Through her eyes

di HermyLily89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.In punizione con Potter ***
Capitolo 2: *** 2.Buon Compleanno, Ann! ***
Capitolo 3: *** 3.Il regalo di Kreacher ***
Capitolo 4: *** 4.E' stato avvistato! ***
Capitolo 5: *** 5...un rosso... ***
Capitolo 6: *** Ann, sei peggio di un troll! ***
Capitolo 7: *** 7. La mappa e lo specchio ***
Capitolo 8: *** 8. Un molliccio nell'armadio ***
Capitolo 9: *** 9. Uno sguardo che avrebbe voluto per sé ***
Capitolo 10: *** 10. Topi e scoperte ***
Capitolo 11: *** 11. Ritardi ed aggeggi ***
Capitolo 12: *** 12. Ann, sei un genio! ***
Capitolo 13: *** 13. Brutte sorprese ***
Capitolo 14: *** 14. Rivelazioni ***
Capitolo 15: *** 15. Sono la tua famiglia ***
Capitolo 16: *** 16. Se qualcosa può complicarsi, lo farà ***
Capitolo 17: *** 17. A lei puoi dirlo! ***
Capitolo 18: *** 18. I nodi vengono al pettine ***
Capitolo 19: *** 19. Novità nell'aria ***
Capitolo 20: *** 20. E' giunto il momento ***
Capitolo 21: *** 21. E' l'Animagus a fare la differenza ***
Capitolo 22: *** 22. Come fratelli ***
Capitolo 23: *** 23. Più di una vita potrà essere salvata (prima parte) ***
Capitolo 24: *** 24. Più di una vita potrà essere salvata (seconda parte) ***
Capitolo 25: *** Cose orribili accadono ai maghi che giocano con il tempo... o forse no. ***



Capitolo 1
*** 1.In punizione con Potter ***


Ann giocherellava distrattamente con i suoi lunghi capelli neri e osservava di soppiatto i ragazzi seduti due tavoli più avanti. Era così presa dai suoi pensieri che non si era accorta che la ragazza accanto a lei le stava parlando.
Ehi, Ann! Ci sei? Pronto? Hai sentito cosa ho detto riguardo al professor Vitious?”

La ragazza che aveva parlato non poteva essere più diversa da lei: lunghi capelli biondi fino alla vita, occhi chiarissimi e sporgenti che le conferivano un’espressione di perenne sorpresa. “Ah, Luna, scusami. Stavo solo pensando!” L’amica la fissò attentamente e sorrise, come se avesse capito cosa la rendesse così assente e si mise anche lei a guardare nella direzione in cui erano ancora puntati gli occhi di Ann. Due tavoli avanti a loro stavano facendo colazione Potter, il suo buffo amico Weasley e la Granger, che lei detestava. Parlavano allegramente e l’unico che appariva schivo e silenzioso era Harry, il famoso Harry Potter, che rigirava con la forchetta la pancetta che era rimasta sul piatto. Improvvisamente questi alzò lo sguardo e incrociò gli occhi di Ann, che subito si voltò verso Luna, fingendo di essere immersa in un’interessante discussione. Non c’era altro da dire, era innamorata persa per lui e questo la faceva sentire terribilmente sciocca. Non aveva mai parlato con lui, e di certo non avrebbe cominciato adesso, che il famigerato Sirius Black era evaso da Azkaban. Eh sì, suo padre, quel padre che non aveva mai conosciuto se non in foto sbiadite e sgualcite, quel padre che aveva tradito il suo migliore amico, quel padre di cui sua nonna si vergognava era scappato dal carcere ed era riuscito ad eludere i Dissennatori.

Ann, dai, che abbiamo Pozioni ora. Non vorrai che Piton ci tolga punti perché siamo in ritardo!” le disse in modo petulante Trevor  Vasty, un bel ragazzo che era innamorato di lei fin dalla prima volta che l’aveva vista. E non era l’unico a trovarla particolarmente affascinante; che fosse per i suoi capelli neri mossi che ondeggiavano mentre camminava, o per i suoi penetranti occhi nocciola e per il suo fisico minuto, riusciva a far perdere la testa a mezzo dormitorio maschile del Corvonero.
No, no per carità! Andiamo!” disse con un sorriso e assieme a Trevor  e agli altri ragazzi si avviò verso i sotterranei. 
Non appena arrivarono di fronte alla porta dell’aula di pozioni, videro un cartello che recitava :

 

Poiché il professor Lupin è nell’incapacità di insegnare

al momento attuale, terrò una lezione di pozioni a tutte e quattro

le Case in Sala Grande.

Professor Piton

 

Ann sgranò gli occhi: “Insieme agli altri? Cioè anche con i Grifondoro e i Serpeverde? Questo è ingiusto!”.
Julie, la sua migliore amica, si limitò a scuotere la testa dicendo: “Strano, davvero! Dovremo sorbirci Malfoy -cocco-di-Piton.”
Oh, no, non ci aveva pensato. Odiava Malfoy, dal più profondo del suo cuore, per non parlare di quell’ammasso di troll che si portava in giro come guardia del corpo. Se c’era qualcuno a cui avrebbe volentieri sferrato un pugno, lui era esattamente il primo della lista.

Si incamminarono nuovamente verso la Sala Grande, che per l’occasione sembrava completamente modificata: era come se l’aula di Pozioni si fosse trasportata qualche piano più in alto. Il professor Piton li aspettava seduto alla cattedra che era stata fatta comparire per l’occasione flettendo mollemente le dita e osservandoli impassibile mentre si avvicinavano.
Potter, tu lontano da Weasley, già singolarmente non siete in grado di far qualcosa, insieme siete un disastro”.
Ann vide Harry sbuffare e Ron Weasley sedersi qualche posto più indietro. Povero Harry, pensava, perché Piton ce l’aveva tanto con lui? I suoi pensieri furono interrotti dalla voce monocorde del professore che stava dicendo: “
Black, se si degna di tornare nel mondo dei vivi, le sarei grato se si sedesse lì, accanto a Potter” ghignò malevolo.
Immediatamente un brusio serpeggiò tra i Grifondoro e lei sentì chiaramente “Black? No, Black vicino ad Harry?”, ma lei non ci fece caso e subito si sedette accanto ad Harry, mormorando appena un “ciao”.
Le sembrava inverosimile di essere a pochi centimetri da lui, non sapeva se esserne felice o se preoccuparsi per la reazione che avrebbe potuto avere. D’altra parte lo capiva, suo padre aveva fatto qualcosa di terribile e ora che era evaso, era tornato a divampare il panico tra i maghi.
Ora che siamo tutti accomodati, direi di iniziare con la lezione. Oggi parleremo di antidoti. Chi sa dirmi qual è l’antidoto più usato per qualsiasi tipo di veleno?”
Subito scattò in aria la mano di Hermione Granger assieme a quella di Ann.
Bene, Black?”disse pigramente il professore.
Il bezoar, una pietra che si trova nella pancia delle capre” rispose prontamente la ragazza, nella speranza di far capire alla Granger che non solo lei era preparata.
Ovviamente, Piton non assegnò punti a Corvonero, ma fece comparire sulla lavagna un preparato per una pozione con proprietà simili al bezoar. Si misero immediatamente tutti all’opera, rimestando nei calderoni e andando alla ricerca di ingredienti nella dispensa appositamente comparsa.
Ann, mentre lavorava, ogni tanto buttava un occhio sul lavoro di Harry finché lui non si accorse e sbottò con un “Che c’è?”.
Lei si sentì punta sul vivo e con fare aggressivo gli disse: “
Beh, volevo solo dirti che hai sbagliato ad inserire il dittamo ora, non vedi? La tua pozione è verde, mentre dovrebbe essere grigia!
Si pentì immediatamente di ciò che aveva detto, perché lui si alzò in piedi e si mise ad urlarle: “Senti, io da te non mi faccio proprio dire un bel niente, ok?
Che ti prende, Potter? Che ti ho fatto?
Dovresti saperlo, no? Il tuo paparino ha fatto abbastanza senza che faccia qualcosa anche tu!
Ann non riuscì a controbattere nulla.
In quel momento Piton era apparso alle loro spalle e sembrava tremendamente compiaciuto: “
Bene bene. Punizione doppia oggi, per Potter e Black. Ci vediamo oggi pomeriggio nel mio ufficio alle 14. E 30 punti in meno a Grifondoro e Corvonero. La lezione è finita. Potete andare.
Non era facile capire chi tra i due fosse più scontento della situazione, fatto sta che entrambi uscirono dalla Sala Grande piuttosto alterati, prendendo due direzioni diverse. Julie corse dietro l’amica dopo aver raccolto le proprie cose in fretta. La raggiunse solo davanti alla statua di Priscilla Corvonero: era seduta sui gradini che portavano alla loro Sala Comune, con le mani sul viso e i lunghi capelli che le ricadevano davanti, fino quasi a toccare terra.
Ann, che ti prende?” chiese incerta l’amica. “Pensavo ti piacesse Potter, sarai perfino in punizione con lui! Magari riuscite a chiarirvi.” Ann non si mosse, o meglio, non diede segno di aver sentito nessuno, persa completamente nei suoi pensieri. Quanto era stata idiota! Ovvio che Harry l’avesse aggredita in quel modo! Che si aspettava? Forse che  sarebbe stato gentile e carino con lei, che l’avrebbe invitata ad uscire? Sarebbe stato bello, però. Sarebbe stato un sogno, anzi, lo era perché solo nella sua immaginazione sarebbe potuto accadere.
Julie conosceva Ann dal primo viaggio sull’Espresso per Hogwarts e  sapeva bene che la sua amica era decisamente lunatica ed insopportabilmente testarda, ma per lei non era un problema. Effettivamente, avere Julie come amica era una grande fortuna per Ann, visto il suo carattere docile e tranquillo.
Improvvisamente, si ricordò della lezione di Incantesimi e, ridestatasi dai suoi pensieri, corse con Julie nell’aula del professor Vitious, che aveva appena iniziato la sua lezione sugli incantesimi Rallegranti.
Oh signorina Black e signorina Tonks, prendete posto vicino al signor Malfoy e al signor Zabini.”disse Vitious indicando due posti liberi in fondo all’aula.
No, quella non era assolutamente la sua giornata  fortunata, e guardando l’espressione di Draco mentre prendeva posto al suo fianco, comprese che sarebbe stata una lezione lunga, molto lunga.
Black, piccola dolce Black…ma che succede? Potterino ti fa i dispetti?” ghignò compiaciuto. “Te l’ho sempre detto, che dovresti stare con me!”.
Ann si costrinse ad ignorarlo e si concentrò decisa ad ascoltare Vitious e a prendere appunti. Malfoy, nel frattempo, prese ad osservarla e a chiedersi se mai sarebbe riuscito ad uscire con lei. Non capiva cosa poteva attrarlo di lei; insomma, era minuscola, tutta capelli e con una enorme impulsività.

Per fortuna la lezione proseguì senza intoppi e al suono della campanella, Ann mise via i libri e si avviò in Sala Grande con Julie in vista del pranzo. Si accorse subito che la sua sfuriata nell’ora i pozioni aveva fatto il giro dell’intera scuola. Ovunque si voltasse, vedeva gente bisbigliare ed interrompersi al suo passaggio.    
Con grande non curanza prese posto al tavolo e iniziò a mangiare. Poco dopo, arrivò Luna, con uno strano paraorecchie colorato al collo e i capelli tutti arruffati, e si sedette accanto ad Ann.
Ciao Ann! Mangi?”, disse col suo tono sognante.
La ragazza scoppiò a ridere; ecco perché adorava la Lovegood, era capace di rendere stramba anche la cosa più normale, e questo le faceva tornare il sorriso.

Sì, Luna! Dove hai trovato quel paraorecchie?” le chiese incuriosita.
Questo non è un paraorecchie, Ann. E’ un sensore per gli avvistamenti di Pimpli!”
Che stupida, ovvio che non erano semplici paraorecchie! Stavamo parlando di Luna Lovegood, mica di uno studente qualsiasi. Il resto del pranzo trascorse in modo piacevole, grazie alla compagnia della sua stramba amica, che le stava mostrando sulla rivista “Il Cavillo”, di cui suo padre era il direttore, un’intervista riguardante suo padre. Secondo quanto era scritto, Sirius Black in realtà non era altro che un certo Sean Berty, trafficante di uova di drago, che la notte famosa in cui venne ucciso Peter Minus, che cercava di proteggere i Potter, si trovava in una camera del Paiolo Magico con una strega del Devonshire.
Insomma”concluse Luna “tuo padre non è un assassino! E poi mi sa che d’ora in poi dovrai dire a tutti che ti chiami Berty e non Black!”
In quel momento le si avvicinò Julie, che le ricordò della punizione. Ann si alzò lentamente, salutò Luna e la sua amica e si diresse verso i sotterranei. Buffo come un attimo prima fosse felice e spensierata, mentre ora che scendeva le scalinate sentiva pian piano la gioia che se ne andava, come se il freddo dei sotterranei fosse in grado di regolare le sue emozioni.
Bussò alla porta dell’ufficio di Piton e sentì la sua voce all’interno dire: “
Avanti, Black, avanti. Mancava solo lei.” Harry, infatti, era già lì e si rifiutava di guardarla: aveva lo sguardo fisso su una parete, come se vi fosse scritto qualcosa di molto interessante.
Compiaciuto della scena, Piton disse: “Bene, ora voi due stuferete per me le salamandre che vedete in quella teca e quando avrete finito potrete andare” e si diresse verso le scale.
Mi auguro non facciate scherzi idioti, perché le conseguenze potrebbero essere … assai dolorose! Tornerò tra tre ore.”
Non appena se ne fu andato, Harry prese la teca e con enorme sforzo la poggiò sulla cattedra. Dentro ci saranno state più di mille salamandre e loro avevano solo tre ore per stufarle tutte.
Ann prese tutto il coraggio possibile, gli si avvicinò e sussurrò: “
Scusami Harry per stamattina. Mi dispiace davvero per ciò che mio padre ha fatto alla tua famiglia.”
Harry non si mosse, continuava a fissare le salamandre, ma da come gli tremavano le mani Ann capì che aveva ascoltato le sue parole.
Piton si aspetta da noi che facciamo la punizione, quindi diamoci da fare.” La sua voce era falsamente naturale, era come se avesse voluto urlare, dirle quanto la odiava, ma si era costretto a stare calmo.
In silenzio, nelle due ore successive, si misero a stufare le salamandre, senza mai parlare, né guardarsi. Ann era disperata, si era convinta che le parole di Julie si sarebbero avverate, che lei ed Harry si sarebbero chiariti. Era così distratta dai suoi pensieri che non si accorse di aver puntato la bacchetta sulle sue vesti che stavano prendendo fuoco. “Ann! Ann! ANN! HAI INTENZIONE DI DARTI FUOCO?”
Improvvisamente la ragazza si ridestò e con un gesto rapido della bacchetta seguito da “Aguamenti!” riuscì a riparare al danno. Era imbarazzatissima e mormorò “grazie” ad Harry. Ancora non riusciva a crederci, lui l’aveva ‘salvata’. Insomma, non era andata esattamente così, ma forse non la odiava tanto da volerla morta. Nel trambusto non si era accorta che le era scivolata dalla tasca una foto in bianco e nero, che ora Harry aveva raccolto. Raffigurava Kate e Sirius il giorno delle loro nozze, circondati da altre persone che lei non conosceva. Era l’unica foto che aveva dei suoi genitori, perché la nonna, insieme a Kreacher, l’elfo domestico, avevano bruciato tutto ciò che li riguardava. L’aveva trovata all’età di tre anni, quando ancora viveva a casa perché ora durante le vacanze estive stava in un orfanotrofio a Londra, in quanto sua nonna la odiava.
Ma..ma...questi sono..” Harry interruppe i suoi pensieri.
Oddio, come aveva fatto a non pensarci prima? Quelli non potevano essere altro che...

I miei genitori! Ann, tu hai una foto dei miei genitori?”
“Harry, è il matrimonio dei miei genitori!”
“Dove l’hai trovata?” chiese Harry curioso. Non c’era più traccia di odio nella sua voce.
Da mia nonna, parecchi anni fa. E’ una vita che non sto da lei, vivo in un orfanotrofio. Mia nonna non mi vuole vedere.” rispose Ann in maniera naturale, come se avesse sempre parlato con Harry di sé.
E, come se fossero amici di lunga data, iniziarono a parlare della loro infanzia; Ann raccontò del fatto che la sua famiglia è tutta composta da maghi e streghe malvagi, tutti stati a Serpeverde, e di come lei non fosse apprezzata in quanto fosse identica in tutto a sua madre, Kate Ravenclaw, discendente dei Corvonero. Venne a conoscenza degli zii da cui Harry stava durante l’estate, dei babbani insopportabili e che gli rendevano la vita un inferno.
Ann…non hai colpe se tuo padre ha fatto quel che ha fatto, insomma…è tuo padre, ma questo non significa che tu…beh, insomma…” Harry era in difficoltà, voleva chiederle scusa, ma lei non voleva le sue scuse, lo capiva.
Harry…ti ringrazio…io…” e inspiegabilmente lo abbracciò.
In quel momento, rientrò Piton e li squadrò con sguardo malevolo. “Bene, vedo che è nata una nuova e…bizzarra amicizia. Non mi stupisce, visto le persone che sei solito frequentare, Potter. Comunque sia, avete fatto quanto richiesto. Potete andare.”
Ann ed Harry uscirono dall’aula e arrivarono senza fare una parola sul corridoio che portava alla Sala Grande.
Si guardarono e lei disse:”
Beh, io ho il dormitorio da questa parte. Mi metterò a studiare che devo consegnare il tema sugli Incantesimi rallegranti domani.” E si voltò, decisa ad incamminarsi verso la Sala Comune.
Aspetta, Ann! Hai dimenticato questa…”
La foto! Giusto, come aveva potuto dimenticarla! Si girò e prese la foto che le stava porgendo; nel farlo le loro dita si sfiorarono e lei divenne immediatamente rossa. “Beh, gr-a-azie” balbettò “O-ora vado!” e corse via per le scale. Harry la guardò finchè sparì dalla sua visuale e con un’alzata di spalle si diresse verso il suo dormitorio.

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Capitolo 2
*** 2.Buon Compleanno, Ann! ***


I giorni seguenti trascorsero come al rallentatore per Ann, presa ancora da quell’avvicinamento inaspettato. Sfortunatamente, l’unica lezione che i Corvonero condividevano con i Grifondoro era la soporifera ora del professor Ruf, che lei, solitamente, trascorreva a prendere appunti interrompendosi solo di tanto per sbadigliare.

Quel venerdì mattina, si svegliò molto presto e, senza disturbare nessuno, si vestì silenziosamente e si diresse verso il giardino; aveva bisogno di passeggiare e sentire il vento invernale accarezzarle il volto e la neve attutire i suoi passi. Sì, l’inverno era decisamente la sua stagione preferita, dove il bianco  manto ricopriva ogni cosa rendendo i suoi contorni quasi accennati e qualsiasi rumore risultava mitigato dal soffio dei venti.

Era seduta sotto una quercia a riflettere, quando sentì dei passi avvicinarsi e una voce familiare: “Per tutti i gargoyle, Ann! Sei impazzita ad uscire con questo freddo? Non ti sei nemmeno presa il mantello! Menomale che ci sono io!”. La voce si avvicinò e Ann vide chiaramente il viso della sua migliore amica, rosso per il freddo e corrucciato per la preoccupazione.

Julie! Ma è prestissimo, perché sei sveglia?”

Per tutte le cioccorane del mondo, a volte mi chiedo che ci fai a Corvonero! E’ il tuo compleanno! E lo sai che mi sveglio presto per farti gli auguri!” disse con un gran sorriso.

Giusto, il suo compleanno. E chi c’aveva pensato. In realtà, non le era mai importato granché. Una data come un’altra, semplicemente segnava il confine da un anno ad un altro. In più, prima di arrivare ad Hogwarts non l’aveva mai festeggiato, non che ora facesse festini o cose simili, ma almeno c’era Julie che le ricordava cosa significava essere importante per qualcuno.

Adesso però, Ann, vieni dentro con me e niente storie! Spero solo tu non ti sia ammalata, razza di incosciente!” La ragazza non fece storie, ma si limitò a sorriderle e a seguirla fin dentro la loro Sala Comune, che appariva più buia del normale, come se il sole non riuscisse a raggiungere le finestre della loro torre.

Julie, ma tu sai perch-“. Non fece tempo a finire la frase, che tornò la luce e sentì un assordante “BUON COMPLEANNO!” :tutti i suoi compagni di dormitorio erano  svegli e  c’erano festoni appesi ovunque. Non poteva credere ai suoi occhi, le veniva da piangere, ma detestava piangere in pubblico. Subito cercò con lo sguardo la sua migliore amica, voleva farle capire quanto le volesse bene, quanto si ritenesse fortunata ad averla accanto, ma bastò mormorarle un “grazie” per capirsi. Erano così, non parlavano molto, era più facile vederle in silenzio o scherzare, piuttosto che abbandonarsi in confessioni lacrimose e abbracci.

Per la prima volta nella sua vita, Ann si sentì davvero felice ed amata e dispensava sorrisi a destra a manca, cosa che la rendeva ancora più bella, se ciò era possibile.

Tanti auguri, Ann!” si era avvicinata a lei Luna, che per l’occasione indossava un copricapo a forma di corvo e che gracchiava a momenti alterni “Ann!” “auguri!”.

Luna! Ma dove l’hai trovato quel…quel…quel coso?” cercava di trattenersi dal ridere per non offendere l’amica, anche se la conosceva talmente bene da sapere che non era il tipo da mettere il broncio.

Oh, intendi il corvo? L’ho fatto io, durante le vacanze estive. Non vedevo l’ora di usarlo per una qualche occasione! E direi che questa è azzeccatissima! Papà dice che sono molto elegante con questo cappello!”

Forse ‘elegante’ non era esattamente la definizione esatta, ma d’altra parte se il signor Lovegood  assomigliava anche solo per metà alla figlia, di certo non era un tipo sobrio.

Ah, dimenticavo…è arrivato un allocco per te prima. Penso contenga un regalo…

Di Kreacher, ne era certa. Per quanto la detestasse, essendo membro della famiglia Black, l’elfo domestico la rispettava, o meglio, così sembrava.

Si guardò intorno in cerca del volatile, ma non vedendolo decise che forse era su nella Guferia e uscì dalla Sala Comune lasciando gli altri alle prese con i festeggiamenti.

Hogwarts era molto silenziosa, nonostante fossero ormai le nove passate, ma d’altro canto erano nel pieno delle vacanze di Natale e la maggior parte degli studenti trascorreva quel periodo assieme alla propria famiglia. Già, famiglia…le sarebbe davvero piaciuto averne una, una famiglia in cui le persone si vogliono bene, magari una famiglia numerosa come i Weasley. Quanto li invidiava! Soprattutto Ginny Weasley, sorella del migliore amico di Harry, il ‘suo’ Harry, come lo chiamava mentalmente.

Tra i due non c’era niente, questo lo sapeva, ma d’altra parte ricordava distintamente il San Valentino dello scorso anno in cui lei aveva composto una poesia per lui.

Era ormai arrivata in cima alle scale della Guferia mentre si perdeva, come le capitava spesso, nei suoi pensieri. Fece un po’ di fatica a rintracciare il suo allocco, ma dopo una buona mezzora lo vide che beccava del mangime da una ciotola in legno. “Ares! Hai qualcosa per me, vero?” subito questi si avvicinò e planò sulla sua spalla. Con molta delicatezza, slegò il pacchetto che era stato legato alla sua zampa e con una carezza congedò il suo allocco.

Stava per scendere dalla Guferia, quando fu investita in pieno da una nube arancione, o almeno quello le parve prima di finire gambe all’aria. Un po’ disorientata, ma col regalo ben stretto tra le dita, si guardò attorno e vide i gemelli Weasley che la osservavano un po’ preoccupati.

Stai bene, Black? Non ti hanno insegnato a guardare dove cammini?” disse divertito Fred.

Per vostra informazione, VOI mi avete scaraventato a terra, VOI non avete guardato!” era ancora seduta sul pavimento e guardava con fastidio i due Grifondoro.

Che caratterino, la ragazzina! Per questa volta, ammettiamo solennemente di averti investita e ci scusiamo” cantilenarono in coro e conclusero con un inchino.

Ann si alzò in piedi, si rassettò velocemente i vestiti e con un’ultima occhiataccia si voltò in direzione della sua Sala Comune, per aprire assieme a Julie il pacchetto mandato da Kreacher.

 

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Capitolo 3
*** 3.Il regalo di Kreacher ***


 

Al suo arrivo, molti tra i suoi compagni erano spariti, probabilmente a fare colazione in Sala Grande assieme agli studenti delle altre case.

Ann! Ma dov’eri finita? Ti ho cercata ovunque!”

Julie, dai. Sarà stata in Guferia, suppongo.” disse Luna mentre divideva i festoni per colore. “Ann, hai un po’ di cacca di gufo depositata sulla manica, sai?” aggiunse, come se fosse naturale andare in giro con escrementi di animali sulla veste.

Aveva ragione, una chiazza tra il grigio e il marrone era situata tra il gomito e l’avambraccio. Ann raccattò il primo pezzo di festone che le era capitato a tiro e prese a strofinarsi la tunica, tentando invano di pulirla, ma suscitando l’ilarità delle presenti, grazie alle mille espressioni che si susseguivano sul suo volto. Fortunatamente, Julie ebbe pietà di lei e, mentre Luna rideva sguaiatamente rotolandosi per terra e ingarbugliandosi tra i festoni, le si avvicinò e con un colpo deciso di bacchetta pronunciò: “Gratta e netta!” e la macchia sparì in un istante.

Gratta e netta?!? Non mi pare di averlo visto in Manuale di Incantesimi!” esclamò Ann, sorpresa. Solitamente era lei l’asso in Incantesimi, come nelle altre materie d’altronde, e la scombussolava il fatto che Julie conoscesse qualcosa che lei ignorava completamente.

Ninph!” rispose semplicemente.

 Ah, Ninfadora, la sorella maggiore di Julie. L’aveva vista una volta, al binario nove e tre quarti; una ragazza alta, molto carina e con dei capelli assolutamente invidiabili, o per lo meno, Ann glieli invidiava un sacco. Aveva scoperto più tardi che era  capace di mutare le sue sembianze come meglio credeva, dai capelli al naso, e questo l’aveva resa una sorta di mito ai suoi occhi.

Luna smise improvvisamente di ridere e con molta eleganza si districò dai festoni e canticchiando tra sé l’ultima hit delle Sorelle Stravagarie uscì dalla Sala Comune, probabilmente diretta verso la Sala Grande.

Julie si rimise a raggruppare i festoni aiutata da Ann e non appena finirono si buttarono di peso sulle poltrone blu di fronte al caminetto.

Come mai sei andata in Guferia? Aspettavi qualcosa?”

 Luna mi aveva detto che era arrivato Ares e quindi mi sono diretta in Guferia” rispose tranquillamente Ann “E sarei tornata prima se non fosse stato per quei due!” Il pensiero la infastidiva.

Quei due chi? Malfoy e il troll? Che ti hanno fatto, Ann? Lo so che minimizzi sempre! Prima eri sporca…ti hanno picchiata? Giuro che vado dal Professor Vitious a raccontare tutto!”

Julie, come suo solito, era partita in quarta. Si era perfino alzata in piedi e si era avvicinata alla sua amica con aria preoccupata.

Ann scoppiò in una risata argentina: “Julie calmati! JULIE ANDROMEDA TONKS, DATTI UNA CALMATA!”. Non appena si risedette e si tranquillizzò, la ragazza riprese: “Non ho incontrato quei due lì! No, no…mi sono letteralmente scontrata con i gemelli Weasley!”

I-i-i g-g-gemelli W-w-weasley?” di colpo il viso lentigginoso di Julie si illuminò e un lieve rossore le accese le guance.

Julie si era presa una cotta per entrambi i gemelli. Ebbene sì, effettivamente l’aveva intuito qualche settimana fa, quando nei corridoi vicino alle serre li avevano incrociati e lei aveva lasciato cadere il libro dalle mani nel momento in cui i due le erano passati accanto e avevano sorriso.

Ce ne sarà uno dei due che ti piace di più!”esclamò divertita Ann, afferrando un pasticcino rimasto sul tavolino accanto alla sua poltrona.

Immediatamente e scuotendo delicatamente la sua chioma bionda, Julie cambiò di scorso, cosa che, tra l’altro, le riusciva piuttosto male, ma Ann non aveva voglia di fare discussioni e quindi la lasciò fare.

Ma alla fine che ti ha regalato Kreacher?” chiese, mentre le sue guance tornavano gradualmente rosee.

Ann prese a rovistare in una delle sue tasche, alla ricerca del pacchettino sudicio che aveva portato giù dalla Guferia. Quando lo trovò, lo porse all’amica che lo prese tra le dita cercando di capire di cosa si trattasse senza aprirlo.

Si direbbe che è qualcosa di un po’ più pesante dei vermi che ti ha mandato per Natale, non ti pare?”

“Effettivamente è ciò che ho pensato anche io…potrebbe essere un Doxy morto, conoscendo Kreacher, o magari solo addormentato, in modo che mi morda appena tento di aprire il pacchetto!”

Julie si era accigliata; trovava scorretto l’atteggiamento delle sua amica nei confronti dell’elfo domestico: “Non essere così cattiva con lui, Ann. E’ solo un elfo, che ha vissuto per anni con tua nonna. Chiunque diventerebbe come lui!”

Io scapperei…e mi rifugerei da te!” aggiunse con un sorriso. “Cosa faccio? Lo apro?”

Beh, a meno che tu non sappia vedere attraverso la carta, direi di sì!”

Julie porse il pacchetto ad Ann, che lentamente lo aprì, quasi temesse ci fosse davvero un Doxy pronto ad attaccarla. Il contenuto si rivelò piuttosto bizzarro, almeno per gli standard di Kreacher.

Ma quello è uno specchio?! Ti ha regalato uno specchio?”

Così sembrerebbe” ammise, sollevata e nel prenderlo si tagliò sul palmo. “Ahi! Maledetto Kreacher!”

Si mise a tamponare la ferita con la veste e scagliò lontano lo specchio, che non si ruppe.

Julie si alzò per raccoglierlo e lo poggiò su un tavolino lì vicino.

Dovresti immergere la mano in una bacinella di Essenza al Purvincolo, Ann.”disse con tono pratico “E smetterla di incolpare Kreacher per ogni cosa!”

Aveva ragione, e lei lo sapeva benissimo. Non era una novità, Julie sapeva sempre come comportarsi in qualsiasi situazione, ovviamente finchè non comparivano i gemelli Weasley. Erano diventate amiche proprio perché erano complementari: una era impulsiva, testarda e molto espansiva, mentre l’altra era la calma fatta persona, una ragazza dolce e buona e un asso nel Quidditch. Julie giocava nella squadra dallo scorso anno ed era una bravissima Cacciatrice, probabilmente la più brava che abbia mai militato tra le file dei Corvonero.

“Hai ragione, come sempre!”si scusò sorridendo, “Per la ferita, non serve il Purvincolo, si è già rimarginata!” Sollevò lo specchio dal tavolino. “Di questo che me ne faccio?”, guardandolo con disprezzo.

Lo tieni, ovviamente! E’ un regalo di Kreacher! E ora andiamo insieme in Guferia a scrivere una lettera per ringraziarlo!” disse con un tono che non ammetteva repliche.

Eh va bene, agli ordini!”

Si alzarono entrambe dai divanetti, presero le loro borse e si incamminarono verso la torre più alta.

 

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Capitolo 4
*** 4.E' stato avvistato! ***


Le vacanze di Natale erano finite e i dormitori delle rispettive case tornarono ad affollarsi. Ovviamente, come sempre, si faceva  fatica a tornare all’ordine e alla disciplina e ne erano un esempio Trevor ed il suo amico Harold Radbury che si divertivano a lanciare Caccabombe all’ingresso della Sala Comune, almeno finchè non era comparso Gazza insieme alla fedelissima Mrs Purr a metter fine alle goliardate.

Una mattina di inizio febbraio, non appena Ann varcò il portone della Sala Grande, fu subito presa in disparte da Julie, che con aria preoccupatissima le sussurrò: “Non ti innervosire, non ti agitare…e qualsiasi cosa dicano, tu ignorali, ok? Me lo prometti?” La ragazza fece per dire: “Julie, non capisco..” ma fu subito zittita dall’amica: “Promettimelo, Ann!”

Eh va bene, va bene, starò buona! Promesso!”

Un momento più tardi le fu subito tutto chiaro: tutti si erano voltati a guardarla e c’era chi, al suo passaggio, le urlava “Vergognati!” “Vattene da Hogwarts!”, ma lei, memore della promessa fatta all’amica, camminò verso il suo tavolo senza proferire parola e si sedette. Accanto al succo di zucca e al piatto di pancetta c’era una copia della Gazzetta del Profeta che recitava in prima pagina:

 

AVVISTATO IL PLURIOMICIDA SIRIUS BLACK

-Pare si aggiri nelle vicinanze del castello di Hogwarts-

 

Come sia possibile che l’assassino Sirius Black sia evaso da Azkaban è ancora un mistero, ma lo è ancora di più il fatto che sia riuscito a penetrare le difese che proteggono l’antica Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Sirius Black, noto per aver ucciso 13 persone, tra cui dei Babbani, aver tradito i Potter e averli consegnati a Voi-Sapete-Chi dodici anni fa, è anche padre di una studentessa della suddetta scuola. La ragazza, probabilmente mentalmente instabile e pericolosa, frequenta il terzo anno e sembra esser diventata amica addirittura del giovane Potter.

