aiutarmi con la valigia, ma dietro di loro scorgo un ragazzino, cioè, un ragazzo, che avrà la mia età. È alto più di me, magro, e capelli biondicci e messi un po' alla rinfusa, l'aria timida e sottomessa. Lo guardo con un'espressione interrogativa.
"Ciao zia. Che piacere rivedervi" Dico, con finto entusiasmo.
"Buongiorno. Ti presento Hallen. È il figlio di una vicina che non può permettere gli studi al figlio, perciò mi sono offerta io di fargli da insegnante, in cambio di qualche favore."
"Ah, capisco. Piacere mio, io sono Denise, ma se vuoi puoi chiamarmi Jade o Christie"
"Piacere mio." Sorride, gli porgo la mano e lui la tende per stringerla alla mia. Si avvicina per prendere la valigia, forse l'arpia l'ha ingaggiato per servirla e riverirla, già me la vedo. Ma prendo la mano del ragazzo e gli sorrido affettuosamente.
"Non preoccuparti non è troppo pesante, posso fare io."
"Lascia che prenda almeno questo…" Dice lui, prendendo il borsone della scarpe e la borsa del computer.
"Ti ingrazio tanto." Gli sorrido, poi mi si avvicina la tappetta grassa e brutta, con i baffi per giunta. Oddio, quindici anni e ha i baffi? Ma chi cazzo è la madre? Ah, dimenticavo, l'arpia Kate. Mia cugina si chiama Ramona, ma credo che il suo nome di battesimo sia davvero Genoveffa. È racchia che neanche un cane può filarsela, e oddio, è chiatta!! Dai cazzo, ma fatti una liposuzione, ma fai qualche cazzo di cosa, renditi presentabile! È vestita come sua madre, tutta perfettina, e ho l'impressione che vadano sempre vestite così, come due gemelle.
"Beh non si saluta?" Dice lei, con quella voce odiosa dal suono nasale, con quegli occhialoni alla 'oddio sono racchia e non faccio un cazzo per curare il mio aspetto '. Ma se è brutta dentro, figurati fuori. Mi avvicino, e, attenta a non scontrarmi con il suo alito pesante, mi avvicino per darle un bacio sulla guancia.
"Scusa, ero presa da questo posto. Non credo verosimile di essere qui…" Con loro devi parlare come un fottuto intellettuale, se no ti prendono sotto il naso. Povero Hallen chissà che ha passato i primi giorni se è vero che non poteva andare a scuola. Poi ci dirigiamo verso il SUV di quella cosa brutta che non oso chiamare zia, e perciò, chiamerò sempre arpia, e poi ci entriamo dentro, dopo aver sistemato per bene i bagagli. Ci avviamo verso casa dell'arpia, e vi arriviamo in poco tempo. La scuola è vicina alla periferia, credo. Credo che sia vicino alla casa dove adesso vado a vivere. Scendiamo lentamente, e Hallen prende la valigia da dietro, mentre io prendo il beauty case e il computer. Entriamo in casa, e il ragazzo lascia la valigia sull'entrata, per andare a prendere le altre cose. L'entrata è abbastanza spaziosa. È tipica delle case americane, da fuori è una casetta rosa circondata da un ampio giardino, con accanto una casettina che fa da garage. Dentro, invece, è un po' buia appena si entra, perché subito dopo la porta, c'è il salotto a destra, con tre divani, posti a quadrato, senza un lato, però, e la tv è posata su un tavolino accanto alla parete. A sinistra c'è una porta, che fa entrare in cucina, e proprio di fronte all'entrata c'è un bagno, e accanto c'è invece una scala, che porta alle camere da letto, credo. Deve portare per forza lì, perché altrimenti non so dove siano le camere. Lascio la borsa per terra, nell'angolino tra un divano e l'altro, e mi guardo un po' intorno. Ma l'arpia mi blocca.
"Dove credi di andare? Togli le scarpe prima di mettere piede qui dentro"
"Scusa, non me l'avevi detto. Le tolgo subito" Tolgo le converse dai piedi e la chiattona di Ramona mi guarda dalla testa ai piedi. Poi rientra Hallen. Il quale toglie anche lui le scarpe e porta sopra le valige. Lo seguo, per vedere la mia camera, e prendo nel frattempo anche le altre cose, lasciando la borsa.
"Questa dovrebbe essere la tua camera…" Dice lui, con tono abbastanza sereno, mi guarda come per chiedermi di aprire la porta. Sobbalzo, notando che le sue mani sono impegnate e sorrido imbarazzata.
"Giusto, scusami…" Apro la porta e lui entra, posando la valigia sul letto.
"Vuoi una mano per svuotarla?"
"No, grazie faccio da sola più tardi…"
"Va bene. Vuoi fare un giro del quartiere? Se vuoi ti porto anche vicino la scuola"
"Volentieri, ma non so se la zia vuole…"
"Dovremmo chiederglielo" Sorride, poi esce dalla camera velocemente e poi scendiamo giù velocemente, e vedo l'arpia preparare una tazza di tè.
"Zia Kate, scusa se ti disturbo… Vorrei fare un giro del quartiere…" Sorprendo Ramona rovistare nella borsa che avevo lasciato accanto ai divani, e lei smette subito dopo aver sentito la mia voce. Chissà che cosa va cercando quella cosetta brutta.
"Certo, vai pure, ma devi tornare entro le cinque."
"Certo, grazie zia."
"Arrivederci signora Lambretti" Il suo accento americano nel mio cognome mi fa quasi ridere. Non ho mai sentito il mio cognome pronunciato così stranamente. Usciamo da casa e prendiamo le scarpe, rimettendocele.
"Dove si va?" Dico io, dondolando sui miei piedi. Lui mi guarda con aria divertita, e si incammina verso la fine del viottolo.
"Beh, allora, ti faccio vedere casa mia, poi le altre case, e la scuola, e quello che vuoi vedere tu"
"Va bene, ma ti avviso. Io sono come un morto. Non parlerò molto, quindi non credere che mi sia persa o sia svenuta, sarò sempre qui"
"Io controllerò lo stesso."
"Ahah va bene, va bene!!" Sorride e ci incamminiamo verso la fine della strada, giacché la casa dell'arpia è a due case dalla fine. Tutte le case sono delle villette, alcune sono verdi, blu, gialle, bianche, altre sono un po' più vecchie e magari sono di legno.
"Questa è casa mia…" Una casetta simile alla nostra, ma non c'è il garage. La porta di ingresso è tutta rovinata, c'è soltanto la rete, anche un po' distrutta. L'erba è un tagliata, e c'è un tosaerba parcheggiato accanto alla scala. Non si sente neanche una voce infantile, solo voci di ragazzi grandi.
"Hai fratelli?"
"No… C'è solo mia madre. I miei sono separati."
"Ma allora da dove viene questo vociare?"
"Dall'altra strada"
"E si sente fino qui?" Chiedo io, scandalizzata.
"Sono un po' vivaci… Sono i 'ragazzacci ' del quartiere…" Dice lui ridendo. Io sorrido un po' confusa, e poi continuiamo a camminare, facendo il giro del quartiere intero. Mi presenta le case della signora Kelly, il signor Johnson, la famiglia Derrent, e tanti altri. Mi dice che in questa strada del quartiere ci sono solo bambini e coppie di sposini, perché è la zona più tranquilla di tutta quel quartiere. Beh, con la cara zietta sarà uno spasso. Immagino che sgridi tutti i bambini che giochino o calpestino involontariamente il suo prezioso prato, magari chiama maleducato chiunque rida a crepapelle, e poi quella pattumiera vivente di Ramona che li guarda di sottecchi con aria divertita.
"Quanti anni hai tu?"
"Ne ho quasi diciotto, li faccio a marzo dell'anno prossimo"
"Ah, anche io… Cioè, io li faccio a maggio, ma siamo lì…"
"Già…"
"Allora tu non vieni a scuola?"
"No, tua zia mi fa delle lezioni"
"E com'è?"
"Cosa com'è?"
"Avercela come insegnante!"
"Posso dire la verità?"
"Se devi dire qualcosa di brutto, credimi non la pensi solo tu così"
"Ah, beh, sono sollevato!! È brava come insegnante, ma è una strega! Cioè è cattiva forte, e poi quella Ramona… Beh, è insopportabile"
"Nonché orripilante!" Ridiamo assieme.
"Beh, si, effettivamente! Dai non credevo possibile che esistesse gente così racchia al mondo!"
"Ahah neanche io…" Restiamo un po' in silenzio, con il sorriso stampato sulle labbra, mentre ci dirigiamo verso la scuola.
"Come mai sei qui?" Esordisce lui ad un tratto.
"Beh… Due anni fa sono morti i miei e vivevo con una mia zia in Italia… Più di una settimana fa è arrivata una lettera di questa idiota che mi diceva che avrei vissuto qui il resto della mia fottutissima vita. E questo è quanto."
"Ah, io non ne sapevo niente."
"Beh, adesso conosci qualcosina di me. Chissà che un giorno non ti racconti tutto?" Dico io, ridendo. Lui sorride, e mi guarda un po', poi torna a fissare il marciapiede, e nel frattempo arriviamo vicino alla scuola.
"Questa è la scuola dove andrai…"
"Beh… Devo dire che è più grande di quella che c'è in Italia"
"Sei in America, qui è tutto un po' più grande…"
"Questa frase è un po'… Ambigua?!"
"Oh beh, ma che vai a pensare!!" Dice lui sorridendo rosso per l'imbarazzo. Io rido, e lo guardo. Sono un tipo senza peli sulla lingua, fin qua ci eravamo arrivati tutti, no? Beh, ma questo povero ragazzo è un sempliciotto di campagna?
"Hallen, ma tu dove vivi?"
"Beh, ti ho fatto vedere la casa pri… Ehi!!"
"Ahahahah, ci sei cascato!!! Ahahahah"
"Grande, sei davvero simpatica!" Ride, e mi tira un pugno sul braccio, io mi appendo a lui da dietro.
"Ahahah lo so, sono davvero troppo simpatica!" Ridiamo, finché poi, esco il cellulare dalla tasca, e mi rendo conto che sono le quattro. "Ma non ci sono bar nei paraggi?"
"No… Però, posso portarti da un gruppo di ragazzi miei amici"
"Si, ma tieni conto che comunque sono le quattro."
"Ah ok, allora dobbiamo fare veloce. Corri!!" Si mette a correre, mollando la mia presa, sgattaiolando via. Poi guarda dietro e ride. "Ehi sei ancora lì??"
"Ehi, ma sei diventato matto?? Aspetta!!" Rido anche io e lo raggiungo. Corriamo fino a girare l'angolo, e arriviamo sull'altro lato della strada, attraversando le strisce. Scendiamo la strada e arriviamo d'avanti ad una casa a due piani un po' vecchia e piena di erbacce da fuori, con lattine di birra, buste di plastica, bottiglie di vetro, vetri rotti, una bici senza ruote, e guardando bene nel prato, trovo le ruote, ma i copertoni non ci sono. Sono appesi uno alla finestra mezza rotta e piena di povere, e l'altro è appeso alla porta, come una ghirlanda. È da questa casa che proviene tutto il rumore che sentivo. È piuttosto lontana da casa, ma il suono si sente lo stesso.
"Ehi ma è da qui che viene tutto quel casino!"
"Si, sono… Te l'ho detto… Un po' frenetici…" Dice lui, scavalcandomi e dirigendosi verso la porta di quell'obbrobrio. Bussa due volte alla porta, e però non apre nessuno. Poi bussa di nuovo, e dà un calcio. Solo adesso ci aprono. Apre un ragazzo con i capelli biondi e molto strani, la faccia lunatica e gli occhi semi aperti, che si spalancano quando vedono me. Ha una lattina di birra in mano, si gira verso l'interno della casa e grida a gran voce.
"Carne fresca, ragazzi!" Quelli dentro esultano. La carne fresca sarei io? Ma questo ricchione male addestrato!
"Proprio un po' frenetici…" Dico io, guardando Hallen che per la vergogna si gira solo un secondo a guardarmi, per poi incitarmi a seguirlo. "No, io in quello scempio non entro"
"Dai, non ti fanno del male!!" Dice lui, ridendo, facendo finta che non è successo nulla.
"Tu stai male con il cervello, Hallen."
"Eddai! Oggi è il primo giorno che mi conosci e già mi dici che sono malato?"
"Esattamente" Rido io, mentre lui fa il finto broncio. Siamo ad almeno dieci metri di distanza, io sono ancora sul bordo dell'aiuola di fronte alla casa, e lui invece è quasi entrato in casa.
"Allora?" Chiede poi il tipo dai capelli biondi, per poi singhiozzare allegramente.
"Zitto tu, che neanche ci conosciamo" Gli dico io, con tono severo. Lui zittisce subito, lascia la porta aperta, e rientra in casa.
"Dai!!"
"Prima ed ultima volta." Dico io, mezza arrabbiata, mezza curiosa. Mi incammino verso Hallen e rimango un po' sulla porta. L'interno della casa è un po' buio, salvo la finestra mezza distrutta, che però ha la tendina tirata, e perciò non entra poi troppo sole, e poi c'è un divano sotto la finestra. È un po' distrutto, devo dire, cioè è veramente mal messo, chissà che ci hanno fatto povero divano! Ma in questa casa non abita neanche un genitore? O un tipo grande che amministri l'ordine? Cioè, io sarò pure menefreghista, ma questo è un macello!
"Ehilà, Hal, che ci hai portato??"
"Una mia amica." Lui si allontana, si siede sul divano distrutto e mi guarda. "Non ti mangiano"
"Cazzo, chiudi la bocca idiota!" Sbotto io, nervosa, per i cinque occhi che mi sono ficcati addosso.
"Oh oh, è incazzata la signorina!!" Dice un tipo bruttino, magro e seduto accanto ad una batteria. Ha due bacchette nelle mani, e dopo avermi guardata, prova ad attaccare con i suoi tamburelli.
"Se non ti cuci la bocca, la tipa incazzata ti ficca le bacchette nel culo, signor oh oh." Dico io, finendo la frase con un sorriso di sghembo e le mani incrociate al petto.
"Va bene, signorina incazzatura facile. Visto che non ci conosciamo, dico che sarebbe meglio una bella presentazione." Si avvicina il tipo della birra di poco prima.
"Aspetta, faccio io." Hallen si alza e mi viene in contro, prendendomi per un braccio. Tra di loro ci sono anche due ragazze, una mora e l'altra rossa. Mi ritrovo in faccia a loro due, che mi guardano con aria di sfida. Le sento borbottare qualcosa, mentre non si accorgono che avanzo proprio nella loro direzione.
"Questa tipa ci fregherà i ragazzi… Vedila com'è vestita… I soldi per le birre e le sigarette ce li avrà, i ragazzi le andranno dietro…" Dice una delle due, ma sono talmente nascoste bene le loro bocche che non capisco quale delle due sia a parlare.
"Ehi, se avete da dire qualcosa ditela in faccia, sono qui, no?" Rido io, mentre i ragazzi mi guardano sorpresi e le due diventano viola. "Beh che c'è? Non avete da dire nient'altro? Un gatto vi ha mangiato la lingua?" Mi viene da ridere ancora di più, ma trattengo. Le ho colte in fragrante. Hallen si avvicina a me di più e comincia a presentare tutti i presenti.
"Allora, loro due sono gemelle."
"Ah, le gemelle stronzette. Okay credo di poterle ricordare." Hanno cominciato col piede sbagliato. Le persone false non mi sono mai piaciute.
"Si chiamano Katie e Sandy, se ti interessa" Ride lui, mentre io gli tiro un pugno. Poi avanza e ci ritroviamo di fronte ad altri tipi, uno solo in pantaloni, l'altro con gli occhiali da sole ed in mutande, e l'altro invece con l'espressione da ebete, ma tutto sommato sembra conciato bene. "Loro sono Jared, Chris e Phil" Poi si gira ancora e va dal tipo alla batteria. "Lui è Al Sobrante, cioè John Kiffmeyer."
"Ah lui è l'uomo delle bacchette nel culo, giusto"
"Questa ragazza è forte. Dovresti portarla più spesso… Da dove vieni dolcezza?" Si rivolge a me, guardandomi negli occhi come se fossi una preda da assaporare.
"Senti Assordante o come ti chiami tu… Dolcezza chiami tua nonna e qui non ci metto più piede" Mi metto di nuovo braccia conserte, e, mentre il tipo biondo con la birra sta per rispondermi, vedo qualcuno scendere dalle scale. Un ragazzo con i capelli tutti scompigliati, neri e corti, un paio di pantaloni neri e una maglietta bianca con sopra due x fatte con della vernice. Porta una mano agli occhi, mentre con l'altra fruga nelle tasche. Da esse tira fuori un accendino, e poi, con gli occhi ancora un po' chiusi, si rivolge al tipo biondo, credo.
"Mike, dammi una sigaretta!!"
"Tieni Katie, passagliele" L'altro risponde subito, ma Billie non sembra gradire che il biondo abbia passato le sigarette alla gemella stronzetta.
"Ho detto a te di portarmele. Non ho chiesto ad una delle fottute gemelle una cazzo di sigaretta, ma a te. Perciò, muovi il culo e portamele." A questo tipo sembra che tutti obbediscano, infatti le gemelle non fiatano, tutta la casa è in silenzio, e Mike porta subito le sigarette al tipo sulla scala. Poi il tipo apre gli occhi e si avvicina, abbastanza perché possa scorgere bene i lineamenti del viso e i suoi particolari. I suoi occhi sono di un verde smeraldo, e attorno, quasi a risaltarne la lucidità, una pesante matita nera, un po' sbavata per via della mano che si è passato sopra.
"E questa chi è?" Dice ad un tratto, mentre io sono ancora completamente assorta nei miei pensieri e non lo calcolo neanche. Ma Hallen prende la parola al posto mio.
"Si chiama Denise… Abita qui dietro, è venuta oggi e ho pensato di farla venire qui per stare con noi…"
"Ce l'ha la lingua? Allora che parli." Dice lui. Le gemelle ridono, mentre Mike mi scuote leggermente come ad avvisarmi, e io mi risveglio.
"Ehm… Si?"
"Chi sei tu?"
"Abito qui vicino, mi chiamo Denise, ma è meglio se mi chiami Jade o Christie."
"Bene, almeno tu non hai da nasconderti…" Poi si gira verso le gemelle e le guarda serio. Poi mette la sigaretta in bocca e l'accende, fumandomi letteralmente in faccia. Tossisco e lui ride. "Cos'è, sei intollerante al fumo??" Ride ancora, e io mi incazzo sempre di più, perché non solo si sta prendendo gioco di me, ma addirittura mi sta fumando in faccia.
"Allora siete parecchi coglioni qui dentro" Sbotto io, lui mi guarda serio e mi parla a denti stretti.
"Non siamo coglioni, chiaro?" Poi si gira e va in un'altra stanza, da solo. Lo vedo mentre si siede ad una sedia, continua a fumarsi la sigaretta e beve della birra.
"Ma se l'è presa?" Chiedo ad Hallen, impressionata e incredula. Lui annuisce, poi mi prende per mano, e si dirige verso la porta di quella casetta.
"Ragazzi, ci vediamo più tardi"
"Con lei?" Chiede Mike. Hallen fa cenno di no con la testa, poi Mike fa spallucce e il batterista riprende a suonare. Tutti lo salutano e noi usciamo dalla casa, dirigendoci a passi lunghi e veloci verso casa mia. Sto per prepararmi mentalmente ad una vita in agonia.

A.a. :
Bentornati a tutti! Allora, questo è il terzo capitolo, e spero con tutto il cuore che vi piaccia, e che vi siano piaciuti anche quelli precedenti. Scusate se è breve questo capitolo, ma è uscito così, e forse i prossimi capitoli saranno un po' più lunghi. Comunque, ringrazio ancora chi ha letto e recensito, chi ha solo letto, ringrazio chi ha messo la storia tra le seguite, le ricordate, la mia migliore amica, e non meno importanti, ancora i Green Day, che mi ispirano giorno per giorno. Credo che sia tutto, un grande bacio a tutti voi, saluti.
P.s.: Ehmm.... Lo so che è un po' assillante, ma vi prego, una piccola recensione mi renderebbe felice. (E poi ci sarò anche chi mi lancerò i pomodori marci addosso, ma va bene lo stesso...) :*
Rage & Love
Jade Shenanigans

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Capitolo 4
*** Chapter 4: the school. ***


Chapter 4: the school.
Dopo quella brevissima esperienza in quella casa, non ho visto più Hallen. Ma non so perché, dopotutto io non avevo fatto nulla, i ragazzi di quel posto avevano cominciato a dare fastidio, no? Comunque, oggi è il primo giorno di scuola, non so chi saranno i miei compagni di corso, non so il nome dell'insegnante, ma appena arriverò, prenderò tutto ciò che mi serve. Mi alzo verso le sei e mezza, per colpa delle due arpie. Ramona viene a svegliarmi alzando la tapparella, aprendo la finestra e togliendomi le coperte. No ma dico, è pazza per caso??
"Oddio Ramona, chiudi quella diavolo di finestra!!"
"Mamma, Denise ha detto una parolaccia!!!" Dice con tono canzonatorio. Io mi alzo dal letto e le urlo in testa.
"Diavolo non è una parolaccia idiota, e adesso vattene, tappetta!!!" Lei va via correndo, o almeno, a passo d'uomo, perché, essendo una botte, si muove come un babbo natale elettronico. Perché parlo in questo modo di mia cugina e di mia zia? Perché oltre a non essere mai stata carine con me, non mi appartengono di sangue. Kate non è la vera sorella di mio padre, era stata adottata, e forse è per questo che si sente così sola ed è arrabbiata. Mi alzo velocemente dal letto e metto la testa fra le mani. Il primo amico che avevo qui, si è allontanato per colpa mia. Mi dirigo verso l'armadio della stanza e lo apro, per prendere dei vestiti. Ovviamente prendo una magliettina a maniche corte, perché qui il caldo è afoso quasi quanto quello del sud Italia, e un paio di jeans attillati, con delle converse. Vado in cucina e vado a fare colazione, per poi andare in bagno e lavarmi denti e faccia. Poi scendo di nuovo giù, porto con me una sacca con dei quaderni e poi esco, senza neanche salutarle decentemente. Mi dirigo a passo lento verso la scuola, quando sulla strada incontro un viso famigliare. È Hallen, e come mi vede, sembra voler trovare una via di uscita dalla mia traiettoria, come se stessi per colpirlo come un proiettile.
"Hallen!!!" Lui fa finta di non sentirmi, ma io accelero il passo e lo raggiungo. "Hallen, perché non ti sei fatto più vedere??"
"Avevo da fare"
"Oh… Senti, lo so che i tuoi amici ce l'hanno con me. Ma non ho capito per cosa!"
"Te lo dico solo perché siamo amici. Billie si è offeso a morte perché li hai chiamati coglioni. E perciò stare con te, sarebbe come essere nemico di Billie…"
"Va bene. Allora stasera io vengo da voi, e parlo con questo Billie"
"Io non…" Ma una voce mi chiama da dietro, è quella cretina di Kate. Che diavolo vuole ancora? Mi giro, sorrido a stento e poi mi rigiro da Hallen, che però è sparito. Questa situazione è davvero troppo strana. Mi dirigo verso l'arpia e lei resta ferma sulla porta.
"Che c'è?" Manca solo che le debba dire signora padrona, e allora si che sarebbe da suicidio.
"Ho dimenticato di darti questa" Una mela? Ma per chi?
"Grazie, ma credo che la mensa sia ben fornita di frutta" Faccio io con tono ovvio. Lei ridacchia sadica e poi mi guarda seria, con le mani giunte sul ventre, una nell'altra, e mi guardano da dietro quegli occhialini minuscoli e tondi.
"Non è per te. È per il professore che avrai alla prima ora." Che lecchina!! Se si pensa che io dia la mela al professore, si sbaglia. Io la mangio, altro che darla ad un vecchio decrepito che magari la mela neanche può mangiarla! Sorrido noncurante e faccio cenno di si con la testa, mentre lei accenna di voler continuare a parlare. Magari mi vorrà dire che un tempo ai professori si portavano le mele per rispetto e bla bla bla… Ma che mi importa! Tronco subito il suo discorso, ancor prima che inizi, e la lascio.
"Ehm, zia, si fa tardi, devo prendere gli orari e le classi! A dopo!" Vado via quasi correndo, ripercorrendo il tratto che avevo fatto prima. Arrivo a scuola poco tempo dopo, ed entro lentamente, per riprendere fiato dopo la corsa. L'ultima cosa che voglio è che quella brutta tipaccia di mia zia mi rimproveri per un ritardo, perciò entro subito in segreteria, per ottenere l'orario delle lezioni. Appena entro, vedo la segretaria, una signora abbastanza grande, con un sorriso a trentadue denti circondato da un rossetto rosso scarlatto. Le guance intrise di un fondotinta marrone, tanto che la fa sembrare africana in viso e albina nel resto del corpo. I suoi capelli sono di un grigio misto al nero, e sono lunghi. Più neri che grigi in effetti. Gli occhi sono scuri e sembrano due mandorle, come fossero quelli di un cinese. O forse sarà l'effetto degli occhialoni che porta, spessi almeno un centimetro e forse più grandi di quelli di John Lennon, anzi, decisamente più grandi, e decisamente più brutti, oltre che con una montatura rossa che decisamente non si intona con quella persona lì. Mi avvicino lentamente, con il cuore che va a mille per la corsa, inspiro profondamente ed espiro allo stesso modo, per allentare un po' la pressione del sangue.
"Buongiorno, desidera?" Si rivolge a me con un tono decisamente caldo e simpatico. Io le rispondo con un sorriso, e poi parlo.
"Buongiorno, io sono una nuova alunna. Mi chiamo Denise Christie Jade Lambretti"
"Oh si si cara! Vuoi l'elenco degli orari e delle classi vero?"
"Si grazie" La signora cerca tra delle cartelle, suppongo appartenenti a ciascun alunno, e nel frattempo parla di talmente tante cose, che per far finta di ascoltarla annuisco, le sorrido quando mi guarda, confermo ciò che dice, e poi alla fine eccola che la tipa simpatica ma loquace, mi porge un foglietto, un libro e una bellissima lista con i compagni di ogni corso. Che gioia venire in questa scuola. Il sistema scolastico italiano è completamente diverso da questo, non so se mi abituerò facilmente. Le sorrido e la ringrazio, e poi esco, apro la borsa, e mentre cammino, guardo sul foglio la materia della prima ora. Ma inciampo, su qualcosa, va bè diciamocelo: io sono molto scoordinata, e cado anche se non c'è il benché minimo ostacolo. Comunque, inciampo nei miei piedi, e cado addosso a qualcuno, che resta immobile, e per questo temo che possa lasciarmi cadere. L'imbarazzo mi coglie quando riconosco addosso a questa persona un odore non troppo lontano, ma abbastanza famigliare. È lo stesso che avevo sentito nella casa dove mi aveva portata Hallen. Alzo lo sguardo, e mi ritrovo una faccia famigliare seria, con un sopracciglio inarcato e l'altro dritto, e una montagna di capelli biondi. Mike.
"Scusa" Dico io, tanto lui non apre bocca, tanto vale che lo faccia io.
"Niente." Poi si sposta e fa per entrare nella segreteria. Io lo blocco chiamandolo.
"Ehi!! Devo parlare con quell'altro!!"
"Tanto non ti sentirebbe"
"Ma tu mi stai ascoltando!"
"E chi ti ha detto che volevo farlo!" Poi apre la porta ed entra dentro. Io sbuffo e mi dirigo verso il primo piano, per cominciare ad orientarmi in questa scuola nuova. Sul fogliettino che mi ha dato la signora, c'è scritto che l'aula di biologia è proprio in questo piano, l'ultima, sul lato destro. La prima l'ho trovata, ma ce ne sono altre. Quella di inglese si trova al terzo piano, come quella di storia e quella di biologia, mentre quella di fisica assieme a quella di matematica, si trovano al secondo piano. Dopo aver esplorato le aule che mi interesseranno per il resto dell'anno, posso dirigermi verso l'aula di biologia. Appena mi trovo di fronte, suona una campanella, come quelle italiane, e una folla di studenti, mi investe completamente. Un primo gruppetto entra nella mia stessa aula, ed io entro con loro. Ridono e scherzano tra di loro, senza neanche pensare che io sono dietro e che magari, essendo nuova, richiederei un attimino di attenzione. Ma meglio così e non che divento lo zimbello della scuola. Già mi sono creata i miei primi nemici della storia del 1987. Adesso non vorrei crearmene altri. Mi vado a sedere nel posto più isolato possibile, e poi vedo entrare anche altri ragazzi. Sembra che manchi qualcuno. In questo corso i ragazzi dovrebbero essere diciassette. Ma siamo quindici. Ne mancano due… Poco dopo, entra un professore un po' robusto, con un paio di occhiali quadrati, l'aria severa e una cartelletta, e nell'altra mano un thermos, con sopra scritto 'caffè'. Questo tipo sarà un pochetto strano, per portarsi il thermos da due litri di caffè! In Italia il caffè non si beve a litri, ma a tazzine, delle tazzine abbastanza piccole, non dei thermos così grandi! Lo guardo con un sopracciglio alzato, per poi dovermi alzare per salutarlo. I due tipi che non ci sono vengono chiamati all'appello, e il professore fa una smorfia divertita quando sente che sono assenti.
"Ah… Armstrong e Pritchard assenti…" Non ho idea di chi stiano parlando. Intanto il professore tenta di annotare qualcosa sul registro, quando però, entrano lentamente e non curanti due ragazzi. Quando li vedo ho un colpo. Ma sono in classe proprio con loro?! E che cavolo di sfiga però! Forse Mike aveva detto quelle cose prima perché sapeva che io sarei andata in classe con loro! Ma perché non mi ha detto nulla?
"Ah, bentornati dalla vostra passeggiata, ragazzi. Volete un caffè?" Dice con tono ironico. Il moro gli lancia un'occhiataccia, e continua a camminare. Mike non risponde, anzi non lo guarda neanche. Poi Billie gira lo sguardo e incrocia il mio. Mi fissa per qualche attimo, e poi distoglie lo sguardo. Si siedono negli unici posti disponibili: vicino a me. Che gioia. Altro che sfiga, a desta il moro, a sinistra il biondo. Ho le mie due guardie del corpo preferite, che voglio di più? Maledizione.
"Chi si rivede" Dice Mike.
"Ciao" Dico io. Ma Billie non proferisce parola. Prende la sacca che si porta dietro, una specie di borsa a tracolla, di cuoio credo, con tantissime spille di gruppi e che ne so io, attaccate sopra la tracolla e sopra tutta la superficie della borsa. La apre, posandola sul banco, e dalla tasca anteriore esce una matita tutta rosicchiata, e che avrà visto sicuramente tempi migliori, o almeno spero. E poi prende un quaderno tutto strappato e scritto, senza copertina e senza neanche un segno di scrittura decente. Nota che io sto fissando il suo quaderno, e le sue mani. Si, fisso le sue mani, perché ha un'unghia pittata di nero, quella del pollice, precisamente, della mano sinistra. Mi guarda e mi richiama.
"Che hai da fissare?" Io alzo il viso, e incontro i suoi occhi, di vetro, glaciali. Ma mi odia così tanto? Neanche gli avessi ucciso la madre!
"Noi due dobbiamo parlare" Lui scuote la testa e sorride sarcastico.
"No, ragazzina. Io non ho da parlare con nessuno. Se vuoi parlare, fallo con Mike. Io non ho nulla da dirti" Mike tossisce, mentre il moro lo guarda con la coda dell'occhio, fissando ancora me successivamente. Distolgo lo sguardo da quegli occhi glaciali, deglutisco, e sento il suo sguardo vagare addosso a me.
"Devi almeno dirmi perché mi odi"
"Ho detto che non parlo"
"Ma lo stai facendo" A questo punto si è stancato di rispondermi, perciò si cuce la bocca, e gira lentamente lo sguardo. Credo che questa giornata sarà pessima. All'ora di pranzo, usciamo tutti fuori, io mi siedo ad una panchina accanto ad un albero, e mangio la mela, mentre quei due tipi strani si incontrano con dei loro amici e si siedono ad una panchina a parte. Un ragazzo porta con sé una chitarra e la porge al moro, il quale la prende e comincia a suonare, ma sono troppo distante per afferrare tutte le note. Mi poggio con le spalle all'albero, e metto una gamba sulla tavola, mentre l'altra la lascio piegata. Mentre mordo la mela e guardo per terra, vedo dei piedi che si avvicinano. Sei piedi, perciò tre persone o un alieno. Alzo lo sguardo, inarcando il sopracciglio, e vedo due ragazzi e una ragazza più bassa di loro.
"Ciao! Tu sei la ragazza nuova, vero?" Li riconosco, sono quelli del corso di biologia. Sorrido a stento, e rispondo.
"Si, proprio io… Cosa volete?"
"Beh, sei tutta sola, perciò credevamo che volessi compagnia"
"Oh… Ehm… Grazie… Ma non avete un gruppo tutto vostro?"
"No… Siamo solo noi tre"
"E come mai?"
"Nessuno vuole stare con gli 'emigrati' " Risponde la ragazza a testa bassa e con una voce roca.
"Già…" Sospira uno dei due ragazzi.
"Beh… Perché da dove venite voi?"
"Francois viene da Bordeaux, io da Copenaghen e Shirley viene da una città minuscola del sud Africa."
"Ah… Da quanto siete qui?"
"Un anno… Comunque io sono Kal. Come ti chiamiamo?"
"Potete chiamarmi Jade o Christie. L'altro nome non mi piace troppo"
"Va bene. Allora per noi sei Christie. Jade è il nome di un'altra ragazza…"
"Ehm… Okay. Allora adesso a che lezione andate?"
"Inglese"
"Anche io… Beh, allora possiamo andare assieme, che vi pare?"
"Ottima idea!!" Dice Francois. Il suo accento francese si sente un po' quando parla. Ma tutto sommato è un tipo dall'aria simpatica e vivace. La ragazza invece, con quei capelli lunghi fino al sedere, neri e lisci, invece mi incute tensione. Sarà l'apparenza. Invece Kal sembra semplicemente un tipo apposto. Ci avviamo verso la scuola, e intanto chiedo qualche cosa ai ragazzi che ho appena conosciuto.
"Chi verrà con noi a questo corso? Cioè, c'è qualcuno del corso di biologia che verrà anche a quello di inglese?"
"Si… Armstrong"
"Oddio ma mi perseguita!!"
"Ahahah, non ti sta simpatico?" Mi chiede Kal curioso.
"No… Lo conosco da un po' e credo di stargli antipatica"
"No… Lui fa così un po' con tutti"
"Non credo… Io l'ho offeso"
"Ah… Beh, allora la situazione si complica, perché è un tipo molto legato al suo orgoglio…"
"Ah… Beh, contento lui!" Sorrido, e poi arriviamo nella classe di inglese. Anche stavolta non è entrato in orario. E anche stavolta, l'unico posto libero, è accanto a me. I tre di prima si sono seduti due alla mia destra e l'altro dietro. L'unico posto disponibile è quello alla mia sinistra, e suppongo che verrà a sedersi proprio qui. Spero che stavolta si possa parlare con lui. Ma speriamo soprattutto che entri in classe, e che non decida di dare buca. Dopo un bel quarto d'ora entra in classe, quando noi abbiamo già cominciato la lezione, entra noncurante, guarda ad un posto libero, e quando nota il posto accanto a me, fa un sorrisetto sadico, e si avvicina. La professoressa però lo riprende prima che possa sedersi.
"Armstrong!! Che diamine fai là fuori tutte le volte? Come mai entri sempre in ritardo?"
"Che vuole che le dica prof? Avevo da fare!" Tutta la classe tossisce, io invece sorrido. Il tipo sa che dire per far incavolare i professori. Mi nascondo perché né la professoressa né lui possano vedermi, e alla fine lui si siede, ricevendo dalla professoressa come risposta semplicemente una annotazione sul registro.
"Alla fine dell'ora vada in presidenza, e la faccia controllare, signor Armstrong. Così avrà anche questo da fare." Armstrong porta la mano sulla fronte e fa come il saluto di un soldato, e poi dice un'ultima cosa.
"Agli ordini signore!" La professoressa alza gli occhi dal suo registro, e lo guarda accigliata, si alza e fa finta di niente, dirigendosi alla lavagna, e cominciando la lezione. Il moro prende dalla sua sacca la stessa matita tutta rosicchiata, e poi il famoso quaderno distrutto, e invece di stare attento alla lezione, che chi sa, potrebbe portargli qualcosa di buono, scrive sul quaderno. Ma senti da chi arriva la predica! Parlo proprio io che invece scrivo sul banco, sul diario, il borsellino, un po' tutto, insomma. Non me ne può fregare di meno, d'altronde. Ma l'altro ragazzo non è nella nostra stessa classe, forse adesso ha un'altra lezione. Peccato, mi sarebbe piaciuto conoscere almeno lui, visto che il moro non vuole parlare. E mi ritrovo di nuovo a fissarlo, e lui mi squadra.
"Mi spieghi che diavolo hai da guardare?"
"Non guardo te, idiota" Gli rispondo io, acida.
"Ahah si, allora sei strabica."
"Sei un fottuto idiota"
"Grazie." Non voglio rispondergli, tanto qualsiasi cosa ci diciamo, finiamo per fare lita oggi. La lezione passa lentamente, con lui che mi studia facendo finta di niente, e io che invece guardo sempre il banco, alternando la vista alle sue mani. Non sembra un tipo eccessivamente socievole, forse però è una mia impressione. Alla fine della lezione, ci alziamo tutti per uscire dalla classe, e lui si dirige alla cattedra, per prendere il registro, e portarlo al preside. Certo che ne ha d sfrontatezza il tipo! Strappa il registro dalle mani della professoressa, le rivolge un sorriso omicida, e poi si dirige verso la porta. Io sono ancora sulla soglia, a guardare la scena, e mentre cammina, lui mi fissa negli occhi serio, e poi mi spintona in avanti, passando velocemente e rudemente. Cammina come un cretino, con quei pantaloni in denim a vita bassa che minacciano di cadere da un momento all'altro, e quella maglietta nera con un teschio cucito sopra. Alzo le sopracciglia, sconvolta, sospiro, scrollo le spalle, e poi mi avvio alla lezione dopo, raggiungendo i miei unici tre amici-conoscenti, che mi aspettano sulla porta del corridoio. La mia prossima lezione è quella di fisica, perciò, si scende. Credo che mi sarà piuttosto difficile abituarmi a questo nuovo sistema, anche perché in Italia ci spostavamo dalle classi soltanto per andare nei laboratori, non era come qui: ogni lezione un'aula diversa. Ci avviamo nell'ultima aula della giornata, perché io frequento le lezioni normali, che terminano alle tre e mezza del pomeriggio. E così, passa la prima giornata di scuola. Torno a casa a piedi, come credo sarà anche quando pioverà, perché tanto l'arpia non mi verrà mai a prendere: se non è buona ad andare in bici, figuriamoci in macchina! E comunque meglio andare a piedi che vedere quelle due brutte facce. Arriverò a casa in tempo? Spero di si, perché quelle due arpie sarebbero capaci di negarmi il pranzo…
Sono appena arrivata a casa. Diciamo che per fortuna non ho fatto tardi, ma quelle due troveranno il pelo nell'uovo, me lo sento. Cammino a testa bassa, scalciando qua e là qualche pietrolina sul marciapiede, oziosamente, mentre mi guardo intorno alla Don Abbondio, che non si accorge dei bravi. E diciamo che Don Abbondio, o meglio, io, ho la stessa sfiga del curato. Appena alzo lo sguardo, dopo aver preso le chiavi dalla mia borsa, sulla soglia della casa rosa, noto qualcuno… Ma è Hal? Ma che ci fa Hal a casa mia? Accelero il passo per raggiungerlo il più velocemente possibile, e lui resta immobile a guardarmi, serio e quasi pensieroso. Quando arrivo da lui, mi fermo e lo saluto.
"Oh almeno questa volta non hai tentato di evitarmi!"
"Ciao anche a te."
"Oh giusto, ciao. Che cosa vuoi?"
"Stamattina hai detto che volevi venire da noi. Va bene, accetto la proposta."
"E perché mai?"
"Non mi va di doverti evitare perché Billie Joe ti odia."
"Non credo che mi odi. E poi sai una bella novità? Viene in due dei miei stessi corsi. Quindi, che lo voglia o meno, dovrà vedermi tutti i santi giorni" Dico, quasi vittoriosa e con aria di sfida. Lui sembra non curarsene, fa spallucce, e si avvia verso l'altro lato della strada, per andare a casa sua a mangiare. Ma lo fermo prima che attraversi, per chiedergli l'ora. E che caspita, ma gli devo tirare informazioni con una tenaglia?
"Non mi hai detto l'ora, intelligentone!"
"Dieci e mezza." Che? Ma l'arpia non mi lascerà mai uscire a quell'ora!!
"Ma scherzi? Non posso uscire a quell'ora!!"
"Allora non venire." Dice lui, quasi in modo atono. Non lo ricordavo così, eppure è passata neanche una settimana! Ma che gli succede?
"No, va bene. Vengo." Lui si gira, e va via. "Ciao!!" Lo saluto, ma lui non si gira, alza solo la mano, mentre l'altra la mantiene in tasca. Sbuffo, riprendo la chiave dalla tasca, e mi giro verso la porta, per aprirla. Appena entro in casa, sento una puzza molto familiare. Sono vegetariana, è vero, ma non per questo adoro tutti i tipi di verdure, tipo i broccoli. E quell'arpia sta preparando i broccoli. Ma che schifo! Forse Hal se ne è andato da qui per la disperazione. Tolgo subito le scarpe e le metto sul tappetino accanto alla porta, e poi vado in cucina, cercando di non vomitare.
"Buongiorno"
"Denise. Vieni a sederti, ho preparato il pranzo."
"No, grazie zia, ho mangiato a scuola, e ho un lieve mal di pancia." Lei mi guarda, annuisce, e poi io salgo. Ci manca solo che le faccio l'inchino… Vado in camera mia, e subito prendo i libri, per fare i compiti. Non sono molti, perché oggi è il primo giorno, e perciò diciamo che sono esigui. Li finisco in poco tempo, soprattutto quelli di matematica e di inglese. Odio la matematica, lo ammetto, ma è pur vero che comunque un tempo ero una studentessa abbastanza brava. La media del sette non è poi così brutta. Comunque, dovrò pur decidere cosa mettere, però, adesso che ci penso. Nella mia camera ho ancora la valigia sotto il letto, e spero di aver messo anche qualche accappatoio per la doccia, perché sinceramente non mi va troppo di doverle chiedere qualcosa. Apro la valigia, e nella tasca posteriore trovo quattro asciugamani, l'accappatoio, una cuffia per non bagnarmi i capelli quando voglio solo fare un bagno, e un phon. E certo, i miei capelli rischiano di andare in fumo con quel phon. Sono un po' troppo lunghi… Forse dovrò davvero tagliarli. Intanto prendo un asciugamano e l'accappatoio, e prendo il beauty case. Entro nel minuscolo bagno di questo piano, accanto alla camera da letto, e mi preparo per fare una bella doccia. Non laverò i capelli, perché tanto li ho lavati ieri, dato che mi è rimasta la buona vecchia abitudine : ' non vorrai mica andare il primo giorno di scuola tutta sporca?!'. A chi non l'ha detta la propria madre? A me l'avrà detta un migliaio di volte, prima di andarsene. Comunque, mi spoglio lentamente, mi dirigo verso la vasca e la riempio di acqua tiepida. Mi immergo dentro con una lentezza, ammetto, esasperante, mentre sulla mia bellissima spugnetta a forma di stella spargo del bagnoschiuma al cocco, e mi concedo un rilassante bagno, prima di andare via dall'inferno, ed entrare in un altro. Chissà che gli devo dire? Cosa devo spiegargli? Perché poi se l'è presa così tanto? Che gli avrò fatto di male? Ma il problema maggiore, in questo momento, sarebbe dirlo proprio all'arpia. Lei si che è un problema molto più grosso di questo… Sono felice come una pasqua al pensiero.

A.a. :
Benissimo, sono di nuovo qui a rompervi le scatole, amici! Questo capitolo credo sia più corto, anche perchè sono indietro di un capitolo rispetto all'altra storia, "Another Story" -che coincidenza, l'ho chiamata proprio così?! O.o Comunque, passando ai ringraziamenti, come non ringraziare Claudia44, cara, ho l'impressione che andremo moooolto d'accordo noi due xD Passando anche agli altri ringraziamenti, mi rivolgo anche a chi ha recensito, a chi ha messo la storia nelle seguite, e ovviamente, quella matta della bella bionda che mi sopporta tutti i santi giorni quando la avviso che pubblico e scommetto che vorrebbe uccidermi tutte le volte che la aggiorno sulle ff xD Ricorda che ti voglio bene, biondina :D E poi ringrazio il famoso amico, che mi ispira senza saperlo -povero ragazzo- e che mi fa lezioni di cultura musicale tutti i giorni! Sei un mito fratello :D E infine ci sono sempre i MITICI Green Day, che invece mi fanno amare la musica in un modo incredibile. Spero che a Giugno li possa davvero vedere *-* Siete grandi Green Day!!
Per il resto, ringrazio sempre e comunque chi avrà solo letto o chi avrà anche recensito, vi voglio un bene del mondo!
Se non vi dispiace, chiedo a chi non l'ha fatto, di farmi sapere che ne pensa delle mie storie, sarei onorata di ricevere consigli da tutti voi :D
Rage & Love
Jade Shenanigans

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Capitolo 5
*** Chapter 5: PRIMA PARTE why does everything happen always to me? ***


Chapter 5: why does everything always happen to me? PARTE 1
Ovviamente, è prima a lei che mi rivolgo. Appena finisco di fare la doccia, scendo le scale e mi dirigo in cucina. Ramona si trova al tavolo, seduta su una sedia a fare ancora i compiti. C'è una montagna di libri, e tra di essi ne riconosco alcuni di grammatica italiana. Grammatica italiana? Ma in America lei fa grammatica italiana? Okay, adesso sono molto confusa.
"Ehi, Ramona! Come mai fai grammatica italiana?"
"Mamma vuole che io impari l'italiano"
"Non è certo leggendo dei libri sulla grammatica che imparerai a parlare italiano… Hai mai fatto una vera conversazione?"
"Si… Con mamma, ma non era una conversazione, ma un'interrogazione" Certe volte ho davvero pietà di questa tappa di cugina. Diciamo che a volte sono crudele nel giudicarla, ma purtroppo tale madre tale figlia. La mamma è una vipera, e la figlia certe volte è davvero perfida. Ma quando Kate non c'è, Ramona è abbastanza socievole. E poi dicono che le cattive compagnie corrompono i buoni costumi! A questo punto io sono una buona compagnia! Le sorrido, e mi siedo di fronte a lei.
"Allora puoi parlare un po' con me…"
"No, grazie, adesso devo finire i compiti." Mi sorride e poi continua. "Sarà per un'altra volta, se no queste materie non le finirò mai…"
"Va bene, io sono sempre qui, se vuoi!! Ma tua madre dov'è?"
"A casa di Hallen."
"Grazie… Ehm, posso lasciarti un attimo da sola, perché ho bisogno urgente di parlarle"
"Non ci sono problemi"
Mi allontano e risalgo le scale, per andarmi a vestire. Metto di nuovo i vestiti si questa mattina e poi scendo giù di corsa. Apro la porta, ed esco in ciabatte. Chi è molto scoordinato non è aiutato dalla fortuna, a quanto pare. Le ciabatte si impigliano nella fessura tra due mattoni del marciapiede, e cado. Si rompono i jeans, e va bene. Ma il problema è che mi taglio il ginocchio, ed esce una marea di sangue. Ma che cavolo!! Sono le cinque e c'è il sole ancora. mancano altre cinque ore alla festa. Speriamo che riesca a camminare!! Provo a rialzarmi, e, anche se un po' dolorante, riesco perfettamente a stare in piedi. Mi dirigo verso l'altro lato della strada, e corro zoppicando verso casa di Hallen. Lentamente mi avvicino alla porta. Suono il campanello. Questa casa non l'ho mai vista da vicino. Sinceramente non so cosa aspettarmi. Poveretti, se non possono mandare Hal a scuola, spero almeno che abbiano una casa attrezzata per vivere al meglio! Mi viene ad aprire una signora alta, magra, con i capelli lisci e lunghissimi, mori e con delle treccine stile hippy. Indossa una maglietta celeste sopra l'ombelico, un paio di jeans e delle ciabatte. Si rivolge a me con un sorriso smagliante e parla con voce squillante.
"Ciao!! Chi sei? Hai bisogno di qualcosa?"
"Ehm… Si, devo parlare con mia zia Kate… Può farla uscire un minuto per cortesia?"
"Certamente! Se vuoi puoi entrare, e le parli dentro!"
"Va bene, grazie" Ma che mi è saltato in mente? Non posso parlare con Hal d'avanti! Devo inventare una scusa! Ma che scusa? Intanto entro in casa, mentre la signora chiude la porta dietro di sé. In casa si sente odore di pulito, anche se c'è il caos più totale. Ma regna il silenzio, visto che come mi ha detto Hal non ha fratelli. Mi accompagna in cucina, dove vedo mia zia seduta ad una sedia, con una specie di quaderno posato sul tavolo e una penna. Hal è di fronte a lei, con un libro tra le mani e un foglio accanto. Ha una penna tra le dita, e ogni tanto rosicchia il tappo, poi scrive sul foglio, e torna a riguardare il libro. L'arpia lo guarda con le mani sotto il mento e una postura dritta. Mi avvicino lentamente, e la chiamo.
"Zia… Dovrei parlarti."
"Non adesso, cara. Aspetta che finisca con Hallen e poi potremo parlare" Dice con tono serio, senza staccare gli occhi dal povero ragazzo di fronte a lei. La signora di prima mi viene vicino e mi fa sedere su un divano, sempre con un sorrisone stampato sule labbra. Mi spiega brevemente cosa sta succedendo, e io l'ascolto.
"Sta facendo un esame… So che vieni dall'Italia, e lì non si fanno queste cose… Hal prende lezioni a casa, ma deve dare degli esami ogni tanto…"
"Ah, capisco… Grazie" Le sorrido.
"Vuoi qualcosa da bere?" Mi chiede, sempre con tono silenzioso. Io le faccio cenno di niente con il capo e le sorrido. Lei annuisce e poi si alza, andando in un'altra stanza. Aspetto qui un po' di tempo, prima che possa finire. Forse Hal non si è neanche accorto di me quando sono arrivata e mi sono rivolta a zia Kate, lo vedo molto concentrato. Ci tiene parecchio a questo test, anche perché l'avrà riletto dieci volte prima di darlo alla sua 'prof', e poi le sue mani tremavano, aveva l'ansia di sbagliare qualcosa. E chi non ce l'ha? Ma dopotutto a uno che non importa, le mani non tremano poi tanto. Mia zia è una buona professoressa, credo, a quello che mi diceva mio padre e per quello che mi aveva detto anche zia Dora, lei è una delle migliori insegnanti private di questa zona. Beh, buono per lui, ma io non pagherei neanche per avere una professoressa del genere. Comunque appena lui alza il capo dal foglio, lo porge a mia zia e lei prende a leggerlo, annuendo qua e là mentre lo legge. Poi Hal gira lo sguardo verso la porta, e nel farlo mi nota, e balza sulla sedia, quasi alzandosi in piedi. Spalanca gli occhi, ma quando capisce che mia zia lo sta guardando con la coda dell'occhio, subito si rimette a posto, e continua a guardarla mentre lei legge e valuta il suo scritto. Chissà su che cosa è. Poco dopo, dopo un'attenta analisi di tutto il contenuto, lo posa sul tavolo, e prende la penna rossa. E poi parla.
"Mmm… Noto dei miglioramenti… Ci sono pochi errori, il contenuto è inerente alla traccia che ti ho dato… Insomma sei stato capace di illustrarmi questo periodo storico in modo sufficiente. Perciò meriti una C+" Una C? Ha il coraggio di mettergli C dopo avergli detto che è stato in grado di illustrare un periodo storico? In tre pagine? Io gli avrei messo almeno A! ma dai, ma come cazzo li mette i voti? Boh, è lei la prof. In ogni caso lui sorride. Credo che sia sempre meglio di una F o di una E. dopotutto C+ non è poi così brutto come voto. Lui chiude il libro e mette il tappo mezzo consumato, alla penna, e poi, quando lei si alza, per raggiungermi ed andare via, anche lui si alza, prende i libri e si reca in una stanza poco lontana da qui. Probabilmente è la sua cameretta. Poco dopo torna per salutare la sua 'prof' e a me invece rivolge solo uno sguardo e un mezzo sorriso. Poi mia zia si dirige ,accompagnata da quella signora, verso la porta e dopo averla salutata usciamo fuori.
"Cosa devi dirmi?"
"Ehm… Praticamente stasera c'è una specie di festa di ben venuto, organizzata da alcune persone… Sarebbe per quelli iscritti all'anno nuovo" Sono brava ad inventare bugie all'impronta, eh? Beh, ci ho fatto l'abitudine, e poi ci ho pensato in quell'oretta che ho passato a casa di Hal.
"Festa dici, eh? Non ne avevo mai sentito parlare. Non mi pare che in quella scuola facciano feste"
"Ma infatti non è della scuola, è di alcuni ragazzi della mia età che 'accolgono' i nuovi studenti"
"A che ora è?"
"Alle dieci"
"Va bene, ma non puoi tornare a casa dopo la mezzanotte, altrimenti non uscirai più di casa."
"D'accordo. Grazie zia" A mezzanotte? Si, e io sono davvero sicura che quei tipi mi lasceranno andare per quell'ora. Comunque le sorrido, e continuiamo il viaggio verso casa, lentamente. Questa lentezza però, purtroppo non fa che peggiorare il dolore alla mia gamba, che già di per sé non sta troppo bene. Ho paura che stasera non riuscirò neanche ad arrivare al posto. Oh no! Mi verrà a prendere Hal! E come spiegherò che Hal verrà alla festa?? Aspetta, un modo forse ce l'ho… "Ah, e devo dirti un'altra cosa… So che ti sembrerà strano, ma mi accompagnerà Hallen, l'ho invitato io, visto che comunque non è una festa della scuola"
"Mi sembra una cosa molto giusta." Dice lei, mentre tiene stretta sotto il suo braccio una borsetta rossa e un paio di libri mastodontici. Arriviamo a casa, e salgo immediatamente sopra, per scegliere i vestiti e soprattutto curare la ferita. Non ho intenzione di portare quel taglio in bella vista, perciò potrò mettere un pantalone sopra. Vado in bagno di nuovo, prendo dell'ovatta, il disinfettante, tutto l'occorrente, e medico il taglio, dopo di chè vado in camera a prendere dei vestiti. Una delle cose estive che ho portato dall'Italia, sono un paio di leggins bianchi, delle magliette a maniche corte, e una salopette di jeans nero. Prendo una maglietta bianca, con delle labbra giganti stampate sopra, e mi vesto. Le scarpe sono le solite converse nere, e il trucco è sempre quello: mascara nero, e basta. Ormai è un'abitudine, nessuno me ne ha mai fatta una colpa, perciò continuo a metterlo, anche se magari non piace ad anima viva. Ormai sono le otto di sera, e mi sto girando i pollici letteralmente. Ovviamente non so che fare, di certo non posso prendere un libro e leggerlo, perché quelli che sono qui li ho già letti tutti, visto che sono un tipo che ama leggere, anche se non si direbbe. Ormai in Italia sarà già domani, e magari è mattina, non so di preciso che ore possano essere. Cinque minuti dopo che scendo le scale per andare in salotto e mettermi bella seduta sul divano a guardare qualche show televisivo, mi arriva sul mio cellulare una chiamata. Prendo dalla tasca velocemente il telefono, e sul display mezzo rotto leggo il nome di Sandra. Sandra? Ma perché mi chiama? Costano tanto le chiamate mondiali, perché mi sta chiamando?? Ma non posso attendere, è da tanto che non sento la sua voce, anche se ci scriviamo spesso. Perciò rispondo velocemente.
"Ehi!! Sandra!!! Perché mi chiami a quest'ora?? Che è successo?"
"Dio Chris, la tua voce sembra diversa!!" Con lei parlo in italiano. Zia Kate lo capisce, ma Sandra non è mai stata un genio in inglese. Non ci ha mai capito una cippa.
"Felice di sentirti anch'io! Ma mi spieghi perché mi hai chiamata? Costano un botto queste chiamate!!"
"Non preoccuparti, sulla scheda ho messo una promozione che mi fa parlare anche all'estero"
"Aah, capisco!! Ma lì che ore sono?"
"Le quattro, credo"
"Le quattro? Ma che fai in piedi a quest'ora? E poi scusa, come credi?"
"Sto tornando a casa con i miei… Sto viaggiando, e non sapevo che fare! Dai non mi cacciare, qui non posso chiamare nessuno, almeno tu!"
"E come farai per andare a scuola?"
"Non ci vado"
"Ah, queste sono belle notizie!! Sandra che perde un giorno di scuola. Dovrebbero commemorare questa data stupenda!"
"Ahahahah dai non scherzare!"
"No, e chi scherza? Sono serissima!"
"Va bene!! Che fai? Che ore sono da te invece?"
"Sono le otto e mezza, sto per andare a guardare la tv… Poi fra poco ho una festa, poi ti racconto per email"
"Aaah, ho capito, una FESTA"
"Vedi che è davvero una festa! Ma per chi mi hai presa?" Dico io, ridendo. Lei ride a sua volta, ha la voce un po' fiacca, si sente che ha sonno.
"Per quella scema scellerata che sei!!"
"Ma non puoi dormire tu, invece di rompere a me, povera vittima? Fai un bel sogno, dai tesora, dai!"
"Si, forse hai ragione, sto morendo di sonno, e non so perché ma non riesco ad addormentarmi"
"Mi hai sempre detto di ascoltare musica per addormentarmi. Alla fine l'ho odiata perché faceva il contrario. Magari con te invece funziona!!"
"No, non funziona neanche con me"
"Ah, era tutta una presa in giro quella volta, eh?"
"No… Era solo che credevo di aiutarti! Era asociale quei giorni, eravamo agli inizi della scuola dai, mi trattavi poco e niente, ti diedi un consiglio giusto per allentare la pressione"
"Ti ucciderò un giorno per avermi resa anormale! Solo a me non piace la musica"
"Ma tu repelli qualsiasi cosa parli di felicità, ammettilo"
"Ma questo perché non sono felice, cara mia! Che fa Kevin?"
"Bene. Sta bene" Beh, a dir la verità, Kevin è il suo ragazzo. Lei divenne mia amica prima di lui, ma quando lo conobbi, capii subito che sarebbe stata davvero una delle persone migliori del pianeta. E lo è ancora. Kevin è così spensierato, ti aiuta nei problemi, rispecchia l'amico ideale. Gli ho sempre voluto bene, mi ha sempre ricambiato, gli ho sempre raccontato tutto, e mi ha sempre confortato, anche quando credevo di farla finita.
"Sono felice… Ogni tanto fammi chiamare pure da lui, perché qui non so dove comprare sim con le chiamate verso l'estero…"
"Non preoccuparti, lo farò chiamare dal mio telefono"
"Non vai a dormire ancora, sonnambula?"
"Mi vuoi proprio chiudere il telefono? Ne hai abbastanza?" Scherza lei.
"No, ma sembra che tu possa svenire da un istante all'altro, cavolo! Riprenditi, bevi del caffè, fai quello che ti pare, ma ti prego, non mi chiamare mentre stai facendo un viaggio e dormi in piedi!! È brutto non sentirti per una settimana e poi sentirti con questa voce!"
"Si, scusa, lo so… Ma non sapevo con chi parlare, e sapevo che da voi è sera, e perciò ho creduto opportuno chiamarti adesso…"
"Ce l'hai qualcosa per addormentarti?"
"No, ci vorresti tu"
"Perché?"
"Ma perché sei una radio!! Le radio fanno la loro parte per far addormentare!"
"Ahahahah grazie per i complimenti usciti dal cuore"
"Dovere è piacere per me"
"Ti voglio bene, Sa"
"Anche io Chris"
"Ci vediamo"
"A presto Chris, fatti sentire"
"Pure tu"
"Ciao ciao"
"Ciao scema" Sorrido, tentando di non far uscire lacrime dai miei occhi. Non posso per due motivi: primo non voglio che mi si veda piangere, e poi si rovina il mascara e poi lo devo pulire e rimettere. Quindi, niente lacrime, oppure salta la copertura di ferro della quale mi sono sempre munita per proteggermi dalle intemperie della vita. Si, perché è solo una maschera. Questa non sono realmente io. L'abito non fa il monaco, no? Io mi comporto così, ma non sono poi proprio una scema. Metto il telefono in tasca e mi dirigo verso il divano. Ci manca poco e cado di nuovo, l'ultimo maledetto gradino. Inciampo sul tappeto di fronte alla scala, e menomale che c'è la maniglia della porta proprio affianco alla scala. Mi aggrappo ad essa, e per grazia del cielo, non cado. Ma oggi me ne stanno capitando di tutti i colori! E che caspita. Mi dirigo lentamente e cautamente verso il divano, con i calzini ai piedi: le scarpe non si mettono in casa. Mi siedo, prendo il telecomando e comincio a fare zapping. Mi stendo dopo un poco, e guardo il soffitto, lasciando il televisore acceso, senza degnarlo di uno sguardo. E penso. Strano che una come me pensi. Ma giuro che la maggior parte del tempo faccio questo. Pensare. Ai vecchi tempi. Alla mia vecchia famiglia. A mio fratello. Chissà come sarebbe stato ora. Chissà. Posso solo dire questo, mentre il dolore del suo ricordo mi lacera l'anima. Non è poi così bello ricordarsi di qualcuno che non c'è più. Mi prende sempre un magone alla gola, e finisco sempre per tentare di far fuori un oggetto scaraventandolo verso il muro. La fase dell'uccidere qualcuno per tentare, con un rito, di far tornare indietro mio fratello, l'ho passata da tempo. Voglio dire. Dicono che esiste un Dio, e che è buono. Quindi mi sa che un rito non serve a molto per far tornare indietro mio fratello. Ma non posso farci comunque molto. La rassegnazione non è il mio forte, ma se non posso farci niente, non posso intervenire comunque, neanche se la mia forza di volontà è ferma. Pensare mi porta sonnolenza, lo ammetto. Chiudo gli occhi leggermente, gettandomi nel mondo degli incubi. Mi sveglia un rumore strano. Tipo un campanello. Ma non ne ho mai sentito uno così assordante. Si sente in tutta la casa e ti rimbomba in testa come fosse una nave che sta attraccando! Mi alzo di scatto, e vado alla porta, controllo se è qui che hanno suonato, e infatti mi ritrovo Hallen, con un ombrello sulla testa, che mi guarda senza espressione sul volto. Gli sorrido, e lo faccio entrare.
"Vieni Hal… Perché hai l'ombrello?"
"Piove"
"Ah… Strano…"
"Già. Hai da fare molto?"
"No… Devo solo lavarmi i denti, mi sono appena risvegliata. Ci metto poco"
"Fai veloce" Si toglie le scarpe, e intanto mia zia entra nel soggiorno, dopo aver finito di ascoltare Ramona mentre le diceva la lezione di storia. Si salutano, mentre io salgo velocemente in bagno per sciacquarmi la bocca impastata di sonno. Prendo le scarpe dalla mia camera, e scendo di nuovo giù. Hallen è fermo di fronte alla porta. Mi avvicino, prendo la mia borsa dal divano, e salutando mia zia, usciamo fuori. Lui riprende l'ombrello, e ci avviamo verso il vialetto. L'aria è fresca, e diciamo che forse avrei dovuto prendere un giacchettino. Ma non si sta troppo male. Il problema sarà quando tornerò a casa. Di sicuro farà un po' più freddo. Velocemente arriviamo alla fine della strada, e giriamo l'angolo, per arrivare nell'altra parte del quartiere, e trovare di nuovo quella casupola mezza distrutta. Spettrale? No, è solo una casa un po' vecchia e malandata, sai com'è, ci abitano solo ragazzi svitati e chissà chi più. Ci entro, ma con la solita voglia di uscirne in un secondo, anzi, un microsecondo. Non è che sia beatamente profumata o pulita, perciò non posso dirmi felice di essere venuta qui di mia spontanea volontà. A volte sono davvero stupida. Entro assieme ad Hallen in questa casupola e la scena è a dir poco disgustosa. Ma per principio, la descrivo. Sul solito divano ci sono due ragazzi mezzi addormentati, a terra, accanto al divano, ce n'è uno invece che sta fumando una canna, un altro invece sta vomitando nel bagno di sopra, e menomale che non lo vedo, ma lo sento solamente. Comunque è disgustoso, non trovate? E poi c'è la batteria: sui tamburi ci sono tre birre, un piatto con un trancio di pizza con due morsi, e un bicchiere mezzo vuoto. Sono pessimista, lo vedo mezzo vuoto, che problema c'è? In ogni caso, Assordante non c'è, c'è solo il suo sedile, sul quale c'è un foglio macchiato. Aspetto che arrivi quel rockettaro di Billie, perché è con lui che devo parlare.
Jade Shenanigans

