Life is too short to wake up with regrets di Sakura_no_Hana (/viewuser.php?uid=230353)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1: the past. ***
Capitolo 2: *** Chapter 2: now. ***
Capitolo 3: *** Chapter 3: a new begin. ***
Capitolo 4: *** Chapter 4: the school. ***
Capitolo 5: *** Chapter 5: PRIMA PARTE why does everything happen always to me? ***
Capitolo 6: *** Chapter 5: ULTIMA PARTE why does everything happen always to me? ***
Capitolo 7: *** Chapter 6: something strange. ***
Capitolo 8: *** Chapter 7: knowing the person who's going to be special. ***
Capitolo 9: *** Chapter 8: this has been a bad day, but we should go on. ***
Capitolo 10: *** Chapter 9: can you understand what does it mean to me, ah? ***
Capitolo 11: *** Chapter 10: just a day all together. ***
Capitolo 12: *** Chapter 11: this is Halloween night. ***
Capitolo 13: *** Chapter 12: I'm the son of rage and love, y'know... ***
Capitolo 14: *** Chapter 13: happy birthday, bitch! ***
Capitolo 15: *** Chapter 14: the new friend/ the past comes back. ***
Capitolo 1 *** Chapter 1: the past. ***
Life
is too short to wake up with regrets.
So
love people who treat you in the right way, and forget who don't.
And
believe that everything happens for a reason: if you have a chance,
harvest it.
If
it changes your life, do it.
Nobody
said that it would be easy.
They
promise only that it's worth it.
Chapter
1: the past.
L'estate
è venuta ed è passata. Si, perché
adesso siamo a fine agosto, e per me è ora di mettermi a
studiare per quella scuola del cazzo che per me non vale nulla. Ma
vabbè. Del resto non c'è nulla da dire, ha smesso
di avere valore per me nel momento in cui la mia vita è
morta, in senso metaforico. Ma ricordo ancora il giorno. Ma comincio
almeno con il dire chi sono, perché chissà,
magari questo diario va a finire nelle mani di qualcuno di intelligente
che ne fa un'opera. E poi, chi lo sa, mi vengono a trovare quando ho
novant'anni e mi vengono a chiedere di più. A novant'anni,
quando non ricordi manco in che cazzo di posto ti trovi e non ricordi
manco come cazzo ti chiami, e quindi sicuramente ti ricordi del tuo
fottuto passato. Ma è così che è
successo ai sopravvissuti del Titanic, è così che
accadrà a me. Sono una ragazzina di diciassette anni, tutti
mi immaginano come una emo masochista nullatenente, come i poveri
cristi dell'antica Roma. Si, va bene, devo dire la verità.
Ho amato studiare, amo studiare. Non sono una secchiona, ma sono molto
curiosa, perciò decisamente non sono una tipa moscia e
lunatica, come magari si deduce dalle mie borse sotto gli occhi causate
dalle notti insonni, oppure dai miei discorsi da menefreghista o "da
che cazzo me ne frega di che pensi tu tanto fra poco muoio". Dicevo no,
la mia vita ha smesso di esistere, ma non io. La mia anima è
ancora girovagare in cerca del corpo di qualcuno nel quale andarsi a
mettere. Per rifugiarsi, per dimenticare il freddo che il mio corpo gli
ha donato negli ultimi due anni. Posso descrivermi? Sono brutta, sono
rinsecchita come un fagiolino nel mese di agosto, quando lo lasci
all'aria per ore e senza acqua e niente, e lui muore. L'unica cosa che
mi distingue da uno specchio, è il mio seno. Almeno quello
si vede. Comunque, ho dei capelli da fare paura, lisci e mosci, neri
come la pece, e non c'è che dire, rappresento lo stereotipo
della ragazza del Sud Italia. Si, perché la mia carnagione
non è scura, ma non è pallida, e i miei occhi
sono l'unica cosa che mi distingue dal mio popolo. Mai vista una con
gli occhi azzurri, ma proprio blu? Io nel Sud Italia non ne ho vista
neanche una! Anzi no, una si. Io. Umorismo delle patate, lo so. Mi
hanno sempre detto che il mio sarcasmo uccide tutti i comici. Ma se
è per questo, loro uccidono me quando fanno le battutacce su
cose sconce. Dirò pure un sacco di parolacce, ma certe cose
mi fanno senso. Sono alta un metro e uno sputo, uno sputo come il paese
in cui vivo. Un paese di nevrotici che non sanno manco loro
dove si trovano, un paese che non conosce nessuno. Solo mezzo mondo,
che però conosce l'arte che vi
è intrisa nelle vene, non la gente che vi abita. Siamo come
tante mosche, viviamo in una zona sismica, e ricordo che la prof di
Italiano ci disse che saremmo morti tutti come topi se fosse successo
un terremoto, perché la scuola non era organizzata. Cazzo
che incoraggiamento. Se adesso penso al fatto che sarei potuta morire
come un topo senza colpe, mi pento quasi di non aver pregato
chissacchì per un bel terremoto riassestante. E
già, perché il pensiero della morte non mi ha mai
sfiorata, neanche un po'. Fino a quel maledetto giorno, si intende.
Cinque agosto, lo ricordo. Avevo un fratello, fino a quel giorno, avevo
anche un padre, una madre. Avevo una famigliola felice. Andavo bene a
scuola, studiavo volontariamente, e adoravo la mia vita. Ma i miei
compagni di scuola mi prendevano per il culo, mi dicevano che ero
brutta, grassa, mal curata. Si, perché non sono mai stata
una bella ragazza. Forse l'unica cosa bella di me sono gli occhi. Ma
forse sono narcisista a dirlo. Comunque, la mia vena creativa
c'è sempre stata. Una volta mi piaceva disegnare, ora non
più. Una volta mi piaceva cantare e ascoltavo il pop adesso
non più. Una volta avevo una specie di
femminilità. Adesso è andata a farsi fottere.
Credo che adesso la mia vita non sia un completo disastro,
perché i miei amici mi rispettano e mi stimano, sto sempre
con loro, condivido tutto con loro, non mi innamoro perché
non ne sono più capace e ho smesso di soffrire quando la mia
anima è svolazzata via. Sono un essere quasi totalmente
inanimato di nome Jade o Christie, che sono i miei due altri nomi.
Cioè il mio primo nome sarebbe italiano, un nome comune tra
l'altro, Denise, ma non mi piace, perciò mi faccio chiamare
così. A volte mi chiamano JJ, altre volte mi chiamano Giada,
cioè l'equivalente italiano del mio soprannome, a volte mi
chiamano Den, senza pensare che quel nome è morto, e quindi
neanche rispondo se mi chiamano così. Lo sputo di paese nel
quale vivo, si chiama ******, nel Sud Italia, una città
decisamente disabitata, nonostante conti sessanta mila persone, ma
è inanimata come la fossa di un morto. Certo, è
poco dire che la mia vita sia stata distrutta, anche perché
ho divagato troppo. Nella mia famiglia non c'è mai stato il
senso del 'condividere'. Mia madre spesso era in conflitto con mia zia,
o meglio le mie zie. E perciò non vedevo mai i miei cugini.
Adesso li vedo, e se c'è una cosa che mi rimpiango,
è che loro ora hanno il doppio dei mie anni e io li conosco
appena. Perché dico questo? Perché la mia
distruzione è cominciata dal problema di qualcun altro.
Ritorno a quello che ho già detto. Cinque agosto, si, cinque
agosto 1987. Che bell'anno, eh? Si, due anni fa, con l'esattezza. Ma
che me ne frega? Ritorniamo al mio discorso. Mia madre era malata di
una grave malattia, doveva spesso viaggiare perché nella
città in cui vivo non ci sono mai state attrezzature
adeguate. Insomma, viaggiava con mio padre, e io avevo quindici anni.
Andavo a scuola, come è normale che sia, e frequento il
liceo scientifico. Ma era estate, e perciò andavo ad una
specie di scuola estiva. A dire la verità, quel giorno sarei
dovuta restare a casa, perché non stavo troppo bene, e con
me sarebbe rimasto mio fratello, perché era troppo piccolo
per restare solo a casa. Ma io andai lì, e lui
andò con loro. Per farla breve, quel giorno, ci fu un
incidente. Lo sentii alla televisione. Tornai a casa all'ora di pranzo,
a piedi, perché nessuno poteva venirmi a prendere. Ovvio,
non c'era nessuno a casa. Se ci fosse stato mio fratello, mi avrebbe
dato un passaggio con il suo triciclo, e ci avrebbe messo tre ore per
arrivare. Gli avrei risparmiato la fatica. Tornai a casa che erano le
due e trenta, dopo un quarto d'ora di tragitto. Aprii la porta, e non
c'era nessuno. La mia casa desolata. Lasciai il mio zaino in camera,
accesi la tv, mi misi a tavola apparecchiando per uno, e mangiai una
fetta di pane con il pomodoro. Nessuno aveva cucinato e i miei al
ritorno avrebbero portato qualcosa da mettere sotto i denti. Ma visto
che non c'erano, non c'era niente da mangiare, tranne che un po' di
pane, e dei pomodori, e perciò mangiai quello. La
televisione locale trasmesse una notizia dell'ultimo minuto. Un auto,
con tre passeggeri a bordo si era schiantata contro un tir, mentre si
dirigeva da *********** a ******. Quando fecero intravedere l'immagine,
ebbi come una fitta al ventre, e poi al cuore. Intravidi un viso
familiare, schiacciato contro il finestrino, la macchina appallottolata
contro quel tir, e poi non si vedeva più niente. Cominciai
ad avere la pelle d'oca, un istinto mi spinse a prendere il telefono e
chiamare una mia zia. Non so perché, mi scoppiarono le
lacrime, avevo bisogno di qualcuno, e quel qualcuno era mia zia. Una
donna non molto grande, circa trenta anni, mai avuto un figlio,
professione da insegnante di scuole medie e infine, non mi apparteneva
di sangue, ma era la moglie di mio zio, fratello di mio padre. Chiamai
lei, non sapevo a chi rivolgermi, eravamo in lite con tutti nella mia
famiglia, ma solo lei non era troppo lontana da noi.
"Tu…
Tu… Tu… Si?"
"Z-zia…
So-no i-io…"
"Denise,
che è successo tesoro, perché piangi?"
"No-non
hai vi-visto il tele-giornale?"
"No,
tesoro, perché?"
"Vien-imi
a prender-e…"
"Mamma
e papà non ci sono?"
"Vieni-mi
a pren-dere…"
"Corro
subito!"
Se
c'era una cosa che amavo di mia zia, era che non ti faceva la stessa
domanda troppe volte, oppure non si impuntava che voleva sapere tutto.
Arrivò a casa dopo qualche minuto, salì sopra a
casa e bussò freneticamente alla porta. Appena aprii, mi
gettai tra le sue braccia e piansi, volevo solo liberarmi. Volevo solo
piangere, perché la mia vita non poteva finire
così. Ma che cazzo c'entravo io? Perché proprio a
me?
"Ehi!!
Mi spieghi tutto?"
"Aspettami
qui, per piacere. Preparo tutto e vengo…" Lei
annuì e mi sorrise. Poi entrai nella mia camera e presi il
mio zaino. Tolsi tutti i libri dal suo interno, e misi delle magliette,
due pantaloni, dei calzini, lo spazzolino, il caricatore del cellulare,
il computer e basta. Tutto l'occorrente no? Tornai da mia zia con lo
zaino stracolmo di cose, e lei mi guardò con un aria
divertita.
"Mi
dici che stai facendo?"
"Posso
spiegarti tutto strada facendo?"
"Certo,
come vuoi, ma questa dalla a me, perché è troppo
pesante."
"Grazie…"
Sorrisi. Aprii la porta di casa, e uscimmo assieme, richiudendola poco
dopo. Mia zia mi teneva come una figlia, quando andavo da lei non c'era
una volta in cui mi facesse mancare una bibita o una cosa da
sgranocchiare. Ma in quel momento non andavo a casa sua per quello. Io
non avevo più una famiglia.
A.a.
:
Buonasera
a tutti!! Allora, questa ff è nuova, come sempre realizzata
con l'immancabile 'bella bionda' e l'ispirazione di un mio 'amico' e
una canzone dei Green Day, Holiday. Allora, lasciando stare come
è nata, passo subito ai particolari. Come già
saprete, adoro i Green Day, perciò ho scritto questa ff solo
per divertimento, quindi, non prendete sul serio quello che
c'è scritto. Alcuni posti sono veri, come la scuola, la
casa, anche se la posizione non lo è, e i personaggi
ovviamente sono reali, tranne la voce principale e la sua famiglia...
Vabbè questo si era capito. Passando agli aggiornamenti, se
ritardo, non mi uccidete, perchè sarà una
settimana un po' faticosa... E ringrazio, in fine, chiunque
avrà recensito, o solo letto, e vi prego di lasciare qualche
minuscola recensione. Ne sarei felice.
Rage &
Love
Jade
Shenanigans
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Capitolo 2 *** Chapter 2: now. ***
Chapter 2:
now.
Adesso, dunque, è tutto cambiato. Vivo con quella mia zia
che mi accolse come fossi sua figlia, e sono rimasta qui fino ad oggi.
Una giornata come le altre. Sono passati due anni, e il caldo sembra
sempre più afoso. Mi chiedo come sarà tra altri
due anni. Intanto è mattina, una caldissima mattina che
opprime tutto ciò che mi è intorno, e sembra
quasi volermi fare fuori. Magari lo facesse. Mi alzo svogliatamente dal
letto, e mi dirigo allo specchio che c'è in camera. Addosso
ad esso ci sono diverse foto con le mie migliori amiche, dove loro
sorridono e io invece ho il broncio, perché odio fare le
foto e poi perché non ho nulla di cui sorridere,
già sono brutta, poi non sono neanche fotogenica! Ci saranno
si e no solo dieci foto, che hanno stampato e sono venute ad attaccare
loro sul mio specchio. Ma non voglio certo toglierle, tanto, vedermi in
quelle foto, o vedermi allo specchio, è sempre lo stesso
scempio. Quando finalmente ci arrivo d'avanti, vedo il mio viso.
Deturpato dal mascara nero pesante che metto sempre, anche quando non
esco, e noto come si sia deformato il colore quando ieri sera ho
pianto, e tutte le gocce di lacrime, hanno portato via il colore dagli
occhi e lo hanno spostato sulle mie guance. Questo succede
più o meno tutte le sere che esco con i miei amici e bevo.
Non sono certo più lo stinco di santo che ero un tempo,
voglio dire, le cose sono cambiate, ma non poi così
cambiate, perché tanto non ho la possibilità di
essere più strana di come già sono. Esco
velocemente dalla stanza, e mi reco in bagno. Ieri sera ho vomitato
l'anima lì dentro, dicendo a mia zia, quella povera vittima,
che avevo mangiato pesante, due hamburger e tre pacchi di patatine. Una
scusa che non avrebbe retto, perché puzzavo di alcol da
svenire, ma uno che ha bevuto non sa elaborare scuse migliori. Ma
è pure vero che era notte fonda, e lei era ancora mezza
addormentata, perciò forse non avrà neanche
capito che le ho detto. Velocemente prendo la mia roba e la metto in
lavatrice, mettendola a lavare, così il puzzo non si
sentirà più. Mi lavo la faccia, i denti, ma resto
in pigiama, tanto non devo andare da nessuna parte. Esco dopo un po' e
mi reco al piano di sotto, in cucina, per fare colazione. Mia zia
è seduta a guardare i cartoni animati in tv e a bere del
tè.
"Buongiorno zia… Dormito bene?"
"Si, tesoro. Tu?"
"Più o meno…"
"Come mai? Perché ieri hai vomitato??"
"Te l'ho detto già… Ho mangiato
troppo…"
"Non mi convinci… Non mangi quasi mai!"
"Si, lo so, ma i miei amici mi hanno costretta, dicono che sono
deperita e mi hanno fatto mangiare due hamburger con tanto di tre chili
di maionese…"
"Ahahah beh, hanno più che ragione, non credi? Se non lo
fanno loro, mi pare che sarò io a metterti all'ingrasso!"
"Sono vegetariana tanto, non riuscirai mai a farmi ingrassare con delle
verdure!"
"Oh beh… Si può rimediare… Ah, e devo
dirti una cosa urgente…"
"Spara!" Lei è propensa a dirmi tutto, ma suona il
campanello, e lei scatta alla porta per aprire. È una donna
che qualche volta ho visto nel portone, ha i capelli biondi ed
è magrolina, avrà si e no una sessantina d'anni,
è piena di rughe e trema tutta. Avete presente la vecchia
che fuma come un turco dei Futurama? Beh, questa signora le assomiglia,
solo che non fuma, credo. Mi avvicino alla porta per capire che
è successo, e la sento parlare.
"Buongiorno signora Matilde. Mi dica, qual è il problema?"
"Buongiorno… C'è una chiazza sul soffitto del
bagno, che non so da dove venga… Se può dire a
suo marito di venire a dare un'occhiata…"
"Signora cara, mio marito è il proprietario del palazzo, non
un tubista. Vedrò di chiamare qualcuno che venga a
controllare che c'è di rotto"
"Grazie, arrivederci"
"Arrivederci" La signora se ne va sbuffando e piuttosto
delusa. Mio zio è il proprietario del palazzo, infatti. L'ha
fatto costruire lui qualche tempo fa, quando era giovanissimo, e ha
fittato a delle persone ognuna delle case. Questa signora viene
parecchie volte ultimamente, credo che la sua demenza sia parte della
vecchiaia. Dopotutto non è poi così vecchia, ma
io dico gli anni che dimostra, non quelli che ha.
"Che c'è zia?"
"La signora Matilde… Poveretta è vecchia, il
marito è morto sei anni fa, da allora non sa come mandare
avanti qualsiasi guasto… Si rivolge sempre a John, ma non si
rende conto che infondo è solo il proprietario del palazzo,
non è un riparatore universale…"
"Ma quanti anni ha?"
"Mi pare settantanove, o qualcosa giù di
lì…"
"A me sembrava più giovane"
"E certo, non conosci ottantenni, ci credo che non ti sembra poi
così vecchia"
"Si… Forse è come dici… Comunque che
mi dovevi dire?"
"Vuoi la colazione?"
"Non questa cosa!! L'altra!"
"Si, si dopo ne parliamo, ora mangia che devi ingrassare un po', se no
m diventi uno stecchino!!" Lei gira attorno alla questione. Deve
trattarsi di qualcosa di orribile, oppure qualcosa che odio
profondamente. Me lo sento dentro. Tutte le volte che lei mi dice che
deve dirmi qualcosa di importante, e poi sorvola sulla questione,
è una cosa brutta. Mi prende per il polso e mi tira in
cucina, nella sala da pranzo. È una piccola stanzetta,
dopotutto la cucina non è enorme, è abbastanza
normale. Appena entri dalla porta di ingresso ti trovi un grande atrio,
a sinistra c'è il salottino, dove c'è un divano a
semicerchio e una tv, con un tavolino di vetro, sopra ad un bel
tappetino persiano. A destra c'è la cucina, con un tavolo
per quattro tondo al centro della stanza, l'angolo cottura è
proprio dietro, e sopra di esso è attaccato al muro una
specie di fila di mobili per viveri e piatti e accanto alla cucina, tra
essa e il muro, c'è il frigorifero. Invece, a sinistra della
cucina, proprio accanto al lavandino, c'è un muretto, con
una base di marmo, dove sono posti barattoli disposti in ordine delle
iniziali di ciò che contengono, e quindi di grandezza anche,
perché mia zia è molto attenta ai particolari.
Oltre il muretto c'è un altro pezzo di stanza, dove
c'è un armadietto con detersivi, spugne, spazzole, pezze,
scope, secchi, buste per l'immondizia e buste per la spesa, e dopo
c'è la finestra, che emana una luce incredibile. La finestra
è come una porta, e appena la apri, puoi uscire fuori, e
godere di un ampio panorama sulla zona di periferia, poco distante
dalla zona industriale, ma comunque, non troppo inquinata,
perché le fabbriche sono molto lontane da qui. Il terrazzo
è una specie di orto botanico: ci saranno almeno sette
specie di piante, e almeno quattro di verdure e roba simile. Infatti,
proprio al centro del terrazzo c'è questo enorme giardino,
che continua fino alla stanza successiva, ovvero quella del soggiorno,
quello grande però, e intorno a questa aiuola, gira un
marciapiede di mattoni rossastri. Essendo molto ampio, comunque sono
presenti due panchine su ogni lato, delle panchine di pietra
impossibili da spostare perché sono pesantissime, almeno per
me, ma sono di granito, perciò per lo zio non sono difficili
da spostare. A ridosso della scale c'è una porta, e da
lì si entra nel soggiorno gigante, una specie di salone da
feste, mentre al piano sopra c'è la mia camera, quella degli
ospiti e tre bagni. La camera dei miei zii invece, e a sinistra della
scala a chiocciola che porta di sopra, e quindi di fronte al soggiorno.
Mi siedo ad una delle sedie e zia Dora mette sul tavolo una tovaglietta
tutta colorata, e posa sopra una ciotola. Prende il pacco dei cereali e
io ne verso un po' nella ciotola, mentre lei prepara il latte. Aspetto
un po', e guardò i cartoni in tv, girando la testa verso il
salottino, e poi sento suonare alla porta.
"Ma che diavolo succede stamattina?" Mi scappa un pensiero ad alta voce
e mia zia ride. Io mi dirigo alla porta, e apro. Mi ritrovo il postino
e gli rivolgo uno sguardo acido. Quell'imbecille è la
seconda volta che viene fuori orario, adesso ha veramente scassato le
palle.
"B-buongiorno, questa è casa Deletti?"
"C'è scritto Deletti sul campanello?"
"Ah, mi scusi. Arrivederci" Dio quanto non lo sopporto! Ma è
cieco come una talpa o che gli succede? È un ragazzo della
mia età, ha l'acne e degli occhi minuscoli e neri, e ha i
capelli lisci e cortissimi e tutti appiccicati. Mi sorride imbarazzato,
e poi va via.
"Senti, la prossima volta, leggi bene l'etichetta, perché
non l'hanno messa per fare buona impressione! E poi, prima che torni di
nuovo, c'è niente per noi? L-a-m-b-r-e-t-t-i." Gli faccio lo
spelling del cognome, e lui si gira verso di me. Adesso ricordo anche
dove l'ho visto! Viene nella mia scuola, nella classe affianco alla
mia! È uno dei secchioni che vedo spesso in giro con qualche
altro secchione come lui.
"S-si… Ecco qui"
"Grazie, a domani" Prendo la lettera dalle mani e la rigiro, e poi lo
saluto, chiudendo la porta senza neanche guardarlo. Credo che sia
andato via. Mia zia continua a ridere.
"Perché lo tratti così? Poveretto!!"
"Ma povera me che gli vado sempre ad aprire, dannazione! Comunque
questa lettera è per me"
"Chi la manda?"
"Zia Kate, da Berkeley…"
"Mmm… Era di questo che dobbiamo parlare"
"Allora la apro dopo che avremo parlato."
"Va bene. Adesso vieni a sederti, il latte è pronto"
"Grazie" Poso la lettera sul marmo del muretto, e poi mi siedo. Lei mi
guarda ancora divertita e poi scoppia a ridere. "Che c'è di
così divertente?"
"Penso ancora a quel povero ragazzo! Tutte le volte gli rispondi male!"
"Ma sbaglia sempre porta! E che cacchio, c'ha gli occhi piccoli e non
legge, almeno si mettesse un paio di occhiali, no?"
"Ti guarda come se fossi un bulldog! Ahahah ha paura di te! Oppure ha
una cotta"
"Ma che cotta, è lui che c'ha il cervello bruciato! Lo
studio eccessivo uccide!" Rido io, lei sorride solo adesso.
"Si, ma è anche vero che c'è gente col cervello
bacato"
"Quelli sono recuperabili"
"Si, come no! Come quel tale, Edoardo! Ahahah ha il nome di un
intellettuale, eppure sembra avere un blocco mentale"
"Edoardo è mezzo scimunito… Secondo me quello in
casa non ha una bella situazione"
"Ma fuma?"
"Si, un pochetto. Non è come un turco, ma credo che ci
arriverà. Che sia stonato, si sa. Se è pure
drogato, non lo so"
"Va bè… Comunque quel povero ragazzo non merita
certo questi schiaffi morali da te!!" Ride a crepapelle.
"Ahah senti chi parla, la moralista!! Bella mia, tu non ne sai niente
di ragazzi al giorno d'oggi… Non siamo più
accaniti al jazz! Dai immaginati un ragazzo di oggi che va matto per il
jazz, è inaccettabile, lo prendono per uno sfigato!"
"Ma almeno è sfigato! Quelli che vanno dietro al rock li
prendono per drogati!"
"Ma non lo sono! Cioè… Non tutti! Non bisogna
fare di tutt'erba un fascio!!"
"Dai ammettilo! La maggior parte dei rocchettari è drogata"
"E va bene!! Lo ammetto, sono drogati. Ma non i fan, i cantanti.
C'è una buona differenza"
"Come vuoi… Ma intanto il jazz è una musica
più orecchiabile di quella di oggi!"
"Lo sai che odio la musica! Non sto a difendere né il jazz
né il rock, né altro."
"Mmm… Non ho mai conosciuto una capra più capra
di te!" Si alza e cominciamo a giocare, buttandoci sul divano. Poi mi
alzo e le tiro un cuscino addosso, mentre lei resta stesa a guardare la
tv, e alla fine io salgo sopra a mettermi dei vestiti puliti,
perché devo scendere giù a gettare la spazzatura.
Salgo sopra e apro l'armadio nella mia camera. Un pantaloncino in denim
nero, una canotta bianca rigata e un paio di Converse basse nere.
Scendo in cucina e prendo la spazzatura da terra, mi dirigo verso la
porta ed esco, per scendere giù. Nel portone si sente un
freddo bestiale, nonostante l'estate comunque non sia passata davvero,
perché è solo il primo settembre. Fra poco
comincia di nuovo la scuola, e non mi importa una cippa di questo.
Avrei mandato tutto a farsi fottere tempo fa, ancora prima di
cominciare il primo. Ma i miei insistevano che la scuola è
importante, perciò cominciai lo scientifico, sbagliando
completamente, perché avrei potuto prendere un istituto
tecnico, e il problema finiva al quinto anno. Ma hanno insistito
così tanto, che alla fine era come se avessero dovuto andare
loro a scuola, e non io. Esco velocemente dal palazzo e mi dirigo verso
il cassonetto che si trova sull'altro lato della strada. Mentre corro,
sento una macchina arrivare, mi giro, e riconosco l'auto di mio zio.
Suona una volta e mi sorride, uscendo il braccio dal finestrino. Si
avvicina a me, rallentando ed esce fuori la testa, mentre io mi fermo.
"Denise! Che fai qui?"
"Butto la spazzatura"
"Ah, va bene. Saliamo assieme?"
"Si, due secondi, e vengo" Lui sorride, e va a parcheggiare l'auto.
Loro due sono una specie di coppia perfetta. Mia zia mora, con i
capelli lunghi, di statura media, magra con gli occhi castani, una
bella voce, un bel viso. Mio zio i capelli biondi, la carnagione
chiara, gli occhi verdi, alto e magro, e muscoloso, ma non troppo.
È solo due anni più grande della zia, solo che
purtroppo non possono avere figli. Beh, ci sono io, no? Mi muovo a
buttare la spazzatura, e torno al portone, per risalire con zio John.
Lui è americano, come mio padre. Infatti il mio cognome
è italiano solo perché i miei nonni erano
italiani emigrati in America. Mio zio arriva subito dopo e risaliamo
assieme a casa.
"Allora Dora te l'ha detto?"
"Che cosa?"
"Allora non te ne ha parlato… Adesso che saliamo ne parliamo"
"Ma perché siete così misteriosi?!" Lui sorride,
ma io sono abbastanza scocciata di tutto questo mistero. Arriviamo a
casa in ascensore, e lui apre la porta. Entriamo in casa, e la zia si
gira un po', e ci guarda, sorridendo. Poi si alza e si dirige verso di
noi, abbracciando mio zio.
"Allora?" Comincio io con tono abbastanza impaziente. La zia si stacca
da zio John e mi guarda con aria interrogativa.
"Cosa?"
"Prima mi è arrivata la lettera, adesso mi dite tutti e due
che avete da dirmi qualcosa. Mi spiegate che succede?"
"Si… Ma siediti e calmati." Dice la zia, e io faccio come
dice. Mi siedo su una sedia, e loro fanno lo stesso. Mia zia si gira di
poco e prende la lettera da sopra il muretto, e la mette al centro del
tavolo. "Aprila"
"…" La guardo con aria interrogativa, e prendo la lettera
lentamente. comincio a scartare la carta e il cuore comincia a battere
a mille. Sembra che voglia esplodere in un secondo nel mio petto, e le
vene mi pulsano nella testa, divento rossa come un peperone e
improvvisamente sento un formicolio che mi porta calore ovunque ci sia
uno straccio di abito posato. Prendo un elastico tra i miei
braccialetti e lego i miei lunghi capelli, e penso. Se mi fa questo
effetto adesso che la sto aprendo, figurati quando avrò
letto. Lentamente estraggo la lettera. La carta è ruvida e
filigranata, di un giallognolo tipo quello delle lettere antiche. Zia
Kate vive in America, ed ha tipo una quarantina di anni. È
l'altra sorella di mio padre, ed è una tipa perfettina,
odiosa e maniaca di correzione ed educazione. Quando ero piccola e mia
madre andava a lavoro, ricordo che restavo a casa con lei, quando
ancora abitava in Italia, e mi vestiva con certi abiti da nobile, che
mi vergognavo d'avanti a tutti. Menomale che alle elementari
indossavamo sempre un grembiule da sopra, e perciò niente e
nessuno poteva vedere che avessi sotto. E oggi mi arriva una lettera da
lei, e sono sicura che è una cosa orribile. La leggo ad alta
voce, tanto conosco l'inglese perché sono bilingue grazie a
mio padre. Con voce tremante, man mano che leggo, le lacrime non escono
a stento, represse da una rabbia tale che vorrei strappare questo
fogliettino in mille pezzettini minuscoli, così
né la lettera né il suo brutto ricordo mi
potranno tormentare ancora.
"C-cara Denise. È da un po' che non ci scriviamo, e
perciò, prendendo io l'iniziativa, scrivo in questa
occasione. Come sai, fra pochi giorni comincia la scuola. Ma la tua
istruzione, ora che tuo padre non c'è più,
purtroppo, è anche un mio problema. Dora e John non sono dei
genitori, e perciò non comprendono l'importanza della tua
formazione. Qui abbiamo grandi università, perciò
verrai qui a studiare, e resterai finché non ti sarai
laureata. Saluti, zia Kate." Resto un po' zitta. Le lacrime e il viso
diventano infuocati, tanto che sembro un drago in procinto di esplodere
e gettare fuoco a destra e a manca. "QUELL'ARPIA!!! COME OSA DIRE CHE
DEVO ANDARE Lì PERCHÉ QUI NON SIETE IN GRADO DI
CAPIRE L'IMPORTANZA DELLA MIA FORMAZIONE CULTURALE?? MA CHI SI CREDE DI
ESSERE? LEI E QUELLA VIPERA DELLA FIGLIA!!!" Faccio uscire tutto il
fiato che ho in gola. Ormai sono di tutti i colori dell'arcobaleno, e
il mio umore è più nero della pece, e
più scuro e buio della notte. Come diavolo osa lei impormi
di andare a vivere da lei? Con quella vipera della figlia, idiota e
perfettina, mica tanto ingenua e una vigliacca che spiffera tutto alla
madre, qualsiasi cosa tu dica. Se vado a vivere lì,
finirò impiccata.
"Ehi, Denise, smettila! Stai solo rovinando la tua salute! Non
preoccuparti, riusciremo a farti restare qui"
"Si, ma zio quella è un'arpia vera e propria!!
Farà di tutto per farmi andare da lei, e io non voglio
condividere la casa con quell'essere inutile di Ramona! Quella ragazza
è piccola ma è un demonio! E poi
perché non mi avete detto nulla? Scommetto che vi aveva
chiamati già da giorni, e voi mi avvisate così?
Adesso? Avete aspettato che io fossi pronta??"
"Non te la prendere Denise… Abbiamo cercato di ragionare con
lei prima, ma è irremovibile…" Dice zio John. Io
non rispondo, allora attacca zia Dora.
"Mi dispiace Denise… Cercheremo di fare il possibile"
Detto questo, mi alzo, e con le lacrime che ormai escono a dirotto, ma
senza singhiozzi, gli dico un'ultima cosa.
"Il possibile non è sufficiente." Corro nella mia camera, e
chiudo a chiave, gettandomi sul letto per sfogarmi. Zia Kate se la
possono immaginare tutti come una tipa in tubino nero con un
giacchettino rosa, gli occhiali neri con la punta, una collana di
perle, senza trucco, o al massimo un rossetto rosso poco evidente, i
capelli raccolti in uno chignon, décolleté neri,
l'aria severa, e zitella a vita. Si, perché è
stata sposata, ma povero zio Carl, ne deve aver passate con quella
sclerata nevrotica, e perciò l'ha mollata poco dopo che
quell'arpia di Ramona ha compiuto dieci anni, e cioè cinque
anni fa. Ha fatto molto più che bene, ma tanto se davvero io
vado lì a vivere, di sicuro scapperò e mi
rifugerò in qualche posto. Intanto, immersa nelle lacrime,
mi addormento sulle lenzuola blu della mia camera, sotto la finestra,
dove è il mio letto, e dove accanto c'è un
termosifone incastrato in un'apertura nella parete. Mi risveglio di
pomeriggio, ho ancora la lettera in tasca, e saranno le cinque. Almeno
mi avrà detto il giorno? La riapro e vedo se c'è
una nota a fine pagina, e infatti, forse per le troppe lacrime o la
rabbia, la fretta, qualsiasi cosa, non ho notato un P.S. nel quale
c'è scritto che il dieci dovrò partire per
Berkeley. C'è scritto il giorno, la scuola dove
andrò, il corso e cazzate varie. La Pinole Valley High
School. Cerco su internet, dovrò almeno sapere che cosa mi
aspetta, no? Accendo il pc, apro subito una pagina di Google e cerco la
fantomatica scuola. Dicono che sia quella più economica, ma
comunque una buonissima scuola. Ci sono anche le foto di diversi corsi,
come quello di inglese, quello di musica, al quale mi ha iscritto
l'arpia- crede che siccome so suonare la chitarra, voglio frequentare
una specie di corso avanzato-, e quello di arte. Ma tanto sono corsi
vecchi, perciò le persone non saranno le stesse. Comunque
chiudo di nuovo il mio portatile e mi metto un paio di jeans e una
camicetta a quadri celeste che allaccio con un nodo sul ventre. Scendo
giù e mi rivolgo a mia zia.
"C'è scritto che andrò via il dieci" La mia voce
è atona, senza emozioni e senza un men che minimo sentimento
di dispiacere o altro. "Preparo le valige, e stasera esco, per salutare
qualcuno che è ancora qui." Lei mi guarda, si avvicina per
abbracciarmi e consolarmi, ma mi allontano.
"Mi dispiace che sia finita così. Tu mi hai tenuta qui per
due anni, mi hai accudita come una figlia, e mi dispiace doverti
lasciare, e anche essere arrabbiata con te, ma è
inevitabile. Credevo che avreste fatto di più per
non farmi andare via, ma invece avete fatto poco contro quell'arpia che
non mi ha chiamata una volta per sapere come sono stata dopo che i miei
genitori sono morti." Lei mi guarda con le lacrime agli occhi.
"Io ti capisco. Mi sento uno schifo, perché non ho saputo
fare nulla. Mi dispiace davvero tantissimo…"
"Anche a me" Mi allontano, e prendo dall'armadio accanto alla scala una
valigia, quella verde, grande e più capiente delle altre che
ci sono. La salgo sopra, e poi la zia mi rivolge un'ultima domanda.
"Vuoi una mano?"
"No, grazie" Salgo velocemente sopra e metto la valigia sul mio letto.
Comincio a prendere tutti i vestiti invernali che ho, anche se in
California non c'è bisogno di chissà che cosa
calda, proprio come qui giù in Italia. Forse questo aspetto
non cambierà e non mi mancherà. Appena finito di
mettere i vestiti invernali e anche alcuni estivi, preparo un'altra
valigetta per le mie Converse e un beauty-case con tutte le mie cose.
Intanto si fanno le sette, e mi preparo per uscire. Mi lavo i denti,
senza neanche aver pranzato, ma tanto andrò sicuramente da
qualche parte con i miei amici, perciò non c'è
bisogno di mangiare. Mio zio invece sta dormendo, perché ha
lavorato un bel po' questa settimana. Intanto io esco, e intanto chiamo
Kevin, il mio migliore amico, che mi verrà a prendere con il
motorino, per passare l'ultima serata assieme a lui e agli
altri.
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Capitolo 3 *** Chapter 3: a new begin. ***
Chapter 3:
a new begin.
Sono passati nove giorni, oggi è dieci. Il biglietto
l'abbiamo fatto tre giorni fa, e adesso sono le tre di notte. Fra
mezz'ora partirà l'aereo, e siamo nell'aeroporto.
Partirò da sola, e arriverò da sola, tranne che
ad aspettarmi ci saranno le due vipere. Beh, allora è la
morte che mi cerca, o sono io che cerco la morte? All'aeroporto sono
con me i miei zii, Kevin e Sandra, i miei due migliori amici. Abbraccio
fortissimo Kevin: lui è stato e sempre sarà la
migliore persona che io abbia mai conosciuto. Sandra è
quella più ridicola e più spensierata, e mi ha
sempre aiutata, anche con i miei problemi con l'alcol, anche se
comunque è solo diminuito il fenomeno, non completamente
estinto. Poi saluto mia zia e mio zio. Tornerò da loro, lo
prometto. Poi salgo sull'aereo: destinazione, l'inferno. Ci vogliono di
e o una decina di ore per arrivare, quindi arriverò che
saranno le tredici. Dovrò chiamare Kate se voglio che sia
lì entro l'orario stabilito, anche se credo che zia Dora se
ne sia già occupata con una bella email. Il viaggio
è piuttosto noioso, il mio pc non può funzionare
con internet, perché tanto non c'è una rete
sull'aereo, e perciò mi limito soltanto a leggere qualche
libro in formato pdf. Poi però mi addormento, e mi risveglia
uno Stewart che mi avvisa dell'arrivo a destinazione. L'aereo sta per
atterrare perciò raccolgo la mia borsa e il giacchettino
bianco, e appena atterra e si ferma, scendo dall'aereo, per recarmi
subito a prendere i bagagli. Questo è il banale arrivo della
sfiga a Berkeley. PVHS, preparati a conoscere Denise Jade Christie
Lambretti, la sfiga fatta a persona. L'arpia e la vipera, madre e
figlia, sono all'uscita, e mi guardano dalla testa ai piedi. Indosso un
pantaloncino bianco, i capelli sono sciolti, ho un paio di converse
verdi e la maglietta è nera a maniche corte, e un
giacchettino bianco. Indosso gli occhiali da sole, e li abbasso un po'
per scorgerle nella fioca luminosità dell'aeroporto. Quando
le vedo sorride beffarda, e mi incammino verso di loro, con la valigia
al mio seguito. Mi accolgono come se fossi la loro cameriera, e non si
degnano neanche di aiutarmi con la valigia, ma dietro di loro scorgo un
ragazzino, cioè, un ragazzo, che avrà la mia
età. È alto più di me, magro, e
capelli biondicci e messi un po' alla rinfusa, l'aria timida e
sottomessa. Lo guardo con un'espressione interrogativa.
"Ciao zia. Che piacere rivedervi" Dico, con finto entusiasmo.
"Buongiorno. Ti presento Hallen. È il figlio di una vicina
che non può permettere gli studi al figlio,
perciò mi sono offerta io di fargli da insegnante, in cambio
di qualche favore."
"Ah, capisco. Piacere mio, io sono Denise, ma se vuoi puoi chiamarmi
Jade o Christie"
"Piacere mio." Sorride, gli porgo la mano e lui la tende per stringerla
alla mia. Si avvicina per prendere la valigia, forse l'arpia l'ha
ingaggiato per servirla e riverirla, già me la vedo. Ma
prendo la mano del ragazzo e gli sorrido affettuosamente.
"Non preoccuparti non è troppo pesante, posso fare io."
"Lascia che prenda almeno questo…" Dice lui, prendendo il
borsone della scarpe e la borsa del computer.
"Ti ingrazio tanto." Gli sorrido, poi mi si avvicina la tappetta grassa
e brutta, con i baffi per giunta. Oddio, quindici anni e ha i baffi? Ma
chi cazzo è la madre? Ah, dimenticavo, l'arpia Kate. Mia
cugina si chiama Ramona, ma credo che il suo nome di battesimo sia
davvero Genoveffa. È racchia che neanche un cane
può filarsela, e oddio, è chiatta!! Dai cazzo, ma
fatti una liposuzione, ma fai qualche cazzo di cosa, renditi
presentabile! È vestita come sua madre, tutta perfettina, e
ho l'impressione che vadano sempre vestite così, come due
gemelle.
"Beh non si saluta?" Dice lei, con quella voce odiosa dal suono nasale,
con quegli occhialoni alla 'oddio sono racchia e non faccio un cazzo
per curare il mio aspetto '. Ma se è brutta dentro, figurati
fuori. Mi avvicino, e, attenta a non scontrarmi con il suo alito
pesante, mi avvicino per darle un bacio sulla guancia.
"Scusa, ero presa da questo posto. Non credo verosimile di essere
qui…" Con loro devi parlare come un fottuto intellettuale,
se no ti prendono sotto il naso. Povero Hallen chissà che ha
passato i primi giorni se è vero che non poteva andare a
scuola. Poi ci dirigiamo verso il SUV di quella cosa brutta che non oso
chiamare zia, e perciò, chiamerò sempre arpia, e
poi ci entriamo dentro, dopo aver sistemato per bene i bagagli. Ci
avviamo verso casa dell'arpia, e vi arriviamo in poco tempo. La scuola
è vicina alla periferia, credo. Credo che sia vicino alla
casa dove adesso vado a vivere. Scendiamo lentamente, e Hallen prende
la valigia da dietro, mentre io prendo il beauty case e il computer.
Entriamo in casa, e il ragazzo lascia la valigia sull'entrata, per
andare a prendere le altre cose. L'entrata è abbastanza
spaziosa. È tipica delle case americane, da fuori
è una casetta rosa circondata da un ampio giardino, con
accanto una casettina che fa da garage. Dentro, invece, è un
po' buia appena si entra, perché subito dopo la porta,
c'è il salotto a destra, con tre divani, posti a quadrato,
senza un lato, però, e la tv è posata su un
tavolino accanto alla parete. A sinistra c'è una porta, che
fa entrare in cucina, e proprio di fronte all'entrata c'è un
bagno, e accanto c'è invece una scala, che porta alle camere
da letto, credo. Deve portare per forza lì,
perché altrimenti non so dove siano le camere. Lascio la
borsa per terra, nell'angolino tra un divano e l'altro, e mi guardo un
po' intorno. Ma l'arpia mi blocca.
"Dove credi di andare? Togli le scarpe prima di mettere piede qui
dentro"
"Scusa, non me l'avevi detto. Le tolgo subito" Tolgo le converse dai
piedi e la chiattona di Ramona mi guarda dalla testa ai piedi. Poi
rientra Hallen. Il quale toglie anche lui le scarpe e porta sopra le
valige. Lo seguo, per vedere la mia camera, e prendo nel frattempo
anche le altre cose, lasciando la borsa.
"Questa dovrebbe essere la tua camera…" Dice lui, con tono
abbastanza sereno, mi guarda come per chiedermi di aprire la porta.
Sobbalzo, notando che le sue mani sono impegnate e sorrido imbarazzata.
"Giusto, scusami…" Apro la porta e lui entra, posando la
valigia sul letto.
"Vuoi una mano per svuotarla?"
"No, grazie faccio da sola più tardi…"
"Va bene. Vuoi fare un giro del quartiere? Se vuoi ti porto anche
vicino la scuola"
"Volentieri, ma non so se la zia vuole…"
"Dovremmo chiederglielo" Sorride, poi esce dalla camera velocemente e
poi scendiamo giù velocemente, e vedo l'arpia preparare una
tazza di tè.
"Zia Kate, scusa se ti disturbo… Vorrei fare un giro del
quartiere…" Sorprendo Ramona rovistare nella borsa che avevo
lasciato accanto ai divani, e lei smette subito dopo aver sentito la
mia voce. Chissà che cosa va cercando quella cosetta brutta.
"Certo, vai pure, ma devi tornare entro le cinque."
"Certo, grazie zia."
"Arrivederci signora Lambretti" Il suo accento americano nel mio
cognome mi fa quasi ridere. Non ho mai sentito il mio cognome
pronunciato così stranamente. Usciamo da casa e prendiamo le
scarpe, rimettendocele.
"Dove si va?" Dico io, dondolando sui miei piedi. Lui mi guarda con
aria divertita, e si incammina verso la fine del viottolo.
"Beh, allora, ti faccio vedere casa mia, poi le altre case, e la
scuola, e quello che vuoi vedere tu"
"Va bene, ma ti avviso. Io sono come un morto. Non parlerò
molto, quindi non credere che mi sia persa o sia svenuta,
sarò sempre qui"
"Io controllerò lo stesso."
"Ahah va bene, va bene!!" Sorride e ci incamminiamo verso la fine della
strada, giacché la casa dell'arpia è a due case
dalla fine. Tutte le case sono delle villette, alcune sono verdi, blu,
gialle, bianche, altre sono un po' più vecchie e magari sono
di legno.
"Questa è casa mia…" Una casetta simile alla
nostra, ma non c'è il garage. La porta di ingresso
è tutta rovinata, c'è soltanto la rete, anche un
po' distrutta. L'erba è un tagliata, e c'è un
tosaerba parcheggiato accanto alla scala. Non si sente neanche una voce
infantile, solo voci di ragazzi grandi.
"Hai fratelli?"
"No… C'è solo mia madre. I miei sono separati."
"Ma allora da dove viene questo vociare?"
"Dall'altra strada"
"E si sente fino qui?" Chiedo io, scandalizzata.
"Sono un po' vivaci… Sono i 'ragazzacci ' del
quartiere…" Dice lui ridendo. Io sorrido un po' confusa, e
poi continuiamo a camminare, facendo il giro del quartiere intero. Mi
presenta le case della signora Kelly, il signor Johnson, la famiglia
Derrent, e tanti altri. Mi dice che in questa strada del quartiere ci
sono solo bambini e coppie di sposini, perché è
la zona più tranquilla di tutta quel quartiere. Beh, con la
cara zietta sarà uno spasso. Immagino che sgridi tutti i
bambini che giochino o calpestino involontariamente il suo prezioso
prato, magari chiama maleducato chiunque rida a crepapelle, e poi
quella pattumiera vivente di Ramona che li guarda di sottecchi con aria
divertita.
"Quanti anni hai tu?"
"Ne ho quasi diciotto, li faccio a marzo dell'anno prossimo"
"Ah, anche io… Cioè, io li faccio a maggio, ma
siamo lì…"
"Già…"
"Allora tu non vieni a scuola?"
"No, tua zia mi fa delle lezioni"
"E com'è?"
"Cosa com'è?"
"Avercela come insegnante!"
"Posso dire la verità?"
"Se devi dire qualcosa di brutto, credimi non la pensi solo tu
così"
"Ah, beh, sono sollevato!! È brava come insegnante, ma
è una strega! Cioè è cattiva forte, e
poi quella Ramona… Beh, è insopportabile"
"Nonché orripilante!" Ridiamo assieme.
"Beh, si, effettivamente! Dai non credevo possibile che esistesse gente
così racchia al mondo!"
"Ahah neanche io…" Restiamo un po' in silenzio, con il
sorriso stampato sulle labbra, mentre ci dirigiamo verso la scuola.
"Come mai sei qui?" Esordisce lui ad un tratto.
"Beh… Due anni fa sono morti i miei e vivevo con una mia zia
in Italia… Più di una settimana fa è
arrivata una lettera di questa idiota che mi diceva che avrei vissuto
qui il resto della mia fottutissima vita. E questo è quanto."
"Ah, io non ne sapevo niente."
"Beh, adesso conosci qualcosina di me. Chissà che un giorno
non ti racconti tutto?" Dico io, ridendo. Lui sorride, e mi guarda un
po', poi torna a fissare il marciapiede, e nel frattempo arriviamo
vicino alla scuola.
"Questa è la scuola dove andrai…"
"Beh… Devo dire che è più grande di
quella che c'è in Italia"
"Sei in America, qui è tutto un po' più
grande…"
"Questa frase è un po'… Ambigua?!"
"Oh beh, ma che vai a pensare!!" Dice lui sorridendo rosso per
l'imbarazzo. Io rido, e lo guardo. Sono un tipo senza peli sulla
lingua, fin qua ci eravamo arrivati tutti, no? Beh, ma questo povero
ragazzo è un sempliciotto di campagna?
"Hallen, ma tu dove vivi?"
"Beh, ti ho fatto vedere la casa pri… Ehi!!"
"Ahahahah, ci sei cascato!!! Ahahahah"
"Grande, sei davvero simpatica!" Ride, e mi tira un pugno sul braccio,
io mi appendo a lui da dietro.
"Ahahah lo so, sono davvero troppo simpatica!" Ridiamo,
finché poi, esco il cellulare dalla tasca, e mi rendo conto
che sono le quattro. "Ma non ci sono bar nei paraggi?"
"No… Però, posso portarti da un gruppo di ragazzi
miei amici"
"Si, ma tieni conto che comunque sono le quattro."
"Ah ok, allora dobbiamo fare veloce. Corri!!" Si mette a correre,
mollando la mia presa, sgattaiolando via. Poi guarda dietro e ride.
"Ehi sei ancora lì??"
"Ehi, ma sei diventato matto?? Aspetta!!" Rido anche io e lo raggiungo.
Corriamo fino a girare l'angolo, e arriviamo sull'altro lato della
strada, attraversando le strisce. Scendiamo la strada e arriviamo
d'avanti ad una casa a due piani un po' vecchia e piena di erbacce da
fuori, con lattine di birra, buste di plastica, bottiglie di vetro,
vetri rotti, una bici senza ruote, e guardando bene nel prato, trovo le
ruote, ma i copertoni non ci sono. Sono appesi uno alla finestra mezza
rotta e piena di povere, e l'altro è appeso alla porta, come
una ghirlanda. È da questa casa che proviene tutto il rumore
che sentivo. È piuttosto lontana da casa, ma il suono si
sente lo stesso.
"Ehi ma è da qui che viene tutto quel casino!"
"Si, sono… Te l'ho detto… Un po'
frenetici…" Dice lui, scavalcandomi e dirigendosi verso la
porta di quell'obbrobrio. Bussa due volte alla porta, e però
non apre nessuno. Poi bussa di nuovo, e dà un calcio. Solo
adesso ci aprono. Apre un ragazzo con i capelli biondi e molto strani,
la faccia lunatica e gli occhi semi aperti, che si spalancano quando
vedono me. Ha una lattina di birra in mano, si gira verso l'interno
della casa e grida a gran voce.
"Carne fresca, ragazzi!" Quelli dentro esultano. La carne fresca sarei
io? Ma questo ricchione male addestrato!
"Proprio un po' frenetici…" Dico io, guardando Hallen che
per la vergogna si gira solo un secondo a guardarmi, per poi incitarmi
a seguirlo. "No, io in quello scempio non entro"
"Dai, non ti fanno del male!!" Dice lui, ridendo, facendo finta che non
è successo nulla.
"Tu stai male con il cervello, Hallen."
"Eddai! Oggi è il primo giorno che mi conosci e
già mi dici che sono malato?"
"Esattamente" Rido io, mentre lui fa il finto broncio. Siamo ad almeno
dieci metri di distanza, io sono ancora sul bordo dell'aiuola di fronte
alla casa, e lui invece è quasi entrato in casa.
"Allora?" Chiede poi il tipo dai capelli biondi, per poi singhiozzare
allegramente.
"Zitto tu, che neanche ci conosciamo" Gli dico io, con tono severo. Lui
zittisce subito, lascia la porta aperta, e rientra in casa.
"Dai!!"
"Prima ed ultima volta." Dico io, mezza arrabbiata, mezza curiosa. Mi
incammino verso Hallen e rimango un po' sulla porta. L'interno della
casa è un po' buio, salvo la finestra mezza distrutta, che
però ha la tendina tirata, e perciò non entra poi
troppo sole, e poi c'è un divano sotto la finestra.
È un po' distrutto, devo dire, cioè è
veramente mal messo, chissà che ci hanno fatto povero
divano! Ma in questa casa non abita neanche un genitore? O un tipo
grande che amministri l'ordine? Cioè, io sarò
pure menefreghista, ma questo è un macello!
"Ehilà, Hal, che ci hai portato??"
"Una mia amica." Lui si allontana, si siede sul divano distrutto e mi
guarda. "Non ti mangiano"
"Cazzo, chiudi la bocca idiota!" Sbotto io, nervosa, per i cinque occhi
che mi sono ficcati addosso.
"Oh oh, è incazzata la signorina!!" Dice un tipo bruttino,
magro e seduto accanto ad una batteria. Ha due bacchette nelle mani, e
dopo avermi guardata, prova ad attaccare con i suoi tamburelli.
"Se non ti cuci la bocca, la tipa incazzata ti ficca le bacchette nel
culo, signor oh oh." Dico io, finendo la frase con un sorriso di
sghembo e le mani incrociate al petto.
"Va bene, signorina incazzatura facile. Visto che non ci conosciamo,
dico che sarebbe meglio una bella presentazione." Si avvicina il tipo
della birra di poco prima.
"Aspetta, faccio io." Hallen si alza e mi viene in contro, prendendomi
per un braccio. Tra di loro ci sono anche due ragazze, una mora e
l'altra rossa. Mi ritrovo in faccia a loro due, che mi guardano con
aria di sfida. Le sento borbottare qualcosa, mentre non si accorgono
che avanzo proprio nella loro direzione.
"Questa tipa ci fregherà i ragazzi… Vedila
com'è vestita… I soldi per le birre e le
sigarette ce li avrà, i ragazzi le andranno
dietro…" Dice una delle due, ma sono talmente nascoste bene
le loro bocche che non capisco quale delle due sia a parlare.
"Ehi, se avete da dire qualcosa ditela in faccia, sono qui, no?" Rido
io, mentre i ragazzi mi guardano sorpresi e le due diventano viola.
"Beh che c'è? Non avete da dire nient'altro? Un gatto vi ha
mangiato la lingua?" Mi viene da ridere ancora di più, ma
trattengo. Le ho colte in fragrante. Hallen si avvicina a me di
più e comincia a presentare tutti i presenti.
"Allora, loro due sono gemelle."
"Ah, le gemelle stronzette. Okay credo di poterle ricordare." Hanno
cominciato col piede sbagliato. Le persone false non mi sono mai
piaciute.
"Si chiamano Katie e Sandy, se ti interessa" Ride lui, mentre io gli
tiro un pugno. Poi avanza e ci ritroviamo di fronte ad altri tipi, uno
solo in pantaloni, l'altro con gli occhiali da sole ed in mutande, e
l'altro invece con l'espressione da ebete, ma tutto sommato sembra
conciato bene. "Loro sono Jared, Chris e Phil" Poi si gira ancora e va
dal tipo alla batteria. "Lui è Al Sobrante, cioè
John Kiffmeyer."
"Ah lui è l'uomo delle bacchette nel culo, giusto"
"Questa ragazza è forte. Dovresti portarla più
spesso… Da dove vieni dolcezza?" Si rivolge a me,
guardandomi negli occhi come se fossi una preda da assaporare.
"Senti Assordante o come ti chiami tu… Dolcezza chiami tua
nonna e qui non ci metto più piede" Mi metto di nuovo
braccia conserte, e, mentre il tipo biondo con la birra sta per
rispondermi, vedo qualcuno scendere dalle scale. Un ragazzo con i
capelli tutti scompigliati, neri e corti, un paio di pantaloni neri e
una maglietta bianca con sopra due x fatte con della vernice. Porta una
mano agli occhi, mentre con l'altra fruga nelle tasche. Da esse tira
fuori un accendino, e poi, con gli occhi ancora un po' chiusi, si
rivolge al tipo biondo, credo.
"Mike, dammi una sigaretta!!"
"Tieni Katie, passagliele" L'altro risponde subito, ma Billie non
sembra gradire che il biondo abbia passato le sigarette alla gemella
stronzetta.
"Ho detto a te di portarmele. Non ho chiesto ad una delle fottute
gemelle una cazzo di sigaretta, ma a te. Perciò, muovi il
culo e portamele." A questo tipo sembra che tutti obbediscano, infatti
le gemelle non fiatano, tutta la casa è in silenzio, e Mike
porta subito le sigarette al tipo sulla scala. Poi il tipo apre gli
occhi e si avvicina, abbastanza perché possa scorgere bene i
lineamenti del viso e i suoi particolari. I suoi occhi sono di un verde
smeraldo, e attorno, quasi a risaltarne la lucidità, una
pesante matita nera, un po' sbavata per via della mano che si
è passato sopra.
"E questa chi è?" Dice ad un tratto, mentre io sono ancora
completamente assorta nei miei pensieri e non lo calcolo neanche. Ma
Hallen prende la parola al posto mio.
"Si chiama Denise… Abita qui dietro, è venuta
oggi e ho pensato di farla venire qui per stare con noi…"
"Ce l'ha la lingua? Allora che parli." Dice lui. Le gemelle ridono,
mentre Mike mi scuote leggermente come ad avvisarmi, e io mi risveglio.
"Ehm… Si?"
"Chi sei tu?"
"Abito qui vicino, mi chiamo Denise, ma è meglio se mi
chiami Jade o Christie."
"Bene, almeno tu non hai da nasconderti…" Poi si gira verso
le gemelle e le guarda serio. Poi mette la sigaretta in bocca e
l'accende, fumandomi letteralmente in faccia. Tossisco e lui ride.
"Cos'è, sei intollerante al fumo??" Ride ancora, e io mi
incazzo sempre di più, perché non solo si sta
prendendo gioco di me, ma addirittura mi sta fumando in faccia.
"Allora siete parecchi coglioni qui dentro" Sbotto io, lui mi guarda
serio e mi parla a denti stretti.
"Non siamo coglioni, chiaro?" Poi si gira e va in un'altra stanza, da
solo. Lo vedo mentre si siede ad una sedia, continua a fumarsi la
sigaretta e beve della birra.
"Ma se l'è presa?" Chiedo ad Hallen, impressionata e
incredula. Lui annuisce, poi mi prende per mano, e si dirige verso la
porta di quella casetta.
"Ragazzi, ci vediamo più tardi"
"Con lei?" Chiede Mike. Hallen fa cenno di no con la testa, poi Mike fa
spallucce e il batterista riprende a suonare. Tutti lo salutano e noi
usciamo dalla casa, dirigendoci a passi lunghi e veloci verso casa mia.
Sto per prepararmi mentalmente ad una vita in agonia.
A.a.
:
Bentornati a tutti! Allora, questo è il terzo capitolo, e
spero con tutto il cuore che vi piaccia, e che vi siano piaciuti anche
quelli precedenti. Scusate se è breve questo capitolo, ma
è uscito così, e forse i prossimi capitoli
saranno un po' più lunghi. Comunque, ringrazio ancora chi ha
letto e recensito, chi ha solo letto, ringrazio chi ha messo la storia
tra le seguite, le ricordate, la mia migliore amica, e non meno
importanti, ancora i Green Day, che mi ispirano giorno per giorno.
Credo che sia tutto, un grande bacio a tutti voi, saluti.
P.s.: Ehmm.... Lo so che è un po' assillante, ma vi prego,
una piccola recensione mi renderebbe felice. (E poi ci sarò
anche chi mi lancerò i pomodori marci addosso, ma va bene lo
stesso...) :*
Rage
& Love
Jade
Shenanigans
|
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Capitolo 4 *** Chapter 4: the school. ***
Chapter 4:
the school.
Dopo quella brevissima esperienza in quella casa, non ho visto
più Hallen. Ma non so perché, dopotutto io non
avevo fatto nulla, i ragazzi di quel posto avevano cominciato a dare
fastidio, no? Comunque, oggi è il primo giorno di scuola,
non so chi saranno i miei compagni di corso, non so il nome
dell'insegnante, ma appena arriverò, prenderò
tutto ciò che mi serve. Mi alzo verso le sei e mezza, per
colpa delle due arpie. Ramona viene a svegliarmi alzando la tapparella,
aprendo la finestra e togliendomi le coperte. No ma dico, è
pazza per caso??
"Oddio Ramona, chiudi quella diavolo di finestra!!"
"Mamma, Denise ha detto una parolaccia!!!" Dice con tono canzonatorio.
Io mi alzo dal letto e le urlo in testa.
"Diavolo non è una parolaccia idiota, e adesso vattene,
tappetta!!!" Lei va via correndo, o almeno, a passo d'uomo,
perché, essendo una botte, si muove come un babbo natale
elettronico. Perché parlo in questo modo di mia cugina e di
mia zia? Perché oltre a non essere mai stata carine con me,
non mi appartengono di sangue. Kate non è la vera sorella di
mio padre, era stata adottata, e forse è per questo che si
sente così sola ed è arrabbiata. Mi alzo
velocemente dal letto e metto la testa fra le mani. Il primo amico che
avevo qui, si è allontanato per colpa mia. Mi dirigo verso
l'armadio della stanza e lo apro, per prendere dei vestiti. Ovviamente
prendo una magliettina a maniche corte, perché qui il caldo
è afoso quasi quanto quello del sud Italia, e un paio di
jeans attillati, con delle converse. Vado in cucina e vado a fare
colazione, per poi andare in bagno e lavarmi denti e faccia. Poi scendo
di nuovo giù, porto con me una sacca con dei quaderni e poi
esco, senza neanche salutarle decentemente. Mi dirigo a passo lento
verso la scuola, quando sulla strada incontro un viso famigliare.
È Hallen, e come mi vede, sembra voler trovare una via di
uscita dalla mia traiettoria, come se stessi per colpirlo come un
proiettile.
"Hallen!!!" Lui fa finta di non sentirmi, ma io accelero il passo e lo
raggiungo. "Hallen, perché non ti sei fatto più
vedere??"
"Avevo da fare"
"Oh… Senti, lo so che i tuoi amici ce l'hanno con me. Ma non
ho capito per cosa!"
"Te lo dico solo perché siamo amici. Billie si è
offeso a morte perché li hai chiamati coglioni. E
perciò stare con te, sarebbe come essere nemico di
Billie…"
"Va bene. Allora stasera io vengo da voi, e parlo con questo Billie"
"Io non…" Ma una voce mi chiama da dietro, è
quella cretina di Kate. Che diavolo vuole ancora? Mi giro, sorrido a
stento e poi mi rigiro da Hallen, che però è
sparito. Questa situazione è davvero troppo strana. Mi
dirigo verso l'arpia e lei resta ferma sulla porta.
"Che c'è?" Manca solo che le debba dire signora padrona, e
allora si che sarebbe da suicidio.
"Ho dimenticato di darti questa" Una mela? Ma per chi?
"Grazie, ma credo che la mensa sia ben fornita di frutta" Faccio io con
tono ovvio. Lei ridacchia sadica e poi mi guarda seria, con le mani
giunte sul ventre, una nell'altra, e mi guardano da dietro quegli
occhialini minuscoli e tondi.
"Non è per te. È per il professore che avrai alla
prima ora." Che lecchina!! Se si pensa che io dia la mela al
professore, si sbaglia. Io la mangio, altro che darla ad un vecchio
decrepito che magari la mela neanche può mangiarla! Sorrido
noncurante e faccio cenno di si con la testa, mentre lei accenna di
voler continuare a parlare. Magari mi vorrà dire che un
tempo ai professori si portavano le mele per rispetto e bla bla
bla… Ma che mi importa! Tronco subito il suo discorso, ancor
prima che inizi, e la lascio.
"Ehm, zia, si fa tardi, devo prendere gli orari e le classi! A dopo!"
Vado via quasi correndo, ripercorrendo il tratto che avevo fatto prima.