Il Ministro della Magia, Cornelius Caramell teme possa costituire un pericolo per tutta la scuola e ha detto al nostro inviato: “Ho mandato una lettera a Silente, cercando di fargli capire che quella ragazzina potrebbe avere rapporti epistolari con padre ed averlo condotto ad Hogwarts per compiere il lavoro per cui è stato tutto questo tempo ad Azkaban”.

Tutta la comunità magica si augura che il preside sia di larghe vedute e che non voglia permettere che venga versato altro sangue innocente e che il giovane Harry scelga in futuro con un po’ di criterio le persone di cui circondarsi.

 

Non aveva parole, le mani le tramavano tanto che versò metà succo di zucca sulla pancetta.

Pazzesco, pazzesco sul serio. Ora se suo padre uccideva, mutilava o tradiva, era colpa sua.

In silenzio, Julie si sedette accanto a lei: “Ann, lo sai com’è il Profeta, no? Soprattutto se l’articolo è firmato da quella Skeeter. Lascia perdere!”

Ann sbottò: “Come posso lasciar perdere? Mica hanno detto di te che sei –prese il mano il giornale e lesse-‘probabilmente mentalmente stabile e pericolosa’!”

Io…io…avanti, Ann!” la pregava Julie.

No, Julie, basta…io qui dentro non ci sto! Ci vediamo a lezione!” e lanciando un’occhiataccia al resto degli studenti, si allontanò dalla Sala Grande, con le lacrime che le bagnavano le guance. Avrebbe voluto urlare che avrebbe desiderato non essere una Black, essere una ragazza come tutte le altre, con genitori normali e che non avrebbero deciso di abbandonarla quando aveva solo un anno.

Ma la mamma non c’entra” pensò “La mamma è morta per colpa mia!” Asciugandosi le lacrime col dorso della mano, prese dalla tasca la foto sgualcita del matrimonio dei suoi genitori e la guardò intensamente, come se sperasse di ricevere qualche parola di conforto.

Il suo sguardo si fermò su suo padre, che appariva così bello in foto, con quell’aria ribelle e il sorriso entusiasta. Come poteva un uomo con quel sorriso, con quello sguardo dolce e furbo essere stato capace di provocare tanto dolore? Come era possibile che a distanza di due anni da quella foto, avesse tradito i suoi testimoni e avesse cercato di venderli a Voldemort?

Sì, Voldemort, e non Tu-Sai-Chi, non temeva di pronunciare quel nome, il nome di chi aveva rovinato la sua famiglia e molte altre.

Signorina Black, non dovrebbe essere a lezione?” domandò una voce alle sue spalle.

Ann si voltò e si trovò faccia a faccia con Silente: “Professore, mi scusi, vado subito!” disse velocemente, nascondendo la foto e avviandosi verso l’aula di Trasfigurazione.

Oh, non si preoccupi. Parlerò io con la professoressa McGranitt! Vede, vorrei che mi seguisse nel mio studio. Ho bisogno di parlare con lei e il signor Potter" disse e i suoi occhi azzurri ebbero un leggero guizzo dietro le lenti a mezza luna.

Ma professore, dopo quello che c’è scritto…” iniziò Ann,

Proprio per quello che c’è scritto sulla Gazzetta del Profeta, signorina Black. Allora, mi segue?” chiese sorridendo.

La ragazza non aveva scelta e a malincuore seguì il Preside lungo un corridoio a lei sconosciuto, pensando che da un momento all’altro l’avrebbe rispedita al suo orfanotrofio.

Api frizzole” pronunciò Silente verso il gargoyle che, alle sue parole, si mosse lasciando un varco per il passaggio verso il suo ufficio.

Dopo di lei, signorina!” Ann salì la scalinata a chiocciola e, per la prima volta da tre anni, entrò nel bizzarro ufficio del Preside. Era zeppo di oggetti di cui lei non conosceva l’utilizzo e in alto, sopra uno scaffale, c’era il Cappello Parlante, mentre di lato all’immensa scrivania, zeppa di fogli, c’era un trespolo dove stava appollaiata Fanny, una fenice.

Quella stanza la affascinava al punto di non rendersi conto che seduto su una poltrona c’era Harry, che la fissava con sospetto.

Si accomodi pure accanto al signor Potter, così potrò dirvi di cosa voglio parlarvi.”

Anche se controvoglia, Harry fece spazio ad Ann, che cercò di farsi più piccola possibile per evitare di sfiorare il ragazzo. Quando entrambi furono seduti, si misero a fissare Silente, cercando di immaginare cosa avrebbe mai potuto dir loro di così importante da permettere ad entrambi di saltare le lezioni.

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Capitolo 5
*** 5...un rosso... ***


Immagino sappiate perché vi trovate qui, giusto?” chiese il preside educatamente.

I due fecero cenno di diniego col capo; effettivamente, se avesse voluto espellere Ann, che senso avrebbe avuto la presenza di Harry? E se Silente avesse voluto dire ad Harry come proteggersi, non sarebbe stato più sensato farlo senza Ann?

Mi sembra ovvio!” continuò il preside “Voglio che non ci siano screzi o incomprensioni tra di voi.” Si alzò e si diresse da Fanny per accarezzarla: “Credo, e sono convinto di non sbagliarmi, che la signorina Black non veda, né comunichi con suo padre da quando aveva un anno. Mi sbaglio, forse?” sorrise ad Ann.

La ragazza era sollevata, non sarebbe stata espulsa e Silente era dalla sua parte. Non avrebbe potuto sperare qualcosa di meglio.

Ann annuì e sussurrò: “Ma professore, il Ministro della Magia non vorrà che io rimanga qui, no? Ha visto cosa è scritto nella Gazzetta del Profeta. E probabilmente nemmeno Harry vorrà.”

Sempre accarezzando Fanny, Silente rispose: “Oh certo, Cornelius non è d’accordo, ma fino a prova contraria questa è la mia scuola e se secondo me lei è perfettamente normale e per nulla instabile, nessuno la manderà fuori di qui.”

Ann si voltò verso Harry. Avrebbe voluto che anche lui dicesse qualcosa, che non credeva alla Gazzetta e che avrebbero potuto essere ‘amici’. Ma il ragazzo aveva lo sguardo fisso su Fanny e non sembrava aver voglia di dire molto.

Bene, se non avete domande, vi chiederei di tornare alle vostre lezioni. Buona giornata!” e li salutò con un sorriso.

Entrambi si alzarono dalla poltroncina e si avviarono lungo le scale senza proferire parola. Solo quando furono davanti alla Sala Grande, dove le loro strade si dividevano, Ann prese il coraggio a due mani e disse: “Harry, tu mi credi, vero? Non permetterei mai a nessuno di farti del male…”

Il ragazzo si voltò e la guardò intensamente negli occhi: “Ann, ti credo, ho solo bisogno di riflettere…” e si avviò verso l’aula di incantesimi.

Ann lo guardò andare, mentre quel senso di felicità che era scaturito dalle parole di Silente si affievoliva pian piano. Improvvisamente sentì una voce alle sue spalle: “Black, brava bambina, salti le lezioni? Queste non sono cose da fare per una Corvonero!”

“No, no..hai ragione George, quelle sono cose da noi!” rispose l’altra voce.

La ragazza si voltò e vide i gemelli Weasley sorriderle con le braccia incrociate.

Che volete ora voi due?”sbottò la ragazza.

Vedi Fred, te l’avevo detto. La Black è acidella, un po’ una so-tutto-io, ma innocua e di certo non instabile mentalmente!” disse divertito l’altro Weasley.

“Aspetta George”disse facendosi serio “l’essere in una casata di studiosi-musoni-noiosi può essere considerato un segno di instabilità mentale?”

“Oh sì, fratello…non ci avevo pensato…solo gli instabili mentalmente amano studiare!” disse George sorridendo alla ragazza.

Ann li fissava mentre parlavano e non poté fare a meno di pensare che quei ragazzi non credevano alle parole della Gazzetta del Profeta ed era un sollievo. Senza rendersene conto, si ritrovò a guardarli con un sorriso raggiante che forse nessuno aveva mai visto sul volto di Ann.

“Ehi Black, non ci guardare in quel modo!” disse Fred.

Ann sentì, poi, George bisbigliare al fratello “Fred, a me questa qui fa un po’ paura…si arrabbia e sorride ad intermittenza!”

“E’ che sono una ragazza, no? Vabbè ragazzi, vado che tra poco ho Erbologia!” e fece per andarsene mentre i gemelli Weasley la fissavano sbalorditi, “Ah, dimenticavo…siete molto carini secondo una mia amica…e devo ammettere che ha ragione!” e detto questo corse via, lasciandoli in mezzo al corridoio con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata.

Come le era venuto in mente di dire una cosa simile? Lei non detestava i due Weasley? Mah, chissà…non ci voleva pensare. Silente era dalla sua parte, Harry le credeva e i Weasley erano riusciti a strapparle un sorriso... non c’era nulla che avrebbe potuto intaccare il suo umore, almeno così credeva.

Black! Oh cara la mia Black! La mia piccola e instabile Black” una voce strascicata alle sue spalle la fece voltare mentre stava raggiungendo le serre.

Oh no, Malfoy no, Malfoy NO! Ma si costrinse a restare calma; certo, la professoressa Sprite non era ingiusta come Piton, ma di certo non avrebbe tollerato un duello o una rissa sotto il suo naso. Decise di ignorarlo, mentre cercava con lo sguardo Julie, per raccontarle tutto. Ma Malfoy non demordeva; probabilmente se c’era qualcuno che amava stuzzicare, Ann era tra i primi della lista, forse seconda solo ad Harry.

Black, guardami!” aveva preso a strattonarla.

Malfoy! Togli le tue manacce dalla mia veste se non vuoi che ti affatturi!” stavano lavorando su una pianta particolarmente dotata di mobilità ed Ann stava facendo molta fatica a potarla per reciderne i germogli rosa.

Malfoy le si avvicinò: “Black, sempre col tuo solito caratterino, eh? La Gazzetta non ti ha tappato la bocca a quanto pare!”

E tu sempre a rompere, vero? Ora spiegami che vuoi, così posso continuare a lavorare qui!” si era fermata e guardava impaziente e battendo un piede a terra il biondino che le stava dinnanzi.

Beh, io…io…io…volevo solo dirti che non capisco che ci vedi in quel Potter! Non vorrai intaccare e mescolare il tuo sangue puro con quella brodaglia!”

E che ne sapeva lui della sua cotta per Harry? Oh dio, si vedeva così tanto? Sperò di non essere arrossita e con fare sprezzante gli rispose: “Preferirei sposarmi con un Bulbo Balzellante piuttosto che lasciarti avvicinare a me, Malfoy!”

Lo disse con un tono di voce forse un po’ troppo alto, perché la sentirono tutti, compresa la Sprite che arrivò al suo tavolo: “Ci sono dei problemi, cari?” disse guardando alternativamente l’una e l’altro.

Ann stava per parlare, quando Malfoy la precedette: “Colpa mia professoressa. Torno al mio posto!” e con un ultimo sguardo alla ragazza, tornò nel suo gruppetto di Serpeverde.

La lezione si concluse e, sbalordita per ciò che era accaduto, si diresse verso la sua Sala Comune per parlare in tranquillità con Julie, che stranamente aveva saltato lezione. La trovò, infatti, seduta su una delle poltrone, mentre accarezzava il suo gatto, Eldrich.

Julie! Ma perché non sei venuta a lezione? Che ti è successo?” Ann era preoccupata, anche perché la sua amica sembrava completamente da un’altra parte con la testa. Cercò di scuoterla, ma provocò solo l’ira di Eldie (come lo chiamava Ann, che detestava il suo vero nome) che se ne andò elegantemente soffiandole contro.

Decise allora di darle un schiaffo leggero sul braccio e solo allora Julie si accorse di Ann: “Ann!! Hai visto che bella giornata fresca?!”

Dalle finestre della torre di Corvonero si vedevano chiaramente lampi e fulmini squarciare il cielo; sì, doveva essere successo qualcosa a Julie, qualcosa di serio, a giudicare dalla scarsa reattività della ragazza!

Ann era visibilmente preoccupata, ma decise di far parlare Julie il più possibile, magari così avrebbe capito perché si comportava in maniera così strana.

Julie…c’era lezione prima, di Erbologia, sai? Ti ricordi?”

Improvvisamente la ragazza si alzò in piedi, come se si fosse finalmente destata da quel torpore: “HO SALTATO LEZIONEEEE??????”

Sì, Julie…ma tranquilla, ho parlato io con la Sprite!”

“Oddio, ho saltato lezione, dovrò recuperare tutto!” si era messa a camminare rapidamente in tondo, parlando quasi da sola. Ann era abituata alle scenate dell’amica e quindi si accomodò sulla poltrona più vicina, aspettando che si calmasse.

Aspetta un attimo! Tu perché non c’eri a Trasfigurazione?” le stava puntando il dito contro. Tutti i ragazzi, che stavano osservando divertiti la Tonks mentre dava il meglio di sé, guardavano ora Ann incuriositi.

Non cambiare discorso, Julie! Poi ti spiego. Ora mi dici, per favore, cosa ti ha spinto a non presentarti ad Erbologia?”

“…un rosso…” disse sottovoce la ragazza.

Ok, Julie era decisamente impazzita. Un rosso? E che cos’era? Ora i colori avevano vita propria? Fece riaccomodare l’amica, cercando di farla calmare e di capire un po’ di più questa situazione.

“Julie, con calma…spiegami tutto perché mi stai mettendo paura!”

Ann Lily Black! Ma come fai ad essere tanto sciocca!” si era messa a ridere, cosa che, se possibile, preoccupò anche di più Ann. “Un rosso! Ossia uno dei rossi!”

Ora mi è effettivamente tutto più chiaro” esclamò sarcastica accoccolandosi sul tappeto, e appoggiando il mento sul palmo di una mano.

Ma dai! Davvero non hai capito? Uno dei gemelli Weasley…beh…mi ha chiesto di uscire!”

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Capitolo 6
*** Ann, sei peggio di un troll! ***


Puoi ripetere lentamente, per favore? Perché penso di aver capito male…”

“Hai capito benissimo! George Weasley mi ha chiesto di uscire!”

Non poteva essere vero…George Weasley?! Ma come era successo? E quando, soprattutto?

Julie osservava divertita l’espressione di incredulità dipinta sul volto di Ann.

Ehi! Svegliati, Ann!” le stava schioccando le dita davanti agli occhi.

George e Julie. Non suonava nemmeno male e poi aveva sempre pensato che loro due sarebbero stati bene assieme. Un po’ come i “più” e i “meno” delle pile, come una volta le aveva raccontato proprio Julie, dato che suo padre era un Babbano. Diversi, ma si completavano.

Si ridestò improvvisamente dai suoi pensieri, non appena si accorse delle dita della sua amica a pochi millimetri dai suoi occhi. “Julie! Ma quando è successo??? Voglio assolutamente sapere tutto!”

Si avvicinò alla poltrona su cui era seduta la Tonks, rimanendo comunque distesa sul tappeto.

Beh, sai no come succedono queste cose… Stavo venendo a cercarti dopo l’ora di Trasfigurazione, insomma non capivo dove ti eri cacciata…”

“Ero nello studio di Silente con Harry. Poi ti spiego, ora però vai avanti! E mi raccomando non tralasciare nemmeno un minimo e singolo dettaglio!”

Julie stava per chiederle qualcosa riguardo a Silente ed Harry, ma probabilmente lo sguardo di Ann la fece desistere e continuò a raccontare: “Temevo fossi scappata chissà dove a causa del Profeta e stavo per recarmi fino in giardino, quando ho sentito una mano afferrarmi il braccio e mi sono fermata. Senza guardare chi fosse, gli ho intimato di lasciarmi andare in un modo non esattamente gentile.

A quel punto la voce mi ha detto che ero diventata così tua amica, da aver ereditato pure tutta la tua femminilità ed eleganza!”

Ann si tirò su, puntellandosi sui gomiti: “Ma guarda un po’! Io sono elegante e femminile!”

Julie arrossì: “Certo che lo sei!” si affrettò a ribattere. “Solo che alle volte sei un tantino irruenta…”

Irruenta? Mah, non voleva pensarci, ma soprattutto era troppo curiosa di sapere cos’era successo.

Sorvoliamo sulla mia più che evidente femminilità e continua a raccontare!”

“Sì, giusto…beh, allora mi sono girata e mi son trovata davanti George Weasley che mi sorrideva. Non so ancora come ho fatto a rivolgergli la parola, sai? Sta di fatto che gli ho chiesto se per caso ti aveva vista e mi ha detto di averti incontrata poco prima.

Lo stavo ringraziando e stavo per tornare indietro, ma lui non lasciava andare il mio braccio…”

Che razza di ragazzo! Oddio Julie, ti prego, dimmi che non ti ha fatto niente. Giuro che lo distruggo se ti ha fatto del male!”

Julie aveva gli occhi che le brillavano dalla gioia e questo rincuorò Ann. No, non poteva essere successo nulla di grave.

Tranquilla Ann!...Mi ha solo invitato ad andare a fare una passeggiata con lui in giardino, perché voleva parlarmi.”

“Con questa pioggia??? Spero vi siate messi al coperto!”

“No, no…ho praticato l’incantesimo “Impervius” su entrambi e siamo usciti. Non è stata esattamente una conversazione lunga, era molto timido ed impacciato. Cavoli, non l’avrei mai detto! E alla fine mi ha chiesto se il prossimo weekend a Hogsmeade ci vediamo, mi ha dato un bacio sulla guancia e poi siamo tornati nel castello.”

Doveva ammetterlo: George Weasley aveva dimostrato di sapersi comportare con le ragazze. Ed era un bene per Julie, lei meritava un ragazzo così. E lei? Cosa meritava?

“Niente”le disse una vocina dentro la sua testa “Tu non ti meriti niente. Di certo non Harry.” Era vero?

L’unica cosa che sperava era che potessero almeno essere amici, parlarsi ed era esagerato e fuori luogo ipotizzare una qualche storia con lui.

Mentre era immersa nei suoi pensieri e Julie nei suoi, si avvicinò Trevor e, poiché nessuna delle due diede sentore di averlo visto, si schiarì rumorosamente la gola.

Oh, ciao Trevor!” lo salutò Ann “guarda, purtroppo non posso darti una mano in Trasfigurazione, anche perché oggi non c’ero e devo assolutamente studiare e recuperare!”

Il ragazzo fece cenno di diniego col capo: “No, Ann…in realtà non sono qui per le lezioni, vorrei parlarti.”

Ann, come suo solito, non capiva mai quando un ragazzo provava qualcosa per lei. Era un genio in tutte le materie, soprattutto Aritmanzia, la sua preferita, ma con i sentimenti ci sapeva fare ben poco.

Dimmi pure, Trevor!” disse, senza schiodarsi dal tappeto.

Beh. In realtà mi chiedevo se potessimo andare a parlare in un posto un po’ meno…cioè un po’ più…” era visibilmente imbarazzato e stava diventando del colore dello stendardo dei Grifondoro.

Julie si era ridestata dai suoi pensieri e capì al volo il ragazzo.

Ann, alzati dal tappeto e vai con Trevor in Guferia!”

“In Guferia? E perché? Non devo mandare nulla..” Ann era sconcertata.

Julie la sollevò di peso e la spinse verso l’uscita della Sala Comune: “Trevor, eccola..tutta tua! Scusala, ma alle volte è più rimbambita di un troll che ha preso una botta in testa!”

Ann si sistemò e guardando interrogativamente la sua amica disse a Trevor: “Beh, ok..andiamo!”.

Fecero tutta la strada in silenzio, lanciandosi di tanto in tanto delle occhiate furtive, e non parlarono finchè non imboccarono la scala a chiocciola che portava al luogo designato.

Dimmi, Trevor, ti ascolto! Spero solo tu non voglia parlare di mio padre o della Gazzetta del Profeta”  iniziò, sorridendo verso il ragazzo, mentre accarezzava uno dei gufi sul trespolo.

N-no, no…non ha nulla a che fare con la robaccia scritta da quella Skeeter, tranquilla!” arrossì violentemente. “C’entra con me… e con te…”

Ann lo guardava stranita. Magari Trevor voleva dirle che… No, no…non poteva essere così sciocco. Sapeva che le piaceva Harry. Non era possibile…o sì?

Ann Lily Black…vorresti diventare la mia ragazza?” era diventato talmente rosso che sembrava stesse andando a fuoco.

Ad Ann si chiuse lo stomaco e si sbarrarono gli occhi. Oddio, no. Era uno scherzo, uno scherzo e basta. Trevor era carino, certo, un bravo ragazzo, ma non era…insomma, non era Harry.

Stava per dirglielo, ma l’unica parola che uscì dalla sua bocca fu un: “No!” deciso. Si pentì subito di avergli risposto così, ma non ebbe il tempo di dire niente, perché il ragazzo, con le lacrime agli occhi, si era allontanato dalla Guferia sbattendo la porta e lasciandola sola a rimuginare sull’accaduto.

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Capitolo 7
*** 7. La mappa e lo specchio ***


Le giornate iniziarono ad allungarsi e le nubi che avevano oscurato il cielo sopra Hogwarts lasciarono spazio ad un caldo sole primaverile.

Era il giorno dell’uscita ad Hogsmeade e Ann non era esattamente dell’umore adatto per godersi Mielandia o qualsiasi altro negozio. Julie era ovviamente in giro con George e lei era ancora giù per come aveva risposto a Trevor; quest’ultimo, poi, non faceva che aumentare il senso di colpa, fissandola con sguardo da cane bastonato ogni volta che poteva.

Avrebbe voluto parlargli, chiarire la situazione, ma non aveva il coraggio, e ammetterlo la fece sentire addirittura peggio.

Inoltre, c’era da considerare che qualche giorno prima, suo padre era riuscito ad eludere ancora una volta i Dissennatori ed era penetrato nella Sala Comune dei Grifondoro, armato di coltello e tutto ciò era accaduto perché un buffo ragazzino, Neville Paciock, aveva avuto la brillante idea di lasciare in giro un foglio con tutte la parole d’ordine per accedere ai loro dormitori.

Quindi, se possibile, la gente si dimostrò sempre più restia a stare accanto a lei e la maggior parte degli studenti la evitava.

Si stava aggirando per la scuola quando vide avvicinarsi Mrs. Purr, l’odiosa gatta di Gazza.

Vattene, mucchietto di polvere! Non sto facendo nulla di male!” sibilò in direzione del felino, che però non si mosse, continuando a fissarla. Si trattenne dal tirarle un calcio e subito, come se gli avesse letto nel pensiero, comparve Pix, il poltergeist, a contribuire al suo cattivo umore.

Blackina, Blacketta, Blackuccia! Ma come mai non sei a Hogsmeade insieme alla tua amichetta?” ghignò guardandola “Ah, dimenticavo, ora lei ha il ragazzo…e non ha più tempo per te, vero?” e sghignazzando si diresse ai piani alti, rovesciando volontariamente due elmi al suo passaggio.

Stupido poltergeist!” sbuffò Ann.

Hai ragione, nemmeno a me è mai stato particolarmente simpatico!”

“Professor L-Lupin!” esclamò, sorpresa la ragazza, voltandosi e vedendo il suo professore di Difesa Contro le Arti Oscure sorriderle con aria complice.

Non sei andata ad Hogsmeade? Pensavo adorassi Mielandia!”

Ed era vero, ma da sola non era divertente come andarci con Julie. Non disse niente, semplicemente alzò le spalle e prese a guardarsi i piedi.

Ann, avrei bisogno di parlarti. Andiamo nel mio ufficio, ti va?” chiese gentilmente.

La ragazza annuì e insieme si diressero nello studio. Era molto particolare e assolutamente irriconoscibile rispetto allo scorso anno. Se fino a qualche mese prima sembrava una stanza uscita da un camerino, piena di foto di un uomo ammiccante, bello quanto stupido, ora era zeppa di creature di tutti i tipi. Vide un avvincino, dei kappa e alcuni esemplari di marciotti, tutti rigorosamente imprigionati in gabbie o teche. Sembrava di essere in una sorta di museo naturalistico, o almeno così se l’era immaginato dai racconti di Julie.

Accomodati pure, Ann. Vuoi una tazza di tè?”

“No..no, grazie professore.” Disse lentamente, cercando di non apparire troppo precipitosa.

Il professor Lupin si sedette di fronte a lei e la luce di quel sole caldo gli illuminò il volto. Era cosparso di cicatrici, cicatrici dalle forme strane, bizzarre, cicatrici che lei non riusciva a ricondurre a qualcosa.

Ann…è bene che tu sappia qualcosa, qualcosa che ho scoperto solo la notte scorsa.”

La faccenda si faceva seria, Ann l’aveva capito, e aveva paura di ciò che avrebbe potuto dirle il suo professore preferito.

Mentre lei era persa nei suoi pensieri, lui si mise a cercare qualcosa nel cassetto della sua scrivania. Dopo qualche minuto emerse con una pergamena nuova piegata, quasi come fosse un ricambio.

Hai idea di cosa sia questa?” chiese guardando la ragazza con attenzione.

No, professore…Dovrei?”

Lupin, allora, puntò la bacchetta sulla pergamena e disse: “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!”

Giuro solennemente cosa? Che cos’era quella pergamena?

Come in risposta alla sua domanda, sul dorso della carta comparvero delle scritte svolazzanti che recitavano:

“Messer Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso

Sono lieti di presentare

La Mappa del Malandrino”

La che?

Il professore allora aprì la mappa e subito apparve una cartina dettagliatissima di Hogwarts. Era una cosa straordinaria, e vide perfino…

“Sì, quello è Harry. E’ nel suo dormitorio.”

“Ma quindi questa mappa fa vedere tutti all’interno di Hogwarts?” chiese ammirata.

Certo, tutti, nessuno escluso! Ed è molto sofisticata, tanto da non sbagliarsi mai! Non c’è incantesimo che possa ingannarla, non c’è Pozione Polisucco che tenga!”

Cavoli! Quella mappa era qualcosa di veramente prezioso e si chiedeva chi fossero quei tali “messeri” in grado di inventarla e progettarla. Sicuramente dei geni!

Si ridestò dalla sorpresa e guardando il professore domandò: “Ma…ma cosa hanno a che fare questi Lunastorta, Codaliscia e compagnia con me?”

Ann, questa mappa mi ha dato la prova che tuo padre è innocente!”

Era sicura di aver sentito male. Suo padre. Innocente. No, era convinta di non aver mai sentito prima la parola “innocente” nella stessa frase in cui comparisse suo padre.

No, si era sbagliata di certo, magari era ancora troppo presa da quella mappa portentosa per aver ascoltato bene le parole del suo insegnante.

Lei ha detto che..che mio padre è innocente? Ma è assurdo! Chi ha ucciso quelle 13 persone, allora? Ci sono testimoni che l’hanno visto!”

Era ridicolo, davvero. Se quello era uno scherzo, proprio non le piaceva!

Lupin si avvicinò ad Ann e le prese le mani: “Non mi sognerei mai di dire una falsità, Ann. Io, fino a due giorni fa, ero convinto che fosse colpevole…ma poi, questa mappa mi ha mostrato che non era possibile!”

Non si sentiva bene, per nulla. Soprattutto non capiva.

Ma come è possibile? Cosa ha visto?”

“Questo per ora non posso dirtelo, Ann. Ma sappi che non mento e né ti mentirei mai! Per me sei come una figlia…”

Questo era troppo. Non sopportava di non capire la situazione e ancora meno che ci fosse sempre essere qualcuno a volerle farle da “genitore”, come le bambine più grandi all’orfanotrofio. Senza rendersi conto si era alzata in piedi: “Come una figlia? Io ho già un padre, non me ne serve un altro! Ho un padre che non si è mai curato di me, un padre che non mi ha visto crescere, non mi ha visto mentre imparavo a camminare e a gestire i miei primi incantesimi! Ma è comunque biologicamente mio padre!”

Le parole uscivano senza controllo, senza freni. Era rossa in viso e le lacrime le rigavano le guance.

Lupin non si era mosso, la guardava senza fiatare.

“E se proprio lei voleva essere per me come un padre, perché non mi ha portato via da quell’incubo di orfanotrofio? E perché ora non mi dice la verità su mio padre?”

Era distrutta, stanca, come se avesse corso per delle miglia. Ansante, si sedette e cercò di riprendere a respirare normalmente. Passarono diversi minuti in cui nessuno dei due parlò, ma poi Lupin ruppe in silenzio: “Ann…ti capisco, capisco che sei sconvolta, ma non posso dirti di più. Sappi solo che tuo padre è innocente e che io ti voglio davvero bene come se fossi una figlia. Ora ti prego di andare, ho da preparare delle lezioni.”

Avrebbe voluto ribattere ancora, ma comprese che non sarebbe cambiato nulla.

Si diresse verso la porta silenziosamente, con le lacrime che ancora le rigavano il volto.

“Per quanto Kreacher ti detesti, sappi che per una volta nella sua vita, senza volerlo, ti ha regalato qualcosa di molto utile e prezioso.”

Lo specchio…e come faceva Lupin a sapere dello specchio?

Ne ho uno anche io, Ann. Era di James. Lui e tuo padre ne avevano uno ciascuno per comunicare tra loro. Prima della fatidica notte del 31 ottobre, James lo diede a me. Chissà se aveva previsto tutto questo”

Ann si voltò e fu certa di vedere anche gli occhi di Lupin inumidirsi e una lacrima furtiva attraversargli il viso.

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Capitolo 8
*** 8. Un molliccio nell'armadio ***


Non fece parola con nessuno del suo colloquio con il professor Lupin, nemmeno con Julie. Non perché non si fidasse di lei, ma riteneva che si trattasse di qualcosa che riguardava lei, solo lei.

Ripensò a lungo nei giorni seguenti alle parole del suo docente, cercando di comprenderle davvero. Suo padre era innocente, almeno così le era stato detto.

Ma allora chi aveva commesso quell’efferato pluriomicidio? E perché c’erano testimoni che avevano giurato di aver visto Sirius Black puntare la bacchetta contro innocenti?

Sempre più domande le affollavano la mente e il fatto di non poter ottenere risposte soddisfacenti la rendeva sempre più irritabile e di cattivo umore.

Ann! Ehi, ti si è annodata la bacchetta? Come mai non hai toccato cibo?” chiese Julie mentre pranzavano prima della lezione di Difesa contro le arti oscure.

Ann che non mangiava era effettivamente qualcosa di molto strano; di solito era quella che nel tavolo di Corvonero si serviva di più di pietanze, facendo concorrenza solo a Ron Weasley, che però era insuperabile.

No, niente Julie…tranquilla!” si sforzò di sorridere. Non voleva preoccupare la sua amica, soprattutto ora che la sua storia con George sembrava andare a gonfie vele.

“Sarà un Gorgosprizzo…” affermò una voce sognante da dietro una copia de “Il Cavillo” che raffigurava in copertina quello che Ann aveva imparato a chiamare “Ricciocorno Schiattoso”.

“Un che?” chiesero in coro le due ragazze.

Luna scostò appena la rivista per guardarle. Aveva una sorta di occhiali sul naso dalla forma bizzarra che le conferivano l’espressione di un gufo multi colorato.

“Ma un Gorgosprizzo, ovviamente! E’ un essere che ti entra nelle orecchie e ti confonde il cervello…”

Le due amiche si trattenerono dallo scoppiare a ridere.

Quindi, immagino, che quei…cosi…servano per vederli, giusto?”

“Sì, sono degli Spettroccoli, me li ha mandati papà.” Si avvicinò e prese a parlare sottovoce: “Sapete, devo testarli, per accertarmi che funzionino! Mica possiamo vendere oggetti scadenti! Questo è un prototipo…volete provare?”

Reclinarono gentilmente l’offerta, ma Ann mentalmente ringraziò Luna che, come sempre e senza rendersene conto, riusciva a sollevarla di morale come nessuno.

Avrebbe dovuto smetterla di rimuginare sui suoi problemi, lo sapeva. Avrebbe dovuto pensare a quanto bene stava con Luna e Julie, e loro erano magnifiche a sopportarla e ad apprezzarla per com’era.

Si voltò a raccogliere la borsa con i libri quando il suo sguardo incontrò quello di Trevor. Era da quel loro incontro in Guferia che non si rivolgevano la parola ed entrambi erano imbarazzatissimi.

Trevor, ascolta…io non volevo..” iniziò Ann.

Non ti preoccupare Ann…ho…ho capito. Lo vedo nei tuoi occhi e, in fondo, l’ho sempre saputo. Ti piace quel Potter, vero?”

Prima Malfoy, adesso lui. Cavoli, tutti si accorgevano della sua cotta per Harry. Ma ce l’aveva scritto in fronte?

Decise di non mentirgli, d’altra parte era stato fin troppo comprensivo con lei, glielo doveva.

Sì, ebbene sì…mi piace.” Disse a bassa voce, avvampando di colpo.

Trevor si passò una mano tra i capelli per scompigliarli e le fece l’occhiolino: “Beh…amici, che ne pensi?”

Quel ragazzo era davvero straordinario! Se non fosse che all’apparenza, per voce e portamento sembrasse un maschio, avrebbe giurato che era una ragazza, sotto l’effetto della Polisucco, a giudicare dalla razionalità e la diplomazia che sfoggiava.

Ann gli sorrise e rispose con un “amici!”. Sì, doveva pensare alle cose belle che le capitavano, sarebbe arrivato prima o poi il momento di affrontare le difficoltà.

“Beh, direi che è ora di andare a lezione! Se fossi in te mi sbrigherei a finire la crostata, perché è già tardi! In più con quelle gambette corte dovrai correre per arrivare entro l’ora!” la punzecchiò il ragazzo.

Con tutta la dignità che si può avere con una fetta intera di dolce in bocca, Ann lo guardò con sfida e gli disse: “Faffamo a ga-a a chi a-iva p-imo!” che, tradotto, sarebbe stato un “facciamo a gara a chi arriva primo”, e una volta ingoiato l’ultimo pezzetto, prese la borsa e sfrecciò verso il quarto piano.

Ma non è giusto, Ann! Sei partita prima!” la rincorreva il ragazzo ridendo.