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Capitolo 6
*** Chapter 5: ULTIMA PARTE why does everything happen always to me? ***


Chapter 5: Why does everything always happen to me? ULTIMA PARTE
Hal si siede sul divano, lasciandomi la scelta se sedermi anch'io o meno. E certo, potrei restare in piedi per anni finché non arriva il ragazzino. Mi guardo intorno, per trovare un sedia pulita, o almeno che regga, e sfortunatamente mi accorgo che l'unico posto libero sembra essere proprio il sedile della batteria. Lentamente mi dirigo verso la batteria, attenta a non urtare nessuno dei sei ragazzi seduti per terra a bere come le spugne. Tolgo il foglio dalla sedia, e lo poggio sul tamburo disponibile. Gli butto un'occhiata: sembrano essere degli spartiti per una chitarra, o un basso. Di musica non ne capisco molto, ma quello che so lo metto in pratica. Mi siedo e ancora mi guardo intorno. Il soffitto è pieno di macchie di umido, la carta da parati verde è mezza distrutta, tutta staccata dalla parete. Il resto di questa stanza non ha la carta da parati, anzi, sembra essere solo ricoperta di intonaco e su di essa ci sono scritte, talmente tante che si sovrappongono e non si distinguono. La smorfia sul mio viso è tale da incuriosire uno dei ragazzi seduti, o meglio, accasciati sul pavimento addossati al divano. Mi rivolge la parola, senza che io me ne renda conto.
"Quelle sono le cazzate di Billie…" Dice, con voce assonnata. Mi giro verso di lui con gli occhi spalancati e le labbra socchiuse. Lui mi guarda, sorride, allunga il braccio con una bottiglia di birra in mano e poi beve.
"Non sono cazzate, sono cose in cui crede!!" Sento la voce di una delle due gemelle. Scende dalle scale e guarda il ragazzo che prima mi aveva rivolto la parola. Barcolla la tipa, deve aver bevuto anche lei, lui si alza, le va incontro e poi sale le scale, e si sentono altri rigetti. Allora era lei che vomitava. In ogni caso, lei mi guarda, dalla testa, a quello che si può vedere dei miei piedi, e poi gira lo sguardo, guardando in avanti, andandosi poi a sedere per terra, al posto che il suo amico le ha lasciato libero. Dopo un po' la porta d'ingresso si apre. Entra prima Mike, e poi Billie. Hanno il volto nero dalla rabbia. Chiudono la porta, che dopo poco si riapre, facendo entrare Assordante. Lui invece sembra imbarazzato. Appena mi vede seduto alla sua sedia, mi guarda male, e mi intima ad andare via di qui.
"Dolcezza, muovi il culo dalla mia preziosa batteria" Si avventa sulla mia postazione e abbraccia la sua 'preziosa batteria'. E certo, ci manca solo che ama la batteria, e allora altro che assordante. Voglio vedere poi quanto è bravo sto tipo qui. Mi alzo, giusto per non fare lite, e lui si incazza con me per la birra e le cose lasciate sui tamburi. "E togli pure ste schifezze da qui, stupida! Mi rovini la batteria!!"
"Coglione non ce le ho lasciate io qui queste cose!! Dillo ai tuoi preziosi amichetti svenuti per terra e quell'idiota che sta vomitando l'anima nel cesso!!" Lui mi guarda con gli occhi spalancati, mentre io gli grido in testa, irritata per quel suo insulto.
"Calma, ragazzina." Dice Billie, che si gira verso di me, e poi si avvicina al batterista. "Per il momento rimani qui, Al. Ma fai un'altra cazzata come quella di stasera e giuro che ti rompo il culo" Hallen guarda Billie curioso e lo interroga.
"Che è successo?"
"Stavamo nel bar dove lavora mia madre. Mike stava servendo ad un tavolo, e io ad un altro. A un certo punto mia madre mi ha chiamato e mi ha detto che dovevamo suonare, perciò ho chiamato Hal. Questo stupido idiota è venuto tutto ubriaco, ha sfasciato due amplificatori e in più ha vomitato addosso ad un cliente"
"Ahahahah John, sei davvero un coglione!!" Ride Hal. Billie lo guarda male.
"Cazzo ridi? Ci stavano licenziando, e lui deve trovare un cazzo di lavoro, perché non può più stare qui senza fare un cazzo. Come tutti voi tra l'altro!!" Dice lui, serio. "Io soldi che portiamo io e Mike sono per gli strumenti e per quello che vogliamo fare noi più in là. Non per campare voi!! Quindi, adesso, vi mettete e vi trovate un lavoro, se no vi rompo il culo e vi sbatto fuori a calci." Spero non nel culo, perché sarebbe già rotto…
"Non gli do torto…" Dico io, silenziosamente. Ma lui è vicino e mi ha sentita, perciò si gira verso di me, e per la prima volta sembra essere d'accordo con ciò che dico io, invece di tentare di aggredirmi.
"Ripulite questo porcile e mettetevi a cercare un lavoro. E tu, perché sei qui?" Poi si rivolge a me, e mi guarda con un sopracciglio inarcato.
"Beh… Dobbiamo chiarire dei particolari" Lui si rigira, si dirige verso la cucina, e prende qualcosa dal tavolo. Poi ritorna con un libro spesso almeno sei o sette centimetri e lo poggia su un piccolo tavolino fatto da ferraglie.
"Adesso ho da fare. Se vuoi renderti utile, buon per te."
"Io non cercherei fossi in voi. Siamo già stati cacciati da quasi tutti i bar per colpa di Al. Non mi pare una buona idea al momento…" Dice una voce femminile che proviene dal piano di sopra. Non mi è famigliare, cioè, non la riconosco essere quella di una delle gemelle. Alzo lo sguardo e vedo una ragazza piuttosto alta e molto magra scendere le scale. Ha i capelli a metà tra il fucsia e il nero pece, saranno tinti di nero, perché non ho mai visto una persona con i capelli di quel nero spettrale. In ogni caso, scende velocemente giù e ride. Sembra essere più grande di noi.
"Che proponi Pat?" Dice Assordante.
"Potreste venire a lavorare da me come assistenti di parrucchiere!!" Ah, è così che si è conciata i capelli.
"Ma vaffanculo Pat! Ma che cazzo ti passa in mente??" Billie lo zittisce subito.
"Pat ha ragione, Al. Se non muovi il culo per trovarti un lavoro serio, finirai come assistente di parrucchiera, e infine, farai un bel bum di carriera!! Ma non con noi, con la futura multinazionale di Pat!!" Dice il nano, concludendo con un sorrisetto sadico. Sarà la prima volta che lo guardo in faccia senza timore di incrociare i suoi occhi e gelarmi. Lo guardo e basta. ha un orecchino all'orecchio sinistro, un piercing alla narice destra. Un ragazzo normale. Più o meno.
"Ecco perché tornerò a scuola!"
"Se ci lasci, ti scordi di suonare per noi di nuovo"
"Che cazzo vuol dire? Vuoi andare via tu invece? Eh? Tu te ne vai così?"
"Hai capito bene. Io faccio che cazzo mi pare, e tu non me lo impedirai." Dice con tono acido Billie. Ma di che stanno parlando? Intanto lui prende un secchiello che è posato per terra accanto alla batteria, toglie il coperchio, prende il pennello enorme che è posato accanto, lo immerge nel liquido presente nel secchio e poi si dirige verso la parete. E fa due x. Una sopra e l'altra un po' più sotto. XX. Che vuol dire XX? Se non altro, non è l'unica cosa che sembra avere intenzione di scrivere. Getta il pennello per terra, e intinge il dito nella vernice, e poi scrive qualcosa di più piccolo sotto un altro testo scritto sempre in nero e piccolo. Sembra essere la fine di tutto questo testo, perché alla fine ci mette le sue iniziali BJA. Non ci presto troppa attenzione, dopotutto nessuno sta guardando a ciò che scrive, solo io. Forse a lui non piace che la gente legga ciò che scrive sul muro. Ma allora perché farlo, tutti ci passano di fronte, perché non farlo leggere prima! Quel tipo deve essere tutto matto. Non si pulisce neanche il dito, fa così, si gira, mi viene incontro e mi guarda serio. Poi riprende il librone tra le mani e strappa una serie di pagine, poi me le porge, e mi da anche una matita.
"Cerca tra questi annunci. Vedi se trovi qualcosa per questo cretino" Guarda male Al e poi si sorridono, mentre il batterista si alza dal bordo del divano, dove poco fa si è seduto, e cominciano a fare a pugni per finta. Che bambini. Mi siedo a gambe incrociate per terra, e comincio a cercare un buon annuncio. Comincio a leggere il primo foglio della pila di annunci messi assieme, e trovo quattro o cinque bar, li segno con la matita con una crocetta, e giro la pagina. Saranno si e no una decina di pagine, sulle quali ci sono negozi di cd, altri bar, ristoranti, pub, e roba simile. Fatte le prime sei pagine mi alzo, scocciata, e mi dirigo da Billie, che, mentre io ero assorta nella ricerca, ha cominciato a suonare. Maneggia quella chitarra da brividi. È molto bravo, il suo suono è un po' cupo, malinconico, solitario. Ma è bello. sta seduto in un angolo, con un foglio per terra, il foglio macchiato di prima. Ha una matita sul foglio, e ogni tanto mette il plettro tra i denti, prende il foglio, lo posa sulla chitarra e scrive, cancella, batte il tempo con le dita. Mi avvicino lentamente a lui, ma subito alza lo sguardo quando mi nota, e mi fa segno di andare dal batterista. Mi giro velocemente e mi dirigo verso di lui. La casa improvvisamente è calata in una specie di silenzio. Si sente il suono di un basso che proviene dal piano di sopra, e delle bacchette che picchiano contro i piatti della batteria. Mi avvicino al ragazzo e gli metto d'avanti agli occhi gli annunci che ho segnato. Mi guarda storto e accigliato, e mi risponde male.
"Ma non vedi che ho altro da fare?"
"Lo sai che sei un maleducato? Io ho perso tempo per questi fottuti annunci per te, e mi dici pure che hai altro da fare? Ma vai a fare in culo!"
"Va bene, dammi qua."
"Tieni Assordante" Lui prende i fogli, con un sorriso di sghembo, e li guarda un po'. "Ci ho già lavorato in questi posti… Tranne qui" E indica il negozio di cd.
"Apposto. Adesso chiami al numero che c'è scritto e ti togli dalle palle" Gli dice Billie, che ha ascoltato tutto.
"Ma mi odi così tanto?"
"Proviamo adesso. Mike!!" Chiama Billie. Al toglie i fogli dalla batteria gettandoli a terra, e ad un tratto scende Mike. Velocemente con il suo basso si mette a destra della batteria nella piccola stanza, e comincia con la prima nota. Poi attacca la batteria, e poi attacca Billie. Con la voce. Malinconica, triste, dura, per un certo senso, piena di sentimento ma atona. È parecchio strano. Talvolta mentre canta, chiude gli occhi, e io, cullata dal suono di questa melodia triste, mi siedo sul divano, e, senza curarmi del fatto che ci sia Pat, la ragazza dai capelli variopinti. Si avvicina a me, mi guarda, ma non proferisce parola. Mi giro verso di lei, le sorrido, non voglio attaccare lite, ma perché mi guarda??
"Tu sei perfetta" Mi dice concisa.
"Eh?! Dici a me?"
"Si!! Sarai la mia cavia!"
"Che?!"
"Non una cavia scientifica! Ahah! No, io sono una parrucchiera" Poi sento la voce di Hal, accanto a lei, che non lascia Pat finire la frase.
"Fallita"
"Stai zitto tu, stupido! Dicevo, sono una parrucchiera, e sto sperimentando le mie mani"
"Ooooh… Interessante. E io che c'entro?" Chiedo, con una vaga paura che la cavia sia per nuove acconciature.
"Dunque, voglio tagliarti i capelli. Una volta sola. E se sarai soddisfatta, sarò la tua parrucchiera!!" Beh, avevo detto che mi sarei tagliata i capelli, no? Questa si che è una bella notizia.
"Mmm… Io avevo intenzione di tagliarmi i capelli. Lascio a te la scelta dell'acconciatura."
"Oddio ti adoro!! Sei un'amica perfetta!!! Grazie, non ti deluderò!" Si alza di scatto, mi prende le mani, mi sorride a trentadue denti, e poi si dirige verso le scale. Scende giù poco dopo, con tra le mani una specie di borsa, trasparente, con i bordi neri e dei teschi disegnati con un pennarello. Spalanco gli occhi, e inarco poi un sopracciglio. Questa ragazza è incredibile. Si porta appresso tutta quella borsa? Estrae un pettine e un paio di forbici dalla forma strana. Tutto qui? Cioè lei ha intenzione di tagliarmi i capelli semplicemente con un pettine e delle forbici? Si avvicina trotterellando, mentre le due gemelle guardano divertite. Non è che i loro capelli siano bellissimi.
"Glieli hai fatti tu i capelli alle gemelle?"
"Si, perché?"
"Beh… Ehm…" Oddio. Se li fa anche a me così i capelli mi uccido. "Non avrai intenzione di farmeli così!"
"No!! Io mi ispiro alla persona… Se una persona è in un modo li faccio in un modo, se no, in un altro!" Ride, facendomi intendere che è consapevole delle capigliature orribili delle gemelle, ma è dovuto tutto al loro aspetto, interiore ed esteriore.
"Aaah, okay, adesso va meglio. Spero che ciò che vedi in me sia migliore…"
"Molto migliore!!" Sorride lei, poi viene dietro di me, e mi fa posare il collo sullo schienale del divano, e comincia a pettinare i capelli. Sento il sottile suono delle forbici insinuarsi tra i miei capelli e alla fine sento la testa leggera. Chissà cosa mi starà facendo. Passano dei buoni minuti, intanto i tre provano ancora. il batterista è parecchio incasinato, un po' fuori tempo, e Mike sembra non reggere il suo basso. Nel senso che non riesce a stare al passo con il nano cantante. Dopo un po' Billie smette di cantare, anche se le parole sono poco convincenti, sembra che le prime cose che gli siano venute in mente abbia tentato di accompagnarle con della musica. Non hanno troppe rime, anzi talvolta sono scoordinate, e spesso si perde, e quello che dovrebbe essere il ritornello spesso ha parole diverse. Magari vuole che sia così, ma intanto non ci azzecca. Tuttavia la sua voce è abbastanza bella, perciò il problema non è poi così pesante. Ma che cosa hanno poi intenzione di fare loro tre? Un gruppo, sembrano abbastanza affiatati. Sembra che ci tengano parecchio a ciò che fanno, forse nutrono molte speranze. La loro vita. Sarà che sono io che odio la musica, ma per me perdono solo tempo. In ogni caso, a lavoro finito, Pat torna di fronte a me, entusiasta. Deve aver fatto un capolavoro.
"Aaaaaaah oddio alzati!!! Sali su con me!!" Mi prende per mano e mi tira con lei. Le gemelle mi guardano con gli occhi spalancati. I tre musicisti mi fissano. Hal mi guarda in tutti e due i modi. Billie distoglie subito lo sguardo, si gira e impreca contro Al. Intanto io salgo sopra perciò mi perdo la conversazione. Il piano di sopra è incasinato molto meno del piano terra. Ci sono coperte per terra dappertutto, ma il corridoio principale è abbastanza spoglio, tranne per qualche quadro mezzo distrutto e scritte sui muri e un armadio senza una delle due portiere. Sul lato destro c'è il bagno, ma lei non vuole portarmi lì. La guardo per capire dove mi stia portando.
"Credimi, lì è meglio che non entri, o vomiterai anche tu…" Comprendo al volo, e la seguo ansiosa. Arriviamo alla fine del corridoio, in una stanza sulla destra sempre. Dentro c'è un grosso specchio alla parete, e poi c'è un grande balcone, con una finestra enorme, che fa filtrare la luce dell'ormai spenta notte. Mi fa avvicinare allo specchio, e lascia che mi rimiri al suo interno. Chi è quella ragazza? È totalmente diversa da me. È… Più bella? Si, è molto più carina della precedente. I miei capelli sono un po' sbarazzini, ma sono più corti. Hanno una forma diversa però. Ma come ha fatto senza neanche bagnarli un po'? È un genio questa ragazza!
"Sono io? Non è che hai trapiantato il mio cervello nel corpo di un'altra persona?"
"No no! Te l'avevo detto io che i capelli sono come le persone che li posseggono! Tu sei così. Con quei capelli."
"O mio Dio! Grazie! Grazie davvero! Non so come ringraziarti!! È assurdo!!" Salto di gioia, lei sorride, e io la abbraccio, buttandomi letteralmente addosso a lei. Poco dopo scendiamo giù. Trovo ancora Billie mentre parla con i suoi due amici.
"Al tu sei un danno! Cazzo, hai avuto tutto questo tempo!! Non è passato troppo da quando abbiamo fatto il concerto, perché non ce la fai a stare al passo con noi?"
"Bill non ti incazzare… Non ci riesco, tutto qui… Frank mi ha piantato per andare dai Lookout!!"
"Frank?!"
"Il mio insegnante"
"Senti, non me ne frega nulla di questo tipo, chiaro? Tu non sei capace. Punto."
"Ma dai, è la prima volta che capita!"
"No. Dobbiamo cambiare canzone. Non ci possiamo presentare nel locare di Ollie con questa merda. Mike, credi di riuscire ad usare meglio il basso?" Ollie?
"Bill io ci provo… Ma sono quattro corde… Devo provare quello con otto, perché non ce la faccio"
"Ma da dove lo prendiamo?"
"Non so…"
"Io lo so!!" Interrompe una gemella. Billie si gira verso di lei, e la guarda curioso. Lei, felice di aver ottenuto la sua attenzione, si alza, e, barcollando, va da lui. "Io conosco un ragazzo che vende chitarre"
"Sei stupida davvero, allora! Non abbiamo una lira, idiota, come cazzo lo compriamo un basso nuovo?"
"Io non ho detto che vende strumenti allo stesso prezzo degli altri…"
"Mmm… Ma in ogni caso non abbiamo soldi. E il basso ci serve per dopodomani. Non mi pare proprio che riusciremo a guadagnare abbastanza, anche perché la paga è a fine mese, e noi siamo solo alla metà."
"Si ma che ci costa provare? Almeno vediamo quanto spara!!" Billie la guarda, poi Mike si rivolge a lui.
"E l'amplificatore? Quello che abbiamo preso l'altro giorno è sfasciato, ce ne serve uno nuovo."
"Possiamo andare da quel tipo alla fine della strada… E possiamo prendere anche da lui il tuo basso! Giusto!! Dobbiamo solo vedere se ha quattro o otto corde." Dice Pat.
"Si… Hai ragione, andiamo da quel ragazzino…" Ma se avevano un amico al quale chiedere gli strumenti, perché non l'hanno detto subito? Poi Billie si rivolge a me. "Puoi venire più spesso qui… E dovresti anche farti fare il colore da Pat, è abbastanza brava" Come mai è così gentile?
"Va bene, ci verrò…"
"Vuoi venire con noi da questo ragazzo?" Mi chiede Hal.
"Quando?"
"Bill, quando ci andiamo?"
"Domani, per forza. Il concerto è dopodomani, dobbiamo per forza andarci domani."
"Giusto. Allora domani, alle cinque vieni qui."
"Alle cinque? Ma l'hai sentita mia zia!"
"Dille che ci sarà un convegno a scuola" Dice Billie.
"Non ci crederà mai"
"Dille che sarà un convegno per tutte le scuole, alle quali vanno studenti e professori"
"Ma quella è capace che va a scuola per vedere!!"
"Vedi che il convegno ci sarà. Solo che noi non ci andremo" Dice lui, riponendo la sua chitarra nel fodero. Mike fa lo stesso, e poi le portano di sopra. Scendono poco dopo e lui mi guarda ancora. Poi parla di nuovo. "Hal ti spiegherà tutto strada facendo, così avrai la possibilità di capire se venire o meno"
"Si… Ma… Va bene, ci vediamo domani a scuola allora, per chiarire"
"Non ci vengo domani a scuola"
"Ma come…"
"Fatti i cazzi tuoi, ho detto che non ci vengo. Mike verrà. Io devo fare una cosa"
"Scusa, ma non pensavo che tu facessi il cazzo che ti pare." Dico io, piuttosto serena.
"Adesso fuori dai piedi"
"Non ho detto che me ne voglio andare"
"Ma io ti ho detto di andartene. Sono quasi mezzanotte, la zietta si arrabbierà"
"Stronzo" Detto ciò mi dirigo verso la porta, ed esco. Non piove più, ma la strada è bagnata, e fa davvero un freddo bestiale. Forse avrei davvero dovuto portare qualcosa di caldo da mettere addosso. Mi dirigo verso il marciapiede senza neanche aspettare Hal, che però come un razzo, esce dalla casa, con un giacchettino nero, me lo poggia sulle spalle mentre cammino, e io mi volto per vedere chi è.
"Che è questo coso?"
"Il giacchettino di Billie. Me lo ha dato visto che fa freddo"
"Se lo ha dato a te non vedo perché tu debba metterlo addosso a me"
"Non l'ha dato a me"
"Ah, è diventato gentile"
"Senti, Billie a volte è duro, ma non è un bastardo. Imparerai a conoscerlo…"
"Mi devi spiegare un po' di cose"
"Forse è meglio se lasci che te le spieghi lui. Non mi piace parlare delle persone quando non ci sono"
"Va bene…" Continuiamo a camminare, finché arriviamo a casa mia. Mi lascia con un abbraccio veloce, e io rientro in casa. Chissà cosa mi dirà Kate per il mio nuovo look…

A.a.
Buongiorno a tutti voi! Allora, mi rendo conto che questo capitolo è un po' troppo lungo, considerando che sono tipo 14 pagine di Word, ecco perchè l'ho diviso in due parti e le ho pubblicate nello stesso giorno. Spero di non essere riuscita ad annoiarvi completamente, se invece l'ho fatto, perdonatemi. Dirò qui quello che ho detto nell'altra ff: ringrazio chiunque recensisce, ma ricordate che le critiche devono essere costruttive, solo allora sono davvero bene accette, e rendono anche felici. Ho accettato anche una normale critica, senza consigli e niente, ma mi è dispiaciuto sapere che fa davvero così schifo questa ff. In ogni caso vi ringrazio tutti, chi legge e recensisce, o chi non l'ha fatto, vi ringrazio perchè mi seguite anche in silenzio, ma dopotutto forse su questa ff non c'è troppo da dire. Ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite, chi l'ha messa tra le seguite, le ricordate, e ringrazio la bella bionda, che alla fine mi ucciderà perchè la cito in continuazione. Ringrazio quel famoso ragazzo, uno dei miei amici ai quali voglio un universo di bene, e lo sa. E poi ringrazio i Green Day, la mia unica fonte di ispirazione in tutte le pazzie della mia vita, e Billie Joe, che fra poco fa 41 anni. Ma per noi sarà sempre un ragazzino spericolato... Infine voglio ancora rinnovare il mio invito a scrivermi cosa ne pensate delle mie ff, affinché io possa migliorare, invece di peggiorare, come temo stia accadendo. In ogni caso, vi voglio un mondo di bene ragazzi.
Xx Rage and Love
Jade Shenanigans

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Capitolo 7
*** Chapter 6: something strange. ***


Chapter 6: something strange.
Appena arrivata a casa, silenziosamente ho tolto le scarpe, e sono salita al piano di sopra, mettendomi a dormire nel letto, dopo aver messo il pigiama. Ho lo stomaco vuoto, dopotutto non ho mangiato nulla, ma tanto domani mattina farò colazione, non muoio aspettando sei ore.
In questa mattina calda di settembre, la prima cosa che colgo, sono le nuvole. Strano. Beh, non proprio, ieri pioveva. In ogni caso, mi reco in bagno, mi lavo e vesto con i vestiti di ieri sera, dopotutto sono puliti. Vado a fare colazione, devo arrivare a scuola presto, perché devo capire un paio di cosette. Billie non ci sarà, chissà che deve fare oggi di così urgente. Mia zia mi guarda sbalordita.
"Che hai fatto ai capelli?"
"Ehm… Ieri alla festa c'era una ragazza che vuole fare la parrucchiera… Io volevo tagliare i capelli, e così le ho fatto provare…"
"Oh… Va bene… Non mi piacciono molto"
"A me invece si… Sono… Creativi…"
"Va bene, ora però veloce, perché se no fai tardi" Non ha fatto una ramanzina? Oh, allora la ricordo male, oppure è lei che sta cambiando. Meglio così, no? Esco velocemente, e mi incammino. Poco dopo arrivo a scuola, con qualche minuto di anticipo. Trovo Mike fuori alla porta che fuma una sigaretta, mi avvicino, lui mi guarda e sorride a stento.
"Buongiorno"
"Ehi." Risponde lui.
"Allora, ci sei solo tu, eh?"
"Già, Billie è occupato…"
"Capisco… Senti oggi…" Non faccio in tempo a finire di parlare che suona la campanella, e dobbiamo entrare. Lui mi guarda, spegne la sigaretta sul muro e la rimette nel pacchetto, e mi fa cenno che ne riparliamo in classe. Così lo seguo, perché la prima ora la passiamo assieme, e ci dirigiamo nell'aula. Appena entriamo, notiamo che non c'è nessuno, perciò ci andiamo a sedere negli ultimi banchi. Poso la borsa sul banco, e giro il viso verso di lui. Ha qualcosa di affascinante in quegli occhi. È un ragazzo carino, biondo, sembra essere gentile. Mi piace, in un certo senso.
"Che dicevi prima?" Dice lui, posando lo sguardo sul braccialetto marrone che ha al polso, lo gira e rigira, e mi innervosisce. Guardo il suo movimento, poi scuoto la testa, e nello stesso momento in cui io alzo la testa, la alza anche lui, e i nostri occhi si incontrano. Lui sorride, io arrossisco.
"S-si, beh… Oggi abbiamo detto alle cinque… E dove?"
"Beh, dove siamo sempre, nella casetta sgangherata" Ride, poi fa capolino il professore di biologia. Guarda la classe vuota, e poco dopo di lui, entrano degli altri ragazzi. Lui rimane in piedi e poggia le sue cose sulla cattedra, e come al solito, si fa il giuramento alla bandiera. Io non lo so, devo leggerlo su un foglio. Mike invece sembra saperlo a memoria, come tutti gli altri. Beh, ovvio, lui è americano. Quando terminiamo, ci risiediamo tutti quanti, solo io e Mike siamo dietro, all'ultima fila di banchi. Il professore si alza di nuovo, prende una pila di fogli, e comincia a distribuire.
"Oggi test a sorpresa. Mi auguro che abbiate studiato." Sottintende 'negli ultimi miserabili anni della vostra inutile esistenza' . Si che lo sottintende. Si legge in quegli occhi brutti che si ritrova, che guardano torvo anche il più bravo della classe. Arriva a noi, e posa il foglio sul mio banco e poi su quello di Mike. Ci guardiamo due secondi io e il chitarrista. Mi guarda speranzoso. Grandioso, devo fare il test di due persone. Menomale che non c'è Billie, probabilmente avrei dovuto farlo anche a lui. Durante il test, l'unica cosa che posso fare, e stiracchiarmi un po' ogni tanto, e fargli vedere il foglio, ma le risposte non sono neanche sicura che siano giuste. Dopotutto ricordo solo quel poco che abbiamo fatto l'anno scorso… In ogni caso, alla fine dell'ora, consegno il test, e Mike poco dopo di me. Mi alzo, per andare alla prossima lezione, e lui mi corre dietro.
"Grazie."
"Figurati. Che lezione hai tu adesso?"
"Matematica, tu?"
"Storia…"
"Fai musica?"
"Si, alla quarta ora mi pare…" Prendo dalla borsa il fogliettino mentre camminiamo, e leggo che infatti alla quarta ora c'è musica.
"Mmm… E cosa studi?"
"Oh, beh… Canto…"
"Ah, capisco fai parte del gruppo di canto allora…"
"Non ancora, dicono che sono stonata"
"Billie potrebbe darti una mano… Ha già scritto qualche canzone, basta che ti do il testo, e tu lo puoi canticchiare…"
"Ma se non so la base…"
"Beh per quella non c'è problema, te la incido io su disco, è semplice"
"Ti ringrazio!!" Gli sorrido, mi avvicino al mio armadietto, lo apro, e lui parla di nuovo.
"Hai l'armadietto tra quello di Billie e il mio" Dice, quasi con ovvietà.
"Oh… Non l'avevo notato…"
"Mmm… Comunque, adesso dobbiamo andare, i corridoi sono quasi vuoti, le classi saranno già piene. Io vado, a dopo"
"A dopo" Mi avvio di corsa alla classe di storia, e affronto un'altra lezione nel sonno. Quando arriva poi l'ora di educazione fisica, torno al mio armadietto, per prendere il mio piccolo borsone. Pallavolo. Dio odio la pallavolo. Odio qualunque sport a dire la verità, perché sono goffa, scoordinata, non sono adatta ad uno sport. La palestra poi è grandissima, mi sento disorientata. Fino alle tre, non so se ce la posso fare, davvero. Comunque, alla fine arriva l'ora di musica, la quarta. Forse l'unica che potrò sopportare di tutte quelle che devo affrontare. Entro nella classe, mi siedo ad una delle sedie disposte di fronte al pianoforte e alla batteria, e aspetto che arrivino gli altri. Poco dopo, entra la professoressa, una signora bassina, non molto magra, ma non grassa, e con gli occhiali alla John Lennon. Alla fine entrano anche altri ragazzi. Tra loro ce n'è uno che conosco. Mike? Ma che ci fa lui qui?
"Mike? Che ci fai qui?" Dico io, in silenzio, notando che mi si avvicina dopo avermi vista. Mi sorride.
"Ieri ho saltato la lezione. Oggi sono qui."
"Ooooh… Capisco… Allora oggi pomeriggio…"
"Sei tesa?"
"Un po'… Diciamo che non so cosa sia questo vostro prendere…"
"Che?!" Ride lui, mi guarda sbalordito.
"Quello che ho detto ho detto. Dovete andare da questo vostro amico, a fare che?"
"A prendere ciò che ci serve. Non ti serve sapere altro. Vuoi venire? Vieni. Non vuoi, non vieni. Semplice."
"Si, non ti scaldare, nonnetto. Ci vengo, ci vengo…"
"Nonnetto? Va be, lasciamo perdere. Sta cominciando la lezione." La professoressa lo richiama, lui si alza, lei lo fa avvicinare al pianoforte, gli dà una chitarra e gli dice di attaccare, dandogli uno spartito. Non riconosco il pezzo, non lo conosco, ma intanto lui attacca per davvero. È così assorto, che sembra un tutt'uno con la sua chitarra. Le sue mani scivolano così velocemente sulla chitarra che ogni suono è unito all'altro, ed è inevitabilmente perfetto. Deve conoscere quel pezzo come le sue tasche. Nel frattempo la professoressa allestisce il coro, assegna il pianoforte e la batteria, e io sono fuori, almeno finché imparerò a cantare come si deve. Quando l'ora finisce, dobbiamo tutti uscire, e io e Mike parliamo di nuovo nel corridoio.
"Billie non fa musica come te?"
"Certo che la fa… Ma ieri avevamo da fare… E ci siamo assentati un po'…"
"Allora da domani tutto come dovrebbe?"
"Si… Se Billie verrà, si. Altrimenti sarà come oggi"
"Va bene, bene io ora vado, a più tardi"
"Ricordati di venire!"
"Si… Non preoccuparti, ho dato la mia parola!!" Gli sorrido, lui si avvicina, e ci abbracciamo. Ricambio l'abbraccio, e poi me ne vado verso l'aula di matematica. Ma perché mi ha abbracciata? Ma che ha in testa? Ma dove era la freddezza e la testardaggine iniziali? Vabbè, almeno non è smielato. Forse è più affettuoso rispetto al nano. Beh, che poi è più alto di me, ma di poco, ecco. Entro nell'aula di matematica appena ci arrivo. Di nuovo in anticipo, e che cacchio. Poi c'è l'altra ora, quella di inglese, e poi quella di fisica. E si torna a casa. Pranzo e faccio i compiti, poi mi preparo per le cinque. Quando arriva un orario piuttosto vicino alle cinque, provo a convincere mia zia.
"Zia… Senti, io dovrei andare a casa di un'amica… Per le cinque… Posso uscire?"
"Perché non prima? Lo sai cosa penso"
"Non era a casa a quell'ora, e dobbiamo fare una cosa urgente per… Per la classe di musica… E purtroppo ho dovuto accettare per forza per quell'ora…"
"Va bene, va… Allora puoi andare, ma questa è l'ultima volta…" Ma come, così presto? Ah beh, meglio così. Mi preparo subito per andare via, prendo una borsa, ci metto dei libri di musica e poi vado alla porta, per mettere le scarpe. Poi esco, salutando mia zia e Ramona. E chi è venuto a prendermi? Ovviamente Hal! No, aspetta, quello non è Hal… Eppure, è biondo… Ma mi sembra proprio Billie, eppure lui è moro… Mi avvicino correndo, e confermo con mio stupore, che questo ragazzo è Billie. Ma che ha fatto ai capelli? Gli è caduto un secchio di vernice in testa?
"Ehi…" Dice lui. Mi guarda, sorride un'istante, poi torna serio.
"Che hai fatto ai capelli?"
"Beh… Ecco, Pat voleva farmi il colore… E tagliarmi i capelli…"
"E questo è il risultato…" Continuo io, senza lasciarlo parlare. Lui annuisce, poi fa una piccola giravolta, e apre le braccia. "Si, vabbè dai… Stai bene"
"Ti ringrazio, stronza"
"Che cosa hai appena detto???" Comincia a correre, e io lo rincorro. Alla fine arriviamo nella catapecchia che loro chiamano casa, ed è lì che trovo un furgoncino verde smeraldo, con dentro diversi ragazzi, tra i quali riconosco Hal, Pat, Mike, e Al.
"Sali" Dice lui, quasi cortesemente, aprendo la portiera.
"Hai anche intenzione di darmi la mano?" Lui mi guarda, inarca un sopracciglio, e mi dà davvero la mano. "Idiota" Bisbiglio io, lasciando perdere la sua mano e salendo sul furgoncino.
"Ora che ci siamo tutti, si parte!!" Dice Pat con entusiasmo, abbracciandomi con foga. Le sorrido, e spalanco gli occhi. "Ahahah allora sei venuta??!! Vai ci divertiremo!!" Io rido con lei, che comincia a fare battute strane, e provoca le risate della maggior parte della comitiva. Billie invece si è messo di spalle posate alla portiera, con le gambe incrociate sul sedile, accanto a me. Scrive su un blocco, lo stesso di ieri sera. Provo a sbirciare, ma lui me lo impedisce.
"Tieni alla larga gli occhi"
"Oh, scusa!" Dico io, sarcastica, lui alza il capo, e inarca un sopracciglio. Poi torna a scrivere. Note su note, non c'è una parola. Non ha scritto ancora il testo, solo la melodia. Intanto arriviamo ad una casa alla fine della strada. Adesso ho capito. Non sarò poi un genio, ma ho capito. Siamo venuti con un furgoncino, quando la casa è alla fine della strada, mentre potevamo andarci a piedi, e portare il basso in mano. Qui c'è qualcosa sotto. Ma sinceramente, non mi interessa. Adesso sono con loro, devo aiutarli. Billie, appena ci fermiamo, mi guarda serio, poi volge lo sguardo al ragazzo alla guida.
"Scendiamo, e stiamo attenti. Tu, vieni con me, e Pat, vieni anche tu. Mike, tu, Al e Hallen andate dall'altra parte a prendere gli amplificatori, noi ci occupiamo del resto"
"D'accordo." Io mi alzo subito dopo di lui e lo seguo, quasi attaccata alla sua giacca. Oh che stupida! La giacca!! Me la sono dimenticata a casa!! Va beh, quando torneremo gliela ridarò. Intanto lo seguo velocemente sul retro della villetta. Pat ci segue anche lei velocemente. Io neanche me ne accorgo, e mentre guardo lei, vado contro Billie, afferrandolo per un braccio. Lui si gira e giuro che mi voleva uccidere.
"Guarda dove cazzo metti i piedi, o ci mettono dentro."
"Scusa…" Si gira di nuovo, si abbassa, e ci fa segno di abbassarci anche noi. Così si fa, e passiamo sotto le finestre, che hanno le tende tirate, ma non si sa mai. In ogni caso, arriviamo di fronte ad una porta, Billie qui si alza, e ci fa cenno di seguirlo ancora. Apre la porta, non so grazie a quale miracolo, ed entriamo dentro. Alla fine scopro che la porta l'hanno aperta Mike e l'autista, che sono in casa.
"Mi spieghi perché ci siamo abbassati?" Dice Pat.
"Perché non sapevamo se ci fosse qualcuno in casa, idiota!!!"
"Si, basta che non ti alteri, idiota!!" Continua Pat, mentre Billie cerca qualcosa. Appena arriviamo ad una porta, la apre, ed entra dentro. Entriamo così in una stanza buia, molto buia, e Billie avanza. Mi appiccico a lui di nuovo, e lui accende una luce, andando prima ad urtare contro di me con la mano, e poi prende il bottone giusto. Siamo quindi in un garage. Ci sono diverse chitarre, e poi ci sono degli amplificatori. Cominciano ad esaminare delle chitarre, alla ricerca di un basso che gli vada a genio, e Billie si gira di nuovo verso di me e Pat.
"Christie vai a quella finestra, e controlla che non arrivi nessuno" Mi indica una finestra accanto alla saracinesca. Poi si rivolge a Pat. "Tu invece vai al furgone, apri il cofano e avvicinati al garage" Lei corre subito, appena la saracinesca si alza un po'. Io mi metto alla mia postazione, incitandoli a muoversi, perché sicuramente non avrebbero avuto tutto il tempo di questo mondo.
"Bill, l'ho trovato!! Cominciamo a spostare gli amplificatori!!"
"Ehi, aspetta Mike!! Dobbiamo portare tutto assieme!!" Dice Billie.
"Io posso portare il basso"
"Ma anche no!! Tu me lo distruggi!!!"
"Stai zitto Mike! Diamola a lei, non te la distruggerà, e ci farà guadagnare del tempo!" Billie si avvicina e mi mette tra le mani il basso. L'autista fa alzare la saracinesca, e io passo, seguita da Mike e Billie che velocemente mi seguono. L'autista resta dentro, per chiudere tutto e tornare a richiudere le porte. Noi entriamo nel furgoncino, e ci avviciniamo alla strada. Ma qualcosa non va. Il tipo non riesce ad uscire, si affaccia alla finestra e chiede aiuto a Billie. Lui scende dall'auto, e velocemente va alla porta, per aiutarlo. Ma intanto arriva un auto, che si avvicina al garage. Ci allarmiamo, e io scendo dall'auto, correndo verso Billie e quel ragazzo.
"Billie!! Billie muoviti cazzo!!!" Lui continua a spingere la porta, ma non si apre. È chiusa dall'interno, e il ragazzo non riesce ad aprirla. Resta intrappolato dentro. Io e Billie corriamo verso l'auto, e senza accorgermene, mi ha presa per mano. O meglio, l'ho preso io per mano, ma comunque non me l'ha lasciata. Entriamo in auto, mentre lui mi aiuta a salire, e sfrecciamo prima che l'auto arrivi a destinazione. Corriamo verso casa, e io resto con loro. Ma in auto, accade di tutto di più.
"Cazzo!! Cazzo!! Josh! E adesso??!!" Dice Pat.
"Pat, quell'idiota del tuo ragazzo aveva detto di saper aprire una porta, senza scassinarla! Ma ha fatto l'esatto contrario!! L'ha fatta bloccare!"
"E tu non l'hai aiutato, egoista!!!" Si mettono a gridarsi in testa a vicenda, e alla fine intervengo io, per farli smettere.
"Smettetela, cazzo!! Non è colpa di nessuno! Troveremo un modo di tirarlo fuori dai guai!!"
"Si, e come?" Dice Pat più tranquilla di prima.
"Non lo so… Posso chiedere a qualcuno…"
"Quel tale lì…" Interviene Billie.
"Chi?" Chiedo io, con un sopracciglio inarcato.
"Quello che stava con te ieri… Mmm… Mi pare si chiami…"
"Kal?"
"Ehm… Si, credo sia lui"
"Oh, già… E quindi?"
"Suo padre lavora nella centrale, mi sa che è un pezzo grosso… Chiedi a lui"
"Ma che gli dico?"
"Che ne so… Convincilo tu!!"
"Va bene… Domani vedo"
"Resti con noi?"
"Certo, Hal! Dove vuoi che io vada?"
"Che ne so, a casa?" Dice lui.
"Che ore sono?"
"Le sei"
"Mmm… Resto con voi… La mia bellissima scusa mi ha fatta portare i libri di musica con…" Mentre sto per prendere la borsa con i libri, non la trovo più. Billie guarda la mia espressione, quasi divertito.
"Che c'è?"
"I… Libri… A casa…"
"Che?"
"HO LASCIATO I LIBRI A CASA DI QUELLI!!!! CAZZO CAZZO CAZZO!!!!"
"Ehi, calmati!! Li andremo a riprendere!!" Dice Billie, mezzo alterato, tentando di non far alterare me ulteriormente.
"Quando???"
"Stanotte!" Strabuzzo gli occhi.
"E come?"
"Tu verrai con me, e andremo a prendere i tuoi fottuti libri!"
"C-con… te?!"
"Si con me. Che c'è? Puzzo?"
"No… Lascia stare…"
"Adesso però vai a casa, forse è meglio" Dice Hal. Girano l'angolo, e prima che io possa dire di no, siamo già di fronte casa. Billie scende prima, per lasciare che io possa andare via. Saluto Pat, Hal, mentre Mike mi ringrazia, battendo il cinque con me, per avergli preso il basso. Billie intanto mi accompagna alla porta.
"Beh, a stanotte" Come suona strano questo saluto…
"Aspetta!!! Il tuo giacchettino"
"Beh, dopo me lo ridai…" Si gira, alza una mano, e mi saluta. "Ciao!"
"A dopo…" Io mi giro anche, ed entro in casa. Mia zia è lì, di fronte alla porta. Mi fulmina.
"Primo chi è quel ragazzo. Secondo, dove sono i tuoi libri."
"Uno, quel ragazzo è il fratello della mia amica. Due, i libri sono a casa della mia amica. Ho risposto sufficientemente?" Le dico io, mentre salgo di sopra. I suoi momenti gentili sono molto rari. Beh, anche i miei. Sto al suo gioco. Presto arriva cena, e poi notte. Notte. Che diamine, perché proprio adesso? Mi affaccio alla finestra. Ci sono dei mattoni per terra, poi sotto la finestra, c'è una specie di cupola, e alla fine, una sporgenza, fatta da una cornice di legno della casa. Non è poi così alta. Più o meno. Ma Billie da dove arriverà? E soprattutto, quando? Ad un tratto, sento il mio nome pronunciato silenziosamente. Mi sporgo di più, fino a vedere il marciapiede e poi la strada. È Mike. Ma che ci fa Mike qui' non doveva venire Billie? Mi fa segno di scendere. Beh, uso ciò che ho appena scoperto. Mi arrampico, e vi chiederete perché non vado dalla porta. Beh, semplice. Quella maledetta porta è chiusa a chiave la notte, lo so perché ho provato a scappare quando ero piccola, e avevo capito che tutte le notti era chiusa a chiave. E per aprirla faceva troppo rumore. Avevo provato anche a fare quello. Alla fine arrivo giù, e gli corro incontro.
"Come mai non è venuto Billie?"
"Non poteva, suo padre per poco non lo uccideva oggi"
"Padre?"
"Padre… Cioè, non quello naturale. È morto quando era piccolo. Questo è il nuovo marito di Ollie"
"La stessa Ollie del bar?"
"La stessa, si."
"Aaah… Capisco." Mi squadra, guardando il mio bellissimo pigiama, sopra al quale ho il giacchettino di Billie, aperto. Che ha contro Teddy? Si, Teddy è l'orsacchiotto, dal nome poco originale, che è disegnato sul d'avanti del pigiama. "Beh?" Gli faccio io, per destarlo dal sonno.
"Ma che ti sei messa?"
"Beh, questo è il giacchettino di Billie… Se non l'avessi messo, me ne sarei dimenticata. Perciò eccolo qui"
"Oh, va bene, glielo darò io… In ogni caso, non mi riferivo a questo"
"Ah… Beh, questo è il mio pigiama" Una veste bianca, che più che veste è una maglietta larghissima e lunga, fin sopra alle ginocchia.
"Che cazzo di pigiama è?"
"Il mio, se non ti piace, procuramene uno migliore"
"Non è affar mio. Rivuoi i tuoi libri?"
"Ovvio."
"Andiamo, allora" Lo seguo alla fine della strada. Ha una sacca sulle spalle. Ma a che gli serve?
"Che ci fai con una sacca?"
"Sono appena uscito da lavoro. Problemi?" Non gli rispondo. Ma che idiota, ma perché risponde così? Non l'ho mica rimproverato. Comunque, continuiamo a camminare, fino ad arrivare dall'altro lato della strada. Proseguiamo per un breve tratto ancora. l'aria è fredda e pungente, si sente il rumore di sirene della polizia, poi si sente qualche grillo, rumore di passi, di risate: ogni casa che passiamo è un mondo diverso. Ci sono quelle della gente per bene, con i cancelletti, i prati puliti, le luci spente. Non si sente una mosca volare. Poi invece ci sono quelle della gente povera, con le porte scardinate, le zanzariere aperte o mezze distrutte dalle intemperie. I prati sporchi, pieni di giocattoli per bambini, oppure con i bidoni della spazzatura e qualche nano da giardino al quale hanno mozzato la testa. Sono cose che capitano quando vivi in un quartiere come questo e non hai soldi per comprarti un cancello. In realtà, la casa di mia zia il cancello un tempo ce l'aveva. Adesso ha solo una recinsione, e non so che fine abbia fatto il cancello. Ci sono i cardini, c'è addirittura una casella postale sulla ringhiera. Ma il cancello? L'avrà tolto, o forse semplicemente qualcuno o l'ha fatto saltare per aria, oppure gliel'hanno scippato. Dire che arriviamo di nuovo nella casa di quel ragazzo, sarebbe una bugia. Non mi porta lì. Mi porta nella loro casetta. O meglio, mi dice che ci dobbiamo fermare un secondo qui.
"Vieni, devo entrare"
"Ma non lo vedi come sono vestita?" Di nuovo mi squadra e io giro gli occhi, scocciata.
"Mmm… Non fa nulla. Entra lo stesso." E così faccio. Appena entriamo però, non c'è né Billie, né altri ragazzi. C'è solo Al, addormentato sulla sua batteria, con le bacchette in mano. Manca poco che le faccia cadere, e si risveglierà per il loro tonfo sul pavimento. Mike sale sopra, accende una piccola luce, e sento che prende qualche cosa, facendo rumore. Al si muove, quasi si sveglia, e confabula nel sonno parole senza senso.
"Si… Un po' da qua… No, aspetta… Là… Si…" Dice, poi si mette a ridere. Ma è stupido? Ma che diavolerie dice nel sonno questo pazzo? Lo guardo atterrita, e poi vedo Mike scendere. Apre di nuovo la porta, ed esce, e ci dirigiamo finalmente alla casa dove sono i miei libri.
"Sai più o meno dove sono? Dove puoi aver lasciato tutto?" Mi dice, mentre camminiamo, ad ancora soli dieci metri a dividerci dalla meta.
"Forse in garage…"
"In garage? Ma è impossibile andare in garage!!"
"Ma quel vostro amico…"
"Chi? Josh?"
"Si! Possiamo liberarlo, no?"
"No… L'hanno visto ormai. È al fresco adesso. Gli hanno dato un mese di riformatorio. È minorenne, cioè, fra due mesi fa diciott'anni. Però adesso è minorenne, quindi tecnicamente due mesi nel riformatorio, altri due al fresco."
"E perché così tanto?"
"Questi tipi sono dei pezzi grossi"
"E perché avete rischiato? Perché non siete andati da qualcun altro?"
"Ti spiego. Loro sono stati trasferiti qui, perché il quartiere non è tranquillo. Però, ovviamente, noi di lui ce ne freghiamo, e, poiché il figlio viene a scuola con noi, ogni tanto gliene facciamo una. Il padre però non ci conosce, e Ross, il figlio, non conosce Josh. Quindi non arriverà mai a noi. Hanno una marea di soldi, e il figlio ha una passione sfrenata per la musica. Hanno tremila strumenti in tutte le case che hanno, a noi servivano, e ce li siamo presi"
"Mmm… Capisco… Quindi non vi troverebbero mai, giusto?"
"Giusto."
"Va bene… E ora come facciamo ad entrare?"
"Lascia fare a me" Arriviamo alla casa, e Mike mi fa aspettare sul marciapiede. Le luci dell'abitazione sono spente. La casa sembra vuota, disabitata, eppure c'è la gente. In ogni caso, Mike va di nuovo dalla porta del retro, quella attraverso la quale oggi pomeriggio è passato Billie. Mi avvicino di più, per vedere se ha bisogno di aiuto, e mi abbasso velocemente, per evitare di essere vista. Mi guardo intorno, per vedere se qualcuno ci sta guardando, ma non vedo nessuno, perciò mi avvicino ancora di più. Lui con un ferrettino, lo mette nella serratura, e cerca di aprire la porta, senza combinare danni. Lui la apre, ed entra dentro, e, per evitare che accada quello che è successo con Josh, resto a mantenere aperta la porta. Poco dopo, torna silenziosamente, con una sacca in mano, che riconosco essere la mia. Richiude la porta alle sue spalle, e mi fa cenno di correre più che posso. Ridendo arriviamo a casa mia, dove velocemente gli faccio cenno di ridarmi la borsa. Lui si ritira, mettendo la borsa dietro la spalla, così mi incazzo come si deve. Se mi fa aspettare un altro po', è capace che mia zia entra in camera e non mi vede, e poi si insospettisce. E poi fa leggermente freddo.
"Dammi i libri, idiota"
"E tu che mi dai?"
"Un cazzo! E se non mi dai i miei maledetti libri in questo istante, non avrai neanche quello"
"Mmm… Meglio un cazzo che niente" Mi porge i libri. "E dov'è il mio premio?" Prendo la borsa, la metto al collo, e gli punto davanti agli occhi il mio bellissimo dito medio. Lui sorride sarcastico, ma non faccio in tempo a dirgli di andare a farsi fottere, che prende il mio collo con una mano, e avvicina il mio viso prepotentemente al suo. Le sue labbra si posano sulle mie. Sanno di tabacco. Preme con la sua lingua, per profanare la mia bocca, ma il ragazzino si sbaglia. Lo allontano velocemente, e gli tiro un ceffone così sonoro che si sente in tutta la strada. Corro verso la finestra, per arrampicarmi.
"Fanculo Pritchard!! Ma come cazzo ti sei permesso??"
Risalgo sulla camera, e piango. Ma perché piango? Che diavolo mi succede? Credo che sia andato via. Spero, almeno. Scommetto che per i prossimi ottanta anni ce l'avrò a morte con lui. E non vorrò vederlo più per l'eternità, altro che ottanta anni. Mi rimetto a letto, e ci ripenso. Beh, non era poi tanto male. Brutto bugiardo idiota. Forse sono io che mento a me stessa, però...