Arrivo a scuola poco tempo dopo, ed entro lentamente, per riprendere
fiato dopo la corsa. L'ultima cosa che voglio è che quella
brutta tipaccia di mia zia mi rimproveri per un ritardo,
perciò entro subito in segreteria, per ottenere l'orario
delle lezioni. Appena entro, vedo la segretaria, una signora abbastanza
grande, con un sorriso a trentadue denti circondato da un rossetto
rosso scarlatto. Le guance intrise di un fondotinta marrone, tanto che
la fa sembrare africana in viso e albina nel resto del corpo. I suoi
capelli sono di un grigio misto al nero, e sono lunghi. Più
neri che grigi in effetti. Gli occhi sono scuri e sembrano due
mandorle, come fossero quelli di un cinese. O forse sarà
l'effetto degli occhialoni che porta, spessi almeno un centimetro e
forse più grandi di quelli di John Lennon, anzi, decisamente
più grandi, e decisamente più brutti, oltre che
con una montatura rossa che decisamente non si intona con quella
persona lì. Mi avvicino lentamente, con il cuore che va a
mille per la corsa, inspiro profondamente ed espiro allo stesso modo,
per allentare un po' la pressione del sangue.
"Buongiorno, desidera?" Si rivolge a me con un tono decisamente caldo e
simpatico. Io le rispondo con un sorriso, e poi parlo.
"Buongiorno, io sono una nuova alunna. Mi chiamo Denise Christie Jade
Lambretti"
"Oh si si cara! Vuoi l'elenco degli orari e delle classi vero?"
"Si grazie" La signora cerca tra delle cartelle, suppongo appartenenti
a ciascun alunno, e nel frattempo parla di talmente tante cose, che per
far finta di ascoltarla annuisco, le sorrido quando mi guarda, confermo
ciò che dice, e poi alla fine eccola che la tipa simpatica
ma loquace, mi porge un foglietto, un libro e una bellissima lista con
i compagni di ogni corso. Che gioia venire in questa scuola. Il sistema
scolastico italiano è completamente diverso da questo, non
so se mi abituerò facilmente. Le sorrido e la ringrazio, e
poi esco, apro la borsa, e mentre cammino, guardo sul foglio la materia
della prima ora. Ma inciampo, su qualcosa, va bè
diciamocelo: io sono molto scoordinata, e cado anche se non
c'è il benché minimo ostacolo. Comunque, inciampo
nei miei piedi, e cado addosso a qualcuno, che resta immobile, e per
questo temo che possa lasciarmi cadere. L'imbarazzo mi coglie quando
riconosco addosso a questa persona un odore non troppo lontano, ma
abbastanza famigliare. È lo stesso che avevo sentito nella
casa dove mi aveva portata Hallen. Alzo lo sguardo, e mi ritrovo una
faccia famigliare seria, con un sopracciglio inarcato e l'altro dritto,
e una montagna di capelli biondi. Mike.
"Scusa" Dico io, tanto lui non apre bocca, tanto vale che lo faccia io.
"Niente." Poi si sposta e fa per entrare nella segreteria. Io lo blocco
chiamandolo.
"Ehi!! Devo parlare con quell'altro!!"
"Tanto non ti sentirebbe"
"Ma tu mi stai ascoltando!"
"E chi ti ha detto che volevo farlo!" Poi apre la porta ed entra
dentro. Io sbuffo e mi dirigo verso il primo piano, per cominciare ad
orientarmi in questa scuola nuova. Sul fogliettino che mi ha dato la
signora, c'è scritto che l'aula di biologia è
proprio in questo piano, l'ultima, sul lato destro. La prima l'ho
trovata, ma ce ne sono altre. Quella di inglese si trova al terzo
piano, come quella di storia e quella di biologia, mentre quella di
fisica assieme a quella di matematica, si trovano al secondo piano.
Dopo aver esplorato le aule che mi interesseranno per il resto
dell'anno, posso dirigermi verso l'aula di biologia. Appena mi trovo di
fronte, suona una campanella, come quelle italiane, e una folla di
studenti, mi investe completamente. Un primo gruppetto entra nella mia
stessa aula, ed io entro con loro. Ridono e scherzano tra di loro,
senza neanche pensare che io sono dietro e che magari, essendo nuova,
richiederei un attimino di attenzione. Ma meglio così e non
che divento lo zimbello della scuola. Già mi sono creata i
miei primi nemici della storia del 1987. Adesso non vorrei crearmene
altri. Mi vado a sedere nel posto più isolato possibile, e
poi vedo entrare anche altri ragazzi. Sembra che manchi qualcuno. In
questo corso i ragazzi dovrebbero essere diciassette. Ma siamo
quindici. Ne mancano due… Poco dopo, entra un professore un
po' robusto, con un paio di occhiali quadrati, l'aria severa e una
cartelletta, e nell'altra mano un thermos, con sopra scritto
'caffè'. Questo tipo sarà un pochetto strano, per
portarsi il thermos da due litri di caffè! In Italia il
caffè non si beve a litri, ma a tazzine, delle tazzine
abbastanza piccole, non dei thermos così grandi! Lo guardo
con un sopracciglio alzato, per poi dovermi alzare per salutarlo. I due
tipi che non ci sono vengono chiamati all'appello, e il professore fa
una smorfia divertita quando sente che sono assenti.
"Ah… Armstrong e Pritchard assenti…" Non ho idea
di chi stiano parlando. Intanto il professore tenta di annotare
qualcosa sul registro, quando però, entrano lentamente e non
curanti due ragazzi. Quando li vedo ho un colpo. Ma sono in classe
proprio con loro?! E che cavolo di sfiga però! Forse Mike
aveva detto quelle cose prima perché sapeva che io sarei
andata in classe con loro! Ma perché non mi ha detto nulla?
"Ah, bentornati dalla vostra passeggiata, ragazzi. Volete un
caffè?" Dice con tono ironico. Il moro gli lancia
un'occhiataccia, e continua a camminare. Mike non risponde, anzi non lo
guarda neanche. Poi Billie gira lo sguardo e incrocia il mio. Mi fissa
per qualche attimo, e poi distoglie lo sguardo. Si siedono negli unici
posti disponibili: vicino a me. Che gioia. Altro che sfiga, a desta il
moro, a sinistra il biondo. Ho le mie due guardie del corpo preferite,
che voglio di più? Maledizione.
"Chi si rivede" Dice Mike.
"Ciao" Dico io. Ma Billie non proferisce parola. Prende la sacca che si
porta dietro, una specie di borsa a tracolla, di cuoio credo, con
tantissime spille di gruppi e che ne so io, attaccate sopra la tracolla
e sopra tutta la superficie della borsa. La apre, posandola sul banco,
e dalla tasca anteriore esce una matita tutta rosicchiata, e che
avrà visto sicuramente tempi migliori, o almeno spero. E poi
prende un quaderno tutto strappato e scritto, senza copertina e senza
neanche un segno di scrittura decente. Nota che io sto fissando il suo
quaderno, e le sue mani. Si, fisso le sue mani, perché ha
un'unghia pittata di nero, quella del pollice, precisamente, della mano
sinistra. Mi guarda e mi richiama.
"Che hai da fissare?" Io alzo il viso, e incontro i suoi occhi, di
vetro, glaciali. Ma mi odia così tanto? Neanche gli avessi
ucciso la madre!
"Noi due dobbiamo parlare" Lui scuote la testa e sorride sarcastico.
"No, ragazzina. Io non ho da parlare con nessuno. Se vuoi parlare,
fallo con Mike. Io non ho nulla da dirti" Mike tossisce, mentre il moro
lo guarda con la coda dell'occhio, fissando ancora me successivamente.
Distolgo lo sguardo da quegli occhi glaciali, deglutisco, e sento il
suo sguardo vagare addosso a me.
"Devi almeno dirmi perché mi odi"
"Ho detto che non parlo"
"Ma lo stai facendo" A questo punto si è stancato di
rispondermi, perciò si cuce la bocca, e gira lentamente lo
sguardo. Credo che questa giornata sarà pessima. All'ora di
pranzo, usciamo tutti fuori, io mi siedo ad una panchina accanto ad un
albero, e mangio la mela, mentre quei due tipi strani si incontrano con
dei loro amici e si siedono ad una panchina a parte. Un ragazzo porta
con sé una chitarra e la porge al moro, il quale la prende e
comincia a suonare, ma sono troppo distante per afferrare tutte le
note. Mi poggio con le spalle all'albero, e metto una gamba sulla
tavola, mentre l'altra la lascio piegata. Mentre mordo la mela e guardo
per terra, vedo dei piedi che si avvicinano. Sei piedi,
perciò tre persone o un alieno. Alzo lo sguardo, inarcando
il sopracciglio, e vedo due ragazzi e una ragazza più bassa
di loro.
"Ciao! Tu sei la ragazza nuova, vero?" Li riconosco, sono quelli del
corso di biologia. Sorrido a stento, e rispondo.
"Si, proprio io… Cosa volete?"
"Beh, sei tutta sola, perciò credevamo che volessi compagnia"
"Oh… Ehm… Grazie… Ma non avete un
gruppo tutto vostro?"
"No… Siamo solo noi tre"
"E come mai?"
"Nessuno vuole stare con gli 'emigrati' " Risponde la ragazza a testa
bassa e con una voce roca.
"Già…" Sospira uno dei due ragazzi.
"Beh… Perché da dove venite voi?"
"Francois viene da Bordeaux, io da Copenaghen e Shirley viene da una
città minuscola del sud Africa."
"Ah… Da quanto siete qui?"
"Un anno… Comunque io sono Kal. Come ti chiamiamo?"
"Potete chiamarmi Jade o Christie. L'altro nome non mi piace troppo"
"Va bene. Allora per noi sei Christie. Jade è il nome di
un'altra ragazza…"
"Ehm… Okay. Allora adesso a che lezione andate?"
"Inglese"
"Anche io… Beh, allora possiamo andare assieme, che vi pare?"
"Ottima idea!!" Dice Francois. Il suo accento francese si sente un po'
quando parla. Ma tutto sommato è un tipo dall'aria simpatica
e vivace. La ragazza invece, con quei capelli lunghi fino al sedere,
neri e lisci, invece mi incute tensione. Sarà l'apparenza.
Invece Kal sembra semplicemente un tipo apposto. Ci avviamo verso la
scuola, e intanto chiedo qualche cosa ai ragazzi che ho appena
conosciuto.
"Chi verrà con noi a questo corso? Cioè,
c'è qualcuno del corso di biologia che verrà
anche a quello di inglese?"
"Si… Armstrong"
"Oddio ma mi perseguita!!"
"Ahahah, non ti sta simpatico?" Mi chiede Kal curioso.
"No… Lo conosco da un po' e credo di stargli antipatica"
"No… Lui fa così un po' con tutti"
"Non credo… Io l'ho offeso"
"Ah… Beh, allora la situazione si complica,
perché è un tipo molto legato al suo
orgoglio…"
"Ah… Beh, contento lui!" Sorrido, e poi arriviamo nella
classe di inglese. Anche stavolta non è entrato in orario. E
anche stavolta, l'unico posto libero, è accanto a me. I tre
di prima si sono seduti due alla mia destra e l'altro dietro. L'unico
posto disponibile è quello alla mia sinistra, e suppongo che
verrà a sedersi proprio qui. Spero che stavolta si possa
parlare con lui. Ma speriamo soprattutto che entri in classe, e che non
decida di dare buca. Dopo un bel quarto d'ora entra in classe, quando
noi abbiamo già cominciato la lezione, entra noncurante,
guarda ad un posto libero, e quando nota il posto accanto a me, fa un
sorrisetto sadico, e si avvicina. La professoressa però lo
riprende prima che possa sedersi.
"Armstrong!! Che diamine fai là fuori tutte le volte? Come
mai entri sempre in ritardo?"
"Che vuole che le dica prof? Avevo da fare!" Tutta la classe tossisce,
io invece sorrido. Il tipo sa che dire per far incavolare i professori.
Mi nascondo perché né la professoressa
né lui possano vedermi, e alla fine lui si siede, ricevendo
dalla professoressa come risposta semplicemente una annotazione sul
registro.
"Alla fine dell'ora vada in presidenza, e la faccia controllare, signor
Armstrong. Così avrà anche questo da fare."
Armstrong porta la mano sulla fronte e fa come il saluto di un soldato,
e poi dice un'ultima cosa.
"Agli ordini signore!" La professoressa alza gli occhi dal suo
registro, e lo guarda accigliata, si alza e fa finta di niente,
dirigendosi alla lavagna, e cominciando la lezione. Il moro prende
dalla sua sacca la stessa matita tutta rosicchiata, e poi il famoso
quaderno distrutto, e invece di stare attento alla lezione, che chi sa,
potrebbe portargli qualcosa di buono, scrive sul quaderno. Ma senti da
chi arriva la predica! Parlo proprio io che invece scrivo sul banco,
sul diario, il borsellino, un po' tutto, insomma. Non me ne
può fregare di meno, d'altronde. Ma l'altro ragazzo non
è nella nostra stessa classe, forse adesso ha un'altra
lezione. Peccato, mi sarebbe piaciuto conoscere almeno lui, visto che
il moro non vuole parlare. E mi ritrovo di nuovo a fissarlo, e lui mi
squadra.
"Mi spieghi che diavolo hai da guardare?"
"Non guardo te, idiota" Gli rispondo io, acida.
"Ahah si, allora sei strabica."
"Sei un fottuto idiota"
"Grazie." Non voglio rispondergli, tanto qualsiasi cosa ci diciamo,
finiamo per fare lita oggi. La lezione passa lentamente, con lui che mi
studia facendo finta di niente, e io che invece guardo sempre il banco,
alternando la vista alle sue mani. Non sembra un tipo eccessivamente
socievole, forse però è una mia impressione. Alla
fine della lezione, ci alziamo tutti per uscire dalla classe, e lui si
dirige alla cattedra, per prendere il registro, e portarlo al preside.
Certo che ne ha d sfrontatezza il tipo! Strappa il registro dalle mani
della professoressa, le rivolge un sorriso omicida, e poi si dirige
verso la porta. Io sono ancora sulla soglia, a guardare la scena, e
mentre cammina, lui mi fissa negli occhi serio, e poi mi spintona in
avanti, passando velocemente e rudemente. Cammina come un cretino, con
quei pantaloni in denim a vita bassa che minacciano di cadere da un
momento all'altro, e quella maglietta nera con un teschio cucito sopra.
Alzo le sopracciglia, sconvolta, sospiro, scrollo le spalle, e poi mi
avvio alla lezione dopo, raggiungendo i miei unici tre
amici-conoscenti, che mi aspettano sulla porta del corridoio. La mia
prossima lezione è quella di fisica, perciò, si
scende. Credo che mi sarà piuttosto difficile abituarmi a
questo nuovo sistema, anche perché in Italia ci spostavamo
dalle classi soltanto per andare nei laboratori, non era come qui: ogni
lezione un'aula diversa. Ci avviamo nell'ultima aula della giornata,
perché io frequento le lezioni normali, che terminano alle
tre e mezza del pomeriggio. E così, passa la prima giornata
di scuola. Torno a casa a piedi, come credo sarà anche
quando pioverà, perché tanto l'arpia non mi
verrà mai a prendere: se non è buona ad andare in
bici, figuriamoci in macchina! E comunque meglio andare a piedi che
vedere quelle due brutte facce. Arriverò a casa in tempo?
Spero di si, perché quelle due arpie sarebbero capaci di
negarmi il pranzo…
Sono appena arrivata a casa. Diciamo che per fortuna non ho fatto
tardi, ma quelle due troveranno il pelo nell'uovo, me lo sento. Cammino
a testa bassa, scalciando qua e là qualche pietrolina sul
marciapiede, oziosamente, mentre mi guardo intorno alla Don Abbondio,
che non si accorge dei bravi. E diciamo che Don Abbondio, o meglio, io,
ho la stessa sfiga del curato. Appena alzo lo sguardo, dopo aver preso
le chiavi dalla mia borsa, sulla soglia della casa rosa, noto
qualcuno… Ma è Hal? Ma che ci fa Hal a casa mia?
Accelero il passo per raggiungerlo il più velocemente
possibile, e lui resta immobile a guardarmi, serio e quasi pensieroso.
Quando arrivo da lui, mi fermo e lo saluto.
"Oh almeno questa volta non hai tentato di evitarmi!"
"Ciao anche a te."
"Oh giusto, ciao. Che cosa vuoi?"
"Stamattina hai detto che volevi venire da noi. Va bene, accetto la
proposta."
"E perché mai?"
"Non mi va di doverti evitare perché Billie Joe ti odia."
"Non credo che mi odi. E poi sai una bella novità? Viene in
due dei miei stessi corsi. Quindi, che lo voglia o meno,
dovrà vedermi tutti i santi giorni" Dico, quasi vittoriosa e
con aria di sfida. Lui sembra non curarsene, fa spallucce, e si avvia
verso l'altro lato della strada, per andare a casa sua a mangiare. Ma
lo fermo prima che attraversi, per chiedergli l'ora. E che caspita, ma
gli devo tirare informazioni con una tenaglia?
"Non mi hai detto l'ora, intelligentone!"
"Dieci e mezza." Che? Ma l'arpia non mi lascerà mai uscire a
quell'ora!!
"Ma scherzi? Non posso uscire a quell'ora!!"
"Allora non venire." Dice lui, quasi in modo atono. Non lo ricordavo
così, eppure è passata neanche una settimana! Ma
che gli succede?
"No, va bene. Vengo." Lui si gira, e va via. "Ciao!!" Lo saluto, ma lui
non si gira, alza solo la mano, mentre l'altra la mantiene in tasca.
Sbuffo, riprendo la chiave dalla tasca, e mi giro verso la porta, per
aprirla. Appena entro in casa, sento una puzza molto familiare. Sono
vegetariana, è vero, ma non per questo adoro tutti i tipi di
verdure, tipo i broccoli. E quell'arpia sta preparando i broccoli. Ma
che schifo! Forse Hal se ne è andato da qui per la
disperazione. Tolgo subito le scarpe e le metto sul tappetino accanto
alla porta, e poi vado in cucina, cercando di non vomitare.
"Buongiorno"
"Denise. Vieni a sederti, ho preparato il pranzo."
"No, grazie zia, ho mangiato a scuola, e ho un lieve mal di pancia."
Lei mi guarda, annuisce, e poi io salgo. Ci manca solo che le faccio
l'inchino… Vado in camera mia, e subito prendo i libri, per
fare i compiti. Non sono molti, perché oggi è il
primo giorno, e perciò diciamo che sono esigui. Li finisco
in poco tempo, soprattutto quelli di matematica e di inglese. Odio la
matematica, lo ammetto, ma è pur vero che comunque un tempo
ero una studentessa abbastanza brava. La media del sette non
è poi così brutta. Comunque, dovrò pur
decidere cosa mettere, però, adesso che ci penso. Nella mia
camera ho ancora la valigia sotto il letto, e spero di aver messo anche
qualche accappatoio per la doccia, perché sinceramente non
mi va troppo di doverle chiedere qualcosa. Apro la valigia, e nella
tasca posteriore trovo quattro asciugamani, l'accappatoio, una cuffia
per non bagnarmi i capelli quando voglio solo fare un bagno, e un phon.
E certo, i miei capelli rischiano di andare in fumo con quel phon. Sono
un po' troppo lunghi… Forse dovrò davvero
tagliarli. Intanto prendo un asciugamano e l'accappatoio, e prendo il
beauty case. Entro nel minuscolo bagno di questo piano, accanto alla
camera da letto, e mi preparo per fare una bella doccia. Non
laverò i capelli, perché tanto li ho lavati ieri,
dato che mi è rimasta la buona vecchia abitudine : ' non
vorrai mica andare il primo giorno di scuola tutta sporca?!'. A chi non
l'ha detta la propria madre? A me l'avrà detta un migliaio
di volte, prima di andarsene. Comunque, mi spoglio lentamente, mi
dirigo verso la vasca e la riempio di acqua tiepida. Mi immergo dentro
con una lentezza, ammetto, esasperante, mentre sulla mia bellissima
spugnetta a forma di stella spargo del bagnoschiuma al cocco, e mi
concedo un rilassante bagno, prima di andare via dall'inferno, ed
entrare in un altro. Chissà che gli devo dire? Cosa devo
spiegargli? Perché poi se l'è presa
così tanto? Che gli avrò fatto di male? Ma il
problema maggiore, in questo momento, sarebbe dirlo proprio all'arpia.
Lei si che è un problema molto più grosso di
questo… Sono felice come una pasqua al pensiero.
A.a.
:
Benissimo, sono di nuovo qui a rompervi le scatole, amici! Questo
capitolo credo sia più corto, anche perchè sono
indietro di un capitolo rispetto all'altra storia, "Another Story" -che
coincidenza, l'ho chiamata proprio così?! O.o Comunque,
passando ai ringraziamenti, come non ringraziare Claudia44, cara, ho
l'impressione che andremo moooolto d'accordo noi due xD Passando anche
agli altri ringraziamenti, mi rivolgo anche a chi ha recensito, a chi
ha messo la storia nelle seguite, e ovviamente, quella matta della
bella bionda che mi sopporta tutti i santi giorni quando la avviso che
pubblico e scommetto che vorrebbe uccidermi tutte le volte che la
aggiorno sulle ff xD Ricorda che ti voglio bene, biondina :D E poi
ringrazio il famoso amico, che mi ispira senza saperlo -povero ragazzo-
e che mi fa lezioni di cultura musicale tutti i giorni! Sei un mito
fratello :D E infine ci sono sempre i MITICI Green Day, che invece mi
fanno amare la musica in un modo incredibile. Spero che a Giugno li
possa davvero vedere *-* Siete grandi Green Day!!
Per il resto, ringrazio sempre e comunque chi avrà solo
letto o chi avrà anche recensito, vi voglio un bene del
mondo!
Se non vi dispiace, chiedo a chi non l'ha fatto, di farmi sapere che ne
pensa delle mie storie, sarei onorata di ricevere consigli da tutti voi
:D
Rage
& Love
Jade
Shenanigans
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Capitolo 5 *** Chapter 5: PRIMA PARTE why does everything happen always to me? ***
Chapter 5:
why does everything always happen to me? PARTE 1
Ovviamente, è prima a lei che mi rivolgo. Appena finisco di
fare la doccia, scendo le scale e mi dirigo in cucina. Ramona si trova
al tavolo, seduta su una sedia a fare ancora i compiti. C'è
una montagna di libri, e tra di essi ne riconosco alcuni di grammatica
italiana. Grammatica italiana? Ma in America lei fa grammatica
italiana? Okay, adesso sono molto confusa.
"Ehi, Ramona! Come mai fai grammatica italiana?"
"Mamma vuole che io impari l'italiano"
"Non è certo leggendo dei libri sulla grammatica che
imparerai a parlare italiano… Hai mai fatto una vera
conversazione?"
"Si… Con mamma, ma non era una conversazione, ma
un'interrogazione" Certe volte ho davvero pietà di questa
tappa di cugina. Diciamo che a volte sono crudele nel giudicarla, ma
purtroppo tale madre tale figlia. La mamma è una vipera, e
la figlia certe volte è davvero perfida. Ma quando Kate non
c'è, Ramona è abbastanza socievole. E poi dicono
che le cattive compagnie corrompono i buoni costumi! A questo punto io
sono una buona compagnia! Le sorrido, e mi siedo di fronte a lei.
"Allora puoi parlare un po' con me…"
"No, grazie, adesso devo finire i compiti." Mi sorride e poi continua.
"Sarà per un'altra volta, se no queste materie non le
finirò mai…"
"Va bene, io sono sempre qui, se vuoi!! Ma tua madre dov'è?"
"A casa di Hallen."
"Grazie… Ehm, posso lasciarti un attimo da sola,
perché ho bisogno urgente di parlarle"
"Non ci sono problemi"
Mi allontano e risalgo le scale, per andarmi a vestire. Metto di nuovo
i vestiti si questa mattina e poi scendo giù di corsa. Apro
la porta, ed esco in ciabatte. Chi è molto scoordinato non
è aiutato dalla fortuna, a quanto pare. Le ciabatte si
impigliano nella fessura tra due mattoni del marciapiede, e cado. Si
rompono i jeans, e va bene. Ma il problema è che mi taglio
il ginocchio, ed esce una marea di sangue. Ma che cavolo!! Sono le
cinque e c'è il sole ancora. mancano altre cinque ore alla
festa. Speriamo che riesca a camminare!! Provo a rialzarmi, e, anche se
un po' dolorante, riesco perfettamente a stare in piedi. Mi dirigo
verso l'altro lato della strada, e corro zoppicando verso casa di
Hallen. Lentamente mi avvicino alla porta. Suono il campanello. Questa
casa non l'ho mai vista da vicino. Sinceramente non so cosa aspettarmi.
Poveretti, se non possono mandare Hal a scuola, spero almeno che
abbiano una casa attrezzata per vivere al meglio! Mi viene ad aprire
una signora alta, magra, con i capelli lisci e lunghissimi, mori e con
delle treccine stile hippy. Indossa una maglietta celeste sopra
l'ombelico, un paio di jeans e delle ciabatte. Si rivolge a me con un
sorriso smagliante e parla con voce squillante.
"Ciao!! Chi sei? Hai bisogno di qualcosa?"
"Ehm… Si, devo parlare con mia zia Kate…
Può farla uscire un minuto per cortesia?"
"Certamente! Se vuoi puoi entrare, e le parli dentro!"
"Va bene, grazie" Ma che mi è saltato in mente? Non posso
parlare con Hal d'avanti! Devo inventare una scusa! Ma che scusa?
Intanto entro in casa, mentre la signora chiude la porta dietro di
sé. In casa si sente odore di pulito, anche se
c'è il caos più totale. Ma regna il silenzio,
visto che come mi ha detto Hal non ha fratelli. Mi accompagna in
cucina, dove vedo mia zia seduta ad una sedia, con una specie di
quaderno posato sul tavolo e una penna. Hal è di fronte a
lei, con un libro tra le mani e un foglio accanto. Ha una penna tra le
dita, e ogni tanto rosicchia il tappo, poi scrive sul foglio, e torna a
riguardare il libro. L'arpia lo guarda con le mani sotto il mento e una
postura dritta. Mi avvicino lentamente, e la chiamo.
"Zia… Dovrei parlarti."
"Non adesso, cara. Aspetta che finisca con Hallen e poi potremo
parlare" Dice con tono serio, senza staccare gli occhi dal povero
ragazzo di fronte a lei. La signora di prima mi viene vicino e mi fa
sedere su un divano, sempre con un sorrisone stampato sule labbra. Mi
spiega brevemente cosa sta succedendo, e io l'ascolto.
"Sta facendo un esame… So che vieni dall'Italia, e
lì non si fanno queste cose… Hal prende lezioni a
casa, ma deve dare degli esami ogni tanto…"
"Ah, capisco… Grazie" Le sorrido.
"Vuoi qualcosa da bere?" Mi chiede, sempre con tono silenzioso. Io le
faccio cenno di niente con il capo e le sorrido. Lei annuisce e poi si
alza, andando in un'altra stanza. Aspetto qui un po' di tempo, prima
che possa finire. Forse Hal non si è neanche accorto di me
quando sono arrivata e mi sono rivolta a zia Kate, lo vedo molto
concentrato. Ci tiene parecchio a questo test, anche perché
l'avrà riletto dieci volte prima di darlo alla sua 'prof', e
poi le sue mani tremavano, aveva l'ansia di sbagliare qualcosa. E chi
non ce l'ha? Ma dopotutto a uno che non importa, le mani non tremano
poi tanto. Mia zia è una buona professoressa, credo, a
quello che mi diceva mio padre e per quello che mi aveva detto anche
zia Dora, lei è una delle migliori insegnanti private di
questa zona. Beh, buono per lui, ma io non pagherei neanche per avere
una professoressa del genere. Comunque appena lui alza il capo dal
foglio, lo porge a mia zia e lei prende a leggerlo, annuendo qua e
là mentre lo legge. Poi Hal gira lo sguardo verso la porta,
e nel farlo mi nota, e balza sulla sedia, quasi alzandosi in piedi.
Spalanca gli occhi, ma quando capisce che mia zia lo sta guardando con
la coda dell'occhio, subito si rimette a posto, e continua a guardarla
mentre lei legge e valuta il suo scritto. Chissà su che cosa
è. Poco dopo, dopo un'attenta analisi di tutto il contenuto,
lo posa sul tavolo, e prende la penna rossa. E poi parla.
"Mmm… Noto dei miglioramenti… Ci sono pochi
errori, il contenuto è inerente alla traccia che ti ho
dato… Insomma sei stato capace di illustrarmi questo periodo
storico in modo sufficiente. Perciò meriti una C+" Una C? Ha
il coraggio di mettergli C dopo avergli detto che è stato in
grado di illustrare un periodo storico? In tre pagine? Io gli avrei
messo almeno A! ma dai, ma come cazzo li mette i voti? Boh,
è lei la prof. In ogni caso lui sorride. Credo che sia
sempre meglio di una F o di una E. dopotutto C+ non è poi
così brutto come voto. Lui chiude il libro e mette il tappo
mezzo consumato, alla penna, e poi, quando lei si alza, per
raggiungermi ed andare via, anche lui si alza, prende i libri e si reca
in una stanza poco lontana da qui. Probabilmente è la sua
cameretta. Poco dopo torna per salutare la sua 'prof' e a me invece
rivolge solo uno sguardo e un mezzo sorriso. Poi mia zia si dirige
,accompagnata da quella signora, verso la porta e dopo averla salutata
usciamo fuori.
"Cosa devi dirmi?"
"Ehm… Praticamente stasera c'è una specie di
festa di ben venuto, organizzata da alcune persone… Sarebbe
per quelli iscritti all'anno nuovo" Sono brava ad inventare bugie
all'impronta, eh? Beh, ci ho fatto l'abitudine, e poi ci ho pensato in
quell'oretta che ho passato a casa di Hal.
"Festa dici, eh? Non ne avevo mai sentito parlare. Non mi pare che in
quella scuola facciano feste"
"Ma infatti non è della scuola, è di alcuni
ragazzi della mia età che 'accolgono' i nuovi studenti"
"A che ora è?"
"Alle dieci"
"Va bene, ma non puoi tornare a casa dopo la mezzanotte, altrimenti non
uscirai più di casa."
"D'accordo. Grazie zia" A mezzanotte? Si, e io sono davvero sicura che
quei tipi mi lasceranno andare per quell'ora. Comunque le sorrido, e
continuiamo il viaggio verso casa, lentamente. Questa lentezza
però, purtroppo non fa che peggiorare il dolore alla mia
gamba, che già di per sé non sta troppo bene. Ho
paura che stasera non riuscirò neanche ad arrivare al posto.
Oh no! Mi verrà a prendere Hal! E come spiegherò
che Hal verrà alla festa?? Aspetta, un modo forse ce
l'ho… "Ah, e devo dirti un'altra cosa… So che ti
sembrerà strano, ma mi accompagnerà Hallen, l'ho
invitato io, visto che comunque non è una festa della scuola"
"Mi sembra una cosa molto giusta." Dice lei, mentre tiene stretta sotto
il suo braccio una borsetta rossa e un paio di libri mastodontici.
Arriviamo a casa, e salgo immediatamente sopra, per scegliere i vestiti
e soprattutto curare la ferita. Non ho intenzione di portare quel
taglio in bella vista, perciò potrò mettere un
pantalone sopra. Vado in bagno di nuovo, prendo dell'ovatta, il
disinfettante, tutto l'occorrente, e medico il taglio, dopo di
chè vado in camera a prendere dei vestiti. Una delle cose
estive che ho portato dall'Italia, sono un paio di leggins bianchi,
delle magliette a maniche corte, e una salopette di jeans nero. Prendo
una maglietta bianca, con delle labbra giganti stampate sopra, e mi
vesto. Le scarpe sono le solite converse nere, e il trucco è
sempre quello: mascara nero, e basta. Ormai è un'abitudine,
nessuno me ne ha mai fatta una colpa, perciò continuo a
metterlo, anche se magari non piace ad anima viva. Ormai sono le otto
di sera, e mi sto girando i pollici letteralmente. Ovviamente non so
che fare, di certo non posso prendere un libro e leggerlo,
perché quelli che sono qui li ho già letti tutti,
visto che sono un tipo che ama leggere, anche se non si direbbe. Ormai
in Italia sarà già domani, e magari è
mattina, non so di preciso che ore possano essere. Cinque minuti dopo
che scendo le scale per andare in salotto e mettermi bella seduta sul
divano a guardare qualche show televisivo, mi arriva sul mio cellulare
una chiamata. Prendo dalla tasca velocemente il telefono, e sul display
mezzo rotto leggo il nome di Sandra. Sandra? Ma perché mi
chiama? Costano tanto le chiamate mondiali, perché mi sta
chiamando?? Ma non posso attendere, è da tanto che non sento
la sua voce, anche se ci scriviamo spesso. Perciò rispondo
velocemente.
"Ehi!! Sandra!!! Perché mi chiami a quest'ora?? Che
è successo?"
"Dio Chris, la tua voce sembra diversa!!" Con lei parlo in italiano.
Zia Kate lo capisce, ma Sandra non è mai stata un genio in
inglese. Non ci ha mai capito una cippa.
"Felice di sentirti anch'io! Ma mi spieghi perché mi hai
chiamata? Costano un botto queste chiamate!!"
"Non preoccuparti, sulla scheda ho messo una promozione che mi fa
parlare anche all'estero"
"Aah, capisco!! Ma lì che ore sono?"
"Le quattro, credo"
"Le quattro? Ma che fai in piedi a quest'ora? E poi scusa, come credi?"
"Sto tornando a casa con i miei… Sto viaggiando, e non
sapevo che fare! Dai non mi cacciare, qui non posso chiamare nessuno,
almeno tu!"
"E come farai per andare a scuola?"
"Non ci vado"
"Ah, queste sono belle notizie!! Sandra che perde un giorno di scuola.
Dovrebbero commemorare questa data stupenda!"
"Ahahahah dai non scherzare!"
"No, e chi scherza? Sono serissima!"
"Va bene!! Che fai? Che ore sono da te invece?"
"Sono le otto e mezza, sto per andare a guardare la tv… Poi
fra poco ho una festa, poi ti racconto per email"
"Aaah, ho capito, una FESTA"
"Vedi che è davvero una festa! Ma per chi mi hai presa?"
Dico io, ridendo. Lei ride a sua volta, ha la voce un po' fiacca, si
sente che ha sonno.
"Per quella scema scellerata che sei!!"
"Ma non puoi dormire tu, invece di rompere a me, povera vittima? Fai un
bel sogno, dai tesora, dai!"
"Si, forse hai ragione, sto morendo di sonno, e non so
perché ma non riesco ad addormentarmi"
"Mi hai sempre detto di ascoltare musica per addormentarmi. Alla fine
l'ho odiata perché faceva il contrario. Magari con te invece
funziona!!"
"No, non funziona neanche con me"
"Ah, era tutta una presa in giro quella volta, eh?"
"No… Era solo che credevo di aiutarti! Era asociale quei
giorni, eravamo agli inizi della scuola dai, mi trattavi poco e niente,
ti diedi un consiglio giusto per allentare la pressione"
"Ti ucciderò un giorno per avermi resa anormale! Solo a me
non piace la musica"
"Ma tu repelli qualsiasi cosa parli di felicità, ammettilo"
"Ma questo perché non sono felice, cara mia! Che fa Kevin?"
"Bene. Sta bene" Beh, a dir la verità, Kevin è il
suo ragazzo. Lei divenne mia amica prima di lui, ma quando lo conobbi,
capii subito che sarebbe stata davvero una delle persone migliori del
pianeta. E lo è ancora. Kevin è così
spensierato, ti aiuta nei problemi, rispecchia l'amico ideale. Gli ho
sempre voluto bene, mi ha sempre ricambiato, gli ho sempre raccontato
tutto, e mi ha sempre confortato, anche quando credevo di farla finita.
"Sono felice… Ogni tanto fammi chiamare pure da lui,
perché qui non so dove comprare sim con le chiamate verso
l'estero…"
"Non preoccuparti, lo farò chiamare dal mio telefono"
"Non vai a dormire ancora, sonnambula?"
"Mi vuoi proprio chiudere il telefono? Ne hai abbastanza?" Scherza lei.
"No, ma sembra che tu possa svenire da un istante all'altro, cavolo!
Riprenditi, bevi del caffè, fai quello che ti pare, ma ti
prego, non mi chiamare mentre stai facendo un viaggio e dormi in
piedi!! È brutto non sentirti per una settimana e poi
sentirti con questa voce!"
"Si, scusa, lo so… Ma non sapevo con chi parlare, e sapevo
che da voi è sera, e perciò ho creduto opportuno
chiamarti adesso…"
"Ce l'hai qualcosa per addormentarti?"
"No, ci vorresti tu"
"Perché?"
"Ma perché sei una radio!! Le radio fanno la loro parte per
far addormentare!"
"Ahahahah grazie per i complimenti usciti dal cuore"
"Dovere è piacere per me"
"Ti voglio bene, Sa"
"Anche io Chris"
"Ci vediamo"
"A presto Chris, fatti sentire"
"Pure tu"
"Ciao ciao"
"Ciao scema" Sorrido, tentando di non far uscire lacrime dai miei
occhi. Non posso per due motivi: primo non voglio che mi si veda
piangere, e poi si rovina il mascara e poi lo devo pulire e rimettere.
Quindi, niente lacrime, oppure salta la copertura di ferro della quale
mi sono sempre munita per proteggermi dalle intemperie della vita. Si,
perché è solo una maschera. Questa non sono
realmente io. L'abito non fa il monaco, no? Io mi comporto
così, ma non sono poi proprio una scema. Metto il telefono
in tasca e mi dirigo verso il divano. Ci manca poco e cado di nuovo,
l'ultimo maledetto gradino. Inciampo sul tappeto di fronte alla scala,
e menomale che c'è la maniglia della porta proprio affianco
alla scala. Mi aggrappo ad essa, e per grazia del cielo, non cado. Ma
oggi me ne stanno capitando di tutti i colori! E che caspita. Mi dirigo
lentamente e cautamente verso il divano, con i calzini ai piedi: le
scarpe non si mettono in casa. Mi siedo, prendo il telecomando e
comincio a fare zapping. Mi stendo dopo un poco, e guardo il soffitto,
lasciando il televisore acceso, senza degnarlo di uno sguardo. E penso.
Strano che una come me pensi. Ma giuro che la maggior parte del tempo
faccio questo. Pensare. Ai vecchi tempi. Alla mia vecchia famiglia. A
mio fratello. Chissà come sarebbe stato ora.
Chissà. Posso solo dire questo, mentre il dolore del suo
ricordo mi lacera l'anima. Non è poi così bello
ricordarsi di qualcuno che non c'è più. Mi prende
sempre un magone alla gola, e finisco sempre per tentare di far fuori
un oggetto scaraventandolo verso il muro. La fase dell'uccidere
qualcuno per tentare, con un rito, di far tornare indietro mio
fratello, l'ho passata da tempo. Voglio dire. Dicono che esiste un Dio,
e che è buono. Quindi mi sa che un rito non serve a molto
per far tornare indietro mio fratello. Ma non posso farci comunque
molto. La rassegnazione non è il mio forte, ma se non posso
farci niente, non posso intervenire comunque, neanche se la mia forza
di volontà è ferma. Pensare mi porta sonnolenza,
lo ammetto. Chiudo gli occhi leggermente, gettandomi nel mondo degli
incubi. Mi sveglia un rumore strano. Tipo un campanello. Ma non ne ho
mai sentito uno così assordante. Si sente in tutta la casa e
ti rimbomba in testa come fosse una nave che sta attraccando! Mi alzo
di scatto, e vado alla porta, controllo se è qui che hanno
suonato, e infatti mi ritrovo Hallen, con un ombrello sulla testa, che
mi guarda senza espressione sul volto. Gli sorrido, e lo faccio entrare.
"Vieni Hal… Perché hai l'ombrello?"
"Piove"
"Ah… Strano…"
"Già. Hai da fare molto?"
"No… Devo solo lavarmi i denti, mi sono appena risvegliata.
Ci metto poco"
"Fai veloce" Si toglie le scarpe, e intanto mia zia entra nel
soggiorno, dopo aver finito di ascoltare Ramona mentre le diceva la
lezione di storia. Si salutano, mentre io salgo velocemente in bagno
per sciacquarmi la bocca impastata di sonno. Prendo le scarpe dalla mia
camera, e scendo di nuovo giù. Hallen è fermo di
fronte alla porta. Mi avvicino, prendo la mia borsa dal divano, e
salutando mia zia, usciamo fuori. Lui riprende l'ombrello, e ci avviamo
verso il vialetto. L'aria è fresca, e diciamo che forse
avrei dovuto prendere un giacchettino. Ma non si sta troppo male. Il
problema sarà quando tornerò a casa. Di sicuro
farà un po' più freddo. Velocemente arriviamo
alla fine della strada, e giriamo l'angolo, per arrivare nell'altra
parte del quartiere, e trovare di nuovo quella casupola mezza
distrutta. Spettrale? No, è solo una casa un po' vecchia e
malandata, sai com'è, ci abitano solo ragazzi svitati e
chissà chi più. Ci entro, ma con la solita voglia
di uscirne in un secondo, anzi, un microsecondo. Non è che
sia beatamente profumata o pulita, perciò non posso dirmi
felice di essere venuta qui di mia spontanea volontà. A
volte sono davvero stupida. Entro assieme ad Hallen in questa casupola
e la scena è a dir poco disgustosa. Ma per principio, la
descrivo. Sul solito divano ci sono due ragazzi mezzi addormentati, a
terra, accanto al divano, ce n'è uno invece che sta fumando
una canna, un altro invece sta vomitando nel bagno di sopra, e menomale
che non lo vedo, ma lo sento solamente. Comunque è
disgustoso, non trovate? E poi c'è la batteria: sui tamburi
ci sono tre birre, un piatto con un trancio di pizza con due morsi, e
un bicchiere mezzo vuoto. Sono pessimista, lo vedo mezzo vuoto, che
problema c'è? In ogni caso, Assordante non c'è,
c'è solo il suo sedile, sul quale c'è un foglio
macchiato. Aspetto che arrivi quel rockettaro di Billie,
perché è con lui che devo parlare.
Jade
Shenanigans
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Capitolo 6 *** Chapter 5: ULTIMA PARTE why does everything happen always to me? ***
Chapter 5:
Why does everything always happen to me? ULTIMA PARTE
Hal si siede sul divano, lasciandomi la scelta se sedermi anch'io o
meno. E certo, potrei restare in piedi per anni finché non
arriva il ragazzino. Mi guardo intorno, per trovare un sedia pulita, o
almeno che regga, e sfortunatamente mi accorgo che l'unico posto libero
sembra essere proprio il sedile della batteria. Lentamente mi dirigo
verso la batteria, attenta a non urtare nessuno dei sei ragazzi seduti
per terra a bere come le spugne. Tolgo il foglio dalla sedia, e lo
poggio sul tamburo disponibile. Gli butto un'occhiata: sembrano essere
degli spartiti per una chitarra, o un basso. Di musica non ne capisco
molto, ma quello che so lo metto in pratica. Mi siedo e ancora mi
guardo intorno. Il soffitto è pieno di macchie di umido, la
carta da parati verde è mezza distrutta, tutta staccata
dalla parete. Il resto di questa stanza non ha la carta da parati,
anzi, sembra essere solo ricoperta di intonaco e su di essa ci sono
scritte, talmente tante che si sovrappongono e non si distinguono. La
smorfia sul mio viso è tale da incuriosire uno dei ragazzi
seduti, o meglio, accasciati sul pavimento addossati al divano. Mi
rivolge la parola, senza che io me ne renda conto.
"Quelle sono le cazzate di Billie…" Dice, con voce
assonnata. Mi giro verso di lui con gli occhi spalancati e le labbra
socchiuse. Lui mi guarda, sorride, allunga il braccio con una bottiglia
di birra in mano e poi beve.
"Non sono cazzate, sono cose in cui crede!!" Sento la voce di una delle
due gemelle. Scende dalle scale e guarda il ragazzo che prima mi aveva
rivolto la parola. Barcolla la tipa, deve aver bevuto anche lei, lui si
alza, le va incontro e poi sale le scale, e si sentono altri rigetti.
Allora era lei che vomitava. In ogni caso, lei mi guarda, dalla testa,
a quello che si può vedere dei miei piedi, e poi gira lo
sguardo, guardando in avanti, andandosi poi a sedere per terra, al
posto che il suo amico le ha lasciato libero. Dopo un po' la porta
d'ingresso si apre. Entra prima Mike, e poi Billie. Hanno il volto nero
dalla rabbia. Chiudono la porta, che dopo poco si riapre, facendo
entrare Assordante. Lui invece sembra imbarazzato. Appena mi vede
seduto alla sua sedia, mi guarda male, e mi intima ad andare via di qui.
"Dolcezza, muovi il culo dalla mia preziosa batteria" Si avventa sulla
mia postazione e abbraccia la sua 'preziosa batteria'. E certo, ci
manca solo che ama la batteria, e allora altro che assordante. Voglio
vedere poi quanto è bravo sto tipo qui. Mi alzo, giusto per
non fare lite, e lui si incazza con me per la birra e le cose lasciate
sui tamburi. "E togli pure ste schifezze da qui, stupida! Mi rovini la
batteria!!"
"Coglione non ce le ho lasciate io qui queste cose!! Dillo ai tuoi
preziosi amichetti svenuti per terra e quell'idiota che sta vomitando
l'anima nel cesso!!" Lui mi guarda con gli occhi spalancati, mentre io
gli grido in testa, irritata per quel suo insulto.
"Calma, ragazzina." Dice Billie, che si gira verso di me, e poi si
avvicina al batterista. "Per il momento rimani qui, Al. Ma fai un'altra
cazzata come quella di stasera e giuro che ti rompo il culo" Hallen
guarda Billie curioso e lo interroga.
"Che è successo?"
"Stavamo nel bar dove lavora mia madre. Mike stava servendo ad un
tavolo, e io ad un altro. A un certo punto mia madre mi ha chiamato e
mi ha detto che dovevamo suonare, perciò ho chiamato Hal.
Questo stupido idiota è venuto tutto ubriaco, ha sfasciato
due amplificatori e in più ha vomitato addosso ad un cliente"
"Ahahahah John, sei davvero un coglione!!" Ride Hal. Billie lo guarda
male.
"Cazzo ridi? Ci stavano licenziando, e lui deve trovare un cazzo di
lavoro, perché non può più stare qui
senza fare un cazzo. Come tutti voi tra l'altro!!" Dice lui, serio. "Io
soldi che portiamo io e Mike sono per gli strumenti e per quello che
vogliamo fare noi più in là. Non per campare
voi!! Quindi, adesso, vi mettete e vi trovate un lavoro, se no vi rompo
il culo e vi sbatto fuori a calci." Spero non nel culo,
perché sarebbe già rotto…
"Non gli do torto…" Dico io, silenziosamente. Ma lui
è vicino e mi ha sentita, perciò si gira verso di
me, e per la prima volta sembra essere d'accordo con ciò che
dico io, invece di tentare di aggredirmi.
"Ripulite questo porcile e mettetevi a cercare un lavoro. E tu,
perché sei qui?" Poi si rivolge a me, e mi guarda con un
sopracciglio inarcato.
"Beh… Dobbiamo chiarire dei particolari" Lui si rigira, si
dirige verso la cucina, e prende qualcosa dal tavolo. Poi ritorna con
un libro spesso almeno sei o sette centimetri e lo poggia su un piccolo
tavolino fatto da ferraglie.
"Adesso ho da fare. Se vuoi renderti utile, buon per te."
"Io non cercherei fossi in voi. Siamo già stati cacciati da
quasi tutti i bar per colpa di Al. Non mi pare una buona idea al
momento…" Dice una voce femminile che proviene dal piano di
sopra. Non mi è famigliare, cioè, non la
riconosco essere quella di una delle gemelle. Alzo lo sguardo e vedo
una ragazza piuttosto alta e molto magra scendere le scale. Ha i
capelli a metà tra il fucsia e il nero pece, saranno tinti
di nero, perché non ho mai visto una persona con i capelli
di quel nero spettrale. In ogni caso, scende velocemente giù
e ride. Sembra essere più grande di noi.
"Che proponi Pat?" Dice Assordante.
"Potreste venire a lavorare da me come assistenti di parrucchiere!!"
Ah, è così che si è conciata i capelli.
"Ma vaffanculo Pat! Ma che cazzo ti passa in mente??" Billie lo
zittisce subito.
"Pat ha ragione, Al. Se non muovi il culo per trovarti un lavoro serio,
finirai come assistente di parrucchiera, e infine, farai un bel bum di
carriera!! Ma non con noi, con la futura multinazionale di Pat!!" Dice
il nano, concludendo con un sorrisetto sadico. Sarà la prima
volta che lo guardo in faccia senza timore di incrociare i suoi occhi e
gelarmi. Lo guardo e basta. ha un orecchino all'orecchio sinistro, un
piercing alla narice destra. Un ragazzo normale. Più o meno.
"Ecco perché tornerò a scuola!"
"Se ci lasci, ti scordi di suonare per noi di nuovo"
"Che cazzo vuol dire? Vuoi andare via tu invece? Eh? Tu te ne vai
così?"
"Hai capito bene. Io faccio che cazzo mi pare, e tu non me lo
impedirai." Dice con tono acido Billie. Ma di che stanno parlando?
Intanto lui prende un secchiello che è posato per terra
accanto alla batteria, toglie il coperchio, prende il pennello enorme
che è posato accanto, lo immerge nel liquido presente nel
secchio e poi si dirige verso la parete. E fa due x. Una sopra e
l'altra un po' più sotto. XX. Che vuol dire XX? Se non
altro, non è l'unica cosa che sembra avere intenzione di
scrivere. Getta il pennello per terra, e intinge il dito nella vernice,
e poi scrive qualcosa di più piccolo sotto un altro testo
scritto sempre in nero e piccolo. Sembra essere la fine di tutto questo
testo, perché alla fine ci mette le sue iniziali BJA. Non ci
presto troppa attenzione, dopotutto nessuno sta guardando a
ciò che scrive, solo io. Forse a lui non piace che la gente
legga ciò che scrive sul muro. Ma allora perché
farlo, tutti ci passano di fronte, perché non farlo leggere
prima! Quel tipo deve essere tutto matto. Non si pulisce neanche il
dito, fa così, si gira, mi viene incontro e mi guarda serio.
Poi riprende il librone tra le mani e strappa una serie di pagine, poi
me le porge, e mi da anche una matita.
"Cerca tra questi annunci. Vedi se trovi qualcosa per questo cretino"
Guarda male Al e poi si sorridono, mentre il batterista si alza dal
bordo del divano, dove poco fa si è seduto, e cominciano a
fare a pugni per finta. Che bambini. Mi siedo a gambe incrociate per
terra, e comincio a cercare un buon annuncio. Comincio a leggere il
primo foglio della pila di annunci messi assieme, e trovo quattro o
cinque bar, li segno con la matita con una crocetta, e giro la pagina.
Saranno si e no una decina di pagine, sulle quali ci sono negozi di cd,
altri bar, ristoranti, pub, e roba simile. Fatte le prime sei pagine mi
alzo, scocciata, e mi dirigo da Billie, che, mentre io ero assorta
nella ricerca, ha cominciato a suonare. Maneggia quella chitarra da
brividi. È molto bravo, il suo suono è un po'
cupo, malinconico, solitario. Ma è bello. sta seduto in un
angolo, con un foglio per terra, il foglio macchiato di prima. Ha una
matita sul foglio, e ogni tanto mette il plettro tra i denti, prende il
foglio, lo posa sulla chitarra e scrive, cancella, batte il tempo con
le dita. Mi avvicino lentamente a lui, ma subito alza lo sguardo quando
mi nota, e mi fa segno di andare dal batterista. Mi giro velocemente e
mi dirigo verso di lui. La casa improvvisamente è calata in
una specie di silenzio. Si sente il suono di un basso che proviene dal
piano di sopra, e delle bacchette che picchiano contro i piatti della
batteria. Mi avvicino al ragazzo e gli metto d'avanti agli occhi gli
annunci che ho segnato. Mi guarda storto e accigliato, e mi risponde
male.
"Ma non vedi che ho altro da fare?"
"Lo sai che sei un maleducato? Io ho perso tempo per questi fottuti
annunci per te, e mi dici pure che hai altro da fare? Ma vai a fare in
culo!"
"Va bene, dammi qua."
"Tieni Assordante" Lui prende i fogli, con un sorriso di sghembo, e li
guarda un po'. "Ci ho già lavorato in questi
posti… Tranne qui" E indica il negozio di cd.
"Apposto. Adesso chiami al numero che c'è scritto e ti togli
dalle palle" Gli dice Billie, che ha ascoltato tutto.
"Ma mi odi così tanto?"
"Proviamo adesso. Mike!!" Chiama Billie. Al toglie i fogli dalla
batteria gettandoli a terra, e ad un tratto scende Mike. Velocemente
con il suo basso si mette a destra della batteria nella piccola stanza,
e comincia con la prima nota. Poi attacca la batteria, e poi attacca
Billie. Con la voce. Malinconica, triste, dura, per un certo senso,
piena di sentimento ma atona. È parecchio strano. Talvolta
mentre canta, chiude gli occhi, e io, cullata dal suono di questa
melodia triste, mi siedo sul divano, e, senza curarmi del fatto che ci
sia Pat, la ragazza dai capelli variopinti. Si avvicina a me, mi
guarda, ma non proferisce parola. Mi giro verso di lei, le sorrido, non
voglio attaccare lite, ma perché mi guarda??
"Tu sei perfetta" Mi dice concisa.
"Eh?! Dici a me?"
"Si!! Sarai la mia cavia!"
"Che?!"
"Non una cavia scientifica! Ahah! No, io sono una parrucchiera" Poi
sento la voce di Hal, accanto a lei, che non lascia Pat finire la frase.
"Fallita"
"Stai zitto tu, stupido! Dicevo, sono una parrucchiera, e sto
sperimentando le mie mani"
"Ooooh… Interessante. E io che c'entro?" Chiedo, con una
vaga paura che la cavia sia per nuove acconciature.
"Dunque, voglio tagliarti i capelli. Una volta sola. E se sarai
soddisfatta, sarò la tua parrucchiera!!" Beh, avevo detto
che mi sarei tagliata i capelli, no? Questa si che è una
bella notizia.
"Mmm… Io avevo intenzione di tagliarmi i capelli. Lascio a
te la scelta dell'acconciatura."
"Oddio ti adoro!! Sei un'amica perfetta!!! Grazie, non ti
deluderò!" Si alza di scatto, mi prende le mani, mi sorride
a trentadue denti, e poi si dirige verso le scale. Scende
giù poco dopo, con tra le mani una specie di borsa,
trasparente, con i bordi neri e dei teschi disegnati con un pennarello.
Spalanco gli occhi, e inarco poi un sopracciglio. Questa ragazza
è incredibile. Si porta appresso tutta quella borsa? Estrae
un pettine e un paio di forbici dalla forma strana. Tutto qui?
Cioè lei ha intenzione di tagliarmi i capelli semplicemente
con un pettine e delle forbici? Si avvicina trotterellando, mentre le
due gemelle guardano divertite. Non è che i loro capelli
siano bellissimi.
"Glieli hai fatti tu i capelli alle gemelle?"
"Si, perché?"
"Beh… Ehm…" Oddio. Se li fa anche a me
così i capelli mi uccido. "Non avrai intenzione di farmeli
così!"
"No!! Io mi ispiro alla persona… Se una persona è
in un modo li faccio in un modo, se no, in un altro!" Ride, facendomi
intendere che è consapevole delle capigliature orribili
delle gemelle, ma è dovuto tutto al loro aspetto, interiore
ed esteriore.
"Aaah, okay, adesso va meglio. Spero che ciò che vedi in me
sia migliore…"
"Molto migliore!!" Sorride lei, poi viene dietro di me, e mi fa posare
il collo sullo schienale del divano, e comincia a pettinare i capelli.
Sento il sottile suono delle forbici insinuarsi tra i miei capelli e
alla fine sento la testa leggera. Chissà cosa mi
starà facendo. Passano dei buoni minuti, intanto i tre
provano ancora. il batterista è parecchio incasinato, un po'
fuori tempo, e Mike sembra non reggere il suo basso. Nel senso che non
riesce a stare al passo con il nano cantante. Dopo un po' Billie smette
di cantare, anche se le parole sono poco convincenti, sembra che le
prime cose che gli siano venute in mente abbia tentato di accompagnarle
con della musica. Non hanno troppe rime, anzi talvolta sono
scoordinate, e spesso si perde, e quello che dovrebbe essere il
ritornello spesso ha parole diverse. Magari vuole che sia
così, ma intanto non ci azzecca. Tuttavia la sua voce
è abbastanza bella, perciò il problema non
è poi così pesante. Ma che cosa hanno poi
intenzione di fare loro tre? Un gruppo, sembrano abbastanza affiatati.
Sembra che ci tengano parecchio a ciò che fanno, forse
nutrono molte speranze. La loro vita. Sarà che sono io che
odio la musica, ma per me perdono solo tempo. In ogni caso, a lavoro
finito, Pat torna di fronte a me, entusiasta. Deve aver fatto un
capolavoro.
"Aaaaaaah oddio alzati!!! Sali su con me!!" Mi prende per mano e mi
tira con lei. Le gemelle mi guardano con gli occhi spalancati. I tre
musicisti mi fissano. Hal mi guarda in tutti e due i modi. Billie
distoglie subito lo sguardo, si gira e impreca contro Al. Intanto io
salgo sopra perciò mi perdo la conversazione. Il piano di
sopra è incasinato molto meno del piano terra. Ci sono
coperte per terra dappertutto, ma il corridoio principale è
abbastanza spoglio, tranne per qualche quadro mezzo distrutto e scritte
sui muri e un armadio senza una delle due portiere. Sul lato destro
c'è il bagno, ma lei non vuole portarmi lì. La
guardo per capire dove mi stia portando.
"Credimi, lì è meglio che non entri, o vomiterai
anche tu…" Comprendo al volo, e la seguo ansiosa. Arriviamo
alla fine del corridoio, in una stanza sulla destra sempre. Dentro
c'è un grosso specchio alla parete, e poi c'è un
grande balcone, con una finestra enorme, che fa filtrare la luce
dell'ormai spenta notte. Mi fa avvicinare allo specchio, e lascia che
mi rimiri al suo interno. Chi è quella ragazza? È
totalmente diversa da me. È… Più
bella? Si, è molto più carina della precedente. I
miei capelli sono un po' sbarazzini, ma sono più corti.
Hanno una forma diversa però. Ma come ha fatto senza neanche
bagnarli un po'? È un genio questa ragazza!
"Sono io? Non è che hai trapiantato il mio cervello nel
corpo di un'altra persona?"
"No no! Te l'avevo detto io che i capelli sono come le persone che li
posseggono! Tu sei così. Con quei capelli."
"O mio Dio! Grazie! Grazie davvero! Non so come ringraziarti!!
È assurdo!!" Salto di gioia, lei sorride, e io la abbraccio,
buttandomi letteralmente addosso a lei. Poco dopo scendiamo
giù. Trovo ancora Billie mentre parla con i suoi due amici.
"Al tu sei un danno! Cazzo, hai avuto tutto questo tempo!! Non
è passato troppo da quando abbiamo fatto il concerto,
perché non ce la fai a stare al passo con noi?"
"Bill non ti incazzare… Non ci riesco, tutto qui…
Frank mi ha piantato per andare dai Lookout!!"
"Frank?!"
"Il mio insegnante"
"Senti, non me ne frega nulla di questo tipo, chiaro? Tu non sei
capace. Punto."
"Ma dai, è la prima volta che capita!"
"No. Dobbiamo cambiare canzone. Non ci possiamo presentare nel locare
di Ollie con questa merda. Mike, credi di riuscire ad usare meglio il
basso?" Ollie?
"Bill io ci provo… Ma sono quattro corde… Devo
provare quello con otto, perché non ce la faccio"
"Ma da dove lo prendiamo?"
"Non so…"
"Io lo so!!" Interrompe una gemella. Billie si gira verso di lei, e la
guarda curioso. Lei, felice di aver ottenuto la sua attenzione, si
alza, e, barcollando, va da lui. "Io conosco un ragazzo che vende
chitarre"
"Sei stupida davvero, allora! Non abbiamo una lira, idiota, come cazzo
lo compriamo un basso nuovo?"
"Io non ho detto che vende strumenti allo stesso prezzo degli
altri…"
"Mmm… Ma in ogni caso non abbiamo soldi. E il basso ci serve
per dopodomani. Non mi pare proprio che riusciremo a guadagnare
abbastanza, anche perché la paga è a fine mese, e
noi siamo solo alla metà."
"Si ma che ci costa provare? Almeno vediamo quanto spara!!" Billie la
guarda, poi Mike si rivolge a lui.
"E l'amplificatore? Quello che abbiamo preso l'altro giorno
è sfasciato, ce ne serve uno nuovo."
"Possiamo andare da quel tipo alla fine della strada… E
possiamo prendere anche da lui il tuo basso! Giusto!! Dobbiamo solo
vedere se ha quattro o otto corde." Dice Pat.
"Si… Hai ragione, andiamo da quel ragazzino…" Ma
se avevano un amico al quale chiedere gli strumenti, perché
non l'hanno detto subito? Poi Billie si rivolge a me. "Puoi venire
più spesso qui… E dovresti anche farti fare il
colore da Pat, è abbastanza brava" Come mai è
così gentile?
"Va bene, ci verrò…"
"Vuoi venire con noi da questo ragazzo?" Mi chiede Hal.
"Quando?"
"Bill, quando ci andiamo?"
"Domani, per forza. Il concerto è dopodomani, dobbiamo per
forza andarci domani."
"Giusto. Allora domani, alle cinque vieni qui."
"Alle cinque? Ma l'hai sentita mia zia!"
"Dille che ci sarà un convegno a scuola" Dice Billie.
"Non ci crederà mai"
"Dille che sarà un convegno per tutte le scuole, alle quali
vanno studenti e professori"
"Ma quella è capace che va a scuola per vedere!!"
"Vedi che il convegno ci sarà. Solo che noi non ci andremo"
Dice lui, riponendo la sua chitarra nel fodero. Mike fa lo stesso, e
poi le portano di sopra. Scendono poco dopo e lui mi guarda ancora. Poi
parla di nuovo. "Hal ti spiegherà tutto strada facendo,
così avrai la possibilità di capire se venire o
meno"
"Si… Ma… Va bene, ci vediamo domani a scuola
allora, per chiarire"
"Non ci vengo domani a scuola"
"Ma come…"
"Fatti i cazzi tuoi, ho detto che non ci vengo. Mike verrà.
Io devo fare una cosa"
"Scusa, ma non pensavo che tu facessi il cazzo che ti pare." Dico io,
piuttosto serena.
"Adesso fuori dai piedi"
"Non ho detto che me ne voglio andare"
"Ma io ti ho detto di andartene. Sono quasi mezzanotte, la zietta si
arrabbierà"
"Stronzo" Detto ciò mi dirigo verso la porta, ed esco. Non
piove più, ma la strada è bagnata, e fa davvero
un freddo bestiale. Forse avrei davvero dovuto portare qualcosa di
caldo da mettere addosso. Mi dirigo verso il marciapiede senza neanche
aspettare Hal, che però come un razzo, esce dalla casa, con
un giacchettino nero, me lo poggia sulle spalle mentre cammino, e io mi
volto per vedere chi è.
"Che è questo coso?"
"Il giacchettino di Billie. Me lo ha dato visto che fa freddo"
"Se lo ha dato a te non vedo perché tu debba metterlo
addosso a me"
"Non l'ha dato a me"
"Ah, è diventato gentile"
"Senti, Billie a volte è duro, ma non è un
bastardo. Imparerai a conoscerlo…"
"Mi devi spiegare un po' di cose"
"Forse è meglio se lasci che te le spieghi lui. Non mi piace
parlare delle persone quando non ci sono"
"Va bene…" Continuiamo a camminare, finché
arriviamo a casa mia. Mi lascia con un abbraccio veloce, e io rientro
in casa. Chissà cosa mi dirà Kate per il mio
nuovo look…
A.a.
Buongiorno a tutti voi! Allora, mi rendo conto che questo capitolo
è un po' troppo lungo, considerando che sono tipo 14 pagine
di Word, ecco perchè l'ho diviso in due parti e le ho
pubblicate nello stesso giorno. Spero di non essere riuscita ad
annoiarvi completamente, se invece l'ho fatto, perdonatemi.