Julie aveva assistito alla scena completamente sbigottita, mentre Luna canticchiava qualcosa muovendo le gambe a tempo e schioccando la lingua di tanto in tanto, a ritmo.

Ciao Luna, vado anche io!” la salutò la Tonks alzandosi dalla panca e si diresse verso l’aula di Difesa Contro le Arti Oscure, lasciando una Luna intenta a leggere “Il Cavillo” al contrario e a cantare imperterrita quella che assomigliava ad una canzoncina infantile, molto simile a “La vecchia fattoria” babbana, ma arricchita di Plimpi, Ricciocorni Schiattosi e Nargilli.

Intanto, Ann e Trevor erano arrivati a destinazione e si reggevano allo stipite della porta, tenendosi un fianco, per la gran corsa.

Ovviamente, Ann, ti ho fatto vincere!” rispose respirando profondamente il ragazzo.

Lei cercò di riprendere fiato: “Ma stai zitto, va! Ammetti che hai perso!” e gli fece una linguaccia.

Per tutta risposta, lui le si avvicinò e le stampò un bacio sulla guancia e le sussurrò: “Tappetta, non posso ammettere cose non vere, non credi?” e con un occhiolino entrò in aula insieme ai suoi amici.

Pazzesco. Non c’erano altre parole.

Ma dove era finito il Trevor timido ed impacciato? In quell’ultimo mese, dopo quella chiacchierata famosa della Guferia, qualcosa doveva essersi sbloccato in lui.

Julie emerse dalla scalinata che portava all’aula e guardò la sua amica con aria rassegnata.

Ma imparerai mai a comportarti per l’età che hai?” rideva. No, non era una vera sgridata, anche se a volte la sua migliore amica tendeva ad assumere un cipiglio da “mamma”.

“Ma è stato lui! Mi ha presa in giro!” si giustificò.

Ann…non cambierai mai!” le sorrise.

Insieme entrarono in aula, dove uno stanco e disordinato Lupin li attendeva per iniziare la lezione.

Buon pomeriggio, ragazzi.” Li salutò mentre tutti gli studenti prendevano posto “Oggi tratteremo dei Mollicci, che sono delle creature mutaforma, ossia non hanno un corpo ben definito, ma si “adattano” a seconda della situazione. In particolare, si trasformano in ciò che noi temiamo di più. Chi sa dirmi qual è l’incantesimo che si usa contro i Mollicci?”

Per una volta da tre anni, Ann si trattenne dall’alzare la mano. Non aveva voglia di parlare con Lupin e nemmeno aveva voglia di guardarlo. Per fortuna, un ragazzo di Tassorosso, un certo Ernie Macmillian, prese la parola quasi subito, salvando la ragazza dalle occhiate interrogative dei suoi compagni di casa.

Esatto Macmillian! 10 punti a Tassorosso. Si tratta dell’incantesimo “Riddikulus” che trasforma il Molloccio in qualcosa di divertente. E’ bene avere in mente in cosa vogliamo che venga mutato.

Un incantesimo non riesce se pensiamo solo alla formula da dire, senza concentrarsi.”

Anche Lupin tendeva a non guardare Ann, ma non era facile. D’altronde si trovava nei banchi centrali e non poteva ignorarli.

Bene ragazzi! Mettete via i libri e fuori le bacchette. In questo armadio c’è un Molliccio. Ora a turno cercherete di affrontarlo. Mettetevi in fila e mi raccomando, massima concentrazione!”

I ragazzi erano tutti eccitatissimi all’idea di mettersi alla prova e tra loro parlottavano cercando consigli su come rendere mostri e bashee divertenti.

Ann fissava l’armadio, che era scosso da violenti spinte interne, come se il Molliccio cercasse di abbatterlo per uscire. Lei di cosa aveva paura?

In realtà, non ci aveva mai pensato. Di una cosa era certa, non aveva paura di cose materiali, di teschi o manticore.

Poi, improvvisamente, mentre vedeva gli altri affrontare il Molliccio, le venne in mente. “Io ho paura di rimanere da sola, senza nessuno che mi voglia bene”.

E come si rende divertente la solitudine? E il Molliccio come avrebbe fatto a trasformarsi in una cosa così astratta?

Mentre pensava, fu il turno di Julie. Non appena si posizionò davanti alla Banshee senza voce scaturita dalla fantasia di Hannah Abbott, questa si tramutò in Ninfadora morta.

Riddikulus!”ruggì la ragazza e subito vide sua sorella riaprire gli occhi e farle una linguaccia.

Era il turno di Ann, che ancora non aveva idea di come avrebbe affrontato il suo Molliccio.

Ma non ci fu bisogno di pensare molto, perché Lupin si parò davanti e la sorella di Julie si tramutò in una sfera bianca perlacea che dopo un sonoro “Riddikulus!” schizzò via, come se fosse un palloncino sgonfio.

La lezione è finita, ragazzi! Potete andare!” li salutò il professore.

Gli studenti, tutti entusiasti per la lezione, di cui avevano in precedenza sentito parlare dai loro amici di Grifondoro e Serpeverde, presero le loro borse e uscirono dalla stanza. Tutti, tranne Ann, che rimase immobile a guardare l’armadio.

“Non mi crede adatta ad affrontare un Molliccio?” chiese dopo che tutti furono usciti, cercando di rimanere calma.

Lupin la guardò e sospirò: “Anche tu, come Harry, mi poni davanti a questo quesito. No, Ann, non c’entra con il fatto che io creda o meno che tu sia in grado di fronteggiare un Molliccio.”

“Non la seguo, professore…” iniziava ad irritarsi.

“Temevo si sarebbe trasformato  in Voldemort” concluse “Ma dalla tua espressione devo dedurre di essermi sbagliato. Vedi, il male che  Voldemort ha fatto alla tua famiglia è quasi paragonabile a ciò che ha fatto alla famiglia di Harry.”

Sono stata più fortunata di Harry…”

“No, Ann. Hai vissuto da sola, senza una madre, né un padre che ti volessero bene. E ora a causa di tuo padre sei vista con diffidenza dagli altri. No, Ann, non sei stata più fortunata.”

La ragazza, senza che riuscisse a spiegarselo, scoppiò in lacrime. Tutta la tensione e i dubbi dell’ultimo periodo le si riversarono addosso, come un pesante fardello che si portava dietro.

La maschera di gioia che si era cucita accuratamente per evitare che i suoi amici si preoccupassero per lei si sgretolò. Era pur sempre una ragazzina, per quanto cercasse di solito di essere dura e adulta, e aveva bisogno di qualcuno che le volesse bene…come un genitore.

E come se le avesse letto nel pensiero, Lupin si avvicinò e la abbracciò accarezzandole i capelli.

Ann singhiozzava, appoggiata al professore, liberandosi di tutto il male che provava dentro di sé.

Non temere, Ann…non sei sola! E vedrai, arriverà il giorno in cui potrai riabbracciare tuo padre…”

Non seppe quanto rimasero così, ma quello che è certo è che per la prima volta Ann si sentì voluta bene, esattamente come un padre ama sua figlia.

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Capitolo 9
*** 9. Uno sguardo che avrebbe voluto per sé ***


Buio.

Sbatteva così velocemente le palpebre per carpire anche una minima speranza di luce, ma ormai aveva gli occhi doloranti per lo sforzo.

Ma poi, come ad esaudire i suoi desideri, ecco apparire in lontananza una fioca luce, che danzava nell’oscurità, rischiarandola.

Ann si mosse per avvicinarsi e sentiva il suo calore via via che avanzava e ciò la faceva sentire al sicuro, protetta. Non riusciva a spiegarselo. Come poteva una semplice sfera luminosa avere tutto questo potere?

Improvvisamente la luce iniziò ad allontanarsi e Ann si ritrovò a pensare: “Ti prego, non te ne andare…non mi abbandonare!”. Prese a rincorrerla e riuscì a raggiungerla, ma mentre la sfiorava con le punte delle dita, questa scomparve.

Al suo posto, comparve una donna bellissima, dai folti capelli neri che le ricadevano fino alle spalle, quasi fino al terreno, vestita di una luce perlacea e le sorrideva.

M-mamma…”

Kate Ravenclaw sorrise alla figlia e l’abbracciò dolcemente.

Tesoro mio, quanto sei cresciuta!”

La ragazza sentì le guance inumidirsi e si rese conto di star piangendo; si strinse ancora di più alla madre, sperando che quel momento non passasse mai, augurandosi di rimanere con lei per sempre.

Ann” disse sorridendo e asciugandole le lacrime “non piangere! Io ti voglio un bene immenso, sai? Non ti ho dimenticata!”

La ragazza voleva dirle che si sentiva in colpa per la sua morte, ma la madre, come se avesse letto i suoi pensieri, continuò: “Tu non hai nessuna colpa, amore mio, per quanto mi è successo, davvero. Non ti angustiare più, bimba mia.”

Ann sollevò il viso e le sorrise tra le lacrime; com’era bella sua madre, più che nella foto che lei custodiva gelosamente.

Fidati di ciò che ti dice Remus, sai? Lui è il tuo padrino…è come un secondo padre per te. E per quanto riguarda tuo padre, sappi che è innocente davvero, tesoro mio. Non dubitarne mai…”

Voleva sapere altro, chiederle più informazioni, ma ciò che davvero le importava era continuare ad abbracciare sua madre, quando ad un certo punto sentì un boato a pochi centimetri da sé.

SVEGLIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA! Ann, è un’ora che cerco di svegliarti!”

Ann aprì di scatto gli occhi: era mattina, il sole era abbastanza alto in cielo e la sua migliore amica era a sul suo letto vestita con la divisa da Quidditch che urlava.

Sono sveglia, Julie! Sono sveglia…” annunciò sbadigliando.

La sua amica sbuffò: “L’hai detto anche mezz’ora fa…e anche la mezzora prima! C’è la partita di Quidditch, Grifondoro contro Corvonero, e non permetterei mai che tu te la perdessi! Sei o non sei la mia migliore amica?”

Aveva le braccia incrociate e lo sguardo corrucciato, un po’ canzonatorio, che ricordava molto una delle pose assunte dai gemelli Weasley. Sì, Julie assomigliava sempre di più a George, ed Ann trovava la faccenda molto divertente.

Agli ordini, Weasley…ehm, scusa, volevo dire Tonks!” si era alzata in piedi sul letto scimmiottando l’ “attenti” militaresco.

Julie scosse la testa arrossendo: “Che scema che sei!”

Ann prese i suoi vestiti e si mise a cambiarsi, facendo prima una linguaccia in direzione dell’amica.

Dopo dieci minuti buoni, scesero entrambe in Sala Grande, dove furono accolte da incitamenti ed ovazioni da parte dei compagni di Casa. In realtà, erano rivolti a Julie, ma Ann si mise a ringraziare tutti e prese posto accanto a Luna.

Per l’occasione, aveva ritirato fuori dall’armadio il copricapo con l’aquila che aveva usato per il compleanno della Black, che ora strillava “Corvonero vincerà” ogni 30 secondi.

Luna, ma devi proprio indossare quel…coso…pure a tavola?” chiese Ann tappandosi le orecchie.

La Lovegood si girò in direzione della voce che aveva sentito alle sue spalle e nel farlo rischio di accecare tutti i ragazzi nelle vicinanze con le ali della sua aquila.

Ma è elegantissimo, Ann!” disse sognante.

Non c’era nulla da fare, quella ragazza era irremovibile. Quando era convinta di una cosa, nemmeno Merlino in persona avrebbe potuto farle cambiare idea.

Sorridendo si servì da mangiare e si rese conto di essere di fronte a Cho Chang.

Ecco, se c’era qualcuno che riteneva perfettamente inutile sulla faccia della terra, quella era Cho Chang. Bassa, sottile, dai lunghi capelli neri e i tratti asiatici. A guardarla sembrava una ragazza carina, dolce e simpatica, se non fosse stato per quella vocetta fastidiosa e lamentosa che faceva innervosire Ann.

Ciao Ann!” disse con la sua vocina da bimba e la salutò con la mano.

Forse era lei che esagerava, ma non poteva farci nulla, a pelle proprio non le piaceva.

Cho!” si sforzò di sorriderle “Pronta per la partita?”

Oh, sì. Chissà che riesca a prendere il boccino questa volta, anche se sarà dura. Insomma, è contro Grifondoro e Harry è davvero molto bravo!”

Non stava realmente ascoltando Cho mentre parlava, ma la sua mente e le sue orecchie captarono la parola “Harry” e subito le sue guance avvamparono e il cuore fece una capriola.

Harry. Lei sarebbe stata lì a giocare contro di lui.

Si sarebbero sfiorati, spintonati.

Si mise ad osservarla; era davvero carina, non poteva negarlo, e poi era più grande…e sarebbe stata a pochi centimetri da lui.

Ehi, Ann, tutto bene?”Cho la guardava preoccupata.

Oh, no..no..tranquilla!...Ma non devi andare a prepararti?”chiese, guardando la sua amica Julie e gli altri componenti delle squadra alzarsi e recarsi verso il campo di Quidditch.

Oh, hai ragione! Scappo! A dopo!”

Ann la seguì con lo sguardo. Avrebbe voluto incenerirla, ma si sentiva un’idiota anche solo a pensarlo. Che male le aveva fatto quella ragazza? Che fosse solo invidiosa del fatto che fosse intelligente, carina e brava nello sport?

Ann, andiamo? Non vorrai arrivare in ritardo e prendere gli ultimi posti sugli spalti! Sai quanto si arrabbierebbe Julie, ci tiene!”

La voce di Trevor aveva interrotto i suoi pensieri. Aveva ragione, dovevano muoversi e sapeva bene che Julie non le avrebbe perdonato di arrivare in ritardo alla partita.

Scesero di corsa le scale e si fiondarono verso il Campo di Quidditch. Fortunatamente, non c’era ancora troppa gente riuscirono a trovare dei posti decenti, anche se si trovavano schiacciati tra due energumeni di Tassorosso.

Poco distante da loro intravidero Luna. Ad essere precisi, intravidero il copricapo di Luna, che svettava dietro ad un loro compagno di casa del settimo anno, che si tappava le orecchie con le mani, dato il fracasso che quell’aquila emetteva.

La partita iniziò poco dopo, annunciata dalla voce nota di Lee Jordan, uno studente del Grifondoro della stessa età dei gemelli Weasley, che amava condire la cronaca con sue considerazioni, a volte davvero divertenti.

Come era scontato,  i Grifondoro erano di gran lunga superiori ai Corvonero, ma bisognava riconoscere che Julie era davvero brava e tutti i punti che erano riusciti a segnare, erano per merito suo.

Vai Julie! Sei un mito!” urlavano dimenandosi Ann e Trevor.

Luna, ad ogni punto, di qualsiasi squadra fosse, improvvisava un balletto così strampalato da far aver creato del vuoto attorno a lei, dato che tutti temevano di ricevere una delle ali del suo copricapo direttamente nell’occhio.

Poi lo vide, anzi tutti lo videro. Il boccino sfrecciava vicino ai due cercatori e Ann sentì Oliver Baston, il capitano della squadra avversaria, urlare ad Harry “Non è il momento di fare il cavaliere, disarcionala se ti serve!”. Cho era più veloce, l’aveva adocchiato prima, ma Harry la inseguiva ed era a poca distanza da lei.

“Dai Harry, dai!” si ritrovò a pregare mentalmente Ann.

Ma come? Lei non era Corvonero? E stava tifando Harry?
Non le importava, detestava Cho, il suo modo di sorridere e soprattutto il modo in cui Harry la guardava.

Improvvisamente il boccino sparì dalla vista di tutti, ma Potter riuscì ad intravvederlo a poca distanza dalla curva dei Corvonero. Si avvicinava sempre di più, la distanza tra lui e la sfera d’oro alata si restringeva a vista d’occhio. Ma poi accadde qualcosa, che distrasse tutti.

Tre Dissennatori avevano fatto la loro comparsa nel Campo di Quidditch e si dirigevano verso Harry, famelici della sua anima.

Anche lui li vide e senza alcuna esitazione puntò la sua bacchetta contro di loro, ruggendo: “Expecto Patronum!”. Una nuvola argentea scaturì dalla punta e colpì con forza i tre Dissennatori ed Harry riuscì ad afferrare il boccino e a concludere la partita che, come era logico, finì con la vittoria della squadra di Potter.

Ann era felicissima e non vedeva l’ora di fare le sue congratulazioni ad Harry. Lo vide planare sul campo, reggendo il boccino tra le dita, e pensò a quanto avrebbe voluto sentire le sue dita sfiorarle la pelle.

Come ormai capitava spesso, Trevor distolse Ann dalle sue fantasie: “Ann! Guarda laggiù! Non erano Dissennatori!”

La ragazza si sporse in avanti per vedere meglio: le tre figure incappucciate non erano Dissennatori, Trevor aveva ragione. Anche perché dubitava che potessero avere dei capelli biondi e una faccia da schiaffi.

Malfoy! No, non ci credo! Non ci posso credere!” tremava di rabbia e a quanto pareva, anche la Professoressa Mc Granitt era piuttosto alterata e gridava, incurante del cappello sulle ventitré.

Ah, così quell’idiota avrà quello che si merita!” disse con convinzione il ragazzo.

Ma Ann ora non stava più guardando i Serpeverde, ma aveva lo sguardo posato su Harry che, lontano dai suoi compagni osservava con dolcezza Cho, mentre lei rideva e scherzava con Julie e Harold. E sorrideva, guardandola intensamente, in un modo che Ann  avrebbe desiderato solo per sé.

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Capitolo 10
*** 10. Topi e scoperte ***


Fortunatamente nei giorni seguenti Ann ebbe altro a cui pensare che non fosse Cho e la sua voglia di prenderla a sberle.

Le lezioni diventavano sempre più pesanti e i professori sempre meno disposti a perdere tempo. Che fosse perché mancava poco alle vacanze di Pasqua e, di conseguenza, agli esami, o che i ragazzi, viste le belle giornate, durante le lezioni continuassero a fissare le finestre speranzosi di poter scorazzare tra i prati o appisolarsi all’ombra della grande quercia vicino al Lago Nero, i professori erano poco propensi a non sovraccaricarli di lavoro.

Un esempio era la professoressa McGranitt che nella sua ora di Trasfigurazione decise di metterli alla prova in una lezione molto difficile.

Bene ragazzi, è giunta l’ora che cominciate a prendere confidenza con la Trasfigurazione Animale, o meglio con quella da Animale ad Oggetto e viceversa” annunciò con tono pratico, non appena tutti si furono accomodati. “Anche perché le uniche persone in grado di riuscire a trasfigurare in maniera soddisfacente qualcosa sono la signorina Granger e la signorina Black, rispettivamente per Grifondoro e Corvonero”

Julie si voltò verso Ann e le fece un sorriso e un inchino, a cui la ragazza rispose facendole una linguaccia.

Ho deciso, quindi,” continuò la professoressa “che la trasfigurazione che oggi compirete, la facciate a coppie, per imparare l’uno dall’altro.”

Ron ed Harry si scambiarono un’occhiata e quest’ultimo si voltò verso Hermione Granger, sperando di riuscire a stare in coppia con lei. Ron, invece, non si era mosso e continuava  a fissare il suo banco.

“Strano” pensò tra sé Ann, ma decise di non darci troppo peso.

La McGranitt intercettò i loro sguardi e disse: “No signor Weasley e signor Potter, nessuno da voi starà con la signorina Granger e nemmeno starete voi due in coppia assieme. Vi dividerò io, in modo che uno studente di Grifondoro stia con uno di Corvonero. E’ bene che impariate a cooperare, anche se siete di case diverse” concluse con un tono che non ammetteva repliche.

Fu così che Harry finì in gruppo con Trevor, Hermione con Harold, Julie con Lavanda-l’oca-Brown e Ann con Ron.

Oh, sei a coppia con me ….” Disse incerto il rosso. “Beh, io sono Ron Weasley!” allungò la mano per presentarsi e fece un buffo sorriso.

Ann gliela strinse “So perfettamente chi sei!” sorrise “E di certo tu sai chi sono io!”

Ron la guardò di sottecchi, come se avesse paura di dire qualcosa di sconveniente. La ragazza se ne accorse e lo rassicurò: “Tranquillo, non ho intenzione di uccidere nessuno, né te né il tuo amico … e nemmeno di dire a mio padre di uccidervi!”

Era una cosa strana da dire, effettivamente, ma ancora più bizzarro era il fatto che lei ne parlasse con quel tono, quasi come se si prendesse in giro. La verità era una sola: da quando aveva saputo che suo padre era innocente, si sentiva molto meglio, soprattutto dopo quel pianto liberatorio di qualche mese prima.

Certo che sei stramba, tu!” disse ad un certo punto il ragazzo, mentre cercava di tenere fermo il topolino che Ann doveva trasformare in un calice d’acqua.

Stramba?” si mise a ridere “E perché lo sarei?”

Beh, non sembri … voglio dire … la figlia di un ….” La sua voce si spense lentamente.

La figlia di un assassino?” concluse per lui “E come dovrebbe essere fatta secondo te la figlia di un assassino?” chiese divertita.

Ron Weasley era tutto fuorché una persona diplomatica, ma le piaceva. Era simpatico, un po’ goffo, con scarsissima sensibilità, ma alla fine la faceva ridere.

Lui non rispose alla domanda, ma le sue orecchie diventarono paonazze. Forse si era reso conto di aver detto qualcosa di poco gentile.

Ann riprese a concentrarsi e puntò la bacchetta contro il topolino che si dimenava tra le mani di Ron.

Feraverto!” esclamò la ragazza, e subito al posto del roditore comparve un calice d’acqua riccamente lavorato.

Miseriaccia! Sei un’altra Hermione!” disse il ragazzo sorpreso, ma subito il suo sguardo si rabbuiò.

Ann stava per dirgli che lei era Ann, non la copia di qualcun altro, e di certo non della Granger, ma si interruppe alla vista della sua espressione. Qualcosa doveva essere successo tra lui ed Hermione Granger, qualcosa di abbastanza grave, a giudicare dalla situazione.

Ehi, Ron … qualcosa non va?” domandò titubante, sapendo che non erano affari suoi.

Il ragazzo la guardò appena. Sembrava volesse sfogarsi, ma d’altra parte non conosceva Ann abbastanza bene da confidarle ciò per cui stava male.

Non ci fu bisogno, perché le bastò girarsi e vedere la Granger guardarlo con stizza.

Vuoi che chieda alla McGranitt di spostarmi? La tua amica non mi sembra molto contenta che tu stia lavorando con me …” disse, rivolgendosi a Ron.

No, Ann..tranquilla … tu non c’entri … è una storia lunga …”

Ann capì che non aveva voglia di parlarne e continuarono a lavorare alla trasfigurazione del topolino e del calice d’acqua senza proferire parola.

Quando la campanella suonò, il ragazzo con un cenno ad Ann uscì dall’aula assieme ad Harry, che però si fermo alla vista della ragazza.

Ehi Ann, ciao … potrei parlarti?” chiese il moro guardandosi i piedi.

Oddio, questo sì che era strano, più dell’aver parlato con Ron Weasley e dell’aver trasfigurato con lui un topo in un calice d’acqua. Cosa voleva dirle Harry?

Come di consueto fanno le ragazze, iniziò a considerare le varie possibilità: avrebbe potuto dirle che aveva notato Julie e che la trovava carina, o magari suggerirle di stare con Trevor, dal momento che durante l’ora di lezione li aveva visti parlare, mentre lavoravano.

Certamente quello che udì non assomigliò minimamente a ciò che la sua mente aveva fantasiosamente partorito.

Lo so che è tardi” iniziò “ma ci tenevo a dirti che ci ho pensato molto e che sono certo che non hai niente a che fare con ciò che tuo … beh, tuo padre ha fatto alla mia famiglia”.

Era allibita, un po’ come se le avessero detto che Piton andava in giro per la scuola danzando e dispensando baci e abbracci a tutti.

“Ehi, Ann … mi hai … sentito?” le chiese Harry, guardandola sconcertato.

Non si era accorta di avere gli occhi spalancati e la bocca aperta, insomma … non era esattamente un bello spettacolo. Alle parole del ragazzo, si ridestò, arrossì e mormorò: “Sì … ho sentito … grazie!”

Grazie … che cosa idiota da dire, ma d’altra parte Harry le credeva e le parlava. Era meraviglioso, un gran bel passo in avanti … se solo lui non guardasse Cho Chang come una triglia imbalsamata. Ma, insomma … mica si può avere tutto dalla vita, no?

Erano rimasti in silenzio e tutti i loro compagni di casa erano andati via dell’aula. Ciascuno di loro era immerso nei propri pensieri, anche se continuavano a guardarsi, senza in realtà vedersi.

Fu Harry ad interrompere quel bizzarro momento: “Io devo andare ora, ci sarà Baston che mi cerca per le tattiche da usare per la partita finale contro i Serpeverde …” disse con un sorriso.

Ah, a proposito” si intromise la ragazza “complimenti per la partita contro Corvonero! Sei stato sensazionale!”

Ok, forse avrebbe dovuto evitare di dire “sensazionale”… faceva troppo ‘fan sfegatata’, tipo quelle che strillano e si strappano i capelli, ma ormai l’aveva detto.

Oh” questa volta era arrossito lui “Beh, ti ringrazio” si era passato una mano nervosamente tra i capelli. “Ma anche Cho è stata davvero brava” aggiunse diventando bordeaux.

Ann si augurò con tutto il cuore che il suo viso non fosse specchio di quanto aveva pensato e provato all’udire il nome della cercatrice della sua casa. Fortunatamente Harry non se ne accorse, o almeno, non diede prova di averci fatto caso, forse più perché era un ragazzo che perché volesse essere sensibile.

“Ah, già … Cho …” frugò rapidamente nella mente per cercare qualcos’altro da dire, per non farlo andare via.

Ah, prima ero a coppia con Ron … e mi pare che la vostra amica non fosse molto contenta della cosa” disse, ripensando a quanto era accaduto durante la lezione.

Harry la guardò e sospirò: “Quei due non fanno altro che litigare, in realtà. Però stavolta sembra una cosa seria. Ma, tranquilla, tu non ne sei la causa …”

Ann si sentì sollevata, ma non riusciva a capire cosa poteva essere successo tra Weasley e Granger, dato che, perché la loro amicizia sembrasse compromessa, doveva essere accaduto qualcosa di inimmaginabile. E le dispiaceva. Insomma, non amava molto Hermione, ma non era un buon motivo per sperare che restasse sola, senza amici.

Mi spiace, Harry … spero si sistemi presto …” sussurrò incerta.

E’ quello che mi auguro, anche se … Vabbè dai, niente. Vado, allora!” e con un ultimo cenno, se ne andò verso il campo da Quidditch.

Ann rimase lì, immobile. Non capiva, non capiva perché le stesse così a cuore la questione di Ron ed Hermione. Che fosse per via del fatto che fossero amici di Harry?

Possibile, in realtà. Per nessuna ragione voleva che fosse triste, avrebbe voluto aiutarlo, ma sapeva che avrebbe fatto la figura dell’invadente.

E poi sembrava che il ragazzo stesse per dirle qualcosa, ma poi evidentemente ci aveva ripensato. Di cosa poteva trattarsi?

In quel momento, apparve dal corridoio Julie, con fare affannato e i capelli scompigliati.

Ora spiegami perché tu” e le puntò il dito contro, ansante, “non mi dici mai dove vai a finire! Pensavo di averti dietro di me uscita dall’aula di Trasfigurazione! Renditi conto che ho perfino parlato da sola convinta che tu fossi alle mie spalle!”

Ann non riuscì a trattenersi dalle risate. Pensare alla sua amica che parlava da sola e agli altri ragazzi che dovranno aver pensato che era matta, le aveva suscitato un’ilarità quasi incontrollabile.

Julie rimase a guardarla mentre si sbellicava, con le braccia incrociate e il piede che batteva impaziente sul pavimento di pietra.

“Scusa, Julie … ma è davvero buffa la scena!” commentò la ragazza, ancora scossa dalle risate.

Cercò di ricomporsi, anche perché non aveva alcuna voglia di farla arrabbiare. Quando riuscì a tornare seria, l’amica le sorrise e le chiese cosa l’aveva trattenuta nell’aula.

“Harry … ho parlato con lui … ma niente di quello che pensi tu!” si affrettò a concludere guardando l’espressione maliziosa sul suo volto. “Ha solo detto che mi crede … e poi si vede lontano un miglio che è cotto di Cho!” aggiunse con disgusto.

Julie preferì non dire nulla; sapeva che qualsiasi cosa fosse uscita dalle sue labbra inerente a quell’argomento avrebbe solo innervosito Ann.

Decise, allora, di cambiare discorso: “Ma hai presente quella Lavanda con cui ero in coppia?”

Ann si ridestò da suoi pensieri: “Ah, sì … l’oca giuliva … son ancora che mi chiedo che ci faccia a Grifondoro! Secondo me il Cappello Parlante era ubriaco di Whisky Incendiario!”

I misteri della vita … Vabbè, mi ha raccontato una cosa bizzarra …”

“Che aspetti a raccontarmela? Sai, quanto sono curiosa, no?” la rimbeccò Ann.

In realtà è stata piuttosto vaga … parlava di Ron ed Hermione, di una scenata che è accaduta qualche sera fa nella loro Sala Comune …” iniziò Julie.

… Ebbene?” la interrogò.

Ebbene, lui deve avere un topo come animaletto ed Hermione ha quel Kneazle, hai presente?” continuò l’amica.

Certo che ho presente! Il gatto che ha sembra abbia preso il Nottetempo in faccia!”commentò Ann, divertita.

Esatto! Beh, sembrerebbe che abbia divorato il topo di Ron e che da allora i loro rapporti siano piuttosto freddi …” concluse Julie in un sussurro.

Ora era tutto più chiaro. La Granger non ce l’aveva con lei, ma solo con Ron. Ci scommetteva che il ragazzo avesse accusato il gatto di aver mangiato il suo topo e probabilmente lei deve avergli detto che era nella natura dei felini. D’altra parte, non poteva che concordare.

“Ma che esagerato! Tutta sta storia per un topo!” sbottò Ann.

Julie la guardò con rimprovero: “E’ il suo animaletto, Ann, ci era affezionato! Come ti sentiresti se venisse aggredito Ares?”

Ancora una volta la sua migliore amica aveva ragione. Con un sorriso la guardò ed insieme tornarono verso la loro sala comune.

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Capitolo 11
*** 11. Ritardi ed aggeggi ***


Era un lunedì di aprile, ed era tardi. Molto tardi.

Ann insieme a Julie correva verso l’aula di Incantesimi. Le nove e mezza. Forse il professor Vitious non avrebbe tolto punti alla casa per mezz’ora di ritardo, si mise a sperare la ragazza, mentre sfrecciava con l’amica al seguito.

Com’era possibile che lei, Ann Lily Black, arrivasse tardi ad una lezione? Non era quasi mai accaduto prima. Sempre ligia alle regole, si presentava in aula, se le era possibile, addirittura qualche minuto prima che giungesse il professore e ingannava l’attesa sfogliando un libro che le aveva prestato Julie.

Se tu non andassi a letto così tardi, questo non accadrebbe!” le sibilò, ansante, l’amica.

Oh Julie, è successo solo una volta! Ed ora smettila di parlare, abbiamo bisogno di fiato per arrivare il prima possibile!” sbottò la ragazza.

C’erano quasi. Ann guardò l’orologio che aveva al polso. Erano le nove e trentadue.

Col fiato corto e reggendosi il fianco, entrarono nell’aula, dove un adirato professor Vitious le attendeva.

Signorina Black e signorina Tonks, sta diventando un passatempo quello di arrivare tardi alle mie lezioni?”chiese guardando alternativamente l’una e l’altra.

Ecco … noi … stavamo …” iniziò Julie.

Ma Vitious non la lasciò finire: “Non voglio sentire scuse, ora sedetevi lì, vicino al signor Vasty, così che io possa continuare la lezione!”

Trevor le guardava con un mezzo sorriso e con fare canzonatorio sussurrò: “Certo che voi due siete un guaio assieme!”

Ann gli tirò una gomitata e prese a seguire la lezione. Di certo non aveva voglia di sorbirsi altre sgridate.

Purtroppo non riusciva a concentrarsi molto, era come se il suo cervello non fosse sintonizzato sulle frequenze della voce del professore. Si guardò attorno e notò alcune sue compagne e altre ragazze di Tassorosso (i Serpeverde dovevano recuperare delle lezioni arretrate di Difesa Contro Le Arti Oscure, così come i Grifondoro, e quindi al loro posto c’erano i ragazzi di Tassorosso) parlottare tra loro e ridacchiare guardando Trevor.

Effettivamente il suo amico era proprio un bel ragazzo, doveva ammetterlo. Ma non era uno che si vantava o si pavoneggiava per questo motivo. Nel suo gruppo di amici era il leader, benché non giocasse a Quidditch. Non gli interessava, così diceva, preferiva vederlo giocare ed era un grande tifoso delle Holyhead Harpies.

Era strano che ad Hogwarts un ragazzo fosse popolare senza che praticasse “lo sport per eccellenza”, ma Trevor era l’eccezione.

Senza contare il fatto che era gentile con tutti, anche se aveva una spiccata passione per gli scherzi, come Gazza aveva imparato a conoscere.

Stava prendendo appunti e con la punta della piuma ogni tanto si grattava il mento, pensieroso.

Ann si rese conto di aver lo sguardo puntato su di lui da un bel po’ e improvvisamente decise di scrivere anche lei qualcosa sulla sua pergamena.

Trev, ma stai prendendo appunti?” chiese, sottovoce, Julie tra lo scandalizzato e il sorpreso.

Il ragazzo si voltò a guardarla: “E’ per caso vietato?” le rispose con un sorriso.

Ovvio che no, solo che … tu che prendi appunti?! Questa me la devo segnare.” Disse e chiamò Ann.