A.a. :
Oh, buonasera a tutti voi! *Umilmente perdono per il capitolo scontato e piccolissimo* Allora, come si sa, e come ha accennato Virgin Radio, il fatto che quando erano ragazzi hanno rubato delle attrezzature, è realmente accaduto. Me l'ha detto mio fratello, io l'avevo letto su Wikipedia o un sito simile, e tecnicamente non so quando sia successo, nè per quale occasione. Non mi sono informata più di tanto. Ho voluto seguire la cronologia dei fatti, e mi scuso se qualche cosa sarà fuori posto o forse non corretta. Prendetela come una riformulazione della loro storia. D'altronde io non ho mai conosciuto Billie, aggiungerei per sfortuna, ma qualche cosina la so. Per il resto, qualche cosa sarà inventata, qualche altra invece sarà un fatto "storico" della band, e niente, questo era tutto ciò che vi volevo dire ^.^  Adesso, vi starete chiedendo in parecchi chi sia quella pazza che ha eliminato 'Another story'. Bene, l'ho fatto io. L'autrice. Si, perchè primo, riscuoteva poco successo. Secondo, e non meno importante, la storia sarebbe stata incompiuta. L'avrei voluto mettere tra gli avvertimenti, le note, quello che è, ma non l'ho fatto, perchè la storia si era completamente fermata, nel senso che ero arrivata ad un punto, e ormai lo spunto per finirla mi ha abbandonata, quindi aspetterò fino alla prossima ispirazione. In ogni caso, la sto revisionando, per cambiare qualche cosina, poi forse la pubblicherò di nuovo. Chiedo umilmente scusa a Claudia44 che mi seguiva, a Ca_Wright che l'aveva messa tra le preferite, e c'era anche un'altra persona, di cui non ricordo il nome sritto per bene, perciò è meglio se non lo scrivo proprio. Scusate se non ricordo altri nomi ^.^ In ogni caso, vi ringrazio per avermi seguita, e vi chiedo di nuovo scusa.
E poi una valanga di grazie a...
La bella bionda, alias Nihal Jamila, ovvero la mia migliore amica. L'ho consultata sulla continuazione della storia, e quella benedetta ragazza un giorno mi ucciderà, lo so u.u
E ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite, le seguite, tutti tutti.
Ringrazio questo sito, perchè è qui che si conoscono le migliori persone del mondo. Non faccio riferimenti perchè potrebbe non gradire, ma se starà leggendo, l'avrà capito. Ed è grazie ancora a questo sito che la mia speranza in qualcuno di profondo ed emotivamente sano esiste ancora. E quindi ringrazio tutti i poeti che sono su questo sito. Grazie. (Scusate la dedica minuscola e magari innappropriata, ma mi è uscita dal cuore, davvero.)
E poi grazie, uno immenso ai GREEN DAY? Si, proprio a loro, ultimi perchè si dice che gli ultimi saranno i primi, perciò, li ringrazio per ultimi. Mi ispirano con le loro bellissime canzoni, vecchie e nuove, e spero tanto che un giorno accada che io li incontri, anche solo in un sogno. Tanto sarà così. Pessimista io.
Vi voglio una valanga di bene. E.... Recensite vi pregooooo! Ho concluso, grazie dell'attenzione u.u
Rage & Love
Jade Shenanigans

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Capitolo 8
*** Chapter 7: knowing the person who's going to be special. ***


A.a.:
Buonasera a tutti voi cari lettori :P come sono felice di poter aggiornare dal mio telefono -.-" va beh che avrò pure un cellulare Windows ma è complicato da usare, qualche dì lo getterò nel cassonetto vicino casa u.u Scusate questa breve parentesi idiota, allora... Le informazioni sono tutte vere, anche il periodo credo lo sia, cioè non so se è davvero settembre, ma di certo dovrebbe essere 1989. Quindi, spero vi piaccia il tutto. Per prima cosa poi devo ringraziare immensamente Brain_Stew_ che continua a recensirmi, ti adoro!! Poi ci sono: Brain_Stew_ - oh cara devo citarti di nuovo :P-, claudia44- ti chiedo di nuovo perdono per l'altra ff-, gigiola, slashell, _BillieJoe_Mike_Tre_, _Italian_Idiot_, ___Annie___, che l'hanno messa tra le seguite. Grazie immensamente!! Ovviamente di nuovo grazie a _Italian_Idiot_ che l'ha messa tra le preferite, e anche claudia44 che l'ha messa tra le ricordate invece, GRAZIE ANCHE A VOI!! Lo so che non vi ringrazio quasi mai citando i nomi, scusate ^.^ e comunque un bacione a tutti voi cari lettori ancora, grazie perché mi seguite, e come è ovvio che sia, se perdete tempo a leggere, perderemo anche a recensire, la mia autostima cresce leggendo che a qualche creatura piace ciò che scrivo, e sono felice per ciò. Ora vi lascio al capitolo :) spero vi piaccia u.u
Rage & Love
Jade Shenanigans

Chapter 7: knowing the person who's going to be special…
È mattina, mi sveglio presto per prepararmi ed andare a scuola. Bella nottata insonne, eh? Mi guardo alla specchio accanto all'armadio nella camera. Che mi sono messa in testa? Altro che ceffone, avrei dovuto rincorrerlo e farlo direttamente fuori, quel cafone! Voglio proprio vedere con che faccia si presenterà oggi a scuola e mi rivolgerà la parola. Questo dannato specchio. Ma perché riflette così perfettamente la mia immagine? Molti si vedono come vorrebbero, io invece mi vedo per quella che sono. Un'orribile, e dir così, è dir poco, essere mutante che non sa neanche lei cosa vuole. Presto esco dalla stanza per andare in bagno, anche da qui esco velocemente. è vero che sono le sei e mezza, ma è pur vero che posso farmi una bella passeggiata con la fresca aria dell'alba che ci ha appena lasciati. Scendo in cucina per fare colazione, e appena termino, prendo la borsa e i libri e vado via. Mia zia non è ancora sveglia, per evitare problemi, le ho scritto un biglietto, sul quale le ho detto che sono uscita presto da casa. Intanto, appena fuori casa, vedo la figura di una persona vicino all'albero accanto alla mia casa. È seduto a terra, con le gambe incrociate, le braccia conserte, e il capo piegato in avanti, letteralmente, succube della forza di gravità. La sua chioma bionda mi fa subito riconoscere chi è. Quel pervertito di Mike. E certo, adesso è venuto per completare l'opera. Magari non è soddisfatto. Sembra che stia dormendo. Ma che sfacciato! Gli passo davanti, incamminandomi lentamente verso scuola. La passeggiata risulta gradevole, infondo quest'aria è abbastanza fresca, nonostante il caldo torrido che purtroppo spesso devo affrontare la mattina. Dopo aver fatto un bel giro di quartiere, ed essere passata anche di fronte alla catapecchia dove vivono Billie e quegli altri tipi, ad un tratto scontro qualcuno. E dico scontro, perché gli sono finita letteralmente addosso. Alzo lo sguardo, mentre le sue mani, che riconosco subito, mi trattengono dal far cadere entrambi.
"Ma allora non sei solo stronza, sei anche sbadata!" Quanto odio questa voce!
"Smettila Armstrong, e dì al tuo amico di non avvicinarsi più a me" Mi aiuta a rimettermi in piedi. Adesso ce l'ho anche con lui, si, perché se sono amici, sono uguali.
"Chi?"
"Quel cretino pervertito dell'altro biondino"
"Beh? Che ha fatto Mike?"
"Mi ha baciata"
"Aaah!! Finalmente, cazzo, mi aveva riempito la testa!!"
"Come finalmente! Non gliel'ho mica chiesto io!"
"Si, vabbè… In ogni caso, stai andando a scuola?"
"Esattamente. Tu no?"
"Si, ci vengo, perché il marito di Ollie mi uccide se non ci vengo."
"Perché chiami tua madre Ollie?"
"Perché non mi sembra mia madre."
"Mmm… Vabbè, io vado, a dopo"
"Aspetta, vengo con te" Noto che per terra aveva lasciato una busta della spazzatura. Giro lo sguardo verso destra, e vedo che c'è una villetta dall'aspetto povero e con una porta mezza distrutta. Le tende delle finestre sono tutte tirate e sono bianche. Lui si abbassa un po', e prende la busta, si gira, la butta in un cassonetto e poi torna da me.
"Qui è dove abiti davvero?"
"Qualche problema?"
"No, certo che no!"
"E allora perché mi hai fatto questa domanda?"
"Mmm… Così, ti ha dato fastidio?"
"No" Poi non proferiamo più parola, fino all'arrivo a scuola. Entriamo nella nostra classe, dove dovrebbe esserci anche Mike. Spero che non ci sia, sinceramente. A parte che non era con Billie, perciò non penso che venga. In ogni caso, entriamo in classe, e vedo Billie sedersi poco dopo di me. Mi si siede accanto, e posa il suo zaino sopra il banco, prendendo un piccolo recipiente. Lo posa sul banco, nascondendolo con il suo zaino, e arriva la solita frecciata.
"Smettila di fissare qui, o si accorgeranno di tutto"
"Ma io non ti sto fissando!"
"Si, come no." Per un po' resto zitta, poi spinta dalla curiosità, mi avvicino di più, e giuro di averlo sentito sussultare.
"Ma cosa è?"
"409"
"Cioè?"
"Un detergente."
"Devo farti tutte le domande?" Gli dico io, annoiata, perché risponde solo alle mie domande senza placare la mia curiosità. Lui sbuffa.
"Dobbiamo metterlo nella macchina da caffè di quell'idiota del professore di biologia."
"E perché?"
"Ci ha sospesi un po' di giorni l'anno scorso, per una cazzata. Volevamo spifferare una cosa su di lui a tutta la scuola. Ma ci sospese il giorno prima che lo facessimo, e per poco non siamo stati espulsi per colpa sua"
"E quindi adesso vi prendete la rivincita. Forte."
"Vuoi aiutarmi? Mi pare che Mike oggi non voglia venire…" Ma, proprio poco dopo pronunciate quelle parole, entra il professore, seguito da Mike. Viene in contro a noi, non ha libri, quaderni, neanche uno zaino: si siede accanto a Billie e basta. Non mi guarda, ha lo sguardo rivolto altrove, il viso assonnato, ogni tanto si massaggia il collo indolenzito. Billie gli mostra la boccetta, ed è come se il suo viso riacquistasse vigore. I due amici si guardano, e alla fine annuiscono. Ci alziamo tutti per il giuramento alla bandiera. Io mi alzo, con il ancora il foglio per pronunciarlo, mentre il professore mi guarda male. In ogni caso, che mi importa! Io non sono di qui, smettetela di trattarmi come se dovessi essere la piccola ragazzina che si attiene alle regole degli altri. Metto il foglio davanti a me, e leggo, mentre Billie si avvicina di più a me. Ogni tanto dà una sbirciatina con gli occhi al foglio, e legge. Ma che fa, non se lo ricorda? Rido tra me e me e alla fine mi scappano dei sorrisi, e il professore mi fulmina di nuovo con lo sguardo. Terminato il giuramento, ci sediamo tutti, e comincia la lezione. Ad un tratto, Billie chiede di andare in bagno, gli viene dato il permesso, e lui si mette in tasca la boccetta con il detergente. Ma è pazzo? Davvero vuole fare una cosa simile? Poi il professore dovrà fare una bella lavanda gastrica se così fosse, poveretto! Mike si mette al posto di Billie, accanto a me. Mi guarda, e poi parla.
"Non mi rivolgi la parola?" Ma che domanda assurda! È lui che quando è entrato non mi ha degnata neanche di uno sguardo!
"Tu, Pritchard, mi stai sul cazzo."
"Perché, ce l'hai?"
"Sei un cretino! Non ti permettere mai più di fare una cosa simile, o giuro che ti castro, e poi vedremo come andrà a finire."
"Va bene, va bene. Scusa. Accetti le mie scuse?"
"No"
"Per piacere…"
"No"
"Eddai!!"
"Non mi rompere il cazzo. Ho detto no, e no è."
"Va bene. Ti farò cambiare idea." Billie rientra nella classe, la boccetta ce l'ha ancora nella tasca dei pantaloni neri, perché si vede la forma di una piccola bottiglietta. Si siede accanto a me, dopo che Mike gli restituisce il posto, e poi parla con il biondo.
"Ho fatto"
"Si? Grande Bill!" Si danno il cinque silenziosamente sotto i banchi, e poi Billie si gira verso di me.
"Quando sentirai di un professore in meno, saprai che l'opera è stata degli Sweet Children"
"Ma Al non è con voi?"
"No, lui va ad un'altra scuola… Ma non sempre, perché non può andare a scuola e suonare con noi… Al è uno che ci tiene a ciò che fa, perciò se va a scuola deve metterci impegno, ma se sta con la band quell'impegno non ce lo può mettere. Ecco perché non ci va sempre."
"Va bene… Senti ma stasera…" Il professore però, scocciato dal nostro chiacchierare, ci riprende, me in particolare.
"Signorina Lambretti, si ricordi che ieri avete fatto il test. Vuole almeno stare attenta e seguire, così capisce qualcosa!" Mi guarda, con quel muso da gatto che si ritrova. Io subito mi sto zitta, per evitare altri problemi, e scrivo sul banco che più tardi ne avremmo riparlato, riferendomi a Billie. Quel più tardi, però, sarebbe l'ora di musica. Non riuscirò mai a ricordarmi di fargli quella domanda nell'ora di musica. Quando finisce l'ora, saluto Billie e Mike, beh, Mike proprio non è che lo saluto, lo guardo solamente con odio, e poi mi volto, alla ricerca di Kal, perché se non lo chiamo adesso, va a finire che ci vediamo a pranzo, e mi sarò dimenticata già tutto. Mi avvicino a lui e agli altri due, e li saluto.
"Ehi!"
"Ciao Christie! Che fai qui? Non vai alla lezione di storia?"
"Si, volevo solo salutarvi… E, scusa Kal, lo so che è inopportuno, ma ho bisogno del tuo aiuto"
"Di cosa hai bisogno?"
"Un mio amico è stato preso dalla polizia, e praticamente deve fare due mesi di riformatorio e altri due al fresco… Però non li può fare, vedi… Lui non è un ragazzo cattivo, è stato un piccolo errore… E siccome so che tuo padre potrebbe fare qualcosa, mi rivolgo a te per una mano, per piacere. Davvero, se mi aiutassi ne sarei felicissima"
"Mmm… Va bene, proverò a convincerlo. Come si chiama il ragazzo?"
"Ehm… Digli che è stato preso ieri pomeriggio nel quartiere della scuola"
"Va bene… Vedrò cosa posso fare"
"Grazie, davvero grazie mille!!" Lo abbraccio calorosamente e poi, sorridendogli, me ne vado via, alla lezione di storia. Dopo la lezione di storia, arriverà quella di educazione fisica. Che bello! Non c'è niente di meglio che una schiena rotta, un occhio nero per una palla andata fuori campo, un piede slogato, tutti incidenti che prima o poi capitano, e a me sono capitati prima e anche poi, per sfortuna. In ogni caso, mi devo dirigere verso l'aula di storia. Velocemente vado verso l'aula e vi entro, poco dopo alcuni altri ragazzi. Quest'ora passa velocemente, cioè, non proprio, ma riesco a sopportarla. Con angoscia poi mi trascino verso la fine dell'ora per passare in palestra. Quella è la vera tortura. Faccio la stessa strada, prima passo dall'armadietto, poi scendo le scale velocemente fino ad arrivare alle due porte verdi con dei finestrini quadrati su ogni porta, e apro solo un lato. Entro dentro, e ovviamente non c'è ancora nessuno. Arrivo sempre in anticipo, e neanche il professore c'è. Vado nello spogliatoio, e mi cambio con la mia tuta. Quando esco, tutti i ragazzi entrano in palestra, e poi negli spogliatoi. Resto in piedi accanto alla rete e poco dopo la professoressa fa cominciare la lezione. Siamo in parecchi in quest'ora, non riesco a ricordare tutti quanti, forse è meglio, perché così neanche loro si ricordano di me e della mia dannata goffaggine. Cominciamo a giocare, e all'inizio sembra andare tutto apposto, finché i ragazzi del basket non fanno arrivare una palla nel nostro campo, e qualcuno mi viene addosso all'indietro, nel tentativo di riprenderla. Come ovvio, inciampo nei miei o nei piedi di qualcun altro. Delle mani però mi aiutano ad alzarmi, mi giro appena in piedi, e scorgo un viso familiare. Anche qui? Perché non me l'ha detto subito?
"Se non stai più attenta dove cazzo metti i piedi, qualche giorno moriremo entrambi"
"Senti Billie the kid, smettila di prendermi in giro! E poi che diavolo ci fai qui?"
"Forse sto nel tuo corso di educazione fisica"
"Sei un idiota, perché non me l'hai detto prima?"
"Ma perché non me l'hai chiesto! Comunque fai funzionare bene i piedi, perché mi stavi uccidendo cazzo"
"Sei sempre gentile eh? Stronzo"
"Affettuosamente" Ride lui, io gli tiro un pugno sul braccio, e lui mi guarda dritto negli occhi. Poi a lui si avvicina una ragazza, una di quelle che giocano a palla volo. Ha dei capelli corti e ricci, sono rossi e sono raccolti con un cerchietto. Mi guarda con la solita aria di sfida, e tira Billie da me. Ma che diavolo vuole quella tipa? Billie la guarda, e si stacca subito, gridandole in testa.
"Ma non vedi che sto parlando, cretina!"
"O su dai Billie, vieni negli spogliatoi…" Gli dice lei, guardando me, con la solita aria di sfida, come se volesse farmi un dispetto, oppure farmi ingelosire.
"Perché mi stai fissando?" Le dico io, sfacciata. Billie sgrana gli occhi. Probabilmente non so chi sia davvero questa ragazza, magari mi sbaglio. Ma mi dà fastidio che mi fissi.
"Senti stronzetta, già il fatto che tu sia qui con il MIO Billie, è già un oltraggio. Non rompere il cazzo e gira i tacchi, pivella"
"A chi è che hai detto stronzetta?" Mi avvicino a questo tappo umano, ma Billie si mette in mezzo.
"Christie, lascia perdere. Ci vediamo più tardi" Mi guarda serio, io mi giro e torno dalle altre ragazze, senza neanche salutarlo. L'ora passa di nuovo in fretta. Benissimo, adesso che li conosco entrambi, beh, sono felice di sapere che uno è un pervertito, e l'altro ha una puttana per ragazza. Ma d'altronde, si sa che i tipi come loro sono decisamente persone troppo strane perché ci si renda subito conto delle persone con le quali si stia parlando. Quando entro nell'aula di musica, trovo Billie e Mike già seduti alle sedie. Mi guardano, e io mi dirigo verso un altro banco vuoto. La professoressa non c'è, perciò loro si alzano e cambiano posto, mettendosi uno alla mia destra, l'altro alla mia sinistra.
"Cosa cazzo volete ancora?" Dico io, acida.
"Mmm… Io voglio sapere perché sei arrabbiata con me. Io non ho fatto niente" Dice Billie. Poi attacca Mike.
"Io invece devo farmi perdonare"
"Fottiti tu, perché non ti perdonerò neanche se mi pagassi con dell'oro"
"Si, vabbè Mike, l'hai fatta grossa, fattelo dire da tuo fratello!" Dice Billie, ridendo. Ma io lo guardo, lui smette di ridere, e fa una faccia strana, come se fosse ubriaco.
"Zitto tu, che sei fidanzato con quella puttanella"
"Non è la mia fidanzata, ma hai ragione… Kelly è una puttanella."
"Oh oh eppure ha detto MIO" Mi metto a ridere.
"Ma quella là è sclerata… Non sa quello che dice. E poi ti pare che io possa stare con una ragazza?"
"Sclerata? Ahah si e io me la bevo. Dai dì la verità, Billie Joe Armstrong. Sei fidanzato con una troietta" Continuo io a ridere. Lui però mi guarda serio.
"Ma anche se fosse, cosa ti importa?"
"Sono una persona molto curiosa. Non c'è un motivo. Solo curiosità."
"Senti, noi stasera dobbiamo fare quella esibizione. Vuoi venire?"
"Si… Mi piacerebbe, solo che non ho idea di dove sia…"
"Ti vengo a prendere io"
"Sicuro che non succede la stessa cosa di ieri, che mi pianti in asso e viene questo malato mentale?"
"Ma ce l'hai ancora con me?" Mi dice deluso Mike.
"No… Semplicemente mi piace prenderti in giro"
"Mi ascoltate senza fare i bambini?"
"Si scusa Bill" Dice Mike.
"Da Rodeo il Rod's Hickory Pit è un po' lontano, è a Vallejo… Ma se ti veniamo a prendere prima, avremo ancora tempo per le prove."
"Con Al?"
"Si, con lui. Al momento non abbiamo altri candidati"
"Ma c'è Jared"
"Si, ma lui non può venire, si è infortunato un braccio ieri."
"Davvero? Va beh, allora andiamo con lui, ma dobbiamo tenerlo alla larga da tutte le birre"
"Ehi! E a me non ci pensate?" Dico io, mentre loro due discutono felicemente senza di me.
"Che cosa vuoi?" Dice Billie.
"Per che ora dovresti venirmi a prendere e a che ora si torna"
"Le quattro vieni, le due te ne vai"
"Le due?"
"Le due, si. Dì a tua zia che vai a dormire da qualcuno"
"Mia zia non reggerà queste bugie per molto… Devo dirle la verità"
"Sei pazza? Se le dici di noi, come minimo ci viene a trovare con una pattuglia di poliziotti in casa, e tu non potrai più venire da noi." Dice Mike con un tono spaventato.
"Lo so… Ma se non mi crede stavolta? Se non mi lascia venire?"
"Ti lascerà venire" Dice Billie.
"E tu che ne sai? Mi pare che non la conosci bene"
"Senti Christie, io sono cresciuto con Hal, e lui è cresciuto con tua zia. Vuoi che io non la conosca più o meno quanto te?"
"Di più sicuramente no."
"Va bene, ma quasi. In ogni caso, tu devi venire con noi. Devi dirmi che ne pensi di quello che scriviamo" Dice di nuovo Billie. Suona di nuovo la campanella, segno che l'ora è finita. Ci alziamo dai nostri posti, e ce ne andiamo nelle nostre rispettive classi.
"A dopo" Loro mi salutano con un cenno della mano, e poi vanno via, come me. Nell'aula di matematica c'è silenzio. Non c'è neanche il professore. Tutti gli alunni poi, che erano in classe, escono fuori, perché un ragazzo li ha chiamati, dicendogli che è successo qualcosa di incredibile. Mi unisco alla piccola folla, che si aggrega a quella di tutte le altre classi, e ci avviamo verso una stanza. C'è scritto sopra che questa è l'aula dei professori. I ragazzi si fermano di fronte, chi parla da un lato, chi da un altro, chi ride, chi spettegola sul vestito a fiori di una ragazza che si trova di fronte a me, e poi c'è chi invece nomina il nome di Billie. Non mi giro, per non destare sospetti, anche perché non ho capito cosa sia successo. Poi un ragazzo si avvicina a me, è Kal.
"Christie? Che fai qui?"
"Ero nell'aula di matematica, ma hanno detto che il professore è qui… Tutti sono qui, ma non so perché"
"Il professore di biologia ha ingerito qualcosa di strano… Lo stanno portando via in ambulanza."
"Che cosa? E che è successo?" Poco dopo vedo sbucare Billie e Mike dalle scale. Si avvicinano alla folla e la mano di Mike mi tira dal resto della folla. Lui e Billie si mettono di fronte a me, e mi parlano silenziosamente.
"Mi raccomando, non dire a nessuno quello che è successo, se no ci fanno espellere."
"Ma mi avete presa per un infame?"
"No, ma stai attenta a non farti scappare qualcosa con quel bambino, se no ci fai mettere nella merda"
"Va bene, va bene. Ma mi sa che vi state mettendo voi nella merda, perché ci sono dei tipi che ci stanno guardando."
"E noi adesso ce ne andiamo" E infatti se ne vanno, e io ritorno nella folla.
"Che è successo?" Mi chiede Kal.
"No, niente, mi dovevano dire una cosa sull'esibizione che faranno stasera"
"Esibizione?"
"Si… Non ne so molto, mi dispiace"
"Va bene, ci vediamo dopo allora, d'accordo?"
"Certo, a dopo" E va via anche lui. Kal è un ragazzo carino, ha i capelli rossicci, ma non ha delle lentiggini che si notino molto, forse non ne ha proprio. Come ho già detto, è un tipo apposto, o almeno così sembra, e ha un paio di occhi che vagano tra il colore dell'oro e l'arancione, sono molto particolari. Assieme a lui non ci sono Shirley e Francois, forse perché hanno lezioni diverse, ma comunque si ritrovano sempre allo stesso punto. L'ora dopo di questa è quella di inglese, poi c'è l'ora di fisica. Nel pomeriggio, parlo con mia zia, devo convincerla anche stavolta.
"Zia, ti giuro, questo è urgente davvero"
"Di cosa hai bisogno?"
"Devo andare a casa di una mia amica, e non so che ore faremo per il progetto, è sempre lo stesso di ieri, quello di musica. E quindi praticamente dovrei restare a casa sua, per la notte."
"Cosa dicono i suoi?"
"Tutto apposto, se vuoi puoi chiamarli"
"No, mi fido. Senti, in ogni caso, preparati adesso uno zaino. E comunque, a che ora devi andare?"
"Le quattro"
"Fra poco allora. Va bene, basta che ti comporti bene"
"Grazie, zia" Salgo sopra, e faccio uno zaino, mettendo una maglietta, il mio pigiama, e nient'altro. Sento il campanello della porta suonare, e scendo velocemente giù, con lo zaino in mano. Mi ritrovo Billie di fronte, che mi guarda assente.
"Andiamo?" Mi dice, io annuisco, vado in cucina, e saluto mia zia. Ma purtroppo scivolo sul tappeto, e, ovviamente cado. Ma perché tutte a me? Cioè, dico ma tutte io le faccio? Billie entra in casa, per darmi una mano, e poi scoppia a ridere.
"Ahah sei più goffa di quello che sembri! Ahah"
"Ma vai a quel paese, aiutami e stai zitto nano" Mi aiuta, quasi prendendomi in braccio. Sembro una malata terminale che non riesce a stare in piedi, aiutata dal prode infermiere che la prende in giro e ride di lei. Mi alzo, e vado in cucina, mentre lui mi segue.
"Aspetta, non ti conviene entrare qui con le scarpe, mia zia ti uccide"
"Allora esco fuori"
"Bravo" Lui fa dei passi indietro ed esce di casa. Poco dopo trovo mia zia intenta a lavare i piatti. Mi avvicino, la saluto, e poi esco fuori. C'è una macchina, e dentro c'è Pat, alla guida. Salgo sull'auto, e Pat si gira entusiasta di vedermi. Nell'auto, accanto a me, ci sono anche le gemelle, e Mike.
"Christie!!"
"Pat! Che ci fai qui? E dov'è Al?"
"Vi accompagno io perché ho la patente, ehi ho diciott'anni!! E poi Josh è ancora dentro."
"Al è già al Rod's Hickory Pit, perché se no si mette a bere se resta a casa" Dice Billie.
"Billie poi devo chiederti una cosa" Lui annuisce. Arriviamo poco dopo al bar. È una struttura bassina, con al lato sinistro un parcheggio piccolo per i clienti, e di fronte all'entrata ci sono altri posti macchina. Noi però giriamo l'angolo e parcheggiamo in uno spazio vuoto. Scendiamo dall'auto, e Billie e Mike prendono i loro strumenti e due piccoli borsoni uno verde e l'altro nero, e poco dopo entriamo dal retro. Pat mi prende, lasciando le gemelle a cavarsela da sole, e mi accompagna nel "back stage" dei tre musicisti. Cominciano ad accordare gli strumenti, ed è qui che provano i loro pezzi. Pat si siede sul divanetto, che si trova a ridosso del muro. Ad un tratto, entra una signora, alta e magra, ci sorride, e poi si rivolge a Billie quasi arrabbiata.
"Billie! Siete in ritardo!"
"Non mi scassare, siamo andati a prendere una ragazza… E poi cominciamo alle undici e mezza, dov'è il problema?"
"Ti sei dimenticato che tu e Mike dovete fare il turno al bar?"
"Non me lo sono dimenticato. Ah, a proposito, dov'è quel pezzo di merda del tuo nuovo maritino? Non è venuto a sentirci?"
"Ma come ti permetti?" Gli dà uno schiaffo, e poi un altro. Resta immobile lui. Le guance gli diventano rosse, e poi alla fine addirittura esce un graffio, e perde sangue. Alla fine Mike si mette in mezzo. Billie, con la faccia ormai rossa, si avvicina al divano, e prende da un piccolo frigorifero una lattina fredda, e se la mette sulla guancia dolorante. Poi si abbassa di nuovo per prendere una bottiglia di acqua e un fazzoletto dal borsone, e mentre si abbassa sulle sue ginocchia, gli metto una mano sul braccio e gli sorrido triste. Ma perché la madre lo tratta così? Perché  gli ha fatto sanguinare la faccia? Perché non si è fermata prima che si facesse male? Billie mi guarda, i suoi occhi sono spenti, non ci sono lacrime, non c'è dolore. C'è solo rabbia, quella che ti fa venir voglia di prendere qualcosa e lanciarla appresso al primo che capita, e distruggerlo, perché non possa più farti male. Lui riprende la sua chitarra, mentre Mike cerca di far uscire la signora dalla stanza. Quando è fuori, Mike esce con lei, per andare a chiamare Al, e quando ritornano, cominciano a provare. La voce di Billie è rabbiosa. Si mette a cantare, e capisco perfettamente ogni singola parola di quello che dice.
"I always waste my time just wandering
What the next man thinks of me.
I'll never do exactly what I want
And I'll sculpt my life for your acceptance
I feel forgotten
Feel like rotting…" E attacca Mike a fare da seconda voce di sottofondo. È la prima canzone che cantano, e mi sa proprio che sia dedicata a questa situazione. Continuano con altre e altre canzoni, eppure non sono poi così tante, voglio dire, sarà un esibizione da tre o quattro canzoni, tutto qui. Poco dopo aver finito la prova, smettono di suonare, e Mike e Billie prendono dai rispettivi borsoni due grembiuli. Se li mettono, e poi, dopo essersi fatto un saluto particolare con la mano, ci lasciano e vanno nel bar, suppongo per lavorare. Pat si alza, mi prende per mano e, lasciando anche noi Al e le gemelle, ci dirigiamo nel bar. Ma che vuole fare? C'è una marea di gente in questo posto è matta? Finirò per perdermi, lo so. In ogni caso, la seguo, perché è l'unica cosa che posso fare, e nel caos totale, mi rivolge la parola.
"Christie, te la senti di aiutare Billie e Mike?"
"Certo… Che devo fare?"
"Tu prendi metà delle ordinazioni di Billie, io di Mike!"
"Va bene, allora andiamo!!" Dico io, le sorrido, e, appena vedo Billie gli vado incontro, e gli propongo il piano. "Bill! Posso aiutarti se vuoi! Così ti tieni in forma per l'esibizione!" Lui mi sorride, abbassa un po' la testa, mi guarda risalendo dai piedi, e grida, per farsi sentire nel frastuono.
"Non vorrai mica servire ai tavoli così! Vai in cucina, si va da quella parte" Mi indica con un braccio, mentre con l'altro mantiene un blocchetto. "Prendi un grembiule e poi torna qui"
"Subito" Gli sorrido, corro nella direzione indicata e inciampo. Ovvio, no? Ma mi mantengo al bancone, giro la testa per vedere se Billie ha visto tutto, e lo vedo ridere, mentre mi guarda. Entro velocemente nella cucina, e prendo il grembiule, lo metto addosso, e poi esco, cercando di nuovo Billie tra i tavoli. Appena lo trovo, gli corro incontro, e lui si gira verso di me.
"Tieni questo" Dalla tasca dei suoi pantaloni prende un blocchetto, e me lo porge. Mi dà anche una penna e io mi dirigo verso un altro tavolo. Comincio anche io il mio turno, e ogni tanto ci incrociamo tutti e quattro nei piccoli incroci tra i tavoli, davanti ai quali c'è il piccolo palco, con una batteria e diversi poggia chitarre. Mentre giro per i tavoli, mi imbatto in un ubriaco. Un signore che sarà tra i cinquanta e i sessanta, che quando mi vede, si alza in piedi, e mi viene addosso.
"Oh, ma che bella scignorina… Come ti schiami??" Traballa su di lui, e mi alita in viso.
"Siediti brutto caprone, o ti faccio arrivare il vassoio in testa!" Gli dico io, con la fronte corrugata.
"Oh, ma come sciamo alterati…"
"Alterati? Ma io ti ficco la birra nel culo! Siediti ho detto!!" Ad un tratto comincia a palparmi, mi tocca il sedere e parte un ceffone. Con la poca forza che gli rimane, mi tiene ferma, e continua a palparmi. Il primo nome che mi viene in mente è quello di Mike. Sarà perché è quello più vicino al tavolo dove sono, e perciò mi sembra l'unico che può aiutarmi. Me la sono presa troppo l'altra volta, non ha poi fatto chissà cosa di troppo grave.
"Mike cazzo aiutami con questo psicopatico!!" Lui mi sente subito, nella confusione. Corre e viene in contro a me. Mi toglie le mani sudicie di quell'essere d'addosso, e gli parla denti stretti.
"Questo bar non è per gli ubriachi, coglione. Pensaci bene prima di venire in un posto come questo e importunare altri clienti, pezzo di merda!"
"Cliente? Ma sce è vestita scome una scameriera…"
"Non è una cameriera. Adesso vattene via!!" Lo prende per la manica del braccio, dato che comunque hanno quasi la stessa altezza, e lo sbatte fuori dal locale. Poi torna da me. "Tutto apposto, Christie?"
"Si, grazie Mike…"
"Niente. Quando vedi questi tipi cambia direzione, ci pensiamo io e Bill a loro…" Seguirò il suo consiglio la prossima volta. Gli sorrido e annuisco, e poi vado agli altri tavoli. Scorgo Billie, mi guarda dall'altra parte del locale, con aria quasi affranta, forse delusa, non saprei distinguerla, gli sorrido, lui mi nota, accenna un mezzo sorriso e poi si gira. Perché ha fatto così? Che è successo? Sono un tipo schietto io, perciò ho intenzione di chiedergli cosa è successo. Intanto arrivano le undici e mezza, dopo un sodo lavoro di squadra. Alla fine, Billie e Mike hanno finito alle otto, per un'ora di pausa. Non adoro particolarmente la musica, l'ho già detto, ma probabilmente le loro canzoni sono orecchiabili, anche perché una l'ho già sentita… E non era male. Quando i tre salgono sul palco, non sembra che la gente sia tanto entusiasta. Loro però cominciano con le loro canzoni. Ed è adesso che il locale si riempie di gente, di ragazzi soprattutto, che cominciano a fare casino. La loro musica si deve sentire fino a fuori il locale. E mentre canta Billie, ogni tanto bestemmia, ogni tanto si rivolge al pubblico, dice che chi è seduto si deve alzare, e gridare con lui. E scherza con tutti, è un intrattenitore nato. La piccola esibizione, mi fa capire quanto per lui sia importante la musica. È qualcosa che gli nasce da dentro, non può fermarla. È una cosa inarrestabile, incredibile. Scende dal palco, e va tra i ragazzi che lo acclamano, senza neanche sapere il suo nome. Si mettono solo a battere le mani e a fargli segno di scendere tra loro. E lui fa come vuole il suo pubblico. Quando scende dal palco, è stanco e sudato. Noi gli andiamo dietro, raggiungendolo nella specie di back stage, e lo aiutiamo.
"Christie, mi passi un asciugamano?"
"Certo! Ecco" Lo prendo e glielo do. Se lo mette attorno al collo, e si siede sul divano, posando la testa sulla spalliera. Abbandona il suo corpo ad un rilassante momento senza tensione alcuna, e non viene neanche sua madre a ringraziarlo. Ma che razza di donna è?
"Christie, dove andrai a dormire?" Mi chiede Mike.
"Beh… Non saprei… Ho detto a mia zia che dormirò da una mia amica, ma l'amica non c'è…"
"Io non posso portarti a casa, perché i miei sono due tipi pallosi… Se non li avviso prima non posso portare gente in casa, mi spiace…"
"Patricia, non preoccuparti, lei verrà a casa con me" Dice Billie.
"A casa? Con te? Quale casa?" Chiede Mike.
"Non a casa mia, idiota! Non posso portarla lì, non ci andrò neanche io! Vado nella catapecchia che usiamo per stare tutti assieme" Dice lui, senza aprire gli occhi. Io lo guardo sbalordita. Ma è stupido? Ma che cavolo dice? Ma io non posso restare in quella casa, con lui!
"Ma non preoccuparti, piuttosto vado a casa mia… Perché tanto non sono le due…" Non ho un orologio, è vero, ma non penso che siano le due. Il tempo è passato così velocemente.
"No, infatti non sono le due, hai ragione, è l'una."
"Oddio!! L'una? Di già?"
"Allora che fai? Vieni con me?" Fa Billie.
"Va bene…"
"Voi che fate?" Si rivolge agli altri.
"Noi non veniamo Billie. Io ho sonno, Al sembra che crollerà fra poco, e non è neanche ubriaco. E Pat deve per forza andare a casa, perché se no non la fanno più uscire." Dice Mike. Le gemelle annuiscono.
"Capisco. Beh, allora andiamo, dai" Si alza, si toglie l'asciugamano, e lo mette in una busta, che rimette nel borsone. Mette la giacca, e usciamo tutti. Ci rimettiamo in macchina con tutti gli strumenti, e Pat fa il giro del quartiere, prima lascia le gemelle, poi lascia Mike, poi Al e alla fine me e Billie. Prendo il mio borsone, e seguo Billie nella strada buia e deserta, senza neanche una luce. Dire che mi sento strana in questa casa sola con lui, beh, mi pare che sia normale. Lui accende la luce, l'unica lampadina che può far entrare luce nella casa, e lascia il suo borsone per terra. Si gira verso di me, e mi parla.
"Dove vuoi dormire?"
"Per me è indifferente"
"Allora si dorme nella stessa camera, perché qui ce n'è solo una con dei letti, e questo divano è rotto, perciò non si può fare a letto"
"E perché mi hai chiesto dove volessi dormire?"
"Mi aspettavo che dicessi in una camera tutta tua con il letto a baldacchino." Ride lui.
"Idiota. Basta che non è lo stesso letto"
"Certo che no! Sono quattro materassi… Se vuoi possiamo metterne due uno sull'altro"
"Si, grazie, se no, non riesco a dormire così in basso"
"Va bene, allora io vado a sistemare tutto"
"Aspetta, vengo a darti una mano!"
"Se proprio vuoi…" Salgo con lui. Ci sono diverse stanze al piano di sopra, come ho già avuto l'occasione di visitare. Entriamo in una stanza abbastanza grande, e dove ci sono due materassi poggiati alla parete, e due per terra, con delle coperte sopra. Billie si dirige verso uno dei due per terra, e lo avvicina a quello del muro, fa cadere quest'ultimo su quello per terra, e, dopo averli allineati, li sposta entrambi.
"Dove lo vuoi?" Ma che domanda ambigua… Vabbè che vado a pensare io? Sarà il tipo che mi è di fronte che ispira certe cose.
"Dove metti il tuo?"
"Lì dove lo vedi"
"Allora il mio lo voglio vicino a quello tuo."
"Cosa?!" Mi chiede sbalordito. "Ma non sei il tipo io sto qui, tu stai lì perché io sono casta e pura e roba simile?"
"Ti ho chiesto di mettere il materasso vicino a quello tuo, non ho detto che voglio dormire con te. Non penso ci sia qualcosa di male in ogni caso."
"No, infatti, ma le gemelle sono un po' contrarie"
"Si, come no… In apparenza… Sembrano due tipe che vorrebbero essere fatte all'istante"
"Si, più o meno è così" Dice lui, ridendo. "Hai un pigiama?"
"Si che ce l'ho."
"E allora puoi andare in bagno a metterlo" Annuisco, scendo a prendere il pigiama dal mio borsone, risalgo su e vado in bagno. Il bagno è un posticino piuttosto sporco, effettivamente la tazza sembra essere pulita, ma il resto è praticamente da gettare via e rifare completamente. Mi metto il pigiama e torno da Billie. Lui invece si sta ancora svestendo. Oddio. Mi giro di nuovo, rossa dall'imbarazzo. Lui ride.
"Guarda che non mi vergogno mica"
"Io invece si, se permetti"
"Va bene, ho finito, dai." Non mi fido io. Perciò resto ancora un po'. "Puoi girarti!"
"Io di te non mi fido"
"Oh oh, questa è bella! Ti ho salvato già due volte dalle tue cadute strane, anzi, tre, e hai il coraggio di dire che non ti fidi?"
"Si!"
"Va bene, allora sappi che io dormo con un pantaloncino e una magliettina. Se ti vergogni anche di questo, beh, c'è sempre il divano di sotto"
"A me basta che sei coperto. E il divano aspetta te, non me."
"Va beh, adesso ti giri?"
"Sei un fottuto idiota, questo lo sai perché te l'ho già detto"
"E tu sei una stronza, lo sai perché te l'ho già detto"
"Dormiamo va" Gli dico io. Mi giro alla fine, e mi siedo sul letto. Lui è vestito come ha detto: un pantaloncino nero, e una maglietta a maniche corte chiara. Lui prende l'altro materasso che sta sul muro e lo trascina fino al suo materasso, e lo posa sopra.
"L'altra sera abbiamo dormito in quattro, perciò avevamo messo i materassi singolarmente a terra, poi li abbiamo alzati la mattina" Mi spiega lui mentre nota che lo guardo sbigottita, e perciò soddisfa il mio dubbio. Mi stendo, ma lui non ancora. Esce addirittura dalla camera, e sento che scende le scale. Ma dove va? Risale poco dopo, e me lo ritrovo davanti, cioè dietro, ma con il viso sul mio, a circa trenta centimetri di distanza, e mi porge un cuscino.
"Dormi senza?"
"Tu ne hai uno?"
"Si che ce l'ho"
"Allora grazie" Lo prendo, e me lo metto sotto la testa. Poi gli do la buonanotte, e chiudo gli occhi, per riuscire a dormire. Ma inevitabilmente, non ci riesco. Sarà la sua presenza, il fatto che io non sia a casa mia, e mi sento a disagio, forse perché sono in una camera con un ragazzo che non piacerebbe a mia zia se solo lo vedesse, e probabilmente i miei avrebbero detto lo stesso. Mi ricordo della domanda che dovevo fargli, e perciò mi giro verso di lui, e lo chiamo. "Dormi?"
"No, che c'è?"
"Perché prima nel locale hai fatto quella faccia quando Mike ha cacciato quell'ubriaco?"
"Niente…"
"Non mi è sembrato esattamente niente."
"Christie, a te piace Mike, vero?" Ma che domanda è? Ma la domanda gliel'ho fatta io prima! In ogni caso, la sua supposizione, mi mette in imbarazzo. Sono molto indecisa. Mi piace, o no? E chi mi piace? Da quando sono qui, conosco quattro ragazzi che mi stanno attorno in continuazione, lui, Mike, Hallen e Kal. Hallen e Kal sono da scartare, ma lui e Mike, no. No di certo. Loro mi vanno bene, come amici e potrebbero anche starci per qualcosa di più. Ma Billie, su di lui sono indecisa. Non mostra un particolare interesse, non sembra attratto da me, o meglio, non sembra attratto da nessuna. Ma in molte sono attratte da lui.
"N-no… Ecco, non lo so…"
"Ti spiego: Mike lo conosco da quando avevo dieci anni, cioè più o meno da quando è morto mio padre." Fa una pausa, poi riprende. "Siamo cresciuti insieme, io lo conosco meglio di chiunque altro. E tu gli piaci. Te lo dico perché tanto lui ha già fatto un passo. E io mi preoccupo di questo. Se questa situazione lo dovesse allontanare dalla musica, salterebbe il suo progetto. Il suo sogno. Non so se ti ama o meno, ma gli piaci, e questo basta a far capire le cose." Dice lui, con tono serio.
"Mi dispiace per tuo padre Billie…"
"Non è questo il punto della questione. Il punto è che…"
"Billie, io non ti conosco, va bene? Abbiamo fatto una conoscenza brusca diversi giorni fa. Non so neanche quanto tempo è passato. Voglio capire te, Mike, tutti voi. Non posso dormire sotto il tuo stesso tetto senza neanche conoscerti."
"Vuoi conoscermi?"
"Certo."
"Quando ero piccolo, la mia famiglia era unita. Molto unita. Stimavo mio padre, e cazzo che lo stimavo, lui era tutto per me. Però era malato, nessuno dei nostri genitori aveva il coraggio di dircelo, e io lo scoprii soltanto quando mio padre finì in ospedale e poco dopo se ne andò. A casa mia madre cominciava a sclerare di brutto, e poi alla fine anche i miei fratelli… C'è stato un tempo strano a casa, ecco perché adesso vivo la maggior parte del tempo qui… Poi a dieci anni ho conosciuto Mike, con lui ho sempre condiviso la mia passione per la chitarra, la musica e tutto il resto. Poi due anni fa abbiamo formato gli Sweet Children, con Al, che ho conosciuto quando ero piccolo, un po' dopo di aver conosciuto Mike, forse… La nostra prima esibizione risale a due anni fa, quando avevo quindici anni, sempre nel bar di Ollie. E poi abbiamo fatto un piccolo concerto nel quartiere, prima della scuola, ma niente di che… Prima di andare al bar di Vallejo, volevamo andare al 924 Gilman Street, perché è un club per gruppi punk, solo che non ci hanno accettati… Poi Al entrò a fare parte degli Sweet Children… Proveremo ancora al Gilman… Spero che ci prendano prima o poi…"
"Io ti ho detto di parlarmi di te, non della tua infanzia e della tua band"
"La mia band sono io"
"Fantastico"
"Tu che mi dici?"
"Io? Beh, io niente… Due anni fa sono morti i miei. Mia zia Dora mi ha presa in affidamento, e poi sono venuta qui"
"Molto più semplice del discorso che ti ho fatto io, eh?"
"Beh, ora ci conosciamo, no?"
"Credo di si. A te piace la musica?"
"Non molto… Non mi attrae come faceva un tempo…"
"Come mai?"
"Per me non ha più avuto significato, perché da quando sono morti i miei, diciamo che non ho passato un tempo carino… Perciò adesso la musica non mi attira come un tempo…"
"Invece la musica mi ha aiutato quando ho perso mio padre… Lui mi aveva regalato Blue, la sua Fender… Io sapevo già suonarla, perciò, beh… Adesso è il mio passatempo"
"Cosa farai? Intendo quando sarai più grande…"
"Voglio formare una band. Voglio far conoscere a tutti la nostra musica..."
"Hai mai inciso un disco?"
"Quando ero piccolo ho inciso una canzone, 'Look for Love'…"
"E ci sarebbe una casa discografica che potrebbe fare un contratto con voi? Voglio dire, siete una band, scrivete canzoni originali, dovrete per forza incidere un disco prima o poi!!"
"La Lookout Records fino ad ora è l'unica che forse è disponibile…"
"E avete provato a contattarli quindi?"
"Si… Non molto tempo fa Al li ha chiamati, e sono venuti al concerto che abbiamo fatto qualche mese fa… Hanno detto che potremmo essere una delle loro band…"
"Fantastico!!"
"Già, lo è…"
"Non ne sei felice?"
"Certo che lo sono…"
"E allora perché questo tono?"
"Ho sonno…"
"Oh, è vero, scusa… Io ho bevuto un bel po' di coca cola, ecco perché sono ancora sveglia, ma se tu vuoi dormire, mi metto anche io"
"Mi sa di si… Buonanotte"
"Notte Billie…" E mi stendo sui materassi, per prendere sonno. Alla fine mi addormento, aspettando domani mattina, ammesso che stanotte si dorma. Arrivata mattina, mi alzo presto. Questo letto non è scomodo, anzi, è abbastanza comodo. Ma per via dell'ansia, mi sono svegliata alle sei. Mi alzo dal letto, e scendo giù, per prendere il mio borsone. Mentre mi vesto, sento la porta della casa aprirsi, e vedo Al, che spalanca gli occhi quando mi vede.
"Che ci fai qui?"
"Io ci ho dormito qui! Tu piuttosto come mai sveglio a quest'ora?"
"Porto sempre la colazione a Billie."
"Aaah… Va bene, allora vado a svegliarlo?"
"No, faccio io." Poggia sul divano la bustina che ha in mano, e si siede alla batteria. Ma è matto? Vuole svegliare tutto il vicinato?
"Sei pazzo? Non vorrai svegliarlo con la batteria? Come minimo quando si alza ti corre appresso bestemmiandoti tutti i morti!!"
"Lo so, per questo è divertente"
"Tu sei stupido davvero, Assordante" Gli ricordo il suo vecchio soprannome. Lui ride, prende le bacchette e comincia a suonare. Vorrei ucciderlo, ma tanto sento Billie bestemmiare dal piano di sopra e mi scappa una risata.
"Cosa cazzo…" Al si mette a ridere. "John, io ti ammazzo, brutto bastardo!! Ti ho detto che non mi devi svegliare con la tua fottutissima batteria, cazzo!! Non lo fare mai più, perché ti ammazzo di botte, te lo giuro cazzo! Merda, ho sbattuto per terra quando mi sono svegliato…"
"Ahahah visto, te l'avevo detto che si sarebbe incazzato di brutto"
"E io ti avevo detto che sarebbe stato divertente!" Dice Al ridendo. Lascia le bacchette e dà a Billie la bustina con la colazione.
"Vuoi fare a metà?"
"No, grazie… Avete un po' di frutta?"
"Credo che ci siano delle mele da qualche parte in cucina…"
"Vado a vedere" Corro in cucina, e guardo sul tavolo. Beh, in effetti c'è un cestino, con delle mele e arance. Ma non sembra che le mele siano affidabili. Prendo un'arancia, tanto per vedere se quando la prendo in mano non si sbriciola perché fatta di muffa. Ma sembra abbastanza solida, non è eccessivamente morbida, perciò dovrebbe essere buona. La odoro, ed effettivamente è buona, perciò la sbuccio e comincio a mangiarla. Poi salgo su e mi lavo i denti con il mio spazzolino che avevo messo in tasca dopo aver aperto il borsone. Mi lavo la faccia, e poi scendo di nuovo giù, per chiudere il borsone, e prepararmi per andare a scuola. Billie si veste e lava velocemente, e fa colazione mentre siamo in cammino verso scuola. Appena arriviamo, troviamo Mike di fronte alla scuola. Appena ci vede, ci viene in contro, con una sigaretta in mano, e saluta prima Billie poi me.
"Bill! Christie, dormito bene?"
"Mmm… Si, meglio che stare per terra"
"Ehi senti, se non ti piacciono i letti di quella casa, meglio se dormi sotto i ponti!" Dice Billie, mezzo irritato, divertendo Mike.
"Ehi, non ti incazzare, non ho detto che mi sono spezzata la schiena! Anzi, se vuoi saperla tutta, il letto era abbastanza comodo"
"Allora non ti lamentare!" Dice lui, poi si fa passare la sigaretta da Mike, e fa un tiro. Mi guarda, mentre vede che lo sto fissando, mentre inspira ed espira freneticamente. Anche stamattina ha avuto il tempo di farsi quel contorno nero con la matita agli occhi. Ma perché se la mette?
"Vuoi fare un tiro?" Ci penso su. No, non voglio rovinarmi la salute. Non voglio crearmi una dipendenza. Non voglio morire. Ma che dico, morire? Nessuno è mai morto per un tiro!
"Non so… Sinceramente non ho mai provato" La toglie dalle labbra, e me la porge.
"Prova. Non inspirare forte, altrimenti ti farà male…" La prendo. Mi tremano le mani, ma non ci faccio caso. La metto in bocca, e seguo il consiglio di Billie, inspirando lentamente. devo dire che non è poi così male. Espiro lentamente anche, e sento come l'impulso di continuare. Ma mi fermo. Difficilmente, ma mi fermo. La porto via dalle mie labbra, e la ridò a Billie. "Com'è?"
Tossisco un po', poi gli rispondo. "Bene, credo…"
"Vuoi ancora?"
"No… No grazie, eviterei"
"Va bene… Un giorno proverai qualcos'altro"
"Ma anche no! No, basta così, già una sigaretta è troppo!!"
"Ma hai appena fatto un tiro! Non ti sei fumata un pacchetto!" Mi dice Mike, poi ridono assieme. Belli loro, che chissà da quando fumano.
"Ridete voi, ridete!"
"Entriamo adesso, avremo occasione di ridere poi…" Dice Billie, ridendo ancora. e alla fine entriamo nella scuola. Ovviamente la prima ora si fa con un supplente, perché il professore di biologia, è in ospedale. Billie e Mike entrano trionfanti. Ah, non si pentirebbero neanche se gli dessero un anno di galera per ciò che hanno fatto! Sono due tipi particolari, ma vanno bene così, dai. Anche questa giornata di scuola passa. Kal mi ha chiesto il numero di telefono di casa, ma non lo so a memoria, perciò prendo l'agenda e glielo do. Me lo chiede anche Mike, che dice che è per Pat. Si come no, per Pat. Ma che razza di falso. Appena mi chiede il numero, Billie si mette a ridere, e gli spiattella che io so tutto. Se la ride Billie, ma quanto è scemo! Intano torno a casa da sola. Prima di partire però, mi faccio un altro tiro, sempre offerto da Billie, e alla fine mi avvio verso casa. Chiedere a mia zia di uscire anche stasera, o per questa settimana, è un suicidio. Non me lo permetterà mai, e posso capirla. Non sa la verità, certo, ma comunque continuare a mentire, significa solo mettermi di più nella merda, perciò evito di chiederle di andare fuori. La sera mi arriva una telefonata, poco prima di cena. Chissà chi è.
"Si? Casa Lambretti"
"Christie? Sono io, sono Kal!"
"Oh, ciao Kal! Dimmi tutto"
"Mio padre è riuscito a far uscire quel tuo amico…"
"Oh, grande!! È già tornato a casa?"
"Non so… Mio padre mi ha detto che sarebbe tornato a casa da solo, nessuno lo poteva accompagnare"
"Capisco, allora provo a chiamarlo a casa, forse c'è"
"Va bene, a domani, allora, ciao Christie!"
"Ciao Kal, e grazie ancora, sei un amico!!" Sorrido felice, nonostante lui non possa vedermi. Chiudo la chiamata, e chiedo a mia zia un favore enorme.
"Zia, perdonami, davvero, posso uscire un attimo. Giuro che torno fra al massimo dieci minuti!"
"Dove devi andare?"
"A casa di una mia compagna… Si tratta di una cosa urgente"
"Va bene, ma torna presto, è quasi pronto"
"Grazie, zia!" Metto un giacchettino, e con le ciabatte ai piedi, esco di casa. Non ho il numero di telefono di Billie, non posso chiamarlo per avvisarlo di Josh. Perciò vado a casa loro. Appena arrivo, busso alla porta, e so che, visto il chiasso interno, sicuro non mi sentono. Ma qualcuno mi apre. È Pat.
"Christie! Che bello rivederti! Cosa ti serve?"
"Pat!! Ero venuta a dirvi che Josh è appena uscito di prigione…"
"Davvero? Oddio!!! E ora dov'è Jason?" Dice lei, entusiasta.
"Jason?"
"Josh è il suo soprannome…"
"Ah… Comunque non so dove sia… Mi hanno chiamata ora, e hanno detto che sta venendo da solo"
"Ah, capisco… La prigione è un po' lontana, forse si fermerà a casa sua, che è a due isolati da lì…"
"Va bene, domani vediamo un po'… Salutami Mike e Billie, e anche Hal"
"Va bene, a domani!" Mi sorride, poi si avvicina e mi abbraccia. "Grazie per quello che hai fatto per Jason… Non so come ringraziarti!"
"Non ringraziare me, l'idea è stata di Billie! Io avrei progettato di farlo evadere" Lei ride, poi mi dà un bacio su una guancia, e scioglie l'abbraccio. Rientra in casa e dopo un ultimo saluto, torno a casa, per cenare. Poi vado a letto, e aspetto che arrivi domani. Un altro giorno, un'altra missione.