Dirò qui quello che ho detto nell'altra ff: ringrazio
chiunque recensisce, ma ricordate che le critiche devono essere
costruttive, solo allora sono davvero bene accette, e rendono anche
felici. Ho accettato anche una normale critica, senza consigli e
niente, ma mi è dispiaciuto sapere che fa davvero
così schifo questa ff. In ogni caso vi ringrazio tutti, chi
legge e recensisce, o chi non l'ha fatto, vi ringrazio
perchè mi seguite anche in silenzio, ma dopotutto forse su
questa ff non c'è troppo da dire. Ringrazio chi ha messo la
storia tra le preferite, chi l'ha messa tra le seguite, le ricordate, e
ringrazio la bella bionda, che alla fine mi ucciderà
perchè la cito in continuazione. Ringrazio quel famoso
ragazzo, uno dei miei amici ai quali voglio un universo di bene, e lo
sa. E poi ringrazio i Green Day, la mia unica fonte di ispirazione in
tutte le pazzie della mia vita, e Billie Joe, che fra poco fa 41 anni.
Ma per noi sarà sempre un ragazzino spericolato... Infine
voglio ancora rinnovare il mio invito a scrivermi cosa ne pensate delle
mie ff, affinché io possa migliorare, invece di peggiorare,
come temo stia accadendo. In ogni caso, vi voglio un mondo di bene
ragazzi.
Xx
Rage
and Love
Jade
Shenanigans
|
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Capitolo 7 *** Chapter 6: something strange. ***
Chapter 6:
something strange.
Appena arrivata a casa, silenziosamente ho tolto le scarpe, e sono
salita al piano di sopra, mettendomi a dormire nel letto, dopo aver
messo il pigiama. Ho lo stomaco vuoto, dopotutto non ho mangiato nulla,
ma tanto domani mattina farò colazione, non muoio aspettando
sei ore.
In questa mattina calda di settembre, la prima cosa che colgo, sono le
nuvole. Strano. Beh, non proprio, ieri pioveva. In ogni caso, mi reco
in bagno, mi lavo e vesto con i vestiti di ieri sera, dopotutto sono
puliti. Vado a fare colazione, devo arrivare a scuola presto,
perché devo capire un paio di cosette. Billie non ci
sarà, chissà che deve fare oggi di
così urgente. Mia zia mi guarda sbalordita.
"Che hai fatto ai capelli?"
"Ehm… Ieri alla festa c'era una ragazza che vuole fare la
parrucchiera… Io volevo tagliare i capelli, e
così le ho fatto provare…"
"Oh… Va bene… Non mi piacciono molto"
"A me invece si… Sono… Creativi…"
"Va bene, ora però veloce, perché se no fai
tardi" Non ha fatto una ramanzina? Oh, allora la ricordo male, oppure
è lei che sta cambiando. Meglio così, no? Esco
velocemente, e mi incammino. Poco dopo arrivo a scuola, con qualche
minuto di anticipo. Trovo Mike fuori alla porta che fuma una sigaretta,
mi avvicino, lui mi guarda e sorride a stento.
"Buongiorno"
"Ehi." Risponde lui.
"Allora, ci sei solo tu, eh?"
"Già, Billie è occupato…"
"Capisco… Senti oggi…" Non faccio in tempo a
finire di parlare che suona la campanella, e dobbiamo entrare. Lui mi
guarda, spegne la sigaretta sul muro e la rimette nel pacchetto, e mi
fa cenno che ne riparliamo in classe. Così lo seguo,
perché la prima ora la passiamo assieme, e ci dirigiamo
nell'aula. Appena entriamo, notiamo che non c'è nessuno,
perciò ci andiamo a sedere negli ultimi banchi. Poso la
borsa sul banco, e giro il viso verso di lui. Ha qualcosa di
affascinante in quegli occhi. È un ragazzo carino, biondo,
sembra essere gentile. Mi piace, in un certo senso.
"Che dicevi prima?" Dice lui, posando lo sguardo sul braccialetto
marrone che ha al polso, lo gira e rigira, e mi innervosisce. Guardo il
suo movimento, poi scuoto la testa, e nello stesso momento in cui io
alzo la testa, la alza anche lui, e i nostri occhi si incontrano. Lui
sorride, io arrossisco.
"S-si, beh… Oggi abbiamo detto alle cinque… E
dove?"
"Beh, dove siamo sempre, nella casetta sgangherata" Ride, poi fa
capolino il professore di biologia. Guarda la classe vuota, e poco dopo
di lui, entrano degli altri ragazzi. Lui rimane in piedi e poggia le
sue cose sulla cattedra, e come al solito, si fa il giuramento alla
bandiera. Io non lo so, devo leggerlo su un foglio. Mike invece sembra
saperlo a memoria, come tutti gli altri. Beh, ovvio, lui è
americano. Quando terminiamo, ci risiediamo tutti quanti, solo io e
Mike siamo dietro, all'ultima fila di banchi. Il professore si alza di
nuovo, prende una pila di fogli, e comincia a distribuire.
"Oggi test a sorpresa. Mi auguro che abbiate studiato." Sottintende
'negli ultimi miserabili anni della vostra inutile esistenza' . Si che
lo sottintende. Si legge in quegli occhi brutti che si ritrova, che
guardano torvo anche il più bravo della classe. Arriva a
noi, e posa il foglio sul mio banco e poi su quello di Mike. Ci
guardiamo due secondi io e il chitarrista. Mi guarda speranzoso.
Grandioso, devo fare il test di due persone. Menomale che non
c'è Billie, probabilmente avrei dovuto farlo anche a lui.
Durante il test, l'unica cosa che posso fare, e stiracchiarmi un po'
ogni tanto, e fargli vedere il foglio, ma le risposte non sono neanche
sicura che siano giuste. Dopotutto ricordo solo quel poco che abbiamo
fatto l'anno scorso… In ogni caso, alla fine dell'ora,
consegno il test, e Mike poco dopo di me. Mi alzo, per andare alla
prossima lezione, e lui mi corre dietro.
"Grazie."
"Figurati. Che lezione hai tu adesso?"
"Matematica, tu?"
"Storia…"
"Fai musica?"
"Si, alla quarta ora mi pare…" Prendo dalla borsa il
fogliettino mentre camminiamo, e leggo che infatti alla quarta ora
c'è musica.
"Mmm… E cosa studi?"
"Oh, beh… Canto…"
"Ah, capisco fai parte del gruppo di canto allora…"
"Non ancora, dicono che sono stonata"
"Billie potrebbe darti una mano… Ha già scritto
qualche canzone, basta che ti do il testo, e tu lo puoi
canticchiare…"
"Ma se non so la base…"
"Beh per quella non c'è problema, te la incido io su disco,
è semplice"
"Ti ringrazio!!" Gli sorrido, mi avvicino al mio armadietto, lo apro, e
lui parla di nuovo.
"Hai l'armadietto tra quello di Billie e il mio" Dice, quasi con
ovvietà.
"Oh… Non l'avevo notato…"
"Mmm… Comunque, adesso dobbiamo andare, i corridoi sono
quasi vuoti, le classi saranno già piene. Io vado, a dopo"
"A dopo" Mi avvio di corsa alla classe di storia, e affronto un'altra
lezione nel sonno. Quando arriva poi l'ora di educazione fisica, torno
al mio armadietto, per prendere il mio piccolo borsone. Pallavolo. Dio
odio la pallavolo. Odio qualunque sport a dire la verità,
perché sono goffa, scoordinata, non sono adatta ad uno
sport. La palestra poi è grandissima, mi sento disorientata.
Fino alle tre, non so se ce la posso fare, davvero. Comunque, alla fine
arriva l'ora di musica, la quarta. Forse l'unica che potrò
sopportare di tutte quelle che devo affrontare. Entro nella classe, mi
siedo ad una delle sedie disposte di fronte al pianoforte e alla
batteria, e aspetto che arrivino gli altri. Poco dopo, entra la
professoressa, una signora bassina, non molto magra, ma non grassa, e
con gli occhiali alla John Lennon. Alla fine entrano anche altri
ragazzi. Tra loro ce n'è uno che conosco. Mike? Ma che ci fa
lui qui?
"Mike? Che ci fai qui?" Dico io, in silenzio, notando che mi si
avvicina dopo avermi vista. Mi sorride.
"Ieri ho saltato la lezione. Oggi sono qui."
"Ooooh… Capisco… Allora oggi
pomeriggio…"
"Sei tesa?"
"Un po'… Diciamo che non so cosa sia questo vostro
prendere…"
"Che?!" Ride lui, mi guarda sbalordito.
"Quello che ho detto ho detto. Dovete andare da questo vostro amico, a
fare che?"
"A prendere ciò che ci serve. Non ti serve sapere altro.
Vuoi venire? Vieni. Non vuoi, non vieni. Semplice."
"Si, non ti scaldare, nonnetto. Ci vengo, ci vengo…"
"Nonnetto? Va be, lasciamo perdere. Sta cominciando la lezione." La
professoressa lo richiama, lui si alza, lei lo fa avvicinare al
pianoforte, gli dà una chitarra e gli dice di attaccare,
dandogli uno spartito. Non riconosco il pezzo, non lo conosco, ma
intanto lui attacca per davvero. È così assorto,
che sembra un tutt'uno con la sua chitarra. Le sue mani scivolano
così velocemente sulla chitarra che ogni suono è
unito all'altro, ed è inevitabilmente perfetto. Deve
conoscere quel pezzo come le sue tasche. Nel frattempo la professoressa
allestisce il coro, assegna il pianoforte e la batteria, e io sono
fuori, almeno finché imparerò a cantare come si
deve. Quando l'ora finisce, dobbiamo tutti uscire, e io e Mike parliamo
di nuovo nel corridoio.
"Billie non fa musica come te?"
"Certo che la fa… Ma ieri avevamo da fare… E ci
siamo assentati un po'…"
"Allora da domani tutto come dovrebbe?"
"Si… Se Billie verrà, si. Altrimenti
sarà come oggi"
"Va bene, bene io ora vado, a più tardi"
"Ricordati di venire!"
"Si… Non preoccuparti, ho dato la mia parola!!" Gli sorrido,
lui si avvicina, e ci abbracciamo. Ricambio l'abbraccio, e poi me ne
vado verso l'aula di matematica. Ma perché mi ha
abbracciata? Ma che ha in testa? Ma dove era la freddezza e la
testardaggine iniziali? Vabbè, almeno non è
smielato. Forse è più affettuoso rispetto al
nano. Beh, che poi è più alto di me, ma di poco,
ecco. Entro nell'aula di matematica appena ci arrivo. Di nuovo in
anticipo, e che cacchio. Poi c'è l'altra ora, quella di
inglese, e poi quella di fisica. E si torna a casa. Pranzo e faccio i
compiti, poi mi preparo per le cinque. Quando arriva un orario
piuttosto vicino alle cinque, provo a convincere mia zia.
"Zia… Senti, io dovrei andare a casa di un'amica…
Per le cinque… Posso uscire?"
"Perché non prima? Lo sai cosa penso"
"Non era a casa a quell'ora, e dobbiamo fare una cosa urgente
per… Per la classe di musica… E purtroppo ho
dovuto accettare per forza per quell'ora…"
"Va bene, va… Allora puoi andare, ma questa è
l'ultima volta…" Ma come, così presto? Ah beh,
meglio così. Mi preparo subito per andare via, prendo una
borsa, ci metto dei libri di musica e poi vado alla porta, per mettere
le scarpe. Poi esco, salutando mia zia e Ramona. E chi è
venuto a prendermi? Ovviamente Hal! No, aspetta, quello non
è Hal… Eppure, è biondo… Ma
mi sembra proprio Billie, eppure lui è moro… Mi
avvicino correndo, e confermo con mio stupore, che questo ragazzo
è Billie. Ma che ha fatto ai capelli? Gli è
caduto un secchio di vernice in testa?
"Ehi…" Dice lui. Mi guarda, sorride un'istante, poi torna
serio.
"Che hai fatto ai capelli?"
"Beh… Ecco, Pat voleva farmi il colore… E
tagliarmi i capelli…"
"E questo è il risultato…" Continuo io, senza
lasciarlo parlare. Lui annuisce, poi fa una piccola giravolta, e apre
le braccia. "Si, vabbè dai… Stai bene"
"Ti ringrazio, stronza"
"Che cosa hai appena detto???" Comincia a correre, e io lo rincorro.
Alla fine arriviamo nella catapecchia che loro chiamano casa, ed
è lì che trovo un furgoncino verde smeraldo, con
dentro diversi ragazzi, tra i quali riconosco Hal, Pat, Mike, e Al.
"Sali" Dice lui, quasi cortesemente, aprendo la portiera.
"Hai anche intenzione di darmi la mano?" Lui mi guarda, inarca un
sopracciglio, e mi dà davvero la mano. "Idiota" Bisbiglio
io, lasciando perdere la sua mano e salendo sul furgoncino.
"Ora che ci siamo tutti, si parte!!" Dice Pat con entusiasmo,
abbracciandomi con foga. Le sorrido, e spalanco gli occhi. "Ahahah
allora sei venuta??!! Vai ci divertiremo!!" Io rido con lei, che
comincia a fare battute strane, e provoca le risate della maggior parte
della comitiva. Billie invece si è messo di spalle posate
alla portiera, con le gambe incrociate sul sedile, accanto a me. Scrive
su un blocco, lo stesso di ieri sera. Provo a sbirciare, ma lui me lo
impedisce.
"Tieni alla larga gli occhi"
"Oh, scusa!" Dico io, sarcastica, lui alza il capo, e inarca un
sopracciglio. Poi torna a scrivere. Note su note, non c'è
una parola. Non ha scritto ancora il testo, solo la melodia. Intanto
arriviamo ad una casa alla fine della strada. Adesso ho capito. Non
sarò poi un genio, ma ho capito. Siamo venuti con un
furgoncino, quando la casa è alla fine della strada, mentre
potevamo andarci a piedi, e portare il basso in mano. Qui
c'è qualcosa sotto. Ma sinceramente, non mi interessa.
Adesso sono con loro, devo aiutarli. Billie, appena ci fermiamo, mi
guarda serio, poi volge lo sguardo al ragazzo alla guida.
"Scendiamo, e stiamo attenti. Tu, vieni con me, e Pat, vieni anche tu.
Mike, tu, Al e Hallen andate dall'altra parte a prendere gli
amplificatori, noi ci occupiamo del resto"
"D'accordo." Io mi alzo subito dopo di lui e lo seguo, quasi attaccata
alla sua giacca. Oh che stupida! La giacca!! Me la sono dimenticata a
casa!! Va beh, quando torneremo gliela ridarò. Intanto lo
seguo velocemente sul retro della villetta. Pat ci segue anche lei
velocemente. Io neanche me ne accorgo, e mentre guardo lei, vado contro
Billie, afferrandolo per un braccio. Lui si gira e giuro che mi voleva
uccidere.
"Guarda dove cazzo metti i piedi, o ci mettono dentro."
"Scusa…" Si gira di nuovo, si abbassa, e ci fa segno di
abbassarci anche noi. Così si fa, e passiamo sotto le
finestre, che hanno le tende tirate, ma non si sa mai. In ogni caso,
arriviamo di fronte ad una porta, Billie qui si alza, e ci fa cenno di
seguirlo ancora. Apre la porta, non so grazie a quale miracolo, ed
entriamo dentro. Alla fine scopro che la porta l'hanno aperta Mike e
l'autista, che sono in casa.
"Mi spieghi perché ci siamo abbassati?" Dice Pat.
"Perché non sapevamo se ci fosse qualcuno in casa, idiota!!!"
"Si, basta che non ti alteri, idiota!!" Continua Pat, mentre Billie
cerca qualcosa. Appena arriviamo ad una porta, la apre, ed entra
dentro. Entriamo così in una stanza buia, molto buia, e
Billie avanza. Mi appiccico a lui di nuovo, e lui accende una luce,
andando prima ad urtare contro di me con la mano, e poi prende il
bottone giusto. Siamo quindi in un garage. Ci sono diverse chitarre, e
poi ci sono degli amplificatori. Cominciano ad esaminare delle
chitarre, alla ricerca di un basso che gli vada a genio, e Billie si
gira di nuovo verso di me e Pat.
"Christie vai a quella finestra, e controlla che non arrivi nessuno" Mi
indica una finestra accanto alla saracinesca. Poi si rivolge a Pat. "Tu
invece vai al furgone, apri il cofano e avvicinati al garage" Lei corre
subito, appena la saracinesca si alza un po'. Io mi metto alla mia
postazione, incitandoli a muoversi, perché sicuramente non
avrebbero avuto tutto il tempo di questo mondo.
"Bill, l'ho trovato!! Cominciamo a spostare gli amplificatori!!"
"Ehi, aspetta Mike!! Dobbiamo portare tutto assieme!!" Dice Billie.
"Io posso portare il basso"
"Ma anche no!! Tu me lo distruggi!!!"
"Stai zitto Mike! Diamola a lei, non te la distruggerà, e ci
farà guadagnare del tempo!" Billie si avvicina e mi mette
tra le mani il basso. L'autista fa alzare la saracinesca, e io passo,
seguita da Mike e Billie che velocemente mi seguono. L'autista resta
dentro, per chiudere tutto e tornare a richiudere le porte. Noi
entriamo nel furgoncino, e ci avviciniamo alla strada. Ma qualcosa non
va. Il tipo non riesce ad uscire, si affaccia alla finestra e chiede
aiuto a Billie. Lui scende dall'auto, e velocemente va alla porta, per
aiutarlo. Ma intanto arriva un auto, che si avvicina al garage. Ci
allarmiamo, e io scendo dall'auto, correndo verso Billie e quel ragazzo.
"Billie!! Billie muoviti cazzo!!!" Lui continua a spingere la porta, ma
non si apre. È chiusa dall'interno, e il ragazzo non riesce
ad aprirla. Resta intrappolato dentro. Io e Billie corriamo verso
l'auto, e senza accorgermene, mi ha presa per mano. O meglio, l'ho
preso io per mano, ma comunque non me l'ha lasciata. Entriamo in auto,
mentre lui mi aiuta a salire, e sfrecciamo prima che l'auto arrivi a
destinazione. Corriamo verso casa, e io resto con loro. Ma in auto,
accade di tutto di più.
"Cazzo!! Cazzo!! Josh! E adesso??!!" Dice Pat.
"Pat, quell'idiota del tuo ragazzo aveva detto di saper aprire una
porta, senza scassinarla! Ma ha fatto l'esatto contrario!! L'ha fatta
bloccare!"
"E tu non l'hai aiutato, egoista!!!" Si mettono a gridarsi in testa a
vicenda, e alla fine intervengo io, per farli smettere.
"Smettetela, cazzo!! Non è colpa di nessuno! Troveremo un
modo di tirarlo fuori dai guai!!"
"Si, e come?" Dice Pat più tranquilla di prima.
"Non lo so… Posso chiedere a qualcuno…"
"Quel tale lì…" Interviene Billie.
"Chi?" Chiedo io, con un sopracciglio inarcato.
"Quello che stava con te ieri… Mmm… Mi pare si
chiami…"
"Kal?"
"Ehm… Si, credo sia lui"
"Oh, già… E quindi?"
"Suo padre lavora nella centrale, mi sa che è un pezzo
grosso… Chiedi a lui"
"Ma che gli dico?"
"Che ne so… Convincilo tu!!"
"Va bene… Domani vedo"
"Resti con noi?"
"Certo, Hal! Dove vuoi che io vada?"
"Che ne so, a casa?" Dice lui.
"Che ore sono?"
"Le sei"
"Mmm… Resto con voi… La mia bellissima scusa mi
ha fatta portare i libri di musica con…" Mentre sto per
prendere la borsa con i libri, non la trovo più. Billie
guarda la mia espressione, quasi divertito.
"Che c'è?"
"I… Libri… A casa…"
"Che?"
"HO LASCIATO I LIBRI A CASA DI QUELLI!!!! CAZZO CAZZO CAZZO!!!!"
"Ehi, calmati!! Li andremo a riprendere!!" Dice Billie, mezzo alterato,
tentando di non far alterare me ulteriormente.
"Quando???"
"Stanotte!" Strabuzzo gli occhi.
"E come?"
"Tu verrai con me, e andremo a prendere i tuoi fottuti libri!"
"C-con… te?!"
"Si con me. Che c'è? Puzzo?"
"No… Lascia stare…"
"Adesso però vai a casa, forse è meglio" Dice
Hal. Girano l'angolo, e prima che io possa dire di no, siamo
già di fronte casa. Billie scende prima, per lasciare che io
possa andare via. Saluto Pat, Hal, mentre Mike mi ringrazia, battendo
il cinque con me, per avergli preso il basso. Billie intanto mi
accompagna alla porta.
"Beh, a stanotte" Come suona strano questo saluto…
"Aspetta!!! Il tuo giacchettino"
"Beh, dopo me lo ridai…" Si gira, alza una mano, e mi
saluta. "Ciao!"
"A dopo…" Io mi giro anche, ed entro in casa. Mia zia
è lì, di fronte alla porta. Mi fulmina.
"Primo chi è quel ragazzo. Secondo, dove sono i tuoi libri."
"Uno, quel ragazzo è il fratello della mia amica. Due, i
libri sono a casa della mia amica. Ho risposto sufficientemente?" Le
dico io, mentre salgo di sopra. I suoi momenti gentili sono molto rari.
Beh, anche i miei. Sto al suo gioco. Presto arriva cena, e poi notte.
Notte. Che diamine, perché proprio adesso? Mi affaccio alla
finestra. Ci sono dei mattoni per terra, poi sotto la finestra,
c'è una specie di cupola, e alla fine, una sporgenza, fatta
da una cornice di legno della casa. Non è poi
così alta. Più o meno. Ma Billie da dove
arriverà? E soprattutto, quando? Ad un tratto, sento il mio
nome pronunciato silenziosamente. Mi sporgo di più, fino a
vedere il marciapiede e poi la strada. È Mike. Ma che ci fa
Mike qui' non doveva venire Billie? Mi fa segno di scendere. Beh, uso
ciò che ho appena scoperto. Mi arrampico, e vi chiederete
perché non vado dalla porta. Beh, semplice. Quella maledetta
porta è chiusa a chiave la notte, lo so perché ho
provato a scappare quando ero piccola, e avevo capito che tutte le
notti era chiusa a chiave. E per aprirla faceva troppo rumore. Avevo
provato anche a fare quello. Alla fine arrivo giù, e gli
corro incontro.
"Come mai non è venuto Billie?"
"Non poteva, suo padre per poco non lo uccideva oggi"
"Padre?"
"Padre… Cioè, non quello naturale. È
morto quando era piccolo. Questo è il nuovo marito di Ollie"
"La stessa Ollie del bar?"
"La stessa, si."
"Aaah… Capisco." Mi squadra, guardando il mio bellissimo
pigiama, sopra al quale ho il giacchettino di Billie, aperto. Che ha
contro Teddy? Si, Teddy è l'orsacchiotto, dal nome poco
originale, che è disegnato sul d'avanti del pigiama. "Beh?"
Gli faccio io, per destarlo dal sonno.
"Ma che ti sei messa?"
"Beh, questo è il giacchettino di Billie… Se non
l'avessi messo, me ne sarei dimenticata. Perciò eccolo qui"
"Oh, va bene, glielo darò io… In ogni caso, non
mi riferivo a questo"
"Ah… Beh, questo è il mio pigiama" Una veste
bianca, che più che veste è una maglietta
larghissima e lunga, fin sopra alle ginocchia.
"Che cazzo di pigiama è?"
"Il mio, se non ti piace, procuramene uno migliore"
"Non è affar mio. Rivuoi i tuoi libri?"
"Ovvio."
"Andiamo, allora" Lo seguo alla fine della strada. Ha una sacca sulle
spalle. Ma a che gli serve?
"Che ci fai con una sacca?"
"Sono appena uscito da lavoro. Problemi?" Non gli rispondo. Ma che
idiota, ma perché risponde così? Non l'ho mica
rimproverato. Comunque, continuiamo a camminare, fino ad arrivare
dall'altro lato della strada. Proseguiamo per un breve tratto ancora.
l'aria è fredda e pungente, si sente il rumore di sirene
della polizia, poi si sente qualche grillo, rumore di passi, di risate:
ogni casa che passiamo è un mondo diverso. Ci sono quelle
della gente per bene, con i cancelletti, i prati puliti, le luci
spente. Non si sente una mosca volare. Poi invece ci sono quelle della
gente povera, con le porte scardinate, le zanzariere aperte o mezze
distrutte dalle intemperie. I prati sporchi, pieni di giocattoli per
bambini, oppure con i bidoni della spazzatura e qualche nano da
giardino al quale hanno mozzato la testa. Sono cose che capitano quando
vivi in un quartiere come questo e non hai soldi per comprarti un
cancello. In realtà, la casa di mia zia il cancello un tempo
ce l'aveva. Adesso ha solo una recinsione, e non so che fine abbia
fatto il cancello. Ci sono i cardini, c'è addirittura una
casella postale sulla ringhiera. Ma il cancello? L'avrà
tolto, o forse semplicemente qualcuno o l'ha fatto saltare per aria,
oppure gliel'hanno scippato. Dire che arriviamo di nuovo nella casa di
quel ragazzo, sarebbe una bugia. Non mi porta lì. Mi porta
nella loro casetta. O meglio, mi dice che ci dobbiamo fermare un
secondo qui.
"Vieni, devo entrare"
"Ma non lo vedi come sono vestita?" Di nuovo mi squadra e io giro gli
occhi, scocciata.
"Mmm… Non fa nulla. Entra lo stesso." E così
faccio. Appena entriamo però, non c'è
né Billie, né altri ragazzi. C'è solo
Al, addormentato sulla sua batteria, con le bacchette in mano. Manca
poco che le faccia cadere, e si risveglierà per il loro
tonfo sul pavimento. Mike sale sopra, accende una piccola luce, e sento
che prende qualche cosa, facendo rumore. Al si muove, quasi si sveglia,
e confabula nel sonno parole senza senso.
"Si… Un po' da qua… No, aspetta…
Là… Si…" Dice, poi si mette a ridere.
Ma è stupido? Ma che diavolerie dice nel sonno questo pazzo?
Lo guardo atterrita, e poi vedo Mike scendere. Apre di nuovo la porta,
ed esce, e ci dirigiamo finalmente alla casa dove sono i miei libri.
"Sai più o meno dove sono? Dove puoi aver lasciato tutto?"
Mi dice, mentre camminiamo, ad ancora soli dieci metri a dividerci
dalla meta.
"Forse in garage…"
"In garage? Ma è impossibile andare in garage!!"
"Ma quel vostro amico…"
"Chi? Josh?"
"Si! Possiamo liberarlo, no?"
"No… L'hanno visto ormai. È al fresco adesso. Gli
hanno dato un mese di riformatorio. È minorenne,
cioè, fra due mesi fa diciott'anni. Però adesso
è minorenne, quindi tecnicamente due mesi nel riformatorio,
altri due al fresco."
"E perché così tanto?"
"Questi tipi sono dei pezzi grossi"
"E perché avete rischiato? Perché non siete
andati da qualcun altro?"
"Ti spiego. Loro sono stati trasferiti qui, perché il
quartiere non è tranquillo. Però, ovviamente, noi
di lui ce ne freghiamo, e, poiché il figlio viene a scuola
con noi, ogni tanto gliene facciamo una. Il padre però non
ci conosce, e Ross, il figlio, non conosce Josh. Quindi non
arriverà mai a noi. Hanno una marea di soldi, e il figlio ha
una passione sfrenata per la musica. Hanno tremila strumenti in tutte
le case che hanno, a noi servivano, e ce li siamo presi"
"Mmm… Capisco… Quindi non vi troverebbero mai,
giusto?"
"Giusto."
"Va bene… E ora come facciamo ad entrare?"
"Lascia fare a me" Arriviamo alla casa, e Mike mi fa aspettare sul
marciapiede. Le luci dell'abitazione sono spente. La casa sembra vuota,
disabitata, eppure c'è la gente. In ogni caso, Mike va di
nuovo dalla porta del retro, quella attraverso la quale oggi pomeriggio
è passato Billie. Mi avvicino di più, per vedere
se ha bisogno di aiuto, e mi abbasso velocemente, per evitare di essere
vista. Mi guardo intorno, per vedere se qualcuno ci sta guardando, ma
non vedo nessuno, perciò mi avvicino ancora di
più. Lui con un ferrettino, lo mette nella serratura, e
cerca di aprire la porta, senza combinare danni. Lui la apre, ed entra
dentro, e, per evitare che accada quello che è successo con
Josh, resto a mantenere aperta la porta. Poco dopo, torna
silenziosamente, con una sacca in mano, che riconosco essere la mia.
Richiude la porta alle sue spalle, e mi fa cenno di correre
più che posso. Ridendo arriviamo a casa mia, dove
velocemente gli faccio cenno di ridarmi la borsa. Lui si ritira,
mettendo la borsa dietro la spalla, così mi incazzo come si
deve. Se mi fa aspettare un altro po', è capace che mia zia
entra in camera e non mi vede, e poi si insospettisce. E poi fa
leggermente freddo.
"Dammi i libri, idiota"
"E tu che mi dai?"
"Un cazzo! E se non mi dai i miei maledetti libri in questo istante,
non avrai neanche quello"
"Mmm… Meglio un cazzo che niente" Mi porge i libri. "E
dov'è il mio premio?" Prendo la borsa, la metto al collo, e
gli punto davanti agli occhi il mio bellissimo dito medio. Lui sorride
sarcastico, ma non faccio in tempo a dirgli di andare a farsi fottere,
che prende il mio collo con una mano, e avvicina il mio viso
prepotentemente al suo. Le sue labbra si posano sulle mie. Sanno di
tabacco. Preme con la sua lingua, per profanare la mia bocca, ma il
ragazzino si sbaglia. Lo allontano velocemente, e gli tiro un ceffone
così sonoro che si sente in tutta la strada. Corro verso la
finestra, per arrampicarmi.
"Fanculo Pritchard!! Ma come cazzo ti sei permesso??"
Risalgo sulla camera, e piango. Ma perché piango? Che
diavolo mi succede? Credo che sia andato via. Spero, almeno. Scommetto
che per i prossimi ottanta anni ce l'avrò a morte con lui. E
non vorrò vederlo più per l'eternità,
altro che ottanta anni. Mi rimetto a letto, e ci ripenso. Beh, non era
poi tanto male. Brutto bugiardo idiota. Forse sono io che mento a me
stessa, però...
A.a.
:
Oh, buonasera a tutti voi! *Umilmente perdono per il capitolo scontato
e piccolissimo* Allora, come si sa, e come ha accennato Virgin Radio,
il fatto che quando erano ragazzi hanno rubato delle attrezzature,
è realmente accaduto. Me l'ha detto mio fratello, io l'avevo
letto su Wikipedia o un sito simile, e tecnicamente non so quando sia
successo, nè per quale occasione. Non mi sono informata
più di tanto. Ho voluto seguire la cronologia dei fatti, e
mi scuso se qualche cosa sarà fuori posto o forse non
corretta. Prendetela come una riformulazione della loro storia.
D'altronde io non ho mai conosciuto Billie, aggiungerei per sfortuna,
ma qualche cosina la so. Per il resto, qualche cosa sarà
inventata, qualche altra invece sarà un fatto "storico"
della band, e niente, questo era tutto ciò che vi volevo
dire ^.^ Adesso, vi starete chiedendo in parecchi chi sia
quella pazza che ha eliminato 'Another story'. Bene, l'ho fatto io.
L'autrice. Si, perchè primo, riscuoteva poco successo.
Secondo, e non meno importante, la storia sarebbe stata incompiuta.
L'avrei voluto mettere tra gli avvertimenti, le note, quello che
è, ma non l'ho fatto, perchè la storia si era
completamente fermata, nel senso che ero arrivata ad un punto, e ormai
lo spunto per finirla mi ha abbandonata, quindi aspetterò
fino alla prossima ispirazione. In ogni caso, la sto revisionando, per
cambiare qualche cosina, poi forse la pubblicherò di nuovo.
Chiedo umilmente scusa a Claudia44
che mi seguiva, a Ca_Wright
che l'aveva messa tra le preferite, e c'era anche un'altra persona, di
cui non ricordo il nome sritto per bene, perciò è
meglio se non lo scrivo proprio. Scusate se non ricordo altri nomi ^.^
In ogni caso, vi ringrazio per avermi seguita, e vi chiedo di nuovo
scusa.
E poi una valanga di grazie a...
La bella bionda, alias Nihal Jamila, ovvero la mia migliore amica. L'ho
consultata sulla continuazione della storia, e quella benedetta ragazza
un giorno mi ucciderà, lo so u.u
E ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite, le
seguite, tutti tutti.
Ringrazio questo sito, perchè è qui che si
conoscono le migliori persone del mondo. Non faccio riferimenti
perchè potrebbe non gradire, ma se starà
leggendo, l'avrà capito. Ed è grazie ancora a
questo sito che la mia speranza in qualcuno di profondo ed emotivamente
sano esiste ancora. E quindi ringrazio tutti i poeti che sono su questo
sito. Grazie. (Scusate la dedica minuscola e magari innappropriata, ma
mi è uscita dal cuore, davvero.)
E poi grazie, uno immenso ai GREEN
DAY? Si, proprio a loro, ultimi perchè si dice
che gli ultimi saranno i primi, perciò, li ringrazio per
ultimi. Mi ispirano con le loro bellissime canzoni, vecchie e nuove, e
spero tanto che un giorno accada che io li incontri, anche solo in un
sogno. Tanto sarà così. Pessimista io.
Vi voglio una valanga di bene. E.... Recensite vi pregooooo! Ho
concluso, grazie dell'attenzione u.u
Rage
& Love
Jade
Shenanigans
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Capitolo 8 *** Chapter 7: knowing the person who's going to be special. ***
A.a.:
Buonasera a tutti voi cari lettori :P come sono felice di poter
aggiornare dal mio telefono -.-" va beh che avrò pure un
cellulare Windows ma è complicato da usare, qualche
dì lo getterò nel cassonetto vicino casa u.u
Scusate questa breve parentesi idiota, allora... Le informazioni sono
tutte vere, anche il periodo credo lo sia, cioè non so se
è davvero settembre, ma di certo dovrebbe essere 1989.
Quindi, spero vi piaccia il tutto. Per prima cosa poi devo ringraziare
immensamente Brain_Stew_
che continua a recensirmi, ti adoro!! Poi ci sono: Brain_Stew_
- oh cara devo citarti di nuovo :P-, claudia44-
ti chiedo di nuovo perdono per l'altra ff-, gigiola,
slashell,
_BillieJoe_Mike_Tre_,
_Italian_Idiot_,
___Annie___,
che l'hanno messa tra le seguite. Grazie immensamente!! Ovviamente di
nuovo grazie a _Italian_Idiot_
che l'ha messa tra le preferite, e anche claudia44
che l'ha messa tra le ricordate invece, GRAZIE ANCHE A VOI!! Lo so che
non vi ringrazio quasi mai citando i nomi, scusate ^.^ e comunque un
bacione a tutti voi cari lettori ancora, grazie perché mi
seguite, e come è ovvio che sia, se perdete tempo a leggere,
perderemo anche a recensire, la mia autostima cresce leggendo che a
qualche creatura piace ciò che scrivo, e sono felice per
ciò. Ora vi lascio al capitolo :) spero vi piaccia u.u
Rage
& Love
Jade
Shenanigans
Chapter
7: knowing the person who's going to be special…
È mattina, mi sveglio presto per prepararmi ed andare a
scuola. Bella nottata insonne, eh? Mi guardo alla specchio accanto
all'armadio nella camera. Che mi sono messa in testa? Altro che
ceffone, avrei dovuto rincorrerlo e farlo direttamente fuori, quel
cafone! Voglio proprio vedere con che faccia si presenterà
oggi a scuola e mi rivolgerà la parola. Questo dannato
specchio. Ma perché riflette così perfettamente
la mia immagine? Molti si vedono come vorrebbero, io invece mi vedo per
quella che sono. Un'orribile, e dir così, è dir
poco, essere mutante che non sa neanche lei cosa vuole. Presto esco
dalla stanza per andare in bagno, anche da qui esco velocemente.
è vero che sono le sei e mezza, ma è pur vero che
posso farmi una bella passeggiata con la fresca aria dell'alba che ci
ha appena lasciati. Scendo in cucina per fare colazione, e appena
termino, prendo la borsa e i libri e vado via. Mia zia non è
ancora sveglia, per evitare problemi, le ho scritto un biglietto, sul
quale le ho detto che sono uscita presto da casa. Intanto, appena fuori
casa, vedo la figura di una persona vicino all'albero accanto alla mia
casa. È seduto a terra, con le gambe incrociate, le braccia
conserte, e il capo piegato in avanti, letteralmente, succube della
forza di gravità. La sua chioma bionda mi fa subito
riconoscere chi è. Quel pervertito di Mike. E certo, adesso
è venuto per completare l'opera. Magari non è
soddisfatto. Sembra che stia dormendo. Ma che sfacciato! Gli passo
davanti, incamminandomi lentamente verso scuola. La passeggiata risulta
gradevole, infondo quest'aria è abbastanza fresca,
nonostante il caldo torrido che purtroppo spesso devo affrontare la
mattina. Dopo aver fatto un bel giro di quartiere, ed essere passata
anche di fronte alla catapecchia dove vivono Billie e quegli altri
tipi, ad un tratto scontro qualcuno. E dico scontro, perché
gli sono finita letteralmente addosso. Alzo lo sguardo, mentre le sue
mani, che riconosco subito, mi trattengono dal far cadere entrambi.
"Ma allora non sei solo stronza, sei anche sbadata!" Quanto odio questa
voce!
"Smettila Armstrong, e dì al tuo amico di non avvicinarsi
più a me" Mi aiuta a rimettermi in piedi. Adesso ce l'ho
anche con lui, si, perché se sono amici, sono uguali.
"Chi?"
"Quel cretino pervertito dell'altro biondino"
"Beh? Che ha fatto Mike?"
"Mi ha baciata"
"Aaah!! Finalmente, cazzo, mi aveva riempito la testa!!"
"Come finalmente! Non gliel'ho mica chiesto io!"
"Si, vabbè… In ogni caso, stai andando a scuola?"
"Esattamente. Tu no?"
"Si, ci vengo, perché il marito di Ollie mi uccide se non ci
vengo."
"Perché chiami tua madre Ollie?"
"Perché non mi sembra mia madre."
"Mmm… Vabbè, io vado, a dopo"
"Aspetta, vengo con te" Noto che per terra aveva lasciato una busta
della spazzatura. Giro lo sguardo verso destra, e vedo che
c'è una villetta dall'aspetto povero e con una porta mezza
distrutta. Le tende delle finestre sono tutte tirate e sono bianche.
Lui si abbassa un po', e prende la busta, si gira, la butta in un
cassonetto e poi torna da me.
"Qui è dove abiti davvero?"
"Qualche problema?"
"No, certo che no!"
"E allora perché mi hai fatto questa domanda?"
"Mmm… Così, ti ha dato fastidio?"
"No" Poi non proferiamo più parola, fino all'arrivo a
scuola. Entriamo nella nostra classe, dove dovrebbe esserci anche Mike.
Spero che non ci sia, sinceramente. A parte che non era con Billie,
perciò non penso che venga. In ogni caso, entriamo in
classe, e vedo Billie sedersi poco dopo di me. Mi si siede accanto, e
posa il suo zaino sopra il banco, prendendo un piccolo recipiente. Lo
posa sul banco, nascondendolo con il suo zaino, e arriva la solita
frecciata.
"Smettila di fissare qui, o si accorgeranno di tutto"
"Ma io non ti sto fissando!"
"Si, come no." Per un po' resto zitta, poi spinta dalla
curiosità, mi avvicino di più, e giuro di averlo
sentito sussultare.
"Ma cosa è?"
"409"
"Cioè?"
"Un detergente."
"Devo farti tutte le domande?" Gli dico io, annoiata, perché
risponde solo alle mie domande senza placare la mia
curiosità. Lui sbuffa.
"Dobbiamo metterlo nella macchina da caffè di quell'idiota
del professore di biologia."
"E perché?"
"Ci ha sospesi un po' di giorni l'anno scorso, per una cazzata.
Volevamo spifferare una cosa su di lui a tutta la scuola. Ma ci sospese
il giorno prima che lo facessimo, e per poco non siamo stati espulsi
per colpa sua"
"E quindi adesso vi prendete la rivincita. Forte."
"Vuoi aiutarmi? Mi pare che Mike oggi non voglia venire…"
Ma, proprio poco dopo pronunciate quelle parole, entra il professore,
seguito da Mike. Viene in contro a noi, non ha libri, quaderni, neanche
uno zaino: si siede accanto a Billie e basta. Non mi guarda, ha lo
sguardo rivolto altrove, il viso assonnato, ogni tanto si massaggia il
collo indolenzito. Billie gli mostra la boccetta, ed è come
se il suo viso riacquistasse vigore. I due amici si guardano, e alla
fine annuiscono. Ci alziamo tutti per il giuramento alla bandiera. Io
mi alzo, con il ancora il foglio per pronunciarlo, mentre il professore
mi guarda male. In ogni caso, che mi importa! Io non sono di qui,
smettetela di trattarmi come se dovessi essere la piccola ragazzina che
si attiene alle regole degli altri. Metto il foglio davanti a me, e
leggo, mentre Billie si avvicina di più a me. Ogni tanto
dà una sbirciatina con gli occhi al foglio, e legge. Ma che
fa, non se lo ricorda? Rido tra me e me e alla fine mi scappano dei
sorrisi, e il professore mi fulmina di nuovo con lo sguardo. Terminato
il giuramento, ci sediamo tutti, e comincia la lezione. Ad un tratto,
Billie chiede di andare in bagno, gli viene dato il permesso, e lui si
mette in tasca la boccetta con il detergente. Ma è pazzo?
Davvero vuole fare una cosa simile? Poi il professore dovrà
fare una bella lavanda gastrica se così fosse, poveretto!
Mike si mette al posto di Billie, accanto a me. Mi guarda, e poi parla.
"Non mi rivolgi la parola?" Ma che domanda assurda! È lui
che quando è entrato non mi ha degnata neanche di uno
sguardo!
"Tu, Pritchard, mi stai sul cazzo."
"Perché, ce l'hai?"
"Sei un cretino! Non ti permettere mai più di fare una cosa
simile, o giuro che ti castro, e poi vedremo come andrà a
finire."
"Va bene, va bene. Scusa. Accetti le mie scuse?"
"No"
"Per piacere…"
"No"
"Eddai!!"
"Non mi rompere il cazzo. Ho detto no, e no è."
"Va bene. Ti farò cambiare idea." Billie rientra nella
classe, la boccetta ce l'ha ancora nella tasca dei pantaloni neri,
perché si vede la forma di una piccola bottiglietta. Si
siede accanto a me, dopo che Mike gli restituisce il posto, e poi parla
con il biondo.
"Ho fatto"
"Si? Grande Bill!" Si danno il cinque silenziosamente sotto i banchi, e
poi Billie si gira verso di me.
"Quando sentirai di un professore in meno, saprai che l'opera
è stata degli Sweet Children"
"Ma Al non è con voi?"
"No, lui va ad un'altra scuola… Ma non sempre,
perché non può andare a scuola e suonare con
noi… Al è uno che ci tiene a ciò che
fa, perciò se va a scuola deve metterci impegno, ma se sta
con la band quell'impegno non ce lo può mettere. Ecco
perché non ci va sempre."
"Va bene… Senti ma stasera…" Il professore
però, scocciato dal nostro chiacchierare, ci riprende, me in
particolare.
"Signorina Lambretti, si ricordi che ieri avete fatto il test. Vuole
almeno stare attenta e seguire, così capisce qualcosa!" Mi
guarda, con quel muso da gatto che si ritrova. Io subito mi sto zitta,
per evitare altri problemi, e scrivo sul banco che più tardi
ne avremmo riparlato, riferendomi a Billie. Quel più tardi,
però, sarebbe l'ora di musica. Non riuscirò mai a
ricordarmi di fargli quella domanda nell'ora di musica. Quando finisce
l'ora, saluto Billie e Mike, beh, Mike proprio non è che lo
saluto, lo guardo solamente con odio, e poi mi volto, alla ricerca di
Kal, perché se non lo chiamo adesso, va a finire che ci
vediamo a pranzo, e mi sarò dimenticata già
tutto. Mi avvicino a lui e agli altri due, e li saluto.
"Ehi!"
"Ciao Christie! Che fai qui? Non vai alla lezione di storia?"
"Si, volevo solo salutarvi… E, scusa Kal, lo so che
è inopportuno, ma ho bisogno del tuo aiuto"
"Di cosa hai bisogno?"
"Un mio amico è stato preso dalla polizia, e praticamente
deve fare due mesi di riformatorio e altri due al fresco…
Però non li può fare, vedi… Lui non
è un ragazzo cattivo, è stato un piccolo
errore… E siccome so che tuo padre potrebbe fare qualcosa,
mi rivolgo a te per una mano, per piacere. Davvero, se mi aiutassi ne
sarei felicissima"
"Mmm… Va bene, proverò a convincerlo. Come si
chiama il ragazzo?"
"Ehm… Digli che è stato preso ieri pomeriggio nel
quartiere della scuola"
"Va bene… Vedrò cosa posso fare"
"Grazie, davvero grazie mille!!" Lo abbraccio calorosamente e poi,
sorridendogli, me ne vado via, alla lezione di storia. Dopo la lezione
di storia, arriverà quella di educazione fisica. Che bello!
Non c'è niente di meglio che una schiena rotta, un occhio
nero per una palla andata fuori campo, un piede slogato, tutti
incidenti che prima o poi capitano, e a me sono capitati prima e anche
poi, per sfortuna. In ogni caso, mi devo dirigere verso l'aula di
storia. Velocemente vado verso l'aula e vi entro, poco dopo alcuni
altri ragazzi. Quest'ora passa velocemente, cioè, non
proprio, ma riesco a sopportarla. Con angoscia poi mi trascino verso la
fine dell'ora per passare in palestra. Quella è la vera
tortura. Faccio la stessa strada, prima passo dall'armadietto, poi
scendo le scale velocemente fino ad arrivare alle due porte verdi con
dei finestrini quadrati su ogni porta, e apro solo un lato. Entro
dentro, e ovviamente non c'è ancora nessuno. Arrivo sempre
in anticipo, e neanche il professore c'è. Vado nello
spogliatoio, e mi cambio con la mia tuta. Quando esco, tutti i ragazzi
entrano in palestra, e poi negli spogliatoi. Resto in piedi accanto
alla rete e poco dopo la professoressa fa cominciare la lezione. Siamo
in parecchi in quest'ora, non riesco a ricordare tutti quanti, forse
è meglio, perché così neanche loro si
ricordano di me e della mia dannata goffaggine. Cominciamo a giocare, e
all'inizio sembra andare tutto apposto, finché i ragazzi del
basket non fanno arrivare una palla nel nostro campo, e qualcuno mi
viene addosso all'indietro, nel tentativo di riprenderla. Come ovvio,
inciampo nei miei o nei piedi di qualcun altro. Delle mani
però mi aiutano ad alzarmi, mi giro appena in piedi, e
scorgo un viso familiare. Anche qui? Perché non me l'ha
detto subito?
"Se non stai più attenta dove cazzo metti i piedi, qualche
giorno moriremo entrambi"
"Senti Billie the kid, smettila di prendermi in giro! E poi che diavolo
ci fai qui?"
"Forse sto nel tuo corso di educazione fisica"
"Sei un idiota, perché non me l'hai detto prima?"
"Ma perché non me l'hai chiesto! Comunque fai funzionare
bene i piedi, perché mi stavi uccidendo cazzo"
"Sei sempre gentile eh? Stronzo"
"Affettuosamente" Ride lui, io gli tiro un pugno sul braccio, e lui mi
guarda dritto negli occhi. Poi a lui si avvicina una ragazza, una di
quelle che giocano a palla volo. Ha dei capelli corti e ricci, sono
rossi e sono raccolti con un cerchietto. Mi guarda con la solita aria
di sfida, e tira Billie da me. Ma che diavolo vuole quella tipa? Billie
la guarda, e si stacca subito, gridandole in testa.
"Ma non vedi che sto parlando, cretina!"
"O su dai Billie, vieni negli spogliatoi…" Gli dice lei,
guardando me, con la solita aria di sfida, come se volesse farmi un
dispetto, oppure farmi ingelosire.
"Perché mi stai fissando?" Le dico io, sfacciata. Billie
sgrana gli occhi. Probabilmente non so chi sia davvero questa ragazza,
magari mi sbaglio. Ma mi dà fastidio che mi fissi.
"Senti stronzetta, già il fatto che tu sia qui con il MIO
Billie, è già un oltraggio. Non rompere il cazzo
e gira i tacchi, pivella"
"A chi è che hai detto stronzetta?" Mi avvicino a questo
tappo umano, ma Billie si mette in mezzo.
"Christie, lascia perdere. Ci vediamo più tardi" Mi guarda
serio, io mi giro e torno dalle altre ragazze, senza neanche salutarlo.
L'ora passa di nuovo in fretta. Benissimo, adesso che li conosco
entrambi, beh, sono felice di sapere che uno è un
pervertito, e l'altro ha una puttana per ragazza. Ma d'altronde, si sa
che i tipi come loro sono decisamente persone troppo strane
perché ci si renda subito conto delle persone con le quali
si stia parlando. Quando entro nell'aula di musica, trovo Billie e Mike
già seduti alle sedie. Mi guardano, e io mi dirigo verso un
altro banco vuoto. La professoressa non c'è,
perciò loro si alzano e cambiano posto, mettendosi uno alla
mia destra, l'altro alla mia sinistra.
"Cosa cazzo volete ancora?" Dico io, acida.
"Mmm… Io voglio sapere perché sei arrabbiata con
me. Io non ho fatto niente" Dice Billie. Poi attacca Mike.
"Io invece devo farmi perdonare"
"Fottiti tu, perché non ti perdonerò neanche se
mi pagassi con dell'oro"
"Si, vabbè Mike, l'hai fatta grossa, fattelo dire da tuo
fratello!" Dice Billie, ridendo. Ma io lo guardo, lui smette di ridere,
e fa una faccia strana, come se fosse ubriaco.
"Zitto tu, che sei fidanzato con quella puttanella"
"Non è la mia fidanzata, ma hai ragione… Kelly
è una puttanella."
"Oh oh eppure ha detto MIO" Mi metto a ridere.
"Ma quella là è sclerata… Non sa
quello che dice. E poi ti pare che io possa stare con una ragazza?"
"Sclerata? Ahah si e io me la bevo. Dai dì la
verità, Billie Joe Armstrong. Sei fidanzato con una
troietta" Continuo io a ridere. Lui però mi guarda serio.
"Ma anche se fosse, cosa ti importa?"
"Sono una persona molto curiosa. Non c'è un motivo. Solo
curiosità."
"Senti, noi stasera dobbiamo fare quella esibizione. Vuoi venire?"
"Si… Mi piacerebbe, solo che non ho idea di dove
sia…"
"Ti vengo a prendere io"
"Sicuro che non succede la stessa cosa di ieri, che mi pianti in asso e
viene questo malato mentale?"
"Ma ce l'hai ancora con me?" Mi dice deluso Mike.
"No… Semplicemente mi piace prenderti in giro"
"Mi ascoltate senza fare i bambini?"
"Si scusa Bill" Dice Mike.
"Da Rodeo il Rod's Hickory Pit è un po' lontano,
è a Vallejo… Ma se ti veniamo a prendere prima,
avremo ancora tempo per le prove."
"Con Al?"
"Si, con lui. Al momento non abbiamo altri candidati"
"Ma c'è Jared"
"Si, ma lui non può venire, si è infortunato un
braccio ieri."
"Davvero? Va beh, allora andiamo con lui, ma dobbiamo tenerlo alla
larga da tutte le birre"
"Ehi! E a me non ci pensate?" Dico io, mentre loro due discutono
felicemente senza di me.
"Che cosa vuoi?" Dice Billie.
"Per che ora dovresti venirmi a prendere e a che ora si torna"
"Le quattro vieni, le due te ne vai"
"Le due?"
"Le due, si. Dì a tua zia che vai a dormire da qualcuno"
"Mia zia non reggerà queste bugie per molto… Devo
dirle la verità"
"Sei pazza? Se le dici di noi, come minimo ci viene a trovare con una
pattuglia di poliziotti in casa, e tu non potrai più venire
da noi." Dice Mike con un tono spaventato.
"Lo so… Ma se non mi crede stavolta? Se non mi lascia
venire?"
"Ti lascerà venire" Dice Billie.
"E tu che ne sai? Mi pare che non la conosci bene"
"Senti Christie, io sono cresciuto con Hal, e lui è
cresciuto con tua zia. Vuoi che io non la conosca più o meno
quanto te?"
"Di più sicuramente no."
"Va bene, ma quasi. In ogni caso, tu devi venire con noi. Devi dirmi
che ne pensi di quello che scriviamo" Dice di nuovo Billie. Suona di
nuovo la campanella, segno che l'ora è finita. Ci alziamo
dai nostri posti, e ce ne andiamo nelle nostre rispettive classi.
"A dopo" Loro mi salutano con un cenno della mano, e poi vanno via,
come me. Nell'aula di matematica c'è silenzio. Non
c'è neanche il professore. Tutti gli alunni poi, che erano
in classe, escono fuori, perché un ragazzo li ha chiamati,
dicendogli che è successo qualcosa di incredibile. Mi unisco
alla piccola folla, che si aggrega a quella di tutte le altre classi, e
ci avviamo verso una stanza. C'è scritto sopra che questa
è l'aula dei professori. I ragazzi si fermano di fronte, chi
parla da un lato, chi da un altro, chi ride, chi spettegola sul vestito
a fiori di una ragazza che si trova di fronte a me, e poi
c'è chi invece nomina il nome di Billie. Non mi giro, per
non destare sospetti, anche perché non ho capito cosa sia
successo. Poi un ragazzo si avvicina a me, è Kal.
"Christie? Che fai qui?"
"Ero nell'aula di matematica, ma hanno detto che il professore
è qui… Tutti sono qui, ma non so
perché"
"Il professore di biologia ha ingerito qualcosa di strano…
Lo stanno portando via in ambulanza."
"Che cosa? E che è successo?" Poco dopo vedo sbucare Billie
e Mike dalle scale. Si avvicinano alla folla e la mano di Mike mi tira
dal resto della folla. Lui e Billie si mettono di fronte a me, e mi
parlano silenziosamente.
"Mi raccomando, non dire a nessuno quello che è successo, se
no ci fanno espellere."
"Ma mi avete presa per un infame?"
"No, ma stai attenta a non farti scappare qualcosa con quel bambino, se
no ci fai mettere nella merda"
"Va bene, va bene. Ma mi sa che vi state mettendo voi nella merda,
perché ci sono dei tipi che ci stanno guardando."
"E noi adesso ce ne andiamo" E infatti se ne vanno, e io ritorno nella
folla.
"Che è successo?" Mi chiede Kal.
"No, niente, mi dovevano dire una cosa sull'esibizione che faranno
stasera"
"Esibizione?"
"Si… Non ne so molto, mi dispiace"
"Va bene, ci vediamo dopo allora, d'accordo?"
"Certo, a dopo" E va via anche lui. Kal è un ragazzo carino,
ha i capelli rossicci, ma non ha delle lentiggini che si notino molto,
forse non ne ha proprio. Come ho già detto, è un
tipo apposto, o almeno così sembra, e ha un paio di occhi
che vagano tra il colore dell'oro e l'arancione, sono molto
particolari. Assieme a lui non ci sono Shirley e Francois, forse
perché hanno lezioni diverse, ma comunque si ritrovano
sempre allo stesso punto. L'ora dopo di questa è quella di
inglese, poi c'è l'ora di fisica. Nel pomeriggio, parlo con
mia zia, devo convincerla anche stavolta.
"Zia, ti giuro, questo è urgente davvero"
"Di cosa hai bisogno?"
"Devo andare a casa di una mia amica, e non so che ore faremo per il
progetto, è sempre lo stesso di ieri, quello di musica. E
quindi praticamente dovrei restare a casa sua, per la notte."
"Cosa dicono i suoi?"
"Tutto apposto, se vuoi puoi chiamarli"
"No, mi fido. Senti, in ogni caso, preparati adesso uno zaino. E
comunque, a che ora devi andare?"
"Le quattro"
"Fra poco allora. Va bene, basta che ti comporti bene"
"Grazie, zia" Salgo sopra, e faccio uno zaino, mettendo una maglietta,
il mio pigiama, e nient'altro. Sento il campanello della porta suonare,
e scendo velocemente giù, con lo zaino in mano. Mi ritrovo
Billie di fronte, che mi guarda assente.
"Andiamo?" Mi dice, io annuisco, vado in cucina, e saluto mia zia. Ma
purtroppo scivolo sul tappeto, e, ovviamente cado. Ma perché
tutte a me? Cioè, dico ma tutte io le faccio? Billie entra
in casa, per darmi una mano, e poi scoppia a ridere.
"Ahah sei più goffa di quello che sembri! Ahah"
"Ma vai a quel paese, aiutami e stai zitto nano" Mi aiuta, quasi
prendendomi in braccio. Sembro una malata terminale che non riesce a
stare in piedi, aiutata dal prode infermiere che la prende in giro e
ride di lei. Mi alzo, e vado in cucina, mentre lui mi segue.
"Aspetta, non ti conviene entrare qui con le scarpe, mia zia ti uccide"
"Allora esco fuori"
"Bravo" Lui fa dei passi indietro ed esce di casa. Poco dopo trovo mia
zia intenta a lavare i piatti. Mi avvicino, la saluto, e poi esco
fuori. C'è una macchina, e dentro c'è Pat, alla
guida. Salgo sull'auto, e Pat si gira entusiasta di vedermi. Nell'auto,
accanto a me, ci sono anche le gemelle, e Mike.
"Christie!!"
"Pat! Che ci fai qui? E dov'è Al?"
"Vi accompagno io perché ho la patente, ehi ho
diciott'anni!! E poi Josh è ancora dentro."
"Al è già al Rod's Hickory Pit, perché
se no si mette a bere se resta a casa" Dice Billie.
"Billie poi devo chiederti una cosa" Lui annuisce. Arriviamo poco dopo
al bar. È una struttura bassina, con al lato sinistro un
parcheggio piccolo per i clienti, e di fronte all'entrata ci sono altri
posti macchina. Noi però giriamo l'angolo e parcheggiamo in
uno spazio vuoto. Scendiamo dall'auto, e Billie e Mike prendono i loro
strumenti e due piccoli borsoni uno verde e l'altro nero, e poco dopo
entriamo dal retro. Pat mi prende, lasciando le gemelle a cavarsela da
sole, e mi accompagna nel "back stage" dei tre musicisti. Cominciano ad
accordare gli strumenti, ed è qui che provano i loro pezzi.
Pat si siede sul divanetto, che si trova a ridosso del muro. Ad un
tratto, entra una signora, alta e magra, ci sorride, e poi si rivolge a
Billie quasi arrabbiata.
"Billie! Siete in ritardo!"
"Non mi scassare, siamo andati a prendere una ragazza… E poi
cominciamo alle undici e mezza, dov'è il problema?"
"Ti sei dimenticato che tu e Mike dovete fare il turno al bar?"
"Non me lo sono dimenticato. Ah, a proposito, dov'è quel
pezzo di merda del tuo nuovo maritino? Non è venuto a
sentirci?"
"Ma come ti permetti?" Gli dà uno schiaffo, e poi un altro.
Resta immobile lui. Le guance gli diventano rosse, e poi alla fine
addirittura esce un graffio, e perde sangue. Alla fine Mike si mette in
mezzo. Billie, con la faccia ormai rossa, si avvicina al divano, e
prende da un piccolo frigorifero una lattina fredda, e se la mette
sulla guancia dolorante. Poi si abbassa di nuovo per prendere una
bottiglia di acqua e un fazzoletto dal borsone, e mentre si abbassa
sulle sue ginocchia, gli metto una mano sul braccio e gli sorrido
triste. Ma perché la madre lo tratta così?
Perché gli ha fatto sanguinare la faccia?
Perché non si è fermata prima che si facesse
male? Billie mi guarda, i suoi occhi sono spenti, non ci sono lacrime,
non c'è dolore. C'è solo rabbia, quella che ti fa
venir voglia di prendere qualcosa e lanciarla appresso al primo che
capita, e distruggerlo, perché non possa più
farti male. Lui riprende la sua chitarra, mentre Mike cerca di far
uscire la signora dalla stanza. Quando è fuori, Mike esce
con lei, per andare a chiamare Al, e quando ritornano, cominciano a
provare. La voce di Billie è rabbiosa. Si mette a cantare, e
capisco perfettamente ogni singola parola di quello che dice.
"I always waste my time just wandering
What the next man thinks of me.
I'll never do exactly what I want
And I'll sculpt my life for your acceptance
I feel forgotten
Feel like rotting…" E attacca Mike a fare da seconda voce di
sottofondo. È la prima canzone che cantano, e mi sa proprio
che sia dedicata a questa situazione. Continuano con altre e altre
canzoni, eppure non sono poi così tante, voglio dire,
sarà un esibizione da tre o quattro canzoni, tutto qui. Poco
dopo aver finito la prova, smettono di suonare, e Mike e Billie
prendono dai rispettivi borsoni due grembiuli. Se li mettono, e poi,
dopo essersi fatto un saluto particolare con la mano, ci lasciano e
vanno nel bar, suppongo per lavorare. Pat si alza, mi prende per mano
e, lasciando anche noi Al e le gemelle, ci dirigiamo nel bar. Ma che
vuole fare? C'è una marea di gente in questo posto
è matta? Finirò per perdermi, lo so. In ogni
caso, la seguo, perché è l'unica cosa che posso
fare, e nel caos totale, mi rivolge la parola.
"Christie, te la senti di aiutare Billie e Mike?"
"Certo… Che devo fare?"
"Tu prendi metà delle ordinazioni di Billie, io di Mike!"
"Va bene, allora andiamo!!" Dico io, le sorrido, e, appena vedo Billie
gli vado incontro, e gli propongo il piano. "Bill! Posso aiutarti se
vuoi! Così ti tieni in forma per l'esibizione!" Lui mi
sorride, abbassa un po' la testa, mi guarda risalendo dai piedi, e
grida, per farsi sentire nel frastuono.
"Non vorrai mica servire ai tavoli così! Vai in cucina, si
va da quella parte" Mi indica con un braccio, mentre con l'altro
mantiene un blocchetto. "Prendi un grembiule e poi torna qui"
"Subito" Gli sorrido, corro nella direzione indicata e inciampo. Ovvio,
no? Ma mi mantengo al bancone, giro la testa per vedere se Billie ha
visto tutto, e lo vedo ridere, mentre mi guarda. Entro velocemente
nella cucina, e prendo il grembiule, lo metto addosso, e poi esco,
cercando di nuovo Billie tra i tavoli. Appena lo trovo, gli corro
incontro, e lui si gira verso di me.
"Tieni questo" Dalla tasca dei suoi pantaloni prende un blocchetto, e
me lo porge. Mi dà anche una penna e io mi dirigo verso un
altro tavolo. Comincio anche io il mio turno, e ogni tanto ci
incrociamo tutti e quattro nei piccoli incroci tra i tavoli, davanti ai
quali c'è il piccolo palco, con una batteria e diversi
poggia chitarre. Mentre giro per i tavoli, mi imbatto in un ubriaco. Un
signore che sarà tra i cinquanta e i sessanta, che quando mi
vede, si alza in piedi, e mi viene addosso.
"Oh, ma che bella scignorina… Come ti schiami??" Traballa su
di lui, e mi alita in viso.
"Siediti brutto caprone, o ti faccio arrivare il vassoio in testa!" Gli
dico io, con la fronte corrugata.
"Oh, ma come sciamo alterati…"
"Alterati? Ma io ti ficco la birra nel culo! Siediti ho detto!!" Ad un
tratto comincia a palparmi, mi tocca il sedere e parte un ceffone. Con
la poca forza che gli rimane, mi tiene ferma, e continua a palparmi. Il
primo nome che mi viene in mente è quello di Mike.
Sarà perché è quello più
vicino al tavolo dove sono, e perciò mi sembra l'unico che
può aiutarmi. Me la sono presa troppo l'altra volta, non ha
poi fatto chissà cosa di troppo grave.
"Mike cazzo aiutami con questo psicopatico!!" Lui mi sente subito,
nella confusione. Corre e viene in contro a me. Mi toglie le mani
sudicie di quell'essere d'addosso, e gli parla denti stretti.