Ann! Ma hai visto Trev?” sibilò all’amica, guardando di sottecchi il professor Vitious.

Ma voi due non avete altro da fare che distogliermi dal prendere appunti diligentemente?” domandò in un tonto falsamente serio.

Trevor che prendeva appunti. Un po’ come dire che Luna ammetteva la non esistenza dei Ricciocorni Schiattosi. Assolutamente impossibile, eppure stava accadendo.

Devi ammettere che vederti prendere appunti è una sorta di evento unico!” ammise Ann, ridendo.

Evento unico! Addirittura! L’ultima volta che ho preso appunti sarà stata …”

“Alla fine del primo anno, Trev! E’ dal secondo che ci chiedi sempre gli appunti!” concluse per lui Julie.

Quisquilie …” commentò con tono superiore il ragazzo.

Trevor faceva parte di quel numero esiguo di persone che si può definire “brillante”. Non aveva bisogno di studiare molto per ave

re risultati più che soddisfacenti, anche se avrebbe potuto essere alla stregua di Ann o di Hermione Granger, se solo si fosse impegnato di più.

Ma lui era un ragazzo molto intuitivo e trovava completamente inutile dover mandare a memoria nozioni su nozioni. Preferiva di gran lunga arrivare alla soluzione dei problemi con l’uso della logica, che possedeva in enorme quantità.

Non a caso le materie in cui riusciva meglio erano Incantesimi e Difesa Contro Le Arti Oscure.

Ann aveva dovuto ammettere, suo malgrado, che in quelle discipline, lui era imbattibile. In realtà, lei invidiava il fatto che in qualunque cosa lui arrivasse al risultato molto più rapidamente di lei, ma almeno lui non glielo faceva pesare mai.

La lezione finì e il professor Vitious, che nel frattempo si era calmato, salutò tutti con un sorriso.

I tre si avviarono assieme chiacchierando fuori dall’aula, felici di avere l’ora successiva libera dalle lezioni.

Ah, che bellezza! Potremmo metterci a rivedere le ultime lezioni di Piton!” esclamò sospirando Ann, prendendo a braccetto i suoi due amici.

Ann, io passo!” disse con un sorriso colpevole Julie “Ho allenamento di Quidditch!”

Ah, già … il Quidditch …”

“Dai, lo sai che ci devo andare!” e con un ultimo sguardo, prese a correre verso il loro dormitorio.

Non si era innervosita perché Julie aveva l’allenamento, assolutamente. Sapeva perfettamente che era il giorno in cui la squadra del Corvonero si ritrovava per provare e discutere nuove tattiche, ma se l’era dimenticato.

In realtà ciò che la destabilizzava era restare sola con Trevor. Non aveva rimosso dalla sua testa ciò che lui le aveva confessato quella volta della Guferia e trovava imbarazzante parlare con lui senza la presenza della sua amica.

Si era appena resa conto di essere ancora a braccetto con Trevor e che la scena, vista da fuori, poteva apparire piuttosto equivoca. Si staccò dal ragazzo immediatamente arrossendo e gli chiese: “Anche tu hai altro da fare, Mister Trevor-io-ozio-Vasty?”

“Divertente!” le fece una linguaccia “Comunque effettivamente avrei da fare …” soggiunse vago.

Ann lo guardò negli occhi: “Spero tu non voglia mandare all’aria la Sala Trofei assieme ad Harold!”

La Sala Trofei? No, quello è già stato fatto!” esclamò annoiato “Servono idee nuove …”

“Ah, no. Non oggi. Oggi tu studierai Pozioni con me!” sbottò con un tono che non ammetteva repliche.

Ma che ho fatto di male per meritarmi tutto questo!” disse con un tono falsamente lamentoso.

Non ti lamentare! Anche perché lo faccio per te! Agli esami mi ringr …” Ann si era bloccata all’improvviso, con lo sguardo puntato a pochi metri di distanza da lei.

Appoggiato, quasi nascosto, accanto ad una colonna giaceva un oggetto piuttosto bizzarro. Aveva una lunga catenella d’oro e vi era un ciondolo tondo con incastonata una piccola clessidra.

Sembrava qualcosa di estremamente prezioso, ma negli anni aveva imparato che qualsiasi congegno, per quanto grazioso, poteva rivelarsi pericoloso.

Nel frattempo, Trevor si era chinato per osservare più da vicino l’oggetto. Esitando appena, lo sfiorò con le dita e, poiché non accadeva nulla, lo prese in mano e si alzò in piedi.

Io … credo di averne già visto uno simile!” rifletté corrucciato Trevor.

Davvero? Quindi, insomma … hai idea di cosa sia?” chiese sorpresa la ragazza.

L’amico continuava a passarsi da una mano all’altra il piccolo congegno, probabilmente temporeggiando per cercare di ricordare dove l’aveva già visto.

Ann stava fissando il ciondolo che penzolava lungo il filo sottile d’oro  e fece notare al ragazzo: “C’è una clessidra lì dentro! Dev’essere qualcosa collegata al tempo, non credi, Trev?”

Trevor avvicinò al viso l’oggetto e disse sottovoce, con un tono quasi impercettibile: “Ufficio Misteri?”

“Ufficio cosa?” chiese Ann, distogliendo il ragazzo dai suoi pensieri.

L’Ufficio Misteri, Ann. Ci lavora mio padre. E’ all’interno del Ministero della Magia.” Disse spiccio.

Ora sì che mi è tutto più chiaro! Come ho potuto non pensare all’Ufficio Misteri guardando quella collana!” esclamò sarcastica la ragazza.

Stai zitta un attimo, che così ti spiego, ok?” rispose un po’ seccato.

Curiosa com’era di capirci qualcosa di più, preferì non ribattere qualcosa di pungente e si mise in silenzio ad ascoltarlo.

Vedi, in quell’Ufficio ci sono un sacco di oggetti bizzarri, pericolosi e misteriosi. Mio padre, che è un Indicibile, non mi può parlare di tutto ciò che ci sia contenuto. Ma ricordo che quest’estate mi mostrò la foto di questo aggeggio”  e indicò la collana. “Mi disse anche il nome, ma ora proprio non mi viene in mente!” concluse demoralizzato.

C’è solo una cosa che dobbiamo fare …” annunciò convinta Ann.

Riportarlo al proprietario?”suggerì l’amico.

Ma certo che no!” disse subito, ma poi alla vista dell’espressione di Trevor si corresse  o meglio, non subito! Andremo in biblioteca!” e corse alla volta di quest’ultima.

Ann, aspettami! Ma per la sottana di Morgana, la smetti di correre così senza motivo?” le urlò il ragazzo mentre cercava di raggiungerla, con lo strano oggetto ben saldo tra le dita.

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Capitolo 12
*** 12. Ann, sei un genio! ***


Stavano correndo a perdifiato verso la Biblioteca, ma solo quando si trovarono davanti all’entrata si fermarono. Di certo Madama Pince non avrebbe sopportato che due studenti scorrazzassero tra le file di libri come dei forsennati.

Ti degni di spiegarmi cosa ti prende?” chiese sottovoce Trevor, cercando di riprendere fiato.

Ann lo guardò con sufficienza. “Dai Trev, usa il cervello! Vuoi che Hogwarts non abbia un libro in grado di spiegarci qualcosa riguardo al tempo?”

“Oh Merlino, ma certo la biblioteca saprà certamente tutto!” la derise amichevolmente il ragazzo.

Ann preferì non rispondere, anche perché aveva visto la bibliotecaria guardarli con gli occhi ridotti a fessure dal bancone, e si avviò nella sezione “Tempus”, alla ricerca di qualcosa che potesse esserle d’aiuto.

Erano passate delle ore da quando erano arrivati e si vedeva il sole pian piano scomparire nel grande Lago Nero.

Trevor sbadigliava sfogliando distrattamente un pesante tomo che aveva davanti a sé, senza probabilmente capirci molto.

Guarda che razza di libro” disse al suo amico “ ‘Come il tempo influisce sulla veridicità delle profezie’” declamò in tono pomposo. “Che mucchio di fesserie, sembra un libro da Cooman!”

“Ehi, vacci piano, non offendere la professoressa Cooman!” la riprese Trevor.

Ann lo guardò divertita. “Dimenticavo, tu segui Divinazione e sei il preferito della professoressa!”

“Solo perché sono uno studente modello!” sottolineò il ragazzo.

Lasciamo stare, che è meglio. Tu potresti dirle che sei immortale anche senza l’uso dell’Elisir di Lunga Vita e lei ti crederebbe!” rincarò la ragazza.

Ah, perché … non sono immortale?” scherzò.

Ann si limitò a lanciargli un’occhiataccia e riprese a sfogliare i libri sul tavolo.

Dopo una buona mezz’ora chiuse di scatto il tomo pesantissimo che stava leggendo: “E’ inutile! Non c’è niente di niente! Se solo potessimo tornare indietro nel tempo e consultare altri libri! Si è fatto tardi ormai e ancora non ne siamo venuti a capo …”esclamò sconsolata, guardando l’amico.

Ma Trevor aveva un’espressione indecifrabile: “Sei un genio!” urlò, facendo accorrere una corrucciata Madama Pince.

Ann, davvero!” esultava in silenzio, guardando con la coda dell’occhio la bibliotecaria che si allontanava.

La ragazza lo guardava sconcertata: “Spiegati! Cosa avrei detto?” sussurrò al di là del tavolo.

Ann, quello che abbiamo trovato è un Giratempo!”

Poiché lo guardava ancora in maniera interrogativa, il ragazzo proseguì: “Un Giratempo è uno strumento in grado di portarti indietro nel tempo. La vedi questa rotellina?” Indicò un pomellino di ottone vicino alla clessidra “Quello, una volta girato, ti permette di farti andare indietro di un tot di ore, tanti quanti sono i giri.”

Ora aveva iniziato a comprendere qualcosa di più di quell’oggetto.

Giratempo. Un nome davvero singolare, ma dava un’idea di ciò che era in grado di fare.

Ma quindi io potrei tornare indietro anche di anni, per dire?” Era molto curiosa e sperava che il suo amico ne sapesse di più.

Trevor sospirò: “Presumo di sì, sinceramente non ne ho idea. Ora c’è solo una cosa da fare.” Guardò la ragazza attentamente e con un’espressione dura e decisa.

Consegnarlo al proprietario, certo. Ma di chi può essere?” chiese mentre si passava tra le mani l’aggeggio.

Una mezza idea penso di averla, Ann, ma conviene andare dal Professor Silente per saperne qualcosa di più.”

Si alzarono dai tavoli e presero a sfrecciare verso l’ufficio del Preside, dimentichi di aver lasciato una marea di libri aperti sul tavolo e con le urla di Madama Pince nelle orecchie, dal momento che stavano correndo.

Arrivarono davanti alla porta dell’ufficio, ma videro un biglietto appeso, in cui una scrittura svolazzante recitava:

“Mi sono dovuto assentare per un’urgenza al Ministero.

Per qualsiasi problema, rivolgersi alla Vicepreside,

la Professoressa Minerva Mc Granitt.

Albus Silente”

Che disdetta! Ma proprio oggi doveva assentarsi, dico io?” Ann sbuffava impaziente. “Dobbiamo andare dalla McGranitt, sperando non ci faccia troppe domande”

I due si incamminarono verso l’ufficio della professoressa di trasfigurazione. La porta era aperta e si sentiva distintamente la McGranitt parlare alterata: “Da lei non me lo sarei proprio aspettato! Si rende conto di quanto possa essere pericoloso un oggetto come quello?Mi ha delusa molto, signorina Granger!”

Ann e Trevor si guardarono per una frazione di secondo, incerti sul da farsi. Poi, con estrema calma, entrarono nell’ufficio ed il ragazzo disse: “Professoressa Mc Granitt, forse abbiamo trovato noi quello che Hermione ha perso …”

La professoressa si girò a guardarli stupita e vide chiaramente ciò che Ann stringeva tra le dita.

Il Giratempo!” Era sollevata, e così pure Hermione, che però continuava a guardarsi le punte dei piedi imbarazzata.

Ann si avvicinò alla ragazza e le porse l’oggetto, con un occhiolino ed un mezzo sorriso.

Mi auguro che nessuno di voi due …” aveva cominciato la McGranitt.

Non si preoccupi, professoressa. Sappiamo che è un aggeggio molto prezioso. Non ne faremo parola con nessuno.” La interruppe Ann, sorridendo apertamente ad entrambe.

Beh, bene allora. Potete andare tutti e tre. Buona giornata!” Li congedò sospirando.

Non appena furono usciti, Hermione si voltò verso gli altri due e disse: “Non so come ringraziarvi, davvero! Ho temuto fosse accaduto il peggio!”

Trevor le sorrise: “Tranquilla, sei stanca e stressata per le troppe lezioni. E’ già tanto se non sei impazzita!”

Ann lo guardò con un’espressione del tipo “ti-sembrano-cose-da-dire”, ma Hermione non ci fece caso, forse perché era abituata a Ron Weasley e alla sua mancanza di tatto.

Comunque Hermione, sul serio, non ne faremo parola con anima viva” le sussurrò.

Sai, pensavo fossi una ragazza … ecco …” non voleva suonare sgarbata probabilmente, ma Ann le corse in aiuto: “Antipatica, giusto?” le sorrise. “Ti capisco, anche io lo pensavo di te. Ma son contenta di essermi sbagliata!”

Le due ragazze si guardarono e scoppiarono a ridere.

Trevor posavo lo sguardo prima su una e poi sull’altra, senza capire il perché di quella risata e mormorò: “Donne!”

Vabbè ragazzi, io devo andare immediatamente a studiare. Grazie ancora di tutto!” Li salutò con la mano e prese il corridoio che portava alla sua Sala Comune.

Bene” disse il ragazzo stiracchiandosi, “io direi di andare nella nostra Sala Comune a fare una bella partita a SparaSchiocco, che dici?”

Ann lo guardò sconvolta: “A giocare a SparaSchiocco?! Nossignore, adesso andiamo a studiare Pozioni! Anche perché con la faccenda del Giratempo abbiamo perso tempo e lezioni! Quindi ora andiamo a studiare, intesi?” Si era eretta in tutta la sua altezza ed aveva un tono minaccioso, che però suscitava solo ilarità nel ragazzo.

Studiare? Ma siamo stati in biblioteca tutto il giorno!” Cercò di giustificarsi Trevor, ma senza successo e seguì la sua amica fino alla loro Sala Comune con aria da cane bastonato.

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Capitolo 13
*** 13. Brutte sorprese ***


Ah, eccovi! Non dovevate studiare voi due?” Julie era seduta sul tappeto accanto al camino con Eldie acciambellato sulle sue gambe.
I due le si avvicinarono e con un sorriso ammisero: “No, hai ragione, ma è successa una cosa …”
Ann si era morse il labbro. Avevano promesso di non farne parola con nessuno, ma si sentiva ingiusta a non parlarne con la sua migliore amica.
Trevor la incalzò: “Dai Ann, è Julie! A lei puoi dirlo!”
Ma la McGranitt ha detto di mantenere il segreto …” Più ci pensava, più sentiva il bisogno di confidarglielo.
Julie continuava a guardarli con un’aria un po’ corrucciata; forse non sopportava di essere all’oscuro di qualcosa che gli altri due conoscevano.
Allora, mi dite questo fantomatico segreto di stato o temete di poter essere rinchiusi ad Azkaban se me lo dite?”
Scusa Julie, hai ragione.” Ann si inginocchiò per sedersi accanto a lei e Trevor la imitò.
Vedi, appena sei andata via, abbiamo trovato un Giratempo adagiato accanto ad una colonna …”
“Un che?”domandò quasi urlando l’amica.
Parla piano!” la zittì Trevor e prese a spiegarle per filo e per segno quanto era accaduto.
Inizialmente Julie parve sorpresa, ma poi affermò: “Ovvio che era di Hermione! Chi altro segue tutti i corsi possibili ed immaginabili!”
Ann era rimasta in silenzio a riflettere: capiva la sete di conoscenza della ragazza, anche perché un po’ le assomigliava. Ma era davvero matta a seguire tutti quei corsi! Nessuno studente normale l’avrebbe fatto!
Chissà se ha fatto pace con Ron Weasley …” si ritrovò a pensare.
Ann! Tu che ti interessi di Hermione Granger?! Ma non l’hai sempre detestata?” esclamò sorpresa Julie.
L’ho rivalutata.” Concluse semplicemente la ragazza.
Beh, non so voi, ragazze, ma io ho fame, così tanta fame che sbranerei un Ippogrifo intero!” annunciò, alzandosi in piedi, Trevor.
Ann guardò l’orologio che aveva al polso; era effettivamente ora di pranzo e sentiva il suo stomaco brontolare.
Sempre il solito ingordo! Vabbè, andiamo, dai!” esclamò rivolta a Julie e aggiunse sottovoce: “Prima che gli venga voglia di mangiare noi!”
Scosse da risatine silenziose, le due amiche si alzarono e si diressero assieme a Trevor verso la Sala Grande, che era già colma di studenti rumorosi.
Diede uno sguardo al tavolo di Grifondoro, dove vide Harry, Ron ed Hermione mangiare silenziosamente. Evidentemente la pace non era ancora stata raggiunta e chissà se sarebbe mai cambiata la situazione.
Dai, che ho fame! Guarda che io ho avuto allenamento stamattina e ho bisogno di recuperare le forze perse!” le sibilò all’orecchio, strattonandola. “Che stai guardando?” aggiunse guardandosi attorno.
Niente!” rispose Ann, arrossendo violentemente “Cerchiamo Luna e sediamoci con lei!”
Non fu troppo difficile scorgere la loro amica: aveva una collana di carote al collo e i capelli tirati su con un fermaglio decisamente molto appariscente.
Ciao ragazzi!” li salutò con la sua aria sognante “Jason Spack mi ha chiesto di uscire più tardi. Che dite, sono elegante?”
Trevor aveva strabuzzato gli occhi e faceva di tutto per non scoppiarle a ridere in faccia, Julie, con tutto l’autocontrollo che era riuscita a sfoggiare, tirò una gomitata ad Ann, che era piegata in due in una risata silenziosa, e le rispose: “Ma certo, Luna! Sei carinissima! Però, se vuoi, dopo ti do una mano a trovare qualche gioiello più adatto, che te ne pare?”
Oh, sei molto gentile Julie, grazie!” le sorrise Luna e riprese a mangiare, facendo un po’ di posto ai suoi amici.
Complimenti Julie! Davvero, non so come hai fatto a non ridere …” le sussurrò Ann, che nel frattempo si era ricomposta.
L’amica la guardò accigliata: “Si chiama educazione, Ann! Non puoi sbellicarti dalle risate solo perché è un po’ … eccentrica, ecco!”
“Oh, ma anche Trevor ha riso …”si era giustificata. “E poi è troppo eccentrica, Julie, non solo un po’!” , aggiunse a mo’ di scusa.
Per tutta risposta, la ragazza prese a mangiare e a parlare con Luna: “Ma che bello! Jason ti ha chiesto di uscire?”
“Oh sì! E’ proprio un ragazzo simpatico!”
Jason Spack era uno studente del quarto anno di Corvonero, che giocava nella squadra di Quidditch assieme a Julie.
Battitore, per la precisione, e anche un bel ragazzo. Forse un po’ troppo  strambo, ma d’altra parte aveva chiesto a Luna di uscire, quindi non c’era nulla di strano.
Eh bravo il nostro Jason! Ma non è un po’ grande per te, Luna?” intervenne Trevor.
Trevor!” lo rimbeccò Julie.
Cosa c’è? E’ due anni più vecchio di lei! Io mi preoccupo!” rispose un po’ pomposo il ragazzo.
Sei molto gentile, Trevor.” Si limitò a dirgli, sorridendo, Luna.
Il resto del pranzo fu condito dal racconto di come Jason avesse le avesse chiesto di uscire e dai consigli di Julie riguardo a come comportarsi in cui avesse avuto cattive intenzioni.
Vedi, puoi sempre lanciargli un Incantesimo della Pastoia Total Body se dovesse allungare troppo le mani!” le spiegava l’amica.
Julie, non ti preoccupare. I Gorgosprizzi in caso mi proteggeranno.” La rassicurò Luna, alzandosi dalla panca. “Non è il caso che andiamo? Perché tra mezz’ora ho l’appuntamento.”
“Certo!”esclamò Julie ingoiando l’ultimo boccone di rognone ed insieme si diressero verso la loro Sala Comune.
Che lezioni abbiamo questo pomeriggio, Trev?” chiese Ann, guardando le due ragazze allontanarsi.
Trasfigurazione e Cura delle Creature Magiche. Ma c’è ancora tempo! E’ appena l’una e mezza!”
Ann si mise ad osservare il soffitto della Sala Grande. Come aveva imparato dal primo anno, grazie al libro “Storia di Hogwarts”, su esso veniva riflesso il tempo che c’era fuori; in quel momento non c’era nemmeno una nuvola e un azzurro primaverile tingeva la volta dell’immensa stanza.
Quasi quasi potremmo andare fuori a fare una passeggiata vicino al Lago Nero, che te ne pare?”
Trevor guardò sbalordito la sua amica: “Fare una passeggiata?! Ann, ma sei tu? Non è che qualcuno ha voluto farmi un brutto scherzo e magari lì sotto, coperta dalla Pozione Polisucco, c’è, non so, Millicent Bulstrode?!”
“Millicent Bulstrode? Pozione Polisucco? Perché, cosa avrei detto di così strano?”
esclamò Ann, un po’ ferita.
Beh, mi aspettavo di sentirti dire qualcosa del tipo ‘Andiamo a studiare che abbiamo già perso abbastanza tempo!’” spiegò Trevor, in una perfetta imitazione della ragazza.
Ann scoppiò a ridere: “Ah, per questo, dici? No, no, sono proprio io! E comunque mi piacerebbe camminare un po’ in giardino” disse con un’alzata di spalle. “Sempre che a te vada bene, ovviamente” aggiunse, con un sorriso.
Trevor non se lo fece ripetere due volte ed entrambi uscirono dal castello e si diressero alla quercia che distava poco dal Lago Nero.
C’era un venticello leggero molto piacevole che faceva lievemente piegare gli steli dei fiori.
Ann si stese sull’erba e così fece anche il ragazzo.
Strano, no?” interruppe il silenzio la ragazza dopo poco.
Che tu non voglia studiare? Strano davvero!”
“Ma no, dai! Non mi riferivo a quello …”
disse sorridendo.
Beh, allora non ho idea a cosa tu ti stia riferendo.” Ammise l’amico sospirando.
Non fece tempo a dare spiegazioni che improvvisamente si udì una voce irata gridare il suo nome.
BLACK!
Entrambi si alzarono subito in piedi e cercarono di capire da dove provenisse quell’urlo.
Poi la videro; Pansy Parkinson e il suo gruppetto di amiche percorreva a passo veloce il giardino fino alla quercia.
Che c’è, Parkinson?” domandò Ann il più educatamente possibile.
Che c’è? OSI DIRE CHE C’E’?” Le strillò contro.
Le sue amiche circondarono minacciose i due ragazzi.
Certo che oso, dal momento che non ti sei degnata di darmi una spiegazione.” Rispose logica.
Ringrazia il cielo di essere una Purosangue …
Una Purosangue? Ah, già, tu e i tuoi amichetti, compreso il caro Dracuccio, avete quella fissazione assurda per la purezza del …”
Ciaf! Pansy Parkinson le aveva tirato una sberla in pieno viso.
Ann iniziò a massaggiarsi la guancia, nel punto in cui l’aveva colpita.
Subito Trevor sguainò la bacchetta e la puntò contro il gruppetto di Serpeverde.
No, Trevor! Non ne vale la pena!” lo ammonì la ragazza.
Ha ragione la tua amichetta, Vasty! Siete in minoranza numerica e di certo tu non vorrai rovinare il tuo bel faccino!” Disse leziosa Pansy Parkinson, con la mano nella tunica, probabilmente stretta attorno alla sua bacchetta. “E comunque questa è un discorso tra me e la Black.
Infatti ti sei portata tutto il tuo seguito di Gargoyle per parlare sola con Ann!” sbottò irato Trevor, continuando a puntare la bacchetta contro di loro.
Avanti, Parkinson. Dimmi cosa vuoi e poi sparisci dalla mia vista.” Intervenne Ann, lanciandole uno sguardo di puro odio.
Conjunctivictus!” strillò, senza nemmeno ascoltare quanto le diceva la ragazza e colpì Ann.
Improvvisamente tutto diventò buio e si accasciò a terra, premendo le dita contro le palpebre.
Sentiva un male accecante e prese ad urlare dal dolore.
Così impari, Black. Draco non ti vorrà mai più ora!” e detto ciò corse via assieme alle sue amiche, mentre Trevor cercava di affatturarle, ma senza successo.
PARKINSON, QUESTA ME LA PAGHI! STUPEFICIUM! IMPEDIMENTA! INCARCERAMUS!” Ma nulla, aveva le mani che gli tremavano e non riusciva a prendere bene la mira.
Cedette sulle ginocchia e si avvicinò alla sua amica, che piangeva e continuava a ripetere “Non ci vedo! Ti prego, aiutami!”
Trevor la prese in braccio e con tutta la forza che aveva la portò in Infermeria, sperando che Madama Chips potesse risolvere tutto.

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Come è giusto che sia, ringrazio tutti!
Innanzitutto chi almeno una volta ha recensito uno dei miei capitoli...

Nikilu che continua a recensire, nonostante io mi faccia attendere un sacco per pubblicare i miei capitoli!
Spero ti sia piaciuto anche questo xD
GingerHair che come me ama l'idea che Sirius abbia una figlia xD
SamueLuca che segue la mia storia da prima che io decidessi di pubblicarla in questo sito xD
Angelikakiki che mi ha dato la spinta a continuare, essendo lei molto brava nello scrivere le sue FF.

Ringrazio, poi, tutti quelli che hanno messo le storie tra i preferiti:
SamueLuca, Erika Cullen, GingerHair, picabo, Stella Solandres
Chi tra le ricordate:
Anne_Potter, tonks97, SamueLuca
E chi tra le seguite:
Anne_Potter, AZTHEBEST1, dobbinky, EmmaTom4ever, FlashDelirium, GingerHair, Goldiemalfoy, harmon8y9, lady marion, Malika, Nena96, Nikilu, SamueLuca, Tatydanza, VSRB

Grazie a tutti, davvero!

HermyLily89

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Capitolo 14
*** 14. Rivelazioni ***


Le voci le arrivavano ovattate alle orecchie.
Tutto le sembrava ovattato, in realtà, come quando la neve d’inverno attutisce ogni rumore.
Bella la neve, soffice.
La smettete di fare tutto questo baccano? La sveglierete!”
Svegliare? E chi?
Improvvisamente la neve che con la sua immaginazione aveva dipinto accanto a sé svanì e si rese conto di essere sveglia e ricordò ogni cosa: il lago, Pansy Parkinson, l’incantesimo.
Cercò di sbattere le palpebre, ma l’oscurità la circondava.
Sollevò istintivamente le braccia e portò le mani al volto: una stoffa ruvida le bendava gli occhi ed era legata sulla nuca, sopra i capelli.
Si è svegliata! Madama Chips, si è svegliata!” esclamò sollevata una voce che riconobbe subito essere quella di Julie.
Sentì dei passi decisi avvicinarsi e una voce, la stessa che prima aveva udito, parlarle con gentilezza: “Signorina Black, lei ha subito un incidente abbastanza grave, ma non si preoccupi, sono riuscita ad arginare il problema …”
“Sono … cieca?” chiese titubante Ann, quasi temendo la risposta della donna.
No, non è cieca” rispose lentamente “ma questo lo deve al signor Vasty, che prontamente l’ha portata qui.”
Ma se non sono cieca, allora …”
“Ho detto che ho arginato il problema, signorina Black, non che è stato risolto. Ho parlato anche con una Guaritrice del San Mungo che si occupa di incidenti da incantesimo e non si può fare granché.”

Non era cieca, questo era un bel passo in avanti, ma quindi significava che …
Ann, dovrai portare gli occhiali” Concluse con amarezza nella voce Trevor che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
Esatto. Ora dovrà tenere le bende ancora per qualche giorno, per assestare la vista, e poi le daremo degli occhiali. La lascio per un po’ in compagnia dei suoi amici, ma solo per cinque minuti! Deve riposare.” Disse con tono che non ammetteva repliche, rivolta alle persone che circondavano il letto e se ne andò.
Se vuoi faccio fabbricare degli occhiali a papà. Te li farebbe davvero eleganti!

Anche se non vedeva il suo interlocutore, non le fu difficile capire che a parlare era stata Luna ed improvvisamente si ricordò dell’appuntamento.
Luna! Anche tu sei qui? E il tuo appuntamento?”

“Oh, è andato molto bene. Solo non mi sembrava granché interessato ai Pimpli d’acqua dolce …”
Disse, sempre col suo tono sognante.
Forse perché sei più interessante tu dei Pimpli, no?” la interruppe Julie, un po’ esasperata.
Devo dedurre che siete voi tre qui, giusto?” domandò Ann, curiosa.
Certo! Chi altro volevi?” chiese, un po’ risentito, Trevor.
Harry, ecco chi avrebbe voluto.
Che sciocca, ovvio che non ci sarebbe stato. Come era stata infantile a sperarlo!
Pensi ad Harry Potter, vero Ann?”

Cosa te lo fa pensare, Luna?” esclamò la ragazza sulla difensiva.
Ann, seriamente, non è che ci voglia tanto a capirlo. Stiamo parlando di te!” rispose spiccia Julie.

Effettivamente era un po’ scontato. Insomma, Ann pensava ad Harry tanto quanto Julie a …
A proposito di pensieri, come va con George? E’ da un po’ che non mi racconti nulla …”

Beh, bene, dai. Non ci vediamo molto ultimamente, anche perché lui è impegnato con i G.U.F.O. al momento” sospirò, un po’ abbattuta, l’amica.
George Weasley che studia? Ma parliamo della stessa persona?!” esclamò Trevor, divertito.
Da che pulpito … proprio tu esprimi giudizi riguardo allo studio?” ribatté Julie contrariata.
Proprio perché sono io, posso! E comunque Julie pensaci! Ti sembra possibile che si stia mettendo a studiare?” rincarò il ragazzo.
Cosa vorresti insinuare Trevor Viktor Vasty? Avanti, sentiamo!” si infiammò l’amica.
Per Morgana, vi sembra opportuno mettervi a litigare al mio capezzale?” chiese Ann con aria melodrammatica.
I due non fecero tempo a rispondere perché in quel momento rispuntò Madama Chips: “I cinque minuti sono abbondantemente passati! E poi non ammetto schiamazzi nella mia infermeria, signorina Tonks!” disse con voce altera la donna.
Pur controvoglia, i ragazzi dovettero andarsene, ma non senza promettere che sarebbero tornati la sera stessa per salutarla.
Stava per riaddormentarsi quando sentì qualcuno avvicinarsi con passi felpati al suo letto.
Nessuno le aveva annunciato la sua presenza e quindi Ann dedusse che aveva aggirato Madama Chips ed era sgattaiolato silenziosamente nell’Infermeria.
Chi c’è?” chiese Ann, un po’ spaventata.
Draco” rispose la voce in un sibilo.
Malfoy?!” quasi urlò la ragazza mettendosi seduta.
Sh! Fai piano o Madama Chips mi caccerà via! E comunque sì, quanti altri Draco conosci?!” le sussurrò il ragazzo.
Beh, è esattamente quello che voglio! Non ho intenzione di parlare con te, visto cosa ha combinato la tua amica alla mia vista!”
L’hai … persa?” domandò preoccupato.
Preoccupato. Draco Malfoy, il Serpeverde sleale e vendicativo, era preoccupato?
No, ma solo perché Trevor mi ha portata subito qui! Dì alla tua amichetta che il suo piano è miseramente fallito!” commentò acida.
Vasty?”
Sì, Trevor Vasty. Cosa c’è di così sconvolgente?”
State assieme?”
Ma che razza di domande sono?! Come ti permetti di chiedermi qualcosa di così personale, posso saperlo? Ora te la faccio io una domanda: perché sei qui? Cosa vuoi da me?”
“Sapere come stavi, ovvio Black …”  disse, una volta ripreso il suo solito tono sprezzante.
Bene, sto bene! O meglio, starei bene se tu sparissi dalla mia vista! C’è altro che vuoi sapere?”
Beh, sì … Cosa hai fatto a Pansy Parkinson perché ti riducesse in questo stato?”
No, questo era troppo, decisamente troppo.
Cosa ho fatto io a quella sottospecie di Troll col muso da carlino? No, no … io non ho fatto un bel niente. E’ lei che dal nulla mi ha puntato la bacchetta!” iniziò a gridare, dimenticandosi di essere in Infermeria.
E vuoi saperla una cosa?” continuò. “Mi ha affatturato per colpa tua!” disse in un sibilo tagliente.
Mia? Ma io … un momento … forse ho capito …”
“Bene, illuminami! Almeno capirò se la tua amica oltre che malvagia è pure stupida …”
“Ha sentito un discorso. Un pezzo di un discorso, in realtà, tra me e Zabini” iniziò a spiegare. “Non è un mistero per nessuno il fatto che … beh, il fatto che tu mi piaci, Ann.” Disse velocemente, quasi non volesse che lei capisse le sue parole.
Io cosa?! Ma quindi, quel carlino rinsecchito mi ha quasi accecata perché è gelosa?” Ora Ann iniziava a capire qualcosa di più.
Esatto. Ma per favore, non offenderla!”
“Non offenderla? Dopo quello che mi ha fatto, la offendo eccome!”
Draco fece forse finta di non ascoltare, sta di fatto che non rispose.
Quello che Ann aveva davanti era un Draco davvero strano. Un Draco con dei sentimenti.
Zabini allora ha commentato che lo immaginava e abbiamo scherzato un po’ sul fatto che a Pansy piaccio io. Nemmeno lui la trova decisamente carina, anzi. Per dirla con le sue parole assomiglia ad un Gargoyle particolarmente brutto.” Fece una pausa, forse sperando che Ann sorridesse, ma questo non accadde, perciò riprese: “Forse lei ha sentito fin qui. Perché se avesse sentito tutto …”
“Se avesse sentito tutto cosa? Avanti Malfoy, sputa il Gorgosprizzo!” lo interruppe brutalmente Ann.
Un Gorgosprizzo?”
“Non cambiare discorso, Malfoy!” disse puntandogli il dito contro, cercando di immaginare più o meno dove fosse.
Strano che Madama Chips non fosse ancora accorsa, si ritrovò a pensare Ann; insomma, non è che stessero parlando sottovoce.
Aspetta un momento … che hai fatto a Madama Chips?” chiese con sospetto la ragazza.
N-nulla, perché?” rispose evasivo il ragazzo. “Comunque vuoi saperlo o no come è proseguito il discorso tra me e Zabini?”
“Ovvio, ma sbrigati. Ho male alla testa e vorrei riposarmi.”
Ci fu qualche attimo di silenzio. Probabilmente Malfoy era in dubbio se era il caso di farle sapere ciò che si erano detti lui e Zabini.
Ma ormai aveva parlato e sapeva che Ann non si sarebbe arresa troppo facilmente.
Ecco, vedi. Gli ho detto che per quanto tu possa piacermi, non potremo mai stare assieme …”
Ah, finalmente l’hai capito, eh? Non mi metterei con te nemmeno se dovessi scegliere tra te ed un Troll …” aveva iniziato la ragazza.
… perché sei mia cugina, di secondo grado per la precisione.” Aveva continuato lui, mentre lei aveva parlato.
  di montagna. Ma non pensare che uno d’acq… un momento, che hai detto?”
“Hai capito bene, siamo cugini. Mia madre ha cognome Black.” Disse con voce monocorde.
Tua madre è una Black?” si fermò a riflettere e poi aggiunse: “ Ma ci saranno una miriade di Black in Gran Bretagna, no? Non è detto che siamo imparentati …”
Malfoy sospirò: “No, le famiglie rimaste purosangue non sono molte … mia madre e tuo padre sono cugini”.
Non poteva essere vero. Doveva esserci una spiegazione logica e non poteva essere quella.
Ora ti lascio riposare, Black. Ciao.” Le disse il ragazzo, ma prima di andarsene le si avvicinò all’orecchio e le sussurrò “Perdonami” accarezzandole la mano.
Lei rimase immobile.
Che fosse per il fatto che la vista non le funzionava al momento, sentiva che tutti gli altri sensi erano più sviluppati.
Il punto sul dorso della mano su cui l’aveva sfiorata Malfoy pizzicava lievemente e il suo cuore aveva fatto una capriola mentre le sussurrava all’orecchio.
No, non era possibile. Non poteva succedere.
Era solo un’impressione, forse perché si era dimostrato gentile con lei.
Sì, doveva essere così.
Signorina Black, tutto bene? Ero stata chiamata dal professor Silente prima, ma lui ha asserito di non avermi convocata. Chissà come mai il signor Malfoy era così convinto che mi cercasse.”
Ecco come mai prima Madama Chips non era intervenuta alle sue grida irate.
Sì, Madama Chips, tutto bene. Ora mi riposo.” Le rispose Ann stendendosi a letto e cercando con insistenza di cacciare dalla mente il viso di Draco Malfoy.