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Capitolo 9
*** Chapter 8: this has been a bad day, but we should go on. ***


A.a.:
Ciao a tutti!! Scusate ma la connessione questo periodo fa schifo, perciò non ho potuto aggiornare prima... scusate il RITARDO PAZZESCO, ma solo oggi ho potuto ottenere una connessione degna di essere chiamata tale… u.u in ogni caso adesso sono tornata, e quindi posso farvi leggere un altro capitolo. Diciamo che è un po' più triste rispetto agli altri. Io l'ho riletto ascoltando Wake me up when semptember ends... Lei mi ha ispirata, spero che apprezziate questo capitolo almeno un po', perché è uno dei miei pezzi preferiti della storia u.u Grazie subito a :
Brain_Stew, claudia44 e BrutalLove che hanno rensito il capitolo 7!! GRAZIEEEE VI ADORO *-* mi rendete così felice con le vostre magnifiche recensioni *-*
Poi debbo ringraziare anche e di nuovo, ma non a malincuore Brain_Stew_, claudia44, gigola, slashell, supportlarrystylinson, _BillieJoe_Mike_Tre_, _Italian_Idiot_ e ___Annie___ che l'han messa tra le seguite ( ringrazio soprattutto la nuova aggiunta supportlarrystylinson). Grazie ai GREEN DAY, che mi ispirano sempre, in ogni cosa che faccio, anche se non lo sanno, beh, li ringrazio u.u
E ringrazio chiunque avrà letto e recensito, o anche solo letto. Un bacione a tutti voi.
RAGE & LOVE
La vostra Jade Shenanigans X.X




Chapter 8: this has been a bad day, but we should go on.
Questa mattina è nuvolosa. Mi sveglio un po' più tardi del solito, e ho un umore nero. Non so perché, non me la sento di ridere però. Comunque mi trascino fino al bagno, mi lavo e vesto, e poi mi dirigo in cucina, per fare colazione. Poi saluto mia zia, e vado via, verso scuola. Comincia a piovere, io senza ombrello metto il cappuccio del giacchettino che si inzuppa. E vabbè, mi sono fatta la doccia, un'altra non fa male, dai. Che ottimista io ultimamente, eh? Arrivo a scuola, deserta, quasi desolata. Tutti i ragazzi sono dentro, per via della pioggia. Allora entro anche io, perché ormai ho i capelli inzuppati. Appena entro, trovo Mike e Billie, e gli vado incontro.
"Ehi…" Mike alza il viso, mi sorride appena. Poi anche Billie alza il viso, ma mi guarda malinconico. "Che sono queste facce? Anche voi vi siete alzati come me?"
"No… C'è una brutta notizia" Dice Mike.
"Cioè?" Billie guarda prima me, poi Mike. Si scambiano degli sguardi, e poi è Billie a rispondermi.
"Non abbiamo notizie di Jason. Abbiamo chiamato stamattina a casa sua, ma la madre ha detto che non è arrivato a casa. Ci stiamo preoccupando"
"Che cosa??? Ma è assurdo!! È impossibile che non sia ancora arrivato" Billie sospira. Poi suona la campanella, e ci dirigiamo nell'aula di biologia. Le ore passano, l'angoscia aumenta. Non lo conosco bene Jason, ma non mi piacerebbe vedere Pat che si dispera per lui, questo è poco ma sicuro. Quando passiamo all'ora di pranzo, io, Billie e Mike ci sediamo allo stesso tavolo.
"Dal 17 febbraio siamo in tour" Dice Billie.
"Si?" Dico io, sorpresa. "E quando avete organizzato?"
"Al si è occupato di tutto. Siamo a cavallo, se questo tour va bene, andremo al Gilman"
"Quanto durerà il tour?" Mah, saranno un paio di giorni, no?
"Non so… Finché non ci stanchiamo. Gireremo la California, e qualche altro Stato sicuramente"
"Allora qualche settimana" Billie ride, seguito da Mike.
"Ehm… No. Direi qualche mese" Mese?!
"Cioè non sarete qui per mesi?"
"Esattamente"
"Ma è un suicidio!! E la scuola?"
"Presenterò domanda di rinuncia agli studi"
"Ma sei pazzo? Ma almeno prendi il diploma!!"
"Non mi servirà. Ho una carriera d'avanti"
"E se andasse male?"
"Non andrà male."
"Billie dobbiamo pensare al nome della band"
"Serio… Dobbiamo cambiare nome… Il nostro è troppo simile a quello di un'altra band… I come si chiamavano…?"
"Non lo so, non mi ricordo come si chiamano… Però hai ragione"
"Ehi? Ma vi rendete conto che cosa state dicendo? Voi ve ne andate da qui? E i vostri amici? Le vostre famiglie?"
"Io sono stato adottato, i miei hanno pure divorziato. Non ho una vera famiglia"
"Io ho un padre che non me ne sbatte una minchia. E una madre che starebbe solo con lui e di noi se ne fotte. Idem come Mike."
"Ma è assurdo! E i vostri amici?"
"Loro non resteranno molto con noi ancora. Pat ha progetti per cambiare casa, vuole fare la grande parrucchiera, e qui non farà mai fortuna. Forse andrà in Nevada, o a New York"
"Aveva detto New York" Suggerisce Mike.
"New York??" Ribadisco io, stupita.
"E tu? Tu che ci dici? Che vuoi fare?" Mi chiede Mike.
"Non lo so… Da piccola ho sempre sognato di essere una manager… Manager di cantanti, attori, boh…"
"Sarai la nostra manager quando saremo importanti!!" Dice Mike, entusiasta.
"Si, come no. Se ci arrivate a questo importanti…"
"Ma vai a farti fottere!" Dice Billie. "Bell'incoraggiamento! E poi dicono che non è vero che l'incoraggiamento per i nuovi talenti scarseggia!!" Ride lui. E rido anche io, la sua risata è ridicola, mi imprime gioia anche se magari non dovrebbe, ma dovrebbe solo divertire.
"Ma vai va! Non è così…" Dico io, stendendo le gambe sotto il tavolo e posandone una sull'altra. Fisso il mio vassoio, prendo una patatina, la intingo nel ketchup e ci faccio disegni immaginari. "Io ho sempre sognato di essere qualcuno che se la cavasse da sola… Non voglio dipendere da altri, piuttosto vorrei che altri dipendano da me"
"Nobile da parte tua" Dice Mike.
"Io sono nobile" Dico io, guardandolo con la coda dell'occhio. Lui ride, poi si aggiunge anche Billie. E alla fine non può mancare la campanella. E altre due ore. Inglese, e fisica. E poi a casa. Ha smesso di piovere già da un po'. Ma le strade sono bagnate. Arrivo a casa tra scivolate e bestemmie varie, e con l'aiuto di un miracolo non mi sono rotta la testa. Entro in casa, mi tolgo le scarpe immediatamente, e saluto mia zia e mia cugina. Salgo in camera per mettere una felpa pulita, e poi scendo giù per mangiare. Dopo pranzo, visto che non ho compiti da fare, mi fermo a leggere qualcosa, un romanzo italiano che ho dal secondo superiore, i Promessi Sposi. L'ho già letto tutto, ma lo rileggo, così, per sfogo. Ramona invece ha una pila di libri da leggere, da studiare, e pensare che non ha la mia età e sembra che stia all'università. Verso sera, arriva una telefonata. La prima telefonata che mi fa balzare il cuore. Chi sarà? Mi precipito al telefono, e rispondo.
"Si? Casa Lambretti"
"Jade? Oh, sono io, Kevin!!"
"Kevin? E come fai ad avere questo numero??"
"Me l'ha dato Sandra… Non sei felice di sentirmi?" Chiede lui. Il tono con cui ha pronunciato Sandra, mi è nuovo. Che sarà successo?
"Che è successo? Tutt'ok?"
"Più o meno… Abbiamo rotto"
"Chi?"
"Io e Sa"
"Eh?? Ma scherzi? Oggi una notizia più brutta dell'altra!! E che diamine!!"
"Si… Comunque, mio padre ha trovato lavoro a San Francisco… Ma purtroppo non ha trovato una casa… Perciò verremo a vivere a Berkeley, a Rodeo"
"Rodeo? Ma io abito qui!!"
"Davvero?? Sapevo di Berkeley, ma non di Rodeo!! Fantastico!!"
"Già, fantastico!" Dico io, sorridendo felice. Una cosa che va bene, oggi. "E quando arrivi Kev?"
"Alle dieci di sera"
"Dieci italiane o dieci di Berkeley?"
"No no, sono già in viaggio! Dieci di Berkeley"
"Ma è fantastico!! Senti io abito sulla seconda strada. Praticamente, dopo aver fatto la svolta dove c'è un'insegna di Rodeo, devi fare tutta la strada, e poi girare a destra, il primo incrocio, e trovi casa mia. Non è difficile da trovare, è la terza casa."
"Ok, allora quando arriverò, verrò da te. Non so dov'è casa mia. Ah, e andrò alla Pinole Valley High School, tu dove vai?"
"Anche io vado lì"
"Ah, speriamo di avere un corso in comune!"
"Si!! Senti Kev, ma se sei in aereo mi spieghi perché funziona il cellulare?"
"Non è un aereo. È un jet che hanno dato quelli del lavoro a mio padre. Così non deve pagare le spese per il viaggio e il trasloco"
"Aaah, capisco!!"
"Comunque ti devo lasciare, un bacione Jade! A più tardi"
"A più tardi Kev" Chiude la chiamata. Non faccio in tempo a posare la cornetta, che suonano alla porta. Vado di nuovo io ad aprire, imprecando. "Ma che diavolo è? Ma tutte oggi?" Il mio amato tappeto omicida anche stavolta non tarda a dare fastidio. Mi dirigo verso la porta dopo aver evitato di morire un'altra volta, e la apro. Di fronte a me, il viso sconvolto di Hal. "Ehi Hal! Entra, devi fare lezione?" Gli sorrido io. Ma che stupida, ma si vede dalla faccia che non è questo.
"Christie… Puoi venire a casa?"
"Si… Che è successo?" Chiedo io. Il biondo abbassa la testa. La rialza, gli occhi rossi e lucidi. Non piange, è forte. Ma vorrebbe gridare, si vede dalla sua espressione. Mi dirigo in cucina e avviso mia zia.
"Zia, devo andare da Hal un attimo, scusa, non torno tardi" Lei annuisce, mentre continua a lavare i piatti, e sorride. Il cambiamento del suo carattere, sarà dovuto a qualcosa di particolare, lo so, e scoprirò di che si tratta. Comunque torno alla porta, e metto le scarpe. Prendo il giacchettino pulito ed esco. Durante il tragitto Hal non parla. Non emette suono, non mi guarda, mi sta solo affianco e cammina veloce. Arriviamo a casa, ma non la nostra, piuttosto la casa di qualcuno di loro sicuramente, se no Hal non mi ci avrebbe portata, ed entriamo. Un'aria desolata, il pianto di Pat si sente da metri di distanza. È successo. Purtroppo è successo. Sull'ingresso c'è un cartello che recita così:
"Jason Andrew Relva
Diciannove anni
Ne danno l'annuncio gli amici e la sorella Melinda"
Jason se n'è andato. Jason non può tornare. Jason è andato via, portandosi anche quella parte vivace di quella matta che è Pat. Mi dispiace non averlo conosciuto, e mi dispiace ancora di più vedere i volti desolati di chi lo ha conosciuto e vorrebbe che torni indietro. È tutto così tremendamente familiare che le lacrime scorrono ininterrotte anche sul mio viso. E comincia di nuovo a piovere. E mi bagno di nuovo sotto la pioggia. Ma chi se ne frega. Sento le mani di qualcuno prendermi di fronte a me. Ho gli occhi chiusi, e perciò li riapro. È Mike, mi sorride, anche lui ha gli occhi rossi. Mi accompagna dentro, mi prende una coperta, si siede sul divano, e mi siedo anche io, mi tolgo le scarpe, e poso i piedi sul divano. Poso la testa sulla spalla di Mike, e lui mi accarezza un braccio, posando a sua volta la sua testa sulla mia. E poi vedo Billie. Esce da una delle stanze della casa. È da lì che provengono le urla di Pat. Sarà lì che c'è Jason, immobile, bianco, senza espressione. Billie mi guarda ancora, mi fa cenno che c'è bisogno di me in cucina, si avvicina, poi cambia direzione a metà strada tra me e lui e va in un'altra stanza. Mike mi guarda, mi sorride malinconico, mi lascia il braccio libero e io lascio la coperta, mi alzo e vado in cucina. C'è solo lei. Mi avvicino a Pat, la quale, quando mi vede, mi sorride un po' e smette per qualche secondo di piangere. Ma poi ricomincia. Mi getto su di lei, la abbraccio forte a me, e piango anche io. I singhiozzi non escono, non ne sono più capaci. Non sono più in grado di piangere, le mie lacrime sono pinite, tutto ciò che posso sentire, è un bruciore agli occhi e una voglia di urlare al mondo intero che è crudele, e che se la prende con la gente che non c'entra nulla. Mi abbasso per arrivare al suo viso, poiché Pat è seduta, e le parlo.
"Pat, non piangere, su... Non vorrebbe, credimi... Non vuole nessuno che si pianga. Devi essere forte" Senti da chi viene la predica mi dirà.
"Oh… Christie… Scusa…"
"Non devi chiedermi scusa. Hai tutto il diritto di piangere, ma dimmi: ti servirà a riportarlo indietro?" Dico, ormai con le lacrime agli occhi e la voce tremante, un magone alla gola che mi  impedisce di parlare come si deve e respirare senza essere in procinto di avere uno svenimento. E tutto per non piangere. Non perché non posso, ma perché non devo. Oltre che in mancanza di lacrime, che tanto prima o poi torneranno, non posso farmi vedere debole, devo darle forza, non essere triste con lei.
"Lo so… Ma è così ingiusto"
"La vita è ingiusta."
"Se solo non fossimo andati a rubare in quella casa…"
"Non ci pensare più, dai"
"Colpa mia… Solo e solamente mia… Non avrei dovuto chiamarlo per accompagnarci, potevo guidare io…"
"Pat, smettila dai… Vieni, alzati." La prendo per mano e lei si alza dalla sedia, e mi segue. Andiamo nel piccolo salotto, ci sediamo sul divano, io accanto a Mike, lei tra me e Billie, prendo la coperta e gliela metto addosso. So che non ha freddo, ma sta tremando tutta, magari il calore la calmerà da tutte le lacrime che sta versando. Lei mette il capo sul mio collo e mi abbraccia. Mike e Billie ci guardano. Con noi ci sono ragazzi che non conosco, apparte Al, Hallen, quel ragazzo ubriaco di cui non conosco il nome, ora non è ubriaco, ma io l'ho conosciuto quando lo era, poi ci sono le due gemelle, e altre persone. Ma non vedo la madre.
"Mike, dov'è la mamma?"
"Non ce l'aveva una madre… Sua sorella Melinda è quella seduta al pianoforte, Melinda. Dave è il suo ragazzo…"
"Chi è Dave?" Mike mi indica il ragazzo che conosco, quello che era ubriaco.
"Lui è l'altro batterista della band… Suona quando non c'è Al. Finora non ha suonato più di due volte."
"Capisco…" Poco dopo sentiamo bussare lievemente alla porta. Dave va ad aprire. È un signore alto, magro, con i capelli neri. Si avvicina a Billie e lo prende per un braccio, facendolo alzare bruscamente. Ma chi è questo pazzo? Lo guardo, e poi guardo Mike. Il suo sguardo è sorpreso, anche quello di Dave e di Pat è sorpreso, e quello di tutti i presenti. Solo io non lo conosco. Billie guarda l'uomo con odio, e poi ritrae il braccio dalla sua presa.
"Che vuoi?" Dice tra i denti.
"Devi venire immediatamente a casa"
"E perché? Non ve la sapete cavare voi lì?"
"Stai zitto, stupido bambino! Devi venire a casa subito, o quando torni ti faccio fuori" Ma che razza di persona è questo qui? Lentamente faccio allontanare Pat, che mi lascia e mi guarda terrorizzata. Mi alzo, mentre Mike mi trattiene per una mano, ma faccio si che me la lasci, e mi metto tra Billie e l'uomo.
"Mi spiace signore, ma per oggi un funerale è già sufficiente. Non si rende conto che sta infastidendo tutti i presenti? Se deve risolvere delle questioni con Billie, lo faccia fuori di qui" L'uomo mi guarda sbalordito, poi mi sbraita in faccia.
"E tu chi sei eh? Ma chi ti credi di essere?? Ma vai via, piccola saputella!!" E mi spinge, facendomi cadere sul divano. Billie mi guarda, e poi si rivolge a quell'essere. Mike si alza, e si mette dietro l'uomo.
"Ma sei rincoglionito? Ma l'età ti ha fottuto il cervello? Ma che cazzo fai, te la prendi con chi non c'entra un cazzo? Sei uno sclerato di merda, esci fuori di qui prima che non ti prendiamo noi a botte, pezzo di merda" Gli dice Billie. Odia quest'uomo come non so cosa. Gli sta parlando a denti stretti, gli occhi rossi, lo sguardo furioso. La ragazza, Melinda, si alza dal pianoforte e viene vicino a noi.
"Signore, lei non è il benvenuto qui. Se ne vada per piacere." Questo tipo non oppone resistenza, gira i tacchi, ritrovandosi Mike dietro, il quale non si sposta. Allora l'uomo per non urtarlo, lo scansa, e poi esce fuori, evitando di sbattere la porta. Ci mancherebbe solo questo, e allora si che sarebbe un vero pezzo di merda per tutti. Billie si gira verso Melinda, e la abbraccia.
"Scusa Mel…" Le dice. Lei è più bassa di lui, sarà più piccola. Ha i capelli rossi, ma non ha le lentiggini, sorride a Billie, mostrando una dentatura perfetta, nonostante quel suo sorriso sia malinconico. Poi Billie si rivolge a me.
"Tutto apposto?"
"Credo di si…"
"Scusa" Dice lui. Ma perché mi chiede scusa? Mi ha difesa e mi chiede scusa?
"Non devi chiedermi scusa"
"Te la chiedo per conto di quello stronzo" Si siede di nuovo, prende la birra di fronte a lui sul tavolino, e comincia bere. Pat resta accanto a me, e fissa il soffitto. C'è silenzio qui. Fin troppo. Sono abituata al loro casino, ma adesso non c'è più motivo di farlo. Non in questo momento. Questo giorno è quello più brutto in assoluto della mia esistenza. Ho perso un amico che non conoscevo, e gli altri invece hanno perso un fratello. Pat ha perso un amore, invece, e io non lo augurerei a nessuno. Mike si alza, va nella cucina, e ritorna con un paio di birre. Ne prende una ed esce fuori. Poco dopo Billie lo segue, posando la sua birra sul tavolino. Io la prendo e bevo. Se l'ha lasciata, vuol dire che non la vuole più, se no l'avrebbe presa.
"Christie…"
"Dimmi Pat, cosa ti serve?" Lei resta con la testa posata sulla spalliera del divano, ma la gira verso di me.
"Lo sai cosa prova Mike, vero?"
"Cosa?" Chiedo io confusa.
"Gli piaci, dai non fare finta di niente"
"Lo so… Billie me l'ha detto…"
"E allora perché fai finta di niente? Lui ti piace?"
"Non lo so… Sono confusa"
"Perché lo sei? Cosa c'è che ti blocca?"
"Billie mi ha detto che andranno in tour… Non mi piacciono le relazioni a distanza"
"Ma torneranno dopo qualche mese, in estate saranno qui…"
"Estate? Mi non aveva detto che sarebbe finito in estate…"
"Non preoccuparti, finirà in qualche mesetto, da febbraio fino ad almeno inizio maggio … Non possono andare troppo lontano, nessuno li accetterebbe… Non sono troppo noti"
"Hanno già cambiato il nome alla band?"
"Non ancora, stanno pensando al nome"
"Ah…"
"Vai da Mike…"
"No, c'è Billie, staranno parlando loro due"
"Vai tu, Billie è fuori perché è un tipo che odia il chiuso"
"Va bene…" Mi alzo, lei sorride. Mi dirigo verso la porta, e mi trovo di fronte Billie, con quegli occhi chiari, più mi avvicino a conoscerlo bene, e più quegli occhi sono più chiari, nascondono più sogni, desideri, ambizioni. Nascondono lui. E forse è più per questo che sono indecisa, piuttosto che per il fatto che saranno via per un po'. Subito mi scansa ed entra in casa, poi lo sento borbottare.
"Chi si è finito la mia birra?" Dice, sorpreso. Mi giro, vedo che prende la birra e la scuote un po', notando che effettivamente mancano solo poche gocce. Lentamente esco, ma lo sento parlare. "Christie lo so che sei stata tu…" Dice, lo guardo e lo vedo sorridere come uno scemo. Richiudo la porta dietro le spalle, e lentamente mi avvicino a Mike. Tiro le maniche del giacchettino fino a far rientrare le mani dentro, e mi fermo appena sono accanto a lui. Non parla, non mi guarda. Ha la sua birra in mano, guarda oltre la casa che è di fronte a noi, e respira lentamente, tradendo qualcosa che in lui vorrebbe farlo morire all'istante. Perciò decido di parlare io.
"Fa freddo eh?"
"Già…"
"Non mi aspettavo che a Jason accadesse una cosa simile…"
"Non avremmo dovuto lasciarlo lì… Avremmo dovuto restare e restituire tutto"
"Ma lo stesso sareste finiti in prigione"
"Ma almeno tutti insieme! E saremmo usciti tutti insieme, e tutto ciò non sarebbe successo"
"Io non credo… Accade tutto per una ragione… Non puoi dire così, perché il destino è già scritto. Qualunque cosa aveste fatto, sarebbe andata a finire così"
"Non lo so… Vorrei darti ragione… Ma sono confuso"
"Non devi esserlo, anche a me dispiace per Jason… Infondo è stata anche colpa mia… Ho costretto Billie ad andare via"
"No… Invece hai salvato Billie…"
"Si ma…" Lui si gira e mi abbraccia.
"Senza di te, adesso non ci sarebbe più la nostra band, e Billie sarebbe morto con lui"
"Cosa?" Alzo lo sguardo per incontrare il suo.
"Jason aveva fumato una canna, gliel'avevano passata in prigione… Poi si è gettato sulla strada, e allora è morto…"
"E come fai a saperlo?"
"È successo vicino al carcere, quindi quando siamo andati stamattina per sapere se avesse detto dove fosse andato, ci hanno detto quello che è successo, e ci hanno detto che era in ospedale… Siamo andati, abbiamo portato anche Pat… Ma poco dopo avergli parlato, ci ha detto perché si era gettato sulla strada, e poi è andato via…" Stringo Mike più forte. Il suo odore mi invade, un odore tipico dei sedili di pelle delle auto sportive, odore anche di birra, di sigarette, sulla sua camicia a quadrati rossi e bianchi. Mi accarezza la spalla, e io mi alzo in punta di piedi per arrivare a lui. Lui si abbassa, e improvvisamente, le nostre labbra si incontrano di nuovo. E anche stavolta la sua lingua tenta di entrare e di assaporare la mia. Ma stavolta c'è qualcosa di diverso. Non è quel desiderio dell'altra sera, è qualcosa che esprime più amore, più rispetto. E perciò lascio che questo suo desiderio venga esaudito, e lascio che le nostre lingue si rincorrano, si accarezzino, si assaporino. Sa palesemente di birra, ma anche di tabacco. Poco dopo ci stacchiamo, lui mi sorride, poi mi lascia un bacio sulla punta del naso, freddo per la temperatura quasi gelata di questa serata. Continuo ad abbracciarlo e poso la testa sul suo petto, ascoltando il battito del suo cuore, che non è più accelerato. Sorrido, e lo prendo per mano, conducendolo in casa. Lui si siede sul divano e fa sedere anche me, su di lui. Poggio la testa sulla sua spalla, mentre lui ha ancora la birra in mano e continua a prendere lunghi sorsi, mentre io invece guardo Billie che di nuovo con la sua chitarra compone e scrive sul suo blocchetto. Sembra molto assorto in ciò che fa. E io sono assorta nei suoi movimenti. Ma cosa mia succede? Si può essere attratti da due persone contemporaneamente? Io credo di no. Intanto invece le due gemelle fissano il vuoto, ogni tanto si grattugiano le unghie, eliminando a poco a poco lo smalto da sopra. Poco dopo Billie si alza, e posa la sua chitarra al muro. Si avvicina al tavolino e prende la birra ancora piena, mi guarda, e poi si va a sedere di nuovo. I suoi capelli sono ancora biondi, non so come fosse lui da piccolo, ma con i capelli biondi sta molto bene, forse è meglio con i capelli neri però… Boh. Comunque, arriva presto l'ora di tornare a casa. Mike e Billie si avviano verso la catapecchia, non saprei come chiamarla per distinguerla dalle altre case, perciò la chiamo così. Mentre Pat viene con me, perché casa sua ho scoperto che è tre case dopo la mia.
"Pat, mi dai il tuo numero così ci sentiamo?"
"Si!! Ottima idea! Dammi il tuo cellulare, così te lo segno… E ti segno anche quello di Mike…"
"E Billie?"
"Vuoi anche il suo?"
"E certo! E anche quello di Hal"
"Va bene… Ti segno tutti i nostri numeri, abbi pazienza, perché non li so tutti a memoria… Ti metto anche il numero di Melinda e di Dave"
"Certo"
"Okay, aspetta un attimo che sono parecchi"
"Non preoccuparti" Ci sediamo sullo scalino di fronte a casa mia, e lei digita i tasti sul mio telefono per segnare tutti i numeri. Quando finisce, le do il mio di numero e poi ci salutiamo.
"Ci sentiamo Chris" Dice, mentre mi abbraccia.
"Ciao Pat… Dormi bene" Sciogliamo l'abbraccio e ci sorridiamo, poi lei va via. Rientro in casa, e ovviamente mia zia mi fa il quattro grado.
"Bentornata. Cosa è successo?"
"Purtroppo è morto un nostro amico… In un incidente stradale"
"Ah… Mi dispiace… Hai dato le condoglianze alla madre anche da parte mia?"
"Non aveva una madre… E in ogni caso lo conoscevo appena"
"E allora perché questo broncio?"
"Non è bello quando qualcuno muore, soprattutto se poi devi vedere i tuoi amici starci male…"
"Hai ragione…" Il suo tono è calmo, pacato. Non è arcigno e severo come le altre volte. Ma che le è successo? Comunque sta preparando la cena, e perciò io salgo sopra per sciacquare la faccia e le mani, e poi scendo di nuovo giù. Sento poco dopo suonare alla porta. Chi sarà? Vado ad aprire, e mi ritrovo di fronte un uomo di bell'aspetto, con dei capelli neri e brizzolati e un sorriso a trentadue denti. Mi guarda e mi saluta.
"Ciao! Sono Denver, cerco Kate."
"Oh si, la zia… Ehm, certo è qui… Se vuole può entrare." Gli sorrido un po' stranita, però lui entra e toglie le scarpe. Gli porto un paio di ciabatte, e alla fine va in cucina. Saluta mia zia, e anche Ramona, e poi Kate me lo presenta.
"Lui è Denver, il mio… fidanzato" Dice lei, sorridendo, con le mani giunte sul ventre. Abbassa il capo, imbarazzata immagino, mentre io la guardo sempre più sbalordita. Poi sorrido. Ecco qual è il motivo del suo cambiamento. Perciò evito di fare la sarcastica, perché qualcosa potrebbe andare male, e parlo, con un tono che dovrebbe accennare alla calma pura e sincera.
"Oh… Sono felice per te… Io sono Jade… cioè in realtà ho tre nomi, ma preferirei che mi chiamassi Jade…"
"Kate mi ha parlato di te… Lei ti chiama Christie…" E perché quando parla con me invece mi chiama sempre Denise?? Qui c'è qualche cosa che non va.
"Oh beh, queste sono le difficoltà di chi ha più di un nome…"
"Ahah sei simpatica… Mi piaci" Dice lui, mentre mia zia sorride. Non me lo vedo buono sto tipo qui. Ma non posso certo biasimare mia zia per la scelta del suo compagno: l'ha sbagliato una volta- o meglio, lui ha sbagliato lei-, non credo che verrà commesso lo stesso errore un'altra volta. Questo tizio sembra essere gentile, ma allo stesso tempo mi guarda in un modo strano. Eppure non devo avere qualcosa fuori posto: ho la solita matita nera agli occhi, il solito lucidalabbra, i vestiti più normali della terra, dov'è il suo problema? Poco dopo, annunciata la cena, lui si siede, e ci sediamo un po' tutti. E si mangia. Cioè, lui mangia, io penso. Penso ad oggi, penso che fra poco arriva Kevin. Penso che fra poco tornerà una parte di me. Penso che fra poco ascolterò nuove notizie. Sono le nove di sera. Non ho ancora avvisato Kate che arriverà Kevin, meglio dirle subito che fra poco avremo visite.
"Ehm… Zia?" La chiamo mentre scendo dal piano di sopra dopo aver sistemato la borsa con la quale domani andrò a scuola. È seduta sul divano, ride con quel tale, Denver, e sono appiccicati. Quando sente la mia voce, si gira ancora sorridente e mi risponde.
"Che c'è?"
"Fra un'ora circa arriva un mio amico dall'Italia."
"Ah, bene! Verrà qui?"
"Si… Viene a trovarmi appena arriva, e poi vado a casa sua per vedere dov'è… Verrà a scuola con me, perciò ogni tanto potremo stare assieme con gli altri…"
"Certo! Allora lo aspettiamo qui? Oppure vi dovete incontrare in un posto specifico?"
"No, viene qui…" Lei annuisce, poi gira di nuovo il capo, e continua a parlare con il suo amato. Io salgo sopra. Ma che schifo. Che razza di cose sdolcinate sono queste? Ahah parlo giusto io, che neanche due ore fa ero di fronte alla casa di un povero defunto, a baciarmi con un ragazzo che solo due sere fa ci ha provato con me e per poco non l'ho preso a pugni! Che idiota che sono. Ho ceduto troppo presto, lo so, ma è nella mia natura.
"Cosa cazzo ci fa questo qui?" Impreco io, mentre trovo un quaderno che non è mio, è tutto distrutto e scritto. Ma certo non è mio. Apro quello che ne è della pagina, e leggo scritto BJA. È di Bill. Ma che ci fa un suo libro nella mia sacca? Giro le pagine, e trovo scritte incomprensibili, ci sono b, c, a, m dappertutto. Ma che cosa gli passa per la mente? Richiudo il quaderno e lo metto nella mia sacca, domani glielo riporterò a scuola. Intanto arrivano le dieci. Scendo giù con un giacchino, ed esco fuori, perché tra poco arriva Kevin, così mi vede e trova la casa. Sarà interessante.

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Capitolo 10
*** Chapter 9: can you understand what does it mean to me, ah? ***


Chapter 9: can you understand what does it mean to me, ah?

Ho preparato tutto, e adesso sono giù ad aspettare che arrivi Kevin. Ad un tratto nel viale si vedono delle luci molto forti, mi alzo, metto una mano sulla fronte per vedere bene e scorgo Astor, il padre di Kevin. Man mano che la macchina si fa più vicina, noto il viso di Kevin. Alzo la mano, e qualcuno mi chiama. Sento la sua voce, e sorrido. È arrivato finalmente. Scendo sul marciapiede e l'auto si ferma di fronte casa. Kevin scende, mi corre incontro. Questo ragazzo mi farà impazzire un giorno. Finalmente oggi posso dire di essere felice, almeno un po'. Ci corriamo incontro, e finiamo in un abbraccio.
"Chris!!"
"Kev!! Oddio sembra un'eternità che non ci vediamo!!"
"Chris… Mamma mia che hai fatto ai capelli?" Mi guada e ride. Si allontana leggermente da me per notare i miei capelli, e mi guarda strano, e poi torna  a ridere.
"Un'amica me li ha tagliati! Non ti piacciono?" Faccio con un finto tono di offesa.
"No no, certo che no! Ti stanno bene…"
"Tu menti!" Lo accuso.
"No, è che ero abituata alle tue trecce, i capelli lunghi… Adesso è diverso…"
"Aah… Mi dispiace, ma adesso è tutto diverso… Vieni, entra dentro"
"No, Chris. Devo andare, devo aiutare mio padre con le valigie…"
"E tua madre?"
"Beh… Lei è incinta, Chris, ricordi?"
"Ah, si, giusto…" Sorrido. Ci abbracciamo di nuovo e poi si allontana.
"Domani mattina vengo di nuovo qui!! Così andiamo assieme a scuola!"
"Ovvio!! A domani Kev!!"
"Notte Chris!"
"Notte!!" E rientro in casa, mentre lui entra i auto e va via. E intanto passa la notte, e torna il giorno. Questa mattina è calda. Qui c'è uno sbalzo di temperatura un po' strano. Beh, sta finendo settembre, ci credo che fra poco farà freddo, o almeno di più rispetto a pochi giorni fa. Mi alzo dal letto come una saetta, prendo i vestiti, un jeans e una camicia verde, e poi vado a lavarmi e fare colazione. Prendo la borsa, e come un razzo mi fiondo fuori casa. Ad aspettarmi c'è Mike. Che ci fa qui Mike? Ha per giunta una sigaretta in bocca, mi vuole far mettere in punizione? Gli vado in contro, sperando che tolga quella dannata sigaretta dalle labbra, e infatti lo fa. Mi espira in faccia e tossisco come un'idiota. Per fortuna mia zia non era alla finestra. Poco dopo arriva Kevin. Lui alto, ma non poi troppo, all'altezza di Mike, con i pantaloni strappati, il solito fricchettone. Decisamente non è come Mike né come Billie, è diverso da loro come carattere, ma è sempre uno che scherza e ride. Forse non fa battute sconce né fuma, non si fa le canne e non suona in una band, ma è pur sempre un ragazzo diverso dal normale.
"Chris! Scusa, sono i ritardo?"
"Ciao Kev! Non preoccuparti, non è tardi! Lui è Mike" Mike gli porge la mano, mettendo la sigaretta in bocca.
"Piacere, Kevin"
"Michael" Si stringono la mano, poi arriva Billie. Ma perché sono qui tutti e due? E assieme a lui anche Hal. Bene, sono beata fra gli uomini. Ma che ho fatto di male?
"Allora Kev, questi sono Billie" Kevin gli porge la mano, e Billie gliela stringe, poi gli faccio vedere Hal. "E lui è Hallen… " E si salutano. Poi Hal entra in casa, e io spiego a Kev il perché.
"Andiamo?" Dice Billie. Gli sorrido e annuisco. Si incamminano tutti, mentre io e Billie restiamo fermi, e poco dopo cominciamo a camminare. Se è rimasto dietro, ha qualcosa da dirmi.
"Chi è quel tizio?" Mi fa mentre camminiamo assieme. Mike avanti con Kevin parla del più e del meno.
"Un mio vecchio amico… Cioè, vecchio… L'ho lasciato all'inizio di settembre in Italia, e adesso è qui perché il padre lavora qui."
"Aah… Capisco…"
"Devo ridarti questo" Prendo il quaderno che ho nella sacca, e glielo porgo.
"Non avrai letto qualcosa, vero?"
"No, solo la prima pagina per vedere di chi fosse"
"Giuri?"
"Giuro." Ne ho fatti tanti di giuramenti fasulli, questo non complicherà le cose, tanto non ho capito una cippa di quello che era scritto.
"Grazie" Oh, è diventato gentile! Ma che sollievo, credevo che mi avrebbe imprecato contro. Continuiamo a camminare, poi Mike rallenta e viene vicino a me. Lo guardo e gli sorrido, lui fa lo stesso.
"Che fa Pat?" Chiedo ai due.
"Niente… Credo sia a casa…" Dice Billie.
"Ah… Ma lei non va più a scuola?"
"No, non va più, ha presentato rinuncia l'anno scorso, altrimenti quest'anno sarebbe venuta a scuola con noi…" Mike continua.
"Oh… Capisco…"
"Vuoi?" Mike mi porge la sigaretta, e mi chiede se voglio fare un tiro. Lo guardo negli occhi, lui mi guarda serio. Quelle pozze di acqua nelle quali mi rispecchio. Accetto annuendo, e prendo in mano la sigaretta. Billie Joe poi si mette ad imprecare.
"Cazzo… No, porca puttana…"
"Che c'è?" Diciamo in coro io e Mike. Faccio un tiro alla sigaretta, e poi espiro col naso guardando Billie.
"Cazzo!! Ho lasciato a casa le canne!"
"Le canne?" Chiedo io sbalordita.
"Si, oggi dovevamo andare… Si ma il problema sono le canne non dove dobbiamo andare. Non possono restare a casa, se entra qualcuno e le vede là sul tavolo cono cazzi!"
"Eh? Sul tavolo? Ma sei un coglione Bill!! Ma cazzo con tutti i posti che ci sono, proprio lì dovevi metterle??"
"Oh, cazzo vuoi? Ero strafatto ieri, non mi rendevo neanche conto se stavo in piedi o stavo al cesso!! La prossima volta, pensaci tu!"
"Ma stamattina?? Non le potevi mettere da parte stamattina?"
"Lo sai quanto ci vuole a smaltire tutte quelle canne? Stamattina mi sono svegliato tardi e pure stonato" Infatti ha le occhiaie, la matita attorno agli occhi è sbiadita e quasi completamente andata via, e parla come un sonnambulo.
"Calmati Bill, le andiamo a riprendere" Dice Mike.
"Si, ma è tardi, sono le sette, tra poco dobbiamo entrare in classe!" Dico io.
"Non ti preoccupare Christie, arriveremo in tempo"
"Si ma…" Ci fermiamo, Mike si gira verso di me, si abbassa alla mia altezza, sebbene lui e Billie siano alti uguale, e perciò non poi così alti, e mi bacia. Mi lascia la sigaretta e vanno via correndo. Sono preoccupata, come faranno se non arriveranno in orario? Mi avvicino a Kev, che si fermato ha visto tutto, e continuiamo a camminare.
"Lui è il tuo ragazzo?" Mi chiede Kevin.
"Si… Più o meno lo è"
"Due che si baciano non sono più o meno fidanzati"
"Si, vabbè… E tu e Sandra? Che mi dici?" Io e lui parliamo in italiano. Sempre in italiano, tanto con noi non c'è nessuno.
"Niente, Sandra e io niente. Che ti devo dire? Mi ha lasciato" Ricordo la telefonata che ho avuto con lei. Inizialmente quel suo tono mentre pronunciava il nome di Kevin sembrava normale, ma adesso che ci penso, effettivamente non era normale. Era poco enfatico, e non era per il sonno. Lei già lo aveva lasciato, oppure stava progettando di farlo.
"Quando?"
"Qualche giorno fa… Tre" Faccio il conto con le dita. I conti tornano. Lui mi guarda curioso. "Che c'è?"
"Niente… Lascia stare… Perché ti ha lasciato?"
"Boh… Credo che le piaccia un altro"
"No. Impossibile!! Era così… Attratta da te"
"Senti, non so che dirti. Ormai è un capitolo chiuso, non ne voglio più parlare."
"Va bene. Ma tanto me lo farò dire da lei che cosa ha combinato quella matta"
"Non ne ricaverai nulla. Ti dirà le stesse cose che ha detto a me nella scenata che mi ha fatto"
"Che i ha detto?"
"Che sono troppo distaccato, che non le mando mai dei messaggi, che adesso vado via e la lascio sola, che mi piace un'altra… Le solite cose…"
"Mi sembrano le stesse cose che ti dice sempre quando fate lite…"
"Lo so…" Ma stavolta è diverso, vorrebbe aggiungere. Ma che cosa succede a Sandra? Dov'è finita quella svampita ragazza di periferia che amavo prendere per il culo, e lei non era da meno con me? Che fine ha fatto? Perché ha lasciato andare via l'unico ragazzo che abbia mai amato? Alla fine arriviamo a scuola.
"Questa è la Pinole Valley High School, Kev."
"Wow… Per essere una scuola è… Piccola?"
"No, non lo è… Sembra…"
"Mah… Come dici tu" Getto la sigaretta a terra e lui mi guarda di nuovo e parla. "Fumi?"
"Ho fumato per tutto il tragitto, non te ne sei accorto?"
"No! Oddio ma che t'è successo??"
"Sono cresciuta"
"Ahah sapevi trovare scuse migliori"
"Si, vabbè. Mo entriamo"
"All'uscita ne provo una anche io"
"Sese, che poi me lo rinfacci tutta la vita!" Rido io, ma lui mi guarda serio. "Se hi detto che voglio provare è perché voglio provare."
"Va bene, se Mike ha altre sigarette, te ne faccio dare una"
"Lui ti ha iniziata?"
"No, in realtà, è stato Billie…"
"Ah… Capisco"
"Entriamo dai" Lo prendo per un braccio e, guardando indietro per vedere se arrivano Billie e Mike. Ma non li vedo, eppure non è che chissà cosa devono fare. Spero arrivino in orario almeno.
"Devi prendere gli orari?"
"No, hanno già fatto i miei"
"Ah, okay… Qual è la prima lezione?"
"Arte"
"Ah, io biologia… Le altre?"
"Allora arte, educazione fisica… Poi storia, fisica, matematica, inglese e biologia"
"Ah… Andremo assieme in matematica e inglese"
"Ah, bene!!"
"Ora io devo andare, non è difficile trovare le classi, in ogni caso i cartelli sono alle pareti, perciò non avrai difficoltà"
"Si!! A dopo!" Si dirige verso la sua aula mentre io mi dirigo all'aula di biologia. Prima di entrare, visto che il nuovo professore non è dentro, guardo ancora intorno. Prendo il telefono, e mando un messaggio a Mike, per chiedergli dove sono. E lui mi risponde, dicendomi che stanno arrivando, hanno avuto un contrattempo. Poco dopo arriva il professore. Cazzo, Billie è il primo nell'appello. Per fortuna, questo professore non è bastardo, perciò aspetta chi fa un po' più tardi, e poi c'è il giuramento. Solo che se non arrivi al giuramento, sei fottuto lo stesso, anzi, lo sei peggio. Però dopo un po' il professore si stanca di aspettare, ci fa alzare tutti in piedi e recitiamo il giuramento. Proprio mentre cominciamo, entrano Mike e Billie, col fiatone. Si mettono come al solito accanto a me, e posano le cose sui banchi. Sorrido quando vedo Billie che stringe la sua sacca e gira il capo guardando il soffitto. Espira profondamente e poi mi guarda, facendo un cenno col viso che è tutto apposto. Gli sorrido, e poi cominciamo a recitare il giuramento. Billie come al solito fa il cretino e si mette a leggere, con un'espressione da ebete sul viso, il foglietto dal quale anche io sbircio per recitare un giuramento che in vita mia non ho mai sentito. In ogni caso, terminato il giuramento, ci sediamo, e mi rivolgo a Mike, poiché io sto nel banco tra lui e Billie.
"Ce l'avete fatta a prendere tutto?"
"Si… Abbiamo perso tempo perché quell'idiota di Billie…" Si scosta un po' e rivolge lo sguardo a Billie, che sta seduto, o meglio, quasi steso con le gambe allungate e le mani sul ventre, quasi stesse dormendo. Però ci sente.
"Cazzo vuoi? Non è colpa mia se in quella cazzo di casa sembra che esisto solo io! Solo io metto le cose a posto, solo io so dove sono le cose!!" Dice, alterato.
"Billie, calmati! Adesso ci sono io!" Dico io, con un sorriso sarcastico.
"Fantastico, una donna in casa! Non chiedevo di meglio" Dice lui sbuffando. Poi Mike continua a parlare.
"Comunque non aveva messo le canne sul tavolo, stavano nell'armadietto vicino al bagno. E lui se n'era dimenticato perché era strafatto!" Dice, abbassando il tono della voce. Mi scappa una risatina. Sono così bambini quando fanno lite! Il professore dopo un po' si scoccia, e ci richiama.
"Armstrong, Pritchard e lei, signorina Lambretti! La smettete o devo sbattervi fuori per caso?"
"Ci scusi professore…" Dico io. Billie mi guarda, e io giro subito lo sguardo verso l'altra parte. Quegli occhi glaciali sempre e comunque mi fanno male. Non lo so perché. Ci credete che non lo so spiegare che cosa mi stia succedendo? Il professore si alza, con un una pila di fogli in mano, e ne consegna uno a caso in ogni banco. Devono essere i test dell'altra volta. Oddio no, chissà come mi è andata! Billie non c'era, perciò lui non lo avrà. Ma Mike invece lo riceve, e alla fine tutta la classe sa i propri voti. Quando giro il foglio, vedo tutti gli errori che ho fatto, e il voto finale? Una fottutissima B. vabbè, mi è andata meglio di Mike che ha preso D. Diciamo che non posso lamentarmi.
"Cazzo! Mike, una D? E come cazzo hai fatto a prendere una fottuta D?"
"Ehi!! Non sono poi così ignorante! Ho anche io una cazzo di cultura generale…" Dice Mike sarcastico. Poi Billie si rivolge a me.
"Dimmi la verità: gli hai fatto copiare tu!"
"Un po' di cose gliele ho fatte vedere io…"
"E scommetto che sono le uniche cose giuste che hai fatto, vero?" Dice Billie a Mike. L'interpellato non risponde mentre Billie e io ce la ridiamo, e Mike fa il finto offeso. Intanto passa la prima ora e anche quelle successive, e si torna a casa. Kevin torna a casa con me e gli altri. Non ha fumato, alla fine. Si è limitato solo a guardare me e Billie mentre ce ne passavamo una. Tutto qui. I suoi sicuramente lo scoprirebbero, ma mia zia deve essere talmente presa da quel tale, Denver, che non si dovrebbe rendere conto di nulla. Voglio dire, è la prima volta che torno a casa avendo fumato da soli dieci minuti: la puzza deve sentirsi ancora. Appena entro in casa, salgo sopra e lascio la borsa, il giacchettino, che devo sostituire assolutamente con qualcosa di più pesante perché sta arrivando ottobre, e poi vado in bagno per camuffare la puzza. Scendo giù lentamente, per pranzare, e trovo Ramona appena rientrata da scuola con lo zaino ai piedi e il viso rigato dalle lacrime. Che le sarà successo? Mia zia è così presa dai fatti suoi, che non si è neanche resa conto che noi due siamo tornate a casa. Mi avvicino a Ramona e le chiedo cosa è accaduto.
"Ehi, Ramona? Che è successo?"
"Niente…"
"Ma non mi sembra niente, perché piangi?" Mi guarda in volto, e mi parla silenziosamente, con tono deciso.
"Voglio cambiare"
"Sicura?" Ho capito cosa intende. Devono averla presa in giro per il suo aspetto: voglio dire, non è curata come una della sua età, è troppo trascurata. Ma per fortuna ci sono io, che non è che mi addobbi come un albero di natale come tutte le altre troiette del paese, ma sicuramente ci tengo alla mia persona. Lei annuisce, le sorrido, e io la prendo per mano, accompagnandola a sedersi a tavola. Mentre la zia prende i piatti e li porta a tavola, sento qualcuno che bussa alla porta. Mi alzo, per andare ad aprire, curiosa di chi possa essere, e mi ritrovo d'avanti un viso conosciuto, forse pochissimo, ma comunque familiare.
"Ciao c'è Kate"
"Ciao… Si la zia è qui. Devi parlarle?"
"In realtà sono invitato a pranzo… Posso entrare?" Autoinvitato, o invitato? Ma vai a zappare i pomodori che fai prima!! Ma chi ti vuole qui? Queste le mie domande retoriche su questo coglione che ha scassato la minchia già da così poco tempo.
"Certo…" Gli dico, piuttosto scocciata. Entra, si toglie le scarpe- spero si sia lavato i piedi, almeno- e poi si dirige in cucina. Ramona è poco considerata sia da quel ricchione che da sua madre. Povera, ci credo che è così mal ridotta. Devo ricredermi su mia cugina. E mentre penso a queste cose, assumo un'espressione pensierosa e ovvia, annuisco a me stessa, e non mi rendo conto che la porta è ancora aperta. Mi desto dai miei pensieri, e chiudo la porta, per andare in cucina e mangiare. Appena finito il pranzo, prendo di nuovo mia cugina, e, congedandoci da quei due, ce ne saliamo sopra, mentre la zia e Denver parlano felicemente dei loro affari. Entriamo nella mia camera, e faccio mettere seduta Ramona.
"P-perché sono qui?"
"Mah… Non avevi detto di voler cambiare, scusa?" Dico io, con tono ovvio e ironico allo stesso tempo.
"Si ma…"
"Nah, niente ma. Tu resti qui, perché adesso avrai lezioni dalla sottoscritta. Per prima cosa, dobbiamo eliminare questo obbrobrio dalla tua faccia." Mi dirigo verso l'armadio, lo apro, e ne estraggo un aggeggio di plastica blu e verde, con una presa bianca. Lo metto alla presa della corrente della camera, e aspetto che si carichi. Pochi minuti dopo, è pronto, tolgo il filo dall'aggeggio, del quale non ho mai capito il nome, e mi avvicino a Ramona, che, spaventata, è ancora sul letto, che mi fissa terrorizzata. "Ramona, se non ti stai calma, ti scotti!!" Lei annuisce, e fa ciò che le ho detto. Diverso tempo dopo, la mia creazione è pronta. Adesso si che è presentabile! Lei si avvicina allo specchio e si guarda. Non vede più i segni della sua infanzia, ciò che già tempo fa doveva essere eliminato completamente. Ramona si gira verso di me, e mi guarda con occhi felici e pieni di gratitudine. Si avvicina e mi abbraccia. Mi sento male. Perché ho sempre pensato che lei fosse come sua madre, mentre lei è l'esatto opposto. Avevo dimenticato quanto sia opprimente la presenza di un genitore in questo modo, che ti fa fare ciò che dice lui, anche senza ordinartelo, te lo fa capire con i gesti e con i suoi comportamenti. Avevo dimenticato tutto ciò. In ogni caso, beh, oggi è il primo giorno del resto della sua vita. Inutile dire che da questo momento, il nostro rapporto è più fraterno. Da questo giorno siamo state più confidenti, e nel mese passato, abbiamo parlato molto di più delle nostre passioni, ci siamo conosciute come sorelle. E intanto, oggi è il 30 ottobre. Cosa si fa qui il 30 ottobre? Si decide cosa fare il 31, semplice, no? Oggi è lunedì 30 ottobre 1989. Una bella data no? Considerando che domani è Halloween. Vabbè. Non siamo andati a scuola e questo è un lato positivo. Hanno deciso di darci dei giorni di vacanza perché c'è stata la neve, e la citta è gelata, nonostante siamo in California, questo periodo è piuttosto freddo. La neve ancora è sui marciapiedi, una distesa bianca, come un tappeto prezioso, sul quale passiamo ogni giorno, ad ogni ora. Inutile dire che in questi giorni sono sempre stata con Billie, Mike e gli altri. Inutile dire anche che il mio rapporto con Mike è piuttosto strano. Siamo due tipi strani, e per di più, dopo un mese, io sono ancora insicura. Non so sinceramente se questa mia indecisione sia ipocrita, se stia ferendo qualcuno. So solo che per il momento va bene così a tutti. O forse a qualcuno no. In ogni caso, io faccio ciò che mi è lecito fare, e questa è una delle cose che posso fare. Mentirmi. È brutto lo so, ma sono confusa. Sono indecisa, non lo so cosa mi stia succedendo. Mia zia non è quasi mai a casa, addirittura Hal mi ha detto che alcune volte ha dato buca anche a lui, e non è andata a fargli lezione. sono preoccupata per Ramona, perché l'assenza della madre le permette di stare incollata ore al telefono di casa, a parlare con amici, e non amiche. Ed è preoccupante. Mi sembra diversa, e tutto in un fottuto mese? Sono diventata la balia di mia cugina e di mia zia, oltre che di me stessa? Ma scherziamo? Ma qua dobbiamo risolvere questa situazione, perché non ne posso più. Mia zia sta troppo tempo fuori con questo decerebrato, è ora che si tolga dai coglioni e lasci la mia vita in pace, perché è di certo la mia vita che sta incasinando e non quella di qualcun' altro. In ogni caso, adesso sono nella catapecchia, che qui in inglese la chiamiamo dump, un termine familiare per indicare una casa mezza distrutta come la loro. Qui nella catapecchia, c'è musica a tutto volume, il solito Billie che scrive chissà cosa su dei fogli, beh, su un blocchetto mezzo distrutto, e Mike che invece è seduto sul divano e presta le sue gambe per far poggiare la mia testa. Accanto a noi c'è Dave, Melinda e Pat, che parlano tra di loro. È passato un po' dalla morte di Jason, ma la ferita non si può rimarginare neanche dopo un centinaio di anni. Purtroppo ha lasciato un vuoto in tutti, persino in me che non c'entravo nulla con lui. E che fino al momento in cui non ero ancora qui, avevo una vita normale con persone totalmente normali. Con noi alla dump c'è anche Kevin, che amoreggia con una delle gemelle da qualche giorno. Gli ho chiesto perché fa così con quelle tappette, ma mi dice sempre che vedo male, che do ai numeri, che mi sbaglio, che lui ha chiuso con le donne in generale. Se, come no. E io ci credo. Ho portato il cellulare con me, spero di riuscire a chiamare Sandra, perché voglio capire qualcosa di più, visto che ultimamente non ho avuto tempo per parlarle. È già sera, e parliamo allegramente di cosa fare domani.
"Io voglio restare a casa e mangiare una bella pizza…" Dice Kevin. Lo guardiamo tutti male, e poi ridiamo fragorosamente. Poi Billie gli risponde.
"Guarda che non sei più in Italia!! Qui le pizze non sono come le vostre, fattene una cazzo di ragione, sono settimane che ne parli!" Dice, con tono esasperato. Poi intervengo io.
"Perché invece non ci travestiamo e usciamo tutti?"
"Si, a fare dolcetto o scherzetto? Ma non farmi ridere! Questa è un'idea del cazzo" Riprende Billie.
"Sempre molto gentile tu, eh?" Lui fa spallucce, come a dire 'prego', e io continuo a parlare. "Dai, possiamo metterci della roba vecchia e andiamo girando nel quartiere, giusto per divertimento!"
"Io sono con lei" Dice Pat. Poco dopo anche Hal interviene, dicendosi d'accordo. Melinda annuisce, e dice che non c'è problema. Devono esprimersi ancora Dave, Mike, Al e Billie.
"Io verrei pure…" Dice Dave. "Ma devo travestirmi come dico io!"
"Fai pure, nessuno ti impedisce di metterti ciò che ti pare!"
"Chris, non è che io non voglio… Ma sono con Bill, cioè è ridicolo!" Dice Mike.
"Che cosa? Ridicolo? E come hai intenzione di passare la serata tu? A girarti i pollici?"
"No!! Noi possiamo andare al pub!"
"E invece voi due non ci andrete, perché se no, io non vi parlo più."
"Ti comporti da bambina" Mi dice Al.
"Senti tu, batterista dei miei stivali" Inizio io, alzandomi dalle gambe di Mike, e facendo allontanare la sua mano che mi stava accarezzando i capelli. "Tu non hai capito una minchia! Qui i bambini siete voi!! Ho proposto una cosa, e la maggioranza è con me. Perciò o andate al pub senza veri spettatori, oppure venite con noi e troviamo un modo per divertirci!"
"Mi hai convinto" Dice Mike. Gli sorrido, poi lui si rivolge a Billie. "Ma ad una condizione: tu ripulirai questa casa, e noi tre ci travestiremo domani" Billie lo guarda male. Già, anche io. Ma che cazzo dice? Pulire questo porcile?? Ma mi prende in giro?
"Da sola?" Fa cenno di no con la testa.
"Certo che no! Ti aiuteremo, ma abbiamo bisogno di te"
"Mah… Ci posso provare… Ma cosa dovrei fare esattamente?"
"Dobbiamo spostare i mobili e spolverare. E dobbiamo cercare altri materassi perché ne abbiamo solo quattro. Ce ne servono di più"
"Possiamo andare adesso a cercarli. In fondo alla strada mettono sempre tavoli, materassi e sedie perché il martedì mattina li vengono a prendere… Se andiamo adesso, magari troviamo qualcosa di pulito e magari buono" Dice Hallen. Però Billie lo contraddice.
"No. Lì vanno i cani a tutte le ore. Non vado cercando un letto a baldacchino, ma neanche un letto sporco. Andremo dove abbiamo preso quelli che abbiamo"
"E cioè?" Chiedo io.
"Alla fabbrica. Lì tutti i giorni ci sono dei materassi riusciti male. Basta che andiamo lì domani mattina, quando le grate sono aperte, chiediamo dei materassi e loro ce li danno. Non dovrebbero farli pagare, l'altra volta li abbiamo presi gratis, e ne prendemmo quattro. Ce ne servono sei o sette, ma non penso che qualcuno in più faccia la differenza" Dice Billie fissando i suoi occhi sui miei.
"Hai ragione Bill! Mi ero dimenticato! Avevamo dodici anni quando siamo andati a prenderli la prima volta!" Dice Mike.
"Appunto, e ci siamo andati anche qualche giorno fa per vedere se ancora fabbricassero materassi. Siccome è tutto apposto, possiamo andare. Pat, puoi accompagnarci tu?" Dice Bill, rivolgendosi a Pat, che gli sorride e annuisce. "Bene, allora domani mattina fatevi trovare tutti qui, così andiamo tutti insieme, e diamo una sistemata alla casa" Si rimette a scrivere, con aria seria e pensierosa, e ogni tanto mi lancia qualche occhiata. Probabilmente lui non si rende conto che io l'ho notato, o semplicemente non se ne frega nulla. Ci mettiamo a fumare un po', passandoci una sigaretta, da un tiro ciascuno, e poi beviamo qualche birra, mangiando qualche panino che abbiamo preparato io e Pat quando siamo tornate oggi pomeriggio dal supermercato, dove abbiamo fatto la spesa, perché alla dump non c'è traccia di cibo. Intanto arriva mezzanotte, e Pat deve andare via. Mia zia Kate, è andata a farsi un week end col suo adorato Denver, ma per dei problemi, arriveranno domani, anziché oggi. Perciò non dovendo tornare a casa, mi fermo di nuovo alla dump, con Billie e Mike. stavolta siamo in tre. Ma la situazione è diversa. Io ormai mi fido ciecamente di Billie, e di Mike soprattutto. Questa è la seconda volta che passo a dormire da loro, quindi niente soggezione. Solo chiacchiere fino alle due di notte con questi due pazzoidi, e poi chi lo sa. Ho portato con me una borsa con il mio pigiama e lo spazzolino,  perciò salgo subito in bagno e metto il mio bellissimo pigiama. Mike non si astiene dal fare commenti.
"Ma è diverso da quello dell'altra volta!"
"Mike, stiamo parlando di un pigiama estivo che tu hai visto un mese fa, quando ancora faceva un caldo pazzesco. Noi siamo arrivati a novembre e se premetti, ho un freddo boia"
"Ehi, scusa!" Fa lui alzando le braccia, ridendo, facendo il finto colpevole. Gli salto addosso, e lui comincia a correre come un cretino per tutto il corridoio, fino a trovare di fronte un Billie con la faccia da ebete che ci guarda, con lo spazzolino in mano, un asciugamano al collo, nei suoi pantaloncini neri e maglietta a maniche lunghe verde, e poi si mette a parlare.
"La smettete o devo prendervi a calci nel culo?" Dice sarcastico.
"Eddai Bill! Se vuoi puoi giocare anche tu!" Dice Mike, ricevendo dall'amico come risposta uno sguardo accigliato e un silenzioso 'frocio' che fanno ridere il povero Dirnt. Billie rientra in bagno per finire di lavarsi i denti, mentre Mike si avvicina a me e mi bacia. Mi solleva tra le braccia e mi porta nella stanza, mentre io mi dimeno per scendere giù, tra le risate perché questo imbecille mi fa il solletico. E che diamine!
"Ma mollami!!! Ahahahah smettila imbecille, fammi scendere o giuro che ti uccido!! Ahahah" Continuo a ridere, Billie si incazza dall'altra parte del corridoio, e si mette a urlare.
"Vuoi lasciarla cazzo, o devo venire lì a prendervi a calci nel culo per farmi smettere di comportarvi da coglioni?? Dirnt falla scendere!" Dice lui. Mike e io ci fissiamo, tentiamo di tenere dentro una risata. Billie non ci sente più, perché silenziosamente Mike mi ha fatta scendere, perciò ci chiama.
"Ehi? Siete ancora lì? Se mi state facendo uno scherzo siete dei fottutissimi idioti!" Dice, io tento di non ridere perché ha azzeccato proprio ciò che vogliamo fargli. Io e Mike ci siamo allontanati, io sto ad un lato della porta, lui all'altro. Mi fa segno di stare zitta, e io annuisco, tentando di non ridere. Lui mi sorride, poi arriva Billie che continua a chiamarci, e usciamo all'improvviso. Lui balza, e cade per terra per lo spavento. Nel buio gli saremo parsi come degli zombie. Io e Mike scoppiamo a ridere nel vederlo lì con gli occhi spalancati, quella matita nera attorno e quelle pupille verdi così chiare che quasi non si distinguono al buio dal resto degli occhi. Si rialza a stento, e poi si mette a sbraitare.
"Ma siete stupidi o cosa?? Ma ci mancava poco e ci lasciavo le penne cazzo!! Ma questi scherzi idioti andateli a fare a gente che soffre di cuore così almeno muore ed è finita lì!!! Cazzo Mike, sei un coglione!!!" Dice, mentre Mike continua a ridere e a piegarsi in due per evitare di cadere perdendo le forze. Billie sorride alla vista dell'amico in queste condizione, e alla fine finisce per ridere e saltare addosso a Mike, che senza sapere il gioco dell'amico, cade a terra, e cominciano a lottare. Per farli smettere, intervengo io, che ancora ridendo, cerco di riprendere fiato, e li sgrido.
"Billie Joe Armstrong! Michael Ryan Pritchard!! Se non la smettete di fare i fottuti idioti, vi prendo a calci nel culo!" I due mi guardano, mentre sono su uno dei materassi, e smettono. Poi mi avvicino, mi getto sul letto, stesa con le gambe sul pavimento e il resto del corpo sul materasso che è orizzontale sotto di noi, e poi anche i due imbecilli si mettono come me, uno alla mia destra, e l'altro alla mia sinistra.
"Billie?" Lui mugugna come per dirmi di continuare, e io faccio così. "Però dovevi vederti prima!! Sembrava che avessi visto un fantasma!! Ahahah!!" Io rido, e Mike si aggiunge a me. Billie un po' esitante, prima mi guarda, e poi ride anche lui.
"Ahahah Bill, sei unico!! Ahahah"
"Grazie! Tu invece sei un gay di merda!!" Dice Billie, scatenando una risata ancora più fragorosa da parte mia, e anche da parte dell'accusato. Ed è così, che tra le risate, stanchi ci addormentiamo tutti e tre.
La mattina mi sveglio in un modo parecchio strano. Praticamente stanotte devo essermi mossa parecchio, o almeno, devo a ver cercato di girarmi, e sono finita addosso a Billie. Lui dorme, per fortuna, ma Mike non c'è. Non è neanche dall'altra parte. Spero non abbia visto questa cosa, o almeno che non l'abbia presa male. Mi alzo subito, e scendo giù, per vedere dov'è Mike. scendo le scale velocemente, e appena al piano sotto mi fermo e sbadiglio, stiracchiandomi con un solo braccio. Vedo Mike seduto sul divano, con il suo basso in mano, e prova una serie di tasti, senza muoverne le corde. Corro verso di lui, alza la testa, mi sorride, lascia il basso, e io mi siedo su di lui.
"Buongiorno!! Perché non sei rimasto su? Ti sei svegliato presto…"
"Buongiorno…" Mi lascia un bacio sulla fronte, poi continua. "Non avevo sonno, e mi sono alzato. Dobbiamo svegliare Billie, perché dobbiamo andare presto alla fabbrica" Dice con tono sereno. Poggio la testa sulla sua spalla e annuisco. Poco dopo arriva Al. Rido già in partenza, perché so cosa farà per svegliare Billie, ma assieme a lui entrano anche Hal, Dave, Kevin, Melinda e Pat, e le due gemelle, ovviamente.
"Oh! Dov'è Bill? Ancora a letto?" Dice John. Mike fa spallucce e annuisce. Allora Al lascia il pacchetto con la colazione sul tavolino, si dirige alla batteria, e assieme a Dave si mettono a fare casino, seduti uno su un lato e uno sull'altro lato del sedile della batteria si mettono a suonare come i dannati. Indovinate un po' chi si sente sbraitare dal piano di sopra? Ma ovviamente è Billie, che si alza. Si sente prima qualcosa che cade a terra, poi un lamento, un grido e infine dei passi molto pesanti scendere giù dalle scale, attraversando prima il corridoio.
"Cazzo che botta…!" Se ne viene dicendo così piano, massaggiandosi con una mano la testa e con l'altra un fianco, poi alza lo sguardo e ci vede tutti, e allora sbraita. "Maledizione, John!! Ti ho detto due mila fottutissime volte che non mi devi svegliare con la tua fottuta batteria!! Cazzo Dave pure tu!! Quelle maledette bacchette vi finiranno nel culo qualche giorno, lo giuro cazzo!!" Si mette a gridare. Poi scoppiamo a ridere, e Al ci blocca.
"Calma Bill! Questa è l'ultima volta, giuro!"
"Cazzo, meno male!!" Poi ci riflette un po', strabuzza gli occhi e riprende il discorso. "E perché?"
"Lascio la band" Un urlo sordo si sente nei due altri componenti. Che cosa? Ma sta prendendo per il culo qualcuno? Cosa vuol dire che molla la band? È uno scherzo?
"Cosa cazzo stai dicendo, Al?" Dice Mike, mentre Billie cerca di riprendersi dall'urto delle parole, fredde e concise.
"Voglio tornare a scuola. Io devo tornare a scuola. Dai, ragazzi! Non vi siete resi ancora conto che non c'è un fottuto posto per noi? Non c'è. Fine. Se non ve ne siete accorti, beh, siete stupidi e ciechi." Billie stringe i pugni. Questa è un'offesa ai suoi sogni, alle sue ambizioni, e gli do ragione. Lo guardo, sperando che non perda le staffe. Ma purtroppo anche lui delude le mie speranze.
"Tu non sai un fottuto cazzo, allora. Tu non puoi parlare così, dopo che ci che hai messi tu in contratto con la Lookout!! Tu sei un fottuto codardo, ecco cosa!! Una sconfitta per me non vale nulla, nella vite ne avremo tante!! E allora che cazzo fai, eh? Se ci sono diecimila sconfitte, ti tiri indietro alla prima occasione??? Sei un fottuto idiota, ecco cosa! Tu non ti meriti di stare nella nostra band, non lo meriti! Sei un coglione, poltrone, sfili soldi dalla mattina alla sera, bevi come una spugna e non fai mai un cazzo!! E tu hai il coraggio di voler dire che vuoi lasciare la band, che noi siamo ciechi e non abbiamo fortuna?? Lo sai cosa cazzo vuol dire tutto questo per me, eh? Lo sai cazzo? No, tu non sai una fottuta minchia! E sai che cazzo ti dico? Arriverà quel fottuto giorno nel quale noi saremo grandi, e tu sarai un merda, John. Niente." Wow. Io spalanco gli occhi. Hal, Dave e Pat si siedono esasperati per terra, senza speranze loro tre sospirano. Le gemelle invece si mettono in disparte, aspettando invano che qualcuno blocchi Billie che sta uscendo in pantaloncini dalla dump. Guardo Al, e parlo anche io.
"Per me ha ragione, scusa." Poi mi alzo, prendo il mio giacchettino e lo metto addosso e poi quello di Billie dalla testiera divano, guardo Mike, metto le Converse alla meglio ed esco anche io, per raggiungere Billie. Avrà pure una maglietta a maniche lunghe, ma ha i piedi nudi e un paio di pantaloncini che gli arrivano fin solo alle ginocchia, e sono ampissimi e leggeri, immagino che freddo. Lo vedo mentre cammina, con le mani nelle tasche del pantaloncino e la testa bassa, che canticchia qualche cosa. Le parole. Le riconosco. Sono delle parole che ho già sentito. Un flashback nella mia mente: un muro, un ragazzo dai capelli neri che scrive con della vernice sul muro, e mette la sua firma. Una mattina nella quale sono stata a casa loro in questo mese, ho letto le parole. E le ricordo fervide nella mia memoria:
"A small cloud has fallen
The white mist hits the ground
My lungs comfort me with joy
Vegging on one detail
The rest just crowds around
My eyes itch of burning red
Picture sounds
Of moving insects so surreal
Lay around
Looks like I found something new
Laying in my bed
I think I'm in left field
I picture someone, I think it's you
You're standing so damn close
My body begin to swell
Why does 1+1 make 2
Picture sounds
Of moving insects so surreal
Lay around
Looks like I found something new."
Sotto a questo testo c'era una scritta: green day. Per quanto ne so io, green day in slang, dovrebbe voler dire 'giorno passato a fumare erba'. E quindi? Che cosa significa davvero? Cioè, voglio dire non può semplicemente voler dire giorno verde! Cosa mi significa? La voce di Billie è particolare, diversa da quelle delle altre canzoni. Ha di nuovo quella matita nera agli occhi, l'ho visto mentre dormiva. E i capelli sono di nuovo neri, se li è lavato diecimila volte e si sono anche allungati un po'. Ma sono sempre scapestrati, sempre arruffati come delle spine. Lo raggiungo quasi correndo, perché se non lo fermo adesso, potrei fare altri pensieri, potrei dilungarmi troppo.
"Billie!! Fermati cazzo!" Gli dico io un metro dietro, lui smette di cantare, e si ferma. Si gira e parla.
"Che cazzo vuoi pure tu? Non bastava John?"
"Smettila, io me ne sono andata perché ti do ragione!"
"Gli altri sono dentro perché mi danno torto?"
"Non lo so. Sono uscita due secondi dopo di te. Che cazzo ne so che pensano, ma che ci frega? Non possiamo parlarne solo noi due? Non possiamo lasciar correre, Bill?"
"Christie, tu non capisci. Ha insultato le mie speranze!! Come cazzo faccio adesso a rivolgergli di nuovo la parola? È ridicolo!!"
"Lo so, ma io sono sicura che lui abbia preferito lasciarvi in questo modo, facendovi credere che non gli importa più nulla… Magari il motivo è un altro, solo che non vuole dirlo"
"No… Al è sempre stato un fottuto idiota. Quando dice una cazzata, è ciò che pensa davvero"
"Ma…"
"Lascia perdere" Lui è di fronte a me. Non ce la faccio. Lo circondo con le mie braccia, e poso il viso sul suo petto. Lui ha un odore diverso da Mike. molto diverso, non so descriverlo: è sempre di tabacco e di pelle di auto, ma c'è qualcosa di diverso che non so spiegare. Lui allarga le braccia, e so che è titubante, ma alla fine mette una mano sulla mia spalla, e riprende a respirare lentamente. Poco dopo ci dividiamo, lo guardo e gli sorrido lui mi guarda sempre malinconico: sembra volermi dire qualcosa, ma neanche lui sa cosa. Poi ricomincia a camminare. Io abbasso la testa, e lo seguo. Vedo il giacchettino tra le mie mani, e mi muovo subito per metterglielo addosso. Mi metto dietro di lui, e gli poso il giacchettino, mentre lui ha ripreso a cantare. Alza la testa, la gira e mi nota mentre gli sto posando il giacchettino sulle spalle. Gli sorrido, e lui rigira la testa, parlando lievemente. "Grazie…"
"Figurati…" Lui non risponde più, mette le braccia nelle maniche e si abbottona il giacchettino, mettendo le mani nelle tasche. "Freddo?" Che domanda idiota.
"Un po'…" Bah, almeno ha risposto ecco. Poi continuo io a parlare.
"Forse dobbiamo tornare a casa…  Dobbiamo andare alla fabbrica"
"Andiamo noi due solo"
"Come noi due solo???" Non mi risponde, mi prende la mano, e comincia a correre, facendo correre anche me. Ma che diavolo gli è preso? Che cosa sta facendo? Non possiamo andare solo noi due, non ce la faremo mai a portarli! E poi non sappiamo neanche se ce li daranno! Intanto corro anche io, perché se no rischio di cadere, e dico solo nella mia testa e nella mia lingua 'o la va, o la spacca' e alzo gli occhi al cielo, verso qualcuno che deve assolutamente aiutarmi, perché così, rischio un infarto.
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A.a:
Curiosi? Vi ho lasciati allibiti /("-.-")\ non credo proprio… Ma se siete curiosi, beh, recensite, così mi faccio una ragione della schifezza che sto scrivendo u.u comunque, ringrazio prima di tutto ringrazio in più dell'altra volta la nona arrivata, Strix che ha messo la storia nelle seguite, e anche la seconda arrivata che ha messo la storia nelle preferite, aririddle. Grazie *-* poi ringrazio le fantastiche che mi hanno recensita nel capitolo 8, Brain_Stew_, immancabile come sempre (ti adorooo *-*) BrutalLove che mi segue sempre ( adoro anche te cara *-*) e poi anche aririddle che appena arrivata mi ha recensita (sei una grandee *-*). Oh, e grazie a quella famosa bella bionda, che mi sostiene. E ai GREEN DAY ( fra poco vi vengo a vedere) \(*-*)/ (alza le braccia al cielo e invoca la dea fortuna per arrivare viva con i capelli fucsia e una maglietta verde con le facce dei tre nani in nero al concerto *.*) BACIIII (sono sempre io, solo un po' più euforica).... Nel prossimo capitolo ci saranno spiegazioni su dettagli, per il momento non posso con i pad, perché c'è bisogno di NVU che io ho solo per pc, come vi avevo già detto (so solo che br è per portare il paragrafo a capo... Che genio u.u). In ogni caso, visto che oggi, domenica 10 marzo 2013 comincia il tour dei Green Day, volevo lasciar loro un piccolo pensiero...
Siamo con te, Billie, perciò non cadere, per piacere. Cadi tu, cadiamo noi. Fatti forza, saremo con te davvero. Tutti gli idiots del mondo. Fatevi forza siete grandi. Fategli vedere chi siete, spaccate tutto e uscitene vincitori come sempre. tanto lo sapete che avete le nostre voci là che scalpitano per voi e con voi. Tutto questo è reale, basta solo coraggio. Pensa a ciò che devi fare, e basta. Le medicine? Pfh, non ti servono. La birra? Pfh, ne fai a meno. Sali su quel maledetto palco e bruciali. Distruggili. Fagli vedere chi sei. Perché solo tu puoi farlo, e solo tu puoi ricevere le nostre preghiere. Non siamo tutti religiosi, io meno degli altri ultimamente. Ma quello che posso fare, lo faccio col cuore, per voi tre nani. Perché mi avete aiutata senza saperlo, e quindi ve ne sarò eternamente grata.
Rage & Love
Una idiot.
P.s.:
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensiate tutte voi, che mi seguite ma non vi esprimete… Vabbè se non volete è lo stesso, vuol dire che non sono poi così brava come scrittrice u.u in ogni caso, grazie in anticipo a chi recensirà e a chi leggerà solamente. Un grandissimo bacio a tutti i lettori/lettrici
Rage & Billie
Your sincerely
Jade Shenanigans