"Questo bar non è per gli ubriachi, coglione. Pensaci bene
prima di venire in un posto come questo e importunare altri clienti,
pezzo di merda!"
"Cliente? Ma sce è vestita scome una scameriera…"
"Non è una cameriera. Adesso vattene via!!" Lo prende per la
manica del braccio, dato che comunque hanno quasi la stessa altezza, e
lo sbatte fuori dal locale. Poi torna da me. "Tutto apposto, Christie?"
"Si, grazie Mike…"
"Niente. Quando vedi questi tipi cambia direzione, ci pensiamo io e
Bill a loro…" Seguirò il suo consiglio la
prossima volta. Gli sorrido e annuisco, e poi vado agli altri tavoli.
Scorgo Billie, mi guarda dall'altra parte del locale, con aria quasi
affranta, forse delusa, non saprei distinguerla, gli sorrido, lui mi
nota, accenna un mezzo sorriso e poi si gira. Perché ha
fatto così? Che è successo? Sono un tipo schietto
io, perciò ho intenzione di chiedergli cosa è
successo. Intanto arrivano le undici e mezza, dopo un sodo lavoro di
squadra. Alla fine, Billie e Mike hanno finito alle otto, per un'ora di
pausa. Non adoro particolarmente la musica, l'ho già detto,
ma probabilmente le loro canzoni sono orecchiabili, anche
perché una l'ho già sentita… E non era
male. Quando i tre salgono sul palco, non sembra che la gente sia tanto
entusiasta. Loro però cominciano con le loro canzoni. Ed
è adesso che il locale si riempie di gente, di ragazzi
soprattutto, che cominciano a fare casino. La loro musica si deve
sentire fino a fuori il locale. E mentre canta Billie, ogni tanto
bestemmia, ogni tanto si rivolge al pubblico, dice che chi è
seduto si deve alzare, e gridare con lui. E scherza con tutti,
è un intrattenitore nato. La piccola esibizione, mi fa
capire quanto per lui sia importante la musica. È qualcosa
che gli nasce da dentro, non può fermarla. È una
cosa inarrestabile, incredibile. Scende dal palco, e va tra i ragazzi
che lo acclamano, senza neanche sapere il suo nome. Si mettono solo a
battere le mani e a fargli segno di scendere tra loro. E lui fa come
vuole il suo pubblico. Quando scende dal palco, è stanco e
sudato. Noi gli andiamo dietro, raggiungendolo nella specie di back
stage, e lo aiutiamo.
"Christie, mi passi un asciugamano?"
"Certo! Ecco" Lo prendo e glielo do. Se lo mette attorno al collo, e si
siede sul divano, posando la testa sulla spalliera. Abbandona il suo
corpo ad un rilassante momento senza tensione alcuna, e non viene
neanche sua madre a ringraziarlo. Ma che razza di donna è?
"Christie, dove andrai a dormire?" Mi chiede Mike.
"Beh… Non saprei… Ho detto a mia zia che
dormirò da una mia amica, ma l'amica non
c'è…"
"Io non posso portarti a casa, perché i miei sono due tipi
pallosi… Se non li avviso prima non posso portare gente in
casa, mi spiace…"
"Patricia, non preoccuparti, lei verrà a casa con me" Dice
Billie.
"A casa? Con te? Quale casa?" Chiede Mike.
"Non a casa mia, idiota! Non posso portarla lì, non ci
andrò neanche io! Vado nella catapecchia che usiamo per
stare tutti assieme" Dice lui, senza aprire gli occhi. Io lo guardo
sbalordita. Ma è stupido? Ma che cavolo dice? Ma io non
posso restare in quella casa, con lui!
"Ma non preoccuparti, piuttosto vado a casa mia…
Perché tanto non sono le due…" Non ho un
orologio, è vero, ma non penso che siano le due. Il tempo
è passato così velocemente.
"No, infatti non sono le due, hai ragione, è l'una."
"Oddio!! L'una? Di già?"
"Allora che fai? Vieni con me?" Fa Billie.
"Va bene…"
"Voi che fate?" Si rivolge agli altri.
"Noi non veniamo Billie. Io ho sonno, Al sembra che crollerà
fra poco, e non è neanche ubriaco. E Pat deve per forza
andare a casa, perché se no non la fanno più
uscire." Dice Mike. Le gemelle annuiscono.
"Capisco. Beh, allora andiamo, dai" Si alza, si toglie l'asciugamano, e
lo mette in una busta, che rimette nel borsone. Mette la giacca, e
usciamo tutti. Ci rimettiamo in macchina con tutti gli strumenti, e Pat
fa il giro del quartiere, prima lascia le gemelle, poi lascia Mike, poi
Al e alla fine me e Billie. Prendo il mio borsone, e seguo Billie nella
strada buia e deserta, senza neanche una luce. Dire che mi sento strana
in questa casa sola con lui, beh, mi pare che sia normale. Lui accende
la luce, l'unica lampadina che può far entrare luce nella
casa, e lascia il suo borsone per terra. Si gira verso di me, e mi
parla.
"Dove vuoi dormire?"
"Per me è indifferente"
"Allora si dorme nella stessa camera, perché qui ce
n'è solo una con dei letti, e questo divano è
rotto, perciò non si può fare a letto"
"E perché mi hai chiesto dove volessi dormire?"
"Mi aspettavo che dicessi in una camera tutta tua con il letto a
baldacchino." Ride lui.
"Idiota. Basta che non è lo stesso letto"
"Certo che no! Sono quattro materassi… Se vuoi possiamo
metterne due uno sull'altro"
"Si, grazie, se no, non riesco a dormire così in basso"
"Va bene, allora io vado a sistemare tutto"
"Aspetta, vengo a darti una mano!"
"Se proprio vuoi…" Salgo con lui. Ci sono diverse stanze al
piano di sopra, come ho già avuto l'occasione di visitare.
Entriamo in una stanza abbastanza grande, e dove ci sono due materassi
poggiati alla parete, e due per terra, con delle coperte sopra. Billie
si dirige verso uno dei due per terra, e lo avvicina a quello del muro,
fa cadere quest'ultimo su quello per terra, e, dopo averli allineati,
li sposta entrambi.
"Dove lo vuoi?" Ma che domanda ambigua… Vabbè che
vado a pensare io? Sarà il tipo che mi è di
fronte che ispira certe cose.
"Dove metti il tuo?"
"Lì dove lo vedi"
"Allora il mio lo voglio vicino a quello tuo."
"Cosa?!" Mi chiede sbalordito. "Ma non sei il tipo io sto qui, tu stai
lì perché io sono casta e pura e roba simile?"
"Ti ho chiesto di mettere il materasso vicino a quello tuo, non ho
detto che voglio dormire con te. Non penso ci sia qualcosa di male in
ogni caso."
"No, infatti, ma le gemelle sono un po' contrarie"
"Si, come no… In apparenza… Sembrano due tipe che
vorrebbero essere fatte all'istante"
"Si, più o meno è così" Dice lui,
ridendo. "Hai un pigiama?"
"Si che ce l'ho."
"E allora puoi andare in bagno a metterlo" Annuisco, scendo a prendere
il pigiama dal mio borsone, risalgo su e vado in bagno. Il bagno
è un posticino piuttosto sporco, effettivamente la tazza
sembra essere pulita, ma il resto è praticamente da gettare
via e rifare completamente. Mi metto il pigiama e torno da Billie. Lui
invece si sta ancora svestendo. Oddio. Mi giro di nuovo, rossa
dall'imbarazzo. Lui ride.
"Guarda che non mi vergogno mica"
"Io invece si, se permetti"
"Va bene, ho finito, dai." Non mi fido io. Perciò resto
ancora un po'. "Puoi girarti!"
"Io di te non mi fido"
"Oh oh, questa è bella! Ti ho salvato già due
volte dalle tue cadute strane, anzi, tre, e hai il coraggio di dire che
non ti fidi?"
"Si!"
"Va bene, allora sappi che io dormo con un pantaloncino e una
magliettina. Se ti vergogni anche di questo, beh, c'è sempre
il divano di sotto"
"A me basta che sei coperto. E il divano aspetta te, non me."
"Va beh, adesso ti giri?"
"Sei un fottuto idiota, questo lo sai perché te l'ho
già detto"
"E tu sei una stronza, lo sai perché te l'ho già
detto"
"Dormiamo va" Gli dico io. Mi giro alla fine, e mi siedo sul letto. Lui
è vestito come ha detto: un pantaloncino nero, e una
maglietta a maniche corte chiara. Lui prende l'altro materasso che sta
sul muro e lo trascina fino al suo materasso, e lo posa sopra.
"L'altra sera abbiamo dormito in quattro, perciò avevamo
messo i materassi singolarmente a terra, poi li abbiamo alzati la
mattina" Mi spiega lui mentre nota che lo guardo sbigottita, e
perciò soddisfa il mio dubbio. Mi stendo, ma lui non ancora.
Esce addirittura dalla camera, e sento che scende le scale. Ma dove va?
Risale poco dopo, e me lo ritrovo davanti, cioè dietro, ma
con il viso sul mio, a circa trenta centimetri di distanza, e mi porge
un cuscino.
"Dormi senza?"
"Tu ne hai uno?"
"Si che ce l'ho"
"Allora grazie" Lo prendo, e me lo metto sotto la testa. Poi gli do la
buonanotte, e chiudo gli occhi, per riuscire a dormire. Ma
inevitabilmente, non ci riesco. Sarà la sua presenza, il
fatto che io non sia a casa mia, e mi sento a disagio, forse
perché sono in una camera con un ragazzo che non piacerebbe
a mia zia se solo lo vedesse, e probabilmente i miei avrebbero detto lo
stesso. Mi ricordo della domanda che dovevo fargli, e perciò
mi giro verso di lui, e lo chiamo. "Dormi?"
"No, che c'è?"
"Perché prima nel locale hai fatto quella faccia quando Mike
ha cacciato quell'ubriaco?"
"Niente…"
"Non mi è sembrato esattamente niente."
"Christie, a te piace Mike, vero?" Ma che domanda è? Ma la
domanda gliel'ho fatta io prima! In ogni caso, la sua supposizione, mi
mette in imbarazzo. Sono molto indecisa. Mi piace, o no? E chi mi
piace? Da quando sono qui, conosco quattro ragazzi che mi stanno
attorno in continuazione, lui, Mike, Hallen e Kal. Hallen e Kal sono da
scartare, ma lui e Mike, no. No di certo. Loro mi vanno bene, come
amici e potrebbero anche starci per qualcosa di più. Ma
Billie, su di lui sono indecisa. Non mostra un particolare interesse,
non sembra attratto da me, o meglio, non sembra attratto da nessuna. Ma
in molte sono attratte da lui.
"N-no… Ecco, non lo so…"
"Ti spiego: Mike lo conosco da quando avevo dieci anni, cioè
più o meno da quando è morto mio padre." Fa una
pausa, poi riprende. "Siamo cresciuti insieme, io lo conosco meglio di
chiunque altro. E tu gli piaci. Te lo dico perché tanto lui
ha già fatto un passo. E io mi preoccupo di questo. Se
questa situazione lo dovesse allontanare dalla musica, salterebbe il
suo progetto. Il suo sogno. Non so se ti ama o meno, ma gli piaci, e
questo basta a far capire le cose." Dice lui, con tono serio.
"Mi dispiace per tuo padre Billie…"
"Non è questo il punto della questione. Il punto
è che…"
"Billie, io non ti conosco, va bene? Abbiamo fatto una conoscenza
brusca diversi giorni fa. Non so neanche quanto tempo è
passato. Voglio capire te, Mike, tutti voi. Non posso dormire sotto il
tuo stesso tetto senza neanche conoscerti."
"Vuoi conoscermi?"
"Certo."
"Quando ero piccolo, la mia famiglia era unita. Molto unita. Stimavo
mio padre, e cazzo che lo stimavo, lui era tutto per me.
Però era malato, nessuno dei nostri genitori aveva il
coraggio di dircelo, e io lo scoprii soltanto quando mio padre
finì in ospedale e poco dopo se ne andò. A casa
mia madre cominciava a sclerare di brutto, e poi alla fine anche i miei
fratelli… C'è stato un tempo strano a casa, ecco
perché adesso vivo la maggior parte del tempo
qui… Poi a dieci anni ho conosciuto Mike, con lui ho sempre
condiviso la mia passione per la chitarra, la musica e tutto il resto.
Poi due anni fa abbiamo formato gli Sweet Children, con Al, che ho
conosciuto quando ero piccolo, un po' dopo di aver conosciuto Mike,
forse… La nostra prima esibizione risale a due anni fa,
quando avevo quindici anni, sempre nel bar di Ollie. E poi abbiamo
fatto un piccolo concerto nel quartiere, prima della scuola, ma niente
di che… Prima di andare al bar di Vallejo, volevamo andare
al 924 Gilman Street, perché è un club per gruppi
punk, solo che non ci hanno accettati… Poi Al
entrò a fare parte degli Sweet Children…
Proveremo ancora al Gilman… Spero che ci prendano prima o
poi…"
"Io ti ho detto di parlarmi di te, non della tua infanzia e della tua
band"
"La mia band sono io"
"Fantastico"
"Tu che mi dici?"
"Io? Beh, io niente… Due anni fa sono morti i miei. Mia zia
Dora mi ha presa in affidamento, e poi sono venuta qui"
"Molto più semplice del discorso che ti ho fatto io, eh?"
"Beh, ora ci conosciamo, no?"
"Credo di si. A te piace la musica?"
"Non molto… Non mi attrae come faceva un tempo…"
"Come mai?"
"Per me non ha più avuto significato, perché da
quando sono morti i miei, diciamo che non ho passato un tempo
carino… Perciò adesso la musica non mi attira
come un tempo…"
"Invece la musica mi ha aiutato quando ho perso mio padre…
Lui mi aveva regalato Blue, la sua Fender… Io sapevo
già suonarla, perciò, beh… Adesso
è il mio passatempo"
"Cosa farai? Intendo quando sarai più grande…"
"Voglio formare una band. Voglio far conoscere a tutti la nostra
musica..."
"Hai mai inciso un disco?"
"Quando ero piccolo ho inciso una canzone, 'Look for Love'…"
"E ci sarebbe una casa discografica che potrebbe fare un contratto con
voi? Voglio dire, siete una band, scrivete canzoni originali, dovrete
per forza incidere un disco prima o poi!!"
"La Lookout Records fino ad ora è l'unica che forse
è disponibile…"
"E avete provato a contattarli quindi?"
"Si… Non molto tempo fa Al li ha chiamati, e sono venuti al
concerto che abbiamo fatto qualche mese fa… Hanno detto che
potremmo essere una delle loro band…"
"Fantastico!!"
"Già, lo è…"
"Non ne sei felice?"
"Certo che lo sono…"
"E allora perché questo tono?"
"Ho sonno…"
"Oh, è vero, scusa… Io ho bevuto un bel po' di
coca cola, ecco perché sono ancora sveglia, ma se tu vuoi
dormire, mi metto anche io"
"Mi sa di si… Buonanotte"
"Notte Billie…" E mi stendo sui materassi, per prendere
sonno. Alla fine mi addormento, aspettando domani mattina, ammesso che
stanotte si dorma. Arrivata mattina, mi alzo presto. Questo letto non
è scomodo, anzi, è abbastanza comodo. Ma per via
dell'ansia, mi sono svegliata alle sei. Mi alzo dal letto, e scendo
giù, per prendere il mio borsone. Mentre mi vesto, sento la
porta della casa aprirsi, e vedo Al, che spalanca gli occhi quando mi
vede.
"Che ci fai qui?"
"Io ci ho dormito qui! Tu piuttosto come mai sveglio a quest'ora?"
"Porto sempre la colazione a Billie."
"Aaah… Va bene, allora vado a svegliarlo?"
"No, faccio io." Poggia sul divano la bustina che ha in mano, e si
siede alla batteria. Ma è matto? Vuole svegliare tutto il
vicinato?
"Sei pazzo? Non vorrai svegliarlo con la batteria? Come minimo quando
si alza ti corre appresso bestemmiandoti tutti i morti!!"
"Lo so, per questo è divertente"
"Tu sei stupido davvero, Assordante" Gli ricordo il suo vecchio
soprannome. Lui ride, prende le bacchette e comincia a suonare. Vorrei
ucciderlo, ma tanto sento Billie bestemmiare dal piano di sopra e mi
scappa una risata.
"Cosa cazzo…" Al si mette a ridere. "John, io ti ammazzo,
brutto bastardo!! Ti ho detto che non mi devi svegliare con la tua
fottutissima batteria, cazzo!! Non lo fare mai più,
perché ti ammazzo di botte, te lo giuro cazzo! Merda, ho
sbattuto per terra quando mi sono svegliato…"
"Ahahah visto, te l'avevo detto che si sarebbe incazzato di brutto"
"E io ti avevo detto che sarebbe stato divertente!" Dice Al ridendo.
Lascia le bacchette e dà a Billie la bustina con la
colazione.
"Vuoi fare a metà?"
"No, grazie… Avete un po' di frutta?"
"Credo che ci siano delle mele da qualche parte in cucina…"
"Vado a vedere" Corro in cucina, e guardo sul tavolo. Beh, in effetti
c'è un cestino, con delle mele e arance. Ma non sembra che
le mele siano affidabili. Prendo un'arancia, tanto per vedere se quando
la prendo in mano non si sbriciola perché fatta di muffa. Ma
sembra abbastanza solida, non è eccessivamente morbida,
perciò dovrebbe essere buona. La odoro, ed effettivamente
è buona, perciò la sbuccio e comincio a
mangiarla. Poi salgo su e mi lavo i denti con il mio spazzolino che
avevo messo in tasca dopo aver aperto il borsone. Mi lavo la faccia, e
poi scendo di nuovo giù, per chiudere il borsone, e
prepararmi per andare a scuola. Billie si veste e lava velocemente, e
fa colazione mentre siamo in cammino verso scuola. Appena arriviamo,
troviamo Mike di fronte alla scuola. Appena ci vede, ci viene in
contro, con una sigaretta in mano, e saluta prima Billie poi me.
"Bill! Christie, dormito bene?"
"Mmm… Si, meglio che stare per terra"
"Ehi senti, se non ti piacciono i letti di quella casa, meglio se dormi
sotto i ponti!" Dice Billie, mezzo irritato, divertendo Mike.
"Ehi, non ti incazzare, non ho detto che mi sono spezzata la schiena!
Anzi, se vuoi saperla tutta, il letto era abbastanza comodo"
"Allora non ti lamentare!" Dice lui, poi si fa passare la sigaretta da
Mike, e fa un tiro. Mi guarda, mentre vede che lo sto fissando, mentre
inspira ed espira freneticamente. Anche stamattina ha avuto il tempo di
farsi quel contorno nero con la matita agli occhi. Ma perché
se la mette?
"Vuoi fare un tiro?" Ci penso su. No, non voglio rovinarmi la salute.
Non voglio crearmi una dipendenza. Non voglio morire. Ma che dico,
morire? Nessuno è mai morto per un tiro!
"Non so… Sinceramente non ho mai provato" La toglie dalle
labbra, e me la porge.
"Prova. Non inspirare forte, altrimenti ti farà
male…" La prendo. Mi tremano le mani, ma non ci faccio caso.
La metto in bocca, e seguo il consiglio di Billie, inspirando
lentamente. devo dire che non è poi così male.
Espiro lentamente anche, e sento come l'impulso di continuare. Ma mi
fermo. Difficilmente, ma mi fermo. La porto via dalle mie labbra, e la
ridò a Billie. "Com'è?"
Tossisco un po', poi gli rispondo. "Bene, credo…"
"Vuoi ancora?"
"No… No grazie, eviterei"
"Va bene… Un giorno proverai qualcos'altro"
"Ma anche no! No, basta così, già una sigaretta
è troppo!!"
"Ma hai appena fatto un tiro! Non ti sei fumata un pacchetto!" Mi dice
Mike, poi ridono assieme. Belli loro, che chissà da quando
fumano.
"Ridete voi, ridete!"
"Entriamo adesso, avremo occasione di ridere poi…" Dice
Billie, ridendo ancora. e alla fine entriamo nella scuola. Ovviamente
la prima ora si fa con un supplente, perché il professore di
biologia, è in ospedale. Billie e Mike entrano trionfanti.
Ah, non si pentirebbero neanche se gli dessero un anno di galera per
ciò che hanno fatto! Sono due tipi particolari, ma vanno
bene così, dai. Anche questa giornata di scuola passa. Kal
mi ha chiesto il numero di telefono di casa, ma non lo so a memoria,
perciò prendo l'agenda e glielo do. Me lo chiede anche Mike,
che dice che è per Pat. Si come no, per Pat. Ma che razza di
falso. Appena mi chiede il numero, Billie si mette a ridere, e gli
spiattella che io so tutto. Se la ride Billie, ma quanto è
scemo! Intano torno a casa da sola. Prima di partire però,
mi faccio un altro tiro, sempre offerto da Billie, e alla fine mi avvio
verso casa. Chiedere a mia zia di uscire anche stasera, o per questa
settimana, è un suicidio. Non me lo permetterà
mai, e posso capirla. Non sa la verità, certo, ma comunque
continuare a mentire, significa solo mettermi di più nella
merda, perciò evito di chiederle di andare fuori. La sera mi
arriva una telefonata, poco prima di cena. Chissà chi
è.
"Si? Casa Lambretti"
"Christie? Sono io, sono Kal!"
"Oh, ciao Kal! Dimmi tutto"
"Mio padre è riuscito a far uscire quel tuo
amico…"
"Oh, grande!! È già tornato a casa?"
"Non so… Mio padre mi ha detto che sarebbe tornato a casa da
solo, nessuno lo poteva accompagnare"
"Capisco, allora provo a chiamarlo a casa, forse c'è"
"Va bene, a domani, allora, ciao Christie!"
"Ciao Kal, e grazie ancora, sei un amico!!" Sorrido felice, nonostante
lui non possa vedermi. Chiudo la chiamata, e chiedo a mia zia un favore
enorme.
"Zia, perdonami, davvero, posso uscire un attimo. Giuro che torno fra
al massimo dieci minuti!"
"Dove devi andare?"
"A casa di una mia compagna… Si tratta di una cosa urgente"
"Va bene, ma torna presto, è quasi pronto"
"Grazie, zia!" Metto un giacchettino, e con le ciabatte ai piedi, esco
di casa. Non ho il numero di telefono di Billie, non posso chiamarlo
per avvisarlo di Josh. Perciò vado a casa loro. Appena
arrivo, busso alla porta, e so che, visto il chiasso interno, sicuro
non mi sentono. Ma qualcuno mi apre. È Pat.
"Christie! Che bello rivederti! Cosa ti serve?"
"Pat!! Ero venuta a dirvi che Josh è appena uscito di
prigione…"
"Davvero? Oddio!!! E ora dov'è Jason?" Dice lei, entusiasta.
"Jason?"
"Josh è il suo soprannome…"
"Ah… Comunque non so dove sia… Mi hanno chiamata
ora, e hanno detto che sta venendo da solo"
"Ah, capisco… La prigione è un po' lontana, forse
si fermerà a casa sua, che è a due isolati da
lì…"
"Va bene, domani vediamo un po'… Salutami Mike e Billie, e
anche Hal"
"Va bene, a domani!" Mi sorride, poi si avvicina e mi abbraccia.
"Grazie per quello che hai fatto per Jason… Non so come
ringraziarti!"
"Non ringraziare me, l'idea è stata di Billie! Io avrei
progettato di farlo evadere" Lei ride, poi mi dà un bacio su
una guancia, e scioglie l'abbraccio. Rientra in casa e dopo un ultimo
saluto, torno a casa, per cenare. Poi vado a letto, e aspetto che
arrivi domani. Un altro giorno, un'altra missione.
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Capitolo 9 *** Chapter 8: this has been a bad day, but we should go on. ***
A.a.:
Ciao
a tutti!! Scusate ma la connessione questo periodo fa schifo,
perciò non ho potuto aggiornare prima... scusate il RITARDO
PAZZESCO, ma solo oggi ho potuto ottenere una connessione degna di
essere chiamata tale… u.u in ogni caso adesso sono tornata,
e quindi posso farvi leggere un altro capitolo. Diciamo che
è un po' più triste rispetto agli altri. Io l'ho
riletto ascoltando Wake me up when semptember ends... Lei mi ha
ispirata, spero che apprezziate questo capitolo almeno un po',
perché è uno dei miei pezzi preferiti della
storia u.u Grazie subito a :
Brain_Stew,
claudia44
e BrutalLove
che hanno rensito il capitolo 7!! GRAZIEEEE VI ADORO *-* mi rendete
così felice con le vostre magnifiche recensioni *-*
Poi
debbo ringraziare anche e di nuovo, ma non a malincuore Brain_Stew_,
claudia44,
gigola,
slashell,
supportlarrystylinson,
_BillieJoe_Mike_Tre_,
_Italian_Idiot_
e ___Annie___
che l'han messa tra le seguite ( ringrazio soprattutto la nuova
aggiunta supportlarrystylinson).
Grazie ai GREEN
DAY, che mi ispirano sempre, in ogni cosa che faccio,
anche se non lo sanno, beh, li ringrazio u.u
E
ringrazio chiunque avrà letto e recensito, o anche solo
letto. Un bacione a tutti voi.
RAGE & LOVE
La
vostra Jade
Shenanigans X.X
Chapter
8: this has been a bad day, but we should go on.
Questa
mattina è nuvolosa. Mi sveglio un po' più tardi
del solito, e ho un umore nero. Non so perché, non me la
sento di ridere però. Comunque mi trascino fino al bagno, mi
lavo e vesto, e poi mi dirigo in cucina, per fare colazione. Poi saluto
mia zia, e vado via, verso scuola. Comincia a piovere, io senza
ombrello metto il cappuccio del giacchettino che si inzuppa. E
vabbè, mi sono fatta la doccia, un'altra non fa male, dai.
Che ottimista io ultimamente, eh? Arrivo a scuola, deserta, quasi
desolata. Tutti i ragazzi sono dentro, per via della pioggia. Allora
entro anche io, perché ormai ho i capelli inzuppati. Appena
entro, trovo Mike e Billie, e gli vado incontro.
"Ehi…"
Mike alza il viso, mi sorride appena. Poi anche Billie alza il viso, ma
mi guarda malinconico. "Che sono queste facce? Anche voi vi siete
alzati come me?"
"No…
C'è una brutta notizia" Dice Mike.
"Cioè?"
Billie guarda prima me, poi Mike. Si scambiano degli sguardi, e poi
è Billie a rispondermi.
"Non
abbiamo notizie di Jason. Abbiamo chiamato stamattina a casa sua, ma la
madre ha detto che non è arrivato a casa. Ci stiamo
preoccupando"
"Che
cosa??? Ma è assurdo!! È impossibile che non sia
ancora arrivato" Billie sospira. Poi suona la campanella, e ci
dirigiamo nell'aula di biologia. Le ore passano, l'angoscia aumenta.
Non lo conosco bene Jason, ma non mi piacerebbe vedere Pat che si
dispera per lui, questo è poco ma sicuro. Quando passiamo
all'ora di pranzo, io, Billie e Mike ci sediamo allo stesso tavolo.
"Dal
17 febbraio siamo in tour" Dice Billie.
"Si?"
Dico io, sorpresa. "E quando avete organizzato?"
"Al
si è occupato di tutto. Siamo a cavallo, se questo tour va
bene, andremo al Gilman"
"Quanto
durerà il tour?" Mah, saranno un paio di giorni, no?
"Non
so… Finché non ci stanchiamo. Gireremo la
California, e qualche altro Stato sicuramente"
"Allora
qualche settimana" Billie ride, seguito da Mike.
"Ehm…
No. Direi qualche mese" Mese?!
"Cioè
non sarete qui per mesi?"
"Esattamente"
"Ma
è un suicidio!! E la scuola?"
"Presenterò
domanda di rinuncia agli studi"
"Ma
sei pazzo? Ma almeno prendi il diploma!!"
"Non
mi servirà. Ho una carriera d'avanti"
"E
se andasse male?"
"Non
andrà male."
"Billie
dobbiamo pensare al nome della band"
"Serio…
Dobbiamo cambiare nome… Il nostro è troppo simile
a quello di un'altra band… I come si chiamavano…?"
"Non
lo so, non mi ricordo come si chiamano… Però hai
ragione"
"Ehi?
Ma vi rendete conto che cosa state dicendo? Voi ve ne andate da qui? E
i vostri amici? Le vostre famiglie?"
"Io
sono stato adottato, i miei hanno pure divorziato. Non ho una vera
famiglia"
"Io
ho un padre che non me ne sbatte una minchia. E una madre che starebbe
solo con lui e di noi se ne fotte. Idem come Mike."
"Ma
è assurdo! E i vostri amici?"
"Loro
non resteranno molto con noi ancora. Pat ha progetti per cambiare casa,
vuole fare la grande parrucchiera, e qui non farà mai
fortuna. Forse andrà in Nevada, o a New York"
"Aveva
detto New York" Suggerisce Mike.
"New
York??" Ribadisco io, stupita.
"E
tu? Tu che ci dici? Che vuoi fare?" Mi chiede Mike.
"Non
lo so… Da piccola ho sempre sognato di essere una
manager… Manager di cantanti, attori, boh…"
"Sarai
la nostra manager quando saremo importanti!!" Dice Mike, entusiasta.
"Si,
come no. Se ci arrivate a questo importanti…"
"Ma
vai a farti fottere!" Dice Billie. "Bell'incoraggiamento! E poi dicono
che non è vero che l'incoraggiamento per i nuovi talenti
scarseggia!!" Ride lui. E rido anche io, la sua risata è
ridicola, mi imprime gioia anche se magari non dovrebbe, ma dovrebbe
solo divertire.
"Ma
vai va! Non è così…" Dico io,
stendendo le gambe sotto il tavolo e posandone una sull'altra. Fisso il
mio vassoio, prendo una patatina, la intingo nel ketchup e ci faccio
disegni immaginari. "Io ho sempre sognato di essere qualcuno che se la
cavasse da sola… Non voglio dipendere da altri, piuttosto
vorrei che altri dipendano da me"
"Nobile
da parte tua" Dice Mike.
"Io
sono nobile" Dico io, guardandolo con la coda dell'occhio. Lui ride,
poi si aggiunge anche Billie. E alla fine non può mancare la
campanella. E altre due ore. Inglese, e fisica. E poi a casa. Ha smesso
di piovere già da un po'. Ma le strade sono bagnate. Arrivo
a casa tra scivolate e bestemmie varie, e con l'aiuto di un miracolo
non mi sono rotta la testa. Entro in casa, mi tolgo le scarpe
immediatamente, e saluto mia zia e mia cugina. Salgo in camera per
mettere una felpa pulita, e poi scendo giù per mangiare.
Dopo pranzo, visto che non ho compiti da fare, mi fermo a leggere
qualcosa, un romanzo italiano che ho dal secondo superiore, i Promessi
Sposi. L'ho già letto tutto, ma lo rileggo, così,
per sfogo. Ramona invece ha una pila di libri da leggere, da studiare,
e pensare che non ha la mia età e sembra che stia
all'università. Verso sera, arriva una telefonata. La prima
telefonata che mi fa balzare il cuore. Chi sarà? Mi
precipito al telefono, e rispondo.
"Si?
Casa Lambretti"
"Jade?
Oh, sono io, Kevin!!"
"Kevin?
E come fai ad avere questo numero??"
"Me
l'ha dato Sandra… Non sei felice di sentirmi?" Chiede lui.
Il tono con cui ha pronunciato Sandra, mi è nuovo. Che
sarà successo?
"Che
è successo? Tutt'ok?"
"Più
o meno… Abbiamo rotto"
"Chi?"
"Io
e Sa"
"Eh??
Ma scherzi? Oggi una notizia più brutta dell'altra!! E che
diamine!!"
"Si…
Comunque, mio padre ha trovato lavoro a San Francisco… Ma
purtroppo non ha trovato una casa… Perciò verremo
a vivere a Berkeley, a Rodeo"
"Rodeo?
Ma io abito qui!!"
"Davvero??
Sapevo di Berkeley, ma non di Rodeo!! Fantastico!!"
"Già,
fantastico!" Dico io, sorridendo felice. Una cosa che va bene, oggi. "E
quando arrivi Kev?"
"Alle
dieci di sera"
"Dieci
italiane o dieci di Berkeley?"
"No
no, sono già in viaggio! Dieci di Berkeley"
"Ma
è fantastico!! Senti io abito sulla seconda strada.
Praticamente, dopo aver fatto la svolta dove c'è un'insegna
di Rodeo, devi fare tutta la strada, e poi girare a destra, il primo
incrocio, e trovi casa mia. Non è difficile da trovare,
è la terza casa."
"Ok,
allora quando arriverò, verrò da te. Non so
dov'è casa mia. Ah, e andrò alla Pinole Valley
High School, tu dove vai?"
"Anche
io vado lì"
"Ah,
speriamo di avere un corso in comune!"
"Si!!
Senti Kev, ma se sei in aereo mi spieghi perché funziona il
cellulare?"
"Non
è un aereo. È un jet che hanno dato quelli del
lavoro a mio padre. Così non deve pagare le spese per il
viaggio e il trasloco"
"Aaah,
capisco!!"
"Comunque
ti devo lasciare, un bacione Jade! A più tardi"
"A
più tardi Kev" Chiude la chiamata. Non faccio in tempo a
posare la cornetta, che suonano alla porta. Vado di nuovo io ad aprire,
imprecando. "Ma che diavolo è? Ma tutte oggi?" Il mio amato
tappeto omicida anche stavolta non tarda a dare fastidio. Mi dirigo
verso la porta dopo aver evitato di morire un'altra volta, e la apro.
Di fronte a me, il viso sconvolto di Hal. "Ehi Hal! Entra, devi fare
lezione?" Gli sorrido io. Ma che stupida, ma si vede dalla faccia che
non è questo.
"Christie…
Puoi venire a casa?"
"Si…
Che è successo?" Chiedo io. Il biondo abbassa la testa. La
rialza, gli occhi rossi e lucidi. Non piange, è forte. Ma
vorrebbe gridare, si vede dalla sua espressione. Mi dirigo in cucina e
avviso mia zia.
"Zia,
devo andare da Hal un attimo, scusa, non torno tardi" Lei annuisce,
mentre continua a lavare i piatti, e sorride. Il cambiamento del suo
carattere, sarà dovuto a qualcosa di particolare, lo so, e
scoprirò di che si tratta. Comunque torno alla porta, e
metto le scarpe. Prendo il giacchettino pulito ed esco. Durante il
tragitto Hal non parla. Non emette suono, non mi guarda, mi sta solo
affianco e cammina veloce. Arriviamo a casa, ma non la nostra,
piuttosto la casa di qualcuno di loro sicuramente, se no Hal non mi ci
avrebbe portata, ed entriamo. Un'aria desolata, il pianto di Pat si
sente da metri di distanza. È successo. Purtroppo
è successo. Sull'ingresso c'è un cartello che
recita così:
"Jason
Andrew Relva
Diciannove
anni
Ne
danno l'annuncio gli amici e la sorella Melinda"
Jason
se n'è andato. Jason non può tornare. Jason
è andato via, portandosi anche quella parte vivace di quella
matta che è Pat. Mi dispiace non averlo conosciuto, e mi
dispiace ancora di più vedere i volti desolati di chi lo ha
conosciuto e vorrebbe che torni indietro. È tutto
così tremendamente familiare che le lacrime scorrono
ininterrotte anche sul mio viso. E comincia di nuovo a piovere. E mi
bagno di nuovo sotto la pioggia. Ma chi se ne frega. Sento le mani di
qualcuno prendermi di fronte a me. Ho gli occhi chiusi, e
perciò li riapro. È Mike, mi sorride, anche lui
ha gli occhi rossi. Mi accompagna dentro, mi prende una coperta, si
siede sul divano, e mi siedo anche io, mi tolgo le scarpe, e poso i
piedi sul divano. Poso la testa sulla spalla di Mike, e lui mi
accarezza un braccio, posando a sua volta la sua testa sulla mia. E poi
vedo Billie. Esce da una delle stanze della casa. È da
lì che provengono le urla di Pat. Sarà
lì che c'è Jason, immobile, bianco, senza
espressione. Billie mi guarda ancora, mi fa cenno che c'è
bisogno di me in cucina, si avvicina, poi cambia direzione a
metà strada tra me e lui e va in un'altra stanza. Mike mi
guarda, mi sorride malinconico, mi lascia il braccio libero e io lascio
la coperta, mi alzo e vado in cucina. C'è solo lei. Mi
avvicino a Pat, la quale, quando mi vede, mi sorride un po' e smette
per qualche secondo di piangere. Ma poi ricomincia. Mi getto su di lei,
la abbraccio forte a me, e piango anche io. I singhiozzi non escono,
non ne sono più capaci. Non sono più in grado di
piangere, le mie lacrime sono pinite, tutto ciò che posso
sentire, è un bruciore agli occhi e una voglia di urlare al
mondo intero che è crudele, e che se la prende con la gente
che non c'entra nulla. Mi abbasso per arrivare al suo viso,
poiché Pat è seduta, e le parlo.
"Pat,
non piangere, su... Non vorrebbe, credimi... Non vuole nessuno che si
pianga. Devi essere forte" Senti da chi viene la predica mi
dirà.
"Oh…
Christie… Scusa…"
"Non
devi chiedermi scusa. Hai tutto il diritto di piangere, ma dimmi: ti
servirà a riportarlo indietro?" Dico, ormai con le lacrime
agli occhi e la voce tremante, un magone alla gola che mi
impedisce di parlare come si deve e respirare senza essere in procinto
di avere uno svenimento. E tutto per non piangere. Non
perché non posso, ma perché non devo. Oltre che
in mancanza di lacrime, che tanto prima o poi torneranno, non posso
farmi vedere debole, devo darle forza, non essere triste con lei.
"Lo
so… Ma è così ingiusto"
"La
vita è ingiusta."
"Se
solo non fossimo andati a rubare in quella casa…"
"Non
ci pensare più, dai"
"Colpa
mia… Solo e solamente mia… Non avrei dovuto
chiamarlo per accompagnarci, potevo guidare io…"
"Pat,
smettila dai… Vieni, alzati." La prendo per mano e lei si
alza dalla sedia, e mi segue. Andiamo nel piccolo salotto, ci sediamo
sul divano, io accanto a Mike, lei tra me e Billie, prendo la coperta e
gliela metto addosso. So che non ha freddo, ma sta tremando tutta,
magari il calore la calmerà da tutte le lacrime che sta
versando. Lei mette il capo sul mio collo e mi abbraccia. Mike e Billie
ci guardano. Con noi ci sono ragazzi che non conosco, apparte Al,
Hallen, quel ragazzo ubriaco di cui non conosco il nome, ora non
è ubriaco, ma io l'ho conosciuto quando lo era, poi ci sono
le due gemelle, e altre persone. Ma non vedo la madre.
"Mike,
dov'è la mamma?"
"Non
ce l'aveva una madre… Sua sorella Melinda è
quella seduta al pianoforte, Melinda. Dave è il suo
ragazzo…"
"Chi
è Dave?" Mike mi indica il ragazzo che conosco, quello che
era ubriaco.
"Lui
è l'altro batterista della band… Suona quando non
c'è Al. Finora non ha suonato più di due volte."
"Capisco…"
Poco dopo sentiamo bussare lievemente alla porta. Dave va ad aprire.
È un signore alto, magro, con i capelli neri. Si avvicina a
Billie e lo prende per un braccio, facendolo alzare bruscamente. Ma chi
è questo pazzo? Lo guardo, e poi guardo Mike. Il suo sguardo
è sorpreso, anche quello di Dave e di Pat è
sorpreso, e quello di tutti i presenti. Solo io non lo conosco. Billie
guarda l'uomo con odio, e poi ritrae il braccio dalla sua presa.
"Che
vuoi?" Dice tra i denti.
"Devi
venire immediatamente a casa"
"E
perché? Non ve la sapete cavare voi lì?"
"Stai
zitto, stupido bambino! Devi venire a casa subito, o quando torni ti
faccio fuori" Ma che razza di persona è questo qui?
Lentamente faccio allontanare Pat, che mi lascia e mi guarda
terrorizzata. Mi alzo, mentre Mike mi trattiene per una mano, ma faccio
si che me la lasci, e mi metto tra Billie e l'uomo.
"Mi
spiace signore, ma per oggi un funerale è già
sufficiente. Non si rende conto che sta infastidendo tutti i presenti?
Se deve risolvere delle questioni con Billie, lo faccia fuori di qui"
L'uomo mi guarda sbalordito, poi mi sbraita in faccia.
"E
tu chi sei eh? Ma chi ti credi di essere?? Ma vai via, piccola
saputella!!" E mi spinge, facendomi cadere sul divano. Billie mi
guarda, e poi si rivolge a quell'essere. Mike si alza, e si mette
dietro l'uomo.
"Ma
sei rincoglionito? Ma l'età ti ha fottuto il cervello? Ma
che cazzo fai, te la prendi con chi non c'entra un cazzo? Sei uno
sclerato di merda, esci fuori di qui prima che non ti prendiamo noi a
botte, pezzo di merda" Gli dice Billie. Odia quest'uomo come non so
cosa. Gli sta parlando a denti stretti, gli occhi rossi, lo sguardo
furioso. La ragazza, Melinda, si alza dal pianoforte e viene vicino a
noi.
"Signore,
lei non è il benvenuto qui. Se ne vada per piacere." Questo
tipo non oppone resistenza, gira i tacchi, ritrovandosi Mike dietro, il
quale non si sposta. Allora l'uomo per non urtarlo, lo scansa, e poi
esce fuori, evitando di sbattere la porta. Ci mancherebbe solo questo,
e allora si che sarebbe un vero pezzo di merda per tutti. Billie si
gira verso Melinda, e la abbraccia.
"Scusa
Mel…" Le dice. Lei è più bassa di lui,
sarà più piccola. Ha i capelli rossi, ma non ha
le lentiggini, sorride a Billie, mostrando una dentatura perfetta,
nonostante quel suo sorriso sia malinconico. Poi Billie si rivolge a me.
"Tutto
apposto?"
"Credo
di si…"
"Scusa"
Dice lui. Ma perché mi chiede scusa? Mi ha difesa e mi
chiede scusa?
"Non
devi chiedermi scusa"
"Te
la chiedo per conto di quello stronzo" Si siede di nuovo, prende la
birra di fronte a lui sul tavolino, e comincia bere. Pat resta accanto
a me, e fissa il soffitto. C'è silenzio qui. Fin troppo.
Sono abituata al loro casino, ma adesso non c'è
più motivo di farlo. Non in questo momento. Questo giorno
è quello più brutto in assoluto della mia
esistenza. Ho perso un amico che non conoscevo, e gli altri invece
hanno perso un fratello. Pat ha perso un amore, invece, e io non lo
augurerei a nessuno. Mike si alza, va nella cucina, e ritorna con un
paio di birre. Ne prende una ed esce fuori. Poco dopo Billie lo segue,
posando la sua birra sul tavolino. Io la prendo e bevo. Se l'ha
lasciata, vuol dire che non la vuole più, se no l'avrebbe
presa.
"Christie…"
"Dimmi
Pat, cosa ti serve?" Lei resta con la testa posata sulla spalliera del
divano, ma la gira verso di me.
"Lo
sai cosa prova Mike, vero?"
"Cosa?"
Chiedo io confusa.
"Gli
piaci, dai non fare finta di niente"
"Lo
so… Billie me l'ha detto…"
"E
allora perché fai finta di niente? Lui ti piace?"
"Non
lo so… Sono confusa"
"Perché
lo sei? Cosa c'è che ti blocca?"
"Billie
mi ha detto che andranno in tour… Non mi piacciono le
relazioni a distanza"
"Ma
torneranno dopo qualche mese, in estate saranno qui…"
"Estate?
Mi non aveva detto che sarebbe finito in estate…"
"Non
preoccuparti, finirà in qualche mesetto, da febbraio fino ad
almeno inizio maggio … Non possono andare troppo lontano,
nessuno li accetterebbe… Non sono troppo noti"
"Hanno
già cambiato il nome alla band?"
"Non
ancora, stanno pensando al nome"
"Ah…"
"Vai
da Mike…"
"No,
c'è Billie, staranno parlando loro due"
"Vai
tu, Billie è fuori perché è un tipo
che odia il chiuso"
"Va
bene…" Mi alzo, lei sorride. Mi dirigo verso la porta, e mi
trovo di fronte Billie, con quegli occhi chiari, più mi
avvicino a conoscerlo bene, e più quegli occhi sono
più chiari, nascondono più sogni, desideri,
ambizioni. Nascondono lui. E forse è più per
questo che sono indecisa, piuttosto che per il fatto che saranno via
per un po'. Subito mi scansa ed entra in casa, poi lo sento borbottare.
"Chi
si è finito la mia birra?" Dice, sorpreso. Mi giro, vedo che
prende la birra e la scuote un po', notando che effettivamente mancano
solo poche gocce. Lentamente esco, ma lo sento parlare. "Christie lo so
che sei stata tu…" Dice, lo guardo e lo vedo sorridere come
uno scemo. Richiudo la porta dietro le spalle, e lentamente mi avvicino
a Mike. Tiro le maniche del giacchettino fino a far rientrare le mani
dentro, e mi fermo appena sono accanto a lui. Non parla, non mi guarda.
Ha la sua birra in mano, guarda oltre la casa che è di
fronte a noi, e respira lentamente, tradendo qualcosa che in lui
vorrebbe farlo morire all'istante. Perciò decido di parlare
io.
"Fa
freddo eh?"
"Già…"
"Non
mi aspettavo che a Jason accadesse una cosa simile…"
"Non
avremmo dovuto lasciarlo lì… Avremmo dovuto
restare e restituire tutto"
"Ma
lo stesso sareste finiti in prigione"
"Ma
almeno tutti insieme! E saremmo usciti tutti insieme, e tutto
ciò non sarebbe successo"
"Io
non credo… Accade tutto per una ragione… Non puoi
dire così, perché il destino è
già scritto. Qualunque cosa aveste fatto, sarebbe andata a
finire così"
"Non
lo so… Vorrei darti ragione… Ma sono confuso"
"Non
devi esserlo, anche a me dispiace per Jason… Infondo
è stata anche colpa mia… Ho costretto Billie ad
andare via"
"No…
Invece hai salvato Billie…"
"Si
ma…" Lui si gira e mi abbraccia.
"Senza
di te, adesso non ci sarebbe più la nostra band, e Billie
sarebbe morto con lui"
"Cosa?"
Alzo lo sguardo per incontrare il suo.
"Jason
aveva fumato una canna, gliel'avevano passata in prigione…
Poi si è gettato sulla strada, e allora è
morto…"
"E
come fai a saperlo?"
"È
successo vicino al carcere, quindi quando siamo andati stamattina per
sapere se avesse detto dove fosse andato, ci hanno detto quello che
è successo, e ci hanno detto che era in ospedale…
Siamo andati, abbiamo portato anche Pat… Ma poco dopo
avergli parlato, ci ha detto perché si era gettato sulla
strada, e poi è andato via…" Stringo Mike
più forte. Il suo odore mi invade, un odore tipico dei
sedili di pelle delle auto sportive, odore anche di birra, di
sigarette, sulla sua camicia a quadrati rossi e bianchi. Mi accarezza
la spalla, e io mi alzo in punta di piedi per arrivare a lui. Lui si
abbassa, e improvvisamente, le nostre labbra si incontrano di nuovo. E
anche stavolta la sua lingua tenta di entrare e di assaporare la mia.
Ma stavolta c'è qualcosa di diverso. Non è quel
desiderio dell'altra sera, è qualcosa che esprime
più amore, più rispetto. E perciò
lascio che questo suo desiderio venga esaudito, e lascio che le nostre
lingue si rincorrano, si accarezzino, si assaporino. Sa palesemente di
birra, ma anche di tabacco. Poco dopo ci stacchiamo, lui mi sorride,
poi mi lascia un bacio sulla punta del naso, freddo per la temperatura
quasi gelata di questa serata. Continuo ad abbracciarlo e poso la testa
sul suo petto, ascoltando il battito del suo cuore, che non
è più accelerato. Sorrido, e lo prendo per mano,
conducendolo in casa. Lui si siede sul divano e fa sedere anche me, su
di lui. Poggio la testa sulla sua spalla, mentre lui ha ancora la birra
in mano e continua a prendere lunghi sorsi, mentre io invece guardo
Billie che di nuovo con la sua chitarra compone e scrive sul suo
blocchetto. Sembra molto assorto in ciò che fa. E io sono
assorta nei suoi movimenti. Ma cosa mia succede? Si può
essere attratti da due persone contemporaneamente? Io credo di no.
Intanto invece le due gemelle fissano il vuoto, ogni tanto si
grattugiano le unghie, eliminando a poco a poco lo smalto da sopra.
Poco dopo Billie si alza, e posa la sua chitarra al muro. Si avvicina
al tavolino e prende la birra ancora piena, mi guarda, e poi si va a
sedere di nuovo. I suoi capelli sono ancora biondi, non so come fosse
lui da piccolo, ma con i capelli biondi sta molto bene, forse
è meglio con i capelli neri però… Boh.
Comunque, arriva presto l'ora di tornare a casa. Mike e Billie si
avviano verso la catapecchia, non saprei come chiamarla per
distinguerla dalle altre case, perciò la chiamo
così. Mentre Pat viene con me, perché casa sua ho
scoperto che è tre case dopo la mia.
"Pat,
mi dai il tuo numero così ci sentiamo?"
"Si!!
Ottima idea! Dammi il tuo cellulare, così te lo
segno… E ti segno anche quello di Mike…"
"E
Billie?"
"Vuoi
anche il suo?"
"E
certo! E anche quello di Hal"
"Va
bene… Ti segno tutti i nostri numeri, abbi pazienza,
perché non li so tutti a memoria… Ti metto anche
il numero di Melinda e di Dave"
"Certo"
"Okay,
aspetta un attimo che sono parecchi"
"Non
preoccuparti" Ci sediamo sullo scalino di fronte a casa mia, e lei
digita i tasti sul mio telefono per segnare tutti i numeri. Quando
finisce, le do il mio di numero e poi ci salutiamo.
"Ci
sentiamo Chris" Dice, mentre mi abbraccia.
"Ciao
Pat… Dormi bene" Sciogliamo l'abbraccio e ci sorridiamo, poi
lei va via. Rientro in casa, e ovviamente mia zia mi fa il quattro
grado.
"Bentornata.
Cosa è successo?"
"Purtroppo
è morto un nostro amico… In un incidente stradale"
"Ah…
Mi dispiace… Hai dato le condoglianze alla madre anche da
parte mia?"
"Non
aveva una madre… E in ogni caso lo conoscevo appena"
"E
allora perché questo broncio?"
"Non
è bello quando qualcuno muore, soprattutto se poi devi
vedere i tuoi amici starci male…"
"Hai
ragione…" Il suo tono è calmo, pacato. Non
è arcigno e severo come le altre volte. Ma che le
è successo? Comunque sta preparando la cena, e
perciò io salgo sopra per sciacquare la faccia e le mani, e
poi scendo di nuovo giù. Sento poco dopo suonare alla porta.
Chi sarà? Vado ad aprire, e mi ritrovo di fronte un uomo di
bell'aspetto, con dei capelli neri e brizzolati e un sorriso a
trentadue denti. Mi guarda e mi saluta.
"Ciao!
Sono Denver, cerco Kate."
"Oh
si, la zia… Ehm, certo è qui… Se vuole
può entrare." Gli sorrido un po' stranita, però
lui entra e toglie le scarpe. Gli porto un paio di ciabatte, e alla
fine va in cucina. Saluta mia zia, e anche Ramona, e poi Kate me lo
presenta.
"Lui
è Denver, il mio… fidanzato" Dice lei,
sorridendo, con le mani giunte sul ventre. Abbassa il capo, imbarazzata
immagino, mentre io la guardo sempre più sbalordita. Poi
sorrido. Ecco qual è il motivo del suo cambiamento.
Perciò evito di fare la sarcastica, perché
qualcosa potrebbe andare male, e parlo, con un tono che dovrebbe
accennare alla calma pura e sincera.
"Oh…
Sono felice per te… Io sono Jade… cioè
in realtà ho tre nomi, ma preferirei che mi chiamassi
Jade…"
"Kate
mi ha parlato di te… Lei ti chiama Christie…" E
perché quando parla con me invece mi chiama sempre Denise??
Qui c'è qualche cosa che non va.
"Oh
beh, queste sono le difficoltà di chi ha più di
un nome…"
"Ahah
sei simpatica… Mi piaci" Dice lui, mentre mia zia sorride.
Non me lo vedo buono sto tipo qui. Ma non posso certo biasimare mia zia
per la scelta del suo compagno: l'ha sbagliato una volta- o meglio, lui
ha sbagliato lei-, non credo che verrà commesso lo stesso
errore un'altra volta. Questo tizio sembra essere gentile, ma allo
stesso tempo mi guarda in un modo strano. Eppure non devo avere
qualcosa fuori posto: ho la solita matita nera agli occhi, il solito
lucidalabbra, i vestiti più normali della terra,
dov'è il suo problema? Poco dopo, annunciata la cena, lui si
siede, e ci sediamo un po' tutti. E si mangia. Cioè, lui
mangia, io penso. Penso ad oggi, penso che fra poco arriva Kevin. Penso
che fra poco tornerà una parte di me. Penso che fra poco
ascolterò nuove notizie. Sono le nove di sera. Non ho ancora
avvisato Kate che arriverà Kevin, meglio dirle subito che
fra poco avremo visite.
"Ehm…
Zia?" La chiamo mentre scendo dal piano di sopra dopo aver sistemato la
borsa con la quale domani andrò a scuola. È
seduta sul divano, ride con quel tale, Denver, e sono appiccicati.
Quando sente la mia voce, si gira ancora sorridente e mi risponde.
"Che
c'è?"
"Fra
un'ora circa arriva un mio amico dall'Italia."
"Ah,
bene! Verrà qui?"
"Si…
Viene a trovarmi appena arriva, e poi vado a casa sua per vedere
dov'è… Verrà a scuola con me,
perciò ogni tanto potremo stare assieme con gli
altri…"
"Certo!
Allora lo aspettiamo qui? Oppure vi dovete incontrare in un posto
specifico?"
"No,
viene qui…" Lei annuisce, poi gira di nuovo il capo, e
continua a parlare con il suo amato. Io salgo sopra. Ma che schifo. Che
razza di cose sdolcinate sono queste? Ahah parlo giusto io, che neanche
due ore fa ero di fronte alla casa di un povero defunto, a baciarmi con
un ragazzo che solo due sere fa ci ha provato con me e per poco non
l'ho preso a pugni! Che idiota che sono. Ho ceduto troppo presto, lo
so, ma è nella mia natura.
"Cosa
cazzo ci fa questo qui?" Impreco io, mentre trovo un quaderno che non
è mio, è tutto distrutto e scritto. Ma certo non
è mio. Apro quello che ne è della pagina, e leggo
scritto BJA. È di Bill. Ma che ci fa un suo libro nella mia
sacca? Giro le pagine, e trovo scritte incomprensibili, ci sono b, c,
a, m dappertutto. Ma che cosa gli passa per la mente? Richiudo il
quaderno e lo metto nella mia sacca, domani glielo riporterò
a scuola. Intanto arrivano le dieci. Scendo giù con un
giacchino, ed esco fuori, perché tra poco arriva Kevin,
così mi vede e trova la casa. Sarà interessante.
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Capitolo 10 *** Chapter 9: can you understand what does it mean to me, ah? ***
Chapter 9:
can you understand what does it mean to me, ah?
Ho preparato tutto, e adesso sono giù ad aspettare che
arrivi Kevin. Ad un tratto nel viale si vedono delle luci molto forti,
mi alzo, metto una mano sulla fronte per vedere bene e scorgo Astor, il
padre di Kevin. Man mano che la macchina si fa più vicina,
noto il viso di Kevin. Alzo la mano, e qualcuno mi chiama. Sento la sua
voce, e sorrido. È arrivato finalmente. Scendo sul
marciapiede e l'auto si ferma di fronte casa. Kevin scende, mi corre
incontro. Questo ragazzo mi farà impazzire un giorno.
Finalmente oggi posso dire di essere felice, almeno un po'. Ci corriamo
incontro, e finiamo in un abbraccio.
"Chris!!"
"Kev!! Oddio sembra un'eternità che non ci vediamo!!"
"Chris… Mamma mia che hai fatto ai capelli?" Mi guada e
ride. Si allontana leggermente da me per notare i miei capelli, e mi
guarda strano, e poi torna a ridere.
"Un'amica me li ha tagliati! Non ti piacciono?" Faccio con un finto
tono di offesa.
"No no, certo che no! Ti stanno bene…"
"Tu menti!" Lo accuso.
"No, è che ero abituata alle tue trecce, i capelli
lunghi… Adesso è diverso…"
"Aah… Mi dispiace, ma adesso è tutto
diverso… Vieni, entra dentro"
"No, Chris. Devo andare, devo aiutare mio padre con le
valigie…"
"E tua madre?"
"Beh… Lei è incinta, Chris, ricordi?"
"Ah, si, giusto…" Sorrido. Ci abbracciamo di nuovo e poi si
allontana.
"Domani mattina vengo di nuovo qui!! Così andiamo assieme a
scuola!"
"Ovvio!! A domani Kev!!"
"Notte Chris!"
"Notte!!" E rientro in casa, mentre lui entra i auto e va via. E
intanto passa la notte, e torna il giorno. Questa mattina è
calda. Qui c'è uno sbalzo di temperatura un po' strano. Beh,
sta finendo settembre, ci credo che fra poco farà freddo, o
almeno di più rispetto a pochi giorni fa. Mi alzo dal letto
come una saetta, prendo i vestiti, un jeans e una camicia verde, e poi
vado a lavarmi e fare colazione. Prendo la borsa, e come un razzo mi
fiondo fuori casa. Ad aspettarmi c'è Mike. Che ci fa qui
Mike? Ha per giunta una sigaretta in bocca, mi vuole far mettere in
punizione? Gli vado in contro, sperando che tolga quella dannata
sigaretta dalle labbra, e infatti lo fa. Mi espira in faccia e tossisco
come un'idiota. Per fortuna mia zia non era alla finestra. Poco dopo
arriva Kevin. Lui alto, ma non poi troppo, all'altezza di Mike, con i
pantaloni strappati, il solito fricchettone. Decisamente non
è come Mike né come Billie, è diverso
da loro come carattere, ma è sempre uno che scherza e ride.
Forse non fa battute sconce né fuma, non si fa le canne e
non suona in una band, ma è pur sempre un ragazzo diverso
dal normale.
"Chris! Scusa, sono i ritardo?"
"Ciao Kev! Non preoccuparti, non è tardi! Lui è
Mike" Mike gli porge la mano, mettendo la sigaretta in bocca.
"Piacere, Kevin"
"Michael" Si stringono la mano, poi arriva Billie. Ma perché
sono qui tutti e due? E assieme a lui anche Hal. Bene, sono beata fra
gli uomini. Ma che ho fatto di male?
"Allora Kev, questi sono Billie" Kevin gli porge la mano, e Billie
gliela stringe, poi gli faccio vedere Hal. "E lui è
Hallen… " E si salutano. Poi Hal entra in casa, e io spiego
a Kev il perché.
"Andiamo?" Dice Billie. Gli sorrido e annuisco. Si incamminano tutti,
mentre io e Billie restiamo fermi, e poco dopo cominciamo a camminare.
Se è rimasto dietro, ha qualcosa da dirmi.
"Chi è quel tizio?" Mi fa mentre camminiamo assieme. Mike
avanti con Kevin parla del più e del meno.
"Un mio vecchio amico… Cioè, vecchio…
L'ho lasciato all'inizio di settembre in Italia, e adesso è
qui perché il padre lavora qui."
"Aah… Capisco…"
"Devo ridarti questo" Prendo il quaderno che ho nella sacca, e glielo
porgo.
"Non avrai letto qualcosa, vero?"
"No, solo la prima pagina per vedere di chi fosse"
"Giuri?"
"Giuro." Ne ho fatti tanti di giuramenti fasulli, questo non
complicherà le cose, tanto non ho capito una cippa di quello
che era scritto.
"Grazie" Oh, è diventato gentile! Ma che sollievo, credevo
che mi avrebbe imprecato contro. Continuiamo a camminare, poi Mike
rallenta e viene vicino a me. Lo guardo e gli sorrido, lui fa lo stesso.
"Che fa Pat?" Chiedo ai due.
"Niente… Credo sia a casa…" Dice Billie.
"Ah… Ma lei non va più a scuola?"
"No, non va più, ha presentato rinuncia l'anno scorso,
altrimenti quest'anno sarebbe venuta a scuola con noi…" Mike
continua.
"Oh… Capisco…"
"Vuoi?" Mike mi porge la sigaretta, e mi chiede se voglio fare un tiro.
Lo guardo negli occhi, lui mi guarda serio. Quelle pozze di acqua nelle
quali mi rispecchio. Accetto annuendo, e prendo in mano la sigaretta.
Billie Joe poi si mette ad imprecare.
"Cazzo… No, porca puttana…"
"Che c'è?" Diciamo in coro io e Mike. Faccio un tiro alla
sigaretta, e poi espiro col naso guardando Billie.
"Cazzo!! Ho lasciato a casa le canne!"
"Le canne?" Chiedo io sbalordita.
"Si, oggi dovevamo andare… Si ma il problema sono le canne
non dove dobbiamo andare. Non possono restare a casa, se entra qualcuno
e le vede là sul tavolo cono cazzi!"
"Eh? Sul tavolo? Ma sei un coglione Bill!! Ma cazzo con tutti i posti
che ci sono, proprio lì dovevi metterle??"
"Oh, cazzo vuoi? Ero strafatto ieri, non mi rendevo neanche conto se
stavo in piedi o stavo al cesso!! La prossima volta, pensaci tu!"
"Ma stamattina?? Non le potevi mettere da parte stamattina?"
"Lo sai quanto ci vuole a smaltire tutte quelle canne? Stamattina mi
sono svegliato tardi e pure stonato" Infatti ha le occhiaie, la matita
attorno agli occhi è sbiadita e quasi completamente andata
via, e parla come un sonnambulo.
"Calmati Bill, le andiamo a riprendere" Dice Mike.
"Si, ma è tardi, sono le sette, tra poco dobbiamo entrare in
classe!" Dico io.
"Non ti preoccupare Christie, arriveremo in tempo"
"Si ma…" Ci fermiamo, Mike si gira verso di me, si abbassa
alla mia altezza, sebbene lui e Billie siano alti uguale, e
perciò non poi così alti, e mi bacia. Mi lascia
la sigaretta e vanno via correndo. Sono preoccupata, come faranno se
non arriveranno in orario? Mi avvicino a Kev, che si fermato ha visto
tutto, e continuiamo a camminare.
"Lui è il tuo ragazzo?" Mi chiede Kevin.
"Si… Più o meno lo è"
"Due che si baciano non sono più o meno fidanzati"
"Si, vabbè… E tu e Sandra? Che mi dici?" Io e lui
parliamo in italiano. Sempre in italiano, tanto con noi non
c'è nessuno.
"Niente, Sandra e io niente. Che ti devo dire? Mi ha lasciato" Ricordo
la telefonata che ho avuto con lei. Inizialmente quel suo tono mentre
pronunciava il nome di Kevin sembrava normale, ma adesso che ci penso,
effettivamente non era normale. Era poco enfatico, e non era per il
sonno. Lei già lo aveva lasciato, oppure stava progettando
di farlo.
"Quando?"
"Qualche giorno fa… Tre" Faccio il conto con le dita. I
conti tornano. Lui mi guarda curioso. "Che c'è?"
"Niente… Lascia stare… Perché ti ha
lasciato?"
"Boh… Credo che le piaccia un altro"
"No. Impossibile!! Era così… Attratta da te"
"Senti, non so che dirti. Ormai è un capitolo chiuso, non ne
voglio più parlare."
"Va bene. Ma tanto me lo farò dire da lei che cosa ha
combinato quella matta"
"Non ne ricaverai nulla. Ti dirà le stesse cose che ha detto
a me nella scenata che mi ha fatto"
"Che i ha detto?"