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Capitolo 15
*** 15. Sono la tua famiglia ***


Qualche ora più tardi i suoi amici erano tornati a farle visita, carichi di Cioccorane ed Api Frizzole, i suoi dolci preferiti.
Ma dove l’avete presa tutta quella roba?” chiese Ann, addentando una Cioccorana.
George” rispose semplicemente Julie.
Ah, allora vi siete visti oggi!”
Visti?! Io direi che erano abbarbicati l’uno all’altra!” esclamò Trevor con un tono di rimprovero nella voce.
Senta, signorino Trevor Vasty, la pregherei di farsi gli affari suoi. Non mi sembra che la riguardi con chi sto …” era intervenuta Julie inviperita.
Beh, scusami, ma mi sembra eccessivo il tuo comportamento! Dovresti tenerlo a bada.” Disse a mo’ di scusa il ragazzo.
Oh ma voi due la smettete di litigare?” li interruppe Ann, smettendo di colpo di mangiare.
A volte quei due erano insopportabili. Si beccavano per ogni inezia, che fosse per lo studio o per il mangiare, avevano sempre qualcosa da ridire l’uno dell’altra.
Ann, c’è qualcosa che non va?” chiese l’amico preoccupato.
Vedere Ann non mangiare era qualcosa di unico più che raro. Come vedere Draco Malfoy essere amichevole con i Grifondoro, insomma.
C’era qualcosa che la turbava, evidentemente, e aveva fatto di tutto per tenerlo nascosto.
Sono semplicemente stufa di sentirvi litigare! Sembrate una vecchia coppia di sposi!” aveva mentito Ann, sperando che lui e le sue due amiche la bevessero.
Oh, certo che ti infastidisce, ma c’è altro, vero Ann?”
Dalla voce sognante comprese che a parlare era stata Luna.
Inspiegabilmente quella ragazza riusciva a leggerle dentro come se fosse un libro aperto. Non era possibile mentirle in alcun modo ed ora si sentiva in trappola.
Avanti Ann, fuori tutto!” la spronò Julie.
… Malfoy …” disse in un sussurro appena udibile.
MALFOY?! CHE TI HA FATTO? AH, SE LO PRENDO, QUEL BRUTTO VERME INFAME!”
Julie, datti una calmata!” cercò di tranquillizzarla Ann.
MA CHE CALMATA! JULIE HA RAGIONE, QUELL’IDIOTA!” rincarò Trevor.
Oh, ma state un po’ zitti?! Se arriva Madama Chips, vi caccia fuori e non avrebbe tutti i torti! Quasi quasi mi auguro vi cacci fuori, così parlo con Luna che almeno lei ha idea di cosa sia il contegno!” esclamò arrabbiata.
Proprio a me di contegno non puoi parlare, Ann! Ti voglio ricord-”aveva iniziato Julie.
Vuoi sapere cosa è successo o no?” la interruppe Ann, anche se sapeva perfettamente che l’amica aveva ragione.
I tre annuirono e lei raccontò quanto era accaduto: l’arrivo di Malfoy, il motivo per cui Pansy Parkinson l’aveva affatturata e la rivelazione che era su cugino, tralasciando però il suo saluto.
Come?! Siete cugini?” Julie era allibita.
Beh, un po’ me l’aspettavo …” ammise Trevor.
Te l’aspettavi? Ma come potevi saperlo?” chiese Ann, curiosa.
Fu Luna ha rispondere: “Le famiglie purosangue non sono molte, ormai. Si stanno estinguendo, come i Ricciocorni Schiattosi.”
Luna, non esistono i Ricciocorni Schiattosi.” La corresse il ragazzo.
Certo che esistono!”
“Non è questo il punto! Non ci sono molte famiglie rimaste purosangue e dato che sua mamma è una Black, non c’è molta scelta.”Concluse il ragazzo.
Quindi sono davvero sua cugina …”
“Aspetta …”intervenne pensierosa Julie.
Ann aveva colto, ora per la prima volta, una cosa che le era sfuggita, per molto tempo.
A dir la verità non avrebbe potuto saperlo prima, o probabilmente non ci aveva dato troppo peso all’inizio.
Julie, tua madre …”
Le due amiche strillarono e si abbracciarono, lasciando Trevor e Luna allibiti.
In realtà solo Trevor era allibito, perché Luna stava canticchiando “Un Ricciocorno tondo tondo”, una delle sue canzoni preferite.
Quindi, Ann e Julie … voi siete cugine?” comprese il ragazzo.
Sì, sua madre è una Black, Andromeda Black! Siamo cugine!” ammise l’amica.
Ma quindi, Julie, tu e Malfoy … siete imparentati …” continuò Trevor, seguendo il filo logico del suo ragionamento.
Con chiunque siate imparentati, è il caso che la signorina Black si riposi ora. Domani mattina le toglieremo le bende e se la vista si è assestata potrà uscire dall’Infermeria.”
Ann la sentì frugare nelle tasche della veste e poi posare sul tavolino accanto al letto qualcosa di metallico.
Sono anche arrivati i suoi occhiali nel frattempo. Glieli lascio qui. E voi, ragazzi, è meglio che andiate. Lasciatela riposare”.
E detto questo, si allontanò dal letto, probabilmente per dirigersi all’ingresso dell’infermeria.
Noi andiamo Ann! Verremo domani mattina!”
Uno ad uno uscirono dall’infermeria, lasciando Ann sola con i suoi pensieri.
Ma non ebbe tempo di riflettere molto su quanto accaduto perché la stanchezza di quella giornata si riversò su di lei, facendola addormentare di colpo.
La mattina seguente, si svegliò con la prospettiva di potersi finalmente togliere le bende. O almeno lo sperava.
Non aveva mai desiderato nulla così tanto nella sua vita prima d’ora. Vedere, di nuovo.
Non era vero. C’era qualcosa che desiderava di più in assoluto.
I suoi pensieri furono interrotti dall’arrivo di Madama Chips che con delicatezza e praticità sciolse il nodo della benda che le copriva gli occhi.
Ora provi un po’ alla volta ad aprire gli occhi. Potrebbe farle male, ma non si preoccupi, è normale.”
Cercò di strizzare appena gli occhi, ma una luce fortissima le impediva di aprirli per bene.
Tiro le tende, magari così andrà un po’ meglio” le disse e poco dopo senti un fruscio e subito la luce le parve più tenue.
Sbatté le palpebre con circospezione, quasi temesse qualcosa di spiacevole.
Pian piano la luce le fece intravvedere le pareti dell’Infermeria: le alte colonne di pietra scura, gli altri letti posizionati di fronte a lei, Madama Chips che la guardava con attenzione.
Allora, signorina Black? Come va?”
Avrebbe voluto rispondere che andava bene, ma non era esattamente così.
Riusciva a vedere gli oggetti, è vero, ma faceva molta fatica a distinguerne i contorni, come se i colori si mescolassero e si amalgamassero per formare un tutt’uno.
Si girò, prese gli occhiali che erano appoggiati sul suo comodino e li inforcò.
Meglio, ora sì che va bene!” esclamò, facendo emettere un sospiro di sollievo alla donna.
Perfetto! Allora può andare, signorina Black. Arrivederci.” E sorridendole, si allontanò dal suo letto.
Finalmente Ann si sentiva libera e sfrecciò fuori dall’infermeria, alla ricerca dei suoi amici.
Guardò l’orologio che aveva al polso; le sette e mezza.
“Staranno ancora dormendo” pensò e quindi si diresse verso il dormitorio
Qual è quell’animale che al mattino ha quattro zampe, al pomeriggio due e alla sera tre?” chiese, con voce stentorea la statua che consentiva l’accesso alla sua Sala Comune.
L’uomo” rispose prontamente la ragazza.
Ottimo ragionamento” e la lasciò entrare.
Regnava la tranquillità nella stanza, tutto era silenzioso e l’unico rumore era dato dalla pioggia che tamburellava insistentemente alle vetrate.
Eldie stava dormendo accanto a Gus, il gattino di Trevor e Ann si avvicinò per accarezzarli.
I due mici non gradirono probabilmente, perché entrambi graffiarono la ragazza, facendola gridare: “Ahia! Stupidi gatti! Sempre detto che i gufi sono migliori!”
Cercò un fazzoletto per tamponare il sangue che le stava uscendo dal dorso della mano.
Non si era resa conto di aver fatto un po’ di trambusto, ma non appena sentì la voce di Julie capì che le sue urla avevano svegliato il dormitorio.
Ann! Sei qui!” esclamò e corse giù per la scalinata ad abbracciare l’amica.
Hai dato dello stupido al mio gatto, o sbaglio?” domandò una voce maschile dall’altra parte della Sala Comune.
Sempre continuando ad abbracciare la sua amica si rivolse al ragazzo: “Beh, è la verità! Lo accarezzo e mi graffia!”
“Probabilmente non gli stai simpatica …”azzardò Trevor.
Per tutta risposta Ann gli rivolse una linguaccia e scoppiò a ridere.
Era bello essere tornata con i suoi amici, si sentiva a casa, in famiglia.
A quel pensiero, qualcosa dentro di lei si mosse. Famiglia. Suo padre, sua madre. Malfoy.
Scosse la testa per evitare di pensarci e cercò di sorridere, ma una lacrima furtiva le attraversò le guance. Subito se la asciugò, sperando che nessuno se ne fosse accorto, ma, ovviamente, così non era.
Ehi Ann! Che hai?” Julie la guardò, liberandosi dall’abbraccio.
Nulla, perché? Ma … aspetta, che giorno è oggi?”
“Il 10 giugno … sei stata dentro in Infermeria per poco e già hai perso la concezione del tempo?”scherzò l’amica.
Oh, per gli slip più consunti di Merlino!E’ IL 10 GIUGNO?!”
Ann, mi stai preoccupando, sai? Comunque sì, è il 10 giugno, come ti ho appena detto”
Trevor si era avvicinato alle sue amiche divertito, mentre gli altri ragazzi, abituati alle esplosioni improvvise della loro compagna di casa, uscirono dalla Sala Comune per dirigersi in Sala Grande per la colazione.
Ma non capite? E’ tardissimo!”
Trevor e Julie si scambiarono un’occhiata e il primo sussurrò alla ragazza: “Secondo me, Pansy Parkinson l’ha affatturata al cervello, altro che agli occhi!”
Guarda che ti ho sentito, Trev!” lo fulminò Ann, guardando alternativamente l’uno e l’altra con aria corrucciata “E poi non mi avete nemmeno avvisata!”
Avvisata?Stai delirando, Ann! E’ meglio che vada a parlare con Madama Chips …”
Meglio, sì” convenne il ragazzo.
GLI ESAMI! SONO TRA SOLI DIECI GIORNI!!” sbottò alla fine, l’amica.
I due finalmente compresero, erano gli esami che angustiavano a tal punto Ann.
Per Agrippa, quanto la fai lunga, Ann! Di che ti preoccupi?!”
Oh, tu la fai facile, Trev! Mica studi, tu! Io ho perso una giornata intera di ripasso!” esclamò con aria drammatica.
E per questo sicuramente andranno male tutti gli esami!” la prese in giro Julie.
Beh, sì, è probabile …” sospirò, incrociando le braccia.
Una giornata intera di studio buttata all’aria per colpa di quella Parkinson. Se già prima non la poteva soffrire, ora la odiava. E tutto per colpa di quell’idiota di Draco.
Oddio, Draco. Da quando lo chiamava per nome?
Malfoy, sì Malfoy. Ora andava decisamente meglio.
Ann, sei la più brava del nostro anno, assieme ad Hermione. Un giorno in meno di studio non comprometterà i tuoi esami” cercò di spiegarle con calma l’amica, facendola sedere sulla poltrona.
E poi ti preoccupi troppo per gli esami! Prendila un po’ con più calma …” intervenne Trevor, sedendosi sul tappeto lì vicino.
Calma?! Trevor, sono esami! E se non passassi l’anno?!”
Ma sei scema?! Che Priscilla non mi pietrifichi, ma io continuo a chiedermi a volte che ci fai a Corvonero!” disse Julie alzando le braccia al cielo.
Julie, parlo seriamente …”
Anche io, Ann, credimi …”
Trevor le osservava divertito; le sue due amiche erano buffe perfino quando discutevano.
E poi,” continuò Ann “devo arrivare pronta per i G.U.F.O.!”
I G.U.F.O.?! Siamo al terzo anno!!” il ragazzo aveva deciso di riprender parte alla discussione.
Trevor, lo so che siamo al terzo anno! Mica sono stupida!”
“Su questo avrei qualche dubbio …”scherzò l’amico.
Ma dai, nemmeno George si preoccupa! Vuoi preoccuparti tu, che hai ancora due anni davanti?” cercò di confortarla Julie.
Questo perché il tuo ragazzo non conosce il significato della parola “studio”!” la ribeccò Trevor.
Ha parlato, lui … lo studioso!” esclamò l’amica, portandosi le mani ai fianchi.
Ma io sono un genio, il che fa la differenza!”
Improvvisamente, senza averlo premeditato prima, i tre ragazzi iniziarono a lanciarsi cuscini per tutta la Sala Comune, rigorosamente senza far uso della magia.
“Sì” si ritrovò a pensare Ann, mentre scansava un cuscino lanciatole da Trevor “loro erano la sua famiglia, ora.”
E mentre rifletteva su questo, il viso di Draco Malfoy si introdusse prepotentemente nella sua mente e riprovò il brivido che l’aveva scossa quando le aveva sfiorato la mano.

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Allooooora... intanto GRAZIE, GRAZIE a tutti!
A chi semplicemente legge,
a chi mi segue, ossia Anne_Potter AZTHEBEST1Cloe BlackdobbinkyEmmaTom4everFlashDeliriumGingerHairGoldiemalfoyharmon8y9lady marionMalikamony_volturanamina89Nena96Nikilu, SamueLuca, Tatydanza, VRSB
a chi mi ricorda, ossia Anne_Potter, SamueLuca e tonks97
a chi mi ha tra i preferiti, cioè ErikaCullen, FrancyWeasley, GingerHair, picabo, SamueLuca, Stella Solandres
e dulcis in fundo, le mie due amate Nikilu e GingerHair che non si perdono nemmeno un capitolo!
Grazie ragazze, davvero :)
Sono così contenta che vi piaccia la mia storia!
Ah, dimenticavo... ditemi che ne pensate di questo capitolo, eh?
Baci,
HermyLily89

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Capitolo 16
*** 16. Se qualcosa può complicarsi, lo farà ***


Stranamente nessuno aveva fatto qualche commento ai suoi occhiali, probabilmente per non rattristarla. Solo Luna, col suo solito modo di fare, qualche giorno dopo a colazione le aveva detto: “Se vuoi posso ancora chiedere a mio padre per un paio di occhiali un po’ più belli ” .
Tutti quelli che erano accanto a loro si erano girati di colpo, curiosi di conoscere quale reazione avrebbe avuto Ann a quelle parole.
Effettivamente gli occhiali che la ragazza indossava non erano granché, ma d’altra parte glieli aveva procurati Madama Chips e non poteva lamentarsi.
Avevano una montatura in metallo, piuttosto leggera, ma erano un po’ troppo grandi per lei.
Infatti, prima che Julie non li accorciasse con un incantesimo visto dal libro di Miranda Gadula, continuavano a scenderle sul naso ad ogni movimento e avrebbe rischiato di romperli alla prima occasione.
D’altra parte conosceva i gusti della sua amica e sapeva bene che nulla di ciò che le avrebbe proposto sarebbe stato adatto al suo stile.
Ma no, Luna. Tranquilla, mi vanno benissimo questi!” le rispose, sorridendole.
Ma il sorriso durò poco.
Dal tavolo dei Serpeverde si era alzata Pansy Parkinson col suo gruppetto di troll e si stava dirigendo esattamente dove erano loro.
Prevedo guai” bisbigliò Julie a Trevor, che era seduto accanto a lei.
Il ragazzo si voltò e capì a cosa si stava riferendo la sua amica. Strinse i pugni con odio e si preparò ad afferrare la bacchetta.
No! Trev, non se ne parla! Stai buono. Siamo in Sala Grande, non può succedere nulla!” lo ammonì.
Bene bene, la nostra cara Blackuccia si è ripresa, vedo”  la salutò la ragazza di Serpeverde, con un tono falsamente amichevole nella voce.
Oh, e il tenero Vasty è ancora pronto a difenderla, eh?” aggiunse, ridacchiando e guardando Trevor con disprezzo.
Ann cercava in tutti i modi di non rispondere alle provocazioni e annunciò ai suoi amici: “Ragazzi, andiamo fuori a ripassare, vi va?”
I due, stupefatti per l’autocontrollo che la ragazza stava dimostrando, si alzarono e salutarono gli altri Corvonero.
Non riuscirono a fare più di due passi che i troll al seguito di Pansy Parkinson sbarrarono loro la strada e lei stessa bloccò Ann.
Dove pensi di andare, eh? Stavo parlando con te!” le ruggì contro.
E io ti stavo ignorando. Dopo aver messo in chiaro ciò, ti chiederei di spostarti. Grazie” le aveva risposto pacatamente la ragazza.
Ma brava. Ti ricordo che non ti conviene sfidarmi”
Sfidarti? Ascoltami bene, una volta per tutte. Io devo studiare, ok? Ho perso già abbastanza tempo per causa tua. Inoltre, il tuo caro Malfoy non starebbe mai con me perché siamo cugini. CUGINI. Senza contare che non starei mai a prescindere con lui. Quindi ora, sloggia. Aria.”
Le sue parole avevano lasciato Pansy Parkinson senza parole, completamente sbigottita.
Con una gomitata la scansò e uscì dalla Sala Grande insieme ai suoi amici, che la guardavano allibiti.
Che avete? Perché mi guardate così?” domandò loro, una volta seduti sotto una grande quercia.
Eri tu quella che prima ha parlato con quel carlino della Parkinson?” chiese il ragazzo.
Oddio, ma la Parkinson ti ha contagiato?! Ovvio che ero io, no?”
“Ma non sembravi tu, Ann. Ci aspettavamo che da un momento all’altro la affatturassi!”intervenne Julie, mentre prendeva i libri dalla borsa e cominciava a sfogliarli.
Affatturarla in Sala Comune davanti a tutti, compresi i professori? Ma secondo voi sono scema?” li rimbeccò guardandoli di traverso.
Solo un pochino” scherzò il ragazzo.
Beh, Trev, tu non stavi per puntarle contro la bacchetta?” lo punzecchiò Julie.
Dettagli …”
La mattinata proseguì col ripasso di Difesa Contro le Arti Oscure, il cui esame si sarebbe tenuto nel pomeriggio.
Ripassarono i Marciotti, gli Avvincini e i Berretti Rossi, ripetendo e correggendosi reciprocamente. Quello che spaventava di più Ann era ritrovarsi di fronte ad un Molliccio.
Ann! Basta un ‘Riddikulus’… non è troppo difficile!” la incoraggiò Trevor.
Lo so, ma voi almeno avete provato una volta a lezione.” Gli ricordò Ann.
In cosa si sarebbe trasformato? In Voldemort, come aveva ipotizzato il professor Lupin?
E per quale motivo avrebbe dovuto trasformarsi in lui.
E se si trasformasse in Voldemort?” disse sottovoce, quasi non volesse farsi sentire.
NON PRONUNCIARE QUEL NOME! Per Agrippa, sei impazzita?” le sbraitò contro Trevor.
Eh va bene, Tu-Sai-Chi. Contento?”
Il punto è perché dovrebbe trasformarsi in Voi-Sapete-Chi? Come ti è venuta questa idea?” disse Julie, cercando di ragionare sulle parole dell’amica.
Ann non aveva mai raccontato a nessuno dei due del suo colloquio con il professor Lupin, ma sentì che era arrivato il momento di far sapere anche a loro tutta la storia.
Quando finì di raccontare, entrambi avevano un’espressione sconvolta.
Tuo padre è innocente? Ma allora chi è stato …”
Non lo so. Lupin mi ha detto solo questo!” sbottò Ann. “Aveva una mappa sottomano, a quanto ricordo. L’ha chiamata “Mappa del Malandrino”. La conoscete?”
I due si guardarono e poi tornarono a fissare Ann.
Ne ho sentito parlare una volta, credo,” Rispose Julie pensierosa, “ da George”.
E cosa fa?” chiese curiosa.
Da quel che ho capito permette di visualizzare tutta Hogwarts, comprese le persone. Le vedi esattamente dove sono e cosa stanno facendo” spiegò ai suoi amici.
Le vedi? E come?” intervenne Trevor.
Non vedi esattamente delle persone, ma dei puntini con vicino un cartellino che li identifica”.
Questo comunque non spiegava come potesse Lupin aver capito grazie a quella mappa che suo padre era innocente.
Cosa poteva aver visto?
Lupin deve aver adocchiato qualcosa di strano. Forse qualcuno che non dovrebbe esserci” azzardò Julie.
Qualcuno che non dovrebbe esserci. E chi non dovrebbe esserci?
Improvvisamente, Trevor si diede un colpetto in testa ed esclamò: “Ovvio! Come ho fatto a non pensarci prima?”
Le ragazze lo fissavano allibite, mentre Ann aveva il cuore che le batteva forte nel petto. Forse avrebbe scoperto per colpa di chi suo padre era finito per anni ad Azkaban.
Avanti, sputa il Gorgosprizzo!”
Adesso parli come Luna?!” la punzecchiò Trevor.
Parlo come mi pare e piace! Allora, ci dici cosa è talmente ovvio da esserci sfuggito?” gli rispose tagliente Julie.
Peter Minus!” esclamò con tono drammatico.
Peter Minus? E chi sarebbe?”
E’ l’uomo di cui è rimasto solo un dito. Dicevano che mio padre avesse lanciato un incantesimo così potente da aver ucciso non solo molti Babbani, ma anche dall’aver letteralmente distrutto Minus.”  Disse Ann, cercando di capire per quale motivo dovesse essere lui la persona vista nella mappa da Lupin.
Ma se è rimasto solo un dito, non può essere ad Hogwarts, no?” chiese, logica, Julie.
Potrebbe essere che lui si sia appositamente tagliato il dito e che sia stato lui a scagliare quella maledizione, facendo ricadere la colpa su tuo padre” giustificò Trevor, rivolgendosi ad Ann.
Supposto che Minus sia vivo, cosa che non sappiamo, come fa ad aggirarsi per il castello indisturbato? L’avrebbero visto, no? E di certo un uomo che dovrebbe essere morto che gironzola per il castello sarebbe stato notato, non credete?” cercò di ribattere Ann.
I tre si guardarono, incapaci di trovare una risposta.
Peter Minus. L’amico buffo di suo padre.
Ricordava distintamente quel giorno del suo primo anno in cui Silente le aveva parlato di suo padre e del suo gruppo di amici: Potter, Lupin e Minus.
Inseparabili. Così il Preside li aveva definiti.
Ma Voldemort era entrato nelle loro vite e le aveva distrutte.
Voldemort. Era sempre lui la causa.
Avete visto che ore sono?! E’ meglio che ci sbrighiamo ad andare a pranzo!” esclamò Trevor ridestando Ann dai suoi pensieri.
Oh, sì. Hai ragione.” Mormorò appena la ragazza.
Julie guardò la sua amica che sembrava completamente assente: “Hey Ann! Pranzo? Cibo? Ci sei?!”
Voi andate pure, vi raggiungo” rispose semplicemente, distendendosi sull’erba.
Il ragazzo guardò alternativamente le sue amiche senza capire.
Trev, andiamo. Lasciamola sola” disse, strattonandolo e recandosi insieme a lui in Sala Grande.
I pensieri su suo padre e Minus l’avevano atterrita.
Se fosse stato vero, se fosse stato Minus, come avevano fatto a non accorgersene?
Per dodici anni nessuno aveva indagato?
Capiva che c’era qualcosa che le sfuggiva, ma non riusciva bene a capire cosa.
Improvvisamente qualcuno si avvicinò, oscurandole il sole.
Ehi, senti. Ti sposti?” sbottò bruscamente.
Certo, scusa Ann. Volevo solo sapere come stavi.” Disse una voce familiare ma che da tempo non sentiva.
Harry!” strillò, mettendosi seduta “scusami se ti ho risposto in quel modo!”
Era imbarazzatissima.
Da un sacco di tempo non parlava con lui e lo aveva appena aggredito.
Ben fatto, Ann, complimenti.
Tranquilla” sorrise e si sedette accanto a lei “ho appena saputo di quello che è successo.”
Ah, parli di Pansy Parkinson. Già, lasciamo stare”
Ma come ha potuto, mi chiedo.”
Ann si mise a raccontargli tutta la storia, omettendo però il fatto che Malfoy era venuta a trovarla in Infermeria e le aveva rivelato che erano cugini.
Non capiva perché non glielo volesse dire.
Probabilmente per comprendere se lui era un po’ geloso di lei.
Che idiozia, doveva avere il cervello in pappa per pensare ad una cosa simile.
Non ho parole. Poteva accecarti!” Era indignato e la cosa fece molto piacere alla ragazza.
Beh, tecnicamente era quello che voleva fare.”
Per un po’ rimasero in silenzio, senza parlare.
Era difficile immaginare Ann in silenzio, ma era così nervosa di essere vicino a lui che faceva fatica a spiccicare mezza parola.
Forse perché era da molto che non parlavano e non era più abituata.
Beh, io vado a prendere la borsa e ci vediamo più tardi all’esame di Difesa contro le Arti Oscure.” Annunciò alzandosi e con un cenno della mano si allontanò.
Harry si era interessato a lei.
Faceva quasi fatica a crederci.
Ma non fece a tempo a compiacersi di ciò.
Black!”
Oh no, Malfoy. Ma aveva un sensore per trovarla sempre?
Malfoy! Che vuoi?” sbottò lei, mentre il cuore le faceva un balzo nel petto.
Modera il linguaggio, piccoletta.” Disse avvicinandosi e prendendo posto vicino a lei.
Chi ha detto che potevi sederti accanto a me? E i tuoi amichetti dove sono?” chiese la ragazza, allontanandosi istintivamente.
Primo, non mi pare di dover chiedere il permesso e secondo, non sono affari tuoi!”
Sentilo, il piccolo Malfoy. Ascoltami bene, non mi fai paura e mai me la faranno i tuoi amichetti e la tua Pansy caruccia!” Si era alzata in piedi e gli puntava il dito contro.
Ho visto Potter prima con te” la interruppe, ignorandola, “e non approvo che la mia cuginetta coltivi certe … amicizie”
Non so nemmeno perché ti sto ad ascoltare. E poi potremmo essere cugini di sangue, ma non pensare che questo cambi qualcosa!”
Cosa intendi, Black?” le chiese in maniera aggressiva.
Che non potrò mai, MAI, volerti bene!” le urlò lei, in risposta.
Sentì la mano del ragazzo afferrarle il braccio e farla cadere a terra, distesa.
Le labbra di lui si avvicinavano a lei e non fece nemmeno tempo a spostarsi che incontrarono le sue.
Il cuore le tamburellava violentemente nel petto.
Malfoy. Draco Malfoy.
Realizzò improvvisamente ciò che stava accadendo e con tutta la forza che aveva in corpo lo allontanò da sé e lo schiaffeggiò pesantemente sulla guancia.
NON CI PROVARE MAI PIU’!”
Lui non si scompose, ma passandosi la mano sulla guancia e col suo solito tono spavaldo le urlò, mentre lei si allontanava: “Imparerai a volermi bene, Black!”
Ann non si voltò per controbattere. Era troppo sconvolta per quanto era successo.
Aveva baciato Draco Malfoy.
No, calma, LUI aveva baciato lei.
Che stava succedendo?
Guardò l’orologio che aveva al polso. Le due e venticinque.
Tra cinque minuti sarebbe iniziato l’esame, ma per la prima volta in vita sua sembrava essere meno importante.
Ann! Per Merlino, facciamo tardi!”
Julie le corse incontro e la prese per un braccio.
Era questione di priorità.
E l’esame era una priorità, la sua priorità in quel momento.
Si diede della stupida mentalmente per aver per un attimo dubitato di ciò.
Scusa! Ma Trev dov’è?” chiese guardandosi attorno.
Non ne ho idea” rispose l’amica “ma è tardi! Dai, andiamo!”
Non era il momento di pensare a Malfoy, né ad Harry.
C’era un esame da superare e poi avrebbe parlato di quanto era successo con i suoi amici.
Forse.
 