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Capitolo 11
*** Chapter 10: just a day all together. ***


Chapter 10: just a day all together.
Corre sempre più veloce, e io sono una persona asmatica, purtroppo dovrei fermarmi a questo punto. Gli stringo la mano, mentre cerco di respirare bene, ma non ci riesco, lui gira il viso verso di me, e mi guarda, probabilmente devo avere un colore strano, perché di botto si ferma, e si avvicina.
"Che è successo?"
"Soffro… Soffro di asma…" Strabuzza gli occhi. Non ha capito una mazza. "Non posso correre per troppo tempo né troppo veloce"
"E potevi dirlo prima cazzo, invece di ridurti in queste condizioni!!" Dice lui, preoccupato.
"Ma se mi hai tirata come un foglietto e mi hai portata via correndo, imbecille!!"
"Bah! Ma io non lo sapevo!!" Fa lui, con la fronte aggrottata. Io mi metto a ridere, e lui mi guarda ancora peggio, e si rimette a camminare. "Chi mi ama mi segua!" Dice. Ma lo fa apposta ad essere così coglione?
"Che vuol dire mi ama?" Gli dico io seguendolo.
"E che ne so io! Tu seguimi e basta!" Cosa? Come? Che mi significa mo che non sa che vuol dire?? Mah, sto ragazzo è una spina nel fianco!
"Tu non devi avere molte amanti, eh?" Azzardo io.
"No… Tante spasimanti però"
"Ahahah si si e tu che ne sai? Ahah ti sopra valuti, sai?"
"Io? Mah… Non direi. In fondo conosci chi mi sbava dietro"
"Quella tipa della palestra? Kelly? La tua puttanella?"
"Si lei. Non è la mia puttanella. È la puttanella della scuola!! È molto diverso!"
"Ahahah come no!" Dico io, con tono sarcastico, mentre anche lui ride.
"Una volta ci ha provato anche con Mike!"
"Ah si? Ahah e lui?"
"Ahahah se ne veniva a casa tutto incazzato, io non riuscivo a capire perché, poi un giorno ho scoperto che quella tipa non gli dava tregua, perché aveva avuto il suo numero da non so chi, e così un giorno abbiamo fatto un piano."
"Quale piano?"
"Non te l'abbiamo mai raccontato? Ahah beh, allora stai a sentire: Kelly aveva inviato a Mike un messaggio, dicendogli che voleva vederlo. Presi il cellulare di Mike, senza che lui lo sapesse, e siccome lui non aveva risposto, le risposi io. Le dissi una serie di cose… Provocanti" Ridacchia, io sorrido e scuoto la testa pensando 'non cambieranno mai', e poi lui continua. "E decidemmo di vederci. Lei pensava che io fossi Mike, e questo era il bello. quando ci siamo incontrati Mike non sapeva nulla, e io come un cretino lasciai il cellulare a Mike, e arrivai in ritardo da Kelly, lei inviò un messaggio al cellulare di Mike per sapere dove fossi, e Mike mi chiamò, per sapere che cosa avessi fatto. Alla fine ce la ridemmo tutti e due, tanto aveva già il nomignolo di puttanella, non è che cambiava qualcosa… Però da quel giorno quella cosa mi sta attaccata come una sanguisuga…"
"Ahahah questa è la storia più ridicola che io abbia mai sentito!! Che sfigati! Da fare uno scherzo non ve la togliete più dai coglioni!! Ahahahah" Non ce la faccio più a ridere, ma sta situazione mi fa ridere, anche perché Billie è così affranto, e vederlo in questo stato per me è troppo ridicolo, davvero.
Abbiamo fatto tantissima strada da quando siamo partiti, e l'aria è sempre fredda. Questo poveretto c'ha un freddo sicuramente con quei pantaloncini. Alzo lo sguardo dopo un po', e vedo uno stabile. È enorme, ha un cancello di ferro verde di fronte, ed è circondato da un muro giallo. Accanto al cancello c'è una cabina, e c'è una persona con una specie di cappellino da guardia, che ci guarda. Billi mi prende la mano e ci avviciniamo. Parla lui.
"Buongiorno… Senta possiamo prendere i materassi rotti?" Fa lui, mettendo prima una mano dietro la testa e poi indica il retro dell'edificio. L'uomo gira il viso per guardare dietro, poi ci guarda di nuovo e parla di nuovo.
"A che vi servono?" Io guardo Billie allarmata. Beh, a questo non ci avevamo pensato. Billie mi rivolge lo sguardo e mi guarda speranzoso. Poi rigira lo sguardo, e parla.
"Beh… Ehm… Ci serve per una casa"
"Una casa?" Dice curioso l'uomo.
"Una casa! Cosa c'è? Dove crede che si mettano dei materassi?"
"I materassi si comprano! Ecco cosa c'è."
"Non sono per noi. Sono per dei ragazzini che vivono per la strada." Dico io, perché Billie si sta surriscaldando per via delle troppe domande. Lo salvo prima che possa prendere a parolacce questo tipo, che mi risponde abbastanza cortesemente.
"E va bene… Avete un camion per portarli?" Io e Billie ci guardiamo di nuovo.
"No…"
"E come avete intenzione di trasportarli?"
"Posso chiamare qualcuno dei nostri amici…" Dico io, prendendo il telefono dal giacchettino. Per fortuna ho l'abitudine di lasciarlo nelle tasche dei giacchettini la sera, così la mattina non vado impazzendo per trovarlo. Billie mi guarda e io procedo. Chiamo Mike, che non ci mette troppo per rispondere.
"Mike!"
"Christie? Ma dove cazzo siete finiti? Non dovevi riportarlo a casa?"
"Stai calmo! Io e Billie siamo a prendere i materassi!! Smettila di urlare, cazzo! Veniteci a prendere piuttosto!"
"Avviso Pat. Aspettateci lì" E chiude la chiamata. Certe volte Mike mi fa incazzare, perché quando parla al telefono con qualcuno, non si rende conto che sbraita come un idiota. Certe volte mi viene da chiudergli il telefono in faccia. In ogni caso guardo Billie, che rivolge poi lo sguardo al signore di fronte a noi. L'uomo apre il cancello, e Billie entra per primo.
"Tu resta qua. Ci penso io. Quando arriva Mike fammi raggiungere da lui"
"Va bene…" Mi siedo sul muretto, mentre Billie entra nel recinto dello stabile. Aspetto un po', e subito vedo arrivare Mike con Pat e gli altri in un furgoncino blu e verde. Un furgoncino blu e verde stile hippy. Ma mi prendono per il culo? E che cosa vogliono mettere lì dentro? E noi dove ci sediamo poi? Mike scende di corsa dall'auto appena Pat parcheggia. Tutto preoccupato si dirige correndo verso di me, e mi controlla.
"Tutto apposto?"
"Non dovresti preoccuparti di me. Piuttosto vai da Bill che ha bisogno d'aiuto!" Gli dico io, lui annuisce e corre dentro alla recinsione. Poi Pat si dirige verso di me, seguita da Hal, le gemelle, Dave e Kevin.
"Che ti ha detto?"
"Chi?"
"Billie! E chi se no?"
"Ah… Boh, nulla, perché? Cosa avrebbe dovuto dirmi?"
"No, niente. Giusto così per sapere."
"Okay… Ehm… Senti stasera verrai con noi, vero?"
"Si, ci vengo, perché?"
"E cosa metti?"
"Mmm… Ora che ci penso non so… Forse metterò una felpa verde con dei jeans e una maschera strana… Tu?"
"Oh… Wow. Io non so… Metterò dei vestiti vecchi e credo che mi truccherò… Non sarà proprio una maschera tipica, ma credo che sarà originale… Dopotutto nessuno si traveste da zingara."
"Ahahah no no, dopotutto nessuno lo farebbe!"
"Appunto! Dai non sarò poi così brutta, anzi magari sarò anche meglio di così!"
"Scherzi? Ahah sei simpatica!!" Mi guarda seria, e poi mi parla ancora. "Credimi: se stai con uno come Mike e gli piaci, allora vuol dire che sei perfetta."
"Per lui."
"Ha dei gusti molto particolari"
"E un po' brutti, direi"
"Mah, io non direi… Non è l'unico che ti sbava dietro"
"Ah si? E chi è l'altro?"
"Mike dice che c'è un tizio a scuola che ti ronza sempre attorno"
"A te lo dice?"
"Sono amica loro da quando sono nati. C'è solo un anno di differenza tra noi, io sono nata ad aprile, Billie a febbraio e Mike a maggio"
"Mmm… Vabbè e chi sarebbe questo tipo? Le uniche persone che mi stanno sempre attorno sono lui, Bill e un ragazzo che viene con me ad alcune lezioni, e non mi ronza poi così attorno."
"Come si chiama?"
"Kal"
"Mmm… No, non mi pare sia lui"
"Se non è lui, allora Mike sogna queste cose la notte"
"Ehi ehi calma! Ho detto che non mi pare, perché non so bene come si chiama, non lo sa neanche lui."
"Figurati! Non lo sa lui e va cercando di essere geloso!!"
"Non ti arrabbiare, sei la prima dopotutto, non è abituato"
"Sorvolo solo perché è Halloween"
"La festa dei morti? Oh beh, ringrazierà questa festa per tutta la vita!" Ridiamo assieme. Lei è così… Come dire, aperta con me. Credo lo sia con tutti, ma è una persona speciale, quindi non penso che sia così sincera con chiunque. Le gemelle si avvicinano a noi, e io chiamo Kevin.
"Kev!! Vieni qua!"
"Che c'è?" Si avvicina anche lui. Lo prendo per braccio, e lo tiro in disparte, facendo cenno a Pat di aspettarmi.
"Quale delle due?" Lui abbassa la testa, poi la rialza e sospira.
"Sandy"
"Ma che, la rossa?"
"Si…"
"Oh mio Dio. tu sei fuori. Vabbè che anche Sandra era rossa, ma così no, eh!! Lei non è così puttana"
"Senti, ma la vita è mia o tua?"
"Tua, io ti consiglio. Se poi te le ritrovi a gambe aperte su uno di quelli della casa, tipo Bill non è colpa mia."
"Ah si? Bill? E casa ha di più di me Bill che lei se la dovrebbe fare con lui?"
"Prima di tutto abbassa il tono della voce, seconda cosa allontanati perché mi stai sputacchiando tutta, e terzo calmati che ce ne sono di cose che Bill ha in più di te."
"Scusa…"
"Non preoccuparti…" Gli sorrido, poi lui mi abbraccia, e ci stringiamo forte, posando la testa l'uno sulla spalla dell'altro, come due fratelli. Infondo è ciò che siamo, no? Kevin non è mai stato così strano. Da quando è qui, è un po' cambiato. Ma dopotutto sono felice che sia tornato, perché una parte di me è con me di nuovo. Lui è il mio migliore amico, non potrei sostituirlo con niente al mondo. L'ho lasciato in un modo, adesso lo ritrovo in un altro. Non so cosa sia accaduto, ma qualcosa o qui o prima che venisse qui, lo ha mutato. È sempre lo stesso ragazzo sorridente e spensierato, accidenti, ma ha un comportamento diverso con me. Quasi più pauroso di una mia reazione ad una sua battuta strana. Quasi come se in qualche modo abbia paura di perdere la mia amicizia. E non so perché, forse la rottura con Sandra e il suo trasferimento qui, causandogli diverse amicizie perse, lo hanno portato a pensare che adesso sono la sua unica ed ultima amica. Ma si sbaglia, perché sia Billie che gli altri sono persone davvero socievoli, un po' spensierate come lui, ma tutto sommato delle brave persone. Caratterialmente almeno. Billie diciamo che è un po' particolare, abituato ad essere il capo di tutti, anche di se stesso. Un po' come me. Non so se lui sia totalmente come me. Che ne so io del suo passato? Conosco il mio a stento, ciò che ricordo è che Sandra mi ha fatta quasi uscire dalla mia dipendenza dall'alcol, e non ci è riuscita del tutto perché ora che sono qui, ciò che faccio quasi sempre è bere. Non fumo molto, perché non mi è mai piaciuto, ma se mi passano una sigaretta me la faccio volentieri. In ogni caso, dopo un po' arrivano Billie e Mike con il signore dietro di loro che porta dieci materassi su un muletto. Pat entra nel furgoncino e fa marcia indietro mettendo la parte posteriore di fronte al cancello, così da permettere di far entrare i materassi nel cofano. Billie e Hal si salutano dandosi le mani e avvicinandosi colpendosi un pochino, poi Bill si avvicina a Kev e fa la stessa cosa. Poi guarda me, gli sorrido, lui ne accenna uno, e poi va da Pat, che, dopo essere scesa dall'auto, si mette a guardarci. Quando noto che ci guarda, inarco un sopracciglio, e lei scuote la testa sorridendo. Alla fine vedo Mike intento a sistemare i materassi assieme al signore, e Billie corre poi ad aiutarlo. Non riesco a vedere bene se i materassi sono rotti o meno, ma credo che Billie e Mike abbiano scelto i migliori che c'erano tra tutti quelli da buttare. Sono destata dai miei pensieri nel momento in cui sento la voce di Billie esclamare e nominare Mike.
"CAZZO MIKE!!! STAI ATTENTO, MALEDIZIONE!!! IL FOTTUTISSIMO PIEDE È MIO!! FAI CADERE UN ALTRO MATERASSO E VEDI DOVE TE LO FICCO CAZZO!!" Per fortuna che non ha finito la frase con un aggettivo rivolto all'amico. Mike spalanca gli occhi, e lo guarda incredulo. Poi abbassa la testa e vede il materasso sul piede di Billie, e rialza la testa, mentre nota che il viso di Billie assume simultaneamente colorazioni tra il viola e il rosso. Io scoppio a ridere, e Mike mi guarda, facendosi scappare un sorriso. Poi rivolge di nuovo lo sguardo a Billie che lo vede sorridere, capisce che uno di noi sta ridendo, e si gira. Io tossisco per fare finta che non sono io a ridere, però poi Pat mi guarda, e anche Kevin e Hal lo fanno, e si mettono a ridere, facendo scoppiare di nuovo anche me. Dave si mette a ridere anche lui e Billie grida anche in testa a lui.
"Cazzo ti ridi tu, E.C.?? A te i piedi servono per suonare, vero? E allora vienimi a dare una mano, così capisci che cazzo vuol dire tenere sti cosi su un piede solo!!" Questo ci fa scoppiare ancora di più. Mike aiuta il nano a togliere il peso dal piede, e noto che i materassi sono due, non uno solo. Povero Billie! Dio non riesco a smettere di ridere. Mi dispiace per il suo piede, ma potevano stare entrambi più attenti! E poi certe cose che ti lasciano davvero con il fiato corto, perché ti vedi un Billie incazzato nero, più nero dell'asfalto, e un Mike che tenta di non ridere e di non pronunciare vocale che non sia anche 'a', e intanto però ti guarda e sa che se ridi tu, riderà anche lui. E quindi cerchi di non ridere. Non posso non ridere, tanto alla fine anche Billie si è rassegnato, e si è messo a ridere con noi. Alla fine chiudono il bagagliaio del furgoncino ed entriamo tutti dentro. Pat si dirige verso la portiera, entra Kevin, poi entra Hal, poi le gemelle, poi Dave, Mike e mentre sta per entrare Billie faccio il conto. Siamo ove fottuti elementi. Sette sono entrati. Ma come cazzo hanno fatto ad entrare. Blocco Billie che mi sta lasciando il posto accanto a Mike, e lascio la mia mano sul suo braccio.
"Come cazzo facciamo ad entrare tutti??" Lo guardo sbalordita. Butto un'occhiata all'interno del furgoncino, e senza che Billie apra bocca, ho già visto tutto. Le gemelle sono una sopra ad Hal e l'altra sopra a Kevin. Sopra a Kevin neanche a farlo apposta, c'è proprio Sandy. Guardo Bill che ha una faccia da ebete stampata sul volto, impaziente che io salga. Appena metto piede sul furgone, la prima cosa che sento è qualcuno che fischia da dietro. Mi siedo su Mike, e giro il viso verso quel deficiente di Billie.
"Cazzo hai da fischiare eh, nano?"
"Nano? In confronto a te sono un gigante! Ahahah"
"Fottiti!"
"Hai un bel culo!" Ride di nuovo, poi sale sul furgoncino.
"Bastardo! Fischia di nuovo e ti uccido!! " Dico io, ridendo e pizzicandogli la pancia quando sale sul furgone e chiude la porta. Poi ci avviamo verso la dump. Pat non è una maga a guidare, poi abbiamo il peso dei materassi che ad ogni curva sembra che il furgoncino voglia cappottarsi. Addirittura ad una curva, io cado addosso a Billie che alza le braccia e mi guarda mentre ho la testa sulle sue gambe e cerco di alzarmi. "Abbassa le braccia cretino, aiutami!!!" Lui mi accontenta, e mi dà una mano per aiutarmi ad alzare. Mi siedo su di lui perché non posso passare da Mike ora che siamo in corsa. Mi metto di spalla allo sportello per controllare che Billie tenga le mani a posto. Lo so che non sembrerebbe ma non ho raccontato la storia di questo mese! Non è completamente un pervertito, ma quasi. Fa certe battutacce che ridi solo perché ti rendi conto di quanto sia deficiente chi le sta dicendo. E sono tutte legate al sesso. Come si fa ad esserne così ossessionati? E il bello è che tutti i ragazzi di quella catapecchia sono divertiti da quelle battute squallide che fa! Assurdo. Alla fine arriviamo alla dump. A scendere per primo è Billie, perché io mi sposto su Mike e lui è libero di uscire. Pat, Kevin e Hal scendono invece dall'altro lato. Dave scende con noi assieme alle due gemelle. Appena scende anche Mike, aiuta Billie a prendere il primo materasso e uno ogni coppia li trasportiamo in casa. Io e Pat ne prendiamo uno, Kevin e Hal anche, le gemelle non si raccapezzano neanche a prenderne mezzo, e alla fine Dave aspetta rinforzi da Mike o da Billie, oppure da noi due o da Hal e Kevin. Alla fine esco io ad aiutarlo, e così, due materassi per coppia, e il gioco è fatto. Siamo nove, in realtà sarebbe bastato che le due gemelle ne prendessero almeno uno, e avremmo evitato di dover uscire in due una terza volta per prendere il settimo materasso. Quelle due le dovrebbero cacciare. Io sono un filo rispetto a loro, eppure non ho fatto tante storie per trasportare tre materassi. Loro invece non ne hanno toccato neanche uno! Aspetta. Fermi tutti. C'è qualcosa che non va.
"RAGAZZI!!!!!! MANCA QUALCOSA!!!!" Billie allarmato esce fuori, perché io sto chiudendo il furgoncino.
"Che c'è? Mi hai fatto prendere un colpo!!"
"E i cuscini?" Bilie mi guarda attonito.
"E TU PER DEI FOTTUTI CUSCINI GRIDI COME UN'OCA GIULIVA?? I CUSCINI SI TROVANO CAZZO!!"
"Senti chi ha parlato, l'uomo calmo e saggio!!" Metto le mani ai fianchi. È inutile, ogni discorso con questo ragazzo finirà sempre di merda. Intanto lui scuote la testa mentre si gira e rientra. Io lo seguo con le braccia conserte ed entro anche io in casa. Pat e io ci mettiamo d'accordo per iniziare le pulizie. Ci muniamo di scope e secchi, e li portiamo fuori.
"Perché li porti fuori?" Mi chiede Mike.
"Perché voi ragazzi dovete portare i fottutissimi armadi fuori da questo porcile. Avanti!! Prendete i mobili che ci sono e metteteli fuori, così prendono un po' di aria!!"
"Ma la cucina…?" Fa poi Kevin.
"Della cucina dovete portare fuori il tavolo e i mobili che si possono trasportare, genio!" Fa Pat. E così, con Billie che dirige i lavori, e Mike che li fa eseguire, i mobili vengono portati fuori da cinque ragazzi, compresi i due dittatori. Si perché sembrano due dittatori.
"Cosa cazzo fai?? Questo non lo devi portare così, perché se cade puoi farti male coglione!" Fa Billie a Dave che porta il tavolo trascinandolo per un piede. Che imbecille. Billie invece prende con Mike quattro sedie, una sull'altra. Poi è la volta del tavolo, poi del tavolino del soggiorno e poi il divano e tutto il resto. Sopra non c'è molto. Solo un armadio mezzo sgangherato che cade a pezzi non appena lo muovi un po', ma alla fine sono riusciti a trasportarlo. Alla fine i ragazzi fanno due lavori. Pulire e spostare i mobili. Si perché adesso ci devono dare una mano per pulire questa schifezza. È mattina, possono farlo benissimo! Stavolta siamo io e Pat a dirigere le operazioni. Guidiamo Mike e Billie e gli altri che non sanno un cazzo di pulizie e le due gemelle invece si occupano di Kevin e di Dave, mentre Hal resta solo soletto. John non è qui… Chissà dov'è. Oh beh, ha vent'anni, sa badare a sé stesso. Chissà però dove se n'è andato, e se a Billie davvero non interessa, anche se è da poco davvero che è via. Poco dopo sentiamo bussare alla porta. Vado ad aprire, e mi ritrovo di fronte dei ragazzi, che ho già visto una volta, forse quando ho conosciuto Billie e Mike, credo. Dovrebbero essere quei tizi che Hal mi presentò come Jared, Phil e Chris. Io mi giro verso Mike che mi sorride e mi annuisce, e capisco che i due sono qui per le pulizie. Quindi i tre entrano e anche loro si mettono a pulire casa. Arrivano rinforzi, che bello!! ci sono abbastanza pezze per tutti, le scope sono quattro, perciò sono solo per noi ragazze. Pat è brava, sembra abbastanza abituata, e nel frattempo Billie intona delle note con la sua voce. Si mette a cantare e comincia con una canzone che hanno scritto poco dopo ciò che hanno combinato al professore di biologia e si chiama 409 in your coffeemaker. Si, l'hanno chiamata proprio così. Che idioti! Intanto Bill si mette a cantare e Mike lo segue. Poi si mettono a cantare Dave, Pat, le gemelle, i ragazzi, manco solo io. Alla fine, dopo qualche parola, comincio anche io a cantare, tanto il testo lo sappiamo tutti, è uno dei pezzi che cantano spesso nelle loro frequenti esibizioni al Rod's. ce n'è un'altra, Rest. E ci mettiamo a cantare anche quella: per quanto impossibili da cantare senza base, Bill sa il ritmo delle sue canzoni a memoria, come anche Mike, perciò seguiamo loro, e non possiamo sbagliare. Arriva già mezzogiorno, perciò dobbiamo andare a prendere da mangiare. A casa mia probabilmente non c'è nessuno ancora. Mi faccio accompagnare da Billie, perché Mike sembra stanco morto, e che si è addirittura seduto per terra tanto è stanco. Usciamo di casa, e mi dirigo alla mia, dove spero davvero non ci sia nessuno, perché altrimenti è poco ma sicuro che mia zia mi obbligherà a restare a casa. In ogni caso, appena arriviamo, vedo le tende chiuse, segno che in casa non c'è nessuno. In ogni caso, prendo le chiavi dal giacchettino – eh già, io sono ancora in pigiama, Billie no, si è voluto mettere un pantalone da tuta- e apro la porta. Sorrido quando mi accorgo che la porta era chiusa a chiave, e appena spalanco la porta, ci entro. Non c'è né mia zia né Ramona. Boh, chissà dove sono. In ogni caso, mi avvicino al telefono per vedere se ci sono messaggi, e Billie mi segue. Lascio le chiavi sul tavolino dove sta il telefono e mi dirigo in cucina. La buona abitudine di mia zia di prendere sempre un sacco di sandwich è utile in ogni occasione. Prendo venti sandwich- lo so che sono tantissimi e che noi non siamo una panetteria, ma mia zia li aveva presi per me e Ramona che dovevamo restare sole in casa per due giorni, e cioè sabato e domenica. È stata previdente, e quindi ne ha presi davvero tantissimi, e siccome non ne abbiamo mangiati, questa è una buona occasione per far credere che siamo state a casa e abbiamo mangiato, ammesso che le importi qualcosa ancora di noi. In ogni caso, Billie mi aiuta a preparare i sandwich: lui li apre con un coltello, io invece ci metto dentro ciò che trovo nel frigorifero e poi glieli ridò perché li metta in dei fazzoletti e poi nell'alluminio. Quando finiamo, prendo una busta e li metto dentro, poi usciamo di casa, e chiudo la porta. No. Aspetta. Ritorniamo indietro. La porta è chiusa, ma… Le chiavi?!
"Cazzo!!!! No!! Le chiavi le ho lasciate dentro!! No no no no!! Maledizione!"
"Oh cazzo." Dice lui, mettendo una mano dietro la nuca. Bell'incoraggiamento. Un semplice oh cazzo. Grazie amico.
"Grazie del sostegno!!! E mo come cazzo faccio??"
"Dov'è tua cugina?"
"Che cazzo ne so! Sarà con qualche bimba minchia della sua classe…"
"Magari lei ha le chiavi! Prova a chiamarla!"
"Genio, e secondo te io non ci pensavo prima?! Il telefono non ce l'ha, stava vicino al telefono di casa, e in più neanche lei ha le chiavi!"
"E ma che cazzo di genio che è tua cugina eh! Cioè un po' più intelligenti i vostri non vi potevano fare?"
"Parla per te che ti hanno fatto cazzone!!" Gli tiro un pizzico allo stomaco, lui mi prende da dietro, e io gli sfuggo e mi metto a correre.
"CHRIS SE TI PRENDO TI STUPRO!!!" Mi grida quando sono già lontana. Io mi metto a ridere. Questo è uno dei suoi modi per dimostrare affetto agli amici.
"AHAHAH PROVACI ARMTRONG, SE MI PRENDI TE LO CONCEDO!! AHAHAHA" Corro sempre più veloce, anche se per terra c'è la neve che si sta sciogliendo per il sole che sta uscendo finalmente, finché non arrivo alla dump, e Billie è a qualche metro da me, intento a correre anche lui senza cadere. Lo fa apposta a non andare più veloce, lui può raggiungermi, ma non è bastardo, anche perché lui la sua parola la mantiene. Entro in casa, e chiudo la porta. Gli altri mi guardano, non ho io la busta dei sandwich. C'è chi si massaggia lo stomaco, chi invece beve qualche birra e poi c'è Mike ancora seduto a rileggere dei fogli che non so di cosa siano. Billie arriva qualche secondo dopo, e bussa alla porta. Usa i suoi stratagemmi per farsi aprire la porta, uno dei quali mi fa rischiare la pelle.
"RAGAZZI HO IO I SANDWICH!! SE CHRIS NON SI TOGLIE DALLA PORTA, NON MANGIATE!!" E poi si mette a ridere. Allora i ragazzi si alzano, e mi vengono incontro come gli affamati, buttandosi sulla porta per aprirla. Wow ma da quant'è che non mangiano? Mi allontano dalla porta, e guardo la scena: colui che doveva essere aiutato, adesso è nei guai. Gli stanno andando addosso, e infatti poverino riesce a stento a fermarli. Rido: l'ho messo proprio nei guai. Si mette a distribuire i sandwich, e poi rientrano tutti, e saliamo al piano di sopra, dove c'è più spazio per mangiare più o meno comodamente. Ci sediamo tutti per terra, e ci mettiamo a mangiare i sandwich che ho preparato, tra le risate delle battute che fa Pat, la ragazza più spontanea del pianeta Terra, mentre Mike e Billie prendono le loro chitarre, Billie la Blue, e si mettono a suonare qualche nota e tutti assieme cantiamo quelle poche parole che possiamo conoscere dei testi di Billie. Poi Pat fa la proposta più imbecille del pianeta.
"Giochiamo al gioco della bottiglia?"
"Eeeh?" Chiediamo tutti in coro. Lei si alza, fa segno con un dito di aspettare, e scende giù. Risale poco dopo con in mano una bottiglia di birra, vuota. Ce la mostra, allora sono io a fare la domanda che tutti vorrebbero.
"E cosa dovremmo fare con quella, Pat?"
"Ma è semplice!! Avete presente quel gioco di obbligo o verità?" Allarga le braccia in segno di ovvietà, e ci guarda tutti in viso. Sembro essere l'unica a conoscerlo, perciò rispondo io, mentre gli altri mi guardano.
"Beh?"
"Come beh? Ci giochiamo!"
"Ma sanno tutti le regole?"
"Certo che si!... Cioè… Dovrebbe essere certo…" Lei si siede di ginocchia per terra, sconvolta. Nessuno conosce il gioco, o l'hanno dimenticato. Ma non fa nulla, non è poi così difficile. Mi alzo, e comincio a parlare a tutti.
"Allora ragazzi! Per chi non conosca il gioco, è molto semplice: uno di noi a turno fa girare la bottiglia, e poi deve scegliere se fargli fare dire qualcosa. Se sceglie obbligo può far fare a questa persona che è capitata qualsiasi cosa. Se invece sceglie verità, può farsi svelare qualsiasi segreto. Sia gli obblighi che le verità si scelgono da un mazzo di carte. Quello che capita, si fa! Va bene?"
"E se io non voglio rispondere?"
"Ti forziamo!!" Rispondo a Kevin. Rido e lui anche. Alla fine cominciamo il gioco, perché tutti sono consenzienti. Pat scende a prendere la sua borsa, e da essa prende due mazzi di cartoncini. Uno giallo, le verità, e uno rosa, gli obblighi. Pat gira la bottiglia per vedere chi comincia, ed essa si ferma su Billie.
"Bill, cominci tu!" Billie è seduto accanto a me, Mike è alla mia destra, lui a sinistra.
"Okay… Vediamo un po' chi capita…" Si avvicina alla bottiglia, e la fa girare. Si ferma su Sally. Billie si mette un po' a pensare, ma ci mette troppo, così gli do una gomitata.
"Muoviti scemo! Dobbiamo farlo tutti e dodici!!" Rido. Lui mi guarda perplesso. Poi sceglie. Prende un cartoncino giallo.
"Allora… Verità…" Poi legge il biglietto e guarda Pat sconvolto e sarcastico. "Tesoro!! Ma li hai fatti tu questi, vero? Non credo che qualcuno venderebbe cartoncini con su scritte queste zozzerie!!" Ride. Anche Pat ride con lui.
"Si cucciolo, li ho fatti io!" Ride anche lei. Poi Billie tossisce per schiarirsi la voce, e scandisce bene ogni parola.
"Hai mai fatto sesso? Se si, con chi?" Io sbircio sul cartoncino. Se non altro, ha letto bene. Guardo la gemella. È diventata rossa, anche Kevin è un po' imbarazzato. Lei risponde con voce flebile.
"N-no…" Kevin sembra quasi sollevato. Però Billie è il solito guasta feste.
"Come no? See e noi ci crediamo, non è vero?" Però Kevin va incontro a Sandy, e ribatte.
"Ma non ho capito, se uno dice che si deve dire la verità, non è detto che quella verità debba essere per forza si!!" Billie Joe lo guarda ebete. Poi alza un dito con il plettro in mano, perché poco fa stava suonando, e lui il suo plettro non lo abbandona mai.
"Senti senti che c'abbiamo qui! Il suo avvocato? Oh, ma prego signore! Senta, vuole accomodarsi nella fila? Ma lo devo aggiungere alla lista?"
"Quale lista idiota!!"
"Quella delle cose di cui non me ne fotte un cazzo! Io dico quello che mi pare, chiaro? Se non ti sta bene, ciao!" Dice Billie. Mi scappa un sorriso, che passa inosservato a tutti, tranne che a lui. Abbassa il dito, e poi rimette i cartoncini al centro. "Allora verginella, visto che è così, passiamo avanti." Pat gira di nuovo la bottiglia, e stavolta capito proprio io.
"Christie, è il tuo turno! Bill, togli il bigliettino che hai pescato tu, oppure mettilo per ultimo"
"Dai a me Bill, faccio io" Gli dico. Lui mi dà il fogliettino giallo, e io lo metto in fondo agli altri. Gattonando mi avvicino alla bottiglia, e la faccio girare. Il malcapitato stavolta è Dave.
"Dave! Preparati bello!" Dice uno dei ragazzi di cui ignoro il nome. uno dei tre che si chiamano Jared, Chris e Phil. Probabilmente Phil, è l'unico che ricordo bene. Io sorrido a questo ragazzo, e poi guardo Dave.
"Allora… Facciamo obbligo, va…" Prendo dal mazzetto rosa una carta e leggo cosa c'è scritto. "Siediti sulla persona alla tua destra come un bambino accoccolato per tutto il prossimo turno!" Tutti scoppiano a ridere, perché la persona alla sua destra è un ragazzo, e per di più è proprio Phil, il ragazzo di prima.
"No! Ahah no! Io non mi siedo su questo qui! E per di più come un BAMBINO ACCOCCOLATO?"
"Eddai, è solo un gioco ed è solo per il prossimo turno!"
"Voglio vedere che capita a te nel prossimo turno!!" Rido io, qualsiasi cosa mi capiti, beh, è solo un gioco, no? Dave si alza, e si mette davvero accoccolato su Phil, mentre tutti si fanno una risatina, mentre Bill fa commenti.
"Ma guardateli come sono teneri, mamma e figlio!"
"Fottiti fottuto Armstrong!" Poi il gioco continua, finché non arriviamo all'ultimo. Io non sono ancora stata pescata. Mentre Katie è capitata ben due volte, e tutti hanno fatto un obbligo o una verità e a loro volta ne hanno dato uno. Hal ad esempio ha dovuto bere un miscuglio di birra con la maionese. Per fortuna è ancora tra noi. Katie ha dovuto dire se è mai stata innamorata, e poi le è capitato un obbligo nel quale doveva dare una sberla a chi le è di fronte, cioè Billie. Si è alzata e gliel'ha dato, e tutti si sono messi a ridere per la faccia di Billie. Poveretto. Poi è stata la volta di Billie, e la scena è degna di essere raccontata. Il primo biglietto a lui dedicato, era un obbligo da parte di Sandy.
"Allora Bill! Metti le calze sulle orecchie per tutto il resto del gioco!!" Billie si sfila le scarpe nere, prende i calzini dai piedi, e li mette davvero sulle orecchie. Si alza in piedi e si mette a giocare come un bambino, correndo per la camera come un aeroplano con quei calzini, e noi lo accompagniamo battendo le mani a ritmo e ridendo come i pazzi. Poi la seconda volta, il nostro caro Billie deve dire una bella confessione. Pat è la seconda ed ultima alla quale lui capita.
"Cucciolo, verità!"
"Tesoro! Dimmi tutto!!" Fanno tipo i pucciosi innamorati, sono due tipi ridicoli.
"Allora… Chi è stata l'ultima persona che hai visto nuda?" Bill non esita a rispondere.
"Mike!" Mike lo guarda e gli tira un pugno, si avvicina ancora di più le gambe incrociate, e abbassa la testa. "Su dai, non fare il timido!! Un po' di mesi fa stavamo al lago, ed era notte. Che cazzo ne so che stava facendo! Giuro che si buttò nudo nel lago!! Secondo me eri o ubriaco, oppure strafatto" Lo guarda di sottecchi, accusatore. Tutti ridiamo, mentre lui ci racconta un po' di quel tempo, del perché lui era fuori quella notte a quell'ora, e poi sfodera un sorrisone, e, conoscendo il carattere un po' timido del migliore amico, lascia perdere, e riprende il discorso. "Va beh, poco importa. La domanda era a me, non a te" E quindi passiamo avanti. L'ultimo a non essere capitato per dare ad un altro un obbligo o una verità, è proprio Kevin.
"Olà! Kevin, tocca a te!!" Dice Pat.
"Va bene… Allora…" Gira la bottiglia, e indovinate un po'? capito io, a pennello proprio.
"Ahah la nostra cara Christie finalmente capita per qualche bella prova!" Dice Dave. Gli mostro il dito medio, con un sorriso stampato in volto, e lui lo mette orizzontalmente, a formare una croce col mio, da lontano.
"Fottiti EC"
"Anche tu, cara" Ridiamo, poi Kevin finalmente sceglie la mia pena.
"Allora cara Chris… Obbligo." CAZZO. Wow, non pensavo facesse così male allo stomaco quel panino.
"Oddio che MAL DI PANCIA!! Scusate ma devo proprio andareeee…" Mentre mi alzo e tutti ridono, Billie mi trattiene per un avambraccio.
"Non avevi detto che era solo un gioco?" Dice lui. Ma vorrei strozzarlo questo infame!!
"Bastardo!! Tu oggi me la paghi!!" Gli dico, poi gli sorrido. Mi siedo di nuovo, e ascolto cosa mi spetta. "Che devo fare??"
"Allora… Qui dice: Bacia appassionatamente un peluche per dieci secondi." Lui sorride soddisfatto.
"Ebbene sia! Amerò quel fottuto peluche come fosse il mio amante!! Datemi il fottuto peluche!"
"Eccolo qui!" Pat si alza e prende dalla sua borsa un peluche.
"Scusa ma tu ti porti i peluche appresso?" Dico io divertita, prendendo dalle sue mani un peluche a forma di porcellino rosa. Ma che cazzo, giusto un porcellino!
"Certo che no! Ma siccome so che c'è scritto in quei biglietti perché li ho fatti io, ho portato ciò che di solito non si trova in giro!!"
"Sese vabbè! Io intanto mi sbaciucchio questo bellissimo porcellino!" Avvicino le labbra al piccolo visino del peluche e le lascio incollate. Poi sento Billie che parla.
"Non vi accoppiate, Chris! Ci sono altri pretendenti sia per te sia per quel porco!" Tutti ridono, io non posso, se no perdo. Aspetto gli ultimi secondi, e quando è finalmente finita, lancio il peluche addosso a Billie che divertito, lo prende e lo ridà a Pat. Ed è così che passa il pomeriggio. Beh, quel poveretto di Hal si è beccato la seconda pescata prima che il gioco finisse, e si è dovuto mettere un cubetto di ghiaccio nei pantaloni, e aspettare che si sciogliesse. Non sto a dire tutte le mosse che ha fatto per evitare che quel coso andasse a refrigerare parti delicate. Povero ragazzo. Intanto io e Pat ci mettiamo a pulire la stanza da tutte le carte dei sandwich, e le mettiamo nella busta. I sandwich che sono rimasti li portiamo in cucina, così possiamo mangiare stasera. Alla fine ci rimettiamo a pulire casa. Riprendiamo il piano di sotto, dobbiamo solo togliere la polvere dai mobili e riportarli in casa. Ma li entreremo solo dopo aver finito tutto, perciò, invece di andare a togliere la polvere, perché tanto fuori la polvere se la riprendono, saliamo sopra, e ci mettiamo a pulire per terra e sui muri. Poi arriva la volta del bagno. Oddio che schifo che c'è in quel bagno. Forse non viene pulito da quando sono lì dentro. Dopotutto le gemelle hanno l'aria di essere due che si getterebbero da un burrone con le mani legate dietro la schiena, piuttosto che lasciarle libere e finire per rompersi un'unghia cadendo. Sono fatte così le troie, no? Ma non importa ora. La manicure se la fanno un altro giorno. Adesso devono pulire anche loro, perché le due saputelle vivono qui dentro come tutti gli altri, e devono contribuire. Io, Pat e loro due, entriamo in bagno per pulirlo. Ecco, a prima vista è piccolo, perché effettivamente è una sorta di ripostiglio. Ci sono scatole, armadietti rotti, una specie di lavatrice e un lavandino sporchissimo. Per non parlare del water! Mio Dio! io non sarò certo una che cerca la perfezione, ma cristoddio, questo scempio va eliminato, è autodistruttivo! Una buona soluzione sarebbe metterci del TNT e farlo saltare in aria. Ma poi poveretti dove andrebbero a prendere un altro bagno? meglio di no. Ci dobbiamo solo ripiegare le maniche e metterci d'impegno, così finiremo presto, riporteremo i mobili in casa e alla fine avremo una bella dump fuori, e una reggia dentro. Cominciamo a uscire tutte le cose superflue da dentro, e ci muniamo di secchi pieni di acqua e detersivi, e ci mettiamo a pulire. I ragazzi ci guardano mentre puliamo, addirittura mentre sono piegata a pulire la vasca, mi sento un fischio da dietro. So che era a me, perché purtroppo qui dentro di pervertiti ce n'è fino al collo, e sono l'unica piegata, perché Pat sta pulendo la doccia, e le gemelle invece stanno sedute con le chiappe sui piedi, quindi non si vede una cippa. Io invece devo piegarmi per poter pulire tutto, e sono in bella vista. Alterata mi alzo, e mi rendo conto che non c'è né Mike né Billie, così quando vedo il viso di quell'ebete che ha fischiato gli sbraito come un animale contro.
"Razza di pervertito maniaco! Io non sono un fottuto cagnolino, ti è chiaro? La vedi questa spazzola? Tra poco non pulirà più la vasca, ma finirà nel tuo fottuto culo se non te ne vai di qui!! Capito?" Lui mi guarda con aria sorpresa, poi gira i tacchi e se ne va, mentre sento i passi di qualcuno avvicinarsi. Mentre sono girata, credo sia ancora lui, perciò mi giro, alzo la spazzola e sto per colpirlo, ma quando vedo Billie che cerca di schivare il colpo mortale, abbasso il braccio e lui mi guarda divertito.
"Ehi, guarda che devi pulire lì, non me!" E ride.
"Ma vai a cagare!!"
"Se non pulite il bagno non posso!!" Ride ancora, provocando anche in me una leggera risata. Poi continua. "Che è successo? Ti ho sentita gridare…"
"Nah, niente… Uno dei vostri amichetti coglioni mi ha fischiato…"
"Capisco… Va beh, quando avete finito avvisateci che portiamo su tutti i mobili…"
"Va bene, a dopo" Se ne va anche lui, mentre Pat gira il viso verso di me, e sorride.
"Brava sorella! Una scenata un po' fiacca, ma meglio di niente!! Dammi il cinque!" Mi dona un sorriso a trentadue denti, e il faccio come richiesto, le do il cinque, e poi rido.
"Ahah si, beh se l'è meritato! La prossima volta che fa una cosa simile glielo ficco nel culo questo coso! Solo che mi dispiace… Povera spazzola!" Lei ride, poi scuote la testa e parla.
"No… Meglio che usi qualcosa di vecchio… Povera spazzola, meglio lasciarla in vita un altro pochino, non credi?"
"Ahahah si! Meglio così!" Poi mi rimetto vicino alla vasca e riprendo a pulire. Quando poi abbiamo finito, mi alzo, scendo giù e chiamo Billie e Mike.
"Ragazzi! Abbiamo finito!"
"Okay… Veniamo subito." Ma mentre si avviano verso l'esterno assieme agli altri ragazzi, li blocco.
"No, aspettate! Allora… Io e Pat scendiamo, puliamo i mobili e uno alla volta li rientrate."
"Si ma poi dove li mettiamo?"
"Giusto… Allora Pat e le gemelle puliranno e io vi dirò dove mettere i mobili, okay?"
"Va bene. Allora falle scendere." Io salgo su, chiamo Pat e le gemelle, e poi scendiamo tutte giù. Loro se ne escono fuori con tutti i ragazzi e cominciano ad entrare mobili puliti e si può dire anche piuttosto profumati, e io guido i ragazzi per farli mettere per bene e nei posti giusti. Finito il nostro lavoraccio, ci accasciamo tutti al piano di sopra, sui materassi. Io ho un'idea.
"Ragazzi, che ore sono?"
"Sono le sette, perché?"
"Possiamo andare a prendere i cuscini e delle coperte!!"
"Hai ragione, ma vedi… Siamo stanchissimi…" Dice Billie, sbadigliando.
"Pat, puoi guidare?"
"Credo di si… Andiamo solo noi due?"
"Si, se per te non è un problema…"
"Solo che Bill ci deve dire da dove prendere le coperte." Billie apre un occhio, e parla.
"Dovete andare in fondo alla strada… Lì c'è un piccolo capannone… Di solito ci sono un sacco di cose. Basta che andate a controllare, e se ci sono, li prendete, se no… Aspettiamo domani e andiamo a vedere se ci sono nella fabbrica dove abbiamo preso i materassi…"
"Va bene Bill… Ragazzi, torniamo tra poco!" Dico io, mentre corro con Pat alla porta, e andiamo subito a destinazione. Il capannone, è un po' malandato. È grandissimo, e fatto per lo più da lamiere incurvate. Il tetto è un po' arrugginito, credo. Voglio dire, è rosso, se non è stato pittato, perché non lo sembra proprio, è per forza un po' arrugginito. Poi io che ne capisco? Magari non è ruggine. Comunque è aperto, nonostante ci sia una specie di sportellone, ma è rotto, non si può aprire, quindi qualcuno l'avrà spostato, e adesso è accessibile a tutti. Non c'è scritto né proprietà privata, né niente. Diciamo solo che c'è una recinsione di filo spinato che però è mezza rotta e quindi non costituisce un problema. Almeno non per dei ragazzi. Entriamo dentro, e cominciamo a cercare. Ci sono grandi scatoloni di fabbriche, e io e Pat ci dividiamo per cercare in ogni sezione. Cercando cercando, arriviamo a trovare qualche cuscino, lei ne trova sette, io uno solo. Forse alla dump ce ne saranno altri, ma non ne serviranno mai così tanti in una volta sola. I cuscini che abbiamo preso sono nuovi. Erano in degli scatoloni con il simbolo di un'azienda che forse li vende, e in più erano sigillati con del nastro adesivo. Io invece mi metto a cercare, e trovo tre pacchi di lenzuola, di cui due sono di lenzuola a fiori, e l'altro invece con lenzuola di colori diversi, e alla fine trovo anche dei piumini. Di questi ne trovo tipo quattro scatole, e siccome i piumini servono sempre, anche se non restiamo alla dump, le carichiamo tutti nel nostro furgoncino verde hippy, e torniamo a casa trionfanti. Ma appena entriamo, li troviamo tutti a dormire. Io prendo due piumini e li metto uno addosso a Mike, e l'altro addosso a Billie, che stanno vicini e sembrano morire di freddo. Poi mi guardo intorno. La stanza sarà pure enorme, ma fidatevi di me quando vi dico che sembra un centro di accoglienza per barboni. I materassi sono tutti per terra, e nonostante siano sufficienti, quei poveretti dormono ammassati come tanti animali. Li ho fatti stancare per bene, ma almeno adesso non rischiano di prendere il colera! Io non ho sonno , perciò mi rivolgo di nuovo a Pat, per farmi accompagnare a casa.
"Pat, scusa… Puoi accompagnarmi a casa? Ho lasciato le chiavi dentro e non ho idea di come entrare, perciò dovrei andare dalla finestra, e mi serve il tuo aiuto."
"Mmm… Non mi sembra un bel piano, però vengo con te." Mi sorride, e mentre siamo di fronte alla porta, sentiamo il rumore di passi che si avvicinano.
"Che combinate?" Ci giriamo e vediamo Mike, mezzo stordito, che si stropiccia gli occhi, e poi ci guarda.
"Mike io devo andare a casa per cambiarmi… Vengo fra poco"
"Billie mi ha detto che hai dimenticato le chiavi dentro, come devi fare? Hai bisogno di aiuto?"
"Non preoccuparti viene Pat con me, torna a dormire…" Gli sorrido, mi avvicino, mi alzo sulla punta dei piedi e gli lascio un bacio sulle labbra, che lui ricambia. Poi io e Pat lo salutiamo e usciamo, dirigendoci verso casa. Guardo le finestre. Le tendo sono tirate. Segno che qualcuno è in casa. Scendo dall'auto facendo segno a Pat di aspettarmi, e lei annuisce, scendendo dall'auto e restando lì, ferma, accanto alla portiera dell'auto. Giro la manopola della porta ed entro. Non si sentono rumori. Forse è rientrata Ramona. Mi avvicino al tavolino del telefono e prendo le chiavi silenziosamente, poi vedo che non c'è il cellulare di Ramona. Deve essere lei, allora. Perciò salgo le scale ed entro in camera. Per poco non mi prende un infarto. Ma non è Ramona, cazzo!!