"Che sono troppo distaccato, che non le mando mai dei messaggi, che
adesso vado via e la lascio sola, che mi piace un'altra… Le
solite cose…"
"Mi sembrano le stesse cose che ti dice sempre quando fate
lite…"
"Lo so…" Ma stavolta è diverso, vorrebbe
aggiungere. Ma che cosa succede a Sandra? Dov'è finita
quella svampita ragazza di periferia che amavo prendere per il culo, e
lei non era da meno con me? Che fine ha fatto? Perché ha
lasciato andare via l'unico ragazzo che abbia mai amato? Alla fine
arriviamo a scuola.
"Questa è la Pinole Valley High School, Kev."
"Wow… Per essere una scuola è…
Piccola?"
"No, non lo è… Sembra…"
"Mah… Come dici tu" Getto la sigaretta a terra e lui mi
guarda di nuovo e parla. "Fumi?"
"Ho fumato per tutto il tragitto, non te ne sei accorto?"
"No! Oddio ma che t'è successo??"
"Sono cresciuta"
"Ahah sapevi trovare scuse migliori"
"Si, vabbè. Mo entriamo"
"All'uscita ne provo una anche io"
"Sese, che poi me lo rinfacci tutta la vita!" Rido io, ma lui mi guarda
serio. "Se hi detto che voglio provare è perché
voglio provare."
"Va bene, se Mike ha altre sigarette, te ne faccio dare una"
"Lui ti ha iniziata?"
"No, in realtà, è stato Billie…"
"Ah… Capisco"
"Entriamo dai" Lo prendo per un braccio e, guardando indietro per
vedere se arrivano Billie e Mike. Ma non li vedo, eppure non
è che chissà cosa devono fare. Spero arrivino in
orario almeno.
"Devi prendere gli orari?"
"No, hanno già fatto i miei"
"Ah, okay… Qual è la prima lezione?"
"Arte"
"Ah, io biologia… Le altre?"
"Allora arte, educazione fisica… Poi storia, fisica,
matematica, inglese e biologia"
"Ah… Andremo assieme in matematica e inglese"
"Ah, bene!!"
"Ora io devo andare, non è difficile trovare le classi, in
ogni caso i cartelli sono alle pareti, perciò non avrai
difficoltà"
"Si!! A dopo!" Si dirige verso la sua aula mentre io mi dirigo all'aula
di biologia. Prima di entrare, visto che il nuovo professore non
è dentro, guardo ancora intorno. Prendo il telefono, e mando
un messaggio a Mike, per chiedergli dove sono. E lui mi risponde,
dicendomi che stanno arrivando, hanno avuto un contrattempo. Poco dopo
arriva il professore. Cazzo, Billie è il primo nell'appello.
Per fortuna, questo professore non è bastardo,
perciò aspetta chi fa un po' più tardi, e poi
c'è il giuramento. Solo che se non arrivi al giuramento, sei
fottuto lo stesso, anzi, lo sei peggio. Però dopo un po' il
professore si stanca di aspettare, ci fa alzare tutti in piedi e
recitiamo il giuramento. Proprio mentre cominciamo, entrano Mike e
Billie, col fiatone. Si mettono come al solito accanto a me, e posano
le cose sui banchi. Sorrido quando vedo Billie che stringe la sua sacca
e gira il capo guardando il soffitto. Espira profondamente e poi mi
guarda, facendo un cenno col viso che è tutto apposto. Gli
sorrido, e poi cominciamo a recitare il giuramento. Billie come al
solito fa il cretino e si mette a leggere, con un'espressione da ebete
sul viso, il foglietto dal quale anche io sbircio per recitare un
giuramento che in vita mia non ho mai sentito. In ogni caso, terminato
il giuramento, ci sediamo, e mi rivolgo a Mike, poiché io
sto nel banco tra lui e Billie.
"Ce l'avete fatta a prendere tutto?"
"Si… Abbiamo perso tempo perché quell'idiota di
Billie…" Si scosta un po' e rivolge lo sguardo a Billie, che
sta seduto, o meglio, quasi steso con le gambe allungate e le mani sul
ventre, quasi stesse dormendo. Però ci sente.
"Cazzo vuoi? Non è colpa mia se in quella cazzo di casa
sembra che esisto solo io! Solo io metto le cose a posto, solo io so
dove sono le cose!!" Dice, alterato.
"Billie, calmati! Adesso ci sono io!" Dico io, con un sorriso
sarcastico.
"Fantastico, una donna in casa! Non chiedevo di meglio" Dice lui
sbuffando. Poi Mike continua a parlare.
"Comunque non aveva messo le canne sul tavolo, stavano nell'armadietto
vicino al bagno. E lui se n'era dimenticato perché era
strafatto!" Dice, abbassando il tono della voce. Mi scappa una
risatina. Sono così bambini quando fanno lite! Il professore
dopo un po' si scoccia, e ci richiama.
"Armstrong, Pritchard e lei, signorina Lambretti! La smettete o devo
sbattervi fuori per caso?"
"Ci scusi professore…" Dico io. Billie mi guarda, e io giro
subito lo sguardo verso l'altra parte. Quegli occhi glaciali sempre e
comunque mi fanno male. Non lo so perché. Ci credete che non
lo so spiegare che cosa mi stia succedendo? Il professore si alza, con
un una pila di fogli in mano, e ne consegna uno a caso in ogni banco.
Devono essere i test dell'altra volta. Oddio no, chissà come
mi è andata! Billie non c'era, perciò lui non lo
avrà. Ma Mike invece lo riceve, e alla fine tutta la classe
sa i propri voti. Quando giro il foglio, vedo tutti gli errori che ho
fatto, e il voto finale? Una fottutissima B. vabbè, mi
è andata meglio di Mike che ha preso D. Diciamo che non
posso lamentarmi.
"Cazzo! Mike, una D? E come cazzo hai fatto a prendere una fottuta D?"
"Ehi!! Non sono poi così ignorante! Ho anche io una cazzo di
cultura generale…" Dice Mike sarcastico. Poi Billie si
rivolge a me.
"Dimmi la verità: gli hai fatto copiare tu!"
"Un po' di cose gliele ho fatte vedere io…"
"E scommetto che sono le uniche cose giuste che hai fatto, vero?" Dice
Billie a Mike. L'interpellato non risponde mentre Billie e io ce la
ridiamo, e Mike fa il finto offeso. Intanto passa la prima ora e anche
quelle successive, e si torna a casa. Kevin torna a casa con me e gli
altri. Non ha fumato, alla fine. Si è limitato solo a
guardare me e Billie mentre ce ne passavamo una. Tutto qui. I suoi
sicuramente lo scoprirebbero, ma mia zia deve essere talmente presa da
quel tale, Denver, che non si dovrebbe rendere conto di nulla. Voglio
dire, è la prima volta che torno a casa avendo fumato da
soli dieci minuti: la puzza deve sentirsi ancora. Appena entro in casa,
salgo sopra e lascio la borsa, il giacchettino, che devo sostituire
assolutamente con qualcosa di più pesante perché
sta arrivando ottobre, e poi vado in bagno per camuffare la puzza.
Scendo giù lentamente, per pranzare, e trovo Ramona appena
rientrata da scuola con lo zaino ai piedi e il viso rigato dalle
lacrime. Che le sarà successo? Mia zia è
così presa dai fatti suoi, che non si è neanche
resa conto che noi due siamo tornate a casa. Mi avvicino a Ramona e le
chiedo cosa è accaduto.
"Ehi, Ramona? Che è successo?"
"Niente…"
"Ma non mi sembra niente, perché piangi?" Mi guarda in
volto, e mi parla silenziosamente, con tono deciso.
"Voglio cambiare"
"Sicura?" Ho capito cosa intende. Devono averla presa in giro per il
suo aspetto: voglio dire, non è curata come una della sua
età, è troppo trascurata. Ma per fortuna ci sono
io, che non è che mi addobbi come un albero di natale come
tutte le altre troiette del paese, ma sicuramente ci tengo alla mia
persona. Lei annuisce, le sorrido, e io la prendo per mano,
accompagnandola a sedersi a tavola. Mentre la zia prende i piatti e li
porta a tavola, sento qualcuno che bussa alla porta. Mi alzo, per
andare ad aprire, curiosa di chi possa essere, e mi ritrovo d'avanti un
viso conosciuto, forse pochissimo, ma comunque familiare.
"Ciao c'è Kate"
"Ciao… Si la zia è qui. Devi parlarle?"
"In realtà sono invitato a pranzo… Posso
entrare?" Autoinvitato, o invitato? Ma vai a zappare i pomodori che fai
prima!! Ma chi ti vuole qui? Queste le mie domande retoriche su questo
coglione che ha scassato la minchia già da così
poco tempo.
"Certo…" Gli dico, piuttosto scocciata. Entra, si toglie le
scarpe- spero si sia lavato i piedi, almeno- e poi si dirige in cucina.
Ramona è poco considerata sia da quel ricchione che da sua
madre. Povera, ci credo che è così mal ridotta.
Devo ricredermi su mia cugina. E mentre penso a queste cose, assumo
un'espressione pensierosa e ovvia, annuisco a me stessa, e non mi rendo
conto che la porta è ancora aperta. Mi desto dai miei
pensieri, e chiudo la porta, per andare in cucina e mangiare. Appena
finito il pranzo, prendo di nuovo mia cugina, e, congedandoci da quei
due, ce ne saliamo sopra, mentre la zia e Denver parlano felicemente
dei loro affari. Entriamo nella mia camera, e faccio mettere seduta
Ramona.
"P-perché sono qui?"
"Mah… Non avevi detto di voler cambiare, scusa?" Dico io,
con tono ovvio e ironico allo stesso tempo.
"Si ma…"
"Nah, niente ma. Tu resti qui, perché adesso avrai lezioni
dalla sottoscritta. Per prima cosa, dobbiamo eliminare questo obbrobrio
dalla tua faccia." Mi dirigo verso l'armadio, lo apro, e ne estraggo un
aggeggio di plastica blu e verde, con una presa bianca. Lo metto alla
presa della corrente della camera, e aspetto che si carichi. Pochi
minuti dopo, è pronto, tolgo il filo dall'aggeggio, del
quale non ho mai capito il nome, e mi avvicino a Ramona, che,
spaventata, è ancora sul letto, che mi fissa terrorizzata.
"Ramona, se non ti stai calma, ti scotti!!" Lei annuisce, e fa
ciò che le ho detto. Diverso tempo dopo, la mia creazione
è pronta. Adesso si che è presentabile! Lei si
avvicina allo specchio e si guarda. Non vede più i segni
della sua infanzia, ciò che già tempo fa doveva
essere eliminato completamente. Ramona si gira verso di me, e mi guarda
con occhi felici e pieni di gratitudine. Si avvicina e mi abbraccia. Mi
sento male. Perché ho sempre pensato che lei fosse come sua
madre, mentre lei è l'esatto opposto. Avevo dimenticato
quanto sia opprimente la presenza di un genitore in questo modo, che ti
fa fare ciò che dice lui, anche senza ordinartelo, te lo fa
capire con i gesti e con i suoi comportamenti. Avevo dimenticato tutto
ciò. In ogni caso, beh, oggi è il primo giorno
del resto della sua vita. Inutile dire che da questo momento, il nostro
rapporto è più fraterno. Da questo giorno siamo
state più confidenti, e nel mese passato, abbiamo parlato
molto di più delle nostre passioni, ci siamo conosciute come
sorelle. E intanto, oggi è il 30 ottobre. Cosa si fa qui il
30 ottobre? Si decide cosa fare il 31, semplice, no? Oggi è
lunedì 30 ottobre 1989. Una bella data no? Considerando che
domani è Halloween. Vabbè. Non siamo andati a
scuola e questo è un lato positivo. Hanno deciso di darci
dei giorni di vacanza perché c'è stata la neve, e
la citta è gelata, nonostante siamo in California, questo
periodo è piuttosto freddo. La neve ancora è sui
marciapiedi, una distesa bianca, come un tappeto prezioso, sul quale
passiamo ogni giorno, ad ogni ora. Inutile dire che in questi giorni
sono sempre stata con Billie, Mike e gli altri. Inutile dire anche che
il mio rapporto con Mike è piuttosto strano. Siamo due tipi
strani, e per di più, dopo un mese, io sono ancora insicura.
Non so sinceramente se questa mia indecisione sia ipocrita, se stia
ferendo qualcuno. So solo che per il momento va bene così a
tutti. O forse a qualcuno no. In ogni caso, io faccio ciò
che mi è lecito fare, e questa è una delle cose
che posso fare. Mentirmi. È brutto lo so, ma sono confusa.
Sono indecisa, non lo so cosa mi stia succedendo. Mia zia non
è quasi mai a casa, addirittura Hal mi ha detto che alcune
volte ha dato buca anche a lui, e non è andata a fargli
lezione. sono preoccupata per Ramona, perché l'assenza della
madre le permette di stare incollata ore al telefono di casa, a parlare
con amici, e non amiche. Ed è preoccupante. Mi sembra
diversa, e tutto in un fottuto mese? Sono diventata la balia di mia
cugina e di mia zia, oltre che di me stessa? Ma scherziamo? Ma qua
dobbiamo risolvere questa situazione, perché non ne posso
più. Mia zia sta troppo tempo fuori con questo decerebrato,
è ora che si tolga dai coglioni e lasci la mia vita in pace,
perché è di certo la mia vita che sta incasinando
e non quella di qualcun' altro. In ogni caso, adesso sono nella
catapecchia, che qui in inglese la chiamiamo dump, un termine familiare
per indicare una casa mezza distrutta come la loro. Qui nella
catapecchia, c'è musica a tutto volume, il solito Billie che
scrive chissà cosa su dei fogli, beh, su un blocchetto mezzo
distrutto, e Mike che invece è seduto sul divano e presta le
sue gambe per far poggiare la mia testa. Accanto a noi c'è
Dave, Melinda e Pat, che parlano tra di loro. È passato un
po' dalla morte di Jason, ma la ferita non si può
rimarginare neanche dopo un centinaio di anni. Purtroppo ha lasciato un
vuoto in tutti, persino in me che non c'entravo nulla con lui. E che
fino al momento in cui non ero ancora qui, avevo una vita normale con
persone totalmente normali. Con noi alla dump c'è anche
Kevin, che amoreggia con una delle gemelle da qualche giorno. Gli ho
chiesto perché fa così con quelle tappette, ma mi
dice sempre che vedo male, che do ai numeri, che mi sbaglio, che lui ha
chiuso con le donne in generale. Se, come no. E io ci credo. Ho portato
il cellulare con me, spero di riuscire a chiamare Sandra,
perché voglio capire qualcosa di più, visto che
ultimamente non ho avuto tempo per parlarle. È
già sera, e parliamo allegramente di cosa fare domani.
"Io voglio restare a casa e mangiare una bella pizza…" Dice
Kevin. Lo guardiamo tutti male, e poi ridiamo fragorosamente. Poi
Billie gli risponde.
"Guarda che non sei più in Italia!! Qui le pizze non sono
come le vostre, fattene una cazzo di ragione, sono settimane che ne
parli!" Dice, con tono esasperato. Poi intervengo io.
"Perché invece non ci travestiamo e usciamo tutti?"
"Si, a fare dolcetto o scherzetto? Ma non farmi ridere! Questa
è un'idea del cazzo" Riprende Billie.
"Sempre molto gentile tu, eh?" Lui fa spallucce, come a dire 'prego', e
io continuo a parlare. "Dai, possiamo metterci della roba vecchia e
andiamo girando nel quartiere, giusto per divertimento!"
"Io sono con lei" Dice Pat. Poco dopo anche Hal interviene, dicendosi
d'accordo. Melinda annuisce, e dice che non c'è problema.
Devono esprimersi ancora Dave, Mike, Al e Billie.
"Io verrei pure…" Dice Dave. "Ma devo travestirmi come dico
io!"
"Fai pure, nessuno ti impedisce di metterti ciò che ti pare!"
"Chris, non è che io non voglio… Ma sono con
Bill, cioè è ridicolo!" Dice Mike.
"Che cosa? Ridicolo? E come hai intenzione di passare la serata tu? A
girarti i pollici?"
"No!! Noi possiamo andare al pub!"
"E invece voi due non ci andrete, perché se no, io non vi
parlo più."
"Ti comporti da bambina" Mi dice Al.
"Senti tu, batterista dei miei stivali" Inizio io, alzandomi dalle
gambe di Mike, e facendo allontanare la sua mano che mi stava
accarezzando i capelli. "Tu non hai capito una minchia! Qui i bambini
siete voi!! Ho proposto una cosa, e la maggioranza è con me.
Perciò o andate al pub senza veri spettatori, oppure venite
con noi e troviamo un modo per divertirci!"
"Mi hai convinto" Dice Mike. Gli sorrido, poi lui si rivolge a Billie.
"Ma ad una condizione: tu ripulirai questa casa, e noi tre ci
travestiremo domani" Billie lo guarda male. Già, anche io.
Ma che cazzo dice? Pulire questo porcile?? Ma mi prende in giro?
"Da sola?" Fa cenno di no con la testa.
"Certo che no! Ti aiuteremo, ma abbiamo bisogno di te"
"Mah… Ci posso provare… Ma cosa dovrei fare
esattamente?"
"Dobbiamo spostare i mobili e spolverare. E dobbiamo cercare altri
materassi perché ne abbiamo solo quattro. Ce ne servono di
più"
"Possiamo andare adesso a cercarli. In fondo alla strada mettono sempre
tavoli, materassi e sedie perché il martedì
mattina li vengono a prendere… Se andiamo adesso, magari
troviamo qualcosa di pulito e magari buono" Dice Hallen.
Però Billie lo contraddice.
"No. Lì vanno i cani a tutte le ore. Non vado cercando un
letto a baldacchino, ma neanche un letto sporco. Andremo dove abbiamo
preso quelli che abbiamo"
"E cioè?" Chiedo io.
"Alla fabbrica. Lì tutti i giorni ci sono dei materassi
riusciti male. Basta che andiamo lì domani mattina, quando
le grate sono aperte, chiediamo dei materassi e loro ce li danno. Non
dovrebbero farli pagare, l'altra volta li abbiamo presi gratis, e ne
prendemmo quattro. Ce ne servono sei o sette, ma non penso che qualcuno
in più faccia la differenza" Dice Billie fissando i suoi
occhi sui miei.
"Hai ragione Bill! Mi ero dimenticato! Avevamo dodici anni quando siamo
andati a prenderli la prima volta!" Dice Mike.
"Appunto, e ci siamo andati anche qualche giorno fa per vedere se
ancora fabbricassero materassi. Siccome è tutto apposto,
possiamo andare. Pat, puoi accompagnarci tu?" Dice Bill, rivolgendosi a
Pat, che gli sorride e annuisce. "Bene, allora domani mattina fatevi
trovare tutti qui, così andiamo tutti insieme, e diamo una
sistemata alla casa" Si rimette a scrivere, con aria seria e
pensierosa, e ogni tanto mi lancia qualche occhiata. Probabilmente lui
non si rende conto che io l'ho notato, o semplicemente non se ne frega
nulla. Ci mettiamo a fumare un po', passandoci una sigaretta, da un
tiro ciascuno, e poi beviamo qualche birra, mangiando qualche panino
che abbiamo preparato io e Pat quando siamo tornate oggi pomeriggio dal
supermercato, dove abbiamo fatto la spesa, perché alla dump
non c'è traccia di cibo. Intanto arriva mezzanotte, e Pat
deve andare via. Mia zia Kate, è andata a farsi un week end
col suo adorato Denver, ma per dei problemi, arriveranno domani,
anziché oggi. Perciò non dovendo tornare a casa,
mi fermo di nuovo alla dump, con Billie e Mike. stavolta siamo in tre.
Ma la situazione è diversa. Io ormai mi fido ciecamente di
Billie, e di Mike soprattutto. Questa è la seconda volta che
passo a dormire da loro, quindi niente soggezione. Solo chiacchiere
fino alle due di notte con questi due pazzoidi, e poi chi lo sa. Ho
portato con me una borsa con il mio pigiama e lo spazzolino,
perciò salgo subito in bagno e metto il mio bellissimo
pigiama. Mike non si astiene dal fare commenti.
"Ma è diverso da quello dell'altra volta!"
"Mike, stiamo parlando di un pigiama estivo che tu hai visto un mese
fa, quando ancora faceva un caldo pazzesco. Noi siamo arrivati a
novembre e se premetti, ho un freddo boia"
"Ehi, scusa!" Fa lui alzando le braccia, ridendo, facendo il finto
colpevole. Gli salto addosso, e lui comincia a correre come un cretino
per tutto il corridoio, fino a trovare di fronte un Billie con la
faccia da ebete che ci guarda, con lo spazzolino in mano, un
asciugamano al collo, nei suoi pantaloncini neri e maglietta a maniche
lunghe verde, e poi si mette a parlare.
"La smettete o devo prendervi a calci nel culo?" Dice sarcastico.
"Eddai Bill! Se vuoi puoi giocare anche tu!" Dice Mike, ricevendo
dall'amico come risposta uno sguardo accigliato e un silenzioso
'frocio' che fanno ridere il povero Dirnt. Billie rientra in bagno per
finire di lavarsi i denti, mentre Mike si avvicina a me e mi bacia. Mi
solleva tra le braccia e mi porta nella stanza, mentre io mi dimeno per
scendere giù, tra le risate perché questo
imbecille mi fa il solletico. E che diamine!
"Ma mollami!!! Ahahahah smettila imbecille, fammi scendere o giuro che
ti uccido!! Ahahah" Continuo a ridere, Billie si incazza dall'altra
parte del corridoio, e si mette a urlare.
"Vuoi lasciarla cazzo, o devo venire lì a prendervi a calci
nel culo per farmi smettere di comportarvi da coglioni?? Dirnt falla
scendere!" Dice lui. Mike e io ci fissiamo, tentiamo di tenere dentro
una risata. Billie non ci sente più, perché
silenziosamente Mike mi ha fatta scendere, perciò ci chiama.
"Ehi? Siete ancora lì? Se mi state facendo uno scherzo siete
dei fottutissimi idioti!" Dice, io tento di non ridere
perché ha azzeccato proprio ciò che vogliamo
fargli. Io e Mike ci siamo allontanati, io sto ad un lato della porta,
lui all'altro. Mi fa segno di stare zitta, e io annuisco, tentando di
non ridere. Lui mi sorride, poi arriva Billie che continua a chiamarci,
e usciamo all'improvviso. Lui balza, e cade per terra per lo spavento.
Nel buio gli saremo parsi come degli zombie. Io e Mike scoppiamo a
ridere nel vederlo lì con gli occhi spalancati, quella
matita nera attorno e quelle pupille verdi così chiare che
quasi non si distinguono al buio dal resto degli occhi. Si rialza a
stento, e poi si mette a sbraitare.
"Ma siete stupidi o cosa?? Ma ci mancava poco e ci lasciavo le penne
cazzo!! Ma questi scherzi idioti andateli a fare a gente che soffre di
cuore così almeno muore ed è finita
lì!!! Cazzo Mike, sei un coglione!!!" Dice, mentre Mike
continua a ridere e a piegarsi in due per evitare di cadere perdendo le
forze. Billie sorride alla vista dell'amico in queste condizione, e
alla fine finisce per ridere e saltare addosso a Mike, che senza sapere
il gioco dell'amico, cade a terra, e cominciano a lottare. Per farli
smettere, intervengo io, che ancora ridendo, cerco di riprendere fiato,
e li sgrido.
"Billie Joe Armstrong! Michael Ryan Pritchard!! Se non la smettete di
fare i fottuti idioti, vi prendo a calci nel culo!" I due mi guardano,
mentre sono su uno dei materassi, e smettono. Poi mi avvicino, mi getto
sul letto, stesa con le gambe sul pavimento e il resto del corpo sul
materasso che è orizzontale sotto di noi, e poi anche i due
imbecilli si mettono come me, uno alla mia destra, e l'altro alla mia
sinistra.
"Billie?" Lui mugugna come per dirmi di continuare, e io faccio
così. "Però dovevi vederti prima!! Sembrava che
avessi visto un fantasma!! Ahahah!!" Io rido, e Mike si aggiunge a me.
Billie un po' esitante, prima mi guarda, e poi ride anche lui.
"Ahahah Bill, sei unico!! Ahahah"
"Grazie! Tu invece sei un gay di merda!!" Dice Billie, scatenando una
risata ancora più fragorosa da parte mia, e anche da parte
dell'accusato. Ed è così, che tra le risate,
stanchi ci addormentiamo tutti e tre.
La mattina mi sveglio in un modo parecchio strano. Praticamente
stanotte devo essermi mossa parecchio, o almeno, devo a ver cercato di
girarmi, e sono finita addosso a Billie. Lui dorme, per fortuna, ma
Mike non c'è. Non è neanche dall'altra parte.
Spero non abbia visto questa cosa, o almeno che non l'abbia presa male.
Mi alzo subito, e scendo giù, per vedere dov'è
Mike. scendo le scale velocemente, e appena al piano sotto mi fermo e
sbadiglio, stiracchiandomi con un solo braccio. Vedo Mike seduto sul
divano, con il suo basso in mano, e prova una serie di tasti, senza
muoverne le corde. Corro verso di lui, alza la testa, mi sorride,
lascia il basso, e io mi siedo su di lui.
"Buongiorno!! Perché non sei rimasto su? Ti sei svegliato
presto…"
"Buongiorno…" Mi lascia un bacio sulla fronte, poi continua.
"Non avevo sonno, e mi sono alzato. Dobbiamo svegliare Billie,
perché dobbiamo andare presto alla fabbrica" Dice con tono
sereno. Poggio la testa sulla sua spalla e annuisco. Poco dopo arriva
Al. Rido già in partenza, perché so cosa
farà per svegliare Billie, ma assieme a lui entrano anche
Hal, Dave, Kevin, Melinda e Pat, e le due gemelle, ovviamente.
"Oh! Dov'è Bill? Ancora a letto?" Dice John. Mike fa
spallucce e annuisce. Allora Al lascia il pacchetto con la colazione
sul tavolino, si dirige alla batteria, e assieme a Dave si mettono a
fare casino, seduti uno su un lato e uno sull'altro lato del sedile
della batteria si mettono a suonare come i dannati. Indovinate un po'
chi si sente sbraitare dal piano di sopra? Ma ovviamente è
Billie, che si alza. Si sente prima qualcosa che cade a terra, poi un
lamento, un grido e infine dei passi molto pesanti scendere
giù dalle scale, attraversando prima il corridoio.
"Cazzo che botta…!" Se ne viene dicendo così
piano, massaggiandosi con una mano la testa e con l'altra un fianco,
poi alza lo sguardo e ci vede tutti, e allora sbraita. "Maledizione,
John!! Ti ho detto due mila fottutissime volte che non mi devi
svegliare con la tua fottuta batteria!! Cazzo Dave pure tu!! Quelle
maledette bacchette vi finiranno nel culo qualche giorno, lo giuro
cazzo!!" Si mette a gridare. Poi scoppiamo a ridere, e Al ci blocca.
"Calma Bill! Questa è l'ultima volta, giuro!"
"Cazzo, meno male!!" Poi ci riflette un po', strabuzza gli occhi e
riprende il discorso. "E perché?"
"Lascio la band" Un urlo sordo si sente nei due altri componenti. Che
cosa? Ma sta prendendo per il culo qualcuno? Cosa vuol dire che molla
la band? È uno scherzo?
"Cosa cazzo stai dicendo, Al?" Dice Mike, mentre Billie cerca di
riprendersi dall'urto delle parole, fredde e concise.
"Voglio tornare a scuola. Io devo tornare a scuola. Dai, ragazzi! Non
vi siete resi ancora conto che non c'è un fottuto posto per
noi? Non c'è. Fine. Se non ve ne siete accorti, beh, siete
stupidi e ciechi." Billie stringe i pugni. Questa è
un'offesa ai suoi sogni, alle sue ambizioni, e gli do ragione. Lo
guardo, sperando che non perda le staffe. Ma purtroppo anche lui delude
le mie speranze.
"Tu non sai un fottuto cazzo, allora. Tu non puoi parlare
così, dopo che ci che hai messi tu in contratto con la
Lookout!! Tu sei un fottuto codardo, ecco cosa!! Una sconfitta per me
non vale nulla, nella vite ne avremo tante!! E allora che cazzo fai,
eh? Se ci sono diecimila sconfitte, ti tiri indietro alla prima
occasione??? Sei un fottuto idiota, ecco cosa! Tu non ti meriti di
stare nella nostra band, non lo meriti! Sei un coglione, poltrone,
sfili soldi dalla mattina alla sera, bevi come una spugna e non fai mai
un cazzo!! E tu hai il coraggio di voler dire che vuoi lasciare la
band, che noi siamo ciechi e non abbiamo fortuna?? Lo sai cosa cazzo
vuol dire tutto questo per me, eh? Lo sai cazzo? No, tu non sai una
fottuta minchia! E sai che cazzo ti dico? Arriverà quel
fottuto giorno nel quale noi saremo grandi, e tu sarai un merda, John.
Niente." Wow. Io spalanco gli occhi. Hal, Dave e Pat si siedono
esasperati per terra, senza speranze loro tre sospirano. Le gemelle
invece si mettono in disparte, aspettando invano che qualcuno blocchi
Billie che sta uscendo in pantaloncini dalla dump. Guardo Al, e parlo
anche io.
"Per me ha ragione, scusa." Poi mi alzo, prendo il mio giacchettino e
lo metto addosso e poi quello di Billie dalla testiera divano, guardo
Mike, metto le Converse alla meglio ed esco anche io, per raggiungere
Billie. Avrà pure una maglietta a maniche lunghe, ma ha i
piedi nudi e un paio di pantaloncini che gli arrivano fin solo alle
ginocchia, e sono ampissimi e leggeri, immagino che freddo. Lo vedo
mentre cammina, con le mani nelle tasche del pantaloncino e la testa
bassa, che canticchia qualche cosa. Le parole. Le riconosco. Sono delle
parole che ho già sentito. Un flashback nella mia mente: un
muro, un ragazzo dai capelli neri che scrive con della vernice sul
muro, e mette la sua firma. Una mattina nella quale sono stata a casa
loro in questo mese, ho letto le parole. E le ricordo fervide nella mia
memoria:
"A small cloud has fallen
The white mist hits the ground
My lungs comfort me with joy
Vegging on one detail
The rest just crowds around
My eyes itch of burning red
Picture sounds
Of moving insects so surreal
Lay around
Looks like I found something new
Laying in my bed
I think I'm in left field
I picture someone, I think it's you
You're standing so damn close
My body begin to swell
Why does 1+1 make 2
Picture sounds
Of moving insects so surreal
Lay around
Looks like I found something new."
Sotto a questo testo c'era una scritta: green day. Per quanto ne so io,
green day in slang, dovrebbe voler dire 'giorno passato a fumare erba'.
E quindi? Che cosa significa davvero? Cioè, voglio dire non
può semplicemente voler dire giorno verde! Cosa mi
significa? La voce di Billie è particolare, diversa da
quelle delle altre canzoni. Ha di nuovo quella matita nera agli occhi,
l'ho visto mentre dormiva. E i capelli sono di nuovo neri, se li
è lavato diecimila volte e si sono anche allungati un po'.
Ma sono sempre scapestrati, sempre arruffati come delle spine. Lo
raggiungo quasi correndo, perché se non lo fermo adesso,
potrei fare altri pensieri, potrei dilungarmi troppo.
"Billie!! Fermati cazzo!" Gli dico io un metro dietro, lui smette di
cantare, e si ferma. Si gira e parla.
"Che cazzo vuoi pure tu? Non bastava John?"
"Smettila, io me ne sono andata perché ti do ragione!"
"Gli altri sono dentro perché mi danno torto?"
"Non lo so. Sono uscita due secondi dopo di te. Che cazzo ne so che
pensano, ma che ci frega? Non possiamo parlarne solo noi due? Non
possiamo lasciar correre, Bill?"
"Christie, tu non capisci. Ha insultato le mie speranze!! Come cazzo
faccio adesso a rivolgergli di nuovo la parola? È ridicolo!!"
"Lo so, ma io sono sicura che lui abbia preferito lasciarvi in questo
modo, facendovi credere che non gli importa più
nulla… Magari il motivo è un altro, solo che non
vuole dirlo"
"No… Al è sempre stato un fottuto idiota. Quando
dice una cazzata, è ciò che pensa davvero"
"Ma…"
"Lascia perdere" Lui è di fronte a me. Non ce la faccio. Lo
circondo con le mie braccia, e poso il viso sul suo petto. Lui ha un
odore diverso da Mike. molto diverso, non so descriverlo: è
sempre di tabacco e di pelle di auto, ma c'è qualcosa di
diverso che non so spiegare. Lui allarga le braccia, e so che
è titubante, ma alla fine mette una mano sulla mia spalla, e
riprende a respirare lentamente. Poco dopo ci dividiamo, lo guardo e
gli sorrido lui mi guarda sempre malinconico: sembra volermi dire
qualcosa, ma neanche lui sa cosa. Poi ricomincia a camminare. Io
abbasso la testa, e lo seguo. Vedo il giacchettino tra le mie mani, e
mi muovo subito per metterglielo addosso. Mi metto dietro di lui, e gli
poso il giacchettino, mentre lui ha ripreso a cantare. Alza la testa,
la gira e mi nota mentre gli sto posando il giacchettino sulle spalle.
Gli sorrido, e lui rigira la testa, parlando lievemente.
"Grazie…"
"Figurati…" Lui non risponde più, mette le
braccia nelle maniche e si abbottona il giacchettino, mettendo le mani
nelle tasche. "Freddo?" Che domanda idiota.
"Un po'…" Bah, almeno ha risposto ecco. Poi continuo io a
parlare.
"Forse dobbiamo tornare a casa… Dobbiamo andare
alla fabbrica"
"Andiamo noi due solo"
"Come noi due solo???" Non mi risponde, mi prende la mano, e comincia a
correre, facendo correre anche me. Ma che diavolo gli è
preso? Che cosa sta facendo? Non possiamo andare solo noi due, non ce
la faremo mai a portarli! E poi non sappiamo neanche se ce li daranno!
Intanto corro anche io, perché se no rischio di cadere, e
dico solo nella mia testa e nella mia lingua 'o la va, o la spacca' e
alzo gli occhi al cielo, verso qualcuno che deve assolutamente
aiutarmi, perché così, rischio un infarto.
.
.
.
.
.
.
.
.
A.a:
Curiosi? Vi ho lasciati allibiti /("-.-")\ non credo
proprio… Ma se siete curiosi, beh, recensite,
così mi faccio una ragione della schifezza che sto scrivendo
u.u comunque, ringrazio prima di tutto ringrazio in più
dell'altra volta la nona arrivata, Strix che ha messo la storia nelle
seguite, e anche la seconda arrivata che ha messo la storia nelle
preferite, aririddle. Grazie *-* poi ringrazio le fantastiche che mi
hanno recensita nel capitolo 8, Brain_Stew_, immancabile come sempre
(ti adorooo *-*) BrutalLove che mi segue sempre ( adoro anche te cara
*-*) e poi anche aririddle che appena arrivata mi ha recensita (sei una
grandee *-*). Oh, e grazie a quella famosa bella bionda, che mi
sostiene. E ai GREEN DAY ( fra poco vi vengo a vedere) \(*-*)/ (alza le
braccia al cielo e invoca la dea fortuna per arrivare viva con i
capelli fucsia e una maglietta verde con le facce dei tre nani in nero
al concerto *.*) BACIIII (sono sempre io, solo un po' più
euforica).... Nel prossimo capitolo ci saranno spiegazioni su dettagli,
per il momento non posso con i pad, perché c'è
bisogno di NVU che io ho solo per pc, come vi avevo già
detto (so solo che br è per portare il paragrafo a capo...
Che genio u.u). In ogni caso, visto che oggi, domenica 10 marzo 2013
comincia il tour dei Green Day, volevo lasciar loro un piccolo
pensiero...
Siamo con te, Billie,
perciò non cadere, per piacere. Cadi tu, cadiamo noi. Fatti
forza, saremo con te davvero. Tutti gli idiots del mondo. Fatevi forza
siete grandi. Fategli vedere chi siete, spaccate tutto e uscitene
vincitori come sempre. tanto lo sapete che avete le nostre voci
là che scalpitano per voi e con voi. Tutto questo
è reale, basta solo coraggio. Pensa a ciò che
devi fare, e basta. Le medicine? Pfh, non ti servono. La birra? Pfh, ne
fai a meno. Sali su quel maledetto palco e bruciali. Distruggili. Fagli
vedere chi sei. Perché solo tu puoi farlo, e solo tu puoi
ricevere le nostre preghiere. Non siamo tutti religiosi, io meno degli
altri ultimamente. Ma quello che posso fare, lo faccio col cuore, per
voi tre nani. Perché mi avete aiutata senza saperlo, e
quindi ve ne sarò eternamente grata.
Rage & Love
Una idiot.
P.s.:
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensiate tutte voi, che mi seguite ma non
vi esprimete… Vabbè se non volete è lo
stesso, vuol dire che non sono poi così brava come
scrittrice u.u in ogni caso, grazie in anticipo a chi
recensirà e a chi leggerà solamente. Un
grandissimo bacio a tutti i lettori/lettrici
Rage
& Billie
Your sincerely
Jade
Shenanigans
|
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Capitolo 11 *** Chapter 10: just a day all together. ***
Chapter
10: just a day all together.
Corre sempre più veloce, e io sono una persona asmatica,
purtroppo dovrei fermarmi a questo punto. Gli stringo la mano, mentre
cerco di respirare bene, ma non ci riesco, lui gira il viso verso di
me, e mi guarda, probabilmente devo avere un colore strano,
perché di botto si ferma, e si avvicina.
"Che è successo?"
"Soffro… Soffro di asma…" Strabuzza gli occhi.
Non ha capito una mazza. "Non posso correre per troppo tempo
né troppo veloce"
"E potevi dirlo prima cazzo, invece di ridurti in queste condizioni!!"
Dice lui, preoccupato.
"Ma se mi hai tirata come un foglietto e mi hai portata via correndo,
imbecille!!"
"Bah! Ma io non lo sapevo!!" Fa lui, con la fronte aggrottata. Io mi
metto a ridere, e lui mi guarda ancora peggio, e si rimette a
camminare. "Chi mi ama mi segua!" Dice. Ma lo fa apposta ad essere
così coglione?
"Che vuol dire mi ama?" Gli dico io seguendolo.
"E che ne so io! Tu seguimi e basta!" Cosa? Come? Che mi significa mo
che non sa che vuol dire?? Mah, sto ragazzo è una spina nel
fianco!
"Tu non devi avere molte amanti, eh?" Azzardo io.
"No… Tante spasimanti però"
"Ahahah si si e tu che ne sai? Ahah ti sopra valuti, sai?"
"Io? Mah… Non direi. In fondo conosci chi mi sbava dietro"
"Quella tipa della palestra? Kelly? La tua puttanella?"
"Si lei. Non è la mia puttanella. È la puttanella
della scuola!! È molto diverso!"
"Ahahah come no!" Dico io, con tono sarcastico, mentre anche lui ride.
"Una volta ci ha provato anche con Mike!"
"Ah si? Ahah e lui?"
"Ahahah se ne veniva a casa tutto incazzato, io non riuscivo a capire
perché, poi un giorno ho scoperto che quella tipa non gli
dava tregua, perché aveva avuto il suo numero da non so chi,
e così un giorno abbiamo fatto un piano."
"Quale piano?"
"Non te l'abbiamo mai raccontato? Ahah beh, allora stai a sentire:
Kelly aveva inviato a Mike un messaggio, dicendogli che voleva vederlo.
Presi il cellulare di Mike, senza che lui lo sapesse, e siccome lui non
aveva risposto, le risposi io. Le dissi una serie di cose…
Provocanti" Ridacchia, io sorrido e scuoto la testa pensando 'non
cambieranno mai', e poi lui continua. "E decidemmo di vederci. Lei
pensava che io fossi Mike, e questo era il bello. quando ci siamo
incontrati Mike non sapeva nulla, e io come un cretino lasciai il
cellulare a Mike, e arrivai in ritardo da Kelly, lei inviò
un messaggio al cellulare di Mike per sapere dove fossi, e Mike mi
chiamò, per sapere che cosa avessi fatto. Alla fine ce la
ridemmo tutti e due, tanto aveva già il nomignolo di
puttanella, non è che cambiava qualcosa…
Però da quel giorno quella cosa mi sta attaccata come una
sanguisuga…"
"Ahahah questa è la storia più ridicola che io
abbia mai sentito!! Che sfigati! Da fare uno scherzo non ve la togliete
più dai coglioni!! Ahahahah" Non ce la faccio più
a ridere, ma sta situazione mi fa ridere, anche perché
Billie è così affranto, e vederlo in questo stato
per me è troppo ridicolo, davvero.
Abbiamo fatto tantissima strada da quando siamo partiti, e l'aria
è sempre fredda. Questo poveretto c'ha un freddo sicuramente
con quei pantaloncini. Alzo lo sguardo dopo un po', e vedo uno stabile.
È enorme, ha un cancello di ferro verde di fronte, ed
è circondato da un muro giallo. Accanto al cancello
c'è una cabina, e c'è una persona con una specie
di cappellino da guardia, che ci guarda. Billi mi prende la mano e ci
avviciniamo. Parla lui.
"Buongiorno… Senta possiamo prendere i materassi rotti?" Fa
lui, mettendo prima una mano dietro la testa e poi indica il retro
dell'edificio. L'uomo gira il viso per guardare dietro, poi ci guarda
di nuovo e parla di nuovo.
"A che vi servono?" Io guardo Billie allarmata. Beh, a questo non ci
avevamo pensato. Billie mi rivolge lo sguardo e mi guarda speranzoso.
Poi rigira lo sguardo, e parla.
"Beh… Ehm… Ci serve per una casa"
"Una casa?" Dice curioso l'uomo.
"Una casa! Cosa c'è? Dove crede che si mettano dei
materassi?"
"I materassi si comprano! Ecco cosa c'è."
"Non sono per noi. Sono per dei ragazzini che vivono per la strada."
Dico io, perché Billie si sta surriscaldando per via delle
troppe domande. Lo salvo prima che possa prendere a parolacce questo
tipo, che mi risponde abbastanza cortesemente.
"E va bene… Avete un camion per portarli?" Io e Billie ci
guardiamo di nuovo.
"No…"
"E come avete intenzione di trasportarli?"
"Posso chiamare qualcuno dei nostri amici…" Dico io,
prendendo il telefono dal giacchettino. Per fortuna ho l'abitudine di
lasciarlo nelle tasche dei giacchettini la sera, così la
mattina non vado impazzendo per trovarlo. Billie mi guarda e io
procedo. Chiamo Mike, che non ci mette troppo per rispondere.
"Mike!"
"Christie? Ma dove cazzo siete finiti? Non dovevi riportarlo a casa?"
"Stai calmo! Io e Billie siamo a prendere i materassi!! Smettila di
urlare, cazzo! Veniteci a prendere piuttosto!"
"Avviso Pat. Aspettateci lì" E chiude la chiamata. Certe
volte Mike mi fa incazzare, perché quando parla al telefono
con qualcuno, non si rende conto che sbraita come un idiota. Certe
volte mi viene da chiudergli il telefono in faccia. In ogni caso guardo
Billie, che rivolge poi lo sguardo al signore di fronte a noi. L'uomo
apre il cancello, e Billie entra per primo.
"Tu resta qua. Ci penso io. Quando arriva Mike fammi raggiungere da lui"
"Va bene…" Mi siedo sul muretto, mentre Billie entra nel
recinto dello stabile. Aspetto un po', e subito vedo arrivare Mike con
Pat e gli altri in un furgoncino blu e verde. Un furgoncino blu e verde
stile hippy. Ma mi prendono per il culo? E che cosa vogliono mettere
lì dentro? E noi dove ci sediamo poi? Mike scende di corsa
dall'auto appena Pat parcheggia. Tutto preoccupato si dirige correndo
verso di me, e mi controlla.
"Tutto apposto?"
"Non dovresti preoccuparti di me. Piuttosto vai da Bill che ha bisogno
d'aiuto!" Gli dico io, lui annuisce e corre dentro alla recinsione. Poi
Pat si dirige verso di me, seguita da Hal, le gemelle, Dave e Kevin.
"Che ti ha detto?"
"Chi?"
"Billie! E chi se no?"
"Ah… Boh, nulla, perché? Cosa avrebbe dovuto
dirmi?"
"No, niente. Giusto così per sapere."
"Okay… Ehm… Senti stasera verrai con noi, vero?"
"Si, ci vengo, perché?"
"E cosa metti?"
"Mmm… Ora che ci penso non so… Forse
metterò una felpa verde con dei jeans e una maschera
strana… Tu?"
"Oh… Wow. Io non so… Metterò dei
vestiti vecchi e credo che mi truccherò… Non
sarà proprio una maschera tipica, ma credo che
sarà originale… Dopotutto nessuno si traveste da
zingara."
"Ahahah no no, dopotutto nessuno lo farebbe!"
"Appunto! Dai non sarò poi così brutta, anzi
magari sarò anche meglio di così!"
"Scherzi? Ahah sei simpatica!!" Mi guarda seria, e poi mi parla ancora.
"Credimi: se stai con uno come Mike e gli piaci, allora vuol dire che
sei perfetta."
"Per lui."
"Ha dei gusti molto particolari"
"E un po' brutti, direi"
"Mah, io non direi… Non è l'unico che ti sbava
dietro"
"Ah si? E chi è l'altro?"
"Mike dice che c'è un tizio a scuola che ti ronza sempre
attorno"
"A te lo dice?"
"Sono amica loro da quando sono nati. C'è solo un anno di
differenza tra noi, io sono nata ad aprile, Billie a febbraio e Mike a
maggio"
"Mmm… Vabbè e chi sarebbe questo tipo? Le uniche
persone che mi stanno sempre attorno sono lui, Bill e un ragazzo che
viene con me ad alcune lezioni, e non mi ronza poi così
attorno."
"Come si chiama?"
"Kal"
"Mmm… No, non mi pare sia lui"
"Se non è lui, allora Mike sogna queste cose la notte"
"Ehi ehi calma! Ho detto che non mi pare, perché non so bene
come si chiama, non lo sa neanche lui."
"Figurati! Non lo sa lui e va cercando di essere geloso!!"
"Non ti arrabbiare, sei la prima dopotutto, non è abituato"
"Sorvolo solo perché è Halloween"
"La festa dei morti? Oh beh, ringrazierà questa festa per
tutta la vita!" Ridiamo assieme. Lei è
così… Come dire, aperta con me. Credo lo sia con
tutti, ma è una persona speciale, quindi non penso che sia
così sincera con chiunque. Le gemelle si avvicinano a noi, e
io chiamo Kevin.
"Kev!! Vieni qua!"
"Che c'è?" Si avvicina anche lui. Lo prendo per braccio, e
lo tiro in disparte, facendo cenno a Pat di aspettarmi.
"Quale delle due?" Lui abbassa la testa, poi la rialza e sospira.
"Sandy"
"Ma che, la rossa?"
"Si…"
"Oh mio Dio. tu sei fuori. Vabbè che anche Sandra era rossa,
ma così no, eh!! Lei non è così
puttana"
"Senti, ma la vita è mia o tua?"
"Tua, io ti consiglio. Se poi te le ritrovi a gambe aperte su uno di
quelli della casa, tipo Bill non è colpa mia."
"Ah si? Bill? E casa ha di più di me Bill che lei se la
dovrebbe fare con lui?"
"Prima di tutto abbassa il tono della voce, seconda cosa allontanati
perché mi stai sputacchiando tutta, e terzo calmati che ce
ne sono di cose che Bill ha in più di te."
"Scusa…"
"Non preoccuparti…" Gli sorrido, poi lui mi abbraccia, e ci
stringiamo forte, posando la testa l'uno sulla spalla dell'altro, come
due fratelli. Infondo è ciò che siamo, no? Kevin
non è mai stato così strano. Da quando
è qui, è un po' cambiato. Ma dopotutto sono
felice che sia tornato, perché una parte di me è
con me di nuovo. Lui è il mio migliore amico, non potrei
sostituirlo con niente al mondo. L'ho lasciato in un modo, adesso lo
ritrovo in un altro. Non so cosa sia accaduto, ma qualcosa o qui o
prima che venisse qui, lo ha mutato. È sempre lo stesso
ragazzo sorridente e spensierato, accidenti, ma ha un comportamento
diverso con me. Quasi più pauroso di una mia reazione ad una
sua battuta strana. Quasi come se in qualche modo abbia paura di
perdere la mia amicizia. E non so perché, forse la rottura
con Sandra e il suo trasferimento qui, causandogli diverse amicizie
perse, lo hanno portato a pensare che adesso sono la sua unica ed
ultima amica. Ma si sbaglia, perché sia Billie che gli altri
sono persone davvero socievoli, un po' spensierate come lui, ma tutto
sommato delle brave persone. Caratterialmente almeno. Billie diciamo
che è un po' particolare, abituato ad essere il capo di
tutti, anche di se stesso. Un po' come me. Non so se lui sia totalmente
come me. Che ne so io del suo passato? Conosco il mio a stento,
ciò che ricordo è che Sandra mi ha fatta quasi
uscire dalla mia dipendenza dall'alcol, e non ci è riuscita
del tutto perché ora che sono qui, ciò che faccio
quasi sempre è bere. Non fumo molto, perché non
mi è mai piaciuto, ma se mi passano una sigaretta me la
faccio volentieri. In ogni caso, dopo un po' arrivano Billie e Mike con
il signore dietro di loro che porta dieci materassi su un muletto. Pat
entra nel furgoncino e fa marcia indietro mettendo la parte posteriore
di fronte al cancello, così da permettere di far entrare i
materassi nel cofano. Billie e Hal si salutano dandosi le mani e
avvicinandosi colpendosi un pochino, poi Bill si avvicina a Kev e fa la
stessa cosa. Poi guarda me, gli sorrido, lui ne accenna uno, e poi va
da Pat, che, dopo essere scesa dall'auto, si mette a guardarci. Quando
noto che ci guarda, inarco un sopracciglio, e lei scuote la testa
sorridendo. Alla fine vedo Mike intento a sistemare i materassi assieme
al signore, e Billie corre poi ad aiutarlo. Non riesco a vedere bene se
i materassi sono rotti o meno, ma credo che Billie e Mike abbiano
scelto i migliori che c'erano tra tutti quelli da buttare. Sono destata
dai miei pensieri nel momento in cui sento la voce di Billie esclamare
e nominare Mike.
"CAZZO MIKE!!! STAI ATTENTO, MALEDIZIONE!!! IL FOTTUTISSIMO PIEDE
È MIO!! FAI CADERE UN ALTRO MATERASSO E VEDI DOVE TE LO
FICCO CAZZO!!" Per fortuna che non ha finito la frase con un aggettivo
rivolto all'amico. Mike spalanca gli occhi, e lo guarda incredulo. Poi
abbassa la testa e vede il materasso sul piede di Billie, e rialza la
testa, mentre nota che il viso di Billie assume simultaneamente
colorazioni tra il viola e il rosso. Io scoppio a ridere, e Mike mi
guarda, facendosi scappare un sorriso. Poi rivolge di nuovo lo sguardo
a Billie che lo vede sorridere, capisce che uno di noi sta ridendo, e
si gira. Io tossisco per fare finta che non sono io a ridere,
però poi Pat mi guarda, e anche Kevin e Hal lo fanno, e si
mettono a ridere, facendo scoppiare di nuovo anche me. Dave
si mette a ridere anche lui e Billie grida anche in testa a lui.
"Cazzo ti ridi tu, E.C.?? A te i piedi servono per suonare, vero? E
allora vienimi a dare una mano, così capisci che cazzo vuol
dire tenere sti cosi su un piede solo!!" Questo ci fa scoppiare ancora
di più. Mike aiuta il nano a togliere il peso dal piede, e
noto che i materassi sono due, non uno solo. Povero Billie! Dio non
riesco a smettere di ridere. Mi dispiace per il suo piede, ma potevano
stare entrambi più attenti! E poi certe cose che ti lasciano
davvero con il fiato corto, perché ti vedi un Billie
incazzato nero, più nero dell'asfalto, e un Mike che tenta
di non ridere e di non pronunciare vocale che non sia anche 'a', e
intanto però ti guarda e sa che se ridi tu,
riderà anche lui. E quindi cerchi di non ridere. Non posso
non ridere, tanto alla fine anche Billie si è rassegnato, e
si è messo a ridere con noi. Alla fine chiudono il
bagagliaio del furgoncino ed entriamo tutti dentro. Pat si dirige verso
la portiera, entra Kevin, poi entra Hal, poi le gemelle, poi Dave, Mike
e mentre sta per entrare Billie faccio il conto. Siamo ove fottuti
elementi. Sette sono entrati. Ma come cazzo hanno fatto ad entrare.
Blocco Billie che mi sta lasciando il posto accanto a Mike, e lascio la
mia mano sul suo braccio.
"Come cazzo facciamo ad entrare tutti??" Lo guardo sbalordita. Butto
un'occhiata all'interno del furgoncino, e senza che Billie apra bocca,
ho già visto tutto. Le gemelle sono una sopra ad Hal e
l'altra sopra a Kevin. Sopra a Kevin neanche a farlo apposta,
c'è proprio Sandy. Guardo Bill che ha una faccia da ebete
stampata sul volto, impaziente che io salga. Appena metto piede sul
furgone, la prima cosa che sento è qualcuno che fischia da
dietro. Mi siedo su Mike, e giro il viso verso quel deficiente di
Billie.
"Cazzo hai da fischiare eh, nano?"
"Nano? In confronto a te sono un gigante! Ahahah"
"Fottiti!"
"Hai un bel culo!" Ride di nuovo, poi sale sul furgoncino.
"Bastardo! Fischia di nuovo e ti uccido!! " Dico io, ridendo e
pizzicandogli la pancia quando sale sul furgone e chiude la porta. Poi
ci avviamo verso la dump. Pat non è una maga a guidare, poi
abbiamo il peso dei materassi che ad ogni curva sembra che il
furgoncino voglia cappottarsi. Addirittura ad una curva, io cado
addosso a Billie che alza le braccia e mi guarda mentre ho la testa
sulle sue gambe e cerco di alzarmi. "Abbassa le braccia cretino,
aiutami!!!" Lui mi accontenta, e mi dà una mano per aiutarmi
ad alzare. Mi siedo su di lui perché non posso passare da
Mike ora che siamo in corsa. Mi metto di spalla allo sportello per
controllare che Billie tenga le mani a posto. Lo so che non sembrerebbe
ma non ho raccontato la storia di questo mese! Non è
completamente un pervertito, ma quasi. Fa certe battutacce che ridi
solo perché ti rendi conto di quanto sia deficiente chi le
sta dicendo. E sono tutte legate al sesso. Come si fa ad esserne
così ossessionati? E il bello è che tutti i
ragazzi di quella catapecchia sono divertiti da quelle battute
squallide che fa! Assurdo. Alla fine arriviamo alla dump. A scendere
per primo è Billie, perché io mi sposto su Mike e
lui è libero di uscire. Pat, Kevin e Hal scendono invece
dall'altro lato. Dave scende con noi assieme alle due gemelle. Appena
scende anche Mike, aiuta Billie a prendere il primo materasso e uno
ogni coppia li trasportiamo in casa. Io e Pat ne prendiamo uno, Kevin e
Hal anche, le gemelle non si raccapezzano neanche a prenderne mezzo, e
alla fine Dave aspetta rinforzi da Mike o da Billie, oppure da noi due
o da Hal e Kevin. Alla fine esco io ad aiutarlo, e così, due
materassi per coppia, e il gioco è fatto. Siamo nove, in
realtà sarebbe bastato che le due gemelle ne prendessero
almeno uno, e avremmo evitato di dover uscire in due una terza volta
per prendere il settimo materasso. Quelle due le dovrebbero cacciare.
Io sono un filo rispetto a loro, eppure non ho fatto tante storie per
trasportare tre materassi. Loro invece non ne hanno toccato neanche
uno! Aspetta. Fermi tutti. C'è qualcosa che non va.
"RAGAZZI!!!!!! MANCA QUALCOSA!!!!" Billie allarmato esce fuori,
perché io sto chiudendo il furgoncino.
"Che c'è? Mi hai fatto prendere un colpo!!"
"E i cuscini?" Bilie mi guarda attonito.
"E TU PER DEI FOTTUTI CUSCINI GRIDI COME UN'OCA GIULIVA?? I CUSCINI SI
TROVANO CAZZO!!"
"Senti chi ha parlato, l'uomo calmo e saggio!!" Metto le mani ai
fianchi. È inutile, ogni discorso con questo ragazzo
finirà sempre di merda. Intanto lui scuote la testa mentre
si gira e rientra. Io lo seguo con le braccia conserte ed entro anche
io in casa. Pat e io ci mettiamo d'accordo per iniziare le pulizie. Ci
muniamo di scope e secchi, e li portiamo fuori.
"Perché li porti fuori?" Mi chiede Mike.
"Perché voi ragazzi dovete portare i fottutissimi armadi
fuori da questo porcile. Avanti!! Prendete i mobili che ci sono e
metteteli fuori, così prendono un po' di aria!!"
"Ma la cucina…?" Fa poi Kevin.
"Della cucina dovete portare fuori il tavolo e i mobili che si possono
trasportare, genio!" Fa Pat. E così, con Billie che dirige i
lavori, e Mike che li fa eseguire, i mobili vengono portati fuori da
cinque ragazzi, compresi i due dittatori. Si perché sembrano
due dittatori.
"Cosa cazzo fai?? Questo non lo devi portare così,
perché se cade puoi farti male coglione!" Fa Billie a Dave
che porta il tavolo trascinandolo per un piede. Che imbecille. Billie
invece prende con Mike quattro sedie, una sull'altra. Poi è
la volta del tavolo, poi del tavolino del soggiorno e poi il divano e
tutto il resto. Sopra non c'è molto. Solo un armadio mezzo
sgangherato che cade a pezzi non appena lo muovi un po', ma alla fine
sono riusciti a trasportarlo. Alla fine i ragazzi fanno due lavori.
Pulire e spostare i mobili. Si perché adesso ci devono dare
una mano per pulire questa schifezza. È mattina, possono
farlo benissimo! Stavolta siamo io e Pat a dirigere le operazioni.
Guidiamo Mike e Billie e gli altri che non sanno un cazzo di pulizie e
le due gemelle invece si occupano di Kevin e di Dave, mentre Hal resta
solo soletto. John non è qui… Chissà
dov'è. Oh beh, ha vent'anni, sa badare a sé
stesso. Chissà però dove se n'è
andato, e se a Billie davvero non interessa, anche se è da
poco davvero che è via. Poco dopo sentiamo bussare alla
porta. Vado ad aprire, e mi ritrovo di fronte dei ragazzi, che ho
già visto una volta, forse quando ho conosciuto Billie e
Mike, credo. Dovrebbero essere quei tizi che Hal mi presentò
come Jared, Phil e Chris. Io mi giro verso Mike che mi sorride e mi
annuisce, e capisco che i due sono qui per le pulizie. Quindi i tre
entrano e anche loro si mettono a pulire casa. Arrivano rinforzi, che
bello!! ci sono abbastanza pezze per tutti, le scope sono quattro,
perciò sono solo per noi ragazze. Pat è brava,
sembra abbastanza abituata, e nel frattempo Billie intona delle note
con la sua voce. Si mette a cantare e comincia con una canzone che
hanno scritto poco dopo ciò che hanno combinato al
professore di biologia e si chiama 409 in your coffeemaker. Si, l'hanno
chiamata proprio così. Che idioti! Intanto Bill si mette a
cantare e Mike lo segue. Poi si mettono a cantare Dave, Pat, le
gemelle, i ragazzi, manco solo io. Alla fine, dopo qualche parola,
comincio anche io a cantare, tanto il testo lo sappiamo tutti,
è uno dei pezzi che cantano spesso nelle loro frequenti
esibizioni al Rod's. ce n'è un'altra, Rest. E ci mettiamo a
cantare anche quella: per quanto impossibili da cantare senza base,
Bill sa il ritmo delle sue canzoni a memoria, come anche Mike,
perciò seguiamo loro, e non possiamo sbagliare. Arriva
già mezzogiorno, perciò dobbiamo andare a
prendere da mangiare. A casa mia probabilmente non c'è
nessuno ancora. Mi faccio accompagnare da Billie, perché
Mike sembra stanco morto, e che si è addirittura seduto per
terra tanto è stanco. Usciamo di casa, e mi dirigo alla mia,
dove spero davvero non ci sia nessuno, perché altrimenti
è poco ma sicuro che mia zia mi obbligherà a
restare a casa. In ogni caso, appena arriviamo, vedo le tende chiuse,
segno che in casa non c'è nessuno. In ogni caso, prendo le
chiavi dal giacchettino – eh già, io sono ancora
in pigiama, Billie no, si è voluto mettere un pantalone da
tuta- e apro la porta. Sorrido quando mi accorgo che la porta era
chiusa a chiave, e appena spalanco la porta, ci entro. Non
c'è né mia zia né Ramona. Boh,
chissà dove sono. In ogni caso, mi avvicino al telefono per
vedere se ci sono messaggi, e Billie mi segue. Lascio le chiavi sul
tavolino dove sta il telefono e mi dirigo in cucina. La buona abitudine
di mia zia di prendere sempre un sacco di sandwich è utile
in ogni occasione. Prendo venti sandwich- lo so che sono tantissimi e
che noi non siamo una panetteria, ma mia zia li aveva presi per me e
Ramona che dovevamo restare sole in casa per due giorni, e
cioè sabato e domenica. È stata
previdente, e quindi ne ha presi davvero tantissimi, e siccome non ne
abbiamo mangiati, questa è una buona occasione per far
credere che siamo state a casa e abbiamo mangiato, ammesso che le
importi qualcosa ancora di noi. In ogni caso, Billie mi aiuta a
preparare i sandwich: lui li apre con un coltello, io invece ci metto
dentro ciò che trovo nel frigorifero e poi glieli
ridò perché li metta in dei fazzoletti e poi
nell'alluminio. Quando finiamo, prendo una busta e li metto dentro, poi
usciamo di casa, e chiudo la porta. No. Aspetta. Ritorniamo indietro.
La porta è chiusa, ma… Le chiavi?!
"Cazzo!!!! No!! Le chiavi le ho lasciate dentro!! No no no no!!
Maledizione!"
"Oh cazzo." Dice lui, mettendo una mano dietro la nuca.
Bell'incoraggiamento. Un semplice oh cazzo. Grazie amico.
"Grazie del sostegno!!! E mo come cazzo faccio??"
"Dov'è tua cugina?"
"Che cazzo ne so! Sarà con qualche bimba minchia della sua
classe…"
"Magari lei ha le chiavi! Prova a chiamarla!"
"Genio, e secondo te io non ci pensavo prima?! Il telefono non ce l'ha,
stava vicino al telefono di casa, e in più neanche lei ha le
chiavi!"
"E ma che cazzo di genio che è tua cugina eh!
Cioè un po' più intelligenti i vostri non vi
potevano fare?"
"Parla per te che ti hanno fatto cazzone!!" Gli tiro un pizzico allo
stomaco, lui mi prende da dietro, e io gli sfuggo e mi metto a correre.
"CHRIS SE TI PRENDO TI STUPRO!!!" Mi grida quando sono già
lontana. Io mi metto a ridere. Questo è uno dei suoi modi
per dimostrare affetto agli amici.
"AHAHAH PROVACI ARMTRONG, SE MI PRENDI TE LO CONCEDO!! AHAHAHA" Corro
sempre più veloce, anche se per terra c'è la neve
che si sta sciogliendo per il sole che sta uscendo finalmente,
finché non arrivo alla dump, e Billie è a qualche
metro da me, intento a correre anche lui senza cadere. Lo fa apposta a
non andare più veloce, lui può raggiungermi, ma
non è bastardo, anche perché lui la sua parola la
mantiene. Entro in casa, e chiudo la porta. Gli altri mi guardano, non
ho io la busta dei sandwich. C'è chi si massaggia lo
stomaco, chi invece beve qualche birra e poi c'è Mike ancora
seduto a rileggere dei fogli che non so di cosa siano. Billie arriva
qualche secondo dopo, e bussa alla porta. Usa i suoi stratagemmi per
farsi aprire la porta, uno dei quali mi fa rischiare la pelle.
"RAGAZZI HO IO I SANDWICH!! SE CHRIS NON SI TOGLIE DALLA PORTA, NON
MANGIATE!!" E poi si mette a ridere. Allora i ragazzi si alzano, e mi
vengono incontro come gli affamati, buttandosi sulla porta per aprirla.