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Sono curiosissima di sapere che ne pensate di questo capitolo :)
Quindi commentate, commentate commentateeeeeeeeeeee (aspetta, non era "recensite"? xD)
Comunque ringrazio come sempre Nikilu e GingerHair, le mie amate recensitrici <3 e anche la mia stalker personale looneylovegood :)
Ovviamente ringrazio anche quanti mettono la storia tra le preferite e le seguite e anche chi semplicemente legge :)
Un bacio a tutti :-*
HermyLily89

 

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Capitolo 17
*** 17. A lei puoi dirlo! ***


Minus. Perché Minus?”
Erano appena tornati dall’esame, stanchi, stravolti, ma tutti e tre felici di essere riusciti a passarlo brillantemente.
La Sala Comune era assiepata di studenti che sfogliavano pesanti tomi in vista degli ultimi esami, mentre il sole pian piano tramontava immergendosi nel Lago Nero.
Ann, Julie e Trevor erano seduti ad un tavolo vicino alle finestre e stavano ripassando le noiose e mnemoniche lezioni di Storia della Magia.
Eh?” sbadigliò rumorosamente Julie, coprendosi con la mano la bocca “Dove è scritto?! Oddio, non mi ricordavo che ci fosse un Minus durante la guerra del 1189 tra i giganti e i Troll!”
Esclamò prendendo a sfogliare tutti i suoi fogli furiosamente, facendone volare qualcuno sul pavimento di marmo.
Penso che Ann si riferisca a Peter Minus, mi sbaglio?” domandò il ragazzo, guardandola di sottecchi.
No, non sbagli”
Menomale! Ero già nel panico!” sospirò la ragazza, iniziando a raccogliere i suoi appunti da terra.
Perché Minus?” ripeté Ann, guardando alternativamente i suoi amici.
Trevor chiuse il libro, si avvicinò alle ragazze e, dopo aver controllato che nessuno li stesse guardando, disse: “Dovete sapere che mio padre, prima di lavorare tra gli Indicibili …”
“Cosa sono gli Indicibili?”
lo interruppe Julie.
Quelli che lavorano all’Ufficio Misteri al Ministero della Magia, Julie. Trev, vai avanti.” Le spiegò Ann, in maniera sbrigativa.
Dicevo, prima che lavorasse lì,  era un Auror, un cacciatore di Maghi Oscuri. La sera della morte dei Potter, mio padre era in servizio. Quando arrivò, assieme ad altri suoi compagni, vide solo Black, cioè tuo padre, che rideva come un pazzo e il dito di Minus. Tutto intorno c’erano solo Babbani uccisi e i pochi testimoni erano anch’essi Babbani. Si fecero dire quello che era successo, o quello che sembrava essere successo, e con potenti incantesimi di memoria riuscirono a far loro dimenticare tutto.”
Le due ragazze erano in silenzio, allibite.
Nessun altro mago? Solo mio padre e Minus?”
Esattamente. Dissero che Black aveva ucciso tutti i Babbani nel giro di qualche metro e che infine avesse letteralmente distrutto Minus.”
Ann non riusciva a capire del tutto.
Ma perché dovrebbe essere stato Minus a far uccidere i Potter?”
Questo non te lo so dire. Mio padre mi disse solo che un’unica persona era a conoscenza del nascondiglio dei Potter. E tutti pensavano che fosse tuo padre quella persona.”
Incanto Fidelius?” mormorò Julie sovrappensiero.
Incanto Fidelius. Aveva già letto quel nome, ma non riusciva proprio a ricordare.
Non è quell’incantesimo che permette di designare qualcuno come Custode Segreto?” continuò Julie, rivolgendosi al ragazzo.
Ah, sì. Ricordò che Silente, in quella chiacchierata di due anni prima, aveva accennato a questo incantesimo.
Esatto. Solo il Custode Segreto sa la perfetta posizione di un luogo o di persone. Nessun altro, a meno che lui non lo riferisca lui di proposito.”
Ma allora, se, come dice tuo padre, solo una persona era a conoscenza di dove si erano nascosti i Potter significa che, nel caso in cui mio padre sia innocente, …” cercò di comprendere Ann.
… il Custode Segreto era Minus, esatto.” Concluse Trevor per lei.
Poteva aver senso, effettivamente, ma le sembrava qualcosa di forzato.
Minus il Custode dei Potter?
Da come gliene aveva parlato Silente, da ragazzo era stato piuttosto scialbo e goffo.
I Potter avrebbero affidato un segreto così importante proprio a lui, invece che a suo padre, come tutti immaginavano?
No, no … non è possibile! Minus è morto e se come dici tu, girovagasse per la scuola, l’avremmo già notato. Dev’esserci qualcos’altro. Qualcosa che non sappiamo.” Sbuffò Ann, contrariata, mentre si rimetteva a leggere i suoi appunti di Storia della Magia.
Trevor le prese la mano e la fermò “So che sembra assurdo, ma non vedo altra soluzione. Ascolta, Ann. L’importante è che tu sappia che tuo padre è innocente, no?!”
Senza accorgersene, Ann tirò via la mano di scatto e gli sibilò contro, per non far sentire a tutta la Sala Comune il suo discorso: “Per te è facile, hai una famiglia dove stare! Non mi basta sapere che mio padre è innocente, ok? Voglio avere in mano le prove della sua innocenza per sbatterle in faccia a chi l’ha buttato in prigione per tutti questi anni, mentre ho dovuto vivere in un orfanotrofio senza mio padre!”
Con un tonfo, chiuse il libro, prese i suoi appunti e uscì di corsa dalla Sala Comune, mentre Julie e Trevor si guardarono interdetti.
Cosa ho detto di sbagliato?” chiese incerto il ragazzo.
Non lo so. Anche perché è da prima dell’esame che la vedo strana.”
Con un cenno al ragazzo, prese le sue cose e si diresse fuori dalla Sala Comune, alla ricerca di Ann.
Non fece molta strada.
La trovò appena giù dalla scalinata che piangeva silenziosamente, seduta sull’ultimo gradino, mentre sfogliava il libro di Storia della Magia.
Senza far il rumore, Julie le si avvicinò e prese posto accanto a lei, in silenzio.
Lui non capisce! Io voglio vivere con mio padre!” sussurrò mentre singhiozzava appena.
Ann, lui capisce benissimo. Sa che ci soffri e voleva semplicemente farti vedere che c’era comunque qualcosa di positivo per cui valga la pena sorridere. Tuo padre è innocente!”
La ragazza sollevò il viso rigato di lacrime e sorrise all’amica.
Hai ragione, Julie. Ma perché tu hai sempre ragione?”
Perché sono io, no?!” scherzò.
Rimasero in silenzio un altro po’.
Ann prese a riguardare il libro, senza davvero leggerlo.
La mano di Julie si posò sulla pagina.
C’è dell’altro, vero?” chiese, ben conoscendo quale sarebbe stata la risposta.
No, no … perché dovrebbe?” rispose rapidamente la ragazza, asciugandosi le lacrime.
Julie chiuse il pesante tomo dell’amica e si mise di fronte a lei.
Ascoltami, Ann. Da quando ci conosciamo?”
“Dal primo viaggio sull’Espresso di Hogwarts, ma …”
Non mi interrompere! Bene, son due anni e mezzo, quasi tre ormai che ci conosciamo e credi che io possa bermi le tue bugie?”
Non era arrabbiata, ma aveva la voce ferma e le mani strette intorno ai fianchi.
No, ma Julie …” cercò di dire la ragazza.
Avanti, sputa fuori tutto! Che ti prende?”
Doveva dirglielo. Era la sua migliore amica.
Avrebbe capito. O l’avrebbe strozzata.
Sempre meglio dirlo a lei che a Trevor.
Trevor.
L’avrebbe presa malissimo, lo sapeva.
Beh, effettivamente qualcosa c’è …”
E le raccontò tutto: di Harry, delle loro quattro chiacchiere e del loro imbarazzo, di Malfoy e del bacio.
Quando smise di parlare, Julie si sedette di nuovo, con la testa tra le mani.
Julie …” disse incerta la ragazza.
Fammi capire una cosa. Quel verme viscido, che tra l’altro è tuo, ok, nostro cugino ti ha baciato e ti è pure un po’ piaciuto?!”
Ma perché la fai così drammatica? L’ho schiaffeggiato, no?!”
Che per un ragazzo equivale a ‘Provaci ancora, dai!’” rispose acida l’amica.
E cosa avrei dovuto fare, allora?” ribatté irritata Ann.
“Andartene e basta!”
Oh, certo! Senza contare che avevo Malfoy sopra di me e senza toccarlo mi era un po’ difficile spostarmelo di dosso!”
Potevi spostarlo con la magia, no?!”
“Julie, non si può usare la magia fuori dalle lezioni e contro altri studenti!”la rimproverò Ann.
Detto da te, poi, ha quasi una parvenza di verità!” scherzò Julie.
In quel momento, comparve Trevor in cima alla scalinata, i libri tra le braccia e la bacchetta dietro l’orecchio.
“Ann, volevo chiederti scusa …” iniziò, scendendo e arrivando in un baleno dov’erano le due ragazze.
Non preoccuparti, Trevor. Non pensarci” gli sorrise e lo fece sedere tra lei e Julie.
Chi l’avrebbe mai detto che sarei diventato amico di voi due?” disse mettendo un braccio sulla spalla di Ann e uno su quella di Julie.
Stai dicendo che ti sei pentito?!” chiese Julie, brandendo la sua borsa. “Guarda che non ho problemi a farti cambiare idea!”
Oh, e cosa potrai avere di così pericoloso in quella borsa?!”
“ Mmm, non saprei … magari i libri di Incantesimi e Storia della Magia! O forse una pianta carnivora …”
E che te ne faresti di una pianta carnivora?!” la prese in giro il ragazzo.
Credimi, questa ragazza sa essere davvero pericolosa!” disse una voce poco distante da loro.
Una figura dai folti capelli rossi, il viso coperto di lentiggini e un fisico robusto ma atletico si avvicinò con una scopa sotto il braccio.
George!” strillò Julie, gettandosi tra le sue braccia “Che ci fai qui?!”
Ah, conosco questo castello come le mie tasche!” si pavoneggiò liberandosi dall’abbraccio e scompigliandosi i capelli. “Volevo chiederti se venivi un po’ giù con me, magari in Sala Grande.”
Non ci fu bisogno di risposta.
Julie salutò i suoi amici e si allontanò con George.
Ma abbiamo un esame domani! Dovrebbe studiare!”
Penso che sappia perfettamente cosa è giusto per lei, Trev. E comunque abbiamo già studiato abbastanza, no?” lo redarguì la ragazza, guardando l’orologio.
Trev?” gli chiese improvvisamente.
Sì?”
Domani che giorno è?” chiese allarmata.
Il 23 giugno, Ann. Perc … oh per Merlino! Domani …”
“… è il compleanno di Julie! Dobbiamo organizzare qualcosa!”aveva preso a camminare su e giù per il corridoio come un’anima in pena.
Ann, calmati!” cercò di tranquillizzarla l’amico.
E come faccio! Per Morgana, mi son dimenticata della mia migliore amica!”
Il ragazzo si mise a riflettere, mentre Ann continuava ad agitarsi e a camminare nervosamente.
Ci sono!” esclamò Trevor all’improvviso.
Allora, le Cioccorane gliele ho regalate l’anno scorso, poi …” Ann stava enumerando le cose che erano già state oggetto di regalo per la sua amica e non si era accorta che il ragazzo aveva parlato.
ANN! Ci sono!”
Oh, scusa! Davvero?! Cosa, cosa cosa??” si era avvicinata al ragazzo e si era seduta di nuovo accanto a lui.
Te lo spiego in Sala Comune, ho bisogno anche di qualche altro rinforzo.”
Non avendo la minima idea di cosa avesse in mente, decise di incamminarsi con lui sulle scale, impaziente di capirne qualcosa in più.

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Beh, che dire :)
Grazie intanto per aver letto anche questo capitolo che la mia povera
mente malata ha partorito xD
Spero vi piaccia e che aiuti a capire un po' di più perchè il fantomatico
responsabile dell'uccisione dei Potter sia Minus.
Ok che lo sappiamo, ma mi è stato fatto notare che qui Trevor sembra troppo
un genio per aver capito che sia Minus e così ho scritto questo capitolo.
Ringrazio sentitamente quanti mi hanno messa tra le preferite, tra le seguite 
e tra le ricordate, nonchè chi semplicemente legge (anche sulla mia pagina di Facebook)
e ne ha i bolidi pieni di me e non ha voglia di commentare o recensire xD
Un bacio caloroso alle mie due amatissssssime Nikilu e GingerHair,
che con le loro recensioni, mi danno la forza di contiunare a scrivere <3 .
Baci, HermyLily89

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Capitolo 18
*** 18. I nodi vengono al pettine ***


Allora, si può sapere cosa ti è venuto in mente??”
Erano arrivati in Sala Comune, ancora gremita di gente, e Trevor aveva iniziato a camminare su e giù per l’intera stanza borbottando tra sé.
Un’idea favolosa! Ma un po’ complicata …” aveva cominciato il ragazzo, elettrizzato ma allo stesso tempo deciso a darsi un contegno.
Ann comprese che era abbastanza difficile cavare qualcosa di più dal ragazzo e decise di appollaiarsi sulla poltrona lì vicino, nella speranza che prima o poi lui le svelasse il mistero.
Non ci volle molto, in verità.
Dal dormitorio maschile sbucarono le teste di Harold e Jason che urlarono a gran voce: “Trev! Ancora che studi?” e con un balzo scesero la scalinata e si avvicinarono al loro amico.
Proprio voi stavo cercando” iniziò il ragazzo. “Vedete, domani è il compleanno di Julie e …”
Ed è la MIA migliore amica! E quindi, vorrei che ne parlassi con me, prima di convocare questi due Nargilli!” Ann si era alzata in piedi e con fare minaccioso si era messa in mezzo ai tre.
Jason e Harold si guardarono divertiti: “Nargilli?!”
Oh, sì, Luna me ne deve aver parlato!” ricordò Jason battendosi una mano sulla testa.
Non è questo il punto! Trev, avanti. Cosa hai in mente per Julie?”
Cercava di troneggiare tra i tre ragazzi, ma l’impresa era destinata a fallire, essendo tutti più alti di lei di almeno venti centimetri.
Con un cenno del capo, Trevor li fece allontanare dalla calca e si sedettero al tavolo su cui prima lui e le sue due amiche avevano studiato.
Ecco, vedete, per via degli esami, ci siamo dimenticati di pensare a qualcosa per Julie …”
Jason lo interruppe subito: “E fare un regalo assieme a George Weasley? Sbaglio o escono assieme?”
Trevor si zittì, ma subito riprese: “Sarebbe meglio se facessimo un regalo noi, separatamente dal Weasley! Siamo i suoi amici, noi, mica il suo ragazzo!”
Ann notò, per la prima volta, il modo in cui Trevor aveva pronunciato il cognome di George, quasi con disprezzo. Velato disprezzo, s’intende.
Che fosse geloso?
Ma no, che stupida, a Trevor non piaceva Julie.
A Trevor piaceva lei.
A Trevor piaceva ancora lei?
Evidentemente doveva avere una strana espressione dipinta sul volto, poiché Luna, che era appena arrivata, commentò: “Ann, hai la testa piena di Nargilli, sai?”
Ann si ridestò di colpo dai suoi pensieri e fece posto alla nuova arrivata.
Bene, sapete che quest’estate ci sarà la Coppa del Mondo di Quidditch, no?”
Ehm … veramente no!” ammise Ann.
Beh, ora lo sai!”
Scusate se non vivo per il Quidditch, ma occupo il mio tempo in maniera più interessante!” sbuffò, incrociando le braccia.
I ragazzi fecero finta di non averla sentita, solo Luna era dalla parte di Ann e le sussurrò: “Hai ragione! Ad esempio la pesca di Pimpli d’acqua dolce è molto più utile ed divertente!”
Non dirlo a me, Trev! Son settimane che chiedo ai miei di prenotare i biglietti, ma costano uno sproposito!” si lamentò Harold, stiracchiandosi.
A Trevor si illuminarono gli occhi: “Questo è vero, ma non se sei un dipendente del Ministero!”
I soliti raccomandati!” scherzò Harold, dando una pacca sulla spalla al suo amico.
E questo cosa c’entra con Julie, si può sapere?” domandò Ann, interrompendo il momento di giubilo fatto di spintoni e manate, tipico dei ragazzi.
Jason si rivolse alla ragazza, cercando di essere il più gentile possibile: “Ann, ascoltami. A Julie piace il Quidditch, giusto? E cosa ci può essere di meglio che regalarle i biglietti per il suo quattordicesimo compleanno?”
Ah, sì giusto” ammise, mettendosi composta. “Ma la facciamo andare da sola?”
Certo che no” intervenne la voce svagata di Luna. “Noi andiamo con lei”.
I ragazzi si guardarono e presero a decidere quale partita sarebbero andati a vedere, confrontando il depliant della Coppa del Mondo che il signor Vasty aveva dato a suo figlio.
Alla fine convennero che la finale sarebbe stata di certo una partita entusiasmante e presero a scommettere quali sarebbero state le squadre ad aggiudicarsela.
Mentre parlottavano, giunse nella Sala Comune Julie, con un pacchetto bitorzoluto sotto il braccio.
JULIE!” Urlò Ann, facendo capire ai ragazzi che era il momento di smettere. “Allora, racconta. Che avete fatto?”
Le due ragazze, meno Luna che aveva deciso di andare a dormire, si spostarono dal tavolo e si sedettero su due poltroncine poco distanti.
Mah,  niente di che. Abbiamo passeggiato un po’ per il castello e poi mi ha dato questo” disse, mostrando il pacchetto all’amica.
Era morbido e la carta che l’avvolgeva era appena strappata.
Sarebbe?” chiese Ann, dubbiosa.
Un pullover. Dalla mamma di George.” Asserì Julie con una smorfia.
Perché fai quella faccia? E’ stato molto carino da parte sua. Ti sente come una di famiglia!” esclamò la ragazza, cercando di farla sorridere.
E’ proprio questo il punto. Siamo giovani! Sembra quasi che dobbiamo sposarci …”
Oh, ma quanto la fai lunga, Julie! Tutta sta scena per un pullover?” scherzò Ann.
Ma Julie continuava a non sorridere.
Ehi, Julie, ma che ti prende?” Ann le si avvicinò e si accoccolò a fianco a lei.
Non lo so, Ann. Ma davvero, mi fa paura questa cosa. Ho quasi quattordici anni. Sono giovane. Non voglio che la famiglia di George si leghi a me. E se dovesse finire?” sussurrò lamentosa l’amica.
Beh, non lo puoi sapere, dico bene? Magari parlane con George. Vedrai che capirà.” La consolò Ann.
Un sorriso apparve sul viso lentigginoso della ragazza: “Grazie Ann! Ho sempre detto che sei la migliore … anche se hai baciato quell’idiota di Malfoy!”
Chi ha baciato … chi?!”
Non si erano accorte che la Sala Comune era deserta, se non per loro due, Trevor, Jason ed Harold.
Improvvisamente Julie capì di aver combinato un disastro.
No … Trev … Mi hai fraintesa. Non ho detto “baciato”, ma “braccato” … cioè …”
Jason e Harold capirono che era il caso di andarsene e con un cenno salutarono tutti e si diressero nel loro dormitorio.
Julie. Stai zitta. Ho capito benissimo quello che hai detto.” Era duro, come non l’avevano mai sentito prima.
Ann era rimasta in silenzio e continuava a fissare il pavimento, sperando che si aprisse e la facesse sprofondare.
Ann. Hai baciato Malfoy?” Il ragazzo le si era avvicinato.
Ann si decise a guardarlo e a dirgli la verità.
Sì. O meglio, no. Lui ha baciato me. Ma penso l’abbia fatto per dispetto.” Gli rispose, con un filo di voce.
Raccontò tutto, dall’arrivo di Harry alla prepotenza di Malfoy e del suo bacio, ricalcando il fatto che l’aveva pesantemente schiaffeggiato.
Mentre parlava, Trevor era rimasto calmo, almeno in apparenza.
Ann aveva imparato che l’amico gestiva in questo modo lo stress, chiudendosi al mondo e all’esterno.
Capisci? E’ stato lui. Io non ho fatto niente!”
Perché non me l’hai detto prima? Perché hai aspettato che io lo scoprissi in questo modo?”
Sono cose da ragazze, queste, Trev! Ne parli tra amiche!” intervenne Julie, cercando di allentare la tensione.
Ma io sono vostro amico! Non dico che dobbiate dirmi tutto, ovvio. Ma, fatemi capire, io vi vado bene solo per scherzare o per studiare?”
“No, Trev … che dici …”
lo pregò Ann.
Me ne vado a letto.” E, senza guardarle, si diresse nel suo dormitorio, lasciando le sue due amiche completamente stupefatte.

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Ok, ok... il capitolo è corto u.u
Insomma, lo è più degli altri... ma son sotto esami e devo ammettere
che il colpo di genio del regalo per Julie mi ha gasata a tal punto 
che il mio povero cervellino aveva esaurito la fatasia, quindi perdonatemi!!
Un grazie a chi legge e commenta su facebook la FF,
a chi legge e non commenta (sia qui che su Facebook), 
chi mi ha messa tra preferite, seguite e ricordate :)
Un bacio appassionatissimo alle mie amatissime GingerHair e Nikilu
che recensiscono OGNI mio capitolo e che mi spronano a continuare <3
Ovviamente VOGLIO sapere cosa ne pensate anche di questo u.u
Un bacio,
HermyLily89

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Capitolo 19
*** 19. Novità nell'aria ***


Quella sembrò essere la fine dell’amicizia tra Ann e Trevor.
Passarono la giornata seguente senza guardarsi, parlandosi solo se necessario.
Mi passi il sale?”
Mi passeresti la borsa?”
Niente di più di questo.
Julie si ritrovava in mezzo ai suoi amici ed invano cercava di farli riappacificare.
Non se ne parla. Se la prende tanto per un bacetto? Che se la prenda. Io gli ho detto la verità, sono stata chiara” continuava a ripeterle Ann, mentre ripassavano assieme Incantesimi.
La musica non fu diversa con il suo amico.
Fare pace? Julie, si è comportata, anzi vi siete comportate male. Ma con te chiudo un occhio solo perché non eri tu che dovevi dirmelo. Ma cosa crede? Che io sia ancora perso per lei? Che presunzione!” aveva sbottato Trevor, mentre passeggiava con la sua amica attorno al Lago Nero.
Promettimi una cosa, Trev” gli disse guardandolo dritto negli occhi.
Sentiamo” sospirò il ragazzo.
Stasera cercherai di comportarti bene con Ann, ok? E’ il mio compleanno.”
Lo sguardo di Julie era molto intenso, di quelli che non ammettono repliche.
Il verde dei suoi occhi era diventato molto più vivo, cosa le capitava quando era parecchio nervosa.
Non era una Metamorfmagus, come sua sorella, ma forse qualcosa aveva ereditato anche lei dalla nonna Lane.
L’amico alzò le braccia al cielo: “Eh va bene, ma solo” e calcò bene la parola “perché è il tuo compleanno, sia chiaro!”
A me basta” rispose lei, laconica.
Non essendo una festa a sorpresa, anche la stessa festeggiata si dava da fare con i preparativi: festoni, leccornie direttamente dalle cucine (merito di un certo Weasley) e una botte piena di Burrobirra della migliore qualità.
La Sala Comune in quel pomeriggio venne trasformata da cima a fondo.
A malapena s’intravvedeva i blu e il bronzo delle poltrone e dei paramenti: era diventata un’insieme un po’ confusionario di colori.
Io trovo che la Sala Comune sia diventata bellissima” annunciò una voce sognante tra i festoni.
Effettivamente, abbiamo fatto un buon lavoro!” esclamò Julie, asciugandosi il sudore dalla fronte col braccio.
Ann per tutto il tempo aveva lavorato in silenzio, cosa alquanto strana per lei.
Hai litigato con Trevor, vero Ann?” le si avvicinò Luna.
Ma come fai sempre a sapere tutto?! Sai leggere dentro?” chiese divertita Ann all’amica.
Sono i tuoi occhi a parlare e i Gorgosprizzi, di cui hai la testa piena!” spiegò con calma.
I Gorgosprizzi son la spiegazione a tutto, a quanto pare” intervenne Julie con una smorfia.
Sono creature incomprese, Julie. E’ bene riconoscere il beneficio che recano al mondo!” e detto ciò, si allontanò verso il Dormitorio.
Penso che tu l’abbia fatta innervosire, Julie”
Le passerà” sospirò, scrollando le spalle. “Ma parliamo di te, Ann.”
Non c’è niente da dire, Julie! Basta. Lui non mi vuole spiegare perché se l’è presa così tanto? Non mi interessa ora!” Aveva fatto uno scatto improvviso tale da spaventare Eldie, che, prima di scappare via, aveva soffiato contro la ragazza.
Eviteresti di prendertela pure col mio gatto?” la pregò. “E comunque se l’è presa perché ti crede una presun … cioè, volevo dire …”
Ann sbarrò gli occhi e si allontanò dalla sua amica: “UNA PRESUN-CHE??”
Julie era in evidente imbarazzo e continuava a torturarsi le mani dal nervoso.
No … non intendevo … lui non ha detto …” balbettò poco sicura.
Sì che lo intendevi. Una presuntuosa, giusto? E per cosa? Perché non volevo farlo soffrire inutilmente nel caso in cui provasse ancora qualcosa per me? Sarei presuntuosa per questo?”
Urlava, dimentica di trovarsi in una Sala Comune, non curandosi del fatto che tutti i suoi compagni la stavano fissando allibita, compreso Trevor.
Nel momento in cui Ann smise di sbraitare, tutti si ritirarono nel dormitorio, solo Trevor rimase a fissarla ancora per un po’.
I due non accennavano a staccare lo sguardo.
I loro occhi si incontrarono e sembrava stessero parlando telepaticamente.
In realtà, i loro sguardi erano così gelidi e allo stesso tempo infuocati che mostravano solo profondo astio.
Poi lui se ne andò, ritirandosi nel dormitorio come gli altri.
Ascolta. Almeno per stasera cercate di comportavi civilmente, ok?” le sussurrò all’orecchio Julie.
Glielo stava chiedendo la sua migliore amica. Nel giorno del suo compleanno.
Non poteva rovinarle la festa, non l’avrebbe permesso.
Fece un lungo respiro, profondo, e tentò di sfoggiare il sorriso migliore che in quel momento era in grado di fare: “Va bene, Julie. Lo farò!”
La ragazza l’abbracciò stretta ed aggiunse: “Allora, andiamo a prepararci per stasera?”
Ma Julie … di solito l’unico abito che ti va di indossare è la divisa di Quidditch! Non dirmi che vuoi metterti quello stasera?” le chiese, guardandola male.
Come sei noiosa, Ann! Anche io ho vestiti, che credi?”
Capiva perché l’aveva fatto.
Per lei, per farla tornare a sorridere.
Sapeva quanto le piacevano i vestiti e soprattutto preparasi per una festa.
Julie lo sapeva.
D’altronde se non lo sa la migliore amica, chi lo sa?
“La mamma” le mormorò piano una vocina nella testa.
Non doveva pensarci, si disse, scacciando quella vocetta fastidiosa.
Doveva solo pensare a Julie.
Ma che stiamo aspettando? Andiamo! E chi arriva ultimo è un Nargillo!” si mise ad urlare Ann, correndo per la scalinata, subito seguita a ruota dall’amica.
 

                                                                          -_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-


I preparativi durarono per tutto il resto del pomeriggio.
Tra abiti, trucchi e arricciacapelli, era impossibile vedere i letti delle due ragazze.
Alle otto e mezza finalmente erano pronte.
Ann indossava una maglia lunga color cremisi, stretta sotto il seno appena pronunciato, che poi scendeva morbida fino alle cosce. Sotto aveva un paio di pantaloni neri attillati e delle semplici ballerine nere.
Tutti regali di Julie nel corso degli anni.
La festeggiata, per la prima volta nella sua vita, era avvolta in un abito celeste che le arrivava al ginocchio, molto elegante, che la faceva sembrare un po’ più grande dell’età che aveva. Ai piedi aveva delle scarpe dello stesso colore del vestito e con un piccolo tacco.
Entrambe avevano i capelli raccolti in uno chignon, con qualche ciocca, accuratamente arricciata, che ricadeva dolcemente sul viso e sulle spalle.
Peccato non ci sia George a vederti” le bisbigliò l’amica, mentre si avvicinavano al tavolo delle vivande.
Beh, per lui io sono sempre bella!” rispose, sorridendo.
Non ti ho più chiesto, poi, ma hai parlato con lui?” sussurrò piano Ann.
Parlato? E di cosa?”
Ma del maglione Weasley, no?”
La ragazza si diede un colpo sulla fronte.
Certo, sì. Ne abbiamo parlato e abbiamo risolto.”
Ann la guardò di sottecchi: “Spiegati!”
Julie non fece tempo a parlare che il resto della Sala Comune attaccò con “Tanti Auguri” e ci fu l’ingresso della torta.
La ragazza si allontanò, lasciando che Julie potesse godersi il momento e si mise appoggiata ad una vetrata, senza accorgersi che lì accanto c’era anche qualcun altro.
Oh scusa, non ti avev … Trevor!” esclamò, completamente nel panico la ragazza.
Ti stavo cercando, in realtà” disse con voce pacata.
La stava cercando. Per far pace, magari?
Dimmi” disse, cercando di non guardarlo negli occhi,
Beh, è arrivato Ares qualche secondo fa …” iniziò il ragazzo.
Ares? E perché?”
Per portarti questo messaggio, suppongo” le disse, porgendoglielo. “Non l’ho letto, se può interessarti.”
Ann prese il messaggio e lo aprì, con le dita che tremavano febbrili.
 

Ann,
è bene che le cose te le dica senza troppi giri di parole.
Tuo padre è qui, ad Hogwarts.
Forse questo è il momento per riscattarlo.

                                                                                                          Remus Lupin

 
Devo andare” disse con un fil di voce.
Dove?” chiese Trevor un po’ preoccupato.
E’ troppo lunga da spiegare. C’entra mio padre. E io devo andare da Lupin.” Sibilò.
Da Lupin?”
Sì, tu non ti preoccupare. E fai i miei più cari auguri a Julie. Scusami con lei, ok?”
Il ragazzo la guardò, come se stesse per dire qualcosa.
Ti chiedo scusa io, Trev. Ora vado.”
Un braccio la trattenne appena.
Abbi cura di te. Fai attenzione” gli sussurrò l’amico.
Ann gli sorrise e, voltatasi di nuovo, prese a correre fuori dalla Sala Comune, verso l’ufficio di Lupin.

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Spero che anche questo capitolo vi piaccia :)
Ringrazio tutti, come sempre (quindi non rifaccio l'elenco),
ma soprattutto chi recensisce, in particolare Nikilu e GingerHair,
i miei amori <3 e la nwe entry LadyAstral *_*
Fatemi sapere che ve ne pare di questo :D
Baci, HermyLily89

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Capitolo 20
*** 20. E' giunto il momento ***


I tacchetti delle sue ballerine risuonavano sul freddo marmo dei corridoi.
La sua mente cercava febbrilmente di non pensare troppo; faceva di tutto per calmarsi, per darsi un contegno.
Ma era agitata, emozionata come mai prima d’ora.
Suo padre. Ad Hogwarts.
Riscattarlo.
Quella parola echeggiava senza sosta nella sua testa.
Riscattarlo. Il momento per riscattarlo.
I suoi capelli ondeggiavano mentre correva e iniziava ad avere freddo e subito dopo caldo, come succede a chi è nervoso ed in ansia.
Di fronte a lei ora c’era lo studio di Lupin, la porta leggermente accostata.
Si fermò, prese un respiro profondo e cercò di non dare l’impressione di aver corso.
Stava allungando la mano per bussare quando sentì: “Avanti, Ann. Ero certo che saresti venuta. Entra pure”
Le sue dita premettero sulla porta di legno ed entrò nell’ufficio.
Lupin aveva un’espressione strana sul volto.
Quelle cicatrici che segnavano il suo viso erano più marcate e gli occhi più lucidi.
Ricordava che il professore durante l’anno era stato male e si chiedeva se questa non fosse una di quelle volte.
Professore … si sente bene?” chiese timidamente.
Annuì con un rapido cenno senza staccare gli occhi da una mappa, che Ann riconobbe essere la Mappa del Malandrino.
Lo ha visto lì?”
La sua voce era poco più che un sussurro e prese a tormentarsi le mani, nervosamente.
Sì.” Alzò lo sguardo e la fisso dritto negli occhi.
Devo chiederti una cosa, Ann. Siediti, però.” Le disse, deciso, indicandole con la mano la sedia di fronte a lui.
La ragazza non ribatté e si accomodò, non smettendo di torturarsi le mani.
Bene.” cominciò. “Tuo padre è nella Stamberga Strillante con Harry, Ron ed Hermione …”
Ann smise di stare zitta e iniziò ad agitarsi: “Harry? Ron? Hermione? Stamberga Strillante? E perché è con loro? Dobbiamo andare!”
Lupin la fermò, la sua mano sulla spalla della quattordicenne.
No. Io vado. Tu resti qui ad aspettare. Ti lascio la mappa, così vedrai come si evolverà la situazione.”
La sua voce era ferma, decisa, ma Ann non si faceva intimorire.
Parliamo di mio padre. Non posso rimanere qui ad aspettare!” Si stava innervosendo.
Per quale motivo Lupin non voleva che venisse anche lei?
Ann, è pericoloso …” aveva iniziato, con voce stanca, ma la ragazza ribatté con forza.
Pericoloso? Lei mi ha chiamata qui solo per dirmi che era pericoloso e per poi farmi stare qui ad aspettare?”
Ann, non ti ho chiesto di venire qui …”
Cercava di calmarla, ma con scarsi risultati.
Ma sapeva che sarei venuta di corsa, come sa che adesso verrò con lei!” Si era alzata in piedi e aveva le braccia conserte.
Lupin non era spiazzato, anzi, era certo che sarebbe andata così.
D’altronde ormai la conosceva e si rendeva conto quanto la ragazza assomigliasse al suo migliore amico Sirius. Decisa, caparbia. Nulla le avrebbe fatto cambiare idea.
Sapeva che sarebbe stato inutile farla desistere e che avrebbe perso solo tempo.
D’accordo, Ann. Verrai con me. Ma ti prego, fa’ attenzione”.
La guardava dritto negli occhi, ancora più lucidi per la preoccupazione.
La ragazza fece un cenno di assenso e smise di guardare il professore con aria di sfida.
Avrebbe visto suo padre, di lì a poco.
Magari avrebbe potuto riabbracciarlo.
Ma voleva riabbracciarlo?
Non si era accorta che Lupin le faceva cenno di uscire, ma non appena lui la toccò sul braccio si ridestò dai suoi pensieri e prese a seguirlo.
Toc toc toc.
Correvano per la scuola, il marmo freddo faceva rimbombare i loro passi.
Toc toc toc.
Il cuore le batteva all’impazzata, quasi non riusciva a crederci.
Suo padre. Suo padre era lì.
Scesero i gradini dell’ingresso e si ritrovarono nel giardino. L’aria fresca le lambì il viso e scosse leggermente la sua maglia.
In lontananza scorgeva la quercia in cui di solito si ritrovava a parlare con Trevor e Julie, dopo le lezioni pomeridiane.
Chissà come stava andando la festa. Julie avrebbe capito la sua scomparsa?
Se la sarebbe presa?
No. Lo sapeva. Julie avrebbe capito.
Era molto più matura di lei, e lo sapeva.
Lei si sarebbe offesa, forse, ma non Julie.
Improvvisamente le venne in mente uno stralcio della conversazione avuta qualche minuto prima col suo professore.
Ma, professor Lupin, non dobbiamo andare alla Stamberga Strillante? Non è ad Hogsmeade?”
Si fermò e si voltò.
E’ una storia lunga, Ann. Ma stasera penso capirai tutto. Sappi per ora che l’entrata per la Stamberga Strillante è sotto il Platano Picchiatore ed è lì che siamo diretti.”
Aveva ripreso a correre, ma Ann era rimasta atterrita.
Il Platano Picchiatore? Ma è impazzito? L’anno scorso ha quasi ammazzato Ron ed Harry! Come possiamo entrare senza diventare spezzatino per le Lumache Carnivore?”
Lo fissava allibita, come se stesse parlando con un pazzo. Uno fuori di testa.
A mo’ di risposta, Lupin estrasse la bacchetta e con un colpo deciso sollevo un rametto nelle vicinanze del Platano e con cura lo fece aderire ad un piccolo pulsante che assomigliava ad un nodo della corteccia.
Improvvisamente i suoi rami smisero di dimenarsi e divenne un albero innocuo, come tanti altri del giardino.
Ma come poteva saperlo? E perché conosceva la vera natura di quell’albero?
E quella storia sulla Stamberga Strillante?
Forza, Ann. Coraggio!”
Si ridestò dai suoi pensieri ed entrò in un piccolo antro scavato nel tronco del Platano.
Il soffitto, se così si poteva chiamare, era molto basso, ma non per lei, che riusciva tranquillamente a camminare senza doversi chinare, cosa che invece capitava a Lupin.
Tira fuori la bacchetta, Ann. Potrebbe essere pericoloso” le sussurrò piano il professore.
Non se lo fece ripetere due volte.
Le sue dita già erano strette attorno alla sua bacchetta di abete e con decisione la estrasse.
Con un soffio, mormorò “Lumos” e subito la punta della sua bacchetta si illuminò.
Ora riusciva a scorgere meglio il posto in cui si trovava.
Era stato scavato una sorta di tunnel, pieno di scalini, costituiti dalle radici della stessa pianta.
Topi e ragni correvano e cercavano di nascondersi negli anfratti che trovavano, mentre Ann puntava la bacchetta in giro.
Di fronte a lei scorgeva una luce fioca e iniziava a sentire delle voci, dei lamenti.
Ron” bisbigliò.
Cosa stava accadendo? Perché Ron stava gemendo?
Via via che si avvicinavano alla luce fioca, si accorsero che era data da una lampada posta in quello che sembrava un atrio.
La voce di Hermione proveniva dalla cima di una scalinata pericolante che si inerpicava per qualche piano. Si capiva a malapena cosa stesse dicendo.
QUASSU’ … BLACK … PRESTO!”
Lupin aveva iniziato a sudare copiosamente, ma cercava di rimanere lucido e calmo.
Ora Ann, ti prego, stammi dietro, alle spalle.”
Annuì e seguì il suo professore, cercando di non fare il minimo rumore.
A pochi metri da lei c’era suo padre. Sirius Black.
Quel padre che non l’aveva vista crescere. Quel padre che era stato sbattuto in carcere per errore. Così le aveva detto Lupin.
Ma era vero?
Doveva fidarsi di lui?
Forse era l’espressione del professore che ora la faceva allarmare. O forse il fatto che fosse così vicina a scoprire la verità.
Dopo quasi tredici anni.
Le voci si avvicinavano via via che salivano le scale e si trovarono davanti ad una porta di legno molto pesante scardinata.
Ora le voci le giungevano più distinte.
Facendo cenno ad Ann di allontanarsi, Lupin scagliò un potente incantesimo e un fiotto rosso seguito da scintille uscì dalla bacchetta e fece spalancare la porta.
Entrarono nella stanza sudicia da cui provenivano le voci: Ron era disteso su un letto scalcinato e malmesso, Hermione, rannicchiata,  era vicina alla porta ad Harry che torreggiava su Sirius con la bacchetta alzata, ed infine quest’ultimo era sanguinante ai piedi di Harry.
Improvvisamente gli occhi di Ann si riempirono di lacrime.
Sirius, suo padre. Lì.
Anche lui la vide. Anche i suoi occhi si colmarono di lacrime.
Expelliarmus” gridò Lupin, facendo volare la bacchetta dalle mani di Harry e così fecero anche quelle che aveva Hermione.
Nello stesso istante, senza averlo premeditato, Ann si gettò su Sirius e scoppiò in lacrime.
Sebbene lui non la vedesse da quando aveva un anno capì.
Capì che era Ann, sua figlia.
Lo sapeva da quando l'aveva vista, qualche istante prima, irrompere nella stanza.
I suoi capelli erano i capelli di Kate, la sua amata Kate.
Riconobbe anche gli occhi. Così simili ai suoi.
E la abbracciò, tenendola stretta a sé. Finalmente.