A.a.
Okay, questo capitolo è LUNGHISSIMO! Ma spero che compensi la mia sfortunata assenza dei prossimi giorni, perché non vi assicuro di poter aggiornare in tempo, dato che l'idea c'è, ma non c'è il tempo per metterla per iscritto. Vi avviso già adesso. Quindi se avete qualcosa da dirmi, ditela adesso, oppure aspettate che io torni, forse fra un mesetto, non vi assicuro troppo. Comunque, come avevo già promesso nell'altro capitolo, siccome nel capitolo otto non sono state fatte delle precisazioni, le faccio qui. Dunque, il fatto che Jason Andrew Relva sia morto, è vero. Non so se il ragazzo si chiamasse così, fatto sta che la canzone J.A.R.(Jason Andrew Relva) -questo il nome descritto, quindi non saprei…- , dell'album Insomniac -e dunque non c'entra con la storia perché Insomniac è successivo, ma la persona esisteva comunque -, è dedicata da Billie e Mike a questo ragazzo, morto a diciannove anni (?) -mi sa, mi devo documentare meglio- non so per quale motivo - anche su questo devo documentarmi, magari devo cercare nel testo, forse lo dice- io J.A.R. la conosco appena, non l'ho mai sentita ma ho letto il testo u.u. In ogni caso, come già sapete, la storia è fondata su molti elementi veri, come questo e come la formazione dei Green Day. Il nome della casa, dump, non so se davvero si chiamasse così, ma non avendo trovato informazioni a riguardo, e neanche riguardo alla casa -mi serviva solo un posto per farli stare felici tutti insieme u.u-, ho dato questo nome, che, come scritto nel testo, significa esattamente catapecchia -ehi, ho controllato le mie nozioni sul dizionario Hazon 2011, quindi è del tutto corretto ed attendibile u.u-. In ogni caso, la canzone scritta nel testo del nono capitolo, ovviamente è Green Day, scritta non so precisamente quando - a me sembrava consona alla situazione-, facente parte dell'album 1,039/Smoothed Out Slappy Hours, album pubblicato nel 1990, una specie di riedizione -per chi non lo sapesse o non conoscesse l'album proprio- dell'album precedente 39/Smooth più gli EP di 1,000 Hours e Slappy, dall'insieme di questi, deriva il titolo dell'album (ma va-.-) sopra citato. Quando è stato pubblicato questo album, c'era ancora Al Sobrante come batterista, e comunque è stato pubblicato dalla Lookout! Records.
Ho seguito la linea temporale della storia reale, mettendo assieme la storia dei singoli protagonisti- la nostra cara(?) storia andrà avanti per un bel po', ecco…-, infatti se andiamo avanti con la storia, ci sono particolari in più che ovviamente non c'entrano nulla con i Green Day, altrimenti questo sarebbe un saggio sulla vita della band e dei componenti, ma in realtà, è la vita di Christie.
Per l'appunto, questo capitolo è l'ultimo della prima parte del racconto. L'ho divisa in fasi, non credo che saranno tutte di dieci capitoli, e non so neanche quante parti saranno, ma so che ci saranno delle divisioni. Vi renderete conto quando cambiano le fasi dal colore del titolo. La prima fase è stata tutta rossa, la seconda sarà blu, e così via…
Quindi, se siete arrivati fin qui a leggere, vuol dire che non vi ho completamente annoiati, perciò, perché non lasciare una misera recensione, dopo che le mie dita sono andate in artrosi e il mio cervello reclama libertà dopo tre ore di viaggio e altrettante di scrittura? Va beh, se non lo farete vuol dire che la storia fa cagare, e non merita. Ma io la continuerò lo stesso, tanto da perdere c'ho solo la testa u.u
Adesso passo ai ringraziamenti. Ringrazio innanzi tutto le tre meravigliose ragazze che mi hanno recensita nel capitolo vecchio, e chiedo umilmente scusa se non riesco sempre a passare per leggere le vostre ff. Mi piacciono un casino, ma non ho tempo per andare a leggerle tutta D: che schifo che faccio x.x comunque grazie a BrutalLove, Brain_Stew_ e stefani che hanno recensito (vi ADORO <3), e ringrazio ancora di cuore stefani che l'ha aggiunta alle preferite e le seguite.
Poi un immenso grazie ai GREEN DAY, che anche se non mi conoscono -e probabilmente se mi conoscessero mi ripudierebbero completamente- mi aiutano volta per volta.
Scusate ma ho davvero un mal di testa bestiale, i miei occhi si sono ridotti a delle fessure per la stanchezza, e il mio cervello aspetta la settimana prossima per dei raggi, per capire letteralmente che ho in testa che mi fa così male. Per il resto, grazie ancora a chi recensirà, grazie a chi leggerà solamente. Solo una cosa: se leggete, un secondo di tempo per recensire non ve lo nega nessuno. Sono gratuite grazie al cielo, e per di più cari amici, non vado cercando recensioni lunghe ottanta chilometri. Per cui. Sapete bene che il fandom degli one direction pullula di bimbe che scrivo ottantamila recensioni per una storia di appena venti capitoli. Diamo onore anche al fandom dei Green Day che è sicuramente fatto di scrittrici più originali, alcune le stesse degli one direction, e di storie molto più carine. Non come le solite- perché di bimbeminchia stanno anche su questo fandom eh!, stanno dappertutto!- che descrivono una fan che si invaghisce del cantante e alla fine ci finisce a letto. Io ho cancellato la mia storia proprio per quel motivo: era diventata piatta come le altre, non aveva più senso. La sto riscrivendo e in estate forse la ricomincerò a pubblicare.
Quindi un bacione, e scusate il noioso papiro.
Rage & Billie
The Insomniac one called Jade the Nimrod (sono sempre io, la vostra Imbrogli preferita )

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Capitolo 12
*** Chapter 11: this is Halloween night. ***


RIASSUNTO DEI CAPITOLI PRECEDENTI!!!
Jade, una ragazza italiana, ma di origini americane, dopo aver perso i genitori nella sua infanzia, viene presa in affidamento da sua zia, Dora, che, senza figli e molto giovane, vive con sua nipote e John, suo marito, zio di Jade da parte del padre. Ma, un'inaspettata lettera, sconvolge la vita di Jade che, costretta a trasferirsi in America da sua zia Kate, perde i suoi due migliori amici, Sandra e Kevin, fidanzati. Arrivata in America, conosce Hallen, un ragazzo proveniente da una famiglia poiuttosto povera, che, in cambio di lezioni da parte di Kate, insegnante avviata, presta servizi per la sua famiglia, come ad esempio andare a prendere i bagagli di Jade all'aeroporto quando arriva dall'Italia. Subito Hallen si presta di accompagnare Jade per il quartiere, per farle conoscere la scuola dove andrà e i suoi amici, che abitano tutti assieme in una casa che successivamente verrà chiamata dalla stessa Jade 'dump', che significa appunto catapecchia. Infatti la casa è parecchio messa male, e i ragazzi, tra i quali Billie Joe e Mike, amici di Hallen, decidono di rimetterla apposto. Purtroppo, prima di poter fare ciò, muore un grande amico di Billie e Mike, Jason Andrew Relva, fidanzato di Patricia, o Pat, migliore amica di Jade. Nel frattempo, Jade si sente insicura, crede di poter ricadere nel vizio del bere, che la sua amica Sandra aveva tentato di eliminare. Alla fine Jade ricade, ma sotto l'aiuto di Billie, veterano di questo problema e del vizio di fumare canne e drogarsi, riesce a contenersi per quanto possibile, senza dare a vedere del suo problema. Intanto sua zia Kate, si fidanza con Denver, nome fasullo di Robert, padre adottivo di Mike, separato da sua moglie, che per arrivare alle ragazze della dump, si serve delle loro madri, ignare di tutto ciò che accade alle loro figlie. Alla fine, Jade crede di essersi innamorata di Mike, cosciente però di provare sentimenti anche per Billie. La casa viene rimessa a posto, e i ragazzi vivono assieme momenti felici ma anche tristi, con la musica degli Sweet Children, gruppo composto da Billie, Mike e Al Sobrante, un ragazzo ormai ventenne che lascia la band per ridedicarsi alla scuola. Arriva intanto la festa attesa da tutti: Halloween.









Chapter 11: this is Halloween night.

Sente i miei passi, e si gira. Il suo viso. La sua altezza. Questa persona non è esattamente mia cugina.
"C-che c-cosa ci f-fai n-nella mia cam-mera??" Dico io, spiazzata. Quando sono sconvolta o agitata o fuori da un normale sentimento, quindi quando sono arrabbiata o cose varie, mi trema la voce. Si, un punto a mi sfavore. Non sono certo quella roccia di ragazza che tutti credono, eh! Anche io ho un cuore. Non sembra, ma ecco… Uno ce l'ho. Da qualche parte. L'ho sempre detto no, che da quando i miei sono da qualche parte non terrestre, io sono un pezzo di ghiaccio. Ma anche il ghiaccio si può sciogliere, no? Tornando a noi. Questa persona si gira, e fa cadere per terra qualcosa, quando vedo cosa è divento rossa dalla rabbia. Ma come cazzo si permette questo esserino di venire a rovistare nella mia fottutissima roba, e addirittura di farla cadere per terra? Ma diamine!
"Scusa… Stavo cercando la camera di Ramona… Perché verrà con noi in montagna e devo farle le valigie" Sese, bello raccontala a qualcun altro questa stronzata.
"Sulla porta della sua camera, c'è un cartello col suo nome!! Metti un paio di occhiali la prossima volta!"
"Scusa… Beh, tua zia mi sta aspettando… Meglio che io vada"
"Strano, non ho visto nessuna macchina giù nel viale, e tantomeno ho visto la zia. Dov'è?"
"Sta aspettando dall'altra parte della strada"
"Brutto bugiardo maniaco pervertito!! Se ti trovo un'altra volta a rovistare nelle mie cose, giuro che ti strappo quel fottuto sorriso dalla faccia e ti picchio con un coltello! Ti giuro che lo faccio, brutto maiale!" E certo. Il nostro fottutissimo carissimo fidanzato di mia zia, il prototipo di maniaco. Denver. Che nome brutto che ha. Non ho neanche il tempo di indicargli la porta con il braccio, che me lo ritrovo addosso. Ma che cazzo fa?
"Tu, puttanella, non mi fi paura… Stai bene attenta ai posti dove vai… Perché sarò la tua ombra…" Mi dice, avvicinandosi a me. Preme il suo corpo contro il mio, spingendomi verso la porta. Comincia ad avvicinare le sue sudicie labbra al mio collo, percorrendolo col suo fiato umido e insulso. Poi riprende a parlare il maniaco, mentre a me manca il fiato per lo schifo e la paura che questo pazzo possa farmi qualcosa.
"Ti ho incontrata quando andavi al bar dai ragazzi…Billie e Mike… Io sono il padre di Mike… quello adottivo… Io e sua madre siamo separati… Ma so dove abitano e vado a fargli visita ogni tanto…"
"Brutto maniaco schifoso! Toglimi le mani di dosso!!" Continuo io invece, riacquistando improvvisamente le forze.
"Ti ho seguita sempre… E attraverso quella stupida di Kate, sono arrivato a te…" Adesso sono stanca. Questo coso mi fa davvero schifo, ecco. Addirittura si è slacciato la cintura dei pantaloni, e ha tirato un po' fuori una parte di lui che sinceramente avrei preferito non tirasse. Già fa schifo il suo carattere, figurati il resto! Ma adesso che ha tolto le protezioni da sopra, posso fare un cosa che mi riuscirà anche meglio. Gli tiro un calcio nelle parti basse, e lo lascio dolorante, scappando giù, da Pat, senza curarmi di chiudere la porta di casa. Entro in auto, e la faccio partire subito.
"Che è successo Chris???" Mi dice, vedendomi ansimare e parlare a stento. Ho un flash back… L'uomo che si era alzato. Improvvisamente le immagini coincidono. Quel tipo ubriaco e puzzolente, quello che si era alzato, che addirittura sembrava un cinquantenne tanto era ridotto male, quello che Mike aveva cacciato così malamente. Adesso capisco il perché della sua reazione. Adesso so chi è quell'uomo. Suo padre è Denver, e quell'uomo al bar della madre di Bill è la stessa persona! Non riesco più a spiccicare parola. Il ricordo di quell'essere schifoso che ha osato sfoderare quello che resta della sua flaccida virilità mi dà i brividi. Mi viene da vomitare persino. Credo che sia qualcosa che resterà impressa nella mia memoria a vita. Come un tatuaggio… non riesco a rispondere a Pat. Sono bloccata. Non riesco a spiccicare parola. Adesso comprendo anche lo sguardo di Billie. Lui non era solo preoccupato per me. Era anche dispiaciuto per il fatto di Mike. lui sapeva chi era quell'uomo. E quando invece mi disse che aveva fatto quella faccia perché sapeva che io piaccio a Mike ed era preoccupato per l'amico, non era completamente la verità. Lui oltre a questo, sapeva che quel tizio era il padre dell'amico, e quindi non mi ha detto nulla. Ma non capisco perché! Cioè, il perché è ovvio. Ma perché poi non mi ha più detto nulla? Boh. Intanto cerco di aprire bocca, ma esce solo un filo di voce.
"Voleva stuprarmi"
"Chi???" Dice lei, ansiosa.
"Il padre… Di Mike…"
"Robert?" Robert?? Chi è Robert? Oh mio Dio! ha anche usato un nome diverso!!
"Se è quello del bar… Allora è lui…"
"Certo che è lui!! Non te l'aveva detto Billie?"
"No… A me quel tipo ha detto di chiamarsi Denver…"
"Lo so… Quello è un maniaco pervertito. Ha quasi quaranta anni suonati, è un ubriacone, va dietro alle ragazzine, ecco perché ha divorziato dalla moglie. Stagli alla larga!!"
"Ma… Lui… Lui è… Il compagno di mia zia…"
"Oh Cristo!! E dille di allontanarlo!! Chris!"
"Che ti posso fare io?? Non c'entro nulla!! Aveva una mia mutandina in mano, lo capisci!! E lo ha anche tirato fuori, quel coso flaccido e viscido!! Ti rendi conto???!!!" Scoppio in lacrime. Va bene. Basta. Non ce la faccio più. Questa corazza non regge più. Io non sono quella che voglio far credere. Io sono tutt'altro. Sono sempre stata fragile, a causa soprattutto della morte dei miei. Ho sempre cercato di far sembrare che fossi diventata diversa, che fossi cambiata. E invece no. Sono diversa fuori, non dentro. Dentro sono peggiorata, non sono migliorata. Sono diventata una con la doppia personalità e ciò non mi piace affatto. Mia zia Dora mi ha sopportata per tanto tempo, perché infondo anche lei è rimasta una ragazzina. Una diciassettenne come me. Mentre piango nervosamente a dirotto, singhiozzando, Pat allunga una mano, e la mette sulla mia, che sta contorcendo il lembo della mia maglietta.
"Calmati, su! Non preoccuparti… Adesso andiamo da Mike, e ci parliamo… Poi vediamo che fare"
"V-va… B-bene…" E ripartono i singhiozzi. Arriviamo velocemente alla dump. Pat scende dall'auto e viene ad aprirmi la portiera. Mi prende per mano, e mi accompagna dentro. Appena entriamo vediamo Billie alle prese con degli accordi, mentre legge su un foglio una serie di parole, e con una matita le cambia. Ci guarda, e quando mi vede con le lacrime, subito parla.
"Che le è successo Pat?? Che avete fatto?"
"Niente Bill! Non è stata colpa nostra… Robert…"
"Robert?? Quell'infame?? Che le ha fatto?" Si alza e mi viene incontro. Mi squadra tutta, come per vedere se c'è qualche segno di lui. Ma non ne vede. Mi avvicino a lui di più, e lo abbraccio, stringendomi al suo petto. Ho bisogno di un amico. Ho bisogno di qualcuno di più forte, sia fisicamente che, presuppongo, mentalmente. Ho bisogno di uno come Bill. E come lui, c'è solo lui. Lui mi accoglie a braccia aperte, e mi accarezza lentamente la spalla. Pat riprende a parlare, sedendosi sul divano.
"Dice che si è presentato a sua zia con il nome di Denver… Che è il suo compagno… Ha tentato di stuprarla…"
"Lo sta facendo con tutte le ragazze della dump!! Che diamine! L'hanno scorso lo fece alle gemelle, e ancora prima con te! Quello è malato!! Che ti ha detto Chris??" Si rivolge poi lui a me, guardandomi in viso, senza però allontanarsi da me.
"Ha… Ha detto che… Che devo stare attenta a dove vado… Perché mi seguirà…"
"Ti seguirà, eh? Quel fottuto pezzo di merda la pagherà cara!"
"Dovremmo avvisare Mike…" Dice Pat.
"No! Lui non deve sapere nulla. Servirebbe solo a farlo alterare. Lui non può fare nulla. Io si."
"Perché lui no e tu si? Cosa c'è di diverso tra voi??" Dice alterata Pat.
"Io non ho nulla da perdere. Lui adesso si! Quindi, se non ti dispiace, ha infastidito la nostra famiglia troppe volte! Noi siamo come una famiglia, e io sono più grande di Mike, quindi me la vedo io."
"Non dire cazzate Bill… Lo sai che non ce la puoi fare. E poi anche tu hai da perdere… Hai la musica… Non puoi fare queste cazzate!! Hai diciassette anni, lascialo perdere, andremo dalla polizia!"
"La musica non è una persona! Sono stato fortunato ad avercela nel sangue, ma Mike ha Christie, lui adesso ha da perdere. Quello lì è pazzo. Potrebbe fare qualunque cosa, non lo sappiamo. Lasciate che sia io a vedermela!"
"Billie, ti prego…" Dico io. "Lascia stare… Non fa nulla…" Dico tremando.
"Ma non lo vedi che stai tremando? Aspetta qui con Pat, vado a prenderti una coperta… E dei fazzoletti. I tuoi occhi sembrano due brocche!!" Sorride, e parla con tono ironico alla fine. Io gli sorrido, mi siedo accanto a Pat, e lei mi abbraccia, tirandomi a sé.
"Grazie Billie…" Lui mi sorride, sale sopra e va a prendere la coperta, poi scende giù, e me la posa addosso con cura. Si abbassa sulle ginocchia e mi guarda in viso.
"Non preoccuparti. So quello che faccio. Il marito di mia madre è un bastardo. Non è peggio di questo coglione, ma ci siamo quasi. Non ha ancora tentato di violentarmi, e non lo farà. Per il momento, ti consiglio di portarti un coltello appresso… Non si sa mai…"
"Ahahah Billie! Ma sei scemo? Un coltello? Ahahah ma dai! E poi seriamente, non fare stupidaggini… Sto bene…"
"Se tua zia sta con quel tipo, stai sicura che neanche se la pagassi lo lascerebbe… Ha questo strano particolare…"
"Lo so già… Sono fuori da due giorni, e non sono ancora tornati… Cioè, fino ad ora…"
"Mi dispiace Chris… È tutta colpa nostra…"
"Non è vero, dai Bill…"
"Invece è vero, Chris. Se tu non ci avessi mai conosciuti, alla fine non staresti in questi problemi…"
"Ma non è così, Bill! Lui va dietro alle ragazze del quartiere! Se non vi avessi mai incontrati, comunque mi avrebbe vista da qualche parte qui intorno"
"No Chris, ti sbagli." Interviene Pat. "Quel tipo lì va dietro solo alle ragazze della dump. Non credevamo che potesse farlo anche a te, perché infondo stai con noi da appena due mesi… Ma alla fine un po' di tempo fa abbiamo fatto allontanare la sorella di Jason da qui, perché stava diventando troppo pericoloso. Prima era Josh a proteggerci in qualche modo… Adesso…" Fa una breve pausa e guarda per terra. "Adesso siamo sole… Abbiamo solo Billie e Mike, e gli altri, ma loro sono più piccoli…"
"Ma… Ma così ci rimettono i ragazzi… Forse…"
"Christie, smettila. È un problema mio, non dei ragazzi. Non preoccuparti."
"Allora sei doppiamente stupido! In tanti potreste anche farcela, ma uno solo?" Lui mi guarda negli occhi. Lo guardo, speranzosa che lasci perdere tutto, e si faccia aiutare. Ma lui non vuole farsi aiutare. Lui è così. Lui è autosufficiente. Lui è un tipo con la corazza dura. Non credo che si farebbe cogliere un momento impreparato, o bisognoso di aiuto. Non potrebbe mai. Non ce la farebbe proprio…
"Vado a svegliare gli altri. Non fatene parola con nessuno, chiaro?"
"Billie. Giura che non ti metti in mezzo."
"Se ti aggredirà di nuovo lo faccio fuori, te lo giuro."
"Billie…" Ma è troppo tardi. Vedo in quegli occhi un bagliore di sfida. Vedo in quegli occhi angoscia, determinazione, tristezza, amarezza, tante cose. Tante che in lui non sembrano albergarci. Ma in quella musica, in quella musica si sente quello che prova dentro. Si sente, è inevitabile. Sale le scale, e poco dopo, sentiamo gli altri parlare, mentre lui grida per svegliarli. Mi scappa un sorriso. Nonostante le preoccupazioni, lui è sempre lo stesso. Sempre spensierato e un po' dittatore. Scendono tutti giù, mentre mi vedono con la coperta addosso. Kevin mi si avvicina, e mi guarda. Lui mi capisce. Lo sa che c'è qualcosa che non va.
"Chris?"
"Si… Dopo…" Lui annuisce lievemente, si siede, e mi massaggia la spalla. Poco dopo, Billie solleva un po' la situazione.
"Cazzo Chris! Ci hai minacciati per una settimana intera per andare in giro ad Halloween e tu stai qua e non ti prepari?? Kevin!! Accompagnala a casa, così si può cambiare!"
"No Bill… A casa no…" Dico io, supplicandolo. Lui mi prende per mano, e mi porta in cucina, dicendo a tutti di aspettarci.
"Chris. Ascoltami bene. Non vuoi andare a casa? Va bene. Allora vai a casa con Pat. Ma non puoi restare qua. Non ti conviene. Quello ti viene a cercare qui. Non sa dove abita Pat, ma sa dove siamo noi. Quindi, vai via con lei, oppure con Kevin, non lo so. Dove stai più a tuo agio. Ma vai via di qui."
"Va bene Bill… Grazie…" Gli sorrido, poi lo abbraccio. Ci dividiamo poco dopo e torniamo dagli altri. Mi avvicino a Mike, lo abbraccio forte. Non può immaginare cosa sia accaduto. Mi abbraccia anche lui, sorride, avvicina il viso al mio e mi bacia. Mi sento un po' più sollevata. Se solo potessi, adesso andrei a casa con lui. Ma quel maniaco segue anche Mike, quindi è meglio di no. Pat si avvicina a me, e mi prende per mano, dopo che Billie le ha detto tutto. Gli altri, ignari di tutto, come anche Mike, ci salutano, e ognuno se ne va a casa propria. Appena usciamo però, Billie viene con noi.
"Aspettate! Aspettate! Quel maniaco sicuro vi seguirà. Io non devo travestirmi… Vengo con voi, così sto attento se quel pezzo di merda vi ha seguite, va bene?"
"Si ma… Scusa, stai tentando spudoratamente di evitare di travestirti? Nono caro, e invece ti sbagli, noi ti truccheremo e travestiremo!! Sarai un mimo! I pantaloni ce li hai, hai le scarpe… Ti manca il trucco e una maglietta a righe!" Dice Pat. Io rido.
"No, cazzo!! Io non vogliooooo!!" Dice lui, quasi pregandoci, come un bambino, scherzando ovviamente. Alla fine lo spingiamo, anzi sarebbe meglio dire costringiamo, a rientrare in casa e sale al piano di sopra, per prendere, una maglietta a righe, e scende con una maglietta per la metà destra bianca, e per la metà sinistra nera. Perciò ci mettiamo in auto e ci avviamo a casa di Pat. Saliamo nella sua camera, mentre Billie aspetta al piano di sotto. I genitori di Pat non sono in casa, ecco perché Pat lo ha fatto entrare. Intanto lei si immerge nel suo armadio: si, si immerge, avete capito bene. È un enorme armadio nel muro, una camera di più, e ci sono diversi scaffali in fondo, mentre sulla superficie ci sono dei pantaloni, delle gonne lunghe e dei cappotti. Per terra ci sono scatole ripiene di accessori da parrucchiera, e diversi tipi di scarpe. Spalanco la bocca, ma Pat mi rassicura subito.
"Non farti strane idee. Io e mia sorella condividiamo questo armadio, e la sua parte è quella più piena di roba. La mia è più piccola… Entra, te la faccio vedere!" Mi sorride, mi prende per mano, poi entriamo, ci immergiamo, nel grande armadio. L'interno è illuminato da tre luci attaccate al soffitto. È molto luminoso qui, molto spazioso. Pat apre degli scaffali, prende una serie di magliette, e me le porge. Poi si volta verso la sbarra di ferro sospesa di fronte alla porta dell'armadio, e sceglie due lunghe gonne: una è nera e grigia, con qualche fiore di colori scuri, tipo marrone, bordeaux, e diversi altri colori, e l'altra invece decorata come se fosse rattoppata con delle toppe di diversi colori invernali, nere, marroni, rosse, arancioni, blu, boh ci sono tanti colori, e sopra ogni toppa c'è un disegno diverso. Poi prende un copri spalle di jeans rosso con l'interno in una specie di lana, e mette tutto sulle mie braccia.
"Hai per caso intenzione di farmi mettere tutta questa roba?" Dico io guardando i vestiti.
"No! Solo il giubbottino di jeans è sicuro che lo metti! Tra le altre cose devi scegliere tu!!" Mi sorride, poi mi spinge via dall'armadio, ridendo. "Vai giù da Bill magari lui saprà consigliarti…" Mi fa l'occhiolino, poi si chiude nell'armadio e mi lascia in balia di Billie. Ma questa ragazza è pazza?
"Ma sei scema? A Billie? Devo chiedere a lui?? Ma cosa ti frulla in quella testaccia?? Oh ma io non lo so!! Assurdo!!" Sento la sua risata provenire dall'interno dell'armadio. Poi giro i tacchi, e mi dirigo giù, come mi ha detto lei. Vedo Billie seduto sul divano, con le braccia allargate e stese sulla testiera. Inarca un sopracciglio, e poi parla.
"Hai intenzione di mettere tutta quella roba?"
"La stessa domanda che ho fatto a Pat. E mi ha detto che devo scegliere."
"E cosa hai scelto?"
"Che deciderai tu."
"Che?! Deciderò io?"
"Esattamente. O, quantomeno mi aiuterai a farlo!!"
"E va bene. Fai vedere qua." Si alza, mi fa mettere i vestiti sul divano, e si mette a pensare. Poi si gratta la testa, mi guarda, e parla. "Quale ti piace di più?"
"Mah… Io direi la gonna di toppe."
"E la maglietta?"
"Sono indecisa. Sono dieci magliette. Il problema è esattamente questo, idiota." Lo guardo, lui inarca di nuovo un sopracciglio, poi si abbassa sul divano, e prende una maglietta e la gonna che gli detto.
"Metti la gonna" Eh?! Metti la gonna? Ma è impazzito? Con lui come spettatore? Ma anche no!
"Ma certo che no! Sei uno spettatore indesiderato!"
"Non ho detto spogliati e metti la gonna. Ho detto mettila, puoi anche metterla da sopra ai vestiti"
"E va bene…" Infilo la gonna da sopra i pantaloni, e poi Billie mette la maglietta su di me. "Ah si? Questo sarebbe il tuo modo di capire quale è più bella?" Dico io, inarcando un sopracciglio.
"Si perché? Cosa ti aspettavi? Uno stilista?"
"Mah…"
"Senti, vuoi o no il mio aiuto?" Mi chiede scocciato.
"Fai pure…" Mi mette addosso altre quattro magliette, e non sembra affatto indeciso. Quella che sceglie è effettivamente una che mi ha attratta fin da quando me l'aveva data Pat.
"Metti questa." La maglietta è nera. Ha le maniche corte. Ha una stampa. E sapete che cosa c'è scritto? Ramones. Convivendo con questi tipi, ho imparato a sopportare la musica rock. Se mi sentisse mia zia, adesso sarebbe felice che almeno la musica mi è di gradimento. In ogni caso, me la mette tra le mani, e poi mi caccia via.
"Grazie Bill! Ma non c'è bisogno di cacciarmi, devo comunque andare via u.u"
"Si, vabbè. Hasta la vista!" Fa con due dita un saluto tipo militare, ma più sciolto, e appena arrivo vicino alle scale, si getta sul divano di lato.
"Ma vai a cagare!" Gli faccio lo stesso saluto, gli sorrido, e poi salgo le scale. Appena arrivo nella camera di Patricia, la trovo già vestita con la sua felpa, di colore verde con una mano che mostra il dito medio, un paio di jeans larghissimi e con le bretelle lasciate sciolte, e una specie di maschera, a forma di faccia. Una brutta faccia verde e con le rughe. "Dio!! ma che è quella cosa che hai in faccia??"
"Nah… La maschera…"
"La. Maschera. Okay. Altro da dire?"
"Hai scelto i vestiti?"
"Si! Cioè, li ha scelti Bill, però…"
"Okay, okay. Allora entra nell'armadio e mettili, perché poi devo truccarti!!" Mi sorride folgorante. Oh cielo, ma dove sono andata a finire? Le sorrido nervosa. Okay, non voglio più andare. Ehi!! Ho la febbre! Non posso venire cari amici, sono così triste, guardate. Ma l'anno prossimo si pensa! Ma che. Ma sono una codarda! No. Io devo andare. Sono io che ho dato l'iniziativa, perciò io devo essere presente. Entro nell'armadio velocemente e mi cambio. Prendo i miei vestiti e li porto con me in bagno, dove Pat mi conduce. Appena entro, trovo anche Billie.
"Ehi, ma… Tu che ci fai qui?" Chiedo io.
"Questa grandissima idiota vuole truccarmi. Ma non ha capito che io non voglio. Perciò me ne vado, con o senza le mie gambe!!!" Si alza, ma Pat si mette dietro.
"Caro Billie Joe Armstrong. Tu non andrai da nessuna parte!!"
"Ma non basta la mia matita? Perché ci devo mettere il resto?"
"Uff… No! Tu resti qui e basta."
"Ti avverto. Se mi dai fastidio, ti mando a fare in culo. Grazie."
"Prego!!" Lui si risiede su una sedia, e io mi siedo di fronte a lui. E allora Pat comincia a truccarci. A me mette un rossetto rosso molto acceso, ecco. Poi mi mette una matita nera pesantissima e dell'ombretto verde, e alla fine con la matita per gli occhi mi fa una specie di disegno sul viso, su una guancia una croce con diversi particolari e delle lacrime, e invece sull'altra mi disegna un bel cuore con una spada dentro. Molto fantasiosa questa cosa. Alla fine io esco dal bagno, ed è la volta di Billie. Sinceramente non vorrei essere nei suoi panni. Metto il giacchettino di jeans e vado ad aspettare in auto, perché a momenti usciranno. E quando li vedo, per poco non scoppio a ridere. Purtroppo il viso di Billie non è per nulla divertito. Entra in auto con un broncio che arriva fino ai piedi, mentre io e Pat ci mettiamo a parlare.
"Dove andiamo, Pat?"
"Andiamo prima alla dump… Prendiamo gli altri, e ce ne andiamo tutti nel quartiere."
"Okay…" Infatti arriviamo alla dump, dove ci sono tutti. Ma non vedo Mike. Dov'è Mike?? Dov'è? Perché non lo vedo? "Dov'è Mike??" Scendo precipitandomi dall'auto. Quel ragazzo è testardo, ma non pensavo che non si presentasse proprio. Mi aveva promesso che sarebbe venuto.
"Suo padre non vuole che esca… Non lo sappiamo perché."
"Oh. Io lo so…" Dico. È evidente. Esercita comunque un potere sul figlio, che non è ancora diciottenne. Ci credo che adesso stia cercando di tenerlo lontano da noi. Non credo che sappia che lui sia il mio ragazzo. Oddio, ragazzo è una parola grossa. Se lo fosse davvero non sarei attratta da due persone contemporaneamente. Ma che mi succede?
Ho sempre creduto io che avrei avuto una vita semplice. Così non è stato. Non me ne pento troppo. Ho conosciuto in una vita piena di problemi i miei migliori amici. Le persone migliori che potessi mai aver conosciuto. E sono grata a questo Dio per tutto ciò che mi ha concesso. Non ho un paio di genitori, non ho fratelli, ho degli zii. Eppure non posso lamentarmi. Ho ricevuto così tante sconfitte che adesso non ce la faccio neanche più a provare a lottare. Sono emotivamente distrutta. Tutti mi credono forte. Ma in realtà io sono come uno zombie che, alzatosi la mattina, mette il suo più bell'abito, e si veste da vivo, per sembrare uno di essi. E io mi vesto del solito sorriso, della mia solita sfacciataggine, della mia solita risata forzata. Perché per me davvero non c'è più qualcosa per cui ridere. Non so più cosa sia l'amore. Mi ero innamorata, mi ha spezzato il cuore. Ho giurato a me stessa che non mi sarei più innamorata. Ma adesso ritrovo un ragazzo che mi ama. E io non so amarlo. Perché non è quello che cerco. Perché non è lui che io voglio. Non è Mike la persona di cui ho bisogno. Non lo è. Lui è timido, è introverso, è chiuso. È gentile, premuroso, e quando cerca di fare il 'Billie' non ci riesce a pieno. Come quando sotto casa mia mi baciò. Beh, quello fu un totale disastro da parte sua. Io è vero che avevo reagito come al cazzo, ma è pur vero che non ho mai tollerato queste cose. Non sono una troietta da quattro soldi. Mi possono dire di tutto, che sono un'alcolizzata, e lo sono, che sono un'idiota, e beh, chi non lo è a questo mondo? Che sono una pazza, beh l'ho dimostrato, ho tentato di uccidermi, se non è pazzia questa! Beh, non è pazzia. Avevo le mie buone ragioni. Come voglio specificare, io non sono quella che sembro. E diamine, la gente pensa sempre che io sia un prototipo della ragazza forte e decisa. Si, ho un bel caratterino eh. Ma è nato dalla sofferenza. È il mio modo di dire 'no!' a tutto ciò che il mio cervello repelle. Ditemi se sbaglio. Io credo di no, comunque beh, qualcuno la penserà sicuro diverso da me.
Facciamo salire in auto Hal, Kevin, le gemelle, Melinda e Dave e poi vengono anche Phil e quegli altri due di cui non ricordo bene il nome, mi pare Jared e Chris. Che poi sto tipo qui si chiama come me, e vabbè. Comunque saliamo tutti in auto. Indovinate un po'? Hal si è vestito da vampiro. Imbecille. Kevin da lupo mannaro, che poi tanto lupo non sembra, somiglia più ad un cane bastonato. Poi c'è Dave, che si è vestito da non so cosa, sembra una specie di elettricista, o qualcosa simile, insomma indossa una tuta con delle bretelle. Sicuri che non ha sbagliato festa? Mah. Le gemella si sono vestite una da diavoletta, e ci vorrebbe una faccia da scemo per fargli capire che sembrano due idiote, e l'altra invece si è vestita da infermiera. Ma vai a morì ammazzata, va'! okay, lasciamo perdere i migliori auguri. Melinda si è vestita da suora, ma ha una specie di cicatrice sul viso e gli abiti sono tutti strappati. Forse è una suora zombie. E i tre ragazzi si sono vestiti ovviamente da mostri e zombie, che non mi va neanche di descrivere. Arriviamo in poco tempo al raduno di tutte le 'maschere': ci sono tantissimi ragazzi, le strada sono tutte illuminate, sono piene di carte, va bene, ma c'è gente sui marciapiedi, e poi la luce della luna è molto bella e limpida. Billie si offre di andarci a prendere qualcosa da bere, e con lui va anche Dave. Tornano con delle bottiglie di birra, Billie me ne lascia una che bevo per metà tutto d'un sorso. Poi finisco tutta la bottiglia, e mi faccio passare altre tre bottiglie di birra, che Billie mi dà controvoglia perché teme che mi possa ridurre come lui, ma le finisco tutto d'un sorso alla fine. Ad un certo punto, la depressione riprende il sopravvento. Tipica depressione di chi beve come una spugna. Ci sono diverse fasi. Le prime sono depresse, le ultime sono quelle più brille e strambe, io non ci sono ancora arrivata. Perciò rimpiango l'assenza di Mike. Kevin sembra rendersi conto della situazione.
"Cazzo Jade, sei ubriaca!! Ma come cazzo ti viene in testa!?!"
"Oh, ma non gridare, cazzo! Mi scoppia la testa, merda!"
"Tu con questi tipi ti stai fottendo la salute"
"Senti, a me manca Mike. mi sto sfogando così. Cosa minchia vuoi??"
"Non voglio un cazzo!! A me questo tipo non piace!! Io credo che sia meglio se li lasci tutti in pace! Non fanno per te! Tu già tempo fa sei stata male!! Non vorrei che…" Non lo lascio finire, mi avvento a parole su di lui. Tipico da ubriaca, e anche patetico.
"Ma cosa cazzo ti sei messo in testa? Cosa credi che siano questi ragazzi? Sono la mia famiglia! Con loro io condivido tutto! Tu non li conosci come li conosco io!!"
"Non ti incazzare!! Smettila di comportarti così!! Stai davvero esagerando! Hai bevuto come una spugna!! Alzati e vai a bere un po' d'acqua!!"
"Ah io sto esagerando?? Ma ti pare normale?? Come dovrei reagire?" Mi alzo, alterata e non poco, forse dovuto anche dal fatto che ho bevuto e sono interiormente troppo combattuta e indecisa per poter dar retta a decisioni degli altri per me; e muovo un primo passo, azzardando un 'coglione', che a Kevin non passa inosservato.
"Si? E allora tu sei una puttana!! Non te ne frega nulla dei consigli degli altri!!"
"No, cazzo!! Qua sei tu che sei un puttaniere, guarda un po' a chi vai dietro, ma ti rendi conto?? La vedi quella lì??" Gli indico Kelly, quella ragazza che conobbi in palestra. Beh, ragazza è un termine grosso. Lui guarda un breve minuto, poi si gira di nuovo verso di me, e mi guarda interrogativo, con il fiatone dovuto alla sfuriata e la fronte aggrottata. "Quella lì è perfetta per te!! È la puttana della scuola! Se cerchi una puttana, beh, lei è gratis!" Lui grugnisce. Sto esagerando, ma non riesco a fermarmi. Le parole escono da sole. Lui è troppo buono per rispondermi. Va via, con i pugni abbassati, e anche io mi giro. Mi reco da Billie, e mi accascio su di lui.
"Cazzo, che è stato??" Mi chiede, mentre mi trattiene per i fianchi lontano da lui, credendo che io possa svenire. Si avvicina di più al mio viso, e annusa. Il mio cuore palpita. Cosa? Come può? "Hai gli occhi lucidi… Hai pianto o hai la febbre? Cristo e puzzi di birra… Stai bevuta parecchio, eh Chris?" Lo vedo alzare un braccio per chiamare Pat, che per fortuna non lo vede. Ma abbasso il suo braccio e lo guardo negli occhi, triste. Poi li riabbasso, cercando di stare dritta.
"Non… Non lo so cazzo… Ho fatto lite con Kev… "
"Oh oh oh! Fosse la prima persona con cui fai lite!! Anche con me fai lite in continuazione…"
"Credo di essere un problema per la società" Mi allontano da lui, che era fino a poco fa assieme ad altri ragazzi, che continuano a ridere e scherzare tra di loro tranquillamente, senza badare a lui. Ci siamo allontanati un po', e neanche me ne sono accorta. Ecco che succede quando si è ubriachi.
"Si e mo dove vai, problema della società??" Mi dice lui, gridando mentre sono già lontana. Senza neanche girarmi, alzo il braccio e allungo il dito medio, metto l'altra mano in tasca, e barcollando continuo a camminare, rispondendogli comunque, quasi garbatamente.
"A farmi una passeggiata!!" E mi allontano. Non mi segue, credo, ma comunque, non posso restare sola per tutta la serata. Forse dovrei chiamare Mike, almeno per un po' di compagnia. Per fortuna ho il cellulare, così posso chiamarlo.
"Tu… Tu… Tu… Chris!!" Dice lui, entusiasta dall'altro capo del telefono.
"Mike…"
"Ohi, che c'è? Hai bevuto??" Mi chiede, notando i miei singhiozzi e la mia parlata strascicata.
"No… Niente… Solo che… Mi dispiace che tu non sia qui… Volevo stare un po' con te."
"Ti prometto che sono lì fra due secondi."
"Ma Mike!!" Cosa? Ma è matto? Quello lo uccide!! Oh Cristo! Devo avvisare subito Billie. Purtroppo Mike ha già riattaccato. Per quanto mi sia possibile, mi metto a correre, ma un braccio mi afferra. Ma cosa cazzo vogliono da me, questa maledettissima serata?? Oh Cristo! No, no, ti prego no, fa che sia qualcuno travestito da lui, no!! Scoppio in lacrime mi lascio cadere a terra. Non siamo lontani da Billie, ma purtroppo questo ricchione di merda mi sta trascinando via. Mi metto a gridare, mi dimeno, fino addirittura a sentire il sangue uscire dalla mia bocca, mentre quel bastardo mi trascina via. Perché ce l'ha con me?

POV Billie Joe Armstrong.
Oh cazzo. Ecco. Ne ho fatta un'altra. Che diamine, porca troia, ma perché sono così stupido!! Ho lasciato Chris da sola, ubriaca, e con una minaccia alle spalle.
Stai dicendo che sono coglione?
Oh, ma certo che lo sei Jimmy, cazzo!! Hai lasciato quella ragazza in balia di un maniaco pervertito, cosa credi che accada?? Cazzo, torniamo indietro e andiamo a riprenderla!
Sei pazzo? Indietro?? E che cazzo dici agli altri? Ehi, ho perso Chris, probabilmente l'ha rapita quello psicopatico del padre di Mike, e sto andando a cercarla.
Ma sei coglione, Jimmy!! Dobbiamo tornare! No, cazzo. Non la possiamo lasciare così! Muoviti, se no ti spezzo le gambe.
Io le gambe non ce le ho coglione!
Almeno non sei il primo che mi chiama così, Jimmy.
Comincio a camminare, lasciando indietro Pat che mi guarda strano, mentre beve la sua birra. Come mi attira quella cazzo di bottiglia!! No, no Jimmy, e cazzo riesci a staccarti da quella cosa un secondo? Scusate, non vi ho presentato Jimmy. Lui è… Beh, lui non è una persona. Lui è una voce, una coscienza. Una coscienza stupida, una coscienza meno coscienziosa di me. Ma dopotutto lui è il mio io che non esce. Cazzo Jimmy, resta dentro!!
No cazzo, adesso esco! Che razza di presentazione del cazzo!!
Ti ho detto resta dentro. E tu resti dentro, chiaro? Adesso cerchiamo Christie.
Nel frattempo mi arriva una chiamata da Mike.
"Cazzo Bill! Christie non risponde! Dove cazzo è?"
"Ehm… Mike. posso… Come dire… C'è rumore… Ptsrtsartrs… Non ti sento ptrstrszdrtg… Ti richiamo sdtyrydspo" Ma Mike, non è stupido, mio malgrado.
"Billie non fare il coglione. Lo so che mi senti benissimo. Dove cazzo è Chris? Le è successo qualcosa?"
"La sto cercando, era ubriaca…"
"E l'hai lasciata sola ed ubriaca, ma sei pazzo? Cazzo Billie!! L'ho lasciata due secondi fa al telefono, muoviti cazzo!! Vedi dove è andata!!"
"Se magari chiudi il cazzo del telefono e la smetti di urlare come un cazzo di frocio, magari mi metto a cercarla, porca troia!!" Mike riattacca. Che cazzo, mi fa venire i nervi quando fa così. Grida come un coglione e pretende che la gente lo stia ad ascoltare. Dannato Dirnt.
Mi metto alla ricerca della ragazza. Porca troia, non la trovo. Oddio, cazzo, un sasso. E ma giusto io ci dovevo inciampare!! Oh cristoddio. Ma non è… Un sasso. È una scarpa. È di Chris!! Oh cazzo. Adesso si che mi preoccupo.
Mi metto a correre, seguendo una logica molto strana. Boh, la scarpa era obliqua, con la parte di sopra verso destra, quindi devono essere andati verso destra. Intanto entro nel cuore del quartiere, vicino casa di Mike e casa mia, dove ci sono solo delle luci per la strada, ma il resto è buio, quindi non vedo troppo bene, ma abbastanza per capire dove metto i piedi. E comunque, cazzo, c'è un problema. Io devo trovare quella fottuta ragazza.
Ti piace, ammettilo, cazzo Billie!! Sei un fottuto codardo!
Non sono codardo. Sono realista. Lei NON mi piace, Jimmy. E poi io ti avevo detto torna dentro!
Io non torno dentro!! Io devo PARLARE!! E tu non mi fermerai!
Se ti do una botta, come la mettiamo??
Per darmi una botta coglione, devi colpirti. E se svieni poi, chi cazzo la trova la tua morosa?
Tu sei stato creato dal demonio, tu altro che Jimmy!! Tu sei un periferico di merda!! E lì ci devi rimanere!! Smettila di darmi fastidio o ti faccio cessare di esistere.
Io sono il Gesù della periferia, l'avevi detto tu, vero? Io sono te, non mi accetti per quello che sono, perché tu non accetti questa parte di te.
Non ti accetto perché tu sei la parte di me riuscita male, cazzo! Quindi smettila di parlare, e vai a farti fottere.
Come vuoi, se mi cerchi, ci sono. Ma non rompere il cazzo mentre dormo.
Magari e dormissi sempre, cazzo. Adesso taci, e smettila di dire che mi piace Chris. Non è così.
Fidati, lo è. Io sono te, come posso non saperlo?
Okay. Smetto di rispondergli. Va bene, è vero. Posso ammetterlo a me stesso. Chris mi piace. Va bene, la amo. Forse non ho mai provato una cosa simile prima. Quindi non lo so se è così. Non sono mai stato deciso. Adesso lo sono. Ma io voglio bene a Mike. Lui è mio fratello cazzo, non posso tradirlo. Non è nel mio stile. Solo che non riesco a trattenermi, quando si avvicina, quando anche solo mi sfiora. Va bene. Non sono un bastardo, okay? Sono un essere umano. Anche io ho dei cazzo di sentimenti. E io amo quella fottuta ragazza. E non riesco a sopportare il fatto che non potrà mai essere mia. E non posso dire a me stesso e a Jimmy che non la amo, perché tanto non è vero. Mi sforzo di far sembrare la situazione il più normale possibile, per quanto sia possibile…
Arrivo in un parcheggio. Non ci sono auto. C'è un grande lampione al centro, con una grande insegna in alto. Mi guardo intorno, se poco fa Mike stava parlando con Chris, allora vuol dire che non deve essere troppo lontana. E a giudicare da quanto mi sono allontanato io, beh, devo dire che probabilmente Chris è nei paraggi. Intanto sento una voce flebile che invoca un nome. Ma è il mio nome!! che diavolo succede?? Jimmy, non è il momento di cazzate!!
Ehi, ma non sono io!! Guardati meglio intorno, tonto, forse è Lei.
Tonto tu non me lo dici… E poi vediamo… La voce proviene da destra… Proviamo ad avvicinarci, testa d'uovo.
Mi avvicino effettivamente ad un capannone. Entro dentro silenziosamente, le urla si fanno più vicine. In mano ho la mia bottiglia di birra. Forse può ancora servire, eh! Meglio non buttarla. Jimmy, aiutami cazzo, non dormire adesso!!
Ti ho detto di non disturbarmi mentre dormo, tonto che non sei altro!!
Faccio a meno di te, sporco traditore!!
Ed è così che faccio sempre lite con il mio alter ego. Okay, va beh, io devo cercare Christie, non posso perder tempo con sto tipo qui!
Mi dirigo verso l'interno più buio, e scorgo una figura muoversi. E allora mi viene spontaneo girarmi a destra e a sinistra per capire dove sia. Sono più o meno spaventato. Non sento più le urla di Chris, sento solo una vocina che trema, e basta. Non parla, non fa né dice qualcosa. Sto uscendo pazzo. Dove cazzo mi trovo, uno. Due, dove cazzo è lei. Tre, come cazzo ci è finita qui e chi ce l'ha portata, porca troia.
Lascio un attimo il mio inconscio per tornare alla realtà. La figura non si muove più, eppure è familiare. Ma non è quello che mi aspettavo. O meglio, non è solo quello che mi aspettavo.