Wow ma da quant'è che non mangiano? Mi allontano dalla
porta, e guardo la scena: colui che doveva essere aiutato, adesso
è nei guai. Gli stanno andando addosso, e infatti poverino
riesce a stento a fermarli. Rido: l'ho messo proprio nei guai. Si mette
a distribuire i sandwich, e poi rientrano tutti, e saliamo al piano di
sopra, dove c'è più spazio per mangiare
più o meno comodamente. Ci sediamo tutti per terra, e ci
mettiamo a mangiare i sandwich che ho preparato, tra le risate delle
battute che fa Pat, la ragazza più spontanea del pianeta
Terra, mentre Mike e Billie prendono le loro chitarre, Billie la Blue,
e si mettono a suonare qualche nota e tutti assieme cantiamo quelle
poche parole che possiamo conoscere dei testi di Billie. Poi Pat fa la
proposta più imbecille del pianeta.
"Giochiamo al gioco della bottiglia?"
"Eeeh?" Chiediamo tutti in coro. Lei si alza, fa segno con un dito di
aspettare, e scende giù. Risale poco dopo con in mano una
bottiglia di birra, vuota. Ce la mostra, allora sono io a fare la
domanda che tutti vorrebbero.
"E cosa dovremmo fare con quella, Pat?"
"Ma è semplice!! Avete presente quel gioco di obbligo o
verità?" Allarga le braccia in segno di ovvietà,
e ci guarda tutti in viso. Sembro essere l'unica a conoscerlo,
perciò rispondo io, mentre gli altri mi guardano.
"Beh?"
"Come beh? Ci giochiamo!"
"Ma sanno tutti le regole?"
"Certo che si!... Cioè… Dovrebbe essere
certo…" Lei si siede di ginocchia per terra, sconvolta.
Nessuno conosce il gioco, o l'hanno dimenticato. Ma non fa nulla, non
è poi così difficile. Mi alzo, e comincio a
parlare a tutti.
"Allora ragazzi! Per chi non conosca il gioco, è molto
semplice: uno di noi a turno fa girare la bottiglia, e poi deve
scegliere se fargli fare dire qualcosa. Se sceglie obbligo
può far fare a questa persona che è capitata
qualsiasi cosa. Se invece sceglie verità, può
farsi svelare qualsiasi segreto. Sia gli obblighi che le
verità si scelgono da un mazzo di carte. Quello che capita,
si fa! Va bene?"
"E se io non voglio rispondere?"
"Ti forziamo!!" Rispondo a Kevin. Rido e lui anche. Alla fine
cominciamo il gioco, perché tutti sono consenzienti. Pat
scende a prendere la sua borsa, e da essa prende due mazzi di
cartoncini. Uno giallo, le verità, e uno rosa, gli obblighi.
Pat gira la bottiglia per vedere chi comincia, ed essa si ferma su
Billie.
"Bill, cominci tu!" Billie è seduto accanto a me, Mike
è alla mia destra, lui a sinistra.
"Okay… Vediamo un po' chi capita…" Si avvicina
alla bottiglia, e la fa girare. Si ferma su Sally. Billie si mette un
po' a pensare, ma ci mette troppo, così gli do una gomitata.
"Muoviti scemo! Dobbiamo farlo tutti e dodici!!" Rido. Lui mi guarda
perplesso. Poi sceglie. Prende un cartoncino giallo.
"Allora… Verità…" Poi legge il
biglietto e guarda Pat sconvolto e sarcastico. "Tesoro!! Ma li hai
fatti tu questi, vero? Non credo che qualcuno venderebbe cartoncini con
su scritte queste zozzerie!!" Ride. Anche Pat ride con lui.
"Si cucciolo, li ho fatti io!" Ride anche lei. Poi Billie tossisce per
schiarirsi la voce, e scandisce bene ogni parola.
"Hai mai fatto sesso? Se si, con chi?" Io sbircio sul cartoncino. Se
non altro, ha letto bene. Guardo la gemella. È diventata
rossa, anche Kevin è un po' imbarazzato. Lei risponde con
voce flebile.
"N-no…" Kevin sembra quasi sollevato. Però Billie
è il solito guasta feste.
"Come no? See e noi ci crediamo, non è vero?"
Però Kevin va incontro a Sandy, e ribatte.
"Ma non ho capito, se uno dice che si deve dire la verità,
non è detto che quella verità debba essere per
forza si!!" Billie Joe lo guarda ebete. Poi alza un dito con il plettro
in mano, perché poco fa stava suonando, e lui il suo plettro
non lo abbandona mai.
"Senti senti che c'abbiamo qui! Il suo avvocato? Oh, ma prego signore!
Senta, vuole accomodarsi nella fila? Ma lo devo aggiungere alla lista?"
"Quale lista idiota!!"
"Quella delle cose di cui non me ne fotte un cazzo! Io dico quello che
mi pare, chiaro? Se non ti sta bene, ciao!" Dice Billie. Mi scappa un
sorriso, che passa inosservato a tutti, tranne che a lui. Abbassa il
dito, e poi rimette i cartoncini al centro. "Allora verginella, visto
che è così, passiamo avanti." Pat gira di nuovo
la bottiglia, e stavolta capito proprio io.
"Christie, è il tuo turno! Bill, togli il bigliettino che
hai pescato tu, oppure mettilo per ultimo"
"Dai a me Bill, faccio io" Gli dico. Lui mi dà il
fogliettino giallo, e io lo metto in fondo agli altri. Gattonando mi
avvicino alla bottiglia, e la faccio girare. Il malcapitato stavolta
è Dave.
"Dave! Preparati bello!" Dice uno dei ragazzi di cui ignoro il nome.
uno dei tre che si chiamano Jared, Chris e Phil. Probabilmente Phil,
è l'unico che ricordo bene. Io sorrido a questo ragazzo, e
poi guardo Dave.
"Allora… Facciamo obbligo, va…" Prendo dal
mazzetto rosa una carta e leggo cosa c'è scritto. "Siediti
sulla persona alla tua destra come un bambino accoccolato per tutto il
prossimo turno!" Tutti scoppiano a ridere, perché la persona
alla sua destra è un ragazzo, e per di più
è proprio Phil, il ragazzo di prima.
"No! Ahah no! Io non mi siedo su questo qui! E per di più
come un BAMBINO ACCOCCOLATO?"
"Eddai, è solo un gioco ed è solo per il prossimo
turno!"
"Voglio vedere che capita a te nel prossimo turno!!" Rido io, qualsiasi
cosa mi capiti, beh, è solo un gioco, no? Dave si alza, e si
mette davvero accoccolato su Phil, mentre tutti si fanno una risatina,
mentre Bill fa commenti.
"Ma guardateli come sono teneri, mamma e figlio!"
"Fottiti fottuto Armstrong!" Poi il gioco continua, finché
non arriviamo all'ultimo. Io non sono ancora stata pescata. Mentre
Katie è capitata ben due volte, e tutti hanno fatto un
obbligo o una verità e a loro volta ne hanno dato uno. Hal
ad esempio ha dovuto bere un miscuglio di birra con la maionese. Per
fortuna è ancora tra noi. Katie ha dovuto dire se
è mai stata innamorata, e poi le è capitato un
obbligo nel quale doveva dare una sberla a chi le è di
fronte, cioè Billie. Si è alzata e gliel'ha dato,
e tutti si sono messi a ridere per la faccia di Billie. Poveretto. Poi
è stata la volta di Billie, e la scena è degna di
essere raccontata. Il primo biglietto a lui dedicato, era un obbligo da
parte di Sandy.
"Allora Bill! Metti le calze sulle orecchie per tutto il resto del
gioco!!" Billie si sfila le scarpe nere, prende i calzini dai piedi, e
li mette davvero sulle orecchie. Si alza in piedi e si mette a giocare
come un bambino, correndo per la camera come un aeroplano con quei
calzini, e noi lo accompagniamo battendo le mani a ritmo e ridendo come
i pazzi. Poi la seconda volta, il nostro caro Billie deve dire una
bella confessione. Pat è la seconda ed ultima alla quale lui
capita.
"Cucciolo, verità!"
"Tesoro! Dimmi tutto!!" Fanno tipo i pucciosi innamorati, sono due tipi
ridicoli.
"Allora… Chi è stata l'ultima persona che hai
visto nuda?" Bill non esita a rispondere.
"Mike!" Mike lo guarda e gli tira un pugno, si avvicina ancora di
più le gambe incrociate, e abbassa la testa. "Su dai, non
fare il timido!! Un po' di mesi fa stavamo al lago, ed era notte. Che
cazzo ne so che stava facendo! Giuro che si buttò nudo nel
lago!! Secondo me eri o ubriaco, oppure strafatto" Lo guarda di
sottecchi, accusatore. Tutti ridiamo, mentre lui ci racconta un po' di
quel tempo, del perché lui era fuori quella notte a
quell'ora, e poi sfodera un sorrisone, e, conoscendo il carattere un
po' timido del migliore amico, lascia perdere, e riprende il discorso.
"Va beh, poco importa. La domanda era a me, non a te" E quindi passiamo
avanti. L'ultimo a non essere capitato per dare ad un altro
un obbligo o una verità, è proprio Kevin.
"Olà! Kevin, tocca a te!!" Dice Pat.
"Va bene… Allora…" Gira la bottiglia, e
indovinate un po'? capito io, a pennello proprio.
"Ahah la nostra cara Christie finalmente capita per qualche bella
prova!" Dice Dave. Gli mostro il dito medio, con un sorriso stampato in
volto, e lui lo mette orizzontalmente, a formare una croce col mio, da
lontano.
"Fottiti EC"
"Anche tu, cara" Ridiamo, poi Kevin finalmente sceglie la mia pena.
"Allora cara Chris… Obbligo." CAZZO. Wow, non pensavo
facesse così male allo stomaco quel panino.
"Oddio che MAL DI PANCIA!! Scusate ma devo proprio
andareeee…" Mentre mi alzo e tutti ridono, Billie mi
trattiene per un avambraccio.
"Non avevi detto che era solo un gioco?" Dice lui. Ma vorrei strozzarlo
questo infame!!
"Bastardo!! Tu oggi me la paghi!!" Gli dico, poi gli sorrido. Mi siedo
di nuovo, e ascolto cosa mi spetta. "Che devo fare??"
"Allora… Qui dice: Bacia appassionatamente un peluche per
dieci secondi." Lui sorride soddisfatto.
"Ebbene sia! Amerò quel fottuto peluche come fosse il mio
amante!! Datemi il fottuto peluche!"
"Eccolo qui!" Pat si alza e prende dalla sua borsa un peluche.
"Scusa ma tu ti porti i peluche appresso?" Dico io divertita, prendendo
dalle sue mani un peluche a forma di porcellino rosa. Ma che cazzo,
giusto un porcellino!
"Certo che no! Ma siccome so che c'è scritto in quei
biglietti perché li ho fatti io, ho portato ciò
che di solito non si trova in giro!!"
"Sese vabbè! Io intanto mi sbaciucchio questo bellissimo
porcellino!" Avvicino le labbra al piccolo visino del peluche e le
lascio incollate. Poi sento Billie che parla.
"Non vi accoppiate, Chris! Ci sono altri pretendenti sia per te sia per
quel porco!" Tutti ridono, io non posso, se no perdo. Aspetto gli
ultimi secondi, e quando è finalmente finita, lancio il
peluche addosso a Billie che divertito, lo prende e lo ridà
a Pat. Ed è così che passa il pomeriggio. Beh,
quel poveretto di Hal si è beccato la seconda pescata prima
che il gioco finisse, e si è dovuto mettere un cubetto di
ghiaccio nei pantaloni, e aspettare che si sciogliesse. Non sto a dire
tutte le mosse che ha fatto per evitare che quel coso andasse a
refrigerare parti delicate. Povero ragazzo. Intanto io e Pat ci
mettiamo a pulire la stanza da tutte le carte dei sandwich, e le
mettiamo nella busta. I sandwich che sono rimasti li portiamo in
cucina, così possiamo mangiare stasera. Alla fine ci
rimettiamo a pulire casa. Riprendiamo il piano di sotto, dobbiamo solo
togliere la polvere dai mobili e riportarli in casa. Ma li entreremo
solo dopo aver finito tutto, perciò, invece di andare a
togliere la polvere, perché tanto fuori la polvere se la
riprendono, saliamo sopra, e ci mettiamo a pulire per terra e sui muri.
Poi arriva la volta del bagno. Oddio che schifo che c'è in
quel bagno. Forse non viene pulito da quando sono lì dentro.
Dopotutto le gemelle hanno l'aria di essere due che si getterebbero da
un burrone con le mani legate dietro la schiena, piuttosto che
lasciarle libere e finire per rompersi un'unghia cadendo. Sono fatte
così le troie, no? Ma non importa ora. La manicure se la
fanno un altro giorno. Adesso devono pulire anche loro,
perché le due saputelle vivono qui dentro come tutti gli
altri, e devono contribuire. Io, Pat e loro due, entriamo in bagno per
pulirlo. Ecco, a prima vista è piccolo, perché
effettivamente è una sorta di ripostiglio. Ci sono scatole,
armadietti rotti, una specie di lavatrice e un lavandino sporchissimo.
Per non parlare del water! Mio Dio! io non sarò certo una
che cerca la perfezione, ma cristoddio, questo scempio va eliminato,
è autodistruttivo! Una buona soluzione sarebbe metterci del
TNT e farlo saltare in aria. Ma poi poveretti dove andrebbero a
prendere un altro bagno? meglio di no. Ci dobbiamo solo ripiegare le
maniche e metterci d'impegno, così finiremo presto,
riporteremo i mobili in casa e alla fine avremo una bella dump fuori, e
una reggia dentro. Cominciamo a uscire tutte le cose superflue da
dentro, e ci muniamo di secchi pieni di acqua e detersivi, e ci
mettiamo a pulire. I ragazzi ci guardano mentre puliamo, addirittura
mentre sono piegata a pulire la vasca, mi sento un fischio da dietro.
So che era a me, perché purtroppo qui dentro di pervertiti
ce n'è fino al collo, e sono l'unica piegata,
perché Pat sta pulendo la doccia, e le gemelle invece stanno
sedute con le chiappe sui piedi, quindi non si vede una cippa. Io
invece devo piegarmi per poter pulire tutto, e sono in bella vista.
Alterata mi alzo, e mi rendo conto che non c'è né
Mike né Billie, così quando vedo il viso di
quell'ebete che ha fischiato gli sbraito come un animale contro.
"Razza di pervertito maniaco! Io non sono un fottuto cagnolino, ti
è chiaro? La vedi questa spazzola? Tra poco non
pulirà più la vasca, ma finirà nel tuo
fottuto culo se non te ne vai di qui!! Capito?" Lui mi guarda con aria
sorpresa, poi gira i tacchi e se ne va, mentre sento i passi di
qualcuno avvicinarsi. Mentre sono girata, credo sia ancora lui,
perciò mi giro, alzo la spazzola e sto per colpirlo, ma
quando vedo Billie che cerca di schivare il colpo mortale, abbasso il
braccio e lui mi guarda divertito.
"Ehi, guarda che devi pulire lì, non me!" E ride.
"Ma vai a cagare!!"
"Se non pulite il bagno non posso!!" Ride ancora, provocando anche in
me una leggera risata. Poi continua. "Che è successo? Ti ho
sentita gridare…"
"Nah, niente… Uno dei vostri amichetti coglioni mi ha
fischiato…"
"Capisco… Va beh, quando avete finito avvisateci che
portiamo su tutti i mobili…"
"Va bene, a dopo" Se ne va anche lui, mentre Pat gira il viso verso di
me, e sorride.
"Brava sorella! Una scenata un po' fiacca, ma meglio di niente!! Dammi
il cinque!" Mi dona un sorriso a trentadue denti, e il faccio come
richiesto, le do il cinque, e poi rido.
"Ahah si, beh se l'è meritato! La prossima volta che fa una
cosa simile glielo ficco nel culo questo coso! Solo che mi
dispiace… Povera spazzola!" Lei ride, poi scuote la testa e
parla.
"No… Meglio che usi qualcosa di vecchio… Povera
spazzola, meglio lasciarla in vita un altro pochino, non credi?"
"Ahahah si! Meglio così!" Poi mi rimetto vicino alla vasca e
riprendo a pulire. Quando poi abbiamo finito, mi alzo, scendo
giù e chiamo Billie e Mike.
"Ragazzi! Abbiamo finito!"
"Okay… Veniamo subito." Ma mentre si avviano verso l'esterno
assieme agli altri ragazzi, li blocco.
"No, aspettate! Allora… Io e Pat scendiamo, puliamo i mobili
e uno alla volta li rientrate."
"Si ma poi dove li mettiamo?"
"Giusto… Allora Pat e le gemelle puliranno e io vi
dirò dove mettere i mobili, okay?"
"Va bene. Allora falle scendere." Io salgo su, chiamo Pat e le gemelle,
e poi scendiamo tutte giù. Loro se ne escono fuori con tutti
i ragazzi e cominciano ad entrare mobili puliti e si può
dire anche piuttosto profumati, e io guido i ragazzi per farli mettere
per bene e nei posti giusti. Finito il nostro lavoraccio, ci accasciamo
tutti al piano di sopra, sui materassi. Io ho un'idea.
"Ragazzi, che ore sono?"
"Sono le sette, perché?"
"Possiamo andare a prendere i cuscini e delle coperte!!"
"Hai ragione, ma vedi… Siamo stanchissimi…" Dice
Billie, sbadigliando.
"Pat, puoi guidare?"
"Credo di si… Andiamo solo noi due?"
"Si, se per te non è un problema…"
"Solo che Bill ci deve dire da dove prendere le coperte." Billie apre
un occhio, e parla.
"Dovete andare in fondo alla strada… Lì
c'è un piccolo capannone… Di solito ci sono un
sacco di cose. Basta che andate a controllare, e se ci sono, li
prendete, se no… Aspettiamo domani e andiamo a vedere se ci
sono nella fabbrica dove abbiamo preso i materassi…"
"Va bene Bill… Ragazzi, torniamo tra poco!" Dico io, mentre
corro con Pat alla porta, e andiamo subito a destinazione. Il
capannone, è un po' malandato. È grandissimo, e
fatto per lo più da lamiere incurvate. Il tetto è
un po' arrugginito, credo. Voglio dire, è rosso, se non
è stato pittato, perché non lo sembra proprio,
è per forza un po' arrugginito. Poi io che ne capisco?
Magari non è ruggine. Comunque è aperto,
nonostante ci sia una specie di sportellone, ma è rotto, non
si può aprire, quindi qualcuno l'avrà spostato, e
adesso è accessibile a tutti. Non c'è scritto
né proprietà privata, né niente.
Diciamo solo che c'è una recinsione di filo spinato che
però è mezza rotta e quindi non costituisce un
problema. Almeno non per dei ragazzi. Entriamo dentro, e cominciamo a
cercare. Ci sono grandi scatoloni di fabbriche, e io e Pat ci dividiamo
per cercare in ogni sezione. Cercando cercando, arriviamo a trovare
qualche cuscino, lei ne trova sette, io uno solo. Forse alla dump ce ne
saranno altri, ma non ne serviranno mai così tanti in una
volta sola. I cuscini che abbiamo preso sono nuovi. Erano in degli
scatoloni con il simbolo di un'azienda che forse li vende, e in
più erano sigillati con del nastro adesivo. Io invece mi
metto a cercare, e trovo tre pacchi di lenzuola, di cui due sono di
lenzuola a fiori, e l'altro invece con lenzuola di colori diversi, e
alla fine trovo anche dei piumini. Di questi ne trovo tipo quattro
scatole, e siccome i piumini servono sempre, anche se non restiamo alla
dump, le carichiamo tutti nel nostro furgoncino verde hippy, e torniamo
a casa trionfanti. Ma appena entriamo, li troviamo tutti a dormire. Io
prendo due piumini e li metto uno addosso a Mike, e l'altro addosso a
Billie, che stanno vicini e sembrano morire di freddo. Poi mi guardo
intorno. La stanza sarà pure enorme, ma fidatevi di me
quando vi dico che sembra un centro di accoglienza per barboni. I
materassi sono tutti per terra, e nonostante siano sufficienti, quei
poveretti dormono ammassati come tanti animali. Li ho fatti stancare
per bene, ma almeno adesso non rischiano di prendere il colera! Io non
ho sonno , perciò mi rivolgo di nuovo a Pat, per farmi
accompagnare a casa.
"Pat, scusa… Puoi accompagnarmi a casa? Ho lasciato le
chiavi dentro e non ho idea di come entrare, perciò dovrei
andare dalla finestra, e mi serve il tuo aiuto."
"Mmm… Non mi sembra un bel piano, però vengo con
te." Mi sorride, e mentre siamo di fronte alla porta, sentiamo il
rumore di passi che si avvicinano.
"Che combinate?" Ci giriamo e vediamo Mike, mezzo stordito, che si
stropiccia gli occhi, e poi ci guarda.
"Mike io devo andare a casa per cambiarmi… Vengo fra poco"
"Billie mi ha detto che hai dimenticato le chiavi dentro, come devi
fare? Hai bisogno di aiuto?"
"Non preoccuparti viene Pat con me, torna a dormire…" Gli
sorrido, mi avvicino, mi alzo sulla punta dei piedi e gli lascio un
bacio sulle labbra, che lui ricambia. Poi io e Pat lo salutiamo e
usciamo, dirigendoci verso casa. Guardo le finestre. Le tendo sono
tirate. Segno che qualcuno è in casa. Scendo dall'auto
facendo segno a Pat di aspettarmi, e lei annuisce, scendendo dall'auto
e restando lì, ferma, accanto alla portiera dell'auto. Giro
la manopola della porta ed entro. Non si sentono rumori. Forse
è rientrata Ramona. Mi avvicino al tavolino del telefono e
prendo le chiavi silenziosamente, poi vedo che non c'è il
cellulare di Ramona. Deve essere lei, allora. Perciò salgo
le scale ed entro in camera. Per poco non mi prende un infarto. Ma non
è Ramona, cazzo!!
A.a.
Okay, questo capitolo è LUNGHISSIMO! Ma spero che compensi
la mia sfortunata assenza dei prossimi giorni, perché non vi
assicuro di poter aggiornare in tempo, dato che l'idea c'è,
ma non c'è il tempo per metterla per iscritto. Vi avviso
già adesso. Quindi se avete qualcosa da dirmi, ditela
adesso, oppure aspettate che io torni, forse fra un mesetto, non vi
assicuro troppo. Comunque, come avevo già promesso
nell'altro capitolo, siccome nel capitolo otto non sono state fatte
delle precisazioni, le faccio qui. Dunque, il fatto che Jason
Andrew Relva sia morto, è vero. Non so se il
ragazzo si chiamasse così, fatto sta che la canzone J.A.R.(Jason
Andrew Relva) -questo
il nome descritto, quindi non saprei…- ,
dell'album Insomniac
-e dunque non c'entra
con la storia perché Insomniac è successivo, ma
la persona esisteva comunque -, è dedicata da
Billie e Mike a questo ragazzo, morto a diciannove anni (?) -mi sa, mi devo documentare
meglio- non so per quale motivo - anche su questo devo
documentarmi, magari devo cercare nel testo, forse lo dice-
io J.A.R. la conosco appena, non l'ho mai sentita ma ho letto il testo
u.u. In ogni caso, come già sapete, la storia è
fondata su molti elementi veri, come questo e come la formazione dei
Green Day. Il nome della casa, dump,
non so se davvero si chiamasse così, ma non avendo trovato
informazioni a riguardo, e neanche riguardo alla casa -mi serviva solo un posto per
farli stare felici tutti insieme u.u-, ho dato questo
nome, che, come scritto nel testo, significa esattamente catapecchia -ehi, ho controllato le mie
nozioni sul dizionario
Hazon 2011,
quindi è del tutto corretto ed attendibile u.u-.
In ogni caso, la canzone scritta nel testo del nono capitolo,
ovviamente è Green
Day, scritta non so precisamente quando - a me sembrava consona alla
situazione-, facente parte dell'album 1,039/Smoothed
Out Slappy Hours, album pubblicato nel 1990, una specie di
riedizione -per chi non
lo sapesse o non conoscesse l'album proprio- dell'album
precedente 39/Smooth
più gli EP di 1,000
Hours e Slappy,
dall'insieme di questi, deriva il titolo dell'album (ma va-.-) sopra
citato. Quando è stato pubblicato questo album, c'era ancora
Al Sobrante come batterista, e comunque è stato pubblicato
dalla Lookout!
Records.
Ho seguito la linea temporale della storia reale, mettendo assieme la
storia dei singoli protagonisti-
la nostra cara(?) storia andrà avanti per un bel po',
ecco…-, infatti se andiamo avanti con la
storia, ci sono particolari in più che ovviamente non
c'entrano nulla con i Green Day, altrimenti questo sarebbe un saggio
sulla vita della band e dei componenti, ma in realtà,
è la vita di Christie.
Per l'appunto, questo capitolo è l'ultimo della prima parte
del racconto. L'ho divisa in fasi, non credo che saranno tutte di dieci
capitoli, e non so neanche quante parti saranno, ma so che ci saranno
delle divisioni. Vi renderete conto quando cambiano le fasi dal colore
del titolo. La prima fase è stata tutta rossa, la seconda
sarà blu, e così via…
Quindi, se siete arrivati fin qui a leggere, vuol dire che non vi ho
completamente annoiati, perciò, perché non
lasciare una misera recensione, dopo che le mie dita sono andate in
artrosi e il mio cervello reclama libertà dopo tre ore di
viaggio e altrettante di scrittura? Va beh, se non lo farete vuol dire
che la storia fa cagare, e non merita. Ma io la continuerò
lo stesso, tanto da perdere c'ho solo la testa u.u
Adesso passo ai ringraziamenti. Ringrazio innanzi tutto le tre
meravigliose ragazze che mi hanno recensita nel capitolo vecchio, e
chiedo umilmente scusa se non riesco sempre a passare per leggere le
vostre ff. Mi piacciono un casino, ma non ho tempo per andare a
leggerle tutta D: che schifo che faccio x.x comunque grazie a BrutalLove,
Brain_Stew_
e stefani
che hanno recensito (vi ADORO <3), e ringrazio ancora di cuore stefani
che l'ha aggiunta alle preferite e le seguite.
Poi un immenso grazie ai GREEN
DAY, che anche se non mi conoscono -e probabilmente se mi
conoscessero mi ripudierebbero completamente- mi aiutano
volta per volta.
Scusate ma ho davvero un mal di testa bestiale, i miei occhi si sono
ridotti a delle fessure per la stanchezza, e il mio cervello aspetta la
settimana prossima per dei raggi, per capire letteralmente che ho in
testa che mi fa così male. Per il resto, grazie ancora a chi
recensirà, grazie a chi leggerà solamente. Solo
una cosa: se leggete, un secondo di tempo per recensire non ve lo nega
nessuno. Sono gratuite grazie al cielo, e per di più cari
amici, non vado cercando recensioni lunghe ottanta chilometri. Per cui.
Sapete bene che il fandom degli one direction pullula di bimbe che
scrivo ottantamila recensioni per una storia di appena venti capitoli.
Diamo onore anche al fandom dei Green Day che è sicuramente
fatto di scrittrici più originali, alcune le stesse degli
one direction, e di storie molto più carine. Non come le
solite-
perché di bimbeminchia stanno anche su questo fandom eh!,
stanno dappertutto!- che descrivono una fan che si
invaghisce del cantante e alla fine ci finisce a letto. Io ho
cancellato la mia storia proprio per quel motivo: era diventata piatta
come le altre, non aveva più senso. La sto riscrivendo e in
estate forse la ricomincerò a pubblicare.
Quindi un bacione, e scusate il noioso papiro.
Rage
& Billie
The
Insomniac one called Jade the Nimrod (sono sempre io, la vostra
Imbrogli preferita ✘✘)
|
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Capitolo 12 *** Chapter 11: this is Halloween night. ***
RIASSUNTO
DEI CAPITOLI PRECEDENTI!!!
Jade,
una ragazza italiana, ma di origini americane, dopo aver perso i
genitori nella sua infanzia, viene presa in affidamento da sua zia,
Dora, che, senza figli e molto giovane, vive con sua nipote e John, suo
marito, zio di Jade da parte del padre. Ma, un'inaspettata lettera,
sconvolge la vita di Jade che, costretta a trasferirsi in America da
sua zia Kate, perde i suoi due migliori amici, Sandra e Kevin,
fidanzati. Arrivata in America, conosce Hallen, un ragazzo proveniente
da una famiglia poiuttosto povera, che, in cambio di lezioni da parte
di Kate, insegnante avviata, presta servizi per la sua famiglia, come
ad esempio andare a prendere i bagagli di Jade all'aeroporto quando
arriva dall'Italia. Subito Hallen si presta di accompagnare Jade per il
quartiere, per farle conoscere la scuola dove andrà e i suoi
amici, che abitano tutti assieme in una casa che successivamente
verrà chiamata dalla stessa Jade 'dump', che significa
appunto catapecchia. Infatti la casa è parecchio messa male,
e i ragazzi, tra i quali Billie Joe e Mike, amici di Hallen, decidono
di rimetterla apposto. Purtroppo, prima di poter fare ciò,
muore un grande amico di Billie e Mike, Jason Andrew Relva, fidanzato
di Patricia, o Pat, migliore amica di Jade. Nel frattempo, Jade si
sente insicura, crede di poter ricadere nel vizio del bere, che la sua
amica Sandra aveva tentato di eliminare. Alla fine Jade ricade, ma
sotto l'aiuto di Billie, veterano di questo problema e del vizio di
fumare canne e drogarsi, riesce a contenersi per quanto possibile,
senza dare a vedere del suo problema. Intanto sua zia Kate, si fidanza
con Denver, nome fasullo di Robert, padre adottivo di Mike, separato da
sua moglie, che per arrivare alle ragazze della dump, si serve delle
loro madri, ignare di tutto ciò che accade alle loro figlie.
Alla fine, Jade crede di essersi innamorata di Mike, cosciente
però di provare sentimenti anche per Billie. La casa viene
rimessa a posto, e i ragazzi vivono assieme momenti felici ma anche
tristi, con la musica degli Sweet Children, gruppo composto da Billie,
Mike e Al Sobrante, un ragazzo ormai ventenne che lascia la band per
ridedicarsi alla scuola. Arriva intanto la festa attesa da tutti:
Halloween.
Chapter
11: this is Halloween night.
Sente i miei passi, e si gira. Il suo viso. La sua altezza. Questa
persona non è esattamente mia cugina.
"C-che c-cosa ci f-fai n-nella mia cam-mera??" Dico io, spiazzata.
Quando sono sconvolta o agitata o fuori da un normale sentimento,
quindi quando sono arrabbiata o cose varie, mi trema la voce. Si, un
punto a mi sfavore. Non sono certo quella roccia di ragazza che tutti
credono, eh! Anche io ho un cuore. Non sembra, ma ecco… Uno
ce l'ho. Da qualche parte. L'ho sempre detto no, che da quando i miei
sono da qualche parte non terrestre, io sono un pezzo di ghiaccio. Ma
anche il ghiaccio si può sciogliere, no? Tornando a noi.
Questa persona si gira, e fa cadere per terra qualcosa, quando vedo
cosa è divento rossa dalla rabbia. Ma come cazzo si permette
questo esserino di venire a rovistare nella mia fottutissima roba, e
addirittura di farla cadere per terra? Ma diamine!
"Scusa… Stavo cercando la camera di Ramona…
Perché verrà con noi in montagna e devo farle le
valigie" Sese, bello raccontala a qualcun altro questa stronzata.
"Sulla porta della sua camera, c'è un cartello col suo
nome!! Metti un paio di occhiali la prossima volta!"
"Scusa… Beh, tua zia mi sta aspettando… Meglio
che io vada"
"Strano, non ho visto nessuna macchina giù nel viale, e
tantomeno ho visto la zia. Dov'è?"
"Sta aspettando dall'altra parte della strada"
"Brutto bugiardo maniaco pervertito!! Se ti trovo un'altra volta a
rovistare nelle mie cose, giuro che ti strappo quel fottuto sorriso
dalla faccia e ti picchio con un coltello! Ti giuro che lo faccio,
brutto maiale!" E certo. Il nostro fottutissimo carissimo fidanzato di
mia zia, il prototipo di maniaco. Denver. Che nome brutto che ha. Non
ho neanche il tempo di indicargli la porta con il braccio, che me lo
ritrovo addosso. Ma che cazzo fa?
"Tu, puttanella, non mi fi paura… Stai bene attenta ai posti
dove vai… Perché sarò la tua
ombra…" Mi dice, avvicinandosi a me. Preme il suo corpo
contro il mio, spingendomi verso la porta. Comincia ad avvicinare le
sue sudicie labbra al mio collo, percorrendolo col suo fiato umido e
insulso. Poi riprende a parlare il maniaco, mentre a me manca il fiato
per lo schifo e la paura che questo pazzo possa farmi qualcosa.
"Ti ho incontrata quando andavi al bar dai ragazzi…Billie e
Mike… Io sono il padre di Mike… quello
adottivo… Io e sua madre siamo separati… Ma so
dove abitano e vado a fargli visita ogni tanto…"
"Brutto maniaco schifoso! Toglimi le mani di dosso!!" Continuo io
invece, riacquistando improvvisamente le forze.
"Ti ho seguita sempre… E attraverso quella stupida di Kate,
sono arrivato a te…" Adesso sono stanca. Questo coso mi fa
davvero schifo, ecco. Addirittura si è slacciato la cintura
dei pantaloni, e ha tirato un po' fuori una parte di lui che
sinceramente avrei preferito non tirasse. Già fa schifo il
suo carattere, figurati il resto! Ma adesso che ha tolto le protezioni
da sopra, posso fare un cosa che mi riuscirà anche meglio.
Gli tiro un calcio nelle parti basse, e lo lascio dolorante, scappando
giù, da Pat, senza curarmi di chiudere la porta di casa.
Entro in auto, e la faccio partire subito.
"Che è successo Chris???" Mi dice, vedendomi ansimare e
parlare a stento. Ho un flash back… L'uomo che si era
alzato. Improvvisamente le immagini coincidono. Quel tipo ubriaco e
puzzolente, quello che si era alzato, che addirittura sembrava un
cinquantenne tanto era ridotto male, quello che Mike aveva cacciato
così malamente. Adesso capisco il perché della
sua reazione. Adesso so chi è quell'uomo. Suo padre
è Denver, e quell'uomo al bar della madre di Bill
è la stessa persona! Non riesco più a spiccicare
parola. Il ricordo di quell'essere schifoso che ha osato sfoderare
quello che resta della sua flaccida virilità mi
dà i brividi. Mi viene da vomitare persino. Credo che sia
qualcosa che resterà impressa nella mia memoria a vita. Come
un tatuaggio… non riesco a rispondere a Pat. Sono bloccata.
Non riesco a spiccicare parola. Adesso comprendo anche lo sguardo di
Billie. Lui non era solo preoccupato per me. Era anche dispiaciuto per
il fatto di Mike. lui sapeva chi era quell'uomo. E quando invece mi
disse che aveva fatto quella faccia perché sapeva che io
piaccio a Mike ed era preoccupato per l'amico, non era completamente la
verità. Lui oltre a questo, sapeva che quel tizio era il
padre dell'amico, e quindi non mi ha detto nulla. Ma non capisco
perché! Cioè, il perché è
ovvio. Ma perché poi non mi ha più detto nulla?
Boh. Intanto cerco di aprire bocca, ma esce solo un filo di voce.
"Voleva stuprarmi"
"Chi???" Dice lei, ansiosa.
"Il padre… Di Mike…"
"Robert?" Robert?? Chi è Robert? Oh mio Dio! ha
anche usato un nome diverso!!
"Se è quello del bar… Allora è
lui…"
"Certo che è lui!! Non te l'aveva detto Billie?"
"No… A me quel tipo ha detto di chiamarsi Denver…"
"Lo so… Quello è un maniaco pervertito. Ha quasi
quaranta anni suonati, è un ubriacone, va dietro alle
ragazzine, ecco perché ha divorziato dalla moglie. Stagli
alla larga!!"
"Ma… Lui… Lui è… Il
compagno di mia zia…"
"Oh Cristo!! E dille di allontanarlo!! Chris!"
"Che ti posso fare io?? Non c'entro nulla!! Aveva una mia mutandina in
mano, lo capisci!! E lo ha anche tirato fuori, quel coso flaccido e
viscido!! Ti rendi conto???!!!" Scoppio in lacrime. Va bene. Basta. Non
ce la faccio più. Questa corazza non regge più.
Io non sono quella che voglio far credere. Io sono tutt'altro. Sono
sempre stata fragile, a causa soprattutto della morte dei miei. Ho
sempre cercato di far sembrare che fossi diventata diversa, che fossi
cambiata. E invece no. Sono diversa fuori, non dentro. Dentro sono
peggiorata, non sono migliorata. Sono diventata una con la doppia
personalità e ciò non mi piace affatto. Mia zia
Dora mi ha sopportata per tanto tempo, perché infondo anche
lei è rimasta una ragazzina. Una diciassettenne come me.
Mentre piango nervosamente a dirotto, singhiozzando, Pat allunga una
mano, e la mette sulla mia, che sta contorcendo il lembo della mia
maglietta.
"Calmati, su! Non preoccuparti… Adesso andiamo da Mike, e ci
parliamo… Poi vediamo che fare"
"V-va… B-bene…" E ripartono i singhiozzi.
Arriviamo velocemente alla dump. Pat scende dall'auto e viene ad
aprirmi la portiera. Mi prende per mano, e mi accompagna dentro. Appena
entriamo vediamo Billie alle prese con degli accordi, mentre legge su
un foglio una serie di parole, e con una matita le cambia. Ci guarda, e
quando mi vede con le lacrime, subito parla.
"Che le è successo Pat?? Che avete fatto?"
"Niente Bill! Non è stata colpa nostra…
Robert…"
"Robert?? Quell'infame?? Che le ha fatto?" Si alza e mi viene incontro.
Mi squadra tutta, come per vedere se c'è qualche segno di
lui. Ma non ne vede. Mi avvicino a lui di più, e lo
abbraccio, stringendomi al suo petto. Ho bisogno di un amico. Ho
bisogno di qualcuno di più forte, sia fisicamente che,
presuppongo, mentalmente. Ho bisogno di uno come Bill. E come lui,
c'è solo lui. Lui mi accoglie a braccia aperte, e mi
accarezza lentamente la spalla. Pat riprende a parlare, sedendosi sul
divano.
"Dice che si è presentato a sua zia con il nome di
Denver… Che è il suo compagno… Ha
tentato di stuprarla…"
"Lo sta facendo con tutte le ragazze della dump!! Che diamine! L'hanno
scorso lo fece alle gemelle, e ancora prima con te! Quello è
malato!! Che ti ha detto Chris??" Si rivolge poi lui a me, guardandomi
in viso, senza però allontanarsi da me.
"Ha… Ha detto che… Che devo stare attenta a dove
vado… Perché mi seguirà…"
"Ti seguirà, eh? Quel fottuto pezzo di merda la
pagherà cara!"
"Dovremmo avvisare Mike…" Dice Pat.
"No! Lui non deve sapere nulla. Servirebbe solo a farlo alterare. Lui
non può fare nulla. Io si."
"Perché lui no e tu si? Cosa c'è di diverso tra
voi??" Dice alterata Pat.
"Io non ho nulla da perdere. Lui adesso si! Quindi, se non ti dispiace,
ha infastidito la nostra famiglia troppe volte! Noi siamo come una
famiglia, e io sono più grande di Mike, quindi me la vedo
io."
"Non dire cazzate Bill… Lo sai che non ce la puoi fare. E
poi anche tu hai da perdere… Hai la musica… Non
puoi fare queste cazzate!! Hai diciassette anni, lascialo perdere,
andremo dalla polizia!"
"La musica non è una persona! Sono stato fortunato ad
avercela nel sangue, ma Mike ha Christie, lui adesso ha da perdere.
Quello lì è pazzo. Potrebbe fare qualunque cosa,
non lo sappiamo. Lasciate che sia io a vedermela!"
"Billie, ti prego…" Dico io. "Lascia stare… Non
fa nulla…" Dico tremando.
"Ma non lo vedi che stai tremando? Aspetta qui con Pat, vado a
prenderti una coperta… E dei fazzoletti. I tuoi occhi
sembrano due brocche!!" Sorride, e parla con tono ironico alla fine. Io
gli sorrido, mi siedo accanto a Pat, e lei mi abbraccia, tirandomi a
sé.
"Grazie Billie…" Lui mi sorride, sale sopra e va a prendere
la coperta, poi scende giù, e me la posa addosso con cura.
Si abbassa sulle ginocchia e mi guarda in viso.
"Non preoccuparti. So quello che faccio. Il marito di mia madre
è un bastardo. Non è peggio di questo coglione,
ma ci siamo quasi. Non ha ancora tentato di violentarmi, e non lo
farà. Per il momento, ti consiglio di portarti un coltello
appresso… Non si sa mai…"
"Ahahah Billie! Ma sei scemo? Un coltello? Ahahah ma dai! E poi
seriamente, non fare stupidaggini… Sto bene…"
"Se tua zia sta con quel tipo, stai sicura che neanche se la pagassi lo
lascerebbe… Ha questo strano particolare…"
"Lo so già… Sono fuori da due giorni, e non sono
ancora tornati… Cioè, fino ad ora…"
"Mi dispiace Chris… È tutta colpa
nostra…"
"Non è vero, dai Bill…"
"Invece è vero, Chris. Se tu non ci avessi mai conosciuti,
alla fine non staresti in questi problemi…"
"Ma non è così, Bill! Lui va dietro alle ragazze
del quartiere! Se non vi avessi mai incontrati, comunque mi avrebbe
vista da qualche parte qui intorno"
"No Chris, ti sbagli." Interviene Pat. "Quel tipo lì va
dietro solo alle ragazze della dump. Non credevamo che potesse farlo
anche a te, perché infondo stai con noi da appena due
mesi… Ma alla fine un po' di tempo fa abbiamo fatto
allontanare la sorella di Jason da qui, perché stava
diventando troppo pericoloso. Prima era Josh a proteggerci in qualche
modo… Adesso…" Fa una breve pausa e guarda per
terra. "Adesso siamo sole… Abbiamo solo Billie e Mike, e gli
altri, ma loro sono più piccoli…"
"Ma… Ma così ci rimettono i ragazzi…
Forse…"
"Christie, smettila. È un problema mio, non dei ragazzi. Non
preoccuparti."
"Allora sei doppiamente stupido! In tanti potreste anche farcela, ma
uno solo?" Lui mi guarda negli occhi. Lo guardo, speranzosa che lasci
perdere tutto, e si faccia aiutare. Ma lui non vuole farsi aiutare. Lui
è così. Lui è autosufficiente. Lui
è un tipo con la corazza dura. Non credo che si farebbe
cogliere un momento impreparato, o bisognoso di aiuto. Non potrebbe
mai. Non ce la farebbe proprio…
"Vado a svegliare gli altri. Non fatene parola con nessuno, chiaro?"
"Billie. Giura che non ti metti in mezzo."
"Se ti aggredirà di nuovo lo faccio fuori, te lo giuro."
"Billie…" Ma è troppo tardi. Vedo in quegli occhi
un bagliore di sfida. Vedo in quegli occhi angoscia, determinazione,
tristezza, amarezza, tante cose. Tante che in lui non sembrano
albergarci. Ma in quella musica, in quella musica si sente quello che
prova dentro. Si sente, è inevitabile. Sale le scale, e poco
dopo, sentiamo gli altri parlare, mentre lui grida per svegliarli. Mi
scappa un sorriso. Nonostante le preoccupazioni, lui è
sempre lo stesso. Sempre spensierato e un po' dittatore. Scendono tutti
giù, mentre mi vedono con la coperta addosso. Kevin mi si
avvicina, e mi guarda. Lui mi capisce. Lo sa che c'è
qualcosa che non va.
"Chris?"
"Si… Dopo…" Lui annuisce lievemente, si siede, e
mi massaggia la spalla. Poco dopo, Billie solleva un po' la situazione.
"Cazzo Chris! Ci hai minacciati per una settimana intera per andare in
giro ad Halloween e tu stai qua e non ti prepari?? Kevin!! Accompagnala
a casa, così si può cambiare!"
"No Bill… A casa no…" Dico io, supplicandolo. Lui
mi prende per mano, e mi porta in cucina, dicendo a tutti di aspettarci.
"Chris. Ascoltami bene. Non vuoi andare a casa? Va bene. Allora vai a
casa con Pat. Ma non puoi restare qua. Non ti conviene. Quello ti viene
a cercare qui. Non sa dove abita Pat, ma sa dove siamo noi. Quindi, vai
via con lei, oppure con Kevin, non lo so. Dove stai più a
tuo agio. Ma vai via di qui."
"Va bene Bill… Grazie…" Gli sorrido, poi lo
abbraccio. Ci dividiamo poco dopo e torniamo dagli altri. Mi avvicino a
Mike, lo abbraccio forte. Non può immaginare cosa sia
accaduto. Mi abbraccia anche lui, sorride, avvicina il viso al mio e mi
bacia. Mi sento un po' più sollevata. Se solo potessi,
adesso andrei a casa con lui. Ma quel maniaco segue anche Mike, quindi
è meglio di no. Pat si avvicina a me, e mi prende per mano,
dopo che Billie le ha detto tutto. Gli altri, ignari di tutto, come
anche Mike, ci salutano, e ognuno se ne va a casa propria. Appena
usciamo però, Billie viene con noi.
"Aspettate! Aspettate! Quel maniaco sicuro vi seguirà. Io
non devo travestirmi… Vengo con voi, così sto
attento se quel pezzo di merda vi ha seguite, va bene?"
"Si ma… Scusa, stai tentando spudoratamente di evitare di
travestirti? Nono caro, e invece ti sbagli, noi ti truccheremo e
travestiremo!! Sarai un mimo! I pantaloni ce li hai, hai le
scarpe… Ti manca il trucco e una maglietta a righe!" Dice
Pat. Io rido.
"No, cazzo!! Io non vogliooooo!!" Dice lui, quasi pregandoci, come un
bambino, scherzando ovviamente. Alla fine lo spingiamo, anzi sarebbe
meglio dire costringiamo, a rientrare in casa e sale al piano di sopra,
per prendere, una maglietta a righe, e scende con una maglietta per la
metà destra bianca, e per la metà sinistra nera.
Perciò ci mettiamo in auto e ci avviamo a casa di Pat.
Saliamo nella sua camera, mentre Billie aspetta al piano di sotto. I
genitori di Pat non sono in casa, ecco perché Pat lo ha
fatto entrare. Intanto lei si immerge nel suo armadio: si, si immerge,
avete capito bene. È un enorme armadio nel muro, una camera
di più, e ci sono diversi scaffali in fondo, mentre sulla
superficie ci sono dei pantaloni, delle gonne lunghe e dei cappotti.
Per terra ci sono scatole ripiene di accessori da parrucchiera, e
diversi tipi di scarpe. Spalanco la bocca, ma Pat mi rassicura subito.
"Non farti strane idee. Io e mia sorella condividiamo questo armadio, e
la sua parte è quella più piena di roba. La mia
è più piccola… Entra, te la faccio
vedere!" Mi sorride, mi prende per mano, poi entriamo, ci immergiamo,
nel grande armadio. L'interno è illuminato da tre luci
attaccate al soffitto. È molto luminoso qui, molto spazioso.
Pat apre degli scaffali, prende una serie di magliette, e me le porge.
Poi si volta verso la sbarra di ferro sospesa di fronte alla porta
dell'armadio, e sceglie due lunghe gonne: una è nera e
grigia, con qualche fiore di colori scuri, tipo marrone, bordeaux, e
diversi altri colori, e l'altra invece decorata come se fosse
rattoppata con delle toppe di diversi colori invernali, nere, marroni,
rosse, arancioni, blu, boh ci sono tanti colori, e sopra ogni toppa
c'è un disegno diverso. Poi prende un copri spalle di jeans
rosso con l'interno in una specie di lana, e mette tutto sulle mie
braccia.
"Hai per caso intenzione di farmi mettere tutta questa roba?" Dico io
guardando i vestiti.
"No! Solo il giubbottino di jeans è sicuro che lo metti! Tra
le altre cose devi scegliere tu!!" Mi sorride, poi mi spinge via
dall'armadio, ridendo. "Vai giù da Bill magari lui
saprà consigliarti…" Mi fa l'occhiolino, poi si
chiude nell'armadio e mi lascia in balia di Billie. Ma questa ragazza
è pazza?
"Ma sei scema? A Billie? Devo chiedere a lui?? Ma cosa ti frulla in
quella testaccia?? Oh ma io non lo so!! Assurdo!!" Sento la sua risata
provenire dall'interno dell'armadio. Poi giro i tacchi, e mi dirigo
giù, come mi ha detto lei. Vedo Billie seduto sul divano,
con le braccia allargate e stese sulla testiera. Inarca un
sopracciglio, e poi parla.
"Hai intenzione di mettere tutta quella roba?"
"La stessa domanda che ho fatto a Pat. E mi ha detto che devo
scegliere."
"E cosa hai scelto?"
"Che deciderai tu."
"Che?! Deciderò io?"
"Esattamente. O, quantomeno mi aiuterai a farlo!!"
"E va bene. Fai vedere qua." Si alza, mi fa mettere i vestiti sul
divano, e si mette a pensare. Poi si gratta la testa, mi guarda, e
parla. "Quale ti piace di più?"
"Mah… Io direi la gonna di toppe."
"E la maglietta?"
"Sono indecisa. Sono dieci magliette. Il problema è
esattamente questo, idiota." Lo guardo, lui inarca di nuovo un
sopracciglio, poi si abbassa sul divano, e prende una maglietta e la
gonna che gli detto.
"Metti la gonna" Eh?! Metti la gonna? Ma è impazzito? Con
lui come spettatore? Ma anche no!
"Ma certo che no! Sei uno spettatore indesiderato!"
"Non ho detto spogliati e metti la gonna. Ho detto mettila, puoi anche
metterla da sopra ai vestiti"
"E va bene…" Infilo la gonna da sopra i pantaloni, e poi
Billie mette la maglietta su di me. "Ah si? Questo sarebbe il tuo modo
di capire quale è più bella?" Dico io, inarcando
un sopracciglio.
"Si perché? Cosa ti aspettavi? Uno stilista?"
"Mah…"
"Senti, vuoi o no il mio aiuto?" Mi chiede scocciato.
"Fai pure…" Mi mette addosso altre quattro magliette, e non
sembra affatto indeciso. Quella che sceglie è effettivamente
una che mi ha attratta fin da quando me l'aveva data Pat.
"Metti questa." La maglietta è nera. Ha le maniche corte. Ha
una stampa. E sapete che cosa c'è scritto? Ramones.
Convivendo con questi tipi, ho imparato a sopportare la musica rock. Se
mi sentisse mia zia, adesso sarebbe felice che almeno la musica mi
è di gradimento. In ogni caso, me la mette tra le mani, e
poi mi caccia via.
"Grazie Bill! Ma non c'è bisogno di cacciarmi, devo comunque
andare via u.u"
"Si, vabbè. Hasta la vista!" Fa con due dita un saluto tipo
militare, ma più sciolto, e appena arrivo vicino alle scale,
si getta sul divano di lato.
"Ma vai a cagare!" Gli faccio lo stesso saluto, gli sorrido, e poi
salgo le scale. Appena arrivo nella camera di Patricia, la trovo
già vestita con la sua felpa, di colore verde con una mano
che mostra il dito medio, un paio di jeans larghissimi e con le
bretelle lasciate sciolte, e una specie di maschera, a forma di faccia.
Una brutta faccia verde e con le rughe. "Dio!! ma che è
quella cosa che hai in faccia??"
"Nah… La maschera…"
"La. Maschera. Okay. Altro da dire?"
"Hai scelto i vestiti?"
"Si! Cioè, li ha scelti Bill, però…"
"Okay, okay. Allora entra nell'armadio e mettili, perché poi
devo truccarti!!" Mi sorride folgorante. Oh cielo, ma dove sono andata
a finire? Le sorrido nervosa. Okay, non voglio più andare.
Ehi!! Ho la febbre! Non posso venire cari amici, sono così
triste, guardate. Ma l'anno prossimo si pensa! Ma che. Ma sono una
codarda! No. Io devo andare. Sono io che ho dato l'iniziativa,
perciò io devo essere presente. Entro nell'armadio
velocemente e mi cambio. Prendo i miei vestiti e li porto con me in
bagno, dove Pat mi conduce. Appena entro, trovo anche Billie.
"Ehi, ma… Tu che ci fai qui?" Chiedo io.
"Questa grandissima idiota vuole truccarmi. Ma non ha capito che io non
voglio. Perciò me ne vado, con o senza le mie gambe!!!" Si
alza, ma Pat si mette dietro.
"Caro Billie Joe Armstrong. Tu non andrai da nessuna parte!!"
"Ma non basta la mia matita? Perché ci devo mettere il
resto?"
"Uff… No! Tu resti qui e basta."
"Ti avverto. Se mi dai fastidio, ti mando a fare in culo. Grazie."
"Prego!!" Lui si risiede su una sedia, e io mi siedo di fronte a lui. E
allora Pat comincia a truccarci. A me mette un rossetto rosso molto
acceso, ecco. Poi mi mette una matita nera pesantissima e dell'ombretto
verde, e alla fine con la matita per gli occhi mi fa una specie di
disegno sul viso, su una guancia una croce con diversi particolari e
delle lacrime, e invece sull'altra mi disegna un bel cuore con una
spada dentro. Molto fantasiosa questa cosa. Alla fine io esco dal
bagno, ed è la volta di Billie. Sinceramente non vorrei
essere nei suoi panni. Metto il giacchettino di jeans e vado ad
aspettare in auto, perché a momenti usciranno. E quando li
vedo, per poco non scoppio a ridere. Purtroppo il viso di Billie non
è per nulla divertito. Entra in auto con un broncio che
arriva fino ai piedi, mentre io e Pat ci mettiamo a parlare.
"Dove andiamo, Pat?"
"Andiamo prima alla dump… Prendiamo gli altri, e ce ne
andiamo tutti nel quartiere."
"Okay…" Infatti arriviamo alla dump, dove ci sono tutti. Ma
non vedo Mike. Dov'è Mike?? Dov'è?
Perché non lo vedo? "Dov'è Mike??" Scendo
precipitandomi dall'auto. Quel ragazzo è testardo, ma non
pensavo che non si presentasse proprio. Mi aveva promesso che sarebbe
venuto.
"Suo padre non vuole che esca… Non lo sappiamo
perché."
"Oh. Io lo so…" Dico. È evidente. Esercita
comunque un potere sul figlio, che non è ancora diciottenne.
Ci credo che adesso stia cercando di tenerlo lontano da noi. Non credo
che sappia che lui sia il mio ragazzo. Oddio, ragazzo è una
parola grossa. Se lo fosse davvero non sarei attratta da due persone
contemporaneamente. Ma che mi succede?
Ho sempre creduto io che avrei avuto una vita semplice. Così
non è stato. Non me ne pento troppo. Ho conosciuto in una
vita piena di problemi i miei migliori amici. Le persone migliori che
potessi mai aver conosciuto. E sono grata a questo Dio per tutto
ciò che mi ha concesso. Non ho un paio di genitori, non ho
fratelli, ho degli zii. Eppure non posso lamentarmi. Ho ricevuto
così tante sconfitte che adesso non ce la faccio neanche
più a provare a lottare. Sono emotivamente distrutta. Tutti
mi credono forte. Ma in realtà io sono come uno zombie che,
alzatosi la mattina, mette il suo più bell'abito, e si veste
da vivo, per sembrare uno di essi. E io mi vesto del solito sorriso,
della mia solita sfacciataggine, della mia solita risata forzata.
Perché per me davvero non c'è più
qualcosa per cui ridere. Non so più cosa sia l'amore. Mi ero
innamorata, mi ha spezzato il cuore. Ho giurato a me stessa che non mi
sarei più innamorata. Ma adesso ritrovo un ragazzo che mi
ama. E io non so amarlo. Perché non è quello che
cerco. Perché non è lui che io voglio. Non
è Mike la persona di cui ho bisogno. Non lo è.
Lui è timido, è introverso, è chiuso.
È gentile, premuroso, e quando cerca di fare il 'Billie' non
ci riesce a pieno. Come quando sotto casa mia mi baciò. Beh,
quello fu un totale disastro da parte sua. Io è vero che
avevo reagito come al cazzo, ma è pur vero che non ho mai
tollerato queste cose. Non sono una troietta da quattro soldi. Mi
possono dire di tutto, che sono un'alcolizzata, e lo sono, che sono
un'idiota, e beh, chi non lo è a questo mondo? Che sono una
pazza, beh l'ho dimostrato, ho tentato di uccidermi, se non
è pazzia questa! Beh, non è pazzia. Avevo le mie
buone ragioni. Come voglio specificare, io non sono quella che sembro.
E diamine, la gente pensa sempre che io sia un prototipo della ragazza
forte e decisa. Si, ho un bel caratterino eh. Ma è nato
dalla sofferenza. È il mio modo di dire 'no!' a tutto
ciò che il mio cervello repelle. Ditemi se sbaglio. Io credo
di no, comunque beh, qualcuno la penserà sicuro diverso da
me.
Facciamo salire in auto Hal, Kevin, le gemelle, Melinda e Dave e poi
vengono anche Phil e quegli altri due di cui non ricordo bene il nome,
mi pare Jared e Chris. Che poi sto tipo qui si chiama come me, e
vabbè. Comunque saliamo tutti in auto. Indovinate un po'?
Hal si è vestito da vampiro. Imbecille. Kevin da lupo
mannaro, che poi tanto lupo non sembra, somiglia più ad un
cane bastonato. Poi c'è Dave, che si è vestito da
non so cosa, sembra una specie di elettricista, o qualcosa simile,
insomma indossa una tuta con delle bretelle. Sicuri che non ha
sbagliato festa? Mah. Le gemella si sono vestite una da diavoletta, e
ci vorrebbe una faccia da scemo per fargli capire che sembrano due
idiote, e l'altra invece si è vestita da infermiera. Ma vai
a morì ammazzata, va'! okay, lasciamo perdere i migliori
auguri. Melinda si è vestita da suora, ma ha una specie di
cicatrice sul viso e gli abiti sono tutti strappati. Forse è
una suora zombie. E i tre ragazzi si sono vestiti ovviamente da mostri
e zombie, che non mi va neanche di descrivere. Arriviamo in poco tempo
al raduno di tutte le 'maschere': ci sono tantissimi ragazzi, le strada
sono tutte illuminate, sono piene di carte, va bene, ma c'è
gente sui marciapiedi, e poi la luce della luna è molto
bella e limpida. Billie si offre di andarci a prendere qualcosa da
bere, e con lui va anche Dave. Tornano con delle bottiglie di birra,
Billie me ne lascia una che bevo per metà tutto d'un sorso.
Poi finisco tutta la bottiglia, e mi faccio passare altre tre bottiglie
di birra, che Billie mi dà controvoglia perché
teme che mi possa ridurre come lui, ma le finisco tutto d'un sorso alla
fine. Ad un certo punto, la depressione riprende il sopravvento. Tipica
depressione di chi beve come una spugna. Ci sono diverse fasi. Le prime
sono depresse, le ultime sono quelle più brille e strambe,
io non ci sono ancora arrivata. Perciò rimpiango l'assenza
di Mike. Kevin sembra rendersi conto della situazione.
"Cazzo Jade, sei ubriaca!! Ma come cazzo ti viene in testa!?!"
"Oh, ma non gridare, cazzo! Mi scoppia la testa, merda!"
"Tu con questi tipi ti stai fottendo la salute"
"Senti, a me manca Mike. mi sto sfogando così. Cosa minchia
vuoi??"
"Non voglio un cazzo!! A me questo tipo non piace!! Io credo che sia
meglio se li lasci tutti in pace! Non fanno per te! Tu già
tempo fa sei stata male!! Non vorrei che…" Non lo lascio
finire, mi avvento a parole su di lui. Tipico da ubriaca, e anche
patetico.
"Ma cosa cazzo ti sei messo in testa? Cosa credi che siano questi
ragazzi? Sono la mia famiglia! Con loro io condivido tutto! Tu non li
conosci come li conosco io!!"
"Non ti incazzare!! Smettila di comportarti così!! Stai
davvero esagerando! Hai bevuto come una spugna!! Alzati e vai a bere un
po' d'acqua!!"
"Ah io sto esagerando?? Ma ti pare normale?? Come dovrei reagire?" Mi
alzo, alterata e non poco, forse dovuto anche dal fatto che ho bevuto e
sono interiormente troppo combattuta e indecisa per poter dar retta a
decisioni degli altri per me; e muovo un primo passo, azzardando un
'coglione', che a Kevin non passa inosservato.
"Si? E allora tu sei una puttana!! Non te ne frega nulla dei consigli
degli altri!!"
"No, cazzo!! Qua sei tu che sei un puttaniere, guarda un po' a chi vai
dietro, ma ti rendi conto?? La vedi quella lì??" Gli indico
Kelly, quella ragazza che conobbi in palestra. Beh, ragazza
è un termine grosso. Lui guarda un breve minuto, poi si gira
di nuovo verso di me, e mi guarda interrogativo, con il fiatone dovuto
alla sfuriata e la fronte aggrottata. "Quella lì
è perfetta per te!! È la puttana della scuola! Se
cerchi una puttana, beh, lei è gratis!" Lui grugnisce. Sto
esagerando, ma non riesco a fermarmi. Le parole escono da sole. Lui
è troppo buono per rispondermi. Va via, con i pugni
abbassati, e anche io mi giro. Mi reco da Billie, e mi accascio su di
lui.
"Cazzo, che è stato??" Mi chiede, mentre mi trattiene per i
fianchi lontano da lui, credendo che io possa svenire. Si avvicina di
più al mio viso, e annusa. Il mio cuore palpita. Cosa? Come
può? "Hai gli occhi lucidi… Hai pianto o hai la
febbre? Cristo e puzzi di birra… Stai bevuta parecchio,
eh Chris?" Lo vedo alzare un braccio per chiamare Pat, che
per fortuna non lo vede. Ma abbasso il suo braccio e lo guardo negli
occhi, triste. Poi li riabbasso, cercando di stare dritta.
"Non… Non lo so cazzo… Ho fatto lite con
Kev… "
"Oh oh oh! Fosse la prima persona con cui fai lite!! Anche con me fai
lite in continuazione…"
"Credo di essere un problema per la società" Mi allontano da
lui, che era fino a poco fa assieme ad altri ragazzi, che continuano a
ridere e scherzare tra di loro tranquillamente, senza badare a lui. Ci
siamo allontanati un po', e neanche me ne sono accorta. Ecco che
succede quando si è ubriachi.
"Si e mo dove vai, problema della società??" Mi dice lui,
gridando mentre sono già lontana. Senza neanche girarmi,
alzo il braccio e allungo il dito medio, metto l'altra mano in tasca, e
barcollando continuo a camminare, rispondendogli comunque, quasi
garbatamente.
"A farmi una passeggiata!!" E mi allontano. Non mi segue, credo, ma
comunque, non posso restare sola per tutta la serata. Forse dovrei
chiamare Mike, almeno per un po' di compagnia. Per fortuna ho il
cellulare, così posso chiamarlo.
"Tu… Tu… Tu… Chris!!" Dice lui,
entusiasta dall'altro capo del telefono.
"Mike…"
"Ohi, che c'è? Hai bevuto??" Mi chiede, notando i miei
singhiozzi e la mia parlata strascicata.
"No… Niente… Solo che… Mi dispiace che
tu non sia qui… Volevo stare un po' con te."
"Ti prometto che sono lì fra due secondi."
"Ma Mike!!" Cosa? Ma è matto? Quello lo uccide!! Oh Cristo!
Devo avvisare subito Billie. Purtroppo Mike ha già
riattaccato. Per quanto mi sia possibile, mi metto a correre, ma un
braccio mi afferra. Ma cosa cazzo vogliono da me, questa maledettissima
serata?? Oh Cristo! No, no, ti prego no, fa che sia qualcuno travestito
da lui, no!! Scoppio in lacrime mi lascio cadere a terra. Non siamo
lontani da Billie, ma purtroppo questo ricchione di merda mi sta
trascinando via. Mi metto a gridare, mi dimeno, fino addirittura a
sentire il sangue uscire dalla mia bocca, mentre quel bastardo mi
trascina via. Perché ce l'ha con me?