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Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento.
Finalmente il tanto atteso incontro tra Ann e Sirius.
Non so come ve lo foste immaginato,
ma spero di non aver deluso nessuno.
Ovviamente il prossimo capitolo sarà più intenso 
(immaginate voi perchè),
ma mi sembrava giusto fare finire qui questo capitolo,
altrimenti sarebbe diventato troppo denso.
Ringrazio le mie due stalker di fiducia,
che obbligo a recensire u.u
e ringrazio anche chi mi fa sapere il suo parere tramite Facebook :D

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Capitolo 21
*** 21. E' l'Animagus a fare la differenza ***


Dov’è, Sirius?”
La voce di Lupin echeggiava in lontananza, come a parecchi metri di distanza.
Non voleva smettere di stringere suo padre.
In quell’abbraccio c’era molto di più di un semplice abbraccio.
C’erano i dodici anni passati l’una distante dall’altro, le fatiche e le vicissitudini che li avevano allontanati.
C’erano un padre ed una figlia.
Nel frattempo Harry posava lo sguardo alternativamente su Lupin e su Ann, lanciandole occhiate di odio puro.
Non sembrava ci fosse più alcuna traccia di verde nei suoi occhi. Erano diventati quasi neri, tanto era scuro in volto.
Sirius, di malavoglia, si liberò dall’abbraccio della figlia, che si avvicinò a Lupin, e con un cenno rapido indicò Ron.
Ron?
Cosa poteva mai c’entrare Ron?
Ma allora” continuò “perché non si è rivelato finora?A meno che … a meno che non fosse lui … a meno che non vi siate scambiati … senza dirmelo?”
Sembrava un discorso sconnesso, probabilmente lo era, pensò Ann.
D’altronde suo padre aveva vissuto un’eternità avendo come unica compagnia i Dissennatori e Lupin sembrava completamente fuori di testa quella sera.
Sirius annuì.
Ma fu l’unico.
I tre ragazzi continuavano a guardare male Ann, convinti di certo che avesse sempre mentito, che fosse dalla parte di suo padre. Dalla parte dell’assassino, del traditore.
Nessuno di loro proferiva parola, temendo di venire torturati da Black, a giudicare da come continuavano a guardarlo.
Accadde in un attimo.
Lupin stava abbassando la bacchetta e un momento dopo era al fianco di Black. Un abbraccio, come fossero due fratelli.
NON CI CREDO!” urlò Hermione, facendo sobbalzare tutti.
La ragazza sembrava in preda ad una crisi isterica.
I capelli più scarmigliati del solito, i vestiti macchiati di terra, un taglio profondo sul labbro e gli occhi puntati sul professore.
Non le importava più di Ann, qualcosa di più importante aveva catturato la sua attenzione.
Io le credevo e lei è sempre stato suo amico!” le urla erano diventati veri e propri strilli. La voce le tremava, come se stesse per scoppiare a piangere.
A nulla servirono i tentativi di Lupin per farla calmare.
Ann sapeva bene che Hermione si sbagliava. Sapeva che aveva visto qualcosa sulla mappa che gli avevo fatto cambiare idea.
Harry, non credergli, ha aiutato Black , assieme ad Ann, ad entrare nel castello, anche lui ti vuole morto … è un Lupo Mannaro!”
Un Lupo Mannaro?
Istintivamente Ann si allontanò, terrorizzata.
Un Lupo Mannaro. Lupin.
Poi capì. Le sue assenze, il suo Molliccio. Il compito di Piton.
Le aveva sempre mentito?
Non poteva essere. No, doveva esserci una spiegazione.
I miei colleghi lo sanno, compreso Silente. E’ stato lui a convincere gli altri che sono affidabile …”
Evidentemente si sbagliavano!” lo interruppe con veemenza Hermione.
Aveva ragione, pensò tra sé e sé Ann. Come potevano permettere che un mostro insegnasse a dei ragazzi? Cosa era passato nella mente di Silente?
Silente si fidava. Dava a tutti una possibilità.
E se si sbagliasse?
Nel frattempo Lupin aveva riconsegnato le bacchette ai tre proprietari. Ora era lui ad essere disarmato, se si poteva considerare tale di fronte a quattro adolescenti inesperti.
Raccontò di come lui e Ann erano arrivato fin lì.
Ann già sapeva che il professore era a conoscenza della Mappa del Malandrino, ma mai avrebbe immaginato che l’aveva creata lui, Lunastorta, assieme a suo padre, al padre di Harry e a Peter Minus.
Peter Minus. Trevor aveva azzardato l’ipotesi che fosse lui il responsabile, ricordò la ragazza con un piccolo sussulto.
Improvvisamente ripensò ai suoi amici, lontani nella Torre dei Corvonero, a festeggiare.
Lupin aveva ora gli occhi puntati su Ron.
Credi che potrei dare un’occhiata la tuo topo?”
Ann vide il ragazzo esitare, ma infilare una mano sotto gli abiti. Ne emerse un Crosta particolarmente agitato e Grattastinchi prese a soffiare, irato.
Quello non è un topo”  sbottò Sirius d’improvviso. “E’ un Animagus. E’ Peter Minus.”
Per un attimo calò il silenzio.
Ann sentì nella sua mente Trevor che le diceva, cantilenante e vittoriosa “io te l’avevo detto!”.
Peter Minus. Il docile Peter.
Se era vero, Trevor aveva ragione. Ecco perché nessuno si era mai accorto della sua presenza.
Un Animagus.
Ma la voce di Harry interruppe i suoi pensieri: “Peter Minus è morto! L’ha ucciso lui dodici anni fa!”
Se non fosse stato per l’intervento di Lupin probabilmente Sirius si sarebbe scagliato su Crosta, il topo di Ron, e l’avrebbe ucciso.
Ann lo capiva leggendo nei suoi occhi, quegli occhi così simili ai suoi.
Hanno il diritto di sapere tutto!” ansimò Lupin, trattenendo Black. “Era l’animaletto di Ron! Ci sono dettagli che non capisco neppure io! Harry … a Harry devi la verità, Sirius! E Ann, anche a lei. Deve sapere tutto!
Per un attimo, gli occhi di Black incontrarono quelli della figlia. Forse fu quello a calmarlo.
Lo guardava quasi tremando, lontana dagli altri tre ragazzi.
Per lei era una questione che riguardava solo la sua famiglia.
Riguardava lei e suo padre, e anche Harry.
Provò quasi un moto di fastidio per gli Ron ed Hermione, quasi fossero intrusi in un dramma familiare, ma sapeva.
Sapeva che era giusto così. Sapeva che non avevano scelto di trovarsi lì.
Lupin, sollevato per il cambiamento di atteggiamento del suo amico, prese a raccontare la storia di quel ragazzino un po’ goffo che era stato loro amico.
La storia di un gruppo di amici che hanno dovuto imparare a convivere con un Lupo Mannaro, diventando degli Animagi: Felpato, suo padre, Ramoso, James e Codaliscia, Minus. E a quell’albero che fu piantato per permettere a Lupin di trasformarsi senza attaccare nessuno studente, il Platano Picchiatore.
Per tutto quest’anno ho combattuto con me stesso, chiedendomi se dovevo dire a Silente che Sirius era un Animagus. Ma non l’ho fatto. Perché? Perché ero vigliacco. Avrebbe significato ammettere che avevo tradito la sua fiducia quando ero qui a scuola, ammettere che avevo coinvolto altre persone … E la fiducia di Silente aveva significato tutto per me. Mi ha fatto entrare a scuola da ragazzo, e mi ha dato un lavoro, quando tutti mi hanno sempre sfuggito in tutta la mia vita da adulto, e non sono mai riuscito a trovare un lavoro vero a causa di quello che sono. E così mi convinsi che Sirius cercasse di entrare a scuola servendosi di arti oscure apprese da Voldemort, che il fatto di essere un Animagus non c’entrava nulla … quindi, in un certo senso Piton ha sempre avuto ragione sul mio conto.”
Piton. A quel nome Sirius, per un attimo, aveva smesso di guardare Crosta e aveva rivolto il suo sguardo verso Lupin.
“Lo conosce” pensò subito Ann. “Ma come mai?”
In aiuto le venne Lupin che spiegò che erano a scuola tutti assieme, ma c’era di più.
Suo padre gli aveva giocato davvero un brutto scherzo una volta, uno scherzo che quasi lo uccise. Uno scherzo che coinvolse anche Lupin.
Piton era geloso del talento di James sul Campo di Quidditch e una volta lo aveva visto mentre accompagnava Lupin al Platano Picchiatore.
Suo padre pensò di dirgli come entrare, in modo da seguire i due ragazzi. Ovviamente Piton colse la palla al balzo e riuscì a vederlo. A vedere il Lupo Mannaro che era, ma James lo fece tornare indietro , mettendo a repentaglio la sua vita.
Allora è per questo che lei non piace a Piton” disse Harry lentamente “perché credeva che lei fosse complice dello scherzo?”
Proprio così” disse una voce fredda, alle spalle di Lupin e di Ann.
Severus Piton si sfilò il Mantello dell’Invisibilità, la bacchetta puntata contro Lupin.
Sembrava pazzo.
Gli occhi, febbrili, vagavano da Lupin a Sirius.
Ho detto e ridetto al preside che stavi aiutando il tuo vecchio amico Black ad entrare nel castello, Lupin, ed ecco qui la prova.
Ann si ridestò, come da una trance, e sguainò la sua bacchetta, tenendola però abbassata.
Oh, ma abbiamo qui anche la piccola Black. Avrei dovuto immaginare che fossi in contatto con il tuo paparino …”
Severus, stai commettendo un errore. Non hai sentito tutta la storia … Sirius non è qui per uccidere Harry ..”
Lupin cercava di far ragionare il collega e parlava con molta calma.
Era inutile. Blaterava di voler mandare tutti e due ad Azkaban e aveva già legato Lupin con delle forte funi.
Hermione prese il coraggio di parlare.
Ma se … se ci fosse stato un errore …”
STAI ZITTA, STUPIDA RAGAZZINA! NON PARLARE DI COSE CHE NON CAPISCI!” urlò Piton all’improvviso, perdendo il controllo.
La vendetta è dolcissima” sibilò a Black. “Quanto ho sperato di essere io a catturarti …”
Sirius cercò di farlo ragionare, di mostrargli Crosta, ma nulla.
Era inutile.
Nello sguardo di Piton c’era una luce folle.
Dispose tutti in modo da uscire dalla Stamberga Strillante, ma Ann ed Harry si pararono davanti alla porta.
Levatevi di torno, voi due. L’ho sempre detto, Potter che fai amicizie bizzarre. La figlia dell’assassino dei tuoi genitori. Siete già abbastanza nei guai entrambi …”
Ann cercò di spiegare al professore che Lupin avrebbe potuto uccidere Harry mille volte in quell’anno, ma che non era mai successo.
Harry guardò la ragazza in modo strano, gli occhi erano tornati ad essere verdi. Di un verde sfavillante.
Non chiedermi di immaginare come funziona la mente di un Lupo Mannaro” sibilò Piton. “Toglietevi di mezzo!”
LEI E’ PATETICO!” gridò Harry. “SOLO PERCHE’ A SCUOLA LA PRENDEVANO IN GIRO NON HA NEMMENO INTENZIONE DI ASCOLTARE …”
Piton prese a gridare ancora più forte, di essere venuto lì a salvare la vita a tutti, che avrebbero dovuto ringraziarlo in ginocchio.
Siete come i vostri genitori, Black e Potter. Arroganti, pieni di voi stessi. FUORI DAI PIEDI!”
Un lampo. Ann ed Harry alzarono la bacchetta su Piton.
Assieme.
EXPELLIARMUS!”
Piton fu sollevato da terra e sbatté contro il muro, poi scivolò a terra, con un rivolo di sangue che gli scorreva tra i capelli. Era svenuto.
Non dovevate farlo. Dovevate lasciarlo a me.” Disse Sirius, guardando Harry ed Ann con dolcezza.
Avete aggredito un insegnante …” piagnucolò Hermione, fissando l’inanimato Piton. “Oh, passerete un grosso guaio …”
STAI ZITTA, HERMIONE!” sbottò Ann. “Avanti, voglio sapere come è andata. Voglio sapere cosa mi ha impedito di avere un padre al mio fianco. Voglio sapere! Conoscere la verità. E anche Harry, lo so.”
Calò il silenzio. Harry annuì.
Ann sentì il cuore batterle all’impazzata.
A breve avrebbe conosciuto cosa era successo.
Allora è giunto il momento di darvi qualche prova.”

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Ed eccoci ad un capitolo, a mio parere decisivo.
E' stato molto difficile da scrivere, 
in quanto ho dovuto farlo col libro alla mano.
Infatti molti dei dialoghi sono della Rowling e
spero non vi infastidisca,
ma mi serviva per rendere il racconto
vicono alla realtà creata da zia Row.

Ovviamente ringrazio tutti quelli che leggono e/o recensiscono 
e spero che le mie due stalkers personali diano una loro opinione :D

Baci, HermyLily89

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Capitolo 22
*** 22. Come fratelli ***


La tensione era palpabile.
Sirius guardava intensamente sua figlia ed Harry, il suo figlioccio.
Ann si sentì quasi attratta da quello sguardo così magnetico, ma continuava ad avere a portata di mano la bacchetta magica.
Non si poteva mai sapere.
Lo sguardo di suo padre si riposò su Ron e in particolare su Crosta, che continuava a divincolarsi, mordendo e graffiando le mani del suo padroncino.
Ragazzo … dammi Crosta. Adesso.”
Per tutta risposta, strinse più vicino a sé il suo animaletto domestico.
Ron blaterava, convinto che stesse delirando,  ed Ann faceva lavorare febbrilmente il cervello.
Suo padre innocente.
L’unica possibilità era che avesse ragione. Che il topo fosse realmente un Animagus.
Altrimenti non poteva essere innocente.
No.
I suoi pensieri furono interrotti da un improvviso silenzio.
Suo padre stava rovistando sotto la veste e dopo un po’ estrasse un foglio di carta stropicciato, che distese e mostrò agli altri.
Ann ricordò quella foto, l’aveva vista sul giornale che si faceva recapitare in orfanotrofio.
Ron, con la sua famiglia.
Raccontò di averla avuta da Caramell, il Ministro della Magia, venuto in visita per l’ispezione ad Azkaban.
L’ho riconosciuto subito … quante volte l’ho visto trasformarsi? E la didascalia diceva che il ragazzo sarebbe tornato ad Hogwarts … dove c’era Harry …”
Ann guardò bene la foto, la sua attenzione soffermata sul topo.
Un topo comunissimo, effettivamente. Un po’ spelacchiato, magari. Ma comunissimo.
Gli manca un dito” disse suo padre.
Un dito.
Improvvisamente ricordò la conversazione che aveva avuto con Trevor e Julie qualche giorno prima.
Peter Minus, l’uomo di cui era rimasto solo un dito.
Potrebbe essere che lui si sia appositamente tagliato il dito e che sia stato lui a scagliare quella maledizione, facendo ricadere la colpa su tuo padre”
Sentiva la voce del suo migliore amico rimbombarle nella testa.
Ancora una volta ci aveva visto giusto.
Ma magari si sbagliava. Era una storia ridicola.
C’erano decine di testimoni che hanno giurato di aver visto suo padre letteralmente distruggerlo.
E poi poteva tranquillamente essere una casualità.
Senta, probabilmente Crosta si è azzuffato con un altro topo. E’ nella mia famiglia da secoli …” cercò di giustificare Ron.
Da dodici anni, in effetti” disse Lupin. “Non ti sei mai chiesto come mai è vissuto così a lungo?”
Ann ricordò di aver letto qualcosa a proposito della longevità degli animali di campagna durante la scorsa estate.
Dodici anni.
Un po’ troppi per un comune ratto, effettivamente.
Ma poi fu tutto chiaro.
Grattastinchi, il gatto di Hermione, aveva capito cos’era Crosta e aveva fatto di tutto per portarlo da suo padre.
Pazzesco come a volte si guarda agli avvenimenti dal punto di vista sbagliato.
Ogni sua titubanza era cessata.
Aveva abbassato la bacchetta.
Ora era certa, certa che fosse tutto vero.
Solo Harry ancora non riusciva a darsi una spiegazione.
NON E’ VERO” urlò. “ERA IL LORO CUSTODE SEGRETO! L’HA DETTO PRIMA CHE ARRIVASSE LEI! HA DETTO CHE LI HA UCCISI!”
Gli occhi di Sirius Black, per la seconda volta in quella sera, divennero lucidi mentre guardava al suo figlioccio.
E’ come se li avessi uccisi” mormorò rauco. “Io ho convinto Lily e James a scegliere Peter al posto mio all’ultimo momento, li ho convinti a scegliere lui come Custode Segreto invece di me … E’ colpa mia, lo so … La notte in cui morirono avevo deciso di andare da Peter, per assicurarmi che stesse bene, ma quando sono arrivato al suo nascondiglio, non c’era più. Eppure non c’erano segni di lotta. Qualcosa non andava …”
Ecco com’era andata.
C’avevano visto bene i suoi amici.
Per quanto assurda, quella era la verità.
Per dodici anni era vissuta in una menzogna, una menzogna che aveva costretto suo padre a stare ad Azkaban e lei in un orfanotrofio.
Una bugia.
E la causa di tutte quelle sofferenze era lì, stretta tra le mani di Ron.
C’è un modo sicuro per provare quello che è veramente successo. Ron, dammi quel topo” sentenziò, duro, Lupin.
Il ragazzo esitò, ma alla fine si convinse e diede Crosta al professore.
Gli si avvicinò anche Black e con un cenno, sovrastando gli squittii disperati del topo, puntarono le bacchette verso di lui, facendo scaturire una luce blu e bianca.
Per un attimo non si vide nulla, tanto era potente quella luce.
Crosta non era più tra le mani di Lupin. Era per terra, completamente trasformato.
Un ometto molto basso, alto quanto Ann, dai capelli sottili incolori ed una chiazza calva al cento della nuca.
Sembrava sporco, malaticcio e qualcosa del topo era rimasto attorno al naso puntuto e agli occhietti acquosi.
La ragazza provò un moto di odio mai sentito prima.
Avrebbe voluto distruggerlo.
Per quel che aveva fatto a lei, ma soprattutto per quello che aveva fatto ad Harry e ai suoi genitori.
Sirius … Remus … I miei amici … I miei vecchi amici …”
Gli occhi di Minus dardeggiavano verso la porta, al che Ann si spostò di conseguenza.
Non aveva alcuna intenzione di farlo scappare, alcuna.
L’ometto cercava di pregare Lupin ed infine Harry perché gli credessero, ma fu inutile.
Pian piano dovette confessare, dire che era stato l’artefice di tante sofferenze.
Era in ginocchio e tremava, probabilmente temendo il momento in cui Sirius e Remus avessero deciso di eliminarlo, per sempre.
Credetemi, Harry … Ann … Credetemi. Non ho mai tradito James e Lily, sarei morto piuttosto che tradirli.”
La voce di Sirius era calma e roca.
Guardava alternativamente ai due ragazzi.
Ann fu la prima a credergli.
Fece un cenno leggero con il capo ed un sorriso appena accennato.
Poi anche Harry si convinse e annuì.
Minus era caduto in ginocchio, come se il cenno dei due ragazzi avesse decretato la sua condanna a morte.
Si mise a pregare ciascuno dei presenti, si leggeva solo disperazione nei suoi occhi acquosi.
Poi si avvicinò ad Ann ed Harry che erano poco distanti l’uno dall’altra.
Harry … Ann … Harry … assomigli così tanto a tuo padre … Ann … sei come Kate, bella come lei …”
COME OSI RIVOLGERTI A LORO?” ruggì Black. “COME OSI GUARDARLI? Quando sei tu la causa di ogni loro sofferenza?”
Harry” sussurrò Minus, avanzando verso lui con le mani tese, “Harry, James non mi avrebbe voluto morto … e Kate, Kate mi avrebbe perdonato, Ann …”
Black e Lupin lo presero per le spalle e lo ributtarono a terra.
Aveva venduto James e Lily.
Aveva venduto suo padre.
E si era nascosto, trasformato in un ratto, al sicuro.
Vile, codardo.
Ed era un Grifondoro.
Mi avrebbe ucciso, Sirius!” piagnucolò Minus.
E ALLORA AVRESTI DOVUTO MORIRE!” gli sbraitò contro Sirius. “MEGLIO MORIRE CHE TRADIRE I TUOI AMICI! NOI PER TE L’AVREMMO FATTO!”
Avresti dovuto capirlo” disse Lupin, piano. “Se Voldemort non ti avesse ucciso, l’avremmo fatto noi. Addio, Peter”.
Non riusciva a crederci.
Volevano davvero eliminarlo.
Ann sentì una parte di sé perfettamente d’accordo con le intenzioni dei due.
Lo voleva morto.
Lo voleva vedere soffrire.
Ma una parte di lei, predominante e razionale, era contraria.
Non sarebbe servito a nulla.
No!” urlò Ann. “Non ha senso ucciderlo! Diventereste degli assassini per lui!”
Lo porteremo al castello” intervenne Harry, ansimando. “Lo consegneremo ai Dissennatori. Può andare ad Azkaban … ma non uccidetelo”.
Ann … Harry … grazie” esclamò Minus strisciando e abbracciandoli.
Allontanati da noi!” disse Harry, deciso, liberando Ann e se stesso dalle mani di Minus. “Non lo faccio per te, ma per loro. Non meritano di diventare assassini a causa tua.”
Black e Lupin si guardarono e poi, con un solo gesto, abbassarono le bacchette.
Decisero di legare Minus in modo tale che non potesse sfuggire.
Ma se ti trasformi, Peter” ringhiò Sirius sguainando nuovamente la bacchetta, “allora ti uccideremo.”
Nel frattempo, Lupin prese ad immobilizzare la gamba sanguinante di Ron.
Erano tutti pronti per uscire da quell’antro buio e puzzolente per il chiuso.
Piton era ancora disteso, privo di sensi.
Ann si era completamente dimenticata della sua presenza, ma fu Hermione a porre l’attenzione su di lui.
E il professor Piton?”
Non ha nulla di grave”, sentenziò Lupin chinandosi su di lui e tastandogli il polso. “Ann ed Harry sono stati un po’ troppo entusiasti, ecco. Ma credo sia meglio aspettare per rianimarlo. Lo faremo nel castello. Possiamo portarlo così”.
Mormorò “Mobilicorpus” e Piton si rizzò in piedi, come se fosse sostenuto da fili invisibili. Come una marionetta.
Ann e Ron decisero di incatenarsi a Minus, per evitare che sfuggisse.
Entrambi avevano un’espressione risoluta, specie Ron che sembrava aver preso la vera identità di Crosta come un insulto personale.
Tornare nel tunnel fu piuttosto complicato, essendo piuttosto basso, ma riuscirono ad uscire, quasi indenni.
Infatti Piton continuava a sbattere la fronte sul soffitto e Sirius sembrò quasi farlo apposta.
Sapete che significa, vero? Consegnare Minus.” Chiese improvvisamente Black.
Ann aveva sperato arrivasse quel momento.
Suo padre sarebbe stato libero.
Libero.
Sarai libero …” disse Ann, ad un fil di voce.
Esatto. Eh beh … James e Lily mi hanno nominato padrino di Harry. Tuo tutore, insomma …”
Sirius guardava sia Harry sia Ann.
Poi la ragazza comprese.
Avrebbero vissuto assieme.
Lei, Sirius. Ed Harry.
Un nodo si formò subito nei pressi dello stomaco.
Vivere con Harry.
Come fratelli.
Lo guardò e il nodo si strinse ancora più forte.
Sarebbero stati come fratelli.

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Beh, spero che vi piaccia anche questo capitolo.
E' stato un altro parto xD
Ed infatti ci ho messo ere per pubblicarlo :)
Fatemi sapere che ve ne pare xD
Baci,
HermyLily89

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Capitolo 23
*** 23. Più di una vita potrà essere salvata (prima parte) ***


Con un po’ di fatica uscirono dal Platano Picchiatore.
Ovunque c’era silenzio e buio, tranne per le luci che flebili si riflettevano dalle vetrate del castello.
Ann ripensò a quanto era accaduto in quella sera.
Troppo, davvero troppo.
A malapena riusciva a rendersi conto di tutto.
Suo padre innocente, Minus colpevole.
Provò un moto di nausea fortissimo alla vista dell’ometto legato a lei, che continuava a piagnucolare e a divincolarsi.
Tutto accadde nel giro di qualche secondo.
Il cielo nuvoloso di giugno si aprì, rivelando la luna e la sua luce inondò il gruppetto che stava attraversando il prato.
Lupin si immobilizzò e iniziò a irrigidirsi.
Oh cielo” esclamarono le due ragazze ad una sola voce. “Non ha preso la pozione stasera! Non è innocuo!”
Correte” sussurrò Sirius. “Ora! Andate!”
Harry ed Hermione rimasero immobili, sconvolti dalla trasformazione che stava avvenendo davanti ai loro occhi: la testa di Lupin si stava allungando, anche il corpo; spuntarono peli su tutto il corpo e degli artigli comparvero sulle sue mani.
Ann cercò in tutti i modi di indietreggiare, ma era dura trascinarsi Ron con la gamba rotta e Minus che sembrava completamente atterrito.
Harry si rese conto di quanto la ragazza e il suo amico fossero vicini a quello che una volta era Lupin e balzò verso di loro per liberarli.
Lascia fare a me. Tu ed Hermione correte!”
Sirius si trasformò, lasciando spazio al grosso cane nero.
Lupin non era più il professore che amavano, no.
Ann comprese subito che qualsiasi immagine di un lupo mannaro su un libro non avrebbe potuto eguagliare lo spavento e l’orrore che si dipinse sul suo volto.
Il lupo mannaro prese a liberarsi dalle manette che lo tenevano legato, ma subito l’enorme cane nero lo prese per la collottola e lo allontanò da lei e da Ron.
Bastò un attimo.
In quei momenti di paura, Minus fu più veloce che mai e afferrò la bacchetta di Lupin che giaceva a terra.
Ron, in precario equilibrio sulla gamba bendata, cadde, nonostante i tentativi della ragazza di reggerlo.
Expelliarmus!” Harry stava cercando di disarmarlo, evidentemente, ma il peggio era già fatto.
Minus aveva fatto un qualche incantesimo a Ron, che giaceva svenuto, ed era riuscito a trasformarsi; con un guizzo lo videro allontanarsi.
Nel frattempo Sirius e Lupin stavano lottando a colpi sempre più serrati di mascella.
Il cane enorme perdeva sangue e guaiva sempre di più.
Ann sentì un nodo al petto e un dolore lacerante al cuore.
Era suo padre, dopotutto.
Per quanto l’avesse odiato fino a qualche ora prima, adesso sapeva la verità.
E non sopportava di vedere uno spettacolo simile.
Che fai, Ann! E’ pericoloso!”
L’urlo di Harry le entrò nella testa.
Ricordò di essere al limitare della foresta e che quello che la sua mente aveva architettato di fare era piuttosto stupido.
Risuonò un ululato e un ringhio tonante. Il lupo mannaro stava fuggendo nella foresta.
Sirius, è scappato, Minus si è trasformato!”
C’era della disperazione nella voce del ragazzo. Come se tutto fosse perduto.
Ed era esattamente così, pensò Ann.
Con Minus chissà dove, come potevano dimostrare l’innocenza di suo padre?
Alle parole di Harry, con tutta la forza che gli era rimasta, Sirius si alzò e dopo poco svanì nel silenzio mentre si allontanava di corsa nei prati.
Harry ed Hermione si avvicinarono a Ron e di conseguenza ad Ann, che era ancora ammanettata a lui.
Si leggeva la preoccupazione nei loro occhi.
Cosa poteva essere accaduto?
Che incantesimo gli aveva scagliato quella feccia?
Dovremmo portarlo al castello, Harry” sussurrò Ann, ancora sconvolta per quanto era accaduto quella sera e con la mente, però, ancora rivolta a suo padre.
Poi, da un punto invisibile udirono un gemito, un uggiolio: un cane soffriva …
Sirius”
Papà”
Le voci di Ann ed Harry si mescolarono. Un unico grido soffocato di dolore.
Harry guardò per un attimo la ragazza e Ron, che giaceva disteso, ancora privo di sensi.
Ann comprese.
Lei non poteva fare nulla, intrappolata com’era.
Con un cenno del capo, face capire al ragazzo di andare ed Hermione andò con lui.
Ti prego …” fu il sussurro di Ann.
Ann, non ti preoccupare.”
Gli occhi scuri di lei incontrarono i verdi di lui.
Improvvisamente un moto di sicurezza la pervase.
Annuì.
Ora doveva pensare a Ron, si disse, mentre vedeva sparire Harry con Hermione.
Purtroppo erano ben pochi gli incantesimi che le venivano in mente.
Maledisse di essere solo al terzo anno.
In quel momento pensò a Julie e Trevor, tranquilli nei loro dormitori.
Tranquilli?
Beh, a giudicare dall’orologio al suo polso era piuttosto tardi e lei ancora non era tornata.
Forse “tranquilli” non era esattamente la parola esatta.
Ma erano al sicuro, questo era quello che le importava.
Sperò che anche Harry ed Hermione fossero al sicuro, lo sperò con tutta se stessa.
E suo padre.
I guaiti che prima aveva sentito l’avevano trafitta.
Si rese conto di quanto gli volesse bene, di quanto, in realtà, gliene avesse sempre voluto.
Specie ora che aveva compreso come erano andate le cose.
Minus.
Quanto poteva odiare una persona?
Fino ad ora, nella sua classifica, svettava sua nonna. Sua nonna e quell’odioso di Kreacher.
Seguito a ruota da quell’idiota di Malfoy.
Ma Minus decisamente si meritava il podio, ora.
Che essere viscido!
Il flusso dei suoi pensieri furono interrotti da un fruscio dietro di sé.
Istintivamente si voltò come poté e punto la bacchetta in direzione del rumore.
Abbassa la bacchetta, Black. Hai già combinato abbastanza disastri assieme ai tuoi amichetti per stanotte.”
Dalla voce lenta e melliflua comprese che il professor Piton si era risvegliato e ora torreggiava su di lei.
Subito decise di ascoltarlo, rimettendo la bacchetta a terra.
Professore, mio padre è innocente! E’ stato Minus, mi creda! Ora è fuggito! Era un topo! E anche mio padre… stava inseguendo il professor Lupin… e Harry ed Hermione… sono andati verso la foresta!”
In altre condizioni non avrebbe detto nulla del genere ad un professore, men che meno al professor Piton. Ma si trattava di un’emergenza. Un’emergenza di proporzioni considerevoli.
Bene. Andrò a cercare quei due ragazzini insolenti. Lei stia attenta che non si avvicini nessuno a lei e al signor Weasley. Tenga la bacchetta a portata di mano.”
Non poteva credere di sentire un simile discorso provenire dalla sua bocca, pronunciato dalle sue labbra.
Annuì decisa e cercò di avvicinarsi il più possibile a Ron.
Non la passerete liscia. Assolutamente no. Probabilmente Grifondoro e Corvonero dovranno salutare quattro tra i loro componenti più … influenti”.
E con un ultimo sguardo untuoso si diresse verso la foresta, alla ricerca di Harry ed Hermione.