A.a.:
Buongiorno cari lettori!! Come va? Questo capitolo è un po' diverso dagli altri, anzi, mooolto diverso. Effettivamente è un po' strano, perchè ci sono questi monologhi tra Billie e il suo alter ego, Jimmy, cioè Jesus of Suburbia. Non so quando sia nato questo alter ego, ma fatto sta che mi serviva per rendere la storia più... Boh, più carina, credo. Sappiate che andrà avanti così per il resto della storia, nel senso che ci saranno diversi monologhi tra Billie Joe e St. Jimmy. Volevo farvi una domanda: secondo voi è più bello se continuo a narrare dal punto di vista di Billie, o da quello di Christie? O meglio, qual è il punto di vista che vi piace di più? Detto questo, passo ai ringraziamenti!!
Una valanga di grazie a...
Fiore_Del_Male e SIMONA ARMSTRONG, che hanno messo la mia storia tra le preferite!! GRAZIEEEE <3;
martydirection23 e TheRockerDancer, che invece l'hanno messa tra le ricordate e le seguite!! Granzie immensamente anche a voi, vi voglio un mondo di bene, e spero di non perdere mai i contatti con voi, due fantastiche ragazze. Scusate il ritardo tutti u.u
e infine ehibike e _BlackParade che l'hanno messa tra le seguite, anche voi mi riempite di gioia, e mi piacerebbe sapere cosa vi abbia spinte a mettere questa 'cosa' nelle storie seguite e non nel cestino dei rifiuti del cervello u.u
E ovviamente grazie alle fantastiche ragazze che mi hanno recensita nel capitolo 10, cioè BrutalLove e stefani. Anche Brain_Stew_ ... Ma ragazza, che fine hai fatto??? Non riesco ad entrare nel tuo profilo di EFP, non mi dire che ti sei cancellata, ti pregoooo :'( Mi fai piangere :'(
E infine ringrazio chi avrà letto solamente, e chi avrà anche recensito. Vi ringrazio di cuore. Un bacione a tutti, ragazzi e ragazze.
E ho notato una cosa strana... Guardate che il quinto capitolo è diviso in due parti, quindi non riesco a capire perchè alla prima parte ci sono la metà delle visite della seconda parte. Se non l'avete letta, andate a leggere la prima parte, altrimenti della seconda non capirete un'emerita mazza (eppure io l'ho anche scritto alla fine della seconda parte che avevo diviso il capitolo, mi sa che non aveva capito nessuno .-.). Boh, questa è la dimostrazione che i titoli non vengono mai letti u.u Comunque, alla prossima, carissimi!!
Rage & Billie
The Insomniac one called Jade the Nimrod

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Capitolo 13
*** Chapter 12: I'm the son of rage and love, y'know... ***


OLAAAA COME VA? ^^ A tutti i fan dei Green Day (e anche ai non, ma insomma solo noi riusciremmo a fare questa cosa u.u): ASCOLTATE IN CONTINUAZIONE RESTLESS HEART SYNDROME MENTRE LEGGETE QUESTO CAPITOLO!! Bravi figliuoli xD <3 ci sentiamo giù!! Buona lettura! <3



Chapter 12: I'm the son of rage and love, y'know…

POV Billie Joe Armstrong
Perché cazzo tutte le sfighe capitano tutte a me? Cosa cazzo sta accadendo, Jimmy?
Non lo so, coglione, la colpa è tua che ti sei innamorato di LEI!
Grazie del conforto! La prossima volta, ricordami di non chiedere consigli a te. Grazie.
È già tanto che ti ho risposto. E poi qui c'è un altro problema, tonto.
Ho notato. Cosa posso fare?
Devi affrontarli Bill.
Si, ma come cazzo faccio??
Chiama Mike.
Ma anche no! Non deve sapere di suo padre!!
E allora fottiti, Armstrong!! Io sono St Jimmy, non…
Si? Vorresti dire non sei Gesù?
Merda…
Detto questo, povero Jimmy, la smetto di importunarlo, e mi faccio avanti da solo. Se devo morire, lo farò combattendo.
"Oh oh, Billie! Chi si vede!! Sei venuto per la puttanella?"
"Lasciala stare merdoso, ti ammazzo se le fai qualcosa." Gli dico io, sicuro. Senza indugi. Non ho davvero un cazzo da perdere, io. Mi avvicino di più, e allora scorgo le due figure. Adesso mi è tutto più chiaro. Sono sempre stati in due. Sono sempre stati loro. Sempre. Tutte le volte che credevamo che era solo quello sporco maniaco, beh, alla fine, non era affatto così. Merda, i nostri fottuti genitori!! E per di più neanche i nostri veri genitori! Possibile che quelle due stupide delle nostre madri non siano mai riuscite a capire chi cazzo sono andate a sposarsi? Se mio padre fosse ancora vivo, so sicuro come sarebbe. Non di certo come questi due coglioni: Robert e quello psicopatico del marito di mia madre, George. Quel bastardo figlio di puttana pensa di poter sostituire mio padre Andy. Ma si sbaglia.
"Tuo padre non ti ha insegnato le buone maniere, eh, piccolo bastardo??"
"Figlio di puttana! Non ti permettere di nominare mio padre, hai capito?"
"Oh oh si è arrabbiato il piccolino!!" Dice stavolta Robert. Cosa cazzo hanno tutti e due da ridere? Improvvisamente vedo la figura di Chris. Per fortuna è viva, cazzo. Questi due fottuti bastardi mi pagheranno cara tutta questa situazione. Guardo Christie che quando incontra il mio sguardo, smette per un attimo di tremare, e tenta di alzarsi.
"Adesso ti diamo una bella lezione, tesorino…" Ridono. Si sente puzza di birra. Hanno bevuto i bastardi, non si rendono conto di quello che stanno facendo. Cristo quanto li odio, maledizione!
Cazzo Billie, fai qualcosa o questi due ci fanno secchi!!
Chi, questi due trimoni?
Bill non li sottovalutare, cazzo! E guarda cazzo!!
O Cristoddio!!
Primo pugno. Cazzo, dovrei cercare di parlare di meno con me stesso e guardare chi mi sta attorno. Mi dimeno, è vero, ma io che posso fare? Se non mi ha mai descritto nessuno, beh, sono piuttosto basso e magro. Molto magro. Più o meno come Mike. Solo che lui è più alto. Quindi beh, non è che io incassi i colpi che una meraviglia. Nessuno mi ha mai iscritto ad un fottuto corso di autodifesa. Fottuta povertà del cazzo. Resto sempre il solito che sa comandare alla grande, ma sono pur sempre minuscolo. Cazzo che dolore allo stomaco questi due bastardi ci stanno dando gas, stanno facendo sul serio! Ma sono usciti di testa?
"Che cazzo fate?? Smettetela, lasciatelo stare!!" Chris si mette a gridare. I due mi lasciano, per andare da lei. Oddio, non oso immaginare cosa vogliano farle. Perciò, li blocco subito.
Che coglione che sei!!
Ma ti pare che lascio che la stuprino?? Ma dico, ti sei fottuto il cervello Jimmy? Ah, giusto, tu un cervello non ce l'hai!
Mi avvento su uno dei due, tanto se cade uno, sicuro l'altro lo segue per aiutarlo. Meglio che se la prendano con me, e non con lei.
Che dire, mi stanno conciando male. Ma, ehi. Sono vivo, no?
Alla fine questo è il punto. Mi sono sacrificato. L'avevo promesso. Avrei affrontato quel bastardo, e il fatto che adesso siano due… Beh, ormai è passato, quindi lasciamo perdere. È come se avessi dovuto affrontare quel coglione due volte. Nulla di che. Bene. Sono a terra, strano vero?
Alla fine mi hanno picchiato quasi a sangue, mi hanno lasciato morente con la faccia piena di lividi e con il labbro inferiore spaccato, e un taglio sulla fronte, e Chris che invece sta in un angolino rannicchiata e si è appena alzata per venirmi ad aiutare. Loro se ne sono andati quando hanno capito cosa hanno combinato.
Difficile da credere che due di quell'età, oddio, non sono poi così grandi, tranne quel bastardo di George che ha credo cinquanta anni, o forse qualcuno in più, voglio dire, mia madre ha superato i cinquanta. Okay, basta con la storia della mia vita.
Chris si avvicina a me, piange. Ha il volto distrutto. Beh, è spaventata, per fortuna non è distrutto perché l'hanno picchiata. Diversamente da me, in effetti.
Si abbassa a me, si mette di ginocchia per terra, e cerca di aiutarmi ad rimettermi in piedi. Sono un po' dolorante, ma sono apposto.
Sono figlio di rabbia e amore, Billie Joe.
Cazzo c'entra ora? Sono uno zombie, quasi mezzo distrutto, e tu mi vieni a dire di te?
Non di me. Di te. Billie noi siamo la stessa persona. Mettitelo nella cazzo di testa. Il figlio della rabbia e dell'amore sei tu, ragiona. Solo tu sei in questa condizione. Sei nella rabbia ma anche nell'amore.
Io non amo. Io mi incazzo solo.
Smetti di fare il coglione, o convinco Chris a ficcarti un ferro nel culo.
Tu con lei non ci parlerai mai.
Io vedo… Il futuro…
È arrivato il mago del cazzo. Il futuro? Allora prevedi che morirò giovane?
No, prevedo che un giorno te la scoperai.
Scoperò anche te.
Sono eccitato.
"Ma vaffanculo" Ops, questa era… Da dire in silenzio.
"Eh?" Dice lei, tra le lacrime, mentre riesce a farmi restare in piedi.
"Perdonami, non mi riferivo a te. Anzi, grazie."
"Scusa… È tutta colpa mia, cazzo. Maledizione. Se fossi stata più attenta…"
"Non preoccuparti, non fa niente."
"Si ma…" Mi guarda. Non sa proseguire. Mi guarda negli occhi, scorgo ancora delle lacrime. Le sorrido a malapena, e poi guardo l'entrata del capannone. Entra un po' di luce, però è quella dei lampioni, quindi non è che si veda troppo. Chris mette un mio braccio sulla spalla, e il suo lo mette attorno al mio fianco. "Ti porto via di qui…"
"Avrei dovuto dirti io così…"
"Tu hai già fatto troppo."
"Forse non abbastanza"
"Cazzo, ti sei fatto picchiare, e secondo te non è ABBASTANZA?" Dice lei, fermandosi un attimo e guardandomi.
"Va beh, con te sembra di parlare con un muro. Sei irremovibile."
"Oh, adesso parliamo correttamente, eh?"
"Senti, io non sarò uno stinco di santo, ma non sono troppo ignorante."
"Come no!! Andiamo adesso, ti porto alla dump"
"Da sola?" Dico io, stranito, e con la voce un po' fiacca, per via del dolore allo stomaco e degli altri vari lividi che mi hanno procurato quegli psicopatici, e anche la botta alla testa.
"No… Ci accompagnerà Pat. Io non so guidare, e la dump non è vicina da raggiungere in questo stato."
"Grazie, Chris."
"Mi dispiace, Billie. È stata tutta colpa mia…"
"Smettila di dire così, non è vero." Lei si ferma di nuovo. Mi regge solamente con la mano, si avvicina al mio viso.
Cazzo, che vuole fare?? Billie Joe, cazzo, fermala! Se tradisce Mike con te, è la fine, addio Sweet Children, addio…
Menomale che eri la parte meno razionale di me, vero Jimmy? Ma stai zitto, e goditi il momento. E poi non è detto che voglia baciarmi.
Abbasso lo sguardo, e vedo che si alza sulla punta dei piedi, si avvicina pericolosamente alla mia guancia, e ci lascia un bacio. Poi poggia la fronte su di essa, facendo poggiare anche la punta del naso. Io la guardo con la coda dell'occhio stranito. Okay. Mi ha dato un bacio sulla guancia. Fin qui, nulla di strano. Ma perché non si stacca? Sento le sue mani che cominciano ad allungarsi verso di me, per abbracciarmi. Sposta il viso sulla mia spalla. Okay, sta facendo tutto lei.
"Grazie. E non fare il cazzone, non mi dire che non devo ringraziarti, perché se no ti castro."
"Merda, no grazie, mi serve ancora."
"Ahahah, povero piccolo Billie."
"Ehi, piccolo non direi…"
"Boh, questo lo dici tu…" Ride. Alla fine sorrido anche io. Lei si allontana, e mi riprende come prima, aiutandomi a camminare. Usciamo dal capannone, e torniamo da Pat. Appena mi vede, mi corre incontro. Anche lei lacrima. Ma sono così importante per loro?
"Cazzo ha fatto Billie?? Io ti vedevo strano!!" Vedo anche Mike. Mi corre in contro, e mi sbraita contro, mentre sia Chris che Pat lo guardano con viso affranto.
"Billie!! Porca troia, ti ho mandato a cercare Chris per vedere se si fosse fatta male, e torni in questo stato? Chris, tutto apposto tu invece?"
"Si Mike… Dobbiamo aiutare Bill piuttosto… Lo hanno… Pestato"
"Chi lo ha pestato??" Chiede sempre più arrabbiato.
"Tuo… Padre… E… Il suo"
"Robert?! Quell'ammasso di ferraglia?? E George? Cosa cazzo volevano da lui??"
"Mike, la storia è complicata, forse è meglio se te ne parlo alla dump." Propone Chris, con la voce spezzata. La guardo con un occhio socchiuso, e lei incrocia il mio sguardo.
"Va bene. Pat, andiamo alla dump" Mike acconsente alla proposta di Chris, e Pat subito si rende disponibile.
"Certo! Aspettate, porto qui il furgoncino!!"
"Non preoccuparti… Ce la posso… Fare…" Dico io, tentando di reggermi in piedi e di dimenticare il dolore che provo.
"Sta' zitto, non riesci neanche a reggerti in piedi!!" Dice Mike. Chris mi guarda ancora, mentre Pat corre via a prendere il furgoncino.
"Cazzo no!! Io… Ce la posso fare!! Non sono… Non mi hanno mica rotto le gambe, porca troia!!" Chris mi blocca e mi rimprovera.
"Ha ragione Mike, Billie. Sta calmo, adesso Pat porta qui il furgone e andiamo via! Adesso siediti qui, Billie…" Mike mi accompagna dove dice Chris e mi fa sedere sul marciapiede.
"Cazzo che dolore…"
"Che ti fa male?" Mi chiede Chris preoccupata.
"Nah… Non preoccuparti…" Le dico io, guardando per terra, posando un braccio su un ginocchio piegato, mentre l'altra gamba ce l'ho stesa sull'asfalto, perchè fa leggermente male, dato che mi hanno preso a calci. In qualche minuto, arriva Pat, con il furgoncino. Oddio che cazzo fa?
Va bene, per farla breve, vi dico che cosa sta combinando.
Per prima cosa, sta suonando il clacson come una sclerata, e quello è un signor clacson, ce l'ho montato io qualche tempo fa, e -ehi!- ha un gran bel suono! Mi prendete per il culo? No, stona le orecchie. Se non avete capito, il mio era sarcasmo. Quel clacson fa cagare.
Poi ha fatto la curva in corsa e il furgoncino sembrava volersi cappottare, e Pat dentro che esce fuori dal finestrino un braccio. All'inizio, quando stava facendo la curva, credevo stesse per uscire un fazzoletto bianco, in segno di resa, come per dire "ehi, io c'ho provato, il fatto è che ho fatto cappottare il furgoncino, merda!". Ma alla fine era solo per richiamare la nostra attenzione. Il che è inutile perché sta suonando da un secolo con quel cazzo di clacson e mi ha distrutto i timpani. E neanche la batteria di Dave mi ha mai fatto questo effetto!!
Appena si ferma di fronte a me, Mike mi aiuta subito ad alzarmi e mi fa entrare dietro, assieme a Chris. Gli altri non li passiamo a prendere, tanto devono solo portarmi alla dump, poi andranno a prendere gli altri.
Si preoccupa per te. Vedi come ti sta guardando.
Guarda che ci vedo anche io. Non c'è sempre bisogno che tu mi dica cosa accade.
Perché non provi?
A fare che?
A dirle la verità.
Ma quale verità! Io non le dirò nulla. Lei sta con Mike. io sto con me stesso.
Ma non farmi ridere. Falle leggere la canzone.
No, quella no.
Billie, ascoltami. Okay, abbiamo sempre fatto lite, ma sono pur sempre una parte di te, cazzo!! Dammi ascolto!!
Tu non puoi capire. Tu sei solo una figura. Tu sei solo in me. Non ti conosce nessuno. Tu non sei una persona, tu non provi sentimenti.
Mi stai offendendo, vacci piano, oh!
Ma vaffanculo.
Anche tu, amorevolmente.
Grazie, non aspettavo di meglio che tu la smettessi di sparare cazzate al vento.
Arriviamo alla dump. Qui è tutto buio, è come l'abbiamo lasciato. Beh, almeno non sono venuti a svaligiare questa schifezza. Chris si alza per prima e apre la porta, mentre Mike mi aiuta ad uscire dal furgoncino ed entrare in casa. Chris apre la porta. Cammina zoppicando, che le è successo?
"Chris? Perché zoppichi?" Chiedo io.
"Non zoppico… Cammino storta perché… Beh, ho perso una scarpa…"
"Uh! È vero!! Che idiota, mi sono dimenticato! Magari se Pat torna lì vicino la riesce a trovare."
"Si, posso dare un'occhiata!" Dice Pat, sorridendole.
"Grazie Pat…" Dice lei, sorridendo. Okay, adesso è segnata a vita, merda. Tutta colpa nostra. Anzi, di Hal che l'ha portata qui quel maledetto giorno, e sta causando problemi sia a me che a lei. Porca troia.
"Nulla… Io e Mike ora andiamo" Dice Pat.
"Perché anche io?"
"Perché io e te dobbiamo parlare!" Gli dice spingendoselo addosso e tirandolo fuori di casa, prima di chiudere la porta, rientra la testa dentro casa e ci fa l'occhiolino. "Ci penso io, non preoccupatevi" E poi va via.
Chris intanto lascia la sua scarpa accanto alla porta, poi mi prende un braccio e se lo mette sulle spalle, e mi aiuta a salire le scale. Mi sento un peso inutile. Un idiota. Mi sono fatto picchiare, e non ho neanche resistito, dopo aver anche deciso di affrontarli da solo.
Entriamo nella camera che ieri abbiamo messo a posto, e mi siedo su un materasso. Chris esce dalla stanza. Ma dove va?! Dopo qualche minuto la vedo tornare con del disinfettante, un po' di ovatta e del ghiaccio secco. Si mette di ginocchia di fronte a me, e mi porge il ghiaccio.
"Mettilo sull'occhio, così si sgonfia un po'…" Mi sorride malinconica.
"Grazie… Ma che devi fare con questa roba?"
"Devo medicarti! Stai fermo tu che non sentirai nulla!!"
"Non sono mica un codardo! Per chi cazzo mi hai preso?"
"Ahahahah ma vai a farti fottere!! Ahahahah"
"Con piacere, stronza" Sorrido. Lei ride, mentre versa un po' di disinfettante su un batuffolo piccolo di ovatta e lo porta sul mio labbro, cominciando a tamponare.
"Fa male?" Chiede, notando che chiudo un po' l'occhio sinistro, cioè quello non nero, perché mi brucia un po'. Non potendo parlare, muovo un po' la mano. "Mi dispiace, ma non preoccuparti, fra poco torna tutto come prima" Inarco un sopracciglio. Ma mi prende per il culo? Ma crede che io sia un bambino? Mah.
"Non sono un bambino, genio." Dico io, con il tono corrucciato, e il viso da finto offeso.
'Non lamentarti e goditi questo momento'. Non era così, giusto Mr. Armstrong?
'Veramente era stai zitto e goditi questo momento'. Ma si. Che cazzo vuoi, eh Jimmy? Non stavi dormendo, cucciolo della nonna? E allora torna a dormire cazzo!!
Oh, ma si è arrabbiato Mr. Armstrong!! Dovrei preoccuparmi, signore?
Io ti uccido, te lo giuro! Ti faccio cessare di esistere Jimmy!
Ma smettila! Chi ti aiuterebbe quando non vuoi parlare a nessuno dei tuoi problemi se io non ci fossi?
Tu mi confondi, cazzo!
Come sei melodrammatico! Smettila, sembri un bambino di tre anni al quale hanno fregato una caramella! Ti lamenti di tutto, smettila, cazzo Bill! Non sei più il Billie Joe Armstrong che conoscevo!
Non lo so neanche più io chi sono, Jimmy. E ora, lasciami in pace.
Christie finisce di medicarmi, e poi mi guarda perplessa.
"Che è successo? Sembri assente, Armstrong!" Dice scherzando.
"Pensavo…" Mi alzo, senza lasciarle il tempo di parlare ancora. Scendo giù in cucina, e cerco qualcosa da mangiare. Trovo nel frigorifero solo una specie di sandwich, okay, non è un sandwich. È…Oddio, dev'essere lì da così tanto tempo, che è diventato verde. Strabuzzo gli occhi. Se fossi stato cieco, io quel coso l'avrei mangiato, e sarei morto per la gioia di tutti. Ma non lo sono, quindi, ehi, dov'è il problema? È che sono ancora vivo.

POV Denise Christie Jade Lambretti
Perché cazzo ho lasciato che si alzasse e andasse via? Dopo tutto quello che ha passato per me, l'unica cosa che sono stata in grado di dirgli è stato 'grazie' e 'scusa è stata colpa mia'?! Devo essermi rincitrullita! Avrei dovuto fermarlo e dirgli tutto. Ma non ho il coraggio. Non ho davvero il coraggio di dirgli quello che provo. E se lui non dovesse provare ciò che provo io? Se mi ridesse in faccia? Lo so che non è n bastardo, ma se prendesse la cosa nel verso sbagliato potrebbe pure alterarsi, o mostrarsi indifferente… Qualcosa cambierebbe di certo, e io ne sarei anche la causa più prossima. Cazzo mi succede? Io, che mi faccio seghe mentali? Ma a me non frega nulla del genere umano! Smettila, Chris, lo sanno tutti che non è così.
Scendo anche io dopo di lui, e lo trovo in cucina.
Che cazzo sta facendo? La cucina è vuota, non c'è da mangiare, dovrebbe saperlo.
"Che fai qui? Non c'è da mangiare!"
"Cazzo, me lo dicevi prima!" Mi guarda con la faccia stanca, alza un braccio, e sbadiglia. Si incammina verso l'uscita dalla cucina, mentre ad un tratto squilla il mio cellulare. Lo prendo in mano, mentre mi giro per uscire anche io dalla stanza, e rispondo.
"Chris, stiamo accompagnando i ragazzi alle loro case… Tutto apposto? Come sta Billie?"
"Non preoccuparti, Mike… Bill sta bene… Tu piuttosto, quando arrivi?"
"Fra poco…"
"Ti aspetto, Mike… Non fate tardi"
"Si, non preoccuparti. Pat comunque non è dei nostri, non viene alla dump... Poi quando torno, dobbiamo parlare."
"Va bene…"
"A dopo" Dice, per poi riattaccare. Il suo tono non era tranquillo. Era serio, ansioso, piuttosto preoccupato anche. Metto il cellulare nella tasca del mio giubbottino, e mi dirigo da Billie, che si è seduto sul divano. Mi siedo accanto a lui, e poggio la testa sulla testiera, guardando il soffitto. Sento che Billie prende la sua chitarra, la Blue, piena di adesivi e scritte, e comincia a suonare, senza foglio d'avanti. Questa deve saperla a memoria. È sempre lei, Green Day.
"Perché ti piace tanto?"
"Perché rappresenta la nostra band. O meglio, me e Mike. parla di ciò che siamo… Che proviamo…"
"Green Day, eh? Mmm…"
"Che c'è?"
"Mi piace…"
"Cosa?" Dice lui, con la faccia sconvolta. Ma che sta pensando questo pervertito?
"Green Day! Ma mi segui mentre parlo?"
"Certo! Il problema è che non ti capisco!" Alla faccia, ha parlato l'uomo più comprensibile della Terra!
"Oh, beh! Ha parlato mister comprendibile al cento percento"
"Vai a farti fottere."
"Con piacere. E comunque, mi sembra un bel nome per la vostra band."
"Green Day? Tu dici? Ma è troppo… Boh… Semplice…"
"Non ti piace?"
"No, mi piace… Ma… Beh…"
"Fidati di me, spaccherete con questo nome…"
"Ma il fatto non è 'spaccare' o no… Il problema è trovare un nome originale e allo stesso tempo che ci identifichi… Non voglio un nome strano, complesso o chissà chè…"
"Allora Green Day, è perfetto."
"Se lo dici tu… Ne devo parlare con Mike… E con il prossimo batterista…"
"Si? L'avete trovato?"
"No, ma lo stiamo cercando… Uno alla fine lo troveremo…"
"E come va con la casa discografica?"
"Voleva pubblicare già i nostri primi pezzi. L'album si doveva chiamare 39 smooth… Doveva contenere i dieci pezzi che abbiamo già fatto, e che tu hai sentito… Però… Volevo aggiungerne altri… Così pubblicheremo l'album l'anno prossimo, prima del tour…"
"E che pezzi stai scrivendo?" Ma proprio quando sta per dirmelo, si apre la porta. È Mike, mi alzo, gli sorrido e gli corro incontro, abbracciandolo. Lui mi abbraccia, poi parla.
"Tieni la scarpa Chris…" Si allontana un po' e mi dà la scarpa, gli sorrido, e la poggio per terra, accanto all'altra. Poi Mike si rivolge a Billie. "Bill? Meglio?" Mi giro, guardando Billie mortificata. Lui annuisce.
"Più o meno…"
"Vieni sopra, dobbiamo parlare… Tutti e tre assieme"
"Va bene…" Saliamo sopra seguendo Mike, che aiuta Billie a salire le scale, ed entriamo nella camera di prima. Mike si siede su un materasso, e io mi siedo accanto a lui. Billie si siede di fronte, su un altro materasso, si stende, e mette le mani sul ventre, e ci guarda, mentre si rivolge a Mike.
"Beh, cosa hai di così importante da dirci, che mi hai rotto il cazzo per farlo?"
"Beh, un cazzo Billie! È colpa tua se sei in quelle condizioni! Perché cazzo non mi hai detto nulla?" Alla faccia, menomale che Pat ci doveva aiutare in questa situazione!
"Non è colpa sua…"
"No! Infatti è colpa anche tua di quell'idiota di Pat. Perché non mi avete detto nulla?"
"Cazzo te la prendi, Mike? Non te l'abbiamo detto perché tu sei un tipo troppo emotivo, e non volevamo che ti incazzassi per una cazzata che potevo risolvere io."
"E si vede come l'hai risolta, cazzo. Me l'ha detto Pat, 'la risolverò io, sono più grande', eh? Ma sei coglione? Sei più grande, e sei più basso, e che vuoi fare??"
"Smettila, Mike, ti stai comportando da idiota, cazzo. Non è colpa sua." Dico io.
"Ma non difenderlo!" Dice, indicandolo con la mano e guardandolo arrabbiato e ferito. Lui non se lìè presa perchè Billie non gli ha parlato di questo problema. Lui si è arrabbiato perchè non gli ha dato importanza e ha voluto fare tutto da solo e ora è in queste condizioni. Questo è ciò che lo mortifica.
"E va bene, Mike. che vuoi che ti dica? Hai ragione, Dirnt. Hai fottutamente ragione. Ma ormai la situazione è chiusa. Preferirei che non venisse più riaperta la questione, va bene?" Dice Billie esausto delle parole dell'amico.
"Billie. Promettimi che non farai cazzate simili di nuovo. Ne va della tua vita, e lo sai che quando dico così è perché io senza di te sono più schifoso di una merda, cazzo. E non dirmi scusa, non dirmi che ho fottutamente ragione, cazzo, perché sono le solite parole. Me lo devi promettere, porca troia!" Dice Mike. Dalle sue parole, si capisce che ci tiene a Billie più della sua stessa vita. Mike ha un gradissimo cuore. Davvero. È un ragazzo troppo buono. E io non lo merito.
"Va bene. Va bene lo prometto Mike." Si sorridono, Billie si alza, e anche Mike, si avvicinano, si stringono la mano avvicinandosi, e si abbracciano con un solo braccio. Mi fanno tenerezza. E io resto lì seduta, a fissare un punto indecifrato della mia gonna. Oh no, la gonna! Strabuzzo gli occhi. Devo riportarla a Pat, è sua!! Sbatto una mano sulla fronte, che sbadata. Aia! Ho gli anelli a quella mano stupida! Ah, giusto, non ho mai parlato dei miei anelli. Come non ho mai parlato dei piercing di Billie, e dei suoi tatuaggi. E anche di quelli di Mike. Bene. Adesso ne parlo. Io, come è normale che sia, ho quattro anelli alla mano destra. Ne ho due di acciaio, non molto pesanti, con delle incisioni in giapponese e in cinese al dito indice, uno sempre in acciaio, ma con delle fascette di plastica incastrate dentro, tutte colorate al pollice, e l'ultimo è all'anulare, e più che anello, beh, è una fascetta di treccine colorate. Billie invece ha un piercing al naso, e due all'orecchio destro. Dice sempre che vuole toglierselo perché si impiglia alla chitarra. Che idiota. E poi ha dei tatuaggi. Ha un pallone sul braccio sinistro, e un'altra serie di cose scritte, ma sono relativamente pochi, saranno due o tre tra destro e sinistro… Non di più, credo. mentre Mike ne ha due soltanto, sul braccio destro lui. Ma non ha piercing grazie al cielo.
Ma non sono questi i problemi.
Mike si allontana da Billie per andare a prendere delle birre, una anche a me. Quindi esce dalla camera, e scende giù, e io colgo l'occasione per sedermi accanto a Billie.
"Allora? Che pezzi stai scrivendo? Io aspetto ancora una risposta!"
"Punk, ovviamente… Posso farti leggere un testo, per favore?" Chiede lui, supplicandomi. Sembra esitante, come se non avesse voluto farmi questa domanda. Ma alla fine, aspettando una mia risposta, sembra più o meno tranquillo.
"Un testo?" Chiedo io.
"Si, una canzone. Mi devi dire se ti piace, cosa ne pensi." Non è che avessi proprio intenzione di leggere una canzone, ma se proprio ci tiene. Lo sa che odio la musica.
"Ve bene, allora dammi questo testo, che vedo un po'…" Si alza dal letto, e scende di nuovo giù. Mi metto seduta a gambe incrociate, e poco dopo me lo ritrovo di nuovo davanti, assieme anche a Mike, che si siede dove eravamo prima, e dà a Billie sia la birra per lui che quella per me. Billie ha un foglio in mano, anzi tre. Ma me ne dà solo uno. "E gli altri due?"
"Sono gli spartiti"
"Oh… Allora leggo questo. Come si chiama?" Gli do uno sguardo. Il foglio è tutto scarabocchiato, ci sono parole cancellate, e altre parti invece spostate con delle freccette.
"The one I want."
"Mmm… Sembra una canzone d'amore"
"Si… Lo è…"
"Kelly?"
"Ma non dirlo neanche a scherzo" Dice, strabuzzando gli occhi e guardandomi sbalordito.
"Ahahah oh scusa, ma se lei è una troietta, probabilmente può piacere a dei tipi come voi."
"No, a noi non piacciono le troiette. Forse a Mike si"
"Fanculo Armstrong, io a differenza di quella tipa sono ancora vergine"
"Si, e chi ce lo dice?" Ride lui. Mnetre Mike mi guarda. Ehi, ma non ci crederà davvero?
"Vuoi che io legga il tuo fottuto testo? Allora non mi interrompere cazzo" Lui resta zitto, Mike ride di gusto, e io comincio a leggere in mente. È triste, romantica… Come può una persona che sembra essere fredda e fottutamente  stupida, esprimersi così meravigliosamente? Come può essere così profondo? Continuo a leggere il testo, e resto a bocca aperta. Alzo lo sguardo poco dopo, e lo guardo, sbigottita. Si alza, prende il foglio dalle mie mani e mi fissa, con quegli occhi glaciali, quegli occhi chiari, verdi.
"Non ti piace?"
"Non è questo"
"E allora che è quella faccia??"
"Beh… Cazzo è stupenda, altro che non mi piace!! Per chi è, dai dimmelo!!"
"Non è per nessuno… Semplicemente è per il sentimento"
"Che vuol dire?"
"Che non è per la persona in particolare. È il sentimento che mi ha dato lo spunto"
"Ma è il sentimento per qualcuno!"
"Si"
"E chi è?"
"Non posso dirtelo…"
"Eddai…"
"Non insistere, tanto non otterrai nulla. Adesso dormi che sono le due."
"Le due?!" Dico sconvolta.
"Le due."
"E va bene, come sei antipatico…" Poggia i fogli accanto al suo letto, e se ne va in bagno, mentre io invece vado da Mike, e mi siedo sul suo stesso materasso, posando la testa sulla sua spalla, mentre continuiamo a bere le nostre birre, finché non finiscono in poco tempo e ci mettiamo stesi sui materassi. Billie torna con un paio di pantaloni da tuta grigi e una maglietta a maniche lunghe bianca. "Posso andare in bagno o hai commesso atti osceni?" Scherzo io.
"Non dormi ancora, bimba?" Dice lui.
"Vaffanculo, vai tu a dormire! Nonnetto!!" Rido io, mentre lui segue il mio consiglio e si infila nelle coperte, proprio come Mike. Sono uguali. Due idioti. Io esco dalla camera, per andare a trovare qualcosa da mettere. Vedo i vestiti di Billie gettati sul lavandino. Li prendo, li piego per bene, e li metto sopra la lavatrice rudimentale che c'è, grazie al cielo. Anche io mi spoglio, apro l'armadio e vedo una specie di maglietta piegata. La prendo, la apro per bene, e noto che è lunghissima e larghissima. La infilo velocemente, perché fa freddissimo, per fortuna è a maniche lunghe. Spengo la luce ed esco dal bagno velocemente, e rientro nella camera. Che cazzarola sta facendo Mike con il suo basso?
"Mike, ma Billie dorme!"
"Sembri una madre affettuosa" Mi guarda stranito e rassegnato. "Le donne…"
"Donna o meno, quel poveretto sta dormendo, quindi leva di mezzo questo coso, se no ti uccido." Mi metto in posa da comandante, di fronte a lui, con le mani ai fianchi e lo sguardo accigliato. Lui mi fissa con la bocca aperta, mentre percorre il mio corpo a partire dalle gambe, un po' divaricate,  fino a finire al mio viso. Inarco un sopracciglio. "Beh, che hai da guardare, Dirnt?"
"Bella maglietta, Chris!" Ingoia la saliva, chiude la bocca e alza la mano, sollevando il pollice. Poi annuisce col viso, si alza, posa il basso accanto al letto e anche lui va in bagno. Bene, e un altro è sistemato. Chi sarà il nuovo batterista? E chissà se lo troveranno. Lo spero davvero. Intanto me ne vado vicino alla finestra della camera, e guardo fuori, poggiando i gomiti sul davanzale. È bella qui la notte. Anche se è novembre, qui il freddo è relativo, non si muore come si faceva in Italia. In California è un po' diverso. Qui diciamo che si sta anche meglio rispetto all'Italia. O almeno io sto meglio. Mi piacerebbe sapere che sta facendo Sandra in questo momento. E vorrei capire perché lei e Kev si sono lasciati. Per me Kev, nasconde qualcosa.
Intanto mi giro di nuovo, e mi vado a mettere su un materasso, piuttosto vicino a Billie. Chiudo gli occhi, desiderando di dormire e dimenticare tutto ciò che è accaduto, mentre vedo Billie, credo che dorma anche lui. Almeno, io sto per addormentarmi, lui non lo so se è già nel suo mondo.

POV Billie Joe Armstrong
È là, cazzo Bill fai qualcosa.
Sei stupido, o cosa? Ah giusto, sei un cazzo di Jimmy. Secondo te, con Mike in bagno io dovrei dichiararmi a lei? Tu sei un fottuto pazzo, ecco cosa!
Inutile che ti incazzi. Io cerco di aiutarti nel tuo lato più flaccido.
Ha parlato quello che neanche ce l'ha!
Ma io ce l'ho, ho il tuo!!
Stupida voce idiota, che non servi ad un cazzo e mi dai fastidio dalla mattina alla sera.
Se ti do fastidio, rivolgiti a qualcun altro, fottutissimo idiota!!
Non sopporto più Jimmy. Se non la smette, lo caccio fuori. Comunque, beh, adesso posso godermi in pace la vista. Chris si è diretta verso la finestra. Crede che io stia dormendo. Sta pensando.
È triste, Chris. Ma non so perché.
Dopo aver cacciato Mike, che è andato via solo per mettersi il pigiama, si è rivolta alla finestra. Sta pensando. Come se quella cosa con Mike le avesse dato di che riflettere anche di notte, alle due.
Lei non cambierà mai. Pensa sempre, e pensa troppo. Pensa a quello che gli altri possono provare. Lo so che lei vuole farsi vedere che è forte, ma dentro lei non lo è affatto. Lei è fragile, è triste. E non credo che Mike non se ne sia accorto. Piuttosto cerca di farle mantenere il gioco, per non farla sentire una fallita.
Perché è così che mi sento io. Lei ha voluto bere, le ho fatto bere. Aveva detto che aveva smesso in Italia grazie ad una sua amica. Ma non aveva mai smesso davvero. Mi disse un giorno che la notte del giorno prima quello in cui le arrivò la lettera nella quale le dicevano che sarebbe venuta qui ad abitare, lei aveva bevuto come una spugna, e poi a casa aveva vomitato dicendo a sua zia che aveva mangiato troppo. E io invece, l'ho aiutata a non esagerare. Lei non deve esagerare, so che si prova nel bere. So che si prova quando fumi, quando ti droghi, anche leggermente. Io lo so. Purtroppo, aggiungerei. Lei invece non deve saperlo, ecco perché non devo permetterle di esagerare. Sarebbe stupido da parte sua, e ancora più egoista da parte mia. Lei non merita tutta questa sofferenza. Lo so che le sono morti i genitori, ma è pur vero che deve capire che il dolore non avrebbe mai dovuto versarlo in litri di alcolici. Ma ad errore fatto si può comunque rimediare. E io la aiuto.
Perché invece ci sono caduto io? Jimmy, te lo ricordi, stupido pezzo di anima?
Certo che me lo ricordo, idiota. Stavi male per tua madre. Aveva ripreso a fumare e a bere, e così hai cominciato tu a bere.
Si ma non è questo tutto.
Beh, si. Anche il fatto di George ti ha buttato giù.
Quella è stata una pallottola vagante…
L'ho provato anche io, Bill. Sono te, non c'è bisogno che mi dici cosa hai provato. E poi se non ricordo male, hai cominciato a fumare un po' dopo, all'anniversario del quinto anno di morte di tuo padre…
Si… Beh, ehi. Io stavo di merda. Non posso certo essere biasimato!
Oh, invece si. Tu sei da biasimare. Come cazzo hai potuto ridurti così? Come, cazzo? Ma ti sei visto? Porti la matita agli occhi per nascondere le brutte occhiaie che hai! Mi fai pena. In confronto a quando eri più  piccolo, fai schifo.
Grazie per il tuo fottuto supporto morale, ne avevo bisogno. La gente cresce. Io sono cresciuto… Sono cambiato. Ho quasi diciotto anni, e faccio il cazzo che mi pare. Ora taci.
Mi avevi interpellato tu…
E ora non ti sto più interpellando. Sparisci!
E ripenso a lei. Mi vorrà mai? Che ne dici anima mia? Che ne pensi? Io dico di no. Non mi vorrà mai. Lei non può amarmi. Non deve. Io sono una lastra di ghiaccio. Non so trasmettere amore, l'ho perso per sempre, porca miseria.
Lei non può amarmi. Io sono pur sempre Jimmy. Un Gesù di periferia.
Io sono il figlio della rabbia e dell'amore…
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A.a.:
Buonasera, cari lettori. Volevo postare fra un po' di giorni, ma non ce la facevo *-*... Bene, ora che anche questo capitolo è finito, posso parlarvi! Per prima cosa, dovete sapere che due parti della storia, non dovevano andare così.
Ora vi spiego- voi direte ma chissene frega, ma è per correttezza u.u-:
Quando Billie va a salvare Chris, in realtà, la scena doveva svolgersi in mezzo alla strada. Billie avrebbe incontrato Robert, e George non ci sarebbe stato nella scena. Quindi, praticamente l'avrebbe incontrato per strada, mentre minacciava Chris. Billie si sarebbe messo in mezzo e avrebbe cacciato l'uomo. E a questo punto ci sarebbe stato una specie di colpo di fulmine tra i due, ma alla fine, non c'è stato. Quindi, bye bye.

Un altra alternativa a questa scena era uguale, solo che Billie veniva colpito con un coltellino, non sarebbe stato ferito gravemente, ma avrebbe sofferto, e il prossimo capitolo avrebbe atteso un po' e al suo posto cie ne sarebbe stato un altro.
L'altra scena che sarebbe dovuta essere diversa, anzi, sarebbe dovuta essere in un altro capitolo, è quella della canzone. Quando Billie fa leggere il testo  a Chris. In realtà, la scena era stata tagliata dal Chapter 7: knowing the person who's going to be special. Quando lei passa la notte alla dump, con Billie, beh, avevo progettato che lui le dicesse della canzone. Sapete che tutti e due sono innamorati di entrambi, quindi sapete anche che la canzone è dedicata da Bill a Chris. Quindi niente, l'ho tolta da quel capitolo per aspettare un po' di tempo per farlo innamorare completamente di lei. Perchè all'inizio lui non lo era totalmente. Era 'attratto', il chè è diverso dall'essere innamorati.
Quindi, ragazzacci del rock (?)- stile Virgin Radio-, queste sono le modifiche. Spero di aver reso il capitolo migliore con le modifiche apportate.
Poi ci sono dei particolari che dovete sapere. Per chi non sapesse che cacchio è 39 smooth, beh, è il primo 'album' dei Green Day. All'inizio il nostro caro album doveva contenere canzoni quali:
At the Library
Don't Leave Me
I was There
Disappearing Boy
Green Day
Going  to Pasalacqua
16
Road to Acceptance
Rest
The Judge's Daughter
(canzoni STREPITOSE, chi non le ha mai sentite, lo faccia perchè sono spettacolari u.u).
Però, però... C'è un però. Ovviamente gli Sweet Children pubblicarono questo album sotto il nome di GREEN DAY, perchè c'era troppa somiglianza con un altro gruppo nel nome, così lo cambiarono in quello che oggi conosciamo.
Ovviamente c'erano due EP: 1,000 Hours e Slappy. E questi contenevano le ultime otto canzoni della raccolta '1,039 Smoothed Out Slappy Hours'. Come avrete capito, quella The one I Want, è una canzone d'amore, quindi fa parte di 1,000 Hours, come anche Dry Ice, Only of You e proprio 1,000 Hours (queste cose le so perchè queste canzoni le so a memoria, quindi so che sono d'amore u.u).
Slappy invece riporta come canzone un po' più 'romantica' (più o meno) Paper Lanterns, poi invece c'è 409 in Your Coffeemaker, che è dedicata ad una cosa vera(se ben ricordate l'ho presentata nei primi capitoli della storia), poi c'è Why Do You Want Him?, la prima vera canzone di Billie, dedicata alla mamma che si era rispostata con questo tizio che io ho chiamato George, e infine una cover degli Operation Ivy (cover stupenda) che si chiama Knowledge.
Ci sarò poi uno degli ultimi EP (ebbene i Green Day si sono spaccati il culo con gli EP prima di diventare ciò che sono adesso con dei veri e propri album, visto che all'epoca non avevano un soldo bucato :(... ), e questo EP si chiamerà proprio Sweet Children, e conterrà altri quattro brani, cioè proprio Sweet Children, Best Thing in Town, Strangeland e My Generation, quest'ultima cover degli The Who.
Tutto ciò per spiegarvi di cosa stesse parlando Billie Joe quando dice della canzone a Chris.
Con ciò, vi ringrazio di essere arrivati fin qui. Vi voglio un bene dell'anima.


Ringrazio...
Ovviamente BrutalLove, martydirection23 (*-*), Fiore_Del_Male [che mi ha anche messa tra gli autori preferiti(*-*), come anche Dave1994 (che non c'entra niente u.u), e TheRockerDancer], simona_92 e stefani!! GRAZIE TANTISSIMISSIMO x'D
evanswife che ha messo la storia nelle preferite!! GRANDEEE x'D E ringrazio di nuovo aririddle, Fiore_Del_Male, SIMONA ARMSTRONG, simona_92, stefani e _Italian_Idiot_ per lo stesso motivo x'D
martydirection23 che ha messo la storia tra le ricordate, e grazie anche a claudia44 e TheRockerDancer, che si erano unite già da prima, ma è buono rinfrescare i ringraziamenti!! <3 LOVE YOU!
Siccome delle seguite non ricordo i nuovi, beh, li dico tutti x'D
Christianeisalive, claudia44, ehibike, gigiola, I am in love with a train, martydirection23, slashell, stefani, Strix, The last thing I see, TheRockerDancer, _BlackParade, _Italian_Idiot_ e ___Annie___!! Wow, quante siete!! Ahahahahah GRAZIE xD *-* Vi adoro, giuro x'D
Ringrazio come sempre chi segue in silenzio, e quelli che recensiranno il capitolo. Un bacione a tutti.
I'm the son of Rage and Love
Rage and Poison
The Insomniac one called Jade the Nimrod.

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Capitolo 14
*** Chapter 13: happy birthday, bitch! ***


A.a.:
Ciao a tutti :3 Mmm... Okay, avevo detto che avrei messo questo capitolo al posto dell'avviso, ma giacchè c'è gente che non legge attentamente, o altra che non legge proprio, aggiungo un capitolo nuovo xD Quindi, cari ragazzi. Non lo sapete che paura ho avuto per Iwema, dato che comunque sono dovuta andare via prima che finisse la moto 3, o meglio, prima che facessero la mini gara, quindi sono stata con una paura addosso, e niente, ora ho trovato che sta bene grazie a st. Jimmy <3 Dunque, con la felicità che mi sprizza da tutti i pori, mi dirigo a vedere la moto gp xD ahahaha okok adesso mi state prendendo per pazza xD ma ok, io la seguo u.u *cosedicuinonimportaunaceppaadalcunapersona*
Alllooooooooraaaaa... Prima di tutti devo ringraziare chi ha recensito, e cioè ovviamente stefani, Sara_Smoke, simona_92 e aryvullo.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, ringrazio in primis tutte le ragazze che mi seguono, e che sono tantissime, quindi non sto qui a citarvele (vi prego non mi ammazzate, ma vado di fretta D: )
Sappiate che vi voglio un bene dell'anima.
Al prossimo capito, e mi scuso di nuovo immensamente del ritardo e di questo pietoso capitolo, ma davvero ho avuto pochissimo tempo <3
Un bacione a tutte voi, o anche tutti se ci sono dei ragazzi tra i lettori.
Buona serata <3
Rage & Love
✘✘


Chapter 13: happy birthday, bitch!