POV
Billie Joe Armstrong.
Oh cazzo. Ecco. Ne ho fatta un'altra. Che diamine, porca troia, ma
perché sono così stupido!! Ho lasciato Chris da
sola, ubriaca, e con una minaccia alle spalle.
Stai dicendo che sono
coglione?
Oh, ma certo che lo sei Jimmy, cazzo!! Hai lasciato quella ragazza in
balia di un maniaco pervertito, cosa credi che accada?? Cazzo, torniamo
indietro e andiamo a riprenderla!
Sei pazzo? Indietro?? E
che cazzo dici agli altri? Ehi, ho perso Chris, probabilmente l'ha
rapita quello psicopatico del padre di Mike, e sto andando a cercarla.
Ma sei coglione, Jimmy!! Dobbiamo tornare! No, cazzo. Non la possiamo
lasciare così! Muoviti, se no ti spezzo le gambe.
Io le gambe non ce le ho
coglione!
Almeno non sei il primo che mi chiama così, Jimmy.
Comincio a camminare, lasciando indietro Pat che mi guarda strano,
mentre beve la sua birra. Come mi attira quella cazzo di bottiglia!!
No, no Jimmy, e cazzo riesci a staccarti da quella cosa un secondo?
Scusate, non vi ho presentato Jimmy. Lui è… Beh,
lui non è una persona. Lui è una voce, una
coscienza. Una coscienza stupida, una coscienza meno coscienziosa di
me. Ma dopotutto lui è il mio io che non esce. Cazzo Jimmy,
resta dentro!!
No cazzo, adesso esco!
Che razza di presentazione del cazzo!!
Ti ho detto resta dentro. E tu resti dentro, chiaro? Adesso cerchiamo
Christie.
Nel frattempo mi arriva una chiamata da Mike.
"Cazzo Bill! Christie non risponde! Dove cazzo è?"
"Ehm… Mike. posso… Come dire…
C'è rumore… Ptsrtsartrs… Non ti sento
ptrstrszdrtg… Ti richiamo sdtyrydspo" Ma Mike, non
è stupido, mio malgrado.
"Billie non fare il coglione. Lo so che mi senti benissimo. Dove cazzo
è Chris? Le è successo qualcosa?"
"La sto cercando, era ubriaca…"
"E l'hai lasciata sola ed ubriaca, ma sei pazzo? Cazzo Billie!! L'ho
lasciata due secondi fa al telefono, muoviti cazzo!! Vedi dove
è andata!!"
"Se magari chiudi il cazzo del telefono e la smetti di urlare come un
cazzo di frocio, magari mi metto a cercarla, porca troia!!" Mike
riattacca. Che cazzo, mi fa venire i nervi quando fa così.
Grida come un coglione e pretende che la gente lo stia ad ascoltare.
Dannato Dirnt.
Mi metto alla ricerca della ragazza. Porca troia, non la trovo. Oddio,
cazzo, un sasso. E ma giusto io ci dovevo inciampare!! Oh cristoddio.
Ma non è… Un sasso. È una scarpa.
È di Chris!! Oh cazzo. Adesso si che mi preoccupo.
Mi metto a correre, seguendo una logica molto strana. Boh, la scarpa
era obliqua, con la parte di sopra verso destra, quindi devono essere
andati verso destra. Intanto entro nel cuore del quartiere, vicino casa
di Mike e casa mia, dove ci sono solo delle luci per la strada, ma il
resto è buio, quindi non vedo troppo bene, ma abbastanza per
capire dove metto i piedi. E comunque, cazzo, c'è un
problema. Io devo trovare quella fottuta ragazza.
Ti piace, ammettilo,
cazzo Billie!! Sei un fottuto codardo!
Non sono codardo. Sono realista. Lei NON mi piace, Jimmy. E poi io ti
avevo detto torna dentro!
Io non torno dentro!! Io
devo PARLARE!! E tu non mi fermerai!
Se ti do una botta, come la mettiamo??
Per darmi una botta
coglione, devi colpirti. E se svieni poi, chi cazzo la trova la tua
morosa?
Tu sei stato creato dal demonio, tu altro che Jimmy!! Tu sei un
periferico di merda!! E lì ci devi rimanere!! Smettila di
darmi fastidio o ti faccio cessare di esistere.
Io sono il
Gesù della periferia, l'avevi detto tu, vero? Io sono te,
non mi accetti per quello che sono, perché tu non accetti
questa parte di te.
Non ti accetto perché tu sei la parte di me riuscita male,
cazzo! Quindi smettila di parlare, e vai a farti fottere.
Come vuoi, se mi cerchi,
ci sono. Ma non rompere il cazzo mentre dormo.
Magari e dormissi sempre, cazzo. Adesso taci, e smettila di dire che mi
piace Chris. Non è così.
Fidati, lo è.
Io sono te, come posso non saperlo?
Okay. Smetto di rispondergli. Va bene, è vero. Posso
ammetterlo a me stesso. Chris mi piace. Va bene, la amo. Forse non ho
mai provato una cosa simile prima. Quindi non lo so se è
così. Non sono mai stato deciso. Adesso lo sono. Ma io
voglio bene a Mike. Lui è mio fratello cazzo, non posso
tradirlo. Non è nel mio stile. Solo che non riesco a
trattenermi, quando si avvicina, quando anche solo mi sfiora. Va bene.
Non sono un bastardo, okay? Sono un essere umano. Anche io ho dei cazzo
di sentimenti. E io amo quella fottuta ragazza. E non riesco a
sopportare il fatto che non potrà mai essere mia. E non
posso dire a me stesso e a Jimmy che non la amo, perché
tanto non è vero. Mi sforzo di far sembrare la situazione il
più normale possibile, per quanto sia possibile…
Arrivo in un parcheggio. Non ci sono auto. C'è un grande
lampione al centro, con una grande insegna in alto. Mi guardo intorno,
se poco fa Mike stava parlando con Chris, allora vuol dire che non deve
essere troppo lontana. E a giudicare da quanto mi sono allontanato io,
beh, devo dire che probabilmente Chris è nei paraggi.
Intanto sento una voce flebile che invoca un nome. Ma è il
mio nome!! che diavolo succede?? Jimmy, non è il momento di
cazzate!!
Ehi, ma non sono io!!
Guardati meglio intorno, tonto, forse è Lei.
Tonto tu non me lo dici… E poi vediamo… La voce
proviene da destra… Proviamo ad avvicinarci, testa d'uovo.
Mi avvicino effettivamente ad un capannone. Entro dentro
silenziosamente, le urla si fanno più vicine. In mano ho la
mia bottiglia di birra. Forse può ancora servire, eh! Meglio
non buttarla. Jimmy, aiutami cazzo, non dormire adesso!!
Ti ho detto di non
disturbarmi mentre dormo, tonto che non sei altro!!
Faccio a meno di te, sporco traditore!!
Ed è così che faccio sempre lite con il mio alter
ego. Okay, va beh, io devo cercare Christie, non posso perder tempo con
sto tipo qui!
Mi dirigo verso l'interno più buio, e scorgo una figura
muoversi. E allora mi viene spontaneo girarmi a destra e a sinistra per
capire dove sia. Sono più o meno spaventato. Non sento
più le urla di Chris, sento solo una vocina che trema, e
basta. Non parla, non fa né dice qualcosa. Sto uscendo
pazzo. Dove cazzo mi trovo, uno. Due, dove cazzo è lei. Tre,
come cazzo ci è finita qui e chi ce l'ha portata, porca
troia.
Lascio un attimo il mio inconscio per tornare alla realtà.
La figura non si muove più, eppure è familiare.
Ma non è quello che mi aspettavo. O meglio, non è
solo quello che mi aspettavo.
A.a.:
Buongiorno cari lettori!! Come va? Questo capitolo è un po'
diverso dagli altri, anzi, mooolto diverso. Effettivamente è
un po' strano, perchè ci sono questi monologhi tra Billie e
il suo alter ego, Jimmy, cioè Jesus of Suburbia. Non so
quando sia nato questo alter ego, ma fatto sta che mi serviva per
rendere la storia più... Boh, più carina, credo.
Sappiate che andrà avanti così per il resto della
storia, nel senso che ci saranno diversi monologhi tra Billie Joe e St.
Jimmy. Volevo farvi una domanda: secondo voi è
più bello se continuo a narrare dal punto di vista di
Billie, o da quello di Christie? O meglio, qual è il punto
di vista che vi piace di più? Detto questo, passo ai
ringraziamenti!!
Una valanga di grazie a...
Fiore_Del_Male
e SIMONA
ARMSTRONG, che hanno messo la mia storia tra le
preferite!! GRAZIEEEE <3;
martydirection23
e TheRockerDancer,
che invece l'hanno messa tra le ricordate e le seguite!! Granzie
immensamente anche a voi, vi voglio un mondo di bene, e spero di non
perdere mai i contatti con voi, due fantastiche ragazze. Scusate il ritardo tutti
u.u
e infine ehibike
e _BlackParade
che l'hanno messa tra le seguite, anche voi mi riempite di gioia, e mi
piacerebbe sapere cosa vi abbia spinte a mettere questa 'cosa' nelle
storie seguite e non nel cestino dei rifiuti del cervello u.u
E ovviamente grazie alle fantastiche ragazze che mi hanno recensita nel
capitolo 10, cioè BrutalLove
e stefani. Anche Brain_Stew_
... Ma ragazza, che fine hai fatto??? Non riesco ad
entrare nel tuo profilo di EFP, non mi dire che ti sei cancellata, ti
pregoooo :'( Mi fai piangere :'(
E infine ringrazio chi avrà letto solamente, e chi
avrà anche recensito. Vi ringrazio di cuore. Un bacione a
tutti, ragazzi e ragazze.
E ho notato una cosa strana... Guardate che il quinto capitolo
è diviso in due parti, quindi non riesco a capire
perchè alla prima parte ci sono la metà delle
visite della seconda parte. Se non l'avete letta, andate a leggere la
prima parte, altrimenti della seconda non capirete un'emerita mazza
(eppure io l'ho anche scritto alla fine della seconda parte che avevo
diviso il capitolo, mi sa che non aveva capito nessuno .-.). Boh,
questa è la dimostrazione che i titoli non vengono mai letti
u.u Comunque, alla prossima, carissimi!!
Rage & Billie
The
Insomniac one called Jade the Nimrod
✘✘
|
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Capitolo 13 *** Chapter 12: I'm the son of rage and love, y'know... ***
OLAAAA COME VA? ^^ A tutti i
fan dei Green Day (e anche ai non, ma insomma solo noi riusciremmo a
fare questa cosa u.u): ASCOLTATE IN CONTINUAZIONE RESTLESS HEART
SYNDROME MENTRE LEGGETE QUESTO CAPITOLO!! Bravi figliuoli xD <3
ci sentiamo giù!! Buona lettura! <3
Chapter 12: I'm the son of rage and love,
y'know…
POV
Billie Joe Armstrong
Perché
cazzo tutte le sfighe capitano tutte a me? Cosa cazzo sta accadendo,
Jimmy?
Non
lo so, coglione, la colpa è tua che ti sei innamorato di LEI!
Grazie
del conforto! La prossima volta, ricordami di non chiedere consigli a
te. Grazie.
È
già tanto che ti ho risposto. E poi qui c'è un
altro problema, tonto.
Ho
notato. Cosa posso fare?
Devi
affrontarli Bill.
Si,
ma come cazzo faccio??
Chiama
Mike.
Ma
anche no! Non deve sapere di suo padre!!
E
allora fottiti, Armstrong!! Io sono St Jimmy, non…
Si?
Vorresti dire non sei Gesù?
Merda…
Detto
questo, povero Jimmy, la smetto di importunarlo, e mi faccio avanti da
solo. Se devo morire, lo farò combattendo.
"Oh
oh, Billie! Chi si vede!! Sei venuto per la puttanella?"
"Lasciala
stare merdoso, ti ammazzo se le fai qualcosa." Gli dico io, sicuro.
Senza indugi. Non ho davvero un cazzo da perdere, io. Mi avvicino di
più, e allora scorgo le due figure. Adesso mi è
tutto più chiaro. Sono sempre stati in due. Sono sempre
stati loro. Sempre. Tutte le volte che credevamo che era solo quello
sporco maniaco, beh, alla fine, non era affatto così. Merda,
i nostri fottuti genitori!! E per di più neanche i nostri
veri genitori! Possibile che quelle due stupide delle nostre madri non
siano mai riuscite a capire chi cazzo sono andate a sposarsi? Se mio
padre fosse ancora vivo, so sicuro come sarebbe. Non di certo come
questi due coglioni: Robert e quello psicopatico del marito di mia
madre, George. Quel bastardo figlio di puttana pensa di poter
sostituire mio padre Andy. Ma si sbaglia.
"Tuo
padre non ti ha insegnato le buone maniere, eh, piccolo bastardo??"
"Figlio
di puttana! Non ti permettere di nominare mio padre, hai capito?"
"Oh
oh si è arrabbiato il piccolino!!" Dice stavolta Robert.
Cosa cazzo hanno tutti e due da ridere? Improvvisamente vedo la figura
di Chris. Per fortuna è viva, cazzo. Questi due fottuti
bastardi mi pagheranno cara tutta questa situazione. Guardo Christie
che quando incontra il mio sguardo, smette per un attimo di tremare, e
tenta di alzarsi.
"Adesso
ti diamo una bella lezione, tesorino…" Ridono. Si sente
puzza di birra. Hanno bevuto i bastardi, non si rendono conto di quello
che stanno facendo. Cristo quanto li odio, maledizione!
Cazzo
Billie, fai qualcosa o questi due ci fanno secchi!!
Chi,
questi due trimoni?
Bill
non li sottovalutare, cazzo! E guarda cazzo!!
O
Cristoddio!!
Primo
pugno. Cazzo, dovrei cercare di parlare di meno con me stesso e
guardare chi mi sta attorno. Mi dimeno, è vero, ma io che
posso fare? Se non mi ha mai descritto nessuno, beh, sono piuttosto
basso e magro. Molto magro. Più o meno come Mike. Solo che
lui è più alto. Quindi beh, non è che
io incassi i colpi che una meraviglia. Nessuno mi ha mai iscritto ad un
fottuto corso di autodifesa. Fottuta povertà del cazzo.
Resto sempre il solito che sa comandare alla grande, ma sono pur sempre
minuscolo. Cazzo che dolore allo stomaco questi due bastardi ci stanno
dando gas, stanno facendo sul serio! Ma sono usciti di testa?
"Che
cazzo fate?? Smettetela, lasciatelo stare!!" Chris si mette a gridare.
I due mi lasciano, per andare da lei. Oddio, non oso immaginare cosa
vogliano farle. Perciò, li blocco subito.
Che
coglione che sei!!
Ma
ti pare che lascio che la stuprino?? Ma dico, ti sei fottuto il
cervello Jimmy? Ah, giusto, tu un cervello non ce l'hai!
Mi
avvento su uno dei due, tanto se cade uno, sicuro l'altro lo segue per
aiutarlo. Meglio che se la prendano con me, e non con lei.
Che
dire, mi stanno conciando male. Ma, ehi. Sono vivo, no?
Alla
fine questo è il punto. Mi sono sacrificato. L'avevo
promesso. Avrei affrontato quel bastardo, e il fatto che adesso siano
due… Beh, ormai è passato, quindi lasciamo
perdere. È come se avessi dovuto affrontare quel coglione
due volte. Nulla di che. Bene. Sono a terra, strano vero?
Alla
fine mi hanno picchiato quasi a sangue, mi hanno lasciato morente con
la faccia piena di lividi e con il labbro inferiore spaccato, e un
taglio sulla fronte, e Chris che invece sta in un angolino rannicchiata
e si è appena alzata per venirmi ad aiutare. Loro se ne sono
andati quando hanno capito cosa hanno combinato.
Difficile
da credere che due di quell'età, oddio, non sono poi
così grandi, tranne quel bastardo di George che ha credo
cinquanta anni, o forse qualcuno in più, voglio dire, mia
madre ha superato i cinquanta. Okay, basta con la storia della mia vita.
Chris
si avvicina a me, piange. Ha il volto distrutto. Beh, è
spaventata, per fortuna non è distrutto perché
l'hanno picchiata. Diversamente da me, in effetti.
Si
abbassa a me, si mette di ginocchia per terra, e cerca di aiutarmi ad
rimettermi in piedi. Sono un po' dolorante, ma sono apposto.
Sono
figlio di rabbia e amore, Billie Joe.
Cazzo
c'entra ora? Sono uno zombie, quasi mezzo distrutto, e tu mi vieni a
dire di te?
Non
di me. Di te. Billie noi siamo la stessa persona. Mettitelo nella cazzo
di testa. Il figlio della rabbia e dell'amore sei tu, ragiona. Solo tu
sei in questa condizione. Sei nella rabbia ma anche nell'amore.
Io
non amo. Io mi incazzo solo.
Smetti
di fare il coglione, o convinco Chris a ficcarti un ferro nel culo.
Tu
con lei non ci parlerai mai.
Io
vedo… Il futuro…
È
arrivato il mago del cazzo. Il futuro? Allora prevedi che
morirò giovane?
No,
prevedo che un giorno te la scoperai.
Scoperò
anche te.
Sono
eccitato.
"Ma
vaffanculo" Ops, questa era… Da dire in silenzio.
"Eh?"
Dice lei, tra le lacrime, mentre riesce a farmi restare in piedi.
"Perdonami,
non mi riferivo a te. Anzi, grazie."
"Scusa…
È tutta colpa mia, cazzo. Maledizione. Se fossi stata
più attenta…"
"Non
preoccuparti, non fa niente."
"Si
ma…" Mi guarda. Non sa proseguire. Mi guarda negli occhi,
scorgo ancora delle lacrime. Le sorrido a malapena, e poi guardo
l'entrata del capannone. Entra un po' di luce, però
è quella dei lampioni, quindi non è che si veda
troppo. Chris mette un mio braccio sulla spalla, e il suo lo mette
attorno al mio fianco. "Ti porto via di qui…"
"Avrei
dovuto dirti io così…"
"Tu
hai già fatto troppo."
"Forse
non abbastanza"
"Cazzo,
ti sei fatto picchiare, e secondo te non è ABBASTANZA?" Dice
lei, fermandosi un attimo e guardandomi.
"Va
beh, con te sembra di parlare con un muro. Sei irremovibile."
"Oh,
adesso parliamo correttamente, eh?"
"Senti,
io non sarò uno stinco di santo, ma non sono troppo
ignorante."
"Come
no!! Andiamo adesso, ti porto alla dump"
"Da
sola?" Dico io, stranito, e con la voce un po' fiacca, per via del
dolore allo stomaco e degli altri vari lividi che mi hanno procurato
quegli psicopatici, e anche la botta alla testa.
"No…
Ci accompagnerà Pat. Io non so guidare, e la dump non
è vicina da raggiungere in questo stato."
"Grazie,
Chris."
"Mi
dispiace, Billie. È stata tutta colpa mia…"
"Smettila
di dire così, non è vero." Lei si ferma di nuovo.
Mi regge solamente con la mano, si avvicina al mio viso.
Cazzo,
che vuole fare?? Billie Joe, cazzo, fermala! Se tradisce Mike con te,
è la fine, addio Sweet Children, addio…
Menomale
che eri la parte meno razionale di me, vero Jimmy? Ma stai zitto, e
goditi il momento. E poi non è detto che voglia baciarmi.
Abbasso
lo sguardo, e vedo che si alza sulla punta dei piedi, si avvicina
pericolosamente alla mia guancia, e ci lascia un bacio. Poi poggia la
fronte su di essa, facendo poggiare anche la punta del naso. Io la
guardo con la coda dell'occhio stranito. Okay. Mi ha dato un bacio
sulla guancia. Fin qui, nulla di strano. Ma perché non si
stacca? Sento le sue mani che cominciano ad allungarsi verso di me, per
abbracciarmi. Sposta il viso sulla mia spalla. Okay, sta facendo tutto
lei.
"Grazie.
E non fare il cazzone, non mi dire che non devo ringraziarti,
perché se no ti castro."
"Merda,
no grazie, mi serve ancora."
"Ahahah,
povero piccolo Billie."
"Ehi,
piccolo non direi…"
"Boh,
questo lo dici tu…" Ride. Alla fine sorrido anche io. Lei si
allontana, e mi riprende come prima, aiutandomi a camminare. Usciamo
dal capannone, e torniamo da Pat. Appena mi vede, mi corre incontro.
Anche lei lacrima. Ma sono così importante per loro?
"Cazzo
ha fatto Billie?? Io ti vedevo strano!!" Vedo anche Mike. Mi corre in
contro, e mi sbraita contro, mentre sia Chris che Pat lo guardano con
viso affranto.
"Billie!!
Porca troia, ti ho mandato a cercare Chris per vedere se si fosse fatta
male, e torni in questo stato? Chris, tutto apposto tu invece?"
"Si
Mike… Dobbiamo aiutare Bill piuttosto… Lo
hanno… Pestato"
"Chi
lo ha pestato??" Chiede sempre più arrabbiato.
"Tuo…
Padre… E… Il suo"
"Robert?!
Quell'ammasso di ferraglia?? E George? Cosa cazzo volevano da lui??"
"Mike,
la storia è complicata, forse è meglio se te ne
parlo alla dump." Propone Chris, con la voce spezzata. La guardo con un
occhio socchiuso, e lei incrocia il mio sguardo.
"Va
bene. Pat, andiamo alla dump" Mike acconsente alla proposta di Chris, e
Pat subito si rende disponibile.
"Certo!
Aspettate, porto qui il furgoncino!!"
"Non
preoccuparti… Ce la posso… Fare…" Dico
io, tentando di reggermi in piedi e di dimenticare il dolore che provo.
"Sta'
zitto, non riesci neanche a reggerti in piedi!!" Dice Mike. Chris mi
guarda ancora, mentre Pat corre via a prendere il furgoncino.
"Cazzo
no!! Io… Ce la posso fare!! Non sono… Non mi
hanno mica rotto le gambe, porca troia!!" Chris mi blocca e mi
rimprovera.
"Ha
ragione Mike, Billie. Sta calmo, adesso Pat porta qui il furgone e
andiamo via! Adesso siediti qui, Billie…" Mike mi accompagna
dove dice Chris e mi fa sedere sul marciapiede.
"Cazzo
che dolore…"
"Che
ti fa male?" Mi chiede Chris preoccupata.
"Nah…
Non preoccuparti…" Le dico io, guardando per terra, posando
un braccio su un ginocchio piegato, mentre l'altra gamba ce l'ho stesa
sull'asfalto, perchè fa leggermente male, dato che mi hanno
preso a calci. In qualche minuto, arriva Pat, con il furgoncino. Oddio
che cazzo fa?
Va
bene, per farla breve, vi dico che cosa sta combinando.
Per
prima cosa, sta suonando il clacson come una sclerata, e quello
è un signor clacson, ce l'ho montato io qualche tempo fa, e
-ehi!- ha un gran bel suono! Mi prendete per il culo? No, stona le
orecchie. Se non avete capito, il mio era sarcasmo. Quel clacson fa
cagare.
Poi
ha fatto la curva in corsa e il furgoncino sembrava volersi cappottare,
e Pat dentro che esce fuori dal finestrino un braccio. All'inizio,
quando stava facendo la curva, credevo stesse per uscire un fazzoletto
bianco, in segno di resa, come per dire "ehi, io c'ho provato, il fatto
è che ho fatto cappottare il furgoncino, merda!". Ma alla
fine era solo per richiamare la nostra attenzione. Il che è
inutile perché sta suonando da un secolo con quel cazzo di
clacson e mi ha distrutto i timpani. E neanche la batteria di Dave mi
ha mai fatto questo effetto!!
Appena
si ferma di fronte a me, Mike mi aiuta subito ad alzarmi e mi fa
entrare dietro, assieme a Chris. Gli altri non li passiamo a prendere,
tanto devono solo portarmi alla dump, poi andranno a prendere gli altri.
Si
preoccupa per te. Vedi come ti sta guardando.
Guarda
che ci vedo anche io. Non c'è sempre bisogno che tu mi dica
cosa accade.
Perché
non provi?
A
fare che?
A
dirle la verità.
Ma
quale verità! Io non le dirò nulla. Lei sta con
Mike. io sto con me stesso.
Ma
non farmi ridere. Falle leggere la canzone.
No,
quella no.
Billie,
ascoltami. Okay, abbiamo sempre fatto lite, ma sono pur sempre una
parte di te, cazzo!! Dammi ascolto!!
Tu
non puoi capire. Tu sei solo una figura. Tu sei solo in me. Non ti
conosce nessuno. Tu non sei una persona, tu non provi sentimenti.
Mi
stai offendendo, vacci piano, oh!
Ma
vaffanculo.
Anche
tu, amorevolmente.
Grazie,
non aspettavo di meglio che tu la smettessi di sparare cazzate al vento.
Arriviamo
alla dump. Qui è tutto buio, è come l'abbiamo
lasciato. Beh, almeno non sono venuti a svaligiare questa schifezza.
Chris si alza per prima e apre la porta, mentre Mike mi aiuta ad uscire
dal furgoncino ed entrare in casa. Chris apre la porta. Cammina
zoppicando, che le è successo?
"Chris?
Perché zoppichi?" Chiedo io.
"Non
zoppico… Cammino storta perché… Beh,
ho perso una scarpa…"
"Uh!
È vero!! Che idiota, mi sono dimenticato! Magari se Pat
torna lì vicino la riesce a trovare."
"Si,
posso dare un'occhiata!" Dice Pat, sorridendole.
"Grazie
Pat…" Dice lei, sorridendo. Okay, adesso è
segnata a vita, merda. Tutta colpa nostra. Anzi, di Hal che l'ha
portata qui quel maledetto giorno, e sta causando problemi sia a me che
a lei. Porca troia.
"Nulla…
Io e Mike ora andiamo" Dice Pat.
"Perché
anche io?"
"Perché
io e te dobbiamo parlare!" Gli dice spingendoselo addosso e tirandolo
fuori di casa, prima di chiudere la porta, rientra la testa dentro casa
e ci fa l'occhiolino. "Ci penso io, non preoccupatevi" E poi va via.
Chris
intanto lascia la sua scarpa accanto alla porta, poi mi prende un
braccio e se lo mette sulle spalle, e mi aiuta a salire le scale. Mi
sento un peso inutile. Un idiota. Mi sono fatto picchiare, e non ho
neanche resistito, dopo aver anche deciso di affrontarli da solo.
Entriamo
nella camera che ieri abbiamo messo a posto, e mi siedo su un
materasso. Chris esce dalla stanza. Ma dove va?! Dopo qualche minuto la
vedo tornare con del disinfettante, un po' di ovatta e del ghiaccio
secco. Si mette di ginocchia di fronte a me, e mi porge il ghiaccio.
"Mettilo
sull'occhio, così si sgonfia un po'…" Mi sorride
malinconica.
"Grazie…
Ma che devi fare con questa roba?"
"Devo
medicarti! Stai fermo tu che non sentirai nulla!!"
"Non
sono mica un codardo! Per chi cazzo mi hai preso?"
"Ahahahah
ma vai a farti fottere!! Ahahahah"
"Con
piacere, stronza" Sorrido. Lei ride, mentre versa un po' di
disinfettante su un batuffolo piccolo di ovatta e lo porta sul mio
labbro, cominciando a tamponare.
"Fa
male?" Chiede, notando che chiudo un po' l'occhio sinistro,
cioè quello non nero, perché mi brucia un po'.
Non potendo parlare, muovo un po' la mano. "Mi dispiace, ma non
preoccuparti, fra poco torna tutto come prima" Inarco un sopracciglio.
Ma mi prende per il culo? Ma crede che io sia un bambino? Mah.
"Non
sono un bambino, genio." Dico io, con il tono corrucciato, e il viso da
finto offeso.
'Non
lamentarti e goditi questo momento'. Non era così, giusto
Mr. Armstrong?
'Veramente
era stai zitto e goditi questo momento'. Ma si. Che cazzo vuoi, eh
Jimmy? Non stavi dormendo, cucciolo della nonna? E allora torna a
dormire cazzo!!
Oh,
ma si è arrabbiato Mr. Armstrong!! Dovrei preoccuparmi,
signore?
Io
ti uccido, te lo giuro! Ti faccio cessare di esistere Jimmy!
Ma
smettila! Chi ti aiuterebbe quando non vuoi parlare a nessuno dei tuoi
problemi se io non ci fossi?
Tu
mi confondi, cazzo!
Come
sei melodrammatico! Smettila, sembri un bambino di tre anni al quale
hanno fregato una caramella! Ti lamenti di tutto, smettila, cazzo Bill!
Non sei più il Billie Joe Armstrong che conoscevo!
Non
lo so neanche più io chi sono, Jimmy. E ora, lasciami in
pace.
Christie
finisce di medicarmi, e poi mi guarda perplessa.
"Che
è successo? Sembri assente, Armstrong!" Dice scherzando.
"Pensavo…"
Mi alzo, senza lasciarle il tempo di parlare ancora. Scendo
giù in cucina, e cerco qualcosa da mangiare. Trovo nel
frigorifero solo una specie di sandwich, okay, non è un
sandwich. È…Oddio, dev'essere lì da
così tanto tempo, che è diventato verde.
Strabuzzo gli occhi. Se fossi stato cieco, io quel coso l'avrei
mangiato, e sarei morto per la gioia di tutti. Ma non lo sono, quindi,
ehi, dov'è il problema? È che sono ancora vivo.
POV
Denise Christie Jade Lambretti
Perché
cazzo ho lasciato che si alzasse e andasse via? Dopo tutto quello che
ha passato per me, l'unica cosa che sono stata in grado di dirgli
è stato 'grazie' e 'scusa è stata colpa mia'?!
Devo essermi rincitrullita! Avrei dovuto fermarlo e dirgli tutto. Ma
non ho il coraggio. Non ho davvero il coraggio di dirgli quello che
provo. E se lui non dovesse provare ciò che provo io? Se mi
ridesse in faccia? Lo so che non è n bastardo, ma se
prendesse la cosa nel verso sbagliato potrebbe pure alterarsi, o
mostrarsi indifferente… Qualcosa cambierebbe di certo, e io
ne sarei anche la causa più prossima. Cazzo mi succede? Io,
che mi faccio seghe mentali? Ma a me non frega nulla del genere umano!
Smettila, Chris, lo sanno tutti che non è così.
Scendo
anche io dopo di lui, e lo trovo in cucina.
Che
cazzo sta facendo? La cucina è vuota, non c'è da
mangiare, dovrebbe saperlo.
"Che
fai qui? Non c'è da mangiare!"
"Cazzo,
me lo dicevi prima!" Mi guarda con la faccia stanca, alza un braccio, e
sbadiglia. Si incammina verso l'uscita dalla cucina, mentre ad un
tratto squilla il mio cellulare. Lo prendo in mano, mentre mi giro per
uscire anche io dalla stanza, e rispondo.
"Chris,
stiamo accompagnando i ragazzi alle loro case… Tutto
apposto? Come sta Billie?"
"Non
preoccuparti, Mike… Bill sta bene… Tu piuttosto,
quando arrivi?"
"Fra
poco…"
"Ti
aspetto, Mike… Non fate tardi"
"Si,
non preoccuparti. Pat comunque non è dei nostri, non viene
alla dump... Poi quando torno, dobbiamo parlare."
"Va
bene…"
"A
dopo" Dice, per poi riattaccare. Il suo tono non era tranquillo. Era
serio, ansioso, piuttosto preoccupato anche. Metto il cellulare nella
tasca del mio giubbottino, e mi dirigo da Billie, che si è
seduto sul divano. Mi siedo accanto a lui, e poggio la testa sulla
testiera, guardando il soffitto. Sento che Billie prende la sua
chitarra, la Blue, piena di adesivi e scritte, e comincia a suonare,
senza foglio d'avanti. Questa deve saperla a memoria. È
sempre lei, Green Day.
"Perché
ti piace tanto?"
"Perché
rappresenta la nostra band. O meglio, me e Mike. parla di
ciò che siamo… Che proviamo…"
"Green
Day, eh? Mmm…"
"Che
c'è?"
"Mi
piace…"
"Cosa?"
Dice lui, con la faccia sconvolta. Ma che sta pensando questo
pervertito?
"Green
Day! Ma mi segui mentre parlo?"
"Certo!
Il problema è che non ti capisco!" Alla faccia, ha parlato
l'uomo più comprensibile della Terra!
"Oh,
beh! Ha parlato mister comprendibile al cento percento"
"Vai
a farti fottere."
"Con
piacere. E comunque, mi sembra un bel nome per la vostra band."
"Green
Day? Tu dici? Ma è troppo… Boh…
Semplice…"
"Non
ti piace?"
"No,
mi piace… Ma… Beh…"
"Fidati
di me, spaccherete con questo nome…"
"Ma
il fatto non è 'spaccare' o no… Il problema
è trovare un nome originale e allo stesso tempo che ci
identifichi… Non voglio un nome strano, complesso o
chissà chè…"
"Allora
Green Day, è perfetto."
"Se
lo dici tu… Ne devo parlare con Mike… E con il
prossimo batterista…"
"Si?
L'avete trovato?"
"No,
ma lo stiamo cercando… Uno alla fine lo
troveremo…"
"E
come va con la casa discografica?"
"Voleva
pubblicare già i nostri primi pezzi. L'album si doveva
chiamare 39 smooth… Doveva contenere i dieci pezzi che
abbiamo già fatto, e che tu hai sentito…
Però… Volevo aggiungerne altri…
Così pubblicheremo l'album l'anno prossimo, prima del
tour…"
"E
che pezzi stai scrivendo?" Ma proprio quando sta per dirmelo, si apre
la porta. È Mike, mi alzo, gli sorrido e gli corro incontro,
abbracciandolo. Lui mi abbraccia, poi parla.
"Tieni
la scarpa Chris…" Si allontana un po' e mi dà la
scarpa, gli sorrido, e la poggio per terra, accanto all'altra. Poi Mike
si rivolge a Billie. "Bill? Meglio?" Mi giro, guardando Billie
mortificata. Lui annuisce.
"Più
o meno…"
"Vieni
sopra, dobbiamo parlare… Tutti e tre assieme"
"Va
bene…" Saliamo sopra seguendo Mike, che aiuta Billie a
salire le scale, ed entriamo nella camera di prima. Mike si siede su un
materasso, e io mi siedo accanto a lui. Billie si siede di fronte, su
un altro materasso, si stende, e mette le mani sul ventre, e ci guarda,
mentre si rivolge a Mike.
"Beh,
cosa hai di così importante da dirci, che mi hai rotto il
cazzo per farlo?"
"Beh,
un cazzo Billie! È colpa tua se sei in quelle condizioni!
Perché cazzo non mi hai detto nulla?" Alla faccia, menomale
che Pat ci doveva aiutare in questa situazione!
"Non
è colpa sua…"
"No!
Infatti è colpa anche tua di quell'idiota di Pat.
Perché non mi avete detto nulla?"
"Cazzo
te la prendi, Mike? Non te l'abbiamo detto perché tu sei un
tipo troppo emotivo, e non volevamo che ti incazzassi per una cazzata
che potevo risolvere io."
"E
si vede come l'hai risolta, cazzo. Me l'ha detto Pat, 'la
risolverò io, sono più grande', eh? Ma sei
coglione? Sei più grande, e sei più basso, e che
vuoi fare??"
"Smettila,
Mike, ti stai comportando da idiota, cazzo. Non è colpa
sua." Dico io.
"Ma
non difenderlo!" Dice, indicandolo con la mano e guardandolo arrabbiato
e ferito. Lui non se lìè presa perchè
Billie non gli ha parlato di questo problema. Lui si è
arrabbiato perchè non gli ha dato importanza e ha voluto
fare tutto da solo e ora è in queste condizioni. Questo
è ciò che lo mortifica.
"E
va bene, Mike. che vuoi che ti dica? Hai ragione, Dirnt. Hai
fottutamente ragione. Ma ormai la situazione è chiusa.
Preferirei che non venisse più riaperta la questione, va
bene?" Dice Billie esausto delle parole dell'amico.
"Billie.
Promettimi che non farai cazzate simili di nuovo. Ne va della tua vita,
e lo sai che quando dico così è perché
io senza di te sono più schifoso di una merda, cazzo. E non
dirmi scusa, non dirmi che ho fottutamente ragione, cazzo,
perché sono le solite parole. Me lo devi promettere, porca
troia!" Dice Mike. Dalle sue parole, si capisce che ci tiene a Billie
più della sua stessa vita. Mike ha un gradissimo cuore.
Davvero. È un ragazzo troppo buono. E io non lo merito.
"Va
bene. Va bene lo prometto Mike." Si sorridono, Billie si alza, e anche
Mike, si avvicinano, si stringono la mano avvicinandosi, e si
abbracciano con un solo braccio. Mi fanno tenerezza. E io resto
lì seduta, a fissare un punto indecifrato della mia gonna.
Oh no, la gonna! Strabuzzo gli occhi. Devo riportarla a Pat,
è sua!! Sbatto una mano sulla fronte, che sbadata. Aia! Ho
gli anelli a quella mano stupida! Ah, giusto, non ho mai parlato dei
miei anelli. Come non ho mai parlato dei piercing di Billie, e dei suoi
tatuaggi. E anche di quelli di Mike. Bene. Adesso ne parlo. Io, come
è normale che sia, ho quattro anelli alla mano destra. Ne ho
due di acciaio, non molto pesanti, con delle incisioni in giapponese e
in cinese al dito indice, uno sempre in acciaio, ma con delle fascette
di plastica incastrate dentro, tutte colorate al pollice, e l'ultimo
è all'anulare, e più che anello, beh,
è una fascetta di treccine colorate. Billie invece ha un
piercing al naso, e due all'orecchio destro. Dice sempre che vuole
toglierselo perché si impiglia alla chitarra. Che idiota. E
poi ha dei tatuaggi. Ha un pallone sul braccio sinistro, e un'altra
serie di cose scritte, ma sono relativamente pochi, saranno due o tre
tra destro e sinistro… Non di più, credo. mentre
Mike ne ha due soltanto, sul braccio destro lui. Ma non ha piercing
grazie al cielo.
Ma
non sono questi i problemi.
Mike
si allontana da Billie per andare a prendere delle birre, una anche a
me. Quindi esce dalla camera, e scende giù, e io colgo
l'occasione per sedermi accanto a Billie.
"Allora?
Che pezzi stai scrivendo? Io aspetto ancora una risposta!"
"Punk,
ovviamente… Posso farti leggere un testo, per favore?"
Chiede lui, supplicandomi. Sembra esitante, come se non avesse voluto
farmi questa domanda. Ma alla fine, aspettando una mia risposta, sembra
più o meno tranquillo.
"Un
testo?" Chiedo io.
"Si,
una canzone. Mi devi dire se ti piace, cosa ne pensi." Non è
che avessi proprio intenzione di leggere una canzone, ma se proprio ci
tiene. Lo sa che odio la musica.
"Ve
bene, allora dammi questo testo, che vedo un po'…" Si alza
dal letto, e scende di nuovo giù. Mi metto seduta a gambe
incrociate, e poco dopo me lo ritrovo di nuovo davanti, assieme anche a
Mike, che si siede dove eravamo prima, e dà a Billie sia la
birra per lui che quella per me. Billie ha un foglio in mano, anzi tre.
Ma me ne dà solo uno. "E gli altri due?"
"Sono
gli spartiti"
"Oh…
Allora leggo questo. Come si chiama?" Gli do uno sguardo. Il foglio
è tutto scarabocchiato, ci sono parole cancellate, e altre
parti invece spostate con delle freccette.
"The
one I want."
"Mmm…
Sembra una canzone d'amore"
"Si…
Lo è…"
"Kelly?"
"Ma
non dirlo neanche a scherzo" Dice, strabuzzando gli occhi e guardandomi
sbalordito.
"Ahahah
oh scusa, ma se lei è una troietta, probabilmente
può piacere a dei tipi come voi."
"No,
a noi non piacciono le troiette. Forse a Mike si"
"Fanculo
Armstrong, io a differenza di quella tipa sono ancora vergine"
"Si,
e chi ce lo dice?" Ride lui. Mnetre Mike mi guarda. Ehi, ma non ci
crederà davvero?
"Vuoi
che io legga il tuo fottuto testo? Allora non mi interrompere cazzo"
Lui resta zitto, Mike ride di gusto, e io comincio a leggere in mente.
È triste, romantica… Come può una
persona che sembra essere fredda e fottutamente stupida,
esprimersi così meravigliosamente? Come può
essere così profondo? Continuo a leggere il testo, e resto a
bocca aperta. Alzo lo sguardo poco dopo, e lo guardo, sbigottita. Si
alza, prende il foglio dalle mie mani e mi fissa, con quegli occhi
glaciali, quegli occhi chiari, verdi.
"Non
ti piace?"
"Non
è questo"
"E
allora che è quella faccia??"
"Beh…
Cazzo è stupenda, altro che non mi piace!! Per chi
è, dai dimmelo!!"
"Non
è per nessuno… Semplicemente è per il
sentimento"
"Che
vuol dire?"
"Che
non è per la persona in particolare. È il
sentimento che mi ha dato lo spunto"
"Ma
è il sentimento per qualcuno!"
"Si"
"E
chi è?"
"Non
posso dirtelo…"
"Eddai…"
"Non
insistere, tanto non otterrai nulla. Adesso dormi che sono le due."
"Le
due?!" Dico sconvolta.
"Le
due."
"E
va bene, come sei antipatico…" Poggia i fogli accanto al suo
letto, e se ne va in bagno, mentre io invece vado da Mike, e mi siedo
sul suo stesso materasso, posando la testa sulla sua spalla, mentre
continuiamo a bere le nostre birre, finché non finiscono in
poco tempo e ci mettiamo stesi sui materassi. Billie torna con un paio
di pantaloni da tuta grigi e una maglietta a maniche lunghe bianca.
"Posso andare in bagno o hai commesso atti osceni?" Scherzo io.
"Non
dormi ancora, bimba?" Dice lui.
"Vaffanculo,
vai tu a dormire! Nonnetto!!" Rido io, mentre lui segue il mio
consiglio e si infila nelle coperte, proprio come Mike. Sono uguali.
Due idioti. Io esco dalla camera, per andare a trovare qualcosa da
mettere. Vedo i vestiti di Billie gettati sul lavandino. Li prendo, li
piego per bene, e li metto sopra la lavatrice rudimentale che
c'è, grazie al cielo. Anche io mi spoglio, apro l'armadio e
vedo una specie di maglietta piegata. La prendo, la apro per bene, e
noto che è lunghissima e larghissima. La infilo velocemente,
perché fa freddissimo, per fortuna è a maniche
lunghe. Spengo la luce ed esco dal bagno velocemente, e rientro nella
camera. Che cazzarola sta facendo Mike con il suo basso?
"Mike,
ma Billie dorme!"
"Sembri
una madre affettuosa" Mi guarda stranito e rassegnato. "Le
donne…"
"Donna
o meno, quel poveretto sta dormendo, quindi leva di mezzo questo coso,
se no ti uccido." Mi metto in posa da comandante, di fronte a lui, con
le mani ai fianchi e lo sguardo accigliato. Lui mi fissa con la bocca
aperta, mentre percorre il mio corpo a partire dalle gambe, un po'
divaricate, fino a finire al mio viso. Inarco un
sopracciglio. "Beh, che hai da guardare, Dirnt?"
"Bella
maglietta, Chris!" Ingoia la saliva, chiude la bocca e alza la mano,
sollevando il pollice. Poi annuisce col viso, si alza, posa il basso
accanto al letto e anche lui va in bagno. Bene, e un altro è
sistemato. Chi sarà il nuovo batterista? E chissà
se lo troveranno. Lo spero davvero. Intanto me ne vado vicino alla
finestra della camera, e guardo fuori, poggiando i gomiti sul
davanzale. È bella qui la notte. Anche se è
novembre, qui il freddo è relativo, non si muore come si
faceva in Italia. In California è un po' diverso. Qui
diciamo che si sta anche meglio rispetto all'Italia. O almeno io sto
meglio. Mi piacerebbe sapere che sta facendo Sandra in questo momento.
E vorrei capire perché lei e Kev si sono lasciati. Per me
Kev, nasconde qualcosa.
Intanto
mi giro di nuovo, e mi vado a mettere su un materasso, piuttosto vicino
a Billie. Chiudo gli occhi, desiderando di dormire e dimenticare tutto
ciò che è accaduto, mentre vedo Billie, credo che
dorma anche lui. Almeno, io sto per addormentarmi, lui non lo so se
è già nel suo mondo.
POV
Billie Joe Armstrong
È
là, cazzo Bill fai qualcosa.
Sei
stupido, o cosa? Ah giusto, sei un cazzo di Jimmy. Secondo te, con Mike
in bagno io dovrei dichiararmi a lei? Tu sei un fottuto pazzo, ecco
cosa!
Inutile
che ti incazzi. Io cerco di aiutarti nel tuo lato più
flaccido.
Ha
parlato quello che neanche ce l'ha!
Ma
io ce l'ho, ho il tuo!!
Stupida
voce idiota, che non servi ad un cazzo e mi dai fastidio dalla mattina
alla sera.
Se
ti do fastidio, rivolgiti a qualcun altro, fottutissimo idiota!!
Non
sopporto più Jimmy. Se non la smette, lo caccio fuori.
Comunque, beh, adesso posso godermi in pace la vista. Chris si
è diretta verso la finestra. Crede che io stia dormendo. Sta
pensando.
È
triste, Chris. Ma non so perché.
Dopo
aver cacciato Mike, che è andato via solo per mettersi il
pigiama, si è rivolta alla finestra. Sta pensando. Come se
quella cosa con Mike le avesse dato di che riflettere anche di notte,
alle due.
Lei
non cambierà mai. Pensa sempre, e pensa troppo. Pensa a
quello che gli altri possono provare. Lo so che lei vuole farsi vedere
che è forte, ma dentro lei non lo è affatto. Lei
è fragile, è triste. E non credo che Mike non se
ne sia accorto. Piuttosto cerca di farle mantenere il gioco, per non
farla sentire una fallita.
Perché
è così che mi sento io. Lei ha voluto bere, le ho
fatto bere. Aveva detto che aveva smesso in Italia grazie ad una sua
amica. Ma non aveva mai smesso davvero. Mi disse un giorno che la notte
del giorno prima quello in cui le arrivò la lettera nella
quale le dicevano che sarebbe venuta qui ad abitare, lei aveva bevuto
come una spugna, e poi a casa aveva vomitato dicendo a sua zia che
aveva mangiato troppo. E io invece, l'ho aiutata a non esagerare. Lei
non deve esagerare, so che si prova nel bere. So che si prova quando
fumi, quando ti droghi, anche leggermente. Io lo so. Purtroppo,
aggiungerei. Lei invece non deve saperlo, ecco perché non
devo permetterle di esagerare. Sarebbe stupido da parte sua, e ancora
più egoista da parte mia. Lei non merita tutta questa
sofferenza. Lo so che le sono morti i genitori, ma è pur
vero che deve capire che il dolore non avrebbe mai dovuto versarlo in
litri di alcolici. Ma ad errore fatto si può comunque
rimediare. E io la aiuto.
Perché
invece ci sono caduto io? Jimmy, te lo ricordi, stupido pezzo di anima?
Certo
che me lo ricordo, idiota. Stavi male per tua madre. Aveva ripreso a
fumare e a bere, e così hai cominciato tu a bere.
Si
ma non è questo tutto.
Beh,
si. Anche il fatto di George ti ha buttato giù.
Quella
è stata una pallottola vagante…
L'ho
provato anche io, Bill. Sono te, non c'è bisogno che mi dici
cosa hai provato. E poi se non ricordo male, hai cominciato a fumare un
po' dopo, all'anniversario del quinto anno di morte di tuo
padre…
Si…
Beh, ehi. Io stavo di merda. Non posso certo essere biasimato!
Oh,
invece si. Tu sei da biasimare. Come cazzo hai potuto ridurti
così? Come, cazzo? Ma ti sei visto? Porti la matita agli
occhi per nascondere le brutte occhiaie che hai! Mi fai pena. In
confronto a quando eri più piccolo, fai schifo.
Grazie
per il tuo fottuto supporto morale, ne avevo bisogno. La gente cresce.
Io sono cresciuto… Sono cambiato. Ho quasi diciotto anni, e
faccio il cazzo che mi pare. Ora taci.
Mi
avevi interpellato tu…
E
ora non ti sto più interpellando. Sparisci!
E
ripenso a lei. Mi vorrà mai? Che ne dici anima mia? Che ne
pensi? Io dico di no. Non mi vorrà mai. Lei non
può amarmi. Non deve. Io sono una lastra di ghiaccio. Non so
trasmettere amore, l'ho perso per sempre, porca miseria.
Lei
non può amarmi. Io sono pur sempre Jimmy. Un Gesù
di periferia.
Io
sono il figlio della rabbia e dell'amore…
-
-
-
-
-
-
-
-
A.a.:
Buonasera,
cari lettori. Volevo postare fra un po' di giorni, ma non ce la facevo
*-*... Bene, ora che anche questo capitolo è finito, posso
parlarvi! Per prima cosa, dovete sapere che due parti della storia, non
dovevano andare così.
Ora
vi spiego- voi direte ma chissene frega, ma è per
correttezza u.u-:
Quando Billie va a salvare Chris, in realtà, la scena doveva
svolgersi in mezzo alla strada. Billie avrebbe incontrato Robert, e
George non ci sarebbe stato nella scena. Quindi, praticamente l'avrebbe
incontrato per strada, mentre minacciava Chris. Billie si sarebbe messo
in mezzo e avrebbe cacciato l'uomo. E a questo punto ci sarebbe stato
una specie di colpo di fulmine tra i due, ma alla fine, non
c'è stato. Quindi, bye bye.
Un
altra alternativa a questa scena era uguale, solo che Billie veniva
colpito con un coltellino, non sarebbe stato ferito gravemente, ma
avrebbe sofferto, e il prossimo capitolo avrebbe atteso un po' e al suo
posto cie ne sarebbe stato un altro.
L'altra
scena che sarebbe dovuta essere diversa, anzi, sarebbe dovuta essere in
un altro capitolo, è quella della canzone. Quando Billie fa
leggere il testo a Chris. In realtà, la scena era
stata tagliata dal Chapter 7:
knowing the person who's going to be special. Quando lei
passa la notte alla dump, con Billie, beh, avevo progettato che lui le
dicesse della canzone. Sapete che tutti e due sono innamorati di
entrambi, quindi sapete anche che la canzone è dedicata da
Bill a Chris. Quindi niente, l'ho tolta da quel capitolo per aspettare
un po' di tempo per farlo innamorare completamente di lei.
Perchè all'inizio lui non lo era totalmente. Era 'attratto',
il chè è diverso dall'essere innamorati.
Quindi,
ragazzacci del rock (?)- stile Virgin Radio-, queste sono le modifiche.
Spero di aver reso il capitolo migliore con le modifiche apportate.
Poi
ci sono dei particolari che dovete sapere. Per chi non sapesse che
cacchio è 39 smooth, beh, è il primo 'album' dei
Green Day. All'inizio il nostro caro album doveva contenere canzoni
quali:
At
the Library
Don't
Leave Me
I was There
Disappearing Boy
Green Day
Going to Pasalacqua
16
Road to Acceptance
Rest
The Judge's Daughter (canzoni STREPITOSE, chi non le ha
mai sentite, lo faccia perchè sono spettacolari u.u).
Però, però... C'è un però.
Ovviamente gli Sweet Children pubblicarono questo album sotto il nome
di GREEN
DAY, perchè c'era troppa somiglianza con un
altro gruppo nel nome, così lo cambiarono in quello che oggi
conosciamo.
Ovviamente c'erano due EP: 1,000
Hours e Slappy.
E questi contenevano le ultime otto canzoni della raccolta '1,039
Smoothed Out Slappy Hours'. Come avrete capito, quella The
one I Want, è una canzone d'amore, quindi fa
parte di 1,000
Hours, come anche Dry
Ice, Only
of You e proprio 1,000
Hours (queste cose le so perchè queste canzoni
le so a memoria, quindi so che sono d'amore u.u).
Slappy
invece riporta come canzone un po' più 'romantica'
(più o meno) Paper
Lanterns, poi invece c'è 409
in Your Coffeemaker, che è dedicata ad una cosa
vera(se ben ricordate l'ho presentata nei primi capitoli della storia),
poi c'è Why
Do You Want Him?, la prima vera canzone di Billie,
dedicata alla mamma che si era rispostata con questo tizio che io ho
chiamato George, e infine una cover degli Operation
Ivy (cover stupenda) che si chiama Knowledge.
Ci sarò poi uno degli ultimi EP (ebbene i Green Day si sono
spaccati il culo con gli EP prima di diventare ciò che sono
adesso con dei veri e propri album, visto che all'epoca non avevano un
soldo bucato :(... ), e questo EP si chiamerà proprio Sweet
Children, e conterrà altri quattro brani,
cioè proprio Sweet
Children, Best
Thing in Town, Strangeland
e
My Generation, quest'ultima cover degli The
Who.
Tutto ciò per spiegarvi di cosa stesse parlando Billie Joe
quando dice della canzone a Chris.
Con ciò, vi ringrazio di essere arrivati fin qui. Vi voglio
un bene dell'anima.
Ringrazio...
Ovviamente
BrutalLove,
martydirection23
(*-*), Fiore_Del_Male
[che mi ha anche messa tra gli autori preferiti(*-*), come anche Dave1994
(che non c'entra niente u.u), e TheRockerDancer],
simona_92
e stefani!!
GRAZIE TANTISSIMISSIMO x'D
evanswife
che ha messo la storia nelle preferite!! GRANDEEE x'D E ringrazio di
nuovo aririddle,
Fiore_Del_Male,
SIMONA
ARMSTRONG, simona_92,
stefani
e _Italian_Idiot_
per lo stesso motivo x'D
martydirection23
che ha messo la storia tra le ricordate, e grazie anche a claudia44
e TheRockerDancer,
che si erano unite già da prima, ma è buono
rinfrescare i ringraziamenti!! <3 LOVE YOU!
Siccome
delle seguite non ricordo i nuovi, beh, li dico tutti x'D
Christianeisalive,
claudia44,
ehibike,
gigiola,
I
am in love with a train, martydirection23,
slashell,
stefani,
Strix,
The
last thing I see, TheRockerDancer,
_BlackParade,
_Italian_Idiot_
e ___Annie___!!
Wow, quante siete!! Ahahahahah GRAZIE xD *-* Vi adoro, giuro x'D
Ringrazio
come sempre chi segue in silenzio, e quelli che recensiranno il
capitolo. Un bacione a tutti.
I'm
the son of Rage and Love
Rage
and Poison
The
Insomniac one called Jade the Nimrod.
|
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Capitolo 14 *** Chapter 13: happy birthday, bitch! ***
A.a.:
Ciao
a tutti :3 Mmm... Okay, avevo detto che avrei messo questo capitolo al
posto dell'avviso, ma giacchè c'è gente che non
legge attentamente, o altra che non legge proprio, aggiungo un capitolo
nuovo xD Quindi, cari ragazzi. Non lo sapete che paura ho avuto per
Iwema, dato che comunque sono dovuta andare via prima che finisse la
moto 3, o meglio, prima che facessero la mini gara, quindi sono stata
con una paura addosso, e niente, ora ho trovato che sta bene grazie a
st. Jimmy <3 Dunque, con la felicità che mi sprizza
da tutti i pori, mi dirigo a vedere la moto gp xD ahahaha okok adesso
mi state prendendo per pazza xD ma ok, io la seguo u.u
*cosedicuinonimportaunaceppaadalcunapersona*
Alllooooooooraaaaa... Prima di tutti devo ringraziare chi ha recensito,
e cioè ovviamente stefani,
Sara_Smoke,
simona_92
e aryvullo.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, ringrazio in primis
tutte le ragazze che mi seguono, e che sono tantissime, quindi non sto
qui a citarvele (vi prego non mi ammazzate, ma vado di fretta D: )
Sappiate che vi voglio un bene dell'anima.
Al prossimo capito, e mi scuso di nuovo immensamente del ritardo e di
questo pietoso capitolo, ma davvero ho avuto pochissimo tempo <3
Un bacione a tutte voi, o anche tutti se ci sono dei ragazzi tra i
lettori.
Buona serata <3
Rage & Love ✘✘
Chapter 13: happy birthday, bitch!
POV
Billie Joe Armstrong
È passato un po' da quel giorno. Oggi è il dodici
novembre. Oggi è il suo compleanno. Oggi boh, che cazzo ne
so. Non posso neanche farle un regalo. Sono senza una emerita lira.
Sono al verde. Mia madre mi ha picchiato. Quel bastardo figlio di
puttana le ha detto che io ero ubriaco e che ho tentato di picchiarlo.
Invece è stato lui a farlo, ma mia madre è una
stupida, quindi crede più a lui che a me. I miei fratelli
sono sempre e puntualmente dei bastardi, quindi per non avere nostra
madre contro, vengono contro a me. E ora mia madre non mi parla
più da undici fottuti giorni. Mike mi ha detto che andremo a
fare una specie di gita al lago oggi, che è domenica. Mi ha
detto di prendere tutte le nostre coperte, di preparare i materassi e
tutto il resto.
Oggi sono solo a casa, con me c'è solo Jimmy.
Beh, metaforicamente.
Gli altri mi hanno lasciato qui da solo, a badare alla casa. Ho
ricevuto solo una chiamata, quella di Mike. Quindi adesso sto
preparando tutto, perché devono arrivare Pat e Mike fra
qualche minuto per prendere tutto. Poi andremo da Chris, che non sa
nulla.
"Dove cazzo è? Porca… Dannato Dirnt che lascia le
sue fottute cose in giro per la casa!!" Impreco mentre trovo per terra
oggetti di Mike, che non si degnerà mai di mettere a posto,
tanto è coglione. E io li prendo sempre in pieno, come al
cazzo. Salgo le scale attentamente, per non inciampare in qualche
fottuto oggetto di Mike o di qualcun altro, e mi muovo verso la stanza,
dove c'è la mia chitarra, la Blue, poi c'è il
basso di Mike, che non porta mai a casa sua perché dice che
sua madre lo sfascerebbe. Prendo entrambi gli strumenti e li metto
nelle custodie, assieme ai fogli degli spartiti di Mike e ai miei
testi. Poi prendo il mio borsone, e ci metto dentro qualche cosa,
dopotutto c'è di nuovo la neve altissima, non si va a
scuola, quindi resteremo fuori per un po'. In ogni caso, porto tutto
giù, e poi risalgo, per spostare i materassi. Uno ad uno,
lentamente li scendo giù, posandoli accanto alla porta
d'ingresso, e poi vado in cucina. Apro una birra, e prendo il pacchetto
delle sigarette. Prendo anche tutte le birre che ci sono e le metto in
una borsa con del ghiaccio. Mi siedo su una sedia della cucina, e bevo
lentamente la birra. Certo, non posso dire di essere felice
così, ma… Beh, meglio di nulla.
Ma stai zitto che stai
male.
Non sto male Jimmy, come te lo devo dire?
Tu stai male. Noi stiamo
male, Bill. Ficcatelo in quella fottuta testa. Devi riprenderti.
Va bene, paparino. Cosa vuoi che faccia di più?
Fottiti Armstrong del
cazzo.
Intanto arriva Pat, nel furgoncino mezzo distrutto ormai. Ho preparato
tutto credo, quindi dobbiamo solo caricare e partire. Mike scende
dall'auto e si dirige verso la casa. Lo vedo dalla finestra mentre
cammina velocemente per fare in fretta e andarcene il prima possibile.
"Bill!! Dai su, veloce! Andiamo via"
"Aspetta merda… Non trovo quel cazzo di plettro…
Dov'è?? Porco giuda…" Mi guardo attorno, cerco il
plettro della Blue. Dove sarà andato a finire? Poso la birra
sul tavolo e apro la custodia della chitarra, cercando il plettro.
"Cazzo, eccolo!! Menomale!"
"Si ora andiamo, Bill!!" Mi tira per un braccio, mentre mi dirige verso
i materassi, per farsi aiutare a spostarli. Prepariamo tutto, e ci
mettiamo in auto. Chiudo la porta della dump a chiave e poi tutti e tre
assieme ci dirigiamo verso casa degli altri, poi di Chris. Ci riuniamo
sempre come una famiglia. Faremo finta di non sapere che oggi
è il suo compleanno. Che non sappiamo nulla -come in
realtà era per me- e che solo Mike sapeva tutto. Invece
dalla sorpresa scoprirà che tutti sapevano del suo
compleanno, e –yee- la festa avrà inizio. Noi
suoneremo, quindi avremo anche Dave con noi, perché
dovrà occuparsi della batteria.
Arrivati a casa di Chris, suoniamo, e lei pronta esce col suo piccolo
borsone e si dirige verso di noi. Apre la portiera dell'auto, che
è dalla mia parte, e si siede accanto a me,
perché di fronte c'è Melinda, che sta accanto a
Pat che guida. Dave sta dietro, Mike con me e Chris e poi stanno gli
altri anche. Ci mettiamo in cammino verso la meta.
Jimmy sembra essersi zittito. Non parla da quando siamo partiti. Meglio
così. Intanto siamo arrivati sulla super strada, adesso ci
dirigiamo al campeggio. Chris non fa una piega, non chiede dove
andiamo, non si è arrabbiata perché non le ho
dato gli auguri, sta calma. Menomale anche per questo. Mi ricordo il
concerto della scuola. C'era un gruppo, mi pare fosse quello dei
Lookouts, non mi ricordo bene. Mi ha colpito il batterista, cazzo.
È un fottuto genio! Cioè, si è vestito
da clown e ha suonato da dio! Secondo me farà
strada…
A proposito di strada… Come ho già detto, siamo
nella super strada. Io sinceramente ci ho viaggiato poche volte, non mi
piace troppo viaggiare. Comunque, Pat ha schiacciato il piede
sull'acceleratore, e oddio porco giuda, così ci schiantiamo
merda!
"Pat! Ma vuoi spingere di meno su quel fottuto acceleratore??!!" Dico
io gridandole quasi, in testa. Lo so che a volte esagero, ma porca
troia, io non sono mica l'uomo immortale! Anche io ho una fottuta paura
delle strade, quindi o mi schianto e muoio oppure muoio lo stesso per
la paura. Quindi, porca troia, deve decelerare, se no la uccido quando
arriviamo a destinazione. Sfortuna che è ancora lontana. E
non so manco dove è. Mike si ostina a dire che è
lontana però!
Ehi ma… Quello chi è??
Cazzo ne so, guarda bene.
Lo sto facendo coglione, non chiedevo a te…
L'hai detto poco fa,
quello dei Lookouts.
Si ma cazzo ci fa qui? E per di più che sta suonando dei
tamburi ed è vestito in quel modo?! È un fottuto
genio cazzo!
Lo sai che è
un tipo strano.
Si ma…
Cazzone.
Coglione di merda, ti voglio bene.
Io no.
Lasciando perdere Jimmy, che mi odia, passiamo a quel tizio.
Com'è che si chiamava?? Ah si, mi pare avesse un nome mezzo
francese, mezzo inglese, Trè Cool se non sbaglio…
Mmm… Si, deve chiamarsi così.
"Pat, accosta vicino a quel tipo!" Le dico io. Lei annuisce lievemente,
rallenta e si avvicina a lui, che ci guarda con aria interrogativa.
"Passaggio?"
"Ehm… Si…"
"Dove devi andare?"
"Per me è indifferente"
"Salta su, vieni con noi!" Dico io, parlandogli dal finestrino. Apro la
portiera del furgoncino e scendo dall'auto. "Ehi! Tu non eri nei
Lookouts?? "
"Si, ero tra loro, fratello. Perché?"
"Mah… Ti ricordo perché una volta hai suonato
vestito da clown, e poi hai suonato ad un concerto della scuola con il
tuo gruppo e con il mio…" Nel frattempo che parliamo
però, io prendo i tamburi, e aiutato da lui li metto nel
retro del furgoncino. Poi ci riavviamo all'interno, per riprendere il
viaggio. Nel suo caso, intraprenderne uno.
"Si, beh… Ero io" Sorride. Anche lui ha gli occhi chiari. La
banda degli occhi chiari.
"Bill! Non ce lo presenti??" Dice Mike.
"Lui è… Ehm come ti chiami amico?"