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Dopo mille anni, produco il nuovo capitolo ;)
E' stato un periodo piuttosto difficile per me e avevo perso l'ispirazione...
Ma, bando alle ciance,
ecco il nuovo capitolo,
sperando di farvi cosa gradita :)
Recensite e fatemi sapere che ve ne pare xD

HermyLily89

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Capitolo 24
*** 24. Più di una vita potrà essere salvata (seconda parte) ***


Non passò più di qualche minuto prima che Piton tornasse, ma si sa, quando si è in ansia e si è da soli ad aspettare di notte al limitare della Foresta Proibita, di certo sembra che il tempo rallenti a dismisura.
Ogni rumore, ogni minimo fruscio arrivava amplificato alle orecchie della ragazza.
Più di una volta si voltò di scatto, sicura di aver udito qualcosa avvicinarsi, ma si trattava sempre di qualche corvo o al massimo di qualche arvicola particolarmente notturna.
Sì avvicinò a Ron.
La sua pelle era decisamente spettrale illuminata dalla luna e le lentiggini risaltavano ancora di più.
Decise di provare a sentirgli il battito, per sincerarsi stesse bene.
Sapeva perfettamente che era svenuto, ma aveva bisogno di sentirsi sicura, di sapere che fosse vivo.
Le sue dita sul polso del ragazzo la tranquillizzarono.
Il cuore batteva, regolare, appena percettibile, è vero, ma era regolare. Questo importava.
Con un sussulto si accorse che dalla radura poco distante da lei erano spuntate delle figure: una era alta e slanciata, mentre le altre tre avevano qualcosa di decisamente particolare.
Subito strinse le dita attorno alla bacchetta e si mise davanti a Ron per proteggerlo.
La luce della luna rivelò quasi immediatamente di cosa si trattasse: Harry, Hermione erano distesi su due barelle, apparentemente addormentati, alla destra di Piton, mentre alla sua sinistra Sirius era legato ad un’altra barella, in modo che non potesse muoversi, anche lui con gli occhi chiusi.
Cosa è successo? Harry … Hermione … papà …”
La voce le tremava e nella sua mente passarono immagini orribili come spiegazione di quanto fosse accaduto.
Black, sono solo svenuti. Ora andremo in Infermeria e poi… dal Preside”
Un sorriso di trionfo gli si allargò sul volto.
Probabilmente pensava che Silente li avrebbe espulsi tutti e che magari avrebbe fatto tornare in carcere suo padre.  Sì, non aveva mai visto il professore tanto felice in tre anni che lo conosceva.
Ma mio padre è innocente, professore… mi creda! Gliene ho anche parlato prima …”
Le parole di Ann, però, si persero nella notte.
Piton stava facendo apparire un’altra barella per sistemarci sopra Ron.  Una volta a posto, la fece levitare come le altre tre e solo in quel momento si rivolse alla ragazza, facendo sparire con un colpo di bacchetta le manette che la legavano al giovane.
E’ tardi, signorina Black. Le consiglio, ora, di seguirmi verso l’Infermeria e di restare in silenzio. Lei e i suoi amichetti siete già in guai abbastanza seri.”
Con riluttanza, Ann si alzò obbediente, e prese a camminare a fianco del professore, senza più dire nulla.
Tutta la verità sembrava essersi dissolta come fumo.
Chi avrebbe mai creduto ad un manipolo di adolescenti, ora che le prove non esistevano più?
Come era possibile che la sua oasi di pace durata poco più di una mezz’ora potesse scomparire così, come una bolla di sapone?
Il suo sguardo si posò sul castello, che era sempre più vicino.
Era finita. Forse quella sarebbe stata l’ultima volta che ci sarebbe entrata.
Pensò istintivamente ai suoi due migliori amici che avrebbe dovuto salutare.
Senza nemmeno accorgersene arrivarono in Infermeria, dove un’allarmata Madama Chips li accolse e adagiò su alcuni letti sgangherati i tre giovani svenuti.
Con un cenno di saluto, Piton uscì, con un Black inerme ancora steso su una barella e la donna chiuse dietro di sé le porte della stanza.
Cara, forse è meglio che riposi. Hai avuto una serata difficile. Per non parlare dei tagli che hai ai polsi e sul viso”
Improvvisamente Ann si rese conto del dolore che provava a livello delle mani e della guance.
Ci passò le dita sopra e una goccia di sangue rotolò giù dalle punte.
Stenditi pure, cara. Ora vado a prendere un infuso che ti farà riposare un po’ ”
La ragazza fece per parlare, ma Madama Chips si era già allontanata, diretta verso uno stanzino malmesso dove custodiva tutti i suoi medicinali.
Dopo qualche minuto ricomparve con una bottiglietta di vetro in una mano ed un bicchierino in peltro nell’altra.
Bevi tutto, mi raccomando” le raccomandò, mentre versava un po’ del liquido trasparente.
Ann si adagiò sul letto e prese il bicchierino. In un solo sorso buttò giù tutto il suo contenuto.
Aveva capito che sarebbe stato inutile parlare, nessuno l’avrebbe ascoltata.
Forse solo una persona avrebbe voluto, ma sentiva pian piano le forze abbandonarla e gli occhi chiudersi.
Riuscì appena a pronunciare: “Silen …” che cadde addormentata.

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… te” mugugnò la ragazza, con la voce impiastricciata dal sonno.
Sbattè le palpebre e ricordò di trovarsi in Infermeria.
NON SIAMO CONFUSI!”
Ann si mise a sedere di colpo.
Harry stava gridando contro un uomo che riconobbe subito: era il Ministro della Magia, Cornelius Caramell.
Cercò di capire cosa fosse accaduto e poi ricordò: Piton, suo padre nella barella.
Mio padre! Dov’è mio padre?! E’ INNOCENTE, MINISTRO!”
Caramell sembrò essersi accorto solo in quel momento della presenza della giovane Black e sembrò sul punto di risponderle, ma Madama Chips si intromise, arrabbiata: “Ministro! Professore! Devo insistere perché voi ve ne andiate. Potter e la Black sono miei pazienti e non devono essere disturbati!”
La ragazza sentì Harry urlare qualcosa, ma la sua attenzione era tutta sulle parole appena pronunciate dalla donna. “Professore”.
Si guardò intorno e tentò di scorgere quale professore fosse lì con loro nell’Infermeria.
Per un attimo aveva sperato di vedere Silente. Lui sì che avrebbe capito.
Lui era diverso.
Ma era Piton che con aria sempre più compiaciuta si gustava la scena.
Ora la prego, Ministro, questi ragazzi hanno bisogno di cure. Per favore, andate via …”
La porta si aprì.
Finalmente gli occhi di Ann intravidero la barba argentea e fluente che sperava di vedere da ore.
Le mie scuse, Chips, ma ho bisogno di scambiare due parole con il signor Potter, la signorina Black e la signorina Granger” disse Silente con calma. “Ho appena parlato con Sirius Black …”
Suppongo che le abbia raccontato la stessa storia che ha ficcato in testa a quei tre” sibilò Piton. “Qualcosa a proposito di un topo e di Minus che sarebbe ancora vivo …”
In effetti, è proprio quella la versione di Black”
E la mia testimonianza non conta niente?” ringhiò Piton. “Peter Minus non era nella Stamberga Strillante e non c’era traccia di lui nel parco.”
Ma lei era svenuto, professore” intervenne Ann.
Era privo di sensi!” aggiunse Hermione. “Non è arrivato in tempo per sentire …”
Signorine, FRENATE LA LINGUA!”
Ann si rese conto solo ora che anche Hermione era sveglia.
Quindi stavano bene, Harry ed Hermione stavano bene.
Un brivido di tranquillità la pervase, specialmente quando capì che anche Ron era stabile e si sarebbe ripreso.
Vorrei parlare con Harry, Ann ed Hermione da solo” ripetè Silente in tono brusco. “Cornelius, Severus, Chips, per favore, lasciateci soli.”
Madama Chips si allontano imbronciata e sbuffando, rintanandosi nel suo ufficio.
Lo stesso fecero Caramell e Piton, dirigendosi verso la scalinata nella stanza in cui era tenuto Sirius.
I Dissennatori dovrebbero essere arrivati” disse il ministro. “Andrò loro incontro. Silente, ci vediamo di sopra”.
Quando la porta si chiuse alle loro spalle, Silente si voltò verso i tre ragazzi, che iniziarono a parlare contemporaneamente.
Professore, mio padre dice la verità… abbiamo visto Minus…”
… è fuggito quando il professor Lupin si è trasformato in un lupo mannaro …”
“Minus, è un topo …”

… ha aggredito Ron, non è stato Sirius …”
Silente alzò la mano per farli tacere e iniziò a spiegare lui.
Molti erano i testimoni che giurarono di aver visto Sirius, molti anni prima, uccidere Minus e difficilmente le parole di tre tredicenni avrebbe cambiato qualcosa.

In più lui stesso fornì la prova al Ministero che il Custode Segreto dei Potter era Sirius.

Il professor Lupin può dirle …” esclamò Harry.
Il professor Lupin è al momento nel cuore della foresta e non può dire niente a nessuno. Inoltre quando sarà tornato umano, Sirius sarà peggio che morto”.
Ad Ann si congelò il sangue nelle vene.
Peggio che morto.
I Dissennatori.
Ma lei crede a noi”.
Sì” disse Silente piano. “Ma non ho il potere di costringere gli altri a vedere la verità o di scavalcare il Ministro della Magia …”
La ragazza si sentì svuotata e lesse sconforto anche nel viso di Harry.
Silente che aveva sempre la risposta giusta a portata di mano, Silente che sapeva risolvere qualsiasi cosa.
Ma non questa volta, evidentemente, che era la volta in cui ne aveva più bisogno.
Quello che ci occorre” disse con calma, lo sguardo che si spostava da Harry ed Ann ad Hermione, “è più tempo”.
Più tempo.
Ora Sirius è chiuso nell’ufficio del professor Vitious al settimo piano. La tredicesima finestra della Torre Ovest. Ricordate, non dovete farvi vedere. Signorina Granger, tu conosci la legge … sai qual è la posta in gioco … Se tutto va bene, riuscirete a salvare più di una vita innocente.”

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Innanitutto ci tenevo a ringraziarvi tutti
per le recensioni allo scorso capitolo.
Mi spiace davvero avervi fatto aspettare un'eternità,
ma, come potete vedere,
ho pubblicato subito quello seguente (ossia questo).
Fatemi sapere che ve ne pare :)

HermyLily89

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Capitolo 25
*** Cose orribili accadono ai maghi che giocano con il tempo... o forse no. ***


“Se tutto va bene, riuscirete a salvare più di una vita innocente.”
Ann ripeteva a sé stessa quella frase come fosse un mantra, un ritornello, una formula magica. Era letteralmente pietrificata dall’ansia, dalla paura che tutto non sarebbe andato poi così bene, che avrebbero fatto un pasticcio col tempo e ci sarebbero state due Ann, due Harry e due Hermione per sempre, mentre tutti gli altri, che - bontà loro - esistevano in un unico esemplare, sarebbero rimasti scioccati da una tale duplice presenza.
“Su, Harry! Ann! Avvicinatevi!”
La ragazza si ridestò dai suoi pensieri e si avvicinò ad Hermione, che aveva i capelli scompigliati e un brutto taglio sul labbro inferiore. Con un movimento fluido e rapido fece scivolare la catenina d’oro che Ann aveva visto mesi prima attorno a tutti e tre e, con attenzione, fece girare la clessidra tre volte. Immediatamente l’Infermeria prese a vorticare fastidiosamente e Ann decise che sarebbe stato meglio chiudere gli occhi, onde evitare di rendere partecipi della sua cena sia Harry che Hermione. In realtà, duro un attimo e subito Hermione si riprese il Giratempo e intimò agli altri due di muoversi. Era pomeriggio inoltrato e il sole stava tramontando probabilmente, tuffandosi nel Lago Nero. La luce arancione filtrava attraverso le alte vetrate dell’Infermeria, gettando ovunque ombre allungate e sottili, che a breve sarebbero scomparse.
Uscirono di corsa passando sotto il pesante portone di legno e si lanciarono verso l’esterno del castello, fermandosi a prendere fiato a poca distanza dalla capanna di Hagrid. Ann, pigra di natura, sentiva una fitta pungente al fianco destro e dovette sforzarsi di respirare normalmente, aggrappandosi ad un masso che sembrava spuntare dalla roccia e avere l’unica funzione di sorreggere studenti del tutto inadatti alla corsa campestre.
“Hermione, ma cosa succede? Perché è giorno?”
Harry era visibilmente confuso e guardava con aria interrogativa la sua migliore amica; d’altra parte dei tre lui era l’unico ad essere all’oscuro di tutto. Il suo sguardo si spostò anche su Ann, che, rossa in viso per la corsa e l’imbarazzo, si ravviò i capelli dietro l’orecchio e cercò di darsi una sistemata.
“Harry, tu lo sai cos’è questo?” gli chiese Hermione, porgendogli la catenina con la clessidra e facendola penzolare tra le sue dita. Il ragazzo mosse la testa in un cenno di diniego, sempre più curioso e, allo stesso tempo, perso.
“Questo è un Giratempo, Harry. Permette di tornare indietro nel tempo. Insomma, è così che quest’anno sono riuscita a seguire tutte le lezioni.”
Il cipiglio interrogativo di Harry si sciolse e le rughe d’espressione che gli avevano rigato la fronte si appianarono, ma solo per un attimo.
“E chi –?”
“La McGranitt, ovvio. Il primo giorno di scuola.”
Dal viso di Hermione trasparivano al contempo senso di colpa per non averne parlato prima e ansia per quello che avrebbero dovuto fare; si mordicchiava il labbro inferiore nervosamente, dalla parte priva del taglio, e guardava Ann insistentemente, sperando che la ragazza avrebbe potuto distoglierle di dosso lo sguardo accusatore di Harry.
“Bene, ehm, voglio dire. E ora? Saranno le sette di sera, no?! Io sono nella mia Sala Comune, o meglio, l’altra me è nella Sala Comune. Voi dove eravate? Se Silente ci ha chiesto di tornare indietro di tre ore, ci dovrà essere un motivo.”
Ann era sempre stata fiera del suo improvvisare frasi intelligenti per salvare dall’imbarazzo gli altri; d’altronde l’amicizia con Julie l’aveva portata più e più volte in situazioni simili a questa, se non addirittura peggiori. Julie. Julie che in questo momento era con l’altra Ann a festeggiare, Julie che nella realtà in cui si trovava questa Ann sarebbe arrivata da un momento all’altro in Infermeria. Iniziava a crearle confusione pensare a questa doppia realtà e scosse la testa, concentrandosi su i suoi due amici.
“Noi stavamo andando da Hagrid – FIEROBECCO!”
Hermione urlò e corse rapida verso il campo di zucche adiacente alla capanna di Hagrid. Harry ed Ann si scambiarono un’occhiata veloce e la seguirono; la ragazza iniziò ad odiare seriamente la sua pigrizia e decise che avrebbe iniziato a fare sport, uno qualsiasi dei mille sport che Trevor si divertiva a proporle ogni estate.
Accanto al campo di zucche, legato ad una trave piuttosto resistente, si trovava l’imponente ippogrifo che Hagrid aveva chiamato Fierobecco. Lanciò un’occhiata interrogativa ai due: “Se vi degnate di spiegarmi, magari…”
Harry la guardò con aria di superiorità, come per rinfacciarle che erano pari, ora: lui non era a conoscenza del Giratempo e lei della vicenda di Fierobecco.
“Devi sapere che per la faccenda di Malfoy,” interruppe il silenzio carico di tensione Hermione “Hagrid è finito nei guai e, beh, oggi è prevista l’esecuzione di Fierobecco.”
La mente della ragazza lavorò febbrilmente, cercando nella memoria uno dei tanti momenti in cui Malfoy, suo cugino, ne aveva combinata una delle sue mettendo nei pasticci qualcun altro. Poi ricordò: la prima lezione di Cura delle Creature Magiche, la bellezza di quelle creature e il loro carattere, così simile al suo, e Draco, quell’idiota, che si procura un taglio scenografico, ma in realtà da niente.
Sentì la rabbia ribollirle dentro, la bile riversarsi e la voglia fisica di prendere la testa di Malfoy e fracassarla su una delle zucche che aveva davanti a sé, decisamente più grandi del normale. Erano Hagrid-size per intenderci.
“QUEL LURIDO SCHIFOS-“
“Abbassa la voce, Ann! Non dobbiamo essere visti in alcun modo. Avete idea se qualcuno degli altri Harry o Hermione ci vedesse, cosa potrebbe capitare? Cose orribili capitano ai maghi che giocano con il tempo.”
Effettivamente era quello che stavano facendo, ‘giocando con il tempo’. Certo, per un buon fine, ma questo non riduceva la pericolosità della loro impresa, affatto.
Rimasero accucciati dietro alle zucche accatastate, cercando di non farsi notare troppo nemmeno dall’Ippogrifo. Con la coda dell’occhio Ann scorse la finestra della capanna e vide le sagome di Harry, Ron ed Hermione assieme ad Hagrid mentre gesticolavano animatamente. Era piuttosto bizzarro pensare a loro lì dentro e anche assieme a lei, fuori, con una consapevolezza diversa di ciò che sarebbe accaduto.
“Qui troviamo Minus! Harry, no!”
In una frazione di secondo Harry si era alzato e si sarebbe diretto verso la capanna se Hermione, con una prontezza di riflessi magistrale, non l’avesse preso per il braccio e strattonato a terra.
“Harry, sei pazzo?! Potevi essere visto!”
“Ma-ma Hermione, hai visto? No?! Possiamo prenderlo!”
Era senza fiato, probabilmente sconcertato per l’agilità della sua migliore amica, e la guardava con aria supplichevole.
“Harry, sai bene quanto anche io vorrei prendere Minus e disintegrarlo, ma se lo facciamo ora, per prima cosa, gli altri Harry ed Hermione, insieme a Ron e Hagrid, non capirebbero più nulla e impazzirebbero; inoltre, Minus vivo è la prova che mio padre è innocente. E senza Minus nella Stamberga Strillante come credi avremmo creduto alla sua innocenza?!”
Il ragazzo si voltò a guardarla, cercando di tornare a respirare normalmente, ma il suo petto continuava ad alzarsi e abbassarsi ancora troppo velocemente. Cercò di prendere fiato, di regolarizzare il respiro e, quando ci riuscì, annuì convinto.
“Guardate! Silente e Caramell stanno arrivando!”
Hermione aveva puntato il dito verso il Castello, che si intravvedeva in lontananza, e scorsero subito due figure piuttosto alte arrivare chiacchierando, accompagnate da una più massiccia e corpulenta, che sembrava stringere qualcosa tra le mani.
Eppure il trio nella capanna non sembrava accennare a muoversi. Ann sentì l’ansia attanagliarle la bocca dello stomaco e il cuore tamburellarle all’impazzata contro il petto: ‘cose orribili accadono ai maghi che giocano con il tempo’. E forse stava per conoscerle quelle cose orribili.
La ragazza non riuscì a distogliere gli occhi dal terzetto che stava sopraggiungendo e non si accorse del fatto che Hermione era riuscita a creare un diversivo per far allontanare dalla capanna l’altra Hermione, l’altro Harry e Ron. Si sentì, così, presa con forza per un braccio da Harry, che stava seguendo la migliore amica dietro gli alberi, a poca distanza dalle zucche, ma comunque sufficiente perché non potessero essere visti.
Rimasero in silenzio per un po’, con il solo fruscio dei loro respiri a tener loro compagnia e a farli stare in continua allerta. La presa di Harry non accennava ad allentarsi e Ann si sentì percorrere tutta da un brivido freddo e caldo allo stesso tempo. Dopo qualche secondo, però, il ragazzo si accorse della situazione e, bofonchiando uno ‘Scusa’ si allontanò da lei. Era sbagliato pensare a quel tocco, alla sua pelle a contatto con quella di lui, perché erano altre le priorità, altre le cose di cui preoccuparsi. E non era solo sbagliato, ma completamente fuori luogo, ed Ann lo sapeva più che bene, o meglio – la sua parte razionale ne era ben a conoscenza, mentre quella irrazionale stava eseguendo voli pindarici che nemmeno su una Firebolt ultimo modello erano possibili tali acrobazie.
“Ok, ce ne siamo andati. Ora dobbiamo liberare Fierobecco.”
Per quanto l’idea sembrasse balorda, Hermione aveva ragione e, oltretutto, le parole di Silente iniziavano ad acquistare senso: ‘Se tutto va bene, riuscirete a salvare più di una vita innocente.’
E quel ‘più’ era certamente l’Ippogrifo che giaceva incatenato in attesa di essere giustiziato per una colpa che non aveva. Non avrebbero avuto più di qualche minuto, perché sarebbe stata solo questione di attimi e Silente, Caramell e il tipo col volto coperto e una strana ascia tra le mani, sarebbero usciti dalla capanna di Hagrid in cui erano stati invitati ad entrare e … sarebbe successo.
Con circospezione Hermione agguantò dei furetti che probabilmente il guardiacaccia aveva lasciato nelle vicinanze di Fierobecco per nutrirlo e iniziò a tentare l’animale a spostarsi verso di lei, facendo meno rumore possibile. Nel frattempo Harry ed Ann si mossero nella direzione opposta, con un po’ di fatica riuscirono a slegare la pesante catena dalla trave di legno e, insieme ad Hermione, portarono l’ippogrifo lontano dal campo di zucche il più velocemente possibile, nascondendosi dietro gli alberi posti sul limitare della Foresta Proibita.
Esattamente in quel momento uscirono dalla capanna i tre uomini assieme ad Hagrid e il boia, con un raptus di fastidio, conficcò l’ascia nel ceppo d’albero poco distante da dove si trovava Fierobecco solo un minuto prima. Le urla di gioia del guardiacaccia risuonavano forti e riuscirono ancora a sentirle una volta giunti nelle vicinanze del Platano Picchiatore.
Mantenendosi a debita distanza, videro Ron lottare contro Sirius, alias l’enorme cane nero, e poi essere risucchiato all’interno dell’albero; poco dopo anche l’altro Harry e l’altra Hermione riuscirono ad entrare, seguiti qualche minuto dopo da l’altra Ann. Fino a quel momento, la ragazza ancora non aveva visto se stessa e l’evento le fece torcere le budella: era qualcosa di strano, di sinistro e si rese effettivamente conto di quanto sarebbe stato folle per l’altra Ann vederla.
Restarono lì, sul limitare della Foresta Proibita per più di un’ora, mentre il sole stiracchiandosi lasciava spazio alla luna e alle stelle, che trapuntavano la coltre blu del cielo.
“Sarebbe stato strano. Vivere insieme, intendo.”
Harry guardò la ragazza e annuì, senza aggiungere una parola. In realtà, non aveva idea di cosa l’avesse spinta a dirglielo, eppure le era uscito  così, con un candore e una semplicità disarmanti.
Se non ci fosse stata la luna piena, se Minus non fosse scappato, allora sì, avrebbero vissuto assieme, sotto lo stesso tetto e Ann, doveva ammetterlo a se stessa, per un breve attimo, ci aveva sperato, perché avrebbe significato stargli accanto, conoscerlo meglio e, magari, far parte della sua cerchia di amici.
“Sarebbe stato strano vivere con persone che tengono a me.”
Non c’era astio o sfida nella sua voce, anche perché sapeva bene quello che Ann aveva passato, ma stava semplicemente esponendo un dato di fatto. Sirius era il suo unico appiglio all’idea di famiglia e lei con lui.
Videro nel frattempo apparire Lupin e poi Piton che, per ultimo, scivolò con eleganza dentro il Platano Picchiatore. Erano tutti lì, ora, e avrebbero dovuto aspettare di vederli uscire per poter poi salvare Sirius, per evitargli il bacio dei Dissennatori.
“Chi ha evocato il Patronus, prima, ci ha salvato la vita. Deve essere stato un mago davvero potente.”
Hermione aveva rotto il silenzio e stava, in realtà, dando voce allo stesso quesito che stava frullando nella mente di Ann: chi era stato a salvarli? E in che modo avrebbero salvato Sirius?
“Io credo di aver visto chi è stato, Hermione. Ma è strano.”
“Strano?”
“Già. Io ho visto mio padre scagliare l’incantesimo. Sì, è assurdo, non ha senso, ma è quello che ho visto.”
Ann ed Hermione si scambiarono un’occhiata, ma preferirono non dire nulla; era davvero da folli pensare che James Potter potesse essere comparso per salvarli, a maggior ragione perché non c’era più alcun James Potter da diversi – troppi – anni.
In quel momento, videro delle sagome stagliarsi sull’erba: erano usciti e ciò significava solo una cosa, ossia che dovevano pensare alla svelta cosa fare per salvare Sirius.
Era bizzarro pensare che in quel momento l’altro Harry e l’altra Ann avevano quasi creduto che avrebbero cambiato la propria vita, che avrebbero avuto una vera famiglia, ma le urla di Lupin in piena trasformazione e quelle di Ron che cercava di agguantare Minus, nonostante la ferita sanguinolenta alla gamba, ruppe l’idillio trascinandoli nella realtà.
Ann, Harry ed Hermione iniziarono a correre in direzione del Lago Nero, con Fierobecco assieme a loro. Era una corsa contro il tempo nel vero senso del termine e quest’ultima non faceva che guardare l’orologio, temendo non ce l’avrebbero fatta.
Rischiarono più volte di venire attaccati da Lupin, sia loro, sia gli altri loro, ma grazie all’ippogrifo non ebbero grossi problemi. Con il respiro corto, giunsero sulla riva del lago e scorsero dall’altra parte gli altri Harry, Ann ed Hermione e Sirius, quasi privo di sensi, mentre un nugolo di Dissennatori li stava assalendo senza alcuna pietà.
“Dovrebbe arrivare, no?!”
Ann non riusciva a sentire altro che un freddo tremendo addosso, mentre la felicità se ne andava pian piano da lei. Cercò di pensare a Julie, a Trevor, a suo padre con grande insistenza, sperando e augurandosi che quel ‘qualcuno’ sarebbe arrivato.
Poi, all’improvviso, Harry si allontanò da loro e con voce stentorea gridò: “EXPECTO PATRONUM!”. Una luce argentea accecante partì dalla punta della sua bacchetta acquistando pian piano la forma di un cervo che, con eleganza e decisione, riuscì ad allontanare i Dissennatori.
Le due ragazze erano senza parole e continuavano a guardare l’amico con la bocca semi aperta: com’era possibile? D’altronde l’Incanto Patronus è un incantesimo che si impara solo al quinto anno e non tutti, comunque, riescono a maneggiarlo bene. Eppure Ann in cuor suo capì che non poteva essere altrimenti, perché Harry aveva visto suo padre nel salvatore, perché mai avrebbe potuto credere di aver visto se stesso.
“Harry! Sei stato grandioso! Certo, uno sconsiderato, ma grandioso!”
Hermione lo abbracciò forte, provocando una fitta di gelosia nel petto di Ann. Sapeva bene quanto potente fosse l’amicizia che li legava, ma non riusciva a non pensare al fatto che era profondamente ingiusto che non fosse lei a stringerlo a sé.
“Hermione, quanto tempo abbiamo ancora?” chiese la ragazza, cercando di farla staccare da Harry.
“Oh, abbiamo solo venti minuti! E’ tardissimo, dobbiamo andare!”
“Ehm, Hermione. Non per smorzare l’entusiasmo, ma dove andiamo? E soprattutto come arriviamo al posto in cui andare?”
Effettivamente Harry non aveva tutti i torti; certo, avevano pochissimo tempo per salvare Sirius, ma dove l’avrebbero trovato?
La ragazza ricordò loro la conversazione di Silente in Infermeria e, una volta montati in groppa  a Fierobecco – nonostante le sue rimostranze – si diressero verso il piano del castello in cui tenevano imprigionato Sirius. Una volta giunti lì, smontarono dall’ippogrifo e corsero in direzione del luogo in cui erano sicuri di trovare l’uomo.
Forse quello fu il momento più felice sia per Ann, sia per Sirius: lui, incredulo, corse verso di lei e la strinse a sé con dolce fermezza. Lei sentiva il cuore di lui battere al suo orecchio, sussurrarle tutto il bene che le voleva, piangere tutta la sofferenza che lo attanagliava.
“Ti voglio bene, papà.”
Per quanto cercasse di fermarle, le lacrime scendevano imperterrite, rigando il volto di Ann, mescolandosi allo sporco degli abiti di Sirius, purificando la sua anima tormentata.
L’uomo fece un sorriso enorme a Hermione e Harry, abbracciando anche loro dopo un po’.
“Harry, i tuoi genitori sono sempre con te, sappilo. Sono qui, nel tuo cuore.” E nel dirlo, gli poggiò la mano sul petto, guardandolo con infinita dolcezza.
Poi, salendo in groppa a Fierobecco, si allontanò nel cielo, promettendo che avrebbe trovato il modo di farsi sentire e non smettendo mai di guardare Harry ed Ann, fino a quando non fu troppo lontano da sembrare una macchia scura nel cielo blu.
“Ragazzi, abbiamo solo cinque minuti. CORRETE!”
Hermione prese per mano entrambi e si precipitò dalle scale come una forsennata. Avevano solo cinque minuti, non un secondo di più, perché sarebbe bastato un secondo di più a far accadere ‘cose orribili’.
Scesero i gradini delle scalinate a due a due, senza fermarsi mai, senza voltarsi indietro, cercando di non travolgere alcuna armatura.
“Trenta secondi! Oddio!”
Per quanto dovesse ad Hermione la vita del padre, Ann in quel momento l’avrebbe volentieri strozzata con le sue stesse mani: era certa che il metterle ansia non avrebbe prodotto molti frutti, già che sentiva imperterrita nelle sue orecchie l’espressione ‘cose orribili’. E, comunque, strozzarla comportava attività fisica, cosa impossibile in un momento come quello, in cui anche il solo respirare costava una fatica immensa.
Videro da lontano la porta imponente dell’Infermeria e con un ultimo scatto cercarono di attraversarla prima che Silente, il quale stava evidentemente con gli altri loro, uscisse e la chiudesse: sapevano che sarebbe stato il punto di non ritorno.
“Ce l’abbiamo fatta” disse in un sospiro di sollievo Hermione, guardando nella direzione del preside.
“A fare cosa? Buonanotte!” intervenì, guardandoli sornione attraverso gli occhiali a mezzaluna e girandosi, si allontanò.
Entrarono in Infermeria e videro per un attimo gli altri loro svanire, legati dal Giratempo.
“Voi- voi eravate qui! E adesso siete lì!”
Ron immobile sul letto dell’Infermeria li guardava stralunato e stravolto ed Ann pensò al momento in cui gli avrebbero raccontato tutto; una cosa era certa: avrebbe capito ancora meno di quello che cercava di comprendere in quel momento.
La ragazza si appoggiò a quello che prima era stato il suo letto e si obbligò a respirare con calma e profondamente.
Ce l’avevano fatta, avevano salvato Fierobecco e anche suo padre.
E nessuna delle ‘cose orribili’ che potevano accadere a chi gioca con il tempo erano accadute.



 


NdA: Per gli ultimi due capitoli, avevo scelto di seguire passo passo il libro e questo mi aveva bloccato nel proseguire. Questo è il motivo principale per cui non avevo più continuato e questo è il motivo per cui in questo capitolo non lo seguo passo passo, ma, anzi, cerco di andare a memoria, seguendo più da vicino Ann.
Inoltre, ho scelto 'il Giratempo' al posto di 'la Giratempo' per la mia Nico. Eh sì, so che lei lo chiama sempre al maschile e non essendoci alcuna norma a riguardo (dato che in inglese non esiste maschile e femminile), ho optato per questa scelta.



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Dopo mille anni, finalmente, pubblico
il nuovo capitolo!
Sì, tempo fa ne avevo postato uno,
ma avevo capito di aver fatto un errore madornale
e ho deciso di tornare sui miei passi.
E quindi ecco qui, il nuovo capitolo.
Fatemi sapere cosa ve ne pare.
HermyLily89

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