POV Billie Joe Armstrong
È passato un po' da quel giorno. Oggi è il dodici novembre. Oggi è il suo compleanno. Oggi boh, che cazzo ne so. Non posso neanche farle un regalo. Sono senza una emerita lira. Sono al verde. Mia madre mi ha picchiato. Quel bastardo figlio di puttana le ha detto che io ero ubriaco e che ho tentato di picchiarlo. Invece è stato lui a farlo, ma mia madre è una stupida, quindi crede più a lui che a me. I miei fratelli sono sempre e puntualmente dei bastardi, quindi per non avere nostra madre contro, vengono contro a me. E ora mia madre non mi parla più da undici fottuti giorni. Mike mi ha detto che andremo a fare una specie di gita al lago oggi, che è domenica. Mi ha detto di prendere tutte le nostre coperte, di preparare i materassi e tutto il resto.
Oggi sono solo a casa, con me c'è solo Jimmy.
Beh, metaforicamente.
Gli altri mi hanno lasciato qui da solo, a badare alla casa. Ho ricevuto solo una chiamata, quella di Mike. Quindi adesso sto preparando tutto, perché devono arrivare Pat e Mike fra qualche minuto per prendere tutto. Poi andremo da Chris, che non sa nulla.
"Dove cazzo è? Porca… Dannato Dirnt che lascia le sue fottute cose in giro per la casa!!" Impreco mentre trovo per terra oggetti di Mike, che non si degnerà mai di mettere a posto, tanto è coglione. E io li prendo sempre in pieno, come al cazzo. Salgo le scale attentamente, per non inciampare in qualche fottuto oggetto di Mike o di qualcun altro, e mi muovo verso la stanza, dove c'è la mia chitarra, la Blue, poi c'è il basso di Mike, che non porta mai a casa sua perché dice che sua madre lo sfascerebbe. Prendo entrambi gli strumenti e li metto nelle custodie, assieme ai fogli degli spartiti di Mike e ai miei testi. Poi prendo il mio borsone, e ci metto dentro qualche cosa, dopotutto c'è di nuovo la neve altissima, non si va a scuola, quindi resteremo fuori per un po'. In ogni caso, porto tutto giù, e poi risalgo, per spostare i materassi. Uno ad uno, lentamente li scendo giù, posandoli accanto alla porta d'ingresso, e poi vado in cucina. Apro una birra, e prendo il pacchetto delle sigarette. Prendo anche tutte le birre che ci sono e le metto in una borsa con del ghiaccio. Mi siedo su una sedia della cucina, e bevo lentamente la birra. Certo, non posso dire di essere felice così, ma… Beh, meglio di nulla.
Ma stai zitto che stai male.
Non sto male Jimmy, come te lo devo dire?
Tu stai male. Noi stiamo male, Bill. Ficcatelo in quella fottuta testa. Devi riprenderti.
Va bene, paparino. Cosa vuoi che faccia di più?
Fottiti Armstrong del cazzo.
Intanto arriva Pat, nel furgoncino mezzo distrutto ormai. Ho preparato tutto credo, quindi dobbiamo solo caricare e partire. Mike scende dall'auto e si dirige verso la casa. Lo vedo dalla finestra mentre cammina velocemente per fare in fretta e andarcene il prima possibile.
"Bill!! Dai su, veloce! Andiamo via"
"Aspetta merda… Non trovo quel cazzo di plettro… Dov'è?? Porco giuda…" Mi guardo attorno, cerco il plettro della Blue. Dove sarà andato a finire? Poso la birra sul tavolo e apro la custodia della chitarra, cercando il plettro. "Cazzo, eccolo!! Menomale!"
"Si ora andiamo, Bill!!" Mi tira per un braccio, mentre mi dirige verso i materassi, per farsi aiutare a spostarli. Prepariamo tutto, e ci mettiamo in auto. Chiudo la porta della dump a chiave e poi tutti e tre assieme ci dirigiamo verso casa degli altri, poi di Chris. Ci riuniamo sempre come una famiglia. Faremo finta di non sapere che oggi è il suo compleanno. Che non sappiamo nulla -come in realtà era per me- e che solo Mike sapeva tutto. Invece dalla sorpresa scoprirà che tutti sapevano del suo compleanno, e –yee- la festa avrà inizio. Noi suoneremo, quindi avremo anche Dave con noi, perché dovrà occuparsi della batteria.
Arrivati a casa di Chris, suoniamo, e lei pronta esce col suo piccolo borsone e si dirige verso di noi. Apre la portiera dell'auto, che è dalla mia parte, e si siede accanto a me, perché di fronte c'è Melinda, che sta accanto a Pat che guida. Dave sta dietro, Mike con me e Chris e poi stanno gli altri anche. Ci mettiamo in cammino verso la meta.
Jimmy sembra essersi zittito. Non parla da quando siamo partiti. Meglio così. Intanto siamo arrivati sulla super strada, adesso ci dirigiamo al campeggio. Chris non fa una piega, non chiede dove andiamo, non si è arrabbiata perché non le ho dato gli auguri, sta calma. Menomale anche per questo. Mi ricordo il concerto della scuola. C'era un gruppo, mi pare fosse quello dei Lookouts, non mi ricordo bene. Mi ha colpito il batterista, cazzo. È un fottuto genio! Cioè, si è vestito da clown e ha suonato da dio! Secondo me farà strada…
A proposito di strada… Come ho già detto, siamo nella super strada. Io sinceramente ci ho viaggiato poche volte, non mi piace troppo viaggiare. Comunque, Pat ha schiacciato il piede sull'acceleratore, e oddio porco giuda, così ci schiantiamo merda!
"Pat! Ma vuoi spingere di meno su quel fottuto acceleratore??!!" Dico io gridandole quasi, in testa. Lo so che a volte esagero, ma porca troia, io non sono mica l'uomo immortale! Anche io ho una fottuta paura delle strade, quindi o mi schianto e muoio oppure muoio lo stesso per la paura. Quindi, porca troia, deve decelerare, se no la uccido quando arriviamo a destinazione. Sfortuna che è ancora lontana. E non so manco dove è. Mike si ostina a dire che è lontana però!
Ehi ma… Quello chi è??
Cazzo ne so, guarda bene.
Lo sto facendo coglione, non chiedevo a te…
L'hai detto poco fa, quello dei Lookouts.
Si ma cazzo ci fa qui? E per di più che sta suonando dei tamburi ed è vestito in quel modo?! È un fottuto genio cazzo!
Lo sai che è un tipo strano.
Si ma…
Cazzone.
Coglione di merda, ti voglio bene.
Io no.
Lasciando perdere Jimmy, che mi odia, passiamo a quel tizio. Com'è che si chiamava?? Ah si, mi pare avesse un nome mezzo francese, mezzo inglese, Trè Cool se non sbaglio… Mmm… Si, deve chiamarsi così.
"Pat, accosta vicino a quel tipo!" Le dico io. Lei annuisce lievemente, rallenta e si avvicina a lui, che ci guarda con aria interrogativa. "Passaggio?"
"Ehm… Si…"
"Dove devi andare?"
"Per me è indifferente"
"Salta su, vieni con noi!" Dico io, parlandogli dal finestrino. Apro la portiera del furgoncino e scendo dall'auto. "Ehi! Tu non eri nei Lookouts?? "
"Si, ero tra loro, fratello. Perché?"
"Mah… Ti ricordo perché una volta hai suonato vestito da clown, e poi hai suonato ad un concerto della scuola con il tuo gruppo e con il mio…" Nel frattempo che parliamo però, io prendo i tamburi, e aiutato da lui li metto nel retro del furgoncino. Poi ci riavviamo all'interno, per riprendere il viaggio. Nel suo caso, intraprenderne uno.
"Si, beh… Ero io" Sorride. Anche lui ha gli occhi chiari. La banda degli occhi chiari.
"Bill! Non ce lo presenti??" Dice Mike.
"Lui è… Ehm come ti chiami amico?"
"Io sono Frank Edwin Wright… Per gli amici Trè Cool"
"Uh, mi ricordavo il tuo soprannome!!" Faccio io, felice.
"Mi ricordo di te, amico! Tu sei il clown!!" Fai Mike.
"Si, ero io…" Dice sorridendo di nuovo. Poi riprendo io.
"Io sono Michael comunque, puoi chiamarmi Mike però!"
"Si, quel cazzone di Mike Dirnt ahahahahah" Rido io, mentre Mike mi guarda omicida. "Io sono Billie Joe, comunque. Niente soprannomi, solo Bill. Odio i soprannomi"
"Io sono Chris! Ho diecimila nomi, ma quello che preferisco è questo, anche se in realtà sarebbe Christie. Piacere!" Gli dà la mano, e sorride, mentre Frank gliela stringe e sorride anche lui.
"Io sono Patricia, ma puoi chiamarmi Pat!" Lei guarda nello specchietto e gli sorride.
"Piacere di conoscerti, autista!" Dice lui. Poi continuano gli altri.
"Io sono Sandy, e sono la gemella di Katie… Piacere!!"
"E io sono Katie!" Sorridono tutte e due. Beh alla fine le due si sono riappacificate un pochino con Chris. Beh si, credo sia merito suo, infondo è lei che è socievole, loro restano delle arpie.
"Io sono Kevin, piacere di conoscerti!"
"Hallen, piacere"
"Melinda. Sono la ragazza del batterista, Dave…"
"Ovviamente Dave sono io"
"Piacere di conoscervi tutti! Siete… Come una grande famiglia…"
"Oh beh, la maggior parte di noi è crescita assieme. Chris e Kevin sono i nuovi arrivati, e tu sei l'ultimo arrivato. Quando torneremo a Berkeley…" Ma non mi lascia finire.
"Berkeley hai detto?" Dice, sorpreso, ma stranamente non amareggiato, come invece sembrerebbe dal suo viso.
"Beh… Si, noi siamo di lì"
"La mia famiglia abita lì vicino! Dove state precisamente?"
"Nel quartiere di Rodeo"
"Io abito in un paese vicino… "
"Ogni tanto dovrai venire alla dump, quando potrai, visto che non è lontano! Ti vogliamo con noi!" Dice Chris, sorridendo.
"Passando ai fatti seri però… Chris ha ragione. Amico a noi serve un batterista… Il nostro è andato a farsi fottere. Vorresti fare parte di una band?"
"Ehm… Io? Ma io non sono…"
"Aspetta" Interrompe Mike. "Tu ti chiami Frank. Conosci John? John Kiffmeyer??"
"Beh, io gli ho dato lezioni… Si lo conosco…"
"Woooow!!! È lui Bill! Al era insegnato da questo genio!!" Dice Mike.
"Sul serio? Tu eri il suo insegnante? Oh cazzo! Ma quanti anni hai?"
"Diciassette a dicembre"
"Allora sei il più piccolo. Io diciassette già ce li ho da febbraio, lui da maggio. Allora, la proposta?"
"Quale proposta?? Ah si! Volentieri, ragazzi! Io cerco una band, voi un batterista, andremo d'accordo!"
"Certo! Adesso troviamo un nome però" Dico io.
"Io te l'ho detto Bill! Green Day!!" Dice Chris, ridendo.
"Ma mi sembra banale!" Ripeto io.
"A me piace…" Dice Frank, che sorride a Chris. Anche Mike sorride e annuisce.
"Bel nome!" Dice.
"Ma…"
"Ma stai zitto nano cazzone!! Ahahahah" Ride Mike.
"Okay okay, non fate lite, ragazzi" Chris mette una mano sulla fronte, disperata.
"Non facciamo lite" La guardo di sottecchi. "Il fatto è che qui non mi ascolta mai nessuno ultimamente…"
"Ma perché sei diventato più nano del solito" Ride di nuovo Mike, accompagnato da Chris e gli altri.
"Vaffanculo, Mike, con tutto il culo!" Rido anche io, provocando maggiore riso tra i presenti.
"Senti, Frank… Noi non ti conosciamo bene… Puoi parlarci di te se vuoi! Il viaggio credo debba essere lungo, Pat ha preso la super strada…" Continua poi Chris.
"Beh… Ehm di me non c'è troppo da dire… Sono nato in Germania, ma vivo in California da un bel po'… Vivo con mia sorella e mio padre…"
"Ma non dovresti essere con i Lookouts adesso?" Dice Mike.
"Si ma… Beh in verità ci siamo sciolti… L'anno prossimo sarà ufficiale lo scioglimento, ma la momento non siamo poi troppo produttivi, ecco perché sono qui, altrimenti si, sarei con loro…"
"Hai trovato noi però!" Dice Mike. In effetti questo ragazzo è un portento. Ha ancora 16 anni, è vero, ma presto anche lui avrà la nostra età, eppure è decisamente più bravo di Al. Io che l'ho sentito suonare, e l'ho visto vestito in quel modo, sono sicuro che sarà un grande. Perché questa band non si scioglierà finché non saremo nella tomba.
Sono sicuro che Frank sarà sempre con noi, anche perché deve essere come noi. Non riuscirebbe mai a vivere senza musica, esattamente come me e Mike.
Il viaggio prosegue senza soste, tranne una, perché Sandy ha una specie di malore, e quindi siamo costretti a fermarci per farle respirare un po' di aria pulita.
Ah, sapete una cosa? Kevin e lei stanno assieme. Bene, almeno non fa più l'arpia gelosa con le altre ragazze della dump. Credo che quel ragazzo però abbia qualche rotella fuori posto, sul serio. Dove cazzo se l'è andata a cercare una così? Ma dico, ma è impazzito? Nel mondo ci sono così tante persone, e lui si è venuto a trovare proprio quella cosa? Io non ci credo. Vabbè, parlo proprio io che non ho neanche la ragazza, e fantastico riducendo al minimo quel cervello che neanche ho.
Effettivamente, sarebbe una buona idea distruggermi prima di poter concludere qualcosa con Chris. Non mi vorrà mai. Ahah e io che spero sempre! Ma mi devo essere rincitrullito forte.
Il tuo fottuto problema è che sei un codardo, Bill.
Se fossi stato un codardo non avrei spacciato marijuana a scuola, ti pare?
Il coraggio non sta nel fare le cazzate più colossali, coglione! Il coraggio sta nel saper affrontare la vita. E tu non l'hai mai saputo fare.
Non ho mai avuto un padre che me lo insegnasse.
Ti dimostri ancora più codardo se dici così. La vita tu l'hai vissuta da solo, e butti la colpa sulla morte perché per colpa sua non hai avuto un padre che ti insegnasse cosa sia la vita. Ma tu non sai un fottuto cazzo né della morte, né della vita.
Hai una laurea in filosofia per caso?
No, ho una laurea nel prenderti a calci nel culo moralmente.
Voglio vedere come fai, senza gambe 'morali'.
Tu sei solo un coglione travestito da figo. Tu non hai mai fatto nulla per impedire a te stesso di ridurti allo stato di drogato, alcolizzato e fumatore.
Ci siamo ridotti, non mi sono ridotto. Siamo una cosa sola, non dici sempre così? E poi smettila, perché tu sei in me ma non hai mai capito cosa provo cazzo.
Perché usi le mie frasi a tuo piacimento? Perché non le usi bene, perché non riconosci di avere torto?
Io non ho torto, porca troia! Io sono me, e finché sarò tale, sarò sempre come voglio.
Tu non sei te! Tu non sei quello che sette anni fa aveva perso suo padre e si era dato alla musica. Tu adesso sei un fottuto idiota che crede di poter cambiare questo fottuto mondo con la forza del tuo fottutissimo pensiero!
Non ho mai pensato questo. Non l'ho neanche detto in una qualche occasione.
No, infatti, perché sei troppo codardo per poter ammettere di credere una cosa simile.
Perché invece di aiutarmi, continui solo ad insultarmi ed abbattermi?
Perché sono la tua parte riuscita male.
Perciò non rompermi il cazzo, e ritorna a poltrire nella tua merda.
Restiamo in silenzio entrambi. O meglio resto zitto con me stesso. Non sopporto che mi dia del coglione, perché è solo colpa sua, perché tutte le mie scelte sono sempre dipese da lui, da quello che lui pensava. Ma adesso non più. Ecco perché adesso mi odia, perché adesso io non lo ascolto più, perché adesso scelgo col mio cervello, e non con il suo.
Intanto siamo ancora sulla super strada, e Chris pensa sempre che andremo a fare un gita. Tecnicamente ci ha espresso il desiderio di volere come regalo per il compleanno che noi non le facessimo né auguri, né tantomeno regali, di qualunque genere. Ma si sa come è fatto Mike. io l'ho sempre detto: quel ragazzo ha il cuore d'oro, darebbe sé stesso per noi, per i suoi amici.
Ricordo quando eravamo piccoli. Lui era più piccolo di me, ma mi difendeva sempre. Beh, si io sono sempre stato più basso, ma abbiamo tre mesi di differenza. Beh, che saranno mai. Ma io ero il più grande della classe, lui il più piccolo, perché nato a maggio. Andavamo a scuola sempre assieme, e nonostante fosse più piccolo di me, mi ha sempre difeso. Sempre, in qualunque occasione. Quando siamo diventati più grandi poi, ormai ci conoscevamo in ogni sfaccettatura. Sette anni sono tanti. Nessuno lo conosce meglio di me, e nessuno mi conosce meglio di lui. Apparte forse mia sorella Anna. Ma questo è un altro discorso.
Lui per me ci è sempre stato, sempre. E credo che ci sarà sempre per me, perché me lo ha promesso. Perché mi ha giurato che non mi abbandonerà mai, neanche nelle faccende più brutte. Neanche se dovessi fare la cazzata più grossa del pianeta.
E intanto riprendo tra le mani il mio blocchetto. Una serie di accordi, una serie di lineette che dovrebbero stare a indicare delle note, una serie di righe messe storte, che dovrebbero formare un pentagramma. Mike mi aiuta, infatti si avvicina a me, e prende la penna.
"Credo che qui ci dovresti mettere un minore, non maggiore… Poi viene strano"
"Si, forse hai ragione, prendi a chitarra, vediamo"
"Si" Si gira, e si mette di ginocchia sul sedile dell'auto, e cerca dietro, nel porta bagagli del furgoncino.
"Ragazzi, questo furgoncino mi sembra un pochetto piccolo…" Dice Frank.
"In effetti abbiamo pensato di cambiarlo, però… Non abbiamo un soldo" Dice Mike.
"Già… Magari a qualcuno si sfascerà il furgone prima o poi e ce lo darà in prestito. In questo speriamo" Dico io, mentre aiuto Mike a portare avanti la chitarra di Katie -si, sa suonare la chitarra…- , quella classica, perché quella elettrica, senza amplificatori, non si sente. "Grazie Mike…" Dico io, prendendo la chitarra dal fodero, che metto di fronte alle ginocchia, per terra. Metto le mani alle corde, e comincio a provare una serie di suoni. Lo so che è piuttosto scomodo sia per me che per gli altri, ma sto cercando di evitare di dare fastidio. Sto cercando anche di sentire il suono della chitarra, che è comunque piuttosto basso. A tempo prendo a pensare anche alle parole, che però non mi vengono. Non so perché, ma questa è l'unica canzone che non ha un testo. Ce ne sono anche altre che sono un po' insicure, ma hanno il testo, magari a metà, ma ce l'hanno! Questa maledetta invece non vuole saperne di avere un fottuto testo. Sembra che debba essere solo un assolo, di chitarra elettrica però, non classica, la sto usando solo perché quella elettrica non la posso usare. Ad un tratto Frank parla di nuovo.
"Ho… Sentito che farete un tour…"
"Si, comincerà a febbraio…"
"Davvero?"
"Si… Avrei voluto che venissi tu a suonare con noi… Ma Al è l'unico a conoscere bene i pezzi, quindi cercheremo di convincerlo…" Dice Mike, a testa bassa. Al è un bravo batterista. Non raggiunge Frank, ma sa il fatto suo… Ci ha aiutati molto, ed era nostro amico. Non riusciamo a capacitarci del fatto che se ne vogli andare via dalla band, e ancora peggio, che non abbia trovato un batterista che lo sostituisse. È pure vero che abbiamo Dave, ma diciamocelo: non ha mai provato i pezzi con noi, non riuscirebbe mai ad impararli entro febbraio. Adesso abbiamo Frank, ma anche lui non potrebbe impararli in fretta, non perché non ne sia capace, ma perché non abita a Berkeley e deve viaggiare un po' per arrivare da noi e provare… Poi si stresserebbe, e diverrebbe come me. Con un alter ego folle e stupido.
Parla per te, che sei la parte stupida di me.
Semmai sei tu che sei la parte più stupida di me, non il contrario. Sono nato prima di te, deficiente.
Senti senti chi parla! Il più stupido e pigro essere dell'universo. A tuo confronto, i bradipi sono la razza più attiva di animali pigri.
Ma taci, stupido. Tu sai le cose, ma sembra che non le sappia affatto. Sembra che non te ne freghi un cazzo di me, quando sappiamo entrambi che non è così. Tu vuoi essere ascoltato da me, e ti fa sentire di fottere il fatto che io non voglia più darti ascolto.
Continua a suonare, cretino, che magari almeno questo ti viene bene.
Riprendo a suonare la chitarra. Tra una nota e l'altra, riesco ad entrare nella canzone. È un pochino difficile farla da chitarra classica, perché l'ideale è quella elettrica, visto che è con quella che ho creato il ritmo. Direi che è quasi impossibile. Però io ci provo lo stesso. In ogni caso, raggiungiamo un tunnel, e Pat ci dice che manca quasi un'ora alla destinazione.
Per passare il tempo nel migliore dei modi, diciamo che cerchiamo di rimanere svegli. Purtroppo il viaggio è piuttosto scomodo, e Chris mostra già i primi segni di cedimento. So che vorrebbe addormentarsi, ma non lo fa per tenerci compagnia e non perdersi un attimo di questa specie di gita. Perciò ci mettiamo a cantare canzoni di Ramones e Sex Pistols.
"Ragazzi, la sapete Silly Thing?"
"Dei Sex Pistols, vero?" Chiede Kevin.
"Si, è loro, la sapete?"
"Più o meno, ricordo il ritornello…" Dice lui.
"Tu Chris?"
"Anche io ricordo il ritornello, però anche qualche pezzettino… Tipo l'inizio lo ricordo…"
"Allora, cominciamola!" Dico io, mentre riprendo la chitarra che avevo poggiato nel retro del furgoncino, e mi metto a suonare, visto che la conosco a memoria.
"What you see, you can get
Nothing's free, nothing's said
Don't be fooled by the signs
Don't read in between the lines
What you're gonna say
What you're gonna do
Now you've missed out once again
But I thought you knew
Oh you silly thing
You've really gone and done it now
Oh you silly thing
You really gone and done it now… "
E mentre cantiamo, Chris poggia la testa sulla spalla di Mike, e si addormenta, perciò dopo un po' smettiamo, per lasciarla dormire.
Arriviamo a destinazione dopo un po', e Mike sveglia Chris, che dorme da una buona oretta. Si sveglia lentamente, scende dall'auto, mentre ci raggiunge dietro al porta bagagli. Porta una mano sulla testa e mi guarda impietrita.
"Ma… Che è successo?"
"Come che è successo? Siamo arrivati!" La guardo sorpreso.
"Ma ho dormito?"
"Noooo… Hai solo riposato gli occhi" Dico io, prendendola palesemente per il culo. Lei mi guarda male, e risponde.
"Armstrong, sei un fottuto coglione" Si avvicina, e mi tira per l'orecchino.
"Aiaaaaa porca troia, Chris!!" Dico io, massaggiandomi la parte lesa.
"Scusa uomo di ferro!" Dice lei, mentre raggiunge Pat.
Dopo aver preso le cose più importanti, Pat ci fa vedere delle tende da campeggio che aveva preso lei, e di cui non sapevamo nulla. Perciò le prendiamo, e le piazziamo sull'erba, che per fortuna, non è bagnata, ma piuttosto asciutta. Sarà che ci siamo avvicinati di molto a Los Angeles, quindi fa più caldo qui, e non nevica molto. Perciò dopo aver piazzato le tende, torniamo al furgone, io e gli altri ragazzi, e cominciamo a prendere i materassi. Pat ha 'parcheggiato' il furgoncino proprio accanto alle tende, così non dobbiamo fare troppa fatica per portare tutto.
Intanto si è già fatto pomeriggio, visto che siamo arrivati dopo pranzo al lago. Quindi ci mettiamo a mangiare qualcosina che hanno portato le ragazze, e poi entriamo nelle tende. Io e Mike siamo nella stessa tenda, poi ci sono Pat e Chris in un'altra, le due gemelle in un'altra ancora, Hal e Kev, Dave e Melinda, e Frank viene da noi, visto che non si sono più tende. Abbiamo preparato tutto, ed è già arrivato il tramonto. Io decido di uscire dalla tenda, mentre tutti dormono. Prendo la chitarra di Katie dal furgoncino, mi dirigo in riva al lago, e mi siedo e mi metto a suonare. Non ho voce per cantare, sono troppo depresso. Sto male, sento come un peso allo stomaco. Mi sento vuoto, perso. Mi sento smarrito più che altro. Non mi va di fare qualcosa, non mi va neanche di respirare, non mi va. Punto. Non ce la faccio più, tutti i bugiardi che fin ora mi sono sempre stati attorno, mi hanno sempre illuso. E ora che ne ottengo? Mia madre non mi guarda in faccia perché crede che io voglia rovinarle la vita, e mi resta solo la mia band, i miei amici, e un amore incompreso e non ricambiato, che manderò io stesso a puttane fra poco.
Vorrei solo capire perché si debba soffrire. Dove è scritto che io debba nascere, per poi finire in questo stato? Dove? Io credo che sia fantasia dell'uomo, credo che ci siano grossi problemi nel fatto che si debba sempre saper sopportare. Okay, lo ammetto. Non sono un fottuto credente, né un religioso. Io in Dio non ci credo, e non ci crederò mai. Anche perché purtroppo mi è stata portata via la persona che stimavo di più al mondo, mio padre. E non riesco ancora a capacitarmi di tutto questo. Mi sento come se volessi essere svegliato alla fine di settembre, quando finisce tutto. Perché i miei problemi sono nati allora, e quel settembre non è mai finito, perché nessuno mi ha mai svegliato da questo dolore.
E credo che mai nessuno lo farà. La gente è troppo cinica, la gente non capisce. La gente pensa sempre a sé.
Sento un calore sulla spalla, mi giro, e vedo una mano. Alzando lo sguardo, risalendo il braccio, mi rendo conto che è lei. Quella per cui adesso sto soffrendo.
"Come mai sei qui, Billie?"
"Non ho sonno"
"Vuoi compagnia?" Mi chiede, sorridendomi. Mi scosto un pochino per poggiare la chitarra e lei si siede. "Ti vedo pensieroso…"
"In effetti pensavo…"
"A cosa?"
"La mia vita… A quanto sia stata un fottuto completo disastro, a quanto nessuno ci tenga a me, a quanto io non tenga più a me stesso"
"Non è vero, e lo sai. Io… Noi ci teniamo a te. E anche tu tieni a te stesso" Faccio finta di nulla.
"Tenete a me? Un diciassettenne che beve e fuma in continuazione, un buono a nulla, senza un soldo bucato, mentito da tutti e odiato da sua madre? Voi tenete a questo tizio?"
"Non importa cosa sei fuori. Non importa che cosi ti stia capitando. Tu sei sempre tu. Sei sempre Billie Joe Armstrong. Non sei un'altra persona. Sei te stesso. E noi teniamo a quel te stesso, e speriamo che tu non lo perda mai" Sospiro. Mi alzo, e prendo la chitarra. "Dove vai?"
"A fare un giro… Vuoi venire?" Non risponde, si mette subito in cammino assieme a me, e prendiamo a parlare e scherzare.
Sa sollevarmi il morale. Sa essere speciale. Sa intrattenermi. È una che dimostra sempre di voler fare la dura,  ma lo so che non lo è. Lo so che lei sotto sotto è molto sensibile, lo so che vuole solo dare a vedere. Lei ha un passato triste. Un po' come il mio. Lei è costretta a vivere con una zia che non ha idea di chi sia il suo compagno, e mia madre idem. Alla fine sono due stupide davvero. Non badano a noi, ma badano a quei coglioni. E poi se ci ritiriamo che puzziamo di alcol o di fumo, allora si che ti fanno il culo! Se porti una buona notizia, nessuno ti calcola. Che fottuta gente di merda.
Ho visto che si è fatto tardi, così ho deciso di tornare indietro, e velocemente, seguito da Chris, ci siamo diretti alle tende. I ragazzi erano già fuori, e quando Mike mi vede, sorride e alza il braccio, per chiamarmi. Mi avvicino di più ai ragazzi e, presi tutti gli strumenti, ci avviamo alla vera festa.
"Bill, prendi la Blue, si va!" Dice Mike. Frank prende i suoi tamburi, mentre Dave prende i piatti -la batteria è già lì, dato che non la potevamo portare nel furgoncino, neanche smontata. Sarà pure grande, ma non ci entrava! Con tutti quei materassi, la cosa era impossibile. Comunque, ci incamminiamo alla specie di palco, e ci saliamo tutti e quattro, compreso Frank ovviamente. Mike, che ha preso gli amplificatori, li mette per terra, e ci attacca gli strumenti. Prova degli accordi col basso, e alla fine, vengono dei ragazzi che ci aiutano a mettere i microfoni e quant'altro.
Gli altri si siedono per terra, e guardano impazienti. Io prendo a pizzicare le corde, provocando qualche suono, e anche Mike prende a fare lo stesso col suo basso. Lui non ha troppa familiarità con il basso, perché lui usava come me la chitarra… Però è da un po' che ha preso a suonarlo, quindi adesso lo sa suonare bene. Col tempo diventerà ancora migliore.
"SIETE PRONTI? VOGLIAMO FARE UN PO' DI MUSICA?" I ragazzi da giù scherzano e ridono.
"Ahahah Bill, non sei ancora al concerto, datti pace ahahahahah" Dice Hal, che alza la mano e prende il ritmo dei nostri strumenti. Attacca anche Dave con la batteria, dopo aver sistemato per bene i tamburi di fronte a lui.
"AHAHAHAH DILLO CHE VORRESTI ESSERE QUI, HALLEN!" Dice Mike, che ride, si avvicina a me, e mi dà il cinque.
"COMINCIAMO CON QUESTA, CHE NE DITE?" Mi avvicino a Mike, e gli dico qualcosa nell'orecchio. Lui annuisce e mi sorride.
"CANTATE TUTTI CON NOI, MI RACCOMANDO!!" Ci mettiamo a suonare io e Mike, rendendo la canzone di buon compleanno un po' più punk, e poi, dopo varie finte, ci mettiamo a cantare tutti assieme.
Lei sembrava attendere qualcos'altro, ma all fine, quando sente che le abbiamo dedicato una canzone di buon compleanno, mette le braccia conserte, e mi guarda indispettita, poi guarda Mike. Alla fine mi sorride, e mi fa alleggerire il cuore: temevo che potesse andarsene, scocciata magari dall'esagerazione. Ma alla fine è ancora qui, e ride mentre gli altri le battono le mani per darle gli auguri.
"DAI RAGAZZI COMINCIAMO SERIAMENTE!" Poi mi allontano un po' dal microfono e guardo Chris, che continua a ridere della sua festa. "Ah, Chris! Buon compleanno, dai Green Day"

The Insomniac one called Jade the Nimrod

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Capitolo 15
*** Chapter 14: the new friend/ the past comes back. ***


Chapter 14: the new friend/ the past comes back

POV Billie Joe Armstrong
Se devo dire come mi sento in questo momento, potrei dire che mi viene da vomitare. Non ho intenzione di farlo però, al momento credo di riuscire a trattenermi.
Non lo so perché ho voglia di vomitare, ma mi viene. In ogni caso, è il compleanno di Chris, quindi alla fine devo cercare di comportarmi bene. Qui staremo due giorni. Ovvero oggi, che è già passato, e domani. Oh si, domani. L'ultimo giorno in cui starò con persone normali e degne di essere chiamate tali. Oddio proprio normali non sono, perché sono come me. Più o meno, ecco.
Voglio dire, non credo che ci sia un altro pazzoide che si metta a parlare con il proprio alter ego in qualsiasi momento della giornata. Posso dire però che sono abbastanza normale, ecco.
Vedo Chris da già sorridermi nel momento in cui le do gli auguri da parte della band, che adesso si chiama come cristo comanda: Green Day. Finalmente abbiamo trovato un nome, anche se in realtà non è che mi piaccia troppo l'idea di dover pubblicare album con questo nome, mi fa venire gli incubi, porca miseria. Da quando me l'ha detto questo nome, lo sogno la notte, e non riesco ad accoppiarci qualcosa di sereno assieme. Quindi, non è che questo nome mi entusiasmi, ma ci rappresenta.
Forse vuol dire che non mi entusiasmo per nulla da solo. Ma alla fine siamo una band, cambiano le cose nella vita, e ormai non ho intenzione di dover trovare un altro nome per la band, perché questo è quello definitivo. Ormai ci siamo, sto per partire con la prima canzone. Ho ancora intenzione di farne almeno altre quattro prima di pubblicare l'album. Stiamo preparando il nuovo EP, quello di 1000 hours… Boh, c'è solo una canzone dentro, e cioè The one I want, che ho già scritto. Ho intenzione di farne altre. E devo anche finire l'altro EP, quello di Slappy! Per quello mi mancherà solo una canzone credo…
Pensiamo a suonare ora, cretino!

POV Denise Christie Jade Lambretti
Mi ha dato gli auguri dal palco, Billie. Mike mi ha sorriso. Dave guarda Melinda, e tutti battono le mani a tempo mentre i Green Day suonano le loro canzoni. Non lo so se avrei trovato amici come loro se fossi rimasta in Italia. Non lo so davvero. Io credo di no. Dopotutto Italia e America sono molto diversi nonché troppo distanti. Sono felice però. Sono lontana da casa, ma sono felice. Sto bene. Adesso sto con gente che può capirmi e con la quale posso parlare.
Questo concerto è semplicemente qualcosa di unico. Siamo pochi, ma facciamo più casino di una mandria di fan incalliti dei Queen. Voglio dire, se noi facciamo così, immagino i loro futuri fan cosa combineranno un giorno.
Si un giorno, quel giorno in cui io sarò la migliore amica di una band di scatenati ragazzi che cercano di cambiare il mondo con una nota. Hanno convertito me alla musica, io che la ripudiavo, sapevo solo repellere ogni singola nota, ogni singola parola. Io non ero normale, credo che adesso per un certo senso io lo sia. Un po', ma va beh lo sono.
Il concerto finisce in grande, con questo nuovo tizio, Frank, che sale sul palco, prende le bacchette e fa una delle sue grandi esibizioni (che io non ho mai purtroppo visto), e si diverte a ridere come un pollo. Oddio io con questi tizi qui, davvero un giorno morirò di risate. Saranno le due, forse di meno, ma l'esibizione è finita. Non siamo stanchi, addirittura Billie vuole restare sveglio a scrivere ancora. io sto cercando assieme a Mike di convincerlo ad andare a dormire, ma non ne vuole sapere.
"Senti Jimmy, vai a dormire, perché se no domani mattina ti sveglio buttandoti sanguisughe addosso!!" Gli dico io, poco minacciosa. Perché Jimmy? Perché dice che avrebbe voluto chiamarsi così. Ma in verità, questa credo sia una delle scuse che mi ha rifilato quando gliel'ho chiesto l'ennesima volta. Ogni volta che gli chiedo di quel nome, lui cerca di cacciarmi o di cambiare discorso. Cambia atteggiamento e diventa cupo. Non lo capisco bene… Forse deve essere legato a qualcosa del suo passato… Non lo so. Intanto entra nel camion e poi esce con una cassa di birre.
Da dove l'ha presa? Da dove è uscita prima di tutto!!
Si dirige verso di noi, e comincia a prendere le birre. Ne apre quattro, e ne dà una a Mike, una a Frank e una a me.
"Bill lo sai che non bevo molto"
"È il tuo fottuto compleanno, non rompere il cazzo e bevi santi numi!"
"Il mio compleanno è finito circa due ore fa"
"Bevi lo stesso." Dice lui portandosi alle labbra la sua birra e cominciando a bere. Io mi siedo per terra, assieme a Mike e Frank. Gli altri sono andati al lago. Che ci faranno loro lì a quest'ora? Con questo freddo poi! Potevano venirci prima, invece di dormire. Restiamo un po', una mezz'oretta, e Billie ed io stiamo ridendo come i pazzi mentre ci scoliamo bottiglie di birra. Lui mi istiga ahahahahah. Oddio sto rimbambendo. Devo restare lucida. Devo cercare di restare lucida, almeno per Mike! Ahahah cazzo anche quel tizio lì, Frank, non scherza mica!! Anche lui ha bevuto un po', ma molto meno, lui solo tre bottiglie. Mike ne ha prese due invece. Si limita a tenermi da dietro, mentre sto seduta, perché ad ogni risata minaccio di cadere come una cretina. Devo puzzare forte di birra effettivamente. Poveretto. Però dai ride anche lui, il chè mi fa stare bene. Poi quando vedo ridere Billie, mi ammazzo di risate peggio. Non che Mike non rida, ma insomma, non ride come Billie. La risata di Billie è qualcosa di contagioso!
Mi giro verso Mike, e lo guardo negli occhi.
Mi si ferma il mondo. Eppure cazzo se sono ubriaca!
Ma ha quegli occhi. Mi guarda lui lucido, esamina i miei occhi. Torno a sorridere, e mi avvicino al suo viso, per lasciargli un bacio sulle labbra. Mi sorride, e ricambio, posando il capo sulla sua spalla, mentre Billie sembra ridere, completamente indifferente. Completamente diverso dalle altre volte.
Ad un tratto però sento la voce di Pat che grida e mi chiama ridendo.
"CHRIIIIS!!!! VIEEENIIIII!!! AHAHAHAHAHAH MUOVITI!!!!"
"VENGO PAT, ASPETTA!!! AHAHAHAHAHAH" Rido anche io. Prendo per mano Mike e con un braccio prendo anche Billie, mentre invito Frank con un sorriso. Lui annuisce e corriamo verso la riva del lago, dove vediamo gli altri ridere esasperati, mentre si fanno il bagno vestiti.
Addirittura Dave si getta nel lago tutto gasato, senza neanche rendersi conto che è congelato. Effettivamente quando uscirà, sarà fortunato se non gli verrà un bell'accidenti! Intanto la sua ragazza, Melinda, prende la coperta che ci eravamo portati, e appena lui esce, lo copre per bene. Gli fa una faccia spazientita. In effetti Dave per essere un ragazzo, si comporta come un bambino.
Ah beh, dimenticavo che è ubriaco quasi quanto me e Bill. Quindi non c'è da sorprendersi.
Io e Bill ci avviciniamo alla riva, mentre Mike mi segue vigile, cercando di trattenermi dall'entrare in acqua e farmi venire una bronchite.
Billie invece si siede sulla sabbia e urla a Mike.
"Portami Blue!"
"Ma senza amplificatore non si sente…"
"E portami quel che cazzo ti pare, ma portami una fottuta chitarra, merda!"
"Calmati Bill…" Dico io, avvicinandomi. "Mike ti porta la chitarra, su…" Sono più lucida di lui quando bevo. Lui invece demente è quando è sobrio, demente è quando è ubriaco fradicio.
"Passami le sigarette…"
"Non puoi fumare in questa condizioni!" Dico io, mentre Mike è via per prendere la chitarra.
"Tu non mi dici che cazzo devo fare, chiaro??" Mi guarda atroce. Che gli è preso? Fino a poco fa rideva! Mi giro subito per prendere la sacca di Pat, dove sta di tutto, e prendo il pacchetto. Lo apro, e gli do una sigaretta, poi gli passo l'accendino, e se la accende. Si mette a fumare, posando la spalla vicino al tronco dell'albero che è dietro di lui, e ritira le ginocchia al suo petto. Guarda l'acqua incresparsi.
Ormai tutti sono andati nelle loro tende, Mike è rimasto qua con me e Billie, mentre io mi sono stesa sull'erba per cercare di smaltire la sbornia. Mi riuscirò difficile, ma sempre meglio che continuare a bere. Mike e Billie si passano la sigaretta e dopo un po' ovviamente finisce. Ne accendono un'altra, e se la dividono. Billie si alza, si dirige verso il mare, apre le braccia e inspira a pieni polmoni. Poi tossisce e all'improvviso cade di ginocchia per terra.
Cosa diamine gli è successo??
"BIIILLLL!!! COSA SUCCEDE BIIILLL????" Grido io, mentre mi alzo per andare da lui.
"BIIIL COSA HAI???" Grida invece Mike, che si alza con me e viene da lui. Lo ritroviamo inginocchiato con le lacrime agli occhi. Perché piange? Cosa gli è preso? Mi giro verso Mike che mi guarda con la faccia triste. Scuote la testa come per dirmi che non sarei dovuta restare lì, così gli sorrido lievemente e poi vado via. Per un attimo sento come lo sguardo di qualcuno addosso. Ma continuo a camminare. Deve essere solo un'impressione.

POV Billie Joe Armstrong
So che non dovrei piangere. Ma sono tante le cose che non posso certo sopportare.
Ho bevuto. Ho fumato. Mi sono completamente rincitrullito. Avrei bisogno di un po' di roba, ma non ne posso avere. Forse è meglio così. Mike cerca di tenermi alla larga da tutto ciò. Si, sono depresso. Va bene, lo ammetto.
Perché piango?
Perché ho reagito così? Ho perso quello che avevo. Ho perso mio padre, e ne sento dannatamente la mancanza. Ho alzato lo sguardo dopo aver sentito dei passi, ho visto lei che andava via. LEI. Quella ragazza che mi ha destabilizzato gli animi. Quella pazzoide che è arrivata in casa mia e mi ha dato del coglione. Quella donna che adesso vedo andare via, solo perché il mio migliore amico deve averle detto di fare così. Vorrei chiedergli perché l'ha mandata via, perché mi fa questo male. Ma loro non devono assolutamente sapere che cosa provo per lei. Soprattutto Mike. ci resterebbe male, e farci lite è l'ultima cosa che voglio. Anzi è una cosa che non voglio affatto. Voglio restare suo amico per sempre. E non ci farò lite per una ragazza, cazzo!
Bill, smettila. Lo sappiamo entrambi che non puoi andare avanti così.
Lo so Jimmy. Ma lo sai anche tu che per me è difficile.
Lo so. Ma puoi combattere. Devi combattere. Non uscirò sconfitto da questa fottuta battaglia. Non io che sono un dio.
Jimmy, sei frutto della mia immaginazione.
Vero. Ma sono la voce della tua coscienza. Quindi io dico ciò che tu pensi ma che lasci a marcire nel cervello. Quindi muovi quel culo, e dici a Mike che tu ami quella ragazza. E che non ti importa se lei non ti vorrà. Ma almeno lui deve saperlo.
Sei pazzo? A ME IMPORTA SE LEI MI VUOLE O NO!! Cosa cazzo ci sto a fare così se no??
Smettila. Sei patetico. ALZA IL CULO E PARLA CON IL TUO MIGLIORE AMICO, CODARDO!
Ma vaffanculo.
Vacci anche tu. Come al solito, mi raccomando. Non fartelo mettere in culo.
Vedo Mike avvicinarsi a me e sedersi accanto a me.
"Cos'hai?"
"Nulla… Sono… Sono stanco…"
"Non me la racconti giusta. Siamo cresciuti assieme, vuoi ancora sperare di potermi mentire??"
"Non te ne posso parlare…"
"Come mai?"
"Mi vergogno…"
"Credimi, non c'è nulla di cui vergognarsi dopo quello che hai fatto al Rod's ahahah" Ride. Oh si se ricordo. Beh n realtà fa ridere anche me. Beh quella cosa è stata davvero pazzesca. Va beh sorvoliamo dai.
"Si ma… Mike"
"Cosa c'è?" Sorride. È sereno. Non voglio rovinargli la giornata. Eppure… Lo vedo felice del fatto che sia riuscito a ridere. Si ma… Devo parlargliene. Non posso tenere questo segreto dentro… O forse è meglio stare zitto. Forse devo aspettare… Forse…
Troppi forse Bill. Datti una mossa e parla porco cane.
"Mike. Promettimi…"
"Cosa? Cosa devo prometterti??" Chiede lui curioso.
"Promettimi che qualunque cosa accada in questo momento, tu mi sarai sempre amico. Che non te la prenderai a male."
"Come puoi chiedermi questo?? Lo sai che ti voglio bene!"
"Posso confessarti una cosa?"
"Spara!"
"Io… Io… Amo Christie."
"Ah… Beh…" Ci è rimasto male. Ma davvero tanto. Devo essere stato troppo schietto.
"Non mi importa affatto se non mi vorrà. Lei è tua adesso. Me ne faccio una ragione ma dovevi saperlo." Non risponde.
"Io… Mike… Mike scusa…" Gli dico a testa bassa. Lui si alza, parla a testa bassa.
"No Bill. Al cuore non si comanda…" Mi mette una mano sulla testa e come un fratello mi arruffa i capelli. Riprendo a lacrimare. Che posso farci? Non sono mica un pezzo di ferro! Lo vedo andare via, dopotutto non credo che davvero l'abbia presa così bene…
Merda, hai visto?
Visto cosa?
Visto che cosa abbiamo combinato!!
Ti ha preso a pugni?
No ma probabilmente avrebbe voluto farlo.
Ma non lo ha fatto cazzone!! Ti vuole bene, smettila con questi complessi e vai avanti!
Mi stendo sull'erba. Ma che cosa sto facendo?
Sto mandando a puttane la mia esistenza. Sto degenerando. Sto esagerando. Sto approfittando di chi mi sta attorno. Cazzo… Se ripenso a tutte le persone che ci sono state nel mio passato mi viene da piangere ancora di più. Gente che non ha mai meritato la morte, ma che purtroppo è morta. Cosa accade in questo fottuto mondo?? Cosa succede a questa cazzo di esistenza di merda?? Perché loro muoiono, e chi mi ha fatto del male vive?
Il mondo non lo capirò mai, questo è più che certo.
Intanto cerco di chiudere gli occhi, mentre gli altri ancora giocano in acqua come dei coglioni. Ma fa freddo cazzo, che combinano sti idioti in acqua? Va beh.
Ad un tratto mi arriva una chiamata. Ma che cazzo…
"Si???"
"Sono Matt! Dove cazzo sei??"
"Come dove cazzo sono?? Tu che cazzo ci fai qui!! Non eri a Huntington Beach??"
"Si, ma siamo venuti a trovarvi!"
"VenuTI?"
"Si!! Ci sono anche Brian, Zacky e Johnny… Perché??"
"Ah… Beh… Cioè…" Nel frattempo arriva Mike che mi sfila i cellulare dalle mani. "Ma che cazz… E tu che…" Non faccio in tempo a chiedergli perché è qui, visto che poco fa era a dieci metri da me.
"MAAAAAAATT!!!!!!" Ma perché urla in questo modo?? Non sento neanche quello che dice Matt dall'altro capo del telefono.
"Che ci fate qui?? … Ma come?? Non vi hanno detto che siamo qui?? … E Jimmy?? … Ah… … COSA??? … Ma verrete tutti?? … Ho capito… Beh allora muovete il culo e correte qui! … Ma che! Non è tardi!! Basta che vi date una mossa!! … Va bene, allora domattina ci vediamo … Si ma okay, avete il passaggio vero?? Potremmo venire noi a prendervi! … Va bene, come vuoi. A domani Matt!" Mi ridà il cellulare.
"Perché sei corso qui?"
"Avevo sentito Matt e ho capito che parlavi con lui…"
"Io credevo che non mi volessi più rivedere…"
"Ma che!! Sei pur sempre il mio migliore amico." Sorride rincuorante.
"Comunque… Cosa vi siete detti?"
"Ha detto che verranno domattina… E ha anche detto che purtroppo Jimmy non può venire per adesso."
"Come?? Jimmy non può venire?? Ma…"
"Lo so. Matt ha detto che è stato in carcere di nuovo… Ed è appena uscito quindi beh… Ha bisogno di un po' di tempo"
"Cosa???" Dico sconvolto. Ma è assurdo…
"Ha detto che ci spiegherò quando verranno da noi… Ma comunque ha detto che possiamo andare a trovarlo." Mi sorride.
Per chi non lo sapesse, beh Jimmy è… Jimmy è come un fratello. Lo conosco da prima di Mike e gli voglio un bene dell'anima. Ha diversi soprannomi, si… Uno di questi è The Reverend Tholomew Plague. Lunghino, eh? Non ha mai saputo spiegarci l'origine del nome che si è dato. L'unico soprannome che ci ha spiegato è quello di Fiction. Beh, dice che la sua vita è così.
E poi in realtà lui è un tipo molto particolare. Non è un festaiolo, ma è un casinista. Spesso fa risse in mezzo alla strada, vive bevendo come una spugna, e in questo è molto simile a me. È come il mio alter ego.
Ecco perché ho dato al mio vero alter ego il suo nome. così è come se lo porto sempre con me. Beh, si sono anche un po' sentimentalista. Non troppo, ma certe volte lo sono.
Brian e Matt lo hanno ritrovato poco tempo fa. Si erano conosciuti a scuola, invece noi abitavamo vicini un tempo, poi lui  è dovuto trasferirsi, e quindi non ci siamo visti più per tanto tempo. Aveva dieci anni quando si è trasferito, e credo che qualche tempo dopo abbia conosciuto Zacky, Matt e gli altri. Non lo so di preciso, non li sento da un bel po'. Fatto sta che i ragazzi hanno conosciuto anche me, visto che quando Jimmy è stato mandato in riformatorio loro mi hanno cercato perché li aiutassi a salvarlo dal peggio. Ci sono andato dopo alcuni giorni, ma Jimmy non voleva parlare con nessuno. Era offeso con il mondo, non ce l'aveva con noi, ma era comunque offeso e intestardito. Spero che quando lo rivedrò almeno si ricorderà di me.
Quindi i ragazzi lo hanno ritrovato a quanto pare, e la notizia giunge dal fatto che purtroppo è tornato in carcere un'altra volta.
Dovrò cercare di stargli il più vicino possibile quando torneremo tutti assieme. Come eravamo un tempo.
Mi alzo e mi ritiro nella tenda. Oramai mi resta solo questo. Spero di arrivare in fretta a domani, devo assolutamente rivederlo, non posso lasciarlo andare di nuovo. Appena arrivo nelle vicinanze della mia tenda, sento dei singhiozzi. Drizzo le orecchie e mi avvicino al rumore.
Ma cosa…
Sta piangendo per te coglione. Eddai lo sai che ti ama.
SAI ANCHE TU CHE IO NON LA AMO CAZZO.
Non urlare coglione. Sappiamo entrambi che non puoi fare nulla. Lascia stare.
No devo cercare di farle capire che c'è chi la merita di più.
Si e come? Katie non si può certo dire sia la simpatia in persona.
Fatti i cazzi tuoi, me la vedo io. So a chi potrebbe piacere… Credo.
Non ti lamentare poi se sono scontroso, coglione.
Mi avvicino alla sua tenda, e la vedo seduta a gambe incrociate con una scatola di fazzoletti accanto a lei per terra. Entro dentro e lei alza lo sguardo cercando di asciugarsi le lacrime.
"Che succede, Katie?"
"Nulla…"
"Posso dirti una cosa?"
"Dimmi" Mi sorride.
"Lo so che provi. Credimi, beh non me l'ha detto nessuno… Un pochino si capisce…" Lei abbassa la testa.
"Scusa…" E beh ci resto male. Come scusa? Perché si sta scusando?
"Scusa? Perché?"
"Perché so che tu ami lei… Io sono un peso sulla coscienza…"
"Non… Aspetta. Come fai a saperlo?"
"Mike."
"Ti ha detto tutto?"
"Secondo te perché sto piangendo allora? Per divertimento?" Beh si, è un po' antipatica certe volte, va bene.
"Non fare l'acida." Mi alzo. "Non piangere per qualcuno che non ti merita. Dovresti piangere per chi conoscerai ancora. Per chi meriterai e che ti meriterà. Non esisto solo io al mondo." Mi dirigo verso l'uscita e mi giro un secondo. "Scusa se ti faccio piangere." Per poi definitivamente uscire dalla tenda e dirigermi verso Mike. lo trovo seduto con Chris accanto che bevono una birra.
"Mike, posso parlarti per favore?"
"Certo" Si alza e mi segue. Andiamo in disparte e lo guardo serio.
"Perché le hai detto tutto?"
"Non mi sembrava giusto che continuasse a sperare…"
"L'hai fatta solo soffrire."
"Le passerà" Si gira e fa per andarsene, ma lo trattengo per un braccio.
"Ma che cazzo ti prende?? Ma dove è finito il Mike che conoscevo??"
"Vuoi dire che tu sei sempre lo stesso di otto anni fa?"
"No. Non lo sono." Abbasso la testa e ritiro il braccio. "Se vuoi andare vai pure." Riprende a camminare e si allontana, io invece mi dirigo verso la mai tenda e mi preparo per dormire un po'.
L'unico sogno che ho fatto stanotte è stato il buio totale e la figura di Rev che mi veniva in contro e mi sorrideva. Poi mi sono svegliato quando la sua figura è scomparsa nel buio del sogno. Boh. Non so se la notizia del carcere mi abbia sconvolto più di tanto… Dopotutto non sarebbe la prima volta che finisce al fresco. In ogni caso, beh, è mattina. Per quello che ho sentito ieri da Mike, i ragazzi dovrebbero essere qui a momenti. Credo che il passaggio ce l'abbiano, e poi tanto noi dovremmo partire oggi. Mi vesto con gli abiti di ieri ed esco dalla tenda. Come al solito non c'è nessuno. So che fa un freddo boia cazzo, ma sono dei dormiglioni! Comunque, mi dirigo verso l'albero con i mio pacchetto di sigarette, e cerco di portarmi anche la chitarra appresso, così almeno faccio qualcosa. Mi siedo per terra, poggiando la spalla al tronco dell'albero, e mi rilasso un po'. Prendo una boccata d'aria ed estraggo una sigaretta dal pacchetto. Comincio a suonare qualcosina, ma ad un tratto vedo avvicinarsi dall'altra parte del prato quattro ragazzi. Mi alzo e strizzo gli occhi per vedere chi siano.
Sgrano gli occhi e noto piacevolmente che sono Brian, Matt, Zacky e John… Aspetta. Aspettate tutti.
Ma… Quello che vedo è… Oddio. Se riuscissi a trovare le parole giuste per spiegare che cosa provo al momento, beh probabilmente neanche capireste comunque. Il cuore mi sta rimbalzando nel petto, e lo so che sono un uomo, ma diamine lì c'è la mia fottuta infanzia! JIMMY!
""JIIIMMYYYY!!" Per poco non mi lacrimano anche gli occhi per quanto non felice. Lascio per terra la chitarra e spengo sull'erba la sigaretta, posandola spenta sul legno della chitarra, mentre velocemente corro verso i ragazzi.
Jimmy nella sua esagerata altezza mi sorride e da lontano alza una mano. Lui, dietro tutti il gruppo che si gira e sorride con lui, mi viene incontro sorpassando gli altri e correndo.
"BIILLL!!!" Alza la mano e nel frattempo ci raggiungiamo. Siamo come due fratelli cazzo. Due fratelli. Ci abbracciamo e lui altissimo mi abbraccia come fossi suo fratello minore. In realtà lui è più grande di me, di qualche giorno ma, okay.
"Che ci fai qui, Rev?? Mi avevano detto che eri a casa e che…"
"Era uno scherzo!! Sono uscito di prigione poco fa si, ma comunque sai come la prendo tutte le volte, ci ho fatto le ossa!"
"Sono contento che tu sia tornato" Gli dico sorridendogli come un ebete.
"Cazzo non fare la checca ora ahahah"
"CHECCA A CHI?? SE TI PRENDO TI FACCIO IL CULO QUANTO IL BUCO DELL'OZONO JIMMYYYYY"
"AHAHAHAHAH PRENDIMI!" Si mette a correre, ma nel frattempo arrivano gli altri e quindi smettiamo di fare i bambini e ci fermiamo. A me si avvicina Matt che mi sorride e mi saluta.
"Bill! Da quanto cazzo!" Gli sorrido, gli do una pacca sulla spalla e ci stringiamo la mano. Lo stesso faccio con Brian e Zacky, poi si avvicina Johnny.
"Tu sempre più basso, eh? Ahahahah" Mi guarda per un secondo torvi, poi ride anche lui e ci salutiamo.
"Come va col gruppo Bill?" Mi chiede Jimmy mentre camminiamo per arrivare alle tende.
"E tu che cazzo ne sai?" Dico io. Lui ride e gira la testa ai ragazzi dietro che noncuranti fanno finta di guardare altrove."Aaaaaaaaaaah ahahahah oddio, ehi non è mica un crimine ragazzi!"
"Beh si appunto! Allora?? Come va??"
"Abbastanza bene… Voglio dire… Poi ti farò vedere i testi e mi dirai… E devi conoscere una persona…"
"Promette male, fratello…" Ride e mi stringe la spalla.
"Non sono coglione dai!!"
"NOOOOOOOOOOOOO CERTO CHE NOOO!" Ride e fa ridere anche me. Ad un tratto esce Mike dalla sua tenda che ci viene incontro e saluta i ragazzi. Nel frattempo escono anche gli altri dalle proprie tende. Appena Mike vede Jimmy resta shockato.
"Cosa… Che ci fai qui? I ragazzi ci avevano detto che…"
"Piccolo scherzetto" Ride Jimmy che ancora mi tiene sottobraccio data la sua altezza.
Poi continuiamo a camminare e parliamo. "Che cazzo hai fatto in questi anni Rev?"
"Bah… Sono stato un po' in riformatorio… Ho imparato a suonare la batteria…"
"COOOSA???"
"Si… Ti ricordi quella batteria che mi regalarono i tuoi quando ero piccolo?"
"Beh si… Ma era un giocattolo!"
"Va beh si poi ho imparato sul serio…"
"Cazzo!"
"Tu invece? Che mi dici?"
"Mio papà è morto poco dopo che te ne sei andato…"
"Mi ricordo che era malato… Mi era anche arrivata la notizia e volevo almeno scriverti una lettera o chiamarti, ma i miei mi avevano rotto il collegamento col mondo e così non ho potuto…"
"Fa nulla Rev… Il resto? Tutto okay?"
"Si… Diciamo…"
"C'è qualcosa che non va Rev?"
"No… Cioè si…" Sposta il viso sulle mie braccia poi, e sgrana gli occhi. "Hai dei tatuaggi?!"
"Si… Perché?"
"UUUUUH ANCHE IOOOO!!!" Mi manca il suo entusiasmo. Davvero, è un cazzo di casinista! Lo adoro. Sembra il mio fottuto gemello.
"Wow fammi vedere!!!"
"Si aspetta!" Beh io in inverno porto le maniche a tre quarti, lui invece porta quelle lunghe tutto il braccio, perciò deve per forza arrotolarle per farmi vedere. "Guarda!!" Dice entusiasmato. Sul braccio destro ha la Vergine in versione zombie. Oh cristo.
"Hai una… Madonna tatuata??"
"Ricordati che sono credente" Mi guarda provando ad essere serio, poi scoppia a ridere trascinando anche me. Poi mi mostra una bara sul dito medio della mano sinistra. "Questo ce lo abbiamo tutti." Annuisco, per poi mostrargli i miei. Conversiamo un po', passiamo la mattinata a parlare sugli Sweet Children. Gli racconto di Al, di come abbiamo cambiato nome in Green Day. Gli faccio ascoltare qualche pezzo finché non arriva il mezzogiorno. E dobbiamo andare tutti via. Mentre i ragazzi raccolgono tutta la roba per portarla nel furgone, io, Rev, Zacky, Brian e Johnny andiamo sulla riva del lago, in mezzo a tutti gli alberi spogli. Ad un tratto vediamo un'anatra dalle dimensioni anormali. Cioè è enorme oddio. Jimmy è… Come dire… Attratto da quest'anatra, le corre incontro gridando come un pazzo.
"Gesù Cristo guardate quell'anatra!! VIENI QUI FOTTUTA ANATRA GIGANTE!!" Scoppiamo tutti a ridere. Quel ragazzo è la fottuta anima della festa. Se non fosse tornato, avrei continuato a divertirmi come un decerebrato come ho sempre fatto. Adesso che c'è lui, posso divertirmi come un tempo. Quando l'anatra scappa lui torna indietro come nulla fosse e si gratta il capo, venendoci in contro mentre tutti ridiamo. "Beh? Ceh c'è? Era una fottuta anatra stallone" Dice con ovvietà. Io e gli altri ci guardiamo negli occhi e riprendiamo a ridere come ebeti, per poi ricomporci quando sentiamo gli altri richiamarci per partire. Nel frattempo parlo a Rev.
"Jimmy…"
"Dimmi!"
"Io abito in una casa mezza diroccata… La dump." Dico sorridente. "Non ci abito proprio, ma la maggior parte del tempo la passo lì. Vuoi venire a viverci anche tu?? Stiamo assieme con gli altri!"
"OVVIO CHE CI VENGO CAZZO! NON DEVI NEANCHE CHIEDERMELO!"
"Cazzo!! Come siete venuti qui??"
"Con una specie di macchina… Perché?"
"Bene loro portano via la macchina e tu vieni con me, così ti sistemi per bene nella dump!!"
"Va bene!!" Corre verso la loro auto con gli altri che saluto, e io invece vado da Mike e gli altri.
"Partiamo?" Mi dice Pat tutta raggiante.
"Aspetta un attimo, arriva anche Jimmy"
"Perché anche lui?"
"Viene a vivere con me nella dump"
"Ma tu non abiti lì" Osserva Mike.
"Da adesso si." Dico io.
"Dovrei essere io arrabbiato, non tu." Mi ripete sotto voce, avvicinandosi.
"Non sono arrabbiato. Tratto la gente per come mi tratta. E poi sei arrabbiato. Solo che fai finta di non esserlo."
"RAGAZZI MA PERCHE' FATE LITE OGGI???? IO NON VI VEDO MAI LITIGARE, SMETTETELA CAZZO SIETE DUE BAMBINI PORCA MISERIA!!" Dice Pat.
"Potevi evitare di farti i cazzi miei." Finalmente vedo Jimmy arrivare con una sacca piena di vestiti credo e gli vado in contro per aiutarlo, mentre vedo che con l'altra mano trasporta su una specie di carrello una batteria smontata. Porca merda. Quel coglione di Al deve ancora venire a togliere la sua di batteria. Poi dobbiamo prendere quella di Frank e ora quella di Jimmy… Spero ci sia abbastanza spazio.
"Anche lei?" Faccio io, indicando la batteria smontata.
"Anche lei ahahahah non entra?"
"Naaaah si che entra! Andiamo dai!!" Prendo la sacca mentre lui continua a trasportare su quella specie di carrellino la batteria smontata. Arriviamo al furgoncino e metto prima la sacca, poi lo aiuto a mettere i pezzi della batteria. Il nostro è un furgone moooolto grande. No davvero. Per farci entrare due batterie è enorme, davvero. Oppure io sono un fottuto genio dello spazio. Partiamo verso casa, mentre riprendiamo a parlare del più e del meno. Arriviamo la sera alla dump, e gli altri lasciano me e Jimmy qui, mentre loro se ne vanno ognuno a casa propria. Dopotutto non è molto tardi… Dovrebbero venire dopo per stare tutti assieme come al solito.
Ad un tratto mi arriva di nuovo una chiamata da Matt.
"Bill… C'è posto anche per noi, vero?"
"Ovvio… Ma sapete dov'è?"
"Ovvio che no. Non siamo mai venuti qui, Bill. È la prima volta!"
"Resterete qui, vero??"
"Credo che io e i ragazzi resteremo fino a giugno… O anche dopo, non lo so. Forse non andiamo più via…"
"WOW! Però io e gli altri andiamo in tour… Da febbraio…"
"Cosa… Dicci la strada, siamo lì fra poco." Gli spiego la strada per bene e chiudo la chiamata. Ritrovo Jimmy in piedi, che mi guarda esterrefatto, con la mano poggiata sulla propria spalla a mantenere la sua sacca.
"Guarda che puoi anche posarla a terra Rev…" Dico io, prendendo una sigaretta e mettendomela in bocca, la accendo e comincio a fumare.
"Cosa… Cosa dicevi? Vai in tour?"
"Beh… Mi sembra normale… Ho una band, vado in tour…"
"Si ma… Wow non me lo aspettavo ahahah" Lascia cadere la sacca e mi viene contro sollevandomi. In confronto a lui sono un nano porca miseria.
"LASCIAMI CAZZO NON SONO UNA RAGAZZA REEEEEEEEEEEEEEEEV!!!!!!!" Mi lascia scendere, si ricompone e lascia anche me ricompormi. "Smettila con questo entusiasmo cazzo."
Si mette a ridere come un bambino. Quanto mi manca la sua risata. Mi è mancata davvero tanto. Lo aiuto a mettere tutto a posto, mentre continuo a fumare e aspetto che arrivino gli altri per parlargli della questione del concerto. Nel frattempo ne parlo prima con Rev. Ha diritto di saperlo prima degli altri.
"Quindi Bill?"
"Quindi cosa?"
"Il concerto, la band… Ti sei evoluto cazzo!!"
"C'è una storiella dietro…"
"Racconta" Mi sorride. Ci fermiamo e ci mettiamo a sedere sulle scale.
"Aspetta. Vuoi qualcosa da bere?"
"Birra, grazie."
"Mi dicono che esageri con le birre." Sono un grande esempio per lui. Ma proprio grande.
"Nah… Dammi una birra, su!" Lo guardo curioso. Lui cerca di scivolar via dal mio sguardo.
"Va bene, vengo subito" Continuo a guardarlo mentre scendo le scale.
"Guarda avanti idiota, rischi di cadere" Dice con tono esasperato.
"Conosco questa casa meglio delle mie mutande"
"Impossibile, metti le stesse da quando sei nato" Ride. Io lo guardo storto e poi rido anche io.
"Ma vaffanculo ahahahahah" Scendo velocemente e vado in cucina. Apro il frigorifero ed estraggo due birre. Chiudo il frigorifero e salgo sopra. Lo vedo intento a scribacchiarsi sulla mano. "Che fai??"
"Scrivo"
"Ma va? Non avevo capito" Lo guardo con ovvietà.
"E allora cosa cazzo me lo chiedi a fare??"
"Idiota" Gli do la birra. "Vuoi ascoltarla o no la storia??"
"Racconta dai"
"Dunque… Ho deciso di lasciare la scuola"
"Si? E quando?"
"Febbraio… Il giorno prima del mio compleanno…"
"E che farai dopo?"
"Beh… Il diciassette parto in tour…"
"Non festeggerai il compleanno con noi…" Si rattrista.
"Possiamo sempre festeggiarlo quando torniamo!" Sorrido. Lui alza lo sguardo e mi sorride. Poi mi si avvicina e mi abbraccia.
"Mi sei mancato" Mi stringe forte.
"Mi sei mancato anche tu" Lo stringo. Dopo un po' ci dividiamo. "Bene, la storiella è finita"
"Ahahahahah wow è stata molto coinvolgente"
"Questo è l'essenziale… Poi ti spiegherò altro quando arriveranno gli altri" Sorrido e mi alzo.
"Ora riprendiamo con le mie cose??" Mi chiede.
"Ovvio, non le possiamo lasciare in disordine per casa… Anche se questa casa fa invidia al bordello…" Ride e trascina in risata anche me. Riprendo ad aiutarlo con la sua roba, e poi andiamo in una delle stanze della dump per montare la sua batteria. Gli chiedo aiuto per smontare quella di Al e lui acconsente e mi aiuta. Alla fine aspettiamo solo che arrivino gli altri sul divano, a bere le nostre bottiglie di birra, uno accanto all'altro.
COOOOSA?!?! MI HAI RIMPIAZZATO CON LUI?!
Semmai in questi anni ho rimpiazzato lui con te. E' diverso Jimmy.
Ma che cosa blateri?? Io per te ci sono sempre stato! IO SONO PARTE DI TE CAZZO! E MI RIPAGHI IN QUESTO MODO???
Io non sto ripagando nessuno. Lasciami in pace.
Quando avrai bisogno di me, io ci sono. Ricordati che sono te. Ricordalo sempre.
Ricordati invece che devi il tuo nome a LUI. Ricordalo sempre anche tu, stronzo.
Lo ricordo.

E intanto si, aspettiamo. Lo so, posso sembrare pazzo. Ma no, non lo sono affatto. Tutti abbiamo un alter ego. Lui è solo la voce della mia distorta coscienza.






A.a. :
RAGAZZIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
WAAAAAAAAA SONO TORNATAAAA (?)
Ehm okay ahahah la smetto di fare l'idiota ahah
Come avrete notato, eeeeh si, c'è una piccola grande modifica :3
Sono le nuove entrate! Salutateli, su forza!!! Ahahah
Beh loro sono l'altro mio gruppo preferito e lo amo così tanto che ho deciso di metterlo nella storia :3
Ragazzi, siccome manco da due mesi, ho deciso di mettere tuuuuuuuuutti i ringraziamenti :3

Ringrazio chi ha recensito:
keepCalm_And_RageAndLove
BrutalLove
simona_92
GD_foREVer (ti stimo già per l'immagine del profilo u.u)
Christine02 (ti voglio troppo bene prometto che passo dalla tua storia il più presto possibile)
martydirection23 <3

Chi ha messo la storia tra le preferite:
aririddle
evanswife
Fiore_Del_Male
keepCalm_And _RageAndLove
la fidanzata di Howard
Silver McWoodlyn
simona_92
stefani
_Giulis
_Italian_Idiot_


Chi tra le ricordate:
claudia44
keepCalm_And _RageAndLove
la fidanzata di Howard
Lulu_screams_in_silence
martydirection23
simona_92
_Ametistah_


Chi tra le seguite:
beatlegirl_
claudia44
ehibike
gigiola
Gloria Dirnt
I am in love with a train
keepCalm_And _RageAndLove
martydirection23
My name is Amy
slashell
staygoldforevah
stefani
Strix
_BlackParade
_EucliffeRedHot_

Grazie di cuore a tutte <3 <3


Aspetto recensioni <3
Al prossimo capitolo :*

Rage & Love and the Night of the Living Dead
Jade Shenanigans

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