"Io sono Frank Edwin Wright… Per gli amici Trè
Cool"
"Uh, mi ricordavo il tuo soprannome!!" Faccio io, felice.
"Mi ricordo di te, amico! Tu sei il clown!!" Fai Mike.
"Si, ero io…" Dice sorridendo di nuovo. Poi riprendo io.
"Io sono Michael comunque, puoi chiamarmi Mike però!"
"Si, quel cazzone di Mike Dirnt ahahahahah" Rido io, mentre Mike mi
guarda omicida. "Io sono Billie Joe, comunque. Niente soprannomi, solo
Bill. Odio i soprannomi"
"Io sono Chris! Ho diecimila nomi, ma quello che preferisco
è questo, anche se in realtà sarebbe Christie.
Piacere!" Gli dà la mano, e sorride, mentre Frank gliela
stringe e sorride anche lui.
"Io sono Patricia, ma puoi chiamarmi Pat!" Lei guarda nello specchietto
e gli sorride.
"Piacere di conoscerti, autista!" Dice lui. Poi continuano gli altri.
"Io sono Sandy, e sono la gemella di Katie… Piacere!!"
"E io sono Katie!" Sorridono tutte e due. Beh alla fine le due si sono
riappacificate un pochino con Chris. Beh si, credo sia merito suo,
infondo è lei che è socievole, loro restano delle
arpie.
"Io sono Kevin, piacere di conoscerti!"
"Hallen, piacere"
"Melinda. Sono la ragazza del batterista, Dave…"
"Ovviamente Dave sono io"
"Piacere di conoscervi tutti! Siete… Come una grande
famiglia…"
"Oh beh, la maggior parte di noi è crescita assieme. Chris e
Kevin sono i nuovi arrivati, e tu sei l'ultimo arrivato. Quando
torneremo a Berkeley…" Ma non mi lascia finire.
"Berkeley hai detto?" Dice, sorpreso, ma stranamente non amareggiato,
come invece sembrerebbe dal suo viso.
"Beh… Si, noi siamo di lì"
"La mia famiglia abita lì vicino! Dove state precisamente?"
"Nel quartiere di Rodeo"
"Io abito in un paese vicino… "
"Ogni tanto dovrai venire alla dump, quando potrai, visto che non
è lontano! Ti vogliamo con noi!" Dice Chris, sorridendo.
"Passando ai fatti seri però… Chris ha ragione.
Amico a noi serve un batterista… Il nostro è
andato a farsi fottere. Vorresti fare parte di una band?"
"Ehm… Io? Ma io non sono…"
"Aspetta" Interrompe Mike. "Tu ti chiami Frank. Conosci John? John
Kiffmeyer??"
"Beh, io gli ho dato lezioni… Si lo conosco…"
"Woooow!!! È lui Bill! Al era insegnato da questo genio!!"
Dice Mike.
"Sul serio? Tu eri il suo insegnante? Oh cazzo! Ma quanti anni hai?"
"Diciassette a dicembre"
"Allora sei il più piccolo. Io diciassette già ce
li ho da febbraio, lui da maggio. Allora, la proposta?"
"Quale proposta?? Ah si! Volentieri, ragazzi! Io cerco una band, voi un
batterista, andremo d'accordo!"
"Certo! Adesso troviamo un nome però" Dico io.
"Io te l'ho detto Bill! Green Day!!" Dice Chris, ridendo.
"Ma mi sembra banale!" Ripeto io.
"A me piace…" Dice Frank, che sorride a Chris. Anche Mike
sorride e annuisce.
"Bel nome!" Dice.
"Ma…"
"Ma stai zitto nano cazzone!! Ahahahah" Ride Mike.
"Okay okay, non fate lite, ragazzi" Chris mette una mano sulla fronte,
disperata.
"Non facciamo lite" La guardo di sottecchi. "Il fatto è che
qui non mi ascolta mai nessuno ultimamente…"
"Ma perché sei diventato più nano del solito"
Ride di nuovo Mike, accompagnato da Chris e gli altri.
"Vaffanculo, Mike, con tutto il culo!" Rido anche io, provocando
maggiore riso tra i presenti.
"Senti, Frank… Noi non ti conosciamo bene… Puoi
parlarci di te se vuoi! Il viaggio credo debba essere lungo, Pat ha
preso la super strada…" Continua poi Chris.
"Beh… Ehm di me non c'è troppo da
dire… Sono nato in Germania, ma vivo in California da un bel
po'… Vivo con mia sorella e mio padre…"
"Ma non dovresti essere con i Lookouts adesso?" Dice Mike.
"Si ma… Beh in verità ci siamo
sciolti… L'anno prossimo sarà ufficiale lo
scioglimento, ma la momento non siamo poi troppo produttivi, ecco
perché sono qui, altrimenti si, sarei con loro…"
"Hai trovato noi però!" Dice Mike. In effetti questo ragazzo
è un portento. Ha ancora 16 anni, è vero, ma
presto anche lui avrà la nostra età, eppure
è decisamente più bravo di Al. Io che l'ho
sentito suonare, e l'ho visto vestito in quel modo, sono sicuro che
sarà un grande. Perché questa band non si
scioglierà finché non saremo nella tomba.
Sono sicuro che Frank sarà sempre con noi, anche
perché deve essere come noi. Non riuscirebbe mai a vivere
senza musica, esattamente come me e Mike.
Il viaggio prosegue senza soste, tranne una, perché Sandy ha
una specie di malore, e quindi siamo costretti a fermarci per farle
respirare un po' di aria pulita.
Ah, sapete una cosa? Kevin e lei stanno assieme. Bene, almeno non fa
più l'arpia gelosa con le altre ragazze della dump. Credo
che quel ragazzo però abbia qualche rotella fuori posto, sul
serio. Dove cazzo se l'è andata a cercare una
così? Ma dico, ma è impazzito? Nel mondo ci sono
così tante persone, e lui si è venuto a trovare
proprio quella cosa? Io non ci credo. Vabbè, parlo proprio
io che non ho neanche la ragazza, e fantastico riducendo al minimo quel
cervello che neanche ho.
Effettivamente, sarebbe una buona idea distruggermi prima di poter
concludere qualcosa con Chris. Non mi vorrà mai. Ahah e io
che spero sempre! Ma mi devo essere rincitrullito forte.
Il tuo fottuto problema
è che sei un codardo, Bill.
Se fossi stato un codardo non avrei spacciato marijuana a scuola, ti
pare?
Il coraggio non sta nel
fare le cazzate più colossali, coglione! Il coraggio sta nel
saper affrontare la vita. E tu non l'hai mai saputo fare.
Non ho mai avuto un padre che me lo insegnasse.
Ti dimostri ancora
più codardo se dici così. La vita tu l'hai
vissuta da solo, e butti la colpa sulla morte perché per
colpa sua non hai avuto un padre che ti insegnasse cosa sia la vita. Ma
tu non sai un fottuto cazzo né della morte, né
della vita.
Hai una laurea in filosofia per caso?
No, ho una laurea nel
prenderti a calci nel culo moralmente.
Voglio vedere come fai, senza gambe 'morali'.
Tu sei solo un coglione
travestito da figo. Tu non hai mai fatto nulla per impedire a te stesso
di ridurti allo stato di drogato, alcolizzato e fumatore.
Ci siamo ridotti, non mi sono ridotto. Siamo una cosa sola, non dici
sempre così? E poi smettila, perché tu sei in me
ma non hai mai capito cosa provo cazzo.
Perché usi le
mie frasi a tuo piacimento? Perché non le usi bene,
perché non riconosci di avere torto?
Io non ho torto, porca troia! Io sono me, e finché
sarò tale, sarò sempre come voglio.
Tu non sei te! Tu non
sei quello che sette anni fa aveva perso suo padre e si era dato alla
musica. Tu adesso sei un fottuto idiota che crede di poter cambiare
questo fottuto mondo con la forza del tuo fottutissimo pensiero!
Non ho mai pensato questo. Non l'ho neanche detto in una qualche
occasione.
No, infatti,
perché sei troppo codardo per poter ammettere di credere una
cosa simile.
Perché invece di aiutarmi, continui solo ad insultarmi ed
abbattermi?
Perché sono
la tua parte riuscita male.
Perciò non rompermi il cazzo, e ritorna a poltrire nella tua
merda.
Restiamo in silenzio entrambi. O meglio resto zitto con me stesso. Non
sopporto che mi dia del coglione, perché è solo
colpa sua, perché tutte le mie scelte sono sempre dipese da
lui, da quello che lui pensava. Ma adesso non più. Ecco
perché adesso mi odia, perché adesso io non lo
ascolto più, perché adesso scelgo col mio
cervello, e non con il suo.
Intanto siamo ancora sulla super strada, e Chris pensa sempre che
andremo a fare un gita. Tecnicamente ci ha espresso il desiderio di
volere come regalo per il compleanno che noi non le facessimo
né auguri, né tantomeno regali, di qualunque
genere. Ma si sa come è fatto Mike. io l'ho sempre detto:
quel ragazzo ha il cuore d'oro, darebbe sé stesso per noi,
per i suoi amici.
Ricordo quando eravamo piccoli. Lui era più piccolo di me,
ma mi difendeva sempre. Beh, si io sono sempre stato più
basso, ma abbiamo tre mesi di differenza. Beh, che saranno mai. Ma io
ero il più grande della classe, lui il più
piccolo, perché nato a maggio. Andavamo a scuola sempre
assieme, e nonostante fosse più piccolo di me, mi ha sempre
difeso. Sempre, in qualunque occasione. Quando siamo diventati
più grandi poi, ormai ci conoscevamo in ogni sfaccettatura.
Sette anni sono tanti. Nessuno lo conosce meglio di me, e nessuno mi
conosce meglio di lui. Apparte forse mia sorella Anna. Ma questo
è un altro discorso.
Lui per me ci è sempre stato, sempre. E credo che ci
sarà sempre per me, perché me lo ha promesso.
Perché mi ha giurato che non mi abbandonerà mai,
neanche nelle faccende più brutte. Neanche se dovessi fare
la cazzata più grossa del pianeta.
E intanto riprendo tra le mani il mio blocchetto. Una serie di accordi,
una serie di lineette che dovrebbero stare a indicare delle note, una
serie di righe messe storte, che dovrebbero formare un pentagramma.
Mike mi aiuta, infatti si avvicina a me, e prende la penna.
"Credo che qui ci dovresti mettere un minore, non maggiore…
Poi viene strano"
"Si, forse hai ragione, prendi a chitarra, vediamo"
"Si" Si gira, e si mette di ginocchia sul sedile dell'auto, e cerca
dietro, nel porta bagagli del furgoncino.
"Ragazzi, questo furgoncino mi sembra un pochetto piccolo…"
Dice Frank.
"In effetti abbiamo pensato di cambiarlo, però…
Non abbiamo un soldo" Dice Mike.
"Già… Magari a qualcuno si sfascerà il
furgone prima o poi e ce lo darà in prestito. In questo
speriamo" Dico io, mentre aiuto Mike a portare avanti la chitarra di
Katie -si, sa suonare la chitarra…- , quella classica,
perché quella elettrica, senza amplificatori, non si sente.
"Grazie Mike…" Dico io, prendendo la chitarra dal fodero,
che metto di fronte alle ginocchia, per terra. Metto le mani alle
corde, e comincio a provare una serie di suoni. Lo so che è
piuttosto scomodo sia per me che per gli altri, ma sto cercando di
evitare di dare fastidio. Sto cercando anche di sentire il suono della
chitarra, che è comunque piuttosto basso. A tempo prendo a
pensare anche alle parole, che però non mi vengono. Non so
perché, ma questa è l'unica canzone che non ha un
testo. Ce ne sono anche altre che sono un po' insicure, ma hanno il
testo, magari a metà, ma ce l'hanno! Questa maledetta invece
non vuole saperne di avere un fottuto testo. Sembra che debba essere
solo un assolo, di chitarra elettrica però, non classica, la
sto usando solo perché quella elettrica non la posso usare.
Ad un tratto Frank parla di nuovo.
"Ho… Sentito che farete un tour…"
"Si, comincerà a febbraio…"
"Davvero?"
"Si… Avrei voluto che venissi tu a suonare con
noi… Ma Al è l'unico a conoscere bene i pezzi,
quindi cercheremo di convincerlo…" Dice Mike, a testa bassa.
Al è un bravo batterista. Non raggiunge Frank, ma sa il
fatto suo… Ci ha aiutati molto, ed era nostro amico. Non
riusciamo a capacitarci del fatto che se ne vogli andare via dalla
band, e ancora peggio, che non abbia trovato un batterista che lo
sostituisse. È pure vero che abbiamo Dave, ma diciamocelo:
non ha mai provato i pezzi con noi, non riuscirebbe mai ad impararli
entro febbraio. Adesso abbiamo Frank, ma anche lui non potrebbe
impararli in fretta, non perché non ne sia capace, ma
perché non abita a Berkeley e deve viaggiare un po' per
arrivare da noi e provare… Poi si stresserebbe, e diverrebbe
come me. Con un alter ego folle e stupido.
Parla per te, che sei la
parte stupida di me.
Semmai sei tu che sei la parte più stupida di me, non il
contrario. Sono nato prima di te, deficiente.
Senti senti chi parla!
Il più stupido e pigro essere dell'universo. A tuo
confronto, i bradipi sono la razza più attiva di animali
pigri.
Ma taci, stupido. Tu sai le cose, ma sembra che non le sappia affatto.
Sembra che non te ne freghi un cazzo di me, quando sappiamo entrambi
che non è così. Tu vuoi essere ascoltato da me, e
ti fa sentire di fottere il fatto che io non voglia più
darti ascolto.
Continua a suonare,
cretino, che magari almeno questo ti viene bene.
Riprendo a suonare la chitarra. Tra una nota e l'altra, riesco ad
entrare nella canzone. È un pochino difficile farla da
chitarra classica, perché l'ideale è quella
elettrica, visto che è con quella che ho creato il ritmo.
Direi che è quasi impossibile. Però io ci provo
lo stesso. In ogni caso, raggiungiamo un tunnel, e Pat ci dice che
manca quasi un'ora alla destinazione.
Per passare il tempo nel migliore dei modi, diciamo che cerchiamo di
rimanere svegli. Purtroppo il viaggio è piuttosto scomodo, e
Chris mostra già i primi segni di cedimento. So che vorrebbe
addormentarsi, ma non lo fa per tenerci compagnia e non perdersi un
attimo di questa specie di gita. Perciò ci mettiamo a
cantare canzoni di Ramones e Sex Pistols.
"Ragazzi, la sapete Silly Thing?"
"Dei Sex Pistols, vero?" Chiede Kevin.
"Si, è loro, la sapete?"
"Più o meno, ricordo il ritornello…" Dice lui.
"Tu Chris?"
"Anche io ricordo il ritornello, però anche qualche
pezzettino… Tipo l'inizio lo ricordo…"
"Allora, cominciamola!" Dico io, mentre riprendo la chitarra che avevo
poggiato nel retro del furgoncino, e mi metto a suonare, visto che la
conosco a memoria.
"What you see, you can get
Nothing's free, nothing's said
Don't be fooled by the signs
Don't read in between the lines
What you're gonna say
What you're gonna do
Now you've missed out once again
But I thought you knew
Oh you silly thing
You've really gone and done it now
Oh you silly thing
You really gone and done it now… "
E mentre cantiamo, Chris poggia la testa sulla spalla di Mike, e si
addormenta, perciò dopo un po' smettiamo, per lasciarla
dormire.
Arriviamo a destinazione dopo un po', e Mike sveglia Chris, che dorme
da una buona oretta. Si sveglia lentamente, scende dall'auto, mentre ci
raggiunge dietro al porta bagagli. Porta una mano sulla testa e mi
guarda impietrita.
"Ma… Che è successo?"
"Come che è successo? Siamo arrivati!" La guardo sorpreso.
"Ma ho dormito?"
"Noooo… Hai solo riposato gli occhi" Dico io, prendendola
palesemente per il culo. Lei mi guarda male, e risponde.
"Armstrong, sei un fottuto coglione" Si avvicina, e mi tira per
l'orecchino.
"Aiaaaaa porca troia, Chris!!" Dico io, massaggiandomi la parte lesa.
"Scusa uomo di ferro!" Dice lei, mentre raggiunge Pat.
Dopo aver preso le cose più importanti, Pat ci fa vedere
delle tende da campeggio che aveva preso lei, e di cui non sapevamo
nulla. Perciò le prendiamo, e le piazziamo sull'erba, che
per fortuna, non è bagnata, ma piuttosto asciutta.
Sarà che ci siamo avvicinati di molto a Los Angeles, quindi
fa più caldo qui, e non nevica molto. Perciò dopo
aver piazzato le tende, torniamo al furgone, io e gli altri ragazzi, e
cominciamo a prendere i materassi. Pat ha 'parcheggiato' il furgoncino
proprio accanto alle tende, così non dobbiamo fare troppa
fatica per portare tutto.
Intanto si è già fatto pomeriggio, visto che
siamo arrivati dopo pranzo al lago. Quindi ci mettiamo a mangiare
qualcosina che hanno portato le ragazze, e poi entriamo nelle tende. Io
e Mike siamo nella stessa tenda, poi ci sono Pat e Chris in un'altra,
le due gemelle in un'altra ancora, Hal e Kev, Dave e Melinda, e Frank
viene da noi, visto che non si sono più tende. Abbiamo
preparato tutto, ed è già arrivato il tramonto.
Io decido di uscire dalla tenda, mentre tutti dormono. Prendo la
chitarra di Katie dal furgoncino, mi dirigo in riva al lago, e mi siedo
e mi metto a suonare. Non ho voce per cantare, sono troppo depresso.
Sto male, sento come un peso allo stomaco. Mi sento vuoto, perso. Mi
sento smarrito più che altro. Non mi va di fare qualcosa,
non mi va neanche di respirare, non mi va. Punto. Non ce la faccio
più, tutti i bugiardi che fin ora mi sono sempre stati
attorno, mi hanno sempre illuso. E ora che ne ottengo? Mia madre non mi
guarda in faccia perché crede che io voglia rovinarle la
vita, e mi resta solo la mia band, i miei amici, e un amore incompreso
e non ricambiato, che manderò io stesso a puttane fra poco.
Vorrei solo capire perché si debba soffrire. Dove
è scritto che io debba nascere, per poi finire in questo
stato? Dove? Io credo che sia fantasia dell'uomo, credo che ci siano
grossi problemi nel fatto che si debba sempre saper sopportare. Okay,
lo ammetto. Non sono un fottuto credente, né un religioso.
Io in Dio non ci credo, e non ci crederò mai. Anche
perché purtroppo mi è stata portata via la
persona che stimavo di più al mondo, mio padre. E non riesco
ancora a capacitarmi di tutto questo. Mi sento come se volessi essere
svegliato alla fine di settembre, quando finisce tutto.
Perché i miei problemi sono nati allora, e quel settembre
non è mai finito, perché nessuno mi ha mai
svegliato da questo dolore.
E credo che mai nessuno lo farà. La gente è
troppo cinica, la gente non capisce. La gente pensa sempre a
sé.
Sento un calore sulla spalla, mi giro, e vedo una mano. Alzando lo
sguardo, risalendo il braccio, mi rendo conto che è lei.
Quella per cui adesso sto soffrendo.
"Come mai sei qui, Billie?"
"Non ho sonno"
"Vuoi compagnia?" Mi chiede, sorridendomi. Mi scosto un pochino per
poggiare la chitarra e lei si siede. "Ti vedo pensieroso…"
"In effetti pensavo…"
"A cosa?"
"La mia vita… A quanto sia stata un fottuto completo
disastro, a quanto nessuno ci tenga a me, a quanto io non tenga
più a me stesso"
"Non è vero, e lo sai. Io… Noi ci teniamo a te. E
anche tu tieni a te stesso" Faccio finta di nulla.
"Tenete a me? Un diciassettenne che beve e fuma in continuazione, un
buono a nulla, senza un soldo bucato, mentito da tutti e odiato da sua
madre? Voi tenete a questo tizio?"
"Non importa cosa sei fuori. Non importa che cosi ti stia capitando. Tu
sei sempre tu. Sei sempre Billie Joe Armstrong. Non sei un'altra
persona. Sei te stesso. E noi teniamo a quel te stesso, e speriamo che
tu non lo perda mai" Sospiro. Mi alzo, e prendo la chitarra. "Dove vai?"
"A fare un giro… Vuoi venire?" Non risponde, si mette subito
in cammino assieme a me, e prendiamo a parlare e scherzare.
Sa sollevarmi il morale. Sa essere speciale. Sa intrattenermi.
È una che dimostra sempre di voler fare la dura,
ma lo so che non lo è. Lo so che lei sotto sotto
è molto sensibile, lo so che vuole solo dare a vedere. Lei
ha un passato triste. Un po' come il mio. Lei è costretta a
vivere con una zia che non ha idea di chi sia il suo compagno, e mia
madre idem. Alla fine sono due stupide davvero. Non badano a noi, ma
badano a quei coglioni. E poi se ci ritiriamo che puzziamo di alcol o
di fumo, allora si che ti fanno il culo! Se porti una buona notizia,
nessuno ti calcola. Che fottuta gente di merda.
Ho visto che si è fatto tardi, così ho deciso di
tornare indietro, e velocemente, seguito da Chris, ci siamo diretti
alle tende. I ragazzi erano già fuori, e quando Mike mi
vede, sorride e alza il braccio, per chiamarmi. Mi avvicino di
più ai ragazzi e, presi tutti gli strumenti, ci avviamo alla
vera festa.
"Bill, prendi la Blue, si va!" Dice Mike. Frank prende i suoi tamburi,
mentre Dave prende i piatti -la batteria è già
lì, dato che non la potevamo portare nel furgoncino, neanche
smontata. Sarà pure grande, ma non ci entrava! Con tutti
quei materassi, la cosa era impossibile. Comunque, ci incamminiamo alla
specie di palco, e ci saliamo tutti e quattro, compreso Frank
ovviamente. Mike, che ha preso gli amplificatori, li mette per terra, e
ci attacca gli strumenti. Prova degli accordi col basso, e alla fine,
vengono dei ragazzi che ci aiutano a mettere i microfoni e quant'altro.
Gli altri si siedono per terra, e guardano impazienti. Io prendo a
pizzicare le corde, provocando qualche suono, e anche Mike prende a
fare lo stesso col suo basso. Lui non ha troppa familiarità
con il basso, perché lui usava come me la
chitarra… Però è da un po' che ha
preso a suonarlo, quindi adesso lo sa suonare bene. Col tempo
diventerà ancora migliore.
"SIETE PRONTI? VOGLIAMO FARE UN PO' DI MUSICA?" I ragazzi da
giù scherzano e ridono.
"Ahahah Bill, non sei ancora al concerto, datti pace ahahahahah" Dice
Hal, che alza la mano e prende il ritmo dei nostri strumenti. Attacca
anche Dave con la batteria, dopo aver sistemato per bene i tamburi di
fronte a lui.
"AHAHAHAH DILLO CHE VORRESTI ESSERE QUI, HALLEN!" Dice Mike, che ride,
si avvicina a me, e mi dà il cinque.
"COMINCIAMO CON QUESTA, CHE NE DITE?" Mi avvicino a Mike, e gli dico
qualcosa nell'orecchio. Lui annuisce e mi sorride.
"CANTATE TUTTI CON NOI, MI RACCOMANDO!!" Ci mettiamo a suonare io e
Mike, rendendo la canzone di buon compleanno un po' più
punk, e poi, dopo varie finte, ci mettiamo a cantare tutti assieme.
Lei sembrava attendere qualcos'altro, ma all fine, quando sente che le
abbiamo dedicato una canzone di buon compleanno, mette le braccia
conserte, e mi guarda indispettita, poi guarda Mike. Alla fine mi
sorride, e mi fa alleggerire il cuore: temevo che potesse andarsene,
scocciata magari dall'esagerazione. Ma alla fine è ancora
qui, e ride mentre gli altri le battono le mani per darle gli auguri.
"DAI RAGAZZI COMINCIAMO SERIAMENTE!" Poi mi allontano un po' dal
microfono e guardo Chris, che continua a ridere della sua festa. "Ah,
Chris! Buon compleanno, dai Green Day"
The
Insomniac one called Jade the Nimrod
|
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Capitolo 15 *** Chapter 14: the new friend/ the past comes back. ***
Chapter
14: the new friend/ the past comes back
POV
Billie Joe Armstrong
Se
devo dire come mi sento in questo momento, potrei dire che mi viene da
vomitare. Non ho intenzione di farlo però, al momento credo
di riuscire a trattenermi.
Non
lo so perché ho voglia di vomitare, ma mi viene. In ogni
caso, è il compleanno di Chris, quindi alla fine devo
cercare di comportarmi bene. Qui staremo due giorni. Ovvero oggi, che
è già passato, e domani. Oh si, domani. L'ultimo
giorno in cui starò con persone normali e degne di essere
chiamate tali. Oddio proprio normali non sono, perché sono
come me. Più o meno, ecco.
Voglio
dire, non credo che ci sia un altro pazzoide che si metta a parlare con
il proprio alter ego in qualsiasi momento della giornata. Posso dire
però che sono abbastanza normale, ecco.
Vedo
Chris da già sorridermi nel momento in cui le do gli auguri
da parte della band, che adesso si chiama come cristo comanda: Green
Day. Finalmente abbiamo trovato un nome, anche se in realtà
non è che mi piaccia troppo l'idea di dover pubblicare album
con questo nome, mi fa venire gli incubi, porca miseria. Da quando me
l'ha detto questo nome, lo sogno la notte, e non riesco ad accoppiarci
qualcosa di sereno assieme. Quindi, non è che questo nome mi
entusiasmi, ma ci rappresenta.
Forse
vuol dire che non mi entusiasmo per nulla da solo. Ma alla fine siamo
una band, cambiano le cose nella vita, e ormai non ho intenzione di
dover trovare un altro nome per la band, perché questo
è quello definitivo. Ormai ci siamo, sto per partire con la
prima canzone. Ho ancora intenzione di farne almeno altre quattro prima
di pubblicare l'album. Stiamo preparando il nuovo EP, quello di 1000
hours… Boh, c'è solo una canzone dentro, e
cioè The one I want, che ho già scritto. Ho
intenzione di farne altre. E devo anche finire l'altro EP, quello di
Slappy! Per quello mi mancherà solo una canzone
credo…
Pensiamo
a suonare ora, cretino!
POV
Denise Christie Jade Lambretti
Mi
ha dato gli auguri dal palco, Billie. Mike mi ha sorriso. Dave guarda
Melinda, e tutti battono le mani a tempo mentre i Green Day suonano le
loro canzoni. Non lo so se avrei trovato amici come loro se fossi
rimasta in Italia. Non lo so davvero. Io credo di no. Dopotutto Italia
e America sono molto diversi nonché troppo distanti. Sono
felice però. Sono lontana da casa, ma sono felice. Sto bene.
Adesso sto con gente che può capirmi e con la quale posso
parlare.
Questo
concerto è semplicemente qualcosa di unico. Siamo pochi, ma
facciamo più casino di una mandria di fan incalliti dei
Queen. Voglio dire, se noi facciamo così, immagino i loro
futuri fan cosa combineranno un giorno.
Si
un giorno, quel giorno in cui io sarò la migliore amica di
una band di scatenati ragazzi che cercano di cambiare il mondo con una
nota. Hanno convertito me alla musica, io che la ripudiavo, sapevo solo
repellere ogni singola nota, ogni singola parola. Io non ero normale,
credo che adesso per un certo senso io lo sia. Un po', ma va beh lo
sono.
Il
concerto finisce in grande, con questo nuovo tizio, Frank, che sale sul
palco, prende le bacchette e fa una delle sue grandi esibizioni (che io
non ho mai purtroppo visto), e si diverte a ridere come un pollo. Oddio
io con questi tizi qui, davvero un giorno morirò di risate.
Saranno le due, forse di meno, ma l'esibizione è finita. Non
siamo stanchi, addirittura Billie vuole restare sveglio a scrivere
ancora. io sto cercando assieme a Mike di convincerlo ad andare a
dormire, ma non ne vuole sapere.
"Senti
Jimmy, vai a dormire, perché se no domani mattina ti sveglio
buttandoti sanguisughe addosso!!" Gli dico io, poco minacciosa.
Perché Jimmy? Perché dice che avrebbe voluto
chiamarsi così. Ma in verità, questa credo sia
una delle scuse che mi ha rifilato quando gliel'ho chiesto l'ennesima
volta. Ogni volta che gli chiedo di quel nome, lui cerca di cacciarmi o
di cambiare discorso. Cambia atteggiamento e diventa cupo. Non lo
capisco bene… Forse deve essere legato a qualcosa del suo
passato… Non lo so. Intanto entra nel camion e poi esce con
una cassa di birre.
Da
dove l'ha presa? Da dove è uscita prima di tutto!!
Si
dirige verso di noi, e comincia a prendere le birre. Ne apre quattro, e
ne dà una a Mike, una a Frank e una a me.
"Bill
lo sai che non bevo molto"
"È
il tuo fottuto compleanno, non rompere il cazzo e bevi santi numi!"
"Il
mio compleanno è finito circa due ore fa"
"Bevi
lo stesso." Dice lui portandosi alle labbra la sua birra e cominciando
a bere. Io mi siedo per terra, assieme a Mike e Frank. Gli altri sono
andati al lago. Che ci faranno loro lì a quest'ora? Con
questo freddo poi! Potevano venirci prima, invece di dormire. Restiamo
un po', una mezz'oretta, e Billie ed io stiamo ridendo come i pazzi
mentre ci scoliamo bottiglie di birra. Lui mi istiga ahahahahah. Oddio
sto rimbambendo. Devo restare lucida. Devo cercare di restare lucida,
almeno per Mike! Ahahah cazzo anche quel tizio lì, Frank,
non scherza mica!! Anche lui ha bevuto un po', ma molto meno, lui solo
tre bottiglie. Mike ne ha prese due invece. Si limita a tenermi da
dietro, mentre sto seduta, perché ad ogni risata minaccio di
cadere come una cretina. Devo puzzare forte di birra effettivamente.
Poveretto. Però dai ride anche lui, il chè mi fa
stare bene. Poi quando vedo ridere Billie, mi ammazzo di risate peggio.
Non che Mike non rida, ma insomma, non ride come Billie. La risata di
Billie è qualcosa di contagioso!
Mi
giro verso Mike, e lo guardo negli occhi.
Mi
si ferma il mondo. Eppure cazzo se sono ubriaca!
Ma
ha quegli occhi. Mi guarda lui lucido, esamina i miei occhi. Torno a
sorridere, e mi avvicino al suo viso, per lasciargli un bacio sulle
labbra. Mi sorride, e ricambio, posando il capo sulla sua spalla,
mentre Billie sembra ridere, completamente indifferente. Completamente
diverso dalle altre volte.
Ad
un tratto però sento la voce di Pat che grida e mi chiama
ridendo.
"CHRIIIIS!!!!
VIEEENIIIII!!! AHAHAHAHAHAH MUOVITI!!!!"
"VENGO
PAT, ASPETTA!!! AHAHAHAHAHAH" Rido anche io. Prendo per mano Mike e con
un braccio prendo anche Billie, mentre invito Frank con un sorriso. Lui
annuisce e corriamo verso la riva del lago, dove vediamo gli altri
ridere esasperati, mentre si fanno il bagno vestiti.
Addirittura
Dave si getta nel lago tutto gasato, senza neanche rendersi conto che
è congelato. Effettivamente quando uscirà,
sarà fortunato se non gli verrà un
bell'accidenti! Intanto la sua ragazza, Melinda, prende la coperta che
ci eravamo portati, e appena lui esce, lo copre per bene. Gli fa una
faccia spazientita. In effetti Dave per essere un ragazzo, si comporta
come un bambino.
Ah
beh, dimenticavo che è ubriaco quasi quanto me e Bill.
Quindi non c'è da sorprendersi.
Io
e Bill ci avviciniamo alla riva, mentre Mike mi segue vigile, cercando
di trattenermi dall'entrare in acqua e farmi venire una bronchite.
Billie
invece si siede sulla sabbia e urla a Mike.
"Portami
Blue!"
"Ma
senza amplificatore non si sente…"
"E
portami quel che cazzo ti pare, ma portami una fottuta chitarra, merda!"
"Calmati
Bill…" Dico io, avvicinandomi. "Mike ti porta la chitarra,
su…" Sono più lucida di lui quando bevo. Lui
invece demente è quando è sobrio, demente
è quando è ubriaco fradicio.
"Passami
le sigarette…"
"Non
puoi fumare in questa condizioni!" Dico io, mentre Mike è
via per prendere la chitarra.
"Tu
non mi dici che cazzo devo fare, chiaro??" Mi guarda atroce. Che gli
è preso? Fino a poco fa rideva! Mi giro subito per prendere
la sacca di Pat, dove sta di tutto, e prendo il pacchetto. Lo apro, e
gli do una sigaretta, poi gli passo l'accendino, e se la accende. Si
mette a fumare, posando la spalla vicino al tronco dell'albero che
è dietro di lui, e ritira le ginocchia al suo petto. Guarda
l'acqua incresparsi.
Ormai
tutti sono andati nelle loro tende, Mike è rimasto qua con
me e Billie, mentre io mi sono stesa sull'erba per cercare di smaltire
la sbornia. Mi riuscirò difficile, ma sempre meglio che
continuare a bere. Mike e Billie si passano la sigaretta e dopo un po'
ovviamente finisce. Ne accendono un'altra, e se la dividono. Billie si
alza, si dirige verso il mare, apre le braccia e inspira a pieni
polmoni. Poi tossisce e all'improvviso cade di ginocchia per terra.
Cosa
diamine gli è successo??
"BIIILLLL!!!
COSA SUCCEDE BIIILLL????" Grido io, mentre mi alzo per andare da lui.
"BIIIL
COSA HAI???" Grida invece Mike, che si alza con me e viene da lui. Lo
ritroviamo inginocchiato con le lacrime agli occhi. Perché
piange? Cosa gli è preso? Mi giro verso Mike che mi guarda
con la faccia triste. Scuote la testa come per dirmi che non sarei
dovuta restare lì, così gli sorrido lievemente e
poi vado via. Per un attimo sento come lo sguardo di qualcuno addosso.
Ma continuo a camminare. Deve essere solo un'impressione.
POV
Billie Joe Armstrong
So
che non dovrei piangere. Ma sono tante le cose che non posso certo
sopportare.
Ho
bevuto. Ho fumato. Mi sono completamente rincitrullito. Avrei bisogno
di un po' di roba, ma non ne posso avere. Forse è meglio
così. Mike cerca di tenermi alla larga da tutto
ciò. Si, sono depresso. Va bene, lo ammetto.
Perché
piango?
Perché
ho reagito così? Ho perso quello che avevo. Ho perso mio
padre, e ne sento dannatamente la mancanza. Ho alzato lo sguardo dopo
aver sentito dei passi, ho visto lei che andava via. LEI. Quella
ragazza che mi ha destabilizzato gli animi. Quella pazzoide che
è arrivata in casa mia e mi ha dato del coglione. Quella
donna che adesso vedo andare via, solo perché il mio
migliore amico deve averle detto di fare così. Vorrei
chiedergli perché l'ha mandata via, perché mi fa
questo male. Ma loro non devono assolutamente sapere che cosa provo per
lei. Soprattutto Mike. ci resterebbe male, e farci lite è
l'ultima cosa che voglio. Anzi è una cosa che non voglio
affatto. Voglio restare suo amico per sempre. E non ci farò
lite per una ragazza, cazzo!
Bill,
smettila. Lo sappiamo entrambi che non puoi andare avanti
così.
Lo
so Jimmy. Ma lo sai anche tu che per me è difficile.
Lo
so. Ma puoi combattere. Devi combattere. Non uscirò
sconfitto da questa fottuta battaglia. Non io che sono un dio.
Jimmy,
sei frutto della mia immaginazione.
Vero.
Ma sono la voce della tua coscienza. Quindi io dico ciò che
tu pensi ma che lasci a marcire nel cervello. Quindi muovi quel culo, e
dici a Mike che tu ami quella ragazza. E che non ti importa se lei non
ti vorrà. Ma almeno lui deve saperlo.
Sei
pazzo? A ME IMPORTA SE LEI MI VUOLE O NO!! Cosa cazzo ci sto a fare
così se no??
Smettila.
Sei patetico. ALZA IL CULO E PARLA CON IL TUO MIGLIORE AMICO, CODARDO!
Ma
vaffanculo.
Vacci
anche tu. Come al solito, mi raccomando. Non fartelo mettere in culo.
Vedo
Mike avvicinarsi a me e sedersi accanto a me.
"Cos'hai?"
"Nulla…
Sono… Sono stanco…"
"Non
me la racconti giusta. Siamo cresciuti assieme, vuoi ancora sperare di
potermi mentire??"
"Non
te ne posso parlare…"
"Come
mai?"
"Mi
vergogno…"
"Credimi,
non c'è nulla di cui vergognarsi dopo quello che hai fatto
al Rod's ahahah" Ride. Oh si se ricordo. Beh n realtà fa
ridere anche me. Beh quella cosa è stata davvero pazzesca.
Va beh sorvoliamo dai.
"Si
ma… Mike"
"Cosa
c'è?" Sorride. È sereno. Non voglio rovinargli la
giornata. Eppure… Lo vedo felice del fatto che sia riuscito
a ridere. Si ma… Devo parlargliene. Non posso tenere questo
segreto dentro… O forse è meglio stare zitto.
Forse devo aspettare… Forse…
Troppi
forse Bill. Datti una mossa e parla porco cane.
"Mike.
Promettimi…"
"Cosa?
Cosa devo prometterti??" Chiede lui curioso.
"Promettimi
che qualunque cosa accada in questo momento, tu mi sarai sempre amico.
Che non te la prenderai a male."
"Come
puoi chiedermi questo?? Lo sai che ti voglio bene!"
"Posso
confessarti una cosa?"
"Spara!"
"Io…
Io… Amo Christie."
"Ah…
Beh…" Ci è rimasto male. Ma davvero tanto. Devo
essere stato troppo schietto.
"Non mi importa affatto se non mi vorrà. Lei è
tua adesso. Me ne faccio una ragione ma dovevi saperlo." Non risponde.
"Io… Mike… Mike scusa…" Gli dico a
testa bassa. Lui si alza, parla a testa bassa.
"No
Bill. Al cuore non si comanda…" Mi mette una mano sulla
testa e come un fratello mi arruffa i capelli. Riprendo a lacrimare.
Che posso farci? Non sono mica un pezzo di ferro! Lo vedo andare via,
dopotutto non credo che davvero l'abbia presa così
bene…
Merda,
hai visto?
Visto
cosa?
Visto
che cosa abbiamo combinato!!
Ti
ha preso a pugni?
No
ma probabilmente avrebbe voluto farlo.
Ma
non lo ha fatto cazzone!! Ti vuole bene, smettila con questi complessi
e vai avanti!
Mi
stendo sull'erba. Ma che cosa sto facendo?
Sto
mandando a puttane la mia esistenza. Sto degenerando. Sto esagerando.
Sto approfittando di chi mi sta attorno. Cazzo… Se ripenso a
tutte le persone che ci sono state nel mio passato mi viene da piangere
ancora di più. Gente che non ha mai meritato la morte, ma
che purtroppo è morta. Cosa accade in questo fottuto mondo??
Cosa succede a questa cazzo di esistenza di merda?? Perché
loro muoiono, e chi mi ha fatto del male vive?
Il
mondo non lo capirò mai, questo è più
che certo.
Intanto
cerco di chiudere gli occhi, mentre gli altri ancora giocano in acqua
come dei coglioni. Ma fa freddo cazzo, che combinano sti idioti in
acqua? Va beh.
Ad
un tratto mi arriva una chiamata. Ma che cazzo…
"Si???"
"Sono
Matt! Dove cazzo sei??"
"Come
dove cazzo sono?? Tu che cazzo ci fai qui!! Non eri a Huntington
Beach??"
"Si,
ma siamo venuti a trovarvi!"
"VenuTI?"
"Si!!
Ci sono anche Brian, Zacky e Johnny… Perché??"
"Ah…
Beh… Cioè…" Nel frattempo arriva Mike
che mi sfila i cellulare dalle mani. "Ma che cazz… E tu
che…" Non faccio in tempo a chiedergli perché
è qui, visto che poco fa era a dieci metri da me.
"MAAAAAAATT!!!!!!"
Ma perché urla in questo modo?? Non sento neanche quello che
dice Matt dall'altro capo del telefono.
"Che
ci fate qui?? … Ma come?? Non vi hanno detto che siamo qui??
… E Jimmy?? … Ah… … COSA???
… Ma verrete tutti?? … Ho capito… Beh
allora muovete il culo e correte qui! … Ma che! Non
è tardi!! Basta che vi date una mossa!! … Va
bene, allora domattina ci vediamo … Si ma okay, avete il
passaggio vero?? Potremmo venire noi a prendervi! … Va bene,
come vuoi. A domani Matt!" Mi ridà il cellulare.
"Perché
sei corso qui?"
"Avevo
sentito Matt e ho capito che parlavi con lui…"
"Io
credevo che non mi volessi più rivedere…"
"Ma
che!! Sei pur sempre il mio migliore amico." Sorride rincuorante.
"Comunque…
Cosa vi siete detti?"
"Ha
detto che verranno domattina… E ha anche detto che purtroppo
Jimmy non può venire per adesso."
"Come??
Jimmy non può venire?? Ma…"
"Lo
so. Matt ha detto che è stato in carcere di
nuovo… Ed è appena uscito quindi beh…
Ha bisogno di un po' di tempo"
"Cosa???"
Dico sconvolto. Ma è assurdo…
"Ha
detto che ci spiegherò quando verranno da noi… Ma
comunque ha detto che possiamo andare a trovarlo." Mi sorride.
Per
chi non lo sapesse, beh Jimmy è… Jimmy
è come un fratello. Lo conosco da prima di Mike e gli voglio
un bene dell'anima. Ha diversi soprannomi, si… Uno di questi
è The Reverend Tholomew Plague. Lunghino, eh? Non ha mai
saputo spiegarci l'origine del nome che si è dato. L'unico
soprannome che ci ha spiegato è quello di Fiction. Beh, dice
che la sua vita è così.
E
poi in realtà lui è un tipo molto particolare.
Non è un festaiolo, ma è un casinista. Spesso fa
risse in mezzo alla strada, vive bevendo come una spugna, e in questo
è molto simile a me. È come il mio alter ego.
Ecco
perché ho dato al mio vero alter ego il suo nome.
così è come se lo porto sempre con me. Beh, si
sono anche un po' sentimentalista. Non troppo, ma certe volte lo sono.
Brian
e Matt lo hanno ritrovato poco tempo fa. Si erano conosciuti a scuola,
invece noi abitavamo vicini un tempo, poi lui è
dovuto trasferirsi, e quindi non ci siamo visti più per
tanto tempo. Aveva dieci anni quando si è trasferito, e
credo che qualche tempo dopo abbia conosciuto Zacky, Matt e gli altri.
Non lo so di preciso, non li sento da un bel po'. Fatto sta che i
ragazzi hanno conosciuto anche me, visto che quando Jimmy è
stato mandato in riformatorio loro mi hanno cercato perché
li aiutassi a salvarlo dal peggio. Ci sono andato dopo alcuni giorni,
ma Jimmy non voleva parlare con nessuno. Era offeso con il mondo, non
ce l'aveva con noi, ma era comunque offeso e intestardito. Spero che
quando lo rivedrò almeno si ricorderà di me.
Quindi
i ragazzi lo hanno ritrovato a quanto pare, e la notizia giunge dal
fatto che purtroppo è tornato in carcere un'altra volta.
Dovrò
cercare di stargli il più vicino possibile quando torneremo
tutti assieme. Come eravamo un tempo.
Mi
alzo e mi ritiro nella tenda. Oramai mi resta solo questo. Spero di
arrivare in fretta a domani, devo assolutamente rivederlo, non posso
lasciarlo andare di nuovo. Appena arrivo nelle vicinanze della mia
tenda, sento dei singhiozzi. Drizzo le orecchie e mi avvicino al rumore.
Ma
cosa…
Sta
piangendo per te coglione. Eddai lo sai che ti ama.
SAI
ANCHE TU CHE IO NON LA AMO CAZZO.
Non
urlare coglione. Sappiamo entrambi che non puoi fare nulla. Lascia
stare.
No
devo cercare di farle capire che c'è chi la merita di
più.
Si
e come? Katie non si può certo dire sia la simpatia in
persona.
Fatti
i cazzi tuoi, me la vedo io. So a chi potrebbe piacere…
Credo.
Non
ti lamentare poi se sono scontroso, coglione.
Mi
avvicino alla sua tenda, e la vedo seduta a gambe incrociate con una
scatola di fazzoletti accanto a lei per terra. Entro dentro e lei alza
lo sguardo cercando di asciugarsi le lacrime.
"Che
succede, Katie?"
"Nulla…"
"Posso
dirti una cosa?"
"Dimmi"
Mi sorride.
"Lo
so che provi. Credimi, beh non me l'ha detto nessuno… Un
pochino si capisce…" Lei abbassa la testa.
"Scusa…"
E beh ci resto male. Come scusa? Perché si sta scusando?
"Scusa?
Perché?"
"Perché
so che tu ami lei… Io sono un peso sulla
coscienza…"
"Non…
Aspetta. Come fai a saperlo?"
"Mike."
"Ti
ha detto tutto?"
"Secondo
te perché sto piangendo allora? Per divertimento?" Beh si,
è un po' antipatica certe volte, va bene.
"Non
fare l'acida." Mi alzo. "Non piangere per qualcuno che non ti merita.
Dovresti piangere per chi conoscerai ancora. Per chi meriterai e che ti
meriterà. Non esisto solo io al mondo." Mi dirigo verso
l'uscita e mi giro un secondo. "Scusa se ti faccio piangere." Per poi
definitivamente uscire dalla tenda e dirigermi verso Mike. lo trovo
seduto con Chris accanto che bevono una birra.
"Mike,
posso parlarti per favore?"
"Certo"
Si alza e mi segue. Andiamo in disparte e lo guardo serio.
"Perché
le hai detto tutto?"
"Non
mi sembrava giusto che continuasse a sperare…"
"L'hai
fatta solo soffrire."
"Le
passerà" Si gira e fa per andarsene, ma lo trattengo per un
braccio.
"Ma
che cazzo ti prende?? Ma dove è finito il Mike che
conoscevo??"
"Vuoi
dire che tu sei sempre lo stesso di otto anni fa?"
"No.
Non lo sono." Abbasso la testa e ritiro il braccio. "Se vuoi andare vai
pure." Riprende a camminare e si allontana, io invece mi dirigo verso
la mai tenda e mi preparo per dormire un po'.
L'unico
sogno che ho fatto stanotte è stato il buio totale e la
figura di Rev che mi veniva in contro e mi sorrideva. Poi mi sono
svegliato quando la sua figura è scomparsa nel buio del
sogno. Boh. Non so se la notizia del carcere mi abbia sconvolto
più di tanto… Dopotutto non sarebbe la prima
volta che finisce al fresco. In ogni caso, beh, è mattina.
Per quello che ho sentito ieri da Mike, i ragazzi dovrebbero essere qui
a momenti. Credo che il passaggio ce l'abbiano, e poi tanto noi
dovremmo partire oggi. Mi vesto con gli abiti di ieri ed esco dalla
tenda. Come al solito non c'è nessuno. So che fa un freddo
boia cazzo, ma sono dei dormiglioni! Comunque, mi dirigo verso l'albero
con i mio pacchetto di sigarette, e cerco di portarmi anche la chitarra
appresso, così almeno faccio qualcosa. Mi siedo per terra,
poggiando la spalla al tronco dell'albero, e mi rilasso un po'. Prendo
una boccata d'aria ed estraggo una sigaretta dal pacchetto. Comincio a
suonare qualcosina, ma ad un tratto vedo avvicinarsi dall'altra parte
del prato quattro ragazzi. Mi alzo e strizzo gli occhi per vedere chi
siano.
Sgrano
gli occhi e noto piacevolmente che sono Brian, Matt, Zacky e
John… Aspetta. Aspettate tutti.
Ma…
Quello che vedo è… Oddio. Se riuscissi a trovare
le parole giuste per spiegare che cosa provo al momento, beh
probabilmente neanche capireste comunque. Il cuore mi sta rimbalzando
nel petto, e lo so che sono un uomo, ma diamine lì
c'è la mia fottuta infanzia! JIMMY!
""JIIIMMYYYY!!"
Per poco non mi lacrimano anche gli occhi per quanto non felice. Lascio
per terra la chitarra e spengo sull'erba la sigaretta, posandola spenta
sul legno della chitarra, mentre velocemente corro verso i ragazzi.
Jimmy
nella sua esagerata altezza mi sorride e da lontano alza una mano. Lui,
dietro tutti il gruppo che si gira e sorride con lui, mi viene incontro
sorpassando gli altri e correndo.
"BIILLL!!!"
Alza la mano e nel frattempo ci raggiungiamo. Siamo come due fratelli
cazzo. Due fratelli. Ci abbracciamo e lui altissimo mi abbraccia come
fossi suo fratello minore. In realtà lui è
più grande di me, di qualche giorno ma, okay.
"Che
ci fai qui, Rev?? Mi avevano detto che eri a casa e che…"
"Era
uno scherzo!! Sono uscito di prigione poco fa si, ma comunque sai come
la prendo tutte le volte, ci ho fatto le ossa!"
"Sono
contento che tu sia tornato" Gli dico sorridendogli come un ebete.
"Cazzo
non fare la checca ora ahahah"
"CHECCA
A CHI?? SE TI PRENDO TI FACCIO IL CULO QUANTO IL BUCO DELL'OZONO
JIMMYYYYY"
"AHAHAHAHAH
PRENDIMI!" Si mette a correre, ma nel frattempo arrivano gli altri e
quindi smettiamo di fare i bambini e ci fermiamo. A me si avvicina Matt
che mi sorride e mi saluta.
"Bill!
Da quanto cazzo!" Gli sorrido, gli do una pacca sulla spalla e ci
stringiamo la mano. Lo stesso faccio con Brian e Zacky, poi si avvicina
Johnny.
"Tu
sempre più basso, eh? Ahahahah" Mi guarda per un secondo
torvi, poi ride anche lui e ci salutiamo.
"Come
va col gruppo Bill?" Mi chiede Jimmy mentre camminiamo per arrivare
alle tende.
"E
tu che cazzo ne sai?" Dico io. Lui ride e gira la testa ai ragazzi
dietro che noncuranti fanno finta di guardare altrove."Aaaaaaaaaaah
ahahahah oddio, ehi non è mica un crimine ragazzi!"
"Beh
si appunto! Allora?? Come va??"
"Abbastanza
bene… Voglio dire… Poi ti farò vedere
i testi e mi dirai… E devi conoscere una persona…"
"Promette
male, fratello…" Ride e mi stringe la spalla.
"Non
sono coglione dai!!"
"NOOOOOOOOOOOOO
CERTO CHE NOOO!" Ride e fa ridere anche me. Ad un tratto esce Mike
dalla sua tenda che ci viene incontro e saluta i ragazzi. Nel frattempo
escono anche gli altri dalle proprie tende. Appena Mike vede Jimmy
resta shockato.
"Cosa…
Che ci fai qui? I ragazzi ci avevano detto che…"
"Piccolo
scherzetto" Ride Jimmy che ancora mi tiene sottobraccio data la sua
altezza.
Poi
continuiamo a camminare e parliamo. "Che cazzo hai fatto in questi anni
Rev?"
"Bah…
Sono stato un po' in riformatorio… Ho imparato a suonare la
batteria…"
"COOOSA???"
"Si…
Ti ricordi quella batteria che mi regalarono i tuoi quando ero piccolo?"
"Beh
si… Ma era un giocattolo!"
"Va
beh si poi ho imparato sul serio…"
"Cazzo!"
"Tu
invece? Che mi dici?"
"Mio
papà è morto poco dopo che te ne sei
andato…"
"Mi
ricordo che era malato… Mi era anche arrivata la notizia e
volevo almeno scriverti una lettera o chiamarti, ma i miei mi avevano
rotto il collegamento col mondo e così non ho
potuto…"
"Fa
nulla Rev… Il resto? Tutto okay?"
"Si…
Diciamo…"
"C'è
qualcosa che non va Rev?"
"No…
Cioè si…" Sposta il viso sulle mie braccia poi, e
sgrana gli occhi. "Hai dei tatuaggi?!"
"Si…
Perché?"
"UUUUUH
ANCHE IOOOO!!!" Mi manca il suo entusiasmo. Davvero, è un
cazzo di casinista! Lo adoro. Sembra il mio fottuto gemello.
"Wow
fammi vedere!!!"
"Si
aspetta!" Beh io in inverno porto le maniche a tre quarti, lui invece
porta quelle lunghe tutto il braccio, perciò deve per forza
arrotolarle per farmi vedere. "Guarda!!" Dice entusiasmato. Sul braccio
destro ha la Vergine in versione zombie. Oh cristo.
"Hai
una… Madonna tatuata??"
"Ricordati
che sono credente" Mi guarda provando ad essere serio, poi scoppia a
ridere trascinando anche me. Poi mi mostra una bara sul dito medio
della mano sinistra. "Questo ce lo abbiamo tutti." Annuisco, per poi
mostrargli i miei. Conversiamo un po', passiamo la mattinata a parlare
sugli Sweet Children. Gli racconto di Al, di come abbiamo cambiato nome
in Green Day. Gli faccio ascoltare qualche pezzo finché non
arriva il mezzogiorno. E dobbiamo andare tutti via. Mentre i ragazzi
raccolgono tutta la roba per portarla nel furgone, io, Rev, Zacky,
Brian e Johnny andiamo sulla riva del lago, in mezzo a tutti gli alberi
spogli. Ad un tratto vediamo un'anatra dalle dimensioni anormali.
Cioè è enorme oddio. Jimmy
è… Come dire… Attratto da
quest'anatra, le corre incontro gridando come un pazzo.
"Gesù
Cristo guardate quell'anatra!! VIENI QUI FOTTUTA ANATRA GIGANTE!!"
Scoppiamo tutti a ridere. Quel ragazzo è la fottuta anima
della festa. Se non fosse tornato, avrei continuato a divertirmi come
un decerebrato come ho sempre fatto. Adesso che c'è lui,
posso divertirmi come un tempo. Quando l'anatra scappa lui torna
indietro come nulla fosse e si gratta il capo, venendoci in contro
mentre tutti ridiamo. "Beh? Ceh c'è? Era una fottuta anatra
stallone" Dice con ovvietà. Io e gli altri ci guardiamo
negli occhi e riprendiamo a ridere come ebeti, per poi ricomporci
quando sentiamo gli altri richiamarci per partire. Nel frattempo parlo
a Rev.
"Jimmy…"
"Dimmi!"
"Io
abito in una casa mezza diroccata… La dump." Dico
sorridente. "Non ci abito proprio, ma la maggior parte del tempo la
passo lì. Vuoi venire a viverci anche tu?? Stiamo assieme
con gli altri!"
"OVVIO
CHE CI VENGO CAZZO! NON DEVI NEANCHE CHIEDERMELO!"
"Cazzo!!
Come siete venuti qui??"
"Con
una specie di macchina… Perché?"
"Bene
loro portano via la macchina e tu vieni con me, così ti
sistemi per bene nella dump!!"
"Va
bene!!" Corre verso la loro auto con gli altri che saluto, e io invece
vado da Mike e gli altri.
"Partiamo?"
Mi dice Pat tutta raggiante.
"Aspetta
un attimo, arriva anche Jimmy"
"Perché
anche lui?"
"Viene
a vivere con me nella dump"
"Ma
tu non abiti lì" Osserva Mike.
"Da
adesso si." Dico io.
"Dovrei
essere io arrabbiato, non tu." Mi ripete sotto voce, avvicinandosi.
"Non
sono arrabbiato. Tratto la gente per come mi tratta. E poi sei
arrabbiato. Solo che fai finta di non esserlo."
"RAGAZZI
MA PERCHE' FATE LITE OGGI???? IO NON VI VEDO MAI LITIGARE, SMETTETELA
CAZZO SIETE DUE BAMBINI PORCA MISERIA!!" Dice Pat.
"Potevi
evitare di farti i cazzi miei." Finalmente vedo Jimmy arrivare con una
sacca piena di vestiti credo e gli vado in contro per aiutarlo, mentre
vedo che con l'altra mano trasporta su una specie di carrello una
batteria smontata. Porca merda. Quel coglione di Al deve ancora venire
a togliere la sua di batteria. Poi dobbiamo prendere quella di Frank e
ora quella di Jimmy… Spero ci sia abbastanza spazio.
"Anche
lei?" Faccio io, indicando la batteria smontata.
"Anche
lei ahahahah non entra?"
"Naaaah
si che entra! Andiamo dai!!" Prendo la sacca mentre lui continua a
trasportare su quella specie di carrellino la batteria smontata.
Arriviamo al furgoncino e metto prima la sacca, poi lo aiuto a mettere
i pezzi della batteria. Il nostro è un furgone moooolto
grande. No davvero. Per farci entrare due batterie è enorme,
davvero. Oppure io sono un fottuto genio dello spazio. Partiamo verso
casa, mentre riprendiamo a parlare del più e del meno.
Arriviamo la sera alla dump, e gli altri lasciano me e Jimmy qui,
mentre loro se ne vanno ognuno a casa propria. Dopotutto non
è molto tardi… Dovrebbero venire dopo per stare
tutti assieme come al solito.
Ad
un tratto mi arriva di nuovo una chiamata da Matt.
"Bill…
C'è posto anche per noi, vero?"
"Ovvio…
Ma sapete dov'è?"
"Ovvio
che no. Non siamo mai venuti qui, Bill. È la prima volta!"
"Resterete
qui, vero??"
"Credo
che io e i ragazzi resteremo fino a giugno… O anche dopo,
non lo so. Forse non andiamo più via…"
"WOW!
Però io e gli altri andiamo in tour… Da
febbraio…"
"Cosa…
Dicci la strada, siamo lì fra poco." Gli spiego la strada
per bene e chiudo la chiamata. Ritrovo Jimmy in piedi, che mi guarda
esterrefatto, con la mano poggiata sulla propria spalla a mantenere la
sua sacca.
"Guarda
che puoi anche posarla a terra Rev…" Dico io, prendendo una
sigaretta e mettendomela in bocca, la accendo e comincio a fumare.
"Cosa…
Cosa dicevi? Vai in tour?"
"Beh…
Mi sembra normale… Ho una band, vado in tour…"
"Si
ma… Wow non me lo aspettavo ahahah" Lascia cadere la sacca e
mi viene contro sollevandomi. In confronto a lui sono un nano porca
miseria.
"LASCIAMI
CAZZO NON SONO UNA RAGAZZA REEEEEEEEEEEEEEEEV!!!!!!!" Mi lascia
scendere, si ricompone e lascia anche me ricompormi. "Smettila con
questo entusiasmo cazzo."
Si
mette a ridere come un bambino. Quanto mi manca la sua risata. Mi
è mancata davvero tanto. Lo aiuto a mettere tutto a posto,
mentre continuo a fumare e aspetto che arrivino gli altri per parlargli
della questione del concerto. Nel frattempo ne parlo prima con Rev. Ha
diritto di saperlo prima degli altri.
"Quindi
Bill?"
"Quindi
cosa?"
"Il
concerto, la band… Ti sei evoluto cazzo!!"
"C'è
una storiella dietro…"
"Racconta"
Mi sorride. Ci fermiamo e ci mettiamo a sedere sulle scale.
"Aspetta.
Vuoi qualcosa da bere?"
"Birra,
grazie."
"Mi
dicono che esageri con le birre." Sono un grande esempio per lui. Ma
proprio grande.
"Nah…
Dammi una birra, su!" Lo guardo curioso. Lui cerca di scivolar via dal
mio sguardo.
"Va
bene, vengo subito" Continuo a guardarlo mentre scendo le scale.
"Guarda
avanti idiota, rischi di cadere" Dice con tono esasperato.
"Conosco
questa casa meglio delle mie mutande"
"Impossibile,
metti le stesse da quando sei nato" Ride. Io lo guardo storto e poi
rido anche io.
"Ma
vaffanculo ahahahahah" Scendo velocemente e vado in cucina. Apro il
frigorifero ed estraggo due birre. Chiudo il frigorifero e salgo sopra.
Lo vedo intento a scribacchiarsi sulla mano. "Che fai??"
"Scrivo"
"Ma
va? Non avevo capito" Lo guardo con ovvietà.
"E
allora cosa cazzo me lo chiedi a fare??"
"Idiota"
Gli do la birra. "Vuoi ascoltarla o no la storia??"
"Racconta
dai"
"Dunque…
Ho deciso di lasciare la scuola"
"Si?
E quando?"
"Febbraio…
Il giorno prima del mio compleanno…"
"E
che farai dopo?"
"Beh…
Il diciassette parto in tour…"
"Non
festeggerai il compleanno con noi…" Si rattrista.
"Possiamo
sempre festeggiarlo quando torniamo!" Sorrido. Lui alza lo sguardo e mi
sorride. Poi mi si avvicina e mi abbraccia.
"Mi
sei mancato" Mi stringe forte.
"Mi
sei mancato anche tu" Lo stringo. Dopo un po' ci dividiamo. "Bene, la
storiella è finita"
"Ahahahahah
wow è stata molto coinvolgente"
"Questo
è l'essenziale… Poi ti spiegherò altro
quando arriveranno gli altri" Sorrido e mi alzo.
"Ora
riprendiamo con le mie cose??" Mi chiede.
"Ovvio,
non le possiamo lasciare in disordine per casa… Anche se
questa casa fa invidia al bordello…" Ride e trascina in
risata anche me. Riprendo ad aiutarlo con la sua roba, e poi andiamo in
una delle stanze della dump per montare la sua batteria. Gli chiedo
aiuto per smontare quella di Al e lui acconsente e mi aiuta. Alla fine
aspettiamo solo che arrivino gli altri sul divano, a bere le nostre
bottiglie di birra, uno accanto all'altro.
COOOOSA?!?! MI HAI
RIMPIAZZATO CON LUI?!
Semmai in questi anni ho rimpiazzato lui con te. E' diverso Jimmy.
Ma che cosa blateri?? Io
per te ci sono sempre stato! IO SONO PARTE DI TE CAZZO! E MI RIPAGHI IN
QUESTO MODO???
Io non sto ripagando nessuno. Lasciami in pace.
Quando avrai bisogno di
me, io ci sono. Ricordati che sono te. Ricordalo sempre.
Ricordati invece che devi il tuo nome a LUI. Ricordalo sempre anche tu,
stronzo.
Lo ricordo.
E intanto si, aspettiamo. Lo so, posso sembrare pazzo. Ma no, non lo
sono affatto. Tutti abbiamo un alter ego. Lui è solo la voce
della mia distorta coscienza.
A.a.
:
RAGAZZIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
WAAAAAAAAA SONO TORNATAAAA (?)
Ehm okay ahahah la smetto di fare l'idiota ahah
Come avrete notato, eeeeh si, c'è una piccola grande
modifica :3
Sono le nuove entrate! Salutateli, su forza!!! Ahahah
Beh loro sono l'altro mio gruppo preferito e lo amo così
tanto che ho deciso di metterlo nella storia :3
Ragazzi, siccome manco da due mesi, ho deciso di mettere tuuuuuuuuutti
i ringraziamenti :3
Ringrazio chi ha recensito:
keepCalm_And_RageAndLove
BrutalLove
simona_92
GD_foREVer (ti stimo
già per l'immagine del profilo u.u)
Christine02 (ti
voglio troppo bene prometto che passo dalla tua storia il
più presto possibile)
martydirection23
<3
Chi ha messo la storia tra le preferite:
aririddle
evanswife
Fiore_Del_Male
keepCalm_And
_RageAndLove
la fidanzata
di Howard
Silver
McWoodlyn
simona_92
stefani
_Giulis
_Italian_Idiot_
Chi tra le ricordate:
claudia44
keepCalm_And
_RageAndLove
la fidanzata di
Howard
Lulu_screams_in_silence
martydirection23
simona_92
_Ametistah_
Chi tra le seguite:
beatlegirl_
claudia44
ehibike
gigiola
Gloria Dirnt
I am in love with a train
keepCalm_And _RageAndLove
martydirection23
My name is Amy
slashell
staygoldforevah
stefani
Strix
_BlackParade
_EucliffeRedHot_
Grazie di cuore a tutte <3 <3
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